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Autore: ShannaInLuv    17/05/2020    3 recensioni
Au!Quirkless. {KamiJirou} [BakuSquad]
«Ciao, scusa, ehm... quegli idioti dei miei amici mi hanno mandato a parlarti.»
«Oh, » fece lei, facendo vagare lo sguardo dietro di lui. Aggrottò le sopracciglia. «Sono quei tipi spaventosi che continuano a fissarmi?»(...)
«Yo, Capelli a Caschetto! (...)«Scusa, è tipo la terza volta che parliamo io e te e ancora non so il tuo nome.»
«Kyoka Jirou.»
«Eh?»
«Il mio nome, Idiota.»
Un incontro casuale, nel momento giusto.
[ Accenni ad altre coppie: {Kacchako} e {KiriMina} ]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaminari Denki, Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou, Kyoka Jiro, Mina Ashido
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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AngolinoAutrice(?): Questa volta in alto perchè sì. Forse i personaggi potrebbero risultare leggermente OOC ( è la prima KamiJirou che scrivo e non ho molta dimestichezza con i personaggi). Le canzoni usate nella storia sono, la prima: Amnesia ( dei 5 second of summer) e la seconda Right place, right time ( di Olly Murs) e la storia ha più senso se ascoltate le cantni ( sopratutto la seconda) e leggete il testo. Ma potete anche non farlo :) Detto questo, sono più di 7000 parole,lol e ci ho messo una settimana per scriverla. Fatemi sapere se vi è piaciuta! Un grazie a chi leggerà eccetera :)
Shanna.

 

Right place, right time.
{KamiJirou}  


 

a luca,
il mio posto giusto al momento giusto.


Kaminari Denki fissava il suo bicchiere pieno – già riempito per la terza volta – facendo ondeggiare il contenuto all'interno con un movimento circolare e svogliato. Sentiva a malapena le voci dei suoi amici – o di qualsiasi altra persona in quel coffee pub – isolandosi completamente da esse e fissando quel contenuto marroncino di whisky contenuto nel bicchiere cilindrico.

Si lasciò andare un poco sul bancone, emettendo un basso e gutturale sospiro e combattendo contro le palpebre pesanti sempre di più – non sapeva dire se effettivamente la colpa fosse dell'alcool, visto che non dormiva decentemente da... quanto? Tre giorni? Una settimana? Qualunque fosse il tempo reale, a lui sembrò un'eternità.

Una grassa e fragorosa risata gli fece alzare il capo di scatto, catapultato improvvisamente nel mondo reale, osservando uno ad uno i suoi amici che avevano ancora le labbra stirate nell'ombra di un sorriso. Kirishima Eijirou, proprietario del coffee pub e attuale barman, gli lanciò un'occhiata partecipe e lui si limitò a sbuffare soronamente. Accidenti, adesso si comportava come Bakugou.

« Denki, su con il morale. E' una settimana che ti comporti come Katsuki.» oh quindi era una settimana. «Uno va bene, ma due proprio non riusciamo a gestirli.»

Una settimana. Abbassò lo sguardò, ritornando al suo bicchiere di wishky, buttandone giù velocemente un sorso abbondante e sentendo le voci lontane dei suoi amici continuare a chiacchierare.

«A proposito, dov'è Bakubro?» domandò Sero Hanta. Gli aveva mai detto che aveva un tono di voce troppo pimpante? Be', doveva farlo.

«Stasera è impegnato con Ochaco-chan!» cinguettò melensa Mina, l'unica femmina del loro gruppo fin dai tempi del liceo. Era la donna un po' di tutti, nel senso che si comportava spesso come una mamma apprensiva, tranne per Kirishima – il suo futuro marito – con cui era sempre stata molto più dura rispetto agli altri. Ed era stata davvero contenta quando Katsuki e Ochaco avevano iniziato a frequentarsi perchè almeno non era l'unica donna del gruppo, oltre a Camie, naturalmente.

«Oh, dovrà essere dura per lui recitare la parte del fidanzato perfetto. Chi l'avrebbe mai detto? Uraraka-san e... Katsuki!» Kirishima prese a strofinare un bicchiere e scosse la testa, incredulo. Kaminari Denki ricordò vagamente di quanto fosse stato sopreso anche lui quando, un anno prima, i due avevano annunciato la loro relazione.

«Non mi sorprende che lei non l'abbia ancora piantato in asso.» si lasciò sfuggire Sero.

Kaminari spalancò un poco le palpebre. Quel piantato in asso gli ricordò qualcosa di vagamente familiare – e molto doloroso e un leggere sbuffò gli uscì dalle labbra. Sollevò appena lo sguardo in tempo per vedere che Mina affondava il suo gomito nello stomaco di Sero. «Hanta! Per l'amor del cielo!» strillò lei.

L'amico dagli occhi rotondi lo guardò colpevole e bofonchiò delle scuse, mentre riprendeva la sua birra ghiacciata, nel tentativo di nascondersi dietro essa.

Va bene, pensò Kaminari senza effettivamente dire nulla. Ultimamente, anche parlare gli risultava piuttosto impegnativo e talvolta non si rendeva nemmeno conto di aver risposto solo nella sua mente. Allungò il bicchiere vuoto verso Eijirou, indicando pigramente con lo sguardo la bottiglia quasi terminata di Red Label. L'aveva finita lui, quella o era già così ?

Per tutta risposta, vide Eijiro sospirare e scambiarsi uno sguardo con Mina, per afferrargli poi il bicchiere dalle mani e allontanarlo. «Denki, amico, devi andare avanti.»

Uno sbuffo gli sfuggì dalle labbra, raddrizzandosi un poco sulla sedia ed evitando lo sguardo dei suoi migliori amici, guardando le persone intorno a lui. In quel momento, nella sua testa, tutte quelle persone erano soltanto enormi massi di carne che si muovevano, con un enorme X sulla faccia. «Non posso.» mormorò a voce talmente bassa che non si accorse che gli amici lo avevano sentito, finchè Mina non si alzò dal suo sgabello, oltrepassò Sero, e lo abbracciò, stringendolo forte a sè.

«Va tutto bene, Denki.» susurrò dolcemente, come potrebbe fare una mamma che tranquillizza il figlio deluso da una rottura. «Ci siamo qui noi... la supererai. So che fa male, ma non è impossibile. Solo difficile, lo capisco, sei stato insieme a Camie due anni- »

Un'altro sbuffo, seguito poi da un grugnito, interruppe Mina e nessun altro osò parlare. Non era solo il fatto che era stato due anni con Camie o altro! E lo sapevano bene! Era il modo in cui la rottura era avvenuta. Era come quelle orrendi, stupidi, drammatici film romantici che erano obbligati a vedere con Mina e Ochaco ( e Camie). Lei non era stata nemmeno in grado di confessargli che non lo amava più - o forse non l'aveva mai fatto? Forse era solo lui ad aver perso la testa per quelle labbra carnose? - e, semplicemente lo aveva tradito. Era entrato nell'appartamento di lei - aveva una copia delle chiavi - e l'aveva sopresa con un'altro. L'idea che lei possa averlo fatto apposta - farsi scoprire - quando avevano già programmato che Denki sarebbe andato a casa sua, lo faceva rabbrividire ancora di più: perchè si era comportata in maniera così vile?

