Storia di Una Vendetta (ovvero: La Missione Cacca)

di fragolalidia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di zitelle, donne abbandonate, ritiri e pantofole (ovvero: qualcuno la vedrà grigia, anzi, marrone) ***
Capitolo 2: *** Di operai latitanti, nobili e genovesi (ovvero: milanesi in trasferta!) ***
Capitolo 3: *** Di vendette, frati, tuniche e sacchi di farina (ovvero: Ci è dispiaciuto, Xalexx! Davvero! Ma non abbastanza!) ***
Capitolo 4: *** Di separazioni, missive e fuitine (ovvero: Certo che… Adamas se li cerca col lanternino!) ***
Capitolo 5: *** Nota finale dell'autrice ***



Capitolo 1
*** Di zitelle, donne abbandonate, ritiri e pantofole (ovvero: qualcuno la vedrà grigia, anzi, marrone) ***



Era una sera di settembre dell'anno del signore 1459 quando, quando una conversazione stravolse le povere orecchie della piccola Aryale tanto da farle diventare i suoi bei capelli biondi quasi bianchi per il trauma avuto nel vedere quanto può diventare pericolosa Adamas, di solito così cara e dolce.
Dopo le ultime settimane così turbolente, la povera Adamas si ritrovata emotivamente frustrata, ma la cosa era ben nota a tutti gli alessandrini che la vedevano aggirarsi in città prima come una felle furie, poi come la Maddalena Addolorata. 
Xalexx era ancora un ritiro e, nonostante le rimbeccate che si erano lanciati l'ultima volta, la voglia di rivederlo era rimasta. 
<< Vorrei rivederlo, >> diceva sospirando all'amica Lidiafragola << anche solo per inchiodarlo al muro. >> 
Lidiafragola guardava l'amica alzando lievemente il sopracciglio. Aveva spesso assistito impotente alla tristezza dell'amica ma, come sempre accade in questi casi, non aveva potuto lenire il suo dolore in nessun modo. Spesso, forse anche troppo, si era proposta di fare uno scherzo all'ex innamorato di Adamas che, dal canto suo, aveva riso di cuore a quell'offerta di amicizia così goliardica. 
Quella sera, però, le cose andarono diversamente. 
<< Cosa ne dici, allora, >> aveva proposto Lidiafragola << se gli faccio trovare la cacca sotto il letto, la posto delle ciabatte? >> 
Adamas, dal canto suo, la guardò diversamente dal solito: non era divertita, ma seriamente interessata alla proposta. 
<< Cavoli! Ci andrei di corsa a fargli questo scherzo! Così impara! >> 
<< Dai! Allora andiamoci assieme! >> ribatté d’istinto la fabbra. 
<< Come? >> 
Le due si guardarono e Adamas capì: questa volta si fa sul serio. 
Fu in quel momento che la piccola Aryale, intenta ad ascoltare la conversazione delle due donne, cominciò a guardare seriamente Adamas e Lidiafragola. 
<< Io e te, dai frati.... >> confermò il Tribuno di Alessandria << con la cacca delle mie pecore. >> 
Adamas la guardò allibita: chiunque conosceva un minimo Lidiafragola sapeva (oh, se lo sapeva!) che era sempre fin troppo seria quando tirava in ballo le sue pecore! 
Aryale le guardava con tanto d'occhi. 
<< Sì, sì! Dai facciamolooooooooooooooo! >> esclamò Adamas battendo le mani sul bancone. 
Aryale le guardò sbigottita, aprendo la bella bocca a cuore come per esclamare sorpresa, ma era troppo allibita. 
Lidiafragola scoppiò a ridere divertita da se stessa. 
<< Quanto grande dev'essere il sacco? >> Chiese poi in tono quasi retorico. << Enorme, vero? Lo portiamo in due... >> 
Aryale si grattò la testolina comprendendo che le cose stavano prendendo una strana piega, ma non sapeva se voleva parteciparvi o no: le due donne sembravano divertite, ma la mamma le proibirebbe di divertirsi in quel modo... Aryale lo sapeva. Era piccola, ma lo sapeva. 
Lidiafragola vide l'espressione smarrita della bimba e si sporse verso di lei per darle una carezza sulla guancia rosea. 
<< Ary, sono cose da donna abbandonata e zitella acida: tu non sei né l'una né l'altra cosa, sei solo una brava e bella bimba.>> 
Le disse quasi nel tentativo di tranquillizzarla, notando subito che, invece, aveva avuto l'effetto contrario. Lidiafragola si ammonì mentalmente, ripromettendosi di stare più attenta in questi frangenti: i bambini sono suggestionabili, deve spiegare meglio le cose... beh, pazienza! 
