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Autore: Mistral    22/01/2010    2 recensioni
A parte una bottiglia di vodka e un girasole intirizzito dal gelo, c’è poco altro nella stanza - come c’è poco in ognuna delle case di quella gigantesca nazione.
Il ragazzo si sfila i guanti dalle mani e carezza piano la corona secca, i petali che cadono a terra silenziosi: nemmeno questa volta il girasole è riuscito a sopravvivere al gelo.

[Riflessioni su Ivan Braginski]
Genere: Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Russia/Ivan Braginski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mia prima fic su APH

Mia prima fic su APH, dedicata a Russia, un personaggio che mi ha affascinato fin da subito e ispirata alla sua image song "Fireplace of the Heart" (http://www.youtube.com/watch?v=GuFDF0_rEUY e qui  http://hetalia.wikia.com/wiki/My_Heart_Has_A_Light_(song) il testo)

Grazie a Lety, Miri e Silvia che mi hanno fatto da beta.

 

Disclaimer: Axis Powers Hetalia è proprietà di Hidekaz Himaruya.

Le opinioni politiche espresse appartengono ai personaggi e non corrispondono a quelle dell’autrice.

 


 

~ Da qualche parte c’è una collina dove fioriscono i girasoli ~

 

Oggi fa freddo. Troppo freddo anche per essere la Siberia, anche per essere settembre.

La minuscola isba, persa nella pianura già imbiancata da una neve troppo precoce, è silenziosa e quieta, come tutto quanto attorno – solo un puntino nella solitudine dell’immenso, al pari dell’unico suo abitante.

Ma l’uomo che sta rientrando lentamente, tra le braccia i miseri rami secchi dei cespugli e dei rari alberi sopravvissuti alla tundra, all’apparenza non sembra soffrire né il gelo né la mancanza di altre persone accanto a sé. Il suo volto pallido, incorniciato dai capelli cinerei, è appena arrossato dal vento sferzante e illuminato da un sorriso divertito, la cui luce però non riverbera nel viola freddo e selvaggio delle sue iridi.

 

Russia si chiude piano la porta alle spalle e scarica la legna accanto alla stufa, su cui sono tenuti in caldo dei panini ripieni. A parte una bottiglia di vodka e un girasole intirizzito dal gelo, c’è poco altro nella stanza - come c’è poco in ognuna delle case di quella gigantesca nazione.

 

Il ragazzo si sfila i guanti dalle mani e carezza piano la corona secca, i petali che cadono a terra silenziosi: nemmeno questa volta il girasole è riuscito a sopravvivere al gelo. Il suo sorriso sfuma in un’espressione più vaga e indefinita, incerta come il riverbero del sole sulla neve, mentre Ivan toglie il fiore dal vecchio vaso di ceramica sbeccato.

Posa la corolla nuda su una mano, osservandola con dolcezza, poi si dirige di nuovo all’esterno e pian piano le sue labbra si curvano di nuovo all’insù - non perché Russia non sia triste o non sappia provare e mostrare tristezza: semplicemente, qualcuno di cui non ricorda il nome, in un tempo ormai dimenticato gli disse di andare sempre incontro al mondo con un sorriso, perché questo avrebbe fatto sì che tutti fossero ben disposti nei suoi confronti. Quindi Ivan non può far vedere quanto ora soffra per quel fiore giallo, né quanto ha sofferto in passato.

Ha sempre fatto così, non ha mai smesso di sorridere, ma la vita e le altre Nazioni non si sono mai dimostrate benevole con lui. Però, pur prendendosi le sue piccole quanto sanguinose rivincite, Russia non ha mai smesso di sorridere - come non ha mai smesso di portare girasoli lì dove il sole quasi non si vede.

 

Fuori la neve ha ricominciato a cadere lenta, costellando il cappotto beige di Ivan e i suoi capelli chiarissimi, ma il ragazzo non se ne cura. È abituato a quella compagna silenziosa e fedele, che ogni anno torna a trovarlo, non allentando la sua morsa per mesi e perseguitando lui e la sua gente assieme a suo padre, il generale Inverno.

Quindi Russia semplicemente la ignora, così come ignora anche il dolore che da tempo gli martoria il petto, quasi volesse squartarlo dall’interno - e in fondo è quello che alcune delle sue province tentano di fare da sempre. A quel pensiero, il sorriso di Ivan si fa di ghiaccio, crudele come il gelo russo che si accanì sulle armate napoleoniche, annientandole: nessuno riuscirà mai a sopraffare la grande Russia.

 

Ma ora non è il momento di ricordare.

 

Ivan avanza di qualche passo e si inginocchia sul terreno gelato, posando delicatamente il girasole. Lottando contro la neve e il ghiaccio, con le mani scava una piccola fossa, lunga e stretta, e vi deposita il fiore, per poi ricoprirlo innalzando un mucchietto di terra, identico a infiniti altri che, uno dopo l’altro, si susseguono fino a perdersi nella foschia.

 

Terminato il semplice rituale, Russia vorrebbe solo rientrare in casa, mangiare e poi uscire a cercare un altro girasole, ma un violento accesso di tosse gli scuote le spalle. Passerà come sono passati tutti gli altri, Ivan non ha dubbi, ma questo è più feroce di altri e lui sa anche perché.

Sputa sangue, che cade a macchiare la neve e il lembo della sciarpa cadutogli dalle spalle: qualcuno è morto, una nuova ferita si è aperta nel corpo già martoriato di Russia. E stavolta il ragazzo non rimette su il sorriso mentre si ributta la sciarpa sulla schiena e si rialza, pulendosi rabbiosamente le labbra con il dorso della mano - il sangue ha contaminato anche la terra in cui ha deposto il girasole.

 

Tutto questo è inaccettabile. Deve finire. Non vuole più sentire quel chiodo piantato nel petto, a costo di strapparselo con la forza.

 

Ma quando alza gli occhi sull’isba, dalla cui porta socchiusa giunge a stento contro il gelo il tepore della stufa e il profumo della vodka e dei pirozhki caldi, Russia capisce che quel dolore è una parte di sé, come il suo sorriso.

Lui andrà comunque avanti: resterà in piedi, nonostante i tormenti, la neve e il generale Inverno, e alla fine radunerà tutti attorno a sé e non sarà più solo in quella casa persa nella pianura gelata, con l’unica compagnia del suo sorriso e di girasoli intirizziti cui raccontare i propri sogni al calore di una pechka.

 


 

NOTE: Il riferimento al dolore di Ivan e alle province ribelli è un’allusione generica alla situazione della Cecenia; in particolare avevo in mente la strage della scuola di Beslan dei primi di settembre del 2004 (http://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Beslan).

Il titolo parafrasa invece la image song di Russia che mi ha ispirato nella stesura della fic.

 

Per quanto riguarda i termini in russo:

- la isba è una tipica casa russa (http://en.wikipedia.org/wiki/Izba);

- i pirozhki sono dei panini, ripieni di praticamente qualunque cosa. Vengono nominati anche nell’image song e nella versione della Ending dell'anime cantata da Russia (http://en.wikipedia.org/wiki/Pirozhki);

- la pechka è invece la stufa tipica delle abitazioni russe (http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Pechka.JPG vi metto solo il link ad un’immagine perché non trovato altro... devo avere una traslitterazione sbagliata dal cirillico).

   
 
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