«Dov'è finito quel Denki Kaminari che, al liceo, affrontava le situazioni sorridendo?» Incalzò Mina, con perseveranza. Strinse le mani intorno alla sua spalla in segno di conforto ma questo non impedì di allungare di nuovo la mano e versarsi altro whisky nel bicchiere.

« E' morto.» bofonchiò. Perchè tutta questa insistenza? si domandò Kaminari; capiva che erano suoi amici ma voleva solo essere lasciato in pace, adesso. E forse per i prossimi mesi.

«Andiamo, Kaminari! Comportati da uomo!» esclamò Kirishima, alzando un po' troppo la voce perchè numerose persone si voltarono a guardarli. «Inoltre Katsuki s'incazzerà parecchio se saprà che ancora non hai scritto quel pezzo.»

Denki rantolò. Giusto. Il pezzo per la band... dal diploma lui, Bakugou Katsuki, Sero, Mina e Eijirou , avevano formato una specie di band. Erano iniziato zoppicando, ma andavano forte anche grazie alla concessione di suonare nel suo locale - dotato di un mini palco - nei finesettimana. Ultimamente, però, avevano deciso di scrivere nuovi pezzi perchè altrimenti non si sarebbero mai fatti strafa nel vero mondo della musica: ed ecco che qui entrava in gioco Kaminari. Era sempre stato il più bravo a scrivere ma nelle ultimamente riusciva solo a scrivere pezzi strappalacrime e del tutto privi di musicalità, per così dire.

Oh, sì, Bakugou Katsuki si sarebbe incazzato più di quando, in seconda liceo, aveva dato fuoco ai suoi pantaloni durante il campo estivo.

«Kaminari Denki,» lo riprese Kirishima, togliendogli - per l'ennesima volta - il bicchiere dalle mani. «Adesso ti alzi, e vai a parlare con qualche ragazza.»

L'affermazione - anzi, l'ordine - di Eijirou soprese un po' tutti, Kaminari per primo che sbattè le palpebre, fissando l'amico, credendo di non aver capito bene. Fu Mina, ancora di fianco a lui, a balbettare un: «E-Eijirou, ma sei sicuro?»

«Camie l'ha appena mollato.»

«Sero! » strillò, di nuovo, Mina, lanciandogli una cannuccia usata.

«Scusa, Denki.» bofonchiò Sero, la sua faccia che simulò un conato subito dopo. «Che schifo, Mina!»

«Sì sì... certo, » Kirishima sbattè le mani sul bancone, proprio sotto il naso di Denki. «Non ci devi mica andare a letto o sposartela... ma ci vai, ci parli, ti sblocchi da questo stato di zombie in cui ti sei chiuso. Intesi?»

Kaminari sbuffò. Apprezzava davvero gli amici per tutto quello ma... non poteva semplicemente andare in giro, fare finta di niente e parlare con una ragazza. Non poteva e non ci sarebbe riuscito nemmeno volendo.

Si lasciò di nuovo andare sulla spalliera della sedia, guardando le persone nel locale: quasi la maggior parte dei clienti erano coppiette o uomini in giacca e cravatta che avevano appena staccato da lavoro e che si rilassavano con una birra fresca. Non c'era nessuno che attirasse veramente la sua attenzione.

Poi, invece, qualcosa - qualcuno - lo fece. Seduta nell'angolino più remoto, da sola, nel tavolino che affacciava sulla finestra della strada, c'era una ragazza. Era da sola, niente - nè un cappotto o oggetti personali - faceva intendere che lei fosse in compagni di qualcuno. Inoltre, aveva lo sguardo chino sul cellulare con aria quasi disinteressata.

Mina, quasi leggendolo nella mente, gli diede di gomito. «Guarda, guarda... quella ragazza è carina!»

Kaminari sospirò. Era carina? Lo sembrava, anche se comunque era un po' lontano per osservarla bene. Lanciò uno sguardo ai suoi amici e notò lo sguardo incoraggiante di Kirishima - i suoi occhi rossi luccicavano d'emozione -, poi intravide il ghigno di Sero e, infine, le sonore pacche di Mina sulla sua spalla che lo incitavano. Odiava davvero dover deludere così i suoi migliori amici di sempre, così, raccolse tutto la sua volontà - e c'e ne voleva davvero tanta, in quel momento - per alzarsi e andare a parlare con quella ragazza.

Camminò lentamente, con le mani in tasca e - lo sapeva - aveva uno sguardo annoiato in volto. Oltrepassò l'intera sala e si piazzò davanti al tavolo di quella ragazza che, ancora, non aveva minimamente alzato lo sguardo.

«Ciao,» farfugliò. La ragazza ancora lo ignorò e Kiminari si sentì quasi arrossire quando si accorse che portava le cuffie. Sospirò e allungò una mano sul tavolo, proprio sotto il naso della ragazza. Picchiettò con le dita, cercando di attirare la sua attenzione ed ebbe la reazione desiderata: la ragazza sobbalzò, prima spaventata, poi incuriosita e fece vagare lo sguardo da lui mentre si sfilata gli auricolari dalle orecchie.

Aveva dei capelli blu scuro e i suoi occhi avevano una forma strana : come se fossero fatti per mantenere uno sguardo disinteressato. Quella ragazza non sembrava affatto femminile - nonostante indossasse un vestito era chiaramente uno stile rock - e quei capelli avevano un taglio un po' mascolino. Ciononostante, era bellissima e profumava anche di qualcosa di davveroo buono. Quella ragazza era esattamente l'opposto di Camie.

«Eh?» fece lei, un po' stizzita, scrutandolo sospettosa, si guardò intorno e fece vagare lo sguardo tra le persone intorno a lei e, forse rendendosi conto di essere al sicuro, sospirò. Perfetto, l'aveva scambiato per un maniaco!

«Ciao!» provò di nuovo con un po' più di entusiasmo. Ondeggiò sui talloni sentendosi improvvisamente davvero stupido. Che cosa avrebbe dovuto dirle? Perchè aveva dato ascolto a Kirishima?

«Che vuoi?» sbottò, brusca.

Accidenti. Kaminari deglutì e forse arrossì anche un poco, perchè le labbra della ragazza si incurvarono in un ringhio, vedendolo. «Ciao, scusa, ehm... quegli idioti dei miei amici mi hanno mandato a parlarti.»

«Oh, » fece lei, facendo vagare lo sguardo dietro di lui. Aggrottò le sopracciglia. «Sono quei tipi spaventosi che continuano a fissarmi?»

Anche Denki fece scorrere lo sguardo sui suoi tre amici e si accorse con imbarazzo che sei paia di occhi erano puntati su di loro. Quando si accorsero che anche lui li stava guardando, Kaminari e Sero distolsero lo sguardo, tentando di guardare altrove, mentre invece Mina gli aelargì un grande sorriso e alzò i pollici in su.

«Eh, sì... ecco...» balbettò Kaminari, dando le spalle alla sua migliore amica dai capelli rosa e ritornando a guardare la ragazza dai capelli a caschetto davanti a lui, sempre più in imbarazzo. «Mi dispiace è che, secondo loro, parlare con una ragazza, mi farebbe bene.»

