Blind Hearts

di KwamiHunters
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

Prologo Blind Hearts - KwamiHunters

 

Prologo Blind Hearts - KwamiHunters

 
 

Prologo

«Ladybug sconfigge il male!»

Lo yo-yo vibrò nell'aria e l'akuma venne imprigionata al suo interno.

«Presa!» confermò allegra, poi pigiò sopra la sua arma e aprendosi una farfalla bianca si librò nel cielo «Ciao, ciao farfallina». La ragazza si guardò intorno, infine afferrò la fionda rossa a pois neri che aveva fatto materializzare il Lucky Charm e la lanciò in aria «Miraculous Ladybug!»

«Ben fatto!» Chat Noir batté pugno contro pugno con la giovane, dopodiché un bip proveniente dal suo anello gli ricordò che doveva sbrigarsi «Vorrei tanto restare Insettina, ma devo ancora finire di leggere Topolino» si prodigò in un profondo inchino e con un grande balzò sparì fra i tetti di Parigi.

Ladybug scrollò la testa per la pessima battuta dell'amico e sorrise guardando il ragazzo diventare un puntino sempre più lontano, poi lanciò lo yo-yo e si preparò a saltare.

«Aspetta, per favore!» una ragazza tra le persone appena salvate l'avvicinò. Indossava una felpa nera con cappuccio e maniche grigie, delle strisce bianche circondavano i polsini neri e il fondo della maglia facendola aderire ai jeans scuri. Marinette pensò che doveva avere qualche anno più di lei e la cosa che più la colpì furono i capelli che sfuggivano dal cappuccio: erano così neri e lucenti da sembrarle seta.

«Hai bisogno di aiuto?» domandò prontamente l'eroina.

«Ho una richiesta insolita» disse l'altra abbassando il tono di voce per evitare che qualcun altro oltre a loro potesse sentire «Avrei la necessità di parlare con Tikki».


 



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Vi ringrazio per essere arrivati fino a qui! Questo prologo è estremamente breve, lo so... ma se vi piacerà avrete il primo capitolo molto presto :)

Tutto quello che ho pubblicato fino ad ora fa parte dello stesso universo narrativo, perciò se questo prologo vi ha incuriosito vi consiglio di leggere le altre storie per conoscerne tutti gli attuali retroscena. Ho iniziato a scrivere il tutto prima dell'uscita della terza stagione e degli spoiler del Comicon in Brasile, ma alcune idee mi sono piaciute molto e integrandosi bene con la trama generale che avevo già scritto, ho voluto aggiungerle e reinterpretarle. Ad ogni modo considererò in modo canonico solo quello che è successo fino alla fine della seconda stagione.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


 

Capitolo 1 - Blind Hearts - KwamiHunters

 
 
 
Blind Hearts - Capitolo 1
 
 

Ladybug impiegò qualche secondo a recepire l'informazione.

«Chi sei?» domandò sulla difensiva.

«Mi chiamo Priyanka e sono una discendente di Erdene, Tikki capirà. Andiamo in un altro posto, potrei essere in pericolo se Papillon o Mayura dovessero vedermi con te. Chiama Chat Noir e gli altri eroi di Parigi se non vi sentite sicure ad incontrarmi da sole, portatemi dove preferite, ma vi prego, ho bisogno di parlare con Tikki.»

L'eroina percepì una certa ansia nella sua voce, ma non le sembrò pericolosa.

«Vediamoci tra un paio d'ore nella metropolitana: Linea 1, fermata Champ de Mars. Aspettami in una delle sale d'attesa, farò in modo che nessuno ci disturbi.»

La ragazza annuì con il capo ancora coperto dal cappuccio e guardandosi intorno con circospezione se ne andò diretta verso la metro.

Ladybug salì fra i tetti delle case lì vicino, poi una volta assicuratasi di essere sola sciolse la trasformazione. Il Kwami della coccinella uscì rapido dagli orecchini, mentre dalla borsa di Marinette fece capolino Mullo. Quest'ultimo da circa un anno affiancava la ragazza per mantenere la copertura di Multimouse con Luka. Ricordava bene la reazione sconvolta del giovane quando non l'aveva vista riemergere dalla Senna, dopo che vi si era gettata volontariamente per poter diventare l'eroina a pois neri e sconfiggere Brouillard e la sua nebbia magica. Quel giorno l'amico aveva fatto più domande del solito e Marinette aveva convenuto con il Guardiano dei Kwami che fosse necessario per lei poter diventare un'altra Portatrice in caso di emergenza.

«Che cosa ne pensate?» chiese dubbiosa la giovane.

«Dobbiamo parlare con Maestro Fu» rispose subito Tikki mentre guardava preoccupata il Kwami del topo che sembrava altrettanto confuso e perplesso.

Poco dopo la giovane stava bussando all'uscio del Guardiano e le due creaturine magiche fremevano nella sua borsetta impazienti di uscire e parlare con lui.

«Marinette!» esclamò l'uomo comparendo sull'uscio «Spero sia una visita di piacere».

«Maestro ho bisogno di parlarle e il tempo stringe.»

L'anziano la fece accomodare e chiuse la porta affinché nessuno potesse interromperli «Che succede Marinette?» chiese preoccupato «Problemi dopo l'ultima Akuma?»

Tikki uscì con slancio dal suo nascondiglio e iniziò ad agitarsi non sapendo da dove iniziare.

«Abbiamo incontrato una ragazza che mi ha chiesto di poter parlare con Tikki oggi» spiegò pratica la giovane vedendo il suo Kwami in difficoltà «Ha anche detto di essere...»

«La discendente di Erdene» la interruppe Tikki decidendosi finalmente a parlare «Maestro, se ciò dice è vero...»

L'uomo impallidì visibilmente e la ragazza corse a sostenerlo quando vide che le sue gambe tremanti stavano per cedere.

«Questa storia non mi piace!» sbuffò Mullo.

«Non può essere, Erdene è scomparsa tanto tempo fa» pronunciò in un sussurro più per convincere se stesso che per informare Marinette, la quale stava andando a prendere un bicchiere d'acqua per lui.

Il Kwami del serpente sibilò silenziosamente, mentre con Tikki lo guardavano preoccupati per la sua reazione ed aspettavano che si riprendesse un po' prima di parlare ancora.

Sass era diventato il nuovo protettore di Fu dopo che Wayzz, Trixx e Pollen erano stati affidati stabilmente a Nino, Alya e Chloé. Gli attacchi sempre più pericolosi di Papillon e Mayura avevano creato la necessità per i tre Portatori di essere sempre a disposizione e Ladybug non poteva permettersi di perdere tempo ad andare a recuperare i Miraculous ogni volta. Così facendo anche l'identità del Guardiano era molto più al sicuro. Saltuariamente Marinette prelevava Sass per portarlo da Luca, così che Multimouse e Viperion potessero effettuare segretamente qualche ronda ed osservare da vicino gli uomini che più insospettivano la ragazza. La lista dei possibili Papillon si allungava lentamente, ma senza alcun risultato.

«Dov'è questa ragazza?» chiese Maestro Fu «Sento la necessità di parlarle».

«Ho chiesto a Chat Noir e gli altri di rintracciarla e tenerla d'occhio, potrebbe essere un piano di Papillon per farla uscire allo scoperto se quello che le abbiamo detto l'ha sconvolta così tanto» gli fece notare lei.

«Non credo avrebbero aspettato così a lungo avendo un'informazione di questa portata mia cara Marinette» continuò lui mettendosi in piedi a fatica.

«Chi è Erdene? Se posso chiederle» provò la giovane mentre dava sostegno all'uomo.

«Sono più di 170 anni che non sentivo pronunciare il suo nome. L'amavo Marinette, quanto l'amavo» spiegò malinconicamente alla Portatrice della coccinella «L'ho persa la stessa notte in cui persi il Grimorio e i Miraculous della farfalla e del pavone e se ciò che la ragazza dice è vero, ho bisogno di sapere cosa sia successo davvero».

«Non mi ha mai voluto spiegare che cosa accadde» disse la ragazza mentre si dirigevano verso la metropolitana.

«È una storia molto triste, non amo parlarne perché per i miei errori hanno sofferto in molti. Fino ad ora pensavo di essere l'unico sopravvissuto al disastro che distrusse il Tempio in Tibet, ma se quella ragazza è davvero una discendente di Erdene, significherebbe che non ho solo contribuito alla fine dell'Ordine, ma ho anche abbandonato la persona che più amavo al mondo.»

«Maestro forse non è ancora riuscito a perdonare se stesso, provi a raccontami che cosa accadde, sono certa che non sia stata totalmente colpa sua.»

«Marinette, devi sapere che per diventare un Guardiano dei Miraculous, una persona deve studiare molto e dimostrare di avere una profonda saggezza per guidare i Portatori nella lotta contro il male. In Tibet, Guardiani e Portatori vivevano fianco a fianco per poter imparare il più possibile i segreti ed i poteri dei Kwami. Era possibile entrare al Tempio solo in giovane età e lì venivamo addestrati tutti insieme fino ad una speciale cerimonia tenuta ogni dieci anni circa. Avevo diciassette anni la prima volta a cui potei prenderne parte insieme ai miei amici. In quell'occasione c'erano quattro possibilità: diventare un Portatore se un Kwami percepiva in te qualcosa di speciale, diventare un Guardiano se il Capo dell'Ordine ti riteneva abbastanza degno da poter intraprendere il cammino, aspettare la cerimonia successiva, oppure ritirarsi a vita privata nel Tempio lavorando per mantenerci autonomi dal resto del mondo. Bada bene Marinette, nel corso dei secoli non è sempre stato così, ma l'allora Capo era convinto che questo fosse il metodo più funzionale per addestrare Portatori capaci e Guardiani consapevoli».

«Che cos'è andato storto Maestro?» domandò la ragazza mentre si sistemavano in un vagone vuoto della metro. I rumori della metropolitana copriva i loro discorsi e Fu bisbigliava così piano facendo sembrare ogni parola ancora più dolorosa di quanto già non fosse.

«Il Capo dell'Ordine mi scelse come Guardiano, o meglio, mi diede l'opportunità di intraprendere gli studi per diventarlo. Poco prima durante la cerimonia Batu, il mio migliore amico, venne scelto da Nooroo come portatore del Miraculous della farfalla, mentre Erdene era stata scelta da Duusu come Portatrice del Miraculous del pavone. Erano passati molti anni da quando i Kwami avevano scelto i loro ultimi Portatori ed era stato un evento significativo che non uno, ma ben due giovani venissero scelti. Quando arrivò il mio turno non avrei mai sperato di poter essere selezionato, ma ero felice, davvero felice per loro».

«Non credo che sceglierla come apprendista Guardiano sia stato un errore» lo incoraggiò Marinette.

L'uomo le strinse la mano come a ringraziarla sorridendo appena, poi proseguì il suo racconto «Ero innamorato perdutamente di Erdene e lei mi ricambiava, così per diverso tempo ci eravamo amati segretamente di nascosto dal resto del Tempio. Quella cerimonia aveva cambiato le nostre vite perché sapevamo entrambi che il nostro amore non poteva continuare. Come Guardiano non mi sarebbe stato permesso di avere relazioni personali, gli studi e le prove che avrei affrontato erano un sentiero colmo di privazioni e forza di volontà, solo così un giorno avrei potuto guidare saggiamente i nuovi Portatori».

«Forse un po' eccessivo» si permise di commentare Marinette.

«Forse» meditò Fu «Ma avevo anche compreso che non potevo essere una distrazione per Erdene, i sentimenti ci rendono più forti mia cara, ma allo stesso tempo sono molto pericolosi se ci lasciamo sopraffare».

Lei annuì pensando che se negli ultimi quattro anni aveva rifiutato puntualmente Chat Noir era anche per questo motivo. L'affetto nei suoi confronti era aumentato notevolmente e sebbene non avesse ancora minimamente raggiunto quello per provava per Adrien, non voleva che il gatto nero si distraesse più di quanto già non facesse.

«Iniziai i miei studi con il cuore appesantito dalla rinuncia che stavo sommessamente accettando, ma ogni volta che mi era possibile la cercavo con lo sguardo, mi accontentavo di osservarla da lontano, il solo sapere che stesse bene mi bastava.»

Marinette rabbrividì riconoscendosi in quelle parole, del resto negli ultimi due anni, presa sempre più consapevolezza del suo ruolo come Ladybug e di quanto questo comportasse aveva rinunciato a dichiararsi ad Adrien. Questo però non le aveva impedito di stargli vicino da amica e come aveva appena detto Maestro Fu si accontentava di guardarlo e di sapere che stesse bene. Doveva ammettere che nell'ultimo periodo la sua balbuzie alla presenza del ragazzo era quasi sparita e lei aveva interpretato questo cambiamento come una naturale conseguenza delle costrizioni mentali che stava facendo su se stessa da tempo. Se doveva essere del tutto onesta questa situazione le tornava molto comoda in realtà: dentro di sé usava questa scusa per non sentirsi obbligata a dichiararsi al giovane modello, così facendo i sensi di colpa per il coraggio che le mancava sembravano essere più sopportabili.

«Ancora qualche fermata, ma prima dobbiamo scendere e cambiare linea» fece notare all'anziano per spronarlo ad arrivare al punto.

«Beh, in breve posso dirti che ad un anno dalla cerimonia, la notte prima del mio passaggio definitivo ad allievo del Maestro dell'Ordine, Erdene venne a cercarmi e mi disse che non voleva rinunciare a me, che era disposta a lasciare Duusu se questo ci avrebbe permesso di stare insieme. Negli anni ho sempre avuto il rimpianto di averle detto di no, di averla convinta che era destinata a grandi cose e che io non dovevo essere un ostacolo per lei. Ci siamo concessi un'unica notte d'amore, la prima e l'ultima delle nostre vite. Mi ero ripromesso che con il sorgere del sole avrei rispettato ogni precetto e fatto ammenda per quello che egoisticamente avevo voluto per me quella notte».

Marinette pensò che fosse davvero una storia triste, ma anche terribilmente romantica.

«Era inverno ed una spessa coltre di neve circondava l'intero paesaggio, così ci eravamo appartati vicino alle terme dove le cavità della terra avevano creato diversi laghetti d'acqua. Ci appartammo in uno di quelli più caldi per non soffrire le intemperie dell'inverno, poi mentre ci stavamo rivestendo...» proseguì l'uomo arrossendo un po' a disagio «arrivò Batu e capì subito che cosa fosse successo. Lo vidi diventare livido di rabbia ed iniziò ad urlarci contro. Non ricordo con esattezza le sue parole, ma capii che anche lui amava Erdene e che averci scoperto ad infrangere ogni possibile regola del Tempio lo aveva fatto imbestialire. Batu credeva molto fermamente nella nostra missione e ad essere onesto avevo capito che stava da tempo reprimendo i suoi sentimenti per la nostra amica proprio perché il suo senso del dovere non gli permetteva di infrangere alcuna regola, nemmeno per lei. Io invece ero stato ingrato verso chi mi aveva accolto, allevato e istruito e pertanto dovevo essere punito. Iniziò a picchiarmi e fu molto facile per lui avere la meglio su di me anche grazie alla forza che il Miraculous gli concedeva in quanto Portatore, Erdene disperata cercò di dividerci e lo pregò di fermarsi, ma accecato dalla rabbia Batu sembrava impazzito. A quel punto la mia amata invocò un famiglio grazie al potere del Miraculous del pavone affinché il suo amore potesse proteggermi. La creatura prese le sembianze di un polipo gigantesco e con i suoi tentacoli afferrò Batu bloccando i suoi movimenti, ma non bastò. Quest'ultimo si trasformò utilizzando il suo stesso odio per corrompere la creatura che lo stava trattenendo ed iniziò a distruggere tutto quello che aveva attorno».

«Ma è terribile!» esclamò Marinette.

«Erdene mi trascinò via e arrivammo al Tempio inseguiti sia da Batu che dalla creatura. Continuava a ripetere che avrebbe distrutto tutti i Miraculous così da farmi cacciare definitivamente come Guardiano. Cercai di mettere in salvo il Cofanetto e l'antico Grimorio e con lei tentai di salvare il salvabile. Cercai di allontanarmi il più possibile dal Tempio per proteggere i Miraculous, ma non riflettei a sufficienza perché allontanandomi condannai tutte le persone che vivevano lì ad una morte prematura. Nascosi il Cofanetto restando in disparte a guardare la lotta violenta tra Erdene e Batu, nel frattempo il polpo continuava a distruggere ogni cosa. Quando la giovane riuscì a bloccare il nostro amico e lo costrinse a guardare la distruzione che aveva portato e lui sembrò riprendersi dalla frenesia che lo aveva assalito. Tentò di fermare il mostro che aveva corrotto, ma ormai ne aveva perso il controllo. Provò persino a sciogliere la trasformazione, ma non funzionò e Nooroo era troppo affaticato per permettergli di trasformarsi nuovamente. Con nostro grande orrore constatammo che la creatura aveva mietuto vittime su vittime. I portatori senza i Miraculous avevano potuto fare molto poco ed Erdene cercava invano di riprendere le redini del famiglio. Non potevo lasciarla sola, dovevo cercare di aiutarla a tutti i costi, così tornai indietro tenendo stretti i Miraculous del gatto e della coccinella, l'unica soluzione possibile era attingere al libro e utilizzare il Potere Supremo per fermare il mostro e sistemare tutti i problemi che avevo causato».

«Lei ha utilizzato il Potere Supremo?» domandò stupita la ragazza.

«Pensai che fosse l'unico modo per poter mettere fine a tutto quell'orrore, ma quando mi fu data la soluzione tentennai. Ogni cosa nell'universo deve essere compensata Marinette e in quel caso l'odio doveva essere compensato con l'amore ed io capii che dovevo rinunciare ad Erdene per fermare il mostro».

«Non credo ne sarei stata capace» mormorò la ragazza.

«Esattamente» annuì lui tristemente «Non potevo permettere che le mie colpe fossero espiate da qualcun altro, soprattutto non da lei. Tentennai perché non potevo immaginare un mondo senza la mia Erdene. Ma accadde qualcosa, qualcosa che ad oggi non saprei spiegare. La vidi avanzare volontariamente verso la creatura perché aveva perfettamente capito che era necessario un sacrificio per risolvere quella situazione, poi Batu corse verso di lei e una luce accecante mi ferì gli occhi e l'esplosione che ne seguì mi travolse lasciandomi a terra senza fiato. Quando mi risvegliai non trovai nessuno, del Tempio restavano soltanto macerie, ma avevo ancora stretto in pugno i Miraculous di Tikki e Plagg. Il Grimorio da cui avevo attinto la formula per il Potere Supremo era sparito e tutto intorno a me era caduta una fitta pioggia di cenere sul candore spettrale della neve. Tornai indietro e ritrovai il Cofanetto che avevo nascosto, con la morte nel cuore me ne andai da quel luogo così doloroso e girai il mondo fino ad arrivare qui a Parigi».

«Mi dispiace tanto» disse la ragazza sinceramente, non c'erano parole sufficienti per esprimere che cosa sentiva in quel momento, ma ora comprendeva meglio che cosa fosse accaduto a Maestro Fu.

«Puoi immaginare quanto fui sorpreso nello scoprire che il Miraculous della farfalla era stato ritrovato da qualcuno e quanto mi fece male il pensiero che lo stessero usando di nuovo per fare del male».

«Emilie Agreste ha regalato al marito il Grimorio durante un viaggio in Tibet. Crede sia possibile che qualcuno abbia trovato gli oggetti e sottovalutandone il valore li abbia venduti in qualche Bazar?» chiese Marinette.

«Se devo essere sincero era esattamente la conclusione a cui ero arrivato quando anche il Miraculous del pavone si era rivelato qui a Parigi. Ammetto anche di aver nutrito forti sospetti su Monsieur Agreste quando mi hai rivelato che era lui ad avere il libro. Ma il fatto che sia stato akumatizzato, che suo figlio sia stato messo più volte in pericolo e il sostegno pubblico e finanziario che ha dimostrato negli anni nei confronti degli Eroi di Parigi e delle vittime di Papillon mi hanno portato a cambiare idea. La verità è che chiunque può aver trovato quelle spille e capire l'identità di Papillon e Mayura sembra una missione impossibile, non si sono più esposti fisicamente dopo l'attacco nel Giorno degli Eroi di tre anni fa».

Aveva ragione, dopo quella volta gli attacchi non lo avevano più visto come protagonista e nonostante il suo supporto a Papillon nessuno aveva la minima idea di come potesse essere fatta Mayura.

«Marinette, mi hai detto di avere un piano prima, ma non mi hai ancora accennato nulla» bisbigliò ancora Maestro Fu mentre scendevano dalla metro.

«Chat Noir ha controllato che la ragazza fosse sola e che non ci fossero persone sospette vicino alla sala d'attesa in cui le ho dato appuntamento. Carapace è a casa sua per sorvegliare il Cofanetto dei Miraculous, sono sicura che Wayzz lo istruirà a dovere. Chloé è in incognito e sta sorvegliando l'uscita della metropolitana nel caso dovesse servire il suo aiuto. Tikki verrà con lei ed io mi nasconderò dall'altra parte dei binari in modo tale che non sia visibile per nessun altro dei Portatori, ma sia vicina per potermi trasformare con Mullo se necessario. Appena entrerà nella sala d'attesa Rena Rouge creerà un miraggio per far sparire la stanza, in questo modo nessuno potrà entrare o disturbarvi. Al primo segnale di pericolo mandi Tikki da me e noi penseremo al resto».

«Marinette, non ho parole per esprimerti quanto sia grato di averti incontrato quel giorno».

La ragazza arrossì e si chinò verso l'anziano lasciandogli un bacio sulla guancia come avrebbe fatto un'amorevole figlia, approfittò di questo gesto per affidargli Tikki che subito si nascose sotto la camicia dell'uomo e sorridendo si affrettò a raggiungere le scale che l'avrebbero portata dall'altra parte dei binari.

«In assoluto la mia Ladybug preferita» affermò allegra Tikki da sotto la stoffa. Wang Fu sorrise e fece un profondo respiro preparandosi a conoscere la ragazza misteriosa.

Quando la porta si chiuse alle sue spalle impiegò qualche secondo prima di decidersi ad alzare lo sguardo.

Tikki svolazzò fuori dal suo nascondiglio richiamando immediatamente l'attenzione della giovane che drizzò la schiena colta di sorpresa.

«Buongiorno» la salutò cortesemente Fu, mentre continuava respirare meccanicamente per mantenere il controllo su ciò che stava accadendo attorno a lui.

«Buongiorno, io... io sono Priyanka» si presentò la giovane «Ti ringrazio per essere venuta qui e per avermi dato fiducia».

«Che cosa posso fare per te?» chiese Tikki «Non sono in molti a conoscere il mio nome».

«Gliel'ho detto io» esclamò una vocina e da dentro il cappuccio della ragazza sbucò una testolina blu elettrica con un puntino rosa sulla fronte.

«Duusu!» 


 


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Note dell'autrice
Per prima cosa voglio ringraziarvi per aver dedicato del tempo a leggere la mia storia ^^
Spero vi stia piacendo e vi abbia messo curiosità.
Voi come immaginate il passato di Fu? Con l'uscita di "Viceversa" ci hanno dato qualche indizio in più, ma non hanno ancora soddisfatto il mio bisogno di sapere che cosa sia successo al Tempio. 
Grazie ancora per essere arrivati fino a qui, fatemi sapere cosa ne pensate e se non volete perdervi gli aggiornamenti vi consiglio di aggiungere me o la storia tra i preferiti/ricordati/seguiti.
A presto! KwamiHunters
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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


 

Capitolo 2 - Blind Hearts - KwamiHunters

 
 
 
Blind Hearts - Capitolo 2
 
 

Maestro Fu e Tikki si guardarono sbalorditi e il Kwami per la sorpresa non corse via come invece avevano programmato.

«Se tu sei qui questo significa che...» l'uomo per un attimo pensò davvero di essere caduto in una trappola ed indietreggiò appoggiandosi con la schiena alla porta.

«Non sono Mayura» precisò subito la ragazza alzando le mani, come se questo potesse aiutarla a dimostrare le sue buone intenzioni «Non sono io ad avere il Miraculous» precisò ancora «Mia madre mi ha affidato alle cure di Duusu, così come avevano fatto sua madre, sua nonna e le sue antenate, sono una discendente di Erdene e non voglio farvi del male» con cautela aprì la zip della sua felpa ed estrasse un vecchio libricino scritto a mano, logoro e malandato a causa del tempo «Questo diario apparteneva a lei e mi è stato tramandato insieme al suo Kwami, vi prego di leggerlo, vi sarà tutto più chiaro».

Il cuore di Fu batteva all'impazzata e quando prese il diario fra le mani lo pervase una sensazione calda e avvolgente, ma allo stesso tempo molto malinconica.

«Ordina al tuo Kwami di stare zitto» disse Fu mentre si accingeva a sfogliare le pagine «Se dovessi essere la sua Portatrice dovrà ubbidirti».

«Ho capito... Duusu non parlare».

Il Kwami del pavone iniziò a piangere rumorosamente e Tikki dovette trattenersi dal correre ad abbracciarla per consolarla.

«No, no, Duusu ti prego...» la ragazza porse un fazzolettino al Kwami «Ne abbiamo già parlato, piangere non aiuta nessuno» esclamò sorridendole dolcemente prima di darle un buffetto sulla guancia.

«Priya, tu non capisci... io sto piangendo di gioia! Lui è Wang Fu» disse il Kwami continuando a piagnucolare «Lui è il tuo bis, bis, bis, bis, bis, bis nonno».

«Che cosa!?!» esclamarono tutti gli altri in coro stupefatti dalla notizia.

Il Kwami del pavone si asciugò le lacrime e iniziò a spiegare affinché fosse tutto più chiaro per i presenti.

«Quando Fu usò il Potere Supremo io ed Erdene capimmo quale fosse l'unica soluzione possibile per fermare il mostro che aveva generato la rabbia di Batu. Erdene doveva compensare con il suo amore per Fu il sentimento contrastante della creatura ed io per proteggere i miei fratelli Kwami e la ragazza, come unica soluzione potevo restare al suo fianco e combattere il famiglio corrotto fino a quando qualcuno non avesse trovato un modo per liberarci e sconfiggerlo. Il giovane Wang non era pronto a lasciarla andare, così Erdene decise di lanciarsi contro il mostro per compiere il Desiderio espresso con il Potere Supremo. Batu capì le nostre intenzioni appena iniziammo a correre e nella sua disperazione si lanciò verso di noi, riuscendo a strappare dal petto la spilla ad Erdene. Forse sperava di fermare la creatura, ma ormai aveva assorbito troppo potere e sembrava non rispondere più a nessuno. Io fui risucchiata immediatamente nel Miraculous per via della fine della trasformazione, ero troppo debole per poter fare qualunque cosa. Batu pentito scelse di sacrificarsi per amore di Erdene e cercare di rimediare al disastro che aveva creato. Capii che stava cercando di usare la spilla per contenere il famiglio e quando vi riuscì io fui sbalzata fuori perché il Miraculous non poteva contenere entrambi. Senza di me al suo interno però la spilla si ruppe: si creò una frattura ed è per questo che sono qui e potete vedermi tutti, anche se è Mayura e non lei ad averla.»

«Ma io non vi trovai al mio risveglio» esclamò Fu tremante.

«So per certo che avvenne un'esplosione di energia per la rottura della spilla» spiegò ancora Duusu «Sia Erdene che io fummo travolte e scaraventate giù da un dirupo, con le ultime energie che mi erano rimaste la protessi dalla caduta, ma poi svenni priva di sensi. Non ho idea di che fine abbia fatto il mio Miraculous o il Grimorio, quando mi risvegliai Erdene mi teneva al caldo tra le sue braccia, in seguito mi raccontò che si risvegliò all'alba sotto uno spesso strato di neve e che impiegò parecchio tempo per riuscire a tornare ai piedi del Tempio, del quale però non restavano che macerie. Ci convincemmo che fossimo le uniche superstiti allo scontro e cercammo riparo nel primo villaggio che trovammo lungo la strada per non morire di freddo» il Kwami esitò un attimo, poi sorrise al ricordo «Qualche mese più tardi Erdene scoprì di aspettare una bambina».

Wang iniziò a piangere silenziosamente e anche Priyanka, nonostante conoscesse a memoria la storia della sua antenata non poté trattenersi di fronte a quell'uomo e a tutta la sua fragilità.

«Sono stato così stupido» mormorò l'uomo.

Priyanka si avvicinò mettendogli una mano sulla spalla come ad incoraggiarlo un po' e restarono in silenzio a metabolizzare le notizie appena apprese.

«Ci sono molte cose di cui vorrei parlare ancora con voi» disse poi Maestro Fu «Entrambe dovete essere protette» continuò annuendo da solo ai suoi pensieri.

«Duusu ha insistito molto per ricongiungersi con gli altri Kwami, ma non avrei mai potuto sperare che l'attuale Guardiano dei Miraculous fosse lei».

«Dammi del tu, io... io credo che potresti persino chiamarmi "Nonno" se non ti dispiace» balbettò l'uomo timidamente, quasi preoccupato di aver osato troppo.

La ragazza annuì e gli sorrise dolcemente.

«Tikki, torna dalla tua Portatrice e dille che può far tornare gli altri a casa. Vi aspetto da me più tardi per studiare un piano di protezione per Duusu e Priyanka».

Il Kwami della coccinella esitò «Ritiene che sia sicuro che le ragazze conoscano le reciproche identità?» chiese per essere sicura.

«Credo che in caso di pericolo Ladybug debba poter agire liberamente, sono già capitate diverse occasioni in cui ha dovuto agire senza il tuo aiuto o quello di Mullo e in questo caso dobbiamo impedire con ogni mezzo che altre persone all'infuori di noi vengano a conoscenza che il Kwami del pavone è a Parigi.»

«Tikki...» la chiamò Duusu «Fidati di noi, siamo qui per aiutarvi ed io non voglio che i miei poteri vengano usati ancora per fare del male».

Il Kwami annuì vigorosamente, poi corse ad abbracciarla «Sono davvero contenta che tu sia tornata» subito dopo sciolse l'abbraccio e corse da Marinette.

La ragazza si trasformò ed estrasse dalla borsa una felpa scura con cappuccio e dei pantaloni per coprire la tuta rossa a pois neri in modo che non fosse riconoscibile. In seguito andò decisa verso Rena Rouge, quest'ultima si era travestita da artista di strada per non attirare troppe attenzioni mentre suonava con disinvoltura il suo flauto traverso.

«Per oggi abbiamo finito, avverti Carapace che anche lui può andare» la volpe annuì, terminò il "miraggio" facendo ricomparire la sala d'attesa e se ne andò con discrezione.

Ladybug si guardò attorno, poi vide un senzatetto appostato lì vicino. Era circondato da fogli di giornale e indossava una felpa nera che gli copriva il volto «Un penny per i tuoi pensieri, Chaton».

«Come hai fatto a riconoscermi?» chiese stupito alzando lo sguardo.

«Ti ho chiesto di vegliare sulla ragazza con discrezione e so che posso fidarmi di te» rispose lei semplicemente «Andiamo, non vorrei attirare attenzioni indesiderate».

I due eroi di Parigi uscirono dalla metropolitana a testa bassa e prima di allontanarsi la coccinella congedò Chloé con un cenno del capo.

«Milady» la chiamò Chat atterrando su uno dei tetti «Trovo che sia molto bello passare del tempo assieme senza Papillon tra i piedi, posso invitarti a bere qualcosa?».

«È stata una giornata ricca di emozioni ed ho ancora molto da fare prima che il sole tramonti» rispose sorridendo «Un'altra volta».

«Ci conto» rispose lui, poi le fece un rapido baciamano e a malincuore la lasciò andare.

Il gatto nero la guardò saltare da un tetto all'altro, poi sospirò e si diresse verso casa.
 

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«Tikki» esclamò Marinette appena furono entrambe nella sua camera «Raccontami, com'è andata».

Il Kwami le spiegò cosa avevano scoperto e come in passato fosse stato rotto il Miraculous del pavone.

«Andiamo da Maestro Fu, ci starà aspettando» concluse la giovane prendendo la borsetta in cui far nascondere lo spirito della coccinella.

«Sei sicura di voler mostrare la tua identità Marinette?» chiese Mullo volando davanti al suo volto.

«Se il Guardiano dei Miraculous ha dato il suo benestare non vedo perché non dovrei ascoltarlo. Sono certa che sia consapevole di quali siano i rischi, ma credo anche che non farebbe nulla per mettermi in pericolo. Mi ha fatto incontrare te e Tikki, mi fido di lui.»

«Oh, Marinette!» la piccola coccinella posò un bacio sulla sua guancia strofinandovi contro la testolina «Andiamo!» esclamò contenta.
 

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Ci volle un po' per raggiungere la casa del Maestro, la ragazza allungò volutamente il percorso per assicurarsi che nessuno la stesse seguendo.

Quando finalmente arrivò alla porta bussò con convinzione e subito l'uomo andò ad aprirle la porta.

«Mia cara, ben arrivata! Entra su!»

Marinette avanzò lentamente guardandosi intorno fino a quando il suo sguardo si incrociò con quello di Priyanka. Aveva gli occhi leggermente arrossati dal pianto, ma il suo sorriso era sincero e pulito.

I capelli neri contrastavano terribilmente con il pallore che la sua pelle aveva in quel momento. Come aveva constatato nel pomeriggio il suo fisico era asciutto e snello e vestiva ancora con i jeans scuri e la felpa nera e grigia.

«Spero di non avervi interrotti» disse la Portatrice della coccinella «Sono Marinette» continuò allungando la mano verso la ragazza.

«Priyanka, ma puoi chiamarmi Priya» le sorrise di rimando.

«Dov'è Duusu?» chiese curiosa Marinette.

«Si trova nella Miracolbox insieme agli altri Kwami, hanno molto da raccontarsi» spiegò Fu porgendole una tazza di tè verde fumante.

Tikki e Mullo sbucarono dalla borsa e scambiando un semplice sguardo con la loro Portatrice volarono velocemente verso il grammofono per raggiungere gli altri.

Rimasero tutti in silenzio per qualche istante, poi Wang esortò Priya a continuare con il discorso che stavano facendo in precedenza.

«Sì... come dicevo, Duusu circa cinque anni fa ha percepito che qualcuno avesse usato il suo Miraculous. Era stupita e disorientata e non riusciva a capacitarsene. Fino ad allora eravamo convinte che la spilla fosse andata distrutta e che l'unico motivo per cui riuscivamo a vederla fosse che qualche frammento si trovasse ancora al Tempio. Quello però fu un caso isolato, cercai informazioni a riguardo e convinsi persino mio padre a lasciarmi andare in Tibet per un "viaggio spirituale". Purtroppo non riuscii nemmeno ad arrivare al Tempio nonostante le informazioni nel diario fossero piuttosto accurate.

«Il Capo dell'Ordine aveva lanciato degli incantesimi di protezione» la informò Fu «Solo un Guardiano potrebbe trovarlo. Era una forma di difesa, non credo Duusu ne fosse a conoscenza anche perché non ti avrebbe portata lì sapendo di fallire in partenza».

«Ora si spiegano molte cose» constatò la giovane «Ad ogni modo dopo quell'episodio passarono anni prima che il fenomeno accadesse nuovamente. A quel punto però eravamo venute a conoscenza che il Miraculous della farfalla e quelli degli altri Portatori fossero a Parigi. Stavamo per partire quando...»

Priyanka si fermò e prese un respiro profondo. Le mani iniziarono a tremarle e tutti nella stanza capirono che ciò che avrebbe detto non sarebbe stato nulla di positivo.

«Mia madre, Ariuna, non voleva lasciarmi partire da sola per l'Europa. Era consapevole di quanto fosse importante per Duusu venire qui, ma non si sentiva sicura, aveva paura che potesse succederci qualcosa. Quando finalmente si convinse accadde qualcosa che non avremmo mai potuto immaginare. Durante il tragitto per l'aeroporto un'automobile ci tamponò facendoci uscire di strada, passò diverso tempo in coma attaccata a dei macchinari che la tenevano in vita, ma non potevamo fare più niente per lei. Dopo qualche mese anche il suo cuore cedette ed io e mio padre restammo soli».

Calde lacrime solcavano le guance di Marinette e il viso funereo di Fu minacciava di fare altrettanto. Persino Sass non sembrava essere insensibile alla vicenda e accanto alla Miracolbox cercava con contegno di non lasciarsi andare ad un pianto silenzioso.

«Qualche mese fa mio padre ha incontrato una donna... un colpo di fulmine a suo dire» sospirò leggermente contrariata «Continua a ripetermi che non dimenticherà mai mia madre, ma lo vedo da come la guarda. Voglio che sia felice e che possa ricostruirsi una famiglia se ne sarà in grado, io da parte mia non trovo punti di contatto con questa sua nuova compagna. Non è una brutta persona, sia chiaro... ma non è uno spirito affine al mio, così quando ho capito che lui non aveva più bisogno del mio sostegno e che poteva camminare di nuovo da solo mi sono concentrata su qualcosa che potesse aiutare me stessa. Avevo bisogno di distrarmi perciò mentirei se dicessi di essere qui solo per Duusu. Del resto sento che quello che sta continuando ad accadere a Parigi sia anche colpa mia perché non sono riuscita ad accompagnare prima il mio Kwami, tengo molto a Duusu e mi ha aiutata a superare dei momenti difficili, ora sono io che voglio fare qualcosa per lei, perciò qualunque cosa possa fare non avete che da chiedere» concluse la ragazza.

«Oh, piccola mia» balbettò Fu alzandosi per andare ad abbracciarla.

Marinette guardò con tenerezza il resto della scena e si asciugò le lacrime con un fazzoletto di seta su cui lei stessa aveva ricamato dei fiorellini rosa.

«Duusu percepisce quando viene usato il suo Miraculous?» chiese dopo un po' la Portatrice della coccinella per cercare di spazzare via l'atmosfera di tristezza che aleggiava ancora in quella stanza.

«Sì, più o meno. Crediamo che per via della lontananza la sensazione blanda che ha provato fino adesso potrebbe intensificarsi molto ora che si trova nella stessa città. Lei dice di no per non farmi preoccupare, ma io mi sono resa conto che tende a stancarsi molto più facilmente nei giorni successivi all'utilizzo dei suoi poteri da parte di Mayura... come se dovesse ricaricare le pile in qualche modo, ed ogni volta impiega sempre più tempo per riprendersi completamente.»

«Ritengo sia necessario che vi teniate in contatto per monitorare qualunque cambiamento da parte di Duusu» spiegò Maestro Fu «Puoi creare un altro canale solo con lei giusto?»

«Certo, lo faccio subito» rispose Marinette.

«Canale?» chiese incuriosita Priyanka «Qualcosa per comunicare telepaticamente?»

