Verba volant, scripta manent

di izayoi007
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Verba volant, scripta manent ***
Capitolo 2: *** New experience ***
Capitolo 3: *** Inopportuno ***
Capitolo 4: *** Noi non dimentichiamo ***
Capitolo 5: *** Sensualità Linguistica ***
Capitolo 6: *** Gelosia ***



Capitolo 1
*** Verba volant, scripta manent ***


“Verba volant, scripta manent”

 

 

 

 

(...)” Ti Dirò “ti amo” tutti i mercoledì, finchè non ti innamorerai di me a tua volta” (...)

 

 

 




Driin! Driin!

Il fastidioso trillare della sveglia invase tutta la stanza.
Una graziosa bianca mano fanciullesca fece capolino, intraprendente, dalle morbide coperte del letto, tastando alla cieca gli oggetti sul comodino fino a che non raggiunse vittoriosa l’oggetto interessato e lo spense con un gesto secco.
L’arto si ritrasse nuovamente all’interno della nicchia calda offerta dalle lenzuola e la proprietaria del medesimo decise di concedersi ancora qualche secondo quel piacevole tepore, prima di alzarsi. Passarono quindi i secondi e ad essi si susseguirono i minuti fino a che questi ultimi non divennero trenta. Solo allora, un grido agghiacciante che di piacevole aveva poco, squarciò l’aria, svegliando definitivamente il resto del vicinato.
- SONO IN RITARDO!!! - 
Dall’altra parte della casa, i due coniugi Momomiya rinunciarono definitivamente a riprendere il sonno o quanto meno a crogiolarsi meramente per qualche istante in più tra i morbidi guanciali, essendo già a conoscenza di quanti rumori molesti di lì a poco si sarebbero inevitabilmente susseguiti uno più improbabile dell’altro.
Fu possibile udire un “elegante” grugnito da parte dell’uno e un gemito leggermente contrito da parte dell’altra.
Il tutto fu seguito da una serie di rumori indistinti provenienti talvolta dalla camera o dal bagno ed infine dalla porta d’ingresso che si chiudeva rumorosamente.
E di nuovo filenzio. Finalmente.

 

 

*** 

 

 

 

Nel frattempo, la nostra simpatica ritardataria in questione, precipitatasi fuori dalla porta, nemmeno a dirlo, si mise a correre ad una velocità inaudita.
Non doveva assolutamente arrivare in ritardo. Non ancora.
Altrimenti sai che predica Shirogane?!
A proposito di Shirogane...che giorno era?
Si fermò di botto in mezzo alla strada e il suo viso sfumò in modo preoccupante tendendo verso il rosso porpora.
Era mercoledì.
Mercoledì...

 

 

 

(...)” Ti Dirò “ti amo” tutti i mercoledì, finchè non ti innamorerai di me a tua volta” (...)

 

 

 
Riprese a camminare più lentamente, completamente persa nei suoi pensieri.
Fu inevitabile che quel ricordo riaffiorasse nell sua giovane mente.
E la fece riflettere. Ancora una volta.
Non era raro ultimamente, che il pensiero di quel gelido biondo le ronzasse piacevolmente nel cercello.
Un attimo. Piacevolmente?!
E da quand’era che aveva cominciato a considerare il suo pensiero piacevole?
Non lo sapeva. Forse da quella volta...?

 

 

 

                                                             -  Devo dirti una cosa.-

                                    -  Se è un altro dei tuoi stupidi insulti, te li puoi anche risparmiare! -  
                                                                                                                                                                                                         
 
 - No, non lo è -

                                                                                                                             - Bene, allora dimmi...-

                                                                                                                                 - Ichigo, io ti amo...-

 

Arrossì nuovamente e il respiro le si mozzò in gola.
In quell’occasione, non era stata in grado di dire nulla: non era pronta. Non se lo aspettava e lui l’aveva totalmente spiazzata. Effettivamente quella era una dichiarazione d’amore in piena regola e ne era stata lusingata.
Peccato che quello non fosse il momento più adatto.
Nè il luogo, nè la persona a dire il vero.
Non lo amava e non si aspettava assolutamente che lui l’amasse.
Ma andiamo! Erano completamente antitetici. Un ossimoro insomma.
Un grosso ossimoro.
Non facevano altro che litigare come cane e gatto!
Lei e...Shirogane?!
Lei? Testarda, impulsiva, dolce, sempre allegra, altruista, carina – assolutamente non bella -  non esattamente una cima, ma comunque nella norma...
Lui invece? Freddo, indifferente, un tantino cinico e mai un sorriso addolciva la sua espressione dura. Era un genio con un Q.I. elevatissimo ed era bello da mozzare il fiato.
Insomma, come già detto, non centravano nulla l’uno con l’altra.
Eppure lui si era innamorato di lei. E lo aveva persino confessato.
E lei? Era rimasta a fissarlo con gli occhi sgranati ed un colorito pallido da far spavento.
Che stupida era stata! Lui non l’aveva presa esattamente bene – era umano in fondo – aveva sospirato e senza nemmeno una parola – beh, non era tanto strano per quello – se n’era andato.
Ma che doveva fare lei? Dopo tutto non l’aveva mai considerato sotto quell’aspetto e poi, amava Aoyama!
Però...riflettendoci...
Che?! Ma che le saltava in testa!
Sta di fatto che non aveva fatto in tempo a pensare a null’altro che improvvisamente lui era ricomparso, spaventandola a morte fra l’altro, piazzandosi davanti a lei serissimo e con uno sguardo deciso da far paura.
Ed allora le aveva detto quella famosa frase.
Erano passati tre anni da allora.
E da allora tutti i mercoledì, puntualmente, le ripeteva tenacemente quel “ti amo”.
E puntualmente le sue aspettative venivano deluse perchè lei non rispondeva mai. Più per imbarazzo che per altro.
Anche perchè, seppur essendo convinta di non averlo fatto per lui, aveva lasciato Masaya che tanto diceva e credeva di amare.
E lui non demordeva mai. Era tenace, doveva riconoscerlo.
Persa nei suoi pensieri non si accorse di essere arrivata al caffè. Con mezz’ora di ritardo, fra l’altro.
Mentre varcava riflessiva la soglia, non badò neppure al commento acido di Minto e si concentrò unicamente sulla ricerca del biondo, aspettandosi che da un momento all’altro le si avvicinasse furtivamente e passandole accanto, in modo del tutto casuale,  le sussurrasse quelle parole con la sua voce calda e leggermente roca, con quel tono sensuale e carezzevole che ogni dannata volta le scivolava languidamente addosso, facendola rabbrividire.
Ma ciò non avvenne e la sua inspiegabile delusione fu palpabile.
Aggrottò le sopracciglia e si allontanò pensierosa verso gli spogliatoi.

 

 

 

                                                                                                                            .                   - Shirogane-kun? - 

-  Mhm...? -

- Perchè proprio mercoledì? -

- ...-

- ...-

-  Lunedì non è adatto, devi ancora smaltire la collera verso di me .

  Martedì neppure, il tuo pensiero è unicamente rivolto ai nuovi dolci di Kei...

  Giovedì è un giorno inutile, neutro. Non mi piace.  

  Venerdì sei troppo persa nelle tue fantasie vero Aoyama e su ciò che farete il giorno successivo .

Sabato esci con lui.

                                                                                                                                                     Domenica sei troppo occupata ad inveire contro di me perchè ti faccio lavorare nel tuo unico giorno libero, per potermi ascoltare.  

             Martedì è un giorno di mezzo, in cui nulla è certo e deciso e c’è spazio per la riflessione a mente libera.  .                                                                  E poi è il giorno in cui mi sono dichiarato la prima volta....-

 

Una volta cambiata, l’ex mew mew fece la sua apparizione in sala, pronta per lavorare.
Era inutile rimuginare su quel ragazzo. Probabilmente aveva da fare.
Aveva tutto il giorno per dirle nuovamente “ti amo”.  

 

 ***




Lavorò duramente tutta la mattina, assieme alle sue compagne e il pensiero del biondino, che non si era fatto ancora vedere, per quel paio d’ore non la tormentò.
Fu allora, quando arrivò l’ora di pranzo ed il locale chiuse per la pausa che finalmente, quando tutti si riunirono per mangiare le prelibatezze di Kei, il ragazzo americano fece la sua comparsa.
Ichigo alzò lo sguardo per incontrare il suo mentre varcava la soglia della sala principale ma i suoi occhi, freddi come il ghiaccio e la sua espressione totalmente indifferente, la colpirono come un pugno nello stomaco, ferendola più di quanto pensasse.
Riprese a mangiare silenziosa e per tutto il pasto non si rivolsero parola.
Ogni tanto, di sottecchi, la rossa lo osservava incuriosita. Perchè era così strano quel giorno?
Non vi furono battuttine pungenti, sguardi penetranti o parole bisbigliate morbidamente al suo orecchio da quelle labbra fini.
Nulla di nulla. L’ indifferenza più totale.
E scoprì che questo la feriva in un modo che riteneva straziante.
Concluso il suo pranzo, il biondo si alzò e si diresse verso di lei.

Ci siamo, pensò lei.
Ryo le si fermò davanti e si chinò su di lei con il braccio teso.
I suoi battiti accellerarono bruscamente ed arrivò a sfiorare un attacco di cuore.
L’improvvisa tachicardia fu accompagnata dall’inevitabile rossore agli zigomi e dal respiro mozzato.
Shirogane si bloccò praticamente a pochi millimetri dalle sue labbra e lei rimase paralizzata a fissare i suoi magnifici occhi cerulei a quella brevissima distanza, mentre una goccia di sudore freddo le correva giù dalla tempia.
Il biondo però, contro ogni sua aspettativa, le lanciò un occhiata neutra e afferrò uno straccio appena dietro di lei.
Quando si risollevò e si allontanò, l’incanto si ruppe e tutta la tensione acculata scivolò via come un alito di vento sulla pelle.
Anche questa volta, la sua delusione fu ben visibile. Ma non hai suoi occhi che nuovamente negarono la realtà, mascherando ciò che le premeva sul cuore con quella che lei chiamò semplice “sorpresa”. 

.

                                                                                                                                         - Da quanto? –

                                                                                                                                                   - Cosa? –

                                                                               - Da quando, sì...insomma...sei innamorato di me? –

                                                                                                                                            - Da sempre -

 

 

 
Passò il pomeriggio a rimugginare silente sullo strano comportamento dell’amico. Ipotizzando ogni qualsiasi spiegazione al suo insolito atteggiamento, non trovando però alcuna soluzione. E mentre rifletteva, la sua mano passava per l’ennesima volta lo straccio sul tavolino ormai consunto. 

 
- Ichigo! – sobbalzò, sentendo quella voce e, molto lentamente, con il cuore in gola per l’ennesima volta in quella giornata, spostò il suo sguardo sulla figura snella e atletica del bellissimo americano. Era la volta buona, ora le avrebbe detto di amarla.
- Sì..? – pigolò con voce strozzata, inghiottendo a vuoto.
Lui la guardò serio e poi si avvicinò velocemente. Ichigo arretrò involontariamente di un passo, urtando il tavolino dietro di lei. Finalmente lui parlò.
- Se non la smetti mi consumerai il piano del tavolo! – la ammonì ed anche questa volta le sue aspettative si infransero rumorosamente – almeno dentro di lei - come un vaso di vetro che cade al suolo.
Non rispose e lui, sempre ostinatamente indifferente, se ne andò silente.
Trasse un sospiro e si abbandonò sulla sedia, all’improvviso svuotata di tutte le sue energie.

 

 ***

Così arrivò la fine della giornata.
Ichigo, rimasta sola alle prese con le pulizie del roseo locale
Si armò di secchio e spazzolone, borbottando contro la pigrizia delle sue compagne che le lasciavano sempre i lavori più ingrati con una qualsiasi patetica scusa, e raggiunse la sala principale.
Adagiò il secchio a terra che causò un lieve tonfo sordo e poi scese il silenzio più desolante.
Improvvisamente Ichigo si sentì sola e triste e i pensieri distruttivi di quella giornata tornarono ad arrovellarle il cervello.
Perchè Shirogane si comportava in quel modo?
Perchè l’aveva deliberatamente ignorata tutto il giorno?
E perchè lei si sentiva così maledettamente triste a quel pensiero?
Perchè era tanto turbata?
Infondo...non lo amava...o sì?
Scosse il capo, dandosi mentalmente della stupida per quell’assurdo pensiero.
Un improvviso lampo le attraversò il cervello.
Un momento, e se lui non l’amasse più?
Inspiegabilmente, le gambe presero a tremarle e non la ressero più. Dovette sedersi.
Le labbra le tremavano e così anche il resto del suo corpo. Un improvviso senso di vuoto la colse e si sentì infinitamente pesante, come se reggesse sulle spalle il peso di tutti il mondo.
Lui..non l’amava davvero più?
No, non poteva essere...lo aveva fatto per tre anni, anzi, di più visto che le aveva confessato di amarla dalla prima volta che l’aveva vista ed ora...non poteva aver smesso di amarla in meno di una settimana!
Doveva chiederglielo.
Non poteva aspettare: era troppo importante.
Velocemente concluse il suo turno di pulizie e si diresse alla ricerca del giovane.
Lo trovò in cucina.

