It was only just a dream

di Hischocolateeyes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Come tutto è iniziato... ***
Capitolo 2: *** Non sai che fumare fa male? ***
Capitolo 3: *** Si può essere così idioti da salvare da un suicidio la ragazza di cui l'uomo che ami si è innamorato? Si. Io l'ho fatto. ***
Capitolo 4: *** Forse, a volte, bisogna solo essere se stessi. ***
Capitolo 5: *** La festa in terza classe ***
Capitolo 6: *** Amore? ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Come tutto è iniziato... ***


Cap 1: Come tutto è iniziato...
 

Ti butti sul letto, scalciando via le ciabatte senza delicatezza. Le lacrime scendono lungo le tue guance e tu le ignori. Piangi, ripensando a tutto quello che è successo oggi, a scuola. Sei stata lì dentro cinque ore, e tutto quello che hai fatto fa parte di quella solita routine che è la tua vita da tre mesi a questa parte. Ogni giorno ti alzi, fai colazione, ti vesti. Vai in bagno e poi a scuola. Lì, imposti un sorriso e la giornata comincia, fingendo di stare bene, fingendo una felicità che non provi, fingendo allegria quando vorresti solo sotterrarti. Ogni giorno fingi di non vederli, o che non ti importi. Pensi, e speri, che fingendo di non curartene inizierai a non preoccupartene davvero. Tutte balle, e lo sai. Il giorno porta la finzione e la notte porta paura. Paura di restare sola, con i tuoi pensieri e timori.
Paura che la porta che per tutto il giorno tieni chiusa, blindata, si apri. Ma quella si apre sempre, non importa quello che fai per tenerla segreta, off-limits per tutti, anche te stessa. La notte ti aggrappi a tutto, pur di non pensarci.
Ultimamente, protagonista dei tuoi sogni è Jack Dawson, di  Titanic. Si, è solo un personaggio inventato e si, anche se fosse realmente esistito sarebbe  morto sul Titanic, nel 1912, ovvero cento anni fa. Da quando hai visto quel dannato film pensi a lui ogni sera e preghi una stella che, per una notte, ti faccia uscire dalla tua vita.
Pregando che ti faccia conoscere l'amore e, solo in sogno, che te lo faccia provare. Ogni notte preghi una stella che ti faccia conoscere Jack, perché pensi che anche solo parlare con lui possa risolvere, in parte, i tuoi problemi.
Ancora non sai che dovresti stare attenta a quello che desideri, perché potrebbe avverarsi, e mai nel modo che avevi immaginato. Ancora non lo sai, ma ben presto lo scoprirai, Eve.
                                                                                         *°*°*°*°*°*°*°
È una notte come tutte le altre quella che dà il via all'inizio della fine.
Piove, riesci distintamente a sentire lo scrosciare della pioggia sul tetto e, inspiegabilmente, ti viene in mente il Titanic, che scivola imponente sull'Oceano Atlantico, ignorando il suo destino. Sogni la nave e ti sembra di riuscire a sentire l'odore della salsedine, le voci, la musica e le risate. Non è una cosa improvvisa, avviene lentamente. Invece del morbido materasso, senti qualcosa di duro, un pavimento, sotto il corpo. Gli odori e i suoni si fanno più intensi, ti sembra di sentire il rumore dello scafo che taglia le onde, la musica dell’orchestra e il brusio delle persone che parlano. Questi si fanno più intensi, mentre la pioggia scema.

Inizi a sentire qualcosa che ti scalda il viso e, dopo quella che ti pare un’eternità, apri gli occhi. Ti ritrovi su una nave, una nave enorme, in mezzo a un gruppo di persone che ti guardano come se avessero a che fare con una pazza. Ti tiri a sedere, avvertendo gli inizi di un mal di testa che promette di diventare gran lunga peggiore.
Le persone si zittiscono, notando il tuo risveglio; stupita ti rendi conto che non indossi la camicia da notte ma un paio di jeans a mezza gamba, le Converse una maglia a maniche lunghe e una camicia, le stesse cose che hai indossato quel giorno a scuola. Forse ti guardano così perché sei vestita strana, per loro. Li guardi smarrita, notando i loro vestiti che hai visto talmente tante volte in Titanic, da aver imparato ad associare quegli abiti agli inizi del 1900. Sgrani gli occhi, trattenendo un’imprecazione che minaccia di sfuggire.

Vedi davanti a te il signor Andrews che si china e, gentilmente, ti chiede:
-Come si sente, miss…?-
Devi inventarti un nome, e in fretta. Il tuo non va bene, è troppo strano, per l’epoca. Ma non è meglio così? Apri e chiudi la bocca un paio di volte, sbattendo le palpebre:
-Evelyn-, dici – Evelyn Bianchi.-
Non ti sei nemmeno resa conto di aver detto il tuo vero nome, perché sul quel ponte di terza classe hai visto quegli occhi azzurri che hai sempre e solo ammirato attraverso una schermo: Jack Dawson ti sta osservando con un misto di preoccupazione, sorpresa e curiosità nello sguardo cristallino.
Quando i tuoi occhi nocciola incontrano i suoi, ti sembra che l’intero mondo abbia fermato la sua rotazione per permetterti di capire tutte le sfumature dei suoi. Ti tiri in piedi da sola, e ti sfugge un imprecazione in italiano, quando ti rendi conto che, diamine, sei sul Titanic, anche se solo in sogno. Poi ti blocchi:

-Scusi, mr...-
-Andrews-
-Mr. Andrews, potrebbe dirmi in che anno siamo?-
-Siamo nel 1912, miss Bianchi. Oggi è il 12 aprile 1912.-
Sgrani gli occhi: mancano solo due giorni all’affondamento del Titanic.
Indietreggi e corri verso la poppa della nave, dove Rose ha tentato di buttarsi. Ti appoggi alla ringhiera, prendendoti la testa fra le mani, su quelle sbarre di metallo che impediscono di cadere in mare.

-Non è possibile, non ci credo.-
Lasci che le lacrime scivolino, finendo in mare. La matita (che non ricordavi di aver messo) cola, lasciando una riga nera sulle guance. Una mano ti porga un pezzo di tessuto, un fazzoletto.
Ti volti verso lo sconosciuto e lo ringrazi con un piccolo sorriso lacrimoso. Non hai nemmeno fatto caso a chi ti ha passato il fazzoletto, ma ora che te ne redi conto è Jack.
Tutto questo fa molto “film romantico”, ma ora che ci pensi, in effetti, sei dentro uno di questi, anzi Titanic si può considerare il film romantico per eccellenza, quindi perché non lasciare le cose così come stanno?

 Mentre lo ringrazi non puoi fare a meno di notare che, diavolo, è davvero bello. Un figo da paura, si si. Annuisci impercettibilmente a questo pensiero, e arrossisci quando noti che lui ti sta guardando e che un ghigno gli ha incurvato le labbra.
-Miss Bianchi, giusto?–
È la sua voce a riportarti alla realtà. Fosse per te lo staresti ancora spogliando con gli occhi, ma evidentemente, qualcuno lassù ti vuole male.
-Si.-
-Io sono Jack Dawson, piacere.-
-Evelyn Bianchi, piacere signor Dawson. E, la prego, mi dia del tu. Non mi piace il lei.-
-Bè, Evelyn, allora dovresti fare lo stesso e darmi del tu. Se non sono troppo indiscreto, posso sapere da dove vieni? Non hai un nome comune, è …-
-Strano? Orrendo? –
-Strano. Ma, in senso buono. È un bellissimo nome. Ti dà un aria aggraziata. È stupendo.-
-Cosa, il nome o l’aria aggraziata che mi dà?-
-Entrambi.- Sorridi, non ne puoi fare a meno. La sua sincerità è disarmante, e tu boccheggi un attimo, pensando una risposta che non riesce ad uscire.
-Grazie, Jack. Ma, dovresti saperlo, io non sono per niente aggraziata, anzi tutto il contrario. Inciampo dappertutto. Ho la sensazione che su questa nave mi farò molto male fisico.-
-Non lo farai.-
-Scusa?-
-Non ti farai del male, se cadessi io ti prenderei.-
-Impediresti a una sconosciuta di farsi male? Questo ti fa onore, Jack. Ora, tu mi avevi fatto una domanda prima di tutto questo discorso sul mio nome, giusto?-
Lo vedi sorridere, e nel tuo stomaco una cinquantina di farfalle iniziano a volare.
-Non sarai una sconosciuta ancora per molto, ho intenzione di conoscerti meglio. Davvero. Comunque sì, ti avevo chiesto da dove vieni, Evelyn.-
-Sono italiana, ma mia madre ha origini inglesi.- Bugia. 
Sei italiana al 100%, i tuoi genitori non hanno nessun antenato inglese, ma possiedono solo un’incredibile passione per le cose strane e il tuo nome ne è la prova. Non hai fatto tanto caso all’inizio della frase, ma ora te ne accorgi: ha detto che vuole conoscerti meglio! Esulti internamente, mentre pensi che hai la possibilità di conoscere uno dei tuoi personaggi preferiti.

-Non è che potresti dirmi come ho fatto ad arrivare qui, Jack?-
Sei sinceramente curiosa, dopotutto che ne sai, forse sei sempre stata lì, dall’inizio. Vedi il suo sguardo adombrarsi un attimo, mentre un pizzico di confusione compare nei suoi occhi cerulei.

