Ciò in cui credevo di 9Pepe4 (/viewuser.php?uid=55513)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Riflessioni ***
Capitolo 2: *** L'unica rimasta ***
Capitolo 3: *** Videl ***
Capitolo 4: *** Lo prometto ***
Capitolo 5: *** Allenamento ***
Capitolo 6: *** La risposta ***
Capitolo 7: *** Il mare ***
Capitolo 8: *** Ho paura ***
Capitolo 9: *** Senzu!... E parole ***
Capitolo 10: *** Ad ogni costo ***
Capitolo 11: *** Speranza ***
Capitolo 12: *** Odio bruciante ***
Capitolo 13: *** Tramonto ***
Capitolo 14: *** Appuntamento ***
Capitolo 15: *** Cicatrice di una stirpe ***
Capitolo 16: *** Scacciare gli incubi con una rima ***
Capitolo 17: *** Non avere fretta di crescere ***
Capitolo 18: *** Cyborg alla Città dell'Ovest ***
Capitolo 19: *** Il compleanno di Trunks ***
Capitolo 20: *** La notte ***
Capitolo 21: *** Incubi ***
Capitolo 22: *** Scegliere, Gohan ***
Capitolo 23: *** Ciò in cui credevo ***
Capitolo 24: *** Solo continuare a vivere ***
Capitolo 1 *** Riflessioni ***
Ciò
in cui credevo
Capitolo 1 – Riflessioni
Il
sole stava tramontando, e nella sua discesa verso la terra tracciava
strisce rossastre lungo il cielo, bruciando le nuvole
d’arancione.
Gohan, seduto sull’erba di una
collina, osservava quello
spettacolo in silenzio, senza vederlo realmente.
Anche quel giorno, i cyborg avevano ucciso
e distrutto, e
l’intervento del saiyan era stato pressoché
inutile. Se chiudeva gli occhi, riusciva ancora a vedere tante facce
distorte dal terrore, riusciva ancora a sentire le urla assordanti
delle vittime dei due robot.
Stringendo i denti, si prese la testa tra
le mani, affondando e dita
nei propri capelli neri. “Ci deve pur essere un modo per
fermarli” pensò, con forza, serrando gli occhi.
Un momento dopo, udì un lieve
fruscio, e percepì
un’aura familiare. Lasciò andare il proprio capo e
si voltò, sgranando gli occhi in un’espressione
sorpresa.
«Trunks?!»
esclamò, stupefatto.
«Che cosa ci fai qui?! A quest’ora, poi!»
Il ragazzino dai capelli lilla, sentendo un
rimprovero nelle parole
allibite del suo maestro, si fermò di colpo. «La
mamma sa che sono venuto da te!» replicò, alzando
le mani come per difendersi.
A quella spiegazione alquanto accorata,
Gohan non poté fare
a meno di sorridere.
Per un istante, la pena e la rabbia per
quanto era stato distrutto
lasciarono il suo cuore.
Solo Trunks era in grado di cacciare
così i demoni che
infestavano la sua mente.
Senza dire nulla, il figlio di Goku
poggiò la mano sul
terreno accanto a sé. Fu un gesto più che
sufficiente, e Trunks accorse sollevato, andandosi a sedere accanto al
mentore.
Gli rivolse uno sguardo radioso, quindi i
suoi occhi vennero attratti
dal punto in cui stava scomparendo il sole… Come
ipnotizzato, si girò in quella direzione, prendendo a
fissare il lento declino dell’astro.
Gohan, intanto, prese a studiare di
sottecchi il bambino: i capelli
leggermente spettinati, lo sguardo incredibilmente serio per un
ragazzino di nove anni… Con un lieve sussulto, si rese conto
che le mani di Trunks erano strette sui pantaloni blu del bambino.
Leggermente immalinconito, ma in qualche
modo anche più
sereno, ora che il suo piccolo allievo era accanto a lui, Gohan
distolse lo sguardo dal figlio di Vegeta. Andò a posarlo sul
paesaggio che si estendeva davanti a loro, illuminato dagli ultimi
bagliori rossi del tramonto.
Cumuli di macerie si estendevano a vista
d’occhio; qualche
colonna di fumo saliva sinuosa verso il cielo.
«Quando finirà tutto
questo?»
domandò improvvisamente Trunks, allargando il braccio a
comprendere l’intero paesaggio. Aveva parlato in tono quieto.
Gohan non seppe cosa replicare. Tacque a
lungo, indeciso.
«Non lo so» mormorò infine, in un soffio.
Il viso di Trunks fremette, ed il bambino
si morse un labbro,
corrugando la fronte. Un velo di tristezza scese sui suoi occhi e in
qualche modo gli indurì i tratti, ma al contempo lo fece
apparire fragile e smarrito come non mai.
Gohan non gli disse niente. Sapeva come si
sentiva il ragazzino, ed era
perfettamente consapevole del fatto che non esistevano parole per
liberarsi dall’impotenza e dal rancore di fronte a
ciò che i cyborg stavano facendo.
Quindi, in silenzio, circondò
con un braccio le spalle del
bambino.
E rimasero lì, immobili,
stagliati contro un cielo che non
si era ancora scurito del tutto.
Ognuno con le proprie riflessioni. Le
quali, in fin dei conti,
riguardavano la medesima cosa.
Questo è la mia prima Fan Fiction. Il primo capitolo è un po' corto, lo so. Pensavo di far entrare in scena Videl dal prossimo.
In ogni caso... Dovrei continuarla o cancellarla?
Fatemi sapere!
P.S. Va bene questa dimensione di carattere?
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Capitolo 2 *** L'unica rimasta ***
Capitolo 2 – L’unica
rimasta
Era ormai notte. Gohan guardò Trunks. Il ragazzino era
ancora assorto.
– Trunks? – sussurrò il Son. –
Ora dovremmo andare.
Il bambino annuì. – Mi accompagni a casa?
Gohan acconsentì, disponibile, a quella richiesta.
Arrivati alla Capsule Corporation, furono accolti, o meglio, aggrediti,
da Bulma.
– Trunks?! Che diavolo… ho detto che potevi andare
da Gohan, non che eri autorizzato a startene in giro tutto questo
tempo! – Il saiyan indietreggiò istintivamente
davanti alla sfuriata della madre.
Gohan tentò di dire qualcosa, ma era praticamente
impossibile inserirsi nel discorso di Bulma.
– Non sai quanto mi sono preoccupata, ero così in
ansia! Poteva esservi successo qualsiasi cosa, qualsiasi! –
Finalmente Bulma si interruppe un attimo per prendere fiato, e Gohan ne
approfittò.
– Bulma – esordì – capisco che
abbiamo sbagliato, hai ragione, ma come vedi non ci è
successo nulla…
Lei parve valutare per un momento quelle parole, poi si
lanciò verso Trunks, abbracciandolo. – Hai
ragione, Gohan – disse, più calma. –
Però, davvero, ero preoccupata da morire…
– Scusa, mamma – disse allora Trunks.
Lei accettò le scuse e gli suggerì fermamente di
andare a letto. Poi invitò Gohan a rimanere per la notte,
cosa che il saiyan accettò di buon grado.
– Ultime notizie sugli androidi. In questo momento si trovano
a Pepper Town. I residenti delle zone limitrofe sono pregati di
prendere le precauzioni necessarie.
Un silenzio irreale accolse quella notizia.
Bulma si fermò col cucchiaio a mezz’aria, pronta a
riempire una scodella di riso.
Gohan si alzò. Tremava di collera, notò Trunks.
– Devo andare – affermò deciso il figlio
di Goku.
Rapido, corse in corridoio.
Trunks sbarrò gli occhi. – Vado con lui!
– esclamò, e si affrettò nella
direzione in cui era scomparso il suo maestro, prima che la madre
riuscisse a fermarlo.
Una volta in cortile, il bambino si alzò in volo e si
guardò attorno… dunque…
l’aura di Gohan, l’aura di Gohan… dopo
poco la individuò, e si gettò
all’inseguimento.
Gohan volava rapido, concentrato su Pepper Town.
Improvvisamente la individuò… Colonne di fumo ne
circondavano le case, e ovunque risuonavano grida.
Il ragazzo scese in picchiata col cuore in gola.
Per poco una sfera d’energia non lo colpì.
– Guarda guarda – considerò 17, con un
sorrisetto appena accennato. – Questo non mi è
nuovo. Oh, già, sei il marmocchio del mese scorso.
– Alzò lo sguardo verso il cielo. C-18 si era
allontanata. – Be’, io ho da fare. Arrivederci, Son
Gohan.
Gli voltò la schiena, incamminandosi. Gohan fremette.
Avrebbe voluto attaccare il cyborg, ma sapeva di essere di gran lunga
inferiore, perciò resistette. Al contrario, si
lanciò tra le rovine della città, a cercare un
eventuale sopravvissuto. Una frase gli rimbombava nella mente.
“Sono arrivato troppo tardi”.
Trunks atterrò su quel che restava del muro di una casa. Si
guardò attorno. Dei cyborg neppure l’ombra. Se ne
erano già andati. Una volta considerato ciò, si
girò per cercare Gohan. La sua aura si spostava in fretta.
Il bimbo saltò giù dal muro e corse verso di essa.
Macerie. Null’altro che macerie. E cadaveri. La maggior parte
degli abitanti era stata incenerita da colpi energetici, ma alcuni
giacevano privi di vita lungo il selciato. Gohan fu tentato di
distogliere lo sguardo. Poi però lo tenne fisso su
quell’enorme desolazione. Gli occhi neri si incupirono di
rabbia e disperazione. Poi notò una figura accovacciata
sotto il rottame di un’auto. Gli sembrò di
percepirne l’aura. Accorse frettolosamente. La
tirò fuori, le girò il viso. Era una ragazza, ed
era viva! Non c’era dubbio, era solamente svenuta. Le
scostò i capelli corvini dalla fronte pallida e se la
caricò in spalla. Fece vagare attorno lo sguardo, i sensi
tesi per percepire un’eventuale aura, ma non sentì
nulla. O meglio, percepì un’energia spirituale, ma
era quella di Trunks.
Il bambino l’aveva seguito? Gohan sospirò, doveva
aspettarselo.
– Gohan! – Trunks, in quel momento, si fece largo
tra un tavolo fracassato quel che restava di un vecchio armadio. Aveva
gli occhi lucidi, e corse subito incontro all’altro saiyan.
– Hanno distrutto tutto! – esclamò,
angosciato. – Hanno ucciso… hanno ucciso
moltissime persone… era… era pieno di
cadaveri…
– Calma, piccolo – lo incoraggiò Gohan,
esibendo un sorriso forzato. – Ora è meglio che
torniamo a casa… ho trovato una superstite.
Trunks guardò la ragazza. Deglutì, facendosi
forza, poi annuì e seguì in volo il proprio
maestro.
Bulma era nervosissima. Trunks non sapeva stare fermo un attimo!
Ansiosa, scrutò il cielo.
Finalmente intravide due figure. La più piccola era
sicuramente quel birbante di suo figlio… Quando questi
posò i piedi a terra, la madre gli si precipitò
incontro, indecisa tra l’abbracciarlo e lo sgridarlo.
Gohan intervenne a toglierla dal dubbio. Infatti le mostrò
l’unica superstite di Pepper Town, ancora svenuta. Bulma
allora ordinò: – Vieni, portiamola dentro.
– E fece strada, con Gohan (che ancora reggeva la ragazza) al
fianco, e Trunks che li seguiva come un cagnolino.
Una volta entrati sdraiarono la giovane priva di sensi su un letto.
– Tecnicamente è sana –
osservò Bulma, rivolta a Gohan. – Dobbiamo solo
attendere che si risvegli.
Il ragazzo annuì, poi Bulma sollevò i capelli
neri della sconosciuta. Gemette. Erano incrostati di sabbia, sangue, e
mille altre cose. – Forse dovremmo tagliarli –
constatò tristemente.
Trunks, a quelle parole, corse a prendere una forbice, lieto di
rendersi utile.
La madre prese lo strumento… e iniziò a tagliare.
Alla fine la ragazza priva di conoscenza restò con una corta
zazzera nerissima.
Gohan continuava a guardarla. Voleva esserci, quando sarebbe rinvenuta.
Ciao! Ecco il secondo
capitolo, un po’ più lungo.
Povera Bulma, la farò diventare isterica… nn sono
del tutto convinta della riuscita di questo capitolo... e per giunta
l’ho scritto con qualche linea di febbre.
Per vivvina: grazie mille! Hai ragione, la scrittura era mini, ora sto
prendendo confidenza con l’html ù_ù,
non l’avevo mai usato prima… ciao! Spero che ti
sia piaciuto anche questo capitolo…
Per nightwish4ever: grazie per la recensione! Io a dire il vero a Videl
e Gohan nell’altro universo non ho mai tanto pensato... poi
però mi è venuto in mente che forse...
Per Gohan e Videl: GRAZIE! (Ommamma, sto diventando ripetitiva). Sono
commossa... grazie ancora per aver messo la mia storia tra i preferiti!
P.S. Dato che sono tuttora influenzata non so quando
aggiornerò nuovamente.
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Capitolo 3 *** Videl ***
CAPITOLO 3 – VIDEL
Erano passate circa due ore da quando Bulma aveva tagliato i capelli
alla ragazza sconosciuta, e lei era ancora priva di conoscenza. La
donna si alzò dalla sedia sulla quale era seduta, dicendo:
– Sarà meglio che vada a cercare di comprare
qualcosa da mettere sotto i denti.
Gohan e Trunks annuirono, pienamente d’accordo. Lei sorrise,
poi chiese a Trunks se voleva accompagnarla. Lui esitò. Se
da una parte gli piaceva aiutare la madre, dall’altra era
curioso di assistere al risveglio della sconosciuta. Dopo un attimo,
però, l’affetto che provava nei confronti della
sua mamma ebbe la meglio, e acconsentì.
– Io resto qui… nel caso si svegliasse…
– spiegò Gohan.
Bulma annuì, poi, preso il figlio per mano, uscì.
Gohan ascoltò i rumori dei loro passi allontanarsi, poi
riportò lo sguardo sulla ragazza. Era molto carina, si
trovò a considerare.
Si protese verso di lei e le sistemò una corta ciocca nera.
Poi riprese ad aspettare il suo risveglio.
Stava appunto accarezzando l’idea di fare un salto in cucina
(non gli sarebbe dispiaciuto uno spuntino) quando la ragazza si mosse
lievemente. Allora il saiyan la squadrò con maggiore
attenzione. “Si sta per svegliare!”
pensò.
La ragazza, infatti, spalancò di colpo gli occhi azzurri.
Vedendosi uno sconosciuto davanti, si sedette di scatto.
– Ciao – la salutò gentilmente Gohan.
– Finalmente ti sei ripresa. Come va?
Lei si passò una mano sulla fronte, andando a sfiorare
ciò che restava dei suoi capelli. Sobbalzò.
– Chi sei tu? – chiese a Gohan. –
Perché ho i capelli così corti? Chi me li ha
tagliati?
– Io sono Son Gohan – rispose il saiyan,
scrutandola perplesso. Non riusciva a capire come mai si fosse
preoccupata per una cosa del genere. – I capelli te li ha
tagliati la padrona di casa…
– Perché l’ha fatto? –
domandò l’altra, questa volta meno aggressiva.
– Erano pieni di fango, sangue e residui di benzina
– spiegò Gohan. – Sarebbe stato
impossibile pulirli.
La ragazza parve mortificata a quella spiegazione. – Scusa,
non volevo aggredirti. Grazie per avermi assistita.
Lui annuì.
Poi lei fece una domanda, in tono timoroso: – La mia
città è stata distrutta dai cyborg, vero? Qualcun
altro è sopravvissuto?
Gohan chinò la testa. – Mi dispiace, ma
nessun’altro era ancora vivo.
Lei, allora, portò le ginocchia al petto e le strinse forte.
Due lacrime le scivolarono lungo le guance, e le asciugò in
fretta.
– Mi spiace davvero – mormorò Gohan.
Lei incurvò appena le labbra in un tentativo di sorriso.
– Chi era? – domandò allora il ragazzo,
incerto.
– Mio padre – sussurrò lei, tremante.
Gohan tacque. Sapeva come doveva sentirsi la giovane. Anche lui aveva
sofferto quando era morto Goku.
Sia lui che lei non dissero una parola per un po’.
Poi Gohan ruppe quel silenzio. – Come ti chiami? –
chiese.
– Videl – rispose lei in un sussurro.
– Bel nome – commentò Gohan.
– Comunque – disse poi lei, come a volersi
consolare un poco, – papà stava già
molto male. Un tempo era un famoso campione, sai, quindi quando sono
arrivati i cyborg ha tentato di fermarli. – Gohan la
ascoltava concentrato. Era diventato bravo ad ascoltare. Videl si
chiese per un attimo perché stesse raccontando tutto a quel
ragazzo, ma poi ne guardò gli occhi, scuri e attenti, e
tutto le si fece chiaro. Perché lui la ascoltava davvero, la
capiva e, in più, le stava simpatico. Continuò il
proprio racconto: – È tornato molto malconcio da
quello scontro. Ha ritentato un paio di altre volte, ma non
è riuscito a combinare granché... poi ha perso la
stima in se stesso... Si stava un po’ lasciando morire...
spero incontri la mamma. Lei almeno è morta in modo
naturale... ero piccola, allora.
– Mi dispiace – disse di nuovo Gohan alla fine
della storia.
Lei si strinse nelle spalle, in modo piuttosto insicuro.
In quel momento si sentirono dei passi scendere le scale. Videl si
drizzò in piedi.
– Sono la padrona di casa e suo figlio che tornano
– le spiegò Gohan.
La porta si spalancò ed entrarono Bulma e Trunks. Il bambino
reggeva tre scatoloni, la madre solo un sacchetto.
Dall’espressione di Bulma, Gohan dedusse che Trunks doveva
aver insistito per portare la maggior parte delle cose lui. A quel
pensiero, il figlio di Goku si lasciò sfuggire un lieve
sorriso.
L’unigenito di Vegeta, accorgendosi che la sconosciuta si era
finalmente svegliata, poggiò la spesa e le si
avvicinò.
– Come sta? – chiese educatamente a Videl.
– Bene, grazie – rispose lei. – Puoi
darmi anche del “tu” – aggiunse.
Trunks annuì, e Gohan si rese conto di non avere mai usato
il “lei” con la ragazza. – Videl
– la chiamò allora. – Scusa se ti ho
sempre dato del tu. Posso, vero?
Lei acconsentì. – Potete darmi tutti del tu
– affermò.
– Dunque ti chiami Videl – osservò
Bulma. – Il mio nome è Bulma.
Dalla faccia della ragazza comprese che i cyborg le avevano tolto una
persona cara, perciò non porse domande al riguardo.
– Resta da noi – la invitò invece.
– Oh... grazie – esclamò Videl.
– Fra poco si mangia – annunciò poi la
madre di Trunks, dirigendosi in cucina con i pacchi di cibo.
Trunks si arrampicò sulle ginocchia di Gohan, il quale si
era seduto, e gli si accoccolò contro il petto. Il ragazzo
gli accarezzò lievemente i capelli, poi gli
sussurrò la storia della ragazza.
– Io il mio papà non l’ho mai conosciuto
– mormorò il bimbo, dopo aver ascoltato la storia,
rivolto a Videl. Poi aggiunse: – Anche quello di Gohan non
c’è più.
Lei alzò lo sguardo sul giovane moro, meravigliata dal fatto
che non gliel’avesse detto. “Voleva consolarmi
bene” pensò, grata. “Non ha voluto che
mi rattristassi anche per lui”. Stava giusto per dire
sinceramente un “mi dispiace”, quando si
udì la voce di Bulma: – Videl!
Si voltò.
La Bief faceva capolino dalla porta. – Se vuoi, intanto che
cuoce il riso, puoi andare a farti una doccia.
L’altra accettò ringraziando. Poi, dopo che Bulma
si fu chiusa la porta alle spalle, chiese ai due saiyan dove fosse il
bagno.
– Ti accompagno – si offrì Gohan,
volonteroso. Si alzò senza scostare Trunks: il bimbo,
infatti, era leggero per la sua età; il suo peso quindi non
era nulla per un saiyan allenato.
Una volta in bagno Trunks (non più attaccato a Gohan)
mostrò a Videl la spugna, il sapone e lo shampoo. Infine le
porse un salviettone pulito.
– Come ti chiami? – gli chiese lei dopo averlo
ringraziato.
– Trunks – si presentò lui. –
Io vado ad aiutare la mamma – annunciò poi,
avviandosi per il corridoio.
Videl scambiò uno sguardo con Gohan e arrossì.
Perciò si affrettò ad entrare in bagno
chiudendosi la porta alle spalle, il cuore in tumulto.
Una volta sotto la doccia fu nuovamente assalita dal ricordo del padre
e pianse un po’ in silenzio, le lacrime nascoste dal getto
d’acqua tiepida.
Gohan attendeva fuori dalla porta. Doveva portare il phon a Videl.
Dopo un po’ all’interno si fece silenzio. Il
ragazzo attese qualche minuto, poi chiese: – Hai finito?
Quando udì un “Sì” provenire
dall’altra parte della porta abbassò la maniglia
ed entrò, pensando fosse sottinteso un
“Avanti”.
Purtroppo, però, non era affatto così. Infatti
Videl era avvolta solo nell’asciugamano, il quale le lasciava
le gambe scoperte quasi completamente.
Gohan, non appena la vide, si bloccò di colpo. Lei strinse
maggiormente la salvietta, paonazza.
– Ossupremo, scusami! – balbettò il
saiyan. – Ti ho portato il phon! –
esclamò in seguito, poggiando l’oggetto su un
mobile. – Scusa! – ripeté. –
Mi dispiace!
Videl non replicò, al culmine dell’imbarazzo.
– Scusa! – disse ancora Gohan, uscendo rapido.
Una volta chiusa la porta dietro di sé, il ragazzo
desiderò per un attimo di poter sprofondare.
A distoglierlo dall’imbarazzo fu la voce di Trunks, il quale
lo stava raggiungendo con alcuni vestiti tra le mani. –
Gohan, mamma dice che la cena è pronta!
L’altro, consapevole di essere reduce di un’orrenda
figura, sospirò.
– Cos’è successo? –
domandò allora il bimbo.
– Niente, niente – si affrettò a
rispondere Gohan, grattandosi la nuca in un gesto ereditato dal defunto
padre.
Trunks corrugò la fronte, era ovvio che non ci credeva.
Notandolo, il saiyan più grande si affrettò a
domandare: – Cosa ci fai qui?
Il bambino mostrò i vestiti. – Per la signorina
– spiegò. – I suoi erano sporchi e un
po’ rovinati, quindi mamma ha detto di portarle questi.
Gohan approvò, dicendo che era una buona idea.
Trunks bussò. – Videl? –
chiamò. – Ho dei vestiti per te!
La ragazza fece capolino per un momento, arraffò i vestiti,
ringraziò e si precipitò nuovamente
all’interno del bagno.
Più tardi entrò vestita e pettinata nella sala da
pranzo, indicatale da Trunks.
Gohan rimase a bocca aperta. Certo che Bulma ci sapeva fare, nel
scegliere i vestiti adatti ad una persona! Non solo aveva indovinato
con precisione la taglia della ragazza... quei vestiti... le stavano
d’incanto! Forse per i pantaloncini delicati, azzurri, che
richiamavano le iridi della ragazza; forse per la maglietta a maniche
corte... Non sapeva quale fosse il motivo, ma il saiyan si
ritrovò a pensare che quegli abiti le stavano veramente bene.
Trunks gli aveva rivelato che erano nuovi, Bulma li aveva presi al
mercato proprio nell’ultima uscita.
A distogliere il Son dai propri confusi pensieri fu Trunks che, come al
solito, volle sedersi accanto al ragazzo. Così il giovane si
ritrovò tra il bimbo e Videl.
Quando arrivò la prima portata qualunque altro pensiero
svanì momentaneamente, e lui prese a mangiare col tipico
appetito saiyan, senza sapere che Videl lo guardava sbalordita.
Tadan! Evviva ^^ Ho finito anche il terzo capitolo!!! Spero vi
piaccia...
Mi sono divertita un sacco a far fare ‘sta figuraccia a
Gohan... mi piace troppo Trunks avvinghiato a Gohan...
Allora: prima di tutto il resto ringrazio tantissimo chi l’ha
messa nei preferiti:
vivvina,
Gohan e Videl,
bellissima90
Poooooi:
Per bellissima90: Grazie... spero continui a piacerti e non ti deluda...
per nightwish4ever: hai ragione... infatti Videl subito ci rimane un
po’ male... ma Gohan non capisce perché (maschi
-_-‘) Scusa, non volevo risvegliare paure... non credo che
Bulma verrà da te (ah, no? Nd Bulma con un paio di forbici
in mano) (Nooooooooooo! Nd Pepesale) Ok, fa finta di non aver visto
quest’ultime due stupidate...
per vivvina: grazie ancora! Sì, poverini Trunks e Gohan
ç_ç
Per Gohan e Videl: graaaaaazie! (Lo dicevo che stavo diventando
ripetitiva). Grazie sia per la recensione sia per gli auguri di
guarigione (che a quanto pare hanno funzionato ^^) Ciao!
Per GiuggiaLulla: grazie (e rieccoci). Cercherò di non avere
blocchi.... un bacio.
Bacione a tutti,
Pepesale
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Capitolo 4 *** Lo prometto ***
CAPITOLO 4 – LO PROMETTO
Una volta divorata la carne Gohan si concesse un attimo di pausa,
voltandosi verso Videl.
La ragazza era ancora al riso, e lo fissava a bocca aperta.
Il ragazzo sorrise, ancora imbarazzato. – Ehm... ho un buon
appetito...
– Alla faccia dell’appetito! –
commentò Videl, sbalordita. Poi parve ricordare di colpo
quando lui aveva fatto irruzione nel bagno, e abbassò gli
occhi sul proprio piatto, mangiando qualche boccone.
Gohan, vedendo che pure Trunks aveva ormai finito il secondo piatto, si
rivolse a Bulma. – Bulma... cosa c’è di
altro?
Lei alzò gli occhi dal riso. – Non vi è
dato di saperlo – ribatté. – Prima
aspettate che noi persone normali finiamo il pasto.
Il ragazzo inizialmente parve un po’ deluso, poi
scrollò le spalle e bevve un bicchiere d’acqua.
Trunks mandò giù l’ultimo boccone. Poi
socchiuse gli occhi, seguendo chissà quali pensieri.
Alla fine della cena Gohan mostrò a Videl la camera in cui
avrebbe dormito. Lei ringraziò e vi si ritirò col
pigiama datole da Bulma.
Il giovane cincischiò qualche attimo sulla soglia, poi si
diresse nella propria stanza, dove si coricò sul letto poco
dopo.
Videl, una volta pronta per addormentarsi, venne assalita dal ricordo
del padre, e pianse in silenzio, raggomitolata sul materasso.
Infine, stanca a causa delle lacrime, si addormentò
profondamente.
Il mattino dopo si svegliò col cuore in tumulto.
Si passò una mano tra i capelli corvini... Doveva aver fatto
un incubo, ma non riusciva a rammendare cosa trattasse.
Accese la luce e si sedette a pensare.
Gohan, dall’altra parte del muro, si stiracchiò.
Gettò un’occhiata a Trunks, che gli dormiva
accanto. Quella notte il bimbo aveva avuto dei brutti sogni, quindi era
andato in camera sua in cerca di conforto, per poi addormentarsi
lì.
Il figlio di Goku sbadigliò, alzandosi. Chissà
come stava Videl...
Non sapendo che fare, si sedette dalla scrivania e accese una piccola
lampada da tavolo in modo da non disturbare Trunks, ancora dormiente.
Stava facendo alcuni esercizi con l’aura quando
udì un timido bussare. Andò ad aprire e si
ritrovò davanti Videl. – Oh... ciao –
mormorò. – Entra pure – aggiunse, sempre
sottovoce, facendosi da parte.
La ragazza, una volta dentro, si guardò un po’
attorno e scorse Trunks.
– Quindi lui dorme assieme a te –
sussurrò a Gohan.
Lui allora le spiegò che a dire il vero non era una norma, e
le narrò il motivo per il quale Trunks si era rifugiato da
lui.
“Incubi?” pensò Videl. “Se
l’avessi saputo sarei venuta anche io...” Resasi
conto di quel che aveva pensato si sentì in imbarazzo e
allontanò quella riflessione come si scaccia una mosca
molesta.
– Tu come hai dormito? – le chiese Gohan in un
sussurro, per non disturbare il sonno del bambino.
– Abbastanza bene – bisbigliò di rimando
Videl. Poi lo vide inarcare le sopracciglia. Poteva leggergli in faccia
una domanda: “Perché
‘abbastanza’?”, perciò
aggiunse: – Ma ho fatto alcuni incubi, credo, non li ricordo.
Alzò la testa, guardando Gohan con gli occhi azzurri.
– Tu combatti gli androidi, vero? Ne abbiamo parlato a cena...
Gohan sobbalzò, come se non si aspettasse quella domanda.
– Non è che riesca a molto –
mormorò.
– Però – obbiettò Videl,
– Trunks crede molto nelle tue capacità.
A quell’affermazione il ragazzo sorrise appena e
guardò verso il bambino assopito, con i capelli
scompigliati, la bocca semiaperta e una mano chiusa poggiata sul
cuscino. Si voltò nuovamente verso Videl.
– È vero, Trunks crede molto in me... –
Tacque un attimo, poi chiese: – Come mai hai tirato fuori
questo argomento?
Videl replicò, determinata: – Perché
voglio combattere anch’io... insegnami...
Gohan sorrise di nuovo lievemente. – Okay.
T’insegnerò qualcosa. Ma non so se potrai comunque
qualcosa contro quegli androidi.
Lei scrollò le spalle. – Voglio provarci lo stesso.
Lui allora annuì nuovamente.
Aveva una nuova allieva.
Si mosse leggermente.
Restarono entrambi a fissarsi per qualche istante, senza sapere che
altro dire.
– Grazie – ruppe infine il silenzio Videl.
– Prego – replicò Gohan.
– Sai – sussurrò Videl. –
Anch’io so qualcosa sulle Arti Marziali... Quindi credo che
apprenderò senza troppa difficoltà.
Lui le si avvicinò di un passo. Dal momento che parlavano a
bassa voce, infatti, aveva pensato che in tal modo si sarebbero intesi
meglio. Quel che non aveva considerato era che con un passo si sarebbe
ritrovato davvero vicino a Videl.
Lei, vedendosi il ragazzo così vicino sentì il
cuore battere più forte.
Lui le guardò il viso... la sua pelle sembrava talmente
liscia... Confuso dai propri inaspettati pensieri sbatté le
palpebre a più riprese.
Videl, dal canto suo, non si sentiva meno a disagio, ma al contempo
iniziava a notare che il ragazzo aveva degli occhi veramente belli...
così scuri non ne aveva mai visti...
Sorpresa da quel che pensava, voltò di scatto la testa e
fece un mezzo passo indietro.
Seguì un silenzio impacciato.
Poi si udì un lieve gemito.
Gohan si voltò verso il letto, dove Trunks si stava
svegliando. Il bambino, ancora mezzo assopito, si sfregò gli
occhi. – Gohan? – chiamò.
Il ragazzo gli fece un cenno. – Dormito bene, piccolo?
L’altro annuì. Poi notò Videl e la
salutò, lei ricambiò.
La ragazza poi trasse un sospiro di sollievo... se non ci fosse stato
il bambino non sapeva come sarebbe andata a finire con Gohan...
– A proposito – notò il Son. –
Ormai è ora di colazione.
Si avvicinò al piccolo dai capelli lilla e glieli
scompigliò maggiormente, dicendo: – Voglio star
proprio seduto accanto a te...
Trunks sorrise, e Videl si rese conto che era la prima volta che lo
vedeva sorridere. Era un bel sorriso, se non altro. Lo prese come buon
auspicio per quella giornata. Magari anche lei sarebbe riuscita a
sedersi accanto a Gohan...
Finita la colazione Videl domandò a Gohan se ora la poteva
allenare.
– Ora è meglio di no – rispose lui,
guadagnandosi un’occhiata delusa dalla ragazza. –
Devi riprenderti meglio, prima.
Lei dovette allora riconoscere che il ragazzo non aveva tutti i torti.
In effetti, si sentiva abbastanza stanca.
– Be’ – sospirò Gohan
– io vado a fare un giro di perlustrazione qua attorno, poi
passo da mia madre...
Trunks scattò in avanti. – Vengo con te!
– esclamò.
Bulma, però, si protese in avanti, trattenendolo.
– No, Trunks, in questi giorni ti sei già messo
abbastanza in pericolo!
– Ma...
– Fa lo stesso, Trunks – lo interruppe Gohan.
– Posso andare benissimo da solo.
Uscì dalla porta.
Il bambino, ancora tra le braccia di Bulma, fece un movimento come per
seguirlo. Sentendosi trattenuto, implorò: – Dai,
mamma, voglio solo dirgli una cosa. Prometto che torno subito.
Lei sospirò, lasciandolo, e lui corse dietro al maestro.
– Gohan!
Il saiyan si voltò. – Che
c’è? – chiese, con un velo di
preoccupazione.
– Torni, vero? – domandò ansioso il
bimbo. – Promettimi che tornerai! – insistette.
