Roommate

di ShannaInLuv
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Una nuova conquilina. ***
Capitolo 2: *** Battle Royale, pub e ***
Capitolo 3: *** Cotta del liceo e stalker. ***
Capitolo 4: *** L'Evento (pt 1) ***
Capitolo 5: *** L'Evento (pt 2) ***
Capitolo 6: *** Lui, lei e... lei. ***
Capitolo 7: *** Extra 1- Kaminari non sa stare alla larga dai guai. ***
Capitolo 8: *** Perchè indossi gli occhiali da sole? ***
Capitolo 9: *** Occhi gentili e questioni irrisolte. ***
Capitolo 10: *** Forse ti trovo un po' carina e una sorpresa indesiderata. ***
Capitolo 11: *** Non mi piace Uraraka e curry mancato... ***
Capitolo 12: *** Cosa ti affligge tanto e appiccosa come un polpo. ***
Capitolo 13: *** Kacchan ti ha fatta arrabbiare? ***
Capitolo 14: *** Sette minuti in paradiso e Faccia Tonda. ***
Capitolo 15: *** Cena imbarazzante e «Non seguirla. » ***
Capitolo 16: *** Un passo falso e qualcosa di stupido. ***
Capitolo 17: *** La Bakusquad e ***



Capitolo 1
*** Prologo - Una nuova conquilina. ***


Enjoy e benvenuti in questa storia. Voglio fare un breve preannuncio prima che leggiate questa storia: primo, se non vi piace la Kacchako non leggete, sorry not sorry - e lo dico perchè leggo molto astio in questo fandom - ; secondo, questa è una storia ispirata a New Girl, la mia serie tv preferita, tuttavia non seguirà affatto la trama dell'opera. Ultimo punto, ho voluto inserire queste comiche - e molto brevi - scenette telefoniche ma purtroppo non ricordo la fiction dove ne lessi a riguardo - forse su fanfiction.net mooooltissimi anni fa - quindi, devo avvertire che non è un idea proprio originale. Comunque, saranno assai sporadiche.
Detto questo, ci vediamo alle note finali dove farò qualche appunto!
Love, Shanna.
Roommates.

 
I. Prologo - Una nuova coinquilina.

§§§

“Ehi, 'Chaco, da quanto tempo! Eeeeh? Sul serio? Come sarebbe che ti serve un nuovo appartamento? Yosha! Ci penso io... conosco un bellissimo appartamento... ah, però ci sono quattro coinquilini maschi! Certo che è brava gente... ok ok, ti aggiorno!”

 

***

 

Questa è la segreteria telefonica di Bakugou Katsuki. Se siete scocciatori ( e Kaminari), MORITE. Se sei Deku, fa' un favore al mondo e buttati da un dirupo!”

 

-Insomma, Katsuki, che razza di segreteria telefonica è? Ti ho trovato un nuovo inquilino, finalmente! Ma beh, suppongo che sistemeremo le trattative con Kirishima. Tua Mina-chan!

 

***

 

 

Kirishima battè le palpebre due volte, ancora con la mano sulla maniglia della porta mentre osservava la sua troppo entusiasta fidanzata, mentre teneva i bagagli di quello che sarebbe stato il loro nuovo coinquilino. O, per meglio dire, coinquilina.

Quando, appena quella mattina, Mina lo aveva telefonando dicendo che i suoi problemi sarebbero presto stati risolti – e già ci credeva poco, visto che si trattava di Mina e ogni buon proposito derivante dalla ragazza dai capelli rosa affondava come il titanic in un fallimento totale – e che aveva trovato una persona che cercava disperatamente un appartamento.

Ma, quando aprì la porta e vide la ragazza – anche se dal viso tondo sembrava aggirarsi sui quindici anni – dai capelli castani a caschetto davanti a lui, ferma con armi e bagagli, sembrò che la saliva gli si fosse bloccata sul pomo d'Adamo, facendolo soffocare.

 

«Mina, amore, » intervenne con voce tremante Kirishima. «Non mi avevi detto che fosse una ragazza. » e lanciò un'occhiata fugace alla nuova arrivata. La vide arricciare il naso e scoccare un'occhiata furiosa a Mina Ashido, per poi afferrare il bagaglio che aveva poggiato davanti l'uscio della porta.

«Avevi detto che a loro stava bene, qualsiasi cosa!» esalò con un tono di voce tra l'esasperazione e il desolato.

Kirishima stava per aggiungere che ne era dispiaciuto ma in quella casa non poteva esserci una coinquilina femmina. Qualsiasi cosa non significava una donna. Non con quei maniaci di Sero e Kaminari... e le maniere rudi di Bakugou! Quella poverina sarebbe scappata entro tre ore.

L'occhiata furiosa e minacciosa che gli lanciò la sua ragazza, però, fu abbastanza da fargli dire il contrario. «Aspetta! Va bene, puoi restare!» balbettò.

La nuova arrivata si voltò verso di lui, con il volto molto più sollevato e si lasciò andare in un sospiro.

« Davvero? Menomale, grazie Kirishima-kun.»

«Ee-h. Di nulla.» Aspetta che lo venga a sapere Katsuki.

 

***

 

 

Bakugou Katsuki, ventitrè anni, era quasi considerato il numero uno degli uffici All Might Industries, che era l'azienda di marketing più rinomata in tutta Tokyo. Era quasi, ebbene sì, perchè neviva surclassato soltanto da una persona, che era appena stata promossa prima di lui... e quella persone era nientemeno che il suo nemico d'infanzia Izuku Midoriya....

 

Katsuki strinse il cellulare con forza. «Muori bastardo!» urlò. Ignorò le numerose faccie che si voltarono verso di lui terrorizzate e continuò a tirare dritto, strisciando i piedi sul cemento, diretto a casa.

Era stata un'

altra, inutile, giornata di merda... perchè quel Deku di merda doveva essere così fottutamente fastidioso? “Katsuki ti prego compila questi!” “Katsuki, potresti gentilmente inviarmi quelle mail, domani?”

Fottuto Deku.

E fottuta scala aziendale. Perchè Deku doveva essere stato promosso e lui no?

 

Prima che potesse inveire ancora ad alta voce, il cellulare gli vibrò in mano , segno che gli era arrivato un messaggio. Lo aprì distrattamente: sicuramente era qualcuno di quei rompiscatole che aveva per coinquilini.

E infatti, aveva tre messaggi, il primo di Kirishima, gli altri due da Sero e Kaminari.

 

Da Shitty Hair: per favoreeeee. Bakubro perdonamiiiiii.

 

Da Pikachu: Eeeeh, lo sai??? Lo sai???? Sono contentissimooooooo!

 

Da Soy Face: Stasera mi diverto ;)

 

Ma che diavolo... ?

Non era la prima volta che quegli idioti dei suoi amici – bah! - sembravano ammattiti; lo erano la maggior parte del tempo, però adesso sembravano proprio fuori... che Kirishima li avesse fatti ubriacare alle cinque del pomeriggio di nuovo con quei suoi drink da barman?

 

Decise di lasciar perdere – come la maggior parte delle volte – e ficcò il telefono in tasca, visto che era già sotto l'edificio di appartamenti dove abitavano. Salì le scale per cinque piani – sì, l'ascensore era di nuovo rotto. Avrebbe dovuto fare il culo a quello Shinsou, prima o poi – e percorse il corridoio, fino ad arrivare al 4A. Nemmeno estrasse le chiavi dalla tasca che, qualcuno, all'interno, urlò.

Katsuki sbuffò, ancora, perchè quella voce stridula e petulante non poteva che appartenere alla fastidiosissima ragazza di Kirishima Eijiro: Mina- Occhi da Procione – Ashido. Il che significava che si era di nuovo stanziata a casa loro e che probabilmente avrebbe disturbato la sua piacevolissima quiete di lì a qualche ora.

Spalancò la porta con un calcio, urlando con tutta la voce che aveva in gola – e con tutto il suo risentimento per quella giornata merdosa - «Allora, stupidi extra, che cazzo è questo casino? »

 

La scena che gli si presentò davanti fu abbastanza pietosa come i suoi amici: davanti a loro c'era Mina, con uno scopettone in mano e che, apparentemente, aveva appena steso con un colpo alla testa Salsa di Soia, asimmetricamente disteso ai suoi piedi come un cadavere.

Kirishima che, invece, stava trattenendo Picachu che si allungava verso il divano... dove c'era seduta una ragazza... chi era?

E adesso quella chi cazzo era?

 

«Ehi voi, cosa cazzo succ-» Katsuki si bloccò, vedendo per la prima volta la ragazza seduta sul divano. Capelli marroni a caschetto, bassa ma formosa, guancie estremamente tonde.

Era...

Era... Faccia Tonda!

 

Tutti s'irrigidirono e anche Ochaco Uraraka, quella maledetta ragazza seduta sul suo fottutissimo divano, spalancò la bocca. Emettendo un lungo verso stridulo – che purtroppo conosceva bene – «Oooh. »

 

Fece una pausa, poi ringhiò, letteralmente: «Perchè la ragazza di Deku è seduta sul mio fottutissimo divano?»

Ci fu un silenzio tombale a lungo – e vide Faccia Tonda che lo fissava ancora a occhi sgranati, facendo sembrare i suoi stupidi occhi ancora più grandi – ; finchè Kirishima non lasciò andare Denki, che si spiaccicò sul terreno dall'improvvisa libertà dalla morsa dell'amico, e Mina Ashdo rise, tenendosi la pancia.

«Oh bene, già vi conoscete allora? » Kirishima ridacchiò. Poi arrossì, puntando lo sguardo a terra, evitando il suo. Katsuki sapeva bene che quella faccia significava che quello che stava per dire non gli piacerà.

«Scusa Bakubro, lo so che una ragazza non è proprio l'ideale come coinquilina ma... vedrai che staremo bene! » e sorrise, quel deficente.

Katsuki fremette, decidendo se spaccare prima la faccia a Capelli di Merda oppure cacciare a calci in culo quella Faccia Tonda.

Proprio non aveva bisogno della fottuta ragazza di Izuku-Deku-stronzo-Midoriya sotto il suo stesso tetto. Vedeva già abbastanza il nerd con le lentiggini a lavoro, non voleva certo ritrovarselo anche a casa...

Rabbrividì al solo pensiero.

«Ehm, ciao Bakugou-kun, scusami, Mina non mi aveva detto che fosse casa tua, questa, » e lanciò un'occhiataccia alla sua amica troppo rosa, la quale rispose elargendo uno dei suoi migliori sorrisi innocenti.

«Bene, adesso lo sai. Addio, Faccia Tonda.» continuò, assicurandosi di mantenere il suo tono di voce impostato in "modalità ringhio"; chiuse la porta di casa con un calcio e si sfilò la giacca appendendola all'entrata.

 

«Ehi!» protestarono in coro Sero e Kaminari – che intanto si erano ripresi ma erano rimasti sdraiati sul pavimento. –

«Ehi, amico, non essere scortese- » tentò di borbottare Kirishima, sebbene fu subito azzittito da un'occhiata di Katsuki.

«Katsuki, ma che modi sono di trattare le signore?» sbottò Mina, con le mani sui fianchi – e Mina era davvero furiosa quando assumeva questa posizione, ma poco importava a lui.

«Non voglio la ragazza di Deku in casa mia, fine della storia.» tagliò corto, lanciando un'occhiata spezzante ad Ochaco.

La suddetta avrebbe potuto urlargli contro che era un cafone – o qualsiasi altra cosa – ma invece gonfiò le guancie e abbassò gli occhi. Ora sembrava davvero avere quindici anni.

Ochaco Uraraka bofonchiò qualcosa tra i denti, continuando a guardare le sue scarpe.

« Eeh?» sbottò Katsuki, ansioso di porre fine a quella discussione, vedere Faccia Tonda fuori da casa sua, e rilassarsi davanti alla televisione.

Il viso paonazzo della ragazza si sollevò su di lui, con le sopracciglia aggrottate. «Deku non è più il mio ragazzo. Ci siamo lasciati qualche giorno fa-» aspetta, la sua voce si stava incrinando? Oh no, che scoppiasse a piangere proprio lì davanti?

«Uh.» disse solo. Che poteva fregargliene a lui di qui due stupidi? Che si fosse lasciata con quel perdente – era ora, finalmente forse la ragazza aveva aperto gli occhi! - non era di certo un problema suo.

«Ascolta Katsuki – posso chiamarti Katsuki? » sospirò Faccia Tonda.

«No.» sbottò.

«Okay, Bakugou-kun... so che non ti sto simpatica – nonostante avessimo parlato due o tre volte al liceo, ma sono davvero disperata. Ho bisogno di quest'appartamento.»

Dannazione. Non era un suo problema, giusto?

Sentì gli occhi – otto paia di occhi più Faccia Tonda – puntati contro di lui, alcuni imploranti di accettare – Sero e Kaminari - , chi in severo giudizio – Mina – e chi semplicemente da "ehi amico, andiamo...." - Kirishima – .

«Prometto che Deku non verrà in nessun modo nominato da me e non te lo ritroverai a casa, se è questo che ti preoccupa. »

Diavolo.

 

Bakugou Katsuki socchiuse gli occhi, sapendo già di pentirsene. «E va bene, che cazzo. » voltò le spalle a quegli extra davvero fastidiosi, aggiungendo prima di chiudersi la porta della sua camera alle spalle: «Niente Deku, Faccia Tonda. E voi due idioti, smettetela di esultare, pervertiti del cazzo. »


AngolinoAutrice(?)

Eccomi! Allora, vi lascio alle ultime cose, prima di congedarmi:
1. A differenza di questo capitolo, i successivi si alterneranno con i POV'S di Ochaco e Katsuki.
2. Ho scelto di mantenere i nickname in inglese perchè, beh, mi piacciono di più!
3. Avviso spoiler: tanta demenzialità :)
Fatemi sapere cosa ne pensate ^^
Shanna.

 

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Capitolo 2
*** Battle Royale, pub e ***


Roommates.

 
II. Battle Royale, pub e "quel pugno".

§§§


 

 

"Qui Ochaco Uraraka, non è un bel periodo quindi non rispondo al telefono, però se è urgente lasciate un messaggio e richiamerò più tardi! Kyaaa."

-"Ehi, tesoro, sono la mamma, che succede? Richiamami quando vuoi."

 

- " 'Chako. Andrà tutto bene. Devo partire tre giorni per lavoro, MA TORNERO' PRESTO. Non fare stupidaggini – come chiamare Midoriya. Ti prego. Non farlo, Ochaco Uraraka, capito? Ti tengo d'occhio. Ti voglio bene, Mina".

 

***

 

 

Ochaco Uraraka, ventiquattro anni, era una delle migliori offerte che il mercato maschile potesse avere. Corpo sinuoso, intelligente e una parlantina allegra di cui non ti annoiavi mai. Solitamente, la prima cosa che ti veniva in mente quando si descriveva Ochaco era che aveva una strana parlantina. Straparlava sempre – ma chi la conosceva riusciva a interpretare le varie sfumature: quando era nervosa, parlava a raffica, veloce e balbettando. Quando era allegra o entusiasta di qualcosa, invece, il suo tono si alzava di un'ottava diventanto ancora più stridulo. Quando era amareggiava o arrabbiata il suo straparlare era più un borbottio a bassa voce. Tuttavia, fino ad ora, non le era mai capitato di essere lasciata da un ragazzo – era stata perlopiù con Izuku Midoriya dal liceo . Quel giorno, Uraraka, scoprì di avere anche il pianto parlantino.

 

 

«Non capisco... andava tutto bene, stavamo progettando quel viaggio in Europa. C'è qualcosa che non va, forse nel mio fisico? Se perdessi cinque chili... no ma che assurdità, Deku-kun non ha mai badato a queste cosei. Però... » Ochaco andava avanti così, singhiozzando tra una parola e l'altra, sospirando e piangendo copiose lacrime che si riversavano sul divano.

Non era ben chiaro con chi stesse parlando, visto che tutti e quattro gli uomini in quella casa andavano e venivano, le passavano accanto, ma lei rimaneva a fissare la televisione e borbottare - e piangere - tra sè e sè.

 

«Dobbiamo fare qualcosa,» sussurrò Kaminari, ad un certo punto. Se ne stava dietro all'isolotto della cucina, con la tazza dei cereali e il latte in mano, spiando la ragazza che – novità – era sdraiata sul divano e si soffiava il naso. «E' una settimana che guarda Battle Royale, mangia confetti alla fragola e piange. Ho male alle orecchie. Quando avevo detto  alla ragazza, non intendevo questo.» e indicò con un cenno Uraraka.

Katsuki sbattè la tazza di caffè sull'isolotto, emettendo un sibilo tra i denti. «Ve l'avevo detto, cazzo. » poi scosse la testa ed indicò Kirishima. «Risolvi questo problema, Shitty Hair.» afferrò la ventiquatt'ore e se ne andò. Dopo qualche attimo – e un urlo disperato in sottofondo da parte della ragazza mentre gemeva: «Quel tizio ha le stesse lentiggini di Deku-kun, quanto mi mancaaaaa» - Bakugou Katsuki tornò indietro, i suoi occhi rossi che lampeggiavano furiosi. «Entro stasera.» chiarì. «Altrimenti ti sbatto a calci in culo fuori casa, Kirishima Eijirou.»

 

L'aveva chiamato per nome e cognome:  questo significava che Bakugou era stramaledettamente serio. Kirishima deglutì, mentre Kaminari lanciava un lungo fischio e, all'occhiataccia dell'amico, decise di filarsela annunciando che era in ritardo per le visite mediche mattutine.

Così Kirishima si era diretto verso la ragazza, si era seduto di fianco a lei sprofondando sul divano e aveva anche accettato i confetti rosa che lei gli aveva immediatamente offerto.

«C'è qualche problema, Kirishima-kun?»

Kirishima continuò a fissare lo schermo , arricciando il naso quando un personaggio venne ucciso. «No.» mentì.

«Bugiardo. Ho sentito Bakugou.» Ochaco tirò su col naso, interrompendo per un momento il suo pianto e guardò il nuovo coinquilino con gli occhi marroni lucidi e rossi. Nonostante non la conoscesse poi da così tanto tempo, a Kirishima dispacque per la ragazza.

E, dopotutto, Mina si era raccomandata di tenerla d'occhio.

Eijirou sospirò. «No è che... noi pensiamo che ti possa far bene uscire.» tentennò. «Insomma, la vita va avanti, giusto?»

Ochaco tirò su col naso, guardò i suoi confetti tristemente. «Ma il divano è così comodo... » si lamentò.

«Uh, Uraraka-san... »

«Ochaco. »

«Ochaco-san... non pui restare a guardare Battle Royale per tutta la vita. »

«E invece posso. E' un film fantastico. Dovresti vederlo.»

Kirishima rabbrividì: quel genere di film, angst, tristezza e... splatter non faceva molto da lui. Più d Katsuki. E okay, ammetteva che la cosa lo rendeva meno virile... ma non ce la faceva, tutto quel sangue proprio non lo reggeva.

« Ehi, ragazza,» intervenne allora, mentre una lampadina si accendeva nel suo cervello. «cosa ti direbbe Mina, adesso?»

Ochaco accavallò le gambe, infilandosi in bocca un'altra manciata di confetti. Dopo che ebbe masticato e deglutito, rispose secca: «Direbbe di andare a fare sesso con qualcuno per distrarmi.»

« Ugh? Davvero Mina direbbe cosi?» la sua Mina? Sì, effettivamente era da lei.

Infatti, Ochaco annuì. Conosceva Mina Ashido dal secondo anno di liceo – erano nella stessa classe, anche se lei solitamente frequentava il gruppo di Bakugou – e, se c'era una cosa che ammirava in lei era la facilità con cui affrontava le cose. Delle volte, con troppa facilità, in effetti.

«Okay lascia perdere il "fare sesso", » arrossì Kirishima. «Ma sul divertirsi ha ragione. Quindi dovresti davvero venire al pub.»

Ochaco emise un rantolo. Chissà cosa avrebbe detto Mina se l'avesse vista in quello stato – e avesse visto i confetti – e, sicuramenre, Ochaco già lo sapeva, non sarbbe stato nulla di positivo. Dopodichè l'avrebbe presa a calci, infiladola nella cabina armadio – che non aveva comunque più perchè l'aveva lasciata a casa di Deku insieme al suo cuore – e l'avrebbe trasfomata. Poi sarebbero uscite a bere.

Però Mina adesso non c'è... piagnucolò la sua mente e si strinse ancora di più le ginocchia al petto. Di uscire proprio non ne aveva voglia.

« Okay,» si arrese però subito dopo. Non voleva dimenticare Deku – non poteva - però sicuramente continuare a guardare Battle Royale - e no, non solo perchè il protagonista assomigliava a lui – non poteva influire positivamente sulla sua vita e i suoi occhi stavano diventando davvero gonfi. Sospirò. «Però non farò sesso con nessuno.» borbottò.

Kirishima rise. «Affare fatto.» poi, con inaspettata sorpresa, allungò i piedi oltre il divano e si stiracchiò, afferrando una manciata di confetti dal sacchetto che Ochaco aveva in mano. Indicò con la testa lo schermo: «Metti dall'inizio. »

Non se lo fece ripetere due volte, premette un tasto e il film ripartì di nuovo.

 

***

«Pronto?»

«Ochaco accidenti! Muovi quel culo dal divano. Lo so che stai guardando Battle Royale e mangiando confetti rosa. Diventerai grassa e flaccida! E Rosa.» ululò Mina, alias la sua migliore amica, dall'altro capo del telefono. Non sapeva esattamente come lei e Mina fossero diventate così intime, eppure lo erano, da anni ormai, e lei le voleva bene da impazzire. «...idiota, vacci piano mi stai strappando i capelli! Scusa 'Chako. Il punto è-»

Ochaco la bloccò. «Frena frena, super modella.» la punzecchiò. «Sono al pub con Kirishima e gli altri.»

«Oh... » squittì Mina. «Okay! Salutami Kiri e divertiti!»

«Okay.»

«No sul serio, 'Chako. Datti da fare. Una rottura si supera con del sano sesso. Adesso ti saluto, è il mio turno per la sfilata.»

Ochaco rise e riattaccò. Del sano sesso, come no. Come se lei potesse semplicemente andare a letto con qualcun'altro senza pensare a... Izuki. Ai suoi capelli disordinati, le sue lentiggini e il suo corpo che le piaceva tanto.

 

Sollevò lo sguardò e lo fece vagare per tutto il pub: non era molto grande ma era accogliente. I sedili erano soffici e di un bourdeaux rilassante e, la luce soffusa, contribuiva a mantenere l'ambiente caldo.

Lei era seduta al bancone, dove dietro c'era Kirishima che trafficava con dei cocktail, versando, shakerando e mischiando. La camicia bianca e il grembiule nero gli dovanano un'aria professionale – e la sua mente ci tenne ad appuntare che, tra tutti i suoi nuovi coinquilini – Eijirou era quello più garbato, perbene e sicuramente alla mano.

Poi c'era Sero Hanta – seduto due posti da lei – che non aveva inquadrato bene ma si era accorta delle sue battute non troppo divertenti. Si domandava perchè si ostinasse a farle.

Kaminari Denki, seduto vicino a Sero, con i gomiti appoggiati sul bancone, era quello più rumoroso – e pervertito. A volte sembrava anche un idiota però sia lui che Sero erano medici, quindi non dovevano essere poi così male – tuttavia non osò indagare oltre.

E, infine, Bakugou Katsuki, gentile come un gorilla a cui hanno appena tolto una banana e fornito di parolacce più di un vocabolario volgare. Se fosse stato un suo allievo – e sopratutto fosse stato un bambino d'asilo – lo avrebbe spedito nell'angolo delle punizioni senza esitare e lo avrebbe costretto a chiedere perdono.
Tuttavia, non osò pensare al fatto che, se solo avesse provato a dire una cosa del genere a quel Bakugou ventiquattrenne, non avrebbe ricevuto altre se non colorite risposte e minacce di morte.

«Terra chiama Ochaco.»

Ochaco sobbalzò e rivolse lo sguardo verso Sero, notando che tutti – compreso Bakugou, anche se aveva immediatamente voltato il capo con uno sbuffo – la stavano fissando. Arrossì.

Kaminari infilò un gomito tra le costole dell'amico. «Idiota, perlomeno aggiungi il -sani. Non puoi chiamarla per nome e basta.»

«Ma no,» si affrettò ad aggiungere immediatamente Ochaco. «Va benissimo. Siamo coinquilini e poi... vi ho fatto passare una settimana tremenda!»

«Puoi dirlo forte, che cazzo.» quella risposta, però non venne nè da Denki nè da Sero o da Eijirou. Ma da Bakugou.

Ochaco aggrottò le sopracciglia. Aveva ragione, però poteva dirlo anche in un modo gentile, no? Oppure, sarebbe stato carino se non avesse detto nulla e basta. Non accentuarlo così! Insomma, non era stato così male.

«Scusa?»

«Ho detto che ci hai fatto passare una settimana d'inferno. Te e i tuoi pagnistei di merda. » Katsuki finì l'ultimo sorso nel bicchiere e lo sbattè sul bancone. La guardò furioso, come a sfidarla a replicare.

Ochaco incrociò le braccia sotto al seno. «Be' scusami tanto. Certo che sei molto gentile.»

«Sono onesto, non gentile, Faccia Tonda. » ribattè. Certo, probabilmente le due parole "gentile" e "Bakugou Katsuki" non sarebbero mai potute essere messe insieme nella stessa frase.

«Sei insensibile!» strillò Ochaco, battendo i palmi sul bancone.
 

«Ehm, ragazzi... » azzardò Kirishima, guardando prima uno poi l'altro.

«No Kiri, lasciali continuare, è divertente!» rise Kaminari.

«Qualcuno ci porti dei pop-corn!» ululò Sero, dando man forte all'amico biondo.

Kirishima si toccò la base del naso, spazientito. «Cristo, ma voi due davvero salvate le persone?»

« Qualche volta.»

 

«Come vuoi.» sputò Bakugou.

«Non rispondermi "come vuoi" con quel tono!» Ochaco puntò il dito contro il biondo davanti a sè. Le sue orecchie scottavano, segno che erano diventate rosse e che, probabilmente, aveva il viso paonazzo. Erano rare le volte in cui Ochaco Uraraka s'incazzava, però... odiava quello sgarbato-uomo-biondo che la guardava con indifferenza e sentenziava che erano piagnistei mentre invece lei soffriva seriamente.

«Ti rispondo come mi pare, Faccia Tonda, questo è il mio tono. »

Ochaco gonfiò le guance, trattenendosi da urlare e tirarsi i capelli. «Sei un... un....un- »

Lo sguardò di bakugou cambiò: divenne più teso, la bocca stretta e il naso arricciato, mentre sibilava: «Deku.»

Cosa?

Deku?

«No, avanti,» sbuffò allora Ochaco con rabbia. Perchè aveva in mente solo quel nome? «Non è che devi usare il nome del mio ex ragazzo come insulto!»

Sentì, per qualche ragione, i tre ragazzi – Eijirou, Denki e Sero – trattenere il respiro; Bakugou, invece, rilassò il viso e inarcò le sopracciglia. Un vago sorriso gli incurvò le labbra, per poi tramutarsi nella sua espressione impassibile. «No, scema. Deku è . » e indicò con il mento dietro di lei.

Ochaco Urarara s'irrigidì. Come poche volte nella sua vita aveva paura di vedere qualcuno. Aveva paura di voltarsi e di incontrare quelle iridi verdi scontrarsi con i suoi – avrebbe rischiato di perdersi in essi come milione di volte era successo, quando stavano insieme.Il suo cuore iniziò a battere all'impazzata: cos'avrebbe detto? Cosa avrebbe fatto?

Cosa doveva fare?

Salutarlo? Non salutarlo? Dagli un bacio sulla guancia? Un pugno sul naso? Una pacca sulla spalla?

COSA?

Ochaco deglutì, chiuse gli occhi ed inspirò. Doveva calmarsi... doveva proprio calmarsi. Cos'avrebbe fatto Mina? - No, Mina gli avrebbe urlato contro, prendendolo a calci nel sedere. Cos'avrebbe fatto invece Jirou? Gli avrebbe parlato normalmente. Fatto finta di nulla.

«Okay, puoi farcela ragazza.» sussurrò a sè stessa, ignorando le otto paia di occhi che la fissavano – Sì, anche Bakugou.

Allontanò lo sgabello dal bancone, lentamente, e puntò i piedi a terra. Si alzò piano, cercando di guadagnare tempo – ed equilibrio. Per qualche motivo le sue gambe non reggevano i tacchi, adesso – e si drizzò completamente.

Okay bastava girarsi.

Lo avrebbe visto, gli sarebbe andato in contro e lo avrebbe salutato con un Ciao. Dopodichè avrebbe girato sui tacchi e sarebbe tornata dai suoi coinquilini. Dieci secondi. Facile facile.

Si voltò e la prima cosa che vide furono gli occhi di Izuku Midoriya. Poi tutto il resto.

Izuku stava fermo vicino ad un tavolo, in piedi e aveva ancora il sorriso – quel sorriso, quello che gli rimaneva dopo aver riso inceramente ad una battuta -. Indossava uno smoking a righe e in mano teneva una giaccha – che non era sua. Quando Izuku voltò gli occhi e la vice, la bocca si spalancò in una "o" di sorpesa e i suoi occhi si sgranarono, nel panico.

Ochaco deglutì, seguendo la linea del suo braccio destro che circondava una donna alta, americana e bionda. La conosceva, ovviamente. Era Melissa Shield, la nipote del direttore degli uffici per cui lavorava.

Lei e Izuku rimasero a fissarsi per un po' – e solo dopo qualche istante, Izuku Midoriya aveva tolto lentamente la mano dal fianco di Melissa – quando, dopo un po', lo vide pronunciare con il suo nome con le labbra.

Tutto quello che riuscì a fare Ochaco, però – si sentiva tradita, confusa,amareggiata, delusa – fu quello di schizzare verso la porta, cacciando dietro le lacrime e pensando che quel pugno non sembrava così male, adesso.

E poi, andiamo, chi indossava uno smoking a righe per andare al pub?

Prima di uscire dalla porta d'ingresso, udì uno sgabello cadere a terra e qualcuno inseguirla, ma non si voltò.


AngolinoAutrice(?)

EHYOO.
Nuovo capitolo ( mi scuso immesamente per il ritardo). Vorrei pubblicare un capitolo a settimana, però non posso esattamente dirvi un giorno preciso - perchè mentirei e probabilmente non lo rispetterei - visto i turni al bar. E ho deciso anche di non fare capitoli stratosferici così magari riesco ad aggiornare più volte alla settimana ( sseeeeh,speraci. ndBakugou)(T_T ndme)
Cooomunque, ci tengo a precisare che AMO KIRISHIMA, penso che sia quello più pacato, che deve sopportare tanto e sta nel mezzo senza volerlo... insomma, per avere una ragazza come Mina e un migliore amico come Bakugou xD ( E dai, anche nella serie è un po' così.)
E sì, Kaminari e Sero fanno i medici... >O<
Per quanto riguarda Izuku... mi dispiace :( amo da morire Deku ma, be', mi serviva una vittima in questa serie ed è capitato. Poi insomma chi è che indossa gli smoking a righe? <.<
Eh, niente, a parte che mi sono divertita a scrivere la parte del battibecco  Kacchako, voglio RINGRAZIARVI perchè leggete questa storia banale e anche un po' demente.
That's amore.
Ci vediamo la prossima settimana,
Shanna <3

 

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Capitolo 3
*** Cotta del liceo e stalker. ***


Roommates.

 
III. Cotta del liceo e Stalker.

§§§

 

"Qui parla la fantastica Mina-chan. Se non rispondo è perchè sono impegnata a lavoro. Provate più tardi!"

 

"Mina, amore, sai che non voglio disturbarti sul lavoro, ma riguarda Ochaco-san, è Midoriya lei-".​
 


Un secondo, e poi il telefono che risponde alla chiamata. «Kirishima Eijirou. Dimmi immediatamente cosa cazzo succede!»

«Oh... ehi,Mina.... uhm, Midoriya Izuku, lei...»

«COSA.»

«... lo ha visto in compagnia di un'altra donna.»

«...»

«Mina, ci sei?»

«La donna era alta?»

«Uhm, sì.»

«Bionda. Biondissina?»

«E capelli lunghi, credo.»

«Risata troppo squillante?»

«Be', aveva una risata piuttosto carina.»

«...»

«Cioè, fastidiosa. Fastidiosa da morire.»

«...»

Dopo un attimo, il tu tu tu del telefono fece capire a Kirishima Eijirou che la sua ragazza aveva appena attaccato.

«Ehm, Mina?»
 

***

 

 

Katsuki Bakugou non sapeva, esattamente, perchè si fosse alzato da quella fottuta sedia e avesse attraversato di corsa il pub, impegando tre secondi dal tavolino all'entrata e sfilando accanto a Midoriya – e forse, beh forse, gli era scappata una spallata – e aveva seguito Uraraka.

Tuttavia, nonostante il caratteraccio, nelle profondità – ma molto, molto in fondo – Katsuki era gentile e, vedere l'espressione cupa e intrisa di risentimento della sua nuova – sfortunatamente – coinquilina gli aveva mosso un moto di rabbia improvvisa che, se avesse potuto, avrebbe spaccato quella faccia lentigginosa più del solito.

Andiamo, va bene rompere con una ragazza, ma uscire con un'altra due settimane dopo era esagerato. Sopratutto dopo che loro due avevano passato anni a girarsi intorno – alle medie – per poi finire insieme al liceo. Katsuki se li ricordava bene quei due piccioncini del cazzo – e ricordava anche come si fosse chiesto cosa ci trovasse esattamente una ragazza piuttosto carina come Uraraka con uno scemo come lui – e, quindi, quel nerd bastardo non poteva fare questo ora.

Si disse che, in circostante normali, non gliene sarebbe importato nulla – ad oguno i suoi problemi, pensava – però, adesso che quella Faccia Tonda era diventata un membro di casa solo... dèi, no. Non voleva passare un'altra fottutissima settimana a sentire quel film di merda a qualsiasi ora del giorno e le fottutissime canzoni di Taylor Swift – che, a forza di ascoltarle, sapeva pure i testi.

Quindi, diede quella spiegazione al suo cervello quando – dopo aver seguito la scia di Uraraka che lo aveva condotto sul retro del pub, dove c'era una panchina nascosta da due cespugli – si ritrovò ad accasciarsi seduto di fianco a Uraraka, che singhiozzava.

 

«Sto bene.» miagolò Uraraka, passandosi una mano sulle guancie estremamente rosse. Più del normale, almeno.

«Certo che stai bene, Cheeks.»

«E' vero! Sono solo un po' ubriaca.» ribattè, petulante come al solito. Certo, ubriaca d'aria. Aveva bevuto a malapena un drink – Katsuki si sorprese del fatto che avesse notato un dettaglio così irrilevante... ma comunque, non era ubriaca. Era triste, a pezzi, delusa, certo ma – non ubriaca.

« Ahn..» fu quello che rispose Katsuki, invece. Si appoggiò totalmente alla panchina, rilassando la schiena e restando in silenzio. Insomma, non sapeva nemmeno per quale motivo si era diretto da lei. Per provare a fare cosa , parlarle? Aveva sempre trovato delle consolazioni – specialmente post-rottura – davvero patetiche. E adesso, davvero, cosa ci faceva lui qui?

Come a leggergli nel pensiero – o più probabilmente era dovuto al fatto che aveva notato il suo sguardo corrucciato. Uraraka sospirò appena, stancamente: «Cosa ci fai qui, Katsuki?»

A Katsuki non mancò di notare come Uraraka avesse usato il suo nome di battesimo – come se fossero tornati alle medie, con lei che lo chiamava Katsuki e quel deficente Kacchan - e non aveva comunque smesso, Deku, di chiamarlo a quel modo fastidioso.

«Deku è un coglione.» dichiarò, dopo qualche attimo.

«No!» annaspò Uraraka, lanciandogli un'occhiata in tralice che, se gli sguardi potessero uccidere, quello l'avrebbe fatto. «Credo... magari c'è stato un malinteso, I-Izuku n-non... »

Non ci credeva nemmeno lei! E lo stava ancora difendendo, dopotutto, e non sapeva perchè, ma questa cosa lo faceva incazzare ancora di più. Infatti, un basso ringhio proveniente dalle sue labbra mise fine al balbettio di Uraraka, che sospirò immediatamente, abbassando il capo dalla sconfitta.

«Forse ho sbagliato io qualcosa.» mormorò poi, con una scrollata di spalle. « Non so... insomma, guarda Vanessa... è così bella, così-»

Se Katsuki avesse sentito un'altra di quelle scemenze, avrebbe vomitato. « Chiudi quella fogna, Faccia Tonda!» ringhiò. «Non so in che genere di merda è sprofondata la tua relazione con quel perdente ma non puoi dire questo. Non puoi fottutamente giustificare quel bastardo per essere stato un coglione. Quindi, lascia stare e vai avanti! Non vorrai sprecare tutta la tua vita dietro a un perdente come quella faccia-da-lentiggini!»

Non sapeva esattamente cosa significasse quel disorso; forse voleva solo insultare lei e quel nerd, oppure cercare di farle capire di darci un taglio con i suoi fottuti piagnistei e Katsuki si aspettava che lei iniziasse a sbraitare come una cornacchia come al bar, ma invece ridacchiò.

Il sorriso che le incurvò le labbra e le restò in visto per qualche secondo sembrava... sollevato.
Senza un motivo apparente, le guancie di Katsuki arrossirono e, per nascondersi ancora di più – nel caso la semi oscurità non fosse abbastanza – voltò il capo e s'infilò le mani in tasca, sbuffando sonoramente.

Ochaco Uraraka si alzò, con uno sguardo diverso da prima – sempre triste e deluso, ma meno abbattuto – e lanciò un'occhiata nervosa oltre i cespugli dove la loro panchina era nervosa, quando sentì un vociare che la chiamava. 

Katsuki ringhiò quando riconobbe che quel vociare non era nientemeno che la fastidiosissima voce di Deku che la chiamava a ripetizione. Ah, ce l'aveva fatta quel perdente a capire che doveva quantomeno scusarsi - no, fanculo le scuse, quel nerd l'aveva fatta grossa. E poi: Dio che fastidio la sua voce!

 

«Ehm, Bakugou?» sussurrò Ochaco, abbassandosi leggermente sulle gambe e guardandolo da sotto le ciglia lunghe, con quei occhi troppo grandi per una ragazza della sua età. «Ti dispiacerebbe accompagnarmi a casa?»

« 'Chako!» fu l'urlo di Deku a rompere il silenzio tra i due che si era creato mentre Katsuki la guardava scocciato per poi scoppiare in uno sbuffo esasperato.

Perchè diavolo si era cacciato in quella merda?

«E va bene, che cazzo!» esclamò, mentre Ochaco spalancava gli occhi e gli diceva di abbassare il tono. Katsuki voltò il capo infastidito e si alzò. « Muoviti però, Faccia Tonda.»

Tanto aveva già intenzione di tornarsene a casa presto, quella sera, quindi tanto valeva andarsene ora. Con o senza Faccia Tonda non aveva importanza.

Scrisse velocemente un messaggio ad Eijirou che lo informava che stava per tornarsene a casa. La risposta da parte del suo migliore amico non tardò ad arrivare.

 

Da Shitty Hair: Ok. Kat, hai visto Ochaco?

Lanciò un'occhiata a Ochaco Uraraka, che camminava silenziosamente di fianco a lui con le mani lungo i fianchi e lo sguardo abbassato.Ormai si erano allontanati dal pub e da quel nerd di merda e adesso aveva di nuovo quell'aria sperduta.

Scrisse velocemente una risposta:
 

A Shitty Hair : Non sono la sua babysitter.

Da Shitty Hair: Oh, andiamo, Bakugou! Potrebbe essere ovunque.


Katsuki roteò gli occhi, immaginandosi la modalità papà- apprensivo accendersi con l'interruttore on.

 

A Shitty Hair: Rilassati. E' con me.

 

Da Shitty Hair: Lo sapevo che sotto sotto eri un tenerone! Ehi, forse la tua cotta del liceo non è più tanto passata, eh, buonanotte Blasty!

 

A Shitty Hair: Fottiti.
 

 

Avrebbe ucciso Kirishima. Oh sì che lo avrebbe fatto. Come poteva tirare fuori una questione così vecchia – vecchia, sepolta e svanita nel nulla – come la sua stupida cotta adolescenziale per l'ex ragazza di Deku, dalle guancie troppo rotonde e i fianchi fottutamente sexy?
Grugnì – forse con più stizza del solito – mentre infilava rabbiosamente il cellulare in tasca – se avesse potuto, lo avrebbe fatto esplodere – e questo attirò l'attenzione di Uraraka, che si era voltata guardandolo con sguardo interrogativo.

« Tutto bene, Bakugou?»

Tutto bene. Lei aveva appena scoperto che il suo ex da appena poche settimane stava già frequentando un'altra – la nipote del direttore, che Katsuki conosceva moolto bene – e chiedeva a lui se stava bene. Che Idiota.

«Pff, sì, muoviti Cheeks. » accellerò il passo superandola. «Solo – non metterti a guardare ancora quella merda altrimenti ti ucciderò. Cazzo.»

Sentì Uraraka ridacchiare. «Promesso.»

 

 

 

 

« Indovina chi?» urlò la mattina dopo Sero Hanta durante la colazione di gruppo; non che Katsuki ne avesse davvero voglia di fare colazione insieme a quegli idioti e a Faccia Tonda ma, se voleva arrivare prima di Deku in ufficio doveva stringere i denti. E così si era ritrovato seduto a capotavola – il suo posto – con Uraraka nella parte opposta, Kaminari sulla sinistra e Kirishima sulla destra. E, con somma solitudine, erano troppo presi a fare colazione ad occhi chiusi – Denki e Kirishima – oppure a perdersi con lo sguardo nella tazza da caffè per fare conversazione.

