Grenade

di Alyx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***


 

 
Capitolo Uno 



~Alla Fede, perché questa storia è nata per lei.~



 

Sono passati ormai vent'anni dalla caduta di Voldemort, eppure niente è cambiato qui a Hogwarts. 
Tutto è rimasto esattamente lo stesso; lo capisco dai rari racconti di mia madre, da quelli dei professori, da quelli dei libri. 
I Sanguesporco, sono ancora disprezzati e offesi dai Serpeverde. I Serpeverde a loro volta sono pregiudicati e vagamente temuti. I Tassorosso derisi e additati come i più inutili e ignavi. I Corvonero ammirati e invidiati per la loro intelligenza. E i Grifondoro sono sempre i soliti testardi e orgogliosi combina guai. 
Le scale si muovo di loro iniziativa e fanno arrivare in ritardo gli studenti. Ed ovviamente nella foresta Proibita vige ancora un divieto inutile.
Solo Harry Potter poteva pensare che il dopo guerra potesse cambiare anni, decenni, secoli di tradizioni. 
Tradizioni che mi portano a determinare tre leggi inconfutabili di Hogwarts: la prima, che Pix non si stancherà mai di tirare palline di alghe o cose simili agli studenti. La seconda, che le ragioni che spingono il Cappelo Parlante a Smistare gli studenti in una Casa piuttosto che un'altra sono in alcuni casi assurde e senza senso. La terza, che Grifondoro e Serpeverde non andranno mai d'accordo. 
È per questo che non dovrei stupirmi più di niente. 
Eppure proprio non ce la faccio in questo momento. Mi chiedo per l'ennesima volta cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo. Mi chiedo per quale assurdo motivo logico, Scorpius Malfoy, mio presto ex migliore amico, e quella testa calda di Louis Weasley abbiano deciso di duellare nel corridoio del settimo piano alle due di notte. Mi chiedo per quale assurdo motivo il preside Burton abbia voluto a tutti i costi affidarmi questo stupido incarico da Caposcuola che non volevo assolutamente. 
Perché io? Riley sarebbe stata molto meglio. 
Invece in dieci minuti mi ritrovo nell'aula di pozioni dove il professor Barnes in pigiama sbraita assonnato contro i due ragazzi. 
Appoggiata alla parete, le braccia conserte al petto, fisso severa le schiene del mio migliore amico e del suo acerrimo nemico. Sono entrambe tese e leggermente ingobbite. Sento la tensione che aleggia come un'aura negativa intorno a loro. Non mi stupirei se improvvisamente dovesse comparire un fulmine, tanta è l'elettricità che il loro odio reciproco sprigiona. Come due perturbazioni che si aggirano minacciose in cielo, che si attraggono e respingono a vicenda fino a scontrarsi con violenza brontolando un tuono d'accusa.
Scuoto la testa per cacciare via quei pensieri assurdi e mi scappa uno sbadiglio. 
Le urla del professore non mi fanno ne caldo ne freddo, mi arrivando alle orecchie come suoni confusi e ovatti. Sento le palpebre farsi pesanti e comincio a invocare il mio letto. 
Non mi faccio tuttavia cogliere di sorpresa e il mio cervello sembra destarsi giusto in tempo per sentire Barnes togliere 30 punti a ciascuna casa e minacciare i due ragazzi con una punizione esemplare se fosse successo ancora. Lo fa tutte le volte.
Certo, non alle due di notte, ma lo fa.
Malamente ordina ai due di uscire, e mentre fa per tornarsene a letto mi rivolge un'occhiata carica di scuse e ringraziamenti.
Louis Weasley ringhia sottovoce un'offesa a Scorpius e se ne va, sparendo su per le scale. Io sbuffo sonoramente e mi incammino dalla parte opposta a quella del Grifondoro, diretta verso i nostri dormitori. Non fiatiamo. 
«Julie…» mi chiama, affiancandomi.
Lo fulmino con uno sguardo. Lui alza gli occhi al cielo.
«Andiamo! Non è colpa mia!»
Torno a fissare il corridoio di fronte a me. So benissimo che la cosa che più odia il mio migliore amico è proprio quando gli tolgo la parola. 
«Julie…»
Ancora silenzio. 
«Julie…»
«So come mi chiamo, Scorpius.» replico tentando di mantenere un cipiglio serio e freddo. Riley è bravissima in queste cose. Lui mi sbarra repentinamente la strada. Incrocio le braccia sotto il seno, fissandolo. 
«Non è colpa mia.» afferma scandendo bene le sillabe.
Sbuffo. «Lo dici tutte le volte.»
«Ma questa volta ho ragione!»
«Dici anche questo tutte le volte.»
Lui sta zitto un attimo ma non si sposta. 
«Senti Scorpius. Sono le due e mezza di notte, dovrei essere a letto da ore, vorrei dormire. Possiamo parlarne domani? Tanto è sempre la stessa storia! Va avanti così da sei anni.»
Lui sbuffa. Riesco ad aggirarlo ma i nostri corpi si sfiorano e Scorpius rabbrividisce. Do la colpa alla temperatura dei sotterranei e gli metto una mano sulla spalla. 
«Andiamo, Scorpius. È tardi.»
Lui annuisce distratto. Quando arriviamo davanti all'ingresso della Sala Comune, il mio amico borbotta a mezza voce la parola d'ordine che ci permette di entrare. Sto per salire le scale e andare a dormire ma appena poggio il piede sul primo gradino Scorpius mi ferma.
«Julie!»
Mi volto verso di lui. Rimaniamo a fissarci per un lunghissimo istante. 
«Mi...» deglutisce faticosamente. «Mi dispiace.» sussurra poi con un filo di voce. Infine sparisce su per i suoi dormitori senza guardarmi.
È raro che un Serpeverde chieda scusa. Anche agli amici. Perciò mi godo quel momento, gongolando e sorridendo al vuoto mentre salgo le scale, lasciando che un senso di sollievo e compiacimento mi si spanda nel petto. Mi addormento sentendo ancora questo strano senso di pace. 


