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Autore: Alyx    18/01/2014    2 recensioni
La vita di Julie sembrava andare meravigliosamente bene quando improvvisamente tutto si sgretola tra le sue stesse mani. Perde il controllo di quel che le succede intorno, di più ogni secondo che passa, tutto si rovescia, salta in aria, si rompe in tantissimi pezzetti che si ricompongono in maniera così assurda che niente ha più un senso logico. Le persone alle quali voleva bene si allontanano da lei come se avesse una strana malattia che loro soltanto sono in grado di riconoscere. E il suo ultimo anno scolastico si trasforma in un incubo giornaliero che non avrebbe mai potuto immaginare. Ma forse la soluzione a tutto è più vicina di quel che immagina...
*
«Julie…»
«So come mi chiamo, Scorpius.» replico tentando di mantenere un cipiglio serio e freddo. Riley è bravissima in queste cose. Lui mi sbarra repentinamente la strada. Incrocio le braccia sotto il seno, fissandolo.
«Non è colpa mia.» afferma scandendo bene le sillabe.
Sbuffo. «Lo dici tutte le volte.»
«Ma questa volta ho ragione!»
«Dici anche questo tutte le volte.»
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo Uno 



~Alla Fede, perché questa storia è nata per lei.~



 

Sono passati ormai vent'anni dalla caduta di Voldemort, eppure niente è cambiato qui a Hogwarts. 
Tutto è rimasto esattamente lo stesso; lo capisco dai rari racconti di mia madre, da quelli dei professori, da quelli dei libri. 
I Sanguesporco, sono ancora disprezzati e offesi dai Serpeverde. I Serpeverde a loro volta sono pregiudicati e vagamente temuti. I Tassorosso derisi e additati come i più inutili e ignavi. I Corvonero ammirati e invidiati per la loro intelligenza. E i Grifondoro sono sempre i soliti testardi e orgogliosi combina guai. 
Le scale si muovo di loro iniziativa e fanno arrivare in ritardo gli studenti. Ed ovviamente nella foresta Proibita vige ancora un divieto inutile.
Solo Harry Potter poteva pensare che il dopo guerra potesse cambiare anni, decenni, secoli di tradizioni. 
Tradizioni che mi portano a determinare tre leggi inconfutabili di Hogwarts: la prima, che Pix non si stancherà mai di tirare palline di alghe o cose simili agli studenti. La seconda, che le ragioni che spingono il Cappelo Parlante a Smistare gli studenti in una Casa piuttosto che un'altra sono in alcuni casi assurde e senza senso. La terza, che Grifondoro e Serpeverde non andranno mai d'accordo. 
È per questo che non dovrei stupirmi più di niente. 
Eppure proprio non ce la faccio in questo momento. Mi chiedo per l'ennesima volta cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo. Mi chiedo per quale assurdo motivo logico, Scorpius Malfoy, mio presto ex migliore amico, e quella testa calda di Louis Weasley abbiano deciso di duellare nel corridoio del settimo piano alle due di notte. Mi chiedo per quale assurdo motivo il preside Burton abbia voluto a tutti i costi affidarmi questo stupido incarico da Caposcuola che non volevo assolutamente. 
Perché io? Riley sarebbe stata molto meglio. 
Invece in dieci minuti mi ritrovo nell'aula di pozioni dove il professor Barnes in pigiama sbraita assonnato contro i due ragazzi. 
