Fawn

di Flaminia_Kennedy
(/viewuser.php?uid=64023)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo ***


 

Respiri affaticati fatti a bocca aperta.

I suoi occhi a malapena riconoscevano i profili degli alberi che superava, da quanto veloce correva.

La disperazione le fluiva nelle vene, facendogli dolere il cuore che batteva nelle orecchie.

Tu-tump. Tu-tump. Tu-tump.

Rami le graffiavano la pelle, mentre altri s'impigliavano nella folta pelliccia delle gambe.

La creatura saltò il tronco caduto di un albero e sentì qualcosa colpirle il fianco e passare oltre, portandosi dietro solo una lieve traccia di sangue nell'aria, gocce rotonde come perle “state attenti a non ammaccarla troppo, sapete la fortuna che vale!” “correte, correte!” erano gl'incitamenti dietro di lei.

La Fauna raggiunse uno spiazzo tra gli alberi, con lunghi fili d'erba alta che crescevano fino alla vita di un uomo “il primo che sente gli zoccoli avrà dieci monete d'oro!” il leader di quella spedizione di caccia sorrise malignamente, mentre vedeva i propri uomini separarsi per cercare con foga.

La creatura, da parte sua, si era guardata attorno con urgenza: l'unico modo per sfuggire agli uomini era scampare alla loro vista, ma non riusciva più a correre, il suo petto si alzava e abbassava violentemente.

Il suo cuore sarebbe esploso, se avesse continuato.

Inghiottì a vuoto, mentre con gli occhi furiosamente cercava riparo e quasi per miracolo vide una tana d'animale, ben nascosta tra i ciuffi d'erba folta, scavata sotto un'enorme albero rinsecchito.

Raccolse la sua occasione e tenendo una mano sull'abrasione alla vita, si avvicinò cadendo in ginocchio, poi si spremette quasi a forza nel piccolo buco, arrotolandosi e scuotendo la piccola coda a punta quando i suoi fianchi larghi fecero fatica a passare.

Sarebbe stato orribile e vergognoso esser trovata così dai cacciatori.

Si schiacciò nella piccola rientranza, spingendo fuori la terra come le lepri selvatiche facevano per chiudere le loro tane, scalciandola e pressandola attorno al foro e diminuirne la visibilità “cercate ancora, non può essere lontana!”.

Improvvisamente i suoi enormi occhi viola incontrarono i calzari di cuoio e la Fauna portò una mano alle labbra, tappandole per evitare di far sentire i propri respiri, che le portavano la bile alla bocca da quanto erano affaticati.

Strinse i pugni mentre si raggomitolava ancora di più nell'oscurità, tenendo basse le lunghe orecchie e guardando i piedi passare, fermarsi qualche secondo.

Lei strinse gli occhi, sentendo un colpo di tosse iniziare a formarsi con un pizzicore a metà della trachea, unito ad un bruciore crescente nel proprio petto.

Grossi lacrimoni di paura cominciarono ad affollarsi nei suoi grandi occhi ametista.

Quando i cacciatori sparirono alla vista e all'udito, la Fauna liberò la propria bocca, iniziando a tossire e a piangere allo stesso tempo, stringendosi il petto e piantando le piccole corna nel terreno che sapeva di legno marcio.

Doveva evitare di fare troppo rumore, si concentrò sulle lacrime che scendevano lungo le guance e sulla ferita al fianco, per potersi calmare.

Tirò su la testa e passò l'avambraccio sul muso tinto di scuro, togliendosi la poca terra con cui si era sporcata, e annusò l'aria.

I cacciatori erano lontani, oppure si erano messi sottovento rispetto alla sua posizione.

Piegò appena le zampe, rimanendo in posizione fetale, e si chiuse le braccia sul petto: non era facile la vita per le creature magiche.

In quei tempi, gli uomini inabili a usare la magia usavano monili creati da ossa, pelle, organi, scaglie e qualsivoglia altro materiale che potevano ottenere andando a caccia.

