Weight Of The World di Lady Lynx (/viewuser.php?uid=80352)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un pessimo coinquilino ***
Capitolo 2: *** Incontri Ravvicinati ***
Capitolo 3: *** I problemi della perfezione ***
Capitolo 4: *** Di necessità virtù ***
Capitolo 5: *** Un successo indesiderato ***
Capitolo 6: *** L'inizio dello show ***
Capitolo 7: *** Maledetta diplomazia ***
Capitolo 8: *** Il detentore del potere ***
Capitolo 9: *** Non troppo sola ***
Capitolo 10: *** Storia di una vita ***
Capitolo 11: *** La strana coppia ***
Capitolo 12: *** Un pizzico di polvere ***
Capitolo 13: *** Chi la fa l'aspetti ***
Capitolo 14: *** Un tuffo nei ricordi ***
Capitolo 15: *** Tradizione di famiglia ***
Capitolo 16: *** Fortuna, bugie, coraggio ***
Capitolo 17: *** Nella tana del Serpente ***
Capitolo 18: *** Un amico e mezzo ***
Capitolo 19: *** Pazza d'amore ***
Capitolo 20: *** Novembre scarlatto ***
Capitolo 21: *** Lacrime di dolore ***
Capitolo 22: *** Tra Schiantesimi e compromessi ***
Capitolo 23: *** Agenzia matrimoniale ***
Capitolo 24: *** Una goccia di verità ***
Capitolo 25: *** Favori e ragazze ***
Capitolo 26: *** Colpi di scena ***
Capitolo 27: *** Stormo di dubbi ***
Capitolo 28: *** Tre piccole battaglie ***
Capitolo 29: *** Danza confusa ***
Capitolo 30: *** Indizi e sospetti ***
Capitolo 31: *** Patto con Piton ***
Capitolo 32: *** A spasso con un licantropo ***
Capitolo 33: *** Risvegli e divieti ***
Capitolo 34: *** Tempo di rivelazioni ***
Capitolo 35: *** Sorpresa di Natale ***
Capitolo 36: *** Mattina a Grimmauld Place ***
Capitolo 37: *** Christmas in Black ***
Capitolo 38: *** Ipotesi di paternità ***
Capitolo 39: *** Caccia alla strega ***
Capitolo 40: *** Doni del destino ***
Capitolo 41: *** Prede del pericolo ***
Capitolo 42: *** Tutto torna indietro ***
Capitolo 43: *** Imprevisti e previsioni ***
Capitolo 44: *** Il prezzo del futuro ***
Capitolo 45: *** Invito sconsigliato ***
Capitolo 46: *** Prima della morte ***
Capitolo 47: *** Attimi di sonno ***
Capitolo 48: *** Leale come un Tassorosso ***
Capitolo 49: *** Sette tradimenti ***
Capitolo 50: *** Sogno insano ***
Capitolo 51: *** Fuoco della passione ***
Capitolo 52: *** Libera per amore ***
Capitolo 53: *** Accoglienza malandrina ***
Capitolo 54: *** Doppia esse ***
Capitolo 55: *** Ciuffetta e Felpato ***
Capitolo 56: *** Il labirinto dei pensieri ***
Capitolo 57: *** Una mezza prova ***
Capitolo 58: *** Il padrino ***
Capitolo 59: *** Rivivere nel ricordo ***
Capitolo 60: *** L'origine del sangue ***
Capitolo 61: *** Come, quando, perchè ***
Capitolo 62: *** Una chiara confusione ***
Capitolo 63: *** Cambio di pelle ***
Capitolo 64: *** Il peso del mondo ***
Capitolo 65: *** Non (r)esistere ***
Capitolo 66: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Un pessimo coinquilino ***
I
personaggi dei libri di Harry Potter presenti in questa storia non mi
appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling; i restanti
personaggi sono frutto della mia immaginazione.
Questa fan-fiction non tiene conto del sesto e settimo libro e della
fine del quinto. È stata scritta senza alcuno scopo di
lucro.
Mi
tirai le coperte sopra la
testa, tentando di ignorare la luce del sole che filtrava dalla
finestra tre metri più in alto. Sentii rivoli di sudore
colarmi
sulla fronte, mentre mi chiedevo se fosse meglio morire soffocata dal
caldo o alzarmi a quell’ora improbabile della mattina.
Approvai
la morte per soffocamento, considerato che così avrei potuto
dormire di più…molto di più, a
guardare bene.
- Fossi in te mi
alzerei!
– una voce interruppe per la seconda volta il mio
meraviglioso
sogno in cui vagavo per il Polo Nord in bikini.
- Taci, stupido
Cappello… - mormorai irritata, con la mente ancora
annebbiata dal sonno.
- Dai,
zuccherino del tuo
nonno, è una giornata da non perdersi! – disse
allegramente lo stesso scocciatore di prima.
Mi tirai seduta,
scalciando le coperte in fondo al letto, asciugandomi il sudore con il
lembo del lenzuolo.
- Quanto ti paga
Mago Merlino per rendermi la vita difficile? –
- A dire il vero
lo faccio gratis, è divertente! –
Nella stoffa
nera e
rattoppata del cappello apparve una piega che voleva assomigliare a un
sorriso. Sbuffai indispettita, non era l’unico a divertirsi
alle
mie spalle.
- Ti
dispiacerebbe voltarti
verso il muro? Il fatto che mio nonno ti abbia autorizzato a farmi la
guardia non significa che puoi vedere mentre mi cambio! –
La piega sul
cappello si
allargò, ma ruotò lentamente di 360 gradi. Non
avrei mai
avuto la certezza che quel coso non potesse vedermi, tanto valeva
mettermi in una vetrina e fare lo spogliarello per chiunque.
- Ah, volevo
ricordarti che
oggi avrai l’esame di ammissione…- riprese la
vocina,
impregnata di soddisfazione personale.
Rapidamente mi
sfilai la
camicia da notte e indossai la prima veste che mi capitò
sotto
mano, inforcai gli occhiali e mi precipitai giù dalle scale
a
chiocciola di legno. L’ultima cosa che avrei voluto avere era
un’altra conversazione di prima mattina con
l’irritante
Cappello Parlante, soprattutto prima della svolta più
importante
della mia vita. Avrei dovuto dire a mio nonno che era ora di cambiarlo,
magari sarei riuscita a liberarmene senza troppa fatica.
“Ce la
farò, l’importante è fare un
po’ la sostenuta…”
Arrivai nella
stanza
circolare che tanto mi era familiare più sudata di prima,
con la
netta sensazione che i miei capelli cespugliosi fossero messi peggio
del solito.
“Forse
perché non li hai nemmeno pettinati?” mi dissi
ironicamente.
Mio nonno,
seduto come sempre
con i gomiti sulla scrivania lucida e le punta delle dita intrecciate,
mi squadrò con sorpresa.
-
Lauren…come mai sveglia così presto? –
Gli lanciai
un’occhiata piccata, sedendomi davanti a lui e cercando
invano di dare una forma ai miei capelli.
- Mah, non
saprei,
nonno… - esordii con sarcasmo – forse mi sentivo
abbastanza riposata da alzarmi all’alba dopo essere stata
sveglia
fino alle due di notte per cercare il dannato cane di qualcuno!
–
Le mie parole
grondanti
veleno furono ricambiate da un sorriso luminoso che si estese agli
occhi azzurro cielo. Occhi che ovviamente mi ero guardata bene
dall’ereditare.
- Sono contenta
per te,
Lauren…proprio la giornata adatta, dato che tra poco dovrai
sostenere gli esami per stabilire in quale anno potremo inserirti!
–
- Ma dai? Me ne
ero proprio
dimenticata! – borbottai, tormentando senza pietà
l’unghia del mio mignolo destro.
Mio nonno non
rispose, ma
potevo sentire il suo sguardo tentare di penetrare la mia mente per
scoprire cosa mi stesse passando in mente e perché non
avessi
ancora chiesto uno straccio di colazione.
“Ah,
è
così? Non otterrai facilmente quello che
vuoi…” mi
dissi tra me e me, abbastanza forte da farmi sentire. Era quello che
volevo, sentii mio nonno sobbalzare.
- Perdonami
l’intrusione, Lauren, ma dato che i tentativi di dialogo tra
di
noi sembrano non funzionare volevo cercare un approccio
migliore… -
Lo osservai con
sguardo
vacuo, come se fossi impermeabile alle sue parole. Odiavo la sua
flemma, la sua calma innata, il suo essere pacato anche nelle
situazioni peggiori. Come quando ero riuscita a farmi espellere da ben
tre Scuole di Magia, non aveva fatto una piega. Insopportabile.
- Dimmi, Lauren,
è questo che pensi di me? Che sono insopportabile?
–
Sostenni con
freddezza il suo
sguardo gentile, era solo colpa sua se ero finita nella sua patetica
scuola situata in un patetico posto con un patetico clima dotato di
un’umidità alle stelle.
- Penso che non
ho voglia di
fare nessun esame e che se sono così fortunata come dici
dovresti mettere una buona parola per me ed evitarmi questo
strazio…anzi, per non fare favoritismi, perché
non mi
espelli anche te? –
- Credo tu
sapessi l’importanza di una buona istruzione… -
- Certo, hai
ragione…
- cercai di ritrattare con classe – Senza esami non pretendo
di
essere messa al settimo anno, come invece dovrei, mi basterebbe anche
il primo…nonostante la mia voglia di passare i prossimi
sette
anni al fianco di ragazzetti immaturi e petulanti non sia proprio la
mia massima aspirazione! –
Dissi tutto con
una
sincerità disarmante che però non fece
l’effetto
desiderato. Mio nonno si alzò in piedi e si
avvicinò per
accarezzarmi con affetto i capelli. Anche questo era tremendamente
disarmante.
- Lauren,
capisco quello che senti…so quello che stai cercando di
dirmi… -
Scattai in
piedi,
sottraendomi alle sue mani e riuscendo nella mirabolante impresa di
strapparmi l’orlo della veste. Con un gesto di bacchetta me
la
riparò prima che potessi replicare, scossi la testa come si
usa
fare davanti ai casi disperati.
- Avanti, cosa
sto cercando di dirti secondo te? –
Non avrebbe mai
indovinato, ne ero praticamente certa.
-
Mmm…forse mi stai
consigliando di cambiare il Cappello Parlante perché ti
sembra
solo uno scocciatore inutile? –
Arrossii
fugacemente, ma ripresi subito il controllo.
- Come ti
è venuta in
mente un’idea simile, nonno? Io sto cercando di dirti che sei
Albus Percival Wulfric Brian Silente, Preside di questa Scuola, e non
hai nemmeno lontanamente pensato di aiutare tua nipote ad evitare una
sessione di esami prettamente inutile ammettendola come chiunque altro!
–
“Salvata
in corner” mi dissi.
Mio nonno
allargò bonariamente il suo sorriso e mi
scompigliò di nuovo i capelli.
- Bene, allora
sono contento che tu e il Cappello abbiate fatto amicizia! Sono
orgoglioso di voi! –
Un
attimo…io e il Cappello? Amicizia? Mio nonno mi aveva forse
fregato?
- Ma
veramente… -
- Non
riuscirò mai a
indovinare quello che ti passa per la testa, eh, Laurie? Ora ti
conviene scendere a fare colazione, tra poco dovrai conoscere i tuoi
nuovi professori e far vedere quello che sai fare! –
Mi spinse con
delicatezza
fuori dalla stanza, dopo avermi infilato in mano la mia bacchetta e il
mio manico di scopa. La porta si richiuse con un leggero clic dopo la
mia uscita.
Sì,
era riuscito a fregarmi per la prima volta.
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Capitolo 2 *** Incontri Ravvicinati ***
Dopo
una breve tappa in bagno per sistemare il sistemabile e dopo la peggior
colazione della mia vita servita in un’enorme sala in cui la
sottoscritta era l’unica presente, mi appoggiai al portone
d’ingresso in attesa di qualcuno a cui interessasse dirmi
cosa avrei dovuto fare.
- Ehi, tu! Cosa
ci fai qui? La scuola non è ancora iniziata, come hai fatto
ad arrivare qui? –
Mi voltai con
aria di sufficienza e lanciai un’occhiata all’uomo
più scialbo che avessi mai visto in diciassette gloriosi
anni di vita.
- Tu chi
saresti? –
- Qui sono io
quello che fa le domande, signorina! –
Il bruttone si
avvicinò a me zoppicando e lessi chiaramente nella sua mente
che voleva prendermi per l’orecchio per trascinarmi non so
dove. Non mi scomposi, il peggio che poteva capitarmi era finire di
nuovo nell’ufficio di mio nonno, ma mi scostai abbastanza
velocemente da non essere afferrata e farlo inciampare nei suoi stessi
piedi.
Non risi, era
troppo facile prendersi gioco di gente come quella. E pensare che gli
porsi pure la mano per aiutarlo a rialzarsi, da quanto mi sentivo in
colpa per essermi messa in competizione con un essere così
palesemente inferiore. In cambio mi sentii stringere convulsamente il
polso e dovetti sopportare la vista di un sorriso costellato di denti
marci.
- Ti prendi
gioco di me, ragazzina? –
A dire il vero
era proprio quello che avevo evitato di fare, stupido idiota.
- No, signore
senza nome, è lei che si sta prendendo in giro da
solo… -
Sentii soffiare
alle mie spalle e solo in quel momento notai una specie di gatta
spelacchiata brutta almeno la metà del suo padrone.
- Tranquilla,
Mrs. Purr, adesso la portiamo da Silente e la facciamo sistemare come
si deve! –
Proprio come
pensavo, quel tipo non aveva uno straccio di potere anche se gli
piaceva definirsi “quello che fa le domande”. Bene,
avrei fatto un altro viaggetto dal mio caro nonnino Albus.
- Gazza! Argus
Gazza, cosa stai facendo? –
Una voce seccata
ci raggiunse, fermando dopo soli tre passi la romantica passeggiata che
coinvolgeva me e questo Argus Gazza.
- Sto portando
l’intrusa da Silente, Minerva! – replicò
l’uomo della mia vita con voce sottomessa.
- Questa non
è un’intrusa, è la nipote di Silente!
–
L’uomo
mi lasciò di colpo come se si fosse scottato. Sicuramente
era uno dei tanti leccapiedi che temevano l’ira del mio dolce
nonnino.
- Mi dispiace
averla turbata, signorina, non sapevo… -
Gli scoccai
un’occhiata gelida tra le migliori del mio repertorio,
facendolo fuggire come pensavo non avesse mai fatto in tutta la sua
vita. La gatta lo seguì pigramente, dopo una specie di
miagolio strozzato.
- Piacere di
conoscerti, Lauren…io sono Minerva McGranitt, la vicepreside
della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts! –
Annuii
lentamente, quella mi sembrava una abbastanza normale. Che fosse
l’unica in quella scuola?
- Albus mi ha
incaricata di portarti nei diversi luoghi dove sosterrai i tuoi
esami…come puoi vedere, la
Scuola di Magia
e Stregoneria di Hogwarts è enorme e ci metterai un
po’ ad ambientarti… -
La seguii senza
replicare all’esterno, un giardino che dalle dimensioni
ricordava molto un Parco Nazionale.
- Credo che tuo
nonno ti abbia raccontato molto poco della Scuola di Magia e
Stregoneria di Hogwarts, per questo vorrei consigliarti di leggere il
libro “Storia di Hogwarts”… -
Continuai ad
annuire come un automa, nonostante mi sfuggisse almeno la
metà di quello che Minerva mi stava dicendo. Pensavo a
quanto assomigliasse a una venditrice di case, mentre elencava tutti i
pregi della struttura dell’edificio e del giardino e dello
stadio di Quidditch e sorvolava con abilità sulla Foresta
Proibita e i suoi abitanti.
- Hai qualche
domanda sulla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, Lauren?
– mi disse infine, quando arrivammo davanti a una piccola
serra fin troppo ripiena di piante variopinte.
- A dire il
vero, sì…perché non la chiama
semplicemente “Hogwarts”, al posto di ripetere
sempre “Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts”?
-
La guardai con
innocenza, come se la mia domanda fosse tra le più lecite.
La vidi stringere le labbra, ma non rispose e mi fece strada nella
serra.
- Questa mattina
sosterrai gli esami di Erbologia e Volo, questo pomeriggio avrai
Trasfigurazione, Incantesimi e Difesa contro le Arti Oscure, questa
sera invece Astronomia… -
- Quando
farò Pozioni? – chiesi con tono fintamente
eccitato.
La McGranitt mi
guardò come se fossi una pazza suicida, ma questa volta
decise di rispondermi.
- Il
più tardi possibile, tuo nonno ha detto che non sei molto
portata e vuole fare in modo che lo superi egregiamente dandoti il
tempo per studiare. -
“Perché,
io ho mai studiato Pozioni?!?”
- Babbanologia?
Aritmanzia? Divinazione? Cura delle Creature Magiche? Lettura delle
Antiche Rune? –
- Prima dovremo
assicurarci che tu abbia delle basi valide almeno per sostenere il
terzo anno, Lauren… -
Ok, scherzavo,
nemmeno Minnie era molto a posto con la testa. Secondo lei una ragazza
diplomata al sesto anno di Durmstrang, dopo aver studiato anche
a Beauxbatons e Takatalvi, non sarebbe stata al livello dei
mocciosi del terzo anno di Hogwarts…ma chi voleva prendere
in giro?
Prima che
potessi risponderle a tono (cioè male) notai quella che
doveva essere l’insegnante di Erbologia.
- Lauren, questa
è Pomona Sprite! –
Pomona? Fossi
stata in lei avrei odiato i miei genitori per aver ricevuto un nome
così assurdo. Non che io potessi parlare a riguardo, ad
essere sincera.
- Albus mi ha
parlato spesso della sua nipotina e finalmente ho l’onore di
conoscerla! –
Pomona sembrava
entusiasta di vedermi, mi baciò sulle guance sporcandomi di
terriccio. Un’altra fuori di testa.
-
Sarò breve, non voglio portarti via tempo prezioso che
potresti usare per visitare la nostra meravigliosa scuola –
continuò la Sprite – voglio solo chiederti il nome
della pianta qui dentro e come domarla, niente di troppo difficile!
–
Mi
indicò il pavimento di pietra della serra, nella quale
sembrava essere stata tagliata una sezione circolare dove era stato
incastrato un anello. Una specie di botola, insomma.
- Quindi devo
guardare dentro questo coso, identificare la pianta e dire cosa le
è nociva? –
Pomona
annuì con fare incoraggiante mentre Minerva si era
appoggiata con aria attenta a uno dei numerosi tavoli. Con cautela
aprii la botola, tenendo la bacchetta con la mano destra.
Forse me
l’aspettavo, forse era stato solo un colpo di fortuna: un
tentacolo della pianta si avvolse immediatamente sulla manica sinistra
della mia veste e alle mie caviglie, prima che avessi il tempo di
reagire, minacciando di estendersi fino alla mia spalla. Senza
pensarci, iniziai a divincolarmi furiosamente.
- Lauren, non ti
muovere! Ci penso io! –
Vidi la Sprite
frugare preoccupata nelle tasche del suo completo in cerca della
bacchetta, mentre Minerva mi osservava placida nonostante la situazione
di evidente pericolo. Non mi scomposi, cercai di appellarmi a quello
che avevo imparato nelle altre scuole, mi venne un lampo di genio.
- Tentacolo del
Diavolo, predilige i luoghi bui e umidi…Incendio! –
Scatenai una
piccola tempesta di fiammelle sulla pianta che mi teneva in ostaggio
facendola ritrarre e chiusi immediatamente la botola. Minerva mi fece
un piccolo applauso, mentre la Sprite mi guardava con occhioni adoranti.
- Sei brava! Io
non intendevo farti affrontare quello! –
La guardai come
se mi avesse parlato in finlandese…cosa vuol dire
“io non volevo farti affrontare quello?”
L’hai fatto!
- Cosa intende
dire? –
- Pomona ti ha
chiaramente indicato quel vaso, Lauren, non la botola… -
replicò con voce piatta la McGranitt.
Osservai con
disprezzo i Puffagioli magici che rilucevano in un vaso di terracotta.
Erano esattamente a due centimetri di distanza dalla botola. Sospirai.
Possibile che non avessi capito cosa indicava quel dito tozzo e sporco
di terra?
- Questo vuol
dire che sono stata bocciata in Erbologia? Perché ho
sbagliato il contenitore dentro il quale guardare? –
Pomona mi
sorrise divertita, il luccicare ammirato nei suoi occhi mi mise
tremendamente a disagio.
- Non dire
sciocchezze, Lauren! Sei promossa a pieni voti! –
Prima che mi
potessi riprendere da questa incredibile assurdità (a
Durmstrang non erano ammessi errori, nemmeno così sciocchi),
Minerva mi aveva già fatto attraversare mezzo Parco
Nazionale e stava già bussando alla porta di una specie di
catapecchia malandata, circondata da quello che sembrava un campo di
zucche squartate. Mi chiesi in che diavolo di posto avesse vissuto mio
nonno per tutta la sua vita, solo in quel momento riuscii a intuire
perché avesse sempre quello sguardo rassegnato.
Dalla porta
uscì a fatica una barba nera e incolta, seguita da un
pancione enorme, un cane nero come la pece e alto come un cavallo e
dopo (sì, esatto, dopo tutto questo) il viso
dell’uomo…o meglio, del gigante.
Mi
abbracciò con calore, sollevandomi da terra di almeno trenta
centimetri e togliendomi il respiro.
-
Hagrid… - esordì con voce allarmata Minnie.
L’omone
mi rimise a terra, mi lanciò uno sguardo che sembrava
commosso ed estrasse un fazzoletto grosso come una tovaglietta da
pranzo dalla tasca della sua palandrana pelosa, soffiandosi
rumorosamente il naso.
- La nipotina di
Silente! La nipotina di Silente, Minerva, ti rendi conto? –
Non capivo il
perché di tutto questo entusiasmo, rimasi basita a guardare
la McGranitt che accarezzava il braccio del suo collega con fare
materno.
- Questo
è Rubeus Hagrid, il tuo insegnante di Cura delle Creature
Magiche…Hagrid, lei è Lauren! -
Annuii poco
convinta, mi sarei guardata bene dal superare quell’esame.
Non volevo certo dare spettacolo di abbracci e cose varie davanti ai
miei futuri compagni.
- Non vi va di
entrare per un tè? Ci facciamo un po’ di
compagnia…a Thor ci piacerebbe conoscerti! -
Mi
guardò speranzoso, ricambiai con un’espressione
fintamente dispiaciuta.
Tè in
estate? Con quaranta gradi all’ombra? Roba da matti.
- Ci dispiace
molto, Hagrid, siamo passate solo a salutarti… - rispose
Minnie – dobbiamo andare, Lauren deve sostenere
l’esame di Volo prima di pranzo! –
Il suo sorriso
luminoso mi sorprese, mi diede una leggera pacca sulla spalla e
accarezzò Thor come per consolarsi.
- Ci si becca
un’altra volta, allora! Minerva, grazie per essere
passata…nipotina di Silente, salutamelo! –
Seguii Minerva
che si stava già allontanando, sentii la voce urlante di
Hagrid accompagnarmi su per la collinetta che conduceva al campo di
Quidditch.
- In bocca al
lupo mannaro e in groppa all’Ippogrifo, Lauren! –
Sospirai dentro
di me scuotendo la testa. Se quelli volevano essere degli auguri di
buona fortuna, sarebbe stato un lunghissimo anno scolastico.
Decisamente.
Note
dell'autrice
Voglio ringraziare ahlys07,
Lady_Ginny, Verelia, CharmedAlis, Meirouya e Luciana Menditegui per
aver aggiunto la mia FF tra le preferite o tra le seguite. Spero che
questo secondo capitolo vi piaccia!
Grazie
anche a chi ha recensito e a chi semplicemente legge ^.^
jOse_:
Grazie per i complimenti, fa sempre piacere riceverne! XD Sarei stata
molto curiosa di leggere la tua fan fiction, a volte è solo
andando avanti a scrivere che si riesce a migliorare il proprio stile
di scrittura per piacere anche a se stessi. Buona fortuna per le tue
prossime FF!
Luciana
Menditegui: La storia si svolge mentre il trio
protagonista
è al settimo anno, non l'ho precisato perchè
avevo intenzione di metterlo nei capitoli seguenti ma non è
un grande spoiler. XD
Darò
un'occhiata appena possibile alla tua fiction, grazie per avermela
suggerita...mi consigli di partire dalla prima che hai scritto o di
andare direttamente al seguito?
Meirouya:
grazie, sei troppo buona! Il Cappello Parlante ha solo ricevuto quello
che si meritava dopo lunghi anni a manipolare la vita degli studenti,
si si.
|
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Capitolo 3 *** I problemi della perfezione ***
Finalmente era giunta la
sera, libera dagli esami di Trasfigurazione, Difesa contro le Arti
Oscure, Incantesimi e Volo.
Mentre salivo le
scale, diretta verso la Torre di Astronomia e seguita come un cagnolino
da Minnie, mi ritrovai a pensare a quante probabilità avessi
di finire direttamente al settimo anno, quello che teoricamente avrebbe
dovuto essere il mio. A detta di Minerva, se fossi riuscita a
recuperare Pozioni avrei avuto ottime possibilità.
- Sei stata
davvero eccellente nella Trasfigurazione del cappello di Filius in un
cono gelato…è stata una delle trasformazioni
migliori che io abbia mai visto! E sei anche riuscita a fare
l’operazione inversa, una cosa stupefacente! –
Tutti i
professori sembravano provare una specie di affetto speciale e di
ammirazione per me, non si preoccupavano di nasconderlo, quindi
prevedevo una vita difficile con gli altri studenti. Chi è
bravo a scuola ed è amato dagli insegnanti non va mai molto
lontano dal punto di vista sociale, l’avevo imparato a mie
spese.
- Inoltre
l’Incanto Patronus è stato semplicemente superbo!
Conosco ben pochi studenti capaci di un simile
incantesimo…te li presenterò! –
Tanto per dare
pepe alla conversazione, decisi di dimostrare un minimo di
curiosità.
- Davvero? Di
quale Casa fanno parte? –
- Grifondoro, la
culla dei coraggiosi di cuore! – replicò Minerva,
con gli occhi lucidi di orgoglio.
Grifondoro.
Perfetto. Mio nonno mi aveva raccontato almeno un miliardo di volte del
gruppo di pazzi scatenati che lo avevano aiutato a mandare Voldemort ad
Azkaban con un biglietto di sola andata, in quella che io chiamavo
“la sera dell’Ufficio Misteri…e la fine
della mia tranquilla esistenza”.
- Per caso sono
Potter, Granger, Weasley, Paciock…insomma, quella gente
lì? –
Minnie non fece
caso alla mia voce piatta e priva di entusiasmo, annuì con
vigore.
- Scommetto che
diverrete ottimi amici! – mi disse, sorridendo come lo
Stregatto.
Scommetto di no.
- Dove hai
imparato a volare così bene, Lauren? –
Non credevo che
la McGranitt fosse un’esperta del settore, ma apprezzai il
tentativo di cambiare argomento.
- Ho appreso le
basi a Beauxbatons, quando sono stata espulsa da Takatalvi alla fine
del quinto anno… -ignorai lo sguardo curioso di Minerva, che
evidentemente fremeva dalla voglia di sapere il motivo della mia
espulsione.
-
Quell’anno a Beauxbatons è stato tutto per me, ho
imparato finalmente a giocare a Quidditch e…insomma,
è andata bene… - sbuffai, stufa di fare scale che
sembravano non finire mai – poi, nel sesto anno, a Durmstrang
ho affinato le abilità…tutto qui… -
- A Durmstrang?
–
- Sì,
sono stata espulsa anche da Beauxbatons – risposi
candidamente.
Minerva sembrava
scossa, ma si vedeva chiaramente che non era dovuto tanto alle mie
espulsioni quanto al fatto che mio nonno non le avesse detto nulla al
riguardo.
- Spero che non
ti farai espellere anche da Hogwarts, Lauren… - mi disse,
con una vocina tremula che non le apparteneva.
- Dubito che ce
la farei… - borbottai a me stessa.
Arrivammo in
cima alla torre di Astronomia, dove ci aspettava una donna sulla
quarantina con lunghi capelli color corvo striati di grigio. In mano
aveva quella che sembrava una mappa delle stelle non compilata.
- Questa
è Aurora Sinistra, la professoressa di
Astronomia… -
Le strinsi la
mano con fare sbrigativo, l’unica cosa che volevo in quel
momento era finire quei dannati esami e fuggire nel mio lettino
evitando le domande di Minerva e i complimenti che sarebbero di certo
scaturiti dalla bocca di quella insegnante appena conosciuta.
Non ascoltai
quello che mi stava dicendo, era ovvio che dovessi compilare la mappa
che avevo in mano. Iniziai a scrutare il cielo, cercando di non pensare
a quanto la Stella Polare assomigliasse al sorriso abbagliante di
Madama Bumb quando mi aveva vista sfrecciare sulla mia Nimbus. O a
quanto le due piccole stelle nascoste dietro le nuvole sembrassero le
gemelle degli occhi commossi di Rubeus Hagrid nel vedermi. Per me erano
perfetti sconosciuti, perché i miei successi sembravano
farli così felici?
- Lauren, cara,
a me bastava il nome delle stelle principali… -
Abbassai lo
sguardo verso Aurora Sinistra, leggermente confusa per aver tenuto il
naso all’insù per tutto quel tempo. Lei mi
indicò la mappa stellare che avevo appena finito interamente
di compilare, mentre Minerva annuiva con approvazione alle sue spalle
come se avessi salvato la vita di qualcuno.
- Devo dire che
le hai fatte tutte giuste, sono sorpresa…sei appassionata di
stelle? –
A dire il vero
Astronomia era la materia che mi disgustava di più, a
Takatalvi era ritenuta la più importante e quindi avevo
dovuto sopportarla tutte le notti per cinque lunghissimi anni.
Comunque la
Sinistra sembrò prendere il mio silenzio per un assenso e
nel giro di pochi minuti mi ritrovai con Minerva a scendere le scale
delle Torre, ufficialmente promossa al terzo anno…ovviamente
con la riserva del risultato di Pozioni.
- Albus mi aveva
detto di avere una nipote straordinaria, ma non pensavo così
tanto… - continuava a ripetere Minnie, come
un’intercalare per ogni osservazione che faceva su di me. Era
seccante, odiavo i complimenti gratuiti.
- Non
è niente di grandioso, davvero…ho diciassette
anni, mi sembra il minimo… -
Ma lei non mi
ascoltava, troppo intenta a decantare tutte le abilità
straordinarie che sembravo averle dimostrato in quelle ventiquattro
ore. Altamente seccante.
- Quando
farò gli altri esami? –
- Domani
conoscerai il mio collega di Pozioni e sarà lui a decidere
quando sarà opportuno farti fare
l’esame…ora vai, Lauren! Salutami Albus, per
piacere… -
Minerva
restò a fissarmi fino a quando non decisi di salire sul
gargoyle che mi avrebbe portata dritta dal mio nonnino. Mi sentivo
molto in libertà vigilata.
- Cioccalderoni!
–
Mentre il
gargoyle saliva, sentii i passetti di Minnie allontanarsi e pensai di
andare a farmi un bel giretto turistico da sola per Hogwarts. E
l’avrei fatto, se qualcuno non mi avesse aspettato davanti
alla porta del suo ufficio.
- Non ti fidi di
me, per caso? –
- Avrai tempo
per scorrazzare di notte per la scuola, Laurie, credimi… -
- Ma tu non me
lo permetterai, vero? –
Non mi aspettavo
nessuna risposta e avevo ragione. Seguii il Preside, alias mio nonno,
nell’ufficio circolare e mi sedetti con aria svogliata sulla
prima poltrona che mi capitò sotto mano. La sua, ovviamente.
- Sì,
un giorno anche tu diventerai Preside… - mormorò
lui con una strana luce negli occhi.
- Scherzi? Non
sopporterei mai di fare il tuo lavoro! – sputai senza
pensarci – Senza offesa, nonno, ma preferirei evitare di
passare la mia vita a risolvere tutti i problemi di un branco di
mocciosi… -
- Tuo padre
avrebbe dato qualsiasi cosa per diventare professore… -
replicò lui con naturalezza, senza un’ombra di
rimprovero. Mi sorrise, porgendomi una scatola di Api Frizzole
già metà mangiata. Mi servii, succhiando in
silenzio.
- I tuoi
insegnanti sono già molto soddisfatti di te, Lauren
–
- Sì,
ho notato –
- Non sei
contenta? –
- Per niente
–
- Posso sapere
il perché? –
- Non tentare
questi trucchetti da psicologo con me, nonno…so benissimo
che sei un Legilimens, fammi il piacere di leggermi nella mente se
tanto ti interessa… -
Silente, lo
stesso Silente che tante volte aveva sopportato il mio caratteraccio
per giorni senza fare una piega, si arrese emettendo un sospiro.
C’era qualcosa che non andava.
- Stai bene,
nonno? – chiesi, sporgendomi con aria preoccupata sulla sua
scrivania per guardarlo dritto negli occhi.
- Sono un
po’ stanco, Lauren…tutto qui… -
Ok, forse ero
una stupida ragazzina di diciassette anni che si divertiva a fare la
scontrosa, ma la storia del “sono un po’
stanco” non l’avrebbe bevuta nemmeno un bambinetto.
- Ha a che fare
con la Scuola? –
Scosse la testa,
chiudendo gli occhi e appoggiandosi al muro come se le gambe gli
stessero per cedere. Scattai in piedi e lo accompagnai verso la
poltrona dov’ero seduta, facendolo accomodare.
- Dai, nonno, a
me puoi dire tutto… - esordii, iniziando a sudare freddo.
Non avevo mai visto Albus Percival Wulfric Brian Silente in quelle
condizioni.
- Lascia stare,
Lauren…vai a dormire, è tutto a posto…
- mormorò, riaprendo gli occhi e tentando di sorridere.
- Non lascio
perdere, dovessi diventare anch’io Legilimens a furia di
tentativi di leggerti nel pensiero per sapere cosa non mi vuoi dire!
–
Restammo in
silenzio per una mezza eternità. Alla fine, notando la mia
tenacia e il mio interesse per quello che mi teneva nascosto,
sembrò decidere di sputare il rospo.
-
Lauren…ti ricordi di Voldemort, vero? –
Annuii, senza
poter evitare una smorfia disgustata.
- Come potrei
dimenticarlo? Sono stata espulsa tre volte solo per colpa della vostra
lotta a tira e molla! I giornali non facevano altro che parlare di te
come salvatore o bugiardo a seconda delle circostanze e sono diventata
fin troppo famosa…oserei dire famigerata! –
replicai con sarcasmo.
Mio nonno non
rispose alle provocazioni, si portò la mano al cuore.
-
Lui…lui è riuscito ad evadere… -
Un miliardo di
immagini tremende si formò davanti ai miei occhi, immagini
costellate di lampi verdi che colpivano senza pietà mio
nonno. Il mio adorato nonno, l’unica persona che mi fosse
rimasta vicina in tutti questi anni, nonostante fingessi che non me ne
fregasse nulla.
-
Lui…vuole ucciderti, nonno? –
-
Severus…chiama Severus… -
Riuscì
a dire solo queste poche parole prima di cadere dalla poltrona privo di
sensi.
Rimasi
agghiacciata a fissarlo per dei secondi che parevano secoli, prima di
precipitarmi verso il gargoyle e poi di corsa per i corridoi e le scale
buie di Hogwarts, senza sapere dove trovare questo Severus.
Finii a sbattere
con la faccia contro qualcosa di morbido, prima di cadere
all’indietro e picchiare la testa sul pavimento di pietra per
contraccolpo.
Il mio ultimo
pensiero prima di avere la vista annebbiata da tante stelline si
rivolse a mio nonno.
Non potevo perdere anche
lui.
Note dell'autrice
Forse dovrei smetterla di aggiornare così frequentemente, ma
sono in un periodo di grande ispirazione e fino a quando non
inizierà la scuola farò del mio meglio per
postare regolarmente. Spero che gradiate anche questo capitolo e ne
approfitto per ringraziare Gin_ookami97,
Stabuck, giovy39, ila_sabaku e Lady of the sea per aver
aggiunto la mia storia tra i preferiti o le seguite.
Invito tutti voi, anche chi legge (che comunque ringrazio per avere
dato un'occhiata) a lasciarmi un commentino, anche microscopico, per
farmi sapere cosa ne pensate dei personaggi, della storia...un po' di
tutto, insomma. ^.^
Luciana
Menditegui: Sono contenta che ti sia
piaciuto, troppo gentile per i complimenti! L'incontro tra Piton e
Lauren si avvicina sempre di più, tieniti pronta! :-)
P.S. Alla fine ho letto entrambe le tue FF ma ho lasciato un paio di
commentini solo su "Due Ali d'Angelo".
Gin_ookami97: Grazie per i complimenti!
Continuerò ad aggiornare fino a quando non si
esaurirà l'ispirazione e credimi, manca ancora tanto!
Meirouya:
Lauren è tremenda, lo so...ma è un mio
personaggio, e tu sai bene quanto mi piaccia renderli un po' fuori
dalle righe XD
Grazie e tutti voi per il supporto che mi state dimostrando, spero di
aggiornare prestissimo con un altro capitolo per non lasciarvi troppo
sulle spine! ^.^
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Capitolo 4 *** Di necessità virtù ***
Fu così che conobbi il mio insegnante di Pozioni. Quando mi
ripresi dalla tremenda caduta, notai che ero in una stanza buia e
umida, illuminata solo da qualche candela, e un uomo vestito di nero
con untuosi capelli neri e un prominente naso adunco sembrava farmi una
radiografia con lo sguardo.
Scrutò
con attenzione i miei incolti capelli mossi e scuri, lunghi quasi fino
al fondoschiena, i miei occhi verde nocciola, il mio abbigliamento
volutamente poco curato, fermandosi per qualche attimo in
più sul mio petto. Quel piccolo, insignificante secondo
bastò per farmi imbestialire.
- Chi diavolo
è lei? Cosa ci fa in giro per Hogwarts a quest’ora
di notte? Chi le ha dato il permesso? –
- Potrei farle
le stesse domande, signorina… - rispose lo sconosciuto con
un sorriso sarcastico - …se solo non sapessi che
è la nipote del professor Silente –
- Quindi
dovrebbe sapere che gradirei sentire le sue risposte! –
replicai acida.
- Sono il
professor Severus Piton, insegnante di Pozioni. Quello che faccio di
notte nella scuola in cui lavoro non è affar suo e nessuno
deve darmi il permesso per farlo. –
Rapido, conciso,
diretto. Se non avesse avuto quell’espressione di presa in
giro dipinta sul volto, forse quel tipo avrebbe potuto piacermi.
All’improvviso
mi ricordai le parole di mio nonno.
“Severus…chiama Severus…”
- Come ha detto
che si chiama? –
- Severus Piton.
Non mi sembra di parlare una lingua straniera. –
Mandai
giù una risposta particolarmente cattiva e sospirai,
iniziando a preoccuparmi seriamente.
- Ho bisogno di
lei, professore. Mio nonno mi ha chiesto di chiamarla, è
stato male nel suo ufficio dopo avermi comunicato l’evasione
di Voldemort da Azkaban! –
La mia voce
calcò istericamente sull’ultima parola, suscitando
un sorrisetto divertito sulle labbra di Piton.
- Non
c’è niente di divertente! – sputai,
desiderando solo di cancellare quella smorfia tremendamente irritante.
- Signorina
Silente, si calmi…mi descriva la situazione… -
- Non
può venire con me nell’ufficio del Preside ad
accertarsene di persona? –
- No –
Quella sillaba
bastò a farmi capire che Piton non era minimamente
interessato alle sorti di mio nonno.
- Ha intenzione
di aiutarmi o no? – sibilai con rabbia.
- Lo sto
facendo. È lei che non collabora. Avanti, mi dica
cos’è successo. –
-
Gliel’ho appena detto! Stavo parlando con mio nonno, mi ha
detto che Voldemort è evaso e all’improvviso si
è portato una mano al cuore come se stesse per
morire! E mi ha detto di chiamare lei prima di svenire!
–
Piton
annuì, indirizzò la bacchetta verso il calderone
nell’angolo della stanza facendo apparire fiamme smeraldine
per scaldarlo.
-
Vorrà dire che prepareremo una pozione per farlo
riprendere… -
Con una lentezza
dissacrante prese un librone dal cassetto della sua scrivania e lo
sfogliò, fino ad arrivare al centro.
-
Bene…questa sembra essere adatta per gli svenimenti.
–
Fermai
all’improvviso il piede che avevo iniziato ad agitare
ritmicamente sul pavimento.
- A mio parere,
professor Severus Piton, non è un semplice svenimento
– sentenziai con tono tagliente.
- Il suo parere,
signorina Silente, vale quanto questa Pelle di Girilacco, per quanto mi
riguarda –
Diventai livida
di rabbia, mio nonno era in pericolo di vita e quell’idiota
si divertiva a prendermi in giro con quelle stupide pozioncine da
quattro soldi. Mi alzai in piedi, dirigendomi verso la porta.
- Colloportus!
–
Guardai Piton
inviperita. Come si permetteva di fare una cosa del genere?
- Voglio parlare
con Minerva! Voglio parlare con qualcuno che sia in grado di occuparsi
della salute di mio nonno con serietà! – urlai,
senza preoccuparmi di svegliare qualcuno, anzi desiderandolo.
- Si sieda,
signorina Silente, andrò io a chiamarle la professoressa
McGranitt, a patto che lei stia qui ferma… -
Si
alzò a sua volta, mi spinse da parte, mormorò
qualcosa per aprire la porta e prima che potessi gettarmi
anch’io nello spiraglio la chiuse di nuovo. Tempestai la
povera porta di pugni che servirono solo a sfogare un po’ di
rabbia, ma fecero accrescere la preoccupazione.
“Avanti,
Lauren, pensa…anzi, non
pensarci…quell’idiota odioso tornerà,
preparerà la pozione per nonno Albus e andrà
tutto bene…”
Guardai il
calderone nel quale ribolliva la sostanza base per le pozioni. Rimasi a
fissarlo a lungo, spostai lo sguardo sul libro ancora aperto, mi tirai
su le maniche ed estrassi la bacchetta.
Aprii tutti gli
sportelli possibili ed immaginabili presenti nella stanza, tirando
fuori gli ingredienti necessari per l’intruglio e
disponendoli sui tavoli. Cercai la bilancia, il tagliere, i coltelli,
lessi febbrilmente le istruzioni.
“Dov’è
finito quell’imbecille di Piton? L’ho appena
conosciuto ed è già finito sulla mia lista
nera…”
Vedendo che non
accennava a tornare, mi costrinsi a fare quello che credevo non avrei
mai osato fare spontaneamente in tutta la mia vita. Tritai finemente
l’Alga Rosa, spruzzai il succo di Belladonna nel calderone,
aggiunsi dosi di erbe strane con una precisione maniacale. Avrei fatto
di tutto per salvare nonno Albus, anche perdere una mano come quasi
successe mentre tagliavo con decisione il Magicioccolato immaginando
che fosse la testa di Piton.
“Alla
fine della preparazione, la vostra pozione dovrebbe assumere un
colorito blu notte e sprizzare piccoli lampi in superficie “
recitava il libro.
Fissai
scetticamente la mia opera d’arte: era blu elettrico al posto
di blu notte, ma per essere la prima volta potevo ritenermi
più che soddisfatta.
Presi la prima
fialetta disponibile, ci versai dentro un mestolo di pozione con le
mani tremanti, incurante dei rivoletti bollenti che mi scendevano sulla
veste. Tappai il flaconcino e puntai la bacchetta contro la porta.
- Alohomora!
–
Niente da fare,
Piton aveva chiuso la porta in modo che non potessi uscire in modo
scontato.
- Alohomora,
dannazione! –
Sapevo che
l’imprecazione non avrebbe cambiato niente, ma mi fece
sentire meglio. Pensai a un modo per uscire di lì, non
dovevo farmi prendere dal panico. Ero arrabbiata, molto arrabbiata con
Piton. Una volta guarito nonno Albus, e auguravo al caro Severus che
guarisse, avrei ucciso quel traditore personalmente.
- Incendio!
–
Appiccare il
fuoco alla porta di una stanza del castello forse non era un'idea
geniale, ma al momento il mio cervello non elaborò di
meglio. E comunque funzionò, quindi era inutile piangerci
sopra.
- Aguamenti!
– strillai, presa da un’incredibile urgenza di fare
tutto in fretta.
Passai sopra al
mucchietto di cenere fradicia, quel poco che restava della porta, e
corsi più veloce che potevo su per le scale dei Sotterranei,
sperando di non perdermi in quel labirinto.
Note dell'autrice
Capitolo un po' breve, ma spero che vi piaccia almeno quanto i
precedenti. Ringrazio aXce,
natalia, sebadas e Piccola Vero che hanno aggiunto
recentemente la mia storia tra i preferiti o tra le seguite e tutti i
lettori che continuano a seguirmi.
Vi chiedo ancora di lasciare una traccia, anche minima, del vostro
passaggio (sottoforma di recensione, si intende). Come è
giusto che sia, sono
ben accetti sia commenti negativi che positivi quindi non
tiratevi indietro e ditemelo se trovate qualcosa che dovrei migliorare!
^.^
Elfosnape:
come puoi vedere, ho aggiornato di nuovo a tempo record! Hai ragione,
ora che mi ci fai pensare ho creato una specie di versione femminile
più giovane di Severus! XD Grazie per aver commentato, spero
che continuerai a farmi sapere cosa ne pensi!
Gin_ookami97:
il capitolo è arrivato, più veloce della luce!
Non so perchè, ma mi sentivo di combinare qualcosa al povero
Albus...ora mi sento un po' in colpa, poverino! ^.^
Luciana
Menditegui: non ho mai visto Friends, ma
provvederò il più presto possibile...grazie per
il suggerimento, qualche risata non fa mai male! :-D
Come promesso, ecco arrivato il tanto atteso incontro/scontro tra
Lauren e Piton, spero che rispetti le tue aspettative!
|
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Capitolo 5 *** Un successo indesiderato ***
Arrivai ansimante davanti all’ufficio di mio nonno, con il
cuore che sembrava non volere restare nel petto ancora per molto da
quanto batteva forte. Mi appoggiai alla porta per riprendermi, mi dissi
che pochi secondi non avrebbero fatto la differenza.
- A mio parere,
Severus, non è stato molto carino abbandonare Lauren in quel
momento cruciale –
Sobbalzai nel
sentire la voce calma di mio nonno parlare a quel traditore. Il mio
primo istinto fu di irrompere nella stanza a bacchetta levata, ma
qualcosa mi disse che avrei guadagnato di più ad aspettare
ed ascoltare prima di agire.
- Se non
l’avessi fatto, probabilmente non avrebbe mai provato a
mettere impegno nella nobile arte delle Pozioni –
- Ci
porterà rancore per il resto della nostra vita –
- Ne dubito, in
fondo non si trattava davvero di una questione di vita o di morte,
Albus! –
Mi infilai le
unghie nei palmi delle mani. “Non si trattava di una
questione di vita o di morte?!”
- Bene, credo
sia ora che tu vada a controllare, allora…Lauren dovrebbe
avere finito e in caso non fosse così ricordati di non dirle
nulla e di tirare fuori dalla tasca questa, dicendole che hai fatto
tardi perché hai già risolto tutto –
Un
attimo…ma cosa stava succedendo?
Sentii il rumore
di una sedia spostata, prima che il proprietario potesse appoggiare la
mano sulla maniglia spalancai la porta e puntai la bacchetta al petto
di Piton.
- Esigo delle
spiegazioni! – urlai, cosciente di quanto potesse intimidire
il mio tono furioso. Piton impallidì leggermente, mio nonno
mi sorrise senza scomporsi.
- Siediti,
Lauren, e le avrai… -
Lo guardai come
se fosse diventato pazzo all’improvviso, la mia bacchetta
sprizzò scintille color vino facendo indietreggiare Piton.
Evidentemente non era fornito di bacchetta, altrimenti credo che mi
avrebbe disarmata all’istante.
- Laurie,
tesoro, lascia in pace Severus e siediti…dobbiamo
raccontarti una cosa ed è necessario che tu sia
calma… -
Mio nonno
aggrottò le sopracciglia quando sibilai “vigliacco
traditore” all’indirizzo di Piton, ma mi sorrise
quando decisi di seguire il suo consiglio e sedermi. Ovviamente senza
smettere di tenere sotto tiro il mio bersaglio.
- Albus, ti
chiederei di ordinare a tua nipote di smettere di sottopormi al
pericolo di incantesimi accidentali che potrebbero uscire dalla sua
bacchetta – disse il professore con voce incolore.
- Non si
preoccupi, Piton,
ho un ottimo controllo della mia volontà magica! –
E per
sottolineare come non stessi mentendo, feci sprizzare ancora una
discreta quantità di scintille multicolore.
- Lauren, ti
prego di abbassare quella bacchetta, altrimenti sarò
costretto a disarmarti – replicò mio nonno con
severità. Obbedii riluttante, ma la puntai con cura verso la
gamba di Piton per sicurezza.
- Hai preparato
la pozione AntiSvenimento? –
- Sì,
nonno, ma a quanto pare non ti serve più e non posso fare a
meno di chiedermi a cosa sia dovuto questo improvviso miracolo!
–
- Dai la
boccetta a Severus, per favore –
- Se ne vuole un
po’, perché non se la fa lui? Io sono stata due
ore, e dico due ore, a preparare questa roba mentre lui scorrazzava con
molta probabilità per i corridoi del castello a festeggiare
il fatto che tu potessi morire da un momento all’altro!
–
Due paia di
occhi mi fissarono basiti.
- Sei stanca,
Lauren…non ti biasimo, sono le quattro di
mattina… -
Nel sentire
quelle parole avvertii tutto il peso della giornata che avevo appena
trascorso. Volevo farla finita, appoggiai la boccetta sulla scrivania e
Piton la prese stappandola. La annusò, la fissò
controluce, la agitò per far comparire i piccoli lampi, ne
gustò una piccola goccia.
- Accettabile,
direi…non l’eccellenza, ma un buon
risultato… -
Stava per caso
valutando la mia
pozione?! Quella che lui non aveva voluto fare?
- Se lei sapeva
fare di meglio, mi chiedo perché se ne sia andato da quella
stanza chiudendomi dentro come una prigioniera! C’era in
ballo la vita di mio nonno! –
La persona in
questione mi sorrise, intrecciando le dita come suo solito e
guardandomi con tenerezza.
- Lauren, ti
comunico che hai superato tutti gli esami relativi al terzo anno di
Hogwarts! Domani potrai scegliere quali materie facoltative frequentare
e tra pochi giorni sarai ufficialmente una dei miei studenti!
–
Guardai confusa
mio nonno, convinta di essermi immaginata quelle parole, ma la sua
espressione allegra non dava adito a dubbi. Mi sentii decisamente presa
in giro.
- Nonno, vuoi
per caso dirmi che tutto questa storia del tuo malore e
dell’evasione di Voldemort è stata solo una
finzione? – vedendomi sconvolta fece per parlare, ma lo
anticipai – Certo, lo è stata, te lo si legge in
faccia! Come hai potuto farmi preoccupare così solo per
farmi fare una stupida pozione? Pensavo fossi in punto di morte,
pensavo di restare di nuovo completamente sola, pensavo a tante cose a
cui non avrei mai voluto pensare di nuovo! –
Questa volta
anche Piton sembrò colpito, vidi mio nonno con
un’espressione interdetta e distolsi lo sguardo per non
intenerirmi.
- Questo
è stato un vero colpo basso, lasciatevelo
dire…voglio solo andare a dormire… -
-
Lauren… -
Non lo ascoltai,
andai con passi pesanti verso la scala che portava alla mia stanzetta
privata e iniziai a salirla. Arrivata all’ultimo scalino,
entrai e sbattei con veemenza la porta. Mi giunse attutita la voce
supplicante di mio nonno.
- Lauren, ti
prego di perdonare quello che ho fatto…ma tirare in mezzo
Voldemort era l’unico modo per farti esprimere al meglio le
tue potenzialità…il pericolo, la paura, stimolano
le abilità, lo so bene…ma forse non è
stata una cosa saggia da fare, mi dispiace molto… -
Aveva ragione,
in un certo senso. Sapevo che non l’aveva fatto per ferirmi,
sapevo che ero la cosa più importante del suo mondo e non
avrebbe mai voluto farmi del male di proposito. Ma in quel momento
volevo solo vendicarmi per tutto il dolore e l’apprensione
che avevo provato in quelle ore.
- Non si gioca
con il destino, nonno…non si dicono certe cose su
Voldemort….non si fa, è troppo
pericoloso…potrebbe succedere davvero… -
Prima che il
Cappello Parlante potesse svegliarsi e cercare di convincermi a
scendere per parlare con il suo protettore, lo infilai nella cassapanca
e lo coprii con i miei libri di Beauxbatons.
Andai finalmente
a dormire.
Aprii gli occhi
lentamente, mi misi gli occhiali come abitudine, mi accorsi di essere
ancor vestita ma non me ne curai. Presi la spazzola e mi sistemai i
capelli con cura prima di scendere le scale. Non c’era
nessuno nell’ufficio di mio nonno, con mio grande disappunto.
Avrei voluto parlargli seriamente senza Piton in mezzo alle scatole,
volevo davvero risolvere quella questione per cui soffrivamo entrambi
inutilmente. All’improvviso sentii un rumore alle mie spalle:
pensai che fosse solo Fanny, la fenice di nonno Albus, e rimasi con
tristezza a guardare i fogli sulla scrivania scritti con quella sua
calligrafia stretta e un po’ pendente verso destra.
- Non pensavo di
trovarti così presto, Lauren Cassidy Alexis Katherine
Silente - sibilò una voce fredda nel mio orecchio. Sentii la
punta di una bacchetta appoggiarsi alla mia nuca e dimenticai la solita
reazione infastidita che avevo davanti alle persone che pronunciavano
il mio chilometrico nome per intero.
-
Tu…chi sei? –
- Ma come? Non
mi conosci? Eppure dovresti, io sono praticamente uno di
famiglia…quello che cerchi da diciassette anni! –
Rabbrividii. Mio
padre? Non sapevo niente di lui, e nemmeno di mia madre. Nonno Albus si
rifiutava di rispondere alle mie domande a questo proposito fin da
quando ero piccola e quando insistevo, durante i miei attacchi di
testardaggine, l’avevo spesso portato sull’orlo
delle lacrime. Tutte le volte cercavo di farmi perdonare facendo la
brava bambina per interi mesi.
- No, non ti
conosco…saresti così gentile da permettermi di
voltarmi e vederti in faccia, amico
di famiglia? – ribattei con una sicurezza che le
mie mani tremanti non dimostravano.
Una risata
gelida mi risuonò troppo vicino alle orecchie per i miei
gusti.
- Mi dispiace
così tanto doverti uccidere, credimi…la tua
ironia è deliziosa… -
Uccidermi? Avevo
capito bene? Ma prima che potessi elaborare quelle terribili parole,
sentii un freddo intenso su tutta la pelle e gridai senza volerlo.
Tutto diventò buio intorno a me ad eccezione di una luce
verde che tormentò i miei poveri occhi a lungo.
Una scossa
violenta mi fece salire il cuore in gola, mentre continuavo a fissare
la tremenda luce verde che sembrava farsi beffe di me.
-
Lauren…Lauren, svegliati! –
La voce di nonno
Albus mi arrivò distante, ma mi fece capire che non ero
morta…a meno che non fosse morto anche lui.
- Spegni la luce
verde, nonno…per favore, spegnila… - piagnucolai,
assalita da un improvviso senso di nausea.
Qualcosa di
fresco e umido mi bagnò gli occhi e finalmente riuscii a
vedere la confortante luce calda e dorata del sole che batteva sulle
mie coperte e sul mio volto. E poi notai che il cappello di mio nonno
era verde smeraldo. Sentii la bile risalire la mia gola.
- Sto per
vomitare… -
- No,
no…stai tranquilla, bevi, avanti… -
Mi
infilò in bocca un cucchiaio di qualcosa di disgustoso che
però servì a bloccare ogni reazione strana del
mio stomaco. Mi tirai seduta sul letto e scoppiai improvvisamente in
lacrime senza sapere nemmeno il perché. Nonno Albus mi
abbracciò stretta stretta fino a quando non mi calmai, cosa
che accadde solo lunghissimi minuti dopo.
- Scusami,
nonno, scusami… - sussurrai con voce rotta.
- Scusami tu,
Lauren cara…credo sia solo colpa mia se hai fatto questo
brutto sogno, perché sono abbastanza certo che tu abbia
sognato Voldemort, vero? –
Mi ritrovai a un
bivio: dire a mio nonno che avevo sognato Voldemort e farlo sentire in
colpa, cosa che non volevo, o dirgli la verità e confessare
che credevo di aver sognato mio padre? Decisi per la cosa
più diplomatica.
- Non ricordo
cosa ho sognato, ma di certo non è colpa tua –
Nonno Albus mi
guardò come se non mi credesse, ma mi fece una carezza
talmente desiderata che mi sciolsi di nuovo in lacrime. Mi sentivo una
debole, ma allo stesso tempo incredibilmente forte perché
ero sostenuta dall’affetto di una persona che mi amava.
Non volevo fare
più quel sogno, ma dovevo scoprire il viso di mio padre.
Non
volevo provare di nuovo quella sensazione di tradimento e di terrore,
ma dovevo scoprire la verità.
Note
dell'autrice
Buonasera a tutti, sono ritornata con i miei consueti aggiornamenti
lampo! Ringrazio Valery_Ivanov
per aver aggiunto la mia storia tra le seguite e ovviamente tutti i
miei lettori (commentatori o no). Come al solito, vi chiedo (quasi vi
supplico ^.^) di lasciarmi qualche recensione, anche breve o negativa,
per darmi un'idea della quantità di persone a cui piace la
storia perchè il numero di letture è diventato
abbastanza elevato ma le opinioni sono ancora poche.
Gin_ookami97:
complimenti per l'intuito, per un attimo ho creduto di avere a che fare
con una parente di Sibilla Cooman! ^.^
Piton in effetti non si è comportato in modo molto carino,
ma avrà sicuramente occasione di redimersi, prima o poi...
Luciana
Menditegui (Lucy): grazie per i complimenti, sempre
graditissimi! Spero che anche questo capitolo riesca ad essere
"stupendissimamente stupendo"! (Ho visto un pezzettino di video con
Janice di Friends, è davvero divertente!)
mistero:
Piton e Lauren, così simili ma così lontani xD
grazie per aver lasciato un commento, spero che continuerai a seguirmi
e a farmi sentire la tua opinione! E come vedi, aggiornamento fresco di
giornata :-)
Meirouya:
chi ha tempo non aspetti tempo, no? xD Sono stata piuttosto crudele con
Silente, ma riuscirò a farmi perdonare (spero) mentre per
Piton immagino già che fine tremenda gli avresti fatto fare
se fossi stata Lauren *.*
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Capitolo 6 *** L'inizio dello show ***
Era arrivato il tanto temuto giorno, l’inizio della scuola.
Avevo passato in apatia le due giornate che mi separavano da questa
disgrazia, dopo aver pianto sulla spalla di nonno Albus.
Sentivo il 1
settembre come un giorno del giudizio, l’inizio della mia
nuova vita, un conto alla rovescia dei giorni che mi separavano
all’ennesima espulsione, forse.
Sorrisi al mio
riflesso nello specchio, sentendo entrare dalla finestra la voce acuta
di Minerva che tentava di far preparare tutto alla perfezione prima
dell’arrivo degli altri studenti. Certo non poteva pretendere
un risultato decente, dato l’aiuto scadente che le era stato
fornito: Argus Gazza.
- Insomma,
Argus, sai benissimo che non puoi mettere quegli Spioscopi ovunque
adducendo come motivo il fatto che ci sia stata una svendita
prescolastica nel negozio di Fred e George Weasley! –
- Minerva, quei
mocciosi del primo anno scateneranno l’inferno se non
ritiriamo quelle diavolerie prima che riescano a nasconderle nel loro
dormitorio! – ringhiò il Custode.
- Quei mocciosi del primo anno,
come li chiami tu, saranno già abbastanza spaventati senza
sentire fastidiosi allarmi in ogni angolo della scuola! –
- Se sentiranno
gli allarmi degli Spioscopi sarà solo perché
avranno in tasca delle cose illegali! –
Decisi di andare
a vedere più da vicino quella spassosa litigata, tanto per
passare il tempo.
Nonno Albus
stava ancora cercando di convincere il Cappello Parlante che
l’avevo chiuso nella cassapanca per una giornata intera solo
perché ero sovrappensiero, non perché provassi un
particolare odio nei suoi confronti, ma il caro indumento rattoppato
non sembrava essere convinto. Me la svignai dall’ufficio
prima di essere costretta a porgergli le mie (non sincere) scuse.
Quando arrivai
nell’atrio della scuola, lo scambio di battute tra Minerva e
Gazza sembrava essersi arrestato. In cambio una decina di elfi
domestici scorrazzavano avanti e indietro potando le piante, pulendo il
pavimento della Sala Grande, togliendo le ragnatele grosse come
lenzuoli dai muri, strillandosi ordini gli uni con gli altri come se
dalla pulizia di quel posto dipendesse la loro stessa vita.
Vitious, Pomona
e Sibilla Cooman mi passarono davanti sorridendomi, probabilmente
diretti verso l’aula professori. A dire la verità,
la Cooman non mi sorrise con naturalezza. Sbuffai, non potevo di certo
scegliere tutte le materie facoltative per compiacere tutti solo
perché ero la “favolosa” nipote del
famoso Silente.
Vidi una figura
alta ed esile arrivare dal lontano cancello che conduceva ad Hogsmeade:
nonno Albus non mi aveva detto che aspettavamo visite, quindi con molta
probabilità si trattava di qualcuno di indesiderato.
Estrassi la bacchetta e gli andai incontro con la mia aria
più minacciosa.
Quando fui
abbastanza vicina da distinguere i lineamenti del volto, mi fermai. Non
sembrava essere pericoloso o avere cattive intenzioni, ma dopo il mio
ultimo sogno era meglio non andare troppo per la leggera.
- Fermati! Chi
sei tu? Non aspettavamo nessuno! –
L’uomo
alzò lo sguardo e mi sorrise indulgente, mettendosi una mano
in tasca.
- Non osare fare
un’altra mossa o ti Schianto! Tira fuori la bacchetta
lentamente e appoggiala nell’erba! –
Sempre
guardandomi come se non fosse stato strano essere tenuto sotto tiro da
una spettinata diciassettenne con il tono di una abituata a comandare,
fece come gli avevo detto.
- Bene, ora puoi
avanzare e dirmi il tuo nome! –
Con calma si
avvicinò a me ed appoggiò a terra la valigetta
che teneva in mano.
- Mi chiamo
Remus Lupin…dal tuo modo di agire di fronte ad uno
sconosciuto che tenta di introdursi nella scuola devo intuire che tu
aspiri a diventare Auror o, più semplicemente, che sei la
nipote di Silente! –
Annuii con
cautela, senza abbassare la bacchetta.
- Mi sento a
disagio, tenuto a bada come un criminale…potresti
gentilmente rinfoderare la bacchetta? Non sono pericoloso, lo
giuro…altrimenti non sarei stato scelto come professore di
Difesa contro le Arti Oscure! – ridacchiò
divertito.
Mi
sembrò sincero, decisi di fidarmi e rimisi la bacchetta in
tasca dopo aver Appellato la sua e avergliela restituita. In fondo mi
sembrava di aver già sentito pronunciare quel nome.
- Molto gentile,
signorina Silente… -
- Lauren
– dissi, interrompendolo automaticamente.
- Potresti
portarmi da tuo nonno, se non è impegnato in altro?
–
- A dire la
verità sta facendo un consiglio di pace con il Cappello
Parlante, ma credo che una persona sia leggermente
più importante… -
Iniziai a
risalire la collinetta, tornando indietro sui miei passi, seguita come
un’ombra da Lupin. Mi piaceva il suo fare tranquillo ma
carismatico, una cosa che non avevo mai visto in nessuno.
Arrivati davanti
al portone d’ingresso fummo fermati da Piton. Non nascosi il
mio disappunto e fui felice di notare che anche Lupin non lo
considerava come se fosse il suo migliore amico.
-
Remus…quanto tempo… - disse Piton arricciando il
labbro superiore.
Lupin rispose
con un cenno educato, ma si vedeva benissimo che avrebbe fatto
volentieri a meno di quell’incontro.
- Qual buon vento ti
porta qui a Hogwarts il giorno della riapertura della scuola?
–
- Albus vuole
offrirmi un posto come professore, dice di aver apprezzato molto il mio
metodo di insegnamento quattro anni fa e pensa che la storia del Lupo
Mannaro sia ormai passata, dopo la vittoria riportata
nell’Ufficio Misteri… -
- Un Lupo
Mannaro resta sempre un Lupo Mannaro, che faccia l’eroe o
meno! -
Piton
sembrò divertito e riuscì a mettere a disagio il
mio ospite con rapidità. Ricordai quello che nonno Albus mi
aveva raccontato a proposito di un suo amico con la “malattia
della luna”, presi Remus per una manica e fissai
l’altro con falsa cortesia.
- Dobbiamo
proprio andare, professor Piton! Mio nonno è così
ansioso di vedere il signor Lupin,
credo che sia il suo professore preferito!
–
Lo sguardo pieno
di odio di Piton mi fece capire che dovevo aver colto nel segno. Quando
girammo l’angolo, Lupin oppose resistenza al mio
trascinamento e mi costrinse a fermarmi.
- Credo che a te
non stia molto simpatico Severus, vero Lauren? –
Ma dai, da cosa
l’aveva capito?
Sbuffai con aria
di sufficienza, come se ci fossero cose molto più importanti
di Piton. Non che non lo credessi davvero.
-
Anch’io non sono un suo fan, ma devi cercare di capire che fa
così solo perché è il suo carattere,
ok? Non vorrei ritrovarti nel mio ufficio affatturata da
lui… -
E mi rivolse un
sorriso smagliante. Entrambi sapevamo che Piton non avrebbe mai fatto
una cosa del genere, non alla nipote del suo Silente, ma Lupin
riuscì a farmi capire con poche parole che non dovevo
schierarmi apertamente contro il mio insegnante.
- Lauren,
eccoti! È tutto il pomeriggio che ti cerco! –
Minerva corse
verso di me, salutò rapidamente Lupin e mi prese per un
braccio.
- Andiamo, devi
venire a provare l’uniforme di Hogwarts perché da
questa sera verrai trasferita in una delle quattro Case! –
disse con tono di urgenza – Spero che non ti dispiaccia,
Remus! – continuò, rivolta al suo collega.
Il diretto
interessato fece spallucce e si incamminò da solo verso
l’ufficio del Preside. Io seguii Minnie, prevedendo un
pomeriggio di una noia mortale.
Ma se avessi
saputo cosa mi sarebbe accaduto quella sera, forse avrei preferito
prolungarlo all’infinito.
L’Espresso
di Hogwarts era infine arrivato a destinazione. Si capiva senza troppa
fatica dalla confusione che regnava nell’aula professori dove
tutti si stavano preparando al loro meglio per presentarsi ai nuovi
studenti (le loro nuove cavie, in pratica) e alle vecchie glorie (le
cavie di riserva).
Minerva si stava
sistemando sullo chignon, severo come sempre, un lucido cappello nero
che aveva comprato qualche ora prima con me a Hogsmeade. La Sprite, per
l’occasione, si era lavata le unghie e aveva indossato un
abito color Puffagiolo mentre Madama Bumb si sistemava con aria
impacciata una specie di mollettina brillante sui capelli cortissimi.
Vitious era tutto intento a far sparire uno strano brufolo magico dalla
sua fronte, aiutato anche da Lupin che sembrava in forma smagliante
rispetto a quel pomeriggio.
Piton era seduto
con aria indifferente nell’angolo della stanza e osservava le
professoresse Vector e Sinistra giocare a scacchi magici. Poco lontano
da loro, Sibilla stava leggendo la mano a Charity Burbage,
professoressa di Babbanologia, che la guardava con aria preoccupata.
- Sei agitata,
Lauren? – mi chiese mio nonno, mentre si legava la
lunghissima barba al centro.
Scossi la testa,
speravo che non sarebbe stato nulla di tragico.
- Siete tutti
pronti? Hagrid è andato a prendere quelli del primo anno,
andiamo ai nostri posti in Sala Grande perché tra poco
arriveranno anche gli altri studenti! –
Tutti i
professori abbandonarono le loro occupazioni e seguirono mio nonno
fuori dalla stanza. Minerva McGranitt fu l’unica rimasta e si
avvicinò a me con fare materno.
- Stai
tranquilla, il Cappello Parlante non ha mai sbagliato collocazione a
nessuno studente e tu non sarai di certo la prima! –
Ad essere
sincera, il Cappello Parlante era proprio l’ultimo dei miei
pensieri. Mi chiedevo più che altro cosa avrei dovuto
aspettarmi una volta là fuori, dopo aver visto con che gente
erano cresciuti quei ragazzi. E non volevo, assolutamente non volevo, che
Minnie mi presentasse il Trio delle Meraviglie di Grifondoro.
- Vedrai che
farai subito amicizia con tutti, Harry, Hermione e Ronald hanno decine
di persone che vorrebbero conoscerti! –
All’improvviso
mi sentii presa dalla nausea, un pensiero mi aveva appena fulminato.
- Ovviamente gli
altri non sapranno che sono la nipote di mio nonno, vero?
Insomma…lei non dovrà per forza dire il cognome
che mi ha affidato lui come tutore, potrebbe dire il mio
originario…giusto? –
La McGranitt mi
guardò confusa.
- Pensavo che
per te fosse un vanto essere la nipote di Albus! –
- Ma certo,
certo che è un vanto! – dissi in fretta
– Ma
i miei compagni non sarebbero felici di sapere quello che
sono…insomma, potrei sembrare raccomandata! –
- Ma tu non lo
sei! –
Scossi la testa,
quella donna era un caso disperato. Possibile che non riuscisse a
capire?
- No, ma potrei sembrarlo!
–
- Anche Harry sembrava
raccomandato, dato che era il Bambino che è Sopravvissuto,
ma alla fine è arrivato al settimo anno solo con le sue
forze! –
Mi trattenni dal
dire che Harry, per quanto ne sapevo io, non sembrava raccomandato ma lo era.
Tossicchiai
forte, inghiottendo le parole che minacciavano di uscire.
- Ti senti bene,
Lauren? –
- Sì,
sì… - mi guardai attorno, iniziando a sentire un
forte brusio vicino alla porta – Quindi lei dirà
il mio cognome prima che prendessi quello di nonno Albus? –
Si
avvicinò alla porta, guardò fuori, poi
tornò con la testa nella stanza.
- Seguimi, sono
arrivati gli altri! –
Afferrò
una pergamena dal tavolo e inforcò gli occhialetti
rettangolari. Entrammo nella folla di bambinetti, cercai a fatica di
starle alle calcagna.
- Insomma,
dirà il mio cognome originario? Dirà Riddance,
vero? –
Si
voltò verso di me, i ragazzetti attorno a me mi guardarono
con curiosità.
- No, Lauren, e
ora vai indietro…sarai l’ultima ad essere
smistata, vai con Hagrid! –
Impallidii, ma
prima che potessi mettermi in ginocchio a supplicare Minerva di non
fare quello che voleva fare venni spinta in fondo alla fila. Sarebbe
stata la serata peggiore della mia vita.
Note dell'autrice
Buonasera a tutti! Come avete constatato leggendo, questo capitolo
sembra un po' il classico tappabuchi in cui non succede nulla di
importante ma vi assicuro che mi è uscito di getto e mi
sembrava di essere scortese con la mia ispirazione di quel
momento cancellandolo...quindi avete dovuto sorbirvelo comunque! ^.^
Nel prossimo vedrò di mettere più carne sul
fuoco, per ora poteve rilassarvi senza suspence varia xD
Ok, fine momento di pazzia e auto-commento. Come sempre ringrazio tutti
voi, miei amati lettori, e in particolare DarkViolet92, AdelinaBlaBla,
Atari, Mond e alida per aver aggiunto la mia storia tra i
preferiti o le seguite.
Meirouya:
mi dispiace deluderti, ma ho aggiornato presto! xD Quando quei due si
alleano sono terribili, eh? Comunque non posso divulgare i dati della
paternità di Lauren, sono per il rispetto della privacy! U_U
mistero:
lascia tutti i tipi di commenti che vuoi, come puoi vedere leggendo qui
sopra ogni tanto anch'io mi prendo la libertà di delirare xD
comunque sei in buona compagnia, chi non vorrebbe un Nonno Albus? ^.^
Luciana
Menditegui:
cattivi, mooooolto cattivi...e i problemi per la povera
Laurie non sono ancora finiti! xD Comunque sì, è
carino anche se sono riuscita a vedere solo qualche spezzone in inglese
(che per fortuna capisco abbastanza bene! ^.^)
Gin_ookami97:
perdonata?! Nessun problema, tranquilla...piuttosto, tu mi perdoni per
averti paragonata alla terribile Sibilla Cooman? xD La trasformazione
di Lauren in studentessa si avvicina sempre di più, dato che
in questo capitolo sono sull'orlo dello Smistamento...tra poco
arriverà il momento tanto atteso! ^.^
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Capitolo 7 *** Maledetta diplomazia ***
Entrammo come un gruppo
compatto nella Sala Grande che riluceva di stelle e candele sospese a
mezz’aria. Al mio primo passo sentii già decine di
sguardi puntarsi su di me: essere la ragazza più alta del
gruppo di almeno dieci centimetri di certo non aiutava a passare
inosservata.
Cercai di fare
l’indifferente, ma non potei fare a meno di notare il Trio
delle Meraviglie che non mi staccava gli occhi di dosso. Evidentemente
Hagrid si era preso la libertà di farmi
pubblicità in anticipo.
Quando arrivammo
vicini al tavolo dei professori, davanti al quale era posizionato uno
sgabellino con il mio amico Cappello Parlante, iniziai a sudare per il
caldo e la tensione. Ero esattamente sotto lo sguardo penetrante di
Piton, esposta alla vista dell’intero tavolo di Serpeverde.
- Allenby,
Marcus! –
- Tassorosso!
–
Mentre il tavolo
giallonero esultava ed accoglieva il nuovo compagno, mi accorsi che
iniziavano a tremarmi le gambe. Bene, tanto mancavano solo decine e
decine di altri studenti.
- Barclay,
Susan! –
- Corvonero!
–
Un ragazzo con i
capelli biondo platino seduto al tavolo di Serpeverde continuava a
indicarmi a una ragazza con il naso schiacciato. Li segnai
automaticamente sulla mia lista nera.
- Carter,
Matthew! –
- Tassorosso!
–
Lasciai cadere
distrattamente lo sguardo sulla Sprite, che aveva le guance rosse di
orgoglio…o era solo eccesso di Whisky Incendiario?
- Dwight,
Daniel! –
- Grifondoro!
–
Anche gli occhi
di Minerva si accesero di orgoglio. I miei si accesero di rabbia quando
per sbaglio incontrai lo sguardo di Potter, seguendo i passi di Daniel
verso il tavolo della sua casata.
- Goyle, Amanda!
–
- Serpeverde!
–
Amanda raggiunse
il tavolo verde argento e subito un ragazzone seduto di fianco al
biondino platinato si alzò stritolandola in un abbraccio che
sembrava soffocante.
- Jeffers,
Sheila! –
- Serpeverde!
–
Di nuovo le
Serpi si alzarono per applaudire e festeggiare. Notai un sorrisetto
alquanto soddisfatto aleggiare sulle labbra sottili di Piton, non potei
fare a meno di ignorare l’espressione di Lupin nettamente
contrastante con quella del collega al suo fianco.
- Johnson,
Rebecca! –
- Grifondoro!
–
Sembrava una
lotta giocata solo tra i Grifoni e le Serpi, una sfida a chi riusciva a
sostenere con più rumore i propri arrivati. Sospirai,
guardando disperata la lunghissima fila di ragazzetti che ancora mi
precedeva.
Appoggiata
stancamente al muro destro della Sala Grande, chiusi gli occhi
lasciando scivolare dentro e poi fuori dalle mie orecchie tutti i nomi
che la McGranitt pronunciava, senza fare troppo caso alle facce,
all’esultanza, alle accoglienze. Quando sentii
“Sidney, Edmund!” mi obbligai a riscuotermi e
avanzare verso quello che avrebbe dovuto essere il mio posto.
- Corvonero!
–
Tutti gli occhi
si puntarono su di me nello stesso preciso istante. Ero
l’ultima rimasta ed ero praticamente sicura di non avere
l’aria di una del primo anno. Attesi con terrore il momento
in cui Minerva mi avrebbe rovinato la vita.
- Silente,
Lauren Cassidy Alexis Katherine! –
Se proprio non
voleva cambiarmi il cognome, avrebbe almeno potuto fare lo sforzo di
evitarmi la sequela odiosa di nomi. Ma a quanto pare, le piaceva
prendersi gioco di me.
La Sala
iniziò a rumoreggiare, ma un cenno di Minnie fece tacere
tutti.
Mi sedetti sullo
sgabello, troppo basso per una alta come me, e mi misi in testa il
Cappello Parlante. Subito la sua vocina irritante mi entrò
nella testa.
-
Ma guarda guarda chi abbiamo qui! –
-
Smettila, Cappello…mettimi da qualche parte e falla finita
in fretta, odio tutta questa gente che mi fissa come se fossi un mostro
strano! –
-
Più ci metto a decidere, più ti
fisseranno…una buona vendetta dopo che mi hai chiuso nella
cassapanca, non trovi? –
-
Sarebbe sospetto metterci mezz’ora solo per me e trenta
secondi per gli altri, non trovi? –
Sentii
il mio interlocutore muoversi leggermente sulla mia testa.
-
Vediamo…tu dove vorresti andare? –
-
A dormire, senza dubbio – replicai secca nella mia mente.
-
Dimmi un po’…ti piace quel biondino che si lecca
le labbra mentre ti guarda? È di Serpeverde, sai? –
Puntai lo
sguardo sul biondo indicatomi dal Cappello, lo stesso di prima,
fulminandolo con sguardo omicida. Lo vidi arrossire vistosamente e
sussurrare qualcosa nell’orecchio del ragazzo moro alla sua
destra.
- No, intuisco
di no…ti piacerebbe fare amicizia con quella ragazza,
invece? Quella di Corvonero con la collana di tappi di
Burrobirra… -
Una bionda con
lo sguardo sognante mi sorrise, ma sembrò ferita quando la
guardai con irritazione.
-
E il Prefetto di Tassorosso? Ragazzo affascinante, eh? –
-
Non me ne frega niente del fascino dei ragazzi, cerca di capirlo!
Voglio solo che tu la faccia finita il prima possibile, cioè
ora! –
-
Vuoi dirmi che a te piacerebbe finire a Grifondoro? –
Lanciai
un’occhiata distratta al tavolo rosso e oro, trattenendomi
dall’alzarmi in piedi e andarmene quando vidi Potter che mi
salutava, mentre la Granger e Weasley mi facevano cenno verso un posto
vuoto vicino a loro sulla panca.
-
Scordatelo proprio –
-
Sei davvero difficile, lo sai? E dire che tuo nonno mi aveva
avvertito… -
-
Allora perché non fai la conta? Magari riesci a sceglierne
una delle quattro prima di mezzanotte … -
-
Ma certo che no! Io devo scegliere quella adatta per ciascuno e tu non
sarai di certo la prima che sbaglierò ad indirizzare! Devo
pensarci… -
-
Prima di domani! –
Uno sguardo
penetrante stava fissando la mia nuca, ero abbastanza certa che fosse
quello di nonno Albus. Senza stare ad ascoltare ulteriori deliri del
copricapo matto, me lo sfilai alzandomi e appoggiandolo sullo sgabello.
La McGranitt e gli altri studenti mi guardarono inorriditi.
- Signorina
Silente, deve aspettare fino a quando non sarà stata scelta
la casa per lei… - balbettò Minnie, come se
avesse potuto aspettarsi di tutto da me tranne una cosa così
oltraggiosa.
- Ascolti,
professoressa McGranitt, a quanto pare non sono abbastanza inquadrata
da poter decidere di classificarmi. Insomma, chi dice che una persona
non possa essere allo stesso tempo intelligente come un Corvonero e
leale come un Tassorosso? Chi dice che io non possa avere la
sfacciataggine di un Serpeverde e l’orgoglio di un
Grifondoro? Chi lo ha deciso? –
-
Ma…dai tempi di Godric Grifondoro… -
- Io credo che
questa divisione in Case sia prettamente inutile, una cosa per
stimolare gli studenti alla grezza competizione e quindi
all’apprendimento sottoforma di gara, ma è
qualcosa di completamente ingiusto! Lei si rende conto che tra di loro
questi ragazzi non possono fare liberamente amicizia? Ha mai visto uno
stronzetto di Serpeverde fare amicizia con uno sfigatello di
Tassorosso? Per quanto ne so io, una cosa del genere non si
è mai
verificata! -
Minerva mi
guardò come se fossi impazzita, ma il mio discorso sembrava
convincerla.
-
L’unica divisione plausibile, nonostante le divisioni siano
solo uno stupido strumento per creare delle differenze, sarebbe a
seconda delle abilità in modo che ognuno possa sviluppare al
livello che più gli è adatto le sue! Ad
esempio…scommetto che nei Grifondoro ci sono sia geni che
capre nella preparazione di Pozioni, quindi perché tutti
insieme? –
Quando dissi
“capre” guardai casualmente verso Potter,
sghignazzando dentro di me.
- Questa scuola
andrebbe diecimila volte meglio se non ci fosse questa separazione di
talenti…voi professori fareste meno fatica a gestire solo
chi va davvero bene nella vostra materia! –
- Noi garantiamo
un’istruzione completa per… -
- Voi garantite
un’istruzione completa, ma scommetto che nessuno di loro
eccelle in tutte e dico tutte le materie! A cosa mi servirebbe
Erbologia, per esempio, se io volessi semplicemente lavorare
all’Ufficio Manutenzione Magica? A tenere in forma le
pianticelle al Ministero della Magia, pianticelle che non ci sono?
–
Qualcuno rise
dietro di me, evidentemente non tutti erano in disaccordo con le mie
parole.
- Quindi,
signorina Silente, ha qualcosa da proporre? –
Mi voltai
lentamente verso mio nonno che mi fece un fugace occhiolino. Qualsiasi
cosa avrei detto, ero certa che l’avrebbe approvata.
- Io credo che
si dovrebbe sperimentare una Hogwarts tutta nuova, libera dalla
separazione in Case, in cui Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e
Serpeverde possano e debbano interagire tra di loro per
un’unità scolastica…non di sangue o
ceto sociale… -
Si
alzò un brusio informe da tutta la Sala mentre i professori
iniziarono lentamente ad applaudire. Battere di mani a mio favore,
borbottio degli studenti contro di me. Perché contro di me, poi?
Avevo appena fatto loro un piacere, diamine!
Vidi Piton
sorridermi in modo smagliante, nonostante non capissi il motivo del suo
entusiasmo. La McGranitt, dopo la riluttanza iniziale, continuava ad
annuire con aria convinta. Gli altri professori mi guardavano con una
maggiore ammirazione rispetto a quando avevo superato tutti gli esami.
Mio nonno fece cessare il rumore con un cenno della bacchetta.
-
L’idea della signorina Silente è curiosa e vedo
che i miei colleghi la approvano…così sia!
Discuteremo a proposito di questa nuova disposizione della
Scuola…ovviamente dopo il nostro delizioso banchetto!
–
Nonno Albus si
risedette, io rimasi al centro della Sala Grande con tutti gli occhi
puntati addosso, occhi che esprimevano odio e voglia di vendetta.
- Solo
perché è la nipote del Preside… -
disse con astio il Prefetto di Corvonero.
- Come
può mandarci insieme a quei cannibali? –
mormorò una vocina femminile dal tavolo di Tassorosso.
- Quella
è pazza… - sentii dire da Weasley, mentre Potter
aveva fissato su di me uno sguardo vacuo.
- La
pagherà…mischiarci con tutti quei
Mezzosangue… - giunse una voce fredda dal tavolo di
Serpeverde.
Arrossii
violentemente, cercando di nascondere il mio viso tra i capelli. Tutto
inutile. Nel giro di pochi minuti ero riuscita a stabilire un record di
cui non andavo fiera: i Serpeverde mi odiavano; i Grifondoro mi
odiavano; i Corvonero mi odiavano; persino i Tassorosso mi odiavano.
Vediamo,
cos’altro non andava bene nella mia vita?
Tutti i
professori mi adoravano incondizionatamente e senza motivo, soprattutto
il famigerato Severus Piton.
Avevo ancora
nove lunghissimi mesi prima di poter scappare da quel mondo al
contrario.
Ed ero la nipote
di Albus Percival Wulfric Brian Silente.
Note dell'autrice
Eccomi tornata, questa volta reduce dal tanto atteso capitolo sullo
Smistamento! Come avete potuto leggere, Lauren ha mandato un po' in
crisi il caro vecchio Cappello Parlante (senza parlare del resto di
Hogwarts) quindi non può aspettarsi vita facile. ^.^
Grazie a tutti voi, come sempre, in particolare a MokaAkashiya che ha
aggiunto la storia tra le seguite. Continuate a leggere e commentare,
è solo merito vostro se trovo una motivazione per scrivere!
Meirouya:
Lupin è davvero fantastico, lo vorrei come professore *.*
come puoi vedere, non ho confermato nè smentito il
tuo sospetto, da brava cattivella (grande contraddizione) quale sono xD
aXce:
piacere di conoscerti, Erica! Grazie per i complimenti, spero di non
averti delusa lasciando ancora un po' Lauren in bilico tra le quattro
Case xD
mistero:
mi sento davvero lusingata, non avrei mai pensato di poter diventare
una specie di appuntamento quotidiano xD non so per quanto
riuscirò a reggere ancora questo ritmo di aggiornamento, ma
farò del mio meglio!
Luciana
Menditegui: vedo che Serpeverde è una Casa che
riscuote molti consensi ;-) appena posso te la mando, grazie mille!
DarkViolet92:
grazie per i complimenti! Te lo spiego qui brevemente perchè
non sarebbe stato molto logico metterlo nel capitolo che ho appena
postato: in pratica, Lauren ha preso legalmente il cognome del nonno e
il suo cognome naturale è come se non le appartenesse
più. Dato che a Minerva piace ufficializzare le cose, ha
usato quello (spero di essere stata esauriente...comunque molto
più avanti metterò qualcosa al riguardo).
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Capitolo 8 *** Il detentore del potere ***
A un certo punto, colta da uno dei miei soliti momenti di trance che
seguivano un momento particolarmente imbarazzante, mi lasciai prendere
per il braccio da Minerva che mi condusse con decisione verso il tavolo
dei Grifondoro. La situazione sembrava essere tornata alla
normalità, tutti i presenti stavano mangiando. Peccato che
non fosse normale essere l’argomento sulla bocca di centinaia
di persone nello stesso momento.
- Ora siediti
qui, Lauren, non puoi sederti al tavolo dei professori anche se non sei
stata smistata…più tardi parleremo di quello che
è successo, ok? –
Annuii
automaticamente, senza accorgermi di niente di quello che mi circondava
se non delle voci che continuavano a ripetere incessantemente il mio
nome con tono poco amichevole.
Quando
finalmente mi ripresi dallo shock che avevo subito per
l’umiliazione pubblica, notai che il tavolo di Grifondoro, al
quale ero stata fatta sedere tra Potter e Weasley, era incredibilmente
silenzioso.
-
Perché non parlate? – mi venne spontaneo chiedere.
- Siamo in lutto
per la pessima idea che hai appena sparato, ecco perché!
– mi rispose sgarbatamente Weasley. Il maschio, si intende.
La Granger gli diede una gomitata abbastanza forte, lessi le sue labbra
mentre gli sillabava “la McGranitt ha detto di essere gentile
con lei”.
- Potete anche
mostrarvi da prevenuti quali siete, non dovete fare gli ipocriti solo
perché ve l’ha chiesto Minerva… -
mormorai con amarezza. Hermione arrossì violentemente,
Ronald abbassò lo sguardo sul suo arrosto di vitello
stringendo i pugni.
Anch’io
decisi di dedicarmi al cibo, dato che il mio primo tentativo di
conversazione con i fantastici
Grifondoro non mi sembrava dei migliori. Sentii Potter agitarsi al mio
fianco, lo guardai con curiosità facendolo impallidire.
Possibile che nessuno riuscisse a sostenere il mio anonimo sguardo
color nocciola? Era così…anonimo! Niente a che
vedere con l’azzurro cielo di nonno Albus, no?
- Devi dirmi
qualcosa? – dissi con tono cortese, cercando di controllarmi
e redimermi dagli insulti che avevo sparato a zero poco prima.
- Silente non mi
aveva mai detto di avere una nipote – sbottò lui
in risposta.
“Non
vedo perché avrebbe dovuto dirlo a te,
caro…” pensai.
- Invece ne ha
una, purtroppo per lui! – replicai con autoironia.
Nessuno dei
presenti sembrò cogliere questa sfumatura, solo il ragazzo
che era stato smistato con me poco prima, Daniel Dwight se non
ricordavo male, mi sorrise calorosamente. Ricambiai il suo sorriso con
incertezza, non volevo di certo dare strane illusioni a un undicenne.
Anche se sembrava almeno un ventenne.
- Come mai qui,
nipote di Silente? – mi domandò
all’improvviso una rossa seduta al fianco di Potter che
identificai come Ginevra Weasley.
- Mi chiamo
Lauren, prego…e sono qui perché mi ha portato la
McGranitt, non ci hai fatto caso? –
A scortesia si
rispondeva con scortesia, non potevo di certo farmi mettere i piedi in
testa.
- Non intendevo
qui al nostro tavolo, ma qui a Hogwarts! –
sottolineò lei, come se fossi stata una povera demente.
Iniziavo ad arrabbiarmi.
- Per lo stesso
motivo per cui tutti voi siete qui, cioè
studiare…di certo non per fare conquiste in ogni angolo
della scuola come fa qualcuno!
–
Ginevra
diventò color vino. Colpita ed affondata, le si leggeva
negli occhi che dietro a quel volto da santarellina c’era una
specie di “fidanzata della Scuola”.
Potter mi
lanciò un’occhiata che voleva essere minacciosa,
ma non avrebbe intimidito nemmeno il coniglio più vigliacco.
Mi alzai, stufa di dover stare in un posto dove non ero desiderata, e
uscii dalla Sala Grande senza voltarmi.
“Perché
hai accettato la proposta di tuo nonno, Lauren? Sapevi che sarebbe
andata a finire male…”
Mi appoggiai al
muro, nel buio del corridoio di fianco alla Sala Grande, e chiusi gli
occhi. Ricordai con nostalgia l’amicizia che regnava tra
tutte le ragazze di Beauxbatons, i ragazzi di Durmstrang, gli studenti
di Takatalvi. Non capivo perché ad Hogwarts tutti dovessero
partecipare ad una competizione inutile dettata dalla divisione in Case.