 

 - Perchè? – lui si voltò a guardarla con un leggero sopracciglio inarcato e la consueta espressione indecifrabile. Poggiò il bicchiere da cui stava bevendo e le rispose accigliato.
- Perchè...cosa? – lei divenne paonazza ma non si diede per vinta, doveva sapere.
- Perchè oggi non mi hai detto “ ti amo” ? Oggi è mercoledì! – disse, tradendo una certa ansia nella voce.
Lui non parve minimamente turbato dalla domanda e, dopo averle voltato le spalle, si diresse verso la porta.
- “Verba volant...- citò misteriosamente, sparendo dietro l’ingresso.
Ichigo rimase interdetta.
Che?!
Che diavolo centravano le “parole volanti”?!
Anche se la sua conoscenza di latino era pressocchè nulla, aveva sentito quel semplice modo di dire, ma che centrava in quel momento?!

 

 

 ***

 




- Mamma sono a casa!! – dopo il solito grido di annuncio, seguito dalla risposta dei genitori a proposito della cena pronta da lì a pochi minuti, Ichigo salì in camera sua e si lanciò stancamente sul letto.
Il pensiero fisso di Shirogane non voleva abbandonarla e la testa le pulsava intensamente dal dolore.
Ma che singnificato potevano avere le sue parole?
Che davvero fossero una conferma della sua ipotesi? Probabile.
Che si fosse dimenticato? Impossibile. Aveva una memoria ed una precisione quasi inumane e poi non si era mai dimenticato.
Si passò una mano tra i capelli e si alzò, constatando di aver bisogno di un bagno ristoratore.
Sbuffando si alzò e, preso il necessario, si recò in bagno.
Mentre si spogliava nell’anticamera del bagno e riponeva i vestiti nel cestello dei panni da lavare, il suo cervello non la smetteva di elargire assurde ipotesi sulla spiegazione della frase di lui ma nessuna, alla fine, le pareva abbastanza convincente.
Improvvisamente, di nuovo una domanda fece capolino nella sua mente: perchè se ne preoccupava tanto?
Ripensò alla giornata e a quell’ultimo periodo. Alle palpitazioni quando lo vedeva ed al principio d’infarto quando le si avvicinava. Riflettè sulla sua ansia e la trepidazione quando il mercoledì andava al caffè ed aspettava il suo “ti amo”.
Rimase qualche istante ferma immobile e la risposta, inaspettata e quanto mai sorprendente, le arrivò da sola: si era davvero innamorata di lui.
Alla fine se ne rese conto. E immediatamente lacrime amare scesero senza controllo dai suoi occhi.
Se solo ne fosse accorta prima, ora loro due starebbero probabilmente, felicemente insieme. Invece, la sua testa dura le aveva impedito di vedere quello che appariva ora così evidente davanti ai suoi occhi e che era così lampante.
Invece si ritrovava da sola a piangere un amore che aveva perso.
Si lasciò cadere seduta e la disperazione prese il sopravvento.
Il rumore dei singhiozzi sovrastò quello di un leggero fruscio e di qualcosa che cadde dalla sua tasca, con un piccolo tonfo a terra e lei non si accorse di nulla.
Pianse per diversi minuti, fino a quando la madre, preoccupata, non la venne a chiamare. In fretta si asciugò le lacrime e si sciacquò il viso.
Quando aprì la porta del bagno se la trovò davanti che la squdrava in ansia.

 

 
- Tutto bene? –
- Sì! – mentì, cominciando ad avviarsi verso l’uscita.
Improvvisamente sua madre la fermò.
- Ichigo, credo che tu abbia perso qualcosa...- mormorò Sakura, indicando alle spalle della figlia, la quale si girò stancamente. Effettivamente c’era qualcosa e quando Ichigo comprese di cosa si trattasse spalancò gli occhi incredula.
Un lettera.
Sopra, in una bella ed elegante calligrafia, c’era scritto: “for Ichigo”.
Si precipitò a prenderla e poi si catapultò fuori dal bagno, correndo in camera sua ed ignorando totalmente i richiami della madre.
Non appena fu arrivata, con mani tremanti per l’emozione e la paura, aprì frettolosamente la busta e poi rimase a fissarne il conenuto accuratamente ripiegato.
Aveva riconosciuto subito la scrittura: era di Ryo.
Trasse un profondo sospiro e finalmente l’apri.
Sgranò gli occhi che divennero immediatamente lucidi.
Fissò le parole scritte su quel foglio senza battere le ciglia per infiniti istanti e il tutto si impresse a fuoco nella sua mente:

 

 

 

                 

...scripta manent”

 

 

TI AMO

 

 

 

Sorrise tra le lacrime e finalmente le parole di quella sera aquistarono un senso.
E diedero un senso alla sua vita.

 

 

 

 

 

 

 

*“Verba volant, scripta manent”: lett. le parole volano, gli scritti rimangono.
Famosa citazione latina che prende origine da un discorso di Caio Titus al senato romano.

Piccola one-shot.
In realtà, questo dovrebbe essere la prima di una piccola serie di one-shot auto-conclusive, tutte comunque collegate tra loro ( sò di avere altre ff da proseguire, ma non ho resistito).
In ogni caso, non contate troppo su aggiornamenti frequenti perchè quest’anno sono d’esame e lo studio, specialmente in questo periodo, si intensifica! (uff...)
Bene, ringrazio preventivamente tutti loro che leggeranno e in particolare che commenteranno.
Sarei un ipocrita se dicessi che non mi importa che commentiate. In realtà ci tengo parecchio. Naturalmente siate spietati e soprattutto cercate di sottolineare i miei punti di forza ma più che altro ciò in cui sbaglio. Parlando onestamente, sò perfettamente di non essere perfetta e nemmeno il mio modo di scrivere lo è. Quindi, cortesemente, siate onesti e esponetemi integralmente il vostro pensiero senza paura. Credetemi, le critiche sono più ben accette di quanto pensiate. Mi aiutano a comprendere i miei errori e a migliorare. Sarebbe il regalo più bello che potreste farmi. Vi ringrazio ancora. Saluti e baci Izayoi007

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Capitolo 2
*** New experience ***


New experience

NEW EXPERIENCE








- Avanti, provala per una volta! Cosa ti costa? -
- Non mi va -
- Non essere sciocco, come fai a dire che non ti va? Non l'hai mai provata! -
- Ti ho già detto che non mi piace! Non insistere! -
- Uffa, Ryo alle volte non mi sembri nemmeno umano! -
- E tu invece, mi sembri una mocciosa! -
- Ryo! -
- Ok, ok, scherzavo...non ti arrabbiare!  -
- Lo farò soltando se la provi! Avanti non sarà mica la fine del mondo! -
- Ho già detto di no, non riuscirai a convincermi, è inutile che insisti! -
- Ma dai, è così dolce! Piace a tutti gli uomini di questo pianeta! -
- Tutti eccetto uno, a quanto pare -
- Guarda che non ti perdono! -
- La tua non mi piace, va bene?! Ne proverò delle altre! -
- Che maleducato! Questa è l'ultima volta che te la offrò così spontaneamente, ti avverto! -
- Meglio, cominciavi a diventare soffocante! -
- Ryo Shirogane, sarà meglio per te che ti scusi immediatamente! -
- E perchè? é la verità, non vedo perchè dovrei chiederti scusa...-
- Ryo! -
- Ok, ok, chiedo umilmente perdono, di nuovo , ma non la provo! -
- Ah! Non ti sopporto quando fai così! -
Ichigo sbatté furiosa la forchettina che reggeva tra le dita, abbandonandola arrendevole sul piattino. Si udì un leggero tintinnio quando il metallo della posata cozzò contro la porcellana e il pezzetto di torta ai lamponi che reggeva tra i denti ricadde a fianco della fettina a cui apparteneva e che era contenuta nel piattino finemente decorato.
La rossa lanciò un occhiata in tralice al biondo davanti a sè e borbottò seccata:
- Non capisco come sia possibile che non ti piaccia la torta! - Ryo sbuffò e aggrottò la fronte irritato.
- Te lo ripeto: i dolci non mi piacciono! - sibilò, alzandosi contrariato. Lei si alzò a sua volta.
- E adesso dove vai? -
- In laboratorio - rispose, sparendo dietro la porta di mogano scuro. La ragazza sospirò e si abbandonò afflitta sulla sedia sulla quale poco fa era seduta, vicino al biondo.
Non passarono pochi istanti che la testa del suddetto spuntò birichina esattamente da dove era sparita.
- Ehi, non battere la fiacca ora! La pausa è finita, torna a lavorare con le altre! - si spostò giusto in tempo per evitare di essere colpito in pieno viso da un sacchetto di farina che invece colpì la porta e si ruppe, imbiancando buona parte della cucina.
Ichigo si mise le mani tra i capelli accompagnando il gesto con un gemito esasperato. Ora sarebbe toccato a lei pulire!
Si tirò su le maniche e prese scopa e paletta.
Forza e coraggio, finirà anche questa giornata!  pensò, piegandosi per iniziare il suo lavoro. I suoi pensieri le fecero affiorare alla mente piacevoli ricordi ed un lieve sorriso accompagnò il rossore sulle guance.



L'asfalto correva veloce sotto la suola delle sue scarpe.
Ma lei non lo vedeva.
Non ci faceva caso, aveva ben altro per la testa.
Il viso del biondo americano le sfrecciò davanti agli occhi e lei accellerò la sua corsa.
Ormai non aveva più fiato, ma non avrebbe rallentato. Non ora.
Divorò il sentierio del parco a grandi falcate e finalmente si ritrovò nel vialetto del caffè. Era quasi mezzanotte ma non le importava. Non poteva aspettare.




"Forza e coraggio, finirà anche questa giornata! "  
P
er l'ennesima volta in quella mattinata, si ripetè mentalmente quella frase, cercando di non saltare al collo di Minto.
La mew blu sedeva - come al solito - ad uno dei tavoli a bere the. 
Ichigo strinse i pugni e serrò gli occhi tentando di darsi una calmata.
- Minto, potresti  - per favore - venire a darmi una mano? Non riesco a stare dietro a tutti i clienti da sola! - la mora guardò la sua compagna e poi gettò un'occhiata fugace alla sala principale del caffè, strapiena di clienti.
Z
akuro non c'era, aveva un servizio fotografico. Retasu stava raccogliendo l'ennesimo mucchio di cocci della giornata e Purin era intenta in uno dei suoi numeri sul pallone, ma materialmente il loro aiuto era quasi pari a zero.
Sospirò e si rivolse alla compagna.
- Non se ne parla, sono una signorina di buona famiglia io e non mi abbasso a fare queste cose da plebei! - borbottò acida, sorseggiando il suo the indiano.
La rossa la guardò fumante e sbattè un pugno sul tavolo.
- Tu qui sei tale e quale a noi! Quindi alzati e lavora!!! - sbraitò, attirando l'attenzione di qualche curioso nel locale. L'amica si alzò di scatto e le si parò di fronte cominciado a sbraitare a sua volta, maliziosa, attirando completamente l'attenzione di tutta la clientela.
- Senti chi parla di parità, quella che va a letto con il capo!  Solo perchè sei la sua ragazza e soddisfi le sue voglie sessuali, non significa che ti puoi permettere di darmi ordini!! - Ichigo gelò sul posto per la vergogna. Sentiva lo sguardo di tutti su di sè e il silenzio che la circondava la fece sentire ancora più in imbarazzo. Inutile dirlo, divenne bordeaux. E il pensiero vagò ancora tra i meandri della sua memoria.


- Ichigo?! Che diavolo ci fai qui a quest'ora -
- Ti amo! -
- Cosa...?-
- Ti amo!! -
- Finalmente...-
 



Decise che non avrebbe potuto lasciarla vincere in quel modo, quindi gonfiò le guance indispettita e si preparò a ribattere.
Lei lo amava. Di certo le insinuazioni della sua amica non erano vere!
- Come ti permetti?! Io non...- si bloccò di colpo quando notò proprio il biondo americano in cima alle scale.
La guardava e la sua occhiata gelida di rimprovero le fece correre un brivido giù lungo la spina dorsale. Deglutì a vuoto, vedendolo avvicinarsi.
- Zitta sciocca! - sibilò lui al suo orecchio, perentorio - non vedi che sei ridicola?! - Ichigo lo guardò a bocca aperta.
Come? Come?!
Fece per ribattere ma lui la interruppe ancor prima che potesse aprire bocca.
- Vai in cucina. Ora! - ordinò, inidicandole la porta. Esitò un attimo ma poi abbassò lo sguardo e fece come le fu ordinato.
Quando se ne fu andata, Ryo si voltò verso Minto che ghignava soddisfatta.
- E tu torna a bere il tuo the in silenzio, viziata ragazzina pettegola! - Minto sbiancò ma si sedette senza una parola.
Il biondo gettò un'occhiataccia ai clienti e quelli, intimoriti, ripresero a parlottare fra loro.
Sospirò e si premette le dita sulle tempie, massaggiandole con un movimento leggermente nervoso.
Ora doveva affrontare la sua ragazza e probabilmente doveva essere molto arrabbiata. Sorrise e memore delle sue sfuriate, anche nei momenti più assurdi, si avviò verso la sua meta.



