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Autore: 9Pepe4    12/10/2011    7 recensioni
In un eccesso di insofferenza nei riguardi della sorellina, Trunks compie uno sbaglio che rimpiangerà amaramente.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bra, Trunks
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 15 – Dove nessuno si fa male

Trunks, inginocchiato e con una mano premuta contro il terreno per potersi rialzare rapidamente, tirò un sospiro di sollievo.
Bra si stava guardando attorno, con movimenti timorosi, e sembrava star bene.
Per un momento, al saiyan mezzosangue importò solo quello. Ma nell’istante successivo, voltò di scatto il viso verso Algid, così velocemente che i capelli gli frustarono la faccia.
Sorpreso, il ragazzo vide che l’alieno non si stava preparando ad attaccarlo, anzi, sembrava essersi completamente dimenticato di lui. Nella frazione di secondo in cui si domandò a cosa fosse dovuto quell’atteggiamento, Trunks percepì una nuova aura che lo fece rabbrividire e, rendendosi conto che era proprio il possessore di quella forza spirituale a distrarre Algid, seguì meccanicamente lo sguardo dell’alieno verso l’alto…
E sgranò gli occhi, mentre il respiro gli si bloccava in gola per un istante.
Trunks sapeva qual era il suo aspetto, lo sapeva grazie agli specchi e alle fotografie, grazie ai riflessi sbiaditi che rimandavano le superfici trasparenti. Al contempo, però, conosceva molto meglio le sembianze di chi gli stava attorno: i visi degli altri poteva rimirarli da più angolazioni, ed aveva più modo di trascorrere un tempo maggiore a scrutare coloro che lo circondavano che non a esaminare se stesso.
Eppure, quando vide il giovane che, come apparso dal nulla, restava fermo a mezz’aria, si sentì scuotere fin dal profondo.
Perché quel ragazzo era uguale a lui.
Non si trattava di una somiglianza leggera, né di una somiglianza forte. Erano identici, e Trunks dovette impiegare qualche istante prima di accorgersi di essersi immobilizzato a fissarlo con aria stranita.
A quel punto, riuscì a serrare le labbra che aveva schiuso quasi senza rendersene conto e a deglutire, e gli parve che a quel gesto la sua mente riprendesse a lavorare.
Improvvisamente, tutti – o quasi – i tasselli del puzzle si incastrarono l’uno con l’altro. Quel ragazzo uguale a lui era il Trunks proveniente dal futuro di un’altra dimensione. Era lui che aveva eliminato Freezer, scatenando il rancore di Algid. Era a lui che appartenevano i ricordi che l’alieno aveva utilizzato per cercare di destabilizzarlo durante il combattimento.
L’unico dubbio che gli rimaneva era come avesse fatto ad apparire in quel luogo.
Nel momento stesso in cui Trunks realizzò chi era quel giovane, questi abbassò lo sguardo, con aria interrogativa, e i loro occhi si incrociarono.
Trunks lo vide spalancare gli occhi e assumere l’espressione di chi non crede a ciò che vede, e un istante dopo aggrottare la fronte e schiudere le labbra come a voler domandare qualcosa.
“Questa è la situazione più assurda in cui mi sia mai trovato” fu il primo pensiero coerente di Trunks.
Prima che l’altro giovane potesse dire alcunché, entrambi furono distratti dalla vampata di energia che esplose a livello del terreno.
Trunks distolse lo sguardo dal suo alter ego, irrigidendo la mascella e assumendo un’espressione allertata, ed ebbe la vaga percezione del fatto che anche quel ragazzo là in alto si era girato di scatto a guardare nella stessa direzione.
Ciò che aveva catalizzato i loro sguardi era Algid, il quale, raccolta la propria energia, sembrava più che intenzionato a scagliarsi contro il nuovo arrivato.
Trunks vide l’alieno scattare in volo verso il giovane sconosciuto, vide che il ragazzo, nonostante con ogni probabilità non ci stesse capendo niente, si metteva in posizione di difesa con un’esclamazione soffocata, e allora si alzò in piedi con un ringhio di rabbia, sollevandosi da terra.
«Tu!» ruggì Algid, e la sua rabbia parve vibrare ed esplodere in quell’unica parola.
Se aveva creduto che tutto l’odio dell’alieno potesse essersi riversato su di lui, Trunks si sbagliava. Lo capì in quel momento, notando che l’aggressività di Algid nel raggiungere il ragazzo appena comparso era ben più grande di quella che aveva dimostrato nei suoi confronti.
