Verba volant, scripta manent di izayoi007 (/viewuser.php?uid=15320)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Verba volant, scripta manent ***
Capitolo 2: *** New experience ***
Capitolo 3: *** Inopportuno ***
Capitolo 4: *** Noi non dimentichiamo ***
Capitolo 5: *** Sensualità Linguistica ***
Capitolo 6: *** Gelosia ***
Capitolo 1 *** Verba volant, scripta manent ***
“Verba
volant, scripta manent”
(...)”
Ti Dirò “ti amo” tutti i
mercoledì, finchè non ti innamorerai di me a tua
volta” (...)
Driin!
Driin!
Il fastidioso trillare della
sveglia invase tutta la stanza.
Una graziosa bianca mano fanciullesca fece capolino, intraprendente,
dalle morbide coperte del letto, tastando alla cieca gli oggetti sul
comodino fino a che non raggiunse vittoriosa l’oggetto
interessato e lo spense con un gesto secco.
L’arto si ritrasse nuovamente all’interno della
nicchia calda offerta dalle lenzuola e la proprietaria del medesimo
decise di concedersi ancora qualche secondo quel piacevole tepore,
prima di alzarsi. Passarono quindi i secondi e ad essi si susseguirono
i minuti fino a che questi ultimi non divennero trenta. Solo allora, un
grido agghiacciante che di piacevole aveva poco, squarciò
l’aria, svegliando definitivamente il resto del vicinato.
- SONO IN RITARDO!!! -
Dall’altra parte della casa, i due coniugi Momomiya
rinunciarono definitivamente a riprendere il sonno o quanto meno a
crogiolarsi meramente per qualche istante in più tra i
morbidi guanciali, essendo già a conoscenza di quanti rumori
molesti di lì a poco si sarebbero inevitabilmente susseguiti
uno più improbabile dell’altro.
Fu possibile udire un “elegante” grugnito da parte
dell’uno e un gemito leggermente contrito da parte
dell’altra.
Il tutto fu seguito da una serie di rumori indistinti provenienti
talvolta dalla camera o dal bagno ed infine dalla porta
d’ingresso che si chiudeva rumorosamente.
E di nuovo filenzio. Finalmente.
***
Nel frattempo, la nostra
simpatica ritardataria in questione, precipitatasi fuori dalla porta,
nemmeno a dirlo, si mise a correre ad una velocità inaudita.
Non doveva assolutamente arrivare in ritardo. Non ancora.
Altrimenti sai che predica Shirogane?!
A proposito di Shirogane...che giorno era?
Si fermò di botto in mezzo alla strada e il suo viso
sfumò in modo preoccupante tendendo verso il rosso porpora.
Era mercoledì.
Mercoledì...
(...)”
Ti Dirò “ti amo” tutti i
mercoledì, finchè non ti innamorerai di me a tua
volta” (...)
Riprese
a camminare più lentamente, completamente persa nei suoi
pensieri.
Fu inevitabile che quel ricordo riaffiorasse nell sua giovane mente.
E la fece riflettere. Ancora una volta.
Non era raro ultimamente, che il pensiero di quel gelido biondo le
ronzasse piacevolmente nel cercello.
Un attimo. Piacevolmente?!
E da quand’era che aveva cominciato a considerare il suo
pensiero piacevole?
Non lo sapeva. Forse da quella volta...?
- Devo dirti una cosa.-
-
Se è un altro dei tuoi stupidi insulti, te li
puoi anche risparmiare! -
- No, non lo è -
-
Bene, allora dimmi...-
- Ichigo, io ti amo...-
Arrossì nuovamente e
il respiro le si mozzò in gola.
In quell’occasione, non era stata in grado di dire nulla: non
era pronta. Non se lo aspettava e lui l’aveva totalmente
spiazzata. Effettivamente quella era una dichiarazione
d’amore in piena regola e ne era stata lusingata.
Peccato che quello non fosse il momento più adatto.
Nè il luogo, nè la persona a dire il vero.
Non lo amava e non si aspettava assolutamente che lui
l’amasse.
Ma andiamo! Erano completamente antitetici. Un ossimoro insomma.
Un grosso ossimoro.
Non facevano altro che litigare come cane e gatto!
Lei e...Shirogane?!
Lei? Testarda, impulsiva, dolce, sempre allegra, altruista, carina
– assolutamente non bella -
non esattamente una cima, ma comunque nella norma...
Lui invece? Freddo, indifferente, un tantino cinico e mai un sorriso
addolciva la sua espressione dura. Era un genio con un Q.I.
elevatissimo ed era bello da mozzare il fiato.
Insomma, come già detto, non centravano nulla
l’uno con l’altra.
Eppure lui si era innamorato di lei. E lo aveva persino confessato.
E lei? Era rimasta a fissarlo con gli occhi sgranati ed un colorito
pallido da far spavento.
Che stupida era stata! Lui non l’aveva presa esattamente bene
– era umano in fondo – aveva sospirato e senza
nemmeno una parola – beh, non era tanto strano per quello
– se n’era andato.
Ma che doveva fare lei? Dopo tutto non l’aveva mai
considerato sotto quell’aspetto e poi, amava Aoyama!
Però...riflettendoci...
Che?! Ma che le saltava in testa!
Sta di fatto che non aveva fatto in tempo a pensare a
null’altro che improvvisamente lui era ricomparso,
spaventandola a morte fra l’altro, piazzandosi davanti a lei
serissimo e con uno sguardo deciso da far paura.
Ed allora le aveva detto quella famosa frase.
Erano passati tre anni da allora.
E da allora tutti i mercoledì, puntualmente, le ripeteva
tenacemente quel “ti amo”.
E puntualmente le sue aspettative venivano deluse perchè lei
non rispondeva mai. Più per imbarazzo che per altro.
Anche perchè, seppur essendo convinta di non averlo fatto
per lui, aveva lasciato Masaya che tanto diceva e credeva di amare.
E lui non demordeva mai. Era tenace, doveva riconoscerlo.
Persa nei suoi pensieri non si accorse di essere arrivata al
caffè. Con mezz’ora di ritardo, fra
l’altro.
Mentre varcava riflessiva la soglia, non badò neppure al
commento acido di Minto e si concentrò unicamente sulla
ricerca del biondo, aspettandosi che da un momento all’altro
le si avvicinasse furtivamente e passandole accanto, in modo del tutto casuale,
le sussurrasse quelle parole con la sua voce calda e
leggermente roca, con quel tono sensuale e carezzevole che ogni dannata
volta le scivolava languidamente addosso, facendola rabbrividire.
Ma ciò non avvenne e la sua inspiegabile delusione fu
palpabile.
Aggrottò le sopracciglia e si allontanò
pensierosa verso gli spogliatoi.
. -
Shirogane-kun? -
-
Mhm...? -
-
Perchè proprio mercoledì? -
-
...-
-
...-
-
Lunedì non è adatto, devi ancora
smaltire la collera verso di me .
Martedì
neppure, il tuo pensiero è unicamente rivolto ai nuovi dolci
di Kei...
Giovedì
è un giorno inutile, neutro. Non mi piace.
Venerdì
sei troppo persa nelle tue fantasie vero Aoyama e su ciò che
farete il giorno successivo .
Sabato
esci con lui.
Domenica sei troppo occupata ad inveire contro di
me perchè ti faccio lavorare
nel tuo unico giorno libero, per
potermi ascoltare.
Martedì è un giorno di mezzo, in cui nulla è certo e
deciso e c’è spazio per la
riflessione a mente libera. .