«All'incirca» sorrise l'altra «Una chat segreta di Telegram per essere più precisi».

«Oh...» Priya ridacchiò, si aspettava qualcosa di decisamente più mistico.

«Vedi, io e gli altri Portatori avevamo la necessità di comunicare tra di noi anche mentre non eravamo trasformati, così ho fatto commissionare a Max, un mio compagno di classe davvero bravo in informatica, un'applicazione basata su Telegram con degli script particolari in grado di nascondere i nostri dati e le nostre identità».

«Quindi anche lui sa che sei Ladybug?» chiese stupita.

«No, la richiesta gli è arrivata da parte di Queen Bee, ovvero Chloé Bourgeois. Con il tempo si è decisamente meritata di essere la Portatrice dell'ape, ma inizialmente era una testa calda e l'idea di trasformarsi in pubblico la prima volta non è stata tra le più brillanti, anche se in seguito questo ci ha fatto comodo in diverse occasioni».

«Ha fatto come Iron Man?» chiese Priya perplessa.

Marinette scoppiò a ridere pensando al paragone appena proposto dalla giovane ed effettivamente non poteva negare che fosse abbastanza azzeccato.

«Sono certa che noi due ci intenderemo a meraviglia» disse allegra.


 


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Note dell'autrice 
Grazie ancora per essere arrivati fino a qui, fatemi sapere cosa ne pensate e se non volete perdervi gli aggiornamenti vi consiglio di aggiungere me o la storia tra i preferiti/ricordati/seguiti.
Molte domande hanno trovato risposte, ma altrettante si stanno facendo largo in questa storia :)
Vi piace Priyanka? Voi vi sareste fidati subito di lei?
A presto! KwamiHunters
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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


 

Capitolo 2 - Blind Hearts - KwamiHunters

 
 
 
Blind Hearts - Capitolo 3
 

 

Marinette e Priyanka parlarono ancora per un po’, mentre Fu rifletteva sulle nuove informazioni acquisite dalla pronipote. Le due si scambiarono i numeri di telefono per ogni evenienza, del resto la chat poteva restare riservata alle conversazioni che riguardavano i Kwami. Poi quando arrivò l’ora di cena, la ragazza chiese a Sass di chiamare Tikki e Mullo per lei in modo da poter tornare a casa.

«Priya, dove abiti?»

«Al momento dormo in una pensione vicino a Notre-Dame, credo che starò lì fino a quando non troverò un lavoro per potermi permettere un appartamentino. Sono qui da poche settimane e solo oggi sono riuscita ad avvicinarmi a te grazie a quell’akuma.»

«Maestro, non è il caso di farla stare qui da lei, in modo che sia più al sicuro?» chiese Marinette pensierosa.

«Non osavo chiedere tanto, la sua vita ultimamente è già stata stravolta abbastanza» rispose l’uomo, poi si voltò verso Priyanka «ma se vorrai venire a stare qui sarei molto contento» confermò deciso.

«Sarebbe fantastico» rispose lei entusiasta.

«Bene, allora è deciso» affermò contento Fu «Vai a prendere i tuoi bagagli, per quando sarai di ritorno avrò preparato una cenetta con i fiocchi in onore del nostro incontro. Marinette se vuoi restare...»

«No, grazie Maestro» declinò cortesemente «Sono certa che abbiate ancora molto di cui parlare».

«Grazie» le disse Fu sull’uscio «Apprezzo molto tutto quello che hai fatto oggi».

«Mi tenga informata se dovessero esserci novità. Se avete bisogno di qualcosa sapete come trovarmi. Mullo, Tikki, andiamo!».

 

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Finita la cena Marinette decise di salire sul suo terrazzino a prendere una boccata d’aria. Le luci della città non rendevano semplice riuscire a trovare stelle nel cielo notturno, ma spesso la ragazza si rilassava sulla sdraio a strisce bianche e rosa cercando di individuare anche solo un semplice bagliore.

Erano dei momenti di pace e tranquillità in cui sperava di potersi crogiolare anche durante il giorno, ma le akuma ed i vari impegni scolastici spesso rendevano un miraggio anche il solo poter dormire qualche ora. Si chiedeva spesso come avesse fatto a resistere fino a quel momento, ma poi ripensava al sostegno incondizionato che le dava Chat Noir, alla vitalità di Rena Rouge, al sorriso spensierato di Carapace, al caratterino tutto pepe di Queen Bee, alla tranquillità di Viperion, all’astuzia di Mullo e alla dolcezza di Tikki e sapeva che qualunque cosa fosse successa, loro non l’avrebbero mai abbandonata. In tutta sincerità non sapeva capacitarsi di che cosa avrebbe fatto una volta fermato Papillon, ma era certa che prima o poi sarebbero riusciti a sconfiggerlo.

Le palpebre di Marinette si fecero sempre più pesanti fino a chiudersi definitivamente, si sentì più leggera durante il dormiveglia ed infine cedette fra le braccia di Morfeo per non pensare più a niente.

Chat Noir vide la figura addormentata della ragazza in lontananza e un salto dopo l’altro atterrò sul piccolo balcone sopra la panetteria.

«Marinette?» chiese con un filo di voce per paura di spaventarla.

«Umh...» rifletté «Deve proprio essere stanca».

Il giovane valutò se prenderla in braccio e portarla a dormire nella sua stanza oppure se lasciarla lì dov’era per il timore di svegliarla. Sapeva che se l’avesse lasciata così esposta alle intemperie probabilmente si sarebbe presa un malanno, così aprì delicatamente la botola che portava alla stanza della ragazza e prese dal letto la prima coperta che riuscì a trovare. Infine la sistemò delicatamente su di lei per poi saltare sulla ringhiera vicina.

«Bonne nuit, mon ami».

Chat iniziò a vagare per Parigi senza una meta precisa. Negli ultimi mesi gli capitava sempre più spesso di ritrovarsi senza un perché sul balcone di Marinette. Era una ragazza molto dolce e attenta ed aveva trovato in lei un’amica su cui poter contare, sia come gatto nero che come Adrien. Per qualche ragione a lui sconosciuta la sua compagna di classe sembrava più rilassata in presenza di Chat Noir, gli piaceva molto ridere e scherzare con lei. Il fatto che la divertisse anche con le sue battute più stupide lo aveva spinto a pensare che se mai un giorno Marinette avesse scoperto la sua doppia identità gli sarebbe rimasta amica. Questo perché aveva accettato sia il timido e riservato Adrien che l’impulsivo ed estroverso Chat Noir. Non come Chloé che nonostante gli anni lo bistrattava ancora, ogni volta che lo incontrava nei suoi panni di pelle nera. Invece Marinette era fatta così: dolce, intelligente, creativa, un po’ goffa a volte, ma sempre leale e pronta ad aiutare il prossimo. Aveva notato che spesso metteva la felicità altrui prima della sua e non poteva che ammirarla per tutto questo. Sarebbe tornato a trovarla l’indomani con un po’ di fortuna questa volta l’avrebbe trovata sveglia.

 

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Marinette si svegliò quando ormai era passata la mezzanotte. Il morbido pile della coperta che la stava avvolgendo le solleticò il naso e sorrise cercando di respingere un principio di solletico. Si alzò a fatica ancora intontita dal sonno e si trascinò con lentezza fino alla botola che portava alla sua camera.

Guardò verso il giaciglio di Tikki e si rese conto di averla svegliata, mentre Mullo russava beato poco più in là.

«Scusami» bisbigliò poi si sdraiò sul letto allungando una mano per lasciarle una carezza «Grazie per la coperta».

«Non sono stata io» rispose il Kwami sbadigliando.

«Mullo?» domandò mentre sistemava meglio il cuscino.

La creaturina scrollò la testa.

«Papà?»

«No, è stato il tuo Chaton» ridacchiò Tikki mentre osservava attentamente la reazione dell’amica.

Inizialmente Marinette non si scompose. Annuì sbadigliando, non recependo realmente la notizia, le ci volle qualche secondo in effetti prima di spalancare gli occhi e guardarla «Chat Noir è stato qui?» chiese stupita.

«Non per molto, ha visto che stavi dormendo così ha pensato di non farti prendere freddo e se n'è andato subito.»

«È stato carino» ammise la giovane ad alta voce.

«Solo carino?» chiese l’altra ammiccando un po’ «È da un bel po’ che Chat viene a trovarti».

«È solo un amico.»

«Sicura Marinette? Sicura che non ti piaccia neanche un po’?»

«Certo che mi piace, ma non nel modo in cui stai pensando» precisò la ragazza «Il fatto è che quando sono Ladybug non posso permettermi certe confidenze con lui, hai visto com’è fatto, se per caso Papillon mi catturasse lui sarebbe disposto a consegnargli il suo Miraculous».

«Ha detto di amare Ladybug è vero, ma non puoi essere sicura che sarebbe così incauto.»

«Io l’ho quasi fatto per Adrien» sospirò «Ricordi quella volta contro Volpina? Quando pensavo che l’avrebbe fatto cadere dalla Tour Eiffel? Stavo per togliermi gli orecchini, se Chat Noir non mi avesse fermato lo avrei fatto. Sarebbe stato imperdonabile e con il tempo ho capito quanto fosse sbagliato, per questo ho rinunciato ad Adrien. Inizialmente dopo la battaglia nel Giorno degli Eroi di tre anni fa pensavo che sarei riuscita a dichiararmi, ma più i giorni passavano più sentivo che ci fosse qualcosa di sbagliato: una nota stonata e confessarmi è diventato sempre più difficile. Non capivo che cosa fosse a turbarmi, l'ho realizzato solo qualche mese fa parlando con Chat. Ho continuato a respingerlo dicendogli che sarei stata solo una distrazione, che facendo così si rendeva vulnerabile e un sacco di altre scuse. Poi però mi sono resa conto che ogni singola parola valeva anche per il mio amore nei confronti di Adrien».

Marinette si rattristò un po’ e Tikki continuò a guardarla capendo che cosa volesse dire.

«Inoltre...» aggiunse «dopo quello che mi ha raccontato Maestro Fu oggi, credo proprio che sarebbe imprudente da parte mia lasciare anche solo una minima speranza a Chat Noir. La prossima volta che lo incontrerò sarò molto chiara a riguardo».

«Non sei troppo drastica?» chiese il Kwami preoccupato per come sarebbero potute andare le cose.

«Lo sto facendo per il suo bene, per il bene di Parigi» ribatté a malincuore.

«Marinette prova a dormirci su» le consigliò l’altra «Non vorrei che ti pentissi di questa decisione in futuro».

La ragazza emise un verso frustrato «Buona notte Tikki».

«Buona notte Marinette.»

 

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«Buongiorno!» Alya agitò la mano freneticamente per salutare l’amica che come sempre rischiava di arrivare in ritardo.

«Buongiorno...» Marinette l’affiancò sovrappensiero restituendo il saluto senza troppo entusiasmo mentre iniziavano a salire le scale che le avrebbero portate alla loro aula.

«Hey, che cos’è quella faccia? Non ti starai mica ammalando?» chiese la giovane preoccupata.

«Ti stai ammalando?» domandò Nino comparendo alle loro spalle insieme ad Adrien.

«Non è niente» sorrise la Portatrice della coccinella cercando di apparire solare come al solito «Sapete come sono fatta, mi sono svegliata all’ultimo anche oggi».

Il biondino la superò con poche falcate e la costrinse a fermarsi davanti a lui. La guardò intensamente cercando di capire che cosa non andasse «Non avrai mica preso freddo?».

Marinette nonostante tutti i suoi buoni propositi si sciolse davanti allo sguardo preoccupato del giovane e finì irrimediabilmente per arrossire in viso.

«Secondo me ha la febbre» esclamò Alya scambiando uno sguardo d’intesa con Nino.

L’amica boccheggiò cercando le parole giuste per non rischiare di fare qualche brutta figura «No, io… sto bene, davvero».

Adrien, che ormai l’aveva sorpassata da un pezzo in altezza, si trovava ancora più in alto per via dei gradini, così dovette piegarsi in avanti per appoggiare la sua fronte contro quella di Marinette per capire se quest’ultima stesse mentendo.

«In effetti scotti un po’» constatò dispiaciuto.

La ragazza presa alla sprovvista per l’improvvisa vicinanza del ragazzo cercò di allontanarsi imbarazzata: il suo piede però non trovò più appoggio sul gradino e rischiò di precipitare ruzzoloni lungo la scalinata. Il giovane grazie ai suoi riflessi felini riuscì a scendere velocemente i pochi gradini che li separavano, le passò un braccio intorno alla vita e con la mano libera si tenne saldo al corrimano. Infine la strinse a sé per evitare che si sbilanciassero impedendo così ad entrambi di fare una brutta caduta.

«Stai bene Marinette?» si preoccupò maggiormente Adrien.

Lei ridacchiò imbarazzata «Sono la solita sbadata» cercò di giustificarsi allontanandosi questa volta con più cautela «Sto bene» sorrise cercando di mantenersi calma «Andiamo o arriverete tutti in ritardo per colpa mia».

«Ma...» provò a replicare il biondino.

«Nessun ma!» lo interruppe lei «Forza, il professor Chevalier sarà già arrivato».

Superò Alya e con un semplice sguardo la rimproverò per il brutto tiro che le aveva appena giocato. Camminò in maniera composta fino al suo posto e si sedette aspettando che i suoi amici facessero altrettanto.

«Scusa» le bisbigliò l’amica fingendo di mordersi la lingua.

Marinette sospirò e scrollò la testa, anche volendo non sarebbe riuscita a tenere il broncio con lei.

 

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La campanella sancì l’inizio delle lezioni, ma l’insegnante non era ancora arrivato in classe. Gli studenti iniziarono a chiacchierare e un brusio costante riempì l’aria.

Adrien e Nino ne approfittarono per voltarsi verso le ragazze alle loro spalle e Marinette iniziò a scarabocchiare il suo quaderno per evitare di incrociare lo sguardo del biondino.

«Che avete fatto di bello ieri?» chiese quest’ultimo interessato alla vita dei propri amici.

«Siamo andati al parco» spiegò Alya lanciando uno sguardo d’intesa con Nino.

«Sì, abbiamo passato tutto il pomeriggio assieme» confermò tenendo per buona la scusa inventata dalla sua Rena Rougue per coprire le loro identità segrete.

Marinette sorrise guardando di sottecchi i due: anche a lei avrebbe fatto comodo avere qualcuno a confermare i suoi “alibi” di tanto in tanto.

«E tu Mari?» la voce di Adrien arrivò limpida al suo orecchio.

«Ho cucito» rispose senza alzare il volto dal bozzetto su cui stava volutamente concentrandosi «Tutto il pomeriggio» precisò sorridendo soddisfatta dopo aver dato la giusta piega alla gonna su cui stava lavorando.

Ecco la scusa perfetta. Vista la sua passione per la sartoria nessuno dubitava mai quando affermava di aver creato qualche abito o accessorio. Del resto quando era in piena fase creativa veniva assorbita completamente da quello a cui stava lavorando e i suoi compagni di classe avevano assistito più volte ai suoi attacchi d’arte.

«Buongiorno Professor Chevalier».

La voce di Rose spiccò acuta sopra quella degli altri e tutti si zittirono e ripresero i loro posti.

L’insegnante era un ragazzo giovane sui venticinque anni. La sua passione per le lingue e l’amore per gli studi lo avrebbero voluto altrove, magari davanti a complessi geroglifici in Egitto o ad analizzare altre lingue ancora sconosciute, invece no… la sua salute cagionevole lo aveva costretto a una vita più sedentaria e con decisamente meno avventura. Mathieu aveva sofferto fin da piccolo di terribili mal di schiena e si ritrovava molto spesso a dover passare intere giornate a letto inghiottendo antidolorifici per reprimere il dolore.

Negli anni era stato spesso coinvolto nei disastri delle akume e purtroppo non sempre era stato in grado di sfuggirgli. Qualche volta gli Eroi di Parigi erano riusciti a portarlo in salvo prima che potesse essere sfruttato, congelato o trasformato da qualche akumatizzato, ma cosa più importante non si era mai arreso. Proteggere i suoi studenti era il compito che da solo si era dato e anche con i suoi modi cinici e disincantati, sperava di preparare i giovani alla vita in modo da non poter essere vittime di Papillon per qualche banale delusione.

Del resto gran parte dei suoi studenti aveva preso parte a quel diabolico teatrino già prima che lui iniziasse ad insegnare in quella scuola, ma questo non escludeva che potesse capitare di nuovo loro.

«Buongiorno ragazzi, scusate il ritardo, ho la schiena a pezzi ed ho impiegato più tempo del previsto per raggiungere la vostra classe» disse un claudicante professore di lingue «Perciò iniziamo subito: vi avevo chiesto di comporre un breve testo in inglese parlando di cosa amate fare, chi vuole leggere il proprio alla classe? Chloé? Nessun altro? Fammi indovinare, ci racconterai di quanto ami essere l'eroina di Parigi?»

La classe ridacchiò, ma la biondina non sembrò affatto interessata da quell’ilarità.

«A dire il vero il mio tema parla di quanto io ami salvare i Parigini, professore.»

«Decisamente più interessante in effetti, sono curioso, prego inizia pure.»

Marinette si voltò incuriosita ed ascoltò Chloé mentre Chevalier annuiva compiaciuto.

Il resto della lezione continuò in maniera tranquilla e sebbene si conoscessero tutti da tempo grazie a questi temi riuscirono a scoprire qualche lato in più dei loro amici.

Adrien ad esempio aveva deciso di raccontare alla classe un nuovo lato di sé. Qualcosa che non aveva mai detto prima, perché non lo aveva mai ritenuto importante, ci era arrivato solo riflettendo seriamente sulla consegna del compito ed escludendo tutto ciò che faceva parte della sua vita da supereroe.

Da quasi un anno aveva iniziato a correre: al mattino si svegliava all’alba per potersi concedere qualche ora in cui staccare completamente il cervello. Correva lungo la Senna, raggiungeva la panetteria dei Dupain-Cheng, acquistava un croissant e correva di nuovo verso casa per poi fare una doccia, mangiare l'agognata brioches e infine andare a scuola. Suo padre non si era opposto alla pratica di questo sport e il suo fisico ne aveva giovato anche per le copertine delle riviste -e i sospiri delle sue fans-.

Durante il tragitto ascoltava musica attraverso le cuffie del suo iPod e così facendo scaricava tutte le sue frustrazioni. In molti avrebbero fatto frettolosamente a cambio con la sua vita, ma essere un Agreste non era affatto rose e fiori.

Sapeva che suo padre gli voleva bene, ma sembrava sempre esserci un muro fra loro. Marinette gli aveva involontariamente fatto capire il motivo di tale comportamento quando un giorno trovandosi insieme a Nino e Alya a casa sua per una ricerca, era rimasta incantata davanti ad una foto di sua madre. «Vi assomigliate così tanto» gli aveva detto con la sua solita gentilezza «Davvero impressionante... avete gli stessi occhi».

Adrien inizialmente fu felice di sentirglielo dire, ma poi come un’onda si infranse contro la sua mente una consapevolezza inaspettata. Si rese conto che dalla dipartita della madre le volte in cui il padre lo aveva guardato negli occhi fossero davvero molto rare. Tendeva a distogliere lo sguardo per dedicarsi al lavoro sul suo tablet, oppure in breve tempo abbandonava la stanza in cui si trovavano e lo lasciava solo. Aveva sempre pensato di essere sbagliato, inadeguato in qualche modo, ma la verità forse era solo che suo padre soffriva terribilmente ogni volta che rivedeva in lui qualche particolare della donna che ancora amava. Non era in grado di stare al suo fianco perché gli ricordava costantemente tutto quello che aveva perso. Continuamente, giorno dopo giorno. Immancabilmente, ora dopo ora.

Adrien razionalmente sapeva che non poteva essere colpa sua, ma nonostante questo aveva iniziato a stare in casa il meno tempo possibile, diventando definitivamente un gatto randagio a zonzo per Parigi.

 




 

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Note dell'autrice 
Grazie ancora per essere arrivati fino a qui, fatemi sapere cosa ne pensate e se non volete perdervi gli aggiornamenti vi consiglio di aggiungere me o la storia tra i preferiti/ricordati/seguiti.
Ogni recensione e inserimento tra i preferiti vi permette di portare all'attenzione del fandom questa saga ed io non riuscirò mai a ringraziarvi a sufficienza per questo! Senza contare che adoro confrontarmi con voi e nascono sempre interessanti spunti di riflessione!

Mergana ad esempio mi ha chiesto il significato di alcuni nomi, perciò vi svelo l'origine di Erdene:
significa "gioiello" e in Mongolia esiste un antico monastero buddista chiamato Erdene Zuu che può essere tradotto anche come "cento tesori".
Quale migliore definizione per la donna che ha rapito il cuore del nostro Fu!?!


A presto! KwamiHunters
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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


 

Capitolo 4 - Blind Hearts - KwamiHunters

 
 
 
Blind Hearts - Capitolo 4
 

 

Alla fine delle due ore di inglese si avviarono tutti in biblioteca, avevano un po’ di tempo prima della lezione successiva e l’imminente prova di scienze della professoressa Mendeleiev aveva messo tutti in agitazione: persino Chloé era più concentrata del solito a ripassare gli appunti presi da Sabrina.

«Dov’è Marinette?» domandò Nino vedendo che la loro amica non era ancora arrivata al tavolo di studio.

«Si è fermata a parlare con il professor Chevalier» rispose Alya mentre prendeva dalla borsa il suo libro di scienze.

«Ho dimenticato il mio in classe» esclamò Adrien frugando nella sua tracolla «Vado a recuperare entrambi».

Il giovane si alzò e si diresse a passo spedito verso la loro classe, mentre i suoi due amici lo guardavano di sottecchi ridacchiando.

Quando arrivò quasi alla porta sentì la voce del professore dire qualcosa che lo bloccò dov’era e lo costrinse a nascondersi per ascoltare il resto della conversazione.

«Credo sia sconveniente per me avere il numero di una mia alunna».

Adrien si appiattì contro la parete; trattenne il fiato per non perdersi neanche una parola ed immaginò l’amica mentre scribacchiava un foglietto di carta.

In molti in classe nutrivano una profonda ammirazione per Chevalier e Marinette non aveva mai provato a nasconderlo. Del resto, vista la giovane età, riusciva a rapportarsi sempre molto bene con i suoi studenti perché era più facile per lui capire che cosa stessero provando in quella particolare fase della loro vita. Era una specie di fratello maggiore per tutti e anche per questo veniva rispettato molto durante le sue ore di lezione. Persino chi aveva più difficoltà nella materia si impegnava seriamente per cercare di stare al passo, possibile che Marinette avesse un interesse romantico nei suoi confronti?

«È decisamente fuori strada» sorrise la ragazza divertita «Questo in realtà è un indirizzo… no, non è il mio» precisò prima che l’altro potesse fare qualche altra battuta «È per il suo mal di schiena».

«Davvero molto gentile da parte tua» rispose l’uomo sorpreso.

«Ho notato che spesso non sta bene e nonostante questo sorride ed è sempre disponibile con noi» continuò Marinette sperando di non sembrare un’impicciona «forse non risolverà il problema, ma sono sicura che male non potrà farle».

«È un fisioterapista?»

«Qualcosa del genere, ad ogni modo non sia prevenuto e vedrà che l’aiuterà molto. Parola mia.»

Adrien riprese a respirare normalmente e quando si rese conto di essere ancora nascosto si diede mentalmente dello stupido.

«Ti ringrazio molto Marinette, ma ora dimmi... posso aiutarti io in qualche modo?»

Il giovane fuori dalla porta tornò a trattenere il respiro e il silenzio che ne seguì lo preoccupò ed incuriosì allo stesso tempo.

«In che senso?» fu la flebile risposta della ragazza dopo un po’.

«Mi sono confrontato con la professoressa Bustier e anche lei ha notato che da qualche mese sei… sotto tono, diciamo.» Non avendo un riscontro dalla giovane proseguì «i tuoi voti sono sopra la media, continui ad impegnarti nei tuoi compiti da rappresentante di classe e sei sempre disponibile per i tuoi compagni di classe, ma...» fece una pausa quasi teatrale «non sei più spensierata e allegra come una volta. Quando pensi che gli altri non ti stiano guardando getti la maschera e non sorridi più. Ho visto rassegnazione nel tuo sguardo, molto spesso nell’ultimo periodo. Non te lo chiedo per farmi gli affari tuoi, sono solo preoccupato, che cosa c’è che non va?»

«Chiunque in questa classe non è più felice e spensierato come un tempo. La minaccia costante di Papillon, l’impotenza che provo ogni volta che qualcuno viene akumatizzato, la sfido a non avere più pensieri e problemi di qualche anno fa. Ho preso consapevolezza di molte cose con il tempo e purtroppo per quanto mi possa sforzare non cambiano. Trovo che sia molto frustrante tutto ciò, ma cerco sempre di fare del mio meglio e di rendere gli altri felici.»

«Molto maturo da parte tua, non mi aspettavo niente di meno» sospirò Chevalier «E pensare che ai miei tempi l’unica cosa di cui dovevamo preoccuparci era se confessarci o meno alla persona che ci piaceva».

Adrien si incupì, le parole di Marinette lo avevano colpito nel profondo e in quanto Chat Noir si sentiva ancora più coinvolto per non essere stato ancora in grado di fermare Papillon.

«Come vanno le cose con il giovane Agreste?» chiese d’improvviso il professore dato il silenzio imbarazzato in cui si era chiusa Marinette.

«È solo un amico» la sentì precisare quasi immediatamente.

Quante volte lui aveva detto la stessa cosa agli altri e a se stesso, eppure questa volta sentiva una leggera nota stonata. Non era la stessa cosa sentirlo pronunciare dalla sua voce.

«Marinette, devi sapere che noi professori non abbiamo molto tempo per seguire serie tv o simili una volta tornati a casa: compiti da correggere, lezioni da preparare...» elencò con voce divertita «pertanto i drammi adolescenziali dei nostri studenti sono per noi come soap opera».

La giovane rise, forse per imbarazzo, forse perché davvero divertita «Non è una cosa che si dovrebbe dire» lo redarguì poco dopo.

«Perché no? In fondo è la realtà dei fatti» sorrise il professore.

«Sì» concesse l’alunna «ma è scandaloso che sia così divertito nel confessarlo».

«Oh, avanti» continuò l’uomo «Ho visto come lo guardi... come ti guarda...».

«Mi spiace deluderla, ma non succederà mai» rispose lei in tono piatto.

«Ho occhio per certe cose e anche la professoressa Bustier pensa che...»

«Siete davvero due pettegoli!» lo interruppe Marinette provocando una sua risata.

«Vorresti davvero farmi credere che ti è indifferente?» le chiese ancora «Ho avuto anch’io la vostra età, abbastanza di recente se non te ne fossi accorta».

«Il primo periodo riuscivo a stento a creare una frase di senso compiuto in sua presenza» confessò la giovane con un filo di voce. Adrien iniziò ad essere stordito da quello che stava origliando «Poi piano piano siamo diventati amici, ci siamo avvicinati, ma gli anni sono passati e non è successo niente, perciò… beh, mi basta sapere che è felice. E poi ho impiegato così tanto per togliermelo dalla testa che sarebbe malsano da parte mia iniziare a ripensare a lui ora».

Adrien non riuscì ad ascoltare un secondo di più, sentì che era sbagliato aver spiato quella conversazione perché ora non sarebbe più potuto tornare indietro. In tutta onestà non sapeva neanche che cosa pensare in quel momento, il rifiuto categorico che Marinette aveva appena pronunciato aveva avuto l’effetto di un mattone in pieno stomaco. Ma perché aveva provato una cosa simile? E poi perché non voleva stare con lui? Era bello, intelligente, gentile, altruista, anche modesto per chi non sentiva i suoi sproloqui mentali, quale parte di lui non piaceva alla ragazza tanto da farle affermare che una cosa del genere non sarebbe mai successa? Del resto però era stato lui il primo che l’aveva sempre considerata solo un’amica. Sì, si trovava molto bene in sua compagnia e sempre più spesso l’aveva cercata anche nei panni di Chat Noir, ma lui amava Ladybug, perciò… perciò lei non poteva essere nient’altro. Una persona a cui era molto affezionato. Una confidente. Qualcuno con cui parlava sempre con molto piacere. Se qualcuno glielo avesse chiesto probabilmente l’avrebbe definita come la sua migliore amica. Una ragazza che aveva sempre guardato con ammirazione per la sua lealtà e determinazione, un po’ come l’Eroina di Parigi. Se doveva essere onesto c’erano diversi aspetti del carattere di Marinette che gli piacevano molto, ma l’amore che provava nei confronti della Super Coccinella aveva sempre oscurato il resto del mondo. Ora che ci pensava però… si sarebbe mai potuto innamorare di Marinette se non avesse conosciuto Ladybug? Insomma, lei era fantastica stravolgeva i suoi sogni e lo teneva sveglio la notte. Ma, se doveva essere onesto con se stesso, sembrava essere attratto inconsciamente da Marinette come da una calamita e lei si era dimostrata speciale anche senza avere i superpoteri.

«La ringrazio per avermi ascoltata professore, ora però è meglio che vada o i miei amici mi daranno per dispersa».

Adrien alle parole della ragazza si destò dai pensieri molesti che avevano iniziato ad occupare la sua testa, doveva allontanarsi da quel posto in fretta. Molto in fretta. Non era pronto ad affrontare un qualsiasi tipo di conversazione con lei e doveva fare chiarezza con se stesso prima di dirle qualunque cosa.

Si rifugiò nei bagni ed aspettò qualche minuto, si sciacquò la faccia e fece dei respiri profondi. Davvero Marinette era stata innamorata di lui? Perché la cosa che più gli dava fastidio era quel verbo al passato? Come aveva fatto a non accorgersi mai di nulla prima di allora? Quanto era stato cieco…

«Plagg ho bisogno di parlare» sibilò rinchiudendosi in una delle toilette.

Il Kwami sbadigliò uscendo dal suo nascondiglio «Cosa succede?».

«Hai sentito la conversazione tra il professor Chevalier e Marinette?» domandò nervoso continuando a stropicciarsi il bordo della maglia.

«Sì, ho sentito… e personalmente sto vivendo un incubo» rispose l’altro annoiato.

Adrien lo fissò con sguardo interrogativo, così la mini versione del gatto nero alzò gli occhi al cielo sbuffando e si spiegò meglio: «Mi dai il mal di testa ogni volta che inizi con i tuoi discorsi melensi su Ladybug, ora dovrò sorbirmi anche quelli su Marinette. Questo è un vero incubo».

«Oh, scusami tanto!» rispose piccato il biondino «Pensavo fossi mio amico».

«Sono molto più di questo Adrien» precisò il Kwami della distruzione «Ti ricordo che quando vesti i panni di Chat Noir siamo una cosa sola, sento tutto quello che provi e sono mesi che dai il tedio a quella povera ragazza, hai visto la sua camera in diretta nazionale anni fa, le tue foto erano e sono ancora appese alle pareti, che altro doveva fare per farti capire che le piaci?».

«Ma lei ha detto che le ha solo perché ammira le opere di mio padre...»

«Anche tu sei una sua opera se volessimo essere puntigliosi» borbottò l’altro.

«Plagg, non sei affatto d’aiuto» lo redarguì Adrien puntandogli un dito al petto.

«Cosa vuoi sentirti dire? Che sei inconsciamente attratto da Marinette da tempo ma sei ancora un ragazzino e perciò non te ne sei mai reso conto? Eppure i segnali erano chiari».

«Di… di che parli?» domandò confuso

«La cerchi, la cerchi in continuazione. Come Adrien e come Chat Noir. Se solo un’akuma inizia a far casino vicino a lei diventa la tua priorità e non provare più a rifilarmi la scusa del “ma è solo un’amica”» virgolettò scimmiottando la voce e i modi del giovane «perché non ti crede più nessuno! Sono anni che hai la soluzione ai tuoi problemi sotto al naso, ma l’amore per Ladybug ti ha rincitrullito!».

La creaturina respirava velocemente per il discorso concitato che aveva appena fatto. Plagg aveva perso le staffe e avrebbe voluto aggiungere molti altri dettagli alla vicenda, ma fino a quando il suo Portatore fosse rimasto all’oscuro della vera identità di Ladybug lui non avrebbe potuto aprire bocca a riguardo. Forse se fosse riuscito a farlo innamorare della sua versione civile, tutti questi drammi adolescenziali avrebbero avuto fine.

«Plagg io...» mormorò il ragazzo spaesato.

«Sono anni che insegui un ideale. Ladybug è fantastica, ma è umana: come te, come il mondo, commette errori ed è imperfetta. Hai avuto davanti una ragazza meravigliosa che si è messa da parte un milione di volte preferendo la tua felicità alla sua, ma tu sei sempre stato cieco, sempre troppo occupato a cercare una macchia rossa a puntini neri per Parigi».

«Ma io sono certo di amare Ladybug, profondamente…»

«So che non li dimostro, ma voglio ricordarti che ho tanti anni quanti ne ha l'universo. Ho visto molti portatori prima di te, ma tu sei il primo che mi fa penare così tanto per amore. Se sapere che piacevi a Marinette ti ha sconvolto così tanto, forse dovresti rivalutare i tuoi sentimenti per Ladybug, oppure...»

«Oppure?» chiese il biondino.

«Oppure provarci con entrambe. Sei testardo, una delle due cederà prima o poi... del resto standomi vicino hai assorbito gran parte del mio fascino.»

«Plagg è disgustoso! Non potrei mai giocare così con nessuna delle due, non se lo meritano.»

Il Kwami sospirò profondamente. Se solo Adrien avesse saputo che si stava facendo problemi per la stessa persona si sarebbe evitato tutte quelle chiacchiere inutili.

«Ti serve nuovo ossigeno» dichiarò Plagg per concludere la faccenda «Invita Marinette ad uscire, passa più tempo con lei e cerca di capire quello che provi, male non può fare».

«E Ladybug?»

«Sono anni che continua a darti il due di picche, ti vuole molto bene ma sa anche che ha delle responsabilità.»

«Quindi credi che senza la minaccia di Papillon avrei una speranza?» domandò fiducioso.

«Ahhhhh» il Kwami urlò esasperato «Non capire solo ciò che ti fa comodo. Scordati di quella ragazza e concentrati su Marinette!»

«Ti piace così tanto?» chiese Adrien perplesso per il fervore con cui la stava sostenendo.

«I suoi hanno una panetteria, questo significa disponibilità illimitata di baguette fragranti a cui abbinare il mio Camembert. Ho i miei buoni motivi!» concluse lapidario «Ora inventati una buona scusa con i tuoi amici o finirai per saltare la verifica di scienze».

«La verifica!» impallidì il giovane uscendo dal bagno a rotta di collo.

«Mi devi del Camembert!» strillò da dentro la camicia Plagg «Un mucchio di Camembert!!!»

 

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«Dov'eri sparito? Ci siamo preoccupati» esclamò Nino quando il suo compagno di classe si precipitò al posto pochi secondi prima dell'ingresso in aula della professoressa.

«Ho avuto una chiamata di lavoro» glissò armeggiando dentro il suo astuccio alla ricerca di una penna nera.

«Prendete un foglio e passate il resto.»

Adrien si ritrovò in mano alcuni fogli protocollo e quando si rese conto che avrebbe dovuto consegnarli a Marinette che sedeva dietro di lui, ebbe una piccola crisi isterica. Le mani iniziarono a tremare, il suo colorito passò dal roseo al bianco al rosso carminio in pochi secondi ed iniziò a borbottare sottovoce quello che nella sua testa sembrava un incoraggiamento verso se stesso.

«Eh facile, inspira, espira, ti volti, sorridi e ti giri di nuovo.»

«Non abbiamo tutto il giorno» la voce severa della Mendeleiev arrivò alle sue orecchie un secondo prima che i fogli gli fossero strappati di mano. La professoressa consegnò personalmente agli alunni rimasti il loro foglio brontolando frasi sul volere il pensionamento anticipato.

Un attimo dopo sentì una mano posarsi leggera sulla sua spalla.

«Adrien va tutto bene?»

Marinette lo stava guardando preoccupata.

Lui si soffermò a lungo sull’azzurro dei suoi occhi, poi scese alle labbra color pesca ed iniziò a chiedersi se fossero morbide come sembravano e quale gusto potessero avere.

«Adrien?» la voce di Nino arrivò attenuata al suo orecchio.

Il ragazzo sbatté le palpebre confuso «Inizi a farci paura» confermò Alya seria mentre tutti lo stavano fissando.

Lui annuì e si voltò. Esaminò il foglio che aveva davanti come se stesse vedendo per la prima volta qualcosa di scritto in francese. Poi prese la penna ed iniziò a scarabocchiare il foglio, mentre gli altri si guardavano confusi.

Completò il compito al meglio delle sue possibilità. Solitamente avrebbe impiegato la metà del tempo ma gli ci era voluto un po' prima di calmarsi e riprendersi.

All'ora di pranzo si defilò usando nuovamente la scusa del lavoro e si rintanò negli spogliatoi lontano da occhi indiscreti.

«Sono un disastro Plagg.»

«Riconoscerlo è un passo in avanti» lo prese in giro il Kwami.

«Ho pensato e ripensato ad ogni volta che abbiamo trascorso del tempo assieme e non posso fare a meno di rivalutare ogni sua parola, ogni suo gesto, ogni suo sguardo...» sospirò.

«Adrien, tu ti stai facendo un sacco di problemi, ma ti ricordo che Marinette ha parlato al passato. Potresti esserle totalmente indifferente in questo momento.»

«Perché non dovrei più piacerle?» chiese il ragazzo «Andiamo più d'accordo di prima. Non mi sembra di averle fatto nessun torto».

«Beh, il fatto che non si agiti praticamente più in tua presenza potrebbe essere un segnale inequivocabile che la sua cotta per te sia finita.»

«Ma tu da che parte stai?» chiese Adrien esasperato «Prima mi dici di rinunciare a Ladybug e di chiedere a Marinette di uscire. Poi mi fai capire che Ladybug mi respinge solo perché ha paura di ripercussioni per via di Papillon e che Marinette invece non è più innamorata di me... ed io cosa dovrei fare ora?»

«Rilassati, fai un bel respiro… ecco, non è cambiato niente ma almeno non stai continuando i tuoi sproloqui».

«Plagg» ringhiò il giovane.

«È una situazione complicata. Ti consiglio di fare chiarezza sui sentimenti per Marinette tanto per iniziare. Nino è il ragazzo di Alya, forse saprà dirti cose che tu non sai».

Adrien annuì e scrisse velocemente un messaggio al suo migliore amico «Vieni negli spogliatoi appena puoi. Non parlarne con nessuno».

Dopo qualche minuto un ragazzo evidentemente allarmato faceva irruzione dalla palestra.

