Capitolo 15 – Dove nessuno si fa male
Trunks, inginocchiato e con una mano premuta contro
il terreno per
potersi rialzare rapidamente, tirò un sospiro di sollievo.
Bra si
stava guardando attorno, con movimenti timorosi, e sembrava star
bene.
Per un
momento, al saiyan mezzosangue importò solo quello.
Ma nell’istante successivo, voltò di scatto il
viso verso Algid, così velocemente che i capelli gli
frustarono la faccia.
Sorpreso,
il ragazzo vide che l’alieno non si stava
preparando ad attaccarlo, anzi, sembrava essersi completamente
dimenticato di lui. Nella frazione di secondo in cui si
domandò a cosa fosse dovuto quell’atteggiamento,
Trunks percepì una nuova aura che lo fece rabbrividire e,
rendendosi conto che era proprio il possessore di quella forza
spirituale a distrarre Algid, seguì meccanicamente lo
sguardo dell’alieno verso l’alto…
E
sgranò gli occhi, mentre il respiro gli si bloccava in
gola per un istante.
Trunks
sapeva qual era il suo aspetto, lo sapeva grazie agli specchi e
alle fotografie, grazie ai riflessi sbiaditi che rimandavano le
superfici trasparenti. Al contempo, però, conosceva molto
meglio le sembianze di chi gli stava attorno: i visi degli altri poteva
rimirarli da più angolazioni, ed aveva più modo
di trascorrere un tempo maggiore a scrutare coloro che lo circondavano
che non a esaminare se stesso.
Eppure,
quando vide il giovane che, come apparso dal nulla, restava
fermo a mezz’aria, si sentì scuotere fin dal
profondo.
Perché
quel ragazzo era uguale a lui.
Non si
trattava di una somiglianza leggera, né di una
somiglianza forte. Erano identici,
e Trunks dovette impiegare qualche
istante prima di accorgersi di essersi immobilizzato a fissarlo con
aria stranita.
A quel
punto, riuscì a serrare le labbra che aveva schiuso
quasi senza rendersene conto e a deglutire, e gli parve che a quel
gesto la sua mente riprendesse a lavorare.
Improvvisamente,
tutti – o quasi – i tasselli del
puzzle si incastrarono l’uno con l’altro. Quel
ragazzo uguale a lui era il Trunks proveniente dal futuro di
un’altra dimensione. Era lui che aveva eliminato Freezer,
scatenando il rancore di Algid. Era a lui che appartenevano i ricordi
che l’alieno aveva utilizzato per cercare di destabilizzarlo
durante il combattimento.
L’unico
dubbio che gli rimaneva era come avesse fatto ad
apparire in quel luogo.
Nel momento
stesso in cui Trunks realizzò chi era quel
giovane, questi abbassò lo sguardo, con aria interrogativa,
e i loro occhi si incrociarono.
Trunks lo
vide spalancare gli occhi e assumere l’espressione
di chi non crede a ciò che vede, e un istante dopo
aggrottare la fronte e schiudere le labbra come a voler domandare
qualcosa.
“Questa
è la situazione più assurda in
cui mi sia mai trovato” fu il primo pensiero coerente di
Trunks.
Prima che
l’altro giovane potesse dire alcunché,
entrambi furono distratti dalla vampata di energia che esplose a
livello del terreno.
Trunks
distolse lo sguardo dal suo alter ego, irrigidendo la mascella e
assumendo un’espressione allertata, ed ebbe la vaga
percezione del fatto che anche quel ragazzo là in alto si
era girato di scatto a guardare nella stessa direzione.
Ciò
che aveva catalizzato i loro sguardi era Algid, il
quale, raccolta la propria energia, sembrava più che
intenzionato a scagliarsi contro il nuovo arrivato.
Trunks vide
l’alieno scattare in volo verso il giovane
sconosciuto, vide che il ragazzo, nonostante con ogni
probabilità non ci stesse capendo niente, si metteva in
posizione di difesa con un’esclamazione soffocata, e allora
si alzò in piedi con un ringhio di rabbia, sollevandosi da
terra.
«Tu!»
ruggì Algid, e la sua rabbia parve
vibrare ed esplodere in quell’unica parola.
Se aveva
creduto che tutto l’odio dell’alieno
potesse essersi riversato su di lui, Trunks si sbagliava. Lo
capì in quel momento, notando che
l’aggressività di Algid nel raggiungere il ragazzo
appena comparso era ben più grande di quella che aveva
dimostrato nei suoi confronti.
Per di
più, quel recente arrivo sembrava aver distolto
totalmente l’alieno da lui.
