Tamarri o Eleganti? Questo è il dilemma nella creazione dei personaggi.
Mankind17_13
Il boss dell’ organizzazione inspirò un’ ampia
boccata dalla sua pipa. Era soddisfatto se non addirittura eccitato dal suo proposito.
Non era un uomo considerevole, bensì un anonimo trentenne che
nessuna donna si sarebbe girata a guardare per strada, una persona comune, priva di
qualità rilevanti, fatta eccezione per una tremenda, crudele scintilla malvagia
nel profondo dei suoi occhi verdi. Un incendio oscuro nascosto dietro un’ espressione serafica, una fiamma in grado di attirare le
persone a lui affini come se fossero delle stupide falene.
Seduto sulla sua sedia a dondolo nella sala delle riunioni, il capo
stava osservando entusiasta le reazioni dei suoi accoliti in merito al suo progetto.
Non era riuscito ad attuarlo prima a causa di elementi di disturbo, tra i quali
Jenova, Sephiroth e la Deepground.
Non certo
avversari temibili per lui, ma comunque tasselli indesiderati nel suo mahjong di follia.
Si sentì un ronzio, poi la luce penetrò intensa nella stanza,
rischiarando l’ ambiente.
“Finalmente hanno riparato il generatore” annunciò uno degli
accoliti.
La sala si rivelò per quello che era: un vecchio bar completo di
tavoli da biliardo e videopoker, dall’ aspetto sciupato
e decadente, una rovina di ciò che realmente era stato. Al Capo di tutto questo
non importava granché; il suo desiderio e la sua ambizione non avevano bisogno
di un quartier generale di classe, bensì di uomini capaci, dotati di braccia
forti e soprattutto di una mente solida.
Sbuffò una nuvola di fumo, poi un uomo di colore dalla curiosa
chioma rosso fuoco, vestito in maniera bizzarra fece
capolino nel bar, il tono di voce deformato dall’ eccitazione.
“Leader” esordì “abbiamo una traccia precisa”.
Il Leader sorrise, la bocca assurdamente larga per il viso su cui
era montata, tanto da farlo apparire come un predatore in procinto di dilaniare
coi denti la sua preda. Un carnivoro troppo spaventoso
persino per il mondo di mostri in cui era nato.
“Eccellente! E dimmi Venerdì, qual è la sua posizione?”
“Si trova in un quartier generale della WRO, Leader.”
La bocca del Leader si allargò ancor di più.
“Bene, partirai insieme a JΩ Wayne. Immagino che non ti servano molti
uomini, giusto?”
Venerdì sorrise, i denti bianchissimi in contrasto con la pelle nera come l’
ebano.
“Per una base della WRO, dieci elementi saranno più che sufficienti”.
“Ottimo, presto la cara bambina ingrosserà le nostre
fila. Procedete.”
Quella mattina, mentre il suo clone era intento a documentarsi su di
lui, Vincent era rimasto solo nel suo appartamento, dati gli impegni
universitari della sua coinquilina. Rimaneva ancora stupito dalla passione per l’ antropologia culturale dimostrata da quella matta,
tuttavia ne era felice: se non altro se la sarebbe tolta dai piedi per qualche
ora.
Sentì un brontolio allo stomaco: doveva ancora fare colazione.
Cincischiò nella credenza alla ricerca dei suoi cereali preferiti, quelli con
le scaglie di cioccolato, tuttavia tutto ciò che trovò
fu… Caith Sith.
Richiuse violentemente lo sportello, facendo finta di nulla.
Nessun movimento.
Sospirando rassegnato, Vincent riaprì controvoglia lo sportello
della credenza, trovando l’ odioso felino ancora lì,
seduto con quella sua espressione di malefica cordialità. Non che lo trovasse
antipatico, ma se Caith era lì, voleva dire che la
situazione era quanto meno tragica. Un uccello del
malaugurio in forma felina. Non per niente era un gatto nero.
“Ciao!” salutò Caith.
“Jenova è resuscitata?
Sephiroth con lei? Hojo è
ancora vivo nel cyberspazio? Una nuova Weapon?”
ricambiò Vincent.
