Lame di forbice che diventano coltelli

di HellSINger
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 2/12/2012 -25/10/2013 introduzione ***
Capitolo 2: *** Gash ***
Capitolo 3: *** La fine ***



Capitolo 1
*** 2/12/2012 -25/10/2013 introduzione ***


A chiunque legga questo diario
“potrete pensare male di me, ma io ho una storia dietro… ”

 

2/12/2012  forbici
Per me esistono solo due tipi di persone: quelle per la quale ucciderei e quelle che ucciderei. =)
Non mi capita spesso di essere considerato così tanto, ma devo dirti, che sono sicuro, lei mi ama.
Lara è la cosa migliore, che mi sia successa (primo tipo).
Ti piacerà sapere, che ho smesso di cercare la pace.

Lei ne sarebbe infelice
Una coppia è come le lame di una forbice, se entrambe stanno bene, le forbici funzionano.

 
 
19/10/2013 Avevi ragione. 
 
Io sono Persona Sbagliata, niente mi definisce meglio di questo mio “nuovo” nome.
Ormai a furia di cibarmi del silenzio, ho dimenticato il mio vero nome.
Tu, mio povero, povero amico non lo conoscerai mai, ripudiato e sporco come è.
Ciò non è poi molto importante. Tu stesso per me non hai molta importanza,
sei solo l’unico che mi ascolta, una presenza necessaria, proiettata dal mio egoismo…

Il solo che mi ascolta, beh le cose sono due:
o ti sei innamorato di una persona che non esiste
o sei casualmente incappato in me e in quel caso,
sarò io ad innamorarmi di te. Ti cercherò e mi amerai.
 
25/10/2013 –
 
Mi hanno di nuovo portato all’ospedale.
Tutti mi hanno detto che amo ferirmi e che mi piace provare dolore.
Le forbici sono bellissime quando diventano rosse, il loro bacio è caldo e freddo al tempo stesso.
Mi ricordano tanto i suoi. So che solo tu capisci cosa intendo.
Solo così riesco a passare inosservato.
 
25/10/2013  3:00 A.M
Ho sognato.
La ferita si è riaperta, la febbre non mi ha lasciato chiudere occhio.
Il ticchettio dell’orologio e i passi in corridoio mi hanno fatto realizzare che sono solo, ma ci sei tu con me, mio vecchio amico.
Secondo te, un giorno troverò qualcuno in grado di lenire il mio dolore solo con la sua presenza?
Lo so, più la cerco e più accumulo sofferenza e ferite.
 


5/11/2013

Dallo psicologo mi è stato detto che non ho problemi depressivi.
Sì, “quel me” non ne ha.
Lo sapevo.
Lo sapevo, stupido dottore.
La mia malattia si chiama Lara.
Finalmente mi è tutto chiaro, ho capito perché sento queste cose.
La sofferenza è tutto: ci accomuna tutti (tipo1 e tipo2), mi prova che la mia esistenza non è ancora finita e che le mie vittime non hanno ancora trovato pace. Le vedi? Le vedo, come tanti ricordi.
Senza volto, ma i loro occhi, quegli occhi, gli occhi delle ombre mi scrutano, mi osservano fissando tutte le impurità della mia anima.
Gridano, mi rubano il sonno con ghigni ritorti, urla, piaghe e orribili malattie.
Credono di disturbarmi con le loro torture, ma io sono sbagliato, e ne sono felice, mi provano che non sarò MAI solo, che avrò sempre qualcuno affianco…
Anche se dovessi ricevere più odio che amore, continuerò in silenzio ad amarti, Lara.

5/11/2013 6:00
Nei vicoli più bui della mia città, qui è dove “lavoro”, ti piace questo posto?

Ho fallito ancora.
Mi ostino ancora a fare il principe, ma le principesse io le metto a dormire.
Tutta colpa della mia maledizione, l’essere così sbagliato e diverso.

5/11/2013 6:45 P.M
Torno a casa.
Sull’autobus c’è puzza di fumo e profumo da vecchia.
I finestrini color seppia mi fanno vedere il mondo come un ricordo, “un vecchio filmino”.
Ogni giorno, ogni momento ti cerco.
Spero di trovarti nei “loro” volti, ma non sorridono alla mia vista, sono terrorizzati.
Spero di udire la tua voce nelle “loro”, ma non dicono mai quelle belle parole, che io amo tanto.
Cerco il tuo tocco nel “loro” ed è l’unica cosa che trovo; la lotta e la fuga, mi ricorda che tutte le volte mi abbandoni e dalla quete torno al sanguigno dolore.
Ehy, non lasciarmi, staremo insieme per sempre.
Muori.
Eterno.
Sfortunatamente giocare con le bambole, diventa presto noioso.
 