 

Finchè Soy Face non era entrato dicendo quella stupida frase, rompendo quel gustoso silenzio mattutino e attivando gli idioti, che alzarono immediatamente la testa verso il ragazzo.

 

«Uhm, "indovina chi", cosa?» domandò Uraraka, risvegliandosi dal suo stato catatonico e battendo più volte le palpebre. Aveva gli occhi rossi e gonfi – non era una novità, per loro, vedere i suoi occhi ridotti a quel modo.

Sero elargì un sorriso da idiota e squittì. Katsuki gemette. «Perchè diavolo glielo hai chiesto, Cheeks.»

Ma Hanta, ignorandolo, si appoggiò completamente sul tavolo, emettendo poi un sospiro sfacciatamente beato. «Chi ha scopato tutta la notte! Io!»

Il coro che seguì, fu più o meno all'unisono, ma da quattro persone diverse.

 

«Hanta! Come puoi dire cose così poco virili di fronte a Ochaco-san!»

«Waaah, che invidia!»

«Ommioddio, che schifo Sero! A nessuno interessa la tua vita sessuale!»

«Uh, mi è passata la fame, cazzo. Vado a lavoro.»

 

Proprio nel momento in cui Katsuki si stava alzando dalla sedia lasciando la ciotola sul tavolo – era il turno di Denki fare le pulizie, quel giorno – alla porta di casa bussarono.

«Uh, sarà il postino?» domandò Kirishima, imitando gli altri e lanciando uno sguardo curioso alla porta. Insomma, chi poteva bussare alle otto del mattino al loro appartamento?

«Uh, sarà arrivato quel pacco di Mina,» saltò su Uraraka, quasi buttando giù ciotola di riso e sedia – e facendo alzare gli occhi al cielo Katsuki. Quella ragazza era una tale imbranata! Come faceva a lavorare in una scuola?
Uraraka corse alla porta e, quando l'aprì di scatto, rivelando chi davvero stesse bussando alla loro porta, a Katsuki venne voglia di dare fuoco all'intero edificio.

 

 

 

 

Ochaco si paralizzò sul colpo, irrigidendo talmente la presa sulla maniglia della porta di casa che emise uno scricchiolio, quasi staccandola. Spalancò la bocca, emettendo un verso di stupore, stizza e confusione.
Se qualcuno l'avesse descritta in quel momento, con le sopraciglia alzate, gli occhi e la bocca spalancate, l'avrebbe descritta esattamente come un pesce palla.

« Iiiih!» scattò, emettendo quel verso stridulo e insensato che faceva sempre, quando non collegava mente e bocca.

Davanti a lei, Izuku Midoriya – alias Deku , dalle medie – la fissava; inarcò leggermente le sopracciglia, confuso. «"Iiih"?» ripetè, più lentamene di quanto avesse fatto Ochaco. «Cosa significa?»

Ochaco era scioccata. Izuku si era presentato davanti alla porta di casa sua , alle otto del mattino, dopo avere rotto la loro relazione e dopo che lei lo aveva palesemente evitato la sera prima, e domandava perchè avesse detto quell'iiih ? Chi se ne importa!

Nonostante il cervello andato in vacanza alle Hawaii, stava rispondere mille insulti, finchè – a quanto pare in quel momento era d'accordo con Katsuki Bakugou – il suo coinquilino di casa troppo biondo non scoppiò in un urlo famelico.

 

«Deku! Bastardo! Che cosa ci fai a casa mia. Vuoi le botte eh? Eh?»

« Avanti Katsuki, sta' buono.» Kirishima. ( e Ochaco poteva scommettere che lo stesse trattenendo per le spalle)

«Oh, a quanto pare le cose si fanno più interessanti della tua nottata!» Kaminari.

«Prendo i popcorn!»Sero.

Alle otto del mattino?

 

Ochaco vide Deku trasalire leggermente, lanciando un'occhiata di sbieco alla sua schiena e impallidì. ( Probabilmente aveva incontrato il volto furioso di Bakugou. ) «Ehm, Ochaco-chan, perchè vivi con Kacchan?»

 

«Kacchan un cazzo! Muori!»

 

La ragazza incrociò le braccia sotto il seno, accigliando lo sguardo. «Deku-k... Izuku- » si corresse. «Come hai avuto il mio indirizzo di casa?»
Era sicurissima di non averlo dato a molte persone, il suo nuovo indirizzo. Solo a Mina – che be', lei lo sapeva e basta - , a Kyoka e a....

«E' stata Hagakure-san... ti cercavo a scuola ma mi hanno detto che oggi non vai.» arrossì appena, come se si fosse accorto di essere sembrato un tantino uno stalker.
Hagakure, la sua collega di lavoro, certo. Aveva sempre avuto un debole per Midoriya Izuku e aveva sicuramente adorato essere importante per lui per qualcosa.

Un lamento uscì dalle labbra di Uraraka, facendo il gesto di chiudere la porta di scatto, ma Izuku infilò un piede per bloccarla e ( « Non entrare in casa mia, fottuto nerd!») poi fece un passo indietro.
Izuku si schiarì la voce. «In realtà vorrei parlare. Di ieri sera.»

«Ieri sera, non so di cosa stai-»

« Lo sai, Ochaco-chan, » ribattè incredibilmente serio Izuku. Il suo cuore perse un battito per quel -chan detto da lui era così... nostalgico. Ochaco alzò il capo e fissò un punto dietro la testa di Izuku: proprio non ce la faceva a guardarlo negli occhi. Nei suoi occhi così verdi.

«Non fa niente.»

«Be', ecco... volevo dirti che non è come pensi tu.»

 

«Non dire stronzate del genere fottuto idiota! Esci da casa mia!»

«Sssh, avanti Bakugou, non ti intromettere!»

« M'intrometto, Shitty Hair. E' casa mia!»

«Waaaah.» Sero e Kirishima, in coro.

 

Ci fu un momento di disagio – sicuramente Katsuki Bakugou in sottofondo non aiutava – quando Ochaco sospirò. «Non fa niente, non stiamo più insieme, Izuku. Esci con chi ti pare.» borbottò, non troppo convinta delle sue parole.

Faceva male, eccome se lo faceva. Però... Bakugou aveva ragione: doveva andare avanti, no? E il modo migliore era fare finta che gli andasse bene davvero.

Però perchè proprio Melissa? Un po' lo aveva sospettato: per anni aveva osservato bene la ragazza – nipote del direttore – e non ce l'aveva mai visto giusto.

«Oh, no no no no...» s'affrettò ad aggiungere Izuku, parando le mani avanti. Era arrossito ancora. «Niente del genere. E' una cosa di lavoro.»

Ochaco s'accigliò. Una cosa di lavoro? Era una cosa di lavoro avvolgere il braccio intorno alla vita di una collega – o qualunque cosa sia Melissa per lui – e lasciarsi avvinghiare come un koala su un albero?

Le sue orecchie diventarono incredibilmente rosse – capitava solo quando Ochaco era veramente arrabbiata – e probabilmente Izuku se ne accorse perchè spalancò gli occhi, fissandole le orecchie.

«Mi hai presa per scema?» sibilò.
« I-io-n...n-no- è c-ch...»
 

« Che scusa del cazzo, idiota di merda
«Oh-oh...» Sero e Kirishima, in coro, di nuovo.


Deku emise un rantolo e – finalmente – lanciò un'occhiata a Katsuki, come se fino ad adesso non fosse a portata. Fece il broncio. «Kacchan, puoi stare zitto mentre discuto con la mia rag-»

«EX. » corresse subito Ochaco.

« E-ex ragazza..?»

 

«No!» fu la risposta di Bakugou, che arrivò subito.
 

Izuku sospriò e tornò a guardare la sua ex ragazza. «E' più una cosa di sponsor per l'agenzia, in realtà. Io e lei facciamo finta di uscire.»
Gli occhi di Ochaco si assottigliarono. Adesso era tutto più chiaro.
L'aveva mollata con la patetica scusa di doversi impegnare totalmente sull'azienda – e con la scusa che tra loro non andava più – solo per... cosa? Poter ottenere pubblicità da una finta relazione con la nipote di All Might?
Fece ricorso a tutta la sua pazienza per non mettersi a urlare. E invece replicò: «Fuori, Midoriya.» Gelida. Furente.
Izuku battè gli occhi, come se non si aspettasse una tale reazione. Fece per aprire bocca ma poi la richiuse. Allungò una mano verso di lei e Ochaco s'allontanò d'un passo, afferrando saldamente la maniglia della porta.

« Va' via Izuku Midoriya o giuro che ti spaccherò la faccia a suon di cazzotti e, se proverai a tornare qui ancora, ti darò quel calcio nelle palle che non ti ho dato quando mi hai scaricata.»
E gli sbattè la porta in faccia, girando i tacchi diretta – furente, con le orecchie che sbuffavao e i piedi che battevano forte a terra – verso la sua camera.

 

« Uh, Faccia Tonda inizia a piacermi.»

AngolinoAutrice(?)
Eccomi qua, come promesso!
Per prima cosa ci tengo a ringraziare le fantastiche persone che leggono, recensiscono, seguono questa storia <3 thank uuuuuuu!!!!!
E poi: amo Katsuki. 

Passando ad alcune spiegazioni del capitolo: la telefonata iniziale, quella tra Kiri e Mina, si capirà nel prossimo capitolo - e sì, ho intenzione di mettere qualche extra su loro due perchè li amo troppo. 
Se non si capisce bene l'alternanza dei povs ditemelo che magari inserisco una dicitura prima del paragrafo :)
E... non odiatemi per Izuku! T.T Mi serviva una vittima per la storia e... a  mia discolpa aggiungo che Deku davvero davvero davvero non pensa che tra lui e Melissa ci sia qualcosa, adesso. ADESSO. but---

Siccome ho voluto lasciare i soprannomi in inglese, vi posto una piccola lista qua sotto con le traduzioni e a chi appartengono:
Ochaco : Cheeks ( letteralmente : Guance) e poi ho lasciato Faccia Tonda per Round Face.
Kirishima: Shitty Hair ( Capelli di Merda);
Denki: Picachu o Dumb Face ( Faccia da idiota)
Sero: Soy Face ( Faccia di Soia, anche se è tradotto con salsa di soia).

Detto questo, volevo informarvi che gli aggiornamente saranno settimanali , tra il venerdì e la domenica. Qualsiasi aggiornamento capiterà fuori da questi giorni sarà considerato un extra e quindi ci saranno due aggiornamenti quella settimana.

Ps. Se volete seguirmi su Insta sono angie.perrone18 ---> posterò spoiler e cose varie sugli aggiornamenti e se volete fare semplicemente chiacchiere son disponibile!

Vi lascio a tutti - e scusate per le pubblicazioni ad orari improponibili!
PLUS ULTRA
Shanna.

 

 

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Capitolo 4
*** L'Evento (pt 1) ***


Roommates.

 
IV. L'evento (pt 1).

§§§




"Sono Izuku Midoriya, desu! Scusatemi se non vi rispondo ma sono super impegnatissimo per un progetto! Per favore, riprovate più tardi o lasciate un messaggio e vi richiamerò. All Might-san, mi chiami nell'altro numero.”

 

Dannato di un nerd! Potresti rispondere a quella merda di telefon che hai in tasca. Ho datto i dannati bilanci del cazzo alla tua segretaria con gli occhi grandi. Coglione.”

 

Ehm Izuku, è la mamma, vieni a cena?”

 

MUORI!”

***
 

« Te l'ho detto Mina, non verrò.» ripetè Ochaco, tenendo il cellulare saldamente fermo tra la guancia e la spalla, mentre con una mano tentava di girare il contenuto della ciotola. Che sarebbe dovuta essere una torta, anche se non lo sembrava, in realtà: la pasta era di un giallognolo troppo scruro - forse aveva messo troppe uova , oppure era perchè non aveva separato l'albume dal tuorlo? -, e la densità non era esattamente dei migliori. Per non parlare del fatto che aveva osato gettarci dentro goccie di cioccolato, pezzettini di zenzero e zuccherini vari.

«Dai, dai, dai,» cantilenò Mina dall'altro capo, implorandola. «Ti prego, ti preeeegooo!!!»

Ochaco sospirò, poggiando il mestolo accanto alla ciotola e afferrando il telefono con l'altra mano, quella pulita. «Mina, sarà una sfilata in onore della collaborazione tra due aziende. E devo ricordarti che è una è l'All Might Industries

«Quindi?»

«Quindi, ci sarà Izuku. E non ho voglia di vederlo.» gemette Ochaco. Non dopo quello che era successo la sera del pub, una settimana prima. E non dopo quello sfogo imbarazzante di quel messaggio lasciato nella sua segreteria telefonica, la sera prima, quando aveva bevuto un drink troppo forte che Kirishima le aveva preparato. Assolutamente non aveva voglia di vederlo. Tentò di cambiare argomento. « Non ci sarà Kirishima?»

«Sì ma non è quello il punto! Kirishima odia queste cose e comunque sarà troppo impegnato a tenere a bada Blasty.»

Per un attimo Ochaco restò sorpresa che Bakugou Katsuki avesse deciso di partecipare ad un evento del genere, ma poi ricordò che era un membro abbastanza importante nelle All Might Industries. « La risposta è comunque no.» comunicò poi.

«Daaaai. Anche Kyoka-chan vuole vederti. E' tipo una vita che non riusciamo a stare tutte e tre insieme!» si lamentò Mina: Ochaco sapeva bene che stava mettendo su il broncio-Ashido. 
Sospirò, volendo precisare che non era colpa sua se le sue due migliori amiche erano entrambe modelle e quindi super impegnatissime, ma decise di tenerselo per sè: sapendo com'era fatta Mina lo avrebbe presto come un colpo basso.

«Ho anche un braccialetto VIP Bar in più! »

Ochaco fece per aprire la bocca per dirle che nemmeno l'alcool poteva corromperla in quella situazione, quando una voce burbera tuonò da dietro, facendola sobbalzare e quasi cadere il cellulare nell'impasto.

«Faccia Tonda, hai intenzione di distruggermi la cucina?»

Ochaco si voltò solo per incrociare gli occhi rossi e lo sguardo critico di Katsuki Bakugou, che la scrutava perplesso - era ricoperta di farina da testa a piedi -, per poi crucciare lo sguardo verso l'impasto. «Cos'è quella roba?» Kirishima e Kaminari, di fianco a lui, gli assestarono una gomitata nelle costole, ma lui non si scompose minamente.

Le orecchie di Ochaco presero fuoco, così come il suo viso, e rispose cacciando la lingua fuori. «E' una torta.»

«Sembra squisita! » esclamò Kirishima, con un tono decisamente troppo alto. Denki annuì, con un sorriso troppo tirato.

«Sembra una merda, una schifezza in procinto di esplodere.» esclamò Katsuki, senza girarci troppo intorno. «Chi vuoi uccidere? E' per Deku?»

Ochaco strinse il cellulare in mano sulla sinistra e afferrò il mestolo infilzandolo nell'impasto. Forse era solo un po' troppo duro.

«'Chako, ci sei?» cantilenò Mina. «E' Bakubro quello che sento? HEY BLASTYYYY, CIAOO!»

Ochaco si voltò e scoccò un'occhiata seccata a Bakugou. «Avevo pensato di cucinare questa torta come ringraziamento, per tutto. » Ma, a quanto sembrava, non era apprezzato.

«Beh, potevi risparmiartelo.» esclamò Bakugou, dirigendosi verso il frigo e aprendolo per appropiarsi di una lattina di birra.

«Maleducato.»

« Non è colpa mia se non sai cucinare, Faccia Tonda.»

«Smettila di chiamarmi così!»

«Tch. E' vero, hai la faccia tonda. Ti sto solo descrivendo.»

Gli occhi furiosi di Ochaco trapassarono Bakugou, che se ne stava tranquillamenteappoggiato alla colonna della cucina con una mano in tasca e la lattina di birra. Nonostante il battibecco, il suo sguardo era piuttosto rilassato; ciocche di capelli biondi gli cadevano mollemente sul viso, segno che era appena uscito dalla doccia, e i suoi muscoli erano leggermente tesi sotto la canotta nera. Quindi era appena tornato dalla palestra.

Ma davvero Bakugou Katsuki aveva tutti quei muscoli? Molti di essi non ne sapeva nemmeno l'esistenza. Izuku aveva un bel fisico, certo, ma in confronto a lui era più... asciutto, pulito.

Il corpo di Bakugou, invece, faceva sanguinare gli occhi anche solo a guardarlo. Era così mascolino.

«Ehm Uraraka-san?» la voce di Kirishima la fece sobbalzare, riportandola alla realtà. Avvampò, accorgendosi che - purtroppo - tutti e tre i ragazzi la stavano fissando. Avevano capito che si era incantata a guardare i muscoli del biondino appena dopo un battibecco? Forse no, perchè altrimenti il sopracitato non avrebbe mancato di farglielo notare.

«S-sì?» voltò il capo, concentrandosi a fissare l'impasto e poi lo schermino del cellulare illuminato che segnava ancora la chiamata con Mina in corso.

«Stavamo dicendo che, se vuoi, ti accompagniamo noi all'evento di domani.» riprese Denki, con un tono troppo eccitato. Aspetta, perchè?

Ochaco sbattè le palpebre, voltandosi verso i ragazzi. «Io non vengo- »

«-TU DEVI VENIRE! » urlò Mina che, anche se non stava in vivavoce, riuscì a farsi sentire da tutti.

« - ma vai anche tu? » domandò, ignorando l'amica e guardando Kaminari.

Lui annuì pomposamente, super entusiasta- chissà perchè. «Come posso perdermi un evento del genere? Sero ed io saremo circondati da modelle.» Appunto.

Un gemito lasciò le labbra di Ochaco, ma fu Bakugou a intervenire: «Non sarebbe meglio fare il turno extra e salvare un paio di fottute vite in più? Ci mancavate solo voi rompicoglioni a quest'evento di merda.» E chissà perchè anche quello, Ochaco si era immaginata che a Katsuki non sarebbe piaciuto nè partecipare all'evento.

«Ehi, Katsuki. Non è che potresti presentarmi qualche sventola in tallieur che lavora con te?»

«Fuori discussione, cazzo. » rimbrottò lapidario Bakugou, lanciando un ultima occhiata disgustata alla torta di Ochaco e girando i tacchi senza aggiungere altro.

«Ochaco-chan, » cantilnenò Mina dall'altra parte del telefono, con una voce troppo maligna che conosceva bene. «Non lascerai mica Kaminari e Sero da soli con la possibilità di molestare ogni singolo elemento femminile, vero? »

Ochaco sbuffò, lanciando un'occhiata a Kaminari e scambiandosi poi un'occhiata complice con Kirishima, che sembrava alquanto a disagio nella situazione. Sicuramente avrebbe voluto aggiungere qualcosa, ma forse era troppo intimorito che la sua ragazza stesse ascoltando, perciò si limitò a sorridere e alzare le spalle.

Al diavolo! Hanta e Denki erano adulti e vaccinati, come potevano cacciarsi in qualche pasticcio? E, soprattutto, c'era Eijirou - anche se lui aveva già un bel daffare con Bakugou - come poteva essere lei la loro babysitter conoscendoli da appena un paio di settimane?

«DONNE!» sentì ululare Sero, come un grido di vittoria, da qualche parte della casa. Forse era in bagno, rabbrividì a pensare a fare cosa.

Ochaco chiuse gli occhi. Perchè tutto a lei? «Va bene, verrò.»


 

***
 

Ochaco fissava davanti a sè strizzando gli occhi in cerca della sua amica tra la folla immensa davanti a loro. Si sentiva come quando faceva l'immensa fila in discoteca, con la differenza che le persone qui erano snob e molto – moooolto – più ricche della gente delle discoteche che frequentavano lei e Mina qualche anno prima.

Essendo un evento di meeting delle due grandi aziende più famose in tutto il giappone, c'era da spettarsela tutta quella folla. E, oltretutto, c'erano anche un sacco di giornalisti appollaiati qua e là, in attesa di scattare fotografie che gli avrebbero cambiato la vita, o meglio, il portafoglio.

Ochaco sospirò, per l'ennesima volta nel giro di venti minuti, e si alzò leggermente sui tacchi per scrutare, un po' più in là, l'entrata dell'evento: l'edificio era un enorme Hotel – questo perchè i vip avevano prenotata una suit per la notte, ragione per cui Bakugou li aveva preceduti – e la sicurezza era triplicata rispetto a quello che lei si aspettasse.

Quando Mina – e Deku, qualche mese prima – le aveva parlato di un grande evento... beh, non si aspettasse che fosse tanto grande.

Mina e le ragazze erano fortunate a sfilare per quell'occasione, questo avrebbe di certo dato un calcio in avanti nella loro carriera, e Ochaco ne era molto felice, per la sua amica.

«Ragazziiiii!» strillò una voce troppo acuta, e ben conoscita, alla loro destra. Ochaco e i ragazzi si voltarono, incontrando lo sguardo di Mina Ashido che ondeggiava verso di loro, sui suoi tacchi vertiginosi e il fisico da urlo stretto in un tubino color pesca, lungo fino a metà coscia e con un velo che le ricaveda sui polpacci. Lo scollo a cuore metteva in risalto la sua quarta di seno e i capelli che ondeggiavano intorno al viso le donavano un'aria ancora più sexy di quanto non fosse normalmente.

Anche se Ashido Mina poteva risultare sexy anche con una busta di plastica addosso.

Mina si fermò davanti a loro con un sorriso smagliante e Ochaco non faticò a notare i due bestioni che le facevano da bodyguard fermarsi dietro di lei, circospetti.

« Whaaa, Mina, sei stupenda!» trillò Ochaco, abbracciando l'amica. Poi si passò i palmi sudati sul suo vestito e si sentì inadeguata. Mina le aveva consigliato – costretto – di indossare quell'abito che lei le aveva presato. Era un vestito accollato a sirena, che aderiva sulle sue troppe forme e che le lasciata la schiena interamente scoperta fino al sedere. Era di un blu intenso e aveva un cinturino con una rosa argentata sul fianco, le cui estremità di nastro le ricadevano dolcemente sul corpo.


 

«Tu, sei favolosa Ochaco Uraraka!» esclamò soddisfatta Mina, per poi rivolgere un sorriso al suo ragazzo e genttandosi poi addosso a Kirishima per un bacio appassionato, mentre lui le ripeteva che era bellissima.

Ochaco si voltò verso Kaminari e Sero – il primo vestito con un completo bianco e camicia nera, il secondo con un vestito color senape e camicia bianca – che si guardavano intorno estasiati. Era un rivolo di bava, quello?

« Ehi voi due,» li riprese, scoppiando a ridere subito dopo. «fate i bravi.»

«Sicuro, faremo i bravi!» esclamò Kaminari, dando di gomito a sero.

«Saremo due angioletti.»

«E infatti siamo in paradiso!» sospirarono in coro e Ochaco si acciglio perchè – l'avevano davvero pensata insieme o se l'erano studiata quella notte?

Ochaco sospirò, quando poi Mina la prese sotto braccio e iniziò a camminare verso dove era venuta, infilandole poi al polso uno scintillante braccialetto vip. «Andiamo dentro. Ochaco non vedo l'ora di farti vedere l'Hotel è così... lussuoso. Abbiamo una suite!» trillò.

E, con una nota di amarezza, Ochaco non mancò di pensare che, quella sera, oltre a Kirishima e Mina, ci sarebbe potuta essere un altra coppia che dormiva in quella suite. Ma questo solo se lei e Deku non si fossero lasciati.


«Ma comunque,» intervenne Denki, mentre sfilavano tra la gente e si dirigevano alla seconda entrata nell'Hotel, quella privata. «Perchè ci sono addirittura i fotografi?»

Mina ridacchiò. «Scherzi? Non lo stai seriamente chiedendo!» esplose, come se fosse così ovvio. Ochaco arrossì, perchè, in fondo, nemmeno lei sapeva perchè quei tipi erano così popolari.

Insomma, erano solo aziende di marketing, o no?

«Mina, amore, non tutti sono informati come te nel mondo del gossip.» ridacchiò Eijirou.

Mina fece scoccare la lingua sul palato. «L'altra azienda, miei cari, è la Endeavour Ink, » dopo quel nome, Kaminari e Sero trattennero un respiro mozzato. Ah, allora era famosa? Doveva essere quell'azienda di cui Deku aveva parlato centinaia di volte... solitamente alle loro uscite romantiche.

«E, fino a qualche mese fa i due erano in stretta competizione. In effetti lo sono stati per anni,» proseguì Mina. «Ma adesso che hanno tretto una collaborazione, sono tutti in fervore! Ecco perchè! »

« Questi ricchi.» sospirò Kaminari. «Ne sanno una più del diavolo. »

Ochaco non potè che dare a ragione a Denki, questa volta, anche se decise di non condividerlo apertamente.

«E poi, andiamo, i figli di Enji Todoroki sono delle statue greche! » continuò Mina che, come al solito, non riusciva a mettersi un freno. «Sopratutto l'ultimo genito, quel Shouto... aaah- » sospirò.

Eijirou le lanciò un'occhiata imbronciata, segno che si era leggermente offeso, e Mina gli sorrise scintillante saltandogli subito al collo per rubardgli un altro bacio.

Ochaco rise. Mina era così, schietta, sincera, vulcanica... ma se c'era una cosa di cui era certa, nonostante tutto, era che amava Eijirou Kirishima più di qualsiasi altra cosa al mondo. E la verità era che non aveva occhi per nessun altro oltre a lui.

Erano così carini.

Una seconda fitta al cuore – la seconda di tante altre che verranno – le fece ricordare che anche lei e Izuku erano stati così innamorati, una volta. Però... forse, quello che avevano loro non era bastato. Forse Mina ed Eijirou avevao la complicità che in tutti quegli anni loro due non avevano saputo costruire.

Sospirò, meglio non pensare a quei discorsi.

Quando entrarono e si diressero poi nella hall – già piena zeppa di invitati in smoking o donne in vestiti elegantissimi – dove un camerirere dalla bassa statura li accolse e gli porse subito un bicchiere di champagne per uno.

Ochaco assaporò subito, curiosa di che sapore avesse lo champagne dei ricchi. E, non appena ne prese un sorso, andò in estasi e la catagolò come la cosa più buona che avesse mai bevuto.

«Ah, questo sì che è roba buona, non come quella merda sottobando che ci rifili tu, Ei.» esclamò Sero, lanciando un'occhiata ammiccante al barista, che arrossì esattamente come i suoi capelli.

«Vaffanculo,» sputò Kirishima. «Quella merda sottobanco nemmeno la paghi, Hanta. »

Sero scrollò le spalle e Kaminari sorrise. «Touchè.»

«Mina dove cavolo ti eri cacciata!» sbottò una voce alle loro spalle. Ochaco spalancò la bocca, non riconoscendo Kyoka Jirou come quella che era la sua amica. Insomma, non la vedeva da mesi ma... stava una favola. I capelli solitamente tagliati a caschetto erano un po' più lunghi, e gli occhi grandi erano truccati da uno spesso strato di eyeliner che rendevano il suo viso aggressivo e affascinante. Il corpo snello – e più magro di Mina – era avvolto in un semplice abito da cocktail nero lungo fino al ginocchio.

Kyoka la guardò e l'abbraccio immediatamente. «Mi sei mancata tantissimo, 'Chako. Come stai?» Kyoka le mise le mani sulle spalle, allontanandola leggermente e scrutandola bene. Ovviamente le aveva mandato dei messaggi dalla sua rottura con Izuku, ma Kyoka era anche abbastanza riservata da non averla tartassata, aspettando che fosse pronta a parlare.

Ochaco annuì. «Sto bene.» non era vero. «Ma tu- sei favolosa!»

Kyoka ridacchiò. «Merito dei truccatori.»

Ochaco si voltò, presentando Kyoka ai suoi nuovi amici. «Ragazzi lei è la mia amica Kyoka Jirou. Kyoka-chan, loro sono i miei nuovi coinquilini.»

«Piacere, piacere Kyoka-chaaan!» ululò Kaminari, elargendo il suo miglior sorriso – da rimorchio, quello ne era sicura.

«Ehi bellezza!» fece eco Sero Hanta, con lo stesso sorriso, più o meno. Se Ochaco si fosse ritrovato al posto di Kyoka, avrebbe rabbrividito, ma la sua amica aveva il sangue piuttosto freddo e si limitò ad inarcare entrambe le sopracciglia, per voltarsi verso Kirishima e sorridergli, salutandolo.

« Ah, ma dai!» prostestarono i due, facendo sogghignare tutti i presenti sotto ai baffi.

Kyoka si voltò verso Mina. «Dobbiamo andarci a preparare. Scusaci Ochaco-chan,» e girò i tacchi, con Mina al suo seguito – che la seguì solo dopo aver scoccato un ultimo bacio a Kirishima e dato un'abbraccio veloce a Ochaco – ed entrambe svanirono presto dai loro occhi.

Ochaco sospirò, scoccando un'occhiata ai due ragazzi. «Non combinate casini, vado a farmi un giro.» borbottò. Aveva un disperato bisogno di un cocktail, un altro – perchè il prosecco, nel frattempo, se lo era già scolato tutto.

Eijirou annuì. «Sta' tranquilla, li tengo d'occhio io. Divertiti, Ochaco-san!»

Ochaco s'allontanò rapidamente, dirigendosi veso il corridoio che conduceva all'area bar. Non appena mise piede in quella stanza, capì immediatamente che era un'area riservata ai ricchi, per così dire.

A differenza del pub di Kirishima, chiassoso e anche un po' squallido per certi versi, quella era un'area tranquilla, rilassante... dove tutti chiacchieravano a voce bassa, vicini tra loro ma senza esagerato contatto fisico.

I divanetti erano in pelle nera e i tavolini in legno scuro e sembrava tutto così elegante che si sentì decisamente fuori luogo lì dentro. Ma certo, che stupida, era un pub di un ristorante a cinque stelle, che si era immaginata?

Una fragorosa risata colpì le sue orecchie come un bazooka e, prima ancora di voltarsi verso l'angolo in fondo a sinistra, in piedi davanti al jukebox, sapeva che quella risata apparteneva a Midoriya Izuku.

Ingoiò un groppone in gola, maledicendo sè stessa e il suo cervello per non essere bene collegato al resto del corpo: sarebbe dovuta girarsi e andare via, prima che lui la vedesse. Ed invece era rimasta a fissarlo, mentre, con non chalange nel suo smoking da duemila euro – un gentile regalo di All Might, ne era sicura - , una mano in tasca e un jack daniels nell'altra – con ghiaccio – parlava con disinvoluta, abbozzando un sorriso di tanto in tanto facendo muovere le lentiggini sotto agli occhi.

«Faccia Tonda.» la richiamò alla realtà una voce, che decisamente non apparteneva a Izuku. Si accorse solo adesso che le persone con cui stava parlando erano Bakugou Katsuki e un ragazzo alto, con dei strani capelli bicolore e un'espressione calma in viso che riconobbe come l'ultimo genito di Enji Todoroki: Shouto Todoroki.

A quelle parole di Bakugou, Midoriya sobbalzò, smettendo di parlare con Todoroki e si voltò verso la ragazza ancora ferma all'entrata – non che fossero molto distanti, comunque – e le abbozzò un sorriso a metà tra il timido e l'imbarazzato.

«Ehi Bakugou, anche tu qui!» cinguettò, fingendo disinvoltura Ochaco, guardando il ragazzo biondo che non sembrava affatto contento di stare lì. Probabilmente lo avevano obbligato i suoi superiori o qualcosa del genere perchè stando ai racconti di Deku, Bakugou non si sarebbe mai unito di sua spontanea volontà a quel gruppo.

«Tch.» mormorò Bakugou, scoccando un'occhiata ai due e ficcando ancora di più le mani in tasca nel suo pantalone nero aderente. Indossava una camicia rossa e un gilet con delle rose stampate sopra. Delle rose che assomigliavano mooolto – erano praticamente identiche – a quella sul suo vestito.

Avrebbe dovuto chiedere spiegazioni a Mina,più tardi.

Ochaco s'avvicinò, ordinando il sex on the beach quando il cameriere le chiese l'ordinazione finchè non si ritrovò davanti a quel gruppetto da tre.

«Ciao Ochaco-chan... »

«Ciao Izuku. » Ochaco si schiarì la voce, abbozzando poi un sorriso a Todoroki Shouto, che la osservava in silenzio.

«Tch, vado a prendermi da bere.» sbottò Katsuki, scoccando un'occhiata omicida all'ex coppietta, sicuramente pensando che non avrebbe voluto immischiarsi in quella merda di relazione.

Izuku guardò Katsuki allontanarsi, poi il suo sguardo si posò nuovamente su Ochaco. «Sei... sei venuta con lui?» balbettò.

Ci mise un attimo a carburare ciò che Izuku stava dicendo – o insinuando – e arrossì violentemente. Lei con Katsuki? Ma se a malapena riuscivano a dirsi un “ciao” senza bisticciare?

E poi...

«No!» strepitò, con troppo veleno nella voce. «Non vado ad appuntamenti dopo essermi lasciata da due settimane.»

«A proposito di questo... » Izuku chinò il capo.

«No, » lo interruppe. «Non voglio sapere.»

Izuku sospirò. «Senti...»

Fa' che non menzioni il messaggio in segreteria, fa' che non...

«So che mi hai lasciato tu quel messaggio, Ochaco-chan... »

Merda.

«Sì, be' ero piuttosto incavolata. Adesso va tutto bene.» Non era vero. Era ancora arrabbiata - nera, anzi, furiosa.

Ochaco si voltò verso la terza figura che continuava a fissarli con una calma eccezionale, quasi fosse una bambola di porcellana.

«E' stato un piacere, Todoroki-san.»

«Chiamami pure Shouto.» Todoroki le porse la mano e lui gliela strinse. «Un'amica di Izuku, suppongo...? »

Ochacò arrossì, stringendo quella mano pallida e fredda. «La sua ex.» borbottò.

Gli occhi eterocromatici di Shouto la fissarono, poi un sorrisetto le incurvò le labbra. «Capisco.» Ochaco non potè negare che Shouto Todoroki era veramente un bell'uomo e che Mina aveva proprio ragione. «Allora spero passerai una buona serata, Uraraka-san.»

Ochaco annuì voltando i tacchi verso l'entrata – dimenticandosi di aver ordinato un drink – e scontrandosi con Bakugou Katsuki che – chissà perchè mai – teneva in mano il suo drink e glielo porse.

«Faccia Tonda, sarà meglio per te se non hai resto di cattivo umore quel nerd, la mia serata sarà giàa abbastanza penosa.» borbottò, con un po' meno del suo entusiasmo solito. Accidenti, quel Todoroki e Izuku insieme erano così pessimi?

«Va' a finire che li uccido entrambi. Sopratutto quel spocchioso bastardo diviso a metà!» ah, ecco il solito Katsuki.

Ochaco ridacchiò afferrando il suo drink. Un'idea folle – ma veramente folle – le balzò in testa e quando pensò che forse era una stupidaggine, ormai aveva già pronunciato le parole.

«Allora tieni il telefono acceso.»

Immediatamente, arrossì e potè notare anche un'ombra di disagio oscurare il viso di Katsuki, seguita da una smorfia. « Uh?»

Si schiarì la voce. «Intendo... è il mio momento di salvarti la serata, come l'hai salvata a me l'altro giorno... » balbettò.

«Faccia Tonda, cosa cazzo- »

«Solo, » lo interruppe lei. «Quando ti sei annoiato inviami un messaggio e ce la squagliamo, okay? Nessuno potrà biasimarti se te la svigni per riaccompagnare me a casa.»

« Tch, ci penserò.» borbottò Katsuki, oltrepassandola.

Ochaco sospirò. Forse sarebbe stato meglio andare a vedere la sfilata, adesso. Aveva bisogno di non pensare.

E poi, un pensiero l'aveva colpita violentemente: come faceva Todoroki a sapere il suo cognome? Il suo nome, al massimo, visto che Izuku l'aveva salutata così – Non bakugou, lui l'aveva soltanto appellata con quel nomignolo fastidioso.

Che Izuku gli avesse parlato di lei? E quanto erano in intimità quei due?

AngolinoAutrice(?)

Eccomiiii, non sono morta sono viva xD
Ci ho messo tre giorni per scrivere il capito e - ahimè - sarebbe dovuto essere mooolto più lungo, ma ho deciso di spezzarlo e fare la seconda parte dell'evento con il POV di Katsuki.
Tadataaaaà, è arrivato Shoutooo :) E anche Kyokaaa!!
Inoltre, stavo pensando che ho davvero bisogno di fare scene extra KiriMina perchè li amo troppo *^* dhduwehfu
E sì, lo so che Ochaco e Izuku dovrebbero davvero parlare maaaaa- non ancora. 
Ci sono poche scene Kacchako, I know, ma ci rifaremo al prossimo ;) promessooo.
Come al solito grazie per chi ha letto \ recensito eccetera, sono contenta che stia piacendo uesta cosa malsana uscita dalla mia mente ^^
Love u <3

Se volete scrivermi per parlare su instagram - e sapere ualcosa sui prossimi aggiornamenti - seguitemi su : angie.perrone18 ( se volete scrivermi, ditemi che venite da EFP lol, altrimenti magari non rispondo).
Alla prossima settimana,
All the love <3
Shanna.


 

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Capitolo 5
*** L'Evento (pt 2) ***


Roommates.

 
V. L'Evento (pt2)

§§§

 
"Qui Bakugou, se non rispondo è perchè evidentemente non ho voglia di parlare con voi fottuti extra."

" Oh, Katsuki-chan che segreteria telefonica energica. Mi piace! Ehi, ehi, senti, domani io e Camie veniamo in città, non essere troppo arabbiato per il poco preavviso! - Inasa-chan!"
"Katsuki-kun, quanto tempo! Ci vediamo domani,sì,sì,sì? Yuppie! - Io, Camie-chan, ovviamente!"


***
 
 

«... Niente, e poi è letteralmente esploso addosso a Ojiro-san. Poverino... dovremmo seriamente pensare di riorganizzare la sala relax.» Midoriya Izuku sorrise, continuando a volteggiare la mano in aria come un demente - gesto che si portava dall' asilo, santi numi! - e a sorridere allo spocchioso-figlio-di-papà di Todoroki Shouto - o, come lo chiamava lui, bastardo a metà, Scarface e tanti altri soprannomi piuttosto coloriti che contenevano un linguaggio volgare.

Un verso di stizza uscì dalle labbra di Katsuki, ottenendo pienamente l'attenzione dei due idioti che si voltarono completamente verso di lui, Deku con aria sopresa e Todoroki con un sopracciglio alzato. Bevve un sorso del suo cocktail - probabilmente il terzo, ed era ancora solo l'inizio della serata - e guardò avanti a sè, dove stavano allestendo la sfilata della serata che promuoverà il marchio in fusione tra la All Might Industries e la Endeavor Ink, giusto per non guardare i loro brutti musi.

«Voglio dire, a chi importa di uno stupido distributore di caffè e della sala relax? Dovremmo mirare a migliorare-» nessuno saprebbe mai cosa lui vorrebbe migliorare perchè Todoroki lo interruppe con il suo tono stranamente calmo ma tagliente. E, questo, a Katsuki non piacque. Per niente.

«E tu Bakugou, in qualità di quale titolo pensi che sarebbe meglio la tua idea piuttosto che quella di Midoriya o la mia?» Stronzo. Stava sottolineando il fatto che, entrambi, stanziavano un posto da co-presidente mentre lui era solo il direttore del reparto marketing. E, ovviamente, Katsuki dovette astenersi dal prendere a pugni quella faccia da idiota e allargare la sua orribile cicatrice sul suo bel faccino, di nuovo.

Strinse le dita intorno al bicchiere così forte che quasi lo ruppe. Digrignò i denti e ribattè «Non ci serve una nuova area relax. Siamo lì per lavorare, non rilassarci.» bevve un altro sorso di drink giusto perchè doveva calmarsi. O la sua fottuta carriera sarebbe andata a puttane.

Todoroki sostenne il suo sguardo: la sua espressione non mutò; se gli sguardi avessero potuto uccidere, quei due allora stavano sostenendo una battaglia mortale. E, purtroppo - ammetterlo gli costava più di ingogliare un coltellino svizzero - Todoroki era in vantaggio.

«Un team rilassato è un team con un lavoro efficente, direttore Bakugou.» rimarcò ancora il posto di Katsuki, Todoroki. «In quanto         co-presidenti, io e Midoriya, pensiamo al vostro bene. Quindi agiamo di conseguenza.»

«Ma, » continuò imperterrito Katsuki, la frase a metà tra un ringhio. Non sapeva nemmeno da dove veniva tutto questo autocontrollo e probabilmente lo doveva al fatto che, se avesse incenato un litigio adesso, sarebbe stato tagliato fuori di netto. E Deku avrebbe vinto.
Questo mai.

«Un team troppo rilassato, è un team inefficente, Todoroki.»

«Todoroki-san.» lo corresse.

Katsuki aggrottò le sopracciglia. «Tch.»

«Sono un tuo superiore, Bakugou.» Certo, e invece quello stronzo poteva permettersi di chiamarlo Bakugou, Katsuki o verme se avesse voluto. 

«Come vuoi.
» Scarface, aggiunse mentalmente con stizza.
 