-Non lo so, Evelyn. Sei semplicemente apparsa.-
Aggrotti le sopracciglia: ti aspettavi tutto, ma non questo.

-Apparsa?-
-Sì, un minuto prima, io Fabrizio e Tommy stavamo passeggiando per il ponte, un minuto dopo Tommy è inciampato su di te. Sei comparsa dal nulla, e sembravi svenuta. Ovviamente, la prima cosa che abbiamo fatto è stata chiamare il signor Andrews, e abbiamo cercato di mantenere la massima discrezioni con quelli di prima e seconda classe, anche perché vedendo i tuoi vestiti si sarebbero potuti sconvolgere.-
Inarchi un sopracciglio, offesa. Questa è la moda del tuo tempo e se a quei ricconi non piace, possono anche andarsene a fare un giro. Jack ti sorride e mormora, piano:

- A loro potrà anche non piacere, ma io l’adoro.-
Adesso, puoi dire con orgoglio che i tuoi ormoni da ninfomane (che sei appena diventata), stanno allegramente ballando la conga. E che gli vorresti saltare addosso, strappare la camicia a forza e… ti blocchi, realizzando che sei effettivamente diventata una ninfomane, e che no, non te ne frega niente.



Angolino autrice, se così mi posso definire:
Ciao! Anzitutto, dovrei dire che è la mia prima fanfiction sul tema e che non ho la più pallida idea di come sia venuta fuori. Spero non faccia troppo schifo. E che mi perdoniate per aver occupato spazio su questo bellissimo forum. 
Che altro dire? Spero che mi lasciate una recensione, anche solo per dirmi che effettivamente un po' -molto- schifo lo fa. 
(Un po'??? Viva l'autostima, eh? N.d Jack) (Taciti Jack. N.d me).
Va buono, io ora vi saluto.
Bacioni,
Marty <3

 

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Capitolo 2
*** Non sai che fumare fa male? ***


Capitolo 2: Non sai che fumare fa male?
 
Sorridi. Per la prima volta dopo tanto tempo sorridi. Davvero. Non sono come tutti i sorrisi che hai fatto negli ultimi mesi: falsi, vuoti, per mascherare un dolore che ormai fa parte di te. Questi sono veri, sono voluti e sono sinceri. Hai scoperto che Jack è u burlone, e ama fare scherzi, oltre che disegnare. Americano, è arrivato in Europa cercando fortuna, visto che là i suoi disegni non hanno avuto molto successo. Qui, a quello che dice non sta andando meglio, ma il biglietto del Titanic lo ha vinto con una mano fortunata a poker. Tutte cose che sai già, ma sentirle dire da lui ti emoziona, ti rende vogliosa di sentire qualche altra cosa, qualcosa di nuovo, qualcosa che solo tu puoi conoscere.  Quando ti chiede se hai qualche hobby tu non sai cosa dire: suono il pianoforte? Banale. Tutte le donne suonano il pianoforte. O, almeno, quelle ricche. Gioco a basket? Per essere vero è così, però sai quanto sarebbe strano? Una donna che fa uno sport  dove si corre, si suda e che non è per niente simile alla danza. Anzi, tu detesti la danza. Dal profondo del cuore proprio. Non la puoi vedere. Forse perché ti ricorda tutto quello che non sei: non sei bassa, sei 1 metro e 71 centimetri, ma ti sei sempre vista come una stangona. Oltre al fatto che sei grassa. Cioè, per quanto 60 kg possano essere definiti “taglia di una giovane balenottera”. Ma questo non cambia le cose: hai troppo seno, sei troppo alta e troppo robusta per poter danzare anche se da piccola ti sarebbe piaciuto e ci hai provato. Hai fatto sei mesi, dopo di che hai appeso al muro il body e detto: “Mai più!”
-Non lo so… ehm… uncinetto?-
-Uncinetto?-
Jack ti guarda, cercando di non riderti in faccia. Come ti è venuto in mente? Tu non sai nemmeno come è fatto l’uncinetto. Ma lui non deve per forza saperlo. Ostenti un’espressione spavalda che non ti appartiene, mentre menti. Devi convincere te, prima di lui, se vuoi avere una chance per farla franca.
-Si, uncinetto. Problemi? Hai qualcosa contro l’uncinetto?-
-No, no per carità!- Alza le mani, ridacchiando della tua improvvisa aggressività –Solo… tu non mi sembri il tipo da uncinetto.- Si accende una sigaretta, mettendola in bocca. Nonostante non ti piaccia per niente l’odore del fumo, sei grata che almeno abbia smesso di parlare di uncinetto e di hobby in generale.  Arricci il naso e, inconsapevolmente, fai un passo indietro. Jack se ne accorge e, vedendo che hai girato la testa per evitare il più possibile il fumo, ti chiede:
-Non ti piace il fumo?-
-No.-
-Perché?-
-Perché… perché di no.- Non puoi di certo dirgli che due dei tuoi nonni sono morti a causa di tumori provocati dal fumo, e che nel futuro quel coso, che tanto sembra bello, si rivelerà portatore di tumori, malattie e altre tante care cose.
-Come, perché di no? Non ha senso. Non è una risposta logica.-
-Oh, ma io non sono logica- Non puoi fare a meno di sorridere –Anzi, sono tutta pazza. È solo che.. fumare fa male. Non dirmi che non lo sapevi.-
Lo vedi guardati aggrottando le sopracciglia biondo scuro: non lo sa.
-Fumare crea dipendenza, oltre che portare malattie. Se vuoi te lo dimostro.-
Ti avvicini, prendendogli la sigaretta dalle labbra, sorridendo dolce, prima di avvicinarti alla ringhiera e buttare l’oggetto malefico oltre la balaustra, nell’oceano illuminato dal sole del primo pomeriggio. Appoggi i gomiti alla sbarra, osservando con un ghigno Jack che guarda l’oceano spaesato, come se aspettasse la risalita della sigaretta. Il ghigno pian piano si trasforma in un sorriso sempre più ampio, che fai fatica a trattenere, e poi, appena lo vedi voltarsi verso di te, gli occhi sgranati e le labbra appena aperte e l’espressione di chi ha appena visto un fantasma sul volto ti fanno scoppiare a ridere, tanto che cadi sul ponte, tenendoti la pancia. La sua espressione si trasforma in sdegno:
-Oh, ma guarda te, le signorine d’oggi.- In risposta alzi lo sguardo, trattenendo un secondo le risate. Poi vedi la sua faccia e ricominci, con le lacrime agli occhi. Anche lui si lascia scappare un sorriso, che poi si ingigantisce, quando si china su di te e inizia a farti il solletico. Lì, sul ponte del Titanic, sotto lo sguardo degli altri passeggeri di terza classe che quando vi vedono passano avanti sorridendo leggermente, come se foste una coppia di innamorati. Tu ridi e ti dimeni, tentando di sfuggire alla sua stretta ferrea e alle sue mani che si muovono sui tuoi fianchi e sulla tua pancia non perfetta e questo, che ti era sempre sembrato un problema, adesso passa in secondo piano e non ci pensi. Non pensi al fatto che la maglietta si è sollevata lasciando scoperto un pezzo di pelle, non pensi al fatto che Jack ti è praticamente sdraiato sopra, che siete in una posizione alquanto imbarazzante e non ti rendi conto che ormai sei più rossa in faccia di un pomodoro, un po’ per le risate e un po’ perché i suoi occhi, così brillanti, cristallini e divertiti, ti hanno ipnotizzata e vederlo lì, che ride con te, mentre tu tenti di bloccarlo, ti fa sorridere come una scema, ti imbarazza e ti rende felice, tutto al tempo stesso. Non ti sei mai sentita così, neanche con Francesco, e questo ti spiazza. Ti lascia interdetta, ma adesso non hai tempo per pensare e, comunque, se anche l’avessi, Jack non te lo lascia. Piano il pomeriggio scema, fino a che giunge l’ora di cena e tu e Jack andate a mangiare nella sua cabina, dove lui ti presenta i suoi tre compagni di stanza: due russi* e Fabrizio, con cui non hai ancora avuto il piacere di parlare.
-Quindi… tu ti chiami Evelyn, giusto? Nome strano per un’italiana.-
Sorridi nervosamente a Fabrizio, che intavola una conversazione mentre mangiate un panino.
-Beh, sì… insomma… io sono, ecco… sono nata in Italia, ma i miei genitori hanno origini inglesi, quindi…-
- Oh, così si spiega. Inoltre, io sono italiano, quindi… ehm… cioè… ecco perché mi chiamo Fabrizio.-
-Si, l’avevo intuito.-
Non hai capito molto della sua frase, abbastanza sconclusionata, ma visto che sei riuscita a rispondere, questo non ti preoccupa. Tommy, che vi ha raggiunti, non ha ancora parlato, se non per salutarti e presentarti. È naturale, per te, cercare di introdurlo nella conversazione.
-E tu, Tommy, da dove vieni?-
-Dall’Irlanda, miss Bianchi.-
-Ti prego, chiamami Evelyn o Eve.-
-Ok, Eve.-
-No, no, no. Eve è il mio soprannome,io l’ho inventato, solo io lo posso usare.- Ed ecco che Jack riesce a rovinare il primo tentativo di conversazione tra te e Tommy!
-Jack!- Lo rimproveri, perché non può essere geloso di un soprannome. È impensabile, e abbastanza inquietante. In tutta risposta, lui si avvicina e ti circonda le spalle con un braccio, facendoti appoggiare la testa contro il suo petto.
-Tu sei tutta mia, vero Evelyn?- sussurra, con una voce seducente che ti fa arrossire. Fabrizio e Tommy (i due russi se ne sono andati quando hanno capito che non li avreste ascoltati) guardano Jack scuotendo la testa e il primo gli dà una pacca sulla spalla:
-Andiamo, Jack. Smetti di guardarla come se fosse un dolce alla crema!-
-Oh, beh, se lei fosse un dolce io vorrei assaggiare la crema!- Sorride malandrino, mentre esprimi il tuo disappunto con un sacco di pugni sul petto e un’esclamazione del suo nome, non sapevi che fossero così maniaci nel 1912. Ovviamente, stai cambiando emozioni ogni tre secondi e il tuo volto prova a stare al passo con i tuoi sentimenti. Prima sei arrabbiata, dopo imbarazzata e infine un sacco di altre cose. Poi vedi le sue labbra incurvarsi in un sorriso, alla vista della tue espressioni, i suoi occhi luccicare divertiti e poi iniziare a sghignazzare, contento dello scherzo.
Subito, Tommy e Fabrizio iniziano a ridere anche loro, sinceramente divertiti. Tu biascichi un –Non è divertente, ragazzi!- nemmeno troppo convinto perché due secondi dopo ti stai rotolando anche tu dalle risate. Il biondo saluta i due amici, tu fai lo stesso e un secondo dopo ti ritrovi di nuovo per i corridoi del Titanic, per arrivare all’aria aperta.
Quella sera tu e Jack la passate insieme, sulla poppa della nave. Avete concluso che dormirai con lui, visto che non hai una tua stanza. Veramente, potreste sempre chiedere al signor Andrews se vi è un lenzuolo o qualcosa in più che Jack può usare per non dormire sul pavimento –perché sì, si era offerto di farlo- ma tu ti sei opposta, non vuoi che lui passi le sue ultime notti su un pavimento di legno, perché ancora non sai quanto può durare questo sogno e nemmeno se lui si ricorderà di te, dopo. Non sai niente, ma preghi in silenzio che lui lo faccia, vorresti essere nei suoi ricordi, vorresti, come Rose, essere l’unica per la quale sacrificherebbe la sua vita, anche se tutto questo -Jack e la sua dolcezza e il tuo amore- fa parte solo di un sogno. È la cosa che più desideri e, magari, si avvererà anche questa. Chi lo sa… tu no di certo, Evelyn.
Ignori questi pensieri, continuando a discorrere della nave, della sua bellezza e maestosità, e quasi non senti il rumore frenetico di un paio di tacchi sul legno. Quando te ne accorgi, trascini Jack, all’ombra, in modo da confondersi il più possibile con la notte, perché una Rose Dewitt Bukater, sconvolta, vi è appena passata davanti e si è avvicinata alla ringhiera del Titanic.