«Che succede amico? Hai bisogno di aiuto? Stai male?» chiese Nino mentre guardava un altrettanto agitato Adrien che camminava avanti e indietro per la stanza.

«Devo farti una domanda» rispose fermandosi improvvisamente «Devi essere sincero e dirmi tutto quello che sai».

L’amico lo guardò storto, dal tono che stava usando sembrava fosse una questione di vita o di morte.

«Credi che io possa piacere a Marinette?»

 




 

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Note dell'autrice 
Grazie ancora per essere arrivati fino a qui, fatemi sapere cosa ne pensate e se non volete perdervi gli aggiornamenti vi consiglio di aggiungere me o la storia tra i preferiti/ricordati/seguiti.


Oggi vi svelerò l'origine del nome Priyanka che è: "amabile".
Nel corso della storia avrete la possibilità di conoscerla meglio e vedrete che rispecchierà il suo nome.



Ancora grazie a tutti!
A presto! KwamiHunters
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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


 

Capitolo 5 - Blind Hearts - KwamiHunters

 
 
 
Blind Hearts - Capitolo 5
 

 

Adrien raccontò a Nino cosa aveva sentito dalla conversazione tra Chevalier e Marinette e fu molto sincero nell'esporre i suoi sentimenti a riguardo. Non rivelò che fosse Ladybug a riempire i suoi pensieri, credette che parlare di una fantomatica collega di lavoro nel mondo della moda sarebbe stato sufficiente per dare al ragazzo un'idea della situazione.

«Amico, davvero non ti sei mai accorto di quello che provava Marinette nei tuoi confronti?»

«No, io... come avrei potuto? All'inizio ero convinto fosse ancora arrabbiata per la storia di Chloé e della gomma da masticare, ma poi mi sembrava che avessimo fatto dei passi in avanti. Pensavo di esserle simpatico, di essere amici.»

«Quindi non hai mai capito nulla dalle sue reazioni esagerate?»

Adrien restò in silenzio riflettendo seriamente a cosa potesse riferirsi Nino.

«Amico, questa mattina ha rischiato di rompersi l'osso del collo perché ti sei avvicinato a lei all'improvviso. Te ne sei reso conto?»

«No... non... cioè... ero preoccupato, temevo che avesse preso freddo ieri e che magari avesse la febbre. Non capisco perché abbia reagito in quel modo» si giustificò tenendo lo sguardo basso mentre giocherellava con il bordo della camicia.

«Dannazione Adrien... ha pensato volessi baciarla, per questo è scattata come una molla. Come ti è venuto in mente di appoggiare la fronte contro la sua per sentire la temperatura? Bastava verificassi con la mano.»

«Mia madre quando ero piccolo faceva sempre così» si giustificò con una nota malinconica «e a me sembrava di stare subito meglio».

Nino sospirò intenerito dalla confessione a mezza voce del biondino e si rese conto di aver avuto poco tatto.

«Dovresti fare più attenzione quando parli con lei. Rischierai di romperla un giorno o l'altro.»

«Ma io non le piaccio più» borbottó Adrien «Ha parlato al passato ed io sinceramente non so ancora cosa provo di preciso per lei».

«Amico, qualunque cosa tu decida nei suoi confronti ti prego, fa’ che sia definitiva. Non giocare con lei, non se lo merita».

«Certo Nino» rispose Adrien annuendo convinto «Non pensavo tenessi così tanto a lei...»

«È una mia cara amica e non voglio vederla soffrire, ma quello per cui sono più preoccupato sei tu. Alya è la mia ragazza e forse non dovrei dirlo, ma fa paura. È come una mamma Grizzly... e tu non vuoi sapere che cosa potrebbe fare a chi fa del male ai suoi cuccioli vero?»

Il modello rabbrividí pensando che probabilmente avrebbe fatto molta più paura di Papillon e Mayura messi assieme.

«Grazie Nino, non farne parola con nessuno, devo capire molte cose prima, ma... secondo te potrei avere una possibilità con Marinette?»

«Stai scherzando amico? Non aspetta altro. Dice di non pensare più a te in quel modo, ma anche Alya è convinta stia solo mentendo a se stessa.»

«Però avresti potuto dirmi prima qualcosa a riguardo» constatò il biondino.

Nino imprecò sonoramente stringendo i pugni fino a farsi sbiancare le nocche «Pranzi organizzati, uscite di gruppo, film al cinema e un sacco di altri tentativi andati in bianco perché qualcuno...» indicò il petto di Adrien pungolandolo con l'indice ossuto facendogli anche un po' male «l'ha sempre definita "solo un'amica". Ricordi la volta del costume a Carnevale?» chiese mentre l’altro annuiva attento «Ti aveva chiesto di uscire. Aveva avuto il coraggio di farsi avanti e tu prima le hai detto che ti sembrava una splendida idea e poi l’hai accompagnata nel cortile dicendo che faceva caldo. Cosa mai avrei potuto dirti oltre al fatto che sei un idiota?».

Il giovane sorrise colpevole ed incassò lo sguardo severo di Nino.

 

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Adrien riuscì a gestire abbastanza bene le ore seguenti, a chiunque sembrò più strano e buffo del solito, ma con il sostegno di Nino ne uscì indenne.

Marinette però aveva ben altri pensieri per la testa ed iniziava ad essere sempre più nervosa, si era ripromessa di parlare seriamente con Chat Noir nei panni di Ladybug e aveva avuto l’impressione che lei stessa stesse posticipando quel momento già da molto tempo. Decise così di scrivergli: gli diede appuntamento verso le dieci di sera in cima alla Tour Eiffel, lontani da occhi indiscreti.

«Ho bisogno di parlarti» quell’ultima frase aveva lasciato un brivido ad Adrien, che non si prospettava niente di buono. Il messaggio appena ricevuto aveva azzerato tutti i suoi pensieri ed ora si tormentava chiedendosi che cosa ci fosse di così importante per chiedergli di vedersi quella stessa sera.

 

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Il cielo era scuro e minacciava un temporale estivo ed il giovane si sentì particolarmente affine a quell’atmosfera da film horror. Le luci della città sembravano quasi sfocate dal punto in cui si trovava e una leggera foschia saliva dall’asfalto ancora caldo. L’umidità era palpabile e i suoi sensi acuti avevano fiutato l’odore di pioggia in lontananza.

Quando l’eroina di Parigi lo vide atterrare con un balzo deciso e far ritirare il suo bastone, prese un profondo respiro e annuì come a volersi incoraggiare da sola.

«Milady» sorrise Chat cercando di non sembrare teso «A cosa devo questo piacere?»

«Ci sono novità» rispose lei sbrigativa «e poi avevamo in sospeso una bevuta».

Nel dirlo porse al ragazzo due bottigliette di tè: una alla pesca e una al limone.

«Analcolici, che pensavi? Siamo pur sempre supereroi, dobbiamo dare il buon esempio Chaton».

Il Portatore del gatto nero indugiò su quale scegliere, poi prese la bottiglia alla pesca.

«Che c’è Kitty? Preferivi del latte?» chiese per cercare di stemperare il suo nervosismo.

«Siamo in vena di battute questa sera? Vuoi rubarmi la parte?» domandò stupito Chat Noir.

«No, non era questa l'idea» sorrise Ladybug «Vediamo, da dove posso iniziare... ho avuto modo di parlare con Maestro Fu e mi ha raccontato come sono stati persi i Miraculous del Pavone e della Farfalla, credo che anche tu debba sapere la loro storia».

Chat ascoltò con molta attenzione ciò che la sua collega gli stava rivelando, ora capiva la patina malinconica che si nascondeva costantemente dietro lo sguardo dell’anziano.

Fu molto selettiva sulle informazioni da rivelargli, se mai Papillon fosse riuscito ad akumatizzare o catturare il giovane qualunque cosa avrebbe detto si sarebbe potuta ritorcere contro di loro.

Non parlò di Priyanka, di Duusu e di come avrebbero sfruttato a loro vantaggio la rottura della spilla, erano tutte informazioni potenzialmente pericolose.

«Ora abbiamo un piano. Un piano molto preciso per poter individuare Mayura e Papillon, dobbiamo però aspettare che agiscano.»

«Fantastico!» esclamò il giovane «Cosa devo fare?»

«Niente.»

«Niente?» domandò perplesso «Milady, se avessimo potuto catturarli con questo metodo le cose sarebbero già finite da un pezzo».

«Intendevo dire che non devi fare niente di diverso dal solito e io farò lo stesso, un’altra persona si occuperà dell’individuazione» spiegò pratica.

«Abbiamo un nuovo alleato?» chiese Chat contento.

«Più di uno in realtà, è la prima volta dopo anni che abbiamo una possibilità concreta per trovarli, ma più noi ci avviciniamo a loro, più loro potrebbero avvicinarsi a noi» continuò seria.

«Ho sempre saputo che ci sarebbero stati dei rischi, sono pronto!» rispose convinto.

«Sì, a tal proposito...» sospirò Ladybug «Ho bisogno che tu risponda sinceramente a una mia domanda».

Il biondino annuì solennemente «Non potrei mai mentirti».

«Se Papillon mi catturasse, o se venissi akumatizzata, saresti disposto a consegnare il tuo Miraculous per salvarmi?»

«Beh…» temporeggiò Chat «credo che valuterei ogni altra possibile soluzione prima, ma sì… se servisse a salvarti lo farei».

«Come immaginavo» sospirò affranta.

«Ho appena detto che farei di tutto per salvarti la vita» esclamò il Portatore del gatto confuso «Come minimo mi aspettavo un “grazie” o un “Mio eroe”, magari con tono sognante e occhi lucidi».

Ladybug scosse la testa trattenendosi dal sorridere alle sue solite battute.

«Per nessun motivo devi cedere il tuo Miraculous. Se Papillon dovesse ottenere il Potere Supremo non sappiamo che cosa potrebbe desiderare. L’universo pretende equilibrio: potrebbero accadere catastrofi, molta gente potrebbe soffrire. Chaton, non possiamo permettere che accada» precisò mettendogli una mano sulla spalla.

«Ma senza di te purificare le Akuma non è possibile, se qualcuno deve sacrificarsi quello sono io».

«Ti sottovaluti come al solito» asserì lei «Anche senza di me riusciresti a fermare Papillon… certo, non potresti purificare le Akuma senza il Miraculous della coccinella, ma con il tuo Cataclisma dovresti riuscire comunque a fermarle».

«Sì, ma i danni non si riparerebbero, il caos portato a Parigi non si sistemerebbe» ribatté l’altro.

«Lo so… ma non c’è niente che valga il tuo Miraculous. Devi giurarmi che qualunque cosa accada non ti arrenderai e non lo consegnerai mai a nessuno».

«Io non...» fu la debole replica del ragazzo.

«Chat, se non me lo giuri sarò costretta a ridare il mio a Maestro Fu e fargli trovare una nuova Portatrice».

Il giovane si ritrasse dalla mano che lei ancora teneva appoggiata sulla sua spalla. Era sempre più confuso da quella conversazione e non riusciva a capacitarsi di come la ragazza potesse anche solo aver pensato ad una cosa simile.

«Tu non… non puoi rinunciare ad essere Ladybug» disse a mezza voce.

«Io non voglio farlo, ma non mi lasceresti altra scelta» rispose in tono calmo ma triste «Io non voglio sminuire i sentimenti che provi per me, so che sei sincero, ma non sarebbe responsabile da parte mia assecondarti e no… con questo non voglio dirti che Papillon è l’unico motivo per cui ti ho sempre respinto, ma non voglio che tu rimanga in attesa della sua fine con la speranza che tra noi qualcosa possa cambiare».

Chat Noir restò in silenzio meditando su quanto gli era stato appena detto. Continuare ad amare Ladybug significava paradossalmente perderla.

«Se ti promettessi di non rinunciare mai al mio Miraculous per nessun motivo, tu faresti altrettanto?» chiese guardandola negli occhi con una serietà che lasciò interdetta la giovane per qualche secondo.

«Sì» annuì. Marinette tirò un sospiro di sollievo dentro di sé: non voleva rinunciare a Chat Noir e soprattutto non voleva rinunciare a Tikki. Sapeva che mettere alle strette il suo partner era scorretto, sbagliato, ma sapeva anche in cuor suo che lui non le avrebbe mai permesso di rinunciare.

«Salviamo Parigi» esclamò l’altro con convinzione prima di alzare la bottiglia di tè verso di lei e fare un brindisi per suggellare quel nuovo patto.

Ladybug imitò le mosse del ragazzo e gli sorrise sincera. Bevvero un sorso delle loro bibite ed in seguito calò su di loro il silenzio. Doveva lasciargli del tempo per abituarsi all’idea, era la prima a sapere che decidere di smettere di amare una persona non fosse semplice quanto premere un interruttore. Avrebbe fatto di tutto per aiutarlo ed era stupita dalla maturità con cui sembrava avesse compreso la situazione.

«Stai bene?» chiese per esserne sicura.

«Sì, non ti preoccupare.»

«Non vorrei doverti affrontare in versione akumatizzata» scherzò per sdrammatizzare.

«Non accadrà» la rassicurò «Sono abituato alle delusioni».

La giovane abbassò lo sguardo, si sentiva colpevole per quello che stava provando e non poteva fare nulla per cambiare tutto questo. Era per il suo bene, per il bene di Parigi: se lo era ripetuto così tante volte che doveva per forza crederci.

«Oh, non intendevo incolparti» esclamò il ragazzo appena vide il repentino cambiamento d’umore della sua partner.

Ladybug si alzò in piedi, decisa ad andarsene per non prolungare oltre quell’agonia. Non riuscì però a muoversi vedendo lo sguardo triste del suo Chaton, così si piegò sulle ginocchia superando di un po’ in altezza Chat Noir che stava ancora seduto con i piedi penzolanti nel vuoto.

Avvicinò un po’ timorosa una mano alla sua fronte per spostargli i capelli ribelli all’indietro e vi posò un bacio leggero «Grazie per essere… esattamente come sei» poi si alzò sempre tenendo la mano sulla sua testa e lasciandogli una carezza delicata gli sorrise per l’ultima volta, lanciò lo yo-yo e tornò verso casa.

Chat rimase a guardarla diventare un puntino sempre più lontano mentre il cielo già tetro, iniziò a piangere come il suo cuore, poi un ruggito ed un lampo accecante coprirono l’urlo straziante della sua anima.

 

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Quando Marinette tornò nei suoi panni civili si rese conto che il temporale estivo che si era abbattuto su Parigi le aveva lasciato i capelli umidi. Andò in bagno per asciugarli slegando i codini per facilitare l’operazione e ne approfittò per cambiarsi e mettersi in pigiama. Quando spense il phon si accorse di aver perso una chiamata. L’orologio segnava le ventitré e si disse che forse era qualcosa di urgente.

Compose il numero e aspettò che l’utente dall’altra parte accettasse la chiamata.

«Pronto?» una voce maschile all’altro capo del telefono rispose allegra.

«Ciao, ho trovato la chiamata» rispose la giovane «È successo qualcosa?».

«Marinette, faccio fatica a sentirti.»

«Deve essere il temporale, aspetta un attimo.»

La ragazza infilò una felpa nera per non prendere freddo, alzò il cappuccio sopra la testa e aprì velocemente la botola per uscire sul terrazzino.

«Mi senti ora?» chiese.

«Sì, molto meglio. Ti chiamavo perché volevo sapere che impegni avevi per domani.»

«Domani?» domandò perplessa «Domani c’è scuola».

«Questo lo sapevo» rise divertito «Dopo scuola… sei libera?»

«Sì, io...»

Una figura nera piombò alle sue spalle e lei si voltò di scatto pronta a reagire nel caso fosse stato un akumatizzato. Il cappuccio le ricadde sulle spalle e le gocce di pioggia gelide la fecero rabbrividire.

«Chat» mormorò troppo piano perché la persona dall’altro lato della chiamata potesse sentirla.

«Scusa io… avevo voglia di vederti» confessò l’eroe di Parigi con una faccia funerea.

Le si strinse il cuore, vederlo così la stava lacerando, sapeva che se lui era lì con quell’umore addosso la colpa era sua, anche se lui non poteva immaginarlo.

«Luka devo andare» esclamò velocemente la ragazza per liquidarlo.

«Allora a domani? Marinette?» le parole del giovane si persero nei rumori del temporale e lei attaccò immediatamente abbandonando il telefono nella tasca della felpa.

Era turbata, non sapeva come comportarsi, si sentiva colpevole ma non poteva darlo a vedere. Avrebbe dato qualunque cosa affinché lui non si trovasse lì in quel momento, ma sapeva che non poteva allontanarlo, non quella notte, non quando il suo sguardo stava urlando a gran voce: “Aiutami!”.

«Che ti è successo?» chiese Marinette con voce tremante.

Doveva comportarsi come se fosse all’oscuro di qualunque cosa, doveva essere la persona che rideva e scherzava con lui, quella che lo ascoltava e lo assecondava nelle sue pessime battute, doveva fare il possibile per non destare sospetto nel giovane. O forse doveva solo smettere di pensare e comportarsi come avrebbe fatto con chiunque altro.

Si avvicinò con cautela e posò dolcemente la mano sulla sua guancia per poi togliere con il pollice quella che le sembrava una lacrima.

Chat Noir inizialmente aveva ringraziato il cielo per quella pioggia gelida, non voleva sembrare un debole piangendo davanti a lei, ma a Marinette non sfuggivano mai i dettagli. A dire il vero trovava molto curioso che dopo tutto quello che era successo quel giorno, dopo averla evitata per gran parte della giornata perché troppo imbarazzato e confuso per guardarla in faccia, ora si trovasse lì davanti a lei. Si era sentito meglio appena il tepore della sua mano gli aveva sfiorato la guancia, così aveva catturato quella carezza piegando la testa verso sinistra, premendovi il viso contro e lasciando un bacio all’interno del suo polso.

La ragazza deglutì presa alla sprovvista e divenne rossa in volto «Entra o ti prenderai un malanno.»

«Non voglio disturbarti. In realtà non volevo mi vedessi in questo stato...» sorrise tristemente grattandosi la testa con una mano.

«Chiunque abbia un briciolo di cuore non riuscirebbe mai ad abbandonare un gattino sotto la pioggia... entra, non te lo sto chiedendo».

Chat Noir raddrizzò le orecchie e si sorprese per il modo perentorio in cui gli diede l'ordine.

Lei allontanò la mano dal suo viso e gli fece strada verso la botola per arrivare alla sua camera.

«Vado a prenderti un asciugamano» disse uscendo dalla stanza «aspettami solo un secondo».

Il giovane l’aveva guardata mentre si chiudeva lentamente la botola sopra alla testa e solo in quel momento si permise di lasciarsi andare ad un lungo sospiro.

«Sono un idiota, che ci faccio qui?» borbottò mentre lasciava correre lo sguardo fra le pareti di quella camera.

Gli era sempre piaciuto come la ragazza l’avesse arredata, ovunque guardasse ogni cosa sembrava urlargli in faccia “MARINETTE”.

Quando arrivò alla scrivania la sua attenzione si soffermò sulle foto che c’erano alle pareti. Si ricordava che una volta vi fossero decisamente più immagini della sua parte civile, ora invece la maggior parte delle fotografie in cui compariva Adrien erano in gruppo. Forse aveva davvero voltato pagina.

Avvertì i passi della ragazza salire le scale, così si allontanò dalle foto e si sedette sulla chaise longue fingendo di essere stato lì per tutto il tempo.

Marinette si avvicinò lentamente e gli porse l’asciugamano, poi prese la sedia dalla scrivania e si posizionò davanti a lui aspettando che dicesse qualcosa.

«Grazie» mormorò tenendo gli occhi bassi, poi li sollevò analizzando nel dettaglio la sua figura. Non si era ancora reso conto di come fosse vestita la ragazza fino a quel momento: gli short lasciavano scoperte le sue lunghe gambe, mentre la felpa nera che aveva addosso non poteva essere sua. Era troppo grande per lei e si chiese se non potesse appartenere a qualcuno con cui stava uscendo. Questo pensiero lo rattristò ancora di più se possibile, non solo aveva appena ricevuto un rifiuto definitivo da Ladybug, ma probabilmente, qualunque cosa avesse deciso di fare nei confronti di Marinette, era arrivato in ritardo.

«Perché mi stai fissando?» chiese la ragazza a disagio.

«Non ti avevo mai vista con i capelli sciolti» le sorrise mesto «Ti stanno molto bene».

La giovane arrossì e si sentì ancora più in colpa per tutta la situazione, lei fino ad ora gli aveva solo fatto del male, ma lui continuava ad essere gentile e sentiva di non meritarlo.

Vide che Chat Noir non aveva ancora dato cenno di volersi asciugare i capelli, così si alzò in piedi e si avvicinò prendendogli l’asciugamano dalle mani. Era troppo doloroso guardarlo negli occhi in quel momento e aveva paura che presto o tardi lui si sarebbe accorto di cosa le stesse passando per la mente.

Chat inizialmente si irrigidì, non aveva capito che cosa stesse per fare e non era affatto sicuro di come avrebbe potuto reagire in balia di tutti i sentimenti contrastanti che lo stavano attraversando. Nella posizione in cui era poteva vedere solo la stoffa nera sul ventre della ragazza e constatarne la morbidezza. Nel momento in cui lei iniziò a strofinare delicatamente i suoi capelli per asciugarli si lasciò andare ed appoggiò la fronte contro la ragazza. Le avvolse le braccia in vita e vi si aggrappò con disperazione, come se fosse la sua unica ancora di salvezza. Il punto in cui le labbra di Ladybug si erano posate gli sembrava bruciare; inspirò ed espirò forzatamente un paio di volte per non lasciarsi andare al pianto.

Nel farlo trovò un rassicurante profumo di biscotti e burro caldo a penetrargli le radici. La felpa che stava indossando era impregnata del profumo della pelle di Marinette, quello che si sarebbe aspettato di sentire aprendo la porta di casa durante l’inverno, mentre il tepore di un camino acceso e il suo sorriso gli riscaldavano le ossa e il cuore.

Questa consapevolezza gli creò un milione di farfalle nello stomaco e si ritrovò a sorridere contro quella stoffa senza volerlo. Si sentiva più leggero, rincuorato dalla sua sola e semplice presenza. Era davvero speciale.

«Chat» lo scrollò leggermente lei per le spalle «stai bene?» chiese con un tono di voce preoccupato.

«Sì! Grazie a te sto decisamente meglio» rispose sincero.

«Allora perché un’akuma sta tentando di entrare dalla finestra?»

Chat Noir si voltò di scatto e afferrò il suo bastone pronto a difendere Marinette.

«Non capisco, io sto bene! Davvero» ripeté il gatto nero allarmato.

Nel frattempo la farfalla nera riuscì a farsi largo tra gli infissi in legno e volò leggera verso di loro.

«Devo andarmene da qui» esclamò Chat convinto.

Scattò fulmineo verso le scale, pronto ad uscire dalla botola sul tetto. Andandosene Marinette sarebbe stata al sicuro e lui avrebbe avuto più tempo per calmarsi e cercare di allontanare la farfalla.

L’akuma però sembrava non averlo preso in considerazione nemmeno per un secondo e continuò a volare verso la ragazza.

«Marinette?» chiese allarmato il giovane «Che succede?»

«Non è qui per te» fu la risposta laconica che ricevette.

 




 

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Note dell'autrice 
Grazie ancora per essere arrivati fino a qui, fatemi sapere cosa ne pensate e se non volete perdervi gli aggiornamenti vi consiglio di aggiungere me o la storia tra i preferiti/ricordati/seguiti.

Che cosa succederà nel prossimo capitolo? Si prospetta un'imminente catastrofe!


Ancora grazie a tutti!
A presto! KwamiHunters
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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


 

Capitolo 5 - Blind Hearts - KwamiHunters

 
 
 
Blind Hearts - Capitolo 6
 

 

Capitolo 6

*Dieci minuti prima nel covo di Papillon.*

Un rumore di ingranaggi preannunciò l’apertura della saracinesca esagonale ed una fioca luce iniziò ad entrare dal lucernario. Il profilo di un uomo alto e ben vestito si delineò grazie ai lampi del temporale che illuminavano a giorno il cielo notturno di Parigi.

Centinaia di farfalle bianche svolazzarono alzandosi nella stanza e crearono un turbinio tutto intorno a Papillon.

«Una giovane delusa da se stessa che non sopporta di aver ferito una persona che ama, toccante» esclamò soddisfatto. Poi aprì il palmo della mano e aspettò che una farfalla candida vi si posasse sopra. La coprì con l’altra mano e vi infuse il suo potere fino a farla diventare nera con leggere sfumature violacee «Vola mia piccola Akuma, trovala ed oscura il suo cuore».

 

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«Non è qui per te.»

«Marinette che ti prende?» domandò allarmato Chat tornando verso di lei.

La ragazza cercò di mantenere la calma e indietreggiando lentamente mise più distanza possibile tra lei e l’Akuma.

Chat Noir si posizionò davanti a lei per proteggerla e l’amica appoggiò la testa contro la schiena del giovane «Perdonami» mormorò e subito la farfalla smise di avanzare. Sembrò spaesata come se non avesse più alcun obiettivo, così lui ne approfittò per attaccarla.

«Cataclisma!» il Portatore del Miraculous del gatto nero caricò tutto il potere che aveva a disposizione nella sua mano e lo usò per distruggere la farfalla che si sbriciolò e divenne polvere all’istante.

Il giovane tirò un sospiro di sollievo e si voltò verso la ragazza che al contrario stava cercando di trattenere le lacrime. 

«Hey… che succede? Che è successo? Non capisco...»

Marinette abbracciò Chat e nascose il viso contro il suo petto cercando una risposta convincente.

«Non riesco a sopportare quando le persone che amo soffrono e tu… eri così triste. Non potevo vederti in quello stato» confessò senza però riuscire a guardarlo in faccia.

Il giovane arrossì a quelle parole: possibile che il motivo per cui Marinette non provasse più niente per Adrien dipendesse dal suo alter ego? In effetti si erano avvicinati molto negli ultimi mesi e le sue visite si erano intensificate parecchio ora che ci pensava, se le cose stavano così lui era diventato una specie di rivale di se stesso. Assurdo.

«Tu mi ami?» le domandò stupendosi che la voce a chiederlo fosse stata proprio la sua.

Marinette si irrigidì e prese leggermente le distanze, ma non alzò lo sguardo. Iniziò a giocherellare con i bordi della felpa stropicciandola in un profondo mutismo.

«Lo sai...» azzardò allora il biondino «trovo che tu sia una persona fantastica...»

«No!»

«No?» ripeté perplesso.

«Sono una persona orribile, ti ho appena messo in pericolo con quell’Akuma» mormorò sommessamente.

«Si sarebbe fermata» rispose lui convinto «L’ho vista io. Non ti avrebbe akumizzata, eri riuscita a controllare le tue emozioni. L’ho distrutta solo perché era pericoloso lasciarla andare in giro libera per Parigi». “E perché non avrei sopportato di rivedere Ladybug questa notte” pensò.

«Sono inutile» decretò lei «sei venuto a cercare conforto da me ed ho rischiato di combinare un casino».

«No, sono venuto a cercare conforto da te e tu sei riuscita a farmi stare meglio a tal punto che Papillon ha cercato di akumatizzare te e non me» scherzò lui.

«Non è divertente» lo rimproverò.

«Ma per me vuol dire tanto» affermò serio e nel farlo le alzò il mento per obbligarla o guardardarlo negli occhi «Non avrei mai pensato che qualcuno potesse tenere così tanto a me».

Marinette arrossì costringendosi ad attraversare la stanza per prendere più distanza possibile da lui.

«Non mi hai ancora rispos-…» il Miraculous emise un bip che avvertì il ragazzo che presto si sarebbe trasformato nuovamente.

«Devi andare» constatò Marinette grata di questa interruzione «Riesci a tornare a casa prima della fine della trasformazione? No, aspetta! Non dirmelo, è meglio che non lo sappia».

«Non ti preoccupare» la rassicurò «Farò mangiare il mio Kwami appena mi sarò trasformato, ho sempre dell’ottimo Camembert con me. Ti ho già raccontato di Plagg... è un tipo esigente».

«Facciamo così: scendo di sotto a prendere qualcosa anche per noi, nel frattempo puoi trasformarti e fargli recuperare le forze. Prometto di non entrare senza il tuo permesso».

Il giovane le sorrise e annuì, così lei uscì dalla stanza e corse al piano di sotto.

Si rinchiuse in bagno e il piccolo Kwami della coccinella sbucò dal cappuccio della sua felpa.

«Tikki, ho combinato un disastro!»

«Marinette è inutile piangere sul latte versato, ormai le cose sono andate così, cerca di tornare ad essere positiva e prova a far funzionare le cose.»

«Perché è venuto proprio da me? Mi sono sentita malissimo, hai visto quanto stava soffrendo, è stata tutta colpa mia.»

«Non c’era un modo carino per dirgli che doveva rinunciare a Ladybug» la confortò Tikki «Però mi è sembrato che il solo starti vicino lo facesse stare meglio».

«Sì, ma io mi sono sentita una traditrice, un’ipocrita! Come potevo consolarlo quando io stessa ho causato tutto questo.»

«Lasciarlo a piangere sul tuo terrazzo sotto la pioggia sarebbe stato crudele, hai seguito il tuo cuore e lo hai accolto nella tua casa per cercare di farlo stare meglio. Essere Ladybug e Marinette non è mai stato difficile come in questo momento, ma ricorda che stai facendo tutto questo per un bene superiore».

«Non mi sento un’eroina Tikki, non stasera.»

«Hai fatto quello che ti era possibile e non lo hai abbandonato, per Chat significa molto» il Kwami le diede un bacio sulla guancia «Hai problemi più importanti in questo momento».

La ragazza la guardò cercando di capire a che cosa si stesse riferendo.

«Credo che il gattino abbia travisato leggermente le tue parole» rispose l’altra ammiccando «Pensa che tu sia innamorata di lui».

Marinette sgranò gli occhi in preda al panico.


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Nel frattempo anche Adrien stava avendo una conversazione con Plagg, anche se questa sembrava essere a senso unico.

In un angolo della stanza Mullo era rimasto nascosto e ascoltava con interesse il loro discorso.

«Sto parlando da almeno cinque minuti… e tu hai finito il tuo formaggio da quattro… vuoi rispondermi?»

«Sto pensando» fu la risposta concisa del Kwami.

«Posso esserne messo al corrente? Presto Marinette sarà qui, perciò dobbiamo trasformarci».

«Perché sei venuto qui dopo il due di picche di Ladybug?»

«Devi davvero chiedermelo ora?» rispose a disagio.

«Voglio sentirlo dalla tua bocca» precisò Plagg.

«Non lo so, sono confuso» ammise Adrien sospirando sconsolato «Ho sempre visto Marinette solo come un’amica, ma mi sono reso conto che non l’ho mai trattata come meritava. Non dico di essere innamorato di lei, ma il modo in cui mi ha consolato prima… mi sono sentito bene abbracciandola. So che probabilmente ha passato lo stesso dolore che sto vivendo io con Ladybug, solo che nel suo caso la colpa è stata mia. Sento che devo rimediare, in qualche modo».

Plagg lo guardò scettico «Vuoi starle vicino per alleggerirti la coscienza?»

«Certo che no! Dico solo che non posso ignorare tutto quello che ho saputo e non darò più la sua amicizia per scontato. Ho sempre pensato che Marinette fosse fantastica, ma non avevo ancora capito quanto.»

«Però continuerai ad amare Ladybug» constatò il Kwami.

«Sì» rispose l’altro con voce sommessa.

«Potrebbe essere pericoloso».

«Qualunque cosa accada avrà sempre un posto speciale nel mio cuore, ma cercherò di andare avanti. Ho promesso di farlo.»

Il piccolo gatto nero sorrise soddisfatto e con un ampio gesto teatrale indicò l’anello.

«Plagg, trasformami!»

 

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«Nathalie!» un urlo squarciò la tranquillità dello studio di Villa Agreste.

«Sì, Monsieur Agreste?»

«Sono appena stato testimone di un fatto piuttosto insolito» la informò meditabondo.

«Non è la prima volta che la signorina Dupain-Cheng sfugge alle mie akuma. Le sue emozioni sono molto intense, ma per qualche motivo riesce sempre a... contenersi».

«Non mi sorprende, grazie ai suoi finanziamenti la scuola ha reso obbligatori i corsi sulla gestione della rabbia e l’educazione affettiva per cercare di tenere i ragazzi al sicuro dalle loro emozioni negative» precisò la segretaria verificando ciò che stava dicendo sul proprio tablet per avvalorare le sue parole.

«Hai ragione, ma di solito l’akuma attende nei paraggi pronta a trovare qualche altro malcapitato, questa volta no» sorrise soddisfatto «È stata distrutta ancor prima che potesse lasciare la casa della ragazza. Chi potrebbe avere il potere per disintegrare qualcosa di così potente?» domandò retorico.

«Chat Noir?» esclamò sorpresa Nathalie.

«Esattamente» sogghignò «Vista la natura dei sentimenti che hanno destato la mia attenzione posso presumere che l’eroe di Parigi sia una persona molto vicina a lei. Sfrutterò la ragazza per arrivare a Chat Noir e gli altri Portatori, che cosa sappiamo di lei?»

Ci fu un attimo di silenzio in cui la donna continuò a pigiare sul touch screen del suo tablet.

«Marinette Dupain-Cheng, figlia di Tom Dupain e Sabine Cheng. Frequenta la stessa classe di suo figlio Adrien e sembrano essere buoni amici. È stata qui spesso per ricerche scolastiche e pomeriggi di studio. Ha vinto il concorso che ha indetto quattro anni fa nel loro istituto e Audrey Bourgeois ha espresso ammirazione per i suoi lavori proponendole uno stage a New York...»

«Ero presente all'offerta, sappiamo perché ha rinunciato?» la interruppe Gabriel.

«Da quanto ho capito non voleva allontanarsi dai suoi affetti e dai suoi amici» rispose pratica.

L’uomo annuì invitandola a continuare.

«È stata fotografata insieme ad Adrien durante la sua piccola fuga in occasione della proiezione di “Solitude”. Vestiva in modo davvero bizzarro» constatò ingrandendo l’immagine «Che cos’è, un pigiama?»

«Nathalie...» la riportò alla concentrazione il suo capo.

«Mi scusi Signore.... beh, non c’è molto altro: rappresentante di classe per quattro anni di seguito, da piccola ha frequentato corsi di ginnastica artistica ma non ha mai partecipato a nessuna gara perché spesso infortunata».

«Niente che mi interessi. Aggiornamenti recenti dalla sua scheda scolastica?»

«Risulta essere spesso in ritardo nonostante abiti vicino all’istituto, è sempre molto attiva nelle iniziative scolastiche. Sui suoi profili social pubblica foto con le amiche e si può facilmente evincere la sua passione per la moda. Sembra che stimi molto i suoi lavori».

«Interessante, potrà certamente tornarmi utile.»

«Inoltre ricorderà bene che è stata lei a riportarle il Grimorio dopo che Adrien lo aveva… smarrito».

«Bene, credo di avere un quadro abbastanza completo della situazione, prendi appunti su quanto sto per dirti, non tollererò errori!»

 

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Marinette salì le scale e quando arrivò in cima trovò la botola leggermente socchiusa. Lo interpretò come un "via libera" da parte di Chat Noir.

«Perché hai spento la luce?» chiese spostandosi un po' a tentoni «Se non fosse la mia camera mi sarei già rotta l'osso del collo».

«Ho pensato che se i tuoi fossero saliti non avrebbero gradito la mia presenza a quest'ora» rispose Chat improvvisamente alle sue spalle.

La giovane sobbalzò e rischiò di versare il bicchiere di latte che aveva portato con sé.

«Chat accendi la luce per favore, io non vedo al buio».

«Hai paura di me? Non ti va di giocare al gatto e al topo?» soffiò al suo orecchio facendola rabbrividire.

«Se hai così tanta voglia di scherzare credo che la mia presenza non ti sia più utile, perciò quella è l'uscita» chiarì indicando un punto alla cieca.

«Vorresti davvero cacciarmi con il tempaccio che sta imperversando lì fuori?» domandò iniziando a girarle attorno lentamente.

«Non è divertente Chat» esclamò lei cercando di trovare l'interruttore.

«Me ne andrò quando mi risponderai...»

«Non ti caccio, ma tu accendi la luce!» nel farlo riuscì finalmente a raggiungere il pulsante, ma prima che potesse premerlo il ragazzo appoggiò la mano sulla sua.

«Non è questa la domanda a cui mi riferivo» insistette serio «Che cosa intendevi quando mi hai detto che non sopporti veder soffrire le persone che ami?»

Marinette arrossí violentemente, rinunció ad accendere la luce pensando che un faccia a faccia sarebbe stato decisamente molto imbarazzante, poi realizzò che lui poteva vederla ugualmente, così si morse la lingua per non imprecare.

Tikki da dentro il cappuccio le diede delle leggere pacche sulla spalla, come a volerla incoraggiare.

«Non sopporto quando le persone a cui tengo soffrono» iniziò a precisare «i miei genitori, i miei amici, tu... mi faccio sempre coinvolgere troppo dalle situazioni e hai potuto constatarne i catastrofici risultati. È innegabile che provo un grande affetto per te» deglutí mordendosi poi il labbro inferiore «sto molto bene in tua compagnia, sei leale, coraggioso, sei l'eroe di Parigi» sorrise ancora «La mia è stima, fiducia, ti voglio bene Chat... ma non penso sia amore e per il mio e il tuo bene credo sia meglio così».

Il ragazzo sospirò, era davvero colpito dalle sue parole, lusingato anche, ma stava ricevendo un ipotetico due di picche anche da Marinette.

«Hai paura che Papillon possa farti del male?» le chiese sistemandole un ciuffo ribelle sulla fronte.

La ragazza sorrise tristemente «No, ho paura che potrei fartene io... non sono emotivamente stabile se non te ne fossi ancora reso conto».

«So che non lo faresti mai volontariamente.»

«Ci sono tante cose che non sai di me.»

«Beh, io ho un'identità segreta, vuoi davvero fare a gara? Sono certo che ti stupirei.»

Marinette alzò gli occhi al cielo divertita e più rilassata dopo quel chiarimento e Chat Noir decise di accendere la luce per porre fine al gioco.

«Per te» sorrise la ragazza porgendogli il bicchiere di latte ancora tiepido «I miei purtroppo erano in cucina, non sono riuscita a prendere di meglio».

«Della bottiglia di Vodka alla pesca nascosta tra i ritagli di stoffa cosa mi dici?» chiese con indifferenza mentre sorseggiava innocentemente il liquido bianco.

«Non è mia... è di Alya» ci tenne a precisare «L'ha portata l'ultima volta che lei e le mie compagne di classe sono venute a dormire da me e l'ha dimenticata» si giustificò «Certo che sei proprio un gatto curioso... chi ti ha dato il permesso di ficcanasare tra le mie cose? Stavi cercando un gomitolo di lana?»

