Capitolo 16 – Sodalizio
Per un attimo, credette che il cuore gli sarebbe
scoppiato.
O che, in
alternativa, la sua testa non avrebbe più saputo
contenere il dolore rimbombante tra le tempie, e sarebbe esplosa.
In ogni
caso, alla fine lui sarebbe finito in mille pezzi.
Invece,
contro ogni aspettativa, il suo corpo si muoveva come sempre,
ed era ancora integro quando piantò i piedi per terra e
strinse i pugni, trasformandosi in super saiyan. Evidentemente, era
solo la sua anima a sfaldarsi.
Spiccò
il volo, e non sentiva alcun danno fisico, se non la
spalla che gli doleva terribilmente.
Passò,
rapido e deciso, una mano sul proprio viso,
asciugando le tracce salate delle lacrime che gli avevano bagnato le
guance.
Algid e il
ragazzo del futuro stavano ancora combattendo.
Mentre si
avvicinava, Trunks notò con sollievo –
eppure gli sembrava ancora di avere il cuore pesante come un macigno
– che il suo alter ego sembrava più o meno illeso.
In effetti,
ciò che rendeva Algid un osso duro era la sua
indiscutibile rapidità e la sua capacità di
introdursi nella mente dell’avversario. Per il resto, non era
niente che un super saiyan non potesse tenere a bada.
Il giovane,
ben deciso a non cadere nuovamente nei tranelli mentali del
nemico, aveva appena finito di formulare quel pensiero, quando
notò con un certo allarme che la sua controparte proveniente
da una dimensione alternativa si era bloccata nel mezzo di un attacco.
Trunks
capì che probabilmente Algid gli aveva fatto rivivere
qualche sgradevole ricordo; senza accorgersene, strinse a pugno le
proprie mani, aumentando la velocità.
Se davvero
le memorie con cui l’alieno lo aveva disorientato
appartenevano a quel ragazzo identico a lui, allora non c’era
da stupirsi che rivivendole egli ne fosse disorientato.
Dentro a
quei ricordi c’era abbastanza sofferenza per
stordire chiunque – Trunks ne sapeva qualcosa.
«Lascialo
in pace, Algid!» si sentì
urlare, con voce tremante di rabbia repressa, non appena giunse alle
spalle dell’alieno.
Quest’ultimo
si girò di scatto, digrignando i
denti, ma Trunks non gli diede tempo di attaccarlo: lo colpì
violentemente, ma il movimento gli diede uno strappo alla spalla destra
e gli strappò una smorfia di dolore.
Distratto
dalla fitta, si accorse all’ultimo momento del
pugno che stava arrivando verso il suo viso, ma dall’altra
parte il suo alter ego si era riscosso, e si era prontamente slanciato
in avanti per colpire Algid con un calcio a piè pari.
L’alieno
precipitò vertiginosamente verso il
suolo, andando a schiantarsi a terra.
Trunks
trasse un paio di respiri affannosi… Alzò
lo sguardo, incrociando quello del ragazzo che gli stava davanti.
Questi lo fissava con aria quasi stupita, come chi si ritrova innanzi
il proprio riflesso e non riesce a capacitarsi di come abbia fatto ad
uscire dallo specchio.
«Tu
sei Trunks?» domandò infine.
Il giovane
annuì rapidamente, gli occhi puntati verso Algid,
il quale si stava rialzando a fatica. «Sì, ma
credo sia meglio rimandare a dopo le spiegazioni».
Con la coda
dell’occhio, notò il suo alter ego
annuire.
Trovava
strano vedere se stesso da una simile angolazione. Se non
avesse avuto il cuore dolente per essere stato nuovamente costretto a
lasciare Bra da parte, lo avrebbe trovato impressionante.
In quel
momento, con un boato assordante, Algid si sollevò
dal suolo, tornando verso i due ragazzi ad una velocità
sorprendente. Trunks si irrigidì in posizione
d’attacco, ma di nuovo l’alieno pareva interessato
soltanto all’altro guerriero, tanto che urlò:
«Tu stanne fuori, ragazzino! Non c’entri niente in
questa storia!»
Trunks
sentì il proprio sangue ribollire nelle vene e
risalirgli sino al volto, incendiandogli le guance. «Sei
stato tu a trascinarmi dentro questa faccenda!»
gridò di rimando, furiosamente. «Dopo tutto quello
che ci hai fatto passare, dopo tutto il male che hai fatto a Bra,
questa storia mi riguarda eccome!»
Algid si
spostò in modo da tenersi a debita distanza dai due
saiyan, e gettò all’indietro lo sguardo per dare
una rapida occhiata verso il basso. Trunks capì che
l’alieno stava cercando di individuare Bra, e la rabbia gli
avvelenò il respiro.
«I
tuoi avversari sono qui, vigliacco!» esplose,
con voce terribile.
Senza
attendere oltre, anche per la paura che il mostro potesse trovare
sua sorella, gli si scagliò addosso, colpendolo
violentemente.
Il tempo di
un istante, e il ritmo della lotta si era già
fatto serrato.
Algid
cercava ancora di scagliargli addosso dei ricordi spiacevoli, ma
Trunks ormai poteva dire di averci fatto l’abitudine. Ormai
era ben ancorato al presente ed aveva tutte le intenzioni di non farsi
più distrarre e ferire in quel modo…
L’alieno gli fece arrivare una gomitata in pieno volto,
quindi sgusciò via per aggredire l’altro ragazzo.