La ragazza tornò a guardaro dritto negli occhi, incurvando lievemente le sopracciglia all'insù, per poi esclamare: «Sei appena stato scaricato, non è così?»

 

Kaminari sussultò, evidentemente colto alla sprovvista: accidenti quanto era diretta, quella ragazza. Troppo.

Masticò qualche parola che probabilmente la ragazza dai capelli a caschetto non capì – quasi non le aveva capite nemmeno lui, figuriamoci!- e si voltò, dando le spalle alla ragazza.

Con una marcia rigida, tornò al suo posto, lasciando che il tavolo della ragazza si allontanasse dietro di sè e si sedette sullo sgabello con un grosso tonfo. Lanciò delle occhiare torve ai suoi amici – sopratutto a Mina – e sospirò.

«Non ridete, maledetti

 

***

Il mercoledì era un giorno prezioso per il loro gruppo: era il giorno in cui ognuno riusciva a ritagliare del tempo per la loro amicizia, un giorno in cui sicuramente si sarebbero riuniti tutti, ogni volta, saltando ogni altro impegno. E, come tutti i mercoledì si erano riuniti al pub di Kirishima – anche se, per Kaminari Denki quella era una tappa giornaliera nelle ultime settimane.

Non riusciva a dimenticare quel doloro e, semplicemente, ogni volta che ci provava ritornava tutto subito indietro, ancora più forte, come una palla lanciata in pieno viso. In quelle settimane, ogni volta che un lieve sorriso si affievoliva sulle sue labbra – per una battuta di Kirishima o di un film comico – l'idea di Camie – che sarebbe potuta essere  e ridere insieme a lui – lo faceva sentire due volte peggio.

Inoltre, non riusciva a togliersi l'idea di essersi comportato da maleducato con quella ragazza dai capelli a caschetto e era inevitabilmente finita nello stupido gioco di Mina ed Eijirou e lui era scappato via.

Ci aveva ripensato, a quel momento, ed era pienamente convinto che – seppur sembrava quasi apatica – aveva sù quell'espressione di incoraggiamento, in qualche modo. E, dopotutto, non l'aveva nemmeno insultato quando si era precipitato al suo tavolo, infastidendolo.

Perciò aveva deciso che, mettendo da parte i suoi schifosissimi sentimenti e la poca voglia di interagire con qualsiasi essere umano – il giorno dopo avrebbe chiesto scusa a quella ragazza dai capelli a caschetto e le avrebbe anche offerto un drink – amichevolmente, certo.

Però lei il giorno dopo non si era vista, e nemmeno quello dopo ancora. E così, per una settimana intera, fino a quel mercoledì. Denki aveva perso la speranza ormai – avrà pensato che quello era un pub di sfigati e che non ci sarebbe mai più tornata – e quindi quel giorno era deciso di sedersi sullo sgabello e non guardare nemmeno in quel tavolo – che solitamente era vuoto.


Erano le sette di sera quando entrò nel pub barcollando – di nuovo quella notte non aveva chiuso occhio e non aveva fatto altro che crogiolarsi sul divano davanti alla tv tutto il giorno, abbassando le palpebre di tanto in tanto per riaprirle subito dopo – e intravide il suo gruppo di amici seduti davanti al bancone – e Kirishima dietro – come al solito.

Bakugou urlò un'imprecazione a gran voce, mollando una pacca a Sero talmente forte da fargli sbattere la testa sul tavolo. Come al solito, il ragazzo dagli occhi a mandorla, lo avrà punzecchiato in qualche modo.

Denki si avvicinò di più, occupando quel posto libero tra Katsuki e Sero, mentre Kirishima cominciava a trafficare afferrando un boccale di birra per lui.

«Quando chiasso che fate.» borbottò Kaminari , ignorando il fatto che, fino a qualche settimana prima sarebbe stato parte di quel chiasso – e forse chissà, magari sarebbe stato lui a prendersi quello schiaffo di Bakugou, e non Sero.

«Uh, Faccia da Idiota hai un'aspetto fottutamente orribile.» esclamò Katsuki, squadrandolo da capo a piedi, poi disolse lo sguardo. Sino ad allora Katsuki era stato il più comprensivo del gruppo, eccetto quando si trattava di scrivere i pezzi della band.

«Hai buttato hiù qualcosa?» continuò il biondo. Appunto.

«Non proprio.» ammise Denki, bofonchiando contro il bordo del bicchiere. Udì il ringhio sonoro uscire dalle labbra di Katsuki, lievemente infastidito e aspettò uno schiaffo contro la sua nuca che non arrivò.
Sollevò lo guardo e vide che Katsuki lo stava fissando severamente. «Un'altra settimana. Solo un'altra settimana Faccia da Idiota e voglio quel pezzo pronto.» minacciò. E questa era... bè, una cosa carina detta a modo di Katsuki Bakugou.

Annuì. Lo sapeva.

Sapeva benissimo che continuare a quel modo non gli sarebbe servito a nulla e che avrebbe dovuto tirarsi su – ma faceva male, dannazione, e molto anche – ma, se c'era una cosa che poteva aiutalo in quel percorso era la musica. Purtroppo però, tutto quello che aveva provato a buttare giù parlava della sua rottura con Camie.

«Denki, Denki... la vuoi sapere una cosa estremamente divertente?» irruppe Sero, con la sua parlantina canzonatoria. Lanciò uno sguardo a Bakugou – che ringhiò minacce di morte verso di lui, se solo avesse osato parlare – e poi tornò a fissare Kaminari, con un luccichio estremamente divertito negli occhi.

Denki vide anche Kirishima Eijiro sogghignare, e Mina ridere sguaiatamente dietro la mano.

«Eh? Che cosa?» domandò.

Sero ridacchiò ancora prima di parlare. «Lo sai cosa Uraraka-chan ha costretto a fare a Bakugou? Eh lo vuoi sapere?»

«Chiudi la fogna Salsa di Soia.»

Ma Sero non si lasciò intimidire. «Un appuntamento a quattro

Un sorriso si affievolì sulle labbra di Denki: sapeva che Bakugou, con Ochaco Uraraka, era quasi un'altra persona – Mina gli aveva detto una volta che Ochaco le aveva rivelato che katsuki fosse romantico – e che in linea di massima accontentava sempre la sua dolce metà. Ma un appuntamento a quattro? Proprio non ce lo vedeva.

«Un appuntamento a quattro,» ripetè, volgendo lo sguardo verso Katsuki – il quale ormati letteralmente fumava dalle orecchie e stava borbottando una miridiade di insulti e minaccie di morte – «Ma allora sei quasi un fidanzato normale!»

«Muori, Faccia da Idiota.»

«E, poooooi-» incalzò ancora Sero.

«Non continuare, Salsa di Soia andata a male!»

«.... non indovinerai mai mai mai con chi sono stati a cena, ieri sera.»

Kaminari incalcò l'amico. «Chi?»

«Melissa e... Midoriya!»

Stavolta Kaminari Denki rise di getto, sentendo un calore espandersi nel suo petto: gli era mancata quella spensieratezza di scherzare con gli amici, nelle ultime settimane. Lo faceva sentire improvvisamente... meglio, anche se Camie era ancora lì, un paletto doloroso nel suo cuore.

