The way She used to love me

di AngelWithoutWings
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The New Girl ***
Capitolo 2: *** Coincidences ***
Capitolo 3: *** What's your problem!?! ***
Capitolo 4: *** Thanks Julia! ***
Capitolo 5: *** Feet on the Ground ***
Capitolo 6: *** My Biggest Mistake ***
Capitolo 7: *** Take Me Away with You ***
Capitolo 8: *** I'm Sorry ***
Capitolo 9: *** Nice T-shirt! ***
Capitolo 10: *** We have to talk ***
Capitolo 11: *** Jealous? ***
Capitolo 12: *** Xmas Holiday ***
Capitolo 13: *** Shut Up, Brain! ***
Capitolo 14: *** Good New Morning ***
Capitolo 15: *** Ma Petite Belle ***
Capitolo 16: *** I'm All Right ***
Capitolo 17: *** Happy Birthday! ***
Capitolo 18: *** The Red One in Black ***
Capitolo 19: *** Away from Reality ***
Capitolo 20: *** Au Revoir ***
Capitolo 21: *** I Hate You! ***
Capitolo 22: *** A Stranger Boy & A Stranger Girl ***
Capitolo 23: *** Would you Draw me? ***
Capitolo 24: *** Stupid, I Still Love You! ***
Capitolo 25: *** New Year's Eve ***
Capitolo 26: *** Kiss Me at Midnight ***
Capitolo 27: *** Looking for Belle in Paris ***
Capitolo 28: *** Your Three Wishes ***
Capitolo 29: *** Now, We are Forever I ***
Capitolo 30: *** Now, We are Forever II ***
Capitolo 31: *** “Morning, Honey.” “Hi Hazza.” “Louis!” ***



Capitolo 1
*** The New Girl ***


1 – The New Girl

Con un cazzotto zittii la sveglia, poggiata sul comodino, indicandomi che erano quasi le 7.00.
Mi alzai, stropicciandomi gli occhi e scompigliandomi i capelli, uscendo dalla mia camera e ritrovandomi nel salotto comune.
Gli unici due già svegli erano Liam e Louis.
“La colazione è pronta?” li raggiunse Zayn, buttandosi sul divano.
“Pensavamo di andare in caffetteria.” Propose Niall, uscendo dal bagno.
Detto fatto: ci preparammo ed uscimmo, mischiandoci agli altri studenti universitari.
Ci sedemmo al solito tavolo e ordinammo i soliti cinque cappuccini con i soliti cinque cornetti.
“Perché oggi sono tutti così esaltati?” domandai, pulendomi gli angoli della bocca con il tovagliolo, osservando i ragazzi intorno a noi discutere eccitati.
“Credo sia per la nuova arrivata.” Rispose Liam, prendendo la borsa dallo schienale della sedia, alzandosi.
Alzai le spalle: non mi interessava.
“Ragazzi, io scappo: ho la Steven in prima ora.” Zayn si affrettò a prendere la sua roba “Ci vediamo agli allenamenti?”
Annuii, battendogli il cinque e mi alzai anch’io.
“Vado anch’io. A dopo!” Louis salutò tutti con un sorriso e mi diede una pacca sul sedere prima recarsi verso l’ala est dell’università.
Rimasti solo io e Niall, raggiungemmo i nostri armadietti.
“Harry!” si fermò, davanti alle porte a vetri dell’ufficio del dirigente scolastico, indicando l’interno “Deve essere lei la nuova ragazza.”
Davanti alla scrivania della vecchia signora Smith –odiata dalla gran parte degli studenti qui a Berkeley-, ci dava le spalle una ragazza dai lunghi e mossi capelli rossi.
Strinsi la presa sulla bretella dello zaino, serrando la mascella e tornai a camminare, accelerando il passo.
Niall mi seguì, quasi correndo per raggiungermi al mio passo “Hei, che ti prende?”
“Niente, ma è meglio se non facciamo tardi a fisica.” Mentii “Non voglio ritrovarmi di nuovo al primo banco.”
Niall rise “Già. Ho sentito dire che ogni tanto la prof sputa!”
Risi anch’io “E’ disgustoso!” raggiunto il mio armadietto, presi i libri per la prossima ora “Possibile che in questa scuola non ci sia neanche un’insegnante... come dire?”
Il biondo rise, chiudendo il suo armadietto “...sexy?”
“Mi accontenterei anche di ‘decente’.” Alzai le spalle.
“Mi stai ascoltando?” passai una mano davanti agli occhi azzurri e persi del mio amico.
“Eccola.” Sussurrò, poggiandosi con la spalla agli armadietti.
Non gli chiesi di chi stesse parlando, perché con la coda dell’occhio intravidi una macchia rossa avvicinarsi.
Quella nuova.
“Andiamo...” sbuffai, prendendolo per il braccio.
“Sai, non sembra niente male.” Si sistemò lo zaino sulla spalla.
Alzai un sopracciglio “Pensavo ti piacesse Sarah!”
“Che hai capito!” mi diede una spallata, mentre le sue guance diventavano rosse –come sempre quando qualcuno parlava di lei- “E poi non mi interessano le rosce. Quello è il tuo campo!”
Mi bloccai di colpo, sospirando.
“Harry?” Niall mi mise una mano sulla spalla “Stavo scherzando. Non volevo...”
“Non importa, davvero.” Mentii, scrollando la spalla e, scivolando dalla sua presa, entrai in classe.


“Dio... anche loro?” esclamai, mentre correvamo intorno al campo da football “Possibile che tutti parlino di questa ragazza!?!”
Zayn rise, fermandosi un attimo per riprendere fiato “Forse perché è proprio lì.” Indicò con un cenno del capo gli spalti.
Mi voltai, avvistandola immediatamente senza però soffermarmi a guardarla “Quella che sta passando?”
“Styles! Malik! Volete anche un the con qualche pasticcino!?!” ci urlò contro il coach.
Ridemmo, tornando a correre.
A fine allenamento, lasciai il mio amico che raggiunse Marty –anche se ancora non avevo capito ancora cosa fossero- e mi recai verso il dormitorio.
“Liam, che c’è?” presi l’I-phone dalla tasca dei jeans, quando ero ormai davanti al portone.
“Mi sono dimenticato di dirti che ti cercava la prof Steven. Sarebbe meglio se andassi a cercarla...” rispose.
Sbuffando, attaccai e feci dietrofront, tornando verso l’edificio principale.


Uscii mezz’ora dopo dall’aula della professoressa, volenteroso solo di buttarmi sul letto.
Svoltai l’angolo del corridoio, prendendo in pieno qualcuno che non avevo minimamente visto.
“Oh, scusa.” Alzai gli occhi, per vedere chi avessi davanti.
Fu così che mi ritrovai a fissare due incredibili occhi azzurri.
Quegli occhi azzurri...
“Rose!”  sussurrai, sentendo un tuffo al cuore.

Here I am:

Salve! Nuova FF, spero di aver attirato la vostra attenzione abbastanza da spingervi a leggere i prossimi capitoli!
E' una storia un po' complicata, ma mooooolto sentimentale e romantica.
Aspettate il prossimo capitolo e capirete di cosa parlo!
Non è che vi andrebbe di lasciare una recensione, intanto? Mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate... <3 LOL



Questa è una foto della ragazza misteriosa, scattata da una sua vecchia compagna di scuola, prima che si trasferisse a Los Angeles.

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Capitolo 2
*** Coincidences ***


2 – Coincidences

Erano le 22.
Le strade di Los Angeles erano desolate: la popolazione era chiusa in qualche discoteca, probabilmente.
Aprii le porte a vetri dello Starbucks, scontrandomi con un tizio.
Chiesi scusa, commettendo l’errore fatale di alzare lo sguardo, incontrando gli occhi di ghiaccio della ragazza che avevo urtato.
Ne rimasi incantato.
“No, è colpa mia.” Sorrise, spingendomi a scendere con lo sguardo, fino alla sua bocca.
Aveva una voce dolce e allegra che proveniva da delle labbra carnose e contornate da un lucidalabbra rosso e sembravano così maledettamente perfette da essere state dipinte!
Il suo viso, dalla carnagione chiara era contornato dai capelli mossi e rossi.
Diedi un veloce sguardo anche al resto: dal giacchetto nero, i jeans aderenti ai tacchi abbinati alla giacca, arrivando alla conclusione che quella era probabilmente la ragazza più bella che avessi mai visto!
Provai ad invitarla a bere un caffè, ma non riuscii a terminare la frase.
Con un passo, posò la mano dietro la mia nuca, avvicinandomi a lei.
Senza che me ne rendessi conto, avevo sulle labbra il sapore di ciliegia del suo lucidalabbra.
Ci misi un paio di secondi prima di realizzare cosa stava succedendo.
Le sfiorai timido la guancia, tenendo il suo viso vicino al mio, assecondando quel bacio.
Sì, le sue labbra erano davvero perfette e il profumo dei suoi capelli mi stava intossicando i polmoni...
Seguii il mio cuore, cingendole la vita con il braccio e l’avvicinai a me, facendo combaciare i nostri petti.
Sentii le sue labbra incresparsi in un sorriso quando, con un passo indietro, poggiai le spalle al muro e la curiosità di vederla sorridere mi spinse ad allontanarmi appena, guardandola.
Se avessi saputo che lei si sarebbe allontanata con un passo, mordicchiandosi il labbro, però, non l’avrei mai lasciata andare.
Risi, scostandomi con la mano i capelli “Wow... mi sarei accontentato anche di una semplice stretta di mano.”
Rise anche lei, mostrando un sorriso che –non ne avevo dubbi- rendeva il suo viso ancora più bello “Rose.” Mi porse la mano “Sarebbe il diminutivo di Rosaline, ma trovo che sia tremendamente noioso.”



“Tutto ok?” una voce mi riportò alla realtà. Interrompendo il ricordo risalente a quasi due anni prima.
Il mio primo incontro con Rose: la ragazza che mi aveva, letteralmente, sconvolto l’esistenza...
Strabuzzai gli occhi un paio di volte, ritrovandomi di nuovo di fronte a quelli azzurri della ragazza dai capelli rossi di fronte a me.
Mi bastò un attimo. Ogni mia difesa, quell’ultima parte razionale in me se ne andò a farsi fottere.
Con un passo mi avvicinai a lei, prendendole il viso tra le mani delicato ma deciso e portai le sue labbra alle mie.
Rimase immobile per qualche secondo, poi socchiuse la bocca.
Quelle labbra che erano rosee, piccole e delicate.
Perfette anche loro, pur essendo così diverse...
Sentii la sua mano posarsi dietro la mia nuca, tra i capelli e mi allontanai, mentre arrivava una prima ondata di profumo.
Rimasi con la fronte posata alla sua, respirando a pieno, mentre sentivo il suo respiro sulle mie labbra.
“Sarebbe bastato anche solo un ‘ciao’!” sussurrò, riportando alla mente un’altra valanga di ricordi.
“Scusa...” mi scostai i capelli, terribilmente imbarazzato, allontanandomi di un passo –a fatica- “Davvero, non so cosa mi sia preso.”
E invece sì che lo sapevo.
Era dal primo istante in cui avevo visto i suoi capelli rossi che mi ero imposto di non pensare a Rose.
Inutile, ogni mio sforzo ed ogni mia speranza si erano infranti davanti al suo sguardo.
Esistevano centinaia di scuole in California.
Esistevano centinaia di sfumature diverse di rosso.
Perché quella ragazza con quel colore di capelli era venuta nella mia università!?!
“Come ti chiami?” continuai a fissarle i boccoli, notando che le sue guance stavano raggiungendo quella tonalità, sotto il mio sguardo. Sorrisi, compiaciuto.
“Belle.” Allungò la mano e stavo per stringergliela, se non avesse aggiunto “E’ il diminutivo di Isabelle, ma è decisamente troppo lungo!”
Ora le coincidenze erano davvero troppe.
Presi un respiro profondo, alzando gli occhi al cielo. Qualcuno doveva volermi davvero male, lì su!
Ritrassi la mano, posandola sulle sue spalle, mi schiarii la voce “Senti Belle...” la guardai in viso, senza però incontrare i suoi occhi “Di nuovo, mi dispiace. Non è che potresti... ehm... cancellare tutto?”
Alzò un sopracciglio, confusa, ma si limitò ad annuire.
Boccheggiò, scostandosi i capelli, ma non le diedi il tempo di dire nulla, che mi voltai, richiudendo la porta antincendio alle mie spalle.
Poteva mandarmi a quel paese, essere confusa, non gliene avrei fatto una colpa. Ne aveva tutto il diritto.
La colpa, se mai, era mia, che dopo quasi un anno, riuscivo a rimanere imbambolato da dei semplici occhi azzurri accompagnati da una massa rossa di cappelli.
La colpa era della ragazza che mi aveva colpito al cuore, due anni fa.
E quelle che vi aveva inferto, erano ferite troppo profonde.

Here I am:

Spero davvero che la storia comincia a prendervi anche se per ora rimane molto vaga...
Tranquilli, leggete i miei capitoli e vi prometto che mi impegnerò a non deludere le vostre aspettative!
Lasciate delle recensioni, che ne dite?

 

Belle <3
Foto scattata il primo giorno all'università -di nascosto- da Jake.

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Capitolo 3
*** What's your problem!?! ***


3 – What’s your problem!?!

Aspettando l’entrata della professoressa, nell’aula di biologia, passavo il tempo chiacchierando con il ragazzo con cui di solito seguivo il corso: Jake.
“Hei, guarda chi c’è...” sorrise, indicando con il capo dietro di me mentre si passava la mano fra i capelli scuri, mandandoli indietro.
Mi voltai, curioso.
Il mio entusiasmo, però, si spense quando mi ritrovai a guardare Belle, che era appena entrata nell’aula.
Teneva il libro in mano, i capelli raccolti in una coda alta dalla quale sfuggivano alcuni ciuffi ribelli.


“Sei in ritardo.” Sorrisi, guardandola sedersi di fronte a me.
Rose sorrise, alzando un sopracciglio e si sporse oltre il tavolo per posare un bacio a stampo sulle mie labbra “Imparerai a conoscermi, vedrai.”
“Come ritardataria?” la stuzzicai.
Rise, prendendo l’elastico blu per i capelli e cominciando a raccoglierli con entrambe le mani “Non mi avresti sorriso così quando mi hai vista entrare, se fossi arrivata puntuale...”
Alzai le spalle, concentrato sulle sue mani tra i suoi capelli.
Sospirò, finita l’opera, prendendo uno dei due menù sul tavolo e cominciando a studiarlo.
Intanto, qualche ciuffo rosso, sfuggiva al chignon improvvisato.
“Lo so, ho i capelli di una pazza.” rise, alzando lo sguardo dai piatti del giorno, puntando gli occhi azzurri sui miei “Non è carino fissarli e farmelo notare.”
“Sei bellissima.” Confessai.
L’avevo vista solo due volte, prima di questo ‘appuntamento’ ma non mi ero mai vergognato dal dirle che la trovavo bella ogni volta che se ne presentava l’occasione.
Forse perché avevo capito quanto le piacesse sentirselo dire.
Ma soprattutto, perché ogni volta lei mi restituiva uno di quei suoi sorrisi mozzafiato.



“Quella ragazza è così carina!” commentò Jake, riportandomi sulla Terra.
Belle mi guardò per un attimo, prima di salire i gradini verso gli ultimi banchi.
Ci superò, passandomi affianco e lasciando una scia di profumo alla vaniglia.
La professoressa entrò e ci alzammo, impedendomi di perdermi in qualche altro ricordo.
Vidi la ragazza sedersi ad un banco poco lontano dal mio, scendendo alla fila sotto.
Le rivolsi solo un attimo lo sguardo, lanciandole un’occhiataccia mentre era girata.
“Non la penso così.” Risposi, in ritardo, a Jake.
La trovava carina. Cosa avrebbe detto se avesse visto Rose?
E quella ragazza non era bella come Rose.
Semplicemente perché lei non era Rose.
Continuavo a ripetermelo. Allora perché dovevo costringermi a non guardare nella sua direzione!?!
Come la campanella suonò, mi alzai in piedi, prendendo la mia roba e correndo verso la porta.


“Dove vai così incazzato?” rise Louis, cingendomi le spalle e guardandomi divertito.
Un finto colpo di tosse ci interruppe, mentre andavamo verso la mensa.
Ci voltammo, trovando Juls intenta a guardarci con un sopracciglio alzato.
Juls era la ragazza del mio migliore amico e a volte credevo temesse davvero che potessi essere un potenziale ostacolo tra lei e Louis...
Il suo ragazzo le sorrise, prendendola per mano “Allora, mi dici cos’hai?”
Ci sedemmo ad un tavolo, aspettando gli altri.
“E’ la ragazza nuova.” Confessai, giocando ad infilzare la forchetta nella frittata.
“Credevo non ti importasse.” Si sbracciò per farci individuare dagli altri.
“Infatti non...” sospirai, cercando di spiegarmi “L’hai vista?”
“Amico, dimentichi che ho una ragazza.” Rivolse uno sguardo a Juls, intenta a parlare con le sue amiche poco lontana “Non una ragazza qualunque: una che tira dei destri peggio di Zayn!” ridemmo.
“D’accordo, non l’hai vista. Il punto è che...” iniziai a spiegargli, prima che la porta si aprisse.
Alcuni si voltarono a guardare la sua direzione, ancora esaltati per avere una nuova compagna.
Io invece guardai il ragazzo affianco a Belle.
Jake camminava con lei, passando davanti al banco delle inservienti con i vassoi per servirsi mentre Belle si limitava a sorridergli amichevole.
Lui si avvicinò, sussurrandole qualcosa.
Rimasi a fissare attento quello che doveva essere stato un saluto, perché ora Jake se ne stava andando, lasciandola sola.
“Ehilà!?!” Liam mi passò una mano davanti agli occhi, sedendosi affianco a me.
“Scusate, devo andare a prendere delle posate pulite!” mi alzai di scatto, lasciandoli.

“Ciao!” risi, quando la vidi saltare per lo spavento.
“Ciao.” Rispose, meno entusiasta.
“Come va? Allora, ti trovi bene a...” cercai di aprire un discorso, ma mi interruppe.
“Adesso ti interessa sapere se mi sono ambientata.. Scherzi?” alzò un sopracciglio, guardandomi scettica.
Alzai le spalle.
“Senti: mi hai...” sussurrò “...baciata e chiesto di cancellarlo. Mi hai evitato in classe e ora vuoi sapere come sto?” rise, scuotendo la testa.
“Effettivamente così mi fai sembrare un po’ psicopatico.” Scherzai.
Rise, alzando lo sguardo.
Sospirai, costringendomi a non associare la sua risata a quella familiare dei miei ricordi.
“In realtà volevo sapere cosa c’è tra te e Jake.” La seguii, mentre si voltava alla ricerca di un tavolo.
Si fermò al primo libero, sedendosi “Non mi ha baciata in un corridoio se è questo che vuoi sapere.”
Imitai una risata “Molto divertente...”
“No, davvero. Si può sapere che problemi hai?” lasciò perdere la scatoletta con il tonno da mettere nell’insalata, voltandosi verso di me.
Le presi la scatola di latta dal vassoio, aiutandola ad aprirla, cercando una scusa per non doverla guardare.
“Insomma, non so neanche come ti chiami e ora sei geloso...” gesticolò, rendendosi buffa... quasi adorabile.
No, questo lo cancelliamo!
“Primo: non sono geloso.” La interruppi “Due: mi chiamo Harry.” Le ridiedi la scatola.
Sorrise, ringraziandomi mentre condiva la sua insalata.
Mi alzai, capendo di aver appena fatto l’ennesima mossa sbagliata con lei.
“Comunque...” si voltò, fermandomi “... quando mi sono iscritta l’unico posto letto rimasto era in camera con Jake. E’ per questo che ci conosciamo: è il mio coinquilino.”
Annuii, imbarazzato e le sorrisi, come se avessi dovuto ringraziarla.
“Ah!” la feci voltare di nuovo “Se stai cercando un appartamento in affitto a poco, forse posso aiutarti!”

Hare I am:

Allora, che ne pensate di questi flshback di Harry? Ovviamente servono a farvi notare tutti i piccoli particolari che accomunano Rose a Belle!
Spero vi piaccia la storia...
Lasciate una recensione? <3

Juls <3
Foto scattata da Louis, qualche giorno prima... durante un appuntamento!

 

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Capitolo 4
*** Thanks Julia! ***


4 – Thanks Julia

Posai il mascara sul bordo del lavandino, urlando “Arrivo!” a chiunque si fosse addormentato con il dito sul campanello, dall’altra parte della porta.
Aprii, alzando un sopracciglio “Quale onore, Styles...”
Il riccio sorrise, irritante come sempre “Buongiorno, cara Julia!”
“C’è un motivo particolare per cui sei qui o volevi solo farmi questo regalo di vederti?” domandai ironica.
“Sono qui per affari.” Incrociò le braccia, poggiandosi allo stipite della porta “Mi fai entrare?”
“Dipende: dimmi che vuoi e poi sarò io a decidere.” Lo imitai.
“Ho trovato un acquirente per l’appartamento.” Si fece serio “E’ una ragazza dell’Università e non ha una stanza.”
“Mi dispiace deluderti. Dovrai fare colpo su di lei diversamente. Sai che non mi va più tanto a genio di affittare la camera a...” non terminai la frase, che Harry si scostò, mostrando la ragazza dietro di lui che, dandoci le spalle, stava
guardando fuori dalla finestra del pianerottolo del settimo piano.
Di spalle, mostrava solo una massa di capelli boccolosi e rossi.
Guardai Harry, che annuì, sorridendo con la faccia di uno che la sa lunga.
Doveva aver pensato lo stesso la prima volta che l’aveva vista?
La ragazza in questione si voltò, accorgendosi che la stavamo fissando.
Sorrise imbarazzata e le si illuminarono gli occhi incredibilmente azzurri con la luce proveniente da fuori e che la investiva in pieno.
“Entrate.” Mi scansai, per farli passare.
Li feci accomodare nel salotto, sedendomi sul tavolino davanti a lei.
“Julia.” Le porsi la mano.
“Belle.” La strinse, guardandosi intorno.
“So che non è l’Hilton, ma se ti interessa puoi rimanere.” Mi arresi.
Fulminai con gli occhi Harry che sorrideva soddisfatto, mentre sul viso di Belle compariva un sorriso sincero di ringraziamento.
“Grazie Julia! Sapevo di poter contare su di te!” si alzò, schioccandomi un irritante bacio sulla guancia prima di uscire “Vado a prendere le sue valigie!”
“Aveva già portato la tua roba?” alzai un sopracciglio.
Belle alzò le spalle “E’ stata una sua idea...”
Ridemmo, mentre tornava Harry, accompagnato dal mio bellissimo fidanzato, Liam.
Gli corsi incontro, saltandogli in braccio e lui mi baciò, sorridendomi.
“Hei, perché io non vengo mai accolto così?” commentò ironico Harry.
Lo ignorai, mentre Liam mi invitava ad uscire “Aspettami sotto, ti raggiungo tra cinque minuti.”
Guardai la ragazza, ancora seduta sul divano “Vai, non ti preoccupare. Qual è la mia camera? Mi sistemo da sola.”
Sorrisi, saltellando fino a raggiungerla per abbracciarla “Grazie! La porta bianca a destra e il bagno verde.”
Era incredibile come, alla vista del mio ragazzo, diventassi la ragazza più allegra e felice sul pianeta.
Corsi in camera mia, prendendo la borsa e poi verso la porta.
“Ah, quasi dimenticavo!” mi fermai, avvisandola “Le chiavi sono nel cassetto a destra di quel mobile.” Glielo indicai “Ci sono solo due regole: se pensavi di trovarti un appartamento per portarci dei ragazzi, sei nel posto sbagliato.” Guardai
Harry corrugando le sopracciglia “Soprattutto se te la fai con questo tizio!”
Alzò un sopracciglio, arrossendo e annuì “No! Ovvio, che vai a pensare!”
“E niente fumo in casa. Ci sono le scale antincendio davanti alla tua finestra, puoi andare lì.” Terminai.
“Lei non fuma.” Rispose Harry. Entrambe lo guardammo, mettendo le mani sui fianchi “D’accordo... A dopo!”

Tornai qualche ora dopo, bussando alla porta di quella che, fino ad un anno fa, era stata la camera di Rose.
Trovai Belle intenta a leggere qualche noioso libro di medicina, seduta sul davanzale della finestra “Tutto ok?”
Sorrise, annuendo “Questa stanza è bellissima.”
Entrai, sedendomi affianco a lei “Già.”
Guardammo entrambe in giro, osservando le pareti bianche tappezzate di foto, poster e disegni.
Non avevo toccato nulla, se non per la parete alla quale era poggiata la spalliera di ferro battuto del letto alla quale erano state arrotolate delle lucine bianche. Quella era l’unica vuota.
Un anno fa era piena di foto di Rose o quelle che ritraevano me e lei.
Poi lei era partita e io avevo nascosto tutte quelle foto dentro una scatola, lasciando la bacheca libera.
Le avevo nascoste da Harry, a dire la verità. Anche se, avrei dovuto immaginarlo, non era più voluto entrare in quella stanza.
Belle tornò a guardare fuori “Questo posto è perfetto!”
Annuii “La sera era molto più divertente sederci qui e parlare, mettendoci lo smalto, davanti a questo panorama piuttosto che vedere un film.”
“Rose era tua sorella?” domandò, sorprendendomi.
Indicò l’attaccapanni di legno rosa appeso alla porta, con le lettere del suo nome.
Scossi la testa “E’ la mia migliore amica. Ma è partita per Parigi e... non penso che tornerà, quindi puoi star qui quanto vuoi.”
Annuì “Quindi è per la sua partenza che Harry è così strano?”
“No, Harry era strano già da prima.” Ridemmo “Cosa ti ha detto di lei?”
“Niente. A dire la verità non abbiamo mai parlato molto...” chiuse il libro, mettendosi a gambe incrociate davanti a me “Però la prima volta che ci siamo incontrati l’ho sentito chiamarmi Rose.”
Sospirai, scostandomi indietro i capelli.
A quanto pare non mi sbagliavo. Non ero stata l’unica ad essermi accorta della somiglianza tra lei e la mia migliore amica.
Belle era solo la versione giovane, dolce e casual di Rose e Harry doveva per forza averlo notato.
“Dovresti parlarne con lui.” Sorrisi, tirandomi fuori dai problemi del riccio.
Mi alzai, andando verso la porta “Domani andiamo in spiaggia per un falò. Che ne dici: sei dei nostri?”

A little space for me...
 

Ecco un altro  personaggio: Julia. Che è anche la migliore amica di Rose...
Allora, la faccenda comincia a diventare abbastanza complicata per i vostri gusti!?!
E poi c'è questo falò... ho in serbo per voi grandi idee! Muahah!

    

In sequenza: Julia in una foto scattata da Juls. Il letto nella stanza di Belle, prima cosa che ha colpito ed entusiasmato la ragazza. Terza: Belle intenta a leggere un libro, proprio come l'aveva sorpresa Julia.

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Capitolo 5
*** Feet on the Ground ***


5 – Feet on the ground

“Styles, che programmi hai per stasera?” Jake mi raggiunse, sedendosi accanto a me e Louis.
“Mi stai invitando ad uscire con te?” imitai una voce femminile.
Lui rise, accarezzandomi i capelli “Lo sai che non riesco a resisterti...”
“Hei, calma! Lui è mio!” Louis mi cinse le spalle.
Ridemmo entrambi.
“Comunque, oggi avevamo in programma di andare al molo, per un falò.” Risposi, tornando serio “Sei dei nostri?”
“Vedrò se riesco a liberarmi.” Si alzò, prendendo lo skateboard e se ne andò.
Il mio migliore amico guardò l’orologio sul display dell’I-phone, mentre passavano Zayn e Marty. Lui le cingeva le spalle.
“Ci vediamo direttamente in spiaggia?” tirai ad indovinare.
Con la mano libera, Zayn alzò il pollice mentre la sua ragazza ci salutava con la mano “Juls sta arrivando!”
“Sono tornati insieme?” sussurrò Niall, comparendo da dietro.
Saltai in aria, esclamando “Possibile che compari sempre all’improvviso?”
“Sarà per le sue origine da Lepricano!” lo prese in giro Louis.
Ridemmo tutti e tre.
“Comunque, io ho rinunciato a capire quei due dopo il quinto litigio.” Guardai Marty infilarsi il casco e salire sulla moto blu di Zayn.
“Già. Ma tu piuttosto, che ci fai qui? Credevo dovessi aiutare Julia e Liam a preparare il falò.” Louis fece segno al biondo di sedersi affianco a lui.
Scosse la testa, reclinando l’invito “A proposito di litigi... Devo parlare con Sarah!” ci liquidò, correndo incontro alla bionda.
“Cinque dollari che stasera riesce a baciarla.” Mi allungò la mano Louis.
“Perché io devo aspettare la tua ragazza con te?” sospirai, spezzando il suo entusiasmo.
“Perché la mia macchina è dal meccanico e ci serve un passaggio.” Rise Louis “E poi l’attesa è finita. Eccola!”
“Oh certo... adesso arriva la parte migliore: sbaciucchiamenti e robe varie.” Ridemmo, mentre si alzava per andarle in contro e baciarla.
Era quasi l’ora di cena, il sole se ne stava a mezz’aria, sul mare.
Ci radunammo tutti intorno al fuoco, cominciando a tirar fuori la roba da mangiare.
“Come va con Belle?” rubai a Julia il posto affianco a Liam.
“Chi è Belle?” chiese il suo ragazzo, facendole posto tra di noi.
“La ragazza alla quale ho affittato la stanza.” Si sistemò tra le braccia di Liam “E comunque, perché non lo chiedi a lei?” indicò con la testa l’ingresso alla spiaggia.
Mi voltai, riconoscendo la massa di capelli rossi in avvicinamento.
“Oh mio Dio!” esclamò Marty, catturando l’attenzione di tutti e spingendoli a guardare verso Belle.
Sapevo cosa stavano pensando.
La ragazza che ci stava raggiungendo era identica a Rose.
Nonostante la somiglianza fosse stata la ragione principale per la quale avevo conosciuto Belle, mi urtava il fatto che lo pensassero tutti perché io sapevo che non era così.
Perché per me nessuna sarebbe mai potuta essere come Rose.
“La smettete di fissarla?” li riprese Julia, sottovoce.
“E’ lei la nuova ragazza?” bisbigliò Louis.
Annuii, afferrando il mio panino e fingendo che non mi importasse.
“Ce l’hai fatta!” esclamò la sua coinquilina, sorridendole.
Belle ricambiò il sorriso, sentendosi sollevata di non essere più fissata dagli altri.
Tutti, a turno, si presentarono, stringendole la mano.
Mi guardò, per qualche secondo, aspettando probabilmente l’unico che non le aveva ancora rivolto la parola “Buonasera...”
“Ciao.” Alzai lo sguardo dalle solite Converse nere, i pantaloncini e la camicetta, fino ai capelli rossi.
Il mio scopo era quello di evitare di guardarla negli occhi, ma non ci riuscii ed un sorriso mi spuntò spontaneo sul viso.


“Ragazzi, lei è Rose.” La presentai, prendendole la mano, davanti a tutti i miei amici.
Mi gustai gli sguardi dei ragazzi, mentre la studiavano: più grande di me di tre anni, bella e con un bel fisico...
Lei sorrise, passandosi una mano tra i capelli e scostandoli indietro.
In quel momento, realizzai di avere affianco la ragazza più bella sulla faccia della Terra.
Dopo aver mangiato intorno al fuoco, aveva proposto di fare quattro passi. Io e lei.
Ancora, mi sentii il ragazzo più fortunato del mondo, sentendo gli occhi di tutti puntati su di noi, mentre ci allontanavamo, camminando lungo il bagnasciuga.
“E’ una mia impressione o i tuoi amici mi guardano in modo strano?” rise, schizzando l’acqua davanti a sé con il piede.
Alzai le spalle “Forse perché sei bellissima.”
Si fermò, sorridendomi. Mi cinse il collo e sentii dietro le spalle le scarpe che teneva in mano.
“Lo sai? E’ un mese che stiamo insieme.”
E come potevo scordarmelo? Solo un mese prima la mia vita era stata sconvolta dal bacio di una bellissima estranea.
Anche se non c’era stato un momento in cui le avevo chiesto di essere la mia ragazza, lei lo era diventata da quel nostro primo incontro, davanti allo Starbucks.
Sorrisi, annuendo e le accarezzai il viso “Mi sembra ancora un sogno.”
Si mordicchiò il labbro, sorridendo “Tranquillo, ci sono io a tirarti giù dalle nuvole.”
Si avvicinò a me, baciandomi.
Uno di quelli che si vedono nei film: sulla spiaggia, il vento tra i suoi capelli, i colori del tramonto, il profumo del mare, il suo profumo e il suo corpo stretto tra le mie braccia.



Belle non era Rose.
La mia espressione tornò dura.
Abbassai lo sguardo, tornando alla realtà. Al presente.
La sentii sospirare e, voltandosi, si sedette affianco a Sarah, lasciando cadere la borsa sulla sabbia.
L’avevo ferita? Delusa?
Perché sbagliavo sempre con lei?
Perché mi importava così?
Non ci mise molto ad ambientarsi, chiacchierando con tutti, scherzando.
Con tutti, tranne che con me. Io rimasi zitto per il resto della cena.
Mentre Zayn proponeva di accendere la musica, squillò il mio cellulare dalla tasca dei jeans.
Dovetti allontanarmi per rispondere alla solita chiamata di mia madre del sabato sera.
“No, non ho bevuto tanto. No, non stiamo fumando. No, non stiamo facendo nulla di illegale.” Era il solito copione.
Tornai dai miei amici, intenti a ballare.
Oltre le loro spalle, riconobbi subito la figura di Belle –nonostante ci fosse poca luce- sulla riva.
Misi le mani in tasca, rassegnato e non resistetti ad andare da lei.
“Non balli?” la chiamai, facendola voltare.
Alzò le spalle, sorridendo gentile prima di tornare a guardare davanti a lei “Non devi per forza stare con me.”
Risi “Ma nessuno mi sta forzando.” Mi sedetti affianco a lei, imitandola nel tenermi le gambe vicino al petto.
Si voltò, alzando un sopracciglio “Lo sai? –e per un attimo mi prese un attacco di cuore- io proprio non ti capisco!”
Presi un respiro profondo, sforzandomi di non tornare ai miei ricordi e restare con i piedi per terra.
“Prima mi ignori, poi mi cerchi...” si scostò i capelli “Credo di non aver mai conosciuto nessuno più lunatico! Senza offesa...”
Alzai le spalle “Figurati...” Rise “Se può valere qualcosa: non lo faccio apposta.”
“Sei sempre così?” tornò a guardare il mare.
“Lunatico? A volte mi capita, con i miei amici...” confessai.
E sapevo benissimo a cosa erano dovuti i miei cambiamenti d’umore.
“Ed io e te siamo amici?” si voltò, guardandomi.
Rimasi un attimo a guardarla, cercando una qualsiasi spiegazione su come facessero i suoi occhi ad essere così chiari anche al buio!
“Tu vorresti essere mia amica?” le porsi la mano.
Lei sorrise, stringendola “In fondo ci vuole qualcuno che ti tenga con i piedi per terra, no?”
Immobile. Pietrificato. Dopo la sua affermazione non sarei riuscito a muovere neanche un muscolo.
Sapevo solo che lei era lì, davanti a me e in quel momento mi pareva bellissima e...
Se l’avessi baciata, si sarebbe scansata?

Here I am:

Mi ci sono impegnata, spero davvero di avervi incuriosito.
Vi vedo seduti davanti al computer mandandomi a quel paese perché volete sapere il continuo! xD
Beh, almeno ci spero... Lasciatemi sognare, che vi costa!?! >.<
Al prossimo capitolo!

Foto scattata da Sarah al falò. <3

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Capitolo 6
*** My Biggest Mistake ***


6 – My Biggest Mistake

“Harry?” mi bloccai a pochi centimetri dal suo viso, mentre si voltava di nuovo verso di me.
Rimanemmo entrambi immobili per qualche secondo, guardandoci.
Vidi comparire tra le sue sopracciglia una linea che, abbinata alla sua espressione, mi fecero intendere che era infastidita “Che stai facendo?”
Sì, era infastidita da me.
“Niente.” Mi allontanai di scatto, imbarazzato, scostandomi i capelli.
Mi guardò confusa, prima di tornare a parlare “Posso chiederti una cosa?”
Annuii, senza prestarle troppa attenzione, concentrandomi più che altro sul non guardarla, pensando all’ennesimo sbaglio che stavo per commettere.
Chi è Rose?” al sentir pronunciare il suo nome, mi voltai di scatto.
Al sentir pronunciare il suo nome da lei.
L’effetto che mi provocò comportò una serie di sensazioni diverse: sorpresa, confusione totale, un mezzo sorriso, una strana nostalgia e... rabbia!
“Cosa sai di lei?” risposi con un’altra domanda, confuso.
“Se sapessi qualcosa non ti avrei chiesto niente.” Commentò, ironica.
Io però non colsi l’ironia, sentendo la rabbia prevalere su tutte le altre sensazioni.
Avevo cercato in tutti i modi di non pensare a Rose quando ero con lei.
Avevo provato a non associare i loro visi.
Avevo fallito, ma avevo almeno tentato.
E adesso lei mandava tutto a rotoli solo perché era curiosa?
“Non sono affari tuoi.” Risposi, freddo.
Rimase spiazzata, mentre io mi alzavo in piedi, pulendomi le mani dalla sabbia.
Si affrettò ad imitarmi, mentre mi voltavo, afferrandomi il polso “Harry, mi dispiace se ho...”
“Cosa?” serrai la mascella –probabilmente adesso la stavo spaventando seriamente!- “Tu non sai niente ed è giusto così perché non sono affari tuoi!”
Lasciò la presa, scostandosi i capelli agitata “Perché ti arrabbi così?”
“Belle, stiamo parlando della mia vita.” Mi avvicinai, senza provare difficoltà nel guardarla negli occhi stavolta “E io voglio che tu ne rimanga fuori!”
Si morse nervosa il labbro inferiore, abbassando lo sguardo e strinse le braccia al petto.
Ero soddisfatto?
Sì.
Ora avevo commesso l’errore più grande che potessi mai fare: ferirla.
Ma forse era meglio così. Per me e per lei.
Ferendola l’avrei allontanata e allontanarla da me significava non dover più sopportare i miei sbalzi d’umore –che avevo capito la ferivano- e io sarei potuto tornare alla mia solita vita.
Si voltò appena con il viso verso la riva, continuando a tenere il labbro con i denti, mentre la luce del lampione rifletteva delle strane righe sulla sua guancia.
Stava piangendo?
Continuavo a ripetermi che avevo fatto la cosa giusta.
Allora perché l’unica cosa che volevo davvero era stringerla a me, accarezzandole i capelli e consolarla?
Perché il mio cuore batteva così forte sotto la mia T-shirt?
“Be...” dalla mia bocca uscì solo un sussurro, che lei non riuscì a cogliere perché sormontato dalle urla dei ragazzi.
Mi voltai, vedendo arrivare Jake con una delle sue entrate trionfali.
Risi, scuotendo la testa.
Con la coda dell’occhio guardai Belle, sperando che avesse sorriso anche lei.
Invece si stava avvicinando di nuovo alla riva, dandomi le spalle.
Era ufficiale, mi sentivo una merda.
Ma era giusto così e non sarei andato da lei.