«Comunque, non credo che un team rilassato sia ineficcente, che ne pensi Midoriya?» quasi cinguettò Todoroki e, questa volta, sorrise, il bastardo. Si portò il bicchiere che conteneva Jack Daniel's - il quinto, per l'esattezza - alle labbra mantenendo le labbra leggermente stirate e lo sguardo fisso su Bakugou. Deku fece saettare lo sguardo tra i due e Katsuki notò che stava iniziando a tremare, balbettando frasi sconnesse e poi si schiarì la voce:

«Ehm, uh... Todoroki-san, Kacchan-»

« E poi, sono sicuro che ne usufruirà anche lei almeno la sua ragazza potrà venire a trovarla sul lavoro. No?» continuò Todoroki, quasi ignorando Deku - il che confermava che voleva solo stuzzicare Katsuki e nient'altro - . I suoi occhi eterocromatici lampeggiarono mentre sorseggiavano il suo drink.

Katsuki sussultò - e anche Deku, questa volta - aggrottando le sopracciglia. «Ragazza? Non ho una fottuta ragazza, non sono mica all'asilo!» sbottò. Non stava forse parlando di... no, non era possibile.

«Ah no? Uraraka-san non è forse la tua ragazza?»

Katsuki potè sentire letteralmente il corpo di Deku irrigidirsi e il suo respiro tremolare, tentando di trattenere un gemito sorpreso- se avesse avuto del liquido in bocca, lo avrebbe prontamente sputato come una pistola ad acqua, ne era certo. Lanciò un'occhiata al suo rivale - e una volta amico - d'infanzia e tornò immediatamente a guardare Todoroki.

«Uraraka non è la mia fottuta ragazza. » dichiarò - non perchè volesse tranquillizare il nerd o fosse preoccupato per lui... ma perchè non voleva mettere strane voci al riguardo e, soprattutto, non finire nei fraintendimenti di quegli due idioti.

Che Uraraka si sbrigasse da sola i suoi conflitti amorosi con quell'idiota.

«Uh, se lo dici tu.» mormorò Todoroki, con tono viscido, nell'esatto momento in cui le voci si abbassavano e i fari si accendevano, segno che la sfilata stava per iniziare. E, infatti, il presentatore salì sul palco, sotto l'applauso generale degli invitati. Iniziò a straparlare eccitato, di come fosse contento che fossero tutti lì e altra merda simile che Katsuki nemmenò ascoltò perchè nel suo cervello adesso rimbombavano le frasi Uraraka e ragazza.
Le due frasi non sarebbero mai più state pronunciate nella stessa frase. Assolutamente.

Katsuki sibilò tra i denti, ritornando rapidamente in sè, e fece un passo indietro - non aveva proprio voglia di assistere a quella merda - quando si sentì strattonare la giacca elegante. Si voltò e incrociò lo sguardo di Deku, con le sopracciglia aggrottate.

«Ehm, Kacchan... »

Si strattonò dalla sua presa e Deku lo lasciò facilmente andare. Sapeva già cosa stava cercando di dirgli - o chiedergli. «Sta' zitto, idiota. Lasciami andare a prendere da bere.»

«Ma il tuo bicchiere è pieno. »

Vero.

«Lasciami andare a prendere qualcosa di più forte, allora, prima che prenda a pugni quello lì. » sibilò, lanciando un'occhiata disgustata a Todoroki che adesso aveva gli occhi fissi sul palcoscenico.

Si diresse rapidamente verso l'angolo bar in fondo alla sala, sgomitando tra i ricconi estasiati di vedere ragazze sfilare con abiti succinti e tacchi vertiginosi. Onestamente, aveva sempre odiato quel genere di cose. e odiava quel tipo di persone. Quel tipo come Todoroki e la sua famiglia.

Chiese al barista un'altro alcolico qualsiasi - non importava quale, ma importava che fosse abbastanza forte da non farlo tornare indietro a prendere a pugni quel Todoroki - ; insomma, come si permetteva ad andare in giro a fare certe allusioni?

E poi, che idee del cazzo che aveva! Come osava trattarlo a quel modo come se.... come se nessuno fosse alla sua altezza - a parte Deku, a quanto pare, il che lo faceva incazzare più di tutto il resto.

Era da sempre, da tutta la vita, che Deku restava un gradino sopra di lui e, la cosa peggiore - e che più lo faceva incazzare - era che lui ne sembrava perfino dispiaciuto! Lo guardava a quel modo così... spaventoso. Come un pezzo di merda che prima ti schiaccia  e poi ti chiede scusa.

Un coro di urla lo distrasse dai suoi pensieri rabbiosi, facendogli spostare rapidamente gli occhi sul palcoscenico dove intravede Mina Ashido ancheggiare fiera sulla passerella. Mina li avrebbe tormentati per una settimana, crogiolando sul fatto di aver sfilato in quell'evento di importanza nazionale, quasi; provò pietà per Ejiro ma, d'altronde, cercava di capire ancora che cosa ci avesse trovato in lei il suo migliore amico. Anche se, esuberanti com'erano entrambi, si meritavano a vicenda.

Emise un'altro, sonoro, sbuffo, scolandosi tutto il liquore amaro e caldo che gli scivolò giù per la gola.

Si stava annoiando.
 

«Tieni il telefono acceso.»

 

Cosa- Perchè gli tornavano in mente le parole di Faccia Tonda, adesso?
 

«Potremmo squagliarcela.»
 

Oh sì, avrebbero potuto farlo davvero. Avrebbe potuto inviarle che sì, voleva dannatamente andarsene via, ma - aspetta! Non aveva bisogno di Faccia Tonda, per andarsene! Però non aveva tutti i torti... nessuno lo avrebbe biasimato per aver accompagnato una ragazza a casa, dopotutto, poteva essere pericoloso. Niente rotture di scatole, ritorno a casa tranquillo.

Infilò la mano dentro la tasca dello smoking, giocherellando con il cellulare. Davvero? Stava per inviare un messaggio a Faccia Tonda...?

Oh fanculo, era la sua uscita pulita da quell'inferno. Sarebbe stata una buona occasione di liquidarsi da Todoroki e quel nerd.

Digitò rapidamente un messaggio e attese.
 

A: Faccia Tonda

Mi sto fottutamente rompendo le palle.


 

Passarono alcuni minuti, in cui Katsuki non fece altro che osservare distrattamente le modelle - e no, non stava facendo nessun pensiero volgare, era troppo incazzato - e sorseggiare il suo bicchiere di brandy.

Grugnì, tastandosi la fronte con la mano. Ad ogni urlo eccitato che quei ricconi emettevano, la sua testa martellava dolorosamente e gli faceva venire voglia di urlare di frustrazione.

Infilò la mano nella tasca e portò nuovamente il bicchiere alla bocca, finendo giù con un'unica scolatura l'ultimo sorso di brandy che gli era rimasto nel bicchiere, che battè sul tavolo sotto il faccione paonazzo del barista che lo guardò decisamente male.

« Ah? Che vuoi ?» sbottò e il barista, forse per paura o semplicemente perchè in quel posto nessuno osava guardare in faccia gli invitati o contraddirli - erano tutti così schifosamente obbidienti a quei ricconi - abbassò il capo e continuò a sfregare i bicchieri puliti, non aggiungendo una parola.

Katsuki guardò l'orologio- erano le undici e mezza, ciò significava che erano passati dieci minuti - o forse più - dal messaggio che aveva inviato a Faccia Tonda e lei... cazzo, non le aveva ancora risposto.

Beh, non gli importava.

No davvero.

Che gli fregava se quella stupidissima ragazza prima faceva una promessa di andare via insieme e- no, non era solo quello. Semplicemente, il fatto che Faccia Tonda fosse chissà dove - magari con Deku - e lo avesse ignorato, lo faceva imbestialire.

Ma sicuramente era solo il troppo alcool a fargli formulare quei pensieri stupidi.

A lui non interessava affatto di quella donna che sembrava una bambina di dodici anni, con il viso troppo tondo, gli occhi troppo grandi e le curve che... niente. Assolutamente niente.

Faccia Tonda era offlimits, lo era sempre stata; sin dal liceo quando aveva iniziato a orbitare attorno a quel nerd e al suo gruppo. Sempre così fastidiosamente felice, sempre con quel tono di voce troppo alto, così appiccicosa.

E, anche se c'era stato quell'episodio - quell'unico, orribile e sbagliatissimo episodio - di parecchi anni prima tra loro due, Uraraka e lui non sarebbero mai andati d'accordo. E non ci sarebbe stato mai niente tra loro - cavolo, riuscivano a malapena ad avere una conversazione civile. Non che fosse colpa sua, pensò Katsuki. Ochaco Uraraka era troppo diversa da lui.

E poi, perchè dovrebbe anche solo pensare che potrebbe - o dovrebbe- accadere qualcosa tra loro due? Anche solo l'idea, era fottutamente assurda, non sapeva nemmeno perchè ci stesse pensando così tanto. Ancora una volta, diede la colpa all'alcool.

«Ehi! » per un attimo, nel mentre che il vociferare della folla si era calmato, aveva udito quella voce strillare e, con un moto di eccitazione pensò che fosse Uraraka... quando voltò il capo e vide che proveniva dalla direzione in cui Deku e Todoroki erano rimasti.

Adesso, insieme a loro - e non potè evitare di notarlo: avvinghiata a Deku, - c'era una ragazza alta, con i lunghi capelli biondi legati una coda alta. Il fisico mozzafiato era lasciato semiscoperto dal tubino senza spalline lungo e che aderiva perfettamente al corpo.

Katsuki riconobbe immediatamente quella ragazza come Melissa Shield, la nipote del presidente dell'azienda, nonchè apparentemente la nuova fianceè di Izuku Midoriya. O la sua stupida cotta - o quel che era.

Fece una smorfia a quella scena, non potendo però evitare di essere contento che Uraraka non fosse lì. Avrebbe allungato il suo muso tondo e sarebbe scoppiata a piangere - nuovamente, e forse non si sarebbe fermata fino a un altro intervento di Kirishima - e avrebbe piagnucolato tutto il tempo.

«Disgustoso, vero?» borbottò una voce vicino a lui, facendolo sobbalzare -anche se cercò di mascherare il suo spavento con uno sguardo torvo e un grugnito.

Uraraka era di fianco a lui, che fissava la neo-coppia con la bocca arricciata. Le guancie erano leggermente arrossate - forse ci era andata giù con i drink anche lei - e il trucco leggermente sbavato. E, anche se le sue forme non erano così generose come Melissa, Katsuki pensò che fosse decisamente della bionda che aveva attirato la sua attenzione.
Tuttavia, nonostante le aspettative, gli occhi della ragazza non sembravano lucidi nè il suo muso allungato. Era forse infastidita o rassegnata - ma comunque non gli importava, l'importante era che non avrebbe dovuto sostenerla mentre piangeva perchè no: non ci sapeva proprio fare con quel genere di cose.

 Katsuki non sarebbe mai stato così spudorato - a dirle che fosse bellissima - nemmeno sotto l'effetto di mille drink, quindi si limitò a borbottare un seccato. «Disgustoso, sì. »

Ochaco Uraraka sospirò e finalmente i suoi occhi si spostarono sul biondino davanti a lei, inarcando le sopracciglia. «Dio, Katsuki, ma quanto hai bevuto?» e rise, scuotendo la testa.

Katsuki? Lo aveva appena chiamato per nome?

«Ehi non-» iniziò a protestare ma Uraraka lo zittì quando lo tirò per un braccio, trascinandolo via.

«Andiamo a casa!» strillò lei, perentoria ma con un sorriso fermo sulle labbra. Erano sempre state così attraenti? O forse era il rossetto rosso.

Decisamente.


Superarono la calca di persone - sgomitando un po' tra di loro- finchè non riuscirono ad arrivare all'atrio, ormai completamente deserto visto che tutta la gente era interessata alla sfilata oppure erano andati a bere qualcosa al bar al piano sottostante.

Oltrepassate le porte, Uraraka lasciò andare il braccio di Katsuki e camminò avanti. La ringraziò mentalmente perchè avere il suo spazio vitare completamente sottratto non gli piaceva, anche se... avrebbe fatto volentieri un eccezione, con lei-

-Eh, no.

Che cavolo stava pensando adesso?
 

Alcool, rimproverò a sè stesso, troppo alcool.

«Quiiindi...» tentennò Faccia Tonda, camminando un passo davanti a lui ondeggiando come una bambina, con le mani allacciate dietro la schiena. Katsuki infilò le mani in tasca, accellerando leggermente il passo giusto perchè, come in qualsiasi contesto, non voleva essere superato.

Avevano ormai oltrepassato il parcheggio dell'Hotel, sbucando sulla strada semibuia e praticamente deserta che li avrebbe portati a casa. Fortunatamente l'Hotel dove si era tenuto l'evento era a un paio di chilometri dal loro appartamento e quindi sarebbero potuti tornare a casa facilmente, facendo solo una lunga passeggiata, visto che non potevano utilizzare le macchine avendo bevuto così tanto.

«Hai dovuto sostenere alcune relazione pubbliche, stasera, eh?» e poi gonfiò le guancie, emettendo un lungo "pfff" che assomigliava tanto al verso di un palloncino che si stava sgonfiando.

«Uh. Che hai da ridere, Faccia Tonda!» sbottò, pestando i piedi a terra ancora più forte e, per un attimo, rischiò di perdere l'equilibrio.

«Niente, Bakugou-kun, è che non mi sembri proprio il tipo di fare relazioni pubbliche a un evento.» e Uraraka allungò la lingua verso di lui, voltando leggermente il capo. Era... tenera. Con quell'espressione innocente e scherzosa, gli occhi lucidi di chi aveva alzato un po' il gomito, le guancie leggermente arrossate.

E... arrossì.

Riprenditi demente.
(oh, perfetto adesso aveva anche un suo io interiore che lo insultava).

Voltò il capo; non appena sarebbe tornato a casa, si sarebbe bavuto undici caffè per smaltire la sbornia. Sicuro. Non era possibile che Uraraka Ochaco gli facesse un effetto simile. 

«Che cazzo fai? Hai cinque anni?» la prese in giro, tentando di non far notare il suo palese disagio. Uraraka ridacchiò, non offendendosi veramente. Ricordava che, dai tempi del liceo, erano poche le volte in cui lei si arrabbiata sul serio. Poteva essere indisposta, rispondere a tono... ma, davvero, le volte che vedeva Ochaco con le orecchie rosse - segno che era infuriata - si contavano sulle dita di una mano.

«Sai Bakugou... non sono davvero arrabbiata che Deku non mi ami più e sia... andato avanti.» l'ultima frase la borbottò dopo un'attimo di esitazione. La sua voce si fece più sottile. «Non ci amavamo più da un po'. Però... non so come...»

«Lascia stare questa merda, » la interruppe Katsuki. Avrebbe voluto aggiungere che lei era sempre stata troppo per quel nerd... anche al liceo... era sempre troppo impegnato, sempre pronto a fare altro, ad aiutare tutti... lasciandola un po' dietro di lui, esattamente sopra la sua ombra. Però, invece, disse «Midoriya è un coglione.»

«... vorrei che me ne avesse parlato.»

«Di cosa? »

«Di Melissa, Bakugou. Di Melissa. »

«Uh. Forse si sentiva solo in colpa e non lo ha fatto. »

Adesso ti metti anche a dare supporto, Katsuki?
Taci.

«Uh... »

«Senti Faccia Tonda, non continuare con questa lagna di Deku, Deku, Deku... ne ho avuto abbastanda di lui e quel Todoroki, oggi. »

«Okay. »

«Bene. »
Un grugnito.

«Parliamo di te?»

«Eh? Che cazzo vuol dire? »

«Non ci parliamo dal liceo, vorrei sapere qualcosa di più su di te. »

«Perchè mai, cazzo. »

«Viviamo insieme, Katsuki. Posso chiamarti Katsuki ?»

«No. »

«Kacchan?»

«No

«...Blasty? »

«Bakugou e basta.»

E forse, l'alcool stava davvero prendendo il sopravvento di loro due - specialmente di Katsuki - , facendogli sostenere quell'assurdo dialogo composto da botte e risposta senza senso. E gli piaceva, dovette ammettere Katsuki. Non sorridevano insieme da... quel giorno, suppose. Da quella maledetta festa al liceo di una loro ex compagna, quando vennero chiusi dentro l'armadio - che era grande quasi quanto una stanza, comunque - in cinque minuti in paradiso.

Forse fu proprio l'alcool a farli voltare insieme e a guardarsi l'un l'altra negli occhi - ripotandolo a parecchi anni prima - e far scoppiare a ridere Uraraka, ridendo così forte da tenersi la pancia, e far sorridere lui.

«Siamo così ridicoli.» cinguettò tra una risata e l'altra Uraraka, e Katsuki non fu che essere d'accordo.

«Siamo così ubriachi, cazzo. »

E tu sei stranamente docile.
Di nuovoTACI.

«Giusto.» rise lei. Poi, forse lasciandosi troppo andare, ondeggiò verso di lui - facendoli quasi ruzzolare entrambi - e si appoggiò al suo braccio. Istintivamente, Katsuki allungò il braccio destro per sorreggerle la vita, arrestando così la loro marcia verso casa.

Uraraka arrossì e mugugnò qualcosa, spingendosi un po' di più contro di lui. «...-così stanca, Katsuki.» sussurrò piano, socchiudendo gli occhi.

Katsuki non la corresse, stavolta, troppo imbarazzato da quella vicinanza inaspettata. Poteva sentire il calore del suo corpo premere contro il suo. «Siamo quasi arrivati, Faccia Tonda.»

«Sì, uh,eh. » borbottò Uraraka e alzò il capo. Si era avvicinata talmente tanto che poteva sentire il suo respiro solleticargli il mento. Forse la stava fissando troppo intensamente perchè Dio santo quelle labbra carnose sarebbero potute essere droga per lui e quegli occhi marroni... così belli. Uraraka battè le palpebre, e si allungò un po' verso di lui; non passò un secondo che anche il collo di Katsuki si stava allungando verso di lei, contro le proprie volontà.

O forse era quello il problema. che lui lo voleva talmente tanto che... Gesù Cristo il suo corpo si stava muovendo sotto l'eccessivo flusso dell'alcool.

«Katsuki... » mormorò Ochaco, a un centimetro dalla sua bocca. Katsuki poteva sentirlo il respiro caldo soffiargli sulle sue labbre, l'eccitazione stava crescendo sempre di più.

Quando... quando...

Quando qualcosa rovinò tutto.

Deku.

Il fottuto volto disgustoso di Deku gli si piazzò davanti, ricordandogli che non solo Uraraka era appena uscita da una relazione durata anni, ma che quel qualcuno era nientemento che Deku.

Il suo volto lentigginoso lo colpì come un sonoro schiaffo in viso e allora si allontonò da Uraraka, mollandola esattamente come potrebbe mollare una padella rovente nel lavandino scottato.

«Eh...?» sussultò Uraraka, colta alla sprovvista e rimettendosi in piedi. Rivolse il più innocente sguardo confuso di tutti i tempi al ragazzo biondo davanti a lei il quale dovette, per riuscire a scacciare quell'individuo dalla sua mente, socchiudere e poi strizzare forte gli occhi.

«Non posso. » sbottò rauco, la voce che si stava incrinando d'eccitazione ma che adesso era solo arrabbiata, infastidita e delusa. Ma certo, come aveva potuto lasciarsi trasportare così?

«Non posso baciarti quando sei alle prese con Deku.»

L'espressione di Uraraka cambiò e divenne prima confusa e poi arrabbiata, tanto che le sue orecchie iniziarono ad arrossarsi. «Non sono per niente alle prese con Izuku! »

Katsuki la schernì. «Oh andiamo. Vuoi dirmi che non stavi baciando me per scacciare quel nerd dalla tua mente?»

«No! Mi ferisce che tu l'abbia anche solo pensato. »

«Tch, come vuoi. » Non poteva, non poteva, non poteva ignorare Deku.

Ochaco assottigliò gli occhi, adesso le orecchie completamente rosse - e non per il freddo della tarda notte - e strinse i pugni contro i fianchi.

« Sai cosa, Bakugou,» pestò prima un piede e poi l'altro e gli lanciò un ultima occhiata furente. «Va bene se non mi vuoi baciare. Va benissimo.» ringhiò, voltandosi poi per continuare a camminare dritto davanti a lui, spedita verso casa. «Ma non mettere in mezzo Izuku, imbecille!» strillò, dopo qualche metro, sfoggiandogli un scintillante dito medio.

Per la prima volta in vita sua, Katsuki Bakugou rimase a corto di parole.

Che cazzzo è appena successo? Mi ha appena dato dell'imbecille?

AngolinoAutrice(?)

Sono viva, esausta ma viva. Chiedo immensamente scusa per i mancati aggiornamenti - tre forse? - però la mia vita privata mi ha così talmente risucchiata e la stanchezza ha preso il sopravvento su di me. Questo capitolo ci ho messo una settimanai a scriverlo! Ridicolo!

Comunque mie lamentele a parte.... ecco un inizio della Kacchako! Lo so che è un po a "combustione lenta" questa fic, però penso che sia anche giusto così, d'altronde lei è appena uscita da una relazione - anche se ormai non si amavano è comunque difficile.
Non odiatemi perchè ho interrotto il loro bacio e- SOPRATUTTO non odiatemi perchè ho reso Todoroki un po' stronzetto- io lo amo da morire ma mi serviva questo tipo di personaggio e mi serviva interpretato DA LUI, capirete poi il perchè.
E sì- spoiler not spoiler - nel prossimo capitolo compariranno Camie e Inasa. E un sacco di guai. Lascio voi a indovinare il perchè e, sopratutto quale ruolo ha Camie nella storia. Anche se mi sembra abbastanza ovvio, scrivetemi le vostre ipotesi :)

Vi ringrazio per il supporto che mi state dando fino ad ora - ho corretto il capitolo due volte, ma potrei essermi persa qualche altro errorino. In tal caso chiedo scusa! - 
Ps. Nel capitolo precedente ho scritto Vanessa anzichè Melissa, pardon se vi ho confuso, solo un errore di nome personaggio. Ahaha la confondo sempreee!
Un bacione,
Shanna.

 

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Capitolo 6
*** Lui, lei e... lei. ***


Roommates.

 
VI. Lui,lei e... lei.

 

« Levati dalle palle, faccia piatta.»

 

Il silenzio tombale di quella mattina dovuto al post-sbornia dei presenti – eccetto Uraraka che, però, aveva un malumore tale da farla grugnire mentre mangiava i suoi cereali – i quali alzarono immediatamente verso la persona che entrava un cucina e che, a quanto pareva, condivideva il cattivo umore di Uraraka.

 

Bakugou Katsuki – ancora con la tenuta da corsa mattutina del sabato – spintonò Sero e, senza degnare di un'occhiata i tre seduti al tavolo, si diresse verso l'angolino dov'era piazzzata la caraffa del caffè, versandosene una gran quantità in una tasta.

Osservando la sua schiena, Ochaco arricciò le labbra e il nervosismo della sera prima s'impossessò nuovamente di lei: come osava insinuare che quel bacio – uno stupido, stupidissimo e dettato dall'alcool bacio – fosse una sorta di rimpiazzo per l'amaro in bocca che le aveva lasciato Deku?
Non era vero... se Ochaco, in quel momento, aveva pensato era perchè aveva pensato fosse attraente.

Oh, dio. Aveva davvero appena pensato che fosse attraente? Quello scorbutico Bakugou Katsuki che prendeva in giro Izuku al liceo?

Eppure, i muscoli che premevano sulla sorrile cannottiera adesso, e quel didietro messo bene in mostra dai pantaloncini da corsa, lo confermavano.
Espirò profondamente, abbassando gli occhi sulla tazza di tè che aveva davanti, trovandola improvvisamente interessante – e dando la colpa all'astinenza del post-rottuta.

«Qualcuno sa perchè Katsuki è di cattivo umore?» bisbigliò Kirishima, facendo vagare lo sguardo da Bakugou a Denki e Ochaco.

«No,» affermò troppo in fretta e, il sopracciglio inarcato di Kirishima le fece aggiungere: «Ieri sembrava di ottimo umore quando mia riaccompagnata a casa.»

Bugia.

Di fianco a lei, e sempre sottovoce, Kaminari – con due tremende borse sotto agli occhi e un occhio nero – scrollò le spalle. «Bakugou è sempre di cattivo umore.» Uraraka si appuntò mentalmente che doveva chiedere come si fosse fatto quell'occhio nero, ma non ora. Non voleva attirare l'attenzione del biondo esplosivo – che stava ancora sorseggiando il suo caffè dando le spalle all'intera squadra.

«Sì ma oggi più del solito.» insistette Kirishima. Accidenti, lo conosceva proprio bene.

Ochaco si morse l'interno della guancia, cercando di non far trasparire la sua irritazione perchè non poteva semplicemente dire a quei due che Katsuki Bakugou era un idiota e che si erano quasi baciati la notte scorsa.

 

Ci stai dando troppo peso, Ochaco.

 

Vide Kirishima osservarla ancora e aprì la bocca per dire qualcosa ma il suono del campanello – evviva! - la salvò. E poi un secondo trillo, e un altro, e un altro ancora.

Ci furono un susseguirsi di trilli al campanello – almeno cinque o sei – uno dopo l'altro. Si domandò chi, di sabato mattina, suonasse così insistentemente alla loro porta visto che l'unica che avrebbe le ragioni per farlo – Mina – aveva una copia delle chiavi. Che fosse Deku?

 

«Cazzo.» sbottò Bakugou, sbattendo la tazza di caffè sul ripiano e camminando verso la porta pestando i piedi segno di chi è chiaramente arrabbiato e seccato.

Non ha diritto di essere arrabbiato, quello scemo! Era lei che era stata rifiutata!

Bakugou spalancò la porta lanciando imprecazioni, quando uno squittio femminile lo interruppe – ed evidentemente lo colse di sorpresa visto che Katsuki s'ammutolì.

Ochaco e i due ragazzi si sporsero oltre il tavolo dove potevano intravedere l'ingresso, giusto in tempo per vedere una ragazza dai lunghi capelli biondi lasciare andare due valigie – che dal tonfo sembravano essere molto pesanti – e abbracciare di slancio Katsuki.

La cosa sorprendente fu che Bakugou non si spostò – e nemmeno ricambiò l'abbraccio se per questo – e rimase semplicemente immobile.

«Katsuki!» strillò la biondina.

Uno sbuffo. «Che ci fai qui, Camie?»

La ragazza bionda lasciò andare Bakugou e si voltò verso di loro, ancheggiando verso la cucina nei suoi jeans strappati che le avvolgevano gambe snelle e il suo maglione largo.

Entrò in cucina e si diresse verso la credenza, afferrò una tazza fucsia – che Ochaco non aveva mai usato e aveva pensato fosse di Mina – e si versò dentro del caffè, girandosi poi verso di loro e appoggiandosi al bancone, proprio lì dove prima c'era Katsuki.

«Davvero, dovresti ascoltare la segreteria telefonica, ogni tanto. Ti ho avvisato ieri. »

«Confermo, Katsuki-chan! » esplose una seconda voce maschile che ci mise almeno il doppio entusiasmo della ragazza chiamata Camie.

Ochaco spostò lo sguardo verso l'entrata e vide entrare un robuto ragazzo, molto altro e dall'aspetto carino. Indossava dei pantaloni di un completo e una camicia bianca e sì, era tanto grosso quanto carino.
Il ragazzo lasciò andare un'altra valigia accanto a quelle di Camie e Katsuki richiuse la porta alle sue spalle con uno scatto.

«Senza il -chan , deficente. Non potete piombare a casa mia come due idioti.» borbottò Bakugou, ma con un mezzo sorriso che fece capire ad Ochaco che, probabilmente, quei due erano amici.

«Peccato, appena fatto.» Il ragazzo strillò allegramente e  due ragazzi si diressero in cucina e il ragazzo massiccio, salutò tutti energicamente, finchè i suoi occhi non si posarono su Ochaco.

« Oh! Una nuova coinquilina, suppongo?»

Ochaco arrossì. «Ochaco Uraraka... si ehm piacere.» borbottò.

«Ah? » fece la ragazza, Camie, scrutandola. Poi sorrise: «Ochaco-chan, posso chiamarti così vero? » e, senza ettese la sua risposta: «Sei mica la ragazza di Midoriya Izuku?»

«Oh, ecco dove ho sentito quel nome! Uraraka-san!»

«Sì,beh- » fece per dire lei, ma Camie la interruppe. Quei due riuscivano mai a far parlare gli altri?

«E come mai non vivi con Midoriya? Forse non ha una casa spaziosa? Strano, eppure essendo nella sua posizione dovrebbe potersi permettere una fidanzata.»

 

Eh?

 

Le orecchie di Ochaco si stavano per arrossire dalla rabbia; per attirare l'attenzione di tutti, sbattè leggermente la tazza di tè sul tavolo.

«Io e Deku non stiamo più insieme.»

Il ragazzone inarcò le sopracciglia, mentre Camie la guardò con le labbra arricciate – fintamente dispiaciuta – e uno strano sguardo. Non le piaceva quello sguardo: come se fosse in potere di carbonizzarla in un solo istante.

«Mi dispiace, Uraraka-san, per essere stato indelicato!» sbottò improvvisamente il ragazzone, allungando le mani e afferrandone una di Ochaco, avvolgendola con le sue. Erano grandi almeno il doppio delle sue. «Io sono Inasa Yoarashi! Lavoriamo per l'azienda Woods in collaborazione con la All Might Industries. »

 

Ah, ecco perchè conoscevano Izuku. Ed ecco perchè si erano catapultati così a casa di Bakugou senza che lui – apparentemente – non ne sapesse nulla. Eppure, in fondo, dovevano essere amici, perchè fosse stato chiunque altro al posto loro, Uraraka avrebbe giurato che la reazione di Katsuki sarebbe stata completamente diversa.

Come minimo, avrebbe dato fuoco a tutti e li avrebbe cacciati a calci via da casa.

 

Ochaco rimosse la mano e fece un sorriso imbarazzato, mentre Inasa Yoarashi si ritraeva e andava a prendersi anche lui un po' di caffè, con meno fluidità di quanto avesse fatto Camie – come se lei conoscesse bene – quella casa.

«Ragazzi, è così bello vedervi!» esclamò Kirishima. «Come sta andando? »

« Bene, anche se non approvo questa collaborazione con la Endeavor Ink,» rispose Inasa Yoarashi, arricciando il naso. «Quel Shoto Todoroki.» borbottò poi.

«Sì ma gli affari vanno bene. » lo liquidò Camie con un gesto della mano e fissò di nuovo Ochaco, mettendola in suggezione. «Allora Uraraka-chan, mi dispiace molto per la tua rottura. E io che pensavo di fare un appuntamento a quattro con te e Deku-kun! Sai, alla fine lui e Katsuki sono i pezzi grossi... » Camie continuò a blaterare qualcosa che fosse triste per il loro non appuntamento a quattro, quando il cervello di Uraraka Ochaco andò in tilt.

Alt. Cosa?

Oh.

Adesso si spiegava tutto: la familiarità della casa di Camie, il suo abbraccio e il modo di comportarsi di Bakugou con loro. E il fatto che ricordava di averla già vista. Probabilmente l'aveva incrociata una delle poche volte che era andata a prendere Deku sul lavoro.

Insomma... Bakugou e quella Camie stavano... insisme?

Ochaco si diede mentalmente della stupida del fatto che non avesse pensato che Bakugou potesse avere una fidanzata ( a distanza, a quanto pare). Che avesse dato per scontato che avesse potuto dargli quel bacio.

Che idiota.

La sua faccia divenne improvvisamente rossa.

Forse era per quel motivo che Bakugou era arrabbiato? Perchè pensava che non fosse giusto?

E... adesso avrebbe dovuto dirlo a Camie?

No, mi ucciderebbe.Già mi odia, lo si capisce da come mi guarda.

 

«Ochaco, tutto bene?» Kaminari le diede di gomito, attirando l'attenzione di tutti su di lei – sì, anche Bakugou la stava guardando, adesso, nonostante non l'avesse degnata di uno sguardo fino ad ora.

Ochaco deglutì. «Sì... devo solo scappare, » mentì in parte. Non sarebbe dovuta andare a lavoro fino alle due del pomeriggio, per la riunione speciale del consiglio insegnanti. «Farò tardi.»

«Ehi, se non vuoi andare a lavoro, datti malata! Ci penso io con il certificato medico!»

Ochaco lo guardò basita per un attimo: ma seriamente questo qui faceva il medico professionale?

«Kaminari è il mio lavoro.»

«Quindi?»

«Quindi non posso darmi malata se non è vero.»

«Perchè no? Io lo faccio.»

«Kaminari, amico, ma sei serio? » Kirishima le tolse le parole di bocca e Kaminari scoppiò in una risata. Bakugou lo insultò.

« Okay vado,» s'affrettò a sgusciare via. «Buona giornata a tutti.»

 

«Uraraka-san!»

Ochaco si voltò, sorpresa di essere chiamata da Yoarashi. «Sì?»

«Mi chiedevo se questa sera volessi unirti a cena con me?»

La prima risposta di Uraraka sarebbe stata no. Per quanto Inasa Yoarashi avesse un bell'aspetto e fosse simpatico, non le andava di uscire con un altro ragazzo. Con Bakugou, Kirishima, Sero e Kaminari era diverso ma... quello, sembrava proprio un appuntamento.

Ochaco deglutì, cercando di inventare qualche plausibile scusa per rifiutare quando incrociò lo sguardo infuocato di Katsuki: i suoi occhi rossi lampeggiavano su di lei, fissandola intensamente,

Cosa voleva, adesso?

E, dall'altra parte, sentiva anche lo sguardo di Camie puntato su di lei.

Se avesse rifiutato, Katsuki avrebbe pensato che fosse interessata a lui e l'avrebbe messa nei guai con Camie? Diavolo quell'arpia sembrava essere pericolosa.

 

Deglutì.

«Volentieri, Yoarashi-san.»

 

***

Un paio d'ore più tardi, Bakugou Katsuki irruppe nella stanza d'hotel di uno dei suoi amici di vecchia data: Inasa Yoarashi.

Non aveva bussato – non lo aveva mai fatto – e per fortuna lo trovò vestito, sul letto mentre leggeva una rivista di economia.

Inasa non si soprese molto di vederlo arrivare – nè che non avesse bussato – e lo accolse con un sorriso.

 

«Qual'è esattamente il tuo cazzo di problema? »

«Che intendi?» Inasa posò la rivisa e si sedette sul letto, guardando il ragazzo che stava fermo in mezzo alla stanza a braccia conserte.
Si conoscevano da tanti anni ormai – da un seminario internazionale delle due aziende – tanto da far capire a Inasa che Katsuki era indispettito.

Katsuki grugnì. Quel bastardo stava facendo finta di non capire e a lui bruciavano le mani. «Uraraka.» disse solo. Poi, trovandosi in difficoltà di sostenere lo sguardo indagatorio di Inasa, aggiunse: «E' appena uscita da una relazione con quel fottuto Deku, perchè le hai chiesto di uscire?»

«Perchè penso che se fosse stato un problema mi avrebbe detto no? »

Katsuki grugnì. Un punto a lui, aveva ragione uel bastardo. «O magari l'hai messa a disagio e ti ha detto di sì. » quella scusa non reggeva proprio: non si diceva sì ad un appuntamento solo perchè eri troppo timido.

Inasa ridacchiò. «Dimmi Katsu, » fece ciondolare la testa come quando intendeva io so qualcosa. «Qual'è esattamente il tuo problema?» gli fece eco.

Accidenti.

Katsuki sbuffò, iniziando a passeggiare per la stanza per fiondarsi poi sulla poltrona vuota accanto al letto. «Nessuno.» mentì.

«Quindi non è che non vuoi che io esca con Uraraka-san perchè ti piace?»
«No, cazzo, non Faccia Tonda.» Sì. Sì Sì. In realtà, non voleva che nessuno uscisse con Uraraka.

Quel fastidioso bacio mancato della sera prima gli bruciava ancora: sentiva ancora il suo cervello dargli dell'imbecille perchè aveva insinuato che lui fosse un rimpiazzo. Ma certo che Uraraka non era quel tipo di persona.

Però aveva accettato di uscire con Inasa.

Allora fanculo.

«Sicuro? Perchè rinuncerei, per te.»
«Sicurissimo, idiota.»
«Mh.» fece Inasa. La sua espressione diventò seria. «Lo sai che Camie ci spera ancora che torniate insieme, vero?»
Katsuki sospirò. «Non lo faremo.» lui e Camie si erano lasciati per una ragione: non si amavano abbastanza. Dopo due anni era diventata monotonia e, per quanto Katsuki cercasse di fare diversamente, ogni cosa veniva sempre messa al primo posto.

Aveva rotto lui con Camie perchè pensava che non era giusto portare avanti una relazione del genere, ed erano rimasti buoni amici.

Ma...

Ogni tanto Camie tornava e chiedeva il dessert. Ma non questa volta.
Non ci sarebbe stato nessun momento tra lei e Camie – ed era pure per questo che, non appena Inasa era uscito e poi erano usciti anche Kirishima e Kaminari, era fuggito di casa con uno stupido impegno del lavoro.

Eppure questa volta non ci sarebbe stata niente.

Ma non sapeva cosa fosse cambiato,

AngolinoAutrice(?)

Il capitolo sarebbe stato più lungo ma ho deciso di dividerlo per poter aggiornare più spesso, altrimenti avrete dovuto aspettare ancora tre o uattro giorni, lol! Il prossimo capitolo è un extra dal punto di vista di Kaminari - uh, uh - ed è un flashback della notte precedente. Sapremo perchè il nostro Denki ha un occhio nero.
Ed ecco Camie e lo so...  ragazzi, a differenza delle apparenze, non è la cattiva della storia!

Mi scuso immensamente per i ritardi ma ho moltissimo da studiare 'sto periodo e non ho molto tempo tra il lavoro - spesso torno da lavoro dopo una lunga giornata per strizzare gli occhi anche solo per evitare di mettermi il pigiama al contrario, sad story-
Ringrazio le moltissime persone che commentano \ seguono e leggono - fatemi sapere cosa ne pensate dell'andazzo della storia, sono super curiosa!
Alla prossima ( spero non tr
oppo tardi)
Shanna.
 

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Capitolo 7
*** Extra 1- Kaminari non sa stare alla larga dai guai. ***


Roommates.

 
VI. Extra 1 - Kaminari non sa stare alla larga dai guai.

§§§

 
"Qui il dottor Kaminari, per favore ho un grande malditesta. Non chiamatemi fino a lunedì."

 

***
 
 

«Kaminari-senpai?»

Denki Kaminari finì di annotare distrattamente delle note su una cartella clinica, per poi alzare lo sguardo verso la voce sottile e timida che lo aveva chiamato. Incrociò gli occhi di Itsuka Kendo, una sua tirocinante laureata quell'anno. Nonostante Kaminari avesse una grande passione per le donne... beh, trovava in Kendo-chan più un lato fraterno che altro. Ed era comunque più piccola di lui. E anche molto fastidiosa, quando voleva esserlo.

«Kendo-chan, non sei in anticipo?» sorrise Denki, poggiando la cartella clinica sulla scrivania della reception ( senza mancare di ammiccare alla segretaria con un occhiolino che lui reputava irresistibile – e Kirishima, invece, inquietante) e proseguì il suo giro... però prima avrebbe fatto una pausa caffè. Assolutamente. Quel mal di testa lo stava uccidendo.

«In realtà, » incalzò Kendo, camminando svelta accanto a lui. «E' lei ad essere in ritardo. Doveva iniziare il giro dei pazienti mezz'ora fa.»

Kaminari guardò l'orologio. Era vero: era in ritardo... pazienza, però. «Giusto. » sbadigliò e continuò a camminare imperterrito verso la macchinetta del caffè, lungo il corridoio semi deserto.

Il suo cervello adesso riusciva a pensare soltanto a una cosa: Caffeina, caffeina,caffeina...

«Kaminari-senpai perchè ha voltato a destra? Doveva visitare le stanze nell'ala est. » non mancò di fargli notare la sua kohai* quando anzichè svoltare a sinistra, intraprese l'altra strada.

« Grazie tante Kendo-chan. Lo so. Ma ho bisogno del caffè. Ho avuto una serata difficile ieri, sai? Tu non hai mai una serata difficile? E io ho bisogno del caffè, l'ho già detto? Tu ne vuoi un po', Kendo-chan?»

Aveva parlato senza sosta – anche se mantenne il suo solito tono di voce rilassato – e senza lasciare il tempo alla ragazza di protestare – la quale continuava a seguirlo come un'ombra mentre si dirigeva verso il distributore automatico - e quando terminò, potè sentire la sua frustrazione aleggiare intorno a loro.

Si arrestò davanti al distributore, incerto su che tipo di espressione potrebbe vedere sul viso della sua tirocinante e quello che vide lo sorprese .. sembrava quasi comprensiva.

Normalmente Denki Kaminari aveva un atteggiamento bizzarro, entusiasta e molto felice.. non aveva mai dimostrato segni di fastidio o rabbia di fronte agli altri, sopratutto a Kendo-chan, eppure adesso... certamente c'era qualcosa che lo turbava. E non era solo il mal di testa. E quella – anche se piccola – incrinazione del suo tono di voce... sicuramente non sarebbe passata inosservato da un tipo acuto come Kendo Rappa.

«Vuoi del caffè?» riprese, premento il tasto sul suo caffè doppio, e cercando di ignorare i grandi occhioni azzurri che lo fissavano ancora.

«Kaminari-senpai, per caso il suo malumore deriva da quell'occhio nero?»

Kaminari incassò le spalle e sospirò pesantemente, afferrando il suo bicchiere di carta e girando i tacchi, evitando lo sguardo della ragazza. «Proprio così Kendo-chan.» mormorò a denti stretti. «Puoi iniziare il giro delle visite, ti va?» disse la prima cosa che gli saltò in mente: qualunque cosa pur di essere lasciato in pace almeno per gustarsi il suo caffè.