<< Esatto! >> Confermò Adamas, accarezzando il capo biondo di Aryale riportando la concentrazione di Lidiafragola su di sé << Dunque, la cacca...mentre dorme... ce lo ricoprirei proprio. >> 
Aryale guardò Adamas con l'aria triste, tornando a grattarsi il capo proprio lì, dove l'assessore al commercio l'aveva toccata proprio prima, come per recuperare un po' dell'animo buono che sapeva avere la donna. 
<< Sì, dico: tipo lo stecco gelato ricoperto al cioccolato... solo che non è cioccolato... nero fuori bianco dentro... >> 
Aryale la prese per una manica e tentando di riportarla alla realtà le disse, sgranando i grandi occhioni: 
<< Adina.. Tu non sei normale... >> commentò lei con un filo di voce. 
Adamas la guardò e sorrise: 
<< Ma non lo sono mai stata... >> 
La donna scoppiò subito a ridere, mentre Lidiafragola sorrise di rimando. 
<< E come ti è venuto lo stecco al cioccolato??? >> chiese la bimba scandalizzata. 
<< Così, oggi sono ispirata >> rispose lei con un'alzata di spalle << così gli posso dire che è uno str-- senza che lui possa ribattere >> 
Lidiafragola sorrise soddisfatta: anche con la cacca le sue pecorelle sarebbero state utili! 
<< Ricoperto in tal modo >> continuava Adamas << sarebbe vero anche letteralmente, no?? >> 
Chiese lei guardando la l'amica che gli fece segno di assenso con la testa. 
Aryale comprese che non sarebbe riuscita a far cambiare idea ad Adamas, né tanto meno alla “Signora delle cose da fare”. Non poteva, però, rimanere ad ascoltare impotente i loro progetti (anche perché, l'aveva capito, non l'avrebbero fatta partecipare così facilmente: era troppo piccola, anche se... forse...) 
<< Io vado, devo finire di sistemare delle cose... >> disse Aryale guardando le due donne che, salutandola con un bacio la videro correre fuori dalla Palatium Vetus. 
<< Credo di averla traumatizzata >> confidò Adamas all'amica quando oramai Aryale era scomparsa per le vie di Alessandria. 
<< Capita >> commentò la fabbra appoggiando i gomiti sul bancone e, con le mani a coprirgli la bocca cominciava a meditare seriamente sul prossimo futuro. 
Adamas la guardò e sorrise. 
Bene, bene, bene... 
<< Domani saremo a Genova... quindi non potremo fare nulla. >> disse meditabonda Lidiafragola << Non possiamo controllare i movimenti dei frati né avere tutto lo sterco che ci seve: io faccio vivere le mie pecore nella pulizia e non possiamo chiedere a terzi: daremmo nell'occhio >> 
<< Hai ragione, quindi? >> chiese Adamas alzando lievemente il sopracciglio aspettando risposta. 
<< Domani ci sarà la tosatura, lascerò detto che, nel momento in cui verrà sistemata la stalla, devono lasciare in un angolo i liquami delle mie bestiole e che ci penserò io a buttarli via >> 
<< Mmm... interessante... >> 
<< Nel frattempo, vedremo di prendere a Genova un sacco vuoto, di quelli per le farine. Magari usato >> 
<< Meglio uno di quelli nuovi però >> disse Adamas << Sarò più credibile: se ce lo chiedono, possiamo dire che è per un amico>> 
Lidiafragola sgranò gli occhi.
<< Hai ragione!>> 
E mentre il Tribuno della città continuava a meditare su come organizzare le cose durante la sua assenza ad Alessandria e come rendere tutto il meno sospetto possibile (prima che qualcuno avvisasse Xalexx), sentiva in sottofondo Adamas che, mentre puliva il bancone, le raccontava di sciacquette che giravano in quel periodo nelle varie taverne di Alessandria che, invece di farsi adottare, volevano sedurre i pretendenti al ruolo di padre... 
<< Avrà un rapporto irrisolto con la sua famiglia >> commentò di sfuggita la fabbra. 
L’altra donna le sorrise. 
<< Allora? Gli mettiamo la cacca nelle pantofole? >> 
Lidiafragola le sorrise. 
<< Avremo tutto il viaggio per Genova per pensarci >> disse prima di tornare ai suoi pensieri. 
La donna tirò fuori una pergamena per scrivere le note da fare all'operaio di domani e quasi non si accorse di Adamas che la salutava prima di andare via, o Pikkiatella che, arrivata di corsa, si scusava per la fretta e le augurava il buon viaggio (in verità, Lidiafragola non se ne accorse e se ne dispiacque molto). 
Ormai i preliminari erano pronti, bisognava solo aspettare: al suo ritorno, le sue quattro bimbe avrebbero fatto il loro dovere di pecorelle.



