Capitolo 14 – Oltre la ragione
Bra, poco lontano, si era accucciata tra
l’erba.
Tremava
lievemente.
Guardava in
alto, verso i due combattenti, che a lei sembravano macchie
sfumate senza un significato particolare. A volte, quando Trunks e
Algid si arrestavano per squadrarsi e soppesarsi a vicenda, li poteva
vedere meglio, ma il loro senso non cambiava.
Per lei, il
ragazzo che un tempo era stato suo fratello non aveva un
significato diverso dall’alieno che l’aveva rapita.
Algid faceva solo più paura.
Bra si
rannicchiò più stretta, senza staccare lo
sguardo dal cielo. Aveva gli occhi spalancati. E le iridi azzurro
intenso, così simili a quelle della madre e del fratello,
sembravano ancora più grandi nel visino pallido della bimba.
Probabilmente,
se quei tre anni li avesse passati a casa propria, a
farsi viziare dai genitori e a farsi coccolare dal fratello –
quando questi era di buonumore –, a quel punto si sarebbe
messa a piangere, impaurita ed esausta com’era.
Ma quei tre
anni Bra non li aveva trascorsi a casa propria.
Aveva
conosciuto il tradimento e, sebbene ormai il ricordo di quella
giornata grigia e fredda fosse ormai solo una macchia sfumata nella sua
memoria, ne portava ancora dentro la pallida desolazione.
Aveva
passato tre anni con un alieno che non aveva nulla di umano, nel
corpo o nella mente. Un alieno dalla mente calcolatrice, che in ogni
singolo momento passato con la bambina non aveva fatto altro che
pregustare la propria vendetta, senza mai provare un unico bagliore di
pietà per lei, nonostante avvertisse la sua disperazione.
Bra aveva
passato anni con un mostro che detestava la razza di suo
padre e disprezzava la gente di sua madre, e che portava un odio
sconfinato nei riguardi di suo fratello. Un mostro che non aveva mai
provato un barlume di sentimento verso nessuno. Un mostro che non
conosceva altro che il rancore tanto vecchio da essere ormai marcito e
una cieca e assoluta venerazione per colui che un tempo era stato
giudicato padrone della Galassia, il potente Freezer.
La bambina
non osava piangere, per timore delle conseguenze che le sue
lacrime avrebbero potuto portare. Non conosceva più la
consolazione che le avrebbe offerto la sua mamma, il burbero
incoraggiamento di suo padre, l’affetto di suo fratello.
Sapeva solo
che Algid non sopportava i singhiozzi, che li detestava dal
profondo dell’anima. Perché lui li considerava
segni di una debolezza che, da parte sua, non si era mai potuto
permettere.
La bambina
tremava lievemente.
Aveva il
viso serio, immobile, gli occhi all’erta.
Ma non
piangeva.
Algid era
euforico.
I ricordi
della sua controparte del futuro destabilizzavano il giovane
Trunks più di quanto l’alieno avrebbe mai potuto
sperare.
Quel
ragazzo era davvero vissuto nella bambagia – gli unici
grandi problemi che avesse mai dovuto affrontare erano quelli che gli
aveva causato lui – e come se non bastasse suo padre era il
suo principale punto di riferimento.
Non sapeva
come fronteggiare la sensazione di non poter crescere con
Vegeta accanto, di non avere l’amicizia di Goten a sostenerlo.
Si sforzava
di recuperare la lucidità, di schiarire i propri
pensieri, di spingere lontano le sensazioni che Algid scatenava dentro
di lui, ma era in evidente difficoltà.
Non reagiva
più con la prontezza che aveva dimostrato
inizialmente, e tra i colpi dell’alieno erano sempre di
più quelli che andavano a segno.
E il
ragazzo ne era consapevole.
Erano tre
anni che non si allenava. Nel momento in cui Bra era
scomparsa, aveva perso ogni sorta di interesse per quegli esercizi che,
a dire il vero, non avevano mai costituito per lui una grande
attrattiva.
Con uno
scatto, si allontanò bruscamente da Algid, alzandosi
di parecchi metri nell’aria. A quella distanza, i calci e i
pugni dell’avversario non potevano raggiungere, ma quei
ricordi spezzati che non gli appartenevano – e che allo
stesso tempo gli sembravano così suoi –
continuavano a rincorrersi nella sua mente.
Trunks
scosse velocemente la testa. Ingoiò alcune avide
boccate d’aria, nella speranza che quella freschezza potesse
aiutarlo a schiarirgli le idee.
