Tutor Girl

di jas_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***




 


Ad  Agata e Marta, per esserci sempre :)
 


Mi guardai intorno con aria annoiata. Avere matematica all’ultima ora del martedì, ossia alle tre del pomeriggio, non era esattamente l’aspirazione di ogni studente, nemmeno di chi, come me, adorava quella materia.
Socchiusi leggermente gli occhi così da essere in grado di riconoscere le persone che giocavano a calcio nel cortile piuttosto che essere in classe. Avrei dovuto aspettarmelo: Louis e Niall. Chi, se non loro, aveva il cervello talmente sottosviluppato da saltare le lezioni mettendosi a giocare davanti alle finestre delle classi dove anche il più bacato dei professori si sarebbe accorto di loro?
Scossi leggermente la testa prima di tornare con la mente in classe, alzai lo sguardo verso la lavagna per vedere se il povero Zayn era riuscito a terminare l’esercizio che io avevo finito da dieci minuti abbondanti. Mi risvegliai dal mio stato comatoso giusto per sentire la professoressa Barely fargli la ramanzina.
«Sei all’ultimo anno!» strillò la donna stringendo una matita in una mano diventando paonazza in volto per lo sforzo.
Sembrava stesse per scoppiare, notai, le sopracciglia aggrottate, le paffute guance rosse e la bocca arricciata. Non mi sarei sorpresa se da un momento all’altro fosse saltata per aria.
Zayn la osservava impassibile dondolando da una gamba all’altra con fare annoiato, era in piedi da un quarto d’ora ormai e capivo la sua voglia di tornare al banco e dormicchiare, com’era solito fare.
Non lo biasimavo per niente, povero Malik.
Non era colpa sua se frequentava una banda di bambocci la cui somma del quoziente intellettivo di ciascuno non raggiungeva nemmeno il 100.
Non riuscii a trattenere una risatina notando che, in pratica, Zayn era arrivato alla fine del problema. Mi chiesi come avesse fatto ad arrivare all’ultimo anno di liceo senza sapere che la radice quadrata di un numero negativo non esisteva e che quindi la soluzione dell’equazione era l’insieme vuoto. Erano dei concetti basilari che si imparavano al primo anno.
La professoressa si voltò di scatto nella mia direzione, fulminandomi con lo sguardo, mentre notai con la coda dell’occhio Zayn tirare un sospiro di sollievo abbassando le spalle quando l’insegnante concentrò la sua attenzione su di me.
«Cosa c’è di così divertente, Amanda, che ridiamo tutti insieme?»
Sussultai leggermente sentendola pronunciare il mio nome di battesimo, quando mi chiamava così c’era da preoccuparsi davvero, dato che era solita rivolgersi a me come “Clark”, il mio cognome.
«Niente» risposi semplicemente rivolgendole un sorriso beffardo.
Quell’insegnante non mi faceva per niente paura, anzi, la affrontavo a viso aperto, anche troppo, a volte.
 Si sa che l’antipatia è sempre reciproca, e da quando mi aveva messo B ad un’interrogazione che era palesemente da A, giusto per non darmi la soddisfazione di avere il voto più alto in matematica orale, la battaglia si era rivelata aperta.
Non mi rivolgevo mai a lei in maniera maleducata o arrogante, a differenza di altri miei compagni. Non alzavo mai la mano quando porgeva delle domande alla classe – a differenza di quella squinternata di Mercy che sembrava passare l’esistenza ad agitarsi sulla sedia sventolando il braccio per aria cercando di attirare le attenzioni della prof, quando questa non la degnava di uno sguardo e si rivolgeva ad ogni elemento della classe eccetto che a lei.
Io, nonostante sapessi tutte, o quasi, le rispose a ciò che chiedeva, preferivo starmene zitta nel mio angolino dell’aula a ridacchiare sentendo gli interventi insensati dei miei compagni.
La nostra era una guerra fredda, di furbizia, e nonostante sarebbe sempre stata lei ad avere il coltello dalla parte del manico, essendo la mia insegnante, non potevo negare di avere avuto le mie piccole soddisfazioni.
Nonostante non avessi una laurea in Matematica – non ancora – ciò non significava che valessi meno di lei, anzi. Quella materia mi apparteneva, alcuni mi giudicavano pazza, altri squilibrata, per la mia insolita passione ma io non mi reputavo tale. Chi passava le giornate a leggere, veniva reputato colto, intellettuale, mentre chi preferiva i numeri alle lettere, era semplicemente uno sfigato.
La differenza era praticamente nulla tra questi due hobby, eppure la gerarchia scolastica era così.
Ma io, ovviamente, non mi abbassavo a certi livelli, per cui poco mi importava di cosa pensassero gli altri di me, intanto mentre quelli che durante l’anno facevano i fighi e in mensa sedevano al tavolo dei più popolari, d’estate si ritrovavano costretti a frequentare i corsi di recupero mentre la sottoscritta passava tre mesi all’insegna del vero e proprio relax. Erano queste le soddisfazioni della vita.
«Allora» la voce squillante dell’insegnante mi fece tornare con i piedi per terra, «dato che questa situazione la diverte così tanto» continuò, rivolgendosi a me, «perché non ci dici la soluzione del problema che il qui presente Malik non riesce a risolvere?»
Dovetti fare ricorso al mio già scarso autocontrollo per non scoppiarle a ridere in faccia, chiedere a me la soluzione di quel problema era come chiedere a un calciatore professionista di trasformare un rigore a porta libera in goal.
«Sta scherzando?» chiesi allibita dalla domanda.
«Le sembra che abbia la faccia da una che sta scherzando?» mi domandò Miss Barely, scossi la testa con veemenza mordendomi il labbro per evitare di ridere.
«Beh» cominciai allora, «presumo che la soluzione sia l’insieme vuoto. Ma non ne sono sicura, lei professoressa che dice?»
La donna alzò un sopracciglio seccata dalla mia risposta prima di rivolgersi a Zayn che era rimasto in silenzio per tutto il tempo.
«Tu che dici?» gli domandò poi.
«Presumo abbia ragione» borbottò il ragazzo continuando a dondolarsi da un piede all’altro.
«Bene, vai al posto.»
Zayn tirò un sospiro di sollievo ritornando al proprio banco, dove Liam gli tirò una pacca sulla spalla in segno di appoggio, come se fosse appena scampato alla morte.
Miss Barely aprì il libro di matematica sfogliando le pagine una ad una soffermandosi ogni tanto, alla ricerca dei compiti da darci.
«Per la prossima lezione mi fate gli esercizi di pagina 236 e..»
Il suono acuto della campanella interruppe la voce squillante della professoressa, non saprei dirvi quale fosse il più fastidioso.
In classe si sollevò il caos più totale, tutti cominciarono immediatamente a parlare e ad alzarsi facendo strisciare le sedie sul pavimento causando un rumore assordante.
«Silenzio!» sbottò la Barely battendo una mano cicciotta sulla cattedra.
La classe ammutolì, nel giro di un istante dal chiasso più totale si era passati al silenzio più assoluto: non si sentiva una mosca volare.
«Qualcuno vi ha dato il permesso di alzarvi?» continuò la donna ormai paonazza in volto. Mi guardai in giro divertita notando gli sguardi spaventati di tutti, come se quella ramanzina non riguardasse me, come se io non facessi in realtà parte della classe.
«Per punizione farete anche gli esercizi della pagina successiva.»
Qualcuno fece per ribattere ma lei li anticipò, «e ogni segno di protesta che vedrò non farà altro che aumentare il carico.»
Sospirai chiudendo solo allora il quaderno degli esercizi e mettendo tutto a posto.
«Ah, signorina Clark» continuò.
Alzai lo sguardo dalla borsa sentendomi interpellata, «visto che le piace così tanto fare l’insegnante, credo che non le dispiaccia se dovrà dare ripetizioni di matematica a Malik che non ha ancora preso una sufficienza dall’inizio dell’anno.»
«Sta scherzando spero!» sbottai alzandomi di scatto dalla sedia.
Sentii tutti gli sguardi dei miei compagni su di me, ma poco mi importava.
Odiavo insegnare ad altre persone cose che per me erano elementari, mi era impossibile cercare di spiegare cose che a me venivano automatiche, in più a Zayn, non se ne parlava.
Non che gli avessi mai rivolto la parola in vita mia, ma mi stava antipatico solo a pelle. Lui e la gente che frequentava.
Camminava per i corridoi con quel suo fare arrogante squadrando tutti dall’alto al basso come se fosse appena sceso dal cielo con quel suo ciuffo in stile Danny Zuko, mi sorprendevo del fatto che nessuno gli avesse ancora detto che i tempi di Grease erano passati da un bel pezzo.
Non avrei dato ripetizioni a una persona il cui ego era più grande del suo cervello, non se ne parlava proprio. Le voci di corridoio parlavano chiaro, si vociferava che passasse il tempo ad ammirarsi allo specchio, come se fosse il più bello del mondo. Insomma, non che fosse un brutto ragazzo – sarei dovuta essere cieca o lesbica per fare un’affermazione del genere – ma i suoi atteggiamenti vaneggianti mi urtavano i nervi. Nonostante avesse un sorriso meraviglioso e il fisico più perfetto di un Dio greco.. Scossi la testa indignata da me stessa per i pensieri che avevo osato fare, accorgendomi solo allora che mi trovavo in piedi di fianco al mio banco con ventuno paia di occhi puntati addosso a me.
«La mia non era una domanda, era un ordine» proclamò la professoressa Barely alzandosi goffamente dalla cattedra, segno che la discussione era finita.
Lanciai uno sguardo di fuoco a Zayn che sembrava indifferente al tutto, come se quella conversazione non lo sfiorasse nemmeno quando in realtà era colpa sua se ora avrei dovuto sprecare il mio tempo prezioso a cercargli di spiegare perché qualunque numero moltiplicato per zero facesse, appunto, zero.
«Ah, e ovviamente dovrai continuare a dargli ripetizioni finché non vedrò nei miglioramenti nei voti» aggiunse quella vipera prima di uscire dall’aula. Solo quando non fu più visibile dall’uscio, anche il resto della classe uscì, io rimasi in piedi alcuni secondi cercando di sbollire la rabbia per evitare di accanirmi addosso a Zayn.
Quando mi decisi ad andarmene dall’aula, lo trovai appoggiato alla parete del corridoio, a scambiarsi effusioni non proprio adatte a un contesto scolastico, con la sua nuova fiamma Elise.
Passai di fianco a loro ignorandoli bellamente con l’intenzione di non rivolgere la parola a Zayn. Quando la professoressa mi avrebbe chiesto cos’avevamo fatto le avrei risposto “niente” e avrei dato la colpa a lui per non essersi realmente interessato alla faccenda.
Proprio quando pensavo di averla scampata, sentii qualcuno afferrarmi per il polso.
Mi voltai di scatto infuriata, quando incontrai lo sguardo profondo di Zayn.
Sussultai senza sapere nemmeno io perché, non avevo mai visto quel ragazzo così da vicino ma, nonostante potessi quasi sentire il suo respiro sfiorarmi la pelle non notavo nessuna imperfezione.
Era serio, la mascella leggermente contratta e gli occhi luccicavano come l’oro nero.
«Che c’è?» borbottai infastidita, mollandomi dalla presa con uno strattone.
«Quando ci incontriamo per le ripetizioni?» domandò lui.
Mi portai una mano sotto il mento alzando lo sguardo con fare pensieroso.
«Domani pomeriggio va bene?» chiese, notando che io non aprivo bocca, scossi la testa lanciando una rapida occhiata ad Elise, che mi fulminava con lo sguardo come se volessi rubarle il ragazzo quando in realtà avrei preferito trascorrere quaranta giorni nel deserto piuttosto che stare con quello lì.
Che poi mi chiedevo cosa potesse trovarci uno come Zayn in una come lei. Insomma, dovevano pur parlare qualche volta oltre che a fare.. le loro cose. E di che cosa chiacchieravano? Su quante volte Goku era morto e resuscitato in Dragon Ball?
Lasciai perdere i miei pensieri contorti concentrandomi di nuovo su Zayn che mi scrutava in attesa di una risposta.
«Giovedì ho la verifica di biologia, devo studiare» gli risposi come se fosse ovvio, dato che frequentavamo anche quel corso insieme.
Pregai che non proponesse di studiare pure biologia insieme, sarei stata pronta a legarmi un cappio al collo in tal caso, ma le forze della natura furono dalla mia parte e lui propose un altro giorno.
«Giovedì pomeriggio?»
«Devo andare al corso di pianoforte.»
«Venerdì?»
«Devo curare i cani della vicina.»
Zayn sbuffò alzando gli occhi al cielo, «c’è un giorno in cui sei libera?» ribatté alzando leggermente la voce.
Come osava arrabbiarsi con me?
Era colpa sua che era una capra in matematica se io dovevo aiutarlo, era colpa sua che era così antipatico se io non volevo passare del tempo con lui, era colpa sua se ci trovavamo in quella situazione. Era colpa sua per tutto.
Quindi, se tra noi due c’era qualcuno che doveva arrabbiarsi, beh, quella ero io e non lui di certo.
Respirai profondamente mantenendo i nervi saldi prima di rispondergli.
«Sabato pomeriggio» gli dissi con voce ferma, da chi non accetta obiezioni.
«Sabato pomeriggio?» ripeté lui incredulo.
«Sì caro» gli risposi, stranamente allegra e inclinando leggermente la testa a destra osservandolo mentre mi insultava con la sola forza del pensiero.
Ero riuscita a rovinare i piani anche a lui, esattamente come aveva fatto con me.
«Ma non posso! Insomma, il sabato è un giorno sacro! Non si tocca!»
«Prendere o lasciare» lo avvertii, rivolgendogli un sorriso strafottente prima di andarmene fiera di me stessa e lasciarlo lì ad ammirare la mia meravigliosa uscita di scena, nonostante la mia taglia di jeans non fosse esattamente una 40.

 

***
 

Del tipo che vi sto intasando il fandom dei One Direction, ma purtroppo non riesco a farne a meno :)
So che ho già in corso una long che aggiorno ogni morte di Papa ma era da un po' che covavo quest'idea e non sono riuscita a tenermela per me, spero appreziate :)
Come avrete ben notato - se avete già letto qualcosa di mio - questa storia a differenza delle altre è scritta in prima persona, e credo che sarà sempre raccontato tutto dal punto di vista di Amanda, salvo stravolgimenti vari.
Non ho idea di quanto sarà lunga, né di come si svilupperanno i fatti, scrivo così a getto, come mi viene, dando libero sfogo alla mia fantasia e alle mie pessime battute uù
I tempi di aggiornamento saranno molto vari, diciamo che sto scrivendo questa fan fiction principalmente per staccare un po' da 'Ours'
che è davvero impegnativa sia da ideare che da buttare giù, ve lo garantisco uù
Quindi prendete tuttoun po' così, alla leggera, spero solo di farvi scappare un sorriso nel leggere e che voi gradiate la mia idea, io mi diverto un sacco a scrivere questa storia spero che sia altrettanto per voi nel leggerla.
Come al solito, vi chiedo di farmi sapere che ne pensate, recensendo magari, vorrei sapere le vostre opinioni su questa idea un po' "insolita".
Siete stupende,
Jas.

p.s. Mi sono dimenticata di dirvi che se volete che vi avvisi tu twitter quando aggiorno dovete dirmelo o in una recensione oppure se preferite, direttamente su twitter (sono @xkeepclimbing) :)



 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***



 

Lanciai un’occhiata furtiva all’orologio mentre me ne stavo spaparanzata sul divano sotto due coperte di plaid e con il mio gatto in braccio che mi faceva le fusa.
Erano le 16.00 di sabato pomeriggio e di Zayn nemmeno l’ombra. In realtà non gli avevo comunicato a che ora avremmo dovuto incontrarci e nemmeno dove, ma quelli erano futili dettagli che avrebbero rovinato la mia uscita di scena degna da Oscar.
Cambiai pigramente canale cominciando a fare zapping fino a quando non mi fermai su MTV, stavano trasmettendo Jersey Shore, ecco, un programma adatto al quoziente intellettivo di Elise, pensai, quando suonarono al campanello.
Appoggiai con cautela Giuliano – il mio grosso gatto arancione – sul tappeto prima di scostare a malavoglia le coperte e alzarmi. Mi diressi alla porta con lo stesso entusiasmo che avrebbe un uomo che cammina verso la morte prima di sbirciare dallo spioncino e vedere la faccia di Zayn - leggermente gonfiata dalla lente - guardarsi intorno.
Tolsi la sicura e aprii la porta osservandolo per alcuni secondi prima di partire all’attacco.
«Ti sembra questa l’ora di arrivare?» gli domandai indignata indicando l’orologio appeso alla parete del salotto.
Lui entrò senza troppi complimenti alzando le spalle, «avevo altre cose da fare» rispose poi, mantenendo una certa calma.
«Sì certo!» sbottai cominciando a gesticolare – cosa che facevo quando ero particolarmente alterata, «eri occupato a giocare a nascondino sotto le coperte con quell’altra là» mi lasciai scappare, prima di tapparmi la bocca pentendomi amaramente di ciò che avevo detto. Mi ero sbilanciata troppo.
Zayn alzò un sopracciglio trattenendo un ghigno, «perché, gelosa?»
Ammutolii immediatamente e sentii il viso andarmi in fiamme, come osava essere così sfacciato con me? Certe cose non doveva neanche pensarle.
«Ti piacerebbe» borbottai dirigendomi in salotto e prendendo in braccio Giuliano che, ovviamente, non si era ancora mosso da dove l’avevo appoggiato pochi minuti prima.
Mi diressi in cucina abbassando l’acqua del tè che mia mamma aveva premurosamente messo sul fuoco quando le avevo detto che sarebbe arrivato un ragazzo a fare ripetizioni.
«Allora» cominciai sedendomi, «tira fuori i libri che cominciamo.»
Zayn non si mosse, rimase lì con le mani in mano ad osservare la casa.
«Spero tu abbia qua i libri» lo ammonii seria, ma pensandoci bene quando ero andata ad aprirgli lui era a mani vuote.
Non rispose.
«Spiegami bene una cosa» cominciai allora, «sei venuto qui a fare ripetizioni senza libri? E su cosa studiamo? Sui tovaglioli?» gli domandai retorica.
Il ragazzo alzò le spalle indifferente, odiavo quell’atteggiamento che stava assumendo, come se fosse lui a fare il favore quando in realtà ero io.
«Scusa, tu i libri non li hai?»
Allora la lingua non gliel’aveva mangiata quella lì, pensai.
Aprii la bocca per ribattere ma stranamente non uscì niente.
Abbandonai il gatto sulla sedia prima di dirigermi in camera a prendere i libri senza, ovviamente, evitare di insultare Zayn durante tutto il tragitto cucina-camera, camera-cucina.
Quando tornai lo trovai ad accarezzare Giuliano che sembrava trovarsi a suo agio con le coccole di Zayn. Strana cosa, pensai, solitamente quel gatto non amava essere toccato dagli sconosciuti, se qualcuno che non fossimo io o i miei genitori osava prenderlo in braccio cominciava a lagnare – non a miagolare – ininterrottamente fino a quando non veniva lasciato in pace.
Storsi leggermente il naso prima di appoggiare bruscamente i libri sul tavolo, facendo sussultare Zayn che non si era accorto della mia presenza.
«Come si chiama?» domandò alludendo al gatto che teneva in braccio.
«Giuliano» risposi secca mentre il rumore delle pagine del libro che sfogliavo rompevano il silenzio.
Notai con la coda dell’occhio Zayn annuire in silenzio mentre solleticava con due dita la testa del gatto, come ero solita fargli anch’io.
«Come il gatto di “Kiss Me Licia”?» domandò poi.
Smisi di sfogliare le pagine alzando lo sguardo e notando Zayn che mi osservava in attesa di una risposta.
Annuii disinteressata prima di porgergli il libro.
«Meglio cominciare subito che prima iniziamo, prima finiamo, prima tu prendi la sufficienza nel compito e prima la smetto di aiutarti» dissi tutto d’un fiato.
Zayn annuì silenzioso, almeno su una cosa eravamo d’accordo, pensai.
«Allora» esordii, «non so se lo sai, ma stiamo facendo lo studio delle funzioni in matematica. Quindi direi di partire dalle cose basilari come la ricerca del dominio e del codominio dal grafico.»
 
Lanciai un’occhiata disperata all’orologio, le lancette segnavano le 18.50.
Appoggiai la testa sul tavolo allo stremo delle forze, come se avessi passato le due ore precedenti a spaccare sassi piuttosto che a spiegare a Zayn quattro cretinate di matematica che a me venivano quasi automatiche.
«Finito» disse Zayn, porgendomi il foglio scritto con una calligrafia disordinata ma, grazie al cielo, ben leggibile.
Osservai in silenzio ciò che aveva fatto annuendo ogni tanto, palesemente sorpresa dei progressi che era riuscito a fare in un solo pomeriggio, nonostante la fatica che avevo fatto.
«Quanto fa la radice quadrata di quattro, scusa?» chiesi ad un certo punto.
Zayn ci rifletté su alcuni secondi, «due, no?»
Gli lasciai alcuni istanti per pensarci ancora su, «sicuro?» lui annuì convinto.
«Fa più o meno due!» gli spiegai indicandogli il punto in cui aveva commesso l’errore, porgendogli il foglio.
Zayn osservò ciò che aveva scritto annuendo lentamente mentre notavo i suoi occhi andare da una parte all’altra del foglio.
«Ora basta, ti prego» lo supplicai stiracchiandomi sulla sedia.
«Era ora!» esclamò lui, facendo lo stesso.
«Come va ragazzi?»
La voce squillante di mia madre mi fece tornare composta all’istante, era rimasta via per due ore, non poteva starsene lontana ancora un po’? pensai.
«Bene..» borbottai cominciando a mettere a posto i libri che erano aperti sul tavolo.
«Ma.. tesoro!» esclamò indignata lei, ignorando completamente la mia risposta, seguii il suo sguardo fino a quando non arrivai al pentolino colmo d’acqua che era ancora lì dove l’aveva messo lei. Ecco spiegato il motivo del suo alterarsi.
«Ma non hai offerto il tè al tuo amico» continuò.
Uno, lui non è mio amico e due, «mi sono dimenticata», il che era vero.
Zayn si alzò dalla sedia imbarazzato, «è meglio che vada» disse poi. Annuii imitandolo, meno tempo passava con mia madre meglio era, quella donna si faceva delle paranoie inutili che causavano interrogatori interminabili che mi dovevo subire.
«Non vuoi fermarti a cena?» gli chiese lei, mostrando uno dei suoi migliori sorrisi.
«No!» esclamai io senza riuscire a trattenermi.
Mia madre si voltò di scatto nella mia direzione non fulminandomi soltanto con lo sguardo ma incenerendomi proprio. Zayn sghignazzò sommessamente, probabilmente notando l’espressione spaventata che avevo assunto.
Io e mia madre non avevamo un bel rapporto, nonostante l’ammirassi avevo un certo timore per quella donna che sembrava più un generale che una mamma. In un certo senso non la biasimavo, aveva dovuto crescermi  praticamente da sola a causa del lavoro di mio papà che lo costringeva a passare più tempo in giro per il mondo che con la famiglia. Nonostante le risorse finanziarie non ci mancassero, la situazione in cui ci trovavamo non era delle migliori.
«No signora, grazie per la proposta ma devo andare», fortunatamente Zayn declinò gentilmente l’offerta, nonostante glielo avessi praticamente ordinato con lo sguardo credo che anche lui non volesse fermarsi, e non lo biasimavo. Si sarebbe sentito sicuramente un pesce fuor d’acqua, imbarazzato, e non avrebbe nemmeno avuto il coraggio di stuzzicarmi alla presenza di mia madre, cosa che avrebbe reso la cena molto più noiosa.
Lo accompagnai all’uscita, sorridendogli falsamente mentre aprivo la porta.
«Non credo che ci sia bisogno di continuare questa farsa» ridacchiò lui, mettendosi le mani in tasca.
Alzai un sopracciglio scettica, non capivo a che cosa si riferisse.
«Andiamo, ho notato il tuo cambiamento di atteggiamento quando è arrivata in cucina tua madre, o dovrei chiamarla generale?»
Mi irrigidii immediatamente sentendo quelle parole, più passavano i minuti, più acquisiva confidenza e più faceva commenti sconvenienti, cosa che mi turbava assai.
Tralasciando il fatto che avesse assolutamente ragione, mi dava fastidio  il suo atteggiamento da “so tutto io”.
«Non è vero» borbottai incrociando le braccia al petto e abbassando la testa arrabbiata, proprio come si comporterebbe una bambina viziata che fa i capricci.
«Ah no?» mi provocò lui, avvicinandosi pericolosamente.
Alzai con riluttanza gli occhi incrociando quello sguardo ipnotizzante.
Il cielo cominciava già ad imbrunirsi e all’orizzonte si poteva ancora vedere il sole che tramontava, dipingendo il cielo di strane sfumature che andavano dal rosso intenso ad un arancione chiaro.
Grazie a quei giochi di luce i suoi occhi sembravano più vivi di quanto mi erano sembrati alcuni giorni prima, quando mi aveva parlato in corridoio. Solitamente gli occhi belli erano quelli chiari, che non avevano un colore preciso, ma i suoi.. per quanto mi infastidisse Zayn non potevo negare che avesse gli occhi più belli che avessi mai visto.
«Non provarci con me, Malik, io non sono una di quelle Elise che si sciolgono con un tuo solo sguardo come un ghiacciolo al sole» ribattei infastidita indietreggiando. Peccato che mi dimenticai del gradino che c’era davanti alla porta di casa mia e mettendo il piede nel vuoto, caddi disastrosamente per terra.
Zayn mi osservò sbalordito per alcuni istanti prima di scoppiare in una fragorosa risata.
«Che cazzo ti ridi?» strillai infastidita, «aiutami ad alzarmi, piuttosto!»
«Oddio.. Scusa.. Ma..»
Ormai quel ragazzo era partito per la tangenziale, non riusciva a mettere insieme una frase di senso compiuto ed era troppo intento a reggersi la pancia con una mano, piegato letteralmente dal ridere, per aiutare una povera fanciulla in difficoltà, che sarebbe stata la sottoscritta.
Lo osservai infastidita, dalla mia posizione alquanto vicina al suolo prima di tirargli un calcio ben assestato sullo stinco.
Le sue risate cessarono immediatamente per essere sostituite da un urlo di dolore.
«Ti sta bene!» gli rinfacciai fiera di me stessa, «ora aiutami ad alzarmi che sono più goffa di un bradipo» gli ripetei, porgendogli la mano.
Zayn esitò alcuni secondi prima di aiutarmi ad alzarmi.
Ad essere sincera mi doleva un po’ il fondoschiena, povero lui, aveva dovuto sopportare tutto il mio dolce peso oltre che alla botta.
«Stai bene?» si preoccupò di chiedere Zayn guardandomi leggermente preoccupato, annuii sicura passandomi una mano tra i capelli, leggermente imbarazzata.
Mi sembrava troppo bello che non avessi fatto nessuna figuraccia in tutto il pomeriggio, e la giornata non poteva concludersi se non così, pensai.
«Allora, cosa dicevi a proposito di “quelle Elise”?» mi domandò Zayn, pronunciando le ultime due parole mentre mimava delle virgolette con le mani.
Alzai le spalle con nonchalance guardandomi in giro per guadagnare tempo, «ho chiamato una categoria di ragazze come lei, dovresti renderglielo noto la prossima volta che la senti, potrebbe esserne felice.»
Zayn aggrottò le sopracciglia leggermente confuso, avevo detto qualcosa di troppo complicato per la sua arretratezza mentale, probabilmente.
«Non credo sia esattamente un complimento» osservò poi, corrucciato.
«Ma dai?» dissi sarcasticamente prima di scoppiare a ridere.
Durante quelle poche ore che avevamo passato insieme era riuscito a farmi ricredere sulla sua intelligenza che, se prima pensavo fosse paragonabile a quella di un topo poi l’animale si era trasformato in una gallina ma con quell’affermazione del tutto inappropriata mi era ricaduto in basso.
«Scusa se non seguo i tuoi discorsi contorti!» cercò di difendersi.
Feci per replicare ma in quel momento gli squillò il telefono.
«Ciao Elise» disse senza troppo entusiasmo, «certo, sono da te alle nove» aggiunse prima di chiudere la chiamata e rivolgersi a me.
«Devo andare – indicò il telefono – le donne mi reclamano.»
Annuii ben poco convinta da quella sua affermazione, «ci vediamo a scuola» dissi secca prima di appoggiare la mano sulla maniglia della porta per tornare in casa.
«Aspetta!»
Zayn mi bloccò, «tu non fai niente questa sera?» domandò poi.
«Dipende a cosa ti riferisci con fare niente» replicai.
Se intendeva stare sul divano a farmi fare le fusa da Giuliano mentre guardavo uno dei tanti dvd che avevo, beh, allora era fare niente.
Lui si strinse nelle spalle, «non so.. Vai a qualche festa, esci con qualcuno?»
Alzai un sopracciglio scettica, mi stava chiedendo se.. avevo un ragazzo?
«Non ti interessa» squittii prima di chiudermi la porta alle spalle con un tonfo secco.
Perché Danny Zuko dei poveri si interessava a certe cose?

 

***


HO PRESO SEI IN MATEMATICA, DIO ESISTE. AHAHAHAHA
Non potevo festeggiare in un modo migliore di aggiornare una fan fiction in cui la mia amata matematica c'entra molto (#sarcasm).
Noto con piacere che a molte di voi è piaciuto il personaggio di Amanda per la sua esuberanza. Diciamo che volevo una protagonista diversa dalle solite "perfettine", ecco spiegata la scelta di Adele.
Altra cosa, il gatto Giuliano è esistito veramente fino all'anno scorso, poi è morto di leucemia ma vi giuro che era IDENTICO a quello di Kiss Me Licia AHAHAHA
Non sono sicura che quel cartone sia conosciuto anche in Inghilterra ma, come vi ho detto, questa storia dovete prenderla un po' alla leggera uù
Spero che vi piaccia comunque, perché io la adoro.
Fatemi sapere che ne pensate, nel frattempo vi ringrazio per le recensioni dello scorso capitolo e chi ha aggiunto la storia tra le seguite/preferite/da ricordare.
Siete stupende,
Jas

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***



 

Aprii con ben poca energia il mio armadietto, restando ad osservare per alcuni secondi il disordine che ci regnava sovrano all’interno, prima di scorgere il libro di storia che stavo cercando.
Quella notte non avevo dormito per niente bene, un corvo aveva deciso di trovare rifugio sull’albero che c’era nel giardino su cui si affacciava la finestra di camera mia dandomi il tormento con i suo gracchii acuti.
Per non parlare del gatto che mi aveva occupato il fondo del letto, costringendomi a stare con le gambe rannicchiate in posizione fetale, cosa che odiavo.
Io avevo bisogno di muovermi nel sonno, ero sonnambula, parlavo e mi agitavo sotto le lenzuola, così tanto che mi era capitato ben più di una volta di cadere dal letto, e se qualcuno disturbava tutti i miei movimenti, dormivo male, cosa che mi segnava per tutta la giornata.
Il mio umore era molto suscettibile in base agli avvenimenti che mi accadevano, potevo scendere dal letto col piede sbagliato diventando intrattabile ma se succedeva qualcosa di bello, cambiavo completamente.
Ero difficile da capire, e non obbligavo nessuno a farlo.
Raccolsi la borsa che avevo appoggiato per terra dirigendomi a passo di zombie verso l’aula, un mal di testa acuto faceva si che le tempie mi pulsassero e il chiasso causato dagli altri studenti nel corridoio non mi aiutava per niente.
Aggrottai le sopracciglia e arricciai il naso in segno di disapprovazione aumentando ulteriormente il passo così che quella sofferenza finisse presto.
Svoltai a destra avvicinandomi sempre di più all’aula quando scorsi, appoggiato a uno dei tanti armadietti, Zayn che chiacchierava allegro con la sua tribù di arretrati.
Spostai immediatamente lo sguardo altrove così da non incrociare casualmente quegli occhi ed essere costretta ad affrontarlo. Quel giorno avevo avuto a malapena la forza di trascinarmi fuori dal letto, figuriamoci se ero in grado di concepire battutine acide che avrebbero zittito Zayn all'istante.
Sgattaiolai velocemente in classe tirando un sospiro di sollievo quando vidi il professore entrare subito dopo di me e chiudersi la porta alle spalle. Aprii il libro di storia ad una pagina a caso prima di appoggiare le braccia sul banco e la mia testa sopra. Quella materia non mi aveva mai attirata, un po’ a causa dell’insegnante che aveva una voce così cauta e atona che provocava la sonnolenza, un po’ proprio per gli argomenti trattati che non mi interessavano per niente. In più, quel giorno, il mal di testa lancinante che avevo mi permetteva a malapena di tenere gli occhi aperti, ogni minimo rumore era amplificato il doppio nella mia testa e ringraziai mentalmente il professore quando richiamò il silenzio in classe.
 
Non appena il suono dell’ultima campanella mi risvegliò dal mio pisolino nell’ora di letteratura, chiusi il libro che non avevo toccato per la bellezza di sessanta minuti prima di uscire dall’aula. Per tutta la mattinata non avevo fatto altro che desiderare di tornare sotto le coperte, anche con il corvo che mi faceva la serenata e Giuliano che mi occupava metà letto. L’importante era sdraiarmi, quel mal di testa mi stava distruggendo e non avevo nemmeno alcun medicinale a portata di mano così da poter sopravvivere almeno fino a casa. Quando i corridoi ricominciarono ad affollarsi fu come stare davanti a un impianto audio di un rave party: le orecchie mi rimbombavano e mi sentivo come estraniata dal resto del mondo. Le voci degli altri studenti mi arrivavano alle orecchie ovattate ma allo stesso tempo assordanti, depositai i libri nell’armadietto prima di dirigermi a grandi passi fuori dalla scuola ma qualcosa, o meglio, qualcuno, mi bloccò.
In un certo senso mi sentii sollevata quando vidi che l’individuo che ostacolava la mia strada indossava delle ballerine, e, a meno che Zayn non avesse deciso di cambiare sponda improvvisamente, non poteva essere certamente lui.
Quando alzai gli occhi rimpiansi ciò che avevo pensato, preferivo un miliardo di volte confrontarmi con Zayn che con quell’ochetta celebrolesa meglio conosciuta col nome di Elise.
«Dove scappi?» mi domandò con quel tono di superiorità che non l’abbandonava mai.
In un certo senso lei e il suo compare si assomigliavano, pensai. Tutti e due erano alquanto presuntuosi, arroganti, egocentrici e chi più ne ha più ne metta, ma c’era una linea molto sottile – e allo stesso tempo importante – che li rendeva diversi.
Elise oltre che a essere vanitosa, era anche cattiva, mentre Zayn, per quanto potessi non tollerarlo aveva sempre quel pizzico di umorismo e allegria che lo rendeva diverso dalla gente che frequentava.
Nonostante non si tirasse mai indietro dal mettersi in mostra si notava lontano un miglio che sotto sotto era buono, ma Elise.. Era il diavolo fatto a persona, nonostante i capelli biondo grano e gli occhi blu le donassero un’aria da angioletto. Non ci si doveva dimenticare, però, che anche Lucifero era un angelo, ma la fine che aveva fatto non era esattamente angelica.
«Che vuoi?» le chiesi acida, fulminandola con lo sguardo.
«Niente» squittì lei mostrandomi un sorriso falso, mi fu impossibile notare i suoi denti perfetti e bianchissimi, anche un cieco avrebbe capito che faceva visita al dentista quasi tutte le settimana per avere quel colore, oserei dire, accecante.
«Devi solo stare lontana dal mio ragazzo» osservò, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Sospirai sontuosamente contando fino a dieci prima di risponderle, onde evitare di metterle le mani addosso e strozzarla nel giro di pochi secondi. Possibile che fosse così scema? Beh, in realtà sì, dato che era l’unica della scuola a non aver notato che Zayn non mi andava leggermente a genio e che se fosse stato per me avrei mantenuto una distanza di sicurezza da lui.
Purtroppo, però, gli astri quel mese non erano allineati secondo i miei voleri ed ero stata costretta ad aiutarlo in matematica. 
Ero tentata di dirle realmente ciò che pensavo, sperando che lei mi credesse, ma era da quando avevo cominciato a frequentare la scuola che ero circondata da individui come lei, fatti con lo stampino.
Avrebbe continuato a complicarmi la vita indipendentemente da cosa le avrei detto, così decisi di approfittare della situazione per vederla arrabbiarsi come una furia. Ero curiosa di vedere se il colorito paonazzo che avrebbe preso la sua pelle sarebbe trasparito dal chilo di fondotinta che si era messa sul viso e che creava un ridicolo contrasto con la pelle chiara del suo collo.
«Mi dispiace ma per i prossimi giorni dovrai condividerlo con me» le dissi semplicemente, sorridendole con la stessa espressione strafottente con la quale Zayn si rivolgeva a me, «e non credo ci sia molto che tu possa fare. Prega soltanto che non capisca con che razza di essere sottosviluppato si trova e non ti lasci per passare ad una razza più evoluta.»
Scrutai per alcuni secondi la faccia scioccata di Elise, il suo cervello probabilmente stava andando a mille per cercare di tradurre ciò che le avevo detto e concepire una risposta sensata che però non arrivò prima che girassi i tacchi uscendo dalla scuola.
La testa mi stava letteralmente scoppiando, avrei dormito per tutto il pomeriggio, decisi mentre mi incamminavo verso casa.
 
Sentii un rumore lontano irrompere nel sogno che stavo facendo. Collegai il cervello senza tuttavia aprire gli occhi per capire se quel tintinnio che mi disturbava fosse reale o frutto della mia immaginazione. Ci misi alcuni istanti per rendermi veramente conto che qualcuno stava suonando il campanello. Scostai con molto dispiacere le coperte prima di dirigermi, trascinando i piedi, all’entrata. Aprii la porta senza pensare allo stato obbrobrioso in cui mi trovavo fino a quando non notai la faccia spaventata che assunse Zayn quando mi vide.
«Stai bene?» domandò preoccupato.
Stropicciai gli occhi ancora intorpidita dal sonno e senza rispondergli tornai in salotto. Lui, senza troppi complimenti, mi seguì chiudendosi la porta alle spalle.
Nonostante il mal di testa mi fosse passato, ero ancora troppo frastornata per urlargli dietro chiedendogli cosa ci facesse a casa mia quando doveva essere ovunque tranne che lì. Se quel pomeriggio era in vena di fare matematica, beh, io non ne ero in grado.
«Giuliano ti ha mangiato la lingua?» domandò sorridendo divertito mentre prendeva il gatto in braccio prima di sedersi accanto a me.
«Non sto bene» bofonchiai quando riuscii a mettere insieme alcune parole, «tu che ci fai qua? Non dovevamo incontrarci oggi..»
Zayn continuò a giocare con Giuliano - che gradiva la sua presenza - ancora un po’,  prima di voltarsi verso di me.
«In realtà non ci siamo messi d’accordo su quando ci saremmo dovuti rincontrare» mi fece notare lui, con una punta di soddisfazione nella voce.
Sospirai constatando che aveva ragione, ma ciò non lo autorizzava a presentarsi a casa mia senza avvertire né niente, soprattutto quando non ero nella condizione di ricevere visite.
«Cos’hai? Sembri tornata dagli inferi» continuò lui, alludendo allo stato in cui ero.
Osservai il mio pigiama rosa con uno strano tema ad orsacchiotti prima di guardarlo in cagnesco, «che c’è? Hai paura degli orsetti?» gli domandai.
Lui scosse la testa divertito, «più che altro ho paura dei panda, in particolare quelli talmente spettinati che sembra abbiano toccato la spina della corrente con le mani bagnate.»
Gli tirai un pugno sul braccio con tutta l’energia che avevo in quel momento, senza tuttavia notare segni di cedimento sul suo viso, stando ad indicare quindi che ero allo stremo delle forze.
«Non aspettavo nessuno» cercai di giustificarmi stringendomi nelle spalle e accendendo la tv.
Zayn probabilmente si accorse  della nota di dispiacere che c’era nella mia voce perché si voltò a guardarmi con un’espressione intenerita che non gli avevo mai visto assumere.
«Ma non facciamo matematica?» chiese poi, cadendo dalle nuvole.
Scoppiai a ridergli in faccia abbassando il volume della televisione quasi al minimo, «mi reggo a malapena in piedi e tu vorresti fare matematica?»
Zayn alzò le spalle, «sei tu il capo. Meglio per me, odio quella materia.»
Alzai gli occhi al cielo, capitan ovvio, pensai.
«Anche se la mia nuova insegnante di ripetizioni me la sta facendo disprezzare sempre meno» aggiunse.
Ammutolii all’istante, con il telecomando a mezz’aria ancora puntato verso la televisione, «hai fatto indigestione di miele stamattina per caso?»
Zayn scosse la testa, «sei tu semmai, che è andata a fare visita a un alveare.»
Aggrottai le sopracciglia non capendo a che cosa si riferisse.
«Un battibecco con Elise non passa inosservato» mi spiegò lui, notando il mio smarrimento, e con un fastidioso sorriso dipinto sul volto.
Sospirai senza riuscire tuttavia a trattenere un sorriso, davvero credeva che le cose che avevo detto a quella gallina le pensassi davvero?
Insomma, erano alquanto incredibili e, se anche le avessi pensate veramente, non sarei di certo andata a dirle alla sua ragazza.
«Cosa c’è di divertente?» domandò leggermente infastidito, o meglio, sorpreso dalla mia reazione.
Scossi la testa ancora divertita, «stai tranquillo che non sono innamorata di te. Le ho detto quelle cose giusto per farla rimanere male, non volevo farle sentire ciò che si aspettava» spiegai.
«E non hai pensato che così facendo avresti anche causato un litigio tra me e lei?»
In realtà.. «no.»
Un silenzio imbarazzante calò tra noi due, rotto soltanto dal volume ancora basso della tv.
«Ma non capisco questo tuo comportamento» osservai poi, «fino a cinque minuti fa eri tutto allegro e ora sei arrabbiato con me? Scommetto che se non fosse saltato fuori l’argomento “Elise” non te la saresti nemmeno presa. Quindi smettila di fare quella faccia da cane bastonato che mi fai sentire in colpa. Se avessi veramente litigato con lei non saresti stato così sereno fino ad ora.»
Presi un grande respiro mettendomi a braccia conserte e osservando la tv nonostante le immagini trasmesse mi passassero davanti agli occhi senza che io prestassi la minima attenzione ad esse.
Mi sorpresi di me stessa per non aver pensato a quel piccolo sconveniente, prima di dire tutte quelle cose ad Elise, non che mi dispiacesse per lei, ma per Zayn.. Dovevo ammettere che sentivo una strana sensazione che sarebbe potuta essere definita senso di colpa.
Nonostante la maggior parte del tempo fosse vanitoso, egocentrico, altezzoso e narcisista non potevo riconoscere che sotto a quella lista di difetti era un ragazzo.. piacevole.
Sentii le tempie ricominciare a pulsarmi, cosa che mi succedeva o quando ridevo troppo, oppure quando parlavo troppo velocemente e senza prendere respiro. Proprio come avevo fatto. Mi maledii mentalmente per non aver pensato al mio precario stato di salute ma quando il nervosismo si impossessava di me mi era impossibile parlare normalmente e cominciavo a blaterale, e blaterare, e blaterare, dimenticandomi anche quasi di respirare, appunto.
«Senti, se devi fare l’offeso puoi anche andartene» ribattei dura, notando che Zayn si ostinava a non aprire bocca.
«Non faccio l’offeso, penso soltanto che tu ti sia comportata da egoista. Per quanto dt possa stare antipatica Elise non dovevi dirle quelle cose, insomma, da come ti atteggi sembra che tu rappresenti la giustizia, ma allo stesso tempo l’eccezione a tutte le regole che vigono in quella scuola. Poi però ti abbassi a noi “stupidi ragazzi normali” – imitò le virgolette con le mani, mentre parlava – con quelle parole, direi malvage. Non me l’aspettavo da te, semplicemente. Pensavo che alla fine, nonostante tu mi maledica mentalmente, avessimo trovato un certo equilibrio nella situazione che siamo costretti a vivere. E invece..»
Zayn lasciò cadere la frase nel vuoto, con un sospiro.
Poggiò Giuliano per terra alzandosi dal divano prima di andarsene sbattendo la porta violentemente, lasciandomi lì, inerme, ad osservare un punto indefinito davanti a me.