Lidiafragola fece un veloce salto alla Taverna della Narrazione, raggiungendo i compagni di viaggio dopo aver lasciato sulla sua porta le istruzioni per il giorno gli operai. 

Andando al suo carretto, Lidiafragola scorge ancora Aryale alla Palatium Vetus e entra. La piccola sta aspettando Tony e la donna decide di aspettare con lei. 
Le due cominciano a parlare, mentre Aryale si arrampica sulle gambe di Lidiafragola e si fa coccolare dal Tribuno. 
Le due rimangono così a parlare da sole, Aryale le fa vedere le scarpine nuove, di un bel colore verde, e le racconta di come sta passando le sue giornate da quando non è più sotto la tutela di Lidiafragola. 
Le racconta anche di come le sia stato proibito di andare a pescare, dopo il brutto incidente che le era capitato la prima volta, e chiedeva consigli alla donna su come poter passare la giornata assieme a Tony. 
La donna le sorrise, mentre venne folgorata da un'epifania. 
<< Potete andare a trovare le mie pecorelle... >> le disse << domani devono essere tosate e io non ci sono: si sentiranno sole. >> 
Aryale la guardava interessata. 
<< Già che ci sei>> continuò con fare innocente Lidiafragola << Potresti controllare che l'operaio metta i loro escrementi in un angolo come ho specificato>> 
Quando vide la faccia schifata della bambina, aggiunse:
<< Non devi toccarli: basta che li lasci lì, poi me ne occuperò io! Poi c'è il campo di Mais che verrà seminato, domani, potrete andare là... e la bottega... no, quella no: è pericolosa! >> 
Aryale fissò intensamente la donna.
<< Ma sai che non ho ancora capito cosa volete fare tu e Adina...? >> 
Lei le sorrise sorniona. 
<< Vedrai Ary... vedrai. >> 
Le due poi dovettero salutarsi: Tony non era arrivato, e Aryale aveva passato l'ora del coprifuoco e voleva andare a letto.
Uscendo dalla taverna, Lidiafragola si accorse di essere in tremendo ritardo e, bloccato il cappello con la piuma con la mano, corse verso il suo carretto: le stelle quella sera erano stupende, avrebbe avuto un panorama meraviglioso per tutto il viaggio.

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Capitolo 2
*** Di operai latitanti, nobili e genovesi (ovvero: milanesi in trasferta!) ***



Il viaggio d’andata per Genova era stato senza intoppi, come del resto lo fu il soggiorno nella città marittima.
Certo, convenne con un sospiro Lidiafragola, che ogni tanto (ma giusto ogni tanto!) Adamas sarebbe dovuta starsene lontano dalle taverne: quando il Tribuno di Alessandria entrò nella taverna genovese dov’era attesa, infatti, ritrovò l’amica in preda ai fumi dell’alcol mentre Daniel.alan tentava di convincere la figlia di non usare la donna come esempio di vita. Lidiafragola vagliò le due possibilità che gli si ponevano davanti: rallentare il pathos dell’amica o darle man forte del delirio. La risposta fu ovvia e quella sera i genovesi ebbero la conferma che le donne alessandrine fossero leggermente sopra le righe, seguite a ruota delle loro compagne milanesi, parlavano un po’ troppo di escrementi, di vendette e di una certa Georgie (chi fosse, però, non era ben chiaro) e concludevano in bellezza salendo sui tavoli e ballare assieme a tutti gli avventori della locanda.
C’era di buono che riempivano un’intera taverna a favore dell’economia locale, quindi perché fermarli? 
Lidiafragola non fu particolarmente entusiasta, però, delle notizia da Alessandria: l’operaio non si era fatto vedere e lei meditava tremenda vendetta.
Il soggiorno, per fortuna del tribuno di Alessandria, andò meglio, visto che era andata a pescare al lago, cosa che per lei comportava solamente oziare sulla riva e mettere in fresco del buon vino rosso, e la vendita per il ducato fu proficua, anche per le casse di Alessandria permettendo un ritorno decisamente più comodo sul suo carretto, nonostante lo sguardo lievemente risentito di Daliel.alan che si era visto rifiutare così di buon grado l’offerta di farla tornare in carrozza (alla quale, tra l’altro, era coattivamente attaccato il carretto della fabbra) e già sapeva che avrebbe dovuto sentire tutto il viaggio il tribuno di Alessandria urlare divertita (e dolorante) a ogni buca presa sulle strade del tragitto di ritorno che mantenevano salde la testimonianza delle guerre passate tra le due città. 
Fu forse per questo che Daniel.alan arrivò con un sospiro ad Alessandria, salutando Lidiafragola con la speranza che non avesse influenzato troppo la figlia e con la trana sensazione di aver dimenticato qualcosa. 
Forse c’era troppo alcol ancora in circolo…? 
Fu in quel momento che lo raggiunse Adamas con l’amata moglie. 
<< Dov’è Cantracchia? >> chiese Adamas guardandosi attorno << Non l’ho visto scendere dalla vostra carrozza… >> 
Daniel.alan sbiancò visibilmente
<< Ups… >>

