Con una dedica grossa così a Shari, la
mia Cabanela in quel di Lucca e... ever since, direi X3
Questa fanfic nasce da e omaggia i
nostri cosplay genderbent di Cabanela e Jowd, ma nella sua
forma
finale è la mia visione dei due in versione femminile scissa
da
quelli che sono i nostri costumi. La versione di Shari è qui ed è uno sfizio unico! :3
È la prima volta che provo
seriamente questo genere (Link non vale, lì il punto della
fic era “non cambia un fico secco” e
grazie tante...) e mi ci
sono divertita molto, spero che si trasmetta a chi vorrà
leggerla.
Due cose giusto per evitare confusioni
inutili durante la lettura: il “baby” tipico di
Cabanela mi
sembra molto maschile (financo maschilista, è un termine che
a me in
genere non piace, non fosse che lui lo usa indistintamente per Lynne
come per Sissel o Jowd), quindi ho tentato un equivalente. E il nome
di Alma ha un significato, come
tutti quelli dei personaggi di Ghost Trick, anzi due:
è un gioco
di parole su “Alma mater” e/o viene da...
Armageddon. Quindi la
versione maschile per me è Geddo!
Senza lasciare le loro mani
Eccola spuntare dal vicolo. Sette
minuti di ritardo. La sua ombra l'aveva preceduta nel viale,
dipingendo sul lastricato un grumo rialzato di ricci raro e raramente
inguardabile. L'antiquata permanente all'insù invecchiava di
un
decennio la faccia robusta e liscia della donna, rivelando tutti gli
anni che le rughe tardive faticavano a dimostrare. Raggiunse il
marciapiede opposto e imitò un saluto militare, reclinando
il capo
con un sorriso.
L'amica la attendeva al tavolino del
bar d'angolo da sette minuti e ventiquattro secondi, scomposta sulla
sedia come ad aspettare gli scatti lusinghieri di un servizio
fotografico (fuorché per la piccola batteria che aveva
organizzato
con piatti e posate da dolce). Sedeva avvolta in un trench vintage
bianco smagliante che valorizzava la sua abbronzatura, a sua volta
sottolineato dalla sobrietà degli accessori e dalle volute
rosse
dipinte dalla sciarpa aperta.
Era magnetica: sicura in tutto,
catturava lo sguardo nell'attesa costante di vederla mettere un piede
in fallo e cadere. Si trattava, in fondo, di una montatura,
artificiale come il suo caschetto castano tagliato col righello,
corto dietro, nuca scoperta, che richiedeva mezz'ora di lisciate ogni
mattina. Restava un mistero la precisione delle ciocche bianche che
le contornavano il viso: tinte per vezzo, probabilmente, ma non era
da escludere che perfino la vecchiaia avesse fatto una concessione
allo stile.
L'accrocchio di colori e movimenti
netti che era la detective Cabanela, con le forme asciutte e ossute,
i lineamenti severi del viso, la sicurezza marcata dei gesti, restava
un pugno nell'occhio al circondario che non lasciava spazio
all'indifferenza. A seconda dell'angolazione, la si sarebbe
paragonata a un dipinto di Mirò, a una cantante da bar anni
'30
senza la sigaretta in mano o a un ballerino gay.
Per contrasto (e sapeva fare altro che
non fosse contrasto?), l'ex-detective Jowd non aveva ancora deciso se
in vita sua voleva essere una colonna portante o non essere del tutto
e per il momento ricopriva con competenza entrambi i ruoli. La sua
figura riempiva la sedia con certezza giunonica, ma risultava
statuaria al punto da essere vuota come un bronzo. Era vacua
fuorché
in un'occhiata fugace a ricercare la certezza dell'amica. Si stava
perdendo. Lentamente, si stava perdendo.
“Lo smalto, darling.”
Rise e si
guardò le unghie, verde acceso come il giaccone.
“Cos'ha che non
va?”
“Da dooove iniziare...” Allungò i
gomiti sul tavolo,
appoggiando il mento sulle dita incrociate e scrutandola dal basso in
alto. “Forse da nessuna parte, visto come te la stai ridendo.
Lo
fai apposta, ammettilo.”