Gohan sorrise. – D’accordo, lo prometto. Ora torna
dentro.
Il Brief lo salutò e scappò in casa.
Sarebbe tornato. Era una promessa.
Videl si sentiva irrequieta. Era preoccupata per Gohan. Molto
preoccupata, a dirla tutta. Non faceva che guardarsi attorno, ansiosa.
Quando le sembrò che fosse passata più di
un’ora non si trattenne più e domandò,
tesa: – Di solito quanto sta via Gohan?
– Dipende – rispose Bulma, scrollando appena le
spalle.
Videl non fu affatto rassicurata da quella risposta. – Ma per
adesso è via da un tempo normale? – insistette.
– Sì – la tranquillizzò la
donna. – Non preoccuparti – aggiunse –
tornerà sano e salvo.
– Me l’ha promesso – intervenne Trunks,
convinto. – E lui le mantiene le promesse.
Detto ciò si voltò e si concentrò.
Videl lo osservava senza capire, senza sapere che lui si stava
allenando ad azzerare e ad aumentare l’aura.
Perciò si stupì parecchio quando notò
che il bimbo alla fine aveva un po’ il fiatone. Comunque,
però, era piuttosto distratta. Continuava a pensare
“Ma quando torna Gohan?”
Rieccomi!!! Questo capitolo è un po’ corto... (un
po’, dice lei -_- Nd Lettori) quindi forse
aggiornerò stasera (notare il “forse”).
Se no a domani...
Trunks che dorme lo vorrei proprio vedere (teeenero). Videl si sta
accorgendo d sentire qalcosa per Gohan...
Stavo pensando... (perché, tu pensi? Nd i miei cari fratelli minori) (Ah. Ah. Ah. Io v’ammazzo!!! Nd Me) che avrei
una domanda (vi prego rispondete!):
1) SE nel PROSSIMO capitolo METTESSI l’incontro TRA Gohan e
CHICHI vi andrebbe bene? (Per piacere rispondete, non so proprio se
metterlo... comunque penso sarà breve...)
Per nightwish4ever: Hai ragione... io e te possiamo entrare senza
bussare, Gohan no. Videl aveva benzina nei capelli perché...
ricordi che l’ha trovata sotto un’auto (ma
purtroppo non l’avevano investita...) allora probabilmente
c’era il serbatoio rotto o qlcs del genere... boh.
Per vivvina: ciaaaaoooooooooooooooooooooooooo... grazie^^
Già, Gohan c’ha fatto ‘na figura del
cavolo... E Videl è un po’ (un bel po’)
riduttiva.
Come avrete notato, i due futuri piccioncini sono un po’
impacciati. Non lo ammettono proprio a sé stessi
“Mi piace lui/lei”, bah. Ma, d'altro canto, chi lo fa mai?
Vabbe’, ciao,
vado a scrivere il prossimo capitolo...
un bacione, Pepe
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Capitolo 5 *** Allenamento ***
CAPITOLO 5 – ALLENAMENTO
Gohan volava rapidamente. Cosa alquanto rara dopo i viaggi di scorta,
si sentiva abbastanza felice. Era riuscito ad avvertire dei cittadini
dell’arrivo prossimo dei cyborg, e loro avevano fatto in
tempo a nascondersi.
“Bene” pensò. “E ora... la
mamma”.
Virò leggermente verso destra, mentre sotto di lui sfilavano
boschi dalle foglie verde acceso. Mancava poco...
Finalmente la intravide... la casetta in cui era cresciuto. Sorridendo
leggermente, atterrò accanto alla porta. Bussò.
– Mamma! – chiamò. – Sono io,
Gohan!
Aveva appena finito di pronunciare il proprio nome che la porta si
spalancò e la madre gli volò tra le braccia.
– Oh, Gohan! – esclamò, felice.
Si allontanò per scrutarlo. – Sei messo bene
– osservò. – Entra – lo
invitò – è giusto l’ora della
merenda.
Lui la seguì all’interno, e, una volta in cucina,
abbracciò con lo sguardo quell’ambiente famigliare.
Sua madre gli servì quattro fette di pane e formaggio, che
lui mangiò di buona lena.
Raccontò le ultime novità alla madre. Infine
narrò di come aveva salvato Videl.
– Una ragazzina? – domandò Chichi,
porgendo un bicchiere pieno di spremuta d’arancia al figlio,
che lo tracannò. – E quanti anni ha?
L’età di Trunks?
Gohan si rese conto di non avere idea di quanti anni potesse avere
Videl. Be’, di sicuro non era coetanea del bambino. Forse sua
coetanea.
– Ecco… – iniziò prudente il
ragazzo, conoscendo il carattere della madre – non
proprio… Non ha affatto l’età di
Trunks… è più grande… a
dire il vero, ha più o meno la mia età…
Chichi trasalì lievemente. – Ti sta facendo la
corte? – chiese.
Se Videl gli stava facendo la corte? Non gli sembrava. – No,
mamma.
Chichi non parve prenderlo troppo sul serio. – Allora
inizierà presto a fartela – sentenziò.
Videl che… gli faceva la corte… Gohan
sentì lo stomaco fare un balzo.
– Tu stai attento e non cedere subito… conoscila
prima, mi raccomando – continuò Chichi.
Gohan annuì distrattamente, stava ancora pensando a Videl.
Dopo venti minuti di chiacchiere si alzò. Salutò
la madre promettendole una visita il prima possibile e si
alzò in volo.
Arrivato alla Capsule Corporation fu accolto da un più che
festoso Trunks, il quale, dopo averlo abbracciato, si girò
verso Videl e proclamò – Te l’avevo
detto che lui le mantiene le promesse.
Gohan fissò interrogativo la ragazza, che arrossì
e borbottò: – Ero preoccupata.
Lui allora si sentì stranamente felice, quasi euforico. In
effetti, il sorriso di Bulma voleva chiaramente dire “Altro
che preoccupata! Era talmente in ansia che a momenti veniva a
cercarti!”
Di sicuro quello era un bel giorno.
Bulma intanto guardava Gohan e Videl con un lieve sorrisetto. Tra quei
due stava accadendo qualcosa…
Trunks si aggrappò alla tuta viola del proprio maestro.
– Gohan, mi alleni? – chiese, con insistenza.
– Ah… okay – rispose l’altro,
distogliendo a fatica gli occhi dalla ragazza, e sorrise al bimbo.
– Ti va se viene Videl ad assistere?
– Va bene.
Quindi Gohan si guardò attorno. – Ehm, senti,
Videl, noi andiamo ad allenarci… se vuoi vedere…
Lei annuì decisa.
– Ah beh… allora dovresti aggrapparti a me.
Lei arrossì di colpo. – Come prego?
– Aggrapparti a me – ripeté Gohan,
imperturbabile. – Dal momento che ci andremo volando.
– Come a dimostrazione di quelle parole, Trunks si
alzò calmo in aria.
Videl lo fissò a bocca aperta.
– Capperi – riuscì solo a dire.
– Cos’è, un trucco? – chiese,
un poco sospettosa.
– No – rispose Trunks. – E poi, gli avrai
visti, no, C-17 e C-18 volare… scommetto che con loro non
hai pensato “è un trucco”…
– No, non l’ho pensato – rispose Videl.
– Ma loro sono androidi, non umani.
Trunks si strinse nelle spalle. – Comunque anche io e Gohan
siamo capaci – puntualizzò, serio.
– Lo vedo. D’accordo – sospirò
la ragazza.
Gohan le si avvicinò. Lei fece un respiro profondo e gli
cinse le spalle con le braccia come indicato.
E i due saiyan iniziarono a volare.
Videl si guardava attorno sbalordita.
Quando giunsero in vista di una radura in un boschetto, Trunks e Gohan
iniziarono a planare.
Una volta coi piedi per terra Gohan fece scendere la ragazza, la quale
si staccò di scatto da lui, sebbene dovesse riconoscere che
quel contatto non le dispiaceva.
– Bene, Trunks – disse Gohan, rivolto al bambino.
– Ora alleneremo i tuoi riflessi. Io ti lancerò
alcune sfere energetiche e tu dovrai schivarle. Prima volando, poi
senza alzarti dal suolo. D’accordo?
Trunks annuì seriamente.
Allora Gohan iniziò a lanciare delle piccole sfere,
lasciando Videl a bocca spalancata.
– E quelle cosa sarebbero? – esclamò.
– Come hai fatto a…?
Gohan interruppe l’allenamento. – Be’,
sono Ki Blast. Le ho create grazie all’energia
spirituale… Che sarebbe l’energia vitale, quella
che… – Si interruppe. A dire il vero non sapeva
bene come spiegarlo.
– Me la insegni? – domandò Videl,
entusiasta dopo il primo smarrimento.
– Va bene.
Gohan si volse verso Trunks. – Trunks, io insegno
l’energia spirituale a Videl, tu se vuoi puoi tornare a casa
o fare un giro qua attorno…
Trunks scosse la testa. – No, va bene, resto qui.
Ciò detto si sedette a terra, serio e quieto.
Gohan si avvicinò a Videl.
Dopo parecchie spiegazioni riuscì a farle capire almeno la
definizione di energia spirituale.
Ora la ragazza doveva imparare a richiamarla.
Era concentratissima.
– No, è meglio se la tieni più dritta
– suggerì Gohan, protendendosi verso di lei e
afferrandole il polso.
Videl si sentì fremere a quel contatto, che le
infiammò la pelle.
Sentiva il fiato del ragazzo sulla spalla. In quell’attimo,
di certo, non era più concentrata.
Il ragazzo si allontanò. – Ecco, così
va meglio.
Lei lo fissò confusa, arrossì e si
concentrò nuovamente sulla forza spirituale.
Trunks osservava in silenzio.
Dopo parecchi tentativi Videl riuscì a rilassarsi quanto
bastava e finalmente, tra i palmi, apparve una brillante sfera.
Fiduciosa, la ragazza provò poi più volte,
scoprendo che ci riusciva sempre più facilmente.
Infine anche Gohan era piuttosto soddisfatto. – Brava, hai
imparato in fretta – si complimentò.
Poi si voltò verso Trunks, che era stato tranquillo e
silenzioso tutto il tempo. – Bene, piccolo –
sorrise. – Ora alleniamoci noi.
Alla fine entrambi i saiyan erano soddisfatti, seppure un po’
stanchi. Trunks contemplò la maglia un tantino
bruciacchiata. – Mamma non sarà molto contenta
– constatò.
Tornati a casa Bulma non fece troppi commenti sullo stato degli
indumenti. Prese a dietro il figlio e gli spiegò alcuni
funzionamenti di un programma informatico.
– E così Trunks è bravo anche con i
macchinari… – osservò Videl.
– Eccome – confermò Gohan, e dalla sua
voce traspariva un certo orgoglio.
Poi si sedette sul divano.
Videl gli passò davanti e gli cadde addosso, inciampando
nella gamba di un tavolino lì accanto.
Desiderò di sparire.
– Tutto okay? – domandò Gohan.
Lei guardò la gamba che aveva colpito quella del tavolo. Era
arrossata. – Più o meno – rispose
cautamente.
Si tirò lentamente in piedi. –
Già… più o meno.
Gohan sorrise e si alzò a sua volta. Prima che lei potesse
prevederlo anche solo lontanamente, le diede un bacio lieve sulla
guancia.
Il viso della ragazza si infiammò. Il suo cuore raggiunse
ritmi esagerati. Il respiro si fece appena affannoso.
Gohan la fissò e sembrò rendersi effettivamente
conto di ciò che aveva fatto.
– Io… vado in camera –
mormorò in fretta, e si allontanò.
Videl rimase ferma. Le sembrava di sentire ancora le labbra tiepide del
ragazzo.
L’aveva baciata.
Si toccò incredula la guancia.
L’aveva baciata.
Gohan l’aveva baciata!
E improvvisamente si sentì tremendamente felice.
Yuppy!!! Gohan ha dato 1 bacio a Videl!!! Spero che il capitolo
(soprattutto l’ultima scena) sia venuto bene.
Ho cercato anke di sottolineare il carattere del Trunks, diverso da
quello del presente. Infatti nn credo che il suo alter ego sarebbe
restato fermo e tranquillo mentre Gohan allenava Videl…
Per vivvina: già… kissà per quanto ti
sopporterò… Be’, non preoccuparti, ho
una bella pazienza (insomma). Cmq mi stai simpatica^^ e per ora nn ho
ancora assoldato alcun sicario… Certo, Gohan e Videl si
mettono insieme (forse) (tenendo d’occhio il mitra). Ah, ho
messo FORSE. Mwahahahahahahaha, mi piace tenere la gente sulle
spine… Ahahahahahahah. Cm avrai notato, Chichi nn ha
ostacolato Gohan… ke si è preso una certa
libertà…
Per Gohan e Videl: Considerati perfettamente perdonata, non
preoccuparti (già… errare è
umano… perdonare è DIVINO! No, dai,
scherzavo…). Sono contenta che ti piaccia sempre di
più… spero valga pure per questo nuovo capitolo
^^. Gohan morirà sì, ma quando Trunks
avrà credo 13/14 anni (nozioni acquisite da “La
storia di Trunks” ^^)… per ora ne ha 9, quindi
sta’ tranquilla.
Per GiuggiaLulla: fa niente anke se non hai recensito lo scorso, non ti
preoccupare. Grazie^^
Un bacio a tutti
Pepesale
(Cm vedete sono riuscita ad aggiornare due volte lo stesso giorno^^)
|
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Capitolo 6 *** La risposta ***
CAPITOLO 6 – LA RISPOSTA
Gohan stava riflettendo. Non riusciva a crederci. Aveva baciato Videl.
Sulla guancia, certo, ma l’aveva baciata.
E doveva ammettere che gli era piaciuto.
Ma lei come l’aveva preso, quel bacio?
Quando si sentì chiamare per la cena, il ragazzo
trasalì. “Ossupremo, e ora come faccio?
C’è anche Videl!”
Ma se il suo comportamento di ragazzo innamorato al primo bacio gli
suggeriva di starsene in camera per molto altro tempo, il suo istinto
saiyan lo spronava ad andare a mangiare. Infine quest’ultimo,
aiutato dalla voglia di rivedere Videl, vinse, e Gohan si diresse verso
la cucina.
Era appena entrato che per poco non si scontrò con Videl.
Con un balzo si scostò e la lasciò passare. Lei
lo fissò in modo strano...
A tavola il saiyan si concentrò sul proprio piatto anche
più del solito.
Quando ebbe finito, augurò la buonanotte a tutti e si
fiondò in camera, col cuore che batteva a mille.
Poco dopo si rese conto che anche Videl era tornata nella propria
stanza.
“Scemo!” si ammonì. “Valle a
dire qualcosa! Non startene qui impalato!”
Dopo parecchie discussioni mentali con se stesso fece un respiro
profondo e si diresse alla stanza di Videl.
Quando lei lo vide entrare si bloccò nell’atto di
sistemare una sedia.
– Ehm... Ciao – farfugliò Gohan.
– Posso...?
Lei si riscosse. – Entra pure.
Lui le andò vicino. – Senti –
continuò, incerto. – Per il bacio di prima io...
cioè, per te non deve per forza voler dire qualcosa... nel
senso, se non lo volevi... be’, se pensi sia stato uno scemo
a dartelo, ecco, non hai che dirmelo... – Tacque, nervoso.
Lei parve giudicare le parole del ragazzo per un attimo, poi gli si
avvicinò di più... e gli schioccò un
bacio sulla guancia. – Questa è la mia risposta
– disse a mo’ di scusa, con un timido sorriso.
Poi uscì rapida dalla porta, lasciando Gohan lieto e basito.
Il ragazzo si sfiorò il viso, scoprendoselo bollente.
Dopo un po’ sorrise, dicendo fra sé e
sé: – Bella risposta.
Entrò in camera propria e se ne stette lì, come
trasognato.
La porta si spalancò e il ragazzo si drizzò
sull’attenti.
Era Trunks.
– Gohan – mormorò il bimbo. –
Sono venuto a darti la buonanotte.
Gohan cadde dalle nuvole, stava ancora pensando a Videl. –
Oh… sì, grazie, piccolo.
Vide un barlume d’incertezza nel bambino. Evidentemente anche
Trunks doveva vederlo distante.
Allora, ansioso di tranquillizzarlo, gli tese le braccia, dove
l’altro corse a rifugiarsi per un attimo prima di dargli
nuovamente la buonanotte.
Poi uscì, chiaramente più rassicurato, e Gohan lo
seguì affettuosamente con lo sguardo.
Poi si coricò nuovamente, felice, addormentandosi
profondamente.
Quando si risvegliò stette a guardare il soffitto per
qualche attimo, poi ricordò ogni avvenimento del giorno
prima… lui aveva baciato Videl… e lei aveva
baciato lui… Uno strano senso di benessere lo invase, almeno
sinché non gli venne un dubbio: ora Videl si aspettava
qualcosa da lui, dopo quel gesto? Possibile che lui dovesse fare
qualcosa?
Per la prima volta si trovò a desiderare di avere un amico
anche più grande di Trunks, col quale parlare di Videl,
chiedergli dei suggerimenti.
Infine, dato che comunque la realtà era che non aveva amici
della sua età, si alzò, dirigendosi in cucina.
– Gohan, sei già in piedi?
Lui si girò. Era Bulma. Quando era arrivata era talmente
immerso nei propri pensieri che non aveva fatto caso all’aura
della donna.
Scrollò le spalle in risposta. – Non riuscivo
più a dormire.
– Va be’… intanto che sei già
qua ti preparo la colazione – replicò Bulma,
divertita, iniziando a indaffararsi ai fornelli.
Gohan stette in silenzio per un po’, assorto, poi gli
balenò in mente un’idea. Dopo tutto, lei era stata
la migliore amica di suo padre…
– Senti, Bulma – esordì, girandosi
maggiormente verso di lei.
Lei alzò lievemente la testa dalle uova. –
Sì?
– Be’… io pensavo… se
c’è un ragazzo. Cioè. Se ci sono un
ragazzo e una ragazza… – Si interruppe, poi
riprese: – Metti che si conoscano da poco… circa
tre giorni… e poi il ragazzo la bacia sulla guancia, e la
ragazza fa lo stesso con lui, be’, poi come dovrebbe
comportarsi il ragazzo?
Bulma si grattò appena un sopracciglio. – Il
ragazzo ama la ragazza? – chiese.
– Sì, lei gli piace… mettiamo
– aggiunse, sforzandosi di mantenere un modo di parlare
proprio di un esempio.
– Allora il ragazzo dovrebbe magari invitare la ragazza ad
uscire. Una cosa semplice, dato i tempi pericolosi in cui ci
troviamo… Conoscerla meglio, e poi, andare avanti come sente.
Gli servì le uova. Quando il ragazzo le ebbe finite, si
alzò per andarsene. Quando fu sulla soglia Bulma lo
richiamò.
– Ah… e io farei tanti auguri al ragazzo.
Gohan sorrise e si allontanò.
Ora almeno sapeva cosa fare: invitare Videl.
Il problema era che non sapeva come farlo.
Scusate, ma questo capitolo è proprio corto corto
ç_ç. Gohan va sempre in cucina…
istinto saiyan? Comunque, per fortuna ha incrociato Bulma che gli ha
dato (oltre alle uova *ç* scusate ma io adoro le uova) delle dritte.
Anche Videl lo ha baciato.
Ho cercato di sottolineare un po’ il rapporto che
c’è fra Trunks e Gohan.
Per vivvina: grazie^^ mi spiace per Gohan, ma io seguo la trama
originale (quindi morirà dopo aver perso un braccio
ç________ç) ma non è detto che quelle
angoscianti (almeno per me) scene ci siano pure nella ff. Potrebbe non
arrivare sino a quei punti. Me lo ricordo il mitra, è
difficile non averlo presente, quando te lo puntano sopra cm fai tu. Ho
pauraaaaaaaa… vabbe’, passando a cose serie (e si
fa per dire): ci vediamo^^. Ciao.
Per bellissima90: spero che poi l’incontro gohan/chichi non
ti sia dispiaciuto… poi magari ci sarà quello
videl/chichi. Hai ragione, i 2 erano impacciati pure
nell’altra dimensione -_-‘
Per nightwish4ever: non fa nulla per il 4° capitolo…
non tutti (e fanno bene) passano metà (+ o meno) della loro
giornata su Internet come me (su EFP, a dire il vero).
Rimpiangerò per sempre il fatto che non l’abbiano
investita ç_ç. Penso che tu abbia un
po’ ragione… Videl POTREBBE essergli caduta sopra
apposta XD (come vedi io le cose stupide non smetto un momento di
dirle…).
E ora
ALLA PROSSIMA!!!
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Capitolo 7 *** Il mare ***
CAPITOLO 7 – IL MARE
Gohan si sedette. Poggiò il mento sul palmo della mano
destra, assorto. Invitare Videl... Dunque...
Be’, di sicuro era vero quel che si diceva: “Tra il
dire e il fare c’è di mezzo il mare”.
Ora lui doveva guadare il mare. A pensarla così, sembrava un
impresa davvero disperata, ma non riusciva proprio a pensarla in un
altro modo.
Almeno sembrava un periodo di quelli in cui i cyborg facevano una
specie di pausa... per non guastarsi il divertimento tutto in una
volta. Quando si dilettavano a distruggere ulteriormente
città già deserte e devastate, e in un certo
senso era un bene.
Gohan distolse le proprie riflessioni dai cyborg, tornando al problema
“Invitare Videl”.
“D’accordo” si disse infine.
“Ora vado in cucina, la intercetto e la invito”.
Si alzò e vi si diresse deciso. Una volta arrivato, si
guardò attorno, improvvisamente dubbioso.
Trunks, dalle uova, gli rivolse un entusiasta: – Ciao, Gohan!
Bulma alzò appena lo sguardo dalla rivista che stava
scorgendo.
Videl gli rivolse un sorriso aperto.
A quell’ultimo gesto, il ragazzo provò una
piacevole stretta allo stomaco. Sorrise a sua volta, fece dietro front
e tornò in camera.
Primo tentativo fallito miseramente.
In effetti, dirlo in cucina non era una gran idea. Era impossibile
trovarla sola in cucina. Mentre rifaceva il letto, fece un inventario
mentale di dove Videl si sarebbe potuta trovare sola.
Allora... Prima di tutto, nella sua stanza; poi anche in salotto,
magari... oppure in bagno, no, il bagno era meglio lasciarlo stare, si
disse, ancora imbarazzato a quel ricordo.
Sistemò il copriletto, sovrappensiero.
Certo che era un mare bello profondo. E vasto.
Lisciò qualche piega delle coperte. Raddrizzò il
cuscino. Quando infine non trovò una minima grinza
sospirò, uscendo dalla stanza.
Si concentrò un attimo sull’aura di Videl,
apprendendo che la ragazza si trovava nella propria camera. Si
fermò, cincischiando, davanti alla porta.
“Dai, non fare lo stupido!” si incitò.
“Entra e invitala! Non può essere così
terribile! Quando sei entrato per scusarti per il bacio ti aspettavi
anche uno schiaffo, e invece... hai ricevuto un altro bacio in
risposta! Ora passi il mare. Entri e glielo chiedi”.
Fece un respiro profondo e bussò.
Dopo poco Videl si affacciò. Vedendolo, lo fece entrare
immediatamente.
– Ciao – lo salutò, amichevolmente.
– Ciao – rispose Gohan, impacciato.
– Dovevi dirmi qualcosa?
– Be’, ecco, io... – farfugliò
il saiyan – veramente io... ehm... mi chiedevo se tu...
cioè... nel senso, volevo sapere se... – Si
bloccò, esasperato. Una piena disfatta, peggio di Waterloo
per Napoleone. E quando una ragazza sarebbe uscita con lui, dopo una
richiesta talmente impacciata?
– Volevo solo dirti che magari oggi potrei continuare
l’allenamento con te – inventò.
– Ah... okay, grazie – rispose Videl.
Gohan la scrutò. Era una sua impressione o sembrava...
delusa? Come se si fosse aspettata qualcos’altro.
Comunque di sicuro il primo tentativo era da ammettere fallito,
così salutò la ragazza e uscì.
Alla faccia del mare... quello era un oceano...
Rassegnato, si mise a pensare seduto sul letto. Dopo un po’
udì un rumore... alzò distratto lo sguardo... era
Trunks.
Il bambino, vedendolo assorto, gli si avvicinò
silenziosamente e gli si sedette accanto tacendo.
Gohan, senza dire una parola, senza guardarlo, alzò un
braccio e glielo passò attorno alle spalle, avvicinandolo a
sé.
In silenzio, Trunks si lasciò trarre più vicino.
Gohan era lieto di avere il bambino accanto. Lo aiutava a districare i
pensieri, gli sembrava lo facesse riflettere in maniera più
coerente.
Di colpo il mare non gli parve più tanto profondo. O,
perlomeno, si era reso conto di avere sempre un salvagente.
Ora gli sembrava più facile invitare Videl... Poi, se lei
avesse rifiutato, lui avrebbe pur sempre potuto riprovare un altra
volta.
Sorrise. “Grazie, Trunks”.
Dopo qualche istante il bambino si sfilò delicatamente da
sotto il braccio del maestro e, silenziosamente come era entrato,
uscì dalla stanza.
Gohan rimase immobile per qualche altro momento, poi si alzò
a sua volta.
Entrò più sicuro in camera di Videl, salutandola
con un sorriso, al quale lei rispose di buon grado.
– Senti, Videl, stavo pensando... –
esordì poi. – Domani ti andrebbe di uscire con me?
Potremmo trovare un ristorante ancora funzionante... alla peggio un
bar. – Tacque, studiando la giovane. – Allora
– chiese infine – che ne dici?
Videl restò per un po’ a fissarlo senza dir nulla.
Poi sorrise. – Dico che è una splendida idea!
– esclamò.
– Davvero? – si informò ansioso il
ragazzo.
Lei annuì. – Dovrò chiedere a Bulma se
magari ha degli abiti vecchi eleganti per me –
dichiarò.
– Ma... non è necessario – disse Gohan,
imbarazzato.
– Ma sì che lo è! – lo
contraddisse Videl, allegra.
Lui allora si strinse nelle spalle e tornò in camera,
contenendo a fatica la soddisfazione. Videl aveva accettato il suo
invito!!!
Poi però lo assalì un nuovo dubbio: cosa faceva
uno al primo appuntamento? I suoi genitori bambini si erano messi a
combattere, ma di sicuro di solito non accadeva. “E
basta!” allontanò quell’incertezza.
“Ci penserò sul momento... e andrà
bene...”
Decise di andare a farsi una doccia, e prese a dietro
l’accappatoio.
Entrato in bagno, il suo sguardo fu attirato da un oggetto in un
angolo. Una paperella di gomma. Sorrise al ricordo di Trunks neonato
che vi giocava quando lui e Bulma gli facevano il bagno. Come
sorrideva, allora! E come rideva quando sua madre, passando la spugna
sopra la sua pelle, gli faceva il solletico!
Liberatosi degli ultimi indumenti, il ragazzo entrò nella
doccia.
Trunks esaminò il meccanismo che sua mamma aveva smontato
per vedere se poi lui sarebbe riuscito a ricostruirlo. Socchiuse gli
occhi. Dunque, di sicuro quel filo andava là. Non aveva
molti dubbi, a dire il vero. Solo, quel cavo non capiva dove...
Appoggiò la guancia sul dorso di una mano, riflettendo.
In quel momento Videl entrò in salotto. Il bambino, immerso
nei propri pensieri, le rivolse un’occhiata. Sembrava
piuttosto contenta. Chissà per cosa, poi.
– Ciao, Trunks! – lo salutò lei.
– Ciao – mormorò lui.
– Senti... Sai dov’è tua madre?
– gli chiese la ragazza.
Il bambino mise per un attimo da parte le incertezze riguardanti quel
cavo, e pensò alla domanda di Videl. – Credo sia
in camera sua – rispose infine.
Videl gli fece presente che lei non sapeva dove si trovasse la stanza
di Bulma, perciò il bambino le diede alcune indicazioni.
Quando la ragazza si fu allontanata, tornò
all’oggetto.
Di colpo capì dove voleva il cavo, e lo sistemò
soddisfatto.
Stava procedendo a montare gli altri pezzi quando Gohan
entrò in salotto. Indossava la tuta da combattimento viola,
e aveva i capelli lievemente umidi.
Doveva essersi fatto una doccia...
– Trunks – gli sussurrò il ragazzo
– che ne dici di andare ad allenarci?
Il bimbo sistemò un pezzo. – Per me va bene, ma...
allora non potevi aspettare e farla dopo, la doccia? –
osservò.
– Hai ragione – ammise Gohan. – Ma avevo
caldo. La rifarò poi senza lavarmi i capelli. Andiamo?
– Videl viene? – chiese Trunks.
– Credo sarebbe meglio se mi allenassi dopo con Videl, dal
momento che è tutta a un altro livello. –
“E poi non vorrei ci scappasse un bacio sulla
guancia...” aggiunse mentalmente, “cioè,
lo vorrei, magari pure sulla bocca, ma non davanti a Trunks”.
Attese che Trunks finisse il proprio lavoro, poi, dopo aver avvertito
Bulma, si alzarono in volo, diretti al solito posto.
Si allenarono nella lotta.
Alla fine si coricarono, sudati ma soddisfatti, sull’erba.
– Sai – ansimò Trunks – credo
che anch’io farò una doccia.
Gohan sorrise. – Sarebbe meglio. – Scorse sul viso
del bambino la solita adulta serietà, allora
voltò maggiormente il viso verso di lui, fingendo di
annusarlo. – Devi proprio fartela una doccia –
scherzò. – Altrimenti tutti cadranno svenuti al
tuo passare. – Si finse riflessivo. – O potremmo
usare la tua puzza come arma contro C-17 e C-18...
Trunks gli saltò addosso, cogliendolo di sorpresa.
– Anche tu non profumi! – dichiarò
ridendo il bambino.
Gohan lo ascoltò ridere. Era raro che lo facesse. Poi lo
prese, levandoselo da sopra, e lo premette a terra.
– Ah, sì, eh? – esclamò.
– Trunks Brief, non credere di passarla liscia per questo
oltraggio!
Il ragazzino si agitò, ridendo, poi riuscì a
liberarsi dalla morsa scherzosa dell’altro, che si era
alzato, e lo spinse a terra, per poi gettarglisi sopra.
Ingaggiarono una combattimento scherzoso, rotolando nell’erba.
Era un altro giorno, e gli ultimi due saiyan ridevano, lottando per
gioco.
Ciao di nuovo!!! ^^
Prima di tutto ringrazio
- Ayumi Yoshida
- tigre,
per aver messo questa storia tra le preferite! Grazie mille^^ Gohan non ci sa
tanto fare con le ragazze, ma alla fine l’ha invitata...
capitolo 7... il mio numero preferito... vabbe’, non penso
interessi ai più. Trunks e la paperetta!!! Che tenero! Mi piace molto
l’ultima scena, con lui e Gohan che ridono, spero piaccia anche a voi perché è quello che importa.
Per Ayumi Yoshida: ciao! Grazie ^^ son contenta che ci sia anche tu a
seguire questa ff, ora. Grazie ancora. Il coraggio Gohan l’ha
trovato...
Per vivvina: Va tutto bene, grazie... il mitra va a batterie? Non lo
so... Be’, meno male che s’è
scaricato... Grazie per il commento... al prossimo capitolo...
Per nightwish4ever: Hai ragione... quello è CERTO, non
PROBABILE... grazie... e come hai visto, Gohan in bagno ci va, ma non
sto a descrivere quel che fa... ^^ Al prossimo capitolo...
Per GiuggiaLulla: Lo so, aggiorno praticamente ogni giorno, e spero
continui così^^ grazie, sono felice che ti sia piaciuto!
Baci, Pepe
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Capitolo 8 *** Ho paura ***
CAPITOLO 8 – HO
PAURA
Gohan fissò Bulma, sentendosi in colpa. La donna passava
silenziosamente in rassegna le macchie (erbe, fango) presenti sugli
abiti del ragazzo e del figlio. Si morse un labbro.
– Scusa, mamma – esclamò Trunks.
– Ma ci siamo divertiti... ho riso tanto...
Sul viso di Bulma apparve un’espressione di piacevole
meraviglia. – Hai riso molto? – chiese al figlio,
lieta a quell’idea.
Lui annuì.
Al che lei sorrise. – Su, andate a cambiarvi. E portatemi gli
abiti che indossate momentaneamente – li ammonì.
Trunks parve piuttosto sollevato. – Grazie, mamma!
– esclamò, sorridendole.
Lei gli diede una leggera carezza e lo invitò nuovamente a
sostituire i vestiti.
Allora il bambino si diresse nella propria camera. Gohan stette
immobile un attimo, per poi fare lo stesso.
Decise di farsi una doccia prima di indossare i nuovi abiti.
Si diresse in bagno, ma sulla soglia trovò Trunks,
evidentemente animato dalle stesse intenzioni.
I due si fissarono un attimo.
– Oh, anche tu...! – esclamarono
all’unisono.
Sorrisero.
– Vai tu – invitò Gohan, rivolto a
Trunks.
Lui rifiutò. – Vai tu – disse
– io vado in un altro bagno... Ciao. –
Ciò detto si voltò e corse via.
Gohan sorrise nuovamente ed entrò in bagno.