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Capitolo 3
*** Di vendette, frati, tuniche e sacchi di farina (ovvero: Ci è dispiaciuto, Xalexx! Davvero! Ma non abbastanza!) ***


<< Ma io non so com’è fatto un monastero maschile… >> proruppe Adamas con uno sguardo che Lidiafragola non poté non considerare degno di Aryale. << Non ci sono mai stata, in fondo… >> 
Lidiafragola le mise la mano sulla spalla per rincuorarla.

<< Con tutto il tempo che ho passato a mendicare in questi luoghi, lo conosco bene, tranquilla. Non ci sono tante differenze tra n monastero maschile e uno femminile se non gli accessi: lo sai bene: le monache ne hanno uno minuscolo e angusto con anticamera sul retro della chiesa e uno nella parte di clausura della stessa, gli uomini hanno l’accesso anche dal quadriportico davanti alla chiesa… e tendono a essere di un solo piano. Ne ho visti di monasteri… >>
<< Dici? >> 
<< Sì, purtroppo! Nei miei ritiri, dopo una settimana, mi cacciavano in un altro. >> ricordò la fabbra << Una volta stavo rischiando di andare in uno maschile perché ormai le monache erano convinte che io non fossi una donna! Che zitelle acide! E poi dicono a me! >> 
Adamas evitò di commentare.
<< Come facciamo a entrare? >> chiese scorgendo il complesso religioso in lontananza grazie alla fioca luce della luna.