Angolo autrice:
allora.. spero vi piaccia, anche se ci ho messo mesi per aggiornare.
tra l'America, l'Inghilterra e la fine della scuola,oltre parecchi altri problemi con gente che pensa che dieci anni di amicizia non siano niente, non ho avuto tempo per aggiornare. Spero mi perdoniate per aver fatto passare due mesi, direi, dall'ultimo capitolo.
Voglio ovviamente ringraziare chi ha recensito, sia questa che l'altra fic ("La tristezza di Evelyn", si sto facendo pubblicità, e allora?). Spero continuate a seguirla, anche se non vi posso promettere aggiornamenti costanti.
bacioni,
Marty

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Capitolo 3
*** Si può essere così idioti da salvare da un suicidio la ragazza di cui l'uomo che ami si è innamorato? Si. Io l'ho fatto. ***


Capitolo 3: Si può essere così idioti da salvare da un suicidio certo la ragazza di cui l’uomo che ami si è innamorato? Si. Io l’ho fatto.
 
Tu e Jack la vedete avvicinarsi alla ringhiera, esitante. Rose poggia le mani sulla rigida barra di ferro, poi scavalca, guardando che non arrivi nessuno.
-Ma che fa? Si vuole buttare?- Il biondo ha gli occhi sgranati e, lentamente, si avvicina a Rose, piano, per non spaventarla. Lei però se ne accorge.
-Stia lontano! Non si avvicini, o mi butto!- Esci anche tu dall’ombra, e le parli piano, come ha fatto Jack nel film.
-Non lo farà.-
-Cosa?- Si vede che è disorientata, non sa che replicare. –Siete addirittura in due? State indietro, o mi butto!-
-No, non lo farà.- Jack ha ribadito la tua precedente affermazione, ma detta da lui sembra molto più convincente. La sua voce è dolce, e delicata, e vedi Rose che tentenna un’istante, prima di volgersi di nuovo. Hai visto i suoi occhi, per un’istante, ma ti è bastato. Hai capito, in quel secondo, che lei non si sarebbe mai buttata. Hai capito tutta la disperazione di quella giovanissima donna, e hai riconosciuto quella che ha visto Jack nei suoi occhi, nel film. Senti un nodo, in fondo allo stomaco, mentre il tuo compagno di viaggio si avvicina ancora un po’, totalmente dimentico di te, e sai che finché Rose se ne starà lì, sulla ringhiera, non se ne andrà. Inconsciamente, lasci che sia Jack a tentare di riportarla dal lato giusto della balaustra, mentre non puoi fare a meno di paragonare la tua vita con la sua. Sai che lei ha sofferto molto di più, costretta in un matrimonio con un uomo che non ama, e che non amerà mai.  Da un lato, non vorresti mai passare quello che lei ha vissuto, ma dall’altra pensi che, forse, se fossi stata bella e ricca come Rose, allora, magari, non avresti avuto la metà dei problemi che effettivamente possiedi. Le battute che i due futuri innamorati si scambiano stanno arrivando alla fine, e sono identiche a quella del film. Ti riscuoti in tempo per vedere Rose che, finalmente convinta a non fare una simile sciocchezza, afferra la mano che Jack le porge.
-Jack Dawson.-
-Rose Dewitt Bukater.-
-Devo chiederle di scrivermelo, il suo.- Con questa battuta, Jack riesce a strappare un sorriso a Rose, ed entrambi si guardano negli occhi. È in momenti come questo, come quelli passati, che ti senti l’ultima ruota del carro. E ti dai dell’idiota per quello che stai facendo, perché sei stata stupida, infantile, e assolutamente idiota. Svegliata dai tuoi insulti mentali, ti accorgi che Rose e Jack stanno guardando verso di te e capisci che, forse, è il caso di presentarti. Ma solo forse, eh. Ecco. La vocina è tornata a farti visita.
-Evelyn Bianchi.- Guardi Rose che sta per salire e anche tu ti avvicini, tendendole una mano, dispensando un consiglio che, sul momento, ricordato come va a finire nel film, ti pare saggio. –Attenta al vestito, miss Dewitt Bukater.- Impegnata com’era a osservare gli occhi di Jack, Rose si volta verso di te e sorride, sembra sincera, mentre solleva il lembo del vestito che nel film l’ha quasi uccisa. Jack la tira sulla nave, passandole un braccio intorno alla vita e tu senti una morsa intorno allo stomaco. Lo stesso nodo di prima, che avevi scambiato, anzi, voluto scambiare, per pura e semplice preoccupazione. La morsa, che quasi ti impedisce di respirare, la conosci molto bene. Gelosia. Gelosia perché le mani perfette di Jack sono intorno alla vita di Rose, e tu sai che non stringeranno mai te nello stesso modo. Jack e Rose, dopotutto, sono una coppia famosissima, passata alla storia grazie a un film, oseresti dire. Jack e Rose, ti sembra, sono le due metà di un intero. E tu non vuoi metterti in mezzo. Sei sempre stata una codarda, Evelyn. Dici tanto che una persona deve lottare per i suoi ideali, deve lottare per rendere una cosa da impossibile a possibile. Dici che se qualcuno trova l’amore, deve lottare per tenerselo, perché non si può sperare che qualcuno combatta le tue battaglie al posto tuo. Perché la vita è questo. Un’enorme battaglia, dove non ci sono vittorie. Perché per una cosa che vinci, un’altra tre volte più importante la perdi. E tu, tu sei un’ipocrita di dimensioni colossali. Perché se il massimo che puoi sperare è trovare qualcuno che stia con te, che combatta al tuo fianco, te lo devi tenere stretto, e provare a fare qualunque cosa perché lui non si allontani. E tu, che predichi tanto queste cose, sei la prima che abbandona.
Sei la prima che si aspetta che qualcuno risolva i tuoi problemi per te.
Sei la prima che sta da un lato, e osserva la vita scorrerle accanto.
Sei la prima che prega di non dover mai prendere decisioni importanti, perché sai che non riuscirai mai a scegliere davvero; sai che qualunque scelta farai, il rimpianto di quello che sarebbe potuto essere ti perseguiterà.
Sei la prima che ha rinunciato all’amore per paura di perdere un’amicizia.
Sei la prima che alla grande domanda: amicizia o amore?, ha scelto la prima, decidendo di non essere egoista, decidendo volontariamente di dare un calcio nei denti alla propria felicità, per quella di un’amica. E facendo il più grande errore della tua vita.
E sei la prima che ha deciso di non combattere per tenerti stretto l’amore. Quindi cosa vai dicendo? Come puoi essere gelosa di Jack se sai che, tanto, non importa quello che tu deciderai di fare, lui starà con Rose? Ecco, questo è quello che non devi assolutamente fare. Evelyn, tu ti arrendi ancor prima di cominciare. Sei una debole, e lo sai. È in quel momento che decidi che, no, non sarai debole mai più.
Adesso sai che dovrai combattere per Jack, per quel ragazzo che, in un giorno, ti ha fatto provare cose mai sentite né lontanamente immaginate.
Adesso sai che no, non ti arrenderai. E che proverai a conquistarlo, con tutte le tue forze.
Adesso, era il momento che, dopo  sedici anni, la vecchia Evelyn smammasse e lasciasse il posto alla nuova.
                                                        *°*°*°*°*°*
 