Spalancai gli
occhi quando sentii una bacchetta puntata in gola e sussultai nel
vedere che davanti a me si trovava il biondino platinato di Serpeverde,
lo stesso che quella sera sembrava aver concentrato tutta la sua
attenzione sulla sottoscritta.
- Lauren
Silente, piacere di conoscerti…Draco Malfoy, avrai certamente sentito
parlare di me! –
A dire il vero
no, ma decisi che in quel momento non era tanto importante.
- Potrei dirti
anch’io “piacere di conoscerti” se solo
mi facessi l’enorme piacere di spostare la tua bacchetta dalla
mia gola!
–
Draco mi sorrise
divertito, muovendo la bacchetta in modo da alzarmi il mento e
avvicinandosi pericolosamente a me.
- Cosa diamine
hai intenzione di fare? – sputai incollerita, senza riuscire
a trattenere un brivido davanti all’evidenza.
- Ho intenzione
di baciare la nipote del Preside come piccolo risarcimento per aver
dovuto ascoltare la tua assurda idea di mischiare la mia nobile e
purissima persona insieme a quella feccia di Mezzosangue della nostra
scuola, facendomi venire un leggero shock dovuto alla
repulsione…in caso tu non lo sappia, qui sono io quello che
comanda… - rispose, allargando il suo ghigno davanti al mio
sguardo disgustato.
Presa da un
impulso di disperazione, lo spinsi con violenza all’indietro
per togliermelo di dosso. Ma, parliamoci chiaro, io ero una ragazza
piuttosto deboluccia in confronto a un ragazzo alto e muscoloso come un
giocatore di basket, quindi non lo smossi di mezzo centimetro anche se
mi sentii molto “Xena principessa guerriera”. Solo
quando mi ritrovai lanciata di nuovo contro il muro capii che la
resistenza fisica non avrebbe portato da nessuna parte.
- Lasciami!
– sibilai, cercando di sembrare spavalda quando in
realtà il cuore mi stava per scoppiare in petto, sentendo la
vena del mio collo pulsare contro la punta della sua bacchetta.
- La nostra
piccola Silentina ha paura di un bacetto? –
- Sei fortunato
che non abbia portato la bacchetta allo smistamento, Malfoy…
- risposi, sentendo le gambe iniziare a cedermi. Panico, panico, panico. Non dovevo svenire
davanti a lui!
- Ora non la ho
nemmeno io –
In una frazione
di secondo la rimise in una tasca dell’uniforme e mi
bloccò stringendomi per i polsi. Se dovevo cedere,
l’avrei fatto con classe.
- Ricordati che
non sei tu a comandare, Malfoy… - sussurrai, racimolando la
poca sicurezza che mi restava – ma è mio nonno! -
Il biondino mi
guardò in modo strano, ma all’improvviso
spuntò Piton dall’angolo del corridoio. Ci
squadrò interessato, mise su una smorfia sarcastica e si
avvicinò a noi due.
- Mi dispiace
interrompere il vostro momento di conoscenza reciproca, Draco e Lauren,
ma il professor Silente vuole vederti… - disse, accennando a
me con la testa. Malfoy mi lasciò andare e senza degnarlo di
un ulteriore sguardo seguii in silenzio Piton. Avevo una voglia pazza
di denunciare quel dannato biondino platinato per quello che mi aveva
fatto (o meglio, aveva tentato di farmi), ma l’orgoglio
ferito mi disse che era una situazione da risolvere tra noi due.
- Mi sembri
stranamente docile, Lauren…qualche problema? –
attaccò il professore, con l’evidente intento di
provocarmi.
- Sono stanca e
credo che tutti abbiamo iniziato ad odiarmi – risposi con
voce piatta.
Severus
sembrò ridacchiare con discrezione, in pratica
tossicchiò, prima di fermarsi e voltarsi verso di me.
- Draco non
sembra odiarti, nonostante tu abbia detto un’eresia secondo
il punto di vista dei Serpeverde Purosangue –
- Diciamo che a
lei non sembra così, ma le garantisco che Malfoy non mi
considera di certo la sua migliore amica –
- Draco
è un bravo ragazzo –
- Non vedo a
cosa potrebbe servirmi questa informazione, professor Piton –
Ci fissammo per
qualche secondo, poi Severus mi appoggiò una mano sulla
spalla facendomi sgranare gli occhi dallo stupore.
- Comunque bel
discorso, davvero…sono le cose che tutti pensano ma hanno
paura di dire, credimi… -
Me lo disse come
se fare quel discorso al mio posto fosse sempre stato un suo intimo
desiderio personale. Gli lanciai un’occhiata scettica.
- Allora
perché nessuno si è alzato a dirmi che era
d’accordo con me? –
- La divisione
in Case è una specie di protezione che garantisce sicurezza,
direi…fa in modo che nessun Purosangue abbia rapporti
amichevoli con un Mezzosangue o un Nato Babbano, raggruppa gli studenti
per carattere comune, aiuta ad evitare gli scontri tra membri delle
Case perché uniforma senza troppa fatica il pensiero di uno
stesso gruppo…non dover scegliere chi frequentare
è comodo, e perdere la comodità non è
spesso apprezzato anche se si tratta di un cambiamento in bene
– rispose con semplicità Piton.
Annuii, colpita
da quanto sembrava avesse riflettuto su quella faccenda. Era forse per
quello che da qualche ora sembravo stargli simpatica? Perché
la pensavo come lui?
- Salgo con te
perché Albus ha detto di voler parlare anche con i
Responsabili delle Case – borbottò imbarazzato.
Mi
seguì sulla scala del gargoyle, facendo finta di non notare
l’espressione scioccata che le sue parole avevano dipinto sul
mio viso.
- Cioccalderoni!
–
Quando arrivammo
davanti alla porta di legno, ci raggiunsero numerose voci concitate. Ci
affrettammo ad entrare e ad accomodarci.
Vitious,
Minerva, Pomona e nonno Albus erano seduti davanti ad altrettanti
bicchieri di succo di zucca gelido e Piton si premurò di
farne apparire uno per me e uno per se stesso.
- Allora,
Lauren, stavamo discutendo di quello che hai detto poco prima di essere
Smistata o poco dopo…diciamo che è relativo,
ecco…e stavamo riflettendo su quanto la tua idea possa
essere una specie di esperimento per riuscire finalmente a dare agli
studenti un senso di appartenenza alla scuola che non sia relegato
semplicemente alla divisione in Case…nonostante sia una
grande contraddizione alla tradizione millenaria che da sempre
contraddistingue Hogwarts, naturalmente! - esordì nonno
Albus, incontrando l’approvazione dei suoi colleghi.
Tenni lo sguardo
basso. Se avessi potuto tornare indietro, sapevo che lo avrei fatto
volentieri. Avrei detto al Cappellaccio che volevo essere inserita a
Corvonero o a Tassorosso e così non avrei dovuto affrontare
quella tremenda situazione.
- Per questo,
come mi suggeriva Minerva, potremmo adottare l’unione delle
Case già da domani e la terremo come esperimento provvisorio
fino a Natale! –
-
Fino…a Natale? – ripetei, sentendo uno strano nodo
stringermi lo stomaco.
- Se
avrà successo, allora diventerà una cosa
definitiva…per questo poco prima di Natale chiederemo a
tutti di compilare un questionario di soddisfazione per valutare la
positività dell’idea! –
- Certo, tutti
all’inizio non saranno felici di questo cambiamento
– squittì Vitious – ma sono sicuro che
scopriranno presto la bellezza del poter conoscere meglio persone che
prima odiavano a priori senza averci nemmeno parlato! –
Mi sentii
tremendamente stupida per aver detto quello che avevo detto. Appoggiai
rumorosamente il bicchiere sulla scrivania del nonno, se avessi bevuto
anche solo un altro goccio di succo avrei senza dubbio rimesso.
- Ti senti bene,
signorina Silente? – mormorò Severus, mentre gli
altri professori parlavano tra di loro a proposito
dell’organizzazione di questa novità.
Scossi la testa,
cercando di mantenere un certo contegno. Ero una Silente, e che diamine!
- Sarai stanca,
Lauren, ti consiglio di andare a letto – mi disse
all’improvviso nonno Albus – per quanto riguarda il
tuo Smistamento ora come ora non è più molto
importante…se sarà necessario, faremo in modo di
ripeterlo in privato poco dopo Natale…quindi dormi
tranquilla e non ti preoccupare! –
Mi alzai senza
guardare nessuno, scivolando silenziosamente verso la scala.
- Buonanotte,
Lauren! – dissero tutti i professori in coro. Aspettarono che
fossi arrivata in cima alla torretta, nella mia stanza, prima di
ricominciare a parlare. Mi buttai stancamente sul letto, ignorando il
Cappello Parlante posizionato sul mio comodino.
- Ti sei
cacciata in un bel guaio, eh? – mi disse allegramente.
- Godi delle
disgrazie degli altri? Sei proprio un pezzo di stoffa senza cuore
– sentenziai seccata.
- Secondo me
saresti stata molto bene a…! –
- Secondo te non
avrei mai dovuto essere qui – lo interruppi, tagliando corto.
- Ma io avevo
deciso, solo che tu non mi hai lasciato il tempo di dirtelo…
- si difese il Cappello, assumendo non so come un’aria
risentita.
- Stai zitto.
Voglio dormire. –
Con un gesto di
bacchetta spensi tutte le candele e mi raggomitolai su un fianco. Il
primo giorno da studentessa di Hogwarts era stato un fiasco clamoroso.
Quella notte
sognai di nuovo lo sconosciuto che mi voleva uccidere, esattamente come
dopo la mia litigata con nonno Albus e Severus. Non vidi il viso,
sentii solo la voce, ma quella volta una frase si aggiunse al suo
repertorio.
“Abbiamo
lo stesso identico sangue che ci scorre nelle vene…anche se
il tuo è stato sporcato da una cosa in cui solo i deboli
credono”.
Note dell'autrice
Buonasera! Ringrazio tutti voi che continuate a leggere la mia storia,
in particolare sweet_cullen
e Ste14 che l'hanno aggiunta tra i preferiti o le seguite.
Piano piano sto evolvendo la situazione e mi appassiono sempre di
più a scrivere, quindi spero che non mi abbandoniate ^.^
Ringrazio anche chi continua a farmi sapere il proprio parere
perchè le critiche di ogni tipo mi aiutano a capire cosa
cambiare per rendere questa fan fiction gradevole per tutti coloro che
la leggono.
mistero:
Lauren fino ad adesso si è dimostrata brava a creare casini,
vedremo se sarà abbastanza abile da tirarsene fuori xD mi
stai chiedendo se potrebbe spuntare fuori una specie di love story tra
Severus e Lauren? Chi lo sa, tutto può succedere ;-)
Meirouya:
il miglior capitolo?! Esagerata! xD Comunque è vero, sono
una distruttrice della tradizione (Minnie mi ucciderebbe all'istante se
mi conoscesse), ma mi sembrava più carino togliere le
"barriere" ai poveri Hogwartsiani ^.^
sweet_cullen:
grazie per esserti aggiunta ai "recensitori", spero che questo capitolo
ti sia piaciuto come gli altri!
Kamen:
anche Pitonuccio è un essere umano, poveretto...comunque
grazie per avermi fatto sapere cosa ne pensi, non so se con questo
capitolo ho un po' tolto questo "odore di Mary Sue" che senti, io non
me ne accorgo perchè a me Lauren sembra tutto tranne che una
Mary Sue...fammi sapere se ora è diversa e dimmi pure se hai
qualche consiglio per farmi migliorare il personaggio!
Gin_ookami97:
perdonata su tutti i fronti, nessun problema! ^.^ Grazie per i
complimenti, comunque!
aXce:
grazie, sono contenta che i miei lampi a ciel sereno
(altrimenti detti idee) accolgano qualche consenso xD
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Capitolo 9 *** Non troppo sola ***
La nottata appena trascorsa era stata a dir poco terribile, ma alle
sette e mezza ero arrivata puntuale in Sala Grande per la colazione. Le
lezioni iniziavano alle otto, quindi avrei avuto mezz’ora di
lunga sofferenza in mezzo ai miei “compagni di
sventura” prima di potermi pacificamente eclissare nello
studio. Credevo che avrei iniziato ad adorare i libri come non mai.
Non sapendo dove
sedermi, mi diressi di nuovo verso il tavolo di Grifondoro ma gli
sguardi che mi lanciarono Potter e compagnia bella quasi mi fecero
cambiare idea. Peccato che Minerva mi indicasse con discrezione dal
tavolo dei professori di infilarmi di nuovo in mezzo a quella gente,
altrimenti avrei volentieri mangiato in un angolo della stanza senza
troppi problemi. Evitai con cura il trio delle meraviglie e mi sedetti
in mezzo a quelli del primo anno che sembravano gli unici a non provare
una specie di odio viscerale per me.
- Tu non sei di
Grifondoro, vero? Sei la ragazza che non è stata smistata
ieri sera – mi disse con sguardo curioso una ragazzina con i
capelli ricci e la pelle color caffelatte.
-
Esatto…come ti chiami? –
- Rebecca
Johnson…io ero praticamente certa di finire in questa Casa,
anche mia sorella è stata una Grifondoro! Era una
Cacciatrice della squadra, sai? Tu sei capace di giocare a Quidditch?
–
Osservai che
Potter sembrava interessato alla nostra conversazione, annuii con
fervore tentando di ignorarlo.
- Sì,
mi piace molto volare…ho sperimentato un po’ tutti
i ruoli, diciamo che me la cavicchio… -
- Mio fratello
diceva sempre che le ragazze che giocano a Quidditch sono la cosa
più bella che possa capitare al mondo! – disse un
ragazzino, sempre del primo anno, con capelli color cioccolato e
un’espressione decisa.
- Simpatico, tuo
fratello…tu chi sei? –
- Mark Baston,
piacere… -
- Baston?
– strillò Rebecca – Allora tuo fratello
conosce mia sorella! –
- Intendi
Angelina? Certo che sì! –
Li lasciai
discutere tranquillamente delle loro reciproche conoscenze, scuotendomi
dal torpore della levataccia solo quando una voce gentile mi chiese se
poteva sedersi vicino a me sulla panca. Incontrai un paio di occhi
color giada che mi sembrarono meravigliosi e annuii senza esitare.
- Scusami se ti
disturbo, ma Silente sembra voler fare un discorso importante e non
potevo restare in piedi ancora per molto… -
sussurrò, mentre mio nonno picchiettava la bacchetta sul
calice per richiamare l’attenzione.
- Miei cari
studenti, innanzitutto buon primo giorno di scuola! Vi
porterò via solo pochi minuti e poi vi lascerò
andare verso le tanto attese lezioni! –
Sorrise nel
sentire borbottii poco entusiasti levarsi da tutti e quattro i tavoli.
- Dopo lo
Smistamento di ieri sera, io e i Responsabili delle vostre Case abbiamo
discusso e riflettuto molto sulle parole pronunciate dalla signorina
Silente… - sguardi e riflettori puntati tutti verso di me in
una frazione di secondo – e abbiamo stabilito la
possibilità di fare un piccolo esperimento per portare una
ventata di aria fresca qui ad Hogwarts! –
Se non fossi
morta in quel momento, non sarei morta per nessun altro motivo.
- Da questo
momento fino a Natale, unificheremo le Case dividendovi in fasce
d’età nei quattro dormitori! Ogni dormitorio
avrà due studenti responsabili che si occuperanno di
mantenere l’ordine dei loro compagni e un insegnante che
sarà il referente per eventuali problemi... – fece
apparire dal nulla una pergamena e si riaggiustò gli
occhiali sulla punta del naso - …il primo e il secondo anno
staranno nell’attuale dormitorio di Tassorosso, ne
sarà referente la professoressa McGranitt! –
Minerva si
alzò in piedi per farsi vedere dai primini e poi si
risedette.
- Il terzo e il
quarto anno si stabiliranno nel dormitorio di Corvonero, con referente
la professoressa Sprite! –
Pomona
ripetè lo stesso gesto che aveva fatto Minerva, sentii
qualche Serpeverde protestare ma zittirsi subito sotto lo sguardo
severo di mio nonno.
- Il quinto e il
sesto anno saranno ospiti del dormitorio di Serpeverde, con referente
il professor Vitious! –
Dal tavolo di
Serpeverde si alzò una voce inconfondibile piena di astio.
-
Perché io dovrei abbandonare il mio dormitorio?
Già non mi va l’idea che tutti siamo
mischiati…con la feccia…io mi rifiuto!
– strillò Malfoy, abbandonando ogni riserva.
La voce di Piton
risuonò limpida e decisa nel silenzio della Sala.
- Draco, il
Preside sta parlando. Zitto e siediti. –
Il biondino si
risedette con aria contrariata, si levarono bisbigli curiosi. Da quanto
sentii dire sottovoce dalla Granger, Malfoy era il preferito di Piton
che lo favoriva sempre.
-
Infine… - riprese nonno Albus – il settimo anno
avrà il suo dormitorio nella Torre di Grifondoro, con
referente il professor Piton. Per quanto riguarda la disposizione delle
classi, temo che dovrete mantenere la vecchia divisione in Case per non
creare scompensi a livello di preparazione. Questo progetto
durerà, come ho già detto, fino a Natale. A
dicembre, quando avrete potuto assimilare pregi e difetti
dell’esperienza, chiederemo a tutti voi se vorrete continuare
con questo metodo o se vorrete tornare a quello classico. Per i pasti,
sarete organizzati come nei dormitori, quindi a seconda
dell’anno di frequenza. Avete domande? –
La mano di
Hermione si levò come un fulmine nell’aria.
- Sì,
signorina Granger? –
- Ha detto che
ci saranno due studenti responsabili per dormitorio…questo
vuol dire che gli attuali Prefetti e Caposcuola non svolgeranno
più il loro ruolo? –
-
Esatto…nei prossimi giorni vi informeremo a proposito di
quali diventeranno i responsabili di ogni dormitorio…altro?
–
Una ragazza
riccioluta di Corvonero alzò la mano.
- Mi scusi,
signor Preside, non ho capito la questione dell’orario delle
lezioni… -
- Dovete solo
seguire quello che è scritto sull’orario che vi
hanno consegnato ieri sera i vostri Responsabili delle
Case…nulla è cambiato da quello! –
Si
sentì un fruscio di fogli mentre tutti esaminavano gli
orari. Mi accorsi di non avere nulla del genere.
Malfoy si
alzò di nuovo in piedi.
- Per
curiosità, professor Silente,
se seguiremo le lezioni divisi per Case dove sarà inserita
Lauren Silente,
che non è stata assegnata a nessuna Casa? –
Decisi che se
Malfoy avesse pronunciato di nuovo il mio cognome con quel tono
beffardo, l’avrei centrato all’istante con la mia
migliore Fattura Orcovolante.
- Gentile a
preoccuparsi per la nuova arrivata, signor Malfoy… - rispose
con calma nonno Albus – ma la signorina Silente ha un orario
esattamente come voi e quindi come vede non ha avuto bisogno di
rivolgermi questa domanda. Abbiamo risolto questa questione in privato,
quindi le pregherei di non interessarsi più a cose che non
la riguardano. –
Malfoy ci rimase
di sasso (per non dire di qualcos’altro) e io mi chiesi
mentalmente dove fosse l’orario di cui parlava mio nonno e
che io non avevo mai ricevuto. Dopo aver aperto con tutta la
discrezione che potevo i miei libri nuovi, spuntati come per magia sul
mio comodino questa mattina al mio risveglio, lo trovai nel Manuale di
Incantesimi, volume Settimo.
Intanto mi
accorsi che il Preside doveva aver congedato noi studenti,
perché quando alzai lo sguardo ero rimasta quasi da sola. Al
tavolo di Grifondoro c’eravamo solo io e il ragazzo dagli
occhi di giada, che riconobbi per il Daniel Dwight della sera
precedente.
- Prima ora,
Pozioni…Grifondoro/Serpeverde, professor Piton, sotterranei
est… - mormorai, alzandomi e cercando di ricordare dove
fosse l’ufficio di Severus che mi aveva mostrato Minnie
durante il tour per la scuola.
- Sono nuovo
della scuola, mi dispiace disturbarti ancora…sapresti
indicarmi la strada per la classe di Pozioni? –
Il mio compagno
mi guardò speranzoso, mi chiesi a cosa gli servisse sapere
in quel momento la strada per Pozioni quando di certo il primo anno
aveva un orario diverso da quello del settimo.
- Sto andando
proprio lì, puoi seguirmi se vuoi… - dissi,
iniziando a camminare rapidamente – ma sei sicuro di aver
letto bene l’orario? Io sono del settimo e non puoi avere
anche tu Pozioni in questo momento! –
- Ma
anch’io sono del settimo! –
Lo guardai male,
sembrava serio. Non era il momento di fare domande, però:
dovevo arrivare in classe prima delle otto, non volevo ritardare alla
prima lezione. Feci spallucce e accelerai il passo, notando che Dwight
mi stava alle costole. Arrivammo a destinazione cinque secondi prima
che Piton chiudesse la porta, puntualmente riparata dopo il mio attacco
via “Incendio” di qualche notte prima. Non disse
nulla, si limitò ad indicarci due calderoni liberi.
- Bene, sono
lieto di vedere che nessuno si è divertito ad arrivare in
orari inconsueti, quest’anno…vero, Potter e
Weasley? – disse Severus con voce melliflua. Malfoy e company
ridacchiarono divertiti.
- Bentornati a
tutti, anche ai meno desiderati… - continuò,
prendendo in mano la bacchetta – e benvenuti ai nuovi
arrivati! –
Scoccò
un’occhiata a me e a Daniel, accendendo il fuoco anche sotto
i nostri calderoni. Diede una stoccata con la bacchetta verso la
lavagna nera, dove apparve una lunga lista di ingredienti e di
istruzioni numerate.
- Questo mese ci
dedicheremo alla Pozione Polisucco, probabile richiesta agli esami per
i M.A.G.O. ed elemento fondamentale per i voti di fine
trimestre…infatti a ottobre sarà opportuno
impararne l’antidoto per smascherare chi ne faccia uso e per
vedere se il vostro futuro antidoto sarà efficace useremo
quella che inizierete a preparare proprio oggi con le vostre belle
manine… -
Nessuno si era
ancora mosso, evidentemente aspettavano il via di Piton.
- Novembre
verterà principalmente sulle pozioni più
difficoltose, vi anticipo che analizzeremo la Felix Felicis, mentre
nelle due prime settimane di dicembre ci occuperemo del suo contrario.
Ora potete iniziare. -
Vidi tutti
correre verso gli armadi della stanza a cercare febbrilmente gli
ingredienti per la Polisucco, il panico era dilagato in classe dopo una
manciata di minuti. Incontrai lo sguardo di Severus ed ebbi
l’impressione che mi dicesse mentalmente “impegnati
almeno la metà di quanto ti sei impegnata per tuo
nonno”. Mi unii al gruppo di cercatori di ingredienti, stando
il più lontano possibile da Malfoy.
- Quello
è pazzo…Polisucco, Felix Felicis, pozioni
difficoltose…non siamo mica dei professionisti! Stupido
protettore delle Serpi… – stava borbottando Ronald.
- Fatti da
parte, pezzente, ho il diritto di prendere il materiale migliore!
– disse Malfoy, spintonando tutti.
Con una smorfia
di disgusto tornai al mio calderone e decisi di aspettare che tutti
avessero finito di ammazzarsi per prendere quei benedetti ingredienti.
Quelle conversazioni stupide e poco simpatiche erano proprio quello che
volevo evitare suggerendo l’unione delle Case.
L’avrebbero mai capito?
Passai la
maggior parte della lezione a chiedermi perché Daniel
Dwight, smistato con me e teoricamente al primo anno, frequentasse i
corsi del settimo. Ma devo ammettere che il pensiero che ci fosse
qualcuno pieno di segreti come me mi fece sentire un po’ meno
sola.
Dopo
l’ora di Pozioni seguii le lezioni di Incantesimi, Aritmanzia
e Trasfigurazione. Non tornai nella Sala Grande a pranzo, chiesi a un
elfo domestico di prepararmi un paio di panini anche per la cena. Nel
pomeriggio, libero dai corsi, mi rifugiai in biblioteca fino a sera
tardi a fare i compiti già assegnati. Un rotolo di pergamena
sulle proprietà della Pozione Polisucco per Piton, una
ricerca sugli incantesimi impossibili da fare in modo non vocale per
Vitious, mezzo rotolo di pergamena sull’origine della
trasformazione in Animagus per Minerva. Non che avessi particolare
fretta o voglia di studiare, ma volevo evitare fino
all’ultimo la cosa terribile che prima o poi avrei dovuto
fare.
La mia entrata
nella tana dei leoni, l’arrivo tanto temuto di Lauren Silente
nel dormitorio del settimo anno. Sentivo che non sarei uscita viva da
quella Torre.
Note dell'autrice
Come ormai è tradizione, ecco arrivato l'aggiornamento. La
scuola si avvicina sempre di più quindi vi avverto che molto
probabilmente dal giorno del rientro in poi sarò costretta a
postare massimo un capitolo alla settimana. Ma non fasciamoci la testa
prima di cadere! Ringrazio come sempre tutti, specialmente snapEly, Clara111294, ryry e
Sheilin che hanno aggiunto la storia tra le seguite o i
preferiti. E ringrazio anche tutti coloro che hanno risposto alla
tremenda domanda che mi tormentava, "Lauren Silente: Mary Sue o no?".
Continuate a commentare e leggere, grazie mille! ^.^
snapEly:
ti ringrazio per aver recensito e ovviamente anche per i complimenti!
Le parentele varie saranno più chiare tra qualche capitolo,
comunque ti posso assicurare senza spoilerare niente che si tratta
davvero della nipote di Silente ^.^
DarkViolet92:
grazie mille per aver recensito, spero che anche questo ti sia piaciuto!
Luciana
Menditegui: grazie, continuerò fino
all'esaurimento delle idee xD comunque ti ho mandato la mia e-mail
attraverso il "contatta" qui su EFP, spero che ti sia arrivato qualcosa!
aXce:
accidenti, non voglio essere la responsabile di una sgridata nei tuoi
confronti! xD comunque grazie per i complimenti e non ti buttare dalla
torre di astronomia (anche se non credo che ce ne siano molte qui in
Italia xD)
|
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Capitolo 10 *** Storia di una vita ***
Arrivai
in cima alla Torre di Grifondoro ansimando e quando buttai la mia borsa
ripiena di libri per terra davanti al ritratto di una donna robusta
vestita di rosa shocking mi accorsi di non sapere la parola
d’ordine. Possibile che nonno Albus si fosse dimenticato?
Sospirai,
ricordando di aver visto qualcosa scarabocchiato sul retro
dell’orario.
-
Ehm…barbabrilla? – mormorai alla Signora Grassa,
come per chiederle conferma.
- Certo, certo!
–
Si
spostò per farmi entrare e avanzai con lentezza nella Sala
Comune. Volevo sperare che non ci fosse nessuno, invece sembrava che
tutto il settimo anno si fosse dato convegno là dentro solo
per aspettare la sottoscritta. Era l’inferno,
un’assurda riproduzione di quel posto che ci descrivono
terribile giusto per farci temere la morte.
C’erano
alcune coppiette, tra cui Ronald e Hermione, appostate sui divani color
cremisi con le bocche talmente appiccicate da sembrare due ventose; era
in corso una mezza battaglia con i cuscini tra diverse ragazze
Corvonero e Tassorosso che indossavano solo delle leggere vestagliette
semi-trasparenti; le piume dei suddetti cuscini, inutile dirlo, erano
sparse per tutta la Sala Comune; i ragazzi Serpeverde osservavano le
improvvisate lottatrici incitandole a strapparsi a vicenda i vestiti; i
ragazzi Grifondoro osservavano le improvvisate lottatrici cercando di
non farsi notare dalle loro compagne di Casa che strillavano contro le
Serpeverde rispondendo agli insulti o forse provocandole. Si prevedeva
una rissa anche su quel fronte. Volevo scomparire in quel momento,
quando una voce strascicata mi ricordò che non
c’è mai peggio al peggio.
- Ma guardate
chi si vede! La nostra adorata
Lauren! – strillò
Malfoy, provocando le risatine da oca di tre o quattro viperette che lo
attorniavano – Vieni a farci compagnia, almeno tu sei una
Purosangue!
–
Sottolineò
l’ultima parola guardando con cattiveria Hermione e un paio
di altri ragazzi Grifondoro o Tassorosso disseminati per la stanza.
- Ho solo voglia
di andare a dormire, Malfoy… - mormorai, cercando di
guardare meno gente possibile. Arrivata quasi davanti alle scale per il
dormitorio femminile, mi trovai la strada sbarrata da due Serpeverde.
Avevano appena imbottito un povero Tassorosso di quelle che sembravano
Pasticche Vomitose e il malcapitato stavo già sperimentando
l’effetto di quella roba rimettendo copiosamente su tutto
quello che gli capitava a tiro. Altamente disgustoso e rivoltante.
- Se Draco ti
dice di andare a fargli compagnia, tu devi andare a fargli
compagnia… - borbottò il più basso dei
due.
- Lasciala in
pace, Goyle! Anche se non va giù a nessuno l’idea
che ha proposto e che ci costringerà a una convivenza
forzata per tre mesi, non permetteremo a voi Serpeverde di fare quello
che volete! – urlò Potter, come se fossimo a
chilometri da lui.
- Ecco San
Potter, il protettore delle belle fanciulle! – disse Malfoy
sghignazzando.
- Almeno noi
abbiamo un po’ di compassione per una nuova di questa scuola!
– replicò piccata Hermione, staccandosi per un
microsecondo da Ronald – Anche se è chiaro che
avrebbe benissimo potuto evitarsi questa uscita
dell’unificazione delle Case e cagate
varie…facendomi perdere il posto da Caposcuola… -
Sospirai e
guardai di nuovo verso Goyle e compare, dopo aver sfoderato la
bacchetta.
- Sentite
– esordii con freddezza e controllo nonostante la stanchezza
– non ho voglia di affatturare nessuno e rischiare di essere
espulsa per la quarta volta nella mia vita, quindi vi chiedo con
gentilezza di spostarvi –
Cadde il
silenzio. Malfoy si alzò dal suo trono e si
avvicinò a noi tre.
- Tu? La cocca
di Silente? Espulsa tre volte? –
Dracuccio
sembrò allo stesso tempo colpito, sorpreso e spaventato.
Cercai di giocare quella carta a mio favore.
- Certo, potete
chiederne la conferma anche alla professoressa McGranitt! –
dissi con tono fiero, anche se la fierezza era proprio
l’ultima cosa che provavo nei confronti delle mie espulsioni.
Goyle e
l’altro ragazzo, che scoprii chiamarsi Tiger, mi trascinarono
al centro della Sala Comune e tutti i presenti si radunarono in cerchio
attorno a me come se fossi stata l’attrazione migliore che
potessero avere. Non capivo il perché di
quell’interesse, ma se mi avrebbe permesso di uscire indenne
da quel posto era ben accetto.
- Avanti, Lauren
Silente, raccontaci delle tue tre espulsioni! – mi
stuzzicò Draco, incuriosito anche se cercava di non darlo a
vedere.
Dire la
verità o mentire? Farsi compatire o inventare una delle
storie migliori che avessero mai sentito? Nell’angolo della
stanza, per conto suo, vidi Daniel Dwight chino sul libro di
Trasfigurazione. Avrei detto la verità, ma l’avrei
detta solo per l’unica persona che non voleva sapere
avidamente della mia adolescenza travagliata.
Iniziai a
raccontare.
A
undici anni,
come era giusto che fosse, mio nonno mi iscrisse al College di
Takatalvi, in Finlandia, sperando di garantirmi una seria istruzione
lontana dalle luci della ribalta, consapevole della fama che il suo
cognome avrebbe potuto portarmi. Ero una studentessa mediocre, riuscii
a costruirmi delle basi solide nonostante in quella scuola
prediligessero la materie solitamente meno considerate. Ma ero pur
sempre un’inglese che frequentava un college straniero,
quindi a volte i miei compagni utilizzavano questa mia
diversità per sostenere che i professori mi aiutavano
perché credevano che a volte non capissi quello che dicevano
e che io facessi la finta tonta perché sapevo di questo mio
vantaggio. Ovviamente, anch’io non facevo del mio meglio per
farmi voler bene dato che ho un caratteraccio da far diventare matti
anche i santi. Ma nel complesso, i miei primi quattro anni a Takatalvi
trascorsero tranquilli e lisci come l’olio.
Qualche
mese
prima della fine del mio quinto anno, arrivò in Finlandia la
notizia del ritorno di Voldemort. In ritardo rispetto
all’Inghilterra, questo senza dubbio, ma da quel momento la
mia scuola entrò in una continua festa. Il Preside era un
accanito fan di Voldemort e fece appendere in giro per tutta la scuola
dei manifesti enormi con il Marchio Nero e la scritta
“sosteniamo il Signore Oscuro nella conquista
dell’Inghilterra”. Quando lessi quelle orrende
parole iniziai la mia missione “strappa tutti i manifesti che
puoi” e dopo poche ore, probabilmente denunciata da qualcuno
dei miei simpatici compagni, venni convocata nell’ufficio del
Preside. Senza spiegazione, mi disse di fare le valigie e prima di
mettermi su un Thestral diretto qui ad Hogwarts mi sussurrò
nelle orecchie “tu sarai la prossima giovane vittima di
Voldemort, traditrice del tuo sangue.”
Vidi tutti i
miei ascoltatori, nessuno escluso, sussultare. Sembravano molto
coinvolti nella storia, soprattutto indignati e increduli.
Naturalmente
riferii tutto a nonno Albus. Questo accadde prima che si verificasse la
notte dell’Ufficio Misteri. Appena arrivai a Hogwarts, dopo
aver ascoltato il mio racconto, mio nonno mi iscrisse
all’Accademia di Beauxbatons sotto falso nome e mi
spedì immediatamente in Francia per mettermi al sicuro.
Madame Maxime fu molto gentile con me e le ragazze mi misero subito a
mio agio anche se ero arrivata praticamente alla fine
dell’anno e i miei voti erano pessimi. Poi sappiamo tutti
cos’è successo. Potter che ha sognato Sirius Black
torturato da Voldemort nell’Ufficio Misteri, una parte
dell’Esercito di Silente che ha deciso di andare a salvarlo
con lui, l’arrivo dei Mangiamorte, la lotta per la profezia,
l’arrivo dell’Ordine della Fenice…e
infine, il duello tra mio nonno e Voldemort. Il perché siamo
tutti qui vivi lo sappiamo, è una notizia pubblica da anni,
ormai. Albus Silente aveva sconfitto Voldemort, era riuscito a bloccare
la sua crescita di potere e lo aveva spedito ad Azkaban.
Valutai la
reazione dei ragazzi che mi circondavano. Malfoy era molto pallido,
sapevo che stava pensando a suo padre. Purtroppo non potevo fare a meno
di nominarlo.
Festeggiammo
per
mesi, anche in Francia. Tutto questo fino a quando a dicembre, durante
il sesto anno, arrivò a Madame Maxime una lettera da parte
di un Mangiamorte, che minacciava di fare una strage di studentesse di
Beauxbatons se lei non avesse consegnato Lauren Silente nelle mani
della Congrega Oscura, il gruppo di maghi alleati per il ritorno di
Voldemort. Allegata alla lettera c’era una mia foto, scattata
di recente poichè indossavo l’uniforme
dell’Accademia. Non avevo e non ho tuttora la minima idea di
come avessero fatto ad individuarmi dato che secondo i registri della
scuola e le altre studentesse il mio nome era Elodie Dupont. La Preside
non esitò un attimo a sbattermi fuori dalla sua scuola,
rispedendomi dritta a Hogwarts e comunicando al Mangiamorte, che
scoprimmo essere Lucius Malfoy, il mio ritorno in Inghilterra.
Per
l’ennesima volta, nonno Albus fu costretto a correre ai
ripari e mi iscrisse a Durmstrang. Igor Karkaroff, il Preside,
cercò di dissuaderlo dicendo che la sua era da secoli una
scuola esclusivamente maschile, ma per mio nonno la mia sicurezza era
più importante di una stupida regola millenaria.
A
Durmstrang
restai fino alla fine del sesto anno, quando Karkaroff decise che non
ero adatta per la sua scuola: secondo lui continuavo a
sedurre i ragazzi distraendoli dallo studio, avevo una particolare
propensione per l’indisponenza e lo odiavo. Non si sbagliava.
Mi beccai la terza espulsione. Sospetto che anche quella volta fosse
stato merito delle minacce poco carine della Congrega Oscura.
Probabilmente se ci fosse stata una vera unità
all’interno di queste tre scuole, non sarei mai stata
scacciata per motivi di vigliaccheria simili.
Dopo questo
racconto, tutti sembravano vedermi con occhi diversi. Non ero
più la nipote del Preside, protetta dalle
autorità e cresciuta nella bambagia, ma una di loro,
umanamente piena di problemi e abbandonata da tre scuole solo per la
colpa di essere nata sotto il nome di Silente.
- Spero che
siate soddisfatti, ora… - sussurrai, per rompere il silenzio
pieno di tensione che aleggiava nella stanza. Mi accorsi che anche la
piuma di Dwight aveva smesso di graffiare la pergamena. Tutti
sembravano volermi dire qualcosa, ma mi alzai in piedi e corsi
rapidamente nel dormitorio femminile, rifugiandomi in bagno.
Guardai il mio
riflesso nello specchio, chiusi gli occhi gonfi di lacrime che volevo
trattenere. Mi ero messa a nudo davanti a decine di persone, avevo
fatto bene? Sentii un rumore nella camera, pensai che Hermione o una
delle altre ragazze volesse sapere il motivo della mia fuga.
Dopo lunghi
minuti mi decisi ad uscire dal bagno, sperando che tutti fossero andati
a dormire. Ma nessuna delle ragazze era nella stanza, c’era
solo Draco Malfoy seduto da solo sul bordo di un letto.
- Come hai fatto
a salire? C’è un incantesimo che impedisce ai
ragazzi di entrare nelle camere delle ragazze – mormorai,
cercando di nascondere il mio sguardo.
- Infatti tu sei
salita nel dormitorio maschile – replicò lui.
Restammo in
silenzio per un po’, poi mi diressi verso la scala.
- Scusami, non
volevo invadere il vostro territorio – dissi, fingendo
malamente un certo tono allegro.
- Figurati,
Silente – iniziò lui – però
hai fatto bene, perché volevo dirti una cosa… -
Bloccai a
metà il mio passo verso il primo gradino della scala.
- Ah…
- risposi senza voltarmi – che cosa? –
-
Mi…dispiace
per quello che ti ha fatto passare mio
padre… - la parola che sottolineò
sembrò costargli moltissimo, ma la disse chiaramente. Mi
voltai per guardarlo in faccia.
-
Ti…dispiace? –
- Non farmelo
ripetere, eh! – sbottò improvvisamente lui
– Ovvio che se i tuoi genitori avessero avuto il buonsenso di
portarti lontana da tuo nonno mi avresti risparmiato la fatica di farti
queste scuse! –
Le sue parole mi
colpirono come una pugnalata nel cuore. Sentii le maledette lacrime di
prima riaffiorare nei miei occhi, lottando per poter rotolare sulle mie
guance.
- Che hai,
Silente? – mi chiese bruscamente.
-
Nulla… - sussurrai, con la voce rotta, affrettandomi a
sparire dalla vista di Malfoy. Non arrivai nemmeno a metà
scala, quando mi sentii afferrare per un braccio e spingere contro il
muro. Quella scena mi sembrava di averla già vista, forse
circa ventiquattro ore prima. Non avevo la forza di reagire, alzai lo
sguardo accecato dal pianto verso il Serpeverde che mi teneva con
forza, come per paura che gli potessi sfuggire.
- Che hai?
– ripetè, questa volte con un filo impercettibile
di gentilezza.
- I miei
genitori, hai detto…io non ho mai avuto dei
genitori…per questo nonno Albus mi ha sempre tenuta con
sé… -
Mi
lasciò come se si fosse scottato. Si passò una
mano tra i capelli con aria imbarazzata, senza sapere cosa dire.
- Buonanotte,
Malfoy… - dissi, cercando di toglierlo da quella situazione
spinosa, nonostante mi avesse fatto un male incredibile.
- Buonanotte
–
Riuscii ad
evitare ulteriori domande, sgattaiolando rapida attraverso la Sala
Comune, senza fermarmi anche se stavano ancora parlando di me e del mio
racconto. Forse le cose sarebbero migliorate.
Il mio secondo
giorno ad Hogwarts non era stato poi così terribile.
Note dell'autrice
Buonasera a tutti, miei cari lettori! Avete appena letto il tanto
atteso capitolo "linciaggio di Lauren" ! xD Spero di non aver deluso le
aspettative di nessuno per essermi dilungata in un flashback su un
piccolo pezzo della sua vita e di non aver trascinato Draco troppo OOC
(anche se a me non sembra, ma non sono io quella esperta in materia di
Malfoy xD). Come sempre vi ringrazio e mi appresto a rispondere alle
numerose recensioni che mi avete lasciato in questo capitolo... vi
adoro! ^.^
Luciana
Menditegui: nessun problema, ogni tanto capita che l'html
faccia i capricci xD comunque ti ho aggiunta anche se non sono mai su
msn, al massimo se riesci prova a mandarmi solo il link
Sheilin:
grazie per i complimenti alla mia storia e a Lauren (che è
qui tutta compiaciuta a ripetersi che è un genio e cose
varie...sono impazzita, lo so xD) Per quanto riguarda la Mary Sue, ti
consiglio di leggere la recensione di mistero nel
capitolo precedente perchè a mio parere l'ha spiegato
benissimo ^.^
Meirouya:
povero Cappello Parlante! Comunque non riuscirai a estorcere nulla
nè da me nè da lui, fidati xD Danieluccio ti
ricorda qualcuno perchè è quasi del tutto lo
stesso Daniel che hai conosciuto tempo fa nell'altra mia storia...ma
questa volta avrà un ruolo differente!
aXce:
come ho scritto sopra, spero di non aver deluso le aspettative evitando
il linciaggio a Laurie...ho cercato di rendere tutti un po'
più civili! ^.^
snapEly:
Lauren si è salvata, come puoi vedere...per quanto riguarda
il caro Severus, avrà un ruolo determinante molto
più avanti, quindi se riuscirai a portare pazienza verrai
ripagata (o almeno spero xD)
mistero:
per Lauren, credo di aver risolto questa curiosità xD per
Severus, ti rimando alla risposta che ho dato qui sopra a snapEly xD
per la Mary Sue, non avrei saputo spiegarlo meglio! Spero di riuscire a
non rendere Lauren una bambolina antipatica e perfettina (cosa che su
di lei proprio non mi vedo) e cercherò, per tutti i fan di
Severus, di non trascinarlo più OOC...perdonatemi!!!
Valery_Ivanov:
grazie per aver recensito, piano piano farò
conoscere meglio anche Daniel! ^.^
Elfosnape:
Lauren e il magico trio sembrano viaggiare su binari
completamente opposti, ma non si sa mai...e Draco che non tormenta
Lauren? Dopo questo capitolo non saprei xD
DarkViolet92:
no, come hai visto non l'ho fatta morire...ma solo perchè mi
serve dato che è la protagonista e senza di lei questa
storia non ci sarebbe! Muahahah! (risata diabolica stile cattivo dei
cartoni animati) xD
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Capitolo 11 *** La strana coppia ***
Dopo
la conversazione avuta con i miei coinquilini del settimo anno durante
quella sera nella Torre di Grifondoro, la prima settimana trascorse
tranquilla. Tutti iniziarono a ignorarmi gentilmente nei corridoi
quando mi incontravano, al posto di sussurrare insulti al mio
indirizzo, e potevo chiedere a chiunque di mostrarmi
dov’erano le aule che ancora non conoscevo senza temere di
essere affatturata. Sospettavo che qualcuno dei miei coetanei avesse
sparso un po’ in giro la mia storia e immaginavo che il
cambiamento radicale dipendesse in gran parte da quello.
Nella seconda
settimana, sapevo i nomi praticamente di tutta la popolazione della
scuola. Non sapevo come né perché, ma la gente
non credeva più di fare un torto alla tradizione
rivolgendomi la parola. Ma questo non mi piaceva, non ero mai stata
molto socievole e disposta al dialogo con chiunque.
- Ehi, Lauren!
Come va? –
Marietta
Edgecombe, settimo anno di Corvonero, si avvicinò a me con
aria interessata come se fossimo state amiche da una vita.
- Non male
– risposi in modo asettico.
Mi sorrise
annuendo e mi stette appiccicata fino al tavolo, dove decisi di andare
al riparo infilandomi tra Malfoy e Dwight. Questi due erano diventati
ottimi amici, nonostante fossero un Serpeverde e un Grifondoro, da
quando Tiger e Goyle avevano deciso di corteggiare le gemelle Patil. E
a giudicare da quello che vedevo, questi ultimi avevano fatto breccia
nei cuori delle due ragazze indiane.
- Silente,
perché diamine ti devi sempre infilare in mezzo a noi, eh?
–
Da quella sera
in cui si era scusato, Malfoy si era ben guardato dal riservarmi ancora
un trattamento speciale, ma sapevo benissimo che non era quella persona
gretta e meschina che sembrava voler apparire.
- Scusatemi, me
ne vado subito appena Marietta si siede lontano da me… -
Vidi la
Edgecombe prendere posto vicino ad Hannah Abbott e mi alzai per cercare
un buco altrove, ma Dwight mi trattenne per una manica.
- Non fare caso
alla scortesia di Draco, se proprio non ti vuole lui puoi passare tra
me e Neville! –
Mi trasferii
senza dire una parola tra Daniel e Paciock.
Lanciai
un’occhiata analitica alla mia tavolata: finalmente tutti
sembravano parlare tra di loro, non era più come nei primi
giorni in cui sembrava un vero e proprio mortorio. Gli unici che non si
erano uniti allo “scambio culturale”, se
così si poteva definire, erano i componenti del trio delle
meraviglie, relegati in fondo alla stanza con aria cospiratoria.
- Proprio non li
capisco…sempre dietro a predicare uguaglianza e rispetto
reciproco e poi se ne stanno là per i fatti loro come tre
eremiti! – dissi sovrappensiero, mentre torturavo con la
forchetta una specie di strano pasticcio di carne.
- Proprio
così, Silente, vedo che capisci il perché del mio
odio per San Potter! – rispose Draco, come se avessi parlato
con lui.
- Non chiamarlo
San Potter, dai! – intervenne Neville.
- Paciock, cerca
di capire! Anche tu e Lunatica eravate lì, la notte
dell’Ufficio Misteri, ma non vi comportate da Dei scesi in
terra come fanno Potter il Magnifico e i suoi seguaci! –
Vidi Neville
arrossire, ma annuire mestamente.
- A mio parere,
fanno tanto i distaccati perché non sono più al
centro dell’attenzione! – borbottò
Zabini, seduto di fronte a me.
- Ma certo,
certo, Blaise! Hai ragione! Lo Sfregiato si sente messo in disparte
dalla popolarità della nuova arrivata, la signorina Silente!
–
Fu il mio turno
per arrossire, ma venni salvata in corner da un tintinnio insistente di
bacchetta su calice, quello che solitamente avvertiva
l’arrivo di un discorso di nonno Albus. Cadde il silenzio.
- Mi dispiace
interrompere così bruscamente il nostro delizioso pranzo, ma
devo fare un paio di annunci! – esordì, sorridendo
ad ogni singolo studente – Prima di tutto, vi comunico che da
settimana prossima gli studenti dal terzo anno in su avranno come
sempre l’opportunità di passare un pomeriggio nel
finesettimana a Hogsmeade! –
Tripudio di
felicità da tre dei quattro tavoli presenti, quelli del
primo e del secondo anno sembravano abbattuti.
- Per coloro che
invece preferiscono restare a scuola o che sono troppo giovani per le
gite a Hogsmeade, Madama Bumb ha proposto un corso di Quidditch aperto
a tutti! –
Questa volta si
levò un boato uniforme. Vidi la mano di Potter scattare in
aria.
- Mi dica,
signor Potter? –
- A proposito di
Quidditch…senza la divisione in Case verrà
annullato il torneo o lo faremo comunque? –
Nonno Albus fece
cenno a Madama Bumb, responsabile di quelle cose, che si
alzò con aria annoiata.
- Potter, la
stagione del Quidditch inizia a marzo, giusto? Quindi non vedo
perché farsi questi problemi alla metà di
settembre! A tempo debito decideremo… -
- Ma dobbiamo
formare le squadre e allenarci, lei lo sa! – urlò
Harry, come se da quello dipendesse la sua stessa vita. Sentii Malfoy
sghignazzare sonoramente.
- Allora
sì, credo che il torneo si terrà lo stesso e
potrete organizzare i provini per quando sarà più
comodo…contento, ora? –
Potter si
risedette e così fece Madama Bumb. Nonno Albus fece un
sorriso indulgente a entrambi e riprese a parlare.
- Volevo inoltre
comunicarvi i nomi dei responsabili dei dormitori, anche se con grande
ritardo, e chiedo ai nominati di avvicinarsi al tavolo dei professori
per ricevere le spille…per il primo e secondo anno, Rebecca
Johnson e Michael MacMillan! –
La minuta
Grifondoro e un Tassorosso corpulento avanzarono al centro della Sala
Grande.
- Per il terzo e
quarto anno, Eleanor Chang e Seamus Twain! –
Vidi una
Corvonero con lineamenti evidentemente orientali e un Tassorosso
dall’aria sperduta unirsi agli altri due. Notai con
curiosità che gli occhi di Potter erano fissi sulla cinesina.
- Per il quinto
e sesto anno, Astoria Greengrass e Colin Canon! –
Un’altra
Serpeverde, oggettivamente molto carina, e un Grifondoro
dall’aria simpatica imitarono gli altri sfortunati. Dentro di
me feci un pronostico per i responsabili del mio anno: Hermione Granger
e Harry Potter. Ci avrei scommesso la bacchetta. Zabini e Dwight mi
sorrisero, sembravano aver pensato la stessa cosa considerando dagli
sguardi che lanciavano al trio delle meraviglie.
- E infine, per
il settimo anno, Lauren Silente e Draco Malfoy! –
- Cosa?!
– strillammo in coro, increduli. Dwight dovette tirare un
pizzicotto a entrambi per costringerci ad alzarci e avvicinarci a mio
nonno.
- Ma
noi...noi... siamo degli irreponsabili! - dissi a voce molto alta in
mezzo alla Sala, sentendo numerose risatine alle nostre spalle.
- La Silente ha
ragione, noi siamo due cattivi ragazzi! -
I professori ci
ignorarono spudoratamente. Ricevemmo le spille da responsabili, lucide
e pesanti, e tornammo al nostro posto dopo essere stati accecati da una
luce apparsa all’improvviso. Forse era stato solo frutto
della mia immaginazione, ancora non riuscivo a realizzare quello che
era successo. Dal fondo del tavolo sentivo gravare su di me lo sguardo
torvo della Granger.
- Bel colpo,
ragazzi! – disse Pansy Parkinson, rigirandosi tra le mani la
spilla che Draco le aveva già rifilato.
- Sì,
sì, certo…devo dire che hanno scelto bene, eh! Il
Principe delle Serpi e la Nipote di Silente, saremo proprio
un’accoppiata vincente! – sentenziò
Draco con una punta di amarezza. E subito dopo, si voltò
verso di me sorridendo con complicità.
- Faremo
impazzire San Potter e amichetti, vero? –
Rimasi in
silenzio. Rispondere sarebbe stato troppo compromettente.
Nonostante i
progetti illegali che Malfoy aveva in mente, non successe niente fino
al sabato seguente, quello che era stato scelto per la prima uscita
dell’anno ad Hogmeade. Ero seduta tranquillamente a studiare
nella Sala Comune, quando mi si avvicinò quello che era
diventato un po’ il mio gruppetto: Dwight, Paciock, Zabini e
Malfoy. A volte a noi si univano Anthony Goldstein, Ernie Macmillan o
Seamus Finnigan, ma quel giorno non c’erano. Da notare che
ero l’unica ragazza.
- Ehi, Lauren!
Metti giù quel libro e vieni a divertirti con noi!
– disse Zabini, sedendosi sul bracciolo della mia poltrona e
sfilandomi dalle mani “Animagus: come riconoscerli e
diventare uno di loro”.
- Blaise, mi
chiedo perché tu debba essere sempre così
fastidiosamente convincente! – mugugnai, cercando di farlo
sentire un po’ in colpa. I miei amici scoppiarono a ridere e
Neville mi porse la mano per farmi alzare.
- Non vorrai
mica perderti la prima uscita a Hogsmeade? – mi chiese
Malfoy, con gli occhi scintillanti.
- Cosa
c’è di così speciale? L’ho
vista decine di volte ormai e scommetto anche voi! –
replicai, ancora un po’ scocciata per avere dovuto
abbandonare il mio libro.
- Silente,
possibile che proprio non capisci? – mi rispose con tono da
saputello – Oggi è il grande giorno in cui potremo
far mettere nei guai lo Sfregiato e i due seguaci! –
Lo guardai male.
Anche a me Harry non stava simpatico, ma dato che era uno dei protetti
di mio nonno cercavo di mantenermi abbastanza neutrale su quel fronte.
Inoltre, il mio obiettivo era unire
i componenti delle diverse Case, non scatenare una guerra
all’ultimo sangue.
- Malfoy, io non
voglio che crei casini…sono una Responsabile e lo sei anche tu! Per
quanto l'idea di essere responsabile di qualcosa mi faccia altamente
ribrezzo... –
Senza
ascoltarmi, mi spinse fuori dal ritratto della Signora Grassa
prendendomi a braccetto. Tossicchiai cercando di divincolarmi.
- Non fare la
difficile, Silente! Ragazzi, diteglielo che non faremo nulla di
pericolosamente mortale! –
Anche Dwight mi
prese a braccetto. All’improvviso sentii il mio cuore
accelerare i battiti in maniera esponenziale.
- Si tratta di
una cosa innocua, Lauren, fidati! –
I miei sospetti
si dissolsero quasi del tutto, quando gli occhi color giada di Daniel
incontrarono i miei. Sospirai, sentendomi sconfitta. Neville e Blaise
si scambiarono un batti cinque, sapevano che il mio sospiro era
sinonimo di resa.
Mentre
camminavamo attraverso il giardino della scuola, salutati da ogni
singolo gruppetto di ragazzi e ragazze che passava davanti a noi, Draco
mi spiegò il suo piano. Il mio ruolo non mi avrebbe esposta
a un rischio espulsione, disse. Arrivati davanti al cancello, mostrammo
i nostri permessi a Gazza che quando mi vide fece una mezza riverenza,
forse memore del nostro primo incontro.
- Mi sembra
un’enorme stronzata, Malfoy – sentenziai con
sincerità, ancora davanti allo sguardo del Custode, facendo
scoppiare a ridere gli altri tre. Il biondino mi squadrò con
aria di superiorità.
- Per caso hai
paura, Silente? O hai preso una cottarella per San Potter? –
Prima che
potessi rispondere a tono, avvistammo Pansy e Millicent Bulstrode
correre verso di noi sventolando un giornale.
- Non entrate a
Hogsmeade, non entrate a Hogsmeade! – strillò la
Parkinson con voce stridula. Blaise, che aveva passato il confine di
pochi centimetri, tornò indietro ridacchiando.
-
Perché tutto questo casino, Pansy? –
sbottò Draco infastidito – Dobbiamo andare a
Hogsmeade in ogni caso, lo sai! –
La ragazza gli
lanciò dritto in faccia il giornale che aveva in mano,
riconobbi la Gazzetta del Profeta. Malfoy la spiegò e
fissò la prima pagina, poi fece un ghigno divertito.
- Credo che
questo sia per te, Silentina bella… - mi disse prendendomi
per un braccio e portandomi di nuovo verso l’interno del
giardino di Hogwarts. I miei amici ci seguirono con Millicent e Pansy.
Quando fummo seduti, Malfoy mi diede in mano il giornale. Sulla prima
pagina campeggiava una foto di me e Draco con sfondo il tavolo dei
professori, sormontata da un titolone a caratteri cubitali.
Nuovi
amori tra i banchi di hogwarts
di
Rita Skeeter
Lauren
Cassidy Alexis Katherine Silente e Draco Lucius Malfoy (foto) stanno
per diventare la coppia più insolita e luminosa
dell’intero panorama della Scuola di Hogwarts. Dopo essere
stati scelti come Responsabili del Settimo Anno, in seguito alla
provvisoria riforma della scuola suggerita proprio dalla carismatica
nipote del Preside Silente, i due ragazzi sembrano progettare qualcosa
che vada oltre al loro rapporto professionale. Voci di corridoio
mormorano l’esistenza di un odio profondo tra i due, ma
testimoni attendibili di cui inseriremo solo le iniziali per il
rispetto della privacy (sinceri ringraziamenti a H.J.P., R.B.W., H.J.G.
e G.M.W. per averci concesso intervista e materiale fotografico)
riportano le serie intenzioni di un fidanzamento ufficiale tra i due.
Sembra quindi che la fredda e distaccata Lauren Silente, espulsa per
ben tre volte da tre delle più prestigiose scuole di magia
europee, abbia deciso di mettere la testa a posto e di farsi aiutare in
questo da Draco Malfoy, figlio del Mangiamorte Lucius Malfoy (tuttora
ricercato per numerosi omicidi di Babbani). Che abbia scelto la persona
sbagliata per questa scappatella amorosa? Cosa dirà Albus
Silente nello scoprire lo stretto rapporto di sua nipote con il figlio
di un Mangiamorte, alleato quindi dell’acerrimo nemico Lord
Voldemort? (Continua a pag 3)
Estrassi
con calma spaventosa la bacchetta puntandola contro il giornale.
- Incendio!
–
Malfoy mi
deviò l’incantesimo con una gomitata, facendomi
centrare un cespuglio di rovi lì vicino.
- Non bruciarlo,
prima voglio che tu veda una cosa! – mise il dito al centro
della pagina, dove erano citate le iniziali dei “testimoni
attendibili”. Feci una smorfia.
- E chi
sarebbero? – chiesi con aria scettica, guardando i miei amici
in cerca di conferme.
- Silente,
sveglia! Harry James Potter, Ronald Bilius Weasley, Hermione Jane
Granger e Ginevra Molly Weasley! Mi pare ovvio! –
Ricontrollai le
iniziali e mi accorsi che Draco aveva ragione. Tutto corrispondeva. I
miei occhi erano diventati con molta probabilità come palle
di fuoco, perché quando guardai i miei amici e le due
ragazze sembrarono terrorizzati.
- La pagheranno
molto, molto cara…carissima… - sibilai,
stritolando tra le mani il giornale, accartocciando con rabbia la foto
che ritraeva me e Draco a pochi centimetri di distanza.
Il
Principe delle Serpi sfoderò un sorriso malefico e
soddisfatto. Sapeva che avrei fatto qualsiasi cosa per vendicarmi, ma
lo scherzetto che aveva intenzione di mettere in atto per quel giorno
non era assolutamente nulla in confronto a quello che avremmo poi
deciso di escogitare.
Note dell'autrice
Bonsoir tout le monde! (nda Buonasera a tutti). Piccolo capitolo di
transizione che designa un cambiamento di rotta nella vita di Lauren.
Ringrazio come di consueto tutti voi che continuate a leggere la mia
storia, in particolare Elly
Chan, cielo_stellato, la principessa mezzosangue e Gloglo_96
che l'hanno aggiunta tra i preferiti o le seguite.
Spero di non iniziare a stufarvi con questa storia e che il personaggio
di Lauren non finisca per risultare sfacciatamente fortunato o
perfettino. Grazie mille!!!
snapEly:
povera Lauren, vittima delle circostanze xD in effetti sto tirando un
po' tutti OOC, spero che non dispiaccia troppo
mistero:
sono contenta che tu sia curiosa, vuol dire che riesco a mantenere bene
la giusta dose di segreti xD spero che ti piaccia anche questo chappy!
Elly
Chan: prima di tutto, ti ringrazio di nuovo per aver
aggiunto la storia tra i preferiti xD Silente è un
personaggio che piace molto anche a me, quindi capisco come tu ti possa
essere sentita quando è morto...per questo ho deciso di
salvarlo! Lauren ti ringrazia per i complimenti xD
Valery_Ivanov:
Malfoy/Lauren, la coppia degli incubi xD questo capitolo è
stato un po' più leggero, anzi...forse un po' più
piccantello xD
aXce:
lo Smistamento di Lauren è abbastanza lontano, ma quando
arriverà il momento aprirò le scommesse per
indovinare la Casa in cui andrà a finire xD
Luciana
Menditegui: grazie grazie grazie! xD Come ho detto sopra,
mi scuso per aver portato Dracuccio OOC...spero di non essermi ripetuta
anche in questo capitolo!
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Capitolo 12 *** Un pizzico di polvere ***
Dedico
questo capitolo a tutti i fans dei Serpeverde che seguono la mia fan
fiction, sperando che gradiscano questa piccola rivincita dei loro
personaggi preferiti dopo sette libri di continue sconfitte.
Quando riuscirono a calmarmi in modo decente, ci incamminammo di nuovo
verso Hogsmeade. A quel punto ero certa di voler dare manforte allo
scherzetto di Draco, anche se per vendicare quell’affronto
pubblicato sul giornale avremmo dovuto far passare al trio delle
meraviglie le pene dell’inferno.
Appena Gazza ci
rivide passare davanti a lui ci guardò malissimo,
probabilmente intuendo che stavamo progettando qualcosa di illegale.
- Vi decidete o
no, ragazzini? Non potete fare avanti e indietro! -
- Zitto, stupido
Custode! – replicò Malfoy con aria altezzosa
– Io sono il figlio del terribile
Mangiamorte Lucius Malfoy, bada a come parli! –
Tutti scoppiammo
a ridere, mentre Gazza ci fissava sbigottito e Mrs. Purr si allontanava
da noi come se avesse capito quello che Draco aveva appena detto.
Ma la cosa
importante è che, dopo quelle poche parole, il Custode non
osò più dirci nulla. Arrivati nella piazzetta
centrale della cittadina, ci fermammo e Draco puntò gli
occhi su di me.
- Ricordi cosa
devi fare? – mi chiese, con un ghigno malcelato.
Annuii con
decisione, ignorando i passanti che ci fissavano senza ritegno,
ovviamente tutti forniti di Gazzetta del Profeta.
- Allora ci
vediamo ai Tre Manici di Scopa! –
Tutti i miei
amici se ne andarono, lasciandomi da sola con Blaise. Io e lui si
scambiammo uno sguardo complice, prima di separarci come stabilito. Con
passo veloce mi diressi verso la MagiPharma, passando a malincuore
davanti a Mielandia senza potermi fermare. Nella vetrina di Zonko
intravidi il trio delle meraviglie più la piccola Weasley
che ridevano osservando un piccolo criceto rosa shocking che si
illuminava a intermittenza. Provai il terribile impulso di entrare nel
negozio e fare una strage con le mie mani, ma poi mi ricordai che se
l’avessi fatto probabilmente Draco mi avrebbe uccisa.
Entrai con aria
indifferente nella MagiPharma, iniziando a passare il tempo guardando
con quello che speravo sembrasse completo interesse le varie erbe
esposte nel negozio. Indugiai per un attimo davanti alle erbe
pericolose, temendo di non riuscire a farmi dare quello che volevo.
La porta si
aprì alle mie spalle, mi voltai e con sollievo notai che
finalmente era arrivato Blaise.
Con nonchalance,
mi avvicinai al banco del Magifarmacista.
- Buongiorno,
signorina – mi disse, con un sorriso cortese.
- Salve
– risposi, mantenendo un’aria innocente –
vorrei chiederle dei consigli a proposito di alcuni miei… -
abbassai teatralmente la voce -…problemini –
Mi
guardò comprensivo, annuendo.
- Mi dica pure,
mi dica –
- Ecco,
io… - arrossii violentemente, ma non faceva parte delle mie
capacità da attrice – ho difficoltà ad
andare in bagno –
Dietro di me
sentii Blaise trattenere delle risatine. Dovevo resistere, non tanto
per la riuscita dello scherzo quanto per quello che mi avrebbe fatto
Malfoy se non gli avessi portato quello che ci serviva.
- Per questo
posso consigliarle la polvere di Frangula, due volte al giorno in acqua
tiepida –
- Quanta ne devo
mettere? –
- Al massimo due
cucchiaini – mi rispose sorridendo – altrimenti gli
effetti potrebbero essere devastanti –
Ci mancava solo
il Magifarmacista spiritoso. Ringraziai che eravamo solo io e Blaise a
fare quella figura di palta.
- Desidera
altro? –
Per non destare
sospetti feci praticamente la spesa: un sacchettino di bacche di
Agrifoglio, alcuni fiori essiccati di biancospino, diversi Grinzafico e
un set di foglie già sminuzzate di diversa altra roba. Non
avevo la minima idea di cosa ci avrei potuto fare, ma la cosa che mi
premeva di più era che cinque Galeoni se n’erano
già allegramente andati.
- Grazie per
l’aiuto, signore! –
- Grazie a lei,
signorina! Spero che riesca a risolvere i suoi problemini!
–
Mi diressi verso
la porta con la poca dignità che mi restava.
- Via libera,
Blaise… - sussurrai al mio amico, che stava soffocando le
risate.
Lo vidi
dirigersi verso il Magifarmacista e chiedergli qualcosa per distrarlo
mentre gli puntava addosso la bacchetta.
- Oblivion!
– disse chiaramente. Gli occhi dell’uomo si
appannarono per un attimo e prima che potessero tornare normali io e
Blaise ci eclissammo. Appena fuori dal negozio, ci scambiammo un batti
cinque.
- Lauren,
potresti fare l’attrice! –
- Io? Per un
pelo non l’ho ucciso quando ha tirato di nuovo in ballo i
“miei problemini”! –
Con il massimo
della rapidità, avevamo già perso troppo tempo
per i miei calcoli, ci fiondammo ai Tre Manici di Scopa. Gli altri,
come previsto, ci stavano aspettando. Avvistai il trio delle meraviglie
(più Ginevra) seduto in compagnia di Neville
dall’altra parte del locale. Era tutto troppo perfetto per
essere vero.
- Allora,
l’avete preso? –
- Sì,
Malfoy – dissi sbuffando – Ma la prossima volta vai
te a farti prendere per il culo dal Magifarmacista! –
Blaise si
dilettò a raccontare tutta la storia, facendo sghignazzare i
presenti. Diedi il sacchettino di polvere di Frangula a Draco, era ora
di iniziare lo show.
Il vassoio delle
ordinazioni del tavolo di Potter era sul bancone, pronto per essere
servito. Ne eravamo certi perché c’erano quattro
Burrobirre e un’Acquaviola, come avevamo concordato. Madama
Rosmerta stava portando indietro un altro vassoio e quello sarebbe
stato il prossimo da servire, Daniel si alzò di scatto e le
andò addosso di proposito facendole cadere i bicchieri
semivuoti dal vassoio. Tutti i presenti si voltarono verso lei e
Dwight, mentre cercavano di riparare i bicchieri con numerosi
“Reparo” e di pulire il pavimento con
“Gratta e netta”.
Nello stesso
momento, Malfoy si precipitò a correggere le Burrobirre con
la polvere della Frangula e con altrettanta rapidità
tornò al tavolo. Probabilmente se non avessi saputo cosa
doveva fare non l’avrei nemmeno notato.
Daniel
tornò al tavolo con espressione pentita, dopo essere stato
perdonato da Madama Rosmerta per la sua goffaggine. La donna
portò il vassoio esattamente dove doveva. Il nostro tavolo
restò serio per poco, ma appena incontrai gli occhi di
Blaise mi prese una ridarella improvvisa.
- Oh, cielo!
– esclamai, con la pancia dolorante e le lacrime agli occhi
– Non mi ero divertita così tanto in tutta la mia
vita! –
Pansy sembrava
in apnea da risate, Millicent era viola e batteva il pugno sul tavolo,
Dwight sembrava uno che stava per farsela addosso, Malfoy aveva assunto
un colorito rosato che era piuttosto strano su di lui. Dopo qualche
minuto buono, riuscimmo a recuperare il controllo.
- Sai quale
sarà la cosa fantastica, Silentina bella? – mi
chiese Malfoy, mentre uscivamo dai Tre Manici di Scopa –
Nessuno sospetterà di noi! –
Gli sorrisi,
quella probabilmente era la cosa fondamentale.
- Allora le voci
che sono giuste alle mie sveglie orecchie sono vere! –
strillò una voce talmente acuta da essere fastidiosa.
Vidi una donna
dai capelli biondo platino e le labbra rosso scarlatto (due cose che si
prendevano a pugni in modo evidentissimo) dirigersi verso di noi. Pansy
emise un gemito contrariato, mentre Blaise sbuffava e Millicent si
guardava in giro preoccupata. Non potei fare a meno di lanciare
un’occhiata sarcastica all’abbigliamento della
donna.
- Piacere, cari,
io sono Rita Skeeter! –
Un
attimo…quella era la simpatica
giornalista che aveva diffamato me e Malfoy?
- Grazie a voi,
tesorucci adorati, le vendite della Gazzetta di oggi sono schizzate
alle stelle! –
E
indicò con gesto teatrale il cielo. Sì, era lei.
- Con che
coraggio viene qui a dirci certe cose dopo quello che ha fatto? Non sa
il significato della parola privacy? – le dissi, sputando
disgustata ogni singola parola.
- Ragazzina,
dovresti ringraziarmi! – sbraitò la Skeeter,
frugando allo stesso tempo nella borsetta di pelle di coccodrillo viola
– Ti ho reso famosa! –
- Nessuno
gliel’ha chiesto! – risposi, con un tono
più alto del suo di almeno un’ottava.
Notai che i
passanti iniziavano a fermarsi per godersi la scenetta che si stava
svolgendo. Branco di impiccioni.
- Ma ormai lo
sei! –
- E se io non
avessi voluto? –
Il mio gruppetto
di amici stava ridacchiando, molto probabilmente perché la
Skeeter sembrava non aver più nulla con cui replicare.
Estrasse dalla sua borsa un taccuino e una penna verde acido.
- Ma ovviamente
– ricominciò con voce flautata – se
volete fare una smentita, una contro intervista, ne avete
l’opportunità…lei cosa dice, signor
Malfoy? –
- Dico che
può mettersi la sua contro intervista dove non batte il
sole! – rispose sprezzante Malfoy.
Sentii alcuni
maghi borbottare “che impudenza” e “la
maleducazione di certi giovani”, ma io ero
d’accordo con Draco al cento per cento. Sì,
c’è sempre una prima volta.
- Bene, allora
mi divertirò a scrivere un articolo sul nostro adorabile
incontro qui ad Hogsmeade! –
- E io mi
divertirò a dire a mio padre, Mangiamorte latitante,
che lei mi sta dando incredibilmente fastidio! –
sibilò Draco, a volume abbastanza alto da farsi sentire solo
dalla Skeeter, che ovviamente impallidì.
- Cari, cari
ragazzi! – disse con voce stridula – Mi dispiace
tanto di avervi disturbato! –
Si
guardò attorno nervosa, come temendo di essere uccisa da un
momento all’altro.
- Ma non
è stata colpa mia, sono stati…! – si
guardò in giro disperatamente – Loro! –
Urlò,
puntando il dito contro il trio delle meraviglie (di nuovo
più Ginevra) che stava uscendo a passi veloci dai Tre Manici
di Scopa.
I quattro ci
guardarono spaventati, accelerando il passo. Ma non era quello il
problema, l’importante era avere la conferma della loro
colpevolezza…e del fatto che la polvere di Frangula avesse
funzionato.
- Ragazzini
vigliacchi! – mormorò la Skeeter
all’indirizzo dei quattro che tornavano a velocità
record a scuola – Sempre pronti a spifferare segreti e mai a
rendersi responsabili delle loro lingue lunghe… -
Senza degnarci
più di uno sguardo, se ne andò. Immaginai che
stesse cercando uno scoop meno rischioso di quello del nostro incontro
a Hogsmeade.
- Avevi ragione,
Malfoy… - sussurrai, mentre anche noi ci dirigevamo verso
Hogwarts, in compagnia del nostro perfetto complice Neville.
- Io ho sempre
ragione, Silente! –
- Hai idee per
una vendetta vera e propria? – gli chiesi, cercando di non
sembrare troppo interessata.
- A dire la
verità, no…ma ci verrà in mente
qualcosa! –
Restammo in
silenzio, anche se ogni tanto qualcuno si lasciava prendere di nuovo
dalla ridarella e quindi ricominciavamo tutti a delirare.
-
Cos’hai comprato di bello, Lauren? – mi chiese
all’improvviso Daniel.
Gli mostrai i
miei più che inutili acquisti e i suoi occhi verde giada
sembrarono illuminarsi appena prese in mano le bacche di pungitopo.
- Ho avuto una
grandissima idea… -
Quella sera,
decisi di andare a trovare nonno Albus. Volevo chiarire la storia del
“Responsabile di dormitorio”, chiedergli di
togliermi dall’incarico o almeno il motivo per cui avessero
scelto me. Nel tragitto dal dormitorio all’ufficio del
Preside, incontrai Gazza tutto sudato che brandiva una specie di stura
scarichi che aveva l’aria di provenire dal Paleolitico.
- Ehi, Gazza!
– dissi allegramente – Qualcosa non va? –
- Signorina
Silente! – ribattè con gentilezza imposta
– Abbiamo solo qualche problemino con i bagni, niente di
che… -
Risi dentro di
me. Che avesse a che fare con lo scherzetto al trio delle meraviglie?
- Problemino con
i bagni? – ripetei, come se non avessi capito.
- Sì,
insomma, si sono intasati i gabinetti…sa cosa intendo, no?
– rispose, indeciso se continuare a fare conversazione con me
o andare a fare il suo lavoro.
Altrochè
se capivo cosa intendeva. Una volta tornata in dormitorio, avrei dovuto
chiedere a Draco quanta polvere avesse versato nelle Burrobirre per
aver portato a un simile cataclisma.
-
Capisco…le consiglio l’incanto Waddiwasi, rende
tutto più semplice! –
Mi guardai bene
dal dirgli che probabilmente quello che aveva intasato lo scarico
sarebbe schizzato fuori a velocità lampo cercando di
colpirlo. Pensavo fosse ovvio. Gazza annuì arrossendo
vistosamente e si dileguò. Senza capire il motivo del suo
imbarazzo, continuai la mia passeggiata verso l’ufficio di
nonno Albus. Entrai senza bussare, come mio solito.
- Buonasera,
Lauren – disse, senza alzare lo sguardo dalla pergamena su
cui era intento a scrivere.
- Ciao nonno
– risposi, accomodandomi sulla sedia di fronte a lui
– Dobbiamo parlare di una cosa molto importante –
- Ti sei
innamorata? – scherzò, alzando lo sguardo e
guardandomi divertito.
- No, nonno
– replicai freddamente, temendo che avesse letto anche lui la
Gazzetta del Profeta nonostante sapesse che ci scrivevano solo un sacco
di buffonate – Voglio parlare del mio ruolo da Responsabile
–
- Procede tutto
bene? –
- Non capisco
perché avete scelto me –
Intrecciò
le dita, come preparandosi mentalmente un discorso che si era
già aspettato di dover fare.
- Sei neutrale,
Lauren, dato che non sei parte di nessuna Casa…inoltre,
penso che questo ruolo possa aiutarti a diventare più
facilmente una parte integrante della scuola –
- Io sono
già una parte integrante della scuola – osservai
con semplicità.
- Lauren,
abbiamo deciso in questo modo prima di tutto perché volevamo
dare a Draco Malfoy un’opportunità per distaccarsi
dall’etichetta che ormai ha in fronte…per quasi
tutti lui è l’irrispettoso figlio di Mangiamorte,
capisci? Assegnargli un ruolo di tutta fiducia, con la speranza che lui
si comporti a modo, lo aiuterà ad essere più
accettato e meno criticato…è un argomento
complesso, spero di aver reso l’idea –
Annuii
mestamente, la storia delle “etichette” che ci si
portava dietro solo perché si aveva un determinato cognome
la conoscevo troppo bene. Nonostante tutto, non capivo cosa potessi
avere io a che fare con questo.
- Abbiamo scelto
te come altra Responsabile perché, come ho già
detto prima, sei neutrale…Draco non potrebbe lavorare
pacificamente con una Grifondoro o una Tassorosso e non
c’erano a nostro parere Corvonero all’altezza per
questo compito –
- In pratica la
vostra è stata una scelta per via d’esclusione
– sentenziai, leggermente sarcastica.
- E poi io
voglio che ti assumi qualche responsabilità,
Lauren…ti farà bene! –
Infatti, mancava
l’obiettivo educativo che era dietro a tutte le scelte di
nonno Albus. Divenne tutto più chiaro.
- Questo vuol
dire che non c’è una minima possibilità
per me di essere tolta dall’incarico? –
- A meno di non
infrangere ripetutamente le regole, no… - mi
guardò con i suoi occhi penetranti – ma tu non lo
farai, vero Lauren? –
L’idea
di creare casini tali da rasentare l’espulsione (di nuovo) mi
aveva sfiorata, ma non potevo deludere mio nonno. Gli dovevo
obbedienza, dopo tutto quello che aveva fatto per me.
- Non
volontariamente, nonno –
La mia risposta
sembrò bastargli, per quanto dietro nascondesse decine di
sotterfugi per non rispettare la promessa di comportarmi
diligentemente. Ma in quel momento sembrò non curarsene.
Quando tornai in
dormitorio, Draco e Blaise erano ancora in Sala Comune a chiacchierare.
- Ehi, Silente,
hai saputo dei bagni? –
- Certo,
Malfoy…ho incontrato Gazza in corridoio, era disperato!
–
- Il quartetto
Potter è stato portato in infermeria, questo lo sai?
– mi informò Blaise, con gli occhi luccicanti.
Ok, quello mi
era sfuggito. Guardai Malfoy, ricordandomi della domanda che gli dovevo
fare.
- Ma quanta
polvere hai messo dentro ogni bicchiere? Non credevo fosse
così devastante! –
I due ragazzi si
guardarono sfoderando dei ghigni malefici.
- Un quarto
della busta in ogni bicchiere… - iniziò Malfoy.
- Che
corrisponde a cinque cucchiai da minestra per ciascuno! –
continuò Zabini.
Sgranai gli
occhi, sentendomi male per le nostre vittime. Ma solo per un attimo.
- E dire che non
è finita qui! – sentenziò Dwight
allegramente, scendendo dalla scala del dormitorio maschile.
Gli sorrisi,
dimenticando quello che poco prima avevo promesso a mio nonno.
Decisamente non era finita, anche se avevamo praticamente vinto.
Note dell'autrice
Ciao a tutti! In questo capitolo ho dato un po' sfogo alla mia perfidia
nascosta, quindi se tra di voi ci sono accaniti fans di Harry,
Hermione, Ron e Ginny non posso far altro che chiedervi di perdonarmi.
Dopo questo, spero invece che ai fans dei Serpeverde, in particolare
Draco e Blaise, sia piaciuto il piccolo scherzetto che hanno portato a
termine.
Fatemi sapere cosa ne pensate, vi ringrazio per il vostro continuo
supporto!
mistero:
ho un paio di domande sulla tua recensione...cosa intendi per "blasee"
(errore di battitura, termine tecnico o diminutivo di Blaise? Perdona
la mia ignoranza xD) e da dove proviene la frase che hai scritto in
maiuscolo (sospetto che sia una citazione di Severus xD). Dopo questo,
spero che la prima piccola vendetta sia stata di tuo gradimento ^^
snapEly:
Silente è un po' pazzerello e come hai potuto leggere cerca
di "responsabilizzare" la nipote, da bravo nonno xD
DarkViolet92:
grazie mille per i complimenti!
Valery_Ivanov:
sono rapida, ma non durerà per molto, causa scuola -.- '
fammi sapere se ti è piaciuta la "punizione" per il trio da
parte di Dracuccio e Lauren ^^
Elly
Chan: la Skeeter è una pazza giornalista
d'assalto, inventarsi tutto è il suo pane quotidiano xD so
che con le iniziali era abbastanza semplice indovinare, ma pensavo che
non guastasse far capire subito a Lauren i colpevoli xD
Gloglo_96:
grazie mille per i complimenti, sempre graditi. Draco & company
hanno avuto l'antipasto della loro vendetta (per quanto non sia stata
una cosa da poco), spero che tu sia soddisfatta ^^
Luciana
Menditegui: il trio + Ginny hanno passato una brutta
nottata xD comunque io non so nulla a proposito di questo nuovo libro,
ma ammetto che se ci fosse sarebbe interessante leggerlo anche se forse
un po' ripetitivo
|
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Capitolo 13 *** Chi la fa l'aspetti ***
Continuai a covare la
mia voglia di vendetta a lungo. Ogni volta che questo desiderio insano
iniziava a scemare, Draco sembrava leggermi nella mente e lo
risvegliava agitandomi davanti agli occhi quel dannato articolo.
Esattamente come durante quella lezione di Difesa contro le Arti Oscure.
- Non
rammollirti, Silente! Hanno detto alla Skeeter che vuoi fidanzarti con
me! – mi ricordò con tono divertito, mentre le mie
guance diventavano color porpora.
-
C’è qualche problema, là in fondo?
– chiese il professor Lupin con gentilezza – Draco?
Lauren? È tutto a posto, sì? –
Annuii, cercando
di concentrarmi sulla lezione. Quelle di Remus erano le uniche ore in
cui non volevo essere disturbata per nessun motivo. Adoravo il suo
metodo di insegnamento, gli argomenti che trattava, pendevo dalle sue
labbra come se fossi stata innamorata di quell’uomo
dall’aspetto accuratamente trasandato. Ma non lo ero, vediamo
di non fraintendere.
- Ed
è esattamente a causa di questa ricerca dimostrata dal
Ministero della Magia che vi chiedo di portarmi il vostro albero
genealogico, completo di eventuali tipi di Patroni, tanto per giocare
un po’ su questa storia e farvela ricordare meglio agli esami
G.U.F.O.! –
Lupin aveva
appena spiegato che il Reparto Prevenzione del Ministero aveva scoperto
un modo per scoprire la propensione di un mago o di una strega verso le
Arti Oscure. Questa veniva determinata attraverso un’attenta
analisi dei mestieri, dei Patroni e dei materiali delle bacchette degli
antenati del soggetto. Gli ultimi due elementi evidentemente non
potevano essere valutati per una persona Nata Babbana.
-
Chissà, magari risulterà che abbiamo in classe un
potente Mago Oscuro! – disse Remus ridacchiando –
Ora potete andare, ricordatevi che la scadenza del compito è
tra due settimane! –
Raccolsi
rapidamente i miei libri, la lezione seguente era quella di Pozioni in
cui sarebbe stata valutata la Polisucco. La fine di settembre era
arrivata incredibilmente rapida.
- Lauren, sei
pronta? – mi sussurrò nell’orecchio
Dwight, facendomi scivolare in mano tre piccole bacche color amaranto.
- Non sono
sicura di volerlo fare… - replicai preoccupata, mentre
Malfoy, Zabini e Paciock mi guardavano con sorrisi a trentadue denti.
Ancora non mi era chiaro perché Neville avesse
improvvisamente deciso di troncare i rapporti con il trio delle
meraviglie, per quanto ne sapevo in passato erano suoi ottimi amici.
- I due ragazzi sembrano
progettare qualcosa che vada oltre al loro rapporto professionale
– attaccò a leggere Draco fingendo una vocetta
effeminata. Scoppiammo a ridere, prendendo coraggio misi in tasca le
tre bacche di pungitopo che mi aveva dato Daniel.
- Silenzio,
ragazzi, per favore silenzio… - mormorò Piton,
vedendoci entrare in classe. Gli sorrisi calorosamente e venni
ricambiata con una vaga increspatura delle labbra. Per qualche strano
motivo, avevo iniziato ad amare le ore di Pozioni. Preferivo quelle di
Lupin, questo è vero, ma non era più la materia
che odiavo con tutto il mio cuore.
Severus chiuse
la porta e notai subito l’assenza di Potter, tra la Granger e
Weasley. Non ero l’unica, dato che il professore si
avvicinò subito ai due.
-
Dov’è Potter, signorina Granger? –
- Non lo so,
professor Piton – rispose Hermione con aria da santarellina
innocente.
In quel momento
Harry irruppe nella stanza e andò al suo calderone senza
dire nemmeno un “mi dispiace” di circostanza.
Severus aggrottò le sopracciglia e guardò con
aria sarcastica nel calderone di Potter.
- Ti conviene
aver fatto un buon lavoro – sussurrò con aria
minacciosa – altrimenti temo che dovrò tenerti
qualche sera in punizione con me, dato il tuo completo
disinteressamento per la materia! –
- Io non sono
disinteressato alla materia! –
- No,
certo… - continuò Piton con voce velata
– ti permetti solo di arrivare tardi ad una lezione in cui
sei una completa schiappa…vero, Potter? Ma è
tipico, ricordo che anche tuo padre era solito credere di avere un
talento naturale per tutto… -
- Mio padre
non… - iniziò Harry con voce carica di rabbia,
poi decise di cambiare rotta – ho fatto ritardo
perché sono stato trattenuto dalla professoressa McGranitt
per discutere dei provini per il Quidditch, signore! –
- Mi
premurerò di controllare la veridicità delle tue
parole, Potter – replicò Severus, del tutto
impermeabile alla scusa di Harry – Potete iniziare, questa
è l’ultima possibilità per terminare la
vostra pozione. Avete ancora venti minuti, poi testeremo se avete
preparato una Pozione Polisucco degna di questo nome o solo un inutile intruglio.
–
Lanciò
un’ultima occhiata sarcastica al calderone di Harry e
andò a sedersi alla scrivania, scrutandoci con aria torva.
Malfoy mi fissò per qualche minuto, fino a quando non mi
fece spazientire.
- Insomma, che
vuoi? – bisbigliai indispettita, buttando nella mia pozione
gli ingredienti finali.
- Il tempo non
ti aspetta, se vuoi avere la tua vendetta lo devi fare adesso! –
mi ricordò spietatamente.
Guardai Piton,
che si era immerso nella lettura della Gazzetta del Profeta, e poi mi
diressi con aria indifferente verso il trio delle meraviglie. Hermione
mi guardò malissimo, mentre Harry e Ronald sembravano
più che altro sorpresi.
- Potter,
scusami se ti disturbo ora ma è una cosa abbastanza
urgente… - esordii, sperando che Severus continuasse ad
ignorarmi spudoratamente – ho sentito che parlavi dei provini
di Quidditch e vorrei sapere per quando li avete decisi… -
Harry
spalancò gli occhi, Ronald mi guardò come se
avessi detto che lo volevo sposare, Hermione finalmente smise di
guardarmi male e mise su un mezzo sorriso.
- Vuoi dirmi che
vuoi sapere le date dei provini di Quidditch per la squadra di
Grifondoro? – ripetè Potter, come se gli avessi
parlato in ostrogoto.
Dato che
sembravano volerne sapere di più sul mio improvviso
interesse, imbastii una bella storia a proposito della mia passione
sviscerata per il Quidditch e il mio immenso desiderio di diventare
Cacciatrice. Continuavano a pendere dalle mie labbra, non so per quale
assurdo motivo, e non notarono nemmeno per un attimo le mie mani che
facevano cadere una bacca in ognuno dei loro tre calderoni.
- Tempo scaduto!
Giù tutte le bacchette e i mestoli! –
avvertì Piton.
Mi affrettai a
tornare al mio posto, controllando con soddisfazione la mia pozione che
aveva assunto un colorito perfetto. Malfoy mi fece il segno di
vittoria, mentre Dwight mi mandò scherzosamente un bacio a
soffio. Pensai che sarei svenuta in quel preciso istante.
- Ora dovete
solo prendere una parte del corpo di uno dei vostri compagni, non
è importante che sia dello stesso sesso, e bere un bicchiere
di Polisucco dopo averci immerso questo elemento! Mi raccomando,
restate ai vostri posti altrimenti non riuscirò a valutare
la qualità del vostro compito… -
Osservai
Hermione che dava un suo ciuffo di capelli ad Harry, Harry che ne dava
uno dei suoi a Ronald e Ronald che passava il suo a Hermione. Dentro di
me scoppiai silenziosamente a ridere.
- Ehi, Silente,
facciamo io e te? – sentii dire da Draco.
Annuii senza
esitazione, dando un ciuffo dei miei capelli scuri a Malfoy che mi
passò un po’ dei suoi color platino. Raccolsi un
po’ di pozione nel mestolo, ci tuffai l’essenza del
Principe delle Serpi e sorseggiai. Sapeva di menta con un pizzico di
cannella, particolare e speziata. Vidi la mia pelle impallidire, sentii
i capelli accorciarsi, le gambe allungarsi, il petto tornare in dentro.
Era la cosa più buffa che avessi mai provato.
- Bene,
signorina Silente! Ora prenda questo, così vedremo se non ha
sbagliato nulla! – disse Severus, passandomi un cucchiaio
colmo di una sostanza disgustosa. Appena deglutii, mi accorsi che il
mio corpo tornava alla normalità.
Piton mi
guardò con un brillio negli occhi e mentre mi passava di
fianco per andare a valutare Draco sussurrò
impercettibilmente “buona prova, signorina
Silente”. Con tono così basso che credevo di
essermelo immaginata.
Quasi tutti
sembravano aver azzeccato perfettamente la preparazione della pozione e
Severus sembrava orgoglioso di noi studenti, anche se non lo dava a
vedere esplicitamente. Ma quando arrivò vicino al calderone
di Harry, la sua espressione mutò improvvisamente.
- Potter,
carissimo Potter…vuoi dirmi come accidenti hai fatto a
rendere irreversibile una comunissima Pozione Polisucco? –
Una copia un
po’ strana della Granger (cioè il vero Harry)
guardava con aria confusa Piton, mentre una copia perfetta di Weasley
(cioè la vera Hermione) sfogliava febbrilmente il libro di
Pozioni. La copia di Potter (cioè il vero Ronald) se ne
stava ferma a fissare terrorizzata l’esplosione di fredda
rabbia di Severus.
- Punizione,
Potter, non c’è altra scelta! Non puoi permetterti
di mettere ingredienti aggiuntivi per seguire il tuo inesistente
talento naturale! Non hai le abilità di tuo madre!
–
- Ma Harry ha
messo gli ingredienti giusti! – pigolò Ronald
Granger.
- Infatti!
L’ho visto anch’io! – disse Harry Weasley.
- Voi due state
zitti! – replicò freddamente Severus – E
bevete un cucchiaio di questa cosa! Potter, appena uscirai
dall’infermeria sappi che dovrai passare una settimana di
punizione con me! –
Gli occhi di
Hermione Potter si infiammarono. Tutta la classe rideva silenziosamente
e guardando Draco pensai che se la sarebbe fatta addosso al momento, da
quanto si sforzava di trattenersi e non farsi sentire.
- Granger e
Weasley, vi ho detto chiaramente di bere un cucchiaio di antidoto!
–
- Ma noi
l’abbiamo fatto, professore! – strillò
Ronald Granger sull’orlo di una crisi di nervi.
Piton fece un
sorriso stiracchiato.