La mattina dopo, anzi, poche ore dopo vengo brutalmente svegliata da un'impettita Riley; è già vestita di tutto punto, la divisa è come sempre impeccabile, i capelli corti e neri, perfettamente lisci le arrivano sotto le orecchie e sono stati pettinati con cura e precisione, le scarpette di vernice lucide e brillanti. 
«Julie, alzati. Sei in ritardo, come al solito.» annuncia ticchettando con le scarpe sul pavimento andando ad aprire la finestra. 
Mugolo e mi rigiro tra le coperte. «Ancora cinque minuti, Rì.» borbotto ancora mezza addormentata.
«Perchè non vai a dirlo a Burton, col quale hai due ore di Trafigurazione stamattina? Esattamente tra mezz'ora?»
Non è sempre così acida. 
Bè, in realtà sì lo è. Sempre. Ma non è cattiva. È solo il suo modo di fare. 
«Vuoi beccarti una punizione per caso, Julie? Andiamo alzati. Veloce! Andiamo! Tirati su da quel cuscino!»
Protesto animatamente ma è tutto inutile. Alla fine mi arrendo e mi trascino in bagno  seppure con le movenze di uno zombie, a meno che non voglia rischiare di ritrovarmi delle cavallette nel letto. E non sto scherzando. Una volta Riley l'ha fatto veramente, per svegliarmi. E se c'è una cosa che odio al mondo più dei ragni, quelle sono le cavallette. 
Sento Riley appoggiarsi delicatamente alla porta chiusa del bagno. «Muoviti Julie!»
Sbadiglio. «Sì. Certo.» e le e della seconda parola si allungano di qualche secondo. 
«A che ora sei andata a letto ieri, Julie?» domanda scoraggiata la mia migliore amica dall'altra stanza.
Biascico la risposta. «Due e... e mezzo. Colpa di Scorpius.» 
Gli occhi sono pesanti e fatico a tenerli aperti. 
«Sai che se fossi una ragazza pettegola e frivola, avrei già frainteso?»
Tiro di scatto su la testa e apro gli occhi, per regioni misteriose sbatto il gomito alla parete. 
«Rì!»
La sento ridere. «Hai fatto tutto da sola, Julie!»
Scuoto la testa. «Ha litigato con Weasley. Louis Weasley.» le spiego. 
«Alle due di notte?»
Mi asciugo la faccia bagnata. «Sì. Non chiedermi perché. Lo devo ancora capire.»
Riley sta in silenzio fino a quando non esco dal bagno, qualche minuto dopo. 
«Come mai eri in giro alle due, scusami? Il turno di Caposcuola non dovrebbero finire a mezzanotte?» domanda all'improvviso mentre mi guarda appoggiata al mio letto. 
Sbadiglio per l'ennesima volta. Ho un sonno pazzesco. 
«Ho... Ho finito tardi un lavoro che mi aveva assegnato il preside. Le solite cose noiose. E stavo per andarmene a letto che ho beccato quei due lanciarsi contro incantesimi in corridoio.»
Mi infilo le scarpe e Riley si avvicina con la mia borsa in mano. Me la porge appena ho finito. 
«È strano.»
Mi stringo nelle spalle. «Sì, ma non mi interessa. Scorpius deve smetterla di litigare con lui. Non ha più dodici anni. Dovrebbe imparare a crescere.»
Riley mi segue fuori dal dormitorio. 
«È un ragazzo, Julie. Non crescerà mai.» 
Trattengo un sorriso, mentre alzo gli occhi al cielo. La mia amica mi spinge fuori dalla Sala Comune. 
«Visto?! Che ti avevo detto? Siamo in ritardo! Muoviti, andiamo!»
Ed eccola che rientra in modalità pignola Serpeverde con istinti materni nei miei confronti. 
Corriamo verso l'aula di Trasfigurazione, e arriviamo per un pelo in orario, proprio mentre il professore entra. Mi guardo intorno e vedo Scorpius seduto da solo su un banco in terza fila. Senza pensarci due volte borbotto uno «Scusa» a Riley e corro a sedermi al posto vuoto accanto al mio migliore amico. 
Riley sbuffa e si lascia scivolare accanto a Derek Nott, qualche banco davanti a me. 
Scorpius sobbalza quando mi siedo col fiatone e lo urto col gomito. 
«Sei arrivata, finalmente.» commenta abbassando la voce quando il preside Burton fa per iniziare la lezione. 
«Scusa se ieri sono andata a dormire alle tre di notte, eh principino.»
Lui sbuffa. 
«Ti ho chiesto... Scusa.» mi ricorda deglutendo sonoramente. 
Ghigno.«Oh sì, questo me lo ricordo.»
 «Non fare quel sorriso inquietante, Julie.» mi riprende colpendomi al braccio. 
Devo trattenere una risata e cerco di concentrarmi sulla nuca quasi del tutto scoperta di Riley qualche metro davanti a me, che prende tranquillamente appunti. 
Io scribacchio una frase che mi sembra importante sul libro, quando in realtà è l'unica che ho sentito. 
«Con Weasley...» inizia Scorpius. 
Mi volto verso di lui. «Davvero. Non devi dirmelo per forza.»
Lui puntella ripetutamente la penna sul banco. «Julie, non è come pensi.»
«Ripeto, Scorpius, che non mi interessa. Ero solo stanca e volevo andare a dormire. Dimentica tutto quel che posso aver detto. Se vuoi sfogare i tuoi impulsi da mentalmente frustrato sugli studenti, fai come ti pare. La prossima volta semplicemente non farti beccare da me, e da nessun altro se possible.»
«Non è questo, solo...» tenta continuando a giocare con la penna. È un vizio che si porta dietro dal primo anno.
«Malfoy! Moore!» sobbalziamo, colti in fragrante da Burton. «Silenzio per favore.»
Mi allontanato impercettibilmente dal mio amico. «Ci scusi, professore.»
Ma il preside ha già ripreso la sua lezione. 
«Toglimi solo una curiosità, Scorpius.» dico poi, irrigidendomi. «Che ci facevi laggiù a quell'ora?»
Lo sento irrigidirsi a sua volta, chiaramente a disagio. «Io...»
Lo interrompo realizzando ovviamente la cosa.. «Avevi detto che avresti smesso. Me lo avevi promesso.» 
«Lo so.» ammette sospirando sotto voce.
«Perchè non l'hai fatto?»
Scorpius abbassa lo sguardo sulla sua pergamena e stringe la sua piuma fino a quando le nocche non gli diventano bianche. 
«Ti stai facendo solo male, Scorpius.»
Lui fa spallucce.
Mentre fisso la sua schiena leggermente ingobbita mi chiedo come sia possibile che dopo tutti questi anni, il mio migliore amico soffra ancora così tanto. 
La famiglia Malfoy ha dovuto sopportare un duro colpo una decina di anni fa. 
Scorpius aveva appena 6 anni, quando sua madre, Astoria è rimasta incinta di nuovo dopo la sua nascita. Il futuro nascituro era una grande fonte di speranza per il piccolo Scorpius. Draco e Astoria erano felici. Dopo nove mesi di gravidanza, la donna aveva dato alla luce un esserino sano e affettuoso; il piccolo Nihal.
Il fratello maggiore aveva preso a curarsi in prima persona del neonato. Eppure niente era riuscito ad impedire l'inevitabile. 
Il piccolo Nihal, a poco più di un anno dalla sua nascita, fu trovato morto, in camera dei genitori mentre stringeva tra le manine la boccetta di una pozione mortale preparata dallo stesso Draco. Il padre pensava di averla messa al sicuro, sotto il suo letto, chiusa in una scatola, ma evidentemente la curiosità di Nihal era stata fatale. 
Il fratello maggiore era rimasto profondamente sconvolto dalla scomparsa del piccolo. La famiglia aveva dovuto sopportare un brutto periodo. 
Ma alla fine, piano piano, le cose erano tornate al loro posto, sopratutto con l'inizio del soggiorno del maggiore a Hogwarts.
Scorpius sembrava aver superato quella fase di profonda depressione che l'aveva colpito alla morte del fratellino. Almeno era quello che pensavo fino a un anno fa, quando lui ha trovato uno specchio. Lo Specchio. Lo Specchio delle Brame. 
Nella Sanza delle Necessità, per puro caso. 
E l'immagine di Nihal aveva ripreso a tormentarlo, come un fantasma, di una vita che non gli era stato concesso provare a vivere. 
Gli avevo detto più volte di smetterla, di smetterla di continuare ad andare a quello Specchio. Non lo avrebbe di certo aiutato. E men che meno, avrebbe riportato in vita suo fratello. Doveva andare avanti, come aveva fatto negli anni precedenti. 
Non dimenticare, semplicemente reagire. 
«Faresti lo stesso al mio posto, credimi.» sussurra, la testa altrove.
Sbuffo.
«Scorpius...»
Lui si gira verso di me, e ci fissiamo per qualche istante. Aggrotto le sopracciglia, confusa. I suoi occhi sono cupi ma non tristi. Malinconici non disperati. Non riesco a capire dove stia il problema. Mi sento come se mi sfuggisse un dettaglio importante. Come se avessi sbagliato a calcolare qualcosa. 
«Per favore, mi prometti che almeno ci proverai?» tento. «Non puoi continuare a vivere questa favola.»
Lui annuisce distratto. 
Il mio sguardo si posa ancora sulla schiena della mia migliore amica sempre intenta a seguire la lezione. Sospiro, appena con la coda dell'occhio intravedo Scorpius ancora incantato nella stessa posizione di prima. 
Faccio scivolare la mano sinistra al mio fianco e gli afferro la mano che aveva abbandonata sulla sua gamba. Lui mi stringe forte, come se avesse paura che scomparissi. Come se fossi io l'illusione. Come se fossi io quella dall'altra parte dello Specchio. 













Angolo dell'Autrice:

Salve popolo! Vi sono mancata?
Se Dio vuole sono tornata. Era davvero tantissimo che non me ne partivo con un'altra storia, e sopratutto sono sparita anche da efp, ma non è colpa mia. La mia media scolastica non ne sarà felice. 
E può darsi che una lunga lista di serie TV abbiamo contibuito alla mia pausa. Ops. 


Comunque, eccomi qui. 
Sinceramente, vi chiedo di non giungere a conclusioni affrettate, perché sono piuttosto soddisfatta di questa
storia. Non ho mai visto il mondo magico dal punto di vista della Nuova Generazione, e ho voluto provarci, provare qualcosa di nuovo. E... Ta-dan. Here I am.

Ho un modesto numero di capitoli già pronti e addirittura uno spin-off ma non posso darvi un giorno fisso per l'aggiornamento perché tutto dipende dalla scuola e dalla mia pigrizia, entrambi molto influenti sulle mie azioni. Ma prometto di impegnarmi a non sparire per mesi. Lo prometto! 

Mi farebbe davvero piacere cosa ne pensate di questa storia, perché davvero ci tengo. Grazie mille a tutti! 
Un bacio e a presto! 
Alice


 

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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***


 