E
poi è il giorno in cui mi sono dichiarato la prima volta....-
Una volta cambiata,
l’ex mew mew fece la sua apparizione in sala, pronta per
lavorare.
Era inutile rimuginare su quel ragazzo. Probabilmente aveva da fare.
Aveva tutto il giorno per dirle nuovamente “ti amo”.
***
Lavorò duramente tutta la mattina, assieme alle
sue compagne e il pensiero del biondino, che non si era fatto ancora
vedere, per quel paio d’ore non la tormentò.
Fu allora, quando arrivò l’ora di pranzo ed il
locale chiuse per la pausa che finalmente, quando tutti si riunirono
per mangiare le prelibatezze di Kei, il ragazzo americano fece la sua
comparsa.
Ichigo alzò lo sguardo per incontrare il suo mentre varcava
la soglia della sala principale ma i suoi occhi, freddi come il
ghiaccio e la sua espressione totalmente indifferente, la colpirono
come un pugno nello stomaco, ferendola più di quanto
pensasse.
Riprese a mangiare silenziosa e per tutto il pasto non si rivolsero
parola.
Ogni tanto, di sottecchi, la rossa lo osservava incuriosita.
Perchè era così strano quel giorno?
Non vi furono battuttine pungenti, sguardi penetranti o parole
bisbigliate morbidamente al suo orecchio da quelle labbra fini.
Nulla di nulla. L’ indifferenza più totale.
E scoprì che questo la feriva in un modo che riteneva
straziante.
Concluso il suo pranzo, il biondo si alzò e si diresse verso
di lei.
Ci
siamo,
pensò lei.
Ryo le si fermò davanti e si chinò su di lei con
il braccio teso.
I suoi battiti accellerarono bruscamente ed arrivò a
sfiorare un attacco di cuore.
L’improvvisa tachicardia fu accompagnata
dall’inevitabile rossore agli zigomi e dal respiro mozzato.
Shirogane si bloccò praticamente a pochi millimetri dalle
sue labbra e lei rimase paralizzata a fissare i suoi magnifici occhi
cerulei a quella brevissima distanza, mentre una goccia di sudore
freddo le correva giù dalla tempia.
Il biondo però, contro ogni sua aspettativa, le
lanciò un occhiata neutra e afferrò uno straccio
appena dietro di lei.
Quando si risollevò e si allontanò,
l’incanto si ruppe e tutta la tensione acculata
scivolò via come un alito di vento sulla pelle.
Anche questa volta, la sua delusione fu ben visibile. Ma non hai suoi
occhi che nuovamente negarono la realtà, mascherando
ciò che le premeva sul cuore con quella che lei
chiamò semplice “sorpresa”.
.
-
Da quanto? –
- Cosa? –
-
Da quando, sì...insomma...sei innamorato di me? –
-
Da sempre -
Passò
il pomeriggio a rimugginare silente sullo strano comportamento dell’amico.
Ipotizzando ogni qualsiasi spiegazione al suo insolito atteggiamento,
non trovando però alcuna soluzione. E mentre rifletteva, la
sua mano passava per l’ennesima volta lo straccio sul
tavolino ormai consunto.
- Ichigo! – sobbalzò, sentendo quella
voce e, molto lentamente, con il cuore in gola per l’ennesima
volta in quella giornata, spostò il suo sguardo sulla figura
snella e atletica del bellissimo americano. Era la volta buona, ora le
avrebbe detto di amarla.
- Sì..? – pigolò con voce strozzata,
inghiottendo a vuoto.
Lui la guardò serio e poi si avvicinò
velocemente. Ichigo arretrò involontariamente di un passo,
urtando il tavolino dietro di lei. Finalmente lui parlò.
- Se non la smetti mi consumerai il piano del tavolo! – la
ammonì ed anche questa volta le sue aspettative si
infransero rumorosamente – almeno dentro di lei - come un
vaso di vetro che cade al suolo.
Non rispose e lui, sempre ostinatamente indifferente, se ne
andò silente.
Trasse un sospiro e si abbandonò sulla sedia,
all’improvviso svuotata di tutte le sue energie.
***
Così
arrivò la fine della giornata.
Ichigo, rimasta sola alle prese con le pulizie del roseo locale
Si armò di secchio e spazzolone, borbottando contro la
pigrizia delle sue compagne che le lasciavano sempre i lavori
più ingrati con una qualsiasi patetica scusa, e raggiunse la
sala principale.
Adagiò il secchio a terra che causò un lieve
tonfo sordo e poi scese il silenzio più desolante.
Improvvisamente Ichigo si sentì sola e triste e i pensieri
distruttivi di quella giornata tornarono ad arrovellarle il cervello.
Perchè Shirogane si comportava in quel modo?
Perchè l’aveva deliberatamente ignorata tutto il
giorno?
E perchè lei si sentiva così maledettamente
triste a quel pensiero?
Perchè era tanto turbata?
Infondo...non lo amava...o sì?
Scosse il capo, dandosi mentalmente della stupida per
quell’assurdo pensiero.
Un improvviso lampo le attraversò il cervello.
Un momento, e se lui non l’amasse più?
Inspiegabilmente, le gambe presero a tremarle e non la ressero
più. Dovette sedersi.
Le labbra le tremavano e così anche il resto del suo corpo.
Un improvviso senso di vuoto la colse e si sentì
infinitamente pesante, come se reggesse sulle spalle il peso di tutti
il mondo.
Lui..non l’amava davvero più?
No, non poteva essere...lo aveva fatto per tre anni, anzi, di
più visto che le aveva confessato di amarla dalla prima
volta che l’aveva vista ed ora...non poteva aver smesso di
amarla in meno di una settimana!
Doveva chiederglielo.
Non poteva aspettare: era troppo importante.
Velocemente concluse il suo turno di pulizie e si diresse alla ricerca
del giovane.
Lo trovò in cucina.
-
Perchè? – lui si voltò a guardarla con
un leggero sopracciglio inarcato e la consueta espressione
indecifrabile. Poggiò il bicchiere da cui stava bevendo e le
rispose accigliato.
- Perchè...cosa? – lei divenne paonazza ma non si
diede per vinta, doveva sapere.
- Perchè oggi non mi hai detto “ ti amo”
? Oggi è mercoledì! – disse, tradendo
una certa ansia nella voce.
Lui non parve minimamente turbato dalla domanda e, dopo averle voltato
le spalle, si diresse verso la porta.
- “Verba volant...-
citò misteriosamente, sparendo dietro l’ingresso.
Ichigo rimase interdetta.
Che?!
Che diavolo centravano le “parole volanti”?!
Anche se la sua conoscenza di latino era pressocchè nulla,
aveva sentito quel semplice modo di dire, ma che centrava in quel
momento?!
***
- Mamma sono a casa!! – dopo il solito grido di
annuncio, seguito dalla risposta dei genitori a proposito della cena
pronta da lì a pochi minuti, Ichigo salì in
camera sua e si lanciò stancamente sul letto.
Il pensiero fisso di Shirogane non voleva abbandonarla e la testa le
pulsava intensamente dal dolore.
Ma che singnificato potevano avere le sue parole?
Che davvero fossero una conferma della sua ipotesi? Probabile.
Che si fosse dimenticato? Impossibile. Aveva una memoria ed una
precisione quasi inumane e poi non si era mai dimenticato.
Si passò una mano tra i capelli e si alzò,
constatando di aver bisogno di un bagno ristoratore.
Sbuffando si alzò e, preso il necessario, si recò
in bagno.
