Ed ecco un altro
capitolo in cui ho cercato di
alternare momenti seri e momenti allegri. Come sempre ringrazio Edian
(quel
vecchiaccio di Aramis) che mi ha ascoltato mentre betavamo il capitolo.
VECCHIACCIO e.e
Ora i
ringraziamenti ai miei recensori che mi
rendono sempre felice e anche ai lettori anonimi che insomma un piccolo
commento potrebbero lasciarlo no?
Grazie mille a:
Ely_Scorpioncina; erol89; baileyzabini90;
Shannara_810; Edian
DI
BRACCIALETTI E OCHE
George non
sentiva nulla a parte la paura. Cercò
nuovamente il battito del collega, e questa volta fu sicuro di
percepire
qualcosa. “Stanno per arrivare i soccorsi.
Coraggio.”
E
miracolosamente fu proprio così. I fari
dell’ambulanza
sbucarono da dietro l’angolo
e, subito
dopo, arrivò anche l’auto di Agraivane. I due
veicoli si fermarono, uno da una
parte e uno dall’altra. Le portiere si spalancarono
all’unisono e i gli uomini
corsero nel fascio di luce dei fari.
Agraivane era
sulla cinquantina, alto e massiccio,
indossava pantaloni neri e una giacca elegante del medesimo colore.
L’uomo si
tolse i guanti in pelle firmati Valentino e si avvicinò a
George con
espressione livida sul volto.
“Che
cosa è successo?” domandò in fretta con
voce
roca lanciando un’occhiata ai paramedici che si apprestavano
a trasportare il
ferito su una lettiga.
“Sono
arrivato pochi minuti dopo Tom e l’ho trovato
a terra con la nuca sanguinante, il camion a terra e una Honda rossa
che
sfrecciava via a tutta velocità, ma non sono riuscito a
prendere la targa.” Esclamò
questi torturandosi le mani grassocce sudate, causando solo fastidio
nel suo
superiore che lo colpì alla gota con violenza, facendolo
barcollare
pericolosamente.
“L’hanno
presa?” chiese estraendo dalla tasca del
completo un blackberry nero lucido.
George
deglutì ed annuì senza riuscire a spiccicare
parola, mentre l’ambulanza si allontanava spedita lungo la
strada.
Agraivane
sorrise digitando un numero e con la mano
alzata fece segno a due uomini di uscire dall’auto, dando le
spalle al
malcapitato che iniziò a parlare sconnessamente, mormorando
suppliche,
preghiere.
“Un
lavoro pulito mi raccomando” disse l’uomo
pacatamente rientrando nella sua Mercedes e partendo alla volta del suo
ufficio, lasciandosi dietro le urla del grassone e poi uno sparo.
“Sei
il migliore no?” proferì
Agraivane con voce dura “trova quella
valigetta e uccidi chiunque si metta in mezzo. Il braccialetto va
ritrovato.”
“E’
ridicolo” disse per l’ennesima volta
Lancillotto, buttando sul tavolo l’ennesimo libro
incriminato. “Perché non puoi
chiedere a Morgana?” ripeté nuovamente sporgendo
la testa oltre lo scaffale
della piccola biblioteca comunale del quartiere.
Arthur si morse
il labbro e guardò il suo ora
irritante migliore amico negli occhi con l’impulso di
ucciderlo o neutralizzarlo
a furia di librate in testa, ma poi l’immagine di una Gwen
arrabbiata per la
prematura dipartita del fidanzato lo fece desistere e decise che
l’arma
migliore contro Lance era il silenzio.
“Arthur,
Arthur, Arthur perché non possiamo chiedere
semplicemente a Morgana” chiese ancora con un sorrisetto sul
volto, subito
cancellato dal passaggio di un gruppo di giovani che leggendo il titolo
del
libro che aveva in mano ridacchiarono occhieggiando lui ed il biondo
asino,
facendolo vergognare per aver acconsentito ad aiutarlo in una così
imbarazzante ricerca.
“Arthur”
pigolò ancora lamentoso, facendo sbuffare
il principe che gli si avvicinò colpendolo in testa con una
copia alquanto
voluminosa di ‘anatomia umana’.