- Finalmente?! Cosa significa "finalmente"?! Io vengo qui a dirti che ti amo e tu rispondi "finalmente"?! -

- Già...ce ne hai messo di tempo per accorgerti di amarmi...alla fine avevo ragione io...-
- Come? -
- Sì, ti avevo detto che alla fine ti saresti innamorata di me -
-...-
- Ichigo...-
- Mh?! -
- Ti amo anche io -

 


- COME DIAVOLO TI SEI PERMESSO DI TRATTARMI IN QUEL MODO?! -
Ok, non era molto arrabbiata. Era letteralmente furiosa.
Ryo la guardò leggermente accigliato mentre percorreva a passo di carica la cucina; sembrava una tigre in gabbia ed in quel momento avrebbe decisamente voluto essere altrove. Il viso era letteralmente congestionato e i muscoli del collo era leggermente visibili sotto la pelle.
- Calmati, non è successo nulla di grave - mormorò infine, quasi annoiato, sperando di non aver detto qualcosa che aggravasse ulteriormente la sua situazione. Contrariamente alle sue mere speranze, quella era la cosa più sbagliata da dire in quel momento.
Almeno secondo Ichigo.
- NULLA DI GRAVE?! MINTO MI INSULTA E L'UNICA COSA CHE TI VIENE IN MENTE DI FARE È UMILIARMI A TUA VOLTA?! MA CHE RAZZA DI RAGAZZO SEI?! - sbraitò infatti, a pochi centimetri dal suo viso. Ryo temette quasi che potesse scoppiare. Scosse il capo e tornò a fissarla.
- Ma non capisci, se ti avessi difesa avrei dato credito alle sue parole, confermando ciò che sosteneva. In ogni caso non che avesse completamente torto, te la sei proprio andata a cercare! - affermò calmo. Ichigo taque qualche istante, fissandolo senza una particolare espressione. Ok, doveva ammettere che forse non aveva del tutto torto, ma...
- Cosa significa che non era completamente in torto? Vorresti dire che io vengo...sì, insomma...- il biondo sorrise malizioso.
- Vieni...? Continua... - la stuzzicò, beandosi della sua reazione. Ichigo divenne del colore dei suoi capelli, questa volta per via dell'imbarazzo.
- Oh, insomma! Dai che hai capito! Cioè...visto che io...che noi...diciamo...stiamo insieme, mi permetto di dare ordini alle altre?! - lui scosse il capo, quasi divertito dalla timidezza della giovane e sorrise sornione.
Un piacevole ricordo gli annebbiò il cervello.



Un lieve gemito si diffuse per la stanza semibuia. Il suo profilo nudo si stagliò, snello e sensuale all'ombra del lieve filo di luce che filtrava biricchino dalla tenda appena accostata. Le sue mani le percorsero lentamente l'addome piatto ed un  sospiro riempì la stanza. Ancora. 
La schiena di lei si inarcò e le sua labbra si schiusero leggermente,
 i capelli dai cangianti riflessi rossi, le ricadevano fini e leggeri lungo la schiena e di tanto in tanto lambivano fugaci l'addome di lui, solleticandolo piacevolmente. Si lasciò sfuggire un gemito anche lui. Basso e roco. 



- No, Momomiya, non direi...da quel lato rimani sempre la stessa mocciosa piagnucolona di sempre! - esclamò, guardando di sottecchi la reazione della sua ragazza che si fece nuovamente rossa di rabbia.
- Tu invece sei sempre il solito antipatico! - borbottò offesa, fissandolo storta. Piccole lacrime di rabbia le salirono agli occhi, fecendo sussultare lievemente il biondo. Un'altro ricordo gli occupò prepotentemente la mente. Era da quella volta che non la vedeva piangere...



- Sei sicura? -
- Certo, io ti amo! -
Annuì e scivolò in lei lentamente, dolcemente, tentando di non fargli male.
Lei si irrigidì e lui si bloccò.
Gemette lievemente dolorante e un paio di lacrime le scesero giù lungo la guancia tondeggiante.
- Ichigo...-
- Sto...sto bene! Ti prego, continua! -



Sorrise dolcemente - beh, per quanto gli riuscisse di farlo - e afferrandola per un braccio l'avvicinò a sè, abbracciandola e posandole un bacio passionale sulle labbra rosee.
- Non piangere... - sussurrò con un tono strano sulle sue labbra, facendole scorrere un brivido lungo la schiena - I'm sorry....- proseguì con lo stesso tono: un misto tra il sensuale ed il perentorio.
- Ti perdono solamente se assaggi un pezzo di torta! - borbottò lei, sorridendo però lievemente. Lui sbuffò e la lasciò andare.
- Mangerò un pezzo di torta solamente il giorno che me ne offrirai una che sia buona, dolce - non eccessivamente - ma senza zucchero. - affermò deciso, sorridendo dentro di sè.
- Ma è impossibile! Non esiste una cosa simile! - mormorò delusa ed anche un pò indispettita. Improvvisamente però, si illuminò. Fece per aprire bocca ma il biondo la precedette.
- Il dolcificante non vale. - gemette esasperata e si allontanò del tutto dalla cucina.


La loro prima volta insieme.
Il loro respiro che si mescola, i loro corpi che si legano,
 il suono delle loro voci in un coro di piacere sussurrato
e loro anime che si uniscono.
E lui non lo avrebbe mai dimenticato.
E lei non avrebbe mai potuto scordare.
Ed entrambi non avrebbero più potuto farne a meno.





***






Con un tonfo sordo, l'ennesimo tomo di ricette ricadde sul bancone della cucina, aggiungendosi alla pila formatasi durante quelle ore.
- È assurdo! Non la troverò mai! - Ichigo si abbandonò sulla sedia, disperata, proprio mentre Kei faceva il suo ingresso in cucina.
- Che succede principessa? - le domandò gentilmente, vedendola così abbattuta. La rossa sospirò e gli lanciò un occhiata disperata.
- Sto cercando una torta che sia buona, non troppo dolce ma che sia senza succhero o dolcificante. - spiegò, fissandolo speranzosa. Infondo Keiichiro era un cuoco, no?
Il moro ridacchiò appena, afferrando uno dei ricettari che Ichigo aveva appena scartato.
- In effetti è molto difficile da trovare e non ci riuscirai cercandola in questi libri, però esiste! - disse, indicando il tomo che aveva in mano. La rossa lo guardò con gli occhi lucidi di aspettativa.
- Davvero?! E qual'è?  - domandò, colma di entusiasmo. Lui scosse il capo.
- Mi dispiace Ichigo-san, ma ho promesso a Ryo di non dirtelo...- rispose dispiaciuto. La mew rosa ricadde immediatamente in depressione. Uffa! Ryo aveva previsto che si sarebbe rivolta a lui! Accidenti!
-  Avanti, non ti scoraggiare! Esiste, è questo che conta! Basta trovarla...- tentò di incoraggiarla il ragazzo, con scarso successo.


***



Passò il pomeriggio e lei non ebbe trovato nessuna soluzione. Aveva passato tutto il tempo a rimugginarci su, ma nulla. Niente di niente.
Sbuffando gettò gli ultimi resti di una torta nella spazzatura e si accomodò svogliatamente su di una delle sedie in cucina.
- Ichigo-san? - la voce di Keiichiro la distolse dai suoi pensieri e lei si voltò a guardarlo. Reggeva una tazza di caffè in una mano e  sorrideva cortesemente.
- Sì? - rispose educatamente, alzandosi in piedi. Lui le porse la tazza e disse:
- Potresti portarla a Ryo? -
- Certo...- mormorò lei, guardandolo come in attesa. Lui ricambiò il suo sguardo.
- Qualcosa non và? - domandò infine, dopo attimi di silenzio. Lei inclinò lievemente la testolina rossa di lato.
- ...e lo zucchero? - domandò con tono vago, quasi ovvio. Lui ridacchiò e gli appoggiò una mano sulla spalla.
- A Ryo piace amaro. Gli piace parecchio, ma amaro - spiegò per poi allontanarsi verso il lavello.
Ichigo rimase un attimo spiazzata. Abbassò, perplessa, lo sguardo sulla tazza che reggeva tra le mani, con un sopracciglio inarcato e il vapore le investì in pieno il viso. Studiò lo scuro liquido caldo che emanava un delizioso aroma esotico poi alzò le spalle e si avviò borbottando verso il laboratorio.
- Solo a lui posso piacere certe cose! Certo, il caffè è buono, ma da solo non è per niente dolce! Ed inoltre...- si bloccò all'istante, quando ormai era sulla soglia della stanza e fissò nel vuoto con occhi sgranati. Improvvisamente, come se fosse stata colpita da un fulmine, scattò in avanti e senza nemmeno bussare entrò nel laboratorio.
Posò meccanicamente la tazza sulla scrivania e si voltò, il tutto sutto sguardo perplesso ed anche un pò preoccupato di Ryo.
Prima che potesse però aprire bocca, lei lo bloccò.
- Non ho tempo ora...ciao! - esclamò, schizzando fuori dalla stanza.
Il biondo rimase imbambolato a guardare la porta chiusa della laboratorio.








- La torta al caffè! È quella, vero?! - Keiichirò balzò in aria per lo spavento quando la rossa entrò, come un uragano, nella piccola cucina del locale. Dopo un attimo di smarrimento, la guardò e sorrise in modo eloquente, poi si dileguò elegantemente.
Ichigo esultò mentalmente e si rimboccò le maniche, pronta a lanciarsi sui fornelli.





Dopo un paio d'ore, quando Keiichiro rimise piede in cuicina, quasi non la riconobbe. C'erano farina e polvere di caffè ovunque, teglie, tegami, pentolini e pirofile sporche e sparse per i vari piani ed anche sul pavimento e resti di tentantivi, evidentemene falliti, di quelle che ipotizzava fossero torte al caffè.
Ichigo era seduta a terra, tra un sacco di farina e una piccola ciotola bianca, anch'ella ricoperta di ogni cosa avesse utilizzato. Si tenteva la testa fra le mani e gemeva piano, borbottando qualcosa di incomprensibile.
- Ichigo... - soffiò lui sconvolto e lei scattò immediatamente in piedi.
- Non ci riesco! - piagnucolò afflitta, guardandolo con disperazione - per quanto io mi sforzi, non riesco a fare una torta al caffè che sia buona, non eccessivamente amara, senza zucchero! È impossibile! - il giovane pasticcere gli si avvicinò, tentando di evitare i resti della cucina sul pavimento, ma risultò piuttosto difficile.
- Ehm...Ichigo, non c'è bisogno che tu ti faccia venire una crisi nervosa... - " ...e mi distrugga la cucina", ma quest'ultimo pensiero se lo tenne per sè -...per cercare di fare contento Ryo...sono sicuro che apprezzerà lo stesso lo sforzo! - tentò di convincerla sorridendo nervosamente, ma lei non demorse.
- No! Non se ne parla! Non posso arrendermi! Non voglio dagliela vinta! - esclamò convinta. Keiichiro sospirò ma poi sorrise ed annuì comprensivo. Si prese qualche istante per pensare poi, pieno di entusiasmo, esclamò:
- Ichigo, mi faresti un favore? - domandò, lei annuì.
- Ma certo, dimmi pure...! -
- Andresti di sopra, in camera di Ryo, a prendermi una cosa, mentre io pulisco la cucina? Poi potrai rimetterti al lavoro...- lei annuì nuovamente.
- Sì, di cosa si tratta? -
- Oh...è semplice: dentro il suo armadio, in un cassetto in basso a destra, vi sono dei fogli con dei dati per le nostre ricerche...me li porteresti? -
- Vado subito -   






- Ma dove diav...ah! Eccoli! - dopo svariati minuti di ricerche, finalmente Ichigo trovò ciò che cercava. In quel cassettò però certano molti oggetti e lei aveva dovuto tirare fuori tutto per trovare ciò che cercava.
Sorrise soddisfatta e comiciò a rimettere tutto ciò che aveva tirato fuori, al suo posto. Mentre però appoggiava un pesante porta carte all'estremità del cassetto, l'atra si sollevò leggermente. Imprecò, pensando di aver rotto il cassetto e tentò di rimetterlo a posto, prima che il suo ragazzo si accorgesse che aveva combinato un danno. Quando cercò di respingere indietro la parte che si era sollevata, l'altra si sollevò a sua volta, facendolo intuire che qualcosa non andava. Perplessa, si chinò e studiò il cassetto di profilo. In effetti, da fuori sembrava molto più fondo di quello che appariva dall'interno.
Incuriosita, sollevò del tutto la piccola tavola e, non senza una punta di meraviglia, si accorse che vi era una doppio fondo.
Scrutò l'interno di esso e notò che vi erano diverse foto, tutte della famiglia di Ryo, c'era persino Keiichiro, poi, nascosto un pò più nell'angolo, un piccolo quadernino rosa, sbucava tra tutti gli oggetti custoditi all'interno del cassetto. Lo prese in mano e lesse l'intestazione: Katherine Shirogane - Cookbook - .
L
entamente, quasi con riverenza, sfiorò la copertina consumata, ma comunque ben tenuta, e sorrise impercettibilmente. Era un ricettario, doveva essere della madre di Ryo...
Facendo attenzione a non rovinarlo, lo aprì e cominciò a sfogliarlo. Diversamente dall'esterno, l'interno era scritto in giapponese e lei ne fu veramente felice. Girò l'ennesima pagina, scorrendo con lo sguardo tra le parole, scritte con un'elegante calligrafia e improvvisamente si bloccò. Rilesse, per esserne sicura, l'ultimo titolo e gioì soddisfatta. "Torta al caffè", recitava.
Con attenzione, lesse ogni singola sillaba di quello che vi era scritto ed ad un certo punto sgranò gli occhi, esultando nuovamente. Ora sapeva come rendere la torta meno amara!
Mandò un enorme ringraziamento alla madre di Ryo e dopo aver rimesso tutto in ordine, tenendo il libricino stretto al petto e i documenti per Keii, in una mano libera, corse giù per le scale.