Mentre si spogliava nell’anticamera del bagno e riponeva i
vestiti nel cestello dei panni da lavare, il suo cervello non la
smetteva di elargire assurde ipotesi sulla spiegazione della frase di
lui ma nessuna, alla fine, le pareva abbastanza convincente.
Improvvisamente, di nuovo una domanda fece capolino nella sua mente:
perchè se ne preoccupava tanto?
Ripensò alla giornata e a quell’ultimo periodo.
Alle palpitazioni quando lo vedeva ed al principio d’infarto
quando le si avvicinava. Riflettè sulla sua ansia e la
trepidazione quando il mercoledì andava al caffè
ed aspettava il suo “ti amo”.
Rimase qualche istante ferma immobile e la risposta, inaspettata e
quanto mai sorprendente, le arrivò da sola: si era davvero
innamorata di lui.
Alla fine se ne rese conto. E immediatamente lacrime amare scesero
senza controllo dai suoi occhi.
Se solo ne fosse accorta prima, ora loro due starebbero probabilmente,
felicemente insieme. Invece, la sua testa dura le aveva impedito di
vedere quello che appariva ora così evidente davanti ai suoi
occhi e che era così lampante.
Invece si ritrovava da sola a piangere un amore che aveva perso.
Si lasciò cadere seduta e la disperazione prese il
sopravvento.
Il rumore dei singhiozzi sovrastò quello di un leggero
fruscio e di qualcosa che cadde dalla sua tasca, con un piccolo tonfo a
terra e lei non si accorse di nulla.
Pianse per diversi minuti, fino a quando la madre, preoccupata, non la
venne a chiamare. In fretta si asciugò le lacrime e si
sciacquò il viso.
Quando aprì la porta del bagno se la trovò
davanti che la squdrava in ansia.
- Tutto bene? –
- Sì! – mentì, cominciando ad avviarsi
verso l’uscita.
Improvvisamente sua madre la fermò.
- Ichigo, credo che tu abbia perso qualcosa...- mormorò
Sakura, indicando alle spalle della figlia, la quale si girò
stancamente. Effettivamente c’era qualcosa e quando Ichigo
comprese di cosa si trattasse spalancò gli occhi incredula.
Un lettera.
Sopra, in una bella ed elegante calligrafia, c’era scritto:
“for Ichigo”.
Si precipitò a prenderla e poi si catapultò fuori
dal bagno, correndo in camera sua ed ignorando totalmente i richiami
della madre.
Non appena fu arrivata, con mani tremanti per l’emozione e la
paura, aprì frettolosamente la busta e poi rimase a fissarne
il conenuto accuratamente ripiegato.
Aveva riconosciuto subito la scrittura: era di Ryo.
Trasse un profondo sospiro e finalmente l’apri.
Sgranò gli occhi che divennero immediatamente lucidi.
Fissò le parole scritte su quel foglio senza battere le
ciglia per infiniti istanti e il tutto si impresse a fuoco nella sua
mente:
...scripta
manent”
TI
AMO
Sorrise tra le lacrime e
finalmente le parole di quella sera aquistarono un senso.
E diedero un senso alla sua vita.
*“Verba
volant, scripta manent”: lett. le parole volano, gli scritti
rimangono.
Famosa
citazione latina che prende origine da un discorso di Caio Titus al
senato romano.
Piccola
one-shot.
In realtà, questo dovrebbe essere la prima di una piccola
serie di one-shot auto-conclusive, tutte comunque collegate tra loro (
sò di avere altre ff da proseguire, ma non ho resistito).
In ogni caso, non contate troppo su aggiornamenti frequenti
perchè quest’anno sono d’esame e lo
studio, specialmente in questo periodo, si intensifica! (uff...)
Bene, ringrazio preventivamente tutti loro che leggeranno e in
particolare che commenteranno.
Sarei un ipocrita se dicessi che non mi importa che commentiate. In
realtà ci tengo parecchio. Naturalmente siate spietati e
soprattutto cercate di sottolineare i miei punti di forza ma
più che altro ciò in cui sbaglio. Parlando
onestamente, sò perfettamente di non essere perfetta e
nemmeno il mio modo di scrivere lo è. Quindi, cortesemente,
siate onesti e esponetemi integralmente il vostro pensiero senza paura.
Credetemi, le critiche sono più ben accette di quanto
pensiate. Mi aiutano a comprendere i miei errori e a migliorare.
Sarebbe il regalo più bello che potreste farmi. Vi ringrazio
ancora. Saluti e baci Izayoi007
|
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Capitolo 2 *** New experience ***
New experience
NEW EXPERIENCE
- Avanti, provala per una volta! Cosa ti costa? -
- Non mi va -
- Non essere sciocco, come fai a dire che non ti va? Non l'hai mai
provata! -
- Ti ho già detto che non mi piace! Non insistere! -
- Uffa, Ryo alle volte non mi sembri nemmeno umano! -
- E tu invece, mi sembri una mocciosa! -
- Ryo! -
- Ok, ok, scherzavo...non ti arrabbiare! -
- Lo farò soltando se la provi! Avanti non sarà
mica la fine del mondo! -
- Ho già detto di no, non riuscirai a convincermi,
è inutile che insisti! -
- Ma dai, è così dolce! Piace a tutti gli uomini
di questo pianeta! -
- Tutti eccetto uno, a quanto pare -
- Guarda che non ti perdono! -
- La tua non mi piace, va bene?! Ne proverò delle altre! -
- Che maleducato! Questa è l'ultima volta che te la
offrò così spontaneamente, ti avverto! -
- Meglio, cominciavi a diventare soffocante! -
- Ryo Shirogane, sarà meglio per te che ti scusi
immediatamente! -
- E perchè? é la verità, non vedo
perchè dovrei chiederti scusa...-
- Ryo! -
- Ok, ok, chiedo umilmente perdono, di nuovo ,
ma non la provo! -
- Ah! Non ti sopporto quando fai così! -
Ichigo sbatté furiosa la forchettina che reggeva tra le
dita,
abbandonandola arrendevole sul piattino. Si udì un leggero
tintinnio quando il metallo della posata cozzò contro la
porcellana e il pezzetto di torta ai lamponi che reggeva tra i denti
ricadde a fianco della fettina a cui apparteneva e che era contenuta
nel piattino finemente decorato.
La rossa lanciò un occhiata in tralice al biondo davanti a
sè e borbottò seccata:
- Non capisco come sia possibile che non ti piaccia la torta! - Ryo
sbuffò e aggrottò la fronte irritato.
- Te lo ripeto: i dolci non mi piacciono! - sibilò,
alzandosi contrariato. Lei si alzò a sua volta.
- E adesso dove vai? -
- In laboratorio - rispose, sparendo dietro la porta di mogano scuro.
La ragazza sospirò e si abbandonò afflitta sulla
sedia
sulla quale poco fa era seduta, vicino al biondo.
Non passarono pochi istanti che la testa del suddetto spuntò
birichina esattamente da dove era sparita.
- Ehi, non battere la fiacca ora! La pausa è finita, torna a
lavorare con le altre! - si spostò giusto in tempo per
evitare
di essere colpito in pieno viso da un sacchetto di farina che invece
colpì la porta e si ruppe, imbiancando buona parte della
cucina.
Ichigo si mise le mani tra i capelli accompagnando il gesto con un
gemito esasperato. Ora sarebbe toccato a lei pulire!
Si tirò su le maniche e prese scopa e paletta.