“Guarda chi ci degna della sua presenza!” accolsi Jake a braccia aperte, con un sorriso orribilmente finto stampato sul viso.
Mi diede una pacca sulla spalla, stringendomi “Lo sai che non mi perdo mai una festa, no?”
“Harry, mi accompagni a prendere le birre nella mia macchina?” senza che le avessi risposto, Julia mi afferrò la spalla, portandomi con sé.
“Calma!” risi “Possibile che tu abbia tutta questa voglia di restare sola con me?”
Alzò un sopracciglio, dandomi uno schiaffo piano, per gioco “No, se mi tratti come Belle.”
Sospirai, facendomi serio.
“Che le hai detto?” mise le mani sui fianchi.
“Come mai oggi nessuno si fa gli affari suoi?” quella serata cominciava a darmi sui nervi.
Lei annuì, scostandosi i capelli “Ti ha chiesto di Rose, vero?”
Non risposi, aprendo il cofano dell’auto rossa.
“Le ho detto io di parlarne con te.” Si sedette, affianco a me “Se devi prendertela con qualcuno: è la sottoscritta.”
“Certo che me la prendo con te!” posai la scatola con le bottiglie con forza, facendole tintinnare “Che cazzo ti salta in mente? Che cosa le dovrei dire? Perché devo essere io a parlare di lei? Perché non lo fai tu?”
“Harry, calmati!” posò la mano sulla mia spalla e, come accadeva raramente tra me e lei, sembrava sinceramente premurosa “Non credi che abbia diritto ad alcune spiegazioni?”
“No!” esclamai “Lei non la conosce! Io conosco a malapena lei eRose non c’entra un cazzo con lei!”
“Ah no!?!” imitò una risata, annuendo con l’espressione di chi ti sta prendendo per il culo “E secondo te il fatto che potrebbero benissimo essere sorelle non c’entra un cazzo con lei?”
Sbuffai, scompigliandomi i capelli, nervoso “Senti... Facciamo finta che domani spunti fuori una tua sosia: il fatto che vi assomigliate non le da alcun diritto di chiedere di te a Liam, no?”
Si alzò, prendendomi il viso tra le mani “Uno: non stiamo parlando di me o di Liam. Secondo: Lei se ne stava tanto tranquilla e in pace, finché non sei arrivato tu. E non venirmi a dire che non è stata la somiglianza a colpirti, perché non ti credo!”
Mi lasciai cadere, sedendomi sul cofano “Certo che è stata la somiglianza la prima cosa che ho notato in lei.” Alzai lo sguardo, incontrando il suo, serrando la mascella “Ma lei non è Rose.”
Rise, pensando a chissà cosa per qualche secondo “No, questo è ovvio. Lei è la sorella buona.”
Annuii, mentre si sedeva affianco a me “Per questo devi parlarle. Non vorrei che pensasse che le siamo amici solo perché assomiglia alla tua ex o alla mia migliore amica!”
Mi arresi, sospirando “Le parlerò.”
Mi diede una spallata, sorridendomi “Bene. Prima però dovrai farti perdonare, bello mio!” si alzò “E devi ancora aiutarmi a portare le birre!”


Tornammo al falò, lasciando le birre nella borsa termica con il ghiaccio.
Mentre la bionda se ne andava da Liam, io rimasi solo, buttandomi sulla sabbia per prendere una bottiglia.
Che tristezza...
C’era la musica e tutti ballavano. Anzi, ognuno aveva trovato un partner con cui sbaciucchiarsi.
Tranne il sottoscritto.
Marty e Zayn erano abbracciati sul telo da mare.
Sarah e Niall finalmente erano riusciti a baciarsi, dopo tre mesi di corteggiamenti e ora non si staccavano più.
Juls e Louis ballavano stretti l’uno all’altro, scambiandosi di tanto in tanto qualche bacio.
Con timore, guardai verso la riva.
Temevo di vederla piangere. Di trovarla ancora sola.
Invece Belle non stava piangendo e non era decisamente da sola!
Quel coglione del mio compagno di banco non aveva perso l’occasione per parlare con lei e non era come il giorno prima in mensa, quando lei si limitava a sorridergli. Lei stava ridendo alle sue battute, reggendo in mano una bottiglia di birra.
Ubriaca o no, lui la faceva ridere.
Io la facevo piangere.
Beh, dovevo essere felice, no? Lei era felice.
Allora perché sentivo uno strano bruciore alla bocca dello stomaco?
Guardai l’etichetta della bottiglia, che era di marca e la stessa di sempre, ma mi alzai comunque per buttarla. Ci mancava solo che mi sentissi male!
Lasciai andare la bottiglia nel cestino ma quando mi voltai capii che non doveva essere quella la causa del mio malore.
Jake aveva accompagnato Belle fino al falò –quasi che l’avesse fatto apposta, per farsi vedere meglio!- cingendole le spalle. Lei indossava la sua felpa grigia dell’università che le stava decisamente grande e risaltava il rosso dei capelli, mossi dal vento e illuminati dal fuoco.
Entrambi stavano ridendo per chissà quale battuta.
Ora si era fermato, prendendole la mano e mettendosi di fronte a lei.
Le prese il viso, continuando a sorriderle e si avvicinò, finché le loro labbra non si sfiorarono.
Rimasi immobile, guardandolo cingerle la vita mentre lei posava la mano tra i suoi capelli scuri, alzandosi sulle punte dei piedi e continuavano a baciarsi.

Here I am...

Allora? Vi piace?
Spero davvero di sì e ringrazio tutti quelli che hanno lasciato una recensione! <3
Cosa succederà nel prossimo capitolo? Eh, chi lo sa...

 

Jake il pomeriggio con i suoi amici -prima di unirsi al falò- e Jen, indossando la felpa di Jake. <3
 

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Capitolo 7
*** Take Me Away with You ***


7 – Take Me Away with You

Non so come, ma riuscii a trovare la forza –fisica e di volontà- per voltarmi.
Cominciai a camminare sempre più veloce finché non raggiunsi la mia auto, di corsa.
Aprii lo sportello e mi lasciai cadere sul sedile del conducente, sbattendo la portiera.
Poggiai la fronte sul manubrio e lasciai che i ricordi prendessero il sopravvento e mi annebbiassero il cervello scorrendo come in un film.
Ero stanco. Lottavo per respingerli da tutta la serata.
Rose posò le scarpe, che teneva in mano, sulla sabbia.
Portò le mani alla fine della maglietta, sfilandola con un gesto veloce, rimanendo in costume.
Finsi di guardare un’altra direzione, quando tornò a parlarmi “Allora, Styles?” rise, sbottonandosi i pantaloncini “Di solito fai il bagno vestito o hai solo paura di mostrare la pancetta?” lasciò scivolare i jeans e si avvicinò all’acqua.
Risi, imitandola, prima di raggiungerla in acqua.
Mi dava le spalle, rivolta a guardare il mare scuro che si confondeva con il cielo notturno.
Le cinsi la vita da dietro con il braccio, mentre con l’altra mano raccoglievo i suoi capelli su una spalla, per poggiarvi il mento.
Le lasciai un bacio sulla clavicola, notando il suo sorriso espandersi sulla guancia.
Proseguii baciandola seguendo la scia delle tre stelline tatuate sul collo sottile, posando un ultimo bacio sotto l’orecchio per sussurrarle “Vedi quella linea chiara?” indicai.
Lei annuì, confusa “La secca?”
“Chi arriva ultimo paga al prossimo appuntamento!” la superai, tuffandomi.
Sentii il tonfo nell’acqua di qualcuno che si era appena buttato e capii che mi stava seguendo.

Dalla tasca dei jeans, vibrò il cellulare: Louis.
“Lasciatemi in pace, tutti quanti!” attaccai, tornando con la testa sul braccio, poggiato al volante.
La guardai divertito indossare la mia felpa, dentro alla quale sarebbero entrate benissimo tre Rose.
Le alzai il cappuccio sui capelli bagnati, perché non prendesse freddo.

“Grazie.” sorrise, alzandosi sulle punte per baciarmi.
Posai le mani sui suoi fianchi, tenendola stretta a me.
Le cinsi la vita solo quando sentii le sue mani passare tra i miei ricci.
Le accarezzai la guancia, nascosta dal cappuccio, con il pollice, poggiando la mano sul collo.
Si allontanò appena, sussurrando sulle mie labbra “A proposito: chi ti dice che ci sarà un altro appuntamento?”
Mi allontanai, alzando un sopracciglio “Ti sei già stancata di me?”
E per quanto fosse uno scherzo, aspettai comunque ansioso la sua risposta.
Sorrise, bellissima, mordicchiandosi il labbro e guardò verso l’alto, pensandoci su “Mi dispiace deluderti: ma non ti libererai di me così facilmente.” Si mise sulle punte, cingendomi il collo.
“Non chiedo di meglio.” Sorrisi, avvicinandomi per baciarla “A proposito: che ne dice di fare un giro, signorina?” mi voltai, abbassandomi perché salisse sulle mie spalle.
Scoppiò a ridere, cingendomi il collo per reggersi e mi baciò la guancia prima di sussurrarmi “Forza Styles, portami con te...”

Un rumore mi riportò alla realtà.
Alzai la testa, voltandomi, volenteroso solo di mollare un cazzotto a chiunque avesse bussato.
Invece mi bloccai, abbassando il finestrino “Belle...”
“So che mi odi. Ma ti prego, portami con te!”

Here I am...

Ok, la faccenda si fa complicata.
E adesso?
Adesso dovreste proprio continuare a leggere... <3

Belle, in una foto scattata il pomeriggio da Julia.

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Capitolo 8
*** I'm Sorry ***


8 – I’m Sorry

Guidavo in silenzio da una ventina di minuti.
Era il terzo semaforo rosso che beccavo.
Sbuffando, premetti il freno, posando la guancia sulla mano, con il gomito poggiato sul finestrino aperto.
Guardai con la coda dell’occhio Belle, affianco a me.
Fissava il semaforo e stava in silenzio.
Non aveva detto una parola da quando era salita.
Svoltai a destra in Washington Road, parcheggiando davanti all’ingresso del palazzo rosso al numero 123.
“Eccoci.” Tirai su il freno a mano.
“Eccoci.” Ripeté, tirando su la borsa “Beh... buonanotte.”
“Buonanotte.” La salutai mentre scendeva.
“Grazie per avermi riportato a casa.” Chiuse lo sportello, aprendo il portone ed entrò.
Rimasto solo, ripensai a quello che aveva detto.
Effettivamente, lei non aveva mai chiesto che la riportassi a casa...
Forse in quel momento ero talmente sorpreso e confuso, che avevo interpretato male la sua frase.
Forse volevo solo allontanarla.
Sospirai, aprendo lo sportello e scendendo.
Girai l’angolo, cominciando a salire le scale antincendio che avevo già percorso tante volte.
Arrivato al settimo piano, passai davanti a tre finestre, prima di bussare a quella con le tende bianche e il davanzale all’interno adibito a divano.
Comparve qualche secondo dopo la figura di Belle, nella stanza buia.
Abbassai lo sguardo, respirando con calma e respingendo i miei ricordi.
Tirò su la finestra, guardandomi confusa “Che ci fai lì fuori?”
Già, che ci facevo lì fuori!?!
“Devo... ehm... vieni?” balbettai, allungandole la mano.
Ci pensò un attimo “Perché non entri tu?”
Cominciai a fare no con la testa prima ancora che avesse terminato la frase: io non volevo entrare in quella stanza.
“Io... soffro di vertigini.” Confessò imbarazzata, scostandosi i capelli.
Sorrisi. Bene: uno aveva paura di entrare, l’altra di uscire.
Le allungai di nuovo la mano “Puoi sempre fidarti di me...”
Prese un respiro, afferrando la mia mano e scavalcando la finestra.
“Infondo, basta che non guardi giù.” Cercò di convincere se stessa.
“Infatti dobbiamo salire.” Sorrisi, avvicinandomi alle scale.
Guardò prima me, poi la finestra affianco a lei mordicchiandosi il labbro nervosa.
Sorrisi, prendendole la mano.

“Che stai facendo?” risi, guardandola scavalcare il davanzale ed uscire dalla finestra.
Dall’altra parte del vetro, Rose sorrise, indicandomi di raggiungerla con un gesto della mano.
Alzai le spalle, divertito e la seguii.
“Mi spieghi che...” cominciai a dire, prima che mi interrompesse.
Posò le labbra sulle mie, sentendole piegate in un sorriso.
“Vieni, voglio farti vedere una cosa!” mi prese la mano, voltandosi verso le scale.
“Aspetta!” risi, riportandola a me, tirandola delicato per il braccio.
Quando il suo petto sbatté contro il mio, posai la mano sulla sua guancia, riportando le sue labbra alle mie.
Di nuovo, la sentii sorridere, mentre mi cingeva il collo.


Avrei dovuto lasciare la mano di Belle, invece, notando i suoi occhi azzurri fissi su di esse e il rossore sulle sue guance, intrecciai le dita tra le sue e la portai con me fino alle scale.
Dieci gradini e ci ritrovammo sulla terrazza, in cima al palazzo.
Respirai a pieni polmoni l’aria fresca di Dicembre, raggiungendo il parapetto e ammirando il panorama.
Invitai Belle ad avvicinarsi.
Torturandosi le maniche della camicia, scosse la testa.
Solo allora notai che non indossava la felpa di Jake.

Salii l’ultimo gradino e misi piede sulla terrazza.
Mi guardai intorno, prima che Rose mi trascinasse prendendomi la mano.
Arrivammo danti al parapetto, fermandoci per guardare il mare.
“Non è bellissimo?” sorrise, entusiasta.
“Tu sei bellissima.” Le sussurrai, cingendole la vita da dietro e baciandole la guancia.


Rose adorava quel posto.
Belle aveva paura dell’altezza.
Ecco un’altra differenza tra loro.
“Se mi hai portato fin qui per farmi vedere il mare, ti ringrazio.” Mi riportò alla realtà “Ma penso che me ne tornerò in camera.”
Perso nei miei pensieri non mi ero neanche accorto che Belle mi aveva raggiunto e teneva i pugni stretti, poggiati al cemento, guardando dritta.
Le indicai l’interno con il capo “Ci sediamo?”
Si mise a gambe incrociate affianco a me, tenendo lo sguardo sulle sue mani ancora intente a torturare le maniche della camicia.
Capii però che non doveva essere solo perché era imbarazzata o nervosa, lei stava rabbrividendo.
Slacciai la felpa e gliela passai.
La indossò, ringraziandomi in un sussurro, mentre cercavo qualcosa da dirle, ma lei mi precedette “Senti, mi dispiace!”
Alzò finalmente lo sguardo e solo allora notai quanto fosse triste.
Mi sentii una merda sapendo di esserne colpevole.
Allora perché era lei che si scusava?
“Ti dispiace per cosa?” chiesi, confuso.
“Non lo so!” esclamò, scostandosi i capelli “Qualunque cosa abbia fatto per farti arrabbiare o andare via...”
“Belle, tu non hai fatto niente. Sono io che devo chiederti scusa per il modo in cui ti ho trattata.” Le sorrisi.
“Non sei arrabbiato con me?” abbassò lo sguardo.
Scossi la testa, ma lei non poteva vedermi, con i capelli davanti agli occhi bassi.
Alzò lo sguardo, trafiggendomi con quegli occhi.
D’impulso, l’abbracciai.
Non volevo più vedere quegli occhi così tristi.
Non volevo più esserne la causa, volevo farla sorridere!
Sentii le sue mani posarsi timide sulla mia schiena, stringendomi.
“Non sono arrabbiato con te.” le sussurrai, mentre il suo profumo invadeva i miei polmoni “Perché te ne sei andata?”
“Ti ho visto andartene.” Sentii il suo respiro vicino alla mia nuca “Tu perché te ne stavi andando?”
“Io... –odio vederti con Jake, continuo ad associarti a Rose, mi sentivo una merda- mi annoiavo.” Mentii.
Era il momento di sciogliere quell’abbraccio; per quanto mi costasse.
Mi allontanai “Mi dispiace di averti trattata male, davvero. Non so che mi sia preso.”
“In realtà è colpa mia: non avrei dovuto essere così invadente.” Si scostò i capelli.
“Perché continui a prenderti tutta la colpa!?!” risi, prendendole il viso tra le mani.
Nonostante fossero davanti ai miei, continuava a tenere gli occhi bassi.
Alzò le spalle “Forse perché lo faccio sempre con tutti...” sospirò “O forse cominciavo a sentirti vicino e avevo paura che ti avessi allontanato.”
Lei allontanare me?
“Ma io sono qui.” Sussurrai.
Alzò titubante gli occhi e le sorrisi. Lei mi imitò, abbozzando un sorriso.
Prima che me ne rendessi conto, mi ritrovai di nuovo con le sue braccia intorno al collo e la testa poggiata al mio petto, sbattendo. Impacciato, posai una mano sulla sua schiena e l’altra ad accarezzarle i capelli.
Poggiai la testa sulla massa rossa di boccoli, non riuscendo più a trattenermi “Belle, posso chiederti una cosa?” La sentii annuire, ancora sulla mia T-shirt.
Di nuovo, aprii la bocca senza pensare “Penseresti che sono ancora più matto se ti...” presi un respiro, ma la mia parte razionale non riuscì a prevalere “Se ti chiedessi un bacio?”

Here I am:

Allooooora... sono un po' cattiva, lo so!
Non vi svelo niente, dovrete solo aspettare di leggere il prossimo capitolo!
Nell'attesa, perché non lasciate una recensione? <3

Rose sulla terrazza. <3

                                     Una delle vecchie foto nella scatola sotto il letto di Julia.

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Capitolo 9
*** Nice T-shirt! ***


9 – Nice T-shirt!
Si allontanò, guardandomi confusa.
Mi passai una mano tra i capelli, rendendomi conto troppo tardi di aver appena detto una cosa stupida.
Adesso sì che dovevo esserle sembrato un psicopatico.
Interruppe i miei pensieri, avvicinandosi di scatto a me, posando le labbra sulle mie.
Il cuore cominciò a battermi inspiegabilmente veloce.
Superato lo stupore, le scostai i capelli dal collo, poggiandoci la mano, tenendole il viso alto e premuto al mio con il pollice, le disegnai dei cerchi sulla guancia.
Socchiusi la bocca, mentre sentivo la sua presa delicata dietro la mia nuca.
Passò la mano tra i miei capelli ed avvertii una strana sensazione alla bocca dello stomaco, mentre si avvicinava con il busto.
Le cinsi la vita, finché il suo petto non combaciò con il mio.
Sorrisi, sentendo il suo cuore, danzare a ritmo di mille tamburi con il mio.
Non mi preoccupai di chiedermi perché battessero così forte, concentrandomi sul sapore delle sue labbra.
E non mi importava se avessimo bevuto entrambi, forse era anche per la birra se ora ci stavamo baciando.
O forse era meglio dire: era merito della birra?
Quello che intendevo era che le sue labbra erano delicate e piccole e baciarla era come essere bombardato dai ricordi.
Ma forse cominciava a piacermi, forse il mio cervello era troppo annebbiato dal profumo di vaniglia dei suoi capelli, per permettermi di rovinare quel momento.
Si allontanò appena, respirando sulle mie labbra.
Alzò lo sguardo, incontrando i miei occhi.
Ecco, quella era l’unica cosa che non avrebbe dovuto fare.
Alla  vista di quell’azzurro terribilmente familiare, le accarezzai il viso, avvicinandola di nuovo a me continuando a tenere il suo viso premuto al mio.
Non si sottrasse a quel nuovo bacio, stringendomi a lei.
Finché non squillò il mio cellulare.
Si allontanò, scostandosi i capelli e guardando la tasca dei miei jeans.
“Lou?” risposi.
“Ma dove cazzo sei!?!” esclamò il mio migliore amico.
Belle si alzò, pulendosi le gambe e i pantaloncini con la mano, senza guardarmi.
“Sto arrivando.” Attaccai.
Si voltò, mordendosi il labbro imbarazzata.
“Mi...” perché avrei dovuto mentirle se in realtà non mi dispiaceva affatto!?!
Sorrise, alzando le spalle “Non importa, infondo siamo mezzi ubriachi entrambi!”
“Già...” mi scostai i capelli “Ti riaccompagno in camera.”
   “Buonanotte.” Si fermò davanti alla sua finestra, porgendomi la mia felpa.
“Puoi tenerla se vuoi.” Che cazzo avevo detto?
Boccheggiò, probabilmente cercando una scusa carina per dirmi che non le serviva –come era ovvio-, ma non gliene diedi il tempo “Notte.” Sorrisi, avvicinandomi impacciato e le baciai le guance.

Suonai il campanello, aspettando.
La porta si aprì e comparve Belle, sorridendo radiosa “Hei!”
“Hei!” ricambiai il sorriso, avvicinandomi per salutarla, baciandole le guance.
Solo allora notai che indossava una lunga maglietta nera, che le lasciava scoperte le gambe.
No, so quello che state pensando! Non feci caso al suo abbigliamento per il particolare delle gambe.
Quella che indossava era una T-shirt dei Guns ‘nd Roses.

“Buon...” cominciai a dire, prima che Rose mi prendesse per il braccio, trascinandomi dentro.
Posò le spalle contro il muro, mordendosi il labbro inferiore prima di alzarsi sulle punte, cingendomi il collo.
L’anticipai, baciandola.
Misi le mani sui suoi fianchi, tenendola stretta a me.
“A cosa devo questa accoglienza?” risi, baciandola sotto al mento.
“Hai quindici minuti prima che Julia esca dalla doccia.” Mi riprese il viso tra le mani, portandolo all’altezza delle sue labbra “Poi è meglio se usciamo.”
Risi, lasciandole un bacio sulla clavicola e respirando il suo profumo dolce, prima che si coprisse la spalla, tirando su la maglietta nera dei Guns ‘nd Roses.


“Bella maglietta.” Cercai di imitare un sorriso, indicando la T-shirt.
La guardò anche lei, stirandola con le mani “Grazie. Me l’ha data Julia. L’avevo trovata nell’armadio della mia stanza.”
Mi scostai i  capelli, scacciando ogni pensiero su quella maglietta, sul profumo che doveva avere o sulla possibilità disperata di abbracciare Belle.
“Comunque...” zittii le voci nella mia testa “Ero venuto qui per portarti in spiaggia.”
Annuì, sorridendo “Dammi cinque minuti e sono pronta!”
Mi fece accomodare in salotto, quando arrivò la sua coinquilina.
“Buongiorno raggio di sole!” commentai ironico rivolto alla bionda spettinata, che mi fulminò con gli occhi chiari ancora impastati dal sonno.
Si sedette affianco a me, sbadigliando “Vederti di prima mattina è una delle cose più belle della vita, Styles.” Risi “Allora, che vuoi?”
“Mi dispiace deluderti, ma non sono qui per te.” Risposi.
“A giudicare dal suo sorriso, devo dedurre che ti sei fatto perdonare?” si alzò, prendendo una tazzina di caffè fumante e tornando a sedersi sul tavolino, di fronte a me “Le hai parlato?”
“Avevo intenzione di farlo oggi.” Sussurrai anch’io.
Ricomparve Belle, dal corridoio “Pronta!”
Risi “Lo sai? Sei l’unica ragazza che conosca, in grado di rispettare i cinque minuti per prepararsi.”
Alzò le spalle, mostrando un viso sorridente e bellissimo senza alcuna traccia di trucco, se non per la leggera linea nera sotto gli occhi.
“Divertitevi.” Ci salutò con la mano Julia.

Here I am:


Merda, oggi non sono molto ispirata...
Beh, che posso dirvi? Grazie per aver letto la mia storia e spero che vi vada di continuare, grazie a chi la segue o la recensisce...

 


  Ecco un'altra foto di Rose. Dio... quanto le invidio quelle labbra!

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Capitolo 10
*** We have to talk ***


10 – We have to talk

Scendemmo dall’auto, parcheggiata davanti all’ingresso della spiaggia.
Belle fece scendere i grandi occhiali da sole dai capelli sul naso, respirando l’aria fresca “Ecco una cosa che mi piace di Los Angeles: andare al mare anche d’inverno!”
“Vieni.” Le allungai la mano. Come la sera prima, la sua mano e le sue dita affusolate intrecciate alle mie, mi suscitarono delle sensazioni strane.
La portai fino al molo, in silenzio, guastandomi solo i sorrisi genuini che rivolgeva ai bambini intenti a giocare con la sabbia sul bagnasciuga. In qualche modo, riusciva a far sorridere anche me.
Si sedette sulle travi di legno a gambe incrociate, guardando il  mare piatto davanti a sé “Mi piace questo posto.”
Annuii “Già, non ci viene mai nessuno.”

Le sue labbra carnose sapevano di mare.
Il corpo esile, il ventre piatto e bagnato sul mio sembravano scintillare di goccioline con il sole.
Il profumo di salsedine si mischiava al suo e i capelli rossi erano la cornice perfetta per quel quadro.
Le cingevo la vita, tenendola stretta a me, sdraiato sulle assi di legno del molo.
“Mi piace qui, dovremmo venirci più spesso.” Rose sorrise, lasciandomi una scia di baci lungo il collo.
Annuii, accarezzandole i capelli.
Le sorrisi, guardando l’azzurro dei suoi occhi così simile a quello del mare, godendomi quel momento in tutte le sue più piccole sfumature.
“Vorrei restare per sempre così.” Le diedi un bacio a stampo.
Lei rise, mordendosi il labbro “Per sempre è piuttosto lungo, Styles...”
Risi anch’io, contagiato da quella risata allegra e le scostai una ciocca rossa di capelli dagli occhi “No, se ci sei tu!” prima di tornare a baciarla.


Il per sempre non esisteva per Rose.
Già, questo l’avevo capito piuttosto bene.
Belle si voltò verso di me, arrossendo senza che ne capissi la causa.
Sorrisi, quando arrivai alla conclusione che non voleva che la guardassi mentre si levava i vestiti.
Chiusi gli occhi, fingendo di godermi i raggi del sole sulla faccia. Quando li riaprii, era rimasta in bikini.
Mi sfilai anch’io la maglietta, sedendomi affianco a lei.
“Facciamo un tuffo?” sorrise.
“Veramente...” la guardai, sospirando e mi arresi ai suoi occhi, rimandando i miei propositi “1...”
Rise, mordendosi il labbro, alzandosi con me e al tre ci tuffammo entrambi in acqua.

“Sono stata bene, grazie.” aprì lo sportello dell’auto.
“Aspetta!” la fermai.
Alzò un sopracciglio, guardandomi confusa.
“Non è che ti andrebbe di... mangiare qualcosa?” proposi.
Annuì, sorridendo.
“Ci vediamo davanti alla tua finestra tra mezz’ora.” Ammiccai, ripartendo.
   Rimasi qualche secondo con il cartone di pizza in mano, riflettendo davanti al primo scalino della scala antincendio.
Avevo sprecato un’intera giornata, senza parlarle di Rose come mi ero riproposto.
Avevo passato una giornata bellissima con lei, però.
Avevo una voglia matta di salire.
Sì, avevo una voglia matta di rivederla.
Presi un respiro, salendo il primo scalino: le avrei parlato subito dopo aver mangiato.
Bussai al vetro, aspettando qualche secondo.
Alzò il vetro, sporgendosi con il viso fuori “Salve!” sorridente come sempre.
Sorrisi anch’io, facendole cenno di seguirmi fuori.
Scavalcò il davanzale, portando con se una borsa di stoffa arancione.
Raggiungemmo la terrazza e mi fermò prima che posassi le pizze sul pavimento. Estrasse dalla borsa un grande telo da mare, stendendolo a terra.
“Hai portato anche le candele?” mi stesi, poggiandomi sui gomiti.
“Ma come, pensavo le portassi tu!” rise.
Terminò la sua lattina di Coca-Cola, giocando con la levetta di metallo.
La cena era finita e io avrei dovuto parlarle.
Presi un respiro “Belle, riguardo a ieri...” rimase in silenzio, aspettando che le spiegassi a quale delle tante cose successe ieri mi riferissi “Cosa volevi sapere di Rose?”
Scosse la testa “Non serve che...”
“Sì, invece.” La interruppi “Volevi sapere chi è?” Annuì, timida.
“Rose era la mia ragazza ed era assolutamente bellissima. Siamo stati insieme un anno.” Avrei tanto voluto che si accontentasse, ma era ovvio che aveva solo timore a chiedermi di continuare. Assecondai la sua silenziosa richiesta “E’ passato un anno da quando se ne è andata: è partita per Parigi, senza preavviso e senza lasciare niente. Continuo a pensare a lei, anche se non dovrei.”
“Non l’hai più vista?” chiese.
Scossi la testa “Anche se non vuole dirmelo, so che a volta ha chiamato Julia.”
“Mi dispiace...” abbassò lo sguardo, giocando con la cannuccia.
“Non importa, dovrei andare avanti.” Alzai le spalle.
“Mi dispiace di avertelo chiesto.” Sorrise, gentile.
D’istinto, le accarezzai il viso, sorridendole “Dovresti smetterla di scusarti.” Risi, pensando a quanto fosse diversa da tutte le altre. Da lei.
“Allora, perché mi stai parlando di lei se non te l’ho più chiesto?” domandò.
Era il momento perfetto per raccontarle di loro e della strana somiglianza.
Certo, sarebbe stata la scelta più giusta da fare, se non fossi stato un coglione!

Here I am:

Scusate, avrei dovuto mettere il capitolo ieri, ma la mia connessione ad internet si è rifiutata di funzionare! >.<
Buona lettura...


Belle e una sua compagna del corso di fisica.

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Capitolo 11
*** Jealous? ***


11 – Jealous?

Mentre cercavo il coraggio per parlarle, alzò lo sguardo puntando gli occhi nei miei.
“Non ci avevo mai fatto caso: i tuoi occhi hanno delle striature marroncine.”
Si scostò i capelli, allontanandosi senza riuscire a nascondere il rossore che si stava impossessando delle sue guance “Lo so, le ho sempre odiate.”
Mi sdraiai sul telo “Perché? Sono bellissimi.”
Mentre le sue guance raggiungevano la tonalità dei suoi capelli, mi imitò, sdraiandosi affianco a me “Guardi le stelle? Io non ne vedo neanche una.”
“Io sì.” Si voltò, accorgendosi che non stavo affatto guardando il cielo, ma lei.
“Forse dovrei andare, si è fatto tardi e domani mattina ho lezione.” Si alzò.
L’aiutai a piegare il telo e rinfilarlo nella borsa, aspettando con ansia il momento in cui avesse alzato di nuovo lo sguardo. Niente, non aveva la minima intenzione di guardarmi...
   “Buonanotte.” Sorrise, dandomi un bacio sulla guancia, prima di sparire di fretta nella sua stanza.
Scesi le scale, raggiungendo la mai auto.
“Mi stavi aspettando?” salutai Julia, poggiata allo sportello.
“Sono qui per controllare che tu abbia fatto il tuo dovere: le hai parlato?” rispose.
“Le ho detto quello che voleva sapere: chi è Rose.” La imitai, poggiandomi alla macchina di fronte.
“Lo sapevo! Non hai le palle, Styles.” Sbuffò “D’accordo, le parlerò io.”
La fermai, prendendole il polso prima che se ne andasse “Non è come pensi: c’è un motivo per cui non le ho parlato della loro somiglianza.”
Incrociò le braccia al petto, sfuggendo alla mia presa “E quale sarebbe?”
“Loro non si somigliano affatto.” Scoppiò a ridere per la mia affermazione “Ju, sono serio. Tu non le dirai niente, ok?” mi guardò confusa “Non pensare a tutto quello che hanno in comune, pensa a tutto ciò che le
differenzia: lei non è Rose e io non voglio associarla a lei!”
“Oh mio Dio!” rise “Styles, ti stai innamorando di lei!?!”
“Cosa!?! Vai a dormire, devi essere parecchio stanca!” la spinsi, mettendole le mani dietro le spalle.
Lei continuò a ridere, raggiungendo il portone.

Io innamorato di Belle? Impossibile.
Potevo dimostrarle tranquillamente di poter fare benissimo a meno di lei.
  Passate le prime due ore, entrai nell’aula di biologia, sedendomi affianco a Jake.
Lei entrò qualche minuto dopo, ma non le rivolsi neanche uno sguardo.
La campanella suonò ed io corsi fuori.
Visto? Era quasi finita la mattinata e io non gli avevo neanche rivolto la parola.
Potevo ritenermi soddisfatto, se non l’avessi incontrata in mensa.
Era di fronte a me, seduta ad un tavolo con gli altri e si era accorta che la stavo guardando, perché mi sorrise.
Ecco, avevo appena fatto una mossa sbagliata, guardarla.
Feci un passo verso di lei, ma mi bloccai quando la sedia affianco a lei fu occupata da Jake.
Posò il vassoio sul tavolo, facendola saltare.
Sorrisi divertito, proprio come lui. Mentre le baciava la guancia.
“Harry!” mi chiamò Louis, dal tavolo, facendomi segno di raggiungerli.
Scossi la testa –mi era passata la fame- e me ne andai.
Salii in macchina e inserii la chiave, pronto a partire.
“Harry!” mi voltai, guardando Belle corrermi incontro.
Fui tentato dal premere l’acceleratore, ma in realtà non volevo neanche io lasciarla lì.
Mi raggiunse, poggiandosi alla portiera recuperando fiato “Si può sapere cos’hai?”
Alzai le spalle.
“Perché mi eviti di nuovo?” il fatto che avesse posato l’accento sulle ultime due parole riuscì per un attimo a farmi sentire una merda e lei la vittima.
“Non ti sto evitando.” Mentii “O sei qui per scusarti di nuovo?”
Mi resi conto di aver usato un tono acido solo quando, tra le sue sopracciglia, comparve quella linea.
“Sei proprio uno stronzo!” commentò seccata, voltandomi le spalle e andandosene.
Sbattei la testa sul sedile, maledicendomi. Mi sporsi dal finestrino, richiamandola.
Lei continuò a camminare, alzando la mano per mostrarmi il medio.
Bene, l’avevo ferita un’altra volta.
E anche se avrei tanto voluto tenerla lontana da me perché sapevo che era la cosa giusta, io non potevo stargli lontano, perché avevo in qualche modo bisogno di lei.
Ci misi qualche secondo, prima di capire bene cosa volessi e dovessi fare.
Mandai a farsi fottere –proprio come lei aveva fatto con me- tutti i buoni propositi, aprendo lo sportello e uscendo dall’auto.
Attraversai il piazzale del parcheggio e rientrai all’interno dell’università.
Non fu difficile individuarla: era seduta su una panchina a gambe incrociate, leggendo un libro aspettando probabilmente Julia o qualcuna delle sue amiche.
Di nuovo, nell’esatto momento in cui feci un passo, comparve Jake.
Pensai subito che fosse lui, quello che stava aspettando...
Le prese il libro, posandolo sulla panchina e lei rimase a guardarlo divertita, chiedendogli di ridarglielo.
La fece alzare in piedi, sulla panchina, prendendole le mani.
Qualcuno da lassù ascoltò le mie preghiere e quella scena non si concluse con un bacio.
Continuavano a parlare, discutevano scherzando, finché lui non la prese sulle spalle, come fosse un sacco di patate. Prese la sua roba sulla panchina, mentre lei si dimenava, ridendo e se ne andarono.

-No, io non ero innamorato di lei.-
Dovevo solo continuare a ripetermelo.
Ormai però era impossibile negare il fatto che fossi geloso di Jake.
Solo non riuscivo a capire il perché!

Here I am:

So che questi ultimi capitoli sono un po' lenti, I'm sorry!
Prometto però che se avrete la pazienza di leggere ancora, non ve ne pentirete...

Belle nello stesso piazzale davanti all'entrata dell'Università, qualche giorno prima.
 

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Capitolo 12
*** Xmas Holiday ***


12 – Xmas Holiday

Uscii dal bagno, finendo di asciugarmi i capelli con l’asciugamano.
Vidi Gemma chiudere la porta.
“Sorellina, devi smetterla di fregarmi le magliette.” Rise “E dovresti metterti un paio di pantaloni, visto che condivido la stanza con altri quattro ragazzi!”
Alzò le spalle, sedendosi sul divano “Deve essere quello che ha pensato anche la tua amichetta, perché non mi guardava con uno sguardo molto amichevole.”
“Chi?” domandai confuso.
“La roscia alla quale ho aperto.” Indicò la porta dietro di noi.
“Che cosa ti ha chiesto?” mi sedetti affianco a lei.
“Ha chiesto se c’eri.” Accese la tv.
“E tu che le hai risposto!?!” le presi il telecomando, spegnendo lo schermo per avere la sua piena attenzione.
“Che eri sotto la doccia, che le dovevo dire!?!” esclamò, riacchiappando il telecomando.
“E lei?” insistetti.
Gemma sbuffò “E lei se ne è andata.”
Saltai in piedi, fiondandomi in camera e travolgendo Louis “Scusa, vado un po’ di fretta!”
“Lo vedo...” commentò ironico, poggiandosi allo stipite della porta, mentre mi cambiavo “Non pensavo fossi così contento di accompagnare me e Juls al cinema.”
Mi bloccai, portandomi la mano alla fronte.
Rise “Te ne eri scordato, vero?”
“Chiamala subito e dille che se fa anche solo due minuti di ritardo per prepararsi ci vengo io con te a vedere il film!” lo avvisai, chiudendo la zip dei jeans.
Rise, annuendo e le inviò un sms.
Inutile dire che, cinque minuti dopo, la ragazza era ancora occupata con i preparativi –da ragazza- e noi la stavamo aspettando sulla solita panchina davanti al dormitorio femminile.
“Mi dici perché vai così di fretta?” Lou posò una mano sulla mia spalla.
“Ho fatto un casino e devo andare da lei per risolvere.” Mi scostai i capelli, impaziente.
“Belle?” indovinò. Annuii “Hazza, cosa provi per lei?”
Sospirai “Io...”
“Eccomi, scusate il ritardo!” comparve Juls.
Il sorriso si espanse sul viso del mio migliore amico, alzandosi per baciarla “Ma no, quale ritardo?”
Mi cucii la bocca, affrettandomi a raggiungere l’auto.
Ci fermammo nel piazzale, salutando prima Niall e Sarah che passavano le vacanza dai genitori di lei nel New Jersey e poi Marty e Zayn che si erano prenotati una vacanza per due a Disneyland.
Accompagnati i due piccioncini al cinema, imboccai la strada verso Washington Road...
Rimanendo imbottigliato nel traffico da 20 dicembre con tutte quelle persone che stava lasciando la città per passare il Natale a casa con i parenti!
Se di solito impiegavo venti minuti per raggiungere il 123, parcheggiai davanti al portone dopo tre quarti d’ora di snervante traffico.
“Sei qui per farmi gli auguri, Styles?” mi voltai, vedendo Julia e Liam che caricavano l’auto rossa della bionda con le valigie.
Li raggiunsi, salutandoli e augurandogli un buon Natale “Mi raccomando, cerca di non far arrabbiare anche la suocera.” La stuzzicai.
“Per tua informazione, l’unico che non mi trova adorabile sei tu!” mi fece la linguaccia.
Liam rise, cingendole le spalle, dandole un bacio prima di salire in macchina.
“Un ultima cosa: visto che io non ci sono... alle 23 devi aver lasciato il mio appartamento, chiaro?” mi avvisò.
Risi “Tranquilla, probabilmente mi caccerà molto prima.”
Annuì “Ecco perché sono fiera della mia ragazza.” Diede un bacio al suo ragazzo prima di mettersi al volante.


Avviso: se non riuscissi a pubblicare spesso, sappiate che è per colpa della mia chiavetta internet!!! >.<
Spero vi piaccia il capitolo...

Le ragazze! <3

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Capitolo 13
*** Shut Up, Brain! ***


13 – Shut Up, Brain!

Bussai alla finestra dalle tende bianche, aspettando ansiosamente di vederla comparire.
Bussai di nuovo, mentre il cuore cominciava a battermi forte, aumentando l’ansia.
Bussai per la terza volta e la finestra si alzò, sbattendo, e comparve Belle.
Teneva le mani sul davanzale della finestra, gli occhi fissi sui miei e lo sguardo duro.
I capelli raccolti in un chignon disordinato, indossando la solita maglietta dei Guns ‘nd Roses che stava grande anche a lei, lasciandole la spalla scoperta.
Sorrisi, anche se in quella situazione non c’era niente per cui farlo.
Per gli altri, forse.
Per me, invece, quella era la prima volta in cui la trovavo bellissima, senza che niente di lei mi rimandasse a Rose. Lo considerai un traguardo personale.
“Che vuoi, Harry?” il suo tono non sembrava duro, piuttosto stanco. O forse era delusa?
“Voglio parlarti.” Feci un passo indietro “Puoi uscire?”
“Non ho voglia di parlare adesso, scusa.” Si voltò, ma prima che potesse andarsene, le presi il polso “Va via, ti prego!” Svincolò dalla mia presa, sparendo dietro la parete.
Rimasi qualche secondo a fissare la finestra, la porta di fronte a me dove si leggeva benissimo il nome di Rose in rosa. Presi un respiro profondo, stupendomi di me stesso, quando scavalcai la finestra, mettendo piede sulla moquette verde acqua.
Mi riproposi di non guardarmi in giro, mentre i ricordi cominciavano a bussare alla mia mente.
Si alzò dal letto “Che cavolo...!?!”
“Belle, te l’ho detto: devo parlarti.” La raggiunsi ma, quando lei rimase in silenzio per ascoltarmi, io rimasi a fissare la parete dietro di lei, affianco al letto.
Si voltò anche lei, seguendomi e si avvicinò alla bacheca.