«Izuku Midoriya, eh?» incalzò Kaminari dando di gomito a Katsuki, che lo scostò bruscamente, lanciando un'occhiataccia degna di lui ai due amici.

«Quel Deku di merda è insopportabile.» ringhiò Katsuki. Lui e Midoriya Izuku avevano frequentato le medie assieme ed era anche finito nella sua stessa classe di liceo. Quando poi, dopo il diploma, un anno più tardi Katsuki aveva conosciuto Ochaco Uraraka in un meeting – entrambi studiavano per fare i medici – e poi aveva iniziato ad uscire con lei, scoprendo che il suo amico era, nientemeno, che Izuku Midoriya era esploso di rabbia. Nei primi periodi aveva addirittura pensato che gli stesse per soffiare la ragazza quando poi alla fine erano finiti insieme loro due.

«Dài, Katsuki! Midoriya non è così male.» ridacchiò Kirishima, scuotendo la testa.

«E ed è anche un gran fico!» aggiunse Mina.

«Ed è arrivato prima nell'ultimo test di Medicina,» continuò Sero beccandosi quasi un pugno immediatamente dopo averlo detto. Strofinandosi il naso, aggiunse: «Dài Katsuki... allora ti sta antipatico solo perchè lui è arrivato primo e tu secondo?»

«Chiudi quella fogna, stronzo!» sbottò Katsuki.

Kaminari rise ancora di quel siparietto, lasciandosi andare contro il poggiaschiena dello sgabello, accorgendosi che Mina lo fissava. Quando Mina Ashido fissava in quel modo era più che inquietante.

La osservò anche lui, rivolgendole uno sguardo interrogatorio e poi Mina sussurrò: «Ppps. La ragazza oggi c'è.» cercando di non farsi scoprire dagli altri. Kaminari sussultò, imbarazzato.
«Eh?»
«Mica sono cieca! Mi sono accorto che la cerchi da tutta la settimana. Qualsiasi sia il motivo: è là, vai!» ordinò.

Denki girò la testa e spostò lo sguardo, vedendo che, effettivamente, il posto che era stato vuoto per una settimana, era adesso occupato. Da quella ragazza con i capelli a caschetto.
Deglutì, doveva andare a scusarsi, immediatamente!
Un po' fifone lo era semre stato Kaminari e quindi, il solo fatto di tornare a guardare quella faccia dopo che le aveva voltato le spalle a quel modo, lo intimoriva.

Però raccolse il coraggio e, lasciando Katsuki bisticciare ancora con Eijiro e Sero, oltrepassò la sala piena come al solito di gente, e arrivò in quell'angolino.
Notò che la ragazza aveva le cuffiette, quindi stavolta optò per sedersi di fronte a le e aspettare che si accorgesse di lui. Lo fece e cercò di sorridere quando la ragazza sussultò e lo guardò, aggrottando le sopracciglia.

«Mi hai spaventato, idiota.» borbottò lei.

Kaminari cercò di stirare un po' più il sorriso. «Intendi adesso o l'altra volta? Perchè sono davvero dispiaciuto per come-»

«No,» lo interruppe lei. «scusami, sono stata indelicata. Se davvero hai appena rotto allora... deve essere un brutto momento per te.» La ragazza posò il suo ipod sul tavolo, sopra un quadernino che – notò immediatamente – era pieno di arrangiamenti. C'erano molte cancellature e sovrascrizioni e... sì, quello sembrava un tentativo di scrivere qualcosa. Lo conosceva bene.

«Non fa niente... sono stato il primo a disturbarti.» si spettinò i capelli con una mano e afferrò il quadernino della ragazza e lei, colta alla sprovvisa, arrossì, allungando subito una mano per riprenderselo e infilarlo velocemente in uno zaino.

«Scrivi canzoni?» le domandò, veramente incuriosito.. Quella ragazza sembrava una vera rockettara, chissà che belle idee avrebbe potuto buttare giù.

Il volto della ragazza era ancora rosso – e Denki notò che era davvero carina imbarazzata in quel modo – e battè le lunga ciglie nere.
«Ma no, per hobby, con una pio di amici, non è niente di che.» farfugliò in fretta e con un tono appena udibile. «Perlopiù cover.» aggiunse in fretta.
«Ma è fantastico!» Kaminari battè le mani sul tavolo e indicò dietro di sè, il bancone. «Anche io e i miei amici abbiamo una band, organizziamo dei piccoli concerti qui al pub. Dài, fammi leggere qualcosa!»
«No!» sibilò prontamente la ragazza incrociando le braccia sotto al seno. Poi guardò gli amici di Kaminari Denki e aggrottò le sopracciglia. «I tuoi amici urlano troppo. Fanno sempre così?»

In sottofondo, Denki sentì Katsuki imprecare ancora e Kirishima urlare qualcos'altro, Sero ridere a gran voce e Mina squittire prese in giro. «Beh... sì.» ridacchiò. Sapeva che il suo gruppo di amici era un'accozzaglia immensa di chiassosità, ma era estremamente felice con loro e gli voleva bene come fossero la sua famiglia.
«Allora voglio sentirvi suonare, scommetto che farete un casino assurdo.» La ragazza tornò a guardarlo e fu la prima volta che la vide sorridere. Ancora, non potè evitare di pensare quanto fosse dolce e bella.

Kaminari annuì, rabbuiandosi subito dopo. «Non so quando suoneremo... ecco... in verità siamo a un punto morto.»

«Cosa? E perchè?»

Denki arrossì. «Dovrei scrivere il nuovo pezzo, ma proprio non ci riesco.» ammise.

Lo sguardò della ragazza dai capelli a caschetto mutò e divenne derisorio. Sogghignò: «Scommetto che scrivi solo pezzi strappalacrime per la tua rottura!» gli puntò un dito contro «Ma allora seei un tenereone sentimentalista!»

«Ehi!» protestò Kaminari. «Non è carino prendermi in giro!»

La ragazza nascose una risata dietro la mano. «Scusa,scusa... mi dispiace.»

«Hai ragione,però.» aggiunse subito, spiazzando la ragazza che smise di ridere e lo osservò. « Ho scritto questi versi che sono strappalacrime e parlano alla mia rag- ex ragazza,» si corresse in fretta, ignorando la fitta al cuore che aveva provato immediatamente. Camie non era più la sua ragazza, lo sapeva, ma dirlo ad alta voce aveva un'altro effetto. « e ho provato a buttarmi su dei pezzi normai ma proprio non ci riesco!» si afferrla testa tra le mani tirando i capelli, frustrato. Non conosceva affatto quella ragazza eppure stav dicendo ad alta voce cose che neppure a Kirishima o Katsuki aveva saputo dire.

«Forse non dovresti farlo.»

«Eh?» Denki sollevò lo sguardo, cercando di interpretare le parole della ragazza. Forse non doveva fare cosa? Continuare a scrivere perchè non ne era in grado? Quella ragazza gli stava dicendo che non doveva tentare di scrivere canzoni visto che aveva la scarsa capacità di crearne di nuove?

La ragazza espirò, un po' borbottando come se non si trovasse a proprio agio. Poi lo fissò negli occhi e questo fece provocare un brivido lungo la schiena di Denki. «Forse non dovresti importi a scrivere altro. Anche se parla alla tua ex ragazza, alla tua rotture...» ponderò bene le ultime due parole e perfino esitò prima di dirle, notò Kaminari. «... cerca di scriverci un pezzo decente e rendila per buona. Forse dovresti solo lasciare che i tuoi sentimenti traspirino.»

