Le Cose Che Vorrei Dirti

di Emadiam
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 2x01. L’uomo che vuole. ***
Capitolo 2: *** 2x02. L’uomo che sorride. ***
Capitolo 3: *** 2x03. L’uomo che contempla. ***
Capitolo 4: *** 2x04. L’uomo e l’illusione. ***
Capitolo 5: *** 2x05. L’uomo amato. ***
Capitolo 6: *** 2x06. L'uomo che urla. ***
Capitolo 7: *** 2x07. L'uomo libero. ***
Capitolo 8: *** 2x08. L'uomo in silenzio. ***



Capitolo 1
*** 2x01. L’uomo che vuole. ***


“Le porte del Parlamento si aprirono e la folla accolse Robert Peel con urla di ovazione. Il primo ministro ringraziò la folla e Drummond per il sostegno. Daniel McNaghten estrasse la pistola e premette il grilletto, ma fu spintonato, mancò Sir Robert (e chiunque altro) e venne fermato prima che potesse sparare di nuovo. Dopo lo spavento, Drummond salutò Peel, che si allontanò in carrozza, e raggiunse Alfred al Ciro’s. Fu una serata perfetta. Il giorno successivo, Drummond parlò a suo padre e a Lothian, annullando il fidanzamento. Si recò a Buckingham Palace per informare subito Alfred e vissero per sempre innamorati, felici e contenti.” Fine.

T__T
 
Invece no. Purtroppo, la mia pignoleria m’impone di scrivere cose con un senso compiuto che siano credibili all’interno della storia originale, perciò farò la seria. Approfitterò per inserire questa premessa molto lunga in questo capitolo molto corto.
 
Questa storia, scritta nella soggettiva di Edward, è contemporanea alla fanfiction “Le cose che non ti ho detto”, scritta nella soggettiva di Alfred. I numeri dei capitoli si riferiscono alle puntate della serie tv, poiché le scene descritte corrispondono a quanto si verifica in ogni episodio.
 
Scrivendo, sono emerse le numerose, grandi incongruenze presenti nella sceneggiatura della serie. Non mi riferisco alla vera età dei personaggi realmente esistiti, dopotutto certi adattamenti diventano alle volte un’esigenza di narrazione. Mi riferisco invece allo scorrere del tempo nella relazione tra Alfred ed Edward rispetto al tempo che passa nei fatti che accadono durante le puntate. A conti fatti trascorrono circa tre anni fra la 2x01 e la 2x08 (basti pensare alla nascita della prole regale), mentre la relazione tra Edward ed Alfred sembra si svolga nell’arco di tre o quattro mesi. Ora, succedono cose, tra loro, che m’impediscono di convincermi che questi due impieghino tre anni solamente per darsi un bacio, perciò ci ho messo del mio, sempre nel rispetto della credibilità.
 
Mi sono soffermata a lungo a studiare possibili compromessi anche tra la finzione della serie rispetto agli eventi storici documentati. Ho fatto del mio meglio per conciliare tutto quanto, inserendo magari scene da me inventate per dare plausibili giustificazioni a ciò che accade.
Qui riporto alcune note:
  1. Tra la puntata 2x01, ambientata un mese dopo la nascita di Victoria, e la puntata 2x04, quando nasce Albert, trascorre un anno.
  2. Tra l’episodio 2x05 e l’episodio 2x06 trascorre un altro anno, visto che alla fine del 2x05 Victoria è incinta e il 2x06 comincia col battesimo di Alice. Alice nasce circa un anno e mezzo dopo Albert, inoltre, alla fine della puntata 2x07, Alice sembra avere passato l’anno di età.
  3. I dialoghi riportati sono una selezione tra quelli originali e quelli adattati nella versione italiana, nei quali, talvolta, ho corretto qualche imprecisione.

​Buona lettura!


2x01. L’uomo che vuole.


Mi congedo dalla regina con un certo disappunto, mi volto e vi riscopro davanti a me. Improvvisamente, perdo la percezione di dove io mi trovi. Mi salutate, ma qualsiasi cosa io mi proponga di rispondervi mi appare infinitamente sciocca. Finisco nuovamente per tacere. Non comprendo del tutto la ragione che mi spinge a comportarmi in modo tanto poco educato con voi. Siete un uomo gentile, Lord Alfred, dal carattere gioviale. Confesso di ritenervi assai piacevole. C’è qualcosa in voi... Prendo coscienza della mia posizione e del fatto che vi sto di nuovo fissando. Perdonatemi. Devo tornare a fare rapporto al primo ministro. In carrozza, ricordo quando c’incontrammo per la prima volta. Mi sorprese che mi conosceste, ma suppongo fosse ovvio, vostro padre è un Tory. Anche voi intraprenderete la carriera politica, in futuro? Non mi dispiacerebbe avere l’occasione d’incontrarvi ogni giorno. Mi ritrovo sempre a concludere che la mia giornata diventa migliore, se vi vedo.
 

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Capitolo 2
*** 2x02. L’uomo che sorride. ***


2x02. L’uomo che sorride.
 
 
Sembrerebbe che il cagnolino della regina vi abbia preso in simpatia, Lord Alfred. La sovrana vi sta affidando l’intrattenimento per gli ospiti della serata culturale e avete già avanzato alcune proposte. Non posso nascondere il sorriso, tanto più che cullate la bestiola fra le vostre braccia come fosse un bambino.
«E voi sceglierete gli scienziati, signor Drummond.»
Avanzo di un passo, chiamato in causa dalla regina. «Con piacere, mia signora.» Non avrei osato sperare in tanta fortuna. Sono impaziente di organizzare quest’evento con voi, Lord Alfred.

 
***
 
 
Capisco le vostre intenzioni quando mi chiedete di chiamare il principe nella sala dei ricevimenti. Lo avete fatto per lasciare la regina sola con Lord Melbourne, dopo tanto tempo. Siete affezionato alla sovrana, ve lo leggo sul volto, e penso abbiate ragione di esserlo. Sto imparando a conoscerla anch’io. Avete un cuore generoso, Lord Alfred. Si può dire che la nostra serata stia risultando un successo, non trovate?
 
 
***
 
 
Mi affaccio sul terrazzino, certo di trovarvi lì. Infatti eccovi, alle prese con un fiammifero poco collaborativo. «La regina è tornata? Ho dei documenti da parte del primo ministro.»
«Sì, è tornata. E’ stata una giornata pesante.»
Sollevate il vostro sigaro spento e ne approfitto sfacciatamente. Estraggo il mio acciarino da tasca. «Questo potrebbe aiutare.» Il vostro viso stupito dal fuoco che si è sprigionato m’inonda il cuore.
«Siete molto bene attrezzato.»
Attendo che accendiate il sigaro. «Non vado da nessuna parte senza il mio acciarino.» Ripongo l’oggetto in tasca, senza smettere di guardarvi. Ogni volta mi ritrovo sempre più riluttante a separarmi da voi. Siete straordinariamente innamorante in divisa da ufficiale. Realizzo con la mente ciò che ho appena pensato. E’ bene che io torni ai miei doveri.

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Capitolo 3
*** 2x03. L’uomo che contempla. ***


2x03. L’uomo che contempla.
 
 
Capisco che troviate le contestazioni della regina interessanti, Lord Alfred, ma mi riesce difficile prestare il mio sostegno al primo ministro, se continuate a lanciarmi queste occhiate. Mi fanno desiderare di trascorrere il mio tempo qui conversando con voi. Il problema che si pone per la tutela dei tessitori inglesi non è di poco conto. Forse potrebbe risolversi senza troppo scalpore. «Mi chiedevo, mia signora, se posso darvi un consiglio, come principale componente dell’alta società, se voi rendeste noto che indossate solo seta di Spitalfields…»
«E’ vero, mia signora.»
Vi osservo con una certa curiosità prendere posto affianco a me.
«Se doveste presiedere a un evento al quale a tutti gli invitati fosse richiesto di indossarla…»
Questo è un interessante suggerimento, continuate.
«Be’, questo, penso, porterebbe la questione all’attenzione del pubblico più di qualunque altra cosa.»
La regina sembra deliziata. Sono felice che mi abbiate appoggiato con tanto entusiasmo, Lord Alfred. Sapete che ella nutre una gran considerazione per voi e la vostra opinione. Siete stato gentile a intervenire.
«Mi chiedo, mia signora, visto il notevole scontento tra le classi meno abbienti, attualmente, se un ballo non possa venire… mal interpretato.»
L’obiezione di Sir Robert è giusta. Noto la vostra delusione e continuo a ragionare. Quale altro evento potrebbe rivelarsi egualmente congeniale allo scopo?
«Mal interpretato, Primo Ministro?»
«Penso a Maria Antonietta, la defunta regina di Francia, che, quando il popolo di Parigi chiedeva pane, rispose “Che mangino brioches”.»
«Se io facessi parte delle classi inferiori, biasimerei il primo ministro, che promuove le leggi sul grano che rendono il pane troppo caro.»
Devo darvi ragione. La regina è in grado di raggiungere livelli di acutezza ragguardevoli, quando si prefigge uno scopo.
 
 
***
 
 
Il racconto del signor Planché su re Edoardo mi è d’ispirazione, quindi avrei un invito da farvi in merito al costume per il ballo. Spero con tutto il cuore che l’accetterete con lo stesso entusiasmo che mi pervade al solo immaginarne il risultato. Spero ci venga concesso un momento per parlarvene in privato, terminata questa visita all’abbazia. Intanto i miei occhi vi cercano continuamente. Sembra che ciò non vi dispiaccia, noto come anche voi mi guardate. A questo punto, vorrei la certezza che il nostro fine sia comune ad entrambi.
 
 
***
 
 
Desideravo tanto vedervi con indosso il mio stesso vestito e, ora che siete qui, sono lieto che abbiate accolto la mia proposta. Questa tonalità di verde vi dona moltissimo. Sapevo che amate i balli, Lord Alfred, ma vedervi danzare… Comincio a provare una punta d’invidia verso la vostra dama. Vi cammino attorno immaginando di sfiorare le vostre mani giunte dietro la schiena. Ogni giorno è sempre più difficile, per me, trattenermi. I nostri sorrisi occasionali oramai non mi bastano più. Perdonatemi, mio caro Alfred, ho deciso di mettervi alla prova stasera.
 
