La vera te

di Ghen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incipit ***
Capitolo 2: *** A ***
Capitolo 3: *** B ***



Capitolo 1
*** Incipit ***


La vera te

Kara camminò sicura per i saloni della mostra. Si guardò intorno, fiera, sorridendo a chiunque incrociasse i suoi occhi. Le gigantografie affisse sulle pareti mostravano gli eroi di tutti i giorni che aiutavano il loro prossimo: pompieri, poliziotti, insegnanti, ma anche giovani che avevano deciso di non voltarsi indietro di fronte alle ingiustizie, o anziani che guidavano i bambini del proprio quartiere a prendersene cura. C'era ancora molta gente, nonostante fosse tardi. Lei era arrivata tardi. Beh, dopotutto anche Kara aveva un ruolo di eroe di tutti i giorni, a National City e non solo. Le gigantografie che ritraevano i supereroi erano più avanti, in salette apposite. Kara ci andò spedita, ammirando tutto ciò su cui i suoi occhi si posavano: anche lei. Eccola, finalmente.
Lena Luthor. La inquadrò appena mise piede nella saletta. Una coppia uscì. Rimasero sole.
Lena era stretta intorno al suo scialle, rigida, che fissava lei. O meglio Supergirl. Nella gigantografia era di spalle, guardava un punto vacuo. Era seria, imperscrutabile. Potente. La foto emanava fiducia, calore, nonostante fosse quasi del tutto sui toni freddi del blu e del bianco. I suoi occhi si fissarono a lungo sulla foto e poi guardò di nuovo Lena.
«Pensavo a una cosa…», Lena ruppe il silenzio della saletta. «Non è come gli altri. I super non sono come gli altri».
Kara aggrottò lo sguardo, mettendosi al suo fianco. «N-Non come gli altri?», balbettò, formando un sorriso.
«Molti agiscono nell'ombra, tutti si nascondono», proseguì, lasciando il suo sguardo fisso sulla foto. «Non lei. Non puoi andare da Supergirl e cercare di toglierle una maschera o un cappuccio. Alza il viso con fierezza, circondata dai raggi del sole. Supergirl si mostra per ciò che è», sibilò con un filo di voce, «È la sua identità in mezzo a noi che è nascosta».
Kara deglutì, abbassando un poco gli occhi.
«È l'esatto opposto del supereroe tipo: per scoprire chi è la vera Supergirl, bisogna smascherarla quando va a lavoro in ufficio, quando va a cena fuori, quando…», lasciò la frase incompleta e guardò Kara, ma solo un momento. «Questa foto… Lei sembra così inarrivabile», sorrise, «Quasi come una Dea».
«M-Ma non lo è».
«Certo che no. Eppure ci va molto vicino, non pensi?», le sorrise.


[Continua...]




















***

Questa doveva essere una oneshottina piccina e senza pretese, ed è rimasta una oneshottina piccina e senza pretese, con l'unico problema che si è sdoppiata! Proprio così. Non sapevo quale finale dei due fosse meglio pubblicare, così mi sono decisa a metterli entrambi. Scegliete voi qual è il migliore!

Versione 1 - Versione 2


Se non altro, ho potuto usare la scena della mostra che avevo già scritto per una vechia oneshot mai finita. Evviva il riciclaggio!

Ricorco a chi sta seguendo la mia long Our home che il prossimo capitolo arriverà venerdì ;) Alla prossima!

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Capitolo 2
*** A ***





«Eppure ci va molto vicino, non pensi?», le sorrise. «Quella vera…», non continuò e, sfilandole delicatamente gli occhiali dal naso, le catturò gli occhi azzurri con i suoi, di un verde brillante. Lena la vide deglutire e si accostò ancora, fino a poggiare le proprie labbra sulle sue.
Kara ricambiò, socchiudendo gli occhi insieme a lei, nello stesso istante. Si lasciarono, si ripresero. Si assaggiarono, respirando ognuna sul viso dell'altra.
Lena le riguardò gli occhi grandi e a quel punto sorrise. «Gotcha», sussurrò orgogliosa, «Ti ho smascherato, Supergirl».
Kara sorrise di rimando, chiudendola con le braccia sui fianchi. «È vero. Hai vinto».
Le rimise gli occhiali sul naso, assicurandosi che fossero ancora sole, nella saletta. «Andiamo? Hai già fatto un giro o…?».
Lei annuì. «Andiamo. Ho visto ciò che dovevo, non preoccuparti».
«Cosa ti va, stasera?», le chiese mentre si allontanavano, «Italiano?».
Kara l'abbracciò e si allontanarono per la mostra mano nella mano, intorno alla gente che ammirava i propri eroi.