Ryo uscì dal laboratorio, stiracchiandosi i muscoli indolenziti.
Chissà, magari avrebbe potuto farsi fare un bel massaggio dalla sua ragazza...
Sorrise ripensando a lei ed il suo strano comportamente di poco prima tornò a preoccuparlo. Cercò comunque di non pensarci, dato che Ichigo era così spesso soggetta a cambi di umore repentini ed incomprensibili e, scrollando le spalle, si diresse verso la cucina, dove, pensava, avrebbe trovato Keii indaffarato con le pulizie.
Non appena aprì la porta della cucina però, lo spettacolo che si ritrovò davanti gli fece sfuggire una risata.
Suduta al bancone centrale, vi era Ichigo che sonnechiava abbandonata sul piano di marmo, al suo fianco, quello che appariva come un vassoio per dolci, ricoperto da un piccolo telo bianco. Senza darvi troppo peso, si avvicinò alla ragazza e le sfiorò una guancia con la mano, facendola mugugnare nel sonno.
- Ichigo, svegliati...ti sei addormentata in cucina... - mormorò al suo orecchio, posandole un piccolo bacio sulla tempia.
La rossa mugugnò ancora ma poi aprì lentamente le palpebre, guardandolo confusa.
- Mhm...ti stavo aspettando e devo essermi addormentata...- spiegò, visibilmente intontita per via del sonno. Lui annuì e poi indicò l'involucro accanto a lei.
- E quello? - domandò, inarcando leggermente un sopracciglio. Lei osservò ciò che lui le indicava, poi, come se fosse stata folgorata, balzò giù dalla sedia e lo afferrò fra le mani.
- È una piccola sorpresa per te! - disse, contenta, scoprendolo. Ryo fissò poco convinto quello che aveva davanti.
- Una torta al caffè? - domandò, quasi per accertarsene, scrutando critico il dolce dalle tonalità scure che gli si presentava davanti, decorato qua e la da qualche simbolico chicco di caffè.
- Già - annuì lei - volevi un dolce che fosse buono, ma non dolce e senza dolcificante...beh...eccolo qua! - escalmò trionfante. Lo sguardo di lui però, non erano ancora del tutto convinto.
- Siamo sicuri che sia commestibile? - domandò, ricevendo in cambio un'occhiataccia da parte di lei.
- Se non la provi non lo saprai mai! - sbottò offesa, incrociando le braccia al petto. Lui sospirò rassegnato e dopo essersi tagliato una piccola fetta di torta, se ne portò alla bocca un pezzetto.
L'impasto gli si sciolse in bocca ed il sapore gli rievocò vecchi ricordi della sua famiglia,  risvegliando in lui una vena di piacevole malinconia.
- Allora com'è? - guardò la faccia ansiosa della rossa e quasi scoppiò a ridere.
- Non male...- lei lo guardò accigliata e lui sbuffò.
- Ok...ok...è buona! Sei contenta?! - lei cacciò un urletto felice e gli saltò al collo baciandolo d'impulso.
Il sapore del caffè si mescolò a quello piacevolmente indefinibile di lei. Gli piacque molto.
- Toglimi una curiosità...- disse, quando si furono staccati - ...come hai capito che era questo a cui mi riferivo? - lei divenne rossa e si allontanò un pò.
- Beh...per la torta al caffè, l'ho capito quando Akasaka-san mi ha chiesto di portarti il caffè...- ok, ora si spiegava il suo strano comportamento di qualche ora prima...- ...però non riuscivo a capire come rendere meno amara la torta senza utilizzare zucchero o dolcificante...finchè non ho trovato questo...- disse, mostrandogli il ricettario rosa.
Il biondo fissò l'oggetto con aria lievemente sorpresa, ed anche leggermente irritata.
- Trovato? - domandò, ben sapendo che quell'oggetto non poteva averlo certamente trovato casualmente in giro e conoscendo bene la sua ubicazione, dato che lui stesso lo aveva riposto lì. Ichigo deglutì a vuoto.
- Sì, non stavo frugando tra le tue cose...è stato Akasaka-san a dirmi di cercargli dei documenti in quel cassetto e così ho trovato questo...ho pensato che ti avrebbe fatto piacere, visto che questa ricetta l'ha fatta appasitamente tua madre per te...- disse, indicandogli il piccolo tomo.
- Che documenti? - ribattè lui, cercando di ricordare a cosa si riferisse lei.
- Uhm...non li ho guardati molto sinceramente...comunque era qualcosa che riguardava il caffè...ne sono sicura....forse delle ricerche che avete svolto sui computer...- capendo che era sincera, anche se ancora non gli veniva in mente di che documenti si trattasse, l'espressione di Ryo si distese nuovamente e sorrise appena, aprendo il ricettario.
Lesse la ricetta e scorse lentamente tutti gli ingredienti, sentendo risalire il moto di malinconia, quando fu arrivato in punto particolare. Il suo dito si posò proprio su di uno specifico e lui rilesse mentalmente quella breve nota scritta in piccolo, difianco al nome dell'ingediente "segreto".
" Vaniglia - una sploverata, al posto dello zucchero*per il mio piccolo dai gusti difficili "
- Già...beh...ti ringrazio...- disse, arrossendo lievemente, dopo qualche attimo, tornando a dedicarsi a lei.
- Ho vinto io allora! - esclamò felice lei, saltellando sul posto, lui annuì fintamente esasperato, ormai dimentico della tristezza di poco prima e la prese fra le braccia.
- E cos'ho vinto? - domandò lei divertita. Lui la guardò maliziosamente.
- Un massaggio alla mie spalle...? - lei sgranò gli occhi.
- Cosa? Ma ho vinto io! Questo va a vantaggio tuo! Non mio! - lui sorrise ironico e strofinò il suo naso contro quella della ragazza, facendola arrossire terribilmente, soprattutto per la frase che poi pronunciò.
- Oh...ma se tu fai un bel massaggio ai miei muscoli indolenziti, dopo ti darò il tuo premio...sono sicuro che ti piacerà...che ne dici? - lei mugulò imbarazzata e gli sfiorò delicatamente le labbra con le sue.
- Mhm...sì...forse potrebbe anche piacermi...- lui sorrise e si chinò ulteriormente, unendo finalmente le loro labbra.

Improvvisamente la sua espressione si fece accigliata.

"La pianta del caffè!" Ecco cos'era quel documento che teneva nel cassetto, quel pensiero lo colse proprio in quell'istante, facendolo riflettere " ma a che diavolo gli seriva la pianta dell'edifi..." bloccò, improvvisamente folgorato, quel pensiero e soffocò una risata sulle labbra di Ichigo " Ah...Keiichiro....non ti avevo detto di non aiutarla...?!"














Bene, ecco la seconda One-shot di questa mini-serie...piaciuta? Speriamo, ci ho messo una vita a scriverla!!!
Ah, quasi dimenticavo...la ricetta di questa torta al caffè particolare non esiste, o perlomeno, io non la conosco e non sò le la vaniglia possa effettivamente renderla dolce come farebbe lo zucchero ma onestamente non sò...Diciamo che ho un pò tirato a caso...è stato una delle prime cose che mi è venuta in mente insieme al miele ma non sò quanto effettivamente compatibili siano miele e caffè...mah...va beh, voi passatemela per buona!^^
Bene, ora saluto e ringrazio per i commenti alla precedente One-shot :
ciaiciai  
ichi_chan
Elisa_
Killkenny
kashia
Hypnotic Poison
kittymew
Ichigo_91
ryanforever
Shark Attack
Gaia
pinkgirl

Vi ringrazio immensamente per il sostegno e le vostre opinioni, molto gradite e sempre utili. Un bacione ed alla prossima Izayoi007






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Capitolo 3
*** Inopportuno ***


INOPPORTUNO

 

 

 

 

 

 

 

 

- Shirogane onii-san!!! –

Merda.

Questo fu l’unico pensiero coerente che gli attraversò il cervello mentre la vocetta squillante di Purin echeggiava nel corridoio.

- Cavolo! – anche Ichigo, sotto di lui, la pensava esattamente allo stesso modo. La ragazza pigiò disperatamente i palmi aperti delle mani sul suo petto, cercando di allontanarlo da sé, prima che avvenisse l’irreparabile.

- Shirogane onii-saaaaan!!! – sfortunatamente per loro, Purin entrò spalancando la porta della camera di Ryō con foga. Il suddetto ragazzo, preso dal panico, invece di allontanarsi, si premette ulteriormente contro di lei, affondando completamente nella ragazza. Il suo tentativo era di nascondere la sua presenza sotto il proprio corpo e il lenzuolo che li copriva. Purtroppo, colta di sorpresa, Ichigo si lasciò sfuggire un forte gemito. Tuttavia, lo sbattere della porta contro la parete, coprì il suono della sua voce.

Ryō cercò di stabilizzare la voce, cercando di regolarizzare il respiro pesante.

- Dimmi. – riuscì a dire, con voce quasi normale. Purin lo guardò un po’ perplessa dalla soglia della camera.

- Stavi dormendo? – chiese, allungando il collo per sbirciare. Ryō sentì il corpo di Ichigo tendersi sotto e attorno  a sé. Strinse i denti e soffocò un grugnito.

- M- mh… - fu l’unica risposta che riuscì a dare. La ragazzina stette in silenzio un istante, poi si accigliò e mosse qualche passo verso di loro.

- Onii-san, ma stai bene…? – domandò, ormai prossima al letto.

Ichigo entrò in panico e cominciò ad agitarsi, ma lui le mise prontamente una mano sulla bocca, tentando di trattenersi a sua volta. “Smettila di agitarti, stupida!” pensò fissandola negli occhi allarmati.

- S-sì! – balbettò, ormai prossimo a perdere il controllo. Ma Purin ormai era arrivata alla sponda del letto e stava quasi per scostare le lenzuola.

- Devo andare a chiamare Keiichiro onii-san? –

- NO! – questa volta fu Ichigo a rispondere.

La rossa ormai completamente preda di un attacco di panico, in un raptus di follia, spinse con tutte le sue forze e scalzò Ryō da sé, il quale non aspettandoselo minimamente, balzò sedere a terra con un tonfo sordo, tirandosi dietro tutte le lenzuola. Lei rimase completamente nuda sul letto con gli occhi di Purin puntati addosso.

Quest’ultima la fissò ad occhi completamente sgranati, poi lentamente, poté vedere chiaramente come la giovane ragazzina bionda stesse realizzando cosa stava succedendo dall’espressione che cambiava gradualmente sul suo volto. La sua bocca si delineò in una “o” così grande che quasi riusciva a vederle l’esofago. Poi, essendo Purin, e non riuscendo proprio a comprendere il significato della parola “inopportuno”, si voltò verso la porta e dopo aver preso il respiro più grande che potesse contenere la sua gabbia toracica, espose:

- RAGAZZEEEEEE!!!! – poi scattò verso l’uscita. Nell’istante dopo, Ichigo, completamente dimentica del fatto di essere totalmente nuda, balzò giù dal letto e si lanciò all’inseguimento della giovane indiscreta. Nello scendere giù dal materasso, però, piantò un piede sulla gamba del fidanzato, il quale era in procinto di alzarsi con lo stesso proposito della rossa. Cacciò un’imprecazione a denti stretti in inglese che lei non comprese e l’afferrò prima che lei potesse lasciare la stanza completamente in deshabillé.  Purtroppo, la foga di lei, la fecero fare uno strano effetto “molla”; per cui, Ichigo si bloccò nel momento in cui venne presa per il braccio, ma la forza dello slancio con cui si era lanciata giù dal letto la fecero sbalzare all’indietro e cozzare contro di lui. Entrambi finirono a terra l’una sull’altro. Il didietro di lui impattò nuovamente e dolorosamente contro il pavimento e lei gli finì poco elegantemente addosso, rischiando pure di castrarlo.

Sentendo nuovamente la voce della Mew gialla giù per le scale, Ichigo, facendo leva sul ginocchio con il quale stava per evirare il compagno, si alzò prontamente in piedi, afferrò alla svelta la coperta che fino a poco prima aveva salvato lui dal pubblico ludibrio e, cacciandosela addosso alla belle meglio, volò fuori dalla stanza.

Caracollò disperatamente giù per le scale, intravide Purin che stava per entrare nella sala affollata di gente ed accelerò la corsa e, quando ormai fu prossima alla ragazzina e pronta ad afferrarla si sentì afferrare per la vita e bloccare sul posto.

Dietro di lei, Ryō, coperto solo sulle parti intime dal cuscino, l’aveva presa per la vita, poco prima che mettesse piede nel salone.

- Ryō, l’avevo quasi presa! – sibilò fissandolo sgomenta ed infastidita.

- Stupida, stavi per entrare in sala coperta solo da un misero lenzuolo. Vuoi farti vedere dall’intera clientela così…? – lei arrossì di botto e fissò l’interno della stanza stracolma rabbrividendo al pensiero. Meno male che lui l’aveva bloccata in tempo.

- E perché tu hai su solo un cuscino?! – lo rimbeccò facendoci caso solo in quel momento. Il biondo la guardò con aria ovvia e indicandola con la mano libera disse:

- Forse perché dovevo correre dietro ad una ragazzina sbadata che, oltretutto, si è presa pure su il lenzuolo. Non è che ci fosse poi molto altro a disposizione da indossare all’istante… - spiegò. Lei sbuffò e si piantò le mani sui fianchi.

- Va bene Mr. Genio, ma adesso spiegami come facciamo a bloccare Purin prima che… - non fece in tempo a completare la frase che la voce della suddetta arrivò forte e chiara e squillante dalla cucina.

- RAGAZZEEE! KEIICHIRO ONII-SAAAN! RYŌ ONII-SAN E ICHIGO ONEE-CHAN STANNO FACENDO LE COSACCE DI SOPRA IN CAMERA DA LETTO!!! – inutile dire che nell’intera sala scese il silenzio più totale.  