 
Capitolo Due







Quando mi siedo al tavolo dei Serpeverde a pranzo, Scorpius sembra stare meglio. 
Certo, ha sempre quell'aria distratta, gli occhi vacui fissi in un punto, la mano appoggiata al mento eppure poi si riscuote e torna a parlare animatamente con Albus accanto a lui. 
Se con il terzogenito Weasley-Delacour Scorpius ha un pessimo rapporto, non si può dire altrettanto del cugino. Sono amici da ormai sei anni, e nonostante la leggendaria rivalità che li separava predecessori, sono sempre insieme. 
Albus è capitano della squadra di Quidditch verde argento, dove il mio migliore amico gioca nel ruolo di battitore insieme a Riley. 
Ebbene sì. Quella perfetta Serpe della mia migliore amica gioca a Quidditch, con addirittura il fortunato compito di indirizzare addosso alla gente palle potenzialmente mortali.
Proprio in quel momento la ragazza arriva, con passo controllato e rigido come al solito e mi si siede accanto. Interrompe l'accesa conversazione dei due ragazzi semplicemente schiarendosi la gola. 
Certo che ha classe. 
«Cos'è questa voce che gira a scuola, Scorpius?» domanda severa, andando dritta al punto.
Lui fa spallucce. 
Io mi volto verso di lei, la mia forchetta piena di pasticcio di patate fluttua in aria.
«Cosa...?» domando a tutti e a nessuno.
Gli occhi verdi di Albus scintillano maliziosi. «Ovviamente è quella della Stanza delle Necessità.» insinua divertito. 
Rivolgo uno sguardo preoccupato e curioso al biondo che però è troppo occupato a giocare col pezzo di pollo che ha nel piatto. 
«Si dice...» Riley fa una pausa guardando con rimprovero Scorpius. «... Che le sue assenze siano dovute al fatto che sparisce nella Stanza. In compagnia.»
«Cosa?!» trillo facendo cadere per terra la forchetta. Il pasticcio rimasto si sparge sul pavimento. In un istante mi impongo di calmarmi, che non può essere vero. Che loro hanno frainteso. Scorpius ci va da solo, là dentro. Per vedere suo fratello. Io so la verità. 
Il ragazzo ha ancora lo sguardo basso. «Non ti agitare tanto, Julie.» 
La mia mente lavora frenetica, come se cercasse di incastrare due pezzi di puzzle troppo diversi per combaciare. 
Sono l'unica che sa il vero motivo delle sue visite laggiù, o almeno spero di esserlo. Ultimamente non ne parla mai. Si limita a chiudersi nei suoi silenzi snervanti. 
Riley incrocia le braccia al petto. «Non è da te approfittarti così delle ragazze, Scorpius Malfoy.» assottiglia gli occhi. «Cosa stai combinando?»
Lui si stringe di nuovo nelle spalle. «Non posso divertirmi ogni tanto?» 
Lo dice con tanta disinvoltura che se non fossi assolutamente sicura - o almeno, se non fossi assolutamente sicura di esserne sicura.- di quel che succede veramente, ci cascherei. 
Eppure ho una strana sensazione allo stomaco. Cosa mi dice che mi stia dicendo tutta la verità? Se andasse veramente a divertirsi in giro con le ragazze? Andiamo, non che mi aspetti che sia ancora vergine o chi sa che, ma... 
Scuoto la testa. Sono solo sua amica. Perché non dovrebbe farlo? Perché dovrebbe interessarmi se lo fa?
Riley non molla. «Portarti laggiù tutte quelle ragazze non farà stare meglio il tuo ego smisurato.»
Albus si intromette. «Andiamo, Blackwood. Quante storie...»
Lei lo fulmina, scattando con la testa nella sua direzione, con l'aria di un serpente pronto a mordere e ferire mortalmente dal sua preda. 
«Potter, stai zitto.»
«Che problema c'è se Scorpius vuole divertirsi un pochino? Sei gelosa, forse?»
La mia amica non arrossisce nemmeno e non da segni di essere in imbarazzo.
Io cerco lo sguardo del diretto interessato che continua a giocare col suo cibo come se non stesse succedendo niente. 
«Pensa agli affari tuoi.»
Albus ghigna, ma non fa in tempo a ribattere che Scorpius sbuffa. «Albus che stavi dicendo sulla prossima partita?» di Quidditch, ovviamente.
Potter non stacca gli occhi da quelli di Riley, deciso a non dargliela vinta. 
«Dobbiamo procurarci delle nuove mazze per voi battitori. Quelle dell'anno scorso le ha rotte Pix.»
«Sai dove te la ficcherei una mazza in questo momento, Potter?» insinua sibilante Riley, in un sussurro.
Albus alza le sopracciglia divertito. «Stasera sono libero, Blackwood.»
La mia migliore amica si trattiene dal fare una smorfia disgustata e si limita a lanciare gli occhi al cielo. 
Scorpius finalmente si arrende. «Non vi deve interessare quello che faccio in quella Stanza e con chi. Sono affari miei. Quindi smettetela di fare i bambini.»
«È il tuo amico qui, che non sa tenere a freno gli ormoni.» ribatte atona Riley. «E poi, sono affari nostri quando ne parla tutta la scuola, Scorpius!»
Io deglutisco non sapendo cosa dire. Allungo la mano verso quella di Scorpius sul tavolo, nascosta da un enorme vassoio colmo di cibo, ma il biondo la ignora. 
La ritiro vicino al mio corpo, sentendo la bocca impastata e una strana sensazione allo stomaco, che si chiude. 
Lui sbuffa sonoramente. «Riley, smettila. Non sei mia madre!»
Le mani della mia migliore amica si stringono al tavolo, con tanta forza da far sbiancare le nocche. «E tu non sei un puttaniere. Eppure sembra che sia questo quello a cui stai mirando!»
Scorpius scatta in piedi. Ci fissa, soffermandosi particolarmente sulla mora. 
«Ci vediamo dopo agli allenamenti, Albus. Julie vieni anche tu?» dice controllando la rabbia.
«Sì.» la voce mi esce roca. «Accompagno Rì.»
Lui annuisce secco, poi si volta e sparisce oltre le porte della Sala Grande.


Siamo solo a metà Novembre eppure soffia un vento gelido mentre io e Riley scendiamo silenziosamente verso il campo di Quidditch. 
Siamo abituate al freddo, i nostri dormitori sono sempre gelidi, ma questo non mi impedisce di stringermi nella mia sciarpa, nascondendo il naso tra la stoffa. 
Il solo pensiero di dover stare sulle tribune con questo vento mi fa rabbrividire.
Riley mi fa un cenno di saluto con la testa e cammina tranquilla agli spogliatoi femminili. Sono nuovi visto che sono solo pochi anni che le ragazze Serpeverde hanno finalmente potuto avere accesso alla squadra. 
Con un sospiro sto per avviarmi agli spalti quando mi vedo venire in contro Albus, già pronto per l'allenamento, la scopa in spalla. 
«Julie!»
Mi affianca.
«La tua amica?»
Gli indico con la testa gli spogliatoi. «È già entrata. Arriva.»
Albus annuisce. 
«Scorpius è ancora offeso?» azzardo.
«Più di prima, direi. Riley invece?»
Faccio spallucce. «Arrabbiata.»
Albus ghigna debolmente. «Quello non lo è sempre?»
Mi spingo contro di lui, tirandogli una patetica spallata. «Stai zitto, Potter.»
Lui ride. Poi mi saluta e trotterella di nuovo in campo. 
Cerco Scorpius con lo sguardo ma non lo vedo subito. Lo scorgo dopo un paio di minuti in aria, seduto sulla sua scopa con la mazza da battitore nella mano sinistra.
Il vento gli scompiglia i capelli, sparandoli tutti in direzioni diverse, facendolo sembrare un essere sovrannaturale. 
Con un brivido mi siedo sulla seconda gradinata, stringendomi nel mantello. 
Riley entra in campo seguita da Albus. Si vede lontano un miglio che stanno discutendo come loro solito. La mia migliore amica afferra l’altra mazza e fa per tirarla addosso a Potter che però si scansa fulmineo con una risata. 
Con la divisa da Quidditch Riley sembra ancora più magra e quasi mi impressiono. 
Quando si mette a correre per andare a prendere la sua scopa mi chiedo come facciano le sue gambe a tenerla dritta. 
Balza in sella in pochi secondi e raggiunge Scorpius girandogli un attimo intorno, giusto il tempo per chiedergli qualche informazione a me sconosciuta, e poi riparte velocissima. 
Albus esorta gli altri quattro membri della squadra a cominciare l'allenamento, infine raggiunge il biondo, già in aria da ormai almeno dieci minuti.
Fa un giro su se stesso con la scopa e mi sembra di scorgere Scorpius scuotere la testa. 
Riley dall'altra parte del campo libera le palle. I bolidi cominciano a volare impazziti, il boccino nemmeno lo vedo mentre Derek Nott afferra la pluffa con un gesto secco. 
Damon Hale si piazza davanti alle tre porte, aspettando impaziente che i cacciatori comincino a tirare. 
Le azioni cominciano a diventare ripetitive e noiose per me, così tirò fuori il libro di Antiche Rune e comincio a studiacchiare qua e là. 
Il sole comincia a calare, il vento a soffiare più forte e mi stringo forte nel mantello. 
Improvvisamente, dopo quasi un'ora da quando è iniziato l'allenamento sento la voce di Riley sovrastare l'ululato del vento. 
«Julie!» urla nel panico. 
Alzo la testa dal libro e capisco perchè tutta quella paura. 
Faccio appena in tempo a realizzare che un bolide impazzito sta per spaccarmi la faccia che una figura entra nella mia visuale e con una mazzata respinge indietro la palla volante, con un fischio sordo.
I capelli biondi di Scorpius gli coprono gli occhi quando abbassa lo sguardo su di me. «Tutto okay?» fluttua  in aria a pochi metri da me.
Annuisco. «Grazie...» 
Lui sorride debolmente. 
«Io e il mio naso te ne siamo immensamente grati.» tento di buttarla sul ridere ma lui riprende quota e torna a giocare. 
Mi fa più male di quanto do a vedere. 
È tutto così diverso quest'anno. È come se non riuscisse più a lasciarsi andare con me. Una volta parlavamo di tutto, non c'erano segreti. Eppure in questo momento so che dietro quell'indifferenza c'è qualcosa più grande di un semplice ricordo. 
Mentre lo fisso, seguendo con gli occhi tutte le sue mosse, ripercorro ogni istante di quest'anno cercando qualcosa. Qualcosa che avrebbe potuto incrinare così tanto il nostro rapporto. 
Ma non trovo niente. Assolutamente niente. Sempre i soliti modi, la solita routine, le stesse battute. Quel pensiero mi assilla, anche quando dopo un'altra ora Albus urla alla squadra che è finita e che sono liberi di tornare al castello. 