Per di più, quel recente arrivo sembrava aver distolto totalmente l’alieno da lui.
Quasi senza accorgersene, Trunks digrignò i denti, aumentando la propria velocità.
Algid poteva anche essersi completamente dimenticato di lui, ma lui non poteva dimenticare ciò che l’alieno gli aveva fatto, né tanto meno perdonargli quel che aveva fatto a Bra.
Il suo avversario, però, aveva un vantaggio notevole su di lui, e Trunks non era riuscito a riempire nemmeno la metà della distanza tra loro che Algid aveva attaccato il ragazzo del futuro, il quale, preso alla sprovvista, venne colpito di striscio da una sfera d’energia.
«Chi sei tu?» urlò a pieni polmoni, e persino lontano com’era Trunks sentì un brivido nell’udire quella voce, così identica alla propria.
«Sono un soldato al servizio di Freezer» esclamò in risposta Algid, con voce stridente a causa della rabbia. Si era fermato, e squadrava malevolo il giovane che gli stava davanti.
Questi sgranò gli occhi. «Freezer è morto!» disse, con una punta di durezza nella voce.
Il gelo passò nello sguardo dell’alieno. «Esattamente» confermò. «L’hai ucciso tu».
Scagliò un pugno in direzione del ragazzo, ma lui lo bloccò per un soffio, afferrando la mano dell’alieno e gettandolo lontano da sé. Forse lo calcolò, forse invece non lo fece apposta, ma di fatto Algid venne scaraventato verso Trunks.
Il ragazzo era pronto, e colpì violentemente l’alieno, con tutte le proprie forze.
Algid, non appena riuscì a riprendersi, indirizzò una ginocchiata al giovane, evidentemente impaziente di tornare ad occuparsi dell’assassino del suo amato Freezer.
«Togliti di torno, moccioso!» ringhiò, sbuffando d’ira, quando Trunks evitò il suo colpo senza problemi.
«Non ci penso neanche!» ribatté il ragazzo, furibondo, concentrando l’aura, che guizzò potente prima di esplodere nell’oro del super saiyan.
Algid scoprì i denti in una smorfia di rabbia, poi tese fulmineo la mano verso il basso, e scagliò un’onda energetica proprio verso dove si trovava la piccola Bra. Trunks sentì il respiro bloccarsi nella propria gola, e un momento dopo si stava precipitando in picchiata verso il terreno, gli occhi che bruciavano per l’aria che gli soffiava in faccia… Bra stava guardando in alto, e nelle sue iridi blu sembrava riflettersi l’enorme sfera che si stava per abbattere su di lei…
Appena in tempo, il fratello riuscì a porsi tra la bambina e l’onda d’energia.
L’impatto fu così doloroso che gli sembrò che la pelle minacciasse di bruciare, gli parve che qualcuno cercasse di strappargli la carne dalle ossa… Ma alla fine il dolore scomparve, e Trunks si trovò quasi riverso a terra.
E, sotto di lui, un corpicino tiepido e infantile tremava.
Il giovane sussultò e si scostò di colpo da Bra. La bambina si tirò a sedere tra l’erba, e lo guardò con occhi azzurri colmi di qualcosa che Trunks non riusciva a decifrare.
«Stai… stai bene?» le domandò, con voce malferma.
Bra rimase zitta, ma infine mosse la testa, facendo un timido cenno di sì.
Trunks respirò di sollievo, e improvvisamente gli sembrò che il cuore stesse per esplodergli per il sollievo e a causa di un’emozione troppo grande per essere descritta.
Bra era lì. La sua piccola Bra era di fronte a lui, ed era viva, e stavano respirando la stessa aria, e per un istante lui aveva potuto percepire il suo calore sulla propria pelle.
Un momento dopo, sentì il sangue gocciolare lungo il suo braccio destro. Con una smorfia, portò immediatamente la mano sinistra sulla spalla lesa, e strinse i denti, mentre i capelli, tornati della loro tinta originaria, gli ricadevano sugli occhi.
Per un istante, non seppe spiegarsi come mai era tornato normale. Forse era per non sprecare energie che potessero aiutarlo a placare il dolore fisico, forse per il desiderio disperato che Bra, guardandolo, tornasse a riconoscerlo come il suo fratellone.
La bambina era ancora seduta, il respiro appena più veloce del consueto, e lo guardava con due occhi blu che sembravano ancora più grandi nel suo visino pallido e smagrito.