“Nulla di tutto ciò! Ci serve la tua assistenza per proteggere una
persona”
“Se è un politico mi rifiuto, insieme agli
scienziati pazzi ed agli squilibrati megalomani sono la categoria di persone
che odio di più.”
“Nahhh, si tratta di una bambina”.
“Declassato a baby – sitter.. sarà per via della mia esperienza quotidiana.. chi è il
soggetto?”
“Per questioni di sicurezza i dettagli ti verranno
forniti una volta arrivati a destinazione, accetti?”
“Come se avessi di meglio da fare. Dammi cinque
minuti per fare colazione.”
Nel frattempo, Wincent si ritrovò
impegnato ad affrontare un tremendo nemico.
Era enorme, del colore della pietra: se anche avesse avuto delle
emozioni, il suo volto granitico non le avrebbe potute esprimere. Un avversario
ostico, dalle impressionanti capacità tattiche. Chissà cosa si celava dietro
quella sua assoluta immobilità.
Il suo nome era Vicolo Cieco, e Wincent se
lo era trovato sulla sua strada.
“Forse era tre isolati dritto e poi girare
a sinistra” mormorò Wincent.
Vicino a lui Neville, il suo Chocobo
bianco addobbato con un cinturone ed un cappello da
cow boy emise un “queck!” di disperazione. Quello era
il quarto ostacolo che avevano incontrato nella stessa via. Neville, nella sua
mente di Chocobo, si chiese se fosse normale per un
senza-piume riuscire a smarrire la strada in un senso unico per quattro volte
di fila. La risposta naturalmente era sì, visto l’ esempio
offerto dal suo padrone.
Wincent sembrò studiare il muro del
vicolo, invitandolo ad una gara di sguardi. Niente, il
muro non ebbe timore.
Quindi provò a far finta di andarsene,
fischiettando un’ allegra canzoncina per enfatizzare la sua finta resa. Ancora
nulla, il muro non se la bevve nemmeno per un secondo.
A quel punto iniziò un profondo dibattito filosofico con se stesso.
“Dunque, se questo è un vicolo cieco, qualcosa mi dice che mi è
impossibile passare, tuttavia se sono arrivato in questo vicolo probabilmente
da qualche parte sarò pur venuto. Ergo, probabilmente,
se girerò su me stesso di 180 gradi, forse dovrei riuscire ad
uscire da qui”.
Con sua grande soddisfazione, il suo ragionamento fu esatto. Dopo
circa trenta minuti era riuscito a trovare la via di uscita dal vicolo. Neville
emise un “queeeck” di sollievo.
“Eh, visto che genio, Neville?” disse Wincent, pieno di sé.
Il Chocobo piegò la testa di lato con
sguardo perplesso: ancora non era riuscito ad abituarsi al suo padrone.
Quando Create creò l’ arma per Wincent, quest’ ultimo pretese, non senza fare storie, una
cavalcatura degna di lui. Se il creatore avesse dato retta al clone albino,
probabilmente le sue creazioni non sarebbero arrivate nemmeno ad Edge, quindi optò per un
destriero decisamente più furbo ed intelligente del suo fantino.
Solo una cosa fu lasciata come negli iniziali progetti di Wincent: Neville era in grado, infatti, di canticchiare
tutte le arie dei western, specialmente quelle dei film di Sergio Leone.
Quindi, data la sua intelligenza superiore, tutto ciò che Neville rispose fu un “queck..” di
sufficienza.
Usciti finalmente dal vicolo, fantino e destriero
incrociarono uno strano tipo in Smoking con una curiosa bandana nera in testa
ed un’ enorme pistola finemente decorata sulla schiena.
Dopo il fugace incontro, Wincent avanzò
per un altro chilometro, perdendosi sei volte, dopodiché si arrestò.
“Quel tipo mi era familiare..”
Neville, che aveva una memoria visiva decente, aveva tentato di
avvertire il suo padrone con degli allarmanti “queck! queck!”,
tuttavia Wincent, intento ad ascoltare musica hard rock sull’ i–
pod, non se ne accorse.