“Ecco, ora ci sei anche tu!” Rose premette la puntina sulla bacheca, reggente la foto che avevamo scattato il giorno prima in spiaggia. Sorrisi, dandole un bacio a stampo.

Bloccai quel ricordo, cercando di rimanere lucido e attaccato alla realtà.
Ma soprattutto, non volevo più pensare a Rose...
“Ti senti bene?” strabuzzai gli occhi, mettendo bene a fuoco la figura di Belle, di fronte a me.
Annuii, tornando a guardare le foto attaccate alla bacheca che ritraevano le ragazze, altri ragazzi che dovevano essere i suoi vecchi amici – c’era anche una foto di Jake e lei, ma cercai di sorvolare...-“Le hai
fatte tu?”
Annuì, continuando a guardarmi “Perché sei qui?”
“Perché devo parlarti.” Ripetei per la terza volta, prendendole le mani “Anzi, voglio spiegarti.” Lei rimase in silenzio, aspettando che parlassi “Sei venuta a cercarmi oggi?”
“Prendimi in giro quanto ti pare, ma ero venuta da te per scusarmi.” Alzò le spalle, intrecciando le dita tra le mie. Rimanemmo entrambi a fissarle “Non pensavo che mi sarei trovata davanti una ragazza indossando la tua maglietta.” Sospirò, sussurrando –ma la sentii anch’io- “Solo la tua maglietta...”
Risi “Belle, quella era mia sorella.”
Alzò lo sguardo, mostrando uno sguardo sorpreso e arrossì terribilmente “Eh?” scoppiò a ridere anche lei, liberando una mano per scostarsi i capelli imbarazzata “Io pensavo... sono una cogliona!”
Poggiò la fronte sul mio petto, sentendola ancora ridere e posai una mano dietro la sua schiena, tenendola vicino a me.
“Fammi indovinare, ti dispiace?” la presi in giro, meritandomi un cazzotto.
“E’ solo che...” gesticolò “Cosa faresti se bussassi alla mia finestra e comparisse uno, che so... in mutande?”
Ci pensai su “Uno... tipo Jake?”
“E’ per questo che eri arrabbiato?” domandò.
“Hai fatto caso che in questa conversazione non ci son risposte, ma solo domande?” commentai ironico.
“Bene, a te l’onore: eri... geloso?” puntò gli occhi nei miei con un mezzo sorriso sul viso.
Per un secondo pensai di mentire, ma ormai era solo inutile. Quindi annuii “Come te di Gemma?” annuì, arrossendo di nuovo.
Le presi il viso tra le mani, alzandole il mento “Per quanto mi riguarda, tu sei l’unica ragazza che voglio.”
Rimase un attimo immobile, boccheggiando senza dire niente, abbassando lo sguardo.
Sapevo cosa voleva chiedermi, ma apprezzai il fatto che non l’avesse fatto.
“Per quanto mi riguarda, sei sempre stato solo tu.” Alzò lo sguardo, sorridendo timida.
Sorrisi, stringendo la presa dietro la sua vita, finché non sentii il suo cuore battere forte, contro la mia camicia. Al contatto, anche lei alzò di nuovo gli occhi, che incontrarono i miei.

Rose sorrise, mordicchiandosi il labbro e si alzò sulla punta dei piedi scalzi, posando la mano dietro la mia nuca, accarezzandomi i...

Sospirai, combattendo internamente per scacciare i ricordi.
E poi trovai di nuovo gli occhi di Belle, che avevo scoperto essere diversi da quelli di Rose.
Che infondo avevo trovato sempre bellissimi.
Lei era bellissima ed era stretta tra le mie braccia, dopo avermi detto di provare qualcosa per me.
Insomma, aspettava solo che la baciassi
Abbassai la testa, quel tanto che bastava perché le mie labbra trovassero le sue dolci.
Posò le mani dietro la mia nuca, tra i capelli e salì con i piedi scalzi sulle mie Converse.
Mentre la mia presa dietro la sua vita si faceva più salda, lei mi accarezzava i capelli.
Il cellulare squillò, dalla tasca dei miei jeans.
“Non rispondi?” si allontanò.
Alzai le spalle, lasciandola solo un momento per prendere l’I-phone e lanciarlo sul letto “No, è solo Julia.”
Rise, guardando il volo del telefono mentre la baciavo sotto al mento “Hai una suoneria solo per lei! Devo essere gelosa?”

Rose posò le labbra rosse sulle mie, prendendo la mia mano e posandola sulla sua schiena.
Risi, mentre il telefono squillava.
Sbuffò, infilando la mano nella tasca dei miei jeans, smanettando con il display.
“Che fai? Chi era?” la guardai divertito.
Alzò le spalle, lanciando il cellulare sul letto.
Si voltò, tornando a cingermi il collo “Lascia stare, non tornerà prima di domani mattina.”
Risi, tornando a baciarla mentre il cellulare squillava con una nuova suoneria.


Basta!
Spalancai gli occhi, trovando Belle ancora voltata ed io ancora con le labbra sotto al suo mento.
Presi a scendere, baciandole uno, due fino al terzo della scia di nei che aveva sul collo “E’ un tatuaggio?”
Rise, quando li sfiorai “Come?”
“No, certo...” Mi passai una mano tra i capelli, allontanando ogni possibile ricordo.
Tornai a baciarla sulle labbra, mentre scendeva dalle mie scarpe e indietreggiava di qualche passo.
La seguii, finché non toccò con le cosce il copriletto azzurro.

Con le mani sui suoi fianchi, spinsi Rose di un passo indietro, tenendo ancora le labbra premute alle sue.
Sorrise, intrecciando le gambe dietro la mia schiena, mentre la tenevo sotto le cosce.
Bastarono altri due passi, la poggiai sul copriletto azzurro.


Sentivo la testa pesante, incasinata dai ricordi.
Ricordi che cercavo di allontanare.
Ricordi che non volevo ricordare! (?)
Belle mi sfiorò la guancia, riportandomi al presente.
Si sciolse i capelli, buttando da qualche parte l’elastico verde, alzando il mento per baciarmi, facendo scivolare di nuovo la mano dietro la mia nuca.
Si abbassò, stendendosi, trascinandomi con sé. Puntai le mani sul materasso per sorreggermi.
Ricambia il suo sorriso, guardandola: gli occhi e quel sorriso le davano un’aria quasi angelica, ma soprattutto felice e i capelli sparsi intorno al viso sembravano evidenziarlo ancora di più.
Stavo per dirle che era bellissima, quando le parole mi si smorzarono in gola.

“Sei bellissima.” Le sussurrai all’orecchio, prima di ripercorrere con le labbra le tre stelle sul collo.
Rise, uno di quei sorrisi che adoravo e si morse il labbro, mandando lontano dagli occhi una ciocca di capelli insieme a tutti gli altri rossi sparsi sul cuscino intorno al suo viso.


Mi allontanai di scatto dalle labbra di Belle, respirando con calma.
Mi lasciò un baciò sotto al mento e altri lungo il collo ed io mi aggrappai a quelli, lasciandomi trasportare nel presente.
Tornai a guardarla, sorridendole.
Lei.
Belle era lì, bellissima.
Belle era la ragazza che amavo. Nel presente.
Belle era il mio presente.
C’era solo lei nel mio presente e Rose doveva rimanere solo un vago ricordo!
Cominciarono a pulsarmi le tempie.
Se la mia mente fosse stata un computer, sarebbe già apparsa la scritta ‘Sovraccarico: il dispositivo sta per esplodere!’

Rose posò la mano sulla mia guancia.

Belle alzò il viso, finché la sua guancia non sfiorò la mia.

Il profumo di fragola arrivò fino ai miei polmoni.

Un profumo di vaniglia invase le mie via respiratorie.

In quel momento, la voce di Belle si mischiò a quella di Rose, in un’armonia di suoni perfetta “Ti amo.
E in quel momento, mi ritrovai sospeso tra i miei ricordi e il mio presente, senza riuscire più a distinguerli.
Senza riuscire più a distinguerle.
   La mia testa stava davvero per scoppiare senza che riuscissi a zittirla. Le tempie pulsavano.
Il mio cuore batteva come un tamburo. Il mio stomaco era vittima di un attacco di farfalle.
Il mio stomaco... brontolò!

Here I am:
Ve l'avevo detto, no?
Preparatevi a tutto, siamo nel vivo della storia! <3

    La prima è Belle, la seconda è Rose...

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Capitolo 14
*** Good New Morning ***


14 – Good New Morning

Belle rise.
“Ops...” mi passai una mano tra i capelli, imbarazzato mentre mi rimettevo a sedere “Ti dispiace se... mangiamo qualcosa?” Non potevo credere di averglielo chiesto davvero!
Continuando a ridere, annuì “Ordino delle pizze?”
“Dovrebbe esserci il mio cellulare da qualche parte...” mi guardai in giro, mentre si rimetteva seduta.
“Ci ero seduta sopra, scusa.” Me lo porse.
“Puoi chiamare tu? Io... dovrei andare un attimo in bagno.” Mi alzai.
Chiusi la porta del bagno alle mie spalle, posando le mani sul lavandino. Aprii il rubinetto dell’acqua fredda e mi sciacquai la faccia, strofinandola ripetutamente con le mani. Mi mollai anche uno schiaffo, già che
c’ero...
Guardai il mio riflesso allo specchio: avevo una pessima cera!
Santissimi... che cazzo mi stava succedendo!?! Di là c’era la ragazza che amavo!
E non me ne importava niente se assomigliava a Rose, alla vicina di casa, a mia nonna...
Io volevo solo Lei!
Ripetei a me stesso questo discorso un paio di volte, prima di riuscire.
“Ti va se guardiamo un film?” Belle era seduta sul letto. Annuii, sedendomi affianco a lei “Qual è il tuo film preferito?”
In quel momento mi accorsi di non sapere quasi nulla su di lei “The Notebook.” Risposi.
Lei alzò un sopracciglio “Un film leggeruccio!”
Risi “Invece di prendermi in giro, perché non mi dici qual è il tuo?”
“Titanic.” Rispose fiera.
“E poi dici a me!?!” le pizzicai i fianchi, facendole il solletico.
Posai la schiena alla ringhiera del letto e la sua sul mio petto.
Alzò il mento, sorridendomi “Mi piace questo gioco. Continuiamo: colore preferito?”
Finché non suonarono il campanello, proseguimmo a farci domande.
Più cose scoprivo di lei, anche le più stupide, più me ne innamoravo.
Non riuscii a convincerla a pagare io, quindi si alzò, andando verso la porta “Slip o boxer?”
Risi, aspettando che tornasse con la pizza “Che razza di domanda è?”
“Guarda che può servire a capire una persona.” Ridemmo entrambi  ed alzò le spalle “D’accordo, non me lo dire... Tanto porti sempre i pantaloni calati, conosco già la risposta!” si sedette come prima.
Le cinsi la vita, ridendo “E’ un modo carino per dirmi che mi guardi il culo?”
“No, ma che vai a pensare, Styles!?!” rise, alzando il mento per guardarmi “Dico solo che se ti metti un paio di mutande verdi non passi di certo inosservato!”
Alzai le spalle, addentando uno spicchio di pizza mentre accendeva il lettore DVD “Hai detto che è il tuo colore preferito, no?”
Rise, alzando un sopracciglio, facendo partire il DVD.
Alla fine l’avevo lasciata scegliere e mi ero arreso a tre ore di tragico Titanic.

Non avrei potuto sbagliarmi di più.
Tralasciando la metà del film in cui... non stavamo guardando il film.
L’altra ora e mezza era trascorsa tra battute, commenti da registi mancati e insulti da parte di Belle verso Rose.
Belle si alzò, buttando il cartone della pizza nel secchio, canticchiando la sigla finale del film “Che hai da guardare?”
Alzai le spalle, allungandole la mano sorridendole.
Lei l’afferrò, tornò a stendersi affianco a me e spense il lettore DVD.
“Mi piace quando canti.” Le baciai la guancia “O forse mi piace semplicemente la tua voce.”
Alzò un sopracciglio, giocando con le dita della mia mano sulla sua spalla.
“E mi piace che quando ti faccio un complimento arrossisci.” Risi.
“Non è vero!” brontolò, nascondendo la testa sotto al mio braccio.
La strinsi a me, accarezzandole i capelli e cominciai a canticchiare una canzone “Isn’t she lovely? Isn’t she wonderful?” alzò il viso, sorridendomi.
Mi accarezzò la guancia “Ecco, vedi: tu hai una bella voce.”
Risi “Forse, ma per adesso tu e mia madre siete le uniche persone che mi abbiano mai sentito cantare. Oh, e Louis!”
Avvicinò il mio viso al suo e mi baciò “Che onore, Styles!”
Ritornai a baciarla, stringendola a me, sentendola sorridere.
“Belle...” mi allontanai appena, accarezzandole il viso “Ti amo e mi dispiace di non avertelo detto prima.”
Sorrise, mordicchiandosi il labbro e mi baciò di nuovo.
“Anche se non è l’unica cosa che abbiamo lasciato in sospeso...” rise, arrossendo.
Le alzai il mento con la mano, tenendolo premuto al mio. Mi cinse il collo e la spinsi verso il cuscino, facendola sdraiare finché non mi ritrovai di nuovo con il viso sopra al suo.
Mi accarezzò la guancia, allontanandomi “Harry...” le lasciai dei baci lungo il collo “So che te l’ho già detto ma...” sorrise, accarezzandomi i capelli “Ti amo anch’io.” E la sua voce arrivò cristallina alle mie orecchie.
Niente Rose, niente ricordi.
Quella parte della mia vita era appena stata seppellita in un baule che non avrei più riaperto.
Che non volevo più riaprire.

***

Belle aprì gli occhi, svegliata dalla porta che si chiudeva.
Si alzò di scatto, ritrovandosi nel letto vuoto.
Sospirò, mentre lo sconforto le invadeva il cuore e si strinse al cuscino, come era solita fare.
Solo che questa volta, aveva il suo profumo...
Si alzò, recuperando la maglietta nera per terra e la indossò con un paio di pantaloncini rossi.
Si aggiustò alla meglio i capelli in un chignon mentre stava lasciando la stanza, quando la sua attenzione fu catturata dalla bacheca.
Si avvicinò e guardò la foto al centro: lei addormentata.
La staccò, leggendo sul retro nella scrittura tondeggiante e ordinata per essere di un ragazzo ‘Sono sceso per comprarti la colazione. PS: questa era solo per farti vedere quanto  eri bella anche stamattina.’
     Nonostante soffrisse il solletico sui fianchi da quando era piccola, non si spaventò.
Il contatto delle mani di Harry le era familiare.
Sorrise, mordicchiandosi il labbro mentre continuava a tenere in mano la foto.
Harry le lasciò un bacio sulla clavicola e lei si voltò, cingendogli il collo “Buongiorno.”
Le sorrise, baciandola “Buongiorno.” e in quel momento pensò che d’ora in poi, ogni giorno sarebbe stato diverso.
Quello era semplicemente il loro primo nuovo giorno.

Vi avverto, spero che vi piacciano le storie d'amore romantiche -anche se mi pare ovvio, altrimenti non avreste letto fin qui-. Ma vi metto in guardia, perché ore Harry e Belle sono, ufficialmente diventati un bel noi!
La foto scattata da Harry. <3

Scusate, so che non è carino farsi pubblicità. Ma mi farebbe piacere se leggeste le mie due fanfiction:

Non Voglio Fare la Fine di Romeo & Giulietta!  e   We're here for studying! Yes, I'm studying you...

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Capitolo 15
*** Ma Petite Belle ***


15 – Ma Petite Belle

Belle tornò in camera con un vassoio e due tazze di cappuccino fumante ed io tirai fuori i cornetti comprati al bar, facendole posto affianco a me.
“Cornetto alla crema?” ne prese uno “Il mio preferito.”
“Lo so.” Sorrisi, compiaciuto.
Mentre si cambiava in bagno, finita la colazione, mi misi a guardare le foto appese alla bacheca “Sei davvero brava, lo sai?”
“Non sono niente di che...” mi raggiunse “E’ più un passatempo.”
“Però non ci sono tue foto.” Commentai, prendendo la macchinetta.
Alzò la mano, indicandomi di stare lontano “Fermo, sei pericoloso con quella cosa in mano!”
Risi, pregandola “Una sola...” si sedette sul letto, scuotendo la testa “Voglio tenerla per me.”
“Solo per te!” puntualizzò arrendendosi, sbuffando.
Scattai la foto, studiandola “Visto? Sei bellissima!” premetti il pulsante verde a destra del display della stampante, collegata alla macchinetta e quella stampò la foto.
Belle l’afferrò “Visto? Oh mio Dio che capelli!”
Risi, sedendomi affianco a lei sul letto, cingendole la vita da dietro “Ma stai zitta...”
“Seriamente: io odio i miei capelli!” brontolò, prendendo le mie mani, divertendosi a batterle davanti alla sua pancia.
“Scherzi?” le baciai la guancia “Credo siano stati... la prima cosa che ho notato.” E non era una bugia...
“Sai che sono tinti, vero?” alzò un sopracciglio.
Annuii, fingendo di averlo sempre saputo, quando invece me ne rendevo conto solo ora.
Sorrisi inconsciamente. Ecco un’altra differenza!
“Li avevo tinti solo per fare un dispetto ai miei.” Continuò “A Parigi era diverso, però: conoscevo tutti e tutti mi conoscevano. Qui invece sono quella nuova con un semaforo in testa!”
Le presi il mento con la mano, voltandola verso di me “Hai finito di sparare cazzate? Sei bellissima: il caso è chiuso.” Prima che potesse replicare portai le sue labbra alle mie “Non parli molto bene dei tuoi.”
Alzò le spalle “Non frequenterei una scuola dall’altra parte del mondo se andassi d’accordo con loro, non credi?” Sospirò, dandomi un bacio “Non voglio pensare a loro adesso!” ridemmo “Vieni qui e fatti una foto con me!” mi prese le guance con la mano, rivolgendomi verso la macchinetta con quell’espressione buffa.
Fu così che passò una buona mezzoretta: tra linguacce, facce strane e sorrisi rivolti all’obbiettivo, prima che ci accorgessimo che fuori si stava annuvolando.
“Usciamo!” si alzò di scatto, andando alla finestra.
“Ti piace la pioggia?” la raggiunsi.
Annuì, dandomi un bacio sulla guancia “Tutti pensano che la pioggia si grigia ma io ho imparato che non è così. La finestra della mia stanza a Parigi dava su un grande Boulevard –quanto mi piaceva la sua pronuncia francese. Quanto adoravo il suo accento quando parlava inglese...- e quando pioveva si riempiva di ombrelli colorati e...” rise, scostandosi i capelli “So che è una cosa stupida, ma da bambina mi metteva allegria.”
Sorrisi. Lei era ancora una bambina e questo mi piaceva: mi piaceva il modo in cui giocava con tutto ciò che aveva in mano, mi piaceva la sua curiosità e il modo in cui si preoccupava quando sembrava inopportuna, mi piaceva il suo modo di vestirsi colorato, la sua risata allegra e tutte quelle altre piccole cose che facevano di lei la mia Piccola Belle.
Hei, questo era carino... probabilmente l’avrei registrata così sulla rubrica del mio cellulare!

Uscimmo quindi in strada, convincendomi a raggiungere la spiaggia a piedi, camminando mano nella mano o cingendole le spalle con le braccia “Sei sempre così allegra o posso prendermene il merito?”
“Mhm, mi dispiace deluderti...” rise, allontanandosi i capelli dal viso per il vento “Sarà che sono riuscita a beccare un tempo di merda a Los Angeles!”
Risi, anche se in realtà mi piaceva di più pensare che fosse felice perché io e lei eravamo appena diventati noi. Anche se infondo avevo sempre pensato che fosse una persona solare di per sé.
“Secondo me la pioggia non ti rattrista perché ti basta un tuo sorriso per illuminare le giornate!” le baciai la guancia.
Sorrise, arrossendo leggermente e mi puntò l’obbiettivo, scattando un’altra foto “E a te perché piace la pioggia?”
Ci pensai su, calciando un sassolino “Credo perché mi ricordi casa mia.”
“Mi sarebbe sempre piaciuto visitare l’Inghilterra.” Si perse in chissà quali pensieri per qualche secondo, prima di tornare alla realtà, scuotendo la testa “Ci sono andata una volta, per l’inglese. Ma i miei mi hanno spedita in una casa con due vecchi...” calciò un sassolino.
Entrammo in spiaggia, levandoci le scarpe per raggiungere il molo “Potresti venire con me.”
Il suo sorriso si espanse ancora di più –se possibile- e mi cinse il collo, guardandomi negli occhi “Guarda che ci conto!”
Ecco un’altra cosa che mi piaceva di Belle: con lei potevi parlare del nostro futuro.
Lei credeva nel nostro futuro e non la spaventava.
Lei non sarebbe mai partita da un giorno all’altro. Lasciandomi.
“Quelli non sono i nostri compagni di biologia?” indicò.
La ringraziai, per aver interrotto i miei pensieri. Per avermi tenuto lontano da quel baule.
“Sì, ma voglio stare solo con te oggi.” Le presi la mano, attirandola a me.
“Quando parti?” si alzò sulle punte, cingendomi il collo.
“Stasera. Abbiamo tutto il giorno ancora per noi.” Sorrisi, baciandola.

“Come ti devi cambiare?” risi, mentre lasciavamo il locale sulla spiaggia dove avevamo pranzato.
“Certo. E’ la nostra prima uscita insieme e voglio essere presentabile!” tirò la mia mano, trascinandomi.
“Credevo che per noi queste cose non contassero.” Mi fermai, prendendole i fianchi.
“Perché non dovrebbero?” rise, scostandosi i capelli ancora bagnati dal viso, opponendosi al vento.
“Forse perché per noi le tappe sono state un po’ capovolte. Insomma, la prima volta che ti ho vista ci siamo baciati!” l’aiutai, sfiorandole la guancia per tenerle una ciocca rossa dietro l’orecchio.
“Quello è perché sei un maleducato, Styles!” Commentò ironica.
Risi, prendendole il viso tra le mani e baciandola di nuovo.
Tenendoci per mano, camminammo sulla spiaggia verso la strada.
“Aspetta!” si fermò “Una goccia!”
E non feci in tempo ad alzare il naso al cielo, che la quantità d’acqua aumentò, trasformandosi in un acquazzone come capitava raramente.
“Contenta?” le cinsi la vita da dietro.
“Non ancora...” si voltò, alzandosi sulle punte e prendendomi il viso tra le mani.
Sorrisi, avvicinandomi per baciarla, stringendola a me.

“Non ho ancora capito perché devo aspettarti qui!” urlai dal salone, mentre si vestiva in camera.
Cominciai a camminare avanti e indietro per il corridoio, trovando la porta della stanza di Julia aperta.
Entrai, giusto per la soddisfazione di farla arrabbiare al suo ritorno.
Sulla sua scrivania, c’era un disegno. Il ritratto di Belle.
Sapevo quanto fosse brava, dato che Liam aveva la camera tappezzata di suoi disegni.
“Pronta!” si affacciò.
Nascosi il disegno nella tasca dei miei jeans, sorridendole “Sei bellissima.”
Sorrise, allungandomi la mano, facendo muovere di proposito il vestito blu.

“Verrai a salutarmi domani?” mi domandò, la testa poggiata alla mia spalla, interrompendo il silenzio che si era creato, seduti sulla riva, baciandoci sotto un cielo stellato.
Risi, baciandole la fronte “Io veramente pensavo di dormire da te...”
Alzò un sopracciglio, guardandomi divertita “Uhm, sì... si può fare!”
Le avvicinai il viso posando la mano sulla sua guancia, baciandola.
“Mi chiamerai ogni tanto?” si allontanò, poggiando la fronte sulla mia, giocando con la sabbia tra le dita.
“Non riuscirei a non farlo ogni giorno.” Le sorrisi, baciandola.
“Ah sì?” mi spostò, tenendo il mento con la mano “E come pensavi di fare se non hai il mio numero?” mi prese il braccio, scrivendolo con un pennarello.
“Non era più facile salvarlo sulla memoria del mio cellulare?” risi, dandole un bacio sulla guancia.
Guardò soddisfatta la sua opera, scuotendo la testa “Così le ragazze che ti vedranno sapranno che sei occupato.”
“Che ho già una fidanzata, vorrai dire.” La corressi.
Sorrise, mordicchiandosi il labbro e mi cinse il collo, baciandomi.
Posai la mano sulla sua schiena, avvicinandola a me “Credo che sia arrivata l’ora di tornare a casa...” le sussurrai, sentendola ridere.
Passai il braccio sotto le sue cosce sulle mie gambe, reggendola dietro la schiena e la portai in braccio fino alla strada.

Here I Am...
Allora, che ne pensate della coppia Belle ed Harry?
Io li trovo adorabili! Certo, non li avrei creati altrimenti... xD

 

       Un riassunto delle foto scattate durante la loro prima giornata insieme...

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Capitolo 16
*** I'm All Right ***


16 – I’m All Right

 “Terzo piano, G12.” L’infermiera indicò le scale con il dito.
Ringraziai e mi precipitai di corsa, fino al corridoio azzurro del terzo piano.
Trovata la stanza, bussai ed entrai.
“Ciao.” Sorrise Belle, stanca.
Le sorrisi, avvicinandomi al letto.
La baciai a stampo, accarezzandole il viso “Allora, come stai?”
Sospirò “Sto bene. Perché vi preoccupate tutti?”
Alzai le spalle “Non lo so... forse perché sei finita all’ospedale?”
“Sono solo caduta dalle scale!” rise, allargando le braccia.
“E hai rischiato un trauma cranico.” Puntualizzai.
“Ma non è successo.” Mi prese la mano, poggiata sul letto “E’ così stupido che mi tengano qui dentro per una caviglia slogata!”
“Non pensi che ti tengano qui per le fasciature che hai in testa?” commentai ironico.
Si portò una mano alla fronte “Avrei preferito che non mi vedessi così.”
Sorrisi, baciandole la guancia, sussurrandole “Sei bellissima.” La baciai sulle labbra “E dovresti smetterla di preoccuparti se qualcuno si cura di te!”
Quando mi allontanai dal suo viso notai i fiori nel vaso pieno d’acqua affianco al suo letto.
Stavo per chiederle di chi fossero, quando la mia risposta aprì la porta “Styles!”
“Ciao Jake.” Sorrisi, falso, stringendogli la mano.
“Puor vous...” Jake consegnò una tazza di caffè ed un giornale a Belle, cercando di imitare un francese che a me suonò terribilmente stonato ed eccessivo.
“Merci.” Sorrise Belle.
La sua voce e il suo accento erano bellissimi invece, ma la gelosia non me li fece godere.

Aprii la porta, aiutando Belle ad entrare, sorreggendola dietro le spalle.
“Aspettami qui, porto la tua borsa in camera.” Si sedette con cautela sul divano “Comodo?” annuì “Beh, spero che non ti ci abitui troppo, perché non dormirai lì.”
Le sbuffò, scostandosi i capelli “Ti sei già disturbato abbastanza a farmi venire qui, non voglio essere...”
La baciai, interrompendola “La smetti? Sono felice che il preside abbia accettato la mia richiesta di farti stare qui finché non ti leverai il gesso.” Mi cinse il collo, trascinandomi con lei sul divano “O preferivi andare dall’amico tuo?”
Alzò un sopracciglio, capendo poi di chi stavo parlando “Sei terribilmente carino quando sei geloso...” si morse il labbro, accarezzandomi i capelli “Ma non ce n’è alcun bisogno.” Sussurrò, poggiando la fronte sulla mia.
La porta si aprì e comparvero Zayn e Marty.
Non si accorsero di noi, stretti l’uno all’altra, troppo impegnati a sbaciucchiarsi.
Finsi un colpo di tosse e la ragazza scansò il mio amico con la mano, imbarazzata.
“Harry! Non dovevi tornare tra due giorni?” domandò Zayn, arrossendo.
“Colpa mia...” Belle alzò la gamba ingessata.
“Che ti sei fatta? Come stai?” si preoccupò la sua amica.
“Tranquilla, sto bene.” Ripeté il solito copione.
“Forse è meglio se andiamo a farci un giro!” tagliò corto Zayn, prendendo la mano della sua fidanzata.
“Andate in camera tua, no?” in quel momento, ne ero sicuro, Belle si sentiva colpevole.
“Ci sono già Sarah e Niall...” Marty sorrise, irritata, chiudendo la porta.
“Jawaad!” sapevo quanto lo infastidisse essere chiamato per il suo secondo nome.
Mi guardò e gli feci segno con le mani che oggi non avrebbe concluso.
“Tanto mi vendico Harold!” rise, andandosene.

Un paio di settimane dopo eravamo seduti su una panchina, mangiando un gelato, sul lungo mare.
Belle continuava a guardarsi le Converse verdi nuove, facendo roteare le caviglie.
“Un po’ mi dispiace che tu non abbia più il gesso.” Le baciai la guancia.
“Cos’è che ti mancherà? Scarrozzarmi a lezione, prendermi i libri, avermi sempre in mezzo ai piedi...” commentò ironica.
“Mi mancherà stare tutta la giornata con te.” Le cinsi le spalle, lanciando la carta del cono nel cestino.
Mi baciò, accarezzandomi la guancia.
“A proposito, non ne abbiamo mai parlato: come sono andate le tue vacanze di Natale?” le chiesi.
“Bene. Sai, al solito: parenti, tombola, tante mangiate, capodanno...” alzò le spalle, alzandosi “Quattro passi?” propose “Ora che ho recuperato l’uso della gamba, voglio usarla!”
Risi, cingendole le spalle “D’accordo, ma il dottore ha detto di non sforzarti troppo.” La baciai, premuoso.

    
Le foto inviate a Belle dalle sue amiche durante le vacanze per e-mail.
-Spero che Styles non ti stia importunando troppo. Digli che il Natale non mi ha fatto diventare più buona con lui! xD Mi manchi...
Passa delle buone feste con la tua famiglia.
Un bacio Julia & Liam-


-Hei, come va? Qui tutto alla grande, vorrei poter restare tutto l'anno con Louis...
Un bacio Juls & Louis-


-Tanti auguri! Ho un sacco di cose da raccontarti... Chiamami!
Un bacio Sarah & Niall-


-Avevi ragione! Qui è una grandissima figata! Tranquilla, io e Zayn stiamo andando d'amore e d'accordo. Un record, in effetti!
Un bacio Marty & Zayn-

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Capitolo 17
*** Happy Birthday! ***


17 – Happy Birthday

‘Kiss me, like you wanna be loved. Wanna be…’
Feci scivolare l’indice lungo il display dell’I-phone, rispondendo con la voce ancora bassa per il sonno “Pronto?”
“Auguri!” sentii la voce, al contrario, squillante di Belle, dall’altro capo del telefono.
“Grazie, amore.” Sorrisi, stropicciandomi gli occhi “Che ore sono?”
“Le 3:07!” rispose.
“Ti sei svegliata per farmi gli auguri alle 3?” in fondo non ero così sorpreso, me lo sarei dovuto aspettare.
La trovai dolcissima.
“Certo! La domanda giusta sarebbe se sei arrabbiato perché ho chiamato te alle 3!” la sentii ridere e la immaginai seduta a gambe incrociate sul letto, torturando la maglietta con le mani, aspettando che rispondessi.
“Ma no...” la rassicurai “Solo vorrei che fossi qui.”
Rise “Magari al prossimo compleanno.”
Quanto mi piaceva quando parlava al futuro. Oggi in particolare.
“Magari ai prossimi.” Alzai le spalle, sentendola ridere di nuovo “Vuoi tornare a dormire?”
“No. E tu?” ora la immaginai mordicchiarsi il labbro.
Scossi la testa, anche se non poteva vedermi “No, ma ad una condizione: mi canteresti ‘Tanti auguri’?”
Mi sdraiai sul letto, sussurrando al telefono e ascoltando la sua voce.
Attaccai un’ora dopo, con la voglia matta di rivederla al più presto.
Con il bisogno di rivederla al più presto.
  Mi addormentai solo ore dopo, quando fui troppo stanco di combattere i miei ricordi. Questi, bastardi, ne approfittarono, trasformandosi in incubi...

Entrai nell’aula di biologia, sedendomi a quello che era diventato il nostro banco, all’ultima fila.
Mi raggiunse Jake, sorridendomi “Buon compleanno, Styles!” mi abbracciò, mentre entrava il prof e dovette tornare al suo posto.
Belle non si presentò a lezione.
Avevo intenzione di chiedere alle sue amiche dove fosse, ma non c’erano neanche loro.
“Avete idea di che fine abbiano fatto?” chiesi a mensa.
“Non ci sei ancora arrivato?” rise Niall “Sono iniziati i preparativi per il ballo!”

Julia’s POV
“Mi ha portata in barca, sabato mattina. Eravamo soli ed era tutto incredibilmente romantico: mi ha preso le mani, cominciando a ballare e poi mi ha sussurrato di andare al ballo con lui.” Raccontai alle ragazze, asciugandomi i capelli “E’ il tuo turno, Marty!”
“Zayn mi ha portato in un ristorante costoso, a lume di candela ed era bellissimo... Mi ha dato una rosa chiedendomi di andare con lui.” Si sedette sul letto affianco a Sarah, chiudendo l’asciugamano sopra il seno “Tocca a te!” diede una spallata all’amica.
“Niall mi ha portata in spiaggia dopo cena e, mentre camminavamo, abbiamo incontrato una scritta di candele sulla sabbia: Verresti al ballo con me?” soffiò sulle unghie per far asciugare lo smalto “A te la parola!” indicò Juls.
“Eravamo in camera quando lui ha chiesto che gli levassi la maglietta...” ridemmo tutte “Lo so, anche a me è sembrato strano ma ho accettato. Dopo la prima, ce ne erano altre e su ognuna c’era una lettera che andava a comporre: Vuoi venire al ballo con me. Solo che ha dimenticato il punto interrogativo e quindi quando ho levato la e è rimasto a petto nudo.”
“Scommetto che non ti sei lamentata...” scherzò Belle, uscendo dalla doccia mentre si scioglieva i capelli dall’asciugamano.
“Manchi solo tu, a quanto pare...” le porsi il phon.
“Mi ha portato sulla terrazza, facendomi trovare apparecchiato con tanto di candele e rose. Abbiamo passato la serata mangiando pizza, parlando e...” si pettinò i boccoli rossi.
“Puoi andare avanti, abbiamo già intuito!” rise Sarah.
“Poi lui ha insistito per vedere le stelle ed io gli ho detto che era inutile, perché a Los Angeles non si vedono le stelle! Harry però ha detto che le vedeva e che c’era una costellazione nuova quella sera. Indicava con il dito stelle immaginarie, che dovevano comporre la fatidica domanda.” Attaccò il phon, mettendosi a testa in giù.
“Non lo facevo così tenero il nostro Styles...” commentai “Deve essere cotto a puntino!”
Rise, alzando le spalle.
Le ragazze entrarono nell’altra stanza, per prendere i loro vestiti mentre io stavo pettinando i capelli rossi di Belle, come avevamo fatto a turno anche con le altre.
Per un attimo, mi venne in mente la mia migliore amica e i nostri pigiama party o le sedute di trucchi.
Solo per un attimo, però, perché ormai tra me e Belle c’era un legame forte e non avevo più pensato a lei come ‘la ragazza che somiglia a Rose’ da molto.
“Avete programmi tu ed Harry stasera?” le chiesi e lei annuì “Solo una cosa. E’ giusto che tu lo sappia...” mi scostai i capelli, in difficoltà “L’anno scorso, il giorno del suo diciottesimo compleanno: Rose se ne è andata."
Lei rimase immobile, spalancando gli occhi. Aspettò qualche secondo, abbassando gli occhi sulle sue mani che stritolavano un elastico per capelli.
Quando fu abbastanza sicura da potersi fingere serena annuì "Oh..."

Here I am:

Heeeei! Ci rivediamo...
Allora, vi avverto di tenervi pronti. Non vi sarete abituati alle smancerie tra Harry e Belle, vero?
Adesso arriveranno un sacco di colpi di scena. A partire dal prossimo capitolo...
Capitolo che pubblicherò... ehm, diciamo... dopo... 3 recensioni?
Sono stronza? Sì, forse un po'.
Ma davvero mi piacerebbe sapere cosa ne pensate! :D




 

Foto scattate da Belle, postate sul suo profilo Facebook:
- Fate largo ragazzi, arrivano le reginette del ballo: Julia, Sarah, Marty e Juls! - Belle xx

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Capitolo 18
*** The Red One in Black ***


18 – The Red One in Black
“Harry?” rispose al telefono.
“Hei!” sorrisi, al solo sentire la sua voce “Dove sei?”
“Siamo appena arrivate.” Trassi un sospiro di sollievo.
Era così stupido, averla chiamata solo per essere sicuro... che fosse ancora reale.
Che fossimo ancora nello stesso continente.
“Ci vediamo dentro!” attaccai, uscendo dall’auto.
Entrai nella sala, cercando di individuare una chioma rossa.
Sentii qualcuno bussare sulla mia spalla con il dito.
Mi voltai, ritrovandomi davanti a quella che a me sembrava la ragazza più bella del mondo.
“Belle... sei... wow!” balbettai, continuando a passare lo sguardo dal vestito nero semplice ma che aderiva perfetto al suo corpo, ai capelli pettinati con cura, le labbra contornate dal rossetto, gli occhi truccati più del solito, indossava persino un paio di scarpe nere con i tacchi.
Tutto. Tutto mi sembrava perfetto.
“Anche tu!” sorrise, sistemandomi il papillon.
“Posso baciarti o rovino tutto?” domandai, facendola ridere.
In realtà io non stavo scherzando, ma risi anch’io, contagiato.
“Penso che le mie amiche ti ucciderebbero, ma è il tuo compleanno...” non servì che si mettesse in punta di piedi, quando le presi il viso tra le mani, per baciarla “...e poi non aspettavo altro!”
Risi, baciandola di nuovo accarezzandole la guancia “Anche tu mi sei mancata, stamattina.”
“Volete rimanere avvinghiati tutta la sera o vi decidete a ballare?” arrivò Liam, cingendo le braccia alla sua ragazza.
Julia ammiccò a Belle, invitandoci con un gesto del capo a seguirli verso la pista.
Incontrammo Louis e Juls che stavano chiacchierando con alcuni del nostro corso di storia, tenendosi per mano. Marty e Zayn si stavano baciando, segno che avevano fatto pace dopo l’ultima discussione. Sarah e Niall si aggregarono a noi, in pista.
Cinsi la vita di Belle con il braccio, avvicinandola a me.
Quando i nostri petti si toccarono, posò la testa sulla mia spalla, cingendomi il collo.
“Ti amo.” Sussurrò, vicino al mio orecchio.
Chiusi gli occhi, respirai a pieno il suo profumo e desiderai con tutto me stesso che quell’attimo durasse in eterno.
Quando riaprii gli occhi, lei era ancora lì, tra le mie braccia.
“Ti amo anch’io.” La baciai.
“Credi che ci saranno i Green Day?” rise, ascoltando la canzone lenta che stavano trasmettendo.
Risi “Temo che rimarrai delusa. Ma con le loro canzoni, non posso fare questo...” la portai indietro, imitando un caschè. La baciai sulle labbra e poi tre volte lungo il collo, seguendo la scia dei nei.
“Mi hai convinto, Styles.” Sussurrò, passando una mano tra i miei capelli mentre mi rialzavo.
Stavamo per baciarci di nuovo, quando una ragazza ci spinse.
“Scusate!” si voltò Julia per un attimo, prima di tornare a camminare veloce, come una furia, verso l’uscita.
“Devo andare da lei.” Annuii, dandole un ultimo bacio “Solo... cerca di tornare presto!”
“Tranquillo, mi riconoscerai subito: sono quella con i capelli rossi e il vestito nero.” Ammiccò, seguendo l’amica.
Mi avvicinai al tavolo delle bevande, chiedendo al ragazzo di versarmi del Martini.
Arrivò Jake e ci fermammo a parlare, finché non vidi una macchia rossa tra la folla “Scusa, devo...”
“Vai, non farla aspettare!” rise Jake, ammiccando.
Non mi ero sbagliato: rossa, vestito nero.
La seguii, chiamandola ma non mi sentì, probabilmente, perché non si voltò.
La raggiunsi, prendendole la mano per farla voltare “Avevi ragione, non è stato difficile trovarti.”
Rise “E io che pensavo non mi avresti neanche riconosciuto...”
Spalancai gli occhi, sforzandomi di non fare lo stesso con la bocca e di ricordare come si respira.
Nonostante fossero solo quattro lettere, impiegai qualche secondo prima che la voce riuscisse a raggiungere la mia bocca ed uscire “Rose!”

