La vera te di Ghen (/viewuser.php?uid=13358)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incipit ***
Capitolo 2: *** A ***
Capitolo 3: *** B ***
Capitolo 1 *** Incipit ***
Kara
camminò sicura
per i saloni
della mostra. Si guardò intorno, fiera, sorridendo a
chiunque
incrociasse i suoi occhi. Le gigantografie affisse sulle pareti
mostravano gli eroi di tutti i giorni che aiutavano il loro prossimo:
pompieri, poliziotti, insegnanti, ma anche giovani che avevano deciso
di non voltarsi indietro di fronte alle ingiustizie, o anziani che
guidavano i bambini del proprio quartiere a prendersene cura. C'era
ancora molta gente, nonostante fosse tardi. Lei era arrivata tardi.
Beh, dopotutto anche Kara aveva un ruolo di eroe di tutti i giorni, a
National City e non solo. Le gigantografie che ritraevano i supereroi
erano più avanti, in salette apposite. Kara ci
andò spedita,
ammirando tutto ciò su cui i suoi occhi si posavano: anche lei.
Eccola, finalmente.
Lena Luthor. La
inquadrò appena
mise piede nella saletta. Una coppia uscì. Rimasero sole.
Lena era stretta intorno al suo
scialle, rigida, che fissava lei. O meglio Supergirl. Nella
gigantografia era di spalle, guardava un punto vacuo. Era seria,
imperscrutabile. Potente. La foto emanava fiducia, calore, nonostante
fosse quasi del tutto sui toni freddi del blu e del bianco. I suoi
occhi si fissarono a lungo sulla foto e poi guardò di nuovo
Lena.
«Pensavo a una
cosa…», Lena
ruppe
il silenzio della saletta. «Non è come gli altri.
I super
non sono come gli altri».
Kara aggrottò lo
sguardo,
mettendosi al suo fianco. «N-Non come gli altri?»,
balbettò,
formando un sorriso.
«Molti agiscono
nell'ombra, tutti
si nascondono», proseguì, lasciando il suo sguardo
fisso sulla
foto. «Non lei. Non puoi andare da Supergirl e cercare di
toglierle
una maschera o un cappuccio. Alza il viso con fierezza, circondata
dai raggi del sole. Supergirl si mostra per ciò che
è», sibilò
con un filo di voce, «È la sua identità
in mezzo a noi che è
nascosta».
Kara deglutì,
abbassando un poco
gli occhi.
«È
l'esatto opposto del
supereroe tipo: per scoprire chi è la vera Supergirl,
bisogna
smascherarla quando va a lavoro in ufficio, quando va a cena fuori,
quando…», lasciò la frase incompleta e
guardò Kara, ma solo un
momento. «Questa foto… Lei sembra così
inarrivabile», sorrise,
«Quasi come una Dea».
«M-Ma non lo
è».
«Certo che no. Eppure
ci va molto
vicino, non pensi?», le sorrise.
[Continua...]
Questa
doveva essere una oneshottina piccina e senza pretese, ed è
rimasta una oneshottina piccina e senza pretese, con l'unico problema
che si è sdoppiata! Proprio così. Non sapevo
quale finale dei due fosse meglio pubblicare, così mi sono
decisa a metterli entrambi. Scegliete voi qual è il
migliore!
Versione 1
- Versione 2
Se
non altro, ho potuto usare la scena della mostra che avevo
già scritto per una vechia oneshot mai finita. Evviva il
riciclaggio!
Ricorco
a chi sta seguendo la mia long Our home che il prossimo capitolo
arriverà venerdì ;) Alla prossima!
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Capitolo 2 *** A ***
«Eppure
ci va molto vicino, non pensi?», le sorrise.
«Quella vera…», non
continuò e, sfilandole delicatamente gli occhiali dal naso,
le
catturò gli occhi azzurri con i suoi, di un verde brillante.
Lena la
vide deglutire e si accostò ancora, fino a poggiare le
proprie
labbra sulle sue.
Kara ricambiò, socchiudendo gli
occhi insieme a lei, nello stesso istante. Si lasciarono, si
ripresero. Si assaggiarono, respirando ognuna sul
viso dell'altra.
Lena le riguardò gli occhi grandi
e a quel punto sorrise. «Gotcha»,
sussurrò orgogliosa, «Ti ho smascherato,
Supergirl».
Kara sorrise di rimando,
chiudendola con le braccia sui fianchi. «È vero.
Hai vinto».
Le rimise gli occhiali sul naso,
assicurandosi che fossero ancora sole, nella saletta.