- Siete proprio
gli amici di Potter…punizione per tutti e tre! –
decretò, con un lampo nello sguardo – Ora voglio
che tutti prendiate un campione della vostra Pozione Polisucco e la
mettiate nell’armadio dopo averlo contrassegnato con il
vostro nome! Dopo questo, potrete andare…Potter, Weasley e
Granger, vi dovrò portare da Madama Chips per togliervi la
trasformazione permanente che avete creato –
Il trio delle
meraviglie iniziò a bisbigliare concitato, probabilmente per
riflettere su cosa potesse essere andato storto.
Quando fummo
lontani dall’aula di Pozioni, tutto il mio gruppo si
complimentò con me. Ne discutevamo ancora quel pomeriggio,
mentre ci stavamo rilassando sotto l’ombra
dell’unico salice sulla sponda del Lago Nero.
- Silente,
credevo che non ne avresti mai avuto il fegato! –
confessò Malfoy, quasi orgoglioso di me.
- Mi hai fatto
schiantare dalle risate, Lauren! – disse Daniel, sorridendo
di nuovo, forse al pensiero del tono isterico di Hermione nel capire
che era definitivamente una copia di Ronald.
- Hai fatto
schiantare dalle risate tutta la classe, a dire il vero! –
rilanciò Zabini, dandomi una pacca sulla spalla.
Draco aveva
ragione. La vendetta era terribilmente dolce.
Quella sera,
nonno Albus mi convocò nel suo ufficio. Era passato poco
tempo dalla nostra ultima conversazione e non sapevo il
perchè di questo colloquio improvviso, quindi immaginai che
avesse cambiato idea sulla storia del Responsabile e cose
varie. Ma quando aprii la porta di quercia, vidi che lo
sguardo azzurro era terribilmente serio e le mani di solito incrociate
tenevano in mano una copia della Gazzetta del Profeta.
- Siediti,
Lauren – disse stancamente, appoggiando il quotidiano sulla
scrivania. Con una rapida occhiata scoprii che era quello risalente al
giorno della prima gita a Hogsmeade.
- Come va,
nonno? – replicai allegramente, in un tentativo di dissipare
l’atmosfera che non prometteva nulla di buono.
- Lauren, questo
pomeriggio ho parlato con Harry, Hermione e Ronald a proposito di
quello che è successo questa mattina nell’ora di
Pozioni… te lo ricordi, non è vero? –
Annuii con uno
sguardo angelico, mentre mi concentravo sulla punta del cappello di
nonno Albus per non tradire nessuna emozione.
- Severus ha
detto di essere convinto che sia colpa della negligenza e del
disinteresse di Harry nelle ore riguardanti la sua materia, ma mentre
parlavo con loro per farmi dare una seconda versione della vicenda,
Hermione mi ha detto che proprio questa mattina ti sei avvicinata
rivolgendo direttamente loro la parola forse per la prima volta
dall’inizio dell’anno –
continuò con voce calma – ora la domanda
è: perché l’hai fatto? -
- Non mi sembra
un crimine rivolgere la parola a dei compagni di dormitorio, nonno
– replicai, iniziando a scaldarmi.
- Sai bene che
non sto parlando di quello, Lauren, ma del fatto che tu abbia sabotato
le loro pozioni –
- Che motivo
avrei avuto per farlo? – chiesi con astio. Ma nello stesso
istante in cui facevo la domanda, mi accorsi che era esattamente quello
che mio nonno voleva sentirsi chiedere. Mi spiegò davanti la
Gazzetta del Profeta.
- Non ti
preoccupare, non voglio parlare del rapporto che
c’è tra te e Draco – precisò,
mentre vedeva il mio sguardo oscurarsi davanti a quell’odiato
articolo – voglio solo dirti che rovinare i risultati dello
sforzo dei compagni solo perché hanno concesso una
intervista a un giornale non è un gesto nobile… -
- Invece secondo
te è un gesto nobile insultare me e Malfoy sul quotidiano
più letto nel mondo dei maghi? Questo ti sembra giusto?
– sbottai con irritazione.
- Devi essere
superiore a certe cose…devi capire che Harry ha avuto una
vita difficile e che comunque Rita Skeeter può aver distorto
le loro parole…lo fa con chiunque! –
-
Anch’io ho avuto una vita difficile, ma non per questo vado
in giro a farmi intervistare per diffondere menzogne sui miei compagni!
– rilanciai, alzando il tono della voce.
- In ogni caso,
Lauren, non dovevi rendere irreversibile quella pozione. Ci sono volute
ore di collaborazione di Madama Chips e Severus per risolvere questo
problema e poteva essere molto pericoloso. Quindi, per ricordarti di
non fare questi gesti sconsiderati, devo metterti in punizione almeno
per tre mesi –mi disse con tono grave.
Sgranai gli
occhi. Tre mesi per una stupida pozione? Tre – mesi
– di – punizione? Ah, me l’avrebbero
pagata. Stupidi pettegoli spioni e asociali.
- Quando? Con
chi? – chiesi, cercando di mantenere un tono neutro, mentre
dentro di me ribollivo di rabbia repressa.
- Quando non lo
so, ma dato che è successo tutto nell’ora di
Pozioni credo sia opportuno assegnarti a Severus –
- Ma Potter,
Weasley e la Granger hanno punizione con lui! –
- Non
più, dato che non è stata colpa loro se sono
stati sabotati
– sottolineò di nuovo nonno Albus con gli occhi
brillanti.
Incrociai le
braccia, puntando lo sguardo verso il soffitto. Era ingiusto,
decisamente ingiusto.
- Puoi andare,
Lauren – mi disse con dolcezza – sei una
Responsabile, cerca di dare il buon esempio –
Uscii
dall’ufficio di mio nonno senza rispondere, indispettita per
quello che avrei dovuto pagare quando in fondo l’innocente
ero io. Quando lo dissi a Draco, dopo essere arrivata nel dormitorio ed
essermi assicurata che non ci fossero i Potterini nei dintorni, mi
rispose che avremmo organizzato un altro scherzo senza esporci troppo e
quindi senza rischiare di essere scoperti.
- Tu non stai
bene, Malfoy! –
- Silente, ti
stai facendo mettere sotto da quei tre rammolliti! –
- Mio nonno
parteggia per loro, cosa ci possa fare? Da quando la colpa ricade su
chi ha solo risposto al fuoco e non su chi ha iniziato a sparare?
–
Blaise mi
accarezzò i capelli cercando di farmi calmare, vedendo che
molti sguardi curiosi erano puntati su di noi. Sospirai, avevo bisogno
di stare da sola. Dwight sembrò capirlo perché
quando mi alzai e Malfoy fece un movimento per bloccarmi, lo
fermò. Salii nella stanza che dividevo con Pansy, Daphne
Greengrass e Lavanda Brown. Non erano di certo le ragazze
più simpatiche della scuola, ma non avevo stretto nessun
rapporto di vera amicizia con un essere femminile là dentro.
Mi sdraiai sul
letto, fissando il baldacchino rosso scarlatto, cercando di mettere in
ordine i tasselli della mia testa. Non volevo deludere di nuovo nonno
Albus, ma Malfoy aveva ragione.
Dovevo
vendicarmi in un modo più pulito e insospettabile,
ma non sapevo come farlo. La vendetta stava diventando una droga dalla
quale dovevo smettere di essere dipendente.
Note
dell'autrice
Ciao a tutti! Spero che questo capitolo, con allegata la seconda
vendetta, sia stato di vostro gradimento. Ringrazio tutti voi lettori,
in particolare yOleBaia
che ha aggiunto la storia tra i preferiti.
Ho una piccola comunicazione di servizio: da ora in poi ho deciso di
postare ogni due/tre giorni dato che il ritmo serrato di aggiornamento
non fa molto bene alla mia ispirazione (si sente un po' messa sotto
pressione xD). Non vorrei scrivere capitoli scadenti solo
perchè presa dalla fretta di aggiornare, spero che possiate
capire e vi ringrazio in anticipo per la vostra pazienza.
aXce:
grazie mille, spero che anche questa seconda vendetta sia stata gradita
xD
DarkViolet92:
mi scuso per aver sfogato la mia perfidia sul magico trio
ç_ç come hai potuto leggere, Daniel
è stato la mente di quest'altro progetto cattivello
mistero:
grazie mille per le tue pazienti e accurate spiegazioni, devo dire che
le mie supposizioni si sono rivelate completamente sbagliate -.-'
la parte con Sev arriverà nel prossimo capitolo, se tutto va
bene...spero di non deludere le aspettative!
Valery_Ivanov:
poveri anche per questo capitolo, secondo me xD anch'io non sono una
grande fan di Pansy e Millicent, ma mi sembrava carino dare un po' di
spazio anche a questi personaggi "minori"
Elly
Chan: credo che dopo aver letto la mia piccola
comunicazione di servizio non scriverai più "adoro Lady
Lynx" ç_ç comunque, spero che da aspirante
Serpeverde ti sia piaciuto anche questo chappy xD
|
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Capitolo 14 *** Un tuffo nei ricordi ***
E così, due giorni dopo la predica di nonno Albus, venni
fermata da Piton alla fine della lezione di Pozioni. Non mi
guardò nemmeno in faccia, limitandosi a spingermi in mano un
bigliettino per poi buttarmi poco gentilmente fuori dalla porta. Ma
cosa avevo fatto di male per meritarmi un comportamento quasi peggiore
di quello riservato a Potter?
- Ehi, Silente!
Scambi messaggini amorosi con il referente del nostro dormitorio?
– disse Malfoy, provocandomi per cercare di scuotermi dal
silenzio.
- Tre mesi di
punizione…una o due volte alla settimana fino al due di
gennaio…ti rendi conto? –
I mie amici
mugolarono scocciati, lanciando occhiate di fuoco alle spalle del trio
delle meraviglie. Sapevo che se avessero potuto li avrebbero
affatturati senza pietà: in un momento di debolezza serale
Zabini mi aveva detto che per loro quattro ero come una damigella da
difendere e che questo valeva soprattutto per Dwight. Erano stati loro
a spargere in giro la mia storia in modo che venissi accolta nelle
scuola senza essere più odiata da tutti. Naturalmente Draco
continuava a sostenere di averlo fatto per danneggiare la
popolarità di Potter, non perché nutrisse un
particolare affetto per me.
- Devo andare in
biblioteca per fare la ricerca di Lupin, ragazzi! Ci vediamo stasera a
cena! – dissi, avviandomi verso il corridoio che portava
nella tana di Madama Pince.
- Aspetta,
Silente! Ti ho già detto che sabato pomeriggio faremo i
provini per la squadra di Serpeverde? –
Lo guardai con
aria confusa. Non capivo dove volesse arrivare.
- E io cosa
c’entro, scusa? –
- Credi che io
non sappia che tu sai volare? –
- Certo, Malfoy,
ma non sono una giocatrice professionista di Quidditch! Giocavo a
Beauxbatons, per diamine, eravamo tutte ragazze! –
- Non negare che
ti piacerebbe provare…
- mi sussurrò nell’orecchio, con la voce suadente
che solitamente riservava alle sue prede amorose. Lo guardai malissimo
facendolo scoppiare a ridere, Blaise e Neville ci guardarono confusi e
Daniel si avvicinò.
- Ora che ci
penso, Lauren, anch’io devo fare la ricerca per
Lupin…vengo con te! –
E mi prese
sottobraccio portandomi in biblioteca, lontana da Malfoy. Non opposi
resistenza, erano settimane che volevo stare da sola con Daniel per
poter parlare di una cosa che mi premeva molto fin
dall’inizio della scuola. Ci sedemmo al tavolo insieme, dopo
aver preso un librone impolverato e pieno di ragni che recitava
“Dalla A alla Z, la storia e la discendenza di tutti i
cognomi dei maghi”. Dall’aspetto sembrava avere
come minimo due secoli.
- Sembra
abbastanza nuovo, i nostri nonni dovrebbero esserci… - disse
Dwight, sorridendomi in un modo che mi fece sciogliere il cuore. Cosa
mi stava succedendo?
-
Daniel…posso farti una domanda? –
- Certo
– rispose lui con semplicità.
Aprii la bocca
per parlare, la richiusi e la aprii. Mi sentivo in imbarazzo.
- Puoi prestarmi
una pergamena? Devo aver dimenticato la mia di scorta in dormitorio
– mormorai. Mi passò quello che gli avevo chiesto
e aprì il libro, scorrendolo in ordine alfabetico fino alla
lettera D. Fece una smorfia contrariata.
-
Magnifico…ora dovrò per forza mandare una lettera
a mia zia Caroline per questa dannata ricerca… -
- Tua zia
Caroline? –
- Sì,
ho litigato a morte con i miei genitori e non mi parlano
più…come vedi, a volte sarebbe meglio non
averli… -
Mi attorcigliai
una ciocca di capelli sul dito.
- Quindi quando
non sei a scuola vivi con tua zia Caroline? –
- No, vivo da
solo…sono grande, ormai! –
Guardai i suoi
occhi verde giada brillare di orgoglio.
- Ma Daniel,
scusa…quanti anni hai? –
- Ventuno,
perché? –
Avrei dovuto
sapere che il suo atteggiamento così maturo e responsabile
aveva una sola origine possibile: l’età.
- Mi chiedo cosa
ci fai ancora ad Hogwarts e perché sei stato smistato con
me… -
- Ho frequentato
fino a sedici anni un’accademia di magia in Galles, poi ho
avuto la terribile litigata con i miei che mi hanno buttato fuori di
casa. Avevo deciso di non frequentare più la scuola per
andare a vivere da mia zia Caroline…fino a quando non ho
guadagnato abbastanza soldi da pagarmi da solo il materiale, ero deciso
a non studiare più…e ora, eccomi qui a tentare
disperatamente di prendere i M.A.G.O.! – spiegò,
concludendo il discorso con un sorriso smagliante.
- Scusami se
sono indiscreta, ma per quale motivo hai litigato così
tremendamente con i tuoi da farli decidere di non volerti
più tenere con loro? –
Mi
guardò a lungo, valutando forse se ero abbastanza meritevole
di fiducia da poter sapere la sua risposta.
- Motivi di
famiglia, avevo deciso di prendere una decisione che non
approvavano…preferisco non dirti altro, ok? -
Annuii,
sentendomi un’impicciona. Ma finalmente tutti i miei dubbi
erano stati chiariti. A parte la reazione strana del mio stomaco ogni
volta che incontravo quegli occhi stupendi, ma erano dettagli. Mi feci
passare il libro e iniziai a sfogliare la lettera R per trovare gli
antenati di mio padre.
- Rice,
Richardson, Ridgway, Riddle, Riley…niente Riddance,
accidenti! –
- Immagino che
tua madre fosse la figlia di Silente… - esordì
Daniel, scarabocchiando distrattamente la sua pergamena.
- Sì,
immagini giusto…allora andiamo su Silente… -
Trovai quasi
subito l’albero genealogico di mio nonno, che si fermava
però a lui, suo fratello Aberforth e sua sorella Ariana. Mia
madre era troppo recente per quel libro.
- Credo che
dovrò anch’io informarmi dal diretto interessato
– dissi sospirando, invidiosa di coloro che sapevano vita,
morte e miracoli della loro famiglia, come ad esempio Draco. Lui non
aveva bisogno di fare ricerche, sapeva già tutto fin
dall’infanzia.
Passammo qualche
minuto ancora in biblioteca, parlando del più e del meno,
prima di essere individuati e scacciati da Madame Pince. Il resto del
pomeriggio restai con la testa sintonizzata sulla punizione fissata per
quella sera in compagnia del professor Severus Piton.
Arrivata davanti
alla porta dell’ufficio di Piton, esitai a lungo prima di
bussare. Avevo una paura immane, lo ammetto. Era la mia prima punizione
in sei gloriosi e travagliati anni di carriera scolastica.
Alla fine,
accorgendomi che rischiavo di sembrare in ritardo, decisi di bussare.
La porta si aprì da sola e quando fui entrata
sbattè alle mie spalle.
- Siediti
– mi intimò Piton con voce piatta.
Obbedii,
accomodandomi esattamente davanti a lui. Il suo sguardo inquisitore
percorse ogni singolo centimetro della mia persona, come nel nostro
primo incontro, soffermandosi sui miei occhi. Non li abbassai, era
questione di orgoglio.
- Devo
confessarti che avrei preferito avere qui Potter, Weasley e Granger
– disse, sottolineando la frase con un sorriso stiracchiato
– ma credo che tu possa essere una compagnia meno fastidiosa
e certamente meno piena di sé –
Mi chiesi cosa
mi avrebbe dato da fare per tutte quelle sere che avrei passato in
punizione. Sventrare animali? Raccogliere ingredienti introvabili?
Mettere in salamoia i rospi e le salamandre?
- Ti stai
tormentando sulla tua punizione, vero? – mi chiese,
dimostrando una sicurezza che mi fece insospettire.
- Sì,
signore – risposi, mantenendo il giusto rispetto senza essere
servile.
- Mi sei
simpatica, signorina Silente –
- Grazie,
signore –
- Anche se
dovresti evitare di attuare vendette inutili e quasi irreparabili
–
- Certo, signore
–
- Nonostante mi
abbia molto divertito vedere l’umiliazione di Potter il
Prescelto e i due magnifici –
Mi
scrutò con un brillio sarcastico negli occhi. Lui stava
dalla mia parte, allora!
- Questo
naturalmente non vuol dire che non ti farò scontare la
punizione, signorina Silente, ma sarà una punizione molto
particolare –
Si
abbassò per cercare qualcosa sotto la sua scrivania, mentre
io mi tormentavo le unghie per l’agitazione. Vidi la sua
testa spuntare e la sua mano appoggiare una specie di grossa ciotola di
pietra sul ripiano di legno. Un Pensatoio.
- Cosa devo fare
con quello? – chiesi sorpresa.
- Albus mi ha
detto che hai sviluppato una dote spiccata per le vendette –
rispose Severus, con uno sguardo distaccato – in questi tre
mesi, faremo in modo che questa tua voglia di fare disastri si eclissi,
facendoti scoprire quanto aspirare sempre alla prevaricazione sugli
altri porti a conseguenze per niente gradevoli…a dire il
vero, io credo che solo il nome Voldemort possa farti riflettere, ma
spesso non ci rendiamo conto delle cose se non sembrano vicine al
nostro quotidiano…ma imparerai presto, usufruendo dei miei
spiacevoli ricordi… –
Sbattei gli
occhi, come se non avessi capito, mentre in realtà mi era
molto chiaro quello che voleva. Stavo per frenare la mia natura
impulsiva diventando il personale diario vivente del mio professore di
Pozioni.
- Ne
è sicuro, signore? –
- Ne sono
più che certo, signorina Silente. Non sarà facile
e non sarà piacevole per nessuno dei due. E sappia che se
per caso dovesse spifferare qualcosa dei miei segreti ricordi senza la
mia esplicita autorizzazione, io ne verrò a conoscenza. E
non avrò pietà. –
Piton era stato
molto chiaro, non volevo contraddirlo né sapere altro. Si
puntò la bacchetta alla tempia, tirando fuori dai suoi
capelli un luminoso filo biancastro.
- Questa sera
inizieremo con qualcosa di simpatico…
- disse con tono sarcastico, digrignando i denti – il
comportamento che alcuni dei miei compagni avevano nei miei
confronti… –
- I suoi
compagni? –
- Vedrai il
padre di Potter, il padrino di Potter, il tuo professore di Difesa e
uno sciocco pusillanime…capirai perché io e
Potter junior non saremo mai grandi amici… -
Immerse la
bacchetta nel liquido argenteo che era mosso da leggere increspature.
Mi fece cenno con la testa verso il bacile e con un pizzico di timore
entrai nel Pensatoio.
Ero
nel giardino di Hogwarts e vedevo Severus seduto dietro ad un
cespuglio, o meglio vidi solo i suoi occhi che spiavano furtivi da
alcune fessure tra le foglie.
-
Mocciosus? – urlò una voce cantilenante
– Mocciosus, dove ti sei nascosto? –
Un
ragazzo affascinante dai lunghi capelli neri mi passò
davanti, al fianco di una copia un po’ più giovane
di Harry Potter. Dietro di loro stava un ragazzino dall’aria
scialba che occhieggiava gli altri due con uno sguardo avido e in cerca
di attenzioni.
-
Mocciosus, lo sai che tanto ti troveremo…ti conviene uscire
ora, altrimenti oltre a rivoltarti come un calzino ci divertiremo anche
a portarti via i compiti di Incantesimi! – riprese a dire il
moro, scambiando un fugace batti cinque con mini Potter.
I
ragazzi si allontanarono di qualche passo e vidi la testa di Severus
spuntare dalla sommità del cespuglio con espressione
sollevata. All’improvviso il ragazzino con il muso da topo si
voltò vedendolo e Piton gli fece disperatamente cenno di no
con il dito, lanciandogli sguardi supplicanti e tornando a nascondersi.
-
Ehi, Codaliscia, tu lo vedi da qualche parte? – chiese
indispettito mini Potter, dopo aver sfoderato la bacchetta.
-
Sì, sì, James! – rispose saltellando il
ragazzo topo – Dietro a quel cespuglio! –
James
guardò nella direzione indicata da Codaliscia, scambiando un
sorriso complice e leggermente sadico con quello che immaginavo essere
Sirius Black.
-
Reducto! Levicorpus! – urlò, sradicando il
cespuglio dal terreno e offrendo all’intero giardino la vista
di un Severus appeso a testa in giù in compagnia di una
ragazza con i capelli rossi che imprecava all’indirizzo del
colpevole. Vidi James impallidire e nello stesso momento un ragazzo dai
capelli castano chiaro correre verso il terzetto con aria preoccupata.
-
Cosa accidenti state facendo? – chiese, strappando la
bacchetta di mano a Potter mentre lanciava occhiate infiammate a Sirius
e Codaliscia.
-
Quello che facciamo sempre per passare il tempo, Lunastorta!
– rispose Black con un sorriso sghembo – Tormentare
Mocciosus e fare in modo che non contagi con la sua mancanza di stile
anche la futura sposa di James! Rilassati! –
-
Rilassarmi? Rilassarmi?! Sirius, sono il Prefetto di Grifondoro, non
posso rilassarmi! – Lunastorta, che riconobbi per il
professor Lupin, fece un cenno di bacchetta facendo tornare Severus e
la sua presunta amica in posizione eretta.
-
Smettetela di fare queste bambinate, non potrò sempre
risolvere i vostri problemi! –
-
Dai, Rem, non abbiamo ucciso nessuno! – replicò
James, sorridendo soddisfatto nel vedere che la rossa si avvicinava a
loro trascinando con sé anche Severus.
-
Siete solo dei poveri idioti infantili! – strillò
la ragazza, con le guance chiazzate di rosso per la rabbia –
E tu, James Potter, sei solo un povero fallito che si diverte a
disturbare gli altri perché non ha una vita sua! –
-
Vuoi uscire con me, vero, Evans? Ora che ti ho risparmiato un intero
pomeriggio con Mocciosus… -
La
rossa gli tirò uno schiaffo da record e si
allontanò rapidamente. Piton fece per seguirla, ma Black lo
mise di nuovo a testa in giù facendo scoppiare a ridere
Codaliscia e Potter. Lupin scosse la testa e ridiede la bacchetta a
James.
-
Vado a parlare con Lily…- disse Remus – non fate
stronzate, ok? Lasciatelo in pace, per una buona volta! –
Ma
appena il Prefetto sparì dalla vista, Potter mise le mani in
tasca a Piton estraendone un plico di fogli scritti con una calligrafia
minutissima.
-
Peter, Sirius, vi presento i nostri compiti di Incantesimi! –
-
Lo dirò al professor Vitious, lui sa che voi non siete
capaci di fare certe cose! – sputò Severus con
cattiveria, come se non fosse stato preda di un trio di ragazzini dal
carattere terribile.
-
Mocciosus, tu non dirai un bel niente! Altrimenti noi diremo a tutti,
in particolare a Lily, che a te piace baciare i Vermicoli! –
-
A me non piace baciare i Vermicoli! – urlò Piton,
divincolandosi in aria con veemenza.
-
Non convincerai nessuno dopo che ti avremo fatto una foto mentre ne
bacerai uno! –
-
Ma cosa…? –
Vidi
Codaliscia frugare nella sua borsa e tirare fuori una macchina
fotografica magica, mentre Black metteva a terra una piccola scatola di
scarpe di cartone estraendone un viscido Vermicolo. Severus
rabbrividì e così feci anch’io. Non
volevo guardare, chiusi gli occhi. Mi sembrava puro bullismo, di quello
che avevo visto fare spesso davanti alle scuole Babbane. Purtroppo non
potevo estraniarmi dai rumori.
-
Non mi potete costringere! – sentii urlare con una nota di
panico – Lo dirò al professor Silente! –
-
Mocciosus è una spia, Mocciosus è una spia!
– riprese a cantare la voce cantilenante di prima.
-
Chissà se Lily preferirà me o te dopo questo,
baciatore di Vermicoli! – disse una voce piena di arroganza e
soddisfazione personale.
Sentivo
le voci dissolversi intorno a me. La cosa peggiore dei ricordi, era
dover restare lì a guardarli e non poter intervenire per
mettere le cose a posto.
Uscita dal
Pensatoio, mi accorsi di tremare dalla rabbia. Odiavo le ingiustizie, i
soprusi, la violenza gratuita. Ero del tutto dalla parte di Piton e
provavo sempre più avversità nei confronti di
Potter. Era così che mi ero comportata anch’io con
il trio delle meraviglie? Pensavo proprio di no, io avevo un
più che valido motivo.
- Ti sei
divertita? – mi chiese il professore con un filo di
irritazione, come se gli fossi scoppiata a ridere in faccia.
- Per niente,
signore –
La mia voce
suonò sincera, intrisa di una specie di voglia di vendetta.
Di nuovo. Quella terapia del ricordo non mi sembrava funzionasse poi
così bene.
- Mi ero
dimenticato di nominare Lily Evans, nell’introduzione a
questo ricordo – riprese, con voce decisamente più
calma – era la mia migliore amica, la ragazza che amavo
e…la moglie di James Potter… -
Annuii, sentendo
qualcosa rimescolarmi lo stomaco. La tristezza in quella voce, la
nostalgia, erano palpabili.
- Puoi andare,
signorina Silente… - sussurrò
all’improvviso, abbassando lo sguardo.
- Si sente bene,
signore? –
- Certo, certo
– disse sbrigativo, tornando per un attimo la persona che
tormentava i suoi studenti in classe prendendoli in giro senza riserve
– alla prossima punizione, ora vada dritta in dormitorio! E
non osi dire niente a nessuno! –
- Buonanotte,
professor Piton… - risposi, sentendomi stringere il cuore
davanti a quello che avevo appena visto. Credevo che non me lo sarei
dimenticato mai.
Note
dell'autrice
Buonasera a tutti! Sono tornata prima del previsto, ma solo grazie ad
un improvviso lampo di genio che spero vi sia piaciuto. Come sempre
ringrazio tutti voi per il vostro appoggio, in particolare Saske che ha
recentemente aggiunto la storia tra le seguite.
Cos'altro posso dire? Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate...accetto
anche suggerimenti (soprattutto sui vari ricordi di Piton che potrei
scrivere) per rendere la fan fiction più interessante per
tutti. Ovviamente non garantisco di soddisfare tutte le richieste, ma
farò del mio meglio.
Ancora grazie a tutti!
aXce:
anche se è stata subito scoperta, la punizione sembra non
essere poi tanto terribile, vero? ^^
Elly
Chan: purtroppo Lauren sembra avere la vendetta nel
sangue, chissà se Piton riuscirà a farla smettere
prima o poi xD sono felice di averti fatta ridere, era proprio il mio
obiettivo!
mistero: il fatto che ci
sia sempre una tua opnione alla fine di ogni mio capitolo è
già un grosso ringraziamento, credimi! ^^ Amore tra Lauren e
Daniel? Chi lo può sapere...ma sappiamo entrambe che Lauren
non è per niente scontata (o almeno spero xD). Il capitolo
su Severus è qui sopra, spero sia all'altezza delle
aspettative!
DarkViolet92:
Lauren sopravviverà alla punizione, fino a quando Piton
sarà di buonumore xD o almeno credo xD
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Capitolo 15 *** Tradizione di famiglia ***
Passò quasi una settimana dal primo ricordo che Piton aveva
deciso di condividere con me e anche se avrebbe dovuto convocarmi a
punizione due volte alla settimana non mi diede nessun altro biglietto
al riguardo.
Era sabato
mattina, ero seduta in Sala Grande a fare colazione con i miei amici,
eravamo gli unici dato l’orario improponibile. Le sette di
mattina.
- Mi chiedo
perché mi abbiate svegliata così
presto… - mormorai, soffocando uno sbadiglio.
-
Perché chi deve sostenere una prova di Quidditch deve essere
bello sveglio e scattante! – rispose Zabini, facendomi
scivolare nel piatto due fette di pancetta e tre pancakes.
- Devo restare
in linea e comunque io non devo giocare a Quidditch! –
replicai, lanciando uno sguardo di rimprovero a Blaise e restituendogli
la pancetta.
- No, infatti,
sarebbe inutile dato che non sei al livello di Hogwarts –
sentenziò Draco, con il chiaro intento di trascinarmi in una
discussione che sarebbe terminata con me a giocare a Quidditch per
dimostrargli il contrario.
- Esatto,
Malfoy, vedo che hai centrato il bersaglio – risposi pacata.
- Ma se la
McGranitt l’altro giorno stava dicendo a Madama Bumb che ti
vorrebbe nella squadra di Grifondoro! –
- Minerva non se
ne intende di Volo e cose del genere – dissi, mettendo una
generosa dose di sciroppo d’acero sui miei pancakes senza
degnare nessuno di uno sguardo.
- Che problema
hai, Lauren? –
Cadde il
silenzio. Nello stesso momento in cui io stavo decidendo di elaborare
una risposta per Daniel, il trio delle meraviglie si
accomodò di fianco alla sottoscritta. Anzi, precisamente fu
Potter a sedersi vicino a me.
- Ehi, Lauren!
– esordì Harry con finta voce allegra –
Come va? –
Mi ricordai dei
miei propositi diplomatici e cercai di essere gentile, anche se sentivo
gli sguardi dei miei amici fissi su di me in attesa di una risposta
cattiva.
- Non male,
Potter…tu cosa mi racconti? –
- Volevo dirti
che ti perdoniamo per averci modificato le pozioni
Polisucco… -
A giudicare
dallo sguardo di Hermione, non era stato un perdono spontaneo. Sentii
Draco, Blaise e Daniel iniziare a ridacchiare senza fare il minimo
sforzo per nasconderlo.
- E io vi
perdono per avermi fatto finire in punizione per i prossimi tre mesi e
per aver spifferato gli affari miei sulla Gazzetta del Profeta,
aggiungendo menzogne belle e buone – ribattei freddamente,
versandomi un bicchiere di succo di zucca.
Ronald
arrossì, mentre Hermione si guardava le mani imbarazzata.
-
Ehm…ecco… - disse Potter, molto brillantemente
– volevamo ricordarti che tra poco faremo le selezioni per la
squadra di Quidditch di Grifondoro, se sei ancora interessata! Tra due
ore, allo stadio –
Lanciai
un’occhiata sarcastica ai miei amici, che ridevano
sguaiatamente. Anche Neville non tratteneva delle piccole risatine.
-
Perché me lo chiedi, Potter? Avete ragazze abili come Ginevra,
Lavanda, Calì, Hermione… - dissi, inserendo di
proposito la Weasley nella lista di ragazze meno indicate per una
squadra di Quidditch.
- La
professoressa McGranitt ci ha parlato bene di te –
mormorò Harry, guardandomi speranzoso.
- Beh, mi
dispiace, ma sono già impegnata per tutta la giornata!
–
- Se
è questo il problema, posso anche valutarti un altro
giorno…non mi disturberebbe, davvero! –
Scossi la testa
e mi alzai, imitata dai miei amici.
- Non insistere,
Potter…sono certa che non sentirete la mia mancanza!
–
E mi diressi
verso l’uscita della Sala Grande, marcata stretta da Malfoy.
- Hai davvero
impegni per oggi pomeriggio? – sghignazzò Draco,
cingendomi la vita con un braccio.
- Certo, mio
caro, io non mento mai! – risposi, spostando il suo braccio e
allontanandolo.
- Cosa devi
fare? – mi chiese timidamente Neville.
- Non sono
affari vostri! Ora devo andare da mio nonno, ci vediamo! –
Sorrisi a tutti
e quattro, lasciandoli nella Sala d’Ingresso come delle
povere statuine con sguardi interrogativi.
Entrai senza
bussare nell’ufficio di mio nonno, sorprendendolo a leggere
la Gazzetta del Profeta. Appena mi vide, la nascose frettolosamente
dietro la schiena e mi sorrise.
- Lauren cara, a
cosa devo la tua visita spontanea? –
-
Perché stavi leggendo quella spazzatura, nonno? –
- Niente,
niente…l’ha lasciata qui Minerva
prima…come mai qui, Lauren? –
Mi sedetti,
estraendo una pergamena e la piuma.
- Nonno, ho
bisogno del mio albero genealogico completo di Patroni…
– attaccai, prima di essere interrotta.
- Sai che non ne
voglio parlare, Lauren, perché… -
- Non
è colpa mia, è per un compito di Difesa contro le
Arti Oscure! – dissi, ricambiando l’interruzione.
Nonno Albus
chiuse per un attimo gli occhi, lo immaginai imprecare silenziosamente
contro la geniale idea di Remus Lupin.
-
Dirò al professor Lupin di scusarti, non sei costretta a
farlo… - disse risoluto.
Il suo tono mi
fece arrabbiare. Non volevo trattamenti speciali, volevo che finalmente
facesse chiarezza sui miei antenati.
- No, nonno, io
voglio sapere! Non potrai tenermi tutto nascosto per molto, purtroppo
non sei immortale anche se tutti lo pensano! –
Così
passai da infuriata a triste, l’idea di perdere
l’ultima persona che mi era rimasta mi fece sentire un vuoto
all’altezza dello stomaco. Gli occhi azzurri si posarono su
di me, carezzandomi per consolarmi a distanza.
- Va bene,
Lauren, è giusto che tu sappia –
sussurrò con calma – ma potrò darti
queste informazioni solo sulla parte materna –
-
Perché quella paterna no, nonno? Perché?
– chiesi con avidità di conoscenza.
-
Perché…perché comunque non servirebbe
al progetto che chiede il professor Lupin, essendo tuo padre di
discendenza Babbana. –
Quindi ero una
cosiddetta Mezzosangue. Ecco perché il libro della
biblioteca non riportava nessun Riddance.
- Avanti,
dimmi… - lo esortai.
Mio nonno si
sistemò comodamente in poltrona e iniziò a
raccontare.
Come
ben sai, noi Silente siamo una famiglia famosa per i nomi chilometrici,
composti da quattro primi nomi e un cognome. Cosa abbastanza ridicola
dato che ne usiamo solo uno su quattro, ma la tradizione non
può essere contestata. Quindi, i tuoi bisnonni si chiamavano
Percival Tiberius Joseph Ralph e Kendra Silente e avevano come Patroni
un’aquila e una pantera. Il cognome da nubile di mia madre
era Wilder, ma per qualche motivo che non ho mai scoperto si vergognava
di usarlo. Prima che mio padre morisse, diedero alla luce me, mio
fratello Aberforth Joseph Victor Sean e mia sorella Ariana Kendra
Elizabeth Victoria. Forth lo conosci come il proprietario della Testa
di Porco, il locale nella periferia di Hogsmeade, e ha come Patronus
una capra, mentre Ary non credo neanch’io di averla
conosciuta davvero e non è arrivata abbastanza avanti con
l’esperienza magica per sapere quale sarebbe stata la forma
del suo Patronus. Ma queste sono le cose di cui ti ho già
parlato, non voglio rischiare di annoiarti ancora con i miei errori di
adolescenza.
Tua
madre, Suzanne Clara Beatrix Daisy Silente, è nata
dall’unione del sottoscritto con Clarissa Fonte.
Quest’ultima era la discendente di una nota famiglia italiana
di Veele, la incontrai casualmente a Diagon Alley mentre accompagnavo
un nuovo studente appena prelevato da un orfanotrofio a fare i suoi
acquisti del primo anno. Era bellissima, con capelli biondi da angelo e
occhi color nocciola, ma fu la sua voce a colpirmi. Dopo un lungo
periodo di corteggiamento, durato anni e anni, successe quel che
successe. Due giorni dopo la nascita di tua madre, prima che potessimo
decidere di ufficializzare la nostra unione con il matrimonio, Clarissa
Fonte venne trovata senza vita nel suo letto all’Ospedale
Magico di San Mungo. Uccisa da un Avada Kedavra. Il suo Patronus era
una Veela, in onore delle sue origini.
Gli occhi di mio
nonno si oscurarono, ma mantenne la calma. Abbozzò un
leggero sorriso che forse voleva dirmi di non preoccuparmi.
Suzanne
crebbe con me e frequentò Hogwarts, faceva parte della Casa
dei Corvonero. I ragazzi la ammiravano, aveva ereditato la classe, la
bellezza e gli occhi di sua madre; da me aveva ricevuto i capelli fulvi
color scoiattolo e il terribile carattere. Quando si diplomò
brillantemente, uscì dalla mia vita e io la lasciai andare.
Tornò solo una sera di primavera, diciotto anni fa, fradicia
perché tutta bagnata dalla pioggia, con
un’espressione spaventata sul viso. Aspettava un bambino, ma
si rifiutò di dirmi il nome del padre. Anche lei, come la
madre, venne uccisa in ospedale pochi giorni dopo la tua nascita. Il
nome della colpevole potrà dirti tutto e niente, si chiamava
Bellatrix Lestrange.
Nessuno
sa con precisione l’identità di tuo padre, posso
solo fare supposizioni. Che però mi guardo bene dal dirti.
Il Patronus di tua madre, non so per quale motivo, era una Banshee.
Avevo scritto
tutto nei minimi dettagli, dovevo solo preparare lo schema per Lupin.
Alzai gli occhi dal foglio, mio nonno era impassibile come prima.
- Sembra che
essere uccisi o minacciati di morte sia una tradizione di famiglia,
nonno… - dissi amaramente.
- Il mio
Patronus è una fenice, Lauren – mi disse in
risposta.
Rimasi per un
po’ in silenzio. Dovevo ancora assimilare tutto quello che
avevo sentito.
- Bellatrix
Lestrange…è una Mangiamorte, vero? –
Nonno Albus
annuì, senza chiedermi dove volessi arrivare.
- Quindi
è una seguace di Voldemort, giusto? –
- Sì
–
- Quindi avrebbe
potuto uccidere anche nonna Clarissa oltre a mia madre… -
mormorai con odio.
- No, Lauren,
questo non è possibile…Voldemort non esisteva
ancora e Bellatrix non aveva nemmeno iniziato Hogwarts,
quell’anno… -
- Allora chi
può essere stato? – gli chiesi, certo che lui lo
sapesse.
Con aria
indifferente, mio nonno mi indicò la porta.
- Deve essere
quasi ora di pranzo, Lauren…mi raccomando, fai un bel
compito per il professor Lupin! –
Lo interpretai
come un congedo forzato. Uscii dalla porta senza salutare, stringendomi
al petto il foglio con metà della storia della mia famiglia.
Mi sembrava di essere parte di quelle strane telenovele Babbane dove
tutti sono bene o male imparentati e bisogna ricostruire i pezzettini
per non sposare un proprio figlio illegittimo o un proprio genitore.
Sentivo che mi sarei tormentata a lungo su quella storia.
“Certo,
nonno, quasi ora di pranzo…sono solo le
dieci…” mi dissi, sospirando tra me e me.
Poco male, avrei
avuto più tempo per occuparmi della mia comparsa in grande
stile programmata per quel pomeriggio.
Passai il resto
della mattinata, compresa l’ora di pranzo, in dormitorio a
riflettere su quello che avevo sentito. O meglio, era quello che avrei
preferito, ma purtroppo si presentarono diverse interruzioni nel mio
susseguirsi di pensieri. Innanzitutto, appena misi piede nella Sala
Comune, Marietta e Hannah mi fermarono per dirmi che i capitani delle
squadre di Quidditch delle loro Case avevano chiesto loro di invitarmi
alle selezioni. Ovviamente sarebbero state entrambe quella mattina e
prima che potessi rispondere che non ero minimamente interessata le due
si misero a battibeccare su chi aveva il diritto di rivolgermi la
parola o meno. Neanche fossi la Regina di Inghilterra.
- Ragazze
– iniziai, squadrandole con aria annoiata mentre quasi si
prendevano a unghiate – ragazze, volete ascoltarmi?
–
Marietta aveva
appena tirato uno schiaffo a Hannah che per tutta risposta
l’aveva spinta per terra. Sospirai, temevo di dover alzare la
voce.
- Ragazze!
– urlai, probabilmente abbastanza forte da farmi sentire nei
Sotterranei – Smettetela o tolgo punti alle vostre Case!
–
Se fossero state
intelligenti avrebbero capito che la mia era una minaccia a vuoto, non
potevo togliere punti alle Case fino a quando non si sarebbe tornati al
vecchio metodo, ma la forza dell’abitudine fermò
quella specie di lotta.
- Ora, dato che
sembrate nelle condizioni di prestarmi attenzione, posso dirvi che non
ho il minimo interesse per le vostre selezioni di
Quidditch…chiaro? Quindi non scocciatemi e non insistete!
–
Entrambe
annuirono e se ne andarono, amiche come prima. Una cosa vergognosa.
Mentre facevo i
miei voli pindarici nella mente, sdraiata sul letto, Hermione venne a
rompere per dirmi che se non avevo nulla da fare Harry poteva valutare
le mie abilità di Quidditch anche in quel preciso momento.
Risposi garbatamente lanciandole dietro un cuscino e mancandola di
proposito.
Poco dopo
pranzo, mentre ero nella Sala Comune del dormitorio a tentare di
concentrarmi sui compiti, Mark Baston mi portò un biglietto
da parte del professor Piton. Quella sera avrei fatto
un’altra bella scorpacciata di ricordi.
Mentre scendevo
in giardino, mangiucchiando un sandwich generosamente offertomi da uno
dei miei amici elfi domestici, venni fermata da Padma Patil che mi
informò di essere stata presa nella squadra di Quidditch
come Cacciatrice. Compatii il Capitano di Corvonero.
A
metà strada tra la scuola e lo stadio mi scontrai con un
tappetto di Tassorosso che correva come una mina vagante e si
giustificò dicendomi che era troppo felice di essere il
nuovo Portiere della squadra della sua Casa. Compatii anche quel
Capitano.
Quando
finalmente arrivai allo stadio di Quidditch e vidi davanti
all’entrata sia Potter che Malfoy in posizione da duello,
iniziai a credere che avrei dovuto iniziare a compatire me stessa.
Note
dell'autrice
Buongiorno a tutti!
Come potete vedere ho cambiato orario di aggiornamento, spero
che non vi dispiaccia troppo.
Questo è
un piccolo capitolo di preparazione ad eventi futuri, quindi spero non
vi siate annoiati troppo a leggerlo. Come sempre ringrazio tutti voi,
in particolare Thumbelina
e seall che hanno aggiunto questa storia tra i preferiti o
le seguite.
Vi invito
calorosamente a recensire (una piccola traccia del vostro passaggio
è sempre più che gradita) e vi chiedo di
perdonare una mia futura incostanza nell'aggiornare (-3 alla scuola,
spero possiate capire).
mistero: spero
di averti portato un po' di felicità (per quanto possa farlo
un piccolo capitolino di una fan fiction) ^^ mi dispiace di non essere
riuscita ad inserire Sevvie anche oggi, ma credo che sarebbe stato
abbastanza fuori luogo xD
Valery_Ivanov:
don't worry, meglio tardi che mai! xD Piano piano credo
che i ricordi di Snape prenderanno il monopolio della mia storia,
quindi spero mi perdonerai questo capitolo senza di lui...
Luciana
Menditegui: grazie mille per i complimenti! ^^ Spero di
non aver scatenato ulteriori litigi con tua sorella per il computer, mi
dispiacerebbe molto...
Elly Chan:
la parte vendicativa di Lauren andrà in pausa per lungo
tempo (non ci crede nessuno xD) James è il Malandrino -
insieme a Minus - che mi piace di meno...si è visto tanto? ^^
DarkViolet92:
grazie mille! Comunque la punizione può avere molti risvolti
nella vita di Lauren, andando avanti vedremo se hai ragione ^^
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Capitolo 16 *** Fortuna, bugie, coraggio ***
- Cosa accidenti state facendo, voi due? –
Quando strillai
quella frase
mi sentii un misto tra Minerva e il Lupin del ricordo di Severus.
Autoritaria, incredula, severa, spiazzata.
Entrambi si
voltarono verso di me e Malfoy sfoderò un ghigno pieno di
soddisfazione.
- Sapevo che
avresti accettato, Silente! –
- Veramente io
non ho
accettato niente, Malfoy – replicai, fredda come un iceberg.
Fu
il turno di Potter per sorridere, ma non per molto.
- Hermione ti ha
detto che ti aspettavo qui, vero? – mi chiese, avvicinandosi
a me.
- Purtroppo
sì, e la
cosa mi ha seccato molto – risposi, estraendo la bacchetta e
comunicando con questo gesto di starmi alla larga.
- Ma se non hai
accettato
cosa sei qui a fare? – sibilò Draco, avanzando
verso la
sottoscritta senza temere la mia bacchetta e il mio cipiglio torvo.
Mi conosceva troppo bene, sapeva che non lo avrei mai affatturato.
- A guardare
– replicai con semplicità.
- Ma tu non puoi
restare a
guardare! La McGranitt ha detto che hai un talento naturale per il
volo! – protestò Potter.
- Se anche lo
avessi, mio caro Grifondoro, di certo non lo userei per la tua squadra!
–
- Sentito,
Potter? Non per la tua
squadra, ma forse per un’altra sì! –
Malfoy
sghignazzò divertito, Harry gli puntò addosso la
bacchetta.
- Sono arrivato
prima io,
Serpe! Lei verrà nella mia squadra! –
urlò come se
da me dipendessero le loro future vittorie.
Ma mi aveva mai vista giocare? Non riuscivo nemmeno a fare uno slalom
decente tra i giocatori avversari!
- Potter
– dissi, con
il tono che avrei usato per spiegare a un bambino di tre anni una cosa
estremamente ovvia – quale parte del “non ho alcuna
intenzione di giocare nella tua squadra” non ti è
chiara?
Se me lo dici, sono disposta a ripetertela lentamente per darti modo di
capire… -
Harry
diventò color amaranto, mentre Draco si sbellicava dalla
risate.
- Silentina
bella, sei una forza! –
- Guarda che
vale anche per te, Malfoy! – risposi immediatamente.
- Ma
perché no? –
Li guardai tutti
e due
lasciando trasparire la compassione che provavo per loro, poveri
illusi. Credevano davvero che io fossi una specie di versione
più giovane di una componente delle Holyhead Harpies?
-
Perché sono una schiappa in confronto a quello che sono
certa sapete fare voi -
Detto questo,
entrai nello
stadio lasciandomi alle spalle i due Capitani e andai a sedermi sulle
tribune in compagnia di Dwight, Zabini e Paciock.
Potter mi
urlò dietro un “tanto ti avevamo chiesto scusa
solo per ordine della McGranitt”.
Se credeva di farmi male, si sbagliava.
La squadra di
Serpeverde e
gli aspiranti giocatori erano poco lontano, mentre quella di Grifondoro
era schierata nel campo. Ginevra Weasley mi lanciò
un’occhiata che avrebbe steso un elefante, ricevendone
indietro
una che avrebbe steso un Ungaro Spinato. Distolse lo sguardo,
sussurrando qualcosa alla ragazza vicina a lei. Penso si chiamasse
Demelza Robins.
Harry
tornò a piedi
nello stadio con aria infuriata e iniziò a gesticolare verso
i
membri della sua squadra, Draco planò dolcemente al mio
fianco.
- Ok, adesso ho
detto ai Grifondoro di smammare dal campo, tra poco potremo fare quello
per cui siamo qui da ore! –
I Grifoni si
accomodarono sulle tribune di fronte alle nostre, mentre noi scendevamo
compatti in campo.
Rimasi ad osservare divertita Zabini e Malfoy strillare contro coloro
che dovevano essere giudicati, appoggiandomi alla spalla di Dwight con
nonchalance e respirando il suo gradevole profumo indefinito. Neville
mi informò che la squadra di Serpeverde necessitava di due
Cacciatori e di un Portiere.
Immaginai, e più tardi scoprii di non essermi sbagliata, che
Draco dovesse essere il Cercatore, Blaise un Cacciatore, mentre Tiger e
Goyle erano i Battitori.
Con una pazienza
disumana,
Zabini esaminò singolarmente tutti i presenti. Il compito in
teoria sarebbe spettato a Malfoy, ma dopo aver visto che i primi due
candidati erano delle vere e proprie mezze cartucce era quasi convinto
a lasciar perdere.
Arrivammo
all’ora di
cena con due nuovi Cacciatori un tipo alto e robusto del quarto anno
che si chiamava Malcolm Baddock e Graham Pritchard, un ragazzo
incredibilmente muscoloso del suo stesso anno.
-
Draco… -
esordì Zabini con aria colpevole, cercando di distogliere
l’attenzione del suo amico dalla Gazzetta del Profeta che gli
avevo dato in mano ore prima.
- Che vuoi,
Blaise? Hai finito di fare le selezioni? –
- Purtroppo
sì, Drake… -
-
Perché purtroppo? Era anche ora! –
- Giudica
tu… -
Malfoy si
costrinse a
prestare un minimo di attenzione a quelle parole e quando vide che i
ragazzi davanti a lui erano cinque e non sei come probabilmente si
aspettava lo sentii sputare una decina di imprecazioni in fila.
-
Dov’è il resto della marmaglia, insomma?
–
- Non
c’è nessun
resto della marmaglia, Drake! Sto cercando di dirti che ci manca un
Portiere e dopo aver provinato tre quarti di Serpeverde non resta
nessuno in grado di montare decentemente su un manico di scopa,
figuriamoci prendere al volo una Pluffa! –
Malfoy
squadrò tutti
con sguardo assassino, mentre si sentivano distintamente quelli di
Grifondoro ridere dopo aver ascoltato il discorso di Zabini.
Lo sguardo color argento si fermò su di me e le labbra si
incresparono in un sorrisetto esplicito.
- Anche se sei
una schiappa,
Silente, è il momento di dimostrarci quanto tieni a
vendicarti
nei confronti della Weasley…l’unica che non ha
ancora
pagato pegno per le menzogne che ha diffuso sul nostro conto
perché è scampata alla Pozione Polisucco! -
Era quello che
mi aspettavo e
forse desideravo. Senza protestare, senza opporre resistenza, mi alzai
in piedi e mi piantai di fronte al biondino.
- Dammi il
manico di scopa, Malfoy, e dimmi cosa devo fare –
Il sorriso di
Draco si allargò mentre la mascella di Blaise cadeva dalla
sorpresa.
- Zabini, vai
là sopra
e fai del tuo meglio! Silente, devi solo provare a parare una decina di
tiri, niente di che! Tieni, ti do la mia White Wings… -
E mi
cacciò in mano un
lucidissimo manico di scopa leggero come una piuma. Appena diedi una
spintarella con i piedi sul terreno, mi sentii sollevare in aria senza
fatica. Grandissima differenza rispetto alla mia Nimbus Duemila, per
costringere quel catorcio a salire dovevo praticamente spingere come se
dovessi raggiungere la cima di un albero con un solo salto.
Feci un paio di
giri di
ricognizione del campo per abituarmi alla velocità e alla
comodità della mia cavalcatura, sorvolando volontariamente
un
po’ troppo basso sulle teste della squadra di Grifondoro,
rischiando minimo tre volte di spiaccicarmi contro le tribune, poi mi
posizionai davanti ai tre anelli.
Notavo gli sguardi dei miei spettatori e un briciolo di sfida negli
occhi dei Cacciatori che mi stavano fronteggiando.
Una breve
mezz’ora, cinque centri di Blaise, cinquanta punti presi in
quel posto.
Non era stato facile parare i restanti cinque tiri, ma per qualche
strano gioco di fortuna ero riuscita a fare almeno un minimo di quello
che mi era stato chiesto. Di certo ero stata leggermente meglio di
quelli del primo anno, ma non ne andavo molto fiera.
Quando scesi
dalla White
Wings con le gambe tremanti, i componenti della squadra mi
abbracciarono. Subito dopo Draco mi sussurrò
nell’orecchio
“non sei ancora in squadra, ma lasciamo credere ai Grifoni
che
sia così dato che sembri molto desiderata” e
Dwight mi
prese in braccio dopo avermi stritolata tutto orgoglioso.
A dire il vero non capivo perché Daniel e Neville, di
Grifondoro, stessero tifando per Serpeverde, ma non mi importava.
I Grifondoro se
ne andarono
dallo stadio pochi minuti prima di noi, tutti in silenzio a parte
Ginevra che strillava concitata qualcosa del tipo “non
è
legale, in teoria non potrebbe” ignorata dai suoi compagni.
Mentre ci
dirigevamo al
castello per andare finalmente a cenare, Draco mi propose di venirmi a
prendere dopo la punizione con Piton perché voleva parlarmi
in
privato.
Sperando di
poter ottenere in
primavera una vendetta sportiva sul magico trio (ma, cosa
più
importante, di riuscire a parare ogni singolo tiro di Ginevra) entrando
nella squadra di Quidditch di Serpeverde, accettai la proposta.
Era stata la
giornata
migliore dall’inizio della scuola, decisamente. Fino a quel
momento, in cui mi ritrovai a bussare alla porta dell’ufficio
di
Piton e ad entrare sentendo rimbombare i miei passi sul pavimento di
pietra umida.
- Complimenti
–
Una sola parola
che poteva esprimere tante cose, con un tono definito.
Ma Severus la disse in modo così incolore da confondermi,
non
sapevo se interpretarla con sarcasmo, sincerità, orgoglio,
gioia
o altro. Era così enigmatico, a volte.
- Mi scusi,
signore? –
- Complimenti,
signorina
Silente! – esclamò finalmente, dimostrando una
lieve
(molto lieve) soddisfazione – Ho saputo che hai iniziato ad
allenarti per provare ad entrare nella squadra di Serpeverde, Pansy me
l’ha riferito immediatamente –
- Grazie,
signore – replicai, senza riuscire a trattenere un piccolo
sorriso.
Lasciai cadere
il mio sguardo
sul Pensatoio, ricordandomi quello che probabilmente mi aspettava.
Piton sembrò leggermi nella mente, perché vi
intinse la
bacchetta e fece apparire un’immagine in superficie.
- Non voglio
guastare la tua felicità, per questo stasera ci limiteremo a
vedere una cosa abbastanza leggera –
Vidi il viso di
un nonno Albus giovane fissarmi dalla finestra circolare del Pensatoio.
La forma così… informe dei suoi
capelli assomigliava tantissimo alla mia.
Ma io non avevo né i suoi occhi azzurri né la sua
chioma
ramata. Nessuno avrebbe mai pensato a noi come nonno e nipote.
- Signorina
Silente, mi sta ascoltando? –
Scossi la testa
con aria colpevole e decisi di prestargli tutta la mia attenzione da
quel momento in poi.
- Allora
ripeterò…questa sera vedrai due ricordi, il mio
primo
incontro con tuo nonno e il giorno in cui Albus Silente mi ha cambiato
la vita…le domande sono rimandate a dopo la visione!
–
Annuii, pronta a
tuffarmi nel
Pensatoio. Il pensiero della scoperta dell'oscuro passato del professor
Piton mi affascinava sempre di più.
Atterrai
in quello che sembrava l’attuale ufficio di Minerva ma
arredato
con tutti gli aggeggini di argento che erano segno evidente del
passaggio di mio nonno in una stanza.
Un
uomo
alto, con lineamenti terribilmente familiari e lunghi capelli ramati
era di fronte a una ragazzino pallido con capelli neri tagliati in una
specie di caschetto. Non avevo dubbi su chi fossero.
-
Gradiresti una Cioccorana, Severus? – chiese gentilmente il
professore.
-
No, grazie, signore… mamma non vuole… -
mormorò timidamente il ragazzo.
-
Anche
mia mamma non voleva! – disse nonno Albus, ridacchiando
–
Ma occhio non vede e cuore non duole… quindi, coraggio!
Insisto!
–
Davanti
a un sorriso incoraggiante, Piton cedette e si servì
iniziando a mangiucchiare lentamente.
-
Sai perché ti ho chiamato qui, Severus? –
-
No, signore –
-
Il
professor Zilliacus mi ha detto che ultimamente ti vede molto
abbattuto, demotivato, crede che tu sia vittima di qualche
sopruso… è così, Severus? –
Piton
spalancò terrorizzato gli occhioni neri, scuotendo
immediatamente la testa.
-
Non
avere paura, avanti… io devo sapere se
c’è qualche
problema per aiutarti, non puoi affrontare certe cose da
solo… -
-
Loro… loro mi hanno detto di non dire niente –
sussurrò il ragazzo, tremando visibilmente.
-
Loro
chi, Severus? Ti assicuro che non li punirò e che non
verranno a
sapere che sei stato tu a darmi i loro nomi, quindi potrai stare
tranquillo… - disse nonno Albus con la sua innata gentilezza
convincente.
-
P…Potter e Black e… Minus… - fece una
pausa – anche Lupin… -
Nel
sentire l’ultimo nome, mio nonno fece una smorfia delusa.
Immaginavo che avesse letto nella mente di Piton che Lupin non aveva
fatto nulla, anzi l’aveva difeso.
-
Bene,
Severus – replicò con calma, senza dare modo di
far vedere
che gli era appena penetrato nella testa frugando tra i suoi pensieri
– farò in modo che non ti diano più
noia, ok?
–
Il
ragazzo annuì, riprendendo un po’ di colore e
smettendo di tremare.
-
Posso andare, signore? –
-
Certo, certo… portati pure via la scatola di Cioccorane, a
me non piacciono poi così tanto… -
Gli
sorrise, vedendo che Severus le occhieggiava avido prima di avere il
permesso di prenderle tutte.
-
E
ricordati che con me puoi e potrai sempre parlare di qualsiasi
problema, va bene? Mi raccomando, fai il bravo… e non dire
bugie… -
Il
ragazzo uscì dall’ufficio, sembrava non aver dato
molto peso a quelle parole.
Mi ritrovai a
volteggiare per
qualche secondo nel vuoto, prima di arrivare in un ufficio, questa
volta quello attuale di mio nonno.
-
Siediti pure, Severus, così potremo parlare tranquilli
– esordì il Preside.
Piton
si
accomodò, con un evidente rivoletto di sudore che gli
scendeva
lungo il collo. Era teso e nervoso, chiunque se ne sarebbe accorto.
-
A cosa
devo questa tua visita? Il caro Tom ti ha detto di uccidermi?
–
chiese mio nonno allegramente, guardando il suo interlocutore con
serenità.
La
mascella di Piton si irrigidì, contratta in una smorfia di
terrore.
-
Non dovrebbe scherzare su queste cose, signore… -
mormorò, guardandosi intorno con aria circospetta.
-
Quindi intuisco che non è questo il motivo della tua visita?
–
-
Professor Silente, io voglio uscire dal giro dei
Mangiamorte… -
sussurrò Piton, tutto di un colpo, come se quella frase gli
avesse prosciugato le forze.
-
Aspettavo da molto questo momento, Severus – disse nonno
Albus
con sguardo penetrante – e dimmi, come spiegherai a Voldemort
questo cambio di rotta? –
-
Il
Signore Oscuro ha detto che avrei dovuto chiederle un incarico a
Hogwarts per fargli da spia… ma potrai essere utile a lei,
professore, facendo il gioco di
Colui-che-non-deve-essere-nominato… -
-
Il doppiogioco, Severus? Sai bene che è rischioso
– replicò con semplicità il Preside.
-
Non ho scelta – mormorò Piton con occhi pieni di
un misto tra paura e speranza.
-
Va
bene, Severus, in fondo ti ho detto io di rivolgerti a me per qualsiasi
problema e con le mie parole intendevo anche qualcosa di più
grosso dei semplici litigi tra ragazzini… -
Nonno
Albus prese un rotolo di pergamena dal cassetto e iniziò a
scrivere, con gli occhi bassi sul foglio.
-
Quindi vorresti essere insegnante? –
-
Sarebbe molto gentile da parte sua, signore… -
-
Per cosa eri portato, Severus? Ricordo molto bene Pozioni e
Incantesimi… -
-
Difesa contro le Arti Oscure –
Nonno
Albus alzò lo sguardo guardando l’uomo che aveva
davanti a sé con dolcezza.
-
Pozioni, Severus, Pozioni…sai bene perché te lo
chiedo, vero? –
Piton
annuì, firmando il foglio che gli aveva passato il Preside.
-
Mi fido di te, Severus, lo sai –
-
La
ringrazio, signore – disse l’uomo, con tono
evidentemente
commosso – lei mi sta per cambiare la vita, la ringrazio di
cuore
–
-
Chiamami Albus – lo corresse mio nonno – e ora
diamoci da
fare a modificare questo ricordo per quando Voldemort ti
sottoporrà alla Legilimanzia –
Vidi
il Preside alzare la bacchetta e venni catapultata fuori dal Pensatoio.
Ero colpita.
Estremamente colpita.
- Lei
è stato molto
coraggioso, professore – dissi, sentendomi una
nullità
davanti a un uomo dall’animo così nobile. Si era
guadagnato il mio più profondo rispetto.
- Molti non la
pensano così, signorina Silente –
replicò con tono piatto.
Sembrava
indifferente davanti
al suo grande gesto, sembrava quasi che non si ricordasse
più
quanto probabilmente gli sarebbe costato quel tradimento a Voldemort se
fosse stato scoperto.
- Io la penso
così, professore… lei è un grande
uomo… -
Piton mi
fissò, prese
il Pensatoio e lo rimise sotto la scrivania. Per un attimo pensai che
volesse evitare il mio sguardo e i miei complimenti.
- Posso andare,
signore? –
- Certo, vai
pure… - mormorò, ancora nascosto sotto la
scrivania, mentre armeggiava con qualcosa.
Temendo di aver
detto qualcosa di sbagliato, uscii silenziosamente dalla stanza.
Ma ancora non capivo cosa avessero a che fare quei ricordi con
l’intento di educarmi a non essere vendicativa.
Note
dell'autrice
Ciao
a tutti! Sono ricomparsa con questo capitolo "Slytherin only", sperando
che vi sia piaciuto dato che apre infinite possibilità nel
futuro della nostra Lauren.
Ringrazio
come sempre chi continua a leggere e in particolare _Christine_ e Danielle_Lady
of Blue Roses che hanno aggiunto queste storia tra le
seguite.
Comunico
inoltre, a chi volesse farsi un po' gli affari miei (positivamente
parlando ^^), che ho aggiornato il mio profilo autrice quindi potete
andare a curiosare. Dopo questo non mi resta altro da fare che
ringraziarvi di nuovo per il vostro continuo sostegno e per la vostra
pazienza...e augurare a tutti gli studenti come me un buon inizio di
anno scolastico (evviva -.-').
DarkViolet92:
penso di aver dato entrambe le risposte alle tue domande
con questo capitolo, anche se molto brevemente xD grazie per la
recensione!
Luciana
Menditegui: grazie per il commento! Non ho aggiornato
prestissimo, ma spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! ^^
Elly Chan:
povera Lauren, anche se alla fine le è andata abbastanza
bene...avevi ragione sulla litigata, complimenti per l'intuito! E
grazie mille per la recensione! xD
|
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Capitolo 17 *** Nella tana del Serpente ***
Draco mi aspettava, come promesso, esattamente davanti
all’ufficio di Piton. Era una fortuna che da Responsabili del
settimo anno potessimo girovagare liberamente per la scuola in piena
notte.
-
Com’è andata? – mi chiese con voce
annoiata, mentre salivamo le scale fianco a fianco.
- Non male, non
male –
Come tutti gli
altri, lui non sapeva assolutamente della mia particolare
“punizione”, quindi volevo restare vaga il
più possibile e svicolare dall’argomento senza
essere costretta a mentire.
- Di cosa volevi
parlarmi di così urgente da non poter aspettare domani
mattina, Malfoy? –
- Di un
po’ di cose, Silente – sussurrò con voce
cospiratoria – ma prima di tutto voglio andare in un posto
dove non girino professori e altri Responsabili –
Non so
perché lo seguii, ad essere sincera. Forse perché
lo conoscevo a malapena da un mese e mezzo ed era straordinariamente
riuscito a guadagnarsi la mia fiducia.
- Draco, dove
stiamo andando? – mi azzardai a chiedere, notando che eravamo
in una parte della scuola che non avevo mai visto, nemmeno durante il
tour con Minnie.
- In un posto
tranquillo, Silente…da brava, fai silenzio… -
Vedendo che mi
ero improvvisamente fermata con aria ostinata, scossa da tremiti di
paura, mi guardò con fare beffardo.
- Non ho
intenzione di farti nulla di quello che tu credi che io voglia farti,
Silente – il tuo tono divertito mi diede sui nervi
– non sei il mio tipo, tranquilla! –
- Io non penso
che… - esordii, cercando di fargli capire che si era
sbagliato – oh, insomma! Andiamo! –
Dopo dieci
minuti buoni arrivammo davanti a una porta di legno chiaro. Draco vi
appoggiò la bacchetta, aprendola e facendomi entrare,
seguendomi immediatamente. Mi si presentò davanti una specie
di salottino arredato sui toni del verde, dotato anche di un largo
letto a baldacchino che non mi fece una buona impressione.
- Siediti
– mi ordinò Malfoy, dopo essersi tuffato a pesce
sul letto.
- Cosa hai
intenzione di fare? –
Il mio tono
esprimeva tutta la mia diffidenza, il Principe delle Serpi
sbuffò vigorosamente.
- Silente,
smettila di fare suor Maria Claretta e vieni qui! Giuro sul mio onore
da Purosangue che non ti farò niente e che uscirai da questa
stanza senza aver perso nulla! –
- Mi sembra il
minimo! – risposi stizzita.
Però
mi avvicinai, sedendomi sul bordo del letto, lottando contro il mio
infinito buon senso.
- Prima di
tutto, voglio farti i complimenti per oggi pomeriggio… -
mormorò stiracchiandosi.
- Tutta fortuna
–
- Questo lo
vedremo, Silente…ma sei certamente meglio di quelle schiappe
che si erano presentate, fidati… -
Silenzio. Non
volevo avere Draco alle mie spalle, mi voltai a guardarlo e mi accolse
un ghigno divertito. Arrossii violentemente, aveva una malizia assurda!
- Mi hai portata
qui solo per dirmi questo? –
- No, anche per
dirti che, se riuscirai a raggiungere un livello decente, potresti
diventare la prima giocatrice di Quidditch femmina nella secolare
squadra di Serpeverde –
– E
sapresti dirmi perché sono così richiesta
nonostante tu abbia potuto constatare che il mio livello non
è assolutamente eccellente? –
- Credo che
tutti sperino di ottenere il tifo di tuo nonno se sarai in squadra con
loro – mi spiegò rapidamente Draco.
- Ah, molto
interessante - commentai sarcasticamente.
- Inoltre, dopo
tutto questo, volevo parlarti di Dwight – continuò
lui, ignorandomi. Appena sentii il nome del nostro amico in comune,
avvertii un gruppo di farfalle nello stomaco.
-
Di…Daniel? –
- Di chi altro?
Conosci un altro Dwight? – replicò Malfoy
evidentemente divertito.
- No,
no…cosa devi dirmi su Daniel? –
- Devi aiutarmi
a fargli conquistare Astoria Greengrass, sai quella bionda, occhi
azzurri, tutta curve? Ecco, si è preso una bella sbandata
per lei, me l’ha confidato stamattina mentre tu eri sparita
non so dove! –
Il mondo mi
crollò addosso. Daniel Dwight. Il mio Daniel Dwight.
Con una piccola fotocopia di Paris Hilton. Non era possibile.
-
Draco…sei sicuro di aver capito bene? –
- Certo, non
sono mica scemo! Dobbiamo fare in modo che si piacciano prima di
Natale, così potrà uscire con lei dopo il
banchetto e chissà… - disse con uno scintillio
negli occhi – magari anche concludere! –
- Astoria ha
solo quindici anni – sputai con voce piatta e atona.
- Cosa vuol
dire? Non sono mica tutte caste e responsabili come te… - mi
sibilò Draco nell’orecchio, con tono morbido.
Sbaglio o stava cercando di provocarmi?
- Lasciami in
pace. Ognuno fa della sua vita quello che gli pare. –
- Mi sembra
giusto – rispose, con tono serio – Quindi mi
aiuterai ad aiutare Daniel? –
- No, Draco,
io…non posso farlo… -
Mi
guardò sospettoso, giocherellando con una ciocca dei miei
capelli ispidi a causa di tutta l’umidità
assorbita nei sotterranei.
-
Perché no? Tu sei una ragazza, potresti avvicinare Astoria
più facilmente di chiunque di noi! –
- Non voglio che
Daniel si metta con Astoria, Draco… - sussurrai, sentendomi
in colpa per il mio profondo egoismo.
- Come? Non ho
capito... –
- Come fai a non
capire, Draco?! – urlai, scattando in piedi, sentendo il mio
cuore che si sgretolava lentamente in tanti piccoli pezzettini
– Astoria non è quello che voglio per Daniel! Io sono quello che
voglio per Daniel! –
Mi
guardò sorpreso, come se un universo gli si fosse spalancato
davanti.
- Non lo dai a
vedere – disse, un po’ stupidamente.
- Io non do mai
niente a vedere, ormai dovresti saperlo –
Mi risedetti sul
bordo del letto, incurante delle mani di Draco che si appoggiavano da
dietro sulle mie spalle. Non dovevo piangere, era tutto quello che
chiedevo al mio corpo per quella sera.
- Potresti
dirglielo –
- Non capirebbe
e soffrirebbe perché non saprebbe se rispettare i miei
sentimenti o i suoi – risposi seccamente. Neanche fosse la
prima volta che ero vittima di un amore non corrisposto.
- Non avrei
dovuto dirtelo con leggerezza, forse… -
- Non importa,
Malfoy…non vedo come avresti potuto evitarlo… -
- Posso provare
a consolarti a modo mio? –
Scossi con
decisione la testa. Se “il modo suo” era quello che
pensavo io, allora non gli avrei mai permesso di consolarmi.
- Pensavo di non
essere il tuo tipo, Malfoy –
- Infatti non lo
sei – disse con semplicità – ma sei una
mia amica, e gli amici consolano sempre le amiche in
difficoltà…mi segui? –
- Non
è di consolazione fisica che ho bisogno, Draco…tu
mi segui? –
Lo sentii
scendere dal letto, venire davanti a me ed abbracciarmi. Sentii che io
non mi ribellavo come avrei creduto. Un castissimo abbraccio, da amico
ad amica. Tutto quello che avrei potuto desiderare in quel momento.
Quando ci separammo mi accorsi di essere stranamente tranquilla, non
rassegnata all’evidenza ma pronta a combattere. Contro cosa,
però, non lo sapevo.
- Ah,
Lauren… -
Alzai lo
sguardo, se mi aveva chiamata per nome c’era ancora qualcosa
di importante che doveva dirmi. Qualcosa che forse sarebbe stato peggio
di immaginarmi Astoria e Daniel, la coppia perfetta.
- Dimmi,
Drake… -
Mi sorrise,
notando che per la prima volta avevo avuto il coraggio di usare il
diminutivo solitamente di uso esclusivo di Blaise. Un sorriso che
però si spense subito, lasciando posto ad
un’espressione seria.
- Siediti sulla
poltrona, non so come prenderai questa notizia… -
Obbedii,
alzandomi dal letto e accomodandomi su una delle deliziose sedie
imbottite che attorniavano il tavolo di vetro lucido. Vetro che aveva
dei tremendi riflessi color giada.
- Lauren, ho
scritto a mia madre, ultimamente… -
Ricordavo
vagamente la madre di Draco, Narcissa Black, la donna che era venuta a
riferire a mio nonno la posizione della sede della Congrega Oscura. La
stessa Narcissa che era sotto la protezione dell’Ordine della
Fenice perché ricercata dai Mangiamorte che da quel momento
la avevano classificata come traditrice.
- Lei dice che
potrebbe sapere qualcosa…sai di cosa sto parlando, no?
–
Scossi la testa,
continuando a fissare senza espressione quei maledetti riflessi verde
giada che mi ricordavano mortalmente lo sguardo di Daniel. Mi dissi che
non avrei mai più avuto il coraggio di guardarlo negli occhi.
- Lauren,
guardami! – sbottò Draco all’improvviso,
scuotendomi un po’ e costringendomi ad incatenare le mie
iridi nocciola con le sue color argento.
- Scusami,
Drake… -
- Mia madre ha
detto che potrebbe sapere qualcosa sull’identità
di tuo padre, ma vuole raccontarti di persona quello che sa! –
Rimasi congelata
davanti a lui, incredula per le parole che mi aveva detto. Narcissa
Black sapeva chi era mio padre. E si era offerta di dirmelo.
-
Drake…Drake, io ti voglio bene! – balbettai,
alzandomi in piedi per abbracciarlo e stringermelo addosso, per
sentirlo vicino, perché sarebbe stato solo merito suo se
avessi scoperto finalmente dopo diciassette anni la dannata
verità.
Quando mi fui
ripresa da questo improvviso attacco di gratitudine, lasciando Malfoy a
fissarmi con gli occhi luccicanti di sorpresa, cercai di ricostruirmi
un po’ di dignità.
- Quando
potrò vederla? –
- Non si
può andare via da Hogwarts fino alle vacanze di Natale, lo
sai bene – rispose Draco.
- Potrei
chiedere un permesso a mio nonno… - mormorai dubbiosa.
- Silente,
ragiona! – disse, prendendo un tono pratico e tornando quasi
al suo normale comportamento – Se tuo nonno volesse metterti
a conoscenza dell’identità di tuo padre te
l’avrebbe detto da un bel pezzo, non credi? –
- Lui ha detto
che mia madre non gliel’aveva voluto confidare… -
- Lui
è Albus
Silente! Lui sa tutto, che ti piaccia o no!
– constatò, assumendo per la prima volta un certo
tono di rispetto nei confronti di mio nonno.
- Vuoi dirmi che
sa ma non vuole dirmelo? –
- Esatto!
–
- Quindi cosa
dobbiamo fare? –
Draco si morse
il labbro superiore, come se il tutto fosse abbastanza problematico.
Fece un paio di volte avanti e indietro per la stanza, e alla fine si
fermò.
-
Manderò un gufo a mia madre e chiederemo a lei come
organizzarci. Dopotutto non sarà facile, lei è
sotto la sorveglianza dell’Ordine e l’Ordine
è controllato da tuo nonno…quindi se
l’Ordine dovesse sapere che andrai da mia madre, lo
saprà anche tuo nonno e cercherà di impedirtelo.
–
Annuii, il
ragionamento non faceva una piega.
- Ci penseremo
dopo una bella dormita, forse è meglio…andiamo!
–
Tornammo in
dormitorio alle tre di notte. Ne ero certa, perché
l’orologio Babbano che mi ero regalata quell’estate
non mentiva mai.
E riuscii a
dormire serena, forse per la prima volta dall’inizio della
scuola.
La mattina dopo,
mi svegliai alle sette. Pansy Parkinson mi aveva scossa fino a quando
non avevo aperto gli occhi dicendomi che Malfoy mi aspettava in Sala
Comune da almeno mezz’ora. Mi vestii senza badare ad abbinare
i colori, tanto immaginavo che anche il Principe delle Serpi non
sarebbe stato al massimo della forma quel giorno.
Mi sbagliavo.
Draco doveva avere qualche elisir di eterna perfezione
perché non aveva il minimo accenno di occhiaia e i colori
dei suoi vestiti erano concordanti tra loro come se avesse dovuto
salire su una passerella da un momento all’altro.
- Dormito male,
Silente? – mi chiese sghignazzando.
- Dormito poco,
Malfoy – replicai piccata.
Mi piaceva poter
credere che il nostro affettuoso momento della sera precedente potesse
essere messo da parte per tornare alla rassicurante
normalità. Quando vidi Dwight alzarsi dalla poltrona dietro
a Draco sentii un pugnale attraversarmi la pancia.
- Ehi, Laurie!
Dove sei stata ieri sera fino a tardi? Sei una piccola principessa
zombie! –
Si
avvicinò a me cingendomi la vita da dietro. Stavo per
vomitare dal dolore che mi stava provocando in quel momento mentre
fingeva di non essere stracotto di Astoria.
-
Dwight…lasciami… - mormorai, cercando di tenere a
bada l’acido che mi risaliva la gola. Lanciai
un’occhiata disperata a Malfoy, che annuì. Sapevo
che aveva capito.
- Silente, vieni
con me in Guferia? Devo spedire una lettera! –
- Come vuoi,
Malfoy… -
- Io resto qui
ad aspettare Neville e Blaise, eh, ragazzi? Ci si vede giù
al solito posto! –
Io e
Draco uscimmo dal ritratto della Signora Grassa, affrettandoci ad
allontanarci dal dormitorio.
- Non riesco
più a sopportare la sua vicinanza, Malfoy… -
- Quando ho
visto la tua faccia sembrava che stessi per morire da un momento
all’altro! –
- Mi fa troppo
male, Draco…troppo male… - sussurrai, presa da
una stretta allo stomaco.
Camminammo in
silenzio fino alla Guferia, dove Malfoy attaccò la lettera
che aveva in mano alla zampa di una grossa civetta dopo avergli dato un
biscottino. Mi appoggiai al muro, incurante degli escrementi di tutti
quei volatili.
- Lauren,
diglielo prima che sia troppo tardi! – sputò
all’improvviso Malfoy con quella che sembrava una sfumatura
di rabbia.
- Guarda che
è già troppo tardi… -
- Vorrei poter
fare qualcosa per te, ok? Vorrei poterlo fare! –
- Lascia
perdere, Draco…è tutto
inutile…di’ agli altri che vado a studiare, non
voglio vedere Daniel se posso evitarlo… -
Dopo aver
lanciato un’occhiata piena di gratitudine a Malfoy, me ne
andai da sola dalla Guferia, decisa ad affogare le mie preoccupazioni
nei libri.
Note
dell'autrice
Buongiorno
a tutti! Durante una piccola pausa mi concedo lo svago di postare
questo nuovo capitolo riguardante la coppia non "amorosa" Lauren /
Draco.
Spero
che vi piaccia e se vi va fatemi sapere il vostro parere su questa
difficile situazione in cui si trova ora la povera Lauren...voi cosa
fareste al suo posto?
Per
i fan di Paris Hilton, voglio specificare che questa citazione non
vuole essere in alcun modo irriverente ma riguarda solo l'aspetto
fisico che, in questo racconto, accomuna lei e Astoria. Mi scuso inoltre per questo Draco un po' OOC che potrebbe risultare sgradito ad alcuni.
Ringrazio
tutti voi che leggete per il vostro appoggio (siete uno dei
motivi per cui continuo a scrivere! ^^), in particolare _NeMeSiS_ per
aver aggiunto la storia tra le seguite. A presto con il prossimo
capitolo (o almeno spero)!
DarkViolet92:
magari la tecnica di Piton prima o poi funzionerà, chi lo
può sapere? O.O Grazie per aver commentato, se vuoi fammi
sapere cosa ne pensi anche di questo capitolo!
mistero:
grazie per i complimenti, è una soddisfazione sapere di
essere riuscita a far sciogliere qualcuno ^^
Valery_Ivanov:
Piton diventerà predominante, se
riuscirò a mantenere la storia come mi ero prefissa (sai
com'è, a volte vengono delle idee strane che fanno cadere
tutto). Spero che questo capitolo Lauren / Draco ti sia piaciuto,
allora! xD
Elly Chan:
Draco aveva molto da dire a Lauren, come hai potuto vedere...mi piaceva
molto l'idea di staccare Neville dal solito terzetto da cui sembrava
quasi inseparabile, farlo diventare un personaggio indipendente
è il mio "progetto a lungo termine" ^^
|
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Capitolo 18 *** Un amico e mezzo ***
La risposta di Narcissa Black arrivò solo una settimana
dopo,
qualche giorno prima della fine di ottobre. Quella mattina non
riuscimmo a leggerla, forse volendo avremmo potuto usare un
po’
di tempo tra una lezione e l’altra ma non potevamo ritardare
perché era il giorno della consegna del progetto di Difesa
contro le Arti Oscure.
Nella settimana
precedente,
ancora ferita dalla scoperta della presunta cotta di Daniel, avevo
cercato di passare più tempo possibile a studiare e quindi
ero
certa di aver approfondito al massimo delle mie possibilità
tutto quello che potevo sapere sulla mia famiglia. Lupin ne sarebbe
stato felice.
- E ora
guardiamo il compito
di Harry, per quanto non mi aspetti di trovare propensione per le Arti
Oscure analizzando il suo albero genealogico! –
Remus
strizzò
l’occhio a Potter che gli sorrise. Ero finita a sedermi di
fianco
al trio delle meraviglie, per evitare il più possibile la
vicinanza con Dwight. Blaise e Neville erano stati messi al corrente
del perché del mio comportamento insolito, quindi mi
reggevano
gentilmente il gioco.
- Passiamo a
Hermione…ah, dimenticavo che si tratta di una valutazione
piuttosto imperfetta dato che non è applicabile alla lettera
per
le famiglie dei Nati Babbani! –
Lupin si
fermò poi
davanti a me, prendendo la pergamena dalle mie mani e scrutandola con
attenzione. Non mi chiese perché la parte paterna
dell’albero fosse completamente vuota.
- Questo
sì che è interessante, ragazzi! Abbiamo trovato
quello che tanto speravamo! –
Mi
strappò
praticamente la pergamena dalle mani, incantò un gessetto e
lo
fece scrivere freneticamente sulla lavagna. Vidi che disegnava il mio
albero genealogico (o almeno la metà) scrivendoci di fianco
i
relativi Patroni, mettendolo a fare compagnia a quelli di Draco e
Marietta.
Mi chiesi cosa
avesse di
interessante la mia famiglia materna, a parte la maledizione che
sembrava gravare su di noi e che mi ero ben guardata da scrivere sul
compito.
- Come potete
vedere –
esordì Lupin – in questa famiglia abbiamo ben due
casi di
Patroni dalle sembianze semiumane, una Banshee e una Veela! –
Quando disse
“banshee”, Seamus Finnigan squittì
spaventato facendo scoppiare tutti a ridere.
- Cosa significa
questo, professore? – chiese la Granger, sventolando una mano
in aria.
- A dire il vero
non lo so,
Hermione – rispose Remus con un sorriso divertito –
so solo
che è una cosa molto particolare e che al Ministero
sarebbero
lieti di esaminare la storia della famiglia di Lauren! –
- Allora devono
solo iniziare a fare pace con mio nonno, signore – replicai
io con tono neutro.
Lupin
annuì senza dire
una parola, sapeva meglio di me quanto fossero difficili i rapporti tra
nonno Albus e il Ministero da quando Caramell era stato costretto ad
ammettere che Silente aveva ragione riguardo al ritorno di Voldemort.
Dieci alberi
genealogici
dopo, uscimmo finalmente dalla classe. Era l’ora di pranzo,
ma io
e Draco avevamo urgenza di leggere la risposta di Narcissa quindi ci
separammo dagli altri adducendo come scusa il fatto che avevamo una
specie di riunione tra Responsabili dei dormitori.
Malfoy mi
portò di
nuovo nella sua “tana”, come mi piaceva definirla,
e una
volta seduti sul letto staccò il sigillo di cera che portava
le
iniziali “NB” e il simbolo della famiglia Black.
Mio caro Draco,
non sai
quanto sia stata
felice di ricevere tue notizie così presto. Credevo che ti
saresti dimenticato di me come fai di consueto quando arrivi ad
Hogwarts, chiuso nei tuoi problemi da giovane studente, preso dalla
fugace relazione con qualche ragazza. Ma forse ho ricevuto due tue
lettere in così poco tempo perché tieni molto a
questa
Lauren, nipote di Silente.
Per
rispondere alla tua
domanda, sarebbe impossibile farvi venire da me senza farlo sapere
all’Ordine perché proprio in questi ultimi giorni
sono
stata trasferita direttamente nel Quartier Generale
dell’Ordine,
la casa dei miei vecchi zii, per aver garantita una maggiore
protezione. Una buona idea sarebbe convincere Silente a festeggiare
Natale qui da noi almeno per un giorno, lasciando Hogwarts nelle mani
di un professore fidato, facendogli portare con sé Lauren.
Così potremmo parlare indisturbati e senza destare alcun
sospetto.
Abbi cura di
te, tesoro.
Ho tanta paura di quello che potrebbe farmi tuo padre se mi trovasse,
ma devo essere forte. Devo esserlo per te.
Narcissa
Black, tua madre
- Credi di
poterlo fare? – mi chiese Draco, alzando gli occhi dal foglio.
- Posso provare
a convincere
nonno Albus, anche se dubito che lascerà mai Hogwarts
proprio il
giorno di Natale…mi ha sempre detto che ama trascorrerlo con
i
suoi studenti! –
- Ma infatti
alcuni dei suoi studenti saranno lì: io, te, Potter, i due
Weasley e la Granger di sicuro! –
- Mi ero
dimenticata che ci
fosse il trio delle meraviglie in pianta stabile nella sede
dell’Ordine – borbottai contrariata.
- Tranquilla,
potrebbe anche
esserci il Ministro della Magia ma se mia madre deve dirti qualcosa
stai certa che trova il modo per farlo! –
- Allora
parlerò con mio nonno…grazie, Draco… -
- Di niente,
figurati…ti auguro di avere un padre migliore del
mio… - sussurrò Malfoy, con tono spento.
Non sapevo cosa
rispondergli,
ogni cosa mi sembrava inopportuna o ipocrita. Mi limitai a prenderlo
per mano e insieme uscimmo dalla stanza, dirigendoci verso il nostro
dormitorio.
Sembrava che
avessi trovato il mio primo vero amico dopo diciassette lunghissimi
anni.
Il giorno
seguente, durante
la lezione di Pozioni, mi arrivò l’ennesimo
biglietto di
Piton, lasciato cadere con nonchalance sul mio tagliere mentre
sezionavo un Grinzafico per l’antidoto della Polisucco.
Inutile
dire che dovetti leggere il biglietto tranciato in due metà.
Ero stata
convocata per
quella sera e mi accorsi che Piton non stava per niente rispettando la
regolarità che ci si aspettava da una punizione. In poche
parole, sembrava graziarmi volontariamente.
Sembrò
notarlo anche
Dwight, che mi fissava incuriosito mentre nascondevo il pezzetto di
pergamena nella mia borsa. I suoi occhi verdi erano più
stupendi
del solito.
Grazie a questo
pensiero che
mi tormentò per lunghi secondi, rovesciai troppo succo di
Mandragola nel mio calderone provocando l’espansione di una
densa
nebbia nell’intera aula di Pozioni. Mi vergognai come una
ladra
quando Severus, risolvendo alla bell’e meglio il disastro che
avevo combinato, mi scoccò un’occhiata penetrante
come per
chiedermi il motivo della mia distrazione.
Quella sera mi
presentai
titubante nell’ufficio di Piton, puntuale come sempre. Mi
accolse
con un sorriso stiracchiato, sicuramente memore di quello che avevo
combinato durante la sua lezione.
- Dimmi una
cosa, signorina
Silente – iniziò a dire con voce sarcastica
– non
è che per caso ti sei innamorata di Potter? –
Arrossii
violentemente, ferita nel orgoglio. Io? Lauren Silente? Innamorata di Potter?
- Parla con me,
signore? – risposi sfacciatamente, come se Piton mi avesse
ricoperta di ingiurie da capo a piedi.
- Era solo una
domanda,
signorina Silente – replicò freddamente lui
–
perché a giudicare dal suo recente rendimento sembra essere
davvero distratta e disinteressata come quel sopravvalutato di Potter -
- Mi scusi,
signore –
Abbassai la
cresta,
maledicendo il giorno in cui mio nonno mi aveva insegnato ad essere una
brava bambina rispettosa degli adulti.
- Comunque si
vede lontano mille miglia che hai problemi di cuore –
rimbeccò malizioso.
“Mi
avvalgo del diritto
di non rispondere, ogni cosa che dirò potrà
essere usata
contro di me” recitai nella mia mente, ricordando i telefilm
Babbani che avevo visto da piccola.
- Non hai voglia
di parlarne,
vero? Mi dispiace, perché il ricordo di questa sera tratta
proprio una specie di… - si bloccò
all’improvviso,
ghignando. Assomigliava da morire a Malfoy, in quel momento.
- Ma non voglio
anticiparti nulla, buona visione! –
E mi
indicò il
Pensatoio, innocuo e rilucente sulla sua scrivania. Dopo un sospiro,
entrai di nuovo nel mondo dei ricordi.
Sulla
riva del Lago Nero, giardino di Hogwarts. Mi guardai intorno e
individuai Severus e la rossa sotto un salice, entrambi cresciuti
rispetto all’ultimo ricordo. Penso che avessero
più o meno
la mia età. Mi avvicinai a loro per ascoltare.
-
A volte, Lily, mi chiedo cosa farei qui se non ci fossi tu… -
-
Sev, quando finiremo Hogwarts non potremo più stare insieme
come prima, lo sai… -
-
Certo,
certo…tu vuoi diventare Auror, io aspiro al Ministero, non
sarà facile…ma certe cose sono destinare a durare
per
sempre, no? –
Gli
occhi scuri di Piton si accesero di speranza, mentre Lily gli sorrideva
con calore.
-
L’amicizia è la cosa più bella che
possa capitare a una persona, vero Sev? –
Il
luccichio dello sguardo si attenuò, ma il ragazzo
annuì
prendendo una mano della ragazza e sfiorandola leggermente con le
labbra. Vidi Lily arrossire, evidentemente imbarazzata.
-
Mocciosus, cosa stai facendo con la mia ragazza? –
James
Potter stava arrivando da Hogwarts, con al seguito i suoi tre amici e
la bacchetta alzata. Severus si alzò, sfoderando a sua volta
la
bacchetta.
-
Lily non è la tua ragazza, stalle lontano! –
-
Ah,
Lily non è la mia ragazza? – ripetè
Potter, mentre
Black e Minus dietro di lui ridevano sguaiatamente – Chiedilo
a
lei se lo è o no! –
Piton
si voltò verso la rossa che si stropicciava le mani con lo
sguardo basso.
-
Lily? Tu non lo sei…vero? –
-
Scusami, Sev… - mormorò la ragazza, mentre si
mordeva le labbra.
Piton
indietreggiò, allontanandosi da lei con sguardo tradito.
Potter
si unì alle risate dei suoi amici mentre si intravedeva
dietro
Lupin che sembrava non sapere se consolare quel povero Serpeverde o
andarsene per non assistere a una tale dimostrazione di
insensibilità da parte dei suoi compagni.
-
Perché non me l’hai detto, Lily?
Perché? – urlò Severus, con una voce
straziante.
-
Perché sapevo che avresti reagito così, Sev!
–
-
Cosa
credevi, che avrei potuto festeggiare il tuo fidanzamento con Mister
Arroganza? Prima di metterti insieme a lui hai pensato a tutto quello
che mi ha fatto passare in questi anni? Che ci ha fatto passare?