 

***
 


Buona Domenica a tutte! :D
Eccomi qua con un nuovo capitolo, direi abbastanza movimentato!
In realtà alla fine quando Zayn irrompeva da Amanda io avevo in mente che si sarebbero tipo quasi baciati ma poi mi è venuto lo schizzo improvviso di farli litigare AHAHAHA
Non uccidetemi vi prego çwç Ve l'ho detto che scrivo tutto di getto come mi viene, di conseguenza non posso anticiparvi niente anche perché non riesco ad anticipare nulla nemmeno a me stessa (?)
Fatemi sapere che ne pensate come al solito, grazie per tutte le recensioni e per i complimenti che mi fate su twitter, mi riempite il cuore di gioia, davvero. E non sono parole buttate lì a caso <3
Vi ricordo che se volete sapere quando aggiorno, non esitate a chiedermi di menzionarvi (sono @xkeepclimbing) che a me non fa che piacere uù
Grazie di nuovo per tutto,
siete stupende
Jas

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***





Lo stato comatoso con cui vagavo per i corridoi quella mattina rispecchiava perfettamente il mio stato emotivo.
I lunghi capelli castano chiaro erano raccolti in una crocchia fatta male in partenza, indossavo una tuta blu scuro larga e un cardigan altrettanto informe. Mi ero trascinata fuori dal letto più stanca di quanto non fossi la sera prima, nonostante quella notte Giuliano avesse deciso di torturare mia mamma e il famigerato corvo probabilmente avesse cambiato albero su cui fare versi. L’unico motivo che mi aveva spinta ad andare a scuola era la verifica di letteratura inglese di due ore che avrei avuto nel giro di un quarto d’ora. Sebbene avessi studiato, l’ansia da prestazione mi colpiva sempre in quella materia dati i miei scarsi risultati, nonostante l’impegno.
Mi chiusi la porta del bagno alle spalle osservandomi allo specchio per alcuni secondi quando qualcuno irruppe nella stanza.
«Amanda! Che sorpresa!» squittì Mercy squadrandomi dalla testa ai piedi.
La salutai con un mugugno prima di tornare a concentrarmi sul mio viso, più pallido del solito e scavato da due profonde occhiaie.
«Inutile che continui a guardarti allo specchio, rimarrai brutta comunque» continuò.
Chiusi l’acqua che avevo lasciato scorrere con un gesto secco per poi voltarmi e fulminarla con lo sguardo.
«Dimmi che vuoi» ribattei secca, cercando tuttavia di mantenere la calma.
«Che c’è tra te e Zayn?»
Alzai gli occhi al cielo allargando le braccia esasperata da quella storia.
A quanto pare dare ripetizioni a Zayn non implicava soltanto doverlo sopportare al di fuori dall’orario scolastico ma essere anche presa di mira da tutte le ochette che popolavano l’istituto.
Respirai profondamente prima di rispondere con una calma che non avrei mai pensato di avere.
«Assolutamente niente. Non so se c’è qualcuno che ha messo in giro false voci ma ti assicuro che ambisco a qualcosa di più di un ragazzo che conosce meglio le marche di lacca attualmente sul mercato della tavola degli elementi. Quindi se non ti dispiace, ora ho di meglio da fare piuttosto che perdere tempo con una ragazzina gelosa di qualcosa che non è suo.»
Mercy, purtroppo, superava alla grande Elise per quanto riguardava l’intelligenza e non mi fu possibile sgattaiolare fuori dal bagno prima che trovasse una risposta.
«Io non sono gelosa» disse cauta, «è un dato di fatto che tu e Zayn non possiate stare insieme e non vorrei che tu t’illudessi inutilmente. Ho capito esattamente il tuo piano, fai finta di odiarlo per nascondere il tuo amore. Ma ti rivelo una novità, Amanda: non siamo nel “Mondo di Patty”, un ragazzo come Zayn non potrà mai provare qualcosa per una come te. Insomma guardati! Potrai anche essere intelligente ma..»
«Okay ho capito» la interruppi.
Odiavo la situazione in cui mi trovavo, sentivo che stavo per perdere il controllo e io non perdevo mai il controllo. Avevo sempre la situazione in mano. Eppure, senza che potessi fare niente, sentii il mio cuore battere più velocemente e la vista appannarsi fino a quando Mercy diventò soltanto una figura informe davanti a me.
La superai senza esitare ed uscii dal bagno dirigendomi in aula con la testa bassa, non badando alle persone contro cui andavo a sbattere e che mi rivolgevano parole non proprio gentili.
«Ehi, che c’è?»
Sentii due mani forti afferrarmi le spalle costringendomi ad alzare gli occhi titubante.
«Zayn?» mormorai tra l’incredulo e il sollevato.
«Cosa ti è successo?» continuò lui preoccupato.
Scossi la testa asciugandomi velocemente le lacrime che rigavano le mie guance, non dovevo farmi vedere vulnerabile, da nessuno. E tanto meno da lui.
«Niente» risposi decisa prima di mollarmi dalla sua presa con uno strattone per dirigermi in classe ancora turbata.
Non riuscivo a spiegarmi il motivo di quell’improvviso crollo emotivo, avrei voluto essere in grado di stringere i denti e i pugni e trattenere le lacrime quando invece avevo ceduto inesorabilmente.
Le parole di Mercy erano state davvero meschine, eppure me le sarei dovute aspettare da parte sua. Nonostante ciò, mi erano arrivate come un fulmine a ciel sereno e questo aveva causato la fuoriuscita delle cascate del Niagara dai miei occhi. Non riuscivo a spiegarmi quella mia spropositata reazione, insomma, tutto quello che mi aveva detto non era una novità inoltre il problema che potessi piacere a Zayn o meno non mi sfiorava minimamente.
Sapevo di non poter essere definita un “figurino”, ma ero convinta che le carenze che avevo fisicamente fossero compensate dalla mia forte personalità. Anche se poteva sembrare strano sentirselo dire, mi apprezzavo nel complesso. Certo, non mancavano i momenti in cui desideravo essere diversa ma questi arrivavano principalmente quando vedevo dei vestiti favolosi dei quali, però, non c’era la mia taglia. Tuttavia, questi, passavano in fretta e non andavano a incidere troppo sulla mia autostima.
Decisi di lasciare quei quesiti irrisolti fuori dalla porta dell’aula di letteratura, non potevo permettere che quella gallina rovinasse i miei voti scolastici, se volevo andare a Cambridge non erano ammesse insufficienze.
 
«Allora mi dici che c’è?»
Sussultai sentendo la voce di Zayn alle mie spalle, «non ho niente da dirti. E poi tu non eri arrabbiato con me?»
Il moro si strinse nelle spalle, con le mani nelle tasche dei jeans, «non ero arrabbiato. Ero solo un po’… alterato.»
Alzai un sopracciglio sarcasticamente rendendogli noto il mio assenso.
«Okay, forse ero un po’ arrabbiato ma sappi che non riesco mai a prendermela troppo quindi facciamo finta che non sia successo niente. Inoltre Elise non doveva impicciarsi nei miei affari né tantomeno accusarti per qualcosa che non avevi fatto quindi, ti chiedo scusa anche da parte sua.»
Mi morsi un labbro con l’intento di trattenere il sorriso che sentivo sarebbe spuntato sul mio viso da un momento all’altro.
«Noto che non sono l’unica schizzata qui, prima arrivi tutto allegro e poi mi attacchi in quel modo» mi lamentai, cercando di deviare il più possibile la conversazione da “cos’hai Amanda?” a “Zayn Malik sei più lunatico di una donna con il mestruo”.
Lui alzò le spalle sorridendo imbarazzato, «sei tu che hai tirato in ballo l’argomento» cercò di giustificarsi, «comunque non mi hai ancora detto cos’avevi prima, sembravi alquanto turbata.»
Il suo tono di voce cambiò radicalmente diventando dolce e comprensivo, abbassai lo sguardo imbarazzata non sapendo nemmeno io che rispondergli.
Cosa avrei dovuto dirgli? Avevo smesso di pormi certe domande alcune ore prima e lui aveva di nuovo tirato in ballo l’argomento.
Non avrei mai pensato di essere così felice di sentire la voce squillante di Elise come in quel momento, pensai.
«Allora andiamo?» si rivolse al suo ragazzo.
Vidi Zayn alzare gli occhi al cielo prima di farle segno di aspettare un attimo, lei in compenso mi guardò in cagnesco. Ero tentata di alzarle il dito medio ma trattenni i miei istinti da camionista, consapevole che Zayn non avrebbe apprezzato.
«Studiamo insieme oggi?» mi domandò lui, ignorando Elise che continuava a lamentarsi.
Annuii poco convinta, nonostante non fossi esattamente in vena di vederlo per troppo tempo i miei muscoli agirono prima del mio cervello.
«Però a casa tua. Oggi mia mamma ha il giorno libero e non ti auguro di doverla sopportare per un pomeriggio intero.»
Zayn ridacchiò divertito dalla mia battuta, «va bene» disse semplicemente prima di salutarmi con un cenno della mano e andare da Elise che era rimasta alcuni metri distante da noi ad aspettarlo come un cage da guardia.
Scossi la testa divertita ma allo stesso tempo dispiaciuta per lei. Il suo comportamento era semplicemente ridicolo, cercava di tenersi stretto Zayn il più possibile perché secondo me sotto sotto aveva paura di perderlo e sapeva che un ragazzo del genere non lo si trovava in giro facilmente.
Inarcai le sopracciglia sorprendendomi da sola dei pensieri che stavo concependo senza che me ne rendessi nemmeno conto.
Avevo appena ammesso, anche se in maniera implicita, che Zayn fosse realmente meglio di quello che ero solita pensare.
Forse ero partita prevenuta nei suoi confronti, giudicandolo solamente da quello che traspariva dai suoi comportamenti in pubblico. Nonostante i suoi atteggiamenti da “divo” non fossero cambiati, avevo notato con piacere che almeno non si faceva problemi a parlare con me anche in presenza di altre persone.
Mi ero resa conto che la paura di essere completamente ignorata a scuola quando in realtà ci conoscevamo era sempre esistita, seppur in maniera minima, dentro di me. E il modo in cui si era preoccupato di come stavo mi aveva a dir poco sorpresa.
Forse la reazione che avevo avuto alle parole di Mercy non era stata poi così insensata come pensavo fosse, anche se non l’avrei mai ammesso a me stessa. 
 
Aprii l’armadio stracolmo di vestiti osservando immobile i vari abiti disposti ordinatamente, o piegati, o appesi, indecisa su cosa indossare.
Solitamente non ero una che si faceva troppi problemi, non perdevo tempo a decidere cosa mettere a scuola la sera prima, poteva sembrare alquanto strano ma la mattina stessa prendevo letteralmente le prime cose che mi capitavano in mano, prediligendo il comfort alla moda.
In un certo senso avevo anch’io il mio stile, ed ero convinta che ognuno dovesse crearsi il proprio senza cercare di imitare nessuno né tantomeno fare troppo affidamento su quelle riviste di moda da quattro soldi. Trovavo altamente ridicole quelle ragazzine, figlie di papà, che giravano per la scuola vestite firmate dalla testa ai piedi, molte volte con indosso capi a dir poco orripilanti. Ero convinta che se Chanel avesse messo in commercio una giacca con dei capelli veri attaccati al posto del pelo quelle lì sarebbero state capaci di comprarla.
Presi dall’armadio una felpa e un paio di jeans, che andavano sempre bene, prima di chiudermi in bagno e prepararmi.
In realtà io e Zayn non ci eravamo messi d’accordo su quando sarei dovuta andare da lui ma, a differenza sua, preferivo arrivare un pelo prima così da poter fare tutto senza fretta e, soprattutto, senza dover tornare a casa quando era già buio, cosa che odiavo.
Nonostante avessi quasi diciott’anni, avevo sempre paura che, mentre camminavo da sola per le strade poco illuminate della periferia di Londra qualcuno mi rapisse per poi uccidermi o, ancora peggio, tenermi in ostaggio. Sapevo anch’io che Jack lo Squartatore era morto da un pezzo, ma questo non aveva comunque aiutato a superare la mia paura. Mia madre, d’altro canto, era contenta di tutto ciò, perché così evitavo di uscire da sola la sera e mi reputava più responsabile di tutti i miei coetanei.
Contenta lei.
Scesi al piano inferiore alla ricerca dello zaino di scuola che avevo abbandonato in un angolo quando ero tornata a casa, un’ora prima, per svuotarlo dai libri inutili che lo riempivano e metterci dentro matematica. Riempii la ciotola dell’acqua e delle crocchette a Giuliano ed uscii di casa  per andare da Zayn.
In realtà non avevo la minima idea di dove abitasse, sapevo soltanto il quartiere ma era come partire da zero.
Sbuffai andandomi a sedere alla fermata dell’autobus in fondo alla mia strada, un genio ero. Non avevo nemmeno il numero di cellulare di Zayn e, l’unica cosa che potevo fare era tornarmene a casa, a meno che un segno dal cielo mi avesse indicato la retta via.
Ero seduta sotto la tettoia della fermata da circa dieci minuti quando notai una figura famigliare avvicinarsi nella mia direzione.
«Ciao!» mi salutò sorridente Liam, quando fu abbastanza vicino.
Alzai una mano ricambiando, forse era lui la mia manna dal cielo.
Quando mi accorsi che stava proseguendo per la sua strada lo chiamai, facendolo girare.
«Senti.. Non è che potresti dirmi dove abita Zayn? Oggi pomeriggio dovevamo vederci per matematica ma non so l’indirizzo» gli spiegai.
Liam annuì serio prima di rivolgermi un enorme e caloroso sorriso, «ti ci accompagno io se vuoi, sto andando da quella parte. Puoi arrivarci tranquillamente anche a piedi.»
Annuii con veemenza prima di mettermi lo zaino sulle spalle e raggiungerlo.
«Allora» esordì, «come procedono le lezioni con Zayn?» mi domandò.
«Bene» dissi con nonchalance, alzando le spalle, «se escludiamo il fatto che metà delle ragazze della scuola sta programmando come farmi fuori.»
Liam scoppiò in una sincera e fragorosa risata, «ho saputo di Elise, secondo me hai fatto bene a risponderle per le rime. E’ soltanto una viziata.»
Sorrisi leggermente sapendo che qualcuno mi appoggiava, «fosse solo lei» mi lasciai scappare poi, sbuffando.
Liam rallentò leggermente il passo voltandosi a guardarmi, «cosa vorresti dire?»
Mi grattai la guancia leggermente a disagio, non sapevo se dirglielo o no siccome con Zayn non avevo fatto parola della mia discussione con Mercy, tuttavia Liam mi ispirava davvero simpatia e fiducia e le parole mi uscirono di bocca quasi automaticamente.
«Stamattina anche Mercy è arrivata da me a “lamentarsi” – pronunciai l’ultima parola mimando delle virgolette con le mani – del fatto che dia ripetizioni a Zayn, come se fosse una mia scelta!» esclamai allargando poi le braccia in preda al nervoso. «Se fosse intervenuta in classe quel giorno glielo avrei ceduto più che volentieri Malik, così ora avrei avuto il doppio dei pomeriggi liberi e nessuno mi avrebbe rotto le scatole per questa storia.»
«Lasciala perdere» mi disse semplicemente Liam, «è solo gelosa.»
Trattenni una risata isterica alzando le sopracciglia, «gelosa di che cosa? Mi ha praticamente sotterrata di insulti.»
«Anche se ti avrà sicuramente riempito la testa di cattiverie ciò non significa che le pensi davvero. Secondo me muore d’invidia e cerca di umiliarti. Non devi abbassarti ai suoi livelli.»
Annuii pensierosa, non pensavo che Liam potesse concepire pensieri così profondi. Probabilmente quella tribù di arretrati non era così messa male come pensavo. Per quanto lo conoscessi poco nel giro di dieci minuti era stato in grado di farmi da ascoltatore e darmi persino dei consigli che non sembravano niente male, anzi.
«Siamo arrivati.»
La voce profonda di Liam mi distolse dalla moltitudine di pensieri che mi affollavano la mente, mi voltai verso di lui prima di proseguire con lo sguardo fino alla casetta bianca che aveva dietro di sé.
«Uh, grazie» gli dissi, sorridendogli timidamente, «sia per la passeggiata che  per i consigli.»
Liam si grattò la nuca imbarazzato, spettinandosi ancora di più i capelli che non avevano una forma ben definita.
«Figurati.»
Lo guardai andare via prima di prendere un grande sospiro e incamminarmi sul vialetto di cemento che portava a casa Malik.
Alcuni secondi dopo che suonai il campanello Zayn venne ad aprire.
Indossava soltanto un misero asciugamano bianco legato in vita.
Sentii il mio cuore andare in tilt.

 

***


Sono un po' di fretta che ora c'è Milan-Arsenal (Dio, che ansia cwc) e poi ho i muffin nel forno e non vorrei farli bruciare HAHAHA
Allora, questo capitolo è un po' di passaggio, nel prossimo succederà un po' di roba ma per sapere che cosa mi sa che dovete aspettare martedì prossimo perché per le vacanze di Carnevale andrò da mio papà e non credo avrò tempo di aggiornare. Però mai dire mai uù
Fatemi sapere che ne pensate come al solito!
Intanto qui sotto vi lascio i link di una one shot su San Valentino che ho postato ieri e della mia Long sui One Direction, mi farebbe piacere se passaste :)
Nel caso non dovessi aggiornare prima della settimana prossima, BUON CARNEVALE! 
Siete stupende,
Jas



 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***




«Che ci fai lì impalata? Vieni dentro.»
La voce di Zayn mi riscosse dal momentaneo stato di shock in cui mi trovavo, annuii nervosa prima di entrare in casa Malik.
«Vado a vestirmi, fai come se fossi a casa tua» mi avvertì lui, prima di sparire su per le scale, veloce come una scheggia.
Mi guardai intorno spaesata, dirigendomi verso il salotto per poi appoggiare lo zaino in un angolo. Mentre aspettavo che Zayn tornasse, cominciai a guardare le numerose foto di famiglia posizionate ordinatamente su un armadio che occupava tutta una parete del salotto.
Zayn appena nato, Zayn all’asilo, Zayn in groppa a un elefante, Zayn al mare, e altre foto che ritraevano delle ragazze con i suoi stessi occhi e la carnagione scura, probabilmente erano le sue sorelle, pensai.
Gli assomigliavano incredibilmente, ed erano belle quanto lui.
Mi soffermai in particolare, su uno scatto fatto a Londra, abbastanza recente, di Zayn che rideva spontaneamente sotto lo sguardo divertito delle sue tre sorelle. Non riuscii ad evitare di sorridere di rimando, l’espressione che aveva il suo viso era alquanto buffa e sincera. Non l’avevo mai visto così, non che fosse un ragazzo cupo – era l’esatto opposto – ma anche quando rideva, sembrava non sbilanciarsi mai troppo, si limitava a mostrare il suo sorriso perfetto, socchiudere leggermente gli occhi e arricciare il naso. Lì, invece, era letteralmente piegato in due.
«Quella foto è della primavera scorsa.»
Sentii la voce di Zayn esageratamente vicina al mio orecchio, sussultai spaventata prima di voltarmi verso di lui.
Era più vicino di quanto avrei immaginato. I nostri corpi si sfioravano, esattamente come i nostri volti. Ero praticamente bloccata tra lui e l’armadio. Deglutii in preda al panico causato dai pochi centimetri che dividevano il mio naso dal suo. Lui sembrò non farci caso, continuando a raccontare della figuraccia che aveva fatto sua sorella Safaa, e che gli aveva provocato un attacco di ridarella incontrollabile.
«Questa foto invece – indicò un quadretto posto lì accanto – è stata fatta il giorno del mio ottavo compleanno. Avevo bruciato il cappellino che mi aveva regalato mia nonna con le candeline» spiegò divertito.
Sorrisi immaginandomi una vecchia signora che impazzisce nel vedere il suo regalo andare a fuoco, «eri davvero un bel bambino» mi lasciai scappare, poi.
«Ero? Sono!»
«Ti ho dato il dito, Malik, non prendere il braccio.»
«Non prendo niente io, sto solo dicendo la pura verità.»
Lo fulminai con lo sguardo, senza tuttavia riuscirci. Ero rimasta ipnotizzata da quelle due iridi color cioccolato che mi scrutavano divertite.
Non avevo mai visto i suoi occhi così da vicino, e dovevo ammettere che avevano un colore alquanto strano e altrettanto stupendo. Erano di un marrone chiaro, simile al caramello, con delle striature più scure di tanto in tanto, che si facevano sempre più vicine.
Deglutii non essendo in grado di fare nient’altro, mi sentivo immobilizzata, come se il mio cervello avesse perso la capacità di comunicare con i miei muscoli. Abbassai lo sguardo verso le sue labbra rosee e piene che sembravano cercare le mie, prima di far leva sulla briciola di autocontrollo che mi era rimasta e allontanarmi bruscamente, andando a sbattere violentemente addosso al tavolino che non avevo notato prima.
«Attenta!» mi avvertì Zayn, lo ignorai.
«Non credo che Elise approverebbe» borbottai incrociando le braccia al petto
«Non deve venirlo a sapere per forza» lui si grattò la testa prima di rispondermi, con un non so che di provocante.
Dissentii con veemenza, «non è quello il punto. Non mi spaventa Elise, l’ho affrontata una volta e stai tranquillo che niente mi impedisce di farlo una seconda, ma io non sono una di quelle ragazzine con gli ormoni scombussolati che aspetta soltanto l’occasione giusta per saltarti addosso» soffiai spazientita, «quindi levati dalla testa qualunque strana idea che ti possa saltare in mente.»
Zayn alzò le spalle tranquillo, «non c’è bisogno che ti scaldi così. Mi piaci, okay? Hai un non so che di affascinante e in quel momento avevo voglia di baciarti, ma stai tranquilla che mi è già passata. Sei più acida di un limone scaduto» disse l’ultima frase con un tono talmente basso della voce che feci fatica a distinguere le parole.
Prima che il mio cervello riuscisse a metabolizzare tutti i concetti che Zayn aveva esposto in quelle due frasi, mi sentii avvampare.
Io piacevo a lui? E lui mi voleva baciare?
Dovetti deglutire per rimandare il cuore – che mi era finito in gola – al proprio posto.
Che Zayn fosse sfacciato era un fatto risaputo, ma che esprimesse così tranquillamente i suoi sentimenti mi lasciava alquanto basita.
Inoltre non sapevo come interpretare quelle parole, potevano essere vere tanto quanto poteva averle dette giusto per non farmi avere l’ultima parola. Non mi sarei sorpresa per niente.
«Sì certo, vai a raccontarla a qualcun altro» ribattei acida, superandolo per prendere lo zaino appoggiato per terra.
«Okay hai ragione.»
Mi alzai di scatto voltandomi a guardarlo, «cosa vorresti insinuare?»
«Che non mi piaci. Cioè, sei carina e tutto ma sei troppo saputella per i miei gusti, e alquanto strana, e lunatica, e troppo schietta.»
Allargai le braccia scoppiando in una risata isterica, mentre osservavo il soffitto perfettamente tinteggiato di bianco. Tipico di Malik, pensai.
«Io lunatica? Ma ti sei visto? Strana ci può stare, schietta pure, ma lunatica.. Per non parlare di carina..»
«Perché?» mi domandò incerto, «non dico che io non sia lunatico, ma tu non sei da meno. E per quanto riguarda il carina, non sei una modella ma secondo me hai il tuo fascino. Non farti ingannare dalle apparenze e soprattutto da quello che dice la gente.»
Il tono di Zayn si fece serio tutto l’un colpo, facendomi anche preoccupare per un istante.
Stava insinuando che fisicamente, in un caso remoto potevo piacergli?
In un certo senso mi sentii felice, le cattiverie che aveva detto Mercy non stavano né in cielo né in terra, avrei voluto registrare Zayn così da sbatterle in faccia quelle parole e provare che lei aveva torto, e che era completamente accecata dall’invidia e dalla gelosia, perché in un certo senso io avevo ciò che lei desiderava più di qualunque altra cosa: Zayn.
«Sai bene?» mi domandò lui preoccupato.
Annuì rinvenendo dai miei piani di vendetta, «stavo solo pensando a cosa possa fare l’invidia, a volte.»
Zayn annuì lentamente, «ho capito a cosa ti riferisci. Sappi che preferisco mille volte te a Mercy. Ha un non so che di spaventoso quella ragazza. Oltre che a essere una pettegola e un’oca è davvero cattiva e sembra che le piaccia avere sempre tutto sotto controllo. Io odio le persone così.»
Gli sorrisi gratificante, «perché Elise non è un’oca?» convenni poi.
«Sì, ma almeno lei è brava a letto» disse divertito.
Strabuzzai gli occhi decisamente sorpresa da quell’affermazione.
«Ti prego non dirmi che sei andato a letto con Mercy.»
Lui annuì soddisfatto, «diciottesimo compleanno di Harry. Letto matrimoniale dei suoi. Un fiasco.»
Arricciai il naso immaginandomi la scena, alquanto schifata. Mi era difficile pensare a quella insieme a Zayn. Era come cercare di mettere insieme due calamite, impossibile.
«Une delle peggiori esperienze della mia vita, davvero. Cioè, mi sembrava di stare insieme a una..»
«Okay ho capito risparmiami i dettagli macabri» lo interruppi bruscamente, «vorrei ancora dormire stanotte.»
«Scusa» mormorò lui sinceramente dispiaciuto.
Scossi la testa lasciando perdere, le informazioni che mi aveva dato erano un buon pretesto per ricattare Mercy o umiliarla, sia in privato che davanti a tutta la scuola ma non mi abbassavo a certi livelli.
Mi aveva fatto sentire uno schifo, e mi sarei dovuta ricordare di farle i complimenti per come mi aveva umiliata, ma non avrei nemmeno perso tempo nel cercare di ricambiare il favore. Avevo di meglio da fare e preferivo lasciarla annegare nelle sue infondate sicurezze.
«Andiamo a fare matematica, và» dissi prima di dirigermi verso il tavolo.
«Non vorrai davvero studiare!» protestò Zayn, seguendomi.
Mi voltai a guardarlo, «cosa vorresti fare, scusa? Contare le pecore?»
«No, pensavo piuttosto a un giro a Hyde Park.»
Ci pensai su per un attimo, lanciai uno sguardo fuori dalla finestra dove un sole caldo e luminoso – che si vedeva raramente a Londra, splendere così possente – sembrava cercare anche lui di convincermi ad accettare la proposta di Zayn.
Sospirai consolata, prima che assentissi veramente, lui mi aveva già attirata a sé stringendomi in un caloroso abbraccio.
Ricambiai titubante dandogli alcune pacche sulla schiena, insicura, mentre il suo profumo inebriante mi invadeva le narici.
Quel giorno Zayn stava mettendo seriamente a rischio il mio autocontrollo.
Mi schiarii la voce imbarazzata non appena ci staccammo, «meglio andare» borbottai.
 
«Dove stai andando, scusa?» domandai a Zayn, mentre si dirigeva verso il garage adiacente a casa sua.
«Non vorrai prendere il pullman!»
«In realtà io pensavo di usufruire delle mie capacità motorie, finché sono in tempo.»
Zayn mi ignorò, alzando la porta della rimessa e sparendoci dentro, prima di tornare – alcuni minuti dopo – in sella a una vespa blu, luccicante.
Gli scoppiai a ridere in faccia non appena lo vidi.
«Che c’è di divertente?» mi chiese lui corrucciato.
«Non vorrai davvero che io salga su quel rottame!»
«Rottame?»
Beh, in realtà sembrava messa abbastanza bene come moto, non aveva nemmeno un graffio ma io non sarei mai e poi mai salita su quel veicolo a due ruote con Zayn, ci tenevo ancora alla mia pelle.
«Non fare la piagnucolona, metti il casco!» mi intimò lui, lanciandomi l’oggetto in questione.
Lo presi al volo rigirandomelo tra le mani prima di alzare lo sguardo e incrociare il suo, penetrante come sempre.
«Ho un’ingiustificata fobia per le moto, okay?» ammisi infine, cominciando a gesticolare animatamente. «Sono perseguitata dalla paura di fare un incidente, i motociclisti sono sempre i primi a farsi male e ho delle immagini di persone che giacciono inermi sull’asfalto che non riesco a levarmi dalla mente quindi ti prego, scendi di lì e andiamo a piedi, anche se ci mettiamo un quarto d’ora in più.»
Zayn si tolse il casco, appoggiandolo sul manubrio della sua Vespa continuando a guardarmi in silenzio, neanche se fossi un alieno. Mi sentii stranamente a disagio, solitamente reggevo con sfacciataggine il suo sguardo ma quella volta non riuscii a fare a meno di cedere. Quel silenzio mi stava mettendo l’ansia, più di quanta non ne avessi già.
«Stai tranquilla, vado piano. Non ci succederà niente, forza» cercò di persuadermi lui, con una dolcezza nella voce che non gli avevo mai sentito prima.
Mi dondolai da un piede all’altro incerta sul da farsi, da una parte avrei preferito arrivarci in ginocchio, a Hyde Park, dall’altra, però, Zayn mi trasmetteva una certa sicurezza che mi spinse a muovere un passo verso di lui.
Mi misi lentamente il casco, senza distogliere i miei occhi dai suoi.
«Guida piano e con prudenza se non vuoi scendere da questa moto con la voce più alta di due ottavi» lo minacciai a denti stretti.
«Stai tranquilla, sei appena salita in sella con Schumacher.»
«Veramente lui guidava le Ferrari.»
«E’ lo stesso» disse lui, prima di dare un’accelerata secca alla moto e immettersi sulla strada.
Mi strinsi immediatamente a lui sentendo una vampata di calore invadermi, dallo spavento che avevo preso.
Gli tirai un pugno sulla spalla con tutta la forza che avevo in corpo, «ma che, sei scemo?» strillai poi, imbestialita.
«Stai calma» mi gridò lui, per sovrastare il rumore della moto che deviava velocemente le macchine, «non ci succederà niente!»
«Non mi interessa! Mi avevi promesso che saresti andato piano e se non rallenti all’istante giuro che scendo anche se non siamo fermi» lo sgridai, continuando incessantemente a dargli pugni sulla schiena che, però, lui sembrava non sentire nemmeno.
Frenò lentamente, rallentando di molto l’andazzo, «va bene così?»
Sospirai ancora spaventata per poi annuire flebilmente.
«Stringiti a me e chiudi gli occhi che in cinque minuti siamo arrivati» mi intimò lui.
Ci pensai su un attimo prima di obbedire, gli cinsi la vita con le braccia e appoggiai la testa sulla sua schiena, chiudendo gli occhi e concentrandomi soltanto sul vento che mi scompigliava i capelli e sul calore che emanava il corpo di Zayn.
Quando mi dimenticai che ero in sella ad una moto, mi sentii addirittura bene, e fu una specie di dispiacere sentire il motore spegnersi.
«Lo so che sono comodo, ma ora puoi anche staccarti» osservò Zayn divertito, scrollando le spalle.
Mi staccai di scatto scendendo dalla moto con un balzo, «ho visto la morte in faccia venti volte minimo, questa, Malik, me la paghi!» strillai arrabbiata come una iena, stringendo le mani in due pugni.
Zayn sorrise divertito socchiudendo leggermente gli occhi, «ma smettila che saresti rimasta così per ore» mi prese in giro, prima di prendermi la mano e trascinarmi all’interno del parco.

 

***


Buondì! :D
Non fate caso all'ora in cui sto aggiornando (sono tipo un quarto alle sei), ma volevo postare ieri sera soltanto che non mi andava internet e stamattina mi sono svegliata prima per ripassare ma avendo già finito ne ho approfittato per mettere il capitolo uù #amatemi
L'ho scritto ieri sera di getto, in realtà non doveva uscire così ma fa niente HAHAHAHA
Non ho niente da dire a riguardo, spero vi sia piaciuto, devo ammettere che a me non dispiace **
I commenti però li lascio a voi, fatemi sapere che ne pensate, come al solito :)
Siete stupende,
Jas

P.S. MA AVETE VISTO CHE SIA ADELE CHE QUELLE CINQUE CAPRE HANNO VINTO I BRIT AWARDS? IO SONO TROPPO FELICE PER LORO - SOPRATTUTTO PER I ONE DIRECTION, CHE SONO MESI CHE CI FANNO UNA TESTA PER VOTARLI AHAHA - ERANO S T U P E N D I.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***





 

Quando varcai la maestosa entrata della scuola, questa era ancora semi-deserta. Gli studenti che affollavano il corridoio si potevano contare sulle dita di una mano e vedere quello spazio – sempre colmo di persone – così vuoto mi faceva uno strano effetto. Alzai le spalle dirigendomi verso il mio armadietto per prendere il libro di matematica, la lezione sarebbe iniziata nel giro di un quarto d’ora. Nessuno quel giorno poteva levarmi il sorriso che avevo stampato sulla faccia, pensai, mentre chiusi con un colpo secco l’anta difettosa.
Trotterellai allegra verso l’aula di matematica, ma mi arrestai sulla soglia della porta quando vidi il banco di fianco al mio occupato.
Liam alzò la testa di scatto, probabilmente avevo fatto più rumore di quanto pensassi, e mi sorrise calorosamente.
Avrei voluto chiedergli cosa ci faceva lì, ma non volevo essere scortese quando lui il pomeriggio precedente mi aveva offerto il suo aiuto.
«Buongiorno» mi disse, appoggiando la penna sul banco, gli sorrisi ricambiando il saluto e sedendomi di fianco a lui.
In classe calò un imbarazzante silenzio, che ruppi schiarendomi la voce.
«Zayn non c’è?» gli domandai poi, con l’intento di fare conversazione.
Liam smise di scrivere sul quaderno per voltarsi a guardarmi, «oggi aveva la verifica di storia, non credo avesse studiato» ridacchiò lui.
Scossi la testa divertita, tipico di Malik, pensai.
«Credo che preferisse passare il pomeriggio con te piuttosto che studiare.»
Alzai le sopracciglia sorpresa, «noi abbiamo studiato» lo ammonii poi.
Liam ridacchiò scuotendo la testa, «certo, avete studiato i fenomeni migratori delle rondini a Hyde Park.»
«Come lo sai?» gli domandai stupita, e con la voce più stridula di quanto volessi.
Lui alzò le spalle mentre prendeva dallo zaino un sacchettino dal quale estrasse un croissant.
«Ti ricordo che io e Zayn siamo amici, ci diciamo praticamente tutto, secondo te mi avrebbe nascosto il vostro appuntamento?»
Sussultai sentendo quella parola, il nostro non era stato un appuntamento ma bensì un pomeriggio di studio. Che poi alla fine non avessimo aperto nemmeno i quaderni di matematica era un’altra storia, era stata colpa del sole che splendeva il pomeriggio precedente.
«Il nostro non era un appuntamento» borbottai contrariata, abbassando la testa.
Liam diede un morso al croissant annuendo serio mentre masticava.
Restai a guardarlo alcuni secondi prima di abbassare lo sguardo verso l’espressione scritta sul suo quaderno e lasciata a metà.
«Hai sbagliato il segno» lo avvertii, assumendo in tono più formale che riuscissi a fare, dovevo assolutamente cambiare argomento, non avevo parlato di Zayn con nessuno, figuriamoci se l’avrei fatto col suo migliore amico.
Liam emise uno strano verso, che assomigliava a un mugugno, guardandomi con aria interrogativa.
«L’esercizio» gli spiegai, «non ti viene perché hai sbagliato il segno della frazione. Tra te e Malik non so chi fa gli errori più stupidi» commentai scuotendo la testa.
Il ragazzo prese la penna correggendo il meno in un più, prima di tornare a concentrarsi sull’esercizio.
Restammo in silenzio per alcuni minuti, lui scriveva concentrato sul suo quaderno mentre io avevo lo sguardo perso fuori dalla finestra.
Quello mio e di Zayn era davvero un appuntamento?
Io non lo avevo considerato tale, insomma, tra me e Zayn non sarebbe mai potuto succedere niente. Ero semplicemente la sua “insegnante di sostegno” se così mi potevo definire, ci frequentavamo giusto perché eravamo costretti e lo strano rapporto che avevamo era una diretta conseguenza della nostra vicinanza. Eravamo riusciti a trovare un nostro equilibrio, così da non dovere passare il tempo a litigare, e dovevo ammettere che alla fine la giornata precedente si era rivelata piacevole.
Zayn – come anche Liam, d’altronde – era molto più di quanto volesse lasciar intendere, ero giunta alla conclusione che quella fama da Don Giovanni se la fosse costruita col passare del tempo ma che in realtà non gli appartenesse davvero.
Nonostante fosse davvero vanitoso, era simpatico, divertente, allegro e talvolta dolce. Non mi aveva presa in giro per la mia esagerata paura delle moto, anzi, mi aveva aiutata a superarla, e il fatto che mi avesse convinta a salire in sella era già un traguardo.
Quando eravamo andati al parco, poi, non avevamo fatto altro che ridere e scherzare come se fossimo stati amici da sempre, sembrava strano pure a me stessa da ammettere ma mi veniva spontaneo parlare con lui di cose di cui magari ad altre persone non avrei nemmeno accennato. Diversamente da quanto si potesse pensare, era un bravo ascoltatore.
«Allora» la voce baritonale di Liam mi fece tornare alla realtà, «ci vai alla festa questo sabato?»
Spostai lo sguardo dal cortile a lui aggrottando le sopracciglia, non avevo idea di che cosa stesse parlando.
«Che festa?»
«La festa di Harry di questo sabato. Pensavo che ti avesse invitata Zayn» disse sincero.
«Perché avrebbe dovuto?» gli domandai con la voce più alta di un’ottava.
Forse il mio tono non era stato dei più cordiali ma non mi piaceva sentir parlare di me e Zayn, come se fossimo una coppia.
Da una parte mi dava fastidio che lui non mi avesse accennato niente anche se non ci sarei andata comunque a quella festa. Odiavo le feste in generale, mi sentivo a disagio e perennemente sotto esame. Sentire gli sguardi penetranti e altezzosi delle ragazze in precario equilibrio su quei tacchi vertiginosi, col corpo perfetto fasciato in un vestitino che lasciava ben poco all’immaginazione, era rivoltante. Per non parlare dei ragazzi che sembravano imbambolati ad osservarle con la bava alla bocca, come se non avessero mai visto una.. Ecco.
Liam alzò le spalle, «stai tranquilla» mi disse poi, «era per fare conversazione!»
Lo ignorai tornando a guardare fuori dalla finestra.
«Allora non ci vai?» insistette lui.
«Non mi ha invitata nessuna» borbottai, «e non so nemmeno chi sia questo Harry.»
Liam si appoggiò allo schienale della sedia stiracchiandosi per bene prima di rispondere.
«Beh, se ti va di venire..» alluse poi.
Mi voltai a guardarlo di scatto, mordendomi il labbro per non scoppiare a ridergli in faccia.
«Sarebbe un invito?» gli chiesi.
Lui si rimise composto voltandosi a guardarmi. Quelle due iridi color cioccolato mi scrutarono per alcuni secondi prima che aprisse bocca.
«Solo se accetti» rispose poi, molto cautamente.
Scoppiai a ridere buttando la testa all’indietro, «troppo facile così, Payne. Devi metterti in gioco, finché non mi inviti per bene non avrai una risposta soddisfacente.»
Lui sbuffò passandosi una mano tra i capelli, «come la fai difficile» brontolò poi.
Alzai leggermente la testa osservandolo con fare altezzoso, «pensavo fossi più coraggioso» lo stuzzicai poi, «per essere un maschio sei abbastanza fifone.»
«Sei tu che ne fai un affare di Stato» cercò di difendersi lui.
Lo ignorai, continuando a girare il coltello nella piaga.
«Quanti anni hai? Diciotto? Sarebbe ora di buttarsi ogni tanto piuttosto che..»
«Okay ho capito!» mi interruppe lui, alzando le mani in segno di difesa e cercando di farmi smettere di parlare.
Prese un respiro profondo prima di partire: «ti andrebbe di venire alla festa di Harry con me, sabato sera?»
«No.» risposi secca, prima di sorridergli beffarda.
La bocca di Liam assunse la forma di una “O”, e se la mascella non fosse stata attaccata al suo viso, sarebbe sicuramente caduta per terra.
«Ti ho detto che dovevi chiedermelo per bene, non che avrei accettato» mi difesi, prima che il suono acuto della campanella archiviasse l’argomento.
 
«Non puoi lasciarmi così!» si lamentò Liam, mentre uscivamo dall’aula di matematica.
Lo ignorai tranquillamente, come avevo fatto nell’ora precedente, prima di dirigermi verso il mio armadietto.
«Ti conviene abbassare la voce» lo avvertii poi, «da quello che stai dicendo la gente potrebbe fraintendere e non vorrei si facesse delle idee sbagliate, più che per me, per te.»
Liam sorrise divertito, accelerando il passo per starmi dietro, «non mi interessa cosa possa pensare la gente, non mi faccio influenzare da delle stupide voci di corridoio messe in giro da chi non ha una vita propria ma si preoccupa di complicare quella degli altri» spiegò.
Annuii convinta, chiudendo seccamente l’armadietto.
«Ora scusa ma devo andare» mi avvertì, «ci vediamo in giro», e prima che potessi rispondere, Liam mi fece l’occhiolino e sparì tra la folla.
Sorrisi divertita dirigendomi verso il bagno, la bottiglietta d’acqua che avevo bevuto durante tutta la mattina aveva fatto il suo corso, pensai.
Non appena mi chiusi la porta alle spalle, sentii una voce famigliare chiamarmi.»
«Noto con piacere che hai ascoltato i miei consigli» disse Mercy, passandosi il mascara sull’occhio sinistro.
La ignorai lavandomi le mani sotto il getto dell’acqua fredda, era meglio tenermi occupata altrimenti le avrei ficcato la testa nel water e poi avrei tirato lo sciacquone, pensai.
«Chi tace acconsente» continuò.
Chiusi l’acqua con un gesto secco, voltandomi a guardarla.
Quando incrociai i suoi occhi scuri e penetranti, mi vennero in mente le parole di Zayn.
La tentazione di rivelarle tutto ciò che sapevo, fatti per cui sarebbe dovuta andare in giro con un sacchetto in testa fino alla fine dell’anno, era molta, ma decisi di tenere la bocca chiusa. In realtà Mercy non aveva ancora fatto nulla di così grave da vendicarmi in quella maniera, avrei tenuto l’arma pronta in caso di vera necessità, l’avrei usata solo se sarebbe stata strettamente indispensabile.
«Convinta tu» le dissi semplicemente, con un’alzata di spalle.
Mi diressi verso l’uscita del bagno ma prima di appoggiare la mano sulla maniglia, mi voltai a guardarla.
«Sabato sera vai alla festa di Harry?» le chiesi tranquilla.
Mercy annuì confusa, «perché?»
Le sorrisi beffarda, aprendo la porta, «ci vediamo lì, allora» la avvertii prima di sparire nel corridoio.
In realtà non avevo ancora idea di cosa avrei fatto, le avevo messo una pulce nell’orecchio senza tuttavia avere un vero piano. Non mi preoccupai molto, qualcosa mi sarebbe venuto in mente ora del fine settimana, in quel momento dovevo trovare Liam e comunicargli il cambio di programma prima che fosse troppo tardi.
Svoltai a sinistra accelerando il passo, sperando che non avessi sentito male e che avesse educazione fisica nell’ora successiva.
Sussultai quando dietro l’angolo mi trovai faccia a faccia con Zayn.
«Ehilà!» mi salutò lui, con quel solito sorriso sornione dipinto sul viso.
Gli sorrisi nervosa, «Ciao» mormorai prima di fare un passo alla mia destra cercando di superarlo, ma lui mi imitò.
«C’è qualcosa che non va?» mi domandò, scossi la testa con veemenza, avevo soltanto fretta.
Lui si passò una mano tra i capelli guardandosi leggermente in giro, prima di incatenare di nuovo il suo sguardo con il mio.
«Ti prego non dirmi che sei ancora arrabbiata per come ho guidato la moto, pensavo di essermi fatto perdonare avendoti offerto il gelato!» scherzò, nonostante fu facilmente percepibile un pizzico di nervosismo nella sua voce.
«Tranquillo Zayn, non ho niente. Sono solo un po’ di fretta, hai visto Liam?»
Lui ci pensò su un attimo prima di scuotere la testa. «Come mai lo stai cercando? Non pensavo foste amici»
«Devo dirgli che andrò con lui alla festa di Harry di sabato» gli dissi sincera, «tu ci vai?»
Zayn inarcò le sopracciglia quando udì le mie parole, «Liam ti ha invitato alla festa?» ripeté incredulo.
Annuii lentamente, «sai, ogni tanto anche a me capita che qualche ragazzo mi consideri» commentai poi acida e leggermente offesa per la sua reazione.
«Lo sai che non intendevo quello» mormorò lui mortificato, «lo sai già quello che penso.»
Abbassai la testa sentendomi colta in fallo, purtroppo non riuscivo a trattenere i miei impulsi e molte cose mi uscivano dalla bocca prima di essere filtrate dal cervello.
«Sono sorpreso soltanto perché quella è una sorta di festa “a coppie” e non pensavo che tu e Liam foste una coppia» continuò sincero.
«Non lo siamo» borbottai contrariata, «però mi ha invitata e ho accettato, così magari Macy si mette il cuore in pace e capisce che tra me e te non c’è assolutamente niente.»
«Ti ha ancora importunata?» il tono di Zayn era diventato preoccupato, «se ti ha anche soltanto torto un capello devi dirmelo, Amanda.»
«Tranquillo» gli dissi nervosa, «è solo una mia idea» mentii, ma non mi andava di fare preoccupare Zayn inutilmente, quella era una situazione che potevo tranquillamente gestire da sola.
Lui annuì leggermente sollevato, «adesso che ci penso Liam l’ho visto dirigersi in palestra, vai prima che scappi.»
Annuii sistemandomi lo zaino su una spalla, «tu alla festa ci vai con Elise?» gli chiesi, non riuscendo a trattenermi.
Teoricamente dovevo già essere in palestra a parlare con Liam ma la curiosità mi stava mangiando viva e non potevo resistere.
«Non credo» disse leggermente dispiaciuto, «abbiamo litigato.»
Aprii la bocca alla ricerca di qualcosa da dire, ma non uscii niente.
Prima che mettessi insieme una frase di senso compiuto, il cellulare di Zayn squillò.
«Ci vediamo in giro» mi avvertì prima di prendere il telefonino dalla tasca e rispondere mentre si allontanava.


***
 


IO VI AMO *--*
Cioè, TRETUNO recensioni nel capitolo precedente?
Poi la storia è tra le seguite di 101 persone ed è entrata tra le storie più popolari, non ho parole per ringraziarvi, davvero <3
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, in realtà devo ancora pensare a cosa fare accadere alla festa quindi non posso dirvi niente :)
Fatemi sapere che ne pensate!
Siete stupende,
Jas.