Forza e coraggio,
finirà anche questa giornata!
pensò, piegandosi per iniziare il suo lavoro. I suoi
pensieri le fecero affiorare alla mente piacevoli ricordi ed un lieve
sorriso accompagnò il rossore sulle guance.
L'asfalto correva veloce sotto
la suola delle sue scarpe.
Ma lei non lo vedeva.
Non ci faceva caso, aveva ben altro per la testa.
Il viso del biondo americano le sfrecciò davanti agli occhi
e lei accellerò la sua corsa.
Ormai non aveva più fiato, ma non avrebbe rallentato. Non
ora.
Divorò il sentierio del parco a grandi falcate e finalmente
si ritrovò nel vialetto del caffè. Era quasi
mezzanotte ma non le importava. Non poteva aspettare.
"Forza e coraggio, finirà anche questa giornata! "
Per
l'ennesima volta in quella mattinata, si ripetè mentalmente
quella frase, cercando di non saltare al collo di Minto.
La mew blu sedeva - come al solito - ad uno dei tavoli a bere
the.
Ichigo strinse i pugni e serrò gli occhi
tentando di darsi una calmata.
- Minto, potresti - per
favore - venire
a darmi una mano? Non riesco a stare dietro a tutti i clienti da sola!
- la mora guardò la sua compagna e poi gettò
un'occhiata
fugace alla sala principale del caffè, strapiena di clienti.
Zakuro non c'era, aveva un servizio fotografico. Retasu
stava
raccogliendo l'ennesimo mucchio di cocci della giornata e Purin era
intenta in uno dei suoi numeri sul pallone, ma materialmente il loro
aiuto era quasi pari a zero.
Sospirò e si rivolse alla compagna.
- Non se ne parla, sono una signorina di buona famiglia io e non mi
abbasso a fare queste cose da plebei! - borbottò acida,
sorseggiando il suo the indiano.
La rossa la guardò fumante e sbattè un pugno sul
tavolo.
- Tu qui sei tale e quale a noi! Quindi alzati e lavora!!! -
sbraitò, attirando l'attenzione di qualche curioso nel
locale.
L'amica si alzò di scatto e le si parò di fronte
cominciado a sbraitare a sua volta, maliziosa, attirando completamente
l'attenzione di tutta la clientela.
- Senti chi parla di parità, quella che va a letto con il capo! Solo
perchè sei la sua ragazza e soddisfi le sue voglie sessuali,
non significa che ti puoi permettere di darmi ordini!! - Ichigo
gelò sul posto per la vergogna. Sentiva lo sguardo di tutti
su
di sè e il silenzio che la circondava la fece sentire ancora
più in imbarazzo. Inutile dirlo, divenne bordeaux. E il
pensiero vagò ancora tra i meandri della sua memoria.
-
Ichigo?! Che diavolo ci fai qui a quest'ora -
-
Ti amo! -
-
Cosa...?-
-
Ti amo!! -
-
Finalmente...-
Decise che non avrebbe potuto lasciarla vincere in quel modo, quindi
gonfiò le guance indispettita e si preparò a
ribattere.
Lei lo amava. Di certo le insinuazioni della sua amica non erano vere!
- Come ti permetti?! Io non...- si bloccò di colpo quando
notò proprio il biondo americano in cima alle scale.
La guardava e la sua occhiata gelida di rimprovero le fece correre un
brivido giù lungo la spina dorsale. Deglutì a
vuoto, vedendolo
avvicinarsi.
- Zitta sciocca! - sibilò lui al suo orecchio, perentorio -
non vedi
che sei ridicola?! - Ichigo lo guardò a bocca aperta.
Come? Come?!
Fece per ribattere ma lui la interruppe ancor prima che potesse aprire
bocca.
- Vai in cucina. Ora! - ordinò, inidicandole la porta.
Esitò un attimo ma poi abbassò lo sguardo e fece
come le
fu ordinato.
Quando se ne fu andata, Ryo si voltò verso Minto che
ghignava soddisfatta.
- E tu torna a bere il tuo the in silenzio, viziata ragazzina
pettegola! - Minto sbiancò ma si sedette senza una parola.
Il biondo gettò un'occhiataccia ai clienti e quelli,
intimoriti, ripresero a parlottare fra loro.
Sospirò e si premette le dita sulle tempie, massaggiandole
con un movimento leggermente nervoso.
Ora doveva affrontare la sua ragazza e probabilmente doveva essere
molto arrabbiata. Sorrise e memore delle sue sfuriate, anche nei
momenti più assurdi, si avviò verso la sua meta.
- Finalmente?! Cosa significa "finalmente"?! Io vengo qui a dirti che
ti amo e tu rispondi "finalmente"?! -
-
Già...ce ne hai messo di tempo per accorgerti di
amarmi...alla fine avevo ragione io...-
-
Come? -
-
Sì, ti avevo detto che alla fine ti saresti innamorata di me
-
-...-
- Ichigo...-
- Mh?! -
- Ti amo anche io -
- COME DIAVOLO TI SEI PERMESSO DI TRATTARMI IN QUEL MODO?! -
Ok, non era molto
arrabbiata. Era letteralmente
furiosa.
Ryo la guardò leggermente accigliato mentre percorreva a
passo
di carica la cucina; sembrava una tigre in gabbia ed in quel momento
avrebbe decisamente voluto essere altrove. Il viso era letteralmente
congestionato e i muscoli del collo era leggermente visibili sotto la
pelle.
- Calmati, non è successo nulla di grave -
mormorò
infine, quasi annoiato, sperando di non aver detto qualcosa che
aggravasse ulteriormente la sua situazione. Contrariamente alle sue
mere speranze, quella era la cosa più sbagliata da dire in
quel
momento.
Almeno secondo Ichigo.
- NULLA DI GRAVE?! MINTO MI INSULTA E L'UNICA COSA CHE TI VIENE IN
MENTE DI FARE È UMILIARMI A TUA VOLTA?! MA CHE RAZZA DI
RAGAZZO
SEI?! - sbraitò infatti, a pochi centimetri dal suo viso.
Ryo
temette quasi che potesse scoppiare. Scosse il capo e tornò
a
fissarla.
- Ma non capisci, se ti avessi difesa avrei dato credito alle sue
parole, confermando ciò che sosteneva. In ogni caso non che
avesse completamente torto, te la sei proprio andata a cercare! -
affermò calmo. Ichigo taque qualche istante, fissandolo
senza
una particolare espressione. Ok, doveva ammettere che forse non aveva
del tutto torto, ma...
- Cosa significa che non era completamente in torto? Vorresti dire che
io vengo...sì, insomma...- il biondo sorrise malizioso.
- Vieni...? Continua... - la stuzzicò, beandosi della sua
reazione. Ichigo divenne del colore dei suoi capelli, questa volta per
via dell'imbarazzo.
- Oh, insomma! Dai che hai capito! Cioè...visto che io...che
noi...diciamo...stiamo
insieme,
mi permetto di dare ordini alle altre?! - lui scosse il capo, quasi
divertito dalla timidezza della giovane e sorrise sornione.
Un piacevole ricordo gli annebbiò il cervello.
Un lieve gemito si diffuse per la stanza semibuia. Il suo profilo nudo
si stagliò, snello e sensuale all'ombra del lieve filo di
luce che filtrava biricchino dalla tenda appena accostata. Le sue mani
le percorsero lentamente l'addome piatto ed un sospiro
riempì la stanza. Ancora.