“Non
chiederò mai a Morgana va bene? Inizierebbe ad
osservarmi con quel sorriso da ‘lo
sapevo
che eri gay’ per poi ridere sguaiatamente
prendendomi in giro per la mia
non esperienza in questo campo, nonché riferirebbe a baby le
mie buone”
Lancillotto inarcò un sopracciglio “le mie
intenzioni e la mia appunto mancata
esperienza in materia omosessuale” finì
sbrigativo, per poi osservare in alto
sullo scaffale e sorridere “TROVATO!”
Il moro
alzò le mani al cielo
“Graçias” esclamò
venendo nuovamente colpito alla nuca dal suo migliore amico.
“Smettila
di fare l’immigrato” disse scherzoso il
biondo ricevendo un’occhiataccia da Lance che
borbottò qualcosa sul fatto che
non era colpa sua se la sua mamma, che riposi in pace, era spagnola e
lo aveva
cresciuto per i primi dodici anni nella sua terra natia, per poi
seguire il
padre in Inghilterra.
“Allora?
Possiamo andarcene?” chiese seguendo Arthur
fino al loro incriminato tavolo e sedervisi guardandosi attorno per
controllare
che non entrassero Gwen o Morgana, assidue frequentatrici della
biblioteca.
“Non
ancora, fammi prendere appunti” rispose
sottovoce il principe tirando fuori da una tracolla una biro ed un
piccolo
quaderno, suscitando un attacco di risa soffocate del suo amico, che
sì …
avrebbe ucciso una volta uscito da lì. “Quanto sei
sfigato … quando
farete sesso cosa farai? Sbirci i tuoi
appunti?”.
Arthur lo
fulminò con lo sguardo tirandogli i corti
capelli scuri “taci Lance o deciderò di fare
pratica su di te, prima che su
baby … ci siamo capiti?” ringhiò
facendo impallidire lo spagnolo notevolmente,
non troppo felice all’idea che il suo deretano fosse usato in
via sperimentale.
“Allora
… il libro dice che si deve partire con i
preliminari, bisogna far rilassare il partner”
mormorò scrivendo sulla pagina
bianca del suo nuovo quaderno comprato quella stessa mattina per
l’occasione.
“Beh
… i preliminari li conosciamo tutti no? Baci,
carezze e beh invece che … lo … hai capito
no?!” borbottò Lance rosso in viso,
un rossore che trasmise anche all’amico che annuì,
dando per scontato l’argomento
‘preliminari’.
“Secondo
punto … dopo averlo fatto eccitare bisogna
prepararlo” lesse Arthur lanciando un’occhiata
interrogativa a Lancillotto. “Devi
cucinarlo?” chiese divertito il moretto facendo ridacchiare
l’altro. “No …
penso lo si debba preparare laggiù per … per
abituarlo alle mie considerevoli
dimensioni” replicò fiero il biondo.
Lo spagnolo non
rispose a quell’ultima idiozia. “Penso
sia un po’ come per le vergini … credo tu debba
usare un lubrificante, per
preparalo al meglio no?”.
Arthur lo
guardò e fece avanzare un braccio,
battendo il cinque contro il palmo dell’amico. “Sei
un genio! Ma c’è solo un
problema … i lubrificanti costano troppo e Morgana vedendone
uno si insospettirebbe
…” Lance annuì e fece poi spallucce
“il lubrificante per le auto?” il biondo
fece una faccia pensierosa prima di annuire come aveva fatto prima il
moro “Credo
vada più che bene, infondo deve solo facilitare
l’entrata no?” chiese ricevendo
un cenno d’assenso dal compagno.
“Beh
allora non è così difficile … devo
farlo
eccitare, toccarlo un po’ e poi entrargli dietro”
esclamò infine chiudendo il
suo quaderno “un gioco da ragazzi”.
“Un
gioco da ragazzi se baby decidesse di venire a
letto con te” replicò Lance alzandosi dalla sedia
che cigolò sotto il suo peso.