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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***




 

 

«Non ridere» lo ammonii non appena aprii la porta di casa mia.
Liam mi guardò confuso, «perché dovrei?»
«Perché sembro una balena goffa stretta in un vestito a dir poco scomodo e che potrebbe scoppiare da un momento all’altro.»
Lui aggrottò le sopracciglia prima di fare un passo indietro e osservarmi, «secondo me sei stupenda» disse poi serio, «dovresti smettere di sottovalutarti.»
Lo seguii in silenzio verso l’auto che aveva parcheggiato sul ciglio della strada, io non mi sottovalutavo, ero realista.
Vedevo le cose come stavano, non mentivo né a me stessa né agli altri, nonostante ciò non mi autocommiseravo né deprimevo, guardavo in faccia la realtà e reagivo a tutto.
«Perché non mi hai detto che era una sorta di “festa a coppie”?» domandai a Liam, non appena salii in macchina.
Vidi il ragazzo irrigidirsi, mentre ingranava la marcia.
«Non pensavo fosse importante» si difese, «e poi non è una festa a coppie, chi te l’ha detto?»
«Zayn.»
Notai con la coda dell’occhio Liam mimare un “ah” con le labbra, senza tuttavia dire niente.
«Cosa vorresti insinuare?» insistetti, «guarda che ti ho visto.»
«Niente, volevi che fosse Zayn a invitarti?»
Appoggiai la testa al sedile alzando gli occhi al cielo, «mi spieghi tutto questo interesse per me e Zayn? Siamo solo amici! E poi lui non è il mio tipo. A me piace restare nell’ombra, mentre lui è a dir poco egocentrico, vanitoso, narcisista, e abbastanza ignorante. Non dico che sia stupido ma ignorante sì, nel senso che non sa le cose perché non studia quando invece io amo leggere. Scommetto che l’ultimo libro che lui ha letto sia stato il fumetto di Topolino quando andava alle elementari quindi ti prego di smetterla di insistere perché io e Zayn siamo troppo diversi per stare insieme. Come il giorno e la notte, il cielo e la terra, l’acqua e il fuoco, il mare e..»
«Si okay ho afferrato il concetto» mi interruppe Liam divertito.
Presi un respiro profondo massaggiandomi le tempie con due dita.
«E’ che lui mi sembra felice con te, e volevo capire come la pensavi tu, tutto qua. Non andarmi in una crisi respiratoria.»
«Zayn è interessato a me?»
Il tono con cui avevo formulato la domanda non coincideva per niente con le mie intenzioni dato che sembrava che fossi incuriosita da ciò che Liam mi aveva appena detto quando in realtà era soltanto per fare conversazione.
«Beh..» lui si passò una mano tra i capelli sorridendomi divertito, «come mai vuoi saperlo?»
«E’ un mio diritto» borbottai, «dato che riguarda me.»
Lui annuì morendosi un labbro per non scoppiare a ridermi in faccia, sbuffai alzando gli occhi al cielo prima di volgere lo sguardo fuori dal finestrino.
«Lascia perdere» mugugnai.
Fortunatamente Liam rallentò prima di parcheggiare la macchina sul ciglio della strada, «siamo arrivati!» esclamò sorridente.
Scesi dall’auto esitando un po’ prima di avviarmi verso la maestosa villa che si prostrava davanti a me.
«Forza, non ti mangia nessuno» mi rassicurò Liam, prendendomi per mano e spronandomi ad entrare.
Lo osservai con la coda dell’occhio, sorridendogli riconoscente.
Negli ultimi giorni mi ero interrogata sul perché, un ragazzo bello, simpatico e dolce come Liam, che non aveva sicuramente problemi con il sesso opposto, avesse invitato una come me alla festa. Ero giunta alla conclusione che probabilmente la matematica gli aveva fatto fondere il cervello e quando mi aveva proposto di andare con lui non era in piena facoltà di intendere e di volere.
Non appena varcammo la soglia di casa Styles, la musica – dapprima udibile soltanto in lontananza – mi investì nel vero senso della parola.
«Vuoi qualcosa da bere?» mi gridò Liam in un orecchio, per sovrastare il rumore, annuii, «alcol o no?»
Ci pensai su un attimo, «alcol» gli risposi poi.
Solitamente non bevevo, ma ero a una festa, dannazione, e non mi sarei di certo ubriacata per un drink, pensai.
Liam sparì tra la folla e io mi guardai intorno disorientata e pentendomi immediatamente di non essere andata con lui.
Non sapevo ballare, non conoscevo nessuno e mi sentivo a disagio, cominciai a spostare lo sguardo da una parte all’altra del salone notando, con sollievo,  che nessuno sembrava fare caso alla mia presenza, così che nessuno avrebbe pensato che fossi un paletto.
Feci un passo indietro appoggiandomi al muro annoiata, Liam ci stava mettendo un secolo a prendere da bere, o forse era soltanto una mia impressione.
Sbuffai sontuosamente prima di notare una figura famigliare in pista.
Dovetti strizzare leggermente gli occhi per mettere a fuoco Zayn che rideva mentre si muoveva buffamente a tempo di musica. Non che fosse un ballerino provetto ma dovevo ammettere che aveva il suo stile, inoltre vederlo così felice metteva allegria anche a me. Indossava una camicia a quadretti con le maniche arrotolate fino ai gomiti e un paio di jeans un po’ attillati, non riuscii a fare a meno di abbassare lo sguardo ammirando con piacere il suo lato B.
Scossi la testa sorpresa dai pensieri che la mia mente stava facendo, e non avevo ancora ingerito nemmeno un sorso di alcol, mi voltai verso la cucina alla disperata ricerca di Liam ma, purtroppo, non c’era nemmeno l’ombra della sua chioma incolta.
Tornai a volgere l’attenzione alla pista, Zayn continuava a ballare allegro, spostai istintivamente lo sguardo verso la sua compagna di danze.. Mercy.
Sentii un’ondata di gelosia pervadermi, fu inutile negarlo perfino a me stessa. Allo stesso tempo mi sentivo delusa e presa in giro da Zayn, insomma, prima la criticava e poi la invitava alla festa?
Mi sembrava di essere stata troppo bene con Zayn quel pomeriggio, dovevo aspettarmelo che fosse soltanto una farsa, per che cosa poi? Se a me aveva detto quelle cose di Mercy non osavo immaginare cosa dicesse in giro di me.
«Ti ho preso un intruglio strano che mi ha preparato Niall, se non ti piace lamentati con lui.»
La voce di Liam alle mie spalle mi fece tornare alla realtà, presi il bicchiere che mi stava porgendo ringraziandolo prima di bere un lungo sorso. Sapeva di fragola.
«Ehi stai calma!» mi riprese lui, «abbiamo tutta la serata per bere!»
Alzai le spalle inarcando leggermente le sopracciglia
«Avevo sete» mi giustificai.
Liam mi sorrise divertito prima di spostare lo sguardo verso la pista, rimase per alcuni istanti ad osservare un punto fisso per poi tornare a guardarmi.
«Ho capito da dove arriva tutta questa sete» mi sussurrò poi, accennando con la testa verso la nostra sinistra. Mi voltai nella direzione indicata notando Zayn e Mercy che ballavano di venti centimetri più vicini di prima.
Sentii una vampata di calore pervadermi, contrassi la mascella e chiusi i pugni cercando di scaricare la rabbia che in quel momento mi stava assalendo.
Liam mi appoggiò la mano su una spalla attirandomi leggermente a lui, «stai tranquilla» mi sussurrò poi cercando di rassicurarmi, «quella è solo una povera sfigata. A Zayn non interessa nemmeno.»
«A me non interessa di Zayn e Mercy» mentii spudoratamente, e capii che nemmeno Liam ci era cascato.
«Certo, e io sono Babbo Natale» mi prese in giro prima di prendermi per mano e trascinarmi in pista.
«Ehi!» mi lamentai, cercando inutilmente di mollarmi dalla sua presa.
«Forza, non fare la guastafeste. Siamo venuti qua per divertirci, lascia perdere quei due e prova a lasciarti andare» mi disse in un orecchio.
Bevvi un altro sorso del mio drink alquanto scocciata, «non sono capace di ballare» borbottai poi.
Liam fece un cenno verso Louis che si scatenava a pochi metri da noi, esibendosi in un ballo a dir poco ridicolo ma allo stesso tempo interessante, con Harry che ormai non si reggeva in piedi.
«Ti sembra che loro due sappiano ballare? Eppure guarda, credo che nessuno si stia divertendo quanto loro.»
Non riuscii a trattenere un sorriso, fossi stata in loro non mi sarei fatta vedere per un mese.
«Allora?» insistette Liam.
Rilassai le spalle sospirando rassegnata, «okay. Ma questo non cancella il fatto che non sappia ballare.»
«Non sei l’unica» mi avvertì lui, prima di prendermi una mano, farmi fare una giravolta su me stessa e attirarmi a lui.
Sorrisi imbarazzata cominciando a lasciarmi andare a ritmo della hit del momento di cui non ricordavo nemmeno il titolo.
«Lo sai fare questo?» mi domandò Liam, prima di muovere a scatti la testa, in maniera buffa.
Scoppiai a ridere coprendomi la bocca con una mano, fortunatamente la musica era talmente alta da impedire a chiunque di sentire il rumore della mia risata alquanto buffa e imbarazzante.
«Devo dire che ora mi sento molto meglio» ammisi, quando Liam finì la sua performance, «in questo posto c’è gente che si muove peggio di me.»
«Ehi!» si finse offeso, «il mio è un talento incompreso!»
Scoppiai a ridere ancora più forte, portandomi istintivamente la mano sulla pancia, «questa è bella» commentai poi.
«Ciao!»
Mi voltai di scatto nella direzione da cui proveniva quella voce, incontrando gli occhi scuri di Zayn.
«Ciao..» ripetei, con molto meno entusiasmo, prima di posare lo sguardo su quella faccia da schiaffi che apparteneva a un individuo di nome Mercy. Notai con piacere che nemmeno lei nascose il dispiacere nel vedermi, l’odio era reciproco.
«Elise non c’è?» gli domandai ingenua, sorridendo sotto i baffi accorgendomi della smorfia che aveva fatto Mercy.
Zayn si grattò la nuca con una mano, «ci siamo lasciati» borbottò poi, così a bassa voce che faticai a sentirlo.
«Mercy!» esclamò Liam alle mie spalle, «ti ricordi di quella volta in cui ti stavo raccontando di mia nonna? Poi siamo stati interrotti dal suono della campanella..»
«Ma di che cosa stai parlando?» lo interruppe lei.
«Sai, mi piacerebbe finire quel discorso» lui ignorò le sue proteste prendendola per un polso e portandola lontano da noi due.
Ringraziai Liam tra me e me, appuntandomi mentalmente che gli dovevo un favore, non per avermi lasciata da sola con Zayn ma bensì per aver portato quella vipera lontana da me.
Mi dondolai imbarazzata da un piede all’altro per alcuni secondi, prima di alzare di nuovo lo sguardo verso gli occhi di Zayn che brillavano anche con la poca luce che c’era nella stanza.
«Ti va di ballare?» mi domandò lui, rompendo in silenzio.
«In realtà odio ballare.»
Zayn ridacchiò mostrandomi il suo sorriso perfetto, «non sei l’unica» mi confessò poi, facendomi l’occhiolino e prendendomi la mano per portarmi via di lì.
La cucina era praticamente deserta, le bottiglie di alcol erano vuote, fatta eccezione per alcune lattine di birra appoggiate vicino al piano cottura. Zayn ne prese due porgendomene una, che rifiutai educatamente.
«Non mi piace la birra» spiegai poi.
Lui annuì aprendo la sua e sedendosi sull’isolotto posto al centro della stanza.
Mi guardai in giro imbarazzata, alla disperata ricerca di qualche argomento di cui parlare. Dov’era finita tutta l’armonia che c’era tra di noi quel pomeriggio al parco? In quel momento sembrava aver lasciato spazio alla goffaggine di entrambi.
«Come mai sei venuto alla festa con Mercy?» riuscii a chiedergli, «pensavo che non ti piacesse.»
Zayn accennò un lieve sorriso appoggiando la birra accanto a sé prima di rispondermi.
«Non sapevo con chi altro andare, tu eri già stata invitata da Liam, quindi..»
Mi tesi come una corda di violino a quelle parole, stentavo a credere a ciò che avevo appena sentito.
«Sì certo, vai a dirlo a qualcun altro» squittii con voce stridula e nervosa.
Zayn scese dall’isolotto muovendo alcuni passi verso di me, indietreggiai fino a quando non toccai il bancone della cucina.
«Non ci credi?» mi domandò.
Scossi la testa con veemenza, «tutta la scuola aspetta soltanto di essere invitata da te, non vedo perché tu debba scegliere proprio me.»
«Beh..», Zayn si avvicinò ulteriormente, scostandomi dolcemente una ciocca ribelle dal viso, «non credo che sia un segreto che tu..»
«Amanda!»
Voltammo entrambi la testa di scatto verso Mercy, che ci guardava furiosa dalla porta, il viso era paonazzo dalla rabbia e gli occhi ridotti a due fessure.
Spinsi molto poco delicatamente Zayn lontano da me, sentendomi il cuore in gola.
«Che c’è?» le chiesi poi, cercando di mantenere la calma.
«Sei solo una puttanella!» mi gridò dietro, con quella sua solita voce stridula e squillante, più fastidiosa delle unghie sulla lavagna.
Mi avvicinai decisa a lei, fino a quando i nostri nasi non si sfiorarono quasi, «osa ripetere ciò che hai appena detto» le sussurrai quasi, fulminandola con lo sguardo.
Era da tempo che mi aveva presa di mira, minacciandomi e cercando di  impaurirmi, e ci era anche riuscita, in parte. Mi ero tenuta tutto dentro ignorando le sue parole e sperando che passasse, avevo cercato di essere gentile, equa, giusta, ma quello era troppo. Non mi ero mai interessata troppo a ciò che pensava, era soltanto una psicopatica, ma si era avvicinata al limite, e in quel momento lo aveva superato, mancava una scintilla prima che la bomba scoppiasse. Ed ero pronta a farlo, e a pagarne le conseguenze. Qualunque fosse stata la mia reazione, nessuno mi avrebbe fermata, e non avrei voluto nemmeno che qualcuno tentasse di farlo.
«Sei solo una puttanella» ripeté lei, scandendo bene le parole.
«Almeno io, se vado a letto con qualcuno lo faccio per bene», le sorrisi strafottente, osservando vittoriosa l’espressione che assunse la sua faccia.
Mercy gonfiò le guance diventando rossa in volto prima di tirarmi uno schiaffo sulla guancia destra. Sentii immediatamente la parte colpita bruciarmi, mi portai istintivamente la mano sul volto, aprendo la bocca scioccata, senza tuttavia dire niente.
Guardai Mercy per un’istante prima di accanirmi su di lei e farla cadere a terra.
Cominciai a colpirla ovunque mi capitasse, in faccia, sulle gambe, sulla pancia, le urla delle persone attorno a me erano soltanto un suono lontano mentre graffiavo il viso di quella sgualdrina e le tiravo i capelli. Sentivo delle persone chiamare il nome di Mercy, e altre il mio, ma quello che pensavo realmente in quel momento era soltanto distruggerla.
Distruggerla come lei aveva cercato di fare con me, dimostrarle che ero più forte di lei in tutti i sensi, e ci stavo riuscendo, fino a quando qualcuno non mi bloccò le braccia.
«Amanda!» sentii chiamarmi, continuai a strattonarmi, cercando di dileguarmi da quella presa mentre qualcuno mi attirava a lui contro la mia volontà.
«Amanda smettila!»
Mi voltai di scatto verso Zayn, sentivo le sue mani stringermi le braccia fino a farmi male, trattenni un singhiozzo quando i miei occhi incontrarono i suoi, stranamente coperti da un velo di tristezza e rancore. Notai la sua mascella serrata, segno che non fosse esattamente felice in quel momento, deglutii in imbarazzo abbassando lo sguardo.
Quegli occhi che mi mettevano sempre a disagio, lo stavano facendo anche in quel momento, ma nella maniera opposta.
Sentivo quelle due iridi color cioccolato trapassarmi l’anima, erano freddi, distaccati, delusi.
«Mi stai facendo male» borbottai, cercando di liberarmi da quella presa per l’ennesima volta.
Zayn annuì, lasciandomi andare.
«Sai, pensavo fossi diversa» mi disse poi, così flebilmente che dovetti concentrarmi per distinguere le parole che stava pronunciando, nonostante ciò mi erano arrivate dritte al cervello, e al cuore.
Annuii mordendomi il labbro, cercando di nascondere ciò che provavo, come sempre.
Mi voltai avviandomi lentamente verso l’uscita, sotto lo sguardo degli altri invitati, che parlottavano sommessamente tra di loro.
Sentii qualcuno prendermi la mano, e quando alzai lo sguardo incontrai il viso angelico di Liam che mi sorrise calorosamente, facendomi capire che era dalla mia parte.

 

 ***

 

Hola chicas!
Ieri ho iniziato il corso di spagnolo e sono troppo in febbre HAHAHA
Ma passiamo al capitolo và uù
Personalmente lo adoro, non per come l’ho scritto ma per quello che succede. Io amo le risse tra ragazze, soprattutto quando la protagonista vince e la stronzetta di turno le prende :D
Ho notato – con sorpresa – dalle recensioni che molte di voi preferiscono Liam a Zayn, quindi, chiedo a chi non abbia già espresso il proprio pensiero di dirmi chi è il prediletto tra i due, giusto per curiosità uù
Tanto io so già come andranno a finire le cose :D OKAY NON E' VERO e-e
Non ho nient’altro da dire anche perché non riesco a pensare, c’è mia mamma che grida al telefono e il mio cuginetto che mi sta parlando – ovviamente non lo sto ascoltando AHAHAHA - poi ora ho pure il computer scarico D:
Grazie per chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate,
siete stupende!
Jas

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***




 

Ad Andreea, perché..
beh, perché questo capitolo è per te :)


Non appena misi piede all’interno del cortile della scuola, notai la maggior parte dei presenti voltarsi a guardarmi. Fortunatamente quel giorno ero relativamente presentabile ma sentii il disagio farsi immediatamente spazio dentro di me.

Continuai ad avanzare per la mia strada, cercando di rimanere calma e scaricando la tensione stringendo sempre più forte la borsa che avevo in spalla fino a quando non sentii le dita farmi male.
Odiavo stare al centro dell’attenzione, e forse prima di avventarmi addosso a Mercy avrei dovuto pensare che mi trovavo alla festa di Harry, dove la maggior parte della scuola era presente, ma in quel momento ero letteralmente accecata dalla rabbia per pensare che sarei stata sulla bocca di tutti.
Avevo agito d’impulso, e nonostante solitamente preferissi le parole ai gesti, quella volta non ero riuscita a trattenermi. Sapevo di aver sorpreso tutti con quell’atto, in particolare Zayn, ma non mi pentivo troppo di quello che avevo fatto. Non dicevo di aver fatto la cosa giusta ma anche se avevo commesso un errore non c’era motivo di rimuginarci sopra, ormai quello che era successo era passato e non poteva essere cambiato, tanto valeva guardare avanti.
Accelerai il passo salendo velocemente i pochi gradini che precedevano la maestosa porta d’entrata, nonostante sapessi che oltre quella non si trovava la salvezza. Infatti quando entrai nei corridoi la situazione non cambiò, anzi. Mi sentivo come quelle ragazze nei film che combinavano un casino e al loro passaggio si sollevava un brusio di massa accompagnato da occhiate torve.
«Amanda!» sentii chiamarmi, da qualcuno.
Mi voltai di scatto notando un ragazzo che non avevo mai visto, sorridermi e gridarmi «sei una grande!»
Gli sorrisi nervosa prima di abbassare la testa cercando di nascondermi e arrivare al mio armadietto. Presi velocemente il libro di matematica stringendolo al petto prima di dirigermi in classe, sempre con una certa discrezione, nonostante non possedessi ancora il potere dell’invisibilità.
Per la prima volta in vita mia ero seriamente tentata di saltare la lezione, siccome ero costretta a vedere Zayn, a meno che non fosse stato assente lui.
Non appena varcai la porta, purtroppo, capii che le mie preghiere non erano state esaudite.
Zayn, infatti, sonnecchiava al suo solito banco, Liam accanto a lui mi fece un cenno di saluto sorridendomi. Li superai in silenzio andando nel mio solito angolino e concentrandomi immediatamente sulla lezione del giorno dato che probabilmente la Barely avrebbe interrogato.
Abbassai la testa sul foglio, appoggiandola sul braccio ma, nonostante i miei occhi scorressero veloci da una riga all’altra, la mia mente era altrove.
Non avevo capito il comportamento di Zayn, non riuscivo ad inquadrarlo.
Cambiava umore più velocemente di quanto il tempo cambiasse a Londra. Un attimo prima era sorridente e gentile e due secondi dopo era nervoso e irruento. Aveva già mostrato questo strano comportamento a casa mia, ma l’aveva ripetuto alla festa di Harry.
Per quanto potessi sforzarmi, non riuscivo a capirlo. Credevo che odiasse Mercy, e poi la invitava alla festa e si arrabbiava con me quando reagivo agli insulti che mi rivolgeva. A meno che non fosse sordo, aveva sentito anche lui cosa mi aveva detto, e puttanella non era un complimento a casa di nessuno.
Il suono della campanella – che annunciava l’inizio delle lezioni – mi riportò alla realtà.
Alzai la testa dal foglio giusto in tempo per intercettare lo sguardo di Zayn.
A differenza delle altre volte, non era né divertito né dolce, era.. vuoto.
Deglutii amareggiata riabbassando lo sguardo, e quando sentii il chiacchiericcio diminuire fino a quando si trasformò in silenzio, capii che la professoressa aveva fatto il suo ingresso.
Miss. Barely batté con veemenza il registro sulla cattedra prima di passare davanti ad essa e appoggiarcisi, a braccia conserte.
«La verifica sarà fissata a Lunedì prossimo» gracchiò, passando in rassegna tutti i volti degli alunni, soffermandosi in modo particolare su me e Zayn.
«Malik!» lo richiamò poi, seria, il ragazzo sussultò leggermente sulla sedia.
«Come procedono le lezioni con la Clark?»
Lui esitò alcuni secondi prima di rispondere.
«Bene» mugugnò poi, così flebilmente che feci fatica a capirlo.
«Credi di essere pronto?»
«Presumo di sì» borbottò lui.
Mi morsi il labbro per trattenere un sorriso, non capivo nemmeno io cosa ci fosse di divertente in quella situazione ma ridere era un modo per sfogare lo stress e il nervoso che avevo addosso. Era una reazione spontanea che avevo, una sorta di forma di difesa, mi portai una mano davanti alla bocca ma Mrs. Barely mi notò, lanciandomi uno sguardo fulmineo.
«Che c’è di divertente Amanda, che ridiamo tutti?»
Sentii venti paia di occhi scrutarmi contemporaneamente, mi strinsi nelle spalle cercando di rimanere indifferente, «niente» borbottai poi. Fortunatamente Mercy aveva avuto il buonsenso di rimanere a casa quel giorno, o per lo meno di saltare la lezione, altrimenti ero certa che non avrebbe esitato a rivolgermi qualche frecciatina in quella situazione.
«Devi dirmi qualcosa riguardo Malik?»
Strabuzzai gli occhi sorpresa da quell’insinuazione, «certo che no!» squittii poi, con fin troppa esuberanza.
Mrs. Barely persistette nell’osservarmi per alcuni secondi, prima di voltarsi di scatto e andare a sedersi dietro la scrivania: tirai un sospiro di sollievo.
«E nel caso non fosse chiaro» riprese, «se Malik non prenderà la sufficienza nel test, la cosa si ripercuoterà anche sui tuoi voti.»
«Sta scherzando, vero?!» esclamai contrariata, appoggiando rumorosamente le mani sul banco in segno di protesta.
La professoressa mi scrutò da sopra la montatura degli occhiali che aveva indossato per firmare il registro di classe, prima di parlare.
«Ho la faccia di una che sta scherzando?»
 
Non appena la campanella suonò, mi fiondai fuori dall’aula alla ricerca disperata di Zayn, che era stato ancora più veloce di me nel dileguarsi.
Mi interessava ben poco del fatto che potesse essere arrabbiato con me per come mi ero comportata con Mercy, o per qualunque altra cosa avessi fatto, ma doveva prendere la sufficienza in quel dannato test, e perché ciò accadesse dovevo aiutarlo. Avrei fatto qualunque cosa pur di prendere quella borsa di studio e non avrei mandato in fumo tutto il mio impegno per alcuni stupidi capricci da parte di un ragazzino viziato. Dovevamo chiarire, così da poter andare avanti tranquillamente con le nostre lezioni, ero disposta a chiedergli scusa. Per una volta avevo scelto di mettere l’orgoglio da parte, mancava una settimana alla verifica e non c’era tempo da perdere.
Fortunatamente non mi fu difficile trovare Zayn, come al solito era intento a chiacchierare e scherzare con i suoi amici, senza troppi complimenti arrivai alle sue spalle e mi schiarii rumorosamente la voce facendolo voltare.
«Amanda?» domandò lui, sorpreso.
«No, tua mamma» borbottai prima di prenderlo per il polso e trascinarlo dietro la porta lasciata socchiusa lì accanto.
«Ehi! Stai tranquilla!» si lamentò lui, «prima picchi Mercy e ora sei così manesca pure con me, mi stai facendo paura.»
Sospirai appoggiandomi a un banco lì accanto, «senti, non so perché tu ti sia arrabbiato con me, ma volente o nolente dobbiamo continuare a vederci, almeno fino alla settimana prossima, non voglio compromettere la mia media dato che ne dipende il mio futuro. Quindi ora mi dici che cosa c’è che non va così che possiamo chiarire e continuare a convivere come facevamo fino ad alcuni giorni fa, okay?»
Presi un lungo respiro chiudendo gli occhi non appena finii di parlare, in attesa della sua risposta, che non arrivò.
Lo osservai, incitandolo con un cenno a dire qualcosa.
«Ti hanno tagliato la lingua?»
«Io non ti ho fatto niente» borbottò lui, mettendosi a braccia conserte.
Socchiusi leggermente gli occhi, scrutandolo seria, «a me non sembra» affermai poi, decisa.
«E cosa te lo fa pensare?»
«Alla festa di Harry mi sembravi abbastanza scocciato, sinceramente mi aspettavo un po’ più di… comprensione, da parte tua» ammisi.
«Comprensione?» sbottò lui, «se non ti avessi fermata, probabilmente l’avresti uccisa quella lì! Ma ti senti?!»
Sussultai a quella reazione così spropositata di Zayn, «e cosa dovevo fare?» gli risposi, alzando a mia volta il tono della voce.
Odiavo quella situazione, odiavo dovermi confrontare con lui, mi stavo pentendo di una scelta che mi sembrava quella più adeguata fino ad alcuni minuti prima.
La campanella era appena suonata, probabilmente i corridoi si stavano svuotando ma non saremmo usciti da quell’aula di chimica fino a quando non avremmo messo le cose a posto. Già che mi ero messa in gioco tanto valeva chiarire le nostre divergenze definitivamente.
«Ci sono venti milioni di cose che potevi fare per vendicarti di Mercy oltre che buttarti letteralmente addosso a lei!»
Zayn cominciò a gesticolare animatamente, e io non fui da meno.
«Che cosa, Zayn? Che cosa?» stavo gridando ormai, ma non me ne rendevo nemmeno conto.
«Dovevi parlarmene! Ti avrei aiutata! Non c’era bisogno di mettersi le mani addosso!»
«Hai sentito come mi ha chiamata? Puttanella! Io! Puttanella! Come può chiamarmi così quando il rapporto più intimo che ho avuto è stato con Adam in prima superiore e per poco svenivo quando ho sentito la sua lingua nella mia bocca!»
Sentivo le tempie pulsarmi da quanto stavo urlando, e le parole mi uscivano come un fiume in piena senza che potessi controllarle, mi pentii immediatamente di quello che dissi nell’istante dopo che mi accorsi di ciò che avevo appena confessato.
Ero una sfigata, ecco cos’ero. Niente di più né niente di meno.
Avevo appena confessato a Zayn, il ragazzo più gettonato della scuola, che ero soltanto una povera disgraziata pessima nelle relazioni con le altre persone. Forse non era lui ad essere lunatico, ero io ad avere qualcosa che non andava.
Infondo lui era sempre stato circondato da ragazze, amici, persone in generale. Io non riuscivo ad avere un vero e proprio dialogo nemmeno con mia madre, l’unica persona che sembrava sopportarmi in quel momento era Liam, dato che ero riuscita ad allontanare pure Zayn.
Lasciai cadere le braccia lungo i fianchi sospirando sconsolata e prendendo a guardarmi in giro, non osavo voltarmi verso Zayn, sentivo il suo sguardo penetrante rivolto verso di me ma non ero in grado di reggerlo, non in quel momento.
Probabilmente era rimasto scioccato dalle mie parole, o forse nemmeno troppo, non l’avrei biasimato se si fosse messo a correre verso la porta prima di darsela a gambe e non rivolgermi più la parola.
Invece lo sentii avvicinarsi.
«Senti» cominciò, col tono più calmo rispetto a prima, «mi dispiace. Sarei dovuto intervenire, nessuno può rivolgersi a te con certi termini.»
Scossi la testa amareggiata prendendo a guardarmi le scarpe, non sapendo cos’altro fare, «non era compito tuo» borbottai poi.
«E invece sì!» protestò Zayn prendendo le mie mani tra le sue e costringendomi a guardarlo.
«E’ colpa mia se Mercy se l’è presa con te, ed era un mio dovere far sì che la smettesse di dirti certe cose, ma tu continuavi a negare tutto e io ho finito per credere che fosse veramente così! Perché non me l’hai detto che continuava a minacciarti, perché?»
Sentii la presa di Zayn farsi più salta sui miei polsi, «mi stai facendo male» mugugnai, con la voce impastata.
Il ragazzo mi lasciò, portando una mano sulla mia guancia ed accarezzandomela dolcemente, sentii il viso andarmi in fiamme, cosa che succedeva fin troppo spesso negli ultimi tempi. Lasciai che una lacrima mi scappasse, non sapevo esattamente perché mi venisse da piangere, ma sentivo che non ero in grado di trattenermi.
Mi morsi il labbro tremante opponendomi di nuovo a quella crisi che stavo avendo, ma quando mi scappò un singhiozzo non riuscii a resistere.
Zayn mi attirò a lui stringendomi tra le sue braccia prima di accarezzarmi lentamente la schiena.
Mi abbandonai completamente, appoggiando la testa sulla sua spalla e lasciando che le lacrime scendessero libere, bagnando le mie guance e la sua maglietta.
«Ehi, tranquilla, ci sono io adesso..» mi sussurrò, cercando di calmare il mio corpo ormai scosso dai singhiozzi.
Non riuscivo a fermarmi, ero come quei terreni aridi che resistevano per moltissimo tempo alla mancanza di acqua e che alla prima pioggia insistente non erano in grado di assorbire niente e allagavano tutto.
Mi ero tenuta tutto dentro per così tanto tempo che in quel momento stavo dando sfogo a tutta la rabbia accumulata. Mettere le mani addosso a Mercy, graffiarla, tirarle i capelli, non era servito a niente, non era stata una rivincita, ma un’ennesima vittoria da parte sua.
Lei era passata per la vittima, perché nessuno sapeva ciò che continuava a farmi, come cercava di smontarmi giorno dopo giorno con quelle parole meschine.
In quel momento, però, quegli insulti sembravano un lontano ricordo, un incubo di cui non si ricordano bene i particolari ma che si sa di avere fatto.
In quel momento, tra le braccia di Zayn, mi sentivo come estraniata dal resto del mondo, inebriata dal suo profumo.
La sensazione più reale che avevo era la sua barba che spuntava pizzicarmi la guancia.

***


CINQUANTADUE RECENSIONI, MI VOLETE MORTA?
Io non so come ringraziarvi, davvero, se non aggiornando dopo solo due giorni :D
Siete meravigliose, sul serio, è da più di un anno che sono iscritta su EFP e non ho MAI ricevuto così tante recensioni, mi riempite il cuore di gioia, davvero :')
Spero di avervi rese altrettanto felici con questo capitolo dove Amanda e Zayn si riavvicinano, l'ho finito di scrivere adesso di getto, sotto dittatura (?) di itsandreea AHAHAHA
Del tipo che ho buttato giù le prime idee che mi sono venute, e non ho la minima idea di che cosa far succedere prossimamente D:
Quindi vi chiedo di lasciarmi scritto nelle recensioni (o se non siete iscritte, su twitter - sono @xkeepclimbing) come vorreste che andassero avanti le cose, chi lo sa che magari l'idea che più mi piace non sia proprio la tua (?)
Comunque secondo me la storia non andrà avanti ancora per molto, a stima, ancora tre o quattro capitoli ma non so dato che non ho fatto nessuna scaletta uù
Vi farò sapere nel prossimo aggiornamento, I promise :)
Adesso ho l'ansia di avervi deluse magari, non so perché, ma sono tipo scioccata da tutte quelle recensioni.
Non so che altro dirvi se non GRAZIE.
Fatemi sapere che ne pensate, come sempre!
Siete più che stupende,
Jas

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***





Non appena la campanella che segnava la fine delle lezioni suonò, mi fiondai fuori dall’aula di francese alla ricerca disperata di Liam. Quella mattina ero troppo arrabbiata, stressata, nervosa, per essere in grado di ringraziarlo, ma passare altre ore seduta dietro un banco a riflettere mi avevano aiutata a calmarmi ulteriormente, più di quanto Zayn avesse fatto.
Sorrisi istintivamente ripensando a noi , chiusi nel laboratorio di chimica.
A sentire una cosa del genere si potrebbe pensare a chissà che cosa invece lui si era comportato da amico, perché noi eravamo amici, e questo mi andava più che bene. In quel momento, però, avevo bisogno di Liam. Mi sentivo in debito nei suoi confronti, in un certo senso, e leggermente in colpa per non averlo quasi considerato, quando ero entrata nell’aula di matematica alla prima ora.
Fortunatamente lo vidi quasi subito, intento a trafficare all’interno del suo armadietto. Arrivai alle sue spalle e gli pizzicai i fianchi facendolo sussultare: sapevo che soffriva il solletico.
«Ehi, ciao!» esclamò sorridente, chiudendosi l’armadietto alle spalle e iniziando a dirigersi verso l’uscita, «vedo che hai finito con Zayn..» ammiccò malizioso.
Incrociai le braccia al petto arricciando la bocca e riducendo gli occhi a due fessure, «perché voi maschi siete sempre così..»
«Intelligenti? Piccati? A conoscenza di tutto?»
«Volevo dire..» scossi la mano davanti alla testa dando poca importanza a ciò che volevo dire, «lasciamo perdere» sospirai, in realtà in quel momento mi sfuggiva l’aggettivo appropriato.
Liam Payne era un vero e proprio pettegolo. Sapeva sempre tutto di tutti, o almeno quello che riguardava me dato che non gli avevo mai chiesto nient’altro. Nonostante ciò mi dava l’idea di quelle persone che hanno orecchie ovunque, grazie alle vasta conoscenze che hanno, e approfittano di ciò per sapere vita, morte e miracoli di ogni forma di vita che popola la scuola.
«Come fai a saperlo?» gli domandai.
«Non te lo dico, se tu non mi dici che hai combinato di preciso, Zayn è stato molto vago..»
Scoppiai a ridere piegandomi leggermente in avanti, «ti prego dimmi che l’hai fatto apposta!»
Liam aggrottò le sopracciglia guardandomi confuso, «fatto apposta a fare che cosa?»
«Dimmi che hai combinato di preciso, Zayn è stato molto vago» lo scimmiottai, rendendo la mia voce roca e maschile.
Liam si grattò la testa imbarazzato, rendendosi conto solo allora della gaffe che aveva appena fatto.
«Hai ragione..» borbottò poi, «però io voglio sapere lo stesso che avete combinato, sono curioso.»
«Certo» commentai, «così puoi andare a spargere la voce per tutta la scuola?»
«Credi veramente che farei una cosa del genere?» domandò lui, quasi indignato.
Alzai le spalle in segno di difesa, «non si sa mai» mi difesi, «comunque non c’è niente da sapere, cioè, non è successo niente.»
«Niente niente?»
Liam si avvicinò al mio viso, osservandomi con fare intimidatorio.
«Niente» ripetei lentamente, ribadendo il concetto. «Abbiamo discusso, e fatto pace. Fine.»
«E cosa state aspettando?» continuò lui.
Mi arrestai di scatto voltandomi a guardarlo, «aspettare che cosa?»
Liam allargò le braccia con fare esasperato, «forza, Amy, si vede lontano un miglio che siete anime gemelle. Siete gelosi l’uno dell’altro, vi cercate sempre a vicenda e scommetto che quando studiate insieme non fate solo quello..»
«Spiegami perché devi sempre andare a finire in discorsi alquanto ambigui, nella tua testa c’è solo una cosa?» gli chiesi, in un misto tra scocciato e divertito.
«Sei tu che fraintendi sempre! Non intendevo in quel senso.. Cioè, quando studiate insieme non credo che passiate ore sul libri senza fiatare, parlare d’altro, scherzare..»
«Che c’entra? Scherzo anche con te, Liam, se dovessimo fare due ore di matematica senza distrazioni credo che Zayn morirebbe stecchito sulla sedia!»
Il ragazzo sospirò, rassegnato.
«Mi arrendo, se non vuoi capire fai quello che vuoi ma io conosco Zayn e ti assicuro che non si comporterebbe così con chiunque e se fossi in te ne approfitterei ora che è solo e che Mercy è k.o., sappi che quel ragazzo è molto gettonato.»
Sospirai alzando gli occhi al cielo, per quanto adorassi Liam a volte era troppo insistente. Non riusciva a capire che tra me e Zayn c’era la stessa amicizia che c’era tra me e lui.
Forse Zayn fisicamente mi attraeva più di Liam ma quello era un fattore fisiologico, non potevo farci niente, ma a parte quello non cambiava un granché, anzi.
Inoltre il discorso di Liam faceva acqua da tutte le parti, se il suo amichetto fosse veramente interessato a me non andrebbe a cercarsi altre ragazze, giusto?
Scossi la testa tra me e me, stavo iniziando a farmi troppi problemi, per lo più inutili.
In quel momento l’unica cosa a cui dovevo pensare era la borsa di studio, il motivo per cui avevo accettato un caso disperato come Malik, e mancava una settimana alla verifica.
Proprio in quel momento notai Zayn accanto alla sua Vespa, intento a usare il cellulare.
«Io devo andare» dissi a Liam, anche lui assorto nei suoi pensieri, «comunque volevo ringraziarti per quello che hai fatto l’altra sera, sei stato..»
«Figurati, Amy, è stato un piacere.»
Mi sorrise calorosamente prima di posare un dolce bacio sulla mia guancia destra. Non seppi perché, ma sentii improvvisamente caldo e avevo la certezza di essere diventata rossa come un pomodoro.
Me la svignai prima che Liam potesse dire o pensare qualcosa e mi diressi velocemente da Zayn, che stava per andarsene. Dovevamo decidere quando incontrarci, avevamo ancora tante cose da vedere e troppo poco tempo per farlo.
«Zayn!» lo chiamai, quando ormai stava per dare un colpo di gas alla moto e andarsene.
Il ragazzo si voltò di scatto nella mia direzione, prima di spegnere la moto e togliersi il casco, senza però dimenticarsi di controllare i capelli nello specchietto.
«Ehilà!» mi salutò, senza risparmiare uno dei suoi caldi e meravigliosi sorrisi.
Mi schiarii la voce improvvisamente imbarazzata, non sapevo l’esatto perché di questa reazione dato che quella mattina mi aveva praticamente consolata tra le sue braccia. In quel momento, però, sembravo una bambina alle prime armi anche se in realtà ero davvero così..
«Ehm.. Quando ci incontriamo?» gli domandai, poi.
Zayn alzò le spalle, socchiudendo leggermente gli occhi a causa del sole che aveva in faccia.
«Che ne dici di oggi pomeriggio?»
Non volevo sembrare troppo appiccicosa o altro, ma eravamo abbastanza indietro con gli esercizi e data la velocità con cui procedevamo era meglio mettersi subito al lavoro.
«Sempre se non hai altro da fare, s’intende..» continuai, notando il suo silenzio.
«No tranquilla!» m’interruppe lui, regalandomi un altro sorriso.
Annuii in silenzio, cominciando a dondolarmi da un piede all’altro a disagio.
«Bene, allora.. Ci vediamo oggi pomeriggio, no?» tentai.
Zayn assentì, rinfilandosi il casco, ma quando stavo per andarmene mi prese la mano costringendomi a voltarmi di nuovo verso di lui.
«Ti serve un passaggio per andare a casa?» mi chiese.
«Sai cosa penso riguardo alle moto..» borbottai nervosa, spostandomi una ciocca di capelli dietro all’orecchio.
«Meglio che dover andare a piedi, no?» Zayn mi fece l’occhiolino sorridendomi, come facevo a rifiutare una proposta del genere? Nessun essere vivente con un cervello funzionante avrebbe mai dato buca a un ragazzo così, così.. perfetto.
«Oppure potremmo andare a pranzare insieme e poi studiamo» continuò lui.
Rimasi in silenzio, pensando sul da farsi. In quel momento la mia paura per le moto era l’ultima cosa a cui stavo pensando. O io di ragazzi ne sapevo meno di zero o quello era una sorta di appuntamento?
«Pago io!» continuò lui, cercando di convincermi.
«Non è per quello!» spiegai, con la voce eccessivamente squillante, «è che..»
«Che?» mi spronò lui.
Sospirai abbattuta, mi sembrava tutto così meravigliosamente bello che non poteva essere vero, ero certa che da un momento all’altro o un albero mi sarebbe caduto addosso o un tram mi avrebbe investita.
«Lascia perdere» sospirai, agitando una mano davanti al mio viso e lasciando cadere il discorso.
«Allora vieni?»
Annuii insicura, prima di lasciarmi andare a un sorriso sforzato, strinsi le mani a mo’ di pugno sentendomele estremamente sudate, ero impossibile.
Zayn scese dalla moto per aprire la sella e prendere il casco.
«Rosa?» domandai indignata, quando lo vidi.
Lui alzò le spalle divertito, «l’altro l’ho lasciato a casa, questo è quello di mia sorella: prendere o lasciare.»
«Allora lascio.»
Zayn mi prese la mano incastrando i suoi occhi scuri nei miei, «dai, andiamo a piedi» mi disse poi, mettendosi le chiavi della moto in tasca.
«No» lo bloccai, «andiamo in moto, dai.»
«Allora metti il casco» mi riprese.
«Lo metti te quello rosa, io metto il tuo.»
Zayn mi guardò incredulo per alcuni secondi prima di soffocare una risata, «stai scherzando, vero?»
Scossi la testa incrociando le braccia al petto, «te l’ho detto che non lo metto il casco rosa.»
Il ragazzo sospirò sconfitto prima di riaprire la sella della Vespa e mettere il casco a posto, indossando invece il suo e accendendo la moto.
Sorrisi trionfante salendo dietro di lui e stringendo le braccia attorno alla sua vita.
«Sei strana» brontolò, prima di partire, «hai paura ad andare in moto ma lo fai senza casco, così nel caso dovessimo avere un incidente saresti quella che rischia di più, lo sai questo?»
Alzai gli occhi al cielo, scocciata, «sei tu che hai comprato il casco più brutto che c’era in commercio» mi lamentai, «e spero per te che non debba averne bisogno perché guiderai prudentemente, giusto?»
Zayn alzò le spalle, «farò del mio meglio» sogghignò prima di uscire dal parcheggio della scuola con un colpo di gas.
Dovevo ammettere che forse il casco forse non serviva soltanto per una questione di sicurezza, l’aria, nonostante non fosse fredda, mi arrivava diretta sul viso, arruffandomi tutti i capelli e dandomi fastidio agli occhi.
Mi avvicinai a Zayn, posizionando la mia testa esattamente dietro la sua così da risolvere almeno quest’ultimo problema.
«Merda» lo sentii mormorare a un certo punto, mi sporsi leggermente verso di lui cercando di capire cos’avesse da brontolare, quando mi accorsi di una pattuglia di carabinieri ferma a pochi metri da noi che ci intimava ad accostare.
Scesi dalla moto in silenzio, sentivo le gambe tremarmi non so esattamente per che cosa, gli uomini in divisa, ma le autorità in generale mi avevano sempre messo una certa agitazione, se a ciò aggiungevamo la perfetta consapevolezza di essere nei casini, non mi sarei sorpresa se fossi svenuta da un momento all’altro.
Zayn, a differenza di me, era sicuro di se stesso anche mentre porgeva i documenti a uno dei due poliziotti.
Cominciai a dondolarmi da un piede all’altro, mentre osservavo in silenzio Zayn che a sua volta osservava il tizio analizzare l’assicurazione.
Questo sospirò sontuosamente prima di smettere di consultare i documenti e rivolgersi a Zayn.
«Lei era alla guida di un motorino omologato per due con un passeggero senza casco, secondo la legge questo è..»
«Sì lo so signore» lo interruppe lui, passandosi una mano tra i capelli, «ma siamo usciti adesso da scuola, le stavo dando un passaggio a casa» spiegò.
Entrambi i carabinieri si voltarono a guardarmi, mi strinsi leggermente nelle spalle sperando di poter scomparire all’istante, non ero sicura che il io cuore potesse sopportare tutta quella tensione.
«Signorina, abita lontano da qui?»
Sussultai quando capii che stavano parlando con me, stavo per aprire bocca quando Zayn mi precedette.
«Lei abita appena lì, dietro l’angolo» spiegò, indicando con la mano la direzione da prendere.
«Bene, allora si avvii a piedi» mi intimò il carabiniere, severo.
Annuii insicura prima di incamminarmi verso casa, sotto lo sguardo attento di Zayn.
Mi sentivo tremendamente in colpa per quello che era successo, se non mi fossi lamentata per quello stupido casco non sarebbe successo niente di tutto ciò, e se avessero fatto qualcosa a Zayn per causa mia non me lo sarei mai perdonata.
Sospirai mettendomi le mani nelle tasche della giacca, mentre aspettavo che un semaforo diventasse verde, così da poter attraversare la strada.
Stavo già pensando a come recuperare i soldi da dare a Zayn per pagargli la multa che gli avrebbero fatto quando sentii il cellulare vibrare.
 
Sei già a casa? Voglio ancora uscire a pranzo con te, Zayn.