«Ho fiuto per certe cose» rispose premendo leggermente un polpastrello sul suo naso «non sono un impiccione».

Marinette dondoló sul posto a disagio e decise che non avrebbe sopportato un altro terzo grado, di qualunque genere fosse. Si avvicinò alla finestra e controllò come fosse messo il tempo atmosferico, ma sembrava che il temporale non avesse intenzione di cedere.

«Puoi restare qui fino a quando non migliorerà un po'» decretò Marinette «a patto che tu non faccia o dica altro di sconveniente».

«Posso provarci» affermò alzando le spalle poco convinto. Poi si fermò e mosse le orecchie captando qualcosa «Credo stia salendo tuo padre».

«Ok, niente panico!» bisbigliò «Tu dentro l'armadio!»

Chat si rannicchió sul fondo mentre la ragazza socchiudeva le ante, poi corse a rotta di collo verso il suo letto cercando di fare il meno rumore possibile.

Si tolse la felpa e la lanciò sulla chaise longue e Chat Noir poté ammirare il corpo della ragazza coperto da un ridicolo strato di stoffa. Cercò di non muoversi in quello spazio angusto, ma spostò le mani puntellandosi per cercare una stabilità maggiore. Nel farlo urtò leggermente una scatola di cartone, il coperchio si aprì leggermente e lui riuscì a scorgere una sua foto. Era piuttosto sicuro che si trattasse di una vecchia pubblicità per un profumo e gli sembró di ricordare che fosse stata tra quelle appese. 

«Piccola tutto bene?» domandò Tom facendo capolino dalla botola con la testa.

«Sì papà» pigolò l’altra a mezza voce.

«Ultimamente sei sempre molto stanca, mi stupisce che tu non riesca a dormire» rispose l’altro in tono preoccupato.

«Non è niente, tranquillo» lo rassicurò sperando che se ne andasse in fretta senza scoprire l’ospite nel suo guardaroba.

«Perché non organizzi una serata con le tue amiche questo fine settimana? Ti farà bene svagarti un po’».

«Ottima idea papà, domani proverò ad organizzare qualcosa, grazie».

Chat Noir sapeva che Marinette stava sorridendo anche senza vederla. Si sentiva di troppo in quel momento, stava invidiando in qualche modo il rapporto che padre e figlia avevano, così lontano dalla sua realtà. Sapeva però in cuor suo che quella avrebbe dovuto essere la normalità e sperava che un giorno anche suo padre si sarebbe preoccupato per lui a quel modo.

«Preparerò macarons, croissant, soufflé...»

«Papà!» lo interruppe ridendo per frenare il suo entusiasmo «non è necessario».

«Ne parleremo domani» rispose l’uomo «prova a dormire ora. Buona notte piccola mia».

«Buona notte.»

Chat trattenne il respiro aspettando pazientemente che la botola si richiudesse. Attese in silenzio fino a quando non sentì Marinette che in punta di piedi scendeva dal letto per tornare da lui.

Il temporale all’esterno imperversava ancora, così pensò che poteva sfruttare il tempo che gli restava per capire qualcosa in più dei reali sentimenti della ragazza in quel momento.

Quando la giovane aprì le ante con movimenti misurati per evitare di farle cigolare, si ritrovò ad osservare il ghigno divertito dell’eroe di Parigi che ammiccando verso la foto che aveva trovato la scrutava in modo malizioso.

«Devo ammetterlo Marinette, non mi sarei mai aspettato di trovare nascosta una cosa del genere» la provocò restando sul vago.

«Beh, c’è chi ha degli scheletri nell’armadio, io preferisco infilarci gatti randagi e modelli» rispose sperando di mantenere la conversazione su toni giocosi.

«Siete in classe insieme giusto? Mi sono sempre chiesto se quel ragazzo è tanto perfetto come sembra» buttò lì per iniziare una conversazione.

«Adrien è molto più che perfetto» mormorò lei sovrappensiero mentre davanti alla finestra guardava il profilo di Parigi bagnato dalla pioggia.

Il giovane arrossì sotto la maschera, era lusingato dal commento così spontaneo che era sfuggito da quelle labbra color pesca.

«Non lo stai idealizzando un po’ troppo? È pur sempre una persona, avrà qualche difetto» Chat si diede mentalmente del cretino, sembrava stesse cercando di sabotarsi da solo.

La giovane si voltò con un’espressione seria in viso «È evidente che non lo conosci o non penseresti mai qualcosa di simile su di lui. Non solo è il migliore della classe, ma segue un sacco di attività extra: pianoforte, lezioni di cinese, scherma; per non parlare del suo lavoro da modello. Tutti i miei compagni lo adorano, è sempre gentile, altruista e attento agli altri. L’unico difetto che potrei attribuirgli è la sua bontà» rispose meditabonda e il Portatore del miraculous del gatto la guardò corrucciato.

«Che intendi?»

«Voglio dire che è fin troppo buono. Molti se ne approfittano. Chloé ad esempio: prima che diventasse Queen Bee e che iniziasse a maturare non si faceva riguardi ad usarlo per raggiungere i suoi scopi. In realtà sono contenta che siano amici, sono certa che senza la sua presenza Chloé sarebbe decisamente diversa da com’è ora».

«Sembra… speciale» azzardò sentendosi sempre più lusingato da quello che la ragazza gli stava confessando senza filtri.

«Lo è» sorrise per poi rattristarsi all’improvviso «Sai...» azzardò fermandosi subito, come se fosse combattuta nel dire ad alta voce quello che stava pensando «La sua situazione familiare non è delle migliori, sua madre è scomparsa prematuramente e suo padre, beh per quanto lo apprezzi come stilista non ho mai sopportato i modi freddi e distaccati con cui lo tratta. Ogni volta mi si stringe il cuore» confessò «Eppure Adrien lo rispetta e dimostra sempre molto affetto nei suoi confronti, fa qualunque cosa per non deluderlo. Ho visto spesso solitudine e tristezza dietro ai suoi occhi, ma nonostante questo appena qualcuno gli si avvicina sorride e si dimostra sempre gentile e disponibile».

Chat Noir deglutì reprimendo il groppo in gola che parola dopo parola gli si stava formando. Marinette doveva averlo osservato a lungo per cogliere ogni più piccola sfumatura e lui si sentiva uno stupido per essersi accorto di lei solo ora.

«A volte vorrei scuoterlo: vorrei dirgli che uscire dagli schemi è salutare, che urlare per sfogarsi è giusto e che non deve sempre compiacere il mondo. Dovrebbe essere più egoista e pensare almeno un po’ a se stesso».

Il ragazzo sentì un calore all’altezza dello stomaco che lo fece agitare. Aveva l’impulso di annullare le distanze che c’erano tra loro e di stringerla tra le sue braccia. Di rifugiarsi nuovamente in quel mondo dal profumo di burro e zucchero.

L’insicurezza però lo tradì e per l’ennesima volta sentì di avere bisogno di una conferma. Doveva essere sicuro al cento per cento, perché perdere Marinette sarebbe stato un errore imperdonabile.

«Sei innamorata di lui?» riuscì a chiederle dopo un po’.

«Geloso?» rispose lei stringendosi nelle spalle continuando a guardare fuori dalla finestra.

«Dopo tutto quello che hai detto di buono su di lui non potrei mai competere» scherzò «So riconoscere una sconfitta e tu sembra abbia trovato il principe azzurro che meriti».

«Non ho mai voluto un principe azzurro» sorrise Marinette guardandolo finalmente in viso «Le fiabe sono sopravvalutate ed io, per quanto potrò mai desiderarlo, non potrei mai stare al suo fianco».

Chat corrucciò la fronte leggermente preoccupato per quest’ultima affermazione «Perché?».

«Non sarò mai alla sua altezza» disse alzando le spalle con noncuranza «Sono imbranata, goffa e pasticciona. Gli arrecherei un danno d’immagine non indifferente e poi sarei solo un peso. Lo deconcentrerei dagli studi e da tutte le sue attività. Per questo ho deciso da un po’ di metterci una pietra sopra. Essergli amica è già un enorme privilegio per come la vedo io».

Il giovane si lasciò sfuggire uno sbuffo contrariato «Hai deciso tutto a priori, non lo hai minimamente coinvolto. Potrebbe essere innamorato perso di te e tu hai rinunciato ancora prima di metterti in gioco». 

Marinette lo guardò un po’ delusa e con sguardo triste «Se pensi che non mi sia mai messa in gioco ti sbagli di grosso. Ho affrontato le mie paure più grandi pur di stargli vicino e di poter essere per lui qualcuno su cui poter contare. L’ho amato in silenzio per anni ricevendo in risposta candidi sorrisi e pacche sulle spalle. Non mi sono arresa con lui, ho semplicemente capito che se in tutto questo tempo non gli è mai balenata nemmeno per un secondo l’idea che potesse esserci un “noi”, forse non era destino».

Chat sentì la gola secca e fece fatica a sostenere quello sguardo. Per l’ennesima volta quella sera si sentì davvero stupido.

«Scusa, ma sono stanca» disse la ragazza cercando qualcosa nell’armadio fino a quando non estrasse una coperta e una mantellina dall’armadio «Puoi dormire sulla chaise longue e se quando deciderai di andare dovesse ancora piovere potrai ripararti almeno un po’ con questa».

«Grazie» mormorò mentre poco convinto prendeva gli oggetti che gli stava porgendo «Io non volevo...»

«Non ha importanza» rispose lei scrollando la testa per poi tornare a sorridere come suo solito. Allungò una mano verso il viso di Chat accarezzandogli delicatamente il viso, poi si sporse verso di lui in punta di piedi e lo baciò su una guancia «Buona notte».

Il ragazzo la guardò salire le scale e stendersi nel suo letto. Sospirò e con le farfalle ancora in subbuglio nel suo stomaco le augurò a sua volta la buona notte.

Quando Marinette si svegliò, tardi come al solito per la scuola, non trovò il gatto nero appallottolato sulla chaise longue e forse in parte un po’ le dispiacque. Tikki le ronzò intorno augurandole il buongiorno e le portò un bigliettino lasciato dal suo ospite: «Grazie per esserti presa cura di me, sei meravigliosa. C.»

Mullo rise vedendo le gote della sua Portatrice imporporarsi «Che tu sia Ladybug o Marinette non ha importanza, è evidente che abbia una cotta per te».

 




 

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Note dell'autrice 
Grazie ancora per essere arrivati fino a qui, fatemi sapere cosa ne pensate e se non volete perdervi gli aggiornamenti vi consiglio di aggiungere me o la storia tra i preferiti/ricordati/seguiti.

Chat Noir colpisce ancora! Chissà come si evolveranno le cose tra loro.
Che cosa starà tramando Papillon? Guai all'orizzonte!



Ancora grazie a tutti!
A presto! KwamiHunters
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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


 

Capitolo 7 - Blind Hearts - KwamiHunters

 
 
 
Blind Hearts - Capitolo 7
 

 

«Buongiorno Alya» Marinette sorrise all’amica salutandola da lontano.

«Buongiorno!» fu la risposta allegra «Come stai tesoro?»

«Tutto bene» confermò la ragazza «Hai da fare questo weekend? Pensavo di organizzare una serata tra ragazze sabato sera, è da tanto che non ci svaghiamo un po’».

«Sì!» disse entusiasta «Ci divertiremo un sacco!»

«Andiamo in classe, forse riuscirò ad invitare tutte prima dell’arrivo del professor Chevalier».

Le due ragazze iniziarono a salire le scale mentre Nino e Adrien entravano nel cortile della scuola solo in quel momento. Il modello sbadigliò coprendosi la bocca con una mano e l’amico lo punzecchiò un po’ con il gomito.

«Qualcuno non ha dormito» lo prese in giro bonariamente «A quale delle due hai pensato tutta la notte?».

Il giovane mugugnò qualcosa che non arrivò alle orecchie di Nino, ma che lo fece comunque ridere. 

«Capisco che essere divisi tra due ragazze sia una brutta situazione...»

«No, almeno quel problema è risolto» lo interruppe senza lasciarlo proseguire, poi vide il suo volto stupito e capì che doveva aggiungere altri dettagli «Lad… la modella di cui ti ho parlato ieri… beh, mi ha fatto chiaramente capire che non potrà mai esserci niente tra noi, sai: giornalisti, riviste di gossip, non vuole questo tipo di pubblicità e la rispetto per questo, perciò ho deciso di metterci una pietra sopra, del resto sono stato anni senza mai vedere la luce in fondo al tunnel. Non sarà facile, ma ho bisogno di nuovo ossigeno e se Lad… la modella, era il sole che poteva scaldarmi e invece ha accecato il mio cuore, Marinette è la luna che ha sempre brillato nel buio per me e che silenziosamente si è fatta largo tra i miei pensieri come una marea notturna».

Nino restò in silenzio per un attimo «Amico… ci credo che hai quelle occhiaie, devi aver pensato tutta la notte a questa metafora».

Adrien rise e scrollò la testa. Fino a poche ore prima era in camera della ragazza e i suoi pensieri si erano concentrati solo ed esclusivamente su di lei. Al profumo della felpa nera che aveva usato come cuscino, al modo in cui la giovane si muoveva nel sonno, al ritmo rilassante del suo respiro, ai capelli sciolti che le incorniciavano il viso e a quelle labbra soffici che continuavano involontariamente ad attirare la sua attenzione.

«Amico, sei un poeta. Hai mai pensato di scriverle qualcosa?» 

«Il tempo delle parole è finito Nino, un passo alla volta, ma voglio capire se l’amicizia con Marinette potrebbe evolvere in qualcosa di diverso» affermò convinto.

«La prima volta si è innamorata di te senza che tu abbia dovuto fare alcunché, sono certo che sarà ben disposta nei tuoi confronti se la corteggerai seriamente» rispose incoraggiante.

«Grazie per il supporto! Sono fortunato ad averti come amico» gli sorrise sincero.

«Nessuna poesia per me?» scherzò l’altro ricevendo in risposta un giocoso pugno sul braccio.

 

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Alya stava chiedendo la conferma a Rose e Juleka, mentre Alix e Mylène avevano già confermato a Marinette la loro presenza.

«Chloé, Sabrina» richiamò la loro attenzione mentre arrivava davanti al loro banco, questo sabato sera le ragazze verranno da me per una specie di pigiama party» spiegò loro non sapendo bene come definirlo, dato che non vi era nessuna occasione speciale «Siete le benvenute se vi va di stare un po’ con noi».

«Ridicolo! Un pigiama party alla nostra età» sbuffò Chloé guardando la ragazza con sufficienza.

«Bene, allora vi aspetto per le diciotto» sorrise Marinette tornando verso il suo posto.

«Non immaginavo avresti invitato anche loro» bisbigliò Alya sedendosi accanto a lei.

«È un’eroina» rispose Marinette senza abbassare il tono di voce «merita un po’ di svago».

La bionda sentendo le sue parole gonfiò inconsapevolmente il petto e sorrise tronfia d’orgoglio continuando a guardare la cattedra soddisfatta.

 

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«Dai amico, muoviti!»

«È in classe?» chiese Adrien diventando tutt’uno con la parete.

«Certo che è in classe» rispose Nino «Siamo gli ultimi, muoviti!»

«Che faccio? Che le dico?» domandò l’altro nel panico.

«Cinque minuti fa hai detto che il tempo delle parole era finito e adesso non riesci nemmeno ad entrare in aula? Sei...»

«Tutto bene ragazzi?» un claudicante professor Chevalier arrivò alle loro spalle.

«Oh, sì nessun problema» confermò il ragazzo dal cappellino rosso.

Adrien però respirava meccanicamente e sembrava si stesse incitando da solo per entrare, annuendo con il capo per poi scrollare la testa in modo alternato.

«Fa sempre così?» chiese in un misto di preoccupazione e divertimento.

«No, solitamente è normale» sospirò Nino.

«Ha finalmente razionalizzato i sentimenti per la signorina Dupain-Cheng?» gli chiese a bassa voce con fare cospiratorio.

A quelle parole entrambi gli studenti si immobilizzarono e iniziarono a guardare con aria sorpresa il loro professore.

«Ieri ho visto che stavi origliando dal riflesso nella finestra» spiegò Chevalier sorridendo sornione.

«Lei ha chiesto appositamente che cosa ci fosse tra noi sapendo che vi avrei sentiti?» chiese il biondino stupefatto, mentre nel taschino Plagg stava trattenendo una risata.

«Chissà...» disse con fare innocente «Entrate ora, la lezione sta per iniziare».

«Ma...» Adrien era basito. Non sapeva in cuor suo se ringraziarlo o prenderlo a calci.

«Non c’è di che» esclamò entrando, poi si rivolse alla classe «Buongiorno a tutti!» 

Un coro unanime lo salutò e i due giovani si sedettero in silenzio ai loro posti, ancora un po’ storditi da quanto avevano appena appreso.

«Dove eravate finiti?» chiese Alya al suo ragazzo.

«Ci siamo persi in chiacchiere» rispose Nino.

«Oggi» esclamò Chevalier attirando per bene l’attenzione dei suoi studenti «Vorrei farvi leggere un caposaldo della letteratura inglese» nel farlo estrasse dalla sua borsa alcuni libricini tutti uguali e mostrò la copertina di uno di essi.

«Romeo e Giulietta» pigolò sognante Rose.

«Dividetevi a coppie senza fare casino e leggete i brani, un po’ di enfasi, passerò a sentire la vostra pronuncia. Sarà argomento nel prossimo test, perciò cercate di comprendere il testo. Studiate a memoria un breve dialogo a vostra scelta, nelle prossime settimane potrei chiedervelo».

Adrien si voltò a guardare Nino terrorizzato.

«Mi spiace, ho già la mia Giulietta» rise piano l’altro «Marinette» richiamò la sua attenzione il giovane «Ti dispiace fare a cambio del posto? Vorrei poter leggere con Alya».

La ragazza annuì timidamente e si alzò scendendo al primo banco. Appena si sedette, Nino batté il pugno con Alya, che raggiante in viso sperava che i due amici davanti a loro le dessero qualche soddisfazione.

Adrien stava fissando il libricino con insistenza, ancora incerto di poterla guardare negli occhi senza far trasparire i suoi pensieri e del tutto confuso su quale dovesse essere il suo comportamento per rinsaldare la loro amicizia e vedere dove li avrebbe portati.

«Se preferisci fare il compito con qualcun altro io...»

Marinette aveva interpretato il silenzio del giovane come un completo disinteresse verso la sua persona, pertanto leggermente a disagio aveva preferito alzarsi di nuovo e magari fare a cambio con qualcun altro.

«No!» la trattenne il biondino afferrandole un polso «Resta».

L’intensità nel suo sguardo e il tono di voce che apparve più come una supplica, fecero rabbrividire la ragazza che scivolò lentamente fino a ritrovarsi seduta nuovamente.

Intorno a loro era sceso uno strano silenzio e tutti si erano accorti di come Chevalier stesse guardando la scena dalla cattedra con aria soddisfatta, quasi come un pittore che aveva finalmente dato l’ultima pennellata alla sua opera.

«Forza, su! Iniziate!» li aveva spronati per poi tornare a sorridere allegro.

Il giovane modello capì che era la sua occasione, doveva essere un po’ meno Adrien e molto più Chat Noir se voleva uscire da quell’impasse. Aveva scherzato spesso con lei protetto da una maschera, non doveva essere poi così diverso.

«Hai perso!» squittì Alix tutta contenta, mentre Kim sbuffando saltò teatralmente sul banco.

«O Alix, Alix, perché sei Alix? Rinnega tuo padre,  il suo nome, o, se vuoi, legati a me anche solo d’un giuramento, e io non sarò più un Lê Chiên» la ragazza era scoppiata a ridere e si stava sbellicando sulla sedia.

«Devo ascoltare ancora, o rispondergli?» chiese poi cercando di darsi un contegno.

«Rispondimi così la facciamo finita con questa buffonata» grugnì Kim.

A quel punto l’intera classe era scoppiata a ridere, anche Adrien e Marinette si erano lasciati andare e la tensione tra di loro era stata decisamente stemperata.

«Per quanto abbia apprezzato la sua rivisitazione signor Lê Chiên, la sua amica stava recitando la battuta successiva. Ricominciate da capo e per favore… state seduti».

La classe cercò di ricomporsi, sfuggirono parecchie risatine per l’epica performance di Kim, ma alla fine tutti si impegnarono nel compito affidato dal professore.

«Sarà difficile battere la sua interpretazione» scherzò Adrien.

«Sono certa che saresti una Giulietta molto carina» replicò Marinette con noncuranza.

«Solo carina?» chiese fingendosi oltraggiato.

Lei sorrise e scrollò la testa, doveva restare concentrata sul compito ed evitare di arrossire come una dodicenne. Era stanca per tutto quello che era accaduto il giorno precedente e in cuor suo non vedeva l’ora di tornare a casa e andare a dormire. Doveva recuperare ore di sonno e riprendersi da tutte le emozioni che l’avevano sopraffatta. L’ultima cosa che avrebbe immaginato quando si era svegliata, era che sarebbe finita a recitare Romeo e Giulietta proprio con Adrien.

«State aspettando un invito formale?» la voce di Chevalier alle spalle di Marinette fece sussultare la ragazza. Il professore la guardò bonariamente trattenendo una risata.

«Professore!» richiamò la sua attenzione Ivan «Sono davvero tanti ruoli. Non possiamo dividerci e fare una lettura collettiva?»

«Potremmo metterla in scena» propose Rose sognante.

«Se riuscite ad accordarvi per i ruoli senza litigare in meno di due minuti, potrei valutare l’idea della lettura condivisa durante le ore di lezione, ma mettere in scena un’opera teatrale non è così facile signorina Lavillant» spiegò Chevalier sedendosi alla cattedra.

Come aveva immaginato il professore la discussione si protrasse oltre il tempo concesso agli studenti, così bocciò la proposta e li esortò a proseguire con il compito assegnato. Nessuno si azzardò a contraddirlo, sapevano bene che non avrebbe ammesso repliche.

«Potresti venire a casa mia questo pomeriggio» Adrien si era finalmente convinto a fare un tentativo e la scusa del compito d’inglese gli parve ottima.

Marinette si era limitata a guardarlo spalancando appena gli occhi celesti, ma non riuscendo a formulare nessuna frase concreta.

«Potremmo leggere il testo, correggerci a vicenda sulla pronuncia e scegliere il breve dialogo da imparare a memoria».

«Non vorrei disturbare» pigolò convinta che accettare fosse una pessima idea. Insomma, non voleva stare da sola con lui, non a recitare la storia di due giovani amanti suicidi.

«Ci divertiremo» la rassicurò non perdendosi d’animo.

La ragazza annuì incapace di rifiutare il sorriso e lo sguardo genuino del giovane.

Proseguirono con la lettura fino ad arrivare quasi alla fine del primo atto, stavano per iniziare il dialogo del primo incontro tra Romeo e Giulietta, quando la professoressa Bustier, scusandosi con il professor Chevalier per l’interruzione, disse di avere un annuncio per la classe.

«Come sapete tra un mese ci saranno i festeggiamenti per “Il giorno degli Eroi”» aveva detto allegra «il nostro Istituto quest’anno vuole organizzare un Festival per raccogliere fondi. Tutto il ricavato verrà usato per aiutare le vittime di Papillon e migliorare il già efficiente programma di educazione affettiva e di gestione della rabbia, rendendolo pubblico e non più solo per i nostri studenti».

Nell’aula si era alzato un brusio di assensi e Marinette non poté che essere felice della notizia. Come dice il detto: prevenire è meglio che curare, perciò se l’intera Parigi fosse stata aiutata, probabilmente Papillon avrebbe trovato sempre meno persone da akumatizzare.

«Ogni classe avrà una propria attrazione. Il Festival sarà tra due settimane, perciò dovete sbrigarvi a pensare e a realizzare quello che avete in mente. Non vogliamo alimentare sentimenti di competizione negativi, ma ci sarà un premio simbolico per chi riuscirà a guadagnare più fondi per la causa. Nei prossimi giorni dovrete dirmi che cosa avete deciso di fare. Vi auguro buona fortuna».

«Ragazzi è fantastico!» esclamò Nino «Con le doti artistiche di Nathaniel e Marinette e l’aiuto di tutti sono certo che abbiamo la vittoria in pugno!»

«Questo è lo spirito giusto» sorrise Chevalier contento di vedere i suoi alunni così motivati «Manca poco alla fine dell’ora, visto che vi siete impegnati con Romeo e Giulietta vi lascio questi ultimi dieci minuti per iniziare a pensare al progetto per il Festival, se vi posso aiutare in qualche modo sono alla cattedra».

Marinette e Alya in quanto rappresentante di classe e sua vice si posizionarono in piedi vicino alla lavagna pronte per appuntare idee e avviare votazioni.

«Ci hanno affidato un compito importante!» esclamò contenta «Qualcuno ha già qualche idea? Direi di iniziare ad annotare tutto quello che vi viene in mente, non ci sono risposte sbagliate, sentitevi liberi di dire quello che vi passa per la testa».

«Tiro al bersaglio» propose Kim.

«Corsa con i tricicli» ribattè Alix.

«Casa degli specchi» suggerì un’altra voce.

Marinette iniziò a segnare tutto alla lavagna fino a quando le idee sembrarono esaurite, così rilesse ad alta voce per ricapitolare il tutto «Abbiamo: pallacanestro, stand di mele caramellate, di zucchero filato, pop corn, pesca la paperella, lancio dei cerchi, indovina il peso, il martello per misurare la forza… non lo so ragazzi, sono tutte ottime idee, ma sono cose già viste» disse pensierosa «Dovremmo fare qualcosa più a tema, abbiamo un’eroina tra noi, perché non sfruttare la popolarità di Chloé, in fondo è per una buona ragione.

Tutti si voltarono a guardare la biondina che si osservò le unghie con fare sufficiente «Sì, beh… potrei anche aiutarvi visto il fine della causa».

«Oh, Chloé… sei sempre meravigliosa» pigolò Sabrina abbracciando la sua migliore amica.

Marinette sospirò mentre il resto della classe scrollava la testa, erano ormai abituati a questi teatrini e piano piano si erano convinti che la figlia del sindaco di Parigi non fosse poi così male. Le sue risposte erano pungenti e spesso potevano essere fraintese, ma ogni volta che un’akuma si presentava in città lei si batteva con tutta se stessa per salvare le persone coinvolte.

«Qualcosa a tema floreale? Vedere Queen Bee in mezzo ai fiori non dovrebbe essere male» propose Mylène.

«Vuoi farmi venire l’allergia?» domandò la ragazza con un sopracciglio alzato.

In fondo all’aula Juleka e Rose stavano parlando sottovoce ma in maniera concitata.

«Ragazze, avete qualche altra idea?» chiese Alya interpellandole.

Juleka diede una gomitata leggera alla giovane al suo fianco per invitarla a parlare.

«Potremmo fare uno stand di baci» disse così Rose «Per combattere l’odio di Papillon con l’amore!».

Ci fu un leggero brusio tra stupore ed eccitazione e Marinette socchiuse gli occhi per cercare di trattenersi dall’urlare che fosse una pessima idea. Era abbastanza certa che l'unanimità avrebbe votato questa pazzia e che lei in qualche modo ci avrebbe rimesso.
«È anti igienico» sbuffó Chloé.
«Paura di dare qualche bacetto?» la provocò Alix.
«Dalli tu, se ci tieni così tanto» esclamò la bionda stizzita.
«Potremmo farlo tutti» spiegò Rose «A rotazione durante tutto il festival».
«La metà di voi sono fidanzati» disse Marinette per riprendere in mano le redini della conversazione «E sinceramente non vedo perché qualcuno dovrebbe voler pagare per baciarmi».

Adrien trattenne il fiato e Nino tentò di non scoppiare a ridere guardandolo dall’alto.
«Certo, perché tu non sei nessuno» sbottò acida Chloé «Io che invece sono una persona importante in tutta Parigi, avrò uno stuolo di ammiratori e fan che penderanno letteralmente dalle mie labbra».

«Perfetto!» esclamò Alya per vendicare la sua amica «Visto che la nostra amata Queen Bee si è resa disponibile, direi che se siamo tutti d’accordo possiamo pensare a come rendere graficamente lo stand».

Marinette si sedette di nuovo vicino ad Adrien e mentre continuava a scrollare la testa prospettandosi un disastro, prese il blocco degli appunti per prendere nota di quanto gli altri stavano dicendo.

«Non mi sembri entusiasta» bisbigliò Adrien che l’aveva osservata per tutto il tempo con molta attenzione.

«Altro che aiutare nella causa contro Papillon, prevedo guai ed akumizzati in arrivo» borbottò stancamente.

Le ore proseguirono tranquille, sebbene la frenesia generale per lo stand avesse reso quasi tutti molto più allegri. Marinette invece sembrava essere apatica nei confronti dei suoi compagni e ripreso il suo posto vicino ad Alya aveva scarabocchiato il quaderno e preso appunti sufficientemente da far pensare ai professori che stesse seguendo le loro lezioni.

Quando fu l’ora di pranzo abbandonò i suoi amici per tornare a casa e dormire qualche ora, per poi ricomparire solamente per le lezioni pomeridiane.

«Marinette» la chiamò Tikki «Stai bene?».

«Sono molto preoccupata per lo stand» ammise «Ho paura che Chloé combini qualche guaio e mi dispiacerebbe se tutte le colpe ricadessero su di lei. So quanto si stia impegnando… però so anche che il suo carattere non è ancora stato smussato del tutto».

«Secondo me ti stai angosciando troppo! Devi rilassarti un po’, è tutto il giorno che Adrien cerca di parlarti e non lo hai degnato di una singola attenzione!» fece notare Mullo. 

«Ci mancava solo lui...» sbuffò «e Chevalier con Romeo e Giulietta. Chiedevo solo un po’ di tranquillità è stata una settimana difficile...».

«Marinette» la richiamò il Kwami «Respira profondamente. Ci siamo noi qui con te».

«Grazie» sorrise alle creaturine mentre si avviava di nuovo verso la scuola.

Entrò in classe qualche secondo prima del suono della campanella, non perché fosse in ritardo come il suo solito, ma perché non voleva dover rispondere a troppe domande.

Alya la guardò corrucciata, ma lei sorrise per l’ennesima volta rassicurante.

Quando l’ultima campanella suonò, gli studenti a poco a poco svuotarono l’aula. Marinette infilò pigramente i libri nella borsa e quando alzò lo sguardo trovò il giovane Agreste ad osservarla esitante.

«Vuoi portare qualcosa a casa prima di andare da me?» chiese gentile come sempre.

«No, ho già lasciato le cose superflue prima» lo rassicurò.

«Allora andiamo» sorrise contento.

Percorsero fianco a fianco i corridoi e scesero le scale in silenzio. Marinette sebbene non fosse totalmente a suo agio con questo improvviso mutismo dell’amico non azzardò nessun commento e inizio di discorso. Le dispiaceva essere scostante nei confronti di Adrien, ma aveva bisogno di molta concentrazione e forza di volontà per parlare in maniera tranquilla con lui e in quel momento non si sentiva nelle condizioni adatte. 

Proseguirono fino ai cancelli e quando finalmente uscirono superarono Luka senza vederlo. Era appoggiato a una delle colonne, le mani in tasca mentre aspettava evidentemente qualcuno.

«Marinette!» la chiamò quando vide che non si era accorta di lui.

La ragazza si voltò immediatamente «Luka, ciao. Scusa non ti avevo visto».

Anche Adrien salutò il giovane e restarono fermi sui primi gradini mentre l’altro si avvicinava a loro.

«Andiamo?» chiese il chitarrista dai capelli tinti.

«Andiamo dove?» domandò perplessa.

«Beh, quella è una sorpresa». 

La corvina lo guardò sempre più corrucciata in volto mentre cercava di capire che cosa si fosse persa.

«Ieri sera» precisò allora il fratello di Juleka «Ti ho chiamato… ti ho chiesto se eri libera oggi pomeriggio e mi hai detto di sì».

Marinette si portò le mani al viso coprendosi la bocca «Hai ragione, scusami. Dove ho la testa! La linea era disturbata dal temporale e...».

Sì voltò a guardare Adrien «Perdonami, quando ti ho detto che potevo studiare con te questo pomeriggio non mi ricordavo dell’impegno preso con lui. Possiamo fare un altro giorno?»

Il biondino incassò il colpo con estrema nonchalance «Non ti preoccupare, se avevi già degli impegni possiamo rimandare. Magari ci sentiamo questa sera per decidere il pezzo da studiare a memoria».

«Va bene, grazie per la comprensione» nel dirlo appoggiò una mano sulla sua spalla e lo guardò riconoscente, poi si voltò e si allontanò insieme a Luka.

L’aveva salvata, parlare con lui era decisamente più facile del pomeriggio studio che si era prospettata a casa di Adrien. E poi il giovane chitarrista trovava sempre il modo per metterla a suo agio e farla stare bene, era decisamente quello che le serviva.

 
 

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Note dell'autrice 
Grazie ancora per essere arrivati fino a qui, fatemi sapere cosa ne pensate e se non volete perdervi gli aggiornamenti vi consiglio di aggiungere me o la storia tra i preferiti/ricordati/seguiti.

Immagino che molti di voi possano essere preoccupati per il ruolo che sta assumendo Luka in questa storia... ma avete già letto "Nebbia sulla Senna" e le altre one-shot prequel?
Sono certa che vi sarà tutto più chiaro ;)


Ancora grazie a tutti!
A presto! KwamiHunters
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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


 

Capitolo 8 - Blind Hearts - KwamiHunters

 
 
 
Blind Hearts - Capitolo 8
 

 

"Sarà questo il posto?" Mathieu Chevalier osservò di nuovo il foglietto su cui la sua alunna aveva appuntato l'indirizzo di quello che probabilmente doveva essere un fisioterapista orientale. Si guardò intorno fino a quando non riconobbe una piccola targhetta che poteva interessarlo. Provò a suonare ed aspettò in silenzio.

«Posso aiutarla?» ad aprire la porta era stata una ragazza dai tratti orientali, i suoi capelli erano neri e lucenti e si perse per un attimo nei suoi occhi celesti. Era davvero incantevole e il suo sorriso era dolce e splendente.

Balbettò qualcosa e per un attimo gli sembrò di essere uno dei suoi alunni. Sorrise al pensiero e si rischiarò la voce con colpetto discreto di tosse.

«Mi chiamo Mathieu, mi hanno detto che qui avrei potuto trovare aiuto per il mio mal di schiena» spiegò.

«Priyanka, piacere. Accomodati pure» la giovane allungò la mano e lui la strinse delicatamente per non farle male. Aveva l'impressione che fosse esile e delicata, come un fiore di loto appena sbocciato. Si rese subito conto che la pelle era incredibilmente liscia e sul dorso aveva notato dei disegni ornamentali fatti con l'hennè che le arrivavano fino al polso. Lei lo invitò ad entrare e appena richiuse la porta alle sue spalle chiamò qualcuno «Nonno, c'è una persona per te».

L'anziano sbucò da una stanza vicina e si avvicinò al professore sorridendo «Benvenuto, sono Chan, cosa posso fare per te?».

Nel porre la domanda lo fece accomodare in una stanza dal pavimento in legno. Al centro vi era una struttura molto bassa dello stesso materiale che sosteneva un materasso non molto alto. Vicino un tavolino con delle candele e delle essenze d'incenso, sembrava essere tutto molto zen. L'uomo si guardò intorno velocemente mentre seguiva il vecchietto, c'era un paravento, alcune sedie vicino ad un gong dorato e su un comò intarsiato svettava un grande grammofono antico.

Chevalier sedette su una delle sedie e raccontò la sua travagliata storia clinica all'uomo che ascoltò in silenzio annuendo di tanto in tanto.

«Ho capito ragazzo, vedrò cosa posso fare per aiutarti».

Un bussare leggero preannunciò la voce di Priyanka «Posso?».

«Cosa c'è tesoro?» domandò Chan.

«Ho pensato che avreste gradito un po' di tè» disse avanzando con un vassoio su cui erano riposte una teiera fumante e due tazze di porcellana con disegni raffinati in rosso e oro.

Le appoggiò sul tavolino basso inginocchiandosi con eleganza, poi versò un liquido dal tenue color verde tenendo saldamente il coperchio aderente alla teiera.

«Mathieu, le piace il tè verde?»

«Sì, grazie» rispose sorridendo «Molto gentile».

Il giovane la studiò con calma: era a piedi nudi e aveva un filo d'argento alla caviglia con piccoli turchesi sfavillanti. Le gambe erano nude, naturalmente abbronzate dal colore olivastro della sua pelle. Indossava degli short in jeans sfilacciati a vita alta che avevano degli inserti in pizzo ai lati. Lo sguardo proseguì il percorso fino ad una canotta nera molto semplice con fondo in macramé, sopra una camicia che le arrivava a metà coscia in cotone leggero dipinta di una fantasia floreale. Doveva ammettere che era davvero molto bella, sebbene quello che più l'aveva colpito era stato il suo sorriso.

La ragazza servì le tazze ed arrossì appena, pudica, quando incrociò lo sguardo dell'uomo che l'aveva osservata per tutto il tempo. Le sue labbra si incresparono in un sorriso timido prima di lasciare la stanza in modo che potessero avere privacy.

All'anziano non era sfuggito il modo in cui il suo ospite aveva accarezzato con gli occhi la nipote, ma non si lasciò andare a scomodi commenti. «Dimmi ragazzo, credi nei benefici dell'agopuntura o nell'apertura dei Chakra?»

«Se allevierà anche solo parzialmente il dolore che provo posso credere a qualunque cosa» rispose sincero.

Il signor Chan lo fece spogliare dietro il paravento e una volta rimasto in boxer, stringendo i denti per il dolore, Mathieu si sdraiò prono sul materasso. Il vecchio accese l'incenso e con movimenti fluidi delle mani spinse verso Chevalier il fumo che il bastoncino stava emanando. A quel punto iniziò a scorrere con le sue mani dalla testa lungo tutta la schiena, per poi dedicarsi alle gambe e ai piedi. «Sei davvero bloccato ragazzo mio» borbottò concentrandosi sulla spina dorsale all'altezza dei fianchi. Massaggiò le parti premendo con forza i alcuni punti che definiva cruciali. Mathieu per tutta la seduta sentì scricchiolare le sue ossa e doveva ammettere che fosse tutto molto inquietante. Quello che stava sentendo non era dolore, piuttosto fastidio, ma era fermamente convinto a lasciarlo fare, difficilmente la situazione sarebbe potuta peggiorare.

«Sto facendo il possibile, ma credo ci vorrà più di una seduta» spiegò Chan tutto concentrato. Dopo circa mezz'ora lasciò in pace il giovane invitandolo ad alzarsi «Va un po' meglio?».