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Capitolo 2
*** Gash ***


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Un qualcosa oggi mi blocca, è da molto tempo che non aggiorno il mio diario, c’è questa sensazione insaziabile che mi tiene: richiuso, chiuso e muto.
Mi lascio ancora sprofondare un po’ di più nella mia poltrona, mentre la cenere pigramente cade, abbandonando la sigaretta, che giace ormai da ore accesa nelle mie mani come una reliquia nel ventre di una cattedrale.
La mia bocca sa di sangue e fumo, è amara come il più catramoso fiele di palude.
Lui continua a fissarmi oltre lo scaffale quasi ad ammonirmi, che anche oggi non ci siamo parlati.
“che posso farci, Stanley? Eh…”
“…e dai sei in compagnia delle mie forbici… potresti attaccare bottone. Ah giusto, per quello dovresti essere un ago”
In risposta lo vedo illanguidire sempre più.
“Bene se vuoi tenermi il broncio andrò da lei…”

mi alzo di scatto, nervoso, lui fa finta di non vedermi.
La moquette si piega, morbida sotto i miei piedi nudi, gli lancio ancora un’occhiata e poi la porta mi inghiotte.

Il seminterrato è molto più freddo e buio del piano di sopra, il pavimento è di marmo freddo e bianco, le pareti di cemento grigio. Lei è proprio in fondo, in profondità, forse perché ama essere cercata…

È vero, gli angeli amano in silenzio e Stanley non lo saprà mai, così impara a tenermi il broncio.

Ritorno sul mio trono con la matita in mano, la sua punta è nera ed affilata come una lama
. Sulla scrivania la mia sposa: un foglio bianco.
Ticchetta l’orologio, tic,tac, passano le ore, interminabili ore passate a fregiare il foglio…
Nessuna parola, solo un viso e il sorriso malizioso del mio angelo.
Poso la matita, sono ormai le tre di notte, amo fare nulla durante quest’ora, perché è troppo presto o troppo tardi per fare qualunque cosa.
Osservo il frutto del lavoro di tante notti insonni, come questa. Faccio scorrere i miei disegni e prende vita questo angelo di carta, sorride e urla mentre vedo la sua pelle di cartone sfogliarsi, spezzarsi, mentre i suoi occhi di perla si svuotano.
Arriva qualcosa, sento i suoi passi nelle mie orecchie, un’idea, due?
È troppo tardi o troppo presto?
“La tua vita Stanley è come una pagina bianca, mi stressi solo perché vuoi trovarci un senso, ma sai, non c’è un senso viviamo e basta.
Lei ora è solo una bambola e i giocattoli rotti non servono…ok, ok non stressarmi ancora, tornerò a riempire la tua vita con la mia, ok? ”

Mi avvio verso la porta blindata, ed esco a salutare il sole che sorge.
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16/11/2013 Hai visto Amico mio, come promesso ora ti racconto qual cosina .
4:50 A.M.
Lei oramai era fuggita via lontano da me,
tristemente la ho dovuta seppellire in cima alla collina, dove ci siamo conosciuti.
Le stelle sembravano piangere per me.
Ma ora comincia la caccia, questa è la parte più divertente,
non importa quanto si nasconderà, la troverò.
Finalmente potremo essere felici.
Quella stessa felicità, che spesso avevamo sognato insieme. Così perfetta, così stucchevole, così lontana lei mi odia, poiché non sarò mai quello che lei desidera.
5:00 A.M.
Io odio i teschi, i loro sorrisetti.
Quel loro disgustoso sorridere, nonostante abbiano perso tutto:
la bellezza, la purezza e persino la luce.
Mi fanno infuriare.
Perché sono felici? Come fanno?
chiedi, chiediglielo pure, non ti risponderanno mai…

6:10 AM

Amico mio, putrido diario, ti piace vedermi soffrire tra le
fiamme del ricordo di Lara. Con tutto quell’affetto che non so dove buttare, perché esso non è altro che un dono non
desiderato, una morte prematura per chi amo.
Eccolo lo sapevo, è vero, anche tu mio unico amico ora stai ridendo della mia stupidità.
Lo so, come diavolo ho fatto a credere nei suoi occhi da cerbiatta ferita, come ho fatto a credere che lei mi amasse?
Dopo tutto io non amo giocare con le bambole, ma lei si, è una ragazza normale dopo tutto.
Siamo troppo diversi.
Eh ora ridi più forte?
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Mi guardo attorno, la calma angelica di questo parco è uccisa, consumata da orrende risa cartacee.
Stringo la penna più forte fra le fragorose risate, che mi stanno stritolando il cervello, in profondità, sempre di più…
“ZITTO!”
La penna si è conficcata nella pelle, come un coltello nella gola di una vittima.
Cola inchiostro nero.
No, è rosso come il sangue.
Sto sanguinando?
No è il diario.

Meglio che ora torni a casa, il sole è ormai sorto.
Sputo il mozzicone della sigaretta e pigramente mi avvio verso la mia tana. Il mio orologio mi accoglie con il suo sorriso circolare, gongola: des, sinis.
Le mie amate orchidee mi guardano.
“Ecco bellissime, la colazione”
verso l’acqua nel vaso, sono così belle.