Dopo avervi entrambi ringraziato, Rose se ne va, tornando alla prima classe, e Jack la segue con lo sguardo, fino a che non scompare dalla sua vista nel buio della notte. Chiudi gli occhi, e, quando li riapri alzi il viso verso il cielo, scoprendolo puntellato di stelle che tu non hai mai visto e un verso di sorpresa ti sfugge dalle labbra. Immediatamente, Jack si volta verso di te: -Che c’è? Che succede? Stai bene?-
Sorridi, lusingata dalla sua premura. Il fatto che sembri essersi completamente dimenticato di Rose non aiuta a farti sentire così felice, giusto?
-Niente. Sto benissimo, Jack. Stavo solo osservando quante stelle ci sono stanotte. Sai, non ne ho mai viste così tante tutte insieme.-
Solo in quel momento lui alza il viso e sorride, guardando il cielo.
-Hai ragione, sono bellissime.-
Si siede su una panchina li vicino, e ti invita a sistemarti di fianco a lui. Lo vedi osservarti, mentre ti stringi nella maglia troppo leggera per una notte sull’Atlantico, lui, ovviamente, lo nota. Si sfila la giacca e te la porge, sorridendo.
-Grazie, Jack.-
-Scherzi? Sono un gentiluomo.-
-Ah, ma davvero? E tutti quei commenti poco carini sui dolci e la crema, rientrano in ciò che un gentiluomo dovrebbe dire?- Stavi scherzando, dopotutto, vivendo nel 2012, ai commenti osceni ci sei abituata. Peccato che Jack non la pensi come te.
-Ti sei offesa? Giuro, l’ho detto per scherzare, non lo pensavo davvero!-
Non sai se essere contenta perché lui ha pensato che potrebbe averti ferita e si è scusato, o se essere triste perché ti ha appena detto che non ti vede come una possibile fidanzata o, almeno, amante. Opti per la prima, decidendo che farai cambiare idea al biondino molto presto.
-No, scherzi? Io non me la prendo per queste cose! Piuttosto, mi chiedevo se un gentiluomo per bene potesse dirle.-
-Oh, meno male. Francamente, Evelyn- e qui avvicina la bocca al tuo orecchio, come se avesse un importantissimo segreto da dirti – ti ho mentito. Non sono un gentiluomo.-
A quel punto, tu ridi. Forse per come te lo ha detto, o forse per dissimulare l’imbarazzo che la sua vicinanza ti ha procurato. Jack torna al suo posto osservandoti con un mezzo ghigno sulla faccia, poi nota che tu sei rigida, seduta a distanza di sicurezza da lui. Fa un mezzo sbuffo, poi afferra la vita, sporgendosi, e ti tira di fianco a lui. Istintivamente, la tua testa si poggia sull’incavo del suo collo e senti il suo profumo vicinissimo, Jack appoggia il suo mento sulla tua testa e ti circonda con le braccia. Senti il suo petto alzarsi a abbassarsi ritmicamente, e poggi una mano sul suo cuore, chiudendo gli occhi e rilassandoti.
Per quell’istante, accantoni l’idea della nuova Evelyn.
Per quell’istante, ti senti in pace con il mondo, con tutti.
Per quell’istante, ti senti al sicuro.
Per quell’istante, ti senti amata.


Angolino autrice.

Lo so. Manco da un mese. Spero che i lettori di questa storia non si siano stancati nell'attesa. Che dire sul capitolo? Mah... Evelyn ha deciso di tirare fuori gli artigli e impedire che succeddesse come le è accaduto da poco. Spero che le sue riflessioni non vi abbiano stancati, ma avevo bisogno che lei riflettesse su tutto questo. Guardate il lato positivo, dai... entra in scena Rose!
Ora, io adoro il suo personaggio, lei e Jack mi piacciono da morire. Spero che come l'ho ritratta sia all'altezza di tutto. Nient'altro da dire. Se non scusarmi di nuovo a anticipatamente per il ritardo sicuro del prossimo capitolo. Non so seriamente nè quando scrivere, nè come andare avanti, quindi... spero abbiate la pazienza di aspettarmi.
bacioni,
Marty. 

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Capitolo 4
*** Forse, a volte, bisogna solo essere se stessi. ***


Capitolo 4: Forse, a volte, bisogna solo essere se stessi.
 
Sei appoggiata al petto di Jack, e osservate le stelle quando Morfeo sembra reclamarti. Abbandoni la vista spettacolare del cielo, per stringerti a Jack, abbandonare la testa contro il suo petto e, in meno di cinque secondi, metterti a  dormire come se stessi sul letto più comodo del mondo e non su una scomoda panchina.
 