“E te ne accorgi dopo quanto, o
paragone di intuito investigativo?”
“Da quando ti conosco, darling.”
“Quello che prendi tu”, fece cenno
alla comparsa del cameriere.
“Per servirti, darling, ma se non ti
piace dillo subito, non farmelo scoprire dopo due mesi,
inteso?”
“Ah,
ma così non ti divertiresti più.”
Cabanela ordinò due drink e sprofondò
nella seggiolina, senza riuscire a mantenere il sorriso leggero
adatto al tira e molla affettuoso delle loro battute.
“Scusami se
non sono arrivata in tempo all'udienza. Ho sentito che ve la siete
cavata bene. Alla grande. Non ne dubitavo”,
sottolineò con un arco
del braccio, “la tua bambina è forte.”
“Scusa tu se non siamo venute alla
tua promozione.”
Cabanela spinse indietro la sedia e si
piegò in un inchino. “C'è seeempre
tempo per la prossima!”
“Ogni tanto mi chiedo se ho fatto la
scelta giusta.”
Rialzò la testa e squadrò Jowd di sottecchi.
“A lasciarmi il campo libero? Pessima, pessima
idea.”
“Sì,
anche”, concesse mentre l'amica si rimetteva a sedere.
“E a tutto
il tempo che mi lascia a casa. Niente di meglio di giornate intere in
cui potersi fermare a pensare.”
“Quella è la mia battuta, credo. In
bocca a te è una sciocchezza, Kamila ha bisogno della sua
mamma ora
più che mai. Il processo non può toccarla, ho
visto le carte, è
tutta burocrazia. Tenete duro finché non ne sarete fuori, va
bene?”
“E poi?”
“E poi avrò trovato
il colpevole di questo pasticcio. Tranquilla, darling, con te fuori
dai giooochi le mie piccole indagini extra non stanno destando
sospetti.”
“Non darti pena.”
“Non dirlo
nemmeno.”
“Non riporterà indietro Geddo. Né per
lei, né per
me. Davvero.”
“Lo so.” Cabanela agguantò
l'aperitivo dal vassoio del cameriere e ci si barricò
dietro,
rigirando il calice fra le dita. “Non è quello
che...”
“Pensa se tu passassi la carriera a
ribaltare la città per scoprire che sono stata io. O se non
ci fosse
soluzione perché è una punizione per quel
ragazzino... dèi, era
innocente.”
“Smettila.” Le tremava la voce.
Alla sicurezza incarnata tremava la voce. Era un inizio.
“Tutto
torna.” Jowd alzò le spalle, ma non stava
guardando negli occhi
l'amica. Fissare un punto vuoto vicino al suo orecchio doveva essere
più facile. “È il nostro fardello.
Torna la notte, perché non
può tornare nelle nostre vite? Va
così.” Non sapeva quanto. Non
che le avesse impedito di sposarsi poco dopo l'incidente, avere una
bambina e continuare a mietere successi come madre in carriera, quel
grande peso che citava.
“Paaarla per te.”
Ed eccole, puntuali come la morte
(anzi, con lieve anticipo sulle tabelle, come la morte d'altronde),
prendersi per mano come due scolarette. Era parte del rito. Jowd
restava immobile e sorridente, composta sulla sua sedia; Cabanela
offriva la mano come se la stesse invitando a un valzer e stringeva
per essere certa che fosse davvero lì, lasciandosi andare a
una
smorfia di preoccupazione. Capitava a volte che si lasciasse sfuggire
una melensaggine – deeetta per scherzo, beninteso, mai che si
preoccupasse anche di come l'amica si dannava per lei. Biascicava di
come fossero inarrestabili come prima, o di come avessero solo
più
libertà di azione ora che erano così smarcate, di
come il colpevole
sarebbe dovuto scappare fino ai confini della terra per farla franca,
che poteva stare tranquilla, darling, perché Kamila la
teneva
stretta per mano e lei nell'altra e per Lynne se ne sarebbe dovuta
far crescere una terza.