Lei era una dei pochi Fauni della Regione ancora in libertà, che si potevano contare sulle dita di una mano, ma nel resto del mondo non sapeva se la storia era la stessa o se oramai fossero sull'orlo dell'estinzione.

Pensò alla propria famiglia, che oramai era ridotta in schiavitù nei campi dei pellicciai: suo padre, un Fauno forte e coraggioso, con una folta pelliccia color ebano e dei caldi occhi nocciola, era stato il primo a fiutare il pericolo e a portarla via mentre sua madre radunava quanti più Fauni possibile per la fuga dal loro villaggio.

Chi non riuscì a scappare ebbe due scelte: morire e venir scuoiato oppure consegnarsi e diventare una sorta di animale da allevamento che avrebbe prodotto pelliccia e lo speciale osso di cui erano composte le loro corna, prima di morire e venir portato al macello per ottenere anche le loro ossa e i loro organi, oltre che la loro carne.

Tanti quel giorno erano stati uccisi o catturati, ma lei e suo padre Fiir erano riusciti a sopravvivere per altri venticinque anni, prima di dividersi un'altra volta a causa dei cacciatori.

La Fauna sospirò, chiudendo gli occhi e appoggiando il muso nella comodità della folte pelliccia delle sue zampe, raggomitolata come un riccio.

I suoi pensieri e i suoi ricordi lentamente si tramutarono in sogni, mentre la notte scendeva e scuriva il campo d'erba alta.

Lentamente, una luce iniziò a rischiarare la piccola radura e la Fauna, aprendo gli occhi, pensò si trattasse della luce del sole che sorgeva, ma s'impietrì quando vide di nuovo gli stivali dei cacciatori, questa volta solo in due “l'abbiamo persa” disse uno dei due, un po' intristito, mentre poggiava la propria borsa a terra con un pesante tonfo.

La creatura allargò gli occhi, spingendosi sul fondo della buca, confidando nella protezione dell'oscurità “non fare quella faccia, noi gli avevamo assicurato che i Fauni sono creature difficili da prendere” gli aveva risposto il compagno, sedendosi a gambe incrociate mentre tirava fuori dalla propria bisaccia un grosso barattolo.

La Fauna strinse gli occhi e nel buio vide una forma nel barattolo “Lumios, sveglia, su! Abbiamo bisogno di un po' di luce” disse lo stesso cacciatore e improvvisamente una calda luce arancione provenne dalla giara di vetro.

La creatura dentro il barattolo era in realtà un Drago delle Fate, nel suo massimo splendore, con le piccole ali simili a quelle di una farfalla ancora ripiegate e la pelle liscia che emetteva quella brillante luce.

I suoi occhi blu spiccavano contro il colore della luce e sembravano guardare il cacciatore come fa un cane fedele svegliato da una coccola maldestra “ecco, grazie” disse l'uomo, poggiando il contenitore a terra, svitando il coperchio per far arrampicare il piccolo drago sul bordo e lì rimanere.

La Fauna guardava la piccola creatura luminescente e gli pregava di spiegare le ali e scappare, di non rimanere vicino a quei cacciatori un secondo di più “hai visto la pelliccia?” parlò improvvisamente l'uomo demoralizzato, al padrone del Drago “per questo la volevano così tanto. E' rara quella combinazione di colori” “sai come si dice, bisogna stare al passo con la moda”.

I discorsi che facevano erano quasi incomprensibili per la Fauna, che continuò a tremare lievemente, ascoltando i loro discorsi sull'utilità delle piume di Grifone per scrivere incantesimi e tornando a cadere in lunghi sogni contorti a metà tra ricordi e fantasie.