Chavalier si raddrizzò e per la prima volta dopo un tempo che non riusciva a ricordare, non imprecò contro il mondo per rimettersi in piedi da solo. Testò la situazione provando a muovere braccia e gambe in maniera disordinata, per poi passare al collo e alla testa.

«Incredibile» fu l'unica parola che riuscì a pronunciare.

«Vediamoci due volte a settimana» propose «Ci vorrà un po' ma dovresti tornare come nuovo».

«La ringrazio davvero! Dovrò alzare i voti di Marinette solo per avermi mandato da lei» rise il giovane contento.

«Marinette?» chiese sorpreso l'anziano.

«Oh, sì. Sono il suo insegnante di inglese, è stata lei a darmi il suo indirizzo».

L'uomo sorrise «Davvero una brava ragazza».

Mathieu si rivestì e prese accordi per l'appuntamento il lunedì successivo, poi il signor Chan lo accompagnò verso la porta.

«Priya» chiamò la nipote «questo giovanotto è un insegnante di lingue straniere, forse lui potrà aiutarti per quel tuo dilemma».

Rimase in attesa mentre la corvina sbucò dalla cucina «Non vorrei rubargli del tempo».

«Se posso aiutarti lo farò volentieri» rispose subito, ancora euforico per lo stato in cui era in quel momento la sua schiena.

«Sto valutando quale università iniziare» spiegò lei «mi sono trasferita da poco e non conosco ancora bene Parigi».

«La prossima volta potrei portarti qualche brochure» le sorrise, poi salutò entrambi e tornò contento verso casa. Si sentiva meglio, tanto che si concesse una breve passeggiata in un parco lì vicino. Sperava non fosse soltanto un effetto palliativo, perciò prima di cantare vittoria avrebbe aspettato il giorno seguente.

 

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«Mi dispiace di aver rovinato il tuo appuntamento con Adrien» si scusò Luka.

«Mi hai salvato!» esclamò decisa Marinette «Sei stato provvidenziale, credimi. È tutto il giorno che si comporta in maniera strana, ti giuro che non lo capisco più».

«Tutto bene?» chiese guardandola mentre superavano il parco «Non pensavo avresti mai rinunciato ad un pomeriggio con lui, anche trattandosi solo di studiare assieme. Non sarebbe stata la prima volta che mi dai buca a causa sua» insinuó sibillino.

«Ho avuto due giorni d'inferno» spiegò Marinette «Ieri ho anche rischiato di essere akumatizzata, non ho le forze mentali e fisiche per stare vicino ad Adrien ora».

«Ieri cosa?» domandó preoccupato.

«Dopo che mi hai chiamato...» mormorò indecisa se continuare o abbandonare il discorso «Beh... l'altro giorno ho dato un consiglio a Ladybug, ovvero di stroncare sul nascere ogni possibile relazione con Chat Noir».

«Ma come?» chiese guardandola storto «Non sei stata tu a dirmi che nell'ultimo periodo siete diventati amici?».

Lei annuì, Luka era l'unico a cui aveva confidato delle sue serate con il Portatore del kwami della distruzione, il quale ovviamente la conosceva semplicemente come Marinette.

«Tu sei sua amica, lui si confida con te e tu vai a dire al suo grande amore di dargli un due di picche?» il giovane era sorpreso e non si sarebbe mai aspettato un simile comportamento da parte sua. Deglutì aggiustandosi il colletto della t-shirt, quella notizia non lo rassicurava affatto visto l'annuncio che era intenzionato a darle di lì a poco.

«Non è così semplice» ribatté stanca «proprio perché ho capito quanto fosse importante per lui, le ho consigliato di non dargli speranza. Fino a quando non avremo sconfitto Papillon nessuno è al sicuro, soprattutto le persone che amiamo di più. Se dovessero perdere i loro Miraculous sarebbe un disastro, non possono essere l'uno il punto debole dell'altra».

«E la tua mancata akumizzazione in tutto questo discorso che ruolo ha?»

«Dopo essere stato rifiutato è venuto da me e ho visto quanto stesse male» confessò a malincuore «mi sono sentita terribilmente in colpa anche se continuo a pensare che sia stata la scelta migliore. Il vero problema è che ero la causa principale del suo cuore spezzato e dovevo fingere che andasse tutto bene, che non sapessi come mai fosse in quello stato. L'amore può essere meraviglioso, ma rende tutto così complicato al momento».

Luka si fece silenzioso, incerto a quel punto se raccontare o meno alla ragazza il motivo per cui l'aveva invitata ad uscire quel pomeriggio. Marinette però lo conosceva troppo bene per non accorgersi del suo cambio d'umore.

«Stiamo andando alla ruota panoramica?» chiese perplessa.

«Forse».

«Le cabine sono insonorizzate, pensi che mi arrabbieró così tanto da dover urlare per ciò che mi stai nascondendo da settimane?»

Il ragazzo si bloccò e la guardò colpevole, stupito di come lei fosse riuscita a capire tutto dal suo improvviso silenzio.

«Siamo come fratelli, no?» chiese lei retorica «Lo sai che non mi sfuggono mai i dettagli».

Lui espiró in maniera grave, deciso a non parlare fino a quando non fossero arrivati a destinazione.

«Inizio a pensare che avrei fatto meglio a non uscire di casa questa mattina» sospirò Marinette.

Luka le avvolse le spalle con un braccio e la tirò a sé mentre davanti a loro sempre più imponente si stagliava la Grande Roue di Place de la Concorde.

«Sai quanto tengo alla nostra amicizia» proruppe il giovane mentre raggiungevano la fine della breve coda dell'attrazione.

«Se parti con queste premesse inizio davvero a preoccuparmi».

«Probabilmente sto ingigantendo le cose» la rassicuró «È solo che ho bisogno del tuo aiuto e devo sapere che sarai dalla mia parte».

Marinette lo osservò alzando un sopracciglio, curiosa di scoprire per cosa l'amico le stesse chiedendo sostegno.

Luka aspettò che la porta della cabina della ruota panoramica si chiudesse prima di sganciare la bomba: «Mi sono innamorato di Chloé».

La ragazza sbatté più volte le palpebre, restando a guardarlo senza riuscire a dire nulla.

«Non fare così, sono serio».

«C...Chloé? Chloé Bourgeois? Queen Bee? La figlia del sindaco?»

«Sì. Mi sono innamorato di lei» ribadì asciutto.

«Oh povero» le sfuggì dalle labbra.

Il giovane chitarrista la guardó di sbieco.

«Chloé è una brava ragazza» ci tenne a precisare Marinette «ma è complicata da gestire. Io comprendo che sia attraente, ma se ci passassi qualche ora assieme probabilmente ti porterebbe all'esasperazione».

Luka sospirò, cercando le giuste parole «Direi che la conosco piuttosto bene. Ci siamo scritti molto nell'ultimo mese, praticamente tutti i giorni, solo che ha posto una condizione un po' insolita per concedermi un appuntamento».

«Aspetta, aspetta... cosa?» chiese totalmente disorientata «State già parlando di appuntamenti?».

Il ragazzo alzò le spalle come se fosse stata una conseguenza normale di ciò che stava accadendo nella sua vita, ma a Marinette mancavano decisamente troppi pezzi affinché il quadro fosse completo.

«Ti ricordi l'akumatizzato che ha reso Parigi una distesa di roccia?»

«Géologue?»

«Queen Bee ha salvato Juleka e mia madre che erano rimaste intrappolate nella nave. Poi però io ho salvato lei da una frana e mi sono fratturato una gamba facendo restare entrambi prigionieri all'interno della nave. Ci siamo conosciuti in circostanze spiacevoli, ma mi è stata vicina e ha fatto di tutto per tenermi al sicuro. Abbiamo parlato e... non lo so, era un posto freddo e umido, le ho dato la mia giacca, l'ho abbracciata per tenerla al caldo e lei mi ha baciato».

Marinette strabuzzó gli occhi incredula «Tu avevi una gamba rotta e quella è stata la sua priorità?»

«In realtà ha aspettato che Ladybug utilizzasse il suo Miraculous per riportare tutto alla normalità prima di farlo. Ho percepito un lieve pizzicore, segno che la magia stava per riparare ogni guaio causato dall'akuma. Solo allora si è fatta avanti, come se lo avesse sentito anche lei, sapeva che il nostro tempo era finito e si è presa ciò che voleva in quel momento... io non mi sono tirato indietro».

La ragazza era sempre più perplessa e sconcertata ed impallidì appena si ricordó che cosa stessero organizzando con la sua classe per raccogliere fondi. Luka avrebbe sicuramente sofferto vedendola baciare chissà quanti ragazzi.

«Tutto bene? Hai il colore di un lenzuolo».

«Oggi» cercò di spiegare «ci hanno detto che come classe dobbiamo organizzare uno stand per...»

«So già tutto» la interruppe tranquillo «Rose e mia sorella sono riuscite a far passare l'idea dello stand dei baci?».

Marinette si considerava abbastanza intelligente, ma si rifiutava in quel contesto di ascoltare ciò che la mente le suggeriva, così volle avere una conferma.

«È stata tua l'idea?» chiese massaggiandosi le tempie «Perché?».

«La condizione di Chloé all'appuntamento» spiegò «Ha detto che avrebbe accettato un'uscita solo dopo il terzo bacio. Però credo che Juleka abbia completamente frainteso chi fosse davvero il mio obiettivo alla festa. Pensa sia tu» rise divertito.

Sospirò frustrata poi rifletté sulla situazione «Come facevi a sapere che ci avrebbero chiesto di fare uno stand?» chiese perplessa.

«Il Preside mi ha chiesto di partecipare alla manifestazione suonando con i Kitty Section. Così mi sono informato per bene sul programma dell'evento».

«Ok, fingiamo che il tuo piano funzioni» lo assecondó scettica «Come bacerai Chloé per la terza volta? Continuerai a rifare la fila?».

«No...» sorrise Luka «Quello sarà il terzo bacio e farò in modo di essere il primo».

La ragazza alzò gli occhi al cielo, così l'altro si sentì in dovere di spiegare.

«Avevo appena finito il mio turno di lavoro al negozio di dischi, stavo per tornare a casa quando l'ho incontrata per caso al piano terra mentre comprava delle caramelle per Pollen. C'era un temporale particolarmente forte, i bancomat non funzionavano e lei non aveva contanti con sé. Per ringraziarla dal salvataggio da Géologue le ho offerto un pacchetto di caramelle».

«E per questo ti ha baciato?» chiese sconcertata.

«No... volevo passare del tempo con lei per conoscerla meglio» ammise «Cosí le ho chiesto di aiutarmi a fare shopping».

«Shopping?»

«Le ho detto che dovevo scegliere un abito da regalare a Juleka per il suo compleanno e si è dimostrata entusiasta di potermi aiutare».

«Tua sorella compie gli anni tra quattro mesi» gli fece notare.

«Ero piuttosto sicuro che Chloé non lo sapesse, infatti non ha sospettato di nulla» sorrise.

Marinette scrollò la testa sconsolata, guardò fuori dalla cabina notando che ormai erano nel punto più alto della ruota panoramica.

Come un lampo le venne in mente un piccolo dettaglio «La camicia a cui mi hai fatto aggiustare le maniche il mese scorso...»

«L'ha scelta lei,» confermò «ma non sa che l'ho comprata. Sarà una sorpresa!»

«Mi sembrava strano che avessi improvvisamente acquisito buongusto in fatto di moda».

Il ragazzo la guardò oltraggiato restando per un attimo con la bocca aperta.

«Tu e Chloé avete più cose in comune di quanto pensiate.»

«Ridicolo!» borbottò prima di rendersi conto di cosa stava dicendo.

Luka scoppiò a ridere e la abbracciò prendendola bonariamente in giro. «Mi aiuterai?» le chiese poco dopo.

«Viperion o Chloé?» domandò a bruciapelo.

«Chloé» fu la risposta immediata del giovane.

Marinette si mise le mani nei capelli rendendosi conto di quanto fosse seria la situazione.

Pensò a lungo e rimase in silenzio fino a quando non furono arrivati quasi a terra. «Ti aiuterò... non so ancora come, ma mi verrà in mente qualcosa.»

«Sei sempre la migliore!» esclamò abbracciandola stretta per poi lasciarle un bacio sulla fronte.

 

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La Portatrice della coccinella tornò a casa poco prima di cena. Sentiva che un brutto mal di testa la stava attendendo dietro l'angolo. Prima di dedicarsi ai compiti e a rivedere gli appunti delle lezioni però, voleva confrontarsi con Tikki e Mullo sulla situazione di Luka e Chloé. Più che dei Portatori i due le sembravano delle mine vaganti.

«Secondo me ti stai fasciando la testa come al solito» esclamò il kwami del topo mangiucchiando un pezzetto di groviera «Pensare troppo ti fa male».

«Sono d'accordo con lui» annuì Tikki «Marinette, sei troppo stressata ultimamente. Luka si è innamorato di Chloé e allora?» chiese retorica «L'amore è una cosa meravigliosa, dovresti essere felice per loro».

«Finalmente quella ragazza ha trovato qualcuno che la ama sinceramente» aggiunse Mullo «Non voglio dire che sia un miracolo, ma devi ammettere che è un enorme passo in avanti per lei visto il carattere che si ritrova».

La giovane annuì divertita dall'osservazione pungente, ma tornò seria subito dopo «Mi preoccupa che Luka non abbia dovuto pensare nemmeno per un secondo se scegliere tra Viperion e Chloé, questa cosa mi sta mandando in crisi. Forse ho fatto male ad addestrarlo, avrei dovuto semplicemente informarlo di essere Multimouse e pregarlo di mantenere il segreto per il mio bene».

«Il fatto che tu abbia scelto esclusivamente Ladybug invece di Adrien non è detto che sia la risposta giusta» le fece notare Tikki. Era da un po' che ci pensava, ma la sua Portatrice sembrava sempre non voler sentire ragioni a riguardo.

Calò il silenzio e Mullo decise di riempirsi la bocca con altro pezzo di formaggio per non dover intervenire. Il rapporto tra lui e la ragazza si era consolidato molto da quando si erano trasformati per la prima volta, ma sapeva bene di non poter competere con il legame speciale che sembrava avere con il kwami della coccinella. Del resto ne avevano passate tante insieme e sebbene non le avesse mai viste litigare, capitava spesso che si lasciassero andare a discussioni accese per arrivare a risolvere i problemi nei modi più disparati.

«Papillon e Mayura sono una minaccia, non posso rischiare di coinvolgere Adrien in tutto questo».

Tikki sospirò e si morse la lingua per non urlare. Se solo la sua amica avesse saputo che quello che stava cercando di preservare ad ogni costo dalla battaglia contro il Portatore della farfalla era proprio Chat Noir, forse avrebbe preso parecchie decisioni in maniera diversa.

«Tutta Parigi è coinvolta» esclamò la creaturina «Fino a quando non li fermeremo saremo tutti in pericolo, ma con Duusu e Priyanka si è aperto uno spiraglio. Me lo sento Marinette... presto questa storia avrà fine».

«Spero davvero che tu abbia ragione».

«L'amore è una risorsa Marinette, non lasciare che la paura ti freni. Non farti scoraggiare, i sentimenti che provi ti rendono più forte, non dimenticarlo» sorrise Tikki.

«Ha ragione» annuì Mullo «Riprendi in mano la tua vita, concediti un po' di felicità, così sarà più facile contrastare il male».

Il telefono della ragazza iniziò a suonare e sullo schermo comparve il nome di Adrien. La ragazza sorrise guardando i due kwami, interpretando quella chiamata come un segno. Forse doveva davvero lasciarsi andare un po'.

«Pronto?»

«Sono Adrien.»

«Lo so...» sorrise.

Il giovane si stampò una mano in faccia. Perché si era rincretinito tutto di colpo? «Ok... ti chiamavo per... per...»

«Il compito di letteratura inglese?» chiese lei.

«Romeo e Giulietta, sì. Volevo sapere quando fossi libera per provare e scegliere il dialogo. Io settimana prossima sono piuttosto impegnato, ho un photo shoot mercoledì mattina, ma nel pomeriggio dovrei essere libero».

«Non hai lezione di cinese?» domandò Marinette che nel frattempo aveva srotolato il gigantesco planner con segnati gli appuntamenti del ragazzo. Per quanto avesse deciso di metterci una pietra sopra le vecchie abitudini erano dure a morire.

«Il mio insegnante ritiene che abbia raggiunto un buon livello» disse soddisfatto «Ora faccio una sola lezione al mese per mantenere allenata la dizione».

«Fantastico» rispose convinta «Complimenti Adrien».

Il giovane si sentì orgoglioso, molto più di quando Nathalie lo aveva informato che suo padre era soddisfatto per gli obiettivi che aveva raggiunto.

«Forse potrei essere libero anche domani sera» azzardò.

Tikki iniziò a svolazzare intorno alla sua testa allegra, ma Marinette scosse la testa sorridendo amaramente.

«Mi spiace, ma ho organizzato una serata con le ragazze della classe» lo informò «Credo che cercheremo di capire che cosa fare di preciso al Festival scolastico».

«Oh» rispose deluso «Vi serve una mano?».

«Vorresti davvero passare un'intera serata tra ragazze che si mettono smalti e si fanno le treccine ai capelli?» lo prese in giro.

«Con una parrucca bionda i tuoi potrebbero pensare che io sia la cugina di Rose» rispose serio.

Sentendo le sue parole Mullo aprì le zampine confuso e Tikki spalancò leggermente la bocca guardando la sua Portatrice perplessa.

«Stai scherzando?» cercò di capire Marinette.

«Ma certo!» chiarì ridendo Adrien «Sarei molto più credibile come gemella di Chloé».

Marinette si lasciò sfuggire una risatina immaginandosi il disappunto sul volto della figlia del sindaco e il ragazzo esultò per essere riuscito a farla ridere senza dover indossare una maschera.

«Non ti preoccupare» la rassicurò infine «Staremo insieme in un'altra occasione».

«O-ok» rispose esitante. Adrien la stava davvero invitando ad uscire o aveva frainteso completamente? La confusione che aveva in testa continuava ad aumentare di secondo in secondo.

«Ci vediamo domani a scuola» concluse il giovane modello.

«Sì, a domani» lo salutò.

«Bonne nuit ma chérie».

Il kwami della coccinella si coprì la bocca per soffocare un gridolino e Marinette avvampò diventando scarlatta fino alla punta delle orecchie «Bu-buona notte» balbettò chiudendo subito la conversazione per poi restare a fissare il telefono come un'ebete.

«Per fortuna che le era passata» commentò ironico Mullo.

 
 

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Note dell'autrice:

Ho pubblicato con un giorno di anticipo perché domani mattina non ho la possibilità di stare al computer :)
Per quanto riguarda la pubblicazione da ora avverrà una volta ogni 2 settimane, sempre il sabato mattina (salvo casi eccezionali). Il prossimo capitolo sarà pubblicato il 27 luglio :)

Grazie ancora per essere arrivati fino a qui, fatemi sapere cosa ne pensate e se non volete perdervi gli aggiornamenti vi consiglio di aggiungere me o la storia tra i preferiti/ricordati/seguiti.

I fatti narrati da Luka appartengono a queste due one-shot! Se non le avete ancora lette e volete approfonidre il primo incontro tra lui e Chloé vi consiglio di leggerle ^^

A breve pigiama party! Ma andrà tutto per il verso giusto?


Ancora grazie a tutti!
A presto! KwamiHunters
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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


 

Capitolo 9 - Blind Hearts - KwamiHunters

 
 
 
Blind Hearts - Capitolo 9
 

 

«Hey amico, di qua!» sibilò una voce alla sua sinistra.

Adrien guardò perplesso Nino che con circospezione cercava di attirare la sua attenzione.

«Che succede?» chiese avvicinandosi.

«Shhh!» gli intimò tirandolo verso di sé e facendolo abbassare in modo che non potesse essere visto da chi si trovava all'entrata del Collège Françoise Dupont «Parla piano».

«Che stai combinando?»

«Zitto! O non sentirò niente» esclamò tappandogli la bocca «Ho "preso in prestito" dei walkie talkie da mio fratello Chris» spiegò virgolettando con le dita «Sono dei giocattoli ma sulle brevi distanze funzionano bene. Ho abbracciato Alya e gliene ho infilato uno in tasca questa mattina, l'ho bloccato affinché potessimo sentire quello che dice con Marinette dall'altra parte».

«Inizi a spaventarmi» fu la risposta laconica di Adrien.

«Avrò pur imparato qualcosa a forza di stare con Alya» esclamò l'altro alzando le spalle con noncuranza «Ti interessa sapere cosa pensa Marinette a proposito della vostra telefonata di ieri o no?»

Il biondino era seriamente combattuto: sapeva che era sbagliato, ma in tutta onestà non poteva fingere di avere integrità morale dopo aver usato Chat Noir per estorcere alla ragazza informazioni che altrimenti lei non gli avrebbe mai rivelato. Sarebbe stato davvero ipocrita da parte sua.

«Fammi posto» esclamò sedendosi vicino all'amico per poi restare in silenzio ad ascoltare.

I due rimasero ad orecchie tese cercando di carpire ogni possibile parola.

«Sinceramente a volte non ti capisco» sentirono dire ad Alya «Sei davvero testarda».

«Vediamo se così riesci a comprendermi» le rispose Marinette «C'è un vestito perfetto per te, ma di alcune taglie più piccole e tu con costanza e sacrificio digiuni per mesi per poterci entrare. Riesci finalmente ad indossarlo e a quel punto inizi a strafogarti di dolci facendo saltare tutte le cuciture. Il vestito è da buttare e tutti i sacrifici che hai fatto sono andati alle ortiche».

I due giovani si guardarono perplessi, era una metafora decisamente strana da comprendere per loro.

«Quindi tu aneli a una vita felice e tranquilla, ma la sola idea che lui possa regalarti un po' di gioia ti fa temere che tutto possa andare a rotoli?» riassunse Alya che invece era decisamente più abituata ai ragionamenti dell'amica.

«Esatto!» confermò l'altra sospirando «Lui è come una Charlotte alle fragole: piuttosto che vivere senza è meglio non sapere quale gusto abbia».

Nino si trattenne dal ridere immaginando il suo amico sotto forma di dolce.

«Non ti azzardare» lo minacciò scherzoso l'altro in un misto tra il divertito ed imbarazzato.

«Va bene» disse chiaramente la voce di Alya «So quanto hai sofferto. Ero presente quando piangevi perché non ne potevi più. Capisco che tu non voglia affrontare tutto questo da capo, ma potrebbe essere diverso».

Adrien deglutì abbassando lo sguardo e Nino accorgendosi del turbamento dell'amico lo sostenne con una leggera pacca sulla spalla e un sorriso d'incoraggiamento.

«Ti giuro, vorrei lasciarmi andare» rispose Marinette «Ma non ci riesco, ho paura... e poi, se anche fosse vero, ha scelto proprio il momento sbagliato» si lasciò sfuggire.

I ragazzi aggrottarono le sopracciglia ed Alya, anche se non potevano saperlo, fece lo stesso «Lo sapevo, c'è dell'altro!» sospirò «Forza, sputa l'osso».

«Recentemente ho respinto qualcuno e...» confessò a mezza voce Marinette e i due ragazzi si scambiarono uno sguardo carico di stupore.

«Mari!» la voce squillante di Rose interruppe il discorso delle ragazze «Cosa possiamo portare per questa sera?»

Nino spense il walkie talkie, difficilmente le due sarebbero tornate sull'argomento «Tu hai idea di chi possa essere?» chiese curioso.

«Ieri è uscita con Luka» rispose Adrien «Ma credevo fossero solo amici».

«Lo pensavi anche di voi due...»

 

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Alla luce delle nuove informazioni il giovane modello cercò di non forzare troppo la mano con Marinette. Le sorrise, parlò e scherzò con tutti come al solito, ma restò prevalentemente in compagnia di Nino per evitare di complicare le cose. Doveva riflettere molto bene prima di agire: si stava muovendo su una fune sottile e precipitare nel vuoto non era mai stato così facile.

Prese coraggio solo al termine delle lezioni, quando affiancandola lungo le scale chiese alla ragazza se fosse tutto pronto per il ritrovo che aveva organizzato per la sera.

«Sì, devo solo sistemare alcune cose. Quello più agitato è mio padre» rise Marinette «Se lo conosco bene ha già sfornato una tonnellata di croissant».

«I suoi dolci sono meravigliosi!» esclamò il giovane con occhi sognanti «Da quando faccio colazione con le sue brioche le mie giornate partono con una marcia in più».

Lei rimase sorpresa da quell'affermazione «Non sapevo passassi alla pasticceria al mattino».

«Questo perché sei una dormigliona» rispose allegro dandole una leggera spinta con il braccio «È il mio giro di boa durante la corsa mattutina».

Marinette restituì la spinta sbuffando «Chiedo umilmente scusa se noi umani abbiamo bisogno di dormire per sopravvivere. Non riesco a capire come fai a svegliarti all'alba per andare a correre».

«È uno dei pochi momenti che ho per me stesso» le rispose sincero «Svuoto la mente, o almeno ci provo, poi entro nel negozio dei tuoi e i croissant alla vaniglia e passion fruit diventano il mio unico pensiero».

La giovane sorrise felice, era contenta che Adrien apprezzasse i dolci di suo padre. Si chiese come mai sua madre non le avesse detto di questo speciale cliente. Forse Sabine aveva percepito il cambiamento dei suoi sentimenti o meglio il distacco che aveva cercato di creare tra lei e il modello, così per aiutarla aveva deliberatamente omesso l'informazione. La vecchia Marinette avrebbe caricato un centinaio di sveglie per alzarsi in tempo e servire personalmente alla sua cotta l'agognato croissant, ma ora riuscire a dormire qualche ora aveva assunto una priorità maggiore. La sicurezza di Parigi e dei suoi abitanti era e restava la sua preoccupazione principale.

I due raggiunsero l'entrata della scuola, mentre davanti a loro fermi sui primi gradini vi erano alcuni compagni di classe.

«Che sta facendo tuo fratello?» sentirono chiedere Alix a Juleka.

«Non lo so» rispose l'altra breve e concisa come al solito.

Marinette si stampò una mano in fronte scrollando la testa mentre vedeva l'amico ai piedi della scalinata con un cartello su cui aveva scritto: Free Hugs.

«Adrikins!» esclamò melliflua Chloé allacciandosi al collo del modello per allontanarlo il più possibile dalla ragazza con i codini. Non che la biondina avesse avuto ancora mire amorose nei confronti di Adrien, ma di tanto in tanto le piaceva marcare territorio ed indispettire la sua vecchia rivale. Con il tempo aveva capito di essere divertita dai loro scambi di battute a tono e per quanto Marinette si fosse ammorbidita nei suoi confronti, non gliele mandava certo a dire. Ciò che la figlia del sindaco non si aspettava di vedere però, era il chitarrista intenzionato a regalare abbracci in fondo alle scale. Le sfuggì un gridolino acuto che perforò il timpano dell'amico d'infanzia e mise in allarme Tikki e Mullo.

La Portatrice dell'ape riuscì a dissimulare la sua sorpresa fingendo di scacciare un insetto dalla sua persona, poi a testa alta scese le gradinate andando alla limousine, ignorando volutamente Luka.

«Honey...» sussurrò piano il giovane «Un abbraccio?» chiese poi in tono giocoso, ma in risposta ottenne un'occhiataccia e un borbottio incomprensibile.

Il rumore secco della portiera alle spalle del ragazzo lo portò a guardare in direzione di Marinette con aria colpevole.

Quest'ultima esasperata abbandonò i compagni di classe scendendo verso di lui che l'accolse a braccia aperte, ma dall'espressione sul suo viso capì subito che non fosse affatto contenta.

«Davvero Luka? Dopo quello che ti ho detto ieri?»

«Abbraccio?» chiese protraendosi verso di lei.

La giovane gli schiaffeggiò una mano facendogli capire che non aveva voglia di scherzare «Si può sapere che ti salta in testa? Vuoi riempire Parigi di Akuma?» lo rimproverò a bassa voce.

«Era il mio "Piano B", così da risparmiarti lo stand al Festival» cercò di giustificarsi.

«Ti ho detto che ci avrei pensato» disse seria «ma devi darmi un po' di tempo. Per ora fai il bravo, te lo chiedo per favore».

Nino ed Adrien avvicinandosi insieme agli altri captarono solo la fine del discorso, ma lo sguardo che si lanciarono fu eloquente per entrambi. Luka doveva sicuramente essere il ragazzo respinto recentemente da Marinette, ma il fatto che lei gli avesse chiesto del tempo per pensarci faceva sembrare la questione come ancora aperta.

Rose arrivata vicino al fratello di Juleka si diede uno slancio per aggrapparsi con le braccia dietro al suo collo «Poverino, nessuno che ti dia un abbraccio» pigolò ridendo.

L'amica sbuffò, mentre il giovane chitarrista sorrise ricambiando l'affetto della biondina.

«Ragazze, ci vediamo questa sera» salutò Marinette, fece per voltarsi ma si soffermò a guardare Luka il quale capì di averla messa parecchio in difficoltà.

Lui tentò di parlare, aprì la bocca senza sapere esattamente cosa dire, ma alla fine restò in silenzio sospirando profondamente.

«A lunedì» disse Marinette rivolta al modello e il suo amico, ma entrambi videro che era assente, completamente assorta nei suoi pensieri. Alya preoccupata la raggiunse e l'accompagnò per un pezzetto di strada, ma l'altra si limitò a scuotere la testa distrattamente fino a quando si separarono alle strisce pedonali.
 

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Marinette si confrontò molto a lungo con i suoi kwami e chiese ai due di parlare con Pollen quella notte per cercare di capire meglio la situazione di Chloé.

«Sono certo che la stia aiutando molto» la rassicurò Mullo.

«Non ne dubito» rispose la sua Portatrice «Però vorrei sapere bene che cosa ne pensa, se la situazione dovesse essere troppo instabile potrei essere costretta a riprendere il Miraculous dell'Ape.»

«Non credo sia la soluzione migliore» le fece notare immediatamente Tikki «Come ti sentiresti se ci portassero via da te?»

«Malissimo» rispose sincera «Ma sono disposta a fare ciò che è necessario per mettere fine alla guerra contro Papillon».

Lo spirito della coccinella scosse vigorosamente il capo ed iniziò a ballare sopra la testa di Marinette muovendo energicamente le zampine «Basta! Sei troppo negativa!» esclamò cercando di scacciarle via i brutti pensieri.

La giovane guardò dallo specchio che cosa stesse facendo la creaturina e scoppiò a ridere vedendo la buffa scena. Prese i due kwami fra le mani e li strinse al petto prima di riempirli di baci «Va bene! Mi avete convinta, questa sera ci divertiremo. Non voglio pensare a nient'altro se non a risolvere il problema dello stand. Idee?»

«Avremmo bisogno che la fortuna giri a nostro favore» borbottò Mullo pensieroso.

Tikki e Marinette si illuminarono guardandosi e sorrisero radiose.

 

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«Benvenute!» Tom Dupain allegro come il suo solito accolse le compagne di classe della figlia in salotto «Salite le scale, Marinette vi sta aspettando.»

Quest'ultima infatti era nella sua camera cercando di sistemare il "piccolo" buffet organizzato dal padre senza far cadere nulla «Ben arrivate!» esclamò vedendole sbucare dalla botola.

«Wow!» disse Rose estasiata «Che meraviglia!»

La giovane amica aveva addobbato la stanza con lucine e decorazioni spiritose. Inoltre ben piegati e pronti all'uso vi erano dei sacchi a pelo morbidi e comodi, ed ognuno di questi era corredato di un cuscino con federa personalizzata su cui la ragazza aveva cucito il nome delle compagne.

«Non vedo il mio» esclamò caustica Chloé adocchiando la pila di cuscini «Forse non sono la benvenuta».

«Al contrario» sorrise la padrona di casa «Ho pensato che l'idea di dormire per terra non ti avrebbe entusiasmata, perciò ti ho preparato il mio letto per la notte».

La biondina la guardò alzando un sopracciglio, per quanto fosse scostante e acida nei confronti di Marinette, la ragazza da qualche tempo sembrava non avere la minima intenzione di battibeccare con lei. Si era chiesta spesso come mai e l'unica soluzione plausibile che si era data, era che la compagna di classe fosse segretamente una sua ammiratrice. Del resto non lesinava mai complimenti nei suoi confronti all'indomani di una battaglia. Aveva anche notato che spesso Marinette portava in classe dei fiorellini freschi per Pollen, la quale era diventata una specie di mascotte tra i suoi compagni e durante le lezioni sonnecchiava in una piccola cesta di vimini che Chloé aveva fatto importare direttamente dall'Italia.

La biondina ebbe conferma dei suoi sospetti in quello stesso momento.

«Ho preparato per Pollen quella casetta delle bambole» le spiegò Marinette indicando verso un angolo tranquillo della stanza «così potrà riposare e rilassarsi mentre noi ci divertiamo».

Chloé rimase senza parole, ma portò istintivamente le mani alla borsa aprendola e permettendo alla piccola kwami di uscire.

«Potresti almeno ringraziarla» la rimproverò Alya incrociando le braccia sotto al petto.

La figlia del sindaco si irrigidì e la guardò con sufficienza, ma quando al suo fianco vide apparire Juleka il suo pensiero corse subito a Luka e da lì si perse in astrusi e contrastanti ragionamenti che finirono con un «Grazie» in tono sommesso, quasi fosse stata una vergogna pronunciarlo. Poi si diresse verso la casetta per farvi entrare Pollen.

«Questi croissant sono la fine del mondo» aveva pronunciato Alix goduriosa, mentre tra le mani stringeva una brioche alla vaniglia e lamponi.

L'attenzione di tutte fu calamitata verso il cibo e l'atmosfera di colpo si animò di chiacchiere e allegria.

Quando furono sazie si sistemarono comode sopra i sacchi a pelo e Marinette srotolò il planner degli impegni di Adrien. Per l'occasione era stato sostituito dalla raccolta delle idee che avevano proposto tutti in classe durante l'ora del professor Chevalier.

«Lo so che abbiamo già deciso quale stand fare» disse per iniziare il discorso «ma devo essere sincera, sono convinta che potrebbe avere esiti disastrosi, ecco perché vorrei proporvi delle piccole modifiche, qualcosa di più elaborato e che coinvolga tutti».

«Esiti disastrosi?» domandò Rose «Perché?»

«Se qualcuno dovesse rifiutarsi di baciare un'altra persona in pubblico, quest'ultima potrebbe sentirsi offesa e umiliata. Io non voglio creare sentimenti negativi, ma non voglio nemmeno che voi vi sentiate obbligate a baciare qualcuno contro la vostra volontà».

Alya sorrise «Hai paura che le labbra di Adrien vengano consumate dalle sue fan?»

Alix diede le spalle a tutte, poi fece ridere le sue amiche abbracciandosi il busto e fingendosi impegnata ad amoreggiare con qualcuno.

Ad essere onesta tra Luka e lo stand, Marinette non aveva pensato al fatto che anche il modello avrebbe potuto essere uno dei ragazzi disponibili. Ora che questa idea si era fatta largo nei suoi pensieri, un leggero senso di fastidio la colpì alla bocca dello stomaco. Per quanto continuasse a ripetersi che tra loro non poteva e doveva esserci niente, una parte di lei, alimentata anche dagli ultimi atteggiamenti dell'amico, non poteva che continuare a sperare. Si consolò pensando che la soluzione che aveva trovato avrebbe ridotto drasticamente le possibilità di vederlo baciare un'altra ragazza.

«Il Festival è stato pensato per aiutare nella lotta contro Papillon e Mayura, perciò non vogliamo che ci siano persone scontente giusto?» chiese per riprendere le fila del discorso.

Tutte annuirono, così lei proseguì il suo ragionamento «Dubito che Chloé abbia voglia di baciare chiunque possa permettersi un biglietto da due euro, senza contare il fatto che lo trovo affettivamente diseducativo».

«Assolutamente» constatò la biondina che fino a quel momento aveva nei suoi piani l'idea di darsi malata proprio il giorno del Festival.

«Bene, allora perché non fare una ruota della fortuna?» propose prendendo il blocco di appunti su cui aveva disegnato come potesse essere l'ipotetica suddivisione dei premi.

«In questo modo sarà "il caso" a scegliere il premio» rifletté ad alta voce Alix «Questo però non esclude la possibilità di dover baciare qualcuno».

«Non se trucchiamo la ruota» disse furbamente Marinette.

La giovane spiegò nel dettaglio come aveva pensato di strutturare lo stand e tutte risultarono entusiaste dell'idea. Solo Rose sembrava preoccupata, del resto il suo scopo principale era concedere un'occasione a Luka, ma per come Marinette aveva organizzato il tutto non era sicura che i suoi piani sarebbero andati in porto.

«Se ho capito bene» disse Chloé una volta che la compagna di classe ebbe finito di parlare «Dopo aver acquistato il biglietto sceglieranno in che fila posizionarsi. Arrivato il loro turno consegneranno il ticket e tenteranno la fortuna. Se non vogliamo che quella persona possa baciarci, attraverso un interruttore nascosto avvicineremo un magnete con la stessa carica in corrispondenza della sezione "bacio" della ruota, in modo che non possa fermarsi lì e scorra oltre».

«Hai capito bene» confermò la ragazza.

«Geniale!» esclamò Alix «Questo si che risolve un sacco di problemi!»

Le altre annuirono, persino Chloé, l'unica che ancora non sembrava pienamente soddisfatta era Rose che continuò a riflettere a lungo mentre le ragazze iniziarono a parlare d'altro.

Marinette spiegò come aveva pensato di allestire gli altri premi: per coinvolgere chi era già fidanzato la giovane voleva sfruttare le idee proposte durante il brainstorming ed allestire dei piccoli tavoli su cui far giocare i visitatori del festival. Inoltre se le altre classi avessero accettato, avrebbe dedicato alcuni spicchi della ruota alle loro attività, distribuendo dei coupon per i loro stand, così da invogliare tutti a girare e partecipare il più possibile al festival.

«Madame Bustier adorerà questa idea!» disse Myléne «È esattamente ciò che voleva, divertimento e collaborazione!»

«Che ne dite di fare una sfida tra di noi?» propose Alix «Così da testare quali sono i giochi più divertenti e vedere i materiali che ci servono».

L'idea fu accolta con entusiasmo e si ritrovarono a ridere e scherzare per il resto della serata. Qualche partita di lancio dell'anello, alcuni tiri a freccette e altri passatempi improvvisati con quello che la padrona di casa riusciva a reperire: di certo la creatività non le mancava. Alya dimostrò di avere una mira invidiabile e lei e Juleka furono le uniche che riuscirono concretamente a dare del filo da torcere ad Alix.