16/11/2013
8:00 A.M
Oggi questo cielo è così blu e bello e un’altra orribile giornata felice senza Lara comincia.
Mi sento nuovamente come quel gatto nero, che a causa del suo aspetto è odiato da tutti.
Mi sembra di tornare a quel tempo, quando non mi importava di provare le emozioni degli altri, per me che ero Sbagliato era solo dolore e perdita di tempo.
Ero solo un gatto nero, “il servo del diavolo”, ma poi venne lei, la pittrice. Mi ricordo che senza pretendere niente, mi ha sorriso e dicendomi: siamo molto simili e si è avvicinata sempre più a me.
Sono fuggito via, rinnegando il primo calore della mia vita. Ma ovunque andassi era lì, con i suoi occhi grandi e verdi, come le foglie delle orchidee; era sempre lì sorridente, nonostante il fatto, che giorno dopo giorno notassi sempre più lividi e tagli sulla sua pelle.

Fu così che questa catena mi prese, perchè Lara, lei era così, così bella. Bella è forse troppo limitante, la sua bellezza era nel cuore e nell’anima (Oh, che mondo meraviglioso vedeva con i suoi occhi). Mi ha salvato, mi ha impedito di imboccare una strada troppo buia, in cui il mio nero sarebbe sparito con la mia stessa precaria esistenza; solitudine credo di averla sentita chiamare.

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Capitolo 3
*** La fine ***


Ma poi venne quel dannato incidente e lei prese ad odiarmi, rinnegando la mia esistenza.
Insomma aveva deciso di affogarmi nelle ombre.


Ci è proibito provare emozioni, poiché tale dono appartiene solo alle persone umane.
Non possiamo dunque, poiché siamo solo delle bestie umane.
Ci è concesso solo piangere all’interno della segretezza del nostro cuore, ciò se vi fermate a riflettere, rende solamente il tormento più pesante.
E’ la punizione più adatta per coloro, che hanno caparbiamente sfidato l’ordine delle cose.
Siamo stati maledetti, con il dono dell'amore più sbagliato.

Sono destinato ad impolverarmi nella tua memoria, finchè non arriverò persino a smettere di credere nella mia stessa esistenza.

Io non esisto, non vorrei esistere. Se non fossi esistito mia amata, non saresti mai fuggita e io non sarei mai diventato una sorta di drogato di sangue. Non lo riesco proprio a sopportare, quei volti felici, mezzelune storte, lame di coltelli che non saranno mai miei, ormai le forbici le ha spezzate e io spezzerò il suo esile collo, quando le orchidee appasiscono devi recidere lo stelo con freddezza se vuoi far perdurare la pianta.

Quanto tempo era passato dal nostro primo incontro?
Un’ora, un mese, un anno o un secolo?
Lara per noi Il tempo scorreva impercettibile, poiché nessun cambiamento ne avrebbe svelato il naturale fuggire. Così, nulla è cambiato, almeno apparentemente.

...ti cerco non mosso da ciò che per tempo ho creduto essere amore. Amore? I mostri non amano, i mostri uccidono le povere punzelle.
Ormai lo ho capito, ti cerco poiché ho fame, sì ho fame, ho paura, è incontrollabile. Bramo così tanto la mia vendetta che ormai si sono tinti di sangue anche i miei sogni… Non doveva mettere piede nelle nostre questioni? però anche tu mi hai tradito... se non ricordo male ti sei mescolata con un altro.

Volevo essere un eroe ma ormai non ascolterò le tue preghiere, non vedrai mai il mio volto, non mi vedrai piangere. Ormai la mia sanità mentale la ho sacrificata solo perché c’è una persona della quale ho veramente voglia di caccia. So che sai di chi mi riferisco. Già lei l’origine di tutto, perché sai… meglio che tu non sappia.

Finalmente la ho trovata, con le mie lacrime ho estirpato le radici purpuree dalla terra che ti ha dato la vita…
Indovina, ho trovato la vite che teneva insieme le lame della forbice. Ormai è tardi, sono un assassino ora.
Un coltello resta un coltello, libero e furente. Tua madre non potrà più… dare fuoco ai miei fiori.

Beh, povera, povera mia vittima ora tocca a te, quanto ho aspettato questo momento?
Quante innocenti ho trapassato, solo per prepararmi a te?
Su non mentire, non dirmi ora che ti dispiace, so che è la lama che fa parlare i tuoi polmoni così liberamente.
Mi sono stancato, odio le bambole, amo i bottoni però, che ne dici sa ti rubo i tuoi, dai gli occhi all'inferno non ti servono. Dovrai vedermi per l'eternità, anche se non ho un volto. Che ne dici se ora ti bacio? La tua paura mi piace, ha lo stesso sapore della mia passata, sai mentre tua madre mi scotennava, è stato divertente, vuoi provare?
Tranquilla rovinerò per bene tutto quello che hai, perchè chiedi.
Ti ringrazio per avermelo chiesto, è perchè ho fame, voglio solo colmare quel buco che ho nel petto, ma più odio e più mi duole, più duole e più uccido… perché il mondo ti ha dovuto distruggere. Lei non doveva uccidere la prima te.
Riposa in pace ti ho detto e nel calice dei fiori ho posato il più bel tagliente fiore di metallo.
Sì era proprio la mia metà, quella lama rimasta pulita, la parte della forbice, che era tua.

Potrai anche pensare male di me ma questa era la mia storia, una storia che io stesso ho avuto troppa paura di raccontare.

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