«Andiamo? Hai
già fatto un giro o…?».
Lei annuì. «Andiamo. Ho visto
ciò che dovevo, non preoccuparti».
«Cosa ti va, stasera?», le
chiese mentre si allontanavano, «Italiano?».
Kara l'abbracciò e si
allontanarono per la mostra mano nella mano, intorno alla gente che
ammirava i propri eroi.
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Capitolo 3 *** B ***
«Eppure ci
va molto vicino, non
pensi?», le sorrise. «La vera
Supergirl…», non continuò.
«Andiamo? Hai già fatto un giro
o…?».
Kara
annuì. «Andiamo. Ho visto
ciò che dovevo, non preoccuparti».
Uscirono e salirono
in limousine
insieme. Rimasero vicine senza dirsi niente fino a quando l'autista
non aprì lo sportello per farle scendere. Lena
aprì una porta e
lasciò la chiave appesa nell'ingresso, facendo accomodare
Kara. Era
un salone molto spazioso con una grande parete a vetro, un divano
grigio, il caminetto elettrico. Kara si tolse il giaccone e, dopo
averlo appeso, si guardò attorno mentre, con confidenza,
andò a
sedersi sul divano.
«Ti posso
offrire qualcosa?».
«Oh no, no.
Sto bene, grazie».
Lena accese il camino
e abbassò
le luci, fermandosi a pochi passi da lei. «Sei
soprappensiero».
«Io? No,
macché», simulò una
risata, intanto che Lena si avvicinava ancora e si sedeva al suo
fianco. «È che-».
«Ripensavi
a ciò che ho detto
alla mostra».
«Forse»,
arrossì e scrollò le
spalle. «Supergirl non si nasconde quando è
Supergirl, è-è vero»,
ridacchiò nervosa, «Si nasconde
quando-», si fermò, guardandola
attentamente negli occhi.
Lena le
passò una mano sul viso e
poi anche l'altra, sfilandole gli occhiali. Kara la lasciò
fare,
persa nello sguardo magnetico che aveva su di lei. Glieli
appoggiò
sul mobiletto davanti e dopo avvicinò il proprio viso al
suo,
portandole via le labbra in un bacio.
Kara socchiuse gli
occhi,
ricambiando.
Lena la
fissò, allontanandosi col
viso, ma avvicinando il suo corpo.
«Quando…?», le domandò,
portandosi su di lei. Riavvicinò le labbra alle sue,
inspirarono;
sentì le mani di Kara accarezzarle la schiena, tirare il
vestito che
indossava. Le lasciò sfilare la chiusura, intanto che si
guardavano.
«Kara…», la chiamò in un
sospiro dopo averle baciato il collo,
salendo fin sull'orecchio sinistro. «So come
smascherarla». La
baciò anche lì e si staccò da lei solo
per sollevarle il maglione
e baciarla di nuovo, sulle labbra, sull'incavo del collo, facendole
sentire un brivido. Si portò i capelli da un lato quando
l'altra le
sciolse lo chignon.
Kara sorrise e la
baciò di nuovo,
così si portò in piedi con lei in braccio,
lasciandola sul divano e
tirandole il vestito verso il basso; Lena l'aiutò a farlo e,
desiderosa, le slacciò la camicia dai pantaloni, portando la
sua
lingua e poi le labbra sul suo ombelico, facendola sospirare.
Lena si
alzò e così, lasciandosi
scivolare sulle forme il vestito, slacciò un bottone dopo
l'altro
della camicia di Kara, per poi tirargliela via e stringerle i
fianchi, abbassandosi e mordendole piano sotto il seno.
Kara lo
sentì. Era la ragazza
d'acciaio, ma lo sentì. Sentiva tutto. Sentiva lei e se
stessa
contro di lei.
Si baciarono a lungo,
più a
fondo, che Lena spinse di nuovo Kara sul divano, attentando ai suoi
pantaloni. «La vera Supergirl, Kara»,
sibilò avvicinando le labbra
alle sue e tirandosi indietro all'ultimo. Su di lei, spingendo il
proprio seno sul suo e baciandola dietro un orecchio, ne
approfittò
per insinuare una mano sotto i suoi pantaloni, sotto gli slip. La
sentì gemere piano, all'improvviso. «Gotcha»,
la guardò negli occhi azzurri e limpidi con un sorriso
orgoglioso,
«La vera te».
Kara le sorrise di
rimando. «Mi
hai smascherato», sussurrò, accogliendola di nuovo
sulla sua bocca
e dentro di lei.
«È
così. E adesso baciami».
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