“Siamo sempre una squadra”, annuiva
Jowd. E c'era quel fatto che poteva non risultare all'osservatore
occasionale, un fatto che riluceva in tutta la sua ovvietà
solo a
chi l'avesse vista china sul corpo del marito, spezzata dallo
scoprire di avere dei sentimenti solo mentre li stava perdendo e
senza una guida per incanalarli. Comodo tenere la vita a distanza,
detective. Ci si può riuscire perfino con se stessi, non con
tutto.
Il fatto era che, nonostante la passione nelle parole di Cabanela,
chi ne aveva bisogno non era lei che le pronunciava. Quella atterrava
sempre in piedi, avrebbe stretto i denti fino alla vita successiva se
necessario, ma non si sarebbe arresa. Jowd, d'altra parte, aveva
già
iniziato a raccogliere i fili della miseria e a cucirseli addosso. Un
tale osservatore informato e imparziale, dunque, non avrebbe esitato
a indicare l'ordine degli obiettivi della vendetta karmica intuita
dalla vecchia volpe. Era una semplice questione di massimizzazione
della funzione obiettivo. Prima Lynne per fare terra bruciata, poi
Cabanela togliendole la speranza di poter fare la differenza, infine
Jowd stessa, con la consapevolezza di lasciare Kamila sola al mondo.
Programmazione lineare base, davvero.
Nel mentre, per magia, un plico di
documenti classificati aveva cambiato mani. Il passaggio era avvenuto
con grande cura da borsa a borsa, al riparo da occhi indiscreti al di
sopra del tavolino del bar. Al di sotto del tavolino del bar,
acciambellato sul marciapiede vicino, un gatto nero non aveva perso
un movimento dello scambio. Soffiò, orecchie indietro, e
inarcò la
schiena senza fretta. Zampettò di fianco al tavolo,
increspando la
tovaglia con la coda irta, e si mostrò ritroso prima di
cedere ai
richiami delle due donne.
Yomiel non poteva sentire le carezze
dietro alle orecchie del corpo che aveva preso in prestito, ma si
beò
di quella superficie di serenità al punto da accennare delle
fusa.
Che continuassero a impegnarsi in quel loro far finta di nulla fatto
di sorrisi finti e battute stentate. Che continuassero a farsi beffe
di quello che aveva perso reggendosi l'una all'altra. Sarebbero
crollate insieme.
Spero che il pov ostile si sia sentito,
almeno da metà storia in poi... e che risulti coerente con
la
chiusura. Descriverle 'contro' mi sembrava più divertente e
creativo
di sdilinquirmi in “Cabanela sei bella”, permetteva
di dire cose
che da sole forse non si sarebbero dette... e mi serviva una chiusura
per quest'accozzaglia di chiacchiere che, di mio, avrei portato
avanti per un Big Bang intero XD
E boh, alcune cose che ho provato a
dire qui secondo me valgono anche per i personaggi originari (ma non
avrei mai avuto il coraggio di dirgliele in faccia – grazie
al what
if, quindi, e grazie a pov!Yomiel per la licenza di insulto libero).
Secondo me le uniche due cose che cambiano davvero sono che la loro
amicizia sarebbe emotivamente più aperta, come spesso capita
fra
amiche, e che la sbroccata di Jowd alla morte del/la coniuge non
porterebbe a una conseguenza cretina e miope come lasciare Kamila
sostanzialmente orfana. Una madre dovrebbe rendersene conto. Almeno,
mi dicono.
Poi l'headcanon detta che Jowd sbagli
gli abbinamenti apposta per dare sui nervi a quell'altra che
è
sempre impeccabile XD Per il resto, esteticamente mi ricorda una
professoressa di tedesco, come spesso capita a una certa categoria di
personaggi femminili che scrivo (ciao Belgemine!). La mia vita
è
segnata dalle professoresse di tedesco, idek.
La femminilità di una Cabanela è
stata un bel puzzle... perché sì, sicuramente
sarebbe molto
femminile imho, ma... ma. Molto femminile e molto
maschile,
forse, come d'altronde vedo anche l'originale ma me ne sono accorta
solo dopo questo rimuginare. Poi da lì a riuscire a rendere
l'idea
ci passa il mare, ma l'impressione che mi sono fatta è
questa.
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