“E’
solo timido. Probabilmente è un vergine e ha
paura.” Rispose Arthur seguendo l’esempio dello
spagnolo uscendo dalla
biblioteca a passo svelto. “Ma se davvero non fosse
interessato a te?” chiese
Lancillotto facendo fermare di botto il biondo che lo guardò
negli occhi serio “allora
lo stuprerò” replicò gelido facendo
sgranare gli occhi al moro amico che nello
scendere i gradini quasi non rotolò a terra. “Stai
scherzando spero!” esclamò
sempre questi, suscitando le risa del principe. “Ovvio! Poi
baby mi vuole! Ne
sono sicuro!”.
Lancillotto
sorrise appena e lo sperò tanto per
baby, perché Arthur non era sicuramente un tipo prevedibile
e un rifiuto non lo
digeriva bene quel principe viziato.
Per una buona
parte della mattinata, Merlino rimase
sulle spine. Si voltava al minimo rumore proveniente da fuori.
Il padre,
Belinor, aveva annunciato la sua visita
quella stessa mattina e come sempre Merlino era rigido come una corda
di
violino.
“I
tuoi voti sono alti” Freya gli carezzò la zazzera
corvina “non hai nulla di cui preoccuparti”
finì la ragazza con un sorriso
dolce.
Il ragazzo si
girò verso lei ed annuì debolmente “lo
so … ma se venisse a sapere di ieri notte? Se avesse
installato un GPS nella
mia auto?” mormorò terrorizzato memore ancora
dell’esemplare punizione ricevuta
quando il primo anno alla Westmister aveva saltato scuola per andare
alla
mostra d’auto da corsa in centro Londra.
Freya gli
strinse la mano “non può venirlo a sapere
ok? Comportati come se non fosse accaduto nulla e se lo sapesse beh lo
noterai
dal suo sguardo furioso”.
Lui
sospirò pesantemente prima che la campanella
suonasse e nell’aula comparisse la figura imponente del padre
vestito con il
solito completo Armani. I capelli corti con qualche striatura di grigio
gli
donavano un fascino maschio a cui la maggior parte delle segretarie
avevano
ceduto più di una volta scatenando le ire domestiche della
madre non più nel
fiore degli anni ma pur sempre una bella donna.
Merlino si
alzò di scatto dalla sedia, seguito dalla
migliore amica e si diresse davanti al genitore che accompagnato da
… guardò la
bionda, probabilmente una nuova amante, lo squadrava severo.
“Padre
è un piacere vedervi” disse serio, mentre
Freya sorrideva allegra al suo fianco a suo agio in quelle situazioni
semi-formali.
“Figlio”
fece una lunga pausa agitando la mano verso
la Barbie con aria annoiata “i tuoi voti come sempre sono
sorprendenti e noto
con piacere che tu e la dolce Freya siete sempre più
affiatati.” Prese dalle
mani della giovane donna una scatola allungata in velluto blu mare e la
porse
al figlio che si stupì di quel … regalo?
“Padre
a cosa devo un vostro presente?” chiese
aprendo l’astuccetto rimanendone sbalordito.
All’interno vi era un bracciale in
oro bianco con delle piccole decorazioni tribali. Un bracciale davvero
semplice
e di buon gusto.
Belinor sorrise
“è un oggetto davvero prezioso e
voglio che lo tenga tu. Sei l’unico di cui mi possa fidare
Merlino.” Il moretto
slargò i suoi occhi blu ed annuì facendosi
aiutare dall’amica a metterselo. Non
avrebbe deluso il padre.
“Sono
felice che tu abbia compreso. Non
perderlo mai di vista e non perderlo”
aggiunse duramente “Cindy è ora di
andare” disse alla segretaria che sorrise ai
due giovani seguendo ancheggiante il suo capo e amante.
Quando Belinor
si allontanò Merlino guardò Freya ed
entrambi scoppiarono a ridere sollevati. “Allora stasera
dovremo vegliare fino
al tuo ritorno io e Gaius?” chiese la castana portandosi una
ciocca di capelli
dietro l’orecchio.
Il suo migliore
amico ghignò un poco e le passò un
braccio attorno alla spalla “Non penso proprio …
Gaius questa sera veglierà
solo, tu verrai con me!”. Freya lo guardò con
tanto d’occhi per poi tirargli un
coppino “NO. NO. NO. Non verrò con te da nessuna
parte!” esclamò lei
arrossendo. Merlino le scoccò un bacio sulla guancia in
fiamme “Morgana è
davvero una bella ragazza … perché non vuoi
conoscerla?” domandò gongolante.