Appoggiata alla parete, le braccia conserte al petto, fisso severa le schiene del mio migliore amico e del suo acerrimo nemico. Sono entrambe tese e leggermente ingobbite. Sento la tensione che aleggia come un'aura negativa intorno a loro. Non mi stupirei se improvvisamente dovesse comparire un fulmine, tanta è l'elettricità che il loro odio reciproco sprigiona. Come due perturbazioni che si aggirano minacciose in cielo, che si attraggono e respingono a vicenda fino a scontrarsi con violenza brontolando un tuono d'accusa.
Scuoto la testa per cacciare via quei pensieri assurdi e mi scappa uno sbadiglio. 
Le urla del professore non mi fanno ne caldo ne freddo, mi arrivando alle orecchie come suoni confusi e ovatti. Sento le palpebre farsi pesanti e comincio a invocare il mio letto. 
Non mi faccio tuttavia cogliere di sorpresa e il mio cervello sembra destarsi giusto in tempo per sentire Barnes togliere 30 punti a ciascuna casa e minacciare i due ragazzi con una punizione esemplare se fosse successo ancora. Lo fa tutte le volte.
Certo, non alle due di notte, ma lo fa.
Malamente ordina ai due di uscire, e mentre fa per tornarsene a letto mi rivolge un'occhiata carica di scuse e ringraziamenti.
Louis Weasley ringhia sottovoce un'offesa a Scorpius e se ne va, sparendo su per le scale. Io sbuffo sonoramente e mi incammino dalla parte opposta a quella del Grifondoro, diretta verso i nostri dormitori. Non fiatiamo. 
«Julie…» mi chiama, affiancandomi.
Lo fulmino con uno sguardo. Lui alza gli occhi al cielo.
«Andiamo! Non è colpa mia!»
Torno a fissare il corridoio di fronte a me. So benissimo che la cosa che più odia il mio migliore amico è proprio quando gli tolgo la parola. 
«Julie…»
Ancora silenzio. 
«Julie…»
«So come mi chiamo, Scorpius.» replico tentando di mantenere un cipiglio serio e freddo. Riley è bravissima in queste cose. Lui mi sbarra repentinamente la strada. Incrocio le braccia sotto il seno, fissandolo. 
«Non è colpa mia.» afferma scandendo bene le sillabe.
Sbuffo. «Lo dici tutte le volte.»
«Ma questa volta ho ragione!»
«Dici anche questo tutte le volte.»
Lui sta zitto un attimo ma non si sposta. 
«Senti Scorpius. Sono le due e mezza di notte, dovrei essere a letto da ore, vorrei dormire. Possiamo parlarne domani? Tanto è sempre la stessa storia! Va avanti così da sei anni.»
Lui sbuffa. Riesco ad aggirarlo ma i nostri corpi si sfiorano e Scorpius rabbrividisce. Do la colpa alla temperatura dei sotterranei e gli metto una mano sulla spalla. 
«Andiamo, Scorpius. È tardi.»
Lui annuisce distratto. Quando arriviamo davanti all'ingresso della Sala Comune, il mio amico borbotta a mezza voce la parola d'ordine che ci permette di entrare. Sto per salire le scale e andare a dormire ma appena poggio il piede sul primo gradino Scorpius mi ferma.
«Julie!»
Mi volto verso di lui. Rimaniamo a fissarci per un lunghissimo istante. 
«Mi...» deglutisce faticosamente. «Mi dispiace.» sussurra poi con un filo di voce. Infine sparisce su per i suoi dormitori senza guardarmi.
È raro che un Serpeverde chieda scusa. Anche agli amici. Perciò mi godo quel momento, gongolando e sorridendo al vuoto mentre salgo le scale, lasciando che un senso di sollievo e compiacimento mi si spanda nel petto. Mi addormento sentendo ancora questo strano senso di pace. 