 


***
 


NON E' UN SOGNO, HO VERAMENTE AGGIORNATO AHAHAHAHA
Del tipo che sono stra incasintata tra scuola, corsi per il First, ECDL, Spagnolo, e alla fine non ho nemmeno UN pomeriggio libero in cui posso stare a casa. Se a questo aggiungiamo verifiche, interrogazioni e quant’altro, ci siamo capite e-e
Chiedo scusa anche alle persone che scrivono anche loro delle storie che non ho recensito, ma non ne ho il tempo materiale, davvero, e poi fare le cose così di fretta mi mette l’ansia AHAHA
Chi mi conosce sa quanto io ci tenga a recensire ciò che leggo, ma non riesco davvero, credetemi, quindi prima o poi passerò, promesso :)
Ora passiamo a questo capitolo a dir poco vomitevole :D
La prima parte (per intenderci, quella con Liam) l’ho scritta ieri mattina a tipo venti alle sei, quindi direi che si commenta da sola, per la seconda parte invece diciamo che ero in alto mare fino a quando la mia Angelica (♥) non mi ha dato consiglio :)
La storia del casco rosa è successa davvero, è un casco che mi ha comprato mio papà ma che sembra sia di Hello Kitty, vi lascio immaginare quanto possa essere bello HAHAHA E ovviamente è quello che lei deve mettere quando viene in moto con me e-e
E pure la faccenda dei carabinieri è un fatto reale, successo esattamente una settimana fa, grazie a Dio non mi hanno dato la multa né ritirato la moto altrimenti non sarei stata in grado di essere qua ad aggiornare, i miei mi avrebbero uccisa prima HAHAH
Lo so che non ve ne può fregar di meno, mi dileguo e-e
Siete stupende,
Jas



 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***



 
«Quindi non ti hanno dato la multa?» domandai incredula.
Zayn scosse la testa con fare trionfante prima di dare un morso al panino che teneva in mano.
Avevamo deciso di andare a pranzare in una tavola calda non molto distante da dove ci eravamo lasciati, così da poter restare lì anche nel pomeriggio a fare matematica.
«Beh, sono felice per te. E per me. Stavo già pensando a dove recuperare i soldi che ti avrei dovuto dare..» ammisi.
«Che soldi?» mi chiese lui confuso.
 «Quelli per la multa. Se ci hanno fermati è stata colpa mia e non ti avrei di certo lasciato pagare tutto» spiegai.
Zayn scosse la testa divertito, «secondo te ti avrei permesso di farlo?»
Rimasi a guardarlo confusa per alcuni secondi, «certo!» esclamai poi.
«Oh, Amanda, Amanda..» iniziò lui, «prima di tutto la colpa è stata mia. Se tu non volevi indossare quel casco orrendo avrei dovuto farlo io al posto tuo, oppure scendere dalla moto e andare a piedi. Poi, fortunatamente, nemmeno gli uomini in divisa riescono a resistere al mio fascino quindi l’abbiamo scampata bene. Perché preoccuparsi, allora?»
Mi lasciai andare contro lo schienale della sedia, sazia da quel pasto, sorridendo alle battute squallide di Zayn.
«Ora non fai più andare in tilt solo le ragazze, ma persino i maschi?»
Lui alzò le spalle, «non è mica colpa mia» si difese poi.
Restammo in silenzio per alcuni secondi, lui che divorava tutto ciò che c’era nel suo piatto e io che mi guardavo in giro annoiata. Il locale era semi-deserto, erano quasi le due di pomeriggio e quella non era esattamente l’ora in cui tutti pranzavano, in un certo senso era meglio così. L’ambiente era tranquillo, e il silenzio era rotto soltanto da un chiacchiericcio leggero di due signori in giacca e cravatta al bancone e dal sottofondo della televisione lasciata accesa.
«Non finisci il panino?» mi domandò a un certo punto Zayn, facendomi destare dai miei pensieri.
Scossi la testa, «io sono sazia.»
«Posso?» chiese, indicando il mio piatto.
Annuii disinteressata, tornando a guardare la TV dove stavano trasmettendo il notiziario locale.
«Secondo te prenderò la sufficienza nella verifica di settimana prossima?»
Mi voltai di scatto verso Zayn, prima di sorridergli dolcemente. Mi piaceva l’atteggiamento che stava assumendo, e non potei fare a meno di provare una sottospecie di tenerezza verso di lui, che mi osservava con un’espressione interessata, in attesa di una mia risposta.
«Certo che sì! Con un’insegnante del mio calibro non puoi fare altro che diventare il più bravo della classe, dopo la sottoscritta, s’intende» affermai, fiera.
Zayn scosse la testa sorridendo, «modesta la ragazza.»
Risi leggermente prima di sporgermi  lievemente verso di lui e dargli un colpo amichevole sul braccio, «ho un bravo insegnante» affermai poi.
Zayn scosse la testa, allontanando il piatto da sé e bevendo un goccio di Coca-Cola dal suo bicchiere, segno che aveva finito di mangiare.
«Bene!» esclamai battendo entrambe le mani sul tavolo, «tiriamo fuori i libri e mettiamoci all’opera, che il tempo vola.»
Presi il quaderno di matematica dalla borsa cominciando a sfogliare lentamente le pagine piene di esercizi, e analizzando quali potessi far svolgere a Zayn, che mi osservava evidentemente annoiato.
«A che ora finiamo?» mi domandò, mentre frugava nel suo zaino alla ricerca di una penna.
«Dobbiamo ancora iniziare e già non vedi l’ora di finire?»
Lui alzò le spalle, prendendo il quaderno che gli stavo porgendo e cominciando a copiare la funzione che gli avevo indicato.
Sospirai appoggiando la schiena alla sedia, e osservando Zayn con la testa china sul foglio concentrato a risolvere l’esercizio.
Aveva le sopracciglia leggermente aggrottate e le labbra socchiuse, che si muovevano impercettibilmente, pronunciando probabilmente ciò che stava scrivendo o qualche calcolo che stava facendo.
Sorrisi involontariamente a quella scena, ripensando all’assurdità di quella situazione. Fino ad alcune settimane prima Zayn era praticamente uno sconosciuto per me, uno sconosciuto che odiavo, in quel momento invece lo trovavo stupendo.
Mi sorpresi per ciò che stavo pensando, io e lui eravamo vincolati da un obbligo, non dovevo per niente pensare a qualcosa che andasse al di fuori del “professionale” tra noi due ma allo stesso tempo mi era impossibile fare diversamente.
Quando vidi Zayn sventolarmi una mano davanti al viso, scossi la testa sorridendogli colta in fallo e prendendo in mano il quaderno che mi stava porgendo.
Mi concentrai esclusivamente sull’esercizio dimenticandomi completamente degli strani pensieri che stavo facendo su di lui, il che era un bene, dato che mi facevano soltanto confondere le idee.
«Sei una capra» borbottai, rubandogli la penna dalla mano e correggendo un errore elementare.
«Quanto fa uno fratto più infinito?» gli domandai.
Zayn si grattò la testa, pensandoci su, «non ne ho idea» ammise poi, «ma di certo non infinito, giusto?»
Scossi la testa esasperata, prendendo in mano il mio quaderno e andando a cercare gli appunti che avevo preso alcune lezioni prima.
«Queste cose devi studiarle» gli spiegai poi, strappando la pagina e porgendogliela, «non posso aiutarti su questo.»
«Perché strappi il foglio, non ti serve?» chiese lui, prendendolo titubante.
Scossi la testa, «io le so già quelle cose, servono a te, e finché non le impari bene non possiamo andare avanti.»
«Quindi abbiamo finito?» chiese lui, speranzoso.
Scossi la testa sorridendogli beffarda, «dovrei iniziare a darti dei compiti» spiegai, «così non perdiamo tempo, ma quando ci vediamo io ti correggo gli esercizi, altrimenti sto qua più a guardarti scrivere che a fare realmente qualcosa.»
Zayn sbuffò stravaccandosi malamente sulla sedia, «che palle» borbottò mettendosi a braccia conserte, «non vale.»
Sorrisi divertita da quella reazione, sembrava un bambino di sei anni al quale la mamma non voleva comprare le caramelle. Non mi sarei sorpresa se da un momento all’altro si fosse buttato per terra continuando a protestare.
«Però se mi dai i compiti oggi finiamo qui con la lezione» proclamò serio.
Rimasi ad osservarlo seria, riducendo gli occhi a due fessure, «non valgono i ricatti.»
Lui alzò le spalle, «prendere o lasciare.»
«Non sei nella situazione di dettare regole, Malik» lo avvertii, «ma oggi sono particolarmente buona e accetto. Quindi fai tutti gli esercizi di pagina trecento cinquantasei per la prossima volta.»
Zayn strabuzzò gli occhi, «ma sono tantissimi!» esclamò poi, in disaccordo.
«Non mi hai dato un limite» osservai, divertita, «e poi non sono così lunghi come pensi, data la tua lentezza nei conti, però, secondo me ci metterai due ore circa.»
Zayn batté un pugno sul tavolo arrabbiato, non ci feci molto caso e continuai a mettere a posto le mie cose.
«Non è giusto..» borbottò.
Sospirai alzandomi dal posto, avrebbe potuto continuare all’infinito, ma non avrei cambiato idea comunque. I suoi erano soltanto capricci, mi sentivo tanto una maestra delle elementari in quel momento e avevo a che fare con un vero e proprio bambino.
«Dai Zayn, non fare il bambino viziato che non è la fine del mondo» gli dissi esasperata, uscendo dal locale.
«Io ho una vita sociale da portare avanti!» protestò lui, «non puoi darmi tutti quegli esercizi.»
«Se passassi il tempo che sei qua a brontolare a farli, a quest’ora avresti già quasi finito» gli spiegai.
Lui annuì ancora poco convinto, sorrisi lievemente mettendomi a posto una ciocca di capelli che mi era caduta sul viso.
«Allora ci vediamo domani» continuai, notando il suo silenzio, «okay?»
«Dove vai?» chiese lui, alzando gli occhi dal marciapiede.
«Dove vuoi che vada? A casa.»
«Ti accompagno allora.»
«Però non in moto» commentai divertita.
Lui sorrise leggermente, scuotendo la testa.
«Ti ho fatto sorridere!» esclamai, indicandolo, «vedi?»
«Rido per non piangere» bofonchiò lui, tornando imbronciato.
Gli diedi una leggera spinta, che lui ricambiò quasi immediatamente. Rischiai di perdere l’equilibrio, sorpresa dalla sua reazione, ma fortunatamente Zayn mi prese per un braccio impedendomi di cadere disastrosamente a terra.
«Vedo che il tuo senso dell’equilibrio non è dei migliori!» mi prese in giro, ridacchiando.
«Sei tu che sembri un orso da quanto mi hai spinta forte!» protestai.
Lui scosse la testa, senza tuttavia lasciare la presa dal mio braccio, anzi, passò il suo attorno alle mie spalle.
Restai perplessa da quel suo gesto, e lui probabilmente se ne accorse.
«Così non scappi più» spiegò.
Mi sentivo stranamente euforica, avevo come la sensazione che fosse appena passata una mandria di elefanti per il mio stomaco dal quanto era in subbuglio.
Io e Zayn non eravamo mai stati così vicini per così tanto tempo, eravamo quasi arrivati a casa mia e lui mi teneva ancora vicina a sé.
Soffiava un leggero vento a Londra, che ogni tanto mi faceva percepire l’odore del suo profumo, non troppo forte ma nemmeno impercettibile. E ovviamente buonissimo.
Mi voltai leggermente verso di lui, osservando il suo profilo.
Aveva gli occhi leggermente socchiusi a causa dei sottili raggi di soli che filtravano dal fitto strato di nubi che coprivano il cielo, e la mascella serrata come suo solito.
A differenza delle altre volte, però, la barba era leggermente lunga, si poteva vedere chiaramente sul mento e sopra la bocca, segno che non se la faceva da alcuni giorni.
Storsi leggermente la bocca, in disappunto, personalmente lo preferivo come al solito.
Lui si voltò verso di me aprendosi in un sorriso radioso, «che c’è?» chiese poi.
Scossi la testa tornando a guardare davanti a me, «niente, stavo guardando la tua barba.»
Con la mano libera si accarezzò il viso, «ho deciso di cambiare look, ti piace?»
«No» ribattei secca.
Lui strabuzzò gli occhi, «come no?» ripeté incredulo.
«Mi da fastidio la barba così ispida e lunga, irrita la pelle.»
«Come, così?» domandò lui, prima di avvicinare il suo viso al mio e cominciare ad accarezzarmi una guancia con la sua, come se mi stesse facendo le fusa.
«Smettila!» strillai mentre ridacchiavo a causa del solletico che mi stava facendo.
Cercai di allontanarlo con una mano ma senza troppo successo, lui continuava indisturbato cominciando a prendersela anche con il mio collo.
«Basta!» lo implorai, ormai al limite, continuando a muovere la testa con il vano tentativo di liberarmi da quella morsa.
«Ahia!» esclamò lui, esaudendo finalmente le mie preghiere e portandosi una mano sulla guancia, «mi hai graffiato» brontolò.
«La prossima volta impari» ribattei, massaggiandomi il viso che mi pizzicava.
«Sei tutta rossa» osservò lui divertito, dimenticandosi di cosa gli avevo fatto.
«Vai a quel paese, Zayn» biascicai, cercando le chiavi di casa nelle tasche, dato che ormai ero arrivata.
«Dai, stavo scherzando! Tra cinque minuti passerà tutto!» cercò di rimediare lui, accarezzandomi dolcemente la guancia.
Mi scostai leggermente, prima di percorrere a grandi passi il viale che portava alla porta di casa mia.
«Non dirmi che ti sei arrabbiata!» mi gridò lui, allargando le braccia esasperato.
Misi le chiavi nella toppa prima di voltarmi a guardarlo, «i compiti li voglio per domani!» lo avvertii per poi sparire dietro la porta.
Mi appoggiai alla parete prendendo un respiro profondo accarezzandomi il punto in cui pochi secondi prima era passata la sua mano.
Rabbrividii leggermente ripensando a ciò che era successo, in realtà non era niente di che ma allo stesso tempo mi era impossibile trattenere il sorriso.

 

***

 
CIAO BELLEZZE :D
Eccovi qua il tanto atteso capitolo del pranzo, so che non è lunghissimo e in realtà non succede niente di che, è un po’ di passaggio, dovrete aspettare ancora un po’ perché accada qualcosa tra Amanda e Zayn – sempre se succederà qualcosa, dato che mi è venuta un’ideona che vi lascerà a bocca asciutta (?)
Come molte di voi hanno già dedotto, Mercy non è sparita, anzi, tornerà più agguerrita che mai, nel prossimo capitolo cominceranno a succedere un po’ di cose che rovineranno gli equilibri uù
Quindi non scappate, e fatemi sapere che ne pensate, come al solito!
Siete stupende,
Jas

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***



 

Entrai nell'aula magna della scuola quando fortunatamente c'era ancora gente in piedi alla ricerca di un posto.
Quella mattina, nonostante la voglia di rimanere a casa fosse molta, avevo fatto lo sforzo di scendere dal letto, vestirmi e andare a scuola ad assistere all'assemblea d'istituto.
Solitamente tendevo a saltare certi eventi, ma dato che l'ultima volta le presenze erano arrivate a un terzo del numero di studenti della scuola, il preside era stato chiaro, se la cosa si fosse ripetuta avrebbe abolito le assemblee.
Da una parte sarebbe stato un bene, avrebbe impedito a Mercy di spaccare i timpani a tutti con la sua voce stridula e fastidiosa, dall'altra, però, avremmo avuto una giornata in più di lezioni, il che non era granché.
Mi guardai intorno, alla ricerca di un posto libero e possibilmente abbastanza nascosto da poter passare le successive tre ore a dormicchiare piuttosto che assistere attivamente all'assemblea.
Nell'angolo più alto e buio della sala, scorsi Zayn che si stava sbracciando nella mia direzione, facendomi segno di avvicinarmi. Diedi un'ultima occhiata in giro per accertarmi che non ci fosse nessun'altra postazione nascosta libera, prima di salire i gradini per arrivare alla sua fila.
Notai che era seduto con Niall, Louis, Harry e Liam, e tra lui e quest'ultimo c'era una sedia vuota.
«Ti metti qua?» mi domandò Zayn, battendo alcune volte la mano sulla poltroncina vuota.
«Noto con piacere che ti sei tagliato la barba» lo presi in giro, prima di andare a sedermi accanto a lui e Liam e salutare gli altri.
«Sai» quello a prendere la parola fu Harry, «ti stimo per quello che hai fatto alla mia festa. Fossi stato in te mi sarei comportato allo stesso modo» continuò convinto.
Sorrisi titubante annuendo flebilmente, mi sentivo leggermente a disagio in quel momento.
Da una parte c'era Liam, che mi aveva supportata sin dall'inizio, e dall'altra Zayn, che sapevo non approvava ciò che avevo fatto.
Io, in realtà, non sapevo che pensare, se pentirmi o no per come avevo reagito, solo una cosa era certa: non mi sarei mai scusata con Mercy, nemmeno sotto tortura.
«Prova.. Prova..»
Una voce spaccatimpani, che purtroppo io conoscevo fin troppo bene, rimbombò nella stanza, facendo sussultare tutti i presenti per il volume fin troppo alto.
«Simpatia portami via..» fu il commento di Louis, prima di affondare la mano nel sacchetto di pop-corn che Niall aveva in mano.
Trattenni una leggera risata, lasciandomi andare contro la poltrona pronta per godermi lo spettacolo che si ripresentava tutti gli anni: Mercy che parlava dell'argomento dell'assemblea e ogni singolo presente che si faceva gli affari suoi.
«Ma che ti ha fatto per accanirti così brutalmente addosso a lei?» mi domandò Harry, riprendendo il discorso di prima.
Guardai prima Zayn e poi Liam, entrambi pronti ad ascoltarmi, prima di cercare di mettere insieme una frase convincente.
«E' dall'inizio dell'anno che ce l'ha con me, sembra che si diverta a prendermi in giro e a criticarmi per ogni cosa che faccia, e sabato ha davvero superato il limite» spiegai.
Harry annuì, sporgendosi ancora di più verso di me e schiacciando praticamente Liam addosso alla poltrona.
«E come mai?» continuò, curioso.
Avvampai immediatamente, non sapevo nemmeno io il perché, in quel momento ringraziavo soltanto le luci piuttosto soffuse dell'aula che impedivano a chiunque di vedere il mio viso rosso.
«Come perché?» squittii, con la voce eccessivamente stridula.
Harry alzò le spalle con nonchalance, senza rendersi conto che stavamo entrando in un argomendo abbastanza fastidioso per la sottoscritta.
«Beh, solitamente le persone come lei, che se la prendono con qualcuno, è perché invidiano qualcosa. Cos'hai tu che lei non ha ma che vorrebbe?»
«Siamo a una seduta psicologica, Styles?» lo interruppe Zayn, senza preoccuparsi di nascondere il suo fastidio.
Il riccio, però, non gli diede troppo peso, anzi, non lo ascoltò nemmeno ma continuò a scrutarmi con quei due occhi verdi smeraldo.
«Zayn» confessai poi, lasciandomi andare ad un sospiro.
Harry guardò prima me e poi lui, aggrottando le sopracciglia confuso ma allo stesso tempo sorpreso.
«Tu e..»
Forse non mi ero spiegata bene.
«Fermo, fermo, non giungiamo a conclusioni affrettate» lo interruppi. «Lei ce l'ha su con me perché pensa che tra Zayn e me ci sia qualcosa quando in realtà non è così, ho continuato a ripeterglielo fino alla nausea ma lei non vuole capire, o forse fa finta di non farlo. Più che cercare di tranquillizzarla così non so che altro fare e l'altra sera quando mi ha dato della puttanella non ci ho più visto» cercai di difendermi.
Harry passò lo sguardo verso Zayn, che annuì dandomi ragione, prima di scoppiare in una sonora risata.
«Lasciatemelo dire, voi due siete proprio degli stupidi» aggiunse, prima di tornare composto.
Mi voltai a guardare Zayn, dalla quale espressione trasparì che ne sapeva esattamente quanto me, prima di concentrarmi su Mercy che finalmente era riuscita ad ottenere l'attenzione di almeno venti persone all'interno dell'aula e stava iniziando a spiegare che cosa avremmo fatto.
«Dio, i film no, vi prego» borbottò Liam, affondando ancora di più nella sua poltrona, e chiudendo leggermente gli occhi come se fsse sopraffatto dal sonno.
«Perché?» gli domandai, voltandomi a guardarlo.
«Mi fanno addormentare» spiegò, coprendosi la bocca mentre sbadigliava, appunto.
Scossi la testa sorridendo, «meglio. Spegneranno pure le luci» dissi prima che, appunto, la sala diventasse buia.
Appoggiai la testa addosso alla poltrona cominciando a guardare con attenzione i primi minuti del film - del quale non sapevo nemmeno il titolo - prima che le palpebre mi diventassero così pesanti da essere impossibile tenere gli occhi aperti.
 
«Amanda..» sentii qualcuno chiamarmi.
Mugugnai qualcosa prima di muovermi leggermente, trovando una posizione più comoda della precedente, e aggrapparmi con la mano ad una maglietta.
Sentii una risata in sottofondo, fin troppo bella per non essere riconosciuta.
Aprii gli occhi di scatto guardandomi intorno spaesata, mi ci vollero due secondi per mettere in moto il cervello e rendermi conto di dove fossi.
Mi staccai immediatamente da Zayn, cercando di rimettermi in sesto, sempre con lo sguardo basso.
Sentii altre risatine sommosse, mi voltai appena in tempo per vedere Harry e Niall sghignazzare bellamente alla vista di quella scena.
«Che c'è?» chiesi acida.
I due scossero la testa contemporaneamente, «ti sei svegliata prima che potessi farvi una foto, che peccato.» Fu Harry a parlare, lo fulminai con lo sguardo tentando invano di rimettere a posto coda che in quel momento era praticamente disfatta.
«Dove sono gli altri?» domandai, ignorando le sue frecciatine.
«Liam è andato in bagno circa un quarto d'ora fa» spiegò Niall, «Louis non ne ho idea..»
Harry ridacchiò malizioso coprendosi la bocca con una mano, «aveva un appuntamento» sussurrò poi, lasciando ben intendere che tipo di appuntamento fosse quello.
Scossi la testa raccogliendo la borsa da terra e alzandomi, stiracchiandomi per bene e cercando di svegliarmi completamente.
«Dove vai?» mi domandò Zayn, che era rimasto in silenzio fino ad allora.
Gli sorrisi leggermente, mi fu impossibile fare diversamente, era una sensazione strana quella che stavo provando in quell’istante. Deglutii sentendomi leggermente a disagio e cercando di reprimere tutto quel vortice di emozioni che si stava scatenando dentro di me, e poi, per cosa esattamente?
«Vado a darmi una sistemata che sembrerò uno zombie» scherzai.
«Ci vediamo dopo, allora? Dobbiamo correggere i compiti» mi ricordò lui, facendomi l’occhiolino.
Annuii morendomi il labbro prima di superarlo e scendere i gradini che portavano verso l’uscita.
«Che compiti? Anatomia?» sentii Harry domandargli, con fare scherzoso, prima che il rumore degli altri studenti mi impedisse di distinguere la sua voce tra le altre.
Mi diressi velocemente in bagno, sentendomi stranamente euforica e felice. Mi sentivo il viso scoppiare dal caldo, ero convinta di essere rossa in volto, infatti la mia immagine riflessa nello specchio non mi contraddette.
Aprii l’acqua sul getto freddo, e dopo essermi bagnata un po’ le mani mi sciacquai il viso ancora assonnato.
«Chi non muore si rivede» sentii qualcuno dire alle mie spalle.
Chiusi il rubinetto di scatto alzando la testa dal lavandino e incontrando lo sguardo intimidatorio di Mercy attraverso il riflesso dello specchio. Mi asciugai tranquillamente il volto prima di rivolgerle le mie attenzioni.
«In realtà sei tu quella che dovrebbe essere k.o.» ribattei spavalda.
Lei mi ignorò, alzando leggermente la testa così da potermi scrutare con sguardo di superiorità e sufficienza, quando in realtà io di quei suoi atteggiamenti intimidatori non me ne facevo niente, non più.
«Mi spieghi che vuoi?» domandai spazientita, mettendomi a braccia conserte, «pensavo avessimo chiarito.»
«Ti ho vista di nuovo con Zayn, non mi vuoi proprio ascoltare allora, Clark
Sbuffai leggermente, alzando gli occhi al cielo, era inutile che continuasse con quella storia, se non voleva capire non era un problema mio, era inutile perdere tempo sentendola ripetere le stesse identiche cose all’infinito. Raccolsi la borsa e feci per uscire dal bagno ma lei mi fermò trattenendomi per un polso.
«Tu credi di piacere a lui, vero?» mi domandò, con uno strano sorriso malefico e intimidatorio dipinto sul volto.
Sussultai leggermente sentendola pronunciare quelle parole, «io non piaccio a Zayn, sei tu che fai galoppare troppo l’immaginazione creandoti problemi che non esistono, fossi in te mi farei un esame di coscienza» spiegai, cercando di mantenere la calma.
Mercy scosse la testa, «come sei ingenua. Magari tu non te ne rendi conto ma sia i suoi atteggiamenti che i tuoi lasciano intendere tutt’altro. Il problema è che tu credi di conoscere Zayn, ma in realtà non è così. Da quanto hai iniziato a prestargli attenzione? Una settimana? O forse due.. Si da il caso che non puoi conoscerlo tanto quanto me.»
«Ma di che stai parlando?» le chiesi, confusa.
«Lo sai che ha un tatuaggio sul petto?» mi domandò lei, non lasciandomi nemmeno finire la frase.
Non capii dove volesse arrivare, ma le diedi retta annuendo flebilmente., l’avevo visto quando mi aveva aperto la porta di casa sua con praticamente un asciugamano addosso. Non riuscii a trattenere una sottospecie di nodo all’altezza del collo al solo pensiero di quell’episodio.
«Sai che ha un cane? Tre sorelle?»
«So che ha delle sorelle, il cane non l’ho mai visto» borbottai mettendomi a braccia conserte.
«E il suo compleanno? Quand’è nato? Chi è il suo cantante preferito? Sai che ha una voce stupenda?» continuò lei, cominciando a irritarsi.
«No.. Non ne ho idea, non mi sono mai preoccupata di chiederglielo» le risposi scocciata. Che voleva dalla mia vita? Io quando conoscevo una persona non iniziavo a farle delle domande a random per sapere i suoi dati anagrafici, e vita morte e miracoli che gli riguardavano. Io e Zayn avevamo iniziato a vederci per fare matematica, non mi ero mai preoccupata di sapere quando fosse nato o che genere di musica ascoltasse, appena l’avevo visto non gli avevo chiesto “Ehi Zayn, sai cantare? Sai, io sono stonata come una campana”, le persone normali non si comportavano così e non capivo perché Mercy pretendesse che sapessi tutte quelle cose, forse era lei a mancare in qualcosa.
«Vedi?» strillò lei, con la voce più acuta del suo solito, segno che stava perdendo la pazienza. «Non puoi pretendere di frequentarlo, passare del tempo con lui quando non vi conoscete per niente! Io dovrei stare con lui, io so quando è nato, ho potuto apprezzare la sua voce sentendolo cantare la sua canzone preferita. Tu sai a malapena il suo nome e le poche cose che conosci sul suo conto le hai sapute per puro caso. Tu non ti meriti di stare con lui, io sì!» continuò esasperata, cominciando a gesticolare animatamente.
Restai in silenzio ad osservarla sconcertata, i suoi ragionamenti non stavano né in cielo né in terra. Tutte le cose che lei sapeva sul suo conto avrei potuto benissimo scoprirle anch’io chiedendole a Liam, o a chiunque altro, oppure andando a vedere il suo profilo Facebook – cosa che non mi ero preoccupata di fare – ma sinceramente mi interessava ben poco. Avrebbe potuto anche ascoltare Death Metal, o Hardcore che a me sarebbe importato poco.  A me Zayn piaceva come persona, con lui il tempo volava, mi faceva divertire, sorridere, stare bene, e questo non dipendeva dal suo segno zodiacale o da quanti animali domestici aveva a casa.
«Posso andare ora?» le domandai dopo un po’, ricordandomi che Zayn, appunto, mi stava aspettando e che probabilmente si stava chiedendo se fossi caduta nel water.
Mercy si mise a braccia conserte alzando leggermente la testa e tornando a osservarmi con quell’aria di sufficienza.
Le sorrisi strafottente prima di girare i tacchi e uscire dal bagno.
Forse era giusto informarmi un po’ sul conto di Zayn, pensai, giusto per sapere un po’ cosa potevamo avere in comune – la matematica no di certo. Non dovevo farmi influenzare troppo dalle parole di Mercy, sapevo che le aveva dette soltanto per ferirmi, ma allo stesso tempo mi era impossibile smettere di pensarci e ripensarci fino a farmi sentire nel torto.
Scossi la testa dirigendomi verso il mio armadietto, tutti i miei problemi scomparirono nell’istante stesso in cui i miei occhi incontrarono quelli magnetici di Zayn.


***
 


DA BITCH IS BACK (?) HAHAHAHAHA
Ve l’avevo detto che Mercy non era morta, anzi, la dovrete sopportare ancora un po’.
Oltre che per il suo rientro, il capitolo è piuttosto di passaggio, lo so, ma ho iniziato a fare un po’ il punto della situazione e perché succeda qualcosa di acclatante dovrete aspettare ancora due capitoli.. credo.
Non uccidetemi, spero che non vi annoierete nel leggere niente di sensazionale ma ho cercato di allungare un po’ la storia per non farla durare dieci miseri capitoli e questa è l’idea che mi è venuta in mente uù
So che nelle recensioni mi avete detto di avere sentito la mancanza di Liam, e non vi ho accontentate ma questo capitolo l’avevo scritto prima, sappiate che il 13 sarà TUTTO su lui ed Amanda, quindi non scappate! :D
Pooooi, devo ringraziare Egg___s per il stupenderrimo banner che mi ha fatto, l'altro non mi convinceva troppo e spero che questo vi piaccia tanto quanto piace a me **
Ora, dopo tanto tempo, faccio un po’ di pubblicità. E’ da alcune settimane che ho in mente alcune storie che mi piacciono molto da consigliarvi ma quando aggiorno finisco per essere sempre di fretta e prendere i banner, mettere il collegamento, e tutto, non sembra ma porta via tempo D:
Comunque fateci un salto se non le seguite già, non ve ne pentirete! :)
Siete stupende,
Jas

P.S. Ci sono delle ragazze che mi hanno chiesto su twitter di avvertirle quando aggiornavo soltanto che ho perso i loro nickname, nel caso stiate leggendo twittatemi di nuovo che me li segno! Scusate, sono un po' svampita çwç




 






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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


 


 

Rimasi interdetta davanti a un risultato non proprio coerente con quello che mi aspettavo. Presi la matita appoggiata accanto al quaderno rileggendo l’esercizio e rifacendo i calcoli mentalmente, alla ricerca disperata dell’errore che aveva messo così tanto in crisi Zayn.
Quando mi aveva dato il quaderno con tutti i compiti svolti stentavo a crederci. A meno che non avesse pagato, o minacciato, qualcuno perché glieli facesse, aveva passato il pomeriggio precedente sui libri.
Appoggiai la testa sulla mano sinistra continuando a controllare ogni singolo passaggio di quell’espressione, fino a quando non alzai lo sguardo dal foglio incontrando quello di Zayn che mi osservava divertito con le braccia appoggiate al tavolo e sporto leggermente verso di me.
«Che c’è?» domandai stizzita.
Mi ero sempre sentita osservata, ma credevo che fosse soltanto un mio presentimento invece lui mi stava davvero fissando. E anche insistentemente.
«Mi sento potente» affermò lui, «tu che lavori e io che controllo che tu faccia il tuo dovere. Ora capisco che vuol dire essere insegnante.»
Alzai un sopracciglio scettica osservandolo in silenzio prima di tornare all’esercizio, nonostante avessi perso completamente il filo ed essere quindi costretta a rivedere tutto da capo.
Per quanto cercassi di concentrarmi, mi era impossibile farlo con Zayn che continuava a guardarmi insistentemente e, la cosa peggiore, era che non voleva decidersi a smettere.
Appoggiai con energia la matita sul tavolo, sbattendo anche la mano su di esso, prima di fulminare Zayn con lo sguardo.
«Mi metti in soggezione se mi fissi così» spiegai calma, «quindi se la smettessi..»
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo sospirando, «come sei suscettibile. Anche tu mi fissi sempre, ma non ti dico mai niente, anzi..»
Sussultai sentendomi avvampare, non era vero che lo guardavo sempre. Insomma, lo facevo quando dovevo aspettare che finisse gli esercizi così da poterli correggere, ma non era mia intenzione deconcentrarlo, inoltre se non gli dava fastidio non capivo dove fosse il problema. A me invece dava sui nervi sentirmi osservata, e lui che mi guardava con insistenza mi metteva l’ansia.
«Io non ti fisso» borbottai corrucciata, mettendomi a braccia conserte, «guardo cosa combini» cercai di difendermi.
Zayn sorrise divertito, «beh, anch’io. Sei carina quando sei concentrata, aggrotti le sopracciglia e fai una smorfia strana con la bocca, sei..» il ragazzo non finì la frase, probabilmente a corto di un aggettivo adatto.
«Sei..?» lo spronai, curiosa di sentire come mi avrebbe definita, oltre che carina.
Lui alzò le spalle, «hai un’aria.. bo..»
Trattenni il respiro per alcuni secondi, concentrandomi soltanto sul battito del mio cuore che accelerava sempre di più e sulla temperatura che c’era in biblioteca, che sembrava alzarsi troppo velocemente.
Annuii in silenzio tornando a quella maledetta espressione che mi stava facendo impazzire. Prima avrei trovato l’errore prima sarei uscita a prendere una boccata d’aria fresca, prima mi sarei sentita meglio perché quella situazione stava diventando piuttosto pesante.
Per quanto cercassi di isolarmi da tutto, e di dedicare tutta la mia attenzione all’esercizio mi era impossibile. Infatti quando alzai di nuovo lo sguardo Zayn mi guardava ancora, mentre si reggeva la testa con una mano e con l’altra si rigirava il cellulare tra le mani.
Chiusi il quaderno con un tonfo secco che lo fece sussultare leggermente, «che c’è?» domandò preoccupato.
«Non ci riesco» borbottai, mettendomi tutto nella borsa, «correggo a casa e ti porto tutto domani, va bene? Ora non riesco a concentrarmi, mi metti in soggezione» ammisi, tenendo lo sguardo basso.
Ero certa che Zayn avesse sorriso leggermente in quel momento, ma continuai a guardarmi le mani onde evitare di incrociare il suo sguardo.
«Dai, non pensavo ti desse così fastidio, scusa» mormorò lui.
Scossi la testa lievemente, «non è colpa tua» cercai di spiegargli, «sono io che sono un po’ strana. Non mi piace sentirmi osservata e stare al centro dell’attenzione, tutto qui. Ma non preoccuparti, prometto che guardo tutto e poi ti spiego dove hai avuto dei problemi.»
Lui annuì serio, pensandoci su un attimo, «ma se io faccio i compiti a casa, e tu me li correggi per gli affari tuoi, io e te quando ci vediamo?» domandò poi, leggermente preoccupato.
Strabuzzai gli occhi sorpresa da ciò che avevo appena sentito.
«A scuola, no?» risposi con ovvietà, «e comunque non dobbiamo per forza vederci soltanto per fare matematica» borbottai, così a bassa voce che credevo Zayn non mi sentisse, invece lo sentii ridacchiare, segno che aveva capito perfettamente ciò che avevo detto.
Alzai la testa di scatto, «non in quel senso..» cercai di spiegarmi, imbarazzata, e cominciando a gesticolare animatamente, «insomma..»
Zayn mi fermò le mani prendendole tra le sue e sorridendomi calorosamente, ancora divertito, «stai tranquilla, ho capito..»
«Shhh!»
Ci voltammo entrambi di scatto verso un’anziana signora – molto probabilmente la bibliotecaria - che teneva in mano una pila di libri mentre ci osservava severa da sopra la montatura dei suoi spessi occhiali.
Zayn la ignorò, tornando a guardarmi, «beh, se non mi correggi niente tanto vale uscire, prima che quella ci uccida dato che è da dieci minuti che ci tiene sotto controllo» sussurrò.
Annuii incerta, alzandomi dalla sedia e finendo di raccogliere le mie cose.
Cominciammo a camminare in silenzio per il cortile semi-deserto della scuola, la maggior parte degli studenti era tornata a casa dopo l’assemblea mentre le poche persone che rimaste erano nelle classi, o comunque all’interno dell’edificio dato che il tempo non era dei migliori.
Sospirai osservando il cielo plumbeo e che minacciava pioggia, sperando vivamente che reggesse almeno fino a quando non sarei stata sotto il tetto di casa mia. Mi voltai con discrezione verso Zayn, notando che anche lui sembrava sperare la mia stessa cosa, prima di decidere di rompere il silenzio.
«Quand’è il tuo compleanno?» gli chiesi.
Zayn mi guardò confuso, prima di rispondermi. «Il 12 Gennaio, come mai questa domanda?»
Alzai le spalle, «così» mi difesi, «il tuo cantante preferito?» continuai.
«Chris Brown, decisamente. Ma che gioco è? Conosciamo Zayn Malik con 20 domande?»
Sorrisi leggermente scuotendo la testa, «no, soltanto che mi sono resa conto di non sapere niente su di te, ed ero curiosa.»
Lui annuì, «tu invece?»
«Che cosa?»
«Quando sei nata?»
«Il 21 Dicembre.»
Zayn strabuzzò gli occhi, «abbiamo praticamente un anno di differenza!»
Alzai le spalle, «ti conviene tenermi come amica che quando finirà il mondo sarò io a salvarvi tutti» affermai fiera.
Lui mi guardò sconcertato prima di scoppiare a ridere, «spero di far parte della lista dei prescelti» scherzò.
«Dipende da come ti comporti.. E’ vero che sai cantare?»
Zayn esitò un attimo prima di rispondere, «me la cavo, diciamo.. Ma tu come fai a saperlo?»
Sussultai cominciando a guardarmi in giro alla ricerca di una risposta convincente. Non potevo dirgli che il motivo di tutta quella curiosità su di lui fosse scaturita da Mercy, eppure mi ero fregata con le mie stesse mani.
«Amanda..» mi spronò lui.
Deglutii nervosa, ricominciando a camminare. Non potevo dirgli la verità eppure in quel momento sembrava l’unica via d’uscita dato che la mia mente era come andata in tilt.
Rimasi in silenzio alcuni secondi, ma Zayn non sembrava voler mollare la presa così lo ammisi, «è stata Mercy.»
Lui si arrestò, costringendo anche me a farlo, prendendomi la mano. Mi voltai verso di lui senza tuttavia osare guardarlo negli occhi, ma puntando lo sguardo sulle mie scarpe.
«Che altro ti ha detto?»
Il suo tono di voce era severo e duro, segno che non voleva bugie ma soltanto sapere le cose come stavano davvero.
«Niente..» borbottai, «l’ho incontrata prima in bagno e ha iniziato a farmi domande su di te a cui ovviamente io non ho risposto..» iniziai. Sapevo che non dovevo dirgli quelle cose, come gliele avevo tenute nascoste fino ad allora dovevo continuare a farlo ma non riuscivo a fermarmi. Avevo bisogno di sfogarmi, di raccontare tutto senza filtri e con Zayn, in quel momento, mi veniva automatico. Era quasi un toccasana.
«E cosa ti ha detto esattamente?» continuò lui.
«Se sapevo quando sei nato, che sapevi cantare, che hai un cane, e non so che altro..»
Lui scosse la testa, divertito.
«Che c’è da ridere?» gli chiesi, leggermente irritata.
«Niente, stavo pensando a quanto è patetica e invidiosa.»
«Invidiosa di cosa? Io non mi invidio niente» borbottai, stringendomi ancora di più nella giacca.
«Invidiosa del fatto che tu hai me.»
Alzai gli occhi di scatto, notando solo allora di quanto Zayn fosse vicino a me, di quanto fosse bello, perfetto, e di come mi guardasse intensamente negli occhi, prima di abbassare lo sguardo sulla mia bocca. Sorrise lievemente, increspando soltanto le labbra prima di fare un passo verso di me. Sentivo un nodo all’altezza della gola impedirmi di fare qualunque cosa, mi sentivo come immobilizzata, l’unica cosa che ero certa funzionasse ancora era il mio cuore che batteva all’impazzata.
Notai il suo viso farsi sempre più vicino, così tanto che potevo percepire il suo odore inebriante e vedere le leggere sfumature più scure che avevano le sue iridi. Chiusi gli occhi, automaticamente, mentre sentivo il suo respiro caldo solleticarmi la pelle, e il cuore scoppiarmi nel petto.
Aprii gli occhi di scatto quando al posto delle sue labbra sulle mie sentii la pioggia fredda cadere prepotentemente sulle nostre teste. Vidi Zayn imprecare a voce bassa, tanto quanto avevo fatto io mentalmente prima di sorridermi imbarazzato per la situazione alquanto assurda in cui ci trovavamo. Mi sembrava troppo bello, troppo perfetto, quel momento, perché si concludesse come nei film. In quel momento avrei voluto vivere in un posto caldo e ben soleggiato, dove il tempo non cambia da un istante all’altro, dove non arrivano acquazzoni improvvisi che rovinano i momenti più belli.
«E’ meglio che andiamo da qualche parte prima che ci ammaliamo» mi avvisò Zayn, facendomi rinvenire dai miei pensieri.
Annuii seguendolo in silenzio verso il portico dell’entrata della scuola.
«Ci conviene aspettare che smetta un po’ prima di andare a casa» osservai, cominciando a dondolarmi da un piede all’altro, mentre guardavo la pioggia scendere incessabilmente.
Zayn mi guardò divertito, «che c’è?» gli chiesi.
«Acuta osservazione.»
Gli diedi una leggera spinta fingendomi offesa, «anche la tua non era tanto meglio.»
«A cosa ti riferisci?»
«E’ meglio che andiamo da qualche parte prima che ci ammaliamo» lo scimmiottai.
«Tu intanto non ci eri arrivata dato che sembravi in uno stato di trance» mi prese in giro.
Non potevo confessargli che ero intenta a criticare il tempo inglese che aveva interrotto il momento, così feci finta di niente negando l’evidenza.
«Non è vero» ribattei.
Lui mi guardò per alcuni secondi, senza dire niente, capendo che era inutile contraddirmi perché non avrei mai ammesso la verità.
Sospirò sontuosamente prima di appoggiarsi al muro della scuola e abbassarsi fino a sedersi per terra.
«Che fai?» gli chiesi, confusa.
Zayn ridacchiò, «secondo te cosa sto facendo?»
Alzai gli occhi al cielo, «lo vedo anch’io che sei seduto, come mai?» cercai di essere il più chiara possibile, come se stessi parlando con un bambino dell’asilo o con uno straniero che stava ancora imparando la nostra lingua.
Lui indicò la pioggia, «non credo smetterà molto velocemente» spiegò, prima di tirare fuori un pacchetto di sigarette dalla tasca dei jeans. Annuii andando a sedermi vicino a lui rubandogli la sigaretta di mano.
«Ehi, che fai?» mi riprese lui, scocciato.
«Fa male fumare, dovresti smettere» lo rimproverai.
Lo sentii sospirare, mentre ne prendeva un’altra.
«Ci sono tante cose che facciamo senza rendercene conto e che fanno male» spiegò lui, portandosi la sigaretta in bocca ed accendendosela.
Lo guardai chiudere gli occhi mentre ingoiava il fumo prima di mandarlo fuori creando una nuvoletta grigia che mi fecce tossire immediatamente.
«Ti da fastidio?» domandò lui.
Mi sventolai una mano davanti al viso, cercando di allontanare quell’odore fastidioso, «abbastanza.»
In quel momento il cellulare di Zayn squillò, si mise la sigaretta in bocca cominciando a tastare con entrambe le mani tutte le tasche dei pantaloni e della giacca fino a quando non trovò l’aggeggio che non la smetteva di vibrare.
«Pronto?» lo sentii dire.
Mi voltai verso il cortile cominciando ad ammirare le piante bagnate, giusto per non fare la figura dell’impicciona, anche se in realtà avevo le orecchie tese.
«Okay, arrivo..», Zayn avvertì qualcuno prima di mettere giù.
«Era Harry» spiegò poi, alzandosi da terra e pulendosi i pantaloni, «devo andare dentro, mi stanno aspettando. Ci vediamo domani, okay?»
«Certo» gli dissi annuendo, Zayn mi regalò un sorriso splendido prima di aprire la porta e scomparire dietro di essa.
Appoggiai la testa al muro chiudendo gli occhi quando ritornò, mi voltai di scatto non capendo cosa stesse succedendo.
«Mi sono dimenticato di chiederti se domani pomeriggio ti va di venire a vedere la mia partita di calcio» mi avvertì.
Lo guardai spiazzata per alcuni istanti, incapace di pronunciare qualunque sillaba che fosse “sì” o “no”.
«Allora vieni?» mi spronò lui.
Annuii frettolosamente sentendomi un po’ sotto pressione.
«Perfetto, ti aspetto allora» e con quelle parole sparì di nuovo dietro la porta, questa volta definitivamente.

***


NON UCCIDETEMI AHAHAHA
In questo capitolo non c'è Liam perché questo qui non è il capitolo tredici ma bensì il dodici uù C'è stato un piccolo fraintendimento HAHAHAHA
Nel prossimo capitolo ci sarà Sir. Payne mentre qua dovete accontentarvi di Zayn :)
Non sono particolarmente brava a descrivere momenti romantici - in realtà non ho ancora capito che cosa sono brava a scrivere HAHAHAHA #dettagli - ma spero che vi sia piaciuto il momento Zamanda :)
Inoooltre, sono tra gli autori preferiti di 100 persone ** Siete meravigliose, davvero <3
Fatemi sapere che ne pensate!
Jas

P.S. Se ci sono delle parole a cui mancano lettere, è colpa del mio pc ritardato. Nonostante abbia riletto un paio di volte è probabile che mi sia sfuggito comunque qualche errore, nel caso non fatevi problemi a dirmelo che correggo :)

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


 



Quando arrivai al campo di calcio situato dietro la scuola, la partita era già iniziata da una buona mezz’ora. Non ero riuscita ad avvertire Zayn del mio strano e inaspettato ritardo dato che il mio cellulare si era scaricato proprio nel momento del bisogno. Solitamente ero la puntualità fatta a persona, odiavo fare aspettare le persone tanto quanto odiavo dover essere io quella ad aspettare. Quel giorno, però, non c’era stato verso di arrivare in tempo per la partita di Zayn. Proprio quando ero pronta ad uscire di casa mi aveva chiamata mia mamma per ricordarmi di dare da mangiare al gatto – cosa che mi ero dimenticata di fare – così, in preda alla frenesia mi ero sporcata la maglietta con quei disgustosi bocconcini puzzolenti al pesce. Ma non era finita, mentre andavo in camera a cambiarmi avevo sentito un rumore sordo provenire dalla cucina, e solo dopo avevo scoperto che Giuliano, cercando di prendere il suo pranzo che avevo lasciato sul tavolo, aveva fatto cadere un vaso di fiori per terra facendolo rompere. Quando finalmente ero riuscita ad uscire di casa ero già in ritardo di un buon quarto d’ora e mentre camminavo velocemente verso scuola avevo scoperto che pure il cellulare mi aveva abbandonata.
Sorrisi inconsciamente quando riconobbi Zayn in campo, sbracciarsi nella direzione di Louis – che aveva la palla – probabilmente per farsela passare. Sperai vivamente che non fosse arrabbiato con me o, ancora meglio, che non si fosse accorto della mia assenza. Quella mattina non l’avevo nemmeno incrociato per i corridoi e non avevamo avuto lezioni in comune, forse si era persino dimenticato del suo invito, pensai.
Mi guardai in giro alla ricerca di un posto libero quando scorsi tra le prime file Liam seduto da solo e intento a guardare la partita con molta attenzione. Indugiai un po’ prima di avvicinarmi a lui.
«Ciao!» lo salutai, facendolo sussultare, probabilmente sovrappensiero.
Lui mi sorrise, spostando la felpa dal posto accanto a sé per farmi sedere.
«Come mai qua?» mi domandò poi.
Esitai un po’, facendo finta di seguire la partita, prima di rispondergli.
«Mi ha invitata Zayn» borbottai, così a bassa voce che feci fatica a sentirmi da sola, ma a quanto pare l’udito di Liam era molto più sviluppato del mio.
«Bingo!» esclamò lui entusiasta, battendo le mani prima di alzarle al cielo in segno di vittoria, «e cos’altro è successo?» continuò curioso, prestando ormai tutta l’attenzione a me e non più al gioco.
«Niente di che, mi ha chiesto di venire a vederlo e basta» spiegai, sorvolando la parte in cui ci eravamo quasi baciati.
Non che non mi fidassi di Liam, ma preferivo tenermi le cose per me quando non ero sicura di ciò che era veramente successo. Non volevo aver frainteso la cosa e raccontare a Liam i fatti diversamente da com’erano realmente, dato che conoscendolo la notizia si sarebbe diffusa più velocemente di quanto sarei riuscita a immaginare.
Lui annuì leggermente deluso senza tuttavia aggiungere altro, ma bensì tornando a concentrarsi sulla partita.
«Chi vince?» gli domandai, cercando di cambiare argomento.
Liam alzò le spalle, «non ne ho idea» bofonchiò.
«E tu come mai non giochi?» continuai.
«Un paio di mesi fa mi sono rotto la rotula durante una partita e il dottore mi ha impedito di praticare qualunque tipo di sport» spiegò lui, lasciandosi andare a un sospiro sconsolato.
Gli misi una mano sulla spalla, in segno di appoggio, prima di sorridergli calorosamente.
«Vedrai che tornerai a giocare al più presto, non preoccuparti» cercai di tirarlo su di morale nonostante non sapessi niente riguardo il suo incidente.
In realtà, se la memoria non mi ingannava, ricordavo vagamente di averlo visto in stampelle un po’ di tempo prima ma non ci avevo fatto troppo caso non conoscendolo nemmeno.
Sembrava parecchio giù di morale mentre osservava i suoi amici correre in campo, come se avesse voluto esserci anche lui con loro piuttosto che rimanere sugli spalti con le mani in mano a guardare.
«Andiamo a prendere un gelato?» gli proposi entusiasta.
Per quanto poco ne sapessi di tutta quella faccenda, non ci voleva un genio a capire che a Liam non faceva per niente bene assistere alla partita, e quella era l’idea migliore che mi era venuta in mente nel giro di una manciata di secondi.
Lui esitò un po’ prima di accettare e alzarsi dal suo posto.
Rimasi a guardare Zayn in campo per alcuni secondi, volevo avvertirlo che me ne andavo – sempre se mi aveva vista arrivare – ma sembrava troppo concentrato nel gioco per prestare attenzione a me. Seguii Liam verso l’uscita senza pensarci su troppo, infondo non doveva mancare molto alla fine della partita e l’avrei visto sicuramente dopo.
 
