Come si contrabbandano i porri fuori dall'orto?

di Asmodeus
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il beach volley e la Gay Agenda ***
Capitolo 2: *** Musica e il resto scompare ***
Capitolo 3: *** Code di paglia ***
Capitolo 4: *** Come cani e gatti ***
Capitolo 5: *** Un albero degno della Magica ***



Capitolo 1
*** Il beach volley e la Gay Agenda ***


Il Beach Volley e la "Gay Agenda"

 

SABATO
18:25
18 luglio 2020

«Daje Nico!»
Giovanni urla a squarciagola come un bambino, in piena modalità competitiva, mentre Niccolò alza e batte la palla alla perfezione per l’ennesima volta.
Eva si lancia per intercettare il proiettile appena in tempo, salvando la situazione e permettendo a Eleonora e Edoardo di controbattere, rispedendo la palla nell’altro campo e facendo punto grazie alla lentezza di Luchino.
«Luca! Vie’ qua che te corco!» è l’istantanea minaccia di Giovanni, che subito rincorre il biondino per tutto il campo per fargliela pagare, in mezzo alle risate di tutti.
Martino osserva lo svolgersi della partita qualche metro più in là, gli occhiali da sole inforcati per ripararsi dalla luce solare e per poter guardare senza destare troppi sospetti il suo ragazzo dominare sul campo da beach volley.
«Te non giochi?»
La voce di Filippo lo coglie alla sprovvista, facendolo sobbalzare. In una mano ha un cono Algida all’amarena, nell’altra una Peroni che gli sgocciola un po’ di condensa addosso.
«Oh sta’ attento con quella!» si lamenta Martino, squadrandolo inutilmente da dietro le lenti scure.
«Scusami amò!» ribatte l’altro, sedendosi di botto di fianco a lui e sollevando un mare di sabbia.
«Ma lo fai apposta allora!» Martino gli tira un lieve pugno su una gamba. «Gelato e birra?» domanda poi sorpreso dallo strano abbinamento.
«In vacanza ogni momento è buono per un gelato! E uguale per la birra. Vuoi un goccio?»
Martino rifiuta l’offerta dell’amico, poi torna a fissare la partita.
Driss ha appena fatto punto e sta festeggiando il risultato con Nico, Gio e Luchino.
Eva ed Ele sembrano essere entrate anche loro in modalità “vittoria ad ogni costo”, e stanno spiegando la loro tattica vincente a Edo e Luai.
«Ele sta incazzata, guarda che faccia!» è l’immediato commento di Filippo sulla sorella. «Ora vedi che je fa, non vorrei essere nei loro panni» aggiunge addentando il cono gelato.
«Ma come magni quel cono? Cannibale!» ride Martino, poi ributta gli occhi sul campo dove anche Eva appare una Valchiria pronta alla guerra, i capelli rossi che sventolano nella soffice brezza.
Ele batte palla, e se Niccolò pensava di essere il campione delle battute ora un po’ tutti devono ricredersi, visto il colpo più che perfetto della ragazza che spiazza qualunque difesa avversaria.
«Visto? È una furia quando ci si mette, i ragazzi hanno già perso».
Martino e Filippo osservano per un altro po’ la partita in silenzio, ascoltando le grida dei giocatori in campo mentre la squadra di Ele ed Eva macina punti su punti e solo l’abilità di Niccolò permette agli altri di controbattere ogni tanto.
Il rosso si distrae solo un attimo per soffiare la bottiglia di birra a Filippo, che si è fagocitato il cono gelato ed ora sta sdraiato di pancia sulla sabbia. Sta fissando in particolare la squadra dei ragazzi, e Martino ha un atroce sospetto.
«Oh ciccio, non stai guardando un po’ troppo Niccolò?» scherza, sgocciolandogli un po’ di birra sul braccio.
«Mica te lo consumo! E poi te vedo che guardi il culo di Edo, bella suorina, che credi?»
Ridono entrambi, poi Filippo recupera la sua birra e la finisce in un sorso.
«Beh, perché non giochi anche tu con loro? Magari col tuo aiuto si riprendono».
«Non sono portato per la pallavolo. È Nì lo sportivo tra noi due. Te perché non sei con gli altri?»
Filippo si rotola di lato, per guardare meglio il roscio: è coperto di sabbia e con in testa gli occhiali da sole bordeaux presi dal vucumprà il giorno prima – che si intonano perfettamente col costume, c’è da riconoscerglielo – è uno spettacolo più che buffo.
«Le ragazze volevano fa’ un bagno e nun c’avevo voglia. Elia, Rami e Malik stanno al baretto a gioca’ a carte, e vabbè che so’ io ‘l vecchio qua, però le carte anche no!»
«Strano, avrei detto che fossi ormai pronto per la vita da pensionato al baretto!» lo percula Martino, ricevendo la bottiglia ormai vuota sulla gamba.
«E poi te stavi qui solo, nun potevo lasciarte così. La Lobby sta sempre unita, ricordatelo!»
«La Lobby?» Martino lo fissa abbassando leggermente gli occhiali da sole, e tirandogli un ennesimo pugno leggero sul braccio. «Piantala di guardare Nico e Gio!»
«Che sei geloso?» ride il più grande, per poi rispondergli più accuratamente. «Sì, la Lobby Gay. Noi froci dobbiamo sta’ uniti, come lo conquistiamo il mondo sennò?»
Anche Martino scoppia a ridere, al che Filippo aggiunge fintamente serio «Guarda che non è uno scherzo! Conquista del mondo, obiettivo numero uno della Gay Agenda! Non li ascolti quelli del Family Day?»
Martino continua a ridere, mandando a quel paese a gesti quel gruppo di omofobi.
«Fanculo quegli stronzi. Va bene, ti aiuterò a conquistare il mondo. Basta che non mi provi a conquistare Niccolò!»
«Ebbona Marti! Chi te lo ruba, è tutto tuo! Nun me piace neanche troppo, so’ altri i miei tipi!»
«Sì, tipo Elia. Ho notato sai?»
«Se vede così tanto?» Filippo è improvvisamente in imbarazzo, come poche volte l’ha visto Martino.
«Abbastanza. Gli stai sempre appresso e con lui non sei mai stronzo».
«Occazzo!»
«Tranquillo che Elia è sciallo per ste cose, nun te dice gnente! Ma secondo me manco se n’è accorto…»
«Dici?» Filippo sembra rilassarsi un poco, anche se è più pensieroso di prima.
«Dai non ci pensare ora! Anzi, vieni con me. C’andiamo a fa’ ‘na nuotata con le ragazze!»
Filippo l’ha aiutato molto agli inizi con Niccolò, e Martino vuole ora ricambiare il favore. Anche fosse solo per zittire i pensieri e lasciarli al dopo, al rientro dalle vacanze se proprio.
Si alza in piedi scuotendosi un po’ la sabbia di dosso appositamente addosso a Filippo, per obbligarlo ad alzarsi.
«Ecceccazzo Marti! Sta attento!»
«Muoviti lumaca! Anzi, pensionato!» ride Martino, schivando la mano di Filippo pronta a prendergli le caviglie.
«Vie’ qua!» urla il più grande, mettendosi a carponi e poi alzandosi con uno scatto.
«Prova a prendermi, Gay Agenda!» ribatte Martino, che già corre verso il mare.
«Ah roscio! Nun te conviene anda’ in acqua, so’ campione di nuoto io!»
Filippo gli è subito dietro, e Martino rallenta solamente per lanciare gli occhiali da sole sui loro asciugamani abbandonati poco lontano dal campo da beach.
«Non riuscirai mai a battermi, campione!» gli fa un’ultima linguaccia il più piccolo, per poi correre direttamente in acqua in una marea di spruzzi.
Anche Filippo lo raggiunge in mare, urlando gli improperi più vari, mentre sua sorella segna l’ennesimo punto su Luchino e Giovanni comincia a rincorrerlo per l’ennesima volta, tra le risate di tutti.