Quasi senza
accorgersene, Trunks digrignò i denti,
aumentando la propria velocità.
Algid
poteva anche essersi completamente dimenticato di lui, ma lui non
poteva dimenticare ciò che l’alieno gli aveva
fatto, né tanto meno perdonargli quel che aveva fatto a Bra.
Il suo
avversario, però, aveva un vantaggio notevole su di
lui, e Trunks non era riuscito a riempire nemmeno la metà
della distanza tra loro che Algid aveva attaccato il ragazzo del
futuro, il quale, preso alla sprovvista, venne colpito di striscio da
una sfera d’energia.
«Chi
sei tu?» urlò a pieni polmoni, e
persino lontano com’era Trunks sentì un brivido
nell’udire quella voce, così identica alla propria.
«Sono
un soldato al servizio di Freezer»
esclamò in risposta Algid, con voce stridente a causa della
rabbia. Si era fermato, e squadrava malevolo il giovane che gli stava
davanti.
Questi
sgranò gli occhi. «Freezer è
morto!» disse, con una punta di durezza nella voce.
Il gelo
passò nello sguardo dell’alieno.
«Esattamente» confermò.
«L’hai ucciso tu».
Scagliò
un pugno in direzione del ragazzo, ma lui lo
bloccò per un soffio, afferrando la mano
dell’alieno e gettandolo lontano da sé. Forse lo
calcolò, forse invece non lo fece apposta, ma di fatto Algid
venne scaraventato verso Trunks.
Il ragazzo
era pronto, e colpì violentemente
l’alieno, con tutte le proprie forze.
Algid, non
appena riuscì a riprendersi, indirizzò
una ginocchiata al giovane, evidentemente impaziente di tornare ad
occuparsi dell’assassino del suo amato Freezer.
«Togliti
di torno, moccioso!» ringhiò,
sbuffando d’ira, quando Trunks evitò il suo colpo
senza problemi.
«Non
ci penso neanche!» ribatté il
ragazzo, furibondo, concentrando l’aura, che
guizzò potente prima di esplodere nell’oro del
super saiyan.
Algid
scoprì i denti in una smorfia di rabbia, poi tese
fulmineo la mano verso il basso, e scagliò un’onda
energetica proprio verso dove si trovava la piccola Bra. Trunks
sentì il respiro bloccarsi nella propria gola, e un momento
dopo si stava precipitando in picchiata verso il terreno, gli occhi che
bruciavano per l’aria che gli soffiava in faccia…
Bra stava guardando in alto, e nelle sue iridi blu sembrava riflettersi
l’enorme sfera che si stava per abbattere su di
lei…
Appena in
tempo, il fratello riuscì a porsi tra la bambina e
l’onda d’energia.
L’impatto
fu così doloroso che gli
sembrò che la pelle minacciasse di bruciare, gli parve che
qualcuno cercasse di strappargli la carne dalle ossa… Ma
alla fine il dolore scomparve, e Trunks si trovò quasi
riverso a terra.
E, sotto di
lui, un corpicino tiepido e infantile tremava.
Il giovane
sussultò e si scostò di colpo da Bra.
La bambina si tirò a sedere tra l’erba, e lo
guardò con occhi azzurri colmi di qualcosa che Trunks non
riusciva a decifrare.
«Stai…
stai bene?» le
domandò, con voce malferma.
Bra rimase
zitta, ma infine mosse la testa, facendo un timido cenno di
sì.
Trunks
respirò di sollievo, e improvvisamente gli
sembrò che il cuore stesse per esplodergli per il sollievo e
a causa di un’emozione troppo grande per essere descritta.
Bra era
lì. La sua piccola Bra era di fronte a lui, ed era
viva, e stavano respirando la stessa aria, e per un istante lui aveva
potuto percepire il suo calore sulla propria pelle.
Un momento
dopo, sentì il sangue gocciolare lungo il suo
braccio destro. Con una smorfia, portò immediatamente la
mano sinistra sulla spalla lesa, e strinse i denti, mentre i capelli,
tornati della loro tinta originaria, gli ricadevano sugli occhi.
Per un
istante, non seppe spiegarsi come mai era tornato normale. Forse
era per non sprecare energie che potessero aiutarlo a placare il dolore
fisico, forse per il desiderio disperato che Bra, guardandolo, tornasse
a riconoscerlo come il suo fratellone.
La bambina
era ancora seduta, il respiro appena più veloce
del consueto, e lo guardava con due occhi blu che sembravano ancora
più grandi nel suo visino pallido e smagrito.