Una volta fatta la doccia e indossati gli abiti puliti, andò
da Bulma a consegnarle la tuta sudicia. – Grazie –
le disse. – Spero di non essere troppo di disturbo... Passo
più tempo qui che a casa mia...
– Oh, no, Gohan – si affrettò a
rassicurarlo lei – non sei affatto di disturbo. Per me
è un piacere. E poi, Trunks ti vuole talmente bene... Riesci
a tenerlo allegro.
– Tu ci riesci meglio di me – obbiettò
il ragazzo. – Con te sorride moltissimo.
Bulma scrollò le spalle. – Sì,
però... Io sono sua madre, tu sei un amico. Sei
indispensabile anche tu.
Lo salutò, dirigendosi nella lavanderia, dove
infilò i vestiti in lavatrice.
Gohan, fermo in corridoio, pensò al giorno che lo aspettava.
“Domani ho un appuntamento con Videl!”
Quasi richiamata dai suoi pensieri, la ragazza comparve davanti a lui.
– Ciao – lo salutò. – Come
sono andati gli allenamenti?
– Bene – rispose Gohan. Ripensò alle
risate di Trunks. – Molto bene – precisò.
– Bene – rise Videl. – Non scordarti
domani.
– Oh, certo che no...
– E i nostri allenamenti? – domandò la
ragazza.
– I nostri...? – iniziò a chiedere
Gohan, poi ricordò la scusa campata in aria per mascherare
il fallimento della prima richiesta ad uscire con lui. – Oh,
gli allenamenti. Be’, se ti va possiamo andare anche adesso.
Videl rise. – Mi va, non preoccuparti – lo
rassicurò.
Poi tacque, come assalita da un pensiero improvviso. –
Immagino mi dovrò aggrappare nuovamente a te –
mormorò, imbarazzata.
– Be’, sì – rispose Gohan,
– dal momento che non sai volare...
– Allora dovresti insegnarmi – ribatté
Videl.
Lui sorrise... E di colpo si fece serio, teso.
– Che hai? – domandò Videl, perplessa.
Lui non rispose... Molte aure... deboli, normali... Aure in fuga...
Terrore.
– I cyborg! – esclamò il ragazzo.
– Hanno attaccato una città qui vicino!
Corse via.
– Gohan! – urlò Videl, invano.
– Gohan! Mi vuoi spiegare cosa...
– Cos’è successo? –
gridò Trunks, uscendo in corridoio.
– Non so – balbettò Videl. –
D’un tratto ha esclamato “I cyborg!” ed
è scappato via.
– Che cosa?! – urlò Trunks. –
No!
Evitando la ragazza, corse fuori sulle orme del maestro, lasciandola
sbigottita.
– Qualcuno vuole spiegarmi che diavolo succede?! –
implorò frustrata al vuoto.
Gohan volava più velocemente che poteva. Strinse i pugni.
Non avrebbe permesso che anche quella città finisse come
Pepper Town, no, mai... La sua aura aumentò, facendosi
dorata... i capelli divennero biondi e gli occhi verde acqua.
L’ondata di terrore che aveva percepito chiaramente
continuava a farsi sentire, debole ma presente.
Il super saiyan accellerò, disperato.
Calò in picchiata sulla città prossima alla
distruzione.
Intravide una bambina, irrigidita dal terrore... vicino al cadavere
della madre... Seguendo lo sguardo della piccola vide C-17 in piedi, la
mano tesa contro la bimba.
Senza pensarci due volte si lanciò contro il cyborg,
facendogli perdere l’equilibrio con una testata.
C-17 ruzzolò a terra, per poi rialzarsi furente, mentre
Gohan urlava alla bimba: – Scappa! Vattene da qui!
Lei sobbalzò e corse via piangendo.
– Uffa – si lamentò C-17 – mi
hai rovinato il divertimento. E a me non piace che mi rovinino il
divertimento. – Dichiarato ciò, mosse rapidamente
il ginocchio, colpendo Gohan allo stomaco.
Il ragazzo gemette, poi tentò un pugno che venne facilmente
intercettato dall’androide. Quest’ultimo
lasciò poi la mano di Gohan, assestandogli un calcio in
pieno volto. Il saiyan annaspò.
– Oh, ti ho fatto male – disse C-17, beffardo.
– Mi spiace... – aggiunse, dando una feroce
gomitata al ragazzo.
Lui cadde a terra. Poi, approfittando del fatto che il cyborg era
sicuro di averlo sistemato, fece scattare i piedi in avanti, facendogli
lo sgambetto. Sentendo 17 inciampare violentemente, si
rialzò, dandosi alla fuga.
Evitò alcune sfere d’energia che il cyborg gli
lanciò a dietro, ed esse andarono ad infrangersi contro
alcuni palazzi, creando altri enormi danni.
Gohan strinse i denti, poi vide un colpo energetico schiantarsi contro
un palazzo, facendolo crollare, e udì alcune grida
terrorizzate. “C’è ancora gente
là dentro, maledizione!” pensò, virando
verso la costruzione.
Dentro di essa si trovavano un uomo, una donna e due bambini piccoli.
– Reggetevi a me! – gli urlò il saiyan,
mentre il palazzo oscillava orrendamente.
Alla nuova scossa afferrò bambini e adulti e si
lanciò fuori dalla finestra. Volò per qualche
chilometro, per poi posarsi in un luogo che pareva più
sicuro.
– Oh, grazie – esclamò la donna, grata.
Lui trovò una porta che conduceva sotto terra. –
È un vecchio rifugio! – spiegò.
– presto, tutti dentro!
I quattro non se lo fecero ripetere. A giudicare dai rumori, in fondo
si trovava anche altra gente.
Gohan si allontanò una ciocca sudata dalla fronte,
riflettendo sulla mossa seguente.
Infine optò per sorvolare la città, cercando
eventuali sopravvissuti, che, per fortuna, non faticò a
trovare.
Ma della bambina che aveva salvato da C-17 neanche l’ombra.
Dopo ore dense d’angoscia i cyborg finalmente si stufarono e
smisero di distruggere, allontanandosi.
Gohan sospirò di sollievo, e, tornato normale, corse a
informare i cittadini rifugiati dello scampato pericolo.
Stava facendo un ultimo giro di ispezione per le macerie della
città quando intravide qualcosa che gli mandò il
cuore in gola.
Un ciuffo di capelli lilla.
No... non era possibile. Gohan barcollò. Lui non aveva
sentito l’aura di Trunks.
Corse in quel punto, scoprendo il ragazzino semisepolto dalle macerie.
– Maledizione, Trunks! – urlò, tirandolo
fuori.
Il bimbo era di schiena. Lui lo voltò. Aveva gli occhi
chiusi. – Trunks! – gridò Gohan.
Alle sue grida era intanto accorsa una reduce, che si fermò
al suo fianco.
Gohan si rese conto di stare tremando.
Lei tastò il polso di Trunks. – Il battito
è debole – dichiarò. –
Però c’è.
– Maledizione – sussurrò Gohan,
affondando la mano libera tra le macerie. Le sue dita incontrarono
alcuni vetri, che gli provocarono alcuni tagli. Il ragazzo li
ignorò.
– Ma perché diamine non è rimasto a
casa... – sbottò con un filo di voce.
– Guardi! – esclamò in quel momento una
donna. – Qui c’è una bambina!
Circa tre anni, capelli rossi... Gohan la riconobbe. Era quella che
aveva salvato da 17.
– Il bambino l’ha protetta! Lei sta bene!
Gohan non reagì. “Lui però non sta
bene, maledizione!” pensò, cacciando le lacrime.
La donna si alzò, reggendo la bimba, che mugolò.
– Venga, presto! – disse. – Dobbiamo
portarlo via – e fece segno a Trunks – dobbiamo
trovare un medico!
Gohan si alzò con Trunks privo di sensi tra le braccia, e
corse al rifugio il più rapidamente possibile. –
C’è un medico? – chiese, disperato.
– Ha bisogno di un medico!
Aveva paura.
Finalmente trovò un dottore. – La prego!
– lo scongiurò. – Faccia qualcosa, la
prego! Lo salvi!
L’uomo si chinò su Trunks, che era stato
accomodato su un lettino improvvisato.
Gohan lo osservava muto, angosciato.
– È suo fratello? – chiese la donna che
aveva scoperto la bimba protetta da Trunks.
Gohan scosse la testa, in silenzio.
– Ah... è suo figlio? Non mi sembrava –
dichiarò lei.
– No, non siamo imparentati, ma... –
mormorò a fatica Gohan. – Ma... – Non
riuscì a proseguire.
“È come se lo fosse” completò
dentro di sé. “Sia figlio che fratello... e
migliore amico”.
– Io sono Shimji Ruri – si presentò la
donna, cercando di tirarlo su di morale.
– Son Gohan – biascicò lui, seguendo
ogni movimento del dottore, chino su Trunks, con lo sguardo.
– Non sarebbe meglio avvertire i suoi genitori...?
– propose incerta Ruri. – Se mio figlio finisse in
un guaio simile, io vorrei saperlo.
“Guaio mi sembra riduttivo” pensò Gohan.
Comunque annuì. – La madre... bisogna chiamare la
madre...
E dal momento che lui si rifiutò di allontanarsi da Trunks,
un uomo si offrì volontario di correre con l’auto
(ancora miracolosamente intatta) a chiamare Bulma.
La donna arrivò poco dopo con Videl.
Vedendo il figlio così pallido si inginocchiò
accanto a lui, disperata.
– Bulma, io – mormorò Gohan. –
Mi dispiace... io... non sapevo mi avesse seguito...
Lei chiuse un attimo gli occhi, poi si volse verso il ragazzo.
– Lo so, sta tranquillo.
Un uomo si fece avanti in quel momento. – Signora... spero
profondamente che suo figlio si riprenda... ha salvato la mia Katril.
Bulma sorrise lievemente, ma lo sguardo non perse l’ansia.
Gohan strinse il pugno destro, accorgendosi che la mano gli sanguinava,
ma non vi prestò attenzione.
– Gohan!
Lui sbatté le palpebre, ritrovandosi accanto Videl.
La ragazza gli prese la mano tra le proprie. – Sei ferito
– osservò, apprensiva.
– Non importa – mormorò lui, scostando
la mano.
Lei trasalì lievemente. – Non importa? Non
importa?! Sì che importa! – esclamò.
– Invece no! – ribatté Gohan.
– Lui... Trunks... potrebbe morire!
Videl ammutolì per un attimo, senza sapere cosa replicare.
– No invece – protestò poi. –
Trunks non morirà, guarirà! Fatti curare
– lo implorò. – Sono tagli profondi...
cosa pensi direbbe Trunks se, svegliandosi, scoprisse che ti sei ferito
a causa sua?!
Gohan abbassò la testa. – Okay –
acconsentì, con un fil di voce.
Videl trovò una donna che, a forza di medicare i figli,
sapeva cavarsela perfettamente con i tagli. Ella ripulì le
ferite del saiyan con delicatezza, le disinfettò ed infine
bendò la mano.
Gohan la ringraziò debolmente, tornando poi a volgere lo
sguardo al medico che aveva appena concluso di visitare Trunks. Il suo
cuore mancò un battito vedendolo così grave in
volto.
– Occorre trasferirlo in un ospedale –
sentenziò.
Riuscirono a stabilire dove si trovava quello più vicino.
– Lo porto io – si offrì Gohan,
accennando al bambino.
Bulma glielo caricò con delicatezza tra le braccia, avvolto
tra le coperte.
Gohan lo guardò un attimo... era talmente pallido...
Si alzò cautamente in volo, tenendo stretto il figlio di
Vegeta. Aveva una paura matta.
Per fortuna l’ospedale non distava di molto. E i medici non
impiegarono molto tempo a dare a Trunks una sistemazione dopo la prima
visita medica.
Dopo poco arrivarono anche Bulma e Videl.
La ragazza si ritirò quasi subito nella stanza adiacente a
quella in cui era stato sistemato il piccolo Brief, fatta apposta per i
parenti del paziente.
Gohan e Bulma, invece, rimasero a vegliare sul bimbo. La madre pianse.
Videl, seduta nell’altra stanza, si sentiva malissimo. Di
colpo il pensiero della morte del padre, che Gohan era riuscito a
mitigare, si fece di nuovo nitido e doloroso, facendola piangere.
Non voleva che Trunks morisse. Non solo gli voleva bene (il bimbo,
infatti, con la sa strana malinconia, i suoi silenzi e i suoi modi
educati si era conquistato il suo affetto). Non avrebbe sopportato
un’altra morte.
Ma c’era anche un altro motivo.
Un motivo che si vergognava ad ammettere anche a se stessa.
Sapeva che, se Trunks fosse morto, Gohan avrebbe, con ogni
probabilità, smesso di sorridere. E lei aveva bisogno del
suo sorriso. Ne necessitava come un fiore anela all’acqua.
Non poteva più farne a meno.
Poggiando il mento su un ginocchio, pianse ancora.
– Signora Brief – esordì finalmente un
medico, sotto lo sguardo ansioso di Gohan e Bulma. – Dovremo
domani fare degli esami più approfonditi. Infatti le
apparecchiature che ci occorrono sono all’ospedale qui
vicino, e arriveranno a noi domani.
Spiegò al ragazzo e alla donna che potevano fermarsi a
dormire.
Gohan si lasciò sfuggire un sorriso amaro.
“Maledetti rottami. Apparecchiature mediche con le quali i
vari ospedali sono costretti a fare i turni di uso. Vi odio”.
La sera calò rapida, trovando Bulma e Gohan seduti su un
materasso accanto al letto di Trunks.
La donna aveva gli occhi gonfi e stanchi.
Gohan contrasse la mascella. Ormai era notte fonda.
– Bulma – sussurrò. – Vai pure
a riposare...
Lei fece per protestare.
– Veglio io su Trunks – la prevenne Gohan.
– Vai, ne hai bisogno.
Bulma abbassò gli occhi. In effetti, si sentiva
stanchissima. Dovette ammettere che il ragazzo aveva ragione.
Si alzò sospirando. Prima di dirigersi nell’altra
camera strinse la spalla di Gohan. – Veglia su di lui
– mormorò.
Gohan aveva un nodo alla gola che gli impediva di parlare,
perciò annuì.
Bulma, allora, dopo un’ultima occhiata al figlio, si diresse
a malincuore nella stanza adiacente, dove si trovavano due letti.
Dal momento che il primo era occupato da una Videl rannicchiata, la
donna si diresse al secondo. Quando si fu coricata si lasciò
fuggire un lieve singhiozzo.
Ma dopo alcuni minuti la stanchezza ebbe la meglio, e Bulma chiuse gli
occhi, cadendo in un sonno agitato.
Videl, nel letto accanto, aveva gli occhi spalancati nel buio.
Gohan guardava Trunks. Non osava distoglierne lo sguardo, quasi che, se
lo avesse fatto, il bambino non sarebbe sopravvissuto.
Il Son si prese la testa tra le mani, disperato, continuando a fissare
il bimbo.
Quest’ultimo giaceva pallido nel letto, gli occhi chiusi, il
respiro lieve.
Gohan strinse le labbra. Trunks non poteva andarsene, non poteva.
Lui si sentiva stanchissimo. Aveva una voglia tremenda di abbandonarsi
al pianto, ma al contempo non osava farlo.
Aveva paura.
Era talmente terrorizzato che si sentiva soffocare.
Non era mai stato così male, neppure di fronte alla furia di
17 e 18. Almeno in quella situazione sapeva di poter fare qualcosa.
Poco, ma poteva fare qualcosa.
Invece non poteva guarire Trunks. Non poteva fare nulla per il bambino.
Nulla.
Si sentiva talmente impotente…
Di colpo sentì un leggero rumore, dei passi.
E l’aura di Videl.
La ragazza gli si fermò accanto.
Lui restò immobile, seduto sul materasso, lo sguardo fisso
sull’altro saiyan.
Videl esitò un attimo, poi gli si sdraiò accanto,
poggiando la testa sulle sue cosce.
– Mi spiace – sussurrò, e dal tono di
voce a Gohan parve che la ragazza stesse per scoppiare a piangere.
– Spiace anche a me – mormorò il saiyan
a fatica, in risposta. – Mi spiace anche perché ho
mandato all’aria il nostro appuntamento – aggiunse,
ricordando con uno sforzo l’invito fatto quel giorno.
– Hai mandato all’aria? – chiese Videl,
incredula. – Hai mandato all’aria? Hai? Gohan, non
è colpa tua! – esclamò accorata.
– È colpa dei cyborg! Tu non c’entri!
– Sì che c’entro! –
protestò Gohan, sentendosi terribilmente in colpa.
– Sapevo che Trunks tentava ogni volta di seguirmi, avrei
dovuto controllare! Se solo lo avessi percepito… se solo
avessi prestato attenzione alla sua aura… L’avrei
rispedito indietro, e ora non sarebbe ridotto così!
– Non è colpa tua – insistette Videl,
ostinata.
Gohan questa volta non replicò, iniziando suo malgrado a
sentirsi appena un po’ meglio. Si rese conto solo in quel
momento che il senso di colpa l’aveva torturato quasi quanto
l’angoscia. Ora che Videl l’aveva quasi cacciato,
si sentiva più leggero. Sempre disperato, ma più
limpido.
Senza staccare gli occhi da Trunks, prese a carezzare i capelli neri di
Videl.
Forse qualche speranza c’era.
Oh oh. Le cose iniziano a peggiorare… Spero non abbiate nulla
contro il genere drammatico. Tanto, come vedete, Videl ha rincuorato
Gohan.
Come finirà il loro appuntamento? Quale sarà il
responso medico per Trunks? ç__ç povero
Trunks… ç_______ç Gohan si
sentirà meglio? (Mamma, fare ‘ste domande
è fantastico… capisco cm deve sentirsi il
narratore dell'anime di DB anche se rompe coi suoi commenti…)
Ringrazio _little_doll_ e GiuggiaLulla, che hanno aggiunto la ff ai
preferiti ^^
Per _little_doll_: grazie^^ Spero continuerai a seguirmi…
Grazie ^////^
Per vivvina: Comenehaicompratounovero?! Un mitra vero?! Mamma, ho
pauraaaaaa! C’è una pazza che mi tiene sotto
tiro!!!! (Senza offesa^^) Grazie. Spero ti piaccia questo
capitolo… soprattutto per il coso che tieni in
mano… (a proposito, grazie anche per aver recensito
“Come potrò dire a mia madre che ho
paura?” e per averlo messo nei preferiti^^)
Per nightwish4ever: In effetti forse prima Gohan non era proprio
profumato… ^^ La pizza… pizzaaaaaaaaaa
ç__ç la volevo anch’io…
sniff… vabe’, chiederò a mami di
farla…
Per GiuggiaLulla: Grazie^^ Chissà come andrà a
finire per il loro appuntamento…
Nn so quando potrò (se potrò) aggiornare
domani… mi sa che mi toccherà andare a una festa
piena di marmocchi ç__ç Nn c’ho
voglia!!! E in più il prossimo capitolo non è
ancora pronto ç__ç Ci sto lavorando…
Comunque date un’occhiata al pc verso sera… ^^
Un bacione, Pepesale
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Capitolo 9 *** Senzu!... E parole ***
CAPITOLO
9 – SENZU!… E PAROLE
Videl continuò a tenere la testa sulle gambe di Gohan,
mentre lui le carezzava lievemente la nuca.
Dopo qualche minuto di silenzio, il ragazzo mormorò:
– Sei sveglia?
Lei bisbigliò una risposta affermativa.
Lui si stiracchiò leggermente, gli occhi scuri fissi su
Trunks.
– Fra poco è mattino – aggiunse
sottovoce il ragazzo.
Lei annuì. – Cos’ha detto il medico?
– Ha detto che ha un braccio rotto… alcune costole
fratturate. – La voce era incrinata.
Poi, di colpo, balzò in piedi, facendo sobbalzare (e cadere,
fortunatamente senza ferire) Videl, che si alzò dopo alcuni
secondi, stupefatta.
– Ma cosa ti è preso? –
esclamò, sbalordita.
– Senzu! – esclamò Gohan raggiante,
dirigendosi nella stanza accanto.
– Che? – borbottò lei, seguendolo.
Il saiyan stava chiamando Bulma, che si svegliò subito.
– Che c’è? – chiese.
– Bulma, i senzu! – esclamò Gohan.
Lei parve prima stupita, poi sollevata, e infine entusiasta.
– Giusto!
Videl non ci capiva più nulla. – Scusate, ma che
sono i senzu?
Gohan si voltò verso di lei. –
Be’… i senzu sono fagioli…
– Fagioli? – fece eco Videl, esterrefatta.
– Sì, be’, fagioli magici…
Guariscono da ogni ferita!
La ragazza rimase perplessa, ma poi pensò che in fondo anche
volare era una cosa incredibile, e quindi potevano benissimo esistere
anche quei fagioli miracolosi.
In quel momento entrò il medico, che si stupì nel
vederli così sollevati.
– Scusate… Io farei la visita definitiva al
giovane Brief.
– Certo! – accettò Bulma, con un leggero
sorriso.
Il dottore allora si dedicò al paziente.
Bulma prese un attimo da parte Gohan. – Senti, sei sicuro ce
ne siano ancora?
– Certo! – la rassicurò lui. –
Ne ho alcuni a casa. Visto che li volevo adoperare il meno possibile ho
smesso di portarmeli a dietro, e li avevo quasi scordati.
Assicurò poi alla donna che sarebbe subito volato a casa a
prenderli, e, dopo aver salutato anche Videl, partì in tutta
fretta.
Si sentiva incredibilmente leggero. “Ma perché non
ci ho pensato prima?” si chiese, incredulo. Poi si diede la
risposta da solo. L’ansia, la paura e la disperazione gli
avevano impedito di ragionare tranquillamente.
Finalmente intravide la propria casetta, e planò rapido.
Entrò con foga, lasciando sua madre tra il felice e
l’esterrefatto. Lui le spiegò la faccenda come
meglio poteva, poi si lanciò sui senzu.
– Ciao, mamma – la salutò, alzandosi
nuovamente in volo.
– Ciao, tesoro! – gli urlò dietro lei.
– Spero Trunks guarisca!
“Guarirà” pensò Gohan,
stringendo il sacchettino. “Guarirà!”
Atterrò dall’ospedale e corse dentro.
Bulma sospirò sollevata quando lo vide, e gli
andò incontro. – Lo stanno ancora visitando
– gli disse.
– Non preoccuparti – rispose il ragazzo.
– Ho portato i senzu.
Dopo quella rassicurazione, entrambi entrarono. Dopo poco
arrivò un dottore. – Posso scambiare due parole
con lei? – chiese a Bulma.
Lei annuì, raggelata dalla sua aria grave. Prima di entrare
nello studio del medico si voltò supplice verso Gohan, che
capì al volo. Rapido, entrò a sua volta.
Il dottore non trovò nulla da ridire sul fatto che volesse
rimanere anche il ragazzo, e li fece accomodare. Gohan lo
scrutò. Aveva i capelli bianchi, e gli occhi verdi erano
contornati da un paio d’occhiali rotondi.
– Dall’ultima analisi –
cominciò il medico – è risultata una
cosa inaspettata. – Tacque un momento, poi guardò
serio Gohan e Bulma. – Ricordate la malattia Aracnidene?
Bulma si aggrappò al braccio di Gohan.
– L’epidemia di qualche mese fa? – fece
il ragazzo, incerto. – Ma che c’entra questo con
Trunks?
Il dottore sospirò. – Mi spiace, ma ne
è risultato affetto.
Bulma strinse le mani tanto da far male a Gohan.
Lui esclamò: – Ma potete curarlo, no? Non mi
risulta questa malattia abbia fatto vittime… – Era
agitatissimo. Iniziava a risentire un opprimente senso di panico. I
senzu non facevano nulla contro le malattie!
– Temo non sia possibile... – iniziò
grave il medico.
Gohan si alzò di scatto. – Come sarebbe a dire?!
– urlò. – Come sarebbe “teme
che sia impossibile”?!
– Sarebbe a dire – rispose l’uomo
– che non abbiamo più le erbe che ci occorrono per
i medicinali. Abbiamo mandato una squadra a cercarne, ma non siamo
sicuri che ci riusciranno. Si trovano a Nord-Est della Città
del Nord, nella catena montuosa di Girgol.
Gohan fece una smorfia. Conosceva quella catena montuosa. Vette
altissime, enormi crepacci, un gelo orribile…
“Mille insidie e un panorama mozzafiato” aveva
trovato una volta scritto su un libro.
– In più il giovane ha alcune fratture gravi che
temo favoriranno la malattia.
“No, non lo faranno” pensò Gohan.
– Dottore, vorrei vedere Trunks –
dichiarò.
– Ma…
– Mi faccia vedere il bambino.
L’uomo non protestò. Semplicemente, lo
guidò nella stanza.
Gohan tirò fuori un senzu.
Delicatamente, lo spinse tra le labbra di Trunks.
– Ma che fa? – protestò il medico.
– Cosa gli ha dato? Cosa crede di fare?
Gohan lo ignorò. – Trunks –
sussurrò, avvicinando la bocca all’orecchio del
bimbo. – Trunks, ti ho dato un senzu. Mandalo giù.
Prese a passargli delicatamente il dito sul pomo d’Adamo,
finché il bambino, avendo avvertito la presenza di qualcosa,
deglutì, mandando giù il fagiolo.
Gohan sospirò sollevato.
– Cosa ha fatto? – esclamò il dottore.
– Si calmi – replicò Gohan. –
Era solo un piccolo rimedio per le fratture.
Esterrefatto, l’uomo prese il braccio di Trunks. Lo
tastò con mani esperte, per poi spalancare gli occhi,
esclamando sbalordito – Non è più rotto!
– Certo – ribatté Gohan – e
neppure le costole lo sono.
Il dottore lo fissò per un attimo. Il ragazzo
arrivò a credere che lo avrebbe cacciato fuori,
invece… Gli si avvicinò e lo strinse in un
caloroso abbraccio.
Il ragazzo rimase stupefatto.
– Lei non sa quanto sono felice! –
balbettò il medico, sotto lo sguardo attonito di Gohan.
– È una gioia per me veder guarire i pazienti!
Grazie, grazie! – Tacque un momento, poi parve riprendersi.
– Quella medicina… funziona anche per la malattia?
– chiese, speranzoso.
– Mi dispiace. – Gohan abbassò la testa.
– Ma contro le malattie non può nulla.
L’uomo parve mortificato.
– A proposito – aggiunse Gohan, alzando nuovamente
gli occhi – non so il suo nome… Potrebbe dirmelo?
L’altro parve stupito. Poi però si
aggiustò gli occhiali sul naso e rispose – Io sono
Roku Sheku. Tu invece sei Son Gohan, giusto?
– Sì – mormorò il ragazzo,
stupito.
Sentì un lieve gemito e si voltò di scatto verso
Trunks. Il bimbo aveva la fronte corrugata. Arricciò il naso.
Gohan gli si precipitò accanto.
Trunks chiuse e aprì a ripetizione la mano destra, prima di
calmarsi nuovamente, ricadendo nello stato incosciente.
Gohan sospirò. Osservò le sopracciglia contratte
del ragazzino. – Sta lottando contro la malattia, eh?
– chiese a Roku.
– Sì. Speriamo che resista – rispose il
vecchio dottore.
Gohan annuì. – Senta… Posso rimanere
qui, vero?
– Buona idea – concordò il dottor Sheku.
– Magari parlagli… può aiutarlo a
svegliarsi. – Strinse la spalla di Gohan, incoraggiante, ed
uscì.
Gohan fissò per un attimo il volto addormentato di Trunks.
– Parlarti – mormorò. –
Be’, cosa potrei dirti? Non ho novità, per
te… ogni volta che arrivavo a casa tua pretendevi ti
raccontassi tutto ciò che avevo fatto… Forse
invece potrei parlarti di ciò che hai fatto ieri. Ti sei
messo nei guai, ma… hai anche salvato una bambina. Non so se
hai avuto tempo di osservarla. Aveva dei bei codini rossi…
– Frugò un momento nella propria memoria.
– Katril, si chiamava. Sua madre è stata uccisa,
ma il padre no, si prenderà cura di lei, vedrai…
– Parlava con scioltezza sempre maggiore. Si interrompeva di
meno, descriveva in modo meno impacciato. Parlò di come si
era sentito male quella notte, e di Videl che lo aveva consolato.
Illustrò come si era ricordato di colpo dei senzu,
narrò del proprio volo fino a casa, descrisse le foglie
verdi del bosco che risplendevano sotto la luce del sole…
Dopo un po’ udì la porta spalancarsi, e vide
entrare Bulma. Continuò a parlare a Trunks.
Poi arrivò anche Videl, e lui proseguì a
raccontare, a volte abbassando la voce, in tono confidenziale, poi
rialzandone il tono.
Dopo parecchio che parlava si interruppe. Si prese la mano destra,
ancora fasciata, in quella sinistra, riflettendo.
Vide che Bulma e Videl lo guardavano. – Il dottor Sheku mi ha
suggerito di parlargli… per aiutarlo a svegliarsi
– spiegò.
Bulma sorrise a fatica. – Hai fatto bene.
Andò accanto al figlio e gli accarezzò dolcemente
i capelli, per poi dargli un lieve buffetto sulla guancia.
Gohan stava per dire qualcosa… quando il suo stomaco
brontolò con veemenza. Imbarazzato, il saiyan si
portò le mani alla pancia.
Videl sorrise. – Se vuoi vado a prendere al bar
dell’ospedale qualcosa da farti mettere sotto i denti
– si offrì.
Gohan le rivolse un’occhiata piena di gratitudine.
– Sì, grazie – rispose.
La ragazza si alzò ed uscì.
Bulma si sedette sul materasso, accanto a Gohan. Di colpo si
voltò e scoppiò in lacrime.
Il ragazzo rimase pietrificato. Non era da Bulma piangere
così.
Le batté qualche leggera pacca sulla spalla, imbarazzato.
– Dai, su – mormorò.
– Morirà? – singultò Bulma.
Gohan rimase impietrito.
– Mio figlio… m… se ne
andrà? – singhiozzò ancora la donna.
– Gohan, ho una paura matta che non ce la faccia!
Non… non saprei come… andare avanti in quel caso!
Lui la capiva. Provava quasi gli stessi sentimenti, ma si rese conto
che la donna era molto più disperata di quanto si aspettasse.
La strinse in un abbraccio impacciato. – Anch’io ho
paura – mormorò. – Ho molta paura.
Osservò il profilo di Trunks. La prospettiva di non vederlo
più felice, o serio, o disperato… Di non sentire
più la sua voce, la sua risata… Era angosciante.
– No – disse. – Lui ce la
farà, ci riuscirà, si sveglierà,
guarirà. – Mentre lo diceva, lo
desiderò con tutta l’anima.
– Lui è speciale – mormorò.
– Non solo a sangue saiyan nelle vene…
è speciale… Ce la farà.
Bulma parve rincuorata non tanto dalle parole del ragazzo quanto dalla
convinzione con la quale lui le pronunciò.
– Hai ragione – sussurrò. –
Sono stata una sciocca… un’idiota a dire quelle
cose…
Si asciugò le lacrime, poi, dietro consiglio di Gohan, fece
una corsa in bagno per rinfrescarsi la faccia.
Il ragazzo stava aspettando il suo ritorno quando Videl
rientrò, con alcuni tramezzini sottobraccio. Si
guardò attorno. – E Bulma
dov’è? – chiese.
– In bagno – fu la risposta di Gohan. – E
dovrei andarci anch’io – aggiunse. – Ma
prima… Mangio.
Ciò detto divorò con gusto i tramezzini a lui
destinati, e quelli per Bulma si salvarono solo perché Videl
fu svelta a sottrarli dalle grinfie del saiyan affamato.
– Tu… non mangi? – bofonchiò
il ragazzo a bocca piena.
– Sto mangiando – gli fece notare lei, mostrando il
proprio panino.
Lui non replicò e mandò giù il boccone.
Alla fine si alzò e si diresse verso il bagno, incrociando
Bulma.
Quando ritornò nella stanza si sedette sul materasso e
restò a guardare Trunks.
Poi riprese a parlare al bambino a voce bassa, arrivando persino a
descrivergli il pranzo. – Ho saltato la colazione –
spiegò. – Peccato, dal momento che è il
pasto più importante. – Guardò il
bambino. – Ma tu sei più importante.
E una frase del genere, detta da un saiyan, voleva dire molto. A quel
pensiero, Bulma non poté fare a meno di accennare un sorriso.
Ciao!!! Allora, nonostante a Gohan siano saltati in mente i senzu, la
situazione non si fa più allegra…
ç__ç Trunks ha una stramba malattia…
Portata dai ragni (?!) vabbe’, con 17 e 18 in giro succede di
tutto ç____ç Povero Trunks
ç__ç Povero Gohan ç___ç
Povera Bulma ç__ç Povera Videl
ç___ç Okay, la smetto.
Che succederà a Trunks? Si risveglierà?
Finirà bene? Gohan e Videl andranno a ‘sto
benedetto appuntamento? (E io la smetterò di rompere con
‘ste domande?)
Non so se si è notato (dato tutto quello che gli ho fatto)
ma Trunks del futuro è il mio personaggio preferito ^^.