 

[1090 w.]

 

🦒🏖️🦄

[Prompt 2. "Non riuscirai mai a battermi!"]

Buondì a tutti e benvenuti in questa mia nuova raccolta di brevi one-shot targate Skam Italia!

In realtà essa nasce come "spin-off" di Come sorridono le giraffe? , per poter analizzare i rapporti tra Martino, Niccolò e il resto dei loro amici con più libertà e lasciare l'altra raccolta incentrata solamente sui martinico e sulle loro dinamiche come coppia.

Anche questa raccolta partecipa alla challenge di Soul_Shine "Just stop for a minute and smile", e anche in questo caso ancora non so quanto sarà lunga. Per il momento quindi vi lascio con questa prima clip, e speriamo ce ne siano tante altre e che vi possano piacere tutte!

Come sempre, le recensioni sono stra apprezzate! Grazie per l'attenzione, e buon viaggio insieme al gruppone di Skam Italia! A presto!

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Capitolo 2
*** Musica e il resto scompare ***


Musica e il resto scompare

MERCOLEDÌ
15:17
22 luglio 2020



Elia non se ne intende troppo di tecnologia o Premi Nobel, ma se esiste un premio per le migliori scoperte tecnologiche, beh, spera vivamente che esso sia andato all’inventore delle AirPods.
Anzi, all’inventore cinese degli auricolari bluetooth tarocchi: grazie San Steve Jobs per tutte le tue invenzioni, ma per qualcuno come lui che non può permettersi né un’iPhone né cuffiette da più di 100€, il Nobel della Tecnologia se lo merita sicuramente di più chi gli fornisce più o meno le stesse comodità a un prezzo cinque volte più basso.
Il sole del primo pomeriggio gli sta già abbrustolendo la pelle nonostante sia uscito dall’acqua da nemmeno cinque minuti, ma almeno ora può farsi un’abbronzatura come si deve senza dover scegliere tra l’avere il segno del filo degli auricolari o il sorbirsi le urla dei bambini della spiaggia.
Il caldo soffocante ha tenuto lontani dalla spiaggia un po’ tutti: le varie coppiette – Marti e Nico, Gio ed Eva, Luchino e Silvia – sicuro stanno dormendo (o più probabilmente, scopando, soprattutto gli ultimi due) in casa al fresco; invece Fede, Sana e Malik e i suoi amici sono voluti tornare a Gallipoli, e chissà quando torneranno; Filippo infine è rimasto con sua sorella, per il semplice gusto di rompere le scatole a lei e ad Edo.
Elia non se l’è presa più di tanto, però: dopo una settimana sempre insieme agli altri, anche lui ha bisogno di stare un po’ da solo coi propri pensieri, rilassandosi sotto al sole senza nessuno intorno a parte la sua musica.
«Oh fra’! Passa passa!»
O meglio, a parte la sua musica e i bambini dei vicini di ombrellone, che non sembrano soffrire a sufficienza il caldo, visto che continuano a urlare giocando a pallone troppo vicino al suo asciugamano: il brutto di una spiaggia libera piena di cafoni insensibili al solleone.
Se mi lanci di nuovo addosso la palla o della sabbia, vedi poi cosa ti passo io” minaccia mentalmente il biondino riccioluto che due giorni prima ha pensato bene di sparargli il pallone da calcio contro mentre stava dormicchiando serenamente. Non può vederlo, sdraiato a pancia in su e con gli occhi chiusi per proteggersi dal sole, ma quella voce fastidiosa non può che essere la sua.
Altre urla, altre minacce mentali, poi finalmente si convince ad alzare il volume della musica in modo da sovrastare gli altri rumori ambientali e godersi il suo meritato momento di tranquillità dal resto del mondo.