–
Lily
scoppiò in lacrime, avvicinandosi a quello che era il suo
migliore amico. Severus indietreggiò di nuovo.
-
Io ti
amo, Lily… - sussurrò lui, abbastanza forte da
farsi
sentire solo dalla ragazza – e tu, tu mi hai tradito per
andare
con il nostro peggior nemico…cos’ha lui che io non
ho?
–
Lanciò
un’occhiata sprezzante a Potter, che rideva ancora con i suoi
amici, noncurante della sua ragazza che stava singhiozzando e della
scena che si stava svolgendo davanti a lui.
-
Ah,
certo…lui è un Purosangue, un giocatore di
Quidditch e
tutte le donne pagherebbero per averlo…beh, sai una cosa,
Lily?
Evidentemente la nostra amicizia non era destinata a durare per
sempre… -
La
ragazza rimase ferma singhiozzando mentre guardava il suo ex migliore
amico allontanarsi da lei. Mentre passava vicino a James Potter,
Severus si fermò un attimo.
-
Solo
una cosa, Potter…se vi siete messi insieme prima di ieri
sera,
sappi che durante il banchetto io l’ho baciata… -
lo vide
impallidire, un sorriso di perfida soddisfazione increspò le
sue
labbra – proprio come pensavo, Potter, sei un povero cornuto…come
lo dirai alle tue numerose ammiratrici, ora? Ma era ovvio, non credi?
In fondo il tuo Patronus è un cervo… -
Mi
aspettavo una reazione violenta da parte di Potter e compagnia, ma non
successe nulla. Il padre di Harry rimase livido, come congelato, in
mezzo ai suoi amici che non ridevano più. Lily era
accasciata
sulla riva del lago, mentre singhiozzava come se piangere fosse
diventata la sua unica ragione di vita. E Severus se ne
tornò
con il cuore spezzato, ma l’animo gonfio di orgoglio per la
vendetta, nel castello.
Ero sconvolta.
In quei pochi
attimi mi si era stravolto davanti un mondo in cui torto e ragione
erano nettamente separati. In quel ricordo, tutti erano innocenti e
colpevoli allo stesso tempo.
-
Professore…è successo veramente quello che ha
detto a Potter? –
- Certo,
signorina Silente...tuo nonno mi aveva detto di non dire bugie e io non
l’ho più fatto –
Sbattei gli
occhi, come se non potessi crederci.
- Quindi lei ha
davvero baciato Lily Evans? –
- Quale parte
della mia risposta affermativa non riesci a capire, signorina Silente?
–
- Mi scusi,
signore –
Restammo per
qualche minuto
in silenzio. Avevo paura di fare la domanda che mi girava per la testa.
Credeva che sarebbe riuscito ad avere Lily tutta per sé se
le
avesse confessato prima quello che provava per lei, nonostante
l’amicizia che li legava?
- Sì,
signorina Silente, credo che sia esattamente così
– sentenziò Piton all’improvviso.
Lo fissai. Aveva
letto nella mia mente la domanda che stavo per porgli?
- Sono un
Legilimens, non è così difficile –
Continuai a
guardarlo incredula. Non bastava mio nonno a frugarmi liberamente nella
testa?
- Due Legilimens
sono sempre meglio di uno -
- Ha mai sentito
parlare della privacy, professore? –
- Le domande
riguardavano me, quindi non vedo perché tirare in ballo la
privacy –
Sospirai. Ero
stanca, non avevo voglia di discutere su cose del genere.
- Mi ha fatto
vedere questo
ricordo per aiutarmi, professore? Mi ha letto nella mente quello che
temo accada tra Dwight e Astoria? –
- Sì
alla prima domanda, no alla seconda – rispose rapidamente.
- Allora come
sapeva che mi avrebbe aiutato vedere questo ricordo? –
- Lo so
perché…lo so, insomma! –
sbottò imbarazzato.
Vedendo che non
smettevo di fissarlo con scetticismo, decise di vuotare il sacco.
- Il signor
Malfoy è
stato così gentile da venirmi a spiegare la ragione del tuo
insuccesso, questo pomeriggio…dato che non posso accettare
che
diventi un impiastro peggiore di Potter, dovevo fare qualcosa!
–
Mi dissi che
dovevo fare un bel discorsetto a Draco su quello che poteva spifferare
e quello che doveva tenersi per sé.
- Non strigliare
troppo
Draco, mi raccomando – mi disse Piton, con un tono che
sembrava
estremamente divertito – ora puoi andare –
Uscii
dall’ufficio di
Severus con uno stormo di dubbi in testa. Il primo della lista
riguardava cosa avrei dovuto fare con Dwight.
Note dell'autrice
Buonasera
a tutti! Non so come, ma per ora riesco a mantenere un ritmo di
aggiornamento piuttosto decente (sarà perchè mi
vengono idee una dopo l'altra senza interruzioni?). Grazie a tutti voi
che leggete, vi chiedo come sempre di lasciare se volete un segno del
vostro passaggio giusto per farmi sapere se avete suggerimenti o cosa
ne pensate di questo storia che sta diventando sempre più
lunga ^^
DarkViolet92:
grazie mille! Penso che ne avesse bisogno e ora c'è anche
Piton che le ha messo la pulce nell'orecchio xD
mistero:
piace molto anche a me il Dracuccio tenero, ma ancora aspetto che
qualcuno venga a dirmi che l'ho trascinato troppo OOC (sono
terrorizzata o.o)
anche
in questo capitolo c'è una bella presenza di Sevvie, spero
ti sia piaciuto! ^^
Luciana
Menditegui: più presto che ho potuto ^^ anche a
me dispiace per Daniel in fondo...
Elly Chan:
l'incontro di Narcissa e Lauren purtroppo sarà tra molti
capitoli (ora di Natale succederanno altre centinaia di cose xD) la
situazione tra Dwight e Lauren è abbastanza
complicata, penso di dare una svolta nel prossimo
capitolo...ma non voglio dire troppo! ^^ comunque usa pure quando vuoi
questa espressione, non credevo di essere l'unica a scriverla (o forse
sì? xD)
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Capitolo 19 *** Pazza d'amore ***
Non dovetti aspettare molto.
Il 31 ottobre, festa di Halloween, eravamo tutti riuniti nella Sala
Grande per il banchetto che avrebbe preceduto una specie di ballo
informale in cui era stato sconsigliato, per qualche assurdo motivo che
sospettavo riguardasse la conservazione delle tradizioni, di
partecipare a coppie.
Avevo parlato a
lungo con Draco di questa storia e sapevo esattamente cosa avrei dovuto
fare.
Peccato che venni anticipata.
Appena i tavoli
vennero fatti sparire, finita la cena, iniziò a risuonare
una musica nella Sala; pochi attimi dopo Dwight mi prese per un braccio
trascinandomi al centro della pista da ballo affollata, ignorando il
fatto che stessi opponendo resistenza con tutte le mie forze.
- Daniel,
lasciami! – urlai, anche se sapevo benissimo che la musica e
il trambusto avrebbero coperto perfettamente la mia voce.
- Smettila di
fare la sciocca, Lauren – rispose lui, stringendomi i polsi
con forza e abbozzando un paio di passi di danza per non destare
sospetti – devo farti delle domande molto importanti
–
- Possono
sicuramente aspettare domani mattina –
-
Perché, ora cos’hai da fare? –
- Devo parlare
con Draco – replicai freddamente.
- Anche lui
può aspettare domani mattina – mi disse con calma.
Mi guardai
intorno. Eravamo attorniati da coppie danzanti del tutto disinteressate
a noi. Non avevo via di fuga.
- Ok, parliamo
– sospirai, chiedendomi dove diamine fossero finiti Malfoy,
Zabini e Paciock. Proprio quando avevo bisogno di loro.
-
Perché mi stai evitando? –
-
Perché, io ti sto evitando? – risposi astutamente,
certa di far venire dei dubbi anche a lui. Ma non attaccò.
- Certo che mi
stai evitando! È da quando hai fatto la selezione per la
squadra di Serpeverde che non mi rivolgi quasi più la parola
e non ti siedi più vicino a me durante le lezioni!
–
- Coincidenze,
Daniel… -
Il mio cuore
iniziava a ribellarsi alla stretta vicinanza di Dwight. Sperai che non
se ne accorgesse.
- Allora
perché il battito del tuo polso è improvvisamente
diventato stile tamburo? –
Arrossii. Ecco
perché mi aveva afferrata per i polsi, mi conosceva troppo bene.
-
Perché balli con me se stai corteggiando Astoria Greengrass?
– ribattei, aggrappandomi all’unica cosa che mi
impediva di appoggiarmi alla sua spalla e respirare il suo magnifico
profumo.
- Non cambiare
argomento, Lauren! –
- Rispondimi!
– strillai, perdendo senza volerlo la flemma che avevo
ereditato da nonno Albus.
Quella volta
numerose teste si voltarono verso di noi.
- Ok,
ok…stai calma… - mi sussurrò
nell’orecchio, facendomi sussultare – adesso
usciamo in giardino e te lo spiego, va bene? –
- Io in giardino
da sola con te non ci vengo – mormorai gelida – non
più, almeno… -
- Lauren, vuoi
farla finita? Non capisco tutte queste scenate solo perché
ho detto a Draco che voglio fare la corte ad Astoria! Lo fai
perché credi che sia troppo piccola per me? –
“Sì,
Daniel, lo è…ha quindici anni mentre tu ne hai
ventuno…non ti senti uno sporco approfittatore?”
Avevo tutte le intenzioni di rispondergli in quel modo, prima di
pensare al ricordo che mi aveva mostrato Severus.
Non avrei perso il treno come era successo a lui. Non l'avrei permesso.
-
Non solo…tu mi piaci, Daniel… -
Ecco,
l’avevo detto. Non era stato così difficile, in
fondo.
- Io…
cosa?! –
- Fin dal primo
momento in cui ti ho visto, la sera dello Smistamento, i miei occhi si
sono rifiutati di guardare un altro ragazzo…mi piaci davvero
molto, Daniel, e non lo dico solo perché ora vuoi
conquistare quella specie di bambolina perfettina… -
- Andiamo fuori
– disse con tono incolore.
Mi lasciai
trascinare fuori dalla Sala Grande e poi nel giardino della scuola,
poco lontano dalla porta d’ingresso. La musica si sentiva
molto meno da lì, ma la mia mente era leggermente stordita.
- Voglio
chiarirti questa storia, Lauren… - disse Daniel, sfoderando
un sorriso luminoso che mi fece dimenticare del tutto quello che aveva
probabilmente intenzione di fare con la Paris Hilton in miniatura.
- Tra me e
Astoria per ora non c’è nulla e non ci
sarà nemmeno quando l’avrò fatta cadere
ai miei piedi, ok? Questo ricordatelo, non c’è
storia – sentenziò con semplicità.
Peccato che io
non fossi così ingenua da crederci.
- Vuoi dirmi che
tu vuoi far innamorare Astoria di te per non farci nulla e non metterti
insieme a lei? –
- Se la metti su
questo piano so che sembra molto strano, ma è
così… - notò il mio sguardo scettico e
stretto a fessura – davvero, Lauren! Mi serve entrare nelle
sue grazie solo perché credo che la sua famiglia abbia a che
fare con la mia! –
- E per averne
la conferma serve farsela con lei? –
- Ma
è ovvio! Non darà mai fiducia a uno come me se
non sarà stracotta! Sono un Mezzosangue di ventuno anni che
va ancora all’ultimo anno di Hogwarts senza uno straccio di
lavoro…se non diventassi il ragazzo prediletto della loro
adorata figlioletta come credi che potrei presentarmi davanti ai
Greengrass per scoprire se c’è un nesso di
parentela tra noi? –
-
Perché sospetti una cosa del genere? Tu conosci i tuoi, me
l’hai detto! –
- Ma mia mamma
non ha mai voluto dirmi il suo cognome e da quale famiglia di maghi
proviene…quando ho visto il naso di Astoria così
simile a quello di mia madre mi è venuto un dubbio e io
voglio sapere la verità! –
Lo guardai.
Potevo capire il suo bisogno di sapere, ma la sua storia faceva acqua
da tutte le parti.
Da quando in qua si capivano i legami di sangue guardando il naso di qualcuno?
-
Perché non conquisti Daphne, allora? Lei è molto
più abbordabile, dato che la conosci ed è in
dormitorio con noi… -
-
Perché Daphne è già promessa a un
altro ragazzo, lo sai benissimo! –
Abbassai lo
sguardo. Non potevo fare a meno di credergli, il mio amore mi impediva
di diffidare delle sue parole, lo avrebbe fatto anche se Daniel mi
avesse raccontato di essere il Coniglio Pasqualino e Babbo Natale
insieme.
- Ok,
Daniel…scusami…mi dispiace di averti
evitato… -
Dwight mi
sorrise di nuovo, accarezzandomi la guancia.
- Mi aiuterai a
conquistare Astoria, dunque? –
Le sue parole
furono come pugnali nel mio cuore, ero consapevole del dolore che mi
sarei auto inflitta accettando, ma gli volevo troppo bene.
Annuii, cercando di mantenere la calma.
- Grazie,
grazie, Lauren! Sei una vera amica! –
- Spero di
diventare qualcosa di più, quando avrai smesso di fingere
con Astoria… -
- Ma
certo…stai tranquilla… -
Lo guardai negli
occhi, sentendo che gli credevo anche se il tutto aveva qualcosa di
assurdo.
Lui mi prese per mano e tornammo in Sala Grande. Evitai gli sguardi di
Draco e Blaise quando lasciai Daniel in loro compagnia dirigendomi con
passo deciso verso Astoria Greengrass, seduta ad un tavolino
nell’angolo della sala.
- Astoria?
– le chiesi, cercando di ignorare la mia vocina interiore che
mi sussurrava malignamente che non potevo competere con i suoi
deliziosi boccoli biondi e gli occhietti color cielo di primavera.
- Sì?
Ci conosciamo? – mi rispose, arricciando il nasino con aria
di superiorità.
- Sono Lauren
Silente, una compagna di dormitorio di tua sorella –
Mi fece un mezzo
sorriso distratto, facendomi cenno di sedermi di fronte a lei. Mi
allungò la mano, stringendomela rapidamente.
- Ti ha detto
Daphne di venire da me? –
- No, tua
sorella mi ha solo detto che hai qualche problema con
Erbologia…se vuoi, possiamo studiare insieme –
Le si
illuminarono gli occhi, annuì come se fossi stata la sua
salvezza.
- Sei molto
gentile, grazie…quando saresti disponibile? –
- Quando non
capisci qualcosa basta dirmelo…tanto Daphne sa dove
trovarmi… -
Tra noi cadde il
silenzio. Nessuno può immaginare quanto sforzo avessi dovuto
fare per suggerire ad Astoria di studiare con me.
Passare i pomeriggi a fraternizzare con la tua peggiore rivale in amore
per aiutarla ad innamorarsi del ragazzo di cui tu sei innamorata
è una cosa da pazza suicida.
- Ti ho visto
con quel bel ragazzo dagli occhi verdi, l’amico di
Malfoy… state insieme? – mi chiese
all’improvviso Paris-Astoria con sguardo sognante.
- Chi, Daniel?
No… siamo solo amici… - mi costrinsi a dire, con
una fitta al cuore.
- Credi di
potermelo presentare? – continuò, con aria ingenua.
-
Oh…ehm… - esordii, provando il forte impulso di
picchiarla a sangue urlandole nelle orecchie “Daniel Dwight
è mio e non si tocca!” – Certo,
perché no? Andiamo anche subito, se vuoi… -
Mi alzai, stando
ben attenta a camminare dritta senza andare a sbattere contro nessuno,
il tutto reso più difficile dai tacchi.
Astoria mi seguì dopo essersi ravviata con cura i capelli.
Sembrava una piccola diva del cinema Babbano.
Ci avvicinammo al tavolo dove stavano seduti i miei amici, Malfoy e
Zabini mi fissarono come se la pelle mi fosse diventata verde
all’improvviso.
- Buonasera a
tutti! – urlai sorridendo con falsa allegria – Come
va, ragazzi? –
I due citati
prima non risposero, guardando ad alternanza me e Astoria, mentre
Paciock, Finnigan e Goldstein mi risposero sorridendo.
Dwight rimase imbambolato a guardare la mia più acerrima
nemica alle mie spalle.
- Voglio
presentarvi Astoria, la sorella di Daphne…era un
po’ da sola e allora le ho chiesto se volesse farci
compagnia! – dissi, sentendo le lacrime pizzicarmi
l’angolo degli occhi al pensiero di quello che stavo facendo.
Vidi il sorriso
smagliante della Greengrass abbagliare gli occhi color giada di Daniel
e mi dovetti appoggiare al tavolino per non cadere a terra come un
sacco di patate.
- Ora scusate ma
io non sto tanto bene…devo aver mangiato troppo…
- mormorai, costringendomi a mantenere almeno per altri due minuti un
minimo di dignità – Divertitevi, ragazzi! Ci
vediamo più tardi, forse… -
Uscii fuori
dalla Sala Grande facendo lo slalom tra tutti i presenti e stabilendo
probabilmente un tempo record di corsa con i tacchi.
Non sapevo dove andare, mi inoltrai nello stesso corridoio buio dove mi
ero rifugiata dopo lo Smistamento e mi sedetti per terra sentendomi
incredibilmente svuotata.
Ignorai
spudoratamente il rumore di passi che si dirigevano verso di me fino a
quando due paia di braccia forti non mi tirarono delicatamente in
piedi.
Draco e Blaise.
- Mi spieghi
cosa cazzo hai combinato? – sussurrò Malfoy,
stringendomi convulsamente il braccio destro. Trattenni un gemito, mi
stava facendo davvero male.
-
Draco…lasciami, per favore… -
- Drake,
lasciala, avanti! – disse Blaise, staccandogli la mano dal
mio braccio e sorreggendo da solo tutto il peso del mio corpo
– Tutto bene, Lauren? –
-
No…per niente…ho fatto la cosa più
stupida della mia vita… -
- Abbiamo
notato, sai? Quando ti abbiamo vista andare verso il tavolino di
Astoria pensavamo che volessi scatenare una rissa, ma quando ti sei
avvicinata a noi in sua compagnia ci siamo chiesti se davvero non ti
fosse partita qualche rotella! –
Mi staccai
lentamente da Blaise, riprendendo il controllo delle mie gambe. Mi
tirai un pizzicotto per trattenere le lacrime. Non avrei pianto per
Daniel, ma per la preoccupazione che i miei due amici stavano
dimostrando nei miei confronti.
-
Perché l’hai fatto, Lauren? –
sbottò Malfoy, guardandomi incredulo.
Brevemente feci
un riassunto di quello che era successo dopo la cena, mentre
camminavamo per i corridoi deserti della scuola.
La musica della Sala Grande si sentiva attutita in ogni angolo del
castello, ad ogni nota immaginavo Dwight e la Greengrass volteggiare
felici a passo di danza. Alla fine del mio racconto, eravamo arrivati
giusto davanti alla “tana del serpente”.
- Tu sei pazza
di amore, Silente – disse Draco – se non ti
ammirassi ti direi che la tua nobiltà d’animo mi
fa schifo…ma dato che in teoria ti ammiro, non lo
dirò! –
Io e Blaise
ridacchiammo davanti alla faccia disgustata di Malfoy.
Fingeva di non sopportare quello che avevo fatto io, ma entrambi
sapevamo che erano le azioni di Daniel a non andargli a genio.
Nonostante non
volessi farlo, entrammo nella stanza prediletta di Draco. Sapevo che
Zabini e il proprietario del luogo si sarebbero tagliati le mani prima
di approfittare della mia situazione di instabilità mentale,
ma ero comunque un po’ tesa.
Era la prima volta per me in una camera da letto con due ragazzi.
- Secondo me
dovresti lasciarlo perdere, Silente – sentenziò
Malfoy, dopo avermi costretta a sedermi e avermi piazzato davanti un
bicchierino di Whisky Incendiario – Se dopo avergli
confessato quello che provi per lui, quello scemo del nostro amico ti
ha chiesto di aiutarlo lo stesso con questa stronzata su Astoria,
allora vuol dire che non gliene frega niente di te! –
Era esattamente
quello che pensava la parte del mio cervello non annebbiata
dall’amore.
Quindi il povero uno per cento costretto a lottare inutilmente contro
tutti gli altri neuroni.
- Un
po’ di tatto no, eh, Drake? – si intromise Blaise,
cercando di smorzare i toni del Principe delle Serpi.
- Lei non ha
bisogno di un po’ di tatto, ma di un ragazzo nuovo!
– sputò Draco, dimostrando tutto quello che aveva
segretamente iniziato a pensare di Dwight.
- Lo deve
decidere Lauren, questo… -
- Lui ha detto
che non vuole veramente mettersi con Astoria, io gli credo… -
- Sì,
sì, anche a noi ha raccontato la grandissima cretinata della
famiglia – rispose Malfoy – ma in ogni caso io non
gli credo…non ha senso! –
- Io lo amo,
Draco… -
- Sei una povera
pazza d’amore, te l’ho già detto prima
di entrare qua dentro! –
Mi sorrise
leggermente, come per dirmi che nel suo astio non c’era
niente di personale.
Sospirai, lanciando un’occhiata al Whisky che non avevo avuto
il coraggio di toccare, conscia della mia quasi nulla resistenza a
qualsiasi cosa vagamente alcolica.
- Bevi e vedrai
che ti passerà un po’ – mi
consigliò Blaise – altrimenti questa notte stai
certa che non dormirai e non puoi permetterti di farti vedere come uno
straccio da Daniel se gli devi far cambiare idea a proposito di Astoria
–
Entrambi avevano
ragione, dovevo tirarmi su le maniche e lasciarlo perdere. Se davvero
teneva a me quanto io tenevo a lui, sarebbe tornato.
Altrimenti non sarebbe stata una grande perdita. Ma non credevo molto a
questa mie ultime parole.
Presi il
bicchiere e lo vuotai tutto d’un fiato, guadagnandomi un
piccolo applauso da parte dei miei amici.
-
Sarà un buon motivo per concentrarmi solo sulla
scuola… -
- Sai cosa
faremo, Silente? – lo sguardo di Draco si accese –
Inizieremo gli allenamenti di Quidditch, così potrai sfogare
tutta la rabbia repressa che hai dentro in modo costruttivo! –
Iniziai a ridere
come un’oca giuliva, l’alcol stava probabilmente
facendo effetto.
Blaise mi mise altro Whisky nel bicchiere, io continuai a mandare
giù senza pensarci.
E ad essere sincera tutto quello che ricordo di quella notte di
Halloween dalla mia risata in poi fu che continuai a ridere come una
povera scema, che mi divertii da matti e che dimenticai del tutto
Daniel e Astoria per un po’.
Ah, veramente ci
sarebbe anche un’altra cosa. Mi svegliai sdraiata sul letto a
baldacchino verde con Draco da una parte e Blaise dall’altra.
Ma ci tengo a precisare che eravamo tutti e tre completamente vestiti.
Note
dell'autrice
Buon
pomeriggio a tutti! Ecco appena postato un breve capitolo tutto
incentrato sulla "love story" (anche se ora sempre più una
hate story) Daniel / Lauren.
Ringrazio
tutti i miei lettori (commentatori o meno) e in particolare spikina che si
è aggiunta alla schiera di coloro che hanno messo questa
storia nelle preferite.
Se
avete tempo da perdere e avete voglia di leggere qualcos'altro di mio,
vi consiglio di dare un'occhiata alla fan fiction Aldilà
iniziata da Bimba91 (si trova tra le mie seguite).
Si
tratta di una roundrobin, il mio capitolo è il secondo.
Dopo
questa veloce pubblicità poco occulta (spero mi perdoniate
^^), mi accingo a rispondere alle recensioni.
DarkViolet92:
grazie mille! Fammi sapere cosa ne pensi anche di questo, se ti va.
Atari:
non volevo "costringere" nessuno a recensire, ma dato che l'hai fatto
ti ringrazio di avermi fatto sentire la tua opinione e di avermi
seguita fino ad ora. Forse sembra sciocco da dire, ma è una
soddisfazione vedere dei nomi nuovi tra le recensioni. Comunque credo
che non mi bloccherò molto presto, ma farò di
tutto per dare a questa storia una fine degna di questo nome. Grazie
ancora!
Elly Chan:
chi non vorrebbe essere Legilimens? Davvero, a volte si pagherebbe per
leggere nella mente delle persone. In ogni caso, le sorprese
arriveranno un po' alla volta, quindi tranquilla perchè non
dovrai aspettare il lontano capitolo di Natale per soddisfare la tua
curiosità (o almeno spero).
|
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Capitolo 20 *** Novembre scarlatto ***
ccc
Attenzione:
a causa di parte dei temi trattati, ritengo necessario alzare a rating
arancione questo capitolo.
Potreste
non condividere la mia idea, ma preferisco non rischiare di
sconvolgere qualcuno dall'animo sensibile o di età
considerevolmente bassa.
Detto
questo, vi consiglio di non leggere se rientrate nelle due categorie
sopracitate.
Buona
lettura, ci vediamo sotto ^^
Il mese di novembre passò in un lampo, da quanto ero
concentrata sulle lezioni e sul Quidditch.
Daniel e Astoria
erano
diventati la coppia dell’autunno, andavano in giro a
braccetto
come due fotomodelli che aspettavano solo di essere immortalati.
La cosa buona
del loro
presunto fidanzamento era che Daniel non frequentava più
molto
il nostro gruppetto e quindi non ero costretta ad evitarlo.
La cosa cattiva
era che io lo amavo ancora, forse più di prima se era
concepibile.
Nonostante tutto
questo, non ci furono eventi degni di nota.
A parte le
punizioni con
Piton, mi sembra ovvio. Su quattro volte che andai nel suo ufficio in
quel mese, uscii quattro volte sconvolta.
Prima settimana
di novembre,
martedì. Daniel e Astoria non si erano messi ancora insieme,
ma
la notizia del loro stretto rapporto era già dilagata in
giro
per tutta la scuola.
- Mi chiedo come
faccia tu a
stare così in pace con te stessa, signorina Silente
–
osservò Piton, mentre mi scrutava seduta composta davanti a
lui
con uno sguardo sereno negli occhi.
- Faccio yoga,
professore –
- Non essere
sciocca, lo yogurt non ha niente a che fare con i problemi di cuore
–
- Infatti io ho
detto yoga… ma lasciamo perdere… -
- Quindi come
fai? Prendi delle pozioni calmanti? – mi chiese con sguardo
sospettoso.
- No, signore
–
risposi, come se mi avesse accusato di essere una Mangiamorte
travestita – sfogo i miei sentimenti negativi nel Quidditch
–
Mi
osservò con
attenzione, come se una qualche ruga di espressione sul mio viso
potesse tradire quello che provavo. Evidentemente la trovò,
perché si appoggiò allo schienale della sedia
sospirando.
- Non so
perché mi
preoccupo così per una studentessa, signorina Silente
–
disse, fissando il Pensatoio come se stesse parlando con lui
– so
solo che sei molto particolare e vorrei poterti aiutare…mi
ricordi molto me alla tua età, stessi problemi anche se
siamo
due persone completamente diverse –
Non risposi,
concentrata a non pensare a quello che probabilmente stavano facendo
Daniel e Astoria in quel momento.
- Quasi mi sento
in colpa a farti vedere il ricordo di questa sera –
- Di cosa si
tratta? – chiesi, felice di potermi concentrare finalmente su
qualcosa di concreto.
- Lo vedrai
subito, tranquilla… -
Rimescolò
il liquido
argenteo nel Pensatoio con la punta della bacchetta, poi mi fece il
solito cenno che interpretavo come un permesso per immergermi nei suoi
ricordi.
Un
giovane Piton, sembrava avere massimo vent’anni, era davanti
a
una villetta bianca con la staccionata decorata da numerosi festoni
argentei. Era vestito con un completo serio ed elegante, aveva un
aspetto estremamente curato, il suo volto esprimeva compostezza e
dolore. Tra le sue mani c’era un grazioso pacchetto regalo
che
accarezzava con cura.
-
Non so
nemmeno perché sono venuto – borbottò a
sé
stesso, guardando con aria circospetta da entrambi i lati della strada
deserta – è tutta colpa di Albus… -
Sospirò
e attraversò il vialetto che conduceva verso la porta della
casa. Suonò il campanello con l’aria di uno che
stava per
pentirsi di qualcosa. Gli aprì la porta una giovane donna
con
lunghi capelli rossi, un vestito bianco di tulle e un velo in testa.
Riconobbi Lily Evans, immaginai che fosse vestita da sposa.
-
Sev! – urlò con gioia – Non avrei mai
pensato che saresti venuto! –
Gli
saltò al collo, stritolandolo per un minuto buono, mentre il
vociare all’interno della casa aumentava di volume.
La sposa fece entrare Severus all’interno e li seguii.
-
Questo
è per te, Lily – disse Piton, porgendole il
regalo. La
donna si illuminò, iniziando lentamente a scartare il
pacchetto,
ma venne interrotta dall’arrivo di quello che supponevo
essere il
suo novello marito, James Potter.
-
Ma
guarda chi si vede! – disse, con un sorriso evidentemente
forzato
– Il caro vecchio Mocciosus! Non ti dispiace se ti chiamo
così, vero? –
-
Ad essere sincero, sì – rispose Severus tra i
denti.
Lily
sembrò ignorare volontariamente quello scambio di battute.
Dalla
stessa parte da cui era spuntato James, arrivò anche Sirius.
-
Mocciosus! Quanto ci sei mancato! – urlò Black,
facendo
finta di voler abbracciare Severus che si scostò disgustato.
-
Ragazzi, smettetela – disse seccamente Lily, rivolgendo poi
uno
sguardo luminoso e un tono dolce a Piton – Grazie per il tuo
regalo, Sev, è meraviglioso! –
La
donna teneva in mano una collana di piccoli smeraldi che facevano
risaltare in modo spaventoso il colore dei suoi occhi.
Severus le sorrise timidamente. A quel punto arrivò anche
Lupin.
-
Jamie,
Sir, dove… - iniziò a dire, poi vide Piton
–
Severus, non mi avevano detto che saresti venuto anche tu! Tutto bene?
– chiese Remus con gentilezza.
Piton
annuì, anche se si vedeva che aveva occhi solo per Lily.
-
Vuoi unirti al rinfresco, Sev? – chiese la sposa con sguardo
incoraggiante.
-
Ma
certo, lo portiamo noi, mia cara – disse James, spingendo la
moglie in un’altra stanza insieme al povero Remus e tornando
poi
nel corridoio d’ingresso dove si stavano fronteggiando con lo
sguardo Sirius e Severus – Cerchi guai, Mocciosus? –
-
Sono stato invitato,
Potter – rispose Piton con un tono che avrebbe
congelato il Sole.
-
Lo so
bene, Lily ha avuto pietà di te –
replicò lo sposo
– ma immagino che ora che sei qui tu voglia solo ammettere di
essere stato sconfitto -
-
Non sono venuto qui per te e Black, ma per Lily –
mormorò Severus – lasciatemi andare da lei
–
-
Scordatelo, te ne devi andare ora, Mocciosus! –
sibilò Black – Non sei desiderato! –
La
testa di Lily spuntò dall’entrata del salotto.
-
Tutto bene lì? Perché state fermi
nell’ingresso? –
-
Lily,
tesoro – disse James con un sorriso smagliante –
Stavamo
solo facendo una simpatica chiacchierata tra vecchi compagni di scuola!
–
-
Davvero, Sev? – chiese lei sospettosa.
-
Potresti gentilmente dirmi dove si trova il bagno? – chiese
Severus evitando lo sguardo della donna – Ho solo una piccola
emergenza da risolvere e poi devo scappare –
-
Ma dove vai, Sev? – mugolò dispiaciuta Lily
– Sei appena arrivato! –
-
Mi dispiace, Lil… - sussurrò lui.
-
Comunque è proprio dietro di te, guarda! –
Piton
si
voltò ed entrò nel piccolo bagno chiudendosi
dentro a
chiave. Si guardò allo specchio, fece una smorfia di
disgusto.
-
Forse
se non fossi così brutto a quest’ora avresti
potuto averla
tu e non Potter – mormorò con odio alla sua
immagine
riflessa.
Tirò
un pugno allo specchio, che si ruppe in mille pezzi facendo un fracasso
infernale.
-
Sev, cosa sta succedendo? – arrivò da fuori la
voce attutita di Lily.
-
Niente,
niente! – disse Severus a voce alta, abbassandola fino a
farla
diventare un sussurro ed estraendo la bacchetta – Reparo!
–
Lo
specchio tornò a posto, la mano di Piton continuò
copiosamente a sanguinare.
-
Ecco com’è ridotto ora il mio cuore… -
Seconda
settimana di
novembre, venerdì. Quella mattina Piton aveva deciso di
rimandare la preparazione della Felix Felicis prevista per quel periodo
perché non riteneva che tutta la classe fosse
all’altezza
di un tale compito, dopo aver visto che nessuno era riuscito ad
ottenere una preparazione decente di antidoto alla Polisucco. Inutile
dire che questa cosa l’aveva fatto imbestialire e che quindi
si
sarebbe sfogato su di me durante la punizione.
- Signorina
Silente, per questa sera le ho tenuto da parte un ricordo estremamente piacevole
– il suo tono sarcastico unito a uno sguardo sadico mi fece
dubitare fortemente delle sue parole.
- Si sente bene,
signore? –
- Certo, certo
–
guardò per un attimo il calice di succo che per la prima
volta
aveva deciso di offrirmi. Altro gesto sospetto, a mio parere.
- Non ha
intenzione di
avvelenarmi, vero signore? – domandai, tanto per sapere se
dovevo
mettermi a stendere rapidamente un testamento o meno.
- Non si sente
bene, signorina? – mi disse con voce flautata, per tutta
risposta.
Deglutii a
fatica, mi stava
terrorizzando. Per evitare di confermargli che me la stavo facendo
sotto, entrai senza la minima esitazione nel Pensatoio.
C’era
un tempo da lupi, pioveva a dirotto e il vento fischiava tra gli alberi
sferzando le nuvole nel cielo color piombo. Severus e altre due figure
incappucciate che riconobbi per Mangiamorte erano appostati davanti a
un gruppo di case isolate.
-
Hai
fatto quello che il Signore Oscuro ti ha detto, Piton? –
chiese
una voce strascicata che assomigliava terribilmente a quella di Draco.
-
Come sempre, Lucius – rispose freddamente lui –
come sempre. Tra dieci secondi potremo entrare.-
Contai
mentalmente il tempo dato da Severus e quando dentro di me dissi
“dieci” sentii delle urla agghiaccianti provenire
dalle
case davanti a noi.
Il terzo Mangiamorte scoppiò a ridere.
-
Ottimo
lavoro, Piton, ottimo lavoro! – strillò una voce
acutissima di donna – Pensavo che sarebbe stato un
noiosissimo
incarico silenzioso, ma queste urla mi ripagano dal passare una notte
simile senza uccidere nessuno! –
Le
voci
continuarono strazianti per qualche minuto, poi cessarono. In quel
momento si udì il pianto insistente di un neonato.
-
Non pensavo che avessero marmocchi – riprese a parlare la
donna.
-
Bella,
stai zitta. – sputò seccamente Severus,
dirigendosi verso
la casa al centro – Lucius, io mi occupo di questa, tu vai a
destra e lei a sinistra. –
Nessuno
rispose, ma sembrarono essere d’accordo. Piton
puntò la
bacchetta contro la porta della villetta, facendola aprire
violentemente. Lo seguii all’interno, mentre il pianto del
neonato si faceva sempre più vicino.
-
Dove
potranno mai averlo nascosto? – mormorò, facendo
una
smorfia infastidita mentre gli strepiti del bambino aumentavano di
volume.
Scavalcò
due corpi, un giovane uomo e una giovane donna, stesi a terra e
iniziò a mettere sottosopra la casa, aprendo senza ritegno
tutti
i mobili. Sui due cadaveri riconobbi evidenti sintomi di avvelenamento,
le urla erano forse dovute a quello, ma non riuscivo a capire
perché si stessero decomponendo così in fretta
nonostante
il freddo. Sentii che stavo per vomitare, tornai con lo sguardo su
Severus che sembrava contrariato.
-
Dannazione – sibilò, tirando un calcio al tavolino
di
cristallo e mandandolo in frantumi – Dannazione! Dove possono
averlo nascosto? –
Anche
Lucius e Bellatrix entrarono nella casa, entrambi scuotendo la testa.
-
Noi non
abbiamo trovato niente – disse Malfoy, guardando con disgusto
i
corpi ormai irriconoscibili delle due vittime stese sul pavimento
– andiamo a controllare al piano di sopra –
-
Sì, così potremo far fuori quel fastidioso
moccioso che mi sta perforando le orecchie! –
Bellatrix
si fiondò su per le scale, Piton la seguì con
sguardo
pieno di orrore e io mi ritrovai a fare lo stesso.
Quella pazza aveva intensione di uccidere un neonato solo
perché stava piangendo per
istinto?
Arrivai
in cima alle scale aspettandomi il peggio, sentii la voce di Severus
urlare “Expelliarmus!”.
Mi
fiondai verso la direzione da cui provenivano le urla del bambino, vidi
Bellatrix vicina alla culla con un affascinante sorriso crudele e
Severus sulla porta con la bacchetta puntata contro di lei. Il bambino
strillava ancora più forte, forse chiedendosi il motivo di
quel
trambusto.
-
Il Signore Oscuro ha detto di non fare differenze, Piton –
strillò la donna con un brillio folle negli occhi.
-
Il Signore Oscuro vuole che gli portiamo quello che cerca, non la pelle
di un bambino innocente! –
Anche
Malfoy arrivò alle spalle di Severus guardando Bellatrix
come se fosse stata un Vermicolo schiacciato.
-
Non
puoi ucciderlo! Pensa a tuo nipote, ha la stessa età di quel
moccioso! – sputò Lucius, che nonostante tutto in
quel
momento sembrava avere un minimo di buon senso e di cuore.
-
Mi hai
Disarmata, Piton… - disse con vocina infantile la donna,
prendendo in braccio il bambino e mettendosi una mano alla
cintura
– E ora sarà peggio per tutti…s
oprattutto per il
pargolo! –
Sghignazzò
crudelmente, vidi che tirava fulminea fuori un pugnale, chiusi gli
occhi disgustata e terrorizzata.
Sentii il rumore del sangue che schizzava sulle vesti, sui muri, il
silenzio che spezzava il pianto del bambino.
Mi spiace
ammetterlo, ma quando uscii dal ricordo rimisi la cena sul pavimento
dell’ufficio di Piton.
Lui rimase impassibile, come se si fosse aspettato qualcosa di simile,
e non mi urlò dietro di ripulire immediatamente.
Mi sentivo malissimo.
E odiavo profondamente
Bellatrix Lestrange.
Note
dell'autrice
Rispunto
oggi con questo capitolo dedicato alle memorie di Piton (come
vi anticipo sarà anche il prossimo), sperando che sia stato
di
vostro gradimento e che non abbia sconvolto nessuno. Ma
naturalmente se
avete letto il mio avviso all'inizio, immagino che questo non sia
successo.
So
di aver trattato un tema abbastanza forte, che anche se ad alcuni
potrà non sembrare così esagerato, a mio parere
per
altri poteva risultare decisamente sgradito.
In
ogni caso, ringrazio tutti voi che leggete e in particolare
Potter92, Meiss e
Yvaine0 che hanno aggiunto questa storia tra i
preferiti o le seguite.
Luciana
Menditegui: sono riuscita a capire tutto nonostante la
scrittura inusuale, tranquilla ^^ grazie per il commento, a presto!
DarkViolet92:
grazie mille! Penso anch'io che Dwight sia "quella cosa",
ma magari prima o poi riuscirà a redimersi xD
Valery_Ivanov:
grazie anche a te per i complimenti! ^^ Lauren e Malfoy piacciono molto
anche a me, sarà perchè sono meglio come amici
piuttosto che come coppietta sdolcinata e romantica? xD
|
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Capitolo 21 *** Lacrime di dolore ***
Attenzione: almeno per l'ultima parte, ritengo
necessario alzare a rating
arancione anche questo capitolo.
Come per quello precedente, vi consiglio di non leggere se siete
persone molto sensibili o molto giovani.
See you later, buon divertimento!
Terza settimana di Novembre, mercoledì.
La coppia
Astoria - Daniel
era ormai ufficiale e Draco aveva aumentato gli allenamenti di
Quidditch da tre a sei volte la settimana. A volte li facevo solo con
lui e Blaise dato che non tutti volevano sostenere un ritmo assurdo di
studio solo per passare delle ore supplementari e completamente inutili
a volare dietro a una Pluffa. Anche perché era arrivato il
periodo dei grandi acquazzoni e tornare fradici nei dormitori non era
molto gradevole.
La sera in cui
andai da Piton
ero puntualmente appena rientrata dal Quidditch, con
l’aspetto di
un pulcino nero bagnato fino al midollo.
- Signorina
Silente, capisco
che tu tenga molto ad entrare nella squadra di Serpeverde ma mi sembra
esagerato allenarsi anche con la tempesta tropicale –
sentenziò con un’espressione severa mentre
accendeva per
la prima volta, da quanto mi ricordassi, il fuoco nel camino.
Fece apparire
uno sgabello
lì davanti e mi fece sedere. Subito il calore
iniziò a
far evaporare l’acqua gelida dalla mia povera divisa.
- Non
è una tempesta tropicale, ma un semplice temporale
–
Piton
sospirò
scuotendo la testa, come se fossi un caso disperato. Prelevò
il
Pensatoio dalla scrivania, piazzandolo davanti al camino per darmi la
possibilità di non spostarmi dal delizioso tepore del fuoco.
- E nonostante
tutto, non arrivi mai in ritardo – mormorò, come
se la mia puntualità fosse un difetto.
Mi imbronciai,
odiavo le persone che criticavano quelle che io credevo le mie
caratteristiche migliori.
- Ora cosa
c’è? – mi chiese, notando il mio broncio.
- Non mi sembra
una colpa essere puntuale! –
- Non lo
è, infatti – replicò con tono piatto.
Anche lui a mio parere era un caso disperato.
- Il ricordo di
oggi è
abbastanza personale, ma dopo due mesi come mia consulente credo di
potermi fidare di te…mi sbaglio? –
- Certo che no,
signore – risposi allegramente – io sono muta come
una tomba! –
Alla parola
“tomba” il suo sguardo si rabbuiò e
capii di aver
detto qualcosa di sbagliato. Mi tolsi il mantello fradicio, lasciandolo
ad asciugarsi davanti al fuoco, e anche se avevo la divisa di Quidditch
ancora impregnata di acqua entrai immediatamente nel Pensatoio.
Severus
stava attraversando il cancello in ferro battuto di quello che sembrava
un cimitero.
Con
passi
lenti camminò sul sentiero di ghiaia scricchiolante,
passando
davanti a una chiesa con elaborate vetrate colorate, fino ad arrivare
in cima ad una collinetta verde su cui spiccava il nero di due fosse
circondate da numerose tombe di pietra scura. Davanti a queste, un
ristretto gruppo di persone con gli sguardi bassi, tutte vestite di
nero.
Si
avvicinò lentamente, ma restò fuori dalla vista
dei presenti.
Riconobbi
nonno Albus, Minerva, zio Aberforth, Remus, la nonna di Neville, una
vecchia signora che identificai come Bathilda Bath, Hagrid, un baffuto
signore di mezza età, Madama Rosmerta, un altro anziano
signore
che avevo visto spesso in compagnia di mio nonno.
Poco
lontano, come se avessero avuto paura del gruppo a loro vicino,
c’era una coppia di Babbani: l’uomo, dal colorito
paonazzo
e con la faccia distorta da una smorfia contrariata, teneva in braccio
un bambino paffuto; la donna, magrissima e con gli occhi cerchiati di
pianto, teneva per mano un bambino spettinato che assomigliava
incredibilmente ad Harry.
Il
prete celebrò il funerale nel silenzio più
assordante che avessi mai sentito.
Nessuno
pianse, vidi solo Severus stringere i pugni più volte
arrivando
a infilarsi le unghie nei palmi delle mani con così tanta
forza
da farli sanguinare.
Quando
la
cerimonia terminò, i Babbani furono i primi ad andarsene. Li
seguirono tutti gli altri, tranne nonno Albus e Remus.
Il
primo gettò nelle fosse, dopo un piccolo inchino, due corone
di fiori gialli e rossi, i colori di Grifondoro.
Il
secondo, quando mio nonno se ne fu andato, pianse a lungo davanti ad
entrambe le fosse senza trattenersi e buttò in quella a
destra
una piccola scatoletta trasparente, in cui vidi un Boccino
d’Oro,
e in quella a sinistra una piccola scatoletta nera di cui non si poteva
vedere il contenuto.
Qualche
minuto dopo anche Remus se ne andò, soffocando i singhiozzi.
In
quel
momento Severus uscì allo scoperto, decidendo di avvicinarsi
con
cautela alle due fosse. Non calcolò minimamente quella del
Boccino, si inginocchiò davanti all’altra.
-
Lily
Evans…io ti ho amata più della mia stessa
vita…perdonami… - mormorò Piton con
voce rotta e
il viso nascosto dietro alla cortina di capelli scuri.
Dal
mantello in cui si era avvolto estrasse la collana di smeraldi che le
aveva regalato il giorno delle sue nozze, bagnandola con le sue lacrime.
-
So che
Potter non voleva che tu la tenessi perché ti ricordava me e
che
tu non volevi restituirmela per questo stesso motivo…ma ora,
lui
non può più protestare e non sarebbe giusto se lo
facesse…perché io ti amo, Lily, e per implorare
il tuo
perdono ti offro quel poco che posso…in ricordo della nostra
amicizia… -
Severus
si guardò intorno con discrezione, continuando a nascondere
il
viso rigato di lacrime dietro ai lunghi capelli, e appurato che non
c’era anima viva si alzò in piedi e scese dentro
alla
fossa di Lily Evans. Sulla bara di legno chiaro, dove vi erano
appoggiate la scatolina di Remus e la corona di fiori, mise con
delicatezza la collana che aveva in mano, una busta bianca e una foto
che ritraeva entrambi, abbracciati e sorridenti.
-
Ti
ricordi quando Remus si è offerto di scattarcela, Lily?
È
stato davvero molto gentile…mi sono sempre chiesto come
potesse
essere amico di Potter… - sussurrò Severus,
appoggiando
la sua testa sul legno come se volesse restare lì per sempre.
-
Ti
vendicherò, Lily…io gli avevo chiesto di
risparmiarti, lo
avevo supplicato, gli ho detto di prendere la mia vita per convincerlo
a lasciarti stare…ma solo dopo mi sono accorto che non
avresti
avuto possibilità di scampo, in quella notte
fatale… - la
voce di Piton si fece poco più di un sussurro impercettibile
impregnato di sofferenza, sentii le lacrime scorrermi a fiumi sulle
guance - …perché tu quando ami qualcuno, Lily,
non lo
lasci andare senza di te…non vuoi restare in questo mondo se
lui
è salito in cielo…non gli avresti mai permesso di
uccidere tuo figlio sotto i tuoi meravigliosi occhi,
Lily…sei
troppo, troppo buona e nobile… -
Dei
passi si avvicinavano, ma Severus sembrò non accorgersene.
-
Sacrificata senza una lotta…avrei dovuto esserci io a
lottare
per te Lily, avrei dovuto… - singhiozzò Piton,
continuando a restare abbracciato alla bara con gli occhi sbarrati dal
dolore, noncurante delle lacrime e del resto del mondo. Per un attimo
temetti che sarebbe rimasto soffocato dai singulti che lo scuotevano.
-
Eri una
bambina così ingenua e indifesa… -
sussurrò
Severus – Solo ora so cosa vuol dire perdere veramente chi si
ama…solo ora… -
-
Severus… -
Una
voce
gentile giunse dal ciglio della fossa. Nonno Albus gli porse la mano
per aiutarlo a tornare in superficie, ma lui la rifiutò.
-
Voglio essere sepolto con lei, Albus… -
-
Devi
essere coraggioso, Severus – disse mio nonno –
perché Lily avrebbe voluto così e tu lo
sai… -
Con
lentezza, Piton baciò la bara e uscì dalla fossa.
Si
appoggiò a nonno Albus, cercando di nascondere le lacrime
che
gli scorrevano sul viso.
Il
viso di un uomo distrutto dal dolore.
Mio
nonno
agitò leggermente la bacchetta, ricoprendo di terra le due
bare
e facendo apparire sul tumulo di terra fresca un’unica lapide
bianca con incisi i nomi di Lily e James, seguiti dalle date di nascita
e dalla data di morte.
-
Cosa credi che sia opportuno scrivere per commemorarli, Severus? -
Rimasero
in silenzio per qualche minuto. Piton sembrava essersi ripreso e
anch’io avevo riacquistato un minimo di controllo.
-
L’ultimo nemico che sarà sconfitto è la
morte… - sussurrò all’improvviso
Severus.
Nonno
Albus annuì con solennità e incise quella frase
nella pietra bianca della lapide.
Scoppiai
rovinosamente a piangere di nuovo.
Quando spuntai
fuori dal
Pensatoio, Severus mi stava fissando, forse sorpreso dalle mie guance
rigate di lacrime e dagli occhi a palla. Senza pensarci, lo abbracciai
iniziando a singhiozzare. Solo quando lo sentii rimanere rigido e non
ricambiare mi ricordai che lui era un mio professore, che era la
persona più fredda che avessi conosciuto dopo di me e che
stavo
piangendo per una persona che non avevo mai conosciuto. Mi allontanai
all’improvviso, praticamente catapultandomi sullo sgabello
dove
il mio mantello era ormai asciutto. Mi asciugai la faccia su quello,
mentre cercavo di evitare lo sguardo di Severus.
- Signore, mi
dispiace…io non volevo… -
- Non importa,
Lauren, posso capire… -
E a quel punto
accadde una cosa ancora più sconvolgente. Fu lui ad
avvicinarsi a me e ad abbracciarmi.
Quarta settimana
di novembre, giovedì.
Non sapevo
ancora con quale
coraggio mi sarei avventurata di nuovo nell’ufficio di
Severus
senza avere la scusa di dover frequentare la lezione. Non avevo
dimenticato l’abbraccio affettuoso di otto giorni prima, lo
sentivo ancora dentro di me ogni volta che guardavo il mio professore,
anche se molto probabilmente era dovuto solo alla tristezza profonda
che provava quando pensava al funerale della sua amata Lily. Ma era
inutile fingere, non ero riuscita a nascondere il mio sgomento a Draco
e gliel’avevo confessato. E sapevo che Piton sapeva che ormai
Draco sapeva. Ma sembrò non importargliene nulla quando mi
presentai, come aveva deciso poche ore prima, davanti a lui per
un’altra serata di punizione.
- Come va,
Lauren? –
Alzai lo
sguardo, sorpresa di essere stata chiamata per nome di nuovo.
Severus era
esattamente
uguale al solito, non si comportava in modo diverso nemmeno a lezione.
Né più freddo, né più
aperto. Era
semplicemente se stesso.
- Non molto
bene, a dire il
vero…volevo porgerle ancora le mie più profonde
scuse per
il mio gesto della scorsa settimana, signore… -
- Ti ho
già detto di
non preoccuparti – disse senza sfumature – io ti
stavo
chiedendo come va con il signor Dwight –
- Daniel
è il ragazzo di Astoria, lo sanno tutti… -
risposi, con un filo di tristezza nella voce.
- Questo vuol
dire che non siete più amici? –
Non ci avevo mai
pensato. A
volte parlavo ancora con Daniel, quando non era in compagnia di Astoria
era tutto come prima. L’unica differenza era che i suoi occhi
non
mi procuravano più brividi lungo la spina dorsale, la sua
voce
non mi faceva né caldo né freddo e il tocco delle
sue
mani aveva smesso di essere il mio più grande desiderio.
- Siamo ancora
amici, signore…non amici intimi, ma buoni
conoscenti… -
Annuì,
come se
conoscesse il tipo di situazione. Stava giocherellando distrattamente
con il liquido contenuto nel Pensatoio.
- Sei una
ragazza facilmente impressionabile? – mi chiese, guardandomi
dritta negli occhi.
- No, signore
– replicai con sicurezza.
Tutto quello che
vedevo nel
Pensatoio di Piton mi lasciava sgradevoli sensazioni che poi smaltivo
sognando ripetutamente spezzoni del “ricordo della
settimana”, ma non era il caso di farglielo sapere.
- Questa volta
però verrò con te, non voglio che tuo nonno mi
accusi di averti stravolto la vita –
Perché,
c’era
qualcosa di peggio dell’assistere a tutte le ingiustizie che
aveva dovuto subire? Ma soprattutto, c’era qualcosa di peggio
del
vedere in presa diretta l’uccisione di un neonato?
- Avanti, vieni,
altrimenti non faremo in tempo –
Eravamo
in una stanza buia e circolare, costellata di fiaccole accese. Il fuoco
che riluceva era verde e si rifletteva in modo spettrale sui volti dei
presenti. Al centro della sala si trovava un trono in legno nero,
pensai fosse ebano, sul quale stava seduto un uomo di
bell’aspetto, con corti capelli castano scuro e meravigliosi
occhi color smeraldo. Attorno a lui c’erano numerose figure
coperte da mantelli forniti di cappuccio. Severus mi prese per il
braccio.
-
Quando hai troppa paura per continuare a guardare, dimmelo e ti porto
subito fuori di qui –
Annuii
vigorosamente, anche se pensavo che dopo tutto quello che avevo visto
nulla avrebbe potuto spaventarmi.
-
Bene,
miei cari Mangiamorte, vedo che il nostro progetto procede a gonfie
vele – disse l’uomo seduto sul trono con voce
fredda ma
velata di soddisfazione – Lucius, voglio il rapporto
dell’ultima missione! –
Una
figura avanzò davanti all’uomo e si
inchinò rapidamente prima di parlare.
-
Abbiamo
sterminato un’intera famiglia di Babbani, signore –
rispose
Malfoy – e in seguito abbiamo dato i loro corpi in pasto a
Nagini
–
Trasalii
per il disgusto. La mano di Piton strinse con maggior forza la mia
spalla.
-
Bene,
Lucius, puoi tornare al tuo posto – sussurrò
l’uomo,
che ormai ero certa fosse Voldemort prima della sconfitta, con voce
annoiata – Ora tocca a te, Bellatrix! –
Con
movimenti sinuosi, un’altra figura ripetè gli
stessi gesti
di Malfoy. Una voce leziosa sorse da sotto il cappuccio.
-
Abbiamo
catturato venti Mezzosangue e cinque traditori del loro sangue, li
abbiamo sottoposti per cinque ore alla Maledizione Cruciatus e li
abbiamo lasciati nelle segrete per lasciar decidere a lei la loro
punizione, mio signore –
Voldemort
annuì con un sorriso crudele. Di nuovo mi chiesi cosa ci
fosse
di così impressionante. Era più che altro
inquietante,
come se quello sguardo verde smeraldo potesse vedermi anche se ero solo
una proiezione nel ricordo di un’altra persona.
-
Severus – scandì Voldemort di punto in bianco
– dove sono i nuovi aspiranti Mangiamorte? –
-
Posso farli entrare, signore? –
-
Ma certo, certo che sì! – esclamò il
Signore Oscuro con una voce piena di gioia perversa.
Un
Mangiamorte vicino alla porta, che a causa del buio intenso non avevo
notato, la aprì facendo entrare tre giovani. Due donne e un
uomo.
-
Presentatevi – sibilò Voldemort, mentre vidi un
enorme
serpente passarmi vicino alle gambe e dirigersi verso il trono, davanti
al quale si acciambellò.
Tutti
e
tre si inchinarono profondamente, lessi nei loro occhi il
più
profondo terrore e un barlume di dubbio per quello che stavano facendo.
-
Mi chiamo Sabrina Fountain e sono una Purosangue…al suo
servizio, signore… -
-
Sono Mathias Everett, Purosangue della nobile stirpe degli
Everett…suo più umile servo… -
-
Nadine Pritchard, lavoro al Ministero della Magia, signore… -
Voldemort
strinse le labbra, puntando il suo sguardo su Nadine.
-
Sei Purosangue, Pritchard? –
-
No, signore, e mi rammarico molto per questo –
-
Anch’io sono molto rammaricato, Pritchard –
mormorò lui.
Tremai
di
indignazione. Tutti sapevano che anche lui era solo un Mezzosangue, e
che diamine! Come si permetteva di far sentire a disagio la gente per
un ”difetto” che anche lui aveva?
-
Ma se
dimostrerete di essere dei validi candidati, allora potremo passare
anche su questa enorme mancanza… - disse, a voce un
po’
più alta.
Fece
un cenno a Bellatrix, che andò al suo fianco con un ghigno
divertito.
-
Ora
dovrete affrontare una prova di coraggio molto importante, nella quale
dovrete anche sopportare molto dolore fisico… -
esordì
con calma Voldemort – prima di tutto vi verranno praticati
dei
tagli sui polsi, faremo leccare queste ferite da Nagini, aspetteremo
che questa dose non letale di veleno vi penetri nelle vene e
osserveremo come reagirete –
Disse
tutto questo come se avesse appena elencato la lista della spesa.
Sgranai gli occhi, fissando gli sguardi pazzamente determinati dei tre
aspiranti Mangiamorte.
-
Chi vuole iniziare si avvicini a Bellatrix… -
Quando
la
donna estrasse dal suo mantello lo stesso pugnale che avevo visto due
settimane prima facendo brillare il suo sguardo folle, mi apparve
davanti agli occhi la figura del neonato piangente negli ultimi attimi
della sua vita.
-
Signore, la prego, andiamo via – sussurrai
all’indirizzo di Piton, anche se non potevano sentirci.
Severus
annuì e mi trascinò fuori dal ricordo.
- Mi scusi, ma
non ce
l’avrei fatta a vedere di nuovo una scena simile…
-
mormorai, sentendomi una codarda facile da impressionare.
- Vuol dire che
hai un cuore, Lauren – replicò lui.
Mentre tornavo
in dormitorio,
dopo essermi ripresa dall’ennesimo shock, iniziò a
girarmi
per la testa il solito tremendo dubbio: perché Severus si
ostinava a farmi vedere quei ricordi?
Note dell'autrice
Altra scorpacciata di Piton, dedicata alle amanti del Potion Master e
della sua vita travagliata. A volte mi chiedo se non stia esagerando a
raccontare tutte queste difficoltà della sua
gioventù,
poveretto lui ç_ç
Spero in ogni caso che vi sia piaciuto e di non esserci andata
giù troppo pesante, a volte mi lascio coinvolgere troppo in
quello che scrivo. Ma lascio a voi l'ardua sentenza.
Prima di rispondere alle recensioni, altre due cosine:
1) Ringrazio tutti i miei lettori e "commentatori", in particolare alice brendon cullen e
giada2000 che hanno aggiunto questa storia tra i
preferiti.
2) Per il primo ricordo di Severus mi sono liberamente ispirata alla
canzone "Through her eyes" dei Dream Theater, la consiglio caldamente a
chiunque voglia farsi un paio di minuti di pianto ^^
mistero: mi
sfugge l'identità del mago biancobarbuto, ma ho colto senza
alcun problema l'antipatia che provi nei confronti di James (ammetto
che ce la sto mettendo tutta per farlo passare senza
possibilità
d'appello dalla parte del torto xD) Comunque quella che hai
citato sembra una frase molto da Sevvie, sicura che in fondo non
l'abbia inventata lui? ^^ Ora che mi ci fai pensare ci vorrebbe una
piccola rivincita su James...cercherò di mettere in cantiere
qualcosa (segue risata diabolica xD)
Meiss:
grazie
per i complimenti e per il commento, è sempre bello ricevere
l'opinione di "gente nuova"! Bellatrix è un personaggio che
non
stimo, ma che trovo piuttosto affascinante. Questo motiva la scelta di
mettere lei e non un Carrow qualunque a compiere quella terribile
azione (P.S. in questa storia Sirius è ancora vivo, prima o
poi
lo farò apparire ^^)
DarkViolet92:
grazie
ancora per i complimenti, l'ho fatto perchè preferisco non
rischiare con i rating. Se vuoi, dammi un parere anche su questo chappy
^^
snapEly: bentornata!
xD Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto (l'ho scritto con
gli occhi umidicci ç_ç) anche se, come hai detto,
i ricordi di Piton
sono quasi sempre dolorosi. Perchè Sevvie continua a far
vedere questi ricordi a Lauren? Non lo so nemmeno io xD
Valery_Ivanov:
se non è piacevole vederli, pensa viverli, povero Piton!
Sulla coppia Draco/Lauren mantengo il segreto professionale ^^
Luciana
Menditegui: in effetti mi vedo James più come
personaggio "immaturo e dispettoso"
piuttosto che
come l'uomo pieno di senso del dovere e di compassione anche se in
teoria, come marito di Lily, dovrebbe esserlo. Bellatrix, come ho detto
a Meiss, è odiosa ma ha un qualcosa di perversamente
affascinante...sarà la sua cattiveria senza limiti?
Yvaine0:
grazie per i complimenti e per il commento, contavo molto sull'avere
una tua opinione! ^^ Daniel in effetti ha fatto un po' la figura del
"cioccolataio", se si capisce cosa intendo, ma nessuno può
sapere se dice la verità o no (cioè, io lo so, ma
non lo
dico perchè altrimenti ti spoilererei mezza storia xD)
Lauren e
Draco ti ringraziano per i complimenti a loro rivolti, lo stesso fa
Sirius, mentre Bella e James si sono ritirati in un dignitoso silenzio
(piccolo momento di delirio). Grazie ancora, spero che anche questo
capitolo ti sia piaciuto!
Elly
Chan:
per un momento mi ero preoccupata, pensando di aver fatto un capitolo
stile "buco nell'acqua", poi mi sono rilassata ^^ La battuta dello
yogurt è abbastanza sciocca, lo ammetto, ma era per
sottolineare
la "non Babbanità" di Piton in confronto a Lauren (che
stranamente, nonostante la parentela magica, conosce molto bene il
nostro mondo senza incantesimi). Daniel invece è un ottimo
osservatore, considerato che per la sottoscritta i nasi sono tutti
uguali xD
|
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Capitolo 22 *** Tra Schiantesimi e compromessi ***
Quindi, dopo questo mese di novembre, intenso dal punto di vista dei
ricordi ma molto scialbo da quello degli avvenimenti recenti,
arrivò ovviamente il mese di dicembre.
- Con grande
dispiacere ti comunico che sono finiti gli allenamenti di Quidditch,
Silente! – mi disse Malfoy con tono solenne, osservando con
attenzione la mia reazione.
Sbuffai, addio
unica possibilità di togliersi la coppia perfetta dagli
occhi e dalla mente.
- Io ho bisogno
di quello sport, Draco! – piagnucolai con tono
d’urgenza – Dovessi passare ore e ore tra le
correnti d’aria cariche di neve tornando in dormitorio
assiderata! –
Blaise
scoppiò a ridere, tirandomi una pacca amichevole sulla
spalla.
- Non dire
sciocchezze, Lauren! Faremo in modo di distrarti in altri
modi… -
Gli sorrisi
debolmente, anche se probabilmente avrei passato il resto
dell’anno in depressione.
O almeno, lo sarei stata fino alla tanto attesa rottura tra Daniel e
Astoria.
Un tintinnio di
cristallo risuonò in tutta la Sala Grande, facendo cessare
il consueto brusio.
- Buongiorno a
tutti, ragazzi! – iniziò a dire nonno Albus
– Solo qualche piccola comunicazione di servizio prima di
lasciarvi il pomeriggio libero per nascondervi in qualche cespuglio con
la vostra dolce metà! –
Gli lanciai uno
sguardo infuocato che sembrò non cogliere.
- Prima di
tutto, tra due settimane inizieranno le vacanze di Natale e per questo
vi chiedo gentilmente di avvertire i Referenti dei vostri dormitori se
resterete qui ad Hogwarts… e anche se tornerete a
trascorrerle a casa! –
I brusii
tornarono. Tutti stavano ovviamente comunicando al loro vicino di
tavolo cosa avrebbero fatto per Natale quell’anno.
Draco mi tirò una gomitata che ignorai spudoratamente.
- Inoltre, come
ci è stato suggerito da tutti i Responsabili di dormitorio,
quest’anno verrà organizzato un attesissimo Ballo
di Natale! –
La Sala Grande
scoppiò in un tripudio di voci, io incrociai le braccia sul
tavolo e ci appoggiai la testa cercando di estraniarmi dalla
situazione.
Ma certo, un
Ballo di Natale. Che meravigliosa idea. Magnifica. Stupenda. Favolosa.
Così
tremendamente idiota.
- Ci scommetto
che c’è sotto lo zampino della Greengrass
– borbottai, ancora chiusa nella mia posizione di protesta.
- Della
Greengrass e del sottoscritto – mi sussurrò Draco
nell’orecchio.
Alzai
improvvisamente la testa, guardando Malfoy come se mi avesse detto che
era dell’altra sponda.
-
Draco… perché l’hai fatto? –
strillai, approfittando della ripresa del vociare di tutti.
-
Perché le feste della scuola sono sempre molto divertenti
– replicò, sfoderando un sorriso a trentadue
denti. Stavo per ricominciare ad odiarlo.
- Silenzio,
silenzio, per favore! – riprese mio nonno – La
professoressa McGranitt mi ha appena ricordato un dettaglio importante!
-
Tutti tacquero
di nuovo, io abbassai di nuovo la testa sul tavolo. Non volevo sentire
quale altra assurdità sarebbe spuntata fuori in quel momento.
- Dato che da
oggi potrete inserire in una delle scatole magiche sparse per la scuola
la vostra opinione riguardo alla riforma provvisoria dell'unione delle
Case, esprimendo la vostra approvazione o il vostro disaccordo, vi
chiediamo di fare in modo di dimostrarci l’utilità
che ha avuto questo progetto… - disse divertito nonno Albus
– suggerendovi di presentarvi in coppie miste, quindi
composte da componenti di Case differenti, al Ballo di Natale! Questo
invito vale soprattutto per i Responsabili dei dormitori, che
dovrebbero dare il buon esempio! –
Il
“suggerendovi” dei professori corrispondeva quasi
sempre a un “dovete farlo”, ne eravamo tutti
più che consapevoli.
Voci entusiaste si levarono dai tavoli, mentre io alzavo di nuovo la
testa riprendendo a fissare Malfoy con sguardo infuocato.
- Anche questa
è una delle tue geniali idee? –
- A dire il
vero, no… - mi rispose, sghignazzando – ma penso
che sia ancora farina del sacco della Greengrass –
Sospirando
scocciata mi alzai, abbandonando a metà il mio arrosto.
- Dove vai,
Lauren?- mi chiese Blaise, sembrando preoccupato per quello che avrei
potuto fare.
- Voglio
convocare una riunione dei Responsabili dei dormitori –
borbottai.
- Ma la abbiamo
fatta meno di una settimana fa! –
-
Già, peccato che io fossi in punizione da Piton! Non
ricordi? –
Draco si
alzò con me, forse temeva che se fossi andata da sola a dire
alla Greengrass della riunione l’avrei uccisa a colpi di
bacchetta.
Paura legittima, direi.
Comunicammo a
tutti che ci saremmo incontrati quel pomeriggio esattamente
lì in Sala Grande.
Quando arrivammo
al tavolo del quinto e sesto anno, Astoria mi sorrise con sguardo
soddisfatto come se fosse stato il suo più grande obiettivo
riuscire ad irritarmi con l’idea del Ballo di Natale.
E l'aveva raggiunto.
Alle tre di
quello stesso giorno, io e Draco stavamo giocando tranquillamente a
scacchi magici in attesa dell’arrivo degli altri
Responsabili.
Rebecca Johnson
e Michael Macmillan furono i primi e si unirono alla partita; Seamus
Twain arrivò correndo tutto trafelato, pensando di essere in
ritardo, mentre era largamente in anticipo; Eleanor Chang e Colin Canon
si unirono a noi, giusto in tempo per vedere la lancetta del mio
orologio scattare sulle tre e mezza. Di Astoria nemmeno
l’ombra.
- Bene, direi
che ci siamo tutti
– dissi sarcastica, sottolineando sull’ultima
parola.
- Veramente
manca Astoria, Lauren – intervenne Colin.
Gli lanciai
un’occhiata che voleva chiaramente dire
“complimenti, hai vinto il premio sveglione
dell’anno!”.
- Possiamo
cominciare anche senza di lei – sussurrò Rebecca,
con una leggera inflessione di odio. Quella ragazza mi era simpatica.
- Direi di
sì, dato che avete iniziato e finito anche senza di me
l’altra volta – dissi, guardando le loro
espressioni imbarazzate – ma non siamo qui per condannare
nessuno! Volevo solo farvi qualche domanda sulla scorsa
riunione… -
- Non puoi farle
a Draco? – chiese Michael, tormentando distrattamente un
pezzo degli scacchi magici.
- No,
perché è una cosa che riguarda tutti voi
– risposi con calma – quindi… per
decidere se suggerire o meno il Ballo di Natale agli insegnanti avete
fatto una votazione? –
Gli sguardi si
puntarono su di me tutti insieme. Eleanor, che forse fu la prima a
riprendersi, scosse lentamente la testa.
- Astoria aveva
detto che si sarebbe occupata lei di tutto, infatti non sapevamo
nemmeno che avremmo poi dovuto fare coppie miste al ballo! –
- Mentre il
Preside ha detto che questo suggerimento veniva da parte di tutti i
Responsabili – sentenziai io seccamente.
- A me non va
molto questa storia delle coppie miste, ad essere sincera –
intervenne Rebecca – insomma, se mi piace un ragazzo della
mia Casa perché non posso invitare lui? –
-
Perché l’ha deciso Astoria, naturalmente
– disse Draco con il suo ghigno divertito.
- Quindi volete
dirmi che nessuno di voi ne sapeva nulla? –
Questa volta
scossero la testa tutti insieme, sentii la rabbia montarmi dentro.
- Bene, allora
andrò a discuterne con mio no… ehm, con il
Preside! –
-
Perché devi andare dal Preside, Silente?
– disse una vocina leziosa che proveniva
dall’ingresso della Sala Grande.
Ci voltammo
tutti per sorbirci l’entrata in grande stile della
Greengrass, accompagnata da Dwight in stile
“cagnolino”.
Mi alzai in piedi, ma Malfoy mi tirò seduta di nuovo con uno
strattone.
- Stai calma
– mi sibilò nell’orecchio, mentre i due
si univano al nostro tavolo.
- Non mi
rispondi, Silente? –
- Certo che ti
rispondo, Greengrass, e la risposta è che sto cercando di
risolvere tutti i casini che hai tirato in piedi – dissi con
voce piatta – e che il tuo cane non può
partecipare alla riunione dato che non è un Responsabile di
dormitorio! –
I suoi due
occhietti celesti si strinsero, accompagnati dall’arricciarsi
del naso, mentre si accomodava al tavolo dove eravamo seduti.
- Io non ho cani
–
- Daniel
né è un ottimo esempio, invece –
Ci alzammo
entrambe in piedi, mentre tutti gli altri (tranne ovviamente Dwight) se
la ridevano sotto i baffi.
- Lo dici solo
perché ha preferito te a me – replicò,
con espressione soddisfatta.
- Certe persone
è meglio perderle che trovarle – sputai io,
lanciando un’occhiata eloquente all’oggetto della
nostra discussione.
Sentii Malfoy
riprendersi dalle risatine e allontanarmi da Astoria, mentre Daniel
faceva lo stesso con lei. I presenti rimasero a guardarci come se si
aspettassero una rissa da un momento all’altro.
- In fondo,
Silente – riprese a parlare Astoria con voce saccente
– nessuno preferirebbe una scialba Mezzosangue come te quando
per la scuola può trovare una meravigliosa Purosangue come
me! –
Nessuno sapeva
che ero una Mezzosangue a parte Draco, Blaise… e Daniel. Mi
liberai dalla presa di Malfoy ed estrassi la bacchetta, tutto accadde
in una frazione di secondo.
- Stupeficium!
– urlai con rabbia. Il corpo privo di sensi di Astoria
descrisse un ampio arco in aria prima di atterrare come un sacco di
patate ai piedi di Daniel. Eleanor e Rebecca urlarono spaventate, i
ragazzi mi fecero un applauso. Draco mi strinse il braccio, mentre
Dwight mi fissava paralizzato.
Puntai la
bacchetta verso di lui, con sguardo omicida.
- E ora tocca a
te, Dwight… così impari a tradire la fiducia di
un’amica! –
- Ferma,
signorina Silente! –
Lupin era
davanti all’ingresso della Sala Grande con la bacchetta in
mano. Abbassai la mia, riponendola nella tasca della veste.
Avevo fatto una cretinata, ne ero consapevole, ma almeno mi ero tolta
lo sfizio di colpire Astoria.
Il professore si avvicinò a noi e puntò la
bacchetta verso di lei.
- Innerva!
–
La Greengrass
sbattè gli occhioni da cerbiatto come se fosse appena uscita
da un coma profondo. Sospirai, era una grandissima attrice.
- Signorina
Silente, devo chiederti di seguirmi nel mio ufficio –
Senza dire una
parola obbedii, ignorando i bisbigli degli altri Responsabili. Non mi
aspettavo sicuramente un’espulsione, ma ero abbastanza certa
che la mia punizione con Piton si sarebbe allungata
all’inverosimile.
Arrivammo nell’ufficio di Lupin, mi sedetti continuando a
tenere lo sguardo basso. Dentro di me sorridevo per quello che avevo
fatto all’odiosa Astoria.
- Lauren, mi hai
molto deluso –
Lo avevo deluso?
Mi dispiaceva, certo, ma non credevo di poter deludere un professore
che conoscevo a malapena.
- Sono
spiacente, signore –
-
Perché l’hai fatto? –
- Mi sono
sentita tradita, signore –
- Severus mi ha
raccontato della storia tra te, Astoria e Daniel… capisco,
ma non posso fare eccezioni per un incantesimo praticato su una
studentessa… –
Alzai lo
sguardo, sbuffando irritata. Possibile che gli affari miei dovessero
sempre diventare di dominio pubblico?
- In questa
scuola nessuno è a conoscenza del rispetto della privacy?
–
- Ti abbiamo a
cuore, Lauren, sei la nipote di Albus… - sussurrò
Lupin con dolcezza.
Alzai gli occhi
al cielo. Ero stufa di quelle paroline per indorare la pillola.
- Insomma, quale
punizione mi aspetta? – chiesi con freddezza.
Remus
sgranò gli occhi, pensando forse che non avrei mai osato
chiederglielo così direttamente.
-
Ehm… credo che dovremmo parlarne con tuo nonno… -
-
Perché sono io o perché è la prassi
per queste situazioni? –
Lupin non mi
rispose, facendomi cenno di alzarmi e di seguirlo. Di nuovo obbedii
senza dire una parola, dandomi da sola la risposta alla mia domanda.
Si andava dal Preside solo perché ero io.
Quando arrivammo
nell’ufficio di nonno Albus, il diretto interessato mi
fissò con severità. Remus si dileguò,
ma non ci feci molto caso.
Scommettevo che mio nonno, con un solo secondo nei miei occhi, avesse
già capito tutto quello che era successo.
- Lauren
Silente! – tuonò con voce profonda ma controllata,
come se avessi appena ucciso qualcuno ma non fossi stata capace di
intendere e di volere – Tu sei una Responsabile! Cosa ti
è passato in mente? –
Non avevo mai
visto nonno Albus scoppiare così, ero abbastanza certa che
non fosse quello autentico.
- Tu, sporco
impostore, cosa ne hai fatto di mio nonno? – scherzai per
alleggerire l'atmosfera.
- Io sono tuo nonno! E
in questo momento mi vergogno di averti come nipote! –
Cosa aveva
detto?! Cosa – aveva – detto?!?
-
Nonno… - piagnucolai, profondamente ferita - …non
ho fatto niente di male! –
Vedendomi
così improvvisamente pentita, si calmò subito.
Era incredibile come fosse capace di passare in un battito di ciglia
dalla modalità “tempesta” a quella
“sole e uccellini cinguettanti”.
-
Lauren… perché non capisci che devi tenere la
testa a posto? Non possiamo permetterci questi passi falsi… -
- Quali passi
falsi? – chiesi indignata – Ho solo lanciato un
innocuo Schiantesimo a una snobbettina che pensa di essere superiore a
chiunque! –
- Non si fa,
Lauren… né alle snobbettine né
a chiunque altro… -
- Quindi secondo
te dovrei stare zitta e buona a farmi insultare e scavalcare?
–
Attesi
trepidante la sua risposta, che però non arrivò.
- Cosa devo fare
per avere la promessa che smetterai di agire in maniera così
impulsiva e ti comporterai come una vera Responsabile? –
Stavo per dire
“nulla”, quando all’improvviso mi venne
l’illuminazione.
- Ho due cose da
chiederti, nonno, se la metti su questo piano… –
Sospirò,
appoggiando il mento sulle mani e i gomiti sulla scrivania. Sapeva che
ero una patteggiatrice tremenda.
- La prima,
è l’annullamento del Ballo di Natale… -
- Non
c’è storia, Lauren – mi rispose con
calma – questo non posso concedertelo, dopo che abbiamo
organizzato tutti i preparativi necessari –
Maledetta
Astoria. Me l’avrebbe pagata.
- Ma nessuno dei
Responsabili è d’accordo con l’idea che
lei ha proposto! – protestai, sperando di ottenere quello che
volevo tirando in ballo le opinioni degli altri.
- Troppo tardi,
Lauren – disse semplicemente.
- Allora voglio
trascorrere il Natale con te al Quartier Generale
dell’Ordine! –
Strinse per un
attimo gli occhi, come se non avesse capito bene. Sospettava qualcosa,
ma non gli diedi modo di entrare nella mia testa.
- E
perché mai? –
-
Perché voglio conoscere quelli che dici tuoi amici –
replicai con sicurezza. Non era il caso di nominare Draco e Narcissa,
troppo rischioso.
- Minerva,
Severus, Remus li conosci già… non
c’è bisogno di lasciare Hogwarts il giorno di
Natale per conoscere gli altri! –
- Ma io voglio
conoscerli – brontolai con il mio miglior tono infantile.
- Ci saranno
anche Harry, Hermione e Ronald, questo lo sai? Se non vai
d’accordo con loro non credo ti piacerà passare il
Natale a Grimmauld Place… -
- Ti prego,
nonno! –
Sembrò
pensarci un po’, prima di annuire ma senza abbandonare il suo
sguardo severo.
- Vada per il
Natale con l’Ordine, ma devi comportarti in modo impeccabile
da ora in poi… e vorrei che iniziassi ad avvicinarti a
Harry, Hermione e Ronald per poter passare una giornata serena, ok?
–
Annuii,
intimamente soddisfatta per come stessero andando bene le cose.
Avevo schiantato
Astoria, detto a Daniel cosa pensavo di lui, ottenuto indirettamente il
permesso di scoprire l’identità di mio padre e
guadagnato la possibilità di passare il giorno di Natale con
mio nonno e il mio miglior amico.
Niente male per
una sola giornata.
Note
dell'autrice
Buon
pomeriggio a tutti! Posto rapidamente questo capitolo piuttosto leggero
rispetto ai precedenti, prima di dedicarmi ai compiti (ovvero la
tragedia quotidiana -.-')
Vi
ringrazio come sempre per il vostro appoggio e perchè
continuate a leggere questa storia che nella mia mente diventa sempre
più lunga... quindi spero di non annoiarvi!
mistero:
questa curiosità purtroppo è uno dei misteri
portanti, quindi temo che non potrò soddisfarla molto presto
^^ comunque sono felice che ti sia piaciuto il momento tenero di
Severus, temevo di averlo trascinato troppo OOC
Yvaine0:
grazie mille! James in effetti è proprio antipatico (il mio
James, almeno...non so se quello della Rowling dovesse fare lo stesso
effetto xD). Fai pure tutte le domande che vuoi, cercherò di
rispondere nel limite del possibile ^^
snapEly:
spero che questo capitolo un po' meno triste ti abbia risollevato l'umore
xD
DarkViolet92:
felice che ti sia piaciuto... Voldemort il padre di Lauren? Chi lo
può sapere! xD
Valery_Ivanov:
diciamo che nell'ultimo periodo sono andata a braccetto con le scene
tragiche e lacrimose ç.ç spero che anche questo
capitolo, seppur meno impegnativo, ti piaccia!
Elfosnape:
cerco di essere costante nella mia promessa del postare
"ogni due / tre giorni" ^^ in effetti Draco è
ormai fondamentale, mentre Severus...sì, l'ho fatto un po'
più umano del solito, ma non volevo eccedere
perchè (come ho detto sopra a mistero) la
paura del troppo OOC è sempre in agguato xD
|
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Capitolo 23 *** Agenzia matrimoniale ***
Tornata dall’ufficio di mio nonno, dissi immediatamente a
Draco che avevo ottenuto il permesso per Natale. Spiegammo tutta la
storia anche a Blaise e Neville, o almeno ci provammo prima che Dwight
entrasse nella Sala Comune.
- Silente,
voglio parlarti! – mi disse con tono perentorio.
- Ma io non
voglio parlare con te, quindi sparisci! – risposi con
freddezza, restando seduta comoda sulla mia poltrona.
- Non riesco a
credere che tu sia diventata così stronza! –
- E io non
riesco a credere che tu mi abbia mentito per tutto questo tempo!
–
- Io non ti ho
mentito! –
- Quindi vuoi
dirmi che non sei innamorato di Astoria? –
I miei amici
seguivano la nostra conversazione come se fosse stata una partita di
tennis.
Prima di entrare avevo visto Daphne, sorella di Astoria, seduta a
studiare con Pansy, quindi sapevo che facendo quella domanda avrei
incastrato Daniel.
- Io…
certo che amo Astoria! –
Si
avvicinò lentamente a me, Blaise scattò sulla
difensiva anche se Dwight sembrava non avere cattive intenzioni.
Si sedette vicino a Neville, guardandomi con sguardo supplicante.
- Lauren, ti
prego… cerca di capire… -
- Io capisco
benissimo! Fino a quando si tratta di prendere il culo Astoria mi
può anche stare bene, ma quando prendi per il culo la
sottoscritta è finita! Non voglio più parlarti,
Daniel! – sibilai, stando bene attenta a non farmi sentire da
Daphne.
Provavo rancore
per il mio ex amico, certo, ma non ero così bastarda da
volerlo mettere io nei guai.
- Io non provo
niente per Astoria, te lo giuro
– sussurrò, con uno sguardo da cane bastonato.
- Allora
perché continui a difenderla e ad uscirci, eh? –
-
Perché devo farmi invitare dalla sua famiglia a Natale,
è l’unico modo per scoprire la verità!
–
Sbuffai con
scetticismo, evitando di guardarlo negli occhi.
Era orribile
come fosse riuscito a instillare di nuovo il dubbio nella mia mente,
facendo in modo di essere classificato dai miei neuroni come non
colpevole.
- Lasciala in
pace, Daniel – disse Malfoy, guardandolo malissimo.
- Draco, guarda
che è la verità! –
- Allora, se
è la verità, stai alla larga e presentati qui
solo quando avrai messo ordine tra i tuoi patetici sentimenti!
– sputò Blaise – Pensavo che fossi un
Grifondoro diverso, invece anche tu hai l’aria da santo e ti
comporti come uno schifoso traditore!
–
Dopo essere
stato insultato in quel modo, Daniel se ne andò senza
replicare. Era incredibile come si fossero prodigati per difendermi da
lui e da me stessa.
-
Ehm… Blaise, dovrei sentirmi tirato in causa? –
chiese con cautela Neville.
- No,
no… tranquillo Nev… -
Ma evidentemente
in quel posto non si poteva stare tranquilli, perché anche
il trio delle meraviglie spuntò dal nulla sedendosi vicino a
noi.
- Lauren
– esordì Potter, dopo una gomitata di Ronald.
- Sì,
Potter? – risposi, sbadigliando vistosamente.
- Tuo nonno ci
ha detto che trascorrerai il Natale con noi –
continuò lui, imbarazzato.
- Non con voi, ma a Grimmauld Place
–
- Guarda che
è la stessa cosa – osservò Hermione.
- Non per me
– replicai seccamente.
- Oh,
è insopportabile! – sbottò la Granger
– Se proprio ci tenete tanto, parlateci voi! –
Si
alzò e se ne andò indispettita fuori dalla Sala.
Malfoy, Zabini e Paciock ridacchiarono.
- Mio nonno vi
ha per caso chiesto di fare amicizia con me? –
- Non
esplicitamente, ma sì – rispose Potter –
anche se tu non mi sembri molto propensa –
- Non mi
piacete, ma si può provare –
Harry e Ronald
annuirono, scambiandosi sguardi concordanti.
- Cosa posso
fare per voi, come tentativo di amicizia? – domandai,
intuendo che avessero qualche favore da chiedermi, se tenevano
così tanto alla mia approvazione.
- Abbiamo
bisogno di due compagne per il Ballo di Natale –
borbottò Ronald, arrossendo fino alle orecchie.
Draco e Blaise
iniziarono a ridere sguaiatamente, Neville se ne andò per
non morire ucciso dalla comicità della situazione.
- Non sono mica
un’agenzia matrimoniale – sentenziai, senza
nascondere un sorrisetto beffardo – inoltre per quanto ne so
voi due siete entrambi felicemente fidanzati –
- Sì,
ma la McGranitt ha detto che le coppie devono essere miste e le nostre
ragazze sono di Grifondoro – replicò Harry.
Cercai di
riflettere. A me non avrebbe di certo cambiato la vista aiutarli a
trovare una compagna usa e getta.
Più o meno sarebbero state così tutte le coppie
di quel Ballo.
- Ok, potrei
anche aiutarvi… avete già qualche idea?
–
- No…
- iniziò a dire Potter.
- A Harry non
dispiace Eleanor Chang – disse nello stesso momento Weasley.
Inutile dire che il suo amico lo fulminò.
- Eleanor?
– chiesi, ignorando le occhiatacce che si mandavano
– Non sarebbe molto difficile, Potter, per una sera credo che
la Chang possa farmi questo enorme
favore -
Il diretto
interessato sembrò offeso, ma non disse nulla in risposta.
- E tu, Weasley?
Chi vorresti per sostituire la Granger? –
Ronald si
stropicciò le mani senza avere il coraggio di guardarmi
direttamente. Immaginavo il divertimento di Draco e Blaise nel godersi
questa meravigliosa scena.
- Per me
è uguale, è solo per far vedere alla McGranitt
che abbiamo fatto amicizie… tanto poi starò con
Mione… -
Feci spallucce,
ero completamente disinteressata a quello che avrebbero fatto poi con
le loro compagne.
L’idea del Ballo a coppie forzatamente miste faceva schifo
anche a me, Astoria l’aveva proposto solo per poterci andare
con Daniel senza essere criticata dai Serpeverde del suo anno.
- Ehi, Marietta!
– urlai all’improvviso, guardando verso la
Edgecombe che si avvicinò.
- Ehi, Lauren!
Come va? –
- No, non
lei… - sentii sussurrare Potter – Non farlo, ti
prego… -
- Tutto ok
– risposi, cercando di capire cosa non andasse in Marietta e
Ronald come coppia provvisoria – Volevo solo chiederti se hai
già un’idea del tuo compagno per il Ballo!
–
Mi
guardò confusa, sicuramente si chiedeva anche cosa ci
facessero Potter e Weasley con me.
- No, non
ancora… perché? –
- Volevo
proporti Ronald come compagno mordi e fuggi per il Ballo! –
Marietta
squadrò Lenticchia come se fosse stato un Vermicolo
schiacciato, Potter si mise la faccia tra le mani, Draco e Blaise
ridevano come dei matti.
- Con Weasley?
Non sia mai! La sua ragazza mi ha fatto uno scherzetto che non mi
dimenticherò mai, io non frequento certa gente! –
mi disse, prima di tornarsene con le sue amiche a spettegolare di
quello che era appena successo.
- Non sono mai
stato così tanto in imbarazzo! Grazie mille!
– borbottò irritato Ronald.
- Beh, scusami
se ho provato ad aiutarti, Weasley! – replicai stizzita
– Potevi dirmi che Hermione aveva fatto qualcosa di poco
carino a quella ragazza! –
Potter mi
spiegò brevemente la storia dell’incanto praticato
dalla Granger sui galeoni dell’Esercito di Silente due anni
prima e la conseguente acne di Marietta come punizione per averli
traditi.
Sospirai rumorosamente.
- Ok, niente
Edgecombe… - dissi, cercando nella mia mente il nome di una
abbastanza pazza da accettare di andare al Ballo con Lenticchia
– ci penserò… ora lasciateci in pace,
per favore! –
I due se ne
andarono, Blaise andò a chiamare Neville e finalmente
riuscimmo a raccontare tutta la storia della lettera di Narcissa senza
interruzioni.
La mattina
seguente, durante l’ora di Trasfigurazione, iniziai a
stendere la risposta che avremmo dovuto mandare subito dopo pranzo alla
madre di Draco. Minerva sembrò non notare la mia distrazione
mentre spiegava il metodo migliore per Trasfigurare un naso a patata in
uno schiacciato.
A dire la verità, pensavo che non l’avrei
ascoltata comunque dato che per me erano due cose praticamente uguali.
- E quindi
dovete solo fare questo gesto con la bacchetta, così!
– disse Minnie, probabilmente facendo qualcosa di buffo dato
che provocò le risatine di Blaise e Draco.
- Cosa trovate
divertente di questa situazione, signor Zabini e signor Malfoy?
– chiese seccamente la McGranitt, avvicinandosi a noi.
Mi affrettai a nascondere le prime righe della lettera sotto il libro
di Trasfigurazione.
- Cosa ha appena
tentato di occultare alla mia ottima vista, signorina Silente?
–
- Nulla,
professoressa –
- Voglio vedere
il foglio! – ordinò con sguardo severo.
Presi lentamente
la pergamena, dicendo nella mia mente “Evanesco”.
Speravo che funzionasse. A giudicare dallo sguardo incolore della
McGranitt, ci ero riuscita.
- Vorrei che mi
prestasse un po’ più di attenzione, signorina
Silente! –
- Certo,
professoressa – risposi. Appena si voltò le feci
una fugace linguaccia, facendo ridacchiare di nuovo i miei due compagni
di banco.
Mentre ci
esercitavamo nel cambiamento dei nasi, Malfoy lanciava delle occhiate
curiose alla pergamena incriminata.
- Ti ha
costretta a cancellare tutta la lettera, in pratica? –
Annuii,
evidentemente seccata.
-
Continuerò a Pozioni, tanto Piton ha detto che oggi faremo
teoria –
Era quello che
speravo. Invece, quando arrivammo nei Sotterranei, tutti i calderoni
stavano già ribollendo.
- Maledizione
– sussurrai all’indirizzo di Draco, neanche troppo
silenziosamente.
-
C’è qualche problema, signorina Silente?
– chiese Severus, rivolgendomi uno dei suoi soliti sorrisetti
beffardi.
- Certo che no,
signore – risposi, assicurandomi di suonare velatamente
sarcastica.
Devo ammettere
che adoravo mantenere i nostri soliti modi di fare quando eravamo
davanti a tutti, rendeva la situazione molto più semplice da
gestire.