Per vivvina: chiamami pure Pep, o Pepe… Io ho paura del
mitra! ç__ç hai ragione, ci mancava solo questa a
quei poveracci. ç___ç grazie ^^ Anche a me il
capitolo 8 è piaciuto ^^ tvttb anch’io ^^ (davvero
il mitra è il miglior amico dell’uomo. Avevo il
singhiozzo e mi è bastato pensarci per farmelo passare ^^)
Per Ayumi Yoshida: Fa lo stesso se ti perdi un capitolo, soprattutto se
poi lo recensisci assieme a quello dopo… non preoccuparti ^^
Pure a me è piaciuto scrivere di Gohan che continua a fare
il letto (dovrei imparare da lui - -“) grazie^^ Sono felice
che ti siano piaciuti gli ultimi due capitoli… E sono
contenta del fatto (a quanto mi dici) di essere riuscita a
rappresentare bene il legame tra i due saiyan. Anche a me dispiace per
Trunks ç___________ç un bacione
Per nightwish4ever: No, Trunks non muore (almeno sino a questo
capitolo… Mwahahahaha… adoro tenere la gente
sulle spine… ihihihi… okay, basta). No, dai,
poverino, ora si lava (Gohan ^^) kissà se pure Videl
farà una figuraccia… Ieri sera poi mamma ha fatto
la pizza… Brava! Fai bene a mangiare solo la pizza
napoletana dato ke sei napoletana (ma no? ^^’) io ke son
parmigiana solo il prosciutto di Parma, eh…
SECONDO VOI E’ MEGLIO IL CARATTERE DI QUESTO E DELLO SCORSO
CAPITOLO O QUELLO DI TUTTI GLI ALTRI?
Ciao a tutti e al prossimo capitolo!!!
Pepesale
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Capitolo 10 *** Ad ogni costo ***
CAPITOLO 10 – AD OGNI COSTO
Gohan iniziava ad avere un lieve mal di gola. Lo ignorò,
continuando a raccontare.
Quando la voce iniziò a farglisi roca, però,
scelse di fare una pausa.
Era appena arrivato al bar dove si era bevuto un bicchiere
d’acqua quando qualcuno lo raggiunse. Si girò e
scoprì che si trattava del dottor Sheku.
Lo salutò. – Mi cercava? – chiese poi.
– Be’ – rispose il medico, – ho
pensato che, dato che il rimedio per il suo amico si trova
là, magari le sarebbe interessato sapere qualcosa sulla
catena Girgol. – Gli porse un libro.
Gohan lo sfogliò. Vi erano perfette fotografie, e molte
descrizioni. – Grazie – disse, grato, rivolto a
Sheku.
– Di nulla. Lo tenga per quanto vuole –
replicò l’altro.
Gohan, allora lo portò in camera, dove si immerse nella
lettura.
Lesse, facendo alcune pause per andare accanto a Trunks,
finché non ci fu più abbastanza luce.
Allora, poiché la gola si era ristabilita, tornò
a parlare al bambino.
– Un giorno faremo una gita al fiume, magari…
Bulma dopo un po’ si addormentò sul materasso
poggiato a terra. Videl, invece, pensò che fosse meglio
andare nella stanza adiacente, su un vero letto.
Dopo un breve tentennamento, diede a Gohan un lieve bacio della
buonanotte. Sulla guancia, ma il ragazzo ne fu felice egualmente.
Stava pensando di seguire Videl nella stanza, ma prima decise di
salutare Trunks. Gli si avvicinò. – Ciao, piccolo
– bisbigliò. – Io vado a dormire.
Prese delicatamente la mano dell’altro saiyan, poggiata
appena fuori dalle coperte. La strinse leggermente. Aveva un nodo alla
gola. – Ti voglio bene... Trunks.
Gli sfiorò il volto con un’affettuosa carezza, poi
si diresse verso l’altra stanza... Era sulla porta quando un
gemito lo spinse a girarsi.
Trunks si muoveva. Aveva gli occhi chiusi, ma inarcava la schiena,
aggrottando la fronte e stringendo gli occhi. Gohan gli
tornò subito accanto.
– Trunks – lo chiamò.
Lui inarcò le sopracciglia, poi diede un piccolo gemito
spaventato.
– Trunks... Non avere paura... Sono io, sono Gohan!
– cercò di tranquillizzarlo il Son.
Il bambino lottò con le coperte per qualche attimo, poi
aprì lentamente gli occhi color del cielo.
Gohan stava a guardare, incredulo e felice.
Per un attimo Trunks si guardò attorno con lo sguardo
smarrito, sbattendo le palpebre come a cercare di mettere a fuoco le
immagini. Poi gli occhi cobalto del bambino incrociarono quelli neri di
Gohan, che lo stava osservando in un silenzio denso di
felicità.
Trunks restò zitto per un po’ di tempo, poi parve
svegliarsi del tutto.
– Gohan? – chiamò.
– Sono qui – rispose il ragazzo, emozionato,
facendosi più vicino.
E allora Trunks iniziò a piangere tra le braccia del
maestro, tremando come un uccellino catturato dalle mani rudi di un
contadino.
Gohan gli accarezzava la nuca, confortandolo come meglio poteva, ma si
sentiva incredibilmente gioioso.
Bulma si svegliò. – Che succede? –
biascicò assonnata.
Poi si accorse di Trunks, avvinghiato a Gohan, e balzò in
piedi. Trunks, alzando appena il viso dalla spalla del mentore, si
accorse della presenza della madre. Lei lo distolse dalle braccia di
Gohan e lo strinse a sé.
Il bambino continuava a piangere.
Bulma allentò l’abbraccio per guardarlo.
– Tesoro! – esclamò. – Non
fare così, dai, va tutto bene... –
All’ultime tre parole le tremò la voce,
consapevole di non stare dicendo la pura realtà. –
Dai, Trunks, ci sono io – tentò di rassicurarlo,
cullandolo dolcemente tra le braccia.
Dopo un po’ i singhiozzi di Trunks si fecero più
radi, fino a placarsi del tutto.
Il saiyan si sfregò gli occhi, asciugandosi al contempo le
lacrime.
Poi rivolse un leggero sorriso alla madre. – Ciao –
mormorò.
Lei gli sorrise.
– Mamma – aggiunse lui con voce tremante
– puoi andare a prendermi qualcosa da mangiare? E magari una
bibita gelata...
Bulma si ricompose. – Certo, amore – rispose. Poi,
dopo un’ultima occhiata affettuosa al bambino,
uscì dalla stanza.
Trunks e Gohan rimasero in silenzio per qualche istante.
Poi il maggiore passò affettuosamente la mano sui capelli
del più piccolo. – Perché
l’hai fatta andare via? – gli chiese.
Trunks sobbalzò leggermente. – Allora te ne sei
accorto… – mormorò.
Gohan si strinse nelle spalle, annuendo.
– Sto male, vero? – domandò allora il
bimbo.
Il Son restò senza parole. – È per
questo, allora... – sussurrò lentamente,
cominciando a capire il motivo per il quale Bulma era stata allontanata.
– Sto male? – insistette Trunks.
– Tu... Be’...
Trunks lo interruppe. – So di non stare bene –
disse. – Non mi sento bene per niente. Ma cos’ho,
Gohan?
Il ragazzo stette in silenzio per un attimo. Poi però ammise
a se stesso che era inutile cercare una scusa. – Hai una
malattia – sospirò. – Ricordi la scorsa
epidemia? Ricordi che credevamo di averla scampata tutti? Non era
vero...
Trunks soppesò quelle parole in un silenzio sempre
più pesante. Infine rialzò lo sguardo su Gohan.
– Non dire alla mamma che lo so... Non voglio che soffra per
come mi potrei sentire...
Gohan acconsentì a bassa voce.
Trunks strinse gli occhi. – Ho paura –
sussurrò.
Gohan allora lo strinse nuovamente. – Anch’io,
piccolo – mormorò di rimando. –
Anch’io.
Trunks spalancò gli occhi, ma non disse nulla.
Il ragazzo si accorse che scottava, e che aveva gli occhi lucidi,
accesi dalla febbre.
“Cosa faccio?” si chiese, disperato.
“Cosa faccio?”
In quel momento tornò Bulma. Trunks si ricompose in modo
sorprendente. Accettò il cibo che la madre gli aveva
portato, ma soprattutto apprezzò sinceramente il succo
gelato, che tracannò.
Bulma non faceva altro che coccolare il figlio, mentre Gohan osservava
attentamente Trunks. “Come fa?” si
domandò, dopo che il bimbo ebbe elargito
l’ennesimo sorriso forzato a Bulma. “Come fa a
fingere così?” Infatti lo conosceva, e sapeva che
per Trunks era difficile figurare uno stato d’animo che non
fosse il proprio naturale. Ma sapeva il motivo. “Lo fa per
sua madre” pensò, e quel pensiero lo
riempì d’orgoglio. D’orgoglio per il
coraggio del bambino. Al contempo, però, si sentiva
disperato per la condizione dell’altro.
Poi spinse con decisione quei pensieri in un angolo della mente.
“Si è svegliato” disse a se stesso. Non
voleva che Trunks lo vedesse troppo angosciato.
Dopo circa mezz’ora il figlio di Vegeta iniziò a
dare segni di stanchezza. – Ho sonno –
mormorò alla madre.
– Dormi allora – rispose lei, aiutandolo a
risistemarsi sotto le coperte.
– Buonanotte mamma, ‘notte Gohan –
sussurrò il bambino, poggiando la testa sul cuscino e
addormentandosi quasi subito.
Bulma lo fissò, sospirando. Gli carezzò la
guancia.
Poi tornò a sdraiarsi sul materasso.
– Allora io vado di là –
sussurrò Gohan, un po’ controvoglia.
Lei sorrise. – Coraggio – lo incitò,
scherzosamente, nonostante gli occhi conservassero
un’espressione ansiosa.
Il ragazzo sospirò e entrò nella stanza adiacente.
Diede un’occhiata a Videl, profondamente addormentata, e non
poté fare a meno di accennare un sorriso.
Poi si coricò a sua volta. Ripensò allo sguardo
di Trunks, e si rigirò nel letto.
– Gohan? – Sentì la voce assonnata di
Videl.
– Sì? – chiese, a bassa voce.
– Ci sono delle novità? –
domandò la ragazza, voltandosi verso di lui.
– Trunks si è svegliato – rispose Gohan.
Videl si drizzò a sedere, sollevata.
– Ora però dorme di nuovo – aggiunse il
ragazzo.
Lei si risdraiò. – Ma come è stato...?
Come stava?
Gohan le raccontò gli avvenimenti, tralasciando il fatto che
il ragazzino era a conoscenza della propria malattia. Poi
riuscì a dissuadere la ragazza dall’idea di andare
nella stanza del malato. Le augurò buonanotte, e dopo poco
la sentì riappisolarsi. Lui invece faticò a
prendere sonno, e rimase a lungo con gli occhi spalancati nel buio e la
mente affollata da ansiosi pensieri.
Quando infine riuscì ad addormentarsi, continuò a
risvegliarsi a più riprese, agitato dalle ultime
novità.
Per questo, quando arrivò la mattina, lui era ancora
piuttosto stanco. Ma non volle restare di più a letto,
temendo gli incubi.
Quindi (la sveglia segnava le sette) si alzò, andando prima
in bagno e poi fermandosi nella camera di Trunks.
Sia quest’ultimo che Bulma dormivano. Il ragazzo fece
attenzione a non svegliarli.
Si sedette in fondo al letto del piccolo Brief, irrequieto. Torcendosi
le mani, ripensò più e più volte al
responso medico, alle parole di Trunks e alla sua paura. Infine, quando
non ce la fece più, andò a prendere il libro
datogli dal dottor Roku Sheku. Ad ogni frase che leggeva,
però, la sua inquietudine aumentava. I monti Girgol erano
veramente insidiosi. Quante probabilità, si chiese, avevano
i medici di trovare in tempo le erbe che occorrevano?
Stava pensando, quando un suono acuto lo fece sobbalzare. Quando
infermieri e dottori si precipitarono nella stanza, si rese conto di
cosa doveva essere, e si sentì morire... L’allarme
che avvertiva dell’improvviso peggiorare delle condizioni del
paziente.
Gohan, Bulma e Videl furono sospinti fuori dalla stanza, sebbene la
madre di Trunks tentasse disperatamente di restare col proprio figlio.
Quando la porta si chiuse davanti al loro naso, Gohan fu colto da un
tremendo senso di nausea. Non era possibile... Aveva
un’orrenda voglia di vomitare. Era tutto orribile. Non poteva
essere vero, era un incubo.
Videl si aggrappò al suo braccio destro, Bulma gli
afferrò il sinistro. Gohan non reagì, nonostante
entrambe si reggessero ai suoi arti con veemenza.
Invece chiuse gli occhi. “Ti prego”
implorò mentalmente nessuno in particolare. “Ti
prego, fa’ che non succeda nulla. Fa’ che vada
tutto bene”. Strinse le labbra. “Fa’ che
sia tutto a posto!”
I medici uscirono dopo quasi due ore. – Ora potete entrare
– comunicò il dottor Sheku in tono piatto.
I tre si precipitarono dentro. Bulma si lasciò scappare un
lieve grido, e Gohan, al quale lei era ancora aggrappata, credette per
un attimo che sarebbe svenuta.
Anche lui non si sentiva affatto bene.
Una mascherina copriva il naso e la bocca di Trunks.
– Gli serve per respirare – mormorò un
medico, rimasto con loro con la funzione di spiegargli la situazione.
– Si è aggravato – aggiunse
sommessamente.
Poi iniziò a spiegare tutto.
Gohan non ascoltava quasi, ma notò l’ansia sul
volto del giovane medico, e gli fu grato di quella preoccupazione.
Infine il laureato chiese a Bulma di seguirlo nello studio. –
Dovrei chiarirle alcuni passaggi.
La donna gli rivolse uno sguardo talmente smarrito che lo stomaco
già contratto di Gohan si annodò ulteriormente.
– Vado con lei – si offrì Videl,
porgendo la mano a Bulma. Lei la afferrò.
Poi il terzetto uscì, lasciando Gohan in quella stanza ora
incredibilmente piena di tubi e macchinari. Il saiyan si
avvicinò al letto.
Passò lievemente il dito sulla guancia di Trunks. Del tutto
inaspettatamente, il bimbo aprì le palpebre.
– Trunks?
Parve impiegare qualche istante a riconoscerlo, poi disse il suo nome:
– Gohan.
Lui lo udì appena, forse per colpa della maschera per la
respirazione.
Fece scorrere il dito in una leggera carezza. – Sì?
– Sto per morire? – domandò tremante
Trunks. – Muoio?
– NO! – urlò Gohan. Poi, in tono
più controllato, insistette: – No, non muori.
– Ho paura – sussurrò Trunks.
– Aiutami! – implorò. – Mi
aiuti, vero?
– Sì – rispose disperato il ragazzo.
– Sì. Ti aiuto.
Trunks sorrise appena. Poi gli si abbassarono le palpebre, e perse
conoscenza.
Gohan rimase a osservarlo, tremante.
Poi, dopo un’ultima occhiata al bambino, uscì
deciso dalla stanza. L’avrebbe aiutato. L’avrebbe
salvato.
Ad ogni costo.
Rieccomi!!! Mi spiace, ma domani non ci sarò, e
così pure dopodomani. Non potrò aggiornare prima
di giovedì. (E ci lasci così sulle spine?!
è__é NdVoi) (mi dispiace!
ç__ç NdIo). Primo capitolo con due cifre ^^
(scusate l’orario tardo, ma prima il pc su cui sta
“Nvu” era occupato da mia sorella maggiore
è_é)
Gohan tra Bulma e Videl beato tra le donne... Scusate, sto tentando di
sdrammatizzare. Ma non so se funziona... Povero Trunks
ç___ç
Per vivvina: Anke a me la serie di “Povero...”
ricorda qualcuno... chissà chi... ^_- Lo so... poverino
Trunks... sniff... moriranno tutti? Be’, può
darsi. (Può darsi di sì, può darsi di
no...).
Per nigthwish4ever: Anke a me ha fatto piacere la pizza^^. No, dai, la
colpa non è di Gohan... magari è di Videl
è__é Per me sarebbe stato meglio (come hai
suggerito^^) se se la fosse presa lei la malattia. Invece la ha Trunks
ç___ç Nooo, il mio amoruccio
ç___ç Poveriiiiino... Forse Videl e Gohan sono
destinati a nn avere mai un appuntamento Mwhahahahahahahah. Ciao... no,
aspetta, un’ultima cosa... W I TRAMEZZINI DEGLI OSPEDALI
^^!!!!!
Per GiuggiaLulla: Eccomi qui… Mi spiace, non posso
anticipare nulla sulla futura salute di Trunks
é_è
Per Ayumi Yoshida: Hai ragione… Gohan, con Bulma, soffre
moltissimo ç__ç Grazie^^ Come vedi, ora la storia
è ritornata al carattere “originale”.
Grazie davvero.
A giovedì. Me va al mare ad una specie di ritrovo del campo
estivo...
ciao, un BACIONE
Pepesale
|
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Capitolo 11 *** Speranza ***
CAPITOLO 11 – SPERANZA
Gohan stava percorrendo ostinatamente il corridoio, quando una porta si
spalancò di colpo, e il saiyan rischiò di finire
addosso a Videl, la quale ne stava uscendo in quel momento.
– Gohan! – esclamò la ragazza, sorpresa.
– Ma dove stai andando?
– A cercare un buon equipaggiamento – rispose lui,
conciso, riprendendo a camminare.
Lei lo rincorse. – Un buon equipaggiamento?! Cosa hai
intenzione di fare? – ansimò, cercando di stare al
passo del saiyan.
– Non è ovvio? – ribatté lui
senza fermarsi. – Ho intenzione di andare sui monti Girgol.
– Che cosa?!
– I soggetti che sono stati mandati a cercare le erbe per
Trunks potrebbero non farcela – spiegò rapidamente
il ragazzo, continuando a camminare, – quindi vado io.
– E cosa ti fa pensare di avere più
probabilità di loro? – domandò Videl,
tentando di non essere lasciata indietro.
– Il mio sangue saiyan – rispose Gohan.
Lei sobbalzò. – Il tuo cosa?!
Gohan non rispose. Uscì rapido dall’ospedale,
seguito da una Videl stupefatta.
Si guardò attorno e scorse un negozio di abiti e altre cose
da viaggio. Entrò senza esitare e si rivolse al commesso:
– Scusi, dovrei andare sui monti Girgol. Mi può
indicare l’equipaggiamento più adatto?
– Oh, certo… Vado un attimo sul retro –
rispose l’altro, dopo avergli lanciato un’occhiata
interrogativa. Poi sparì dietro il bancone.
– Ma sei diventato pazzo?! – esplose Videl non
appena l’uomo se ne fu andato. – Come puoi pensare
di fare una cosa del genere, è impensabile!
– Sì – concordò Gohan.
– Ma anche volare lo è.
La ragazza non seppe cosa obbiettare.
In quel momento tornò il negoziante. Porse a Gohan qualche
giaccone, alcune tute impermeabili, degli stivali, viveri in
capsula… E ad ogni prodotto illustrava i pro e i contro.
Infine il saiyan mestizio optò per una tuta impermeabile
azzurra e blu, per un giaccone bianco (il più foderato),
degli stivaloni chiari e molti viveri in capsule.
Pagò senza battere ciglio.
Poi tornò nell’ospedale, seguito da Videl.
Prese a mettere tutto quanto in un borsone.
Videl lo guardava in silenzio.
Poi, d’un tratto, scoppiò in lacrime.
Gohan ne fu sorpreso. Lasciò un attimo da parte la valigia,
avvicinandosi alla ragazza piangente. – Che
c’è? – chiese, imbarazzato.
– Me lo chiedi pure! – sbottò lei tra le
lacrime. – Mio padre è morto… Trunks
non sta affatto bene… E ora tu te ne vai su una catena
montuosa piena di insidie!
Gohan le cinse il corpo con le braccia, impacciato. – Su,
dai, non fare così…
Lei si girò, incastrandosi nella stretta del ragazzo.
Gohan si sentì mozzare il fiato… I loro volti
erano terribilmente vicini…
Fissò le guance bagnate della ragazza…
Lei avvicinò il viso.
Lui fissò le sue ciglia imperlate di lacrime…
Avrebbe potuto toccarle con la fronte…
Poi, senza quasi rendersene conto, lei lo baciò sulle labbra.
Fu un bacio triste, che sapeva di addio, ma al contempo dolcissimo.
– Prometti che tornerai! – lo implorò
Videl, aggrappandosi alla maglia del ragazzo.
Lui sentì il cuore tornare alla normale frequenza di
battiti. – Lo prometto…
Non solo a lei.
Anche a Trunks.
E a Bulma.
Chiuse deciso la cerniera del borsone, poi se lo mise a tracolla.
– Io parto – disse a Videl.
Prima però voleva passare da Trunks…
Il ragazzino era privo di conoscenza. Pallido.
Bulma gli stava accanto, le mani premute sulla bocca. Quando Gohan le
illustrò le proprie intenzioni non disse nulla, ma gli porse
alcune capsule. – Potrebbero esserti utili – disse,
con un fil di voce, gli occhi del colore stesso di quelli di Trunks
pieni di lacrime.
Trunks. Gohan si voltò verso di lui.
Gli mormorò che lo avrebbe salvato, poi si voltò
e corse fuori.
Una volta all’aperto saltò in volo…
Diede un ultimo sguardo attorno… E partì alla
volta della catena montuosa Girgol.
Quando arrivò alla città del Nord era sera. La
prima cosa che lo colpì fu il freddo. Sembrava che esso
avesse avvolto la città. Era una città
silenziosa, grigia. I giardini erano coperti da una timida spruzzata di
neve, che resisteva ancora nonostante la primavera avanzata.
Entrò in una locanda malmessa. Lì avrebbe passato
la notte.
Il locandiere era un uomo barbuto che ispirò subito simpatia
al giovane saiyan, e, nonostante non sapesse la ragione
dell’avvilimento di Gohan, riuscì in qualche modo
a consolarlo raccontandogli aneddoti sulla città e leggende
locali, acquisite, per la maggior parte, ascoltando coloro che
sostavano nella sua taverna.
Al mattino presto, dopo aver mangiato ed essersi lavato, si
preparò. Il risultato finale fu che aveva caldo. Mise le
capsule di cibo nelle tasche del giaccone e le chiuse.
Una volta infilati anche i guanti uscì, diretto alla catena
montuosa Girgol.
Volando riuscì facilmente a posarsi su uno spunzone di
roccia. Si guardò attorno. C’era più
freddo di quanto si aspettasse, lì. Si chinò a
cercare le desiderate piantine, ma non ne trovò. Allora
iniziò a camminare. Ad ogni passo affondava nella neve o
rischiava di scivolare sul ghiaccio.
“Mille insidie e un panorama mozzafiato”. Si rese
conto di quanto fosse vero. Da una parte la montagna sprofondava quasi
verticalmente in un precipizio. Davanti si vedevano le cime innevate
stagliarsi contro il cielo. Quell’azzurro intenso era di una
bellezza incredibile, così come il bianco sfolgorante della
neve, eppure entrambi davano un senso di pericolo terrificante. Ma
erano stupendi. Dall’altra parte del monte si scorgeva in
lontananza la Città del Nord. Ai piedi della catena, dove
ancora l’acqua non si tramutava in ghiaccio, alcuni alberi
riuscivano a porre le radici su quel terreno brusco e gelido, apparendo
agli occhi di Gohan come macchie verde scuro, le uniche tracce di
colore in quel bianco immacolato.
Il ragazzo smosse un po’ di neve. Dovette aiutarsi con una
sfera d’energia, dal momento che vicino al terreno era dura e
ghiacciata. Cercò, ma non trovò traccia di quelle
erbe.
Poi scivolò, trovandosi improvvisamente sul ciglio del
precipizio. Con una specie di capriola a mezz’aria
tornò immediatamente dove il terreno era più
sicuro, sempre che sicuro fosse la parola giusta.
Non che temesse la caduta. Sapeva volare. Però
l’improvviso scivolone gli aveva provocato una sorta di
strappo muscolare alla gamba, che ora gli doleva.
Ripensò a Trunks…
Pensò alla promessa che gli aveva fatto…
Ripensò al bacio di Videl…
E alla medesima promessa…
Ripensò alla disperazione di Bulma…
E alla promessa…
Mosse alcuni passi, all’inizio incerti, poi sempre
più stabili e decisi. L’aveva promesso. E lui
manteneva le promesse.
Strinse i denti e riprese la propria ricerca.
Dopo qualche ora, però, il gelo si fece via a via
più insistente, intorpidendo soprattutto le dita del giovane
saiyan, nonostante i pesanti guanti.
Il ragazzo dopo un po’ dovette ammettere a sé di
dover fare una pausa, se non voleva rimetterci le dita.
Quindi, con l’aiuto di alcuni colpi energetici,
liberò uno spazio abbastanza ampio dalla coltre nevosa. Poi
cercò la capsula giusta e la lanciò. Subito
apparve una tenda.
Gohan vi entrò, poi, dopo aver scaldato come poteva
l’atmosfera, si tolse i guanti.
Le mani erano quasi bianche, e le dita stavano assumendo una
tonalità bluastra. Il saiyan sciolse un po’ di
neve in un fornelletto, sino a farla divenire acqua bollente. Poi la
versò in una bacinella e vi immerse le mani. Inizialmente
non sentì molto, poi le mani iniziarono a
dolergli… Strinse le labbra e non si lasciò
sfuggire un gemito. Alla fine del processo, le mani avevano riassunto
il solito colore. Gohan ne fu piuttosto sollevato.
Senza togliere la tenda, uscì a cercare le erbe
lì attorno. Fece una pausa per mangiare qualcosa, poi
tornò a frugare nella neve.
“Tipico!” pensò, quasi rabbioso,
all’ennesimo scavo a vuoto. “Non potevano crescere
al mare o vicino alle città con una temperatura
ragionevole?! Non potevano avere il proprio habitat in un luogo meno
ostile agli insediamenti umani?!”
Si spostò e continuò a cercare.
Si fermò solo per soddisfare alcuni bisogni, che
coprì poi con la neve, e proseguì la ricerca.
La sera, però, col suo enorme calo della temperatura, lo
costrinse a rifugiarsi nuovamente nella tenda. Mangiò e ne
riscaldò nuovamente l’interno. Poi aprì
la capsula del sacco a pelo e vi si sistemò.
C’era solo buio. Trunks ne era terrorizzato.
Avrebbe tremendamente voluto essere in grado di aprire gli occhi, ma
non ci riusciva. Le palpebre gli pesavano come non mai.
Ogni respiro era di una difficoltà insopportabile. Il cuore
gli doleva ad ogni battito. Il corpo gli sembrava pesante, orribilmente.
Aveva paura.
Sarebbe stato così facile lasciarsi andare... Rinunciare...
Allora non avrebbe più avuto tanto male.
Ma non poteva.
Glielo impediva una mano che ogni tanto gli si posava sulla fronte, una
mano famigliare, ma che lui non era più in grado di
conoscere.
E glielo impedivano due voci. Una aveva tanto in comune con la mano
fresca che riusciva a sentire ancora.
“Tesoro! Non fare così, dai, va tutto
bene... Dai,
Trunks, ci sono io”.
Faceva male. Aveva paura.
L’altra voce che non voleva abbandonare i suoi sempre
più confusi pensieri gli pareva famigliare quanto la prima.
Era di una persona importante, tanto importante per lui.
“Trunks... Non avere paura... Sono io, sono
Gohan!”
Chi erano? Perché lo volevano trattenere?
Amore.
E perché lui non si sentiva di abbandonarli?
Nonostante la sofferenza. Nonostante il terrore. Perché non
voleva rinunciare a quei respiri così dolorosi?
“Sì. Sì. Ti aiuto”.
Speranza.
Gohan non riusciva a prendere sonno. Era troppo angosciato.
Si alzò, rimise il giaccone e uscì.
La bellezza del paesaggio lo lasciò senza fiato. Il cielo,
blu, scuro come non lo aveva mai visto, era punteggiato da stelle,
brillanti come perle. La neve non era fulgida come durante il giorno,
ma possedeva comunque una propria brillantezza. L’insieme
suscitava in lui un’enorme malinconia.
Ma era troppo bello per distoglierne lo sguardo.
Quando infine ci riuscì torno all’interno della
tenda.
Dopo essersi coricato cadde in un sonno lieve e agitato.
Si ridestò che il sole era appena sorto.
Sbadigliò e si vestì, per poi uscire (dopo un
breve spuntino) a cercare quelle erbe.
Gli occhi ci misero qualche istante ad abituarsi a quella luce, che,
riflessa nella neve, era tremenda.
Osservò il cielo, senza riuscire a scorgere uno straccio di
nuvola, poi si affaccendò nella ricerca.
Una volta appurato che fosse ovvio il fatto che lì non
avrebbe ricavato nulla, scelse di cambiare luogo. Rimise tenda,
fornelletto, bacinella e sacco a pelo nelle rispettive capsule, e
riprese il proprio viaggio, volando a pochi centimetri da terra.
L’aria frizzante lo aiutò a svegliarsi
completamente dopo poco.
Stava cercando attorno ad un sasso, quando udì una voce
nota… Una voce che gli fece gelare il sangue nelle
vene…
– Insomma, 17! Non capisco che ci facciamo qui, invece di
spassarcela a distruggere qualche città…
Gohan si gettò disteso nella neve. Cosa diavolo ci facevano
lì i cyborg?!
– Ti ho già detto – replicò
sommessamente la voce di C-17 – che Son Gohan si è
avventurato qua… Non pensi che potrebbe essere divertente?
Il saiyan si appiattì maggiormente, il cuore martellante tra
le costole.
Sentì un rumore. C-18 doveva aver dato un calcio ad un sasso.
– Non sarà poi così divertente
– affermò la voce dell’androide
femminile. – E poi, ne sei sicuro? Dovrebbe essere pazzo per
venire quassù.
– Sono sicurissimo – le assicurò 17.
– Cerchiamolo.
Gohan allora, lentamente, prese ad allontanarsi a carponi, il
più silenziosamente possibile.
Quando scese abbastanza si assicurò di avere abbastanza
rocce dietro a proteggerlo dallo sguardo dei cyborg, poi si
alzò incespicando e prese a correre, per poi iniziare a
volare basso, rapidamente.
Si fermò solo quando ebbe messo chilometri tra lui e i
robot. Aveva il cuore in gola. Poi, sedutosi nella neve,
iniziò a piangere di rabbia. Singhiozzi frustrati. Non era
giusto! Trunks era un ragazzino speciale, unico! Non era giusto!
Sembrava che ogni avvenimento si coalizzasse contro la guarigione del
figlio di Vegeta…
Infine il ragazzo si calmò a fatica. Si alzò,
iniziando nuovamente a scostare neve, alla ricerca di quelle
stramaledette piante.
Smise solo per cambiare posto ed essere sicuro di non avere i cyborg
troppo vicini.
Quando arrivò la sera tentò di ritardare la pausa
il più possibile, ma la temperatura era troppo
rigida…
Stava disperando quando vide una spaccatura nella roccia.
Scostò un po’ di neve e si ritrovò
davanti una vera e propria apertura, seppure un po’ stretta.
Vi si infilò, ritrovandosi in una grotta stretta ma sicura.
Non c’era neve, ma aveva pavimento e pareti bagnate.
Montò lì la tenda, dopo aver nuovamente nascosto
l’entrata con un po’ di neve. Chiuse gli occhi,
pensando a Trunks, e sbatté frustrato il pugno fasciato sul
terreno. Perché non trovava quelle erbe? Perché?!
E perché ora ci si erano messi pure quegli stramaledetti
androidi?!
Quasi li avesse invocati col pensiero, li udì chiaramente
passare fuori.
– Insomma, 17!!! – stava dicendo seccata la voce di
18. – Magari non hai visto realmente Son Gohan. Potrebbe
essersi trattato di un abbaglio.
– Invece ti dico che era proprio lui.
Le voci dei due cyborg andarono poi sfumando, dal che Gohan comprese
che si stavano allontanando, e tirò un respiro di sollievo,
seppur non si sentisse pienamente tranquillo. “Ancora qualche
ora e C-18 si stuferà” pensò, sperando.
“E così potrò riprendere la ricerca con
calma”.
Si infilò nel sacco a pelo.
Dopo alcuni minuti giaceva profondamente addormentato.
Quando si svegliò si rese subito conto di aver avuto
finalmente un sonno tranquillo nonostante l’angoscia fosse
ancora viva in lui.
Fece una svelta colazione, poi si accostò alla fenditura
dalla quale era entrato, stando in ascolto per cercare di capire che
fine avessero fatto i cyborg gemelli. Non udì nulla, e
dedusse che i due fossero passati oltre.
Allora, dopo aver messo tutto nelle capsule, si affacciò
prudentemente.
Non c’era nessuno.
Allora uscì, cauto.
Fuori ebbe la conferma che i due si erano allontanati. Infatti nella
neve erano presenti le loro tracce, a quanto pare 17 e 18 non avevano
ritenuto opportuno cancellarle.
Senza esitare, Gohan si diresse volando nella parte opposta. Era ancor
più teso del giorno precedente. La sua immaginazione gli
faceva udire suoni realmente inesistenti, gli pareva che i cyborg
potessero comparire da un momento all’altro.