 
***
 
 
Fisso il ritratto davanti a me, senza realmente vederlo. Ho iniziato a volgere la mia mente verso cose alle quali non vorrei pensare. Mio padre sta diventando pressante. Contemplo lo sguardo della dama ritratta, interrogandola in silenzio.
«“Oh, che cosa ti tormenta, armato cavaliere, solo e pallido errante?”»
Il mio cuore perde un battito. Eccovi, finalmente.
«Perché non siete di là a deliziar le damigelle?»
Non posso contenere la mia felicità nel vedervi qui e sono costretto a distogliere lo sguardo, rispondendo la prima cosa che mi viene in mente. «Non lo so, Lord Alfred.» Tento di indagare nei vostri occhi. Siete venuto qui, da me. E’ stato un sotterfugio a fin di bene, il mio. «Voi perché?»
Tendete ad abbassare lo sguardo quando vi sentite a disagio, ma qui non è solo questo. Il modo in cui mi scrutate è la vostra risposta. Vi guardo andarvene senza aggiungere altro. Inspiro per respingere in grembo l’impulso di rincorrervi. E baciarvi.
 
 
***
 
 
A Westminster, Sir Robert subisce le aggressive rimostranze per il ballo a palazzo e non posso fare a meno di provare una punta di rimorso. Rivivrei quella serata altre mille volte. E vi bacerei in tutte.
 
 
***
 
 
Un’altra occasione per vedervi con la scusa di illustrare al principe i lavori di ricostruzione del parlamento.
«Questa è Westminster Hall, l’unica parte del parlamento sopravvissuta all’incendio.»
Il principe m’interrompe per raggiungere Lord Melbourne. Mi trattenete con un gesto. Spero che sia per il desiderio di scambiare due parole da soli, invece state osservando l’ex primo ministro. Da un’occhiata più attenta, mi accorgo che in Melbourne vi è qualcosa di diverso. Mi fermate di nuovo, a debita distanza dal principe e Melbourne.
«Ammiravo il soffitto. Ha cinquecento anni. Diedi io l’ordine di salvarlo dal fuoco. A volte penso sia il mio successo più duraturo.»
Il tono dell’ex primo ministro cattura la mia attenzione.
«Vorrei aver costruito qualcosa. Aver lasciato un segno in questo Paese.»
«Ma eravate Primo Ministro.»
«Oh, qualsiasi sciocco può fare il primo ministro, ma… lasciarsi dietro una cosa bella… una cosa come questa… qualcosa che le persone ammireranno nei secoli futuri è… qualcosa per cui vale la pena vivere.»
Rifletto su questa poetica e significativa affermazione. Ora posso comprendere, almeno in parte, il motivo per il quale la sovrana fosse tanto affezionata a Lord Melbourne. Il principe, invece, deduce il vero punto della questione.
«Vi prego, perdonate se lo chiedo, ma… siete in salute?»
«No. Non posso dire sì, signore. Non posso dire di sì.»
D’improvviso, provo compassione pensando alla regina. Avrà il cuore a pezzi, quando lo verrà a sapere. Sono colto da una calda sensazione, Alfred. Adesso ho l’impressione di riuscire a capire meglio anche voi.

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Capitolo 4
*** 2x04. L’uomo e l’illusione. ***


2x04. L’uomo e l’illusione.
 
 
Immergo i miei pensieri nel cielo grigio azzurro che copre Londra. Ho discusso con la mia famiglia anche questa mattina, non ero di umore adatto a tornare a casa e sono qui. Sembra l’unico posto, al momento, in cui io riesca a stare in pace. Trattandosi di Buckingham Palace, la cosa assume rilievi bizzarri. Mio padre diventa insistente ogni giorno di più nei suoi propositi. Non ho il cuore di parlarvene. Ha già organizzato un incontro con Lord Kerr. Vorrei che egli fosse più ragionevole… Il solo immaginarvi su questo terrazzo a fumare mi rasserena. Spero non dobbiate partire per Coburgo. Fino a quando questa situazione potrà continuare?
«Drummond.»
Eccovi. Attendo che vi avviciniate, prima di posare gli occhi su di voi.
«Cosa vi porta in quest’angolo del palazzo?»
Sorrido. Per voi non è certo un mistero. Guardo all’interno per accertarmi che nessun altro sia presente, ma in verità cerco uno spunto di conversazione.
«Che giorno triste per il principe… Chissà se la regina l’accompagnerà al funerale?»
«Mm. Credo di no. La regina è un po’ stanca dopo il parto.»
La cosa mi colpisce. «Credevo fosse felice di aver assicurato l’erede.» Vi fa ridere?
«Presumo che noi non capiremo mai il gentil sesso, non è vero?»
Ammiccate. Abbasso gli occhi, sorridendo. Siete piuttosto diretto, oggi. Le vostre parole fanno riaffiorare quelle di mio padre e m’infondono coraggio. Non posso davvero rifiutare la natura del rapporto che mi lega a voi.
 
 
***
 
 
«Il tunnel del signor Brunel ha richiesto oltre vent’anni di lavori. Una volta inaugurato sarà più rapido attraversare il Tamigi.»
Il silenzio della regina alla mia dichiarazione sta diventando allarmante. Sir Robert interviene in mio aiuto nel persuaderla, seppur inutilmente, ma è per un’evenienza come questa che ho portato con me il modellino del progetto. «Forse dovreste dare un’occhiata a questo, mia signora.» A quanto pare ho avuto ragione.
«Che fanno tutte quelle persone là sotto?»
«Stanno passeggiando sotto l’acqua, mia signora.»
La regina sembra particolarmente attratta dall’opera.
«Bene.»
Ricambio il vostro sguardo di complimento con una certa soddisfazione.
«Lo terrò. Comunque… non posso intervenire.»
Sir Robert mi guarda con la stessa preoccupazione che nutro io. Non va bene. Che altro fare per indurla a occuparsi dei suoi doveri di sovrana?
 
 
***
 
 
Guardo Sir Robert tentare di vincere l’apatia della regina. L’esplosione all’armeria è un incidente di un’entità talmente grave da non poter essere soprasseduto. Il primo ministro ha ragione d’insistere, ma l’inerzia di sua maestà a questo punto è tale da renderla facilmente condiscendente. Rimango in disparte a osservare la regina porgere le proprie condoglianze ai feriti ricoverati al Saint Jude. Riesco a percepire lo sforzo che le costa adempiere a questo dovere. Persino Sir Robert è toccato dal dolore della sovrana, mentre l’accompagna alla carrozza.
«Deve essere stato molto penoso per voi, mia signora, ma so che la vostra presenza ha significato molto per queste povere anime.»
Se l’aveste vista, Alfred, sono certo che sareste ancora più orgoglioso di servire una sovrana come lei.
 
 
***
 
 
Osservo le fiamme nel camino. Accolgo il senso di quiete che mi trasmette essere qui solo con voi come una benedizione, dopo la giornata trascorsa.
«E’ un peccato che nessuno si sia voluto unire a noi.»
Rido tra me e me. Già, proprio un peccato. Alfred, siete senza ritegno. «Di cosa parleremo?»
Vi assecondo nel brindisi, arridendo all’idea di questo momento per noi.
«Oh, scusatemi.»
Da non credere, un momento solo davvero! Vi imito nell’alzarmi all’infelice ingresso della signorina Coke.
«Credo di aver lasciato qui i miei spartiti di Chopin.»
«No, signorina Coke. Prego, perché non… vi unite a noi?»
Leggo il vostro palese disappunto quando d’impulso la invitate ad accomodarsi e non riesco in alcun modo a trattenere un sorriso divertito. La vostra insita natura di cavaliere è uno degli aspetti che mi piace di più in voi e trovo veramente adorabile il vostro maldestro tentativo di contenerla. Mi dirigo al vassoio per versare un piccolo calice di liquore, fin tanto che l’affabile signorina Coke siede al mio posto.
«Nessuna notizia da Coburgo?»
«No.»
Mi sento compiaciuto della vostra risposta secca.
«Mi domando come il principe Ernest affronti la sua nuova vita da duca.»
«Mi auguro meglio del padre.»
«Suppongo dovrà trovarsi una sposa.»
Le parole della signorina Coke mi riportano bruscamente alla realtà e i miei occhi colpevoli si posano su di voi. Indugio qualche istante per riempire un secondo bicchiere. Devo dirvelo. Vi sto ingannando ed è una delle sensazioni più sgradevoli che io abbia mai provato. Devo dirvelo, eppure non ho il cuore di farlo. Ora più che mai sono deciso a dissuadere Lothian e mio padre dai loro propositi.
 
 
***
 
 
Esco di fretta dal White’s. Adirato. Disilluso. Amareggiato. Kerr, maledetto testardo.
 «Ah, Drummond!»
No. Alzo gli occhi, atterrito. Oh, vi prego. Voi no.
«Non sapevo foste uno dei membri.»
Ho la gola secca. «Non lo sono.» Vi devo la verità. Deglutisco a vuoto. «Dovevo vedere il marchese di Lothian.» Vedo il buonumore sul vostro viso tramutarsi lentamente in apprensione. Mi sento male.
«E’ un vostro amico?»
Abbasso gli occhi. Ormai non posso più evitarlo. «Sta per diventare mio suocero.» Dio. L’istante esatto in cui vi si è fermato il cuore…
«Siete fidanzato.»
Qualsiasi parola io voglia aggiungere rimane bloccata nel mio stomaco. Vorrei che mi prendeste a pugni.
«Posso farvi le mie… congratulazioni?»
Congratulazioni?
«Con permesso.»
I vostri passi si allontanano alle mie spalle ed io resto immobile. Non doveva andare così. Inspiro una profonda boccata d’aria. A ragion veduta, era inevitabile. Qualsiasi cosa fosse successa, in ogni caso avrei finito per ferirvi. V’erano altri mille modi per mettervi a conoscenza della cosa, modi nei quali avrei certamente potuto spiegarvi la mia parte in tutto ciò e rassicurarvi in merito alle mie intenzioni. Sono uno stupido.
 