Quando i sei giocatori escono dagli spogliatoio, si muovono in gruppo verso il castello. 
Riley, accanto ad Albus con cui sta battibeccando come al solito, mi guarda. 
Le annuisco e lei prosegue lasciandomi sola di fronte allo spogliatoio maschile. 
Prendo un bel respiro ed entro. Sento il rumore dell'acqua di una doccia scendere. Fa caldo lì dentro e l'aria è umida. 
«Scorpius?» pigolo. Ma sono sicura che il rumore della doccia ha coperto la mia voce. 
Azzardo qualche passo più verso l'interno. L'acqua si ferma seguita da dei colpi sordi. Mi giro un attimo indietro, controllando la porta dietro di me. Faccio qualche passo in retromarcia. 
«Julie!»
Sobbalzo. «Scorpius!» dico di riflesso voltandomi. 
Fortunatamente ha un asciugamano legato in vita ma è ancora tutto bagnato. I capelli gli si sono appiccicati alla testa e vedo chiaramente le gocce d'acqua sul suo petto. Oh, questo sì che è imbarazzante. 
Mi porto le mani sugli occhi. «Scusa!» trillo di riflesso, la voce più acuta del normale. 
Il mio amico ride. «Non mi vergogno.»
«Io sì.» soffio attraverso le mani. «Pensavo fossi già vestito!»
Mi sembra di vederlo fare spallucce. «Albus mi ha fatto raccattare le palle.»
Gli do le spalle, per sicurezza. Ho marchiate a fuoco nel cervello le immagini del suo petto nudo. 
Oh, Merlino. Cosa vado a pensare?
Scende il silenzio e mi sento ancora più in imbarazzo. Lui invece continua tranquillo a fare le sue cose. Lo sento muoversi su e giù per lo spogliatoio mentre mi concentro a non togliere le mani dalla faccia. Dopo qualche interminabile minuto non sento più niente. 
Deglutisco. «Scorpius?» chiamo. 
Un leggero spostamento d'aria e improvvisamente lo sento dietro di me. Pochi centimetri dal mio corpo. Il suo respiro umido sul collo. 
Cosa...?
«Dimmi.» sussurra al mio orecchio. 
Cristo, Julie. Respira!
Cerco di riprendere il controllo delle mie facoltà mentali che sembrano essere sparite dalla circolazione. Quasi mi complimento con me stessa quando mi accorgo del tono con cui gli parlo, assolutamente controllato e normale. 
«Ti devo parlare.»
Lui annuisce -sento i suoi capelli umidi muoversi sulla mia nuca-, ma non si sposta. Poggia le mani sulle mie e me le toglie dagli occhi. 
«Sono vestito.» mi assicura mente mi fa voltare poggiandomi un palmo sulla spalla. 
Abbasso lo sguardo sul pavimento. «Grazie a Merlino. Mi cominciavano a fare male le braccia.»
Il biondo si china sulla panca, si mette il mantello e prende la sua scopa, issandosela in spalla.
«Va bene se ci avviamo?»
Annuisco, affondando nella sciarpa.  Usciamo dagli spogliatoi e il vento ci investe violento e gelato. Rabbrividisco mentre Scorpius non fa una piega, anzi mi sembra di scorgerlo sorridere divertito nella penombra. 
«Non ridere.» gli intimo infatti. 
«Sei la Serpeverde più freddolosa che io conosca.» commenta cercando di smetterla di ridere come un idiota, ma senza grandi risultati. 
«E tu sei...» non so come finire la frase quindi non lo faccio. 
Facciamo parecchi metri in silenzio. 
«Julie...» mi chiama. 
Annuisco. 
Sembra sul punto di dirmi, di confessarmi qualcosa ma poi si blocca. 
«Di cosa volevi parlarmi?»
Fisso i miei piedi sul terreno per qualche secondo poi comincio a parlare, alzando lo sguardo su di lui. 
«Cosa sta succedendo veramente in quella Stanza?»
Sa che mi sto riferendo alla Stanza delle Necessità, alle strane voci che girano, al suo comportamento strano. Si irrigidisce appena. Non l'avrei mai notato se non lo conoscessi così bene. 
«Io... non posso dirtelo.»
L'aria si fa pesante nei miei polmoni e nella mia testa lampeggia a scatti un'insegna luminosa di lampadine viola. Tradimento. 
Ed è esattamente così che mi sento. Tradita. È come se improvvisamente mi accorgessi di quanto sono stata patetica a non accorgermi di nulla prima. E come Eva, realizzo improvvisamente di essere nuda, di esserlo sempre stata, sotto lo sguardo di Adamo. Ma qual'è il serpente che mi ha condotta fin qui?
«Julie...» 
Rimango chiusa nel mio religioso silenzio, intrappolata nei miei pensieri, sforzandomi di non lasciar trasparire nient'altro che rabbia dalle mie espressioni. 
Scorpius sospira. «Non fare così, Julie.»
Ancora silenzio tombale. 
«Senti. Davvero ti aspettavi delle spiegazioni logiche?» 
Lo fulmino con lo sguardo, e se fossi davvero un serpente, sibilerei. 
«No. Sai cosa mi aspettavo dal mio migliore amico? Fiducia.» lo accuso fermandomi in mezzo al sentiero, subito imitata dal ragazzo.
Lui alza gli occhi al cielo. «Julie, non capiresti...»
«Allora è vero!» comincio ad alzare la voce e gesticolo leggermente. Un lembo della sciarpa si alza in aria, spinta dal vento. «Tutte quelle insinuazioni sulle ragazze!»
«Julie...»
Faccio qualche passo all'indietro. «Che cavolo, Scorpius! So come mi chiamo! Ti sembrerà strano, ma almeno quello l'ho capito!»
Fa per chiamarmi di nuovo ma si blocca in tempo. «È così tremendo se non voglio dirti una cosa? Un insignificante dettaglio della mia vita che non ti interessa?»
«Insignificante? Insignificante?! Vedi tuo fratello morto in uno specchio! Come faccio a non preoccuparmi, come faccio a... Arg!» alzo le mani in aria, stringendole poi in due pungi. 
«Ju...»
Lo interrompo. «Sai una cosa? Arrangiati, Scorpius. Tanto tu sei il grande Scorpius Malfoy, no? Arrangiati ma non venire da me poi, non venire a cercarmi!» 
Lui sbuffa. Che nervi. 
«Julie, adesso stai esagerando.»
«Non sfidarmi Scorpis Malfoy.» sillabo contenendo -non proprio- la rabbia. 
«Altrimenti?» mi provoca avvicinandosi leggermente. 
«Ho la bacchetta sotto il mantello, delle gambe funzionanti e tu hai un paio di palle in pericolo costante.» sibilo. 
Lui ghigna. «È per questo, la scenata? Sei gelosa delle mie palle?»
Arrossisco di rabbia e di imbarazzo. 
«Fottiti, Scorpius.» replico girandomi per andarmene. 
«È quello che farò stasera!» mi urla dietro mentre corro verso il castello. E non posso fare a meno di chiedermi come siamo finiti in tutto questo. 








Angolo dell'Autrice:

Okay, ammetto che la scena dello spogliatoio è molto cliché ma AHAHHAHA mi sono divertita così tanto e non ho proprio voglia di cambiarla. Quindi, pace e amore. La lasciamo. 

A parte questo, sono un po' dispiaciuta per il poco successo riscosso ma non perdo la speranza. D'altra parte sono sparita dalla circolazione per mesi, può succedere. 

E infine, vi lascio perché devo proprio sapere chi ha ucciso Cassidy Towne in Naked Heat e sono stufa di aspettare. Ahahaha 

Grazie comunque alla mia Emma. Mi erano mancate le tue recensioni chilometriche (alla quale ora vado a rispondere). :'D

Baci, pace e amore, mondo. 
Alla prossima! 
Alice

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***





 
Capitolo Tre
 
 
 
«Aspetta. Non credo di aver capito.» mi dice Riley dosando la voce. «Te e Scorpius vi siete urlati addosso perché lui non ti vuole dire cosa gli sta succendo?»
Annuisco cercando di capire in quale anno questi maledetti Folletti si siano rivoltati. 
«E...» rimane un attimo senza parole. «E perché scusa?»
Alzo lo sguardo su di lei. «Te l'ho già detto.»
«Ma appunto. Perché te la prendi tanto se non vuole dirti in faccia che... si diverte con qualche ragazza?»
Il mio stomaco si stringe. «Non è questo. Non va lì per questo.»
Riley sospira. «Lo so che... Insomma nemmeno io volevo crederci. Siamo amici da anni ormai. Ma... L'hanno visto, Julie.» mi dice delicata. 
Stringo convulsamente la penna. 
«Non mi importa cosa hanno visto gli altri. Lui non è così.»
Riley sbuffa. «L'hai ammesso tu stessa che è diverso. Che è cambiato.»
Mi infilo le mani nei capelli, troppo chiari per essere definiti castani e troppo scuri per essere definiti biondi. 
«È tutto così complicato, ultimamente.» mi lascio sfuggire. 
Riley mi guarda con aria quasi materna. 
«Non è il solo a essere cambiato, Julie. Siete cresciuti entrambi. Avete preso possesso delle vostre vite in modo differente. E vi siete improvvisamente accorti che l'amico che hai di fronte non ha più undici anni. Che l'amica che frequenti non porta più i pantaloni e che i ragazzi le fissano le gambe.»
«Non è questo, Riley. C'è... c'è qualcosa di più profondo che ci lega. Qualcosa che...» mi interrompo vagando nella mia testa. 
Albus spunta improvvisamente dal nulla facendomi sobbalzare. «Si chiama tensione sessuale, Julie.»
Arrossisco violentemente. «Non stavamo parlando di quello, Albus! Smettila!»
«Certo, come no.» ghigna, mettendosi a sedere accanto a Riley che incrocia le braccia al petto sbuffando. 
«Esatto. No.» ricalco. «L'hai notato anche tu il cambiamento di Scorpius e...»
Mi interrompe. «E io so che cos'è. Ma semplicemente non posso dirvelo, fanciulle.»
Mi irrigidisco. «Tu sai... sai cosa?»
Per tutti questi anni Albus Potter sapeva dell'esistenza di Nihal e Scorpius non me l'ha mai detto?
«È una cosa, da uomini, Julie. Non capiresti.»
«Ancora questa storia! Non sono mica scema!»
«Non ne sono del tutto convinto, ma davvero, Julie. Dovresti lasciare perdere e permettergli di tenere per se' un qualcosa che non è ancora in grado di ammettere.» ribatte serio il suo migliore amico. 
Ci sono alcuni attimo di silenzio poi il secondogenito Potter riprende a parlare. «Backwood. Ti ho aspettato ieri sera, ma non sei venuta...»
Riley gli lancia un'occhiataccia. «Davvero, queste sono le frasi con le quali cerchi di conquistare una donna?»
Lui fa finta di pensarci un attimo su. «Mmm, in genere non ho bisogno delle parole per conquistare una donna...»
Riley lascia correre e ignora la battuta, ma sbuffa e scuote la testa, sotto il ghigno divertito di Albus. 
Scende il silenzio e io riprendo a leggere gli appunti di Storia della Magia -di Riley ovviamente. 
La quiete della Sala Comune insolitamente vuota viene interrotta improvvisamente da uno starnuto della mia migliore amica. 
«Sai che è impossibile starnutire con gli occhi aperti?» domanda retorico Albus, impegnato a giocare con una penna. 
«Sai che sono intollerante alla tua presenza, Albus Potter?» replica gelida Riley.
Sbuffo mentre cerco di ignorare il loro ennesimo battibecco e invece concentrarmi su Storia della Magia.
«Sei acida come una vecchia zitella, Blackwood.»
«Tu invece sei un bambino viziato.»
I folletti... I folletti... 1877 o 1788?
«Già. Ma almeno io sono simpatico.»
Riley ride amara. «Simpatico?! Ma per favore, Potter! Sei solamente irritante.»
Folletti... O Elfi? Erano folletti, vero? 
«Parla quella più acida di...»
«La volete smettere, Merlino! Sto cercando di studiare! Mi farete saltare i nervi!» 
Agito nervosamente la piuma sotto il naso di Albus. 
Sobbalziamo tutti quando vengo interrotta dalla bibliotecaria, madama Reed. «Questa è una biblioteca, ragazzi. Non un locale babbano!» ci intima seria, aggrottando le sopracciglia fini in modo spaventoso. 
«Ci scusi.» borbotto dispiaciuta. 
«Tanto me ne stavo andando.» sibila Albus alzandosi rumorosamente dalla sedia e afferrando la sua tracolla. 
Riley non apre bocca mentre Iris Reed sparisce veloce come è apparsa. 
«Ah, Julie.» mi chiama prima di sparire. «Scorpius ti stava cercando.» 
Mi alzo di scatto dalla panca e per poco rischio di cadere con la faccia a terra, inciampando nei miei piedi. 
«Cosa?! Quando? Cosa aspettavi a dirmelo, razza di idiota!» dico troppo forte cercando di afferrare la mia borsa incastrata. 
Ci faccio scivolare dentro un po' di cose che ho sparpagliato sul tavolo mentre Albus sparisce ghignando dalla biblioteca. 
«Dove stai andando adesso? Devi studiare.» mi dice seccata la mia migliore amica. 
«Più tardi!» esclamo agitata correndo verso l'uscita. 
Sento il sospiro di Riley proprio mentre chiudo la porta dietro di me e madama Reed dice qualcosa come: «Finalmente, non ne potevo più.»
Mi metto a correre. 
 