Non ha idea di quanto tempo sia passato quando percepisce un’ombra sopra di sé a coprirgli il volto dall’abbraccio rovente del sole; quell’ombra gli sta anche parlando, ma tra il sonno e gli auricolari che rendono ogni cosa ovattata non capisce una ceppa.
Apre leggermente gli occhi, per un attimo accecato dalla luce che incorona la figura in piedi sopra di lui.
Continua a parlagli, vede le sue labbra muoversi e poi tendersi in una risata che non riesce a sentire, le orecchie inondate di musica.
Poi la figura si accuccia più vicino a lui, in ginocchio, una mano vicino al suo viso mezzo accecato, e sente l’auricolare sinistro scivolargli via dall’orecchio.
Filippo continua a ridere, divertito da qualcosa che lui non comprende, mentre si infila il suo auricolare nell’orecchio.
Cazzo!
Vorrebbe artigliare intorno a sé per trovare il telefono e stoppare la musica, ma sarebbe troppo palese e comunque troppo lento.
Si tira su a sedere, mettendosi allo stesso livello della faccia luminosa e spettinata di Filippo, d’un tratto seria nel tentativo di riconoscere la canzone che ora inonda anche le sue orecchie.
«Ma che è ‘sta roba?»
Filippo riprende a ridere, mentre Elia finalmente recupera il cellulare e stoppa Spotify, arrossendo visibilmente.
«Elì, ma che musica ascolti? Che è, rock cinese?»
«È giapponese» farfuglia, continuando ad avvampare.
Normalmente riesce a controllare bene le emozioni, ma essere preso così alla sprovvista lo ha disorientato.
«Beh, è uguale. Perché ti ascolti rock giapponese?»
Filippo continua a guardarlo con quello stupido sorriso divertito in faccia, le sue pupille che scintillano nella luce accecante.
«È la colonna sonora di un anime. Your Name. Ma è capitata per caso, io…» Elia cerca di difendersi, per poi decidere invece di attaccare e uscire dall’angolo: «E poi proprio tu mi parli di musica scusa?»
Gli punta l’indice contro il petto, sfiorandogli la maglietta rosa confetto con sopra un unicorno, nero e metallaro.
«Certo! Io offro solo musica di alta qualità, che credi? Non ti è piaciuta la playlist del viaggio?»
Elia stringe gli occhi, squadrandolo male.
«Non parliamo del viaggio, per favore. Al ritorno col cazzo che salgo su con voi, se sento un’altra volta Rain On Me mi do fuoco!»
Filippo scoppia di nuovo a ridere, e anche lui lo segue. In realtà la playlist di Niccolò e Filippo non gli è dispiaciuta, ma forse un po’ di varietà per alcune canzoni sarebbe stato meglio.
«Beh, parlami un po’ di sto anime. Non ce credo che t’è capitato per caso, che è, c’hai lo Spotify otaku
Elia rimane per un attimo interdetto da quella domanda, e Filippo lo incalza prendendolo per il braccio.
«E vedi di venire un po’ sotto l’ombrellone! Sei rosso come un’aragosta, meno male che so’ arrivato io o gli altri ti trovano bello che cotto!»
Elia si lascia trascinare dal ragazzo più grande, finendo finalmente all’ombra. Si guarda la pancia, notando effettivamente un colorito eccessivamente rossastro.
«Merda».
«Me sa che te sei proprio scottato caro. Stasera son dolori».
Filippo fissa insieme a lui la sua pancia, che rilascia il calore accumulato da tutto quel sole come un termosifone. Poi appoggia il suo indice appena sopra il suo ombelico, guadagnandosi un’occhiata di pura sorpresa.
«Cazzo tocchi?» lo sgrida, spostandogli la mano con uno schiaffo. Lì dov’era il dito, un alone più bianco appare sulla sua pelle teoricamente già ben abbronzata.
«Visto? ‘na bella aragosta, ecco che sei! Ti sei dato la crema prima?»
«Certo che me la son data! Ma che sei, mi madre?»
Si fissano per un attimo, per poi spostare lo sguardo sulla pancia di Elia e poi di nuovo l’uno sull’altro.
«Certo! Io so’ la mamma di voi tutti pischelli, che te credi? Dove andreste senza di me?» si pavoneggia il più grande, per poi scoppiare a ridere insieme a lui nello stesso istante.
Elia si passa una mano nei capelli, poi ringrazia l’amico arrossendo involontariamente di nuovo: «Beh, grazie per avermi svegliato allora, mamma».
«Di niente, bimbo».
Filippo lo guarda dritto negli occhi, come se stesse cercando qualcosa dentro di lui, di leggergli dentro. Si sente un po’ in soggezione, per cui Elia abbassa istantaneamente lo sguardo e cerca di recuperare il discorso musica.
«Comunque non credevo sapessi cos’è un otaku o un anime…»
«Scherzi? Ma con chi credi di parlare? Quand’ero alle medie me so’ visto Death Note ‘n botto de volte, volevo ammazzà il mondo intero!»
«E invece ora te lo vuoi fare. Come si cambia quando si invecchia eh?»
Elia è di nuovo all’attacco, le sue battute sugli altri come scudo per difendersi dal caos che sente dentro e impedire loro di provare a sondarlo.
«Ma come ti permetti! Piccolo stronzetto, viè qua che te lo do io!»
Filippo cerca di agguantarlo per un braccio per poi sfregargli la nocca sulla testa, ma lui riesce a divincolarsi appena in tempo, sbilanciandosi.
Il più grande ne approfitta, e cominciano una piccola zuffa sull’asciugamano che termina quasi immediatamente, quando un pallone irrompe anch’egli nella zuffa colpendo Filippo dritto in faccia.
Elia si volta di scatto in cerca del colpevole, individuando subito il biondino e i suoi amici poco lontano, che li guardano allarmati.
«’A deficienti! Ma che cazzo fate, state attenti!» gli urla contro. Vorrebbe fargliela pagare, ma c’è Filippo in mezzo e preferisce evitare.
E poi sono pur sempre dei bambini”.
«Tiratemelo ancora addosso e ve lo buco!» li minaccia, poi recupera il pallone e lo calcia via lontano dai ragazzi, che fuggono via.
«Hey, tutto bene?» si accuccia infine su Filippo, la faccia arrossata per il colpo improvviso. L’altro annuisce, ancora un po’ sconvolto.
«Sì sì tranquillo. Me sa però che è meglio se me levo dalla spiaggia ora. Tanto ti ho già salvato dall’insolazione…»
Elia ride a quelle parole, per poi ribattere: «Me sa che è meglio che te seguo. Vorrei fa’ un bagno, ma meglio che non prendo altro sole…»
«Vieni con me al baretto? Così me spieghi meglio de sto anime, e poi ho voglia di una birra ora…»
«Una birra? Ma a quest’ora?»
«Guarda che so’ quasi le cinque e mezzo ormai… quanto hai dormito?»
Elia lo squadra interdetto, poi controlla sul cellulare l’orario.
«Due ore! Madonna ma non me ne sono proprio accorto!»
«Ringrazia davvero che ce so’ io con te. Ora vieni con me al baretto, poi torniamo su, doccia fresca e crema rinfrescante all’aloe, sennò stanotte piagni…»
«Va bene mamma».
Si guardano per un ultimo istante ridendo, poi Filippo lo aiuta a raccogliere la sua roba e si avviano verso le loro meritate birre.


[1500w.]

 

🐺🎼🦄

[Prompt 13. "Ma che musica ascolti?]

Buon pomeriggio a tutti ed eccomi qui con la seconda clip della raccolta!

Ancora una volta in tema vacanze, visto che il gruppetto dei ragazzi si trova ancora in Salento (beati loro!), ancora una volta con un Filippo molesto di mezzo, ma stavolta intento a dar fastidio al suo Elia! >:) Ebbene sì, shippo un sacco gli #Elippo come coppia, anche se Elia alla fine della 4^ stagione per me è ancora ben lontano dal capire che effettivamente tra lui e Filo potrebbe anche esserci qualcosa. Anzi, mi piacerebbe vedere (magari proprio anche in parte con questa raccolta!) come evolve il loro rapporto nel tempo (la vogliamo poi fare una 5^ stagione Netflix?) per cui per ora mi limito a questo, ma poi ... Chissà!

La citazione a Your Name nasce proprio perché stavo ascoltando il suo soundtrack mentre scrivevo: ho avuto la malaugurata di vedermi quel capolavoro l'altra sera, ed ora sono perso a capofitto con quelle splendide musiche T_T (Se non lo conoscete, recuperate assolutamente questo gioiello di anime!) Non so se sia OOC per il personaggio di Elia, perché credo che sebbene non sia sicuramente un giapponofilo, così come Filippo dopotutto, lui abbia una personalità sufficientemente poliedrica e aperta per potersi godere anche gli anime di tanto in tanto, almeno quelli più famosi. Sappiamo così poco su di lui come persona dopotutto, che ci potrebbe stare un po' tutto no? (insomma Netflix, sta 5^ stagione la facciamo allora???)

Detto questo, spero che questa clip vi sia piaciuta e vi ricordo che le recensioni sono sempre apprezzatissime! Vi aspetto presto con la prossima clip! ;)

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Capitolo 3
*** Code di paglia ***


Code di paglia

GIOVEDÌ
22:34
3 settembre 2020




«E anche st’estate ormai ce la semo levata dalle balle».