«Oh.»

Era vero... se ripensava alle parole della ragazza. Quei sentimenti - riguardo la rottura con Camie e alla delusione legata al dolore che stava provando - era solo ciò che lui stava imprimendo nella carta. Come gli altri brani che aveva scritto, stava raccontando qualcosa. Era così che gli artisti si esprimevano.

«Provaci...» la ragazza fece spalluccie. «Un sacco di brani famosi parlano di drammi d'amore. Basta pensare a November Rain.» La ragazza si alzò immediatamente, lasciando qualche yen sul tavolo e afferrando il suo zaino a tracolla. Guardò appena l'orologio per poi posare di nuovo lo sguardo su di lui:

«Io devo andare. Buona fortuna, ragazzo-scaricato.»

***

Ci aveva davvero lavorato, sul consiglio della ragazza con i capelli a caschetto. Aveva composto tutti quei pezzettini di spartiti, scritti e cancellati più volte, con quella pessima scrittura - era quello ad avere la scrittura peggiore, ironico che fosse colui che componeva i testi - e aveva abbozzato qualcosa.

Non nè aveva parlato con nessuno dei suoi amici ma tutti si erano accorti che c'era qualcosa di diverso in lui: lo vedevano assorto nei pensieri e non passava neppure tutto il giorno al pub e, quando lo faceva, beveva poco. Mina glielo aveva anche fatto notare, con un tono sollevato, che sembrava un po' più leggero. E lui aveva scrollato le spalle, perchè non lo sapeva, ma la verità era che si era buttato tanto in quella stesura che non si era accorto de reso.

Si rese conto pian piano, da solo, che affrontare quei sentimenti - e Camie - e metterlo per iscritto era quasi una cura per lui. Un giorno dopo l'altro, faceva meno male.

Aveva completato il testo della canzone esattamente una settimana dopo  e, quindi, il mercoledì successivo Bakugou Katsuki aveva detto che era scaduto l'ultimatum e, con somma sorpresa di tutti, Kaminari aveva bofonchiato che aveva terminato "qualcosa". Katsuki era evidentemente sorpreso - che uomo di poca fece! - e Mina gli era saltato al collo strillando al suo orecchio: «Denki-chan sta tornando! Evvai, evvai!»

Dopo essersi liberato dalla morsa di Mina ed aver accolto le pacche sulla spalla di Sero e Kirishima, si era rivolto a Katsuki, con le guance leggermente rosse. «Non so se è qualcosa di reale. Dammi qualche altro giorno e finisco gli arrangiamenti base.»

Katsuki aveva sbuffato, ma Denki potè intravedere l'ombra di un sorriso sfiorare le sue labbra sempre imbronciate. «Sabato prossimo suoniamo qui al locale. Ed entro questo sabato dobbiamo iniziare a impararla. Quindi muoviti, Faccia da Idiota!»

Kaminari aveva annuito, prendendo la sua accondiscendenza come un complimento. Voltò lo sguardo, in cerca della ragazza dai capelli a caschetto ma il suo tavolo era vuoto. Accidenti, proprio adesso che voleva ringraziarla perchè era grazie alle sue dritte che era riuscito a buttare giù qualcosa - e comunque voleva farle leggere il testo, era sicuro che sarebbe stata sincera a differenza dei suoi amici. 

Il campanellò del locale suonò immediatamente e, come un sesto sento, Denki si voltò, vedendo la figura esile e bassa della ragazza dai capelli a caschetto che si trascinava fino al solito posto. A un cameriere che passava di là, la sentì ordinare un caffè nero e poi si stazionò al suo tavolo.

Immediatamente - sotto le proteste di Mina di "ehi ma dove stai andando, Denki?" - afferrò la sua cartellina e si diresse verso di lei, sedendosi senza fare tanti complimenti nel posto vuoto davanti a lei.

«Yo, Capelli a Caschetto!» la salutò, pimpante.

La ragazza si bloccò con il suo ipod a mezz'aria, poggiandolo poi lentamente sul tavolo e aggrottando le sopracciglia,  aspettando un attimo prima di rispondere, come se stesse metabolizzando quello che aveva sentito. «Capelli a Caschetto?»

Denki ridacchiò passandosi una mano tra i capelli, nervoso. L'aveva forse offesa? «Scusa, è tipo la terza volta che parliamo io e te e ancora non so il tuo nome.» si giustificò. Forse non avrebbe dovuto farsi contagiare dalla mania di Katsuki di dare soprannomi e affibiliarle quello.

La ragazza attese che il cameriere poggiasse il caffè sul tavolo della ragazza e una lattina di coca cola con la cannuccia - che Kaminari non aveva ordinato ma sapeva che c'era lo zampino di Eijirou, che sicuramente lo aveva visto al tavolo con lei - per rispondere: «Quindi io posso chiamarti Idiota-scaricato?» inarcò un sopracciglio.

«Scusa,scusa...» Denki sospirò. E va bene, se l'era cercata. Allungò una mano verso di lei, sotto al tuo naso. «Volevo ringraziarti perché il tuo consiglio mi ha aiutato molto! Ossì!»

La ragazza scrutò la sua mano, poi arrossì, distogliendo lo sgiuardo. «Ti preferivo quando eri depresso, eri meno chiassoso.» bofonchiò, facendo ridere il biondo. «Comunque adesso capisco perchè quelli sono i tuoi amici.»

«Touchè!» strillò Denki. Quel giorno era contento: non solo perchè era riuscito a scrivere una canzona... non importava quanto schifo facesse, l'importante era averlo fatto! E la seconda... beh, non lo sapeva, ma si sentiva immensamente grato con quella ragazza. Anche se non posso continuare a chiamarla Capelli a Caschetto, o si arrabbiderà!

Con la mano ancora tesa, si shciarì la voce. «Comunque io sono Denki,» forse era troppo scortese dirle solo il nome di battesimo? «Kaminari Denki.»

«Leva quella mano, idiota. Non ho intenzione di stringertela.» bofonchiò lei. Kaminari si arrese e, dopo qualche istante, lo sguardo della ragazza passò dall'osservare disinteressatamente l'intera sala, fino a lui.

«Kyoka Jirou.»

«Eh?»

«Il mio nome, Idiota.»

«Ah!» esclamò Kaminari, battendo le mani sul tavolo. Era un vizio che aveva imparato da Kirishima Eijirou ed era ben conscio che era una cosa che infastidiva gli altri - infatti la ragazza gli aveva appena mollato un'occhiataccia - . Kyoka Jirou, che bel nome!

«Allora, Jirou, ce l'ho fatta!» e allungò verso di lei lo spartito.

«Fammi leggere.» Jirou afferrò il quadernino e iniziò a leggere e ad annuire di tanto in tanto. Denki la osservò, concentrata com'era mentre leggeva quelle disastrose scritte a mano, ed ebbe un po' di ansia: le sarebbe piaciuta o l'avrebbe considerata un'enorme schifezza?