Trunks non
osò accorciare lo spazio che c’era tra
loro, temendo di spaventarla. Una parte di lui stava malissimo
perché probabilmente sua sorella aveva paura di lui, ma
l’altra provava solo il sollievo di averla vicino.
Schiuse le
labbra, ma non riuscì ad emettere un solo suono.
Dopo tanto
tempo trascorso a immaginare di cullarla tra le proprie
braccia, di raccontarle tutto e anche quello che non le poteva
interessare, di chiederle scusa dalla mattina alla sera in un milione
di modi, adesso che si trovava di fronte a lei non aveva la
più pallida idea di cosa dirle.
«Ti
porto via da qui, Bra» sussurrò
improvvisamente, d’impulso. «Non dovrai
più preoccuparti. Nessuno ti farà più
del male».
La bambina
sembrò rannicchiarsi più strettamente,
ma i suoi occhi non lasciarono il viso di Trunks. Lo studiava
minuziosamente, in maniera non dissimile da quella in cui una giovane
gazzella avrebbe potuto esaminare il più pericoloso dei suoi
predatori.
«Io
non volevo che succedesse tutto questo, Bra, ti
giuro» le disse allora Trunks, con voce spezzata.
«So che ti ho fatto male, e che ho fatto del male anche alla
mamma e al papà, e a me stesso. Non sai quanto ho desiderato
di poter tornare indietro, ma il passato non si può
cambiare. Adesso, però, ho l’occasione di
sistemare questo casino, e ho tutte le intenzioni di riportarti a
casa».
La piccola
non cambiò espressione, né si mosse.
In quel
momento, un grido giunse alle orecchie di Trunks, il quale
sussultò: si era completamente dimenticato di aver lasciato
il proprio alter ego a combattere contro Algid.
Alzò
di scatto gli occhi verso il cielo, stringendo la mano
sinistra in un pugno. La sua controparte del futuro si era trasformata
in super saiyan, e stava cercando di difendersi dai ripetuti attacchi
dell’alieno.
Trunks
credette di provare pietà nei suoi confronti,
perché probabilmente si era ritrovato scagliato
lì senza avere la minima percezione di quanto stava
succedendo. Forse non aveva capito dove si trovava, forse sì
ma non riusciva a spiegarsi né il come né il
perché.
Trunks si
alzò in piedi, stringendo i pugni.
Fece per
darsi la spinta per alzarsi in volo, ma un pensiero improvviso
lo bloccò. Perché mai avrebbe dovuto aiutare quel
ragazzo? In fondo era colpa sua se Algid aveva rapito Bra.
Poi,
però, l’alieno colpì il giovane
con una testata, e Trunks trasalì nuovamente
nell’udire l’esclamazione di sorpresa e dolore del
proprio alter ego.
No…
Ciò che era successo non era colpa di quel
ragazzo.
In un modo
o nell’altro, Freezer era da eliminare. E se
proprio occorreva cercare un colpevole per quel che Algid aveva fatto a
Bra, quello non poteva essere che lui, perché aveva lasciato
da sola la sua sorellina.
Riabbassò
gli occhi sulla bambina.
Sentiva di
dover aiutare il proprio sostituto, ma allo stesso tempo la
paura gli strisciava sin dentro le ossa al pensiero che Algid, per
allontanarlo, potesse nuovamente prendersela con Bra.
Si
guardò attorno febbrilmente, alla ricerca di un posto o
di un nascondiglio relativamente sicuro… E gli
sembrò di sentirsi morire quando capì che
l’unica cosa vagamente somigliante ad un rifugio era una
casetta di legno accanto ad uno scivolo.
Quella casetta di
legno.
Le aure che
si scontravano al di sopra della sua testa gli ricordavano
che non c’era tempo: che doveva sbrigarsi e in fretta.
Stringendo
la mascella, si chinò su Bra e, più
delicatamente che poteva, le infilò le mani sotto le
ascelle, in maniera tale da poterla sollevare senza stringerla troppo a
sé.
Per evitare
di spaventarla, la tenne distante dal proprio petto. Bra lo
fissava con gli occhi sgranati, e teneva le ginocchia piegate, come se
tutto il suo corpo volesse rannicchiarsi per difendersi dal mondo
esterno.
Trunks la
sentì tremare di nuovo, e sentì il
bisogno – così acuto da essere quasi un male
fisico – di parlarle, di tentare di darle un conforto.
«Bra» iniziò, «piccola,
ascolta. Io ti voglio riportare a casa, e ti ci
riporterò». Iniziò a muoversi, con
lentezza, sempre tenendola come un cucciolo impaurito. «Ma
prima devo sconfiggere Algid… E perché io possa
riuscirci» aggiunse, sentendosi la gola dura e secca,
«tu devi essere al sicuro».