-Evelyn, hai visto?- Jack guarda la sua nuova amica, e con un mezzo sorriso si accorge che sta dormendo, stretta al suo petto per proteggersi dal freddo della notte di aprile sull’Atlantico. Certo che quando dorme è proprio carina Jack, o no? Sembra quasi… innocente. Sembra una bambina. Senti il suo respiro regolare, la sua mano sul tuo cuore che, non sai perché, sembra impazzito. Il suo petto si alza e si abbassa regolarmente contro il tuo fianco, e tu capisci che non ha senso stare da solo a guardare le stelle, nonostante siano bellissime. In più stai cominciando a congelare, quindi decidi di ritornare nella tua cabina con Evelyn. Facendo attenzione a non svegliarla la prendi in braccio, e lei si muove solo un po’ sistemandosi meglio tra la tua spalla e il tuo petto, stringendoti la maglia con una mano, mentre l’altra è poggiata mollemente sul tuo cuore. Inizi a camminare, sempre piano per paura di svegliarla, e sempre tenendola ben stretta, premuta contro il tuo corpo, per farle sentire meno freddo possibile. Quando arrivi nel corridoio dove si trova il tuo alloggio, ti viene in mente che non sai dove farla dormire. Insomma, avete solo quattro letti e lei non può dormire per terra. Poi ti viene in mente che, veramente, avete già deciso che tu dormirai con lei, quindi… il problema non si pone. Quella piccola parte di razionalità che ti strilla, nella mente, di non fare scemate e di essere, per una volta nella vita, un gentiluomo, lasciandole il letto e dormendo per terra, sembra zittirsi di colpo non appena osservi il suo viso: le ciglia si poggiano sulle guance, e ha la bocca leggermente aperta. Sorridi come un’ebete mentre, con non pochi problemi, apri la porta ed entri nella stanza. Sono tutti ancora svegli, e intuisci stessero aspettando il vostro ritorno. Appena entri e ti vedono con Evelyn in braccio, lasciano immediatamente perdere tutto e, per quanto lo spazio permetta, si avvicinano.
-Fate piano ragazzi. Evelyn sta dormendo.- Li avvisi, mentre fai cenno a Fabrizio di chiudere la porta e ti sposti, facendo attenzione a non far urtare alla ragazza il letto dei due russi. Ti siedi sul tuo letto, tenendo rigorosamente in braccio Evelyn, e Fabrizio si siede accanto a te, mentre i vostri coinquilini per una settimana si siedono sul letto a castello di fronte. Improvvisamente, nella stanza cala il silenzio, e tutti siete impegnati a fissare quella ragazza che tu tieni stretta. Lei mormora qualcosa, mentre strizza gli occhi, e tu la stringi di più, inconsciamente. Avete paura che si svegli e tutti e quattro trattenete il fiato; ma tutto dura un paio di secondi, poi lei si calma tra le tue braccia, tornando a dormire.
- Guardala Jack.- Ti dice Fabrizio, osservando Evelyn – Non è dolcissima?- Il tono che ha usato non ti è piaciuto per niente, e non sai nemmeno perché. Decidi, però, di lasciare correre, evitando di indagare più a fondo su quello che provi.
-Già. È dolcissima.- Posi di nuovo gli occhi su di lei e sorridi. Come un’ebete, ovviamente. Gli occhi scuri di Fabrizio saettano veloci tra te e lei, andata e ritorno, poi, a un certo punto fa: -Ah…- E poi riprende a fissarvi, alternandovi, come se stesse pensando a una cosa importantissima che vi riguarda.
-Ah… oh... - deve essere arrivato a una conclusione che gli pare giusta, perché ha quello sguardo chiaramente soddisfatto che a te non piace per niente.
-Oh… cosa?-
-Oh, niente.- A quel punto ti riservi il diritto di lanciargli un’occhiataccia.
-Avanti, Fabrizio. Dimmelo. Dai... se non lo dici a me, che sono tuo amico a chi lo dici?-
Non è che, effettivamente, Fabrizio si faccia pregare per dire quello che pensa; si vede che muore dalla voglia di renderti partecipe dei suoi pensieri.
-Sei innamorato.- Due parole, che ti si rovesciano addosso come un fiume in piena.
-Cosa?- La tua voce è un’ottava più alta, e quasi molli la presa su Evelyn.
-Sei innamorato, sei innamorato, sei innamorato!! Avete capito ragazzi? Il nostro Jack si è innamorato!- I due russi annuiscono sorridendo, mentre tu hai la faccia che ha raggiunto la tonalità dei capelli di Rose, ovvero un bel rosso scuro, quasi un rosso mattone.
-Non è vero! Io non sono innamorato di nessuna. E ora, per l’amor di Dio, fate silenzio che Evelyn sta dormendo e vorrei farlo anch’io!- A questo punto Evelyn borbotta qualcosa di nuovo, e tu lanci un’occhiata di fuoco ai tuoi tre coinquilini.
-Giuro, se l’avete svegliata io vi uccido.- Evelyn si aggrappa alla tua camicia con ancora più forza, poi s’immobilizza, e senti il suo respiro accelerare. Da come strizza gli occhi, capisci che sta avendo un incubo, e quando vedi una lacrima solcarle la guancia, intuisci che deve essere anche piuttosto brutto.
-Okay ragazzi, tutti a letto. Meglio non svegliare l’innamorata di Jack, se no lui ci uccide e ci fa diventare spezzatino di esseri umani.- Questa è la voce di Fabrizio, e tu gli dai silenziosamente ragione, mentre cerchi di calmare Evelyn.  Vi sdraiate entrambi sul letto e tu la molli, mentre ti togli le scarpe. L’hai lasciata andare solo per un paio di secondi, mentre ti velocizzi al massimo nel toglierti gli stivaletti e le bretelle, ma lei ha iniziato a piangere sul serio, sebbene stia ancora dormendo, e il suo sonno si è fatto molto più agitato. Ci metti dieci secondi per sfilarle le scarpe, e poi ti sdrai accanto a lei, abbracciandola. Appena senti il contatto col suo corpo, il tuo cuore riinizia a fare le bizze, battendo molto più velocemente del normale. E, accanto a te, Evelyn smette pian piano di piangere, e si tranquillizza piano, mentre torna stringere la tua maglia, seriamente intenzionata a non lasciarla andare. La tua mano si muove sulla sua schiena mentre e canti una canzoncina all’orecchio, per calmarla.
-Come, Josephine, in my flying machine…-
Hai appena finito la canzone,  quando lei si sveglia di soprassalto e ti guarda con gli occhi sgranati e ancora lucidi. Tu la molli, inconsapevolmente.
-Jack…- ti implora con un filo di voce, e tu non ti fai pregare. Immediatamente, le tue braccia sono –di nuovo- a circondare il suo corpo, più forti di prima e le tua mani le accarezzano ora la schiena, ora la testa. Le parli, piano, dicendole un sacco di cose inutili, come tutte le cose che ti sono capitate mentre eri a Parigi, e facendo mille e più battutine idiote, che però raggiungono il risultato sperato. Dopo un po’, infatti, lei si calma tra le tue braccia e torna a dormire. Sorridi solo una volta, Jack, prima di addormentarti anche tu.
                                                 *°*°*°*°*°*°*
Ti svegli grazie ad un fastidiosissimo raggio di sole che ha deciso di voler posarsi sul tuo viso. Ti volti, cercando un corpo che sei sicura ha dormito con te tutta la notte. Jack non c’è, e tu scatti a sedere, terrorizzata dall’idea che il tuo sogno sia giunto al termine. Ti tranquillizzi subito però: guardandoti intorno hai capito che sei decisamente nella cabina di Jack e Fabrizio. Ti alzi in piedi, facendo attenzione a non sbattere la testa, e ti rinfili le scarpe che ti avevano tolto per metterti a letto e, appena rialzi lo sguardo noti, appeso all’altro letto a castello, un vestito. Ti avvicini, incerta, e quasi inciampi in qualcosa. Una volta recuperato il tuo scarso senso dell’equilibrio, ti chini e prendi in mano l’oggetto che ti ha fatto inciampare: sono un paio di scarpe nere, lucide, con un poco di tacco che si legano, con un cinturino alla caviglia. Sorridendo, le lasci da parte, concentrandoti sul vestito. È chiaramente un vestito da sera, completamente nero, e molto semplice. L’unica cosa vistosa è la rosa, formata da brillantini –o brillanti-, che si intreccia sul busto. È semplice, e bellissimo. Ora l’unico problema è indossarlo. Come diavolo si fa ad indossare un corsetto e, soprattutto, come fai a legartelo da sola dietro la schiena? Dopotutto, tu non hai portato roba del genere, e l’unico vestito che hai mai indossato è stata la tunica della tua comunione, in quarta elementare. E comunque non aveva il corsetto.
Proprio in quel momento una testolina bionda fa capolino dalla porta, e tu ti volti, sorridendo, contentissima di vederlo.
-Jack!- Gli salti addosso, abbracciandolo e stampandogli un bacio sulla guancia contemporaneamente. –Grazie Jack! È bellissimo, davvero!-
-Figurati, Evelyn. Lo sai anche tu che non puoi andare in giro vestita così.-
A questo punto non sai se devi offenderti o lasciar correre. Dopotutto, ha appena insultato i tuoi vestiti. Alla fine, decidi che un’occhiata truce può bastare: lo guardi come se non volessi altro che ammazzarlo e lui alza le mani, sorridendo.
-Oh, andiamo, Eve. Sai anche tu che a me piacciono i tuoi vestiti, ma sai anche che non sono adatti a una signorina per bene di questi anni.-
-Si. Lo so… ma questi sono comodi.-
-Ci credo. I pantaloni sono sempre più comodi.-
-Come fai a dirlo?- Inarchi un sopracciglio, perplessa.- Non dirmi che hai mai portato un corsetto.-
-Be.. io no, ma sono sicuro che i pantaloni sono più comodi.-
Annuisci, dandogli ragione. Solo dopo ti viene in mente che lui è l’unico che può aiutarti a chiudere quel bellissimo vestito.
-Comunque… dovresti aiutarmi ad allacciare il corsetto, Jack.-
Lo vedi arrossire, prima di annuire.
-Ma certo, Eve.-
 
 
Una volta indossato il bellissimo e alquanto scomodo vestito, sei seduta sul ponte, con un foglio sulle gambe e una matita –fregata a Jack- tra le dita, che scivola veloce sulla carta, fino a pochi secondi prima immacolata. Scrivi, Evelyn, ma non una storia, e nemmeno una pagina di diario. Stai scrivendo una canzone, che ti gira in testa già da un po’, che fa uscire tutti i tuoi sentimenti e le tue emozioni. Non è ancora finita, in realtà hai solo ben definiti, nella tua testa, le parole e il ritmo. Ma è pur sempre un inizio, no? La matita corre, seguendo i tuoi pensieri, imprimendo sulla carta ciò che provi. Ogni tanto ti fermi, rileggendo il testo, apportando piccole modifiche, e scrivendo le iniziali di tutte le persone che, nella tua canzone, hanno un ruolo principale. La canzone che stai scrivendo è dedicata a Francesco, Roberta e tutti i tuoi amici perché speri che possano ottenere solo il meglio dalla vita, anche se tu non sarai con loro.
Perché lo sai, Eve, e ti senti un’idiota, ma la tua vita è sul Titanic ormai.
Perché non è possibile innamorarsi di un sogno.
Perché sai che la Evelyn che si risveglierà non sarà uguale a quella che si è addormentata.
Persa in queste riflessioni non ti accorgi che una bambina si è seduta accanto a te, e ora sbircia interessata i fogli con le tue canzoni. La riconosci al primo sguardo: si tratta di Cora, la bambina che ha ballato con Jack alla festa, nel film. La famosa festa si terrà questa sera e tu non sai se andarci o no, anche se Jack non andrà con Rose, tu non sei mai stata una grande amante delle feste, anzi.
-Cosa sono?-
-Canzoni.-
-Oh… e… tu le canti?-
-No. Io le scrivo soltanto. Sono molto stonata.-
Tu che canti? No, tu sei stonata come una campana. È matematicamente impossibile che tu riesca a cantare. Anche se la bambina sembra di essere di un altro parere.
-Dai, per favore, me ne canti una?-
Subito rifiuti, ma poi, date le insistenze della bambina, ti sciogli, e inizi a cantare. Sei stonata, ma non te ne importa. Perché, per una volta, puoi essere te stessa. Con Jack hai sempre provato a raggiungere la perfezione, ma forse non è questo quello che lui cerca in una donna. Forse, a volte, bisogna essere se stessi.