Here I am:

Ok, questo è davvero uno dei capitoli fondamentali della storia...
Ve l'aspettavate? Cosa credete che succederà? Se volete lasciate una recensione...
A proposito, grazie per le tre nel precedente capitolo. Stesso sistema, anche per questo: a tre recensioni pubblicherò il capitolo! ok?



  Rose <3

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Capitolo 19
*** Away from Reality ***


19 – Away from Reality

“Harry!” risposi al telefono, era Julia “Non dovrei dirtelo ma...”
“Entro oggi, per favore.” Risi, giocherellando con una matita, seduto alla scrivania nella mia stanza, davanti al libro di fisica.
“Rose sta partendo. E’ alla stazione.” Confessò, sospirando.
Non le chiesi spiegazioni. Semplicemente mi alzai, facendo strusciare la sedia sul parquet.
Afferrai la felpa e spalancai la porta.
La stazione era a dieci minuti dall’università. Non mi importava se pioveva, non avevo il tempo di chiedere a Louis di accompagnarmi. Mi calai il cappuccio viola sui ricci e lasciai il dormitorio, correndo a perdifiato fino alla stazione. Con un ultimo sforzo salii la scalinata d’entrata e mi poggiai al muro, cercando di respirare normalmente.
Mi guardavo intorno, tra la gente che affollava le banchine, in un via vai continuo e quel chiacchiericcio che mi stava facendo esplodere il cervello, al quale arrivava troppo poco ossigeno.
Ripresi a camminare, guardando ad ogni treno.
Eccola.
Indossava un impermeabile bianco, tenendo in mano l’ombrello intonato. I capelli erano più arricciati del solito per il vento e l’umidità e risaltavano con l’abbigliamento bianco.
Inutile dire, che fosse bellissima come sempre.
“Rose!” la chiamai.
Si voltò, sorridendo.
Non sembrava sorpresa.


“Styles?” mi passò una mano davanti agli occhi “Sembra che tu abbia appena visto un fantasma!”
“Che... che ci fai qui?” riuscii a formulare.
Allargò le braccia “E’ il tuo compleanno, no?”
Mi passai una mano tra i capelli, confuso cercando di dirle qualcosa.
Interruppe i miei tentativi, posando la mano sulla mia guancia.
Quel tocco, così dannatamente familiare, riuscì a farmi odiare, per l’accelerazione dei battiti del mio cuore.
“Non mi saluti neanche?” sorrise “Non ti sono mancata neanche un po’?”
Nella mia mente, immaginai di prenderle la mano, allontanarla dal mio viso e sputarle in faccia la realtà: mi ha rovinato la vita!
“Ogni giorno...” sentii qualcuno con la mia stessa voce rispondere.
Il suo sorriso si espanse ancora di più e capii che quelle parole erano uscite dalla mia bocca.
Fece un passo avanti, facendo scivolare la mano sulla mia nuca, accarezzandomi i capelli mentre si avvicinava al mio orecchio “Auguri, Styles...”
Mentre il suo profumo e la sua voce creavano un vortice intorno alla mia mente, annebbiandola, posai le mani sui suoi fianchi, immaginando di nuovo di allontanarla.
Invece le mie braccia si mossero nel senso inverso, facendo combaciare il mio petto al suo.
Alzò il viso e incontrai quegli occhi azzurri e limpidi che riuscivano sempre a mandarmi in subbuglio lo stomaco.
Mentre si avvicinava con il viso, le accarezzai la guancia, accompagnandola fino alle mie labbra.
Era passato un anno, ma il ricordo era rimasto indelebile nella mia mente. Il sapore del rossetto si abbinava perfetto alla dolcezza di quelle labbra carnose.
Con il cuore che batteva a mille, capii che quella era la chiave che non avrei mai dovuto prendere in mano.
Quella era la chiave del baule che avrei dovuto seppellire per sempre.

“Non puoi partire!” la pregai, stringendola tra le mie braccia.
“Harry, è già deciso.” Sospirò, con la testa sul mio petto.
“Allora io parto con te.” Le baciai i capelli.


La sentii sorridere e, come la prima volta, mi allontanai per guardarla.
Quel giorno era per la curiosità di vedere il suo sorriso. Stavolta era perché mi era mancato.
Era cresciuta, forse. Qualunque cosa avesse fatto o quanto fosse cambiata durante quell’anno, era comunque bellissima. Forse anche di più di quello che ricordavo. Anche per il semplice fatto che ora era reale.
Poggiò la fronte sulla mia “Anche tu mi sei mancato, Styles.”
Le presi il viso tra le mani, baciandola di nuovo mentre il cuore batteva talmente forte che avrebbe potuto sentirlo anche lei.

Mi svegliai, rimanendo per qualche minuto a guardare il soffitto dello scompartimento del treno, cullato dai rumori sulle rotaie.
Mi voltai, per vedere se lei stava ancora dormendo, al mio fianco.
Lei non c’era.
Mi alzai di scatto a sedere, guardandomi intorno.
Le sue valigie non c’erano.
Non c’era niente di lei, se non un post-it che si era attaccato al mio braccio ‘Au revoir!’


Come arrivò quel ricordo alla mia mente, spalancai gli occhi. Ma lei era lì, tra le mie braccia e non avrei voluto lasciarla mai più.
Solo che sentii una mano afferrarmi la spalla, strattonandomi via.
Mi voltai, appena in tempo per vedere una chioma bionda, prima che cinque dita si posassero sulla mia guancia “Così magari torni alla realtà!” Guardai Julia confuso, toccandomi la guancia.
“Tu non avevi un appuntamento con Belle?” i suoi occhi chiari erano ridotti a due fessure e mi avrebbero incenerito con piacere, se ne avessero avuto il potere.
Sgranai gli occhi, portandomi una mano tra i capelli.
Ero tornato alla realtà. Anzi, ci ero precipitato!
“Lei...” non avevo il coraggio di dirlo.
Scosse la testa “No, sei fortunato che se ne stava andando per preparare la vostra cena!”
“Si può sapere di chi state...” si intromise Rose, mettendosi  affianco a me.
“Con te facciamo i conti dopo!” la interruppe Julia, puntandole il dito contro minacciosa “Che ci fai ancora qui, corri!”
Non me lo feci ripetere due volte, corsi verso l’uscita e mi fiondai in auto.
Sarei riuscito a raccontare a Belle la verità?
Avrebbe capito?
Non sarebbe stato tutto più semplice se non le avessi detto niente?

Here I am:

Dalle vostre recensioni mi pare di capire che la cara Rose sta simpatica a tutte, eh? xD
Allora spero che non ammazzerete ne me né tantomeno il povero -e un po' rincoglionito in questo capitolo- Harry dopo aver letto!
Cosa vi aspettate adesso? Beh, ovviamente Belle e Harry parleranno.
Come sempre, a tre recensioni posto il prossimo capitolo! ...e grazie a tutti quelli che hanno già recensito! Mi piace un sacco sapere cosa ne pensate della storia e dei personaggi... <3

PS: propongo un monumento a Julia, che riacchiappa Harry ogni volta che la realtà gli sfugge di mano! E a te, Giulia, che stai leggendo... Ti voglio bene! <3

Rose <3
 

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Capitolo 20
*** Au Revoir ***


20 - Au Revoir

Chiusi la portiera, specchiandomi sul finestrino cercando di darmi una sistemata.
Strinsi il mazzo di rose che le avevo comprato e raggiunsi la spiaggia.
Lei era seduta sulla riva, a gambe incrociate.
Si era cambiata e indossava la felpa grigia della Jack Wills che le avevo regalato per natale da Londra.
Presi un respiro profondo e la raggiunsi “Non mi sarebbe dispiaciuto vederti ancora con il tuo vestito...” la spaventai, piombandogli accanto.
Non si voltò, continuando a guardare il mare mosso e grigio davanti a lei. Dal cappuccio però riuscii a intravedere un sorriso quando prese in mano il mazzo di fiori. Ma non era uno dei suoi soliti, allegri e accompagnati dalla sua risata da bambina, però.
“C’era chi sapeva portarlo meglio...” sussurrò, lasciando i fiori sulla sabbia, tornò a giocare con un sassolino tra le mani.
“Belle, tutto ok?” le misi una mano sulla spalla.
Lei si mosse, lasciandola cadere “Devo farti vedere una cosa.” Portò le mani al cappuccio e lo fece cadere.
Con lui, una massa di boccoli castani, scompigliati dal vento insistente le ricadde sulle spalle.
Non capii il suo gesto, ma la osservai soltanto, ancora intenta a guardare davanti a sé “Sei bellissima...” allungai una mano per accarezzarle i capelli, ma lei si scostò di nuovo.
Si voltò, rivelando lo sguardo più triste che le avessi mai visto.
In quel momento, deglutire divenne un’impresa e il cuore prese a battere in preda ad un attacco d’ansia “L’hai vista, non è vero?” non so come, ma trovai il coraggio di sostenere il suo sguardo “Mi dispiace...”
“Per cosa?” mi interruppe, il tono della voce duro ma quel che peggio, sembrava stesse trattenendo delle lacrime o forse era stanca di piangere, lo si capiva dagli occhi rossi. Il mio petto venne stretto in una morsa, dolorosa e mi sentii un’autentica merda “Per non avermi mai detto che siamo identiche o per averla baciata?”
Sospirai, reclinando la testa. Mentre io cercavo le parole giuste, lei si alzò. “Belle!” la fermai, alzandomi anch’io e le presi il polso, per fermarla “Ci hai visti?”
Annuì “Possibile che ti importi solo questo: essere stato beccato?” gesticolò nervosa, sfuggendo alla mia presa.
“Non è questo!” provai a calmarla “Io mi preoccupo per... te.”
“Oh davvero?” imitò una risata, mentre gli occhi le si arrossavano “E da quando?”
Cercai di prenderle il viso tra le mani, ma lei mi spinse “Hai idea di come mi senta!?!” si voltò, scostandosi i capelli, frustrata.
Cominciò a singhiozzare e non potei fare a meno di abbracciarla da dietro, poggiando il viso sulla sua spalla “So che non mi crederai: ma tu non sei come lei.”
“No, certo...” strinse le mie mani, sulla sua pancia, ridendo nervosa “Lei è più grande, è più bella e...”
“Smettila!” la rimproverai, baciandola sul collo. Abbassò lo sguardo ed una lacrima cadde sulla sabbia, seguita da tante altre ed entrambi venimmo scossi dai suoi singhiozzi “Tu non mi guardi come fai con lei.”
La voltai, mettendomi di fronte a lei. Le presi il viso tra le mani e forse con troppa poca delicatezza, la costrinsi a guardarmi “Non devi neanche pensarlo!”
Alzò le spalle “E’ la verità.” Prese le mie mani e le lasciò cadere sui miei pantaloni. Si allontanò, litigando con il vento e i suoi capelli.
“Sarebbe stupido chiederti se ti sei innamorato di me, per la nostra somiglianza...” la sua voce era rotta dai singhiozzi. Provai a contraddirla, ma non me lo permise “Però ora devi essere sincero e dirmi: hai mai pensato a lei quando eri insieme a me?”
Picchiami, dammi uno schiaffo anche tu. Prendimi a parolacce, ma ti prego, non chiedermelo...
Gli occhi azzurri arrossati, pieni di lacrime, tra i ciuffi ribelli castani, continuavano a guardarmi e non avrei mai potuto mentirle. Abbassai la testa, annuendo.
Singhiozzò ancora, prima di lasciarsi cadere sulla sabbia, portando le ginocchia al petto.
La raggiunsi, mettendomi in ginocchio affianco a lei e le cinsi le spalle, accarezzandole i capelli “Belle...”
Alzò il viso, sprofondando nella mia camicia. La strinse nel pungo, continuando a piangere.
Parlò, ma i singhiozzi rendevano confuse le parole. L’unica che arrivò dritta al mio timpano –e al mio cuore- fu ‘odio’.
La strinsi a me, sospirando “Ti capisco se mi odi...”
“E’ questo il problema!” si strofinò gli occhi con la mano, che rimase macchiata dal trucco “Non ci riesco!”
Le accarezzai il viso, baciandole la guancia bagnata da una nuova lacrima.
“Vorrei odiare i tuoi occhi, la tua voce, i tuoi capelli e il tuo fottutissimo sorriso...” gesticolò arrabbiata “Vorrei odiare quelle sensazioni che si scatenano nella mia pancia quando mi sei vicino, odiare il modo in cui il mio cuore accelera con te!” abbassò lo sguardo.
“Lo vorresti davvero?” avevo paura a sentire la risposta.
“Vorrei tenere nel cuore tutti i nostri momenti migliori...” sorrise, mordendosi il labbro, perdendosi in qualche ricordo “...e cancellare le bugie.”
Le presi il viso tra le mani, portando le sue labbra alle mie.
Socchiuse le labbra bagnate e salate, lasciando che le cingessi la vita, appiattendola al mio petto.
Sentii la sua mano passare tra i miei capelli, l’altra posarsi dietro la nuca con la sua solita dolcezza, ma stavolta ogni nostro gesto sembrava più... disperato.
“Ti amo, Belle.” Le sussurrai all’orecchio.
Posò il naso nell’incavo del mio collo, come risvegliata da un sogno “Voglio andarmene.”
Sospirai, sentendo il cuore che accelerava –e non era amore, se non ansia!- “D’accordo, ti accompagno a casa.”
Mi scansai e lei si rialzò, facendo cadere la sabbia dai pantaloni “No.” Si strinse le braccia “Intendo: andarmene da qui.” Alzò lo sguardo.
Non era difficile leggere tra le righe che voleva andarsene da me.
Mi avvicinai a lei, senza riuscire a dire nulla e la strinsi a me.
Poggiò il viso sul mio petto e le accarezzai i capelli “Non puoi. Non puoi lasciarmi. Non puoi dimenticarti di me!”
Mi spinse con forza, scostandosi i capelli “Possibile che non capisci?” rimasi confuso “Io non sono lei: io non posso dimenticarti neanche se andassi dall’altra parte del mondo!”
In realtà, lei stava per andare dall’altra parte del mondo. “Allora resta qui...” La pregai.
Abbassò lo sguardo, rimanendo in silenzio finché dalla strada un’auto blu suonò il clacson “Devo andare.”
“Chi è?” mi parai davanti a lei.
“Jake.” Confessò “Mi ha riportata a casa dal ballo e ha detto che verrebbe a Parigi con me.”
“Parti con Jake!?!” esclamai.
Ansia. Rabbia. Tristezza. Gelosia. In questo momento stavano ballando la samba nel mio stomaco.
Scosse la testa, torturando le maniche della sua felpa “E’ venuto a prendermi. L’ho chiamato io...”
“Quindi te ne vai così?” tra il vento e la tristezza, gli occhi cominciavano a pizzicare “Finisce qui?”
“Non puoi farmene una colpa!” Il suo sguardo era sicuro e terribilmente duro, voleva dire che aveva percepito la mia rabbia.
Sospirai “Non ti basta il fatto che ti ami?”
“Dovresti pensare al motivo.” Perché la sua voce doveva essere così fredda?
Mi passai una mano tra i capelli, sbuffando senza trovare nulla da dirgli. Risi, nervoso “Sembra...”
“Cosa?” chiese, rimanendo immobile davanti a me, le braccia ancora strette al petto.
“The Notebook.” Alzai le spalle.
Lei accennò ad un sorriso, annuendo mentre Jake suonava di nuovo il clacson.
Presi in seria considerazione l’opzione di andare lì e spaccargli la faccia.
“Mi stanno aspettando.” Indicò con il capo la macchina, gesticolando imbarazzata.
Mi avvicinai, tagliando la distanza tra di noi, stringendola tra le mie braccia senza preoccuparmi di essere delicato, finché il suo petto non sbatté contro il mio “Non me ne frega un cazzo di Jake!”
Posò le mani sul mio petto ed ero sicuro riuscisse a sentire il battito del mio cuore “Sei arrabbiato con me?”
“Posso essere arrabbiato con te?” risi, senza alcuna allegria “Come farai con la scuola?” una stupida scusa, sapevo anch’io che non sarei riuscito a trattenerla così.
“Scommetto che i miei genitori non vedranno l’ora rinfacciarmi il mio nuovo fallimento.” Alzò le spalle.
In quel momento, mi sentii terribilmente colpevole “Sarei io il tuo fallimento?” Lei annuì “Beh, grazie. Almeno per la sincerità!” ridemmo entrambi. Il suono della sua risata era una melodia per le mie orecchie.
“Sono partita credendo di essere una persona forte. Speravo almeno di esserlo...” si asciugò una lacrima “Ma tu sei la prova che non è così.”
Per la terza volta, quello stronzo suonò.
Serrai la mascella e le nostre guance erano talmente vicine che lei se ne accorse.
“Devo chiederti tre cose prima di...” La interruppi, non volendo sentire la fine della frase “Tu... se ti dicessi che tornerò quest’estate... ” Continuavamo a parlare l’uno nell’orecchio dell’altra, con le guance che si sfioravano.
“Aspetterò il tuo ritorno.” Confessai senza aspettare che me lo chiedesse.
“Non... non ti dimenticherai di me?” eravamo talmente vicini che sentii sulla pelle la lacrima che le stava rigando la guancia.
“Non posso.” Guardai i suoi occhi, di sfuggita, fissi sui miei capelli “Non voglio.”
Rimanemmo qualche secondo in silenzio, interrotto solo dal mare, i nostri respiri e i battiti dei nostri cuori.
“Qual è l’ultima domanda?” le accarezzai i capelli.
Sorrise, asciugandosi una lacrima “Come finisce?” alzai un sopracciglio “Il tuo film preferito.”
Le scostai i capelli, baciandola lungo il collo cercando di stampare nella mia mente il suo profumo e, come si dice, il sapore della sua pelle, sussurrandole “Dovresti scoprirlo da sola...”
“Harry.” le mani sul mio petto mi spinsero leggermente. Ritrovai i suoi occhi fissi nei miei “Non dimenticarti che ti amo, ok?”
“Anch’io ti amo.” Le accarezzai il viso, scostandole i capelli castani.
Mi baciò la guancia e il cuore cominciò a galopparmi nel petto, consapevole che stavo per perderla.
“Au Revoir.” Cercò di sorridere.
La guardai allontanarsi, stringendo nei pugni le maniche della felpa e il mazzo di rose. I capelli si alzavano con il vento ma lei non se ne curava e continuava a camminare inesorabilmente lenta verso la macchina.

Ero consapevole di averla persa.
Sapevo che non sarei riuscito a farla restare.
Già, ne ero certo. Quella, del resto, non era la prima volta che sentivo un addio.
Anzi, un Au Revoir.

Here I am:

Sì, lo so... E' terribilmente sdolcinato e vorrei poter dare tutta la colpa alla canzone di Adele (Don't you Remember) che passava mentre scrivevo, scelta a caso dalla mia playlist... ma temo che sia anche per me!
So anche che molti di voi si aspettavano un confronto con Rose, quindi vi rispondo che non è finita qui!
Belle parte, è vero, ma prima...
Il sistema è sempre lo stesso: commentate e posto il capitolo! ;D
A proposito, grazie per le tre recensioni al capitolo precedente più due commenti brevi! *W* Vi adorooo!

  
Belle & Harry <3

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Capitolo 21
*** I Hate You! ***


21 – I Hate You!

“Sai, mi sarei aspettata un’accoglienza un po’ più calorosa dalla mia migliore amica!” risi, acida.
Julia mise le mani sui fianchi, sbuffando “Oh, quanto mi dispiace...” indicò con la testa la decapottabile rossa “Sali, va!”
“Hai intenzione di dare uno schiaffo anche a me?” sbattei lo sportello, lasciandomi cadere sul sedile.
“Non sai quanto vorrei.” Confessò, inserendo la chiave. Aspettai, finché non mi guardò, sorridendo “Ti odio perché non ci riesco!”
Risi, dandole un bacio sulla guancia “Allora non mi hai sostituito anche tu con Belle...”
Lei mi rifilò un’occhiataccia, mettendo in moto “Tu e Belle siete due cose diverse.”
“Ah giusto...” alzai le spalle, commentando ironica “Sai, a volte me lo dimentico.” Rise “Perché vorresti darmi uno schiaffo?”
Si mordicchiò le unghie, con il braccio posato sullo sportello, aspettando il verde “Non lo so... Per esempio perché te ne sei andata: hai lasciato me, Harry e tutti quelli che ti volevano bene?”
“Sono tornata.” La interruppi, sulla difensiva.
“Ragione in più per picchiarti.” Tagliò a sua volta “Rose, tu non ti preoccupi mai delle persone che ti stanno affianco, di quelle che ti vogliono bene e neanche di quelle a cui tu vuoi bene. A te importa solo di te stessa. Ci molli per poi riapparire dopo un anno, aspettandoti che tutti ti stiano aspettando!”
Sospirai, voltandomi a guardare fuori. Lei aveva ragione, come sempre. Ma sentirsi dire queste parole dalla propria migliore amica, non è molto semplice da accettare.

“Passano gli anni, ma le abitudini rimangono le stesse!” Risi, aprendo la finestra.
“Rose! Che... ci fai qui?” sul suo volto bellissimo apparve un’espressione sorpresa.
“Questa è ancora casa mia, se non sbaglio.” Alzai le spalle, scansandomi “Dovevi entrare?” Titubante, scavalcò il davanzale. Sorrisi soddisfatta, sedendomi sul letto a gambe incrociate. Infondo, avevo ancora qualche effetto su di lui.
“Immagino che tu non sia qui per me...” si passò una mano tra i capelli, in imbarazzo “Tranquillo, sta per arrivare. Julia l’avrà avvisata!” mi alzai, mettendomi di spalle davanti a lui “Mi aiuti?”
“Eh?” domandò confuso.
“La cerniera del vestito!” risi, cercando di arrivarci da sola.
“Come?” esclamò “Ti sembra il caso...” Mi voltai, godendomi la sua espressione imbarazzata e il modo in cui gesticolava, passandosi una mano tra i ricci.
“D’accordo, fa niente...” mi scostai i capelli, superandolo “Potresti rimanere girato?”
Mi sfilai il vestito, avvicinandomi alla valigia ai piedi del letto per prendere una maglietta, quando sulla spalliera vidi qualcosa di familiare “Fatto.” Lui si voltò e spalancò gli occhi, neanche fossi ancora in mutande, squadrandomi dalle gambe nude alla mia vecchia maglietta dei Guns ‘nd Roses.
Prima che potessi chiedergli cosa avesse, si aprì la porta. Ci voltammo entrambi, verso la ragazza castana sulla soglia, che mi fissava sconcertata. Almeno quanto io guardavo lei.
Oh merda... quella era davvero la mia copia, solo qualche anno più giovane!
“Julia non...” cercai di tagliare quel silenzio, facendo l’adulta della situazione. Lei riuscì solo a scuotere la testa, entrando timida in quella che, in effetti, era anche la sua camera.
Mi avvicinai di un passo, porgendole la mano “Rose.” La strinse “Belle.”
Rimanemmo entrambe a fissare le nostre mani, della stessa carnagione per qualche secondo, senza poter negare il fatto che le nostre voci fossero sulla stessa ottava.
Guardò la mia maglietta, proprio come aveva fatto Harry “Scusa, non mi andava di mettermi a cercare tra...”
Lei scosse la testa, alzando le spalle “Figurati, infondo è tua.” Guardò Harry per un secondo, ma bastò a fargli abbassare lo sguardo.
“Forse dovremmo parlare tutti e tre.” Guardai entrambi. Annuirono “Che ne direste di andare sulla terrazza? E’ meno opprimente.”
“La terrazza!?!” esclamò, rivolgendo un’occhiataccia al riccio “Ma davvero, Harry!?!”
Lui allargò le braccia, cercando di avvicinarsi, ma lei lo scansò.
Lei scosse la testa, scostandosi i capelli nervosa, borbottando qualcosa come “Certo, era ovvio...”
“Se preferite possiamo restare qui.” Era imbarazzante quella situazione.
Alla fine ci sedemmo tutti e tre sulla moquette e cominciai a parlare io “Ok, direi di svelare subito perché ci... assomigliamo.” Harry spalancò gli occhi “Sì, so il perché.”
“Lo so anch’io.” Mi interruppe. Puntammo tutti e due gli sguardi sul suo.
Annuì, sicura rivolgendosi ad Harry “Ricordi quando ti ho detto di aver passato le vacanze con i miei a Parigi?” lui annuì ed io trasalii “Non era vero. Sono rimasta qui.” Aspettò qualche secondo prima di continuare “E’ una storia un po’ lunga, a dire la verità. Quest’estate, mia nonna, alla quale ero molto affezionata, è morta. Era l’unico componente della famiglia a cui voglia davvero bene. Mi ha lasciato una parte dell’eredità e una lettera, in cui mi informava dell’esistenza di...” puntò gli occhi dello stesso colore dei miei, se non per quelle striature marroni nei miei e sapevo che anche lei stava riflettendo sulla somiglianza “Una sorella più grande di quattro anni, data in adozione subito dopo la nascita.”
Harry si portò una mano alle tempie e per un attimo temetti che stesse per svenire. Barcollò all’indietro. Io e Belle ci muovemmo nello stesso momento per riacchiapparlo, ma quella sincronia nel movimento ci fece restare immobili, a fissarci. Quello stesso gesto, diede il colpo secco ad Harry, che cadde all’indietro privo di sensi. Lo stendemmo sul letto, aspettando che si risvegliasse.
"Forse dovremmo parlare un po'..." Le allungai la mano, indicandole con la testa la porta “Vieni, andiamo di là.”
“Ma... non sei preoccupata?” gli accarezzò il viso, guardandolo come una madre fa con il proprio bambino dandogli la buonanotte.
“Tranquilla, Styles non ha mai avuto uno stomaco di ferro e non è la prima volta che sviene.” Risi “Si sveglierà tra un’oretta.” Lei rimaneva ferma, seduta sul letto. Alzai le spalle, sedendomi a gambe incrociate sulla moquette “D’accordo, restiamo qui.” Sorrise, forse per ringraziarmi, prima di tornare a guardare Harry.
“Lo ami?” mi restituì uno sguardo confuso, facendo comparire quella linea tra le sopracciglia che caratterizzava anche me.
“Credo di sì.” Si scostò i capelli, imbarazzata.
“Credi? Oh, andiamo... non fare la timida!” le sorrisi “Puoi anche non rispondere, lo vedo dal modo in cui lo guardi. Dal modo in cui lui guarda te.” Sorrise anche lei, quasi che dovesse ringraziarmi di nuovo “Un tempo guardava anche me così.” Ecco, forse questa dovevo risparmiarmela... Lei rimase in silenzio, mordicchiandosi il labbro. “Posso chiederti una cosa?” la richiamai “Cosa pensi di me?”
“Come?” chiese confusa, si scostò i capelli, alzando le spalle “Io... non lo so. Non ti conosco.”
Mi alzai in piedi “Maddai! Hai paura di offendermi?” risi “Insomma, ti innamori di un ragazzo e scopri poi che sei identica alla sua ex ragazza! Io sarei leggermente incazzata...”
“Questo però si chiama pregiudizio.” Commentò.
Mi sedetti affianco a lei, sorridendo divertita “Non sei arrabbiata con me?” scosse la testa “Ho baciato il tuo ragazzo.” Alzò le spalle, abbassando lo sguardo “Sono tornata solo per rivederlo. E se tu non fossi qui...”
“Ok, ho capito il concetto!” mi interruppe, gesticolando. Era buffa quando lo faceva, ma immaginai che lui dovesse trovarla adorabile. Lo guardammo entrambe “E comunque... lui ti guarda ancora in un modo speciale.” Risi, scuotendo la testa, ma lei mi interruppe di nuovo “Se vuoi sapere come la penso. Credo che sei tu quella che vuole. Io ero solo la bambola che ti assomiglia.” Abbassò la testa e temetti stesse per piangere.
L’abbracciai, anche se non eravamo confidenti “No, per favore... Odio vedere le persone piangere!” lei mi strinse, singhiozzando “Io non sono nella sua testa, ma fidati, riesco a capirlo quando qualcuno pensa che sia di troppo. E’ questo lo sguardo che mi rivolge.” Mi allontanai, porgendole un fazzoletto che tenevo nella borsa “Ed è completamente diverso da quello che ha in serbo per te.” Abbozzò un sorriso “Cosa pensi di fare ora, con lui?”
“Ho prenotato un biglietto aereo per Parigi.” Confessò.
“No, non dovresti partire!” mi risedetti affianco a lei. Mi guardò alzando un sopracciglio “Proprio perché io l’ho fatto, posso dirti che non è la scelta migliore. Guardami, ho perso l’unico ragazzo che mi amava davvero. Ho perso anche la mia migliore amica, anche se non vuole ammetterlo...”
“Allora forse dovrei chiederti cosa tu pensi di me.” Mi guardò decisa.
Risi, mordicchiandomi il labbro “Quando sono arrivata alla festa e ti ho vista con Harry, ti avrei strappato volentieri quei capelli tinti. Senza offesa, ma stai molto meglio così...” alzai le spalle e lei rise “La verità però è che ti invidio: Harry ti ama, mi ha dimenticata, Julia ti ha eletto sua protetta e non sei la mia brutta copia...” Le sorrisi, amichevole “Quindi per favore, smettila di piangere e di lamentarti: sei bellissima, sei una bella persona e sei anche mia sorella! Forse sei troppo buona per i miei standard, ma non c’è motivo per cui questo tizio dovrebbe amarti!” rise. Ci abbracciammo di nuovo, come se ci conoscessimo da sempre e mi sussurrò un grazie “Se ci assomigliamo come dicono, scommetto che non ti ho convinto, vero?” scosse la testa.
Harry si mosse, affianco a noi e mi alzai per lasciarli soli. Lei mi fermò sulla porta, chiedendomi perché fossi partita. Non lo sapeva nessuno, a parte Julia e sapevo aveva mantenuto il segreto “Per cercarti.” Me ne andai mentre Harry si stropicciava gli occhi.

Harry’s POV
Riaprii gli occhi, strabuzzandoli un paio di volte.
“Grazie al cielo!” esclamò Belle, fiondandosi con la testa sul mio petto, stringendomi.
Le accarezzai i capelli, finché lei non si rimise seduta affianco a me, sul letto. Mi misi anch’io a sedere e prima che potesse capirlo, la presi dietro la nuca, portando le sue labbra alle mie. “Ho avuto un incubo.” Le accarezzai la guancia “Tu stavi per andartene, Rose era tornata e voi eravate sorelle!”
“Stavo per chiamare un’ambulanza!” Rose spalancò la porta, con la sua solita delicatezza. Si fermò, guardando la mia mano ancora sul viso di Belle “Mi sono persa qualcosa?”
Belle rise “Credo abbia appena detto che sei un incubo.”
Rose alzò le spalle, mettendo in bocca un cucchiaio di gelato –avrei potuto scommettere che fosse pistacchio, il suo preferito. Il loro preferito.- “Mi hanno chiamata in modi peggiori.” Risero entrambe.
Era incredibile come le loro risate si assomigliassero.
Non erano uguali. Erano fatte per formare un’armonia perfetta di suoni insieme.
Ma aspetta! Perché stavano ridendo? Perché scherzavano tra di loro? Ero io ad essermi perso qualcosa...
“Quanto sono stato... assente?” domandai.
“Ti sei svegliato pochi secondi dopo.” Spiegò Belle “Ma ti sei riaddormentato subito e hai dormito per un per una mezz’oretta?”
“Se non ti fossi svegliato avrei perso una sorella!” commentò Rose.
“Eri preoccupata?” chiesi con lo stesso tono con cui un bambino chiede ai suoi genitori ‘andiamo al parco?’.
Lei annuì, scostandosi i capelli “Certo che ero preoccupata.”
Ci sorridemmo entrambi, in silenzio, finché Rose non ci interruppe “Avrete un sacco da dirvi.” Si alzò, prendendo una borsa da mare “Io vado al molo. Ci vediamo tra un po’...”
Chiuse la porta, giusto in tempo perché mi arrivasse un cuscino in piena faccia “Ahi!”
“Anche il molo!?!” esclamò Belle, tirandomi un’altra cuscinata “Sei proprio uno stronzo! Ritiro tutto: ti preferivo privo di sensi!” Mi alzai, seguendola e le presi il polso. Lei si voltò, dandomi uno schiaffo.
Rimanemmo entrambi sorpresi, forse lei più di me, ma i suoi occhi stavano diventando di nuovo lucidi.
“Devo andare.” Prese il borsone che era poggiato per terra e che non avevo minimamente notato prima.
“No!” mi parai davanti alla porta, come un bambino, impedendole di passare.
Lei alzò gli occhi al cielo, mordicchiandosi il labbro cercando di trattenere le lacrime “Ti odio, vattene!”
“Ti prego, siediti, calmati e parla con me.” La pregai.
“Calmarmi? Ora dimmi che non mi portavi al molo, sulla terrazza, che non ti piaceva la mia maglietta e che non facevi tutte quelle altre stronzate solo perché le avevi già fatte con lei!” urlò -letteralmente- scoppiando a piangere per la seconda volta davanti a me. Per colpa mia.
“Ok, lo ammetto. All’inizio...” non riuscii a finire la frase.
“Solo perché le assomiglio, non avevi il diritto di usarmi perché volevi lei!” si scostò i capelli, puntando gli occhi lucidi e arrabbiati nei miei.
“Non l’ho mai...” di nuovo, mi interruppe.
“Giuramelo allora!” urlò.
Boccheggiai, cercando di dirle qualcosa, ma intervenne Liam, che mise una mano sulla mia spalla “Che sta succedendo?” apparve Julia da dietro.
“Che ci fai qui?” chiesi al mio amico.
“Sono qui per accompagnarmi.” Rispose Belle.
“Dove?” esclamai, sentendo i battiti accelerati dall’ansia.
“All’aeroporto.” Sussurrò Julia, dispiaciuta almeno quanto me.
Mi girava la testa, sentivo il sangue arrivare ed evacuare il mio cuore troppo velocemente per il normale.
Guardai Belle, sentendo una voglia matta di piangere. Lei mi restituì uno sguardo duro e deciso, avvicinandosi. Mi baciò sulla guancia “Ciao, Harry.” Sussurrò all’orecchio.
Julia le cinse le spalle, accompagnandola verso la porta, ignorandomi mentre la chiamavo, trattenuto da Liam. Non appena la porta si chiuse, scoppiai a piangere.

Here I am:

Di nuovo, grazie per tutte le recensioni che lasciate! Non mi stancherò mai di leggerle, rispondere e dirvi che vi adorooo! *W*
Ma parliamo un po' del capitolo... Spero di aver risposto a tutte le domande che vi ponevate: la somiglianza ecc... Se non fosse così, potete tranquillamente chiederlo direttamente a me!
Il sistema rimane lo stesso. A presto! <3

  
Rose & Belle <3 
 



Ok, anche se non c'entra niente con il capitolo, dovevo assolutamente farvi vedere questa foto!
Ditemi se non vi ricorda Belle ed Harry!?!


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Capitolo 22
*** A Stranger Boy & A Stranger Girl ***


22 – A Stranger Boy and a Stranger Girl

I ragazzi sull’aereo erano frizzanti, non riuscivano a rimanere fermi e composti nei loro posti.
Il viaggio di classe a Parigi. Questo era il motivo per il loro fermento.
Io ero l’unico che se ne stava in silenzio, guardando le nuvole vicine, come non lo erano mai state.
“Harry?” Zoe posò la mano sulla mia spalla, interrompendo i miei pensieri “Tutto ok?”
Annuii, fingendo un sorriso e mi avvicinai per baciarla a stampo. Lei sorrise soddisfatta dalla risposta e tornò a chiacchierare con le altre ragazze.
“Ma che palle!” esclamai, estraendo dalla tasca l’I-phone. Possibile che a quell’altezza ci fosse la connessione ad internet sufficiente per ricevere e-mail?
Capodanno era tra quattro giorni, allora perché avevano già cominciato a scrivermi?
Zoe, affianco a me, sbuffò incrociando le braccia e tornò a sedersi composta.
“Che succede?” sospirai, fingendomi interessato.
“Julia...” serrò la mascella.
Non servì dire altro, tutti sapevano quanto le due ragazze non si sopportassero.
Zoe era la mia ragazza. O almeno, lei era convinta di esserlo.
La verità è che lei era sola la bugia a tutte le domande “Come stai?” che non riuscivo più a sopportare dopo la partenza di Belle. Con una ragazza affianco sembrava più semplice.
Superare? Dimenticare? No, fingere di esserci riuscito.
In realtà non passava giorno senza che sentissi la mancanza di Belle. Notte in cui il suo viso non comparisse nei miei sogni.
Louis e gli altri dicevano che mi aveva devastato, che un viaggio sarebbe riuscito a distrarmi. Non ci speravo.
“Non capisco perché sia dovuta venire anche lei.” Zoe continuava a sfogarsi “Non fa neanche parte della classe!” le cinsi le spalle, facendole poggiare la testa sul mio petto, limitandomi ad accarezzarle il braccio.

“Paris!” Sarah si sfilò gli occhiali, imitando un gesto da diva, appena scesi dall’aereo.
Niall le fu subito affianco, cingendole le spalle per baciarla “La città dell’amore...”
“Infatti tu hai subito trovato un amore, non è vero?” Marty sbatté la borsa sul braccio di Zayn, che la seguì.
“Litigano anche oltremare?” scosse la testa Juls “Per cosa stavolta?”
“Per un’hostess che secondo Marty, Zayn fissava un po’ troppo.” Rispose Louis, cingendole le spalle, offrendosi di prenderle la valigia.
“Ma se sono stati tutto il tempo a sbaciucchiarsi!” Rise Julia, seguita dal suo ragazzo.
“Quale hostess?” Liam ammiccò, dandomi una gomitata. Gli ressi il gioco “Quella bionda carina?”
“Carina quella?” Louis arricciò il naso “Molto meglio...” Juls finse un colpo di tosse “La bionda seduta affianco a me che si da il caso sia la mia ragazza e l’unica che guardo!” la baciò e ridemmo tutti.
“Ti do una mano.” Mi offrii cavaliere con Zoe. Lei mi ringraziò, baciandomi.

Scendemmo dal taxi, che per sfortuna di Zoe, condividemmo con Julia e Liam.
Più volte mi aveva ripreso perché non mi schieravo dalla sua parte, ma vederle litigare era troppo divertente. E poi, lei non poteva sapere che Julia non poteva vederla perché non accettava il mio tentativo di rimpiazzo. Diceva che lei non era neanche una brutta copia, una bozza di Belle o di quello che significava per me. Era solo... com’è che l’aveva definita? Insulsa.
“Speriamo di andare in qualche ristorante francese.” Aveva esordito Zoe, per interrompere il silenzio.
“Il cibo francese fa schifo.” L’aveva zittita Julia. Io e Liam ci trattenemmo dal ridere, mentre ricominciavano.
Ora eravamo davanti all’albero e Liam stava salutando la sua ragazza, poggiata al taxi, tenendola tra le sue braccia, baciandola “Ci vediamo domani mattina.” Lei sorrise, baciandolo un’ultima volta prima di salire.
Come aveva detto Zoe, Julia non apparteneva alla nostra classe, essendo più grande, perciò era venuta con noi a Parigi, ma dormiva da una sua amica. E non bisogna certo essere dei geni per capire che l’amica di cui parlava era Belle.
Avevo una voglia matta di fermarla, saltare su quel taxi e raggiungere con lei Belle.
Ma c’era sempre qualcosa, che mi frenava. Lo stesso che mi aveva impedito di cercarla quando lei non era tornata l’estate a Los Angeles, lo stesso che mi faceva rimanere pietrificato ogni volta che Julia raccontava di aver appena attaccato al telefono e che Belle aveva chiesto di me.
Saremmo rimasti solo cinque giorni. Non volevo vedere Belle.
O meglio, avrei voluto rivederla con tutto me stesso, ma sarei ricaduto e, un po’ come un tossico, avrei dovuto ricominciare da 0 tutti i 12 passi per la ripresa.
Fall in Love per noi inglesi. Letteralmente significa cadere nell’amore. Per me era esattamente così e per quanto mi sforzassi di nasconderlo, ero ancora sul fondo, immerso nell’amore che provavo per Belle.
La verità, difficile da accettare però, era che io non volevo risalire.