Gli occhi di Kendo brillarono e quasi saltellò sul posto. «Intente... da sola

Kaminari annuì distrattamente e Kendo non aspettò altro, saettando via felice verso la destinazione.

Kaminari grugnì soffiando sul suo caffè bollente: quel giorno non era solo Bakugou Katsuki ad essere di malumore.

***

 

La sera prima.
 

La sfilata era appena finita quando le luci si accesero e, in contemporanea, Kaminari Denki ricevette un messaggio da Sero.

Era sparito a metà sfilata – non ci aveva pensato nemmeno un secondo di seguirlo, visto che da quell'angolino del bar aveva una perfetta vista della passerella – dicendo di dover andare in bagno, mentre Kirishima si era probabilmente avvicinato al palco visto che era il fidanzato di una modella. Kaminari non ci teneva tanto a starsene lì sotto come il suo amico, pieno di ricconi che puzzavano di soldi e infamia, così aveva deciso di rimane in quella postazione.

 

Da: Sero

Scusa! Torno a casa prima ;)))))


 

Quel messaggio conteneva abbastanza emoji per capire che Sero Hanta aveva appena rimorchiato una ragazza e che l'aveva lasciato solo. Sbuffò.

Andiamo, non era giusto! Adesso doveva starsene a girovagare finchè la serata non sarebbe terminata – Kirishima, e Mina, non gli avrebbero mai perdonato di essere andato a casa prima solo per noia.

Poggiò il bicchiere vuoto di Red Label che aveva sorseggiato fino ad ora, e si voltò con le mani in tasca, grato che ci sia stato un open bar – altrimenti si sarebbe fermato al primo drink.

«Denki!» lo chiamò una voce, fermandolo subito. Si voltò, incrociando gli occhi di Kirishima che lo fissavano incuriositi – e anche un po' preoccupati. «Dov'è Hanta?»

Fece spallucce. «Credo che abbia rimorchiato. Che idiota, non si lasciano le spalle in una serata del genere. Avevo bisogno di lui per rimorchiare.» si lamentò.

Kirishima aggrottò le sopracciglia. «Ehm... certo. Giuro che a volte non capisco quello che dici.» borbottò. «Comunque Mina mi ha chiesto di accompagnarla-»

«Rifiuto,amico.» dichiarò. Non aveva nessuna intenzione di fare il terzo incomodo visto che, probabilmente, Katsuki sarebbe stato troppo impegnato con i pezzi grossi del suo ufficio per unirsi a loro.

Kirishima sospirò. «Denki, non-»

Ancora una volta Denki lesse la preoccupazione di Eijirou: era come il papà del gruppo e quindi, significava che Katsuki era la casalinga isterica. Si comportava anche come una casalinga isterica, delle volte.

«Ei, posso cavarmela per qualche ora!» ridacchiò. «Sono capace di trascorrere una serata senza finire in alcun guaio.»

Lo sguardo di Eijirou vacillò, ancora non pienamente convinto, perciò Denki lo sospinse con una spalla e gli fece l'occhiolino. «Io vado al piano di sopra, nella sala da ballo. Mi faccio un drink, vedo se posso rimorchiare qualcuna e ci becchiamo a casa. Jaa-nee!»**

 

Altro che rimorchiare qualcuna! La sala da ballo era piena di cinquantenni che ballavano lenti sotto le note della musica anni '80, che schifo!

Non gli restò che ordinare il quarto Red Label, della serata e svignarsela, magari tornando da Eijiro e Mina – oppure cercando Ochaco e proponendole di tornare a casa: in questo modo nessuno avrebba avuto da ridere sul perchè fosse andato via.

Lasciando dieci yen*** come mancia al barista, afferrò il bicchiere e girò i tacchi – inorridito dalla tristezza che quella sala da ballo conteneva. - Dov'erano le belle ragazze ricche che avevano partecipato a quell'evento? Dov'erano le modelle? Possibile che erano già andati tutti a casa, nessuno voleva divertirti un po'?

Forse, quel tipo di eventi non facevano per lui, ragionò. Troppo di alta classe, troppa noia e nessuno sembrava abbordabile – l'indomani avrebbe dovuto ricordare di chiedere a Sero come aveva rimorchiato, aveva forse finto di essere un gran duca?

Passò oltre la grande vetrata che dava su un altrettando enorme balcone: era aperta. Fece per chiuderla – da buon medico, sapeva che una ventata di freddo poteva ammazzare quei cinquantenni laggiù, quando sentì uno strillo arrabbiato.

«Perchè fai così! Dio mio!» era la voce di una donna – una ragazza presubilmente – e veniva proprio da quel balcone.

«Kyoka, avanti... era per la publicità! Lo sai meglio di me come funzionano queste cose.» borbottò una seconda voce, machile, quasi divertita.

Oh, un litigio di coppia.

Kyoka.... aspetta, non era il nome dell'amica di Ochaco? Quella carina con i capelli a caschetto?

Con la mano ancora sulla maniglia della portafinestra, anzichè chiuderla come avrebbe dovuto fare, la aprì un po' di più, avanzando un po' per mettere il naso fuori.

Sulla sua sinistra – per fortuna lui era coperto da una specie di fontana – si vedevano le figure di Kyoka Jirou, l'amica modella di Ochaco e Mina, e un ragazzo allampanato, dai capelli neri e numerosi tatuaggi sulle braccia.

Vide Jirou pestare i piedi a terra ma non potè distinguere la sua espressione, anche se era ovvio che fosse arrabbiata. «Davvero? No, non lo capisco, Touya, proprio no.»

Quel Touya – anche quel nome gli pizzicava qualcosa nel cervello – scoccò la lingua. «Smettila di fare i capricci, Kyoka-chan.»

«Non sono capricci, deficente.» ringhiò lei. «E non chiamarmi così, sai che lo odio.»

Uh, che caratterino... assolutamente gli piaceva!

Touya sospirò e si avvicinò a lei d'un passo, tanto per starle troppo vicino per i gusti di Kaminari – ma era il suo fidanzato dopotutto, no? - e le poggiò le mani scintillanti di anelli sulle guancie. «Erano solo modelle... lo sai che ti amo. Amo solo te, Kyoka.»

Una campanella d'allarme suonò nella sua testa: forse avrebbe dovuto smettere di sbirciare e origliare quella conversazione privata di coppia. Però era curioso... insomma, qualsiasi cosa quel tipo tatuato avesse fatto Jirou sembrava davvero arrabbiata...

Il volto di Kirishima gli comparve davanti e lui scacciò il pensiero. Non era il momento.

Infatti, Kyoka Jirou schiaffeggiò entrambe le mani del ragazzo e indietreggiò. «No, adesso basta.» dichiarò. «Sono stufa di venire seconda al tuo lavoro e vederti addirittura flirtare con le altre.»

Flirtare? Mammamia che animale.

«Non stavo flir-»

«E' finita, Touya Todoroki.»

Ah... Todoroki. Ecco dove l'aveva sentito. Ma tutti i Todoroki erano dei bastardi, allora? Perchè a sentir parlare Bakugou del minore dei quattro... Eppure, Touya era quello che Mina aveva definito uno strafigo, eppure... forse erano solo i tatuaggi, il fascino.

«Mi stai... lasciando, Kyoka?» anche adesso, la voce di Todoroki sembrava apatica: nemmeno lontanamente dispiaciuta al fatto che la sua ragazza lo stesse lasciando.

«Certo, idiota. A te cosa sembra?»

«Non puoi lasciarmi.» rise lui. «La tua carriera crollerà, piccola, sai benissimo che sei qui solo grazie a me

Che grande pezzo di stronzo. Kaminari sentiva le mani prudere e, ancora una volta, il volto di Kirishima che gli minacciava di stare fuori dai guai, comparve nella sua mente.

Per tutta risposta, Jirou gli sputò con le spalle e lo mandò a quel paese – vai così, donna! - e Touya, accigliato le afferrò di slancio il posò. Jirou gemette.

«Lasciami andare!» strillò Jirou.

«Ho detto che la tua carriera crollerà! Lo giuro che lo farò io stesso, puttana!»

Scusa Kirishima.

«Lasciala andare, pezzo di merda!» Denki saltò fuori dal suo nascondiglio e avanzò a pugni chiusi fissando con aria minacciosa Touya Todoroki.

Jirou lo fissò sorpresa – e forse anche un po' grata – mentre Touya inarcò le sopracciglia, lasciando andare il polso di Jirou ma scoppiando a ridere.

Kaminari rabbrividì. Beh, anche se aveva una fifa da morire -quegli occhi di ghiaccio sembravano capaci di incendiarlo sul posto – almeno Jirou era libera.

Ma quando Touya scoccò le nocchie tra loro, ebbe un ennesimo brivido di paura che lo fecero indietreggiare. «Hai paura, pivello? Levati dalle palle, io e la mia ragazza stavamo parlando.»

La voce gli si smorzò in gola. Avanti Kaminari, sei un medico, salvi vite e sei un tale idiota da esserti appena messo contro un tipo che sembrava un delinquente, più che un riccone. Quindi... un po' di fegato, eh?

Deglutì. «Penso che tu le stavi dando fastidio. E penso anche che tu non sia il suo ragazzo.»

Touya assottigliò gli occhi. «Stavi origliando? E comunque, pensi troppo. Vattene, prima che ti riempio di botte quel visino pulito.»

«No!»

Touya grugnì e fece un passo verso di lui, ma Jirou lo agguantò per un braccio, fermandolo. Poi lanciò un'occhiata torva a Kaminari – forse non era troppo contenta che si fosse immischiato – e lasciò subito andare il braccio del ragazzo. «Lascialo stare, è una questione tra me e te.»

«Si è intromesso. Significa che è soltanto un fottuto guardone. E merita una lezione.» Touya avanzò ancora, ma quando Jirou lo tirò indietro per il braccio, lui se la scrollò violentemente di dosso, facendola cadere all'indietro con un balzo. Udì Jirou gemere quando sbattè la testa sulla ringhiera e non ci vide più.

Si fiondò su Touya e caricò il pugno più forte che poteva, dritto nel suo petto. Peccato che, quando le sue nocche batterono contro il petto del ragazzo, fu come colpire il marmo.

A Touya, però, non importava che il pugno non lo avesse minimamente scalfito: infatti non ci mise molto a grugnire e a lanciargli un pugno dritto nell'occhio, facendolo svenire a terra.


 

Quando riprese conoscenza non era più nel terrazzo, ma era sul pavimento nella sala da ballo: vide per prima cosa i rossi capelli appuntiti e il faccione di Kirishima – forse, questa volta era quello vero non la sua coscienza – e, di fianco a lui Mina.

«Eijirou?» chiamò balbettante. Pregò di non avere una commozione cerebrale. Che patetico, un medico che si faceva atterrare così.

«Denki!» Eijirou gli diede una pacca sulla guancia. «Insomma, cosa era stato del “resto fuori dai guai” ?» sbottò e, anche se non aveva usato un tono troppo duro. Sapeva che era arrabbiato.

Ridacchiò, cercando di mettersi a sedere e una fitta quasi lo costrinse a rimettersi giù, ma Mina lo aiutò pian piano. «Denki-kun, combini sempre pasticci.»

Eijirou sbuffò, alzandosi in piedi. «Vado a prendere le giacche. Tu,» punt. Kaminari. «Resta qui. Per l'amor del cielo, Mina, se si alza dagli un altro pugno.» girò i tacchi e se ne andò, battendo forte i piedi a terra – segno che era furioso, non arrabbiato.

Mina ridacchiò e gli strizzò l'occhio. «Ti vado a prendere un po di acqua.» e anche lei si alzò.

Kaminari sospirò, guardandosi intorno: la sala da ballo era adesso vuota, se non per alcune persone che lo fissavano allibite e il barista da cui era andata adesso Mina. Che avevano da fissare tanto quei cinquantenni?

«Ehi, idiota.»

Denki si voltò alla sua destra dove stava in piedi di fronte a lui Kyoka Jirou. S'accovacciò di fianco a lui e gli porse un sacchetto di ghiaccio. «Sei uno schifo.»

Kaminari accettò volentieri il sacchetto di ghiaccio. Voleva dirle che era bellissima lei, invece, anche con quel mascara colato – aveva pianto?

Denki si posizionò il ghiaccio sull'occhio e vide Jirou girarsi intorno. «Quindi... suppongo che dovrei ringraziarti anche se è finita così.» e lo indicò con il mento.

«Già...» sospirò sconsolato.

«Credo che tu sia un idiota totale. Ma sei un idiota totale che ha cercato di aiutarmi, quindi grazie.»

Per qualche strana ragione – forse era la commozione cerebrale – arrossì. Insomma: Kaminari Denki non arrossiva! Lui rimorchiava le ragazze con un sorriso, l'occhiolino e il fascino da dottore!

«Prego, Jirou-san.» borbottò.

«Jirou va bene.»

«Okay.»

Ci fu un attimo di silenzio, poi: «Mi ha detto Mina che sei un medico...»

Si voltò a fissarla: forse... forse neppure lei era immune al fascino del dottore? Aveva fatto bingo! Gli era costato il cervello e un occhio ma... c'era riuscito! Aveva rimorchiato quella bellissima ragazza dai capelli a caschetto....

«... penso che i tuoi pazienti siano delle povere vittime. Provo pietà per loro.»


*Kohai= qualcuno che è di grado minore, o più giovane, in un determinato gruppo. Opposto di senpai.
** Jaa-nee= slang per dire: ci vediamo, arrivederci.

AngolinoAutrice(?)

.... Chiedo perdono! T_T *si inginocchia*
Lo so che è passato più di un mese e, giuro  che farò di tutto per non farlo capitare mai più!
La sostanza è questa: con il nuovo dpcm mi hanno cambiato gli orari lavorativi in una maniera un po' antipatica, in più stiamo lavorando tantissimo ( e ho avuto colleghi assenti, quindi bisognava coprire tutti i turni ) e ho tempo solo la sera per studiare - anche qui, ero ( e sono) indietrissimo con il programma!
Lo so che non vi interessa assolutamente la mia vita privata ma era solo per dirvi che non sono riuscita ad aggiornare per motivi validi, e non mi sono dimenticata di questa storia ( ho ancora troppe cose da far succedere succulente per lasciarla in sospeso).

Parlando del capitolo... ho amato scrivere le piccole interazioni tra Kyoka e Denki! ( La storia è principalmente una Kacchako, quindi non sarà incentrata su di loro ma chissà, potrei pensare ad un paio di One Shots spin-off se vi garba!)
E sì... Touya nella mia storia è Dabi - ed è un cantante, stronzo, arrogante e con la puzza sotto il naso. Ma lo amo comunque, lol.
NEL PROSSIMO CAPITOLO tornerà la Kacchako - spero di riuscirlo a pubblicare settimana prossima - e succederà una cosina interessante ihihih.
Comunque sì, se non l'avete capito, è un po' di "combustione lenta" per quei due, ma ehi, sarebbe troppo bello se quei due cretini finissero subito insieme ;)
Alla prossima, Jaa-naa!

Shanna.

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Capitolo 8
*** Perchè indossi gli occhiali da sole? ***


Roommates.

 
VII. Perchè indossi gli occhiali da sole?

§§§

 
"Qui Mina Ashido, la vostra ragazza preferita!"

-Psss. Mina sono io, Ochaco. Sono al bagno adesso. E' terribile. Questo appuntamento è terribile! Perchè ho fatto questa cosa? Richiamami, così magari trovo una scusa per tornare a casa, non voglio ferire i suoi sentimenti! 


 

***
 

La porta dell'appartamento 4A si spalancò con forza. Katsuki maledì il giorno che si era trovato dei coinquilini e, sopratutto, maledì sè stesso per aver permesso che quella pazza di Ashido entrasse nella vita di Kirishima ( e, di conseguenza, la sua).

«Cosa ci fate ancora seduti sul divano?» Mina avanzò impettita verso di loro, attraversò l'entrata e imboccò l'angolo del salotto, dov'era situato il divano e dove Katsuki ed Eijirou erano stravacchati a guardare una partita dei Lakers e bere birra. Come al solito, la ragazza aveva rotto la loro pace ma Katsuki cercò di ignorarla, anche quando la sentì ombreggiare dietro di loro.

«Eijirou!» strillò, di nuovo, la pazza, come se fosse oltraggiata di qualcosa. Katsuki la ignorò – di nuovo – e sorseggiò la birra.

«M-Mina, tesoro, non ti ho sentita entrare...» balbettò quello scemo dai capelli a punta che, veramente, era concentrato sulla partita in tv tanto da non aver sentito quel terremoto rosa arrivare.

«Come hai fatto a non sentirla.» bofonchiò Katsuki con disprezzo, togliendo di mano il telecomando al rosso ed alzando il volume di quindici tacche.

Mina sbuffò sonoramente. «Ancora a guardare questa roba? Ti friggerai il cervello!»

«Troppo tardi,» bisbigliò Katsuki di nuovo. Ricevette una gomitata da Kirishima e un'occhiataccia.

«Amico, da che parte stai?» brontolò non seriamente arrabbiato.

«La mia,» ripose. «e ora tacete.»

Mina non tacque – ovviamente – e aggirò il divano, posizionandosi davanti a loro, coprendo la televisione e con le mani sui fianchi. «Ripeto: cosa ci facete ancora qui?»

«Spostati, Ashido.» grugnì Katsuki minaccioso. Se non fosse stata la ragazza di Kirishima l'avrebbe già cacciata a calci fuori casa: almeno una volta che non c'erano quel cretino di Kaminari e quel molestatore di Sero, voleva godersi una partita di basket in tranquillità. Sopratutto perchè doveva ancora sbollire i nervi della sera precedente e non voleva chissà quale assurdità stesse per dire.

«Kat,» cinguettò Ashido, battendo le lunghe ciglia nere e guardandolo con quel sorriso a metà. «Abbiamo una missione segreta!»

Katsuki aggrottò le sopracciglia. «No, non l'abbiamo.» la scacciò con la mano. «Adesso levati di torno.»

Mina sbuffò e guardò Kirishima. Probabilmente deve aver fatto una sorta di qualche “sguardo tenero” - come lo chiamava Eijirou quel tipo di sguardo – perchè il ragazzo dai capelli rossi sospirò e, massaggiandosi le tempie, domandò: «Mina, che è successo?»

Mina sospirò drammaticamente e scoccò la lingua sul palato. «Vedi... dobbiamo tirare fuori una persona da uno spinoso appuntamento al buio

Bakugou rivolse lo sguardo a Mina – forse per la prima volta da quando era arrivata – e aggrottò le sopracciglia. Che diavolo stava blaterando quell'essere rosa?

«E chi è?» domandò Kirishima.

«Ochaco!»

«Rifiuto.» escalmò lapidario Katsuki, sentendo un ronzio nelle orecchie soltanto al nome della ragazza. Gli eventi della sera precendente lo stavano ancora tormentando e, soprattutto, non aveva voglia di vedere quella ridicola faccia troppo tonda.

Mina sbuffò e battè i piedi a terra. «Inasa Yoarashi la sta uccidendo. Mi ha inviato un sms si soccorso proprio venti minuti fa, guarda guarda Katsuki-chaaaan...» cantilenò armeggiando con il cellulare e piazzandolo davanti alla sua faccia.

Infastidito, Katsuki la scacciò con la mano, senza vedere il cellulare. E allora? Che morisse, allora! L'aveva scelto lei di andare a un appuntamento con quel deficente! Non che gli importasse, ovvio, ma era stufo di correre in soccorso di quello che aveva fatto...

Dopo che... cosa? Aveva cercato di baciarlo solo perchè era ubriaca, triste di aver visto Deku con quella bionda, ubriaca, triste e ancora ubriaca?

Sì!

E aveva avuto il coraggio pure di offendersi, quell'Uraraka Ochaco!

«... amico non ti interessa nemmeno un po'?» gli domandò ingenuamente Eijirou che, come al solito, non avrebbe mai detto no ad una richiesta di aiuto, sopratutto se la sua ragazza lo implorava. Dannato toy-boy.

«Non sei nemmeno curioso se si baceranno?»

Katsuki grugnì, lanciando un'occhiata di traverso alla rosa. Sapeva a che gioco stava giocando e non ci sarebbe cascato.

«Perchè cazzo dovrebbe?» reagì.

«Mmmmh, sono sicura che lo fa. Ti importa della nostra ragazza tonda, uh? Almeno un po' ?»

«No, non m'importa.»

Il ronzio nel suo cervello stava aumentando.

Era arrabbiato. Furioso. Che Uraraka fosse uscita con quel cretino – con Inasa! La persona meno affidabile del pianeta dopo Sero e Kaminari – il giorno dopo che si fossero quasi baciati.

Che se la risolvesse da sola ora. Vaffanculo.

Mina si schiarì la voce, interrompendo i suoi rabbiosi pensieri. Katsuki si voltò e vide entrambi i ragazzi fissarlo, finchè la rosa non parlò: «Lo sai che Ochaco è andata a quest'appuntamento solo perchè credeva che tu e Camie stesse insieme?»

Il ronzio tacque. Kirishima quasi si strozzò con la saliva.

«...ah?!» fece lui, facendo finta che quella frase non l'avesse mimimamente toccato come invece aveva fatto.

«Kat. So del bacio.» Mina lo fissò.

Katsuki avvampò di rabbia. Perchè quella stupida ragazza non poteva starsene zitta? Aveva dovuto a comunicarlo a l'unica persona a cui non doveva dirlo: era fortunato se, entro la notte, non l'avrebbe saputo tutta la città.

«Nessun bacio.»

«Vabbè, il quasi bacio.»

«Quella merda non era niente.»

«Ehi, aspettate, mi sono perso. Amico cosa diavolo è questa storia?»

«Taci.»

«Kiri, non ora. Katsuki Bakugou, la tua pazza ex ragazza-»

«Non più pazzo di te, Ashido.»

«-Utsushimi, si è presentato a casa tua come se fosse la benvenuta. 'Chako ha pensato che fosse la tua ragazza. Quindi è uscita con Yoarashi per tentare di risolvere la questione.»

«Un momento! Bakugou cosa n'è è stato del patto tra coinquilini?»

«Che diavolo, siete pazze. Non ho mai detto che Camie fosse la mia fottuta ragazza! E tu, capelli tinti, taci adesso.»

«Camie non è stata particolarmente gentile con lei, puoi biasimarla?»

«Fottiti!»

«Quindi, Kat, alza quel culo e andiamo.»

«Amico, il patto tra coinquilini-»

Katsuki, con un urlo esasperato, mise a tacere entrambi. «Fottetevi tutti e due! E va bene

Katsuki Bakugou maledì il giorno di tanto tempo fa quando incontrò Mina Ashido, quel professore che accoppiò loro tre nel compito di scienze e maledì sè stesso, per aver dato confidenza a quel pokèmon rosa di nome Mina Ashido.


 

Quindi, trentatrè minuti dopo, Katsuki, Ejirou e Mina erano davanti all'hotel dove alloggiava Inasa Yoarashi. Secondo i messaggi che Uraraka aveva mandato alla sua amica durante la serata, i due stavano cenando nel ristorante dell'hotel, comunque accessibile anche esternamente. E anche se non lo fosse stato, Katsuki conosceva bene quel posto – era praticamente l'unico hotel da cui Inasa non era stato bandito – e l'avrebbero fatto entrare.

Il piano, che non piaceva molto a Katsuki, era quello di occupare un tavolo non troppo lontano e tenere d'occhio i due e, al momento giusto, intervenire e portare via Uraraka da quel casino.

A Bakugou sembrava un piano troppo casuale e disordinato, ma non gli importava neanche: si era alzato soltanto per far tacere quel flagello che era Mina Ashido e perchè – in piccolissima parte, ma non l'avrebbe certo detto ad alta voce – si era sentito un po' in colpa.

Non c'era modo che lui e Camie tornassero insieme, Faccia Tonda doveva saperlo , e con quella scema bionda ci avrebbe parlato più tardi. Perchè, se c'era una cosa in cui Camie e Mina si assomigliavano era ficcare il naso fuori dai loro affari.

Erano quindi entrati nel ristorante – che fortunatamente era abbastanza pieno da nasconderli – e li avevano avvistati una decina di tavoli più in là: seduti ad un tavolo vicino all'acquario; Ochaco indossava un abito verde acceso e i capelli raccolti dietro ad una rosa del medesimo colore, mentre Inasa dei semplici pantaloni di un completo e una camicia bianca. Con un papillon.

Quando questa storia finisce devo dire a quel fottuto idiota di non indossare mai più un papillon. Mette i brividi.

Vedeva entrambi i loro profili e, se Inasa sembrava entuasta mentre parlava – probabilmente a raffica - , vide Uraraka tendere appena un sorriso e giocare con le mani tra di loro.

Mina lo tirò per un braccio dopo aver chiesto – preteso – il tavolo un posto più indietro, nascosto dalle piante del locale e, insieme a Kirishima, li incitò a sedersi.

Mina lanciò un'occhiata ai due e si posizionò bene in testa lo stupido foulard che si era avvolta per nascondersi. «Guardala, poverina, sembra sotto tortura.»

Su una cosa Ashido aveva ragione: vide Inasa spingere, mentre parlava, la sua mano verso Uraraka che, con di disinvoltura, tolse per versarsi del vino e prendere il bicchiere.

Bella mossa.

Mina si appiattì sulla sedia e incastrò meglio il berretto – non molto appropriato – che indossava per nascondere la massa di capelli rosa. Tolse gli occhiali da sole e assottigliò gli occhi. «Accidenti alla miopia,» si lamentò. «Ma è un papillon quello che vedo? Orrore! Ci credo che 'Chako voglia scappare...»

Questa volta, Katsuki si astenne dal sorridere: non l'avrebbe data vinta a quell'essere rosa. Si tolse il berretto che Mina gli aveva fornito – ma lasciò gli occhiali da sole – e lo gettò sul tavolo, quando uno schiarirsi di voce interruppe il loro spionaggio, facendoli girare.

Un cameriere stava dritto davanti a loro, che li guardava con espressione allibita e un taccuino in mano, in attesa dell'ordinazione. «Ehm... s-signori, cosa posso portarvi?»

Mina sbuffò e bisbigliò. «Solo dell'acqua... per favore.»

«S-solo?» balbettò il cameriere in evidente imbarazzo, guardandosi poi intorno forse in cerca di aiuto. «Ma signori-»

«Ehm scusaci... Yuhiko-san,» Ejirou lesse il nome sulla targhetta del cameriere. Lanciò un'occhiata alla sua ragazza. «Andrà bene la specialità del giorno. E una bottiglia di vino.»

Il cameriere sembrò per un momento disorientato, poi annuì e annotò sul taccuino.

«Fai due,» intervenne Mina, poi fece un gesto secco con la mano. «E ora sciò, altrimenti si accorgeranno di noi.»

Il cameriere dondolò sui talloni e annuì con un: «S-sì signora.» per sparire subito dopo.

Kirishima ridacchiò. «Mina, lo hai spaventato peggio di quanto avrebbe fatto Katsuki.»

«Taci, deficente.» disse Katsuki, ma sorrise.

Qualche metro più in là, sentirono Inasa scoppiare in una fragorosa risata e video Ochaco Uraraka arrossire a disagio. Improvvisamente lui le afferrò la mano con inganno e se la portò alla bocca.

Katsuki tese le orecchie.

«... sei una splendida donna, che ne dici di venire con me a Kyoto per una settimana?»

«Eh?» Katsuki potè udire il suono strozzato di Uraraka.

Inasa, ovviamente, non notò il disagio sul volto della ragazza – che, Dio, poteva accorgenersene lui a metri di distanza, come poteva non farlo lui che la vedeva dritto negli occhi? - e continuò: «Ti divertirai! Ti farò vedere l'ufficio, i templi, e la Kyoto Tower! Amo quella struttura!»

Uraraka balbettò qualcosa di sconnesso e sussurrò qualcosa a bassa voce, sfilando le mani da quelle di Inasa. «... non posso. Mi dispiace Inasa-san, la ragione per cui-»

«Ochaco!» la fissò intensamente, interrompendola. Accidenti, non la stava nemmeno ascoltando. Katsuki voleva bene a Inasa e sapeva che non aveva cattive intenzioni... ma aveva questo difetto di prendersi sbandate a vista d'occhio e partire in quarta.

«Yoarashi-san, per favore, ascolta...»

«Ti divertirai!»

«Lo so, ma...»

«Io...io...» una lampadina si accese nel cervello di Katsuki e sapeva che Inasa Yoarashi stava per fare quella cosa. Così si alzò di fretta ( ignorando le parole di Mina: «Ehi, Bakugou, dove vai? Il piano! Il PIANO!» ) e raggiunse il tavolo dei due proprio mentre completava la frase.


 

«Ochaco, io ti amo!»

Quelle parole, all'orecchio di Ochaco, suonarono molto strane e anche molto fastidiose. Se non dire, sospette, oscene, molestatrici...

Sentì il viso diventare caldo e tolse definitivamente le mani da quelle del ragazzone davanti s è – che aveva continuato a tenere per tutta la serata – e battè le palpebre, sperando di aver capito male.

Aveva appena affermato di... amarla?

No, no, no no! Non poteva amarla. Non la conosceva. Era andata ad un appuntamento con lui solo per... per... perchè? Sarebbe stato molto più facile parlare con Bakugou ( e Camie ) e risolvere la situazione.

Perchè si cacciava in pasticci del genere?

«Tu-» iniziò a dire, con voce ferma, quando sentì una presenza fermarsi al suo tavolo. Forse era il cameriere che gli portava il conto e la salvava da quella situazione orribile.

«Dannato deficente, quante volte ti ho detto che non puoi dire cose del genere a una ragazza appena conosciuta?»

Ochaco si voltò sorpresa. No, non era il cameriere... non potè decidere se fosse meglio o peggio; Bakugou Katsuki, con un insolito abbigliamento casual – e perchè gli occhiali da sole? - era vicino al loro tavolo.

Ochaco restò senza parole, volgendo lo sguardo da Bakugou – che non la stava comunque guardando – e Inasa Yoarashi, che iniziò a mettere il broncio come se fosse un bambino che è appena stato rimproverato dal papà.

«Hai ragione, Kat. L'ho fatto di nuovo.» poi Inasa alzò lo sguardo verso di lei e: «Chiedo perdono Uraraka-san.»

Uraraka-san? Ma se fino a poco prima l'aveva chiamata col nome di battesimo!

«Uh, fa nulla.»

«Tch.» sbottò Bakugou, poi le afferrò un avambraccio e Ochaco fece appena in tempo ad afferrare la sua borsetta e rivolgere un cenno a Inasa prima che il ragazzo la trascinasse via, fuori dal locale.

Mentre la trascinava via, ancora non la guardà. A rifletterci, non l'aveva guardata nemmeno una volta e, questo, la fece imbestialire. Che senso aveva aiutarla se poi non la guardava nemmeno in faccia perchè era ancora arrabbiato?

Arrivati fuori dal ristorante e dall'hotel, in mezzo al parcheggio, puntò i piedi a terra e scrollò via il braccio dalla sua presa ferrea. Ora basta.

«Bakugou!» esplose con un rimprovero, improvvisamente sentì il suo braccio formicolare esattamente nel punto in cui la calda mano del ragazzo la stava tenendo. «Cosa ci fai qui?» sbuffò.

Finalmente, Bakugou Katsuki si voltò e la guardò. «Ha importanza?»

«Sì lo ha.» ribattè dura Ochaco. «E perchè, per tutti i Kami, indossi degli occhiali da sole in pieno buio?»

Bakugou sobbalzò, come se ricordasse soltanto ora di avere indosso quegli occhiali da sole: li afferrò e li gettò lontano, da qualche parte del parcheggio.

«E' stato il flagello rosa.» sputò.

Ochaco battè le palpebre. «Eh??»

«Ashido,» grugnì. «Mi ha detto che sei venut a questo stupido appuntamento perchè pensavi che io e Camie stessimo insieme.»

Sembrarono che quelle parole costarono molto a Bakugou che, addirittura, sembrava in imbarazzo. Ma non si lasciò ammorbidire:

«E non è così?» domandò, flebile.

«Diavolo, no!» ruggì. «Non so perchè cazzo ti sei messo questa fottuta idea in testa, Faccia Tonda. Io e Camie abbiamo finito, molto tempo fa.»

Ochaco si sentì sollevata e forse non solo per il motivo che dovrebbe. Insomma, si era sentita così in colpa di aver quasi baciato il ragazzo di un altra da farlo sembrare un incidente dall'alcool. Ma, a quel punto, una domanda gli sorgeva spontanea nella sua testa: quel bacio lo voleva davvero?

«Faccia Tonda,» la riprese Bakugou, riportandola alla realtà e, quando gli lanciò un'occhiata interrogativa, il suo tono fu un po' più dolce e un po' meno arrabbiato. «Ti eri imbambolata come una scema.»

Le orecchie di Ochaco diventarono rosse. Che cretino!

«E sei un idiota.»

«La puoi smettere di insultarmi, Bakugou?» esplose, guardandolo torva e, questo, stranamente, lo fece scoppiare a ridere. «Puoi parlare come le persone normali?» rincarò.

Katsuki fece ciondolare la testa, ancora con un mezzo sorriso in volto. Non sembrava più arrabbiato. Bene.

«E tu avresti potuto chiedermelo anzichè partire in quarta ed uscire con quel perdente.»

«Quel perdente è tuo amico.»

«Già, purtroppo.»

Ochaco ignorò il suo sarcasco. «E comunque, scusami se tu eri offeso perchè... perchè...»

Bakugou fece un paio di passi avanti, ridacchiando e poggiando la sua fronte su quella della ragazza. «Perchè sono irresistibile e, anche sei appena uscita da una relazione con Deku, ti ho fatto desiderare di baciarmi, Guancie?» soffiò.

Per un momento, Ochaco rimase interdetta. Il suo alito caldo – profumava di menta e tabasco – la colpirono come se avesse appena annusato una torta deliziosa. Da vicino potè delineare i tratti della sua mascella dura e scolpita, i suoi occhi rossi come rubini che scintillavano di malizia e i denti scoperti da un ghigno.

Sentì qualcosa agitarsi dentro di lei e arrossì; tuttavia cercò di scacciarlo e fece qualche passo indietro, dando una sonora paccha sul petto – ben scolpito – del ragazzo davanti a lei.

«Narcisista.»

Voleva davvero quel bacio?

Bakugou si raddrizzò – era un sorriso soddisfatto che vedeva sul suo viso? - e affrettò il passo, superandola. «Andiamo a casa, Faccia Tonda.»

Ochaco non disse nulla e si affrettò dietro di lui restando in silenzio e rimuginando: il suo passo era lento e svogliato, con le mani in tasca e la testa dritta. Sotto la t-shirt smanichata, si vedano i muscoli delle braccia che si flettevano leggermente mentre camminava.

Deglutì.

Voleva davvero quel bacio?

La strada la percorsero in silenzio: salirono in macchina, e lei si limitò a lanciargli occhiate torve. Alla fine, la questione del bacio sembrava essere scemata... forse Katsuki pensava che era dettato dall'alcool, anche se Ochaco non poteva essere sicura che fosse così.

Bakugou era indubbiamente un bel ragazzo – lo aveva sempre pensato – e non sarebbe stata la prima volta che si baciavano – c'era stata quella cosa di sette minuti in paradiso al liceo, quando ancora non frequentava Izuku – però... adesso era diverso.

Non pensava che Bakugou fosse solo bello: era attraente, incredibilmente sexy e ci sapeva fare. Aveva anche modi di fare che, seppur la mandavano in bestia, erano... attraenti.

Oh, mamma Ochaco, cosa stai pensando?

Deglutì, lanciando un'occhiata di sbieco quando Bakugou chiamò l'ascensore, sperando che non l'avesse vista arrossi per nessun motivo – okay, il motivo c'era, ma lui non poteva saperlo.

Eppure, il suo collo non potè fare a meno di voltarsi quando entrambi entrarono nell'ascensore, per fissarlo; l'aria sembrava incredibilmente più calda e, oh, il suo profilo era sempre stato così statuario?

Poi, l'ascensore si aprì con un biip e i due si diressero verso la porta proprio davanti al loro, all'appartamento 4A.

«Faccia Tonda, smettila di fissarmi. Vuoi una dannata fotografia?»

Uraraka sobbalzò colta in fallo: fece per balbettare qualcosa e il suo cervello ronzò per inventare una scusai, una qualsiasi, perchè non poteva semplicemente giustificarsi dicento che lo stava fissando perchè stava avendo pensieri sconci.

Voleva davvero quel bacio?

Sì! Sì lo voleva...

Bakugou infilò la chiava nella serratura e spalancò la porta, senza neanche varcare la soglia, i due raggelarono sul posto.

«Ma cha cazzo!» sbottò Bakugou, alla vista si fronte a sè.

Ochaco battè le palpebre, totalmente incredula, nel vedere il didietro nudo di Kaminari che si alzava di scatto dal divano e si copriva con un cuscino – oh dio, quello era il suo cuscino rosa! - e ridacchiava. Sopratutto, fu ancora più allibita di vedere il corpo semi-nudo di Kyoka Jirou, distesa sul divano, i capelli arruffati e le guancie rosse.

Kyoka le rivolse un sorriso timido.

«B-bentornato a casa, Kacchan.» Kaminari posizionò i pollici avanti ed elargì un grande sorriso.

Stavolta, nemmeno il ragazzo esplosivo sapeva cosa dire – ma Ochaco vide chiaramente del fumo fuoriuscire dalle sue orecchie. E, dal canto suo, se prima era tutta un bollore.... beh, adesso il suo status corporeo assomigliava più al Polo Nord.

Come aveva fatto Kyoka a finire a letto con Kaminari?

AngolinoAutrice(?)

Tadà-aaaaan! Come sbollire i bollenti spiriti, manuale scritto e testato di Kaminari Denki.
LOL.
Ritornata con un nuovo capitolo! Mi sono dirvertita molto a scrivere anche questo, perchè nonostante Katsuki faccia il duro (?) non so come, si fa  coinvolgere constantemente dai suoi amici idioti. E sì, nonostante i soprannomi - flagello rosa è il mio preferito, lol - Katsuki vuole bene a Mina e mi piace molto l'idea della loro amicizia.
A parte questo, Ochaco sta iniziando a provare dei sentimenti per Bakugou? O è solo attrazione?
Sopratutto: finale KamiJirou * si applaudisce da sola* veramente alla Cece/Schmidt .
Ho anche inserito una citazione di How I meet your mother, chi sa dirmi qual'è? La svelerò nel prossimo capitolo!
Volevo ringraziare come al solito le persone che recensiscono, seguono, eccetera perchè... WHOAAAA siete tantissimi, grazie!!!
Un annuncio: siccome me lo avete chiesto, e io l'avevo già pensato, ci sarà una One Shot su questi Kacchako al liceo - quel momento di 
"sette minuti in paradiso" - ma non so quando riuscirò a scriverla. Tanto vi avviso!

E volevo autopublicizzarmi(?), se vi va di passare a qualche altra mia fic:

1. Right Place, Right Time. ---> è una KamiJirou.
2. Never too late. ---> TodoMomo \ Kacchako (completa)
3. Too dumb to know things like love. --- > BakuDeku.

Se volete partecipare a un mini Q&A su questa storia ( o in generale su altre fic), scrivetemele pure qui o su instagram in DM ad angie.perrone18, così ci divertiamo insieme.
Non vi scoccio più, alla prossima.
Shanna.

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Capitolo 9
*** Occhi gentili e questioni irrisolte. ***


Roommates.

 
VIII. Occhi gentili e questioni irrisolte.

§§§

«B-bentornato a casa, Kacchan.»


 

La sequela di parole non troppo carine – nè tantomeno leggere – che seguirono, fecero riprendere Ochaco dallo shock che, approfittando del momento e riallacciando rapidamente i cavi nel cervello, balzò in avanti e afferrò una Kyoka ancora mezza nuda trascinandola nella sua stanza in fondo al corridoio.

Quando la porta si chiuse dietro di lei – e la voce di Katsuki Bakugou si era attutita un po', seguita da qualche tonfo qua e là – fissò la sua amica con la bocca aperta.

Prima che potesse pronunciare qualcosa, Kyoka – che nel frattempo si era tirata giù la gonna e riallacciata la camicia- la guardò con un'espressione indagatrice. «Tutto ok, 'Chako?»

Ochaco battè le palpebre incredula, cercando di capire se stesse sognando oppure no. Forse Inasa le aveva versato qualcosa che l'aveva fatta addormentare... o forse era svenuta dal troppo vino e quello era solo un incubo – e non solo per il fatto di aver appena beccato Kyoka e Denki a fare cose sul suo cuscino rosa, ma anche perchè fino ad un attimo prima, aveva pensato che Katsuki Bakugou fosse... scopabile ( parole di Mina di tanti anni prima, luuuuunga storia). Quindi no, non andava tutto bene, non andava per niente tutto bene.

Deglutì, scalciando via i tacchi con i gesto secco. E un dolore è andato. «Dovrei chiedertetelo a te se stai bene... insomma, Kaminari.» sottolineò, inarcando le sopracciglia.

Kyoka sbuffò passandosi una mano nel caschetto scuro tentando di sistemarselo. «Lo so. E' successo.»

Come può succedere e basta? «Pensavo che fosse un "idiota dal cervello fritto", come lo hai definito due giorni fa. E... e Dabi?»

Adesso era stata Kyoka ad emettere un piccolo gemito. «Touya ed io...» rettificò. Ochaco aveva dimenticato che l'amica odiava chiamare il suo ragazzo col nome d'arte. «... non siamo più insieme. Punto.»