“Non suggerire Neville, voglio arrivarci da solo..”
disse Wincent al suo Chocobo.
Passarono le ore, parecchie ore. La città
di Edge, vista dall’ alto,
con le sue luci ed i suoi odori riusciva a dare quell’ immagine di discarica a
cielo aperto che gli abitanti avevano avuto sin dal primo giorno. Cani, gatti,
umani e magari qualche sporadico mostro, comunque tutti ubriachi, formavano un
curioso apparato sonoro che dava quel non so che di squallido
allo schifo generale.
Ci fu un solo, terribile rumore a spezzare l’ effetto:
“MEEEEEEEEEEEEEEEEEEEERDAAAAAA!”
A cui si unì un:
“QUEEEEEEEEEEEEEEEEECK!”
A cui seguì un:
“AUUUUUUUUUUUUUUUU!”
Che provocò un:
“E BASTA CON ‘STO BACCANO!”
In un’ elegante stanza bianca decorata con
curiosi ghirigori di oro zecchino applicati alle pareti, Create stava vincendo
per la settantesima volta a scacchi contro Destroy.
L’ aver mandato Wincent
a fare il lavoro sporco era stata un’
idea assurda, ma dopotutto era soltanto una prova: era la prima volta che
clonava un essere già esistente con i suoi poteri di creazione.
La stanza svanì, al suo posto comparve una tetra ed
umida grotta.
“Senti compagno, sai bene che questo posto cambia forma a seconda del nostro umore. Puoi per
cortesia evitare di rabbuiare il tuo animo per una partita a scacchi?” disse
Create, serafico.
“Se non fosse la settantesima volta non mi
deprimerei” rispose Destroy un poco adirato.
Sul fondo della grotta, Change stava leggendo
un libro vicino al lume di una lampada in stile liberty ricavata da un grosso
masso lì vicino.
“Sentite, compagni”, iniziò Change, “va
davvero bene restare qui con le mani in mano mentre
lasciamo tutto il lavoro a quel clone difettoso?”
Create sospirò amaramente.
“Come ti ho già spiegato, l’ introduzione
di.. Wincent, così si è chiamato, nella sfera dell’
esistenza ha costretto il disegno a cambiare i suoi piani. Naturalmente,
essendo un clone di Vincent, per forza di cose i due sono legati e destinati ad incontrarsi. Basta avere pazienza. Quando avverrà il contatto vedremo come se la caverà l’ originale. Voglio
essere sicuro di ricevere dati più precisi su Chaos,
così da poter preparare eventuali contromisure nel caso non risultasse
sufficientemente potente per eliminare la bambina”.
“Ancora non ci hai spiegato perché la bambina sarebbe in grado di
fare quello che hai detto”.
“Lei è un’ appartenente ad una nuova razza
di esseri umani, la stessa razza che compone quella strana organizzazione che stiamo
attualmente monitorando. Sono tutti conseguenze dell’
attività riparatrice del pianeta nei confronti degli “errori”, sono
incarnazioni.”
“Incarnazioni di cosa?”
“Incarnazioni dell’ anima del Pianeta o
meglio, della parte più corrotta ed instabile”.
“Quindi quella bambina è..”
“Precisamente. Quell’ essere
innocente è l’ incarnazione della calamità che rischiò di distruggere il mondo.
In quella bambina risiede il tremendo potere di Meteor”.
Grazie a tutti per le recensioni, a Shin,
Wicked, Alister, TOWA ed al nuovo commentatore Franky9397. Grazie di cuore.
Eventuali indicazioni sui nomi dei personaggi le metterò nel
prossimo capitolo. In verità avevo scritto un papiro di note ma l’ ho perso, e non c’ ho testa per riscriverlo, sorry.
Un ringraziamento speciale a Sarah che, volontariamente o
meno, mi ha insegnato a scrivere Fiction leggibili. Thanks.
Grazie ad Alister per il betaggio, così come nel precedente capitolo. In querllo prima ancora grazie a Wicked Soul sempre per lo stesso motivo. Sono uno
sbadato.