Trunks non osò accorciare lo spazio che c’era tra loro, temendo di spaventarla. Una parte di lui stava malissimo perché probabilmente sua sorella aveva paura di lui, ma l’altra provava solo il sollievo di averla vicino.
Schiuse le labbra, ma non riuscì ad emettere un solo suono.
Dopo tanto tempo trascorso a immaginare di cullarla tra le proprie braccia, di raccontarle tutto e anche quello che non le poteva interessare, di chiederle scusa dalla mattina alla sera in un milione di modi, adesso che si trovava di fronte a lei non aveva la più pallida idea di cosa dirle.
«Ti porto via da qui, Bra» sussurrò improvvisamente, d’impulso. «Non dovrai più preoccuparti. Nessuno ti farà più del male».
La bambina sembrò rannicchiarsi più strettamente, ma i suoi occhi non lasciarono il viso di Trunks. Lo studiava minuziosamente, in maniera non dissimile da quella in cui una giovane gazzella avrebbe potuto esaminare il più pericoloso dei suoi predatori.
«Io non volevo che succedesse tutto questo, Bra, ti giuro» le disse allora Trunks, con voce spezzata. «So che ti ho fatto male, e che ho fatto del male anche alla mamma e al papà, e a me stesso. Non sai quanto ho desiderato di poter tornare indietro, ma il passato non si può cambiare. Adesso, però, ho l’occasione di sistemare questo casino, e ho tutte le intenzioni di riportarti a casa».
La piccola non cambiò espressione, né si mosse.
In quel momento, un grido giunse alle orecchie di Trunks, il quale sussultò: si era completamente dimenticato di aver lasciato il proprio alter ego a combattere contro Algid.
Alzò di scatto gli occhi verso il cielo, stringendo la mano sinistra in un pugno. La sua controparte del futuro si era trasformata in super saiyan, e stava cercando di difendersi dai ripetuti attacchi dell’alieno.
Trunks credette di provare pietà nei suoi confronti, perché probabilmente si era ritrovato scagliato lì senza avere la minima percezione di quanto stava succedendo. Forse non aveva capito dove si trovava, forse sì ma non riusciva a spiegarsi né il come né il perché.
Trunks si alzò in piedi, stringendo i pugni.
Fece per darsi la spinta per alzarsi in volo, ma un pensiero improvviso lo bloccò. Perché mai avrebbe dovuto aiutare quel ragazzo? In fondo era colpa sua se Algid aveva rapito Bra.
Poi, però, l’alieno colpì il giovane con una testata, e Trunks trasalì nuovamente nell’udire l’esclamazione di sorpresa e dolore del proprio alter ego.
No… Ciò che era successo non era colpa di quel ragazzo.
In un modo o nell’altro, Freezer era da eliminare. E se proprio occorreva cercare un colpevole per quel che Algid aveva fatto a Bra, quello non poteva essere che lui, perché aveva lasciato da sola la sua sorellina.
Riabbassò gli occhi sulla bambina.
Sentiva di dover aiutare il proprio sostituto, ma allo stesso tempo la paura gli strisciava sin dentro le ossa al pensiero che Algid, per allontanarlo, potesse nuovamente prendersela con Bra.
Si guardò attorno febbrilmente, alla ricerca di un posto o di un nascondiglio relativamente sicuro… E gli sembrò di sentirsi morire quando capì che l’unica cosa vagamente somigliante ad un rifugio era una casetta di legno accanto ad uno scivolo.
Quella casetta di legno.
Le aure che si scontravano al di sopra della sua testa gli ricordavano che non c’era tempo: che doveva sbrigarsi e in fretta.
Stringendo la mascella, si chinò su Bra e, più delicatamente che poteva, le infilò le mani sotto le ascelle, in maniera tale da poterla sollevare senza stringerla troppo a sé.
Per evitare di spaventarla, la tenne distante dal proprio petto. Bra lo fissava con gli occhi sgranati, e teneva le ginocchia piegate, come se tutto il suo corpo volesse rannicchiarsi per difendersi dal mondo esterno.
Trunks la sentì tremare di nuovo, e sentì il bisogno – così acuto da essere quasi un male fisico – di parlarle, di tentare di darle un conforto. «Bra» iniziò, «piccola, ascolta. Io ti voglio riportare a casa, e ti ci riporterò». Iniziò a muoversi, con lentezza, sempre tenendola come un cucciolo impaurito. «Ma prima devo sconfiggere Algid… E perché io possa riuscirci» aggiunse, sentendosi la gola dura e secca, «tu devi essere al sicuro».