 
***
 
 
Non avete risposto alla mia lettera. Mi concentro sull’ingegner Brunel e il primo ministro per impedirmi di guardarvi. Vi capisco. Al vostro posto, io l’avrei strappata senza alcuna esitazione. Tuttavia ve ne sarà una seconda ad attendervi, quando tornerete a palazzo. Non vi costringerò a rivolgermi la parola di persona contro la vostra volontà. Un boato di applausi mi riscuote e mi avvicino alla regina, appena scesa dalla carrozza. «Il signor Brunel vi aspetta, mia signora.» Seguo Sir Robert mentre accompagna la sovrana dall’architetto. Passandovi davanti, non posso fare a meno di notare l’impegno con cui state scrutando il suolo, pur di scongiurare l’eventualità di incrociare i miei occhi. Osservo la regina e Brunel inaugurare una delle più importanti costruzioni del secolo e l’unica cosa a cui penso siete voi.




Note:

1. Lord Alfred Paget fu membro del rinomato circolo per gentiluomini White’s. Nell’episodio, Alfred dice ad Edward “Non sapevo foste uno dei membri.”, pertanto ho dedotto che Edward abbia incontrato Lothian proprio al White’s (nonostante la location esterna utilizzata per le riprese sia Wentworth Woodhouse).
2. Kerr è il nome della famiglia insignita del titolo di Marchese di Lothian.

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Capitolo 5
*** 2x05. L’uomo amato. ***


2x05. L’uomo amato.
 
 
Sir Robert ha ragione di sottoporre all’attenzione della regina questa preoccupante eventualità. «Louis Philippe ha ottenuto un incontro, ieri.» Alfred.
«E’ suo figlio Antoine, duca di Montpensier, che mi preoccupa.»
«Infatti, signore.» Rallento all’istante mentre passate risolutamente accanto al primo ministro.
«Buongiorno, Sir Robert.»
«Lord Alfred.»
Non vi siete voltato indietro per un secondo. Sopprimo la voglia di fermarvi, tornando a Peel e alla sgradevole questione di stato.
«Potrei scrivere io una lettera al re Louis Philippe, per esprimere il nostro disappunto riguardo un’unione con la Spagna.»
Sir Robert sta spiegando alla regina i rischi diplomatici che la corte del principe francese all’infanta di Spagna potrebbe comportare e di quanto possa essere inefficace una semplice lettera. Nel frattempo, il tè bollente nella mia mano attua nella mia persona un effetto calmante oltre la norma. Nei miei occhi persiste il vostro sguardo di poco fa. Mi alzo quando la sovrana lascia la sala e riordino i documenti, finché Sir Robert compie un ultimo tentativo con il principe.
«Signore?»
«Sì?»
«Purtroppo temo che una lettera di sua maestà possa essere mal interpretata. Sapete che vostro zio Leopold vuole che il principe Ferdinand sposi la regina Isabella.»
«Questa faccenda non mi riguarda.»
«No, di certo no, ma… sospetto che Louis Philippe penserebbe a una cospirazione dei Coburgo.»
«Non sono responsabile per mio zio.»
Il principe abbandona il nostro incontro dando ad intendere di non voler più affrontare la questione. Tra lui e voi, non si può dire che sia stata una buona giornata.
 
 
***
 
 
«Io, Primo Ministro?»
«La vostra presenza come rappresentante del governo inglese potrebbe rivelarsi utile, Drummond. Louis Philippe è un uomo scaltro, temo che la regina possa necessitare di un consiglio più sentito di quello del principe Albert. Sembra non essersi ancora ripreso dalla morte del duca.»
«Perdonatemi, Sir Robert, ma siete convinto? La regina non sembra avermi in particolare simpatia.»
«La regina ha meno in simpatia me, Drummond. E’ possibile che non siate comunque costretto ad intervenire, ma la partecipazione di un membro del governo è… diplomatica, alle apparenze del re.»
Ringrazio Peel per la fiducia dimostratami e il cuore mi si riempie con un sorriso. Accompagnare la regina in Francia è forse la mia più grande occasione. Non potrete continuare a serbarmi rancore per l’intero soggiorno durante le prossime settimane.
 
 
***
 
 
Sorrido al mal di mare della duchessa di Buccleuch. Forse la regina ha preteso troppo dalla sua dama guardarobiera. La signorina Coke appare entusiasta di questo viaggio, esattamente come me. Per motivi differenti, certo. Cosa leggete con tanta passione, Lord Alfred? Il titolo non è visibile da quassù. Alzo lo sguardo all’orizzonte. Avrò modo di saperlo. Siamo già in vista della costa francese.
 
 
***
 
 
Guardo re Louis Philippe scendere dalla sua carrozza assieme al figlio Antoine. Sembra non essere particolarmente allettato all’idea del principe di Coburgo, ma fa buon viso a cattivo gioco, poiché pare sinceramente felice di vedere la regina d’Inghilterra… che prende per le braccia… per baciarla sulle gote. E’ stato imbarazzante per tutti, o, per lo meno, tutti gli inglesi presenti. Avrei voluto vedere la reazione di Sir Robert.
 
 
***
 
 
Ed eccoci sulla stessa carrozza, Lord Alfred. Vi guardo, cercando un modo per rompere il ghiaccio, invece la duchessa provvede per me.
«Un bacio su tutt’e due le guance, come se fosse una semplice lavandaia!»
«Penso che sia l’usanza francese… Non è così, Lord Alfred?»
«Non saprei.»
Siete veramente cocciuto, Alfred.
«E pensare che ho promesso a tua madre di badare a te. Ed eccoci qua, a Sodoma e Gomorra! Questo Paese non conosce pudore.»
Sorridete ai brontolamenti della duchessa e mi guardate. Dopo tutti questi mesi, la fiammella della speranza torna ad incendiare il mio animo.
 
 
***
 
 
Concordo sull’offrire un sostegno morale al principe, il quale appare notevolmente in difficoltà nella corte francese.
«Lord Alfred, avete notato che tutte le signore hanno il volto dipinto?»
«Sì, signore, penso che abbiate ragione.»
«E’ sorprendente, non è vero?»
Sono convinto gli sarebbe utile vedere la cosa da una diversa prospettiva. «I francesi la pensano in modo diverso a riguardo, signore.»
«Sì, penso che persino il re possa…»
Tentate di ribaltare il malumore del principe, Alfred, però i soli a sorridere al vostro spirito siamo voi ed io.
«Son altesse le prince Ernest, Duc de Sax-Cobourg.»
Il fratello del principe qui? Immagino che gli abbia scritto della visita in Francia ed egli l’abbia raggiunto. Probabilmente sapeva che il principe Albert avrebbe avuto bisogno di sostegno morale. Mi auguro che il re non la veda piuttosto come una cospirazione a suo danno da parte dei Coburgo sul matrimonio della regina Isabella. Dal modo in cui mi restituite lo sguardo sembrate non pienamente convinto della presenza del duca.
 
 
***
 
 
Da come il re conversa con i due principi in salotto prima di cena, il mio timore appare fondato. Louis Philippe prende come espediente l’amore di un padre verso il figlio, facendo riferimento al futuro del principe Antoine sul trono di Spagna.
«Sono l’unico re in Europa che ha dovuto guadagnarsi da vivere. Non voglio che a mio figlio Antoine spetti lo stesso destino.»
«Sa Majesté la reine Victoria.»
La regina si è dipinta il viso secondo la moda francese. Presumo che i più la troverebbero bellissima.
«Siete davvero voi, Victoria? Per un momento ho creduto di essere tornato a Parigi.»
Be’, penso che il principe Ernest trovi bella qualsiasi donna solo per essere tale.
 
 
***
 
 
Mi spavento quando un tovagliolo bianco mi si para davanti agli occhi mentre prendo gli “ortolani” con le dita. Lancio un’occhiata alle dame sedute di fianco a me e trattengo a fatica una risata. Finalmente i camerieri sollevano i tovaglioli e la prima cosa su cui i miei occhi si fissano sono i vostri. Bevo un sorso di vino per contenere il mio sorriso divertito da quella bizzarria. Al termine della cena, si leva un applauso meravigliato quando vengono portate in tavola delle torrette di bignè. Avevo sentito parlare dei maestri pasticcieri francesi, tuttavia non avrei osato immaginare tanta magnificenza.
«Guardate che splendore.»
Abbasso gli occhi sui bignè con un certo nervosismo. Dal modo in cui mi avete guardato dicendolo, sembrava vi riferiste a me.
«E’ un peccato che la duchessa si sia ritirata con l’emicrania.»
Alfred, alle volte siete capace di una sfrontatezza spiazzante.
«Credo l’avrebbe considerata opera del diavolo.»
Sorrido alla constatazione della signorina Coke. Probabilmente è vero.
«Bene, sono pronto a cedere alla tentazione. E voi, Drummond?»
Mi stupisco nel sentirvi pronunciare il mio nome. Ne sono talmente felice che mi occorre qualche istante più del normale per replicare alla vostra provocazione. «Rifiutare tale creazione potrebbe causare un incidente diplomatico.»
 
 
***
 
 
Sono ammaliato dalla vegetazione tanto colorata e lussureggiante da cui siamo circondati. Questo banchetto all’aperto è una delle cose più magnifiche a cui abbia mai avuto l’onore di partecipare. Conversiamo in proposito, voi certamente siete abituato. Le corti reali sono il vostro mondo, dopotutto. Tuttavia persino voi sembrate colpito dalla bellezza del paesaggio.
«Drummond.»
Seguo la direzione dei vostri occhi e vedo il principe poco distante. M’incammino dietro di voi.
«Ah! Non è affascinante, signore? So quanto amiate le foreste.»
Con abituale franchezza, il principe non nasconde la propria insofferenza.
«Questa non è affatto una foresta, Lord Alfred. E’ più simile a un boudoir.»
Fortunatamente voi non perdete la vostra contagiosa allegria.
«Be’, il vostro francese sta migliorando, signore, devo ammetterlo.»
E rimango piacevolmente stupito. Lord Alfred, invero siete un mago e sono ben lieto per voi e la riuscita del vostro intento. Avete strappato un sorriso al principe Albert.
 