Giovanni, una nota di malinconia nella voce, aspira una buona boccata prima di passare la canna a Elia.
Ha promesso a sé stesso di smettere di fumare, ma Luchino li ha pisciati per stare con Silvia e non ha voglia di lasciare tutta l’erba a Marti ed Elia.
«Non me lo ricordare. Vorrei farmi altri du mesi al mare…» gli dà corda quest’ultimo, lo sguardo perso nel vuoto mentre si attarda nel fare un tiro.
«Ma se ti sei fatto via quasi tutto agosto! Cazzo ti lamenti, pensa a me che ho studiato fino a ieri!»
Martino è agitato stasera, nonostante l’erba e le birre che si sono già bevuti e che li squadrano dal tavolo della cucina. Prima o poi tornerà a casa anche Niccolò, ma finché non rientra l’opera di incoraggiamento tocca a loro.
Giovanni dunque squadra Elia, facendogli segno di passare la canna al rosso: forse un tiro in più lo aiuterà.
«Marti ha ragione zì. St’estate non hai fatto un cazzo, sei quasi peggio di Luchino!»
Addolcisce poi le parole con una strizzatina d’occhio, per far capire che scherza e che sta solo dando un assist a un Martino bisognoso di rassicurazioni. La prova di ammissione a Medicina che il rosso ha avuto quel mattino non è andata bene come sperava – almeno stando alle sue parole, non essendo ancora usciti i risultati.
Elia si trattiene dal commentare, e passa finalmente la canna a Marti; poi recupera la birra semi vuota che ha davanti e la finisce del tutto. Giovanni gli fa un altro cenno con la testa, ed Elia recupera anche le loro bottiglie vuote per riportarle dentro in casa.
Il gesto è provvidenziale: in quel momento Paco comincia ad abbaiare di sotto, e gli occhi di Martino diventano due fessure. Comincia a guardarsi intorno come in cerca di qualcosa da lanciare di sotto per far tacere l’animale dell’Arnalda, mormorando qualcosa che sembra “io lo impaglio quello sgorbio”.
Elia si affretta ad abbondare il balcone con i vetri vuoti: meglio togliere ogni possibile arma improvvisata dal raggio d’azione di un Rametta scazzato.
Giovanni ringrazia silenziosamente l’amico per quel gesto che ha appena salvato la vita al povero cane, mentre l’altro si attarda all’interno.
Quando riesce sul balcone, ha una specie di sorriso ebete in faccia e il telefono in mano.
«Ha cambiato ancora colore!» esclama, sventolando davanti alle loro facce la chat di WhatsApp con Filippo. È aperta su un selfie dei due fratelli Sava che bevono insieme in un qualche baretto, insieme alle altre ragazze: Eleonora è bellissima come sempre, mentre Filippo sta facendo una linguaccia sotto al suo nuovo ciuffo color neve.
Giovanni squadra prima la foto e poi Elia, poi osserva con la coda dell’occhio Martino che sembra aver abbandonato le ipotesi di canicidio per guardare meglio la fotografia.
Con la mano libera, il rosso agguanta fulmineo il telefono di Elia ignorando le sue proteste per registrare un breve audio.
«A’ fregno, guarda che non te devi fa’ i capelli bianchi, già lo sappiamo che sei vecchiooooo»
Martino lascia partire l’audio, e poi permette a Elia di riprendersi il telefono.
Il moro è imbronciato ora, mentre si siede di fronte a loro sul balcone.
«Potevi usare il tuo telefono, Marti. Mo’ chissà che pensa che faccio legge quello che me scrive a voi».
«E che dovrebbe pensa’, scusa? Siamo amici! Come se t’avesse scritto chissà che poi…» minimizza il rosso, ora decisamente più calmo di prima.
Elia posa il telefono in grembo e si riprende la canna, squadrando sospettoso Martino. Poi il telefono di Santini vibra, e il moro lo raccatta su velocemente e lo avvicina all’orecchio nel tentativo di ascoltare un audio senza farlo sentire anche a loro. Ottiene però scarsi risultati, visto che Filippo ha la brutta abitudine di urlare, soprattutto quando parla di cose private o sconce.
«Abbono, so’ vecchio ma lo so che mi scoperesti se fossi lì ora! E se Nicco è geloso si unisce anche lui, a me non dà fastidio. Bacioniiiii!»
Martino ridacchia scuotendo la testa e prova a riagguantare il telefono, ma Elia a sto giro è più veloce e lo allontana a distanza di sicurezza. Continua a guardarlo di sbieco, e Giovanni si chiede come mai la situazione si sia ora ribaltata.
Si gratta distrattamente il mento con la destra e nel frattempo osserva le reazioni di Elia alle punzecchiature del rosso, che sta provando a rubargli di nuovo il telefono.
Martino sembra aver ritrovato un po’ di serenità, e Giovanni decide di inserirsi in quella zuffa cogliendo di sorpresa Elia e prendendogli il telefono a tradimento.
Il moro è shockato e lo fulmina con lo sguardo, ma Giovanni si alza in piedi e allontana dai due contendenti il cellulare.
«Calmo, lo metto qui al sicuro» adduce come motivazione mentre entra in cucina; poggia il telefono sul tavolo, esce e infine conclude «così potete litigarvi senza che caschi di sotto».
Elia lo guarda di sbieco, rotea gli occhi e fa un altro tiro con la canna; Martino invece sembra ora di buon umore: forse complice anche il fumo, pare voglia di continuare a punzecchiare l’amico.
«Zì, ma… come mai vi mandate queste foto tu e Filo?» butta lì il rosso, una volpe pronta a cogliere alla sprovvista l’ignara preda per metterla completamente in imbarazzo.
«Quali foto?» sbotta l’altro, un filo di nervosismo nella voce.
A Giovanni non piace la piega che sta prendendo la conversazione, e cerca di reagire prima che un Martino un po’ troppo espansivo dica la cazzata sbagliata ribaltandogli addosso lo scherzo.
«Tranquillo zì, Martino si confonde con le foto che manda lui a Filippo. Quelle col culo di fuori …»
Giovanni ammicca, sperando di mettere così a tacere il rosso, ottenendo però l’effetto contrario.
Martino infatti si infiamma d’imbarazzo, cominciando a balbettare giustificazioni non richieste per quella battuta.
«No Gio, non… non è come pensi! Quelle foto, io… volevo prendere dei jockstrap che piacessero a Nicco e non sapevo quali scegliere e… ho chiesto a Filo una mano, lui se ne intende ma… Ma non c’era nessun culo di fuori, non… non pensare cose strane, io…E vaffanculo Filo, ma che cazzo te fa vede…»
Martino spara di getto quel fiume di parole sempre più bordeaux, mentre Elia e Giovanni lo osservano esterrefatti prima di cominciare a ridere.
Martino si pietrifica, il suo cervello probabilmente crashato per la mancanza d’aria e l’imbarazzo.
Giovanni prova quindi a fare chiarezza, per tranquillizzare Martino: «Guarda che stavo scherzando zì! non ne so gnente, Filo non m’ha fatto vede nulla!»
«No, aspetta… era una battuta?» Il sangue di Martino sembra essersi tutto concentrato sul suo volto, perché adesso è più rosso dei suoi capelli.
«Io… non l’ho capita! Pensavo… o merda!»
Martino sembra sul punto di collassare per l’imbarazzo, per cui Giovanni smette di ridere e cerca di tranquillizzarlo; anche Elia giunge in suo soccorso, sfiorando il rosso su un braccio e provando a farlo calmare.
«Certo che era una battuta zì! Secondo te Filippo mi fa vedere cosa vi scrivete? E poi non me ne frega di che se scrive la gente e dovresti fa’ lo stesso pure tu!»
Martino li guarda entrambi con uno sguardo perso, ma sembra aver capito l’antifona che intendeva spiegargli l’amico. Balbetta dunque una breve scusa a Elia, prima di chiedere a entrambi di tacere il tutto con Niccolò.
«Io… scusa zì, volevo mette in piazza robe che non me importano, me sta bene. Però… non dite nulla a Nicco, non volevo fare nulla di male, io… non me ne intendo di sta roba, volevo un parere esperto per fargli un piacere…»
Il rosso abbassa la testa depresso e imbarazzato, non esattamente ciò che voleva ottenere Giovanni: ok, voleva sputtanare Elia e se lo merita, però…
Il moro sembra leggergli nel pensiero e se ne va in cucina in cerca di qualche birra rimasta nel frigo: Niccolò gli perdonerà quello svaligiamento della loro scorta personale. Poi torna con una birra aperta e la schiaffa in mano all’amico abbattuto, mentre Giovanni gli dà una pacca sulla schiena.
«To’, beviti questa e non ci pensare. Non hai fatto niente di male, nessuno qui te giudica o dirà niente».
Giovanni squadra Elia, che annuisce convinto: se c’è qualcuno che si fa gli affari suoi, è Santini dopotutto.
Il moro si passa le mani a zip sulla bocca, e promette «Bocca cucita, Nicco da me non saprà nulla!»
È in quel momento che sentono alcuni passi in cucina, e Niccolò appare all’interno della stanza, lo sguardo sorridente e interrogativo.
«Cos’è che non dovrei sapere Elì?» domanda Niccolò, divertito di averli colti sul luogo di un qualche misfatto dei contrabbandieri e ovviamente ignaro di tutto.
I tre si arrestano pietrificati, e in quello stesso istante Paco comincia nuovamente ad abbaiare assatanato.
Martino alza gli occhi al cielo e avvicina la birra alla bocca per scolarsela tutta d’un fiato, mormorando sconsolato: «Dio mio, ma che t’ho fatto di male oggi?»