«Perché ti ostini ad assistere alla partita quando tu non puoi andare in campo? Non ti sembra da masochisti?» domandai a Liam, mangiando un po’ del mio gelato alla banana.
Lui scosse la testa, divertito.
«In realtà non sono venuto qua proprio per la partita» confessò.
Lo guardai confusa rimanendo col cucchiaino a mezz’aria, odiavo rimanere all’oscuro delle cose.
«C’è una ragazza..» cominciò lui, afferrando al volo la mia tacita domanda, «che sapevo sarebbe venuta ad assistere alla partita, così sono venuto anch’io.»
«E chi è?» gli chiesi curiosa e impertinente.
«Non te lo dico, non lo sa nessuno e nessuno deve saperlo» affermò lui solenne.
«Dammi almeno un indizio! Così che possa capire che tipo è» insistetti.
«Va bene» sospirò lui rassegnato, «ma ti dirò soltanto alcune cose su di lei..»
Annuii felice come una bambina il giorno di Natale, tanto non mi ci sarebbe voluto molto per capire chi era, bene o male di vista conoscevo tutti quelli del nostro anno e dubitavo che Liam andasse a guardare le più piccole.
«E’ una ragazza solare, carina, simpatica, a volte alquanto difficile da capire ma è anche per quello che mi piace. E’ diversa dalle solite persone che frequentano la scuola, schietta ma allo stesso tempo tremendamente dolce, nonostante non lo voglia dare a vedere lo si capisce chiaramente da alcune sue attenzioni e comportamenti» spiegò Liam sognante, osservando un punto indefinito davanti a sé.
Annuii pensierosa, cercando di associare tutte quelle caratteristiche a una persona, ma nella mia mente il vuoto totale regnava incontrastato.
«Com’è fisicamente?» gli chiesi.
Liam parve pensarci un po’ su prima di rispondere.
«Non è assolutamente la più bella della scuola, ma devo ammettere che ha il suo fascino. Non è molto alta, ha gli occhi marroni e i capelli di un colore strano, tra il biondo scuro e il marroncino, ma non credo siano tinti..»
Vidi Liam prendersi il mento tra il pollice e l’indice pensando – probabilmente – sulla natura dei capelli della ragazza anonima, ma capelli tinti o meno, non avevo idea di chi potesse stare parlando.
«L’ho mai vista?» chiesi.
«Vuoi sapere troppo, Amy, ti ho già fornito abbastanza dettagli.»
Sospirai scocciata, e nel contempo stavo morendo di curiosità. Non poteva stuzzicarmi così e poi lasciarmi a bocca asciutta, qualunque nome avesse detto non l’avrei spifferato a nessuno, non era nei miei interessi. La mia era soltanto voglia di conoscere, non ero mai stata attratta dai gossip ma dato che Liam era un mio amico era normale che volessi sapere a chi era interessato, e magari sarei anche potuta essergli d’aiuto.
Purtroppo, però, quando ero arrivata al campo non avevo prestato attenzione alle altre persone che stavano assistendo alla partita, quindi anche se questa ragazza sconosciuta fosse stata presente io non l’avevo vista comunque.
«Sei cattivo» borbottai, buttando la coppetta di gelato ormai vuota nel cestino, «pensavo fossimo amici.»
Liam scoppiò a ridere attirandomi a sé con un braccio e posandomi un bacio sulla testa. Rimasi alquanto sorpresa da quel gesto, rendendomi conto soltanto dopo di quanto in realtà fosse privo di malizia e sincero.
«Oh Amanda, Amanda! Sto facendo il tuo stesso gioco!»
Mi scostai da lui abbastanza da riuscire a guardarlo negli occhi, «cosa vorresti insinuare?»
«Che anche te non mi dici tutto su te e Zayn, come puoi pretendere che io sia completamente sincero con te?»
Avvampai immediatamente udendo quelle parole, sentendomi scoperta e chiamata in causa.
«Tranquilla, non sono arrabbiato, un po’ ti capisco» mi rassicurò, «soltanto non voglio dirti chi è.»
Annuii rassegnata prima di dare la mia attenzione alle persone che occupavano gli spalti, alla ricerca disperata di qualcuno che rispecchiasse la descrizione che mi aveva fatto Liam. Tuttavia, tra coloro che si stavano alzando non notai nessuna ragazza con i capelli castano chiaro e gli occhi scuri.
«Non vedo nessuno..» dissi, più tra me e me che rivolgendomi davvero a Liam.
«Mh?»
Lui si voltò verso di me confuso, capendo solo alcuni dopo a che cosa mi stessi riferendo.
«Ti ho detto che sapevo sarebbe venuta alla partita, non che oggi c’era davvero.»
«Quindi non c’è?» insistetti curiosa.
Liam deviò la domanda, guardando che ore fossero e dirigendosi verso gli spogliatoi senza dire niente.
«Dovrebbero uscire tra un attimo» spiegò, alludendo probabilmente ai ragazzi che facevano casino oltre la porta.
Ero seriamente preoccupata da cosa stessero combinando, si sentivano urla, schiamazzi. Sembrava esserci una mandria di elefanti e rinoceronti e non di ragazzi, in quella stanza.
Liam probabilmente mi lesse nel pensiero perché mi guardò divertito per alcuni istanti prima di scoppiare in una fragorosa risata.
«E’ sempre così» spiegò poi, «se non peggio. Oggi è ancora poco, dato che manco io» affermò, con una punta di fierezza nella voce.
Scossi la testa rassegnata appoggiandomi al muro, quando la porta di fianco a me si aprì facendo uscire Niall alquanto scombussolato e con soltanto un misero asciugamano a coprirgli il davanti.
«Mi hanno nascosto i vestiti quegli stronzi!» gridò furioso.
Appena i suoi occhi blu intenso incontrarono i miei diventò rosso fino alla punta dei capelli cercando invano di coprirsi ancora di più.
«Oh, ciao Amanda» mi salutò.
Gli sorrisi cordialmente mordendomi il labbro per evitare di scoppiare a ridergli in faccia.
«Scusa se scappo ma devo ritrovare le mutande perdute» spiegò prima di sgattaiolare oltre il corridoio, donandomi una panoramica del suo culetto bianco.
«Povero Horan..» osservò Liam, visibilmente divertito dalla situazione.
«Siete davvero così malvagi?» domandai stupita.
Lui scosse la testa, «è solo un gioco Amy. Niall è il più timido ed è ovvio che queste cose funzionano solo su di lui. L’ultima volta che abbiamo nascosto i vestiti ad Harry è andato in giro per il campo nudo senza preoccuparsi nemmeno preoccuparsi della gente che lo vedeva.»
Non riuscii a trattenermi dal ridere nell’immaginarmi Styles come mamma l’ha fatto gironzolare tranquillo senza preoccuparsi di non avere uno straccio addosso, di sicuro non doveva avere problemi di autostima.
In quel momento la porta blu si aprì di nuovo, lasciando uscire Harry, Zayn, e Louis con in mano i vestiti del malcapitato.
«Come avete fatto?» domandò entusiasta Liam prendendo gli abiti come se fossero un cimelio da conservare con molta gelosia.
Louis sorrise malandrino, «segreti di Tomlinson» affermò serio.
Io scossi la testa rassegnata lanciando uno sguardo a Zayn che mi guardava serio e impassibile.
Aggrottai le sopracciglia cercando di fargli capire che non avevo idea di che cosa avesse ma lui sembrò ignorarmi e tornò a guardare Louis che spiegava nei minimi dettagli ciò che aveva fatto per nascondere i vestiti a Niall proprio sotto il suo naso.
«Lasciatemelo dire, siete proprio dei bastardi!» esclamò Liam, prima di dirigersi verso l’uscita, ancora fomentato.
«Dovevamo fargliela pagare dopo che quando siamo andati in campeggio ci ha finito le scorte di cibo in un tempo record» spiegò Harry prendendo per la prima volta la parola.
«Ma Zayn che cos’ha?» sentii poi Liam sussurrare.
Louis scosse la testa lasciando intendere che non ne aveva idea mentre il riccio alzò le spalle.
«Abbiamo anche vinto, e ha segnato lui, gli sarà finita la lacca» bisbigliò.
 «Niall!» gridò Louis sventolando i vestiti per aria, quando scorse il biondo vicino agli spalti.
«Tomlinson sei morto!» lo minacciò l’irlandese prima di avventarsi nella sua direzione e tenendosi malamente l’asciugamano stretto intorno alla vita.
Louis iniziò a correre senza tuttavia riuscire a stare dietro a Niall che anche a piedi nudi era più veloce di lui.
Con uno scatto si rimpossessò dei suoi vestiti e tornò verso gli spogliatoi.
«Te la farò pagare!» lo avvertì.
Harry scoppiò a ridere tenendosi la pancia con entrambe le mani e piegandosi leggermente in avanti, «Lou lasciatelo dire, sei una pippa» lo prese in giro.
Louis lo ignorò limitandosi ad alzare il dito medio nella sua direzione, «io ho fame, andiamo a mangiare?» propose poi.
«Io ci sto!» esclamò subito entusiasta Liam.
«Io per oggi passo, vado a casa..» si decise a parlare Zayn.
Harry si avvicinò a lui posandogli una mano sulla spalla, «che c’è?» gli chiese, leggermente preoccupato.
Zayn scosse la testa sforzando un sorriso, «niente, sono solo un po’ stanco..» ammise.
Il riccio annuì rassegnato, «okay, ci vediamo domani allora.»
«Amanda cosa gli hai fatto?» mi domandò poi, non appena Zayn fu abbastanza lontano dalla sua portata d’orecchio.
Strabuzzai gli occhi sorpresa, «niente!» esclamai poi, con la voce stridula.
Harry scoppio a ridere, dandosi una sistemata alla pecora morta che aveva in testa con un cenno secco della testa, «stavo scherzando, tranquilla. Adesso andiamo a mangiare che sto morendo di fame.»

 
***

 


Chi è il secret crush di Liam? Cos’ha Zayn? Non lo scoprirete fino al 14 Aprile uù
Scusate per il lieve ritardo nell’aggiornare ma tra scuola e alcuni casini che mi sono successi non sono riuscita a scrivere e-e
Ma non è finita, domani parto per  il Marocco per le vacanze di Pasqua = niente internet, poi il giorno dopo il mio rientro vado in gita con la scuola a Roma e tornerò il 14 quindi dovrete aspettare due settimane circa uù
Tanto non morite, anzi HAHAHA                            
Questo capitolo l’avevo pensato molto più Lamanda (?) ma poi mi è uscito così, spero non vi dispiaccia la parte finale in cui ci sono tutti i One Direction, nonostante la fan fiction sia incentrata particolarmente su Zayn io non ce la faccio a lasciarli fuori gli altri, mi dispiace uù
Fatemi sapere che ne pensate di questo capitolo intanto, leggerò tutto quando torno e voglio trovare taaaante recensioni <3
BUONE VACANZE A TUTTE E NON MANGIATE TROPPO CIOCCOLATO (io il mio uovo l’ho già aperto, non me lo porto in valigia – che devo ancora preparare, tra l’altro).
Siete stupende,
Jas
 
P.S. Non ho riletto, se ci sono errori scusatemi :(

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


 

 

 
Mi sistemai leggermente la frangia prima di attraversare a grandi passi il parcheggio della scuola, diretta verso l’entrata. 
Il cortile era ancora semivuoto, sapevo di essere in largo anticipo rispetto all'inizio delle lezioni siccome quella mattina avevo deciso di prendere la bicicletta; nonostante ciò, scorsi in lontananza Zayn appoggiato a un albero con Mercy. Mi arrestai di colpo osservando la scena con un misto tra lo schifato e il furioso, incapace di pensare qualunque cosa. Lui le rivolgeva degli ampi sorrisi calorosi, si vedeva lontano un miglio che ci stava provando e lei si comportava da vera e propria gatta morta. Il fato aveva voluto che quel giorno fosse vestita meglio del solito: indossava un vestito a fantasia fioreale e un cardigan color panna abbinato alle ballerine, e i capelli solitamente senza una precisa piega, quella mattina erano lisci. Probabilmente era troppo presa da Zayn per preoccuparsi del fatto che si stesse rovinando l’'acconciatura arricciandosi una ciocca tra le dita affusolate e sorridendo come un'’ebete. Scossi la testa smettendo di guardarli prima di dirigermi verso Liam, che notai starsi dirigendo su per le scale in compagnia degli altri tre. Lo presi per un braccio senza preavviso rischiando quasi di farmelo cadere addosso prima di trascinarlo alcuni metri più in là dagli altri. 
«Che ci fa Zayn con Mercy?» sibilai a denti stretti, indicando senza troppa discrezione quei due. 
Liam mi abbassò di scatto il braccio appoggiandomi le mani sulle spalle e stringendomele con forza.  
«Stai calma. Respira.» 
«Io sono calma» affermai, «e infuriata.» 
Liam alzò gli occhi al cielo prima di tornare a guardarmi, «per che cosa? Sei gelosa di Zayn?» 
«Non sono gelosa!» sbottai, allargando le braccia con veemenza e di conseguenza liberandomi dalla presa di Liam che mi guardava sorpreso.  
«Insomma..» mi schiarii la voce cercando di recuperare a ciò che avevo fatto,  «non voglio che Zayn parli con lei, non con le ragazze in generale» spiegai, mettendomi a braccia conserte. 
«E chi sei tu per decidere con chi Zayn può parlare?» 
Cominciavo seriamente ad odiare Liam, io non ero nessuno, certo, ma lui sapeva molto bene tutte le vicende in corso tra me e Mercy e dopo che Zayn si era messo nettamente dalla mia parte non poteva andare a parlare con il nemico, quello era alto tradimento. 
«Lui sa cosa mi ha fatto, ed è da ipocriti comportarsi così!» esclamai furiosa, battendo un piede per terra. 
Harry, Louis e Niall si voltarono di scatto verso di me, guardandomi preoccupati, alzai le spalle indifferente tornando a volgere lo sguardo verso Liam. 
«Come puoi non capire?» gli chiesi, rassegnata.  
Liam sorrise leggermente accarezzandomi una guancia,  «certo che ti capisco, Amy» il suo tono di voce era dannatamente dolce,  «e hai completamente ragione, ma oltre a questo sei anche gelosa e piuttosto che mentire a te stessa dovresti andare a parlare con Zayn.» 
Sospirai rassegnata rilassando le spalle,  «tu cosa sai, piuttosto?» domandai. 
Andare di mia spontanea volontà a parlare con Zayn era l'ultima delle mie intenzioni in quel momento, uno, perché dopo il suo comportamento del giorno precedente doveva essere lui a venire a scusarsi dalla sottoscritta per avermi prima invitata a guardare la partita per poi abbandonarmi in balia di quei quattro squinternati; e due, dopo averlo visto con Mercy i motivi per cui doveva inginocchiarsi al mio cospetto e implorare il mio perdono erano raddoppiati. Di consegeunza col cavolo che avrei fatto il primo passo, avrei continuato ad indagare a distanza, facendo il terzo grado a Liam e magari anche agli altri, ovviamente con discrezione. 
«Allora?» lo spronai, mettendomi a braccia conserte. 
«Io ne so quanto te Amanda, te lo giuro. Dopo che ieri se n'è andato in malo modo non l'ho più visto né sentito fino a quando non me l'hai indicato tu» spiegò. 
Rimasi ad osservarlo titubante per alcuni secondi, prima di alzare di scatto il viso e volgere il mio sguardo altrove, leggevo la sincerità negli occhi di Liam. 
In quel momento la campanella suonò, e salutando frettolosamente gli altri mi diressi all'interno della scuola. 
 
Buttai con poca grazia i libri di francese nell'armadietto, prendendo invece la borsa e il cellulare che avevo appoggiato momentaneamente prima di dirigermi verso la mensa. Sentivo il mio stomaco brontolare insistentemente e uno strano senso di acidità in bocca, segno che avevo decisamente bisogno di cibo. Presi un vassoio vuoto mettendomi in fila e cominciando a guardarmi in giro annoiata. Elise sembrava essersi ripresa con successo dalla rottura con Zayn dato che si era appena seduta sul tavolo, di fronte a un energumeno con le spalle larghe tre volte lei, accavallando le gambe così da mettere in mostra le sue cosce toniche e, oserei dire, perfette. Feci una smorfia di assenso voltandomi verso Mrs. Black che mi porgeva annoiata una fetta di pizza riscaldata. La presi insieme ad una bottiglietta d'acqua tornando a guardarmi in giro alla disperata ricerca di un posto libero, possibilmente il più lontano da Elise, Zayn e Mercy. 
«Amanda!» sentii qualcuno chiamarmi. 
Mi voltai di scatto nella direzione opposta a quella in cui stavo guardando, vedendo Liam sbracciarsi ad alcuni metri da me e Harry che mi faceva segno di avvicinarmi. Mossi alcuni passi verso di loro ma quando notai che dietro al riccio - messo in ginocchio sulla sedia - c'era Zayn chino sul tavolo intento a mangiare, esitai un attimo. 
«Dai, vieni qua!» mi chiamò Harry. 
Sospirai rassegnata accettando il suo invito, infondo stare al tavolo con Zayn non implicava obbligatoriamente parlargli, e forse avermi vicina gli avrebbe reso meno difficile mettere da parte il suo orgoglio per chiedermi scusa. 
Quando mi sedetti di fronte a lui, il moro alzò per una frazione di secondo gli occhi dal piatto e capendo subito chi fossi tornò nella posizione di prima, senza nemmeno accennare un mezzo saluto.  
«Ciao ragazzi» dissi io, rivolgendomi a tutti fatta eccezione per lui. 
Diedi un morso alla mia pizza molto più simile a un pezzo di plastica prima di appoggiarla schifata dov'era prima e allontanando il piatto da me. La fame che avevo fino ad alcuni secondi prima era magicamente scomparsa dopo aver assaggiato quello schifo. 
«Non mangi più?» mi domandò Niall, alludendo alla pizza che avevo lasciato. 
Scossi la testa bevendo un sorso d'acqua, «non è commestibile» commentai poi, acida. 
Non feci in tempo a finire la frase che il biondino si era già impossessato della pizza mangiandola avidamente come se fosse la cosa più buona del mondo. 
Harry scoppiò a ridere lasciandosi andare contro lo schienale della sedia, «sei un tritarifiuti Horan» lo prese in giro poi. 
Niall alzò le spalle sorridendo nonostante avesse la bocca piena e rendendoci partecipi di un'immagine non proprio tra le più belle. 
Louis gli lanciò un tovagliolo schifato mentre gli altri emettevano un verso inorridito. 
Zayn alzò solo allora gli occhi dal piatto ormai vuoto, guardando con aria interrogativa i suoi amici e cercando di capire cosa stesse succedendo. 
Rimasi ad osservarlo seria, i suoi occhi scuri incontrarono di nuovo i miei, rimanendo inespressivi, prima di abbassarsi di nuovo.
Zayn prese dalla tasca dei jeans il suo iPhone e si mise a giochicchiare con quell'aggeggio, io scossi la testa rassegnata prestando attenzione al battibecco che stavano avendo Louis e Niall sulla cuoca della mensa che si mormorava usasse gli scarti delle macellerie per preparare il ragù. 
«Che c'è?» mi sussurrò Liam, facendomi sobbalzare. 
Feci un lieve cenno con la testa in direzione di Zayn, troppo intento a giocare a Fruit Ninja per accorgersi di ciò che stava accadendo. 
Liam sospirò passandosi una mano tra i capelli, «non ci hai ancora parlato?» mi chiese. 
Scossi la testa, «è lui nel torto, e lui deve fare il primo passo. Che poi io sia disposta a perdonarlo o meno, questo è un altro paio di maniche.» 
«Siete due immaturi, se qualcuno di voi non trova il coraggio e la maturità di mettere da parte le sue fissazioni non si risolverà niente.» 
«Io sono matura!» esclamai indignata, alzando leggermente il tono della voce. 
Tutti i presenti al tavolo si voltarono a guardarmi, persino Zayn lasciò perdere la sua frutta e rimase col dito a mezz'aria ad osservarmi, prima di tornare velocemente al suo gioco per evitare di fare cadere qualche banana o anguria. 
«Scusate» mormorai imbarazzata, tornando a concentrarmi su Liam che invece rideva sommessamente divertito da non so cosa. 
«Non più di lui sicuramente, o se davvero è così dimostramelo» mi sfidò. 
Socchiusi gli occhi inquadrandolo bene prima di alzare leggermente la testa e voltarmi sicura verso il moro. 
«Zayn» lo chiamai sicura. 
Lui alzò gli occhi di scatto, palesemente sorpreso dal fatto che gli stessi rivolgendo la parola. 
«Possiamo parlare?» 
Lo vidi chiudere l'applicazione, «dimmi.» 
«In privato» specificai. 
«Ooooh!» 
Harry si intromise facendo strani versi simili a quelli di una scimmia, «queste proposte piccanti mi lasciano spiazzato!» commentò divertito. 
Sia io che Zayn lo guardammo in cagnesco prima di alzarci dal tavolo e uscire dalla mensa, verso il cortile praticamente vuoto. 
Lui prese dalla tasca un pacchetto di sigarette, accendendosene una e aspirando avidamente il fumo. 
Lo guardai in silenzio, maledicendomi per la mia impulsività, motivo per cui mi trovavo con lui senza avere la minima idea di che cosa dire.
«Che c'è di così urgente?» mi domandò lui, quando espirò. 
Tossii leggermente sventolandomi una mano davanti al viso cercando di allontanare il fumo che mi aveva educatamente sputato in faccia.
«Scusa» mormorò lui mortificato e spostando la sigaretta nell'altra mano. 
«Niente, volevo solo sapere cos'avevi» buttai lì, senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi ma bensì osservando una coppia di piccioncini che tubava senza discrezione sotto un albero pochi metri più in là. 
«A cosa ti riferisci esattamente?» chiese lui, alzando un sopracciglio. 
Mi misi a braccia conserte guardandolo scocciata, «Mercy» affermai poi decisa. 
Zayn sorrise leggermente alzando gli occhi al cielo, «lo sapevo. E comunque non ti riguarda.» 
«Come no?» sbottai incredula allargando le braccia. 
«Non deve interessarti della gente con cui parlo, fino a prova contraria sono libero di fare ciò che voglio. Chi sei tu, mia madre?» 
Lo guardai immobile, incapace di pronunciare sillaba, non riuscivo a credere alle mie orecchie. 
La persona che avevo davanti a me non era Zayn, gli somigliava parecchio ma non poteva essere lui. Per quanto potesse essere arrogante, vanitoso, testardo e orgoglioso non mi avrebbe mai detto una cosa del genere, credo. Oppure Mercy gli aveva fatto il lavaggio del cervello, possibilità non del tutto da escludere. 
«Ma ti senti?» strillai poi, quando ripresi la facoltà di parlare. 
«Senti Amanda, mi dispiace per quello che ti ha fatto e di certo non è una cosa bella ma io personalmente non ho niente contro di lei e se sei gelosa non..» 
«Non sono gelosa!» lo interruppi alzando la voce, così da sovrastare la sua. «Dovete smetterla tutti di dire che sono gelosa di te perché non è vero - pronunciai lentamente le ultime parole cercando di enfatizzare il più possibile il concetto - soltanto che non capisco il tuo comportamento. Con me la critichi, gliene dici dietro di ogni e poi ti comporti in tutt'altra maniera. Prendi una posizione Zayn, e che rimanga quella perché io ne ho abbastanza dei tuoi stupidi giochetti» spiegai poi con più calma. 
«Ma non ti deve interessare!» sbottò lui, «come a me non interessa che tu venga alla mia partita e poi scappi con Liam a te non deve interessare se io parlo con Mercy, okay?» 
Guardai Zayn incredula, mentre quelle parole si ripetevano lentamente nella mia mente. 
Tutto sembrava coincidere alla perfezione, il suo strano comportamento il giorno precedente, e quello di quella mattina fino ad allora, tutto era scaturito da Liam. 
«Ecco allora» affermai, mettendomi a braccia conserte, «è Liam il tuo problema.» 
Zayn diede un ultimo tiro alla sigaretta prima di buttarla per terra e calpestarla con un piede. 
«Non è vero» ribattè poi secco. 
Alzai un sopracciglio scettica, nonostante fossi una frana in tutto ciò che riguardava il sesso opposto ero abbastanza sveglia da capire che Zayn era geloso di me e Liam. 
«E' una questione di principio» spiegò lui con più calma,  «io ti avevo invitata e vederti andare via mentre avevo segnato e mi ero voltato nella tua direzione non è stata la cosa più bella del mondo.» 
Vidi Zayn deglutire, in quel momento ero troppo scombussolata per pensare davvero a quello che stava dicendo, l'unica cosa di cui ero certa era che per lui pronunciare quelle parole doveva essere stato più difficile di quanto potessi pensare. Zayn Malik che ammetteva apertamente certe cose era un evento più unico che raro. 
Sentivo un nodo all'altezza della gola impedirmi di parlare e il silenzio sembrava essere interrotto soltanto dal battito del mio cuore che andava all'impazzata ogni qual volta mi ritrovavo davanti a quel sorriso magnetico, quegli occhi ipnotizzanti, quei lineamenti perfetti e quel fisico simile a quello di un deo greco. Nel bene e nel male. 
«Senti lasciamo perdere, okay?» continuò lui frustrato, probabilmente dal fatto che io non osassi pronunciare parola,  «ora devo andare che ho la verifica di fisica» mi avvertì prima di superarmi e rientrare a scuola, proprio quando la campanella suonava. 
Rimasi lì immobile a osservare quei due innamorati alzarsi e dirigersi anche loro dentro, mano nella mano e con un enorme sorriso stampato sul viso. 
Strinsi le mani a pugni mentre morivo di invidia e rientrai anch'io. 
Perché bisognava passare sempre dal non avere nessuno a dover fare una scelta? 
Da una parte c'era Zayn, il ragazzo affascinante, misterioso, che attira tutte le ragazze come una calamita attira il ferro; e poi c'era Liam, il principe azzurro, che con il suo sorriso confortante e i comportamenti dolci ed educati riusciva a farti sentire la ragazza più i mportante del mondo. 
Ci avevo riflettuto attentamente e la descrizione della sua misteriosa amata coincideva alla perfezione con la mia, non volevo sembrare vanitosa o altro ma erano i fatti a parlare. Ero davanti a una scelta, stavo vivendo una situazione che non avrei mai pensato di dover affrontare eppure mi ci ero ritrovata così inaspettatamente.
«Amy!» mi sentii chiamare, e sapevo con certezza chi fosse dato che conoscevo soltanto una persona che usava quel nome.
«Liam!» lo salutai sorridendogli.
«Ho visto Zayn fuggire in classe non proprio felice. Questo mi suggerisce che non avete chiarito.»
Annuii titubante, dondolandomi da un piede all'altro improvvisamente in imbarazzo, le parole di Zayn sembrava mi avessero aperto la mente. Avevo sempre visto Liam soltanto come un amico, e solo allora mi rendevo conto che forse per lui poteva non essere lo stesso.
Quando mi posò una mano sulla spalla sussultai, come se con quel gesto potesse leggere nella mia mente.
«Stai tranquilla che si risolverà tutto» cercò di rassicurarmi, sorridendo calorosamente. «Sabato sera cosa fai?» continuò poi.
«Niente, come al solito» borbottai.
«Ho sentito che c'è una festa da Ed, un vero e proprio delirio. Non si esce mai interi da casa sua» spiegò ridendo, «io però devo rimanere a casa a curare mia sorella» cotinuò cupo.
Cominciammo ad incamminarci insieme verso le classi, nonostante non avessimo proprio una meta precisa.
«Se ti va potremmo farci compagnia a vicenda» azzardò dopo alcuni secondi di religioso silenzio.
Mi arrestai di colpo voltandomi a guardarlo, Liam fece lo stesso con me palesemente confuso fino a quando non inarcò le sopracciglia sorpreso.
«No no hai frainteso tutto!» esclamò poi cominciando ad agitarsi, «non è un appuntamento! Era solo per non farti passare il sabato sera da sola a casa e io per non diventare matto con mia sorella» spiegò.
«Quindi lo fai per pietà?» cercai di chiarire.
«No!» mi interruppe di nuovo, «io.. Ecco..» 
Liam cominciò a balbettare imbarazzato, alla disperata ricerca di qualcosa da dire.
Sorrisi divertita, «Liam respira, stavo scherzando» cercai di tranquillizzarlo, «e comunque mi farebbe piacere passare un sabato sera deprimente con te.»
Finalmente il ragazzo si lasciò andare ad un sorriso rilassato che non potei fare a meno di ricambiare. Non avevo idea di come comportarmi ma in quel momento, Liam mi sembrava la scelta migliore.


***

 
È pieno di errori, lo so, sono in ritardo a postare, so anche questo, la prima parte è scritta in un italiano correggiuto, i know it too uù
Vi chiedo scusa per tutto ciò ma tipo che non ho MAI usato il computer eccetto che per fare i compiti di informatica e poi la voglia di scrivere era SOTTO ZERO.
Sono di frettissima che devo uscire, volevo solo ringraziarvi perché questa storia ha raggiunto le 200 preferite, un record per me **
Grazie mille, davvero, e mi sento un po' una merda perché io come compenso aggiorno ogni morte di Papa!
Mercoledì prossimo (non dopodomani, l'altro) parto per la Danimarca, ma vi prometto che prima di andarmene aggiornerò ancora almeno una volta!
Voi intanto fatemi sapere che ne pensate di questo capitolo!
Siete stupende.
Jas.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


 

 
Ad Elena perché.. scoprirai da sola il motivo. 
E poi, non potevo non dedicare un capitolo alla mia recensitrice numero uno :)
 

Bussai titubante alla porta di casa Payne confrontando un’ultima volta il foglietto che tenevo in mano con l’indirizzo di Liam e il numero civico appeso in bella vista sul muro di mattoni rossi. In quell’esatto istante la porta bianca davanti a me si aprì all’improvviso, guardai l’interno della casa spaesata prima di abbassare lo sguardo e notare una graziosa bambina dai capelli chiari osservarmi con il naso all’insù. Sorrisi automaticamente, mettendomi in ginocchio per arrivare alla sua altezza e accarezzarle la chioma bionda.
«Tu devi essere Ruth» le dissi poi.
La bambina annuì con veemenza, «e tu Amy, l’amica di Liam. Non è vero?»
Ridacchiai sorpresa dalla sicurezza che mostrava sin dall’età di sei anni e per come mi aveva chiamata, Amy.
«Chi è?»
Sentii la voce baritonale di Liam gridare da una stanza, mi alzai appena in tempo per vederlo comparire anche lui alla soglia di casa mentre si asciugava le mani su un buffo grembiule giallo che indossava.
«Oh, ciao Amy!» mi salutò aprendosi in un sorriso caloroso, ricambiai porgendogli una torta che mia madre aveva insistito a preparare quando l’avevo avvertita che ero stata invitata a cena.
«Non sapevo che fossi anche una cuoca!» continuò entusiasta lui, sbirciando il dolce, mentre mi faceva strada verso la cucina.
«In realtà l’ha preparata mia mamma» ammisi, leggermente a disagio, «tu invece a quanto pare ci sai fare tra i fornelli» scherzai, alludendo al profumino che mi arrivava alle narici. Liam si grattò la testa imbarazzato sedendosi di fronte a me.
«In realtà è la prima volta che preparo qualcosa, ma ho preso una ricetta interessante» spiegò porgendomi un libro di cucina, «e non sembra difficile, se segui le istruzioni.»
Annuì mentre sfogliavo le pagine, mi sentivo una vera e propria impedita.
Io dovevo ritenermi fortunata se ero in grado di scaldare il latte nel microonde alla mattina dato che una volta, in pieno inverno, ci avevo infilato un barattolo di nutella mezzo congelato e il forno aveva emesso un rumore strano prima di un fascio di luce accecante. Avevo seriamente temuto di aver preso qualche strana radiazione che avrebbe aumentato le mie probabilità di ammalarmi di cancro o avere dei figli malformati, invece mia madre mi aveva subito rassicurata.
Sentii il mio stomaco brontolare proprio in quel secondo, e a quanto pare lo strano rumore arrivò anche alle orecchie di Liam che ridacchiò divertito.
«Hai fame?» mi domandò, sogghignando.
«Abbastanza..» ammisi.
Il ragazzo lanciò un’occhiata al timer, «resisti ancora mezz’oretta» mi informò, facendomi l’occhiolino.
«Liam!»
In quel momento Ruth irruppe in cucina, con i capelli più  arruffati di prima e un pupazzo arancione – che doveva essere Tigro di “Winnie The Pooh” – sottobraccio.
Il ragazzo la prese immediatamente in braccio, sistemandole leggermente la chioma bionda, «che c’è?» le domandò poi, dolcemente.
«Ho fame» brontolò la bambina, stringendo ancora di più il peluche a sé.
Liam sorrise lanciandomi un’occhiata complice, «non sei l’unica» scherzò prima di alzarsi dalla sedia e dirigersi in salotto, facendomi cenno di seguirlo.
Ci accomodammo sul divano, io da una parte e Liam dall’altra con in mezzo Ruth che osservava rapita i cartoni animati.
C’era uno strano silenzio nella sala, interrotto soltanto dal rumore della tv e dal respiro pesante e rilassato della bambina che, molto probabilmente, si stava addormentando.
La mia mente lavorava all’impazzata per trovare una domanda da porre a Liam o comunque un qualche argomento su cui conversare, odiavo i silenzi imbarazzati. Mi voltai leggermente verso di lui cercando di sbirciarlo senza farmi beccare, era rapito dalla televisione, aveva uno strano sorriso divertito dipinto sul volto e non levava gli occhi dallo schermo luminoso nemmeno per un istante.
Sospirai appoggiando la testa sullo schienale del divano, ma nemmeno allora Liam si scollò dalla tv. Solo in quel momento mi resi conto che c’era uno strano odore in salotto, aspettai alcuni secondi per accertarmi di non stare sbagliando prima di parlare.
«Liam..» lo chiamai a bassa voce, il ragazzo emise un verso strano voltandosi verso di me, «credo che stia bruciando qualcosa» lo avvertii trattenendomi dal ridere.
Vidi la sua espressione cambiare repentinamente prima di schizzare in cucina e sentirlo imprecare addosso al forno che a quanto pare “non funzionava bene”. Mi accertai che Ruth stesse dormendo tranquillamente prima di raggiungerlo e soffermarmi sulla soglia della porta per guardarlo trafficare tra i fornelli.
«Ti serve aiuto?» gli domandai, divertita.
Da una parte mi dispiaceva per il suo lavoro andato letteralmente in fumo ma dall’altra mi sarei riguardata la scena un milione di volte, Liam che sclerava come un pazzo non me lo sarei mai persa per qualunque cosa al mondo. Lui, sempre così tranquillo e solare, che perdeva le staffe non era una cosa che accadeva tutti i giorni.
«Fanculo» borbottò, buttando malamente la teglia col pollo bruciato sul tavolo.
Si tolse i guanti appoggiandosi al muro e passandosi una mano sulla fronte come se avesse compiuto uno sforzo madornale.
Alzò lo sguardo incrociando il mio, divertito dalla situazione. Non mi sarei sorpresa se avesse cominciato a prendersela anche con me – fossi stata in lui l’avrei fatto – invece, mi osservò alcuni istanti prima di scoppiare a ridere e prendere il cordless appoggiato di fianco al gas.
«Che ne dici se ordiniamo una  pizza?» propose.
 
Buttai una crosta bruciacchiata nel cartone lasciandomi andare addosso al divano, sazia.
«Non la mangi?» mi domandò Liam, ancora con la bocca piena.
Scossi la testa appoggiandomi una mano sulla pancia, «non ce la faccio più.»
Il ragazzo alzò le spalle, prima di impossessarsi dell’ultima fetta come un avvoltoio e mangiarla in un solo boccone. Lo osservai sbalordita, «sai che è maleducazione guardare la gente mentre mangia?» mi riprese.
«Tutti che se la prendono con Niall ma vedo che nemmeno tu stai indietro» osservai, ancora scioccata.
Lui alzò le spalle tranquillo, come se divorarsi una pizza formato famiglia quasi interamente da solo fosse una cosa normale, «avevo fame» si giustificò.
Mi schiarii la voce contrariata, perché io appena mangiavo qualcosa mi si depositava o sui fianchi o sulle cosce o da qualunque parte ad eccezione che sulle tette mentre lui, Niall, e compagnia bella mangiavano come un esercito ed erano sempre in perfetta forma?
«Non vale» borbottai infastidita, mettendomi a braccia conserte.
«Che c’è?» mi chiese Liam curioso.
Alzai gli occhi incontrando il suo sguardo color nocciola e notando i lati della sua bocca sporchi di pomodoro. Ignorai la domanda sorridendo come un’ebete prima di prendere un tovagliolo e avvicinarmi a lui per pulirlo.
«Sei peggio di un bambino» commentai, divertita.
Eravamo dannatamente vicini, Liam sembrava non volere scollare il suo sguardo dal mio e, stranamente, neanch’io volevo farlo. Mi sentivo confusa, fino a quel momento mi ero sentita così solo con Zayn e invece anche Liam aveva lo stesso effetto su di me, il che complicava le cose alla grande.
«Non lo faccio apposta» si difese lui, sorridendo insicuro.
Emisi un verso schifato tirandomi indietro, «che c’è?» chiese subito lui, terrorizzato.
«Hai un cibo sconosciuto tra i denti» lo avvertii.
Nell’udire quelle parole Liam si rilassò, «mi hai fatto prendere un colpo. Pensavo fosse successo chissà che cosa invece ti scandalizzi per così poco, non ti facevo una schizzinosa» osservò, raccogliendo il cartone della pizza e portandolo in cucina.
«Cosa vorresti insinuare?» lo seguii.
«Niente» cercò di difendersi, «era solo una constatazione.»
Mi appoggiai al frigorifero e rimasi a guardarlo in cagnesco mentre sciacquava le poche stoviglie che avevamo utilizzato, sembrò accorgersi solo a fine dell’opera della mia presenza.
«Forza, ora non fare anche la permalosa» mi riprese, tornando in salotto.
Aggrottai le sopracciglia correndogli un’altra volta dietro, cominciavo a sentirmi un cagnolino, pensai.
«Allora, cosa guardiamo?» mi domandò, aprendo un armadio del mobile della sala e osservando la miriade di dvd che aveva.
Mi avvicinai a lui esaminando ogni singolo film fino a quando non scovai “High School Musical”, «quello!» esclamai entusiasta, indicandolo.
Liam per poco non si strozzò con la propria saliva, «stai scherzando spero!» proruppe con la voce stridula, «Ruth sta già dormendo, possiamo guardare quello che vogliamo.»
«Appunto, e io voglio guardare High School Musical, che c’è di male? E poi ammettilo che pure a te piaceva Zac Efron visto che fino all’anno scorso cercavi inutilmente di copiargli il taglio di capelli» lo presi in giro.
Liam s’irrigidì immediatamente e notai le sue guance diventare di un rosso acceso, feci finta di niente estraendo il dvd dalla custodia e inserendolo nel lettore.
«Vado a mettere Ruth a letto» borbottò  prendendo la bambina in braccio e portandola in camera.
Sistemai tutto e mi diressi in cucina alla ricerca di qualcosa da sgranocchiare durante il film: non mi ci volle molto per trovare un pacchetto di pop corn. Lo presi e tornai in salotto, accomodandomi sul divano e aspettando Liam, che non tardò ad arrivare.
«Speravo che nel frattempo avresti messo la testa a posto e deciso di cambiare film» sospirò sconsolato, cadendo a peso morto accanto a me.
Scossi la testa sorridendo felice e alzando il volume mentre le prime note di “Start Of Something New” riempivano il silenzio.
Nonostante fossi abbastanza grande per certi film della Disney, non mi vergognavo di dire che Zac Efron era stata la mia prima “cotta” – se così si poteva definire – e che, nonostante tutto, adoravo High School Musical.
 
Mrs. Darbus stava cantando e ballando sulle note di “Breaking Free” quando finalmente mi decisi a porre la domanda che mi stava tartassando la mente da praticamente tutto il film – che avevamo guardato in religioso silenzio.
«Allora, mi vuoi dire chi ti piace o no?» buttai lì, con nonchalance.
Liam sussultò improvvisamente sentendomi parlare, probabilmente stava dormendo.
«E perché dovrei dirtelo?» domandò, ancora mezzo assopito.
«Beh, perché nel caso la conoscessi potrei aiutarti a conquistarla» affermai convinta.
«Non credo potresti.»
«Ma la conosco?»
«Forse..» si limitò a rispondere Liam.
Abbassai al minimo il volume non preoccupandomi della partita che Troy stava giocando, sapevo che avrebbero vinto, in quel momento la mia intera attenzione era rivolta a Liam.
«Sono curiosa» ammisi sconsolata.
Il ragazzo alzò un sopracciglio, scettico. «Ma va?»
«Ti scongiuro, dimmi chi è?»
Liam scosse la testa convinto.
«La conosco?»
Continuò a fare finta di niente.
«Dimmi almeno l’iniziale del suo nome.»
«Oddio che palle che sei, Amy!» esclamò Liam, lasciandosi andare contro il divano.
Battei leggermente le mani, entusiasta, me lo sentivo che prima o poi avrebbe ceduto e avrebbe ammesso il nome di colei che gli aveva rubato il cuore. Stavo morendo dalla curiosità, lo ammettevo, soprattutto perché dovevo sapere se la ragazza in questione si chiamava Amanda oppure no.
«Frequenta il tuo stesso corso di francese» si lasciò scappare.
Annuì seria, cercando di passare mentalmente in rassegna tutti i volti dei miei compagni di classe senza tuttavia molto successo.
«Non è molto alta, ha i capelli color caramello..»
«Suvvia Liam!» lo interruppi impaziente, «me l’hai già fatta la sua descrizione!» esclamai iniziando a gesticolare animatamente e agitandomi, «voglio il suo nome!»
Il ragazzo sussultò sorpreso dalla mia reazione.
«Elena!» esclamò spaventato, alzando il tono quanto il mio. «Si chiama Elena!» ripeté, con lo stesso tono che userebbe un ostaggio a cui si cercano di estorcere informazioni.
Tirai un sospiro di sollievo lasciandomi finalmente andare sul divano.
Senza che me ne rendessi veramente conto, ero felice che non fossi io quella ragazza, e i miei pensieri andarono immediatamente a Zayn.
«Ora però mi spieghi tutta questa agitazione?» chiese Liam, che sembrava essersi ripreso dallo spavento.
Improvvisamente mi sentii una stupida per aver pensato che potessi piacere a Liam, insomma, pensandoci bene era praticamente impossibile, eppure fino a un minuto prima mi era sembrato molto probabile.
«Allora?» insistette lui.
«Pensavo che la ragazza in questione fossi io» borbottai, così velocemente e così a bassa voce che dubitai Liam avesse sentito, invece aveva capito tutto: forte e chiaro.
Rimase per un momento – che mi parse un’eternità – serio, prima di parlare.
«In realtà devo ammettere che non sei niente male, Amy, però non ruberei mai la ragazza a uno dei miei migliori amici quindi non riesco a vederti sotto quel punto di vista.»
«Io e Zayn non stiamo insieme» ripetei, per l’ennesima volta.
«Lo so, però è come se lo foste. E’ solo questione di tempo.»
Presi un cuscino da dietro la mia schiena e senza pensarci troppo lo tirai in faccia a Liam. Lui senza farci troppo caso mi bloccò i polsi attirandomi verso di lui e stringendomi in un abbraccio caloroso.
Finalmente tutto l’imbarazzo che avevo provato fino a pochi minuti prima era sparito, e non potevo esserne più felice.

