Mia prima fic su APH
Mia
prima fic su APH, dedicata a Russia, un personaggio che mi ha affascinato fin da
subito e ispirata alla sua image song "Fireplace of the Heart"
(http://www.youtube.com/watch?v=GuFDF0_rEUY
e qui http://hetalia.wikia.com/wiki/My_Heart_Has_A_Light_(song) il testo)
Grazie a Lety, Miri e
Silvia che mi hanno fatto da beta.
Disclaimer:
Axis Powers Hetalia è proprietà di Hidekaz Himaruya.
Le opinioni politiche
espresse appartengono ai personaggi e non corrispondono a quelle dell’autrice.
~ Da qualche parte c’è una
collina dove fioriscono i girasoli ~
Oggi fa freddo. Troppo
freddo anche per essere la Siberia, anche per essere settembre.
La minuscola isba, persa
nella pianura già imbiancata da una neve troppo precoce, è silenziosa e quieta,
come tutto quanto attorno – solo un puntino nella solitudine dell’immenso, al pari
dell’unico suo abitante.
Ma l’uomo che sta
rientrando lentamente, tra le braccia i miseri rami secchi dei cespugli e dei
rari alberi sopravvissuti alla tundra, all’apparenza non sembra soffrire né il
gelo né la mancanza di altre persone accanto a sé. Il suo volto pallido,
incorniciato dai capelli cinerei, è appena arrossato dal vento sferzante e
illuminato da un sorriso divertito, la cui luce però non riverbera nel viola
freddo e selvaggio delle sue iridi.
Russia si chiude piano la
porta alle spalle e scarica la legna accanto alla stufa, su cui sono tenuti in
caldo dei panini ripieni. A parte una bottiglia di vodka e un girasole
intirizzito dal gelo, c’è poco altro nella stanza - come c’è poco in ognuna
delle case di quella gigantesca nazione.
Il ragazzo si sfila i
guanti dalle mani e carezza piano la corona secca, i petali che cadono a terra
silenziosi: nemmeno questa volta il girasole è riuscito a sopravvivere al gelo.
Il suo sorriso sfuma in un’espressione più vaga e indefinita, incerta come il
riverbero del sole sulla neve, mentre Ivan toglie il fiore dal vecchio vaso di
ceramica sbeccato.
Posa la corolla nuda su una
mano, osservandola con dolcezza, poi si dirige di nuovo all’esterno e pian piano
le sue labbra si curvano di nuovo all’insù - non perché Russia non sia triste o
non sappia provare e mostrare tristezza: semplicemente, qualcuno di cui non
ricorda il nome, in un tempo ormai dimenticato gli disse di andare sempre
incontro al mondo con un sorriso, perché questo avrebbe fatto sì che tutti
fossero ben disposti nei suoi confronti. Quindi Ivan non può far vedere quanto
ora soffra per quel fiore giallo, né quanto ha sofferto in passato.
Ha sempre fatto così, non
ha mai smesso di sorridere, ma la vita e le altre Nazioni non si sono mai
dimostrate benevole con lui. Però, pur prendendosi le sue piccole quanto
sanguinose rivincite,
Russia non ha mai smesso di sorridere - come non ha mai smesso di portare
girasoli lì dove il sole quasi non si vede.
Fuori la neve ha
ricominciato a cadere lenta, costellando il cappotto beige di Ivan e i suoi
capelli chiarissimi, ma il ragazzo non se ne cura. È abituato a quella compagna
silenziosa e fedele, che ogni anno torna a trovarlo, non allentando la sua morsa
per mesi e perseguitando lui e la sua gente assieme a suo padre, il generale
Inverno.
Quindi Russia semplicemente
la ignora, così come ignora anche il dolore che da tempo gli martoria il petto,
quasi volesse squartarlo dall’interno - e in fondo è quello che alcune delle sue
province tentano di fare da sempre. A quel pensiero, il sorriso di Ivan si fa di
ghiaccio, crudele come il gelo russo che si accanì sulle armate napoleoniche,
annientandole: nessuno riuscirà mai a sopraffare la grande Russia.
Ma ora non è il momento di
ricordare.
Ivan avanza di qualche
passo e si inginocchia sul terreno gelato, posando
delicatamente il girasole. Lottando contro la neve e il ghiaccio, con le mani
scava una piccola fossa, lunga e stretta, e vi deposita il fiore, per poi
ricoprirlo innalzando un mucchietto di terra, identico a infiniti altri che, uno
dopo l’altro, si susseguono fino a perdersi nella foschia.
Terminato il semplice
rituale, Russia vorrebbe solo rientrare in casa, mangiare e poi uscire a cercare
un altro girasole, ma un violento accesso di tosse gli scuote le spalle. Passerà
come sono passati tutti gli altri, Ivan non ha dubbi, ma questo è più feroce di
altri e lui sa anche perché.
Sputa sangue, che cade a
macchiare la neve e il lembo della sciarpa cadutogli dalle spalle: qualcuno è
morto, una nuova ferita si è aperta nel corpo già martoriato di Russia. E
stavolta il ragazzo non rimette su il sorriso mentre si ributta la sciarpa sulla
schiena e si rialza, pulendosi rabbiosamente le labbra con il dorso della mano -
il sangue ha contaminato anche la terra in cui ha deposto il girasole.
Tutto questo è
inaccettabile. Deve finire. Non vuole più sentire quel chiodo piantato nel
petto, a costo di strapparselo con la forza.
Ma quando alza gli occhi
sull’isba, dalla cui porta socchiusa giunge a stento contro il gelo il tepore
della stufa e il profumo della vodka e dei pirozhki caldi, Russia capisce che
quel dolore è una parte di sé, come il suo sorriso.
Lui andrà comunque avanti:
resterà in piedi, nonostante i tormenti, la neve e il generale Inverno, e alla
fine radunerà tutti attorno a sé e non sarà più solo in quella casa persa nella
pianura gelata, con l’unica compagnia del suo sorriso e di girasoli intirizziti
cui raccontare i propri sogni al calore di una pechka.
NOTE:
Il riferimento al dolore di Ivan e alle province ribelli è un’allusione generica
alla situazione della Cecenia; in particolare avevo in mente la strage della
scuola di Beslan dei primi di settembre del 2004 (http://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Beslan).
Il titolo parafrasa invece la image song di Russia che mi
ha ispirato nella stesura della fic.
Per quanto riguarda i
termini in russo:
-
la isba è una tipica casa russa (http://en.wikipedia.org/wiki/Izba);
-
i pirozhki sono dei panini, ripieni di praticamente
qualunque cosa. Vengono nominati anche nell’image song e nella versione della Ending
dell'anime cantata da Russia (http://en.wikipedia.org/wiki/Pirozhki);
-
la pechka è invece la stufa tipica delle
abitazioni russe (http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Pechka.JPG
vi metto solo il link ad un’immagine perché non trovato altro... devo avere una traslitterazione sbagliata dal cirillico).
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