Retasu, che stava passando di lì in quel momento, guardò i due e, rincarato dall’urlo di Purin, il suo imbarazzo si manifestò all’istante. Le faccia le divenne bordeaux, gli occhiali le si appannarono e un’occhiata casuale al biondo americano le causò pure una bella emorragia nasale da record. Svenne sul pavimento roseo del caffè, sotto lo sguardo indifferente di Zakuro e quello perplesso di Minto. Quest’ultima stava sorseggiando il tè con un sopracciglio elegantemente inarcato e il visto rivolto in direzione dei due. Il ghigno che subito dopo sostituì l’espressione dubbiosa, fu presagio nefasto di ritorsioni indicibili per Ichigo. Quest’ultima era ormai del colore dei suoi capelli e quasi con le lacrime agli occhi. Dietro, Ryō aveva una mano premuta sulla faccia e ritmicamente scoteva il capo borbottando cose incomprensibili.

Fortunatamente, in breve tempo, la gente cominciò a parlare tra loro e il normale brusio che popolava la sala riprese come al solito. “Almeno questo… pensò la rossa.

- Torniamo di sopra. – le suggerì Ryō, con voce rassegnata. Lei si voltò a guardarlo ancora un po’ spaesata.

- Ma che diamine di passa per il cervello?! Ti sembra il momento adesso?! – sbotto, in pieno attacco isterico. Lui la fissò stralunato.

- Ma che hai capito?! A vestirci, intendo! Nel caso non l’avessi notato io ho il sedere bellamente all’aria! Gradirei che facessi in modo che magari le tue amiche non lo vedano… - bisbigliò irritato, ed anche un po’ imbarazzato. Una sottile e tenue riga rossa gli attraversava il viso e gli occhi erano carichi di vergogna.

Ichigo, paradossalmente, gli scoppiò a ridere bellamente in faccia.

Lui si imbarazzò ancora di più e la fissò risentito.

- Cosa ridi, stupida?! – poi, con un gesto fluido e secco le levò il lenzuolo di dosso. Se lo passò sui fianchi e coprì le proprie nudità. Lei era rimasta talmente sconvolta che rimase impietrita sul posto a fissarlo a bocca aperta.

- E- e io?! – riuscì a balbettare alla fine. Lui la guardò indifferente, afferrò il cuscino che aveva precedentemente lasciato cadere a terra e glielo lanciò addosso di malagrazia. Poi, come se nulla fosse, si voltò e si avviò al piano di sopra.

Lei cominciò a tremare sotto lo sguardo allibito di Zakuro, Minto e Purin che nel frattempo era uscita dalla cucina. Ovviamente Retasu era ancora a terra.

Ichigo strinse i pugni poi ci cacciò un urlo tale che la sentirono persino nel parco.

- STUPIDOOOOOOOOOOOOOOOO!!! –

A quel punto, anche Keiichiro uscì e se fino ad ora era stato l’unico a non vederla nuda dell’intero staff, in quel momento poté anch’egli godere della visione della schiena e del fondoschiena della ragazza che si allontanava correndo dietro a Ryō.

- Mh, ragazze… tornate a lavorare, su! – le incitò, dopo qualche attimo di incertezza. Purin lo fissò con un’espressione furba.

- Keiichiro onii-san, cosa pensi che dirà Ichigo quando saprà che anche tu l’hai vista nuda….? Ma soprattutto… che dirà Ryō onii-chan…? – Lui la fissò spaesato per un attimo. Quella ragazzina stava diventando il demonio!

- Credo che dimenticheranno presto: nel preciso istante in cui ricorderò loro chi li ha interrotti in un momento d’intimità e poi l’ha sbandierato ai quattro venti… - sorrise lui, riacquistando la calma.

La bionda perse istantaneamente il sorriso. Da quel momento imparò il significato della parola “inopportuno”.






 

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Capitolo 4
*** Noi non dimentichiamo ***


NOI NON DIMENTICHIAMO

 

 

 

 

Ichigo era evidentemente ancora arrabbiata con lui.

- Ichigo, porta questo al tavolo 3. – le disse, laconico, porgendole un vassoio stracolmo di tazzine.

Lei gli lanciò un’occhiataccia feroce e afferrò rudemente il cabaret, strinse i denti e si voltò.

- Subito, capo. – ringhiò, quasi sputando. Se le sue parole fossero stati pugnali, probabilmente ora lui sarebbe morto.

Ok, forse definirla arrabbiata era un tantino riduttivo: “letteralmente furiosa” calzava già di più.

Sbuffò, alzando gli occhi al cielo.

- Forse dovresti cercare di farti perdonare… - gli suggerì Keiichiro, non appena la rossa fu scomparsa oltre la soglia della cucina. Ryō lo guardò appena, ma non aprì bocca.

- …magari puoi cominciare chiedendole scusa… - proseguì, non notando alcuna reazione nell’altro.

Il biondo si mosse appena sul posto, infastidito.

- Non le devo scuse. Non sono stato io a sbandierare ai quattro venti quello che stavamo facendo. – ribatté convinto. Keiichiro si asciugò le mani in un canovaccio e proseguì tranquillamente il suo lavoro, per nulla turbato da quella omissione di colpa. Conosceva molto bene il suo giovane amico e la sua testardaggine.

- E’ vero, ma sei stato tu a…mh, lasciarla nuda davanti alle sue amiche… -  evitò di fargli notare che inoltre, solo un leggera parete di cartongesso li aveva divisi dal resto della sala e da tutti i suoi clienti occupanti  - Purin le ha già chiesto scusa e si sono chiarite. Ora vanno di nuovo d’accordo. Now, it’s up to you, Ryō. Today is the day… -.

Il biondo alzò gli occhi al cielo e si voltò, dirigendosi verso la porta che dava al piano superiore.

- Yeah, I know. We’ll see… -

 

 

- Ok, ragazze, abbiamo finito! – il suono della voce di Keiichiro non era mai tanto apprezzato dalle ragazze come quando pronunciava quella frase. Ci fu un sospiro generale e un’ondata di sollievo attraversò il loro viso.

- Andiamo a cambiarci, ragazze! Ci aspetta una cena con i fiocchi! -  irruppe Purin, sprizzando entusiasmo da tutti i pori. Le altre annuirono contente, dirigendosi verso gli spogliatoi.

- Spero non sia stata tu a scegliere il ristorante, Ichigo. Non posso certo farmi vedere in un posto di terza categoria, sarebbe un duro colpo per la mia immagine! – l’interpellata lanciò un’occhiataccia a Minto, mentre indossava la giacca.

- No, è stato Ryō a prenotare. – ribatté acida – Almeno quello… - aggiunse in un borbottio indistinto.

- Non avete ancora chiarito? – le chiese timidamente Retasu. Era evidente dal suo sguardo che le dispiaceva per i due amici. Com’era evidente dal leggero rossore sulle gote che ricordare l’episodio di pochi giorni prima le causava ancora un certo imbarazzo.

- No. – rispose seccata, Ichigo – E per il momento non ho alcuna intenzione di perdonarlo! –

 

 

L’elegante vettura nera si fermò proprio di fronte al piccolo cancelletto di ferro battuto di casa Momomiya.

- Ti ringrazio, Zakuro-san! E grazie ancora di esserti offerta di venirmi a prendere per andare insieme al ristorante! Altrimenti non avrei proprio saputo come arrivarci. –. Ichigo scese dall’automobile e richiuse lo sportello.

La modella sorrise appena, sporgendosi leggermente fuori dal finestrino della sua macchina per parlare all’amica.

- Non c’è di che, Ichigo. – disse, poi il suo sguardo tornò serio.

- Ichigo, perché non fai pace con Ryō? – le domandò, schietta – Credo sia deleterio per te e per lui questo stato di tensione. – la rossa smise a sua volta di sorridere, e il suo volto si rabbuiò all’istante. Abbassò lo sguardo, fissando con rabbia qualcosa di inesistente sull’asfalto grigio.

- Lo vorrei! Davvero… - cominciò a voce bassa - …tuttavia sono troppo arrabbiata! Ancora non riesco a credere a quello che ha fatto! In più non mi ha ancora chiesto scusa! – Zakuro si passò elegantemente una mano fra i capelli e la guardò comprensiva.

- Ha sbagliato, è vero. E sono certa che anche lui ne sia consapevole. Tuttavia Ryō è una persona orgogliosa e dal carattere chiuso. E’ testardo e, a modo suo, timido. – ignorò lo sguardo perplesso della ragazza più giovane a quest’ultima parola – In quel momento era in imbarazzo come, e forse anche più, di te. Dagli modo di scusarsi. Sono certa che lo farà. -.

Quelle parole fecero riflettere Ichigo; effettivamente era talmente arrabbiata che non era stata molto ben disposta al dialogo con lui, perciò lo aveva evitato il più possibile e le poche volte che gli aveva rivolto parola era stata terribilmente acida.

- Ci proverò, Zakuro-san. Grazie, davvero! – le fece un sorriso sinceramente grata per le sue parole. La Mew viola annuì con grazia.

- Allora a dopo, Ichigo. – la saluto, riappoggiando la schiena alla superficie morbida del sedile alle sue spalle. Fece un cenno all’autista e dopo che la rossa fu entrata in casa, partirono.

 

 

Ichigo si diede un’ultima occhiata allo specchio appeso all’ingresso e, dopo essersi aggiustata il rossetto ed infilata le eleganti scarpe con il tacco, imboccò l’uscita.

Attraversò il vialetto di casa e uscì dal cancelletto. Quando alzò lo sguardo sulla strada, però, notò che ad aspettarla non vi era la nera limousine di Zakuro, ma la sportiva e fiammante auto rossa di Ryō. Si incupì un po’. Un istante dopo, lui scese dall’auto e le si avvicinò.

Era vestito con un distinto abito scuro, e per un attimo Ichigo rimase incantata a tal punto che stava perdendo totalmente ogni contatto con la realtà. Oltretutto, il magnifico profumo da uomo che le arrivò alle narici quando lui le fu davanti, non l’aiutò per nulla. Si riprese solo quando lui aprì bocca per parlare.

- Andiamo. – disse, secco. Lei scosse appena il capo e si acciglio.

- Tu che ci fai qui? – gli domandò perplessa. Il biondo la guardò con aria d’ovvietà.

- Sono venuto a prenderti. – aggiunse. Lei fece un passo in avanti, leggermente aggressiva.

- Questo, l’avevo capito, Shirogane. – sibilò – Non sono poi così stupida! Però doveva venire a prendermi Zakuro-san. – lui la guardò serio.

- Io non ho mai creduto n’è sostenuto che tu sia stupida. Sono venuto io a prenderti al posto suo perché dobbiamo parlare. – lei sospirò e si ritrasse leggermente.

- Non è il momento… - mormorò abbattuta.

- Oh, io invece credo che lo sia. Non ho alcuna intenzione di passare un altro singolo minuto in più in questo modo. Tanto meno il resto della serata. Specialmente questa sera. – ribatté serio.

Ichigo ripensò a quello che le aveva detto Zakuro poco prima, e cercò con tutta se stessa la forza per stare a sentirlo. Non le piacevano le discussioni, ma era amareggiata e in quel momento non sapeva se era ancora pronta ad ascoltarlo. Gli diede le spalle e mosse inconsciamente qualche passo verso casa.

Lui, probabilmente temendo che lei stesse scappando, le afferrò delicatamente il polso, fermandola. Sospirò.

- Ichigo, aspetta. – sussuròIo… mi dispiace. – lei spalancò gli occhi e si voltò a guardarlo, ma lui aveva lo sguardo voltato verso un’altra direzione quindi non riuscì a vedergli il volto.

- Ho sbagliato: ti chiedo scusa. – si sentì terribilmente in imbarazzo: non era abituata a ricevere delle scuse da Ryō Shirogane. Arrossì, senza potersi controllare.

Non rispose subito, era troppo paralizzata dallo shock.

Probabilmente lui fraintese il suo silenzio, perché, forse inconsciamente, le strinse leggermente il polso, come se fosse pronto a trattenerla nel caso lei decidesse di non volerlo perdonare e di voler riprendere la sua fuga verso casa. Quel gesto la fece riavere.

- Mh… - si schiarì la voce, poi sorrise appena. Nel momento in cui aveva realizzato quanto lui le aveva detto, si era sentita di nuovo serena. Non riusciva a tenergli il muso per troppo tempo, infondo. Soprattutto quando lui se ne usciva con cose come quella.

 – Va bene, Ryō Shirogane, scuse accettate! Ma che non accada mai più! – ribatté, con una leggera nota scherzosa. Lui la guardò con aria ironica.

- Certo che non succederà più. La prossima volta sarò io a occuparmi di chiudere la porta a chiave, non mi affiderò mai più a te per un compito tanto delicato. – ribatté scherzoso. Lei sbuffò, gonfiando le guance e gli mollò un leggero schiaffo sul braccio, borbottando qualcosa che somigliava molto a “stupido”.  

- Scherzo, scherzo! – la liquidò, ridacchiando – Ora dai, sali in macchina che facciamo tardi! -. Ma non appena lei mosse un passo, lui, che la stava ancora tenendo per il polso, l’attirò delicatamente ma improvvisamente a sé, facendola quasi inciampare. Poggiò le labbra sulle sue e le diede un lungo bacio, poi, fissandola dritta negli occhi, le soffiò sulle labbra:

- Buon compleanno, Ichigo.  – poi, così, giusto per spezzare quell’atmosfera che stava diventando un po’ troppo stucchevole, per i suoi gusti, aggiunse – Però il regalo non te l’ho fatto. Quello devi guadagnartelo…! Ne valuterò il valore in base alla tua prestazione…! -. La rossa divenne del colore dei suoi capelli a quell’allusione, ma poi scoppiò a ridere.