 
***

 


ECCOMIIII!
Allora, lo so che sono in ritardissimo ma del tipo che la scuola mi stava uccidendo e non ho avuto davvero tempo di scrivere, e in quel poco tempo libero che avevo l'ispirazione era praticamente sotto i piedi - infatti si vede dal capitolo orrendo.
L'ho finito di scrivere ieri sera tipo alle undici, l'ho appena riletto e sto postando velocissimamente perché mio papà mi chiama da un quarto d'ora che devo aiutarlo a tagliare il giardino (sfruttamento minorile uù) e poi perché devo prepararmi che devo andare a fare aperitivo HAHAHA
Comuuunque, da oggi sono a casa fino a quando parto quindi mi impegnerò a scrivere, vi prometto che posterò martedì e poi il mercoledì dopo, appena torno :)
Poi, per chi la seguiva, volevo avvertirvi che ho ricominciato a scrivere Ours, e la cosa mi sta prendendo particolarmente quindi ritornerò anche lì (?) ma mi sa a Settembre perché tanto d'estate non ci sono e aggiornerei una volta al mese e-e
E poooi.. Ah sì! Un'ultima cosa: se seguo le vostre fan fiction e non mi faccio viva con le recensioni è perché stando in giro mi sono persa un po' di capitoli e visto che leggo metà delle storie di efp è un po' un macello recuperare. Sarò sincera, mi sono messa al passo soltanto con le storie dell'Agata e della Luna ma vi prometto che prima o poi tornerò uù
Okay ho finito, a martedì!
Buon fine settimana ragazze, siete stupende <3
Jas

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***



 

Mugugnai qualcosa di incomprensibile persino a me stessa spingendo la massa indistinta di pelo che mi disturbava il sonno giù dal letto e voltandomi dall’altra. Rimasi per un tempo indefinito in quella posizione con gli occhi chiusi, nonostante ormai fossi sveglia.
«Amanda!»
La voce autoritaria di mia madre si fece sempre più alta fino a quando non sentii la porta della stanza aprirsi.
«A che ora sei tornata stanotte?» mi domandò, gridando esageratamente.
Mi portai il cuscino sulle orecchie sospirando scocciata prima di uscire dalla tana e osservando mia mamma a pochi metri da me in attesa di una risposta.
«Verso l’una, credo..» dissi insicura, «non ho guardato l’orologio.»
Ci pensai su un attimo, cercando di mettere a fuoco i ricordi della sera precedente. Se la memoria non mi ingannava l’orologio sulla radio dell’auto di Liam segnava mezzanotte e mezza quando mi aveva portata a casa.
«Sì, verso l’una» ripetei, questa volta più convinta.
Mia madre non rispose, si limitò a fulminarmi con lo sguardo prima di accingersi ad andarsene.
«Vestiti e vai a prendere il pane» mi intimò, prima di sparire dietro la porta.
Mi ributtai a peso morto sul letto rimanendo inerme a osservare Giuliano che mi osservava incuriosito e in attesa di qualcosa.
«Che vuoi?» gli chiesi acida, rendendomi conto soltanto dopo di stare aspettando risposta da un gatto, prima di alzarmi.
Mi lavai e vestii velocemente con una tuta sciatta e una felpa che non ricordavo nemmeno di avere prima di prendere i soldi che mia madre mi aveva lasciato sul mobile dell’entrata  e incamminarmi verso la panetteria che fortunatamente non distava molto da casa mia.
Dopo alcuni minuti scorsi l’insegna gialla in lontananza, solo allora mi ricordai che il negozio era dei genitori di Harry e che probabilmente me lo sarei ritrovata dall’altra parte del bancone.
Aprii lentamente la porta facendo suonare un campanellino, quando alzai lo sguardo per poco non caddi per terra.
«Zayn?» domandai incredula e sorpresa.
Lui si pulì le mani sporche di farina sul grembiule che indossava sorridendomi come probabilmente aveva fatto con il cliente prima di me.
«Lavoro qua ogni tanto» spiegò, col suo solito tono sufficiente degli ultimi tempi.
Aprii bocca per rispondere ma in quel momento Harry mi anticipò.
«Buongiorno!» esclamò sorridente, prima di cambiare immediatamente espressione quando si accorse di averci interrotto.
Lo salutai educatamente prima di passare in rassegna i vari tipi di pane esposti alle loro spalle.
Ero l’unico cliente in quel momento e nel locale c’era un silenzio imbarazzante che mi metteva in soggezione. Fortunatamente in quel momento entrò un anziano, di cui si occupò immediatamente Harry, lanciando uno sguardo strano a Zayn.
«Allora, che prendi?» mi chiese quest’ultimo.
«Dammi mezzo chilo di quelli» spiegai, indicando una cesta dietro di lui. «Altro?» continuò poi.
Adocchiai due cannoli in vetrina ai quali non seppi resistere, «anche quelli dai.»
Zayn annuì serio, mettendoli in un altro sacchettino, «sono per te?» domandò poi.
Aggrottai le sopracciglia confusa, cosa voleva insinuare con quella domanda?
«E anche se fosse?» ribattei acida.
«Ho solo chiesto!» protestò il moro, digitando con veemenza il prezzo sul registratore di cassa.
«Ehi ehi!» Harry s’intromise non appena congedò il signore, «se avete da discutere uscite.»
«Stai tranquillo» dissi furiosa, lanciando un’occhiata di fuoco a Zayn che mi guardava serio, «me ne stavo appunto andando.»
«No aspetta!» Harry mi fermò prendendomi per una mano, «voi due dovete chiarire.»
Scossi la testa convinta cercando di mollarmi dalla presa con uno strattone senza tuttavia riuscirci.
Il riccio sospirò pregando Zayn con lo sguardo, probabilmente avevano già parlato tra di loro di tutta quella storia, pensai.
«Sembrate due bambini che rimangono in lite soltanto perché sanno che deve essere così, senza nessun motivo preciso quindi ora andate di là e chiarite quello che avete da chiarire anche perché sbaglio o tra due giorni c’è la verifica di matematica?»
«Vieni di qua..» disse Zayn poco convinto facendomi strada verso un'uscita secondaria che portava sul retro. Si chiuse la porta alle spalle appoggiandosi ad essa e prendendo una sigaretta dalla tasca.
Rimanemmo entrambi in silenzio per un tempo che mi parve infinito, fui io la prima a parlare.
«Allora?» lo spronai.
Zayn alzò le spalle, «Harry vuole che chiariamo» disse semplicemente.
Alzai gli occhi al cielo sedendomi su un gradino che c’era lì accanto.
«Tu perché sei arrabbiato con me?» domandai poi.
Volevo sentire una motivazione valida nonostante l’avessi capita indirettamente. Già che eravamo lì dovevamo sfruttare la situazione anche perché mi ero completamente dimenticata dell’imminente verifica di matematica e non potevo farmi scappare l’occasione della borsa di studio.
«Ti hanno tagliato la lingua?» insistetti.
«Perché lo vuoi sapere?»
Si notava lontano un miglio che Zayn era a disagio, una situazione a me nuova. Solitamente ero io quella timida, insicura, impacciata e goffa; Zayn mi aveva sempre dato un senso di sicurezza che poche persone erano in grado di trasmettere invece in quel momento mi sembrava più vulnerabile di me.
«Perché dobbiamo parlare, e chiarire le cose che non vanno se vogliamo risolverle.»
«Come sei ragionevole..» borbottò, sedendosi accanto a me.
«Quindi?» insistetti, ignorando il suo tentativo di cambiare argomento.
Zayn fece un lungo tiro dalla sigaretta prima di sospirare sontuosamente, espirando così tutto il fumo.
«Hai ragione Amy» disse poi.
Mi irrigidii immediatamente sentendomi chiamare con quel nome, ormai Liam lo usava sempre ma sentirlo pronunciare da Zayn aveva tutto un altro effetto.
Notando il mio silenzio continuò a parlare.
«Mi da fastidio l’intimità che hai con Liam, sembra che vi conosciate da una vita quando in realtà hai iniziato a parlare prima con me, e questo mi manda in bestia. Con lui sei allegra e spontanea mentre con me..» esitò un attimo prima di finire la frase, «sembra che io ti metta in soggezione. Mi sembra che cerchi di tenere le tue emozioni sotto controllo costantemente quando invece dovresti solo lasciarti andare.»
Probabilmente Zayn a quel punto aspettava che dicessi qualcosa, ma l’unica cosa che ero in grado di fare al momento era pensare. Pensare a quanto le parole di Zayn fossero vere, e cercare di “trovare le differenze” tra lui e Liam.
«Forse con Liam mi comporto diversamente perché lui si comporta diversamente» azzardai.
Zayn aggrottò le sopracciglia buttando per terra la sigaretta ormai finita e spegnendola con un piede prima di tornare a guardarmi.
«Cosa vorresti dire?»
Alzai le spalle pentendomi immediatamente di ciò che avevo detto, probabilmente avrei dovuto tenere le mie emozioni sotto controllo anche alcuni secondi prima.
«Che Liam si comporta in un certo modo con me, e io agisco di conseguenza. E’ molto più aperto nei miei confronti, lo vedo molto più come amico mentre tu..»
Mi arrestai di colpo rendendomi conto troppo tardi di ciò che avevo detto, o meglio, che non avevo detto ma che avevo lasciato intendere.
«Mentre tu?» mi spronò Zayn, senza riuscire a trattenere un sorriso.
Aveva capito, ne ero certa. Aveva capito tutto ma il suo ego esagerato non poteva fare a meno di voler sentire uscire dalla mia bocca quelle parole ma non gli avrei mai dato la soddisfazione.
Scossi la testa, «lascia perdere.»
Zayn annuì e non insistette, «ora però tocca a te. Perché sei arrabbiata con me?»
«Non ci vuole molto a capirlo» scherzai.
«Beh, nemmeno per quanto riguardava me ma “dobbiamo chiarire”, non ricordi?» mi prese in giro.
«Mercy» dissi semplicemente. Secca. «Odio tutto ciò che la riguarda e la circonda, persino quello che tocca quasi. Quindi anche tu, se ci provi con lei, e ti giuro che quella mattina ho dovuto trattenere l’istinto di prendere il tuo collo tra le mie mani e strangolarti» mi sfogai.
Forse ero stata un po’ dura, e troppo schietta, ma Zayn si lamentava che mi trattenessi troppo quindi mi stavo lasciando andare. Gli avrei risposto esattamente come avrei fatto con Liam e se non gli andava bene, beh, le cose sarebbero andate male.
«Ti chiedo scusa» mormorò, sincero.
Rimasi esterrefatta per alcuni secondi, mi aspettavo una scenata degna da film horror, con Zayn che perdeva le staffe e mi gridava addosso cominciando a camminare avanti e indietro come un posseduto invece quella sembrava più la scena di un libro di Nicholas Sparks in cui però – forse – non moriva nessuno.
«Stai scherzando?» domandai, con la voce più alta di un’ottava.
Zayn scosse la testa, «perché dovrei? Dovevamo chiarire, e ho sbagliato. Quindi ti chiedo scusa.»
«Non mi dirai che quello che resta in un vicolo cieco dietro alla panetteria di Styles rimane nel vicolo cieco dietro alla panetteria di Styles, vero?»
Zayn dissentì di nuovo, «ti viene così difficile pensarmi come una brava persona.»
Sorrisi leggermente, voltandomi a guardarlo, finalmente contenta.
«Non è quello, è che conoscendomi mi fa strano» mi difesi.
«Beh, allora ti chiedo scusa per qualunque cosa sbagliata ti abbia fatto senza volerlo, a parte Mercy, con lei ho fatto apposta. Ma sappi che non la sopporto davvero, indipendentemente da cos’ha fatto a te, è un’ochetta frivola, ma a differenza della norma, va bene a scuola.»
«Me la immagino domani a scuola che ti corre incontro tutta contenta» scherzai, senza riuscire a trattenermi dal ridere, mentre giocavo con dei sassolini.
«Non credo proprio che lo farà» commentò Zayn, cupo.
Lo guardai con sguardo interrogativo, «e perché non dovrebbe?»
«Perché domani mattina dovrei venire a scuola con te, sempre se ti va di andare a fare colazione insieme, prima.»
Mi voltai di nuovo a guardarlo, sorpresa da quella proposta.
Zayn mi osservava in attesa di una risposta, le labbra leggermente increspate in un sorriso che, mi accorsi soltanto un attimo dopo, erano a pochi centimetri dalle mie.
Sentii immediatamente il battito del mio cuore accelerare e il respiro farsi più corto, se prima stavo per rispondergli in quel momento mi era praticamente impossibile muovere un muscolo.
«Cos’è, vi hanno mangiato i gatti randagi o vi siete ammazzati di botte?»
La voce squillante di Harry irruppe prepotentemente tra di noi. Con uno scatto mi alzai dagli scalini pulendomi il sedere e osservando spaventata il riccio, come se mi avesse colta in fallo.
Mi osservò attentamente, spostando continuamente lo sguardo da me a Zayn che lo guardava confuso.
«Voi due non me la raccontate giusta» disse poi, dubbioso. «Comunque spero che abbiate risolto i vostri problemi perché Zayn, mi serve il tuo aiuto, c’è là troppa gente.»
Zayn annuì alzandosi e seguendo Harry dentro il negozio, «ci vediamo domani» mi sussurrò a un orecchio, prima di farmi l’occhiolino e sparire dietro alla porta.
Rimasi per alcuni secondi incantata a guardare il punto in cui Zayn era sparito prima di riprendermi e dirigermi ancora elettrizzata verso casa.
 
Non appena aprii la porta, Giuliano fece la fatica di arrivare a farmi le fusa sulle gambe facendomi rischiare di inciampare.
«Dove sei sparita?»
La voce furiosa di mia mamma mi riprese subito, prima di fare capolino nel corridoi con un mestolo in mano, come se volesse picchiarmi con esso.
«C’era tanta gente» borbottai, togliendomi le scarpe e legandomi i capelli con un elastico che avevo al polso.
Mia madre annuì approvando la mia giustifica, «e il pane dov’è?» domandò poi.
Mi guardai alcuni secondi in giro, ero in panico. Dov’era il pane?
In mano non lo avevo, sul mobile non c’era, a meno che me l’avesse mangiato Giuliano nel giro di una frazione di secondo, sacchetto di carta compreso, era…
«Cazzo» mi lasciai scappare, prima di coprirmi la bocca con la mano.
Dovevo essere così presa da Zayn e Harry che ci spingeva a chiarire che l’avevo dimenticato sul bancone.
«L’ho dimenticato là» ammisi, impaurita dalla reazione di mia madre.
«Ma che hai per la testa? Sei innamorata?» mi domandò, in parte arrabbiata ma in parte divertita dalla mia sbadataggine.
Mi sentii avvampare, ma in quel momento suonarono alla porta. Mi voltai immediatamente e andai a rispondere, così da poter liberarmi almeno per un attimo di mia madre.
«Zayn!» esclamai sorpresa.
«Hai dimenticato questo» disse, trattenendosi con fatica dal ridere, porgendomi il sacchetto del pane.

 

***


NON CI CREDO CHE STO POSTANDO *-* AHAHAHA
Del tipo che ho finito adesso di scrivere il capitolo, sono stanchissima e non ho riletto ma fa niente uù 
Però dai, guardate il lato positivo: Zayn e Amanda hanno fatto pace! :D
La parte finale in cui quella svampita dimentica il pane nel negozio non so da dove mi sia uscita, l'ho messa soltanto per allungare il capitolo ma adesso mi sa che devo modificare anche le cose che succederanno dopo, chi lo sa che magari non si allunghi la fan fiction uù Spero vivamente di no perché DEVO finirla prima della fine della scuola altrimenti la prossima volta che aggiorno sarà a Settembre HAHAHA No seriamente, st'estate sparirò per tre mesi quindi devo starci dentro coi tempi #forzajas
Ora sto letteralmente crollando dal sonno, volevo soltanto ringraziarvi tutte, dalla prima all'ultima, per leggere sta roba che aggiorno ogni morte di Papa. Grazie mille, davvero!
Domani parto quindi ci sentiamo tra una settimana (se non di più, visto che il capitolo devo ancora scriverlo çwç)
Siete stupende,
Jas

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***



 


Stavo ancora spazzolando accuratamente i miei capelli color castano chiaro quando sentii il campanello di casa mia suonare e successivamente mia mamma gridare.
«Amanda è per te!»
Lanciai un’occhiata all’orologio che segnava appena le sette e un quarto, troppo presto perché fosse Zayn, eppure il sorriso che aveva stampato mia madre in volto quando fece capolino alla porta del bagno lasciava intendere tutt’altro.
«E’ Zayn» continuò raggiante.
La guardai confusa per alcuni secondi prima di buttare la spazzola nel cassetto e lavarmi velocemente i denti.
«Uscite insieme?» continuò mia madre, non prestando attenzione al fatto che stesse facendo un monologo e che io non avevo ancora detto niente. Per poco non mi strozzai con il dentifricio; mi sciaquai la bocca e chiusi il rubinetto prima di rispondere.
«Andiamo a scuola insieme» spiegai.
«Alle sette e un quarto di mattina? Mi sembra un po’ prestino.»
Alzai gli occhi al cielo e uscii dal bagno dirigendomi in camera mia senza darle una risposta. Erano due giorni che mia madre insisteva particolarmente sull’argomento “Zayn”, soprattutto da quando lui la mattina precedente mi aveva portato il pane a casa e avevano fatto conoscenza. Da allora sembrava essersi innamorata di quel sorriso rassicurante, di quella pelle ambrata e di quegli occhi color cioccolato. Non faceva altro che chiedermi di “quel giovanotto” e cosa ci fosse esattamente tra di noi, nonostante la mia risposta fosse sempre stata una sola e cioè “niente”.
«Allora, ti decidi a parlare?» mi spronò ancora una volta.
Sbuffai mettendomi una felpa larga e prendendo la borsa appoggiata sulla sedia, «niente mamma, un bel niente.»
Lei si buttò sul letto visibilmente scocciata, «sto cercando di avere una normale conversazione con mia figlia, vorrei cercare di capire cosa ti passa per la testa e farti capire che con me puoi parlare, ma non mi dici niente!» piagnucolò.
La osservai confusa per alcuni secondi, il rapporto con mia madre non era mai stato dei migliori, non litigavamo né niente ma diciamo che non le raccontavo niente della mia vita fatta eccezione dei voti che prendevo a scuola e delle verifiche che era tenuta a firmare. Non che la odiassi, ma non mi ero mai sentita di raccontarle le mie cose, come invece si vedeva fare in tutti i telefilm di questo mondo. E l’interesse che sembrava nutrire negli ultimi tempi verso i fatti miei mi lasciava sorpresa, non sapevo come comportarmi, non avevo davvero qualcosa da raccontarle ma anche se fosse stato non me la sarei sentita, mi sarebbe sembrato troppo strano. E poi, mia mamma aveva più di quarant’anni, avevo i miei dubbi che riuscisse a capirmi, e avevo il timore di dire qualcosa di sbagliato che l’avrebbe delusa o fatta arrabbiare con la conseguenza di finire in punizione.
«Non c’è niente mamma» dissi flebilmente, «io e Zayn siamo soltanto amici, niente di più né niente di meno. Sono stata costretta a dargli ripetizioni per una verifica che avremo dopodomani, dal suo esito dipenderà la mia borsa di studio per Parigi e mi sto impegnando al massimo sia per mantenere una media alta per far sì che lui vada bene a questo test perché ne dipende il mio futuro. Quindi non c’è niente tra di noi, lui è il più popolare della scuola e io un fantasma per la maggior parte dei miei compagni, non vedo perché debba succedere qualcosa tra noi due. E’ carino e simpatico, certo, ma non ci metto la mano sul fuoco che dopo che avremo fatto la verifica mi rivolgerà ancora la parola e mi saluterà quando mi incontrerà per i corridoi come fa adesso.»
Mi lasciai andare ad un sospiro sconsolato e stranamente mi sentivo più leggera, come se mi fossi tolta un peso di dosso dicendo ad alta voce quelle cose che avevo sempre pensato. Guardai per alcuni istante mia madre, visibilmente dispiaciuta da ciò che avevo appena detto, tutta la sua curiosità e spensieratezza di prima aveva lasciato spazio a una maschera di tristezza. Le sorrisi leggermente, alzando un angolo della bocca prima di guardare le lancette dell’orologio che segnavano le sette e venticinque. Zayn era di sotto ad aspettarmi da dieci minuti e forse era giunta l’ora di andare.
«Adesso devo scappare che sono in ritardo» le dissi, «ci vediamo stasera» e con quelle parole uscii dalla stanza.
Scesi le scale di fretta e furia rischiando di andare a sbattere addosso a Zayn che mi aspettava seduto infondo ad essere.
«Era ora!» mi disse alzandosi e dandomi un bacio sulla guancia come se niente fosse.
Sentii un brivido partire dal punto in cui le sue labbra avevano toccato la mia pelle ed espandersi in tutto il mio corpo. Avevo una strana sensazione all’altezza dello stomaco, forse erano le cosiddette farfalle di cui tanto si sentiva parlare in giro ma in quel momento il mio cervello era rimasto indietro di alcuni secondi per pensare davvero.
«Esistono anche le sedie in questa casa» osservai, quando riuscii a riappropriarmi della capacità di parlare.
Zayn sorrise prima di dirigersi verso la porta, «ci conviene andare se non vogliamo fare ritardo. Alla prima ora c’è matematica.»
Annuii sorridendo prima di seguirlo fuori di casa.
Mi sentivo strana quel giorno, ero stranamente allegra e la presenza di Zayn mi rendeva più nervosa del solito. Lo osservavo di soppiatto con la coda dell’occhio, stando attenta a non farmi cogliere in flagrante, e non potevo fare a meno di pensare a quanto fosse bello ma allo stesso tempo a quanto fosse impossibile che uno come lui, che poteva avere tutte le ragazze che desiderava, stesse a perdere tempo con una come me.
«Andiamo da Starbucks?»
La voce di Zayn interruppe il mio flusso di pensieri, girai velocemente la testa davanti a me ma era sicuro che si fosse accorto che lo stavo osservando. Annuii insicura prima di seguirlo all’interno del locale.
«Cosa prendi?» mi domandò, estraendo il portafoglio dalla tasca posteriore dei jeans.
Alzai la testa verso il menu appeso in cima al muro, «una spremuta d’arancia e un muffin con la mela e la cannella.»
«Niente caffè?» chiese, prendendo una banconota da cinquanta sterline.
Scossi la testa, «sono già abbastanza schizzata di mio.»
Zayn sorrise, «me lo dice sempre anche mia mamma, ma io lo bevo lo stesso.»
«Infatti si vede» lo presi in giro, prima che lui mi mandasse a prendere il posto.
Era una situazione assurda, quella, e completamente nuova per me.
A volte mi sentivo a disagio con Zayn, imbarazzata e impacciata, proprio come una bambina; poi l’attimo dopo ero sfacciata e insolente, lo prendevo in giro e scherzavamo come amici di vecchia data. Non mi era mai capitata una cosa del genere, non che avessi avuto molto a che fare col sesso opposto in passato ma anche le mie poche esperienze trascorse non potevano essere paragonate neanche lontanamente a quella.
Smisi di riempirmi la testa di paranoie quando vidi Zayn avvicinarsi al tavolo con un vassoio colmo di roba.
«Hai svaligiato Starbucks?» gli chiesi, spostando leggermente una sedia vuota così da farlo passare.
«Mi servono zuccheri e caffeina per svegliarmi» si difese, porgendomi la spremuta e il muffin mentre lui si impossessava dei restanti caffè, pancake, muffin e spremuta.
Cominciammo a mangiare in silenzio, l’unica cosa che ci impediva di sentire le mosche volare era il chiacchiericcio di fondo provocato dagli altri clienti. Fu lui il primo a parlare, con la bocca piena.
«Quando ci troviamo per matematica? La verifica è mercoledì.»
Bevvi un sorso della mia spremuta, mandando giù insieme ad essa il dispiacere che avevo sentito quando di nuovo, la dura verità, mi aveva colpita come un macigno in pieno petto. Avevo sperato che avremmo cominciato a parlare del più e del meno, come due amici, o almeno conoscenti, invece l’argomento clou era la matematica. Cominciavo seriamente a pensare che il motivo per cui Zayn avesse deciso di fare pace con me era per passare l’esame ed evitare di dover ripetere l’anno. Mi sentivo usata e presa in giro, ma più di tutto una stupida. Per aver creduto che da delle semplici ripetizioni sarebbe potuto nascere qualcosa, invece, se a volte mi sembrava che fosse vero – come il nostro quasi bacio a scuola – subito dopo succedeva qualcosa che ribaltava la situazione, facendomi capire che stavo sbagliando tutto.
Ero una frana in tutto ciò che riguardava il sesso opposto, anzi, ero una frana in tutto ciò che non riguardava la scuola, solo lì ero in grado di brillare.
«Quando preferisci» borbottai semplicemente, cominciando a giocherellare con la busta di zucchero ormai vuota.
«Mi ha scritto Mercy ieri sera» disse, come se niente fosse.
Alzai di scatto lo sguardo, incontrando il suo, così profondo e limpido. Rimasi in silenzio, in attesa che lui continuasse a parlare, non poteva sganciare una bomba del genere e poi starsene lì con le mani in mano. Stavo morendo dalla curiosità ma Zayn non sembrava avere intenzione di fare qualcosa.
«E..?» lo spronai.
«E.. Niente. Ho voluto dirtelo perché nel caso debba ancora importunarti e rinfacciarti qualcosa tu sia già pronta. Voglio essere sincero con te, Amanda, come te lo sei stata con me anche se mi ci è voluto un po’ a capirlo e..» si bloccò.
Avevo il cuore che batteva a mille, e per quanto Zayn mi mettesse in agitazione, la tachicardia non era esattamente dovuta a quello, almeno per quella volta. Stavo morendo dalla curiosità, odiavo rimanere sulle spine e nonostante il locale affollato, le voci della gente mi sembravano soltanto un suono lontano.
Alzai le sopracciglia sporgendomi leggermente verso di lui, incitandolo silenziosamente a finire di parlare.
«E voglio che tu sappia che sei molto di più di quello che pensi. Credi di essere bruttina, impedita e impacciata ma non sei niente di tutto questo. Beh, forse un po’ impacciata sì, ma io ti trovo adorabile. Ma a parte questo io ti trovo perfetta. Sei bella, simpatica, divertente, e pagherei oro per avere un decimo della tua intelligenza. Non so che razza di specchio hai a casa, o che criterio utilizzi per misurare le tue capacità ma volevo solo farti capire, esplicitamente, che tra noi due quello fortunato sono io. Devi smetterla di sminuirti e sottovalutarti così perché finirai per convincere anche gli altri di cose che non sono assolutamente vere.»
Zayn si lasciò andare addosso allo schienale della sedia, come se fosse reduce da uno sforzo sovrumano. Io, nel frattempo, ero rimasta con il fiato sospeso, un po’ per la sorpresa e un po’ per il piacere nel sentire quelle parole. Mi chiedevo chi avesse dato a Zayn la dote dell’onniscienza, sembrava avermi letto nella mente e avermi detto le cose che speravo sentirmi dire.
«Quale strano potere hai, Malik?» gli domandai, in imbarazzo.
Zayn scosse la testa, sorridendo, «vuoi veramente saperlo?»
Annuii con foga, in preda all’ansia dalla risposta che avrei ricevuto.
«Le pareti di casa tua sono fatte di cartongesso, probabilmente stamattina la porta di camera tua era socchiusa e la tua voce è piuttosto squillante» spiegò.
Rimasi esterrefatta da quelle parole, non potevo crederci. Non sapevo se essere più arrabbiata con me stessa per avere detto quelle cose senza preoccuparmi del fatto che Zayn fosse al piano inferiore oppure per aver capito che quelle parole molto probabilmente non erano così vere come credevo fossero fino ad alcuni secondi prima.
«Senti Amanda», Zayn prese le mie mani tra le sue, sporgendosi leggermente verso di me, «anche se non ti avessi sentita, quelle cose le avrei pensate comunque soltanto che non te le avrei dette, o almeno non così apertamente e forse così subito. Non c’è niente di male nell’esternare i propri dubbi e le proprie paure, sappi soltanto che giovedì io ti saluterò ancora quando ti vedrò a scuola, continuerò a parlarti come faccio adesso e potremo uscire insieme tutte le volte che vorrai, se non sarai tu a stancarti di me.»
Sorrisi a quelle parole e non riuscii a non arrossire, abbassando lo sguardo imbarazzata.
«E se non passi l’esame?» domandai.
«Beh, in quel caso sarei costretto a punirti per non aver operato secondo la diligenza professionale che ti è stata richiesta dalla Barely.»
Annuii seria, «mi sembra giusto.»
Finii in un boccone il restante muffin che avevo lasciato e Zayn bevve tutta d’un sorso la spremuta.
«Allora, andiamo?» mi domandò.
Presi le mie cose ed insieme uscimmo fuori dal locale. Le strade erano abbastanza affollate e i marciapiedi colmi di studenti che si dirigevano verso la scuola.
Intravidi alcuni metri davanti a noi la coda perfetta di Mercy e la sua andatura composta. Sentii la rabbia ribollirmi dentro e strinsi le mani in due pugni per cercare di scaricarla in qualche modo. La sola vista di quelle lunghe gambe snelle e di quell’atteggiamento superiore mi mandava in bestia e mi cambiava l’umore. Rallentai leggermente il passo per evitare di avvicinarmi troppo, se non di sorpassarla. Zayn mi assecondò senza tuttavia evitare di voltarsi nella mia direzione e di guardarmi con fare interrogativo. Feci finta di niente ma lui seguì il mio sguardo fino ad accorgersi della presenza di Mercy.
Con la coda dell’occhio mi fu impossibile capire che espressione avesse fatto alla sua vista, ma di una cosa ero certa: sentii le sue dita intrecciarsi con le mie.

 

***


STO AGGIORNANDO, NON E' UN MIRAGGIO!
Chiedo scusa per il capitolo un po' insensato ma sto seriamente cominciando a chiedermi a cosa mi serva la scaletta se poi quando scrivo ribalto tutto HAHAHA
Diciamo che i fatti che accadono, anzi, le paranoie di Amanda, sono causate dall'episodio di Glee che ho visto oggi pomeriggio in cui Quinn si fa i complessi col rastone cristiano uù
Come al solito non ho riletto, ho appena finito di scrivere e di guardare Grey's Anatomy quindi chiedo perdono per eventuali errori.
Il TAAANTO atteso bacio Zamanda non è ancora arrivato, sto aspettando il momento giusto che non so neanch'io quand'è ma spero presto altrimenti mi uccidete e.. basta.
Per vostra fortuna/sfortuna adesso non vado più da nessuna parte fino a Luglio ma gli aggiornamenti credo che saranno comunque così lontani l'uno dall'altro perché non ho capitoli pronti, sono stra piena di roba a scuola e il tempo libero che ho lo passo in giro dato che finalmente sembra essere arrivato il caldo :D
Comunque mi sono preposta di finire la fan fiction prima di scomparire dal fandom per un po' quindi don't worry :)
Siete stupende,
Jas

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***



 

Non appena la campanella suonò mi intrufolai nella classe di matematica, andando a sedermi silenziosamente al solito posto. Non appena avevamo varcato la soglia del cancello di scuola Zayn mi aveva proposto di andare dai ragazzi ma io avevo preferito entrare subito in classe così, a mio malgrado, mi aveva lasciato la mano. Mi ero resa conto di avere l'umore più ballerino di una donna col ciclo, quella mattina ero passata dall'essere triste all'essere felice almeno due volte, ed erano solo le otto.
Pian piano la classe cominciò ad affollarsi, e riconobbi subito la chioma incolta di Liam spuntare tra la folla, seguita subito dal ciuffo scuro di Zayn. Non riuscii a trattenere il sorriso a quella vista, sorriso che scomparve l'istante dopo, quando notai Mercy dietro di loro. Doveva essere una coincidenza, per forza, oppure era lei a inseguire senza tregua Zayn. Quello era suolo pubblico e poteva stare dove voleva ma lo sguardo che Mercy mi lanciò subito dopo era tutt'altro che innocente. Liam mi sorrise non appena mi vide e sventolò una mano in aria per salutarmi, Zayn mi guardò semplicemente prima che Ms. Barely entrasse in classe pretendendo il silenzio.
«Ragazzi» esordì, «sono lieta di annunciarvi che ho preparato le verifiche per mercoledì.»
A quelle parole dalla classe si alzarono numerose proteste, che furono subito schermite da uno sguardo di fuoco da parte della prof. Non prestai molta attenzione ai fatti che si stavano susseguendo in classe, ero più concentrata a fare i compiti di francese per l'ora dopo.
«Signorina Clark!»
Nel sentirmi chiamare, lasciai cadere la matita sul libro e alzai la testa di scatto.
«Come proseguono le lezioni con Malik?» chiese.
Lanciai uno sguardo a Zayn, che si voltò a guardarmi proprio in quell'istante, prima di rispondere.
«Bene» dissi, «stanno andando alla grande. Credo proprio che prenderà un bel voto.»
Vidi Zayn guardarmi confuso, chiedendomi implicitamente cosa stessi blaterando, mentre la professoressa era sorpresa, probabilmente per la mia sfacciataggine.
«Vedremo Clark.. Vedremo.»
 
«Mi dici che ti salta in mente?»
Non feci in tempo a mettere piede fuori dalla classe che Zayn mi fu subito addosso, e non si poteva dire che fosse felice di cosa avevo detto poco prima.
«A cosa ti riferisci?» gli domandai, continuando per la mia strada verso l'armadietto.
«A quello che hai detto prima! Stiamo andando alla grande» mi scimmiottò, «ti ricordo che non facciamo lezione da una settimana, se non di più.»
Mi fermai di scatto voltandomi verso di lui, «lo so Zayn, ma so anche che non sei stupido e che riusciremo a prepararci alla grande per il test in questi due giorni, quindi ti conviene farti trovare in biblioteca oggi pomeriggio dopo le lezioni.»
Zayn rimase a guardarmi confuso per alcuni secondi, «sicura?»
Annuì convinta, appoggiandogli le mani sulle spalle, «stai tranquillo che andrà bene» lo rassicurai.
Lui annuì convinto, «mi fido.»
In quel momento la campanella che annunciava l'inizio delle lezioni suonò, «devo andare che ho francese, ci vediamo dopo allora» dissi velocemente.
«Aspetta..»
Alzai leggermente lo sguardo incrociando gli occhi scuri di Zayn, «grazie» mi sussurrò, prima di posarmi un dolce bacio sul lato destro della bocca e superarmi.
Rimasi immobile e incredula per alcuni secondi, sfiorandomi il punto in cui le labbra di Zayn avevano sfiorato la mia pelle, prima di rimettermi in sesto e correre verso l'aula di francese.
Varcai la soglia della porta alcuni secondi prima che il professore entrasse, tutta la classe era al proprio posto e l'unica sedia libera era quella vicino a una ragazza che mi resi conto essere Elena.
Mi avvicinai titubante a lei, intenta a scrivere qualcosa su un quaderno per accorgersi della mia presenza. Aveva un viso dolce e in realtà mi aveva sempre ispirato simpatia nonostante non le avessi mai rivolto la parola. Mi sedetti in silenzio, e solo allora alzò lo sguardo dal foglio.
«Ciao!» mi disse, allegra. Ricambiai il saluto sorridendole e prendendo il libro dalla borsa.
Era una ragazza davvero bella, non biasimavo Liam per aver perso la testa per lei. I lunghi capelli scuri le incorniciavano il viso chiaro e gli occhi verdi come due smeraldi.
L'insegnante cominciò a spiegare la lezione nonostante non stessi ascoltando una parola, ero troppo intenta a trovare un modo per fare conoscere Elena a Liam. Innanzitutto, per presentargliela dovevo esserle io amica per prima ma non ero mai stata una cima nelle relazioni, cosa che complicava il tutto. Fortunatamente Elena era una ragazza aperta e non ci volle molto perché iniziasse a chiacchierare.
«Li hai fatti i compiti?» domandò.
Annuii fiera, fortunatamente nell’ora prima la Barely aveva cominciato a importunarmi quando ormai avevo finito gli esercizi quindi potevo ritenermi salva. Sfogliai le pagine del libro alla ricerca del capitolo esatto prima di mostrarlo ad Elena. Lei allungò leggermente il collo per riuscire a vedere prima di trattenere una risata.
«Che c’è?» domandai allarmata.
«Non sono quelli» mi spiegò lei, facendomi invece vedere quelli che erano i compiti giusti.
«Signorina Clark», il professore di francese mi chiamò in quel momento, osservandomi da sopra la montatura spessa dei suoi occhiali appoggiati sul naso pronunciato, «ci farebbe l’onore di iniziare la correzione?»
Lo guardai incerta per alcuni secondi cercando di inventare una scusa credibile che mi avrebbe risparmiato un meno sul registro, cosa non molto gradita vista la mia possibile borsa di studio per la Francia.
Elena spostò con cautela il suo libro sul mio banco, dandomi un colpo sul braccio.
«Certo» balbettai allora, cominciando a leggere le sue frasi.
Quella ragazza era perfetta per Liam, sarebbero stati la coppia dell’anno se solo fossi riuscita a farli conoscere. Dovevo architettare qualcosa per far si che Elena potesse rendersi conto di che ragazzo bello, simpatico e gentile aveva a disposizione. Nonostante non fossimo amiche sapevo che era una ragazza aperta e solare e che non avrebbe rifiutato un caffè con alcuni miei amici.
Le ridiedi indietro il libro mimando un grazie silenzioso con le labbra prima di cercare di concentrarmi sulla spiegazione senza troppo successo.
Il suono acuto della campanella mi distrasse dai miei pensieri, raccattai velocemente le cose sparse sul banco come un automa ma quando mi alzai dalla sedia mi ricordai dell’idea che avevo avuto.
«Elena» la chiamai, mentre si dirigeva verso la porta.
La ragazza si voltò verso di me donandomi uno dei suoi dolci sorrisi, «si?»
«Cosa fai stasera?»
 
Guardai un’ultima volta l’orologio che tenevo al polso con aria scocciata, prima di ricominciare a battere nervosamente la matita sul tavolo della biblioteca. Il silenzio assordante era interrotto soltanto da quel ticchettio regolare e sordo, ma a nessuno sembrava dare fastidio, anche perché la persona più vicina a me si trovava dalla parte opposta dell’edificio. Udii dei passi farsi sempre più forti, segno che qualcuno stava arrivando nella mia direzione, e quando il rumore si fermò, feci lo stesso con la mia matita. Alzai gli occhi notando la figura di Zayn nella penombra, appoggiata a uno scaffale a guardarmi.
«Non sei già abbastanza in ritardo per rimanere lì impalato?» lo ripresi.
«Siamo di buon umore, vedo» mi prese in giro lui, andandosi a sedere di fronte a me e prendendo, con molta calma, l’occorrente dallo zaino.
«Scusa, è che..» sospirai, «lascia stare.»
Zayn appoggiò il quaderno che teneva in mano sul tavolo prima di sporgersi leggermente verso di me con fare preoccupato, «che succede?»
Scossi la testa sconsolata, «niente, non abbiamo tempo da perdere con i miei problemi dobbiamo fare matematica. E’ tutto a posto.»
Zayn annuì ritornando alla posizione di prima, «va bene, sappi che se hai bisogno di qualunque cosa..»
Ci pensai su un attimo, «che ne dici se te ne parlo stasera?»
Il ragazzo sembrò illuminarsi a questa proposta, «certo, come vuoi tu.»
Gli sorrisi rassicurante aprendo il libro di matematica e cercando qualche esercizio da fare.
Le cose che avevo detto quella mattina alla professoressa le pensavo davvero, ed ero certa che le cose sarebbero andate per il meglio. Certo, Zayn non era uno di quei ragazzi belli e popolari ma con delle doti nascoste, semplicemente non si applicava, come la maggior parte dei suoi coetanei, nonostante ciò ero convinta che avrebbe potuto superare quel test anche in quel momento.
Presi il cellulare dalla tasca mentre lui svolgeva silenziosamente un esercizio: nessun messaggio. Cercai il numero di Liam nella rubrica e gli scrissi un sms, misi a posto il telefono giusto quando Zayn mi porse il suo quaderno.
«Non sono più allenato, spero di non aver fatto errori.»
Controllai tutto velocemente, stando attenta a non perdere il filo del discorso nonostante fosse difficile, data la quantità di pensieri che mi frullava per la testa.
«E’ perfetto» dissi alcuni minuti dopo, passati in religioso silenzio, mentre gli porgevo il quaderno.
In quell’istante il telefono che tenevo in tasca vibrò, facendo un rumore assordante.
«Chi è?» mi domandò Zayn curioso.
Rimasi in silenzio alcuni secondi cercando di elaborare una risposta plausibile il più velocemente possibile. Non potevo dirgli che era Liam, anche se non c’era niente di male nel messaggiare tra amici non volevo dargli altri motivi per arrabbiarsi con me visti i precedenti. Nonostante questo piccolo litigio sembrava averci avvicinati ancora di più temevo la reazione che avrebbe potuto avere Zayn e preferivo mantenere il segreto, soltanto per ancora alcune ore.
«Elena» dissi frettolosamente, mentre i miei occhi scorrevano già sulle parole che mi aveva scritto Liam, «una ragazza che ho conosciuto oggi a francese.»
Risposi velocemente al messaggio mettendo via il telefono e tornando a concentrarmi sugli esercizi che la professoressa avrebbe potuto mettere nella verifica.
«Non la conosco..» rifletté Zayn, riferendosi ancora al discorso di prima.
«Beh, neanch’io fino a stamattina» dissi sincera, «ma mi ha salvata con i compiti e siamo finite a parlare del più e del meno. E’ una tipa in gamba» conclusi indicandogli un esercizio abbastanza complesso da eseguire.
Volevo archiviare subito quel discorso, meno cose mi avrebbe chiesto e meno bugie gli avrei detto, inoltre eravamo lì per lavorare e non per chiacchierare. Se Zayn fosse stato in grado di svolgere bene quell’esercizio sarebbe stato in grado di affrontare la verifica. Alla fine non mi pentivo di ciò che avevo detto, sarebbe andata bene e io sarei finalmente andata nella città che amavo più di tutte.
«E’ carina?»
Spostai lo sguardo da un tizio che era appena entrato in biblioteca a Zayn, fulminandolo letteralmente.
«E’ già occupata» dissi secca, anche se non era vero. Nonostante Elena non stesse con Liam, anzi, non sapesse nemmeno della sua esistenza, per Zayn quella ragazza era off-limits. Stando a quelle strane regole non scritte che vigono tra amici lui non doveva neanche lontanamente interessarsi a una ragazza che aveva già puntato Liam.
«E chi è il fortunato?» insistette lui.
Alzai gli occhi al cielo sbuffando sontuosamente, «non siamo qui per fare matematica?» lo ripresi, tentando di cambiare discorso.
Zayn annuì scocciato abbassando la testa sul quaderno.
Appoggiai la schiena alla sedia e mi misi a braccia conserte ad osservare la penna che scriveva veloce sul foglio. Mi sentivo le palpebre pesanti, stavo letteralmente morendo dal sonno e lottando contro la stanchezza.
«Dormi?»
Nonostante fossi sveglia sussultai quando Zayn mi chiamò, lo guardai spaventata scuotendo la testa, «quasi» però ammisi.
Lanciai un’occhiata all’orologio appeso alla parete alla mia sinistra, «guardo questo esercizio e andiamo» dissi.
Controllai velocemente tutto, cercando di non perdere alcun passaggio.
«Ma hai fatto giusto!» esclamai poi sorpresa e sorridente, chiudendo con un tonfo secco il quaderno.
Mi alzai dal tavolo prendendo la borsa, «vedi che avevo ragione?» continuai contenta, dandogli un buffetto sulla guancia.
Zayn si voltò verso di me, «lo so» mi sussurrò, prima di darmi un leggero e veloce bacio sul naso.
Rimasi esterrefatta da quel gesto per alcuni secondi, quel giorno Zayn sembrava particolarmente affettuoso nei miei confronti cosa che mi mandava il cuore a mille da una parte ma che mi lasciava confusa dall’altra. Nonostante non potessi non rendermi conto di quanto mi sentissi bene con lui in quel momento, dall’altra mi sembrava tutto troppo perfetto e avevo il brutto presentimento che di lì a poco sarebbe successo qualcosa di brutto.
Zayn probabilmente si accorse del subbuglio che mi causò perché mi prese sottobraccio e mi condusse fuori dalla biblioteca come se avessi bisogno di qualcuno che mi orientasse.
«Ci vediamo stasera, allora» mi disse, passandosi una mano tra i capelli.
Annuii sicura prima di salutarlo e incamminarmi verso casa.
Il mio piano poteva avere inizio.