Il destino volle che capitassi in camera insieme a Liam. Questo significava che, la mattina seguente, subito dopo la colazione, mi costrinse a salire sul taxi ed accompagnarlo a prendere Julia.
“Prof, ha quasi vent’anni!” brontolai come se io ne avessi tre “Non può andare da solo? O con lei!”
“Styles, si può sapere che le costa? Glielo pago io il taxi!” rispose sarcastico.

Liam citofonò mentre io lo aspettai in macchina. Julia non era pronta. Lui salì. Riscesero e tornammo in albergo dagli altri. Dopo aver girato la città, tornammo in camera, dopo pranzo “Ho visto Belle.”
“Eh?” finsi di non sentire il cuore battere più veloce solo perché c’era il suo nome incluso in una frase.
Annuì “Ha chiesto di te.”
“Che cosa gli hai detto?” incalzai.
Alzò le spalle, sedendosi sul letto “Che stavi bene.”
Annuii, accettando la sua risposta. Ci sdraiammo entrambi, stanchi. Mi girai di nuovo verso di lui “Liam? Come... come ti sembrava?”
“Ehm... non lo so... cresciuta probabilmente.” Sbadiglio.
Deficiente! Io intendevo se sembrava felice, delusa che non ci fossi anch’io, triste perché ancora non riusciva a perdonarsi, arrabbiata perché ancora non riusciva a perdonarmi.
Ma forse aveva ragione. Quella era una domanda un po’ troppo vaga...
“Più bella quindi?” lo chiamai di nuovo, curioso.
“Ehm... direi di sì.” Si voltò, facendomi capire che voleva dormire.
Mi misi con le spalle sul materasso, guardando il soffitto. Bene, Belle era nella mia stessa città, più bella di prima. E io? Io volevo vederla con tutto me stesso...

Eppure, quando la mattina dopo accompagnammo anche le ragazze a vederla, io fui l’unico a rimanere nel taxi. Persino i ragazzi salirono per salutarla. A lei sarebbe importato di non vedermi?
Erano saliti da una decina di minuti, quando vidi passare un ragazzo.
Lo guardai e non sapevo spiegarmi neanche io il perché. Lo vidi fermarsi al palazzo blu e citofonare.
“Sono uno stupido...” pensai, scuotendo la testa. Quante ragazze potevano abitare in quel palazzo che doveva avere circa sei piani? Magari a quel tipo non piacevano neanche le ragazze...
Eppure aspettai con ansia di vedere la persona che lui attendeva e siccome dall’interno non riuscivo a vederlo bene, uscii, poggiandomi al taxi per guardarlo.
Quando il portone si aprì, sentii il cuore mancare di qualche battito.
Sì, a lui piacevano le ragazze. No, quella non era una ragazza qualunque.

I capelli castani mossi. Il sorriso bellissimo che le attraversava il viso, accentuato dal rossetto. La sciarpa rossa. La felpa bianca. I jeans attillati sulle gambe magre. Le Converse nere.
Non c’erano dubbi, quella era Belle.
La mia piccola Belle!
Mi voltai, non appena vidi un sorriso espandersi sul viso del ragazzo. Non volevo vederli sorridere, non avrei potuto sopportare un loro bacio.
Quando tornai a guardare nella loro direzione, stavano camminando sul marciapiede.
Lui le cingeva le spalle con il braccio e continuava a sorriderle. Come avrebbe potuto non farlo, con lei accanto? Lei invece parlava, intrecciando le sue dita a quelle della mano sulla sua spalla.
Lui si avvicinò, sussurrandole qualcosa all’orecchio, senza che avessi la forza di potermi girare di nuovo.
Lei scoppiò a ridere, tanto che la sua risata arrivò fino alle mie orecchie, sciogliendosi nel petto.
Mentre rideva, si voltò verso la strada.
Fu in quel momento, che i miei occhi incontrarono i suoi.
Rimanemmo entrambi immobili.
Non sapevo che espressione potessi avere sul mio viso, non osavo immaginarlo, ma sul suo si ristrinse il sorriso, lasciando il posto ad un’espressione completamente sorpresa.
Era stupido, sia io che lei sapevamo di essere nella stessa via. Nessuno dei due, però, aveva considerato la possibilità di incontrarci.
Il ragazzo si fermò, prendendole la mano per tornare ad avere la sua attenzione. Lei gli disse qualcosa, tornando a guardarmi.
Mi tirai su, levando il piede dal pneumatico del taxi e lei mosse un passo verso di me.
Ero come in trance, ipnotizzato da lei. Qualsiasi cosa facessi non aveva un senso logico. Non potevo neanche dire di star seguendo il mio cuore, perché batteva talmente forte che sarebbe stato impossibile comprendere ciò che mi suggeriva.
Una cosa, però, riuscivo a capirla. Quando era comparsa, l’avevo sentito alleggerirsi.

Solo dopo era arrivata la consapevolezza che della mia piccola Belle, non andava più bene l’aggettivo piccola. Quella che avevo davanti era una donna, con un viso da donna, un sorriso da donna, con tutta la sicurezza di una donna. E poi, era evidente che fossi costretto a sottrarre anche mia, perché era altrettanto evidente che non fosse più così. Quella era soltanto Belle.
Mi chiesi cosa stesse pensando lei, in quel momento.
Mi aveva dato anche lei un soprannome? E adesso cosa vedeva in me?
Possibile che fossi solo Harry?
Quindi, eravamo un semplice ragazzo e una semplice ragazza? Eravamo due estranei?

Here I am:
I'm sorry... sono un po' in ritardo, ma ho dovuto lavorarci parecchio su questo capitolo e non avevo molto tempo!
Spero che i miei sforzi siano serviti e che il capitolo vi piaccia!
Grazie ancora per le recensioni! I LOVE YOU!
Solito sistema: recensite --> Pubblico.

 


Eh sì, la nostra Belle è proprio cresciuta...
Foto scattata da Arthur, nel loft di Belle.

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Capitolo 23
*** Would you Draw me? ***


23 – Would you Draw me?

Attraversai la strada correndo, incurante dei clacson. Lei rimase immobile, guardandomi avvicinare.
Il ragazzo se ne era andato? Non riuscivo a vederlo, ma adesso non mi importava.
Salii sul marciapiede, giusto in tempo perché anche lei mi venisse in contro.
La strinsi tra le mie braccia e lei mi saltò in braccio, cingendomi il collo.
L’afferrai sotto le cosce, cosicché il suo viso fosse all’altezza del mio e la feci girare.
Aveva le guance arrossate, forse per il freddo, ma io sapevo che era anche merito mio.
Si scostò i capelli, nascondendoli dietro l’orecchia, mordicchiandosi il labbro.
Finalmente alzò lo sguardo, lasciando che mi perdessi nell’azzurro dei suoi occhi.
“Mi... Io... Ehm...” balbettò, giocando nervosa con i miei capelli. Quel gesto mi era mancato terribilmente.
“Shh...” sussurrai, poggiando la fronte sulla sua “Non c’è bisogno che tu dica niente.”
“Sì, invece.” Mi guardò decisa, con quel nuovo sguardo che ora però riconoscevo. Posò le mani sulle mie guance, accarezzandomi “Ti amo.” Avvicinò il mio viso al suo, finché non sentii sulle mie labbra il sapore dolce delle sue, mischiato a quello del rossetto, che non era solita portare fino ad un anno fa.
La strinsi ancora più a me, finché non sentii le braccia che cedevano. Con due passi raggiunsi il muro, poggiandole le spalle contro i mattoni colorati del palazzo. Con la mano destra le accarezzai il viso, senza separare le nostre labbra se non per riprendere fiato di tanto in tanto. Scesi dalla guancia ad accarezzarle il collo sottile e la spalla scoperta.
“Anch’io ti amo.” Era così scontato che mi accorsi solo in quel momento di non averglielo ancora detto.
Lei sorrise, bellissima, lasciando dei baci fugaci sulle mie guance, sul naso, sulle labbra, sul mento e sul collo; facendomi ridere “Che stai facendo?”
“Mi sei mancato. Voglio ricordare ogni singola parte di te.” Passò una mano tra i miei capelli, scostandoli dalla fronte.
Aveva qualcosa negli occhi, che prima non aveva. Contribuivano a renderla una donna, anche se solo quasi diciannovenne. Mischiati al suo tono di voce, sussurrato ma deciso, le davano un’aria non più timida ma seducente.
“Quindi?” l’assecondai, sfoderando quello che consideravo un sorriso accattivante.
Si avvicinò al mio orecchio “Credi di poter portarmi in braccio fino al mio appartamento?”

“Harry, è la terza volta che ti chiamo!” la voce di Liam fu seguita da un colpo alla testa.
Aprii gli occhi ritrovandomi schiacciato dal cuscino che mi aveva lanciato.
“Non sei sceso neanche per far colazione...” Louis si sedette affianco a me.
“Non avevo fame.” Mi misi a sedere, stropicciandomi gli occhi.
“Come...” non gli diedi il tempo di terminare la frase, che mi fiondai in bagno per farmi una doccia.
Avrei potuto tenere un libro, scrivendo tutte le volte in cui avevo sognato Belle, da quando se ne era andata.
La mattina scorsa, ero riuscito a fissare talmente tanti ricordi di lei nel presente prima che scendessero i ragazzi dall’appartamento e scappassi nel taxi, da non riuscire a rendermi conto che era tutto un sogno.
  Uscito dal bagno, mi vestii ed aprii la porta. Trovai Zoe davanti a me, con il pugno ancora alzato, pronta a bussare “Dove vai così di corsa?” probabilmente sperava andassi da lei, ma non la illusi, congedandomi con un semplice bacio a stampo e un ‘Ho bisogno d’aria!’.
Corsi per le scale per quattro piani, fino a ritrovarmi nell’enorme hall dell’albergo. Ero ormai davanti alla porta a vetri, quando sentii una voce familiare chiamarmi. La sua voce.
Mi voltai di scatto, guardandola davanti al bancone di legno della reception. Teneva davanti alla gonna una borsa nera con entrambe le mani e un basco dello stesso colore, sembrava ricordarmi di quando era ancora rossa. Di quando stava ancora con me.
“Ciao.” Riuscii a dire.
“Ciao.” Sorrise timida. Quel sorriso che non era cambiato per niente. Che non era cresciuto.
Rimanemmo ancora qualche secondo in silenzio e immobili, finché non le indicai il salottino affianco a lei.
Lei alzò le spalle, avvicinandosi “Pensavo piuttosto di fare due passi.” Guardò il cielo limpido e soleggiato dalle grandi finestre “Se per te...”
“Sì, va bene.” Risposi senza neanche darle il tempo di terminare la richiesta.
“Potremmo... non so... c’è una zona di Parigi che non avete ancora visto?” chiese, scostandosi i capelli in imbarazzo “Se prendiamo l’autobus lì arriviamo in centro. Poi...”
“Va bene.” L’aiutai, annuendo e la seguii fino alla fermata dell’autobus.
Guardai le sue mani, le unghie laccate di nero e le dita affusolate strette alla borsa. Sorrisi, era sempre la mia... cioè, la solita timida Belle.
“Stavo venendo a cercarti.” confessai, seduti sull’autobus.
Sorrise, arrossendo leggermente “Come stai?”
Dovevo aspettarmi questa domanda. Tutti mi chiedevano come stavo da quando Belle mi aveva lasciato.
Non avevo considerato l’ipotesi che Belle potesse chiedermi come stavo, però.
“Bene.” Alzai le spalle, fingendo indifferenza “Tu?”
“Bene.” Sorrise, annuendo. Sembrava dannatamente sincera... E faceva ancora più male sapere che il suo essere felice portava me ad essere triste.
Scendemmo a pochi passi dalla Torre Eiffel, dopo aver chiacchierato dei nostri studi, dei suoi e persino di Rose, in mezzo a tutte le altre stronzate che non importavano né a me, né tantomeno a lei.
Suggerì di prenderci un gelato in un posto che conosceva e poi ci sedemmo ad un tavolo in un grande boulevard. Entrambi avevamo paura a chiedere all’altro della sua vita amorosa, ma fui io il primo a buttarmi “Allora... ieri... quel ragazzo è...”
“Arthur.” Rispose, abbassando lo sguardo.
Annuii, insistendo “Il tuo...” lei annuì, prima che impiegassi un’ora per pronunciare ‘fidanzato’.
“Usciamo insieme.” Puntualizzò.
Quindi non erano proprio fidanzati, giusto? Ma non potevo chiederglielo...
“E tu?” si mordicchiò il labbro.
Come definire me e Zoe? “Anch’io esco con una ragazza: Zoe.”
Lei annuì “Bene.” Annuii anch’io “Già.” Che scena patetica, due perfetti idioti che arrossiscono e annuiscono!
Continuando a parlare, scoprii che Arthur frequentava il suo corso di disegno pomeridiano alla Sorbonne, si erano messi insieme la scorsa estate ed era un ottimo cuoco.
Mi offrii di riaccompagnarla fino a casa sua, fermandoci a parlare ancora davanti al suo portone.
“Allora, ci vediamo...” azzardò un po’ e l’aiutai “Domani?” lei annuì, sorridendo.
“Sono contenta di averti rivisto.” Mi baciò impacciata le guance, per congedarsi, ma io le presi il polso, quando stava per entrare. Si voltò, quasi che se lo aspettasse. Forse lo temeva, più che altro...
“Perché non sei tornata quest’estate?” entrambi sapevamo che quello che volevo davvero chiederle in realtà era ‘Sei rimasta per stare con lui piuttosto che venire da me?’
Lei sospirò, scostandosi i capelli nervosa “Sai qual è la verità? Che ieri quando ho visto andartene ho capito subito che volevo rivederti...” cominciò anche a gesticolare, abitudine che non aveva perso “E volevo farlo per parlarti e chiarire...” sospirò “Invece abbiamo parlato di cose inutili per tutto il pomeriggio!” Alzai le spalle, non sapendo cosa dirle “Aspetta, io sono stata benissimo oggi pomeriggio!” si affrettò a dire.
Sorrisi, annuendo “Anch’io.”
“Ok...” guardò di nuovo il portone e fece per aprirlo, ma si voltò di nuovo verso di me “Ti andrebbe di...”
“Si!” risposi di getto.
Lei rise “Non sai neanche cosa stavo per chiederti!” alzai le spalle, ridendo anch’io “Potremmo cenare insieme.”
“Perfetto. Dove?” sorrisi.
“Beh... qui!” alzò le spalle.
Certo, lui doveva averle insegnato a cucinare, no? Dovevo aspettarmi di trovarlo ai fornelli al mio arrivo?
Annuii comunque, baciandola di nuovo sulle guance e me ne andai.

“Dove stai andando? Di nuovo?” esclamò Zoe, prendendomi il polso per fermarmi, nella hall dell’albergo.
Sbuffai “Zoe, sono in ritardo, devo andare!”
“Dove? E perché ti sei messo tutto questo profumo? Perché ti sei vestito così?” strinse la presa intorno al mio braccio. Le baciai la fronte “Ho una T-shirt bianca e una giacca. Mi sono messo il solito profumo. Calma... Ci vediamo domani.”
Lei ripeté l’ultima parola. Annuii e me ne andai “Non serve che mi aspetti sveglia.”
  15 minuti dopo ero davanti al citofono del palazzo di Belle, aspettando due minuti prima di riuscire a premere un pulsante. Salii fino all’ultimo piano e non servì neanche suonare al campanello, perché aveva lasciato la porta semiaperta. La scostai, entrando “Permesso?” Insieme alla sua voce, arrivò una folata di profumi. Seguii entrambi fino all’enorme stanza, adibita a salone. Era un grande loft, con le pareti formate da enormi finestre a vetri e sembrava la casa di un artista. Era il genere di casa nella quale avrei immaginato perfettamente Belle.
“Ciao.” Mi voltai, vedendola uscire dalla cucina “Di là è tutto pronto. In realtà manco solo io, quindi...”
Gesticolò un po’, prima di congedarsi per finirsi di vestire.
Girai per la stanza, guardando i disegni affissi alle pareti. Mi aveva detto di avere una passione per il disegno, ora sapevo anche che era davvero brava.
Sentii i suoi passi mentre scendeva le scale e mi voltai. Inutile dire che era semplicemente bellissima. Indossava una camicia bianca e una gonna a balze chiara. Teneva i capelli legati e, anche se adoravo i suoi capelli folti, approvai a pieni voti la sua scelta, che le lasciava interamente scoperto il viso.
Si accorse che la guardavo e arrossì, entrando in cucina.
“Posso darti una mano?” la seguii, guardandola destreggiarsi con i fornelli.
Alzò le spalle, mandando dietro l’orecchia una ciocca di capelli sfuggiti al chignon “Metteresti la pasta nei piatti?” annuii, raggiungendola dietro il bancone di marmo “Merda! Ho dimenticato il pepe!” fece saltare quelle che dovevano essere delle crepes salate.
“Faccio io, tranquilla.” Risi, allungando il braccio verso il pepe, affianco ai fornelli.
“No, lascia stare...” si voltò, avvicinandosi anche lei. Arrossì di nuovo quando ci ritrovammo ad una distanza minima. Rimanemmo a fissarci negli occhi finché non finse un colpo di tosse, tornando a guardare la padella.
  Ci sedemmo a tavola, al centro del salone, cominciando a parlare di cose leggere come la cucina o i suoi disegni. Anche se non avevamo ancora risolto niente, era tutto perfetto. Avrei potuto passare l’intera notte a parlare e scherzare con lei.
Dopo il dolce, l’aiutai a sparecchiare. Ci sedemmo quindi sul divano, aspettando chi fosse riuscito ad organizzarsi prima un discorso. Cominciò lei “Allora... oggi mi hai chiesto perché non sono tornata.” Annuii, aspettando che continuasse, preparandomi anche al peggio “Io... non volevo rivederti.”
Dovevo aspettarmi la sua schietta sincerità, invece non ero preparato e non riuscii a trovare niente da dirle.
“Non per quello che pensi tu!” si affrettò ad aggiungere.
Alzai le spalle “A cosa starei pensando?”
“Non sono rimasta qui perché ho conosciuto Arthur.” Sembrava così semplice per lei parlarne con me “Erano passati quattro mesi e io continuavo a pensare a te. Ero ancora ferita ma se fossi tornata sarei caduta tra le tue braccia al semplice rivederti.”
“Ora non è così.” Commentai, deviando il suo sguardo. Lei non rispose, scostandosi i capelli nervosa.
Dopo qualche minuto di silenzio e l’ennesimo disegno che osservavo, tornai a parlare “Posso chiederti una cosa?” lei annuì, timorosa “Mi faresti un ritratto?”
Rimase un attimo sorpresa, poi sorrise, alzandosi e allungandomi la mano “Vieni, devo farti vedere una cosa!"


Here I Am:
Come speravate, Harry e Belle si sono avvicinati di nuovo!
Spero di aver risposto ad alcune delle vostre domande, ma dovrete aspettare il prossimo, mi dispiace, per ricevere altre risposte...
A proposito del prossimo capitolo, cosa pensate che succederà?
A massive thank you per le quattro recensioni e i due commenti brevi! *W* Io vi adoro e non smetterò mai di dirvelo!
Visto che ne siete capaci -e visto che il prossimo capitolo sarà mooolto sconvolgente- ci vediamo tra... facciamo altre 4? Sì, dai, fra quattro recensioni!
<3
PS: A chi mi ha chiesto una foto di Arthur, tranquilli non l'ho dimenticato. Avevo solo in programma di metterla in un altro capitolo! ;D

 

 
Parlando di ritratti... Ricordate il disegno che Harry aveva preso dalla stanza di Julia? E' il primo.
Il secondo, così somigliante, indovinate un po' di chi è? Yes, quella è la cara Rose; in un ritratto di qualche anno prima, della stessa artista.

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Capitolo 24
*** Stupid, I Still Love You! ***


24 – Stupid, I Still Love You!

Gli presi la mano, sperando che non si accorgesse dei brividi che mi percorsero tutto il braccio. Ero riuscita a fargli credere di averlo dimenticato, non potevo smontare tutto. Lui non poteva sapere che rivederlo il giorno prima mi aveva completamente scossa. Non sapeva che avevo passato la notte in bianco, prima di decidermi ad andare a cercarlo. Non poteva sapere che avevo impiegato quasi un’ora per scegliere cosa indossare. Non immaginava la velocità che il mio cuore raggiungeva ogni volta che incontravo i suoi occhi o sorrideva. Io invece me lo aspettavo: questo perché ero una stupida, ma soprattutto, ero ancora innamorata di lui. Non avevo mai smesso.
Salimmo le scale ed aprii la porta blu. Accesi la luce avvertendolo del soffitto che andava scendendo “Mi fa un po’ strano portarci qualcuno, a dire la verità...” strinsi la sua mano, nervosa.
“Intendi che non...” scossi la testa “Julia?” feci di nuovo no “Arthur?” alzai le spalle, scuotendo ancora la testa “Perché io sì?” mi sorrise.
La domanda giusta sarebbe stata: perché sei così dannatamente bello e continui ad avvicinarti e guardarmi con quegli occhietti? Non lo sai che potrei lanciarmi verso le tue labbra?
“Perché devo... farti vedere una cosa.” Lo trascinai verso la parete destra, di fronte al divano che assomigliava più ad una scrivania con tutti quei fogli e scarabocchi. Alzò un sopracciglio, aspettando che scoprissi il cavalletto dal lenzuolo bianco. Posai la  mano, stringendolo nel pugno, ma non riuscivo a scostarlo. Lui si mise dietro di me, tenendomi ancora la mano sinistra che posò sul mio fianco insieme alla sua, mentre con l’altra mi sfiorava il braccio, fino a posarla sulla mia.
Mi odiai per la scelta dei capelli raccolti, perché ora sentivo il suo respiro sulla nuca e la mia schiena era attraversata dai brividi a doppio senso. Ma soprattutto, mi odiai per i battiti accelerati del mio cuore...
“Se vuoi possiamo lasciar perdere.” Sussurrò, con le labbra a sfiorarmi l’orecchio.
“Eh?” ah giusto, eravamo lì per il quadro “No, è ok. Al tre?” contai, finché non portammo giù il telo.
Sentii la sua presa sulle mie mani farsi più lenta e capii che era per la sorpresa. Rimase immobile.
“Sono io?” guardò il dipinto. Mi voltai appena, alzando un sopracciglio.
‘Non so tu, ma belli come te non ne ho mai incontrati!’ pensai. Mi limitai ad alzare le spalle “Se ti dicessi quando l’ho fatto mi prenderesti in giro per tutta la vita...”
“Allora voglio saperlo.” Rise.
“Era la mattina dopo ferragosto.” Sospirai, arrossendo “Avevo passato la notte con Arthur.”
Lo sentii irrigidirsi e dovevo ammettere che mi faceva piacere vederlo geloso.
“Hai passato la notte con lui?” ripeté ed io annuii, imbarazzata “E perché hai fatto questo?” indicò il quadro.
‘Perché ti amo, stupido! Perché ti amavo quella sera e mi sono svegliata piangendo!’ pensai di nuovo ma, di nuovo, alzai le spalle. Lui probabilmente lo capì anche senza che parlassi.
“Lo ami?” sentii il suo respiro farsi irregolare.
“Perché dobbiamo parlare di nuovo di lui? Abbiamo già affrontato questo...” provai a deviare l’argomento, ma lui mi interruppe, cingendomi la vita da dietro con un braccio.
“Non mi importa se mentirai...” Avvicinò di nuovo le labbra al mio orecchio, sussurrando triste “Ti prego, dimmi che non lo ami.” Rimasi in silenzio, immobile “Dimmi che non lo ami come amavi me!” niente, non riuscii a trattenere quella lacrima che mi rigò la guancia. Harry se ne accorse e l’asciugò con le labbra “Dillo...”
Il cuore accelerò come se l’avessero caricato a quel tocco e lui strinse tra le dita la mia maglietta.
Gli presi la mano, intrecciando le mie dita alle sue, sulla mia pancia “Non ho mai amato nessuno come te.”
Sentii l’angolo della sua bocca alzarsi, sfiorandomi la guancia “Grazie.”
“Io non stavo mentendo.” E ormai era davvero inutile fingere, quando era chiaro che tra me e lui non si sapeva chi era più negato in questo gioco del ‘fingi e sorridi’.
Lui rimase immobile ed io mi voltai mentre lui faceva scivolare il braccio sulla mia schiena, cingendomi la vita. Gli accarezzai la nuca e i capelli, prima di incontrare i suoi occhi verdi “Io ti amo ancora, Harry.”
Passarono alcuni secondi, durante i quali io mi massacrai le labbra, aspettando una sua reazione. Speravo di vederlo sorridere ma temevo anche che se ne sarebbe andato, mandandomi a quel paese.
Invece si avvicinò, tagliando la distanza già minima tra di noi, con un bacio.
Nel momento esatto in cui le sue labbra toccarono le mie e io sentii il suo sapore, apparve ovvio che volevo di più. Ne avevo bisogno. Volevo che lui mi stringesse tra le sue braccia, che interrompesse questo bacio dolcissimo, sostituendolo a uno di quelli che ci scambiavamo una volta. Volevo sentirgli dire che mi amava ancora anche lui e che me lo dimostrasse.
E lo fece, cingendomi la vita con entrambe le braccia, appiattendomi al suo petto. Mi alzai sulle punte, passando la mano tra i suoi capelli e accarezzandogli la guancia, tenendo il suo viso premuto al mio.
Lasciò una serie di baci partendo dalla mia guancia alla spalla, sussurrandomi sul collo “Ti amo anch’io.” Sorrisi, mentre continuava “Non ho mai smesso.”
Gli presi il viso tra le mani, portandolo al mio per baciarlo di nuovo.
Mosse un passo, portandomi con sé, tenendomi dietro la schiena. Continuò fino a sedersi sul bracciolo del divano. Mi levai con i piedi le scarpe, raggiungendo la sua altezza, mentre con una mano dietro la schiena, buttava per terra i fogli, continuando a tenere l’altra mano sulla mia nuca.
Si voltò solo un attimo, per accertarsi che non ci fossero fogli ancora sul divano. Lo baciai sul collo, facendolo ridere mentre gli sbottonavo la camicia.
Sfilò le maniche, posando le mani sui miei fianchi, andando indietro sul divano sulle ginocchia, portandomi con sé. Scese con le mani, sfilandomi la gonna e accarezzandomi le gambe.
Mi sedetti affianco a lui, che mi strinse, continuando a baciarmi, prima di interrompersi. Mi accarezzò il viso, buttando da qualche parte l’elastico che era sceso e liberò i miei capelli “Devi dirmi... a cosa stai pensando in questo momento.”
Sorrisi, baciandolo a stampo “A te. A quanto ti amo.” Sorrise, soddisfatto, baciandomi “Tu?”
“Stavo pensando a come sono potuto sopravvivere un anno senza di te.” Mi accarezzò i capelli, baciandomi di nuovo.
 
“Finito?” chiese. Scossi la testa, per l’ennesima volta. “Che ore sono?”
Guardai l’orologio sul display del telefono, poggiato sul divano affianco a me “Quasi l’alba. Sei stanco?”
Alzò le spalle “E’ solo che non pensavo fosse così noioso.”
Risi “Devo farti un ritratto, che ti aspettavi?” lui si avvicinò, gattonando e mi baciò “E se ti dicessi che era solo una scusa?” sussurrò, baciandomi sotto al mento.
Alzai un sopracciglio, ridendo “Che c’è, volevi che ti facessi un ritratto nudo come Jack a Rose in Titanic?”
Rise “Mi serviva solo una scusa per ritornare. Ma la tua idea non era male...” mi baciò “Magari la prossima volta.”
Risi, baciandolo “Non ci conterei.”
“A proposito di film...” tornai al discorso di Titanic “Ho visto la fine di The Notebook.” Sorrise, accarezzandomi il viso “Alla fine lei ritorna da lui.”
Mi baciò di nuovo “Sei qui, infatti.” Risi.
“Forse dovremmo ricominciare. Parlare di cosa è successo quel giorno, al ballo.” Suggerii e lui fu d’accordo.
“Perché te ne sei andata senza ragionarci?” la sua espressione si fece triste.
“Perché avevo paura credo. Tu mi facevi paura.” Gli diedi uno schiaffo, per gioco “Sentivo che mi ero
scoperta troppo e dipendevo da te.” Alzai le spalle, scostandomi i capelli per voler scacciare quel momento
“Ora tocca a me: voglio sapere la verità su questa Zoe.”
Aggrottò le sopracciglia “Non c’è niente da sapere. Semplicemente perché non c’è niente tra me e lei. Te lo giuro.”
Lo baciai “Mi hai aspettato davvero?” annuì “Tu lo sai che io non amo Arthur, vero?” annuì di nuovo.
Posai la testa sulla sua spalla, mentre mi stringeva “E tu lo sai che quel giorno, quel bacio con Rose è stato l’errore più grande della mia vita? Che non la amo e non l’ho mai amata come te?”
“Adesso ne sono sicura.” Sorrisi, prendendogli il viso tra le mani per baciarlo di nuovo.

Here I am:
Scusate se mi ripeto, ma io vi ADOROOO! 6 recensioni!?!
Ditemi che non sto sognando... :DDD
Naturalmente grazie anche a tutti i lettori silenziosi! ;D
Parliamo invece del capitolo.
Allora, alzi la mano chi se lo aspettava! xD
Fatemi sapere che cosa ne pensate e, ormai lo sapete, a quattro recensioni posto il prossimo capitolo.
6 recensioni... :Q___
Scusate, stavo solo delirando. Ancora non riesco a crederci... xDDD

 




Anche se Belle non ha più i capelli rossi e lui non è riccio, questa immagine mi ha fatto pensare subito ai due protagonisti... *W*

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Capitolo 25
*** New Year's Eve ***


25 – New Year’s Eve

“Zoe, perché non vai con le altre ragazze e lasci noi maschietti da soli?” ironizzò Louis, cacciando gentilmente la bionda che, dall’inizio della festa, non aveva fatto altro che restare aggrappata al mio braccio. Alzò le spalle, baciandomi prima di andarsene.
“Hai una fidanzata leggermente gelosa, sai?” Liam mi mollò una gomitata.
“Leggermente? Quante volte è venuta a bussare alla vostra porta ieri sera?” sottolineò Zayn.
Sospirai, passando una mano tra i capelli “Non me lo ricordate, vi prego... E’ stata a farmi domande per tutta la mattina!”
“A proposito, sarebbe ora che rispondessi alle nostre.” Niall poggiò il braccio sulla spalla del mio migliore amico “Si può sapere dove sei scappato ieri sera?”
Mi guardai alle spalle, controllando che Zoe fosse lontana “Sono andato da Belle.”
Sul viso di ognuno di loro comparve un sorriso entusiasta.
“Hai passato la notte da lei?” chiese Zayn.
Annuii, mentre il mio migliore amico mi abbracciava “Avete chiarito! Quindi state di nuovo insieme?”
“Ehm... non lo so ancora esattamente ma...” cominciai a dire, prima che Liam mi interrompesse.
“Forse dovresti chiederlo al ragazzo che è appena entrato con lei.” Con il viso contratto in un’espressione seria, Liam indicò l’entrata. Ci voltammo tutti di scatto.
Sorrisi inconsciamente, vedendola entrare, indossando un vestito bianco e la gonna nera che le calzava alla perfezione. Solo dopo mi accorsi di Arthur affianco a lei.
“Harry, chi è quel tizio?” domandò Niall, mentre lui le cingeva le spalle.
Non risposi, avvicinandomi al gruppo di ragazze, giusto in tempo perché arrivassero anche loro.
Appena Julia la vide si abbracciarono “Sei venuta!” e poi fu il turno delle altre.
Quando Belle e Sarah sciolsero il loro abbraccio, si ritrovò davanti a Zoe.
Rimanemmo un momento completamente immobili, se non fosse per gli occhi, che si muovevano da una all’altra come in una partita di tennis.
Belle le allungò la mano, sorridendole amichevole “Ciao, Belle.”
“Zoe!” sorrise la bionda.
Nessun altro poteva averla vista, ma notai chiaramente, anche con quelle luci colorate, la comparsa di una linea tra le sopracciglia castane di Belle. Guardò per un attimo nella mia direzione, prima di sorriderle.
“Ho sentito tanto parlare di te.” Sorrise anche Zoe, lasciandole la mano.
“Davvero?” Belle si scostò i capelli con la mano, imbarazzata.
“Sei la migliore amica di Julia, giusto?” annuì Zoe. Tirammo tutti un sospiro di sollievo.
“Se avete finito con le presentazioni, io vorrei salutare una mia vecchia amica!” si intromise Liam.
Belle salutò tutti i ragazzi, finché non rimasi solo io “Che fai Styles, non mi saluti?”
Risi, avvicinandomi e le cinsi la vita mentre lei mi stringeva dietro la nuca, imitando impacciati un abbraccio amichevole.
Marty finse un colpo di tosse, indicando con il capo il ragazzo dietro di lei.
“Tu devi essere Arthur!” sorrise Juls, stringendogli la mano.
Il ragazzo annuì, stringendogli la mano e parlandole in inglese.
Mentre salutava a turno ognuno di noi, lo studiai dalle Converse, i jeans chiari e la camicia bianca fino al viso e i capelli che lei aveva definito, il pomeriggio scorso ‘da artista’ ma che a me sembravano solo spettinati. Parlava inglese, sapeva cucinare, era un artista, vestiva firmato e, anche se non mi intendevo di bellezza maschile, dovevo ammettere che non era brutto come speravo. Lo odiavo.
Finite le presentazioni, ne approfittò subito per invitare Belle a ballare. Li seguii con lo sguardo, mentre si mischiavano alla folla in pista. Afferrai la mano di Zoe, trascinandola con me per seguirli. Ci fermammo poco distanti, in modo che lei desse loro le spalle ma io potessi guardarli.
Arthur la teneva stretta a sé -troppo- cingendole la vita e lei gli cingeva il collo, sorridendogli.
Continuavo a fissare la sua nuca, aspettando che qualcuno dal cielo mi donasse il potere di fargli saltare la testa con lo sguardo. Anche se con tutta la rabbia che provavo in quel momento, avrei tanto voluto prenderlo a cazzotti con le mie mani. Solo che non potevo. Quello che dovevo fare era solo rimanere lì e tenerli d’occhio.
“Eravate molto amici?” Zoe interruppe i miei pensieri. Alzai un sopracciglio e lei sorrise “Tu e Belle...”
“Oh... ehm... sì, direi di sì.” Serrai la mascella, mentre Arthur le sussurrava qualcosa all’orecchio e lei rideva. Stupida scusa per baciarla sotto l’orecchio. “Scansalo...” la pregai sussurrando.
“Come?” chiese Zoe, prima di girarsi e guardare anche lei la scena. Sorrise, mentre si baciavano “Sono carini.”
‘Scusa, come hai detto?’ pensai, storcendo il naso.
Lei sorrideva, come se fosse un bello spettacolo mentre io sentivo lo stomaco contorcersi dalla gelosia. Ogni loro sguardo equivaleva ad un cazzotto in pancia, ogni volta che gli sorrideva mi si stringeva il cuore nel petto. Non era giusto. Lui non l’amava come me. Dovevo essere io al suo posto, in quel momento, a stringerla e baciarla. Non guardare la scena fingendomi indifferente davanti a Zoe.
“Andiamo fuori?” propose. Annuii, prendendole di nuovo la mano. Passando accanto ad Arthur, gli diedi una spallata. Mi voltai, scusandomi. Belle mi guardò mortificata, prima che Zoe mi strattonasse a seguire le sue amiche.
“Vado a bere qualcosa.” Dopo qualche tempo la lasciai sulla terrazza dell’albergo con le altre, tornando dentro per andare verso il tavolo degli alcoolici.

Non avevo più visto Belle e il suo ragazzo da un’oretta e non sapevo neanche io se preferissi vederli insieme o torturarmi a pensare a cosa stessero facendo.
Che potessi decidere o meno, lei era davanti a me, al buffet. Mi guardai intorno, trovando Arthur a parlare con alcuni ragazzi in un angolo della sala.
Posai la mano sui suoi fianchi, facendola saltare e le sussurrai all’orecchio “Sei bellissima stasera...” sorrise, scostandosi i capelli e si voltò. Si morse il labbro, continuando a sorridere “Allora, ti stai divertendo?”
“Oh, moltissimo... vederti con Arthur mi rende il ragazzo più felice sulla faccia della Terra!” ironizzai.
“Mi dispiace. Non pensavo che ci avessi seguiti prima.” Strinse il bicchiere di plastica, facendogli fare rumore “Non volevo che ci vedessi insieme. Non so come devo...”
Dovetti limitarmi a sfiorarle il palmo della mano con il mio, sorridendole “Non sono arrabbiato.” Mi appoggiai al tavolo, affianco a lei “Perché c’è anche lui?”
“Per lo stesso motivo per cui c’è anche Zoe.” Addentò una patatina “E’ il mio ragazzo.”
Sentirlo chiamare in quel modo da lei era come sentire mia sorella al telefono con le sue migliori amiche per ore, uno strazio.
“Posso chiederti una cosa?” si morse il labbro “Che cosa pensi di lui?”
“Di Arthur?” risi “Ti avverto, se cerchi la mia approvazione puoi scordartela...”
Mi spinse leggermente con la spalla, ridendo “Ma no... voglio solo sapere cosa pensi di lui.”
Alzai le spalle, fingendo indifferenza “Non ci trovo niente di speciale.” Alzò un sopracciglio, guardandomi divertita “E tu? Cosa pensi di Zoe?”
“E’ carina.” Bevve dal suo bicchiere, prima di aggiungere “Troppo.” Risi, aggrottando le sopracciglia “Ed è bionda.”
“E allora?” risi di nuovo.
“Niente... era per dire.” Alzò le spalle “Non mi piace.”
“Non ti piace perché è bionda?” domandai confuso.
“No, che c’entra...” scosse la testa. Alzai un sopracciglio, aspettando che continuasse “E’ più alta di me.”
“Porta i tacchi.” Puntualizzai.
“Ha delle gambe magrissime.” Continuò.
“Eccessivamente.” alzai le spalle.
“Ha le tette più grosse.” mi guardò, imitando un broncio.
Scoppiai a ridere “Non è vero!”
“Ah no? E come fai a saperlo?” incrociò le braccia.
“Qualcosa mi dice che sei gelosa...” la guardai, sfidandola.
“Certo che sono gelosa! Mi hai rimpiazzato con un Barbie!” gesticolò “Ma a differenza tua io lo ammetto.” Sorrise soddisfatta, riuscendo ad avere l’ultima parola. Tornò seria “Tu mi ami, vero?”
Sorrisi, guardando la sua espressione e annuii. Mi avvicinai al suo viso “Solo te.”
Sorrise, scostandosi i capelli e alzò gli occhi, incontrando i miei “Anch’...”
“Belle!” sentendo la voce di Arthur, si allontanò immediatamente, sorridendogli. La raggiunse, posando le mani sui suoi fianchi per baciarla. Si accorse che c’ero anch’io e mi sorrise cordiale, cercando di ricordare il mio nome “Harrì?”
“Harry!” corressi il suo accento.
Belle trattenne un sorriso, prima che lui cominciasse a parlare in francese, escludendomi. Sbuffai sonoramente, voltandomi per prendere da bere.
Non li sentivo più parlare, quindi mi girai e li ritrovai di nuovo a baciarsi. Lasciai la presa sulla brocca, che cadde sul tavolo e sul vestito di Belle.
Lo guardò, constatando i danni. Alzò lo sguardo, incenerendomi con gli occhi azzurri “Sei proprio un bambino...” commentò, prima di andarsene. Lasciò sia me che Arthur stupiti, lì.
Sospirai, passandomi una mano tra i capelli. Ero confuso, non riuscivo a capire perché avesse reagito in quella maniera. Mi ero scusato ma non mi aveva neanche ascoltato.
Mi avviai a tornare sulla terrazza e Zoe mi corse in contro, sorridendomi. Si alzò sulle punte cingendomi il collo per baciarmi. Le sorrisi, nascondendole i miei pensieri “Ti sono mancato?”
“Da morire.” Passò una mano tra i miei capelli, baciandomi di nuovo “Stavo andando a prendere qualcosa da bere, vieni con me?”
Alzai le spalle “Ti aspetto sulla terrazza.” Le baciai la fronte, superandola.
Ero quasi arrivato all’enorme porta finestra, quando una mano mi afferrò il polso. Belle non mi diede il tempo di chiederle niente, che spinse con la spalla la porta dell’uscita d’emergenza, trascinandomi fuori.
Poggiai le spalle al muro e lei si mise davanti a me, sorridendo.
“Finalmente...” sussurrò, alzandosi sulle punte.
Alzai un sopracciglio, ma prima che potessi chiederle niente, le sue labbra erano sulle mie e la sua mano mi accarezzava i capelli. Le cinsi la vita, stringendola a me. Mi allontanai appena qualche secondo dopo, posando la fronte sulla sua “Credevo che fossi arrabbiata con me.”
“Non sei molto sveglio, eh?” rise, baciandomi sull’angolo della bocca “Io volevo solo che mi seguissi.”
Le accarezzai il viso “Io non...” mi interruppe, baciandomi di nuovo.
“Non ha importanza.” Mi cinse il collo con entrambe le mani, puntando gli occhi azzurri e contornati dall’ombretto argentato nei miei “Basta che siamo soli e tu sei lontano dalla Barbie.” si alzò di nuovo sulle punte, per tornare a baciarmi.
Sorrisi “Mi piaci quando sei gelosa...”
“Vedi di non abituartici.” Sussurrò, baciandomi sotto l’orecchio.
“Infatti. Perché voglio stare solo con te.” Le accarezzai la guancia, riportando il suo viso e le sue labbra alle mie.