Certamente,
però, Algid non era intenzionato a lasciargli il
tempo per una pausa. Infatti, con un ghigno freddo stampato sulle
labbra, l’alieno si lanciò verso il ragazzo.
Trunks
serrò rigidamente la mascella, e compiendo una sorta
di capriola a mezz’aria si allontanò da Algid,
scagliandogli contro una sfera d’energia.
Di nuovo,
però, un’ondata di emozioni che non gli
erano mai appartenute gli si riversarono addosso, facendogli scorrere i
brividi lungo tutto il corpo.
Era
insopportabile e frustrante, e lui sapeva che era anche stupido,
eppure non poté fare a meno di seguire il filo di quei
pensieri… Era assurdo… Non aveva mai visto tanti
cadaveri in vita sua…
Vedendo
sopraggiungere un globo infuocato creato dalle dita di Algid,
si scansò rapidamente, ma era tanto confuso che il risultato
fu una mossa goffa. Riuscì ad evitare la sfera, questo
sì, ma non a impedirsi di trovarsi nella traiettoria del
pugno di Algid.
«Ma…
cosa…?» gli
sfuggì dalle labbra.
Si sentiva
stordito e disorientato. Gli sembrava che le mosse
dell’avversario stessero avvenendo ad un ritmo
insostenibilmente rapido. Aveva sentito tante volte, sul fondo della
gola, il sapore amaro della sconfitta, e l’umiliazione che
quei cyborg…
Con
un’esclamazione soffocata, cercò di sottrarsi
all’incalzare di Algid, ma senza un particolare successo.
Quei
terribili robot avevano un sorriso glaciale ed inumano, e ormai
lui era rimasto il solo a combatterli.
“Maledizione!”
imprecò Trunks,
mentalmente, quasi disperato. “Non ci sto capendo
più niente!”
E nel
momento stesso in cui quel pensiero prese forma nella sua mente,
gli sembrò di udire la voce di suo padre che lo rimbrottava.
Se hai la testa tra le nuvole in
quel modo, non riuscirai mai a portare
avanti un duello decente!
Con una
sorta di sorpresa, il ragazzo unì rapidamente le
mani, dopodiché le utilizzò per colpire
violentemente Algid, ma quella mossa non smarrì
l’alieno come Trunks aveva sperato.
Intanto,
però, quasi fosse stata estranea al combattimento,
la sua mente correva.
Ricordava
benissimo quando gli erano state rivolte le parole che aveva
appena rammentato. Era stato più o meno cinque anni prima,
durante uno degli allenamenti a cui aveva cercato di sottrarsi sino
all’ultimo momento. E anche quando suo padre aveva dato il
via al combattimento, lui vi aveva partecipato distrattamente,
focalizzato sulla festa che lo attendeva quella sera… Vegeta
lo aveva atterrato in poco tempo, rivolgendogli quindi quel brusco
rimprovero.
L’aura
dorata che circondava il ragazzo si accese come una
fiammata, mentre Trunks schivava agilmente il pugno di Algid, poggiando
poi le mani sul braccio dell’alieno in modo da prendere la
spinta giusta per scagliargli un violento calcio a piè pari
in piena faccia.
Si sentiva
ancora dolorante e un po’ intorpidito, ma
finalmente era riuscito a riportare chiarezza nei propri pensieri.
Lui non si
era mai allenato in quel
modo, lui non aveva mai trovato il
cadavere di Gohan, lui era cresciuto con un padre vicino.
Già…
Lui aveva sempre avuto Vegeta
accanto… E aveva avuto Bra.
Quella
sorellina dolce e insopportabile, affettuosa e detestabile.
Mentre un
urlo gli raschiava la gola, Trunks bloccò
prontamente il pugno di Algid, piantando i propri occhi –
occhi smeraldini, splendenti di furia, gli occhi del super saiyan
– in quelli dell’alieno.
I suoi
denti si scoprirono appena in una smorfia di rabbia, e dopo un
attimo il giovane colpì il suo avversario con una violenta
testata.
Nella sua
infanzia, era riuscito a trasformarsi senza alcuna
difficoltà, al punto che lì per lì non
gli era nemmeno parsa una faccenda da dover mostrare a suo padre nella
speranza di un elogio.
Di
conseguenza, gli parve di capire solo in quell’istante
l’ira che poteva ardere nelle vene del guerriero leggendario,
di percepire solo allora il furore che il suo petto era in grado di
contenere.