«...ah.» Su questo punto – almeno su questo – Ochaco Uraraka poteve ritenersi soddisfatta: non aveva mai amato Touya Todoroki, alias il cantante scapolo che aveva conquistato il cuore della sua amica modella. E, se proprio doveva dirlo, Touya e Shouto Todoroki erano l'uno l'antipodo dell'altro. Seppur le aveva messo un certo stato d'ansia, quel Shouto amico di Izuku, almeno aveva classe ed educazione, entrambe cose che all'ex ragazzo di Kyoka mancavano.

«E comunque lo penso ancora che Kaminari sia un deficente.»

Ochaco ridacchiò. «Ma ci sei finita a letto.»

Kyoka Jirou alzò gli occhi al cielo e liquidò l'amica con un gesto della mano. «Fascino del medico, suppongo.» Ochaco si ripromise di non dirlo a Denki, o ci avrebbe marciato su. Lo avrebbero dovuto sopportare finchè Bakugou non l'avesse soffocato nel sonno con un cuscino. «E poi ha gli occhi gentili.»

«Occhi gentili?»

«Già, quel tipo di occhi tremendamente stupidi e fessi ma che aiuterebbero chiunque.»

Ochaco fece spallucce. Aveva senso, era un medico, dopotutto. Anche se il novanta percento delle volte non lo dimostrava e sembrava uno svitato manicaco. Probabilmente il professore che gli aveva concesso la laurea era come lui e Sero, altrimenti non si spiegava.

Un enorme tonfo le fece voltare entrambe verso la porta poi il rumore di qualcosa che si rompeva, un grido di Kaminari e un'imprecazione di Bakugou.

«Pensi che abbia bisogno di una mano?»

Ochaco fece scoccare la lingua sul palato. «Naaah,» risspose incerta ma, dopotutto, erano amici da così tanti anni. Se Denki Kaminari non era già morto significava che se la sarebbe cavata in qualche modo. Magari solo con un arto rotto.

«E poi è solo sesso, tranquilla, 'Chako.» la rassicurò Kyoka Jirou.

Ochaco la osservò: a differenza di Mina, non capiva sempre ciò che passava nella testa della ragazza, però, dopo anni, aveva imparato a riconoscere le sue varie sfaccettature di "va tutto bene" e, in questo caso, sapeva che andava bene davvero. Forse lasciare perdere Touya Todoroki era la cosa migliore cheavrebbe mai fatto nella sua vita. Perciò le sorrise, rassicurante, e Kyoka lo fece di rimando.

Un altro rumore di vetri e altre urla, ma lo ignorarono.
 

«E poi Kaminari è inaspettatamente bravo-»

«Kyoka, non lo voglio sapere, non lo voglio davvero sapere

«Fa' quella cosa con la lingua che-»

«NO!»

Kyoka ridacchiò.

«Adesso MUORI.»

«Andiamo amico, per un divano?! Esageri!»


 

«Quindiiii... tu e Bakugou?» Kyoka inarcò un sopracciglio.

Ochaco arrossì. «Io e Bakugou niente. Forse dovrem-»
 

Altro rumore di vetro. Forse un piatto, questa volta. O due. O Tre.
 

«Non mentire, vi fate gli occhi dolci.»

Ochaco era allibita. Loro non si facevano gli occhi dolci. Katsuki non li saprebbe nemmeno fare gli occhi dolci, probabilmente. Figurati poi se li faceva  a lei«Assolutamente non è così.»

«Ah-ah.»

Ochaco sbuffò. «Sul serio.»

Un urlo di Kaminari, un "sei completamente morto, fesso." e un altro urlo – non troppo maschile – del sopracitato ragazzo che implorava pietà.

«Sai Kyoka, forse è meglio dare un'occhiata.»

«Forse.»

Quando aprirono la porta della stanza, tutto ciò che videro li scioccarono: il divano ribaltato, numerosi vasi caduti a terra – che, a detta di Kaminari qualche ora dopo, erano caduti mentre scappava dalle grinfie di Bakugou – dei piatti a terra – questi erano stati lanciati da Katsuki, stile shuriken – e Kaminari che veniva ripetutamente scosso da un arrabbiatissimo, furioso e altri aggettivi simile – e che, se avesse potuto sputare fuoco, lo avrebbe incenerito all'istante – da Bakugou.

Ochaco si schiarì la voce. «Bakugou... forse dovresti calmarti.»

«...aaah?» però il tono di Bakugou si addolcì e lasciò andare Kaminari, che si accuattò ai piedi di Ochaco ringraziandola di averlo salvato.

In quel momento, giusto per aggiungere la salsa al brodo, la porta d'ingresso si spalancò rivelando Kirishima, Mina e Sero.

Silenzio generale.

«... Non so cos'è successo ma vorrei che rimetteste apposto.» sospirò Kirishima, molto pazientemente, un attimo dopo aver fatto vagare lo sguardo sui presenti e sulla stanza.

Sero, invece, indietreggiò – Ochaco giurò di vederlo tremare un po' – e sorrise falso. «Misonodimenticatounacosaallavoroioscappo.» fu tutto quello che disse, prima di andarsene in un nanosecondo, come se non fosse mai entrato in casa.

Mina strillò, puntanto il dito contro Katsuki. Sembrava arrabbiata. «Tu, come hai potuto mollarci così?»

Il cervello di Ochaco andò in tilt, ripensando agli avvenimenti prima del caos. Mollarci?

«Zitta, big-bubble, sto risolvendo una questione qui.»

«Era un salvataggio di gruppo!»

Oh. Adesso si spiegava perchè Bakugou era lì. Per chè indossava gli occhiali da sole e perchè era proprio nel momento esatto al posto esatto. Se non fosse stata quella situazione – con Kaminari mezzo morto ai suoi piedi – avrebbe riso.

Però, il fatto che fosse stato solo Katsuki a salvarla l'aveva resa un po' più felice.

Kirishima si schiarì la voce. «Qualcuno mi spiega cosa succede?» E indicò il divano ribaltato, i patti e i vasi.

Bakugou grugnì, Kaminari tremò, Ochaco spalancò gli occhi ma fu Kyoka a rispondere, con non chalance: «Ci hanno beccato a fare sesso sul divano. Bakugou adesso è arrabbiato. Fine.»

«Sono furioso, non arrabbiato.»

«Oh, mio Dio, ma Kaminari? Kyoka-chan e... Kaminari?» Mina.

«Lo so! E' stato il mio stesso pensiero.» Ochaco.

«Ragazzi... che schifo, sul divano?» Eijirou.

«Sul mio fottuto divano!» Katsuki.

«Sul mio cuscino rosa!» Ochaco.

«Fa un po' schifo, amico.» Kirishima.

«Avevamo fretta... abbiamo resistito già nell'ascenscore.» Denki.

«Oh, dio!» urlo straziante generale.

«Ne è valsa la pena, però.» Kyoka.

«Sì, ma sul divano....»

«Kiri, quante volte abbiamo fatto sesso io e te sul divano?»

«COSA?!»

«MINA!»

«Ops, mi è scappato.»

«Uscite fuori di qui. Uscite fottutamente fuori di qui.» abbaiò Bakugou Katsuki per finire il siparietto, prima di dirigersi nella sua stanza e sbattere la porta dietro di sè con rabbia.

Rimasero tutti in silenzio – erano già stati fortunati che non avesse acceso il gas, avesse dato fuoco con loro dentro – e fosse andato via lasciandoli a bruciare vivi.

«Kaminari se non chiami una fottuta donna delle pulizie ti uccido davvero, stavolta!» urlò Katsuki da dentro la sua stanza. Denki si spalmò una mano sulla faccia e sospirò, sollevato, segno che poteva andargli peggio.

«Oh, beh. Quindi state insieme?» Mina ruppe il ghiaccio con il suo solito tono trillante. Kaminari aprì la bocca per dire qualcosa, ma Kyoka lo precedette:

«No, è solo sesso. Adesso me ne vado.» dopodichè Kyoka afferrò la sua borsa e lasciò l'appartamento.

L'espressione che Ochaco vide sul volto di Kaminari – che chiuse la bocca soltanto venti secondi dopo – fu di disagio: conoscendo la sua amica non avevano parlato affatto di quella cosa e lei aveva deciso che sarebbe stato quel tipo di rapporto. Forse a Kaminari sarebbe anche andato bene – conoscendolo – ma l'ombra sul suo viso sembrava dire il contrario.

Denki si schiarì la voce e si raddrizzò, guardandosi intorno. «Meglio mettere a posto 'sto casino.» farfugliò.

Mina gli diede di gomito e, invece che la solita scintilla eccitata, intravide un'ombra di preoccupazione: era naturale, consosceva Kaminari Denki dal liceo e, allo stesso tempo, Kyoka Jirou era una delle sue migliori amiche.

«Sento odore di cuore spezzato nell'aria.» sussurrò, in modo che solo loro due potessero sentirlo. Ochaco non rispose e sperò che Mina non avesse ragione: avrebbe mandato un messaggio a Kyoka di parlare a Kaminari, più tardi. Era meglio non lasciare questioni irrisolte.

A proposito di questioni irrisolte...

Mentre Kirishima e Kaminari iniziavano a pulire il disastro in soggirono – e sorprendentemente anche Mina prendeva scopa e paletta – Ochaco si bloccò fissando la porta di Bakugou.

Questioni irrisolte.

Il bacio.

Doveva parlarne. Doveva parlargli.

Non poteva negare che c'era un attrazione fisica tra loro – si erano quasi baciati una volta, due se si contava il suo istinto primordiale che stava prendendo sopravvento nell'ascensore – e che a volte andavano anche d'accordo.

Ochaco non l'aveva baciato – quasi – per la questione di Deku e Melissa.

Deku era sepolto. Ci stava male, lui aveva sbagliato ma... ormai aveva ammesso a sè stessa che loro due non stavano più bene insieme, già da prima della rottura.

L'unica cosa che doveva sapere Bakugou – e che era questo che lo aveva fatto incazzare così tanto – era che quel bacio non era un rimpiazzo – e no non gli avrebbe comunque rivelato i suoi istinti sessuali su di lui, sulla sua maschella, sui muscoli – girava spesso senza maglietta per tutti i Kami – e non gli avrebbe di certo confessato che le piacerebbe sapere com'era baciare quel Bakugou Katsuki. E non quello del liceo e per uno stupido gioco.

Perciò, camminando dritta davanti a sè – non le importava se Mina o chiunque l'avesse vista entrare in camera sua – bussò alla porta di Bakugou.

Dopo un grugnito e un «Avanti.» entrò.


 

«Continuo a pensare che nessuno rispetta la legge dei coinquilini.»

«Kiri, amore, a nessuno interessa di quella legge.»

AngolinoAutrice(?)

Vorrei farmi una statua da sola solo per aver fatto un nuovo aggiornameno dopo... wow, tre giorni?
in realtà ho un po' di tempo libero sti giorni e perchè invece di studiare Filosofia non scrivere un capitolo Kacchako ? Il mio professore approverebbe, sicuuuuro.

Comunque, in realtà è un capitolo abbastanza no-sense e di passaggio, ma, nel prossimo capitolo, come avrete ben capitolo ci sarà una scena Kacchako e se tirarmi i pomodori o no è a scelta vostra quando pubblicherò il prossimo capitolo.
Adoro i siparietti.
Semplicemente li adoro insieme.
E, niente, siccome 'sto capitolo è pieno di cose idiote non so che dirvi, buuuuuh. A parte GRAZIE, per le recensioni, per tutto quanto.
Vi adoro: non sto passando un bel periodo, quindi sapere che vi riesco a strappare un sorriso mi mette felicità.
Alla prossima,
Shanna!

 

 


 

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Capitolo 10
*** Forse ti trovo un po' carina e una sorpresa indesiderata. ***


Roommates.

 
IX. Forse ti trovo un po' carina e una sorpresa indesiderata.

§§§

L'unica cosa che doveva sapere Bakugou – e che era questo che lo aveva fatto incazzare così tanto – era che quel bacio non era un rimpiazzo – e no non gli avrebbe comunque rivelato i suoi istinti sessuali su di lui, sulla sua mascella, sui muscoli – girava spesso senza maglietta per tutti i Kami – e non gli avrebbe di certo confessato che le piacerebbe sapere com'era baciare quel Bakugou Katsuki. E non quello del liceo e per uno stupido gioco.

Perciò, camminando dritta davanti a sè – non le importava se Mina o chiunque l'avesse vista entrare in camera sua – bussò alla porta di Bakugou.

Dopo un grugnito e un «Avanti.» entrò.


 


 


 

Di certo, quanto Uraraka Ochaco aveva aperto la porta della stanza di Katsuki Bakugou – chiudendosela subito alle spalle, cercando di sgattaiolare via daglo sguardi dei loro amici- e si era appoggiata contro di essa, non si aspettava di vedere quello.

Bakugou era completamente senza maglietta – e la stringeva nella mano, segno che se l'era appena tolta – e Kami se l'aveva lasciata a bocca aperta.

Ancora premuta contro la porta e la mano sulla maniglia – che la stringeva saldamente – emise un verso che pobabilmente alle orecchie di Bakugou poteva essere definito squittio, o rantolo, oppure entrambe.

Lo sguardo di Bakugou si alzò, finalmente, e puntò gli occhi dritto contro i suoi. Dapprima indifferente poi le sopracciglia si inarcarono ed esclamò un: «Che cazzo, Faccia Tonda!» per poi voltarsi immediatamente.

Errore.

Perchè dopo la statuaria visione che aveva avuto dei suoi addominali scolpiti, adesso poteva avere una bella vista della sua schiena muscolosa ed eccitante.

Cazzo!

Tentò di spostare lo sguardo altrove – sapeva già che era rossa come un peperone ma pregò che Bakugou non si girasse tanto presto, preso com'era ad armeggiare davanti alla cassettiera per prendere una maglietta nuova. Si sperava, perchè altrimenti Ochaco non sarebbe affatto riuscita a sostenere una conversazione a mente lucida.

«Che cazzo ti salta in testa di entrare mentre mi sto cambiando.» farfugliò allora lui – era imbarazzato o solo indispettito? Non vedeva la sua faccia quindi non l'avrebbe comunque saputo.

Gongiò le guancie e poi si schiarì la voce. «Ma se sei stato tu a dire "avanti"!»

«Pensavo fosse quel rompipalle di Eijirou. O chinque altro. Non te

Ochaco sbuffò. «Allora forse puoi chiedere "chi è" prima di dire avanti!»

«Smettila di usare quel tono da maestrina del cazzo,» ribattè Bakugou, finalmente infilandosi un'altra maglietta -sempre nera, ovviamente – e voltandosi verso di lei. Si grattò la nuca e Ochaco pensò che forse adesso era un po' in imbarazzo. Era quasi tenero. «E che non pensavo fossi tu.» farfugliò ancora. «In primo luogo, che ci fai qui, Uraraka?»

Sentirlo pronunciare il suo nome – e non Faccia Tonda – le fece quasi venire un brivido lungo la spina dorsale e, quando si voltò a guardarla di nuovo e i suoi occhi rubino s'impiantarono nei suoi, provò una fitta allo stomaco. Era strano vedere Bakugou Katsuki con uno sguardo così docile – specie dopo la scenata di poco prima.

Ochaco inspirò ed espirò e poi, d'un fiato: «DobbiamoparlareBakugou.»

Lo sguardo di Bakugou si accigliò e fu certa che avesse compreso di cosa dovevano parlare, però ci tenne a precisarlo – non senza un'altro, lungo, respiro – . «Del bacio.»

«Quasi bacio.» scattò subito, quasi arrabbiato.

Ochaco annuì sollevando le mani in segno di resa e abbozzando un sorriso. «Sì, quasi

Bakugou annuì e sbuffò sonoramente, buttandosi a peso morto sul letto e allungando le gambe davanti a sè. La maglietta si alzò quanto bastava per far intravedere lo scollo v che spuntava dalla cintura.

Uraraka distolse rapidamente gli occhi. Concentrati, 'Chako, le direbbe Mina... - no, ripensandoci, Mina le direbbe di saltargli addosso. Quindi Concentrati e non ascoltare la Mina che è in te, si disse.

Bakugou continuava a fissarla, in silenzio.

«Sei arrabbiato?» osò dire, dopo un pò con un tono di voce talmente basso che non seppe come abbia fatto a sentirla.

Bakugou grugnì. «Certo che lo sono, idiota. Volevi rimpiazzarmi solo per quel fottuto nerd. Ed eri ubriaca. E poi hai pure fatto l'offesa del cazz-»

Ochaco prese fiato, orecchie in fiamme. «Scusami!» lo interruppe bruscamente quasi strillando. «Ero ubriaca, sì. Ma perfettamente in grado di decidere chi voglio baciare. Izuku non c'entra nulla!»

«Andiamo, Guancie. Non mentirmi, cazzo.» sbuffò.

«Ti volevo baciare solo perchè mi piacevi okay? E' quello che fanno le persone quando sono attratte l'uno dall'altra!» sbottò esasperata, alzando le mani in cielo per poi farle cadere di nuovo lungo il corpo. Era frustata che la testa di Bakugou era paragonabile ad una noce di cocco.

Ci fu un attimo di silenzio poi Bakugou sollevò le sopracciglia, puntandole un dito contro. «Oi, io non ho mai detto di essere attratto da te.»

L'orgoglio di Ochaco si ferì. Ovviamente stava mentendo. «Anche tu mi stavi baciando! O forse vai in giro a baciare la gente che non ti piace?»

Katsuki fece spallucce, tirandosi lievemente sui gomiti – esì, non potè evitare di notare che la maglietta si era alzata, lasciando intravedere quello scollo a V che punta dritto... giù.

«Non faccio cose stupide io.»

Ochaco inarcò un sopracciglio. «Vedi? Allora ti piaccio!»

Bakugou ridacchiò. «Sei così disperata da volerti sentir dire che mi piaci?» sorrise, mostrando i denti. Quanto avrebbe voluto tirargli un pugno in faccia, adesso.

Davvero.

«Non sono disperata, Bakugou!» balbettò.

«Ti credo, Pink Checks. » la sua voce grondava di sarcasmo.

«Ho le risorse, non sono così disperata. Perchè non lo ammetti e basta?»

«Oh vero, non scordiamoci di Deku e... Inasa.»

Ochaco si astenne dal seppellirsi il viso con le mani. Inasa era stato un grande errore, un grandissimo errore che poteva capitare se accettavi l'invito a cena di uno sconosciuto.

«Perchè non puoi semplicemente sputarlo fuori e basta?» sospirò sconsolata, facendo spalluce.

Katsuki si mise a sedere – grazie a dio, perchè non voleva che la beccasse a fissare il suo scollo inguinale – e ciondolò la testa. «Perchè mi diverto? Guardati, Uraraka, sei tutta rossa.»

Uraraka frenette dall'impulso di tirargli un pugno, o un calcio in mezzo alle gambe, e fece per aprire bocca per sputargli qualcosa tipo "vai al diavolo" ma quando incrociò i suoi occhi e il suo volto, si bloccò. Non aveva mai visto il volto di Katsuki Bakugou così sereno e rilassato, con un sorriso sincero e quei due rubini, che normalmente emettevano scintille esplosive, calmi e pacati.

Quindi, anzichè una rispostaccia, scoppiò a ridere. Sonoramente, tenendosi una mano sulla pancia.

«Non ci posso credere che stiamo litigando per questo.»

E indicò loro due con l'indice, prima uno, poi l'altro. Forse il suo viso rosso e gonfio o la sua patetica risata – che poteva sembrare il verso di un maiale in questo momento – portò anche Bakugou a scoppiare a ridere insieme a lei. Ogni tanto si scambiavano occhiate, presi dalle risa, finchè Ochaco finì per prima, emettendo un grosso sospiro. Anche Katsuki s'azzittì.

« Okay, Guancie. Forse ti trovo un po' carina.»

«Okay, Blasty, forse ti trovo meno stronzo.»

«E quel soprannome del cazzo?

«Uhm... Me lo ha detto Mina.»

«Fanculo Ashido!» grugnì Katsuki, alzandosi poi e tendendole la mano.

Ochaco la ispezionò. «E questa cos'è?»

«Una tregua.» bofonchiò Bakugou. Ochaco alzò le sopracciglia visibilmente sorpresa. Una tregua? Questo significava che erano amici?

« Amici?» deglutì lei. Katsuki sollevò le spalle, senza rispondere. «E quella cosa dell'attrazione e del bacio?»

Giurò di vedere lo sguardo di Bakugou vacillare un attimo – per poi sorridere mestamente – e afferrò la sua mano. «Nessun grosso problema. Non è nulla di speciale.»

Ochaco era appena uscita da una relazione durata anni con Deku – una relazione molto deludente – e aveva avuto un appuntamento disastroso con uno strano tipo che diceva di amarla. Dopotutto, aveva ammesso che quello che li aveva spinti al quasi bacio era attrazzione reciproca. Quindi Bakugou aveva ragione.

Ma perchè le sue parole le provocavano strane sensazioni allo stomaco, esattamente come un buco nero che risucchia tutto?

Improvvisamente, nemmeno la sua mano tra quelle di Bakugou la fece sentire quel brivido d'eccitazione che aveva provato fino a poco prima.

« Uhm, certo.» cercò di stringere debolmente. «Hai ragione. Non è stato nulla di speciale. »

Subito dopo, si lasciarono le mani e, con un sorriso – molto, molto forzato – Uraraka decise di fuggire dalla stanza di Bakugou. Aveva ottenuto quello che voleva, no? Perchè essere tanto giù di morale?

«Allelujah, 'Chaco-chan, pensavo che la stanza di Bakugou ti avesse ingolbata per sempre. » la riportò alla realta Mina, con un sacco nero in mano: nel frattempo, il salotto sembrava essere tornata alla normalità... beh, eccetto per gli oggetti rotti che sicuramente era il contenuto del sacco che la sua amica teneva in mano.

Mina lanciò un'occhiata a Bakugou mentre usciva dalla stanza e si fiondava verso l'angolo cottura, aprendo il frigorifero. «O peggio, ti avesse stuprata, uccisa e fatto cose da malati.»

Ochaco ridacchiò, mentre un grugnito provenì dalla cucina. «Ti sento, imbecille. Non sono mica Kaminari o Hanta.»

«Ehi!» protestò il primo citato. Si gettò sul divano e incrociò le braccia, offeso. «Non la faccio quella roba. E, per inciso, Kyoka era perfettamente sobria quando siamo andati a letto. »

«Il che mi fa dubitare della sanità mentale della mia amica.» intervenne Mina, con un sorriso, strappando un ennesimo broncio a Denki. «Da Touya a lui è un passo lungo. »

Uraraka rise, vedendo Kaminari Denki accigliarsi ancora di più. Mina amava stuzzicare le persone e, anche se il suo elemento preferito era Katsuki, il suo secondo era Denki. Comunque, a ricordare bene Touya Todoroki – alias Dabi, come si faceva conoscere nel mondo della musica rap – era abbastanza viscido e disgustoso. «Non così lungo, Mina.»

«Ah-ah, vi sento e vi vedo.» ribattè Kaminari.

Kirishima trattenne un sorriso dietro la mano. «Però è divertente. Sul serio, Denki, come hai fatto? »


 

«FOTTUTO PIKACHU PERCHE' CI SONO LE TUE MUTANDE SOPRA IL PIANO DA CUCINA? »

Fu un'atmosfera abbastanza leggere – che quasi fece dimenticare a Ochaco il malumore improvviso – finchè l'urlo di Katsuki Bakugou non squarciò l'aria. A seguire, le suddette mutande furono lanciate via, finendo in faccia alla povera anima di Eijirou che, ancora con la scopa in mano, se ne stava in piedi – e a quanto pareva proprio nella traiettoria giusta – tanto bastava per prendersi le mutande di Denki in faccia.

« Uh.»

«Che schifo! » borbottarono disgustate all'unisono Mina e Ochaco.

Prima che l'ira di Katsuki potesse – quasi – ucciderlo di nuovo, Kaminari si fiondò letteralmente fuori dalla porta, sbattendosela alle spalle. Dalla cucina, ne uscì un piuttosto incazzato Katsuki che guardò Eijirou. «Dove cazzo è Pikachu? »

«Se l'è svignata.» canticchiò Mina. Ochaco la guardò per ammonirla mentre lei si stava divertendo allegramente.

«Senti, Kat- » provo a dire Kirishima, tentando di bloccare un Bakugou piuttosto incazzato. Che poi, perchè ci finiva di mezzo sempre il rosso?

«-NO.»

E poi, suonò il campanello. Si scambiarono tutti un'occhiata. Chi potrebbe essere ormai a tarda serata?

«Vado io.» sospirò Mina, avanzando e aprendo la porta.

«Mina non così precipitosamente! Potrebbe essere un ladro.» sbottò Kirishima.

Katsuki – che era sgusciato via dalle mani ferme di Eijirou che lo trattenevano – inarcò un sopracciglio. «Un ladro che suona il campanello?»

«Magari è un ladro educato.» scherzò su Ochaco, ma evidentemente Kirishima non colse il sarcasmo perchè rispose ugualmente:

«Apri piano, amore!»

«Che deficente.» sospirò Katsuki.

Ma, invece, quando Mina aprì la porta, un enorme – davvero ernome, quasi un metro e mezzo – vaso di fiori – i girasoli e le peone, i preferiti di Ochaco – spuntò dalla porta. Quando chi lo portava lo posò a terra, vide un ragazzo con un berretto che fece un timido sorriso.

«Chi è Uraraka Ochaco?»

Mina indicò subito lei e allora il ragazzo la guardò indicò i fiori e si permise di entrare nell'appartamento e consegnarle un biglietto.

«Degli ammiratori segreti, Ochaco?» domandò curiosamente Kirishima.

«Nah, sarò quel pazzo di Inasa Yoarashi.»

Uraraka guardò il biglietto tra le mani, rigirandoselo. No, non era di Inasa: come avrebbe potuto conoscere i suoi gusti in fatto di fiori così alla perfezione?

Decise di aprirlo. C'era un elegante calligrafia che recitava:

"Ochaco, spero tu possa perdonare il mio atteggiamento dell'ultimo tempo. Vorrei parlare con te, che ne dici una cena al tuo ristorante preferito sabato alle 8?"

Izuku.


 

Non voleva credere a ciò che aveva letto. Non voleva davvero credere che quell'idiota avesse fatto tanto! Perchè alzare un telefono come una persona normale? No! Doveva esagerare sempre, anche con questo!

E poi, parlare? Parlare di cosa?

« Ochaco-chan?» la riportò alla realtà Mina. «C'è scritto chi è?»

Ochaco deglutì. «E' di Izuku.»

«Quel fottuto Deku.» sbottò Bakugou – cosa te ne importa a te? Sussurrò la vocina maligna e arrabbiata che aveva in testa Uraraka in quel momento.

«Mi chiede di parlare.» Uraraka consegnò il biglietto a Mina, che intanto si era avvicinata e le consegnò il biglietto di Izuku.

«Oh no cara,» sfiatò Mina. «Questo è chiaramente un "sono stato un coglione ti prego torna con me".»

Un ringhio.

«Mi sento di troppo, adesso. E anche tu Katsuki quindi- » balbettò Kirishima, ma un secondo ringhio lo bloccò sul posto. Ochaco dava le spalle a entrambi i ragazzi ma potè chiaramente percepire l'aura incazzata di Bakugou.

Il ragazzo delle consegne si schiarì le voce. «Uraraka-san? E' tutto apposto? Intendi rispondere o- »

Ochaco lo bloccò con una mano. «In realtà una cosa che voglio dire ad Izuku c'è. » e sorrise, raggiante. Sia Mina che il ragazzo delle consegne la guardarono strabuzzando gli occhi quando poi si voltò e afferrò la scopa che Kirishima aveva appoggiato al muro accanto a loro.

Camminò verso il vaso di fiori e assottigliò gli occhi, poi iniziò a colpire il vaso e i fiori a colpi di scopa, lasciando solo una poltiglia di terra e petali, emettendo qualche grugnito.

Lasciò andare la scopa ed emise un grande sospiro, poi si voltò di nuovo verso i suoi amic. «Mina, per favore, aiuta a mettere in un sacco quella poltiglia.»

Mina – che era la sua migliore amica per un motivo e che aveva già capito tutto – sorrise, eseguendo la richiesta dell'amica.

Poi, sul bigliettino, con una penna rossa, scrisse un grande "VAFFANCULO" e lo ripiegò.

Quindi, porse il sacco e il bigliettino al ragazzo delle consegne – cui lo sguardo era indecifrabile: un mix tra terrore e stupore – ed elargì un grande sorriso.

«Potresti rimandare a Midoriya-san questa risposta?»

«uhm.... certo... nè è sicura? »

«Ovviamente!» sbuffò spazientita Mina, spingendo il ragazzo fuori dalla porta e sbattendogliela in faccia. «Ciao caro!»

Ochaco si voltò finalmente a guardare i ragazzi e vide che Kirishima stava ridendo e Bakugou aveva un ghigno in faccia.

«Non vedo l'ora di tornare al lavoro domani. » sghignazzò. «Sai Faccia Tonda, sono orgoglioso di te!»

«Sono rare le volte che do' ragione a Blasty, ma ehi, è stato esilarante.» rise Mina dandole una pacca sulla spalla.

Ochaco rise. «Vorrei tanto vedere la faccia di Izuku.»

«Beh se vedrò quel perdente con la faccia da zombie gli scatterò una foto.»

«Non è un po' da cattivi, Bakubro? » borbottò Kirishima, poi vedendo Ochaco ridere fece spallucce. «Chissenefrega, non sarà molto virile ma rende la nostra Ochaco felice. »

«Esatto Kiri.» squittì Mina, stritolando il braccio di Ochaco in una morsa. «E adesso sapete cosa ci vuole?»

«Una serata film?» sorrise Ochaco.

«Io passo, cazzo.» rimbrottò Katsuki.

«Se è Battle Royale ci sto! Ho iniziato ad amare quel film.» esclamò Eijirou, buttandosi sul divano e acaparrandosi già il posto in fondo.

«Ovviamente è quel film!» Mina si buttò di fianco a lui, accendendo la televisione.

Quando Ochaco vide Bakugou allontanarsi, lo afferrò per un braccio. Katsuki la guardò e lei con la voce piccola, in falsetto, domandò: «Resteresti con me?»

Katsuki alzò gli occhi al cielo e sbuffò. «Ok va bene.» acconsentì. «Ma non citare mai più Casper, Faccia Tonda, quel film è orribilmente sdolcinato.»

AngolinoAutrice(?)

EHYOOO. Sono tornata - finalmente. Sono giorni che tento aggiornare ma una festa dopo l'altra - un esame dopo l'altro - non ci sono riuscita.
Allora prima di commentare il capitolo vi voglio subito ringraziare e dirvi che siete in moltissimi che mi scrivete cose belle e ci tengo a farvi sapere che sono ENORMEMENTE felice che questo dramma vi piaccia. Sono un po' di fretta, di conseguenza risponderò alle recensioni e correggerò il capitolo stasera.
.
.... forse alcuni di voi vorranno tirarmi dei pomodori perchè " avanti, nessun bacino?" eh no! Perchè sono letteralmente due tonti - Katsuki ha una cotta per lei da anni ma è troppo fifone da ammetterlo e perchè, diciamocelo, non vuole incasinare l'equilibrio (?) di lui ed Ochaco.
Mentre lei... è tontina, conosce Katsuki ma non lo conosce davvero e diciamocelo che da ui in avanti gli servinarro ad entrambi una spintarella o due per capire come stanno effettivamente le cose.
Un po' mi dispiace per Kaminari e Sero, i target preferiti di Baku.... ma xDD lol.
E poi Izuku..... probabilmente alcune di voi mi vogliono uccidere MA, nel prossimo capitolo avremo un interazione tra lui e Katsuki uiiiindi... vi prego aspette i miei ritardi Y_Y
Un ultimo grazie infinito a tutti,
Shanna :D

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Capitolo 11
*** Non mi piace Uraraka e curry mancato... ***


Roommates.

 
X. Non mi piace Uraraka e curry mancato...

§§§


 

Quella mattina Bakugou Katsuki si svegliò improvvisamente allegro – e forse forse c'entrava quel piccolo dettaglio che avrebbe visto la faccia delusa di quel pezzente – e, quindi, quando entrò in cucina per una frettolosa tazza di caffè fumante trovando Denki – che era appena rientrato dal turno di notte – parlare di cose sconce con Sero e ridere come due imbecilli – odiava sentirli ridere di primo mattino, era così fastidioso – li ignorò e andò diretto verso il piano cucina, versandosi il caffè nella sua solita tazza.

«Ehi, Katsuki la vuoi sapere l'ultima?» lo richiamò Kaminari – ed ecco che apriva bocca e rovinava tutto il suo buon'umore e la sua buona intenzione di lasciarli perdere, almeno per quel giorno.

Tuttavia, si limitò a grugnire e si voltò verso di loro. Immediatamente Hanta gli rivolse il tablet, dove c'era una foto di una donna dai capelli neri in abiti succinti.

«Kayama-san ha posato per un calendario in abiti succinti dove il suo nome d'arte è Midnight

Katsuki aggrottò lo sopracciglia, non perchè gli interessasse particolarmente la notizia sconcia ma perchè Nerumi Kayama era nientemeno che la moglie di un suo superiore, Shota Aizawa. La cosa era inquietante.

«Buon per lei.» borbottò con le labbra appoggiate sulla tazza di caffè. Chissà perchè una donna ricca come lei avrebbe dovuto posare per un calendario sexy. Per popolarità, forse?

Comunque non gli interessava granchè.

«Ma come? » si lamentò Kaminari. Il suo occhio nero era ancora evidente, ma le sue occhiaie forse risultavano ancora più evidenti. Come poteva essere così energico dopo un turno di notte? «E' tipo: la donna più sexy della tua agenzia!»

«Ehi, non scordiamoci di Melissa-san!» cinguettò Sero. «E' così dolce!»

«Sì ma è impegnata con Midoriya.»

Katsuki sbuffò, non facendogli presente che anche la suddetta Kayama era impegnata. Lasciando la sua tazza di caffè a metà poggiata nel lavello e afferrò la sua ventiquattr'ore. Sicuramente non avrebbe passato il resto della mattinata ad ascoltare Kaminari e Sero che discutevano di cose futili come quella.

Passò davanti alla porta di Uraraka e indulgiò nel bussare. Strano che a quell'ora non si fosse ancora presentata a colazione: era un giorno feriale e lei sarebbe dovuta essere, già pronta per andare a scuola quel giorno.

Tuttavia, decise di non indagare poichè decise che non erano fatti suoi e uscì diretto a lavoro.

Arrivò molto prima degli altri – le postazioni d'ufficio erano praticamente vuote ad eccezione di due o tre persone – e decise di lasciare la sua cartella sulla scrivania malamente. Si sedette e si massaggiò le tempie sbuffando alla giornata stancante che gli si sarebbe presentata: quel giorno gli spettavano troppe scartoffie da compilare.

Sfortuna – o fortuna, per quel giorno – voleva che la sua postazione era proprio davanti a quella di Izuku Midoriya – che da quando aveva ottenuto la primozione si era trasferito nell'ufficio del responsabile – e che le tendine erano alzate quindi poteva vedere esattamente la scena che si stava svolgendo all'interno.

Il ben conosciuto sacco nero – contenente ancora i fiori che Ochaco aveva distrutto, probabilmente – giaceva sulla scrivania. Deku e quel Todoroki stavano parlando animatamente, finchè Midoriya non abbassò il capo sconfitto e Todoroki gli diede una pacca sulla spalla.

Katsuki sogghignò – vedere quell'espressione sconfitta era tutto per lui, avrebbe dovuto ringraziare Uraraka, più tardi – e, come se avessero avuto un sensore che lui li stesse osservando, entrambi si voltarono verso di lui. Katsuki abbassò gli occhi velocemente e afferrò il primo dell'enorme pila di documenti che doveva revisionare.

Iniziò a scrivere e dopo un po' sentì una voce schiarirsi seguita da un fastidioso: «Kacchan.»

Alzò la testa e con suo sommo dispiacere trovò Midoriya e Todoroki che lo fissarono; guardò torvo il secondo, per poi riportare una lo sguardo sul ragazzo dai capelli verdi. «Cosa vuoi, Deku?» ringhiò e indicò le scartoffie. «Le troverai tutte perfettamente compilate come al solito sulla tua scrivania a fine giornata- »

«Non... non è per le scartoffie Kacchan. Lo so che sei diligente.»

Katsuki rise. «Oh, grazie tante. Non ho bisogno delle tue lusinghe.»

Deku alzò gli occhi al cielo e sbuffò. «Potresti accettare il complimento per una volta e basta senza fare lo stronzo? Comunque,» inspirò prima che Katsuki potesse insultarlo o altro. Deku aveva appena osato dargli dello... stronzo? «Volevo parlarti di Ochaco.»

Katsuki abbassò rapidamente gli occhi, afferrando di malavoglia un'altro foglio da compilare iniziando a farlo. «Oh sì, era piuttosto incazzata ieri sera.» lo prese in giro.

Sentì uno sbuffo e lo riconobbe come quello di Todoroki che comunque non disse nulla – e lui ancora non capiva cosa ci faceva a rompere assieme a quel Deku –.

«Per caso... ti ha detto qualcosa di me?»

«No.» E comunque non ti avrei detto nulla, pensò, morendosi la lingua per non dirlo ad alta voce. «E non capisco perchè lo chiedi a me, nerd.»

«Vivete insieme.» rispose semplicemente Izuku esausto, come se quella fosse l'ultima spiaggia. Conoscendolo, avrà già lasciato venticinque mila messaggi in segreteria alla povera Uraraka.

«Siamo solo coinquilini.» sputò con quanta più indifferenza potesse. Non seppe perchè, qualcosa nello stomaco gli diede fastidio. Perchè il nerd doveva impegnarsi così tanto per rovinare il suo buon'umore?

«Oh, beh...» Izuku deglutì. «Quindi non ti piace?»

Questa domanda lo sorprese talmente tanto che mollò la penna e lo guardò, con la bocca spalancata e le sopracciglia inarcate.

Vide il rossore sulle guancie di Deku e la sua espressione da ebete mentre farfugliava qualcosa di sconnesso per poi riprendersi. «... cioè, ho fatto un casino con lei e... poi l'ho vista quella sera con te e.... e di nuovo... e poi non lo so lei ride di più adesso, e... »

Katsuki aggrottò ancora di più le sopracciglia senza rispondere.


 

«Quello che Midoriya vuole dire è che vi ha visti particolarmente vicini e ha pensato che steste flirtando a vicenda.» interruppe Todoroki con tono piatto.

Cos'era diventato improvvisamente il suo avvocato difensore?

E comunque che razza di domanda era? A lei piaceva Uraraka Ochaco?

Certo, in passato potrebbe aver avuto una sorta di cotta – come la chiamava Eijirou – però, adesso? Era sempre allegra e la sua voce squittiva troppo, un po' piagnucolona a volte e la sua faccia era rimasta ferma all'età di quindici anni però... non la trovava fastidiosa come Sero e Kaminari, nè invadente o altro. Avevano trascorso del tempo insieme e gli erano piaciuti.

Aveva un bel corpo.

Però non gli piaceva, era un'idea assurda.

No, non gli piaceva proprio.

«Kacchan?» lo riportò alla realtà Deku.

Katsuki grugnì e sbattè l'ennesimo foglio sulla scrivania per compilarlo, tese la penna a mezz'aria e guardò dritto negli occhi tristi di Midoriya. «Non mi piace la tua ragazza, Deku. Non faccio queste cose.»

«Tecnicamente è a tutti gli effetti la sua ex. » precisò Todoroki e, per una volta, lo trovò meno fastidioso del solito. Giusto, ex.

«Grazie Todoroki-san.» borbottò Deku. «Comunque, grazie Kacchan! Stasera le parlerò e le spiegherò che la storia con Melissa era una montatura tra aziende!»

Ah.

Davvero?

La bionda occhialuta e Deku stavano bene insieme, erano fastidiosi uguale.

«E' okay se vengo stasera da te, Kacchan?»

No.

«Fa' come ti pare, nerd.» afferrò l'ennesimo foglio con rabbia.

Deku lo ringraziò e se ne andò via – saltellando, quasi – mentre Todoroki gli lanciò un ultima occhiata, aprì la bocca per dire qualcosa e poi ci ripensò, girando le spalle andandosene via.

Al diavolo. Tanto Uraraka dirà di no.

Improvvisamente, la giornata non era più così buona.


 

***

La giornata di Uraraka era iniziata malissimo.

Alle sei del mattino aveva ricevuto un messaggio dalla segreteria della scuola, secondo cui non si sarebbe dovuta presentare a lavoro e doveva presentarsi a scuola alle dieci del mattino.

Che cavolo!

Lo sapeva che sarebbe successo: il suo contratto sarebbe scaduto a giorni e aveva sentito chiacchierare da Hagakure ed altre sue colleghe che il figlio del presidente avrebbe preso il suo posto. Si era mora la lingua e le aveva ignorate: dopotutto sapena benissimo che Hagakure era una gran chiacchierona.

Ma, quando quella mattina aveva ricevuto il messaggio un: lo sapevo gli uscì con un gemito dalle labbra e si ficcò sotto le coperte a piangere. Era appena stata licenziata, per messaggio oltretutto.

Piagnucolò.

Perchè quel periodo andava tutto storto? Aveva perso il fidanzato, l'appartamento condiviso e adesso anche il lavoro!

Come avrebbe fatto? Aveva gà pagato quel mese di affitto, perciò poteva stare tranquilla. Aveva dei risparmi da parte perciò un poì poteva tirare avanti ma... e se non avesse trovato un'altro lavoro presto cosa ne sarebbe stato di lei?