La schiena di lei si inarcò e le sua labbra si schiusero
leggermente,
i capelli dai cangianti riflessi rossi, le ricadevano fini e
leggeri lungo la schiena e di tanto in tanto lambivano fugaci l'addome
di lui, solleticandolo piacevolmente. Si lasciò sfuggire un
gemito anche lui. Basso e roco.
- No, Momomiya, non
direi...da quel lato rimani sempre la stessa
mocciosa piagnucolona di sempre! - esclamò, guardando di
sottecchi la reazione della sua ragazza che si fece nuovamente rossa di
rabbia.
- Tu invece sei sempre
il solito antipatico! - borbottò offesa,
fissandolo storta. Piccole lacrime di rabbia le salirono agli occhi,
fecendo sussultare lievemente il biondo. Un'altro ricordo gli
occupò prepotentemente la mente. Era da quella volta che non
la vedeva piangere...
- Sei sicura? -
- Certo, io ti amo! -
Annuì e scivolò in lei lentamente, dolcemente,
tentando di non fargli male.
Lei si irrigidì e lui si bloccò.
Gemette lievemente dolorante e un paio di lacrime le scesero
giù lungo la guancia tondeggiante.
- Ichigo...-
- Sto...sto bene! Ti prego, continua! -
Sorrise dolcemente - beh, per quanto gli riuscisse di farlo - e
afferrandola per un braccio l'avvicinò a sè,
abbracciandola e posandole un bacio passionale sulle labbra rosee.
- Non piangere... - sussurrò con un tono strano sulle sue
labbra, facendole scorrere un brivido lungo la schiena - I'm sorry....-
proseguì con lo stesso tono: un misto tra il sensuale ed il
perentorio.
- Ti perdono solamente se assaggi un pezzo di torta! -
borbottò
lei, sorridendo però lievemente. Lui sbuffò e la
lasciò andare.
- Mangerò un pezzo di torta solamente il giorno che me ne
offrirai una che sia buona, dolce - non eccessivamente - ma senza
zucchero. - affermò deciso, sorridendo dentro di
sè.
- Ma è impossibile! Non esiste una cosa simile! -
mormorò
delusa ed anche un pò indispettita. Improvvisamente
però,
si illuminò. Fece per aprire bocca ma il biondo la
precedette.
- Il dolcificante non vale. - gemette esasperata e si
allontanò del tutto dalla cucina.
La loro prima volta insieme.
Il loro respiro che si mescola, i loro corpi che si legano,
il suono delle loro voci in un coro di piacere sussurrato
e loro anime che si uniscono.
E lui non lo avrebbe mai dimenticato.
E lei non avrebbe mai potuto scordare.
Ed entrambi non avrebbero più potuto farne a meno.
***
Con un tonfo sordo, l'ennesimo tomo di ricette ricadde sul bancone
della cucina, aggiungendosi alla pila formatasi durante quelle ore.
- È assurdo! Non la troverò mai! - Ichigo si
abbandonò sulla sedia, disperata, proprio mentre Kei faceva
il
suo ingresso in cucina.
- Che succede principessa? - le domandò gentilmente,
vedendola
così abbattuta. La rossa sospirò e gli
lanciò un
occhiata disperata.
- Sto cercando una torta che sia buona, non troppo dolce ma che sia
senza succhero o dolcificante. - spiegò, fissandolo
speranzosa.
Infondo Keiichiro era un cuoco, no?
Il moro ridacchiò appena, afferrando uno dei ricettari che
Ichigo aveva appena scartato.
- In effetti è molto difficile da trovare e non ci riuscirai
cercandola in questi libri, però esiste! - disse, indicando
il
tomo che aveva in mano. La rossa lo guardò con gli occhi
lucidi
di aspettativa.
- Davvero?! E qual'è? - domandò, colma
di entusiasmo. Lui scosse il capo.
- Mi dispiace Ichigo-san, ma ho promesso a Ryo di non dirtelo...-
rispose dispiaciuto. La mew rosa ricadde immediatamente in depressione.
Uffa! Ryo aveva previsto che si sarebbe rivolta a lui! Accidenti!
- Avanti, non ti scoraggiare! Esiste, è questo che
conta!
Basta trovarla...- tentò di incoraggiarla il ragazzo, con
scarso
successo.
***
Passò il pomeriggio e lei non ebbe trovato nessuna
soluzione. Aveva passato tutto il tempo a rimugginarci su, ma nulla.
Niente di niente.
Sbuffando gettò gli ultimi resti di una torta nella
spazzatura e si accomodò svogliatamente su di una delle
sedie in cucina.
- Ichigo-san? - la voce di Keiichiro la distolse dai suoi pensieri e
lei si voltò a guardarlo. Reggeva una tazza di
caffè in una mano e sorrideva cortesemente.
- Sì? - rispose educatamente, alzandosi in piedi. Lui le
porse la tazza e disse:
- Potresti portarla a Ryo? -
- Certo...- mormorò lei, guardandolo come in attesa. Lui
ricambiò il suo sguardo.
- Qualcosa non và? - domandò infine, dopo attimi
di silenzio. Lei inclinò lievemente la testolina rossa di
lato.
- ...e lo zucchero? - domandò con tono vago, quasi ovvio.
Lui ridacchiò e gli appoggiò una mano sulla
spalla.
- A Ryo piace amaro. Gli piace parecchio, ma amaro - spiegò
per poi allontanarsi verso il lavello.
Ichigo rimase un attimo spiazzata. Abbassò, perplessa, lo
sguardo sulla tazza che reggeva tra le mani, con un sopracciglio
inarcato e il vapore le investì in pieno il viso.
Studiò lo scuro liquido caldo che emanava un delizioso aroma
esotico poi alzò le spalle e si avviò borbottando
verso il laboratorio.
- Solo a lui posso piacere certe cose! Certo, il caffè
è buono, ma da solo non è per niente dolce! Ed
inoltre...- si bloccò all'istante, quando ormai era sulla
soglia della stanza e fissò nel vuoto con occhi sgranati.
Improvvisamente, come se fosse stata colpita da un fulmine,
scattò in avanti e senza nemmeno bussare entrò
nel laboratorio.
Posò meccanicamente la tazza sulla scrivania e si
voltò, il tutto sutto sguardo perplesso ed anche un
pò preoccupato di Ryo.
Prima che potesse però aprire bocca, lei lo
bloccò.
- Non ho tempo ora...ciao! - esclamò, schizzando fuori dalla
stanza.
Il biondo rimase imbambolato a guardare la porta chiusa della
laboratorio.
- La torta al caffè! È quella, vero?! -
Keiichirò balzò in aria per lo spavento quando la
rossa entrò, come un uragano, nella piccola cucina del
locale. Dopo un attimo di smarrimento, la guardò e sorrise
in modo eloquente, poi si dileguò elegantemente.
Ichigo esultò mentalmente e si rimboccò le
maniche, pronta a lanciarsi sui fornelli.
Dopo un paio d'ore, quando Keiichiro rimise piede in cuicina, quasi non
la riconobbe. C'erano farina e polvere di caffè ovunque,
teglie, tegami, pentolini e pirofile sporche e sparse per i vari piani
ed anche sul pavimento e resti di tentantivi, evidentemene falliti, di
quelle che ipotizzava fossero torte al caffè.
Ichigo era seduta a terra, tra un sacco di farina e una piccola ciotola
bianca, anch'ella ricoperta di ogni cosa avesse utilizzato. Si tenteva
la testa fra le mani e gemeva piano, borbottando qualcosa di
incomprensibile.
- Ichigo... - soffiò lui sconvolto e lei scattò
immediatamente in piedi.