È la rabbia che ci
trasforma in super saiyan,
sussurrò flebilmente nella sua testa una voce familiare e
sconosciuta al contempo, una voce alla quale lui non prestò
la minima attenzione.
Era come se
il sangue, da sangue, si fosse trasformato in collera.
Quando
Trunks lo colpì ferocemente al basso ventre, Algid
dovette piegarsi su se stesso, e sul fondo della gola riuscì
a sentire il sapore del sangue.
Con un
sibilo gutturale, l’alieno cercò di
allontanarsi dal giovane saiyan.
Era
esterrefatto. La forza spirituale che attorniava come una vampa il
corpo di Trunks sembrava ardere con più energia di prima.
Uno strappo
alla maglia e alcune contusioni –
nonché un livido che si allargava lentamente sotto
l’occhio sinistro – mostravano chiaramente che il
ragazzo non era passato indenne attraverso il combattimento. Eppure
sembrava che la sua potenza fosse esplosa in quel momento, con una
forza del tutto nuova.
Era come se
avesse cominciato a lottare seriamente solo in
quell’istante.
Ed era un
pensiero assurdo, dato che fino a quel momento si era
chiaramente battuto con le unghie e con i denti, con la disperazione
che gli deriva dal desiderio di tornare ad abbracciare la propria
sorellina.
Trunks lo
colpì in pieno viso. Ma Algid, più
forte del dolore, sentì la frustrazione.
Com’era
possibile? Eppure era certo di aver dato a quel
bastardo abbastanza ricordi da fargli perdere completamente
l’orientamento.
Furibondo,
tentando al contempo di non venire ferito troppo
brutalmente, Algid tese la propria mente a cercare la barriera che
separava le due dimensioni in cui erano cresciuti i due Trunks
differenti. Poi, con tutta la sua forza, la spinse contro il proprio
avversario, per avvicinarlo violentemente alla vita del suo alter ego.
Eppure
aveva già contorto tanto quella barriera spazio
temporale… Possibile che Trunks non risentisse
più di quelle sensazioni estranee?
Algid aveva
sempre saputo che il proprio era un potere che andava
utilizzato con cura. In quel momento, però, fuori di
sé per la rabbia, continuò a far forza su quella
barriera… E lo fece oltre il limite della ragionevolezza.
Davanti a
lui, Trunks si fermò di colpo, irrigidendosi e
sbattendo le palpebre come se i pensieri che l’aveva travolto
all’improvviso gli avessero annebbiato la vista.
Il ragazzo
non fece in tempo a distinguere quei ricordi estranei
l’uno dall’altro, che gli parve di sentire
esplodere qualcosa di immateriale tra sé ed Algid.
E la forza
di quell’esplosione invisibile fu sufficiente per
scagliare brutalmente all’indietro sia lui che il suo
avversario.
Trunks
sbatté con violenza la schiena contro il terreno. Il
colpo fu così duro che il ragazzo sentì il
proprio corpo reagire abbandonando la trasformazione in super saiyan.
Confuso, ma con i sensi all’erta, il giovane si
tirò a sedere, e i suoi occhi corsero subito a cercare Bra,
con la paura che fosse stata travolta da quell’esplosione di
energia.
Fortunatamente,
ancora rannicchiata tra l’erba, la bambina
sembrava illesa, sebbene si fosse abbassata maggiormente.
Algid era
stato scaraventato più in là ed era
finito bocconi. Si rialzò di scatto, ma quando i suoi occhi
si sollevarono istintivamente verso il cielo, perse di colpo ogni
interesse nei riguardi del duello che lo aveva catturato sino a quel
momento.
Spazio Autrice:
Buondì!
Dunque, come al solito spero di non aver scritto niente di pesante.
Devo dire che stavolta forse la faticaccia maggiore è stato
scegliere il titolo del capitolo (e forse si nota xD).
Per il resto… be’, speravo di poter accorciare i
tempi d’attesa tra un aggiornamento e l’altro, ma
purtroppo credo sia meglio darvi di nuovo appuntamento tra due
settimane (quindi al 12 d’Ottobre).
Perdonatemi, ma la scuola mi sta uccidendo ç_ç
Cioè, dopo le mattinate di lezione non riesco a scrivere
niente, quindi dovrò ripiegare sulle domeniche e su
eventuali miracoli.
Alla prossima!
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