Colse uno sguardo crucciato ad un certo punto e il cuore di Denki sussultò, finchè lei non esclamo: «La tua scrittura fa proprio shcifo, Kaminari.» lasciandolo spiazzato.

S'imbronciò, un po' offeso. Lo sapeva che la sua scrittura faceva schifo ma... che ne pensava del testo? Stava per chiederlo quando lei si chinò per mettere una mano dentro alla borsa poggiata a terra e ne estrasse una matita. Poi Jirou alzò lo sguardo perso di lui, sollevando la mano che impugnava la matita come per chiedere il permesso.

«Sì... certo.» bofonchiò. Gli piaceva l'idea che qualcuno lo consigliasse sulla scrittura di una canzone: prima d'ora aveva sempre e solo consegnato i testi finiti ai ragazzi della band e Camie non aveva mai voluto che lui le leggesse qualcosa prima di renderla ufficiale - se per questo, Camie non era nemmeno mai andata a nessuna esibizione, perchè era sempre indaffarata diceva. Ma Kaminari sapeva che la musica non la faceva impazzire, sopratutto il genere che suonavano loro e, nonostante questo, lui l'aveva amata tantissimo.

«Se sostituisci questa parola con quest'altra... e, oh, una pausa qui ci starebbe bene... questa frase no, stona con il resto... che ne dici di questa?» farfugliava Kyoka Jirou, la sua nuova amica, borbottando tra sè e sè - o parlando con lui? -. Uno scintillio negli occhi attraversò le pupille scure della ragazza e le sue labbra s'increspavano di tanto in tanto, rimuginando.

Che bella.

E poi, si vedeva che amava la musica e quel genere di cose... erano farfalle quelle che sentiva nello stomaco?

Il quadernino si poggiò nuovamente davanti a lui e Kaminari si accorse che Jirou aveva finito e che adesso lo stava fissando. Si ritrovò ad arrossire, dandosi dello stupido per essere rimasto imbambolato con una faccia da ebete come un dodicenne in preda agli ormoni.

«Il testo è tremendamente triste ma molto buono.» dichiarò infine Kyoka Jirou, con un tono talmente piatto da risultare insolito. La sua voce s'inclinò curiosamente un poco quando domandò: «Ma il sound qual'è?»

Il sound. Giusto.

«E-ecco....» balbettò. Non che ci avesse effettivamente pensato, però avrebbe dovuto chiedere a Katsuki. Non avevano mai introdotto la chitarra classica, dopotutto. E se avesse stonato con il resto? «Una cosa tipo così...» e afferrò il cellulare, cercando tra le varie prove che aveva fatoto a casa. Ne selezionò uno, quello che andava più vicino a qualcosa nella sua testa. Il suono di una chitarra uscì dal cellulare e vide Jirou annuire.

«E' buona, anche se ci sono troppi stacchi.»

«Lo so, lo so..» sospirò Denki. «E' che devo chiedere agli altri. Sai, nelle nostre canzoni non ci siamo mai adattati a questo sound.»

Jirou annuì. «Capisco.» poi allungò una mano verso il cellulare e glielo strappò di mano, riproducendo di nuovo la registrazione di trenta secondi. E poi di nuovo. Fino alla terza volta in cui lo guardò e ordinò: «Canta dal verso cinque.»

Kaminari sobbalzò. Eh? Cantare? Adesso? Davanti a lei, sopratutto?

Non era mai stato timido, sapeva di avere una bella voce forse più di quella roca e graffiante di Bakugou Katsuki o quella virile di Kirishima. Forse la sua era più... dolce e sensuale. Bassa, rispetto agli altri due, ma si adattava bene a qualasiasi sound.

«Canta.» ripetè. Jirou.

Kaminari annuì e si schiarì la voce. Fece ripartire la registrazione e dopo qualche secondo, iniziò a cantare: «The  picture that you sent me, they're still living in my phone.» 

Vide Jirou sollevare le sopracciglia, impressionata e schiudere leggermente la bocca. Probabilmente, se non ci fosse stata Camie a pugnalargli il cuore e  lasciarlo sanguinare ancora, avrebbe baciato quelle labbra. E, in fondo, lo voleva davvero, baciare quelle labbra di Jirou Kyoka. Stare lì con una ragazza, a quel modo, era forse la cosa che aveva sempre desiderato. Inoltre, era come se lui e Jirou si conoscessero da anni.

Cercò di proseguire, passando al terzo verso, distogliendo lo sguardo dalle labbra della ragazza. «And all my friends keep asking why Im not around.» continuò a cantare, verso dopo verso, osservando i capelli a caschetto di Kyoka Jirou mentre si muovevano con la sua testa. Le piaceva.

Un flash di immagini gli invase la mente, sovrapponendosi a quella della ragazza davanti a sè. Lui e Camie, il loro prima bacio, la loro prima uscita. Si ricordò delle innumerevoli gaffe che aveva fatto quando l'aveva conosciuta e Mina che ripetutamente diceva "non so come abbia fatto una tipa così a finire con te, Kami-baka."

«It's hard to hear your name when I haven't see you in so long.»

Ance se, adesso, il nome di Camie faceva un po' meno male.

«It's like we never happened, was it just a lie? If what we had was real  how could you be fine?» Aveva osato guardare il profilo social di Camie solo una volta, per scoprire con orrore che lei aveva cancellato tutte le foto insieme. Ma non era solo questo - no, anche Mina l'aveva fatto per lui, cancellando Camie dalla sua vista. - ma anche il fatto che, l'ultima immagine postata di Camie risaliva a due giorni dopo la loro rottura. E stava con quel tipo che aveva trovato nel suo appartamento.

Era solo una bugia tutto quanto, quindi?

«I wish that I could wake up with amnesia, and forget about the stupid little things.» completò l'ultimo verso con un sospiro e mise la registrazione in pausa. Sentiva gli occhi lucidi, ma non aveva pianto, per fortuna. Faceva male.

Jirou Kyoka forse si accorse del suo sguardo, perchè la sua espressione si addolcì un poco. «Davvero bella. Sono sicura che ai tuoi amici piacerà.»

Kaminari annuì. Sì, forse sarebbe piaciuta. Ma non a Mina, lei l'avrebbe odiata - così come aveva sempre odiato Camie, anche se non glielo aveva mai confessato lo aveva capito. Era Mina, dopotutto. «Sai, secondo Kirishima lei non era il mio Posto giusto, al momento giusto

Jirou aggrottò le sopracciglia. «Il tuo cosa?» ripetè e Kaminari si sentì più stupido del solito. Non sapeva nemmeno perchè aveva tirato fuori quella frase. Era soltanto una stupida teoria di quel romanticone di Kirishima Eijirou e lui non ci aveva mai creduto.

Infatti, ridacchiò. «E' una cosa stupida... ma, secondo lui, esistono tre tipi di relazione.» spiegò. Notò che aveva catturato pienamente l'attenzione della ragazza, che ora si era appoggiata con il gomito sul tavolo e il mento sul palmo, in attesa della spiegazione.