Quando via via la stanchezza iniziò a colpirle si sistemarono in cerchio nei sacchi a pelo e decisero di giocare a carte. Chloé si era seduta vicino a Marinette e dopo aver scambiato qualche messaggio sul suo iPhone si fece coraggio e con noncuranza le fece una domanda che lasciò tutte a bocca aperta.

«Se fossi interessata a baciare qualcuno allo stand? Sarebbe possibile decidere di fermare la ruota dove voglio?»

Marinette l'aveva guardata con un misto di stupore e incredulità. Se la biondina era intenzionata a baciare Luka davanti a tutti doveva davvero essere una cosa seria per lei.

«Presumo si possa aggiungere un altro magnete con carica opposta» rispose quindi dopo averci pensato per un attimo «ma non vorrei che così si complicassero le cose».

«Ho una proposta!» esclamò Rose scambiandosi uno sguardo di intesa con Juleka «Che ne dite di un bacio sulla guancia come premio sicuro per tutti? In questo modo nessuno resterà eccessivamente deluso se non dovesse vincere il vero bacio».

La padrona di casa non riuscì a trovare una buona scusa questa volta, la richiesta della giovane non era poi così assurda. Un bacio innocente sulla guancia non avrebbe fatto del male a nessuno, giusto?

«Bene, allora è deciso» capitolò Marinette «A meno che non abbiate altre proposte in questi giorni faremo come deciso questa sera, lunedì informeremo i ragazzi e sapremo da loro se sono d'accordo».

«È ora di parlare di cose serie» esclamò Alya prendendo in contropiede la sua migliore amica. Si alzò in piedi e recuperò la bottiglia di vodka alla pesca che aveva nascosto l'ultima volta che era rimasta a dormire e non si stupì di trovarla esattamente com'era.

«Coraggio liquido» esclamò servendo ad ognuna di loro un po' dell'alcolico rosa pallido «È l'ora del gossip».

«Questa cosa ti si ritorcerà contro» l'avverti Marinette.

«Non sarebbe un pigiama party senza aver giocato ad "Obbligo o Verità"» le rispose allegra «Inizio io! Verità».

Alix colse subito la palla al balzo «Fin dove ti sei spinta con Nino?»

«Pensavo avreste iniziato con domande più soft» ammise imporporandosi appena «Come chi è stato il tuo primo bacio».

«Hai proposto tu il gioco» le fece notare Chloé sorseggiando con raffinatezza l'alcolico «Potevi aspettartelo».

«Ok, ok...» esclamò Alya alzando le mani «Facciamo altro».

«No cara, ora confessi» disse scherzosa Alix «Anche perché un tuo silenzio in questo momento varrebbe più di mille parole».

«Beh, sono quasi quattro anni che stiamo insieme» disse con tranquillità «Credo che sia naturale che alcune cose accadano. Giusto Myléne?»

La giovane appena interpellata passò in rassegna tutta la gamma dei rossi disponibili stabilendosi infine su un rosso carminio. Agitò il capo timidamente a confermare le parole della compagna di classe, ma non riuscì ad emettere un suono. Rose vicino a lei l'abbracciò cercando di confortarla facendole capire che non ci fosse niente di male.

«Tocca a me» esclamò Alix per continuare «Direi obbligo, ma ho paura di ritorsioni, perciò... verità!» affermò facendo una linguaccia ad Alya.

«Ti piace Kim?» domandò Sabrina a bruciapelo, battendo sul tempo tutte le altre.

«Kim? No, che orrore!» esclamò con una smorfia «Adoro gareggiare contro di lui e prenderlo in giro, ma non potrebbe mai piacermi in quel senso... e poi sta già con Ondine».

«Anche loro stanno insieme da parecchio tempo» constatò Rose «Ve lo ricordate quando faceva una corte spietata a Chloé?»

La bionda sbuffò, non gli aveva di certo chiesto lei di comportarsi per anni da zerbino. Anzi, lo aveva cercato di allontanare in più modi e più occasioni.

«E tu Sabrina?» le rigirò la domanda Alix «Ho visto come vi guardavate l'altro giorno con Max».

La giovane squittì, impreparata a rispondere alla domanda appena posta. Iniziò a torturarsi le mani e le guance si velarono di un candido rossore.

«Sabrina?» la chiamò Chloé in attesa di una sua spiegazione mentre la guardava stupita.

«Non... non sapevamo come dirvelo» ammise infine con un sorriso che le illuminava il volto.

Ci fu un attimo di silenzio generale, seguito da affermazioni entusiastiche e sospiri sognanti.

«Nell'ultimo periodo eri sempre impegnata» si giustificò nei confronti dell'amica «Così mi fermavo spesso in biblioteca per studiare e fare i compiti. Un giorno mentre stavo uscendo portando con me un libro molto pesante mi è caduto il telefono a terra. Sembrava non funzionasse più e Max mi ha aiutato, lo ha aggiustato per me. Per ringraziarlo mi sono offerta di dargli una mano con i compiti e una cosa tira l'altra... diciamo che ci siamo avvicinati molto. Poi quando è stata scelta l'idea dello stand, il pomeriggio mi ha proposto di vederci e mi ha chiesto di stare con lui, ufficialmente. Non voleva rischiare che potessi baciare qualcun altro...»

Chloè era rimasta interdetta, aveva trascurato così tanto Sabrina ultimamente che non si era resa conto di nulla. Le dispiaceva non averlo saputo per prima, ma del resto nemmeno lei si era confidata su ciò che stava accadendo con Luka.

«Sono davvero felice per te, amica mia» le disse appoggiando la mano sul suo braccio.

Sabrina commossa alle lacrime si gettò su Chloé abbracciandola e quest'ultima finse inutili lamentele per cercare di togliersela di dosso. A tradirla però vi era l'ombra di un sorriso sul suo volto. Marinette osservò la scena divertita, era davvero contenta di come stava procedendo la serata, almeno fino a quel momento.

«Tocca a te» si sentì dire da Alya «Obbligo o Verità?»

«Obbligo» disse decisa, era già costretta a mentire tutti i giorni, non voleva aggiungere altre menzogne alla sua lista.

«Invita Adrien ad uscire» esclamò la sua migliore amica con sguardo di sfida.

«Ok, verità» rettificò. Una bugia in più o in meno non le avrebbe di certo cambiato la vita.

«Niente cambi» precisò Chloé con un sorriso beffardo.

«Siamo già d'accordo per il compito di letteratura inglese» minimizzò Marinette «Non posso chiamarlo per chiedergli di vederci, mi prenderebbe per scema.»

«Già...» esclamò Alix guardando le compagne di classe sorniona «E poi dopo la scenata di gelosia di oggi, siamo sicure che sia ancora interessata ad Adrien?»

La giovane iniziò a sudare freddo e il suo sguardo si volse immediatamente verso quello di Chloé, che la guardava con un misto di curiosità -non sapendo di chi stessero parlando- e divertimento nel vederla in difficoltà.

«Avete frainteso» volle precisare «Non era affatto una scenata di gelosia».

«Non ha più aperto bocca» borbottò Juleka a bassa voce.

«Alya puoi passarmi il telefono?» chiese porgendo una mano verso la sua migliore amica e il cellulare collegato alla presa elettrica dietro di lei.

«Preferisci chiedere ad Adrien di uscire piuttosto che affrontare l'argomento?» domandò sorpresa «Cosa ha combinato questa volta per metterti così in crisi?»

Alix la guardò alzando un sopracciglio «Siete finiti a letto insieme e te ne sei pentita?»

«Eww» si lasciò uscire disgustata Juleka.

«Cosa?» squittì oltraggiata Marinette «No, no! Assolutamente no!» ribadì subito mentre sentiva delle vampate incandescenti accendersi sul suo viso, segno che era arrossita vergognosamente.

«Non capisco di chi state parlando» si intromise Sabrina.

«Di mio fratello» rispose Juleka con il suo solito tono di voce, poi si voltò verso l'amica «Non devi farti problemi a parlare di Luka in mia presenza» la rassicurò «Tanto lo so che vi siete già baciati.»

Un coretto unanime di versi ammiccanti travolse la giovane padrona di casa che ormai era sicura, si sarebbe trovata l'ennesima Akuma in casa. Doveva assolutamente chiarire la questione.

«Sarò chiara e sincera con voi» affermò facendo scorrere lo sguardo su tutte le sue compagne di classe per non destare sospetti. Quando incrociò gli occhi di Chloé le sembrò livida di rabbia e sull'orlo di una tempesta emotiva. «Ammetto che ci sia stato un bacio tra me e Luka» disse guardando Juleka «Mi ha colta alla sprovvista e non l'ho fermato. Quando mi sono resa conto di cosa stesse accadendo mi sono allontanata. Ma è successo un anno fa e non ha significato niente!» esclamò ribadendo la sua posizione. Le sue parole sembravano funzionare perché guardando di sottecchi la biondina non sembrava più una bomba ad orologeria, così proseguì. «Sono quasi affogata per colpa di un Akuma quel giorno» disse rivolta alla sorella del giovane «Ero con lui e quando non mi ha vista riemergere dall'acqua si è spaventato molto».

«Me lo ricordo» esclamò Rose «L'akuma della nebbia».

«Gli hai ricordato papà» trasse la sua conclusione Juleka.

Marinette annuì dispiaciuta «Quella sera ci siamo visti ed era confuso, mi ha baciato, ma è stato lui il primo a dire che fosse stata una pessima idea. Il suo era più un sentimento fraterno che amoroso, solo che non lo aveva ancora capito».

«Non ha senso» esclamò Rose lasciando interdette tutte «Si vede da un chilometro che è innamorato, diglielo Jul!»

«Suona, scrive messaggi, suona, scrive altri messaggi, sorride come un ebete ogni volta che riceve una risposta e suona di nuovo...» elencò guardando di traverso l'amica, come se questo fosse sufficiente a spiegare che non gliela stava raccontando giusta.

«E poi è stato lui a...» Rose tentennò, non era sicura che rivelare la faccenda fosse una buona mossa, ma scambiò uno sguardo con Juleka e si decise a proseguire «Ha insistito lui affinché proponessimo lo stand dei baci. Che senso ha far fare una cosa simile proprio nella nostra classe, se non sei tu l'obiettivo? E il cartello con i "Free Hugs" di oggi?» aggiunse ancora perplessa «Allora chi stava aspettando?»

«Glielo avete chiesto?» domandò Marinette.

«No» ammise Juleka «Abbiamo dato per scontato che fossi tu».

«Beh, non sono io...» nel dirlo alzò le spalle con noncuranza, lasciandosi finalmente sfuggire un sospiro più rilassato. Aveva tenuto d'occhio Chloé e l'aveva vista cambiare espressione fino a quando un timido sorriso era affiorato sulle sue labbra mentre la sorella di Luka descriveva il comportamento del fratello.

La biondina bevve d'un fiato la vodka alla pesca che aveva nel bicchiere per sciogliersi un po'. Era appena stata attraversata da una così vasta gamma di emozioni che l'unica cosa che voleva in quel momento era respirare un po' d'aria fresca. Non poteva crederci. Luka stava davvero facendo carte false per riuscire a strapparle un appuntamento.

«Chloé» si sentì toccare leggermente un braccio da Sabrina «Tocca a te» la esortò.

«Io?» chiese confusa, ancora persa nei suoi pensieri.

«Obbligo o verità?» le ripeté.

«Non lo regge proprio l'alcol» scherzò Alix facendo ridacchiare le altre.

«Ver... Obbligo» si corresse subito guardando Marinette. Temeva potesse farle domande scomode, del resto era più che convinta che sapesse già tutto.

«Trasformati in Queen Bee» propose Myléne, curiosa di poterla vedere dal vivo.

«Non se ne parla» affermò forse un po' troppo duramente «Non è un gioco e non voglio rischiare di affaticare Pollen nel caso in cui poi ci sia una vera emergenza».

Marinette fu molto stupita dalla risposta e vide che anche Alya aveva alzato un sopracciglio sorpresa dalla maturità della biondina. Restava il fatto che dovesse ancora imparare a rispondere gentilmente.

«Piuttosto...» continuò la figlia del sindaco «Mi sono dimenticata di istruire Jean François sulle commissioni che deve fare per me domani, mi sembra di ricordare che hai un terrazzo...» disse rivolta alla padrona di casa.

«Certo» esclamò la giovane entusiasta di potersi defilare dal gioco «Ti accompagno, per di qua».

La fece salire fino al soppalco su cui si trovava il suo letto, poi tirò verso di sé la piccola scala pieghevole ed aprì il velux da cui uscire.

«Ecco» disse alla biondina precedendola «Fai con comodo, ma stai attenta a non scivolare quando scendi, ci penserò poi io a chiudere».

«Grazie» rispose girandosi tra le mani il telefono.

«Di niente» sorrise Marinette per poi iniziare ad allontanarsi e lasciarla sola.

«Aspetta» la trattenne tamburellando con le unghie laccate sulla cover del suo iPhone «Tu... tu sai tutto, vero?»

L'altra la guardò sorridendo quasi imbarazzata e annuì senza dire altro.

«L'ho intuito dall'urgenza con cui hai voluto precisare che tra di voi non ci fosse niente» spiegò sospirando.

«Preferirei restarne fuori» ammise per essere chiara «Luka si è confidato con me, ha organizzato questa cosa dello stand per riuscire ad ottenere un appuntamento» le spiegò «perciò ho cercato di aiutarlo come ho potuto, perché è il mio migliore amico e farò sempre il possibile per supportarlo».

«L'idea che in futuro potrebbe stare con me non ti esalta però» esclamò dando voce ai pensieri della compagna di classe «Non mentire, te lo leggo in faccia».

«Sono molto felice per voi,» la contraddisse «ma temo per quello che potrebbe accadervi. Rinunceresti ad essere Queen Bee per stare con lui?»

Chloé si stupì della domanda così diretta e spostò il peso da una gamba all'altra.

«Non rinuncerò mai ad essere Queen Bee» rispose infine sicura «E non sto dicendo che mi piaccia Luka, ma se mai amassi qualcuno, non ci rinuncerei tanto facilmente» sorrise sghemba «Papillon può tentare di piegarmi in mille modi, ma non mi spezzerò mai».

Marinette alzò un sopracciglio. Stavano davvero così le cose? A sentirla parlare le sembrava davvero innamorata di lui, anche se il suo orgoglio le impediva di ammetterlo.

«Perché non gli hai ancora concesso un appuntamento?» le chiese curiosa di capire come funzionasse la sua mente.

Chloé infilò il telefono in tasca e si avviò verso la botola facendole capire che il suo era stato solo un pretesto per parlarle.

«Non sarebbe divertente» ammise «In amore vince chi fugge e noi siamo in piena stagione di caccia. Non so dirti chi sia il predatore, so solo che mi fa sentire viva... e felice. Guai a te se questa conversazione uscirà da qui».

La Portatrice della coccinella restò perplessa davanti al suo discorso, ma del resto era pur sempre Chloé Bourgeois.

La giovane si avviò a sua volta verso la botola, si fermò quando vide Pollen spuntare dal muro senza farsi vedere dalla sua portatrice.

«Tutto bene?» chiese aprendo il palmo della mano affinché vi si potesse posare.

La piccola kwami dell'ape annuì vigorosamente «Grazie per aver preparato la casetta per me. Sono stata molto felice di poter passare di nascosto un po' di tempo con Tikki, Mullo e Trixx».

«Spero vi siate divertiti» disse sincera «Volevi dirmi altro?»

«Non voglio separarmi da Chloé» confessò a mezza voce.

«Non ti preoccupare, non ti riporterò dal Guardiano» sorrise la ragazza «Però manderò Mullo ad ogni mezzanotte. Farai rapporto a lui se le cose con Luka dovessero complicarsi, siamo intese?»

L'ape annuì vigorosamente «Le fa molto bene stare in sua compagnia... Dovresti vederli» ridacchiò felice.

Marinette sospirò incredula a ciò che stava per dirle «Allora fai in modo che passino insieme più tempo possibile».

Quando chiuse la botola e scese dal soppalco trovò tutti gli occhi puntati su di lei.

Rose teneva aperto sulle gambe il suo blocco di appunti e in mano teneva delicatamente un post-it.

«Scusa Marinette, volevo appuntare un'idea per il festival e questo biglietto è volato per terra...»

Alya tagliò corto curiosa come sempre «Chi è questo "C" puntato di cui ti sei presa cura?»

La giovane in risposta imprecò sottovoce. 

 

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Note dell'autrice 
Grazie ancora per essere arrivati fino a qui, fatemi sapere cosa ne pensate e se non volete perdervi gli aggiornamenti vi consiglio di aggiungere me o la storia tra i preferiti/ricordati/seguiti.


Secondo voi le ragazze riusciranno a capire chi si cela dietro il compromettente bigliettino?

Ancora grazie a tutti!
A presto!
KwamiHunters

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


 

Capitolo 10 - Blind Hearts - KwamiHunters

 
 
 
Blind Hearts - Capitolo 10
 

 

Tornare a scuola il lunedì mattina non era stato facile. Per tutto il tempo in cui erano rimaste da Marinette, le sue compagne di classe avevano fatto supposizioni di ogni tipo su chi potesse essere il fantomatico C. del biglietto. Inizialmente ci aveva scherzato, cercando di minimizzare, ma poi le domande si erano fatte più insistenti e in cuor suo la giovane sperava che le amiche si fossero stancate di ricevere un secco "No" ad ogni loro congettura.

Dopo le ore di matematica e scienze in cui nessuno sembrava più ricordarsi di quella storia, Marinette ed Alya avevano utilizzato l'ora libera per spiegare ai ragazzi il loro piano per il festival scolastico e la divisione dei ruoli. Furono tutti entusiasti delle soluzioni trovate e si resero conto in fretta che l'unico ragazzo disponibile per il premio del bacio fosse Adrien. 

«Ironico» affermò Nino a fianco a lui «Amico, devi darti una mossa».

Il modello da una parte si sentì sollevato, grazie a quella ruota truccata non avrebbe dovuto baciare nessuno, quello che lo preoccupava leggermente era che potendo scegliere concretamente a chi concedersi, Marinette avrebbe potuto decidere di dare una possibilità a Luka.

La ragazza stava elencando materiali come legno e chiodi per poter costruire lo stand, ma Adrien continuava a stropicciare il bordo della sua camicia per cercare di non dare a vedere il suo nervosismo. 

«Abbiamo solo un problema» disse infine Marinette richiamando l’attenzione di tutti «Se nessuno dovesse vincere il bacio sarà palese la nostra manomissione».

«In effetti...» concordò Alya sedendosi sulla cattedra «Sarebbe bene che ne venga vinto almeno uno nelle fasi iniziali, così da invogliare le persone a partecipare». 

«Esatto… così ho pensato che forse… una coppia che non si è ancora esposta al pubblico potrebbe risolvere questo problema» disse guardando in direzione del banco di Sabrina e Chloé.

Entrambe sussultarono e la guardarono strabuzzando gli occhi. A Max poco dietro di loro scappò una risatina nervosa e la biondina capì che la frecciatina non fosse riferita a lei e Luka.

«Forse potresti chiamare il tuo “C”» propose Alix portando le mani sotto al mento, per poi guardarla in modo angelico.

Marinette si stampò una mano in faccia scuotendo la testa esasperata «Non di nuovo...» mormorò tra sé.

«Di cosa stanno parlando?» bisbigliò Adrien a Nino.

«Non ho fatto in tempo a metterti al corrente» spiegò subito l’amico «Alya e le altre hanno trovato per caso un biglietto tra gli appunti di Marinette. Qualcuno che la ringraziava e le diceva che è meravigliosa. Firmato: C.»

Adrien si lasciò sfuggire un rantolo strozzato, così l’altro si premurò di tranquillizzarlo «Non è Couffaine. Lei sabato sera ha fatto un’arringa molto convincente per spiegare che non si trattasse di Luka. Ha ammesso che si sono baciati un anno fa… ma la cosa è finita lì».

Il giovane modello trattenne il fiato. Lo stomaco gli si contorse e la sensazione amara che percepiva in bocca gli dimostrò per l’ennesima volta quanto la ragazza fosse importante per lui. Alzò gli occhi verso di lei e la vide angosciata ed esausta. La colpa era tutta sua, con quel biglietto l’aveva messa in difficoltà e vedeva che mantenere il silenzio assoluto sulla faccenda la stava esasperando. Qualunque cosa fosse accaduta non avrebbe mai ammesso che quel biglietto fosse di Chat Noir, sapeva che la sua lealtà non sarebbe mai venuta meno.

«Beh, pensateci» concluse Marinette «Cercate di completare i compiti che vi ho assegnato entro questo fine settimana».

Alya batté le mani incoraggiante «Forza! Il tempo a disposizione è poco, ma ce la possiamo fare». 

Le due ragazze tornarono a sedersi ai loro posti e Nino imitò Adrien nel girarsi verso di loro.

«Direi che siamo a buon punto» esclamò il ragazzo con il cappellino rosso «Vedrete che lo stand andrà alla grande».

«Lo spero» sorrise Marinette.

«Ha fatto i salti mortali per far funzionare tutto» riconobbe l’amica appoggiando una mano sulla sua spalla «Sono certa che sarà un successo».

Una pallina di carta arrivò sul banco della ragazza, lei la srotolò lentamente e appena lesse che cosa vi era scritto sopra iniziarono a tremarle le mani.

Si alzò in piedi e si rivolse verso la parte sinistra dell’aula da dove era arrivato il foglietto «Sono stufa» disse in tono sommesso «Vi ho già detto che non ho intenzione di parlarne, dateci un taglio».

Sospirò profondamente e senza guardare in faccia nessuno uscì dall’aula. 

Alya stiró il foglietto stropicciato e lesse il nome «Alix avevamo deciso di smetterla… e comunque: Chevalier? Davvero?» esclamò alzando gli occhi al cielo. 

«Avanti!» disse l’altra incrociando le braccia al petto «Anche tu sei curiosa di sapere chi ci sta nascondendo.»

«La state sfinendo» le interruppe Adrian alzandosi in piedi «Se non ve ne parla avrà le sue buone ragioni. Rispettate la sua decisione». Detto ciò decise di seguire Marinette fuori dall’aula mentre in classe calò il silenzio e restarono tutti senza parole.

Nel frattempo la ragazza si era rifugiata negli spogliatoi. Era mentalmente stanca, sfinita, sperava con tutta se stessa di non sentirne più parlare. Tikki e Mullo stavano cercando di tirarla su di morale, quando le due creaturine volarono a nascondersi nella sua borsa. Qualche secondo dopo sentì un lieve battito di nocche sulla porta.

«Marinette, posso entrare?»

Alla ragazza mancò il fiato: che voleva Adrien da lei proprio adesso?

«Mari...» sentì chiamare ancora.

«Entra» rispose esitante dando le spalle agli specchi e i lavandini.

«Hey» disse avanzando mentre si guardava in giro con circospezione per controllare che non vi fossero altre persone «Tutto bene?»

La giovane incrociò le braccia intorno al busto per nascondere il tremore delle mani «È stato un fine settimana intenso».

«Ho visto» le sorrise «Avete davvero fatto un buon lavoro per il Festival».

«Grazie...» rispose con un filo di voce «Adrien, perché sei qui?»

«Sostegno morale?» buttò lì il ragazzo.

Gli occhi della giovane si velarono di lacrime e appena se ne rese conto si voltò di schiena affinché lui non potesse vederle. Si aggrappò al marmo per scaricare la tensione e all’improvviso si sentì avvolgere dalle braccia del giovane. Trattenne il fiato mentre un milione di farfalle sembravano vorticare come un tornado nella sua pancia.

La stretta del modello si fece più forte intorno alla vita e il respiro caldo di lui le solleticò il collo. «Non devi sempre essere forte» le sussurrò a bassa voce «Sono qui… sono qui per te».

Le sfuggì un singhiozzo e alzando gli occhi verso lo specchio trovò lo sguardo di Adrien a scrutarle l’anima. Era così serio, così profondo da farle quasi timore.

Si girò sentendo che le sue mani la stavano lasciando fare, ma restavano su di lei protettive e tangibili, come mai aveva osato pensare nemmeno nei suoi sogni.

Lo sentì risalire provocandole un brivido lungo la schiena e le regalò un sorriso caldo. Appoggiò le mani sul suo viso e con i pollici le asciugò le lacrime che non riusciva più a trattenere, così la attirò a sé con dolcezza fino a farle appoggiare il mento sulla sua spalla. 

Il giovane la strinse ancora di più mentre si inebriava del suo profumo «Non sopporto vederti piangere» le sussurrò all’orecchio con voce calda e suadente.

Marinette si aggrappò alla sua camicia con forza, stropicciandola con le dita. Nascose il viso contro la sua spalla, ancora incredula per cosa stesse accadendo in quel momento. Le emozioni la stavano sopraffacendo, ma in un certo modo non si era mai sentita meglio. Sentiva Adrien davvero vicino per la prima volta dopo anni, potersi crogiolare nel suo caldo abbraccio la faceva sentire felice. Avrebbe dato qualunque cosa per poter fermare quell’istante per sempre, forse si era davvero arresa troppo presto con lui.

La porta si aprì con un cigolio per poi richiudersi subito dopo «Scusate!» sentirono dire ad alta voce dall'altra parte.

La ragazza iniziò a tremare tra le sue braccia ed Adrien si allarmò per la reazione. Si scostò leggermente per tentare di confortarla quando la risata cristallina di lei lo fece restare di stucco. Cercò di trattenersi, ma non poté fare a meno di contagiare anche lui.

Era una situazione strana in effetti e il leggero rossore sulle guance di Marinette glielo confermò.

«Grazie» sorrise sincera «Però ora credo sia meglio andare» concluse staccandosi a malincuore. Cercò di fare un passo indietro, ma i lavelli le impedirono di spostarsi oltre.

«Solo un attimo» la trattenne facendole scivolare le mani lungo le braccia, fermandosi solo quando arrivò ai polsi «Mercoledì… andiamo ai Jardin d'Acclimatation

Marinette lo guardò interdetta: la stava davvero invitando ad uscire?

«Dovevamo studiare per il compito di letteratura inglese» fu la sua flebile risposta.

«Possiamo farlo nel tragitto» disse Adrien «Sono certo che troveremo delle ottime idee per l’allestimento dello stand del festival, del resto è un Luna Park. Hai decisamente bisogno di staccare un po’ da tutto e tutti e se devo essere sincero farebbe bene anche a me».

«Io non...»

Il ragazzo fece scorrere su e giù i pollici, accarezzandole con dolcezza la pelle che le sembrava incandescente sotto quel tocco fermo ma gentile «Fallo per me» fu la flebile richiesta a cui lei non seppe dire di no.

 

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Mathieu si sistemò la giacca sopra la t-shirt stampata prima di suonare il campanello del centro massaggi. Non capiva da dove arrivasse il lieve stato di euforia che lo stava facendo fremere davanti alla porta. Forse era sapere che dopo la seduta sarebbe stato meglio, o forse erano i dépliant sulle università di lingue straniere che aveva riposto con cura nella tasca interna della giacca.

«Buon pomeriggio» Priyanka aprì la porta sorridendo e lo fece accomodare.

«Buon pomeriggio a te» ricambiò allegro «Come stai?».

«Bene, grazie» rispose guardando verso il corridoio «Il nonno arriva subito» precisò riportando l’attenzione su di lui «Tu stai meglio?»

«Sono ancora bloccato» esclamò portando una mano dietro la schiena «ma sono certo che più tardi starò meglio».

L’uomo si perse negli occhi di Priyanka: così espressivi, così brillanti. Avrebbe speso volentieri delle ore per coglierne le sfumature. Cercò però di non imbambolarsi, per non sembrare un maniaco e goffamente estrasse dalla giacca gli opuscoli che trattavano le università che potevano interessarle.

«Sono le migliori» le sorrise porgendo i due dépliant «Sorbonne-Nouvelle e Paris-Sorbonne. Ci sono corsi diversi, ma è tutto spiegato qui sopra».

«Sei stato davvero gentile a ricordartene» ringraziò con un sorriso che le illuminava il viso «Li leggerò subito».

«Sai, ho degli amici che studiano o lavorano in queste due università. Se volessi visitarle potrei accompagnarti» buttò lì sperando di non sembrare troppo invadente.

«Davvero?» chiese stupita «Non ti creerei disturbo?» 

«Ma no, figurati!» disse allegro «Non te lo avrei proposto altrimenti».

La ragazza estrasse lo smartphone dalla tasca degli shorts in jeans che stava indossando. Picchiettò con l’unghia sulla cover, un po’ incerta, poi si decise a parlare «Posso avere il tuo numero? Così da accordarci più facilmente?»

Mathieu annuì e digitò subito i numeri sul display «Gli amici mi chiamano Matt» le suggerì per impostare il nome in rubrica.

«Quindi adesso siamo amici, Matt?» chiese lei sorridendo.

Lui alzò le spalle in imbarazzo, non sapendo bene cosa risponderle «Sei appena arrivata a Parigi da quello che ho capito» buttò lì infine «Se ti andasse di uscire qualche volta, ho un gruppo di amici con cui stiamo provando a fare il giro di tutti i pub della città».

«Tutti?» domandò stupita e divertita allo stesso tempo «A quanti siete arrivati?»

«Ne abbiamo stimati duecentottanta e siamo arrivati a centodiciassette. Ci stiamo lavorando da più di tre anni».

«È pazzesco!» esclamò «Verrò molto volentieri!»

«Sabato andiamo allo Stand-up Comedy Bar, in rue des Saint-Peres» continuò felice di poter trascorrere altro tempo con lei «Il nome del locale credo sia piuttosto esplicativo».

«Non sono mai stata ad uno spettacolo di Stand-up, credo che sarà divertente».

Chevalier stava per rispondere, ma venne interrotto dall’arrivo del signor Chan, accompagnato dalla sua alunna con i codini.

«Marinette» disse stupito di trovarla lì. Quella mattina era stata piuttosto schiva nei confronti della classe, non aveva praticamente sollevato gli occhi dal foglio e non aveva alzato la mano per rispondere ai suoi quesiti nemmeno una volta. In compenso aveva visto il giovane Agreste sbirciare più volte nella sua direzione e assicurarsi di come stesse. Inoltre, non gli erano sfuggiti i pettegolezzi di una ragazzina del primo anno, che raccontava alle sue amiche di aver visto il modello abbracciare la sua compagna di classe nei bagni degli spogliatoi. Doveva sicuramente essere successo qualcosa.

«Professor Chevalier» lo salutò la ragazzina con un sorriso mesto in viso.

«Stai bene?» si preoccupò inevitabilmente «Non mi sembri molto in forma oggi».

La vide lanciare un’occhiata indecifrabile all’anziano a fianco a lei, ma poi si sforzò di sembrare tranquilla «Sì, nessun problema. Ora devo andare, vi ho rubato fin troppo tempo».

«Scusami» si congedò Priyanka seguendo la giovane lungo le scale.

«Bene giovanotto, iniziamo?» domandò retorico il signor Chan facendogli strada nel suo studio.

 

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«Marinette!» Priya fermò la giovane prima che potesse allontanarsi troppo «Cosa avete deciso?»

«Se non sarà il Lucky Charm a farmelo capire chiaramente eviterò di coinvolgere ancora Luka. Niente più addestramenti o altro» spiegò a bassa voce guardandosi intorno con circospezione «Per quanto mi riguarda, cercherò di tenere Chat Noir lontano sia da Ladybug che da me. Non posso rischiare di essere akumizzata per i sensi di colpa che ho nei suoi confronti. Non sarà facile, ma a questo punto niente lo è».

«Capisco… e per quanto riguarda la mia proposta? Il nonno ha accettato?» chiese trepidante.

«Ho impiegato molto tempo!» sorrise la giovane «Ma sì, l’ho convinto».

Priyanka abbracciò di slancio la ragazza «Non vedo l’ora!» disse «Voglio davvero potervi aiutare!»

«Intanto studia il Grimorio» la esortò Marinette «Maestro Fu mi ha detto che vuole farti diventare il prossimo Guardiano».

Priyanka annuì esitante «Sai di essere la sua prima scelta, vero?»

«Non ti preoccupare» la rassicurò «Non sono gelosa o qualcosa di simile. Diventare Guardiano è una responsabilità non indifferente e per quanto mi lusinghi la sua precedente proposta, io ora come ora non ne ho le forze. Sono certa che sarai bravissima Priya».

«Mi impegnerò al massimo!» le assicurò «Vi renderò fieri di me».

La Portatrice della coccinella le sorrise felice di vederla così entusiasta, poi la salutò per andarsene.

L’altra rientrò in casa e stringendo fra le mani gli opuscoli che le aveva portato Mathieu andò in camera sua. Era molto portata per le lingue straniere, ma decifrare il Grimorio e la sua lingua antica non era affatto facile. Il nonno aveva iniziato a tradurlo per lei, spiegandole le basi ed ora lei cercava di memorizzare e mettere in pratica i suoi insegnamenti.

Duusu le dormiva placidamente accanto in un piccolo cestino color lavanda. Non le era permesso confrontarsi con il kwami al riguardo, soprattutto perché le ricette contenute nel libro dovevano restare sconosciute alle creature. 

Come metodo mnemonico aveva iniziato a scrivere con l’antico alfabeto i nomi comuni degli oggetti, riempiendo la sua stanza di post-it colorati. Era piuttosto fiera in quanto ormai aveva quasi imparato a scrivere a memoria i numeri. La sua agenda sembrava un pastrocchio di linee e simboli a caso, ma per lei tutto aveva senso. Anche per fare la spesa cercava di segnare il più possibile in simboli e ogni mattina Fu le faceva trovare un biglietto sul frigo con qualcosa di diverso da tradurre. Il post-it di quella mattina recitava: "Brava nipotina". Priya si era sentita orgogliosa dei risultati raggiunti fino a quel momento e felice di aver ritrovato un po’ di serenità nella sua vita.

La ragazza lesse in breve tempo entrambi i volantini sulle due università ed iniziò a riflettere su cosa volesse davvero fare dopo... 

Dopo aver restituito il Miraculous a Duusu.

Dopo aver aiutato gli Eroi di Parigi a sconfiggere Papillon e Mayura.

Dopo aver dimostrato a suo padre di potersela cavare senza il suo aiuto.

Dopo aver accettato sé stessa e il suo passato.

«A cosa pensi?» sentì la voce della creaturina arrivare limpida alle sue orecchie.

«Sorbonne Nouvelle» disse indicando l’immagine «Lingue straniere applicate, potrei girare il mondo e fare la traduttrice. Oppure organizzare Tour e fare la guida turistica».

«Qualunque cosa pur di non restare nello stesso posto per troppo tempo» le fece notare il piccolo kwami del Pavone.

«Con il lavoro di mio padre non siamo mai rimasti nello stesso posto per più di tre anni. Non mi sorprende di essere una giramondo. Non facevamo in tempo a chiamare un luogo casa che già dovevamo rimpacchettare tutto» ricordò con nostalgia.

«Ti manca Taiwan?» chiese Duusu attenta alla risposta della sua amica.

«Al massimo mi manca Yuàn bó» sorrise Priya complice.

«Potresti tornare a Taipei» le suggerì il kwami «Nulla ti vieta di fermarti in un luogo adesso».

«Vedremo» sospirò «Per ora pensiamo a te» disse lasciandole una carezza sulla testolina.

 

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Gli scricchiolii che Mathieu percepì provenivano dalle sue ossa. Il signor Chan non gli stava facendo male, ma non poteva negare che minuto dopo minuto quei crepitii erano diventati sempre più inquietanti.

«Tutto bene?» chiese l’anziano facendo pressione sulla sua colonna vertebrale.

«Io… sì, credo di sì» rispose leggermente sovrappensiero.

«Abbiamo quasi finito per oggi» si sentì dire «Giovedì potrebbe andare bene per la prossima seduta?»

Il giovane annuì lasciandosi sfuggire un sibilo strozzato mentre il terapeuta premeva al centro della sua schiena.

«Vedrai che starai meglio» lo rassicurò subito.

Chevalier provó a distrarsi e concentrarsi su altro. Si era interrogato su che cosa potesse essere successo alla sua alunna e nel corso della seduta era arrivato alla conclusione che, forse, aveva sbagliato ad intromettersi tra lei e Adrien.

«Come conosce Marinette?» chiese al vecchino.

«È come se fosse una seconda nipote» rispose l’anziano «Sei preoccupato per lei?»

«Per lei, per i miei alunni, per i miei amici, per le persone a cui tengo...» elencò sommariamente «Parigi non è il posto in cui vorrei far crescere i miei figli, al momento».

«Perché rimani?» si sentì chiedere «Parigi non è l’unica città al mondo».

«Scappare e lasciare che siano gli altri a risolvere i problemi non è nel mio stile. Sento che nel mio piccolo sto aiutando».

L'uomo sorrise, una smorfia strana a dipingergli il volto «Abbiamo finito» lo informò «Vado a preparare una tisana depurativa, puoi rivestirti». Sparì per tornare qualche minuto più tardi seguito dalla nipote che portava il vassoio con il tè al posto suo. 

«Grazie» esclamó rivolto ad entrambi appena appoggiarono la tazza in ceramica sopra il tavolino intorno a cui si erano seduti.

«Sorbonne Nouvelle» sentì dire dalla giovane ed entrambi la guardarono in modo interrogativo «Credo che sia l'università che fa al caso mio…» 

«Hai già deciso?» le chiese Chevalier stupito. 

«Tendo ad avere le idee molto chiare» gli sorrise lei «Ma mi farebbe piacere avere una tua opinione e poterla visitare prima di iscrivermi sarebbe fantastico». 

«Sembra quasi un appuntamento» ridacchió il signor Chan allontanandosi volutamente per lasciarli soli.

Mathieu sentì il volto in fiamme, ora capiva bene cosa provassero i suoi alunni ogni volta che li stuzzicava. 

«È un appuntamento?» chiese Priyanka piegando leggermente la testa di lato, senza cercare di nascondere il suo divertimento nel vederlo così in difficoltà. 

«Vuoi… tu vuoi che lo sia?» balbettò imbarazzato, bevendo il liquido ustionante per non dover aggiungere altro. 

«Vediamo come va, Matt... e potrebbe diventarlo» affermò la ragazza per poi soffiare delicatamente sul suo tè fumante. 

 

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«Marinette, farai tardi» la informò Tikki svolazzandole intorno. 

«Sì può sapere come hai fatto a convincermi ad indossare questi pantaloncini?» esclamò la ragazza continuando a guardarsi allo specchio «Sono troppo corti, Adrien penserà sicuramente male» borbottò rovistando nell'armadio. 

«State andando ad un Luna Park» affermò Mullo per supportare la coccinella «Farà caldo e devi vestire comoda, hai un fisico invidiabile» continuò incrociando le zampine «Non capisco da dove derivino le tue insicurezze. Di solito vai in giro ricoperta solo da una tutina ultra aderente». 

La ragazza emise un verso strozzato «Ma nessuno sa che sono io… ho una maschera!»