Era
arrivato di fronte alla casetta, e gli sembrava di avere la testa
sul punto di esplodere.
Con le
braccia che tremavano, si chinò in avanti per
poggiare la sorellina lì dentro… Bra
girò la testa, e Trunks vide la consapevolezza e la paura
passare nei suoi occhi azzurri… Poi, in maniera del tutto
inaspettata, la bambina allungò le mani verso di lui e si
aggrappò alla sua maglia, stringendola forte, e intanto lo
guardava dritto in faccia.
«Bra…
no… giuro che…
è diverso… no…
Io…» mormorò Trunks, confusamente.
Sentendosi straziare dentro, cercò di aprire le dita della
bambina per costringerla a lasciare la presa su di lui, ma i suoi gesti
erano incredibilmente deboli.
Bra non lo
fissava più, ma continuava testardamente a
tentare di serrare di nuovo le mani sulla maglia del fratello.
«Bra…
non è come credi… io
ti voglio bene… tornerò a
prenderti…»
Il ragazzo
non riusciva nemmeno più a dare un senso alle
parole frammentate che gli uscivano dalle labbra. Senza alcun
preavviso, sentì che qualcosa di bagnato gli stava scorrendo
sulle guance; era lacerato: solo qualche momento prima aveva desiderato
come non mai che Bra riuscisse ad accettarlo di nuovo, e adesso che la
bambina manifestava di voler rimanere accanto a lui era costretto a
staccarla da sé… E farlo non gli
sembrò meno doloroso dello strapparsi la carne dalle ossa, o
addirittura il cuore dal petto.
Gli
sembrò qualcosa contro natura, qualcosa simile ad un
suicidio.
La spalla
destra gli faceva un male tremendo, ma alla fine
riuscì a staccare Bra da sé, per quanto lei,
senza emettere nemmeno un suono, tentasse di tenersi aggrappata a lui,
e la appoggiò laddove l’aveva abbandonata tre anni
prima.
«Non
muoverti da qui» le disse, con voce malferma,
nel bisogno di accertarsi che la bambina non si ponesse di nuovo come
un facile bersaglio per Algid. «Io torno a prenderti, e
andremo a casa» proseguì, sentendo le proprie
parole spezzate e il proprio respiro irregolare.
Quasi
incespicando, come se i suoi piedi avessero dimenticato come
camminare, indietreggiò di qualche passo…
«Io non mi sono mossa».
La voce di
Bra gli arrivò chiara alle orecchie. Era la prima
volta che la sentiva parlare, quel giorno.
La bambina
lo guardava, e a Trunks parve che nel suo tono ci fosse
quasi una gemito impaurito, un lamento inconsolabile.
Il ragazzo
si sentì invadere dall’atavico terrore
dell’animale braccato.
«Questa…
Questa volta tocca a me rispettare la mia
parte di promessa» trovò la forza di dirle, con
gli occhi che bruciavano. «Questa volta…
è solo un posto dove non ti farai niente».
Bra non
disse nulla.
Era
lì, in una casetta di legno per bambini, ma somigliava a
tutto meno che ad una piccola che si diverte. Era lì, con
dei vestiti troppo piccoli per lei, e guardava suo fratello.
In quanto a
Trunks, fece ciò che si era ripromesso di non
fare più finché avrebbe avuto vita.
Distolse lo
sguardo da lei e le voltò le spalle.
Spazio Autrice:
Troppa roba, troppa roba xD
Sul serio, questo capitolo è stato un lavoraccio.
Da una parte la comparsa di Mirai no Trunks, dall’altra la
scena tra Trunks e Bra… Spero di essere riuscita ad
equilibrarle per bene, senza mettere in disparte il ragazzo del futuro!
Per limitare la confusione, chiamo Trunks solo quello del presente,
mentre a quello del futuro do vari appellativi…
La frase di Trunks, “Non muoverti da qui”, richiama
quello che aveva detto a sua sorella quando l’ha lasciata nel
parco all’inizio della storia.
Mmm, okay, sarà meglio chiuderla qui e lasciare a voi la
parola U.U
A mercoledì 26 Ottobre!
P. S. Sto riscrivendo un po’ i primi capitoli (la revisione
è arrivata sin dove il testo è in Arial,
le parti in Times New Roman non le ho ancora riguardate U.U),
perché in certi punti la scorrevolezza mi sembra un
po’ carente… Ma non preoccupatevi, il senso della
storia non cambia, non dovete rileggere tutto xD
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