 
***
 
 
Da quando siete ritornato assieme al duca di Montpensier, assecondo le vostre buone intenzioni ed esorto il principe Albert a conferire con lui, anche su un argomento come la natura. Quando il principe Antoine suggerisce di fare una passeggiata fra i boschi, sono lieto che il vostro proposito d’instaurare un amichevole rapporto tra i principi stia riuscendo.
«Suivez moi.»
«Après vous.»
Il suono della vostra voce quando parlate francese mi solletica le orecchie come Il Gardellino di Vivaldi. Poso il mio calice sul tavolo e vi affianco dietro al principe Antoine. Il marito della regina mantiene un’andatura spedita, tanta è la sua esigenza di allontanarsi dalle frivolezze della corte francese. Dal canto mio, cerco di mantenere un passo meno affrettato, per quanto possibile, per riuscire a trascorrere questa gita in pace con voi. Il principe Albert si ferma all’improvviso e si toglie la redingote, lasciando stupito il principe francese.
«Che cosa state facendo?»
«Vado a fare una nuotata.»
«Ma prenderete freddo e vi bagnerete. Non è civile.»
«Esattamente.»
Quando lo vedo correre via, mi avvicino al ciglio accanto a Montpensier, scoprendo la più invitante cascata che abbia mai visto. Mi chiedo dove si celino laghetti simili, in Inghilterra. Vedo il principe nuotare e vi guardo con un gran sorriso stampato in volto. «Andiamo?» Vi prego, ditemi di sì.
«Certo, perché no?»
Avete già iniziato a spogliarvi e mi sfilo in fretta la camicia, seguendovi lungo il sentiero per poi saltare in acqua. Montpensier ha ragione, è gelata, ma nuotare in questo posto è una sensazione indescrivibile. Mi volto al tuffo che ho sentito alle mie spalle e noto che anche il duca di Coburgo si è lasciato convincere dall’idea del fratello. Ad ogni modo me ne dimentico subito. Sono sopraffatto da una spensieratezza che non mi sarei mai più aspettato di provare. Condividere questa parte del mio spirito con voi, Alfred, è una cosa che non può essere spiegata. Se le parole del principe non mi avessero rammentato che non siamo soli, probabilmente starei già assaporando la vostra bocca.
 
 
***
 
 
Approfittando del plenilunio che illumina i giardini quasi per intero, passeggio attorno al castello, senza la più remota possibilità di prendere sonno. Ho negli occhi la continua immagine di voi nel lago. Ogni volta che lo ricordo, mi ossessiona il desiderio di volervi baciare. Ho la sensazione che questa boccata d’aria per schiarirmi le idee sia del tutto vana, perciò rientro. Pare che le uniche persone sveglie, oltre me, siano le guardie reali. Svolto l’ultimo angolo, posando gli occhi sulla porta della vostra camera, adiacente alla mia. Il duca di Coburgo esce dalla sua stanza, stroncando sul nascere qualsiasi mia idea.
«Nemmeno voi siete riuscito a resistere al richiamo della douce nuit
Sorrido. «Non riuscivo a prendere sonno, Altezza.»
«L’aria di Francia è fatta per la notte. Potreste approfittarne anche voi.» Il principe ammicca e se ne va, allegro, da qualche marchesa, deduco. Volgo lo sguardo alla vostra stanza e mi avvicino. Tocco la maniglia. Se varcassi questa soglia… Espiro e appoggio la fronte alla porta, riportando la maniglia alla sua posizione originaria. Sfioro il legno con le labbra per augurarvi la buona notte e torno nella mia stanza, immersa nella luce azzurra della luna che filtra dalle vetrate. Abbandono la redingote sulla prima sedia che trovo, gettandomi prono sul letto, ancora vestito, ad abbracciare il cuscino. Devo obbligarmi a chiudere gli occhi. Non voglio tornare a Londra.
 
 
***
 
 
Osservo i riflessi stellati del sole calante sulle increspature del mare, appoggiato al parapetto della nave; inspiro l’aria salina e torno a scrivere appunti sul mio diario. Mi volto, attratto dal rumore della pagina che avete sfogliato. Stando qui in piedi, di fronte a voi, adesso riesco a leggere il titolo del poema che tanto vi avvince e siete prossimo a terminare. Alzo gli occhi sul vostro viso immerso nella lettura, con la pelle chiara illuminata dal tramonto. Invidio il sole che può baciarvi con la sua luce in qualsiasi momento senza alcun timore o esitazione. Sono definitivamente stregato dal vostro essere. Sfogliate un’altra pagina, visibilmente commosso. Avete ragione d’esserlo, è un bellissimo racconto.
 
 
***
 
 
Sto facendo ritorno a Londra col cuore gonfio di fiducia. Affronterò le difficoltà sul mio percorso con la forza che queste settimane passate mi hanno infuso. Guardo sempre il panorama fuori dalla carrozza, ma con un irresistibile sorriso sulle labbra, stavolta, e seduto al vostro fianco.
«Mi manca la Francia.»
Le parole sognanti della signorina Coke fomentano i miei sentimenti.
«A me no.»
«Non vi è piaciuta per nulla, zia? Dovete ammettere che la corte francese è estremamente elegante.»
«L’eleganza va benissimo, ma… mio fratello Mungo fu ucciso a Trafalgar. Faranno anche le cose con stile, Wilhelmina, ma io non amo i francesi. In fondo, non sono… rispettabili.»
Posso comprendere l’antipatia della duchessa.
«E voi, Drummond? Cosa ne pensate?»
I miei occhi vi cercano quando mi chiamate a rispondere, ma non volgo il capo verso di voi. Mi rendo conto di non riuscire a smettere di sorridere e torno a guardare fuori.
«Sono d’accordo con la duchessa. Il viaggio è stato elegante, ma… non del tutto rispettabile.»
 
 
***
 
 
Dopo il mio breve resoconto a Sir Robert, siamo entrambi invitati a cena a Buckingham Palace. A separarmi da voi, la duchessa di Buccleuch. La regina elogia con entusiasmo il ruolo del principe Albert al fruttuoso colloquio con Louis Philippe.
«Le sue parole hanno convinto il re.»
«A Sua Altezza Reale.»
Vi imitiamo tutti, Alfred, levando i calici verso il principe.
«A Sua Altezza Reale!»
Ricambio il vostro sguardo contento portandomi il bicchiere alle labbra. Dopo qualche minuto, la cara duchessa di Buccleuch esterna senza troppe cerimonie il proprio appagamento nel mangiare nuovamente delizioso cibo inglese, strappando un largo sorriso alla regina e a tutti i commensali. Inizio a trovarla simpatica.

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Capitolo 6
*** 2x06. L'uomo che urla. ***


2x06. L’uomo che urla
 
 
Sir Robert è stato saggio a non presentare di persona i documenti alla regina, considerata la divergenza di opinioni al loro ultimo incontro con Trevelyan sul problema irlandese. D’altronde, le infelici argomentazioni di quell’uomo non han di certo favorito il primo ministro. Mi sono proposto di svolgere il compito in sua vece per mettere una buona parola con la sovrana. Inutilmente, non vuol sentir ragione. Oltretutto, sembra che ogni cosa verta intorno alla Chiesa d’Irlanda. Mi domando se la regina non abbia ragione di trovare alquanto strano, se non ingiusto, il sistema, in una tale circostanza. Forse lo pensa anche Sir Robert, però non ha spazio di manovra all’interno del partito. Che situazione incresciosa. Devo sbrigarmi o farò tardi alla Camera.
«Drummond!»
MI fermo di colpo, alzando gli occhi in direzione della vostra voce. Eccolo, il mio raggio di sole in questo periodo grigio. Adoro la gioia sul vostro volto quando mi vedete.
«Non sapevo che foste a palazzo.»
«Avevo dei documenti per la regina da parte del primo ministro.» Smetto di sorridere. Ancora una volta, nel vostro sguardo intuisco ciò che vorreste chiedere. Vi esaudirei seduta stante. Mio Dio, Alfred, se poteste leggermi il pensiero… Sospiro. «Dovrei andare, c’è un dibattito sulla questione irlandese.»
«Sì, la regina non parla d’altro.»
Ma cosa può mai saperne, lei? «Il primo ministro fa quello che può. Non può modificare la sua politica perché la regina ha letto delle lettere sul Times.» Maledizione, perché nessuno se ne rende conto?
«Gli irlandesi muoiono di fame.»
«Allora dovrebbe metter mano alla sua borsa! Le donne sono così… dannatamente emotive.»
«Donne come la vostra fidanzata?»
Appunto. «Insiste col voler fissare una data proprio nel mezzo della sessione.» Il vostro sguardo mi mette davanti al mio egoismo. «Mi dispiace… Non v’interessa certo parlarne.» Avete ragione, sono un dannato stupido. «Devo andare al dibattito, ora.» Non posso affrontare il patimento che la mia posizione vi sta infliggendo. «Arrivederci, Alfred.» Mi allontano velocemente. Premendo la bocca con una mano chiusa, guardo dalla finestrella della carrozza con la testa sommersa da immagini. Voi. Mio padre. Voi. Nel congedarmi, vi ho intenzionalmente chiamato per nome, nell’illusione di rendere il mio legame con voi più stretto, a discapito del nostro screzio. Lothian. Di nuovo mio padre. Florence. Voi. Sono un egoista. Mio padre, mia madre e una porta sbattuta. Lothian. Florence. E voi. Sempre e soltanto voi. Sferro un pugno contro il sedile. Piego la schiena in avanti con la fronte tra le mani. La verità è che sono un codardo.
 