Tutto la rabbia e il malumore di quei giorni erano improvvisamente svaniti, dimenticati nel giro di pochi minuti, sostituiti dalla gioia del ritrovarsi.

 

 

Molto più tardi, quando insieme fecero ritorno al caffè, stanchi ma contenti, un grosso pacco li attendeva nel salone su uno dei tavolini del caffè. Ichigo ci saltellò attorno tutta contenta, gongolando alla vista del bell’incarto elegante.

- Deve essere il regalo di Minto. Mi ha accennato a cena, al fatto che me lo avrebbe dato poi… -. Ryō si avvicinò perplesso, studiando diffidente il grosso involucro. Non gli era affatto sfuggito il ghigno appena accennato di Minto, mentre pronunciava quelle parole.

Impaziente, la ragazza scartò velocemente il pacco. Tuttavia, non appena le fu chiaro di cosa si trattasse, il sorriso svanì dal suo volto e un pallido biancore sostituì il tenue rossore che le sue gote avevano assunto a causa di una paio di bicchieri di vino.

Ryō si spalmò una mano sul viso, distrutto al pensiero di quel che sarebbe successo il giorno dopo.

“ Questa storia non finirà mai…pensò, guardando affranto, attraverso gli spiragli fra le mani, la sua federa e il suo lenzuolo, - sì, erano loro, proprio quelle di quella volta, le aveva riconosciute -  lucide e ricoperte sapientemente da un sottile strato di bronzo. Erano drappeggiate su un raffinato piedistallo in legno e marmo. La targa in metallo incisa su di esso recitava ironicamente: “Noi non dimentichiamo.”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ecco a voi! Una nuova shot! Sì, era un bel po’ di tempo che non aggiornavo e molti di voi avranno perso le speranze e mi avranno abbandonata… T_T Vi capisco, ma spero troverete, in un angolino del vostro cuore la volontà di perdonarmi e di continuare a seguirmi (magari anche di commentare! <3).

Questa magari è un po’ banalotta e corta, molto corta, lo ammetto… però non sapevo come altro metterla giù… non è il top dell’originalità, ed è anche un po’ stucchevole…però avevo voglia di zucchero e di Ryō/ Ichigo! Nel prossimo capitolo probabilmente si vedrà che cosa Ryō ha regalato alla sua bella Ichigo (se lei prima non sarà finita in galera per aver ammazzato Minto! XD).

Proseguirò il prima possibile. Spero di riuscire a finire almeno questa raccolta!

Questa è dedicata a te, Sis! Un bacione, Izayoi007.

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Capitolo 5
*** Sensualità Linguistica ***


SENSUALITA’ LINGUISTICA

 

 

 

 

 

 

 

 

-  I have to go. See you later. –.

Ichigo entrò in cucina in quel momento, proprio mentre Ryō stava salutando Keiichiro ed imboccava la porta posteriore per uscire.

La ormai famigliare fitta al bassoventre la colse in quel momento e fu seguita dal consueto rossore. Rimase imbambolata a fissare con occhi vacui il suo ragazzo che usciva, fino a quando Keiichiro non la richiamò all’ordine e lei fu costretta a riprendere il lavoro.

- Ichigo porta questo al tavolo 5, per piacere! – la rossa afferrò il vassoio e si diresse in sala.

La mattina passò tranquillamente. Ryō non si vide per tutto il tempo, sennonché per poi rispuntare all’ora di pranzo, durante la pausa.

- Dove sei stato? – gli chiese, un istante prima di addentare un pezzo del suo onigiri.

- Rifornimenti per il caffè. Dovevo andare a fare vari ordini per il magazzino. – rispose – Sai, gli ingredienti per i dolci non spuntano magicamente in dispensa. Qualcuno se ne deve pur occupare… - concluse ironico, incrociando le braccia al petto. Ichigo, seduta accanto a lui, ad uno dei tavolini del caffè, cacciò uno sbuffo infastidito, ma prima che potesse esternare tutta la sua irritazione, il cellulare del ragazzo squillò. Il biondo afferrò il telefono, lanciò un’occhiata al display e alzò lievemente gli occhi al cielo.

- Hello, This is Ryō Shirogane. – una voce maschile rispose qualcosa dall’altra parte del ricevitore ma lei aveva già smesso di prestare attenzione. Di nuovo quella sensazione piacevolmente stuzzicante la colse all’improvviso. Sentiva la faccia andare a fuoco e gli occhi appannati fissavano le labbra del biondo che si muovevano scandendo lentamente le parole in quella lingua per lei quasi del tutto incomprensibile. Tutta la sua concentrazione era incentrata su ogni singola sillaba che la voce di lui pronunciava con tono caldo e basso. Strinse le gambe e si piegò leggermente in avanti, cercando di trattenersi, mentre il dialogo telefonico proseguiva. Ingoiò a vuoto e posò l’onigiri che aveva in mano. Improvvisamente le era passato l’appetito. O meglio, era ben altro tipo di appetito che il suo corpo esigeva di soddisfare…

Era talmente concentrata e persa nel suo mondo di fantasie non proprio caste che si accorse solo all’ultimo della mano di Ryō che si avvicinava al suo volto. Si irrigidì, mentre lui le puliva delicatamente il labbro inferiore dai chicchi di riso, passando più volte il pollice su di esso. Il tutto, mentre proseguiva il suo dialogo telefonico in inglese.

Si artigliò le gambe con le mani, e le unghie affondarono nel tessuto morbido dei pantaloni, mentre lui, totalmente indifferente, proseguiva la sua opera di pulizia.

Ichigo si sentiva andare a fuoco. Non avrebbe resistito ancora a lungo. Tirò fuori la lingua per leccare il pollice di lui, ma qualche istante prima, inaspettatamente lui si ritrasse. Si alzò dalla sedia e chiuse il telefono di scatto.

- Devo andare: problemi con i rifornimenti dall’America. – le voltò le spalle e prese la via per l’uscita – Ci vediamo dopo. -.

Lei rimase lì, seduta immobile, gli occhi fissi sulla porta e la lingua fuori dalla bocca.

 

 

 

 

 

 

 

Quando arrivò la sera, Ichigo era stanca, affamata e soprattutto, delusa.

Si lasciò scivolare su una delle panche degli spogliatoi del caffè sbuffando insoddisfatta. Le altre ragazze se n’erano andate da poco e lei era rimasta ultima a rimuginare sul suo problema. Era mai possibile che ogni qual volta sentisse il suo ragazzo parlare nella sua lingua madre lei non riuscisse proprio a trattenersi? Il calore ed il desiderio che la coglievano erano quasi inumani e i brividi che le percorrevano il corpo la squassavano fin dal profondo. Grazie al cielo lui non se n’era mai accorto! Altrimenti sapeva perfettamente che se ne sarebbe approfittato.

Ad ogni modo era inutile stare lì a rimuginarci su; la situazione era quella, doveva solo fare in modo di controllarsi. Lui non l’avrebbe mai scoperta e tutto sarebbe andato bene.

Con rinnovata decisione afferrò le sue cose e si diresse verso casa.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il mattino seguente, ormai totalmente dimentica dei problemi che occupavano la sua testolina rossa solo la sera precedente, Ichigo raggiunse il caffè per iniziare una nuova stressante giornata di lavoro. Appena mise piede all’interno del locale, si ritrovò davanti Ryō che a braccia conserte la fissava con aria perplessa.

- Perché non mi hai aspettato ieri sera? Ti avrei accompagnata a casa, invece di lasciarti andare da sola. – le disse. La rossa lo fissò leggermente irritata.

- Buon giorno anche a te, Ryō. – rispose risentita, poteva almeno salutarla prima di cominciare ad aggredirla – Sono tornata a casa da sola perché non avevo voglia di aspettarti visto che non sapevo a che ora saresti tornato ed ero stanca. Inoltre, so badare a me stessa. Ho fatto quella strada migliaia di volte! – il ragazzo le fece un lieve buffetto sul naso.

- Non dubito che tu sappia badare a te stessa. Non è di te che non mi fido, ma degl’altri. – poi si abbassò su di lei e le sfiorò le labbra con un bacio.

- Buon giorno anche a te. – aggiunse, poi si rialzò e riassunse il suo solito piglio serio – C’è da spazzare il viale. – le allungò scopa e paletta e dopo averla voltata verso l’ingresso le diede una piccola spintarella d’incoraggiamento.

Ichigo rimase inizialmente un po’ disorientata, ma appena si riebbe ed aprì la bocca per protestare: detestava spazzare il viale e lui lo sapeva benissimo.

- Ryō, sai benissimo che odio spazzare il viale, perché lo fai fare a me?! – lui le appoggiò nuovamente le mani sulle spalle e le si rivolte serio.

- Non è un motivo valido per non farlo. Anche le altro lo detestano, ma tuttavia lo fanno senza discutere, ed oggi è il tuo turno. Perciò fallo anche tu senza lamentarti. – poi, quando lei stava per ribattere, si chinò sul suo orecchio, fece aderire l’addome e il petto alla sua schiena e le soffiò con voce roca:

- Do it for me - sentì immediatamente i muscoli della spalle della rossa sotto le sue mani irrigidirsi e la udì distintamente trattenere il respiro. La sua testa rossa si mosse leggermente e lei schizzò fuori con una rapidità inaudita.

Un leggero ghignò soddisfatto si aprì sul volto del biondo mentre sentiva la scopa passare sull’asfalto con insolita foga.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Sei pronta? – Ryō l’aspettava all’ingresso degli spogliatoi. Questa volta non avrebbe lasciato che lei tornasse da sola.

- Sì, ci sono! – uscì sorridendo dallo spogliatoio e dopo averlo abbracciato con foga, gli schioccò un bacio sulle labbra. Lui sorrise appena e l’afferrò per mano, poi si diressero insieme verso casa di lei.

Una volta arrivati davanti al cancello, il biondo le accarezzò una guancia e fece per allontanarsi.

- Beh, tutto qui? Te ne vai così? – fece perplessa la ragazza. Lui si voltò appena.

- Certo, che dovrei fare? – chiese. Lei arrossì un poco, poi abbassò gli occhi sull’asfalto, torturandosi le mani.

- Beh, speravo che venissi un po’ su… - e mentre lo diceva avrebbe voluto sprofondare, ma non ce la faceva davvero più: erano giorni che lui la torturava senza neppure saperlo…

Ryō si trattenne dallo scoppiare a ridere e tornò sui suoi passi, riavvicinandosi alla sua ragazza.

- Mh, e così qui abbiamo un piccola sfacciata, eh…? – domandò, fingendosi serio. Lei si agitò ancora di più e cominciò a muovere furiosamente le mani.

- No, io…no! Ma..che ha- hai capito! No, no…! No io no-n intendevo..! – il biondo le afferrò le mani e si avvicinò fino ad arrivarle a pochi centimetri dal viso.

- Calm down, dear. – ovviamente ottenne esattamente l’effetto che immaginava: la ragazza stava per andare in iperventilazione. A quel punto decise bene di mettere fine a quel giochino che tanto lo stava divertendo, giusto prima che lei gli svenisse lì in mezzo alla strada.

-  Ichigo, calmati. Stavo solo scherzando. – si lasciò sfuggire una lieve risata e lei parve tranquillizzarsi – Vengo su volentieri. – aggiunse, mentre le guance di lei tornavano a tingersi di rosa. Annuì appena e dopo averlo preso per mano cominciò a condurlo verso l’ingresso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Dev’essere dura per te, posso capirlo, ma dovresti imparare a controllarti. – fece lui serio, ad un certo punto, mentre si stavano baciando con foga sul letto. Lei si bloccò e lo guardò interrogativa.

- Cosa…? – risposte leggermente disorientata, per poi tornare a concentrarsi sul collo del biondo.

- Sono consapevole dell’effetto che ha su di te il sentirmi parlare in inglese, ma… - la rossa si bloccò e lo interruppe prontamente.

- Cosa?! Lo sapevi?! – disse con voce strozzata. Merda. Pensò contemporaneamente.

Ryō annuì per nulla turbato.

- Beh, è piuttosto evidente. Non sei proprio il massimo quando si tratta di nascondere le emozioni… - spiegò. Il viso di Ichigo si tinse di rosso per l’ennesima volta e lo guardò ad occhi spalancati, poi piagnucolò qualcosa e nascose la faccia nell’incavo tra il collo e la spalla di lui.

Il ragazzo cominciò a pentirsi di aver scelto proprio quel momento per affrontare quel discorso: probabilmente non sarebbe andata a finire bene. Cominciava ad avvertire le basi per la discussione imminente a cui stavano andando incontro. Maledetta la sua boccaccia.   

- Kami-sama non se ne saranno accorti anche gli altri, spero…! – lui non rispose. Lei alzò la faccia per guardarlo e il ragazzo voltò gli occhi da un’altra parte. Perciò la rossa sentì ancora di più la disperazione premerle addosso come una nube nera e minacciosa. Cominciò a piagnucolare parole senza senso.

- Dai non lo sanno tutti. Solo Keiichiro… -

- Akasaka-san…?! –

- …Forse…Zakuro…-

- Zakuro-san?! –

- …e Purin…-

- Anche lei?! –

- …e Minto…-

- Voglio morire! – e ora come avrebbe fatto a guardarli tutti in faccia?! Akasaka-san?! Akasaka-san!!! Che vergogna!