 

***


HERE I AM :D
Chiedo scusa per il leggero ritardo nell'aggiornare ma nonostante sia più o meno sempre stata a casa la scuola mi sta uccidendo. Non so come siate messe voi ma io tra questa settimana, quella prossima e quella ancora dopo non so se devo spararmi un colpo o che cosa D: HAHAHAHA
Purtroppo non ho capitoli già scritti e non ho davvero tempo di scrivere, faccio quello che posso.
Spero che non vi stiate stancando di questa storia, ho visto che le recensioni stanno diminuendo di molto e questo mi dispiace. Vi giuro che vorrei davvero aggiornare più spesso ma mi è davvero impossibile. Comunque stando ai miei calcoli mancano ancora 4-5 capitoli più l'epilogo, entro la fine della scuola dovrei farcela più o meno, poi spero di non postare sempre una volta a settimana! AHAH
Però dai, sto diventando più brava e ho messo tanti momenti Zamanda in questo capitolo - ASSOLUTAMENTE NON PREVISTI - quindi spero di essermi fatta perdonare uù
Vi scongiuro fatemi sapere che ne pensate, voi non avete idea quanto faccia piacere a chi scrive sapere i pareri di chi legge :D
Ora la smetto di rompervi le palle, alla prossima!
Jas

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***



Mi guardai per l'ennesima volta allo specchio passando le mani sulla stoffa nera e prendendo un profondo respiro. Avevo passato l'ultima ora a decidere cosa indossare - il che non era da me, solitamente ci mettevo cinque minuti a vestirmi - e ora il timore di essere troppo in ghingheri si stava facendo strada nella mia mente. Avevo optato per un vestito nero che cadeva morbido fino a sopra le ginocchia - per nascondere i miei chili di troppo - e un paio di ballerine nere. I capelli erano sciolti e ancora umidi dalla doccia che avevo fatto poco prima e avevo osato spruzzarmi alcune gocce di profumo. Il telefono appoggiato alla scrivania che cominciò a vibrare mi impedì di farmi ulteriori paranoie, lo presi rispondendo subito.
«Pronto?» chiesi incerta, essendomi dimenticata di guardare chi stesse chiamando.
«Amy sono Liam, ma a che ora ci dobbiamo incontrare? Perché io sono già pronto..»
Guardai la sveglia appoggiata sul comodino, «anche subito se vuoi, ci troviamo nel bar vicino a scuola, ok?»
«Va bene..» borbottò, «sono proprio curioso di sentire cos'hai da dirmi di così importante da dovermene parlare di persona.»
Mi morsi un labbro cercando di trattenere un sorriso, nonostante Liam non potesse vedermi. 
«Lo scoprirai» dissi soltanto prima di riagganciare.
Presi il telefono e la borsa prima di catapultarmi fuori di casa lasciando mia mamma con un "esco ci vediamo dopo".
Nonostante l'estate si stesse facendo sempre più vicina quando il sole tramontava la temperatura si abbassava improvvisamente. Mi strinsi nella giacca che indossavo rabbrividendo quando un soffio d'aria mi scompigliò i capelli. Accelerai il passo guardandomi intorno con aria furtiva, il sole stava tramontando e io odiavo andare in giro da sola alla sera. Zayn non mi aveva più fatto sapere niente da quando ci eravamo lasciati in biblioteca, speravo soltanto che non si fosse dimenticato del nostro "appuntamento" altrimenti sarei dovuta tornare a casa da sola. Nel dubbio gli mandai un sms chiedendogli dove fosse, la risposta non tardò ad arrivare.
"Cinque minuti e sono lì :)"
Non riuscii a trattenere un sorriso e una strana sensazione mi pervase il petto. Ero rimasta così concentrata su Liam ed Elena che mi accorsi solo allora che sarei rimasta tutta la sera da sola con Zayn, come se fosse un vero appuntamento.
Non appena svoltai l'angolo notai Liam appoggiato al muro del bar guardarsi in giro annoiato.
«Ehi!» lo chiamai, sventolando una mano in aria così da farmi notare.
Il volto del ragazzo si aprì in un sorriso luminoso e mi strinse in un forte abbraccio non appena gli fui abbastanza vicina. Chiusi gli occhi assaporando il suo calore e il suo profumo prima che, la sua curiosità e indole pettegola, interrompesse il momento romantico.
«Allora, che mi devi dire?»
Mi staccai bruscamente dall'abbraccio guardandolo in cagnesco, «non mi fai nemmeno accomodare che già cominci a farmi l'interrogatorio?» domandai, infastidita.
Liam alzò le spalle grattandosi la nuca come se non fosse colpa sua, prima di osservarmi attentamente dalla testa ai piedi.
«Ti sei truccata? E come mai così in ghingheri?»
Liam avvicinò il suo viso al mio collo, annusando l'aria come un cane che gironzola. «Hai messo il profumo?»
Mi allontanai infastidia, «ma chi sei, Horatio di CSI?»
«Liam?»
Una voce maschile lo chiamò alle mie spalle, mi voltai di scatto trovandomi faccia a faccia con Zayn.
«Che ci fai qui?» dissero entrambi contemporaneamente.
I due si guardavano con aria interrogativa e io, in mezzo, mi sentivo come di troppo. Feci un passo indietro uscendo da quella "morsa" e facendo balzare lo sguardo da un viso all'altro.
Mi grattai la nuca imbarazzata e incapace di trovare una scusa plausibile per quel triangolo. Quella situazione non era prevista nel mio piano - nonostante non esistesse per niente un vero e proprio piano - e non avevo idea di come cavarmela e di cosa raccontare.
«Amanda!»
Giusto in tempo.
Mi voltai di scatto verso la mia ancora di salvezza: Elena.
Le andai incontro allegra e l'abbracciai calorosamente nonostante non ci conoscessimo ancora molto bene.
«Ho portato due miei amici con me, se non ti da fastidio» le sussurrai poi, in un orecchio.
Mi riavvicinai ai ragazzi e non potei fare a meno di notare l'espressione da pesce lesso e sorpresa di Liam, probabilmente se la mascella non fosse stata attaccata al resto del viso a quell'ora sarebbe già caduta per terra.
«Amy» disse, come in trance, senza spostare gli occhi da Elena, «c'è qualcosa che devi dirmi?» continuò, non degnandomi di uno sguardo.
Annuii silenziosamente nonostante fossi consapevole del fatto che Liam non potesse notarmi, troppo incantato da un'altra persona.
«Beh, sì. Credo che non ti dispiaccia se ho invitato una mia amica con noi stasera, mi andava voglia di uscire e divertirmi un po' quindi.. Perché non andiamo dentro?» spiegai con eccessivo entusiasmo.
Lanciai un aiuto implicito a Zayn facendo cenni quasi impercettibili prima nella direzione di Liam e poi di Elena. Fortunatamente lui sembrò capire ed aprii la porta del bar entrando per primo nel locale.
Era praticamente deserto, era lunedì ed erano ben poche le persone che uscivano quel giorno della settimana, nonostante ciò ero fiduciosa.
Zayn si sedette su un divanetto e io accanto a lui così da costringere Liam ed Elena a sedersi vicini.
«C'è qualcosa che devi dirmi?» mi sussurrò Zayn, in un orecchio.
Annuii discretamente, «dopo» dissi semplicemente, prima di posare l'attenzione sugli altri due.
«Non ci siamo ancora presentati» esordii, preoccupata.
«Elena, loro sono Zayn e Liam» spiegai con calma.
La ragazza sorrise ad entrambi stringendo loro le mani, forse un po' troppo con Liam che sembrava non voler porre fine a quel contatto.
Mi schiarii rumorosamente la voce sorridendo a Elena, dalla cui faccia trapelava il timore che aveva a ritrovarsi di sera in un locale con tre tipi squinternati come le potevamo sembrare in quel momento.
Zayn prese in mano la situazione, cominciando - grazie a Dio - a parlare.
«Come vi conoscete tu e Amanda?» le domandò.
Elena appoggiò le mani sul tavolo cominciando a giocherellare con le dita, «in realtà non ci conosciamo da molto, da stamattina» spiegò, lanciandomi uno sguardo veloce. «Diciamo che l'ho salvata nell'ora di francese.»
Zayn si finse sorpreso dandomi una leggera spinta, «allora è lei la ragazza di cui mi parlavi oggi!» 
Annuii lentamente, «sì» dissi poi.
In quel momento la cameriera arrivò a portare le ordinazioni che avevamo preso, Liam bevve un lungo sorso della sua coca-cola; fino ad allora non aveva aperto bocca e avrei potuto notare il suo imbarazzo anche a distanza di chilometri.
«E dimmi, ce l'hai il ragazzo?» continuò imperterrito Zayn.
Elena strabuzzò gli occhi da cotanta sfacciataggine mentre Liam per poco non si strozzò con la coca. Elena lo guardò preoccupata dandogli delle leggere pacche sulla schiena, «tutto bene?» gli chiese poi.
Liam annuì con gli occhi lucidi, prendendo un tovagliolo e pulendosi la bocca. Fulminò con lo sguardo Zayn mentre si puliva la bocca ma quest ultimo sembrò non farci caso, oppure si finse soltanto ingenuo.
«Ehm.. ti sei sporcato..» sussurrò quasi Elena e Liam, indicando la sua polo bianca con un'enorme macchia marrone in mezzo.
«Fanculo..» borbottò lui seccato passandoci sopra il tovagliolo, che si sgretolò a contatto con il bagnato.
Elena trattenne una risata, «è meglio se  la sciacqui con l'acqua se non vuoi fare ulteriori danni» osservò alzandosi dal divanetto per farlo passare.
Liam si alzò e, a mia sorpresa, Elena lo seguì.
Non appena furono entrambi abbastanza lontani Zayn partì all'attacco.
«Mi spieghi che succede? Io pensavo che saremmo usciti da soli e invece mi ritrovo Liam e quella ragazza» dal suo tono trapelò un po' di fastidio.
«Stai tranquillo!» lo ripresi, «Elena è la ragazza di cui è cotto Liam e sto cercando soltanto di far fare loro conoscenza, tutto qui..» borbottai abbassando lo sguardo.
«Non sei cupido» bofonchiò lui, mettendosi a braccia conserte.
Mi voltai a guardarlo stringendo le mani a pugno per cercare di scaricare la rabbia che in quel momento si stava prendendo possesso di me.
Cosa c'era che non andava nel cervello di quel ragazzo.
«Cosa vorresti insinuare?» chiesi, acida.
Zayn scosse la testa, «niente.»
«Sputa il rospo» insistetti.
«Ti ho detto niente!» esclamò lui, alzando leggermente il tono della voce.
Mi voltai dall'altra parte notando Liam - che sembrava essersi sciolto - ed Elena tornare al tavolo.
Non avevo intenzione di rovinare a loro la serata così presi le mie cose ed uscii dal locale.
«Cos'è successo?» mi domandò preoccupato Liam prendendomi per un braccio.
«Niente, tranquillo» sforzai un sorriso, «tu piuttosto goditi la serata» gli sussurrai in un orecchio, così che solo lui potesse sentirmi.
Non appena misi un piede in strada l'aria fredda mi fece venire la pelle d'oca ma in quel momento ero troppo infuriata per preoccuparmi della bassa temperatura e del fatto che fosse buio e fossi sola.
Cominciai a camminare verso la parte opposta di dove abitavo, non avevo intenzione di mettere piede in casa e dovermi sorbire il terzo grado da parte di mia madre sul motivo per cui ero già a casa o sul perché ero arrabbiata e scorbutica. Mi avviai verso un parchetto lì vicino, nonostante fosse sera era abbastanza affollato il che mi tranquillizzò. Mi sedetti su una panchina osservando la gente che camminava allegra per le vie sterrate e alcuni cani che si rincorrevano nel prato. Mi asciugai velocemente una lacrima che mi scappò dall'occhio tirando su col naso.
Perché Zayn doveva essere così.. complicato? Per quanto mi sforzassi non riuscivo a capire il perché di quella sua reazione spropositata, che avevo fatto di male? Gli avevo spiegato che tutta quella messa in scena era stata organizzata per fare incontrare Liam ed Elena, e se avevo invitato anche lui era perché volevo passarci del tempo insieme. Lui non era un ripiego, era la prima scelta.
Ormai ero sicura che l'avesse capito, nonostante non gliel'avessi mai detto esplicitamente era facilmente desumibile dai miei comportamenti inoltre mi aveva sentita quella mattina a casa mia. Non avrei mai avuto tutte quelle insicurezze se lui non mi interessasse in quel senso.
Pensavo avesse ben in chiaro che tra me e Liam non c'era niente, e il fatto che l'avessi spinto tra le braccia di un'altra era l'ennesima prova. Chiunque l'avrebbe capito - se era quello il problema - dato che Zayn si era limitato a prendersela con me senza spiegarne davvero il motivo.
Sospirai sconsolata lasciandomi andare addosso alla panchina e facendo cadere la testa indietro. Aprii gli occhi vedendo tutto all'ingiù, ma nonostante avessi una prospettiva diversa dal solito non mi fu difficile riconoscere Mercy ad alcuni metri di distanza da me. Mi tirai su voltandomi a guardarla incuriosita da cosa ci facesse lì, quando anche lei si voltò nella mia direzione, notandomi.
Nonostante io non feci il minimo cenno di volerle rivolgere la parola lei si avvicinò a me con il suo solito sorriso strafottente e la sua solita faccia da schiaffi sedendosi accanto a me.
«Qual buon vento, Clark?» mi domandò, esageratamente allegra.
«Potrei farti la stessa domanda» borbottai acida.
«Io te l'ho posta per prima» rispose lei pronta.
«Non è affar tuo.»
Mercy sospirò passandosi una mano tra i capelli, «okay, allora che mi dici di tu e Zayn?»
Scoppiai a ridere esageratamente, così tanto da non riuscire più a smettere. Sembravo una psicopatica, me ne rendo conto, ma in quel momento mi sembrava liberatorio, sempre meglio che piangere.
«Tra me e lui non c'è niente» ribattei secca, «e anche se non fosse, non dovrebbe interessarti.»
Mercy alzò leggermente le mani in segno di resa, «volevo solo essere leale, se tra voi due non c'è niente allora direi che ho il via libera.»
«Se lui ci sta..» borbottai, più tra me stessa che altro.
«Si da il caso che l'abbia già fatto, cercavo solo di essere cortese» si giustificò lei.
«E se ti avessi detto che c'era qualcosa?» la istigai.
«Ci sarei andata comunque, soltanto con un'altra consapevolezza. Anzi, ci avrei avuto più gusto.»
Mi alzai di scatto infuriata, quella non era decisamente serata e non avevo intenzione di sentire altre parole da parte di quella sgualdrina.
«Dove scappi?» lei mi imitò, «non c'è bisogno che ti disperi, pensavo l'avessi capito che lui non è il ragazzo per te.»
Chiusi gli occhi respirando lentamente per calmarmi, dovevo reprimere la voglia che avevo in quel momento di scagliarla al suolo e prenderla a pugni. Doveva smetterla di essere così malvagia nei miei confronti, voleva Zayn? Aveva avuto quattro anni per prenderselo, e anche in quel momento io non le stavo impedendo di farlo, se fino ad allora non era successo niente tra loro due – o almeno, non qualcosa di significante – magari voleva dire che non erano destinati a stare insieme o che comunque da una parte i sentimenti non erano ricambiati. Per Mercy io ero un diversivo, non riusciva ad ammettere a sé stessa che Zayn a lei non interessava in quel senso e quindi se la prendeva con me. Io ero stufa marcia di quella situazione.
Quando riaprii gli occhi notai una figura alle spalle di Mercy. Era avvolta nell’ombra e mi ci volle un attimo a riconoscerla, ma la sua voce era inconfondibile.
 

***

NON MI ASPETTAVATE VERO? HAHAHAHA
Beh, per vostra fortuna venerdì e sabato e domenica sono stati dei giorni molto produttivi per la sottoscritta: ho scritto questo capitolo e pure il 20 (che non vedo l’ora di postare :D) e anche un po’ del 21.
In realtà il 20 sarebbe tipo una continuazione di questo ma era venuto fuori un papiro così l’ho diviso, giusto per lasciarvi un po’ di ansia HAHAH

Sinceramente non mi ricordo se ho riletto o no, ora non l'ho fatto perché devo finire di studiare storia e ho un sonno atroce, nel caso abbiate trovato stupidi errori di ripetizioni o robe varie chiedo venia D:
Fatemi sapere che ne pensate, specialmente della coppia emergente Elena+Liam (non riesco a trovare una fusione decente tra sti due nomi, nel caso abbiate più fantasia di me fatemi sapere uù) e se fate le brave aggiornerò moooolto presto con un capitolo pieno di colpi di scena ma soprattutto taaaanto Zamanda (o Amazayn, per la felicità di extraordinharry HAHAHAHA)
Grazie mille per tutto, le recensioni, i preferiti, le seguite, ma anche solo per leggere **
Siete stupende,
Jas

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


«Dovresti smetterla» disse semplicemente.
Mercy si voltò di scatto e mi dispiacque essere dietro di lei, volevo davvero vedere l’espressione che aveva assunto la sua faccia alla vista di Zayn.
«Io..»
Mercy cominciò a balbettare parole senza un preciso senso logico, Zayn sospirò sontuosamente prima di parlare.
«Mi dispiace Mercy ma non sei il mio tipo di ragazza» ammise sincero, «e dovresti evitare di rendere la vita un inferno alle persone che invidi, dovresti concentrarti piuttosto a capire chi è adatto per te. Io non lo sono.»
Rimasi meravigliata dalle parole di Zayn, in una maniera a dir poco cortese le aveva detto di stare alla larga sia da me che da lui e di cominciare a farsi una vita. Io al suo posto le sarei direttamente saltata addosso e le avrei strappato i capelli uno per uno mentre le rivolgevo parole non proprio piacevoli.
Mercy rimase in silenzio incapace di proferire parola prima di emettere uno strano verso e andarsene infuriata. Non appena vidi gli occhi di Zayn posarsi su di me abbassai lo sguardo soffermandomi sulle mie ballerine. Per quanto fosse stato gentile e cavaliere ero ancora arrabbiata con lui per il suo atteggiamento. Lo sentii avvicinarsi a me ma non osai muovermi.
«Non ti trovavo più, mi hai fatto preoccupare» ammise, dopo alcuni attimi di silenzio.
«Nessuno ti ha detto di venire a cercarmi, probabilmente se me ne sono andata era perché non volevo stare con te» dissi, dura.
In realtà mi faceva piacere che almeno gli importasse qualcosa di me, ma nonostante quello ero infuriata con lui e non gliel’avrei fatta passare liscia. Vidi la sua mascella serrarsi ulteriormente, segno che anche lui era arrabbiato, ma non proferì parola.
«Senti, mi dispiace» sbottò poi, allargando le braccia, «ma il fatto è che..» si bloccò, proprio quando ero pronta ad ascoltarlo. Ero curiosa di sapere per quale strano motivo se la fosse presa con me, era da tutta la sera che ci rimuginavo sopra ma non ero ancora giunta ad una risposta sensata.
«Lasciamo perdere, non lo sai nemmeno tu perché sei arrabbiato» inferii acida, facendo per andarmene.
Zayn mi bloccò per un polso costringendomi a guardarlo negli occhi. 
Era buio, buio pesto. L’unica fonte di luce in quel momento era la luna che splendeva alta nel cielo e un lampione poco distante da noi che illuminava ben poco. I suoi occhi scuri avevano uno strano riflesso argento che li rendeva ancora più belli del solito.
«Il fatto è che ti preoccupi tanto degli altri, ti prendi cura di Liam cercando di fargli da cupido e presentargli la ragazza che gli piace quando in realtà la tua vita amorosa è un casino» spiegò.
Mi irrigidii a quelle parole, come osava dirmi certe cose? Sapevo che era la pura verità ma sapere che Zayn pensava quelle cose di me fu come una doccia gelida. Doveva farsi perdonare, non peggiorare la situazione. Volevo andarmene, non avevo intenzione di sapere cos’altro avesse da dirmi. Mi stava dando dell’ipocrita e quello era già abbastanza, sarei scappata a gambe levate se la sua mano non fosse stata salda al mio polso.
«Chi sei te per dirmi cosa devo o non devo fare?» sbottai incazzata. «Io non ti capisco, come potrebbe darti fastidio il fatto che cerco di aiutare un amico? Anzi, dovrebbe farti piacere visto che è l’ennesima prova che dimostra che io e Liam siamo solo amici!»
Stavo urlando,  la testa cominciava a pulsarmi e gli occhi a pizzicarmi. In quel momento l’unica cosa che desideravo era andarmene da lì e chiudermi in camera e addormentarmi, così che per un po’ non avrei pensato a tutto quel casino.
«Ma non c’entra niente quello!» gridò Zayn ulteriormente, «non capisco come tu possa interessarti a cosa combina Liam con le ragazze quando dovresti essere tu ad aprire gli occhi e guardarti in giro!»
«Cosa dovrei fare? Spiegamelo perché io..»
Non riuscii a finire la frase che le labbra di Zayn si erano già posate sulle mie.
Mi irrigidii immediatamente a quel contatto inaspettato prima di farmi travolgere da quel sentimento che avevo sempre represso dentro di me.
Tutti gli insulti che gli stavo rivolgendo mentalmente fino ad alcuni secondi prima erano come scomparsi dalla mia testa, l’unica cosa a cui riuscivo a pensare in quel momento era la lingua di Zayn che cercava la mia.
Mi resi conto di stare desiderando quel momento da quando Mrs. Barely mi aveva imposto di dargli ripetizioni, e ora, che lo stavo vivendo davvero mi sembrava quasi un sogno. Era tutto perfetto, il parco, il cielo sereno, le mani di Zayn appoggiate sui miei fianchi ma più di tutto, le sue labbra.
«Mi dispiace» sussurrò soltanto, quando i nostri nasi ancora si sfiorarono, guardandomi negli occhi.
Scossi la testa sorridendo amaramente, «sono io che me la sono presa subito, non dovevo..»
Zayn mi posò un dito sulle labbra zittendomi.
«Mi sono concentrato troppo su Elena e Liam senza pensare davvero che se mi hai invitato stasera era perché quando loro due sarebbero stati da soli anche noi l’avremmo fatto. Sono stato uno sciocco..» borbottò.
Mi morsi un labbro trattenendo un sorriso, vedere Zayn così dispiaciuto per me mi faceva sentire importante, non perché volessi vederlo soffrire ma perché mi stava dimostrando di tenerci davvero a me.
«Non fa niente» dissi piano, cercando di lasciare quello che era successo alle spalle.
«Che ne dici se andiamo a mangiare qualcosa? Sto morendo di fame» esordì lui, facendomi scoppiare a ridere.
«Non hai cenato?» gli chiesi.
Lui annuì, «sì ma quando sono nervoso mi viene fame» ammise, «e poi sei vestita benissimo stasera, non vorrai sprecare tutto il tempo che avrai impiegato per metterti in ghingheri.»
«Io sono sempre vestita benissimo» borbottai fingendomi offesa.
Zayn sorrise cingendomi le spalle con un braccio e attirandomi a sé, «tu sei sempre bellissima» mi sussurrò in un orecchio prima di posare un altro bacio sulle mie labbra.
 
Mi svegliai di soprassalto spaventata quando sentii la radiosveglia accendersi. Mi guardai alcuni secondi in giro spaesata prima di mettere insieme i pensieri. Ero scombussolata, delle immagini della sera precedente si susseguivano nella mia mente e non riuscivo a capire se era stato tutto un sogno architettato troppo bene o la realtà. L’occhio mi cadde su una giacca di pelle appoggiata sulla sedia accanto alla finestra, sorrisi rendendomi conto di ciò che era successo. Mi alzai e mi preparai lentamente, non ero abituata ad andare a letto tardi quando andavo a scuola ed ero certa che mi sarei portata tutta quella stanchezza appresso per il resto della giornata.
«A che ora sei tornata ieri?» mi domandò mia madre non appena misi piede in cucina, «ho cercato di aspettarti sveglia ma alla fine sono andata a dormire.»
Riempii la tazza di latte e cereali prima di risponderle.
«Verso l’una» dissi sovrappensiero.
«E con chi sei uscita?»
«Mamma..» mi lamentai, «è mattina, non cominciare con l’interrogatorio.»
«Voglio solo sapere con chi!» si difese lei, «tanto so già che è un ragazzo.»
Alzai la testa di scatto guardandola sorpresa, «ho visto la giacca da uomo sulla tua sedia stamattina» spiegò allegra lei.
Sospirai cominciando a mangiare in silenzio.
«Allora?» insistette lei.
«Con Zayn» ammisi.
«Aspetta, è quello biondino o quello del pane?»
«Quello del pane» dissi divertita.
«Meglio, è più carino..»
«Mamma!» la ripresi divertita ma allo stesso tempo sorpresa. Non le avevo mai raccontato delle mie avventure con i ragazzi – non che ce ne fossero state molte – ma la trovavo una cosa bella, pensavo si sarebbe arrabbiata invece era quasi più elettrizzata di me.
«E vi siete baciati?» continuò curiosa.
«Devo andare a scuola..» cercai di sviare il discorso alzandomi dal tavolo, «ci vediamo stasera» le dissi prima di uscire di casa.
Dovevo trovare Liam e domandargli com’era andata. Né lui né Elena mi avevano scritto la sera precedente e non sapevo se interpretare il segnale come un bene o un male. Da una parte potevano essersi divertiti così tanto che si erano completamente dimenticati della sottoscritta ma non era esclusa la possibilità che la mia idea non fosse loro piaciuta così tanto da non degnarsi nemmeno di scrivermi un messaggio pieno di insulti.
Non appena varcai il cancello della scuola vidi Liam con il resto della compagnia ridere e scherzare tranquillamente. Mi avvicinai a tutti salutandoli educatamente prima di prendere Liam in disparte.
«Allora?» domandai curiosa.
In quel momento capii come poteva essersi sentita mia madre quella mattina mentre Liam, nel mio caso, era il povero interrogato che si sarebbe dovuto subire il terzo grado.
«Allora cosa?» domandò lui fingendosi confuso.
«Non fare il finto tonto!» li ripresi dandogli una leggera spinta, «voglio sapere tutti i dettagli.»
Liam alzò le spalle, «è andata bene..» disse con aria di sufficienza.
Lo guardai seria, mettendomi a braccia conserte.
«Si da il caso che l’idea è stata interamente mia quindi ho il diritto di sapere per filo e per segno cos’è successo» chiarii.
Liam rimase serio ancora per pochi istanti prima di aprirsi in un enorme sorriso e stringermi a lui come un pupazzo, «ho il suo numero!» esclamò poi elettrizzato, come un bambino il giorno di Natale.
Non riuscii ad evitare di sorridergli di rimando, ero davvero felice che lui ed Elena si fossero trovati.
«Tu piuttosto con Zayn? Chiarito tutto?» domandò poi, preoccupato.
Annuii cercando di fingermi scocciata ma le mie doti di attrice erano pessime e non riuscii a trattenere il sorriso.
«Cos’è successo?»
«Niente..» borbottai, imitandolo, «abbiamo soltanto chiarito, niente di che..»
«E..?»
«E che cosa?» chiesi ingenua.
«Sei una pessima attrice» mi riprese lui.
«Okay» ammisi, «ci siamo baciati.»
Liam inarcò le sopracciglia sorpreso prima di sorridermi felice ed abbracciarmi, «era ora!»
Scoppiai a ridere sciogliendomi dall’abbraccio, giusto in tempo per vedere Zayn arrivare nella nostra direzione.
Cominciò a fare il pagliaccio con Harry e Louis, saltando in spalla a quest’ultimo e spettinandogli i capelli, prima di accorgersi della mia presenza.
Alzai una mano salutandolo imbarazzata e non sapendo ancora bene come comportarmi, dovevo abbracciarlo, fare finta di niente, baciarlo? Lui non sembrò avere intenzione di avvicinarsi a me così feci come lui. Sentivo lo sguardo di Liam addosso ma cercai di non prestargli attenzione e salutai tutti entrando a scuola, alla prima ora avevo storia e il professore odiava i ritardatari.
Presi i libri dall’armadietto e lo chiusi di scatto cominciando a farmi strada tra la massa di studenti a suon di spintoni involontari, “permesso” e “scusa”. Notai poco lontani da me Liam ed Elena a ridere e scherzare, lei era appoggiata al muro con la schiena mentre lui con una spalla, per chi non li conosceva potevano sembrare davvero una coppia e mi resi conto di averci visto bene: quei due erano fatti l’uno per l’altra.
Sentii qualcuno prendermi per i fianchi e sussultai a quel contatto, voltandomi di scatto spaventata.
«Zayn?» domandai sorpresa.
«E chi doveva essere se no?» scherzò lui.
Scossi la testa sorridendo, «ecco.. non mi aspettavo..» balbettai.
«Cosa? Non ti aspettavi che mi sarei comportato con te come ho fatto ieri sera anche a scuola?»
Annuì imbarazzata vergognandomi quasi per quello che avevo pensato e per essere così prevedibile.
Zayn scosse la testa, «non sono quel tipo di persona» mi avvertì poi.
«Lo so.. solo che..»
Non riuscivo a mettere insieme una frase di senso compiuto, mi sentivo una sciocca per aver anche soltanto lontanamente dubitato di Zayn in quel modo ma purtroppo quel pensiero mi aveva attraversato la mente.
«Stai tranquilla!» mi rassicurò lui sorridendomi, «comunque ti cercavo per metterci d’accordo su oggi pomeriggio, domani c’è la verifica di matematica..»
Annuii, «lo so, ma secondo me non ti servono ulteriori esercizi, sei pronto.»
Zayn alzò un sopracciglio, «non vuoi che ci incontriamo?»
Non per fare matematica, pensai, ma non lo dissi.
Nell’istante in cui aprii la bocca per ribattere la campanella suonò impedendomi di parlare.
«Adesso devo scappare» mi interruppe Zayn prima di schioccarmi un veloce bacio sulla guancia e correre in classe.
 

***
 

MI MANCHERANNO LE VOSTRE RECENSIONI CON SCRITTO “MA QUANDO LI FAI BACIARE?”AHAHAHAHA
Ora però sappiate che ne voglio altre 4342245 in cui dite di amarmi perché ho messo fine alla vostra sofferenza uù
Sappiate che il bacio non era previsto, in realtà non so più che fine abbia fatto la scaletta che ho scritto ma l’unica cosa che ricordo è che Zayn e Amanda dovevano baciarsi nell’epilogo HAHAH
Poi in seguito ad alcuni avvenimenti miei personali recenti (?) sono diventata più romantica e ci ho piazzato dentro un bel bacio uù
Ringraziate il destino se questo è successo :D
Vi confesso che non ho la minima idea di come la fan fiction andrà avanti nei prossimi capitoli (ad eccezione del prossimo visto che l’ho scritto) perché scrivo tutto di getto.
Ah, poi volevo precisare una cosa.
Il fatto che Zayn appaia alle spalle di Mercy e la faccia zittire magari vi può assomigliare vagamente alla scena di Louis ed Eleonor (o come si scrive poi) nella fan fiction dell’Agata “69 cose che odio di te”. Beh, non era mia intenzione copiare, conosco l’Agata e so molto bene quando odi i copioni poi non mi paragono a lei e anche se tentassi di copiare sarei una copia uscita male (?) HAHAHA
Mi è balzata in mente quest’idea tutt’ad un tratto e diciamo che l’ho messa in atto – notate la rima :D – e se si assomigliano è un puro caso.
Scusa Agh se non ti ho detto niente prima ma non volevo toglierti la “sorpresa” del capitolo ahah
Volevo soltanto mettere in chiaro questa cosa, scusate se vi ho scritto un papiro ma credo che mi perdonerete nel prossimo capitolo :D #Zamanda
Okay basta spoiler.
Jas

Oh, mi sono dimenticata di dirvi che ho pubblicato una one-shot, se vi va di passare cliccate sul banner sotto :)

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***



Ero sdraiata sul divano a guardare Snooki che veniva arrestata in spiaggia ubriaca marcia quando sentii la porta d’ingresso aprirsi.
«Come mai a casa?» chiese mia madre sorpresa, spegnendomi subito dopo il televisore, «non voglio che guardi queste stupidate» mi riprese.
Alzai gli occhi al cielo rubandole il telecomando di mano, «fanno ridere!» mi giustificai.
Lei scosse la testa rassegnata, «non mi hai ancora detto come mai sei a casa, non devi aiutare Zayn con la matematica?»
«No, non mi ha più fatto sapere niente» borbottai.
Il che era vero, non l’avevo visto per il resto della mattinata e nemmeno a pranzo, quando mi ero seduta con Elena e avevo felicemente appreso che trovava Liam un ragazzo stupendo.
Mia madre annuì andandosene in cucina, la osservai sparire dietro al muro prima di alzare il volume della tv.
«Stasera abbiamo ospiti a cena!» gridò a un certo punto.
Mi alzai di scatto andando da lei, «chi?» chiesi curiosa.
«Patrick» rispose dopo alcuni secondi di silenzio, «ti ricordi quell’uomo che ho conosciuto..»
«Oddio sì!» esclamai entusiasta, «il dottore, non è vero?»
Lei annuì senza riuscire a trattenere un sorriso, si vedeva lontano un miglio che era nervosa ma anche elettrizzata da quell’appuntamento.
In quell’istante qualcuno bussò alla porta, «vado io» dissi dirigendomi verso l’entrata.
«Zayn?» domandai sorpresa.
Lui annuì, mostrandomi il libro e il quaderno di matematica che teneva in mano, «ho bisogno di aiuto» ammise.
Alzai gli occhi al cielo facendolo entrare, «ti ho detto che secondo me sei già pronto, vero?»
«Sì» ammise lui, «ma non volevi vedermi?»
Sorrisi facendogli strada in casa, «chi è?» mi chiese mia madre curiosa.
«Zayn» dissi senza troppo entusiasmo andando a sedermi in soggiorno.
«Non sembri molto felice di avermi qui..» bofonchiò lui, aprendo il libro.
«Non è quello» lo interruppi, «è che..» sospirai, «mia madre è abbastanza curiosa di sapere cosa c’è tra noi due e il fatto che tu sia qui, con lei..»
«Diglielo» ribatté lui secco.
«Cosa dovrei dirle?» domandai preoccupata.
«Cosa c’è tra noi due, ovvio..»
«A saperlo..» borbottai con me stessa, ma lui sentì.
«Beh, l’unica cosa che so è che tu..»
«Chi era?» domandò mia madre spuntando davanti a noi.
Sussultai allontanandomi da Zayn e prendendo in mano il libro, cominciando a sfogliarlo a caso nonostante non stessimo facendo nulla di male.
«Oh.. ciao!» esclamò lei sorpresa, aprendosi in un sorriso raggiante.
«Salve signora Clark» la salutò Zayn.
«Ti fermi a cena?» chiese subito mia madre.
«Beh.. Ecco..»
«Mamma dobbiamo fare matematica» la interruppi brusca, ricevendo in cambio un’occhiataccia.
L’ultima cosa che volevo in quel momento era dover sentire mia madre rendermi ridicola davanti a Zayn e Patrick. Quella era già una serata importante per lei, che motivo c’era di invitare altra gente?
«Infatti la cena non è ancora pronta» ribatté lei, «ho preparato il tacchino il che è un evento più unico che raro» cercò di persuaderlo.
Zayn rimase in silenzio non sapendo cosa dire.
«Allora?» insistette lei.
«Va bene» sospirò lui, lasciandosi convincere.
«Okay scendiamo dopo allora» squittii prendendo Zayn per un braccio e conducendolo su nelle scale verso camera mia.
Chiusi seccamente la porta alle mie spalle e quando mi voltai mi ritrovai Zayn a un centimetro da me.
«Dio, quanto mi sei mancata» sussurrò sulle mie labbra prima di cominciare a baciarmi appassionatamente.
Mi staccai leggermente da lui col cuore a mille e il fiato corto, «non dovevamo fare matematica?» domandai divertita.
Zayn alzò le spalle regalandomi uno dei suoi sorrisi perfetti, «mica sono pronto?» mi prese in giro.
Feci per ribattere ma lui si avventò sul mio collo cominciando a lasciare tanti piccoli baci su di esso che mi fecero morire le parole in gola.
«Zayn smettila» riuscii a dire soltanto, e lui, a mia sorpresa, obbedì.
«Lo vuoi davvero?» domandò.
Chiusi gli occhi respirando profondamente e rimettendo in moto il cervello. Per quanto il ragazzo che si trovava davanti a me fosse bello e attraente dovevo far sì che la parte ragionevole che c’era in me avesse la meglio.
«Ci sono gli esercizi che ci aspettano» dissi soltanto divincolandomi da lui e andando verso la scrivania.
Lui mi seguii, visibilmente scocciato dalla mia reazione.
«Uffa non ho voglia» si lamentò mettendosi sul letto a braccia conserte cominciando a comportarsi come un bambino viziato.
«Allora non avresti dovuto portare i libri» lo presi in giro sorridendo.
«E con cosa facevamo matematica?» domandò lui, ovvio.
Alzai le spalle chiudendo tutto e andando a sedermi accanto a lui, «okay non ho voglia nemmeno io di fare matematica» ammisi.
Lui strabuzzò gli occhi allontanandosi leggermente da me nemmeno fossi un alieno, «Amanda Clark che non ha voglia di fare matematica? Domani finisce il mondo!» esclamò sorpreso.
Scoppiai a ridere lasciandomi andare sul letto morbido, Zayn mi imitò voltandosi verso di me e sorridendomi calorosamente. I nostri nasi si sfioravano e i nostri respiri si fondevano.
Mi avvicinai leggermente a lui posandogli un tenero bacio sulle labbra morbide, lui appoggiò la sua mano sul mio fianco facendomi sussultare e, di conseguenza, cadere dal letto.
«Ahia!» esclamai, massaggiandomi la parte colpita.
Zayn mi guardò quasi spaventato, non capendo cosa fosse successo.
«Cos’ho fatto?» domandò poi confuso.
«Soffro il solletico» ammisi, e nello stesso istante in cui pronunciai quelle parole mi accorsi di quando fossi patetica.
Zayn mi osservò incredulo per alcuni istanti prima di scoppiare in una rumorosa risata impossibile da trattenere, «oddio non ci credo!» esclamò portandosi le mani sul viso e lasciandosi cadere di nuovo sul letto.
Non l’avevo mai visto ridere così a crepapelle, e nonostante la causa della qua ilarità fossi io non riuscii ad evitare di pensare a quanto fosse meravigliosa la sua risata. La smorfia che assumeva, col naso arricciato le labbra increspate e gli occhi socchiusi mi metteva tenerezza. Quando capii che non si sarebbe ripreso da quello stato di ridarella compulsiva in un futuro prossimo decisi di alzarmi dal pavimento e avvicinarmi a lui mettendomi a braccia conserte.
«Sei proprio antipatico» borbottai fingendomi infastidita.
«Oh, come sei presuntuosa» mi rispose a tono lui quando tornò serio, arricciai il naso mostrando il mio assenso a quell’affermazione quando lui si alzò leggermente prendendomi per le braccia e facendomi cadere addosso a lui.
«Lo sai che hai tentato il suicidio così?» dissi, con la testa affondata sul cuscino.
Lo sentii ridere, prendendomi il mento con due dita e costringendomi a voltarmi verso di lui.
«Pagherei per morire così» mi sussurrò poi, prima di baciarmi.
In quel momento la porta di camera mia si aprì di scatto, sia Zayn che la sottoscritta balzammo repentinamente in piedi cercando di renderci presentabili il più velocemente possibile sotto lo sguardo indecifrabile di mia mamma.
«Sai che non ti ho fatto ancora quel discorso, vero?»
Boccheggiai incapace di pronunciare qualunque parola, cosa potevo rispondere a una domanda del genere? In quel momento avrei voluto soltanto mettere la testa sottoterra come uno struzzo oppure essere dotata del manto dell’invisibilità di Harry Potter.
Notando il mio silenzio mia madre continuò, «comunque ero venuta per dirvi che la cena è pronta e che Patrick è sotto che vi aspetta» sentenziò prima di uscire dalla camera chiudendo la porta.
Mi voltai verso Zayn che alzò le spalle come per dire “che ci posso fare?”.
«Ti sembrava arrabbiata?» gli chiesi.
«Non ne ho idea, è la tua di madre» ammise lui.
Annuii cercando di riflettere sulla situazione, stavamo semplicemente scherzando, né io né lui eravamo nudi e non credo che sarebbe successo nemmeno se fossimo rimasti a casa da soli e credevo – speravo – che mia madre mi conoscesse abbastanza da capire che tipo di persona era.
Sospirai cercando di tranquillizzarmi e aprii la porta della camera per andare a mangiare.
 
Patrick era l’uomo più affascinante che avessi mai visto. Sembrava uscito da uno di quei telefilm americani dove tutti hanno i denti più bianchi del bianco stesso e sono intelligenti e simpatici. Esteticamente non era male, era uno di quelle persone che sembrava più invecchiavano più acquisivano fascino – come Johnny Depp per intenderci, anche se ovviamente Patrick non era paragonabile al mitico Depp. Era il primario del reparto di neurochirurgia del London Hospital, il che implicava che fosse anche abbastanza ricco, ma il denaro non era un problema in casa mia, la cosa che mi rendeva più felice era la sua capacità di far divertire mia madre. Erano anni che non la vedevo sorridere così, anzi, ridere a crepapelle. Dovevo ammettere che era molto simpatico e a quanto pare mia madre gli aveva già raccontato dell’episodio successo prima. Lui, da uomo da stimare qual era, aveva sdrammatizzato la cosa scherzandoci su e, dovevo ammettere, che mi era piaciuto il suo modo di affrontare la cosa. Forse grazie a lui mi sarei risparmiata il cazziatone che mi ero preparata psicologicamente a subire.
«Allora Amanda» disse lui, «cos’hai intenzione di fare dopo le superiori?»
Ahia, tasto dolente. L’unico argomento che non doveva sfiorare.
«Non ne ho idea» borbottai, cominciando a giocherellare con l’insalata nel mio piatto, «ho ancora le idee molto confuse per quanto riguarda il mio futuro» ammisi.
Patrick annuì capendomi al volo, «non ti è mai interessata medicina?»
Sorrisi imbarazzata, non volevo offenderlo o farlo rimanere male ma io alla sola vista del sangue svenivo.
«Ha paura del sangue» mi anticipò mia madre.
«Mamma!» la ripresi fulminandola con lo sguardo.
Probabilmente la sua missione di quella serata era di mettermi in ridicolo, detto in quel modo aveva un che di ridicolo ma non era colpa mia se alla sola vista di una goccia rossa cadevo per terra come un sacco di patate.
Zayn trattenne una risata divertita, che zittii con una pedata secca addosso al suo stinco.
«Beh, è una fobia comune» mi difese Patrick, rassicurandomi con un sorriso caloroso che ricambiai felice.
Vidi le nocche di Zayn diventare bianche da quanto stava stringendo la forchetta e la mascella serrarsi.
Gli diedi un leggero colpo al braccio costringendolo a voltarsi verso di me, «che c’è?» gli sussurrai poi. Lui scosse la testa serio così lasciai perdere.
«Bene! Chi vuole il gelato?» domandò entusiasta mia madre interrompendo il silenzio che si era venuto a creare.
 
«Mi vuoi spiegare che c’è?» chiesi a Zayn non appena fummo nel giardino di casa mia.
«Niente» borbottò lui mettendosi le mani in tasta.
Socchiusi leggermente gli occhi mettendomi a braccia conserte, sarei rimasta a guardarlo finché non avrebbe sputato il rospo.
«Quanti anni ha quel Patrick?» domandò serio.
Lo guardai smarrita per alcuni istanti prima di capire tutto.
Scoppiai a ridere dall’assurdità di quella situazione, «ti prego non dirmi che tu..»
L’occhiataccia che mi lanciò Zayn confermò la mia ipotesi e non riuscii a fare a meno di ridere ancora più forte.
«Ma è vecchio!» esclamai poi cominciando a gesticolare, «e poi è il compagno di mia mamma! Non farei mai una cosa del genere.. Dio, che schifo!» continuai indignata. «Ma come hai fatto anche lontanamente a pensare che io..?»
«Ti prego Amanda» mi interruppe lui, «non mi hai calcolato per tutta la cena ed eri incantata da ogni gesto che faceva, neanche fosse un dio greco.»
Scossi la testa divertita facendo un passo verso Zayn, «sai, sono lusingata da tutta questa gelosia, significa che ci tieni a me» spiegai, accarezzandogli una guancia. «Ma come ti sono saltate in mente certe cose?!» continuai ancora incredula, «insomma, non posso negare che Patrick sia un uomo bello, affascinante, intelligente, simpatico, ricco, divertente, solare..»
«Hai finito?» mi interruppe lui scocciato.
Sorrisi nel vedere Zayn verde dalla gelosia, era una situazione così assurda ma allo stesso tempo lusinghiera per me.
«Stavo scherzando» gli dissi dandogli una leggera spinta sulla spalla, «ti ricordo che potrebbe essere il mio padrino. E poi, quale ragazza sana di mente scambierebbe un uomo di quaranta e passa anni con un bel ragazzo giovane come te?» gli chiesi, avvicinandomi a lui. «Non so come facciano a venirti in mente certe cose, come posso farti capire che per me ci sei solo tu?»
Vidi Zayn sorridere, i suoi denti bianchi risaltarono nel buio della notte e non ci pensai su due volte prima di avvicinarmi a lui e baciarlo con tutto il sentimento che provavo per lui, cercando di fargli capire che non aveva motivo di preoccuparsi.
Mi strinsi a lui appoggiando la testa nell’incavo del suo collo, non avrei mai voluto staccarmi da quella dolce morsa, stare tra le sue braccia mi faceva sentire al sicuro e protetta.
«Ci sono tua madre e Patrick che ci guardano dalla finestra» borbottò Zayn a un certo punto.
«Credo che non ti piacerà mai quel Patrick, eh?» chiesi divertita.
«Tu dici?»
Mi staccai da lui ridendo, «buonanotte» gli dissi poi, baciandolo.
«Notte» mi sussurrò lui prima di andarsene.
 

***

 
Quanto vi sta simpatico Patrick da 1 a 10?
Quanto è geloso Zayn da 1 a 10? Io direi più infinito, giusto per rimanere nel tema della matematica HAHAHA
No comunque, a parte gli scherzi anche sto capitolo non so da dove mi sia uscito. Sto Patrick qua l’ho inventato nell’esatto istante in cui ho iniziato a scrivere e ci tengo a rendere noto che sarebbe Patrick Dempsey, se guardate Grey’s Anatomy non potete esservi non accorte che è la coppia spiaccicata di Derek, soltanto che non sta con Meredith ma bensì con la madre di Amanda HAHA
Credo di essere diventata di miele talmente erano sdolcinati sti ultimi capitoli che ho scritto ma dal prossimo – che non ho ancora scritto – dovremmo tornare alla normalità. Vi anticipo soltanto che dovrebbe essere quello della tanto attesa verifica, lo prevedo un po’ di passaggio ma non so ancora, sono talmente imprevedibile che potrei far morire qualcuno sotto un tir mentre va a scuola D: HAHAHAH
Okay questa era pessima e fate finta di non averla letta e-e
Altra cosa da dirvi, è che ho completato di ideare la storia! Avrà 25 capitoli epilogo incluso quindi non manca tanto e se sono puntuale a postare dovrebbe finire venerdì 8 Giugno, giusto con la fine della scuola (:
Intanto però fatemi sapere che ne pensate! Io nel frattempo vi ringrazio di cuore per le vostre splendide recensioni e per aver aggiunto la storia tra le seguite/preferite/ricordate o anche solo per leggere.
Siete stupende,
Jas.