 
Vado prima nei dormitori ma non ci trovo nessuno. Passo per la Sala Grande e i corridoi chiedendo a chiunque incontro notizie del mio migliore amico. 
Sto per arrendermi e tornarmene in biblioteca quando Yasmine Guillard, una cacciatrice della squadra di Quidditch Serpeverde, mi balbetta confusa di averlo visto avviarsi al settimo piano. 
Le parole "Stanza delle Necessità" e "Specchio delle Brame" mi lampeggiano furiosamente nella testa. 
Corro su per le scale, sbagliando anche strada ad un certo punto, e raggiungo l'ultimo piano. 
Mi sento un po' stupida quando comincio a fare avanti e indietro a una parete vuota parlando da sola. Compare una piccola porta che cautamente spingo quando entro in punta di piedi. Girovago, mentre scruto attentamente ogni oggetto poggiato nella stanza, fino a quando non scorgo in un angolo un grande specchio allungato, ai piedi del quale giace un telo che forse una volta doveva essere stato bianco. 
Di Scorpius nessuna traccia. 
Giro la testa da una parte all'altra cercando in tutti i modi di non guardare dentro lo Specchio. 
Sussulto appena con la coda dell'occhio vedo una testa bionda riflessa.
«Scorpius?»
Mi giro di scatto ma dietro di me non c'è nessuno. Faccio qualche passo indeciso verso la superficie lucida e leggermente sporca. La figura di Scorpius -è proprio lui, ne sono sicura- prende una forma sempre più solida dall'altra parte dell'oggetto stregato. 
Sorride, sorride a me, indossa la divisa di scuola e i capelli biondi chiarissimi sono spettinati. I suoi occhi mi sembrano stranamente azzurri. 
È un dettaglio un po' inquietante. 
Sono riflessa davanti a lui e seguo i movimenti dello Scorpius dello specchio che alza un braccio e mi posa la mano sulla spalla. Istintivamente volto la testa sulla mia spalla reale ma ovviamente non c'è niente. Mi incanto a fissarlo. Lui intanto fissa me. Non succede nient'altro. 
So che dovrei andarmene ma non ce la faccio. Una forza invisibile mi tiene ancorata nella mia posizione. La testa comincia a farsi leggera mentre la realtà si confonde all'immaginazione. Scorpius non batte mai le palpebre e io cerco di farlo il minor numero di volte possibile. 
Ho perso quasi tutti i contatti col mondo reale quando improvvisamente una mano mi si posa sulla spalla. Sobbalzo per lo spavento. 
«Sono io.» dice Scorpius -quello vero. 
I suoi occhi sono normalmente grigi, come sempre. Sbatto velocemente le palpebre mentre la consapevolezza di quel che c'era dentro lo specchio mi investe, lasciandomi interdetta. 
È  lui che bramo, io? Il mio amico?
Scuoto la testa cercando di convincermi che è certamente dovuto al suo comportamento strano degli ultimi tempi. Quegli occhi azzurri... Che vogliono dire?
Scorpius lascia la mia spalla. 
«Dì qualcosa.» sussurra. 
Boccheggio per un attimo. «Non... so.» 
Mi fissa. In modo diverso da come lo faceva nello specchio; lì era dolce e premuroso. Nella realtà è rigido e freddo. 
«Cosa hai visto nello specchio?» domanda severo.
Vado nel panico cercando una buona bugia. «Un... Uomo.» 
Non male come menzogna. Non è nemmeno tanto lontana dalla verità. 
«Lo conosci?»
Faccio segno di no con la testa. 
«Com'è?» 
Improvviso. «Non vedo la sua faccia. È... moro e alto. Sì, piuttosto alto. Vestito di nero.»
Lui si fa dubbioso e preoccupato. 
«Non è un Mangiamorte.» aggiungo velocemente mentre mi chiedo per quale assurdo motivo ci sia lui nel mio Specchio. 
Scorpius annuisce lentamente, poi si allontana e copre l'oggetto col suo telo. 
«Andiamo. È ora di cena.» 
Lo fisso uscire dalla stanza mentre aggrotto le sopracciglia scettica. 
«Ma è ancora presto per cenare.»
Scorpius si gira a guardarmi. «No.» dice dopo un po'. E capisco. Capisco che quello Specchio mi ha fatto perdere la cognizione del tempo. Completamente. 
Scuoto la testa e lo raggiungo. 
Senza dire una parola ci chiudiamo la stanza alle spalle e scendiamo le scale, immersi nel silenzio più totale, prigionieri delle nostre menti. 
 
 
 
Angolo dell'Autrice:
Credo che sia proprio vero il detto che dice che la fame vien mangiando. E che soprattutto la Maturità ti fa desiderare di tornare all'asilo. Perciò si fa di tutto per non studiare. 
Brava Alice, così si che passerai l'esame. 
Comunque la cosa risulta incredibilmente positiva per voi. Ho dato un'occhio, e l'ultima volta che ho aggiornato era più di un anno fa. Cioè faccio schifo. 
Però mi è preso un fastidio spaventoso all'idea di avere tanti (circa) capitoli scritti e le pubblicazioni abbandonate. Quindi, ecco qui il tanto aspettato terzo capitolo. 
Augurate buona fortuna alla sottoscritta che è sopravvissuta a prima e seconda prova ma che è estremamente indietro per la terza, e che dovrebbe andarsene a studiare anziché mettersi a litigare con l'editor. 
Non mi aspetto grandi riscontri dopo tanto tempo, ma fa sempre piacere ricevere commenti e impressioni. Aspetto le vostre recensioni! 
Un bacio a tutti, 
A presto.
Alice 
 
Ps. La fame vien mangiando, perché sono tornata alla ribalta su EFP con un'atra long jily, che in caso dovesse interessarvi si chiama Sirius Diaries e che prometto di continuare ad aggiornare abbastanza periodicamente :D
 

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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***




 
Capitolo Quattro



 
Quando dopo cena torniamo in Sala Comune, Scorpius non mi ha ancora rivolto la parola da quando siamo usciti dalla Stanza delle Necessità. 
Lo fisso mentre si siede sul divanetto verde di fronte al fuoco. Non da segno di accorgersi della mia impazienza, e mi ignora completamente. Lo odio profondamente in questo momento. 
Marcio decisa verso di lui e mi lascio cadere con poca grazia quasi addosso al suo corpo. «Non mi ignorare.» sibilo. 
Lui fa spallucce.
Gli afferro il braccio. «Ti prego.» dico con un tono che non ammette repliche.
Scorpius alza gli occhi al cielo poi li fissa nei miei. Sono grigi. Assolutamente, indiscutibilmente, grigi. Non azzurri. Scuoto la testa. 
«Albus mi ha detto che mi stavi cercando, così...» cerco di spiegargli.
Lui aggrotta le sopracciglia confuso. «Io?»
Mi blocco. «S-sì... Albus ha detto...» assottiglio gli occhi, perché tutto mi è improvvisamente chiaro. «Stronzo.» 
Incrocio le braccia al petto e mi abbandono tra i cuscini. «L'ha fatto apposta quella viscida Serpe. Tu non mi stavi cercando, vero?» 
Scorpius scuote la testa, mezzo divertito dalla mia reazione. 
«Non sorridere in quella maniera, Malfoy. Il tuo migliore amico è un idiota nato.»
Il ragazzo scoppia a ridere e improvvisamente mi avvolge il braccio intorno alle spalle. 
Mi impongo di non sorprendermi, perché nonostante tutto, una volta lo faceva spesso. 
«Mmh, credo di sì. Ma è stato bravo, infondo no?»
Non faccio in tempo a controbattere che no, non lo è stato, che vengo interrotta. 
«Io, sono sempre bravo, piccioncini. Era tutto minuziosamente calcolato.» 
Fulmino Albus con lo sguardo, mentre lui si siede scoordinato sulla poltrona accanto al divanetto dove siamo io e Scorpius. 
«Albus Potter, ti odio profondamente.»
Lui si stringe nelle spalle. «Dovresti solo ringraziarmi, Julie, perché ti ho fatto fare pace con quella primadonna del tuo migliore amico.»
«Ehi, io non sono una primadonna!» dice Scorpius e la sua protesta si mescola alle mie risate. 
Cerco di non pensare a quanto bene mi fa sentire il suo braccio sulle mie spalle. Cerco di non pensare a quanto mi sento felice. E sopratutto cerco di non pensare che lo sguardo che mi sta rivolgendo adesso Scorpius è esageratamente simile a quello che mi rivolgeva il Malfoy con gli occhi azzurri dello Specchio. 
Io non sono innamorata di lui comincio a ripetermi come un mantra, mentre la sua mano mi scivola sulla schiena per casualmente posarsi poi sul fianco. Io non sono innamorata di lui. 
Albus incrocia le gambe sulla poltrona. «Ah, Scorpius. Riley è ancora profondamente offesa per il tuo comportamento. Esige delle scuse formali.» 
Mentre io dico «Ha ragione.» Albus continua, aggiungendo. «Tu non fargliele però. È molto più sexy arrabbiata.»
Mi allungo verso la poltrona per colpirlo nel braccio ma Scorpius mi tiene stretta per impedirmi di compiere un Albusicidio. «Sei davvero disgustoso, Potter! E terribilmente insensibile!» 
I due ragazzi ridono. Poi Scorpius inspira violentemente e ritira le mani da mio corpo. 
Mi sento come se mi avesse pugnalata ma cerco di nasconderlo. «Che succede?» 
Lui si guarda intorno un attimo confuso più balbetta «L'esame di Aritmazia di domani!» 
Si alza di scatto, strofinandosi i palmi nei pantaloni poi corre verso il suo dormitorio, lasciando Albus e me a fissarlo sconvolti. 
Scendono alcuni attimi di silenzio dopo la sua scomparsa, poi Albus schiocca la lingua e commenta «Quel ragazzo è più sclerotico di mia madre il giorno del Ringraziamento.»
Vorrei ridere, ma l'immagine dello sguardo premuroso di Scorpius si sovrappone a quella del suo riflesso dagli occhi azzurri, e tutto quello che riesco a emettere è un gemito strozzato. 
Allora mi alzo e incespico verso l'uscita della Sala Comune borbottando qualche scusa patetica a mezza voce. Le mie gambe si muovono quasi da sole e cinque minuti dopo mi ritrovo a fissare la parete nuda e ruvida del settimo piano. 
 