Here I am:
Non smetterò mai di ringraziarvi per le recensioni che avete lasciato, davvero. Graziieee!
Per quanto riguarda il capitolo, ho messo una foto di Arthur e Zoe sotto, come alcuni mi avevano chiesto.
Così adesso hanno un volto anche loro.
Belle ed Harry, invece, si sono dovuti nascondere per restare da soli.
Quello che succederà adesso, però, dovrete scoprirlo nel prossimo capitolo.
PS: preparatevi a quaaaalche colpo di scena.
Ma siamo in dirittura d'arrivo, perciò sarebbe strano se non ci fossero! ;D

 



Ecco le foto scattate alla festa -in ordine- : Harry, Arthur, Zoe, Belle, Louis, Juls, Niall, Sarah, Liam, Julia, Zayn e Marty. :3

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Capitolo 26
*** Kiss Me at Midnight ***


26 – Kiss me at Midnight

Si alzò sulle punte, tenendosi con le mani sulle mie spalle.
Le accarezzai il viso, guardandola sorridermi “Sei bellissima.”
Mi baciò, arrossendo “Me l’hai già detto.”
Risi, alzando le spalle “Era solo per ricordartelo.”
“Meglio della Barbie?” alzò un sopracciglio.
“Meglio di chiunque altra.” Le accarezzai il collo e la spalla, prima di baciarli.
Sorrise, prendendomi il viso tra le mani e mi baciò sulle labbra. Fece scivolare le mani sulle mie spalle, posandole dietro la nuca.
Dalla porta antincendio affianco a noi arrivavano le note delle canzoni all’interno.
“Vuoi ballare?” le sussurrai, sulle labbra.
Annuì poggiando la fronte sulla mia “Era da tutta la sera che aspettavo questa tua domanda...”
Sorrisi, stringendola a me finché il suo petto non toccò il mio e lei mi cinse il collo, passandosi i miei ricci tra le dita. Cominciammo a muoverci, mentre posava la testa sulla mia spalla.
Rimanemmo in silenzio, seguendo la musica e scambiandoci qualche dolce bacio.
   Finché la canzone lenta e romantica che stavamo ballando fu sostituita da una da discoteca.
Ci sedemmo sugli scalini d’acciaio. Le posai la mia giacca sulle spalle perché non sentisse freddo.
“Neanche da qui si vedono le stelle.” Posai la guancia sui suoi capelli.
Rise, sospirando “Mi manchi. Mi mancano tutte le cose che facevamo insieme.”
Le cinsi le spalle, stringendola a me “Non immagini quanto tu manchi a me.”
Si voltò, sorridendomi “Se potessi tornare indietro, quel giorno non me ne sarei mai andata.” Si scostò i capelli, abbassando lo sguardo “Ero così arrabbiata, ferita che...”
Posai la mano sotto il suo mento, alzandole il viso. La baciai “Sono qui. Siamo insieme.” Sorrise, annuendo e nascose il naso nell’incavo del mio collo “Potrebbe essere un buon proposito per l’anno nuovo.”
Rise, ma riconobbi l’assenza di allegria “Parti domani.” Constatò.
“Beh, ma potrei tornare a fine...” mi interruppe, ridendo di nuovo sarcastica “Potresti tornare a frequentare...”
“A Los Angeles?” esclamò.
“Non vuoi che resti, non vuoi venire...” allargai le braccia “Allora cosa proponi?”
Si scostò di nuovo i capelli, torturandosi lo smalto “Non mi piace questo gioco dei buoni propositi.”
Rimanemmo entrambi in silenzio.
Il problema era che quello non era un gioco. Tutto quel casino era la nostra vita. La nostra storia d’amore.
Sentimmo la gente, dall’altra parte, in terrazza, fremere cominciando il conto alla rovescia.
Si alzò, sistemandosi il vestito “Dovremmo rientrare.”
“Cosa? No!” mi alzai di scatto, prendendole il polso “Avanti, dimmi che cosa vorresti!”
Sospirò, stringendo le braccia al petto “Non è così facile.”
“Non ti ho chiesto di scegliere quello che è più facile.” La guardai, aspettando il momento in cui i suoi occhi avrebbero incontrato i miei “Ti ho chiesto che cosa vuoi.”
Rimase in silenzio, scostandosi i capelli.
“D’accordo, allora vado io.” Le presi le mani “Voglio aspettare abbracciato a te, qui, l’anno nuovo. E voglio fingere di aver apprezzato i fuochi d’artificio quando invece ti tenevo stretta, baciandoti a mezzanotte. Dirti che ti amo e vederti sorridermi dicendomi che ricambi.” Le accarezzai la guancia “Voglio...”
Alzò le spalle, mordendosi il labbro “Il 31 dicembre si fanno sempre promesse che non si mantengono...”

“12, 11, 10...”

“Non importa. Tu promettimelo.”
Sospirò “Che cosa!?!”

“9, 8, 7...”

“Promettimi che quello che sta per cominciare sarà il nostro anno.” Le alzai il mento.
Alzò gli occhi che cominciavano ad essere lucidi, boccheggiando senza dire nulla.

“5, 4, 3...”

“Promettimelo...” Sussurrai.
Mentre dalla terrazza arrivò un coro unanime di auguri, Belle mosse un passo verso di me. Si alzò sulle punte, posando le mani sulle mie spalle. Mi guardò negli occhi, sorridendo “Buon anno.” E prima che potessi risponderle, mi baciò. La strinsi a me, cingendole la vita e le accarezzai la guancia con il pollice, posando la mano sulla sua nuca. Mi accarezzò le spalle, cingendomi il collo.
Davanti a noi, i fuochi d’artificio di tutta la città illuminavano il cielo e riecheggiavano nell’aria, rendendo quella scena ancora più perfetta. Sembrava la scena di qualche film della Disney, in cui il tempo sembra rallentare e le telecamere continuano a girare intorno ai due protagonisti. In quel momento, in effetti, il mio mondo si restrinse a noi. A lei, stretta tra le mie braccia e a quel bacio.
La baciai sull’angolo della bocca “Auguri, amore.”
Sorrise, baciandomi di nuovo.
Quando si riaccese la musica e il rumore dei fuochi andò scomparendo, scese dalle punte e si allontanò appena. Le accarezzai il viso, sorridendole. Sospirò, alzando lo sguardo “Ti amo.”
La baciai a stampo, lasciandole una serie di baci fino all’orecchio “Ti amo anch’io.”
Passò la mano tra i miei capelli, accarezzandomi il collo e mi imitò, avvicinandosi al mio orecchio “Devo andare.”
La strinsi, sentendo il cuore che accelerava, una sensazione terribilmente familiare “Non puoi...”
“Ho realizzato tutti i tuoi propositi, no?” le accarezzai il viso, asciugandole una lacrima.
“Non tutti.” Non rispose “Sei sleale, lo sai?”
Annuì, baciandomi sotto il mento “Ma mi lascerai andare...”
“Non mi dai altra scelta.” Allentai la presa dietro la sua vita.
Fece un passo indietro, scostandosi i capelli. Accennò ad un sorriso “Allora... buonanotte?”
“Verrai a trovarmi quest’estate o in qualunque altro momento?” la fermai.
Annuì, aprendo la porta che sbatté qualche secondo più tardi, alle sue spalle. Lasciandomi solo.
Era una bugia, lo sapevamo entrambi. Lei non sarebbe venuta come non era venuta l’estate scorsa.
Questa volta, però, non sarei riuscito a restare senza di lei.
Non avrei aspettato un altro anno solo per rivederla e poi perderla di nuovo.
L’amavo come lei amava me. Ma a differenza sua, non avevo paura di trovare una soluzione, se pur drastica. Avrei rinunciato e fatto di tutto pur di stare con lei.
Se avessi avuto una vaga idea di cosa fare...

Here I Am:
Allora, che ve ne pare del nuovo e PENULTIMO capitolo?
E non immaginate le lotte con il mio computer oggi per postarlo!!! >.<
Comunque, non so ancora se il prossimo sarà un capitolo lungo ma definitivo o se invece lo dividerò in due.
Sto ancora scrivendo, vi farò sapere...
A proposito, potrei metterci un paio di giorni, visto che ancora sono "Work in Progress".
Intanto non sarebbe male se lasciaste delle recensioni! ;D
Ah, quasi dimenticavo!
Grazie per tutte le recensioni che avete lasciato ai capitoli precedenti!
Siete delle grandiiiii! :DDD

 

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Capitolo 27
*** Looking for Belle in Paris ***


27 – Looking for Belle in Paris

Le porte a vetri automatiche si aprirono e io lasciai la hall dell’albergo, uscendo in strada.
Levai la mano dalla guancia, lasciando che l’aria pungente svolgesse la funzione di ghiaccio sul segno rosso che le cinque dita di Zoe avevano lasciato.
Mi passai una mano tra i capelli, cominciando a camminare distrattamente.
“Harry?” sentii chiamarmi alle mie spalle. Era una voce familiare, ma non riuscivo a ricordare a chi appartenesse.
Mi voltai, rimanendo inchiodato all’asfalto “Rose!”
Sul suo viso comparve uno splendido sorriso. Alzò gli occhiali da sole, usandoli a mo’ di cerchietto tra i capelli rossi scompigliati dal vento. Si avvicinò, fino a venirmi di fronte “Che ci fai qui?”
Era cresciuta anche lei. Inutile dire che il tempo riusciva solo a renderla più bella...
“Sono... in gita.” Balbettai. Mi morsi il labbro, chiedendomi perché ogni volta, riusciva ad avere quell’effetto su di me.
“Potevi almeno passare a salutare!” rise.
Alzai le spalle, senza trovare niente da dirgli.
Posò la mano sulla mia spalla, guardandomi divertita “Styles, stavo scherzando...” mi studiò, dalla testa ai piedi, annuendo sorridente “Ma mi fa piacere averti rivisto.”
Stava per andarsene e non riuscivo a spiegarmi neanche io perché volli fermarla “Ti andrebbe di... sederti?” indicai i tavolini bianchi del bar dell’albergo. Annuì, sfoderando un altro enorme sorriso.
Ci sedemmo, ordinando un gelato.
“Posso dirti una cosa?” si sporse dal tavolo, avvicinandosi “Hai qualcosa di strano... Tutto bene?”
Risi, annuendo “Una meraviglia... Credo di aver perso la ragazza che amo e la mia ragazza mi ha mollato, dopo avermi preso a schiaffi!”
Fece schioccare le labbra, giocando con il portatovaglioli della Coca-Cola “E immagino che tu stia parlando di due ragazze differenti...” annuii “Eh bravo Styles!” rise, prendendomi in giro, ma la guardai alzando un sopracciglio, per niente divertito. “Scusa...” alzò le mani “E immagino che io conosca una di queste due ragazze.” Annuii di nuovo “Non ce la vedo Belle a darti uno schiaffo. E non riesco a immaginare un motivo per cui vi dovreste lasciare per cui... lei deve essere la prima ragazza!”
“La tua perspicacia non è diminuita con gli anni.” Commentai sarcastico, mentre ci servivano.
“Raccontami allora della seconda ragazza, cos’è successo?” portò il cucchiaio con il gelato al pistacchio alle labbra.
“Le ho detto che le dovevo parlare, ma lei non me ne ha dato il tempo.” Indicai la mia guancia “Ha detto di aver già capito ogni cosa, di sentirsi tradita e ferita perché l’ho usata e trattata da stupida...” gesticolai con la mano e il mio cucchiaio, indicando che la storia era piuttosto lunga.
Non riuscii però a fermare la sua curiosità “E cosa avresti fatto di così terribile, se mi è dato saperlo...”
“L’ho mollata ad una festa per nascondermi con Belle.” Ammisi, abbassando lo sguardo sul mio gelato, per nascondere un sorriso.
Rise, annuendo “Beh, sarei un po’ incazzata anch’io, in effetti.” La sua risata contagiò anche me “E cosa è successo con Belle?” tornò seria e quando alzai lo sguardo, trovai i suoi occhi chiari fissi sul mio viso. Quelli però non erano cambiati, rimanevano del solito turchese limpido, delineati dalla matita nera e il mascara.
Lasciai cadere il cucchiaio nella coppa di gelato, sospirando fino a poggiarmi con la schiena allo schienale della sedia “Ho paura di averla persa di nuovo...” mi portai una mano ai capelli “E forse ha anche ragione quando dice che è troppo difficile, ma...” posai i gomiti sul tavolo “Io non posso stare senza di lei!”
Annuì “Lo so bene!” alzai un sopracciglio “Non so come te la sei passata tu durante quest’anno, ma per lei non è stato dei migliori. E tutto perché gli mancavi, anche se non voleva ammetterlo e cercava di nasconderlo in tutti i modi. E perché non ha mai smesso di essere innamorata di te.”
“Voi vi siete viste durante l’anno?” chiesi sorpreso, portando alla bocca il mio gelato.
Alzò le braccia “Ovvio, è pur sempre mia sorella, no?”
Annuii “Certo...” eppure pensarle insieme mi faceva ancora strano. Forse avevo passato troppo tempo a cercare di vederle diverse, che ora non riuscivo più a vederle insieme.
Le immaginai nella mia testa, camminare per le strade di Parigi, scherzando come se si conoscessero da sempre, tenendo in mano le buste, frutto del loro shopping sfrenato. Pensai che, per quanto suonasse strano, erano perfette.
“Hai incontrato Arthur?” si pulì gli angoli della bocca, stando attenta a non intaccare il rossetto. Annuii, con una smorfia. Rise “Tranquillo, non sei così facile da dimenticare. Neanche con un figo del suo calibro affianco!” ammiccò, prima di aggiungere sottovoce “Esperienza personale...”
Risi, scuotendo la testa divertito “Quindi anche tu pensi che sia...” gesticolai “...un bel ragazzo?”
Scansò la coppa vuota “Decisamente!” sospirai, annuendo stizzito “Sai com’è, io e mia sorella di solito abbiamo gli stessi gusti...”
Risi, lanciandole il tovagliolino “La smetti di lanciare frecciatine!?!”
Rise anche lei e il suono della sua risata mi ricordò quello di Belle, con nostalgia, come se fossero passati altri dodici mesi dall’ultima volta.
Posò i gomiti sul tavolo e la testa sui palmi delle mani, tornando seria “Allora, cosa farete adesso?”
Scossi la testa “Non ne ho idea. So solo che tra qualche ora io devo essere all’aeroporto e lei è più confusa di me!”
“Harry!” questa volta, la sua voce era inconfondibile. Mi voltai, guardando Zoe venirmi incontro. Mi guardava fisso con gli occhi azzurri, ma non aveva più quell’espressione omicida stampata in viso. Mi alzai, voltandomi verso di lei, che stava per cominciare a parlare, quando vide Rose seduta al mio stesso tavolo. Subito, la guardò con disprezzo “Che cazzo hai fatto hai capelli!?!”
Rose si guardò alle spalle, cercando di capire con chi stesse parlando, prendendola per il culo. Quando poi tornò a guardarla, storse la bocca “Perché, pensi che la gente non capisca che hai scambiato lo shampoo per la limonata?”
Mi morsi il labbro, trattenendomi dal ridere. Presi Zoe per le spalle, prima che si lanciasse contro la sua ‘nuova amica’ “Zoe, lei non è Belle!”
Posò le mani sui fianchi, alzando un sopracciglio “Mi prendi in giro?” poi le venne il sospetto che quello che stessi dicendo fosse vero e si voltò di nuovo per studiare Rose. Si portò le mani alla bocca, spalancando gli occhi “Mio Dio, sei uguale!” aggiunse con un sorrisetto “... senza offesa.” Le rivolgemmo entrambi un’occhiataccia.
“Dovevi dirmi qualcosa?” la interruppi.
Lei annuì “La prof ha detto che tra mezz’ora dobbiamo essere tutti pronti e poi...” mi prese la mano, abbassando lo sguardo su questa “Volevo parlarti prima della partenza.”
Annuii, cercando un modo carino per chiederle di lasciarmi. Non ce ne fu bisogno, perché avevo dimenticato che ero con Rose e la sua infinita cordialità.
Le posò la mano sulla spalla, sorridendole acida “Harry mi stava appunto dicendo che vi siete lasciati...” Guardò le nostre mani con un sopracciglio alzato, spingendola leggermente per allontanarla.
La bionda la incenerì con gli occhi, prima di tornare a guardarmi “Quando sali mi vieni a cercare in camera?” Annuii, voltandomi quando si avvicinò, cosicché le sue labbra arrivarono alla mia guancia.
“Dimmi che non hai sostituito Belle con quella Barbie, ti prego!” commentò Rose “Cos’è, a Los Angeles erano finite tutte le ragazze carine o aggraziate?”
“Tu e tua sorella cominciate a spaventarmi, lo sai?” risi “E poi, da che pulpito? Tu parli di grazia?”
“Se non ci fossi stata io ti sarebbe già saltata addosso, dovresti ringraziarmi!” alzò le spalle, difendendosi “Piuttosto, io e te abbiamo cose importanti di cui discutere adesso!”
 
“La prof lo ucciderà.” Sentii commentare Liam.
Ci ucciderà!” lo corresse Zayn.
Non mi fermai né a ringraziarli per la millesima volta, né a controllare che le ragazze stessero distraendo la signorina Richard. Continuai a correre.
Mi fermai solo quando, spinte le porte a vetri dell’aeroporto, mi ritrovai nel parcheggio dei taxi.
Ripresi fiato, sentendo ancora il cuore che batteva accelerato, mentre mi guardavo attorno. Qualcuno suonò il clacson. Mi voltai, correndo verso Rose, in sella alla sua Vespa blu e salii dietro di lei.
“A quest’ora dovrebbe essere al pub.” Disse, partendo.
Ci vollero un paio di minuti, prima che ‘parcheggiassimo’ il motorino sul marciapiede, all’entrata del ristorante in cui lavorava Belle. Era elegante, con il lungo bancone di legno lucido dietro al quale stava lavorando affaccendato un ragazzo, di qualche anno più grande di me. Rose mi superò, andando dritta da lui, parlando in francese.
Nella mia mente apparve l’immagine di lei seduta ad uno degli sgabelli dall’imbottitura verde bottiglia, intenta a chiacchierare e ridere con Belle, mentre serve gli altri clienti.
La mano di Rose, stretta al mio polso, mi fece tornare al presente. Non aspettò che mi svegliassi del tutto, trascinandomi fuori. Prese il casco, indossandolo e salì sulla moto.
“Beh, allora? Che ti ha detto?” domandai impaziente.
“Non si è presentata stamattina.” Alzò le spalle, mettendo le mani sullo sterzo “Proviamo a casa.” Annuii, sedendomi di nuovo dietro di lei.

“Ti hanno mai detto che guidi come un’ubriaca?” risi, sfilandomi il casco.
Rise, alzando le spalle e si sistemò i capelli con una mano “Intanto siamo qui in meno di 10 minuti...”
Ci fiondammo davanti al citofono, ma prima che potessi suonare, sentii qualcuno bussarmi sulla spalla.
Che stupido, per un attimo avevo sperato fosse Belle...
Invece era il suo ragazzo. Feci appena in tempo a voltarmi, prima che mi colpisse in faccia.
Indietreggiai, con la mano sulla mascella mentre Rose gli si parava davanti e cominciavano a discutere con lui in francese. Rimasi in silenzio a guardarli. Non perché non li capissi –cioè, anche per quello- ma piuttosto perché, per qualunque delle tante ragioni che aveva avuto per darmi un pugno, aveva ragione. Ed io e Belle avevamo torto, per quanto ogni momento con lei valesse più di ogni errore.
Prima di andarsene, mi rifilò un’occhiata di disprezzo. Si voltò, salutando con un cenno stizzito della testa Rose, lasciandoci.
Dopo il terzo tentativo al citofono, Rose estrasse un mazzo di chiavi dalla borsa. Di nuovo, rimasi sorpreso.
Entrammo in ascensore, mentre ispezionavo la mia guancia allo specchio “Per fortuna quel coglione non mi ha lasciato un livido.” Commentai.
Aprì le porte, sorridendo “Tranquillo, ci vuole ben altro per rovinarti quel visetto.” Ammiccò. Risi, scuotendo la testa e la seguii fino all’appartamento di Belle.
Suonammo il campanello, senza ottenere risposta. Al terzo tentativo, di nuovo, aprimmo con le chiavi.
“Belle?” la chiamò la sorella.
Seguii la parete della porta, svoltando l’angolo nel corridoio e aprii la porta bianca. Lei non c’era.
Mi avvicinai alla parete del letto, notando la bacheca per terra, nascosta dietro la spalliera.
Mi piegai sulle gambe, prendendola in mano. Come quella nella sua stanza a Los Angeles, era piena di foto.
Alcune le riconoscevo, infatti. Altre erano con Arthur. Molte erano con Rose. Ma la maggior parte erano mie o nostre. Doveva essersi fatta spedire tutte le foto che avevamo scattato durante la nostra prima uscita, prima delle vacanze di Natale, più di un anno fa.
Sembrava passato un secolo. Sembravamo così cresciuti.
“Harry?” mi richiamò Rose. Mi voltai, alzandomi in piedi. “Non risponde al cellulare. Possiamo provare all’università...” Annuii, uscendo con lei dalla stanza e dal palazzo.

Mi sporsi oltre la sua spalla, per leggere l’ora dall’orologio elettronico sullo sterzo della Vespa.
Sospirai. Mezz’ora e sarei dovuto tornare per forza all’aeroporto. “Manca molto?”
“Sto facendo del mio meglio, non è che posso volare!” esclamò Rose.
Ci fermammo ad un semaforo rosso, il quarto che beccavamo “Tranquillo, farai in tempo.” Vidi il suo sorriso dallo specchietto laterale.
Ripartimmo, ma stavolta neanche Rose riuscì ad evitare il traffico, man a mano che ci avvicinavamo al centro. Stavo diventando letteralmente paranoico. Riuscivo a contare anche i secondi che mancavano alla mia partenza.
Eravamo a metà strada, ormai.
“Rose, torna indietro.” Poggiai la fronte sulla sua spalla.
“Come?” esclamò.
“Tra dieci minuti devo essere sull’aereo. Non faremo mai in tempo con questo traffico ad andare fin lì e...” sospirai, scostandomi i capelli nervoso “E poi che cosa dovrei fare una volta lì? Convincerla in cinquantasette secondi a lasciare tutta la sua vita in Francia solo per venire con me?”
“Esattamente!” alzò le spalle. Vidi i suoi occhi studiarmi dagli specchietti retrovisori. Annuì, sospirando “D’accordo, ti riporto indietro.”

Scesi, scostandomi i capelli “Beh, allora grazie...”
Sorrise, appoggiandosi alla moto “Vedrai che sistemerete le cose.”
“Lo...” cominciai a dire, prima che mi interrompesse.
Si avvicinò, prendendomi il viso tra le mani e portò le sue labbra alle mie, prima ancora che riuscissi a capire cosa volesse fare.
In quel momento, la odiavo quasi quanto odiavo me stesso. Perché?
Perché ogni volta riusciva a modellarmi neanche fossi fatto di cera? Stava anche cominciando a piovere, ma neanche l’acqua riuscì a svegliarmi...
La sentii sorridere, socchiudendo le labbra.
Fortunatamente, qualcuno interruppe quel bacio, fingendo un colpo di tosse alle mie spalle.
Mi voltai, quasi irritato ma rimasi pietrificato.
Avevo detto fortunatamente!?!
“Belle!” esclamai.

Here I Am:
Scusate, scusate, scusate!!!
Lo so, sono in un ritardo catastrofico...
E' che questa settimana è stata un misto di impegni e carenza d'ispirazione.
Ho terminato di scrivere oggi pomeriggio e l'ho subito pubblicato.
Poi dite che non vi voglio bene... xD (?)
Come avrete capito, questo NON è l'ultimo capitolo.
Ancora, visto che vi voglio bene!?!
Diciamo che l'ispirazione è arrivata tutta insieme ieri mattina e potrei anche scrivere qualcosa in più.
Non so quando pubblicherò il prossimo, tra qualche giorno, probabilmente.
Sarà un capitolo importante, quindi mi prendo un po' di tempo in più per impegnarmi a scriverlo e...
non è che lascereste qualche recensione, proprio perché il prossimo è un capitolo importante?
Dai, che ne siete capaci...
5 recensioni!?! Chiedo troppo? Pleeeasse!
E ovviamente, grazie ancora alle recensioni, ai commenti brevi ai precedenti e a tutti quelli che seguono la storia! <3

 

Rose <3

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Capitolo 28
*** Your Three Wishes ***


28 – Your Three Wishes

Belle si voltò, tirandosi su il cappuccio della felpa grigia per ripararsi dalle gocce di pioggia.
La fermai, prendendole il polso con la mano “Belle, aspetta ti prego!”
Sospirò voltandosi e solo allora mi accorsi che indossava la felpa grigia della Jack Wills che le avevo regalato “Devi dirmi qualcosa? Sai, piove e vorrei andare a casa.”
“Mi dispiace, ok? Non è quello che pensi.” Gesticolai.
Alzò un sopracciglio “Non stavi baciando mia sorella?” si sporse dietro la spalla, come a controllare che la ragazza che stavo baciando fosse davvero Rose.
“Si ma...” sospirai, scostandomi i capelli “Belle, mi dispiace.”
“Lo so, l’hai già detto.” Alzò le spalle “Ma non sono arrabbiata.” Alzai un sopracciglio, confuso “No, ormai ci sono abituata...”
Fece per girarsi, ma mi parai davanti a lei. Sorrise, mordendosi il labbro “Fammi indovinare: ti dispiace?”
Risi “Una volta mi hai dato dello stronzo dopo aver detto la stessa frase.”
Nascose una ciocca di capelli dietro l’orecchio, da sotto il cappuccio “Vuoi darmi della stronza?”
Sospirai, reclinando la testa “Sai perché ero con Rose?”
“Mi credi se ti dico che non voglio saperlo...” mise le mani in tasca, deviando il mio sguardo, impegnata a mordicchiarsi il labbro.
“Beh, io voglio dirtelo lo...” mi interruppe, posando la mano sul mio viso.
Mi voltò, studiando la mia guancia “Che ti è successo?”
“A destra? Oh, il tuo ragazzo mi ha dato un cazzotto.” Rise “Sono contento che ti diverta! Per me lo è stato un po’ meno.”
“E a sinistra?” sorrise, voltando di nuovo il mio viso delicata.
“Intendi l’impronta di Zoe?” l’accarezzò “Non vuoi sapere perché mi ha dato uno schiaffo?”
“Ho paura di sapere anche questo...” abbassò lo sguardo.
“Ti amo, questo lo sai vero?” aggrottò appena le sopracciglia, sorpresa, abbastanza da far comparire quella linea sulla fronte “Anche questo ti spaventa sapere?”
Scosse la testa “No. E non mi spaventa neanche il fatto che anche io ti amo.” I nostri sguardi si incontrarono per un secondo, prima che tornasse a guardare le mie spalle “Quello che mi spaventa è quanto e come posso amarti...”
Le presi il viso tra le mani, costringendola a guardarmi negli occhi “Belle, stamattina ho incontrato Rose e si è offerta di aiutarmi a cercarti.” Le accarezzai le guance con il pollice “Temevo di non essere arrivato in tempo e invece ora sei qui e non immagini quanto significa per me!”
“Zoe non ne sarà molto contenta...” commentò, alzando le spalle.
Sorrisi, avvicinandomi al suo orecchio per sussurrarle “Zoe non è più nessuno per impedirmi di amarti alla luce del sole.” Rimase immobile, puntando gli occhi nei miei “Piuttosto ora devi essere tu sincera: che ci fai qui?” lei alzò le spalle “Sei in partenza?” rise “Arthur sarà sicuramente contento di farsi un bel viaggetto...”
Belle rise di nuovo “Oh sì, anzi, più lontano me ne vado e più sarebbe contento!”
Non riuscii ad evitare di sorridere e lei mi imitò simultaneamente. Le presi le mani “E adesso?”
“Già, e adesso?” intrecciò le dita alle mie, ma nella sua voce c’era una traccia di tristezza “Pretenderai che molli tutto per venire via con te?” alzò lo sguardo dura “Non mi hai cercato per questo stamattina?”
Scossi la testa “Ti ho cercato perché volevo dirti una cosa.” Alzò un sopracciglio “Ieri sera, tu hai esaudito tutti i miei propositi. Io non ho potuto fare lo stesso.” Lei rise, scuotendo la testa “Voglio farlo adesso.”
“Harry, piove e tu dovresti salire su un aereo, ti sembra il...” cercò di dire, ma l’interruppi.
“Non importa, tu dimmi solo quello che desideravi.” La guardai negli occhi, vedendola arrossire.
“Io...” sospirò, abbassando lo sguardo sulle nostre mani “Io avrei voluto che mi stringessi di nuovo, per ballare ascoltandoti cantare, come quando stavamo insieme.” Alzò timida il viso.
Sorrisi “Ogni suo desiderio...”
Sorrise anche lei, mentre posavo le sue mani sulle mie spalle. Mi avvicinai, cingendole la vita e la strinsi finché i nostri petti non si toccarono. Rabbrividì per un momento, quando la maglietta bagnata aderì al suo corpo. Le baciai la guancia, distraendola e lei affondò le dita tra i miei capelli bagnati. Misi il viso vicino al suo, sfiorando la sua guancia con la mia e cominciai a canticchiare, sussurrandole all’orecchio
Isn’t she lovely? Isn’t she wonderful…
La baciai sotto l’orecchio, prima di allontanarmi appena, quel che bastava per guardarla in viso “Il prossimo?”
Rise, accarezzandomi la nuca e si mordicchiò il labbro pensandoci su. Si alzò sulle punte, posando le mani sulle mie spalle e sussurrò “Un bacio romantico a mezzanotte?”
Le presi il viso tra le mani, accarezzandole le guance. Strinsi la presa dietro la sua vita, avvicinandola finché non riuscii più a distinguere i lineamenti del suo viso.
Sfiorai le sue labbra con delicatezza, finché non le socchiuse.
Sorrisi con le labbra ancora premute alle sue e mi allontanai di scatto. Lei aggrottò le sopracciglia, confusa.
Mi morsi il labbro inferiore, sorprendendola imitando un caschè. Il cappuccio le scivolò, lasciando cadere i capelli castani fin quasi a sfiorare l’asfalto e in pochi secondi furono fradici.
Rise, cingendomi il collo e la baciai di nuovo, sentendola accarezzarmi la nuca.
La sollevai, tornando in piedi e le accarezzai la guancia di nuovo, posando la fronte sulla sua “Ne manca uno.”
Abbassò lo sguardo, posando la mano sulla mia “Ora si è fatto davvero tardi.”
“Non mi importa.” La baciai a stampo.
Sospirò, voltandosi di scatto. Le cinsi la vita da dietro, posando la testa sulla sua spalla e il petto contro la sua schiena. Intrecciò le dita alle mie, sulla pancia. Facendo presa su queste, la feci voltare a mo’ di piroetta e si ritrovò a sfiorare con la punta del naso il mio. Posò le mani sulle mie spalle, poi anche la testa, nascondendo il viso nell’incavo del collo. Vi lasciò un bacio delicata.
Le accarezzai i capelli, baciandole la fronte “Dillo...”
Continuò a lasciarmi dei lievi baci, risalendo lungo il collo.
Sentivo il cuore battere troppo veloce per il normale. Avevamo poco tempo e lei lo sapeva e ogni suo gesto sembrava durare un’eternità. Ma io non potevo andarmene senza prima aver esaudito anche il più stupido dei suoi desideri. Cominciai a pensare che il suo vero intento fosse quello di ritardare il più possibile la sua confessione, cosicché dovessi andarmene.
Arrivò finalmente all’angolo della mia bocca, lasciandovi un bacio. Posò la fronte sulla mia, guardandomi e le scostai i capelli dal viso, accarezzandolo.
“Io...” sussurrò “Avrei voluto restare insieme a te per sempre!”

Here I am:
Sono tornata.
Non ci ho messo poi così tanto... ;D
Allora, che ne pensate?
Spero davvero che vi piaccia e che mi perdonerete quando vi dirò che...
Sì, questo è ufficialmente il PENULTIMO capitolo!
Lo so, dispiace anche a me! DDD:
Al prossimo.
Ancora devo scriverlo, in realtà, quindi vi lascio il tempo per arrivare ad altre... 5 recensioni?
Vi voglio bene! <3


 

  Belle <3

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Capitolo 29
*** Now, We are Forever I ***



Keep Attention, please!!!
Allora, questo è, come vi avevo anticipato, l'ultimo capitolo.
Solo che mentre scrivevo, mi sono accorta che stava venendo lungo una quaresima, quindi ho preferito dividerlo in due parti.
Questa è la prima e tra qualche giorno -giusto il tempo per terminarlo- pubblicherò la seconda.
Detto questo, buona lettura...


29 – Now, We are Forever

I part

Mi affrettai, scendendo gli scalini a due a due.
Toccai terra e avrei tanto voluto baciare il suolo.
Finalmente, i miei piedi toccavano terra!
Un viaggio stupido come l’attraversamento della Manica, poteva sembrare spaventosamente lungo. Soprattutto, per una che odiava volare. Ma, come si dice in questi casi, il fine giustifica i mezzi...
Un vento freddo mi scompigliò i capelli, facendomi nascondere dietro il colletto del giacchetto  fino al naso mentre seguivo gli altri passeggeri del mio volo, per riprendere i bagagli.
Quando sul nastro trasportatore passò la mia valigia, mi avvicinai, per metterla a terra.
“Serve aiuto?” un ragazzo l’afferrò, rivolgendomi un sorriso.
Arrossii, abbozzando un sorriso per ringraziarlo, imbarazzata.
Una quinta mano si posò sulla valigia e un’altra sul mio fianco “Grazie, ma alla mia ragazza ci penso io.”
Mi voltai, riconoscendo quella voce, alzando un sopracciglio mentre il ragazzo sbuffava, andandosene.
“Non ti si può lasciare sola due minuti, eh?” ammiccò Zayn.
Risi “Che ci fai qui!?!”
Il moro alzò le spalle “Scusa, ma il tuo vero fidanzato è rimasto fuori a camminare in circolo in preda all’ansia, come una ragazzina isterica.”
Sorrisi immaginando la scena “Quindi ha mandato te?”
Annuì, posando per terra le valigie senza alcuno sforzo. Sorridemmo entrambi, salutandoci con un caloroso abbraccio.
Lo ringraziai, per essersi offerto di portarmi i miei bagagli e lo seguii verso l’uscita dell’aeroporto “Sai, forse è meglio se non gli diciamo niente di quel piccolo... incidente di percorso.”
Annuì, sorridendo, immaginando probabilmente la faccia di Harry “Sono d’accordo.”
Le porte automatiche si aprirono, scoprendoci ad un’aria piuttosto fredda per essere fine giugno. Ma che doveva essere caratteristica inglese.
Subito lo riconobbi.
Il mio Harry...
Il mio cuore iniziò a battere all’impazzata, nel momento esatto in cui i miei occhi si posarono su di lui.
Non era un sogno. Era reale. Era lì. Per me.
Lui non si era ancora accorto di noi, troppo preso a camminare avanti e indietro con le mani in tasca, sbuffando sonoramente per far alzare i ricci dal suo sguardo puntato sulle Converse.
 
 
“Avrei voluto restare insieme a te per sempre!”
I suoi occhi brillarono per un momento, diventando a man a mano lucidi.
Posò le labbra sulle mie, prima di stringermi a sé, cingendomi la vita come se stesse per arrivare un tornado che rischiava di spazzarmi via. Posò la guancia sui miei capelli, baciandoli “Troveremo una soluzione, te lo prometto.”
Lo strinsi anch’io, appiattendomi al suo petto. Sentii ammontare le lacrime e non riuscii più a mostrarmi forte, singhiozzando. Lui si allontanò appena, scostandomi i capelli, accarezzandomi il viso. Asciugò quelle lacrime una ad una con le labbra, prima di baciarmi la fronte, sussurrando sulla mia pelle “Ti fidi di me?”
Annuii “Vorrei poter partire con te. Ma non posso mollare tutto un’altra volta.”
Mi accarezzò le guance, asciugandomi le nuove lacrime “Non devi farlo, infatti.”
“E vorrei che tu restassi con me. Ma non posso chiedere di mollare tutto a te!” singhiozzai.
Posò due dita sotto il mio mento, alzandomi il viso. Aveva gli occhi arrossati, ma cercò comunque di sorridermi, solo per infondermi sicurezza “Ascolta, ecco quello che faremo.” Prese ad accarezzarmi le guance con il pollice, disegnando dei cerchi “Adesso tu verrai con me.” Aggrottai le sopracciglia “Fino alla fine delle vacanze di Natale!”
“E poi tu vieni a Pasqua?” domandai ironica.
“Perché, non ti piace la mia idea di un bel ‘rapporto intercontinentale’?” rise anche lui.
In realtà non c’era niente da ridere. Quella che dovevamo prendere è una decisione importante.
“Sai che il tuo aereo sta per partire e io non potrei neanche comprare un biglietto, vero?” guardai l’orario, dall’orologio alle sue spalle, all’entrata.
Lui annuì, aggiungendo “E io non posso chiedere ai miei di prestarmi in continuazione soldi per venire a Parigi.” Abbassai lo sguardo, mordendomi il labbro per trattenere una nuova ondata di lacrime “Ma non posso lasciarti senza essere sicuro che ti rivedrò!”
“Puoi sempre fidarti di me.” Alzai le spalle, tornando a guardarlo negli occhi. Riuscii a sorridere, ritrovando quel verde.
 