- Non ci riesco! - piagnucolò afflitta, guardandolo con
disperazione - per quanto io mi sforzi, non riesco a fare una torta al
caffè che sia buona, non eccessivamente amara, senza
zucchero! È impossibile! - il giovane pasticcere gli si
avvicinò, tentando di evitare i resti della cucina sul
pavimento, ma risultò piuttosto difficile.
- Ehm...Ichigo, non c'è bisogno che tu ti faccia venire una
crisi nervosa... - " ...e mi distrugga la cucina", ma quest'ultimo
pensiero se lo tenne per sè -...per cercare di fare contento
Ryo...sono sicuro che apprezzerà lo stesso lo sforzo! -
tentò di convincerla sorridendo nervosamente, ma lei non
demorse.
- No! Non se ne parla! Non posso arrendermi! Non voglio dagliela vinta!
- esclamò convinta. Keiichiro sospirò ma poi
sorrise ed annuì comprensivo. Si prese qualche istante per
pensare poi, pieno di entusiasmo, esclamò:
- Ichigo, mi faresti un favore? - domandò, lei
annuì.
- Ma certo, dimmi pure...! -
- Andresti di sopra, in camera di Ryo, a prendermi una cosa, mentre io
pulisco la cucina? Poi potrai rimetterti al lavoro...- lei
annuì nuovamente.
- Sì, di cosa si tratta? -
- Oh...è semplice: dentro il suo armadio, in un cassetto in
basso a destra, vi sono dei fogli con dei dati per le nostre
ricerche...me li porteresti? -
- Vado subito -
- Ma dove diav...ah! Eccoli! - dopo svariati minuti di ricerche,
finalmente Ichigo trovò ciò che cercava. In quel
cassettò però certano molti oggetti e lei aveva
dovuto tirare fuori tutto per trovare ciò che cercava.
Sorrise soddisfatta e comiciò a rimettere tutto
ciò che aveva tirato fuori, al suo posto. Mentre
però appoggiava un pesante porta carte
all'estremità del cassetto, l'atra si sollevò
leggermente. Imprecò, pensando di aver rotto il cassetto e
tentò di rimetterlo a posto, prima che il suo ragazzo si
accorgesse che aveva combinato un danno. Quando cercò di
respingere indietro la parte che si era sollevata, l'altra si
sollevò a sua volta, facendolo intuire che qualcosa non
andava. Perplessa, si chinò e studiò il
cassetto di profilo. In effetti, da fuori sembrava molto più
fondo di quello che appariva dall'interno.
Incuriosita, sollevò del tutto la piccola tavola e, non
senza una punta di meraviglia, si accorse che vi era una doppio fondo.
Scrutò l'interno di esso e notò che vi erano
diverse foto, tutte della famiglia di Ryo, c'era persino Keiichiro,
poi, nascosto un pò più nell'angolo, un piccolo
quadernino rosa, sbucava tra tutti gli oggetti custoditi all'interno
del cassetto. Lo prese in mano e lesse l'intestazione: Katherine Shirogane - Cookbook -
.
Lentamente, quasi con riverenza, sfiorò la
copertina consumata, ma comunque ben tenuta, e sorrise
impercettibilmente. Era un ricettario, doveva essere della madre di
Ryo...
Facendo attenzione a non rovinarlo, lo aprì e
cominciò a sfogliarlo. Diversamente dall'esterno, l'interno
era scritto in giapponese e lei ne fu veramente felice. Girò
l'ennesima pagina, scorrendo con lo sguardo tra le parole, scritte con
un'elegante calligrafia e improvvisamente si bloccò.
Rilesse, per esserne sicura, l'ultimo titolo e gioì
soddisfatta. "Torta al
caffè", recitava.
Con attenzione, lesse ogni singola sillaba di quello che vi era scritto
ed ad un certo punto sgranò gli occhi, esultando nuovamente.
Ora sapeva come rendere la torta meno amara!
Mandò un enorme ringraziamento alla madre di Ryo e dopo aver
rimesso tutto in ordine, tenendo il libricino stretto al petto e i
documenti per Keii, in una mano libera, corse giù per le
scale.
Ryo uscì dal laboratorio, stiracchiandosi i muscoli
indolenziti.
Chissà, magari avrebbe potuto farsi fare un bel massaggio
dalla sua ragazza...
Sorrise ripensando a lei ed il suo strano comportamente di poco prima
tornò a preoccuparlo. Cercò comunque di non
pensarci, dato che Ichigo era così spesso soggetta a cambi
di umore repentini ed incomprensibili e, scrollando le spalle, si
diresse verso la cucina, dove, pensava, avrebbe trovato Keii
indaffarato con le pulizie.
Non appena aprì la porta della cucina però, lo
spettacolo che si ritrovò davanti gli fece sfuggire una
risata.
Suduta al bancone centrale, vi era Ichigo che sonnechiava abbandonata
sul piano di marmo, al suo fianco, quello che appariva come un vassoio
per dolci, ricoperto da un piccolo telo bianco. Senza darvi troppo
peso, si avvicinò alla ragazza e le sfiorò una
guancia con la mano, facendola mugugnare nel sonno.
- Ichigo, svegliati...ti sei addormentata in cucina... -
mormorò al suo orecchio, posandole un piccolo bacio sulla
tempia.
La rossa mugugnò ancora ma poi aprì lentamente le
palpebre, guardandolo confusa.
- Mhm...ti stavo aspettando e devo essermi addormentata...-
spiegò, visibilmente intontita per via del sonno. Lui
annuì e poi indicò l'involucro accanto a lei.
- E quello? - domandò, inarcando leggermente un
sopracciglio. Lei osservò ciò che lui le
indicava, poi, come se fosse stata folgorata, balzò
giù dalla sedia e lo afferrò fra le mani.
- È una piccola sorpresa per te! - disse, contenta,
scoprendolo. Ryo fissò poco convinto quello che aveva
davanti.
- Una torta al caffè? - domandò, quasi per
accertarsene, scrutando critico il dolce dalle tonalità
scure che gli si presentava davanti, decorato qua e la da qualche
simbolico chicco di caffè.
- Già - annuì lei - volevi un dolce che fosse
buono, ma non dolce e senza dolcificante...beh...eccolo qua! -
escalmò trionfante. Lo sguardo di lui però, non
erano ancora del tutto convinto.
- Siamo sicuri che sia commestibile? - domandò, ricevendo in
cambio un'occhiataccia da parte di lei.
- Se non la provi non lo saprai mai! - sbottò offesa,
incrociando le braccia al petto. Lui sospirò rassegnato e
dopo essersi tagliato una piccola fetta di torta, se ne
portò alla bocca un pezzetto.
L'impasto gli si sciolse in bocca ed il sapore gli rievocò
vecchi ricordi della sua famiglia, risvegliando in lui una
vena di piacevole malinconia.
- Allora com'è? - guardò la faccia ansiosa della
rossa e quasi scoppiò a ridere.
- Non male...- lei lo guardò accigliata e lui
sbuffò.
- Ok...ok...è buona! Sei contenta?! - lei cacciò
un urletto felice e gli saltò al collo baciandolo d'impulso.
Il sapore del caffè si mescolò a quello
piacevolmente indefinibile di lei. Gli piacque molto.
- Toglimi una curiosità...- disse, quando si furono staccati
- ...come hai capito che era questo a cui mi riferivo? - lei divenne
rossa e si allontanò un pò.