La neve non faceva altro che favorire quelle immagini mentali, per
quanto potesse sembrare strano.
Quel giorno alcune nuvole sostavano pigramente in alcuni angoli del
cielo. Erano bianche, ma di un bianco meno suggestivo della neve.
Quante volte Gohan aveva cercato di individuare animali e forme strane
nelle nubi?
Quante volte aveva tentato di coinvolgere Trunks in quel gioco di
fantasia?
Tante. Eppure quel giorno le guardò appena, frugando
disperato sotto la neve, tra le rocce.
“Dove sono?!”
Avrebbe voluto urlare. Ma era consapevole sia della vicinanza dei
cyborg, sia dell’inutilità di quella possibile
azione, perciò tacque. Erano passati già tre
giorni. La sua mente sfiorò spaventata la
possibilità che Trunks fosse… No! I suoi pensieri
si ritrassero come scottati.
Stava immergendo le mani nella neve, quando una voce dietro di lui gli
bloccò il sangue nelle vene.
– Salve, Son Gohan. Non credevo di trovarti in
quest’inferno di ghiaccio.
Il saiyan si voltò lentamente, trovandosi davanti il ghigno
derisorio di C-17.
Spero vi sia piaciuto pure questo capitolo. E Gohan e Videl si son
baciati in bocca... e Trunks non migliora ç___ç
Per vivvina: non mi aspettavo che qualcuno recensisse subito, dato
l’orario pazzesco in cui ho inserito il capitolo
precedente... Grazie^^ Mi hai dato una gioia prima di partire per il
mare ;-) Ma sei troooppo ottimista... vabbe’, ciao ^^
Per GiuggiaLulla: cm vedi hai indovinato ^^ Gohan è andato
in montagna. Grazie per i complimenti ^////^
Per nightwish4ever: scusa é_è anch’io
ho un po’ pianto ç_ç (ke vergogna,
piango per le storie di mia invenzione °////°) Forse
dovremmo vestirci di nero per Trunks. No, forse è
un’esagerazione, cmq non è ancora morto. (Siete
dispiaciute anche per me, non è così? Nd Videl)
(... -_- Cm dire... in un certo senso... Se vogliamo essere chiare...
NO!!! Nd io e te) (ç_ç Nd Videl)
(Mwahahahahahaha... no, aspetta, Trunks è ancora malato...
ç___ç Nd io e te).
Vi saluto.
Pepesale
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Capitolo 12 *** Odio bruciante ***
CAPITOLO 12 – ODIO BRUCIANTE
Gohan si alzò di scatto, il cuore che batteva a mille,
maledicendosi. Perché diamine non aveva prestato attenzione
ai rumori che si udivano attorno?!
– Cosa ci fa un marmocchio come te in questo luogo
inospitale? – domandò il cyborg, con un leggero
ghigno.
– Volevo prendere un po’ d’aria
– si sentì rispondere Gohan.
Subito dopo un manrovescio lo colpì al viso tanto
violentemente da farlo crollare all’indietro nella neve.
Si rialzò, tenendo gli occhi fissi su 17.
– Che hai? – lo sbeffeggiò il cyborg.
Poi parve riflettere su qualcosa. –
Dov’è il tuo cagnolino, Son Gohan? – gli
chiese.
Il ragazzo fece un mezzo passo indietro, istintivamente. Stava parlando
di Trunks…
– Si è fatto male, eh? Molto male... Io e mia
sorella, insieme, siamo una vera forza – continuò
impassibile il cyborg.
Gohan lo fissò, pieno d’odio. Era tutta colpa
sua...
“Ho paura. Aiutami! Mi aiuti, vero?”
Ripensò all’espressione terrorizzata di Trunks.
Quelle parole continuavano a rimbombargli nella mente... Aveva paura.
Aveva implorato il suo aiuto, tremante, insignificante in quel letto
candido d’ospedale. Smarrito. Indifeso. Ed era colpa dei
cyborg. Trunks non aveva mai implorato. Non aveva mai supplicato. E in
quel momento l’aveva fatto, a causa della paura enorme che
doveva provare...
L’odio esplose nello stomaco di Gohan, infiammandone le
viscere.
Il saiyan, senza pensare, senza valutare, si lanciò contro
17.
Il cyborg lo bloccò senza problemi. –
Dov’è il tuo animaletto, Son Gohan? – lo
provocò.
Gohan lo fissò. I suoi occhi scuri si fecero brucianti,
mentre fissava quelli di ghiaccio dell’androide. Al contempo
nella mente del ragazzo si fece strada la consapevolezza che lo aveva
sempre aiutato a superare le situazioni, e che aveva perso per un
attimo.
“Sei troppo vicino” si disse. Con un
balzò si portò a distanza di sicurezza.
La mente prese a calcolare dove il terreno era più
favorevole, e le mosse che sarebbero risultate troppo azzardate.
Allontanò ogni pensiero carico di paura e frustrazione.
Pigiò in un angolo della mente l’immagine di
Trunks che tremava, scosso dai singhiozzi. Ci schiacciò
contro i propri timori. Allontanò il ricordo delle labbra di
Videl che si univano alle sue. Respinse la memoria delle dita fredde e
tremanti di Bulma.
Era pronto per il combattimento.
“Devo solo difendermi” si ordinò,
nonostante i muscoli, tesi nella concentrazione, fremessero dalla
voglia di far del male al cyborg che aveva davanti.
C-17, però, non si mosse. Restò ad osservarlo con
uno strano sorriso sulle labbra, poi allargò le braccia,
come invitandolo a farsi sotto. – Coraggio, Son Gohan, so che
muori dalla voglia di ferirmi.
Gohan strinse i denti. Era vero, era stramaledettamente vero. Ma non si
mosse. A che gioco stava giocando il cyborg?
– Non ti pare di aver giocato abbastanza? – si fece
sentire la voce di C-18.
Gohan la scorse qualche metro dietro al gemello, seduta su una roccia
con un’espressione seccata sul volto.
– Avanti, fallo fuori!
C-17 contrasse le sopracciglia. – Va bene, va bene
– acconsentì. – Certo che sei proprio
impaziente...
Per tutta risposta lei sbuffò esasperata.
Il gemello riportò completamente l’attenzione su
Gohan.
Sospirò e lo attaccò. Il pugno arrivò
violento. Nonostante se lo aspettasse, Gohan gemette. Sentì
il sangue colargli dal naso. Si passò il dorso della mano
sotto di esso per ripulirlo.
17 lo contemplava soddisfatto. “Mi serve un piano”
pensò il saiyan, cercando di mantenere la
lucidità. Il cyborg attaccò di nuovo. Gohan non
lo schivò. Non ci provò nemmeno. Si
lasciò semplicemente colpire dalla testata di 17.
Per l’impatto barcollò precipitosamente
all’indietro, sentendo d’un tratto il terreno
mancargli sotto i piedi. Precipitò all’indietro
nel precipizio, dopo qualche metro prese il controllo della caduta
grazie alla tecnica Bukujutsu. Ciò nonostante,
continuò a cadere, voltandosi però per cercare di
scorgere un’irregolarità nella parete rocciosa,
per poter rifugiarsi. Effettivamente, le spaccature non mancavano, al
contrario, abbondavano. Ma il saiyan scelse la più stretta
che poteva al contempo fargli da passaggio per introdurlo
all’interno della catena Girgol.
Infatti, dal libro donatogli da Sheku, aveva appreso che
all’interno di gran parte dei monti che formavano tale catena
si trovavano enormi caverne.
Quella in cui era capitato lui non era poi tanto gigantesca. Per
altezza ci sarebbe stato circa cinque volte, la larghezza era intorno
ai venticinque metri quadrati.
Stalattiti e stalagmiti la decoravano dandole un aspetto piuttosto
suggestivo. Le pareti erano fredde e scivolose al tatto. Dal soffitto
cadevano ogni tanto piccole gocce, che andavano poi a formare limitate
pozzanghere.
Gohan mosse qualche passo in quel rifugio naturale, prestando
attenzione a non produrre alcun rumore. Nella parete trovò
una nicchia scura e nascosta, e vi si infilò. Si accorse di
potersi addentrare in essa, in quanto non era limitata da un muro.
Piuttosto, conduceva ad una stretta galleria, che il ragazzo si
trovò costretto a percorrere trascinandosi sui gomiti e
sulle ginocchia.
Poi udì di colpo la voce dei cyborg. Gli parve vicinissima,
e s’irrigidì. Poi però si rese conto di
sentirla amplificata da chissà quale passaggio di gallerie.
Probabilmente i due si erano accostati ad un buco nella parete e
lì si erano fermati a discutere, senza sapere che quella
spaccatura era una piccola galleria non percorribile. La loro voce,
passando tramite il piccolo corridoio, giungeva limpida alle orecchie
di Gohan.
– Bravo, te lo sei fatto scappare! – stava dicendo,
irritata, la voce di 18. – Invece di perdere tempo, avresti
dovuto sbrigarti!
– Hai ragione. Visto che ormai l’abbiamo perso
andiamo, ti va?
– Certo che sì! L’aria mi sta rovinando
i capelli.
Un fruscio, e il saiyan capì che i due se ne erano andati.
Prudentemente, prese a trascinarsi nella galleria con
l’ausilio dei gomiti e delle gambe.
Si accorse che il naso non sanguinava più.
Il ghiaccio gli gelava i muscoli, ma lo ignorò.
La testa gli doleva.
Si scoprì a rimpiangere di non aver stretto le mani attorno
al collo di 17. Allontanò quei pensieri, rimproverandosi.
“Scemo! Lui è molto più forte. Hai
fatto bene ad andartene, altro che storie. Non puoi permetterti di
rischiare di rimanerci secco. Trunks ha bisogno di te”.
Il pensiero del bambino lo fece accelerare e iniziò a
muoversi con più decisione. Era evidente che si stava
spostando verso l’alto. Continuò a strisciare,
ignorando il gelo che gli stava opprimendo le ginocchia.
La galleria era piuttosto scomoda e scivolosa, ma almeno era sicura.
Dopo qualche minuto iniziò ad allargarsi,
cosicché Gohan poté muoversi più
comodamente.
Poi, all’improvviso, la galleria di ghiaccio si
inclinò verso il basso. Il ragazzo, preso alla sprovvista,
scivolò in avanti. Pose le braccia davanti a sé,
e arrivò l’impatto con il pavimento, duro e
ricoperto da uno strato di ghiaccio.
Il ragazzo si guardò attorno. Era in una caverna
più spaziosa della precedente, e altrettanto gelida.
Cristalli di ghiaccio frastagliavano il soffitto. Il giovane saiyan
osservò in proprio respiro, visibile in nuvole di vapore che
sembravano bloccarsi un momento nell’aria prima di
dissolversi. Poi prese a percorrere prudentemente la grotta, radente
alle pareti tanto da sfiorarle con un braccio.
Frattanto cercava con gli occhi una possibile uscita alternativa. Stava
passando la mano sulla parete quando una cosa inaspettata lo fece
sobbalzare. Non sentiva più l’ormai abituale gelo
sotto le dita... Piuttosto qualcosa di delicato.
Chinò il viso per guardare... E il cuore gli diede un balzo.
Sotto le sue dita vi era una quantità notevole di piantine
dalle foglie di un verde intenso, sfumato di viola verso la punta.
Per poco non si lasciò fuggire un grido di gioia. Le aveva
trovate!
Con l’aiuto di un coltellino, le recise, infilandole in
seguito in una busta. Il cuore gli batteva all’impazzata.
Poi, usando un Ki Blast, creò un’uscita che lo
portasse fuori da lì.
L’aria frizzante gli accese il viso. Volò deciso
verso l’ospedale. Verso Trunks.
Di colpo, lo colpì una paura improvvisa. “E se
fosse troppo tardi?” Lo stomaco gli si serrò in
una morsa angosciata. – Non è troppo tardi
– si disse. Accelerò il volo.
Quando infine giunse in vista del luogo dal quale era partito, il cuore
gli balzò di gioia nel petto.
Entrò di corsa. Giunse in vista della stanza di Trunks.
Stava per entrare, quando si sentì afferrare per entrambe le
braccia.
– Ehi, tu! – lo apostrofò una voce
burbera. – Non sei autorizzato ad entrare dal bambino!
– Ma... – iniziò a protestare Gohan,
sfiorando l’idea di farli allontanare con la forza.
– Dal bambino? – domandò il medico che
non aveva ancora parlato. – È un bambino?
– chiese, rivolto al collega.
– Sì – rispose tristemente quello.
– L’ho visto... avrà sì e no
dieci anni. Ed ormai non c’è più nulla
da fare.
Gohan barcollò. – Non c’è
più nulla da fare? – ripeté.
– Voi siete dottori... ci sarà qualcosa che
potrete fare...
– Mi spiace, ragazzo, ma non possiamo. Certo che è
incredibilmente resistente, ma non durerà per molto
ancora... Povero... non ha avuto una vita... Noi siamo senza medicine,
e...
Gohan smise di ascoltare. Credevano di averlo perso per la mancanza
delle erbe! Quindi voleva dire che poteva ancora salvarlo. –
Sentite, io ho le erbe che servono per curarlo –
affermò.
Uno dei due gli diede una pacca sulla schiena. – Calma,
ragazzo, non devi sentirti in colpa.
– Io le ho davvero le erbe – insistette Gohan,
esasperato.
– Ma... è assurdo – gli
assicurò l’altro, con un tono di voce consolatorio.
Credevano stesse mentendo per alleviare la propri disperazione.
– Le ho! – urlò frustrato il ragazzo.
In quel momento giunse il dottor Sheku. – Che succede qui?
– Signore, questo... – iniziò un medico.
– Dottore, ho le erbe! Ho le erbe per Trunks! – lo
interruppe Gohan.
Sheku lo guardò. – Benissimo – rispose,
lasciando allibiti gli altri due. – Lasciate che me le dia.
Sollevato, Gohan gli porse la busta.
Lui la prese. – Vado subito a produrre la medicina
– lo rassicurò, poi si voltò,
allontanandosi.
– Caspita – fu il commento di un medico.
Gohan approfittò del loro sbigottimento per entrare nella
stanza di Trunks.
– Ce l’ho fatta – mormorò.
Videl gli balzò addosso, abbracciandolo. – Sei
sano e salvo! – esclamò. – Ero
così preoccupata!
Gohan sorrise appena.
Bulma lo guardò. – Grazie –
sussurrò.
Il saiyan non rispose, ma andò a sedersi accanto a Trunks.
Voci.
Rumori, vicini.
Trunks ormai li percepiva appena.
– Bisogna che la prenda dalla bocca. – Voce
anonima, che non risvegliava nulla. Non comprese il significato di
quelle parole, immerso in uno stato di paura e dolore che ormai lo
tormentava da tempo.
Dita sconosciute gli presero il mento. Avrebbe voluto ritrarsi. Un
semplice tocco, se sconosciuto, gli dava un immensa voglia di fuggire.
Aveva paura.
– No... è troppo rigido... Così
sarà impossibile che la mandi giù.
Qualcosa di liquido contro le labbra. Lo respinse debolmente.
– Accidenti, non si rilassa. Senta, può fare
qualcosa?
Nuovi rumori.
– Trunks.
Quella voce conosciuta.
– Ti stanno dando una medicina. L’ho portata io dai
monti.
Dita affettuose. – Mandala giù. Fa bene.
Di nuovo il liquido.
– Coraggio.
Non capiva cosa volesse dire, ma lo tranquillizzava.
Quando risentì la sostanza la lappò nervosamente.
Inghiottì.
Gohan fissò il pomo d’Adamo del bambino che
compiva un movimento, chiaro segno del fatto che aveva deglutito.
Sospirò sollevato.
Ce l’aveva fatta.
Scusate la lunghezza (SCARSA) del capitolo, ma dopo sarà,
logicamente, presentata una differente situazione, per cui ho scelto di
separarla.
Per nightwish4ever: Lo sapevo XD finisce sempre che si parla dei
bisogni di Gohan XD (Aaahrgh! E che è sta roba?! Nd 17)
(Nulla... Nd Tu e io) (O////O Nd Gohan) (Vabbe’, lasciamo
cadere l’argomento Nd Me) (Ma che, sei scema?! Nd Argomento)
Okay, scusa la battuta infelice. Cmq... kiedevi a Videl
perché ci dovrebbe dispiacere per lei... boh. (Ehi, ma dico!
Mi è morto il padre e non riesco ad avere un appuntamento...
Ecco il motivo! Ora siete dispiaciute? Nd Videl) (-_-‘ Meglio
non dire nulla... Nd Io e Te). Mi spiace per tua zia.
Per GiuggiaLulla: Cm hai visto, ne è uscito vivo... Sn
felice ke il kiss ti sia piaciuto ^^
Per vivvina: Oh, sei stata pure tu al mare? Cm è andata? A
me bene, era bellissimo… Anke a me piace molto lo scorso
capitolo. Soprattutto la parte con Trunks, sebbene sia un po’
triste.
Allora alla prossima!
Ci si vede!
Un bacione, Pepesale
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Capitolo 13 *** Tramonto ***
CAPITOLO 13 – TRAMONTO
Trunks sbatté le palpebre. Un viso, dapprima sfumato, poi
sempre più limpido, gli entrò nella visuale.
“Gohan?”
La testa gli doleva da impazzire.
Inspirò profondamente, accorgendosi sollevato che respirare
non era più difficile.
Poi notò la presenza di qualcun’altro. Qualcuno a
cui lui voleva un gran bene. Lottò per mettersi a sedere, ma
i muscoli parevano non rispondere.
– Mamma? – domandò, quasi timoroso.
Bulma non gli lasciò dire altro. Gli balzò
praticamente addosso, abbracciandolo. Imbarazzato, il ragazzino si rese
conto che lei stava piangendo. Le batté debolmente qualche
pacca sulla schiena.
Gohan osservava la scena con un sorriso sulle labbra, un braccio
attorno alle spalle di Videl, che pure si mostrava felice e sollevata.
Poi, quando Bulma infine sciolse il figlio dal proprio abbraccio, Gohan
si avvicinò al bambino. – Come va? –
chiese.
Trunks sorrise. – Bene.
Il Son avrebbe fatto volentieri dei salti di gioia. Si
limitò a poggiare la mano sulla spalla di Trunks, sorridendo
a propria volta. – Sei stato bravissimo –
mormorò.
Il ragazzino si strinse debolmente nelle spalle.
Poi fece una mezza smorfia che mandò Bulma in apprensione.
– Cos’hai, tesoro? – chiese esagitata la
donna. – Ti senti male?
Trunks strinse le labbra. – Ho fame –
mugolò.
Per un attimo Gohan credette che Bulma avrebbe abbracciato nuovamente
Trunks, o che sarebbe scoppiata in lacrime. La donna, invece, si
limitò a ridere e a dire: – Voi saiyan non vi
smentite mai!
Proprio allora Gohan udì un brontolio in fondo al proprio
stomaco. – Ehm... pure io avrei una certa fame...
– Okay... allora provvediamo io e Videl –
sospirò Bulma. – Ti va? – aggiunse,
rivolta alla ragazza. Lei annuì.
Le due scomparvero in corridoio.
Trunks stette in silenzio per un po’. Poi alzò la
testa verso Gohan. – Cos’è successo
mentre ero privo di sensi? Mi hai portato tu le erbe per la medicina?
– Sì, le ho trovate io. Sui monti Girgol.
– Grazie – disse allora il figlio di Vegeta,
quietamente.
Gohan scrollò le spalle.
– Sai, Gohan? – lo chiamò Trunks.
– Io le sentivo le cose che succedevano. –
Deglutì. – Non era come dormire, ma un
po’ come... come stare in un dormiveglia. Ma non riuscivo ad
aprire gli occhi, e mi faceva molto male...
Il figlio di Goku non disse nulla.
– Mi sembrava tutto sconosciuto –
proseguì Trunks. – Era così confuso...
E indefinito... Ho avuto paura. – Tacque, fissando
nervosamente il maestro, come a voler capire se quel racconto
l’avesse un po’ deluso.
– Solo un idiota non l’avrebbe avuta –
affermò Gohan, guardando il bimbo negli occhi color del
cielo. – Tu sei stato molto bravo.
– Ha ragione – intervenne Videl, rientrando in quel
momento, seguita da Bulma.
Le due donne porsero il cibo ai saiyan, che vi si avventarono sopra.
Difficile dire chi dei due fosse più affamato.
– Però Gohan è stato coraggiosissimo
– fece Trunks, leccandosi un dito sporco di cioccolato.
Tutti sobbalzarono.
– Come lo sai? – chiese poi Bulma.
Il bambino, dopo una breve lotta, riuscì finalmente a
mettersi seduto. – Un po’ me l’ha
raccontato lui, il resto l’ho sentito – rispose
semplicemente. – Com’erano quei monti? –
chiese poi, rivolto al mentore.
– Imponenti – rispose Gohan, conciso, pulendosi le
mani su un tovagliolo di carta.
Trunks rise. – Questo lo capivo da solo! Altro?
– Suggestivi – fu la laconica risposta.
– E...?
Gohan sorrise. – E ti porterò a vederli. Curioso
che non sei altro.
– Quando? – volle sapere allora Trunks, allettato
dalla prospettiva.
– Stasera.
– Come sarebbe “stasera”?! –
intervenne Bulma. – Ti ricordo che si è appena
ripreso, e...
– Posso portarlo in braccio – propose Gohan.
– Ti prego, mamma! – implorò Trunks.
– Mi piacerebbe tanto vederli!
Bulma sospirò, fissando gli occhi del figlio. – E
va bene. Ma solo se il medico dà il consenso.
Dopo poco Trunks riusciva a sedersi senza problemi. Arrivò
anche a muovere qualche passo.
Il dottor Sheku, dopo aver appurato che il suo paziente si stava
riprendendo in modo spettacolare, accordò il permesso di una
piccola gita.
Il piccolo Brief fu avvolto in una spropositata quantità di
vestiti, e poi avvolto in un panno da Bulma, che lo caricò
tra le braccia di Gohan.
Trunks fissava a terra, imbarazzato.
– Guai a voi se vi succede qualcosa –
minacciò Bulma.
Una volta sui Girgol, i due saiyan si disfarono della coperta che
avvolgeva il minore, così lui poté camminare
tranquillo al fianco di Gohan.
Poi, di colpo, Trunks si lasciò fuggire un entusiasta:
– Guarda, Gohan!
Gohan guardò... e si sentì mozzare il fiato.
Il sole stava tramontando. Il cielo spruzzato di rosa e arancione.
Ma la cosa più impressionante era la distesa innevata, che,
sfolgorante, prendeva il colore del sole calante. Rosso fuoco.
Il ragazzo restò esterrefatto. La prima volta che era stato
su quei monti non aveva mai badato all’angosciante bellezza
del tramonto.
Fissò il sole con le ciglia socchiuse. I monti accanto
parevano neri.
Ed esso era lì, una sfera infuocata.
Attorno, il cielo sanguinava bellezza.
I due non dissero nulla.
E il tramonto ne riempì lo sguardo.
Mammamia, che fine poetica. Cavolo, questo capitolo è
striminzito. Spero che vi possa piacere comunque.
Per vivvina: Me molto felice che vento non avere portato via te. Me
contenta che capitolo essere te piaciuto (ok, basta con questo modo di
parlare) Grazie! Ti ringrazio molto!
Per nightwish4ever: Domanda del secolo... Mh... “Muoiono gli
appuntamenti?”... boh. Mi immagino già la parodia
di sta storia “Credevo nei miei bisogni” XD...
Però... potrei farci un pensierino...
Per GiuggiaLulla: Trunks si è ripreso ^^ Sono tanto tanto
tanto moltissimissimissimissimissimissimissimo felice ^^!!
Mi sembra ke questo capitolo sia un po’ logorante... Scusate,
tenterò di fare meglio la prossima volta. Oggi sn un
po’ incasinata -_-‘
Ciao,
Pepesale
|
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Capitolo 14 *** Appuntamento ***
CAPITOLO 14 – APPUNTAMENTO
Trunks si riprese con una velocità impressionante,
probabilmente a merito dei suoi geni saiyan. Questi ultimi, oltre ad
avergli donato la forza necessaria per sopravvivere alla malattia, alla
sua guarigione avevano fatto sì che la sua aura divenisse
più intensa, a merito dello Zenkai Power.
Dopo una sola settimana venne dimesso, e lui, Bulma, Gohan e Videl
tornarono alla Capsule Corporation.
Era l’ora della merenda. Trunks stava sgranocchiando di buona
lena un enorme panino. Gohan, che ne aveva uno altrettanto grande, se
non di più, lo mangiucchiava pensieroso.
Quando il bimbo dai capelli lilla finì il proprio, si
girò a guardare il mentore, scoprendo allibito che egli ne
aveva ancora in mano più della metà.
– Gohan, va tutto bene? – gli chiese allora
apprensivo.
– Cosa? – domandò spaesato
l’altro. Poi fissò la propria merenda. –
Oh – mormorò. – Sì, va tutto
bene, stavo solo pensando.
Trunks, seppur perplesso, scrollò le spalle e si
dedicò ad una rivista di robotica.
Gohan tornò alle proprie riflessioni. “Dunque...
io avevo invitato Videl... solo che, dopo quello che è
successo, non ne abbiamo più parlato. Però, ora
che è tutto finito... c’è una cosa che
non capisco: perché non mi ha chiesto più nulla
al riguardo? Devo rinnovare l’invito o aspettare che lei
venga a farne parola?”
Si grattò il mento, assorto. Poi una voce nota lo fece
sobbalzare.
– Buongiorno! – Videl stava entrando in salotto
proprio in quel momento.
Trunks alzò un attimo gli occhi dalle proprie letture per
rispondere al saluto, mentre Gohan farfugliò un
“Ciao” piuttosto impacciato.
– Non vi allenate, oggi? – chiese la ragazza.
– Non ancora – rispose Trunks. – A me
andrebbe bene, ma se mamma mi scoprisse... – Si
passò il dito sulla gola, eloquente. – Quindi per
ora Gohan fa da solo.
– A proposito – esordì Videl, con le
guance arrossate. – Gohan, potrei parlarti un attimo?
Il saiyan sobbalzò.
– Oh, c-certo – balbettò, alzandosi a
seguirla fuori dalla stanza.
In corridoio, lei poggiò la schiena al muro.
“Invitala prima che lo faccia lei!” si
spronò Gohan.
– Senti, io... – iniziarono entrambi, in coro.
Si guardarono imbarazzati.
– Prima tu – dissero insieme.
Gohan si grattò la nuca. – Okay, inizio io
– farfugliò. Fece un respiro profondo. –
Ti va di uscire con me stasera? – chiese tutto d’un
fiato.
Videl ne sembrò felice. – Volentieri! –
Poi, dopo un momento di esitazione, gli schioccò un bacio
sulla guancia prima di allontanarsi.
Gohan la seguì con lo sguardo, incredulo. Era andata. Ce
l’aveva fatta.
Sospirò sollevato e andò in salotto.
– Primo appuntamento? – chiese Trunks.
Il ragazzo sobbalzò. – Come fai a saperlo?
– domandò, sbalordito.
– Vi ho sentiti – spiegò semplicemente
il bambino.
Poi si voltò a guardare il proprio maestro. – Lei
ti piace?
– Sì – rispose il ragazzo.
Trunks tornò alla propria precedente occupazione.
– Buona fortuna.
A Gohan parve che la sera fosse giunta molto in anticipo rispetto agli
altri giorni. Aveva indossato un vestito abbastanza semplice, dato che
di abiti eleganti praticamente non ne possedeva.
Quando Videl fece la sua comparsa nell’ingresso si
sentì avvampare.
La ragazza si era fatta prestare da Bulma una maglietta viola acceso,
scollata e con le maniche appena a sbuffo. Indossava inoltre un paio di
braghe verde scuro con le tasche decorate da una linea fucsia che
richiamava il colore della maglia. Infine, la madre di Trunks le aveva
infilato un nastro lilla tra i capelli.
Videl, sentendosi osservata minuziosamente da Gohan, arrossì.
Lui stette impalato a fissarla, poi si chiese se avrebbe dovuto
porgerle il braccio. O era una cosa che non si faceva più?
Al primo appuntamento era in uso?
Stava accarezzando la prospettiva di seppellirsi sotto terra quando
Trunks fece la propria comparsa. – Ciao! – li
salutò. – Partite?
– Sì.
Il bambino aprì la porta. – Be’,
divertitevi! – augurò.
Gohan stava per uscire... Si arrestò di colpo e cedette il
passo a Videl. – Prima le donne –
dichiarò. Doveva essere la cosa giusta.
Certo, la ragazza parve, più che grata, divertita, ma gli
sorrise comunque. Lui accennò a propria volta un sorriso,
per poi seguirla all’aperto.
Camminarono fianco a fianco per un po’, in silenzio. Poi
Gohan prese la parola. – E così... finalmente
usciamo assieme – fece, esitante.
– Già – rispose Videl, guardandosi
attorno. – Dove andiamo? – chiese poi.
– Oh, qui vicino – rispose Gohan. –
C’è un ristorante che dovrebbe essere ancora in
uso – aggiunse, in replica all’occhiata perplessa
della giovane.
Allora Videl gli sorrise e gli prese la mano. Lui ne fu talmente
sorpreso che per poco non sobbalzò. Poi, però,
dovette ammettere che non gli dispiaceva camminare con lei mano nella
mano.
Dopo non molto arrivarono al locale preannunciato dal giovane saiyan,
il quale notò con sollievo che era aperto.
Una volta entrati furono accolti da un cameriere che li
guidò ad un tavolo. Porse un menù e si
allontanò rispettosamente.
Gohan si rese conto che negli altri tavoli, tutti a due posti, stavano
altrettante coppie, le quali parevano ad un livello confidenziale molto
più avanzato di quello che lui aveva con Videl. Praticamente
ogni ragazza era intenta a baciare passionalmente il compagno. Quelli
che non si davano a gesti affettuosi di quel tipo si tenevano per mano.
Il saiyan gettò un’occhiata a Videl. La ragazza
sembrava un po’ a disagio, e si tormentava i ciuffi dei
capelli.
– Ehm... tu sai cosa ordinare? – le chiese Gohan,
per cercare di allentare la tensione.
Videl prese il menù e gli diede una scorsa. – Non
so... prendiamo il piatto di salumi e poi un primo separato?
Gohan si strinse nelle spalle, poi annuì.
Dopo aver ordinato si misero a parlare un po’ della
situazione esistente.
“Parlare dei cyborg al mio primo appuntamento!” si
disse, esasperato. “Perché non mi invento un
argomento più allegro?!”
Per fortuna non ce ne fu bisogno, dal momento che arrivò
presto l’antipasto, seguito a ruota dal primo piatto.
Alla fine il saiyan aveva ancora fame, ma non gli sembrava tanto
romantico parlare a Videl del proprio stomaco vuoto. In più
non sapeva se le sue risorse finanziarie fossero abbastanza.
Perciò non si lamentò, e lui e la ragazza
uscirono in strada.
– Cosa ti piacerebbe fare? – le chiese.
Lei si strinse nelle spalle. – Una passeggiata va benissimo
– rispose.
Gohan le sorrise e insieme percorsero le vie semideserte della
Città dell’Ovest. Le stelle erano numerose, e
splendevano sicure nel cielo, ignare dell’agitazione che
regnava sulla Terra da circa nove anni.
Il figlio di Goku camminava fianco a fianco con Videl, tenendola per
mano. Ora che aveva finalmente smesso di chiedersi “Adesso
che faccio?” gli sembrava tutto più facile.
E quando quella serata finì, si sentì dispiaciuto.
Rientrati, andarono per un momento assieme nella stanza del ragazzo.
– Ti ricordi quando ci siamo baciati prima che tu partissi?
– chiese la ragazza d’un tratto.
Lui annuì lentamente. – Sì,
è stato… bello…
Videl lo fissò.
Gohan la guardò di rimando.
Iridi nere in iridi color del cielo.
Videl sentiva come non mai il respiro del ragazzo sulla propria
pelle… come la guardava dolcemente, con quegli occhi
scuri…
Poi, quasi senza accorgersene, furono più vicini.
L’uno perso nello sguardo dell’altra.
Erano loro.
Loro due.
Gohan tese le dita ad afferrarle delicatamente il mento. Erano fresche,
notò Videl, e lievemente sudate.
Gli si avvicinò, protendendo le labbra.
Chiuse gli occhi.
E le loro bocche si unirono in un bacio appassionato.
Videl alzò la mano, affondandola nei capelli neri del
saiyan, spingendolo verso di sé sempre più.
Aveva pensato che il bacio precedente, donato al giovane per salutarlo,
fosse stato stupendo, ma questo era… era molto di
più.
Quando infine le loro labbra si divisero, la ragazza provò
un lieve senso di rammarico.
Gohan le accarezzò i capelli, sistemandole una ciocca che le
era caduta davanti agli occhi. Le sorrise, senza dire nulla.
Lei pure sorrise, felice.
– Questo è stato ancora meglio –
sussurrò.
– Hai ragione – concordò in un soffio il
ragazzo.
La cinse con le braccia, cullandola.
Dopo un po’, leggermente a malincuore, Videl si
scostò. Salutò Gohan con un sorriso e
scappò in camera, dove tentò di dare un senso ai
propri confusi ma lieti pensieri.
Gohan le piaceva.