«Posto sbagliato, al momento sbagliato. Ovvero due persone che sono totalmente incompatibili e che sono destinate a dividersi molto presto. Posto giusto, ma al momento sbagliato in cui due persone si incontrano e potrebbero stare insieme, ma per un motivo  od un altro non riescono a stare insieme. E poi l'ultima, dove le due persone si trovano e incondizionatamente dal posto o dal tempo, sono perfettamente compatibili. Posto giusto, al momento giusto

Jirou non disse nulla e si limitò a sorridere appena, così Denki decise di rompere quell'imbarazzo. «Ma figurati se esistono queste cose! E' un'idea stupida!» bofonchiò.

Jirou sorrise ancora e abbassò la testa, guardando distrattamente l'orologio. Denki si accorse del rossore sulle sue guancie. «Va bene, adesso devo andare, Kaminari. Ci vediamo!» Sembrava scappare...ogni volta! E lui voleva rincorrerla, raggiungerla, farla restare ancora un po' con lui.

Quando si alzò e lo oltrepassò, il profumo di lavanda lo investì e con esso il cuore prese a battere velocemente. «Kyoka!» la chiamò, voltandosi immediatamente. La osservò, ferma sulla porta con una mano sulla maniglia in attesa, che lo guardava - ancora con le guance leggermente rosse. Tutto ad un tratto, l'intero locale sparì e rimasero solo loro due.

«Vieni al concerto, il prossimo sabato?»

Jirou chinò il capo, rotolandosi una ciocca sul dito della mano libera. Sorrise. «Potrei. Non credo di avere impegni.» e, detto questo, uscì.

Kaminari sospirò. Perchè il cuore gli batteva forte e non capiva cosa stava succedendo.

Posto giusto al momento giusto, eh. Aveva sempre preso in giro Kaminari per quella cosa troppo romantica per loro... però poteva essere vero. Eijirou insisteva sul fatto che lui e Mina erano stati la secondo - Posto giusto, ma al momento sbagliato - e infatti avevano aspettato anni per finire insieme - tra litigi, la cocciutaggine di entrambi e molti flirt con altre persone da parte di entrambi. E poi diceva che Katsuki e Uraraka erano Posto giusto, al momento giusto. Mentre lui e Camie non lo erano.
Adesso Denki lo sapeva: lui e Camie erano Posto sbagliato, al momento sbagliato.

Lo sguardo del biondo finì sulla tazza da caffè ancora piena - non l'aveva toccata? Era rimasta così assorta da lui da non toccare quella tazza di caffè che si era farta portare? E, vicino, si era dimenticata anche la matita.

L'afferrò, con l'intento di restituirgliela quando una frase aleggiò nella sua testa. Se lui e Camie non lo erano mai stati, com'era sentirsi al posto giusto al momento giusto?

Avrebbe dovuto avere i batticuori e le farfalle, giusto? - con Camie era successo, ma solo perchè lei sembrava tanto bella quanto irragiungibile. Avrebbe dovuto sentirsi al... sicuro e capito, esattamente come quella ragazza con cui aveva parlato tre volte. Kyoka Jirou l'aveva fatto sentire... apprezzato per la sua musica e per quello che faceva. Camie non l'aveva mai fatto.

Si bloccò, non rendendosi conto che la sua mano - munita di matita - si era messa in moto e stava scrivendo delle parole in uno spazio vuoto di un foglio. Le lesse... continuando ad aggiungere parole. Stava componendo... una canzone?

 

***

Incredibilmente, i ragazzi avevano accettato la sua canzone. E Bakugou Katsuki sembrava anche piuttosto soddisfatto, sebbene ciò che alla fine aveva proposto al gruppo era una canzone totalmente diversa di quella che aveva visto con Jirou.

Da quelle poche righe scritte per caso, a quel tavolo, ne era nata una canzone in una sola note. Era stato... facile. Quasi si era scordato la sensazione di poter scrivere una canzone così liberamente e velocemente. Se la canzone che aveva scritto prima lo aveva aiutato ad accettare quello che era successo con Camie, questa l'aveva totalmente liberato dal peso, dando più spazio all'idea che lui non si fosse innamorato di Camie, ma dell'idea che si era fatto di lei. E, vedendola sotto un'altra prospettiva, che senso aveva stare male per una cosa del genere?

Inoltre aveva capito che... voleva andare avanti. E sapeva perfettamente come.

Non era mai stato un ragazzo che rimuginava troppo sulle cose, anche al liceo quando saltava da una ragazza all'altra e chiedeva a tutte di uscire. E si era odiato per essersi comportato da idiota depresso solo per Camie. Quando lo aveva detto ai suoi amici, essi lo avevano stritolato in un grande abbraccio e - perfino Bakugou! - avevano ammesso che Kaminari Denki fosse tornato.

Quindi, aveva deciso che stasera l'avrebbe fatto. Avrebbe chiesto a quella ragazza di uscire, per tentare di rincominciare. Perchè lei lo aveva fatto stare bene e... voleva sentire di nuovo quelle sensazioni di pace nel parlare con lei. E voleva di più. Voleva baciarla.

«Sei nervoso, Denki-chan?» gli domandò Mina, salendo sul palco e posizionandosi dietro la tastiera. La gente aveva già iniziato ad affluire da almeno dure ore e adesso mancavano dieci minuti che iniziassero a suonare. ma Jirou Kyoko ancora non c'era.

Denki elargì un sorriso. «Un po'!» afferrò la chitarra ed iniziò ad accordarla, lanciando di tanto in tanto occhiate verso la porta in attesa di vedere Jirou.

Avevano predisposto la sala come al solito: tavoli posizionati a modo semicircolare intorno al palco. Vide che, al tavolo sull'estremità destra c'era Ochaco Uraraka con Midoriya Izuku e la sua ragazza, Melissa. Oh quindi era per quello che Katsuki era di cattivo umore.

Infatti, Katsuki uscì dal magazzino -temporaneamente trasformato in camerino - e lanciò un'occhiata stizzita al povero Deku, che rabbrividì quando lui lo indicò con le bacchette e lo salutò con qualche insulto. Poi Bakugou salì sul palco, seguito da Kirishima che si scusò con Midoriya e Sero che era la seconda chitarra, dopo di lui.

«Denki!» sussurrò Mina. «E' arrivata!»

Kaminari ormai non si sorprese più nel scoprire che Mina Ashido quasi gli leggeva nella mente, ma avrebbe parlato con lei più tardi del fatto che doveva abbassare un poco la voce - perchè l'intera sala si era appena ammutolita, attendendo il loro inizio. E si voltò verso Jirou, che era entrata con una ragazza dai capelli neri e avevano occupato un posto centrale, due file dopo il palco.

Jirou alzò la mno in segno di saluto e lui le sorrise. lanciò uno sguardo poi a Katsuki che si era posizionato dietro la batteria e aveva annito. Katsuki alzò le braccia, impugnando le bacchette, e le flettè, facendole cadere ritmicamente sui tamburi nella batteria. Quello era il loro segnale d'inizio.

Mina iniziò a smanettare sulla tastiera e, un secondo dopo, presero tutti a suonare le prime note. «Siamo pronti,gente!» urlò davanti al microfono, sopra le melodie della canzone. «Voglio dedicare questa canzone a una persona a me speciale!» e guardò Jirou.

La sua espressione era sconvolta, forse perchè si aspettava una canzone diversa, o forse perchè dal momento che lui aveva posato gli occhi su di lei, numerose persone si erano voltate incuriosite. Video Jirou ingobbirsi e mormorare qualcosa.