<< Tempo fa, ma ho avuto conferma anche alla partenza per Genova, ho notato che ci sono un paio di monaci che non ritirano le loro vesti, ma le lasciano fuori per tutta la notte. Spero solo che non lo facciano apposta e che in verità non corrano nudi per la foresta… >> 
<< Davvero? >> 
<< Ti mentirei? Adiamo, su! E attenta a non far cadere il sacco! O la raccogli tu, tutta quella cacca! >> 
<< Guarda che sono carpentiere, io! >> rispose piccata la donna << Mica una debole fabbra! >>
Detto questo, la donna s’issò sulle spalle il sacco di farina (pieno di tutto, fuorché di farina) e ricominciò a camminare vero la loro meta. 
Lidiafragola, ancora ferma e a braccia conserte, la guardava con la bocca arricciata e l’aria combattiva. 
<< Ada? >> la richiamò << Guarda che questa cacca ci serve! Non possiamo lanciarcela addosso per agonismo di bottega! >> 
Adamas guardò l’amica per qualche istante prima di ridere di gusto. 
<< Dai! >> disse << Muoviti! Abbiamo una missione da compiere! >> 
Lidiafragola sospirò e la seguì prima di fermarsi e richiamare l’attenzione dell’altra. 
<< Guarda! >> disse indicando un punto imprecisato nell’angolo dei campi confinanti col monastero << Eccoli! Quelli sono i vestiti che ti dicevo! L’altissimo sta pensando a noi! >> 
<< Dici? >> 
<< Beh, di certo non pensa a Xalexx! >> 
Detto questo, Lidiafragola si maledì mentalmente: Adamas cominciò a singhiozzare lasciando cadere il sacco di farina che fino a qualche momento fa teneva tanto vigorosamente in mano. 
<< Il mio Xalexx! Perché mi ha fatto questo, eh?! >> 
<< Ed io che ne so! >> rispose esasperata l’altra. 
Adamas la guardò storto. 
<< Guarda che era una domanda retorica! >> 
<< E ci mancherebbe! >> 
<< Ma io l’ho amato tanto! >> 
<< Sai, forse è per questo che siamo qui. >> rispose Lidiafragola appoggiando il sacco a terra e incrociano indolente le braccia.
<< Abbiamo anche dei figli! >> 
<< Appunto. >> 
<< Una lunga storia comune…! >> 
<< Come sopra. >> 
<< Un MATRIMONIO! >> 
<< Ada? >> 
<< Sì, lo so. Andiamo! Dopo tutto questo vuole pure abbandonarmi?! Con tante scuse che pensa per me?! Se lo merita! >> 
<< Ecco, perché se cambiavi idea ora, dopo avermi fatto arrivare fino a qui, avrei ricoperto te con tutto quello che c’è in questi sacchi. >> 
Adamas la guardò e comprese che l’amica parlava sul serio.
<< Hai ragione: meglio lui che me. >> 
<< Brava donna. >>
Le due donne, muovendosi con aria tanto circospetta da attirare l’attenzione (per loro fortuna quella notte non c’era anima viva attorno a loro) raggiunsero le vesti ancora appese a un albero e cominciarono a vestirsi.
Lidiafragola finendo di vestirsi non poté che sospirare. 
<< Che hai? >> chiese Adamas incredula di un tentennamento dell’amica. 
<< Nulla, pensavo: che esempio siamo per le giovani menti di Alessandria? Come Tribuno vorrei essere un buon modello per i miei Pulcini… ma eccomi qui, che sto per spargere cacca a… >>
<< A un uomo che abbandona la sua famiglia! Lidia! Noi siamo un esempio! Un esempio per tutte le donne innamorate e abbandonate! >> la fermò Adamas. 
Lidiafragola la guardò e abbozzò un mezzo sorriso. 
<< … e di tutte le amiche esasperate… >> 
<< Come? >>
<< No… niente! >> 
Le due donne andarono a bussare al portone del monastero. Ci volle tutta la loro forza di fabbra e carpentiere per riuscire a farsi sentire, ma quando la luna aveva quasi raggiunto il punto più alto della volta celeste, ebbero risposta e, lentamente, la finestrella di controllo del portone si aprì. 
<< Lidiafragola! Il cappuccio! Mettitelo! >> 
<< Cavoli! L’avevo dimenticato! >> 
Le due donne sentirono sbadigliare dall’interno del monastero. 
<< Sei troppo abituata al tuo cappello con la piuma, te lo dico io! >> 
<< Mi sa che hai ragione! >> 
Un frate domenicano, finalmente, si affacciò alla finestra, continuando a strofinarsi gli occhi. 
<< Chi si spinge in questo posto benedetto? >> chiese con quieta tranquillità. 
<< Siamo due frati cappuccini. Chiediamo asilo per qualche ora… >> rispose Adamas con la voce tanto alterata da sembrare un vecchio con la bronchite e il cappuccio ben saldo sulla sua testa. 
<< Siamo ad Alessandria per portare dei sacchi di farina alla chiesa della città per i mendicanti, ma siamo stanchi e vorremmo chiedervi asilo per qualche ora… Non chiediamo un alloggio, ci basta riposare nel chiostro del convento per un paio d’ore, giusto il tempo per riprendere le forze. >> rispose Lidiafragola con una voce anche peggiore di quella dell’amica, sorprendendosi da sola. 
Il frate, commosso dalla carità cristiana dei due vecchi, malandati e ricurvi frati, chiuse la finestrella con cui li scrutava e aprì loro la porta del convento. 
<< Grazie mille, fratello. Che il signore sia con te! Cohf- Cohf! >> ringraziò Adamas. 
<< E col vostro spirito! >> 
<< Amen! Siete un’anima pia, >> lo bloccò subito Lidiafragola cominciando a sentirsi lievemente in colpa per il raggiro. 
<< Posso offrirvi dell’acqua? C’è carestia, ma… >> offrì loro il frate. 
<< No… grazie. Ci basta un tetto sopra i nostri poveri capi timorati di Dio… >> ringraziò lei sentendosi definitivamente in colpa ripromettendosi di fare (forse) una cospicua (ma non troppo) donazione al monastero. << E dite… avete molti ospiti? >> 
<< Abbastanza… ma non così tanti da non poter offrire riparo a chi ne ha bisogno. >> 
<< E Xalexx? >> chiede d’istinto Adamas con un tono di voce di qualche ottavo più alto del dovuto. 
Lidiafragola la fermò prendendo la mano dell’amica. 
<< Xalexx…? >> chiese il monaco. 
<< Ser Xalexx di Alessandria, marito di Madonna Adamas e padre di giovani e valorosi rampolli alessandrini...>> intervenne Lidiafragola con voce aurica mentre costringeva all’immobilità Adamas che, dal canto suo, fremeva. 
<< Ora comprendo di chi parlate! Vi confermo la presenza di Messer Xalexx tra queste mura. Ma come lo conoscete? >> 
<< Abbiamo conosciuto lui e la consorte in uno dei nostri pellegrinaggi che si è incrociato a un loro viaggio… Abbiamo saputo poi da dei viandanti che si è preso un periodo di pausa dalla vita terrena… >>
<< Oh, sì! Ha avuto una vita carica di avventure belle e brutte… il brav’uomo, però, ora ha sentito la mano di Dio sul suo capo e si è ritirato qui. Dicono che la consorte non abbia preso bene la cosa, ma come sapete… se il signore chiama… >> 
<< Basta dirgli di NO! >> sibilò Adamas.
<< Come? >> 
<< Dice: a noi non resta che rispondere! >> disse prontamente Lidiafragola mentre l’altra donna incrociava le braccia e asseriva con la testa. 
<< E qual è il suo alloggio, se possiamo chiedere…? >> chiese poi melensa il Tribuno di Alessandria. 
<< È quello, fratello. >> disse il monaco indicando una cella identica a tante altre. 
Lidiafragola sorrise sorniona. 
<< Pregheremo anche per lui, stanotte… che scopra qual è il fato a lui riservato dall’Altissimo. >> 
<< Siete dei veri angeli, fratelli miei! >> 
<< No… >> ribatté Lidiafragola << Siamo solo pedine nelle mani del Signore… della sua Misericordia e della sua giustizia… >> 
Adamas trattenne una risata. 