 



Salve a tutti!
Ebbene si, dopo parecchio tempo sono tornata con un'altra storia, questa volta totalmente inventata -sono in un periodo critico della scrittura, scrivo un sacco di cose diverse ma non riesco a continuarne una TT^TT-

Volevo fare un annuncio: siccome io son brava a scrivere inglese, ma non così tanto da tradurre questa storia, chi vuole aiutarmi? Avevo intenzione di postarla su un altro sito, mettendola in inglese, ma mi viene estremamente male xD

Qualunque aiuto sarà enormemente apprezzato! (^o^)/

Saluti :3

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo Secondo ***


 

La mattina dopo si risvegliò nel modo peggiore in cui poteva svegliarsi: le sue corna erano state afferrate da un paio di mani, che la trascinarono fuori di viva forza, dal buco in cui si era rintanata.

Nessuno poteva toccare le corna di un Fauno se non altri della sua stessa specie, era tabù come toccare le parti intime delle persone...per non parlare poi della piccola coda pelosa “ah, trovata!” esclamò uno dei cacciatori della sera precedente “chi l'avrebbe mai detto che i Fauni potevano anche nascondersi come conigli?” continuò a dire uno dei due cacciatori rimasti a controllare nei dintorni, mentre continuava a tirare la creatura, facendola strusciare a terra.

Lei si dimenò con forza, digrignando i denti “stai attento alle zampe” disse il padrone del Drago delle Fate, mentre afferrava gli zoccoli della bestia, ma lei ne ritirò uno e con forza lo piantò nello stomaco del cacciatore, sbalzandolo via “ah, chi deve stare attento adesso?” disse quello che la trascinava per i piccoli palchi, ma lei riuscì a mettersi in piedi quel che bastava per piantare gli zoccoli a terra e caricare l'altro se non poteva liberarsi tirandosi via dalla sua presa, lo avrebbe assecondato.

Lo spinse fino a piantarlo contro un albero, togliendogli il respiro, e mentre l'altro si metteva in piedi, afferrando la propria arma, lei cominciò nuovamente a scappare.

Con il respiro corto già di prima mattina uscì fuori dal muro di alberi e finì in un campo di erba bassa, fuori dal suo mondo.

Mai si era avventurata al di fuori della protezione degli alberi, sentire quel terreno sotto gli zoccoli era strano, elettrizzante e spaventoso.

Non aveva tempo per esaminare il mondo al di fuori della foresta, sentiva i cacciatori e i loro proiettili magici avvicinarsi sempre di più.

Corse di nuovo, sorpassando cespugli bassi e piccoli sassi, raggiungendo una striscia di terra calpestata così tante volte da esser stata resa soffice e priva di alcun stelo d'erba.

Si fermò in mezzo alla strada sterrata, sentendo uno strano rumore scalpitante, e vide un uomo su un grosso cavallo sauro lanciato in una corsa che sembrava averla vista solo all'improvviso “Dannazione, spostati!” esclamò, mentre il cavallo impennava per evitare d'investire la creatura e il ragazzo tentava di calmarlo.

La Fauna era pietrificata, aveva sentito nominare quel genere di cavalcatura e per quanto assomigliasse a un normale cavallo dal pelame scuro, a vedere dai denti appuntiti che stringevano il morso... quello era un Kelpie.

L'uomo che lo cavalcava era vestito elegantemente, anche per gli standard degli umani, un falpalà diseta al collo e una marsina nera impreziosita da inserti dorati sulle spalle e dai bottoni “Sir Ringrose! Non la faccia scappare!” esclamò uno dei cacciatori al giovane uomo, che invece rimase a guardare la creatura “non resterei lì se fossi in te” disse lui, poi sospirò quando vide che lei era totalmente annichilita dalla situazione.

Le orecchie erano così basse che quasi sfioravano le spalle, intimidita dalla sua presenza e dagli occhi rossi senza iride del sauro.