[1500 w.]



🐨🦊🐺
[Prompt 3.
"No, aspetta... era una battuta? Non l'ho capita!"]

Buongiornissimo caffè (???), dopo un sacco di tempo eccomi finalmente di nuovo qui ad aggiornare questa raccolta! Vorrei dire di essere sparito per godermi le meritate (?) vacanze, ma purtroppo non è così, semplicemente era sparita ogni ispirazione e mi ero arenato... Ma ora sono qui, più in forma che mai (???) e spero di riuscire a tornare ad aggiornare le due raccolte di questa challenge con la costanza di prima!

Questa nuova clip ha avuto una storiella un po' travagliata (difatti avrei dovuto pubblicarla più di 10 giorni fa, il 3 per l'appunto), ma finalmente sono riuscito a sistemarla ed eccola qui tutta per voi!  Purtroppo anche qui il povero Martino non ce la può fare, la sfiga ce l'ha attaccata addosso (perché sono sadico e mi piace metterlo in queste situazioni ehehehe), ma diciamo che un po' se l'è cercata stavolta! Insomma, insinuare che ci siano cose fra Elia e Filippo non è molto carino, e se poi hai la coda di paglia e ti agiti così tanto per una battuta... eheheh

Spero che la clip vi sia piaciuta nonostante forse sia un po' più sottotono rispetto alle altre, e come sempre se volete farmi sapere che ne pensate la vostra opinione è più che benvenuta! Ci rivediamo presto con una prossima clip! ;)

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Capitolo 4
*** Come cani e gatti ***