<< Ora, fratello, >> tagliò corto Lidiafragola << Tornate pure alle vostre preghiere, fratello. Non vogliamo distogliervi ulteriormente dal vostro dovere. Noi riposeremo qui e andremo via prima del ves… mattutino.>> 
<< Perché mai, così presto? Aspettate almeno di ricevere la colazione. Non abbiamo molto, ma…! >> 
<< Non è necessario! >> sbottò Lidiafragola esasperata. 
<< Perdonate il mio compagno di viaggio, fratello… >> intervenne Adamas << Ma siamo attesi ad Alessandria… ci spiace, ma il dovere che il signore ci ha dato… >> 
<< Siete anime pie. Dio è con voi! La vostra è un’opera benedetta! >> commentò l’uomo congedandosi.
<< Amen! >> esclamò Lidiafragola alzando le braccia al cielo in un impeto di gioia prima di tornare a guardare l’amica << Visto, Ada? Anche il frate dice che Dio è con noi! >> 
<< Andiamo? >> 
Adamas era in preda all’adrenalina del momento, carica d’innumerevoli sentimenti contrastanti. 
<< Calma, Ada. O voi che il prete ci scopra?! Dobbiamo aspettare che si riaddormenti. >> 
In quello stesso momento, le due donne sentirono il rumoroso russare del frate. 
<< È incredibile come gli uomini vivano così spensierati da addormentarsi sul colpo! I miei due figli mi fanno passare insonni delle notti intere! >> 
<< Lo dici a me? Le mie pecorelle… >> 
<< Lidiafragola? Lo sai che non è la stessa cosa, vero? >> 
<< Hai ragione. Le pie pacciottine mi danno più soddisfazione e se necessario, posso macellarla. Beh? Che c’è? >> 
<< Sto ringraziando l’Altissimo che tu non hai figli. >> commentò lei prima di tagliare dirigersi verso la cella di Xalexx tagliando per il prato ben curato del monastero.
Lidiafragola imprecò, facendo il giro del portico correndo e raggiungendola.
<< Ma sei matta?! >> urlò a bassa voce << Vuoi farci scoprire?! >> 
<< Perché? >> 
<< Non si cammina dentro il chiostro! È proibito! Al centro c’è il pozzo che… ah, lasciamo stare! Al ritorno >>non farlo più. >> 
<< Ok… >> la guardò allibita Adamas. 
Le due donne provarono ad aprire la porta che, per ovvio volere divino, era aperto e poco importava che non ci fosse una serratura per permettere all’ospite di chiudersi dentro a chiave. 
La luce della luna permetteva loro di vedere con discreta precisione la stanza dove il panettiere riposava. Le due si mossero lentamente, chiudendo la porta alle loro spalle. 
Lidiafragola fece per indossare i guanti quando uno strano movimento dell’amica destò la sua attenzione. 
<< Ma che… ?! >> 
Adamas si era portato al capezzale dell’uomo e, preso il suo volto tra le braccia, le stampò un bacio sulle labbra. Lidiafragola sospirò rumorosa. L’altra donna si girò con le lacrime agli occhi.
<< Ma non è bellissimo?! >> 
<< No. >> 
<< Ma come no?! >> 
Adamas fece per dargli un altro bacio quando fu bloccata dall’altra. 
<< Ma vuoi svegliarlo e mandare tutto a rotoli?! >> 
<< No, ma… >> 
<< Ma un corno! Devi pure raggiungere il tuo nuovo innamorato! E devi partire stasera, quindi…! >> 
Adamas sospirò languida. 
<< Hai ragione… >> 
Adamas seguì l’amica che, dal canto suo aprì il sacco e storcendo il naso prese con i guanti una manciata di sterco. 
<< Beh? Che c’è? >> chiese Lidiafragola guardando l’amica che la osservava. 
<< Hai dei guanti… >> 
<< Beh, certo. E come pensavi di prenderla, scusa? >> 
<< Non c’ho pensato…! >> 
Lidiafragola ringhiò alzando gli occhi al cielo. 
<< Tieni! >> le disse poi passandole uno dei due guanti. 
Il Tribuno, poi, meditò attentamente su dove mettere gli escrementi delle sue pecore. 
Le pantofole (tutto è cominciato dalle pantofole, no?). 
Il mantello (cavoli! A quello ci stava già pensando Adamas che ridacchiava come una bambina). 
Nei pantaloni. 
Negli stivali. 
Nel cassetto della scrivania (Adamas però era stata più lesta) 
Nell’armadio! Lidiafragola aprì l’armadio. 
Si girò, Adamas stava per mettere nel calamaio la cacca e dovette fermarla. 
<< Con quell’inchiostro, scrive a te! >> 
<< Cavoli! È vero…! >> 
<< Mettile nella tinozza dell’acqua! È più divertente! >> 
<< Hai ragione! Ricordami di non farti mai arrabbiare! >> 
<< Basta che ti chiudi dentro casa. >> 
<< E non in convento. >> 
Lidiafragola tornò a concentrarsi sull’armadio e sparse metà del suo sacco lì dentro: aprendolo sarebbe diventata una vera e propria pestilenza! 
<< Io ho finito il sacco… >> disse Adamas mentre raggiungeva l’amica che, ridendo in silenzio, spargeva ancora sterco. 
<< A me manca solo questa manciata… >> disse Lidiafragola << Dove glielo mettiamo? >> 
Fu Xalexx a rispondere al loro quesito, ronfando e tossendo (probabilmente dai fumi degli odori acri del letame) e mettendosi in un lato del letto. 
<< Il cuscino… >> sospirarono in coro le due donne. 
Lidiafragola si avvicinò lentamente. 
<< Attenta… Attenta… Attenta… >> disse Adamas. 
Si inginocchiò al capezzale dell’uomo. 
<< Attenta… Attenta… Attenta… >> ripeté Adamas.
Guardò la sua nuca per un istante. 
<< Mi dispiace… >> gli sussurrò la donna. 
<< Attenta… Attenta… Attenta… >> continuò Adamas. 
<< Shh! >> la zittì Lidiafragola. 
<< Ma… Attenta… Attenta… Attenta… >> 
Lidiafragola mise lentamente la mano guantata sotto il cuscino di Xalexx, prima di ritirarla indietro con leggerezza lasciando dietro di sé l’ultimo ricordino per l’uomo. 
Fu in quel momento che Xalexx, facendo un leggero salto sul materasso, si girò nella loro direzione. 
Lidiafragola saltò indietro. 
<< Ti avevo detto di stare attenta…! >> singhiozzò Adamas saltando verso di lei e usandola come scudo per non guardare chiudendo gli occhi per non vedere…
<< Arg… che schifo! >> fu il solo commento di Lidiafragola. 
Adamas riaprì gli occhi e tornò a guardare: Xalexx, il suo caro Xalexx, aveva infilato la mano sotto il cuscino. 
<< Bleah! >>