Angolo autrice:
Dai, questa volta non ci ho messo tanto! Non ho molto da dire, se non che questo capitolo non mi convince più di tanto.
Non so, ma non mi piace. Forse ho fatto un pasticcio con Jack, ma non spaevo cosa inventarmi. Spero di sentire le vostre opinioni.
Bacioni,
Marty <3

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Capitolo 5
*** La festa in terza classe ***


Capitolo 5: La festa in terza classe


Okay. Ci siamo. Il terribile momento è giunto. Purtroppo.
Respiri profondamente, Eve, prima di uscire dalla cabina e arrivare da Jack che ti sta aspettando lì fuori e ormai da venti minuti bussa alla porta, rischiando di distruggersi la mano.
Quando apri la porta, stretta nello stesso vestito nero che lui ti ha portato, i capelli acconciati alla buona con l’elastico che hai sempre avuto al polso e senza un filo di trucco a nascondere tutti i tuoi difetti sei rossa in faccia dalla vergogna. Tieni lo sguardo basso, per paura di leggere nel suo sguardo cristallino sgomento e delusione per come ti presenti a lui e all’intera terza classe. Lui ti solleva il viso con la mano, facendo incontrare i vostri occhi.
-Tutto bene?- ti chiede dolcemente, frugando tra i tuoi sentimenti semplicemente osservandoti.
Sai che non gli mentirai.
Sai che, se anche ci provassi, lui capirebbe subito che quello che hai appena detto è un’enorme balla.
Quindi perché dovresti anche solo pensarci?
-No… Ho paura, Jack.- Lo hai guardato negli occhi, mostrandogli tutto il panico che ti sta scuotendo dentro e che t’impedisce di godere di quel piccolo momento in cui siete tu e lui.
-Di cosa hai paura, Eve?-
-Di non essere abbastanza, di deludere le tue aspettative, di fare una delle mie solite figuracce. Ho paura che tu, dopo stasera, non mi vorrai più bene.-
Hai tirato fuori tutto, dichiarato le tue paure, e senti un peso che se ne va dallo stomaco, lasciandoti respirare un po’ meglio. Glielo dirai. Hai deciso, lui deve saperlo. La festa di questa sera è l’occasione migliore. Anche perché non ne vedi altre.
Domani la nave affonderà, tu non l’hai ancora avvisato, non gli hai detto da dove vieni, di te ha solo un’idea generale.
Magari non ti crederà, magari ti odierà.
Magari resterà tuo amico, magari continuerà a farti sentire ciò che sta provando ora.
Persa nelle tue riflessioni, ti accorgi solo dopo che un corpo è premuto contro il tuo, che un paio di braccia sono intorno alla tua vita, che il respiro caldo di Jack s’infrange contro il tuo collo. Istintivamente, le tue braccia volano ad intrecciarsi dietro il suo collo, il tuo corpo si preme ancora di più contro il suo, chiudi gli occhi, beandoti di quella piacevole sensazione: staresti così per ore.
-Perché non dovrei volerti più bene? Sei la mia piccola Eve, la ragazzina dai vestiti strani che è diventata la mia migliore amica in poco più di un giorno. Ti vorrò sempre bene. In più, con questo vestito sei perfetta. Quindi, per favore, poche paranoie e vieni con me. E, Evelyn, se farai una figuraccia io ne farò una tre volte più grande subito dopo, in modo che tutti si dimentichino la tua.-
Annuisci contro il suo collo, mentre un lacrima scivola birichina lungo la tua guancia. Decidi che, prima di metterti a piangere davvero per la sua dolcezza, è meglio se la cosa viene buttata sul ridere. Ma quello che dici lo pensi davvero:
-Dio mio, Jack Dawson! Sei da sposare, lo sai?-
Ti stacchi a forza dal suo abbraccio e lo guardi sorridendo, gioiosa, come se le sue parole avessero avuto l’effetto di un tasto ‘reset’ sulle tue emozioni.
Lui ti guarda e prova a trattenere un sorriso, che presto si trasforma in una risata. Iniziate a ridere, appoggiandovi l’una all’altro e lui ti prende in braccio facendoti volteggiare un paio di volte in quel corridoio deserto. Si ferma solo quando prendi troppo slancio e una tua gamba va a sbattere contro la parete del corridoio.
Ti poggia per terra, come se niente fosse, e ti guarda. In due non riuscite a rimanere seri, e ricominciate, tenendovi la pancia e piangendo. Non sai nemmeno perché state ridendo, sai solo che la sua risata è contagiosa e lui è così carino mentre, rosso in viso, tenta di darsi un contegno, che alla fine non t’importa poi molto del perché abbiate iniziato. Quando –finalmente- riuscite a darvi un contegno, lui ti porge il braccio e insieme arrivate fino alla sala dov’è organizzata la festa.

C’è un casino immane, gente che balla e beve, già ubriaca nonostante siano appena le… no, aspetta, tu non hai un orologio e lì non ne hai ancora visto uno. Comunque dev’essere piuttosto presto.
Ben presto il ritmo allegro e trascinante della musica irlandese vi coglie, mentre tu siedi a un tavolo, sorseggiando birra che non è buona come quella che freghi a tua madre ogni tanto, quando la beve insieme alla pizza, ma che comunque è accettabile.
Ti ritrovi a battere le mani a tempo, appoggiando il bicchiere di birra, mentre sorridi, osservando Jack e Cora che ballano: lui che fa piroettare la piccola, sempre sorridendo, sempre felice.
Come niente un’immagine si fa largo nella tua mente: Jack più grande, avrà trent’anni, e una bimba con i capelli lisci color miele, come i tuoi Eve, e gli occhi azzurri di Jack ballano insieme, lui la tiene sui suoi piedi e ridono mentre il padre solleva la figlia facendola girare intorno. Ridi anche tu, dalla porta, mentre Jack prende la bambina in braccio e t’invita a ballare con loro.
Sei riportata alla realtà dalla mano di Jack che batte sulla tua spalla: la canzone è finita, i musicisti hanno cambiato ritmo e note, e lui ti porge la mano, sorridente. Sorridi di rimando, mentre lui ti aiuta ad alzarti e ti stringe a se, mettendoti una mano sulla schiena e prendendoti la mano. Noti Cora che s’impunta, trattenendo uno sbuffo e Jack si china su di lei, lasciandoti per un attimo:
-Sei ancora la mia preferita, Cora!-
L’unica cosa che riesci a vedere è la bambina sorridere, sinceramente rassicurata, poi Jack ti trascina nel vortice della danza. Non sei molto brava a ballare, rischi di pestare i piedi del tuo accompagnatore più volte, ma alla fine, reso il ritmo, inizi anche a divertirti. Ridete mentre girovagate ballando per quella sala abbastanza grande ma strapiena di gente che ancora non conosce il proprio destino, quindi si gode quella serata come faresti anche tu se solo non fossi a conoscenza di come questa bellissima nave concluderà il viaggio. Decidi, sul momento, che non è la serata giusta per riflessioni filosofiche, quindi ti lasci andare e le risate, la musica, e sì, anche le urla ti entrano dentro, riempiendoti di una sincera gioia che non sentivi da un bel po’ di tempo. La canzone finisce, e tu e Jack vi calmate, raggiungendo un tavolino dove vedete Tommy. Fabrizio è ancora impegnato a ballare con Olga, una svedese. Jack ti porge un bicchiere di birra, poi si blocca:
-Evelyn, quanti anni hai?-
-Quindici, perché?-
-No, niente.- Ti osserva bere la birra con un’espressione un poco stupita.
Lo guardi, contenta di averlo impressionato mentre ti scoli la birra. Se i primi due sorsi sembravano andare piuttosto bene, adesso senti il bruciore dell’alcol che scende lungo la gola e fai una faccia schifata che non sfugge a Jack. Senti distintamente la sua risata mentre ti frega il bicchiere dalle mani e lo poggia sul tavolo.
-Non ti piace la birra, eh?-
-Di solito un po’ la bevo ma questo tipo di birra non mi piace per niente.- Se possibile ride ancora più forte, mentre lo osservi truce. Lui ti dà un buffetto sul naso, smettendo di ridere, ma tu ti volti e fai una faccia che dovrebbe essere indignata. Lui stringe le sue braccia alla tua pancia, facendo aderire i vostri corpi.
Senti il suo respiro caldo accarezzare il tuo collo e una serie di brividi ti percorre la spina dorsale. Quando poi la sua bocca perfetta ti lascia un bacio sul collo, senti l’eccitazione iniziare a salire.
-Mi perdoni?- Te lo chiede dolcemente, sempre a un centimetro dal tuo collo, e te non puoi fare a meno di annuire. Però ci tieni a precisare:
-Se fai così e sleale, Jack.-
Lui ridacchia, poi ti prende per mano e abbandonate la festa. È arrivato il momento, la sai, lo senti.Devi dirglielo, non hai altra scelta.
Salite sul ponte di terza classe, e andate a prua, sedendovi sul legno e osservando le stelle. Ormai è una fissa: dovete assolutamente osservarle.
Loro, dall’alto sembrano invogliarti a dirgli tutta la verità, sembrano dirti di non avere paura, che lui ti accetterà. Jack ha steso la sua giacca sul legno e si è sdraiato.
Tu sorridi, sdraiandoti accanto a lui, affondando la testa sul suo petto.
-Jack, sento di doverti delle spiegazioni.- Le sue labbra mi lasciano un bacio tra i capelli, come invogliandomi a continuare.
-Non so come la prenderai, e se dopo non vorrai più vedermi allora capirò.-
Inizio a parlare, buttando fuori tutto quello che provo, tutto ciò che penso. Gli racconto tutta la mia vita, da dove vengo, quello che mi è successo. Lui ascolta sempre in silenzio, sempre attento. Quando gli racconto di Francesco lo sento trattenere il respiro. Gli dico tutto di lui: come ci siamo conosciuti, le stupidate che abbiamo fatto, come siamo diventati amici e anche come mi sono innamorata di lui.
-Sai, Jack, Francesco è quel tipo di ragazzo a cui la bocca è fatta apposta per sorridere. E quando sorride ci sa davvero fare. Francesco è capace di dirti tutto ciò che pensa con uno sguardo.
Francesco ha gli occhi di un azzurro abbastanza strano, era lo stesso colore del ghiaccio che d’inverno ricopre i laghetti e i fiumi, quando lui mi guardava sentivo sempre una stranissima sensazione, mi sentivo felice.
Ero felice perché sapevo di essere al centro della sua attenzione.
Ero felice perché sapevo che lui pensava a me.
Lui… pensavo che fosse quello giusto per me, sai? Lui era praticamente perfetto, ed è stato quasi ovvio, direi, innamorarmi di lui. Pensavo che anche lui mi amasse. L’ho detto alla mia migliore amica, e lei mi ha consigliato di buttarmi, di dirgli tutto.-
Lo guardo, riprendendo fiato. Lui ha le mani strette a pugno, il respiro affannato, il petto fa su e giù irregolarmente. Deglutisco e prendo un respiro profondo prima di andare avanti.
-Non gliel’ho detto. L’ho ignorata, pensando che tanto avrei avuto altre occasioni. Ma non è stato così. Sai, si dice che non bisogna mai innamorarsi di un compagno di classe, perché ovviamente non puoi mai sapere come andrà a finire e se le cose tra voi vanno male allora se davvero nei guai fino al collo. Beh, chiunque abbia detto questa frase ha ragione, e io l’ho capito nel modo più brutto, penso, possibile. Francesco si è innamorato della mia migliore amica e lei di lui. Si sono messi insieme, e io l’ho saputo solo dopo tre mesi. Tre mesi in cui, ho sperato, pregato, che lui mi ricambiasse, che un giorno, all’uscita da scuola mi sorridesse e mi baciasse.- Abbasso lo sguardo, trattenendo una lacrima.
–Abbastanza da idioti, eh? Ma io ci speravo.- Smetto di parlare, abbassando lo sguardo.
Jack non dice una parola, ma il suo respiro è sempre più accelerato, le mani talmente contratte che le nocche sono diventate bianche.
-Se mi odi ti capisco, se non mi vuoi più bene, allora d’accordo.- Inizio a parlare a vanvera, ma lui m’interrompe. La sua voce è bassa, roca, sembra nervoso.
-Lo ami ancora?-