 
Sorrisi, divertita e allo stesso tempo mi sentii arrossire, vedendolo così nervoso solo perché mi stava aspettando. Gli ero mancata almeno quanto lui era mancato a me.
“Aspetta qualcuno?” alzai la voce, per farmi sentire da lui a distanza.
Alzò il viso di scatto. Un sorriso mozzafiato si espanse sul suo viso, illuminandogli gli occhi. E io feci immediatamente lo stesso. Quel sorriso era per me.
Oh mio Dio... più passava il tempo, più diventava bello.
E mentre io rimanevo incantata, perdendomi nei miei pensieri, lui stava già correndo nella mia direzione.
Non feci in tempo neanche a muovere due passi, che le sue braccia mi cinsero la vita, alzandomi.
Urlai, sorpresa e scoppiammo entrambi a ridere.
Gli cinsi il collo, quando iniziò a ruotare su se stesso, senza mai staccare gli occhi dai miei e smettere di sorridermi.
Si fermò, senza mettermi giù, tagliando la distanza tra i nostri volti con un bacio.
Sorrisi, sulle sue labbra, allacciando le gambe dietro la sua schiena e lui mi prese sotto le cosce, continuando a baciarmi e ad accarezzarmi il viso. Qualsiasi suo gesto, esprimeva gioia. Gioia di essersi ritrovati.
Si allontanò solo un attimo, posando la fronte sulla mia. Mi guardò negli occhi, boccheggiando senza dire niente, prima di tornare a baciarmi.
Sorrisi, baciandolo all’angolo della bocca “Mi sei mancato da morire.”
“Morire per me significava passare un altro giorno senza di te!” mi baciò lungo tutto il profilo, fino all’orecchio “Ora sei qui...”
“Ora sono qui.” Ripetei, accarezzandogli la guancia “E non scapperò, tranquillo. Puoi anche mettermi a terra ed evitare un’ernia.”
Rise, lasciandomi andare, baciandomi di nuovo “Diventi sempre più bella, lo sai?”
Sorrisi, mordicchiandomi il labbro “Tu di più!” posai la testa sulla sua spalla, nascondendo il viso nell’incavo del suo collo per nascondergli il rossore sulle guancie, caratteristico di ogni suo complimento.
Sorrise, accarezzandomi i capelli “Vieni, gli altri ci staranno aspettando.” Annuii, intrecciando le mie dita alle sue. Lui alzò le nostre mani, cingendomi e posandole sulla mia spalla. Sorrisi, baciandolo sulla guancia.
Raggiungemmo Zayn, poggiato con la schiena allo sportello di una Range Rover nera, continuando a sorriderci e scambiarci dei baci sulle labbra “Immagino che dovrò guidare io.” Harry gli lanciò le chiavi, che afferrò al volo, aprendomi cavallerescamente lo sportello con un sorriso.
“Merci!” mi avvicinai con l’intento di dargli un bacio a stampo, prima di entrare. Invece lui mi prese il viso tra le mani, approfondendo quel bacio ed entrò insieme a me, senza allontanarsi. Risi, con le labbra ancora premute alle sue, ascoltando Zayn che brontolava.
“Andiamo bene...” mise in moto “Per fortuna che casa tua è a soli 15 minuti.”
Poggiai la testa sulla spalla di Harry, accarezzandogli il petto, giocherellando con le sue collanine, canticchiando le canzoni che trasmettevano alla radio.
“Alza, alza!” esclamò ad un tratto, indicando lo stereo come un bambino esaltato.
Risi, guardandolo divertita mentre il suo amico acconsentiva alla sua richiesta, sparando al massimo We are Young dei Fun. Mi misi a gambe incrociate, poggiando il gomito alla portiera, guardandolo e ascoltandolo cantare. Si voltò, sorridendomi “Che c’è? A Parigi non è conosciuta?”
Storsi il naso “No, se non ti piace.”
Spalancò gli occhi e portò una mano alla bocca, imitando un’espressione eccessivamente sbalordita. Gli diedi un cazzotto sulla spalla, ridendo. Lui mi prese per i fianchi, attirandomi a sé “Beh, mi dispiace, con me dovrai fartela piacere.” Alzai un sopracciglio, schioccando la lingua “Non mi lasci altra scelta...” si abbassò, facendomi sdraiare e posò la testa sul mio petto, alzando il mento e il viso verso il mio orecchio. Cominciò quindi a cantare, lasciandomi di tanto in tanto qualche bacio.
“Ecco vedi, questo è il mio pezzo preferito.” Mi accarezzò il profilo con l’indice.
“Ma non stanno cantando, c’è solo la musica!” risi.
“Lo so.” Sussurrò, puntandosi con le mani sul sedile. Il suo viso sovrastò il mio e mi baciò.
Gli cinsi il collo, trovando un riccio con cui giocare. Mi allontanai appena, sussurrando “La canzone è ricominciata.”
Alzò le spalle “Stranamente, adesso non sono più in vena di cantare...” Si abbassò di nuovo, baciandomi. Lo sentii sorridere insieme a me, sentendo il suo sorriso sulle mie labbra.
Risi, mentre mi lasciava una scia di baci lungo il collo “Lo sai, non ti ricordavo così... ‘esuberante’!” enfatizzai l’ultima parola con le dita, indicando le virgolette.
Rise, tornando a guardarmi “Ti ricordo che negli ultimi cinque mesi ci siamo parlati solo via Skype!”
“Spero davvero che non vogliate recuperare il tempo perso nella stessa macchina che sto guidando!” intervenne Zayn.
Arrossii, scoppiando a ridere e spinsi Harry per mettermi di nuovo seduta.
“E’ colpa sua!” Mi indicò “Quando sto con te, il mio mondo si restringe a noi due.” Sorrise, baciandomi dolce.
 
L’auto si fermò una decina di minuti dopo.
Guardai fuori dal finestrino e il cuore iniziò a martellare nel petto.
Zayn scese ed Harry lo seguì, aiutandolo a prendere le valigie. Si affacciò due minuti dopo, alzando un sopracciglio. Mi porse la mano “Andiamo?”
Scossi la testa, stringendo con le braccia le gambe al petto. Lui rise, scostandosi i capelli con un gesto della testa ed io rimasi un paio di secondi ad ammirarlo, mentre richiudeva lo sportello e si sedeva affianco a me. Mi cinse le spalle, portando le mie gambe sulle sue e mi strinse. Posai la testa sul suo petto, respirando a pieni polmoni quel profumo che mi era mancato così tanto “Sono una bambina, scusa...”
Rise, baciandomi la fronte “No, sei solo adorabile.” Mi alzò il viso, portando due dita sotto al mento e mi baciò “Per questo non puoi preoccuparti. E poi, mia madre si è alzata all’alba per preparare il pranzo e la stanza, non puoi deludere la suocera e darle buca!” sorrisi, annuendo e lo baciai un’ultima volta, prima di scendere. Presi un respiro profondo e mi misi al suo fianco. Mi cinse le spalle con il braccio, dandomi un bacio sulla guancia e raggiungemmo il portico. Indicò il campanello con un cenno del capo “Vuoi avere tu l’onore?” Mi mordicchiai il labbro, suonando.
7,8... cominciai a contare i secondi, finché non si sentirono dei passi affrettati dall’altra parte della porta. Si aprì e comparve una donna, che ci riservò un sorriso così simile a quello di Harry e con degli occhi altrettanto familiari, pur essendo di cioccolato “Tu devi essere Belle...”
Annuii, sorridendole e mi avvicinai di un passo, per stringerle la mano. Lei invece mi sorprese, abbracciandomi calorosamente, come se ci conoscessimo da sempre. Ripresi a respirare, sentendo il cuore tornare a battere normalmente. Da dietro la sua spalla, vidi Harry guardarci sorridente, poggiato allo stipite della porta.
Si allontanò, stringendomi solo allora la mano “E’ un piacere conoscerti. Sono Anne.”
“Il piacere è tutto mio.” Sorrisi.
Non appena si scansò per farci entrare, afferrai di nuovo la mano di Harry e la seguimmo nell’ingresso. Si sfilò il giacchetto, aiutandomi con il mio e si voltò per appenderli all’attaccapanni mentre la madre si congedava, entrando in salone. Harry mi cinse la vita da dietro, baciandomi la guancia “Che ti avevo detto?”
Già, sarebbe stato troppo facile se fossero già finiti i componenti della sua famiglia...
Proprio mentre stavamo per baciarci, comparve una ragazza. Mi voltai subito, imbarazzata, ritrovandomi di fronte all’esatta copia di Harry al femminile, versione più giovane di Anne.
“Gemma.” Sorrise, porgendomi la mano.
“Belle.” Sorrisi anch’io, stringendogliela.
Subito dopo, apparve il patrigno di Harry al quale mi presentai seguendo il solito copione.
“I ragazzi vi stanno aspettando nel bungalow. Ci vediamo tra una decina di minuti: il pranzo è quasi pronto.” Ricomparve Anne “Spero tu abbia fame!”
Annuii, sorridendole –e come si faceva a non risponderle allegre davanti a quei suoi mega sorrisi?- mentre Harry mi trascinava fuori. Chiuse la porta alle nostre spalle, cingendomi le spalle mentre scendevamo gli scalini del portico “Bene, hai ufficialmente conosciuto la mia famiglia!” Sorrisi, cingendogli il collo per baciarlo, prima di raggiungere il cosiddetto bungalow.
“Belle!” urlò Julia, correndomi incontro. Ci scontrammo, abbracciandoci e rimanemmo per alcuni secondi in silenzio, stringendoci semplicemente. Entrarono nella stanza anche le altre ragazze, che si unirono al nostro abbraccio, trasformandolo in uno di gruppo.
Salutai anche i ragazzi, poi Gemma bussò alla porta, avvisandoci che il pranzo era pronto.
 
 
 
Lanciai il giacchetto sul letto, prima di fare lo stesso. Harry sorrise, sedendosi affianco a me “Allora, cosa ti è piaciuto di più del nostro giro per Londra?”
“Poter stare insieme a te.” Risposi. Mi sorrise, sdraiandosi su un fianco, reggendosi la testa con la mano. Prese ad accarezzarmi il viso, scostandomi i capelli “Ti amo.” Sorrisi, guardandolo incantata.
Sorrise ancora di più “Ti amo anch’io.” Si avvicinò, baciandomi dolce sulle labbra, continuando ad accarezzarmi la guancia con il pollice “Sai cosa è piaciuto a me?” scossi la testa, mordicchiandomi il labbro “Aver passato già tre settimane con te. Averti presentata ai miei e vederti insieme a loro come se fossi una terza figlia. Vederti chiacchierare con mia sorella come due amiche da sempre. Svegliarmi ogni mattina e guardarti ancora addormentata affianco a te. Poterti baciare e stringerti quando ne ho voglia. Presentarti a tutti i miei vecchi amici come ‘la mia ragazza’. Ma soprattutto...” mise le mani sui miei fianchi, portandomi con il busto sopra al suo, facendomi posare la testa sul suo petto e prese ad accarezzarmi i capelli “Sapere che quando l’estate finirà, io verrò con te. Senza più costrizioni perché la scuola è finita e quando anche i tuoi studi si concluderanno, potremo cominciare a fare progetti per il nostro futuro.”
Sorrisi, alzandomi sui gomiti per guardarlo “Quanto ti piace dire nostro?”
Rise, baciandomi “Ti da fastidio forse?”
Scossi la testa, accoccolandomi tra le sue braccia “Affatto...”
Mi strinse a sé “Se torneremo a Los Angeles compreremo una casa tutta nostra. E poi avremo una famiglia nostra.” Sorrisi, al pensiero “E tu sarai una mamma stupenda.” Arrossii e lui sorrise, notandolo “E la sera, dopo aver rimboccato le coperte ai nostri figli, ce ne andremo sulla spiaggia. Solo io e te.” Annuii “E faremo l’amore.”
Risi, tornando a guardarlo con un sopracciglio alzato “Sulla spiaggia?” alzò le spalle “Tutte le sere?” alzò di nuovo le spalle “A volte la tua mente diventa un po’ perversa, sai?”
“Hai qualche problema con la spiaggia?”
“Alcuni, sì.” Alzò un sopracciglio “E se ci vede qualcuno? E se piove? E come la metti con...”
Mi interruppe, girandosi e mi fece stendere, puntandosi con le mani per sorreggersi, sovrastandomi. Prese a baciarmi sulle labbra, con trasporto “Belle?” lo guardai “Era una dichiarazione, anche se non te ne sei accorta.” Aggrottai le sopracciglia “Io voglio fare l’amore con te...”
“Adesso!?!” spalancai gli occhi.
Rise, baciandomi sotto il mento e fino alla catenina al collo “No, tra vent’anni...”
“Ti credi simpatico, Styles?” gli cinsi il collo.
“Essere simpatico non era la mia priorità in questo momento, a dire la verità...” commentò, sorridendo, ironico. Tornò a baciarmi, accarezzandomi il fianco con la mano.
“Non credo sia una buona idea...” lo allontanai e lui mi rivolse uno sguardo contrariato “Hai presente dall’altra parte del muro?” indicai alla nostra destra “Ecco, ci sono i tuoi genitori, non che miei suoceri e di là...” indicai a sinistra “C’è tua sorella, cioè mia cognata!”
Rise e si buttò affianco a me, sospirando. Dopo essere rimasto qualche minuto in silenzio, guardando il soffitto, puntai il dito sulla sua guancia, richiamandolo “Ti sei offeso?”
Sulla sua guancia, nel punto in cui tenevo ancora il dito, comparve la fossetta. Si voltò, tornando a guardarmi sorridendo e posò la mano sul mio fianco, avvicinandomi a lui. Mi baciò sulle labbra “No. E’ solo che...” si scostò i capelli con la mano, prima di alzarsi a sedere di scatto “Vieni con me!”
Mi alzai, aggrottando le sopracciglia mentre si rinfilava le scarpe “Dove?”
“Qui non possiamo mai stare da soli e io invece è tutta l’estate che voglio rimanere con te, senza nessun altro!” si alzò dal letto.
“Possibile che in cinque mesi i tuoi ormoni abbiano soppresso l’unico neurone buono che ti rimaneva?” lo presi in giro.
Finse una risata “Stavo cercando di essere romantico, ma visto che vuoi che sia diretto, no, non ti sto proponendo di isolarci per quello. Voglio farti vedere un posto!”
“Un posto dove ci portavi le tue ragazze?” incrociai le braccia, fingendo un broncio.
Rise, chinandosi verso di me “Un posto dove non vorrei passare del tempo con nessun’altra se non con l’unica che amo.” Mi baciò “Te.”
 
 
“Che cosa dovrei indossare?”
La mia domanda era rimasta senza una risposta precisa, visto che Harry si era limitato ad alzare le spalle “Saresti bellissima con qualsiasi cosa, è indifferente.” Prima di sparire giù per le scale.
Quindi mi ero limitata ad indossare una gonna a balze bianca ed una canottiera chiara.
Uscii, notando che la sua macchina era spenta e vuota. Prima che potessi cercarlo o chiamarlo, arrivarono le note di una chitarra alle mie orecchie. Seguii quel suono, arrivando al bungalow.
Harry era lì, insieme ai ragazzi e alle mie amiche. Sedevano tutti intorno al fuoco.
Era Niall a suonare la chitarra, affianco a Sarah e ogni volta che si guardavano non potevano evitare di sorridersi.
Affianco c’era Zayn, che cingeva le spalle di Marty, muovendosi a destra e sinistra a ritmo.
Seguivano Louis e Juls sulle sue gambe, tra le sue braccia.
Liam era seduto davanti a Julia, tra le sue gambe e lei rideva, ogni volta che lui, cantando, provava a mettere la mano all’altezza dello stomaco, dandogli un bacio sulla guancia.
Harry mi sorrise, facendomi segno di raggiungerlo. Allargò le gambe, indicandosi il petto, che diventò lo schienale della mia ‘poltrona vivente’. Mi baciò, prima di cingermi la vita con le braccia.
“Comincio io!” alzò la mano Zayn, chiedendo alla sua ragazza cosa volesse ascoltare “Niall, sei in grado di suonare ‘Gotta Feeling’?”
Il biondo si tirò su il colletto della polo, ridendo “Yeah buddie!”
Non appena finì di cantare, Marty gli prese il viso tra le mani, voltandolo verso di lei. Lui le si avvicinò, mimandole con il labiale “I love You”. Lei sorrise raggiante, cingendogli il collo per baciarlo.
“Ok, intanto che loro si divorano...” batté le mani Sarah, facendoci ridere “Chi è il prossimo?” e inviò una frecciatina con i suoi occhi verdi al suo ragazzo.
Le si avvicinò, sussurrandole all’orecchio prima di baciarla sulla guancia “Questa è per te...” e cominciò a suonare ‘Stereo Hearts’, mentre battevamo le mani a tempo e Liam teneva il ritmo con il piede.
Louis chiamò Harry, con una pacca sul braccio, indicandogli proprio quest’ultimo e scoppiarono entrambi a ridere. Mi voltai verso Juls, che scosse la testa, indicando con il dito vicino al viso che non stavano bene. Harry continuò a ridere, commentando tre sé “Payne e i suoi strani tic...” prima che Julia rifilasse un’occhiataccia ad entrambi e li facesse zittire.
La sua ragazza applaudì e Niall le accarezzò il viso, posando la mano dietro la nuca, tra i capelli biondi, per avvicinarla a sé e baciarla.
“Ragazzi, siete troppo carini...” commentò Julia “Ma c’è qualche simpaticone che vorrebbe cantare, vero Lou?”
Il moro le fece la linguaccia, puntando poi il dito verso Niall “Maestro, vai con ‘Valerie’!”
Terminò di cantare, abbassandosi su Juls, imitando un caschè e la baciò. Lei sorrise, restituendogli il bacio e gli accarezzò la nuca, tornando seduti.
“Ok, vado io!” Harry alzò la mano, ammiccando “‘Torn.’”
“Eh no riccio!” esplose Julia “Quella è la nostra canzone!”
Prima che potessero iniziare a litigare, Liam propose di dividersi la canzone e quindi cominciò a cantare, prendendo le mani della sua ragazza intorno alla vita. Si guardavano sorridendo e lei gli lasciava dei baci sulla guancia e sotto il mento, distraendolo di tanto in tanto.
Arrivato il momento del ritornello si fermò, per far cantare Harry, ma lui si alzò, sussurrando qualcosa a Niall. Il biondo annuì e iniziò a suonare ‘Isn’t she lovely’.
Arrossii, mordendomi il labbro mentre Harry mi raggiungeva sorridendo e mi porgeva la mano.
“Che aspetti!?!” esclamò Juls, emozionata come davanti ad un film romantico.
Risi, afferrandogliela e mi alzai in piedi. Harry cominciò a cantare mentre mi cingeva la vita, avvicinandomi al suo petto e io gli cingevo il collo, posando la testa sulla sua spalla.
Che armonia perfetta: il suo cuore e la sua voce...
Il mio, invece, di cuore, batteva impazzito e peggiorò ancora quando la canzone terminò e Harry mi sorrise, accarezzandomi il viso per scostarmi i capelli sfuggiti al chignon.
“Bacio, bacio!” intonarono i ragazzi.
Risi, mettendomi sulle punte e Harry si avvicinò al mio viso, baciandomi.
“Si sta facendo tardi, ora dovremmo proprio andare...” sussurrò.
Prima che avessi il tempo di salutare gli altri, mi prese la mano e mi trascinò via. Mi limitai quindi a scusarmi a nome suo e salutare con la mano.

Here I am:
Alloooora? Com'era?
Spero vi sia piaciuto, perché mi sono divertita un sacco a scriverlo -e anche le mie amiche quando gli ho raccontato stamattina la scena del bungalow... xD-.
Spero di non essere stata troppo sdolcinata.
E poi qui troviamo un Harry un po' più... @.@
Non so se vi piaccia, ma ho pensato a come mi sentirei io, dopo 5 mesi senza di lui! Credo che mi possiate capire... ;D
Intanto che io finisco l'ultima parte della seconda parte dell'ultimo capitolo... *fatemi riprendere fiato*
Lasciate delle recensioni, mi raccomando, ormai lo sapete! :DDD
A presto!

 




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Capitolo 30
*** Now, We are Forever II ***


29 – Now, We are Forever

II part

Salimmo in macchina e si preoccupò, come sempre, che allacciassi la cintura. Sbuffando, lo assecondai, mentre portava la mano alla radio “Ci vorrà un po’. Vuoi ascoltare...”
“Te!” sorrisi, baciandogli la guancia.
Rise, mettendo in moto “Vuoi che canti per mezz’ora?”
“Non hai fiducia nelle tue corde vocali!” risi “Io invece ti vedrei bene nei panni della pop star...”
“A sì?” alzò un sopracciglio, uscendo in retromarcia dal vialetto.
Annuii “Tu e i ragazzi sareste sicuramente l’idolo di milioni di ragazze!” sorrise, divertito, ingranando la marcia “Liam ha una bella voce, potreste duettare. Niall suonerebbe la chitarra. Louis ha una voce particolarmente dolce, ti aiuterebbe nei ritornelli. Ovviamente tu saresti il cantante principale...”
“Ovviamente...” rise.
Lo imitai, facendogli il verso “E Zayn...”
“Zayn sa suonare il triangolo.” Suggerì.
“Perfetto allora!” decretai, dando un colpo al cruscotto, come i giudici con il martelletto.
“Non so se mi piacerebbe la vita da star...” controllò la strada, prima di svoltare a destra.
“Certo che ti piacerebbe!” commentai, immaginandolo “Ragazze urlanti, innamorate che ti lanciano i reggiseni sul palco...”
“Ma non potrei passare molto tempo con l’unica che amo...” Mi sorrise, e lo baciai sulla guancia “Mia madre!” gli mollai un cazzotto sulla spalla, ridendo.
Fermò la macchina al semaforo rosso, strattonandomi per il braccio e costringendomi a voltarmi benché fingessi di tenere il broncio e mi baciò, posando la mano dietro la mia nuca per tenere il mio viso premuto al suo. I clacson delle macchine dietro ci indicarono che era scattato il verde ed Harry tornò a guidare.
“Comunque era per questo che non volevo sentire la radio.” Mi risvegliai, dopo essermi ritrovata a fissarlo imbambolata qualche minuto.
“Per sentirmi parlare di mia madre?” alzò un sopracciglio.
Si beccò un secondo cazzotto “No, per poter parlare e scherzare tra di noi. Una cosa così normale mi sembra ancora così assurda...” mi prese la mano, sorridendomi e continuò a tenerla anche mentre cambiava le marce “Mi piaceva prima, sai. Quando... parlavi del nostro futuro.”
“Ti è piaciuta l’idea della spiaggia, dì la verità...” commentò, guadagnandosi il terzo spintone “Come mai oggi siamo così manesche?”
“Sarà direttamente proporzionale al fatto che oggi tu sia più maniaco e fastidiosamente sarcastico del solito?” gli feci la linguaccia.
Mi imitò “Se non ti piace stare con me e le mie battute, potrei sempre accostare, lasciarti qui e tornare indietro.”
“Non mi lasceresti.” Commentai, sfidandolo.
Accostò, rivolgendomi lo stesso sguardo “Proprio come te.”
Sorrisi, acida e aprii lo sportello “Buonanotte!”
Mi alzò la gonna, mentre scendevo e richiusi la portiera sbattendo, dandogli dell’idiota.
Rimasi in piedi, con le braccia incrociate al petto. Lui abbassò il finestrino e mi salutò con la mano, ripartendo.
Contai fino a cinque, ma lui non tornò indietro e cominciai ad insultarlo, come se potesse sentirmi. Mi voltai, pestando i piedi furiosa ad ogni passo e presi a cercare il cellulare nella borsa per chiamare qualcuno e farmi venire a prendere.
Sentii due braccia cingermi la vita da dietro. Subito dopo dei baci familiari mi sfiorarono il collo “Pensavi davvero che avrei resistito senza di te per più di 10 secondi?”
“Sei un idiota.” Commentai, scansandomi.
Lui rise, stringendo ancora di più la presa “Non importa, mi piace anche quando mi insulti.” Sbuffai, cercando di divincolare dalla sua presa “E quando fai finta di offenderti.” Mi baciò lungo il profilo della guancia.
“Harry!” cercai di fingermi infastidita, ma non riuscii a nascondere un sorriso.
Prendendomi i fianchi, mi voltò, cingendomi la vita con le braccia e posò la fronte sulla mia “E comunque non sono io l’idiota.”
Mi allontanai, storcendo il naso “Mi stai dando dell’idiota!?!”
Rise, baciandomi sull’angolo della bocca “Pensavi che avrei mai accostato per farti scendere?”
“E’ esattamente quello che hai fatto.” Commentai, imitando un broncio.
Sorrise, mordicchiandosi il labbro “Non ti sei accorta che in realtà ho parcheggiato dietro l’angolo e siamo arrivati a destinazione?”
Aggrottai le sopracciglia, voltandomi appena mi accorsi di essere stata troppo occupata ad insultarlo, per avvertire il rumore della risacca. Scoprii quindi di essere sul marciapiede, davanti alla spiaggia.
Scoppiai a ridere, spingendolo “Tu mi fai paura!”
Rise anche lui, prendendomi la mano. Mi strattonò verso di lui e unì le nostre labbra in un bacio. Si allontanò appena “Giuro che non c’entra niente. Avevo già programmato questa uscita e quello che ti ho detto prima non era previsto!”
“E io dovrei crederti?” alzai un sopracciglio.
Alzò le spalle, allontanandosi di un passo “Non vuoi venire?” scossi la testa, continuando a ridere “Bene, allora andrò da solo!” lo salutai con la mano, impertinente. Fece un paio di passi, prima di voltarsi e tornare da me. Mi aspettavo che mi dicesse qualcosa, invece si limitò ad abbassarsi su di me ed afferrarmi per poi ritrovarmi sulle sue spalle, a mo’ di sacco di patate.
Si fermò solo raggiunta la riva “Allora, hai intenzione di collaborare e vieni a farti un bagno con me o ti ci devo buttare dentro l’acqua?”
“Spero per te che mi abbia portato un costume. Visti i tuoi programmi...” lo avvertii.
“Ehm... spiacente, niente costume.” Mi sfilò le ballerine e le lasciò cadere sulla sabbia.
Gli diedi un cazzotto sulle spalle “Ora mi fai seriamente paura!”
“D’accordo, devo pensare quindi che non hai intenzione di collaborare...” mi fece scendere, trattenendomi tra le sue braccia da dietro la schiena e le gambe. Mi baciò, sorridendo e poi cominciò a correre verso l’acqua, levatosi le scarpe “Un’ultima cosa prima che ti lasci?” rise, quando l’acqua arrivava ormai a sfiorarmi i piedi.
“Idiota!” feci appena in tempo a dire, prima che lasciasse la presa.
 
 
“Allora, hai il coraggio di dire che non ti faccio divertire come nessun altro?” mi cinse le spalle, raggiungendo il bagnasciuga fradici, dopo una buona mezz’ora a giocare come due bambini nell’acqua.
“Ok, questo te lo concedo.” Sorrisi, baciandogli la guancia.
“E che non hai mai visto nessuno così bello come me bagnato?” scese, accarezzandomi il braccio e mi cinse la vita.
Alzai le spalle, fingendomi indifferente “Non ci ho neanche fatto caso...”
Alzò un sopracciglio, sorridendo e mi spinse prendendomi le mani, cadendo su di lui, sulla sabbia.
Risi, alzandomi sui gomiti e lo guardai sorridere, con i ricci bagnati che gli accarezzavano il viso. Lui se ne accorse, ovviamente e non perse occasione per farmelo notare “Belle, Belle... non sei molto coerente!” Rise, cercando di baciarmi, ma io mi scansai, fingendomi offesa.
Ribaltò le posizioni, puntandosi con le mani sulla sabbia. Mi sorrise “Io però posso dirti che sei bellissima?”
Risi, baciandolo “Maniaco!”
Rise anche lui, prima di baciarmi di nuovo sulle labbra e poi sotto al mento “Hai freddo?”
Scossi la testa. Probabilmente perché i brividi che mi attraversavano la schiena non erano causati dal freddo. Il suo corpo mi faceva scudo dal vento e stavo troppo bene per potermi preoccupare di sentir freddo.
“Forse potremmo ripararci lì dentro.” Propose, indicando con il capo la palafitta bianca del bagnino. Annuii e lui sorrise, prendendomi in braccio.
Riprese a baciarmi ed io aprii la porta bianca con il piede, continuando a cingergli il collo. All’interno, trovammo una coperta stesa per terra. Stavamo per entrare, quando mi allontanai, bloccando con il braccio l’entrata “Devo pensare che anche questo non era previsto?”
“No, non era previsto. E possiamo anche tornare seduta stante a casa...” nascose il viso nell’incavo del mio collo “Però sappi che io non voglio!” Risi, cingendogli il collo e lasciando la presa sulla porta, che richiuse con un calcio alle nostre spalle.
Mi stese piano per terra, reggendosi sulle nocche, senza separare le sue labbra dalle mie. Gli accarezzai i capelli, accompagnando il suo viso giù, finché non sentii le mollette dietro la testa pungere, a contatto con il pavimento. Mi scostai, portandomi una mano dietro la testa. Harry rise, dandomi un bacio a stampo e rimase a guardarmi mentre scioglievo l’acconciatura sfatta, sfilandomi una molletta alla volta. Arrossii sotto il suo sguardo e lui se ne accorse, perché mi accarezzò il viso, prima di levare delicato le mie mani dai capelli, per sfilare l’elastico e posarli sulla mia spalla, accarezzandola. Sorrisi e lui mi imitò, prima di baciarmi di nuovo. Gli cinsi il collo e, di nuovo, mi stesi, lasciando cadere i capelli tutto intorno.
Si allontanò, portando le mani all’orlo della sua t-shirt, scoprendo il fisico scolpito e bagnato. Sorrise, soddisfatto dai miei sguardi e mi fece arrossire di nuovo, prima che si chinasse su di me per baciarmi.
Non importava che fosse la prima volta o meno, il contatto con le sue dita sulla mia pelle, mi provocò una scarica di brividi e il cuore cominciò ad accelerare, sentendo il tessuto della canottiera sfiorare prima il ventre, poi le spalle e poi Harry lo accompagnò accarezzandomi le braccia, sfilandola.
Prese a baciarmi il collo e le spalle, accarezzandomi i fianchi scoperti mentre sfioravo le sue spalle.
Sentii un altro tuffo al cuore, quando le sue dita si posarono sull’elastico della gonna, mentre risaliva il collo. Si allontanò un attimo, il giusto perché potessi guardarlo sorridermi “Ti amo, Belle.”
Sorrisi, scostandogli una ciocca di capelli bagnati “Ti amo anch’io, idiota.”
Rise, tornando sulle mie labbra.
 
***
Chiusi lo sportello della macchina, tenendo le chiavi con la bocca mentre controllavo nella tasca dei jeans asciutti. Tutto ok, era lì dove l’avevo lasciato.
Buttai la carta del panino che aveva costituito la nostra cena nel cestino, misi lo scaldacollo che usavo come cappello per non rimanere con i capelli ancora bagnati e risalii sulla palafitta, bussando alla porta bianca “Belle?” non rispose ed entrai. Lei non era lì, segno che doveva essersi già cambiata. La vidi attraverso l’apertura del muro e la raggiunsi, restando per un po’ a guardarla di spalle, poggiato al muro.
Dio, era così bella...
Il vento le soffiava tra i capelli, mandandoli dietro le spalle ancora umidi. Se non fosse stato per i piedi a penzoloni, il resto era immobile, intento nella contemplazione di quella distesa nera davanti a noi, in cui era difficile distinguere mare e cielo.
“Il mare è triste qui...” commentò, voltandosi con un sorriso. Non potei far a meno di imitarla, raggiungendola. Posò la testa sulla mia spalla e le cinsi la vita “Proprio come in Francia, del resto.”
Le baciai la fronte “Stai cercando di dirmi qualcosa?”
“Non ti sfugge niente, eh?” mi baciò la guancia “Quando finirò di studiare a Parigi, voglio tornare a Los Angeles.” Sorridemmo simultaneamente “Voglio tornare a vivere con Julia e addormentarci tardi sul suo letto, dopo esserci confidate ogni nostro segreto. Fare shopping con Sarah e rispondere ai commenti dei ragazzi per strada con delle frecciatine. Andare a correre in spiaggia con Juls chiacchierando come se ci conoscessimo da sempre. Cantare a squarciagola i Muse in camera di Marty per poi sdraiarci stanche sul tappeto ai piedi del letto, continuando a scherzare. Disegnare con Zayn. Ridere alle battute di Louis. Giocare ai videogiochi con Niall. Scambiarci la stanza con Liam...”
“E beh, su quest’ultimo punto avrei da ridire...” la interruppi.
“Sì, lo so, ora la scuola è finita, era solo...” provò a spiegare.
Scossi la testa “Non intendevo questo.” Mi alzai e le indicai con il capo di fare lo stesso, allungandole la mano “Facciamo una passeggiata, ti va?”
Scendemmo sulla riva, camminando mano nella mano.
“Allora, cosa dovevi dirmi?” chiese curiosa.
“Beh, che ci sono alcuni punti tra i tuoi progetti discutibili.” Rimasi vago, solo perché mi divertivo a vederla curiosa.
“Tipo?” insistette.
Trattenni un sorriso “Beh, per esempio il fatto di vivere con Julia o scambiare la camera con Liam a volte, come facevamo...” alzai le spalle.
“Entro oggi, potrei avere una risposta?” mi diede una spinta con il bacino.
Risi, fermandomi. Le strattonai il braccio, portandola di fronte a me. Le accarezzai il viso con la mano libera, mordicchiandomi il labbro “Quando torneremo a vivere a Los Angeles, io voglio vivere con te.”
Sorrise, cingendomi il collo e si mise in punta di piedi “Soli io e te?” Annuii, baciandola.
Riprendemmo a camminare, guastandomi il suo sorriso raggiante “Certo, poi un giorno potremmo anche aumentare...”
Aggrottò le sopracciglia “Vuoi portare tua mamma?”
Risi, scuotendo la testa “No, ma quello a cui stavo pensando io potrebbe chiamare te mamma...”
Si voltò di scatto, sorpresa e, anche se non potevo vederlo perché non c’era molta luce, sapevo che ero riuscito a farla arrossire. Mi superò, fermandosi davanti a me. Si mise sulle punte, prendendomi il viso tra le mani “Ti ho già detto che mi piace sentirti parlare del nostro futuro?” sorrisi annuendo e la mia punta del naso sfiorò il suo. Tagliammo quella distanza minima con un bacio.
Si allontanò, con l’intento di continuare a camminare, ma io la fermai prendendole la mano. Mi sedetti sulla sabbia, indicandole di imitarmi. Rise, sedendosi affianco a me. Mi sdraiai, toccandomi il petto per indicarle di posarvi la testa; lei mi seguì e la strinsi a me, accarezzandole i capelli.
“Hai visto? Da qui si vedono una marea di stelle...” sorrise, baciandomi sotto il mento.
“Tu rimani comunque la più bella.” Commentai.
Alzò la testa, puntandosi sui gomiti e mi guardò divertita “La fai finita?”
Alzai le mani “Di fare cosa?”
“Di farmi arrossire così!” si scostò i capelli, imbarazzata. Mi morsi il labbro, trovandola semplicemente adorabile, mentre si avvicinava per baciarmi sulle labbra “Hai idea di quanto stia battendo veloce il mio cuore in questo momento?”
“Non è il solo.” Misi una mano sul petto, prima che Belle tornasse a posarci la testa “Lo sentì?” annuì “Sai perché batte così forte?” fece di no con il capo.
Era il momento, mi ero messo l’argomento sul piatto d’argento. Ma non riuscii a dirle quello che davvero volevo perché ero troppo nervoso...
“Perché sono con te.” Riparai.
Sorrise, sdraiandosi sulla sabbia, con il viso all’altezza del mio. Si voltò, sorridendomi e la imitai, prima che rimanessi a guardarla contemplare il cielo stellato. Mi prese la mano e la posò sul ventre, stringendola alla sua “Ci credi davvero?” si voltò, mordicchiandosi il labbro quando si accorse che la stavo guardando e, di nuovo, immaginai che stesse arrossendo. Aggrottai le sopracciglia “A me e te, in un futuro.”
“Certo. Ti amo adesso, come farò tra cento anni.” Risposi senza neanche pensarci, scontato. Sentii il cuore accelerare, mentre nella mia mente compariva un dubbio “E te?”
Sospirò, facendomi prendere un infarto, anche se probabilmente stava solo prendendo fiato per parlare “Sei la cosa migliore che mi sia mai capitata, non posso pensare di perderti.”
“Allora adesso credo tocchi a te.” Le sorrisi, posando il braccio sotto la testa, voltandomi di fianco verso di lei “Come immagini il nostro futuro?”
Sorrise, perdendosi di nuovo per qualche secondo a guardare il cielo “Io mi immagino in una stanza piena di giochi, insieme a due bambini.” Rise.
“Perché ridi?” chiesi curioso.
Alzò le spalle, sistemandosi su un fianco anche lei “Mi sono venuti in mente i loro volti.” Le posai la mano sul fianco, sorridendole per farla andare avanti “Una bambina, dai lunghi ricci castani e gli occhi azzurri.” Sorridemmo “E un bambino più piccolo, con i capelli rossicci e gli occhi verdi.”
Le baciai la guancia, dove vidi comparire una lacrima “Dimmi che queste sono lacrime di gioia.” Le accarezzai il profilo “Anche perché stiamo parlando delle persone che tra qualche anno, saranno quelle che amerò più di me stesso.”
Si avvicinò, baciandomi e posò la mano sulla mia guancia “Avevo detto che dovevi smetterla.”
Risi “Ok, allora continua tu: cosa fai con questi bambini?”
“Siamo seduti sul pavimento, giocando tra bambole e macchinine quando sentiamo la porta al piano di sotto sbattere e la tua voce che annuncia il tuo ritorno dal lavoro.” La interruppi.
“E che lavoro farei?” sorrisi interessato.
Ci pensò su “Il venditore porta a porta di folletti!”
Scoppiò a ridere, mentre io esclamavo, chinandomi su di lei “Cosa!?!” le pizzicai i fianchi, sapendo che soffriva il solletico in quel punto.
“No, meglio di no: faresti di sicuro perdere la testa a qualche vecchia in menopausa.” Continuò a sfottere.
Alzai un sopracciglio “Beh, fa piacere sentirsi apprezzati dalla persona che ami...”
“Stavo scherzando! Ovviamente faresti l’avvocato, visto che studiavi legge.” Mi cinse il collo, meritandosi un bacio per la risposta soddisfacente “E poi perché la casa che sto immaginando richiede lo stipendio di un avvocato.” Ridemmo, baciandoci di nuovo “E io? Che lavoro potrei fare, secondo te?”
“Che domande...” mi lasciai cadere di nuovo al suo fianco “La pediatra!” sorrise, annuendo “Oppure potresti aiutarmi a vendere folletti...” mi diede un cazzotto sul braccio “Dai, continua. Cosa succede quando arriva l’affascinante papà?”
Alzò un sopracciglio, divertita e riprese il racconto “I bambini si alzano di scatto urlando papà e corrono giù per le scale. Arrivano nell’atrio, dove tu li aspetti a braccia aperte e ti saltano in braccio.” Sorrise “E poi vi raggiungo anch’io.”
“E io ti prendo e ti porto in spiaggia.” La stuzzicai, meritandomi un altro cazzotto. Ma guadagnai anche il suono della sua risata allegra “No, non è vero. Adesso ti dico cosa pensa il papà tornato a casa. Accarezzai i capelli della sua piccola principessa, sorridendo guardandola negli occhi che gli ricordano quelli della donna che ama.” Stavolta la tinta rossa che assunsero le sue guance era assolutamente visibile “Prende in braccio il figlioletto, dandogli un bacio sulle guanciotte e guardando i suoi capelli rossi si ricorderà di tutte le avventure che sono capitate a lui e alla donna che ama e che amava, prima di poter stare insieme.” Ripresi fiato, stringendo la sua mano “E poi, quella donna, gli apparirà davanti. Inventerà una scusa, mandando i bambini a lavarsi le mani per la cena, per restare solo con lei. Le prenderà il viso tra le mani, la bacerà e le ricorderà che la ama e che l’amerà per il resto dei suoi giorni.”
Si chinò su di me, puntando le mani sulla sabbia all’altezza delle mie spalle, con il viso sovrastante al mio e i capelli le scivolarono lungo le spalle “Era esattamente quello a cui stavo pensando.” Sorrisi, accarezzandole il viso, avvicinandolo al mio per baciarla.
Rimanemmo un po’ di tempo sdraiati uno affianco all’altra, guardando in silenzio il cielo, ognuno immerso nei propri pensieri. Sospirai “Sarebbe dannatamente perfetto...” lei assentì, annuendo “Sposami, ti prego!”
Rise, voltandosi verso di me “Come!?!”
Alzai le spalle, sorridendo “Sposami.”
Aggrottò le sopracciglia, scuotendo la testa divertita prima di tornare a guardare il cielo “Pensi che sia così facile, Styles? Dovresti metterti in ginocchio, comprarmi un anello...”
“Ma io ho un anello.” La interruppi.
Spalancò gli occhi, voltandosi di scatto “Come!?!”
Sorrisi divertito e infilai la mano nella tasca dei jeans, estraendone una scatolina di velluto blu. Mi alzai a sedere a gambe incrociate, guardandola tra le mie mani. Lei mi imitò, sedendosi affianco a me, guardando sconcertata le mie mani e si scostò i capelli nervosa. Potevo immaginare il suo cuore battere tanto forte quanto il mio in quel momento...
Presi un respiro profondo, alzandomi in piedi e afferrandole la mano per aiutarla a seguirmi. Rimanemmo in silenzio, semplicemente guardandoci e tenendoci le mani, finché non sentii le mie cominciare a sudare per l’ansia e le lasciai. Si strinse le braccia, mordicchiandosi il labbro “Harry... che...”
“Non lo so.” Alzò un sopracciglio “Cioè, sì lo so che cosa voglio chiederti!” gesticolai e lei deglutì a fatica al sentir pronunciare il verbo ‘chiedere’. Mi portai la mano alla fronte, sospirando “Solo che vorrei che fosse tutto perfetto, come nelle migliori storie d’amore e io...” sorrisi, imbarazzato “Io mi ero persino preparato un discorso ed era pieno di cose romantiche: tipo che ti amo, che i tuoi occhi mi ricordavano qualcosa e i tuoi baci sapevano di...” reclinai la testa, lasciandomi scappare un sospiro rumoroso “Solo che sono talmente nervoso che me lo sono dimenticato!” Rimanemmo in silenzio qualche secondo, poi lei non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere “Grazie, così sì che mi aiuti...”
Tagliò la distanza tra di noi, cingendomi il collo e mi sorrise, scostandomi un ciuffo di capelli. Rabbrividii come non mi era mai successo prima e sorrisi anch’io. Posò le labbra sulle mie, accarezzandomi i capelli ed io la strinsi a me. Si allontanò appena, posando la fronte sulla mia, ancora con il sorriso sulle labbra che io avrei tanto voluto baciare di nuovo “Visto?” tornai a guardare i suoi occhi “E’ già tutto perfetto.” Sorrisi, baciandola dolce “E la prossima volta scrivetelo il discorso, perché mi piacerebbe davvero sapere che cosa ti ricordano i miei occhi o di cosa sanno i miei baci...”
Risi, accarezzandole il viso “Potrei sempre improvvisare...” sentii il suo cuore, simultaneamente al mio, accelerare sulla mia t-shirt. Annuì e mi allontanai di un passo, posando le mie mani sui suoi fianchi.
“Incomincerei dicendoti perché ti amo.” Lei annuì, scostandosi i capelli e arrossì “Amo il modo in cui ci siamo conosciuti e rivivrei di nuovo ogni nostro momento: il nostro primo incontro e il nostro primo bacio, la notte prima delle vacanze di Natale, il ballo e la tua partenza, Capodanno e la mia partenza... perché è per ognuno di questi che adesso, ogni volta che ti guardo, ti bacio o mi sorridi, il mio cuore si alleggerisce. Anche se sembra una contraddizione, perché in realtà è carico di sentimenti ed emozioni che solo con te sono in grado di provare. Ti amo per ogni tua caratteristica e amo anche i tuoi difetti, anche se non me ne viene in mente neanche uno...” Mi schiarii la voce, ricordandomi di essere ancora in piedi. Mi inginocchiai e lei sussurrò un’esclamazione in francese, guardandomi con gli occhi lucidi “Ed è per ognuna di queste ragioni. ” risi, per allentare la tensione“E tutte quelle che avevo nel mio discorso...” rise anche lei“Che voglio che tu sia mia.” Boccheggiò, senza dire nulla e abbassò lo sguardo“Belle.” I miei occhi incontrarono i suoi, che non riuscivano a trattenere l’emozione“Vuoi sposarmi?”
Annuì semplicemente, mordicchiandosi le labbra. Finché queste non si distesero, facendo comparire uno splendido sorriso “Sì!”
Mi ci vollero un paio di secondi, perché quel suono arrivasse alle mie orecchie e poi al cervello, per essere elaborato. Aveva detto di sì...
Belle aveva appena detto di volermi sposare.
Era appena diventata la mia fidanzata e non riuscivo a controllare il battito del mio cuore, che stava impazzendo nel petto. La guardavo sorridere e non riuscivo a non imitarla. E non riuscivo neanche a smetterla di fissarla! Era così bella con quel sorriso ed era felice. Quasi quanto lo ero io, sentendomi fiero di essere l’autore di quel sorriso. Ma io ero più felice, perché lei era appena diventata mia per sempre.
Sorrisi, tornando finalmente a respirare normalmente e, riacquistate le capacità per farlo, mi alzai, di fronte a lei.
Ci muovemmo simultaneamente, ma lei fu più veloce e mi cinse il collo, saltandomi in braccio. L’afferrai sotto le cosce e la strinsi a me, posando le labbra nell’incavo del collo, tra i suoi capelli, respirando a pieno quel profumo di vaniglia e salsedine che, ero sicuro, avrei sempre associato a quel ricordo.
Mi imitò, baciandomi vicino alle catenine, prima di lasciare una scia di baci lungo il collo. Si fermò, baciandomi sotto il mento e si allontanò appena, ancora con quel sorriso raggiante “Lo voglio!” prima di percorrere il profilo della mia guancia, continuando a ripeterlo per ogni bacio che lasciava. Morse appena il lobo dell’orecchio, facendomi ridere e sussurrò “Ti amerò per sempre, lo sai?”
Sorrisi, lasciando che i brividi provocati dalla sua voce e la sua dichiarazione mi attraversassero la schiena. Poi la lasciai andare, tenendola stretta a me da dietro la vita. Le accarezzai il viso, scostandole i capelli mossi dal vento, sorridendole. Mi avvicinai, baciandola sulle labbra mentre sentivo le sue mani tra i miei capelli. Mi allontanai appena, posando la fronte alla sua “E tu lo sai che mi hai appena reso l’uomo più felice del mondo?” Sorrise, baciandomi di nuovo. Feci un passo indietro, fingendo un colpo di tosse “Ma prima, dobbiamo fare le cose fatte bene, secondo il copione.” Mi inginocchiai di nuovo, riprendendo la scatolina blu, dalla quale estrassi l’anello. Le presi la mano sinistra, baciandola e lei rise, prima che i suoi occhi fossero troppo occupati a guardare l’anello che scivolava lungo il suo anulare, calzandole perfetto, per incontrare i miei, che non potevano fare a meno di guardarla sorridere e trovarla bellissima.
Le lasciai la mano, alzandomi e lasciandola a studiare l’anello. Era stato difficile trovarlo. Mi ero fatto accompagnare dal mio migliore amico e da mia madre, cercando per tutte le gioiellerie di Londra, senza trovare nulla che mi convincesse. Volevo che fosse perfetto, che lasciasse senza parole lei e le amiche con le quali si sarebbe vantata. E poi avevamo sbagliato strada, ritrovandoci in una via secondaria, davanti alla vetrina di legno blu di una gioielleria. Davanti ai miei occhi c’era un anello d’argento fino, semplice se non per l’incisione che avrei fatto aggiungere io ‘Now, We Are Forever’ e il diamantino azzurro. Ero entrato senza neanche pensarci, chiedendo all’anziano signore dietro al bancone di mostrarmelo e, quando lo presi tra le mani, non avevo più dubbi. Quello era l’anello per lei: fino come le dita affusolate che l’avrebbero indossato, delicato quanto Belle era dolce ma bello come il suo sorriso e soprattutto, quello era l’azzurro dei suoi occhi.
“E’ bellissimo...” sussurrò, alzando finalmente lo sguardo.
Le cinsi la vita, finché i nostri petti non si toccarono “Tu sei bellissima.” La baciai.
“E comunque, non ci credo che hai improvvisato...” sussurrò.
Risi, baciandola “Forse i tuoi occhi mi ricordavano il mio discorso.” Rise, alzandosi sulle punte per baciarmi di nuovo “Ora però dobbiamo andare...”
Scosse la testa, sbuffando come una bambina e mi cinse il collo “Io voglio restare ancora con te!”
Le presi il viso tra le mani, sorridendo “Non c’è fretta...” Indicai la sua mano con la testa “Dal momento che hai appena accettato di passare il resto della vita con me.”