Come cani e gatti


VENERDÌ
23:17
2 ottobre 2020


Luchino recupera una fetta di torta al limone, poi raggiunge Martino ed Elia sul balcone. Stanno rollando una canna, approfittando dell’assenza momentanea di Eva.
«Ma non dovevamo fumarcela anche con Gio e Nicco?» domanda il biondino, sedendosi a lato dei due.
«Ma ancora magni? Ma non stai scoppiando?» lo apostrofa immediatamente Elia, giudicandolo con lo sguardo per quella che sarà come minimo la quarta fetta per quella sera.
«Lascialo fare, va bene così!» lo difende Martino. «C’aveva ragione Nì prima, ho cucinato per un esercito senza rendermene conto…»
«Ce sta zì, eri anche nervoso per il cane no? Almeno ti sei sfogato cucinando…» bofonchia Luchino, prima di infilarsi metà fetta tutta intera in bocca. Poi prova a domandare di nuovo qualcosa, ma dagli sguardi che riceve gli altri evidentemente non lo intendono a causa della torta nella sua bocca.
«Luchi’, non se capisce niente. Mastica e poi chiedi, non ti rubiamo la torta tranquillo!» lo rimprovera ridendo il rosso, mentre il moro ridacchia e continua a rollare la canna.
Luchino manda dunque giù tutto, poi ripete la sua domanda iniziale riuscendo stavolta a risultare comprensibile. «Dicevo… non si arrabbiano mica quei due se ce la fumiamo tutta noi l’erba?»
Martino ed Elia lo guardano stupiti, poi si guardano negli occhi, poi tornano a guardarlo.
«Tu ti preoccupi troppo Luchi’» ribatte Elia con una scrollata di spalle.
«Tanto Gio ha promesso ad Eva che non fuma più, lo sai. Anzi, se non facciamo in fretta fanno in tempo a tornare e a quel punto è meglio che non gli fumiamo in faccia…»
Finisce di rollare la canna, poi soddisfatto mostra il suo lavoro agli amici.
«Ok, ma Nicco?» domanda di nuovo, passando ad Elia l’accendino per appicciare l’erba e riprendendo la mezza fetta di torta per finirla.
Luchino è sempre stato un po’ più lento degli altri, e si accorge di fare spesso più domande del dovuto. Però lui vuole vederci chiaro, capire bene le cose e chiarirsi i dubbi. Come quando aveva chiesto a Martino se essere gay voleva dire che avrebbe cambiato sesso – ma se nessuno glielo aveva mai spiegato prima, come poteva sapere che era tutto davvero così semplice?
Stavolta è Martino a rispondergli, un po’ piccato.
«Nicco ha voluto portarsi Paco a casa, no? Non è colpa mia se adesso è l’ora della sua pisciata serale. Tu che dici?»
Elia ridacchia facendo i primi tiri, poi passa la canna al rosso che se la gusta per bene.
«Sì, ci voleva proprio per chiudere questa giornata infinita. Grande Eli’, un ottimo lavoro!»
I due si battono il cinque, mentre Luchino finisce la torta e attende a parlare di nuovo.
Era rimasto sorpreso a vedere il cane tanto odiato da Martino in casa loro, difatti, ma il rosso sembrava tutto sommato a suo agio. Aveva però ovviamente rifiutato di accompagnare il botolo a fare l’ultima pisciata prima di dormire, e dunque era sceso Niccolò accompagnato da Giovanni ed Eva. La rossa amava già quel cane, glielo potevi leggere negli occhi, e Gio non aveva voluto lasciarli uscire soli.
Luchino termina di deglutire la torta, poi tira fuori un’altra delle sue domande.
Una volta qualcuno gli aveva detto che avrebbe dovuto cercare lavoro per i quiz televisivi, visto che gli piaceva così tanto fare domande.
«Ma Marti…» attacca, proprio mentre il rosso passa a lui la canna. «Non ti piacevano i cani scusa? Perché odi così tanto Pato? Che ti ha fatto?»
Elia ridacchia, correggendolo con un “È Paco, non Pato” prima di lasciar rispondere al rosso.
Martino si irrigidisce per un attimo, poi recupera la canna dalle mani di Luchino per fare un lungo tiro prima di rispondere.
Chiude gli occhi per qualche secondo, poi quando li riapre sembra più rilassato e triste.
«Perché è un bulldog, ecco perché. E a parte questo, perché mi abbaia sempre contro e mi rincorre quando mi vede. E la sua padrona non l’hai mai fermato, ‘sta vecchia stronza».
Luchino vorrebbe interromperlo con altre domande, ma lo lascia continuare a parlare. Anche Elia è interessato alla vicenda: a quanto pare nemmeno lui ne sa molto.
«Quando ero piccolo piccolo i vicini di casa dei miei nonni avevano anche loro un bulldog francese, identico a Paco. Si chiamava Nerone, che fantasia del cazzo vero? Un piccolo cane nero come il carbone e sempre incazzato, che mi abbaiava contro e mi correva dietro ogni volta che mi vedeva».
Martino sposta lo sguardo verso il pavimento del balcone, fissando le mattonelle come se potessero riportarlo indietro nel tempo, a quel passato lontano.
«Io non gli avevo mai fatto nulla di male, almeno che io ricordi, e non ho mai capito come mai fosse sempre arrabbiato con me. Però sta di fatto che mi faceva paura. Era come un piccolo diavolo nero che mi terrorizzava ogni volta che andavo dai nonni…»
Il rosso fa un altro tiro, poi passa la canna ad Elia e continua il racconto.
«Un giorno ricordo che decisi di superare questa mia paura, perché era l’unico cane che mi faceva quell’effetto. Così cominciai ogni giorno ad andare davanti al cancello dei vicini dei nonni a salutarlo. Lui mi correva incontro incazzato come sempre, e abbaiava per spaventarmi e mandarmi via. Ma io restavo lì, fermo. Tremavo di paura, ma non scappavo».
Martino alza la testa e sorride, con gli occhi lievemente lucidi.
«Sono sempre stato testardo in queste cose. Ma alla fine pensavo di averla vinta io. Ogni giorno che passava, Nerone abbaiava sempre meno. Aveva capito che non avevo più paura di lui, quindi non si sforzava più di spaventarmi perché era inutile. Io non me ne andavo più. Aveva dovuto arrendersi lui, alla fine».
Elia ha gli occhi fissi sull’amico come lui, e a Luchino pare di aver persino smesso di respirare per la curiosità.
«Ma quel bastardo col cazzo che si era arreso, l’infame. I nonni erano felici che il cane avesse smesso di aggredirmi, e così pure i vicini. Così un giorno andammo da loro e mi lasciarono libero di giocare con Nerone. Ci osservavano da vicino, ma nessuno pensava che sarebbe successo nulla di grave. Avevo anche portato con me il mio peluche preferito, Albert: era un bellissimo gattino bianco, morbidissimo. Volevo che Nerone ci diventasse amico, come era diventato amico mio…»
La voce di Martino si è affievolita sempre di più: ora sta quasi sussurrando, come se fosse diventato difficile tirar fuori quei ricordi dal passato e ridargli una voce.
«Beh, lo stronzo non era mai diventato mio amico, difatti. Non appena fu a portata, quel bastardo di un cane mi rubò Albert, mordendomi la mano e strappandomelo via. Io mi misi subito a piangere per il dolore e lo spavento, e il nonno arrivò subito insieme al suo vicino per soccorrermi e punire Nerone. Ma lo stronzo era scappato via con Albert».
Gli occhi di Martino ora sono ben più che lucidi, e anche Luchino si sta emozionando.
«Alla fine lo ripresero, anche perché il giardino era tutto recintato e l’infame non poteva fuggire tanto lontano. Ma Albert era stato trascinato per tutto il prato, tirato per il collo, e si era rotto. Me lo ridiedero che era diventato per metà verde e marrone col pelo rovinato, e la testa mezza staccata dai morsi di quella belva».
Luchino a quel punto si alza: vuole abbracciare l’amico per quella storia triste, così gli butta le braccia al collo a sorpresa, bofonchiando qualcosa per rincuorarlo.
Martino è stupito dal gesto, così come Elia, e lo allontana poco dopo imbarazzato.
«Guarda che non c’è bisogno di consolarmi» afferma, grattandosi la testa. «Mi sono ripreso da quella brutta sorpresa tantissimi anni fa. Però da allora odio tutti i bulldog francesi, soprattutto quelli neri. Soprattutto quelli che mi abbaiano contro senza motivo».
A quel punto getta lo sguardo giù dal balcone, come se potesse rintracciare Niccolò, Giovanni ed Eva con Paco di sotto.
«Lo so che Paco non mi ha fatto niente. Però non riesco proprio a farmelo piacere, mi ricorda troppo Nerone, e l’Arnalda gli amici dei miei nonni…»
«Beh Marti, vedila così» attacca Luchino. «Paco non è Nerone. È lui che ha paura di te, non il contrario: si vede da come ti guarda quando siete nella stessa stanza. Sa che qui sei tu il padrone, e se ti abbaia contro è solo perché sente qualcosa di negativo provenire da te».
Il rosso lo guarda stupito, ma lo lascia continuare.
«È la tua occasione per dimostrare che se ti lasciano in pace, tu non hai nulla contro di lui. Ma se poi fa lo stronzo, lo lasciate di sotto a casa da solo e pazienza, l’Arnalda se ne farà una ragione. Che ne dici?»
Martino è senza parole, come Elia. Balbetta solo un semplice “Grazie”, e poi gli sorride, un po’ più incoraggiato.
«Prego! Lieto di esserti stato utile! Ma ora mi prendo un’altra fetta di torta. Ho ancora fame!» esclama, alzandosi dalla sedia e rientrando in cucina.
«Ah, a proposito: Mi passi la ricetta della torta, per favore?»

[1500 w.]


🦊🐺🐹
[Prompt 1. “Mi passi la ricetta?”]
[Traccia 20- Un personaggio a vostra scelta, da bambino, ha subito un trauma. Ne parla a 8 (Luchino), che lo ascolta.]