Mullo scrolló la testa esasperato, non capiva affatto come quello potesse essere un problema. Era abituata a risolverne di ben più importanti. Poi un sorrisino malefico gli si dipinse in volto «Le calze» disse in maniera pacata «Quelle finte parigine con il gatto disegnato sopra alle ginocchia: sono scure e coprenti. Al posto della maglietta bianca potresti mettere quella nera che hai cucito il mese scorso, quella con le zampine verdi sulla schiena, così sembrerà un accostamento voluto». 

Tikki si trattenne dal ridere, aveva capito perfettamente che cosa stesse cercando di fare il suo amico. Non era sicura che provocare Adrien a livello subliminale fosse un bene, ma in un qualche modo avrebbe potuto aiutare a sbloccare la precaria situazione tra i due.

«Non ricorderà troppo Chat Noir?» chiese la ragazza dubbiosa mentre infilava le calze suggerite dal piccolo topolino. 

«Non ti ho mica suggerito di vestirti di rosso e pois neri» ribatté l’altro alzando le spalle «Quello sarebbe un outfit rischioso.»

Tikki le portó la maglia che aveva suggerito l'altro, così la infilò in fretta. La sistemò sotto la salopette in jeans e valutò se tenere le bretelle sulle spalle o lasciarle sciolte ai lati. Scelse l'ultima opzione e visto che non poteva fare a meno di abbinare ogni cosa secondo la mise più appropriata, si legò in vita una felpa nera e scelse una vecchia borsetta a tracolla in denim in cui poter trasportare comodamente i due kwami.

Sciolse i capelli pettinandoli con cura e infilò un basco in jeans con visiera. 

«È la felpa di Chat Noir?» domandò la coccinella ammirandola dall'alto.

«È la felpa "per" Chat Noir» precisó Mullo sornione «Quella che non ha ancora avuto il coraggio di dargli».

Marinette alzò un sopracciglio verso il topo, capendo finalmente che la stava deliberatamente provocando.

«L'ultima volta non era finita» si giustificó sulla difensiva «Mancava il campanellino sull'aggancio della zip e non era ancora arrivato il colore per tessuto fosforescente. Adesso sarebbe pronta, è vero… ma non l'ho più visto e dopo quel che è successo non sono sicura che sia saggio fargliene dono. Devo prendere le distanze da lui e fargli un regalo non è il modo giusto».

«Hai ragione» concordò Tikki «Ora però sbrigati a mettere le scarpe, ho visto la macchina di Adrien parcheggiare qui sotto».

Mullo afferrò il libro di Romeo e Giulietta e se lo trascinò dentro la borsa di Jeans.

«Andrà tutto bene» disse la giovane facendosi coraggio da sola, mentre si specchiava per l’ultima volta «Ci divertiremo, sarà una giornata tranquilla e divertente».

I due kwami si scambiarono un’occhiata speranzosa e subito Marinette aprì la botola per poi scendere le scale.

Appena Sabine la vide sorrise amorevole, la sua bambina era davvero diventata una splendida ragazza.

«Tesoro, stai benissimo» le disse, vedendola tranquillizzarsi immediatamente alle sue parole.

«Non sono troppo...» la giovane cercò una parola, ma il suono del campanello la fece sobbalzare.

«Sei bellissima» la rassicurò con una carezza sul volto.

«Grazie!» esclamò allegra. Vide dal citofono il compagno di classe e gli aprì l’entrata principale per farlo salire. Si presentò alla porta più rilassata di quanto avrebbe mai pensato di poter essere in una situazione simile ed aspettò che la raggiungesse.

«Ciao Adrien» lo salutò sorridendo dall’alto del pianerottolo.

Il ragazzo però non rispose… non subito.

 
 
 

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Note dell'autrice 
Grazie ancora per essere arrivati fino a qui, fatemi sapere cosa ne pensate e se non volete perdervi gli aggiornamenti vi consiglio di aggiungere me o la storia tra i preferiti/ricordati/seguiti.

 

Come andrà questo primo "appuntamento"? Marinette riuscirà a sciogliersi un po'? E Adrien deciderà di uscire definitivamente dalla friendzone o manderà tutto a rotoli come al solito?

Grazie a TossTheFeathers che condivide i miei scleri. Abbiamo anche fondato la "Lega degli Chevalier" e non è detto che presto qui, o in una one-shot di approfondimento non vediate spuntare il suo Zack ;) Tenete gli occhi aperti!

 

Ancora grazie a tutti!
A presto! KwamiHunters

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


 

Capitolo 11 - Blind Hearts - KwamiHunters

 
 
 
Blind Hearts - Capitolo 11
 

 

Adrien aveva pensato che arrivare a mani vuote a casa di Marinette sarebbe stato maleducato, così aveva fatto comprare a Nathalie delle candele per la casa da regalare a madame Cheng. Avevano la forma di diversi fiori e ognuna profumava dell’essenza corrispondente.

Giocherellò nervoso con la scatola per tutto il tragitto in auto. L’assistente di suo padre non era con lui, le aveva espressamente chiesto di essere lasciato in pace per quel pomeriggio, così si sarebbe ritrovato solo il Gorilla alle costole. 

Si era vestito diversamente dal solito, sperava con tutto il cuore che nessuno lo riconoscesse e lo disturbasse mentre era in compagnia di Marinette.

Aveva indossato una felpa bianca senza maniche e dei jeans neri, aderenti e strappati all’altezza delle ginocchia. Quando aveva deciso che maglietta indossare, Plagg aveva risposto con una smorfia per poi mangiarsi l’ennesimo pezzo di camembert. Appena l’aveva vista online aveva aggiunto la t-shirt al suo carrello. Vi era disegnata una scatola gialla con la scritta “Schrodinger’s cat” e dentro c’era un gattino bianco dal musino allegro che pronunciava “I’m alive”.

«Potrebbe essere vagamente divertente solo per chi conosce la tua doppia identità» lo informò Plagg «E a me non fa ridere».

Adrien a quel punto gli aveva tirato addosso un cuscino e con un click rumoroso aveva premuto il tasto acquista.

Il giovane scese dall'auto lasciandovi un cappellino nero e bianco che avrebbe indossato una volta arrivato ai "Jardin d'Acclimatation". Sistemò meglio gli occhiali da sole sulla testa e si avviò verso la porta di casa di Marinette. Una leggera euforia gli faceva formicolare le mani e solo dopo aver respirato a pieni polmoni un paio di volte si decise a suonare il campanello.

Era già stato in quella casa sia come Adrien che come Chat Noir, quindi che cos’era la strana elettricità che sentiva nell’aria?

Un basso ronzio lo informò che la porta era stata aperta per permettergli di entrare, così avanzò stando ben attento a non farla sbattere nel richiuderla.

Percorse la prima rampa di scale felice di essere riuscito a convincerla ad uscire, ma appena affrontò la curva trovandosi la ragazza davanti in tutto il suo splendore, qualcosa in lui si incrinò.

Le sembrò quasi una visione mistica: tranquilla, posata e con un sorriso che avrebbe fatto sciogliere all’istante un intero ghiacciaio. Si impose di continuare a salire le scale, ma non era sicuro che il suo corpo avrebbe retto. La vide muovere la bocca, ma non percepì alcun suono, troppo distratto a guardare le calze con sopra due splendidi gattini. Lo sguardo di lei era limpido ed innocente, non poteva immaginare quale profondo turbamento emotivo lui stesse attraversando.

«Adrien?» lo richiamò la giovane, decisamente preoccupata per il suo comportamento.

Si impose di mantenere la calma, respirò e sorrise cercando di apparire naturale.

“Quando sei Chat Noir non ti fai tutti questi problemi. Riprenditi per la miseria!” pensò deciso.

«Ciao Marinette».

Appoggiò una mano sul suo fianco sentendola irrigidirsi per il contatto improvviso. Le diede un bacio sulla guancia sfiorandola appena e nonostante questo la sentì tendersi come una corda di violino. «Sei bellissima» confessò a bassa voce mentre era ancora vicino al suo orecchio. Poi, per non peggiorare la situazione la lasciò sul pianerottolo insieme al suo rossore, dirigendosi verso la madre della ragazza per porgerle i suoi saluti.

«Non dovevi disturbarti tanto» esclamò quest’ultima accettando con gioia il pacchetto di cui le aveva appena fatto dono.

«Nessun disturbo, madame Cheng».

«Ti ho già detto di chiamarmi Sabine» gli disse lasciandogli una carezza materna sulla guancia.

«Nessun disturbo, Sabine» sorrise contento «Meglio se andiamo subito o rischieremo di trovare traffico» aggiunse poi rivolto alla ragazza.

La giovane annuì senza riuscire a celare un certo imbarazzo e vide la madre ridacchiare allegra.

«Io e Tom abbiamo pensato alla vostra merenda» disse quest’ultima al giovane «Vaniglia e passion fruit per te e crema pasticcera e fragole per Marinette: i vostri preferiti» concluse facendogli l’occhiolino.

«Troppo gentili» affermò il biondino «Grazie, grazie davvero».

Non era abituato a così tanto calore e affetto famigliare. In un certo senso gli faceva quasi male e dentro di sé questo lo mandava in bestia, perché doveva essere la normalità.

Prese il sacchetto che la donna gli stava porgendo e poi tornò verso Marinette.

«Hai tutto? Possiamo andare?» chiese.

«Sì, io… credo di sì».

«Bene, allora andiamo!»

Adrien aveva posato la mano sul gomito della ragazza, poi invitandola a seguirlo l’aveva fatta scivolare lungo l’avambraccio, giù verso il polso. Non aveva fatto in tempo ad intrecciare le dita alle sue, ma era certo che il tempo a disposizione quel giorno non sarebbe stato poco, così con un gesto elegante le aprì la portiera facendola accomodare. Poi fece il giro della vettura e salì dalla parte opposta. Diede ordine alla sua guardia del corpo di partire e subito il Gorilla eseguì.

Il silenzio fra loro era palpabile, ma il modello se ne rallegrò trovandovi un lato positivo: se davvero fosse stato indifferente a Marinette come lei continuava a sostenere, non si sarebbe imbarazzata per un complimento e un bacio sulla guancia.

«Impiegheremo circa mezz’ora» la informò «Vogliamo decidere il brano di Romeo e Giulietta nel frattempo?»

«Sì, certo!» esclamò lei felice di potersi concentrare su qualcosa di diverso che non fosse il ragazzo al suo fianco.

Aprì la borsa estraendo il piccolo libricino e iniziò a sfogliarne le pagine rivelandone sottolineature e appunti.

«Ho pensato che tutti faranno un brano in cui saranno presenti Romeo e Giulietta» spiegò pratica una volta trovata la pagina che cercava «Perciò credo sia interessante variare». Pensare anche solo di dover fingere di essere innamorata di lui la metteva a disagio ed aveva passato ore con l’aiuto di Tikki a cercare la soluzione migliore. 

«Cosa proponi?» chiese accondiscendente, anche se personalmente non gli sarebbe dispiaciuto provare con lei una scena fra i due giovani amanti.

«Prima scena del quarto atto. Frate Lorenzo e Paride parlano delle nozze che vorrebbero Giulietta come sposa di quest’ultimo. Noi siamo in due, perciò direi di cominciare da qui» spiegò indicando il punto in cui il personaggio usciva di scena.

«Quindi vorresti portare il dialogo tra Frate Lorenzo e Giulietta?» 

«Esattamente» disse più sicura di sé, riuscendo a riprendere il controllo delle proprie emozioni.

«Sarò il tuo confessore» annuì il ragazzo iniziando a leggere mentalmente la parte.

«Oh no, scusa» lo fermò con un sorriso divertito in volto «Credo di essermi spiegata male. Io sarò Frate Lorenzo, mentre tu interpreterai Giulietta. Lo hai detto tu che saresti stato più credibile di Kim, ebbene Agreste, questa è la tua grande occasione».

Alla guida il Gorilla non riuscì a celare con un colpo di tosse la sana risata a cui avrebbe voluto lasciarsi andare.

Anche Marinette si nascose dietro il libricino per evitare di scoppiare a ridergli in faccia ed Adrien incrociò le braccia al petto indispettito.

La vide sbirciare di sottecchi da dietro il piccolo volume, non riuscendo a sostenere il suo sguardo senza lasciarsi sfuggire una risatina soffocata.

«Va bene» disse sporgendosi verso di lei. Nel farlo appoggiò volutamente lasciva una mano sul suo ginocchio, proprio sopra le orecchie di uno dei due gattini, mentre con l’altra abbassò lentamente il libro che li separava «Sarò la tua Giulietta» esclamò sorridendo mentre la vedeva passare in rassegna ogni gamma possibile di rosso.

Quanto poteva essere dolce e tenera la vendetta?

 

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Marinette impiegò il resto del viaggio per tornare alla sua tonalità di rosa naturale, mentre a turno leggevano le battute cercando di aiutarsi per la pronuncia. Erano dei brani piuttosto lunghi, ma entrambi sapevano che con un po’ di impegno ci sarebbero riusciti.

La macchina si fermò per permettere loro di scendere e Adrien si giocò l’ultima carta a disposizione dal suo mazzo per quella giornata. Prese da sotto il sedile una scatola contenente un action figure da collezione di Majestia. La ragazza lo guardò perplessa, ma lui non se ne curò.

«Come pattuito» esclamò il biondino allungando la confezione verso l’autista «Goditi il pomeriggio libero».

Appena le portiere si chiusero Marinette non riuscì a trattenersi «Hai davvero corrotto la tua guardia del corpo con una bambola?»

«È un collezionista» rispose allegro sistemandosi meglio gli occhiali da sole sul naso e il cappellino in testa «E quella è un’edizione limitata».

La ragazza scoppiò ridere e lui fu contento di vederla decisamente più tranquilla e rilassata.

«Andiamo!» la esortò «Dobbiamo provare tutte le attrazioni per trovare le più adatte per il festival».

«Sei serio?» chiese divertita «Sono più di trenta giostre, non ce la faremo mai».

«Allora dobbiamo sbrigarci! Il primo che arriva al “The flying chairs” decide l’attrazione!»

Il ragazzo iniziò a correre verificando che la giovane lo seguisse. Marinette inizialmente rimase spiazzata, ma era contenta per il tono scanzonato che aveva preso quel pomeriggio, così iniziò ad inseguire il ragazzo. Lo superò poco prima dell’arrivo, mentre le persone intorno a loro li guardavano dandosi di gomito. Si rese conto che potevano risultare due bambini che si rincorrevano, ma non le importò. Si stava divertendo con Adrien e questa era l’unica cosa che le importava. Niente più imbarazzi, meno Marinette e più Ladybug. Poteva farcela!

A pochi passi dall’attrazione si sentì afferrare per la vita e alzare da terra «Non esiste che ti lasci vincere» esclamò il ragazzo ridendo ed ignorando le sue deboli proteste.

«Sei sleale! Mettimi giù» rise a sua volta, portando le mani sopra quelle di Adrien per tentare di fargli allentare la presa «Avrei vinto se tu non avessi barato».

Lui la lasciò andare a malincuore, contento però che non si fosse ritratta bruscamente o lo avesse allontanato con la forza.

«Hai ragione» concordò «Vorrà dire che per questa volta decidi tu»

«Siamo qui» disse lei guardando l’enorme giostra «Direi che è un buon punto di partenza».

«Non soffri di vertigini o altro?» le chiese.

«Per fortuna no» esclamò pensando che sarebbe stato davvero un grosso problema per lei. Volare da un tetto all’altro per tutta la città con la paura dell’altezza sarebbe stato improponibile «Tu?» 

«Mi piace un po’ di adrenalina».

Si misero in fila e riuscirono ad entrare poco dopo. Si sedettero su due sedie vicine ed allacciarono le protezioni. Adrien aveva scelto di stare verso l’esterno e con i piedi sospesi a mezz’aria sembrava impaziente di partire.

La giostra iniziò a girare con un cigolio coperto dalla musica che gli altoparlanti facevano risuonare in tutta la zona. Appena le sedie iniziarono a prendere velocità si allontanarono e la forza centrifuga li spinse verso l’esterno facendoli piegare verso sinistra. 

Il modello lasciò le catene a cui era ancorato il suo seggiolino godendosi l’aria che gli sferzava le mani.

«Alza le braccia!» gridò all’amica nella confusione. Lei obbedì sentendosi molto più libera e godendo appieno di quella sensazione. 

A quel punto Adrien le sfiorò il dorso con il suo, la vide guardare nella sua direzione sorridendo, così si fece coraggio e intrecciò la mano alla sua. Quando la giostra rallentò ne approfittò per far ondeggiare maggiormente le loro sedie. La tirò verso di sé per poi lasciarla allontanare e si beccò un richiamo dell’addetto perché a suo parere ciò che faceva era “troppo pericoloso”.

«Che ragazzaccio!» lo prese in giro Marinette una volta usciti dall’attrazione «Non mi sento al sicuro andando in giro con un criminale!»

«Hey!» ribatté l’altro fintamente piccato «Devono essere gli occhiali da sole» constatò spingendoli piano fino alla radice del naso «Mi fanno sembrare un bad-boy».

La ragazza rise, anche solo immaginare Adrien Agreste sotto quella luce era esilarante.

«Mi spiace, non sei credibile» constatò scrollando la testa.

«Come se tu non fossi una brava ragazza» esclamò l’altro.

«Non hai idea di quanto oscura possa essere la mia anima» rispose seria guardandolo negli occhi.

Adrien si sentì attraversare da un fremito e deglutì a vuoto.

«Una volta ho rubato un biscotto» gli confessò «e quando mio padre mi chiese se l’avessi preso io, mentii spudoratamente».

Il biondino rimase spiazzato e sul suo viso nacque una smorfia che mal celava il fatto che volesse scoppiare a ridere.

«Quanti anni avevi?» le chiese.

«Tre» rispose lei «E non me ne pento!»

«Sei una criminale della peggior specie» constatò lui alzando un sopracciglio «Vorrà dire che ti consegnerò personalmente alla giustizia!»

Marinette non riuscì a dire alcunché o a fermare il modello e in un attimo si ritrovò a guardare la schiena del ragazzo mentre lui la teneva ferma sulla sua spalla.

«Che stai...» la ragazza arrossì, ma fu contenta che il suo viso non potesse essere visto dal giovane «Adrien!»

«Shhhh» la zittì lui «Non dire il mio nome ad alta voce».

«Per favore!» ribatté lei «Ci guardano tutti».

«I tuoi giorni di sole sono finiti» rise «Ti porto dritta in gattabuia. Sei anche vestita a tema».

La giovane rimase interdetta «Doveva essere una battuta?»

«Non ti è piaciuta?» chiese perplesso fermandosi. 

«L'apprezzerei di più se mi facessi scendere.» 

«Tenterai di scappare?» chiese serio.

«No!» promise scrollando la testa.

Le fece toccare di nuovo i piedi per terra e la guardò divertito da dietro gli occhiali da sole.  «Prossima tappa?» chiese Marinette ignorando quanto era appena accaduto per evitare di sprofondare nell'imbarazzo. 

«Andiamo agli stand dei giochi?» propose lui «Così vediamo come funzionano?»

La giovane annuì, iniziarono a camminare verso la loro meta seguendo le indicazioni dei segnali. Era un pomeriggio soleggiato e doveva ammettere che si sentiva davvero bene. Aveva accantonato tutti i problemi e i pensieri in un angolo della sua testa e lì era decisa a tenerli. Famiglie e giovani intorno a loro creavano un vociare omogeneo ma allegro. Le risa e gli schiamazzi sollevavano il suo morale, sarebbe stato bello se tutti fossero stati felici come in quel momento. Niente più sentimenti negativi per Papillon e Mayura. Niente più battaglie con Chat Noir e gli altri.

Si bloccò, realizzando forse per la prima volta che  sconfitti i loro nemici, non ci sarebbe più stata la necessità di essere Ladybug. Non avrebbe più rivisto Chat Noir probabilmente e chissà se il Maestro le avrebbe permesso di tenere Tikki e Mullo con sé, oppure se sarebbe stata costretta a riconsegnare i due Miraculous.

«Stai bene?» si sentì chiedere. Adrien le stava parlando, quando si rese conto che non era più a fianco a lui. Aveva guardato indietro e l’aveva trovata ferma e rigida, con lo sguardo perso nel vuoto e un’espressione contrita.

Lei socchiuse gli occhi e prese un respiro profondo. 

«Sì, è solo che...» scacciò il pensiero scrollando la testa, non avrebbe potuto comunque dire nulla di quello che stava pensando «Scusami, io non… andiamo».

Riprese a camminare come se niente fosse e all’improvviso si sentì prendere la mano. Osservò l’arto proseguendo con lo sguardo fino ad arrivare al viso di Adrien «Ho rischiato di perderti prima» si giustificò innocentemente «E credo che se ti lasciassi andare tutti i biscotti di Parigi sarebbero in pericolo».

Marinette sorrise per nascondere il suo imbarazzo «Non me ne pento!»

 

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Seduta su una panchina la giovane stava aspettando che il modello tornasse da lei. Si era offerto di andare a prendere qualcosa da bere per entrambi, così avrebbero potuto mangiare le sublimi brioches che Sabine gli aveva dato. 

Marinette teneva le mani sopra le ginocchia, i due gattini la guardavano da sotto in su e lei giocherellò con la stoffa disegnandovi sopra piccoli cerchi immaginari. 

«Lasciala! È mia!» sentì dire poco più in là. Rivolse la sua attenzione verso il punto da cui provenivano le voci e si rese conto che una bambina stava litigando con il fratello per una mascherina giocattolo di Ladybug. 

«Io sono più bravo di te ad imitarla!» esclamò il ragazzino «Lucky Charm!» disse ad alta voce facendo srotolare completamente uno yo-yo rosso a pallini neri. Quest'ultimo però non si avvolse e finì per cadere in testa alla ragazzina facendola piangere. 

Marinette non riuscì a trattenersi e corse dalla bambina per consolarla. 

«Ti sei fatta male piccola?» le chiese accarezzandole la testa. 

La bimba tirò su rumorosamente con il naso e lei la strinse a sé consolandola. 

«Non è successo niente» la rassicurò «Non voleva farti male». 

Il fratello stava cercando di far riavvolgere su se stesso il filo dello yo-yo, ma spazientito per la situazione si trovò in difficoltà. 

«Posso?» gli chiese lei allungando una mano. 

Infilò l'anello nell'indice destro e iniziò ad avvolgere il filo su se stesso. Poi con un colpo deciso verificò che il giocattolo funzionasse ancora. Qualcosa andò storto però, perché non solo lo spago non eseguì il suo ordine, ma con un’oscillazione imprevista si avvolse sulle sue caviglie facendola cadere rovinosamente. 

I due bambini scoppiarono a ridere e lei si ritrovó ingarbugliata nel filamento. Per fortuna che il suo era uno yo-yo magico, altrimenti avrebbe passato la maggior parte del suo tempo a terra invece che a combattere le Akuma. 

«Saresti perfetta per Chat Noir» sentì dire ad Adrien alle sue spalle «Distruggeresti tutto anche senza il Cataclisma». 

«Siamo in vena di battute oggi?» lo rimproverò per nascondere il suo imbarazzo «Non stare lì a guardare, aiutami!»

«Nope!» esclamò ridendo mentre teneva le bibite in mano. 

«Adr… per favore» sibilò ricordandosi in extremis di non pronunciare il suo nome. 

Ridendosela sotto i baffi si avvicinò a lei e posò a terra le due bottigliette fresche. 

Afferrò il giocattolo ed iniziò a seguire il percorso del filo al contrario. Continuò a toccarla per liberarla dalla matassa che si era formata e Marinette avrebbe voluto sprofondare. Era troppo vicino e non poteva fare a meno di respirare il profumo della sua pelle mista ad un dolce aroma di agrumi.

«Ecco» esclamò Adrien con un ultimo giro vicino alle caviglie dell'amica «Sei libera». Poi si rivolse ai bambini «Ladybug non vorrebbe vedervi litigare» sorrise loro mentre riconsegnava il giocattolo. I due si guardarono un po' perplessi e subito fuggirono via tornando probabilmente dalla loro mamma.

Il giovane si rialzò e porse la mano alla ragazza per aiutarla a tornare in piedi. Aveva una sensazione strana addosso. Pronunciare quel nome gli aveva lasciato l'amaro in bocca, così guardò Marinette intenzionato a scacciare i tormenti della sua anima.

Si sedettero su una panchina lì vicino e la ragazza gli porse il sacchetto con i croissant. 

Il volto di Adrien si illuminò alla vista del cibo e lei gli sorrise di cuore. Lo vide godersi i raggi di sole mentre osservava il cielo e sbocconcellava la sua merenda. Il braccio abbandonato sullo schienale della panchina, proprio dietro di lei. Da quando era arrivato a casa sua, sembrava che ogni scusa fosse buona per cercare un contatto. 

Le aveva preso la mano diverse volte quel pomeriggio e non poteva fare a meno di pensare che tutto questo esulasse dalla semplice amicizia che avevano sempre avuto. La guardava con occhi diversi da qualche giorno e Marinette era sicura di non aver fatto niente per meritarlo. Il ricordo dell'abbraccio rassicurante con cui l'aveva consolata era scolpito a fuoco nella sua memoria ed era sicura che difficilmente avrebbe dimenticato quella sensazione. 

«Un penny per i tuoi pensieri» la riportò alla realtà lui premendo leggermente il polpastrello contro il suo naso. 

«Dove lo trovi un penny?» chiese dubbiosa. 

«Ok, non dirmelo se non ti va...» sospirò «Solo… stai meglio?» si preoccupò per lei. 

«Avevi ragione» gli sorrise «Avevo bisogno di staccare un po’ e tu?»

«Lo stesso» rispose «Ed è quasi tutto perfetto».

«Quasi?» chiese lei curiosa di capire a cosa si riferisse.

«Non ti ho ancora battuto al tiro al bersaglio» le sorrise ammiccante.

«Oh» esclamò Marinette divertita «Poverino… pensi davvero di poter vincere?»

Adrien saltò in piedi scrollandosi di dosso le briciole della brioche e poi le porse la mano «Ti sfido!».

 

Il giovane modello quasi si stupì di quanto fosse riuscito a divertirsi quel pomeriggio. Avrebbe voluto cogliere le allusioni di Plagg sulla sua compagna di classe molto prima, perché ora se ne rendeva conto, il piccolo kwami aveva fatto di tutto per spingerlo verso di lei. Adrien sapeva bene che alla base ci fosse anche un moto egoistico da parte del gatto: era sicuro che il fine ultimo fosse quello di fare razzia di baguette e soufflé dalla panetteria dei Dupain-Cheng. Nonostante questo, non poteva che essergli molto grato.

«Secondo me dovresti alzare un po’ il tiro» esclamò il giovane mentre guardava la sua amica che, concentrata come se da questo dipendesse la sorte dell’intero pianeta, prendeva la mira per il suo ultimo lancio.

«Non ci provare nemmeno» lo redarguì lei senza scomporsi «Mi bastano cinque punti per batterti, non riuscirai a farmi sbagliare».

«Lo dicevo per te» sorrise sornione alzando le spalle, poi si avvicinò fingendo di capire meglio se la traiettoria decisa dalla ragazza fosse corretta e quando la vide decidersi a lanciare le soffiò piano sul collo.

Marinette si lasciò sfuggire un gridolino sorpreso saltando come una molla. Arrossì vistosamente per poi guardarlo minacciosa. 

«Ti sei battuta bene» continuò serio complimentandosi con lei «Hai perso solo per un “soffio”».

«D-davvero Adrien?» balbettò lei in un misto di imbarazzo e divertimento «Hai addirittura il coraggio di fare una freddura dopo aver vinto in maniera sleale?»

«Tutto per il premio!» sorrise indicando ciò che voleva all’addetto dello stand, mentre lei gli dava le spalle, non potendo quindi vedere che cosa avesse scelto «Chiudi gli occhi per favore».

«Non se ne parla» rispose lei incrociando le braccia sotto al seno, continuando a guardarlo con sospetto.

«Ok, vorrà dire che sarà solo un po’ più imbarazzante…» rispose prendendo ciò che l’uomo dietro di lei gli stava porgendo.

Sorrise, cercando di sembrare rilassato e padrone della situazione. Allungò il braccio verso Marinette e delicatamente catturò la sua mano portandola verso di sé. Abbassò lo sguardo su ciò che stava facendo, spiando di sottecchi le reazioni della ragazza che, era sicuro, stava andando completamente nel panico.

Appena la ragazza vide ciò che aveva scelto si irrigidì guardandolo quasi spaventata, così Adrien si fece coraggio «Vuoi essere la mia… Lady Noir?» concluse infilandole all’anulare la riproduzione giocattolo dell’anello di Chat Noir.

La vide boccheggiare non riuscendo a dire niente.

«Sai… visto il tuo abbigliamento di oggi» iniziò a spiegarsi lui «e le tue doti naturali nel distruggere ciò che ti circonda» ridacchiò per farle capire che stava scherzando «Mi sembrava… divertente».

La sentì prendere un respiro profondo, sbattendo più volte le palpebre mentre continuava a fissare l’anello per evitare di alzare lo sguardo su di lui.

«Divertente, sì» confermò lei annuendo piano per poi lasciarsi andare ad un sorriso timido.

«Tutto bene?» si preoccupò. Sembrava quasi che l’atmosfera che si era creata fra loro durante tutto il pomeriggio fosse stata spezzata.

«Sì» annuì lei «Proviamo il prossimo stand?» chiese iniziando ad allontanarsi.

«Marinette» la richiamò trattenendola per un polso, deciso capire che cosa fosse appena accaduto.

Lei alzò appena lo sguardo, non riuscendo a sostenere il suo.

«Stavamo passando un bel pomeriggio» si decise a dire «Non capisco quale sia il problema».

«Nessun problema» mentì spudoratamente «Volevi provare tutte le attrazioni, no? Non ce la faremo mai se non ci sbrighiamo».

«Non me ne frega niente dello stand, del Festival o di questo Luna Park» rispose leggermente infervorato «Mi importa di te!» esclamò con una tale intensità da stupire persino se stesso «Cosa ho fatto di sbagliato?».

«Niente» si affrettò a dire lei «Non hai fatto niente di male».

Adrien percepì uno strano movimento alle sue spalle, si voltò appena in tempo dal vedere un enorme aeroplanino giocattolo dal colore rosso a pois neri rischiare di travolgerli. L’istinto fu più rapido di qualunque altra cosa e gettandosi su Marinette la scansò facendo ruzzolare entrambi di lato.

L’aveva protetta tenendo ben saldo un braccio dietro la sua testa per evitare che la sbattesse a terra. Cercò il suo sguardo e seppur preoccupata, gli sembrò stare bene.

«Andiamo» la esortò aiutandola ad alzarsi per poi rifugiarsi dietro un piccolo chioschetto. Intorno a loro era scoppiato il caos e le persone stavano fuggendo urlando.

«Un’akuma?» la sentì chiedere alta voce.

«Probabile» rispose il giovane deglutendo a vuoto.

Dall’alto videro spuntare Ladybug inseguita da un'altra Portatrice della coccinella. Le videro evocare nuovamente i "Lucky Charm" e scagliarseli addosso, proseguendo con calci e pugni mentre saltavano da una giostra all'altra. 

"Questo è un incubo" si ritrovò a pensare Adrien. Non solo le cose con Marinette gli erano sembrate precipitare, ma ora non una, bensì due Ladybug erano davanti a lui e con tutta onestà avrebbe preferito non incontrarne nessuna. Vederla riaprì una ferita ancora viva e pulsante e si chiese se tutto quello che aveva provato per Marinette dopo il rifiuto dell'eroina, non fosse solo un placebo. L'unica cosa di cui era sicuro, era che non poteva aggiungere altro dolore all'amica.

«Adrien!»

L'urlo di Marinette lo riscosse dai suoi pensieri e prima che un altro oggetto piombasse su di loro, fu il turno della ragazza di salvarlo portandolo via appena in tempo. Gli aveva stretto forte la mano e lo aveva trascinato verso due attrazioni in riparazione. All'improvviso si sentì trascinare verso il basso e si ritrovò sulla giovane. Aveva evidentemente perso l'equilibrio ed ora si teneva una caviglia con sguardo sofferente. 

«Credo di essermela slogata» pronunciò esitante socchiudendo gli occhi per il dolore. 

«Non possiamo stare qui» si preoccupò immediatamente lui «Riesci a camminare?»

Marinette tentò di alzarsi, ma appena fece forza sull'arto una smorfia di dolore le fece stringere i denti e scrollare la testa. 

«Vai a cercare aiuto, per favore» Adrien non se lo fece ripetere: era la perfetta occasione per poter diventare Chat Noir e metterla in salvo senza creare sospetti.

 
 
 

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Note dell'autrice 
Grazie ancora per essere arrivati fino a qui, fatemi sapere cosa ne pensate e se non volete perdervi gli aggiornamenti vi consiglio di aggiungere me o la storia tra i preferiti/ricordati/seguiti.

 

Ed ecco che sul più bello arriva Papillon a rompere le scatole... come sempre del resto.
Cosa si inventerà Marinette questa volta?

 

Ancora grazie a tutti!
A presto! KwamiHunters

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


 

Capitolo 12 - Blind Hearts - KwamiHunters

 
 
 
Blind Hearts - Capitolo 12
 

 

Marinette aprì la borsa liberando i due kwami. 

«Non ci voleva» esclamò Mullo in pensiero «Ti fa molto male la caviglia?» 

«No, per niente» disse sicura, alzandosi senza alcuna difficoltà «Dovevo allontanare Adrien da queste false Ladybug. Che diavolo avrà in mente Papillon?»

«Sei diventata una vera attrice» constatò Mullo sorpreso «Mai pensato di iscriverti a teatro?»

«Ti sembra il momento?» lo interruppe Tikki «E poi non ha nemmeno il tempo per respirare, pensi che proporle impegni aggiuntivi le faccia bene?»

La ragazza li osservò con tenerezza, prese il telefono ed inviò un breve messaggio a Priyanka, dicendole di stare all'erta nel caso in cui anche Mayura si fosse trasformata. In quel caso avrebbe dovuto avvertirla immediatamente.

«Mi piacerebbe molto unirmi alla vostra conversazione, ma dobbiamo andare… Tikki, trasformami!» 

Una luce la avvolse e subito lanciò lo yo-yo per portarsi in un punto più sicuro. Osservò le sue due copie continuare ad utilizzare i loro poteri speciali per evocare oggetti e scagliarseli contro. Lei, a differenza loro, ne aveva a disposizione solo uno e doveva giocarselo bene.

Rimase nascosta osservandole e provando a capire se fossero riconoscibili in qualche modo. Doveva trovare un modo per far capire ai suoi alleati chi fossero i loro veri nemici.

Più le osservava, più i loro movimenti ed i loro gesti le sembravano familiari. Agivano come avrebbe fatto lei e combattevano con il suo stesso stile. Pensò che sconfiggerle non sarebbe stato affatto facile, probabilmente avrebbero anticipato ogni sua mossa. Ciò che poteva tornarle utile, era che le due continuassero a litigare tra loro. Dai brevi dialoghi che aveva carpito, entrambe sostenevano di essere la “vera” Ladybug: che fosse un piano di Papillon? 

«Siete tutti all’ascolto?» chiese interpellando i suoi compagni di squadra attraverso gli auricolari.

«Qui Carapace» rispose chiara la voce del ragazzo «Io e Rena Rouge siamo a due minuti dalla vostra posizione. Stiamo arrivando».

«Ci sono quasi» affermò subito dopo Queen Bee «Con che cosa abbiamo a che fare?»

«Due Ladybug» specificò Chat Noir «E con l’originale sono tre! Attenzione a non colpire lei».

Alla Portatrice della coccinella si strinse il cuore. La voce del suo partner non era allegra e spensierata come al solito. Sembrava risoluto, distaccato e non poté fare a meno di pensare che fosse colpa sua.

«Come ti distinguiamo per non colpirti?» lo sentì chiedere «Anzi, per essere sicuri sarebbe meglio se stessi lontana dalla battaglia» propose Chat. 

La ragazza rimase interdetta per un attimo. Non voleva vederla, o era solo preoccupato per lei?

«La priorità è capire dove si trovi l’akuma. Azzarderei lo yo-yo, oppure gli orecchini, o la maschera» suggerì Rena Rouge «Sono due, probabilmente è lo stesso oggetto, come per i cappellini dei Sapoti. Vanno distrutti insieme!»

«Lucky Charm!» Ladybug chiamò immediatamente il suo potere, voleva comunque rendersi utile e capire come sconfiggere le sue copie era essenziale.

Guardò verso l’alto e le cadde tra le mani una confezione dalla forma triangolare. Era sicura di aver già visto quell’oggetto da qualche parte, ma non ricordava esattamente dove. Se lo rigirò tra le mani e infine provò a strappare il lembo più piccolo per capire che cosa vi fosse al suo interno. Ne uscì una sorta di crema di colore marrone scuro che le macchiò i guanti della tuta.

«Henné?» si chiese ad alta voce. Come un’illuminazione si ricordò della confezione sulla scrivania in camera di Priyanka. Il suo potere forse le stava suggerendo di coinvolgere la ragazza, così rifletté velocemente su quale fosse il modo migliore e meno pericoloso.

«Ho bisogno di te» le scrisse per messaggio «Lascia la tua kwami al Guardiano, prendi Sass e raggiungimi alla metro di Les Sablons il prima possibile».

Tentennò per un attimo, incerta se ciò che voleva fare fosse davvero la cosa giusta, ma poi inviò un altro messaggio chiedendo a Luka indicazioni su dove si trovasse. Infine chiamò singolarmente Rena Rouge «Tra poco ti manderò delle coordinate, troverai delle alleate, fanno parte di un piano a lungo termine contro Papillon! È essenziale che nessuno degli altri ne sia al corrente, mi fido di te, non fare loro domande».

Ladybug saltò per tornare a terra e individuato il primo tombino vi si infilò assicurandosi che nessuno la stesse seguendo.

«Tikki, trasformami».

Appena tornata nei suoi panni civili le diede un biscotto che l’altra divorò immediatamente per riprendere le forze.

«Entriamo ufficialmente in scena» disse Marinette al kwami del topo «Sei pronto per il tuo grande debutto?»

«Sei sicura di quello che stai per fare?» domandò la coccinella leccandosi le zampine.

«Sì! Metteremo pressione a Papillon. Capirà che ci sono nuovi Portatori sparsi in tutta Parigi e gli farò pensare che lo stiamo braccando. Spenderà tempo ed energie per cercare i nuovi Portatori, potrebbe commettere persino qualche passo falso. Con i poteri di Viperion possiamo giocare all’infinito la stessa partita, se mai Mayura dovesse entrare in azione lo useremo per arrivare più velocemente a loro».