Quando i cacciatori misero piede sulla strada sterrata, il Kelpie fece qualche qualche passo avanti, mettendosi tra loro e la loro preda “buongiorno signori! Qual buon vento!” esclamò allora il giovane, facendo un veloce saluto “due uomini grandi e grossi come voi contro un piccolo Fauno smunto...” e i cacciatori non si azzardarono a passare né dalla bocca dentata del cavallo, tanto meno vicino alle sue zampe posteriori “è il nostro mestiere, Sir Ringrose” disse uno dei due, senza staccare gli occhi dalla Fauna e tenendo stretto in mano un osso intarsiato e appuntito, che fino a qualche minuto prima aveva aveva sparato pallottole di luce azzurrina.

Il giovane uomo ridacchiò, mentre la creatura cacciata faceva qualche passo indietro.

Doveva allontanarsi da loro, raggiungere di nuovo la foresta e il suo confortante riparo “Non sarebbe più intrigante inseguire un Centauro? Quelli combattono e per quanto pericolosi, danno una certa soddisfazione, non trovate?” chiese di nuovo lo sconosciuto, controllando le mosse della Fauna con la coda dell'occhio.

La vide scattare all'improvviso, alzando un piccolo polverone, spingendo gli zoccoli contro il terreno e aumentando notevolmente la velocità del suo scatto.

I cacciatori subito la inseguirono, alzando le loro armi magiche, ma anche il giovane uomo spronò il Kelpie, che s'impennò qualche secondo e mosse i suoi potenti muscoli verso preda e cacciatori.

Superò gli ultimi come freccia nera, mentre il cavallo sbuffava dalle narici dilatate e piantava i denti nel morso, poi lo sconosciuto si chinò in avanti.

Il sauro affiancò la Fauna che aveva uno sguardo disperato sul volto e l'uomo l'afferrò per un avambraccio, tirandola su di peso per farla accomodare un po' rudemente tra sé e il collo del cavallo.

Le urla adirate e contrariate dei cacciatori si levarono dietro di loro, ma lo scalpiccio del cavallo era talmente forte da far eclissare quasi subito i loro gridi.

La Fauna rimase scioccata e immobile, intimorita dallo strano susseguirsi di eventi, a malapena riusciva a respirare per la paura “dovresti ringraziarmi” disse il giovane, senza stare a guardarla negli occhi.

Forse anche lui credeva alle storie dei Fauni che, se guardati negl'occhi, potevano rendere anche l'uomo più retto un libidinoso ninfomane.

Lei invece lo stava guardando bene, in un misto tra timore e curiosità, cercando di capire chi fosse davvero colui che l'aveva salvata da una vita di prigionia.

Il suo volto era uno dei più belli che avesse mai visto, sebbene non avesse visto così tanti umani nella sua vita.

I suoi occhi erano verdi come la foresta più scura e possedevano una grande forza e magnetismo, oltre che un accenno di buon cuore.

Mai aveva visto occhi del genere, così...pieni di qualcosa che lei non riusciva a distinguere: dolore? Angoscia? Pena? Qualcosa scuriva il già naturalmente scuro colore delle sue iridi, ma sembrava avesse passato brutti momenti, prima del loro incontro “ce l'hai un nome, per lo meno?” chiese lui, senza però ricevere risposta.

Il Kelpie diminuì la furia della propria corsa, mentre chi lo conduceva si guardò indietro “e quelli sarebbero cacciatori? Puoi andare, ma non farti trovare di nuovo. Io non sono un salvatore di creature magiche” le disse, facendola scendere.

Lei zompettò piano sulla strada per qualche metro, per permettere ai suoi poveri piedi di riprendersi dallo scatto di poco prima, poi si voltò a guardare l'uomo.

Era strano guardare un umano senza provare desiderio di vendetta o terrore o tristezza. Stava guardando un uomo e per la prima volta sorrise, anche se poco e velocemente.

Chinò il capo come in un piccolo inchino e dopo aver alzato il cappuccio sulla testa e sulle corna, si diresse nuovamente verso la foresta, arrivando fino al bordo e fermandosi di nuovo a guardare il cavallo scuro iniziare nuovamente un trotto leggero verso la sua precedente direzione, con il suo conduttore che la osservava con curiosità e un lieve sorriso.