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Capitolo 3
*** B ***




«Eppure ci va molto vicino, non pensi?», le sorrise. «La vera Supergirl…», non continuò. «Andiamo? Hai già fatto un giro o…?».
Kara annuì. «Andiamo. Ho visto ciò che dovevo, non preoccuparti».
Uscirono e salirono in limousine insieme. Rimasero vicine senza dirsi niente fino a quando l'autista non aprì lo sportello per farle scendere. Lena aprì una porta e lasciò la chiave appesa nell'ingresso, facendo accomodare Kara. Era un salone molto spazioso con una grande parete a vetro, un divano grigio, il caminetto elettrico. Kara si tolse il giaccone e, dopo averlo appeso, si guardò attorno mentre, con confidenza, andò a sedersi sul divano.
«Ti posso offrire qualcosa?».
«Oh no, no. Sto bene, grazie».
Lena accese il camino e abbassò le luci, fermandosi a pochi passi da lei. «Sei soprappensiero».
«Io? No, macché», simulò una risata, intanto che Lena si avvicinava ancora e si sedeva al suo fianco. «È che-».
«Ripensavi a ciò che ho detto alla mostra».
«Forse», arrossì e scrollò le spalle. «Supergirl non si nasconde quando è Supergirl, è-è vero», ridacchiò nervosa, «Si nasconde quando-», si fermò, guardandola attentamente negli occhi.
Lena le passò una mano sul viso e poi anche l'altra, sfilandole gli occhiali. Kara la lasciò fare, persa nello sguardo magnetico che aveva su di lei. Glieli appoggiò sul mobiletto davanti e dopo avvicinò il proprio viso al suo, portandole via le labbra in un bacio.
Kara socchiuse gli occhi, ricambiando.
Lena la fissò, allontanandosi col viso, ma avvicinando il suo corpo. «Quando…?», le domandò, portandosi su di lei. Riavvicinò le labbra alle sue, inspirarono; sentì le mani di Kara accarezzarle la schiena, tirare il vestito che indossava. Le lasciò sfilare la chiusura, intanto che si guardavano. «Kara…», la chiamò in un sospiro dopo averle baciato il collo, salendo fin sull'orecchio sinistro. «So come smascherarla». La baciò anche lì e si staccò da lei solo per sollevarle il maglione e baciarla di nuovo, sulle labbra, sull'incavo del collo, facendole sentire un brivido. Si portò i capelli da un lato quando l'altra le sciolse lo chignon.
Kara sorrise e la baciò di nuovo, così si portò in piedi con lei in braccio, lasciandola sul divano e tirandole il vestito verso il basso; Lena l'aiutò a farlo e, desiderosa, le slacciò la camicia dai pantaloni, portando la sua lingua e poi le labbra sul suo ombelico, facendola sospirare.
Lena si alzò e così, lasciandosi scivolare sulle forme il vestito, slacciò un bottone dopo l'altro della camicia di Kara, per poi tirargliela via e stringerle i fianchi, abbassandosi e mordendole piano sotto il seno.
Kara lo sentì. Era la ragazza d'acciaio, ma lo sentì. Sentiva tutto. Sentiva lei e se stessa contro di lei.
Si baciarono a lungo, più a fondo, che Lena spinse di nuovo Kara sul divano, attentando ai suoi pantaloni. «La vera Supergirl, Kara», sibilò avvicinando le labbra alle sue e tirandosi indietro all'ultimo. Su di lei, spingendo il proprio seno sul suo e baciandola dietro un orecchio, ne approfittò per insinuare una mano sotto i suoi pantaloni, sotto gli slip. La sentì gemere piano, all'improvviso. «Gotcha», la guardò negli occhi azzurri e limpidi con un sorriso orgoglioso, «La vera te».
Kara le sorrise di rimando. «Mi hai smascherato», sussurrò, accogliendola di nuovo sulla sua bocca e dentro di lei.
«È così. E adesso baciami».




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