Anche se ogni
volta che pensavo al momento in cui ci eravamo abbracciati, entrambi
così fragili, sentivo qualcosa di strano muoversi dentro di
me.
Mi riscossi da quel pensiero che mi avrebbe portata ad inutili
distrazioni.
Piton chiuse
come al solito la porta e dopo essersi assicurato della presenza di
tutti puntò la bacchetta contro la lavagna, costringendo il
povero gessetto a scrivere.
- Pozioni. Da.
Riconoscere. – recitò, calcando su ogni parola con
enfasi – Avremmo dovuto affrontare la Felix Felicis e altri
tipi di pozioni, ma dato che non sembrate esserne in grado e che non
posso continuare a fare teoria fino alla fine dell’anno,
credo sia opportuno che impariate almeno le basi pratiche del
Pozionismo Avanzato –
Nessuno
fiatò mentre le pozioni, tutte diverse da quello che potevo
vedere, ribollivano pigramente nei nostri calderoni.
- Compito di
oggi – riprese Piton – è riconoscere la
pozione che avete davanti a voi –
Si
fermò, fulminando Lavanda Brown che stava sfogliando
qualcosa. Le si avvicinò, strappandoglielo dalle mani.
- Senza
l’ausilio del libro di testo – sentenziò
con un sorrisetto tirato – altrimenti sarebbe troppo
semplice. –
Vidi la Granger
alzare la mano, sperai che Piton la ignorasse. E in effetti lo fece.
- Dovrete
inoltre scrivere gli ingredienti utilizzati per prepararla in
proporzione esatta. Ma per questo avete tempo fino alle vacanze di
Natale. A questo proposito vi invito a comunicarmi il prima possibile
se resterete al castello o tornerete alle vostre… dimore. –
concluse, continuando spudoratamente a non considerare Hermione che si
arrese e abbassò la mano con aria contrita.
- Abbastanza
semplice – disse Draco, dietro di me.
- Se lo dici
tu… io non so nemmeno da dove iniziare – gli
risposi, senza voltarmi.
Mi
arrivò tempestivamente un bigliettino con le istruzioni.
Malfoy era un vero asso in Pozioni, dovevo ritenermi fortunata ad
averlo come amico. E per fortuna aveva una calligrafia leggibile.
1)
Osserva il colore e i segni particolari.
Fissai
ostinatamente l’intruglio trasparente che avevo davanti, con
la superficie liscia come una tavola. Non mi diceva niente.
2) Annusala cercando
di coglierne l’aroma.
Eseguii
l’ordine, ma non sentivo un bel nulla se non
l’odore acre del fuoco verde che bruciava sotto il calderone.
3) Indossa i
guanti di pelle di drago e prelevane una piccola parte. Con la
bacchetta di ferro cerca di capirne la consistenza.
Feci come
scritto, ma quando vi misi dentro l’esile tubicino di ferro
mi sembrava di muoverlo nell’aria da tanto il liquido era
leggero.
E dopo tre secondi, metà del suddetto tubicino era corrosa.
-
Sarà un veleno? - sussurrai, cercando di fare supposizioni
plausibili.
- Non si parla,
signorina Silente! – disse Piton, mentre sentivo i suoi
inconfondibili passi avvicinarsi.
Con abile gesto,
nascosi nella manica della mia veste il bigliettino di Draco. Severus
si piazzò davanti al mio calderone fissandomi con aria
critica.
- Non
è ancora arrivata a nessuna conclusione? –
Alzai lo
sguardo, notando che persino Potter aveva iniziato a scribacchiare
qualcosa su un pezzo di pergamena. Mi sentivo un po’ una
capra ignorante.
- No, signore
–
- A cosa si deve
questo calo di rendimento, signorina Silente? –
Non risposi.
Piton non ci fece molto caso, mi lasciò uno dei suoi soliti
“inviti” da punizione sul tavolo di fianco al mio
calderone e tornò alla sua scrivania.
Estrassi di
nuovo il biglietto di Draco, la mia unica salvezza per non essere
disconosciuta da Severus.
4)
Bevi una goccia della pozione per essere certa dell’effetto
senza rischiare troppo.
Presi un mestolo
e assaggiai il minimo consentito di pozione.
Sapeva di acqua
calda.
Ma che accidenti
era? Presi un altro sorso, e un altro, fino a quando non fui convinta
che sapesse davvero di acqua e nient’altro.
-
L’ora sta per terminare. Avete individuato tutti la vostra
pozione? –
- No –
risposi senza volerlo.
Piton mi
guardò come se fossi impazzita all’improvviso.
- Ci sono
problemi, signorina Silente? –
- Sì
–
Lo vidi
stringere gli occhi, come le mie parole fossero un insulto personale.
- Crede di
essere divertente con questa messinscena? –
- Non molto, ma
non posso farne a meno –
Sentii molti
Grifondoro ridacchiare e Malfoy sibilare a Zabini un “ma che
cosa le prende?”.
-
Potrà farne a meno con un altro mese di punizione?
– chiese Piton con voce fredda, formulando la sua tipica
domanda retorica.
- No, non penso
–
Sbigottito per
la mia maleducazione, cosa che sorprendeva anche la sottoscritta,
fissò per un attimo il mio mestolo sporco di Pozione
appoggiato sul tavolo.
- Ora capisco,
signorina Silente… lei ha bevuto la pozione nel suo
calderone? –
- Certo, signore
–
- Questo
è un grosso problema... - commentò lui con
sguardo torvo - ...davvero
un grosso problema -
Note
dell'autrice
Buongiorno
a tutti! Approfittando di questo meraviglioso giorno che si chiama
domenica, ho postato un altro capitolo ^^
Ringrazio
come sempre tutti voi, in particolare Aleteia, ArtemisLover e fio90
che hanno aggiunto la storia tra le preferite o le seguite.
A chi
avesse gradito il capitolo 21 "Lacrime di dolore", consiglio di dare
un'occhiata alla mia nuova one-shot "Shamandalie"
nella quale sono contenute le parole scritte da Severus nella lettera
che ha lasciato nella tomba di Lily.
Dopo
la pubblicità gratuita, rispondo alle recensioni:
Valery_Ivanov:
perchè sporcarsi le mani quando si possono
risolvere le cose in modo pulito ma altrettando efficace? xD Spero che
anche questo capitolo ti sia piaciuto, nonostante la presenza assidua
di Daniel ^^
ArtemisLover:
un nome nuovo! ^^ Grazie per i complimenti e per aver commentato, se ti
va fammi sapere cosa ne pensi anche di questo ultimo capitolo :)
Luciana
Menditegui: sai che me lo chiedo anch'io dove trovo il
tempo? Ma quando l'ispirazione mi prende, c'è poco da
fare...purtroppo fino a quando non metto giù la storia che
ho in mente non riesco a concentrarmi su nient'altro, quindi scrivo
rapidamente e poi mi tuffo nei compiti -.-'
Spero
che anche questo chappy sia stato di tuo gradimento!
DarkViolet92:
Lauren vs Astoria, chi vincerà? Per quanto riguarda la tua
supposizione, io ho la bocca cucita (altrimenti che gusto ci sarebbe a
spoilerare tutto? xD)
Yvaine0:
Lauren è stata davvero impulsiva (una grande, ma impulsiva
xD) ma per fortuna è riuscita a non farsi mettere in
punizione...anzi, ci ha pure guadagnato! Cosa pensi che possano
combinare? Sono due così bravi ragazzi U_U (l'importante
è crederci xD)
mistero:
senza dubbio ne accadranno ancora di tutti i colori prima di
Natale...grazie per il commento!
|
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Capitolo 24 *** Una goccia di verità ***
- Perché dice così? – chiesi
terrorizzata, pensando di aver ingerito un qualche veleno mortale.
-
Perché si tratta di Veritaserum – rispose il
professore con un sorrisetto beffardo.
Veritaserum.
La situazione,
vista a
posteriori, poteva anche sembrare comica. Ma viverla momento per
momento era la cosa peggiore che mi fosse mai capitata.
Tutti gli altri
studenti se
ne andarono rapidi dalla classe, dopo aver consegnato le pergamene con
il nome della pozione che avevano individuato, mentre Draco e Blaise
decisero di restare con me ad aspettare che Piton scoprisse per quanto
tempo non avrei potuto fare a meno di dire la verità.
- Io ti avevo
detto di berne
solo una goccia, Silente! – mi sussurrò Malfoy,
cercando
di non farsi sentire dal professore.
- Lo so, Draco,
ma sapeva di acqua calda! –
- Quindi non
sapevi che fosse Veritaserum? –
- Secondo te
l’avrei bevuta, se l’avessi saputo? –
Severus si
avvicinò a noi, guardandomi dritta negli occhi.
- Dimmi,
è stata tua l’idea di bere la pozione? –
- No, signore
– risposi immediatamente. Ma perché non mi mordevo
la lingua?
- E allora di
chi, signorina Silente? –
- Di Draco
– mormorai, sperando che non mi capisse.
Gli occhi neri
di Piton si spostarono su Malfoy con severità.
- Signor Malfoy,
sai che è una idiozia questo suggerimento? –
- Sì,
signore, mi scusi – replicò Draco, senza
dimostrare il minimo pentimento.
- In ogni caso,
signorina
Silente, da quello che ho visto credo che fino a questa sera
sarà sotto l’effetto del Veritaserum –
Alzai gli occhi
al cielo. Ma
perché non era un veleno? Avrei preferito morire piuttosto
che
passare un’intera giornata a spifferare gli affari miei a
mezza
scuola!
- Per questo,
signor Malfoy e
signor Zabini, vi affido la custodia della vostra amica in modo che
venga protetta da quello che potrebbe involontariamente dire –
Mi sentivo
già più tranquilla, mi fidavo di loro. O forse no.
- Grazie,
professor Piton – dissi con gratitudine, questa volta
più che volontariamente.
- Questo non
vuol dire che
non pagherete pegno per aver dato e accettato un suggerimento,
signorina Silente e signor Malfoy – sentenziò
seccamente.
Ti pareva.
Ricordati, Lauren, non c’è mai limite al peggio.
- Questa sera
verrete entrambi
nel mio ufficio –
Quella sera?
Entrambi? Nel suo ufficio? Era per caso impazzito?
- Ora potete
andare –
- Ma professore,
questa sera avremmo avuto… -
- La tua
punizione, signorina Silente! Ho. detto. che. potete. andare.
–
Nessuno di noi
ebbe il coraggio di replicare a quell’ordine poco velato.
Mi alzai docilmente dalla sedia e feci per seguire i miei due amici, ma
Piton mi sbarrò il passaggio.
- Anzi, prima
dovrei farle
qualche domanda, signorina Silente – disse lui con una voce
che
mi fece rabbrividire – potete aspettarla fuori, vero?
–
Malfoy
annuì interdetto, ma uscì con Blaise dalla
stanza.
Mi sentivo come un coniglio abbagliato dai fari di un'automobile che
stava per investirlo ad altà velocità.
-
Ehm… non è
legale interrogare gli studenti sotto effetti di incantesimi e pozioni
– esordii, cercando di risvegliare in lui il senso della
giustizia – lo sa, vero? –
- Certo
– replicò Piton con il suo tipico sorrisino da
presa in giro.
- Quindi non
capisco per quale motivo mi sta trattenendo – continuai con
voce affabile, mascherando la mia paura.
Cosa aveva intenzione di chiedermi?
- Come ti
chiami? –
- Lauren Cassidy
Alexis Katherine Silente – mormorai di botto, senza potermi
controllare.
Guardai il
professore con sguardo torvo, non capendo cosa ci fosse di
così divertente nel farmi quelle domande inutili.
- Quanti anni
hai? –
- Diciassette
– borbottai irritata – ma perché me lo
chiede? Lo sa già! –
- Sono solo
delle prove per
verificare l’efficacia della pozione – rispose con
calma
– ora passiamo alle cose serie –
Che genere di
cose serie? Non mi sembrava di aver fatto niente di male!
- Cosa pensi di
Voldemort? -
Sgranai gli
occhi sbalordita. A cosa avrebbe mai potuto servigli la mia risposta?
La mia lingua, disconnessa dal cervello, provò
l’impulso
di spiattellare subito tutto quello che provavo nei confronti di
quell’uomo.
- Essere
disgustoso. Lo odio. – dissi, sforzandomi di rispondere in
modo stringato e poco interessante.
- Avresti altro
da dire? –
- Sì
– replicai, sfidandolo con gli occhi a strapparmi altre
parole di bocca.
In fondo era un
Veritaserum, non una Maledizione Imperius. Si trattava solo di misurare
le parole.
- Vedo che hai
capito come
gestire questo svantaggio, signorina Silente – disse lui con
aria
di approvazione – pensavo che avrei dovuto farti domande
più imbarazzanti per farti capire il meccanismo della
dissimulazione –
- Vuole dirmi
che era una prova e non aveva intenzione di farmi spiattellare ogni mio
più recondito segreto? –
Alzò
un sopracciglio come se le mie parole gli avessero fatto venire in
mente un’idea geniale.
- Oh
no… - sussurrai,
maledicendo la mia linguaccia lunga – non era un
suggerimento!
Non le è consentito farlo, no? –
- Solo una
domandina,
signorina Silente – replicò lui, forse felice di
poter
approfittare di quel momento di potere assoluto sulla mia
volontà – ti sei fatta strane idee sul
nostro…
mmm… gesto di affetto di qualche sera fa? –
La prima
risposta che mi
passò sulla punta della lingua voleva essere di diniego, ma
non
c’erano dubbi sul fatto che non avessi le idee molto chiare
al
riguardo.
- Non lo so
– confessai
imbarazzata – ma non credo che lei volesse comunque darmi
segno
di amore sconsiderato o altro –
L’ombra
di un sorriso spuntò sulle sue labbra sottili, come se
avessi detto qualcosa di ridicolo.
- Quindi non hai
mutato opinione su di me? –
- Se ho cambiato
opinione su di lei, il merito non è di certo attribuibile
all’abbraccio di qualche sera fa –
- E allora a
cosa? –
- Ai suoi
ricordi –
Ci guardammo
intensamente.
Era terribile essere costretta a non nascondere nemmeno un singolo
pensiero ed essere martellata da domande piuttosto intime.
- Quindi
possiamo con
tranquillità e sicurezza sostenere che non provi niente per
me?
– chiese con tono piatto e impassibile.
- Niente
è un termine
piuttosto riduttivo… - mi interruppi mordendomi la lingua,
sentendo che sarebbe stato compromettente dire altro.
- Con questo
cosa vuoi dire? – mi incalzò lui, con tono
impaziente.
- Io le voglio
bene,
professore, ma non vorrei che queste mie parole venissero interpretate
come un modo per fare la ruffiana ed entrare nelle sue grazie
–
sussurrai con tono bassissimo.
Nonostante
quello, ero certa che non si fosse perso una sillaba della mia
confessione.
- Ora puoi
andare, ci vediamo stasera –
Mi ero aspettata
un qualche commento, un’esplosione di rabbia, ma non
ricevetti niente di tutto questo.
Proprio come me,
Severus sembrava deciso a lasciarsi alle spalle ogni gesto di affetto
che gli veniva posto davanti.
Non lo biasimavo
per quello.
Uscii dalla
classe di Pozioni
senza dire una parola, certa che prima di quella sera la mia frase
sarebbe stata dimenticata in superficie ma scolpita nella sua mente.
Per evitare
eventuali persone
pericolose e le loro domande a tradimento, Malfoy mi costrinse ad
andare con lui nella stanza ormai denominata “Tana del
Serpente” mentre Zabini andava a rifornirsi di cibarie nelle
cucine.
Solitamente non avevo paura di restare da sola con Draco, ma dato che
quel giorno ero costretta a dire la verità la cosa non mi
andava
molto a genio.
Soprattutto dopo
l’imbarazzante esperienza avuta con Piton.
- Non sei
riuscita a scrivere la lettera che dovremo mandare a mia madre, vero?
–
- No, come hai
visto sembra una congiura contro di noi – replicai con
amarezza.
- Ti va di farla
adesso? –
- Non molto
– sospirai, senza riuscire a trattenermi.
Draco mi
guardò divertito, mentre girava attorno alla mia poltrona
come uno squalo affamato.
Anch’io ero affamata, ma non di risposte come invece sembrava
lui.
- Non ce la fai
proprio a mentire, eh Silente? –
- No, e spero
che tu non ne voglia approfittare – gli dissi con tono
incolore.
Per tutta
risposta, il Serpeverde si sedette davanti a me ghignando.
- Sentiamo,
Silente, cosa ne pensi di me? –
Trattenni la
risposta dentro
di me il più a lungo possibile, ma a un certo punto la mia
lingua partì da sola, impossibile da fermare.
- Penso che tu
sia un ragazzo
fragile che si nasconde dietro all’apparenza costruita per
anni
grazie a un cognome temuto e che in realtà tu sia di animo
migliore di quelli che sono designati come eroi e in realtà
sono
ipocriti. La tua freddezza e il tuo essere altezzoso ti rendono spesso
antipatico e insopportabile, ma sono il guscio che ti protegge dal
mondo esterno. Abbiamo caratteri molto simili e per questo andiamo
d’accordo… e per quanto entrambi crediamo di poter
fare
uno a meno dell’altro io penso che… - mi morsi
violentemente la lingua, sentendo il sapore del sangue, ma non
servì a fermarmi - …che tu sia il mio migliore
amico.
–
Alla faccia
dell’abilità nella dissimulazione che mi aveva
attribuito
Piton. A momenti non avevo confessato anche il mio codice fiscale.
Draco non fece
una piega, si alzò per andare ad aprire la porta a Blaise
che aveva appena bussato.
- Sono riuscito
a recuperare
qualche panino – disse Zabini trionfante – e una
meravigliosa torta alla melassa! –
- Bel colpo,
Blaise! – rispose Malfoy, occhieggiando con
avidità il dolce all’apparenza soffice e gustoso.
- Cosa avete
fatto mentre ero via? –
Draco mi
guardò con un pizzico di malizia, sapevo che stava per
mettermi di nuovo alla prova.
- Abbiamo
parlato del più e del meno… vero, Lauren?
–
- No, stavo
dicendo a Malfoy che lo considero il mio migliore amico –
Mi infilai in
bocca un panino, in modo da non far uscire ulteriori informazioni dalla
mia bocca.
-
Silente/Malfoy, chi avrebbe mai pensato a questi due cognomi associati
come amici? – osservò Blaise, pensieroso.
- Noi non siamo amici,
Blaise – replicò Draco, come se quella parola
fosse stata
sinonimo di qualcosa di disonorevole – noi siamo
semplicemente soci in
affari… quindi, Silente, non ti illudere!
–
La sua voce
sembrava pensare
davvero quello che aveva detto, i suoi occhi parlavano in un altro
modo. Ma non avevo voglia di discutere.
- Cosa pensi di
Blaise, invece? – mi chiese a tradimento.
Lo fissai con
sguardo
omicida, mentre mi infilavo il resto del panino in bocca tentando di
soffocarmi. Entrambi scoppiarono a ridere, forse divertiti
dall’espressione combattuta dipinta sulla mia faccia.
- Non importa,
non importa… - disse Zabini con un sorriso –
faccio anche a meno della risposta, Lauren! –
Mi rilassai,
riprendendo a masticare regolarmente.
Il resto del pranzo lo passammo davvero a discutere del più
e del meno.
Nel pomeriggio, mentre i due ragazzi discutevano a proposito di chi
avrebbero invitato al Ballo, mi misi a scrivere la lettera a Narcissa.
Gentile signora
Malfoy,
la ringrazio per
la sua
disponibilità e la sua comprensione nei miei confronti. I
suoi
consigli mi sono stati molto utili e per questo le comunico che potremo
vederci presto in occasione di Natale, avendo ottenuto il permesso di
mio nonno per trascorrerlo a Grimmauld Place.
Draco mi ha
incaricata di
scrivere questa lettera in risposta alla sua perché riteneva
fosse educato da parte mia porgerle il prima possibile i miei
ringraziamenti. Suo figlio sta bene e le confesso che spesso non saprei
cosa fare senza il suo appoggio continuo.
Per quanto io sia
priva di
grandi poteri o influenza su altri maghi, la prego di informarmi se
avrà bisogno di qualcosa perché, essendole
debitrice,
farò il possibile per aiutarla.
A presto.
Lauren C. A. K.
Silente
Quando la feci
leggere a Draco, annuì con aria di approvazione.
- Potresti
togliere la frase
che riguarda me e il mio appoggio, se vuoi evitare domande sconvenienti
– sentenziò sghignazzando malizioso – ma
nel
complesso direi che va abbastanza bene –
- Avete deciso
con chi andrete al Ballo? – replicai, con altrettanta malizia.
- Certo, ma non
te lo diciamo… - rispose Blaise con aria misteriosa.
Feci spallucce,
ero felice di non dover fare l’agenzia matrimoniale anche per
loro.
Andare alla
punizione di Piton in compagnia di Draco mi faceva uno strano effetto.
Ero troppo abituata a camminare in solitudine per quei corridoi,
immersa nel buio e nell’umidità più
totali.
Ma avendo dovuto spedire la lettera via gufo poco prima, avevamo
convenuto che andare insieme era l’unica soluzione consentita
e
comunque grazie alla presenza di Draco forse non avrei dovuto sostenere
un altro pseudo interrogatorio.
- Hai paura,
Silente? – mi chiese quando arrivammo davanti alla porta
chiusa.
- No –
risposi seccamente – perché dovrei? –
- Non so
– replicò lui con un sorriso smagliante.
Ignorandolo
completamente, entrai diretta nell’ufficio di Severus,
seguita da Malfoy.
- Buonasera
– esordii educatamente, accomodandomi al mio solito posto
davanti alla scrivania.
- Non
è ancora passato l’effetto del Veritaserum, vero?
– chiese Piton senza guardarmi.
- No, signore
–
Aveva già "dimenticato" quello che gli avevo confessato,
proprio come avevo previsto.
-
Signor Malfoy, siediti – disse a Draco, che era ancora in
piedi tutto rigido.
Quando entrambi
fummo belli comodi, Severus alzò lo sguardo.
- Anche questa
sera, senza eccezioni, farete un bel tuffo nel passato…
avete domande? –
-
Perché anche Draco, signore? –
-
Perché anche lui deve essere punito, naturalmente
– rispose Piton con tono che non ammetteva repliche.
Ma purtroppo per lui, replicai.
- Aveva detto
che questa punizione per via ricordi sarebbe stata utilizzata solo su
di me –
Mi
guardò con due occhi simili a pezzi di ghiaccio, ma
sembrò rispondere sinceramente.
- Questo ricordo
interessa entrambi, quindi ho colto l’occasione –
-
Chissà cosa
penserebbe Potter se sapesse che noi due in punizione guardiamo
l’album dei ricordi mentre lui dovrebbe sventrare salamandre
e
ratti – sghignazzò Draco, prima di ricordarsi che
era in
presenza di Piton.
Un sorrisino
increspò
le labbra del professore, in fondo gli insulti a Harry erano sempre ben
accetti, ma sparì subito.
- Non credere
che sarà piacevole, signor Malfoy –
Draco
diventò subito serio, una piccola ruga di preoccupazione
solcava la sua fronte.
- Potete andare
– disse, indicando il Pensatoio.
Dopo un attimo
di esitazione, sia io che Malfoy entrammo nel bacile di pietra.
Eravamo
sull’orlo di un precipizio, sotto il quale si infrangevano le
onde del mare. Il sole splendeva pallido sopra di noi e da lontano
riconobbi le torri candide e slanciate del palazzo di Beauxbatons.
Severus e Lucius Malfoy stavano guardando esattamente verso la mia
ex-scuola, mentre un ometto piccolo con il muso di un topo era seduto
sotto le fronde di un albero lì vicino.
-
Lucius,
io non capisco il perché di questo accanimento verso quella
ragazza – borbottò Severus, con aria estremamente
contrariata.
-
Il Signore Oscuro ha detto che vuole occuparsi direttamente di lei, noi
non discutiamo gli ordini –
-
Ah, certo… quindi vuoi rischiare di farti mandare ad Azkaban
per tentato rapimento di una streghetta qualsiasi? –
-
Quella
non è una streghetta qualsiasi, se il signore Oscuro la
vuole… ma perché tutta questa riluttanza, Piton?
–
chiese Malfoy, con uno sguardo pieno di insinuazione.
-
Perché è una ragazzina, Lucius… ha
l’età di tuo figlio! –
-
O perché è una Silente, eh? –
Codaliscia,
per qualche motivo non precisato, si mise a sghignazzare. Gli sguardi
gelidi di Piton e Malfoy si posarono su di lui.
-
Minus,
tu non dovresti già essere dentro quella scuola a scattare
la
foto alla ragazzina? – chiese con voce melliflua il padre di
Draco.
-
Se non mi date la Polisucco io non posso farlo –
replicò tremolante l’uomo topo.
Piton
gli
lanciò una provetta con dentro la Pozione e Minus corse via,
probabilmente per trasformarsi al riparo da occhi indiscreti.
-
E in
ogni caso non vedo dove sia il problema dell’età
di mio
figlio, Piton – riprese Malfoy – una volta che la
Maxime
l’avrà buttata fuori dal suo college, ci saranno
due
possibilità: la prima è che riusciamo a beccare
la
streghetta appena uscirà in solitudine dal
portone… -
Severus
sbuffò vigorosamente.
-
Albus non è così stupido… -
-
Bene,
allora la terrà con sé ad Hogwarts –
continuò Lucius – e a quel punto Draco se la
farà
amica e ce la consegnerà facilmente portandola fuori dai
confini
di Hogsmeade il prima possibile… è tutto
così
semplice! –
-
Non
capisco la tua voglia di coinvolgere Draco in queste cose, Lucius
– disse freddamente Piton – Dovresti sperare che
tuo figlio
non segua le tue orme! –
-
Perché no? Quando avremo in mano questa Silente, libereremo
il
Signore Oscuro da Azkaban e Draco avrà tutti i
ringraziamenti
per essere stato un valido complice in questa consegna! –
-
Ne dubito, Lucius… -
-
Cos’è questa sfiducia, Piton? –
sbottò
indispettito Malfoy – Non credi più nel nostro
Signore?
Stai diventando un Babbanofilo come Albino Silentuccio? –
-
Vorrei
solo sapere perché dovremmo rapire una banale sedicenne che
il
Signore Oscuro non ha mai visto giusto per portargliela come
giocattolino… se e quando riusciremo a tirarlo fuori da
Azkaban!
–
-
Proprio
non ti capisco più, Severus… -
sentenziò Lucius,
con le sopracciglia aggrottate e gli occhi sospettosi. Tirò
fuori dal mantello una pergamena arrotolata, sigillata con ceralacca
nella quale era impresso il simbolo della Congrega Oscura.
-
Non ti capisco nemmeno io, Lucius… - mormorò
Piton di rimando, ma Malfoy sembrò non sentirlo.
Io
e Draco cercavamo di guardarci il meno possibile, quel ricordo era
abbastanza imbarazzante da vedere fianco a fianco.
Pochi attimi dopo arrivò Codaliscia sventolando quella che
sembrava una foto.
La diede a Malfoy, riconobbi me stessa un anno prima vestita da
studentessa di Beauxbatons.
-
Carina… - disse Lucius, con un sorrisetto beffardo
– Non
adorabile o particolarmente bella, ma carina…
chissà se
il Signore Oscuro ne lascerà un pezzettino a Draco dopo
averne
fatto quello che vuole… -
Avvampai
indignata, se non fosse stato un ricordo sarei già stata
addosso a Lucius Malfoy per ucciderlo con le mie mani.
Draco, vicino a me, sembrò arrossire a sua volta.
-
Non dire scemate, Lucius – disse seccamente Severus
– manda quel gufo e andiamocene –
Malfoy
chiamò una grande civetta nera, legò la pergamena
e la
mia foto alla zampa dell’animale e si diresse verso
l’entrata della scuola con Codaliscia.
Severus
restò fermo davanti alla scogliera.
Piton ci
aspettava fuori dal Pensatoio con espressione seria.
Io ero ancora rossa di rabbia, Draco sembrava invece senza parole.
Probabilmente stava pensando che suo padre era il più grosso
verme vigliacco della terra.
Io lo pensavo.
- Questo
è stato prima
che mi schierassi ufficialmente contro la Congrega Oscura –
ci
informò Piton – ero solo una spia abbastanza abile
–
- Quando
è stato? – chiesi, cercando di distrarmi dai
commenti di Lucius Malfoy sulla mia foto.
- Quando ho
mandato subito
dopo a Madame Maxime una lettera dicendo di spedirti in Inghilterra, di
non lasciarti uscire da sola dalla sua Accademia –
mormorò
lui – ma Lucius è poi tornato indietro, mi ha
scoperto, ha
cercato di uccidermi… non ci è riuscito,
naturalmente,
dato che sono qui… -
- Quindi lei mi
ha salvato la vita? – sussurrai, cercando di guardarlo negli
occhi che continuavano a sfuggirmi.
- Potete andare
–
Non sarei
riuscita a cavare nient’altro dalla sua bocca, ormai lo
sapevo, per questo uscii dall’ufficio con Draco.
Era stranamente silenzioso.
-
Drake… cosa c’è che non va? –
gli chiesi con dolcezza.
- Sai,
Lauren… a volte
è meglio non avere un padre, piuttosto che averne uno come
il
mio – replicò con amarezza.
Non sapevo
perché, ma mi sentivo di concordare con quello che aveva
appena detto.
Note
dell'autrice
Posto
rapidamente questo capitolo, quindi scusatemi se darò
risposte molto stringate alle vostre (sempre gradite) recensioni.
Vi
ringrazio come sempre, in particolare leonedifuoco e nana97
che hanno aggiunto la storia tra i preferiti o le seguite.
Spero
che questo capitoletto un po' più lungo vi piaccia!
Have
fun!
DarkViolet92:
grazie mille! E complimenti per l'intuito (anche se sono stata molto
scontata, lo ammetto ^^)
mistero: complimenti
anche a te per l'intuito! Anche se Lauren non ha confessato amore
eterno, diciamo che ci è andata vicino... pensi che per ora
possa bastare? xD
Yvaine0: sei
la prima fan del "mio" Blaise (inteso come Blaise di questa storia),
per quanto ne so! ^^ Ho deciso di dargli spazio perchè nei
libri viene spesso solo citato, poveretto...
Valery_Ivanov:
eeeesatto! xD Grazie mille per i complimenti, ho rispettato anche con
questo capitolo le tue aspettative? ^^
Elly Chan:
Veritaserum, proprio come temevi ^^ Astoria è tremenda,
vero? Diciamo che mi sto impegnando per dipingerla come la tipica
ragazza bellissima fuori che si comporta come una che dentro non ha
altro che cattiveria pura...
Luciana
Menditegui: grazie per i complimenti e in bocca al lupo
per la scuola! P.S. Ho notato solo ora che hai come nickname il nome di
uno dei personaggi del Mondo di Patty... sbaglio? xD
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Capitolo 25 *** Favori e ragazze ***
Dato
che è il 25esimo capitolo volevo fare un ringraziamento
riassuntivo a chi ha aggiunto la storia tra le preferite:
1
- ahlys07
2
- alice brendon cullen
3
- ArtemisLover
4
- aXce
5
- DarkViolet92
6
- Elly Chan
7
- giada2000
8
- Gin_ookami97
9
- La principessa mezzosangue
10
- leonedifuoco
11
- Meirouya
12
- nana97
13
- natalia
14
- Potter92
15
- ragazzapompom
16
- ryry
17
- sebadas
18
- Sheilin
19
- Stabuck
20
- sweet_cullen
21
- Valery_Ivanov
22
- yOleBaia
e
tra le seguite:
1
- AdelinaBlaBla
2
- Aleteia
3
- alida
4
- Atari
5
- aXce
6
- cielo_stellato
7
- Danielle_Lady of Blue Roses
8
- fio90
9
- giovy39
10
- Gloglo_96
11
- ila_sabaku
12
- Lady of the sea
13
- Luciana Menditegui
14
- Meiss
15
- mistero
16
- MokaAkashiya
17
- Mond
18
- Nerida R Black
19
- Piccola Vero
20
- Saske
21
- seall
22
- Serpeverde_Slytherin
23
- snapEly
24
- spikina
25
- Ste14
26
- Verelia
27
- Yvaine0
28
- _Christine_
29
- _NeMeSiS_
Grazie
di cuore, ci vediamo sotto! ^^
Dopo una notte agitata, sia io che Draco sembravamo aver messo da parte
il ricordo visto poche ore prima.
Il giorno dopo avevo deciso di trovare le compagne per Potter e
Weasley, così da occuparmi per il resto del tempo prima
delle
vacanze semplicemente di me stessa e dei regali di Natale che naturalmente dovevo
ancora comprare.
Purtroppo non avevo fatto i conti con i compiti, le lezioni e le
punizioni.
Tra tutti questi impegni vari, arrivai a giovedì 11 dicembre
senza aver ancora fatto a Potter e Weasley l’enorme favore
che mi
ero accollata.
E il Ballo sarebbe stato la sera di sabato 13 dicembre.
- Non voglio essere disturbata fino a quando non vengo a mangiare
– dissi a Draco e Blaise, mentre uscivamo da una soporifera
lezione di Erbologia – devo cercare di trovare qualcuno per
il
Ballo… non per me, per Lenticchia e San Potter –
precisai
automaticamente.
Entrambi soffocarono delle risatine, forse perché io non
sapevo
ancora con chi sarebbero andati loro a questo dannato Ballo.
Ignorandoli con dignità, corsi verso il castello cercando di
trovare rapidamente Eleanor Chang e sperando che non fosse
già
impegnata.
- Elly! – urlai, cercando di farmi sentire sopra la folla di
ragazzi che sciamavano per il pranzo verso la Sala Grande –
Elly!
Posso parlarti un attimo? –
La ragazza annuì, raggiungendomi tra spintoni e gomitate
fuori dal portone del castello.
- Lauren, c’è per caso un’altra riunione
dei
Responsabili? – mi chiese aggrottando le sopracciglia
–
Perché questo pomeriggio sarei molto impegnata… -
- No, niente riunione – esalai con il fiatone, dopo aver
attraversato tutto il giardino di corsa – Volevo chiederti se
hai
già un compagno per il Ballo –
Mi guardò confusa, come se avesse pensato che volessi
invitarla io.
- Potter, sai quello del settimo anno? Mi ha chiesto se potevo metterci
una buona parola con te… -
- Ma lui è fidanzato con la Weasley, no? –
replicò Eleanor.
- Esatto, però per la storia delle coppie miste ti farebbe
comodo…sempre che tu non abbia già un compagno,
ovviamente… - dissi, sentendomi inadeguata nel mio ruolo di
consulente di coppia.
- No, no, per me va bene… tanto so già che dopo
avermi
accompagnata in Sala per farmi vedere dalla McGranitt se ne
andrà con la Weasley lasciandomi libera di ballare con chi
voglio! –
La Chang non era poi così ingenua come sembrava. Intanto che
c’ero, avrei pensato anche a Weasley.
- Elly, scusami se ti trattengo ancora ma mi chiedevo se tu avessi
qualche amica ancora libera per il Ballo… - accennai,
simulando
completo disinteresse.
- Chi altro devi piazzare, Lauren? – mi chiese senza dare il
minimo peso alle mie domande indiscrete.
- Ronald Weasley –
- Allora non saprei… - mormorò Eleanor
– Magari Luna Lovegood… -
- Va bene chiunque! – strillai, ansiosa di togliermi dalle
spalle
quell’incarico fastidioso – Vada per la Lovegood!
Ma la
convinci tu! –
Eleanor annuì e rise divertita, incamminandosi verso la Sala
Grande.
Restai a riprendere fiato davanti al portone per un po’,
prima che Gazza spuntasse dal nulla facendomi sobbalzare.
Come di consueto, nel vedermi sembrò bloccarsi e pensare che
non
ero una studentessa normale. Quindi doveva portarmi rispetto.
- Buongiorno, Gazza –
- Buongiorno, signorina Silente… scusi se l’ho
spaventata,
credevo fosse uno di quei vandalacci del primo anno e ... –
Sospirai, dirigendomi verso la Sala Grande per mettere qualcosa sotto i
denti ed evitare gli sproloqui del Custode.
Entrai a metà di un discorso di nonno Albus, zampettando in
silenzio riuscii a raggiungere indisturbata il mio tavolo.
- …quindi, se non l’avete fatto, vi invito di
nuovo a
consegnare ai vostri Referenti di dormitorio le autorizzazioni per
lasciare Hogwarts durante le festività natalizie e le vostre
opinioni sull’unione delle Case… buon appetito a
tutti!
–
Il brusio riprese e le pietanze apparvero nei nostri piatti. Con mio
grande disappunto, Potter e Weasley non c’erano.
- Malfoy – bisbigliai, stando attenta a non farmi sentire da
Hermione pochi posti più in là – dove
sono
Lenticchia e San Potter? –
- Cosa ne so, Silente – rispose indifferente –
saranno in
giro per la scuola a cercare di rimorchiare qualche ragazza disperata
dato che tu non gli hai più fatto sapere niente! –
- Mossa poco astuta, dato che tutte le ragazze sono qui a mangiare!
– gli fece eco Blaise.
- Nessuno ha mai pensato a quei due come a delle persone astute
–
- Infatti sono Grifoni e non volpi… -
Non avevo tempo di stare ad ascoltare i loro discorsi, per quanto
potessero essere divertenti e demenziali.
Mi alzai dopo essermi ficcata in bocca una decina di patate al forno,
deglutii a fatica e mi piazzai davanti alla Granger.
- Hermione? –
Lei alzò lo sguardo dal piatto, evidentemente seccata dalla
mia presenza.
- Cosa vuoi? –
- Dove sono Potter e Len… Weasley? –
- Non sono affari tuoi –
Bene, molto bene.
Viva l’educazione, la bontà, l’allegria
e la pace nel mondo.
- Sono riuscita a fare loro un favore urgente, devo dirglielo il prima
possibile – tentai di nuovo, più diplomatica che
mai.
- Ah, hai trovato le compagne per il Ballo? – mi fece un
minuscolo sorriso – Sei stata molto gentile… la
McGranitt
si sarebbe arrabbiata molto se non avessero avuto anche loro una
ragazza di un’altra Casa… -
- Non sei infastidita perché devi andare al Ballo con uno
sconosciuto e Ronald con una sconosciuta? –
Fece spallucce, da quanto avevo capito per lei era quasi un sollievo.
Ma allora cosa stava a fare insieme a Ronald? Certa gente è
davvero strana.
- Comunque sono andati a Hogsmeade, la McGranitt ha dato un permesso
speciale a tutti quelli che non avevano portato l’abito da
cerimonia… non so se magari sono ancora nel dormitorio a
prepararsi… -
Abito da cerimonia?! Ecco un’altra delle cose che mi
mancavano. Non ce l’avrei mai fatta.
- Grazie, Granger! – urlai, fiondandomi fuori dalla Sala
Grande. Sentivo che sarei morta prima di sera.
Ma quella volta la fortuna sembrava non essere del tutto contro di me,
appena uscita dalla Sala andai a sbattere esattamente contro Potter.
- Ah, eccovi! Stavo proprio cercando voi! – dissi, senza
trattenere un sorriso soddisfatto, mentre mi alzavo da terra e mi
toglievo la polvere dalla veste.
- Ci stavi cercando, Lauren? – chiese Ronald sorpreso.
- Certo, certo… - continuai, senza degnarli di
un’occhiata
– vi ho trovato le ragazze per il ballo, Eleanor e Luna! -
Mi guardarono come se fossi stata una santa scesa in terra.
Credevo che si sarebbero messi in ginocchio davanti a me offrendomi dei
sacrifici da quanto mi sembravano grati.
- Di qualsiasi cosa tu abbia bisogno, noi te la daremo! –
sentenziò con aria decisa Weasley.
- Per ora mi servirebbe solo un po’ di tempo in
più… - mormorai stancamente.
- Hai da fare, adesso? – balbettò
all’improvviso Potter.
Lo guardai come se mi stesse prendendo in giro, ma sembrava serio.
- In teoria sì, in pratica dipende da cosa vorresti
propormi… Potter…
-
- Noi due stiamo andando a Hogsmeade, ti va di venire con noi? Dobbiamo
comprare i vestiti per il Ballo e un’opinione femminile non
ci
farebbe male… inoltre, potremmo ripagarti il favore con una
Burrobirra o altro, se vuoi! –
Risi dentro di me al pensiero della Burrobirra corretta alla polvere di
Frangula.
Sembrava accaduto così tanto tempo fa…
- Si può provare, Potter! Anche perché devo fare
le spese di Natale e potrei approfittarne… -
Entrambi mi rivolsero sorrisi incoraggianti. Senza Hermione e Ginevra
non sembravano poi così terribili.
Ci incamminammo verso Hogsmeade, mentre pensavo a cosa avrebbe detto
Draco se mi avesse vista andare a fare shopping con due membri del trio
delle meraviglie.
Tanto prima o poi l’avrebbe scoperto, non sarei riuscita a
tenerglielo nascosto per molto.
- Sei sempre così silenziosa, Lauren? –
mormorò Weasley con voce incerta.
Mi risvegliai dalla mia trance, cercando di togliermi dagli occhi lo
sguardo vacuo che assumevo sempre quando iniziavo a pensare ai fatti
miei.
- Solo perché non so cosa dirvi, se non cattiverie
– ribattei fredda.
- Sei sempre così ghiacciolosa? – chiese allora
Potter con una leggera vena ironica.
- Ghiacciolosa? – ripetei, ridacchiando divertita.
- Sei peggio delle Serpeverdi, a volte! Rispondi con così
tanto
veleno che a volte ci chiediamo se tu non sia un Animagus Basilisco!
– rincarò Harry.
Continuai a ridere, le loro battute al vetriolo non mi scalfivano
minimamente.
- Lo prendo come un complimento! –
Mi fermai davanti all’unico negozio di abbigliamento di
Hogsmeade, indicandolo ai due ragazzi.
- Voi entrate, io vi aspetto fuori –
- Non sei mica un cane! –
- Non ho intenzione di vedervi nudi, Weasley! –
Fu il loro turno per scoppiare a ridere. Almeno erano simpatici, anche
se asociali.
- Entra, non ci vedrai nudi! – mi rassicurò Potter
– Sempre che tu
non lo voglia – aggiunse con un pizzico di
malizia.
Lo guardai scandalizzata, ma li seguii dentro nel negozio.
Subito la commessa si avventò su di noi, ma la tenni alla
larga con il mio miglior sguardo assassino.
- Sei una forza – mi sussurrò Ronald
nell’orecchio
– nessuno riesce a staccarsi di dosso l’agguerrita
Camilla
con una sola occhiata! –
Feci spallucce.
Intanto che c’ero avrei guardato anche per me se fosse
possibile trovare un abito per il Ballo.
Anche se probabilmente ci sarei andata da sola, dato che nessuno mi
aveva invitata.
Vane speranze, ovviamente.
Passai tutto il pomeriggio a passare vesti a Potter e Weasley, facendo
da commessa personale e sprecando tutta la mia ironia criticando
spietatamente tutto quello che si mettevano addosso.
Ma alla fine ne valse la pena dato che acquistarono due completi che li
facevano sembrare due bijoux.
Quando uscimmo dal negozio stava già calando la sera, quindi
addio Burrobirra e regali di Natale.
- E anche per questo ti saremo infinitamente grati, Lauren! –
mi disse Potter, mentre passavamo i cancelli della scuola.
- Niente di che, adoro avere favori da riscuotere in ogni momento
possibile – risposi, cercando di sembrare minacciosa.
Li feci ridere per la centesima volta in quel pomeriggio.
- Chissà se a Hermione piacerà questo completo
–
mormorò Weasley, sbirciando ancora nel suo sacchetto.
- Dovresti chiederti se piacerà a Luna, piuttosto!
–
- Ma Luna è solo per fare contenta la McGranitt, sai
com’è… -
Purtroppo per me lo sapevo. Praticamente tutte le coppie sarebbero
state fintamente miste, tornando le solite quando i professori
avrebbero abbassato la guardia nel bel mezzo del Ballo.
- Hermione e Ginevra non solo gelose? –
- Mione non lo è, ha detto che ci farà bene non
stare appiccicati come al solito per qualche ora… -
- Ginny è tremendamente gelosa, ma sa che amo
lei… -
Qualcosa nel tono di Harry non mi convinceva, ma non stetti a farmi
troppe domande.
Tornammo tutti insieme in dormitorio e mentre i due salivano a
depositare i loro pacchetti, io dovetti sopportare il previsto
interrogatorio di Draco e Blaise.
- Povera Silentina, costretta ad accompagnare lo Sfregiato e Lenticchia
per quattro lunghe ore… - sghignazzò Malfoy,
mentre
giocherellava con i miei
capelli.
- Non è stato poi così male – confessai
con
leggerezza – credo che sia la presenza della Granger e della
Rossa a renderli due cagnolini smidollati e antipatici –
- Vuoi dirmi che hai una cotta per Potter? –
attaccò subito lui con sguardo divertito.
- No, Malfoy, nemmeno morta – replicai seccamente.
Restammo per un po’ in silenzio davanti al fuoco, fino a
quando la Sala Comune non si svuotò.
A noi si unì Neville, con gli occhi brillanti di
felicità. Non capivo perché noi quattro ci
divertissimo
così tanto a saltare i pasti.
In teoria era obbligatorio frequentarli, anche se da quando era
iniziata la scuola il mio tempo di presenza in Sala Grande era quasi
uguale a quello di assenza.
- Ehi, Nev, come mai quel sorriso da Stregatto? – chiese
Blaise, sgranando gli occhi in stile Sibilla Cooman.
- La ragazza del Ballo… - balbettò, diventando
color peperone maturo.
- Hai invitato una ragazza al Ballo senza dirci niente? Non si fa
Neville! – lo rimproverai scherzosamente, felice che
l’attenzione dei miei amici si fosse spostata su qualcosa che
non
riguardasse me.
- Sì – rispose Neville tutto emozionato.
- Vogliamo il nome, vogliamo il nome! – urlò
Blaise, senza
curarsi del tono di voce dato che non c’era nessuno oltre noi.
- Mandorla… - bisbigliò, mentre noi tre
allungavamo le
orecchie al nostro massimo per non perderci nemmeno una sillaba.
- Mandorla? Occhi a mandorla? Hai invitato una cinesina? –
provò ad indovinare Zabini, senza successo.
- Avanti, Paciock! – sbottò Draco, spazientito
– Vogliamo questo dannato nome! –
Devo ammettere che Malfoy non era proprio famoso per il suo tatto. Ma
in quel momento adorai il suo modo di fare, perché
finalmente
Neville si espresse in modo comprensibile.
- Amanda Goyle! – disse, con gli occhi brillanti di gioia.
Restammo tutti e tre basiti, soprattutto Draco che boccheggiava
sconvolto.
- Cioè… intendi la sorella di Gregory? Goyle il
Battitore della nostra squadra? Quella Amanda? –
Neville annuì, ridendo come se fosse impazzito.
Non capivo il perché della sorpresa di Draco, ma ero certa
che non avrei dovuto aspettare a lungo per scoprirlo.
- Gregory aveva detto che avrebbe spezzato il braccio a chiunque avesse
provato a invitarla… - mormorò Blaise, guardando
Paciock
con aria interrogativa.
- Era così, ma io ora sono amico di Draco e Goyle ha paura
di
Draco! – annunciò Neville soddisfatto,
ringraziandomi con
gli occhi per aver avuto l’idea di unificare le Case.
- Beh, tanto è una undicenne – disse Malfoy con
indifferenza, dopo essersi ripreso quasi immediatamente dallo shock
– Non potrai farci molto… -
- Non mi interessa – replicò lui, sempre con gli
occhi
luccicanti – a me piace parlare con lei anche se è
più giovane e non mi interessa se non è
abbastanza grande
per certe cose… posso aspettare! –
Mentre stavo per intromettermi al riguardo, dall’apertura del
quadro spuntò per la prima volta il professor Piton, il
nostro
Referente di dormitorio.
Il suo sguardo gelidamente furioso mi inchiodò la lingua al
palato e quando mi accorsi che stava fissando solo me mi sentii
raggelare il sangue nelle vene.
Cosa avevo fatto, adesso?
Che io ricordassi avevo trascorso forse la mia prima settimana
completamente da brava bambina.
- Signorina Silente. Nel mio ufficio. Ora. -
Note
dell'autrice
Buongiorno
a tutti! So che quello qui sopra ha tutta l'aria di essere un capitolo
di transizione, ma non potevo fare a meno di inserirlo dato che
è la preparazione per numerose svolte che seguiranno. Spero
quindi che, in caso non vi sia piaciuto, possiate perdonarmi.
Vorrei
inoltre chiedere a chi è più esperto di me come
inserire un'immagine dopo il testo. Ho letto numerose volte le
istruzioni scritte su questo sito, ma se qualcuno di voi fosse in grado
di scrivermelo in modo che anche una come me possa capire, gli/le
sarò grata a vita (mandatemele pure nella sezione contatta
della mia pagina per non scrivere una recensione chilometrica...grazie
in anticipo! ^^)
Ringrazio
ancora tutti quelli che continuano a leggere e seguirmi, siete
fantastici!
Valery_Ivanov:
grazie mille! Lauren sembra andare particolarmente d'accordo con i
Serpeverde, vero? Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!
DarkViolet92:
felice di essere riuscita a farti una sorpresa (gradita o no? xD)
mistero:
Draco è un personaggio molto complesso, ma dato che la
Rowling non si è mai data molto da fare nel descrivere i
suoi pensieri più intimi mi prendo la libertà di
renderlo una persona umana e fondamentalmente buona che si ripara
dietro un caratteraccio da brividi. Per il rapporto Lauren/Piton,
c'è solo da aspettare un'evoluzione ^^
Elly Chan:
vedo che il pensiero di Draco è comune a molti, questo mi
rende abbastanza felice perchè anche io lo condivido! xD A
parte gli scherzi, anch'io sarei tremendamente imbarazzata sotto
Veritaserum... mi fa venire i brividi solo pensarci! O.O
Luciana
Menditegui: non voglio entrare in merito a quello che mi
hai scritto per non violare la tua privacy... per quanto riguarda
invece il tuo racconto, ho commentato l'ultimo capitolo e aspetto
trepidante un aggiornamento ^^
|
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Capitolo 26 *** Colpi di scena ***
Mentre arrancavo dietro alle ampie falcate di Piton, mi chiesi cosa
avessi potuto combinare di così grave da averlo fatto
scomodare
fino a farlo venire in dormitorio. Mi feci un rapido esame di
coscienza, ma davvero non riuscivo a capire.
Avevo avvelenato
qualcuno? No, a parte forse Blaise facendogli provare una mia nuova
ricetta per preparare sandwich.
Avevo
affatturato qualcuno?
No, esclusa forse Astoria che mi ero divertita a far inciampare mentre
camminava altera per il corridoio mano per la mano con Daniel.
Avevo mancato di
rispetto a
qualcuno? No, se non si consideravano tutti i professori a cui avevo
risposto con aria annoiata perché dovevo interrogare Blaise
e
Draco sulle loro ragazze per il Ballo.
Avevo infranto
qualche regola della scuola? Ehm… forse era meglio non
parlarne.
Ma non credevo
che Piton
avesse quello sguardo assassino solo per un sandwich, una micro fattura
e qualche risposta poco gentile.
Doveva esserci sotto qualcosa di più grosso.
- Siediti e non
fiatare –
Obbedii,
iniziando a tremare. Paura o solo freddo del rigido mese di Dicembre?
- Cosa diavolo
ti è passato in mente? – sussurrò
urlando.
Sì, so che è una contraddizione, ma lui riusciva davvero a rendere
urla i suoi sussurri.
- Io? Non so
nulla, signore – replicai, cercando di non pensare al
sandwich.
- Vuoi dirmi che
non hai letto la Gazzetta del Profeta? –
Eccoci di nuovo.
Ma perché la gente credeva a quelle cretinate, dico io?
- No, signore,
non credo a quello che scrivono –
- Vuoi dirmi che
questo
pomeriggio sei andata a Hogsmeade senza permesso per un motivo diverso
dal cercare Lucius Malfoy? –
Un
attimo… perché cavolo avrei dovuto cercare Lucius
Malfoy? Non ero mica una suicida.
-
Perché quello
avrebbe dovuto essere a Hogsmeade? –
Severus
sembrò
rilassarsi, si sedette davanti a me e mi lanciò la Gazzetta
del
Profeta. La foto del padre di Draco davanti a una Mielandia vuota
campeggiava in prima pagina.
Mangiamorte
nella “casa” di Silente
Di
Rita Skeeter
10
dicembre 1997. Un giorno ordinario, del tutto tranquillo, per la
cittadina di Hogsmeade. Ma questa faccia insospettabile dura solo fino
al tramonto. Nella sera, testimoni attendibili riportano la frequente
comparsa di Lucius Abraxas Malfoy (foto) davanti al famoso negozio di
dolci Mielandia. Alcuni presenti mormorano che sia solo un suo sosia,
altri credono nell’ipotesi della Pozione Polisucco, la
maggioranza è concordante nel sostenere un invito ufficiale
di
Albus Silente a trascorrere qualche giorno a Hogwarts sotto la sua
protezione.
A quel punto mi
fermai
indignata, stringendo il giornale come se avessi voluto spremerlo. Come
era possibile sostenere una simile idiozia?
- Continua a
leggere – mi intimò Piton, con tono che non
ammetteva ribellione.
I
passanti che lo hanno scorto e ne hanno in seguito denunciato la
presenza, raccontano di aver sentito il Mangiamorte sussurrare
ripetutamente il nome della nipote di Silente (ricordiamo
l’articolo di qualche mese fa a proposito delle relazione tra
quest’ultima e il figlio di Malfoy). Non sono chiari i motivi
di
tutto questo, ma vi terremo aggiornati. Possiamo solo sostenere quattro
possibili ipotesi non del tutto fondate. (Continua a pag 5)
- Devo leggere
anche le altre merdate o posso evitarle? –
Nel sentire il
mio tono astioso, Severus mi fece dono di un sorrisetto sarcastico.
- Modera il
linguaggio, signorina – rispose con tono piatto - comunque
puoi evitarle senza pericolo –
- Pensa che sia
davvero lui? –
Il suo sguardo
preoccupato non dava adito a dubbi, secondo Piton era la
verità.
-
Perché sei andata a Hogsmeade senza permesso? –
- Credevo di
essere
autorizzata, Hermione Granger mi ha detto che Miner… ehm, la
professoressa McGranitt ha dato la possibilità a tutti gli
studenti non forniti di abito da cerimonia di andare a Hogsmeade oggi
per procurarselo… -
- Questo
però
riguardava chi le aveva chiesto esplicitamente un permesso, non
chiunque – replicò con ovvietà Piton.
- Non lo sapevo
– risposi, lanciando un’occhiata alla foto di
Lucius Malfoy che mi squadrava dal giornale.
- Sei andata da
sola? – mi chiese, come se fosse una risposta di vitale
importanza.
- No, ero con
Potter e Weasley –
Un’espressione
sorpresa attraversò per un attimo il suo viso, ma forse
l’avevo solo immaginata.
Il suo sguardo si posò freddamente sul mio.
- Tu e Potter
non dovete
più uscire da soli… fino a quando non sapremo se
è
davvero Lucius quello che gira nei paraggi… -
mormorò in
modo udibile – …e fino a quando non
l’avremo preso,
se davvero è lui –
Quindi addio
uscite a Hogsmeade. E addio regali di Natale. E addio vestito per il
Ballo.
- Magnifico
– mi lasciai sfuggire, con tono sarcastico.
- Lo facciamo
per la vostra sicurezza, dovresti saperlo –
Come se non
fossi capace di
difendermi da sola. Alzai un sopracciglio con aria di
superiorità, ma Severus mi ignorò bellamente.
- Posso andare?
– chiesi, ansiosa di dire a Draco che suo padre era tornato
all’ovile.
- No, ho ancora
qualcosina da chiarire, signorina Silente –
E mi fece una
lunga predica
sul dover frequentare i pasti in Sala Grande, il comportamento da
tenere con i professori, le richieste di permesso per ogni mio
movimento insolito nella scuola (quindi tutte le volte che mi spostavo
in una stanza che non fosse il dormitorio o le classi) e una decina di
altre cose che mi guardai bene dall’ascoltare. Credevo che
anche
lui sapesse che tre quarti di quella roba mi sarebbero entrati da una
parte e usciti dall’altra.
- Ora possiamo
andare – disse alzandosi e aprendomi la porta.
Possiamo?
Perché doveva accompagnarmi in dormitorio come se avessi
bisogno
della baby-sitter? Avrei dovuto fare una bella chiacchierata con nonno
Albus…
Severus mi
lasciò da
sola esclusivamente quando fui al sicuro nella Sala Comune del settimo
anno, nelle braccia forti e confortevoli di Draco e Blaise.
Avrei iniziato a chiamarli “bodyguard”.
- Come mai
questo trattamento speciale, Silentina? – domandò
distrattamente Draco dopo la sparizione di Piton.
- Tuo padre
è stato
avvistato a Hogmeade – sussurrai, stando ben attenta a non
farmi
sentire dalle varie persone presenti e passandogli la Gazzetta del
Profeta abilmente sottratta a Severus.
Malfoy lesse in
silenzio,
istruendosi anche sulle cose che io avevo volontariamente evitato di
sorbirmi, poi passò il quotidiano a Blaise che in seguito lo
passò a Neville.
- Quante
stronzate dice quella Skeeter – sputò Draco,
lanciando un’occhiataccia alla foto di suo padre.
- Credi che stia
davvero cercando me? – mormorai, sentendo un brivido di paura
risalirmi la schiena.
Malfoy mi
fissò a
lungo con i suoi occhi grigi, ma non riuscii a interpretare la sua
espressione. La mia era evidentemente di orgoglio misto a panico, una
cosa che non mi capitava spesso.
- Vuoi la
verità,
Lauren? – rispose infine Draco, con una tremenda
tranquillità – Io credo che ci stia cercando
entrambi...
anzi, credo che stia cercando anche lui… -
E vidi il suo
dito pallido ed
elegante rivolgersi verso Harry Potter, seduto ignaro con Ronald e
Hermione davanti alla finestra che dava sull’ala Ovest del
giardino.
Strappai la
Gazzetta dalle mani di Neville e gliela lanciai.
Il suo sguardo
quando vide la foto di Lucius Malfoy era una fotocopia del mio.
Inutile dire che
quella notte il mio cervello si rifiutò di mettersi a
dormire come avrebbe dovuto.
Di conseguenza,
la mia
attenzione alle lezioni scese vertiginosamente facendomi rimediare
un’altra bella ramanzina da Minerva, Severus, Vitious e
persino
Remus. Ramanzine affettuose e condivise con Harry, quello senza dubbio,
perché nelle ultime ore la notizia della presenza di Lucius
Malfoy si era sparsa in ogni angolo del castello. Mi sentivo
così simile a lui, in quel momento.
- Potter, io non
capisco
perché le nostre vite debbano essere così
incredibilmente
parallele… - sbottai, mentre tutti e due arrancavamo sulle
scale
con le nostre borse piene di libri e due occhiaie da fare paura a uno
zombie.
- Non ne ho
idea, voglio solo
dormire… - riuscì a dire, mentre si aggrappava a
un muro
per stare in piedi – E per favore, chiamami Harry, ok?
–
- Caramellito!
–
No, non era un
nuovo soprannome per Potter, ma solo la parola d’ordine di
quel giorno.
La Signora
Grassa si
spostò per farci passare, entrambi buttammo distrattamente
le
nostre borse per terra e ci lanciammo sui divani della Sala Comune.
Ovviamente con l’intento di saltare il pranzo.
- Buonanotte,
Lauren – mugolò, sistemandosi più
comodo sul divano di fronte al camino.
-
Buonanotte… Harry… - sussurrai, seppellendo la
mia faccia nel morbido cuscino color cremisi.
Mi svegliai solo
quando qualcuno mi scosse violentemente, facendomi cadere gli occhiali
dal naso.
- Lauren!
– mi
urlò una vocetta acuta nell’orecchio –
Guarda che
è arrivato un biglietto per te da parte di Piton! –
Lavanda Brown mi
stava
agitando davanti al naso un pezzo di pergamena, mi rimisi gli occhiali
dopo averli cercati a tentoni e le strappai il messaggio dalle mani.
“Domani
mattina alle 10.30. Vedi di dormire. Fatti accompagnare.”
Adoravo quando
in poche parole riusciva a rendersi così incredibilmente
antipatico. Mi infilai il biglietto in tasca.
- Che ore sono?
–
chiesi alle ragazze che si erano sedute sul divano dove poco prima (o
almeno così pensavo) si era messo a dormire Harry.
- Otto e mezza
–
rispose Daphne con un mezzo sorriso – Blaise e Draco hanno
deciso
di non disturbarti per la cena, ma hanno detto che se hai fame sai dove
trovarli –
Purtroppo per me
era
così. Con un sospiro, e ignorando la voce di Severus che mi
diceva di non andare in giro per la scuola di sera da sola, mi diressi
verso la tana del Serpente.
Mentre vagavo in
completa solitudine per il pericolosissimo
corridoio del terzo piano, scorsi un movimento da dietro una colonna.
Estraendo la bacchetta mi chiesi perché mi ostinassi sempre
a non voler ascoltare i miei professori.
- Lumos
– sussurrai, avvicinandomi lentamente alla suddetta colonna.
Quando vidi che
là
dietro erano appostati Daniel e Astoria in atteggiamenti intimi, mi
chiesi se dovessi essere infuriata, sollevata o entrambe le cose.
- In giro per i
corridoi di
notte senza accompagnatore, questo vi costerà una bella
punizione! – dissi automaticamente, prima di ricordarmi che
tecnicamente anch’io ero stata scoraggiata
dall’andare in
giro da sola. Ma questo loro non lo sapevano.
Astoria si
staccò di
colpo da Daniel con sguardo spaventato, forse aveva pensato che fossi
una professoressa, ma quando mi vide sembrò rilassarsi.
Dwight
arrossì come un peperone.
- Non puoi
mettermi in punizione, sono una Responsabile! –
sibilò con occhi infuocati.
- Allora, cara
la mia
Responsabile, svolgi il tuo ruolo e accompagna il tuo cagnolino dal
professor Piton o dal professor Vitious – replicai con tono
gelido, scoccando loro occhiate altezzose da capo a piedi.
Entrambi si
rimisero
rapidamente i vestiti che si erano quasi del tutto tolti (cosa molto
stupida da fare dato che eravamo al mese di dicembre e nel castello si
congelava anche davanti al camino acceso), mentre io continuai la mia
finta ronda diretta alla tana del Serpente.
Quando
finalmente raggiunsi
la mia meta ed entrai nella stanza, Draco e Blaise mi stavano
aspettando seduti davanti al tavolino
“occhi-di-Daniel”, su
cui erano appoggiati diversi piatti di cibo. L’odore della
apple
pie mi solleticò il naso, facendomi sorridere. Avevo davvero
una
fame da licantropo.
- Dormito bene?
– mi stuzzicò Zabini, mentre attaccavo senza
ritegno una porzione di arrosto in crosta.
Annuii, non
volendo essere scortese parlando con la bocca piena.
- Non volevamo
disturbarti,
anche se da ore è arrivata la risposta di mia
madre… -
esordì Draco sorridendo – Con un destinatario
speciale,
direi… -
Quasi mi
strozzai quando
Malfoy mi diede una pergamena arrotolata su cui erano state
accuratamente segnate le parole “per Lauren
Silente”.
Da quando Narcissa scriveva a me e non a suo figlio?
- Non abbiamo
osato aprirla
senza la vera proprietaria, magari volevi tenerla segreta… -
continuò il biondino con tono sarcastico.
Senza nemmeno
finire di
mangiare mi pulii le mani su un tovagliolo e ruppi il sigillo della
casata dei Black. La scrittura elegante di Narcissa si
spiegò
davanti ai miei occhi, mentre iniziai a leggere ad alta voce per non
costringere i miei due amici ad allungare il collo come due giraffe.
Cara
Lauren Silente,
come
primo punto devo chiederle di non rivolgersi più a me con
l’appellativo di signora Malfoy. Se preferisce mantenere un
rapporto di distacco, cosa che approvo fino a quando non avremo il
piacere di conoscerci di persona, le consiglio e le chiedo di chiamarmi
signora o signorina Black.
In
secondo luogo, la ringrazio per la sua proposta di aiuto e la tengo
stretta nel mio cuore. Per quanto lei la ritenga qualcosa di poco
valore, da me viene considerata come un tesoro inestimabile
perché sincera. Le sono molto grata anche per i complimenti
rivolti a mio figlio Draco che sembra aver finalmente trovato
un’altra amica al livello del signor Zabini, che credo anche
lei
conosca.
Le
chiedo inoltre di procurarsi una fotografia di sua madre, se possibile,
in modo da poter rendere più facile alla mia mente il
ricordo di
quello che spero di raccontarle presto.
Le
porgo i miei migliori saluti,
Narcissa
Black
Non avevo mai
pensato che una
donna di almeno quarant’anni, per quanto ne sapevo io,
potesse
rivolgersi a me dandomi del “lei”.
Sia Draco che Blaise avevano dipinti sul viso dei sorrisi soddisfatti
mentre io ero più che altro sconvolta.
Narcissa Malfoy aveva scritto a me, trattandomi come una sua pari,
mandandomi i suoi ringraziamenti.
Non pensavo sarebbe mai successo.
- Devi
procurarti la foto – sentenziò Draco, spezzando il
silenzio che aveva seguito la mia lettura della lettera.
Annuii, anche se non sapevo come e dove sarei andata a reperire una
cosa simile se nonno Albus aveva opposto strenua resistenza anche per
raccontarmi solo la storia.
-
Domani… - risposi,
ma mi ricordai della punizione di Piton, del vestito da comprare, del
Ballo - …no, domani no. Prima o poi troverò il
tempo.
–
Mi sentivo
sommersa dagli
impegni, in teoria non avrei nemmeno dovuto dormire se volevo
rispettare le mie tabelle di marcia. Ma se non avessi dormito, avrei
potuto salutare la mia già precaria sanità
mentale.
-
C’è tempo fino
a Natale, in ogni caso… - osservò Blaise,
spingendomi
sotto il naso la apple pie per tentarmi.
Non opposi resistenza, adoravo le mele con la cannella.
- A proposito,
dove andrai a
Natale? – gli chiesi mentre affondavo i miei denti in una
delle
cose più deliziose che la mente di un cuoco avesse mai
creato.
- Credo che
andrò da
mia madre e dalla sua nuova fiamma, sempre se non sono partiti per
qualche viaggio strano – borbottò Zabini, con aria
contrariata.
- Ti va di
venire con noi?
– chiesi automaticamente, senza pensare che forse
l’Ordine
non sarebbe stato felice di avere uno sconosciuto nel Quartier Generale.
- Non credo di
potere – replicò lui, anche se gli occhi gli si
erano illuminati.
-
Chiederò il permesso
a nonno Albus, oltre alle foto e un centinaio di altre cose –
dissi, alzandomi mentre sbadigliavo e andando a sedermi sul bordo del
letto a baldacchino.
Anche gli altri
due si
alzarono, facendo sparire nel nulla i piatti nei quali avevo mangiato,
da perfetti gentiluomini. Mi sdraiai chiudendo gli occhi, ancora un
po’ intontita dal mio lunghissimo pisolino pomeridiano.
- Ragazzi, con
chi andate al Ballo? Ormai potete anche dirmelo, tanto è
domani –
- Rebecca
– rispose la voce di Draco, mentre mi arrivò da
lontano anche la risatina di Blaise.
- Becky Johnson?
La
Responsabile del primo anno? Ha undici anni, Drake, avevi detto a
Neville che con le piccole non saresti andato perché non
potevi
farci niente! –
osservai sarcasticamente, immaginandomi l’ingenua Rebecca
presa
in un ballo scatenato tra le maliziose braccia di Malfoy.
- Infatti non ho
intenzione di farci un bel nulla, con
lei –
precisò Draco – abbiamo deciso di presentarci
insieme per
fare contenta la McGranitt ma poi lei se ne andrà con Mark
Baston… -
- E tu?
– lo provocai – Non dirmi che resterai da solo per
tutta la serata… -
Potevo quasi
vederlo fare
spallucce con sorriso indifferente, anche se avevo gli occhi chiusi ed
ero completamente isolata dal mondo.
- Io me la
caverò,
fidati – replicò divertito. Gli credevo, aveva
almeno
mezza scuola che gli moriva dietro, avrebbe potuto avere almeno dieci
accompagnatrici per il Ballo. Ma mi chiedevo perché tra
tutte
quelle, mature e più affascinanti della giovane Becky,
avesse
scelto lei.
- E tu, Blaise?
Chi è la fortunata? –
Nessuna
risposta. Sentii
Draco sghignazzare mentre il materasso su cui ero sdraiata traballava.
Aprii gli occhi e mi ritrovai a fissare il sorriso smagliante di Zabini
a pochi centimetri dal viso, mentre lui era a quattro zampe su di me.
- Vuoi venire al
Ballo con me, Lauren? -
Note
dell'autrice
Buon
pomeriggio a tutti! Come tradizione, ormai, posto rapidamente prima di
mettermi a fare i compiti.
Rinnovo
la mia richiesta di spiegazione per l'inserimento dell'immagine
(qualcuno risponda, vi prego! ç_ç) e ringrazio
tutti coloro che continuano assiduamente a seguirmi, in particolare Rebecca Lupin e CiOccia
che si sono unite a questa schiera.
Naturalmente,
non smetterò mai di ripeterlo, se avete un minutino
per farmi sapere il vostro parere sono sempre pronta a rispondervi e a
leggere le vostre recensioni.
Per
adesso, lancio un sondaggio: chi di voi sarebbe interessato/a a leggere
una fan fiction incentrata su Albus Silente? Perchè
ultimamente mi gira per la testa un'idea pazzerella... ^^
Ora
rispondo alle recensioni del capitolo precedente e poi scappo.
Se
tutto va bene, ci risentiamo venerdì! Baci a tutti!
Yvaine0:
tranquilla, nessun problema. Grazie per i complimenti, sono felice che
entrambi ti siano piaciuti! Cos'è successo? Beh,
semplicemente Lauren è una povera vittima delle circostanze
U_U
Draco
ti ringrazia per averlo preferito al suo sosia rowlinghiano, comunque!
^^
DarkViolet92:
spero che anche questa sia stata una sorpresa (sì,
ultimamente sembro essere in vena xD)
Luciana
Menditegui: è successo che il caro Lucius
è "tornato all'ovile", come dice Lauren! ^^ Comunque avevo
notato un certo collegamento tra il tuo nickname e il Guido della tua
storia, ma non volevo dire sciocchezze xD
Valery_Ivanov:
adesso deve solo rispondere alla domanda di Blaise...
sì o no? A volte è così difficile
pronunciare un solo monosillabo... ^^
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Capitolo 27 *** Stormo di dubbi ***
Sgranai gli occhi sconvolta.
Poi, senza nemmeno pensarci, scoppiai a ridere.
Draco mi fece eco e così anche Blaise che finì
per accasciarsi su di me con le lacrime agli occhi.
- Mi farai
morire, un giorno – dissi a Zabini, ancora scossa dalle
risate.
- Guarda che
è colpa tua se stiamo ridendo! –
replicò lui, con il respiro un po’ affannato.
-
Perché? Sei tu che
fai queste domande strane a tradimento! – protestai, con le
lacrime che mi scendevano per le guance.
Anche Draco si
era sbellicato per bene, ero curiosa di vedere in che condizioni fosse.
- Ma io dicevo
sul serio – confessò Blaise, facendo smettere di
ridere entrambi.
La guardai come
se avesse avuto qualche serio problema di mente.
Blaise Zabini, il bel ragazzo che faceva concorrenza a Draco per stragi
di cuore, voleva andare al Ballo di Natale con la scialba ed occhialuta
nipote di Albus Silente, nonché sua amica?
- Sei impazzito?
– sussurrai, sentendomi presa in giro.
- Sono nel pieno
delle mie facoltà mentali – mi disse dolcemente,
guardandomi dritta negli occhi.
- Ma non puoi,
Blaze, tu sei perfetto e hai mille ragazze che… -
- Questi sono
problemi
miei… allora, vuoi venire al Ballo con me? – mi
ripetè con pazienza, facendomi capire che era seriamente
intenzionato a volermi come accompagnatrice.
- Sì
– risposi
di impulso, prima di arrossire violentemente e pensare a quante
complicazioni avrebbe portato quella semplice parolina.
- Complimenti,
viva gli sposi! – urlò allegramente Draco,
iniziando ad applaudire.
Blaise scosse la testa divertito, mentre si alzava da me e dal letto
porgendomi una mano per aiutarmi a sedermi.
-
Noi… siamo amici, vero, Blaze? –
Zabini mi
rivolse un sorriso
luminoso, ma non rispose. Forse dovevo esporre tutti i miei dubbi su
quella storia a quei due prima che fosse troppo tardi.
-
Insomma… io non ti piaccio, no? Non
sei innamorato di me, no?
–
- Il mio
assistito ha il diritto di non rispondere –
replicò Draco in stile avvocato con un sorrisetto saccente.
No, Blaise
Zabini non era innamorato di me. Sarebbe stata
un’assurdità contro natura, non era possibile.
Quando vidi che
nessuno dei due era disposto a sputare qualcosa al proposito, mi
convinsi che era così.
Altrimenti non si sarebbero fatti scrupoli a dirmelo, ne andava della
nostra amicizia.
- In ogni
caso… - esordii mordendomi le labbra - …ci sono
alcuni problemini tecnici –
Mi guardarono
impassibili come se io fossi stata solita esagerare le cose.
E in effetti lo ero, ma non capivo come riuscissero a capirmi
così bene.
- Non ho un
vestito per il
Ballo, non so ballare e quando le altre sapranno che vado con Blaise mi
ritroverò vittima di centinaia di attentati… -
- Se non hanno
aggredito
Rebecca Johnson, che ci va con Draco, non vedo perché
dovrebbero
farlo con te – replicò Blaise ridacchiando.
- Per il
“non so
ballare”, ci pensiamo noi… e poi nessuno sa
ballare! Hai
mai visto Tiger e Goyle zampettare come due papere nella Sala Grande?
– sbottò Draco con gli occhi brillanti.
L’immagine
di quei due gorilla danzanti mi fece scoppiare di nuovo a ridere.
Adoravo Malfoy, riusciva a mettermi sempre di buonumore anche in
momenti come quelli.
Da quando ero arrivata in presenza dei miei due fantastici amici avevo
dimenticato di essere ricercata dalla Congrega Oscura.
- Va bene, va
bene –
dissi conciliante, buttando un’occhiata distratta al mio
orologio
e strabuzzando gli occhi – ma è tardissimo! Domani
mattina
ho punizione con Piton, devo tornare in dormitorio! –
- Ehi, Silentina
bella, puoi dormire qui! –
- Ma
io… non saprei… -
L’avevo
già fatto quella volta in cui ero crollata per il Whisky e
non era successo nulla di grave.
Inoltre, se fossi tornata in dormitorio, probabilmente qualche
professore di ronda mi avrebbe beccata e avrebbe fatto troppe domande.
Non volevo mettere a rischio la segretezza della tana del Serpente e se
era per quello non volevo essere mandata da nonno Albus nel cuore della
notte.
- Credo che sia
fattibile – mormorai con riluttanza – ma dovete
fare i bravi -
- Giuro
solennemente che non ti farò niente! – disse
Blaise con tono semiserio.
Guardai Draco
aspettando un giuramento simile anche da parte sua, ma lui stette
zitto.
Sapevo che non
avrebbe fatto niente in ogni caso, ma mi sentivo più sicura
a sentirmelo dire.
Zabini gli
tirò una gomitata.
- Che vuoi?
– sbottò massaggiandosi lo sterno con aria
fintamente infastidita.
- Devi giurare,
Drake! –
- Giuro che bla
bla bla… - sussurrò Malfoy con sguardo malizioso.
Lo ignorai. Se
avessi dovuto aspettare lui, probabilmente sarei rimasta tutta la notte
in piedi.
Mi buttai sul letto, tanto mi fidavo ciecamente di loro anche se ci
scherzavano sopra.
- Buonanotte,
ragazzi – dissi, prima di essere catapultata
all’istante tra le braccia di Morfeo.
La mattina
seguente aprii gli occhi dopo un sonno senza sogni.
Erano le dieci e un quarto, avevo esattamente quindici minuti di tempo
per svegliare i neuroni intorpiditi, fare colazione, avere un aspetto
presentabile e scendere quattro piani di scale.
- Ma
perché… -
mormorai sbuffando, mentre cercavo i miei occhiali spariti nel nulla
tastando alla cieca la superficie del letto - …dove li ho
messi?
–
All’improvviso
mi
ricordai che avevo dormito nella tana del Serpente, che avevo
già addosso l’uniforme della scuola e che la
sparizione
dell’unica cosa che mi permetteva di mettere a fuoco era
probabilmente opera dei miei due amici.
Mi misi seduta, vedendo solo una moltitudine di macchie confuse.
- Draco, dove
sono i miei occhiali? –
- Non saprei
– mi rispose lui beffardo, immaginai seduto poco lontano.
- Devo andare da
Piton entro
dieci minuti, fammi il piacere di saperlo il prima possibile
–
replicai acida, abbastanza preoccupata per quello che sarebbe successo
se fossi arrivata in ritardo.
- A tuo rischio
e pericolo -
Nel giro di
pochi secondi gli
occhiali tornarono nelle mie mani e poi al sicuro sul mio naso, in modo
da farmi vedere entrambi i miei amici in biancheria intima.
- Ma vi sembra
il modo di andare in giro? – strillai, coprendomi gli occhi,
semi scandalizzata.
- Ti avevamo
detto che sarebbe stato a tuo rischio e pericolo – mi
ricordò divertito Blaise.
Certo, molto
gentili.
A volte mi chiedevo se gli si annacquasse il cervello poco prima di
svegliarsi.
Tenendo gli occhi sigillati mi alzai dal letto, procedetti alla cieca,
andai a sbattere contro il tavolino occhi-di-Daniel, inciampai, venni
presa al volo da uno dei due e riuscii ad uscire dalla stanza sana e
salva a parte il ginocchio pulsante di dolore.
- A
più tardi, Lauren! – mi disse Zabini, mentre
sentivo Malfoy sghignazzare come un matto.
Nonostante
tutto, li adoravo.
Erano diventati la mia ragione di vita, erano i miei migliori amici.
Nel tragitto
dalla tana del
Serpente all’ufficio di Piton travolsi tre studenti, tra cui
una
coppietta di primini, e la povera Mrs Purr che si allontanò
gnaulando per richiamare l’attenzione di Gazza su di me.
Per fortuna temeva l’influenza del mio cognome.
Arrivai nei
sotterranei alle dieci e trentacinque, per la prima volta nella mia
vita in ritardo.
-
Scu… scusi il
ritardo, professore – ansimai, strisciando dentro la stanza
con
la lingua fuori, senza un minimo di dignità.
Quando lo
sguardo di Piton si posò su di me sbalordito arrossii fino
alla radice dei capelli.
Capelli che dovevano essere crespi e in aria, a giudicare dalla
reazione del mio professore.
- Signorina
Silente, ti senti bene? – mi chiese aggrottando le
sopracciglia.
Annuii, troppo
imbarazzata per la mia entrata poco elegante.
Severus sembrò capirlo, fece apparire uno specchio e me lo
passò.
Quando vidi la
mia chioma
stile porcospino, la cravatta sbilenca, la gonna leggermente
più
corta e il trucco colato su metà viso diventai ancora
più
rossa, affrettandomi a darmi una bella sistemata.
- Quando hai
finito con la
maschera di bellezza… - mi disse sarcasticamente facendomi
cenno
con la testa verso il Pensatoio.
- Mi scusi,
signore – replicai, facendo scomparire lo specchio e
sentendomi già più normale.
- Dopo averti
visto
così sconvolta mi chiedo se sia opportuno farti vedere
questo
ricordo – sentenziò con una nota dubbiosa nella
voce.
- Non sono
sconvolta,
signore! – protestai, nonostante sapessi benissimo che non
era da
me andare in giro per la scuola come una appena uscita dalla sbornia.
- Allora va
bene, decidi tu
– sibilò irritato, come se la mia risposta fosse
stata un
insulto alla sua autorità.
- Mi scusi,
signore, non volevo essere maleducata – mi affrettai a
chiarire.
Mentre lui
giocherellava con
il liquido nel Pensatoio, forse chiedendosi se il ricordo che aveva
scelto fosse adatto, mi spuntò in testa una domanda.
-
Avrò un’altra
opportunità di vedere la fine del ricordo in cui…
- mi si
incartò la lingua al pensiero del disgusto che avevo provato
-
…quello della prova per diventare Mangiamorte? –
- Quando ti
sentirai pronta – disse seccamente – ora, se non ti
dispiace, dovresti vedere questo –
Senza fare una
piega (mi
sembrava di essere stata già abbastanza indecorosa per i
gusti
di Severus), mi tuffai nel liquido bianco.
Camminavo
sul marciapiede seguendo un ragazzo poco più grande di me,
un
giovane Piton, vestito di nero anche se il sole che brillava in cielo
era evidentemente estivo.
Oltrepassammo
un cartello che recitava “Spinner’s End”
ed entrammo in una casa dall’aria trascurata.
Il
silenzio era assordante, Severus si diresse verso una piccola stanzetta
che immaginai fosse la cucina, al cui tavolo era seduta una donna dal
naso adunco e i lunghi capelli neri. Forse era sua madre.
-
Mamma – sussurrò Piton con voce bassissima
– papà non è in casa, vero? –
-
Sì, è al piano di sopra – rispose lei
con voce incolore.
-
Devo parlarti di una cosa importante, ma non voglio che ci sia lui –
precisò il ragazzo, guardandosi attorno con aria circospetta.
-
Non ti preoccupare, tesoro, tanto ci ignorerebbe come al solito
–
Piton
non
sembrò molto convinto ma si sedette di fronte alla donna,
con il
viso segnato da numerose rughe, prendendo un biscotto
dall’aria
stantia dal piattino appoggiato poco lontano.
-
Hai sentito parlare del Signore Oscuro, mamma? –
-
Sì, Severus, anche se non mi è molto chiaro quale
sia il
suo obiettivo… sulla Gazzetta ne parlano come di un mostro,
ma
nessuno può essere così terribile! –
-
No, no,
non lo è… - rispose frettolosamente Piton
– lui
è una persona fantastica che vuole solo eliminare i difetti
del
mondo e per questo cerca di... mmm… aiutare la selezione
naturale della popolazione! –
La
donna annuì coinvolta, io sgranai gli occhi incredula. Si
era bevuta quel discorso assurdo senza battere ciglio?
-
Non uccide le persone perché è un divertimento,
solo perché è necessario!
–
vidi gli occhi del giovane Piton brillare di fanatismo –
Quello
è il ruolo che gli è stato assegnato nel mondo e
lui
è costretto
a svolgerlo per il bene di tutti! –
Era
quello che si diceva ai ragazzi per convincerli a diventare
Mangiamorte? Che enorme assurdità… e che allocchi
quelli
che ci cascavano…
-
Perché mi dici questo, Severus? –
-
I miei
amici... sai Avery, Mulciber, i Carrow? Mi hanno detto che cerca nuovi
aiutanti per svolgere il suo compito e io volevo propormi! –
La
signora Piton non disse nulla. Probabilmente non sapeva cosa facevano i
Mangiamorte.
Se quello fosse stato mio figlio l’avrei portato dritto nel
reparto psichiatria del San Mungo.
Una
voce profonda e impastata ruppe il silenzio, facendo spuntare due
espressioni indecifrabili sui volti di madre e figlio.
-
Eileen! Dove cazzo sei? Quando uno ha bisogna di te non ci sei mai,
brutta… ! –
Condì
il tutto con una serie di epiteti che preferii rimuovere dalla mia
mente. Severus scattò in piedi sfoderando la bacchetta, la
donna
tremava convulsamente.
-
Severus, lascia perdere! È ubriaco, non sa quello che dice!
–
Seguii
Piton nel corridoio da dove eravamo arrivati, vidi un uomo con il viso
rosso e una bottiglia di vetro in mano scendere le scale barcollando.
La puzza di alcol si sentiva da lontano.
-
Ah, ci
sei anche tu! Il piccolo bastardo! Ti hanno rimandato a casa dalla
scuola di Mago Merlino? – disse l’uomo
sghignazzando,
aggrappandosi alla ringhiera per restare in piedi.
Eileen
uscì dalla cucina con sguardo ansioso, mettendosi di fianco
a suo figlio.
-
Tobias, stai attento! Rischi di cadere e romperti qualcosa! –
-
Stai zitta, sporca stregaccia! Non devi dirmi quello che posso o non
posso fare! –
L’uomo,
che a quel punto intuii essere il padre di Piton, scese in fretta le
scale e tentò di avventarsi su sua moglie.
Ma non aveva fatto i conti con la presenza del figlio, che lo
Schiantò immediatamente senza dire una parola.
-
Severus! Hai colpito tuo padre! – urlò la donna,
buttandosi a terra per soccorrere il marito ubriaco.
-
Solo perché lui stava per colpire mia madre –
replicò freddamente lui – non so nemmeno
perché sono venuto, a questo punto –
Si
diresse verso la porta dopo aver rinfoderato la bacchetta.
-
Dove
stai andando? Ho bisogno di te! – strillò Eileen,
senza
però smettere di guardare con orrore l’uomo appena
Schiantato.
-
Non
è vero, mamma, perché a quanto pare non ti serve
la mia
difesa – sputò Severus – ma se avrai mai
bisogno di
me per davvero chiedi dove si trovano i Mangiamorte…
perché ho deciso di diventare uno di loro…
addio… -
Uscì
dalla porta senza rivolgere indietro un solo sguardo.
Il pianto di Eileen scoppiò all’improvviso, ma
Piton sembrò ignorare anche quello.
Il suo sguardo determinato e impassibile sembrava dire
“quando è troppo, è troppo”.
Quando uscii dal
Pensatoio, mi accorsi di avere troppe domande pronte sulla punta della
lingua.
Se le avessi
poste tutte a Severus avrebbe seriamente pensato di uccidermi. Ma
dovevo farlo, altrimenti sarei scoppiata.
- Professore,
perché mi ha fatto vedere questo ricordo? –
Sembrò
infastidito dalla mia domanda, storse le labbra in una smorfia.
- Fa parte della
tua punizione, dovrebbe esserti chiaro ormai… -
- Non vedo che
collegamento
possa avere questo con la diminuzione della mia voglia di
vendetta… che tra l’altro se
n’è già
andata da molte settimane! –
Piton mi
scrutò senza dire una parola, probabilmente scettico nei
confronti delle mie parole.
Il fatto che la mia propensione per la vendetta se ne fosse andata non
era del tutto vero, ma la domanda che gli avevo posto era lecita.
- Ne
riparleremo, signorina Silente… ti conviene andare,
è ora di pranzo! –
- Non ho fame
–
ribattei con voce dura, decisa a sapere il perché o di
morire in
quel punto esatto del castello come vittima di Piton.
- Ne.
Riparleremo. – ripetè seccamente, scoccandomi
un’occhiata gelida.
Ricordandomi
all’improvviso che con una ribellione mi sarei con molta
probabilità giocata il Ballo di Natale di quella sera (ci
tenevo
molto solo perché Blaise altrimenti sarebbe stato senza
compagna), uscii con aria altera dall’ufficio.
Andai a sbattere
contro la professoressa McGranitt che sembrava aspettare proprio me.
- Albus ti vuole
parlare, Lauren – mi disse senza nemmeno guardarmi
– ti prego di seguirmi. –
Doveva essere il
periodo delle convocazioni a sorpresa.
Di nuovo mi
chiesi cosa avessi potuto combinare.
Note
dell'autrice
Buon
pomeriggio a tutti! Spero che siate riusciti a leggere questo capitolo,
nonostante gli ostacoli nell'accedere al sito (o sono solo io ad avere
questo problema?).
In
ogni caso se siete qui probabilmente ce l'avete fatta ^^
Cosa
dire? Vi ringrazio come sempre per il vostro supporto e vi consiglio di
andare a dare un'occhiata alla mia ultima opera Apeiron - L'infinito , la fan fiction su Albus Silente a cui vi avevo
accennato. E magari anche a un esperimento che sto portando avanti con
Danielle_Lady of Blue Roses e Meirouya, Heaven of Hisies.
DarkViolet92:
per ora sto trascurando i rapporti di Lauren con Harry e
gli altri, ma più avanti magari saranno costretti ad
avvicinarsi... non dico altro! ^^
Yvaine0:
no, diciamo che l'ha presa sul ridere ^^ e poi ha accettato! Anche a me
piace molto Blaise (naturalmente), ma devo ammettere che non avevo
minimamente pensato a Draco al ballo con due Becky diverse (la tua e la
mia)! O.O Comunque sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo e la
lettera di Narcissa, a presto!
Elly Chan:
la storia su Silente senior è arrivata (in fase
sperimentale, ma c'è) ^^ Lauren ha detto di sì,
ma come al solito per una cosa bella ne succedono dieci brutte... la
vita è così difficile! xD Blaise può
accompagnare Lauren al ballo, l'invito dei professori a fare coppie
miste non era propriamente un obbligo (anche se suonava
così). Felice che anche a te sia piaciuta la lettera di
Narcissa, forse dovrei scriverne più spesso ^^
Valery_Ivanov:
tolta la curiosità, dopo questo chappy? xD In effetti
anch'io in principio non avevo pensato a Blaise, ma poi mi è
venuta l'idea e...puff! Spero che anche questo ti sia piaciuto, a
presto!
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Capitolo 28 *** Tre piccole battaglie ***
Seguii Minerva solo perché ero tormentata dal pensiero di
lasciare Blaise senza un’accompagnatrice.
Solo ed esclusivamente
per quello.
Entrai da sola
nell’ufficio di nonno Albus, cercando di prenderla con
filosofia e dicendomi che qualunque cosa avesse voluto dirmi, sarebbe
stata rapida e indolore.
E poi avrei
potuto approfittarne per chiedergli la foto di mia madre e il permesso
per far venire Zabini a Grimmauld Place per Natale.
Zampettai nella
stanza cercando di tenere il cervello sgombro, non volevo che mio nonno
mi leggesse nel pensiero ancora prima che potessi reagire bloccandolo.
Puntò
subito gli occhi azzurri su di me.
Circa due
nanosecondi dopo mi accorsi che a farmi compagnia c’erano
Astoria, Daniel, Draco e Blaise.
Un puzzle
iniziò a costruirsi davanti ai miei occhi.
- Si sieda,
signorina Silente – mi disse con gentilezza, ma con una
leggera inflessione che stava a significare “faremo i conti
da nonno a nipote più tardi”.
Devo ammettere
che sentirmi chiamare signorina da lui era qualcosa di altamente
comico. Trattenni un sorrisino, sedendomi al fianco di Malfoy.
- La nostra
chiacchierata di oggi è solo un avvertimento, ma per il
vostro bene devo informarvi che se infrangerete di nuovo questa regola
dovremo prendere seri provvedimenti – sentenziò
nonno Albus facendo scorrere lo sguardo su tutti noi – sapete
perché siete qui, vero? –
Scuotemmo tutti
insieme la testa. Anch’io, nonostante immaginassi il motivo.