Buondì a tutti!
Eccomi finalmente con una nuova clip sui Contrabbandieri, e finalmente anche Luchino riesce ad essere presente su queste pagine!
Una piccola nota per chi non segue anche l'altra mia raccolta "Come sorridono le giraffe": Paco è il cane di Arnalda, la vicina di casa di Martino e Niccolò, ed è un bulldog francese nero e quasi sempre incazzato nei confronti di Martino. Nella clip "Ospiti indesiderati" dell'altra raccolta, la signora Arnalda finisce in ospedale e Niccolò si offre di prendersi cura del suo cane - ovviamente finendo per scontrarsi con un Martino totalmente contrario a questo gesto di generosità, date che disprezza Paco con tutto sé stesso. Ma ovviamente questa situazione di odio reciproco non può durare a lungo, e ho voluto finalmente dare una svolta al rapporto tra Marti e questo povero cane (anche se avevo creato sia Paco che l'Arnalda proprio in contrapposizione a Martino per affibbiargli qualche sfiga supplementare per la challenge di Soul XD).
Ed ecco quindi la nascita di questa clip di svolta! Ho tratto ispirazione per questa clip dalla challenge di Juriaka, "Slot machine", che chiedeva di scrivere una lista "al buio" di dieci personaggi per poi dover scrivere qualcosa su di loro con abbinamenti casuali seguendo una marea di bellissimi prompt. Il fortunello estratto è stato proprio Luchino, non esattamente il miglior ascoltatore di traumi o consigliere tra i Contrabbandieri in effetti XD Ma ho pensato anche di dargli una possibilità, e di affrontare dal suo punto di vista un problema di vitale importanza per Martino in questi giorni.
Spero che questa clip vi sia piaciuta, e che porti i suoi frutti per il rapporto tra Martino e Paco! Come sempre, se volete lasciarmi il vostro parere con una recensione siete i benvenuti, e per il resto ci rivediamo alla prossima clip! ;)

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Capitolo 5
*** Un albero degno della Magica ***


Un albero degno della Magica

MARTEDÌ
16:21
8 dicembre 2020

 

 

«Nicco, allungami altre palline rosse, per favore! Di quelle piccole piccole!»
«Subito capo!» risponde il moro, facendo il saluto militare e fiondandosi a recuperare altre palline dallo scatolone aperto al centro della sala.
Giovanni finisce di sistemare le due piccole palline dorate che ha in mano allungandosi sulla scaletta, per poi allontanare leggermente il busto dall’albero per controllare più da lontano la sua opera.
Il grosso albero di Natale svetta maestoso, completamente ricoperto di palline rosse e dorate – perché in casa sua anche gli addobbi sono tifosi della Magica.
Niccolò trotterella verso di lui a tempo di musica, una manciata di palline rosse in mano: dal suo telefono, un Michael Bublé decisamente in forma canta “It’s Beginning to Look a Lot Like Christmas”, e il moro lo sta accompagnando canticchiando a sua volta.
«Queste sono le ultime piccole rimaste, Gio. Bastano?» domanda, il corpo che continua a ondeggiare seguendo il ritmo lento della carola.
Giovanni sorride davanti a quello spettacolino improvvisato, e recupera gli addobbi dalle mani del moretto: «Sono perfette! Grazie!»
Niccolò si allontana un po’ dall’albero, per vederlo in prospettiva, mentre lui termina di appendere le ultime tre sferette rosso accese sulla cima dell’albero.
«Com’è, Maestro delle Decorazioni?» chiede poi al moro, confidando nel suo gusto per tutto ciò che è artistico – anche se Niccolò prima aveva osato criticare l’idea di addobbare l’albero solamente di rosso e oro e proposto addirittura l’aggiunta di altri colori.
«Perfetto capo!», e giù di nuovo col saluto militare fatto a caso. «Er Pupone stesso sarebbe fiero di quest’albero!» continua poi il moro, sorridendogli a trentadue denti a metà tra una presa in giro e un sincero segno di apprezzamento.
«Ora manca solo il puntale…» constata, e Niccolò accorre in suo soccorso recuperando la spira appuntita dallo scatolone e allungandogliela. Anch’esso è, ovviamente, rosso e dorato.
Giovanni si allunga il più possibile sulla scaletta e issa il puntale in cima all’albero; poi finalmente scende a terra e si allontana anche lui per rimirare la sua opera natalizia.
«C’hai proprio ragione Nicco, farebbe invidia anche a Totti!» ammicca, gettandogli la mano sopra le spalle e battendogli sul petto in segno di approvazione. «Grazie mille per l’aiuto, bello!»
«È un onore, mate!» risponde il moro, abbracciandolo a sua volta. Poi dal suo cellulare parte un “Frosty the Snowman” prepotente, e Niccolò coglie al balzo l’occasione per ricominciare a ballare, trascinando con sé anche l’amico.
Giovanni sta al gioco, e quando finalmente Martino suona alla sua porta ha fatto in tempo a cantare anche “Feliz Navidad” e “Jingle Bells Rock” insieme al ragazzo del suo migliore amico.
«Ma che stai a fa’, Nì?» esclama il rosso non appena gli apre la porta. È bagnato dalla testa ai piedi, così come la borsa che porta sottobraccio, ma ciò che diverte di più Giovanni è il suo sguardo allucinato nel guardare Niccolò che si sta lanciando in una curiosa reinterpretazione canora di “Last Christmas”.
«Non ti preoccupare, abbiamo finito presto e mi stava insegnando ad apprezzare di più le carole natalizie» ridacchia Giovanni, facendo entrare l’amico inzuppato d’acqua. «Ma che t’è successo? Hai attraversato il Tevere a nuoto per venire qui?».
Il rosso rotea gli occhi sbuffando, mentre si toglie il giubbotto e la cuffia totalmente bagnate, allungando a Giovanni la borsa della spesa. «Probabilmente mi sarei bagnato di meno! S’è solo rotto l’ombrello mentre tornavo alla macchina» spiega poi, «c’è un vento che fa paura là fuori!».
«Dai qua, questi li prendo io» lo assiste Giovanni, che ha già chiuso la porta e poggiato la borsa della spesa sul tavolo ed è pronto a recuperare anche i suoi vestiti bagnati per metterli ad asciugare. «Fila in bagno ora e spogliati, ti vado a prendere dei vestiti asciutti» ordina al rosso, mentre posiziona una sedia di fianco al termosifone dove poggia il giubbotto zuppo d’acqua. «Prendi pure gli asciugamani che ti servono, sai dove sono» aggiunge poi, indicandogli la zona notte.
«Ma Gio, non è necessa…» attacca il rosso, ma lui lo zittisce subito.
«Fila! Non voglio che ti prendi un accidente!»
«Va bene mamm…Aaaaaciuù!» prova a rispondere Martino, finendo però per starnutire violentemente nello stesso esatto momento in cui tutte le luci di casa Garau si spengono di botto. Anche l’albero di Natale perde tutto il suo sfavillare, e il cellulare di Giovanni si ammutolisce per la perdita della linea wifi.
«E mo’ che succede?!» esclama Giovanni, mentre Martino starnutisce un’altra volta prepotentemente e Niccolò già brancola nel buio colpendo le scatole disposte qua e là sul pavimento nel tentativo di raggiungere il suo ragazzo nell’oscurità.
«Nì, fermati, rischi di inciampare!» lo avvisa il suo ragazzo, starnutendo poi un’altra volta.
«Esatto! Anzi, Nicco, prendi il mio telefono dal tavolo, così ci facciamo luce!» consiglia Giovanni, mentre Martino estrae intanto il suo cellulare dalle tasche e accende la sua torcia.
Il rosso illumina il proprio fidanzato, guidandolo nel percorso a ostacoli fino al tavolo e al telefono di Giovanni, e presto si ritrovano con due torce a disposizione nella casa completamente buia.
«Ecco qua!» esclama il moro, raggiungendo gli altri due in sicurezza grazie alla luce del cellulare. «Che facciamo Gio?» domanda poi, mentre prende per un fianco il suo fidanzato ancora tutto inzuppato.
«Dobbiamo scendere a controllare il contatore» annuncia il padrone di casa, voltandosi poi un po’ preoccupato verso il rosso. «Marti, è meglio che tu ti cambi subito però, o ti ammalerai sul serio!» conclude poi, indicando la zona notte all’amico.
«E lascio voi due da soli? Sicuro di voler toccare un contatore elettrico con a fianco Nicc….Aaaaciù!»
Niccolò tira una leggera gomitata al fidanzato, con una smorfia maligna: «Fossi in te non mi prenderei troppo per il culo. Il karma ti sta punendo».
«Pensavo ti piacesse quando ti prendo per il culo» lo rimbecca affilato il rosso, e Giovanni è costretto a intervenire per separare quel battibecco che sta assumendo note non esattamente family friendly.
«Basta fare gli zozzoni voi due! Marti, fila in camera a cambiarti! Prendi i vestiti che vuoi dall’armadio, ma cambiati alla svelta!» ordina perentorio Giovanni. Poi si volta verso Niccolò, aprendo la porta di casa: «Fares, tu sei con me. Pronto per la missione?»
Niccolò sta allo scherzo, e fa per l’ennesima volta il saluto militare col telefono-torcia ancora in mano: «Agli ordini capitano!»
Martino osserva basito il suo ragazzo e il suo migliore amico che si fiondano giù dalle scale simulando di essere parte di un commando dei Navy Seals, con tanto di Giovanni che si canta la colonna sonora da spy story da solo mentre scompaiono dalla sua vista.