Aveva sentito Kirishima, un giorno, parlare del fatto che avesse bisogno di un'aiutante al pub ma... poteva davvero chiedere al suo amico di assumerla? E poi, non ne sapeva niente di come preparare un drink, figuriamoci!

Andò avanti a piagnucolare per un bel po', finchè non strabuzzò gli occhi quando vide l'orario sul telefono.

Le nove e mezza.

Era rimasta a letto fino a quell'ora???

Strabuzzò ancora di più gli occhi, quasi facendo uscire le orbite da esse. Era tardi. Tardissimo.

L'appuntamento col capo!

Si vestì di fretta e uscì di corsa, senza nemmeno lavarsi i denti ma dandosi una sistemata col correttore per strada – giusto per nascondere che aveva pianto, per preservare quell'orgoglio, ben poco in effetti, che le era rimasta dopo essere stata licenziata.

Però, quando arrivò a scuola – erano le dieci e un minuto – aveva trovato la donna della segreteria, Harumi-san, con una busta da lettera in mano e i suoi oggetti personali in una scatola.

Aprì la busta e scoprì che era la lettera di licenziamento.Quel bastardo di un capo non voleva nemmeno vederla per giustificare il licenziamento?

Così, con un enorme sospiro era tornata a casa e si era chiusa in camera sua, evitando lo sguardo incuriosito di Kirishima che aprì bocca ma la richiuse quando vide Ochaco tirare dritto e chiudersi in camera sua.

Senza nemmeno controllare che ci fosse tutto, gettò la scatola in un angolo di camera sua e la lettera sulla scrivania, per afferrare e mandare un messaggio alla sua amica per informarla del fatto.

Io. 11.05.

Minaaaa >.< sono ufficialmente disoccupata!


 

Mina, 11.07.

Cooosa? Quel bastardo! Allora la storia di Hagakure era vera!


 

Io, 11.10.

Già. Cosa faccio adessooooo??


 

Mina, 11.22.

Non preoccuparti, tesoro. Troveremo una soluzione!!!! Devo andare, ho un set fotografico adesso. Baciii.


 

Io, 11.23.

Grazie. Sei la migliore. Buon lavoro.


 

Ochaco abbandonò il cellulare accanto a sè e sbuffò. Forse avrebbe dovuto cercare subito un nuovo lavoro o lasciarsi cadere nella profonda depressione, almeno per quel giorno?

Sbuffò di nuovo e poi sentì bussare alla porta. Lo ignorò.

Depressione o no?

Bussarono di nuovo. «Toc.Toc.» cantilenò Kirishima dall'altra parte della porta con tono allegrò. Sospirò: sicuramente Mina aveva già informato Kirishima del fatto e lui era probabilmente venuto a consolarla. Cosa molto dolce, da parte di entrambi se non fosse stato che non aveva voglia di parlare.

«Ochaco-san.» sospirò Kirishima Eijirou. «Lo so che sei lì dentro. Ti ho vista entrare.»

«No. Non ci sono.» mugugnò con la guancia schiacciata contro il cuscino.

Sentì Eijirou ridacchiare. «Mi hai appena risposto.»

Ochaco sospirò, alzando un poco la voce. «Scusami, Ei, ma non ho assolutamente voglia di parlare.»

«Okay.» sospirò Kirishima, tuttavia non lo sentì muoversi da dietro la porta. «Senti... è uscito quel nuovo dramma di cui mi parlavi su Netflix.»

Ochaco strabuzzò gli occhi, alzando la testa guardando in direzione della porta. Dove dietro c'era il ragazzo dai capelli rossi. «Start Up?»

«Start Up.» confermò Eijirou. «Preparo i pop-corn?»

Uraraka si alzò. «Prendo la coperta e sono lì.»

C'era qualcosa di meglio che deprimersi davanti alla televisione con quello che era diventato il miglior compano di film e serie tv ? Assolutamente no.


 

Molte ore dopo, ed episodi visti – a cui, ad un certo punto si era unito anche Kaminari, quando si era svegliato dal suo riposino – Bakugou Katsuki era rientrtrato da lavoro e i tre – comodamente stravaccati sul divano e la ciotola di pop-corn in braccio a Denki – si voltarono per salutarlo.

«Che diavolo. Un ritrovo di deficenti.» aveva borbottato, lasciando le scarpe e la valigetta all'entrata, dirigendosi verso la cucina, aprendo il frigo.

«Ehi, perdenti, sto preparando il curry.» aveva bofonchiato svogliatamente. In realtà era un grosso fastidio preparare da mangiare per tutti però c'era scritto nel patto tra coinquilini che avrebbe dovuto cucinare anche per loro almeno una volta alla settimana.

E poi, non voleva che dessero fuoco alla cucina. Sopratutto Denki e Uraraka.

«Waaa, non ci credo, ma perchè non gli dice che è lui quello delle lettere!» si stava lamentando Kaminari; Bakugou lanciò loro un'occhiata e videro che erano totalmente presi da quella stupida serie tv.

«Non funziona così. Lei ci rimarrebbe troppo male! Anche se alla fine sceglierebbe Do-san

«EHI.» tuonò Bakugou, facendo sobbalzare i tre sul tavolo. «Sto preparando la cena per tutti voi, almeno ascoltatemi, deficenti

Vide gli occhi di Uraraka guardarlo e le palpebre battere tre volte. Anche i suoi occhi erano troppo rotondi. Lo mettevano a disagio, perchè?

Sibilò tra i denti mentre afferrava il coltello e iniziava a tagliare le carote.

«Scusaci Bakugou-kuuun.» piagnucolò Uraraka. Petulante – anche se meno di Kirishima o Pikachu o Faccia di Soia.

«Va bene, ora taci, Faccia Tonda.» sibilò.

Non mi piace Uraraka, afferrò il sedano ed iniziò ad affettare anche quello.

Ridicolo. Come può piacermi Faccia Tonda?

Assolutamente no.


 

Ochaco, quando si era voltata a guardarlo, aveva notato che Bakugou era di cattivo umore... cioè più del solito. C'era qualcosa che non andava, forse gli era successo qualcosa di brutto a lavoro?

Voleva chiedergli cosa ma probabilmente non era il momento e poi... doveva informarlo di quella cosa. Solo a ripensarci, voleva scoppiare a piangere.

Tuttavia il silenzio – fatta eccezione per la tv e Katsuki che armeggiava in cucina – fu interrotto dal campanello di casa. I tre sul divano si guardarono. «Sarà Mina?» ipotizzò Ochaco. Ormai avrà finito lo shooting...

«Non penso... Mina mi aveva detto che oggi non sarebbe passata.» dichiarò Kirishima.

«Grazie al cielo.» rimbrottò Bakugou.

«Ehi amico, è la mia fidanzata.»

«Ma è fastidiosa da morire.»

«Lo so, ma è la mia fidanzata!»

Uraraka sbuffò, non volendo sentire il battibecco tra i due amici, e si alzò. «Okay vado ad aprire io!» dichiarò. «E, Ei, farò finta di non aver sentito che hai detto che Mina è fastidiosa.» scherzò. Tutti sapevano che Mina Ashido era turbolenta, fastidiosa e ficcanaso da morire.

Tuttavia, la faccia di Kirishima sbiancò velocemente e questo fece ridere Uraraka e, il suo sorriso durò ben poco, perchè quando spalancò la porta si ritrovò la faccia di Deku, con i suoi riccioli verdi e i suoi occhi che scintillavano – agitati – e il sorriso tirato.

Gli sbattè la porta in faccia e fece dietrofront.

No. Non Deku stasera. Non anche lui.

«Chi era?» domandò Kaminari guardandola incuriosito.

«Izuku.» grugnì Uraraka restando ferma dietro la porta.

Il campanello suonò di nuovo.

«E gli hai appena sbattuto la porta in faccia?» babettò Kirishima.

«Sì.»

«Ben fatto, Faccia Tonda!» guardò verso l'isolotto della cucina dove Bakugou si era fermato ad affettare gli ingredienti, e lo vide riprendere con un sorriso.

«Perchè sorridi, Bakugou?» domandò.

Il ragazzo fece uno strano movimento con la mano – imbarazzato? - e continuò ad affettare. «Odio quel nerd, qui. E' tutto.»

Ochaco scrollò le spalle e un'altra volta Izuku suonò il campanello. Esasperata, si mise una mano sulla fronte e premette forte. Via il dente, via il dolore.

«Lo mando via.» borbottò. Aprì la porta e la richiuse alle sue spalle, posizionandosi davanti a Deku nel corridoio proprio davanti all'appartamento 4A.

«Cosa non hai capito del fatto che non volessi parlare con te?» lo interruppe prima che aprisse bocca per dire qualsiasi stupidaggine. «Dai ventisei messaggi in segreteria a cui non ho risposto o dalla porta in faccia?»

Vide Izuku deglutire. «I-immagino da entrambi.» farfugliò, ma poi la fissò negli occhi, deciso. «C'è una cosa che devi sapere, però.»

Uraraka sospirò e incrociò le braccia sotto il seno, restando in silenzio spronandolo a parlare.

«Ci siamo lasciati, ma...»

«Mi hai lasciata, Izuku.» rettificò irritata Uraraka.Sebbene sapesse che era vero solo in parte. Da quanto le cose non andavano bene? «Però vai avanti.»

Izuku annuì. «Io e Melissa-san non stiamo assieme.»

«Ah, no? Sembravate piuttosto affiatati la sera del pub e quella sera all'evento!» ridacchiò amaramente. Era gelosa? No, puttosto irritata.

Izuku fece un cenno. «Era una farsa per la publicità, cose da tabloid.» farfugliò lui. «Però adesso è finita e, io volevo scusarmi con te, Ochaco.»

Una farsa? Davvero? Conosceva Deku e aveva mille difetti, ma non era un bugiardo. Però non si sa mai...

«Scusarti?» Oh, sì. C'erano parecchio cose di cui scusarsi.. gli appuntamenti mancati senza avviso, la sua totale assenza dedita al lavoro... il suo oscurarla continuamente... e la farsa subito dopo essersi lasciati – e sì, aveva aggiunto anche quella alla lista.

«Sono stato un fidanzato pessimo, in tutti i sensi...» Deku si passò una mano dietro al collo, e la guardò con quegli occhioni verdi di cui ne era innamorata. Eppure, il suo cuore perse un battito. Malinconia o altro?

«Meriti di più Ochaco- ti prego dammi un'altra possibilità!» squittì Deku.

Un'altra possibilità?

«Pensavo... che fosse giusto così, ma... vederti con Kacchan e ho pensato... no, niente, lascia perdere.» Izuku prese fiato. «Sono stato tremendamente geloso e altrettando stupido da lasciarti andare.»

Gli occhi verdi del ragazzo di fronte a lei erano diventati lucidi, segno che stava per scoppiare a piangere. Ochaco sentì pizzicargli gli occhi. Non riusciva a parlare, perchè?

Deku balzò in avanti e afferrò timidamente le sue mani. Il suo calore. «Ti amo ancora, Ochaco.» sussurrò.

Ti prego no.

No. No. No.

Cosa doveva dire adesso? Doveva dire qualcosa, vero?

Ochaco deglutì. «Izuku, tu... »

E lei? Lei lo amava ancora?

Aveva paura di fare la scelta sbagliata. Voleva parlare con Mina, Kyoka oppure Kirishima... loro avrebbero saputo darle il consiglio giusto.

Però, forse, sarà stata la giornata storta – o il periodo – o il disperato bisogno che tutto torni normale, si arrese.

«Un ultima volta, Izuku.»

Deku alzò gli occhi su di lei, erano pieni di gioia e lei tirò un sorriso – perchè si sentiva così strana se sarebbe dovuta essere felice? -. A spezzare quel momento fu una furia bionda che uscì dall'appartamento, gli passò in mezzo ( «Levati dai piedi, perdente» disse rivolto a Deku) e sfrecciò via. Alla domanda «Bakugou? Dove vai?»

«Esco.»

Uraraka ignorò lo strano comportamento del biondo – non doveva cucinare? - e salutò frettolosamente Deku, per entrare nell'appartamento.

Notò i fornelli spenti e gli ingredienti sparsi sul tavolo e Kirishima e Kaminari davanti ad esso grattandosi la testa.

Kirishima la guardò imbarazzato. «Ehi, Ochaco? Sai preparare il curry?»

Uraraka sospirò. Dio no, non voglio che Bakugou si arrabbi solo perchè faccio scattare l'allarme antincendio.

«Ordiniamo pizza?» propose.

Kaminari annuì. «Ottima idea. Chiamo subito!»



AngolinoAutrice(?)

E' passato un secolo, lo so. Il fatto è che sono stata impegnatissima con lo studio - tanto da avere una media di studio di 10 ore al giorno - e alla sera ero talmente esausta da non riuscire a mettere due righe giuste in fila. Non volevo pubblicare un brutto capitolo, perciò ho preferito aspettare.
In più, buttiamola sul ridere... sono stata recentemente scaricata dal mio ragazzo perchè aveva bisogno di spazio dopo due anni di fidanzamento. Però io non ho trovato un inquilino bello come Baku xD ...
Scherzi a parte, ragazzi, sono stata malissimo, ma adesso sono ( quasi in forma) :D
Spero vi sia piaciuto il capitolo - non ho controllato gli errori, sorry :(
Fatemi sapere cosa ne pensate <3
as always,
Shanna.

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Capitolo 12
*** Cosa ti affligge tanto e appiccosa come un polpo. ***


Roommates.

 
XI. Cosa ti affligge tanto e appiccicosa come un polpo.

§§§

 

«Esco.»

Aveva replicato, senza ascoltare la risposta né di Midoriya e né di Uraraka: si era infilato di fretta in ascensore, aveva premuto non una, ma bensì due volte, il pulsante del piano terra con rabbia e, quando le porte si erano chiuse davanti a lui, aveva sbuffato come un toro.

L'umore di Katsuki Bakugou era sempre stato altalenante: aveva degli scoppi di rabbia – anche per delle cazzate – e i suoi amici lochiamavano BakuScoppio quando era in quello stato – non senza ricevere le dovute "punizioni"da parte sua e, puntualmente, Kaminari Denki era quello che ne usciva con più lividi – però, normalmente, avrebbe almeno saputo dire il perchè della sua reazione.

Adesso no.

Era incazzato nero e la cosa che fomentava di più la sua rabbia era proprio il non capire perchè gli era salita così all'improvviso quella rabbia, facendogli mollare coltello e grembiule e correre via. Lontano da lì.

Non c'era modo che quella rabbia provenisse da Deku e Faccia Tonda –pensava comunque che fosse un'idiota a tornarci insieme, ma era affar suo, dopotutto, no? – e allora perchè?

Uscito dall'ascensore aprì con foga la porta per poi svoltare a sinistra, camminando un bel po' e andando in quel piccolo pub dove solitamente andava quando non aveva voglia di sentire le lagne di Kaminari e Sero al pub di Eijirou; era poco lontano da casa sua ed era un po' nascosto, tuttavia aveva una luce al neon lampeggiante che citava Takeshi's, rendendolo ben illuminato e riconoscibile.

Entrò velocemente, notando a malapena – ma per fortuna – che il pub era mezzo vuoto come al solito. Si fiondò al bancone e, senza nemmeno salutare il barista, ordinò un Gin Tonic. Gli venne servito immediatamente e, con un ringhio sommesso, se ne scolò metà bicchiere in un solo sorso, per poi sbattere il bicchiere sultavolo di legno macchiato.

«Kat. Cosa ti affligge tanto?» ridacchiò una voce divertita e troppo troppo acuta. Per un attimo – e stupidamente – aveva immaginato che Uraraka l'avesse seguito – dopotutto sembrava scioccata della sua"fuga" improvvisa ma... ovviamente era solo un'idea imbarazzantee stupida: probabilmente sarà già a casa di quel nerd a festeggiare.

Comunque, appurando mentalmente che quella voce non apparteneva né alla sua coscienza – perchè, diamine, non era già così ubriaco– né ad Uraraka, si voltò per capire chi fosse e mandarlo al diavolo in ogni caso.

Con sua sorpresa, incontrò gli occhi scuri cerchiati di un perfetto eyeliner e labbra carnose e rosse e la matassa di capelli biondi lasciati fluidamente sciolti sulle spalle nude. Riconobbe immediatamente la proprietaria.

«Camie.» non era né un saluto od altro, però evidentemente la ragazza lo inerpretò come tale perchè afferrò uno sgabello e si accomodò accanto a lui, ordinando un Sex on the beach e facendo l'occhiolino al barista.

«Cosa ci fai qui? Non dovevi partire?»

Camie scoccò la lingua sul palato e gli lanciò un'occhiata di sbieco.«Torno a casa domani.» bevve il suo drink, lasciando una vivida impronta rossa sul bordo del bicchere.

«Capisco.» disse solamente Katsuki, borbottandolo: aveva ancora quella senzazione di rabbia. Spostò lo sguardo davanti a sé, fissando esattamente non sapeva cosa, mainiziando a pensare che, porca miseria, non poteva essere che glidava fastidio che Uraraka si fosse rimessa con quel perdente.

Anche se meritava decisamente di meglio.

«Allora?» incalzò Camie.

«Allora cosa?» sbuffò, finendo con un secondo sorso il suo drink, ordinandone immediatamente un altro.

«Non hai risposto alla mia domanda.» riprese la ragazza, avvicinadosi un po' troppo a lui. Il profumo che conosceva bene – non lo cambiava mai– gli inondò le narici. Era dolce e pungente come l'odore di cannella e rise tra sé e sé perchè, fino a un paio d'anni prima, quell'odore lo mandava in estasi mentre adesso gli dava solo che fastidio. «Perchè sembri afflitto come se ti avessero tolto la terra da sotto ai piedi? »

Il drink di Katsuki venne posizionato davanti a lui, lo afferrò e, perla terza volta, ne bevve un enorme sorso. Lanciò un'occhiata aCamie, che lo guardava in attesa con le sopracciglia sottiliinarcate.

«Perchè...» grugnì. Già, perchè? E poi, non doveva dare nessuna spiegazione né a Camie né a nessun altro – compreso a sé stesso. «Perchè sì. Sono incazzato e basta.» tagliò corto.
Camie ridacchiò, muovendosi appena sullo sgabello e inclinando la testa per guardarlo meglio. Una ciocca di capelli biondi le finì sulle guancie piene. «Come al solito, Kat. C'è un giorno in cui non sei arrabbiato?»

Sì, oggi. Lo ero fino a quando – no, basta.
Decise di smettere di pensarci e finì il secondo biccbiere, così come fece Camie – che ne ordinò subito un altro. «No, non credo.»bofonchiò.

Camie ridacchiò ancora e questa volta si fece decisamente, troppo,vicina. Allungò una mano sottile verso di lui e lo puntellò con un dito, partendo dalla spalla e scendendo lungo il bicipide. «Lo sai,Kat, che so come farti riprendere il buon'umore.» canticchiò, decisamente brilla.
Katsuki la fissò negli occhi scuri da cerbiatto, riconoscendo immediatamentelo sguardo malizioso di Camie: voleva fare sesso con lui. E, in unaltro momento, ci sarebbe anche stato... Dopotutto, Camie era unaragazza bellissima e sensuale e ci sapeva decisamente fare a letto.... tuttavia, c'era qualcosa che lo bloccava.

Un'enorme Faccia Tonda dalle guancie rosse e dalla bocca rosa.

Scosse la testa. Allontanandosi un poco. «Non ne ho bisogno.» borbottò.
Camie si ritrasse, inarcando un sopracciglio un po' offesa ma replicando un «Come ti pare. » per poi scolarsi il suo ennesimo Sexon the beach della serata.

Dopo quello, la serata trascorse serenamente: Katsuki e Camie avevanocomunque mantenuto un'amicizia dopo la rottura e, se lei era stataferita dal rifiuto del biondo, non lo diede comunque a vedere perchè continuarono a chiacchierare, parlare dei loro amici e del lavoro durante la serata, continuando a bere drink.

Dopo un po', però, Camie si accasciò sul bancone completamente ubriaca e si lamentò.

«Oi, sei morta?» biascicò Katsuki, anche lui non troppo lucido. «Non voglio la tua dannata morte sulla coscienza, quindi –»

«Non sono morta!» sbottò Camie, alzando troppo la voce. Alzò appena la testa e incrociò le braccia su di essa, voltandosi a guardare Bakugou con espressione assonnata. Rimase così qualche secondo, finchè, dal nulla, non se ne uscì con una frase che Bakugou non comprese – o che non volle comprendere, onestamente non lo sapeva.

«C'è stata sempre lei, eh?» borbottò cupamente. «Anche quando stavamo al liceo, c'era lei,anche quando stavamo insieme tu volevi lei...»chiuse a malapena gli occhi e Katsuki suppose che si stesse per addormentarsi lì, quindi la scosse lievemente e la tirò per un braccio, sbuffando sonoramente – e ignorando i discorsi senza senso che stava facendo.

«Oi Camie alzati, andiamo a dormire.»

***

Quella mattina svegliarsi, per Ochaco, era stata tremendamente dura: la tremenda verità che fosse ufficialmente disoccupata la spaventavae, sopratutto, ci mise una buona mezz'ora per mettere un piede fuori dal letto perchè troppo intenta a fissare il soffitto bianco e a pensare: Davvero io e Izuku stiamo ancora insieme?

A pensarci, le veniva una morsa allo stomaco, erano le farfalle –non rimorso – , vero?

Tuttavia, quando lo fece e si sedette sul letto, scoccandoun'occhiata all'orologio, erano le undici – e sì, non aveva chiuso occhio fino alle tre del mattino, perchè mille pensieri le vagavano per la testa – e sbuffò. Il cellulare prese a suonare e Ochaco fusul punto di non rispondere ma, quando vide che era Mina a chiamarla, decise di fare uno sforzo.

«Buongiorno, Mina.» bofonchiò, dopo aver agguantato il cellulare e averstrisciato il dito all'insù sul touch screen per accettare lachiamata.

«CHE COSA HAI FATTO?»

Conosceva Mina Ashido da abbastanza anni per capire quando urlava e le sue cinquanta sfumature di urlo. E adesso poteva mettere la mano sul fuoco che Mina Ashido era furiosa; credeva anche di sapere il motivo, tuttavia Ochaco fece finta diniente.

«Uhm...» bofonchiò. «Cosa ho fatto?»

«Non giocare con me, Ochaco Uraraka!» sbottò Mina. Oh-oh, l'aveva chiamata per nome e cognome quindi sì, era decisamente furiosa con lei.

«Come lo sai?» sbuffò. Si era ripromessa di tenerlo segreto a Mina finchè... beh, finchè non avesse capito bene anche lei quello chestava succedendo e perchè. Non era pronta al terzo grado di mamma-Mina.

«Non importa. Lo so e basta, » sbuffò. Perchè sapeva sempre tutto? Uraraka si ripromise di dare una strigliata a Kirishima Eijirou, più tardi perchè, sicuramente, c'era il suo zampino. «Ma perchè, dimmi perchè santo cielo! Perchè devi proprio tornare assieme a Midoriya – »

«Ascolta Mina,» sospirò lei, mettendo subito fine a quello che, sicuramente, sarebbe stata una ramanzina con i fiocchi. «Non so bene perchè gli abbia dato una seconda opportunità, ma l'ho fatto. » Ochaco si mordicchiò sul labbro  indecisa se continuare la frase; infine, decise di farlo in un sussurro: «Il mio istinto dice che era la cosa giusta da fare.»

«Tu hai un istinto di merda, Ochaco.» sentenziò seria Mina. Ed era davvero seria.

«Argh...» sbuffò Ochaco. «Ricordami perchè sei la mia migliore amica, Mina.» borbottò sarcastica.

«Perchè sono fantastica ed intelligente.» tagliò corto Mina dall'altro capo del telefono, frettolosamente. Ochaco alzò gli occhi al cielo, seppur un sorrisole era spuntato sulle labbra. «Ad ogni modo, non so cosa ti abbia fatto quel broccolo verde per indurti in tentazione ma,» alzò lavoce, bloccando sul nascere le proteste dell'amica riguardo alsoprannome. «Giuro che se ti fa soffrire un'altra volta vado lì egli faccio ingogliare le sue stesse palle. Intesi 'Chako?»

«Uhm...okay.» ridacchiò Ochaco divertita e allo stesso tempo grata dall'apprensione dell'amica. Mina era di tutto: fuori di testa,impicciona, casinista... ma era anche una persona leale e una buona amica e, in determinate occasioni, una mamma rompiscatole.

Mina sbuffò. «Devo tornare, adesso, altrimenti il manager mi farà una ramanzina con i fiocchi.» esitò un attimo e poi continuò: «Ah, e chiama Kyoka. Sono tutti usciti fuori di testa.» borbottò a voce più bassa.

Ochaco rimase sorpresa: Jirou? Ma non doveva essere a Shangai con lei per quel servizio fotografico? «Eh?»

«Devo andare 'Chako.» e Mina riattaccò prima di poter aggiungere ulteriori spiegazioni.

Uraraka si guardò intorno, sentendosi spaesata ancora una volta: la realtà che non aveva più un lavoro cominciava a farsi pressante – era passato appena un giorno – cos'avrebbe fatto se non ne avesse trovato subito un altro?

Scosse la testa: meglio non pensarci.

Si alzò, stiracchiandosi e guardando l'orologio si accorse che erano già le nove: non era così presto ma lei aveva dormito solo sei ore, tra un destarsi e l'altro, e si sentiva stanca come non mai. Magari si sarebbe presa un giorno di pausa, pensò.

Se ricordava bene Sero aveva avuto il turno di notte, quindi sarebbe tornato a momenti – oppure era già tornato e stava dormendo - ,Kaminari doveva essere a casa perchè non lavorava, Bakugou in ufficio mentre Kirishima probabilmente non si sarebbe alzato prima delle undici. Di conseguenza, avrebbe potuto trovare sveglio solo Kaminari – che comunque sperava non le facesse troppe domande al riguardo: non aveva proprio voglia di parlare della sua disoccupazione attuale.

Infilò la vestaglia rosa e spalancò la porta, inizialmente tranquilla, raggelando poi sul posto: di fronte a lei – che stava uscendo dalla camera di Bakugou Katsuki – c'era Camie in abiti succinti. A giudicare dagli abiti spiegazzati, i capelli in disordine e il mascara colato era sicuramente certa che avesse dormito lì – lì, in camera di Bakugou.

Camie stiracchiò un sorriso pigro, evidentemente ancora stordita dalla notte passata. «Oh, ciao Ochaco!» cinguettò.

Per Ochaco fu come ingoiare un grosso rospo. «Camie. È Urakaka.» Per te.
Perchè la sua voce era uscita così sibilante? Perchè averla in casa – averla vista uscire da quella porta – l'aveva infastidita così tanto? E no, non aveva il permesso dichiamarla per nome dopo che, l'ultima volta, l'aveva messa in soggezione e squadrata da capo a piedi come fosse stata una pezzente per tutto il tempo.

Camie la scrutò un attimo, piegando la testa di lato e facendo un piccolo– e falso – broncio, prima di voltarle le spalle e salutarla conla mano, mentre andava via. «Come vuoi. Ci vediamo!»

Ci vediamo? Quindi adesso lei e Bakugou stavano di nuovo insieme, scopavano e basta o... che altro?

Ochaco si schiaffò le mani sulle guancie e si maledisse: ma che le prendeva? Non le importava! Non le importava assolutamente quel che facevano Camie e Katsuki, giusto?

Decise che, forse, era il sonno mischiato allo stress a parlare, così si diresse in soggiorno con un grosso sospiro dove trovò, con suaimmensa sorpresa – quella giornata era iniziata da un paio d'oresoltanto e già la odiava – Kirishima, Kaminari e... Kyoka seduti al tavolo, con una tazza di caffè in mano a ridacchiare ediscutere del più e del meno.

«Ehm...buongiorno ragazzi?» tubò, guardandoli uno ad uno conun'espressione da: che mi sono persa?

La salutarono tutti in coro con un enorme sorriso e notò, in particolarmodo lo scintillio negli occhi della sua amica. Che fosse successiqualcosa di particolarmente eccitante...?

«Mi sono persa qualcosa?» bofonchiò, afferrando la sua tazza di caffèbollente e sedendosi vicino a Kyoka. Soffiò su di essa e la tenne ben stretta, per scaldarsi le mani.

«Giusto!» esclamò Kirishima con un tono di voce troppo alto e troppo esaltato– se ci fosse stato Katsuki, gli avrebbe mollato un pugno in testaper il troppo baccano. Quando pensò questo, una morsa le fececontorcere lo stomacp.

Che diamine.

«Ochaco!»continuò Kyoka, quasi saltando sulla sedia. «Da ieri sera lavoro al pub con Kirishima!»

Se Uraraka non avesse tenuto poggiata la tazza sul tavolo, probabilmentele sarebbe scivolata via dalle mani, combinando un disastro.
«Eeeh?» sbottò incredula, il tono sopra un'ottava. «E il lavoro da modella?» ripensò a quanto le aveva detto Mina: chiama Kyoka. Quindi non era con lei a fare quel set fotografico!

Kyoka Jirou fece spalluccie, arricciando appena le labbra. «L'ho mollato. Ero stufa di essere considerata una modella che ha avuto successo grazie ad un altro.»

«Oh.» espirò solo Ochaco. Non riusciva a dire altro. In fondo comprendeva benissimo la sua amica: da quando si era messa con Touya la sua popolarità come modella era aumentata ma era stato solo un caso ma, il cantante, pensava che fosse solo merito suo e tendeva a rinfacciarle a Kyoka questo dettaglio ogni volta.

Ed era fastidioso, esattamente com'era odioso Todoroki Touya, alias Dabi , in arte.

«Così ho mollato tutto e via. » concluse Kyoka, facendo spallucce. Poi afferrò il cellulare che aveva poggiato sul tavolo e si alzò dalla sedia, rivolgendosi poi a Kirishima: «Ci vediamo stasera al pub!»

Il rosso annuì con un grande sorriso e un sorriso, ancora più grande è ancora più da ebete, si stampò sulla faccia di Kaminari. Il suo sguardo era completamente inchiodato sulla sua amica Kyoka mentre salutava tutti allegramente e si dirigeva verso la porta.

Ochaco si accorse di una cosa: Kaminari era stra cotto.
Era completamente pazzo di lei.

La castama fece vagare lo sguardo da Denki a Kyoka, un paio di volte finché la curiosità la uccise: doveva sapere subito se l'amica e Kaminari avessero concluso qualcosa, alla fine.

«Aspetta, Kyoka! »

Uraraka balzò via dalla sedia, raggiungendo velocemente l'amica che aveva ormai aperto la porta e stava per uscire.

Kyoka la osservò sorpresa di tanta veemenza - soprattutto di prima mattina da parte di Ochaco.
«Sì? »

A quel punto Uraraka bisbigliò, indicando con un cenno della testa alle sue spalle. «Non è che per caso questa tua scelta improvvisa ha a che fare con...» sussurrò ancora di più. «...Kaminari?»

Kyoka alzò entrambe le sopracciglia, per un attimo scioccata da quello che la sua amica stesse insinuando, poi il suo viso diventò corrucciato e uno sbuffo uscì dalla sue labbra. «Ma figurati. Non sono il tipo di ragazza che fa qualcosa solo per stare appiccicata al tipo che le piace.»

Ochaco aprì bocca per ribattere. «Lui- »

«No, non mi piace. Era così per dire.» ribattè secca. «È solo sesso.»
Kyoka guardò oltre le spalle di Uraraka, esattamente dov'era seduto ancora Kaminari, ancora mezzo addormentato, a bere il suo caffè.
«Anche perché lui ha quella Kendo. »

«Chi...?»

Kyoka sbuffò. «La sua tirocinante. È appiccicosa come un polpo. » bofonchiò, tornò a guardare Uraraka e scrollò le spalle e prima che potesse anche solo fare domande, sgattaiolò via e chiuse la porta in faccia all'amica.

Scoprire che ci fosse qualcuno che fosse appiccicoso come un polpo a Kaminari era abbastanza scioccante ma, la cosa ancora più scioccante, era un'altra: perché Kyoka sembrava gelosa?

Impossibile.

Kyoka non era una tipa gelosa, non lo era mai stata nemmeno con Touya.

E poi, tra lei e Kaminari c'era solo sesso. Ma... Non era che-?

Impossibile. Impossibile.

O no?
 

***

AngolinoAutrice(?)
 

Mi ammazzerei da sola, guardate. Vorrei giustificare il mio ritardo in qualche modo... Ma la verità è che questo ultimo periodo ho fatto schifo. Ho fatto schifo in tutto...
Ho tentato di superare la rottura con il mio, ormai, ex ragazzo - e no, non ho trovato un Bakugou. Soltanto piccoli Mineta, per intenderci - e non avevo più il PC. Perché era suo.
Quindi ho scritto solo metà capitolo al PC e l'altra metà (+correzione) al cellulare. Non capite come mi si intrecciano gli occhi....
E poi, su EFP non sono riuscita ad aggiornare perché non ho l'htlm e quindi esce uno schifo.

Passando al capitolo:

Cosa pensate sia successo alla fine tra Katsuki e Camie? E quanto pensate che durerà Uri con Deku? ( Aperte le scommesse).

Comunque volevo solo informarvi che quando ( molto tempo probabilmente) pubblicherò lo spin-off KamiJirou, i primi capitoli inizieranno intorno a questi avvenimenti e capirete meglio come Jirou fa a conoscere Kendo e così via.
Fatemi sapere che ne pensate e perdonatemi, se potete ....

Avviso importanteSiccome non ho sempre ad accesso al pc - e questo è stato un miracolo- la storia verrà aggiornata, regolarmente, su Wattpad... se lo avete e volete evitare di aspettare secoli per gli aggiornamenti... vi lascio il nickname del mio profimo Wattpad: @ShannaEFP.

Avviso importantissimo: Gli aggiornamenti - settimanali o ogni due settimane- verranno pubblicato il week-end. Questo perchè ho alcune storie da recuperare e ho diviso i giorni.

Un enorme GRAZIE alle magnifiche persone che hanno seguito questa storia fino ad adesso ed un'altro enorme grazie a chi ancora mi sosterrà dopo questo comeback!

I purple u. Shanna.

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Capitolo 13
*** Kacchan ti ha fatta arrabbiare? ***


Roommates.

 
XII. Kacchan ti ha fatta arrabbiare?

§§§


 

Katsuki aveva ignorato Ochaco per una settimana intera e continuava a farlo, di questo ne era certa, anche se non era certa del motivo.
Per non alimentare troppo le sue fantasie  - perché, davvero, quel ragazzo era strano ed era impossibile stargli dietro - non aveva esposto i suoi dubbi né a Mina  né a Kyoka che, grazie al suo lavoro con Kirishima, vedeva un po' più spesso di prima.

Eppure, non riusciva ad ignorarlo completamente, ad ignorare il fatto che Bakugou Katsuki, quel biondo ciclato, la stesse evitando per un motivo assurdo. E non sapeva nemmeno quale!

Aveva stirato male i vestiti? Steso le magliette al contrario o dimenticato di comprare il salmone affumicato? Perché, se c'era qualcuno in grado per prendersela per piccolezze da domestica isterica, era proprio Katsuki.

E più si diceva che non le importava, più il suo cervello si continuava a domandarsi il perché - addirittura, mentre lei e Izuku erano a cena, aveva assunto un'aria talmente incazzata che il ragazzo dai capelli verdi le aveva domandato se avesse detto o fatto qualcosa di sbagliato.

Aveva provato a chiedere a Kirishima, se qualcosa lo avesse turbato più del solito ma il ragazzo dai capelli rossi aveva scosso la testa ed affermato che gli sembrava sempre il solito, scorbutico, Bakugou, e quindi aveva lasciato perdere .

Perfino il fatto che Izuku l'esse chiamata, appena due giorni prima, confessandole che Todoroki Shouto - l'attuale socio della sua azienda - stesse cercando una segretaria per la sede alla AllMight Industries, e che era disposto ad offrirlo a   lei - che, per quanto considerava quel Todoroki un po' da brividi e non amasse tanto l'idea aveva accettato perché aveva bisogno di un lavoro e no, non era minimamente stupida dal rifiutare -
... Beh, nemmeno quello l'aveva rallegrata. Affatto.

Anzi, se possibile, aveva alimentato ancora di più la sua irritazione: da quel lunedì avrebbe iniziato a vedere il muso lungo di Bakugou Katsuki tutti i giorni e vederlo perennemente incazzato con quell'espressione da scopa incastrata nel didietro non era allettante.

Maledisse sé stessa per aver accettato -improvvisamente l'idea non le sembrava più tanto buona -, Deku per averlo proposto ( anche se il ragazzo non le aveva detto nulla a riguardo, era certa ci fosse il suo zampino), quel Todoroki per aver accettato e Bakugou... per comportarsi semplicemente da Bakugou.

Cos'avrebbe detto sapendo che lei avrebbe lavorato con loro - grazie a Deku - ed era la segretaria del tanto odiato ragazzo della Endeavour Inc ? O, forse, Katsuki ne era già al corrente ed era proprio per quello che la stava evitando.

Beh, certamente quell'ipotesi sembrava più probabile del salmone non comprato.

«Accidenti!»

Ochaco alzò lo sguardo, per incontrare il volto tremendamente dispiaciuto di Kyoka, dopo aver rotto il quinto bicchiere della serata.
Kirishima di fianco a lei la rassicurò -era sicuramente troppo buono visto che la sua amica aveva rotto almeno venti bicchiere in quella settimana - e le chiese solo di ripulire sotto lo sguardo sghignazzante di Sero Hanta e quello burbero di Katsuki.

Strinse le labbra, Ochaco, osservando il biondino  dall'altra parte del bancone tondo dove erano raggruppati, con Kirishima e Jirou che servivano da bere al centro.
Perfino adesso, mentre erano tutti lì, Bakugou non l'aveva degnata nemmeno di un'occhiata né di una frecciatina.
Sospirò, continuando a sorseggiare il suo Long Island e distogliendo lo sguardo dal biondo, per posarlo sulla sua amica che si scusava in modo estremamente goffo.

Era strano vederla in un'altro lavoro che non era la modella : conosceva Jirou dall'Università - aveva mollato dopo appena un semestre- e già allora faceva la modella.
Era buffo vedere anche quanto Kirishima Eijirou fosse in realtà una persona molto paziente - e sì, per essere fidanzato con Mina da anni doveva esserlo, immaginò.

«Ei, un'altro drink per favore!» urlò Sero, alzando la mano e guadagnandosi un'occhiataccia da Bakugou di fianco a lui. E, quando il biondo alzò appena lo sguardo e incrociò il suo - per sbaglio - aggrottò appena le sopracciglia per spostarlo subito sul liquido nel suo bicchiere.

A Ochaco venne un nodo alla gola: Katsuki la stava decisamente evitando. Ormai era più che palese. Era davvero per la faccenda del lavoro?

A pensarci bene, la evitava dal giorno in cui aveva visto uscire Camie dalla sua stanza.

Camie....

Chissà cosa era successo tra loro due, veramente.

Scosse la testa e mandò giù un'altro groppone in gola, sorseggiando un po' più di drink fino a finirlo.

«No che non te ne faccio, un'altro. » stava borbottando Eijirou. «Ne hai già bevuto uno. »

Spero si lamentò. «Eddai! Sei mia madre per caso?»

«No,» si accigliò Kirishima. «Ma hai quest'abitutine di bere i drink troppo in fretta e poi ti si gela il cervello e ti ubriachi subito.»

Una risata lasciò le labbra di Katsuki. «Come se potesse diventare più stupido. »

«Ehi!» protestò Sero con uno sbuffo. «E va bene, prenderò un'altra birra.»

Dopo qualche istante Jirou prese una birra e la poggiò davanti al moro, sorridendo entusiasta perché, questa volta, nessun bicchiere le era scivolato dalle mani.

Ben presto, il sorriso di Kyoka scomparve, lasciando posto a una smorfia disgustata quando Kaminari Denki si piazzò accanto a Sero, regalando un enorme sorriso alla ragazza - che ovviamente non ricambiò- ancora vestito con camicia bianca e camice da dottore.

«Buonasera a tutti. Ciao bambolina.» e strizzò l'occhio a Kyoka. Questa volta anche Ochaco era disgusta e, a disgustare dai gemiti lamentosi in sottofondo, lo erano un po' tutti.

«Non chiamarmi mai più così, » lo minacciò acida Kyoka. «Mi hai fatto venire i brividi. »

«Oh Kyoka... Sei sempre bellissima, lo sai?»

«Continui a farmi venire i brividi e ti sto per fare un pugno sul naso.»

«Oh andiamo, Kyoka-chaaan.»

Il drink di Kaminari - come sbagliarsi, prendeva sempre la stessa cosa ogni sera- venne poggiato sotto il naso dallo sguardo ammonitore di Kirishima, mentre Kyoka sillabava un: «Fottiti.»

Tuttavia, il sorriso di Kaminari non scomparì e si rivolse raggiante ad Ochaco. «Ochaco-chan, come mai così silenziosa?»

Questa domanda la prese in contropiede. Aveva assistito distrattamente alla scena e adesso, venendo interpellata, si sentì come cadere dalle nuvole. «Oh... Ehm... » farfugliò.

«Kacchan ti ha fatto arrabbiare?»

Ci fu un momento di imbarazzo. Ovviamente Denki l'avrà detto per scherzo ma entrambe le parti si sentirono tirare in causa e, per la seconda volta, gli sguardi di Ochaco e Katsuki si incontrano distrattamente per un attimo.

Deglutì. «No.» Sì.

« Vuoi morire faccia da idiota?» borbottò Katsuki non commentando altro.

Sì, c'era qualcosa che non andava... Bakugou che non picchiava Kaminari per averlo chiamato "Kacchan"?