 
***
 
 
La contea di Cork ha raggiunto un’indigenza senza precedenti. Il primo ministro è in una posizione molto difficile. Capisco quando afferma che se fosse inviato soccorso in Irlanda il popolo inglese insorgerebbe per l’obbligo di acquistare il pane a prezzi inaccessibili, quando quello irlandese viene rifornito di cibo gratuitamente.
«Se mando aiuti in Irlanda, Drummond, allora sarebbe giusto abrogare le leggi che proteggono artificialmente il prezzo del grano inglese e, se lo faccio, …»
«… il partito si ribellerà.»
«Ogni proprietario Tory la cui rendita è garantita dalle leggi sul grano penserà che l’abbia tradito. E non potrei dargli torto.»
Alla camera dei Comuni, come previsto, il dibattito è piuttosto acceso. Io posso comprendere le proteste dei Whig, ma Sir Robert conclude le proprie ragioni esponendo la cruda verità.
«E’ del tutto impossibile per il governo mantenere quattro milioni di persone.»
Non potrei essere più d’accordo. “Gli irlandesi muoiono di fame.“ Alfred, mi riecheggiano in testa ancora le vostre parole. Il vostro punto di vista è giusto, ma la politica rende sempre tutto difficile. Sono passati giorni dal nostro ultimo incontro. Ho voglia di vedervi.
 
 
***
 
 
Restituisco a Sir Robert un’occhiata di incoraggiamento, ma non ne ha alcun bisogno. Mi ha messo a parte del colloquio avuto con la regina. Sono rimasto stupito, ma sono ben lieto di vedere nuovamente sicurezza e serenità sul volto del primo ministro. Si alza per prendere parola, conscio che avrà contro almeno metà del partito.
«Dobbiamo essere pronti, per una carestia, che venga oppure no. Dobbiamo riunirci in assemblea e considerare e calcolare quanta dissenteria e diarrea il nostro popolo debba sopportare prima che diventi necessario fornire loro di che cosa nutrirsi?»
Sorrido con lui. In tutto il mare di voci urlanti, le approvazioni al suo discorso sovrastano di gran lunga il malcontento dei proprietari. La maggioranza del Parlamento sembra appoggiare il punto di vista della regina. Ho saputo che il principe Albert sta attuando riforme sull’amministrazione del palazzo reale per contenere le spese, migliorando le condizioni della servitù. I due giovani sovrani sono caparbi nel perseguire le loro convinzioni. Verrei a Buckingham solo per dirvi che avevate ragione, Alfred. Vorrei un’occasione per rimediare alla mia testardaggine. Vorrei fare un altro viaggio con voi. Sento immensamente la vostra mancanza.

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Capitolo 7
*** 2x07. L'uomo libero. ***


2x07. L’uomo libero.
 

Mi domando perché la regina abbia convocato il primo ministro a palazzo. Forse per i due attentati subìti? Alfred, di certo eravate presente entrambe le volte. Siete completamente illeso? Ovvio che lo siate, Peel ne avrebbe fatta menzione. Scendo dalla carrozza lanciando un’occhiata veloce alle terrazze, aspettandomi di vedervi fumare uno dei vostri sigari. Sir Robert mi precede all’ingresso. Lungo il corridoio incrociamo il signor Penge, che ci guida verso le stanze della sala del trono e prende posto accanto alla baronessa Lehzen. Io e Sir Robert salutiamo i presenti. Ora sono incuriosito. Questa stanza rievoca nel mio cuore la serata rinascimentale tenuta due anni addietro. Ricordo la musica e i balli. Vi rivedo danzare nel costume da cavaliere uguale al mio. Darei qualunque cosa per tornare a quel periodo. Riesco a udire le solite polemiche della duchessa di Buccleuch provenire dal corridoio. La signorina Coke fa il suo ingresso a fianco dell’anziana zia, seguite dalla duchessa di Sutherland e da voi. M’inchino mentre il primo ministro porge le proprie condoglianze alla giovane vedova. Invitate Lady Sutherland a sedere per distrarla dalla sua dolente commemorazione. Avete sempre un animo incantevole. Tutti i presenti prendono posto ai tavolini rotondi. Quando alzo gli occhi, riconosco dal caminetto il salottino davanti a me. Ricordo la vostra galanteria verso la buona signorina Coke. Sorrido fra me e me. In fondo, non le ho mai pienamente perdonato di averci interrotti quella sera. Ho immaginato spesso cosa sarebbe potuto succedere. Lo faccio ancora. Ci alziamo quando i sovrani entrano nella sala. M’inchino alla regina e al principe, approfittando per guardarvi brevemente con la coda dell’occhio. Senza alcun preambolo, la regina annuncia al primo ministro di voler partire per la Scozia, come conseguenza naturale della sorveglianza impostale da lui e dal principe consorte dopo gli attentati.
«Verrete con noi questa volta, Sir Robert?»
«Temo di no, Maestà. Anche se i lavori a Westminster non sono ultimati, dovrò comunque occuparmi dei preparativi per l’inaugurazione del nuovo edificio al vostro ritorno.»
«Capisco. In tal caso, signor Drummond, anche in quest’occasione siete più che benvenuto, se desiderate unirvi a noi.»
Sorpreso dall’invito aperto della sovrana, avanzo di un passo e lancio un’occhiata a Sir Robert, che annuisce. «Sarà un onore, Maestà.»
«Lord Alfred, se avete la compiacenza di seguirmi nello studio, definiremo i dettagli.»
«Certamente, Maestà.»
Lasciate la sala al seguito della regina e le sue dame, senza mai voltarvi.
 
 
***
 
 
In carrozza siamo insolitamente privati del buonumore della duchessa di Buccleuch, dal momento che Lady Sutherland l’ha esplicitamente, ed impensabilmente, richiesta come compagna di viaggio. Al suo posto siede il duca di Coburgo. Siamo quasi giunti a destinazione e non avete detto una sola parola. Non vedo l’ora di arrivare per poter stare solo con v…
«Mi congratulo per il vostro fidanzamento, signor Drummond.»
L’intempestività nella famiglia della signorina Coke è una malattia ereditaria. I miei occhi cercano ansiosi la vostra reazione. Espiro.
«Florence e io siamo vecchie amiche.»
Sono perseguitato dalla buona sorte, dunque.
«E’ una fanciulla adorabile e così raffinata.»
«Ha molte virtù.» Vi guardo con crescente disagio.
«Le mie felicitazioni. Spero che sia bella quanto piena di talento.»
Pondero attentamente la mia replica al duca. «Penso sia considerata di… bell’aspetto.» Non fate così, Alfred, qualcosa dovevo pur rispondere.
«Oh, voi inglesi. Credo che se vedeste Cleopatra fare il bagno nel latte d’asina, arrossendo direste: oh, penso sia considerata di bell’aspetto.»
Mi unisco alla risata della signorina Coke alla battuta del principe. Non parlate, ma i vostri occhi sono molto eloquenti nel desiderare di abbandonarmi all’istante nella selvaggia campagna scozzese, se vi fosse permesso. I prossimi giorni si prospettano impegnativi.
 
 
***
 
 
«Cock-a-leekie! Deliziosa.»
La duchessa di Buccleuch non risparmia complimenti ai piatti scozzesi. Io la trovo una semplice, buona zuppa di patate. E’ un cibo totalmente diverso dalle pietanze francesi, raffinate come la corte del re Louis Philippe. Il che mi riporta a quel viaggio in continente, all’illusione creata dello sfarzo e dalle frivolezze, alla semplicità di un bagno nel lago… Vuoto il mio calice in un unico sorso, sentendomi accalorare il viso, e finisco per riporlo sulla tovaglia più rumorosamente del voluto.
«Vi sentite bene?»
Mi volto verso Lady Sutherland, grato per la sua discrezione nell’aver domandato a fil di voce. Per mia fortuna, sembra averlo notato solo lei. Annuisco, incrociando finalmente il vostro sguardo, e vi sorrido quasi involontariamente. La cena termina con gran soddisfazione della duchessa di Buccleuch. Prendo sottobraccio Lady Sutherland e seguiamo il duca di Atholl in salotto, accompagnati dalle rumorose cornamuse.
«Ora, mia signora, ho in serbo qualcosa di speciale, per festeggiare il solstizio d’estate. Il famoso medico poeta William Beattie ha accettato di recitarci il suo poema epico Eliotropio, un peana alla salute.»
«Vostra maestà.»
Osservo il medico poeta inchinarsi alla regina. Ella si siede e tutta la sala prende posto, pronta all’ascolto.
«Che cos’è la vita?
Come un fiore
con un morbo nel suo seno
oggi pieno di promesse,
domani morirà
Non saprei dire se io sia più perplesso dalle parole sconfortanti del poema o dalla sentita gestualità dell’autore. Perdo presto la cognizione del tempo e, molto prima di quanto mi aspettassi, smetto di ascoltare. Immagino di essere con voi a passeggiare nei boschi, a visitare le Highlands, a fumare un sigaro, a bere brandy, a fare qualsiasi altra cosa che non sia perdere tempo qui. Voglio parlarvi… Chino lo sguardo. E di cosa? In fin dei conti, non c’è alcun che da dire. Voglio stare con voi e non è possibile. Gli accordi sono presi, come posso mettere in difficoltà simili la mia famiglia? Dopotutto a pochi è concesso di scegliere il proprio futuro. Sarò dimentico di tutto, in questi giorni. Voglio godere del poco tempo che mi resta con voi, anche se mi detestate. Inspiro. Il medico sta ancora recitando? Vengo distratto dallo scricchiolio di una sedia. Il principe Ernest abbandona la stanza. Come dargli torto? L’atmosfera nel soggiorno è pesante quanto il signor Beattie, il quale continua a recitare e gesticolare con una passione impensabile. Mi volto divertito verso la vostra risata, meravigliosamente spontanea. Subito vi assettate, concentrandovi sul tappo della vostra fiaschetta. L’applauso improvviso del principe risveglia gli spettatori e, più importante, pone fine alla tragica opera.
«Grazie, signor Beattie, è stato molto… illuminante.»
Il principe è indubbiamente dotato di una gran delicatezza nell’uso delle parole.
 