- Ieri notte il
vostro referente di dormitorio, il professor Piton, ha controllato le
presenze degli studenti nei loro letti e voi quattro siete risultati
assenti – il suo sguardo si posò su Astoria
– lo stesso è stato riscontrato per lei, signorina
Greengrass, dopo il controllo del professor Vitious. Questo significa
che eravate in giro per il castello senza autorizzazione e senza
scorta, infrangendo decine di regole della Scuola. –
Restammo tutti
in silenzio. Evidentemente nessuno aveva il coraggio di negare.
- Siete stati
molto incoscienti dato che ormai tutti sapete degli avvistamenti di
Mangiamorte nei pressi di Hogsmeade – recitò nonno
Albus, guardando fisso davanti a sé – quindi,
nonostante la sicurezza di Hogwarts sia invidiabile, vi devo
gentilmente chiedere di non ripetere le vostre azioni, e mi riferisco
soprattutto ai tre Responsabili di dormitorio –
- Saremo puniti?
– pigolò Astoria, in un vano tentativo di destare
tenerezza.
- No, signorina
Greengrass – rispose nonno Albus senza farsi smuovere
– Ma questo non vuol dire che vi sarà concessa
l’opportunità di ripetere di nuovo questa grave
azione –
Scrutò
tutti con aria pacifica, evitando di proposito di guardarmi. Sospirai
rumorosamente, avrei scommesso la mia bacchetta sul fatto che mi
avrebbe tenuta lì da sola anche dopo l’uscita
degli altri.
- Vorrei sapere
il motivo della vostra assenza, se non vi è di troppo
disturbo – chiese con indifferenza, come se si stesse
informando sugli orari dei treni.
Dentro di me sghignazzai, mi sarei divertita molto a sentire le scuse
che si sarebbero inventati Astoria e il suo cagnolino.
- Signor Dwight,
vuole essere così gentile da darmi il suo motivo? –
- Io…
ero ubriaco, signor Preside… - mormorò Daniel
arrossendo – Non ricordo nulla di ieri notte… -
Ma bravo,
Daniel. Credi che mio nonno possa bere una scusa così
stupida ed evidentemente fasulla?
- Signorina
Greengrass? –
- Stavo facendo
la solita ronda da Responsabile, non ero stata informata del fatto che
non fossimo più autorizzati… - disse lei con
sicurezza, come se fosse stato normale non essere al corrente della
regola che era stata ripetuta più volte dai professori
durante le lezioni.
Nonostante
tutto, nonno Albus annuì con aria da credulone. Grande
attore, lo devo ammettere.
- Signor Zabini?
–
Sentii una
stretta al cuore. Anche Blaise e Draco erano nei guai, ma non sapevo
nemmeno io se era meglio che mentissero o che dicessero la
verità.
- Ero con Draco
e Lauren, signor Preside… - rispose lui con voce
limpida e sincera - …volevamo passare una serata tra amici
al lontano da orecchie indiscrete e senza disturbare nessuno –
- Conferma,
signor Malfoy? –
Draco
annuì, più pallido del solito. Immaginavo si
stesse chiedendo se mio nonno sarebbe venuto a conoscenza
dell’esistenza della tana del Serpente scrutando nella sua
mente.
- Conferma,
signorina Silente? –
- Sì
– sussurrai, consapevole che un semplice monosillabo non mi
sarebbe bastato per quel pomeriggio.
- Bene, allora
potete andare – disse mio nonno allegramente, mentre tutti e
cinque ci alzavamo.
Mi
inchiodò dov’ero con lo sguardo, fece cenno di
uscire agli altri. Mi lasciai ricadere sulla sedia.
- Cosa ti
è passato per la mente? – mi chiese con voce
piatta.
- Esattamente
quello che ha detto Blaise, volevamo passare una serata tra amici
– replicai, certa che la mia risposta sarebbe suonata sincera
semplicemente perché era la verità.
- Dove siete
stati, Lauren? Vi abbiamo cercato ovunque –
- In una stanza,
non so dove si trovi –
La sua occhiata
mi fece capire che quella volta non ero stata abbastanza brava a
rispondere.
- So che sai
dove si trova, Lauren – mi ricordò stancamente.
- Allora leggi
anche quello nella mia mente, se ti diverte così tanto
– borbottai irritata.
- Lo faccio per
il tuo bene, lo capirai mai? –
- Me
l’ha già detto anche il professor Piton qualche
giorno fa, ma io so
difendermi in caso non ti ricordassi –
Sapevo che stava
pensando a tutte le volte in cui me l’ero cavata da sola,
aggredita da aspiranti Mangiamorte mentre giravo per Diagon Alley.
Sapevo che era
un rompiscatole perché ero l’unica cosa che gli
era rimasta.
Ma sapevo anche
che non poteva diventare paranoico solo per una foto di Lucius Malfoy
davanti a Mielandia.
- Nonno, io so
cavarmela, davvero –
dissi con dolcezza, cercando di convincerlo.
- Lauren, io ho
paura per te…
davvero… -
Quello che lessi
nei suoi occhi mi lasciò l’amaro in bocca. Dovevo
smetterla di farlo preoccupare così tanto per le mie bravate.
- Ti prometto
che non andrò più in giro di notte da sola
–
- Questa quando
l’ho già sentita? – chiese divertito, ma
decisamente più sollevato di prima.
- Non saprei
– risposi, stando allo scherzo nonostante dentro di me
sapessi che non ce l’avrei mai fatta a mantenere quella
promessa.
Intrecciò
le dita come suo solito, inclinando la testa come chiedendomi cosa
stessi aspettando ad esporgli quello di cui avevo bisogno. Era seccante
avere un nonno informato su ogni singolo pensiero appena abbassavo la
guardia.
- Vorrei una
foto di mia madre… ma credo tu lo sappia
già… - sputai sarcastica.
- Non puoi
averla, ma sono certo che tu lo sappia già –
replicò in un tentativo di scimmiottarmi. Simpatico, dovevo
ammetterlo, ma dovevo ottenere quella foto.
- Questo vuol
dire che ne hai una? – chiesi, in stile
“interrogatorio di polizia”.
- Non ho detto
questo – rispose tranquillamente.
Bene, sapevo che
non sarebbe stato facile. 10 a 10, Pluffa al centro.
- Nemmeno se io
ti dicessi il perché? – rilanciai abilmente,
sapendo che quella era una delle cose che non riusciva a leggermi nella
mente anche se ci stava provando senza nemmeno nasconderlo.
- Se
è un perché accettabile, direi che se ne
può discutere – ammise sorridendomi, orgoglioso
delle mie abilità di Occlumante.
Abilità che si manifestavano raramente, tengo a precisare.
- Voglio tenerla
sempre con me per ricordare il suo viso che non ho mai visto e farlo
entrare a far parte della mia vita –
Non era del
tutto la verità. Era solo una parte, era quella parte che
non aveva nulla a che fare con la richiesta di Narcissa e che pensavo
fin da quando ero una bambina.
Lo sguardo di
mio nonno si addolcì e temetti che sarebbe scoppiato a
piangere. Ma mantenne il controllo annuendo deciso.
Aspettai con pazienza che facesse spuntare fuori quella foto, ma non
accadde nulla.
- La
cercherò, Lauren… - rispose con un tremito nella
voce. Sospettai che fosse un modo abile per evitare una discussione con
me sul fatto che non volesse darmela.
- Non mentire,
nonno –
Non
replicò, distogliendo lo sguardo da me. Stavo per
arrabbiarmi, odiavo a morte i “no” velati che mi
rifilava ogni tanto.
- Almeno dimmi
perché no! –
- Solo quando tu
mi dirai tutti i motivi di questo tuo desiderio –
Va bene, era
evidente che fosse nato anni prima di me. 20 a 20, di nuovo Pluffa al
centro.
- Posso farti
una domanda? –
- Certo, ma non
ti è garantita una risposta – replicò
lui con un velo di diffidenza. Per quanto ne sapessi, ero
l’unica persona di cui non si fidasse ciecamente. Forse
perché sapeva che avevo preso la sua abilità nel
nascondere le cose e nell’imbrogliare le persone a fin di
bene.
- Posso invitare
un amico a Natale? –
- Qui a
Hogwarts? –
Lo guardai
sarcastica. Non era divertente.
- No, a
Grimmauld Place… - ribattei seccata.
- Dipende da chi
è questo amico… -
- Blaise Zabini
–
- No –
Mi morsi la
lingua per non strillare una serie di ingiurie poco decorose. Cosa
aveva Blaise che non andava?
- Se avessi
detto Harry Potter sarebbe andato bene, naturalmente –
osservai con veleno.
- Certo, quella
è casa sua – mi fece notare mio nonno con
semplicità.
Ero stufa di
farmi prendere in giro. Mi alzai indispettita e uscii
dall’ufficio senza nemmeno salutare.
Dopo quel trattamento, non avrei avuto remore ad andare di nuovo in
giro per la scuola di notte in completa solitudine.
Quando tornai
nella Sala Comune e vidi decine di ragazze in abito da sera mi ricordai
all’improvviso che poche ore dopo sarebbe iniziato il Ballo.
E che io non avevo uno straccio di vestito indossabile.
- Maledizione
– sbuffai, risalendo le scale verso la stanza che condividevo
con Pansy, Daphne e Lavanda.
Avevo scorto
tutte e tre quando ero entrata dal ritratto, pronte ed impeccabili,
come d’altronde lo erano tutte le altre del settimo anno.
Invece non avevo visto nessun ragazzo, probabilmente si stavano tutti
preparando in quel momento.
- Complimenti,
Lauren – mi dissi, tirando fuori dal mio baule una decina di
jeans e altrettante magliette che avrebbero fatto una figura barbina in
quella specie di party di gala. Dovevo solo ringraziare
l’apparizione di Lucius Malfoy per quel disastro.
Stavo per
tentare disperatamente di ritoccare una mia camicia da notte con la
bacchetta quando vidi un pacchetto appoggiato al centro del mio letto.
Mi avvicinai e presi in mano il biglietto che era adagiato sopra.
Mi
sento responsabile di quello che starai probabilmente passando in
questo momento alla ricerca disperata di un vestito per il Ballo di
Natale. Consideralo come un piccolo regalo per simboleggiare la nostra
amicizia. Troverai anche degli accessori che sono certo ti staranno
bene.
Il tuo Aiutante
Misterioso
Dopo la firma
seguiva una faccina sorridente che contagiò anche me.
Scartai con cautela il prezioso pacco, chiedendomi chi potesse essere
stato a farmi quel favore enorme.
Il mio primo
pensiero cadde su Blaise e ne ebbi la conferma quando vidi
l’abito. Doveva aver speso almeno un centinaio di galeoni per
quella meraviglia di sartoria.
- Blaze
è pazzo… davvero pazzo… - mormorai
guardando stupita la lunga gonna color smeraldo decorata
d’argento. L’intreccio di quei fili, che salivano
fino al corpetto rigido, sembrava creare dei piccoli serpentelli su
tutta la gonna. Nel pacchetto restavano un paio di scarpe con i tacchi
sempre color smeraldo (troppo alte per i miei gusti, temevo che sarei
caduta almeno dieci volte in una sera), uno scialle argento e delle
mollettine d’argento con piccole pietre verdi incastonate.
Sperai per le
finanze di Blaise che non fossero smeraldi veri.
Avrei dovuto
restituirgli tutti i soldi, non volevo avere debiti con nessuno.
Quando lo
indossai, il vestito mi stava un po’ stretto ma riuscii ad
allargarlo con un paio di colpi di bacchetta. Mettere le scarpe invece
fu un incubo dato che fin da piccola avevo avuto una repulsione
tremenda per i tacchi. E non parliamo delle mollettine.
- Dannati
capelli crespi… - sputai con amarezza mentre armeggiavo
disperata con l’acqua e la spazzola, occhieggiando
preoccupata l’orologio, tentata di andare a chiedere aiuto a
Pansy o Daphne.
A dieci minuti
dallo scadere del tempo mi venne l’illuminazione, mi versai
in testa mezza boccetta di Tricopozione Lisciariccio sperando che
agisse in fretta.
Mi diedi una bacchettata sul naso pensando intensamente al trucco
più leggero che potesse esistere.
Mi infilzai la testa con le preziose mollettine, afferrai lo scialle e
mi fiondai giù per le scale del dormitorio dopo
un’ultima controllatina allo specchio.
Dovrei
descrivere il mio trionfale arrivo in Sala Grande a ruzzoloni? No,
direi che ci posso passare sopra.
Per fortuna era deserta.
Quando giunsi
sana e salva (a parte un paio di distorsioni per caviglia) davanti alla
Sala Grande, avvistai subito il mio gruppetto che probabilmente mi
stava aspettando. Erano tutti di una bellezza da restarci secca.
Lo so, io non sono solita dare opinioni così superficiali,
ma non nascondo che quella sera sembravano aver superato loro stessi.
- Buonasera a
tutti – salutai, facendo scorrere il mio sguardo su Neville,
Anthony, Seamus, Ernie… Blaise… e Draco.
Il mio cavaliere
indossava una camicia verde smeraldo sapientemente sbottonata fino a un
punto cruciale e pantaloni neri, ma nella sua semplicità mi
aveva mozzato il fiato al primo sguardo.
Invece il caro
signor Malfoy aveva il petto fasciato da una camicia grigio perla che
faceva risaltare in modo incredibile i suoi occhi e pantaloni di una
sfumatura leggermente più scura di grigio.
A descriverlo
potrà sembrare qualcosa di banale, ma devo ammettere che su
di lui quell’abbinamento faceva davvero un’ottima impressione.
- Buonasera a
te, damigella Lauren – rispose Blaise, prendendomi
a braccetto con fare cavalleresco – sei davvero stupenda!
–
Prima che
potessi rispondergli che era solo per merito suo, arrivarono vicino a
noi Eleanor Chang in bianco, Harry in nero, Luna Lovegood in arancione
e Ronald in bronzo scuro.
- Draco, Lauren,
la McGranitt ci ha gentilmente ricordato che dobbiamo aprire le danze
come Responsabili… - sbuffò Eleanor, mentre
stringeva il braccio del suo compagno con evidente piacere.
Lanciai
un’occhiata divertita a Luna che stava seppellendo Weasley
sotto una valanga di parole perlopiù insensate.
Annuii all’indirizzo della Chang, seguendola a passettini
verso il centro della Sala Grande mentre mi aggrappavo al braccio di
Blaise per non cadere.
Draco andò a cercare Rebecca, gli altri ragazzi si
sparpagliarono per raggiungere le loro accompagnatrici.
Arrivammo
davanti alla McGranitt, di fianco al tavolo dei professori, dove erano
già pronti Michael MacMillan con una Grifondoro del
suo anno, Seamus Twain con una Corvonero più piccola, Colin
con Ginevra e Astoria con Daniel.
Gli ultimi tre
mi fissarono come se avessero visto un fantasma. Anzi, no, i fantasmi
sono delle cose normali a Hogwarts.
Un alieno proveniente da Mercurio rende meglio l’idea.
- Signorina
Silente e signor Zabini… - mormorò Minnie,
probabilmente segnandosi in mente la nostra coppia per segnalarci agli
altri professori.
Pochi attimi
dopo arrivarono Draco e Becky, suscitando non poca sorpresa nella
McGranitt.
- I vostri
compagni sono… in ritardo? – chiese abbastanza
scioccata.
- No,
professoressa, noi siamo insieme – rispose educatamente Becky
anche se si vedeva che credeva fosse impazzita.
Quando Minnie si
fu ripresa in modo dignitoso, ci spiegò cosa dovevamo fare.
Sentii il mio stomaco fare le capriole, mi si chiedeva di portare a
termine compiti che non mi sentivo in grado di poter sopportare.
Lanciai uno
sguardo disperato a Draco che mi sorrise incoraggiante.
Blaise mi
strinse la mano con forza, infondendomi un po’ di fiducia.
Mi sentivo
pronta a tutto, dopo questo.
- E ora potete
andare… mi raccomando, che tutto sia perfetto dato che
abbiamo la stampa come ospite – sottolineò Minerva
stringendo le labbra con disapprovazione.
La stampa?
Quindi Rita Skeeter?
No, non ero
più così tanto pronta.
Note
dell'autrice
Buon
pomeriggio a tutti! Rapido aggiornamento, sperando di non deludere le
aspettative di nessuno.
Dovrei
ripetervi ancora i nomi delle fan fiction che vi consiglio? Diciamo di
no, anche perchè non ho tempo... le trovate nella mia
pagina, comunque!
Grazie come sempre a tutti voi che leggete, vi invito - come al solito,
se volete - a lasciare una traccia del vostro passaggio.
Breve
risposta alle recensioni e poi sparisco fino a venerdì ^^
DarkViolet92:
niente di rilevante, solo una usuale ramanzina ^^ spero che ti sia
piaciuto questo inizio di ballo, grazie per il commento!
aXce:
bentornata! xD Per le vacanze natalizie dovrai aspettare ancora un po',
ma piano piano ci arriverò... grazie per il commento!
Luciana
Menditegui: magnifico sfoggio poliglotta, davvero! xD
Capisco quanto tenga impegnata la scuola, infatti anch'io riesco ad
aggiornare quasi per miracolo ç.ç
Valery_Ivanov:
piccolo preludio al ballo, spero che abbia scatenato
ancora la tua curiosità ^^ grazie anche a te per il commento!
|
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Capitolo 29 *** Danza confusa ***
Eravamo schierati in coppie, una dietro l’altra, davanti al
tavolo dei professori.
La pista da
ballo, al centro
della Sala Grande, era deserta e tutti gli altri studenti si erano
pigiati ai lati creando due muri vocianti e multicolore.
- Michael
MacMillan di
Tassorosso e Vanessa Martins di Grifondoro! –
annunciò la
voce di mio nonno mentre i due avanzarono con passi incerti davanti a
tutti e iniziarono a danzare a tempo di musica.
Notai un flash da macchina fotografica arrivare dal bel mezzo della
folla, mugolai preoccupata.
- Eleanor Chang
di Corvonero e Harry Potter di Grifondoro! –
Quei due
sembravano fatti uno
per l’altra. Bianco e nero che si compensavano in modo
pauroso,
si unirono con leggiadria agli studenti che li precedevano.
I flash si moltiplicarono mentre i presenti mormoravano a tutto spiano.
- Seamus Twain
di Tassorosso e Rosemary Heap di Corvonero! –
Iniziai a
stringere convulsamente la mano di Blaise.
Avevo paura,
tanta paura di cadere davanti a tutti.
O di pestargli
un piede.
O peggio, fare entrambe le cose.
- Lauren,
cos’hai?
– mi sussurrò, trattenendo una smorfia di dolore
per la
mia stretta sulle sue povere falangi.
- Astoria
Greengrass di Serpeverde e Daniel Dwight di Grifondoro! –
Gli strinsi
ancora di
più la mano. Alla mia paura si aggiunse la rabbia mentre la
coppia più famosa della scuola avanzava splendente verso il
centro della Sala.
- Colin Canon e
Ginevra Weasley di Grifondoro! –
Era impossibile
non notare
gli sguardi omicidi che la Weasley lanciava ad Eleanor ed Harry. Decisi
che aver fatto incontrare quei due era la vendetta peggiore che potessi
escogitare nei confronti della sorella di Ronald.
- Rebecca
Johnson di Grifondoro e Draco Malfoy di Serpeverde! –
Si levarono
brusii più
alti di quelli riservati in precedenza. Non capivo cosa ci fosse di
male nel vedere insieme Becky e Drake.
Ok, forse
riguardava il fatto
che il secondo fosse venti centimetri più alto e sei anni
più grande? Ma erano cose insignificanti!
- Lauren Silente
e Blaise Zabini di Serpeverde! –
Mi aggrappai
disperatamente
al braccio di Blaise infilandogli le unghie nella carne mentre mi
muovevo con controllati passettini da formica che volevano sembrare
aggraziati e disinvolti.
Mi lasciai
gestire come una bambola dal mio amico, non sapendo nemmeno da dove
iniziare per accennare un passo di danza.
I flash mi accecarono almeno una decina di volte, ma riuscii a restare
in piedi e ad essere condotta a ritmo di musica senza schiacciare i
piedi al mio povero compagno.
-
Grazie… - sussurrai
a Blaise sorridendogli timidamente, mentre notavo che nessuno sembrava
avere il coraggio di unirsi a noi dodici martiri danzanti.
- Nessun
problema, io e Draco ti avevamo promesso che sarebbe andato tutto bene
– rispose ricambiando il mio sorriso.
Mi persi nei
suoi occhi
profondi e neri, abbagliata non più dalla luce della
macchina
fotografica ma dalla dolcezza dei suoi lineamenti, ipnotizzata dalla
perfezione della sua pelle scura e liscia, sentendomi al sicuro tra le
sue braccia che riuscivano a farmi apparire leggiadra e sicura anche se
stavo zampettando come una papera, ignorando senza troppa fatica la
coppia perfetta che si dondolava romanticamente vicino a noi.
Per un attimo invidiai la bellezza di Astoria, con il suo ampio abito
color cielo e i suoi capelli color grano che la facevano sembrare un
angelo, stretta al petto di Daniel, che era invece vestito dello stesso
colore dei suoi occhi magnetici.
Per un attimo.
- Ti ho
già detto che sei stupenda, Lauren? –
La voce di
Blaise mi giunse dritta nell’orecchio, mentre le sue labbra
calde mi sfioravano con delicatezza il lobo.
Mi si attorcigliò la lingua, impedendomi di dare una
risposta comprensibile.
Desiderai con
tutta me stessa
che quelle labbra si appoggiassero sulle mie, che spostasse le sue mani
calde sui miei fianchi senza badare a tutta la gente che ci guardava e
che mi dimostrasse che non mi aveva invitata al Ballo solo
perché ero una sua amica.
Non so per
quanto tempo
restammo così vicini, ero talmente presa da non accorgermi
delle
strane coppie che lentamente ci nascondevano alla portata dei flash. Mi
sentivo in paradiso, non esistevamo altro che io e Blaise.
Il resto era superfluo.
Mi chiesi una
decina di volte
se dovessi togliermi gli occhiali, magari per lui sarebbe stato scomodo
baciarmi con addosso quei cosi fastidiosi, e dove potessi metterli
senza fargli intuire che era perché mi aspettavo un bacio.
Immaginai nella
mia mente il
seguito di quella serata, io e lui per la prima volta da soli nella
tana del Serpente, pronti a mostrarci a vicenda come non ci eravamo mai
visti. Una vampata di calore pervase tutto il mio corpo, mentre mi
stringevo a lui continuando a fantasticare su noi due anche se non
avevo mai
pensato che l’avrei fatto.
Sì, ero decisamente su di giri.
- Ti va di
uscire da qui? – mi chiese all’improvviso
– Inizia a fare decisamente caldo… -
Annuii, ci
facemmo strada tra tutti gli studenti che ci circondavano.
Notai nonno Albus e Minerva che improvvisavano un tango anche se la
musica era più che altro un valzer, Hermione e un Corvonero
ballare con le teste pericolosamente vicine, Eleanor e Harry bere
qualcosa seduti in disparte, Ginevra fissarli da assassina, e poi il
nostro gruppo di amici.
Non so
perché, ma non
volevo fermarmi con loro. Non in quel momento, volevo restare tutta la
sera da sola con Blaise. Ma Draco ci fece cenno di avvicinarci e venni
quindi trascinata in mezzo alla compagnia.
- Per essere una
che non
sapeva accennare un mezzo passo di danza sei stata brava, Silentina
bella! – disse Malfoy, facendomi posto vicino a lui, mentre
mi
passava una Burrobirra.
- Tutto merito
di Blaise – mormorai, cercando di stringermi sulla panca per
fare posto anche a lui.
- Sei troppo
modesta, Lauren
– disse il mio compagno ad alta voce, prima di avvicinare di
nuovo le sue labbra al mio orecchio per sussurrare – modesta
e
stupenda, oserei dire… -
Io arrossii
compiaciuta e imbarazzata, Draco mi scoccò
un’occhiata penetrante.
- Vi ho
già presentato
Amanda? – chiese Neville, facendo cenno con la testa verso
una
graziosa ragazzina castana che non sembrava neanche lontanamente avere
lo stesso sangue di Goyle.
- No, molto
piacere – risposi seccamente, a nome mio e di Blaise.
I miei amici
sembrarono
sorpresi dalla mia scortesia e a dire il vero lo ero anch’io.
Non
mi era mai dispiaciuto stare in loro compagnia.
- Blaise,
andiamo a prendere
un po’ d’aria? – chiesi con voce
lamentosa,
sentendomi uno schifo nei confronti di Draco e Neville.
- Blaise, possiamo
parlare un attimo? – sputò Draco, senza dargli il
tempo di rispondermi.
Zabini
annuì e si
alzò, allontanandosi con Malfoy nel folto della folla.
Rimasta
sola con Neville e Amanda mi sentivo un po’ la terza
incomoda, ma
non potevo seguire i miei due migliori amici senza farli arrabbiare. Mi
alzai e iniziai a girovagare senza meta per la Sala, sperando di
incontrare qualcuno con cui conversare.
- Ehi, mi
concedi questo ballo? – urlò una voce alle mie
spalle.
Chi poteva
essere così pazzo da fare quella richiesta così
ardua a me, goffa papera sui tacchi?
Mi girai,
ritrovandomi dietro Harry con un sorriso smagliante.
- Non stai
parlando con me, vero Potter? –
- Pensavo
avessimo deciso che mi avresti chiamato Harry –
replicò lui, sempre con lo stesso sorriso.
-
Dettagli… allora, stavi parlando con me? –
- Con chi altro?
–
Mi guardai in
giro. In
effetti ero l’unica nel giro di dieci metri a cui Potter
potesse
rivolgersi senza rischiare di essere affatturato. Eravamo in una specie
di angolo riservato ai Serpeverde.
- Non vorrai
seriamente ballare, vero? –
Mi
sembrò offeso, ma scosse la testa. Era già
qualcosa, non avevo alcuna intenzione di coprirmi di ridicolo.
Mi avviai verso un tavolino vuoto, buttandomi su una sedia. Potter mi
imitò, aveva fatto riapparire il sorriso precedente.
- Stai bene,
sai? –
disse, accennando con la testa al mio vestito - Anche se mi sembri
molto Salazarina Serpeverde… -
Ridacchiai, ma
smisi subito. Non avrei permesso a Potter di provarci con me.
- Anche tu stai
bene, ma questo è solo merito mio, come sappiamo entrambi
–
Il mio tono
incolore non scalfì la sua felicità,
annuì come un cagnolino entusiasta.
- Potter, ti
senti bene? Ti si è congelato addosso un sorriso
inquietante! –
Gli sventolai
una mano
davanti al viso per verificare se fosse rimasto vittima di qualche
incantesimo delle Pastoie o di una Pozione Irrigidente.
- Eleanor Chang
vuole uscire con me il giorno di San Valentino! –
Tossicchiai per
non soffocare, doveva essermi andata di traverso la saliva.
Ero davvero
così brava come consulente matrimoniale? Lo sguardo
esultante di Harry sembrava dire di sì.
-
Beh… sono contenta
per te, Potter! – esclamai, unendomi alla sua gioia. Poi mi
venne
in mente un piccolo particolare al quale lui forse non aveva pensato.
- E cosa farai
con Ginevra? –
Vidi il suo
sorriso
sgretolarsi pezzo per pezzo davanti alla mia domanda. Evidentemente
quel pensiero non l’aveva nemmeno sfiorato. Assunse un
colorito
malsano.
- Potter, non
vorrai vomitare
qui! – strillai disgustata, allontanandomi da lui e facendo
spostare l’attenzione di alcuni Serpeverde su di noi.
- Ron mi
ucciderà… - balbettò a fatica -
…lui
vorrà la mia pelle… lui mi vorrà
scuoiare… -
Sentendomi in
colpa, dopotutto ero stata io a farli avvicinare, lo abbracciai per
farlo calmare.
Avrei voluto consolare Harry anche a parole, lo giuro, ma in quel
preciso momento arrivarono Draco e Blaise che mi staccarono
immediatamente da lui.
- Sfregiato, ci
spiace portarti via Lauren ma abbiamo bisogno di lei! –
- No, aspettate, io ho bisogno di
lei! – disse Harry con voce strozzata, alzandosi in piedi per
bloccarci.
- Infatti
– protestai, cercando di divincolarmi dalla presa di Blaise
– stavamo parlando in privato! –
Quest’ultimo,
all’improvviso, mi lasciò andare. Per un attimo
pensai che
per una volta il mio tono minaccioso fosse servito a qualcosa.
Poi mi accorsi che Piton si dirigeva verso di noi.
- Qualcosa non
va? – chiese con evidente disappunto.
- No,
è tutto a posto,
professore – disse rapidamente Draco, lanciando
alternativamente
occhiate sbalordite a me e Potter.
- Non mi sembra,
dato che da
questo angolo provengono continue urla – continuò
Piton,
mentre sembrava tentare di entrare nella mente di uno dei quattro
– urla che, stranamente, riescono a sovrastare il volume
già decisamente alto della musica –
Ci guardammo
tutti e quattro.
Se volevamo sbarazzarci della presenza di Severus e vedercela tra di
noi dovevamo solo fare gli innocentini stupidi.
- Non liuscivamo a sentilci,
popio peché la musica è tanto alta *
– pigolai io con voce infantile.
Draco, Harry e
Blaise
sembrarono essere sul punto di scoppiare a ridere. L’ombra di
un
sorriso increspò le labbra di Piton che si
allontanò
scuotendo la testa.
- A volte mi
sorprende quanto tu possa essere scema – disse Zabini,
evidentemente divertito.
Lo presi come un
complimento. Harry sembrava aver dimenticato per un attimo la
“faccenda Ginevra”.
- Ma questo non
risponde alla
domanda “cosa ci fai da sola con Potter in un angolino
appartato?” – buttò lì Draco,
con fare
inquisitorio.
Avevo
già capito che il Ballo di Natale non sarebbe mai stato un
evento romantico, per me.
L’avrei passato a discutere di cose che non mi riguardavano
con i
miei due migliori amici e… un amico? Non sapevo come
classificare Potter.
Fatto stava che tutte le mie fantasie sulla serata con Blaise si
dissolsero davanti ai miei occhi.
- Usciamo in
giardino, così non dovremo gridare e farò meno
fatica a parlare con tutti e tre –
Non senza
protestare mi seguirono, mentre mi dirigevo con passo esitante verso
l’uscita del castello.
Prima di uscire dalla Sala Grande, Draco si fece passare un paio di
bottiglie di Burrobirra aperte che esalavano un odore strano.
Blaise salvò le mie caviglie per ben tre volte, afferrandomi
da
sotto le ascelle prima che potessi sfracellarmi per terra.
Quando
oltrepassammo la
soglia fummo colpiti dalle gelide sferzate dell’aria di
dicembre,
mi strinsi nel leggero scialle argento maledicendo la mia stupida idea.
Ci sedemmo sui
gradini davanti al portone, illuminati dalla luce che usciva dalla Sala
Grande.
- Allora, parla
– mi
intimò Draco, appoggiandosi alle labbra la prima bottiglia
di
Burrobirra (che sospettavo essere corretta con qualcosa di molto
più forte).
Dopo aver
chiesto il permesso
con lo sguardo a Harry, spiegai loro cosa era successo tra lui ed
Eleanor. Non che ci fosse molto da dire, ma ero certa che
più
avrei parlato e meno domande avrei dovuto sopportare.
- Quindi
è per quello che eri avvinghiata a lui? –
sbottò Blaise, sembrando irritato.
- Non ero avvinghiata a lui!
– risposi con astio – E comunque cosa ci sarebbe
stato di male? Voi due mi avete piantata in asso! –
Harry
ridacchiò sentendo il mio rimprovero a Draco e Blaise che si
guardarono come per accordarsi su cosa dire.
- Spero di non
averti illusa, Lauren – esordì Blaise esitante.
Cosa voleva dire
con “spero di non averti illusa?”
- Non capisco
cosa intendi, Blaise – replicai con tono neutro.
- Intendo dire
che… -
sospirò interdetto, ma continuò a parlare dopo
una
gomitata di Draco che continuava beatamente a bere - …io
sono
già promesso ad un’altra ragazza e non vorrei che
tu
avessi pensato che potesse succedere qualcosa tra di noi…
siamo
amici, no? L’hai ripetuto più volte anche te dopo
aver
accettato il mio invito al Ballo… -
Iniziai a
tremare. Ma in
fondo, cosa potevo aspettarmi? La scialba Lauren Silente e il magnifico
Blaise Zabini non avrebbero avuto storia, lo sapevo anch’io.
Dovevo essere sincera con me stessa.
- Non mi hai
illusa, Blaze
– risposi con compostezza – hai avuto davvero molto
rispetto per me, anche se mentre ballavamo avresti probabilmente potuto
farmi tutto quello che volevi e non avresti incontrato
resistenza… -
Non sapevo
perché stessi confessando tutte quelle cose a cuor leggero,
per giunta in presenza di Potter.
Ma le mie parole sembrarono rincuorare Zabini, in qualche modo.
- Bene, ora che
abbiamo la
prova che non sei ubriaca né rincitrullita direi che
possiamo
entrare, Silentina bella! È bello sentirti dire che ci
saresti
stata senza problemi con Blaze, proprio come le ragazze che critichi
spesso! –
Lo guardai
malissimo, lui mi fece un sorrisetto beffardo.
- Malfoy, devo
dire che hai sempre un tatto spaventoso! – sibilò
sarcastico Harry, alzandosi in piedi.
- Devo dire
invece che tu hai
una particolare propensione per ficcare il tuo naso ovunque, Potter!
– ribattè Draco, alzandosi in piedi a sua volta.
- Non duellate,
per favore… - mormorai stremata - …per favore,
risparmiatemi uno spettacolo del genere! –
- Abbassa la
bacchetta, Sfregiato! –
- Prima tu,
Serpe, non mi fido di te! –
Ma
perché Blaise non si decideva a parlare e porre una fine a
questa storia?
- Ma
perché diamine state litigando? – chiese
all’improvviso Zabini.
Cosa aveva fatto
fino a quel momento? Aveva dormito? A volte proprio non lo capivo,
davvero.
- Blazee,
svegliati è primavera! ** – canticchiò
sarcastico Draco, senza smettere di tenere sottotiro Harry.
- La volete
smettere? – sbottai scocciata, scattando traballante sui miei
tacchi.
- Silente, stai
fuori da
questa storia! – ringhiò Malfoy, dandomi una
spinta che mi
fece perdere l’equilibrio e spedendomi addosso a Blaise.
- Questa me la
paghi! – strillai imbestialita, nonostante non fossi solita
prendermela per così poco.
- Dai, allora
vieni a duellare anche te, stupida sgualdrina di una Mezzosangue!
– mi sfidò Draco ridendo.
Qualcosa non mi
tornava. Rimasi pietrificata davanti alle sue parole, non era mai stato
così irrispettoso con me.
Stronzo forse, a volte insensibile, maleducato, scontroso, un vero
bastardo.
Ma non mi aveva mai mancato di
rispetto in quel modo.
Vidi qualcosa
baluginare
dietro un cespuglio, ma non avevo più la forza di reagire.
Ero
stata colpita dritta al cuore e sentivo le lacrime congelarsi sul mio
viso appena sgorgavano dai miei occhi.
Draco continuava
a ridere
come se non si fosse reso conto di quello che aveva appena detto,
Potter ripose la bacchetta e si avvicinò a me, ma Blaise lo
Schiantò.
O almeno ci
provò, dato che centrò più che altro
il cespuglio dietro di lui.
Harry si
piegò comunque verso terra, sfiorato dal lampo rosso.
Non rimproverai
Zabini,
sarebbe stato inutile. Mi lasciai tirare in piedi da lui e trascinare
dentro nel castello, con i capelli che coprivano il mio viso
sicuramente rigato di mascara, grata del fatto che tutti fossero
sicuramente in Sala Grande.
Mi
portò fino in Sala
Comune, dove ci sedemmo entrambi in silenzio su un divano. Passarono
lunghi minuti prima che Blaise si decidesse a parlare.
- Penso che tu
abbia capito che è ubriaco… - disse rapidamente.
Non risposi.
Aveva usato la
mia condizione di sangue e una mia confessione per insultarmi, quella
era una cosa che non potevo perdonargli nemmeno da ubriaco.
- E poi il fatto
che tu abbia
difeso Potter e lo abbia abbracciato lo ha fatto imbestialire, capisci?
– continuò Blaise, tentando di trovare anche i
più
stupidi motivi per difendere il suo migliore amico.
Pensai a come
sarebbe stato
il Natale che tanto avevo aspettato in compagnia di Draco. A quel punto
la sola idea di essere in una casa con lui mi repelleva.
- Domani, quando
si
sarà ripreso dalla sbornia e si ricorderà la
cazzata che
ha detto, sono certo che ti chiederà scusa… -
sussurrò Zabini, accarezzandomi i capelli come se fossi
stata
una bambina piccola che aveva appena litigato con il suo pseudo
fidanzatino.
- E io non lo
perdonerò – replicai gelida.
La mano di
Blaise si fermò, mi scostò i capelli dal viso per
darmi modo di notare il suo sguardo attonito.
- Lauren, lui
non pensava quello che ha detto! –
- Sai come si
dice? “In vino veritas” - sputai con amarezza.
Blaise scosse
tristemente la testa, mordendosi le labbra come se avesse avuto da dire
qualcosa che non poteva confessarmi.
- Avanti, parla
– lo spronai, pronta a sentir uscire qualsiasi cosa dalle sue
labbra.
- No,
Lauren… è meglio non parlare… -
E quelle sue
stesse labbra si posarono sulle mie lasciandomi letteralmente senza
parole.
* Non riuscivamo a sentirci proprio perchè la musica
è tanto alta (N.d.A.)
** Citazione da una famosa canzone - di cui naturalmente non
ricordo il titolo (N.d.A.)
Note
dell'autrice
Buon
pomeriggio a tutti! Spero che questo capitolo susciti più
interesse del precedente, inizio a temere di essere arrivata al tanto
temuto punto in cui la storia verrà abbandonata da tutti i
lettori a causa della noia ç.ç
Se
non vi piace più, per favore datemi dei consigli per
migliorarla e io farò del mio meglio per adattarla in modo
che risulti coinvolgente e avvincente come - o anche più -
di prima.
Per
adesso ringrazio calorosamente tutti quelli che hanno letto (e
continuano a leggere), in particolare BlackFra92 e sefoev
che hanno aggiunto la storia tra i Preferiti o le seguite.
DarkViolet92:
felice che ti sia piaciuto! Credo che non inserirò presto la
motivazione di questa scelta di Silente, ma te lo spiego qui in modo da
poter soddisfare l'eventuale dubbio anche di altri lettori. L'Ordine
della Fenice è ancora un'associazione segreta e come tale ha
bisogno di un Quartier Generale di cui solo i membri - ed eventuali
altre persone fidate - possano conoscere la locazione. Se Lauren
portasse con sè Blaise, si correrebbe il rischio di
divlugare questa informazione preziosa a chiunque e sarebbe un vero
disastro.
Luciana
Menditegui: grazie per i complimenti! Secondo i miei
calcoli, Grimmauld Place dovrebbe arrivare tra meno di dieci capitoli,
spero che tu possa aspettare fino ad allora! ^^
|
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Capitolo 30 *** Indizi e sospetti ***
Appena aprii gli occhi la mattina seguente, venni subito investita da
una valanga di ricordi.
Draco mi aveva chiamata “stupida sgualdrina di una
Mezzosangue”.
Harry aveva tentato di consolarmi, ma era quasi stato Schiantato.
Blaise mi aveva baciata, regalandomi il mio primo bacio a diciassette
anni suonati.
A volte odiavo i riassuntini che la mia mente elaborava automaticamente
appena ero sveglia.
Quella era
una di quelle volte.
Mi sedetti sul letto, accorgendomi che il dormitorio era deserto e che
indossavo ancora il vestito verde smeraldo del Ballo di Natale.
La spiegazione per il primo punto era semplice, tutte le ragazze erano
partite presto per prendere l’Espresso di Hogwarts che le
avrebbe portate dalle loro famiglie per le festività
invernali.
Per il secondo punto non sapevo cosa dirmi, probabilmente ero solo
distrutta da molte cose.
Mi vestii da persona normale, decidendo di non lasciar trasparire nulla
di quello che era successo poche ore prima.
Draco, Harry e Blaise erano fuori dalla mia vita, quel giorno.
Scesi in Sala Grande dopo aver assunto un aspetto guardabile e mi
sedetti in mezzo ai pochi studenti che erano restati a Hogwarts per le
vacanze.
- Ieri sera è stato bellissimo! – disse con voce
eccitata una ragazzina di Corvonero che doveva avere al massimo tredici
anni – Simon mi ha baciata! –
“Nulla è come essere baciata da quello che credevi
il tuo migliore amico” dissi nella mia mente, mentre
masticavo in silenzio un pezzo di pancake.
Ma quando mi ricordai di quella volta in cui Blaise mi aveva dato i suoi pancakes,
lasciai quello che restava nel piatto.
- Hai visto Astoria e Daniel? La Skeeter li ha intervistati e ha detto
che per lei erano la coppia più bella del Ballo! –
Abbassai lo sguardo sulla copia della Gazzetta del Profeta appoggiata
sul tavolo con una foto della Coppia Perfetta in copertina, circondata
dalle altre coppie del Ballo. Vedere nello stesso istante Daniel e
Blaise mi fece un effetto strano.
Avevo decisamente bisogno di vomitare.
- E poi l’aggressione a Draco Malfoy! Dicono che sia stato
suo padre! –
Aggressione a Draco
Malfoy? Avevo sentito bene?
- La Gazzetta dice che erano solo lui e Potter in giardino e poi un
lampo ha investito tutti e due e per un pelo non sono stati uccisi!
– balbettò tutta agitata una primina tremante,
indicando l’articolo scritto sulla colonna a destra.
- Non sia sciocca, signorina Gardener! – disse una voce
seccata – Non dovete credere a tutto quello che dice il
Profeta, soprattutto se è stato scritto da Rita Skeeter!
–
Minerva si era avvicinata silenziosamente al tavolo e si stagliava
davanti a me con evidente intenzione di convocarmi da qualche parte.
Mi alzai sospirando, ottenendo in cambio un cenno di assenso.
Si decise a rivolgermi la parola solo quando fummo uscite dalla Sala
Grande.
- Lauren, temo che questa volta la Skeeter non si sia inventata proprio
tutto… - mormorò, mentre continuava a camminare
rapidamente per i corridoi con me alle calcagna.
- Questo cosa vuol dire? –
- Draco e Harry erano insieme in giardino ieri sera, sono stati
aggrediti all’improvviso, sono stati colpiti da una potente
Maledizione… -
- Sono in pericolo di morte? – chiesi automaticamente,
cercando di restare fredda e impassibile davanti a
quell’orrenda prospettiva.
- No – rispose lei, aprendo la porta che conduceva
all’infermeria.
Solo due letti erano occupati, su uno riconobbi la chioma bionda di
Draco, sull’altro quella castano scuro di Harry. Vicino a
Potter era seduta Hermione con il viso rigato di lacrime.
- Madama Chips e Severus sono riusciti a fermare l’evoluzione
degli effetti della Maledizione, ma non sappiamo quando riprenderanno
conoscenza… - riprese con tono pratico Minerva -
…anche se Poppy sostiene che la vicinanza di una persona a
loro cara potrebbe aiutarli moltissimo. E sappiamo quanto tu abbia
legato con Draco, quindi… –
Si interruppe lanciandomi un’occhiata eloquente. Ma ad essere
sincera sentivo che sarebbe stato ipocrita da parte mia fare la bella
faccia con Malfoy, dimenticando quello che mi aveva detto, solo
perché stava male.
Entrò Vitious dietro di noi con lo sguardo segnato dalla
preoccupazione.
- Appena possibile arriveranno la signora Malfoy e il signor
Black… devo dare l’autorizzazione
d’entrata ad altre persone? –
- No, Filius, è meglio di no… -
- Nemmeno i Weasley? Remus? Gli altri dell’Ordine?
– chiese sorpreso Vitious, saltellando da un piede
all’altro.
- No – rispose seccamente la McGranitt, come se
l’idea di avere tutta quella gente attorno ai due ragazzi la
disturbasse – Possono entrare solo Narcissa, Sirius e Albus,
da questo momento in poi! –
- Va bene, Minerva… - borbottò lui, spostando poi
lo sguardo da me a Hermione - Signorina Granger, signorina Silente,
avete sentito la professoressa! Dovete uscire! –
- Filius, loro servono per farli guarire – disse una voce
decisa alle mie spalle.
Madama Chips avanzò verso di noi agitando una bacchettina di
vetro.
- Non avevo capito, Poppy, scusami… - rispose il mago con
fare sottomesso.
La scena avrebbe avuto un qualcosa di comico se solo non si fosse
svolta in un’infermeria davanti a due ragazzi colpiti da una
maledizione.
- Avete preso Lucius Malfoy? – chiesi io, senza riuscire
più a trattenermi.
- Chi ha parlato di Lucius Malfoy? – squittì
Vitious sorpreso – Non sappiamo chi sia stato ad aggredirli!
–
- Ma ovviamente è il primo sospettato dato che è
stato avvistato nei paraggi di Hogsmeade ed ha colpito, non a caso,
Harry e Draco – ammise Minerva con amarezza.
- Ma come avrebbe fatto a entrare? –
I tre adulti si scambiarono sguardi interdetti. Madama Chips
sospirò pesantemente.
- Crediamo abbia un complice qui dentro –
bisbigliò lei, probabilmente cercando di non farsi sentire
da Hermione seduta poco lontano.
- Sospettate di qualcuno? –
Non risposero. Vitious uscì preso da un’improvvisa
fretta, Madama Chips mi accompagnò vicino al letto di Draco
mentre Minerva si avvicinò a fare una carezza sui capelli di
Hermione per poi dileguarsi a sua volta.
- Non toccate niente, ma parlate molto… - disse la Medimaga
ad entrambe - …credo che un po’ di affetto e di
amicizia non possano fare altro che aiutarli! –
Dopo queste parole sparì nel suo ufficio lasciando la stanza
deserta e silenziosa.
Presi lo sgabellino sul quale ero seduta e mi spostai vicino ad
Hermione che alzò lo sguardo stupita.
Mi sentivo una vera e propria ipocrita a stare al fianco di Draco
quando tutta l’amicizia che provavo nei suoi confronti era
seppellita sotto una valanga di sfiducia e incomprensioni generata
dalle tre taglienti parole che mi aveva attribuito la sera prima.
- Non fai compagnia a Malfoy? – sussurrò lei, con
la voce incrinata dal pianto.
- Preferisco fare compagnia a… - ma non riuscii a concludere
con “a Harry”, anche dire quella frase mi sembrava
altamente stupido e ipocrita - …a entrambi. Soprattutto a
te, mi sembri distrutta. –
Hermione annuì, asciugandosi le lacrime con la manica del
maglione.
- Perché non sei sull’Espresso di Hogwarts? Non
dovevi tornare a casa? –
- La professoressa McGranitt mi ha avvertito dell’aggressione
di Harry appena sveglia, questa mattina… -
raccontò, accarezzando lentamente i capelli del suo amico -
…e ho deciso di restare –
- Come mai non sono qui anche Ronald e Ginevra? –
Lanciai un’occhiata a Draco. Mi faceva una tale tenerezza,
sdraiato da solo senza nessuno che lo accudisse come Hermione era
disposta a fare per Harry.
- Lauren… è una lunga storia, ti
annoierei… -
Mi spostai di nuovo con lo sgabello vicino a Draco, prendendogli la
mano, poi guardai Hermione con fare incoraggiante.
- Tanto abbiamo tempo… non credo che si riprenderanno tanto
presto da questa batosta… -
Lei mi rivolse un sorriso triste e prese un bel respiro.
- Questa mattina presto, quando la McGranitt è venuta a
chiamare me e Ron per avvertirci delle condizioni di Harry, siamo corsi
subito qui in infermeria. Credo che poi sia andata ad avvertire anche
Ginny, sapendo che era la sua fidanzata, ma probabilmente non
l’ha trovata e l’ha riferito a un’altra
ragazza… - spiegò Hermione con tono di
disapprovazione - …la notizia dev’essersi
così sparsa per tutta la scuola. –
- No, credo più che altro che il merito di questo sia da
riservare a Rita Skeeter – sentenziai ironicamente.
- In ogni caso, pochi minuti dopo il nostro arrivo è
spuntata qui Eleanor Chang… - continuò a
raccontare - …insistendo per voler vedere Harry. Io e Ron
abbiamo cercato di spiegarle che non poteva, Madama Chips aveva detto
che non potevamo essere più di tre e stavamo già
aspettando Ginny, ma lei era ostinata a restare... –
Stavo iniziando a sospettare il seguito del racconto.
- Alla fine Ginny è arrivata, ha urlato dietro a Eleanor di
andarsene subito perchè non la voleva lì, la
Chang ha risposto che Harry avrebbe preferito la sua presenza a quella
di Ginny, Ron si è arrabbiato da morire e ha iniziato a
urlare anche lui contro Eleanor, Ginny le ha chiesto che diritto avesse
lei di restare qui quando era solo una… - Hermione si
bloccò arrossendo - …una donna di facili costumi,
Eleanor ha risposto che Harry stava per mollarla per stare con lei,
Ginny le ha tirato un schiaffo e alla fine è arrivata Madama
Chips che li ha buttati fuori tutti e tre. Non so che fine abbiano
fatto. –
- Non li ho visti a colazione, penso che siano partiti con
l’Espresso – commentai, dopo aver avuto la triste
conferma dei miei sospetti.
- Ora voglio vedere che Natale da schifo verrà fuori se
Harry ha davvero tradito Ginny con Eleanor… Ron
sarà incavolato nero e io dovrò tentare di fare
ragionare tutti e tre come al solito… - sospirò,
squadrando il viso del suo migliore amico con leggero rimprovero.
Abbassai lo sguardo su Draco. Sembrava così angelico con gli
occhioni grigi chiusi e i capelli quasi bianchi che gli sfioravano la
fronte.
Non sembrava la stessa persona che la sera prima mi aveva detto quello
che aveva detto.
- Perché ti sei allontanata da Malfoy, prima? –
chiese Hermione, probabilmente accorgendosi solo in quel momento che
ero tornata alla mia postazione iniziale.
- Beh… è una storia lunga anche
questa… - risposi diffidente.
- Come hai detto tu, passerà molto tempo prima della loro
ripresa… - ribattè lei con un piccolo sorriso.
Strinsi la mano di Draco come per chiedergli il permesso di raccontare
a Hermione quello che era successo, ma in quel momento la porta
dell’infermeria si spalancò di colpo facendo
entrare Narcissa e Sirius Black.
- Draco! Fatemi vedere il mio Draco… - sussurrò
la donna, guardandosi intorno con aria disperata.
Mi alzai in piedi dirigendomi verso i due nuovi arrivati e indicai
Draco a sua madre, Harry al suo padrino.
Madama Chips, forse sentendo due voci diverse da quelle di due ragazze,
uscì dal suo ufficio.
- Signorine… - esordì, rivolgendosi a me e
Hermione - …potete andare, grazie per la vostra assistenza
nel frattempo! –
Lanciai un’ultima occhiata a Narcissa, intenta a guardare
solo ed esclusivamente il suo Draco, e a Sirius, che fece un cenno a
Hermione prima di voltarsi verso Harry, poi uscii
dall’infermeria a passi rapidi.
- Ehi, aspetta! Ti va di parlare? – mi raggiunse la voce
della Granger, costringendomi a fermarmi.
- Non serve a niente parlare… -
- Si vede lontano chilometri che Malfoy ti ha detto qualcosa che ti ha
ferito molto – replicò lei con aria esperta
– parlare di queste cose per vederle da un altro punto di
vista fa sempre bene –
Purtroppo per me, sapevo che aveva ragione. Mi costrinsi ad aprirmi, ma
solo perché pensai che non avrei potuto farlo con nessun
altro nei dintorni che non fosse un mocciosetto sconosciuto o un
professore.
- Ieri sera mi ha chiamata “stupida sgualdrina di una
Mezzosangue” – mormorai, sentendo che ripetere
quelle parole ad alta voce le faceva sembrare ancora più
crudeli.
- Non è una storia così lunga come dicevi
– osservò lei, mentre mi camminava di fianco,
cercando di sostenere la velocità del mio passo. Quando ero
nervosa facevo concorrenza a un maratoneta.
Mi arresi e le raccontai tutto quello che era successo la sera
precedente. Sembrò capire meglio il mio stato
d’animo quando arrivai alla fine della mia storia.
- Brutta situazione – sentenziò, forse dispiaciuta
per me.
- Credo che tutto peggiorerà quando quei due si sveglieranno
–
- Signorina Silente, signorina Granger, non dovreste andare in giro da
sole per i corridoi – ci interruppe una voce fredda alle
nostre spalle.
Si trattava naturalmente
di Severus.
- Credevo che la regola valesse solo per la notte –
protestò debolmente Hermione.
- Non dopo l’aggressione di ieri sera – rispose
lui, scoccando un’occhiata penetrante alla sottoscritta
– non è sicuro andare in giro per i corridoi
vuoti, per questo dovreste stare in Sala Grande con gli altri venti
studenti che hanno deciso di rimanere qui per le vacanze –
Stavamo per avviarci verso la Sala Grande, nessuna delle due aveva
voglia di mettersi a discutere dopo quello che era successo, ma
dall’altra parte del corridoio si avvicinò mio
nonno.
- Lauren, Hermione, Severus… - salutò lui con un
pizzico di urgenza - …dovreste venire con me in giardino.
Possibilmente ora. –
Annuimmo tutti e quattro nello stesso momento e lo seguimmo senza dire
una parola.
Quando tornai in dormitorio quella sera, nel silenzio e nella
solitudine generati dalle partenze natalizie, mi sorpresi a pensare di
nuovo a quello che nonno Albus ci aveva mostrato quella mattina.
Davanti al portone d’entrata c’erano ancora le due
bottiglie di Burrobirra che Draco si era scolato la sera precedente.
Anche gli altri avevano notato che qualcosa non andava nel loro odore,
Severus aveva detto che si trattava di qualche pozione e non di un tipo
di bevanda alcolica come sospettavo io.
In ogni caso, qualcuno le aveva riempite volutamente di quel liquido
misterioso, c’erano pochi dubbi.
Su un ramo del cespuglio, quello che si era preso lo Schiantesimo di
Blaise destinato a Harry, avevano trovato un pezzo di mantello di seta
e dei capelli neri. Quindi si presumeva non fossero di Lucius Malfoy, a
meno che non si fosse tinto apposta. Ma non si poteva ovviamente
escludere la probabilità della Pozione Polisucco.
Inoltre, nessuno aveva le chiavi del cancello che portava ad Hogsmeade
a parte Gazza. E il Custode aveva naturalmente negato ogni suo
coinvolgimento in quella faccenda.
- Stai pensando anche tu all’aggressione? – mi
chiese Hermione, sedendosi su una poltroncina vicina alla mia con un
grosso libro in mano.
- Mi chiedo come abbiano fatto ad entrare – mormorai
scervellandomi – dato che non funzionano nemmeno le
Passaporte e la Smaterializzazione per arrivare qui dentro indisturbati
–
- Hai letto Storia di Hogwarts? –
Vidi che mi fissava sbalordita, come se fosse stata una cosa strana.
- No, non io – la vidi assumere un’espressione
delusa – me l’ha letta decine di volte mio nonno
come favola della buonanotte –
- Stai scherzando? –
Scossi la testa, era la verità. Mio nonno era un pazzo
fanatico, quando si metteva in mezzo la sua scuola.
- So di tutto su questo posto, a momenti potrei recitare a memoria le
biografie dei fondatori –
Gli occhi di Hermione brillarono di ammirazione, io ripresi a fissare
il fuoco con sguardo vacuo. Dovevo scoprire come avessero potuto
entrare là dentro.
- Chi credi possa essere stato il complice? –
Guardai la Granger con evidente fastidio. Ma perché non mi
lasciava in pace?
- Non ne ho idea – risposi con educazione.
- Non credi che magari, Piton… con il suo passato,
sai… -
- Stai zitta se non sai quello che dici – sbottai gelida,
alzandomi in piedi.
- Ma io, veramente… - pigolò lei, sembrando molto
più piccola mentre cercava di riparare alle sue parole
accusatorie.
- Credi che Piton sia solo un traditore? Credi che venderebbe due dei
suoi studenti a Voldemort solo perché non è come
tutti gli altri professori, solo perché non mostra una
specie di ammirazione infinita per voi tre? Per il Trio dell’Ufficio
Misteri? – urlai con disprezzo, senza riuscire a
trattenere la mia indignazione –Tu non sai niente! Voi non sapete
niente! Quell’uomo è più coraggioso di
tutti i componenti di questa scuola messi insieme! –
Hermione mi guardò come se fossi diventata pazza.
- E tu cosa ne sai? –
- Io lo so perché… - mi interruppi, temendo di
finire per tradirmi divulgando qualcosa che Severus non voleva rendere
pubblico.
- Perché? Avanti, continua! – mi
incalzò lei, dimentica ormai del tutto del suo libro.
- Perché ci sono certe cose che non si leggono nel
comportamento delle persone, ma nei loro occhi –
- Tutte parole infondate –
- Mai quanto le tue – replicai, con il cuore pieno di
un’insana voglia di difendere il mio professore di Pozioni
– dovresti conoscere a fondo una persona prima di parlare,
Hermione –
Mi diressi verso la scala del dormitorio femminile, presa da una fredda
furia che dovevo far sparire in solitudine.
- Perché, tu lo conosci? Sei solo una studentessa, proprio
come tutti noi! – mi urlò dietro Hermione, mentre
ero a metà della gradinata.
“Forse l’unica studentessa che si preoccupa di
scavare a fondo nelle cose” le risposi nella mia mente
“forse perché sono la nipote di mio
nonno”
Note
dell'autrice
Buon
pomeriggio a tutti! Grazie per avermi dato supporto nel mio momento di
sfiducia creativa, siete stati tutti davvero molto gentili!
Grazie
anche a chi continua a leggere, in particolare beautiful_disaster,
Lukk, lady marion e MacLeod che hanno aggiunto questa
storia tra i Preferiti o le seguite.
Lancio
un mini-sondaggio (se così si può definire) per
sapere se preferite che continui questa storia con tutti i capitoli che
mancano o se sarebbe meglio dividerla in due parti.
Perchè,
essendo arrivata con 30 capitoli solo a dicembre... beh, diciamo che
dovrebbe diventare una cosa lunga circa 90 capitoli! ^^
Ancora
grazie di cuore a tutti, ci vediamo mercoledì 21 se tutto va
bene!
La
principessa mezzosangue: Draco era semplicemente ubriaco o
sotto effetto di pozioni (questo ancora non si sa). Grazie per il
supporto!
Atari:
sono felice che non stia diventando noiosa, grazie per avermi sostenuta
nel momento no della mia fiducia nella scrittura!
aXce:
grazie per avermi fornito il titolo della canzone, davvero non mi
veniva in mente! ^^ Anche a te, grazie per i complimenti e il supporto!
DarkViolet92:
alla fine Lauren si è leggermente addolcita... ma chi non
l'avrebbe fatto davanti a una amico ridotto in quelle condizioni?
ç.ç
Yvaine0:
grazie per i complimenti e non ti preoccupare per le recensioni,
l'importante è che la storia ti piaccia (anche
perchè nemmeno io purtroppo riesco a lasciare sempre un
commento alla tua storia pur leggendo sempre). Blaise sembra essere
diventato un mito, Draco dallo scorso capitolo forse un po' meno... ^^
mistero: grazie
per il supporto e anche tu non ti preoccupare per le recensioni...la
cosa che mi fa più felice è vedere tanti lettori!
La suspence a proposito del vestito resterà ancora a lungo,
ma chissà xD
Valery_Ivanov:
tranquilla anche te per la questione dei commenti ^^ in effetti
è vero, nella parte sentimentale credo di aver scatenato una
confusione tremenda... ma è tutto più bello
così, no? Si può puntare sul proprio preferito xD
Grazie per i complimenti e il sostegno!
|
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Capitolo 31 *** Patto con Piton ***
“Devo mandare un gufo a Blaise per informarlo di quello che
è successo”
Questo fu il mio primo pensiero della mattina seguente la discussione
con Hermione.
Come era giusto che fosse, non si sforzò più di
rivolgermi la parola a colazione, preferendo fraternizzare con alcuni
primini di Tassorosso.
“Devo farlo, anche se sarà già a
conoscenza di
quello che è successo grazie alla Skeeter” ripetei
nella
mia mente, mentre cercavo di mandare giù piccoli bocconi di
torta di zucca.
Mi sforzavo di mangiare solo perché i professori rimasti a
scuola avevano deciso di unirsi al nostro tavolo.
Inutile dire che mio nonno mi teneva d’occhio come un falco.
A
mio parere contava ogni singolo boccone che inghiottivo, segnandosi
quante volte giocherellavo con la forchetta e chiedendosi il
perché.
Ma io non gli avrei mai detto che non mangiavo perché avevo
litigato con Draco e temevo di non poter mai chiarire con lui a causa
della maledizione che lo costringeva privo di sensi su un letto in
infermeria.
No, non gliel’avrei mai detto.
- Charles, mi passeresti uno di quei deliziosi cornetti? –
chiese
mio nonno a un ragazzo robusto di Corvonero che si affrettò
ad
accontentarlo.
Sentivo i suoi occhi fissi su di me anche se sapevo che stava cercando
di dissimulare il suo interesse nei miei confronti fingendo di essere
estremamente rapito dalla bontà della brioche che stava
assaporando.
- Quando potremo andare senza scorta per i corridoi? –
sussurrò una Serpeverde con le trecce
nell’orecchio di un
suo compagno.
In modo udibilissimo, oserei dire.
- Quando avremo catturato il responsabile dell’aggressione ai
due
studenti, signorina Marshall – rispose Piton con tono piatto.
La ragazzina arrossì fino alla punta dei capelli,
rimettendosi a mangiare il suo porridge.
Era terribile avere i professori a tavola, non si poteva parlare in
privato neanche a pregare in cinese.
Non che io dovessi parlare con qualcuno, ora che Neville e Blaise erano
con le loro famiglie, Daniel era probabilmente a casa Greengrass e
Draco si trovava sdraiato su un letto a tempo indeterminato.
L’immagine del suo volto con gli occhi chiusi mi
tornò
nitida in mente, lasciai cadere rumorosamente la forchetta sul piatto
facendo un rumore assurdo.
Ignorai gli sguardi girarsi verso di me.
- Non ti piace la torta di zucca, Lauren? – chiese
allegramente
mio nonno, mentre la domanda intrinseca era
“perché ti
rifiuti di mangiare?”.
- Credo di non stare molto bene, signor
Preside – risposi con tutto il distacco che
riuscii a metterci.
Era chiaro che stavo benissimo e non volevo che mettesse il naso negli
affari miei.
- Vuoi andare in infermeria? – mi chiese la McGranitt, con
aria preoccupata.
Mi stava offrendo una scappatoia dall’interrogatorio di mio
nonno? Grazie mille, Minerva!
- Forse sarebbe il caso, professoressa –
Mi alzai all’istante, dirigendomi verso l’uscita
della Sala Grande.
- Lauren, aspetta! Deve venire un professore con te! –
Provate ad indovinare chi si alzò tra Minerva, Lupin,
Vitious, Hagrid, Pomona e Piton?
Credo sia fin troppo facile da intuire, inutile chiederlo.
- Professor Piton – esordii irritata mentre mi seguiva come
un’ombra verso l’infermeria – credo di
potermela
cavare da sola in questi corridoi deserti e per niente pericolosi
–
- Io invece credo che tu stia benissimo, signorina Silente –
Dimenticavo spesso che fosse un Legilimens. Dovevo smetterla di essere
così ingenua, non ero a Beauxbatons o a Durmstrang dove
tutti si
bevevano le storie che mi inventavo.
- Cos’altro crede, professore? – chiesi con
sfacciataggine,
appoggiando la mano sulla maniglia della porta del Regno di Madama
Chips.
- Credo che tu ti sia inventata la scusa del malore solo per venire a
vedere Malfoy e Potter –
Mi morsi la lingua. Era maledettamente bravo a indovinare!
- Io non indovino,
signorina Silente, io leggo…
- disse a denti stretti.
Ok, leggeva
dannatamente bene. Anch’io ero brava a leggere, ma non sapevo
cosa pensassero tutti quelli a cui mi avvicinavo.
- Non faccia pensieri sciocchi – sibilò,
probabilmente
dilettandosi ad ascoltare anche il resto dei miei monologhi interiori.
Stufa di quelle intrusioni mentali abbassai la maniglia ed entrai in
infermeria.
Non c’era nessuno, nemmeno Madama Chips. Mi chiesi che fine
avessero fatto Narcissa e Sirius Black, rispondendomi da sola che
probabilmente mio nonno li aveva spediti a Grimmauld Place
perché la Chips non amava i visitatori che mettevano radici.
Andai diretta verso il letto di Draco, sedendomi al suo fianco.
- Se ne può anche andare – sbottai
all’indirizzo di Piton.
- Direi di no, nessuno studente può restare da solo nel
castello
dopo quello che è successo – rispose piattamente.
Ignorandolo accarezzai i capelli di Draco spostandoglieli dalla fronte
e poi appoggiai le mie labbra sulle due guance bianchissime e fredde.
Sembrava quasi fatto di neve.
- Che rapporto c’è ora tra te e il signor Malfoy,
signorina Silente? –
- Credo che non siano affari suoi, signore –
Mi spostai al letto di Harry. Gli presi la mano, stringendola tra le
mie con imbarazzo. Anche lui era ghiacciato, ma non aveva la bellezza
composta che emanava il corpo di Draco. Pensandoci a posteriori, Harry
sembrava quasi un cadavere.
- E tra lei e il signor Potter? –
- Vale la stessa risposta di prima, signore –
La mattina precedente, mentre eravamo in giardino con Hermione, avevo
raccontato a lui e a mio nonno gli avvenimenti della sera del Ballo
evitando accuratamente la descrizione del litigio tra me e Malfoy e
naturalmente tutta la storia che stava dietro all’abbraccio
con
Harry.
Da quel momento in poi mi sarei chiamata Signorina Riservatezza.
- Gradirei delle risposte dettagliate, signorina Silente –
- Allora vada a chiedere a Rita Skeeter, signore, sono certa che lei
sarà felice di aiutarla –
Potevo immaginare Severus stringere i denti per non affatturarmi al
momento. Sapevo essere davvero irritante, quando mi impegnavo.
- Sono certo che la Skeeter mi direbbe solo menzogne che sarebbero meno
utili del tuo silenzio –
No, non mi sarei fatta convincere così facilmente. Erano
affari miei, di Draco e di Harry.
- Mi dispiace, signore, ma non voglio raccontarle nulla –
- Nemmeno se io ti dicessi di chi sospettiamo? E non parlo di Lucius
Malfoy –
Ah, una specie di scambio alla pari. Era astuto, il caro Sevvie.
- Prima lei, signore – replicai, voltandomi per guardarlo
negli occhi e stringere il nostro accordo silenzioso.
- Voglio il tuo ricordo della sera dal Ballo, signorina Silente, poi
potrai sapere il nome del sospetto –
All’improvviso mi venne in mente un dubbio
tremendo… e se
stesse bluffando? Cercai di penetrargli nella mente, ma incontrai una
barriera piuttosto resistente.
- Cosa mi garantisce che lei non stia facendo tutto questo solo per
avere il mio ricordo senza troppo sforzo? –
- La mia parola – ribattè con
semplicità disarmante.
Gli credetti, purtroppo per me.
Mi allungò una piccola fiala di vetro, presi la bacchetta e
vi lasciai cadere il mio ricordo.
Sapevo che me ne sarei pentita.
Severus si avviò verso l’uscita
dell’infermeria,
talmente preso dalla fretta di vedere il mio ricordo che nemmeno si
ricordò del fatto che doveva sorvegliarmi.
- Ehi, un attimo! – protestai vivacemente – Voglio
il nome del sospetto misterioso! –
Si voltò verso di me, le labbra increspate da un leggero
sorriso sarcastico.
- Daniel Dwight –
Passai il resto del tempo in infermeria, nemmeno le proteste di Madama
Chips riuscirono a distogliermi dall’intento di fare
compagnia ai
corpi privi di sensi di Draco e Harry.
Continuavo a chiedermi come fosse possibile che Dwight avesse lanciato
una maledizione di tale potenza addosso al Prescelto e a uno dei suoi
ex migliori amici. E perché sospettassero di lui,
naturalmente.
Daniel era una frana in Incantesimi, di questo ne ero certa.
Daniel era con Astoria, quella sera, e - secondo l’articolo
della
Skeeter che avevo letto il pomeriggio precedente con alcuni altri
studenti - non si erano staccati un attimo uno dall’altra.
E poi, cosa più importante, Daniel non l’avrebbe
mai fatto.
L’entrata di Severus nell’infermeria mi distrasse
dalla mia
catena di pensieri. Avevo chiesto a Madama Chips di spostare Harry nel
letto parallelo a quello di Draco, in modo da poter tenere le mani di
entrambi. Piton sembrò trovarlo divertente.
- Malfoy, Potter e Zabini… alla faccia del triangolo,
signorina Silente, solo tu puoi gestire un quadrato! –
Mi strappò un leggero sorriso. Non era da lui lasciarsi
andare a battutine così idiote.
- Nessuno di loro è innamorato di me, signore –
replicai stancamente.
- E tu invece sei innamorata di almeno uno di loro? –
So che avrei dovuto portargli rispetto, ma in quel momento volevo solo
rispondere male a qualcuno dopo ore di silenzio forzato.
- Da quando si interessa delle tresche delle sue studentesse? Sta
cercando di vedere se ce n’è una disposta a starci
con
lei? –
Piton sgranò gli occhi fremendo di rabbia, mi accorsi di
aver detto una cosa che non dovevo assolutamente
dire.
- Io non corteggio le ragazzine immature
e frivole, signorina Silente –
Non replicai. In quel momento mi meritavo entrambi gli aggettivi che mi
aveva velatamente attribuito.
- In ogni caso, il tuo ricordo ci è stato molto utile
–
disse, dopo aver ripreso la calma serafica che lo distingueva dalla
massa.
- Vi?
– ripetei, iniziando a scaldarmi. Non erano previsti numerosi
spettatori, nel patto.
- Io e i miei colleghi, naturalmente – ribattè
Piton,
alzando gli occhi al cielo davanti al mio sguardo infuriato –
non
essere infantile, avanti! Ti aspettavi che il ricordo di
un’aggressione restasse un segreto tra noi due? –
- Io non ho mai divulgato nemmeno un secondo dei suoi ricordi!
– sbottai risentita.
- No, questo è vero – ammise con l’ombra
di un
sorriso – ma solo perché tu sei per il rispetto
della
privacy –
Non risposi, stringendo più forte le mani di Harry e Draco.
Ora
tutto il corpo docenti era a conoscenza di quello che mi aveva detto
Malfoy.
Lo avrebbero odiato, soprattutto mio nonno.
- Si rende conto di aver messo Draco in una posizione scomoda, ora?
– sibilai con rabbia, nonostante fosse piuttosto stupido da
parte
mia.
Il mio migliore amico si meritava una punizione per
quell’insulto grave… ma era comunque il mio
migliore amico!
- A noi non interessavano le parole del signor Malfoy, ma le voci in
sottofondo… e grazie ad un attento ascolto siamo arrivati a
scoprire la maledizione che ha colpito questi due signorini, quindi
potremo guarirli senza aspettare ulteriore tempo… -
- Io non ho sentito nessuna maledetta
maledizione! –
Piton scosse la testa divertito, Madama Chips arrivò dal suo
ufficio tutta trafelata.
- Ce l’avete fatta, Severus? –
- Sì, Poppy – rispose immediatamente lui
– adesso
accompagnerò la signorina Silente nel suo dormitorio e poi
tornerò per elaborare con te e Albus la tecnica di
guarigione
per Potter e Malfoy –
- Voglio restare a vedere – dissi con decisione –
in fondo
è solo merito mio se siete riusciti a capire di che
maledizione
si tratta! –
Si scambiarono uno sguardo rapido, mentre io continuavo a stringere
convulsamente le mani di ghiaccio dei due ragazzi ai miei fianchi.
- Quando avremo trovato un modo, ti chiameremo – mi
rassicurò pacatamente Madama Chips – stai certa
che lo
faremo, è una promessa –
Rincuorata da quelle parole, alzai bandiera bianca.
Lasciai le mani dei miei due amici, scoccai loro un bacio sulla guancia
e seguii Severus per i corridoi della scuola.
Restammo in silenzio fino a quando non arrivammo davanti al quadro
della Signora Grassa.
- Mi dispiace per quello che ho detto prima, signore –
sussurrai con voce pentita.
- Dispiace anche a me, signorina Silente –
Seguì un silenzio impregnato di imbarazzo e tensione.
- Ha scoperto quale era la pozione versata nelle Burrobirre di Draco?
–
- Una semplice Pozione Stordente… niente in confronto a
quello che è venuto dopo… -
- Di che maledizione di tratta? –
- La voce, che purtroppo non siamo riusciti a riconoscere
perché
troppo lontana, ha pronunciato le parole “Puniendi
Hostem” -
- La… Maledizione del Sicario? – mormorai,
terrorizzata dalle possibile conseguenze.
- Così sembra – confermò Piton con
calma –
Ora l’unica cosa che possiamo fare è trovare una
soluzione
per risvegliare i due ragazzi, chiedere loro il nome del colpevole e
tenere la persona a cui è destinata la punizione il
più
lontano possibile da loro… -
La Maledizione del
Sicario.
Avevo imparato a scagliarla a Takatalvi, con mio grande disappunto,
durante il terzo anno. Chi veniva colpito era costretto a giorni di
morte apparente, come nel caso di Harry e Draco, fino al risveglio
mentale da parte di chi lo aveva maledetto. Al momento della ripresa
delle funzioni vitali, l’unica motivazione della vittima era
trovare il cosiddetto “Hostem”, il nemico, e
punirlo
secondo le istruzioni di chi aveva scagliato l’incantesimo.
Spesso la punizione consisteva nella morte.
- L’unico problema è che i maledetti da queste
parole non
si fermano davanti a niente… - continuò Piton
sovrappensiero.
Era proprio così. Anche se i professori avessero trovato
tutte
le misure di sicurezza di questo mondo, Harry e Draco avrebbero trovato
la loro vittima da punire. - Non c’è un modo per
annullare
l’effetto oltre alla maledizione? –
- Si potrebbe rimandare, magari sarebbe utile calmare il desiderio
insano che nascerà dentro di loro fino alle vacanze estive,
ma
prima o poi dovranno punire l’Hostem –
precisò lui
di rimando.
- Potrebbe averla fatta chiunque – osservai, memore delle
lezioni di Arti Oscure a cui avevo assistito per anni.
- Questo non è vero, è magia nera molto avanzata
–
- Forse per Hogwarts, ma a Durmstrang e Takatalvi la sanno fare tutti,
nessuno escluso –
Mi guardò con sospetto, come se all’improvviso gli
fosse
venuto in mente qualcosa che avrebbe potuto ricostruire il puzzle.
- Anche tu? –
Anche se sapevo che con quella risposta avrei potuto compromettermi,
risposi immediatamente.
- Sì… anch’io… -
Note
dell'autrice
Buonasera
a tutti! Sì, lo so, sono in ritardo rispetto al mio
solito... ma cosa ci volete fare? La scuola e gli esami ECDL sembrano
fatti apposta per stroncare la "carriera" di un'aspirante
scrittrice -.-'
Quindi,
dopo avervi raccontato cose che credo non vi interessino minimamente,
posso ringraziarvi per la vostra pazienza e per la vostra
continuità nel leggermi. Un ringraziamento particolare va a gegge_cullenina
che ha inserito la storia tra le Preferite.
Come
avrete potuto capire, dopo i vostri suggerimenti nelle recensioni ho
deciso di mantenere la storia in un unico blocco.
Spero
che anche questo capitolo vi sia piaciuto, a presto!
DarkViolet92:
Lauren ha un carattere un po' scostante, purtroppo è fatta
così ^^ Grazie per il tuo consiglio, comunque!
Valery_Ivanov:
no, in effetti la tregua è durata meno di 24
ore xD La pozione, come hai potuto leggere, è stata scoperta
anche se non era niente di particolare... ma anche la maledizione ha
preso un nome O.O spero di aver aggiornato abbastanza presto, sono
felice che ti piaccia ancora questa storia!
Yvaine0: Draco
e Harry, vittime delle circostanze xD fai pure tutti i ragionamenti che
preferisci, mi piace molto leggere le congetture che emergono dalle
recensioni e, perchè no, magari anche prenderne spunto ^^
grazie per i complimenti!
Luciana
Menditegui: non si sa ancora precisamente chi
sia stato, appena lo scopriremo te lo mando volentieri da Cruciare ^^
eh già, Sirius è vivo anche se ha fatto solo una
micro-apparizione. Grazie per il consiglio dei capitoli!
Atari:
grazie per i complimenti e per il consiglio, alla fine ho deciso per la
versione "lunga" ^^
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Capitolo 32 *** A spasso con un licantropo ***
Una persona normale, dopo aver scoperto che la sottoscritta era
probabilmente l’unica studentessa di Hogwarts in grado di
scagliare la Maledizione che aveva colpito due ragazzi, mi avrebbe
segnalata al Preside inserendomi nella lista dei sospettati.
Ma Severus non lo fece, e credo fosse per due motivi principali:
uno, avevano sentito pronunciare l’incantesimo in questione
durante un mio ricordo, nel momento in cui io mi stavo dirigendo con
Zabini nella direzione opposta; due, ero la nipote di Silente.
La cosa che mi diede più fastidio era il fatto che a quanto
pareva la prima ragione, logica e razionale, per i professori non fosse
neanche lontanamente rilevante quanto la seconda.
Come facevo a saperlo? Dopo aver passato una settimana in cui mi fu
proibito di accedere all’infermeria e di uscire senza scorta
dalla Sala Grande, e dopo aver letto praticamente tutti i libri di
tutti gli studenti che erano confinati come me in quella stanza dalla
mattina all’ora del risveglio fino alla sera
all’ora del
coprifuoco, decisi di fregarmene delle autorità.
Eludendo la sorveglianza di Gazza (non riuscivo a capire come i
professori potessero fidarsi di lasciare la sicurezza di venti studenti
in mano a quel vecchio pazzo Magonò), mi appostai davanti
alla
Sala Professori durante una loro riunione
“segreta”, con
l’orecchio appoggiato alla porta.
Ovviamente si erano guardati bene dal prendere le solite misure di
segretezza, pensando che fossimo tutti in Sala Grande a giocare
pacificamente a Gobbiglie e Scacchi Magici come avevamo fatto per sette
interminabili giorni.
- Non essere sciocco, Filius, hai visto anche tu il ricordo!
– sbottò la voce della professoressa McGranitt.
- Certo, Minerva, ma se fosse stato modificato? –
- Impossibile, magia troppo avanzata… e comunque
è la
nipote di Silente! – replicò Pomona con sicurezza.
- Appunto per quello per lei nessuna magia potrebbe essere troppo
avanzata – protestò Vitious, probabilmente
cercando
l’appoggio di qualche altro collega.
- Ma è la nipote di Silente! – ripetè
la Sprite.
Se non avesse compromesso la mia copertura, la avrei affatturata per
farle smettere di ripetere di chi ero nipote.
Non si rendeva conto di essere seccante?
- Quindi chi credete possa essere stato? –
- Lucius Malfoy con un complice nella scuola – intervenne
Piton
con voce annoiata – sarà la decima volta che te lo
ripetiamo, Filius! –
- Ma chi potrebbe essere quel complice? –
- Daniel Dwight – rispose la voce calma di Remus.
- Dwight? – ripetè Vitious con tono evidentemente
confuso
– Ma se non sa nemmeno Disarmare uno del primo anno!
–
- Questo è quello che cerca di farci credere, almeno
– osservò Minerva con praticità.
- Perché, ne dubitate? – chiese ingenuamente
Hagrid con il suo vocione.
- Per quanto ne sappiamo, il signor Dwight è stato iscritto
per
quattro anni al College di Takatalvi – rispose la McGranitt
– quindi, se la Maledizione del Sicario viene insegnata al
terzo
anno, anche lui è in grado di farla! L’ha detto
Lauren!
–
- E se Lauren l’avesse detto solo per sviare i sospetti
perché sa del trascorso di Dwight a Takatalvi? –
rilanciò Vitious con voce di sfida.
- Ma cosa ti prende, Filius? – sbottò Pomona
irritata
– Non capisco tutto questo accanimento contro Lauren!
–
- Tutti sappiamo delle sue origini, cara… - rispose il
professore di Incantesimi.
Le mie origini? Prima mi difendevano perché ero nipote di
Silente e ora mi accusavano per lo stesso motivo assurdo?
- Parli del padre? –
- Di chi altro, Severus? Di certo non potrebbe aver preso una simile
propensione da Albus… o tu credi che sia così?
–
- Non ti permetto di dire certe cose! Tu non sai nemmeno chi
è il padre di quella ragazza! –
- Cosa ci fai qui? – chiese una voce curiosa vicinissima al
mio orecchio.
Sobbalzai, facendo un rumore pazzesco quando il mio ginocchio
andò a picchiare contro la porta.
- Nick! – sussurrai con i battiti del cuore a mille
– Cosa ci fai
tu qui, al massimo! –
Il fantasma di Grifondoro mi sorrise, mentre fluttuava pigramente
davanti a me.
- Non è educato origliare, sai? –
Lo ignorai, appoggiando di nuovo il mio orecchio alla porta e sentendo
dei passi venire verso di me.
- Tu sarai la mia rovina – sibilai all’indirizzo
del fantasma, che sembrò offeso.
La porta si spalancò e davanti alla soglia apparve Lupin a
bacchetta alzata.
Quando mi vide accucciata a terra con aria colpevole
aggrottò le sopracciglia.
- Sarebbe curioso sapere perché non sei in Sala Grande,
Lauren… - mi disse Remus con tono di rimprovero.
- Passavo di qui… - mormorai, non riuscendo ad inventarmi
niente di meglio al momento.
Mi porse una mano per aiutarmi a tirarmi in piedi, esponendomi agli
sguardi di tutti i professori.
Dannato Nick-quasi-senza-testa. Se non fosse stato per lui
probabilmente a quel punto avrei avuto una mezza idea di chi fosse mio
padre.
- Cosa hai sentito, precisamente? – mi chiese Lupin con voce
controllata.
- Che non sapete se sospettare di me o no e che invece Daniel
è un indiziato –
- Altro? –
Il tono inquisitorio di Vitious mi fece irritare. Ma ce
l’aveva con me?
- No, nient’altro – sputai con astio.
- Remus, te ne occupi te? – disse Minerva, sembrando
sollevata.
- Certo, nessun problema – rispose lui – vuoi
seguirmi, Lauren? –
Avevo scelta? Ovviamente
no, quindi cosa me lo chiedeva a fare?
Lo seguii senza replicare, senza nascondere la mia aria contrariata.
Avrei spaccato tutto quello che mi capitava a tiro per scoprire quel
nome che stavano per pronunciare prima che il fantasma impiccione
venisse a rompere le scatole. Se solo non fosse stato già
morto,
avrebbe dovuto guardarsi le spalle.
Quando smisi di progettare vendetta, mi accorsi di essere
nell’ufficio di Lupin. Potevo già immaginare come
sarebbero andate le cose, una piccola chiacchierata pseudo
introspettiva e poi dritta nell’ufficio di mio nonno. Un
copione
che si ripeteva ormai da quando avevo messo piede in quella scuola.
- Sei arrabbiata, Lauren? –
No, non vedi che sto saltando dalla gioia? Idiota.
Mi pentii subito di quello che avevo pensato del povero Lupin quando
incontrai il suo sguardo gentile color ambra. Era impossibile odiarlo.
- Domanda stupida, scusami – riprese lui, sedendosi
più
comodo mentre accavallava le gambe – mi sembra ovvio essere
arrabbiata dopo essere stata scoperta ad origliare qualcosa che
probabilmente ci interessava molto e che è stato interrotto
sul
più bello –
- Anche lei è un Legilimens? – chiesi
sarcasticamente.
- No, sono una persona comune che sa riconoscere le espressioni degli
altri – rispose pacatamente – e la tua è
esattamente
la stessa faccia che avevano i miei amici Sirius e James dopo che il
sottoscritto aveva impedito loro di ascoltare i discorsi privati di
Lily e delle altre ragazze –
Lo squadrai attentamente. Lui sapeva che io
“conoscevo” le persone di cui parlava?
- Spero che Severus ti abbia già fatto vedere qualcosa
riguardante me, Sirius e James… altrimenti dovrò
spiegarti di chi sto parlando… - mi disse sorridendo.
- Ma lei è proprio sicuro di non essere un Legilimens?
–
- Diciamo che come dote nascosta mi basta già la licantropia
– replicò lui, con tono autoironico.
Non sapevo cosa rispondere. Ogni singola frase che mi vagava in testa
aveva qualcosa di compromettente o di banale.
- Pronta per il Natale? – mi chiese Lupin, forse cercando di
alleggerire l’atmosfera.
Scossi la testa, ricordandomi per l’ennesima volta che non
avevo ancora preso i regali di Natale.
Erano almeno quindici giorni che ci giravo attorno senza poter
concludere un bel niente.
- Diciamo che mi manca la materia prima… - sguardo confuso
di Lupin - …i pacchetti regalo, intendo -
- Senti… ti va di fare un giretto a Hogsmeade? –
Alzai lo sguardo sgranando gli occhi. Mi stava prendendo in giro? Mi
stava mettendo alla prova?
- Non credo sia possibile, professore… -
- Tutto è possibile – rispose lui con un sorriso
che avevo
già visto da qualche parte – basta volerlo!
–
- Mi scusi, lei è proprio sicuro di essere il professor
Lupin? –
- Lo vuoi o no, Lauren? –
Avevo la possibilità di fare quei dannati acquisti e di
uscire
dalla scuola a prendere una boccata d’aria tanto desiderata,
entrambe servite su un piatto d’argento. Ma qualcosa mi
bloccava.
- Come la mettiamo con i Mangiamorte avvistati? – chiesi con
diffidenza.
Lupin mi sorrise serafico, scuotendo la testa.
- Non mi sembrava che questo problema ti preoccupasse così
tanto, mentre andavi in giro per i corridoi da sola… o
sbaglio?
–
Non che avesse tutti i torti. Io volevo andare, e comunque sarei stata
con le spalle coperte da un professore.
- Gli altri studenti non diranno niente, secondo lei? –
- Cosa dovrebbero dire? Loro non lo sapranno, è
semplice… -
I nostri sguardi si incontrarono in una specie di battaglia.
- Perché dovrebbe decidere di portarmi fuori, professore,
quando
fino ad adesso lei e i suoi colleghi vi siete prodigati per non farmi
muovere un solo passo senza starmi attaccata alle costole? –
La sua smorfia sorpresa mi confermò che probabilmente non
aveva pensato che sarei stata così acuta e difficile.
- Ordini dall’alto… se è questo che ti
preoccupa… -
Sospirai, nonno Albus a volte era davvero un rompiscatole di prima
categoria.
- E perché, scusi? Cosa dovete fare di interessante per
ritenere
necessaria la mia assenza dal castello, eh? Dovete parlare di mio padre?
–
Lupin impallidì, forse combattuto tra la voglia di dirmi
tutto e l’obbedienza che doveva a mio nonno.
- Vuoi uscire o no? – sbottò con un tono scortese
che non gli apparteneva.
Mi dissi che qualunque cosa avessero detto mentre ero a Hogsmeade, non
avrebbe tardato a giungere alle mie orecchie. Decisi di accettare.
- Va bene, andiamo… ma come faremo a uscire senza farci
vedere dagli altri? –
Il professore finalmente riprese a sorridermi, sfoderando dalla sua
giacca consunta una pergamena bianca.
- Hai mai sentito parlare della Mappa del Malandrino? –
Nel giro di mezz’ora stavamo camminando fianco a fianco sul
viale
principale di Hogsmeade, sferzati dalla gelida aria dicembrina.
Lupin stava leccando un Leccalecca al Sangue, sottratto nel magazzino
sotterraneo di Mielandia (eravamo spuntati lì dopo aver
percorso
una specie di passaggio segreto), con una soddisfazione che avrebbe
fatto pensare a lui come a un vampiro più che a un
licantropo.
- E ora cosa facciamo? – chiesi disorientata, sperando che
nessuno dei passanti mi riconoscesse dopo il mio famoso incontro di
mesi prima con Rita Skeeter.
- Devi prendere i regali, giusto? – osservò con
calma
Lupin – Tu vai dove preferisci e io ti seguo come
un’ombra,
sono questi i patti… -
Estrassi dalla tasca della mia uniforme la lista che mi ero
sapientemente preparata verso la metà di ottobre.
Naturalmente in quei mesi si era notevolmente allungata (e in alcuni
casi ristretta), ma avevo una mezza idea per tutti.
- Allora andiamo al Cinderella’s Corner – dissi,
notando con soddisfazione l’espressione smarrita di Lupin.
Probabilmente ero l’unico essere vivente a conoscenza
dell’esistenza di quel negozio.
- Cosa sarebbe, scusa? – chiese educatamente il professore,
mentre cercava di starmi alle calcagna.
Io camminavo sicura svoltando angoli a tutta velocità, forse
in un infantile tentativo di seminarlo.
- Il nome di un negozio – replicai infine, con il mio tono
più irritante, cercando di scoraggiarlo.
Lupin sembrò non abboccare, mi prese per un braccio
costringendomi a rallentare.
- Un negozio di cosa? –
- Articoli Babbani – confessai, mentre mi fermavo davanti a
una
vetrina oscurata. La porta lì di fianco era sormontata da
un’insegna scolorita che recitava il nome del negozio
affiancato
dal disegno di una scarpetta di cristallo.
- Quindi illegale? –
Mi voltai verso Lupin con aria di sufficienza. Ma per chi mi aveva
presa?
- Non siamo a Notturn Alley, professore… - risposi,
spingendo la
porta per aprirla - …e comunque la nipote di Albus Silente
non
può permettersi di frequentare certi negozi, non crede?
–
Mi seguì dentro il locale, stipato di scaffali a loro volta
stipati di cose che avevo visto solo sul libro di Babbanologia o in
giro per Londra. Lupin sembrò abbagliato dalla stranezza di
tutti quegli oggetti, mentre io andai dritta verso la proprietaria
seduta in un angolo vicino al banco dei pagamenti.
- Ciao Rosemary! – la salutai allegramente.
L’anziana signora alzò lo sguardo e quando mi
riconobbe sorrise sorpresa.
- La piccola Lauren! Cosa ti porta qui? Ho sentito che non avresti
potuto più uscire… - sussurrò la donna
con tono
cospiratorio.
- Sono qui con il mio professore di Difesa, Remus Lupin –
dissi,
facendo cenno verso il poveretto che vagava con aria smarrita per gli
scaffali.