 


 

L'uomo smontò da cavallo una volta giunto a Donnellsburg, un porticciolo pieno di vita e di chiacchiere.

Gli zoccoli lucidi dell'animale rintoccarono sulle pietre della strada, mentre seguiva il padrone docile come il più calmo dei cani da compagnia “Alastyn, che cosa ci accoglierà questa volta? I trombettieri o un plotone d'esecuzione?” chiese al cavallo che per tutta risposta sbuffò sonoramente “se tu smettessi di catturare la dote naturale di tutte le giovani donzelle che vedi, non dovresti temere per la tua vita” gli rispose con voce cavernosa.

Il giovane si lisciò il gilet color della terra, ridacchiando alla risposta della propria cavalcatura, e si trovò tra le mani un lungo, singolo pelo color crema, macchiato verso la cima da delle zone scure.

Ripensandoci, aveva davvero salvato quel Fauno per dare più divertimento e sfida ai cacciatori? Oppure quegli enormi occhi viola avevano tirato fuori la parte più buona del suo essere?

Di natura era sempre stato un ragazzo gentile, anche se la sua buona educazione veniva meno quando delle donne giravano attorno al suo corpo e al suo patrimonio.

Aveva preso la verginità di molte donzelle dei villaggi vicini, diventando il demone incarnato per quei padri che tentavano di mantenere le loro figlie pure fino al matrimonio.

Quel giorno era stato invitato all'ennesimo ballo per presentare le nuove damigelle alla società, ma la sua mente era da tutt'altra parte “Sir, lieto di vedervi! Elegante come solito, posso notare” disse l'uomo accanto all'entrata dell'enorme maniero, facendo un veloce inchino, prima di tornare ritto come un fuso.

Il giovane uomo sorrise e chinò la testa in avanti, superando l'usciere ed entrando nella reggia.

Il palazzo dove si teneva il ricevimento aveva stanze ampie e adornate di oro e di affreschi, qualcosa di molto più lussurioso rispetto alla sua dimora che, per quanto fosse un enorme maniero, era assai più scura e senza quei fronzoli.

Un gruppo di ragazze in età da marito gli passò accanto “Milady Ariana, che piacere rincontrarvi qui” disse con un sorriso malizioso, avvicinandosi alla ragazza in testa a quella sorta di piccolo corteo e facendo un pomposo inchino, prendendo la mano nivea della giovane fanciulla e posandovi appena le labbra, alzando i suoi occhi scuri su di lei.

Quella ridacchiò sventagliandosi il volto con la mano “Dantelion Ringrose, la mia pelle freme solo a pronunciare il vostro nome” disse la ragazza “siete qui per il ricevimento immagino” aggiunse, mentre le altre ragazze, un po' più giovani e inesperte nell'arte del corteggiamento, guardavano l'uomo come se fosse stato l'unico essere in tutta Royalshire.

Dal canto suo, il giovane di fanciulle così ne aveva viste parecchie “ovviamente, Milady...” continuò, notando che portava sulle spalle altrimenti scoperte una stola scura, che s'intonava bene con i suoi occhi e i lacci del corpetto anche troppo prosperoso “vedo che avete un nuovo acquisto, invece” aggiunse, alzando la mano e ricevendo una piccola scossa elettrica “ooh si, uno sfizio che non può mancare mai in una donna. Ottima pelliccia di Fauno, questa è una delle migliori” disse, accarezzando la stola come se fosse un animale vivo.

Per qualche motivo, quel gesto gli fece contorcere le budella “perdonatemi Milady, alcuni doveri mi chiamano” disse, sorridendole, facendo un altro baciamano e dileguandosi lungo un ricco corridoio, guardandosi attorno.