La mattina dopo, anzi, poche ore dopo vengo brutalmente svegliata da un'impettita Riley; è già vestita di tutto punto, la divisa è come sempre impeccabile, i capelli corti e neri, perfettamente lisci le arrivano sotto le orecchie e sono stati pettinati con cura e precisione, le scarpette di vernice lucide e brillanti. 
«Julie, alzati. Sei in ritardo, come al solito.» annuncia ticchettando con le scarpe sul pavimento andando ad aprire la finestra. 
Mugolo e mi rigiro tra le coperte. «Ancora cinque minuti, Rì.» borbotto ancora mezza addormentata.
«Perchè non vai a dirlo a Burton, col quale hai due ore di Trafigurazione stamattina? Esattamente tra mezz'ora?»
Non è sempre così acida. 
Bè, in realtà sì lo è. Sempre. Ma non è cattiva. È solo il suo modo di fare. 
«Vuoi beccarti una punizione per caso, Julie? Andiamo alzati. Veloce! Andiamo! Tirati su da quel cuscino!»
Protesto animatamente ma è tutto inutile. Alla fine mi arrendo e mi trascino in bagno  seppure con le movenze di uno zombie, a meno che non voglia rischiare di ritrovarmi delle cavallette nel letto. E non sto scherzando. Una volta Riley l'ha fatto veramente, per svegliarmi. E se c'è una cosa che odio al mondo più dei ragni, quelle sono le cavallette. 
Sento Riley appoggiarsi delicatamente alla porta chiusa del bagno. «Muoviti Julie!»
Sbadiglio. «Sì. Certo.» e le e della seconda parola si allungano di qualche secondo. 
«A che ora sei andata a letto ieri, Julie?» domanda scoraggiata la mia migliore amica dall'altra stanza.
Biascico la risposta. «Due e... e mezzo. Colpa di Scorpius.» 
Gli occhi sono pesanti e fatico a tenerli aperti. 
«Sai che se fossi una ragazza pettegola e frivola, avrei già frainteso?»
Tiro di scatto su la testa e apro gli occhi, per regioni misteriose sbatto il gomito alla parete. 
«Rì!»
La sento ridere. «Hai fatto tutto da sola, Julie!»
Scuoto la testa. «Ha litigato con Weasley. Louis Weasley.» le spiego. 
«Alle due di notte?»
Mi asciugo la faccia bagnata. «Sì. Non chiedermi perché. Lo devo ancora capire.»
Riley sta in silenzio fino a quando non esco dal bagno, qualche minuto dopo. 
«Come mai eri in giro alle due, scusami? Il turno di Caposcuola non dovrebbero finire a mezzanotte?» domanda all'improvviso mentre mi guarda appoggiata al mio letto. 
Sbadiglio per l'ennesima volta. Ho un sonno pazzesco. 
«Ho... Ho finito tardi un lavoro che mi aveva assegnato il preside. Le solite cose noiose. E stavo per andarmene a letto che ho beccato quei due lanciarsi contro incantesimi in corridoio.»
Mi infilo le scarpe e Riley si avvicina con la mia borsa in mano. Me la porge appena ho finito. 
«È strano.»
Mi stringo nelle spalle. «Sì, ma non mi interessa. Scorpius deve smetterla di litigare con lui. Non ha più dodici anni. Dovrebbe imparare a crescere.»
Riley mi segue fuori dal dormitorio. 
«È un ragazzo, Julie. Non crescerà mai.» 
Trattengo un sorriso, mentre alzo gli occhi al cielo. La mia amica mi spinge fuori dalla Sala Comune. 
«Visto?! Che ti avevo detto? Siamo in ritardo! Muoviti, andiamo!»
Ed eccola che rientra in modalità pignola Serpeverde con istinti materni nei miei confronti. 
Corriamo verso l'aula di Trasfigurazione, e arriviamo per un pelo in orario, proprio mentre il professore entra. Mi guardo intorno e vedo Scorpius seduto da solo su un banco in terza fila. Senza pensarci due volte borbotto uno «Scusa» a Riley e corro a sedermi al posto vuoto accanto al mio migliore amico. 
Riley sbuffa e si lascia scivolare accanto a Derek Nott, qualche banco davanti a me. 
Scorpius sobbalza quando mi siedo col fiatone e lo urto col gomito. 
«Sei arrivata, finalmente.» commenta abbassando la voce quando il preside Burton fa per iniziare la lezione. 
«Scusa se ieri sono andata a dormire alle tre di notte, eh principino.»
Lui sbuffa. 
«Ti ho chiesto... Scusa.» mi ricorda deglutendo sonoramente. 
Ghigno.«Oh sì, questo me lo ricordo.»
 «Non fare quel sorriso inquietante, Julie.» mi riprende colpendomi al braccio. 
Devo trattenere una risata e cerco di concentrarmi sulla nuca quasi del tutto scoperta di Riley qualche metro davanti a me, che prende tranquillamente appunti. 
Io scribacchio una frase che mi sembra importante sul libro, quando in realtà è l'unica che ho sentito. 
«Con Weasley...» inizia Scorpius. 
Mi volto verso di lui. «Davvero. Non devi dirmelo per forza.»
Lui puntella ripetutamente la penna sul banco. «Julie, non è come pensi.»
«Ripeto, Scorpius, che non mi interessa. Ero solo stanca e volevo andare a dormire. Dimentica tutto quel che posso aver detto. Se vuoi sfogare i tuoi impulsi da mentalmente frustrato sugli studenti, fai come ti pare. La prossima volta semplicemente non farti beccare da me, e da nessun altro se possible.»
«Non è questo, solo...» tenta continuando a giocare con la penna. È un vizio che si porta dietro dal primo anno.