- Beh...per la torta al caffè, l'ho capito quando
Akasaka-san mi ha chiesto di portarti il caffè...- ok, ora
si spiegava il suo strano comportamento di qualche ora prima...-
...però non riuscivo a capire come rendere meno amara la
torta senza utilizzare zucchero o dolcificante...finchè non
ho trovato questo...- disse, mostrandogli il ricettario rosa.
Il biondo fissò l'oggetto con aria lievemente sorpresa, ed
anche leggermente irritata.
- Trovato?
- domandò, ben sapendo che quell'oggetto non poteva averlo
certamente trovato casualmente in giro e conoscendo bene la sua
ubicazione, dato che lui stesso lo aveva riposto lì. Ichigo
deglutì a vuoto.
- Sì, non stavo frugando tra le tue cose...è
stato Akasaka-san a dirmi di cercargli dei documenti in quel cassetto e
così ho trovato questo...ho pensato che ti avrebbe fatto
piacere, visto che questa ricetta l'ha fatta appasitamente tua madre
per te...- disse, indicandogli il piccolo tomo.
- Che documenti? - ribattè lui, cercando di ricordare a cosa
si riferisse lei.
- Uhm...non li ho guardati molto sinceramente...comunque era qualcosa
che riguardava il caffè...ne sono sicura....forse delle
ricerche che avete svolto sui computer...- capendo che era sincera,
anche se ancora non gli veniva in mente di che documenti si trattasse,
l'espressione di Ryo si distese nuovamente e sorrise appena, aprendo il
ricettario.
Lesse la ricetta e scorse lentamente tutti gli ingredienti, sentendo
risalire il moto di malinconia, quando fu arrivato in punto
particolare. Il suo dito si posò proprio su di uno specifico
e lui rilesse mentalmente quella breve nota scritta in piccolo,
difianco al nome dell'ingediente "segreto".
" Vaniglia - una
sploverata, al posto dello zucchero*per il mio piccolo dai gusti
difficili "
- Già...beh...ti ringrazio...- disse, arrossendo lievemente,
dopo qualche attimo, tornando a dedicarsi a lei.
- Ho vinto io allora! - esclamò felice lei, saltellando sul
posto, lui annuì fintamente esasperato, ormai dimentico
della tristezza di poco prima e la prese fra le braccia.
- E cos'ho vinto? - domandò lei divertita. Lui la
guardò maliziosamente.
- Un massaggio alla mie spalle...? - lei sgranò gli occhi.
- Cosa? Ma ho vinto io! Questo va a vantaggio tuo! Non mio! - lui
sorrise ironico e strofinò il suo naso contro quella della
ragazza, facendola arrossire terribilmente, soprattutto per la frase
che poi pronunciò.
- Oh...ma se tu fai un bel massaggio ai miei muscoli indolenziti, dopo
ti darò il tuo premio...sono sicuro che ti
piacerà...che ne dici? - lei mugulò imbarazzata e
gli sfiorò delicatamente le labbra con le sue.
- Mhm...sì...forse potrebbe anche piacermi...- lui sorrise e
si chinò ulteriormente, unendo finalmente le loro labbra.
Improvvisamente la sua espressione si fece accigliata.
"La pianta del caffè!" Ecco cos'era quel documento che
teneva nel cassetto, quel pensiero lo colse proprio in quell'istante,
facendolo riflettere " ma a che diavolo gli seriva la pianta
dell'edifi..." bloccò, improvvisamente folgorato, quel
pensiero e soffocò una risata sulle labbra di Ichigo "
Ah...Keiichiro....non ti avevo detto di non aiutarla...?!"
Bene, ecco la seconda
One-shot di questa mini-serie...piaciuta? Speriamo, ci ho messo una
vita a scriverla!!!
Ah, quasi
dimenticavo...la ricetta di questa torta al caffè
particolare non esiste, o perlomeno, io non la conosco e non
sò le la vaniglia possa effettivamente renderla dolce come
farebbe lo zucchero ma onestamente non sò...Diciamo che ho
un pò tirato a caso...è stato una delle prime
cose che mi è venuta in mente insieme al miele ma non
sò quanto effettivamente compatibili siano miele e
caffè...mah...va beh, voi passatemela per buona!^^
Bene, ora saluto e
ringrazio per i commenti alla precedente One-shot :
ciaiciai
ichi_chan
Elisa_
Killkenny
kashia
Hypnotic
Poison
kittymew
Ichigo_91
ryanforever
Shark
Attack
Gaia
pinkgirl
Vi
ringrazio immensamente per il sostegno e le vostre opinioni, molto
gradite e sempre utili. Un bacione ed alla prossima Izayoi007
|
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Capitolo 3 *** Inopportuno ***
INOPPORTUNO
-
Shirogane onii-san!!! –
Merda.
Questo
fu l’unico pensiero coerente che gli attraversò il cervello mentre la vocetta squillante di Purin echeggiava nel corridoio.
-
Cavolo! – anche Ichigo, sotto di lui, la pensava esattamente allo stesso modo.
La ragazza pigiò disperatamente i palmi aperti delle mani sul suo petto,
cercando di allontanarlo da sé, prima che avvenisse l’irreparabile.
-
Shirogane onii-saaaaan!!! – sfortunatamente per loro,
Purin entrò spalancando la porta della camera di Ryō con foga. Il suddetto
ragazzo, preso dal panico, invece di allontanarsi, si premette ulteriormente
contro di lei, affondando completamente nella ragazza. Il suo tentativo era di
nascondere la sua presenza sotto il proprio corpo e il lenzuolo che li copriva.
Purtroppo, colta di sorpresa, Ichigo si lasciò sfuggire un forte gemito. Tuttavia,
lo sbattere della porta contro la parete, coprì il suono della sua voce.
Ryō
cercò di stabilizzare la voce, cercando di regolarizzare il respiro pesante.
-
Dimmi. – riuscì a dire, con voce quasi normale. Purin lo guardò un po’
perplessa dalla soglia della camera.
-
Stavi dormendo? – chiese, allungando il collo per sbirciare. Ryō sentì il
corpo di Ichigo tendersi sotto e attorno
a sé. Strinse i denti e soffocò un grugnito.
-
M- mh… - fu l’unica risposta che riuscì a dare. La
ragazzina stette in silenzio un istante, poi si accigliò e mosse qualche passo
verso di loro.
-
Onii-san, ma stai bene…? – domandò, ormai prossima al
letto.
Ichigo
entrò in panico e cominciò ad agitarsi, ma lui le mise prontamente una mano
sulla bocca, tentando di trattenersi a sua volta. “Smettila di agitarti,
stupida!” pensò fissandola negli occhi allarmati.
-
S-sì! – balbettò, ormai prossimo a perdere il
controllo. Ma Purin ormai era arrivata alla sponda del letto e stava quasi per
scostare le lenzuola.
-
Devo andare a chiamare Keiichiro onii-san? –
-
NO! – questa volta fu Ichigo a rispondere.
La
rossa ormai completamente preda di un attacco di panico, in un raptus di follia,
spinse con tutte le sue forze e scalzò Ryō da sé, il quale non
aspettandoselo minimamente, balzò sedere a terra con un tonfo sordo, tirandosi
dietro tutte le lenzuola. Lei rimase completamente nuda sul letto con gli occhi
di Purin puntati addosso.