Freya
chinò il capo “perché dovrei? Non
piacerei a
nessuno” buttò fuori irritata staccandosi dalla
presa del moro che le prese il
viso osservandola dritta negli occhi. “Sei la ragazza
più bella su cui io abbia
mai posato gli occhi e Morgana sarebbe solo fortunata se tu ti
interessassi a
lei. Basta Freya, sei bellissima e devi uscire da questo guscio. Non
vergognarti di ciò che sei” disse lasciando un
leggero sorriso dipinto sul
volto della ragazza che lo abbracciò di slancio per poi
tirargli un coppino e
ghignare a sua volta “verrò con te solo se ti
lascerai corteggiare da questo
principe, infondo entrambi dobbiamo uscire dal guscio no?”.
Merlino
sgranò gli occhi e si imbronciò
“Morgana è
intelligente, lui è un asino! Non puoi farmi
questo!” esclamò lamentoso
aggrappandosi alle gambe di Freya che gli carezzò i capelli
“mi spiace è la mia
condizione e se non lo farai chiamerò quel
…” lo guardò divertita “Leon
si
chiamava?” il moro si morse il labbro inferiore
“con cui hai avuto una
parentesi negli Stati Uniti … ti dice nulla
Boston?”.
“Stronza”
mormorò il ragazzo “è stato solo un
bacio
poi …” Freya gli tirò un pizzico
“ok un bacio parecchio spinto” finì
cercando
di tagliare corto.
“Un
bacio dal quale poi sei fuggito come un leprotto
impaurito?” disse lei ghignante e divertita da
quell’episodio in cui si era
visto un Merlino correre nella sua Suite a Boston con i pantaloni mezzi
slacciati ed il collo pieno di segni poco casti.
“Lascerò
che l’asino ci provi con me … ma non
rivangare più quella situazione …
perché io potrei ricordarti di quel Gwaine a
Vienna!” Freya ridacchiò “In
realtà, Merlino tesoro, quel Gwaine era stato
appresso a te non di sicuro a me!”.
MALEDIZIONE!
“Lasciamo
stare … usciamo dalla scuola alle sette
meno un quarto, nessun completo firmato ok? Ah! Mi chiamo
Jehtro.” Concluse velocemente
apprestandosi a cambiare aula. Era ora di chimica, pensarono sconsolati
all’unisono.
Johnny ansimava
forte. Aveva percorso di corsa circa
otto chilometri, secondo i suoi calcoli, lungo quella strada solitaria,
allontanandosi
dai suoi inseguitori. Era diretto a est, verso il Tamigi, dove avrebbe
trovato
un rifugio sicuro.
Si
asciugò con il braccio la fronte imperlata di
sudore, prima che una Jeep gli tagliasse la strada. L’uomo
tremò visibilmente e
si girò bloccato da un’altra auto.
Era in trappola.
Cercò una via di fuga e si mosse a
destra quando uno sparo alla spalla lo fece cadere a terra e un uomo
massiccio
gli posò il piede sulla ferita sanguinante facendolo urlare
dal dolore.
“Il
mio capo vuole sapere dov’è” disse
l’uomo
giocherellando con una pistola. Johnny sudò freddo e strinse
le labbra “Non lo so
non lo so” urlò quando una nuova pallottola si
piantò nella sua coscia.
“Dov’è?”
ripeté annoiato lasciando che la vittima
cominciasse a piangere e pregare per la sua patetica vita
“Dimmi dov’è e ti
risparmierò la vita”.
Johnny
singhiozzò “Jehtro” disse prima di bere
una
piccola fialetta di un liquido trasparente e lasciar sì che
i suoi occhi si
velassero di morte, lasciando sorpreso il suo carnefice.
“Che
cazzo …” esclamò guardando i suoi
colleghi. “Perc
… è inutile stare qui”
esclamò un uomo passandosi una mano fra i capelli
castani.
Il gigante
tirò un calcio al cadavere e fece cenno
agli altri di ripulire la scena. “Che cazzo vuol dire Jehtro,
Gwaine?” chiese
questi rimettendo la sua magnum nella
fondina in pelle.