- Non essere melodrammatica, non è morto nessuno. E poi Retasu non lo sa. E’ troppo ingenua per averlo capito… - ci tenne a precisare lui, come se questo avrebbe potuto in qualche modo consolarla.

- Questo non mi fa star meglio per niente! – gemette disperata. Ci furono attimi di piagnistei e lamenti vari, poi, improvvisamente, il silenzio.

- Aspetta un attimo. Ryō,– lui cominciò a sudare freddo, non gli piaceva quel tono; presagiva guai per lui.

- Questo significa che tu, ben consapevole di questa cosa, te ne sei…come dire… approfittato…?  Ad esempio oggi, per farmi spazzare il viale?! – lui si passò nervosamente una mano fra i capelli biondi e distolse lo sguardo senza rispondere. Ichigo ebbe la sua conferma, e non ci mise molto ad arrabbiarsi.

- RYŌ SHIROGANE!!! – Sbottò stridula e minacciosa, alzandosi di scatto. Aprì la bocca e cominciò a sparare a raffica tutti gli insulti e le minacce che le venivano in mente in quel momento.

Naturalmente, tutte le speranze del giovane di concludere si sciolsero come neve al sole. 

Decisamente, aveva sbagliato momento per intavolare quella discussione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Buona sera a tutti! Sì, è passato molto tempo dal mio ultimo aggiornamento! Ma ora sono qui! J

So che avevo detto che probabilmente questo capitolo sarebbe stato dedicato alla questione del regalo da Ryō ad Ichigo, ma ho cambiato idea... eheheh! Non so se ci sarà mai quel capitolo, dipende da come decido di sviluppare il resto delle one-shot. Per il momento è ancora in forse.

Detto questo, ringrazio e saluto tutti coloro che mi seguono e soprattutto chi commenta! <3

Un bacione e alla prossima! Izayoi007

 

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Capitolo 6
*** Gelosia ***


GELOSIA

 

 

 

 

 

 

 

 

Era una giornata di lavoro come le altre al caffè. Ichigo che corre da un tavolo all’altro, Minto che beve il tè, Retasu che distrugge il nuovo servizio di porcellane inciampando tre volte su quattro sui suoi stessi piedi, Purin che corre divertita sul suo pallone facendo roteare i pochi piatti e piattini ancora incolumi del servizio ormai già decimato da Retasu, e Zakuro che fulmina con lo sguardo i poveri clienti che osano avvicinarsi a lei.

Insomma, il solito caos.

Perciò, nel momento in cui stava posando i soldi di un conto nella cassa, quando Ichigo si ritrovò quel bigliettino in mano, fu talmente sorpresa che rimase a fissarlo per qualche istante. I suoi occhi nocciola scorsero più volte quelle poche parole scritte chiaramente dalla disordinata e imprecisa grafia di un giovane maschio.

 

“Sei bellissima”

 

Vagamente perplessa, alzò lo sguardo e voltò la testa cercando tra i tavoli quello da cui aveva appena ritirato il conto. Un ragazzo moro la fissava sorridendo. Lo sfacciato occhiolino che seguì quel sorriso la fece arrossire di botto. Spalancò gli occhi e distolse lo sguardo impacciata.

Lo aveva riconosciuto, era un ragazzo che ai tempi aveva frequentato la sua stessa scuola. Un bel ragazzo a dire il vero: moro, alto, occhi scuri e mani grandi dalle dita lunghe e flessuose. Era nel club di basket del liceo ed aveva al suo seguito un nutrito stuolo di ammiratrici. Quasi quante quelle di Aoyama.

Che ci faceva lì? E soprattutto: perché le aveva dato quel dannato biglietto?!

- Ichigo! Cosa fai lì impalata da dieci minuti?! Non sai più usare il registratore di cassa?! – la voce di Minto la distrasse dai suoi pensieri.

- N-no! Arrivo! – rialzò lo sguardo un’ultima volta sul giovane, ma lui e il suo compagno erano spariti; il tavolo era vuoto. Fece spallucce, si cacciò distrattamente il bigliettino in tasca e senza dar più peso alla cosa, pensando che magari il ragazzo si fosse sbagliato, e riprese a lavorare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il resto della giornata passò tranquillamente e per tutte loro giunse il momento di tornare a casa.

Ryō non c’era, perciò lei si avviò per la strada da sola. Tuttavia, appena messo piedi fuori dal parco, qualcuno le sfiorò la spalla con un tocco leggero. Terrorizzata ma comunque temprata dalle battaglie con gli alieni, lei si voltò di scatto e facendo perno sulla gamba destra, ruotò su se stessa e con un calcio deciso centrò in pieno volto lo sconosciuto dietro di lei. Questi, completamente colto di sorpresa, perse l’equilibrio e volò sedere a terra con un tonfo secco.

Ancora ferma in posizione di difesa, Ichigo andò a guardare lo sconosciuto e non appena lo riconobbe, spalancò gli occhi per la sorpresa e abbassò le mani strette a pugno.

- Ahi! Ahi! Ahi! Picchi duro per essere una ragazza, eh…? – il ragazzo si stava massaggiando il viso dolorante ancora seduto a terra, ma lei lo riconobbe lo stesso: era il ragazzo di quel pomeriggio al caffè, quello del biglietto. Arrossì immediatamente per la vergogna.

- Oh, Kami-sama! Mi dispiace! Scusami! Santo cielo, non volevo! Pensavo fosse un aggressore!! – cominciò ad inchinarsi mortificata. Lui scoppiò a ridere e si tirò su ancora leggermente dolorante.

- Tranquilla! Tranquilla! La colpa è mia che ti ho sorpresa di sera alle spalle! Anzi, scusami tu! – la rossa smise di inchinarsi e cominciò ad agitare convulsamente le mani sempre più rossa e sempre più in imbarazzo. Il ragazzo ricominciò a ridere sempre più forte.

- No! E’ colpa mia! Mia! Tu non devi scusarti! – il moro le appoggiò delicatamente una mano sulla spalla e bloccò così i suoi deliri. Tuttavia il rossore sul suo viso non era ancora passato.

- Ok, basta così…tranquilla! Non è successo niente! Piuttosto, dove hai imparato a combattere così? – fece sorpreso. Lei fece un gesto vado con la mano.

- Mh… palestra…- mugolo poco convinta. 

D’improvviso, il giovane parve ricordarsi qualcosa di molto importante.

- Scusami, che maleducato! Non mi sono ancora presentato: il mio nome è Takeru Kuroi. Piacere di conoscerti! – ed alla presentazione seguì il consueto inchino. Ichigo rimase un po’ spiazzata, ma poi si presentò a sua volta.

- Sì, so chi sei, Momomiya-san. A dire il vero oggi sono venuto al caffè proprio per te… - le disse. La ragazza lo guardò insicura.

- Per me? E perché? – Takeru sorrise appena, vagamente imbarazzato.

- Beh, perché ho saputo che tu ed Aoyama non state più insieme e…come dire… dal momento che mi sei sempre piaciuta dai tempi della scuola, ho pensato che fosse una buona occasione per chiederti se ti andava di uscire con me… - le confessò diretto.

Le ci volle un po’ per elaborare quel che lui aveva detto, perciò rimase lì a fissarlo inebetita. Il ragazzo si portò una mano dietro alla testa ed abbassò lo sguardo imbarazzato.

- Mh.. sai, mi sento enormemente stupido in questo momento, perciò credo mi sentirei un pochino meglio se tu dicessi qualcosa, Momomiya-san… - lei parve riaversi a quelle parole e, giusto perché fino a quel momento non lo aveva ancora fatto, divenne di nuovo del colore dei suoi capelli.

- I-io non so che dire…cioè… non fraintendermi, ne sono lusingata, però…Beh, io ho già un ragazzo! – un po’ le dispiaceva per lui, era stato così carino…però lei amava Ryō, perciò non voleva dare false speranze a quel ragazzo. Il moro parve quasi afflosciarsi sul posto ma un istante dopo si drizzò inspirando profondamente.

- Va bene, ho capito e scusa se ti sembrerò insistente, ma tu mi piaci davvero e se ne avrò occasione cercherò di convincerti a concedermi almeno un pomeriggio del tuo tempo! Ti farò cambiare idea su di me! – Ichigo era senza parole.

- N-no, scusa… non credo che cambierò idea, amo il mio ragazze e lui…- ma venne interrotta dalla voce decisa del suo interlocutore.

- Non puoi saperlo, perché non mi conosci! Perciò non mi arrenderò finché non mi avrai conosciuto! – le afferrò la mano e la strinse con decisione – Vedrai, ti farò innamorare di me! – la ragazza era ancora più shockata di prima. Ma quel tipo era bipolare?! Un minuto fa sembrava così timido e carino…

- Adesso devo andare, ma mi rifarò vivo! Arrivederci, Momomiya-san! – e senza che lei potesse aggiungere altro, le schioccò un veloce bacio sulla guancia e corse via. Ichigo era turbata e senza parole. Ancora totalmente inebetita, mentre ancora sentiva la guancia bruciarle, riprese la via di casa.  

 

 

 

 

 

 

 

 

Il mattino seguente, quando arrivò al caffè, il suo volto portava su di sé tutti i segni evidenti della notte passata in bianco a rimuginare.

Quel tizio era assurdo, ma capitavano tutti a lei quelli strambi?!

- Ichigo, tutto bene…? Hai una faccia…! – Retasu la fissava preoccupata mentre sistemava uno dei grandi fiocchi della sua divisa. Si ritrovò gli occhi delle sue compagne tutti puntati su di lei. Era evidente che all’interno di quello spogliatoio, tutte avessero notato la sua preoccupazione. Sospirò e si sedette su di una panca. Confidarsi con loro le avrebbe sicuramente fatto bene.

- Ragazze, ho un problema… - si decise a parlare. Purin si fece avanti.

- Con Shirogane onii-san? – chiese cuoriosa. La rossa scosse la testa.

- No, no… con lui va tutto bene. Il problema è un altro…ragazzo! – fece dubbiosa. Minto la guardò con tanto d’occhi.

- Stai tradendo Shirogane?! – Ichigo si alzò di scatto negando animatamente.

- Ma sei impazzita?! No, non sto tradendo Ryō, io lo amo! – affermò con decisione – Il problema è che ieri sera un altro ragazzo mi ha confessato che gli piaccio… -

Zakuro si fece avanti con tranquillità.

- Non vedo dove sia il problema: se ami Ryō, basta dire a questo ragazzo le cose come stanno, senza tanti giri di parole e fine della questione. – La rossa strinse i pugni.

- L’ho fatto! Ma lui non ha voluto ascoltarmi! È così insistente! Mi ha detto che… - e così cominciò a raccontare loro prima del biglietto e poi tutta la scena al parco tutta la scena. Al termine del resoconto, anche le altre si ritrovarono a sospirare.

- E poi ho il terrore che si ripresenti qui al caffè! Come faccio se lo vede Ryō?! Ho paura che potrebbe fraintendere! –

- Lui cosa ne pensa? – le chiese Minto. Ichigo negò con il capo.

- A dire il vero non gliel’ho detto. Non ci ho proprio pensato, perché ieri pomeriggio non ho dato così tanto peso alla cosa… e onestamente non so se parlargliene, ho un po’ paura di come potrebbe prenderla… -

- Secondo me dovresti parlargliene. Tenerglielo nascosto è un errore, oltretutto se poi lo viene a sapere rischi che si arrabbi davvero. E avrebbe ragione. – suggerì Zakuro. La rossa annuì poco convinta.

- Sì, forse hai ragione, ma prima di rischiare voglio aspettare e vedere. Se questo tizio non si ripresenta più, non si porrà nemmeno il problema, perciò non voglio creare inutili allarmismi per niente…- Zakuro si avviò verso la porta a braccia conserte.

- Fai come meglio credi, ma cerca di non far sciocchezze. – le suggerì, prima di uscire.

 

 

 

 

 

 

 

Da quel giorno, Takeru Kuroi non si fece più vedere, perciò la faccenda cadde completamente nel dimenticatoio. Ichigo archiviò felicemente la cosa pensando ad una resa o ad uno scherzo di cattivo gusto. Perciò, fu genuinamente sorpresa ed imbarazzata, quando, qualche settimana dopo, si ritrovò proprio quel ragazzo seduto ad uno dei tavoli del caffè.

- Ciao! – le disse, sorridendole entusiasta. Lei lo salutò, torturando la penna e il blocchetto per le ordinazioni che teneva in mano.

- Mh, ciao! – decise di optare per la professionalità – Cosa posso portarti? – chiese, cercando di mantenere un tono cortese ma distaccato.

- Un caffè, e una fetta di dolce. Grazie! – e quando tornò a guardarlo, notò la traccia violacea ormai quasi del tutto guarita che doveva avergli lasciato lei con il suo calcio. Si sentì immediatamente in colpa.

- Ok, te li porto subito! – risposte, con un tono un po’ più morbido. Lui annuì contento e non disse più nulla.

- E’ lui? – la voce di Zakuro la fece sobbalzare. Allungò l’ordine a Keiichiro e si voltò a guardarla.

- Sì, e non so che fare…oltretutto mi sento in colpa per il segno che ha ancora sulla faccia! – confessò mortificata. Zakuro le sorrise appena, cercando di tranquillizzarla.

- Non preoccuparti, tu trattalo tranquillamente come tutti gli altri clienti e vedrai che andrà bene. La rossa annuì un po’ più convinta.

- Hai ragione, Zakuro-san. Farò come mi hai suggerito! – sorrise e riprese il suo lavoro.

Quando fu il suo turno, portò a Takeru la sua ordinazione.