 
***
 
 
Scendo al fiume inspirando a fondo la tranquillità di questo posto. Vedo il principe Albert incamminarsi con una canna da pesca. Lord Murray invita anche me a provare e accetto di buon grado, la cosa m’incuriosisce molto. Mi allontano di qualche metro, in un angolo tranquillo su una lingua di terra nella curva del fiume. Vorrei che mi raggiungeste, ben sapendo che non accadrà. Immagino voi ed io, sulla sponda di un fiume qualsiasi, con le canne da pesca in mano, isolati dal mondo. In attesa di prendere qualche pesce, fingo di guardare gli alberi per lanciarvi un’occhiata non troppo fugace. Sorrido. La signorina Coke pare continuare a gradire davvero molto la vostra compagnia, Alfred. Mi domando se ve ne siate mai accorto. Torno a guardare la lenza immersa nell’acqua. Siete entrambi dotati di un cuore grande e gentile, formereste una bella coppia. Chiudo gli occhi soffocando una risata. Chissà come la prendereste se ve lo dicessi?
 
 
***
 
 
«Fermi!»
La carrozza si arresta all’ordine di Lord Murray e scendo per capire cosa succeda. Noto la nebbia che si sta alzando e soprattutto l’assenza dei sovrani che dovrebbero seguirci a cavallo. Mi avvicino per ascoltare.
«Sta sopraggiungendo la nebbia, non dovevo perdere di vista la regina.»
«Credo, Duca, che non dovremmo aspettare a cercarli. Lord Alfred.» Mi avvio di fretta lungo il sentiero percorso, sentendo in lontananza la voce del duca di Atholl tuonare ordini alle guardie. La mia coscienza non tarda a farsi sentire. Il rumore dei vostri passi mi distrae dalla grave situazione nella quale ci troviamo. Volevo così maledettamente questi istanti insieme a voi. Là il sentiero curva, c’è il rischio che… Mi avvicino al ciglio. Il precipizio è profondo, ma, fortunatamente, senza prìncipi o regine sul fondo. Vi avvicinate a guardare anche voi. «Se cadessimo, ci troverebbero dopo mesi.»
«Sembrate molto calmo, alla prospettiva.»
Vi aprirò il mio cuore, che mi crediate o meno. «Mi preoccupa di più tornare a Londra.»
«Davvero?»
Mi volto a guardarvi. Il vostro tono non mi rende facile proseguire. Indietreggio di un passo, per mettermi accanto a voi. Mi viene in mente un altro possibile approccio. «Ho notato che leggevate l’Iliade, sulla nave.»
«Non in lingua originale, purtroppo.»
Ne ero certo, non siete in grado di resistere alla gioia che vi provoca la cultura.
«Trovo la morte di Patroclo… molto toccante.»
Annuisco, sorridendo tra me e me. «Sì. Fin dove si spinge Achille per onorare il suo amico.» Inspiro a fondo, in attesa.
«Credete fossero amici?»
Ricambio il vostro sguardo e non so più cosa rispondere. Respiro un paio di volte per riflettere sulle vostre parole. «Non saprei come altro chiamarli.» Che cosa siamo noi, Alfred? Come ci definireste? D’improvviso il vostro volto si distende e mi battete due volte la mano sul braccio, per poi incamminarvi per il sentiero. Resto a osservarvi per qualche istante prima di seguirvi. Non mi avevate mai toccato, fino ad ora. Non ho capito gran che di quanto è successo. Alfred, alle volte siete indecifrabile. Lasciate che vi faccia comprendere i miei sentimenti in tutto questo. «Anche se detestassi Florence, la mia famiglia non lo considererebbe un ostacolo.»
«Ed è così? Non vi piace?»
«No. No, anzi, mi sta molto a cuore, ma… non credo che potrò mai…»
«Amarla?»
Mi blocco di colpo, guardandovi. Lo dite con una tale facilità… E’ strano sentirvi pronunciare quella parola ad alta voce. Sembra acquisire tutto un altro significato. M’incoraggiate a riconoscerlo con un cenno del capo e, di fatto, mi limito ad annuire, senza staccare gli occhi dai vostri. Non siete felice di sapere i miei sentimenti? Alfred, io non potrei mai amarla.
«Sarebbe meglio… tornare indietro.»
Di nuovo mi precedete. Stavo per confessarvelo, per questo mi avete interrotto? Mi state disorientando enormemente.
 
 
***
 
 
Fisso il fuoco, bevendo un paio di sorsi per placare il mio senso di colpa. La situazione è gravissima, se Sir Robert fosse stato qui, i sovrani non si sarebbero mai separati da noi.
«Che incompetenza! Ma come si può smarrire una regina? Con me non sarebbe capitato.»
I rimproveri della duchessa di Buccleuch sono meritati. «Dovevo impedire alla regina e al principe di lasciarci.»
«Dovevate sì!»
«Non è colpa vostra, Drummond. Nessuno, nemmeno voi, Duchessa, può fermare la regina quando decide una cosa.» Siete gentile, Alfred, ma Lady Buccleuch è nel giusto.
«Le avrei chiesto di essere ragionevole. Dio solo sa dove siano ora!»
Inspiro. Il mio malessere aumenta alle illazioni della duchessa. Ogni sua parola mi colpisce lo stomaco come un macigno.
«Magari in fondo a qualche fosso, o chissà dove, con il collo spezzato!»
Lady Sutherland esce dalla stanza sull’orlo del pianto, ma non vi presto più attenzione del necessario. Dovrò avvertire Sir Robert. Se le cose dovessero volgere al peggio… Non voglio neanche pensarlo.
 
 
***
 
 
Gli Atholl Highlanders sono ancora in perlustrazione. Lord Murray cammina avanti e indietro senza pace. Sono sollevato che voi mi abbiate accompagnato.
«Non c’è traccia di loro.»
Vi guardo per un secondo, cercando il modo più delicato per dirglielo, ma probabilmente non esiste. «Duca. Credo sia mio dovere informare il primo ministro.»
«Forse dovremmo… attendere l’alba.»
Forse avete ragione, Alfred. E’ una buona idea.
 
 
***
 
 
Il cielo sta rischiarando. Le guardie del duca hanno protratto le ricerche per tutta la notte e ancora non sono tornate. Percorro l’atrio a grandi passi, con ansia sempre maggiore. Sono desolato, pensando al duca, ma è necessario che adempia al mio dovere. Se la scomparsa dei reali dovesse trapelare e giungere a Londra, le conseguenze sarebbero irreparabili. Non è possibile ritardare ancora. Cerco con gli occhi il vostro sostegno. Mi avvicino a Lord Murray, assopito davanti al camino, toccandogli la spalla.
«Cos..? Li avete…?»
Scuoto il capo con grande rammarico.
 
 
***
 
 
Il messaggio per Sir Robert è pronto sullo scrittoio. Non ho il cuore di spedirlo, spero ancora in una buona nuova. E’ mattino e la nebbia dissolta. I sovrani potrebbero anche ritrovare la strada da soli. Mi volto di scatto quando urtate la porta irrompendo nella stanza.
«Sono salvi!»
Mi occorre un istante per realizzare ciò che avete detto. Un attimo dopo, mi ritrovo a ringraziare Dio. E’ come se il mondo avesse ripreso a girare. Vi sento ridere, è tutto vero. Vi guardo, battendovi la mano sulla spall… Raddrizzo la schiena per allontanarmi dal vostro viso. «Bene.» Per favore, non guardatemi con quegli occhi. Tento goffamente di nascondervi il mio turbamento dietro un minimo di contegno. Vi ho appena abbracciato. E realizzo che ciò che mi turba, in verità, è solo il trascinante desiderio di stringervi ancora.
 
 
***
 
 
Con la coda dell’occhio vi vedo chinarvi verso di me.
«Per una volta sono più alto di voi, Drummond.»
Non vi nego un sorriso divertito. Quando la regina scende dalla carrozza, Lord Murray si prodiga in inchini così profondi che potrebbe perdere l’equilibrio.
«Vostra Maestà. Altezza Reale. Sono mortificato che sia avvenuto sotto la mia tutela, se vi fosse capitato qualcosa…»
«Ma non è capitato niente, Duca. Il principe e io abbiamo… trascorso una piacevole serata.»
«Oh, Dio…»
Il principe Ernest va incontro al fratello e la regina rientra finalmente al castello assieme al duca. Mi unisco con gioia all’applauso che si leva in onore alla salute dei sovrani.
 
 
***
 
 
Questo viaggio è giunto al termine. Sono ancora irrequieto all’idea di tornare ai miei obblighi a Londra. Passeggio attorno al castello, immerso nei ricordi. Rivivo i giorni scorsi e non posso fare a meno di pensare che qualcosa si sia, come dire, sbloccato tra di noi. Magari non sarò riuscito a spiegarvi ciò che desideravo nel modo in cui mi sarei aspettato, eppure ho la sensazione che abbiate in qualche modo capito, almeno in parte. Mi chiedo cosa accadrà d’ora in poi. Alzo gli occhi alla finestra della vostra camera, ma vengo distratto dalla concitazione nel giardino posteriore. Stanno preparando una festa.
«E’ un ceilidh, mio signore. Sarete benvenuto, se vorrete partecipare.»
Ringrazio la guardia con un cenno. In effetti potremmo, Alfred.
 