La corsa fuori dal convento era stata liberatoria. Avevano riso e urlato, sfogando la tensione accumulata. 
Avevano raggiunto i loro vestiti e li avevano rindossati. 
<< Che ne facciamo nei sacchi? >> chiese Adamas. 
<< Metti il guanto dentro e dammeli. Butto tutto: mi fanno troppo schifo. >> 
<< Ok. >> 
Sentirono delle urla in lontananza. 
<< Ma da dove vengono? >> chiese Lidiafragola finendo di vestirsi e rimettendo il suo cappello in testa. 
<< Dalla foresta. C’è qualcuno… >> 
Dopo un attimo di silenzio, Lidiafragola guardò l’amica. 
<< Non saranno i frati a cui appartengono questi vestiti, vero? >> 
<< Se è così, lo scopriremo… >> 
<< Ahahahahha! Sicuramente gli passerà la voglia! Senti come puzzano! >> 
<< Già! >> 
Le due donne, soddisfatte e divertite, tornarono verso la città. Lidiafragola, poiché l’amica era di strada, accompagnò Adamas a casa dove si congedarono. La donna doveva partire per pavia e raggiungere Rakitic. 
Lidiafragola le augurò ogni bene. 
<< Lidiafragola? >> la richiamò Adamas mentre stava per lasciarla. 
<< Sì? >> 
<< Ma come fai a sapere tutte quelle cose sui chiostri e sull’architettura…? >> 