Era arrivato di fronte alla casetta, e gli sembrava di avere la testa sul punto di esplodere.
Con le braccia che tremavano, si chinò in avanti per poggiare la sorellina lì dentro… Bra girò la testa, e Trunks vide la consapevolezza e la paura passare nei suoi occhi azzurri… Poi, in maniera del tutto inaspettata, la bambina allungò le mani verso di lui e si aggrappò alla sua maglia, stringendola forte, e intanto lo guardava dritto in faccia.
«Bra… no… giuro che… è diverso… no… Io…» mormorò Trunks, confusamente. Sentendosi straziare dentro, cercò di aprire le dita della bambina per costringerla a lasciare la presa su di lui, ma i suoi gesti erano incredibilmente deboli.
Bra non lo fissava più, ma continuava testardamente a tentare di serrare di nuovo le mani sulla maglia del fratello.
«Bra… non è come credi… io ti voglio bene… tornerò a prenderti…»
Il ragazzo non riusciva nemmeno più a dare un senso alle parole frammentate che gli uscivano dalle labbra. Senza alcun preavviso, sentì che qualcosa di bagnato gli stava scorrendo sulle guance; era lacerato: solo qualche momento prima aveva desiderato come non mai che Bra riuscisse ad accettarlo di nuovo, e adesso che la bambina manifestava di voler rimanere accanto a lui era costretto a staccarla da sé… E farlo non gli sembrò meno doloroso dello strapparsi la carne dalle ossa, o addirittura il cuore dal petto.
Gli sembrò qualcosa contro natura, qualcosa simile ad un suicidio.
La spalla destra gli faceva un male tremendo, ma alla fine riuscì a staccare Bra da sé, per quanto lei, senza emettere nemmeno un suono, tentasse di tenersi aggrappata a lui, e la appoggiò laddove l’aveva abbandonata tre anni prima.
«Non muoverti da qui» le disse, con voce malferma, nel bisogno di accertarsi che la bambina non si ponesse di nuovo come un facile bersaglio per Algid. «Io torno a prenderti, e andremo a casa» proseguì, sentendo le proprie parole spezzate e il proprio respiro irregolare.
Quasi incespicando, come se i suoi piedi avessero dimenticato come camminare, indietreggiò di qualche passo…
«Io non mi sono mossa».
La voce di Bra gli arrivò chiara alle orecchie. Era la prima volta che la sentiva parlare, quel giorno.
La bambina lo guardava, e a Trunks parve che nel suo tono ci fosse quasi una gemito impaurito, un lamento inconsolabile.
Il ragazzo si sentì invadere dall’atavico terrore dell’animale braccato.
«Questa… Questa volta tocca a me rispettare la mia parte di promessa» trovò la forza di dirle, con gli occhi che bruciavano. «Questa volta… è solo un posto dove non ti farai niente».
Bra non disse nulla.
Era lì, in una casetta di legno per bambini, ma somigliava a tutto meno che ad una piccola che si diverte. Era lì, con dei vestiti troppo piccoli per lei, e guardava suo fratello.
In quanto a Trunks, fece ciò che si era ripromesso di non fare più finché avrebbe avuto vita.
Distolse lo sguardo da lei e le voltò le spalle.










Spazio Autrice:
Troppa roba, troppa roba xD
Sul serio, questo capitolo è stato un lavoraccio.
Da una parte la comparsa di Mirai no Trunks, dall’altra la scena tra Trunks e Bra… Spero di essere riuscita ad equilibrarle per bene, senza mettere in disparte il ragazzo del futuro!
Per limitare la confusione, chiamo Trunks solo quello del presente, mentre a quello del futuro do vari appellativi…
La frase di Trunks, “Non muoverti da qui”, richiama quello che aveva detto a sua sorella quando l’ha lasciata nel parco all’inizio della storia.
Mmm, okay, sarà meglio chiuderla qui e lasciare a voi la parola U.U
A mercoledì 26 Ottobre!
P. S. Sto riscrivendo un po’ i primi capitoli (la revisione è arrivata sin dove il testo è in Arial, le parti in Times New Roman non le ho ancora riguardate U.U), perché in certi punti la scorrevolezza mi sembra un po’ carente… Ma non preoccupatevi, il senso della storia non cambia, non dovete rileggere tutto xD
  
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