 
***
 
 
In fondo al corteo reale che sta entrando in sala accolto dalle immancabili cornamuse, noto lo sguardo della signorina Coke nella vostra direzione, al quale come al solito non fate caso, mentre mi trattenete sulla soglia della porta.
«Sapete, Drummond, credo che ci divertiremmo di più con la servitù.»
Lancio un’occhiata alla prospettiva delle ore successive in compagnia del duca e vi sorrido. Credo proprio di sì.
«Dopo di voi.»
M’incammino a passo sostenuto per scongiurare il pericolo che qualcuno ci fermi. O, peggio, ci segua. Faccio il possibile per sorvolare sulla vostra mano appoggiata alla mia schiena, perché non sono sicuro che altrimenti vi permetterei di raggiungere la festa. L’euforia del ceilidh mi travolge alla prima occhiata. Decine di persone che ridono e ballano. Voglio prendervi la mano, ma una giovane mi anticipa trascinandomi a danzare. Non passa molto perché anche voi subiate lo stesso trattamento. Senza chiedermi nemmeno come, mi lascio trasportare dalla musica imitando i passi delle persone che mi circondano. Non so quante danze io abbia fatto, i violinisti non staccano mai le dita dagli archi e tutto si sussegue. Mi fermo per riprendere fiato. Quando alzo gli occhi per cercarvi, vi trovo dinnanzi a me a porgermi da bere. Un brindisi! Svuoto il bicchiere in due grossi sorsi, pronto per riprendere le danze.
«Bene. Dopo di voi!»
Afferro la vostra mano. Tra danze in cerchio e sottobraccio, m’immergo nella medesima illusione che ho vissuto in Francia e il resto del mondo appare infinitamente lontano da noi.
 
 
***
 
 
E’ acqua, quella che riluce tra gli alberi? Vi rubo la fiaschetta di mano e bevo. Accelero il passo con crescente nervosismo, prospettando nella mia mente mille ipotesi su come dar adito al violento desiderio nel mio cuore.
«Vorrei un goccio di quel whisky.»
Avete ragione, scusate. Vi restituisco distrattamente il liquore, affidando la mia marsina alla statua sulla riva. Certo, non invita a nuotare, ma questo laghetto è magnifico, in un simile scenario. Forse non è appropriato confessare certe cose quando si ha dell’alcol in corpo, però… Vi avvicinate lentamente. Vi intuisco, Alfred. Parlerete. Lo so, lo vedo. Lascerò a voi la mossa. Prendetevi tutto il tempo per dire ciò che volete dire, intanto posso ammirarvi in silenzio.
«Le sere di mezza estate sono incantevoli, non credete?»
Le mie labbra si schiudono, ma ammutolisco alla luce aranciata del tramonto che v’illumina il viso. E capisco. Siete voi. I vostri occhi… sono così chiari. Vi fisso per un interminabile istante. Dio, la vostra espressione… Vi bacio in un attimo e torno a guardarvi, con l’ebbrezza di chi sente crescere il sentimento. Non ho osato troppo. Vi bacio… no, ci baciamo di nuovo, per un secondo di più, per poi guardarci un secondo di meno, e mi stringo a voi in un terzo bacio, vero e bellissimo. Resto con la fronte chinata sulla vostra, per calmare i battiti del mio cuore, poiché temo possa scoppiarmi nel petto da un momento all’altro. Apro gli occhi su di voi, tremando, perché quasi non riesco a crederlo. E sorrido, come se fossi felice per la prima volta dopo lungo, lungo tempo.
 
 
***
 
 
«Signori.»
Davanti a noi, il principe Ernest si congeda richiudendosi la porta della camera da letto alle spalle. Arrivati davanti alla mia stanza, spingo la maniglia verso il basso.
«Buona notte.»
Odo dei passi dietro l’angolo, vi afferro in fretta il polso e vi tiro all’interno. Mi appoggio con la schiena alla porta chiusa alzando l’indice davanti alla bocca. I passi proseguono, svanendo dentro un’altra stanza. Mi guardate in silenzio. Alfred, ma quale ‘buona notte’? Faccio scivolare le dita ancora strette al vostro polso nella vostra mano, sollevandola. La stringo avvicinandola al mio petto. «Perdonatemi.» Abbasso lo sguardo velando l’imbarazzo dietro un sorriso. «Perdonatemi, ma ho… paura di lasciarvi, questa sera.»
La vostra mano si svincola dalla mia e sento la chiave ruotare piano nella toppa. Seguo le vostre mani sulle mie spalle spogliarmi della marsina. Osservo i vostri occhi chiari come la pioggia d’estate, prima di accarezzarvi la guancia e baciarvi. Slego il nodo del fazzoletto al mio collo. Senza staccare le mie labbra dalle vostre, cammino verso il letto, lasciando cadere ovunque capiti un indumento dopo l’altro.
 
 
***
 
 
Ogni mio senso è completamente irretito dalla vostra pelle, le mie dita non riescono a separarsene. Cos’è questo segno lucente?
«Successe al primo anno di Accademia. Fu la mia prima missione, mi salvai per miracolo, sapete…»
«Parlate sul serio?» Scoppiate a ridere.
«No, vi sto prendendo in giro. Quando avevo nove anni mio fratello maggiore mi sfiorò col suo spadino durante una… severa lezione di scherma.»
Accarezzo con le labbra la sottile cicatrice dietro la vostra spalla. «Non faccio che pensare agli attentati alla regina. La vostra vita è a repentaglio ogni giorno.»
«La vostra no? La carriera che vi siete scelto non vi esenta dai medesimi rischi.»
Raddrizzo la schiena guardandovi negli occhi. «E’ differente.» Mi guardate socchiudendo gli occhi.
«E in che modo? Entrambi proteggiamo un ideale e combattiamo per ciò che riteniamo giusto.»
Abbasso lo sguardo. «Non è la stessa cosa.» Allungate le dita sul mio viso.
«E’ il mio lavoro.»
«Lo so.» Vi copro la mano con la mia. «Abbiate cura di voi, Alfred.» Restate in silenzio per diversi secondi. Mi manca il respiro quando mi guardate così.
«Credo che impazzirei se vi accadesse qualcosa.»
Vi provoco bonariamente per alleggerire l’atmosfera. «Mettereste a ferro e fuoco la città come Achille nel vostro libro preferito?» Inarcate le sopracciglia, sorpreso.
«Non è il mio libro preferito. Comunque, potrei commettere qualche avventatezza.»
«Non fate nulla.» Vi bacio la palma della mano. «Può apparirvi tremendamente sciocco, ma, alle volte, immaginerei di poter prendere il vostro posto pur di dispensarvi dal pericolo.» Ridete, iniziando a gesticolare tronfiamente.
«”Che dicesti, o Patròclo?
Il cor mi rode acerba doglia
in pensando che rapirmi il mio
un mio pari s'ardisce, e del concesso
premio spogliarmi prepotente.”»
Scuoto la testa, ridendo della vostra citazione. «Ah, i militari e il loro onore!» Ora è chiaro perché amiate tanto l’Iliade. Mi squadrate, inclinando il capo da un lato.
«Che cosa sarebbe un uomo se il suo onore e la sua rispettabilità venissero meno?»
Faccio scivolare la mano dietro la vostra schiena. «Non credo che ciò che stiamo facendo qui sarebbe considerato poi così rispettabile.» Si esaurisce un’altra delle ultime candele rimaste e il vostro volto cala nell’ombra, mentre vi avvicinate per baciarmi.
«Honi soit qui mal y pense.»
Vi restituisco il sorriso e il bacio, sollevando una volta ancora le lenzuola fin sopra le nostre teste.
 
 
***
 
 
Entro nel salone proprio mentre fate il vostro ingresso dal lato opposto. Lancio un’occhiata alla schiena del duca di Coburgo, in piedi davanti al camino, costringendomi ad un contegno apparente. Non sforzatevi di dissimulare, Alfred. Non vi è alcuna gioia nel vostro sorriso.
«Si torna a Londra.»
Sento la gola stretta in un cappio. «Si torna a Londra.» Fuggirei con voi in questo istante. Prima che io possa rapirvi, l’onnipresente signorina Coke fa la sua gioviale comparsa accompagnata dalla duchessa di Sutherland e si frappone tra voi e me col suo delizioso sorriso.
«A qualcuno di voi andrebbe d’imparare a suonare la cornamusa con me? Vorrei far tesoro di questi ultimi momenti in Scozia.»
Vi guardo come se fosse l’ultima occasione per me di poterlo fare. «Anch’io, signorina Coke.» Sorridete stendendo il braccio verso la porta.
«Dopo di voi.»
Il vostro sorriso è contagioso, Alfred, ve l’ho mai detto?
 
 
 


 
Nota: “Honi soit qui mal y pense” è il motto del corpo militare della Cavalleria. Di derivazione anglo-normanna, significa “Disonore (o male, o vergogna) su colui che ne pensa male”.

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Capitolo 8
*** 2x08. L'uomo in silenzio. ***