Il saiyan, dal canto suo, sentiva un piacevole senso di vittoria. Si
preparò per dormire, e, una volta coricato, prese sonno con
un sorriso sulle labbra.
Fu risvegliato da qualcosa che lo chiamava. Aprì gli occhi,
trovandosi davanti Trunks.
– Trunks? Che diamine ci fai qui? –
mugolò.
Il bambino incrociò le braccia. – Guarda che sono
le dieci passate. E poi volevo chiederti se è andato tutto
bene. Non devi dirmelo per forza, se non vuoi – aggiunse in
fretta.
Gohan ripensò alla sera precedente. – Non
preoccuparti – rispose. – È andato tutto
benissimo. – “Molto meglio di quanto mi
aspettassi” aggiunse mentalmente.
Ecco concluso un nuovo capitolo. Spero non sia un po’ troppo
scontato. Se lo è, vi prego di perdonarmi. Sono un
po’ in apprensione per domani: inizia per me il liceo, e quel
che è peggio nn sarò in classe con la mia migliore
amica ç__ç Okay, nn vorrei annoiarvi con le mie
ansie/paranoie ^^’
Quindi passo a ringraziare chi a messo la storia tra le preferite:
- nightwish4ever (scusa, mi sento una stupida per nn averti ringraziata
prima…),
- pigra
- super vegetina
Per vivvina: Salve^^ grazie.. eheheh, eh, sì, alla ricerca
dei bisogni perduti (stando seria non credo che li abbiano cercati Nd
Me) (Ma non mi dire… Nd Te)
Per GiuggiaLulla: Ecco, Videl e Gohan sono usciti insieme…
Per nightwish4ever: No, non ti picchio (e allora perché hai i
guantoni da boxe? Nd Te) (chi, io? Nd Me mentre butto via i guantoni).
Seriamente parlando (e si fa sempre per dire) sono felice che ti sia piaciuto il
capitolo… eheheh, poi Gohan sarà andato al bagno
del ristorante?
Per quelli (sempre che ci siano) che leggono e basta, chiedo di lasciare
una recensione, please (oh, se nn vi va fa lo stesso, e così
se non siete registrati e quindi non potete).
Infine chiedo a bellissima90, a Gohan e Videl, ad Ayumi
Yoshida e a _little_doll_: ragazze, dove siete finite?! Non è
che la storia sta peggiorando? (Sì, sigh, vado di nuovo nel panico...)
E poi, come sempre…
a domani (spero) dopo il primo giorno di scuola (Tento, fortunatamente senza successo, di impiccarmi).
Ciao!
Pepesale
|
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Capitolo 15 *** Cicatrice di una stirpe ***
CAPITOLO 15 – CICATRICE DI UNA
STIRPE
Trunks si abbassò, evitando per un pelo il pugno di Gohan.
Poi si lanciò contro il proprio maestro, dando il via ad una
lotta densa di colpi.
Infine i due saiyan si abbandonarono esausti sul prato.
– Finalmente – sospirò Trunks,
ansimante. – Credevo che mamma mi avrebbe relegato in casa
per il resto dei miei giorni.
Gohan sorrise, passandosi una mano sulla fronte sudata. Anche quella
sera sarebbe uscito con Videl... Giocherellò a lungo con
quel pensiero.
– Cosa fate oggi tu e Videl? – domandò
Trunks in quel momento, quasi gli avesse letto nella mente.
– Non so – si strinse nelle spalle Gohan.
– Tu che ci suggerisci?
– Portala sulla collina dove vai a riflettere ogni tanto...
Mangiate dei panini. Altrimenti finirete sul lastrico a forza di
spendere in ristoranti.
– Ma siamo usciti solo una volta! –
protestò Gohan.
Trunks si strinse nelle spalle. – Torniamo a casa?
– domandò.
– Okay – acconsentì Gohan. Gli si
illuminò lo sguardo. – Magari poi così
riesco ad allenare Videl! – aggiunse, generando in Trunks
un’intensa quanto breve punta di gelosia. Un momento dopo,
infatti, il bambino non si sentiva già più
invidioso della ragazza, anzi, cercava di immaginarla alle prese con
l’allenamento… e con Gohan… sorrise.
Quando arrivarono alla Capsule Corporation Trunks corse ad aiutare la
madre a riordinare la casa, lasciando apposta Gohan solo con Videl.
La ragazza fissò il saiyan. – Hai deciso che fare
stasera? – chiese.
– Sì, ma è una sorpresa –
rispose Gohan, giocherellando con un lembo della tuta da combattimento.
Videl sorrise. – Fa lo stesso.
Gohan si mise a scrutare fuori dalla finestra, poi chiese
improvvisamente: – Ti va ancora di allenarti?
La ragazza annuì.
Si lasciò prendere in braccio da Gohan, consapevole di non
essere in grado di volare.
Giunti al luogo dell’allenamento, Gohan le si pose davanti.
– Attaccami – la invitò.
– Come?!
Il ragazzo sospirò. – Be’, se non vuoi
lavorare sull’attacco, lavoriamo sulla difesa…
Prima che Videl potesse ribattere le si lanciò contro. La
colpì bilanciando la propria forza… Non mostrava
nemmeno la metà del proprio potere effettivo.
Però doveva ammettere che lei era brava. Aveva movimenti
fluidi, ed abbastanza veloci, specialmente per una terrestre. Ma se
solo si fosse impegnato appena di più l’avrebbe
battuta facilmente… E i cyborg di più. A maggior
ragione, quindi, doveva insegnarle a difendersi…
l’avrebbe aiutata a sopravvivere.
Infine l’allenamento fu interrotto dietro richiesta di Videl,
piuttosto provata dalla lotta.
Si sedettero sotto gli alberi.
– Gohan – chiese Videl ad un certo punto
– cosa sono i saban?
– Saiyan – la corresse lui.
Lei agitò la mano. – Saiyan –
ripeté. – Be’, che sono?
– Un popolo di guerrieri, provenienti da un altro pianeta.
– Lei alzò perplessa un sopracciglio. –
Non è una favola, Videl. Esistevano davvero. Tra questi
alieni c’erano mio padre… e quello di Trunks.
Erano guerrieri potenti, ma non conoscevano pietà,
l’amore gli era estraneo… I bambini, se poco
potenti, venivano inviati su pianeti abitati da esseri con scarso
livello combattivo. Mio padre, un saiyan di nome Kakaroth, fu tra
questi.
– Non si chiamava Goku tuo padre? –
domandò la ragazza, incerta.
– Sì. Ma quello era il suo nome saiyan. Atterrato
sulla Terra fu trovato da un anziano di nome Son Gohan, dal quale ho
preso il nome, che lo adottò come un figlio. –
Poco a poco, narrò ogni cosa dei saiyan, sotto lo sguardo
attento e appena scettico di Videl.
– Sembra una favola – mormorò la
ragazza, accucciandosi accanto al fianco di Gohan. – Ma so
che è vero.
“Sembra una favola”.
E infondo cos’era ormai la storia dei saiyan? Una
leggenda… Gohan strappò tristemente qualche filo
d’erba.
I saiyan non esistevano più, semplicemente. Si erano estinti
con la morte di suo padre e l’uccisione di Vegeta.
Videl si era addormentata.
Gohan, allora, si trasformò un attimo in super saiyan, ma
interruppe subito la trasformazione.
No, la storia dei saiyan non era finita. “Io e Trunks, noi
siamo gli ultimi saiyan”. In loro scorreva il sangue di una
stirpe dedita al combattimento. Ma scorreva anche il sangue di un
popolo (i terrestri) che sapeva amare. Grazie a lui e a Trunks le cose
prima o poi si sarebbero aggiustate.
Non avrebbero mai rinnegato le loro origini. Non quelle aliene, non
quelle terrestri. Semplicemente, avrebbero vissuto, andando fieri di
quella loro particolarità.
Scosse lievemente Videl. La ragazza sobbalzò, svegliandosi.
– Che c’è? –
domandò assonnata. Poi sembrò realizzare dove si
trovava. – Oh, scusa! – esclamò.
– Non ci credo, mi sono addormentata! Scusa, hai fatto
benissimo a svegliarmi!
– Torniamo a casa, dai – la invitò
Gohan, porgendole una mano per aiutarla ad alzarsi.
Lei vi si aggrappò. Poi si strinse al ragazzo, pronta ad un
nuovo volo.
Arrivati alla Capsule Corporation decisero di prepararsi, dal momento
che la sera era ormai prossima.
– Indossa qualcosa di comodo e non troppo elegante
– consigliò Gohan a Videl, un po’ a
malincuore: gli sarebbe piaciuto vederla vestita in maniera accurata.
Comunque, pensò, era meglio così. Non avrebbe
voluto che la ragazza sporcasse o rovinasse troppo degli abiti belli.
Quando Videl arrivò, il saiyan si rese subito conto che la
ragazza aveva seguito i suoi suggerimenti. Infatti indossava una
semplice tuta azzurra.
Si incamminarono. Gohan reggeva una borsa contenente panini e qualche
frutto: la loro cena.
Dopo poco uscirono dalla città. Gli spiazzi erbosi si fecero
via a via più frequenti, e al territorio, dapprima
pianeggiante, si aggiunsero alcune colline.
Il cielo si stava scurendo.
Finalmente Gohan giunse in vista della “sua”
collina. Appena più alta di quelle circostanti, mostrava, a
chi vi saliva, una perfetta visuale di quel che restava della
Città dell’Ovest, e, dall’altra parte,
una distesa di prati e boschi.
Una volta in cima, Gohan si guardò attorno, piuttosto
soddisfatto. Certo che Trunks aveva avuto un’ottima idea,
doveva ricordarsi di ringraziarlo, una volta a casa. Videl prese
sottobraccio il ragazzo, guardandosi attorno.
Sembrava non trovasse le parole. Infine mormorò: –
Gohan, ma... è bellissimo!
Lui annuì senza dire nulla. Si sedettero a mangiare.
Una volta finito il pic-nic si alzarono a contemplare il sole che pian
piano scendeva sino all’orizzonte.
Videl si appoggiò al petto di Gohan. Lui ispirò a
fondo la sensazione di averla così vicina. Le mani andarono
a sfiorare i capelli della ragazza in timide carezze. Poi Videl ne
prese una con delicatezza, stringendola.
Lei si girò a guardarlo e lo baciò sulle labbra.
Poi stettero immobili l’una tra le braccia
dell’altro.
– Come faremo? – sussurrò Videl.
Gohan non capiva. – Come?
Lei allargò le mani. – I cyborg –
spiegò. – Non ci siamo messi assieme in un momento
favorevole – aggiunse, seria.
Il ragazzo tacque. Era perfettamente vero...
Poi fissò il profilo di Videl, stagliato contro il cielo che
cominciava ad assumere il colore roseo del tramonto.
– Non importa – disse. – Io ti amo.
– Lei trasalì. – Io ti amo –
ripeté Gohan, ad ogni parola più deciso.
– E finché ci saremo, finché saremo
assieme, lotteremo. Non importa.
La strinse.
– Finché ci sarà qualcuno a cui voler
bene, i cyborg non vinceranno mai veramente.
E alle ultime parole non pensava solo a Videl. Anche a Trunks, a sua
madre, a Bulma...
Videl gli sfiorò il volto, poi si baciarono nuovamente.
Il buio arrivò sin troppo presto. I due, dopo un
po’, iniziarono a discendere la collina. L’erba si
piegava delicatamente, sospinta dall’aria che iniziava ad
alzarsi.
Gohan teneva la mano di Videl.
Quando la lasciò, sulla porta della stanza della ragazza, il
palmo della sua fu illuminato per un attimo, e lui le vide chiaramente.
Tre cicatrici, lievi come il tratto di uno stilo sottile.
Le fissò perplesso per un momento, poi capì.
Erano i tagli che si era procurato involontariamente quando aveva
soccorso Trunks.
Sorrise impercettibilmente, tornando in camera.
Nel mezzo della notte fu svegliato da una mano esitante.
Sbatté le palpebre, percependo chiaramente l’aura
di Trunks.
– Trunks? – sussurrò. – Che
fai qui?
– Ho fatto un incubo! – rispose insicuro il
bambino, sottovoce.
Gohan allora tirò da parte le coperte. – Vieni,
dai – lo invitò.
Il saiyan più piccolo non se lo fece ripetere due volte,
andando ad accucciarsi accanto al maestro.
– Mi parli di qualcosa? – chiese esitante.
– Così la paura passa.
Gohan alzò la testa. – D’accordo
– sussurrò. – Sai che avevi ragione?
Quella collina era un posto perfetto. Grazie.
Trunks annuì. – Soprattutto quando
c’è il tramonto – affermò.
– Non sarà bello come quello che c’era
dalla neve, ma... Mi piace. Sembra di essere vicinissimi al cielo.
– Cos’hai sognato? – domandò
cauto Gohan dopo un po’.
Il bambino deglutì. – C’erano i cyborg
– confessò a fatica, talmente piano che per poco
Gohan non riuscì a udire le sue parole – e
c’era mio padre. – Si fermò nuovamente.
– Io non sapevo se essere felice o no... Poi tutto... Tutto
si è riempito di sangue. Era bruttissimo.
Gohan lo strinse per tranquillizzarlo. – È tutto
finito. Non avere paura.
– Ma se quando mi riaddormento lo sogno di nuovo? –
Le dita di Trunks si aggrapparono al braccio di Gohan, dandogli un
lieve brivido... Erano fresche.
– Non preoccuparti – lo tranquillizzò il
mentore. – Ci sono io, gli incubi non tornano.
– Sicuro?
– Sicuro.
Allora il bambino poggiò la testa sul cuscino, e dopo poco
l’altro sentì il suo respiro farsi più
lento e chiaro, segno che Trunks si era addormentato.
Con il bambino contro il petto come un cucciolo tranquillo, anche Gohan
prese sonno poco dopo.
Ciao!!!
Sono in una classe solo femmine, manco fossi in collegio!!!
Vabbe’, mi trovo comunque abbastanza bene... Per parlare di cose più in
“tema”, dal momento che non so quanto vi possa interessare della mia vita scolastica: spero le infinite riflessioni di questo
capitolo non vi abbiano annoiato...
Per bellissima90: Che bello risentirti! Grazie per
l’incoraggiamento.... Kiss
Per nightwish4ever: Gohan se l’è lavate le mani...
Per forza... lo tenevo sotto tiro... Mwahahahahahah. No, le scuole
ricominciano ç________ç
Per Ayumi Yoshida: Ti ringrazio tantissimo. Nn pensavo che avessi
già iniziato la scuola... A dire il vero, l’“appello” l’ho mandato (per quanto riguardava te)
perché mi ricordavo che ti era dispiaciuto perdere 1 capitolo,
allora mi dicevo “Oh, no, forse aggiorno troppo in
fretta!” Potevi considerart perdonata da subito, anzi, nn
avevi nulla da perdonare, guarda poi che recensione mi hai scritto!!! Sono
stata molto felice. Grazie anche per l’incoraggiamento finale,
l’avrò letto non so quante volte! Ricambio
l’abbraccio ^^
Per vivvina: Scusa, non volevo riportart in mente la scuola, ma non
riuscivo proprio a non pensarci! Grazie^^
Per GiuggiaLulla: Uh, che bei complimenti ^////^ Spero questo capitolo
non abbia deluso le tue aspettative!
Purtroppo ora che c’è scuola non so se
potrò aggiornare ogni giorno... Più avanti
deciderò i giorni per l’aggiornamento...
Ciao a tutti!
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Capitolo 16 *** Scacciare gli incubi con una rima ***
Dedico questo capitolo a mia madre, la mia
consolatrice dagli incubi
che facevo da piccola.
CAPITOLO 16 – SCACCIARE GLI
INCUBI CON UNA RIMA
Trunks si era già alzato.
Gohan aveva percepito la sua mancanza, e forse era stato quello a
svegliarlo.
Fissò la stanza con le palpebre semichiuse. Il bambino stava
in piedi davanti alla finestra... Sul volto quell’espressione
adulta che il Son conosceva così bene... Come poteva, anche
solo per un attimo, dargli la sensazione di non aver perso la propria
infanzia?
Si mise a riflettere.
Poi lo chiamò.
Trunks si voltò di scatto, sorpreso. – Che
c’è? – chiese, perplesso.
Gohan rispose: – Ho trovato un rimedio per gli incubi...
Il bambino non disse nulla, attento.
– Una filastrocca – proseguì Gohan.
– Tu, prima di andare a dormire, recita “Sogni
brutti andate via, non vi voglio a casa mia”.
– Sogni brutti andate via... non vi voglio a casa mia...
– ripeté lentamente Trunks. Era troppo adulto per
crederci veramente, ma giocherellò a lungo con quella
piccola formula, rigirandosela nella mente. Lo attraeva. Non come una
poesia buffa interessa un bimbo. Lo attraeva in modo diverso,
più distaccato... E più triste. Come se la
filastrocca fosse messa lì, davanti a lui, ma lui non
potesse afferrarne il significato, capirla appieno... Lo riempiva di
nostalgia, ma anche di felicità.
Sorrise a Gohan. – Grazie.
Il ragazzo sorrise di rimando.
– Ehi!!! Sono le dieci passate! Sveglia!!!
Gohan si tappò le orecchie di riflesso a quella voce
lacerante. Certo che Bulma non era molto aggraziata nel svegliare la
gente. Trunks sembrava pensare la medesima cosa mentre abbassava lo
sguardo sui propri piedi, le guance imporporate. – Mamma!
– protestò. – Siamo svegli!
Bulma si affacciò alla porta. Sorrise. – Scusate,
ma c’era tanto silenzio... Io e Videl, comunque, abbiamo
già fatto colazione... Se non vi sbrigate metto via tutto...
L’avvertimento, o ricatto che fosse, sortì il
proprio effetto. Senza farselo ripetere, i due saiyan si precipitarono
in cucina.
Finita l’abbuffata, Gohan ridivenne improvvisamente serio.
– Vado a fare il giro di osservazione –
annunciò, grave. – E poi passo da mia madre,
è da parecchio che non la vedo.
– D’accordo – affermò Bulma.
– Salutami Chichi.
– Certo – sorrise Gohan.
– E torna sano e salvo – intervenne Trunks, ansioso.
– Sì.
– Stai attento – insistette Videl, le braccia
conserte contro il petto.
– Sicuro – rispose il ragazzo.
E poi in volo. Al suo sguardo si mostrarono città, alcune
messe ottimamente, altre che evidentemente avevano appena subito
l’attacco dei cyborg. In quest’ultimo caso, al
saiyan non restava altro che atterrare e cercare qualche eventuale
sopravvissuto. Non gli piaceva. Odiava quella
responsabilità, ne aveva paura. Ma allo stesso tempo doveva.
Doveva impegnarsi.
Quando giunse alla fine del viaggio si passò una mano sulla
fronte, poi si diresse da Chichi. Le raccontò
dettagliatamente ogni cosa.
Alla fine Chichi domandò: – Gohan, ora che si
è sistemato tutto, non potresti tornare a vivere qui?
Il ragazzo esitò. – Non posso mamma –
rispose infine. – Davvero, non è il momento adatto.
La salutò e uscì a malincuore dalla casetta.
Stava per alzarsi in volo quando udì un rumore proveniente
da un piccolo cespuglio. Si sporse perplesso a vedere.
Dopo qualche attimo fece capolino un tenero musetto. Uno scoiattolo. Il
ragazzo si chinò lentamente, consapevole del fatto che il un
movimento brusco avrebbe spaventato l’animaletto. Gli tese le
dita.
Gli occhi scuri del cucciolo lo scrutarono diffidenti per qualche
attimo, poi iniziò ad uscire prudentemente
dall’erba. Dopo qualche attimo fece mostra della folta coda.
Si avvicinò esitante al saiyan, il quale, dal canto suo,
cercava di restare immobile. Poi sembrò scegliere di
fidarsi, e si fece avanti.
Annusò sospettoso le dita di Gohan per qualche attimo, poi
si voltò e si dileguò. Il ragazzo stette a
guardare qualche istante il punto in cui era scomparso.
Sorrise, poi si diresse in aria, per tornare alla Capsule Corporation.
Il dialogo con la madre l’aveva impensierito. Davvero aveva
sistemato tutto? Si rispose subito. “No”.
C’era ancora tanto da vivere e tanto da sistemare.
Trunks era in giardino, lo sguardo perso nel vuoto.
Gohan gli si avvicinò, e il ragazzino si riscosse,
salutandolo.
Il Son non si voleva allontanare. Temeva che, non appena se ne fosse
andato, Trunks avrebbe ripreso a contemplare nulla, distogliendo
l’attenzione dal presente.
Perciò si sedette accanto al Brief, rendendosi conto che
quest’ultimo aveva le dita tra la terra.
– Stai giocando? – chiese. Suonava quasi assurda,
quella domanda, rivolta al figlio di Vegeta, ma Gohan ci
sperò ugualmente.
Come si aspettava, però, il bambino scosse la testa.
– Sto piantando pomodori – spiegò poi.
– Così quando i giorni di crisi dei mercati
aumenteranno almeno non moriremo di fame. – Era serissimo, lo
sguardo grave.
Gohan si sentì come se una morsa invisibile si fosse stretta
alle sue viscere, torcendole. Avrebbe voluto scuotere il bambino.
“Non sei adulto, maledizione! Vai a giocare! Non parlare di
queste cose”. Invece si limitò ad aspettare che
Trunks finisse di seppellire doverosamente i semi. Quando poi il
ragazzino sistemò soddisfatto la terra gli rivolse la
parola, chiedendogli: – Ricordi la filastrocca che ti ho
insegnato?
Trunks annuì. – Sogni brutti andate via, non vi
voglio a casa mia – recitò.
L’altro, allora, gli spettinò i capelli. Il
bambino protestò, portandosi le mani alla nuca. Gohan rise.
E, mentre Trunks accennava a propria volta un sorriso, il Son si
accorse con piacere che in quel momento non sembrava un adulto.
Né un guerriero, né uno degli eredi di una razza
scomparsa.
Solo un bambino di nove anni.
Così come quando aveva recitato la piccola formula contro
gli incubi. Gohan si ripromise di fargliela ripetere il più
possibile.
In quel momento Bulma uscì in giardino.
Dopo qualche minuto giunse anche Videl.
Se i cyborg non fossero esistiti, e Goku, Vegeta, Piccolo e tutti gli
altri fossero stati ancora vivi, quella giornata sarebbe stata stupenda.
La sera Gohan, dopo aver dato la buonanotte a Trunks, gli
ricordò la formula.
Poi si avvicinò alla stanza del bambino.
All’interno, Trunks, dopo aver gettato un’occhiata
dubbiosa tutto attorno ed essersi stretto nelle spalle,
recitò ad occhi chiusi: – Sogni brutti andate via,
non vi voglio a casa mia. – Sorrise.
Una filastrocca per bambini era pur sempre una filastrocca per bambini.
Ecco un altro capitolo, sempre corto. Ahia, si sente che le scuole sono
riniziate... Ho conosciuto la prof di mate, quella di francese e quella
di italiano e storia. Il primo dì avevo quelle di religione
e diritto. Quella di matematica mette soggezione...
Passando a cose più in argomento... la
“filastrocca” l’ha inventata mia madre
nella realtà.
Per nightwish4ever: Sei ancora viva? Spero di sì.
Mwahahahahahahah, carina l’idea di far morire Videl... (Ehi!
Nd Videl) (sentito qualcosa? Nd Io) (io? Niente, perché? Nd
Te) (EHIIIIII!!! Nd Videl) Mi sembra d’essere in convento a
stare in quella classe...
Per vivvina: Primo giorno andato bene, grazie, anche il secondo, seppur
un po’ peso... E a te? Grazie ^^
Per GiuggiaLulla: Uff, che sollievo! Felice, come sempre, che il capitolo
ti sia piaciuto. ciao...
Allora, me come al solito prega di riuscire ad aggiornare pure domani,
in caso contrario metterò un avviso sul mio account...
Oh, quasi dimenticavo.
Domanda esistenziale: Cosa ha fatto lo scoiattolo dietro al cespuglio?
XD
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Capitolo 17 *** Non avere fretta di crescere ***
CAPITOLO 17 – NON AVERE FRETTA DI
CRESCERE
– I cyborg hanno attaccato e distrutto completamente un paese
questa notte. Nessun sopravvissuto.
Gohan incrociò lo sguardo inorridito e terrorizzato di Videl.
Poi quello imperlato di lacrime di Bulma.
Non riuscì a vedere quello di Trunks. Il bambino, infatti,
aveva girato la schiena al sentire quella notizia.
Bulma allungò la mano per spegnere la radio, poi nascose il
volto tra le mani.
Gohan si sentì orribilmente responsabile di ciò
che era accaduto. Stava dormendo. Migliaia di vite erano andate perse
mentre lui stava dormendo.
Trunks si alzò ed uscì dalla stanza, chiudendosi
la porta alle spalle.
Bulma scostò le proprie mani dal volto.
– Vado io – mormorò Gohan, seguendo
Trunks.
Il ragazzino sembrava essersi volatilizzato, ma il giovane, grazie alla
propria capacità di percepire le aure, riuscì a
trovarlo facilmente.
Era in giardino, intento a strappare con furia metodica alcuni fili
d’erba.
– Trunks – lo chiamò.
Lui non si voltò. Gohan non seppe cosa dire di fronte a
quella che quasi sembrava una manifestazione di ostilità.
– Sono un idiota – disse d’un tratto
Trunks, facendo sobbalzare l’altro. – Sono un
totale imbecille.
Gohan protestò: – Smettila di dire cose del genere!
Trunks si girò di scatto verso di lui, balzando in piedi.
– Non ho salvato nessuno! – urlò.
– Nemmeno un lattante! Ero a letto a contemplare i miei sogni
beati!
La sua voce suonava talmente amara che Gohan ne fu ferito.
– Sono stato completamente inutile!
– BASTA! – gridò Gohan, talmente forte
da mettere a tacere Trunks. Lo afferrò per le spalle,
costringendolo a guardarlo negli occhi. – Non è
colpa tua, Trunks! Non è tua la responsabilità!
Il ragazzino si ribellò. – E di chi è,
allora? Tua? Anch’io sono un saiyan!
Gohan lo lasciò di colpo.
Fissò per un attimo lo sguardo ostinato dell’altro.
– Ma sei un bambino, accidenti! – urlò.
– Non voglio farmi proteggere per sempre! –
ribatté Trunks. – Voglio poter contare su me
stesso!
– Hai così fretta di crescere, Trunks?! Puoi
contare comunque sulla tua forza! – esclamò il
mentore.
– Non sono io che ho mandato la mia infanzia a perdersi a
causa dei cyborg, Gohan! – esplose Trunks. – Credi
che lo abbia voluto?!
Gohan barcollò. – Non ho detto questo –
rispose, in tono piatto.
– Lo so – mormorò Trunks dopo un momento
di silenzio, correndo via.
Gohan lo guardò scomparire dalla propria vista, poi si
sedette, nascondendo il capo tra le braccia.
“Accidenti”. Se solo non fosse stato
così arrabbiato con se stesso si sarebbe messo a piangere.
– Mi spiace – sussurrò al vuoto, il
volto tra le mani.
Trunks saltò quel che restava di un muretto.
Aveva litigato con Gohan.
Gli era successo di rado, prima di allora, e mai entrambi avevano
mostrato tanta rabbia. Ora si sentiva smarrito, come se il mondo si
fosse improvvisamente scombinato.
Correva. Apparentemente senza meta, ma la sua mente annotava la strada
che percorreva, in modo da non perdersi. In quest’ultima
eventualità, comunque, sarebbe potuto tornare a casa
semplicemente cercando di percepire l’aura di Gohan.
Già. Gohan. Anche per quello il suo maestro era un punto di
riferimento. Improvvisamente si sentì terribilmente in
colpa, ma al contempo non si sentiva ancora di tornare indietro.
Scavalcò alcune macerie in tutta fretta.
Infine si fermò, ansimante, ai piedi di un albero. La fronte
gli pulsava, mentre il cuore gli martellava tra le costole.
Osservò i raggi del sole che penetravano tra le fronde,
triste.
Gli dispiaceva tantissimo...
Cercò di far chiarezza sulle proprie sensazioni, ma era
troppo confuso... infine si limitò a fissare un punto
imprecisato, cercando di non pensare.
Dopo un po’ di tempo udì il suono di un clacson
che lo riportò alla realtà. Sussultò,
voltandosi.
– Mamma!
Bulma lo fissò dall’auto. – Trunks, sali
subito! – intimò. – Mi hai fatto
prendere un colpo! Manchi da ore!
A testa bassa, il bambino salì in macchina.
Durante il viaggio non disse parola.
Quando finalmente arrivarono, chiese a bassa voce, quasi timoroso:
– Perché sei venuta tu a prendermi? –
“Perché non è venuto Gohan?”
– Come hai fatto a trovarmi?
– Gohan mi ha indicato dov’eri, grazie alla tua
aura... – Bulma parve riflettere per qualche attimo.
– Senti, Trunks, è successo qualcosa per cui non
si sentiva di veni... – Il ragazzino scomparve nella porta di
casa. – Trunks! – lo richiamò
inutilmente la donna. – Trunks!!!
Sospirando, si arrese, ed entrò a propria volta, trovando il
figlio davanti alla cucina.
Lo sospinse dentro, rassegnata a non cavargli di bocca nulla riguardo a
quanto potesse essere successo con Gohan.
Trunks si guardò attorno. Videl lo salutò.
– Ma... dov’è Gohan? – chiese
il bambino, incerto, non vedendo il proprio mentore.
Bulma, entrando dietro di lui, rispose: – Dopo aver mangiato
è tornato in camera sua... non era tanto allegro...
Trunks si morse un labbro.
Mangiò di malavoglia e una volta finito il pranzo
andò in bagno. Si stava lavando le mani quando il senso di
colpa lo assalì con maggior veemenza, facendolo rabbrividire.
Buttò l’asciugamano al suo posto e corse in
corridoio.
Giunto davanti alla porta della stanza di Gohan si arrestò
un momento, poi entrò.
Il Son era seduto sul letto e, vedendolo entrare, trasalì
lievemente. – Ciao – mormorò
sommessamente.
Trunks allora non ce la fece più, e corse vicino al mentore,
abbracciandolo.
Gohan ne fu sorpreso, ma, dopo un istante, rispose alla stretta.
– Scusa – sussurrò Trunks. –
Non volevo litigare!
– Neanche io – rispose l’altro,
abbracciandolo maggiormente. – Dispiace anche a me.
– Facciamo pace? – chiese Trunks dopo un
po’.
Gohan sorrise. – Pace.
Il ragazzino, una volta rassicurato pienamente, tornò nella
propria stanza, lasciando Gohan di umore molto migliore.
Entrò Videl.
Il ragazzo sobbalzò. – Oh... ciao.
– Ciao. Tutto okay? A cena non sembravi molto sereno
– osservò lei.
Gohan scrollò le spalle. – Tutto okay –
confermò.
Poi le cinse le spalle con un braccio, avvicinandola, e la
baciò sulla bocca.
Quando le loro labbra si divisero, Videl non seppe evitare di sorridere.
– Piaciuto? – le chiese Gohan.
– Non so – rispose vaga la ragazza. – Non
è che sia durato molto...
Sorridendo, il saiyan l’avvicinò nuovamente,
baciandola più a lungo.
– Allora?
– Bello – mormorò Videl, gli occhi che
brillavano. – Anzi... più che bello...
Per questo capitolo... be’, credo che anke Mirai No Gohan e
Mirai No Trunks litigassero a volte... come si fa a nn litigare, dico
io?! Però poi fanno la pace subito...
Per vivvina: Vero ^^ Trunks che fa l’attore xD e io gli
potrei fare da manager... Il 3° giorno di scuola e il
4° sono andati bene, ma ora ho da studiare storia (che 2...)
Per nightwish4ever: Ed è la risposta... ESATTA, Signori e
Signore, incredibile!!! XD, okay, basta far la cretina ^^ XD Sapevo che
avresti tirato fuori la storia dello scoiattolo che fugge dopo aver
annusato il saiyan... Uhm. Un significato nascosto... ^^
Per GiuggiaLulla: Grazie mille^^ Ecco il mio aggiornamento, spero ti sia
piaciuto...
Al prossimo capitolo (sperando arrivi presto e che magari sia un
po’ più lungo...)
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Capitolo 18 *** Cyborg alla Città dell'Ovest ***
CAPITOLO 18 – CYBORG ALLA
CITTÀ
DELL’OVEST
Bulma stava curando alcune piantine. Dedicarsi a quel passatempo le
ricordava la madre.
Vicino a lei era seduto Trunks, il quale teneva in grembo un libro.
Quando non capiva qualcosa, il ragazzino alzava la testa chiedendo
chiarimenti alla madre, che glieli elargiva volentieri.
– Mamma…
– Qualcosa di difficile? – domandò
Bulma, sporgendosi premurosa verso il figlio.
– No – negò lui, – grazie.
Solo mi stavo chiedendo: come se la stanno passando Gohan e Videl
secondo te?
La donna lo accarezzò. – Secondo me si stanno
divertendo… la montagna è bella, e quella della
gita per me è stata un’ottima idea.
Trunks annuì e tornò al proprio libro.
Bulma aveva ragione. Gohan e Videl, partiti la mattina presto, si
stavano divertendo. O, perlomeno, contemplavano ammirati la bellezza
del paesaggio. Inutile specificare che il colore dominante era il
verde, un verde acceso e vivo.