Pellicce e artefatti...gli dava il voltastomaco come la gente l'indossasse così, senza sapere che prima erano creature senzienti.
Come chi vedeva per la prima volta un'operazione di Tassidermia.

Non era mai stato ufficialmente contro quella pratica di utilizzare creature magiche per ottenere cimeli e tessuti magici, ma non n'era mai stato un'amante appassionato.
Scacciò i suoi pensieri quasi all'instante, quando vide camminare verso di lui una ragazza, appena diciottenne sicuramente, con la pelle abbronzata e capelli color mogano acconciati sulla testa in piccoli boccoli.

Quella era nuova, si disse, ed era stranamente squisita.

I suoi occhi rapirono quelli di lei in pochi istanti e la ragazza si fermò, ammaliata dal fascinoso giovane uomo che le stava andando incontro “quale rara bellezza, siete un'incanto, Milady” disse lui, sfoderando il suo sorriso malizioso e inchinandosi davanti alla ragazza.

E anche quella sera, il predatore aveva trovato una preda.


 



Salve a tutti!
Secondo capitolo, introduciamo dei personaggi nuovi! :D

Si, ho corretto il capitolo precedente come suggerito da Dave637 perchè in effetti mancava del pathos che necessitava quella parte, modificando alcune cose che altrimenti sarebbero risultate..uhm..insipide? XD

Beh, spero vi abbia intrigato ancora di più quest'accenno di vita da parte del nostro Dantelion Ringrose e vi lascio con l'immagine chibi che ho disegnato per la nostra protagonista :3

Saluti! (^w^)/

Qui la risposta alle recensioni del capitolo precedente:

Dave637 - Grazie per la recensione bella lunga e obiettiva! Grazie a te ho potuto riscrivere il capitolo precedente e renderlo più avvincente ^^ Per quanto riguarda i dialoghi, non saprei, sinceramente mandarli a capo mi sembrerebbe come staccarli dal contesto e fare un accendi-spegni dell'atmosfera XD
Comunque ancora grazie per i consigli ^^

Leoneruggente - Grazie anche a te per la recensione! La storia è stata 'aiutata' da una fanfiction che ho letto in un contesto simile (non c'entra con la trama in generale, diciamo che mi ha fatto scattare la voglia di scrivere fantasy xD) e anche se scritta in inglese mi ha molto ispirata :)

Water_wolf - Dopo varie controversie personali sul yard o iarde -che penso si scriva così perchè tradotto dall'inglese xD- ho deciso di eliminare la misurazione anglosassone xD
Rendeva effetto libro storico, ma alla fine questa è solo una storiella scritta per divertire, mica deve diventare qualcosa di pomposo, giusto? :3
L'immagine iniziale l'ho fatta con l'aiuto di un tutorial -che ho seguito per metà, il resto è tutto smanettamento libero xD- ma spero apprezzerai anche la pic di Fawn che ho messo qui nel Commento dell'Artista ^3^

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo Terzo ***


 


RINGROSE!

Il suo nome venne esclamato con forza, dall'altra parte del corridoio.

Dantelion allontanò lo sguardo dalla bella fanciulla appena incontrata e vide arrivare a passo di marcia il suo unico parente ancora in vita, un cugino di secondo grado qualche anno più vecchio di lui, arricchitosi con l'allevamento e il macello dei Centauri “Roderick! Qual cattivo vento vi porta qui? Fastidioso come sempre” scherzò, mentre il cugino salutava brevemente la ragazza, ignorandola poi completamente “questa mattina avete umiliato due dei miei migliori cacciatori” disse l'uomo più vecchio, portandosi indietro i capelli chiari in un gesto scocciato “vorrei saperne il perché, se possibile”.

La frase scatenò una debole risata da parte di Dantelion “ma certo caro cugino, non pensavo che quegl'inetti fossero ai tuoi servizi...pensavo di dar loro un po' più di divertimento, oramai la loro preda era troppo facile da catturare” disse lui, ergendosi appena nella sua statura, senza però riuscire a superare quella del parente.