Quest’ultimo
non si fece cogliere impreparato, ma quando
Algid lo assalì con uno dei suoi attacchi mentali non
poté fare a meno di allontanarsi appena
dall’avversario, scrollando il capo con espressione sgomenta,
e l’alieno ne approfittò per colpirlo con forza
allo stomaco.
Cosa poteva
avergli mostrato?
Una fila di
cadaveri ammassati sulle strade di una città
rasa al suolo?
Il corpo di
Gohan riverso a terra, privo di vita?
Trunks non
perse tempo a tirare ad indovinare, intromettendosi nel
duello prima che Algid potesse attaccare nuovamente il suo alter ego.
Il giovane
si accanì con furia contro quel nemico che gli
aveva portato via Bra per tanto tempo, con tutta l’ira che
poteva provare al di là della propria disperazione.
Quando
Bulma si svegliò, prima ancora di aprire le palpebre,
fu invasa dalla consapevolezza di aver perso la sua bambina.
Non
c’era freddo, eppure la donna si sentì
rabbrividire, e la sua mano destra si strinse convulsamente attorno al
lenzuolo che la copriva. Era un gelo che le era strisciato sin dentro
le ossa, così come la stanchezza che sembrava avvolgerla
come una nebbia soffocante.
Eccolo, un
altro giorno che cominciava, e a Bulma sembrò di
trattenere il respiro quando si mise a sedere, aprendo gli occhi e
lasciando che le coperte le ricadessero in grembo.
Il sole
invadeva la stanza e la donna dovette schermarsi il volto con
un braccio.
Fu a quel
punto che notò Vegeta, in piedi davanti alla
finestra. Il saiyan era immobile e non si girò verso di lei,
così Bulma si lasciò scivolare fuori dal letto,
infilando i piedi nudi nelle proprie pantofole.
Gli si
avvicinò lentamente.
Quando
giunse di fianco a lui, non disse nulla, ma studiò il
suo profilo accigliato, i suoi occhi di pece concentrati su qualcosa al
di là del vetro, quindi allungò una mano per
sfiorargli appena il braccio.
A quel
punto, Vegeta si girò verso di lei.
«A
cosa stai pensando?» sussurrò la
donna.
Per un
istante, il saiyan parve rimuginare su qualcosa. «Non
percepisco l’aura di Trunks» disse infine.
Bulma
sbatté le palpebre. «Come?»
domandò, mentre una sgradevole sensazione si faceva strada
nel suo petto.
Qualcosa
balenò negli occhi di Vegeta. «Ho dato
un’occhiata alla sua stanza, e non si trova
lì».
La donna
guardò con agitazione verso la porta della stanza,
e Vegeta chiuse saldamente la propria mano attorno al polso di lei per
costringerla a calmarsi.
«Avrà
azzerato la sua aura, uscendo»
affermò quindi.
Bulma si
morse il labbro. «Vorrà stare da
solo…» mormorò, mentre il suo stomaco
si chiudeva dolorosamente.
Vegeta non
replicò, ma le lasciò il polso e
tornò a girarsi verso la finestra.
Bulma lo
fissò in silenzio. La luce feriva gli occhi del
saiyan, eppure lui non accennava nemmeno ad abbassare lo sguardo.
«Vegeta»
esordì la donna, dopo qualche
istante, con voce instabile. «Tu… Tu credi che
avrai una fine, tutto questo?»
Lui si
girò a scrutarla.
«Voglio
dire, so che le cose non potranno mai
tornare come
prima» proseguì Bulma, mentre il ricordo di Bra,
della sua bambina, le arpionava lo stomaco. «Ma questa storia
potrà mai concludersi? Quest’agonia, perlomeno,
potrà mai terminare?»
Vegeta la
fissò intensamente, pur senza parlare.
Bulma era
forte. La era sempre stata, anche se a volte in maniera
isterica e nevrotica, ed era una delle cose di lei che lo avevano
colpito per prime.
Lei era
coraggiosa. Si spezzava, certo, ma trovava sempre il modo di
rialzarsi e andare avanti.
Il non
sapere, però, la stava distruggendo – li
stava distruggendo tutti e tre, alla fine dei conti.
«Non
lo so» le rispose, tornando a guardare il sole.
Senza dire
nulla, Bulma infilò la propria mano in quella del
compagno. Lui non la sottrasse, e lasciò che le dita della
sua donna si intrecciassero alle sue.
Spazio Autrice:
Okay, quasi mi vergogno a presentarmi con questo.
Un capitolo un
po’ corto che probabilmente non è nemmeno un
granché.
Nonostante siano una delle mie coppie preferite di Dragonball
(probabilmente la preferita insieme alla
Marron/Trunks), non ho mai
scritto molto su Vegeta e Bulma, perciò spero di non aver
fatto gaffe!
A proposito, Vegeta non sente l’aura di Trunks
perché Algid sta nascondendo le forze spirituali di chi gli
sta attorno affinché nessuno intervenga nel
duello…
Che posso dire?
Be’, vi do appuntamento al 25 Novembre
(sì,
così avanti T.T Vi prego, non fucilatemi).
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