«Malfoy! Moore!» sobbalziamo, colti in fragrante da Burton. «Silenzio per favore.»
Mi allontanato impercettibilmente dal mio amico. «Ci scusi, professore.»
Ma il preside ha già ripreso la sua lezione. 
«Toglimi solo una curiosità, Scorpius.» dico poi, irrigidendomi. «Che ci facevi laggiù a quell'ora?»
Lo sento irrigidirsi a sua volta, chiaramente a disagio. «Io...»
Lo interrompo realizzando ovviamente la cosa.. «Avevi detto che avresti smesso. Me lo avevi promesso.» 
«Lo so.» ammette sospirando sotto voce.
«Perchè non l'hai fatto?»
Scorpius abbassa lo sguardo sulla sua pergamena e stringe la sua piuma fino a quando le nocche non gli diventano bianche. 
«Ti stai facendo solo male, Scorpius.»
Lui fa spallucce.
Mentre fisso la sua schiena leggermente ingobbita mi chiedo come sia possibile che dopo tutti questi anni, il mio migliore amico soffra ancora così tanto. 
La famiglia Malfoy ha dovuto sopportare un duro colpo una decina di anni fa. 
Scorpius aveva appena 6 anni, quando sua madre, Astoria è rimasta incinta di nuovo dopo la sua nascita. Il futuro nascituro era una grande fonte di speranza per il piccolo Scorpius. Draco e Astoria erano felici. Dopo nove mesi di gravidanza, la donna aveva dato alla luce un esserino sano e affettuoso; il piccolo Nihal.
Il fratello maggiore aveva preso a curarsi in prima persona del neonato. Eppure niente era riuscito ad impedire l'inevitabile. 
Il piccolo Nihal, a poco più di un anno dalla sua nascita, fu trovato morto, in camera dei genitori mentre stringeva tra le manine la boccetta di una pozione mortale preparata dallo stesso Draco. Il padre pensava di averla messa al sicuro, sotto il suo letto, chiusa in una scatola, ma evidentemente la curiosità di Nihal era stata fatale. 
Il fratello maggiore era rimasto profondamente sconvolto dalla scomparsa del piccolo. La famiglia aveva dovuto sopportare un brutto periodo. 
Ma alla fine, piano piano, le cose erano tornate al loro posto, sopratutto con l'inizio del soggiorno del maggiore a Hogwarts.
Scorpius sembrava aver superato quella fase di profonda depressione che l'aveva colpito alla morte del fratellino. Almeno era quello che pensavo fino a un anno fa, quando lui ha trovato uno specchio. Lo Specchio. Lo Specchio delle Brame. 
Nella Sanza delle Necessità, per puro caso. 
E l'immagine di Nihal aveva ripreso a tormentarlo, come un fantasma, di una vita che non gli era stato concesso provare a vivere. 
Gli avevo detto più volte di smetterla, di smetterla di continuare ad andare a quello Specchio. Non lo avrebbe di certo aiutato. E men che meno, avrebbe riportato in vita suo fratello. Doveva andare avanti, come aveva fatto negli anni precedenti. 
Non dimenticare, semplicemente reagire. 
«Faresti lo stesso al mio posto, credimi.» sussurra, la testa altrove.
Sbuffo.
«Scorpius...»
Lui si gira verso di me, e ci fissiamo per qualche istante. Aggrotto le sopracciglia, confusa. I suoi occhi sono cupi ma non tristi. Malinconici non disperati. Non riesco a capire dove stia il problema. Mi sento come se mi sfuggisse un dettaglio importante. Come se avessi sbagliato a calcolare qualcosa. 
«Per favore, mi prometti che almeno ci proverai?» tento. «Non puoi continuare a vivere questa favola.»
Lui annuisce distratto. 
Il mio sguardo si posa ancora sulla schiena della mia migliore amica sempre intenta a seguire la lezione. Sospiro, appena con la coda dell'occhio intravedo Scorpius ancora incantato nella stessa posizione di prima. 
Faccio scivolare la mano sinistra al mio fianco e gli afferro la mano che aveva abbandonata sulla sua gamba. Lui mi stringe forte, come se avesse paura che scomparissi. Come se fossi io l'illusione. Come se fossi io quella dall'altra parte dello Specchio. 













Angolo dell'Autrice:

Salve popolo! Vi sono mancata?
Se Dio vuole sono tornata. Era davvero tantissimo che non me ne partivo con un'altra storia, e sopratutto sono sparita anche da efp, ma non è colpa mia. La mia media scolastica non ne sarà felice. 
E può darsi che una lunga lista di serie TV abbiamo contibuito alla mia pausa. Ops. 


Comunque, eccomi qui. 
Sinceramente, vi chiedo di non giungere a conclusioni affrettate, perché sono piuttosto soddisfatta di questa
storia. Non ho mai visto il mondo magico dal punto di vista della Nuova Generazione, e ho voluto provarci, provare qualcosa di nuovo. E... Ta-dan. Here I am.

Ho un modesto numero di capitoli già pronti e addirittura uno spin-off ma non posso darvi un giorno fisso per l'aggiornamento perché tutto dipende dalla scuola e dalla mia pigrizia, entrambi molto influenti sulle mie azioni. Ma prometto di impegnarmi a non sparire per mesi. Lo prometto! 

Mi farebbe davvero piacere cosa ne pensate di questa storia, perché davvero ci tengo. Grazie mille a tutti! 
Un bacio e a presto! 
Alice


 
   
 
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