Roderick Jessop era un uomo molto alto e nonostante la magrezza, le sue mani potevano esser capaci di spezzare le ossa di un uomo adulto a causa della carne di Centauro consumata da anni.

Il suo viso era scarno e i suoi occhi verdi, marchio da sempre della famiglia Ringrose, erano appannati dall'ingordigia per il potere “Stai molto attento, Ringrose, il mercato delle Creature Magiche ha lati nascosti che non puoi nemmeno immaginare. Stai lontano dai miei affari o guardati le spalle” gli disse, piantandogli un dito contro il petto un paio di volte, prima di superarlo e dirigersi verso i festeggiamenti che stavano iniziando, immergendosi in un mare colorato di velluti e taffetà “che tipo eccentrico” disse la ragazza, dopo essersi ripresa da quell'intromissione non voluta.

Dantelion ridacchiò e tornò a dare ogni attenzione alla fanciulla “non fateci caso, Milady...volete andare via da questo fracasso? Conosco dei luoghi ottimi per poter tranquillamente parlare...” aveva detto sfoderando la sua voce sensuale e trafiggendole gli occhi, rapendola quasi immediatamente.

Tutti sapevano che Ringrose aveva una sorta di dono, quando si trattava di persuadere una donna, che fosse per piacere o per lavoro.

Si diressero verso un patio illuminato appena da torce che scoppiettavano piccole fiammelle multicolore, polvere di fata era stata usata per accenderle “che posto magnifico” disse la ragazza, facendo un mezzo giro su se stessa e fissando il giovane uomo che sorrise malizioso, iniziando a slacciarsi il falpalà “come voi, milady” disse.

 




Mentre la ragazza si abbassava il gonfio vestito, per poter tornare ad essere presentabile, Dantelion si sistemò i pantaloni, tirandoli di nuovo in vita “ve ne andate già?” disse dispiaciuta la ragazza, che aveva l'acconciatura per metà rovinata.

Il giovane uomo sorrise appena “purtroppo degl'impegni mi chiamano, milady” disse, guardando poi il cielo scurirsi e le prime stelle cominciare a spuntare come tante piccole lucciole “voglio rivedervi” aggiunse lei, raggiungendolo e afferrandogli il braccio.

Dantelion, dentro di sé, sospirò: quella ragazza, che sulle prime era stata una preda sfuggente, non appena aveva calcato di più la mano era diventata come tutte le altre.
Dov'era la sfida, in tutto quello? Dov'era il divertimento? Oramai cacciare giovani fanciulle non gli dava alcun piacere, perché tutte erano a conoscenza delle sue ricchezze e sottostavano ben volentieri ai suoi giochi erotici.

Si distaccò dalla donna, camminando verso l'interno dell'enorme reggia, poi una volta raggiunto l'uscio si voltò e con un sorriso appena malinconico fece un ossequioso inchino “è stato un piacere, Milady” disse, mandandole un leggero bacio con la mano e andandosene da quella noiosa e spiacevole situazione.

Camminò per altri corridoi, salutando donzelle a destra e a manca, incrociando nuovamente il cugino ma senza degnarlo di uno sguardo, poi uscì ritrovandosi un giovane uomo aspettarlo dove prima c'era la propria cavalcatura “Alastyn, pensavo odiassi trasformarti in uomo” gli disse.

In effetti il Kelpie non aveva nessun feticcio nel diventare uomo, ma quando le situazioni lo richiedevano diventava un anch'esso un pallido giovane uomo con lunghi, lisci capelli neri come l'ebano e spesso vestito con eleganza, armato di una lunga spada al fianco, sebbene dalla sua testa uscissero le sue orecchie cavalline e dai pantaloni la sua lunga coda dalla pelliccia frastagliata “Infatti” gli disse, avvicinandosi e alzando irritato un braccio come un chiaro segno d'iniziare a camminare lungo la strada lastricata “alcuni sono talmente stolti da non riconoscere un cavallo da un Kelpie” iniziò a parlare, facendo muovere ogni tanto gli occhi rossi senza pupilla attorno a loro.