«Hai litigato con Deku? Per questo non c'è?» continuò domandando Kaminari. Perché faceva così tante domande adesso? E, improvvisamente, si accorse di aver gli occhi di tutti addosso.
Compreso Katsuki.

«No, no... » per litigarci dovevano almeno vedersi e quella settimana si erano visti a malapena. Come al solito. «Izuku è al lavoro, credo.»

Denki aprì di nuovo la bocca per dire qualcosa, quando lo straccio dei bicchieri colpì malamente il volto del biondo. «Chiudi la bocca, adesso. » sbottò Kyoka, poi fece velocemente il giro del bancone e lo afferrò per un braccio. «Vieni con me idiota. » e, nonostante fosse palesemente un tono minaccioso, Kaminari era raggiante di gioia.

«Oh... credo di dover prendere qualche ordinazione in giro!» farfugliò frettolosamente Kirishima, andandosene via velocemente e lo seguì anche Sero Hanta mormorando di aver visto una bella mora da rimorchiare.

E, improvvisamente, Ochaco Uraraka si era accorta che i suoi amici l'avevano lasciata sola con Bakugou - probabilmente di proposito.

***

Katsuki avrebbe volentieri ucciso quei quattro idioti che si erano autoproclamati suoi amici.
Cercava di evitare Faccia Tonda e, non solo Kaminari aveva preso a blaterare e fare stupide domande su quel nerd, ma gli altri l'avevano lasciato da solo al bancone con lei.

E adesso lei lo guardava con quegli occhi da cerbiatto colore nocciola e quelle stupide guance da criceto.

Per giunta, pensava che fosse già ubriaca, visto il rossore sulle guancie e i tre bicchieri vuoti di fianco a lei.

Nonostante Bakugou cercasse di evitare il suo sguardo, sentiva gli occhi della ragazza puntati su di sé. Un ringhio lasciò appena le sue labbra, continuando a fissare annoiato la birra.
Si stava comportando come un totale idiota e non sapeva perché - oppure sì, lo sapeva ma non voleva ammetterlo...
Eppure... Eppure eppure ...

L'idea che Uraraka fosse tornata con Deku lo faceva stare male. No, lo faceva incazzare.
Non poteva crederci che era tornata insieme a lui e che lui si stesse comportando esattamente come un totale idiota.

Dov'era adesso mentre la sua ragazza si ubriacava al pub? E se non ci fossero stati loro? Se le fosse capitato qualcosa mentre tornava a casa?
Si fidava così tanto di loro? Di lui?

Sbuffò, allontanando la birra, l'alcool gli stava facendo un brutto effetto.
Alzò lo sguardo per notare che la testa di Ochaco stava iniziando a ciondolare, segno anche lei stava per cedere all'alcool.

Ringhiò, ancora.

«Oi!» sbottò, ma Ochaco non si voltò nemmeno. Quindi si schiarì la voce e disse un po' più forte: «OI. Faccia Tonda...? »

«Uhm...? » mugugnò lei, un po' sorpresa, ma con gli occhi socchiusi. «Che vuoi? »

Cazzo, non le parlava da una settimana e osava pure dire "che vuoi?"
«Muoviti, ti porto a casa. » si alzò dallo sgabello e poggiò dei soldi sul bancone dell'amico, poi fece il giro e si posizionò dietro Uraraka, aspettando che si alzasse. Ma lei manteneva lo sguardo fisso imbronciata.

« Non voglio!» si lagnò come una bambina.

«Muoviti. Sei ubriaca. » e le riservò uno sguardo duro, da chi non ammette a replica. Ochaco sostenne il suo sguardo per un attimo, gli occhi acquosi e lucidi, poi gonfiò le guancie.

«Ok.» cambiò idea rapidamente, alzandosi di fretta e inciampando sui suoi stessi tacchi, ritrovando facilmente l'equilibrio. «Sto bene. » farfugliò.

Katsuki roteò gli occhi al cielo e le fece cenno di seguirlo. I due uscirono dal pub e s'incamminarono per la lunga salita che li avrebbe portati al loro appartamento.
Ormai, sembrava essere una routine: non era la prima volta che facevano quella strada insieme, da ubriachi. L'ultima volta...

... L'ultima volta si erano quasi baciati.

Cazzo. E adesso lei stava con quel Deku, di nuovo. Glielo aveva detto, glielo aveva detto che non voleva essere solo un rimpiazzo.

Un rimpiazzo di Deku, poi.

«Kat, » sussurrò a bassa voce Ochaco, così bassa che per poco non la sentì. Fece una piccola pausa, mentre strusciava pesantemente i piedi sull'asfalto. «Ho fatto qualcosa di sbagliato?»

. «No. »

«Non mi hai parlato, questi giorni. Mi stai evitando.»

«No. » Sì. Davvero era tornata con quel Deku?

«Non è vero, dimmelo. » si lagnò Uraraka e, dopo qualche secondo, Katsuki prese il coraggio di guardarla negli occhi: il suo volto era imbronciato ma anche così sembrava incredibilmente bella.

Cosa?

Katsuki strinse i denti. «None è niente, una settimana pesante. E adesso non rompere.»

«Sei arrabbiaro per il lavoro?»

«Eh? »

«Perchè vengo a lavorare come segretaria di Todoroki-san? »

Eh? Come? Da quando?
Non ne sapeva assolutamente nulla e questo lo faceva incazzare ancora di più. Perché nessuno glielo aveva detto? Perché Ochaco non glielo aveva detto?

«Non mi frega un cazzo, » deglutì. Sì invece... Perché sarebbe stata più vicina a lui, tutti i giorni. Vicino a Deku...
«Basta che non amoreggiate in ufficio, cazzo. »
Ochaco gonfiò le guancie diventando ancora più rossa di quanto in realtà non fosse già per la sbronza.

«Ma che dici! »

Katsuki rise, perché in quel momento la sua espressione era decisamente buffa- anche se no, il pensiero di lei e Deku che facevano cose lo faceva rabbrividire. Infatti il sorriso gli scomparve subito .

«Hai ragione: lui pensa solo al lavoro.»

Ochaco sembrò essere davvero colpita da ciò che disse Bakugou, soffiò qualcosa come «Non è vero. »

Questo, la negazione di Uraraka, gli fece salire un conato di vomito. E una rabbia da Baku-scoppio. «E dove è adesso, eh? »

«Aveva da fa-»

«Cazzate! Lavoro, lavoro, lavoro... Ha sempre qualcosa da fare a lavoro. » sbottò, interrompendola. Uraraka lo sguardo sorpresa ma lui continuò, lasciando che l'alcool prendesse parola.
«Dove è adesso mentre sei ubriaca e hai bisogno di qualcuno che ti riporto a casa? »

«Anche tu sei ubriaco-»

«Non è questo il punto, dannazione! » tuonò Katsuki fermandosi a guardare la ragazza. Ed eccoli lì, di nuovo sul ciglio della strada, ubriachi, a fissarsi l'un l'altro.

Perché devo andare io a te, se sei la ragazza di Deku?

Odiava, odiava quel piccolo dettaglio che lei era - in passato e adesso- la ragazza di Deku.

«Katsuki... » sospirò Uraraka, abbassando la testa e guardandosi le scarpe, imbarazzata.

Katsuki deglutì e una frase lasciò le sue labbra. Una frase che pensava da tanto tempo - da anni - ma che non aveva mai nemmeno osato pronunciare a sé stesso. Ma adesso, non sapeva perché era cambiato qualcosa.
«Deku non è abbastanza per te. »

Uraraka alzò lo sguardo e batté le palpebre, poi un sorriso amaro le raffiorò sulle labbra rosse e gonfie perché fino ad adesso aveva passato a torturarsele. «Hai ragione. »

Questa ammissione colpì non poco Katsuki che sentì un moto di sollievo spingerlo a farle la domanda che tanto, tanto tanto voleva sapere ma aveva paura di conoscere la risposta.

«Lo ami? »

Ripensò alle prime settimane, a come lei stava male per quel nerd dai capelli verdi e troppe lentiggini in faccia e a come piangeva guardando quello stupido film.

«No. » rispose secca Uraraka.

Katsuki sapeva che non stava mentendo perché, nonostante fossero entrambi ubriachi, riconosceva la sicurezza in quegli occhi marroni.
Le cose erano cambiate, evidentemente. Tuttavia non bastava.

«Lo lascerai? »

Ochaco sospirò. «No.»

Criiick. Il cuore di Katsuki sembrò fare quel rumore. Ed era strano, perché nemmeno dopo la rottura con Camie si era sentito così: deluso, affidanto... Vuoto.

Ingoiò l'ennesimo rospo della serata e sospirò, passandosi una mano tra i capelli biondi.

Non l'avrebbe lasciato, ma certo. Come poteva lasciare Deku il finto ragazzo perfetto del liceo?
Era stato uno sciocco a pensare che lui avesse potuto avere qualche possibilità.

Deglutì. «Andiamo, tutto questo parlare di Deku mi ha fatto venire da vomitare. » borbottò, iniziando a camminare, superando la ragazza ed evitando il suo sguardo.

Ma la domanda era: perché si sentiva così? Perché gli importava tanto?

Un attimo dopo Uraraka le fu dietro, barcollante e si aggrappò al suo braccio per non cadere.

Katsuki non era stupido. Aveva capito.

Aveva capito di essersi innamorato di Ochaco Uraraka.

 

***

AngolinoAutrice (?)

Ehilà!!!!

Scusate il capitolo un po' drammatico, ma è comunque una parte fondamentale della storia... Il prossimo cercherò di farlo un po' più allegro 😅😅😅

Dite quello che vi pare ma adoro Kaminari e il suo ficcanasare con non-chalange... Dai, avevano capito tutti che c'era un'aria tesa e poi arriva lui 😂😂

Comunque, nel prossimo capitolo sarà presente il famoso "flashback del gioco", in cui scopriremo - in parte- cosa è accaduto al liceo.

Qualcuno mi ha chiesto di linkare direttamente la storia su wattpad, ebbene per andare al mio profilo cliccate qui e troverete la storia ^^

Per festeggiare le 1k e passa di visualizzazioni - più tutte le recensioni qui e su EFP - sto ideando la trama dello spin-off KamiJirou. In più credo che non manchino troppi capitoli alla fine di questa... Poi vedremo, tanto alla fine dico una cosa e ne faccio un'altra ehehe. 
Risponderò alle recensioni appena possibile, dal telefono... non smetterò mai di ringraziarvi per il vostro supporto!!!!<3 <3


Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo, alla prossima!🌺

Purple you 💜

Shanna.

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Capitolo 14
*** Sette minuti in paradiso e Faccia Tonda. ***


Roommates.

 
XIII. Sette minuti in paradiso e Faccia Tonda.

§§§

 

Avviso: leggete l'angolino autrice, è importante! Buona lettura <3

Quando l'appartamento si apre per la seconda volta quella sera, Katsuki è lieto di constatare che fosse Kirishima e non uno degli altri due idioti che chiamava amici.

Kirishima rimase immobile sulla soglia di casa, osservandolo attentamente mentre il biondo buttò giù l'ennesimo bicchiere di rum e afferrò la bottiglia versandosene altre due dita.
L'amico dai capelli rossi chiuse lentamente le porte e si avvicinò piano all'amico, continuando a osservarlo attentamente.

Katsuki però non gli stava prestando la minima attenzione: continuava a fissare un punto davanti a sè, come faceva quando aveva la testa altrove. E Kirishima lo sapeva bene, ormai.

Quasi nemmeno se ne accorse, Bakugou, quando Kirishima si accomodò sullo sgabello della cucina accanto a lui e, vide la sua mano per allungarsi e prendere la bottiglia di rum a metà. Se ne versò due dita anche lui e fu allora che Katsuki si voltò con un mezzo ghigno beffardo - che Kirishima riconobbe comunque come falso.

«Non hai già bevuto abbastanza, capelli di merda?»

Kirishima sorrise dietro al bicchiere. «Non bevo molto a lavoro,» inclinò la testa per fare un cenno verso la porta, comese stesse indicando qualcuno di assente. «Devo controllare gli idioti. Lo sai. »

Katsuki rise e pensò che - la sua mente ubriaca pensò che - Kirishima Eijirou si era occupato di loro sin dal liceo. Era sempre stato il papà del gruppo.

«Tu, piuttosto?»

«Io cosa? » grugnì il biondo.

«Cosa ti succede in quest'ultima settimana?»

«Niente.» e giù un altro sorso.

Kirishima sbuffò e lo guardò contrariato - Katsuki aveva visto quell'espressione in viso al suo migliore amico sin dai tempi del liceo circa tre o quattro volte al massimo. Kirishima era così: sorrideva sempre, non era mai deluso e cercava sempre di stare dalla parte di tutti. Soprattutto la sua. Katsuki sapeva bene che, quando lui aveva un problema - così anche Kaminari, Sero e Mina - lui c'era sempre. C'era sempre stato.

Quindi quella sua espressione in viso significava soltanto una cosa: ramanzina. E dio, Katsuki odiava da morire le fastidiosissime ramanzine di papà-Kirishima-Eijirou perchè, diamine, erano sempre fottutamente giuste e Katsuki odiava dare ragione a qualcuno - anche se con lui bruciava un po' meno.

«Kat, » sospirò allora Kirishima, togliendogli di mano quello che era l'ennesimo bicchiere pieno di liquore. Ciò costrinse Bakugou a guardare l'amico e, nonostante la visione doppia e offuscata del ragazzo dai capelli rossi, si accorse dell'espressione severa. Esattamente come un papà. «Puoi dirmi cosa ti preoccupa? E no, non dire che non è niente, perchè se fosse davvero niente non te ne staresti qui alle tre di notte a ubriacarti come un pazzo. C'è qualcosa che ti brucia, che non va, non è vero? »

Kirishima arricciò le labbra, in attesa di una risposta.

Katsuki socchiuse gli occhi, sospirando. C'era qualcosa che non andava? Sì, certo che c'era. Non una, non due, c'erano un milione di cose che non andavano. Partendo dal fatto che lui si sentisse un coglione per stare male così, quasi senza motivo.

«Non è fottutamente niente- » si bloccò, lasciando che le parole si fermassero in un sibilio incompreso. Si spettinò i capelli velocemente - gesto che faceva di rado, quando era nervoso per qualcosa - e si lasciò andare in una risata quasi isterica, lasciandosi andare piano contro la sedia. Guardò Eijirou che lo fissava, in attesa di una sorta di risposta.

«Ma tu lo sai già, vero? »

Kirishima borbottò. «Vorrei sentirtelo dire. » e, mentre Katsuki lasciava andare un'altra piccola risata isterica, aggiunse: «E' a causa di Uraraka, non è vero?»

Katsuki si leccò le labbra. , avrebbe voluto urlare. Non sapeva esattamente come e quando era iniziato ma sapeva che ormai Ochaco Uraraka - quella ragazza fastidiosa, con le guancie troppo tonde e la parlantina troppo acuta - era entrata prepotentemente nella sua vita. Si preoccupava per lei, perfino! E quando mai si preoccupava per qualcuno che non era sè stesso - e, al massimo, Kirishima o uno degli altri idioti che erano suoi amici ?

«I-io... » Katsuki sbuffò. Uraraka è arrivata come un'uragano nella mia vita è ha sconvolto tutto, avrebbe voluto dire. «Quella pazza è un chiodo fisso.»

Kirishima scoppò in una risata e il biondo di astenne dal mollargli un pugno in faccia perchè cosa diavolo c'era da ridere? Invece grugnì: aveva bevuto troppo per far altro se non biascicare e ciondolare sulla sedia.

«Sei infastidito che Uraraka-chan sia tornata con Midoriya-san, ed è per questo che stai depresso da una settimana e le tieni il broncio- pensi che non l'abbia notato? E poi... fammi pensare... ah! Sei infastidito anche che lei sia venuta a lavorare come segretaria per Todoroki Shouto-san e sei arrabbiato perchè non te l'ha detto lei ma l'hai dovuto scoprire andando a lavoro. Però come poteva se tu sei stato arrabbiato tutto il tempo? E lo sappiamo benissimo che è meglio girarti alla larga quando sei incazzato nero. »

Bingo! Colpito nel segno: 3000 punti per Eijirou.

Come al solito, a quel ragazzo non si poteva nascondrere nessuna emozione: era lui che conosceva Bakugou Katsuki più di chiunque altro persino più dei suoi genitori.

Quindi, arrendendosi - anche per colpa dell'alcool e perchè il discorso che Kirishima aveva fatto centrava pefettamente le sue emozioni - annuì.

«Ma non lo lascerà.»

«E come fai a saperlo? »

«Gliel'ho chiesto. Lei ha risposto di no.»

«Lo ama?»

«No.»

Kirishima scoccò la lingua sul palato. Rimase un momento in silenzio, finchè disse: «Sembri essere intrappolato ancora in quello sgabuzzino.  »

Katsuki spostò gli occhi verso la bottiglia mezza vuota del liquore che stava bevendo. Sapeva a cosa alludeva Eijirou con quella frase.

Qualche anno prima, liceo Yuei, ultimo anno...

Il dormitorio del liceo Yuei era gremito di persone. Tre sezioni erano state radunate ( illegalmente, ovviamente ) per quella sorta di festa d'addio. 

Davvero, se non fosse stato per gli idioti che lo avevano trascinato lì, non sarebbe nemmeno andato a quella fottutissima e noiosissima festa d'addio. Avevano tutti così insistito fracassandogli i timpani che alla fine aveva accettato.

Katsuki Bakugou, appena diciotto anni, se ne stava nell'angolo più nascosto nella stanza a bere una birra - scadente, vorrebbe sottolineare - ad osservare quei deficenti a quella festa che si stavano sbronzando come non mai. Intravide Denki Kaminari limonare con qualcuno, accanto al bancone delle bibite - che schifo - e Sero cercare di rimorchiare - fallendo. Entrambi erano idioti pervertiti, ma il più delle volte ad avere successo era il biondo. D'altronde, poteva essere anche passabile - finchè non apriva bocca.

Non vide gli altri due suoi amici, Kirishima e Mina, ma probabilmente erano da qualche parte a salutare persone a caso - non capiva ancora come facessero a conoscere l'intero liceo.

«E' divertente guardare?»

Una voce acuta e femminile lo distrasse, facendogli alzare lo sguardo alla sua sinistra dove la proprietaria della cosiddetta voce si sedeva sul divanetto affianco. Quando il suo sguardo - con sopracciglia aggrottate - si voltò verso la ragazza, lei fece un sorriso.

«Uh?» fece, scorbutico.

La ragazza, invece di prendersela a male per quel tono non necessario, scoppiò a ridere. La sua risata era acuta - così come la sua voce. Sarà stato a causa delle guancie troppo tonde e la bocca piccola?

«Ho notato che è tutta la sera che stai seduto lì, » lo indicò con il mento. « ti deve piacere proprio tanto guardare. »

Katsuki sbuffò. Che idiozia. «Non mi piace guardare, idiota. » la ragazza gonfiò le guance a quell'appellativo. Ecco, adesso sembrava davvero un criceto. «E' che non ho voglia di comportarmi come voi idioti. E' stupido e faticoso, meglio restarsene in un angolo a bere. » e sollevò la birra, bevendone immediatamente un sorso come voler a sostenere la sua tesi.

La castana sollevò un sopraciglio. «Tu sei strano. » chinò leggermente il capo. «O asociale. Sì, decisamente misantropo.»

Katsuki sbuffò. Io sarei strano? Questa qui continua a straparlare con uno sconosciuto

Sorry I'm an anti-romantic.

Poi la ragazza tese una mano verso di lui e Katsuki alzò un sopracciglio. «Cosa vuoi?» sbottò.

« Ochaco Uraraka. » cantilenò. «Il mio nome.»

Quella ragazza faceva proprio ridere. Katsuki non le aveva chiaramente lanciao dei segni che no, non voleva conversare con nessuno, non voleva fare nuove amicizie e sorpatutto... voleva godersi la sua birra in pace?

«Bakugou.» le rispose. «Non ho alcuna intenzione di fare amicizia con te, Faccia Tonda. »

La ragazza sembrò raggelare. «Faccia Tonda...? »

Katsuki voltò lo sguardo. «Sì, la tua faccia assomiglia a una luna. Faccia Tonda. O Moon Face, decidi tu.»

«Ma che razz- »

«Ochaco, eccoti! Oh, Kat, ci sei anche tu!» strillò Mina Ashido, comparendo dal nulla e posizionandosi davanti ai due, seguita da Kirishima. Bakugou sbuffò, finendo la sua birra.

«Oh, vi conoscete?» Faccia Tonda - o Uraraka - sembrò sorpresa e, per qualche motivo, fece guizzare gli occhi dalla pazza - così Bakugou aveva iniziato a chiamare Mina perchè sì, era davvero fuori di testa - a lui.

«Baku ed io stiamo nello stesso gruppo di amici,» spiegò frettolosamente Mina. «Ed è il migliore amico di Eijirou, che è uno dei miei amici più cari, assieme a quei due scemi che hai conosciuto prima. » Mina fece ciondolare la testa all'indietro, sicuramente per indicare Kaminari e Sero. «Comunque, Kat, alza quel culo e vieni a giocare.»

La faccia di Katsuki si deformò da sola in una enorme, grande smorfia. Giocare a cosa? Quei giochi del cazzo tipo Beer Pong - il preferito di Eijirou Kirishima, a quanto pare - non facevano per lui.

«No.» declinò velocemente l'offerta - non senza aggiungere un grunito per far capire a loro quanto non volesse giocare o quanto in realtà lui non volesse essere proprio lì. 

«Quanto sei noioso. Alza quel culo moscio e muoviti. » fu la risposta di Mina che, come al solito, cercava di essere la più fastidiosa di tutti - e ci riusciva pure bene, si domandò perchècome e quando quella pazza fosse finita nel suo giro di amici.

«Ho detto no. » sbottò.

Uraraka ridacchiò, mentre Eijirou lo pregò con un lamento: «Eddai amico. E'Obbligo o verità. Vuoi davvero riufitare l'opportunità di far fare qualcosa di imbarazzante a Denki o Sero?»

Il pensiero colpì Bakugou Katsuki: effettivamente sarebbe stato fantastico far fare qualcosa di complicato e strano a quei due scemi. Improvvisamente ghignò - facendo ridacchiare soddisfatta Mina e facendo diventare il viso di Kirishima a metà tra il preoccupato e il giocoso - e puntò gli occhi sulla ragazza dai capelli rosa. «Va bene. »

Mina esulto è i quattro ragazzi si diressero verso il centro della stanza, dove erano raggruppate varie persone di sezioni diverse. Quando arrivarono e si misero tutti seduti sparpagliati, Faccia Tonda li salutò dicendo che avrebbe raggiunto i suoi amici. Katsuki la seguì con lo sguardo e poi si accorse che si era seduta tra un tipo alto con gli occhiali e... Deku.

Quel. Fottuto. Nerd.

Era un suo amico d'infanzia e lo odiava, lo odiava da morire: sembrava un mollaccione e piagnucolava sempre e poi, non si sa come, arrivava sempre primo in tutti gli esami che avevano in comune - e lui secondo. Era soltando un fottuto nerd e, peccato per Faccia Tonda perchè per una manciata di minuti aveva pensato che fosse stata accettabile e nemmeno troppo fastidosa come ad empio lo era quel playboy d Kaminari Denki o quel maniaco di Sero Hanta. O la pazza dai capelli rosa.

Ma, dal momento che sembrava vicina a Midoriya Izuku - troppo vicina, a giudicare dalla poca distanza che avevano tra loro e dal modo in ridacchiavano fastidiosamente - era, ovviamente, off-limits. Non avrebbe mai rischiato di trovarsi nella stessa stanza con quel nerd.

( I want to run away

달아나고 싶어 저 멀리 

My heart is already chasing you
이미 널 쫓는 내 마음이 )

Senza nemmeno accorgersene si era ritrovato a fissare quei due a lungo, finché qualcuno non lo riportò alla realtà.  «Kat! » mosse pigramente lo sguardo verso la voce allegra - e molto, molto, ubriaca - di Kaminari Denki. Con orrore, vide che la bottiglia era puntata verso di lui. Sbuffò: cazzo, sarebbe dovuto capitare il contrario, non quello.

 «Allora Katsuki-chaan,» canticchiò Denki e Katsuki si ripromise di ucciderlo, più tardi.  «Scegli Obbligo o Verità?»

Il cervello di Katsuki vorticò improvvisamente: non avrebbe mai scelto verità, Kaminari Denki in stato di ebrezza avrebbe potuto chiedergli cose imbarazzanti. E la cosa peggiore era lui che aveva accettato di partecipare a quello stupido gioco. Sbuffò - di nuovo - e alzò gli occhi al cielo.

 «Obbligo.»

Ci fu un coro di  «Ooooh- » generale ma poi, quando Bakugou si girò con sguardo truce, tutti si ammutolorino improvvisamente. Katsuki sghignazzò, ecco bravi.

 «Alloooora,» Kaminari scoccò la lingua sul palato e guardò Katsuki, poi, un ghigno - il suo ghigno da maniaco -si puntò su qualcuno nella massa poi, di nuovo, si voltò verso il biondo.  «Sette minuti in paradiso, » proclamò.  «Con quella ragazza là -ah, come si chiama? Ah sì... Uraraka.... ehi, ehi sì sì... tu!» iniziò a farfugliare quel pazzo, indicando la povera castana che, nel mentre, era leggermente sbiancata.

Katsuki rimase senza parole.

Sette minuti in paradiso.

Con Faccia Tonda.

 «Io- »

Mina lo interruppe, alzandosi e tirando per un braccio anche lui, cercando di farlo alzare.  «Andiamo, Katsuki hai accettato, lo devi fare! » trillò, poi strizzò l'occhio ad Uraraka, chissà perchè.  «Niente storie.»

Katsuki guardò Uraraka - perchè se lei sarebbe stata troppo a disagio avrebbe anche potuto accettar la penalità, dopotutto - ma vide un sorriso - un po' imbarazzato certo - e una scrollata di spalle verso il biondo.

Quindi non ci volle molto che i due vennero trascinati verso uno sgabuzzino - Katsuki sperò con tutto sè stesso che fosse abbastanza grande - e, quando vennero spinti dentro assieme il biondo constatò che non era affatto grande, c'era una luce molto soffusa - il che rendeva tutto più imbarazzante perchè accidenti non sapeva dove mettere le mani. 

(Make me drunk again
또 취하게 해 깊이

you're like a champagne

넌 마치 champagne)

Erano in piedi, uno di fronte all'altro, con le spalle al muro di quel minuscolo sgabuzzino - che diavolo! - a una distanza socialmente non accettabile - almeno per Bakugou.

Poteva sentire il calore della ragazza di fronte a lui, il profumo di ciliegia che sarebbe dovuto essere nauseante ma lui trovò gradevole. I loro piedi attaccati e, tre dita che separavano i loro nasi.

Perfetto: chiuso in uno sgabuzzino, con una ragazza e in imbarazzo totale - era esattamente così che avrebbe voluto passare quella serata a quella festa a cui non voleva andare.

Faccia Tonda deglutì e ridacchio.  «E così... »

 «Pikachu è un idiota.» sbottò, interrompendola.

 «Eh? » fece confusa lei.  «Pika- »

 «Kaminari. Quell'idiota biondo.» Katsuki deglutì - perchè stava sudando così tanto? Perchè sentiva una sensazione strana provenire dal profumo che emanava quella ragazza?

 «Ah, Kaminari-san. » ridacchiò appena Uraraka. Puntò gli occhi castani sui suoi che sembravano lucidi. Uraraka si morse il labbro e farfugliò:  «E-ecco... » deglutì anche lei. Il calore del suo fiato che lo colpiva lo stava mandando fuori di testa. Stranamente non era fastidioso.  «N-non è un problema. Va bene, Bakugou-kun.»

Oltrepassò l'effetto che lo fece chiamandolo a quel modo e deglutì, ancora, ma non aveva più molta saliva in bocca.  «Ma sei idiota?» Faccia Tonda lo guardò confusa e lui agitò le mani, colpendola sul braccio nudo e scusandosi immediamente. La sua pelle era morbida.

Comunque, continuò.  «Come può andarti bene restare chiusa in uno sgabuzzino con uno sconosciuto a una distanza... una distanza così...? »

Un piccolo sorriso comparve sulle labbra di Faccia Tonda. Chissà che le passava per la testa.  «Non sei così male. E poi sei amico di Mina-chan. E sei anche gentile nonostante tutto. Mi piaci. Cioè, sei una persona a posto, ecco. » aggiunse arrossendo.

(worse than a hangover
숙취보다 지독히

it's gonna be hard

힘들 거잖아)

Katsuki si stupì di come il pensiero "com'è carina" gli attraversò la mente. Aveva già baciato delle ragazze, giusto una o due - non provava particolarmente interesse per questo tipo di cose - ed era stato anche a letto con una di loro, ma non era mai stato così colpito da qualcuna.

Quindi, quel gesto del tutto irrazionale che fece subito dopo, lo giustificò, successivamente come ormoni post-adolescenziali. Ma era una bugia e lo sapeva bene.

Dopo che la castana gli aveva detto quella frase  e lui aveva pensato quella parola, Katsuki abbassò il collo - era abbastanza più bassa di lui - e incollò le sue labbra a quelle della ragazza. Fu un bacio a stampo - sentì Uraraka irrigidirsi dalla sorpresa e borbottare un gemito - e, quando il biondo fece per staccarsi - dandosi mentalmente dello stupido - lei allungò timidamente le mani e gli cinse il collo, tirandolo di nuovo verso di lei.

Sorpreso, Bakugou aprì leggermente ed istintivamente la bocca, la schiuse appena giusto per invitare la ragazza a riempire quello spazio che mancava per unire definitivamente  le loro labbra - e dio, le sue labbra erano così soffici. Il sapore della birra di Katsuki si mischiò a quello che probabilmente era un cocktail alla frutta di Faccia Tonda. I loro corpi si strinsero un po' di più - non che ci fosse già molta distanza, comunque - e il bacio divenne un po' frenetico ed impacciato.

Finchè, improvvisamente, un botto sulla porta li fece allontanare di scatto; Uraraka completamente rossa in viso e il biondo con la faccia accaldata. Si guardarono imbarazzati per un attimo e poi la porta venne aperta, mostrando una Mina Ashido sorridente.  «Time-over! » poi sbuffò. «Ma come? Pensavo di trovarvi a limonarsi.» scoccò la lingua sul palato e fece spallucce.

 «Idiota.» scattò immediatamente Katsuki.

Mina fece spallucce e afferrò la mano dell'amica.  «Andiamo 'Chako, ti devo dire una cosa.»

E tirò via la ragazzza, Katsuki sbuffò ed uscì anche lui -finalmente- da quello sgabuzzino, seguendo con lo sguardo la ragazza che veniva trascinata in quell'insolito gruppetto fatto sa Occhialuto, Deku e la pazza rosa.

(Alright, let's end it here

자, 이쯤에서 끝내

so stupid

My heart is already chasing you

이미 널 쫓는 내 마음이

burn with a small fire

Sorry I'm an anti-romantic)

 «Bakugou!» urlò Kirishima, battendo una mano sul tavolo. Katsuki, completamnte andato, mise fine a quel patetico ricordo che aveva dei tempi del liceo e strizzò gli occhi, per scacciare l'immagine di lui e Faccia Tonda che si baciavano.

 «Non urlare, idiota.»

 «Ti ho chiamato tre volte. »

 «Forse non volevo sentirti, capelli di merda.» mentì Katsuki; non avrebbe mai ammesso che il cervello lo aveva riportato a quel punto, quello stupido periodo in cui aveva sviluppato una sorta di cotta per Faccia Tonda. Non che adesso fosse diverso, anzi, la sua non era nemmeno più solo una cotta.

  «Ascolta, amico... so  a cosa stai pensando,» sospirò Kirishima.  «Ma sai cosa farebbe il Bakugou che conosco? Non quello del liceo perchè - dio mi sembra di essere tornato fin lì.» uno sbuffo.  «Andrebbe da lei e la prenderebbe e basta, combatterebbe, senza sè e senza ma.»

Bakugou strinse i denti. Kirishima aveva ragione.

Kirishima aveva fottutamente ragione.

***

AngolinoAutrice(?)

Mi voglio IMMENSAMENTE scusare, non solo per il capitolo lunghissimo, ma anchr perchè vi ho fatto aspettare UN SACCO di tempo per questo.

Ma posso garantirvi che questo capitolo è stato in assoluto il più difficile da scrivere - perfino più di quel famoso capitolo in Never really over; sul serio, ci ho litigato per settimane ed è strano, perchè solitamente un capitolo quando mi metto a scrivere lo finsco in 1\2 volte che mi ci metto. Se poi vogliamo aggiungere il problemi che ho avuto per recuperare il pc...

Passando alle cose importanti:

1. Nel flashback, è ovviamente ambientato prima che Uraraka si fidanzasse con Deku, al momento sono solo amici. Ed è anche prima di Kirishima e Mina che stessero insieme - avevo forse accennato in un capitolo che ci sarebbe stato un enorme tira e molla fino all'Università, tra loro due - ed anche prima che Kat conoscesse Camie, ovviamente.

2. Quando Uri dice "mi piaci" non intende quello che, magari, noi possiamo interpretare. Infatti, in Giappone usano "mi piaci" anche per indicare che stai a tuo agio con la persona che hai davanti, con la sua compagnia, non che per forza sei emotivamente coinvolto. Infatti Uri lo specifica subito dopo.

3. Nella scena dello sgabuzzino ho messo le lirics della canzone che, VI PREGO, sentitela perchè è la colonna sonora di questo capitolo, che è un capitolo importante.

4. GRAZIE MILLE per le quasi 2k visualizzazioni e tutti i commenti positivi, sia Wattpad che EFP. Ce la facciamo ad arrivare a 3k? Magari potrebbe arrivare un capitolo extra della sera del flashback, ma dal pov di Uraraka. Che dite, vi interessa?

5. Sto lavorando anche alle storie spin-off e alla nuova Kacchak, ma per ora sto un po' indaffarata con il mio trasloco da città a città e quindi preferisco aggiornare le storie che ho in corso.

Un enorme saluto e grazie <3 Lasciate una stellina se il capitolo vi è piaciuto ^^ e magari fatemi sapere cosa ne pensate, se volete.

Shanna! <3

 

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Capitolo 15
*** Cena imbarazzante e «Non seguirla. » ***


Roommates.

 
XIV. Cena imbarazzante e "non seguirla".

§§§

 

Uraraka Ochaco non sapeva come esattamente c'era finita in quella situazione. O meglio, lo sapeva ma, ancora una volta, si malediceva di aver detto di .

Seduti a quel lussuosissimo tavolo di ristorante - da quando Izuku poteva permettersi una cosa del genere? - si sentiva solo il masticare dei commensali. Di tanto in tanto, Shouto Todoroki se ne usciva con qualche commento sui bilanci aziendali, puntando lo sguardo freddo su Izuku Midoriya che rispondeva al meglio possibile. E Ochaco conosceva abbastanza il suo attuale fidanzato - uh  - da capire che perfino lui fosse a disagio.

Gli occhi freddi posavano qualche volta su di lei, chiedendole gli appuntamenti che avrebbe avuto il giorno seguente e lei, cercando di di ignorare i brividi lungo la schiena per quello sguardo freddo a cui non si era abituata ancora, rispondendo deligentemente come una buona segretaria - ringraziando la buona memoria.

Tuttavia, c'era qualcosa che infastidiva Ochaco: seduta di fianco a lui, e che non aveva spiccicato nemmeno mezza parola, c'era la futura sposa di Todoroki Shouto. Proveniva da una famiglia altolocata, questo si capiva benissimo, sedeva in posizione eretta e il suo sguardo sembrava dolce, anche se privo d'emozione. Il suo nome era Momo Yaoyorozu - a breve, in Todoroki.

La ragazza non capiva perchè Momo veniva completamente ignorata da Todoroki. Non era la sua fidanzata? Non avrebbe perlomeno, che ne so, dovuto versarle dell'acqua?

Urakaka stava per aprire bocca, per rivolgersi a Momo giusto così, per smorzare l'attenzione quando il suo cellulare vibrò una volta, poi due e poi innumerevoli volte.

DocSeroSoy ha aggiunto Uraraka al gruppo BakuSquad.

BlastyKacchan : cos'è questa merda? Cosa è questo nome di merda? Ti ucciderò, Hanta.

QueenMina-chan : Oooh che idea carina...! Il tuo nickname è perfetto, non provare a cambiarlo Blasty del mio <3

DocSeroSoy: E' un gruppo dei coinquilini dell'appartamento 4B!! Così possiamo rimanere sempre in contatto.

BlastyKacchan: Fottiti. Non voglio.

SexyPickachu : Eh anche io avrei dei dubbi sul mio nick, ma è divertente.

RedHair: Seriamente, volete che Bakugou vi uccida? Io ve l'avevo detto.

Uraraka: Uhm... ragazzi? Che succede?

SexyPikachu: Wah Uraraka-chan, dovremmo trovare un nickname pure a te. DEKU'S STAN, direi.

RedHair: .... seriamente, Denki...

BlastyKacchan: Faccia Tonda.

DocSeroSoy: Andata! Ho inserito tutti i nomignoli che Baku ci ha dato.

Uraraka è stato cambiato con Faccia Tonda.

FacciaTonda: ...

SexyPikachu: Ma perchè c'è anche Mina se è un gruppo appartamento 4b?

QueenMina-chan : Perchè sì, coglione.

DocSeroSoy: Mina passa più tempo a casa nostra che a casa sua.

SexyPikachu: Effettivamente...

BlastyKacchan: A proposito di questo, Kirishima. Dovresti davvero tenere al guinzaglio la tua ragazza... E' invadente e fastidiosa.

RedHair: Ci provo dal liceo...

QueenMina-chan: Kiri, io e te dopo facciamo i conti. 'Chako, come sta andando la cena con il tuo pallosissimo fidanzato e il suo amico figo ma di ghiaccio?

Faccia Tonda: Particolare... a dopo i dettagli.

SexyPikaku: Uuuh, ma io voglio sapere!

BlastyKacchan: Pikachu, smettila di essere una fottuta commare.

 

Uraraka ridacchiò, posando il telefono. Quei ragazzi erano un spasso, quasi si pentiva di non aver trascorso gli anni al liceo con loro. E anche Kaminari e Sero, anche se un po' molesti e pervertiti, erano dei gran bravi ragazzi. Tutti lo erano, perfino Katsuki - anche se con il suo atteggiamento dimostrava il contrario. Ed era bello vedere quanto quei ragazzi tenessero l'un l'altro, nonostante i litigi ed i battibecchi.

«Qualcosa di divertente, Uraraka-san? »

Ochaco sobbalzò ed incrociò lo sguardo di Todoroki. Il suo non era certamente un rimproverso, forse curiosità o un tentantivo - andato a male - di fare conversazione. Uraraka abbozzò perciò un sorriso e scosse la testa. «Solo messaggi dei miei coinquilini.»

A quella parola sentì Izuku bloccare le bacchette a mezz'aria ed irrigidirsi. Le scoccò un'occhiata ma non disse niente, e Uraraka non disse niente a lui.

«Oh... capisco. E anche Bakugou Katsuki? Vivete insieme no? »

Uraraka aggrottò le sopracciglia e continuò a fissare confusa la faccia di Todoroki Shouto. Niente, nessuna emozione o espressione che indicasse il motivo di quella domanda. Fece per aprire bocca ma fu Izuku a rispondere all'amico - che poi, com'erano diventati amici quei due non lo aveva ancora capito - con un tono lamentoso: «Shouto, cosa c'entra adesso Kacchan? »

Effettivamente, tra i due non scorreva buon sangue, perchè menzionarlo adesso?

Todoroki guardò Ochaco ancora una volta e poi abbassò lo sguardo. «Niente, ero solo curioso. »  indicò l'amico con i capelli verdi con le bacchette. «Continua a mangiare. »

Izuku mormorò qualcosa di incomprensibile e Ochaco fece vagare lo sguardo tra i due ragazzi; si era forse persa qualcosa?

D'un tratto, Momo si schiarì la voce, posando il fazzoletto sul tavolo e alzandosi. «Scusate, vado un momento in bagno. » e si voltò. Izuku abbozzò un sorriso, Todoroki Shouto non rispose.

La stava decisamente ignorando.

Uraraka si alzò di fretta, decidendo di seguire la mora. Dopo qualche zig zag - accidenti, Momo Yaoyorozu era davvero veloce, quindi o aveva una gran fretta di scappare dal tavolo. oppure le scappava forte la pipì - finchè non la vide entrare nel bagno delle donne e fu lì che la raggiunse.

Quando aprì la porta, trovò Momo con le mani appoggiate nel lavello e il capo chino. Si accorse delle lacrime soltanto quando s'avvicino. Uraraka si sorprese: eppure sembrava che non le importasse, perchè stava piangendo?

Perchè era chiaro che non fosse così.

«Yaoyorozu-san, » la chiamò poggiandole una mano sulla spalla. «Cosa c'è che non va? »

Momo Yaoyorozu singhiozzò e poi  tirò su la testa, guardandola con il labbro arricciato. «I-io... n-non ce la f-faccio... »

«A fare cosa? »

Yaoyorozu Momo tirò su col naso e si raddrizzò, cercando di asciugarsi e mani con le dita in modo da non rovinarsi il trucco. Ochaco tirò fuori un fazzoletto umidificato e glielo porse, per evitare le sbafature. 

«Io e Todoroki-san siamo fidanzati ma- » si morse il labbro. «Non lo siamo davvero. E' un matrimonio combinato dalle nostre famiglie, fin da quando eravamo piccoli. »

Oh.