Angolo autrice:
okay, probabilmente adesso mi odiate, ma guardate il lato positivo, su: almeno ho finalmente aggiornato!
Non so se c'è qualcuno che legge questa storia, ma se così fosse vorrei ringraziarvi per le bellissime recensioni che lasciate! che ne dite di dirmi che pensate di questo capitolo?
bacioni,
marty <3

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Capitolo 6
*** Amore? ***


Capitolo 6: Amore?

-Come sarebbe a dire?-
-Bè, è una domanda semplice. Lo ami?-
-Io… Io…- sei completamente in panico. Non sai cosa dire e non sai neanche cosa pensare, ad essere proprio sinceri.
-Di nuovo, Evelyn, quella che ti ho fatto è una domanda banale. Devi rispondermi con un semplice monosillabo, più facile di così?- Jack sembra estremamente seccato, come se tu avessi fatto qualcosa di male.
-Ho quindici anni, Jack. Non posso sapere bene cos’è l’amore.-
-Strano. Cinque minuti fa mi hai detto che eri innamorata di lui.--Appunto.- vi siete alzati entrambi, adesso c’è una leggera distanza, come per sicurezza, tra i vostri corpi, e tu, Evelyn, senti distintamente il freddo che per la prima volta sembra colpirti sul serio. Lui scuote la testa e quando alza gli occhi, puntandoli nei tuoi, ti senti distrutta: ti guarda come se tu gli provocassi solo ribrezzo, come se, perché gli hai raccontato la tua vita, lui abbia aperto gli occhi sul tuo conto. E capisci. Quello sguardo cristallino è come una doccia fredda che ti colpisce in pieno e t’illumina d’immenso. Lui. È sempre stato lui e solo ora te ne rendi davvero conto. Hai avuto bisogno di una domanda, fatta con rabbia e nervosismo per capire che, in realtà, Francesco è da un po’ l’ultimo dei tuoi pensieri.
I suoi occhi azzurri sono stati rimpiazzati, così come i suoi capelli neri. Altri occhi, di un celeste più scuro, e capelli biondi hanno preso in pochissimo tempo il loro posto. Jack ti sta fissando e tu ti umetti leggermente le labbra, per prendere tempo.
-Appunto. Credevo di essere innamorata di lui, ma era solo una cotta. Quindi no, Jack. Non amo Francesco. A conti fatti, credo di non averlo mai amato. Credo di aver sempre scambiato la semplice passione per qualcosa di più.- dici, sentendo un peso sollevarsi dallo stomaco quando gli occhi azzurri di Jack ti ritornano a sorridere, sinceramente felici.
Lui ti guarda, poi si riavvicina e ti abbraccia: è molto più alto di te, ti dà almeno dieci centimetri. Affonda il viso tra i tuoi capelli e le sue labbra sfiorano il tuo collo, provocandoti un’infinità di brividi lungo la spina dorsale.
-Scusa. Non volevo aggredirti in quel modo.- dice piano. Senti che quel sussurro nasconde qualcosa di più, ma tu non ti senti pronta per una cosa del genere, dopo tutto hai quindici anni e non hai mai avuto un ragazzo, tanto meno baciato qualcuno, e decidi di provare a buttarla sul ridere, quindi sussurri:
-Perché? Sei geloso per caso?-
-Si.- dice solo. Poi, sembra correggersi: -Cioè, sei come una sorella, per questo sono geloso. Sei tipo la mia sorellina.-
-Oh.- è la tua risposta, molto intelligente. Pensavi che fosse geloso, i segnali c’erano tutti. Ma… come potrebbe essere geloso di te nel modo in cui tu volevi, e non come un semplice fratello maggiore? Guardati, Evelyn, non è che tu sia questo gran che: normali capelli castano-ramati, occhi nocciola ce ne sono a migliaia di ragazze come te e molto più belle. Le altre sono più belle perché non hanno la pancia, perché le loro cosce sono normali e perché non hanno dichiarato guerra aperta alla bilancia. Una guerra quell’aggeggio infernale sta vincendo. Ti costringi a sorridere, mentre dentro sei a pezzi e ti sembra che i colori che ti circondano siano improvvisamente più opachi, il vento della notte che soffia ti fa rabbrividire, nonostante ti abbia sussurrato quelle parole all’orecchio e sia ancora abbracciato a te.
-Sai, Jack… anche tu sei tipo un fratello maggiore per me. Ti voglio bene.- ti costringi a dire, cambiando il “Ti amo” che ti è morto sulla lingua quando ha detto quelle cinque parole.
-Bene.. allora, sorellina, credo sia il caso di andare dentro, visto che ormai è tardi e freddo. Che dici?-
-Dico che è un ottima idea- sorridi  e lo prendi per mano, portandolo dentro.
Arrivate in camera, ormai è molto tardi e tutti stanno dormendo: per non disturbarli cercate di fare il più piano possibile. Vai in bagno a cambiarti, e ti rimetti i vecchi pantaloni e maglietta che avevi quando sei arrivata, tenuti ben nascosti. Ti butti poco delicatamente sul letto, accanto a Jack che subito ti abbraccia, non come un fratello. Ma tu sei stanca e non fai caso a quella stretta troppo protettiva, troppo intima per essere quella di un fratello. O meglio, non vuoi farci caso.