Fortunatamente il marciapiedi non era così affollato, quel giorno “ho udito un uomo parlare a dei cacciatori di eliminare uno 'sfondafemmine', chiaramente riferito a te” gli disse e Dantelion fece un piccolo fischio ammirato “uuuh, non mi avevano ancora chiamato in quel modo! Lo aggiungo subito alla lista” “non avrebbero torto, se volessero ucciderti come un comune Succubus.

Spero vivamente che tu ti renda conto della cattiva fama che ti stai costruendo in questa...come posso definire...” lo guardò qualche secondo, con occhio critico “fame che possiedi”.

Dantelion alzò un dito per far tacere il Kelpie “ricerca, amico mio...non so ancora di cosa, ma la mia è una ricerca” gli rispose, ottenendo solo uno sbuffo irritato da parte di Alastyn, che fece roteare gli occhi, prima di notare due uomini che li stavano osservando “tu non sei conscio della situazione, così annebbiato dai fumi dell'erotismo.

Persone tentano di ucciderti e tutto quello che fai è pensare alla prossima donna che deflorerai” disse il Kelpie, adirato, mentre vedeva il proprio padrone e amico perdere qualche secondo della loro conversazione a fissare una giovane donna che gli era passata accanto.

Alastyn afferrò il collo della giacca di Dantelion e con forza inumana lo sbatté con la schiena contro il muro di un palazzo.

I pochi passanti si allontanarono subito, fiutando il pericolo che i due potevano essere “mi starai ad ascoltare, adesso” disse il Kelpie, senza lasciare la presa, vedendo che gli occhi dell'amico erano tutti per lui “guardati le spalle e non pestare i piedi a persone più grandi di noi” aggiunse, lasciandolo poi andare “sei così preoccupato per me?” gli chiede il giovane padrone dongiovanni e Alastyn sbuffò ancora, incrociando le braccia “non vorrei tornare a cacciare ubriachi nelle paludi...ODIO tutto quel fango” disse, come scusa, anche se in verità aveva a cuore la salute dell'amico.

Dopo qualche altro scambio di battute e dopo che il Kelpie tornò nella sua forma di animale quadrupede, Dantelion alzò lo sguardo su una carovana che stava appena arrivando in città “a quanto pare la mia buon'azione di stamane non è servita a molto” disse al cavallo, dandogli una patta sul collo e un lieve calcio nei fianchi per farlo andare al passo, dietro una lunga fila di gabbie in metallo e catene tintinnanti.

 



Salve a tutti!
Terzo capitolo, stiamo andando avanti! :D

Ho saltato la scena osé con la tipa-a-caso perchè era un po' priva di pathos, preferisco quelle dove la protagonista principale è involta XD

Qui c'è una riunione dei personaggi fin'ora incontrati, così da potervene fare un'idea -sempre chibi, perchè altri bei generatori non ci sono come dico io e ora non ho molto tempo per disegnare xD-

Spero vi sia piaciuto il capitolo nuovo, la prossima settimana il quarto! Rimanete sintonizzati!

Saluti! (^w^)/

Qui la risposta alle recensioni del capitolo precedente:

Leoneruggente - Adoro gli ambigui al punto giusto xD Hai reso perfettamente l'idea di Dantelion.
E la nostra piccola fauna gli darà mooooolto filo da torcere, in futuro!

Water_wolf - Grazie per aver visto l'immagine ^^
Beh, tra corna e zoccoli, anche i nostri amici fauni sono ben armati in caso di necessità no? XD Però sai come si dice, a loro piace fare l'amore e non la guerra, if you know what I mean x3
Alastyn è il grillo parlante di Dantelion, diciamo...con le zanne xD

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1626613