- Ah, sì… piacere di conoscerla! –
urlò Rosemary, facendo sobbalzare Lupin.
- Devo cercare alcuni regali di Natale, posso dare
un’occhiata? –
- Ma certo, sei la mia cliente migliore! Fai pure! –
Avrei osato dire la sua unica
cliente.
Il Cinderella’s Corner non era per niente famoso, soprattutto
perché situato in una posizione del tutto periferica
rispetto ai
restanti negozi di Hogsmeade. Era quasi in periferia, infatti se si
facevano tre passi più in là della porta si
usciva dalla
protezione di Hogwarts e ci si poteva smaterializzare senza tanti
problemi. Questo naturalmente non veniva detto agli studenti.
Avevo scoperto quel posto pochi mesi prima, per evitare la completa
reclusione nella torre dell’ufficio di mio nonno. Uscivo
tutti i
giorni per passare più tempo possibile ad Hogsmeade, ma dopo
un
mese di avanti e indietro tra Mielandia, i Tre Manici di Scopa e Zonko
ne avevo fin sopra i capelli.
Fu così che proseguendo a caso tra i vicoletti ero arrivata
in
un posto abbastanza nascosto e fino a quel momento inesplorato in cui
si trovavano una specie di pub sinistro, la Testa di Porco di zio
Aberforth, e molto più avanti il sopracitato
Cinderella’s
Corner.
- Sei voluta venire qui solo perché sei a pochi metri dal
confine della protezione, vero? – sussurrò Lupin
con tono
di rimprovero, affiancandosi a me.
- Perché avrei dovuto? – risposi con innocenza
– Non
vedo dove dovrei andare con la Smaterializzazione, dato che se mettessi
piede fuori dalla protezione potrei essere uccisa all’istante
–
- Sei un’incosciente, Lauren, non credere che tuo nonno non
ci
abbia raccontato quanto ti piaccia cacciarti nei guai –
osservò lui con un sorriso alla “quanto ti
capisco”.
- Forse non vi ha raccontato del fatto che io non sia capace di
smaterializzarmi – replicai pacatamente.
La sorpresa di Lupin non mi toccò minimamente, ero
più
che abituata a quella reazione della gente quando scopriva che non
avevo ancora passato l’esame di Smaterializzazione.
- Stai scherzando? –
- No, sono seria… può chiederlo anche al
Ministero, se non si fida! –
Lo lasciai basito davanti allo scaffale degli elettrodomestici, mentre
mi inoltravo nel reparto chincaglieria.
Dopo almeno due ore, avevo le braccia cariche di roba che scaricai
davanti allo sguardo raggiante di Rosemary, mentre Lupin era fermo da
minuti a fissare una cosa che chiamava “tavoletta di
Aritmanzia
avanzata”.
Quella che i comuni Babbani, o almeno coloro che avevano studiato
Babbanologia, avrebbero riconosciuto per una semplice calcolatrice.
Dopo aver pagato Rosemary ed essere usciti dal negozio con una borsa
piena di regali, io e Lupin ci fermammo davanti alla linea di
protezione.
- Se vuoi, posso darti io lezioni di Smaterializzazione… -
si offrì gentilmente lui.
- No – ribattei seccamente – vediamo…
nonno Albus, Blaise, Draco, Neville, Anthony… -
Scrutavo attentamente la lista, alla ricerca del regalo mancante. Ero
famosa per dimenticarmi sempre qualcosa ed ero certa che quella volta
non sarebbe stata un’eccezione.
- Stupeficium! –
Vidi un lampo rosso passarmi di fianco e colpire Lupin che, preso di
sprovvista, si accasciò a terra. Prima che potessi urlare o
fare
altro, un altro lampo rosso mi sfiorò la manica. Riuscii a
schivarlo solo gettandomi a terra. Lasciai andare la borsa dei regali,
mentre un incantesimo mi mancava di nuovo di poco.
Un attimo di pace, diamine!
Lottai con la mia tasca estraendone la bacchetta, una figura
incappucciata torreggiava su di me tenendomi sotto tiro.
- Incarceramus! –
- Protego! –
Urlammo i due incantesimi nello stesso momento, la figura
indietreggiò per il contraccolpo dandomi il tempo di
rialzarmi.
Per fortuna era un solo nemico, altrimenti dubitavo che sarei mai
riuscita ad uscirne viva.
- Expelliarmus! –
- Crucio! –
Di nuovo i nostri due incantesimi si incontrarono, scatenando una
piccola esplosione. Finii a gambe all’aria, mentre il
Mangiamorte
restò in posizione dominante. Probabilmente era riuscito ad
evocare un Sortilegio Scudo appena in tempo.
- Dannata ragazzina, pagherai tutta questa inutile resistenza! Crucio!
–
- Protego! –
La seconda voce mi salvò dalla tortura imminente, mi alzai
di
nuovo in piedi. Zio Aberforth era in piedi sulla soglia del suo pub a
bacchetta alzata. Il Mangiamorte rivolse tutta la sua attenzione verso
di lui e io colsi l’occasione.
- Stupeficium! –
La figura incappucciata crollò prima che potesse anche solo
elaborare un incantesimo da lanciare contro il proprietario della Testa
di Porco. Io e il mio salvatore ci lanciammo un’occhiata
significativa. Andai a raccogliere la borse dei regali e a risvegliare
il povero Lupin.
- Innerva – mormorai, sfiorandogli la fronte con la punta
della
bacchetta. Il professore aprì gli occhi con aria stranita.
- Incarceramus! Protecto Incantis! – disse Aberforth,
occupandosi del Mangiamorte – Levicorpus! –
- Lauren… oh, cielo! Non dirmi che è successo!
–
- Ehi, voi due! – urlò mio zio con voce burbera
– Venite dentro, non si sa mai che ne mandino altri!
–
Senza dire una parola, Lupin si alzò e seguì me,
Aberforth e il Mangiamorte fluttuante al secondo piano della Testa di
Porco.
- Grazie, zio Forth – dissi con voce mielosa, attendendo un
rimprovero tutt’altro che piacevole.
- Tu non dovresti essere qui, eh? – rispose lui, togliendo il
cappuccio al Mangiamorte senza aspettare la mia risposta –
Amycus
Carrow! Ti sottovalutano, ragazzina! –
- Non credo, Aberforth – rispose Lupin con sguardo grave
–
Ha steso me e probabilmente si sarebbe portato via Lauren se tu non
fossi intervenuto come immagino sia successo… -
Mio zio annuì facendo spallucce e guardando con disgusto il
nostro ostaggio.
- Questo lo spedirò al Ministero appena
possibile… ora mi
volete dire cosa diamine ci fate in giro per Hogsmeade in questi
giorni? Non tanto te, Lupin, quanto
lei! –
E mi lanciò un’occhiataccia con gli stessi occhi
azzurro cielo di mio nonno.
- Avrei dovuto proteggerla io, Aberforth, ma a quanto pare siamo stati
presi di sorpresa – rispose con autoironia Lupin.
- Beh, la prossima volta cercate di andare in giro almeno in tre o
quattro! È già andata bene che hanno mandato
questo
idiota di Carrow e non un piccolo esercito con Malfoy, signora
Lestrange e Greyback! –
- Pensavano che fosse più facile, evidentemente –
osservò con calma Lupin.
- Ne pensano di cose da imbecilli, quelli della Congrega
Oscura…
- borbottò mio zio scrutando il mio corpo probabilmente in
cerca
di ferite o altro.
Una voce acutissima di donna si levò dalla strada
lì vicino.
- Amycus! Amycus! – la nota isterica nel tono era evidente
– Amycus, idiota che non sei altro! Dove ti sei cacciato?
Dov’è la ragazza? Non dirmi che te la sei fatta
sfuggire,
Lucius ci ammazzerà entrambi! –
Aberforth spiò dalla finestra e si voltò verso di
noi con aria divertita.
- Alecto, l’altra sorella Carrow… dato che credo
tra poco
verrà qui a rompere le scatole, vi consiglio di
andare… -
disse lui rivolgendomi un’occhiata complice - …sai
dove,
Lauren –
Zio Forth scese le scale, lasciando il Mangiamorte imbambolato sospeso
in aria. Sentimmo alcuni colpi secchi alla porta, seguiti dalla voce di
Alecto.
- Tu, stupido barista! Hai visto un Mangiamorte da queste parti?
–
- Ne ho uno davanti ai miei occhi, o sbaglio? –
Stavo per scoppiare a ridere per l’insolenza di mio zio,
quando Lupin mi tirò per una manica.
- Da che parte dovremmo andare? – mi chiese, guardandosi
attorno con aria preoccupata.
- Saluti mia zia Ariana, professore – risposi allegramente,
indicando il ritratto della sorellina di mio nonno appeso
sopra il camino .
- Piacere, ma noi dobbiamo andarcene da qui! –
- Ce ne andremo esattamente così… -
Avvicinai una sedia al camino, ci salii sopra in piedi ed entrai nel
ritratto di fianco alla giovane Ariana.
Lupin sgranò gli occhi, come minimo per la decima volta in
quel giorno.
- Ma… sei sicura? –
- Certo, professore – gli sorrisi con orgoglio –
credeva di
essere l’unico a sapere i passaggi segreti per entrare e
uscire
da Hogwarts? -
Note
dell'autrice
Buonasera,
miei cari lettori! Vi ringrazio per la vostra continuità nel
leggere e spero che anche questo capitolo vi piaccia.
Tra
scuola e impegni vari diventa sempre più difficile
aggiornare - immagino anche trovare il tempo per recensire, vedendo la
penuria del capitolo precedente - ma cercherò come sempre di
mantenere un dignitoso ritmo di "produzione dei nuovi capitoli".
Credo
di non avere altro da dire per oggi, passo alle recensioni.
Atari:
grazie per il commento, sono felice che il capitolo ti sia piaciuto!
Per l'ECDL, mi mancano solo due esami e poi sarò libera da
questa disgrazia ^^
DarkViolet92:
Lauren non si è messa nei guai... o almeno, non per la
Maledizione ^^ In bocca al lupo per il tuo esame!
Luciana
Menditegui: il sospetto verrà scoperto tra
molti, molti capitoli, mi dispiace U.U ma se ve lo dicessi ora, che
suspence sarebbe?
|
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Capitolo 33 *** Risvegli e divieti ***
Arrivammo ad Hogwarts giusto in tempo per sentire un grande trambusto
per i corridoi.
Il professor Lupin si affacciò alla porta della Stanza delle
Necessità, guardando fuori con cautela, e intuì
che i pochi studenti rimasti per le vacanze di Natale avessero ottenuto
il permesso di andare ancora in giro per la scuola da soli.
- Ma com’è possibile? – sbottai
incredula, mentre uscivamo allo scoperto incontrando uno studente
dietro quasi ogni angolo – Noi siamo stati aggrediti meno di
un’ora fa e proprio ora li lasciano andare in giro
così! –
- Silenzio, Lauren! – sussurrò Lupin, passando di
fianco a un gruppetto di ragazze tra cui Hermione – Dobbiamo
dire a tuo nonno e agli altri professori quello che è
successo, poi ti spiegherò il perché di questo
cambiamento improvviso –
- E lei come fa a saperlo? – chiesi improvvisamente
– Lei è stato tutto il pomeriggio a Hogsmeade con
me! –
Pensavo che mi avrebbe risposto? Certo che no, amavo sprecare il mio
prezioso fiato.
Arrivammo davanti alla Sala Professori, debitamente chiusa, dalla quale
giungevano alcune voci. Quella più riconoscibile era
certamente quella di mio nonno, mi chiesi cosa l’avesse
spinto ad abbandonare la sua posizione da eremita sulla torre
dell’ufficio del Preside per mescolarsi con i comuni
professori.
- Resta qui, non ti muovere – mi intimò Lupin,
entrando nella stanza e chiudendosi la porta alle spalle.
“Cosa sono, un cane? Mi rifiuto di aspettare qui davanti
mentre tutti gli altri se la spassano per i
corridoi…”
Dopo questo pensiero ribelle, mi diressi verso l’infermeria
senza farmi tanti problemi. Volevo vedere Draco e Harry ed ero certa
che la mia visita a loro due sarebbe durata come minimo la
metà di quanto avrei dovuto aspettare davanti alla Sala
Professori.
Quando entrai nella stanza immacolata e silenziosa, mi accorsi che
anche l’ufficio di Madama Chips era vuoto. Quindi ero da sola
con i due poveri ragazzi, ancora distesi immobili sui due letti
affiancati.
Mi sedetti come solito tra di loro, prendendo le mani di entrambi.
Ad un tratto il sangue mi si raggelò nelle vene. Sentivo due
battiti lenti e regolari sotto le mie dita, i battiti di persone vive e
guarite dalla Maledizione.
- Draco… Harry… - sussurrai interdetta, temendo
di interrompere quei tanto attesi segni di vita che si erano appena
manifestati.
Le dita bianche di Malfoy si mossero leggermente sfiorando quelle di
Potter, lanciai un piccolo urlo di sorpresa.
Gli occhi grigi di Draco e quelli verdi di Harry si spalancarono nello
stesso momento.
- Perché urli, Silente? –
- Cos’è successo, Lauren? –
Pronunciarono queste parole all’unisono, con voci chiare e
forti, come se avessero parlato fino a quel momento. Per un attimo
temetti di svenire o di scoppiare a piangere per la felicità.
- Siete vivi! – strillai, scattando in piedi e guardandoli
con occhi pieni di gioia – Siete vivi, siete vivi! –
- Certo che siamo vivi, Silente! – rispose Draco con un
ghigno divertito.
- Ma voi eravate maledetti! –
- Vacci piano con gli insulti, Lauren… - protestò
Harry sorridendomi debolmente.
Le possibilità erano due: o stavo sognando o ero impazzita
al momento.
Erano guariti dalla maledizione, stavano parlando con me, stavano bene!
- Io vi adoro! – gridai con entusiasmo, iniziando a
saltellare istericamente sul posto davanti ai loro sguardi mezzi
sconvolti mezzi divertiti.
- Cos’è tutto questo trambusto? Non dovreste
dormire, voi due? – disse la voce di Madama Chips, entrando
dalla porta – Ah, vi sistemo io! Voglio vedere
quando…! –
Bloccò la sua frase a metà appena mi vide con gli
occhi luccicanti di felicità e lacrime represse davanti ai
suoi due pazienti. Impallidì come se avesse avuto un
improvviso calo di zuccheri.
- Signorina Silente… - balbettò con uno strano
sguardo spaventato - …cosa ci fa lei qui? –
- Sono venuta a trovare i miei amici, Madama! – risposi
allegramente – Sono guariti, ha visto? Sono vivi e vegeti,
sani come dei pesci! E senza contro incantesimi! –
La donna mi guardò come se avessi parlato in arabo, poi si
schiarì la voce tossicchiando.
- A dire la verità, signorina Silente, abbiamo operato il
contro incantesimo qualche ora fa… -
Sgranai gli occhi, dimenticandomi all’istante la
felicità per la guarigione di Draco e Harry.
Avevano promesso che mi avrebbero chiamato quando avrebbero operato
l’incantesimo… perché
non l’avevano fatto?
In quel momento riuscii a capire il motivo dell’insistenza di
Lupin nel convincermi ad andare a Hogsmeade. Volevano allontanarmi non
per dire
qualcosa, ma per fare
qualcosa.
- Avevate detto che… - iniziai, sentendo bruciare dentro la
rabbia, senza riuscire a trattenermi anche se sapevo di essere sotto
gli occhi dei diretti interessati.
- Poppy! Non dirmi che è qui! –
Sentii la voce preoccupata di Lupin arrivare alle mie orecchie, seguita
dallo sbattere della porta e dall'apparizione del professore davanti ai
miei occhi.
- Ti avevo detto di aspettare davanti alla Sala Professori! –
disse lui con voce strozzata, spostando lo sguardo da me alla Chips,
poi di nuovo da me a Draco e Harry.
- Tu non dovresti essere qui – sentenziò con tono
pratico l’infermiera, prendendomi per un braccio.
- Perché no?- protestai cercando di divincolarmi –
Loro sono i miei amici, ho il diritto di passare del tempo con loro!
Avevo il diritto di assisterli al loro risveglio, di sapere che stavano
bene! –
- Perché non la lasciate qui? – chiese
ingenuamente Harry – Non ci disturba, può restare
vicino a noi anche se dormiamo! –
I due adulti ignorarono le nostre parole, Lupin mi trascinò
fuori dall’infermeria dimostrando una forza incredibile,
nonostante mi stessi dibattendo furiosamente.
- Siete dei bugiardi! – urlai furiosamente –
Avevate detto che avrei potuto assistere al contro incantesimo, lei mi
ha portato a Hogsmeade solo per far agire gli altri indisturbati! Mi
fate schifo! Sono i miei
amici, non i vostri! –
- Sei pregata di tacere –
La voce pacata di Piton giunse da molto vicino, mentre il professore
camminava verso me e Lupin. Quasi ringhiai di rabbia vedendo che mi
teneva sottotiro con la bacchetta.
- Non vorrà affatturare una sua studentessa! –
sibilai tra i denti.
- Solo se ne sarò obbligato, quindi non costringermi
– rispose indifferente – Remus, lasciala. Tu, non
ti muovere. –
Non osai accennare un tentativo di fuga quando le mani di Lupin
lasciarono il mio braccio. Mi limitai ad esprimere tutta la mia
indignazione pestando un piede per terra con forza.
- Non fare i capricci, signorina Silente –
- Perché non posso stare là dentro? –
urlai indicando la porta dell’infermeria.
- Prova a pensarci – replicò Piton con aria
divertita.
- Non ci trovo niente di comico! Lo fate solo per rovinarmi la vita!
–
Era una risposta infantile, ma davvero non trovavo altre motivazioni
per quello stupido divieto.
- Tu sei l’Hostem – mormorò
improvvisamente Lupin.
Mi congelai sul posto. Io ero l’Hostem designato dalla
Maledizione del Sicario?
- Vedo che ti sei calmata, signorina Silente –
osservò Piton, mettendomi in imbarazzo.
- Non mi hanno fatto nulla quando sono entrata – dissi in mia
difesa.
- Questo perché siamo riusciti a dare loro la pozione che
frena i loro istinti, ma dovranno assumere una generosa dose di questo
liquido ogni giorno per non pensare alla punizione che dovranno
infliggerti –
- Sapete anche di quale punizione si tratta? –
Mentre parlavamo, iniziammo a camminare verso non sapevo dove. Mi
limitavo a seguire i due professori che mi affiancavano.
- No, ma non si tratta della morte –
- Come fate a saperlo? –
- Quante domande, signorina Silente! – sbottò
Piton infastidito – Lo sappiamo e basta! –
- E invece sapete chi è stato a scagliarla? –
- No –
Risposta piatta e monosillabica. Bene, Severus si era scocciato di me
piuttosto rapidamente.
- Ma com’è possibile? Non l’hanno visto?
–
- No –
- Com’è possibile? – ripetei, irritata
dal fatto che continuasse a voler eludere le mie domande.
- Malfoy era mezzo ubriaco e mezzo sotto effetto della pozione che era
nella Burrobirra, Potter è stato colpito di spalle
– recitò con voce cantilenante.
- Perché li ha colpiti entrambi? –
Piton si fermò guardandomi con le sopracciglia aggrottate.
- Se sapessi anche questi dettagli, sarei io quello che ha scagliato la
Maledizione… non credi, signorina Silente? –
- Mi scusi – borbottai, dicendo nella mia mente che Severus a
volte era un antipatico insopportabile.
- Grazie per i complimenti, comunque –
Arrossii violentemente, rivolgendo la mia attenzione a Lupin.
- Professore, dovrò stare lontana da Draco e Potter anche se
assumeranno la pozione? –
- Per qualche giorno sarebbe meglio così, giusto da testarne
l’efficacia – notò lo sguardo
contrariato del suo collega e si corresse subito – non
perché io dubiti delle abilità da pozionista di
Severus, ma perché temo che la Maledizione a un certo punto
possa diventare più forte di qualsiasi altra cosa –
- Potrò vederli il giorno di Natale, vero? –
- Penso proprio di sì, Lauren –
Quella notizia da un certo punto di vista mi consolava,
dall’altro lato mi creava un’ansia crescente.
Sarei stata felice di trascorrere il Natale con Draco, su quello non
c’erano dubbi, ma non avevo ancora dimenticato le sue parole
della sera del Ballo e avevo paura di chiarire.
Non ero un’amante dei conflitti ed ero abbastanza certa che
avremmo litigato.
E poi cosa avrei fatto con Harry? L’avevo abbracciato e
temevo che avesse frainteso.
E la storia con Ginevra? Chi gli avrebbe detto che la sua ragazza aveva
saputo delle sue intenzioni di lasciarla prima che lui potesse
ufficializzare?
- Professore, devo assolutamente tornare in infermeria –
dissi, supplicando Lupin con gli occhi.
- Scordatelo – mi rispose secco Piton.
- Devo dire una cosa urgentissima a Potter! –
- Potrai scrivergli quando sarà a Grimmauld Place o
dirgliela a Natale –
- A… Grimmauld Place? –
- Sì, appena avremo accompagnato te nell’ufficio
di Albus andremo a prelevare Draco e Harry e li accompagneremo al
Quartier Generale dell’Ordine con Hermione –
Perché Hermione sì e io no? Come avrebbe potuto
sopravvivere Draco per quei quattro giorni che mancavano al mio arrivo?
- Ma… ma… posso venire anch’io?
–
- Tu. Sei. L’Hostem. – scandì
freddamente Piton – Cosa non ti è chiaro al
riguardo? –
- Draco morirà senza di me in mezzo a tutti quei Grifondoro!
–
Anche se ammetto che sarebbe stata una bella punizione per quelle sue
paroline rimaste marchiate a fuoco nella mia mente.
Piton nascose un sorrisetto divertito voltandosi verso il muro, Lupin
aggrottò le sopracciglia con aria offesa.
- Non morirà – sentenziò alla fine
Severus, mentre salivamo sulla scala del Gargoyle, dopo aver detto la
parola d’ordine “Candy Christmas”.
Salimmo verso l’ufficio di mio nonno, entrammo dopo un paio
di colpetti di Piton sulla porta per avvertire del nostro arrivo.
- Grazie per averla accompagnata, Severus – disse il Preside,
facendo un cenno di approvazione – ora puoi andare con Remus
ad accompagnare i ragazzi –
Senza farselo ripetere, Piton obbedì. E mi lasciò
sola con il mio adorato unico parente in vita.
- Remus ti aveva detto di non allontanarti dalla Sala Professori
– iniziò lui, come preludio del lungo discorso che
avrei dovuto aspettarmi.
- Nonno, ho già avuto la predica da Lupin e
Piton… taglia corto, dimmi qualcosa di nuovo! –
- Bene… - riprese allora con aria contrariata -
…devo confessarti che dopo aver saputo del tuo ruolo di
Hostem non credo sia più il caso di trascorrere il giorno di
Natale a Grimmauld Place –
Scossi la testa incredula. Non poteva incominciare ad andare tutto a
rotoli proprio in quel momento cruciale.
- No, un attimo - dissi con calma – credo di non aver capito,
puoi ripetere? –
- Andare nel Quartier Generale dell’Ordine ed incontrare
Harry e Draco incaricati di Punirti non è quello che
definirei “occuparmi della tua salvaguardia”, per
questo a Natale resteremo a Hogwarts – ripetè
lentamente, scandendo le parole – ora ti è chiaro,
Laurie? –
- Io voglio
andarci – replicai con voce glaciale.
- A volte i nostri desideri non corrispondono ai nostri doveri, Lauren
– si riposizionò gli occhiali a mezzaluna sul naso
– questa
è una di quelle volte –
- Tu non volevi andare a Grimmauld Place fin dall’inizio,
stai usando questa storia come una scusa! –
- Ammetto di non aver accettato di buon grado la tua proposta di
abbandonare Hogwarts per Natale –
I suoi occhi mi guardarono con profonda sincerità. Avrei
preferito una bugia a quelle parole.
- Perché mi avevi detto di sì, allora? –
- Perché volevo che facessi amicizia con Harry e gli altri
ragazzi, ed evidentemente è servito a raggiungere questo
importante obiettivo –
Strinsi i denti. Possibile che ogni sua piccola apparente sconfitta
dovesse sempre portare a una sua enorme ed evidente vittoria?
- Mi hai illusa! –
- No, Lauren cara… - osservò con voce pacata
– sei stata tu ad illuderti –
Odiavo ammetterlo, ma aveva ragione. Mi ero fatta tanti di quei
progetti nella mente che avevo quasi dato per scontato il successo del
mio progetto.
- In ogni caso, io ci andrò – sentenziai con voce
ferma e decisa – con o senza il tuo consenso –
- Non sai Smaterializzarti –
- Ci sono altri modi – replicai acida, nonostante non avessi
ancora la minima idea di come andarci se non con l’ausilio di
mio nonno.
Non sapevo nemmeno dove si trovasse, quel dannato Quartier Generale.
Evidentemente mi lesse nella mente, perché non colsi la
minima ombra di preoccupazione o sospetto sul suo viso.
- Come preferisci, Lauren – rispose dopo un bel sospiro
– ma parliamo d’altro, ti va? –
Non risposi, troppo presa a pensare ad un’alternativa di
mezzo di trasporto verso Grimmauld Place.
- Mentre i professori ti stavano cercando, Minerva è venuta
a riferirmi dell’aggressione di cui siete stati vittime te e
Remus vicino alla Testa di Porco qualche ora fa –
Non mossi un muscolo e restai impassibile.
- Sai che è molto pericoloso andare in giro da sola, vero?
–
- Ero in giro con Lupin per tuo ordine, ricordi? È solo
colpa tua se è successo quel che è successo
–
Touchè.
Lo sguardo azzurro di nonno Albus si riempì di tristezza.
E io naturalmente mi sentii un Vermicolo schiacciato.
- Scusami, nonno, non volevo dire questo – ritrattai
imbarazzata – sono cose che capitano,
imprevedibili… ma per fortuna zio Forth era lì!
–
- Già… Aberforth… - mormorò
lui pensieroso, abbassando gli occhi.
Sentii dei passi alle mie spalle, immaginai fosse qualche professore
venuto a riferire qualcosa a mio nonno.
Quando la porta si aprì, ne ebbi la conferma.
- Albus, i tre ragazzi sono giunti a destinazione – disse
Minerva con evidente sollievo nella voce – vuoi che
accompagni Lauren in dormitorio? –
- Certo, grazie, Minerva – replicò lui, alzando
finalmente gli occhi – e… Lauren? –
Lo guardai con curiosità, chiedendomi cosa fosse sul punto
di dirmi.
- Ricordati che a Natale resteremo qui, quindi fai la brava…
-
Sentii la rabbia risvegliarsi dentro di me. Mentre seguivo Minnie verso
il dormitorio, mi venne in mente un’idea geniale per uscire
da quella sgradevole situazione di prigionia.
Note
dell'autrice
Buonasera
a tutti! Nonostante
ultimamente mi sia dedicata prevalentamente a piccole one-shot con
coppie improbabili quali Umbridge/Moody
e Cooman/Piton,
nonostante abbia dovuto assolutamente aggiornare la Biografia di Albus,
nonostante la scuola
mi abbia massacrato... eccomi qui con un nuovo capitolo! ^^
Ringrazio
come di consueto tutti i miei adorabili lettori (VOI!) e in particolare
zanna
che ha aggiunto questa storia tra le Preferite.
Spero
che questo capitolo - sebbene sia leggermente "di passaggio" - sia
stato di vostro gradimento!
Grazie
ancora, ci vediamo presto!
[Evviva
il ponte di Halloween! ^^]
Valery_Ivanov:
computer birichino, subirai la mia ira U_U scherzi a
parte, hai pienamente ragione su Lupin, ma bisogna capirlo...
è stato preso di sorpresa, poveretto! ^^ Aberforth
farà di nuovo la sua comparsa, prima o poi.
Elfosnape:
quindi vorresti un finale rose e fiori? Beh, vedrò cosa si
può fare... ma insomma, io sono una che ama rendere la vita
complicata (ovvero realistica) ai suoi personaggi (non si vede, eh?
xD). Comunque ecco arrivato il nuovo capitolo, spero ti piaccia ^^
Atari:
grazie per i complimenti... questo chappy è un po' carente
di colpi di scena, ma teoricamente il prossimo dovrebbe sconvolgere
l'universo di questa storia rispetto a come lo conosciamo ;-)
Yvaine0:
Nick-quasi-senza-testa eletto impiccione dell'anno ^^ ma alla fine
è perdonato solo perchè è simpatico,
altrimenti sarebbe già stato punito dalla sottoscritta.
Lupin schiantato da Amycus... beh, anche i migliori a volte hanno delle
giornate no! xD
DarkViolet92:
grazie per i complimenti! Mi dispiace per il tuo esame... sono
indiscreta se ti chiedo quale modulo hai fatto?
|
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Capitolo 34 *** Tempo di rivelazioni ***
Attenzione:
a causa di parte dei temi trattati, il rating di questo capitolo
è alzato ad arancione.
Leggete
a vostro rischio e pericolo. (Sono esagerata, lo so, ma dico sul serio!)
Il giorno seguente, decisi di iniziare la mia silenziosa protesta
contro la decisione di mio nonno.
In primo luogo, non avevo alcuna intenzione di tagliare i ponti con
Draco e tanto meno con Potter, quindi mi misi di buona
volontà a scrivere lettere ad entrambi.
In secondo luogo, mi tuffai nei libri che riguardavano i più
reconditi segreti di Hogwarts in cerca di qualche passaggio segreto che
non fosse a conoscenza di nessun altro essere vivente.
In terzo e ultimo luogo, ammetto che non avevo niente di meglio da fare.
22 dicembre 1997
Harry Potter,
qui è
Lauren Silente che ti scrive. Penso che tu abbia già
riconosciuto la scrittura, ma lo specifico per essere certa che tu non
creda che questa sia una lettera anonima e non la getti nel camino
acceso.
Dovevo dirti delle
cose davvero importanti e mi dispiace di non essere riuscita ad
avvertirti dopo aver scoperto che ti eri risvegliato dalla Maledizione
ieri pomeriggio. Come hai potuto vedere, Lupin mi ha trascinata fuori a
forza e la presenza di Piton poco lontano dall’infermeria mi
ha impedito di rientrare.
Ma inutile che
continui a sprecare pergamena con le mie giustificazioni, voglio
spiegarti brevemente il perché della situazione che
probabilmente ti avrà accolto a Grimmauld Place.
La mattina
seguente la sera del Ballo, quindi dopo la vostra Maledizione, ho
incontrato Hermione in infermeria dove eravate ricoverati. Lei mi ha
raccontato di un incontro tra Ginevra e Elly, seguito da una specie di
lotta verbale Weasley sister & brother vs Chang. Se vuoi i
dettagli credo sia meglio per te chiedere alla Granger. In caso anche
lei non ti rivolgesse la parola (come immagino facciano la tua ex e suo
fratello), mandami una risposta e tenterò di spiegarti al
mio meglio tutto quello che so.
Spero che tu stia
bene, comunque.
Lauren
Queste brevi righe mi sembravano più che sufficienti per
riferire a un ragazzo che conoscevo appena - ma con cui condividevo una
specie di similitudine della vita - tutto il macello che la sua azione
durante il Ballo aveva creato nella sua vita.
In seguito mi misi con calma a scrivere la lettera per Draco,
continuando a cancellare e riscrivere parole e frasi. Mi sentivo molto
impacciata.
22 dicembre 1997
Draco,
forse è
inutile che ti dica che sono Lauren. Conosci la mia scrittura meglio di
chiunque altro, quindi perché sprecare parole per
identificarmi? Non lo so, ma ormai l’ho fatto.
Non hai idea di
quanto avrei voluto parlarti ieri in infermeria, ma prima di tutto
eravamo in presenza di Potter e poi ero troppo felice di vedere che
finalmente vi eravate svegliati dal sonno indotto dalla Maledizione! Ti
giuro, avrei anche voluto essere lì al vostro primo
risveglio, ma Lupin mi ha portata a Hogsmeade apposta per non farmi
interferire nel contro incantesimo che vi ha fatto tornare coscienti. A
volte davvero non riescono a capire quanto certe piccole cose possano
fare felici noi ragazzi, vero?
Ma non voglio fare
l’ipocrita, sinceramente. Mi hai davvero ferita, Draco, la
sera del Ballo di Natale. Ricordi le parole che mi hai detto? Se la
memoria ti tradisce, dovresti provare a chiedere a Potter
perché sicuramente lui se le ricorda. E ricorda anche la mia
reazione, certamente non delle migliori. Però non voglio
parlare con te di questo se non possiamo guardarci negli occhi.
Aspetterò il momento in cui potremo affrontare
l’argomento di persona.
A proposito, mio
nonno ha deciso che non verremo a Grimmauld Place per Natale. Non so se
la notizia si è già sparsa da quelle parti, ma in
ogni caso non darci peso perché sputerò lacrime e
sangue per riuscire a venire lì a parlare con te e con tua
madre. Perché mi importa il nome dell’uomo che mi
ha dato il cognome, certo, ma prima di tutto mi importa il mio migliore
amico.
So che potrei
risultare una falsa buonista a definirti così dopo gli
insulti che mi hai rivolto, ma cosa posso farci? Io ti voglio bene,
Drake, e non posso nasconderlo in questo momento in cui abbiamo bisogno
uno dell’altra (anche perché immagino non sia
facile per te essere in mezzo a un covo di Grifondoro).
Cos’altro
ho da dirti? Ah, ecco…non sto più mangiando come
protesta per convincere mio nonno a farmi venire (idea subdola, lo so,
ma secondo me è l’unico modo per ottenere quello
che voglio al più presto) e ho visto tua madre quando
è venuta a trovarti mentre eri ancora privo di sensi. Non
credo mi abbia riconosciuta, non ci siamo scambiate una parola, ma in
quel piccolo istante in cui l’ho intravista ho capito da chi
hai preso il tuo fascino e la tua eleganza (non fraintendere!).
A proposito di
fraintendimenti, hai già scritto a Blaise? Se non
l’hai ancora fatto, chiedigli se ha voglia di raccontarti
cos’è successo la sera del Ballo mentre mi
consolava dopo la litigata tra me e te. Io mi sento le guance arrossire
solo al ricordo…
Rispondi presto,
un abbraccio
Lauren
Dopo aver scritto questo papiro a Draco, andai in Guferia e legai le
lettere a due civette dirette entrambe verso Grimmauld Place. Mentre
scendevo dalla torre, attenta a non calpestare i soliti escrementi di
uccello, incontrai Piton.
Era la prima volta che ci vedevamo da quando mi aveva lasciato un
giorno e mezzo prima nell’ufficio di mio nonno.
- Buongiorno – borbottai, cercando di passare tra lo spazio
minimo lasciato tra lui e il muro.
- Buongiorno, signorina Silente – rispose lui, trattenendomi
per la manica della camicia – credo che questa sera sia
opportuno per te venire nel mio ufficio… ricordi ancora la
tua punizione, vero? –
A dire la verità era scesa nella scala delle
priorità, ma decisi di non darlo a vedere.
- Credevo valesse solo per il periodo della scuola –
replicai, infastidita della sua presa sulla mia camicia.
- Vuoi dirmi che non ti interessa più completare la visione
della selezione dei Mangiamorte? –
Dopo quei mesi di ore in completa solitudine tra noi, aveva imparato a
conoscermi tremendamente bene. Sapeva che quella storia mi incuriosiva
tantissimo, anche se forse non avevo lo stomaco per osservare ogni
singola scena che si prospettava all’orizzonte.
- Quando devo venire? –
- Stasera dopo cena, per te va bene? –
Annuii, non avevo mai niente di importante da fare in quei giorni di
pausa scolastica. Piton ridiscese le scale della Guferia, mentre io
restavo aggrappata alla ringhiera a riflettere.
Solo in quel momento mi ero resa conto che Severus aveva salito
centinaia e centinaia di gradini solo per dirmi di andare da lui in
punizione quella sera.
E mi aveva chiesto se
per me andasse bene, come se avessi potuto scegliere.
La domanda era sempre la stessa: perché ci teneva
così tanto a farmi vedere quel ricordo?
Quella sera, dopo aver saltato la cena come da copione, mi diressi
nell’ufficio di Piton. Credevo che avrei potuto percorrere
quella strada a occhi chiusi, ormai. Una volta entrata nella stanza
buia e umida, colta da brividi di freddo e dai brontolii del mio
stomaco che si nutriva di sole Cioccorane da un giorno e mezzo, esitai
a sedermi.
- Perché non eri a cena? – chiese con tono
incolore Severus, fissando senza espressione il muro di fronte a
sé.
- Non avevo fame – replicai, sperando che il mio stomaco non
mi tradisse nel silenzio della stanza vuota.
- Questo non credo sia vero – osservò lui,
continuando a prestare attenzione alle pietre umide che ci circondavano
– dato che non ti si vede in Sala Grande da ieri a pranzo
–
Ma cosa faceva, mi controllava?
- Sì, ti controllo, signorina Silente –
- La smetta di entrare nella mia mente, è irritante
– sibilai infastidita, andando finalmente a sedermi davanti a
lui e imponendomi di smettere di tremare.
- Sicuramente meno irritante del sentirsi dire tutte le bugie che tu
stai dicendo –
- Io non sto mentendo! – brontolai, distogliendo lo sguardo
dal suo.
Era molto più facile dare un senso di sicurezza alle mie
parole senza avere un contatto visivo con i suoi occhi color carbone.
- E io non mi chiamo Severus Piton… vedo che siamo entrambi
sinceri – rispose con evidente sarcasmo.
- Mi ha chiamata qui per avere un dibattito sulle mie abitudini
alimentari o per farmi vedere il ricordo dell’altra volta?
– chiesi con altrettanto sarcasmo.
- La prima, direi –
Il suo sorrisetto stiracchiato e sfumato dalla soddisfazione ottenne la
reazione desiderata.
Qual era? Farmi infuriare, naturalmente.
- Ma chi si crede di essere? –
- Il tuo professore di Pozioni – ribattè
estremamente divertito.
- Oh, bene! – sbuffai io – Adesso anche i
professori hanno il diritto di dirti se e quando devi
nutrirti… quando potrete darci il permesso per respirare?
–
Mi guardò senza scomporsi, alzando solo leggermente un
sopracciglio.
- Io mangio quando mi pare e piace, ok? Se io non ho fame non lo faccio
e non sarà lei quello che potrà ordinarmi di
farlo se io non voglio! – dissi, alzando il tono di voce e
scattando in piedi.
Piton continuò a guardarmi come se fossi stato un raro
esemplare di pianta esotica.
- Non capisco perché tutto questo interesse! –
strillai, decisamente fuori dai gangheri – Non bastava essere
separata dal mio migliore amico, essere baciata dall’altro
mio migliore amico, essere tradita dal ragazzo che mi piace e dover
trascorrere il Natale in questa scuola orrenda! No, ci mancava anche il
professore impiccione! Non.
Ho. Fame! –
In quel momento accadde la cosa più imbarazzante che potesse
succedere. Il mio stomaco emise un rumoroso brontolio che
rimbombò per tutta la stanza.
Se Piton non avesse avuto un contegno da rispettare, credo che mi
sarebbe scoppiato a ridere in faccia.
- Come dici, signorina Silente? –
Arrossii violentemente e mi risedetti, maledicendo il fatto che non
avessi un ottimo controllo su quella parte del mio corpo.
- Niente, dimentichi tutto… - mormorai a occhi bassi.
- Facciamo così… - iniziò Piton,
cercando di blandirmi con le parole – se tu non mangi non
puoi vedere la fine del ricordo! –
Lo guardai con aria di sufficienza. Cosa credeva che fossi, una bambina
piccola da ricattare a piacimento?
- Non c’è problema – replicai alzandomi,
con l’evidente intenzione di andarmene e rinunciare a
entrambe le cose.
- Oppure potremmo fare che se mangi proverò a convincere
Albus a portarti a Grimmauld Place per Natale –
ritrattò lui, sapendo di avermi in pugno.
A quel punto fui costretta a tornare sui miei passi e annuire con aria
sottomessa. Se mi era stata concessa una scappatoia per quel digiuno
forzato, l’avrei accettata di buon grado.
Evidentemente Piton sapeva fin dal principio cosa avrebbe dovuto dire
per convincermi a mangiare, perché spostò un
fazzolettino dalla scrivania sotto il quale stava un piatto che mi
spinse davanti.
- Perché lo sta facendo? – sussurrai confusa
– Queste sono cose da nonno Albus… -
- Diciamo che ho molti debiti da saldare con tuo nonno –
Quindi non lo faceva perché teneva a me, ma
perché era un favore al suo caro Preside.
Non so perché, ma in fondo mi sentii delusa.
Io credevo che…non so, mi volesse bene, magari.
Severus iniziò a tossicchiare come se si stesse strozzando e
assunse un colorito rosato quando alzai lo sguardo per capire cosa gli
fosse andato di traverso. Scossi la testa e decisi di addentare il
panino che mi fissava dal piatto.
Quando finii la mia cena spartana, finalmente Piton mi fece cenno di
entrare nel Pensatoio. Come la volta precedente, mi seguì
all’interno del liquido argenteo.
Eravamo arrivati in un
punto che avevo già visto, ma che mi fece rabbrividire come
se fosse stata la prima volta.
- Ora dovrete affrontare
una prova di coraggio molto importante, nella quale dovrete anche
sopportare molto dolore fisico… - esordì con
calma Voldemort – prima di tutto vi verranno praticati dei
tagli sui polsi, faremo leccare queste ferite da Nagini, aspetteremo
che questa dose non letale di veleno vi penetri nelle vene e
osserveremo come reagirete –
Disse di nuovo
tutto questo come se per lui fosse usuale torturare in quel modo la
gente.
I Mangiamorte erano
davvero pazzi, ne ero convinta ogni momento di più.
- Chi vuole iniziare si
avvicini a Bellatrix… -
La Lestrange estrasse il
pugnale e io mi dissi che quella volta avrei dovuto essere coraggiosa e
non pensare al povero neonato.
Ma lo stavo
già facendo, accidenti!
Per fortuna vedere la
donna dai capelli rossi avvicinarsi a Voldemort e fare un inchino mi
distrasse da quel pensiero.
- Sabrina Fountain,
vero? – sibilò la voce fredda dell’uomo.
La donna, o per meglio
dire ragazza, annuì con fervore porgendo i polsi a
Bellatrix. Chiusi gli occhi per non vedere la terribile scena che si
prospettava. Sentii un leggero gemito da poco lontano, lo attribuii
alla ragazza, aprii gli occhi.
Il sangue vermiglio
scorreva copioso sulla sua carnagione pallida, Voldemort le prese
entrambi i polsi e sibilò qualcosa al serpente che
strisciava ai suoi piedi. L’enorme rettile si tirò
ad altezza umana e iniziò a leccare il liquido denso e rosso
dalle ferite di Sabrina Fountain.
- Oddio…
è terribile… - sussurrai, scrutando gli sguardi
rapiti dei Mangiamorte in cerchio e quelli terrorizzati dei due
aspiranti nell’angolo della Sala.
Voldemort
lasciò la presa sulla ragazza, spingendola con malagrazia al
centro del cerchio. Sabrina indietreggiò alla cieca,
probabilmente stordita dal dolore fisico, e cadde seduta come un sacco
di patate sulla pietra dura. Nessuno rise.
Nessuno tranne
Bellatrix, che diede conferma della sua pazzia e della sua
crudeltà.
Non ricordo quanto tempo
passò con lentezza, mentre la ragazza dai capelli rossi si
contorceva silenziosamente davanti ai nostri occhi, con il veleno del
serpente che scorreva nella sue vene e il suo sangue che scorreva sulle
piastrelle umide della stanza.
Voldemort aveva dipinta
sul viso un’espressione delusa, probabilmente si aspettava
qualcosa di più rumoroso o scenografico. I presenti
sembravano rapiti da quella dimostrazione di resistenza e ammetto che
anch’io lo ero.
Quando Sabrina si
alzò in piedi, senza dire una parola o emettere suono, si
alzarono dei mormorii. Vidi un improvviso lampo di ammirazione
attraversare lo sguardo smeraldino di Voldemort.
Mi ricordai solo in quel
momento, non so perché, della presenza di Severus al mio
fianco. Gli lanciai un’occhiata distratta, vedendolo
completamente assorto nella vicenda.
- Sabrina Fountain, sei
dei nostri – mormorò freddamente Voldemort.
- Grazie, mio Lord
Oscuro – disse con voce forte e chiara la ragazza, facendo
una piccola riverenza.
- Porgimi il braccio e
faremo in modo di rendere la cosa ufficiale –
Sabrina
obbedì dopo una leggera esitazione, notai che Bellatrix di
fianco al suo Signore non nascondeva uno sguardo contrariato e pieno di
disprezzo.
Voldemort
passò con apparente delicatezza il dito sulle ferite della
ragazza, rimarginandole. Estrasse poi la bacchetta, appoggiandola
sull’avambraccio destro della nuova Mangiamorte, e
sibilò qualche parola che non riuscii a cogliere.
- Le sta imprimendo il
Marchio Nero – spiegò Severus, appoggiandomi una
mano sulla spalla.
Vidi qualcosa di scuro,
simile a catrame, depositarsi sulla pelle della ragazza e prendere la
forma di un teschio che sembrava inghiottire un serpente.
Ne avevo sentito parlare
spesso, era il simbolo che il Preside di Takatalvi metteva sui suoi
stupidi manifesti, ma non ne avevo mai visto uno impresso diretto sulla
carne di un Mangiamorte.
- Bellatrix, esponile il
giuramento! – ordinò Voldemort, tenendo la punta
della bacchetta premuta sul braccio di Sabrina.
- Giura che sarai sempre
fedele al Signore Oscuro – mormorò la Lestrange
con voce irritata.
- Lo giuro –
- Giura che eseguirai
ogni missione, senza rispettare alcuno scrupolo morale se questo ti
sarà richiesto dal Signore Oscuro –
- Lo giuro –
- Giura che se dovessi
tradire uno dei Mangiamorte ti uccideresti entro trenta giorni
–
- Lo giuro –
- Questo non era
previsto nel giuramento – disse una voce strascicata che mi
fece salire dei brividi lungo la spina dorsale.
Malfoy.
- Giusta osservazione,
Lucius, ma non credo che la signorina Fountain avrà problemi
di tradimento nei vostri confronti… vero? –
La rossa
annuì con aria solenne, Voldemort staccò la
bacchetta dalla sua pelle e la rinfoderò.
- Non ho bisogno di
questi due, uccideteli – disse con distacco, indicando Nadine
Pritchard e Mathias Everett. I due iniziarono a tremare.
- Avada Kedavra
– esclamarono in coro due voci provenienti da altrettante
figure incappucciate.
Voldemort si diresse
lentamente verso la porta della stanza, seguito dal serpente
strisciante e da Bellatrix.
- No, non voglio te
– disse alla donna dai capelli neri – devo parlare
con la signorina Fountain –
La Lestrange
sembrò tradita nel profondo del cuore e lanciò
un’occhiata di inequivocabile odio alla giovane rossa che
uscì con il Signore Oscuro.
Usciti dal bacile di pietra, lanciai uno sguardo inquisitore a Severus.
Quella volta non avrebbe potuto rifiutarmi una risposta, non avrebbe
potuto continuare a tenermi nascosto il perché della visione
di quello strano ricordo.
- Vuoi sapere il motivo, vero? – mi chiese stancamente lui,
risistemandosi il mantello sulle spalle come se fosse stato colto da un
freddo improvviso.
- Diciamo che questa volta non mi dispiace che mi abbia letto nel
pensiero –
- Bene, e io te lo dirò… - continuò
Piton dopo un sospiro, sfregandosi le mani - …anche se tuo
nonno non vorrebbe che te lo dicessi perché sostiene che
potresti farti strane idee –
- Nonno Albus è troppo apprensivo nei miei confronti
– osservai seccamente.
- Chiunque lo sarebbe con la propria nipote, non credi? –
Osservai con attenzione le mani tremanti del professore che avevano uno
strano colorito violaceo, come se avesse davvero tanto freddo.
- Vuole che accenda il camino? – chiesi preoccupata,
chiedendomi perché avesse avuto quella reazione esagerata
– Si sente bene? –
- Mi sento bene, ma accendi pure il camino –
Con un gesto di bacchetta feci spuntare delle allegre e calde fiammelle
dalle braci spente, poi mi voltai a fissarlo in attesa della
rivelazione che attendevo da tanto.
- Non voglio girarci molto in giro, anche perché farti
fraintendere sarebbe sbagliato –
- Quindi… ? – insistetti, sperando che si
sbrigasse.
- Quindi… tua madre si chiama Suzanne Silente, la donna nel
ricordo si chiama Sabrina Fountain. Tua nonna si chiamava Fonte di
cognome. Suzanne ha preso il cognome italiano della madre in inglese e
il nome con cui spesso il professor Lumacorno si sbagliava spesso a
chiamarla, cioè Sabrina. Mettendoli insieme cosa viene
fuori? –
Nonostante Piton avesse parlato con la sua solita calma, restai
interdetta.
Non mi era chiaro.
- Cosa c’entra Sabrina Fountain con… ? –
Mi bloccai all’improvviso. Severus me l’aveva
appena spiegato. Iniziai a boccheggiare incredula, tentando di
formulare la domanda che sorgeva spontanea.
- Quindi mia madre è Sabrina Fountain? –
- Esattamente, signorina Silente –
- E… e quindi mia madre era una Mangiamorte? –
dissi inorridita, iniziando a tremare come poco prima avevo visto fare
Piton.
Gli occhi del professore brillarono di qualcosa di indefinito.
- Di nuovo, esatto –
- Quindi la metà del mio sangue è di Mangiamorte?
- ripetei con voce acuta, incredula per quello che stavo sentendo e
assimilando.
- Alcuni dicono anche tutto – replicò Piton con
calma.
In quel momento, forse presa dalle forti emozioni, decisi di svenire
lunga distesa sul pavimento umido della stanza.
Note
dell'autrice
Buongiorno
a tutti, miei fedeli lettori! Sono rispuntata, come promesso, anche con
questo capitolo... ultimamente la mia ispirazione fa faville (no,
veramente è solo perchè ho più tempo
del solito per scrivere ^^).
Comunque,
spero che a nessuno sia venuta voglia di linciarmi o lanciarmi pomodori
dopo la lettura di questo capitolo... e no, tra Suzanne e
Voldy non è come pensate!
Ma
tanto non posso anticiparvi niente, inutile che continui a parlare a
vanvera ^^
Per
le cose serie, sono costretta ad alzare il rating dell'intera storia ad
arancione
perchè ormai ho già inserito tre capitoli di
questo tipo e il regolamento prevede che si scelga il rating
più alto tra quelli di tutti i capitoli. Terrei volentieri
quello giallo, ma dato che ogni tanto metto giù queste scene
sanguinose è meglio prevenire.
A
presto con il prossimo capitolo, vi ringrazio di cuore per la vostra
costanza nel leggere!
DarkViolet92:
davvero un peccato... percò hai ragione, è
più comodo farli in disordine. chiuso il capitolo ECDL,
grazie per i complimenti! ^^
mistero: Severus
vs Lauren, la lotta infinita... anche se in questo capitolo l'ho reso
leggermente più umano e anche un po strano per i suoi
canoni. Spero non dispiaccia troppo.
Luciana
Menditegui: felice di aver allietato il tuo momento di
febbre ^^ riprenditi presto, mi raccomando!
Yvaine0:
niente di estremo, solo un vago digiunare (piuttosto scontato, no? xD)
giusto per rappresaglia. Ma per fortuna Severus l'ha
convinta a lasciar perdere ^^
|
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Capitolo 35 *** Sorpresa di Natale ***
Quella mattina mi ero svegliata nella Sala Comune del dormitorio di
Grifondoro, circondata dal completo silenzio e dalla pace.
Forse tutti gli altri studenti erano usciti da qualche parte, forse
erano a fare colazione. In ogni caso, appena mi ricordai il ricordo
mostratomi da Piton, mi accorsi di essere felice di non avere attorno
bambinetti impiccioni e invadenti da curare.
“Buongiorno, Miss Mangiamorte…” mi dissi
con la mia tipica autoironia “…riuscirai ad andare
contro il tuo sangue e a morire di vecchiaia senza uccidere
nessuno?”
Mi stiracchiai sul divano, quello su cui di solito eravamo messi io e
Draco a studiare la sera tardi, e notai un paio di lettere sul tavolino
di legno scuro lì di fianco. Immaginai fossero le risposte
di Harry e, appunto, Draco.
23 dicembre 1997
Cara
Lauren,
non
ti preoccupare per non essere riuscita ad informarmi subito
perché tanto Hermione mi ha raccontato tutto appena siamo
riusciti a liberarci dagli adulti dopo aver messo piede a Grimmauld
Place.
Non
mi sorprende il fatto che Piton non ti abbia lasciata entrare di nuovo
in infermeria, quell’uomo è un incredibile stronzo. A
volte credo che voglia vendicarsi di me per qualcosa che non ho fatto,
da quanto mi tratta male. In ogni caso, spero che arrivi presto dato
che qui nessuno sembra avere voglia di rivolgermi la parola e quei
pochi che lo fanno hanno sempre quella fastidiosa aria di rimprovero
come se fossero sempre sul punto di ricordarmi quanto sia sbagliato
quello che ho fatto a Ginny (anche se in fondo chi sono loro per
giudicare?). L’unico che non mi tormenta è Sirius,
perché lui sa cosa vuol dire avere confusione in tema
amoroso (pensa che mi ha raccontato di aver avuto più di
cinquanta ragazze diverse nei sette anni a Hogwarts!). Non so
perché ti sto raccontando tutto questo, forse
perché Ron è riuscito a trascinare dalla sua
parte Herm dopo averle parlato in privato e quindi mi sento abbandonato
e senza amici. Spero di non annoiarti.
A
presto, si spera
Harry
Ero diventata la confidente di Harry Potter.
Io, una mezza Mangiamorte.
Trovavo la cosa piuttosto divertente, considerato che ero stata io a
fornirgli la ragazza con cui aveva tradito la Weasley e che gli aveva
consentito di mettersi involontariamente contro metà Ordine
della Fenice - se non tutto.
Era una situazione abbastanza paradossale, in un certo senso.
Appoggiai la lettera di Harry su un cuscino lì vicino e
presi quella di Draco. Avevo paura di leggere quello che aveva scritto.
23 dicembre 1997
Lauren,
non voglio
parlare di nulla se non posso vederti in faccia e decifrare con che
tono esprimi quello che dici e pensi.
Ricordo solo
alla lontana quello che è successo la sera del Ballo, ma non
ho intenzione di parlarne per lettera e tantomeno di chiedere a quello
sfigato di Potter di raccontarmelo con la sua irritante vocetta da
Prescelto.
Quindi, se
hai qualcosa da dirmi, smetti di fare lo sciopero della fame (sei scema? Se
non mangi rischi di scomparire, sei già un filo di fumo!) e
vedi di convincere tuo nonno a farti venire qui perché hai
molte cose da fare…ricordi?
Non scrivo a
Blaise perché qui controllano tutte le lettere che spedisco
e non ho voglia di far sapere i fatti miei a questi impiccioni
Mezzosangue (questa ti arriverà, se arriverà,
sarà per Metropolvere gentilmente offerta da mia madre).
Quindi vedi
di farti vedere presto e a tutti i costi.
Draco
La lettera del mio amico mi sembrava un po’ troppo corta e
fredda per uno che non ricordava niente della sera del Ballo di Natale.
In ogni caso, mi aveva invitata a raggiungerlo a Grimmauld Place al
più presto e questo mi bastava per farmi capire che mi
voleva ancora bene.
O, come avrebbe detto lui, mi ammirava.
Mi ricordai quindi la promessa che mi aveva fatto Piton la sera prima,
in cambio del mio sforzo nel nutrirmi. Dovevo andare da nonno Albus a
vedere se era stata mantenuta.
Mi alzai pigramente dal divano, barcollando mentre tentavo di
riprendere l’equilibrio, e notando un’altra lettera
ai piedi del tavolino. La raccolsi, era scritta con una calligrafia che
non riconobbi.
Lauren Cassidy Alexis
Katherine Silente.
Assurdo
notare quanti nomi abbia deciso di addossarti quel patetico Babbanofilo
di tuo nonno.
Ma forse
è stato merito della tua cara mammina Suzanne, chi lo
può sapere?
Uno di questi
quattro era quello che le avevo proposto io, la persona che condivide
con te il sangue che ti scorre nelle vene. Credi anche tu che sia il
momento di scoprirci a vicenda?
31 Dicembre.
Mezzanotte. Periferia di Hogsmeade.
A presto.
Mi accorsi che il foglio nelle mie mani tremava. No, a dire la
verità erano le mie mani a tremare.
“Ma cos’è, la settimana delle
rivelazioni?” mi dissi, piegando con cura
quest’ultima lettera e nascondendola nella cintura della mia
gonna, mentre alcuni dei miei coetanei rientravano in dormitorio.
Mi affrettai ad uscirne, cercando di fuggire gli sguardi, come se
avessero potuto leggere il terrore nei miei occhi. Tutti stavano
vociferando, sembravano agitati.
“Cosa sarà successo? Nonno Albus avrà
scacciato Severus avendo scoperto che mi ha raccontato quello che era
mia madre?” ipotizzai, senza abbandonare la mia ironia
decisamente fuori luogo.
- Ehm… ciao Lauren… - mi salutò un
ragazzo del terzo anno di Serpeverde che non avevo mai notato prima.
- Mmm… ciao… - mormorai diffidente, immaginandomi
già qualche domanda a tradimento che sarebbe diventata
materiale per la Skeeter.
- Il professor Piton mi ha detto che deve parlarti e ti aspetta in
giardino –
In giardino? Con quel freddo polare? Ma era impazzito?
- Grazie – risposi piattamente, dirigendomi subito verso il
portone di uscita e pregustando una deliziosa aria gelida sulle mie
gambe scoperte.
Evviva.
Il professore mi aspettava esattamente dove era successo
l’attentato a Draco e Harry, sembrava più pallido
del solito. Teneva in mano la Gazzetta del Profeta.
- Buongiorno, anche se un buongiorno non è –
dissi, posizionandomi davanti a lui con le braccia conserte, in un vano
tentativo di scaldarmi.
- Dobbiamo andare da Albus – replicò lentamente
lui, senza alzare lo sguardo dal giornale.
- Ah, credevo la avesse licenziata per quello che mi ha detto ieri sera
– osservai io con sarcasmo.
- Non è il momento di scherzare, Lauren –
Lo guardai con sospetto. A cosa dovevo l’onore di essere
chiamata con il mio nome?
- Ha detto a mio nonno che dovrebbe portarmi a Grimmauld Place per
Natale? –
- No, ma dopo quello che è successo direi che lo
farò con immensa gioia – sentenziò
Piton, continuando a fissare il giornale – e credo che lui
seguirà il mio suggerimento senza problemi –
- Cos’è successo? – chiesi, iniziando a
saltellare per riscaldarmi le gambe sferzate dal vento e tentando di
non battere i denti per il freddo.
- Andiamo – rispose, ripiegando il giornale con cura e
togliendosi il mantello. Me lo mise sulle spalle senza dire una parola,
lasciandomi a fissarlo a bocca aperta.
- Chiudi la boccuccia, altrimenti ci entreranno le civette –
ghignò lui, beffardo – avanti, andiamo! –
Entrò nel castello con passi rapidi, faticai per un
po’ a restargli dietro a causa della sorpresa che mi aveva
provocato e della lunghezza del mantello in cui incespicavo ogni due
per tre. Nonostante tutto, arrivai intera davanti al gargoyle che
presiedeva l’accesso all’ufficio di mio nonno.
- Vuole per favore dirmi cosa sta succedendo? – insistetti,
certa che non si trattasse di niente di buono.
- A tempo debito –
E mi trascinò sulla scala, dopo aver pronunciato la parola
d’ordine del giorno, “Pasticche Vomitose”.
- Quando sarebbe il
tempo debito? – attaccai di nuovo, decisa a
cavargli di bocca il più possibile prima di entrare
nell’ufficio del silenzio.
- Facciamo venti minuti – mi accontentò, aprendo
la porta e accompagnandomi dentro.
Nonno Albus alzò lo sguardo per registrare chi fosse entrato
e quando vidi che i suoi occhi azzurri erano più scuri del
solito iniziai a preoccuparmi per davvero.
- Sedetevi, gli altri dovrebbero arrivare a momenti –
Gli altri? Cos’era, una riunione di condominio? Era comunque
strano che mio nonno non avesse fatto nessuna battutina sul fatto che
stessi indossando il mantello di Piton.
Da quel momento in poi nessuno parlò, come se fosse stato
proibito rompere l’atmosfera di tensione che si era creata.
Morivo dalla curiosità di scoprire cos’era
successo.
Nel giro di pochi minuti, entrarono anche Minerva, Vitious, Pomona,
Hagrid e Lupin. La stanza sembrava essersi rimpicciolita
all’improvviso.
- Sappiamo tutti perché siamo qui –
esordì mio nonno, con aria grave.
- Tutti tranne la sottoscritta – intervenni io, senza
riuscire a trattenermi.
I professori, escluso Piton, mi lanciarono sguardi colmi di
compassione. Mi irritarono, non volevo la pietà di nessuno
in nessun caso.
- Abbi pazienza, Lauren – rispose lui con calma –
lo scoprirai presto, anche se io preferirei non dirtelo –
- Ah, bene – commentai allora, con sarcasmo –
dev’essere un’altra delle cose fondamentali che ti
rifiuti spesso di raccontarmi anche se fanno parte della mia vita –
- Tuo nonno ti vuole bene, Lauren! – lo difese Minerva con
sguardo acceso.
- Anch’io gli voglio bene – replicai con
semplicità disarmante.
Di nuovo cadde il silenzio. Ero stufa di quella recita, era ora di
scoprire cosa era successo.
- Me lo dite o devo scoprirlo da sola Appellando la Gazzetta del
Profeta del professor Piton? – chiesi con finta indifferenza.
- No, no – si arrese mio nonno con un pesante sospiro
– te lo diciamo subito… fammi solo pensare un
attimo a come
farlo –
Si prese per un attimo la testa tra le mani, mentre i suoi colleghi lo
fissavano decisamente preoccupati.
Ero pronta a sentire il peggio. Rialzò lo sguardo su di me,
notai che era leggermente lucido.
- Ricordi il tuo esame di Pozioni? –
Annuii lentamente. Come avrei potuto dimenticarmelo?
- Ricordi cosa ti avevo detto per farti andare a chiamare Severus?
–
Annuii di nuovo, anche quello era impossibile da rimuovere dalla mente.
- Lauren, è successo. –
Rabbrividii per istinto. Non era possibile.
Ricordai le parole che avevo pronunciato quella lontana sera, prima di
andare a dormire.
Non si gioca con il
destino, nonno…non si dicono certe cose su
Voldemort….non si fa, è troppo
pericoloso…potrebbe succedere davvero…
Ed era successo, proprio come avevo in un certo senso previsto.
- Vuoi dire che lui… - sussurrai, cercando di sembrare
sicura di me - …lui sarebbe evaso da Azkaban? –
Mi bastò il cenno affermativo del suo capo per farmi sentire
una profonda paura in corpo.
Mio nonno. Draco. Harry.
Erano tutti e tre in pericolo, per quanto ne sapevo.
- Come è possibile? –
- La Congrega Oscura ha reclutato i Dissennatori, come sospettavamo
ormai da tempo immemore – rispose con tono piatto Lupin.
- Questo ha permesso loro di entrare indisturbati nella prigione e
liberare il loro capo – squittì Vitious con una
nota isterica nella voce.
Incontrai per un attimo lo sguardo di Severus. Sembrava
l’unico, a parte mio nonno, capace di mantenere la completa
calma anche in momenti come quello.
- Cosa dobbiamo fare? – chiesi, cercando di buttare il tutto
sul pratico per non pensare a quello che probabilmente avremmo dovuto
aspettarci da quel momento in poi.
- Niente – rispose Severus con semplicità
– tu non devi fare niente. Domani mattina ti porteremo a
Grimmauld Place, un posto decisamente più sicuro di Hogwarts
perché protetto dall’Incanto Fidelius, e ci
resterai fino a quando non saranno terminate le vacanze di Natale.
Decideremo più avanti cosa fare in futuro. –
- Avevate detto che Draco e Harry erano incaricati di Punirmi
– osservai con una vena sarcastica a causa di quella loro
contraddizione.
- In effetti è così, ma gestire due ragazzi
ammansiti in qualche modo da una pozione sarà più
facile del controllare giorno e notte i confini di Hogwarts temendo
un’invasione di Mangiamorte e Voldemort –
replicò impassibile mio nonno.
- Il ragionamento fila – sentenziai con voce piatta, mentre
mi chiedevo quanto tempo ci avrebbe messo il caro Faccia-di-serpe a
trovarmi.
- Quindi ti consiglio di andare a preparare i bagagli, Lauren
– continuò Minnie rivolgendomi uno sguardo
materno. La ignorai spudoratamente, avevo occhi solo per Piton.
- Potete per favore passarmi la Gazzetta del Profeta? –
chiesi con vocina supplicante.
Severus mi lanciò un’occhiata da “puoi
fare tutte le moine che vuoi, tanto non me la fai sotto il
naso”, ma mi accontentò.
In prima pagina c’era un’enorme fotografia di
Faccia-di-serpe nella sua cella di Azkaban affiancata a una
coreografica immagine che presentava i dolci visetti di tutti i
Mangiamorte ancora in libertà.
- Zio Forth ha spedito il Carrow maschio a Azkaban, o sbaglio?
– commentai con distacco, suscitando la sorpresa dei miei
insegnanti.
- Così è stato, ma sono naturalmente riusciti a
far evadere anche lui –
- Quindi abbiamo in giro per le strade un folto gruppo di Mangiamorte
assetati di vendetta, capitaneggiati dal caro Voldy e
affiancati dai simpatici
Dissennatori? –
La mia ironia fece sfuggire un sorrisetto sarcastico a Piton,
rabbrividire il resto del corpo docenti e spuntare uno sguardo severo
sul viso di mio nonno.
- Non dovresti prenderla così alla leggera, Lauren
– mi ammonì, intrecciando le dita come suo solito.
- Sempre meglio prenderla alla leggera che prenderla in quel posto
– replicai, continuando a fissare i visi illuminati da
sguardi folli dei miei futuri carnefici.
- Smettila – disse Lupin con aria irritata – non
è divertente –
Chiusi la Gazzetta e la ripiegai, appoggiandola sulla scrivania di mio
nonno. Tutti gli sguardi erano puntati su di me.
- Non capisco perché vi preoccupate per me –
osservai con calma – in teoria il primo sulla Lista della
Morte di Voldy è Harry, poi ci sei tu, nonno, e poi credo
Draco… io sono solo al quarto posto! –
- Però siete stati aggrediti te e Remus, a Hogsmeade
– mi fece notare Pomona.
Acuta, la professoressa di Erbologia. Allora i Puffagioli aiutavano a
mantenere in forma il cervello.
- Ma cos’ho io che loro non hanno? – domandai
sbuffando – Sono solo una ragazzina che porta il cognome
Silente, non sono la Bambina che è sopravvissuta
né tantomeno la figlia di un Mangiamorte! –
Dopo le mie ultime parole, tutti i professori assunsero un leggero
colorito rosato.
Mi ricordai che io effettivamente ero
la figlia di una Mangiamorte, anche se loro non sapevano che io lo
sapevo.
- In ogni caso, Laurie, la Maledizione del Sicario è stata
lanciata per colpire te
e l’aggressione era rivolta a te, quindi
dobbiamo fare in modo di proteggerti – disse nonno Albus con
tono che non ammetteva repliche.
Annuii mestamente, andare a passare le ferie a Grimmauld Place era
esattamente quello che volevo, anche se avrei preferito non andarci
piuttosto che sapere dell’evasione di Voldemort.
- Va bene, volete quindi che vada a preparare la mia roba? –
- Fai pure con calma, andremo via solo questa sera – rispose
Piton, lanciando agli altri professori degli sguardi che non mi
piacquero. Ma decisi di ignorarli solo perché non avevo
voglia di litigare con tutti i miei insegnanti nello stesso giorno.
- Posso parlare con gli altri studenti o sono ritenuti pericolosi anche
loro? – domandai con una leggera sfumatura ironica.
- Stai attenta –
E quelle furono le ultime parole che sentii uscire quel giorno dalla
bocca di mio nonno.
Note
dell'autrice
Buongiorno
a tutti! Eccomi tornata con un altro capitolo che mi farà
rischiare il linciaggio... o forse no? ^^
Insomma,
sto martellando abbondantemente i miei poveri personaggi martiri, ma
prima o poi dopo la lunga sofferenza ci dovrà pur essere un
momento di luce e felicità, giusto? Quindi continuate a
sperare! xD
Scherzi
a parte, grazie a tutti voi che continuate a seguirmi... per me
è davvero un successo insperato, è il vostro
sostegno che mi aiuta a mantenere questo ritmo abbastanza sostenuto di
aggiornamento. Ne approfitto per ringraziare _Bonnie_ e rorothejoy
che hanno aggiunto la storia tra le Preferite o le seguite.
Vi
lascio alle risposte delle recensioni, a presto!
Kisses
xoxo
Atari: grazie
per il commento e i complimenti, continuerò sicuramente con
i colpi di scena ^^
La
principessa mezzosangue: grazie per i complimenti, piano
piano ogni singolo dubbio verrà risolto.
DarkViolet92:
non avrei saputo fare un riassunto migliore ^^ il capitolo come hai
potuto vedere non è stato molto più lungo - anche
perchè cerco di darmi sempre un limite per non annoiare chi
legge - ma ci sono sia le lettere di Draco e Harry che un
altro... mistero? Io la chiamerei "disgrazia" U.U
Luciana
Menditegui: non posso anticiparti niente
(cioè, potrei, ma non avrebbe senso xD), posso solo dirti
che molto presto anche Narcissa darà le sue ipotesi a questo
proposito... felice che tu sia guarita! ^^
Valery_Ivanov:
tranquilla, l'importante per me è leggere le vostre
opinioni... non importa quando! ^^ Ecco arrivata la risposta di Draco e
anche quella di Harry, che forse più avanti
riuscirà a tirarsi fuori dai guai... chissà xD
Sono felice che ti sia piaciuto quel pezzo, è stato molto
"studiato", nel senso che non credevo che qualcuno l'avrebbe colto ad
una prima lettura.
Elfosnape:
uno shock dietro l'altro, una sofferenza dietro l'altra...
spero che non mi abbandonerai per questo! ^^ Piton è
enigmatico perchè me lo immagino esattamente
così, ma prima della fine sicuramente spiegherò
tutto e ogni nodo verrà al pettine... non ho inserito
spiegazioni in questo capitolo perchè sarebbe stato troppo
forzato mettere i pensieri di Severus dopo una simile rivelazione.
Spero comunque di averti tolto qualche dubbio, mi dispiace di non poter
soddisfare pienamente la tua curiosità ma è per
motivi di trama.
|
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Capitolo 36 *** Mattina a Grimmauld Place ***
Mezzanotte. La
cosiddetta ora delle streghe.
Considerato che ero
una strega, mi chiedevo perché mi stessi stringendo nel
mantello
battendo i denti dal freddo come una Babbana qualunque.
Forse perché avrei dovuto essere nel mio bel lettino caldo
al
posto di camminare per le strade di una Hogsmeade deserta, circondata
da quattro professori a bacchetta levata e orecchie all’erta.
- Potevate
dirmelo che mi avreste svegliata nel cuore della notte
– protestai, guardandomi attorno preoccupata.
- Stai zitta
– mi
rispose seccamente Piton, alla mia destra – altrimenti i
Mangiamorte non avranno problemi a trovarci –
- Come se un
corteo di cinque
persone che viaggia a quest’ora improponibile della notte nel
mese di dicembre non desse nell’occhio – commentai
con
sarcasmo.
Lupin, alle mie
spalle, mormorò qualcosa che mi bloccò la lingua.
Ci mancavano solo gli incantesimi per impedirmi di parlare, mi sentivo
una povera prigioniera vittima delle circostanze.
Davanti a noi
stava Minerva mentre a sinistra avevo la migliore protezione fisica che
esistesse: Hagrid.
Il mio baule e
tutto il resto
della mia roba erano stati spediti via Polvere Volante dal camino
nel’ufficio di Vitious. Mi chiesi perché non
avessero
fatto lo stesso con la sottoscritta.
Arrivammo a
pochi metri dalla
Testa di Porco, sul limite della Smaterializzazione, dove pochi giorni
prima eravamo stati aggrediti io e il caro Remus.
Emisi un basso
ringhio, un
invito a farmi ritornare la voce. Piton, irritato dal fatto che facessi
rumore, mi fece il grande favore di liberarmi dal
“Silencio” di cui ero stata vittima.
- Questa
è la parte
più difficile… - sussurrò
impercettibilmente
Minerva, sempre guardando dritta davanti a sé –
Remus, sei
sicuro di voler andare da solo? –
-
Smaterializzazione Congiunta, credo sia l’unica soluzione
– replicò lui con calma.
- Vi copriremo
in caso
dovessero arrivare Mangiamorte in questo momento cruciale –
sottolineò la donna, senza riuscire a nascondere la sua
preoccupazione.
- Non capisco
perché
non possiamo andare in gruppo – mi intromisi io, continuando
a
tremare di freddo e a saltellare per la fretta di entrare in un posto
caldo.
- Sui gradini di
Grimmauld
Place non si riesce a stare in più di due – mi
confidò Hagrid con un mezzo sorriso. Ricambiai il sorriso,
Lupin
mi appoggiò una mano sulla spalla.
- Andiamo,
allora? –
Annuii,
sfoderando la
bacchetta, quella volta decisa a non lasciarmi prendere di sorpresa.
Minerva ci lasciò passare, io e Lupin oltrepassammo il
confine
della Smaterializzazione.
In quello stesso
momento due
figure incappucciate e vestite di nero spuntarono ai nostri fianchi.
Remus mi afferrò rapidamente e mi sentii strattonare,
trascinata
in un vortice di suoni e colori. L’unica cosa che distinsi
furono
due voci che urlavano due Schiantesimi, speravo che fossero quelle di
Piton e della McGranitt.
Quando riaprii
gli occhi,
barcollai leggermente. Non ero abituata a quel mezzo di trasporto,
preferivo dieci volte di più le auto o gli aerei Babbani.
Mi appoggiai un
attimo a
Lupin per riprendere l’equilibrio, con lo stomaco sottosopra,
mentre lui mi teneva una mano sulla fronte con aria comprensiva.
- Io e la mia
dannata nausea
da movimento… - borbottai, mentre alzavo la testa cercando
di
mantenere un minimo di dignità, riponendo la bacchetta nel
mantello con le mani tremanti.
- Tutto bene?
– chiese Remus con gentilezza, mentre mi rivolgeva un sorriso
rassicurante.
Annuii con
incertezza,
iniziando a guardarmi intorno. La strada davanti a noi era deserta,
illuminata solo da qualche sporadico lampione quasi fulminato. Le case,
in fila e tutte identiche, non avevano niente di speciale. Si sentiva
il rumore di una televisione, proveniente da poco lontano, riempire il
silenzio.
Mi girai verso
l’entrata che stava alle nostre spalle, una normalissima
porta
nera con il numero 12 scritto in splendenti lettere argentate.
-
Sarà meglio se ci
sbrighiamo a entrare, Minerva e Severus potrebbero aver bisogno di
me… - mormorò Remus, bussando leggermente.
Dopo qualche
secondo di
attesa, la porta si aprì. Un uomo con lunghi capelli neri
alquanto spettinati e una sigaretta in bocca apparve sulla soglia.
Alla vista di
Remus, nascose il mozzicone dietro la schiena.
Alla mia vista,
si lisciò con aria imbarazzata la fluente chioma.
-
Remus… non ti aspettavo… - disse con voce bassa e
profonda.
- Abbiamo
preferito non dire
niente a nessuno per questioni di sicurezza, comunque qui
c’è una lettera di Silente che ti
spiegherà tutto
– rispose il mio professore, accennando a me con la testa
–
spero che non ti dispiaccia… -
L’uomo
mi squadrò per un attimo, poi fece spallucce. Evidentemente
la mia presenza gli era indifferente.
- Entrate,
avanti… se dobbiamo parlare è meglio farlo al
caldo… -
- A dire la
verità, io
dovrei andare – replicò Lupin, leggermente
imbarazzato
– ma Lauren resterà qui con te, i ragazzi e gli
altri… ok? –
- Ma non ha
portato niente, come farà a restare qui? –
- Abbiamo
spedito la sua roba via Polvere Volante, Sir… in ogni caso,
è tutto spiegato nella lettera! –
- Tornerai,
Lunastorta? – chiese Black con voce sarcastica, mentre Lupin
gli infilava in mano una pergamena.
-
Cercherò di farlo – rispose lui con un sorriso
sghembo – e smettila di fumare, Felpato -
Giusto il tempo
di un battito di ciglia e il mio professore di Difesa contro le Arti
Oscure era sparito nel nulla.
Sirius sbuffò con sufficienza, facendo riapparire la mano
che
teneva una sigaretta - che aveva nascosto dietro la schiena - ormai
quasi completamente consumata.
- Sempre il
solito
guastafeste – mormorò indispettito, mentre gettava
sui
gradini il mozzicone acceso per spegnerlo con il piede – deve
solo ringraziare che gli voglio bene –
Tossicchiai, per
ricordargli la mia presenza. Mi guardò divertito.
-
Perché ho l’impressione di averti già
vista, ragazzina? –
-
Perché ci siamo
già visti, signor Black – risposi con controllo,
cercando
di non pensare a tutte le cose che quell’individuo aveva
fatto
passare al mio Severus – quando lei è venuto a
Hogwarts a
trovare Harry che era stato colpito dalla maledizione –
Un
attimo… avevo davvero pensato “mio
Severus”? Ero decisamente uscita di senno.
- Ora si spiega
tutto –
sentenziò soddisfatto – comunque chiamami Sirius e
dammi
del tu, il lei mi fa sentire più vecchio di quanto non sia
già –
E mi rivolse un
sorriso
carico di fascino. Lo guardai perplessa per qualche secondo, poi decisi
di procedere con la mia presentazione.
- Lauren
Silente, inutile che ti dica di chi sono parente –
- Strano, la
prima Silente
che non ha alle spalle una decina di primi nomi –
osservò,
accendendosi un’altra sigaretta.
- In
realtà mi chiamo
anche Cassidy Alexis Katherine – replicai, senza sapere
perché gli stessi dicendo gli affari miei.
- Ah, ecco, mi
sembrava strano che voi Silente rientraste nella
normalità… -
Lo guardai
espellere dalle
labbra sottili un filo di fumo bianco che restò sospeso a
lungo
nell’aria gelida, mentre i suoi occhi grigi sembravano
studiarmi.
Un po’ come Piton aveva fatto la prima volta che mi aveva
vista.
- Stai tremando,
Lauren
– disse all’improvviso – sarà
meglio che ti
faccia finalmente entrare e che legga questa bella letterina che mi ha
portato Remus il piccione
mannaro –
Mi
strappò un sorriso,
si spostò dalla soglia per farmi entrare e mi richiuse la
porta
alle spalle. Lo seguii impacciata, raramente ero stata in casa di
sconosciuti. Mi portò in una specie di salotto illuminato
solo
dalla luce del camino acceso, facendomi cenno di accomodarmi.
Mentre lui
leggeva con
apparente attenzione la lettera, sbuffando ogni tanto, io mi tolsi il
mantello congelato e iniziai a sfregarmi le mani per riprendere la
sensibilità. L’odore della sigaretta accesa di
Sirius mi
dava davvero molto fastidio, ma non mi sembrava carino farglielo notare
dato che ero a casa sua. Finalmente, dopo lunghi minuti,
finì di
leggere e anche di fumare.
Appoggiò
la pergamena
su un tavolino lì vicino, accavallò le gambe e
ricominciò a guardarmi con interesse.
- Sei nei guai,
eh? – mi chiese, facendomi l’occhiolino.
- Non per mia
scelta – risposi seccamente, pensando a quanto era stato
antipatico in gioventù con Piton.
- No, in effetti
raramente si
sceglie di cercarsi i guai – osservò lui con calma
–
ma devo dire che le tue imprese contro il mio figlioccio smentiscono la
tua frase –
- Le mie cosa? –
ripetei confusa.
- Pozione
Polisucco sabotata,
ti dice qualcosa? – sussurrò sorridendomi con aria
complice – O anche la polvere di Frangula, certo…
non hai
idea di quante volte io e James abbiamo usato quel trucchetto per
toglierci di mezzo qualche Serpeverde scomodo! –
- Ne ho idea,
non ti preoccupare – sibilai con astio.
Mi
guardò sorpreso, aggrottando le sopracciglia. Sembrava
offeso dalla mia aperta ostilità.
- Come dici,
scusa? –
- Severus Piton
ti dice niente? –
- Ah, Mocciosus! –
esclamò con un brillio negli occhi, facendomi salire un
rossore di rabbia sulle guance.
- Non
permetterti di chiamarlo così – lo avvertii, con
voce pericolosamente calma.
Il divertimento
scomparve dal
suo volto, lasciando spazio di nuovo alla sorpresa, accompagnata questa
volta da una leggera irritazione.
- Non dirmi che
anche tu sei una sostenitrice di Sevvie caro! –
-
Perché, chi altro c’è? –
replicai sprezzante, sentendomi tirata in causa.
- Il mio caro
cuginetto che
si crede un principe, ecco chi – rispose lui, indicandomi con
un
dito il soffitto e rivolgendomi un ghigno.
Incrociai le
braccia, decisa
a non dare più ascolto a quell’essere
così
incredibilmente irrispettoso nei confronti di un uomo così
nobile d’animo come era Piton. Ma forse lui non lo sapeva.
- Credo che ti
farò dormire nel mio letto – riprese lui,
facendomi arrossire.
-
Perché mai dovresti? – chiesi allarmata, temendo
che mi avessero mandato nella casa di una specie di pervertito.
-
Perché è l’unico libero, maliziosa che
non sei altro! –
La stanchezza mi
crollò sulle spalle come un macigno.
- Potrei dormire
qui sul
divano, non disturbo nessuno – proposi, cercando il modo
più veloce per riuscire a riposarmi.
Scoppiò
a ridere divertito, scuotendo la testa come se avessi fatto la battuta
del secolo.
- Non te lo
consiglio, questo
posto di mattina diventa una specie di corridoio del mondo…
sai
cosa intendo? Gente che fa avanti e indietro a piacimento –
- Non importa, a
me basta che ci sia silenzio di notte –
- Come
preferisci, nipotina
di Silente – rispose con tono indefinito – ma sappi
che sei
la prima donna a cui cedo volontariamente il mio giaciglio senza volere
niente in cambio…
dovresti sentirti onorata! –
Arrossii
violentemente, e poi ero io quella maliziosa?!
- Preferisco non
essere fastidiosa, apprezzo comunque lo sforzo – riuscii a
replicare con un minimo di dignità.
- Quando vorrai,
sarà sempre disponibile –
Agitò
la bacchetta, facendo apparire una coperta di lana color sangue e
lanciandola sul divano dov’ero seduta.
- Sicura di non
volere il
letto? A me non reca disturbo… - continuò lui,
mentre mi
sdraiavo e mi coprivo con il plaid rosso.
- Non ti
recherebbe disturbo solo se lo condividessimo
– risposi io, prendendomi la rivincita per la sua allusione
di pochi attimi prima – buonanotte, Sirius! –
Notai il suo
sguardo brillare di divertimento e ammirazione prima di chiudermi
nell’anticamera al mondo dei sogni.
Sentii i suoi
occhi grigi fissarmi fino a quando non mi addormentai profondamente.
- No, non
svegliarla! Non puoi essere così infima, Ginny! –
- Sono le dieci
di mattina, mi pare che abbia dormito già abbastanza!
–
- Se non si
è svegliata da sola, evidentemente non è
così! –
- Ma che
problema hai? –
- Che problema
hai tu,
piuttosto! Non sta dando fastidio a nessuno, non vedo perché
essere così dispettosi da rovinarle il riposo… -
- Sei
impossibile, Harry! –
- In teoria ha
ragione… -
- Ah, adesso
stai dalla sua parte? Credevo fossi mio fratello!
–
- Ginny,
aspetta! –
Rumore di passi
pesanti che
si rincorrevano, sbuffi infastiditi troppo vicini per i miei gusti,
spalancai all’istante gli occhi trovandomi davanti la visione
della schiena di Potter illuminata fiocamente dalla luce del sole. Lo
sguardo celeste di Ronald, messo di fronte a me e Harry, si
posò
sulla sottoscritta che lo ricambiò facendolo avvampare.
- Alla fine
l’abbiamo svegliata lo stesso… -
mormorò, guardandomi imbarazzato.
Harry si
voltò e mi
rivolse un tenue sorriso. Da quei pochi minuti che avevo visto,
immaginai che avesse fatto pace con Lenticchia ma fosse ancora in
conflitto con la Piattola.
- Buongiorno
– replicai
con tono assonnato – credo di non ricordare per quale motivo
siete nel dormitorio femminile… -
Entrambi
ridacchiarono, mi
accorsi solo in quel momento di essere sdraiata sul divano di casa
Black con una copertina di lana scarlatta avvolta intorno al corpo.
- Ok, sono a
Grimmauld Place come avevo sognato! – esclamai con intima
soddisfazione, provocando altre risatine.
- Quando ti
hanno portata? – chiese Harry, sedendosi sul bracciolo del
divano mentre Ronald si accomodava sul tavolino.
Mi tirai seduta,
togliendomi di dosso il plaid e cercando di assumere un’aria
dignitosa.
- Ieri notte,
penso verso la una o giù di lì… -
- Una meno
cinque –
rispose una voce allegra proveniente dalle mie spalle – e voi
due
non dovreste essere qui! –
Un vassoio colmo
di roba
dall’odore allettante venne posato sulle mie ginocchia,
quando
alzai lo sguardo notai un impeccabile Sirius sorridermi.
- Grazie
– sussurrai,
sentendo la lingua che mi si attorcigliava, ricordandomi con imbarazzo
le ultime parole che gli avevo rivolto la sera precedente.
-
Perché non dovremmo essere qui? – chiese Ronald
con aria confusa.
- Silente ha
detto che nessuno deve stare troppo vicino a Lauren –
sentenziò Sirius.
-
Perché? Ha qualche
malattia contagiosa? – provò ad indovinare
Hermione,
entrando nella stanza con in mano una fetta di pane tostato.
- No –
rispose lui,
abbassando teatralmente la voce – perché il
Preside vuole
che resti single fino al pensionamento! –
Scoppiammo tutti
e quattro a ridere, nonostante la battuta di Sirius non fosse delle
migliori.
- Come mai
così
allegro, cugino? – intervenne una donna bionda, spuntata
all’improvviso da un’altra entrata al salotto.
- Abbiamo una
nuova arrivata, Cissy, e ammetto davanti a lei che mi ha fatto una
buona impressione! –
Io una buona
impressione? Solitamente ero quella che restava indifferente o era
odiata.
Altro che buona impressione.
Vidi la donna,
che riconobbi
per la stessa Narcissa vista a Hogwarts, lanciarmi uno sguardo
penetrante e poi tornare da dove era venuta. Mi chiesi
perché il
trio delle meraviglie fosse tornato così incredibilmente
simpatico nei miei confronti. Non tanto Harry, ormai avevo capito che
non aveva nulla contro di me.
Ma la Granger e
Ronald proprio non me lo spiegavo.
- Non mangi?
Guarda che non sono uno che ama avvelenare le cose, a differenza del
tuo professore di
Pozioni – disse Sirius, continuando a sorridermi.
- Non perdi
occasione per
insultare Severus, eh? Solo perché è una persona
più nobile e responsabile di molti altri –
replicai
piccata.
Non mi rispose,
ma le mie
parole suscitarono reazioni prevedibili nel trio delle meraviglie.
Harry mi guardò torvo, mentre Ronald e Hermione se ne
andarono,
probabilmente per evitare la tempesta che si stava profilando
all’orizzonte.
Addentai un
biscotto dopo qualche secondo di esitazione, mentre Sirius si sedette
dove prima era posizionato Weasley,
-
Perché lo difendi,
Lauren? – sbottò all’improvviso Harry,
facendomi
sobbalzare e provocando la fuoriuscita di un po’ di
tè
dalla mia tazza.
-
Perché io lo conosco, Potter
– replicai con calma, asciugando il laghetto con
un fazzolettino.
- Cosa vuol
dire? Appunto per
questo dovresti smetterla di difenderlo! – disse lui con tono
infiammato – Era un Mangiamorte e nonostante tutto io non
sono
ancora sicuro che non stia facendo il doppiogioco! –
- Vederlo
qualche ora al mese in classe non vuol dire conoscere
– mormorai io, ignorando l’espressione interessata
di
Sirius – una persona non è solo aspetto fisico e
gesti
mostrati al mondo –
- Con questo
cosa vorresti dire? Tu come fai a conoscere Piton più di
noi, scusa? –
Feci spallucce,
iniziando a
sorseggiare la bevanda ustionante come diversivo. Harry
sembrò
scocciato dal mio silenzio, si alzò e probabilmente
raggiunse
Ronald e Hermione. Il suo padrino, invece, non si mosse di un
millimetro nonostante numerose voci in cucina mi dicessero che non
eravamo da soli con gli altri miei compagni e Narcissa.
- Mi dispiace di
essere stata
impertinente e sfacciata, ieri sera… non avrei dovuto,
tutt’al più che ci eravamo appena incontrati
– dissi
infine per rompere il silenzio.
- Assomigli
tanto a una ragazzina con cui ero uscito – rispose lui con
sguardo assorto.
Aggrottai le
sopracciglia.
Era una mia impressione o continuava a provarci velatamente con una
più piccola di lui di almeno vent’anni?
- Davvero?
– domandai per educazione.
- Sì,
ma diciamo che lei non si scusava dopo aver detto certe cose –
E
sghignazzò
divertito, strappando un sorrisetto anche a me. Era abbastanza
trascinante quando lo si guardava dritto negli occhi.
- Ma non credo
che tu voglia
sapere tutta la mia adolescenza, oltre a quella di Mocciosus
– mi
guardò per un attimo, poi tornò serio –
anzi, Severus.
Se tu preferisci così, cercherò di non
pronunciare quel divertente soprannome in tua presenza. –
-
Perché dovresti assecondarmi? –
- Non lo so
– replicò lui, alzandosi e prendendo dalle mie
gambe il vassoio ormai vuoto.
Lo vidi
scomparire in cucina
e dopo qualche minuto decisi di seguirlo e scoprire la fonte di tutto
quel vociare. Appena entrai nella stanza venni assalita dalla visione
di un gruppo di persone dotate tutte di chiome rosse, a parte un paio
di eccezioni.
- Sirius! Si
è
svegliata! – strillò una voce apprensiva
proveniente da
una donna rotondetta di mezza età.
- Lo so, Molly,
e le ho anche già dato da mangiare –
- Non dire
sciocchezze,
ragazzo! I giovani hanno bisogno di più nutrimento di quello
che
le hai portato su quel vassoio microscopico! –
- Molly cara,
non tutti mangiano come Fred – disse con voce pacata un uomo
stempiato seduto di fianco alla donna.