 
Sono a sedere di fronte allo Specchio da ormai ore, e ne sono appena consapevole. Mi stringo le ginocchia al petto, circondando le gambe con le braccia e con il mento appoggiato pigramente sulle stesse ginocchia. 
Fisso con aria assente il ragazzo dagli occhi azzurri specchiato nel vetro. 
È seduto per terra come me e mi sorride in un modo che non ho mai visto fare al vero Scorpius ma che è tremendamente affascinante. E dolce. 
Ogni tanto lui mi fa un occhiolino, o mi sfiora la mano nel riflesso e io vorrei semplicemente sentire il calore di quelle carezze. Invece mi limito a stringere le dita e a sentirle inevitabilmente cozzare tra di loro. E ogni volta mi fa più male. 
Delle volte cerco di parlargli ma lui si limita a sorridermi misterioso. 
Non mi accorgo di avere sonno fino a che non mi ritrovo sdraiata sul pavimento a fissarlo di traverso. Lui mi ha imitato e ogni tanto le sue dita fantasma mi sfiorano le braccia. 
Ricordo i suoi occhi meravigliosamente azzurri, poi la pace. Almeno fino a che una mano, e questa volta reale, non mi afferra per un braccio. «Julie! Cosa stai facendo qui!?»
Sobbalzo dalla paura, mentre mi tirano su. Il mio primo sguardo corre allo Specchio che però è prudentemente coperto da un telo scolorito.
Cerco di non lasciarmi sfuggire un gemito di protesta. Scorpius mi afferra per le spalle. «Cosa ti è saltato in mente?» 
Io sbatto le palpebre, come accecata. Confusa. Non riesco a parlare e lui mi trascina fuori dalla Stanza. I piedi mi pesano, e io non voglio andarmene. 
«Lasciami Scorpius.» pigolo debolmente, cercando di porre resistenza. 
«Non essere stupida! Riley è fuori di testa dall'agitazione! È mattino, Julie! Ed è tardi!» 
Gemo quando la luce del sole, sebbene pallido a questo punto dell'anno, mi ferisce gli occhi. «Lasciami, per favore.» piagnucolo ancora. 
Scorpius mi ignora. 
Improvvisamente sento le lacrime pungermi gli occhi. «Ti prego, Scorpius.» 
Sono sull'orlo del pianto, e lui se ne accorge. 
Si gira confuso. «Julie?» 
«Ti prego, lasciami. Non voglio venire!» mi sento una bambina di cinque anni mentre il piagnisteo comincia a farsi più serio. Un attimo dopo sto singhiozzando. 
Scorpius si avvicina cauto e mi abbracciata delicatamente, come se avesse paura di rompermi. 
Io affondo la testa nella sua scapola e piango. Non so esattamente perché lo sto facendo. So solo che ho voglia di piangere, perché lui non è quello dello Specchio. Perché lui non potrebbe mai essere così. 
Quello dello Specchio non mi abbraccerebbe così se fosse al suo posto. Quello dello Specchio farebbe di più, perché mi ama. La testa mi fa male e comincio a non riuscire a formulare più nessun pensiero coerente se non che voglio tornare indietro. 
«Scorpius, ti prego.» singhiozzo, una muta richiesta di lasciarmi tornare dentro. 
Lui si stacca leggermente da me, rigido, e mi prende la testa tra le mani. «Ascoltami Julie.»
Io scuoto la testa e singhiozzo ancora. 
«Qualunque cosa tu veda là dentro, chiunque tu veda, non è reale.» 
Io lo guardo e non smetto un attimo di piangere. 
«Non è reale. Mentre io lo sono.» le sue parole mi feriscono e se possibile singhiozzo più forte. «Riley lo è, Albus... Siamo noi i tuoi amici.» 
Tento un passo indietro verso il muro dove qualche minuto prima c'era la porta della Stanza delle Necessità. «Voglio ... Ti prego.» 
Scorpius mi afferra per i polsi, facendomi quasi male. «Riprenditi, Julie! Tu non sei così!» 
Scuoto la testa e con un debole strattone cerco di liberarmi. Che ne sa di come sono io?
«Julie!» 
Incespico nel corridoio, girandomi verso la parete. 
Sono così disperatamente concentrata che non mi accorgo nemmeno che Scorpius sfodera la bacchetta e me la punta alle spalle. Sento vagamente la formula di un incantesimo che non riesco a identificare, prima di essere sbalzata in avanti e perdere completamente i sensi. 
 