2x08. L’uomo in silenzio
 
 
Ascolto alla Camera il medesimo discorso di Sir Robert che questa mattina gli ha fatto perdere il sostegno di alcuni membri Tory alla riunione di partito. La liberalizzazione del mercato dei cereali è oramai indispensabile, che il popolo non possa permettersi di comprare un pezzo di pane è quantomeno incivile. La discussione sta andando per le lunghe, rischio di tardare all’appuntamento. Sono impaziente. Appena il portavoce conclude che non si possa giungere ancora a una votazione, saluto velocemente il primo ministro e mi affretto all’uscita. Fortunatamente, il ristorante che avete scelto è vicino a Westminster. Noto la vostra schiena prima ancora che il direttore di sala mi indichi il tavolo. Vi tocco la spalla con un sorriso attenuante. «Domando scusa.» Mi siedo di fronte a voi spiegando subito il tovagliolo. «Il dibattito sulle leggi del grano andrà avanti per giorni. Le belle addormentate sui nostri banchi si sono svegliate e non sono contente.»
«So che mio padre e i suoi amici pensano che l’abrogazione sarà la fine della nostra civiltà.»
«Con tutto il rispetto, i giorni in cui uomini come vostro padre governano il Paese stanno per finire.»
«Be’… Povero papà.»
Sorrido, divertito e sollevato. La vostra espressione era così seria che per un attimo ho creduto vi foste offeso. «Ma non parliamo di politica.»
«No.»
M’interrompete, fermando il cameriere.
«Ostriche e Champagne.»
Vi guardo con la convinzione che, viste queste premesse, la nostra serata non potrà che migliorare. «C’è qualcosa che devo dirvi.»
«Avete fissato la data, vero? Del matrimonio.»
State sorridendo. «Ho deciso di rompere il fidanzamento.»
«Perché? Lei sembra una moglie ammirevole per un uomo con delle prospettive.»
Prego…? «Penso che voi, più di tutti, dobbiate capire perché non sia possibile.»
«Non sia possibile. Come siete drammatico, Drummond.»
«Dopo la Scozia?» Alfred, ma che dite? «Mi sembra quanto meno corretto.»
Lancio un’occhiata al cameriere che sta versando lo Champagne nel mio bicchiere e torno a guardarvi, allarmato e innervosito. Bevo per tenermi impegnato, mentre il cameriere passa dalla vostra parte. Che intenzioni avete?
«Un politico di successo deve avere una moglie. E voi, a breve, sarete un politico di successo, Drummond, lo so. Farete la differenza nel mondo, ma non potete gettar via tutto per una… indiscrezione.»
«Una indiscrezione?» E’ in questi termini che valutate il mio legame con voi? Abbiate il coraggio di guardarmi, adesso.
«Non posso farvi rischiare la carriera.»
«Questo sicuramente spetta a me deciderlo!»
«Non state ragionando lucidamente, Drummond.»
Sono… allibito. Vengo colto da un senso di nausea. Il cameriere si avvicina al tavolo porgendo il vassoio.
«Signori, le vostre ostriche.»
Ripiego sbrigativamente il tovagliolo sul tavolo, mentre un bruciante nodo mi sale in gola. Vi guardo in faccia con la voce tremante di rabbia. «Mi accorgo di non avere appetito.» Lascio il locale in fretta. Come potete affermare certe cose? Come potete, dopo quello che c’è stato? Mi sento un perfetto stolto. Sono solo un ingenuo, nevvero? Ero convinto che quanto accaduto tra noi avesse un certo valore, invece non è contato niente. Che illuso sono. Cammino fino a Downing Street per sbollire la collera. Una indiscrezione. Non potrei mai considerarvi tale. Che persona credete io sia? Ho mal di testa. E gli occhi lucidi.
 
 
***
 
 
Sir Robert spera d’incontrare il principe Albert. E’ comprensibilmente dispiaciuto per quanto accaduto ieri sera alla Camera dei Comuni ed anche io convengo che George Bentink si sia spinto troppo oltre nell’apostrofare Sua Altezza la balia di Peel. C’è fermento alla Camera e Bentink gode di numerosi seguaci, dentro e fuori il partito. Continuo a guardarmi attorno con circospezione. Ho espresso le mie preoccupazioni al Primo Ministro, ma, nonostante le sue rassicurazioni, non mi sento tranquillo. Ricordo il triste destino di Spencer Perceval e vorrei evitare che possa succedere anche a Sir Robert. Comprendo ciò che intendevate nel dirmi che la vita di un politico sia a rischio esattamente quanto quella di un soldato. Il mio pensiero si focalizza nuovamente su di voi e sulla nostra lite. E il mio cuore ha un fremito, perché… siete voi, in carne ed ossa, davanti ai miei occhi, assieme al principe Albert, a passeggio a cavallo. Sir Robert solleva il cilindro, io inchino il capo toccando la tesa con il dito riportando lo sguardo su di voi.
«Buongiorno.»
«Buongiorno, signore.»
Contrariamente a Peel, io non proferisco parola al principe, invece mi raddrizzo sulla sella. Sono ancora risentito con voi. Seppure in fondo mi scopra lieto di vedervi. E abbia un tuffo al cuore per la tristezza nei vostri occhi. Da non credere, sono irritato anche per questo. Ascolto distrattamente il colloquio tra Sua Altezza e Sir Robert, che sento sorridere.
«Noi membri del parlamento siamo… gelosi della nostra indipendenza, signore.»
Precisamente.
«Chiedo scusa se vi ho reso tutto più difficile. Non era mia intenzione.»
«Lo so, signore.»
Sostengo duramente il vostro sguardo. Seguite l’esempio del principe, Lord Paget.
 
 
***
 
 
«Signor Drummond! Un messaggio per voi.»
Per due o tre volte sposto gli occhi dalla lettera al valletto, prima di annuire congedandolo. Alfred. Mi avvicino alla vetrata, i corridoi del Parlamento sono troppo bui. Apro il foglio senza indugio. Non sono sicuro su cosa aspettarmi.
 
Drummond,
 
                   stavo ripensando alla nostra cena interrotta. Forse potremmo riprendere.
Capisco di non avere alcun diritto di decidere del vostro futuro, ma sarebbe un peccato se non assaggiaste mai le ostriche del Ciro’s.
Io sarò là, stasera.
 
                 Vostro,

                               Alfred.

 
Rileggo le vostre parole, ancora e ancora. Sto sorridendo. Vorrei che il dibattito finisse per vedervi subito. Espiro per quietare la mia emozione. Quando entro alla Camera, ascolto gli insulti di Bentink al primo ministro. Vedo l’espressione di Sir Robert e mi sento in dovere d’intervenire. «Signore, venite un attimo.» Sir Peel mi precede fuori dall’aula come una furia. Dovrei distrarlo. «Ho mandato i capigruppo.»
«Bentink è un vero furfante, dovrei sfidarlo a duello!»
Mi guardo alle spalle, sperando che nessuno abbia sentito. «Non credo che un duello sarebbe saggio, Primo Ministro…»
«Ha insultato il mio onore! Sono il primo ministro, ma sono anche un gentiluomo!»
«Nessuno può dubitarne, ma temo che un’azione simile non gioverebbe alla vostra causa.» Pare che io sia riuscito nell’intento, dato che Sir Robert mi sorride.
«Sembrate mia moglie. Mi dice sempre che sono troppo precipitoso. Confido che Florence vi farà rigare dritto.»
“Un politico di successo deve avere una moglie.” Abbasso lo sguardo, annuendo e sorridendo di circostanza. Avevate pensato a tutto, Alfred. Mi sento in difetto nei vostri confronti, oltre che uno sciocco, constatando come abbiate sempre messo il mio bene prima del vostro.
«Questo è il mio calvario, Drummond. Spero di sopportarlo con dignità.»
«So che lo farete, signore.»
Rientrati in aula, assisto a uno dei più eloquenti discorsi che abbia mai sentito dal Primo Ministro.
«Io parlo per i lavoratori di questo paese che non hanno il voto, ma meritano comunque di poter comprare cibarie non tassate.»
Si alzano consensi dal partito.
«Signor Portavoce, rimetto questa legge alla Camera.»
Sir Robert si siede e le porte si chiudono per la votazione, che si svolge piuttosto velocemente. Voglio correre da voi.
«Sì: trecentoventisette. No: duecentoventinove.»
Si leva un’ovazione alle parole del portavoce. Stringo la mano a Sir Robert, felicissimo per lui.
«I hanno vinto! Aprite!»
Usciamo dalla Camera tra soddisfatte strette di mano e abbracci di congratulazioni. Fuori dal Parlamento, osservo compiaciuto le nuove acclamazioni che accolgono il Primo Ministro, il quale ringrazia la folla con il cappello nella mano sollevata.
«Sicuro di non volere che vi porti a casa?»
Lo guardo senza riuscire a trattenere la mia contentezza. «Grazie, signore, ma… ho un impegno.» Non ho voglia di ostriche, eppure non vedo l’ora di mangiarle.
«Grazie per avermi impedito di rendermi ridicolo con Bentink.»
Ricambio la stretta di mano a Sir Robert, che mi ringrazia di nuovo.
«Sir Robert Peel!»
Mi volto per vedere a chi appartenga quella voce.
«Preparatevi ad andare al Creatore!»
Una pistola. Spingo di lato Sir Robert. Una deflagrazione. Perdo l’equilibrio. Alfred. Mi brucia il petto. Cos’è successo? Sir Robert mi chiama, c’è gente che urla. Vedo il panciotto macchiarsi di rosso. Appoggio la testa a terra, guardando il cielo grigio. Non c’è nulla da fare. Un colpo di tosse m’inonda la bocca di un sapore ferroso. Non respiro bene. Alfred, il colore di questo cielo è uguale ai tuoi occhi.
Mi sembra che Sir Robert ripeta il mio nome.
Ah… il dolore si sta attenuando.
«Parlate!»
Non ci riesco. Sono esausto...
«Parlate!»
Quanto vorrei farlo…
Alfred… Vorrei dirti che non potrò mangiare le ostriche con te, stasera.
E vorrei dirti che sono stato uno stupido a sprecare tanto tempo.
Vorrei dirti che mi manca il respiro quando ti vedo. E quando non ti vedo.
Vorrei dirti che mi sento bruciare quando ti penso.
Vorrei dirti che sono stato uno stupido a non baciarti la prima volta che ti ho visto.
Vorrei dirti che sono stato uno stupido a non baciarti ad ogni nostro incontro.
Vorrei dirti che mi fai amare la vita.
Vorrei dirti che non avrei dovuto lasciarti al ristorante.
Vorrei dirti che stavo raggiungendoti per cena.
Vorrei dirti che sono stato uno stupido a mettermi davanti a questa pistola.
Vorrei dirti che mi dispiace.
Vorrei dirti che non devi più aspettarmi.
Vorrei dirti che ho paura.
Vorrei dirti che vorrei sentire la tua voce. E toccare le tue mani. Vedere il tuo volto.
Vorrei dirti che sei il mio unico pensiero. E il mio unico rimpianto.
Vorrei dirti che avrei potuto passare con te tutta la vita.
Vorrei dirti che ti amo.
Vorrei dirtelo, se avessi tempo.
Alfred, vorrei dirti
 
Vorrei
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 




Nota:
Spencer Perceval fu Primo Ministro inglese Tory dal 1809 al 1812 e l'unico ad essere stato assassinato mentre era in carica.

 
 
 
 






Emadiam
- 2018 - 

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