Here I am:
Eccoci, già piango se penso che è l'ultima nota d'autore che vi lascio...
Se fossimo alla fine di uno spettacolo vi direi che siete stato un pubblico fantastico!
In questo caso, posso dirvi che siete delle lettrici / dei lettori fantastici!
Dal primo all'ultimo.
A chi commenta, a chi legge in silenzio, a chi segue, inserisce la storia nelle preferite o nelle ricordate...
"A MASSIVE THANK YOU!!!" è tutto per voi!
E ringrazio anche questa storia, per avermi fatto 'conoscere' delle persone fantastiche.
Non faccio nomi, per parcondicio (sempre che si scriva così) ma chi si sente chiamato in causa lo sa... ;D
Vi voglio bene! <3
-ad ognuno di voi, ovvio!!!-
PS: Sara sei una grande, in una settimana ti sei fatta un mazzo solo per leggere tutti i capitoli e commentarli dal primo all'ultimo.
Ti voglio troppo bene, a domani! ;D


Sì, questo era davvero l'ultimo capitolo, ma alcune di voi mi hanno chiesto un possibile epilogo finale.
Ci sto pensando, ancora non ho scritto niente...
Ma se lascerete numerose recensioni, facendomi capire che ancora mi sopportate, potrei pubblicare un...
come possiamo chiamarlo?
Capitolo sorpresa!
Allora aspetto di sapere che cosa ne pensate... ;D

 



Questo doveva essere più o meno come immaginavo Harry e Belle, stesi a parlare del loro futuro...

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Capitolo 31
*** “Morning, Honey.” “Hi Hazza.” “Louis!” ***


30 – “Morning, Honey.” “Hi Hazza.” “Louis!”

Belle strinse la mia mano, sussultando. Sorrisi, alzandola per baciargliela “E’ adorabile la tua paura per l’aereo, sai?” Rise, senza rispondere però, troppo impegnata a calmarsi mentre il volo per Los Angeles decollava.
Una decina di minuti dopo, volavamo alti e stabili, quando dalla porta alle nostre spalle entrarono due hostess.
“Vuoi qualcosa da bere?” le chiesi “Fame?”
Scosse la testa “Solo un po’ di Coca-Cola.”
Annuii, voltandomi verso la ragazza che raggiungeva i nostri posti. Sorrise, cordiale e si appoggiò con la spalla al sedile davanti, chiedendomi cosa volessi intenta a giocare con i capelli. Belle finse un colpo di tosse, voltandosi dall’altra parte, sussurrando qualcosa in francese. Risi, congedando la ragazza e le porsi la sua lattina con il bicchiere. L’afferrò senza guardarmi o accennare ad un ringraziamento “Non c’è di che...” Si voltò, rifilandomi un’occhiataccia, prima cominciare a tirar su la bevanda dalla cannuccia “Me ne dai un goccio?” mi avvicinai, cingendole le spalle e la strinsi a me. Per quanto si sforzasse di rimanere con il broncio, riuscii a farla ridere, ricevendo anche però una gomitata “Sto morendo di sete!”
Rise, guardandomi e con la punta del naso mi sfiorò la guancia, tanto eravamo vicini “Chiedilo alla tua nuova amica, no? Sarà felicissima di darti tutto quello che vuoi...”
Alzai le spalle, lasciandola andare e feci finta di litigare con la cintura, per scioglierla “Ok...”
Mi acchiappò per la manica della t-shirt, ritirandomi a sedere. Risi, riabbracciandola “Qualcosa mi dice che sei gelosa...” mi fece la linguaccia “Lo sai che guardo solo te.” Finsi di non aver neanche guardato l’hostess “E puoi stare ulteriormente tranquilla, perché le bionde non mi piacciono...”
“Quella era roscia.” Puntualizzò, divertita.
“Peggio ancora, quelle proprio non le sopporto!” storsi il naso.
Rise, tirandomi per il colletto della maglietta per baciarmi.
 
Il resto del viaggio era stato tranquillo: tra sonnellini, chiacchierate e baci. Atterrammo che non erano neanche le 10. Recuperati i bagagli presi il cellulare, per chiamare gli altri.
“Oh mio Dio, cos’è quella foto!?!” afferrò il mio telefono.
“L’ho scattata qualche giorno fa, durante la cerimonia per il diploma.” Alzai le spalle, baciandole il naso, recuperando il cellulare per chiamare Louis.
Mi guardò contrariata, mentre parlavo con il mio migliore amico “Non è normale! Mio padre ha una mia foto al diploma, non il mio...” la interruppi, baciandola “Non dovrà vederla nessuno!” mi avvertì. Annuii, baciandola di nuovo e sentendola sorridere.
Sentimmo un colpo di tosse alle nostre spalle e ci voltammo.
“Juls!” urlò Belle.
“Finalmente!” urlò anche la bionda, allargando le braccia, tra le quali si buttò Belle.
Il mio migliore amico mi raggiunse, stringendomi la mano prima di abbracciarci “Vuoi che urliamo anche noi?” risi, scuotendo la testa.
Mi avvicinai a Belle, ma lei non mi notò neanche, preferendo cingere le spalle alla sua amica “E gli altri?”
“Ci aspettano a casa.” Rispose Juls, camminando con lei, intente a chiacchierare sottovoce.
“Certo, la borsa ammolliamola al fidanzato escluso!” le urlai dietro. Belle si voltò, ammiccando e mi lanciò un bacio.
Scossi la testa, ridendo e presi anche il suo trolley mentre il mio migliore amico mi dava una pacca sulle spalle, commentando “Donne...”
 
Scendemmo dal taxi, recuperando le valigie e ci ritrovammo davanti al cancello bianco di una villa.
“Quando intendevi a casa...” Belle strinse la mia mano, rivolta alla sua amica “...intendevi...”
Juls annuì e Louis sorrise “Ragazzi, benvenuti a casa vostra!” ci porsero un mazzo di chiavi.
Belle si morse il labbro, afferrandole e si voltò verso di me, sorridendo radiosa. Mi abbassai il giusto per baciarla e lei mi cinse il collo, abbracciandomi. La strinsi a me, sorridendo e le accarezzai i capelli lungo la schiena, rimarcando l’aggettivo al suo orecchio “Nostra...” Annuì e mi sembrava quasi di sentire il suo cuore, sotto la canottiera, battere insieme al mio accelerato.
Attraversammo il vialetto attraverso il giardino verso il portico di quella villa dalle pareti chiare, tipica della zona. Davanti alla porta, Belle mi passò le chiavi “Fallo tu, mi tremano le mani!”
Risi, mettendomi dietro di lei. Con un braccio le cinsi la vita, con l’altra mano, tenente le chiavi, le presi la mano e l’avvicinai alla porta “Io apro e tu giri la maniglia?” le sussurrai. Annuì, baciandomi la guancia ed aprimmo la porta con i commenti di Juls “Mi erano mancate tutte le vostro sdolcinatezze...”
Entrammo, ritrovandoci nell’ingresso semicircolare dalle pareti bianche e il pavimento lucido dello stesso colore, davanti ad una rampa di scale rivestita da un sottile tappeto blu. Alla nostra destra, attraverso l’arco, si intravedeva l’enorme salotto, con la parete verso la spiaggia costituita da portefinestre. A sinistra, la porta a soffietto blu nascondeva la cucina e una terza porta doveva essere il bagno.
“Per tutto quello che vedete, dovete ringraziare le vostre agenti immobiliari preferite.” Sentimmo la voce di Sarah dalle scale.
Cominciò a scendere, seguita da Marty “E soprattutto i disegni e i progetti di Belle.” Puntualizzò quest’ultima, prima di sorridere “Per non parlare dell’attenta osservazione con cui è stato condotto il lavoro dei muratori...”
“Fammi indovinare?” risi “Deve essere stato merito di quel mastino della sua migliore amica...” vidi comparire Julia, che mi fece la linguaccia.
“Harry, te l’ho già detto più di una volta: sei solo tu che non mi trovi adorabile...” mise la mano sul cuore “E quei poveri lavoratori che controllavo.”
Belle rise, correndo loro incontro e stringendole in un mega abbraccio, ringraziandole ad una ad una.
La porta a vetri del salone si aprì ed entrarono i ragazzi.
“Hei, così mi riempite di sabbia il salone!” li rimproverai, prima di corrergli incontro e abbracciarli.
“Ragazzi, sarete stanchi e sicuramente vorrete visitare la casa senza di noi.” Louis concluse i saluti “Perciò ci vediamo quando avrete finito il giro, in spiaggia.” Ammiccò, prima di uscire insieme agli altri.
Belle mi prese la mano, salendo insieme le scale. La prima stanza era rimasta con le pareti bianche senza vernice, ma era stata adibita a studio e c’era tutta la roba per disegnare di Belle su una scrivania ed il cavalletto. Una stanza lasciata completamente vuoto e di fronte c’era il bagno, affianco la camera da letto.
“E’ stupenda!” esclamò.
Risi, baciandola “Già ed è esattamente come l’avevi disegnata.”
“Sono stata brava?” mi cinse il collo.
Annuii “Beh, ora non prenderti tutto il merito, un po’ ho contribuito anch’io.”
“Sì, beh... io di più!” mi fece la linguaccia, ridendo. Alzai un sopracciglio, afferrandola per la vita e la buttai sull’enorme letto al centro della stanza, facendole il solletico.
Le accarezzai il viso, sotto il mio, sorridendole e la baciai. Mi cinse il collo, intrecciando le dita alle collane dietro la nuca “Io avrei un’idea, sai?”
“Sentiamo...” sorrise, prima che la baciassi sotto il mento.
“E se invece restassimo qui?” le lasciai una scia di baci, fino alla spalla “Da soli?”
“Mhm... sarebbe scortese. Non trovi?” rise, accarezzandomi i capelli. Risi, baciandola di nuovo sulle labbra. Lei mi spinse affianco a lei, però, sedendosi sopra al mio stomaco “Ragion per cui adesso ci cambiamo e raggiungiamo i ragazzi in spiaggia!” si chinò, per baciarmi il naso e poi se ne andò verso l’armadio.
“Ti odio...” brontolai, raggiungendola e cingendole la vita.
“Lo so!” Sorrise, prendendo un costume dal cassetto. Si voltò, baciandomi di nuovo sul naso “Io di più però!” Detto questo, se ne andò in bagno a cambiarsi.
 
 
Raggiungemmo gli altri in spiaggia, stendendo un telo da mare e sedendoci affianco a Zayn e Marty.
Passammo lì il pomeriggio, a chiacchierare, giocare a beach volley e schizzarci in acqua.
Eravamo tutti stesi sul bagnasciuga ed io mi divertivo a far cadere i granelli di sabbia sul ventre di Belle, poggiata con la testa sulla mia spalla, intenta a chiacchierare con Sarah.
“Ragazzi, mi siete mancati da morire.” Sorrise Liam, avvicinandomi il pugno.
Lo imitai, battendo il pugno “Dovremmo recuperare tutto il tempo perso.”
Belle si alzò di scatto a sedere “Mi è venuta un’idea!”
“Sentiamo...” le feci il verso, accarezzandole la schiena.
Mi fece la linguaccia, prima di continuare “E se organizzassimo un mega pigiama party stasera?”
“Tutti quanti?” Juls la imitò, scattando a sedere.
“A casa nostra?” alzai un sopracciglio.
Belle annuì e Marty esclamò eccitata “Sarebbe grandioso!”
“Certo, sempre che per te vada bene...” Si voltò, guardandomi con due occhi da cerbiatta.
Sospirai, arrendendomi “Potremo sistemare dei materassi in salotto.” Belle urlò, saltandomi in braccio “Sappi che questa me la paghi...” le sussurrai.
“Vedrai che saprò farmi perdonare.” Sussurrò, mordendomi leggermente il lobo dell’orecchio.
Sorrisi, voltandomi verso gli altri “Allora è perfetto!” lei rise, scuotendo la testa divertita.
 
 
Al tramonto, tornammo a casa, per preparare la festa.
Proposi di portare io giù i materassi, mentre Belle si faceva la doccia. Spostai il tavolino da thè che era sistemato al centro del salotto, tra i divani e le poltrone. Aprii il divano letto e stesi ai suoi piedi il materasso della camera da letto. Gli affiancai i cuscini e i cuscinoni del divano del salone e di quello dello studio.
Quando scese Belle, era tutto sistemato “I miei complimenti, Styles.” Si sedette affianco a me, sul materasso per terra.
“Sappi che dovrai farti perdonare anche il mio mal di schiena.” Scrollai la spalla, alla quale aveva appoggiato la testa.
Rise, spingendomi e si alzò in piedi “Vatti a fare una doccia, tra poco saranno qui.” Mi alzai, baciandola sulle labbra e salii le scale.
Uscito dalla doccia, la richiamai, urlando dal piano di sopra “Devo indossare un pigiama?”
“Forse è per questo che lo chiamano pigiama party, non credi?” rispose dal salotto.
“Ma io non ne ho uno!” protestai.
Sentii i suoi passi salire le scale, finché non comparve affacciata alla porta “Se pensi di farti vedere in mutande da tutte le mie amiche ti avverto che sei sulla cattiva strada!” entrò e scoprii che lei era già pronta, indossando la mia vecchia maglietta dei Ramones ed un paio di shorts blu. Ovvio che la trovassi bellissima anche così “Mi piace di più quando vai in giro per casa con le mie camicie.” Ammiccai. Lei alzò un sopracciglio, scuotendo la testa divertita e tornò di sotto.
Quando scesi, con una semplice maglietta nera e un paio di pantaloncini, aveva sistemato sul tavolino da thè, spostato sotto il televisore, scodelle di ogni colore e grandezza, svuotando la dispensa di patatine, mashmellow e altre schifezze. La raggiunsi, seduta sul materasso a fare zapping “Così sono presentabile?” mi guardò, annuendo con aria di sufficienza. Risi, cingendole la vita con il braccio, avvicinandola a me “E adesso cos’hai?”
Alzò le spalle, prestando più attenzione alla tv che a me “Faccio come hai fatto tu prima.”
Le presi il telecomando, spegnendo lo schermo e lo lanciai alle nostre spalle, sul divano. Cominciai a farle il solletico, finché non si stese sul materasso e il mio viso sovrastò il suo “Ti ricordo che sei tu ad aver invitato otto persone a dormire a casa nostra.” Alzò le spalle, cingendomi il collo “Quando io avevo... ehm... diciamo altri programmi?” Rise, accarezzandomi i capelli mentre la baciavo sulle labbra. Le accarezzai i fianchi, avvicinandola a me.
“Harry?” mi diede un colpetto sulla spalla.
“Mhm?” risposi, impegnato a baciarla lungo la spalla.
Rise “Questi materassi, sono qui perché devono venire i tuoi amici.”
Alzai il viso, sorridendo “Sì, ma io non vedo ancora nessuno.” Non le diedi il tempo di replicare, tornando a baciarla sulle labbra.
“Oh! Ok, io non ho intenzione di dormire su quel materasso!” sentimmo la voce di Niall alle nostre spalle.
Belle mi spinse, allontanandomi e si mise a sedere. Incenerii con lo sguardo l’irlandese e tutti gli altri al seguito “Non si usa più bussare?”
“Da oggi in poi credo che lo faremo.” Commentò Julia, restituendomi il mio stesso sguardo.
“Abbiamo portato un po’ di cuscini e qualche dvd!” comparve Louis, con un cuscino sottobraccio e la busta di Block Buster nell’altra mano.
“Non ci fate caso. E’ più emozionato di un bambino la vigilia di Natale.” Commentò la sua ragazza, sedendosi affianco a noi “E’ il suo primo pigiama party...” Ridemmo.
“Prendetemi pure in giro, ma finalmente scoprirò che cosa succede dopo la battaglia con i cuscini...” ammiccò, sedendosi anche lui, seguito da tutti gli altri.
“Ci mettiamo lo smalto.” Rispose Marty.
“Mangiamo schifezze.” Aggiunse Belle.
“Ci facciamo delle foto.” Commentò Juls.
“Commentiamo i ragazzi carini.” Propose Sarah.
“Dormiamo.” Concluse Julia.
Louis storse la bocca “Ragazze, nessuno riesce a distruggere le mie fantasie meglio di voi. Grazie!”
Belle rise, alzandosi per prendere i film e tutto ciò che avevano portato da mangiare; quando suonarono al campanello “Queste sono le pizze. Vado io, voi intanto scegliete il film che volete vedere mentre mangiamo!” Mi alzai, per aiutarla a tagliare le pizze e portare i cartoni con piatti e tovaglioli a volontà.
“Si mangia sempre così tanto ad un pigiama party?” gli occhi azzurri di Niall si illuminarono quando Belle gli porse il piatto, annuendo “Ragazzi, perché non ne abbiamo mai fatti altri prima d’ora?” ridemmo.
“Allora, che film avete scelto?” chiese Belle, sedendosi a gambe incrociate affianco a me, sul divano letto.
Hanno scelto.” Sottolineò Sarah “Qualcosa a che fare con una casa stregata e un maledizione. Non l’ho capito bene, continuavano solo a dire ‘figo’ e ‘forte’...”
La mia ragazza si voltò verso di me, alzando un sopracciglio. Alzai le mani “Io ero di là con te, non prendertela con il sottoscritto.”
“Non avrai paura?” la canzonò Liam.
“Oh no... io amo questo genere di film!” sorrise acida.
 
 
“Ragazzi questo film fa davvero schifo!” protestò Julia, nascondendo il viso tra le braccia del suo ragazzo. Liam sorrise, baciandole i capelli e le sussurrò qualcosa.
“A me è passata la fame...” Marty allontanò il piatto, con un’espressione disgustata per il cadavere senza testa che avevano appena inquadrato. Zayn sorrise divertito, avvicinandola a sé e le baciò i capelli.
Sarah invece non espresse giudizio, si limitò ad urlare e stringersi a Niall, che le accarezzava la schiena.
“Voi ragazzi siete dei sadici. Non so se mi faccia più paura il film o chi l’ha scelto!” Juls si coprì gli occhi, mentre Louis le cingeva la vita, baciandole la guancia.
Sullo schermo comparve uno zombie dagli occhi rossi che perdeva sangue dalla bocca e Belle saltò urlando, stringendomi il collo, nascondendovi il naso vicino alla spalla. Risi, abbracciandola e la strinsi a me “Chissà perché a noi ragazzi piace invece guardare i film horror con le proprie ragazze...” I miei amici si girarono, chi ammiccando, chi annuendo o –lascio a voi indovinare chi- rispondendo con uno ‘Yeah Buddie!’.
“Ah ah... molto divertente, Sty...” cominciò a dire Julia, prima che sullo schermo, il protagonista si ritrovasse di fronte ad un altro mostro, svoltato l’angolo “Ah!”
“Sto per vomitare.” Sentii commentare Belle. Le accarezzai il viso, scostandole i capelli sfuggiti alla coda alta e portai le sue labbra alle mie, mentre le sue amiche intonavano in coro un altro urlo “Sei furbo, ti approfitti della situazione, eh?”
Risi, alzando le spalle “Stavo pensando che mangiare la pizza davanti ad un film sul letto mi ricorderà sempre la notte prima delle vacanze di Natale.”
Sorrise, avvicinandosi per baciarmi di nuovo “Come ci riesci?” alzai un sopracciglio “A far sembrare romantico anche un momento come questo?”
Stavo per risponderle con qualcosa di altrettanto sdolcinato, ma Julia si intromise “Spero davvero che non stiate parlando della vostra prima notte nel mio appartamento e la stanza che sto cercando di affittare!”
Belle rise, mentre io alzavo gli occhi al cielo “Attenta!” le lanciai una manciata di pop-corn.
Lei saltò, prima di rispondere al fuoco con il fuoco e cominciò così una battaglia di pop-corn, che ben presto si trasformò in una vera e propria guerra con i cuscini maschi contro femmine.
“Merda, la zip!” esclamò Belle, portandosi la mano alla guancia. Mi fiondai su di lei, scusandomi in ogni modo possibile “Tranquillo, credo di poter scampare dal morire dissanguata!” sorrisi, baciandola sulle labbra.
“Styles, non ti distrarre!” Louis mi diede una cuscinata sul sedere “Quello arriva dopo!”
 
Ripulimmo i residui della battaglia, lanciandoli dai materassi al pavimento, dove passò Liam con l’aspirapolvere “Ok, e di solito a questo punto che si fa?” chiese, dopo essersi seduto affianco alla sua ragazza.
“Ci mettiamo lo smalto.” Rispose Juls.
“Alternativa?” Niall storse il naso.
“E se vi truccassimo!?!” propose Sarah esaltata.
Noi ragazzi la guardammo come se avesse appena detto la peggiore delle bestemmie “E se vi tagliassimo i capelli?” le feci il verso.
“Non ti fidi di noi?” Belle alzò un sopracciglio, guardandomi.
Scossi la testa, sorridendo divertito “Non attacca. Non guardarmi con quella faccia da cucciolo...” posò la testa sulla mia spalla, continuando a guardarmi con i suoi occhioni azzurri, sbattendo ripetutamente le palpebre “Non sono una bambola. No!”
 
 
Belle scese le scale, con in mano un enorme beauty case, saltellando fino al letto. Mi baciò a stampo, sorridendo raggiante. Sorrisi acido “Ti odio.”
“Sarà divertente.” Mi cinse il collo, sedendosi sulle mie gambe, incrociando le sue dietro la mia schiena. Alzai un sopracciglio, scettico “Beh, per me almeno...” rise, baciandomi.
“Vi prego, ricordatemi perché ci siamo fatti convincere.” Protestò Niall, mentre la sua ragazza confrontava i suoi occhi con gli ombretti e lui la guardava spaventato.
“No, amore!” Louis scosse la testa, agitando le mani come un bambino “Il rossetto no, ti prego!”
“Se provi a toccarmi i capelli mi alzo e me ne vado!” Zayn avvertì Marty, che scoppiò a ridere, lasciando cadere il pettine in segno di resa.
“Tu da cosa vuoi iniziare?” Belle richiamò la mia attenzione, mentre frugava nel beauty case “Potrei... pettinarti i ricci?” annuii, ringraziandola per esserci andata piano e mi diede un bacio sul collo, mettendosi alle mie spalle.
“Non è che avreste anche qualche rivista?” chiese sarcastico Liam, mentre Julia cercava di mettergli il rimmel, rimproverandolo di chiudere gli occhi.
“Scusa, mi si rovinerebbe lo smalto sfogliandolo!” alzò la mano Louis.
Risi, chiudendo gli occhi, mentre Belle continuava ad accarezzarmi i capelli “Non è che ti addormenti, vero?” mi abbassò la testa, per guardarla.
“Probabile...” alzai il collo per baciarla “Ma tu non smettere!” Rise, scuotendo la testa e chiedendomi di passargli un altro elastico “Ti prego, quello rosa no. Ho ancora la mia dignità.”
Zayn si voltò, con gli occhi contornati dall’eye-liner “Certo, la fontanella che hai in testa è molto dignitosa. Esprime tutta la tua virilità.”
“Grazie. Detto dalla piccola cucciola di panda, poi...” risposi.
Belle mi cinse la vita da dietro, posando il mento sulla mia spalla. Mi baciò la guancia “Non dargli retta, sei bellissima... ehm bellissimo!”
Risi, prendendola in braccio e la feci sdraiare sul materasso, sovrastandola “Ti ho già detto che ti odio?” rise, annuendo e mi avvicinai per baciarla.
“No!” posò le mani sul mio petto, allontanandomi. Alzai un sopracciglio e scoppiò a ridere “Scusa, ma sei orribile con tutti questi ciuffi in testa!” prese a scioglierli, accarezzandomi il viso ogni volta.
“Sono tornato sexy?” ammiccai. Rise, annuendo e mi cinse il collo, baciandomi.
Di nuovo, fummo interrotti da un cuscino “Ok, noi abbiamo finito. Fatevi vedere!”
I ragazzi si alzarono, mettendosi in fila, uno con l’espressione più scocciata dell’altro.
Scoppiammo a ridere, mentre Niall mi puntava il dito contro “Hei, tu non hai niente! Non è giusto!”
“Sta zitto e sorridi, amore.” Sarah gli scattò una foto con il telefono “Questa la invio a tua madre...” ridemmo di nuovo, mentre il biondo le cingeva la vita da dietro, buttandola sul materasso e le faceva il solletico, prima di baciarla sulle labbra.
 
 
Dopo che le ragazze li aiutarono a struccarsi, ci sedemmo di nuovo in circolo sul materasso.
“Di solito non fate quel gioco che dovete dirvi la verità o pagate la penitenza?” chiese Zayn.
“Beh, ma fra noi non vale...” commentò la sua ragazza “Insomma, siamo migliori amici e sappiamo già tutto. E nessuna si fida di voi abbastanza da accettare di giocare ad obbligo...”
“Potremmo giocare a streghe di mezzanotte.” Proposi.
“E’ un gioco da bambini!” commentò Liam, scuotendo la testa.
“Allora non giocare.” Belle si alzò il piedi, avvicinandosi all’interruttore della luce “Noi ragazze ci nascondiamo per tutto il salone –solo il salone- e voi ragazzi ci cercate.” Ci guardò “Chi è dei nostri?” alzarono tutti la mano, compreso Liam.
Noi ragazzi uscimmo, mentre le ragazze spegnevano la luce e si nascondevano. “Ovviamente ognuno cerca la sua ragazza.” Puntualizzò Louis. Annuimmo, prima che la voce di Julia ci richiamasse ad entrare.
Niall cominciò a fare dei versi strani, ululando come se fosse un fantasma e noi lo imitammo, girando per la stanza, illuminata solo dalla luce della luna proveniente dalle portefinestre aperte.
Mi abbassai per vedere se ci fosse qualcuno sotto il divano, quando una mano mi pizzicò il sedere. Sbattei la testa sulla rete del divano, saltando e mi voltai, vedendo Liam “C’è qualcosa che devi dirmi?”
Si abbassò affianco a me, ridendo “Era Belle.” guardammo dall’altra parte del divano, dove si intravedevano le infradito e i piedi della sua ragazza. Diedi una pacca sulla spalla a Liam e mi rialzai.
Continuai a girare, incontrando Juls poggiata al comò, intenta a sbaciucchiarsi con il suo ragazzo e proseguii, finché Niall non mi schiacciò il piede, indietreggiando con Sarah tra le sue braccia “Oh, scusa!”
Risi, scuotendo la testa e mi voltai, sentendo il rumore di una scodella che cadeva dal tavolino.
“Vuoi stare un po’ attento?” Marty rimproverò Zayn, che l’aveva appena trovata, prima che lui le prendesse il viso tra le mani e la baciasse.
Sbuffai, scostandomi i capelli con la mano. Perfetto, ero l’unico che non riusciva a trovare la sua ragazza!
Una mano mi afferrò il polso, strattonandomi fuori. Belle sorrise, spingendomi con le spalle al muro, affianco alla finestra e si alzò sulle punte, mordicchiandosi il labbro.
“Trovata.” Le accarezzai il viso, scivolando poi con la mano sulla sua nuca.
“Io ti ho trovato.” Puntualizzò “Merito un premio, non credi?” risi, avvicinandola al mio viso, baciandola. La sentii sorridere sulle mie labbra, mentre mi accarezzava i capelli sulla nuca.
Un minuto dopo, si affacciò Louis, seguito da tutti gli altri. Julia prese Belle per la mano, mentre il suo ragazzo mi afferrava il polso e ci strattonarono a correre con gli altri verso la riva.
“Chi arriva ultimo dorme sulla sabbia stanotte!” urlò Niall, sfilandosi la maglietta.
Lo imitammo, correndo. Raggiunsi Belle e la presi in braccio, buttandola in acqua con tutti i vestiti.
 
 
“Che ore abbiamo fatto?” chiese Juls, sistemandosi il cuscino.
“Le 4.” Rispose il suo ragazzo, cingendole la vita, sdraiato affianco a lei.
“Buonanotte.” Belle si sdraiò di fronte a me.
“’Notte.” Sorrisi, baciandola e avvicinandola a me.
“Buonanotte!” recitarono in coro gli altri, prima di spegnere le luci.
 
 
Aprii gli occhi, svegliato dalla luce che mi colpiva in viso. Sbattei le palpebre un paio di volte, prima di mettere a fuoco la figura di Belle, davanti a me. Era già sveglia e mi stava sorridendo “Buongiorno.”
“Ciao, bellissima.” Le accarezzai il viso.
Stavo per avvicinarmi e baciarla, quando un braccio mi strinse in vita “Ciao Hazza!”
“Louis!?!” sbuffai, allontanandolo con delle gomitate mentre Belle rideva, guardandoci, prima di alzarsi “Aspetta, dove stai andando?”
“A preparare la colazione, le altre sono già in cucina.” Rispose.
“Grazie, avremmo bisogno della nostra privacy!” la salutò Louis con la mano, mentre l’altra era ancora stretta a me.
Ridemmo, prima che lo spingessi e mi alzassi, correndo incontro a Belle. Le presi il polso, facendola voltare e la attirai a me, forse con troppa poca delicatezza. Poggiò le mani sulle mie spalle, quando i nostri petti si scontrarono e alzò un sopracciglio “Tutto ok?”
Annuii, accarezzandole le guance “Non mi hai ancora salutato stamattina.”
Rise, fingendo di non capire, mordicchiandosi il labbro “Ti ho detto buongiorno.”
Sorrisi, avvicinandomi al suo viso mentre mi cingeva il collo, alzandosi in punta di piedi. La strinsi a me da dietro la vita mentre continuavo a baciarla. Mi allontanai appena, posando la fronte sulla sua “Va bene così?” Annuii, baciandola di nuovo. Stavolta fu lei ad allontanarsi “Harry?” la guardai negli occhi, sorridendole “Ti amo.”
“Così è perfetto.” Sorrise, avvicinandosi di nuovo per baciarmi “E anch’io ti amo. Scalzi nel corridoio della nostra casa abbracciati, con te che hai appena dormito al mio fianco indossando la mia maglietta, che stai andando a preparare la colazione e che dici di amarmi; è esattamente così che voglio svegliarmi ogni mattina.” La baciai di nuovo, dopo essermi gustato il suo sorriso raggiante.

Già, il capitolo è stato un po' lunghetto e ci ho messo parecchio a postarlo.
Chiedo umilmente perdono, ma hei, è l'ultimo capitolo e dovevo rifletterci bene,
salutarvi in grande stile!
E che cosa c'è di meglio di un bel pigiama party per festeggiare!?!
Alzi la mano quante di voi vorrebbero fare un pigiama party con i One Direction!
*Alza tutte e due le mani*
Ho cercato di mischiare romanticismo all'essere divertente.
Spero di esserci riuscita e che vi sia piaciuto!
Aspetto di leggere le vostre recensioni e sapere che cosa ne pensate...
A proposito, 12 recensioni al capitolo precedente!?!
Io vi voglio davvero troppo bene e non immaginate i salti sulla sedia che facevo ogni volta che ne vedevo una in più!!!
E, un'ultima cosa.
Il primo capitolo, pubblicato qualche mese fa, è arrivato a 2000 VISUALIZZAZIONI!!!!
E io vi adoro tutti, dal primo all'ultimo!
Grazie di cuore. <3

Alcuni mi hanno chiesto di un possibile seguito.
Non ora, perché non saprei proprio che scrivere, ma non è un'idea così remota...
Sempre se vi andrà di sopportare ancora me, Belle ed Harry, ovviamente! ;D
Vedremo!

E con questo, vi saluto.
A presto <3

 


                                                   



Se vi interessa, sto scrivendo altre due FF. La prima è sempre su Harry, la seconda invece è una storia originale...

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