«Dici che cinque minuti basteranno? E se succedesse qualcosa a Priya?» chiese ancora la piccola kwami preoccupata.

«Anche in questo caso torneremo indietro, per poi pensare ad un nuovo piano».

«Andrà tutto bene» la rassicurò il kwami del topo, contento di poter essere utile.

«Mullo, trasformami!» esclamò Marinette diventando Multimouse «Andiamo a recuperare Priya e Luka!»

La giovane raggiunse la metro e appena individuò la nipote del Guardiano la chiamò con discrezione.

«Come posso aiutarti?» domandò quest’ultima immediatamente.

«Tieni!» rispose Multimouse consegnandole gli orecchini della coccinella.

«Cosa? Io?»

«Dovrai fingerti me e purificare l’Akuma a fine battaglia. Ti terrai lontana e starai al sicuro. Nessuna iniziativa personale, fai sempre e comunque quello che ti dico. Pensi di poterlo fare?»

Priyanka annuì accettando i due piccoli gioielli che la ragazza le stava porgendo. Li infilò alle orecchie ed osservò la kwami della coccinella che la guardava sorridendo. «Il potere si chiama Lucky Charm» le ricordò «Andrà tutto bene!»

«Tikki... trasformami!»

Una luce la travolse e quando Marinette riuscì di nuovo a vederla, la giovane era ricoperta da una tuta molto simile alla sua. I capelli neri ricadevano dolcemente sulle sue spalle e il taglio degli occhi unito alla maschera le donavano un aspetto ancora più misterioso.

«Wow!» esclamò Multimouse «Ammetto che è strano… molto strano! Ma stiamo per combattere contro due copie… perciò…»

Priyanka tastò la consistenza della tuta e provò a staccare la maschera constatando che non fosse possibile, poi prese lo yo-yo e provò ad usarlo.

«Ci farai subito la mano!» la rassicurò l’altra «Ora andiamo, devo consegnare Sass al suo portatore, ma prima dobbiamo renderti ufficialmente Ladybug, vieni con me».

Raggiunsero l’entrata dei Jardin d’Acclimatation e subito Multimouse fece inviare alla ragazza un messaggio a Rena per comunicarle la loro posizione.

La portatrice della volpe arrivò rapida e scrutò entrambe guardinga, notando immediatamente le differenze tra la Ladybug che aveva di fronte e quella originale. Persino le copie che stava combattendo fino a qualche minuto prima erano decisamente più credibili.

«Rena Rouge» si presentò Marinette nei suoi nuovi panni «Io sono Multimouse e lei non è evidentemente Ladybug, ma siamo le alleate di cui ti ha accennato prima» la rassicurò.

«Devi renderla uguale all’originale con un tuo Miraggio» spiegò quindi velocemente alla Portatrice di Trixx «Starà lontana in modo che l’illusione non venga distrutta. Torna dagli altri e portala con te, io recupero un altro aiuto e vi raggiungo in battaglia».

«Dov’è la vera Ladybug?» chiese Rena Rouge preoccupata «Rientra nelle cose che non possiamo dirti per motivi di sicurezza. Ad ogni modo, sta bene» la tranquillizzò.

«Oh...» rispose stupita «Beh, è un piacere avervi nella nostra squadra!» sorrise l’amica prima di suonare il flauto traverso e attivare il suo potere.

Multimouse scambiò un cenno d’intesa con le due ragazze e corse a portare il bracciale del serpente al suo migliore amico. Lo trovò che trafelato cercava di avvicinarsi il più possibile al luogo della battaglia.

«Sei fuori allenamento!» lo prese in giro prima di consegnargli il Miraculous.

«Sicura di quanto stiamo per fare? Non si torna indietro».

«Proprio tu me lo dici?» lo guardò alzando un sopracciglio, riferendosi al potere del giovane.

«Sono serio!» rispose Luka «Esporsi al mondo comporta pericoli e responsabilità».

«Queen Bee è già sul posto e sta combattendo anche se corre il rischio di rovinarsi la manicure. Hai l’opportunità di proteggerla, preferisci stare qui e fare il prezioso?»

Il ragazzo infilò al polso l’oggetto magico e subito il kwami del serpente comparve davanti ai suoi occhi.

«Vedi di non farti distrarre dalla biondina e concentrati» lo redarguì Multimouse «Non vorrai fare brutta figura alla tua prima apparizione vero?»

Poi tornò seria e lo guardò intensamente trattenendolo per il polso a cui aveva messo il Miraculous «Qualunque cosa accada, non pensare nemmeno per un momento di rivelarle chi sei… chiaro?»

«Lo farò solo un centinaio di volte riavvolgendo il tutto con il potere» la prese in giro «Tanto non lo saprai mai»

«Luka...» sospirò scrollando la testa divertita.

«Naturalmente sto scherzando, rischierei di metterti in pericolo e non lo farei mai».

Multimouse sorrise rincuorata dalla maturità che le stava dimostrando, aveva fatto bene a fidarsi di lui. Lo vide prendere un profondo respiro concentrandosi, infine pronunciò la formula: «Sass, trasformami!»

 

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Chat Noir colpì con l’ennesimo fendente una delle due Ladybug, ma ogni tentativo era vano e in due complicavano maggiormente la situazione per tutti. La continua battaglia che si facevano a vicenda rendeva il tutto ancora più imprevedibile.

«Sei distratto!» sbottò Queen Bee avvolgendo la trottola intorno alla sua vita, trascinandolo verso di lei per fargli schivare un razzo giocattolo gigante: l’ennesima evocazione di uno dei due Lucky Charm.

«Se non hai la testa concentrata sulla battaglia vattene!» lo sgridò senza remore.

Il gatto nero incassò la ramanzina. Sapeva che Chloé aveva ragione, ma era preoccupato per Marinette: era tornato per metterla in salvo e lei non era lì. Si era pentito di averla lasciata sola e si chiedeva dove potesse essere finita. Forse era impaurita e dolorante e lui non aveva modo di poterla aiutare.

L’unica soluzione era liberare in fretta le due akumizzate per poter tornare da lei.

«Hey, amico! Che ti prende?» chiese Carapace mentre gli copriva le spalle dall'ennesimo lancio di giocattoli enormi.

«Scusate» Chat scrollò la testa convinto e cercò di non pensarci.

Fece scorrere lo sguardo sui suoi compagni di squadra e non vedendo Rena Rouge provò a chiamarla attraverso gli auricolari: questi ultimi ormai erano loro indispensabili per coordinare le azioni in battaglia.

«Rena, dove sei? Tutto bene?» chiese schivando l’ennesimo oggetto gigante, saltando in cima ad una giostra seguito dal Portatore della tartaruga.

«Abbiamo una sorpresa per voi!» esclamò la volpe rossa spuntando al fianco di Ladybug, prima di lasciarla sola e tornare verso di loro «Stanno arrivando rinforzi!»

«Rinforzi?» chiese Queen Bee avvolgendo la caviglia di una delle due akumizzate, per poi tirarla con forza verso di sé per farla cadere a terra.

«Saranno presto qui, tenete duro!» rispose l’altra annuendo, prima di approfittare della mossa della Portatrice dell’ape per assestare un colpo deciso a una delle due nemiche.

L’akumizzata però sembrava non volersi fermare e divincolandosi cercò di attaccarla a sua volta. Carapace intervenne frapponendosi fra le due e difese la sua ragazza evocando lo scudo magico per poi bloccare finalmente a terra la giovane.

A Chat Noir però non sfuggì il movimento rapido che l’altra Ladybug fece cercando di colpire i suoi compagni di squadra. «Cataclisma!» richiamò il suo potere e corse a distruggere la balaustra su cui stavano i suoi amici per scansarli dall’enorme trenino rosso a pois neri che altrimenti li avrebbe travolti. Cercò di afferrare Queen Bee per impedire che cadesse all’indietro, ma nel farlo si mise sulla traiettoria del giocattolo.

Poco prima dell’impatto due figure piombarono su di loro portandoli in salvo pochi metri più in là.

Chat guardò il profilo della ragazza che gli aveva appena evitato qualche contusione e rimase per un attimo imbambolato. Due graziosi chignon alti la facevano assomigliare ad un topolino e il sorriso caldo con cui lo salutò gli fece saltare un battito. Aveva una tuta grigia con alcuni inserti rosa e neri. Era aggrappata ad una corda per saltare che si era allungata a dismisura, permettendole di salvarlo e trascinarlo via dalla battaglia con agilità.

«Stai bene?» gli chiese preoccupata «Devi fare più attenzione!»

Doveva sembrare visibilmente confuso, ma la giovane gli sorrise ancora incoraggiante «Io sono Multimouse e lui è Viperion, siamo qui per aiutarvi!»

Nel dirlo lo lasciò andare, ormai sicura che si sarebbe potuto reggere in piedi da solo e rivolse la sua attenzione verso il Portatore del serpente che invece stringeva ancora tra le braccia Queen Bee, mentre la guardava con un’espressione pericolosa in viso. Si stavano scrutando intensamente, senza parlare e più i secondi passavano, più le guance di Chloé assumevano un colorito particolarmente acceso, al contempo il sorriso del giovane diventava sempre più compiaciuto.

La Portatrice del topo alzò gli occhi al cielo «Viperion…» lo richiamò all’ordine, ammonendolo nello stesso momento.

Lo vide ghignare prima di lasciar andare la biondina «Sono lieto che tu stia bene, ma il lavoro chiama!».

Multimouse usò la corda per saltare da uno stand all’altro, cercando con lo sguardo la Ladybug originale con la quale scambiò un cenno d’assenso.

«Tra poco ci trasformeremo» fece notare Rena Rouge.

«Andate a rifocillare i vostri Kwami, ci pensiamo noi qui» comunicò la nuova arrivata.

«Pensate di farcela senza di noi?» chiese Carapace.

«Forse non sembra, ma non siamo dei novellini» esclamò Viperion facendo l’occhiolino agli altri eroi che si divisero per tornare nei loro panni civili. L’unica a rimanere con i nuovi arrivati fu Queen Bee che non aveva ancora utilizzato il suo potere.

Chat Noir rivolse la sua attenzione verso Ladybug e la vide in disparte, in un leggero stato di ansia. Ripensò al loro ultimo incontro e stranamente guardandola non provò… niente. Si era rabbuiato prima, quando aveva sentito la sua voce, ma ora le era indifferente.

In compenso si sentiva a disagio per quanto aveva provato stretto a Multimouse. I suoi occhi, il suo sorriso, sembravano avere su di lui un richiamo atavico. Come se l’avesse sempre conosciuta, come se stare fra le sue braccia fosse la cosa più naturale del mondo. Scosse la testa dandosi mentalmente dello stupido. «Marinette» mormorò tornando alla ragione, trovando finalmente riparo «Plagg, trasformami» disse riprendendo i suoi abiti civili.

«Ragazzo mio, fattelo dire: sei messo proprio male!» berciò il Kwami.

Adrien guardò la creaturina non capendo a che cosa si riferisse, ma per paura di sentire ad alta voce i suoi pensieri concretizzarsi, decise di tagliare corto «Devo trovare Marinette!» esclamò deciso «Quanto ti ci vuole a ricaricarti?»

«Stai calmo ragazzino, non mettermi fretta. Vuoi che mi strozzi con un pezzo di formaggio?»

«Ma se sei in grado di ingollarti una forma intera di Camembert!» ribatté il modello.

«Sei l’ultimo che mi può giudicare visto come ti abbuffi dei croissant dei Dupain-Cheng.»

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo e lo infilò di forza nella tasca della felpa «Fammi sapere quando sei pronto, intanto cerco Marinette».

Iniziò a correre nelle stradine provando a rintracciare la sua amica, con quella caviglia slogata difficilmente avrebbe potuto andare lontano.

«Dove sei finita?» mormorò sempre più preoccupato.

«Forse...» strillò Plagg da dentro la sua maglia «Dovresti farmi mangiare in pace senza sballonzolarmi a destra e sinistra. Ci metterei molto meno!»

«Devo trovarla!» rispose l’altro bruscamente.

«E poi?» chiese facendo capolino dalla stoffa «Le dirai che hai un impegno urgente e la lascerai di nuovo sola?»

Adrien si fermò all’improvviso. No, in effetti non poteva farlo, sarebbe stato sospetto. Doveva assolutamente tornare a concentrarsi, non poteva ripresentarsi alla battaglia in quelle condizioni.

«Sono pronto!» esclamò il gatto nero «Avrai tempo per le paranoie più tardi e ti assicuro che abbiamo molto di cui discutere».

Il modello guardò il suo kwami dubbioso, ma decise di ritornare ad aiutare i suoi compagni di squadra.

Una volta trasformato arrivò dove poco prima si stava svolgendo la battaglia e la trovò praticamente conclusa. Vide una delle nemiche paralizzate dal potere di Queen Bee, mentre l’altra era stata legata dalla sua trottola e dalla corda di Multimouse.

«Ladybug» sentì quest’ultima chiamare all'auricolare «Mayura?»

Ci fu un attimo di silenzio «Non pervenuta».

La nuova arrivata meditò per qualche secondo «Attiva il tuo potere, mi sembra strano che non sia servito per fermarle, vediamo che cosa suggerisce la dea bendata.»

Lo yo-yo si alzò alto nel cielo e tra le mani dell’eroina videro cadere un oggetto rosso a pois neri.

«È un set di federe» disse loro attraverso l’auricolare «Qualcuno ha idee?»

Rena Rouge e Carapace li interruppero facendo capolino da dietro un baldacchino del parco. Il Portatore della tartaruga aveva della vernice fino a metà del polpaccio destro e la volpe se la stava ridendo bellamente.

«Che succede?» chiese la sua amica d’infanzia.

«Abbiamo girato l’angolo ed è finito in un barattolo di vernice» rise l’altra tenendosi la pancia «Dovevate vedere la sua faccia».

Il ragazzo scrollò la testa ridendo con lei «Ammetto che deve essere stata una bella scena. Questo comizio invece? Stavate aspettando noi?»

«Più o meno» rispose la Portatrice del topo «Viperion, credo sia il momento».

«Serve?» chiese l’altro «Ormai la partita è finita».

«Non lo so… chiamalo sesto senso o...»

«Paranoia...» ribatté Chloé tendendo di più la corda della sua trottola «Non ho tutto il pomeriggio, fate come volete ma sbrigatevi!»

Multimouse fece una smorfia esasperata guardando il ragazzo con cui era arrivata, al Portatore del gatto nero sembrò evidente che i due si conoscessero molto bene e da parecchio tempo.

«Second Chance!» esclamò il Portatore del serpente attivando il suo potere.

«Chat, ti dispiace aiutarmi con l’altra akumizzata?» si sentì chiedere dalla nuova arrivata «Direi di distruggere tutti gli oggetti insieme con il tuo Cataclisma, potremmo metterli in una delle due federe, sarà più veloce». 

Lui annuì e si allontanò una ventina di metri andando dalla Ladybug paralizzata. Iniziò a toglierle gli orecchini, ma non accadde niente. Vide Multimouse fare lo stesso con la copia di Ladybug legata, per poi passare allo yo-yo, così la imitò.

«Petit Souris*» richiamò l'attenzione della nuova arrivata Chat Noir «Scommetto sulle maschere» affermò un istante prima di toglierla e bloccarsi completamente.


*topolina

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«No, no, no!» Queen Bee si voltò in direzione della Portatrice del topo, attirata dalle sue urla e la osservò mentre si gettava a capofitto verso Chat Noir. 

«Che diavolo…» Chloé strinse la presa della sua trottola intorno all'akumizzata. Senza la corda di Multimouse a tenerla stretta, stava riuscendo a divincolarsi. Viperion appena resosi conto della situazione, bloccò la copia alle spalle avvolgendole la vita e fermandole le braccia lungo i fianchi. La biondina osservò con interesse i bicipiti guizzanti del nuovo arrivato. Per un attimo le sembrò davvero un serpente che avvolgeva la preda tra le sue spire.

«Multimouse» chiamò ansioso «Ci sono problemi?»

«Sì» la voce della giovane arrivò preoccupata e tesa «Preparati ad usare il tuo potere e non togliete la maschera alla falsa Ladybug per nessun motivo: le identità di tutti sono a rischio». 

Carapace e Rena Rouge si scambiarono una rapida occhiata e cercarono di aiutare Viperion a tenere ferma la preda dell’akuma.

A Queen Bee non era sfuggita la totale paralisi di Chat Noir, se fossero stati nel bel mezzo di una battaglia avrebbe scommesso di averlo colpito per sbaglio. Non aveva opposto resistenza quando la Portatrice del topo era corsa verso di lui prendendogli la maschera dalle mani per poi rimetterla alla loro nemica. O almeno questo è ciò che le era sembrato a quella distanza, potendo vedere solo la schiena della finta Ladybug.

«Appena arrivata e già comanda?» sbottó caustica Chloé mentre il suo fermaglio emetteva l’ennesimo bip per avvertirla del poco tempo che le restava prima che tornasse nei suoi panni civili. 

«Non siamo novellini» le ricordó ancora Viperion, ma era evidentemente preoccupato per la sua collega ed anche lei non poté fare a meno di seguire con lo sguardo ciò che stava accadendo lontano da loro. 

Anche Ladybug si comportava in maniera strana, tenendosi particolarmente distante dalla battaglia. Capiva il rischio fintanto che le altre due erano libere, ma ora? Nemmeno il comportamento di Chat l'aveva smossa e l'unica a cui sembrava importare del Portatore del gatto nero era Multimouse. 

«C'è qualcosa che non mi quadra» si lasciò sfuggire la biondina. 

«Certe volte è meglio non sapere…» le rispose Viperion continuando a tenere bloccata la loro nemica «Ora potresti dare una caramella al miele a Pollen? Sarebbe d’aiuto se il tuo "Veleno" paralizzasse anche questa scalmanata».

Chloè annuì ponendo fine alla sua trasformazione, accolse tra le sue mani la piccola kwami che la guardò grata e subito estrasse il pacchetto di caramelline per rifocillarla. Si rigiró la scatolina tra le mani constatando fossero quasi finite. La sola idea di tornare al centro commerciale in cui Luka gliele aveva regalate la fece sorridere, forse lo avrebbe "casualmente" incontrato di nuovo se si fosse presentata alla fine del suo turno di lavoro. 

«Tu come sai cosa mangia Pollen?» chiese improvvisamente sospettosa verso l’ultimo arrivato. 

Viperion sorrise con aria colpevole «Fortuna che non ricorderai niente di tutto questo, Honey» esclamò godendosi l’espressione stupita della biondina, la quale rimase letteralmente a bocca aperta cercando di articolare una frase, inutilmente. 

 

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Il volto che Chat Noir aveva visto, sebbene non fosse la vera Eroina di Parigi, era identico a quello di Marinette.

Indietreggiò portandosi una mano al petto. Il cuore sembrava impazzito facendo pulsare le sue vene in testa in modo fastidioso. Marinette… la sua Marinette era Ladybug… la sua Ladybug. Una miriade di pensieri iniziò a vorticargli nella testa, come aveva potuto essere così cieco per tutti quegli anni? La sua mente si perse ripensando ad ogni suo gesto e parola. Rivalutò i suoi respiri e le virgole immaginarie dei loro discorsi. Lei lo aveva respinto e lui era piombato a casa sua a farsi consolare, ecco il perché dell’Akuma, poteva solo immaginare come doveva essersi sentita. Eppure lo aveva accolto e gli era stata vicino. Se solo ripensava a tutte le volte in cui si erano ritrovati ad essere l’uno l’ostacolo dell’altra per le trasformazioni: era tutto tragicamente comico. Quando realizzò che si erano friendzonati per amore delle rispettive controparti, si lasciò andare ad un sospiro sconsolato.

Multimouse si mise davanti a lui scuotendolo piano «Stai… stai bene?»

C’era paura nei suoi occhi, eppure loro non si conoscevano.

«Devo parlare con lei… » mormorò cercando con lo sguardo l'Eroina di Parigi in lontananza, per poi prepararsi a spiccare un balzo nella sua direzione. 

«Chaton, fermati!» lo supplicò la Portatrice del topo parandosi davanti a lui.

Come lo aveva appena chiamato?

Era tesa, ma sembrava intenzionata a non lasciarlo andare da nessuna parte, soprattutto non dall’altra Ladybug. «Respira per favore» continuò cercando di tenerlo tranquillo, ma era evidente che fosse più agitata di lui «Inspira ed espira, lentamente».

Adrien accettò il consiglio assecondandola mentre cercava di fare chiarezza nella sua mente, ma appena inalò intensamente l’aria, un aroma di burro e zucchero gli permeò le narici. Un brivido gli attraversò la schiena e in quell’istante si spiegò la sensazione avuta appena l’aveva vista. Quasi rise pensando che in qualunque versione, Marinette in un modo o nell'altro era stata in grado di conquistare il suo cuore.

La Ladybug che scorgeva sullo sfondo non era la ragazza che aveva amato sin dal primo giorno. La persona che si era impadronita del suo cuore era lì, di fronte a lui, con la paura di perderlo negli occhi. Non ci pensò un secondo di più, le cinse la vita e senza darle la possibilità di capire che cosa stesse succedendo la baciò annullando le distanze tra loro. Lei, troppo stupita per poter rispondere, impiegò qualche secondo prima di scostarsi e guardarlo ancora più terrorizzata di prima. Lo stesso sguardo con cui aveva guardato l’anello che le aveva messo al dito, solo che ora era lui a vestire i panni del gatto.

In quel preciso momento Chat Noir si rese conto di aver appena complicato ancora di più le cose e un’imprecazione gli si impigliò fra i denti.

Marinette lo guardò confusa per poi allontanarsi di qualche passo portandosi le mani tra i capelli, come se un mal di testa lancinante l’avesse colpita all’improvviso.

«Multimouse...» la voce di Viperion arrivò chiara nei loro auricolari «Non so cosa stia succedendo, ma hai due minuti prima che riavvolga il tempo, cosa devo sapere?»

La ragazza scosse la testa cercando di tornare concentrata. Iniziò a guardarsi in giro freneticamente, si soffermò prima sulla Portatrice della Coccinella e poi sulle copie «Dovete avvicinare le akumizzate e fare in modo che non si possano vedere in viso. Tutti i portatori dovranno guardare altrove mentre io e Ladybug toglieremo loro gli oggetti. Manda a tutti istruzioni scritte in modo che nessun altro possa sentire il piano. Una delle federe con all’interno gli oggetti deve essere distrutta con il Cataclisma, l’altra va usata per il Miraculous Ladybug».

Chat Noir attese che Multimouse finisse di parlare e poi si avvicinò spegnendo l’auricolare affinché nessuno potesse sentire la loro conversazione. Avvicinò piano la mano al suo volto e tolse anche quello della ragazza che lo guardò confusa non capendo il motivo del suo gesto.

«Marinette, sono io… sono... Adrien».

Le si spalancarono gli occhi e lo guardò interdetta, doveva decisamente metabolizzare la notizia. Le sfiorò la guancia con il guanto nero e questa volta la vide abbandonarsi a quella carezza. Le lacrime iniziarono a disegnare delle righe lucide sulle sue guance e Chat si affrettò ad asciugarle con un bacio. Infine appoggiò la testa contro la sua «Te l’ho già detto: non sopporto vederti piangere».

Sapevano di non avere più tempo, eppure sembrava che intorno a loro tutto si fosse fermato. Cristallizzati come in una goccia d’ambra, sarebbero volentieri rimasti così, fronte contro fronte, in eterno.

«Chaton...» il silenzio venne interrotto da Marinette che lo attirò a sé posando le sue soffici labbra contro le sue, in un bacio dolce, ma che faceva percepire l’urgenza del momento.

Gli prese il volto tra le mani sorridendo «Non arrenderti» lo supplicò a bassa voce «Ti prego! Ti...»

 

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«Chat, ti dispiace aiutarmi con l’altra akumizzata?»

Multimouse stava chiedendo aiuto al Portatore del Gatto, ma Viperion la fermò all’istante.

«No! Ho utilizzato il potere del mio Miraculous» affermò il giovane «So cosa dobbiamo fare!»

Fece tenere ferma l’akumizzata da Rena, Carapace e Chat mentre Chloé rifocillò il suo kwami. Questa volta stette bene attento a non lasciare indizi riguardo alla sua identità. Nel frattempo scrisse un messaggio informando tutti come dovevano muoversi. 

Ognuno si posizionò dando la schiena a Ladybug e Multimouse che cercarono di essere il più veloci possibile.

«Avete già fatto?» chiese stupito il gatto nero quando la Portatrice del topo gli consegnò la federa.

«Mio cugino è Speedy Gonzales» scherzò facendolo ridere.

«Vi prego no!» sbottó Queen Bee «Due Portatori di battute squallide non li reggo». 

Gatto e topo si scambiarono uno sguardo di complicità sorridendo e Viperion si chiese se fosse il caso, più tardi, di rivelare a Marinette di aver ceduto al giovane. Non aveva capito bene la dinamica e se doveva essere sincero, era fermamente convinto che fosse meglio restare all’oscuro di quello che si erano detti. Insomma, lei lo aveva volutamente baciato appena prima che il suo potere venisse attivato. Forse la sua amica si era innamorata di Chat Noir durante i loro incontri negli ultimi mesi. Forse… aveva consigliato a Ladybug di respingerlo per avere campo libero. Luka scrollò la testa ridendo fra sé: no, non era decisamente da Marinette.

L’atmosfera sembrò rompersi appena la Portatrice della coccinella aprì bocca «Sarà meglio purificare l’akuma».

«Cataclisma!» dalle mani del giovane si alzò una farfalla nera con striature viola che fu prontamente catturata dallo yo-yo dell’eroina.

«Presa...» balbettò quasi in imbarazzo.

Dietro di loro due bambini iniziarono a guardarli spaesati.

Viperion notò che Multimouse si trattenne dal correre da loro e anche sul volto di Chat Noir prese forma uno sguardo contrito. Lo vide serrare i pugni borbottando qualcosa «Devo andare» tagliò corto e sparì prima ancora che il Miraculous agisse per ricostruire il Luna Park e sistemare ogni cosa.

«Andate, ci pensiamo noi qui» Rena e Carapace presero in braccio fratello e sorella e si allontanarono tranquillizzandoli e cercando di capire chi fossero i loro genitori. 

«È stato un vero piacere» Viperion salutò Chloé con un galante baciamano «Spero di rivederti presto».

«Non hai già un topo a cui pensare?» chiese insinuando ci fosse una relazione tra lui e Multimouse.

«No, preferisce i gatti» rispose lanciando un’occhiata all’amica che lo guardò storto.

«Ridicolo, assolutamente ridicolo!» rise la Portatrice dell’ape allontanandosi, nel farlo alzò una mano facendo un breve cenno di saluto «Alla prossima».

«Che intendevi dire?» domandò Marinette perplessa.

«Niente» le sorrise scrollando la testa «Andiamo?»

«Ci serve un posto sicuro, entriamo nel labirinto degli specchi» propose facendo strada a lui e Ladybug.

Luka si trasformò consegnando alla Portatrice della Coccinella il Miraculous di Sass «Ci sentiamo più tardi» sorrise all’amica.

Lei annuì restituendogli il sorriso «Sei stato davvero bravo!» si complimentò.

«Siete stati fantastici» si intromise l’altra «Grazie davvero per il vostro aiuto!»

«Sempre a disposizione» salutò il giovane prima di uscire di corsa e andarsene di lì.

Nella sua mente si ripropose lo sguardo stupefatto di Queen Bee quando aveva finalmente realizzato chi si nascondesse sotto la maschera di Viperion. Non vedeva l’ora che accadesse di nuovo e forse per via del potere del serpente, avrebbe potuto sperimentare molte altre rivelazioni prima di quella definitiva. Aiutare a sconfiggere Papillon, aveva appena assunto una prospettiva del tutto nuova.

 

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Marinette sciolse la trasformazione precedendo Priyanka all'esterno da una porta di emergenza. Avevano controllato che nessuno potesse vederle e la nipote di Fu lanció in aria la seconda federa attivando il potere magico del suo Miraculous riportando tutto il parco alla normalità. 

L'illusione di Rena Rouge era stata spazzata via e Priya era tornata nella sua tuta originale. Anche lei annullò il legame con la coccinella e Marinette si apprestò a rifocillare immediatamente Tikki, Mullo e Sass.

«È andata bene» sorrise tirando un sospiro di sollievo «Mi dispiace solo per quei due bambini». 

«Come può Papillon usare dei bimbi innocenti?» chiese Priya riconsegnandole gli orecchini «È orribile!»

«Lo fermeremo» la rassicurò l’altra «Con il tuo aiuto ce la faremo»

«Forse sbaglio, ma da come sei vestita penso fossi nel bel mezzo di un appuntamento…»

«Già...» rispose combattuta «Dovrei proprio andare»

«Ci sentiamo questa sera» rispose tranquilla «Ora vai!»

Appena arrivò oltre la struttura che conteneva il labirinto di specchi, un raggio di sole le ferì gli occhi e alzando istintivamente la mano a coprirli osservò l’anello giocattolo di Chat Noir.

Per un attimo aveva pensato che Adrien volesse davvero mettersi con lei, ma poi aveva precisato che gli era sembrata un’idea divertente visto il modo in cui si era vestita. Del resto era da tutto il pomeriggio che faceva battute giocose sulle sue calze. «Sono proprio una sciocca» bisbigliò amaramente levando l’anello per poi infilarlo in tasca «Mi sono solo illusa di piacergli, di nuovo».

«Marinette...» Tikki spuntò leggermente dalla borsina, ma la ragazza la coprì con la mano facendola tornare al suo posto.

«Non ora» la pregò «Non voglio parlarne».

Il telefono della ragazza iniziò a suonare rumorosamente rivelando il nome di Adrien sul display. La giovane prese un profondo respiro prima di rispondere: «Pronto?» chiese, ma la voce la tradì tremando sensibilmente.

«Dove sei? Stai bene?»

«Sì, tutto ok» mentì spudoratamente «Sono...» si guardò in giro in cerca di un punto di riferimento «Beh, sono davanti al labirinto degli specchi. Tu?»

«Aspettami lì, non ti muovere».

Il parco piano piano si stava ripopolando e i Parigini ormai abituati a queste bizzarre incursioni di akumizzati ripresero normalmente le loro attività. Questa consapevolezza le appesantì ulteriormente il cuore. Come era potuta diventare parte della loro quotidianità?

Se solo ripensava ai due bambini akumizzati, iniziava a tremare per la rabbia.

Non passarono molti minuti prima di vedere una testa bionda sfrecciare velocemente nella sua direzione.

«Mari!» la chiamò trafelato da lontano appena la intravide tra la folla.

Era contenta di saperlo stare bene, ma era stanca, provata e sinceramente non se la sentiva di proseguire il loro pomeriggio. Avanzò nella sua direzione pensando si sarebbe presto fermato, ma si sbagliò. La travolse quasi, abbracciandola preoccupato senza darle la possibilità di fare o dire niente. La stava stringendo al petto e sentiva il suo cuore battere frenetico per la corsa.

«Per fortuna stai bene» lo sentì mormorare accorato «La caviglia?» domandò scostandosi leggermente per guardarla in faccia.

«Come nuova» lo rassicurò «Tu come stai?»

«Ho avuto paura ti fosse successo qualcosa» esclamò «Non ti ho più trovata, cos’è accaduto?»

Marinette deglutì, doveva trovare una scusa credibile e in fretta. «Chat Noir...» pronunciò, stupendosi da sola che fosse la prima persona a venirle in mente «Mi ha trovata e portata qui, lontano dalle due akuma».

Il ragazzo si allontanò di un passo guardandola serio, con un’espressione indecifrabile in viso. Non riuscendo a sostenere il suo sguardo tentò di sdrammatizzare «Sai… solidarietà tra gatti» spiegò sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

«Dov’è l’anello?» chiese Adrien, che dal suo ultimo movimento doveva averne notato la mancanza.

«Oh, quello...» prese tempo lei «Sì, ecco… era un po’ largo, deve essermi caduto nella confusione. Mi dispiace».

Il giovane per un attimo le sembrò particolarmente silenzioso, distratto da qualche pensiero tedioso, ma infine le prese la mano sorridendo dolcemente «Farò in modo che il prossimo sia della misura giusta...»

«Il p-prossimo?»

Alle spalle di Adrien si materializzò un’ombra scura, alta e massiccia. Appena percepita si voltò di scatto e fu proprio in quel momento che la sua guardia del corpo, pallida in viso, iniziò ad ispezionarlo freneticamente da testa a piedi per verificare che stesse bene. Era agitato e non riusciva che ad emettere grugniti preoccupati.

«Sto bene! Sto bene!» lo rassicurò il giovane cercando di toglierselo di dosso «Per favore torna all’auto».

L’uomo fece per ribattere e Marinette colse l’occasione intromettendosi.

«A dire il vero...» disse appoggiando una mano sul braccio del ragazzo «Tutto questo trambusto mi ha scombussolata un po’. Vorrei tornare a casa se non ti dispiace».

«Oh...» rispose il ragazzo sinceramente dispiaciuto «Certo, nessun problema».

I tre si diressero verso il parcheggio attraversando l’intero parco. Con il Gorilla presente Adrien non proferì parola. Marinette notò che la cercasse spesso con lo sguardo, ma a lei sembrò quasi di poter vedere gli ingranaggi del suo cervello girare freneticamente nella sua scatola cranica.

Salirono in macchina in silenzio e l’autista si infilò lentamente nel traffico cittadino.

Quando mancò poco all’arrivo alla panetteria, il giovane si decise a parlare nuovamente.

«Mi dispiace per quello che è successo oggi».

Marinette si chiese se si riferisse all’attacco di Papillon o alla piccola discussione avuta dopo che le aveva dato l'anello, azzardò la prima ipotesi perché riteneva fosse decisamente più facile da gestire.

«Vedrai che presto Chat Noir e gli altri sconfiggeranno Papillon e Mayura, non è colpa tua se quello squilibrato mette a ferro e fuoco Parigi».

Adrien rimase per un attimo interdetto, pensò che solitamente tutti riconoscevano a Ladybug il lavoro fatto per purificare le Akuma e tentare di fermare il Portatore della farfalla, perché Marinette no?

«Una vera fortuna che ti abbia portata in salvo» lo sentì dire con un tono di voce teso. 

Lei lo guardò per un attimo e lo sguardo del ragazzo per la prima volta nella sua vita non le sembrò rassicurante. Adrien era forse geloso di Chat? Ridicolo! Anzi, come avrebbe detto Chloé: assolutamente ridicolo!

«Sì, beh… lo avrebbe fatto per chiunque» minimizzò lei.

«Deve essere stato contento di vederti con questo outfit» incalzò lui «Oltre a starti benissimo, in qualche modo lo… omaggia».

La ragazza arrossì leggermente per il complimento «Non credo se ne sia accorto».

«Ti piace?» le chiese a bruciapelo.

«C-cosa? No...» si affrettò a dire «Mi ha solo portata al sicuro, niente di più»

«Marinette, perché stai mentendo?»

Le si fermò il respiro. Lo sguardo di Adrien era strano. Non capiva perché insistesse così tanto e si chiese come mai il giovane fosse convinto che dovesse piacerle proprio il Portatore del gatto nero. Che cosa glielo faceva credere? Era bastato il suo vestiario per instillare in lui il dubbio? O forse era qualcosa nel suo comportamento a farglielo credere? Che cosa mai poteva aver visto Adrien che lei ancora non aveva realizzato? 

All'improvviso Marinette pensò che il giovane forse, aveva intuito chi si nascondesse dietro il famoso post-it firmato "C".

L’auto arrivata a destinazione frenò facendoli dondolare piano in avanti. Per un attimo nessuno dei due si decise a muoversi, ancora troppo impegnati a scrutarsi in silenzio. 

Poi il biondino fece scattare la sua cintura e scese andando ad aprirle la portiera.

«Grazie» pigolò lei scendendo. La salvezza era a pochi metri, non vedeva l’ora di rifugiarsi in casa ed annegare i suoi pensieri in un bagno fumante fatto di schiuma e bolle al profumo di vaniglia.

Arrivò alla porta ed infilò le chiavi nella toppa in silenzio, non sapendo cosa dire, troppo stordita dalle sue ultime riflessioni.

«Akuma a parte è stato un bel pomeriggio» sentì esclamare alle sue spalle.

Spalancò il portoncino e restando sull’uscio si voltò, cercando di imbastire un sorriso allegro «Mi sono divertita molto, sono curiosa di vedere se al Festival scolastico riuscirai a battermi in modo onesto a freccette» cercò di scherzare.

Adrien sorrise senza replicare, pensando che tutti gli sforzi fatti per farla divertire, tutti i suoi tentativi di avvicinarsi maggiormente alla giovane erano stati sprecati per colpa di Papillon. 

«Ci vediamo domani a scuola» lo salutò lei facendo un passo indietro per porre fine a quel pomeriggio insieme.

«Marinette...» la fermò istintivamente prendendole il polso. Poi si chinò verso di lei e le lasciò un bacio sulla guancia, pericolosamente vicino all’angolo della sua bocca. Il respiro di lui le solleticò l'orecchio e probabilmente la vide rabbrividire e tendersi per la sorpresa «Fai sapere a quel randagio che posso diventare estremamente pericoloso». Detto questo si raddrizzò, e sistemandosi meglio gli occhiali da sole sul naso - con un gesto che chiunque avrebbe definito estremamente sexy - sfoderò un perfetto sorriso da schiaffi, per poi risalire in macchina e guardarla un’ultima volta prima di ripartire.

La giovane ebbe la prontezza di richiudere la porta prima di scivolare a terra, sopraffatta dalle emozioni. «Mi vuole morta» balbettò portandosi una mano al cuore, sentendolo scalpitare furiosamente.

 
 
 
 

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Note dell'autrice 
Grazie ancora per essere arrivati fino a qui, fatemi sapere cosa ne pensate e se non volete perdervi gli aggiornamenti vi consiglio di aggiungere me o la storia tra i preferiti/ricordati/seguiti.

 

Questa battaglia è stata molto emozionante da pensare e da scrivere. Inutile dirvi quanta soddisfazione ho provato nel vedere Desperada e accorgermi di essere in linea d'onda con l'idea che ha Astruc di Miraculous. L'unica cosa che ho dovuto ritoccare per coerenza narrativa con la serie è stato l'utilizzo del Miraculous di Viperion, infatti all'inizio avevo pensato potesse usarlo una sola volta, ma per un tempo maggiore rispetto ai 5 minuti. Invece Aspik ci ha dimostrato le sue enormi potenzialità.
 

Ora la parola a voi ^^ Vi è piaciuto? Perché Adrien si è finto geloso di Chat Noir? Forse ha qualcosa in mente ora che è certo che Marinette gli ha mentito sulla sua sparizione durante la battaglia?

 

Ancora grazie a tutti!
A presto! KwamiHunters

 

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