«Beh, poteva andare peggio dai!», biascica Niccolò con la bocca mezza piena di panettone.
«Peggio?» domanda Martino, roteando gli occhi e trattenendo l’ennesimo starnuto. Indossa uno dei maglioni di lana di Giovanni, ma complice il blackout e l’acqua presa all’esterno trema leggermente di freddo.
«Beh, sì! Chessò, poteva caderci l’albero addosso mentre eravamo al buio, oppure…» ricomincia il moro, e in quello stesso momento si sente il boato di un tuono fortissimo, seguito da una lieve vibrazione dell’aria nella casa e dal rumore di un oggetto di vetro che impatta col pavimento e si rompe in mille pezzi.
Giovanni accende la torcia del suo telefono e la punta in direzione dell’albero di Natale: una pallina è a terra, completamente distrutta.
Niccolò fischia cupo, prima di riprendere a commentare: «Certo che sti tuoni si son fatti belli potenti, che fan cascare le palline! Oppure potrebbe essere un fantasma che infesta la casa di Gio…»
«Nì, anche basta eh? Non ci servono altre sfighe mi sa!» lo zittisce Martino, il viso arruffato e la sua fetta di panettone ancora intatta per metà davanti a lui.
Niccolò alza le mani in segno di resa, poi punta gli occhi sul pezzo di panettone del suo ragazzo illuminato fiocamente dalla luce della candela che Giovanni è riuscito a recuperare tra i centrotavola da usare per Natale. Normalmente darebbe un’aria romantica al tutto, ma il fatto che tutto il quartiere sia stato colpito da un blackout bello e buono stempera molto il romanticismo a quella tavola.
Martino lancia uno sguardo di sbieco al suo ragazzo, poi solleva gli occhi al cielo e gli allunga la sua fetta sbuffando. Il moro si avventa su di essa famelico, strappando a Giovanni un sorriso sincero per il siparietto.
Il riccio guarda i suoi due migliori amici battibeccarsi al di là del tavolo e della candela, Martino praticamente in braccio a Niccolò che lo abbraccia con la destra per trasmettergli calore e scaldarlo un po’ di più; poi sposta lo sguardo al suo albero di Natale rosso e dorato dietro di loro, le palline che riflettono fioche la lucina della candela creando un alone romantico intorno alla scenetta.
Mentre i due amoreggiano battibeccando su quel pezzo di panettone, di nascosto scatta loro una foto da stampare e da dare a Martino insieme al biglietto con gli auguri di Natale – un’improvvisa botta di fortuna e dolcezza in una giornata e in un periodo un po’ difficile.
Giovanni rende silenziosamente grazie per i piccoli momenti felici che gli riempiono il cuore di felicità nonostante intorno a lui sia buio – come il Natale o l’avere degli amici super romantici che si bagnano fin nelle ossa pur di non lasciarti a casa da solo per il ponte dell’Immacolata.
E proprio in quell’istante, anche la luce torna prepotentemente in casa sua, riaccendendo tutte le luci e donando gloriosa vita al suo albero di Natale.
“Certo che è proprio un bell’albero” commenta tra sé e sé Giovanni, “davvero degno di Totti e della Magica”.

[1590 w.]

 

🐨🎄🦒

E dopo mesi di assenza, eccomi di nuovo qui! Yeeeeeh! ✨

Finalmente mi è tornata l'ispirazione per una qualche clip riguardante il gruppo dei Contrabbandieri: mentre lo scorso weekend stavo facendo l'albero di Natale mi è capitato di pensare all'ultimo episodio della seconda stagione, con la tombolata di Natale di Radio Osvaldo a casa di Martino e tutti che partecipano felici e lo aiutano ad addobbare casa! E perché dunque non raffigurare una scena simile, stavolta a casa di Giovanni e qualche bell'inconventiente nel mezzo? ;)

Vorrei ringraziare per l'idea del blackout la bellissima challenge di Juriaka, che potete trovare qui: visto che stavolta non avevo personaggi predefiniti da inserire nella storia, ho pensato di andare sul sicuro con le giraffine e il caro Giovanni! Spero di averci visto giusto, ma questi tre per me hanno una chimica pazzesca insieme :) Ringrazio anche Soul, che come sempre è la madrina di questa raccolta e a cui devo davvero tantissimo! E ho pensato che funzionasse anche il termine proposto da Soly Dea nella sua challenge, direttamente preso dalla lingua danese!

Infine, ringrazio chiunque di voi si sia fermato per leggere questa piccola clip che sa già un po' di festa! Se volete lasciarmi un vostro parere tra le recensioni lo apprezzerò molto, e in ogni caso mando un grosso abbraccione a tutti! A presto! :)

 

[Prompt 10. "Poteva andare peggio..."]

Traccia regalo per Natale
🎄: Due o più personaggi a vostra scelta si ritroveranno a fare l'albero di natale insieme.
Imprevisto!Bonus (a scelta):
1- black-out improvviso.
2- x è dannatamente maldestro, una volta terminata la decorazione dell'albero, lo farà cadere a terra.


[#Hyggelig: si tratta di una sensazione positiva di calore che ci fa sentire a nostro agio. [suggerita da HarrietStrimell] ❤]

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