 
Quando riprendo vagamente conoscenza, capisco di essere in infermeria ancora prima di aprire gli occhi. Lo sento dal tessuto delle coperte, dalla durezza del materasso e dall'odore di disinfettante nell'aria. Aspetto ad alzare le palpebre e mi concentro sui suoni che aleggiano nella stanza. 
«...Come ha fatto a trovarlo?» bisbiglia una voce maschile a pochi metri da me. 
Solo dopo un paio di secondi la identifico come quella di Albus Potter. 
«Sai la tua brillante bugia di ieri? Quella di "Scorpius ti cercava"?» sibila Malfoy tanto piano che faccio quasi fatica a distinguere le parole. 
«Cosa vede là dentro di tanto sconvolgente?» domanda il primo sorvolando l'accusa dell'amico. 
Albus sa dell'esistenza dello Specchio? Gliel'ha detto Scorpius? Improvvisamente mi scopro trattenere un gemito di delusione. Pensavo di essere l'unica a conoscere il segreto di Scorpius. Evidentemente non sono così importante come credevo. 
«Sconvolgente?» riprende Malfoy. «Di sconvolgente assolutamente niente! Vede qualcuno! Qualcuno che evidentemente è esageratamente importante per lei.»
«Chi?» chiede Albus. 
Un sospiro. «Non lo so. Non... Lei mi ha... Mentito.»
Per un attimo mi sento un po' in colpa, e alzare e abbassare il petto mi sembra tremendamente più difficile del solito. 
«Sembri deluso, Scorpius. Eppure anche tu le stai mentendo...»
Il respiro mi si blocca in gola. 
«È per il suo bene, Albus. Lo sai.» 
«Forse ti sbagli. Dovrebbe saperlo.» commenta con un filo di voce Potter.
Scorpius si agita sulla sedia. «Non essere stupido. Non voglio che la nostra amicizia si incrini.»
«Non capisci Scorpius.» lo riprende con tono leggermente più alto. «La vostra amicizia ha già cominciato a incrinarsi. Vi mentite! E se non farai qualcosa al più presto, la perderai per sempre. Non scherzo, amico.»
«Lo so, Albus. Lo so!» la voce di Scorpius è carica di rabbia repressa. «Ci sto provando, credimi. Ce la metto tutta ma non... non riesco a vederla diversamente.»
Vederla diversamente? Cosa? Cosa non riesce a superare, quello che dovrebbe essere il mio migliore amico? La morte del fratello? È venuta fuori qualche prova? Una novità? Perché non vuole dirmelo? Cosa vuole tenermi nascosto?
«Non capisci... Forse anche lei...» 
Scorpius lo interrompe. «Shh. È sveglia.» 
Maledizione. Quando ho aperto gli occhi? Sono a malapena consapevole di stare fissando di due amici come se fosse del tutto normale. Come se non ci fosse niente di sbagliato origliare una loro conversazione senza il minimo scrupolo. 
Malfoy si alza dalla sedia e avanza verso di me. Mi poggia una mano sulla spalla, sedendosi sul materasso duro. 
«Stai bene?» chiede, ma suona più come un «Stavi ascoltando?» 
Io annuisco lentamente. «Sì.» 
Lui tossicchia. Albus incrocia le braccia al letto, appoggiandosi con noncuranza al muro. 
«Avresti potuto farti molto male, dolcezza.» commenta, uno strano incrocio tra malizioso e paterno. 
Mi limito a guardare Scorpius. Lui sembra in imbarazzo. «Chiamo l'Infermiera. Vorrà visitarti.»
Fa appena in tempo ad alzarsi e girarsi che lo richiamo. «Sto bene.» 
Lui china la testa di lato verso il basso, come a sbirciarmi con la coda dell'occhio. Poi si volta, fronteggiandomi. «Mi sono spaventato. Non volevo colpirti così forte.» 
Improvvisamente, come se lo notassi solo in questo momento, realizzo di cosa sta parlando: era suo l'incantesimo che mi ha schiantato.
«Non...» Non cosa? Non importa? Certo che importa. Lui è mio amico. Lui più di tutti dovrebbe capire. 
«La situazione mi é sfuggita di mano, ma tu, Julie, tu eri fuori di testa.» fa un passo più vicino. «Non puoi andare mai più lassù.» 
Il mio cervello sembra elaborare terribilmente lentamente, ma la mia reazione è quasi spontanea.«Cosa? Cosa?! Con quale coraggio me lo dici tu? Con quale coraggio?» 
Mi metto a sedere sul letto e la testa mi gira, ma non mi arrendo. So che ha ragione, lo capisco, ma odio il fatto che sia proprio lui a dirmelo. 
«Tu non capisci: io sono cambiato.» 
Non mi accorgo nemmeno di essermi messa in piedi. Albus ci guarda scettico e allarmato, ma non fiata. 
«Sì! Sì che lo capisco! Ma anche io lo sono! E tu ti ostini a non fidarti di me! Siamo amici da una vita! Cosa ho fatto di male?!» urlo tentando qualche passo verso di lui. 
«Niente! Ma stanne semplicemente fuori!» 
Lo schiaffo parte prima che io possa pensarci: la mia mano destra si schianta con un sonoro schiocco sulla sua guancia. «Non sono una marionetta, Scorpius Malfoy. Ho dei sentimenti, porca miseria!»
Lui afferra violentemente il mio polso. La mano ancora mi pulsa per la forza con la quale l'ho colpito. 
«Non sto insinuando niente di tutto ciò.» sibila lentamente, il fiato corto dalla rabbia. «Io ci sto lavorando, okay? Sto cercando di affrontare il mio problema. E per una volta tu devi starne fuori!» 
Con uno strattone mi libero dalla sua presa, ma quando parlo la mia voce è incrinata e gli occhi mi diventano irreparabilmente lucidi. «Perchè?» urlo. «Perchè non possiamo farlo insieme come abbiamo sempre fatto? Perché mi stai tagliando fuori dalla tua vita?» 
«È complicato.» è la sua giustificazione. 
«No!» e questa volta faccio fatica a riconoscermi, tanto sono sconvolta. «No! Non lo è! Complicato sei tu! Complicato è il tuo cervello!» 
Lui fa un passo più vicino e io istintivamente indietreggio, stringendomi nelle spalle. 
«Julie...» 
«È tutta colpa tua, Scorpius. È tutta colpa tua! Tutto questo!» 
Lui mi chiama per nome ancora un paio di volte, ma io mi limito a piangere silenziosamente, a testa bassa. Dopo un paio di minuti Albus di intromette.
«Scorpius, penso che sia meglio che tu vada.» 
Lui annuisce e si volta. 
«E che non torni mai più...» sussurro a me stessa, ma so che mi ha sentito perché gli si irrigidiscono le spalle. 
«Ci vediamo in dormitorio, Albus.» poi chiude le porte dell'infermiera dietro di sè, e io mi sento morire. Perché questo sembra tanto un addio. 
 
 
 
 
 
Angolo dell'Autrice:
Mmmmm non sono così entusiasta di questa storia come ero un anno fa. Anzi, quando ho cominciato a scriverla era decisamente più di un anno fa. Mi da suoi nervi Julie. Ahahah. Grande Alice, che odi il tuo personaggio principale. 
Ma ormai voglio finirla, visto che ho praticamente già tutto scritto. 
Grazie a tutti come sempre, 
Spero che ai vostri occhi non sembri così banale come suona a me -che sono mesi e mesi che la rileggo. Forse mi sono semplicemente intestardita su cercare di fare qualcosa di meglio, e non mi riesce. 
Ci vediamo al prossimo aggiornamento che spero di fare dopo l'orale di maturità. 
Che Dio mi aiuti, ahahah
Pace e amore, A presto,
 
Alice
 

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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque ***





 
Capitolo Cinque
 
 
 
Sono passati cinque giorni, sei notti, tredici ore e diciassette minuti scarsi da quando Scorpius ha chiuso quella porta. 
Non ci siamo più parlati da allora. 
Ogni tanto Albus si avvicina con la scusa di battibeccare con Riley, ma non mi sembra più così divertente come prima. Nemmeno le sue battute sembrano più così brillanti. E poi lo so che lo fa per me: per la prima volta in sei anni ho visto quei due parlare diligentemente. Senza urli, strilli, battutine maliziose o minacce. Parlano di noi, ovviamente. 
Ogni minuto che non ci rivolgiamo la parola, diventano più preoccupati. D'altra parte, ci evitiamo come la peste. Facciamo in modo di non rimanere mai soli in una stanza, addirittura preferiamo non vederci affatto: ma non sempre è possibile. D'altra parte frequentiamo lo stesso anno. A pranzo, le rare volte che ci incrociamo ci sediamo ai capi opposti della tavolata e non corriamo mai il pericolo di sostare troppo in Sala Comune. 
In realtà tutto questo mi sta uccidendo: ma non posso fare altrimenti. È stato lui ha tagliarmi fuori dalla sua vita. Lui ha deciso di mentirmi. E a me rimane solo il ricordo del dolce Scorpius dello Specchio. 
Non ci sono più tornata dal giorno dell'incidente. La tentazione è stata enorme, ma non sono così idiota. Rivederlo, lì bello e irraggiungibile, finto, impossibile, mi farebbe troppo male. 
La campanella trilla segnando la fine della mattinata. Pausa pranzo. 
Conosco così bene Scorpius che so le sue abitudini: ha sempre una fame da lupi quando finiscono le lezioni, ma oggi lo vedo uscire dalla classe di Pozioni e andarsene verso i dormitori. Mi lascio sfuggire un sospiro. 
«Dovreste parlare.» mi riprende Riley. 
«Come fai tu con Albus?» le rispondo velenosa. 
Lei alza gli occhi al cielo. «Jul, falla finita.» 
Sono stanca. Sono stanchissima. Ma ho anche una voglia infinita di litigare con qualcuno. Di liberare questo senso di angoscia che mi torce le budella. Piano piano e inesorabilmente. Adocchio dietro la spalla di Riley, il giovane Potter qualche metro dietro di noi: è ancora girato verso la direzione che ha preso Scorpius e la fissa sconsolato. 
È colpa sua. Di Scorpius. È tutta colpa sua. Ci ha rovinati. 
«Anche tu. Dovresti smetterla di fare la sostenuta con Potter.» sibilo più forte del normale, attirando l'attenzione del diretto interessato che si volta incuriosito. «Fai tanto la sprezzante quando ti riempie di attenzioni ma ci muori dietro, non è così?» 
La gente dovrebbe smettere di chiedersi come io sia finita a Serpeverde. 
«Non dire idiozie, Julie. Tappati quella bocca all'istante o finirai col pentirtene.» mi riprende secca ma leggermente più rossa sulle guance Riley.  
Scoppio in una risata amara, da isterica. Un capannello di gente rallenta per seguire la conversazione che si sta scaldando. Idioti. Sono tutti degli idioti. 
Meritano di soffrire. Io lo sto facendo, perché loro non dovrebbero? Li odio. Li odio tutti. E Scorpius. Quando odio Scorpius. 
«Oppure? Magari mi ficchi la lingua in gola come vorresti fare con Potter.» 
Riley è adesso palesemente imbarazzata. Vedo con la coda dell'occhio Albus che tenta di scacciare i curiosi, mentre si avvicina a noi. La mia migliore amica è nell'imbarazzo più totale: un'occasione più unica che rara.
«Julie, abbassa la voce. Ti prego. Non sai quello che dici.» dice tentando di tenere il suo tono da dura.Patetica
«Oh sì che lo so. Benissimo. Andiamo, ammettilo: è con lui che sogni di perdere la verginità?» 
Questo è troppo. Riley mi tira un ceffone da manuale, facendo cadere il silenzio nel corridoio. Albus mi guarda allibito dietro Riley. 
«Vaffanculo, Julie.» sibila la mia migliore amica, tanto piano che persino io faccio fatica a sentirla. Poi si gira per tornarsene ai dormitori. 
Rimane senza fiato quando vede Albus a qualche passo da noi, ma poi tossicchia e cammina velocemente via come se avesse il diavolo alle calcagna, la testa alta tranne di fronte al ragazzo Potter.
«Riley!» la chiama urgente Albus. Poi si gira verso di me. «Ma che fai, Julie?!». Un attimo dopo le corre dietro. 
Io sospiro, mentre riprendo il tragitto per i piani superiori. Non ho fame, ma di certo non me ne torno in Sala Comune dopo quello che ho combinato. 
Sono straordinariamente di buon umore e quando mi passa accanto Lily Potter la saluto allegramente, senza una ragione precisa. Lei mi guarda un attimo scettica e continua per la sua strada. Io anche, come se non avessi fatto niente. Sono consapevole di starmi comportando come una pazza, ma non me ne importa. Non è un mio problema se disturbo in qualche modo gli altri. 
Esco dal portone principale e mi avvio verso il Lago Nero. Sono quasi arrivata, dopo alcune pause meditative per i giardini, quando sento qualcuno urlare verso di me, e purtroppo riconosco la voce fin troppo bene. 
«Mi spieghi qual'è il tuo problema, Julie Moore?!» strilla Scorpius a una decina di metri di distanza. 
Mi stringo nelle spalle. «Io sto proprio bene, adesso.»
Lui marcia verso di me ed io mi giro e mi allontano. Ma lui mi raggiunge e mi afferra per le spalle, obbligandomi a voltarmi verso di lui. 
«Perchè devi prendertela con tutti? Con quelli che non centrano?» 
Scoppio a ridere. 
«Se pensi che facendo così io possa cambiare idea, ti sbagli! Perché Albus e Riley!? Che ti hanno fatto?!» 
Io continuo a ridere come una pazza. «Dio ti prego!» ansimo tra le risate. «Come sei patetico.» 
Mi faccio improvvisamente seria. «Il mio mondo non gira intorno a te, caro Scorpius. Ne a te, ne a Riley, ne ad Albus. Sono libera di fare quel che voglio, per puro divertimento.» 
Lui stringe la presa. «No, per divertimento giochi a Quidditch, a scacchi, leggi un libro. Per divertimento vai a ballare o ad una festa. Non prendi in giro i tuoi migliori amici!» 
Barcollo all'indietro, liberandomi dalla sua presa. «Mi fate tutti schifo.» sibilo minacciosa a poca distanza dal suo viso. Lui chiude gli occhi ed espira. Il suo fiato caldo mi colpisce. Quanto lo odio. 
«Sembri una pazza.»
Rido. «Mi sono solo resa conto che mi devo fidare solo di me stessa. Che i miei amici mi tengono nascoste delle cose importanti. Che posso fare da me, allora! Se non vi piace come cosa, non me ne importa nulla! Fatevele una ragione! Io sono così!» 
Scorpius scuote il capo. «Tu non sei così.»
«Solo perché sono sempre stata diligentemente al mio posto, non vuol dire che io non fossi così già prima.»
«Smettila di ripeterlo.» 
Gli afferro i capelli, prendendogli la testa tra le mani, e mi avvicino al suo viso. Devo farla finita. Con lui. Con tutti. 
«Io sono così.» sillabo piano, poi lo lascio e me ne vado. 
«Tu sei matta, Julie!» mi urla da lontano Scorpius, ma io lo ignoro.
Ho proprio voglia di un bagno caldo. 
 