“Lo
scopriremo ok? Se
no il capo ci fa un culo tanto” rispose con indifferenza
salendo sulla Jeep e
partendo alla volta della base.
La pizzeria era
gremita di gente e Arthur stava
accanto a Merlino con un sorriso idiota. Quando un’ora prima
il biondo gli
aveva chiesto nuovamente di uscire quest’ultimo aveva
accettato un po’ a fatica,
pentendosene subito alla faccia soddisfatta di quell’asino
che non faceva altro
che toccarlo in luoghi non proprio da toccare.
“Arthur
potresti, per favore, togliere la tua mano
dalla mia coscia” ringhiò il moretto scatenando le
risa del gruppo che
allegramente seguiva le loro piccole liti quasi fossero un telefilm.
“Baby
come sei pudico, una ragazza al posto tua
avrebbe avuto già una reazione alquanto … come
dire …” Lance rise “bagnata?”
suggerì facendo sospirare sconsolata Gwen che preferiva
chiacchierare con la
sua migliore amica e quella di Jethro.
“Si
dia il caso che non sono una ragazza e sia dia
il caso che se la tua mano si poserà nuovamente su una mia
parte anatomica
vicino alle mie grazie prenderò questa forchetta e la
renderò parte del tuo
tentacolo” lo minacciò con un sorriso a cui Arthur
rispose con un altro idiota.
“Sei
bellissimo anche quanto mi minacci sai? Mi vien
voglia di mangiarti baby!” rispose per nulla intimorito
mordendogli la guancia
liscia e pallida.
“Oh
per Dio perché gli ho detto sì!”
brontolò
indeciso se accopparlo ora o trascinarlo in bagno e gettare il corpo
nello
scarico.
Lancillotto gli
passò una mano sulla spalla “masochismo
amico mio, solo masochismo”.
Già,
era masochista, anche se doveva ammettere che
nonostante Arthur fosse un asino idiota, era anche divertente stare in
sua
compagnia, ma questo di certo non significava che iniziasse a provare
interesse
per una testa calda del genere.
“Allora,
Morgana … puoi smettere di flirtare con Freya
e dedicarti a noi poveri mortali?” chiese il biondo facendo
arrossire entrambe.
“Arthur
la tua idiozia non ha limiti e comunque
anche se la stessi corteggiando il mio metodo è
più funzionante del tuo
patetico tentativo di infilarti nelle mutande di Jehtro” gli
rispose a tono
lasciandolo senza parole “suvvia asinello placa le tue braghe
ballerine!”.
“MORGANA!”
urlò questi attirando l’attenzione della
pizzeria su di sé e soprattutto un paio di occhi celesti che
si piantarono su
di lui.
Una ragazza dai
lunghi capelli biondi si alzò dal
tavolo e si avvicinò al loro buttandosi fra le braccia del
principe che si
ritrovò due seni premuti sul viso.
“Arthur!”
la bionda si staccò di poco, facendosi
riconoscere dal biondo che sorrise a sua volta malizioso.
“Viviane!”
rispose lui dandole un bacio casto sulle
labbra “tesoro come stai?” le chiese scatenando
delle piccole risa in quell’oca
e lasciando basito Merlino.
Cioè
… prima ci provava con lui e poi faceva il
cascamorto con una bionda oca dal seno evidentemente rifatto?
Ma stava
scherzando!
“Oh
tesorino bene, mi sei mancato sai?” mormorò lei
passando l’indice lungo i pettorali prima che della birra
cadesse sulla testa
di Arthur facendo staccare la ragazza di scatto.
“Ora
smamma ragazzina” disse il moretto senza
pensarci, per poi pentirsene subito quando gli occhi
dell’asino furono su di
lui e non solo.
Viviane se ne
andò scocciata e Merlino si risedette
in silenzio per poi lanciare un’occhiataccia a quel somaro
maniaco traditore e
ora gongolante.
“Non
farti strane idee …” brontolò
incrociando le
braccia al petto prima che due labbra si posassero sul suo collo.
“Mi
piaci quando sei geloso!”
To be Continued
…
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