Quest’ultima
la fissò ad occhi completamente sgranati, poi lentamente, poté vedere
chiaramente come la giovane ragazzina bionda stesse realizzando cosa stava succedendo
dall’espressione che cambiava gradualmente sul suo volto. La sua bocca si
delineò in una “o” così grande che quasi riusciva a vederle l’esofago. Poi,
essendo Purin, e non riuscendo proprio a comprendere il significato della
parola “inopportuno”, si voltò verso la porta e dopo aver preso il respiro più
grande che potesse contenere la sua gabbia toracica, espose:
-
RAGAZZEEEEEE!!!! – poi scattò verso l’uscita. Nell’istante dopo, Ichigo,
completamente dimentica del fatto di essere totalmente nuda, balzò giù dal
letto e si lanciò all’inseguimento della giovane indiscreta. Nello scendere giù
dal materasso, però, piantò un piede sulla gamba del fidanzato, il quale era in
procinto di alzarsi con lo stesso proposito della rossa. Cacciò un’imprecazione
a denti stretti in inglese che lei non comprese e l’afferrò prima che lei
potesse lasciare la stanza completamente in deshabillé. Purtroppo, la foga di lei, la fecero fare uno
strano effetto “molla”; per cui, Ichigo si bloccò nel momento in cui venne
presa per il braccio, ma la forza dello slancio con cui si era lanciata giù dal
letto la fecero sbalzare all’indietro e cozzare contro di lui. Entrambi finirono
a terra l’una sull’altro. Il didietro di lui impattò nuovamente e dolorosamente
contro il pavimento e lei gli finì poco elegantemente addosso, rischiando pure
di castrarlo.
Sentendo
nuovamente la voce della Mew gialla giù per le scale, Ichigo, facendo leva sul
ginocchio con il quale stava per evirare il compagno, si alzò prontamente in
piedi, afferrò alla svelta la coperta che fino a poco prima aveva salvato lui
dal pubblico ludibrio e, cacciandosela addosso alla belle meglio, volò fuori
dalla stanza.
Caracollò
disperatamente giù per le scale, intravide Purin che stava per entrare nella
sala affollata di gente ed accelerò la corsa e, quando ormai fu prossima alla
ragazzina e pronta ad afferrarla si sentì afferrare per la vita e bloccare sul
posto.
Dietro
di lei, Ryō, coperto solo sulle parti intime dal cuscino, l’aveva presa
per la vita, poco prima che mettesse piede nel salone.
-
Ryō, l’avevo quasi presa! – sibilò fissandolo sgomenta ed infastidita.
-
Stupida, stavi per entrare in sala coperta solo da un misero lenzuolo. Vuoi
farti vedere dall’intera clientela così…? – lei arrossì
di botto e fissò l’interno della stanza stracolma rabbrividendo al pensiero.
Meno male che lui l’aveva bloccata in tempo.
-
E perché tu hai su solo un cuscino?! – lo rimbeccò facendoci caso solo in quel
momento. Il biondo la guardò con aria ovvia e indicandola con la mano libera
disse:
-
Forse perché dovevo correre dietro ad una ragazzina sbadata che, oltretutto, si
è presa pure su il lenzuolo. Non è che ci fosse poi molto altro a disposizione
da indossare all’istante… - spiegò. Lei sbuffò e si
piantò le mani sui fianchi.
-
Va bene Mr. Genio, ma adesso spiegami come facciamo a bloccare Purin prima che… - non fece in tempo a completare la frase che la voce
della suddetta arrivò forte e chiara e squillante dalla cucina.
-
RAGAZZEEE! KEIICHIRO ONII-SAAAN! RYŌ ONII-SAN E ICHIGO ONEE-CHAN STANNO
FACENDO LE COSACCE DI SOPRA IN CAMERA DA
LETTO!!! – inutile dire che nell’intera sala scese il silenzio più totale.
Retasu,
che stava passando di lì in quel momento, guardò i due e, rincarato dall’urlo
di Purin, il suo imbarazzo si manifestò all’istante. Le faccia le divenne
bordeaux, gli occhiali le si appannarono e un’occhiata casuale al biondo
americano le causò pure una bella emorragia nasale da record. Svenne sul
pavimento roseo del caffè, sotto lo sguardo indifferente di Zakuro e quello
perplesso di Minto. Quest’ultima stava sorseggiando il tè con un sopracciglio
elegantemente inarcato e il visto rivolto in direzione dei due. Il ghigno che subito
dopo sostituì l’espressione dubbiosa, fu presagio nefasto di ritorsioni
indicibili per Ichigo. Quest’ultima era ormai del colore dei suoi capelli e
quasi con le lacrime agli occhi. Dietro, Ryō aveva una mano premuta sulla
faccia e ritmicamente scoteva il capo borbottando cose incomprensibili.
Fortunatamente,
in breve tempo, la gente cominciò a parlare tra loro e il normale brusio che
popolava la sala riprese come al solito. “Almeno questo…”
pensò la rossa.
-
Torniamo di sopra. – le suggerì Ryō, con voce rassegnata. Lei si voltò a
guardarlo ancora un po’ spaesata.
-
Ma che diamine di passa per il cervello?! Ti sembra il momento adesso?! –
sbotto, in pieno attacco isterico. Lui la fissò stralunato.
-
Ma che hai capito?! A vestirci, intendo! Nel caso non l’avessi notato io ho il
sedere bellamente all’aria! Gradirei che facessi in modo che magari le tue
amiche non lo vedano… - bisbigliò irritato, ed anche
un po’ imbarazzato. Una sottile e tenue riga rossa gli attraversava il viso e
gli occhi erano carichi di vergogna.
Ichigo,
paradossalmente, gli scoppiò a ridere bellamente in faccia.
Lui
si imbarazzò ancora di più e la fissò risentito.
-
Cosa ridi, stupida?! – poi, con un gesto fluido e secco le levò il lenzuolo di
dosso. Se lo passò sui fianchi e coprì le proprie nudità. Lei era rimasta
talmente sconvolta che rimase impietrita sul posto a fissarlo a bocca aperta.
-
E- e io?! – riuscì a balbettare alla fine. Lui la guardò indifferente, afferrò
il cuscino che aveva precedentemente lasciato cadere a terra e glielo lanciò
addosso di malagrazia. Poi, come se nulla fosse, si voltò e si avviò al piano
di sopra.
Lei
cominciò a tremare sotto lo sguardo allibito di Zakuro, Minto e Purin che nel
frattempo era uscita dalla cucina. Ovviamente Retasu era ancora a terra.
Ichigo
strinse i pugni poi ci cacciò un urlo tale che la sentirono persino nel parco.
-
STUPIDOOOOOOOOOOOOOOOO!!! –
A
quel punto, anche Keiichiro uscì e se fino ad ora era stato l’unico a non
vederla nuda dell’intero staff, in quel momento poté anch’egli godere
della visione della schiena e del fondoschiena della ragazza che si allontanava
correndo dietro a Ryō.
-
Mh, ragazze… tornate a
lavorare, su! – le incitò, dopo qualche attimo di incertezza. Purin lo fissò
con un’espressione furba.
-
Keiichiro onii-san, cosa pensi che dirà Ichigo quando saprà che anche tu l’hai
vista nuda….? Ma soprattutto…
che dirà Ryō onii-chan…? – Lui la fissò spaesato per un attimo. Quella
ragazzina stava diventando il demonio!
-
Credo che dimenticheranno presto: nel preciso istante in cui ricorderò loro chi
li ha interrotti in un momento d’intimità e poi l’ha sbandierato ai quattro venti… - sorrise lui, riacquistando la calma.
La
bionda perse istantaneamente il sorriso. Da quel momento imparò il significato
della parola “inopportuno”.
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