 
Quando arrivo al bagno dei Prefetti, dopo aver borbottato la parola d'ordine («Grizafico.»), non sono più così sicura che costruire un muro tra me e i miei amici sia la cosa più giusta. 
Mi metto a sedere sul bordo dell'enorme vasca rettangolare al centro della stanza. Sembrano centinaia i rubinetti d'oro incastonati di pietre preziose che la circondano. Lo sguardo mi si posa quasi automaticamente sul quadro che ritrae un'elegante sirena bionda, che dorme e russa come sempre.
Sospiro. 
Ha ragione Scorpius. Io non sono così. 
Trattare male i miei migliori amici, la mia famiglia, va ben oltre il livello di stronzaggine e acidità di qualunque Serpeverde nella media. Ed io sono sempre stata sotto la media. 
Mi spoglio e poi mi lascio cadere nella vasca calda, sporgendomi poi per aprire qualche rubinetto a caso. Il silenzio viene rotto dal getto di acqua e sapone che ne esce, svegliando la sirena che smette di russare. Gioco distrattamente con le bolle di schiuma che galleggia sulla superficie. Da quando tutto si è complicato così? 
Me lo chiedo ancora e ancora, per l'ennesima volta questa settimana, ma ovviamente non trovo una risposta soddisfacente. Colpisco arrabbiata e frustrata la superficie, schizzando acqua dappertutto e mi affretto a uscire. Mi avvolgo in uno dei morbidi asciugamani impilati lì accanto e mi rannicchio in un angolo al caldo, nascondendo il viso tre le braccia. 
Sono stufa di questa situazione. Sono abituata a contare sui miei amici, su Scorpius in particolare, e all'improvviso mi trovo da sola, consapevole di essermi scavata la fossa. 
Sussulto quando la porta del bagno si apre portando dentro un pezzo di discorso. Riconosco all'istante la voce di Albus, nonostante rimbombi roca nella stanza. 
«La situazione sta degenerando, Scorpius. Non puoi continuare a startene lì ad aspettare che ti passi.»
I due ragazzi entrano e non si accorgono di me, anche se mi affretto a nascondermi ancora di più dietro le panche dello spogliatoio. Prego che non notino i miei vestiti appallottolati dall'altro lato della vasca. 
«Lo so, lo so, Albus. Ma non posso cambiare le cose. Non mi metterò in ridicolo davanti a nessuno, men che meno davanti a Julie.»
«Te e il tuo stupido orgoglio Serpeverde. Per una volta lasciati andare!» un fruscio di vestiti copre i borbottii di Scorpius. Dopo qualche secondo l'acqua di muove coprendo questa volta la voce di Albus.
«Sono venuto qui per staccare e non pensare ai miei problemi. Ti prego, Al.»
Scorpius si immerge e il figlio di Harry Potter poggia la testa al bordo e chiude gli occhi. 
In un battito di ciglia afferro i miei vestiti e sgattaiolo via. Sento Scorpius riemergere e coprire il suono del dipinto che si apre e chiude dentro di me. Mi accorgo di avere gli occhi lucidi e il telo umido avvolto sulle spalle mentre punto al mio dormitorio sperando di non incontrare nessuno nel tragitto. 
 
 
Sto fissando il soffitto, sdraiata sul mio letto da quelle che sembrano ore, ma che potrebbero benissimo essere minuti o giorni. Sento i capelli umidi bagnare lentamente e inesorabilmente le coperte sotto di me, ma lascio perdere. Mi accorgo vagamente di Riley che appoggiata con le braccia conserte allo stipite della porta del bagno mi fissa tra il dubbioso e l'arrendevole.
«La tua coscienza ti ha bussato alla porta del cervello facendoti presente che sei stata una stronza cosmica, Juls?» domanda ironica. 
Io sospiro. «La odio quando fa così. Come se mi portasse fuori a cena nel ristorante più lussuoso di Londra dicendomi di strafogarmi, e poi venisse a presentarmi il conto.»
Riley si avvicina, scuotendo la testa. 
«Non so da dove ti sia venuta fuori questa, ma penso che tu mi debba delle scuse.» esige senza tanti giri di parole. Tipico di Riley. 
«Scusa, Rì. Hai ragione, non avrei dovuto insinuare quelle cose tra te e Potter.» lei sembra compiaciuta. «Non davanti a tutti almeno.»
Non so come abbia fatto a prenderlo così velocemente, ma dopo pochi istanti mi scaraventa un cuscino in faccia. 
«Ahio!» mi lamento, mettendomi a sedere sul letto. «Mi hai fatto male, Riley! Mi hai preso con la cerniera!» 
Lei si avvicina, fissandomi minacciosa da in piedi. «Smettila di fare la bambina, Julie.» poi alza l'indice, il massimo segno di serietà della mia migliore amica. «Mettiamo una cosa in chiaro. Tra me e quel barbaro di Albus Potter non è successo niente, non succede niente, e mai succederà qualcosa.»
Lascio cadere il discorso, ripromettendomi di riprenderlo al più presto. 
«Infatti tu preferivi il fratello maggiore...» la prendo in giro, rinfacciandole la sciocca cotta infantile che si era presa per James Potter al secondo anno. 
Lei fa finta di offendersi. «Sempre meglio lui che Nott.» 
«In quale altra lingua devo dirtelo? Non mi è mai piaciuta quell'ameba di Nott!» mi difendo incrociando le braccia. 
«Certo, e quindi hai solo fatto finta di saltargli addosso alla prima lezione di volo dicendogli di afferrarti se fossi caduta?»
Questo è un colpo basso! «Lo stavo solo sfruttando
Riley si porta le mani sulle guance e piagnucola. «Oh Derek, mi afferri tu se cado da lassù? Vero Derek?» 
«Non ho mai detto così!» protesto ritirandole il cuscino che lei riesce ovviamente a evitare. 
«Sei l'unico in grado di farmi sentire sicura, Derek.» continua lei, trattenendo a malapena le risate. 
«Andiamo! Avevo undici anni! Non sapevo nemmeno cosa stavo dicendo!»
Riley scoppia definitivamente a ridere. «Avresti dovuto vedere la tua faccia in questo momento!» 
«Sei una viscida serpe, brutta...» minaccio quasi sibilando. Non faccio in tempo a finire di offenderla che la porta del dormitorio si spalanca. E devo dire addio a quella parvenza di normalità.
Yasmine Guillard, cacciatrice della squadra, si sporge dentro. «Mi dispiace interrompervi ma Julie... è urgente.»
Guardo interrogativa la mia migliore amica che ha smesso repentinamente di ridere per rimettere la maschera da perfetta studentessa modello, stronza e senza sentimenti. Come sempre. 
Riley mi rivolge uno sguardo appena confuso.
«Cosa succede?» domando alla mia compagna di squadra.
Yasmine prende fiato. «Scorpius. Ti vuole parlare.» 
 
 
 
 
Angolo della scrittrice:
Aloha, chicos. Alice è tornata! 
Dio, non mi ricordavo che questa storia fossi così da psicopatici, ma alla fine sono sempre felice di pubblicarla. Non ho mai preteso che fosse niente di serio, solo un passatempo divertente. Un po' da telenovela spagnolo con tutti questi molla e prendi, ma shhh. 
Spero comunque che gradiate. Beh, ogni tanto serve uno stacco da tutte quelle fanfiction potenti e profonde e ... Si okay. Mi sto consolando da sola. Ahahahah
Mi scuso per il ritardo dell'aggiornamento ma non avevo più connessione da più di un mese a questa parte, quindi arrivo solo ora. 
Sto cercando di concludere la storia coi capitoli che ho scritto e beh, penso saranno solamente una decina circa. Ripeto, nulla di impegnativo. 
Grazie sempre a chi legge, e spero di leggere presto dei vostri commenti. 
Alla prossima!
Alice
 
 

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