- Ti ringrazio, quanto ti devo? – le chiese cordiale. Lei fece segno di diniego con il capo, sorridendo appena.

- Nulla, facciamo che questo te lo offro io per scusarmi di averti colpito. – spiegò. Lui la guardò sorpreso e poi sorrise.

- Oh, non ce n’era bisogno, ma ti ringrazio! – Ichigo annuì soddisfatta e si voltò per allontanarsi, ma non appena mosse un passo, si sentì afferrare per la mano.

Tornò a guardarlo e si accorse che proprio il moro la stava trattenendo.

- Scusami, ma dovrei andare dagli altri clienti… - spiegò, cercando di ritrarre la mano. Il ragazzo non la lasciò.

- Aspetta, stai qui con me un po’… facciamo due chiacchiere! – le propose. Ichigo cominciò a sentirsi vagamente a disagio e tentò di liberarsi nuovamente.

- Kuroi-kun, seriamente… non posso! O il mio capo mi sgriderà! – sorrise nervosamente e si guardò un po’ attorno cercando l’aiuto di qualcuno.

- Avanti, non ti mangio mica! Solo cinque minuti! – insistette il moro. Ma prima che lei potesse aggiungere altro, un’altra mano, chiara ma sicuramente mascolina e poco più grande di quella di entrambi, si poggiò con fermezza sul braccio del ragazzo moro.

Ichigo vide, sorpresa ed anche sollevata, Ryō che stava a sua volta fissando Takeru con i suoi penetranti e seri occhi di ghiaccio.

- C’è qualche problema, qui? – chiese, forzando leggermente la presa senza staccare gli occhi da quelli del suo interlocutore. L’altro lo guardò leggermente infastidito ma rispose con tono cortese.

- No, assolutamente. Stavamo solo scambiando due amichevoli chiacchiere tra vecchi compagni di scuola. – Ryō non si mosse di un millimetro. Lanciò un’occhiata veloce alla faccia tesa di Ichigo poi tornò a concentrare la sua attenzione al ragazzo.

-  Io non credo affatto. Piuttosto, lei mi sembra alquanto infastidita dalle tue attenzioni indesiderate. – ribatté con glaciale cortesia. Takeru parve vacillare leggermente a quelle parole.

- E tu saresti….? – chiese incerto.

- Ryō Shirogane. Sono il proprietario del caffè. E tu invece…? – chiese il biondo a sua volta. Il ragazzo più giovane parve veramente sorpreso di ritrovarsi di fronte al proprietario di quel posto, ma non perse la calma e la determinazione.

- Oh, Io sono Takeru Kuroi. Sono un vecchio compagno di scuola di Ichigo e desidererei scambiare solo due chiacchiere con lei… - indicò la rossa. Lei vide una vena sul collo del suo ragazzo pulsare pericolosamente.

- Ichigo sta lavorando, non è disponibile. Né ora né mai. – disse, cercando di lasciare intendere che doveva lasciare in pace la ragazza. Strinse gli occhi e la presa sul braccio dell’altro. Parve essere efficace, questa volta, perché il moro mollò la mano di Ichigo con una smorfia di dolore. A quel punto, dopo qualche istante, giusto per essere che il concetto fosse ben chiaro, anche Ryō lo lasciò andare a sua volta.

Takeru si massaggiò il braccio indolenzito e gli lanciò un’occhiata astiosa che il biondo ignorò totalmente. Si voltò verso la rossa e ammorbidì leggermente lo sguardo.

- Ichigo, torna a lavorare ora. D’ora in poi sarà Zakuro ad occuparsi di Kuroi-san. – le disse tranquillo. Lei lo ringrazio e si allontanano verso la cucina, seguita dal fidanzato.

Una volta che furono giunti all’interno, lei si voltò a guardarlo mortificata.

- Ryō, mi dispiace, io… - lui la interruppe con un gesto secco della mano e poi con l’altra le prese la sua.

- So già tutto, Zakuro mi ha spiegato un attimo fa. Non è colpa tua, ma avresti dovuto parlarmene prima. – disse, poi cominciò ad esaminare il polso della fidanzata.

- Ti ha fatto male? – chiese, rigirandoselo delicatamente fra le dita e guardandolo con attenzione. Era leggermente arrossato ma non le faceva particolarmente male.

- No, sto bene. – rispose, contenta di quelle rare attenzioni che il ragazzo le dedicava. Ryo annuì apparentemente soddisfatto e la lasciò andare.

- Bene. – annuì – Per oggi stai in cucina con Keiichiro, è meglio. Per i prossimi giorni vedremo, ma spero non ci sarà bisogno di preoccuparsene ulteriormente. – decretò. Lei annuì e sorrise grata. Il ragazzo si abbassò su di lei e la fissò serio.

- E ribadisco che la prossima volta gradirei che me ne parlassi prima, Ichigo. Mi fai preoccupare, damn it! -  aggiunse. La ragazza si sentì un po’ in colpa.

- Hai ragione, mi dispiace… - disse, torturandosi le mani. Lui sorrise appena e la baciò, approfittando della vicinanza.

- Va bene così. L’importante è che la cosa non si ripeta. – le disse, appoggiandole una mano sul capo. Lei arrossì annuendo.

- Però non sono mica una bambina! – protestò imbronciandosi, giusto per contraddirsi da sola. Il ragazzo ridacchiò con quella sua rara risata bassa e roca che la faceva impazzire. Poi si avvicinò di nuovo, afferrandola per le natiche e la caricò sul bancone della cucina, cominciando a baciarla con foga.

- Credi che farei mai questo se ti reputassi una bambina…? – le sussurrò all’orecchio a bassa voce con il respiro affannato. Lei non riuscì a rispondere a voce. Si limitò a scuotere la testa in segno di diniego.

Un attimo prima che Keiichiro rientrasse dalla dispensa, Ryō uscì dalla cucina e Ichigo si affrettò a scendere dal bancone, cercando di riprendersi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gettò il sacco nero nell’apposito bidone e sospirò stanca, passandosi una mano sulla fronte per detergere il sudore. Dal momento che si era già cambiata, decise di aspettare Ryō là fuori e godersi gli ultimi caldi raggi del sole estivo, stendendosi sull’erba.

Ad un certo punto, un’ombra oscurò il sole danti al suo volto, perciò lei riaprì gli occhi e si ritrovò il fidanzato chinato su di lei che la guardava perplesso dall’alto.

- Cosa stai facendo? – chiese dubbioso. Ichigo sorrise e si tirò su a sedere.

- Mi godo il sole mentre ti aspetto! – rispose, poi si allungò e lo baciò leggera.

Il ragazzo allungò la mano e l’aiutò ad alzarsi.

- Comunque, guarda che non mi dimentico che mi devi dare ancora lo stipendio di questo mese, sai…? – fece la rossa, mentre si incamminavano. Lui sorrise appena.

- Ah, sì…? Pensavo che ormai non lavorassi più per denaro… - ribatté allusivo. Lei gli fece la linguaccia, ma prima che potesse ribattere ancora, si ritrovò bloccata dal ragazzo che guardava serio davanti a sé.

- Ma che…?! – si interruppe, accorgendosi solo in quel momento che distratta com’era stava per scontrarsi con una persona davanti a lei. Meno male che lui l’aveva fermata. Stava per scusarsi, tuttavia quando si rese conto chi si trovava davanti, si irrigidì.

- Takeru-kun, perché sei qui? – chiese lei. Era passato diverso tempo dall’ultima volta che si erano visti, perciò lei pensava che stavolta non si sarebbe più fatto vedere davvero. Lui ignorò completamente la sua domanda ed anche Ryō.

- Ciao Momomiya-san! Hai finito di lavorare? Che ne dici di andare a farci un giro? Ti offro la cena! – Ichigo era stordita da quel fiume di parole. Quel ragazzo era davvero insistente come pochi. A quel punto, Ryō intervenne.

- Non ti avevo detto che Ichigo non è disponibile? – chiese, il suo tono era calmo, ma affilato come la lama di un pugnale. La rossa notò che pur essendo alto, Takeru era comunque più basso del biondo. Pure lui sembrò notarlo con un certo timore. Deglutì, ma non demorse.

- Senti, adesso non sta lavorando, no? Quindi che male c’è se le chiedo di uscire?! – Ryō non gradì affatto quell’insistenza, ma questa volta fu Ichigo ad intervenire. Lo prese delicatamente per mano ed intrecciò le dita con le sue.

- Ascoltami bene, Kuroi-kun: ti avevo già detto che non sono interessata a te. Ti ho detto che non lo sarò mai perché ho un ragazzo e sono innamorata di lui. Quel ragazzo è Ryō; noi due stiamo insieme. – gli spiegò con calma e decisione. Il moro fece una smorfia infastidita, poi si allungò verso la ragazza.

- Ma se solo tu mi dessi una possibilità, io… - a quel punto la pazienza di Ryō stava veramente giungendo al termine.

- Adesso basta. Mi hai veramente scocciato. – disse, stringendo la mano libera a pugno – Sparisci immediatamente e non farti più vedere, oppure te ne farò pentire. Non sto scherzando. – disse, parandosi davanti a lui. Questi sospirò sconfitto, e fece per girarsi ed andarsene, ma all’ultimo, vigliaccamente, si girò di scatto e gli piantò un pugno in pieno viso, facendolo vacillare all’indietro. Nell’indietreggiare, però urtò Ichigo, la quale, colta di sorpresa, finì a terra lanciando un urlo. Il biondo, con una mano sull’occhio e una smorfia dolorante in viso, si voltò verso di lei con evidentemente preoccupazione.

- Ichigo, ti sei fatta male? – chiese e quando lei lo rassicurò con un segno di diniego, lui si voltò di scatto e sferrò a sua volta un pugno in pieno stomaco all’altro, il quale si piegò in due e cadde sulle ginocchia, sputacchiando un po’ di saliva.

- Vattene, prima che chiami la polizia. – lo minacciò l’americano, ancora con i pugni alzati. Finalmente l’altro parve capire l’antifona e dopo essersi faticosamente rialzato, sparì di corsa.

 

 

 

 

 

 

 

 

- Shit! – imprecò, deponendosi un piccolo sacchetto di ghiaccio sull’occhio tumefatto. Sentì Ichigo ridacchiare appoggiata al bancone nell’angolo della cucina e la raggiunse con un paio di falcate.

- Ti fa male? – gli chiese, sollevandogli il sacchetto dall’occhio per dare un’occhiata alla sua ferita di guerra. Stavo cominciando a gonfiarsi ed era violacea e giallognola. La sua bocca si mosse in una smorfia di disgusto alla quale lui storse il naso.

- Non più di tanto… - rispose – tu piuttosto, stai bene? Ti sei fatta male? – le chiese, accarezzandole una guancia.

- Sì, te l’ho già detto. Non preoccuparti! Al massimo mi verrà un piccolo livido sul sedere…- il ragazzo annuì sollevato.

Passarono qualche istante in silenzio, poi la risata trattenuta della rossa lo infranse.

- Perché ridi adesso? – fece Ryō perplesso. Lei esitò qualche istante, poi lo guardò di sottecchi da sotto le lunghe ciglia nere, sempre ridendo sotto i baffi.

- Eri geloso…? – chiese, con vocina sottile. Il biondo spalancò appena l’occhio ancora buono, poi distolse lo sguardo.

- Non dire sciocchezze. Perché mai avrei dovuto essere geloso di quel tizio? – il sorriso di Ichigo si allargò ancora di più. Per una volta era lei, quella con il coltello dalla parte del manico. Non si sarebbe certo fatta sfuggire quella ghiotta occasione di prenderlo un po’ in giro.

- Beh, era carino… - buttò lì casualmente. Lui non si voltò nemmeno.

- Tsk. – era evidente che era seccato.

- Effettivamente avrei potuto concedergliela un’opportunità…- scherzò lei, con finta aria riflessiva.

- Sei ridicola. Non cadrò nella tua trappola. – il sorriso della ragazza si allargò ancora di più, si sfiorò la guancia, facendo ben attenzione che lui notasse il gesto.

- E poi quel bacio… - Ryò voltò la testa fulmineo, andandola a stringendo l’occhio buono per fissarla con più intensità.

- Bacio?! Quale bacio?! – l’afferrò per una spalla e la costrinse a guardarlo. Lei si finse sorpresa.

- Ma come, Zakuro-san non ti aveva raccontato tutto…? – rispose, poi si puntò un dito sulla guancia – Takeru-kun mi ha dato un bacio proprio qui! –. L’occhio di lui divenne una lastra di ghiaccio. Serrò la mascella e strinse un pugno.

- Non hai appena detto che non sei assolutamente geloso di quel tizio…?  - a quelle parole, lui forzò i muscoli al rilassamento e capì di essere caduto direttamente nella trappola di lei.

- No, infatti non lo sono. – Ryō recuperò la calma, poi come se nulla fosse, getto via il sacchetto del ghiaccio, si abbassò sul suo collo e cominciò a percorrerlo con una lunga scia di piccoli baci bollenti. Si soffermò a lungo sulla guancia precedentemente indicatagli da lei.

- Ed ora, se mi lasci fare, ti illustro un paio di validi motivi per i quali non ho alcuna ragione di essere geloso… - sussurrò. Lei arrossì e ridacchio scioccamente.

Decise che poteva concederglielo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nuovo capitolo: è arrivato presto, ne? Grazie a chi legge, mette la storia tra le seguite/preferite e quant’altro ( lo facciamo un piccolo sforzo per lasciare un commentino…? J ) ma soprattutto a chi commenta.

Spero vi piaccia! Alla prossima!! Izayoi007.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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