C'era da aspettarselo da una famiglia fredda come i Todoroki. Insomma, bastava guardare com'era uscito Touya, l'ex di Kyoka.

«Mi dispiace.» riuscì solo a dire Uraraka. Non aveva mai pensato al fatto che, forse, nelle famiglie ricche e famose potesse succedere questo. Non più, perlomeno.

Momo tirò su con il naso. «Va bene, è okay... » Uraraka non sapeva davvero come questa situazione potesse essere okay, ma se andava bene a lei... «Ma Todoroki-san... i-io, non so come comportarmi con lui. Credo di essere un fastidio. »

Uraraka sospirò. Sicuramente era quella l'impressione che dava il freddo e Todoroki ma sapeva che sotto sotto, forse meno in fondo di quello che s'immaginava, c'era una parte di lui che voleva essere gentile e amorevole con Momo.

In effetti, gli ricordava qualcuno. Bakugou.

Ochaco si morse un labbro. «Io... conosco una persona che è come lui ma alla fine, ecco, siamo diventati amici... » Quasi. Ultimamente si evitavano - Bakugou la evitava - e non sapeva il perchè. Ma Ochaco si sentiva a disagio tiguardo l'ultima conversazion avvenuta con il biondo. «Abbiamo alti e bassi, perchè lui ha un carattere un po' strano, ma suppongo che lo siamo. »

Momo aveva smesso di piangere. «Davvero? »

« Suppongo di s. Lui ha un carattere terribile, si arrabbia facilmente e se la prende con tutti. Quando succede, basta aspettareche si calmi e fare finta di niente. Con quel tipo di carattere non otterrai mai delle scuse ma farà gesti che ti faranno capire che è dispiaciuto e che ci tiene veramente a te.»

Come quando Bakugou c'era stato sempre; quando aveva visto Melissa e Deku al bar, quando si era ubriacata, quando aveva avuto quello strano appuntamento con Inasa Yoarashi ed erano corsi a salvarla; anche quando erano sgattaiolati via da quella festa da ricconi che la sua azienda aveva organizzato. Anche quando, giorni prima, si era ubriaca di nuovo ed aveva litigato con Deku.

«Ma Todoroki-san non si arrabbia. Lui resta zitto e ignora tutti. »

Ochaco sospirò. «Funziona più o meno allo stesso modo. Magari anche lui si ritrova incastrato in questo fidanzamento senza sapere se tu.. lo vuoi. »

Gli occhi di Momo si addolcirono e la sua bocca a cuore s'incurvò. Era bella persino quando piangeva. «Io lo voglio. Sin da piccola ho amirato talmente tanto Todoroki-san che- » fece una pausa. «Mi piace. Ma non so come comportarmi. »

«Prova a conoscerlo, datevi tempo. Cerca di capire quali sono le sue passioni e magari, che ne so, cucinagli qualcosa. Stagli vicino e vedi le cose come andranno. Se lui non fa un passo verso di te, allora fanne due verso di lui. »

Non sapeva bene come quelle parole venissero in mente ad Ochaco. Okay, era una romanticona persa - e forse aveva visto troppi Drama e film romantici - e aveva avuto un relazione stabile con Izuku per anni.

Eppure, il volto che vedeva quando diceva quelle cose non era Izuku Midoriya. Era un altro.

«Ti ringrazio Ochaco-san, » la mora l'abbracciò di slancio e poi si ritirò, arrossendo vistosamente. « e-ecco, mi chiedevo se potremmo essere amiche? O conosenti va bene e- »

Che orribile famiglia deve avere avuto questa ragazza per chiedere un'amicizia? Era ovvio che ormai lo fossero. Perciò le afferrò le mani di slancio. «Certo, Momo-san. »

Il sorriso di Momo Yaoyorozu fu radioso.

***

BlastyKacchan: Faccia Tonda, puoi avvelenare il cibo di Todoroki e Deku al posto mio? Ah... basta solo il fottuto pezzo di ghiaccio. Tolto lui, avrò meno problemi.

RedHair: Cosa devo fare con voi?

 

Uraraka ignorò i messaggi nella chat, ma sorrise. 

Erano tornati al tavolo da alcuni minuti e Momo sembrava più allegra; aveva intrapreso una conversazione sui bilanci delle aziende con Izuku e, di tanto in tanto, si univa anche Todoroki, rivolgendo la parola alla sua futura sposa, finalmente.

« Guarda chi c'è...»

Il sibilo di una voce femminile e fastidiosa fece voltare Uraraka alla sua sinistra, seguita dagli altri. Capelli biondi vaporosi, vestito stretto che lasciava intravedere il seno, occhi azzurri. Era lei.

Melissa.

«Melissa-san- » pigolò Izuku e, stranamente, a Ochaco venne voglia di schiantargli il suo piatto di Yakisoba in faccia. Seriamente, doveva dirlo con quel tono ?

Melissa sbuffò e puntò i suoi occhi su Uraraka. «Non ci posso creder che mi hai lasciato per lei. »

Izuku sbuffò. «Per favore, non iniziare. Il nostro era solo- »

«Non dirlo! » ringhiò Melissa. Si appoggiò con le mani al loro tavolo e si abbassò lentamente, Uraraka potè vedere la scolatura aumentare, mostrando il generoso seno. Vide che gli occhi di Izuku balzare da giù a su, rapidamente, arrossendo. «Ti devo ricordare le coccole che mi davi dopo aver scop- »

«Seriamente! » sbottò Uraraka, fregandosene se in quel cavolo di ristorate di lusso si scandalizzassero o li cacciassero. In quel momento non gli importava certo di fare brutta figura. «Che cazzo di problemi hai? » ringhiò, rivolta a Melissa.

Come osava venire lì e fare una scenata del genere.

Melissa inarcò un sopracciglio e incrociò le braccia sotto il seno, raddrizzandosi. «Abbassa le creste, sei solo un'inutile segretaria. » sputò. «Izuku-kun resta con te solo per abitudine, niente più. » poi inclinò la testa e guardò il ragazzo dai capelli verdi. «E' troppo difficile iniziare qualcosa di nuovo, uhm tesoro? »

Ochaco Uraraka deglutì e guardò Izuku; i suoi occhi erano fissi su Melissa e li vedeva tremare, cos come vedeva il suo labbro arricciare. Ma non stava guadando lei. Guardava Melissa. Soltanto lei.

Davvero non la stava difendendo? Da che parte stava?

«Izuku... non dici niente? » balbettò Uraraka.

Fu allora che Izuku guardò verso di lei. «Mi dispiace, Ochaco-chan. M-Melissa per favore... »

Melissa scoppiò a ridere, amaramente. «Come puoi smentire, Izuku? »

Uraraka deglutì. Perchè si sentiva così? Distrutta e demolita? Perchè sentiva che le parole della vipera fossero vere. D'accordo... lei non amava Izuku, non più. Lo aveva confessato anche a Bakugou, ma... ci stava provando.

Melissa, improvvisamente, lasciò andare le braccia lungo i fianchi. «Lascia stare, Midoriya. » la sua voce stava... tremando? Sul serio dopo le cose che aveva detto Melissa stava scoppiando a piangere? Ochaco non ne era dispiaciuta, nemmeno un po'.

«Sei un codardo, Izuku Midoriya. » e, dopodichè, Melissa si voltò scappando fuori dal locale.

Il tavolo rimase in silenzio per alcuni secondi e Uraraka rimase fissa in quel punto, quello dov'era scomparsa Melissa. Poi, non con grande sorpresa- chissà perchè Uraraka se lo aspettava - Izuki si alzò, sotto lo sguardo sorpreso di Todoroki - comprendeva solo le sopracciglia arcuate all'insù e la bocca leggermente aperta - e di Momo.

«Izuku, » lo richiamò Ochaco e sent' che stava per scoppiare a piangere. Le parole di Melissa avevano fatto male, vere o no, erano state sputate con rabbia e rancore. Che Izuku avesse preso in giro tutt'e due?

Ma Ochaco voleva fare un ultimo tentativo. «Non andare. » implorò. Che cosa aveva sbagliato? « Non seguirla.»

Ma Izuku le lanciò uno sguardo carico di emozioni e sopratutto, i suoi occhi urlavano un mi dispiace; ma comunque Izuku seguì Melissa.

Uraraka sentì un crak; il suo petto si ruppe in mille pezzi, il suo orgoglio venne lacerato ma lei trattenne le lacrime. Le trattenne perchè non voleva darla vinta a Izuku Midoriya un'altra volta.

Le trattenne perchè era arrabbiata.

Non voleva più piangere, nè mangiare davanti a Battle Royale. Voleva urlare - e prenderlo a pugni, se possibile.

Agguantò la sua borsetta e si diresse fuori, camminando spedita, sempre dritta, in cerca di qualcosa che non sapeva bene cosa fosse. Scoppiò a piangere dalla rabbia mentre camminava, mentre i tacchi sbattevano sull'asfalto e, ogni tanto, la facevano scivolare. 

Ma non cadde mai, mantenne il passo spedito e continuò a camminare finchè una luce al neon lampeggiante non l'acceco. Uraraka si asciugò le lacrime e guardò in alto: un pub.

Perfetto.

***

 

EHYOOO.

Probabilmente, dopo questo capitolo mi volete morta(?) E sì, nonostante sia una fic abbastanza fluff continuo a far soffrire la povera Ochaco.

Qua e là sono sparsi alcuni indizi che capirete solo nel prossimo con il POV di Kat; vediamo se ne indovinate qualcuno.

Ci sono Todoroki e Momo... sì, non riesco a scrivere una fic dove questi due non abbiano un rapporto complicato (LOL).

E Melissa... la amate, la compatite o la odiate?

Comunque ho due notizie da darvi:

1. La storia, su EFP, apparte tra le più popolari con maggiori recensioni positive YEEEEH. Grazie, grazie grazie <3 vi voglio immensamente bene.

2. Vorrei creare un gruppo Telegram, per questa storia, per Never Really Over ( per chi non l'avesse letta è sul mio profilo ed è completa) e per le due nuove Kacchako che usciranno - si spera- a breve. Insomma spoiler, anticipazioni e chiacchiere su MHA. Fatemi sapee chi c'è così decido se crearlo o no.

Se volete, seguitemi su insta: angie.perrone18

E, per i lettori che seguono i BTS vi invito  a leggere le mie fic su di loro che trovate sul mio profilo.

Come sempre, grazie di ttutto, Borahae <3

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Capitolo 16
*** Un passo falso e qualcosa di stupido. ***


Roommates.

 
XV. Un passo falso e ualcosa di stupido.

§§§

 
Se vi va, ascoltate la canzone in sottofondo uando vedete le stelline ( Euphoria- Jeon Jungkook).


 

"Se avete qualcosa di stupido da dire fatelo in fretta, ma probabilmente non lo ascolterò."

BEEEP.

- " Ehi Kat - aehm-- sono Sero. Volevo dirti che io non c'entro niente. Non ero nemmeno a casa in quel momento e posso dimostrarlo- ho un alibi!"

- " Katsuki, ti prego, non dare di matto. Non ucciderlo, se puoi. Fallo in nome della nostra amicizia, uhm? Ejirou".

- " KATSUKI, sono tua mamma, rispondi subito a quei FOTTUTI MESSAGGI che ti ho inviato. Adesso!"

-" Tu. Voglio i documenti pronti sul tavolo, entro domani. Todoroki, ovviamente".

***

(Una settimana prima, giorno dopo capitolo 13)

Katsuki Bakugou era agitato - più del solito, solitamente era solo arrabbiato  per stupidi motivi o altro - e non sapeva spiegarsi esattamente il perchè diamine lo fosse; sarà stata la chiacchierata con Kirishima Eijirou - che aveva ragione, anche se non l'avrebbe mai ammesso nemmeno all'amico dai capelli rossi - o sarà stata la costante tenzione che si stava accumulando a lavoro viste le date di scadenze imminenti per lanciare i nuovi prodotti aziendali.

Aveva ignorato la segreteria telefonica - aveva ascoltato i messaggi, ma non aveva risposto loro, tranne a sua mamma perchè altrimenti avrebbe sentito gracchiare per millenni e perchè suo padre gli aveva inviato o un messaggio dove lo implorava di  rispondere a Mitsuki Bakugou.

Non sapeva di cosa stavano blaterando quei tre idioti dei suoi amici e nemmeno lo voleva sapere perchè, diamine, aveva troppi problemi per andare dietro anche alle loro cazzate.

Già- problemi.

Faccia Tonda era un problema - ma in senso buono, supponeva. Deku era un problema - e no, non era in senso buono. E Todoroki era un problema - anzi, lui era una vera e propria spina nel culo.

Quel giorno, Katsuki Bakugou, era entrato in ufficio sbuffando più del solito - e aveva già mandato al diavolo sia la receptionst al piano terra che il tizio delle stampe di cui non ricordava affatto il nome ma nemmeno gli importava. Si era diretto rapidamente al suo angolo ufficio e aveva cercato di non guardare avanti a sè. Primo, perchè non voleva ricordarsi che la sua scrivania era proprio davanti all'ufficio - fatto con muri di vetro - del nerd. E secondo perchè non digeriva la vista del broccolo di prima mattina; non la digeriva mai, in effetti, ma senza la sua quadrupla dose di caffeina tendeva a dare in escandescenza alla prima parola.

Ma una voce fastidiosa - e no, non fastidiosa come quella bassa e cinguettante di Ochaco Uraraka e nemmeno quella squillante di Mina Ashido -, una voce veramente fastidiosa di cui davvero, avrebbe commesso un omicidio pur di farla stare zitta, rieccheggiò proprio davanti a lui.

Non ci voleva un genio che quella voce appartenesse a Melissa Shield, la nipote del direttore della AllMight Corporation e la figlia dello stilista più famoso del Giappone, e che stava - come al solito - nell'ufficio proprio davanti a lui.

Nell'ufficio di Deku.

Katsuki assottigliò gli occhi; quella scena gli dava fastidio. E non poco.

Che ormai la ragazza, Ochaco Uraraka, dalle guance paffute e la faccia tonda - e no, non avrebbe smesso di chiamarla così solo perchè - beh per quello, insomma, non gli fosse indefferente non era nemmeno più una novità per il cervello di Katsuki Bakugou, ma che provasse quel tipo di sensazione... beh era nuovo. Non che fosse geloso del nerd - okay un po' sì - ma lui era stupido e sapeva bene di essere migliore - anche se, in qualche modo, continuava a fregargli da sotto il naso le cose che voleva lui - e sapeva bene che Faccia Tonda avrebbe presto aperto gli occhi riguarlo quel broccolo ambulanda. Sperava il prima possibile perchè il suo malumore non faceva che peggiorare di giorno in giorno.

Comunque, di certo, Uraraka non si meritava di essere presa per i fondelli. 

Anche se Katsuki - assolutamente non per difenderlo - non credeva davvero che quel tonto di Deku capisse veramente ciò che Melissa Shield faceva: lo aggirava, come uno squalo con la sua preda. Gli stava sempre appiccicata al culo, in pratica. Izuku di qua, Izuku di là...

Ma il livello di stupidità di Izuku era troppo alto perchè capisse certi giochetti. E Melissa se la stava cavando bene.

L'oca bionda rise ancora, avvicinandosi un po' di più a Deku e poggiandogli una mano sulla spalla in maniera troppo confidenziale e le sue rosse labbra a cuore si curvarono in un sorriso, mormorando qualcosa che fece annuire Deku, rosso in viso. Fu allora che Melissa lasciò l'ufficio del nerd.

Ed era allora che doveva attaccare.

"Kirishima, questa è colpa tua."

Katsuki si alzò, prendendo il fascicolo di tre centimetri sui resoconti finanziari dell'azienda, e si diresse veso l'ufficio del verde; senza bussa - che era praticamente inutile visto che le pareti erano di vetro - spalancò la porta un po' bruscamente, Izuku sussultò, puntando gli occhi verdi sull'ex compagno di classe.

Senza dire altro - e mantenendo il suo sguardo da: parla e ti uccido - gettò malamente il fascicolo sulla scrivania del verde, sbuffando. «Da' questi al tuo amico, » incurvò un sopracciglio. «-E dì al fottuto Todoroki di non lasciare più messaggi nella mia segreteria telefonica. E' nauseante sentire la sua voce anche lì. »

Le labbra di Izuku Midoriya si stirarono in un sorriso, appena divertito. «Kacchan? N-non è che potresti essere un po' più gentile con Shouto, lui- »

«No. » sbottò Katsuki.

Izuku richiuse subito la bocca. «Okay. » lo squadrò con un cipiglio indagatore. «C'è forse qualcosa che non va, Kacchan? Stai bene... sembri un po'- »

«Da quando siamo abbastanza amici da chiedermi come sto? »

Izuku sembrò colto sul fatto. «N-no è che- »

«Ascolta, » ringhiò minaccioso Katsuki, facendo un passo verso Izuku - facendolo istintivamente indietreggiare - e poi un altro. Le sue mani erano chiuse a pugno nelle sue tasche e la sua faccia, lo sapeva, era terrificante e incredibilmente dura. «Tu non mi piaci Midoriya, non mi piacevi in passato e non mi piaci adesso. »

Izuku deglutì; Katsuki avanzò e il verde indietreggiò ancora, andando a sbattere contro lo spigolo della scrivania.

«Anche se respiriamo la stessa aria a lavoro non sopporto che mi parli, non sopporto che mi guardi e non sopporto che- » si morse la lingua ma le parole gli uscirono prima che effettivamente potesse realizzare a ciò che stava per dire. «- che frequenti Uraraka. »

«O-Ochaco? »

Katsuki socchiuse gli occhi, maledicendosi mentalmente. Ma ormai il gioco era fatto. Come aveva suggerito Kirishima, doveva agire.

«Cosa c'entra- »

«Sei così stupido da non accorgerti che Melissa ti fa le fusa come una gatta in calore? » abbaiò, lasciando che la rabbia trapelasse dalle sue parole. «Oppure ti piace stare con il piede in due scarpe? Perchè se è così se un fottuto- »

«Io e Melissa-chan siamo solo amici. »

Katsuki rise. «-Scopamici? »

«No, amici. Kacchan, non vedo come questo ha a che fare con te. » lo sguardo di Izuku era serio, adesso e le sue sopracciglie erano aggrottare. Ma era stupido o faceva finta?

Katsuki scoccò la lingua. «Non ti ruberò da sotto il naso la tua ragazza, Deku. » anche se avrebbe potuto farlo. «Ma fallo, sto aspettando. »

Gli occhi di Katsuki Bakugou si assottigliarono e quella sembrò la minaccia più terribile che avesse mai fatto in vita sua. Ed un certo senso lo era. «Fa' solo un passo falso con lei e non avrò pietà. »

Katsuki era uscito dall'ufficio di Izuku Midoriya non voltandosi indietro - e il suddetto nemmeno l'aveva fermato per chiedegli spiegazioni perchè, a quel punto, era abbastanza chiro cosa intendesse il biondo - e sbattendo un po' troppo la porta di vetro. Si sedette alla sua scrivania e accese il computer, guardando il monitori con occhi spenti.

Era incazzato nero.

Con Deku, Melissa, con sè stesso e... sì, anche con Uraraka.

Poi, qualcosa, si posò sotto il naso del biondo che ritornò alla realtà e guardò il bichciere di Starbuck proprio sotto al suo naso - ed ignorò la dicitura BakuScoppio, che lo fece quasi sorridere; alzò gli occhi, per incontrare quelli color nocciola di Uraraka Ochaco. Nell'altra mano teneva un altro bicchiere con la scritta Izuku.

«Sembra che ti abbiano ficcato una scopa su per il culo, Bakugou. » borbottò lei.

«Tch, » sbottò. «Cosa sono queste parole, Cheeks? »

Uraraka sorrise. «Sto imparando dal migliore. » gli fece l'occhiolino e lo salutò distrattamente con la mano, dirigendosi verso l'ufficio di Deku. Prima di entrare, si voltò verso di lui: «Frappuccino con doppia dose di caffe è un cucchiano di panna. Prego Katsuki. »

Tch, ormai conosce pure le mie abitudini.

****

(Qualche giorno dopo...)

«IO TI AMMAZZO- »

«Non sono stato io, non sono stato io, non sono stat- »

«STAI ZITTO FACCIA DI SOIA CHE UCCIDO PURE TE! »

«Kat, andiamo, non starai esagerando un po'? »

«Scusa amico, chiedo perdono, chiedo umilmente perdon- »

«Mi ci gratto il culo con le tue scuse, Pikachu! »

«Linguaggio, Bakugou. Per favore. »

«Andate tutti a fanculo, la vostra esistenza ed il tuo linguaggio, Kirishima. » 

Katsuki Bakugou uscì fuori dall'appartamento 4B, sbattendo così violentemente la porta che un quadro - che non piaceva a nessuno, comunque, ma che erano stati obbligati ad attaccarlo perchè era un regalo di Mitsuki Bakugou - cadde a terra e si ruppe.

I tre ragazzi rimasti nell'appartmento, si lanciarono un'occhiata complice; Kirishima sospirò e si grattò la base del naso, borbottando che voleva andare in pensione perchè già tra lo stress accumulato, Jirou Kyoka che rompeva tutti i bicchieri del bar, e l'appartamento 4B non aveva mai pace. Tuttavia, sembrava essere andata meglio del previsto visto che Katsuki Bakugou non aveva nè torturato nè fatto del male in alcun modo a Denki Kaminari.

«Secondo me è esagerato, » sbuffò Denki. «insomma, fare una sfuriata del genere per una stupidaggine come quella? »

«Bakugou fa sempre sfuriate. » precisò Sero, continuando a sgranocchiare le sue gallette di riso. Aveva deciso di mettersi a dieta perchè voleva trovare una ragazza. Ma non sarebbe stato certo Kirishima Eijirou a rivelargli che, se mangiava quattro confezioni di gallette al giorno, non sarebbe comunque dimagrito.

«Non avresti dovuto rompere - o toccare, sai com'è fatto - le sue cose in primo luogo. » sospirò Kirishima.

Kaminari scrollò le spalle. «Amico sono... solo cd. E ne ho rotti soltanto due quando mi ci sono seduto sopra. »

«Sono cd da collezione che costano nove milioni di yen* l'uno. » bofonchiò Sero. «E poi, amico, stiamo parlando degli Exo. »

«Giusto. » concordò Kirishima. «Gli Exo. »

Eijirou sospirò. Non ca la faceva ad andare avanti con loro.

Katsuki avrebbe ucciso Kaminari Denki non appena sarebbe tornato a casa - quel Pikachu che faceva finta di essere un dottore pensava forse di averla scampata? No. Non si toccavano le sue cose - , ma per ora aveva bisogno di una sbronza.

Sfortunatamente per lui era il giorno di riposo del pub di Kirishima - e comunque si sarebbe trovato l'idiota anche lì, allora sì che avrebbe scatenato una rissa - e quindi si era diretto al suo solito pub dove andava quando voleva starsene per conto suo.

Almeno tre drink dopo, la porta cigola e Katsuki non seppe bene il perchè si era voltato - forse per i mormorii delle persone intorno o forse per l'odore di cigliegia, molto familiare - ma lo aveva fatto.

E lì, sulla soglia, che lo fissava mentre stava seduto al bancone, c'era Uraraka Ochaco. Sembrava distrutta: i capelli scompigliati, le braccia lasciate andare mollemente sui fianchi, le gambe che le tremavano e... gli occhi grondanti di lacrime.

Uraraka si diresse a passo svelto da lui, non lo saluto - ma ordinò tre di quelli che beveva lui e ne bevve due di fila, sotto gli occhi attoniti del barista.

Katsuki battè più volte le palpebre per capire se quella visione era dettato dall'alcool - non era poi così lucido, dopotutto - oppre Uraraka era davvero lì, con un'aria  distrutta, che beveva alcolici.

Non aveva una cena, quella sera?

«Faccia Tonda. » la richiamò.

Lei non rispose e continuò a bere, il terzo bicchiere, arricciando il naso.

Sì, Katsuki era più sicuro che le avesse una cena con-

-Oh.

Fottuto Deku.

«Faccia tonda, » sbottò e, questa volta, Uraraka sobbalzò - quasi accorgendosi veramente solo adesso della sua presenza - e lo guardò, arricciando le labbra. «Che è- »

«Lo odio! » quasi urlò lei. «E' un bastardo. Tutte quelle storie e- oh maledizione - mi ha preso in giro - doveva restare. Ha scelto- » non finì le parole sconnesse che le stavano uscendo dalla bocca perchè un singhiozzo la fece esplodere in un pianto. Ordinò un quarto drink, Katsuki fece lo stesso.

«Vacci piano con l'alcool- »

«E' perchè? » Uraraka era arrabbiata.

Katsuki sospirò. «Perchè sì, stupida. »

E perchè non sono nemmeno in me, non posso aiutarti.

«Izuku Midoriya è un fottuto stronzo. » affermò lei, dopo un po', mentre sorseggiava il quarto bicchiere.

Una risata cupa salì dalla gola irritata di Katsuki fino quasi ad esplodere. «Qual'è la novità? » bevve ancora un sorso, lasciando quel liquido amaro che inondasse la sua bocca.

Non ci voleva un genio a capire che Uraraka era distrutta per colpa di quel bastardo e Katsuki giurò su Dio che lo avrebbe preso a pugni in ufficio, lunedì mattina.

Senza che il biondo chiedesse spiegazioni, Uraraka raccontò - farfugliò - qualcosa sulla cena, su Todoroki e la sua fidanzata e poi sull'arivo di Melissa ed il resto.

Il bicchiere quasi si ruppe tra le mani del biondo per quanto lo strinse ed un ringhiò lasciò le sue labbra; niente, quel fottuto ragazzo non era buono a fare niente. Nemmeno dopo che una settimana prima lo aveva minacciato.

Per la seconda volta, aveva ferito Ochaco Uraraka, solo che, a differenza della prima Bakugou adesso... ci teneva a lei. E di certo non avrebbe ignorato la cosa. Non avrebbe risparmiato un bel pugno sul naso a quel deficente - e se avesse potuto, anche a Melissa.

«Avevi ragione. » borbottò Uraraka dopo altri attimi di silenzio, ognuno immerso nei proprio pensieri. Normalmente Katsuki bakugou sarebbe stato soddisfatto di avere ragiove - lui aveva sempre ragione - ma non quella volta. Perchè, almeno su quello, non gli importava di avere ragione. Voleva solo vederla felice. «Avrei dovuto lasciarlo. »

(*** ascoltate la canzone***)


Katsuki sospirò e finalmente prese coraggio a guardarla; nonostante il trucco sbavato, i capelli castani non più acconciati e che sembravano un vero e proprio panettone, con le guance più rosse del normale... era bellissima. Lo era davvero. 

Lo era stata la prima volta che si erano visti, a quella stupida festa. Lo erana stata all'Università, quando si incrociavano per i giardini. Lo era stata quando veniva a trovare il suo fidanzato in ufficio, di tanto in tanto. Lo era stata quando se l'era trovata lì, su quel divano. Lo era stata anche quando per una settimana aveva pianto a dirotto guardando quel patetico film. Lo era stata ogni singolo giorno che l'aveva vista fino ad oggi.

Katsuki deglutì. Certi pensieri erano dettati dall'alcool. Troppo alcool, sicuramente.

Uraraka voltò il capo e battè gli occhi, fissandolo con una strana espressione - e che gli faceva provare sensazioni... diverse. Più intense di quelle che Camie Utshishimi gli aveva mai fatto provare.  La ragazza incurvò le labbra e s'avvicinò a lui.

Katsuki sapeva cosa stava per succedere.

«Aspetta, » biascicò il biondo, tirandosi leggermente indietro. Non perchè non lo volesse. Moriva dalla voglia di farlo - più di quanto volesse picchiare Denki Kaminari, in realtà - , ma non voleva... complicazioni. «Potrebbe essere uno stupido errore. »

«Non lo è. »

Uraraka era ancora così vicina, Katsuki deglutì. «Lo è. Dek- »

«No. » s'affrettò ad interrompere il ragazzo. «Non lo voglio lui. Non lo amo e lo sai. Sono arrabbiata perchè mi ha preso in giro di nuovo, sì? Ma... non lo amo. » sbuffò. «Melissa se lo può anche tenere, quello stupido. »

«Sei ubriaca, Faccia Tonda. »

«Sono ubriaca. » confermò. «Ma è quello che voglio. »

Un solo passo falso. Era stata la minaccia che Bakugou aveva lanciato al suo rivale. Lui non lanciava minacce a vuoto, certo, ma voleva anche pensare al bene di Uraraka.

Eppure, sembrava così determinata.

(Take my hands now. You are the cause of my euphoria)

«Facciamo qualcosa di stupido, io e te. » Uraraka sorrise appena. Battè le lunga ciglia. E lo baciò.

Non fu un bacio lunghissimo ma fu passionale, in parte dettato dall'euforia dell'alcool ed in parte dettato dal desiderio che, entrambi, avevano da moto tempo.

Quando si staccarono, rimasero comunque vicini, naso contro naso e i loro respiri si mescolavano.  «Andiamo a casa, Bakugou-kun, e facciamo quel qualcosa di stupido. »

Sì, Katsuki aveva una gran voglia di fare stupidaggini, quella sera.-

***

EHYOOOOOOO.

Ve l'aspettavate?

Allora, secondo voi cosa succederà adesso? Vi dico solo che se pensate che questi due avranno finalmente un lieto fine- FOOLS. <3

Il prossimo capitolo c'è l'ho già in testa e sarà esilarante, sooo stay turned. Avete visto, non vi ho fatto aspettare molto, dai dai. <3

Grazie a chi si è unito al canale Telegram - per chi volesse entrare il link è sul capitolo nominato Telegram - e più avanti magari farò anche un gruppo, così posso interagire attivamente con voi. Comunque lo sapete, qualsiasi cosa potete contattarmi qui in pv, oppure su insta (angie.perrone18) o su EFP.

Se riesco, a pari passo con il prossimo aggiornamento, pubblicherò una sorpresina *^*

E niente, vi ringrazio immensamente per i complimenti ed i commenti - li leggo TUTTI, anche se non riesco a rispondere sempre - e spero che questa storia non vi annoi <3

Borahae, Shanna.

 

 

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Capitolo 17
*** La Bakusquad e ***


Roommates.

 
XVI. Bakusquad e "i tuoi piani fanno sempre schifo".

§§§


 

"Questa è la segreteria telefonica di super-Mina-chan. Sono al lavoro, ma lasciate un messaggio e vi richiamerò dopo il bipbip. Vi amo!"

BEEEP.

- " Mina? Io-io sono Ochaco, ovviamente, ma questo lo sai... ecco, è successo una cosa. Ho un problema. Un problema enorme e sono nei guai-"

 

 

«Che succede? » 

Ochaco balbettò. Mina aveva risposto subito, cavolo. Perchè Mina aveva risposto subito? Perchè era una così buona amica? « I-io -  non devi lavorare?»

«Sì, devo. Ma posso fare una pausa. Ho detto che posso fare una pausa Manager del cavolo, quindi taci ora! » sbottò. Come al solito, parlare al telefono con Mina Ashido quando era al lavoro, significava anche parlare con il suo manager, o meglio, sentire le loro discussioni - in cui Mina l'aveva sempre vinta, comunque. «Che è successo? Hai avuto un incidente stradale? »

«Ehm, Mina- non ho la patente. »

«Ah già- Sei rimasta incinta di Midoriya? Kami ti prego- »

«NO!» la interruppe subito Ochaco, gracchiando. Sputalo fuori, si disse tra sè e sè. «Io e Izuku ci siamo praticamente lasciati ieri- » beh, in realtà lui aveva scelto Melissa a lei e lei se n'era andata, piantandolo in asso lì. Non pensava che Izuku fosse tanto stupido da credere che stessero ancora insieme, suppose.

Oh Kami.

Aveva tradito Izuku con Katsuki?

Kami.

«Vabbè questa non è una notizia cattiva, 'Chako- »

«Mina!»

«Scusa, scusa- dicevi? »

Ochaco deglutì. «I-io... » sputalo. «Sono andata a letto con Katsuki, ieri. »

...

«...Mina? »

«Dove sei adesso? »

«Sono scappata prima che si svegliasse e- sono a casa tua Mina, mezza nuda. »

«KAMI. »

 

***

Mina amava Ochaco, era letteralmente la sua metà al femminile. Se fosse stata maschio o gay e non fosse esistito Kirishima - perchè, se fosse stata maschio sarebbe comunque diventata gay per lui perchè quel ragazzo era qualcosa di inumano - sarebbe sicuramente stata la sua dolce metà per tutta la vita. La amava e, come sua migliore amica, non aveva mai avuto peli sulla lingua - e su questo lei e Kyoka andavano molto d'accordo. La supportava in tutto, la aiutava.

Ma questa volta aveva fatto una cazzata.

Non perchè fosse Bakugou - cosa ci aveva trovato in quel porcospino ciclato che, a parte un paio di muscoli, non aveva nulla di attraente ed era simpatico quanto un chiodo nell'occhio; ma perchè si era infilata in una situazione complicata. Ochaco non aveva fiuto per quelle cose, lei si buttava a capofitto e basta, generalmente combinando pasticci.

Ma adesso si era infilata in un pasticcio più grande di lei: non solo si era - di nuovo - appena lasciata Midoriya - avrebbe dovuto avvisare Kirishima di prendere Battle Royale dallo scaffale - ma era finta nel letto di Katsuki Bakugou, la nemesi del verde, coinquilino di Ochaco, e - insomma, non c'erano parole per descrivere Bakugou. Perchè era lui e basta!

Perciò - fortuna che si trovava a Tokyo, quel giorno, a lavorare - prese i primi mezzi disponibili per arrivare nel quartiere dell'appartamento dei suoi amici e, indulgiare nemmeno un secondo, salì le scalle anzichè l'ascensore, si fiondò sulla porta e la spalancò, urlando un: «Ragazzi abbiamo un codice rosso!»

... Per poi rimanere impalata come uno stoccafisso perchè Bakugou Katsuki era seduto al tavolo, tranquillo - ma con una leggera espressione da doposbornia - che mangiava kimchi. KIMCHI, alle undici del mattino.

In piedi, davanti al tavolo, c'erano Kirishima, Hanta e Denki che lo fissavano; poi il rosso alzò lo sguardo su di lei e scosse la testa con una smorfia, come a dire: non è il momento.

«Potresti non entrare urlando in casa mia, alieno rosa? » ringhiò Katsuki, lanciandole uno sguardo schivo di rabbia. Due enormi borse erano ben evidenti sotto agli occhi rosso, di un colore un po' spento adesso rispetto al solito, e il viso era pallido. Ma quanto cavolo avevano bevuto la sera prima?

Oh cavoloMannaggia a te 'Chako, mannaggia a voi.

«Anzi, » la precedette Bakugou alzandosi dal tavolo, afferrando ciotola e bacchette con sè, dirigendosi verso la sua camera. «Potresti non entrare affatto? Mi infastidisci, cazzo. » borbottò prima di chiudere la porta con un tonfo.

Mina battè le palpebre perplessa e, a rompere quel silenzio che si era creato, fu Kaminari che se ne uscì con un: «Oggi è più di buon umore del solito. » e ridacchiò, l'idiota.

Sero - ovviamente - gli diede man forte. «Avra scopa- »

«Hanta- » sbuffò Kirishima, passandosi due pollici sulle tempie. Mina avanzò verso di loro e battè una mano sul tavolo, facendo sobbalzare tutti i presenti, compreso Kirishima che la osservò terrorizzato. Eijirou conosceva bene lo sguardo della sua ragazza.

«Abbiamo un problema- » bisbigliò Mina, anche se era sicura che Katsuki fosse troppo in coma per origliare quello che stavano dicendo. «E quel problema riguarda Katsuki e Ochaco. »

Sero fischiò. «E noi cosa c'entriamo? »

Mina allungò una mano, afferrando il moro per il capelli e quasi sbattendo la testa sul tavolo - questo protestò, iniziando una sequela di scusa,scusa,scusa,scusa finchè Mina non lo lasciò, rivolgendo lo sguardo agli altri due. «Ochaco e Bakugou sono stati insieme ieri. »

Calò un silenzio generale; Kirishima sgranò gli occhi, sorpreso. Kaminari squittì in modo poco virile, spiaccicandosi le mani sulla faccia imitando l'urlo di Munch mentre invece Sero Hanta scoppiò a ridere. Fragorosamente.

Mina incrociò le braccia sotto il seno e guardò Sero dimenarsi sul tavolo dalle risate; cercò di direzionargli lo sguardo più omicida che potesse fare ma lui continuò imperterrito a ridere.

«Amico, ti conviene finirla. » Kirishima gli diede un leggero colpetto di punta sullo stinco, ma niente.

«Seriamente Hanta- » ma Denki venne interrotto da un urlo disumano di Katsuki Bakugou - era la  reazione da BakuScoppio, quella - : «SE NON LA FINITE DI FARE CASINO VI UCCIDO, DEFICENTI. »

Mina indicò la porta inarcando le sopracciglia. Dopo tutti quegli anni e nonostante fosse la sua migliore amica - anche se nessuno dei due ci teneva ad ammetterlo - non capiva che genere di problemi avesse quel biondo. «Non dovrebbe mangiare Kimchi a colazione, lo rende più irascibile. » borbottò, sospriando. Nel frattempo, Sero si era ammutolito - un po' perchè aveva avuto paura di Bakugou e un po' perchè forse gli era passata la ridarella- e si stava asciugando le lacrime.

«Sei sicura sia Ochaco-san? »

Mina aggrottò le sopracciglia. Perchè quella domanda? «Sicurissima. »

Sero sospirò. «Lui pensa sia Camie. »

Fu la volta di Mina a rimanere sbigottita, senza parole. Camie? Cosa c'entrava Camie? Quello era un guaio! No-no-no!

«Perchè proprio lei? » non che le stesse antipatica ma beh, dal momento che erano rivali in amore - andiamo, lo si vedeva lontano un migliore che la bionda era ancora innamorata di lui - lei tifava per Ochaco. Ciò significava che per Camie più stava alla larga da loro, meglio era.

Sero si schairì la gola. «Lo ha detto poco fa- dice che ha bevuto talmente tanto da non ricordarsi nulla se non che aveva parlato con Camie al pub. E che poi si è ritrovato questa mattina con una sbronza, mezzo nudo e con un reggiseno tra le lenzuola. » fece spallucce.

«Ma è un bene no? » domandò Kaminari. «Insomma, se Ochaco-chan è scappata vuol dire che pensa fosse un errore- così lui non ricorderà nulla e siamo apposto. »

Mina si sentì mancare. Quello non poteva essere un bene! Se Katsuki pensava di essere andato a letto con Camie - dopo che chissà lei cosa gli aveva detto! - poteva... oh no, e se avesse deciso di darle una seconda possibilità?

Ochaco sarebbe finita.

Nonostante la castana non lo ammettesse - e avese voluto rimettersi con quel idiota verde - Mina sapeva - era chiaramente il suo istinto che non sbagliava mai, quello - che provava qualcosa per Bakugou Katsuki. Qualcosa che andava oltre l'amicizia. E ne era la prova il fatto che fosse stata con lui la sera precedente.

Uraraka Ochaco non era come lei - nè come Kyoka -, lei non era tipa da bere fino a sballarsi e ad avere occasioni di una notte con il primo bel faccino che capitava. No. Ochaco era la ragazza romantica, dolce e che tendeva ad essere esageratamente sdolcinata.

Se era andata con lui, allora l'aveva fatto perchè provava qualcosa; e se n'era andata, non era di certo per rimorso od altro, ma più per paura di affrontare qualcosa di più serio di una botta e via. Questa era la sua Ochaco.

E il fatto che Bakugou non si ricordasse affatto di lei l'avrebbe decisamente spezzata, rotta; le avrebbe ridotto il cuore così in mille pezzi che l'avrebbero poi dovuta raccogliere con il cucchiaino. Più di quando si era lasciata con Midoriya.

Pensa Mina, pensa-

«Ci serve un piano. »

«Oh no. » sospirò Kaminari.

«Mina, amore i tuoi piani- » provò a dire Kirishima ma fu prontamente bloccato dalla fidanzata con un'alzata di mano.

«Dobbiamo far ricordare a Katsuki che è Ochaco - e non Camie- la ragazza con cui è stato. Ma senza dirglielo direttamente. Intanto, per non spezzare il cuore alla nostra amica, cercheremo di farli evitare, in modo da non sollevare l'argomento. »

«E come pensi di fare? » domandò Hanta.

Mina sogghignò. «Ho un piano. »

«Mina, i tuoi piani fanno sempre schifo. »

«Non questa volta, Kirishima. »

 

***

EHYOOO!!!

Innanzitutto ciao a   tutti :) Sì sono viva. spero che siate contenti di questo capitolo - anche se mini -; sarebbe dovuto essere più lungo ma ho deciso di spezzarlo e fare il resto con i pov di Ochaco e Katsuki, ovvero nei capitoli dopo.

A tal proposito, non so quanto lunghi verranno perchè - ovviamente- non li ho ancora scritti, ma credo che saranno 2\3 capitoli + epilogo e finisce la storia :)

E poi inizierò con la side story KamiJirou.

Un piccolo sondaggio, finita Roommates preferite: Holidate ( kacchako, TodoDeku); Secretary ( Kacchako) oppure Battle Royale ( già online sul profilo - Wattpad- il prologo) ? Fatemi sapere.

Ebbene sì. Bakugou non ricorda un ***, povera ochaco, gliene andasse una giusta xD

Che dite, il piano di Mina funzionerà o finirà in un disastro?

Grazie a tutti che state seguendo questa storia--- 3K+ su Wattpad. GRAZIEEEEEEEEE. E grazie ai commentatori su EFP e ai lettori silenziosi. A chiunque, insomma!

Borahae, Shanna <3

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