Verdi le piante.
Verdi gli arbusti.
Verdi i prati.
Videl era seduta su un masso ricoperto di muschio. Insignificante
precisare il colore di quest’ultimo: verde, ovviamente.
Stava mangiando un panino al formaggio, i capelli scompigliati dal
vento.
Gohan invece ne stava divorando uno al prosciutto.
Non erano molto in alto, ma l’aria di montagna si sentiva.
Certo non era mozzafiato come al Nord, ma faceva comunque sentire
più vivi.
I pini abbondavano. Erano incredibili.
Come facessero a crescere così numerosi, aggrappandosi anche
alle pareti, fin quelle quasi verticali, era un mistero. O meglio,
Videl aveva capito che Gohan avrebbe potuto chiarirle alcuni dubbi.
Tutto sommato, però, preferiva tenersi lo stupore piuttosto
che ascoltare il ragazzo dilungarsi all’infinito su un
qualche argomento.
Gohan, finito il panino, poggiò le mani sul terreno erboso.
Si erano fermati all’interno di una specie di boscaglia.
Erano querce, soprattutto, ma altri alberi non mancavano, e sul terreno
vi erano parecchie foglie, fra le quali spuntavano timidamente alcuni
fili d’erba. Tenaci e folti, nonostante tutto.
I due ragazzi si stavano godendo appieno quella pace montana.
Improvvisamente a Videl venne in mente quella volta che Gohan le aveva
detto “Ti amo” e arrossì. Mordendosi il
labbro, si chiese se era il caso di dirlo a propria volta.
“Dai” si disse, girandosi verso il ragazzo,
“non è così difficile. Digli solo
quello che provi”.
Si schiarì la gola. – Ehm, Gohan…
Il saiyan si girò a guardarla, interrogativo.
– Io… be’, ecco, io. Io ti…
– Gohan alzò la mano facendole segno di tacere.
Lei ammutolì, seccata, stava per farcela…
– Porca…! – esclamò Gohan.
– Gohan! – lo rimproverò Videl.
Il ragazzo si prese la testa tra le mani. Sì, non
c’era dubbio, quel movimento di aure poteva dire una sola
cosa…
Si alzò di scatto, correndo via. Dopo qualche metro
staccò i piedi dal terreno, alzandosi in volo.
Videl si lanciò all’inseguimento. I rami
più bassi dei pini le frustarono il volto e le si
aggrapparono alla maglia, rovinandola.
Perse di vista Gohan. Sconsolata, si risedette. E si mise a piangere.
Gohan si sentiva un totale idiota. Non poteva fare a meno di pensare al
fatto di aver lasciato Videl su un monte. Però in quel
momento non poteva certo tornare a prenderla come se nulla fosse,
insomma, c’erano i cyborg in città!
Chiuse gli occhi per un attimo, pregando che la Capsule Corporation
fosse ancora in piedi… E soprattutto, che Bulma e Trunks
fossero sani e salvi.
Provò a percepire l’aura dell’altro
saiyan, ma essa era stata evidentemente azzerata.
“Se finisce come l’altra volta”
pensò, “lo uccido”.
Trunks era nel rifugio sotterraneo della Città
dell’Ovest, assieme a tutti i cittadini. Per fortuna,
infatti, la radio aveva avvertito che gli androidi si stavano
avvicinando, e si era riuscita ad organizzare
un’“evacuazione”.
Bulma teneva la mano sulla spalla del figlio, stringendola ad ogni
rumore o scricchiolio.
Tre o quattro bambini piccoli, non abbastanza maturi per comprendere la
gravità della situazione, giocavano con alcune biglie. I
loro genitori non li rimproveravano, solo li ammonirono a non far
rumore.
Il figlio di Vegeta teneva i sensi concentrati a percepire
ciò che accadeva fuori. Ad un certo punto udì
un’aura famigliare che gli fece balzare il cuore in petto.
Gohan doveva aver percepito in qualche modo l’attacco dei
cyborg, e ora stava andando a combattere, non sapendoli al sicuro.
In poche parole, lo sussurrò a Bulma. – Mamma
– chiese infine – c’è un modo
per arrivare fuori città per farlo tornare indietro?
Bulma si morse il labbro. Era pericoloso. C’era un tunnel, in
effetti, ma lei non sarebbe riuscita a percorrerlo. L’unico
che avrebbe potuto… I suoi occhi si posarono sul figlio, il
quale la fissò di rimando, ostinato. – Mamma,
allora?
– Io…
Guardò Trunks. Lui aveva un’espressione
determinata, le labbra strette. Lei si accorse di avere una paura
orribile, paura che qualcosa andasse storto, paura di perderlo.
– Mamma!
Bulma infine si arrese a quegli occhi, tanto simili a quelli di Vegeta
per l’intensità dello sguardo, eppure
così diversi… così appassionati,
così azzurri, così umani.
Mostrò al figlio la ruvida galleria, e lui vi
s’infilò senza indugio.
Lei lo seguì con la vista fin quando poté, poi si
mise a pregare che tornasse sano e salvo. Assieme a Gohan.
Era ruvido.
Agitato com’era, non riusciva a pensare ad altro. Quel tunnel
era ruvido, gli graffiava i palmi. Controllò
l’aura di Gohan. Per fortuna il monte su cui aveva scelto di
fare una passeggiata romantica era lontano…
Ruvido.
Maledizione, ma quanto era lungo?! Procedette più in fretta
che poteva.
Iniziava anche ad avere freddo.
“Insomma, Trunks, cos’è
questo?!” si disse, arrabbiato. “E il tunnel
è ruvido, e il tunnel è lungo, e ti fanno male le
mani, e hai freddo… basta! Gohan è andato sui
monti Girgol! Se avesse perso tempo a lagnarsi, tu dove saresti adesso?
All’altro mondo, ecco dove saresti!”
Irritato, proseguì.
Stava iniziando a vedere la galleria più illuminata, segno
che la fine era vicina, quando sentì qualcosa di vischioso
sotto le mani. Diede un’occhiata distratta e lo stomaco gli
si contrasse.
Sangue!
Sul fondo del tunnel scorreva un rivolo di sangue! Il ragazzino
sentì un conato di orrore salirgli alla gola, deciso, lo
mandò giù e continuò ad andare avanti.
Ad un certo punto scivolò, sporcandosi maggiormente del
liquido viscido. Lo ignorò, muovendosi più in
fretta.
E finalmente si trovò davanti al tombino che si affacciava
sull’aria aperta. Appigliandosi come meglio poteva alle
pareti scivolose de condotto, Trunks riuscì finalmente ad
uscire. Accanto al tombino giaceva un cadavere. Probabilmente era morto
dissanguato a causa dello squarcio che aveva sul petto, e il saiyan
capì di chi era il sangue nel tunnel.
Col cuore in gola (l’aura di Gohan era ormai vicinissima)
spiccò il volo.
Il figlio di Goku sentì il proprio cuore fare un balzo, era
quasi arrivato. Strinse gli occhi.
Di colpo una figura gli si parò davanti.
Gohan sbatté confuso le palpebre. Era Trunks.
– Gohan, atterra! – esclamò il bambino.
– Devo spiegarti tutto!
Il ragazzo obbedì, scendendo assieme all’allievo.
Una volta coi piedi poggiati solidamente sul terreno guardò
meglio il ragazzino. Trasalì.
Trunks era ricoperto di sangue!
Il liquido vermiglio gli inzuppava i pantaloni, gli sporcava mani e
viso.
– Trunks! Che ti è successo?! –
esclamò, inorridito.
Lui si fissò confuso, poi parve capire il motivo della
preoccupazione del maestro. – Oh… per
questo… Non è mio, ma la galleria che ho usato
per venire ad avvertirti ne era piena!
– Avvertirmi? – gli fece eco Gohan.
– Siamo in salvo tutti – spiegò Trunks.
Ripensò al cadavere che gli aveva intriso gli abiti di
sangue. – Quasi tutti – si corresse in tono piatto.
– Ma io e la mamma stiamo bene. Vieni al rifugio! –
lo invitò infine.
Gohan lo seguì. Il bambino gli mostrò
l’entrata della galleria.
Entrambi i mezzosangue, poi, vi si introdussero.
Bulma aveva avuto ragione a pensare che lei non sarebbe riuscita ad
attraversare il tunnel. Infatti Gohan, seppur allenato a cavarsela in
ogni situazione, riscontrò parecchie difficoltà
per la scarsa larghezza della galleria.
Alla fine, però, i due amici riuscirono a riemergere
all’interno del rifugio. Bulma li accolse calorosamente. Loro
si spostarono lievemente, venendo illuminati alla timida luce di una
lanterna. La donna urlò.
– Santo Cielo – esclamò, –
siete ricoperti di sangue!
Trunks era il più impressionante, in quanto Gohan aveva
solamente le braghe e le mani sporcate da tale liquido.
I due si accavalcarono per narrare alla madre di Trunks il motivo per
il quale avevano vestiti insanguinati. A quelle spiegazioni lei si
calmò.
E stettero tutti e tre in silenzio, attendendo che i cyborg se ne
andassero.
Videl alzò la testa. Il cielo iniziava a scurirsi, e Gohan
era ancora chissà dove…
La ragazza si tirò in piedi, guardandosi attorno. Si
passò un fazzoletto su un graffio che si era procurata
tentando di seguire il saiyan… Ma perché
accidenti se ne era andato?!
E quando aveva intenzione di tornarla a prendere?
In verità lei aveva voglia di piangere, ma trattenne le
lacrime, iniziando a scendere dal monte come poteva.
– Gohan? Che fine a fatto Videl? – chiese ad un
tratto Trunks, sottovoce.
Lui ebbe voglia di sprofondare. – L’ho lasciata
là.
Il ragazzino percepì l’imbarazzo del mentore, e si
trattenne dall’aggiungere alcunché al riguardo.
Un rumore metallico e improvviso li fece sobbalzare, poi fu di nuovo
silenzio.
E silenzio, un silenzio estenuante. Per molto tempo…
I cyborg dovevano essersene andati.
Lentamente, gli abitanti iniziarono ad uscire dal rifugio.
Quando anche Gohan poté tornare all’aria aperta si
guardò attorno.
Il suo cuore accelerò i battiti. Ovunque vi erano tracce del
passaggio dei cyborg.
Sentì Trunks uscire a sua volta, e lo fissò.
Il ragazzino si guardava attorno con la bocca semiaperta. Di colpo
iniziò a correre.
Gohan trasalì per la sorpresa, poi lo seguì.
Trunks non si fermò se non davanti alla Capsule Corporation.
Lì si immobilizzò.
Era stata distrutta circa la metà della grande abitazione.
Alcuni punti, il bambino lo percepiva, non si sarebbero mai potuti
aggiustare. Perlomeno, non in un mondo dominato da C-17 e C-18.
– Tutto bene, Trunks? – chiese Gohan, prudentemente.
Lui annuì.
– Ce la faremo a rimetterla a posto, vedrai.
Trunks annuì nuovamente, poi si voltò verso il
maestro.
– Gohan? – chiese. – Non sarebbe meglio
che ora tu andassi a prendere Videl?
Il ragazzo sobbalzò.
Videl.
Accidenti, trovarsi davanti tutta quella distruzione gli aveva fatto
scordare la ragazza per qualche attimo. – Vado subito
– si affrettò a dire, per poi lanciarsi in volo.
Arrivato davanti alla montagna cercò l’aura di
Videl. Era molto più in basso di dove l’aveva
lasciata, doveva aver iniziato a scendere.
Sentendosi in colpa (perché quei monti non avevano sentieri)
il giovane virò verso il basso della montagna, riuscendo
infine ad individuare Videl.
La ragazza aveva le guance e le braccia lievemente graffiate. Tra i
capelli le si erano impigliati alcuni rametti. I vestiti parevano
stropicciati.
Gohan le atterrò davanti.
Lei sbatté le palpebre, sorpresa, poi si lanciò
tra le braccia del ragazzo. Dopo essersi tranquillizzata, lo
aggredì: – Insomma, dove te ne sei andato?! Potevi
spiegarmi qualcosa, prima!
Il saiyan abbassò gli occhi. – Hai ragione
– mormorò. – Ma la Città
dell’Ovest è stata attaccata dai
cyborg… avevo una paura matta per Trunks e Bulma.
Dopo qualche spiegazione riuscì a calmare la ragazza.
La prese per la vita e la riportò a casa, con sé.
Nei giorni seguenti i residenti della Città
dell’Ovest ebbero un gran daffare per risistemare la propria
dimora.
Dopo ore e ore di fatica riuscirono a ripristinare
l’essenziale.
Allora Bulma indisse una riunione per lei, Trunks, Gohan e Videl.
I quattro si trovarono in salotto.
– Allora – esordì la donna –
come saprete, la società, la Capsule Corporation
è una delle poche ancora in funzione. Perciò ho
pensato che voi, per guadagnare soldi… Soprattutto per
Videl, che in tal modo potrà avere una propria
casa… (Tu, Trunks, ovviamente sei escluso), potreste fare
dei piccoli lavoretti. Io ve li affiderò e vi
ricompenserò.
Videl rifletté che Bulma aveva ragione. Non le sarebbe
piaciuto passare la vita alla Capsule Corporation. Non
perché i Brief e Gohan le stessero antipatici, ma era
maggiorenne, ormai! Doveva pur imparare a cavarsela…
Per nightwish4ever: scoiattolo traumatizzato? No, no, i due finora solo
agli sbaciucchiamenti stanno, è rating giallo, questa
storia! Forse più avanti diverrà arancione, ma
dico FORSE.
Per vivvina: ehm. Davvero son carini Gohan e Videl a fine capitolo?
(Torno indietro a vedere perché). Ah, sì. Grazie
^^
Per GiuggiaLulla: sono felice che ti siano piaciuti Vidhan (unione dei
nomi, mi sa a noia scriverli tutti e due) (-_- Nd
GiuggiaLulla). ok, grazie ancora.
Alla prossima!
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Capitolo 19 *** Il compleanno di Trunks ***
CAPITOLO 19 – IL COMPLEANNO DI
TRUNKS
L’autunno era ormai inoltrato. I giorni erano sempre
più corti, ma Gohan e Videl trovavano sempre modo di avere
un piccolo appuntamento.
Quella mattina Gohan fu svegliato dal sole che penetrava tra le
tapparelle. Sbadigliò, alzandosi.
Si stiracchiò, dando un’occhiata distratta al
calendario. Ma certo! Quel giorno Trunks compiva dieci anni! Sentendosi
decisamente meglio, Gohan andò in bagno, poi, dopo essersi
lavato le mani, si diresse in cucina.
Là trovò Trunks, il quale stava posando un
bicchiere sul tavolo, dopo aver evidentemente bevuto.
– Ciao, Trunks! – lo salutò Gohan.
Lui si sfregò assonnato un occhio. –
‘Ao, Gohan – rispose, sbadigliando.
– Buon compleanno! – esclamò il ragazzo
allora.
Il bambino non disse nulla. Non sorrise, non si mostrò
minimamente convinto che quello fosse un giorno diverso dagli altri.
– Senti, Gohan – mormorò infatti dopo un
po’, fissando serio il ragazzo. – Non so se questo
sia un dì speciale.
– Ma certo che lo è! – lo contraddisse
il mentore. – Cioè, compi la tua prima decina!
– aggiunse, cercando di farlo sorridere.
Funzionò. Sul volto del saiyan più piccolo si
aprì un timido sorriso.
In quel momento entrò anche Bulma. – Ah, siete
già svegli…
Posò lo sguardo su Trunks. – Be’,
signorino, si vede che hai dieci anni – dichiarò,
– devi esserti allungato nel sonno – aggiunse,
scherzosamente.
Trunks arrossì lievemente. – Mamma! –
farfugliò, in tono di quasi biasimo.
– Per me ha ragione – sorrise Gohan, ricevendo dal
ragazzino un’occhiata che sfiorava l’esasperazione.
– Anzi, guarda – aggiunse, mettendo la mano qualche
centimetro dalla testa di Trunks – fra un po’
sarà alto tanto così.
Trunks sospirò. Gohan tolse la mano, sorridendo.
Arrivò anche Videl. – Buongiorno –
salutò. Poi si ricordò quello che le aveva detto
Gohan la sera precedente. – Auguri, Trunks! – disse
con enfasi.
– Sì, compio gli anni! –
esclamò il figlio di Vegeta, lanciando
un’occhiataccia a madre e maestro. – Ma in
realtà non mi sono allungato nemmeno di un millimetro da
ieri!
Bulma e Gohan risero, mentre Videl guardava perplessa il bimbo.
Trunks incrociò le braccia, aspettando che i due si
calmassero. Infine Gohan gli poggiò una mano sulla spalla.
– Forse hai ragione – disse. – Scusa.
Il ragazzino gli rivolse un sorriso, un sorriso che comprese anche la
madre. – Fa niente – affermò.
Il pranzo era stato preparato da Bulma con grande cura. E, per dolce,
la donna sfornò un’enorme torta. Gohan ne
scalfì la superficie con dieci candeline.
– Esprimi un desiderio – sussurrò a
Trunks.
Il bambino chiuse un attimo gli occhi. “Vorrei che tornasse
la pace”. Li riaprì e soffiò.
Spense tutte le candeline in un alito.
– Ho imparato a non metterci la panna montata sopra
– stava intanto spiegando Bulma a Videl. – Quando
lo facevo, io, Gohan e Chichi ci ritrovavamo pieni di quella.
La vedova di Son Goku non era potuta andare al compleanno di Trunks, ma
aveva telefonato, facendogli gli auguri.
Arrivò il momento dei regali. Trunks inizialmente
tentò di rifiutare i pacchetti colorati, ma poi Gohan
osservò – Ormai li abbiamo comprati.
A quella dichiarazione il figlio di Vegeta rivolse un sorriso al
maestro, poi si gettò sui regali. Tenne per un attimo in
mano il pacchetto donatogli da Gohan, soppesandolo, poi si strinse
appena nelle spalle e lo aprì. Conteneva un libro che
parlava delle varie condizioni nello spazio.
Dopo toccò al regalo di Bulma. Lei aveva preso due libri per
il figlio. Il primo spiegava la funzione di alcuni macchinari,
l’altro era un romanzo. Trunks ne sfiorò la
copertina lucida senza proferire parola.
Videl, infine, gli aveva regalato una maglietta azzurra.
A festa finita, dopo essersi protratto in sinceri ringraziamenti, il
giovanissimo saiyan si ritirò con i romanzi nella propria
stanza.
– Ma… Vado a chiamarlo? –
domandò incerta Videl, non vedendolo tornare.
– No, lascialo – rispose Gohan –
è fatto così. Gli piace stare solo. –
All’ultima parola gettò un’occhiata
malinconica verso il punto in cui era scomparso il bambino.
– Gli piace stare solo! – esclamò Bulma,
alzando gli occhi al cielo. – Sii onesto, Gohan –
aggiunse, iniziando a sparecchiare la tavola, – gli piace
stare con te, altro che storie… Però ammetto che
si prende anche dei momenti solo per sé.
Il Son scrollò le spalle. – Penso che poi
andrò a fargli una visita… per chiedergli di
venire ad allenarsi.
Dopo mezz’ora, infatti, si diresse alla stanza di Trunks.
Bussò lievemente, entrando.
– Ciao – lo salutò.
Il bambino lo guardò, interrogativo e attento.
– Vieni ad allenarti? – chiese Gohan.
Il Brief annuì, alzandosi.
Volarono assieme un po’ lontani dalla città.
Una volta atterrati iniziarono a lottare, con mosse fulminee e qualche
sfera d’energia. Il maggiore era in evidente vantaggio, ma
anche il più piccolo non se la cavava male.
Quando infine conclusero il combattimento Trunks sorrise a Gohan.
– Ancora auguri piccolo – replicò
affettuosamente il ragazzo.
Poi entrambi tornarono a casa. Dopo essersi fatti una doccia andarono
in salotto, e dopo poco Trunks andò dalla madre. Gohan,
rimasto solo, scorse qualche rivista. Un rumore gli fece alzare lo
sguardo. Era Videl.
– Gohan – mormorò dolcemente la ragazza,
avvicinandoglisi, – quando mi insegni a volare?
– Fra poco – garantì il ragazzo,
tendendo una mano a sfiorarle la guancia.
Bisogna
dirlo, questo capitolo è cortissimo, ma nel prossimo
si parlerà d’altro, ed ho ritenuto necessario
cambiare capitolo.
Per nigtwish4ever: okay, okay, forse diventerà Arancione (FORSE)
XD. Nuu, povero scoiattolo, dovremo portarlo dal veterinario! (e
naturalmente è Gohan che dovrà sganciare i soldi per il conto
è__é).
Per vivvina: anche se in teoria il capitolo non era comico fa lo stesso
(io mi sono divertita leggendo la tua recensione, me baca). Ci si sente.
Per GiuggiaLulla: sono felice che ti sia piaciuto Vidhan… uhm,
dovremo collaudarlo (un nome si collauda?! Scusa, sto dando i numeri).
Tenterò di aggiornare il prima possibile, ma non so tra
quanto sarà, iniziano ad arrivare i compiti…
Un abbraccio,
[Ricordo ke 1 giorno non è trascorso, e quindi nel prossimo
capitolo sarà ancora il compleanno di Trunks…]
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Capitolo 20 *** La notte ***
CAPITOLO 20 – LA NOTTE
I piani di Gohan, però, vennero presi contropiede da Bulma.
La donna, infatti, per il compleanno del figlio, aveva programmato
anche una cena.
– Ci andiamo dopo – sussurrò il ragazzo
a Videl, sedendosi a tavola.
Trunks parlò poco come al solito, ma mangiò di
gusto e si complimentò più volte con la madre,
ringraziandola.
Ci fu una torta alle mandorle, che venne spazzolata grazie
all’enorme contributo dei due saiyan.
Quando anche le ultime briciole scomparvero dal piatto i quattro
commensali si alzarono.
Gohan spiegò ai Brief che lui e Videl sarebbero usciti.
Prese Trunks da parte. – Così le insegno a volare,
no? – mormorò al bambino, che annuì
sorridendogli.
Così i due ragazzi si avviarono alla radura dove svolgevano
abitualmente gli allenamenti gli ultimi due saiyan.
Videl si sentiva rabbrividire a stare tra le braccia di Gohan, ma al
contempo avrebbe voluto stringerlo più forte.
Perciò non le dispiacque quando il ragazzo
atterrò sull’erba, e saltò
giù dalle sue braccia.
– Dunque – ragionò ad alta voce Gohan,
– tu sei già in grado di controllare la tua
energia spirituale, perciò direi che non ci saranno
problemi...
Videl gettò un’occhiata al cielo che iniziava a
scurirsi.
Il saiyan le consigliò di concentrarsi al massimo, di
lasciar fluire l’energia spirituale ai piedi e di provare,
magari, a staccarsi dal suolo.
La ragazza provò, ma Gohan era talmente vicino da farle
venire la pelle d’oca, non riusciva a pensare ad altro che al
corpo del ragazzo che le stava accanto...
Strinse gli occhi. – Gohan – esclamò,
– potresti allontanarti un po’?
Lui la guardò alquanto confuso, poi però la
accontentò.
Ora che il saiyan non la distraeva, Videl riuscì a
concentrarsi maggiormente. Dopo circa un’ora sentì
i piedi staccarsi dolcemente dal suolo... si concentrò e
salì un po’ di più.
– Brava! – gioì Gohan. –
Videl, ce l’hai fatta!
Lei mantenne quella posizione di galleggiamento nell’aria per
qualche minuto, poi prese a riabbassarsi, fino a tornare coi piedi per
terra.
Si passò un braccio sulla fronte. – Fiuuu, non
è facile – considerò.
Dopo un po’ riprovò. E, fatti alcuni tentativi,
riuscì finalmente a sollevarsi senza fatica.
Gohan le si avvicinò, facendole i complimenti. –
Brava! Ora però è meglio andare a casa.
– Le sfiorò il volto in una carezza.
Videl gli prese le mani e gliele baciò. Lui spinse la fronte
verso di lei, poi prese a baciarle la spalla… il
collo… le guance… la fronte…
Con impeto passionale la spinse a terra, continuando a baciarla. E coi
baci la teneva schiacciata dolcemente sull’erba. Lei gemette
di desiderio, poi gli passò le braccia attorno al
collo… Con le labbra intercettò la bocca del
saiyan, e i due si scambiarono un bacio appassionato.
Sempre baciandole le guance, Gohan si alzò. Ignorando il
fatto che ormai la ragazza sapesse volare, la prese in braccio,
alzandosi lentamente da terra.
Il vento stava iniziando a essere più fresco.
Videl rabbrividì e si strinse maggiormente a Gohan. Lui ne
baciò la fronte.
Finalmente giunsero in vista della Capsule Corporation.
L’abitazione appariva illuminata dalla luce pigra della luna.
I due ragazzi entrarono, senza rinunciare a baciarsi.
Si diressero nella stanza di Gohan, lui spinse Videl sul letto,
baciandola con maggiore insistenza… Le mani del saiyan
corsero sotto i vestiti della ragazza.
In un attimo, entrambi furono nudi.
Gohan aveva il battito accelerato.
Le mani di Videl
Le sue mani.
La curva bianca della schiena della ragazza.
Gli occhi di Videl.
Le loro labbra.
Il seno della ragazza.
L’amore.
Gohan mugolò, risvegliandosi. Si accorse subito di essere
ancora completamente nudo. Videl dormiva, svestita pure lei, con la
testa sul petto del saiyan.
Il ragazzo tirò su le coperte, mentre con una mano cercava i
propri boxer. Li infilò, senza uscire dal letto.
Il movimento svegliò Videl.
– Ciao, amore – la salutò lui.
Lei gli sorrise. – Gohan... è stato stupendo.
– Si strinse al petto del saiyan. – Ti amo
– mormorò.
Lui arrossì. – Già –
sospirò, impacciato, guardandola mentre si rinfilava slip e
reggiseno.
Poi la coccolò un po’. Si stavano scambiando un
bacio quando la porta si aprì.
– Gohan, la mamma ha detto che… – Trunks
s’arrestò di colpo.
I due ragazzi sobbalzarono. Entrambi si tirarono le coperte sino al
mento, mentre il bambino li guardava irrigidito e imbarazzato.
Gohan osò incrociare lo sguardo con l’allievo. Vi
lesse un enorme disagio, prima che Trunks distogliesse bruscamente gli
occhi.
Gohan ne rimase spiazzato. Il ragazzino non l’aveva mai
guardato così…
– Scusate – mormorò Trunks, uscendo di
corsa.
Videl si aggrappò al lenzuolo. – Gohan –
azzardò – non è che lo dirà
a Bulma…
Il ragazzo, ferito per il comportamento di Trunks, le rispose molto
più bruscamente di quanto volesse. – No che non
dirà nulla! – sbottò. –
L’hai preso per uno spione?!
Lei sobbalzò. – No – rispose piano.
– Non intendevo questo…
Gohan fece un respiro profondo. – Lo so… scusa.
La baciò lievemente, poi si alzò, vestendosi in
tutta fretta. Uscì di corsa. Si guardò attorno,
ma, invece di Trunks, trovò Bulma.
– Ciao – lo salutò la donna. –
Ben svegliato.
Lui le fece un cenno. – Hai visto Trunks? –
domandò, agitato.
Lei scosse la testa, rispondendo che, dopo aver ordinato al bimbo di
andare a svegliare lui e Videl, non l’aveva più
visto. – Perché, è successo qualcosa?
– chiese infine.
Gohan borbottò qualcosa, per poi allontanarsi in fretta. Non
poteva neppure seguirne l’aura, dal momento che Trunks
l’aveva chiaramente azzerata.
– Mannaggia – borbottò, imponendosi di
pensare dove potesse essere finito il ragazzino.
“Che scemo!” si disse, mentre percorreva i corridoi
della Capsule Corporation e apriva porte. “Avrei potuto
pensarci. Non è il posto adatto per mettersi a fare
l’amore”. Tuttavia non riusciva a rimpiangere di
essere andato a letto con Videl, gli era piaciuto...
“Però, se ci avessi pensato... Trunks sembrava
imbarazzato anche al solo guardarmi negli occhi...” Non si
stupiva. Doveva essere stato quasi uno spavento, per il bambino,
trovarlo quasi nudo nel letto. Con Videl.
“Per giunta avrà capito benissimo che abbiamo
fatto questa notte... è intelligente, e sa come nascono i
bambini”.
Si fermò, non sapendo più dove cercare.
In quel momento sentì dei passi alle proprie spalle, si
voltò e vide Bulma.
– Volevi sapere dov’è Trunks?
– gli chiese la donna. – Be’... ora
è al mercato...
Gohan sospirò. Sapeva benissimo che quel posto, dove
trattare era complicato, non era l’ideale per parlare con
l’allievo.
Però avrebbe potuto prenderlo da parte più
tardi...
Con quel proposito, tornò in camera.
Videl, nel frattempo, si era rivestita. Alzò la testa al
rientrare del ragazzo. – Trovato? – chiese.
Il saiyan scosse la testa. – Comunque riuscirò a
parlargli – affermò.
Trunks stava contrattando il prezzo di alcune verdure con una vecchia
piuttosto tenace. Il ragazzino si dedicò con maggior
veemenza del solito alla discussione. Non voleva che i suoi pensieri
tornassero a quella mattina.
Ma non riusciva, seppur con tutta la buona volontà, ad
impedirlo.
“Che scemo... avrei potuto accorgermi che c’era
anche l’aura di Videl”.
– Ma signora! Mi sembra un prezzo esagerato per delle patate!
“Era un momento intimo... non avrei dovuto
turbarlo”.
La donna scrollò le spalle e attaccò il valore
dei funghi.
“Sono stato un idiota. Non ho nemmeno bussato”.
Stavano arrivando ad un accordo.
Scosse la testa di fronte ad una proposta (alquanto dispendiosa) della
venditrice.
“È stato bruttissimo. Certo che avrei dovuto
aspettarmelo, in un certo senso... Gohan la guarda in un modo... da
quando l’ha trovata tra le rovine...”
Accettò alcuni pomodori.
“Era ovvio che prima o poi avrebbero fatto sesso...
è da un bel po’ che si frequentano”.
Incartò con cura la merce acquistata.
“Dovevo pensarci. Dopo una serata da soli, poi...”
Lasciò un bel gruzzolo sul bancone della vecchina, prima di
allontanarsi.
“Però non è stato un gran bel regalo di
compleanno”.
– Gohan... mi spiace...
Videl gli circondò i fianchi con le braccia, appoggiando il
petto alla schiena del ragazzo e inspirando il suo profumo.
Lui la tranquillizzò. – Non è colpa
tua... sono io che avrei dovuto pensarci...
– Però anche io – ribatté
Videl.
Lui la baciò su una guancia. – Siamo stati tutti e
due – si arrese.
– Però parlerò io con Trunks.
Bulma stava lavando alcuni piatti quando udì il figlio
rientrare. Trunks si affacciò alla cucina, appoggiando la
spesa sul tavolo.
– Ecco fatto – dichiarò il ragazzino,
poggiando alcune monete accanto alla madre.
Lei lo ringraziò.
Lui scrollò le spalle in risposta, poi uscì in
corridoio.
Era quasi giunto alla propria stanza che si ritrovò davanti
Gohan. Il ricordo dell’accaduto di quella mattina gli fece
abbassare gli occhi.
– Trunks... ti devo parlare – gli disse Gohan.
Il ragazzino annuì.
Prima che Gohan potesse dire qualcosa, però, si
affrettò a dire: – Scusami per stamattina.
Il maestro lo fissò. Era andato da lui con
l’intenzione di scusarsi, non aveva mai pensato che potesse
essere Trunks ad avere qualcosa da perdonare.
– No, scusami tu! – lo contraddisse.
– E di cosa? – domandò Trunks.
– Come di cosa?! Non avrei dovuto...
– Io non avrei dovuto entrare così in camera tua...
– Ma sei matto?! – esclamò Gohan.
– Dopotutto questa è più casa tua che
mia! Sarebbe stato meglio se io e Videl avessimo preso una stanza
d’albergo.
– Sì, per venire sbattuti fuori –
ironizzò Trunks, – come disturbatori della quiete
notturna.
Gohan si sentì arrossire, quasi. Era ovvio che Trunks era
molto più disinvolto a parlare di certe cose...
– Comunque non ha importanza – proseguì
serio il figlio di Vegeta, – per me potete rifarlo quanto
volete... Prometto di non entrare più in camera tua
così, la mattina presto.
Gohan non poté fare a meno di sorridere. Prese Trunks per le
spalle, stringendolo.
– Grazie, Trunks.
Sapeva che in futuro lui e Videl lo avrebbero fatto nuovamente...
Ciao
a tutti! Scusate il Mostruoso ritardo. (E non chiedetemi
perché avevano i preservativi in camera... previdenza ^^).
Per vivvina: Non offendere Trunks!... No,
scherzo, so che non volevi e poi mi hai fatto ridere ^^. Non hai un
libro da leggere?! Povera ç_ç
Per nightwish4ever: il WC è una gran idea, ma è
meglio tenerlo per Gohan U_U Come, quel povero animaletto è
morto?! Cattivo, Gohan ç__ç è tutta
colpa tua. Noo, non fare la seria, ti prego!!!
