22)
Federica era da poco tornata a casa. Stanca e provata, decise di
stendersi sul divano di casa e fare un piccolo riposino. Le serviva
proprio un po’ di riposo. La ragazza infatti, dopo quello
strano incontro al supermarket, aveva sbrigato un mucchio di
commissioni e non ne poteva più. Per fortuna quel giorno non
doveva andare al lavoro.
Morfeo il divano plebeo cullava dolcemente Federica, che si
abbandonò alle rilassanti onde del sonno temporaneo. Aveva
proprio bisogno di farsi una bella dormita. Le sembrava di non farlo da
chissà quanto tempo, e si sentiva debole e senza forze.
Forze che erano le state assorbite tutte dalla sua amata Virginia, e
che probabilmente avrebbe preferito dedicare a se stessa…
ma questo non voleva ancora ammetterlo.
Sabrina intanto passeggiava stancamente per la città in
cerca di chissà quale risposta divina ai suoi
perché, soprattutto al perché più
importante: sua sorella. Non riusciva ancora a credere che qualcuno ce
l’avesse con lei a tal punto da ucciderla. Eppure era una
ragazza così solare, sorridente, piena di vita e di
sogni… non poteva credere che qualcuno la odiasse. Le
sembrava una cosa assurda e senza senso. Che non poteva restare
impunita.
Doveva assolutamente saperne di più.
23)
“Un panino al peperoncino, grazie”.
La richiesta di Robert colpì molto Mario. Lui era infatti
una delle pochissime persone che gli chiedevano quel pestifero panino,
che fin dall’apertura del chiosco era sempre stato nel
menù delle specialità della casa. Tuttavia, per
molti anni, nessuno ebbe il coraggio di assaggiarlo, probabilmente
perché Mario era solito esagerare col piccante anche nei
panini che non lo richiedevano (l’unico difetto dei suoi
prodotti). Nessuno tranne Zoe, qualche anno prima, mentre tornava da
una delle sue tante, innumerevoli scopate occasionali. Scopate che a
Mario non facevano tanto piacere: lui infatti avrebbe voluto che la sua
nipote acquisita (così infatti considerava Zoe) si accasasse
sul serio con qualche bravo ragazzo, invece di farsi sbattere ogni
giorno come una zoccola solo perché non voleva legami.
Tuttavia, non poteva permettersi di giudicare le sue scelte. In fondo,
non era suo padre. Padre che Zoe tecnicamente aveva, ma praticamente
era come se non esistesse, come se fosse morto. Già,
perché Marcus, il padre, era un uomo violento e ubriacone,
che non faceva altro che bere e prendere a calci qualunque cosa, moglie
e figlia comprese, che non avendo il coraggio di ribellarsi subivano in
silenzio. Mario odiava profondamente Marcus: le pochissime volte che
l’aveva visto, l’aveva trattato in maniera
arrogante e vigliacca. Il paninaro non era quindi stupito del fatto che
Zoe era sempre in giro, ma nonostante questo non gli piaceva lo stile
di vita della ragazza. Avrebbe tanto voluto che conducesse una vita
serena e piena di belle esperienze amorose irripetibili, ma a lei a
quanto pare stava bene così. E Mario soffriva in silenzio,
come sempre.
La richiesta di Robert tuttavia colpì molto anche Zoe: non
credeva che ci fosse qualcuno così coraggioso da provare
l’ultrapiccante panino di Mario. Tuttavia, prima di lodare lo
sconosciuto preferiva aspettare che finisse il panino.
D’altronde, anche quell’arrogante di suo padre, per
fare lo sborone, un giorno si era comprato uno di quei panini, con
risultati catastrofici, così catastrofici che la ragazza
rise per giorni e fu ovviamente pestata quasi a morte. Zoe ricordava
molto bene quei momenti: Marcus l’aveva presa e gettata da
una parte all’altra, poi l’aveva colpita con due
tre pugni violentissimi prima di tapparle la bocca alla sua maniera. La
cosa buffa fu però che il ricordo di quel pestaggio non la
faceva star male, anzi la divertiva, forse perché era ormai
così abituata alle botte che non badava
più ai dolori.
Robert, intanto, incurante delle strane occhiate che i due gli
lanciavano, iniziò ad addentare il suo panino super
piccante. Lui aveva sempre amato il piccante, fin da quando suo padre
gli fece assaggiare un peperoncino calabrese, prelevato direttamente da
Soverato, che, nonostante ne abbia mangiato tantissimi tipi, rimangono
i migliori peperoncini che lui abbia mai assaggiato. Non sapeva dire
cosa, ma quei peperoncini avevano qualcosa di speciale, eran quasi
magici. E per lui era sempre un piacere assaggiarli.
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