«We got our eyes open and feeling like we're almost there.»

Iniziò a cantare. Ripensò a quando la vide la prima volta, seduta a quel tavolo. Dai Jirou, non dirmi che non hai sentito anche tu la sensazione.

«All I see, is you and I. You're the only lifeline that I need tonight...»

Il sound della canzone stava piacendo, perchè vide numerose persone battere le mani e ridacchiare. Tutti completamente rapiti da quei cinque ragazzi su quel palco di un pub.

Denki tornò a posare il suo sguardo su Jirou - e notò con soddisfazione che anche lei lo stava guardando rapita - e puntò il dito contro di lei, lasciando andare per un momento la chitarra -ne aveva parlato con Sero, ci sarebbe stato lui a coprirla - prendendo a cantare il ritornello: 

«So this is what it feels like... being at the right place the right time

Vide Jirou spalancare leggermente gli occhi e, da quel momento in poi Kaminari Denki non staccò mai gli occhi da quella ragazza dai capelli a caschetto. Qualcuno se ne accorse, seguendo la direzione del suo sguardo, ma a Kaminari non importava: voleva che Jirous capisse che quella canzone l'aveva scritta pensando a lei. A loro due e a come potrebbero essere lasciarsi andare.

Con immenso piacere Jirou, oltre che tremendamente imbarazzata - ricevendo colpi di gomito dalla sua amica di tanto in tanto - sembrava tremendamente rapita.

«Right here and now feels like forever. Never touch the ground when we're together

La canzone finì e la musica si abbassò, la voce di Denki che intonava limpidamente l'ultimo versetto che chiudeva definitivamente la canzone. 
 

«...Right Place, the right time.»

Quando s'azzittì ci fu un momento e poi un boato esplose nella sala, applaudendo e gridando che fossero stati bravi. Kaminari ringraziò rapidamente e lasciò al microfono Mina, che - come di consueto tra una canzone e l'altra - prendeva a chiacchierare con il pubblico.

Kaminari Denki saltò giù dal palco, facendo zig zag e piantandosi davanti al tavolo di Jirou che era rimasta seduta a fissarlo. La sua amica si alzò prontamente scusandosi di dovere andare in bagno, e loro due rimasero faccia a faccia.

«Cos'era quella scenata idiota?!» borbottò Jirou, rossa in viso, che evitava a tutti i costi di guardarlo.

«Ho scritto una canzone per te non dovresti essere così scorbutica.» la prese in giro. Le afferrò le spalle e la tirò su, verso di lui, fparandola a un palmo dal suo naso. Pessima mossa, perchè adesso aveva ancora più voglia di baciarle ed era pure arrossito.

Jirou lo guardò, quasi timidamente.

«Penso che... che Kirishima abbia ragione. Tu sei il mio posto giusto al momento giusto, Jirou.»

Sentì la ragazza fremere tra le sue braccia e nell'istante in cui i loro sguardi si catturarono, Kaminari decise che non poteva lasciar andare via quella ragazza. Ma lei sussurrò: «E Camie?»

Kaminari deglutì. «Lei è un'altra storia. Adesso ho te, qui davanti, e mi sento come se fossi a casa. Mi sei stata vicino, mi hai aiutato e più tempo ti guardo... meno pensavo a Camie.»

Jirou si accigliò: «Quindi sono la ruota di scorta?» si dimenò, cercando di liberarsi dalla morsa del biondo, ma lui la strinse più forte. Accidenti, che idiota, l'aveva offesa. Non voleva che lei pensasse quello, perchè non era affatto vero.

«Quindi,» fece. «Sono stato meglio con te - mi sono sentito apprezzato per la mia musica e capito - nelle ultime volte che abbiamo parlato in due anni di relazione con Camie.»

Forse quella dichiarazione aveva spiazzato un po' Jirou Kyoka. Non aveva mai pensato alla possibilità che lui non potesse piacerle... non perchè era così narcisista ma, nella sua testa, si vedeva talmente bene di fianco a lei che...

«Io forse non ti piaccio, Jirou?» mormorò, facendola arrossire. La ragazza si umettò le labbra - e dio, lui ebbe ancora più voglia di baciarla.

«Io sì... mi piaci, ma-» bofonchiò.

«Allora va bene. Ho bisogno di te Jirou... e ho bisogno di te adesso che m'incoraggi e mi guardi in quel modo mentre torno lassù a suonare.»

«In quale modo?»

«Come se ti piacesse davvero la tua musica.»

Denki vide che anche Jirou questa volta stava facendo vagare lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra. Doveva baciarla, ora... altrimenti sarebbe esploso e...

«Posso baciarti?» domandò a bruciapelo. Diretto come sempre, Kaminari Denki. «Avrei voluto farlo dalla settimana scorsa. Ci ho pensato e ripensato, che idiota.»Si aspettò che Jirou lo colpisse, invece lei si liberò dimenandosi e questa volta la alsciò andare.

Jirou prese ad osservarsi i piedi. «Sei un idiota.»

«Eh? Perchè?» si lamentò.

Jiro alzò timidamente lo sguardo e lo scrutò da sotto le lunga ciglia. «Perchè... insomma... mi chiedi se.... sai, i veri uomini lo fanno e basta!» borbttò, un po' sconnessamente. Questo fece ridere Kaminari che sorrise e poggiò entrambe le mani sulle guancie tonde di Jiro.

«Okay, Kyoka...» sussurrò, avvicinandosi lentamente. Il volto di Jirou stava diventando di mille colori e, quando le loro labbra combaciarono, Kaminari fu lieto di scoprire che erano morbide esattamente come le immaginata. Presto si trasformò in un bacio più intenso e un calore gli inondò il cuore quando Jirou alzò le braccia per circondarlo, unendo i loro corpi.

«Ehi piccioncini, diamoci una mossa, abbiamo una scaletta da rispettare!» ed ecco che Mina Ashido metteva in imbarazzo comportandosi come... be', come lei

Kaminari si staccò da Jirou con un risolino, notando che lei si era notevolmente irrigidita e si era lasciata ricadere sulla sedia, quasi nascondendosi dagli sguardi della gente, ora che l'attenzione era concentrata su loro due, ma non solo, c'erano altri due piccioncini nella sala.

«Ehi Katsuki, dico anche a te. Ochaco-chan per favore lascia un po' di saliva al nostro batterista, che deve cantare un paio di versi stasera!» proseguì Mina, con il suo tono di voce squillante e allegro. E mooolto malizioso.

Denki vide Bakugou imprecare, allontanandosi dal tavolo di Ochaco, mentre lei arrossiva come un peperone, ricevendo pacche d'incoraggiamento da Midoriya Izuku di fianco a lei.

«Che imbarazzante...» si lamentò Jirou.

Kaminari ridacchiò. «E' Ashido Mina...»

«Kaminari Denki!» tuonò al microfono la ragazza dai capelli rosa.

Kaminari sbuffò. «Sì,sì.» ma sorrise mentre salì sul palco e vide che i suoi amici gli sorridevano di rimando. Katsuki impugnò le bacchette e lui la chitarra elettrica.

Allora era così che ci si sentiva essere al posto giusto, al momento giusto.

 

 

 

   
 
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