Per GiuggiaLulla: boh... resterà un mistero la collaudazione
dei nomi XD Comunque spero ti sia piaciuto anche questo capitolo... W
Vidhan!!!
Alla prossima, allora (che non so quando sarà... colpa della
scuola è__é).
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Capitolo 21 *** Incubi ***
A vivvina per il suo compleanno (ma era
ieri?! -///-) se
avrò tempo (e ispirazione) cercherò di dedicarti
anche una One-Shot. Su cosa la vorresti? Comunque auguri!
CAPITOLO 21 – INCUBI
Ansimava.
– Gohan...
Le poggiò le mani sul ventre, poi le carezzò il
seno.
– Videl...
Non riusciva a rallentare il respiro, il cuore gli batteva da
impazzire. Lei era così bella... Le sue mani le scivolarono
lungo le forme, poi i loro corpi si unirono…
Infine si addormentarono l’una tra le braccia
dell’altro, pienamente appagati.
Il mattino furono svegliati dall’orologio sul comodino.
Videl si alzò per prima. Entrambi si vestirono, poi, dopo
alcuni baci frettolosi, la ragazza corse nella propria camera. Gohan si
sedette sul letto. Sapeva che non sarebbe riuscito a riaddormentarsi, e
non ci provò nemmeno.
Attese, invece, che iniziasse ad esserci un po’ di movimento
all’interno della Capsule Corporation.
Quando sentì alcuni passi si alzò e si
affacciò al corridoio. Era Trunks.
Il bambino indietreggiò appena, proteggendosi gli occhi
dalla luce che arrivava dalla stanza di Gohan con una mano e sbattendo
le palpebre freneticamente.
– Ciao – sussurrò il Son.
Il ragazzino gli rivolse un sorriso un po’ assonnato.
– Ciao – rispose.
Restarono a guardarsi per un po’ in silenzio, poi Trunks si
voltò verso la cucina. – Andiamo a far colazione?
– chiese al proprio maestro. – Anche la mamma si
è alzata.
Gohan annuì stringendosi nelle spalle. – Okay
– rispose.
Bulma, appena i due si affacciarono alla stanza, li accolse di buon
grado, rimpinzandoli di ogni manicaretto.
– Uffa – si lamentò la donna, porgendo
l’ennesima scodella al figlio. – Anche oggi mi
toccherà andare a fare la spesa!
– Non ce n’è bisogno! – si
affrettò a contraddirla Trunks. – Ci andiamo io e
Gohan, vero? – concluse girandosi verso il Son in cerca di
appoggio.
Il ragazzo annuì. – Certo.
– Ragazzi, non è proprio il caso che
voi…
– Eddai, mamma! Se non ci lasci lo prenderò come
una dimostrazione di sfiducia.
La donna sorrise, arrendendosi allo sguardo risoluto del figlio.
– E va bene – sospirò.
Trunks rivolse un’occhiata d’intesa a Gohan.
A quel punto entrò Videl, la quale, dopo aver guardato
Gohan, si sedette a mangiare.
I due saiyan mezzosangue si alzarono.
– Dove andate? – chiese incuriosita la ragazza.
– A far la spesa – rispose Trunks.
– Volete che venga anche io?
Trunks volse lo sguardo verso Gohan, il quale rispose: – No,
grazie. Fa lo stesso.
Dopo aver salutato i due guerrieri uscirono.
Il mercato era, come al solito, affollato.
Gohan, guardandosi attorno, si chiese nuovamente come fosse possibile
che ci fosse tanta gente e al contempo tanto silenzio. Nessuno notava
gli altri, e vi era una tale atmosfera di terrore che il ragazzo ne fu
oppresso.
– Gohan? – Trunks gli rivolse un’occhiata
interrogativa. Lui non aveva visto altro tipo di luogo in cui fare
compere, e non trovava nulla di strano in quel silenzio timoroso.
Il figlio si Goku gli rivolse un sorriso tirato, prendendogli la mano.
Il ragazzino spalancò sorpreso gli occhi, poi si
aggrappò con forza alla mano del mentore.
Si diressero ad un bancone.
Gohan, che non aveva mai fatto compere con Trunks, si rese conto che il
ragazzino era molto abile a trattare. Più di lui di sicuro.
Era ostinato, ma non contraddiceva pienamente il negoziante.
Quando infine si accordarono su un prezzo, Gohan pensò che
lui non sarebbe mai riuscito a contrattarne uno così
conveniente. I due saiyan si allontanarono, e il maggiore si
complimentò con Trunks, mentre per tutta risposta il
ragazzino arrossì appena, imbarazzato.
D’improvviso la folla si agitò. La gente
iniziò a correre da ogni parte, gridando. Gohan e Trunks si
scambiarono un rapido sguardo. “I cyborg!”
Infatti ben presto riuscirono a sentire le frasi ironiche che 17
rivolgeva ad alta voce alla folla in fuga.
Ci furono alcune esplosioni. Un uomo cadde letteralmente addosso a
Trunks, e, quando il ragazzino lo aiutò ad alzarsi, riprese
la propria corsa senza una parola.
– Trunks, tu stai giù! –
ordinò Gohan all’altro. Poi diede una spinta con
le gambe, alzandosi in volo.
Il glicine stette in silenzio, poi prese a correre, urtando molte
persone che andavano nel senso opposto, nella direzione in cui era
andato Gohan.
“Mi ha detto di stare giù”
pensò. “Non di stare necessariamente
lontano”.
Gohan nel frattempo era giunto nei pressi dei cyborg. Con una sfera
d’energia ne deviò un’altra, lanciata da
uno degli androidi, che stava per infrangersi contro una bancarella.
17 sobbalzò e si voltò di scatto verso il saiyan.
– Te pareva – borbottò distintamente,
poi si lanciò in avanti, colpendo Gohan con un pugno al
mento.
Il ragazzo venne scaraventato indietro dal colpo. Prima che il cyborg
potesse tornare all’attacco, prese a urlare: –
Scappate! Scappate tutti! Presto!
– Uffa! – si lamentò il numero 18.
– Non ti hanno insegnato a non impicciarti negli affari
altrui?
17, intanto, era nuovamente di fronte a Gohan. – Mi spiace,
ma mia sorella ha ragione. Non mi piace essere interrotto.
– Questo l’avevo capito! –
ringhiò il saiyan, indirizzandogli un colpo a piedi pari.
Sapeva perfettamente di non essere in grado di tenere a bada i due
robot. “Solo un po’” pregò
mentalmente, “devo riuscire a tenerli occupati solo un
po’... Per fare scappare più gente
possibile”.
– Che c’è, saiyan, hai paura?
– lo sbeffeggiò 18, annoiata.
– Se non sbaglio – rispose il ragazzo, –
anche il tuo caro gemellino non sta dando prova di grande coraggio. Ha
parlato... ma in quanto a lottare ha fatto ben poco!
“Che sto dicendo?! So benissimo di non poter sopravvivere, se
solo uno di questi due si mettesse a fare sul serio...”
– Mi annoi, Son Gohan – dichiarò
schiettamente 17. – Mi annoi da morire. Non puoi batterci, ma
ti lanci sempre nella mischia. Sempre lo fai. Sei
orribilmente
prevedibile. Per oggi mi hai rovinato il divertimento, ma la prossima
volta non la passerai così liscia.
Conclusa la frase, si allontanò in volo, seguito da una
(seccatissima) C-18.
Gohan li guardò sparire all’orizzonte,
esterrefatto.
Poi una voce gli fece abbassare lo sguardo. Trunks, a terra, lo stava
chiamando.
Il saiyan atterrò lentamente.
– Andiamo? – chiese timidamente Trunks, vedendo il
maestro scuro in volto.
Gohan annuì, e i due tornarono alla Capsule Corporation.
Quando raccontarono dell’incontro a Bulma lei volle osservare
minuziosamente Trunks, per essere sicura che non si fosse fatto male.
Conclusa la visita sospirò sollevata, poi però
alzò lo sguardo verso Gohan e prese un’espressione
grave.
– Trunks? – chiese. – Potresti andare a
mettere a posto le cose che hai comprato?
Il ragazzino non replicò e corse a fare quel che gli era
stato indicato.
Gohan invece alzò gli occhi su Bulma, coscio del fatto che
quello era stato solo un preteso per allontanare il figlio. La donna
doveva parlargli.
– Cosa c’è? – chiese il saiyan.
Lei sistemò una ciocca dei lunghi capelli blu. –
Non farlo più – disse poi, seria.
– Cosa? – domandò Gohan, perplesso.
– Non andare più incontro ai cyborg
così.
Il ragazzo la fissò a lungo, poi lei si decise a continuare.
– Gohan – sospirò – tu sai di
non essere abbastanza forte.
Lui non disse nulla.
– Quindi, per favore, per me, per Videl, per tua madre, per
Trunks... Non combattere più. Per adesso,
almeno. Allenati
un po’, prima.
Gohan stette in silenzio per qualche istante, valutando le parole della
donna.
– Se ti fai mettere fuori gioco ora, la Terra quante chance
avrebbe di resistere a 17 e 18?
Il saiyan chinò la testa. – D’accordo
– mormorò. – Prima mi
allenerò... Tornerò a combattere solo quando
potrò essere certo di tenere testa a uno per più
di un minuto.
Bulma sorrise appena. Poi Trunks fece il proprio ingresso.
– Che avete? – domandò, perplesso,
vedendoli parecchio seri.
– Nulla – rispose Gohan, scrollando le spalle.
Il ragazzino alzò un sopracciglio, per niente convinto, ma
non replicò.
– Piuttosto, sai dov’è Videl?
– chiese il Son.
Fu Bulma a rispondere. – Dovrebbe essere in camera sua, aveva
appena finito di aiutarmi a mettere a posto una stanza, e le avevo
appena dato il pagamento.
Gohan la ringraziò, poi si diresse da Videl.
La ragazza stava ripiegando alcuni abiti.
– Ciao – la salutò lui.
Lei si girò a sorridergli, rispondendo al saluto.
– Cosa fai? – domandò Gohan.
– Cosa facevo – lo corresse
lei, poi, di fronte
all’occhiata perplessa del ragazzo, si lanciò a
baciarlo sulle labbra.
Lui sobbalzò, poi rispose al gesto.
I vestiti che Videl teneva in mano caddero a terra.
Quella notte Trunks si svegliò di soprassalto. Aveva avuto
un incubo. Si alzò, dirigendosi quasi istintivamente verso
la stanza del suo maestro.
Sulla soglia, però, si bloccò di colpo. Udiva
gemiti appassionati. Si diede mentalmente dello stupido, sapeva che
quella notte Gohan e Videl volevano farlo. Perché non ci
aveva pensato subito?
Inquieto e rattristato, tornò velocemente nella propria
camera.
Prima di addormentarsi desiderò ardentemente di aver
ricevuto un’occhiata rassicurante da Gohan.
Oddende, ritardo pazzesco
ç__ç e per di
più capitolo striminzito!
Per nightwish4ever: Gohan+WC= Love! ok, scusa, sto sclerando (come se
fosse una novità XD)
Per GiuggiaLulla: O////O non ho aggiornato presto
ç_____ç perdonami! Comunque sono contenta che ti sia
piaciuto il capitolo... *_* grazie ^^
Per vivvina: bloccare... la... crescita... a... Trunks... Shock. No,
giammai! Se no io come faccio senza Trunks del futuro adulto?
ç__ç
Per Sonia93: ben arrivata^^ Grazie. A battere i cyborg sarà
Trunks, veramente, questa storia è ambientata nel mondo
alternativo di Mirai No Trunks, appunto. Comunque grazie davvero, spero non
ti deluda.
Imploro nuovamente perdono ç__ç e prometto che il
prossimo capitolo arriverà prima, lo sto già
scrivendo.
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Capitolo 22 *** Scegliere, Gohan ***
CAPITOLO 22 – SCEGLIERE, GOHAN
– Gohan? Gohan!
Il saiyan trasalì. – Eh? –
farfugliò, guardando Trunks, il quale lo fissò di
rimando, perplesso.
– Che hai? – domandò il ragazzino,
sgranando gli occhi azzurri. – È finito
l’allenamento?
Il giovane si riprese. – Ah... no, non preoccuparti.
– Stava pensando a quello che aveva promesso a Bulma... e
alla notte che aveva passato con Videl.
Fece esercitare Trunks ad allenare i riflessi, lottò un
po’ con lui ed infine tornarono alla Capsule Corporation.
Erano appena entrati che Videl gli si parò davanti.
– Ciao – li salutò, – come
è andato l’allenamento?
– Bene, grazie – rispose Trunks, cordiale.
– Venite con me alla Città dell’Est?
Pare che abbiano aperto un negozio. Un negozio vero –
sottolineò.
– Ah... okay! – accettò Gohan.
I tre si misero quindi in volo (ormai anche la ragazza era
perfettamente capace di librarsi in aria) e, non molto dopo, giunsero
alla cittadina.
A quanto pareva la notizia aveva riscosso successo, e c’era
molta altra gente. Trunks si guardava attorno quasi stranito. Gohan lo
capiva. Sapeva bene che il Brief non amava molto la confusione e
lì questa abbondava.
Videl si mise a rimirare una spilla a forma di fiore. Gohan le giunse
alle spalle. – Ti piace? – chiese.
Lei scrollò le spalle. – Non mi servirebbe a
molto, ora – scherzò, alludendo alla scarsa
lunghezza dei propri capelli.
Gohan la guardò ridere, e pensò che non gli
importava se non aprivano altri negozi, gli sarebbe bastato guardare
Videl sorridere davanti a quella spilla.
Un urlo lo distrasse da quei pensieri. Si girò di scatto.
– Che succede? – chiese a Trunks, lì
vicino.
Il ragazzino lo fissò terrorizzato. Gohan capì
subito senza aver bisogno della risposta tremante che seguì:
– I cyborg, Gohan! Sono qui!
Il ragazzo tentò di calmarsi. “Pensa alla promessa
che hai fatto a Bulma”. Quanto era passato, una settimana?
Strinse i denti e prese Videl per un braccio. – Presto!
– la incitò, teso. – Dobbiamo andarcene!
– Ma... Gohan – farfugliò Trunks.
– Gli altri...
– Non possiamo! – urlò il ragazzo.
– Capisci?! Dobbiamo andare, ora.
Si stavano facendo largo tra alcune persone quando Gohan, attirato da
quello che gli era parso un richiamo, volse lo sguardo indietro. E con
quello andò ad incontrare gli occhi glaciali di 17.
Il panico gli strinse lo stomaco. Il cyborg lo aveva visto, lo stava
fissando!
Gohan si bloccò, sordo alle esclamazioni sorprese di Trunks
e di Videl. Con un brivido che gli corse lungo la schiena, vide il
volto dell’androide atteggiarsi ad un ghigno. Cosa aveva in
mente?
– Gohan, andiamo! – chiamò Trunks,
disperato.
– È inutile – lo contraddisse il
maggiore con voce incolore, – ci hanno visti...
Il ragazzino sobbalzò e guardò in alto.
I gemelli cyborg si stavano avvicinando. “Cosa hanno in
mente?” si chiese Trunks, vedendoli ghignare. Si rese conto
anche che quella smorfia crudele non era rivolta a lui, ma... a Gohan.
Con un brivido, il figlio di Vegeta guardò gli androidi
atterrare lì accanto.
D’un tratto si sentì afferrare per le braccia, si
voltò a fatica e si ritrovò a fissare il volto di
18. A lato, 17 aveva preso Videl.
“Ma che...?”
Gohan fece un mezzo passo. C-17 alzò una mano. –
No, fermo. Fai una mossa e sono morti. Tutti e due.
Trunks deglutì.
I due androidi si spostarono di parecchi metri da Gohan, poi
scaraventarono a terra Trunks e Videl.
C-18 premette un piede sulla schiena del ragazzino, costringendolo a
stare a terra. Anche Videl era bloccata.
17 tornò accanto a Gohan. – Ora ti spiego questo
gioco – sorrise. – Ad un certo punto io
farò crollare l’edificio sotto al quale sono i
tuoi amichetti. Tu potrai salvarne solo uno. Devi scegliere.
Il ragazzo sentì il sangue defluire dal viso. No, non poteva
essere vero, doveva essere un incubo.
– Gohan! Vid... – iniziò Trunks, ma 18
lo azzittì. – Non si suggerisce –
dichiarò, suadente. L’attimo dopo colpì
il ragazzino, facendolo svenire, e riservò lo stesso
trattamento a Videl.
– Dieci, nove – iniziò a fare il conto
alla rovescia 17.
Gohan non si sentiva più le mani. Tremava.
– Otto.
La sua mente fu attraversata da immagini: Trunks che piangeva, Videl
che lo baciava... Il ragazzino che lo guardava ammirato, gli occhi
pieni d’amore della giovane...
– Sette. Sei.
“Che faccio? Cosa faccio?!” Strinse gli occhi.
– Cinque. Quattro.
Cercò di calmarsi, dopotutto, non aveva forse sempre
ripetuto a Trunks di non lasciarsi mai prendere totalmente dalla paura?
– Tre. Due, uno.
17 fissò Gohan. – Zero –
scandì lentamente.
Il ragazzo scattò in avanti, contemporaneamente il cyborg
scagliò un onda energetica.
Oramai Gohan era vicinissimo a Videl e a Trunks. Diede una spallata a
18, togliendola di torno, poi afferrò saldamente Trunks.
La sfera colpì l’edificio. Ci fu un boato.
Gohan si tese a prendere anche il polso di Videl, volò
avanti mentre il palazzo si frantumava alle loro spalle.
E furono in salvo.
Videl aprì a fatica gli occhi. Era distesa in un letto. Si
toccò il polso sinistro, le doleva, e scoprì di
averlo fasciato.
Mentre iniziava a muoversi, le tornarono in mente gli ultimi
avvenimenti, e fu come se una morsa le avesse stretto il petto.
Gohan aveva preso Trunks. Alla fine aveva optato per il ragazzino.
Lei l’aveva presa solo all’ultimo momento, e per
fortuna. Le aveva anche storto il polso.
La ragazza si mosse, dicendosi che non avrebbe dovuto sentirsi
così tradita, ma non riusciva a farne a meno. Si
passò una mano sulla fronte, richiudendo le palpebre
tremanti.
Vi prego, vi prego vi prego! Non lasciatemi
per quel che ho fatto
succedere in questo capitolo!
Ora è meglio che risponda alle recensioni:
Per vivvina: prego^^ comunque anche in ‘sto capitolo tanti
rischiano... alla fine però sono tutti vivi
ù_ù
Per nightwish4ever: certo che sono d’accordo, caVissima.
Per GiuggiaLulla: questo capitolo fa schifo? (Spero di no ma credo di
sì). Già. Povero il mio Trunks
ç__ç e le cose vanno di male in peggio... me baca.
Lo so, il capitolo fa schifo ed è corto, ma prometto che il
prossimo è meglio (e cm potrebbe essere peggio?!).
Un bacione a tutti,
Pepesale^^
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Capitolo 23 *** Ciò in cui credevo ***
CAPITOLO 23 – CIÒ IN
CUI CREDEVO
– Come sta Videl? – domandò Gohan,
ansioso, a Bulma.
La donna gli sorrise, con l’intenzione di tranquillizzarlo.
– Si è svegliata e il suo polso non è
messo molto male. È in camera sua a cambiarsi.
Il ragazzo esibì un sorriso tirato, non potendo fare a meno
di sentirsi in colpa. Trunks, lì accanto, stava sistemando
alcuni libri. Era uscito indenne dall’accaduto, se non per un
taglio non profondo al braccio, ora rigorosamente coperto da un cerotto.
Bulma si diresse nel proprio studio. – Chiamatemi se avete
bisogno.
Gohan sospirò, poi prese a sfogliare svogliatamente un
libro. Alzò la testa qualche attimo dopo, sentendo
l’aura di Videl avvicinarsi.
E infatti ecco la ragazza entrare, seria.
“Quant’è bella!”
pensò il saiyan, con un tuffo al cuore.
– Gohan – disse lei, – ti devo parlare.
Vieni a fare due passi.
Lui non disse nulla di fronte al tono serio della ragazza, ma si
limitò a seguirla. Trunks non disse nulla.
I due uscirono. Videl condusse Gohan in un sentiero che sboccava sulla
strada principale. I rumori dei loro passi riecheggiavano stranamente
forte, quasi tutto il resto tacesse per timore di disturbarli.
Gohan alzò lo sguardo, osservando il sole che filtrava tra
le foglie degli alberi che circondavano il piccolo viale.
Di nuovo, non disse nulla, ma seguì Videl. In silenzio.
Dopo qualche attimo, che il sentiero sbucava in una radura, la ragazza
finalmente si fermò.
Teneva gli occhi bassi, come a prepararsi ad affrontare qualcosa.
Infine li alzò su Gohan.
– E così, hai scelto Trunks –
constatò, con voce piatta.
Lui non replicò. Non voleva propinarle patetiche scuse,
tanto più che lo sguardo della giovane le avrebbe
smascherate in un batter d’occhio.
– Io... – riprese Videl, esitante. – Io
non voglio sembrare egoista, con quello che sto per dire, ma...
– Si morse un labbro, poi sussurrò con voce
tremante: – Per te, sono al primo posto? –
Sbatté le palpebre a ripetizione, come a scacciare delle
lacrime.
– Non voglio pretendere... Io non pretendo di essere davanti
a tutti, da sola, ma... Anche se assieme a qualcun’altro, ci
sono? Sono al primo posto?
Gohan abbassò la testa, riflettendo. Gli sembrava di essere
stato svuotato. Fece vagare lo sguardo attorno, alle piante cariche di
fogliame, al cielo azzurro, poi lo posò su Videl.
La ragazza lo fissava mordendosi un labbro. Sembrava avesse paura della
sua risposta, ma che la volesse ugualmente e che continuasse
tacitamente a sperare.
Lui avrebbe voluto moltissimo darle quella risposta che
l’avrebbe fatta sorridere.
Avrebbe voluto dire più di ogni altra cosa al mondo che lei
era, sì, al primo posto.
Avrebbe voluto ma non poteva.
Perché non era vero.
Sentiva che se i cyborg avessero attaccato una città e Videl
e Trunks fossero stati in pericolo, lui avrebbe dato la precedenza alla
salvezza del bambino.
– Videl – iniziò, bloccandosi subito
dopo. Perché era così difficile?
Lei lo guardò.
– Non sei al primo posto. C’è Trunks. So
che sembra ridicolo detto così, ma gli voglio troppo bene.
È come un fratellino per me… come un figlio. E
siamo soli, io e lui. Siamo il ricordo di una stirpe, ed è
difficile.
Tentò di deglutire, aveva la gola arida.
Videl lo guardò a lungo, gli occhi lucidi.
“È così bella”
pensò il ragazzo, con un nodo alla gola. “Mi
mancherà da morire”.
– Però… – provò ad
aggiungere.
Lei lo interruppe: – No, Gohan, non dire nulla, ti prego, non
dire niente, stai zitto – (alzò la mano ad
asciugarsi gli occhi) – sta' zitto –
ripeté.
Indugiò un momento sugli occhi ebano del ragazzo, poi corse
via, verso la Capsule Corporation.
Gohan si sedette sul prato. Prese un fiore tra le dita, disfacendolo
pian piano, poi lasciò ricadere i petali.
“Ci credevo… ci credevo davvero”.
Chiuse gli occhi.
Dopo un tempo infinitamente lungo trovò la forza di
rialzarsi. Camminando piano, tornò alla Capsule Corporation,
gli occhi bassi.
Gli alzò solo quando giunse all’ingresso
dell’abitazione.
Vide Trunks venirgli incontro, visibilmente agitato.
Allungò una mano a scompigliargli silenziosamente i capelli.
– Gohan – sussurrò il bambino
– Videl è andata via.
“Se n’è andata”.
– Ha preso la paga intera che le spettava per i lavori che ha
fatto per mamma, ha raccolto i suoi vestiti ed è uscita.
“Se n’è andata”. –
Io vado a dormire – mormorò Gohan.
Trunks lo seguì ansiosamente con lo sguardo, poi raggiunse
Bulma in cucina.
La donna dapprima non volle credere che il figlio di Son Goku fosse
andato a letto senza cena, ma poi dovette convincersene.
Il ragazzo fissava ad occhi spalancati la parete. Non riusciva a
prendere sonno, ma non aveva davvero fame.
Poi la porta si aprì, e Trunks fece timidamente il proprio
ingresso. – Gohan? – chiamò, guardando
il proprio maestro.
Lui sollevò la coperta. – Vieni qui – lo
invitò.
Il ragazzino andò a sdraiarsi accanto a lui, e il Son lo
circondò affettuosamente con le braccia. – Sei
triste?
Gohan sorrise appena alla spontaneità di quella domanda.
– Sì – rispose.
– Mi dispiace tanto – disse allora Trunks,
sinceramente.
Nessuno parlò più.
“La ricorderò sempre, e sarà un
bellissimo ricordo, ma in questo mondo non c’è
stato spazio per noi. Chissà… in un universo in
cui i cyborg non esistono… Forse il nostro amore
può durare. Magari lì passiamo tutte le notti
abbracciati. Poi, in quel mondo, potremmo avere un bambino…
o una bambina, chissà. Magari in quel mondo…
In quel mondo.
Non in questo”.
Ok, sono pronta a vedere questa storia
estromessa da tutti i preferiti.
Ma vi prego, non mi linciate! E, attenzione, la storia NON È
ANCORA FINITA. Manca un altro capitolo. Che dite? Ora devo andare a
vaff… a quel paese? Guai a voi, cmq, se ora odiate Trunks.
In tal caso vengo e ve le do di santa ragione
è__é.
Per vivvina: chiedo umilmente perdono. XD già… il
wc XD in effetti l’esame di coscienza l’ha avuto,
ma non ha sistemato le cose. Mi seguirai ancora, vero? (sguardo
speranzoso). Ve’ che puoi anche ordinarmi di andare a fare
una plastica al cervello.
Per nightwish4ever: se vuoi ti presto gli esplosivi
ù_ù dimmi che reggi e continuerai a seguire la
storia anche dopo questo, ti scongiuro!!!!
Per GiuggiaLulla:
…
(mi nascondo dietro il mio cuscino (con il coniglietto e il gattino
*_*) o almeno tento di farlo). Sei pronta a recensire anche questo
capitolo, nonostante la totale catastrofe? Dimmi di sì, ti
prego!!! (mi getto in ginocchio). Guarda che puoi anche scrivermi che
l’ho fatto concludere da schifo.
Infine, a chi vorrà seguirmi ancora, dico: al prossimo
capitolo, eroi, vi adoro *_*!
Baci,
quella pazza psicopatica di Pepesale
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Capitolo 24 *** Solo continuare a vivere ***
CAPITOLO 24 – SOLO CONTINUARE A
VIVERE
Il ragazzo dai capelli lilla esitò nuovamente. I suoi occhi
cobalto vagarono sulla porta che aveva davanti.
Possedeva un fisico aitante, e nel suo sguardo si poteva scorgere una
traccia di sorprendente innocenza.
Inspirò profondamente, poi si fece coraggio e
bussò.
Non passò molto che la porta si schiuse, ed una persona si
affacciò.
Era una donna con corti capelli neri e grandi occhi azzurri. Quando il
suo sguardo si posò sul ragazzo sussultò
vistosamente. – Trunks? – chiese, con una traccia
di timore nella voce.
Il ragazzo annuì. Aveva un nodo alla gola. – Videl
– mormorò.
Quanti ricordi. Troppi. Il passato era tornato a ghermirlo, ed era
bastato un semplice volto.
Videl parve riprendersi. – Entra – lo
invitò, per poi fargli strada sino ad un piccolo salotto
dall’atmosfera accogliente dove lo fece accomodare.
Trunks si sentiva terribilmente a disagio.
– Un tè? – offrì Videl.
Lui non seppe rifiutare.
La donna prese ad armeggiare con una teiera.
– Ho sconfitto i cyborg – riuscì a dire
Trunks.
– L’ho sentito – replicò
Videl, sistemando due tazze sui rispettivi piattini. – Grazie.
Trunks tacque.
Improvvisamente aveva una voglia tremenda di piangere, o di scappare.
L’anima gli tremò al pensiero di ciò
che stava per dire, del fatto che stava per rievocare, ma, quando
parlo, la sua voce era ferma: – Gohan è morto.
La mano di Videl tremò mentre versava il tè nelle
tazze.
– Ho sentito anche questo – mormorò,
evitando lo sguardo del ragazzo. – Chi ha trovato il
suo… il suo… – fece una pausa.
– Chi l’ha trovato dopo che…
– Io. – Trunks sentì un nodo allo
stomaco a quella parola, a quel ricordo, a quella paura…
Videl si prese il viso fra le mani. – Scusa – gli
disse. – Non volevo…
Il ragazzo mise a tacere le sue scuse alzando una mano.
– C’è qualcosa che vuoi chiedermi?
– domandò poi Videl.
Lui ne fu sorpreso. – Io? – Abbassò lo
sguardo. – No. Volevo solo dirti che Gohan… anche
se pensavo lo sapessi già.
– Già… Be’, hai fatto bene.
Una lacrima scivolò lungo la guancia di Videl. Lei la
asciugò stizzita. Credeva di averlo superato, ormai.
– Volevo dire anche un’altra cosa – disse
improvvisamente Trunks.
Videl lo fissò senza dire nulla, gli porse la sua tazza di
tè mentre sorseggiava con labbra tremule la propria.
– Gohan mi ha sempre incoraggiato a guardare avanti
– affermò Trunks. – Inizialmente non
capivo: cosa poteva spingere a distogliere gli occhi dal futuro?
L’ho compreso alla sua morte. Non che sia stato facile
– disse amaramente. – Ma infine ce l’ho
fatta.
Videl posò sul tavolo la tazza.
– Dopo pianti, rabbia, notti insonni, sono riuscito a
rialzarmi… e a sperare.
Si mise una mano tra i capelli.
– Non si può lasciar perdere tutto quando si
è perduto un punto di riferimento importante. Bisogna
ricavare il meglio dal dolore.
Videl si morse le labbra.
– Io – proseguì Trunks –
l’ho tramutato in rabbia, e l’ira è
divenuta la mia forza, trasformandomi in super saiyan. Se non avessi
mai raggiunto questo stadio – aggiunse, – non sarei
mai riuscito a salvare il mondo.
Fece vagare un attimo lo sguardo.
– A volte mi chiedo se sia giusto. Mi pare che il mondo si
sia salvato perché Gohan è morto…
– Alzò lo sguardo su Videl. – La mia
sofferenza ha dato la salvezza a qualcun altro. Ora la domanda
è: quello che hai sofferto tu, cos’è
diventato?
Videl si irrigidì. Era come se quegli occhi che non avevano
mai conosciuto un’infanzia le scavassero
nell’animo. Come se intuissero che, dopo la morte di Gohan,
si era un po’ lasciata andare. Tirò le ginocchia
al petto e iniziò a piangere come una bambina piccola.
Quando alzò un attimo gli occhi umidi si accorse che Trunks
le era dietro.
– Cosa devo fare? – singhiozzò.
– Cosa vuoi che faccia? Cosa credi che lui
vorrebbe che
facessi?
– Solo continuare a vivere – le sussurrò
Trunks.
Quando lei si guardò attorno poco dopo se n’era
andato. Il ragazzo, probabilmente, non sapeva di essere stato una delle
cause per le quali lei e Gohan si erano lasciati. Scoprì di
non provare più rancore nei suoi confronti.
“Solo continuare a vivere”.
Avrebbe sofferto di nuovo.
Ma infine ce l’avrebbe fatta.
Era una promessa.
“Me l’ha promesso. E lui le mantiene le
promesse”.
Oddende,
non ci credo!!! Ho
concluso la mia prima fan fiction (nel
senso che è la prima che io abbia mai iniziato, non la prima
ad essere conclusa).
(Per quello che ho fatto dire a Trunks... che dite,
m’improvviso psicologa?!)
nightwish4ever: Grazie, caVa. Mamma mia, quanto hai apprezzato lo
scorso capitolo XD Carciofo?!?!?!?!?! Vabbe’^^
GiuggiaLulla: ancor più scioccata... spero di no
^^”
Athanate: hai perfettamente ragione. Gohan (quello del futuro, almeno)
è in un certo senso responsabile del destino della Terra. E
quando è così... non tutto può finire
bene. Grazie mille per il commento!
Grazie a tutti quelli che hanno recensito:
nightwish4ever: Mariiiiiii^^
GiuggiaLulla: non ti ho scioccato troppo, vero?!
vivvina: Lally... sei stata la prima a recensire!
Gohan e Videl
bellissima90
Ayumi Yoshida: mi hai sempre lasciato recensioni stupende! *_*
_little_doll_
Athanate
A chi l’ha messa tra le preferite:
1 - Ayumi Yoshida
2 - bellissima90
3 - briciola88
4 - GiuggiaLulla
5 - musetto
6 - nightwish4ever
7 - pigra
8 - super vegetina
9 - tigre
10 - vivvina
11 - _little_doll_
A chi ha letto solamente...
Ora però vorrei chiedere un favore: chi ha letto senza
lasciare commenti, potrebbe farlo almeno ora? Tanto per sapere cosa ne
pensate di questa storia in generale e del modo in cui l’ho
fatta finire.
Un enorme bacio *-*
Pepesale
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