 
La mattina dopo ti svegli consapevole di una cosa: è il 14 aprile, alla fine della giornata il Titanic si scontrerà con l’iceberg e più di metà delle persone presenti sulla nave moriranno. Tu non puoi fare niente per impedirlo, lo sai. Se corressi dal capitano cercando di dirgli di fare molta attenzione agli iceberg ti riderebbe in faccia: primo perché sei una ragazzina, secondo perché sai che lui ha molta più esperienza di te. In ogni caso non sei nella posizione per poter dire a qualcuno che ha, ad occhio e croce, cinquant’anni più di te cosa deve fare. In ogni modo sai che a Jack devi dirlo, non hai molta scelta, lui sa che vieni dal futuro ma non gli hai detto che fino a pochi giorni fa, per te, lui era semplicemente un personaggio di un film interpretato da un bell’attore come Leonardo Di Caprio. Che poi, a rifletterci bene, il Jack che ti sei ritrovata davanti è praticamente identico all’attore. Non che questo ti dispiaccia, chiariamoci: lui è un bel ragazzo. Altroché se lo è, molto meglio di alcuni dei tuoi compagni di classe. Ma lasciamo perdere, penso sia meglio che tu, Evelyn ti risvegli da questi pensieri, o non ne esci più. Anche perché questi sono piuttosto innocenti, ma potrebbero presto non esserlo più. Alzi la testa dal petto di Jack, notando che sei rimasta lì sdraiata a pensare, e ti scontri con i suoi occhi cristallini.
-Allora, signor Dawson, cosa vuole fare?- chiedi tirandoti a sedere e facendo attenzione a non sbattere la testa sul letto di Fabrizio, che sembra russare ancora.
-Ho sentito che c’è un fotografo a bordo. Dici che se gli chiediamo una foto ce la fa anche se non siamo in prima classe?- risponde lui, sorridendoti.
-Certo. È un fotografo, deve fare il suo lavoro.- dichiari, poi ti alzi e ti chiudi in bagno, per metterti il vestito: come ieri è una lotta all’ultimo sangue tra te e il corsetto, e sei costretta a chiedere aiuto a Jack ma, alla fine, puoi dichiararti vincitrice.

Quando arrivate sul ponte di prima classe, attenti a farvi vedere da meno persone possibili, cercate il fotografo dappertutto fino a che non lo trovate sul corridoio che da sull’esterno della nave, dove lui ha insegnato a Rose a sputare, nel film. Ci avviciniamo al fotografo, e lui ci sorride:
-I signori vogliono una foto sulla nave più grande del mondo?-
-Magari, ma non penso possiamo permettercela.- dici piano, non sapendo se vuole essere pagato o meno.
-Suvvia, signorina, venga a fare questa foto, gliela offro gratuitamente, non c’è da pagare.- dice l’uomo di mezz’età sorridendo.
-Beh… allora… vieni, Jack.- ribatti, tirandoti dietro il ragazzo e sorpassando il signore.
Jack ti abbraccia da dietro, incrociando le mani sulla tua pancia e appoggiando il mento sulla tua spalla. Entrambi sorridete al fotografo e senti le farfalle volare nello stomaco mentre il profumo di Jack invade le tue narici, facendoti sentire a tuo agio.
L’uomo si toglie da dietro la macchina fotografica e voi vi avvicinate:
-Sapete, siete una bellissima coppia.- vi sorride, per poi andare avanti –Vi farò avere la foto entro sera. Venite a cercarmi poco prima del tramonto qui, io sarò in giro.-
E nessuno dei due può ribattere che lui è già sparito, portando via con sé tutta l’attrezzatura. Guardi Jack confusa e lui scrolla le spalle, per poi prenderti per mano e portarti di nuovo nella terza classe. Decidi che glielo devi dire, non puoi fare altrimenti:
-Jack, devo parlarti.-
-Dimmi tutto, Eve.-
-Io… ti ho raccontato alcune cose della mia vita, ma ce ne sono altre che non ti ho detto e devo farlo, perché le occasioni stanno sfumando sempre di più. Te lo devo Jack, non voglio andare via senza prima averti detto tutto. Io.. vengo dal futuro, e questo già lo sapevi. L’unica cosa che non ti ho detto è che hanno fatto un film, su questa nave. Ci hanno fatto un film perché questa nave è la protagonista di una tragedia.- dici piano, finendo di dire la verità.
-Che tragedia?-
-Jack, questa sera, verso mezzanotte, la nave si scontrerà con un iceberg. Più della metà delle persone moriranno, tra cui anche te.-
-Stai scherzando? Evelyn, se questo è uno scherzo  non è assolutamente divertente.- ringhia lui, rabbioso.
-Ti pare che scherzerei su una cosa del genere? Su tante cose puoi fare battute, Jack. La morte non è su quella lista, secondo me. Sono seria. Avrei voluto evitare di dirtelo, ma non mi sembrava giusto.-
-Fa qualcosa! Non puoi stare qui a fare finta di niente, va dal capitano!- urla quasi, furioso.
-Cosa potrei fare io, Jack? Sono solo una ragazzina quindicenne che in teoria non dovrebbe nemmeno essere qui! Dimmi un po’ te come faccio a convincere il capitano di una nave che in un prossimo futuro suddetta nave si scontrerà contro un iceberg?- chiedi, ragionevole.
-Forse hai ragione. Il capitano non lo puoi convincere, ma il signor Andrews si. Lui ha progettato la nave, ti ascolterà, se usi argomentazioni convincenti. C’è un modo per evitare che la nave affondi, se non notano l’iceberg come hai detto che probabilmente succederà?- ti guarda, afferrandoti per le spalle mentre metti in moto il cervello. Improvvisamente ti viene in mente.
-Si. Se non riescono ad evitare l’iceberg c’è un modo per non affondare, ma non piacerà a nessuno.- dichiari.
-Qual è?- chiede ancora Jack, nervoso.
-Scontrarci con l’iceberg.- vedi il suo sguardo scandalizzato e spieghi –La nave è affondata perché, avendo visto troppo tardi l’iceberg, hanno provato a virare ma non è stato sufficiente: la parte sommersa di quel blocco di ghiaccio è molto più grande della parte visibile, e ha causato una serie di falle lungo le pareti stagne, che hanno fatto entrare l’acqua. Se invece la nave andasse contro l’iceberg, e si scontrasse contro esso con la prua si fermerebbe. Nessun affondamento, nessuna falla. Il Titanic si ferma, semplice come bere un bicchiere d’acqua.-
-Ha un senso.- dice, dopo alcuni minuti passati a riflettere. –Devi provare a dirlo con il signor Andrews, lui è l’unico che potrebbe ascoltarti e che può provare a convincere il capitano.-
-Jack, tu stai dando per scontato che quelli di guardia non noteranno l’iceberg. Stai pensando al peggio. Prova ad essere ottimista, potrebbe anche non accadere.-
-Sai che non è così, Evelyn.- ribatte solo e tu non puoi fare a meno di annuire, prima di cercare un compromesso.
-Facciamo così: parlerò col signor Andrews nel pomeriggio, ma per adesso, ti prego, comportiamoci come se nulla fosse successo.-
-Ok. Ma in questo caso c’è una cosa che devo fare.- dichiara lui, prima di avvicinarsi a te, chinarsi e posare le sue labbra sulle tue.
Sgrani gli occhi, immobile, mentre senti la sorpresa salire e le farfalle iniziare a volare nello stomaco. Non sai nemmeno perché, ma ti lasci andare completamente, disconnetti il cervello. È solo un attimo, prima che le tue braccia siano dietro il suo collo, le sue attorno alla tua vita e i vostri corpi praticamente attaccati. È il tuo primo bacio e non sai bene come comportarti, quindi decidi di fare quello che fa lui: schiudi le labbra e la sua lingua si fa spazio nella tua bocca, facendoti perdere completamente la concezione del tempo e il cervello che, oltre ad essersi disconnesso, si è temporaneamente trasferito alle Maldive.
Quando vi staccate, tu lo guardi, leggermente ansimante e lui ti sorride, come se nulla fosse accaduto. Tu hai solo una domanda:
-Perché lo hai fatto? Ieri sera hai detto che ero solo una sorellina per te, e baciare le sorelle è incesto a casa mia.-
-Te l’ho già detto, Evelyn. Non sono un gentiluomo, e ieri sera ho mentito.- sorride sghembo, con una faccia che vorresti davvero prendere a schiaffi.
-Quindi?-
-Quindi… non aspettarti una dichiarazione d’amore eterno, eh, non sono esattamente il tipo. Però… se ti ho baciata è perché provo qualcosa per te. Non lo so identificare e francamente non voglio nemmeno, visto che probabilmente entro stasera io sarò morto e tu ti sarai svegliata dal tuo sogno, ma se fossi uno a cui piace scommettere, punterei su una cosa simile all’amore.- dice lui, puntando i suoi occhi nei tuoi.
-Hai ragione. Probabilmente sono le nostre ultime ore insieme, non bisogna dire cose di cui poi ci si pente, perché poi non si ha l’occasione di chiedere scusa. Mi va bene la tua definizione, per il momento. Se mai sopravvivi e io non mi sveglio, voglio qualcosa di più, chiaro?- ribatti, sorridendogli.
-Andata.- accetta lui, poi aggiunge –Ma non aspettarti che mi inginocchi.-
E ridete entrambi mentre, sotto il sole di mezzogiorno, tornate mano nella mano in terza classe.
Nessuno dei due sa se è amore, ma per ora vi basta.





Angolo mio...
Salve?? Ok.. mi odiate, lo capisco. Sono, quanto?, sei mesi che non mi faccio viva? E vi avevo promesso di aggiornare presto. Mi dispiace. Ma la scuola mi ha uccisa, quest'anno è stato davvero molto difficile, e spero durante l'estate di aggiornare con più frequenza. Non so quanto ancora durerà la storia, perché francamente non ho intenzione di tirarla troppo per le lunghe, diventerebbe una cosa molto più melensa e noiosa di quanto già non sia, quindi credo che durera ancora quattro, cinque capitoli al massimo. Nulla da dire, se non che spero leggiate e mi lasciate una recensione.
Baci,
Marty

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