(questa è la mia one-shot, dai passate ahah)

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


«Okay sono agitato» ammise Zayn.
Alzai gli occhi al cielo ridendo, «avresti dovuto pensarci ieri» lo presi in giro.
Lui si passò una mano tra i capelli, non preoccupandosi per una volta del fatto che avrebbe rovinato la sua acconciatura, «sei tu che hai detto che ero pronto.»
«Ecco, allora qual è il problema?» gli domandai.
«Rassicurami di nuovo» mi disse lui secco, voltandosi di scatto verso di me.
Gli sorrisi addolcita da quell’affermazione – quasi ordine – accarezzandogli una guancia e riprendendo a camminare tra i corridoi affollati della scuola.
«Andrai alla grande, come sempre» gli dissi poi sincera, prima di fermarmi davanti alla porta aperta dell’aula. «Non farti prendere dall’agitazione e concentrati sugli esercizi della verifica ripensando a quelli che abbiamo fatto, vedrai che prenderai un bel voto» continuai.
«Come faccio a non farmi prendere dall’agitazione sapendo che da questo voto ne dipenderà il tuo futuro?»
Alzai gli occhi al cielo, «non essere così melodrammatico» lo presi in giro cercando di alleggerire la situazione, «pensa soltanto alla verifica e a nient’altro, intesi?»
«Clark, Malik, volete entrare o ve la state facendo sotto?»
Fulminai Mrs. Barely con lo sguardo osservandola entrare in classe camminando goffa prima di stringere le mani di Zayn cercando di rassicurarlo ed entrare, andando a posizionarmi al mio banco.
Dovevo ammettere che ero anch’io leggermente agitata, più per Zayn che per me, ma avevo piena fiducia in lui ed ero sicura che sarebbe riuscito a prendere almeno la sufficienza senza troppi problemi. Era un ragazzo intelligente e spigliato, l’unico suo problema era la pigrizia e probabilmente l’odio nei confronti della scuola, ma l’avevo visto impegnarsi in quelle poche settimane che avevamo trascorso insieme ed ero cerca che i suoi sforzi sarebbero stati ripagati. Lui avrebbe passato l’anno senza problemi e io sarei partita per Parigi, le cose sarebbero andate alla grande, mi convinsi mentre voltavo il foglio della verifica e cominciavo a leggere la prima consegna.
Cominciai a scrivere velocemente sul foglio, non ero una tipa vanitosa ma era inutile negare il fatto che per me quegli esercizi fossero una passeggiata. Avevo appena finito la prima facciata quando alzai lo sguardo verso Zayn, troppo concentrato a scrivere per accorgersi che lo stavo guardando. Sorriso leggermente notando con piacere che a quanto pareva, sapeva fare gli esercizi. Mi sarei preoccupata se l’avessi visto guardarsi in giro smarrito alla ricerca di un qualche suggerimento o di un’illuminazione divina, cosa che era successa in tutti i compiti in classe antecedenti a quello.
Ripresi a scrivere sentendomi stranamente più leggera e tranquilla, con la consapevolezza che Zayn stava andando bene.
Passarono venti minuti prima che finissi anche l’altra facciata e che alcuni studenti cominciassero a consegnare. Lanciai l’ennesimo sguardo a Zayn vedendolo con la testa china sul foglio e le labbra storte in una smorfia corrucciata. Rilessi tutto molto lentamente, attendendo che Zayn consegnasse per alzarmi anch’io. Non appena lo vidi porgere la verifica a Mrs. Barely mi alzai anch’io dal banco.
«Allora, credi che riusciremo a passare l’anno, Malik?» gli domandò la professoressa.
«Lascio a lei le conclusioni» disse semplicemente lui prima di uscire dalla classe.
Appoggiai il foglio sulla cattedra seguendolo fuori, preoccupata.
«Com’è andata?» gli chiesi in preda all’ansia, l’umore di Zayn non sembrava essere dei migliori, il che era un brutto segno.
Lui alzò le spalle indifferente, «non ho voglia di parlare, vedremo» borbottò poi tirando fuori una sigaretta dal pacchetto che teneva sempre nella tasca dei pantaloni, «vieni fuori con me?» mi chiese poi.
Annuii, seguendolo nel cortile e sedendomi su una panchina libera.
Zayn si accese la sigaretta in silenzio aspirando una grande quantità di fumo prima di buttarla fuori e mettermi una mano intorno alle spalle attirandomi a sé.
«Sono stato così preso dalla verifica che mi sono dimenticata di chiederti com’è andata a finire con tua mamma ieri sera» disse poi. Sorrisi felice del fatto che si preoccupasse per me, «non mi ha detto niente, tutto merito di Patrick» lo istigai. Vidi l’espressione di Zayn diventare seria mentre mi scrutava in silenzio, segno che il compagno di mia madre non gli andasse giù.
«Dai stavo scherzando» cercai di sdrammatizzare quando lui non accennò a voler parlare, «ma trovo alquanto strano che tu ti preoccupi tanto per un tizio che ha più del doppio dei miei anni e che per di più sta con mia mamma!»
«Non sono geloso» borbottò lui torvo, «è soltanto che non mi piace come persona, non so perché..»
Annuii in silenzio, se davvero gli stava così antipatico non potevo farci niente, infondo non doveva mica sposarselo.
«Cosa fai oggi pomeriggio?» domandò poi, cambiando completamente argomento.
Mi voltai di scatto nella sua direzione, sorpresa da quella domanda.
«Niente, credo..» risposi incerta, «perché?»
«Ti va di uscire?» continuò lui, tranquillo.
Strabuzzai gli occhi sorpresa da quella proposta, sentendo una strana sensazione pervadermi il corpo fino ad arrivare alle mie guance, che sentii diventare improvvisamente calde.
«E’ un appuntamento?» domandai poi, impertinente.
Vidi Zayn sorridere, buttando la sigaretta per terra e calpestandola con un piede. «Invito la ragazza che mi piace ad uscire, tu come lo chiameresti?»
Per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva. Tossii alcune di volte ripetendo nella mia mente le parole che Zayn mi aveva appena detto, la ragazza che mi piace. Non riuscii a trattenere un sorriso a trentadue denti mentre il vero significato di quelle parole pian piano si focalizzava nella mia testa.
«La ragazza che mi piace?» ripetei, con voce stridula.
Zayn annuì divertito, probabilmente dal modo incredulo con cui l’avevo detto ma non potevo farci niente se quella situazione mi sembrava surreale.
«Allora?» mi spronò, ricordandomi che non gli avevo ancora dato una risposta nonostante questa mi sembrasse abbastanza ovvia.
«Va bene» dissi poi in un sospiro, rilassando finalmente le spalle come se mi fossi tolta un fardello.
Lui annuì scendendo con uno scatto agile dal muretto su cui ci eravamo seduti.
«Allora ci vediamo oggi pomeriggio, ora devo andare che ho lezione» mi avvertì, prima di darmi un frettoloso bacio sulla guancia e sparire.
Rimasi per alcuni secondi in quella posizione, sfiorandomi la guancia con una mano e un sorriso da idiota stampato in faccia. Mi era impossibile ordinare ai miei muscoli di fare altro, ero certa che da lì a non molto le guance avrebbero cominciato a farmi male ma non ci diedi peso. In quel momento la mia mente era già proiettata in avanti di alcune ore, quando sarei uscita con Zayn.
 
Inutile cercare di esprimere a parole l’ansia che avevo addosso in quel momento.
Lanciai un’occhiata nervosa – l’ennesima – all’orologio che segnava esattamente la stessa ora di cinque minuti prima, soltanto con cinque minuti in più. Continuavo a chiedermi quale parte della giornata Zayn definisse “pomeriggio”, se ero stata io a fraintendere oppure se fosse davvero il caso di preoccuparsi. Alle cinque avevo deciso di chiamarlo alcune volte – non volevo sembrare oppressiva – fino a far partire la segreteria ma sembrava essere sparito nel nulla.
Probabilmente si era finalmente reso conto a cosa andava in contro cominciando a uscire con me e per non dovermi affrontare aveva deciso di scappare in un posto dimenticato da Dio, oppure gli era davvero successo qualcosa. Erano le sei passate e l’ansia mi stava divorando viva.
Mi alzai di scatto dal divano su cui avevo passato le tre ore precedenti andando in cucina senza un motivo preciso. Dovevo fare qualcosa, avrei fatto qualunque cosa per liberare la mente così presi alla ricerca disperata di un bicchiere d’acqua.
In quell’istante qualcuno suonò al campanello. Mi catapultai a rispondere e quando vidi Zayn sul pianerottolo fui tentata di prenderlo a sberle per essere scomparso così nel nulla ma non appena mi sorrise tutti i miei istinti omicidi si dematerializzarono.
Mi limitai a un “sei uno stronzo!” seguito da una spinta che lo fece arretrare di un passo.
«Cos’ho fatto?» domandò lui sorpreso e confuso.
«Cos’hai fatto? Stamattina mi hai parlato, ti prego spiegami cosa significa per te “oggi pomeriggio” perché stavo impazzendo, pensavo ti fosse successo chissà che cosa» ammisi, trasformando il tono da infuriato a preoccupato verso la fine della frase.
Zayn non disse niente, si limitò ad aprire le braccia e a lasciare che mi rifugiassi in esse stringendomi a sé mentre dondolava leggermente a destra e sinistra.
Sentii il suo mento appoggiarsi sulla mia testa mentre mi accarezzava dolcemente i capelli, «mio papà mi ha tenuto ai lavori forzati e ho perso il cellulare per poterti avvertire, sono mortificato» spiegò.
Annuii leggermente, anche se lui non poteva accorgersene, «avresti dovuto mandarmi un segnale di fumo» osservai poi, seria.
Zayn si allontanò leggermente da me giusto per osservarmi con gli occhi che gli brillavano, «non dirmi che sai interpretarli.»
Lo guardai confusa, «ma secondo te? Stavo scherzando!» dissi con ovvietà. Vidi il suo entusiasmo sparire, «perché tu sei in grado?» domandai poi.
Lui annuì con foga, «sono stato un boy scout per cinque anni, certe cose le impari da principiante.»
«Mi stai prendendo in giro» affermai seria, ma l’espressione convinta di Zayn non cambiò di una virgola, segno che non c’era nessuna bugia nelle sue parole.
«Oddio non ci credo!» esclamai prima di scoppiare in una risata quasi isterica e impossibile da fermare.
«Che c’è di divertente?»
Scossi la testa ancora in preda all’attacco di ridarella, «niente, mi sono solo immaginata un piccolo Zayn Malik vestito da boy scout» dissi.
Zayn alzò le spalle per niente divertito dalla situazione, «allora, andiamo a mangiare?» domandò, «ho lavorato troppo oggi, il mio corpo necessita di zuccheri.»
«Se vuoi puoi fermarti qua a cena, c’è anche Patrick» lo presi in giro, mentre mi chiudevo la porta di casa alle spalle già consapevole della sua risposta.
Zayn finse una risata spropositata, portandosi entrambe le mani sulla pancia e cominciando a gongolare. «Non fa ridere» disse poi, diventando improvvisamente serio.
«Stavo scherzando» borbottai, cominciando ad incamminarmi sul marciapiede.
Zayn mi prese la mano attirandomi a sé, «lo so» mi sussurrò, prima di darmi un veloce bacio sulla bocca.
Rimasi interdetta e sorpresa da quel suo gesto così spontaneo prima di lasciarmi andare a un sorriso.
Lasciai che le sue dita si intrecciassero con le mie e sentii una strana sensazione all’altezza del petto
«Allora, che mangiamo?» domandò poi allegro, cambiando completamente argomento.
Alzai le spalle, in realtà quando stavo con lui l’ultima cosa a cui pensavo era la fame.
«Quello che vuoi» dissi, con un’alzata di spalle.
«Non hai fame?» Il suo tono di voce era leggermente inquieto.
Cosa avrei dovuto dirgli? No, sei tu tutto quello che mi serve?
Trattenni a stento una risata, sorpresa dai pensieri che la mia mente poteva concepire ma Zayn si accorse di ciò.
«Cosa c’è da ridere?» chiese, facendosi contagiare anche lui dall’allegria che c’era nell’aria.
Scossi la testa con veemenza, «niente» dissi poi, secca. Non gli avrei mai confessato quello che mi era passato per la testa neanche sotto tortura.
«No, adesso me lo dici» insistette lui, toccandomi un fianco con la mano.
Sussultai a quel gesto, se c’era una cosa che non sopportavo era il solletico. Ero la persona più sensibile al solletico che esistesse sulla faccia della Terra, bastava che una persona mi sfiorasse per scattare come una molla e allo stesso tempo mi era impossibile stare in silenzio. Sarei stata in grado di gridare anche nel bel mezzo di una cerimonia funebre se qualcuno mi avesse sfiorata.
«Ah già, il solletico» sussurrò Zayn, con una strana luce negli occhi che mi mise i brividi.
Arretrai immediatamente capendo le sue intenzioni e non appena lo vidi avvicinarsi a me con le mani tese in avanti cominciai a correre più che potei.
Purtroppo le mie doti atletiche non erano delle migliori e Zayn mi raggiunse come niente non appena attraversai la strada. Mi cinse per i fianchi costringendomi ad arrestarmi e appoggiò il mento sulla mia spalla.
«Allora, mi vuoi dire cosa c’era di così divertente?» chiese di nuovo, e io dissentii, di nuovo.
Zayn mi toccò il fianco con un dito ed io sussultai, facendo uno strano verso.
«Sicura?» continuò.
«Non vale» borbottai, dimenandomi tra le sue braccia alla disperata ricerca di una via di fuga ma Zayn sembrava non volere cedere.
«Hai ragione» ammise lui, «se soffri così tanto il solletico non è onesto approfittarne» sibilò, così vicino al mio collo che sentivo il suo respiro solleticarmi la pelle.
Chiusi gli occhi nel preciso istante in cui sentii le labbra di Zayn appoggiarsi sulla mia pelle. Cominciò a baciarla dolcemente, facendomi quasi di nuovo il solletico ma quella sensazione mi provocò i brividi e mi lasciai andare a un sospiro.
«Zayn..» sussurrai, facendo appello alla poca lucidità che mi era rimasta, «vorrei farti notare che siamo sul ciglio di una strada, non mi sembra..» mi arrestai quando sentii le sue labbra avvicinarsi alle mie.
«Allora, confessi o no?» chiese di nuovo, fermandosi proprio quando avrebbe dovuto baciarmi.
Scossi la testa, di nuovo, non mi sarei lasciata abbindolare così.
«Sicura?» insistette, sfiorando soltanto le sue labbra con le mie. Mi precinsi verso di lui ma Zayn arretrò bruscamente.
«Aspetto una risposta» continuò.
Alzai gli occhi al cielo esausta della sua insistenza, «non mi ricordo neanche più ormai perché stavo ridendo.»
Zayn si mise a braccia conserte alzando un sopracciglio, era palese che non credesse alle mie parole.
«Okay» sospirai, «quando mi hai chiesto se non avevo fame non so da dove mi è uscita la risposta “tutto quello di cui ho bisogno sei tu” e mi sono messa a ridere dall’assurdità della cosa» ammisi.
Zayn sorrise, «perché, non è vero?»
Strabuzzai gli occhi impreparata da quella risposta, «non lo so» cominciai a borbottare in preda all’ansia, «il fatto è che non sono il tipo di persona che pensa certe cose» cercai di spiegare.
«Tranquilla» mi rassicurò Zayn, avvicinandosi di nuovo a me e stringendomi tra le sue braccia, «comunque è stato carino da parte tua» ammise, dandomi un bacio sulla fronte.
Storsi la bocca, «era patetico, invece.»
«Non è vero. Come reagiresti se ti dicessi io che tutto quello di cui ho bisogno sei te?»
Ci pensai su un attimo, «probabilmente sverrei» ammisi sincera.
 

***

 

Cioè boh, mi vergogno di sto capitolo HAHAHA
Credo che sia la cosa più inutile di tutta la storia e non so da dove mi sia venuto fuori, volevo farvi gustare un po’ di Zamanda prima della fine della fan fiction ma sono una schiappa nello scrivere cose tenere, ecco giustificato il risultato obbrobrioso cwc
Inoltre a peggiorare la situazione c'è il mio ritardo mostruoso - per il quale chiedo umilmente scusa - nel postare ma vi giuro che quest'ultima settimana è stata un'inferno con la scuola. Fortunatamente domani ho l'ultima verifica e poi la prossima volta che aprirò libro sarà a Settembre ma non vi garantisco comunque che scriverò perché io con sto caldo non riesco a stare al computer HAHAHA
No vabbè la storia la finirò comunque, ma entro l'otto no di certo D:
Comunque, intanto voi fatemi sapere lo che ne pensate di questo capitolo anche se avete critiche da fare non sono la tipa che si offende uù
Okay adesso sparisco, siete stupende ♥
Jas

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


«Buongiorno splendore.»
Mi voltai di scatto, spaventata nel sentire qualcuno parlarmi nell’orecchio. Quella mattina ero nel coma totale, non che gli altri giorni fossi sveglia e arzilla alle otto di mattina ma in quel momento ero messa peggio del solito. Le palpebre mi si chiudevano da sole anche mentre camminavo nei corridoi e non osavo immaginare cos’avrei combinato quando mi sarei seduta in classe, soprattutto nella prima ora di francese, in cui il professore parlava per sessanta minuti con una voce atona che avrebbe messo sonnolenza a chiunque.
Sorrisi mezza rintontita al viso perfetto di Zayn che mi si prostrò davanti, ricambiando il saluto. Ero troppo addormentata per arrossire a causa dello “splendore” che mi aveva rivolto.
«Siamo molto svegli, vedo» osservò poi, arzillo come al solito.
Chiusi l’armadietto con poca delicatezza cominciando a camminare al suo fianco per i corridoi, «devo dirti a che ora sono rientrata a casa ieri sera oppure te lo ricordi da solo?» domandai, acida.
«Oltre che a essere svegli siamo anche molto gentili» disse sarcastico, «e comunque ti rendo noto che io sono arrivato a casa dieci minuti dopo di te perché ti ho accompagnata» aggiunse stizzito.
«Scusa» mormorai stringendomi nelle spalle, «è che sono un po’ lunatica e quando ho sonno divento scorbutica.»
Zayn non rispose, si limitò a sorridermi raggiante come suo solito prendendo la mia mano. Strabuzzai gli occhi – per quanto mi fu possibile – a quel gesto. I corridoi erano gremiti di gente e la maggior parte delle ragazze guardavano Zayn al suo passaggio ma da quel momento in poi oltre che ad ammirare la sua bellezza si sarebbero sicuramente accorte anche delle sue dita intrecciate con le mie. Le occhiatacce che vidi rivolgermisi alcuni istanti dopo ne furono la conferma.
Non avevo la forza di rispondere a quelle provocazioni silenziose e feci per mollare la presa ma Zayn non sembrava voler lasciare la mia mano, anzi, la strinse ancora di più come per infondermi coraggio.
Mi voltai leggermente verso di lui, che mi sorrise annuendo leggermente, «lascia stare quelle, sono tutte delle vipere» sussurrò poi.
A quelle parole acquistai sicurezza, infondo l’unica cosa di cui doveva importarmi davvero era Zayn.
Quando arrivammo davanti all’aula di francese, fui costretta – purtroppo – a lasciare la sua mano morbida e calda per passare la prossima ora con quell’uomo scorbutico e così simpatico che non aveva ancora trovato una donna in grado di sopportarlo.
«Allora, ci vediamo dopo» dissi, flebilmente.
Zayn annuì, «per il momento della verità!» proclamò con fare teatrale.
Aggrottai le sopracciglia guardandolo confuso, per quanto mi stessi sforzando a mettere in moto il cervello non riuscivo a capire il motivo di quell’affermazione assurda.
«Abbiamo matematica» mi spiegò lui paziente, capendo che non lo stavo seguendo.
«Mi ero dimenticata!» dissi, portandomi una mano sulla fronte non credendo a me stessa. Per quanto potessi essere addormentata non mi sarei mai dimenticata del momento della verità e invece se non ci fosse stato Zayn..
L’ora dopo avrei scoperto cosa ne sarebbe stato del mio futuro, e io fino ad allora non ci avevo dato minimamente peso.
«Devo scappare» la voce di Zayn interruppe il mio flusso di pensieri, mi sorrise caldamente prima di posare un leggero bacio sulle mie labbra ed andarsene. Lo guardai sognante farsi spazio tra gli studenti che affollavano ancora i corridoi prima che qualcuno che si schiariva la voce mi fece sussultare.
«Mi sembra che la campanella sia già suonata, Clark.»
Guardai il professore di francese quasi spaventata dalla sua comparsa prima di dirigermi velocemente nel banco più remoto della classe che, fortunatamente, era ancora libero e mi accorsi essere vicino a quello di Elena.
«Cosa stavi combinando fuori con Zayn?» mi domandò subito.
Sussultai leggermente, sentendomi in un certo senso scoperta, non ero abituata a parlarne con persone che non fossero appunto, Zayn, oppure Liam.
Alzai le spalle cercando di trovare una risposta adatta alla situazione, «diciamo che..» mi fermai a corto di parole.
«Sai? Avevo un leggero sospetto che ci fosse qualcosa tra di voi, insomma, sembravate molto affiatati ma non ho osato domandare niente a Liam per non sembrare troppo invadente» spiegò lei.
Annuii comprensiva, «e tra te e Liam come va?» chiesi, cercando di cambiare argomento.
Elena non riuscì a trattenere un sorriso raggiante, «da Dio» disse poi, lasciandosi andare a un sospiro. «Non ci conosciamo ancora troppo bene ma ogni minuto che passo con lui non vorrei fare altro che chiedergli “dove sei stato fino ad ora?” insomma, è il ragazzo perfetto. Mia madre lo adorerebbe, io lo adoro, è carino, simpatico, gentile ed estremamente buono. E’ così pieno di pregi che ho paura che da un momento all’altro si possa rendere conto che io alla fine in confronto a lui non sono chissà che e che mi lasci» ammise, abbassando lo sguardo preoccupata.
Scossi la testa quasi divertita dalle inutili paranoie che Elena si stava facendo e le appoggiai una mano sulla spalla, «stai tranquilla che lui non se ne andrà. Liam è un tipo molto ponderato che guarda tutti i pro e i contro prima di lanciarsi in qualcosa di nuovo e se si è interessato a te al punto di uscirci insieme allora stai tranquilla che non cambierà idea.»
«In realtà lui non pensava sarebbe uscito con me, mi ha raccontato tutto.»
Guardai Elena alcuni secondi non riuscendo a capire dal modo in cui aveva detto quelle parole se la cosa le aveva dato fastidio oppure se era un semplice dato di fatto.
«Beh, c’è da dire che Liam è anche un tipo molto timido, io sono solo intervenuta ad aiutarlo, o meglio, aiutarvi, a conoscervi. Poi dipende tutto da voi, ma da quanto ho capito vi sentite ancora quindi.. secondo me ti stai facendo dei problemi che non esistono, stai tranquilla» cercai di rassicurarla.
Elena annuì cercando di convincersi delle mie parole, «forse hai ragione, il fatto è che ho un po’ di timore che possa finire male, come mi è già successo.»
Scossi la testa, «Liam non ti farà mai del male, te lo prometto. E nel caso dovesse succedere ti do il permesso di picchiarmi» dissi sorridendo.
«Grazie» mi sussurrò Elena, ignorando l’ennesima occhiata di rimprovero del professore.
«Ora forse è meglio se seguiamo un po’ la lezione» constatai, aprendo solo allora il quaderno di francese.
 
Vidi Zayn entrare nell’aula di matematica in fretta e furia, alcuni secondi prima che pure la professoressa Berely facesse il suo ingresso, con una pila di fogli in mano, segno che le verifiche erano state corrette.
Nonostante sapessi di essere andata bene – come sempre - sentii l’agitazione farsi spazio dentro di me, ero preoccupata per Zayn e il fatto che fosse stato piuttosto vago su com’era andata non aveva fatto altro che aggravare la situazione.
Aspettai che Zayn si girasse verso di me per salutarlo ma si sedette di fianco a Liam con lo sguardo basso, cercai di capire cos stessero confabulando i due ma eravamo praticamente dalle due parti opposte dell’aula e il chiacchiericcio di fondo non mi permise di sentire neanche una parola.
«Shh.»
La professoressa chiese silenzio, cominciando a scribacchiare qualcosa sul registro prima di osservare la classe da sopra la montatura degli orrendi occhiali che indossava quando doveva scrivere o leggere.
«Ho corretto le verifiche» proclamò poi, alzandosi, «sono state un disastro.»
Vidi con la coda dell’occhio Zayn agitarsi sulla sedia mentre io cercai di mantenere la calma nonostante stessi stringendo così forte la matita che tenevo tra le mani che da un momento all’altro ero convinta si sarebbe spezzata.
La Barely prese in mano la pila cominciando a distribuirle in ordine alfabetico, non spostai lo sguardo da Zayn nemmeno quando l’insegnante mi posò il foglio sul banco, senza fare commenti. Non seppi se prendere la cosa bene o male, se Zayn fosse andato male probabilmente non si sarebbe risparmiata qualche frecciatina, oppure voleva aspettare di consegnare il compito al diretto interessato?
Guardai distrattamente il voto scritto con la penna rossa sulla prima pagina, era una A, niente di sorprendente.
I secondi che seguirono mi sembrarono un’eternità, nonostante Zayn non fosse esattamente l’ultimo dell’elenco mi sembrava che non dovesse mai arrivare il suo turno.
Trattenni il respiro quando vidi la professoressa dirigersi verso di lui e porgli la verifica, per quanto cercai di strizzare gli occhi mi fu impossibile cercare di capire cos’aveva preso, e non potei contare sulla reazione di Zayn completamente indifferente.
Avrei voluto chiamarlo e chiedergli com’era andata ma in classe non si sentiva nemmeno una mosca volare e sarebbe stato decisamente inappropriato.
«Malik, alla lavagna» ordinò l’insegnante, andandosi a sedere dietro la cattedra.
Sussultai a quelle parole, osservando terrorizzata Zayn alzarsi senza ribattere e prendere un gesso per poi appoggiarsi al muro della classe. Solitamente la Barely faceva correggere i compiti a chi era andato male così che potesse imparare qualcosa almeno dalla correzione, quindi quello non poteva che essere interpretato come un cattivo segno.
Mi passai una mano tra i capelli appoggiando la schiena addosso alla sedia e cominciando a guardarmi in giro in presa all’ansia, non riuscivo a stare lì un attimo di più, mi serviva aria e soprattutto mi serviva sapere quel maledetto voto.
«Prof, mi scusi, posso andare ai servizi?» domandai, alzando la mano per attirare l’attenzione dell’insegnante.
Lei annuì col suo solito faccione corrucciato tipico di quando era concentrata a seguire i passaggi di una qualche espressione matematica, così mi alzai e mi diressi lentamente verso la porta sbirciando sul banco di Zayn non appena passai davanti ad esso.
Il foglio sfortunatamente era girato, così mi fu impossibile vedere cos’aveva preso Zayn, aprii a malincuore la porta e mi diressi in bagno.
 
«Zayn!» lo chiamai, uscendo di corsa dalla classe, ma lui non sembrò sentirmi.
«Zayn!» gridai, questa volta più forte.
Stessa scena, diversa situazione, giorno successivo.
Quello mi sembrava un replay di quando avevamo finito la verifica e lui era scappato dall’aula senza nemmeno dirmi com’era andata. La mattina precedente però ero stata comprensiva, non avevo insistito per sapere se aveva fatto tutti gli esercizi oppure no, in quel momento però non avrei accettato scuse.
Lo presi per un polso costringendolo a voltarsi verso di me, puntai i miei occhi nei suoi, decisa come non lo ero mai stata e gli presi il compito dalle mani senza nemmeno chiedergli il permesso.
Cercai con ansia il voto, come se su quel foglio potesse esserci scritto il destino della mia vita, e l’istante dopo buttai le braccia al collo di Zayn stringendolo a me.
Non mi importava se io ero la sfigata e lui il ragazzo più bello che potesse esistere sulla faccia della Terra. Non m’importava se io ero cicciottella e lui aveva gli addominali scolpiti. In quel momento l’unica cosa che occupava il mio cervello era l’entusiasmo per essere riuscita a far passare a Zayn il compito e soprattutto con i voti alti.
«Non ci credo!» esclamai, quando finalmente mi staccai da lui. «Una A+! L’alunno che supera l’insegnante!»
Zayn si passò una mano tra i capelli leggermente a disagio prima di grattarsi la nuca, «sono ancora sotto shock» ammise poi. «Tu invece cos’hai preso?» mi domandò.
«Una A, ho sbagliato un segno in un esercizio, tu invece non hai nemmeno un segno rosso sulla verifica ad eccezione del voto e della firma di quella strega!» continuai in preda all’entusiasmo prima di abbracciare di nuovo Zayn e stritolarlo come se stessi maneggiando un pupazzo.
«Grazie» mi sussurrò Zayn in un orecchio, accarezzandomi dolcemente la schiena causando dei piacevoli brividi.
Scossi la testa nonostante lui non potesse vedermi, «grazie a te. Grazie per essere stato un asino in matematica, senza questa tua imperfezione non credo che avrei mai pensato di poterti abbracciare così ma soprattutto di potere piacermi.»
«Beh, allora anch’io devo ringraziare te. Se non fossi stata così brava in matematica non so chi mi avrebbe affidato la Barely come insegnante.»
«Mercy» osservai io, divertita.
Zayn scosse la testa schioccandomi un rumoroso bacio sulle labbra, «con quella lì non sarei resistito per dieci minuti» disse prima di scoppiare a ridere.
Gli diedi un leggero colpo sulla spalla, Zayn si massaggiò la parte colpita guardandomi confuso, «cos’ho fatto adesso?» domandò, non capendo il motivo di quel mio gesto.
«Questo è per non avermi detto subito il voto, stavo morendo dall’ansia», gli diedi un altro colpo sull’altra spalla, «e questo per non aver nemmeno esultato un po’ quando ti è stata data la verifica, almeno avrei capito che era andata bene, e questo per..» feci per dargli un altro colpo ma Zayn mi bloccò la mano a mezz’aria, «ho capito che mi odi, non c’è bisogno di ammazzarmi di botte. E comunque volevo aumentare la suspense, tutto qui» disse tranquillo.
Scossi la testa, «avrei voluto ucciderti, sappilo.»
«E potrai farlo, tranquilla, ma dopo che saremo usciti stasera per festeggiare.»
Guardai Zayn negli occhi, avvicinando leggermente il mio viso al suo, «c’è scuola domani» osservai.
«Chi se ne frega, ora che matematica è andata mi sento più leggero.»
«Siamo già usciti ieri sera, non vorrai che anche domattina sia in coma e scorbutica come oggi.»
«Domani potremmo anche non andare a scuola» ribatté pronto Zayn.
«Ci parli tu con mia madre, domani?» domandai, marcando particolarmente l’ultima parola.
«Domani» disse lentamente Zayn, «potrei passare a prenderti e andare a dormire in mezzo a un prato piuttosto che andare a scuola.»
Lo osservai per alcuni secondi in cerca di un qualunque motivo per controbattere ma la sua proposta non faceva una piega.
«C’è il sole che mi da fastidio» borbottai poi, all’ultimo.
«Ti presto i miei occhiali da sole.»
Non riuscii a trattenere un sorriso, «allora a domani.»
Zayn mi attirò per l’ennesima volta a sé, baciandomi con passione come non credevo fosse permesso a scuola, «a domani» mi disse poi facendomi l’occhiolino e scappando, lasciandomi lì per i corridoi con lo sguardo sognante.

 

***

 
Non mi aspettavate già qua, vero? HAHAHAH
Beh, in teoria la scuola non l’ho ancora finita ma sono tre giorni che sono a casa perché non ho più voglia di andarci e oggi mi sono messa d’impegno e ho scritto questo capitolo.
Ho voluto far andare meglio Zayn di Amanda giusto per cambiare un po’ le cose – non volevo sembrare troppo prevedibile e spero di esserci riuscita :D
L’ultima parte non ha senso, non so da dove mi sia uscita, l’ho scritta mentre mia mamma mi parlava – e ovviamente io non le rispondevo – e non parlerò mai di quell’appuntamento perché non ho niente da dire. Fate finta che andranno seriamente in prato a dormire con Zayn che presta gli occhiali da sole alla sua Amanda HAHAHA
Nel prossimo capitolo ci sarà l’epilogo, non ho ancora idea di cosa scrivere e spero di aggiornare nei primi giorni della settimana prossima ma non vi assicuro niente :D
Ah, un’altra cosa prima che mi dimentichi.
Ho postato una fan fiction sui Simple Plan, o meglio, sul cantante dei Simple Plan per cui sono in fissa. Se siete fan – o anche se non lo siete, vedete voi ahaha – mi farebbe piacere se passaste (:
Devo prendere aria (?) dai One Direction e aspettare di avere un’idea originale su cui scrivere una fan fiction perché EFP mi pare si stia riempiendo di storie che si assomigliano tutte e-e
Ho una mezza intenzione di continuare la one-shot Your Memories perché l’idea che avevo avuto era carina ma non so ancora perché è un po’ complicato e sinceramente ora non è che abbia tanta voglia D:
Quindi non vi garantisco niente, al massimo se realizzo l’idea ve lo faccio sapere in una qualche maniera se siete interessati HAHAHA
Ho scritto un poema, meglio che me ne vado. Vi lascio qui sotto il banner della storia sui Simple Plan (grazie Agh :D)
Jas

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Capitolo 24
*** Epilogo ***



 

Annuii all’ennesima raccomandazione di mia mamma mettendo la valigia sull’auto di Liam.
«Stai tranquilla che sopravvivrò» dissi poi.
«E se hai bisogno non esitare..» continuò mia madre.
«A chiamarti, ho capito mamma. Me la saprò cavare non preoccuparti» la interruppi, aprendo le braccia per salutarla.
Prima che potessi rendermene conto si avventò su di me facendomi quasi perdere l’equilibrio e mi strinse a sé.
«Mi mancherai» sussurrò, lasciandosi scappare un singhiozzo.
«Sto partendo per Parigi, non per la guerra. E tornerò tra un mese, te la caverai.»
Obbligai mia madre a staccarsi da me, per quanto mi sarebbe mancata mi sembrava ne stesse facendo una tragedia inutile, mi sforzai di sorridere prima di rivolgermi a Patrick che era rimasto in silenzio fino ad allora.
«Tienila d’occhio, mi raccomando» lo avvertii, prima di dirigermi verso la macchina su cui Liam, Elena e Zayn mi aspettavano.
Per quanto avessi insistito a farmi accompagnare in aeroporto da mia madre Liam era stato più convincente e alla fine l’aveva avuta vinta.
Gli sorrisi attraverso lo specchietto e vidi la sua mano stringersi a quella di Elena, seduta accanto a lui.
Erano davvero una bella coppia, e soprattutto non avevano perso tempo nel dichiararsi l’uno con l’altro, non come Zayn e la sottoscritta. Sembravano appartenersi da sempre quei due, erano simili per certi versi ma si compensavano a vicenda per altri, erano semplicemente perfetti insieme.
Mi voltai verso casa mia, salutando Patrick e mia madre che mi guardavano dal marciapiede andarmene, continuai a sventolare la mano fuori dal finestrino fino a quando non fummo abbastanza lontani da non riconoscere le due figure in piedi sul ciglio della strada.
Mi appoggiai finalmente allo schienale chiudendo gli occhi, mia madre sarebbe stata sempre lì ad aspettarmi, e nonostante le sarei mancata sarebbe stata comunque occupata a cercare una nuova casa e a organizzare il matrimonio dei suoi sogni.
«Come ti senti?» mi domandò Zayn, sfiorando la mia mano.
Mi voltai leggermente verso di lui sforzandomi di sorridergli, non avevo fatto altro che contare i giorni che mi separavano da quel viaggio per tutto l’anno allora perché ora che il momento era davvero arrivato non mi sentivo felice?
«Non come pensavo» ammisi sincera.
Zayn annuì, «è normale» intervenne Elena, abbassando il volume della radio, «sei agitata non sapendo a cosa stai andando incontro ma soprattutto non vuoi lasciare la tua famiglia, i tuoi amici, Zayn soprattutto.. Ma stai tranquilla che andrà tutto per il meglio» cercò di rassicurarmi, anche se con scarsi successi.
«Siamo arrivati!» esclamò entusiasta Liam, ad un certo punto, cercando di rallegrare l’atmosfera da funerale che si era creata all’interno dell’auto.
Mi trascinai a malavoglia fuori dalla macchina e mi misi lo zaino sulle spalle, lasciando a Zayn la valigia che si era offerto gentilmente di portare fino al treno che avrei dovuto prendere.
Il silenzio che si era venuto a creare era alquanto imbarazzante e pesante, pieno di parole non dette che ero certa sarebbero uscite dalla mia bocca da un momento all’altro come un fiume in piena.
Mi fermai di scatto nel bel mezzo della stazione, facendo imprecare alcune persone che andavano di fretta e che dovettero superarmi.
«Non voglio andare» piagnucolai mettendo il broncio esattamente come i bambini che il primo giorno d’asilo non vogliono lasciare la mamma.
Elena non esitò nemmeno un istante prima di abbracciarmi e stringermi tra le sue braccia con fare materno, accarezzandomi lentamente i capelli.
«Stai tranquilla, come hai detto tu non stai andando in guerra ma a Parigi. Pensa allo shopping sfrenato che farai, ai croissant che potrai mangiare, al Louvre, alla Tour Eiffel, e all’atmosfera romantica e quasi teatrale oserei dire che c’è in quella città. Ti abituerai talmente tanto a quel posto che quando dovrai tornare qua ripeterai la stessa scena dall’altra parte della Manica!» cercò di scherzare. Tirai su col naso asciugandomi malamente le guance umide col dorso della mano e cercando di autoconvincermi della verità delle parole di Elena nonostante gli scarsi successi.
«Dai stai tranquilla», Liam mi appoggiò una mano sulla spalla cercando di consolarmi.
Mi voltai verso di lui lasciandomi accogliere da uno dei suoi famosi abbracci calorosi e che infondevano immediatamente sicurezza. Respirai profondamente con la voce tremante, «mi mancherai» gli dissi poi, stringendo tra le mie mani la sua maglietta, «e comportati bene con Elena che non siamo poi così lontani, potrei farti visita soltanto per darti una lezione» cercai di sdrammatizzare.
Liam annuì lasciandosi scappare un sorriso, «agli ordini capitano» scherzò poi, staccandosi da me e andando vicino a Elena.
«Vi lasciamo un attimo da soli» disse lei, facendo un cenno con la testa in direzione di Zayn, rimasto in silenzio fino a quel momento.
«Mi mancherete» sussurrai, salutandoli con la mano e guardandoli allontanarsi prima di voltarmi verso Zayn.
Avevo cercato di rimandare quel momento il più possibile e invece eccomi lì, a doverlo salutare. Puntai i miei occhi nei suoi, trovandoli belli come sempre, se non di più. Sentii immediatamente le farfalle svolazzarmi nello stomaco, erano ormai tre mesi che ci conoscevamo eppure ogni volta che lo guardavo, lo sfioravo, lo baciavo, era come la prima volta.
Aprii la bocca per parlare, dire qualunque cosa per porre fine a quel silenzio carico di tensione che mi stava mangiando viva ma non uscì nulla. Zayn  percepì il mio disagio perché si avvicinò a me e mi prese per mano, accompagnandomi al binario su cui c’era il treno che avrei preso e che mi avrebbe allontanata da lui.
«Zayn non ce la faccio» sbottai, quando ci fermammo davanti alla carrozza su cui sarei dovuta salire.
«Amanda» pronunciò lui serio, «ne abbiamo già parlato milioni di volte.»
Sussultai quasi spaventata dal suo tono, non lo avevo mai visto così serio e le sue parole, pronunciate come se non volessero essere contraddette, erano estremamente dure.
«Io non vado da nessuna parte» il suo tono si addolcì, «ogni qualvolta tornerai mi troverai qui, a questo stupido binario ad attendere che tu arriva, o in aeroporto, o in qualunque altro posto tu mi dirai di arrivare. Tra un mese ci rivedremo per il matrimonio di tua madre, e in qualunque caso c’è uno stupido pezzo d’acqua che ci separa, posso essere da te in meno di tre ore. E poi esiste internet, quando non potremo incontrarci ci sentiremo così, lo sapevamo prima di metterci insieme che te ne saresti dovuta andare eppure questo problema non ci ha ostacolati, anzi, ha fatto si che il nostro rapporto si rafforzasse. Quindi, se voglio lasciarti? Certo che no, ci siamo appena conosciuti e non ho intenzione di andare da nessuna parte che non sia dove sei tu.»
Trattenni il fiato per alcuni secondi mentre il cuore martellava forte nel petto. La vista cominciò ad appannarsi ed emisi un verso strano, simile ad un grugnito, per impedire al mio corpo di essere scosso dai singhiozzi e alle mie lacrime di scendere come una cascata sulle mie guance. Zayn mi strinse immediatamente tra le sue braccia cullandomi dolcemente e dandomi dolci baci sulla testa.
«Stai tranquilla» mi sussurrò.
«Non so se sto piangendo perché sto partendo o per quello che mi hai detto» ammisi, sentii il corpo di Zayn muoversi, probabilmente stava ridacchiando, e anch’io mi lasciai andare ad un sospiro leggermente rilassato.
Lui mi prese il viso tra le mani costringendomi a guardarlo, asciugò le mie lacrime con i pollici e mi mostrò uno dei suoi migliori sorrisi che non potei fare a meno di ricambiare, «ti amo» mi disse poi, prima di posare le sue labbra sulle mie.
Lasciai che mi stringesse a lui, e che quel bacio mischiato al salato delle mie lacrime mi mozzasse il respiro, tanto era l’amore che provavo per lui. Sentii la sua lingua cercare la mia, e feci tesoro di quella sensazione della mia mente, come del suo tocco soffice e caldo, del suo profumo inebriante e della sua barba appena accennata che mi pizzicava sempre le guance e il collo; così che qualvolta avessi sentito la sua mancanza avrei pensato a lui in maniera così viva da avere la sensazione di averlo accanto a me.
La voce registrata che annunciava la partenza del mio treno ci costrinse a staccarci, Zayn mi porse la mia valigia sforzandosi di sembrare tranquillo nonostante notai la sua mascella serrata, segno del fatto che in realtà non lo era.
Lo baciai un’ultima volta, più frettolosamente prima di guardarlo un’ultima volta negli occhi, imprimendomi nella mente ogni minuscola e quasi invisibile sfumatura più scura che avevano le sue iridi per poi salire sul treno. Presi un respiro profondo cercando di tranquillizzarmi mentre aprivo la porta del vagone e mi guardavo intorno alla ricerca del mio posto. Misi a posto la valigia e mi affacciai immediatamente al finestrino, notando con piacere che Zayn era ancora lì dove lo avevo lasciato, che spostava lo sguardo da una parte all’altra alla disperata ricerca della sottoscritta.
Sventolai la mano cercando di attirare la sua attenzione, che arrivò quasi subito.
«Chiamami quando arrivi» mi avvertì, alzando leggermente la voce mentre si avvicinava a me. «Voglio sapere tutto su com’è il posto, il cibo, i tuoi compagni di stanza così quando arrivo a trovarti so che cosa portarti» scherzò.
«Lo farò» lo rassicurai, proprio quando il treno cominciò a mettersi in moto.
Il passo di Zayn cominciò a farsi più veloce, fino a quando non cominciò letteralmente a correre.
«E non dimenticare che ti amo!» gridò.
«Nemmeno tu!» risposi, «cioè, che ti amo. Non dimenticare che anch’io ti amo!»
L’ultima cosa che vidi fu Zayn che scosse la testa divertito e la sua mano che sventolò per alcuni secondi in aria, salutandomi, fino a quando non abbassò anche quella, sconsolato, probabilmente perché ero troppo lontana per essere vista.
Chiusi con veemenza il finestrino andandomi a sedere al mio posto sbuffando fortemente.
«Chi è, il tuo ragazzo?» mi chiese un’anziana signora, smettendo di prestare attenzione al libro che stava leggendo.
Annuii incerta, «sì» borbottai. Non volevo essere maleducata ma quello non era esattamente il momento migliore per fare conversazione, pensai.
«Beh, qualunque problema dobbiate affrontare, stai certa che lui ti ama davvero e questa cosa non è da dare per scontata.»
Per quanto potessi essere furiosa, scorbutica e triste in quel momento non potei fare a meno di sorridere a quella donna dall’animo così gentile che, con poche parole, era riuscita a tirarmi su il morale.
Non indagai su quale strano potere possedesse per accorgersi immediatamente di cose così personali, l’unico pensiero che mi attraversava la mente in quel momento era che se una sconosciuta era stata in grado di percepire l’amore che c’era tra me e Zayn probabilmente saremmo stati forti abbastanza per superare anche quell’ostacolo.

 

***

 

Non ci credo che siamo già arrivati alla fine çwç
Ricordo come fosse ieri (?) quando ho iniziato questa storia e avevo in mente di farla durare al massimo 10 capitoli, invece siamo arrivati a quota 24!
Ringrazio infinitamente tutte le persone che hanno recensito la storia (non ho mai ricevuto così tante recensioni in vita mia, vi giuro), chi l’ha messa tra le preferite (anche qui, mai avuto una storia tra i preferiti di così tante persone), e anche chi l’ha messa tra le ricordate e le seguite (raggiunti i record pure qua HAHAH)
Spero di non avervi deluse con questo ultimo capitolo, l’ho scritto tipo il giorno dopo che ho pubblicato quello scorso ma non volevo postare perché è sempre triste concludere una fan fiction :(
Ho cercato di far finire la storia il meglio possibile, senza dover scrivere anche su quando Amanda sarebbe tornata da Parigi perché, detto sinceramente, NON NE POSSO PIU’! AHAHAHA
Adesso che la scuola è finita non ce la faccio a stare al computer più di cinque minuti al giorno per vedere le notifiche di Facebook e le menzioni su Twitter, e continuare a scrivere sarebbe stata una tortura D:
Forse scriverò un Missing Moment su Liam ed Elena, giusto perché raccontando la storia in prima persona non ho potuto dire più di tanto su di loro se non qualcosa indirettamente.
Sono felice che il personaggio di Amanda vi sia piaciuto, soprattutto per il suo essere “diversa”.
Vorrei dire che mi assomiglia ma purtroppo non sono in grado di parlare di me stessa (non tanto fisicamente quanto per il carattere) poi io sono una capra in matematica, le uniche cose su cui potremmo essere simili sono dei semplici “facts” che ho inserito nella storia e non avendo idee ho usato le mie cose vere (?).
Tipo la sua data di nascita, il fatto che guarda sempre Jersey Shore dopo scuola (cosa che faccio io HAHAHA), i carabinieri che hanno fermato lei e Zayn sulla moto e.. Per ora non mi viene in mente nient’altro però mi ricordo che c’erano altre robe HAHAHA
Ringrazio di cuore tutte le persone che mi hanno fatto i complimenti, sia qua che su Twitter, ma anche chi mi ha dato delle dritte su certe cose che sbagliavo. Ho apprezzato anche quelle :)
Mi dispiace per le persone che hanno trovato la storia troppo lunga e pure noiosa ma.. cosa posso dire? Non ci posso far niente ormai D:
Credo di avere finito, sicuramente poi mi ricorderò di avere dimenticato di dire qualcosa ma fa niente HAHAHA
Ah ecco, vi ricordo per l’ennesima volta la fan fiction che sto scrivendo sui Simple Plan (cliccate sul banner sotto), e poi se volete essere avvertite (o qua o su Twitter, per me è uguale) quando posterò qualcos’altro sui One Direction basta che me lo fate sapere!
Grazie mille di nuovo, siete stupende, sul serio.                 
Jas.

















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