La donna storse il naso. 
<< Sono zitella, no? >> rispose acida la donna << Dovrò pur trascorrere in qualche modo le mie notti solitarie…>>

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Capitolo 4
*** Di separazioni, missive e fuitine (ovvero: Certo che… Adamas se li cerca col lanternino!) ***


Era passato qualche giorno dalla partenza di Adamas prima che Lidiafragola ricevesse notizie dell’amica. Le aveva chiesto quando sarebbe tornata: Alessandria era meno divertente senza di lei e Aryale chiedeva sempre di lei, neanche il caro Tony era riuscita a distrarla abbastanza da non accorgersi dell’assenza della donna. Se fosse dovuta essere sincera, Lidiafragola non si aspettava neanche una lettera una risposta alla sua missiva che le chiedeva come procedesse il suo nuovo amore: l’amica sarà state sicuramente troppo impegnata ad amoreggiare. 
Purtroppo per Lidiafragola, la cosa non fu così. 





Il mio amore con Rakitic è già finito… 
Ho scoperto che Rakitic mi ha detto delle menzogne, l'ho mollato e domani sarò di nuovo ad Alessandria.



A quelle parole, Lidiafragola sentì il sangue defluire dalle sue guance






Ho scoperto che mi ha mentito in un'occasione solo per vedere se ero gelosa... e nel farlo ha calunniato una mia amica.... E l'ho dovuto scoprire da sola...



Lidiafragola si sedette, sentendo le gambe cederle. 





Ho messo una gigantesca x su tutto il genere maschile. 
Lascio aperta la porta solo ad Alex visto che comunque è mio marito ...



Lidiafragola dopo un lungo minuto di silenzio disse:
<>

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Capitolo 5
*** Nota finale dell'autrice ***


Questa storia fu scritta nel lontano 2011. L'idea venne in mente a una mia amica nei Regni che doveva parlare della rottura con il marito virtuale. Essendo Lidiafragola una pazza pecoraia (non posso negarlo) ha avuto questa idea brillante che poi divenne un piccolo racconto promosso per far divertirci un po'. Questa piccola storia fu scritta per divertirmi un po’ assieme al personaggio chiamato Adamas. Eravamo in una delle taverne del gioco, una sera, e, interpretando i nostri personaggi, serviva un modo per dare una punizione al marito di Adamas (il giocatore che lo interpretava, tra l’altro, ha saputo solo per messaggio che sarebbe stato fatto e probabilmente non lesse mai neanche la storia), per poi decidere di postare il racconto nella Piazza Comunale di Alessandria e far fare quattro risate ai giocatori attivi. Dall’input di una vendetta, si è passato alla cacca di capra. Spero sinceramente che abbia divertito anche chi l’ha letto senza aver mai partecipato al gioco.Visto che ciò accadde, mi piace l'idea di far ridere anche altri. Spero che la nota non venga cancellata, ma comunque fa lo stesso. Giusto per la cronaca: il marito di Adamas tornò in vita un paio di volte ma poi morì. lei stessa, qualche anno orsono, ha lasciato il gioco, ma la leggenda della vendetta di cacca, vivrà ancora per molto tempo.

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