- Chi, io? Io
non mangio tanto! –
- Infatti tu sei
George – rispose Molly con aria incerta.
- No, io sono
Fred! –
- Smettila,
George! –
- Smettila tu,
George! –
- Se io sono
George, tu sei Fred-che-mangia-tanto! –
- Ma se
è George, cioè tu, che mangia tanto! –
Rimasi scioccata
a fissare
quella partita di tennis a parole tra due ragazzi identici seduti agli
opposti della lunga tavola di legno antico. I due signori di prima li
ignorarono spudoratamente, un ragazzo con i capelli lunghi quasi quanto
i miei e un orecchino sembrava essere sul punto di morire dalle risate.
- Ehi, Bill!
Dicci tu chi è che mangia di più! –
- Tutti e due
– rispose il giovane, trattenendo a stento le lacrime - ma io
vi supero! –
E con abile
gesto
prelevò l’ultima frittella dal piatto al centro
del
tavolo, facendola sparire nel suo stomaco. Cadde il silenzio.
- Lauren, ti
presento il
resto della famiglia Weasley – esordì infine
Sirius,
sedendosi di fianco a uno dei gemelli – questi sono Fred,
Arthur,
Molly, George e Bill… ho detto giusto? –
- Tutto, a parte
che io sono Fred e lui è George! – disse il
gemello al suo fianco.
- Beh, puoi
anche evitare di
imparare i loro nomi – mi suggerì Bill con tono
complice
– tanto sono inutili, dato che li confonderai in eterno
–
Lasciai cadere
lo sguardo su
un uomo dalla pelle scura in piedi in un angolo della stanza,
affiancato da una giovane con i capelli color chewing gum.
- Loro sono
Kingsley
Shacklebolt e Ninfadora Tonks – continuò Sirius,
facendo
girare i due – ma puoi chiamarli Shack e Dora! –
- Preferirei
Tonks – puntualizzò lei, avvicinandosi a me ed
evitando per un pelo di inciampare.
L’altro
uomo mi porse
la mano, stringendomela con breve intensità. Mi piaceva
già anche se non aveva detto nemmeno una parola.
- Finiti i
convenevoli,
dobbiamo solo aspettare che arrivino gli altri –
precisò
Sirius, smettendo i panni del bravo padrone di casa – e
ammetto
che non saprei cosa farti fare per renderti la permanenza meno
noiosa… -
- Possiamo farle
vedere la casa? – propose George... cioè Fred.
- Che idea
geniale – commentò sarcasticamente Bill.
- Sempre meglio
che starsene
tutta la mattina a bere caffè Babbano –
replicò
Fred (o era forse George?) con un sorriso furbetto.
- Allora, ti va?
– chiesero in coro, guardandomi con aspettativa.
Annuii cercando
di dimostrare entusiasmo, seguendoli fuori dalla cucina su per le scale
polverose.
- Il giro della
casa in
effetti non è proprio una grandiosa idea alla Weasley
–
iniziò a dire uno dei due – ma era forse
l’unico
modo per salvarti dalle grinfie di nostra madre e degli altri matusa
–
- Siete i
fratelli di Ronald e Ginevra? –
- Chi?! Ah, Ron e Ginny?
– rispose l’altro – Sì,
perché? –
- Mi odiano
– li informai piattamente.
Mi guardarono
entrambi con sorrisi da un orecchio all’altro, iniziai a
spaventarmi.
-
Perché quelle facce? –
-
Perché gli scherzi che hai fatto sono semplicemente stupendi! –
urlò il primo con entusiasmo.
- Ma loro sono
due noiosoni
e certe cose non le capiscono, per questo fingono di detestarti
– continuò l’altro.
- Vedo che i
miei scherzi hanno fatto il giro del mondo, ne parlava anche Sirius
ieri – osservai, leggermente sorpresa.
- Diciamo che
Malfoy ha
dovuto tirare fuori questa storia per rendersi abbastanza simpatico
agli occhi di almeno tre abitanti di questa casa, nonché
membri
dell’Ordine – disse Fred.
Ero sicura che fosse lui perché finalmente avevo notato una
piccola “F” ricamata in arancione sul
colletto della
camicia viola.
- Draco? Non
l’ho visto stamattina… -
- Non scende
mai, anche se io
e Fred l’abbiamo decisamente rivalutato da quando ci ha
raccontato quello che avete fatto con Zabini e Neville! –
- Sta male?
– chiesi preoccupata, sentendo i battiti del mio cuore
aumentare.
- No, preferisce
che siamo noi due a salire perché lui vuole evitare di
incontrare Herm, Ron, Harry e Ginny… -
-
…anche se
naturalmente non nasconde l’odio che prova per qualcuno che
è sempre di guardia al piano di sotto… -
-
…nostra madre! – conclusero in coro.
- Vostra madre?
–
ripetei sbalordita, chiedendomi per quale motivo Draco potesse non
sopportare la signora Weasley – Cosa ve lo fa pensare?
–
- Diciamo che
Narcissa e
mamma si erano contese per un po’ la cucina e da quando si
sono
insultate piuttosto pesantemente Draco non può
più
vederla… -
- E voi invece
non avete nulla contro Narcissa? –
- No,
perché dovremmo?
Quando ha detto che mamma è una chioccia protettiva
all’ennesima potenza aveva ragione! –
ridacchiò
George.
- Invece vostra
madre cosa ha detto di Narcissa? –
I due si
guardarono brevemente, annuendo a vicenda.
- Che
è una cornuta perché tutti sanno che Lucius la
tradiva praticamente tutti i giorni… -
Rimasi
interdetta. Non mi
sembrava una cosa carina da dire, neanche fosse stata la
verità.
E mi pareva impossibile che lo fosse, avendo visto la bellezza
mozzafiato di Narcissa.
- Ora ho capito
da chi Ginevra ha preso la sua voglia di diffondere notizie non vere
– commentai cupamente.
- Noi lo
sapevamo fin dalla nascita – osservò con
autoironia George.
- E
invece… Harry? Come sono i rapporti con lui? –
chiesi con incertezza.
- Per noi
è
indifferente, Ginny deve crescere e comunque sappiamo che Harry
è un bravo ragazzo e non voleva ferirla di
proposito…
nostra madre lo tollera perché nonostante continui a
rimuginare
su quello che lei chiama alto tradimento, ormai è come se
fosse
suo figlio… - mi confessò Fred con un sorriso.
- Ma
naturalmente per lei
è più importante Ginny, quindi lo tratta con una
leggera
freddezza… più o meno come quando noi due
facevamo volare
Ron con il Levicorpus! –
Scoppiai a
ridere,
immaginandomi loro fratello a testa in giù e la signora
Weasley
che li inseguiva con il battipanni. Molto divertente.
- Posso vedere
Draco? – chiesi all’improvviso, ricordandomi che
avevamo un conto in sospeso.
- Ah, certo!
– rispose Fred con gentilezza – Ti ci portiamo noi!
–
Salimmo altre
infinite rampe
di scale prima di arrivare a quello che sembrava l’ultimo
piano,
davanti a una porta di legno scuro. Davanti vi era appoggiato un
vassoio con alcuni resti della colazione.
- Non farti
impressionare,
anche se sembra vivere come un carcerato non è
più
pericoloso di quanto non lo fosse già a scuola! –
scherzò George.
Gli sorrisi,
anche se dentro di me tremavo, temendo il confronto che si prospettava.
Volevo che i
gemelli se ne
andassero prima che mi decidessi a bussare, ma rimasero lì
impassibili a guardarmi fino a quando non picchiettai leggermente la
mano sulla porta.
- Avanti
– rispose una voce strascicata.
Presi il
coraggio a due mani e abbassai la maniglia. Rivolsi un ultimo sorriso
ai due Weasley prima di entrare nella stanza.
Note
dell'autrice
Buona
domenica a tutti, miei fedeli lettori!
Vi
ringrazio per la vostra ammirevole pazienza nell'attendere questo
capitolo, spero almeno che vi sia piaciuto ^^
Come
avrete notato, è leggermente più lungo del solito
(leggermente... ehm, è quasi il doppio xD) e questo
perchè non penso che mi farò viva molto presto e
voglio farmi perdonare in anticipo.
Se
tutto va bene, ci rileggiamo venerdì. Vi ringrazio ancora
per il supporto e la pazienza, kisses!
DarkViolet92:
vena sadica... sì, credo che sia la definizione esatta! ^^
Felice di averti chiarito dei dubbi, ancora più felice di
averne sollevati altri xD Scherzi a parte, lo scrittore della lettera
si riferisce al nonno di Lauren (quindi Albus) e non alla nonna (che
probabilmente nemmeno conosce...ma chissà). Naturalmente non
posso rivelare il nome, ma sono aperte le scommesse come sempre ^^
Valery_Ivanov:
a proposito del padre di Lauren, registro la tua scommessa
per poi potermela ricordare quando svelerò il nome (moooolto
più avanti). Draco è stato davvero gelido, ma il
dialogo tra loro due arriverà esattamente nel prossimo
chapter. Per quando riguarda Blaise, meglio prendersi un momento di
pausa almeno da lui ^^
Elfosnape:
in effetti Lauren ha dei nervi saldi invidiabili... io sarei
già andata al manicomio! xD Spero di non arrivare davvero a
farti sclerare, mi sentirei troppo in colpa... per questo almeno per
qualche capitolo descriverò solo "amorevoli" scene familiari
e natalizie ^^
Luciana
Menditegui: essendo una patita delle lingue, mi sento
onorata da questo complimento poliglotta... grazie davvero!
^^ Ho aggiornato con un leggero ritardo, mi dispiace dirti
che anche per il prossimo capitolo ci sarà da aspettare...
ma mi farò perdonare, lo prometto!
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Capitolo 37 *** Christmas in Black ***
Quando i nostri sguardi si scontrarono, credo che entrambi provammo
l’impulso di sospirare di sollievo.
Nessuno dei due
provava rancore verso l’altro.
Nel mio
c’era solo paura e un pizzico di gioia repressa.
Nel suo
c’era solo sorpresa e un pizzico di intima soddisfazione.
- Vedo che sei
riuscita a
convincere tuo nonno – commentò Draco,
sistemandosi sul
letto in una posizione che in altri momenti avrei giudicato provocante
– ti aspettavo per domani, però… -
- Non sei
contento di vedermi? – lo stuzzicai, avvicinandomi a lui con
un mezzo sorriso.
- Ah, io sono
sempre felice
di vedere una ragazza che deve raccontarmi alcune cose che mi
riguardano – replicò lui con serietà.
- Cosa vuoi
sapere? – chiesi, sedendomi al suo fianco sul letto.
- Prima di tutto
mi scuso
con te per quello che, seppur involontariamente, ti ho detto la sera
del Ballo di Natale… ma non farci l’abitudine, eh!
E prima
che tu lo chieda, Piton mi ha raccontato tutto quando mi ha portato qui
con San Potter e la Zannuta! –
- Vedo che siete
entrati in confidenza, te e Piton – commentai sarcasticamente.
- Erano cose che
mi
riguardavano, di certo non è venuto a raccontarmi quello che
tu
mi hai suggerito di chiedere a Blaise – osservò
con lo
sguardo luccicante di curiosità.
- Ah,
giusto… - arrossii leggermente, tormentandomi le mani.
- Beh,
è così terribile, Silentina bella? –
- Non so da dove
cominciare
– mormorai, accorgendomi che fino a quel momento non avevo
pensato seriamente a quello che era successo tra me e Blaise.
- Magari parti
da quando te e
Blaze siete rientrati nella scuola, è il pezzo che mi sono
perso
del delizioso filmato – sghignazzò lui, divertito
nel
vedere la mia espressione sconvolta.
- Ti ha fatto
vedere il mio ricordo? – urlai sentendomi tradita.
- Abbassa la
voce! –
sibilò con voce contrariata – E comunque, certo
che
sì! Era il modo più veloce per spiegarmi
tutto… -
Cercai di
mettere da parte
orgoglio e rabbia per risistemare i pezzettini che dovevo esporre a
Draco. Avevo una strana confusione in testa, anche se ero certa di non
aver bevuto niente di alcolico quella sera del Ballo.
-
Allora… diciamo che
Blaise mi ha praticamente trascinata in Sala Comune, dato che ero
rimasta scioccata dalle tue parole, e siamo rimasti per un
po’
sul divano a parlare… -
- A parlare? Sei
sicura? – chiese lui malizioso, aumentando il rossore sulle
mie guance.
- Certo che ne
sono sicura
– replicai seccamente – perché lui
cercava di
difenderti a spada tratta dicendo che non eri in te quando mi hai
insultata –
- Ed era
così, no? –
- Va
bene… - tagliai corto - poi non ricordo cosa ci siamo detti,
e Blaise… ecco… io e lui… -
- Sì?
– mi incalzò Draco, con l’aria di uno
che non stava più nella pelle.
- Blaze mi ha
baciata – confessai, abbassando pudicamente lo sguardo.
- E dopo?
–
Posai di nuovo i
miei occhi su Draco, alzando il sopracciglio con fare interrogativo.
- E dopo cosa? Mi ha
baciata, ci siamo detti qualcosa e poi siamo andati a dormire!
–
- Ah, questi
timidoni… - commentò lui con un ghigno divertito.
- Ma sei
tremendo! – borbottai, lanciandogli dietro il cuscino del
letto, cercando di sembrare arrabbiata.
- Dai, racconta
il bacio, allora! Com’è stato? –
Sentii il mio
viso scottare, come diamine faceva a mettermi sempre così in
imbarazzo?
- Ma che domande
sono?! – sbraitai scandalizzata.
- Non ti ho mica
chiesto
com’è a letto – osservò Draco
– anche
perché io lo so già! –
- Come lo sai già? –
Se non fossi
morta di imbarazzo in quel momento, credo che non mi sarebbe successo
mai più.
Draco
sghignazzò
scuotendo la testa, poi mi prese il mento con la mano destra
costringendomi a guardare dritto nei suoi occhi grigi.
- Queste iridi
hanno visto cose che tu, piccola e ingenua ragazzina, non puoi nemmeno
immaginare –
- Drake, mi fai
paura – sussurrai, mentre sentivo la sua mano sinistra
scivolare sulla mia gamba.
- Rilassati, non
ti
farò niente – disse lui con voce calda, provocando
il
blocco della mia lingua al palato – voglio solo sapere se sei
ufficialmente diventata la ragazza di Blaise… -
Scossi
lentamente la testa,
mentre nella mia mente si costruiva una previsione di quello che
sarebbe successo negli attimi seguenti. Draco aveva probabilmente
intenzione di privarmi dell’aggettivo
“ingenua” che
mi aveva attribuito.
- Allora vuol
dire che sei
ancora libera, giusto? – continuò lui, mentre mi
spingeva
con delicatezza fino a farmi sdraiare sul letto.
- Questo non
vuol dire che… -
-
Lauren… rispondi
alla domanda… - mormorò, facendo aderire il suo
corpo al
mio e strappandomi un sussulto di sorpresa.
- Sì,
ma non possiamo
fare quello che hai intenzione di fare! – protestai
debolmente,
ritrovando per un disperato attimo la mia perduta voce.
- Ma io non ho
intenzione di fare niente –
Chiusi gli
occhi, per qualche
strano motivo non riuscivo a credergli. Sentii le sue labbra sfiorare
il lobo del mio orecchio, trattenni il respiro.
- Hai paura?
–
-
Molta… Drake, per favore… -
Il tepore del
corpo di Draco
si allontanò, lasciandomi irrigidita dal timore fino a
quando
non aprii gli occhi. Il ghigno divertito del mio amico mi fece capire
che era stato tutto uno scherzo.
O forse era
quello che volevo credere io?
- Ho rispetto
per la tua
persona, Lauren – mi ricordò lui – stai
certa che
non faremo mai niente che tu non voglia fare –
- Grazie
– sussurrai con voce gracchiante, tirandomi di nuovo seduta,
leggermente scossa.
- E comunque una
delle mie
regole è che non si fa niente con le amiche, soprattutto se
sono
già state marchiate come proprietà di Blaise
–
continuò con tono piatto.
- A dire il vero
io non ho più parlato con Blaze da quella sera… -
- Allora sarebbe
ora di
farlo, non credi? Anche perché, come sai, lui è
già promesso a un’altra –
Draco aveva
ragione. E poi,
dato che non avevo più pensato al nostro bacio fino a pochi
minuti prima, ero abbastanza certa di non amarlo e non avevo
assolutamente intenzione di illuderlo inutilmente.
- Se io gli
scrivo, mi presti la tua civetta per mandargli la lettera? –
Il mio amico
annuì senza esitazione.
- E dovrei anche
spedire alcuni regali… -
- A tua
disposizione, Silentina! Ricordati però di trovare un
momento per parlare con mia madre… -
Ma
dov’ero con la
testa? Aveva ragione, dovevo anche parlare con Narcissa dato che era la
ragione per cui avevo insistito tanto per andare a Grimmauld Place.
Un leggero
bussare alla porta ci fece sobbalzare, la testa di Sirius
spuntò subito dopo senza aspettare risposta.
- Mi spiace
interrompere il vostro romantico
colloquio
– ci disse con un sorriso furbetto – ma volevamo
coinvolgervi nella preparazione dell’albero di Natale, se per
voi
non è un problema –
Io e Draco ci
scambiammo uno sguardo complice e decidemmo di accettare
l’invito di Sirius.
Forse non
l’avremmo
fatto se avessimo pensato che sicuramente ci sarebbero stati il trio
delle meraviglie più Ginevra, ma non fu poi così
male.
Passammo tutto
il tempo a far
levitare le palline di vetro il più in alto possibile, per
poi
farle “casualmente” precipitare su uno dei
malcapitati che
stavano sistemando i festoni.
Inutile dire che
io
bersagliai senza sosta la cara Piattola, mentre Draco non faceva
distinzioni. I gemelli Weasley si allearono con noi, prediligendo come
loro obiettivo il fratello Ronald.
- Volete
smetterla? – urlò infine Molly Weasley, uscendo
dalla cucina con le mani ricoperte di pasta.
- Ma mamma, non
stiamo facendo niente di male – replicò George con
aria innocente.
- Non
è colpa di
nessuno se non sappiamo ancora padroneggiare un Incantesimo di
Levitazione, mammina, noi stiamo cercando di aiutare –
rincarò Fred, facendo infrangere l’ennesima
pallina sulla
testa di Ron.
Io e Draco
scoppiammo in
risatine silenziose. La cosa più bella era che quei quattro
non
avevano il coraggio di reagire perché anche Sirius,
accomodato
sulla poltrona lì vicino, sembrava trovare la situazione
estremamente divertente.
- Vi devo
rispedire a Hogwarts? –
Molly sembrava
sull’orlo di una crisi di nervi, probabilmente faceva la
guastafeste solo perché era frustrata per qualche motivo.
-
Perché non torni a cucinare? Penso io ai ragazzi,
dai… - le consigliò un sorridente Sirius.
- Vedo bene come
te ne occupi! – borbottò lei irritata, tornando
però da dove era venuta.
- Lauren, Draco,
Fred e George –
- Sì,
Sirius? – rispondemmo tutti in coro, ridacchiando poi come
dei matti.
- Trovatevi
qualcosa da fare
che non sia tormentare loro quattro, altrimenti temo che Molly
finirà per avvelenarci –
- Grazie, eh,
Sirius! Non farlo per noi, ma per il cibo! –
esclamò Harry esasperato.
- Io penso che
sia divertente –
- Che strana
idea di divertimento – commentò Hermione.
Per evitare
altre lamentele
indesiderate, io e Draco ci eclissammo nella sua stanza. Quella sera
sarebbero arrivati tutti i membri dell’Ordine per festeggiare
la
serata della Vigilia, quindi era meglio non disturbare nessuno.
- Credo che ne
approfitterò per scrivere a Blaise come mi hai detto
–
decisi, mentre frugavo tra la mia roba spedita da Hogwarts, alla
ricerca di una pergamena e di una piuma – intanto ti
dispiacerebbe spedire i miei regali? –
Erano ben pochi
quelli che
non avrei messo sotto l’albero per renderli accessibili alle
persone a cui erano destinati, considerato che quella sera tutti gli
ospiti avrebbero dormito lì a Grimmauld Place.
- Neville,
Rebecca, Anthony e Piton?
– chiese lui sorpreso – Tutto qui? –
- Preferisco non
fare regali non sentiti –
Draco
annuì senza
contraddirmi, mentre io mi posizionavo a pancia in giù sul
pavimento, cercando l’ispirazione per scrivere una lettera
comprensibile a Blaise.
24 dicembre 1997
Ciao
Blaze!
Come stai? Spero
tutto bene,
dato che è un bel po’ che non ci sentiamo. Scusami
ma non
sono riuscita a scriverti prima perché ultimamente ci sono
stati
tanti problemi (ti aggiornerò quando torneremo a scuola).
Con
questa lettera ti allego un piccolo pensierino per Natale, anche se non
sono sicura che possa piacerti.
Dopo questa breve
introduzione,
volevo parlarti di una cosa davvero molto importante. So che non
è bello trattare di certi argomenti quando non ci si
può
guardare in faccia evitando di fraintendere, ma questo è
l’unico mezzo che abbiamo per comunicare dato che, come avrai
notato, mio nonno non mi ha dato il permesso per farti venire a
Grimmauld Place. Comunque, volevo chiarire con te quello che
è
successo la sera del Ballo di Natale. Insomma, mi avevi detto che sei
promesso a un’altra ragazza e poi mi hai baciata in Sala
Comune.
Contraddittorio, non credi? Penso che tu non sia innamorato di me,
Blaze, e che tu l’abbia fatto solo perché volevi
consolarmi per le parole che mi aveva detto Draco. È
così? Ho bisogno di una risposta sincera, perché
tutto
questo pensarci mi sta creando davvero tanta confusione in testa. E
dire che non mi ero posta il problema fino a qualche ora fa, quando ho
rivisto il nostro amico dopo giorni dal risveglio dalla Maledizione
(immagino che tu abbia letto sulla Gazzetta cos’è
successo, ma che tua madre non ti abbia fatto tornare a Hogwarts).
Accidenti, questa
lettera è diventata un papiro. Spero di non averti annoiato,
Blaze.
Buon Natale per
domani, ti voglio bene.
Lauren
P.S. Grazie per il
vestito e gli accessori del Ballo, te li restituirò appena
ci vedremo a scuola. Erano meravigliosi.
Quando alzai lo
sguardo dalla
pergamena vidi che Draco era rimasto a fissarmi per cinque minuti
buoni. Era forse incantato? Gli agitai una mano davanti al viso.
- Sono sveglio,
non ti preoccupare – rispose con un pizzico di fastidio
– devi spedire anche quella, no? -
Arrotolai la
lettera e la
attaccammo alla civetta, che avremmo poi dovuto ricompensare dato che
aveva già fatto gentilmente quattro viaggi di andata e
ritorno
nello stesso giorno.
- Quando credi
che risponderà? – chiesi titubante.
- Domani mattina
avrai la
risposta, Blaise è uno che non si fa problemi a scrivere
appena
riceve la posta… ammesso che sua madre e
l’eventuale
compagno lo lascino in pace… -
Restammo in
silenzio a
guardarci per qualche minuto. Avevo come l’impressione che
Draco
ce l’avesse con me per qualcosa che avevo involontariamente
fatto.
- Va tutto bene?
–
- Certo,
perché non dovrebbe? – replicò
amaramente, lanciandomi un’occhiataccia.
- Mi sembri
più freddo del solito, Drake – sussurrai,
sentendomi stupidamente in colpa.
Anche se non
sapevo per cosa.
-
Sarà perché siamo in inverno? –
Il suo sarcasmo
forse non voleva ferirmi, ma sentii una stretta al cuore.
- Ragazzi!
Scendete per la cena, sono arrivati gli altri! –
Senza dire altre
parole, ci
alzammo dal pavimento ligneo della stanza e scendemmo con lentezza le
scale. Vidi il salotto ripieno di gente, la maggior parte conosciuta,
che si scambiava baci sulle guance.
L’albero
di Natale
riccamente addobbato riluceva in un angolo. Notai che anche le
decorazioni accuratamente infrante da me, Draco e i gemelli avevano
trovato posto sui rami.
Remus, uno di
quelli che era
appena arrivato, aveva in testa uno spiritoso berretto da Santa Claus.
I gemelli tiravano pacche amichevoli sulle spalle di un ragazzo
tarchiato con i capelli rossi, presumibilmente un altro Weasley.
Sirius, con un paio di corna da renna in testa, parlava concitato con
Tonks; Minerva annuiva all’indirizzo di Shacklebolt; il trio
delle meraviglie giocava in un angolo a Spara Schiocco mentre Bill
aiutava una bella ragazza bionda a togliersi il cappotto.
Narcissa era
seduta da sola
in un angolo, con un’espressione indecifrabile sul viso.
Draco mi
sorpassò e si avvicinò alla madre sussurrandole
qualcosa
nell’orecchio. Sembravano così complici e uniti,
quasi in
simbiosi.
- Non si saluta,
signorina Silente? –
La voce
familiare di Severus mi fece distogliere lo sguardo dalla scenetta che
mi aveva rapita, facendomi tornare sulla terra.
- Non la avevo
vista, professore – risposi con tono di scusa.
- No, infatti io
non indosso
alcun copricapo ridicolo che mi metta al centro
dell’attenzione
– commentò, lanciando occhiate sprezzanti al suo
collega
di Difesa e a Sirius.
-
Dov’è nonno Albus? – chiesi tagliando
corto.
- Lui ha deciso
di restare a
proteggere Hogwarts e di trascorrere il Natale con gli studenti che
sono rimasti nel castello –
Non potei fare a
meno di assumere un’espressione delusa. Mi era andata buca
anche quella volta.
- Ma
perché? –
- Tuo nonno
tiene molto a quel posto, è la sua casa –
- Ma io sono sua
nipote!
– sbottai con tono amaro.
Minerva, che
sembrava avermi sentita, si avvicinò a noi due con
espressione triste.
- Severus,
ricordati che devi
dare la pozione a Potter e Malfoy – mormorò
piattamente,
appoggiando una mano sulla spalla di Piton. Il professore
annuì
rapidamente e si diresse verso Harry.
- Lauren, non
dovresti portare rancore verso tuo nonno – esordì
lei alla fine, dopo avermi guardata a lungo.
- Sono solo
furiosa –
replicai con freddezza, lanciando un’occhiata interessata al
liquido che Potter beveva dalle mani di Piton, sotto lo sguardo
sospettoso di Lupin.
- Lui avrebbe
voluto venire… -
- Ma non
l’ha fatto –
- Con questo
clima portato dall’evasione di Voldemort, preferisce non
mettere in pericolo le vite degli studenti… -
- Non ci sono
giustificazioni
– la interruppi seccamente – ora, se vuole
scusarmi, devo
parlare con il padrone di casa –
Non avevo alcuna
urgenza di
rivolgere la parola a Sirius, ma sentivo che era l’unica
persona
presente in quella stanza con cui non mi sarebbe dispiaciuto parlare.
Osservai Piton
somministrare
la pozione anche a Draco, questa volta curato come un falco da
Narcissa, ed entrai nella cucina dove pochi attimi prima avevo visto
entrare Black.
Mi lasciai
cadere sullo
sgabello vicino al frigorifero con un sospiro. I suoi occhi grigio
tempesta si posarono sorpresi su di me.
- Cosa ci fai tu
qui? Non hai visto che di là c’è il tuo amato professore
di Pozioni? – scherzò lui, addentando una tartina
rubata da uno dei tanti vassoi.
- Ho bisogno di
parlare, Sirius –
- Cose da
ragazze? – mi
chiese con aria fintamente allarmata – Ci sono Hermione e
Ginny,
chiedi a loro! O al massimo, anche Molly, Narcissa, Tonks, Minerva…
-
- Niente di
tutto questo,
vorrei solo fare un po’ di inutile conversazione per
togliermi un
po’ di pensieri dalla testa –
Annuì
mentre masticava
lentamente l’ultimo pezzo di tartina e accostava la porta
della
cucina che comunicava con il salone.
- Si tratta di
Draco, vero? –
Il tuo tono
allusivo mi fece colorire le guance, scossi la testa con decisione.
- Malfoy? Cosa
te lo fa pensare? –
- Credi che io
non sappia
cosa fanno due diciassettenni chiusi da soli in una stanza, eh?
–
continuò lui con un sorriso irritante – Ne so
cento volte
più di tutti i presenti messi insieme! –
- Ah, davvero?
Non si
direbbe… – lo stuzzicai, prendendo al balzo
l’occasione di quell’argomento altamente
impegnativo,
almeno per una mente come la mia.
- Per chi mi
prendi,
signorina Silente? Nessuna ragazza della classe ’60
è mai
riuscita a resistere al fascino di Felpato! –
- Felpato?
– ripetei curiosa, sistemandomi comoda sullo sgabello.
- Vuoi dirmi che
non sai la storia dei Malandrini? Devo assolutamente riparare a questa
gravissima mancanza! -
E
così il padrino di
Harry si mise a raccontarmi le sue numerose imprese portate a termine
durante i suoi sette anni da studente di Hogwarts, ricevendo
un’occhiataccia ogni volta che chiamava Severus con
l’odioso soprannome di Mocciosus. Ogni tanto mescolava
qualche
intingolo che ribolliva pigramente sul fornello. Dopo i primi dieci
appassionanti racconti mi chiesi che fine avessero fatto tutti, anche
se si sentiva il vociare provenire dalla porta che conduceva al salone.
- E
così, al quinto anno, mi presi una sbandata per una rossa da paura…
Susy era un osso duro, sai? Un po’ come lo è stato
Lily per James, ora che ci penso… -
La porta si
aprì, interrompendo lo sproloquio di Sirius. Il mio
professore di Difesa entrò nella stanza.
- Molly vuole
sapere se può entrare in cucina per iniziare a impiattare la
cena, dato che sono le otto… -
- E non potevi
entrare senza disturbare? – replicò Black,
irritato per l’interruzione.
- Ti sta
raccontando le nostre imprese, vero? – mi chiese Lupin,
ignorando il suo amico.
Annuii
lentamente, domandandomi come potesse saperlo.
- Reagisce
sempre così
quando non riesce a finire un racconto che secondo lui è
particolarmente interessante – ridacchiò Remus,
mentre
alle sue spalle entrava Molly.
- Tutti a
tavola! Secondo i
miei calcoli dovrebbe essere tutto pronto, quindi andate a sedervi!
– disse la donna, agitando minacciosamente una cucchiaia di
legno.
Seguii i due
Malandrini nella
sala da pranzo, dove era stato disposto un lunghissimo tavolo
apparecchiato con piatti e calici lucidissimi. Mi guardai attorno
leggermente disorientata, senza sapere dove sedermi.
Sirius si era
accomodato a
capotavola. Alla sua destra si trovava Harry, seguito da Hermione,
Ronald, Ginevra, i gemelli, il ragazzo tarchiato che avevo intravisto
prima, Bill e infine Lupin.
Il posto alla
sua sinistra
era vuoto, mentre quello seguente era occupato da Draco. Andando avanti
scorgevo il resto delle teste che attribuii a Narcissa,
Tonks,
Kingsley e il signor Weasley. Un posto vuoto e poi si vedeva una lunga
chioma biondo platino e la solita severa crocchia di Minerva.
Niente Severus.
- Ehi, Lauren!
Cosa stai
aspettando? Molly sarà qui da un momento all’altro
e se
non ti vede seduta non ci porta il rancio! – mi
urlò
dietro Sirius con un sorriso, indicandomi la sedia vicina a lui.
Mi avvicinai
timidamente al
posto vuoto, accomodandomi. Lanciai un’occhiata incerta a
Draco,
temendo che mi aggredisse di nuovo a parole, ma lo vidi decisamente
più rilassato di prima.
- Rimasta
incantata dalla mia
bellezza, Silentina? – scherzò lui con un ghigno,
mentre
esaminava con aria critica il calice che gli stava davanti.
- No…
cioè… lascia perdere… - biascicai
imbarazzata,
guardando poi Black – perché Severus non
è restato?
–
- Non ne ho
idea, era così desiderato
– commentò lui tra i denti senza
nascondere il sarcasmo.
Non avevo
bisogno di altre
risposte. Era ovvio che Piton avrebbe preferito trascorrere il Natale a
Hogwarts con tanti sciocchi studenti piuttosto che mangiare qualcosa
proveniente dalla cucina di uno dei suoi aguzzini di adolescenza.
- Un attimo,
l’hai chiamato Severus?
– chiese all’improvviso Harry.
Ringraziai il
cielo che
Hermione fosse impegnata a parlare di qualcosa di molto interessante
con Ronald, non avrei sopportato un interrogatorio serrato a quel
proposito.
- Un piccolo
lapsus – risposi, mascherando l’imbarazzo con un
colpo di tosse.
- Ma
cos’ha di speciale quello
lì? – insistette Potter, facendomi
irritare.
- Quale parte
della parola lapsus
non hai capito? – gli chiesi con fredda gentilezza.
- Ragazzi, buoni
– mormorò divertito Sirius, seguendo con interesse
la nostra discussione.
- Lauren, non
sono stupido!
Non è un lapsus, è perché tu hai una
passione
morbosa per quell’uomo! – disse lui a voce troppo
alta per
i miei gusti.
Tutte le teste
si voltarono
verso di noi, il mestolo che Molly teneva in mano per servire la zuppa
di antipasto sprofondò con un tuffo nel liquido.
- Quale uomo?
– intervennero in coro i gemelli.
- Un cantante
Babbano – li liquidai rapidamente io, lanciando
un’occhiata velenosa a Harry.
La mia risposta
sembrò
far tornare tutti alle loro precedenti conversazioni e occupazioni.
Sirius scoppiò fragorosamente a ridere e quasi si
strozzò
con la sua stessa saliva.
- Salvata in
corner – mi sussurrò, mentre Molly serviva anche
noi.
- Dovresti
insegnare la discrezione al tuo figlioccio – sibilai io in
risposta.
- Ma io sono discreto!
– sbottò Harry, con il suo solito tono di voce.
- Ah, si sente
proprio – commentò sarcasticamente Draco.
Altre
occhiatacce serpeggiarono da una parte all’altra del tavolo.
- Non capisco
cosa ci sia di sbagliato nel provare ammirazione per un proprio
professore –
Ci voltammo
tutti e tre verso
la fonte della voce aristocratica che era intervenuta nel nostro grezzo
scambio di battute. Narcissa Malfoy.
- Certo che lei
non capisce, è proprio una Serpeverde come lui! –
Harry
arrossì subito dopo aver pronunciato quelle irrispettose
parole, schiacciato dallo sguardo gelido della donna.
- Non capisco
cosa ci sia di sbagliato anche nell’essere un Serpeverde, a
dire la verità –
- Non gli dia
ascolto, signora Black, Harry a volte non collega il cervello prima di
parlare –
Gli occhi
argentei della
madre di Draco si posarono su di me come per leggermi dentro. Rimasi
impassibile, sentendo che avrebbero analizzato ogni mio singolo
movimento. Continuai a sorbire lentamente il mio brodo, fino a quando
non sentii quello sguardo spostarsi da me.
- Lauren, vero?
Immagino che
lei non sia una Grifondoro… - commentò Narcissa,
lanciando occhiate di disprezzo a metà della tavolata.
Compreso
il suo cuginetto Sirius.
- Non sono parte
di nessuna
Casa, veramente – risposi piattamente, sorpresa dal fatto che
Draco non le avesse detto nulla al riguardo.
- A volte
è meglio
così – intervenne Sirius – ad esempio
quel verme di
Minus non avrebbe dovuto essere con noi… dico bene, Remus?
–
Lupin si
voltò tempestivamente verso di noi, annuendo con un tenue
sorriso e tornando poi a parlottare con Bill Weasley.
“Ma
come avrà
fatto a sentire?” mormorai nella mia testa, estraniandomi per
un
attimo dalla conversazione che si era spostata quasi del tutto fuori
dal mio interesse.
Per il resto
della cena,
composta da più portate di quante il mio povero stomaco
potesse
sopportarne, parlai con Draco e Harry quasi esclusivamente di scuola e
Quidditch, mentre Sirius e Narcissa dibattevano su quale Casa fosse
indubbiamente la migliore.
Sembravano non
stancarsi mai di quell’argomento, dato che ne discussero per
tre ore filate.
Una volta finita
l’abbuffata, stanchi e con le pance forse troppo piene, ci
alzammo tutti dal tavolo per trasferirci come automi nel salotto.
Anche
lì continuammo
instancabili a parlare del più e del meno, fino al giungere
della mezzanotte. Iniziai ad ascoltare Sirius parlare di qualcosa che
riguardava la divisione delle camere per quella notte, afferrai solo
che io avrei dovuto dormire con Hermione, Ginevra e una certa Fleur.
Forse mi assopii dato che, dopo quelli che mi erano sembrati pochi
secondi, mi ritrovai quasi del tutto da sola al buio come la sera in
cui ero arrivata a Grimmauld Place.
La sera precedente, a
guardare bene. Eppure sembrava passato così tanto tempo.
- Ah, la bella
addormentata è tra noi – commentò una
voce familiare, quella di Draco.
- Vuoi qualcosa
da bere, Lauren? –
- Non fare
l’irresponsabile, Sirius! –
Scossi la testa
sentendomi
confusa. Draco, Black e Lupin erano un terzetto che non mi sarei mai
immaginata di poter vedere convivere pacificamente nella stessa stanza.
- Dove sono gli
altri? – chiesi ancora intontita.
- A
dormire… in fondo sono le tre di notte, sai… -
replicò Lupin con un sorriso.
- Allora, vuoi
un po’
di sani alcolici o hai intenzione di fare la santarellina come al
solito? – mi stuzzicò Draco con un brillio negli
occhi.
Ricordai la
notte in cui avevo bevuto per dimenticare Daniel.
Forse avrei
potuto farlo
anche quella volta per non pensare a mio nonno che non era con me, a
Voldemort che mi stava cercando, a Severus che probabilmente aveva
passato il Natale da solo, a centinaia di altre cose che mi affollarono
la mente nello stesso momento.
Accettai,
dicendomi che non
avevo niente da perdere. E poi c’era Lupin, di cosa avrei
dovuto
preoccuparmi? Lui era almeno dieci volte più santo di me.
Dopo il decimo
delizioso bicchiere di un liquido caramellato che sapeva di liquirizia,
persi la testa.
Ma, a differenza
della mia precedente esperienza, non dimenticai proprio tutto.
Nella mia testa
c’era l’immagine di una partita a Gobbiglie in cui
io e Remus stracciammo Sirius e Draco.
Un bicchiere in
cui facemmo un disgustoso mix di bevande non identificate per poi
assaggiarlo.
Il bacio che
diedi a Sirius sotto il vischio.
Sogno o
realtà? Non lo sapevo, forse non volevo saperlo.
Ma quando mi
risvegliai in
una stanza in cui non c’erano né la Granger,
né la
Weasley, né tantomeno un’altra ragazza qualsiasi,
presi
una decisione.
Non
avrei mai più bevuto alcolici.
Note
dell'autrice
Buon
pomeriggio a tutti! Sono in tempo, vero?
Avevo
detto venerdì, e venerdì è stato. Io
mantengo sempre le promesse! U.U
Ok,
dopo questo momento di pazzia posso passare ai ringraziamenti a tutti
voi che leggete, menzione speciale per gemlye che ha
aggiunto la storia tra le Preferite ( e che io, da brava smemorata, mi
sono dimenticata di citare nel capitolo precedente!).
Come
avete potuto notare leggendo qui sopra, sembro essermi convertita ai
capitoli più lunghi del solito... ma non è
così! ^^
Intendo
dire che dal prossimo ricomincerò a tornare al mio standard,
ero addirittura tentata di dividere questo in due parti ma poi qualcosa
mi ha spinta a lasciarlo integro.
A
presto, allora! E ancora grazie mille a tutti voi!
DarkViolet92:
ah, felice che la lunghezza non ti abbia annoiata! Anch'io avevo
pensato all'inizio di far riservare a Lauren un'accoglienza fredda, ma
mi sembrava di averla fatta penare già troppo... ^^
Yvaine0: bentornata! Tranquilla,
le recensioni non sono un problema... l'importante è che sia
riuscita ad azzeccare tutti i tuoi personaggi preferiti e ad inserirli
tutti (stiparli, più che altro) nello stesso capitolo xD A
proposito della tua ispirazione, non vedo l'ora di leggere il prossimo
capitolo della tua fanfiction. Ho letto l'avviso che hai postato
ultimamente e spero che riuscirai a tornare presto. Comunque grazie per
i complimenti! ^^
Valery_Ivanov:
curiosità soddisfatta? xD La mia prima idea era
stata quella di far scannare Lauren e Sirius senza esclusione di colpi,
ma poi mi è venuto fuori quel dialogo tanto carico di
sarcasmo (che mi piaceva molto, non so se si notava) e quindi mi sono
rassegnata a tracciare uno strano rapporto che non saprei
più definire. Spero che comunque non sembri troppo assurdo ^^
mistero: una
strana parte di me si risveglia quando devo entrare nella testa di
Sirius per farlo parlare... hai ragione, è proprio
malizioso! ^^ E Lauren inizia a dimostrare un affetto per Severus,
anche se lui sembrerebbe non accorgersene. Comunque grazie per i
complimenti!
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Capitolo 38 *** Ipotesi di paternità ***
Mi guardai attorno, mentre il cuore mi batteva a mille al pensiero di
aver combinato qualcosa con Draco senza essere nelle mie piene
facoltà mentali.
“Maledetta
te, Lauren… te e la tua scarsa resistenza alle deliziose
bevande alcoliche!” strillai istericamente nella mia testa.
Mi tirai seduta
ma subito mi prese un capogiro, probabilmente dovuto ai postumi della
sbornia.
“Giura
sulla tua bacchetta che non farai più la cretina in questo
modo, Lauren Cassidy Alexis Katherine Silente!” mi
rimproverai, prendendomi la testa tra le mani.
Dopo qualche
minuto, i miei occhi ripresero a vedere normalmente.
Non
c’era traccia di Draco nella stanza e comunque non era quella
in cui lo avevo incontrato la mattina prima. Prima tremenda ipotesi
scartata.
“Allora
in che cavolo di posto ti sei andata a infilare, Lauren?”
Mi alzai,
tentando di mettere a posto il mio maglioncino completamente
stropicciato e sistemandomi gli occhiali sul naso. Avevo i pantaloni,
segno che probabilmente non era successo niente di quello che temevo di
aver combinato.
Osservai con
attenzione le pareti, come se da quello avessi potuto intuire con chi
ero finita a dormire.
Lo sguardo mi
cadde sui numerosi stendardi di Grifondoro che facevano a pugni con la
carta da parati argentea un po’ sbiadita. Scesi dal letto e
alla mia destra notai alcuni poster, probabilmente di origine Babbana
dato che le figure erano come congelate nelle loro posizioni. Nella
maggior parte di quelli erano messe in mostra delle moto, ne avevo
viste di diversi tipi a Londra, mentre in altri potevo vedere avvenenti
ragazze in bikini ammiccare maliziosamente.
“Non
sapevo che i membri dell’Ordine avessero una passione per le
Babbanate…”
Sentii dei passi
avvicinarsi e, per timore di essere scoperta a ficcanasare (anche se in
teoria non era mia intenzione farlo), mi nascosi dietro la prima cosa
che mi saltò all’occhio: delle pesanti tende di
polveroso velluto verde scuro.
Giusto in tempo
per udire uno sbuffo leggero e il cigolare della porta. Mi appiattii
contro il muro, guardando fuori dalla finestra. La strada che passava
davanti alla casa era come sempre deserta.
- Ma dove
sarà andata? – mormorò una voce
impaziente.
I passi si
allontanarono e di nuovo la porta cigolò mentre si chiudeva.
Tirai un sospiro di sollievo, mentre uscivo dal mio nascondiglio di
fortuna.
“Forse
dovresti scendere a colazione, Lauren, al posto di farti gli affari
degli altri…”
Mi diressi verso
la porta, sperando che nessuno mi vedesse uscire, ma la mia attenzione
fu attirata da una foto circondata da tutti quei poster Babbani. Una
foto magica.
Avevo
già visto quelle cinque facce da schiaffi nei ricordi di
Severus, ne ero certa.
Quelli erano
senza ombra di dubbio Potter senior e i suoi amichetti.
- Ah, eccoti!
Usavo spesso anch’io il trucchetto delle tende, sai?
–
Sobbalzai
spaventata, il cuore mi andò in gola, e arrossii
violentemente quando mi trovai davanti Sirius.
- Io…
non volevo essere invadente… io… - balbettai,
cercando una scusa plausibile.
- Tranquilla,
è lecito che tu ti metta a guardare i muri della stanza in
cui hai dormito… una gran bella stanza, oserei
dire… -
- Di chi
è? – chiesi agitata, cercando di non pensare al
peggio.
- Mia,
naturalmente –
Seguì
un sorriso malizioso. Bene, in due giorni di permanenza a Grimmauld
Place avevo battuto ogni record di figure di merda.
- Sirius, io non
volevo… insomma, qualunque cosa io abbia fatto in quelle
condizioni mi scuso con tutto il cuore! –
- Ma
sì, siamo tutti stati ubriachi almeno una volta nella vita!
– replicò allegramente – E poi sono
stato io a portarti qui, preferivo controllarti per evitare che ti
facessi uccidere da una a scelta tra Hermione, Ginny e Fleur!
–
- Chi
è Fleur? – domandai, cercando di nascondere il mio
imbarazzo.
- La ragazza di
Bill… ora scendi, se vuoi aprire i regali che ti sono
arrivati! –
Scendere voleva
forse dire prendere le distanze da Sirius e riacquistare un
po’ di dignità? Colsi il suggerimento al volo,
seguendolo senza esitazione fino in fondo alle scale.
Il salotto era
deserto, ad eccezione di Draco e Harry che stavano giocando a scacchi
magici.
- Sogno o son
desta? Voi due che non vi scannate a vicenda? –
- Silentina
bella, a Natale ci vuole una tregua… non credi? –
commentò Draco, facendo scacco matto a Potter.
Annuii
rapidamente, lanciando un’occhiata alla cucina
dov’era sparito Sirius.
- Dove sono
andati gli altri? – mormorai preoccupata, temendo di dover
restare un altro minuto da sola in compagnia del padrone di casa.
- La McGranitt e
Lupin sono tornati a Hogwarts, i Weasley, Hermione e Fleur sono andati
alla Tana, Tonks è a casa dai suoi, Kingsley deve sbrigare
alcune cose in Ministero… ho dimenticato qualcuno?
– snocciolò distrattamente Harry.
- No…
tua madre è ancora qui, Draco? –
- Certo che
sì, noi siamo in libertà vigilata, non lo sai?
– scherzò lui, riposizionando i suoi pezzi sulla
scacchiera – E comunque i tuoi regali sono lì
sotto l’albero, gli unici non ancora scartati… -
Mi avvicinai
alla pila di pacchetti colorati e mi sedetti per terra iniziando ad
aprirli accuratamente uno ad uno con meticolosità.
Un Diario
Rispondello da Eleanor. Era stato incantato per commentare qualsiasi
cosa vi avrei scritto.
Una scatola di
Cioccalderoni da Anthony. Avrei dovuto controllare che non ci avesse
messo niente di pericoloso dentro, era famoso per i suoi scherzi di
cattivo gusto.
Un libro sulla
Magia Oscura da parte di Neville. Gli avrei mai detto che ero figlia di
una Mangiamorte, povero piccolo Nev? Probabilmente no.
Un vestito rosso
scarlatto con la gonna a palloncino da parte di Harry e Ronald. Ma
erano impazziti?!
- Harry, quanto
diamine avete speso per questo? È meraviglioso! –
Potter mi
guardò compiaciuto mentre Draco ghignava divertito.
- Se ti piace,
non importa quanto abbiamo speso… -
- Anche
perché l’ho pagato io, dico bene? –
Sirius era
spuntato dalla cucina all’improvviso. Appoggiò un
vassoio colmo di profumati croissant sul tavolino e si
accomodò sul divano.
- Allora non
posso accettarlo… - mormorai interdetta.
- Sirius sta
scherzando! – protestò Harry –
L’abbiamo pagato io e Ron… e comunque non
è niente rispetto a quello che hai fatto per noi! –
- Sì,
l’agenzia matrimoniale… - commentò
beffardo Draco.
Ridacchiai
divertita e riposi il vestito nella scatola da dove l’avevo
tirato fuori, piegandolo per non rovinarlo.
- Ah, Lauren! A
me piacciono moltissimo gli stereo Babbani! Non so come hai fatto a
saperlo, ma ti sarò debitore per tutta la vita anche per
quello… - continuò Harry, lanciando
un’occhiataccia a Sirius che continuava a sorridere malizioso.
Gli feci un
cenno vago, prima di prendere in mano il pacchetto che citava un
“dal tuo professore di Pozioni”. Rimasi a bocca
aperta quando dalla carta nera a stelline uscì una piccola
fiala colma di Amortentia.
- Attenti a
Lauren, ragazzi! Con quella roba potrebbe controllarvi senza troppa
fatica… -
Ignorai Sirius
spudoratamente, andando ad aprire il regalo di Draco. Il mio per lui
era stata una cornice d’argento che conteneva una foto con
noi tre. Per noi tre intendo il “trio delle
meraviglie” di Serpeverde - anche se tecnicamente io non ero
parte di quella Casa - io, Blaise e ovviamente lui.
- Una White
Wings?! Drake, ma sei matto? – urlai sconvolta, mentre le mie
mani accarezzavano il legno liscio di quel perfetto manico di scopa.
- Non
è niente di che… - replicò lui
sorridendo con modestia.
- Non
è niente di che?! È stupendo! Non voglio nemmeno
immaginare quanto ci avrai speso dietro… -
- Sicuramente
meno del vestito – rispose con gli occhi brillanti.
Tremavo di
eccitazione all’idea di poter cavalcare quella meraviglia
ancora una volta. E quante partite di Quidditch avremmo vinto in quel
modo?
- Attenti,
Grifondoro! – scherzai all’indirizzo di Harry che
sembrò veramente un po’ intimidito.
- Ah,
Lauren… - iniziò a dire Sirius -
…qualche ora fa è arrivata la lettera di un certo
Blaise, la vuoi leggere? –
Scattai in
piedi, indecisa tra il finire con i regali e il leggere la lettera del
mio migliore amico. Lanciai un’occhiata sotto
l’albero, ne mancava solo uno.
Avrebbe
aspettato.
-
Dov’è la lettera? – chiesi tutta
agitata, mentre sentivo lo sguardo di Draco che mi studiava curioso.
- Eccola
– rispose Black porgendomela con calma. Praticamente gliela
strappai dalle mani e mi misi a leggere freneticamente.
25 dicembre 1997
Cara
Lauren,
mi dispiace di averti
risposto con così tanto ritardo ma credo che la civetta di
Drake abbia faticato a trovarmi dato che sono in Francia con mia madre
e il suo nuovo compagno Armand. In ogni caso, ti auguro un buon Natale!
Per rispondere alle
tue domande, va tutto abbastanza bene anche se ammetto che avrei
preferito essere in compagnia tua e di Draco piuttosto che qui da solo
con gente che non conosco. Ho saputo della Maledizione lanciata da
qualcuno (forse Lucius?) sul nostro Malfoy preferito, ma come avevi
immaginato mia madre non voleva che tornassi a Hogwarts
perché dovevamo partire per venire qui dal suo amante. Sono
però felice che ora stia bene, salutamelo.
Per quanto riguarda
la sera del Ballo, ti ho baciata perché mi andava di farlo.
Forse anche per consolarti, lo devo ammettere, ma in quel momento
sentivo che era giusto così.
E non mi interessa se
sono promesso a una spocchiosa francesina (che tra l’altro ho
conosciuto due giorni fa, antipatica e snob da morire…
sembra quasi Astoria!), quando potrei trovare il vero amore con una
persona meravigliosa come sei tu.
Accidenti, forse
dicendo “vero amore” ti spavento… non
intendo dire che ti amo, Lauren. Non posso illuderti ancora, non mi
sembra giusto. Sto solo dicendo che questa cosa potrebbe valere anche
per molti altri Purosangue come me che sembrano irraggiungibili ma non
lo sono.
“Basta
così, Blaise. Smettila di dare messaggi subliminali o
qualcuno ti taglia la testa.” Me lo dico da solo, sto
impazzendo…
Ehm… credo
che per me sia ora di andare, Lauren.
Ci vediamo a scuola,
non combinare disastri.
Blaise
La mia
espressione stranita sembrò incuriosire i presenti dato che
quando alzai lo sguardo li sorpresi a fissarmi con interesse.
- Beh, cosa
dice? – chiese infine Draco.
- Ti saluta
– tagliai corto io, piegando la lettera per infilarla al
sicuro nella tasca dei miei jeans.
- Ah, no!
– esclamò il mio migliore amico con aria
determinata – Tu non fai quella faccia solo perché
Blaise ha scritto di salutarmi! –
- Ne parliamo
dopo, Draco – mormorai tra i denti, cercando di fargli capire
che non volevo parlare di quelle cose davanti a Sirius e Harry.
- No, non ne
parliamo dopo! –
-
Draco… - lo supplicai con gli occhi e la voce, sotto lo
sguardo interessato di Black.
- Ti ha detto
che non voleva baciarti, per caso? Lauren, parla! Devo saperlo!
–
- Quindi non
è per lui che eri preoccupata, ma per questo
Blaise… - commentò allora Sirius, guardando Draco
con aria confusa.
-
Perché, pensavi che io avessi una storia con lei?
– sbottò Malfoy di risposta.
- Scusate se
vorrei un po’ di privacy! – urlai istericamente,
perdendo la mia quasi infinita pazienza in un paio di secondi. I tre mi
guardarono sorpresi.
- Calmati,
Lauren… - mi sussurrò Harry intimidito.
- Sono
calmissima – risposi freddamente – ora, Draco, cosa
ne dici se andiamo a parlare con tua madre di una cosa importante?
–
Finalmente il
mio amico capì che non volevo mettere al corrente anche gli
altri due del contenuto della lettera di Blaise. Annuì
docilmente, facendomi cenno di seguirlo, e io obbedii dopo aver preso da
sotto l’albero il regalo che mi mancava
da scartare.
Mentre salivamo
le scale, gli riassunsi brevemente le parole di Zabini.
-
L’aria francese gli ha dato alla testa… non
può dirti che con te potrebbe trovare il vero amore e poi
ritirare tutto, cazzo!
– commentò Draco, mentre si rigirava la lettera
tra le mani.
- Calmati,
dovrei essere io quella arrabbiata – osservai con un
sorrisetto tenue.
- Certo, ma tu
hai ereditato quella merda di flemma da tuo nonno quindi non ti sfoghi
nemmeno quando dovresti… Silente, ti rendi conto che
più o meno ti ha velatamente presa per il culo? –
Mi chiesi come
mai Draco fosse diventato così sboccato. Forse era
l’effetto dello stare troppo lontano da Hogwarts, dove in
presenza dei professori non si poteva usare un termine meno educato di
un “acciderbolina”.
- Beh, io non lo
amo… quindi non vedo perché lui dovrebbe amare
me! –
- Ma allora
proprio non capisci, eh! Ti ha detto di cercarti un ragazzo tra gli
altri Purosangue quando potresti stare benissimo con lui! –
- Ma lui
è promesso ad un’altra… - gli ricordai
con un sospiro.
- Siete due
teste di cazzo – sentenziò alla fine Draco,
ficcandomi in mano con malagrazia la lettera spiegazzata.
La porta davanti
alla quale ci eravamo fermati si aprì di colpo, mostrandoci
Narcissa in tutta la sua severa bellezza.
- Draco Lucius
Malfoy, desidererei che tu usassi dei termini più
raffinati… soprattutto in presenza di una
signorina… - mormorò lei, lanciandomi
un’occhiata penetrante.
Il mio amico non
rispose, si limitò a stringere le labbra e a entrare nella
stanza. Narcissa mi fece cenno con la testa di seguirlo e una volta
obbedita chiuse la porta alle mie spalle.
- Immagino che
lei sia qui per le informazioni che potrei avere su suo padre, vero?
– chiese lei, sfiorando stancamente la testata del letto.
Draco si era
invece appoggiato al muro vicino alla finestra e guardava ostinatamente
fuori dal vetro. Annuii timidamente, ricordandomi
all’improvviso che non avevo la foto che mi aveva chiesto di
portarle.
- Signora Black,
la prego di darmi del tu e di chiamarmi Lauren – dissi con il
tono più educato che riuscii a tirare fuori.
- Va bene, Lauren –
continuò allora Narcissa – sei riuscita a
procurarti la foto? –
- No –
ammisi timidamente – ho chiesto a mio nonno, ma lui sembra
deciso a volermi tenere all’oscuro
dell’identità di mio padre –
La donna si
sedette sulla poltroncina affiancata al suo letto, mentre Draco
iniziò a frugare nei cassetti. Mi sorprese il silenzio di
sua madre, come se lui fosse stato completamente autorizzato a mettere
il naso nei suoi oggetti privati.
- Senza avere la
foto, non posso darti la certezza che le mie parole siano
veritiere… vuoi comunque sapere la conclusione a cui sono
giunta in questi mesi? –
- Le sarei
davvero molto grata – risposi con decisione, immaginandomi
già il peggio.
Narcissa sapeva
che mia madre era una Mangiamorte?
- Non so se
Severus ti ha già informata del fatto che Suzanne Silente,
alias Sabrina Fountain, facesse parte dei seguaci dell’Oscuro
Signore… -
- Ho visto in
che modo venivano scelti i Mangiamorte, quindi
sì… -
Draco
alzò per un attimo lo sguardo, attraversato da un lampo di
sorpresa.
Entrambe lo
ignorammo, troppo prese una dall’altra.
- Da quanto mi
ha confessato Lucius, negli anni in cui eravamo ancora molto uniti,
posso con certezza affermare che anche tuo padre è, o
è stato, uno degli uomini del Signore Oscuro –
- Impossibile,
mio nonno ha detto che sono una Mezzosangue – osservai
immediatamente.
- Tuo nonno
potrebbe aver mentito –
Quelle cinque
parole mi fecero un male assurdo.
A nonno Albus
non era concesso mentire. Nascondere le cose, forse sì, ma
distorcere la verità no.
Lui era nonno
Albus, lui non mentiva!
- Impossibile
– replicai con convinzione, vedendo una leggera ruga formarsi
sulla fronte liscia di Narcissa Molfoy.
- Allora
possiamo anche sostenere l’ipotesi che tu sia figlia di un
Mangiamorte Mezzosangue, in questo modo nessuno è accusato
di aver raccontato frottole – intervenne Draco.
- Acuta
osservazione, Draco – commentò Narcissa,
intrecciando le dita sottili con eleganza.
- Quindi lei non
sa per certo l’identità di mio padre? –
chiesi come conferma, anche se dopo quel breve discorso non sembravano
esserci molti dubbi.
- Non per certo,
ma ho ipotesi giustificate –
Mi sentivo un
po’ presa in giro, un po’ delusa.
Insomma, mi ero
illusa di poter sapere tutto quello che avevo sempre desiderato sapere.
- E a cosa
avrebbe potuto servirle la foto? –
- Conoscevo di
vista tutte le fidanzate di tutti i Mangiamorte, mi avrebbe aiutata
molto vederla dato che il nome Suzanne non mi dice nulla
sull’aspetto fisico… -
Mi distrassi per
un attimo, il mio sguardo cadde su Draco che continuava imperterrito ad
operare una specie di perquisizione tra le carte di sua madre.
- La prima
persona di cui sospetterei è Rodolphus Lestrange, quel
viscido individuo che è il marito di mia sorella
Bellatrix… -
Il mio corpo
fremette di odio nel sentire pronunciare quel nome.
- Semplicemente
per il fatto che, nonostante quei due non si siano mai amati, Bella
è molto gelosa… ed è stata lei a
uccidere tua madre, giusto? Quindi sarebbe un movente… -
Annuii
debolmente. Non sapevo nemmeno chi fosse quel Lestrange.
- Non assomigli
a Rod, e questo mi fa venire dubbi sulla mia ipotesi, ma potresti anche
aver preso tutto da tua madre – commentò
pensierosa Narcissa.
- E invece il
secondo candidato? –
- Walden
McNair… anche con lui sembri non avere niente in comune, ma
è il migliore amico di Bella e lei non avrebbe mai permesso
che un Mangiamorte Purosangue avesse un figlio da una Mezzosangue come
tua madre… -
- Questo
però non è coerente con le parole di mio nonno
– osservai io con decisione.
-
Già… - acconsentì Narcissa, nonostante
non sembrasse molto convinta.
- Solo loro due?
– chiesi allora, per spingerla a continuare le sue ipotesi.
- No,
no… ho ottime ragioni di sospettare anche di mio cugino
Regulus… -
- Reg, madre? Il
fratello di Sirius?
– esclamò sorpreso Draco, abbandonando per un
attimo la sua occupazione principale.
Narcissa
annuì con sguardo triste, passandosi una mano tra i ciuffi
biondi.
- Suzanne e
Regulus avevano solo un anno di differenza, mio cugino mi scriveva
spesso del suo ottimo rapporto di amicizia con quella ragazza
pregandomi di non dirlo a sua madre… sarebbe stato un
disonore per lui e per la Casata dei Black avere un figlio da una
Mezzosangue! –
- Quindi, come
per McNair, sarebbe stato questo il movente di Bellatrix? –
mormorai con rabbia.
- Molto
probabile, conoscendo mia sorella… - replicò
piattamente Narcissa - …ma l’ipotesi in cui credo
di più, anche dopo essere venuta a conoscenza di alcuni
atteggiamenti che ha nei tuoi confronti, è Severus Piton
–
Rimasi a
fissarla con gli occhi spalancati. Alla mia destra si alzò
un rumore di carta che si sparpagliava a terra. Le lettere di Narcissa
giacevano in disordine sul legno scuro del pavimento.
- Madre, dimmi
che stai scherzando! – sputò Draco con tono quasi
supplicante.
- Sono molto
seria, invece – rispose la donna con un sorriso accennato
– Severus mi ha spesso parlato di una donna di cui era
innamorato… descriveva spesso i suoi capelli rossi, come con
lei potesse sentirsi felice, la loro storia travagliata… -
- Non parlava di
mia madre – dissi piattamente, come un automa –
parlava della madre di Harry Potter –
- Lily Potter?
– sussurrarono i due Malfoy in coro.
- Esatto,
lei… quindi non c’è storia che il
professor Piton possa essere mio padre… -
Le mie parole
ebbero il doppio effetto di tranquillizzarmi e di farmi provare un
senso di dispiacere.
Sarebbe stato
poi così terribile essere la figlia di Severus? No, dovevo
ammettere che non mi sarebbe affatto stato sgradito.
Lui era di animo
nobile, per quanto avesse un carattere terribile. Ne sarei stata
orgogliosa.
E comunque quel
legame di sangue avrebbe spiegato molte cose, no?
- Peccato,
perché tutto sembrava coincidere –
rifletté Narcissa ad alta voce – Bella che odia
Severus, uccide la sua amata solo per farlo soffrire, Severus che ti
prende sotto la sua ala protettrice appena arrivata a
Hogwarts… -
- E lei come fa
a saperlo? – indagai con sospetto.
- Siamo ottimi
amici, io e lui – confessò Narcissa –
è stato l’unico Mangiamorte che ha avuto il
coraggio e la bontà di venirmi a riferire i ripetuti
tradimenti di Lucius alle mie spalle –
Lanciai
automaticamente un’occhiata a Draco, che sembrò
prendere un colorito roseo per l’imbarazzo.
- In ogni caso
– continuai con tono pratico – cosa avrebbero a che
fare tutte queste paternità incerte con il fatto che
Voldemort mi vuole viva nelle sue mani? –
- Posso
azzardare che ti voglia a causa della tua stretta parentela con Albus
Silente, il suo nemico –
Non ci avevo mai
pensato. Un ricatto, probabilmente avrebbe funzionato.
- La ringrazio
molto, signora Black… mi ha dato numerosi spunti di
riflessione… -
- Ma niente di
certo, mi dispiace… -
- Mi
è stata di grande aiuto, è questo che conta
– risposi con un tenue sorriso di circostanza.
Incontrai lo
sguardo di Draco che si precipitò subito alla porta.
Uscimmo entrambi
dopo alcuni cenni di saluto a Narcissa, subito il mio amico mi
trascinò a forza nella sua stanza.
- Ehi, a cosa si
deve questa foga? –
- Ho trovato
nella stanza di mia madre una lettera che potrebbe
interessarti… vuoi leggerla? –
Odiavo lenire la
privacy delle persone, ma dovevo ammettere che raramente Draco faceva
qualcosa senza un motivo plausibile.
- Non avresti
dovuto… -
- Silenzio, te
la leggo lo stesso! –
Ed estrasse
dalla tasca dei suoi jeans un paio di pergamene sdrucite.
Mi arresi
davanti alla sua decisione, preparai le mie orecchie ad
un’invasione nel mondo privato della famiglia Malfoy.
Note
dell'autrice
Buongiorno,
caaaaari! [notare il saluto molto alla Cooman xD]
Sono
riuscita a tornare finalmente in un tempo decente, anche se credo che
ci rivedremo di nuovo verso il weekend.
Per
adesso, vi ringrazio tutti come sempre - con menzione speciale per maricuccia che
ha aggiunto la storia tra i Preferiti.
Insomma,
ultimamente sono di poche parole nelle mie note. Le idee che avevo
all'inizio nella mia testa a proposito del finale di questa fanfiction
si stanno rimescolando senza un ordine preciso e quindi preferisco non
pronunciarmi troppo.
A
presto, ancora un grazie mille a tutti!
DarkViolet92:
grazie per i complimenti! L'ho fatta bere per dimenticare,
come di solito si usa fare (no, io non lo faccio perchè sono
astemia... ma si sente spesso parlare di gente che si ubriaca per non
pensare alle cose spiacevoli). La prima volta è stato per
rimuovere Daniel, questa volta è stato per l'insieme dei
Mangiamorte e dell'assenza di suo nonno al suo fianco.
Yvaine0:
alla fine di tutto questo credo che lancerò davvero il
sondaggio per sapere qual è stato il capitolo preferito,
quindi segnatelo xD scherzi a parte, sono felice che ti sia piaciuto!
Di solito non inserisco parti "erotiche" nelle mie storie (in qualche
modo sono un po' timidina *.*) ma quando ci sta bene non posso tirarmi
indietro. L'ambiguità di Draco è voluta, ma la
spiegherò verso la fine.
Lauren
invece ha combinato un bel disastro! No, non è vero...
niente di estremo, come hai potuto leggere ^^ grazie per i complimenti!
Luciana
Menditegui: sto scadendo molto nel malizioso,
ultimamente... forse dovrei aggiustare il tiro, cosa ne dici? xD Per
quanto riguarda i Malandini, li ho aggiunti in un momento di
ispirazione. Sto mettendo capre e cavoli in questa storia, ci manca
solo Allock e poi ci sono quasi tutti personaggi della saga ^^
mistero:
vorrei potertelo dire, ma non sarebbe corretto U_U naturalmente alla
fine si scoprirà, ma per ora devo restare in silenzio stampa
^^
La
scena di Draco ha riscosso successo, a quanto pare. Dovrei dedicarmi
più spesso a questo tipo di episodi, forse xD
|
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Capitolo 39 *** Caccia alla strega ***
15 aprile 1995
Cara Cissy,
è
il tuo Lucius che
ti scrive. Sono riuscito a trovare il tempo di contattarti tra le
centinaia di impegni solo perché è il Signore
Oscuro a
volerti affidare un incarico.
Ti avevo
già detto
che siamo alla ricerca della nipote di Silente, vero? Sappiamo che si
trova al Collegio di Takatalvi, in Finlandia, e vorremmo che tu
mandassi alcuni regali (sai di che cosa parlo) al Preside per
corromperlo e trascinarlo dalla nostra parte.
Vorremo
poterlo fare noi,
ma essendo in missione non abbiamo niente di abbastanza raffinato da
poter convincere un uomo. Anche se, secondo le nostre informazioni,
quell’uomo dovrebbe essere un viscido individuo disposto a
vendersi a chiunque per aumentare il prestigio della sua scuola e i
Galeoni nelle sue tasche. Si chiama Janius Palakowski.
Chiedigli di
trovare un
pretesto per espellere Lauren Silente dalla sua scuola (magari
suggeriscigli di appendere manifesti con il Marchio Nero per celebrare
il ritorno del Signore Oscuro, siamo certi che la signorina
reagirà in modo violento da brava babbanofila) e che se
riuscirà a farlo verrà caldamente ricompensato.
Non so
perché Lui stia
cercando con così tanta foga quella ragazzina, Cissy, magari
ha
qualche potere che noi non conosciamo o magari cerca solo un modo per ricattare quel debole di suo nonno. Comunque penso di essere
riuscito a scoprire chi è il padre, ma smettila di
chiedermelo.
Cosa te ne importa, scusa?
A presto. Mi
raccomando, svolgi bene il compito che ti è stato affidato.
Lucius
Avrei dovuto ritenermi soddisfatta per aver scoperto la seconda origine
di una delle mie tre espulsioni.
Dopo Beauxbatons, Takatalvi.
Mancava solo la spiegazione della “congiura di
Durmstrang”
e poi avrei potuto scrivere la biografia dei miei primi diciassette
anni di vita.
- Non ho parole – commentai, mentre ripiegavo la lettera e la
appoggiavo di fianco a Draco.
- Vuoi dirmi che non hai capito perché te l’ho
fatta leggere? –
- No – risposi piattamente – vorresti gentilmente
spiegarmelo? –
Draco appoggiò il dito sulla terzultima riga,
sottolineandola ripetutamente con il suo gesto.
- Mio padre sa chi è tuo padre… ora hai capito?
–
- Draco, non credo che sia molto utile dato che per parlare con tuo
padre dovrei prima mettere in conto che potrei essere
uccisa… o
peggio, essere deportata nel covo della Congrega Oscura! –
Il mio amico annuì mestamente. Evidentemente non ci aveva
pensato, per un momento aveva ancora creduto che il suo papà
sarebbe stato disposto a tornare a casa per raccontargli pacificamente
quello che lui avrebbe voluto sapere.
Poi un lampo di qualcosa mi attraversò la mente.
- Apri un attimo quella lettera – gli dissi con tono
d’urgenza, sentendo che un’intuizione stava per
affiorare
sulle mie labbra.
Quando osservai di nuovo il tratto elegante delle parole, la grandezza
spropositata delle “d” e delle
“t” rispetto
alle altre lettere, mi accorsi di avere già visto quella
scrittura.
Ne ero certa.
- Secondo te è possibile che io abbia ricevuto una lettera
da tua padre, in precedenza? –
- Dipende da quando – constatò Draco, con aria
preoccupata.
- Devo trovare il biglietto che mi è arrivato qualche giorno
fa –
Ci precipitammo fuori dalla stanza di Draco, diretti verso quella dove
la sera prima avrei teoricamente dovuto dormire con Ginevra e Hermione.
Il mio baule giaceva abbandonato nel centro, circondato da un paio di
borse ripiene di vestiti.
- Tu perquisisci le borse, io penso al baule – dissi a Draco
con decisione.
Frugammo dappertutto, ma quel dannato bigliettino sembrava non voler
saltare fuori.
- Ehi, ho trovato una tua ricerca di Pozioni! –
- Puoi tenerla come ricordo, se ti va – replicai freddamente.
Alla fine scoprimmo che l’avevo infilato nella tasca dei
jeans che indossavo quel giorno.
- Le cose sono sempre nei posti più scontati –
borbottai irritata, mentre allungavo il bigliettino a Draco.
Il mio amico lo lesse e sgranò gli occhi. La scrittura
coincideva.
- Tu non puoi
essere una Malfoy! – urlò con voce strozzata.
- Abbassa il tono – sibilai, temendo che qualcuno
l’avesse
sentito – non voglio che tutta la casa venga qui a fare
domande
indiscrete! –
- Ma tu non puoi essere una Malfoy! – ripetè Draco
in un tentativo di auto convincimento.
- E allora perché mi avrebbe scritto “la persona
che
condivide con te il sangue che ti scorre nelle vene”?
–
recitai a memoria.
- Perché mio padre l’avrà scritta per
conto di
qualcun altro, sicuramente non immaginava che tu avresti potuto
scoprire che si trattava della sua calligrafia! –
Le parole di Draco non erano poi così assurde.
Io non avevo certamente l’aria da Malfoy: niente altezza
spropositata, niente occhi chiari, niente capelli biondissimi, niente
bellezza eterea.
- Non hai tutti i torti, non assomiglio certamente a te! –
- Cos’hai intenzione di fare? –
Lo guardai confusa, non capivo a cosa si riferisse.
- Per assomigliarti, intendi? –
- No, Silente, no! – rispose esasperato – Hai
intenzione di
andare a Hogsmeade il 31 dicembre, come è scritto qui?
–
- Non sono una suicida, Draco! –
Una risatina divertita si levò alle nostre spalle, ci
voltammo entrambi verso Harry.
- Cosa ci fai tu qui? – chiese con astio il mio migliore
amico.
- Volevo solo dirvi che presto verranno a prelevarci per riportarci a
Hogwarts – replicò Potter con calma, guardando
curioso il
disordine sparso in giro – Avete fatto scoppiare una
Caccabomba
qui dentro? –
- No, stavamo cercando una cosa – risposi io, arrossendo
lievemente.
Tutti i miei vestiti, compresa la biancheria intima, erano esposti in
bella vista sul letto, la poltrona, il comodino, il pavimento.
- Perché dovrebbero riportarci a Hogwarts? –
osservò all’improvviso Draco.
- Credo che sia per questo –
Harry fece cadere a terra, dove eravamo seduti io e il mio amico, la
Gazzetta del Profeta.
Caccia alla Strega
Di
Rita Skeeter
No,
miei cari lettori, non voglio parlarvi dei tempi
dell’Inquisizione. La vostra cara Rita, oggi, è
purtroppo
obbligata a trattare un argomento peggiore di questo, se possibile.
In
seguito all’evasione di Voldemort, si sono sparse voci
secondo le
quali il principale obiettivo della Congrega Oscura sia diventata la
nipote di Albus Silente, la ormai famosa Lauren Cassidy Alexis
Katherine.
-
Ma si diverte
così tanto a scrivere tutte le volte la mia sequela di nomi?
– protestai irritata, facendo ridacchiare Draco e Harry.
Si
intuisce quindi che si sia aggiunta al suo promesso sposo Draco Lucius
Malfoy (per ulteriori dettagli consultate pag. 12 con un articolo
riassuntivo su questa storia d’amore) e il Prescelto
–
Harry Potter – nella lista nera del Signore Oscuro. Nella
piccola
cittadina di Privet Drive, si sono trovate per
le strade
centinaia di manifesti recanti le foto dei tre giovani e le
parole
“Ricompensa di diecimila Galeoni” corredate dal
Marchio
Nero - noto simbolo della Congrega Oscura. A Londra, negli
uffici
di Scotland Yard, si susseguono le telefonate di Babbani che chiedono
chi siano le persone che compaiono sui volantini infilati nelle loro
cassette della posta. A York i giornali sono stati stregati
per
mostrare solo quelle foto e quella richiesta di consegna. Cosa
avrà intenzione di fare il Ministero della Magia per questa
spinosa situazione che potrebbe portare all’abbattimento
delle
barriere tra il mondo magico e quello Babbano?
(Continua
a pag 5)
- Beh, cosa intende fare quell’idiota di Scrimgeour?
–
sbottai allora io, guardando Harry con aria interrogativa e sorvolando
volontariamente sul “promesso sposo Draco Lucius
Malfoy”.
- Leggete e vedrete – rispose lui con un sorriso amaro.
- Potter, risparmiaci questa tortura – disse Draco con aria
annoiata – e riassumici quello che ha scritto questa
giornalista
da strapazzo –
- Va bene – acconsentì Harry – in
pratica Scrimgeour
ha deciso di comunicare ufficialmente la nostra posizione, corredata di
via, città e numero civico... quindi dobbiamo andarcene
prima
che spifferi tutto, in modo da poterci salvare la pelle e poter salvare
la segretezza del Quartier Generale dell’Ordine –
- Fammi capire bene… se non ce ne andiamo subito
manderà a monte decine di anni di Incanto Fidelius?
–
- Così ha detto Kingsley... ma se entro domani
saremo a
Hogwarts, il Ministro comunicherà semplicemente che ci
troviamo
a scuola –
- Non si vergogna di venderci così alla Congrega Oscura?
–
- Quello che gli preme di più è non infrangere il
Trattato di Segretezza, noi possiamo lasciarci la pelle senza problemi
– sentenziò Draco con semplicità.
Iniziai a capire un po’ la situazione. Sistemammo in silenzio
nel
mio baule tutta la roba che avevo lanciato in giro, poi ci sedemmo sul
letto.
- Non avrei mai pensato che sarebbe riuscito a evadere –
confessai con voce tremante.
- Nemmeno io – concordò Draco – ma sicuramente non
avrei mai pensato che gli obiettivi saremmo diventati noi tre
–
- Sapete una cosa? È bello avere compagnia –
commentò ironicamente Harry.
Gli rivolsi un mezzo sorriso solidale, mentre Draco sbuffava con
sufficienza.
- Perché vogliono te, poi, Lauren? –
- Narcissa ha detto che lo fanno per ricattare mio nonno,
Harry… -
- Tuo nonno potrebbe essere ricattato con qualunque studente della
scuola… è troppo nobile per lasciarne uno in mano
a
quella gente… -
- Lo so, Harry… - sospirai tristemente.
Quello però non giustificava il fatto che volessero la
sottoscritta. Non mi era difficile crederci dato che, anche se avevano
avuto l’opportunità di avere Draco e Harry durante
la sera
del Ballo di Natale, avevano preferito maledirli designandomi come
Hostem.
E io ancora mi tormentavo nei sogni chiedendomi il perché.
Non ero la Prescelta, non ero la figlia di Lucius Malfoy.
Cosa avevo di interessante?
- Ragazzi, volete una cioccolata? – chiese gentilmente Lupin,
appena spuntato sulla soglia.
Alzammo tutti e tre lo sguardo, annuendo mestamente.
- Mi dispiace molto per quello che sta succedendo, faremo di tutto per
proteggervi – affermò il professore, sfiorandomi
con i
suoi rassicuranti occhi color ambra.
- Non è colpa sua – osservò Harry,
alzandosi in piedi.
Io e Draco lo imitammo e scendemmo tutti e quattro nella cucina di
Grimmauld Place.
Il profumo della cioccolata che bolliva nel pentolino, controllato da
Sirius, mi fece ricordare alcuni momenti di infanzia in cui ero davvero
felice.
In cui avevo nonno Albus al mio fianco, sempre pronto a dimostrarmi che
tutto sarebbe andato per il meglio.
- Chi ci accompagnerà a Hogwarts? – chiesi con
indifferenza, mentre Sirius versava nelle nostre tazze il denso liquido
profumato.
- Andremo con la Polvere Volante, non è più molto
sicuro
circolare per Smaterializzazione come l’altra
volta… anche
considerando che Minerva e Severus erano stati aggrediti e se la sono
cavata per un soffio… -
Il mio stomaco si strinse per i sensi di colpa. Avevano rischiato la
loro vita per me.
- Quando partiremo? – domandò allora Draco.
- Appena avrete finito di bere la cioccolata – rispose Lupin,
rivolgendoci uno sguardo dispiaciuto.
Assaporammo gli ultimi sorsi di bevanda del paradiso e di attimi in
Grimmauld Place, prima di salutare Sirius e Narcissa.
La madre di Draco era scesa, per combinazione, pochi secondi prima che
Lupin ci ricordasse come usare la Polvere Volante.
- Scrivimi… - sussurrò nell’orecchio
del figlio - …e abbi cura di te! –
Harry fu il primo ad andare, seguito da Draco e poi dalla sottoscritta.
Mentre gli altri due entravano nel camino, Sirius mi infilò
in
mano un piccolo pacchettino e una lettera.
- Ma cosa…? – protestai debolmente.
- Zitta. Sbrigati ad andare, Remus ci sta guardando. –
Notai l’occhiata tra il curioso e il severo che ci
lanciò
il mio professore di Difesa, mi affrettai a buttarmi nelle fiamme verdi.
- Ufficio di Remus Lupin! – urlai con tutta la voce che avevo
in
corpo, prima di atterrare sul morbido tappeto persiano che copriva il
parquet chiaro dell’ormai conosciuta stanza.
Note dell'autrice
Buon pomeriggio, cari lettori! Con un lieve ritardo, ma sono di nuovo
qui in compagnia di un nuovo capitolo.
Vi ringrazio per la vostra continuità nel leggere e per il
vostro supporto, in particolare mi rivolgo a Roxy, kiri_chan e snape87
che hanno aggiunto la storia tra le Preferite o le Seguite.
Mi accorgo solo ora che siamo già arrivati al capitolo 39 e
che il prossimo sarà il 40! (Ma che brava, so contare!!! xD)
Scherzi a parte, facendo una previsione molto approssimativa, credo che
manchino circa altri undici capitoli prima che la storia di Lauren si
concluda. Il numero è naturalmente soggetto a variazioni a
seconda del mio andazzo di idee e dei miei lampi di ispirazione, quindi
prendetelo con le pinze.
Finite le comunicazioni di servizio, passo alle vostre recensioni.
Valery_Ivanov:
devo ammettere che mi sono divertita molto a leggere le tue due liste
di ipotesi ^^ Purtroppo non posso nè smentire nè
confermare quello che hai scritto, quindi mi limiterò a
rispondere alle altre parti della recensione. Allora, sono felice che
Draco continui a piacerti... dispiaciuta invece per l'autostima del
povero Blaise, ma non può mica piacere a tutti! xD Hai
accennato a una curiosità per la coppia Lauren x Sirius?
Ammetto di averci pensato, ma come hai detto tu mi sembra che la
differenza d'età sia considerevole. Comunque grazie per i
complimenti!
DarkViolet92:
grazie per i complimenti... ma mi dispiace non poter rispondere alle
tue domande, questa volta! Il misterioso personaggio che ha spedito
l'ultimo regalo a Lauren si scoprirà nel prossimo capitolo,
mentre per quanto riguarda la rabbia di Draco... sì, credo
che anche per quella ci sarà un accenno di spiegazione nel
capitolo 40!
mistero:
no, non vi farò aspettare troppo... nel giro di una decina
di capitoli o poco di più sarà tutto finito e
potrai gioire o mandarmi a quel paese (dipende da cosa
deciderò di fare xD) Draco si sta montando la testa per
tutti i complimenti per riceve... e io che credevo di trascinarlo per i
capelli in OOC! La spiegazione del regalo di Severus... beh,
sarà molto verso la fine, ma quella pozione avrà
un ruolo determinante in futuro... e qui mi tappo la bocca! ^^
Luciana
Menditegui: ecco risolto il dubbio della lettera, un
tassello in più che ricostriusce piano piano la vicenda alle
spalle di questa storia... chi sarà il padre di Lauren? Per
ora posso ammettere che non lo so nemmeno io... ma prima o poi
dovrò decidere, e allora credo che ci saranno indizi
disseminati ovunque! ^^
|
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Capitolo 40 *** Doni del destino ***
Al suo arrivo, Lupin ci congedò senza fare domande.
Immaginavo che
mi avrebbe
aspettato un interrogatorio a proposito di cosa mi avesse dato Sirius,
ma non accadde niente di simile.
Tornammo tutti e
tre nel
nostro dormitorio, che sarebbe certamente stato deserto fino alla fine
delle vacanze di Natale, e ci posizionammo davanti alle poltrone
scaldate dal fuoco.
- Saranno i
giorni più
noiosi della nostra vita – commentò Draco, dando
voce a
quello che probabilmente anch’io e Harry stavamo pensando.
- E non possiamo
uscire, mi sembra ovvio – rincarai io con uno sbuffo.
Piton
entrò dal buco del ritratto, rivolgendoci una bella
squadrata con i suoi occhi penetranti.
- Potter e
Malfoy, dovete prendere la pozione – li informò,
mentre estraeva due fialette dal suo mantello.
- Grazie per la
Amortentia, professore –
Mi
guardò con gli
occhi stretti a fessura, come se avesse voluto che restasse una cosa
personale, ma vedendo che Draco e Harry non facevano una piega si
arrese a rivolgermi un cenno vago.
- Nessun
problema, signorina
Silente… spero per te che non abbia intenzione di usarla a
scuola! – mormorò lui con un lampo divertito nello
sguardo.
Gli sorrisi,
aspettando che fosse lui a dirmi qualcosa a proposito del regalo che
gli avevo fatto.
- Quando verrai
nel mio
ufficio per le ultime due sere di punizione… -
continuò
allora Piton - …vorrei anche che mi spiegassi a cosa serve
quello strano piatto argentato che ho trovato impacchettato sulla mia
scrivania –
Ridacchiai
dentro di me.
Immaginavo che non lo sapesse, probabilmente quando era bambino non
esistevano ancora cose così altamente tecnologiche.
- Vi lascio al
vostro riposo, allora… -
- Grazie mille,
professore! – intervenne Draco con sarcasmo.
- Ah, signorina
Silente
– riprese, una volta arrivato davanti al ritratto –
il
Preside vorrebbe parlarti questa sera dopo cena –
Annuii,
facendogli capire che avevo ricevuto le sue parole, e lui
sparì da dove era venuto.
- Cosa
vorrà da te? –
- Farmi le
solite raccomandazioni sulla sicurezza, presumo – risposi con
noncuranza, alzandomi dalla poltrona.
- Dove vai?
– chiese allora Harry, forse preoccupato perché si
vedeva costretto a restare da solo con Draco.
- Voglio stare
un po’ con me stessa, se mi cercate sono nel dormitorio
femminile –
- Ma noi non
possiamo salire a chiamarti – osservò Draco.
- Esattamente
quello che voglio, non essere disturbata – replicai io con un
mezzo sorriso.
Salii le scale
che portavano
alla stanza che condividevo con Millicent, Lavanda e Pansy. Nessuna di
loro era rimasta a scuola per le vacanze, quindi avevo garantita la
pace totale. Volevo aprire il regalo di Sirius e leggere la lettera
allegata.
Scartai il
piccolo
pacchettino avvolto in carta grigia, ne scivolò fuori una
pietruzza nera che riluceva di riflessi multicolore.
Prima di
iniziare a farmi
domande inutili, decisi di leggere la lettera che probabilmente avrebbe
giustificato il perché di quel gesto.
Ciuffetta,
sono Felpato.
Sai perché ci
chiamo con i
nostri soprannomi? Non voglio che qualcuno scateni un macello di
pettegolezzi se questa lettera dovesse finire nelle mani sbagliate.
Sì, immagino
che tu ti
stia chiedendo perché ti chiamo Ciuffetta, ma sono disposto
a
spiegarti tutto quando ci vedremo la prossima volta.
In ogni caso, deriva
tutto dalla
notte della Vigilia di Natale… sai quando ti sei ubriacata?
Esatto, quella notte lì.
Non è
successo niente di grave, te lo giuro, ma non posso scrivere tutto qui
sotto perché:
a)
C’è Remus che mi fissa;
b)
Tra pochi minuti te ne andrai ad Hogwarts;
c)
Preferisco magari farti vedere il ricordo perché
potresti non credermi.
Credo che invece tu non
abbia la
minima idea di quello che è successo, vero? Se questa
mattina
non mi hai detto nulla al riguardo, penso proprio che sia come immagino.
Beh, ti spiego solo il
perché
di questa pietra. Avevo giurato a Lunastorta che l’avrei data
alla persona che sarebbe riuscita a farmi rompere la mia promessa.
Ce l’hai
fatta, ritieniti onorata.
A presto, Felpato
Restai confusa a
fissare le parole scritte su quel foglio.
Che promessa
avevo fatto
infrangere a Sirius? Non ricordavo davvero niente di quella notte se
non qualche immagine sfocata che non mi spiegava assolutamente le
parole del padrino di Harry.
E poi aveva
scritto
“niente di grave”, quindi non avevamo
involontariamente
fatto quello a cui avrei pensato come prima cosa.
“Ciuffetta?
Ma da dove
l’ha tirato fuori questo soprannome?” mi chiesi
nella mia
testa, mentre passeggiavo nervosamente per il dormitorio silenzioso.
Camminando
camminando,
incespicai in qualcosa appoggiato per terra e finii con il naso a pochi
centimetri dal muro. Tirai un sospiro di sollievo, avevo rischiato di
rompermelo e ritrovarmelo della lunghezza di quello di nonno Albus.
- Ma chi diamine
ha lasciato la roba in mezzo alla camera? - borbottai tra me e me.
Notai che avevo
fatto un volo su una specie di cestino di vimini nel quale
c’era un cuscino rosa e un biglietto.
Doveva essere un
vizio,
allora. Ma perché la gente non mi diceva le cose a voce al
posto
di scriverle su pezzi di carta e crearmi tutti quei dubbi in testa?
Piccolo
regalo da parte
di Blaise. L’ho affidato a mia cugina Phoebe, che rimane a
Hogwarts per le vacanze, e le ho detto di portarlo nel nostro
dormitorio senza farsi vedere.
In pratica le ho
fatto infrangere la legge, povera piccola. ^.^
Spero che ne sia
valsa la pena, a presto!
Mi aveva
regalato un… cestino di vimini? Regalo alquanto originale,
senza dubbio.
Mi
strappò un sorriso, solo lui era capace di farmi scherzetti
del genere.
- Miao!
–
No, un attimo.
C’era qualcosa che non andava, il mio cestino non poteva
miagolare.
- Chi
è stato? – chiesi, guardandomi in giro con aria
circospetta.
- Miao!
–
Abbassai lo
sguardo, sentendo
qualcosa di peloso strusciarsi contro le mie caviglie. Un delizioso
micetto con il pelo che racchiudeva le più disparate
sfumature
di grigio puntò i suoi occhi color tempesta verso la
sottoscritta.
- Miao!
–
- Ah, devi
essere tu il
regalo di quel dispettoso di Blaze… - mormorai abbassandomi
per
accarezzarlo – chissà quanto tempo hai passato qui
senza
mangiare… starai morendo, in pratica… -
Ma poi notai una
ciotola
piena di croccantini nascosta sotto il mio letto e dovetti ammettere
che il mio amico aveva davvero pensato a tutto.
- Lauren!
– mi raggiunse la voce urlante di Harry – Dovremmo
scendere per mangiare! –
- Arrivo!
– gridai a mia volta, mettendo a posto la pietra e la lettera
di Sirius.
Decisi che non
me ne sarai
preoccupata fino a quando non sarebbe stato il momento, quindi fino a
quando non avrei rivisto Sirius.
E, guardando
bene da chi ero
ricercata, non ero nemmeno tanto sicura che avrei avuto
l’opportunità di concedergli un ultimo saluto.
Il pomeriggio
era passato
tranquillo, infatti quando andai dopo cena nell’ufficio di
mio
nonno mi sentivo pervasa da una strana calma elettrizzante.
Era forse colpa
della mia vita che in quelle ultime ore era sembrata troppo normale per
le mie abitudini?
Tutto era
così calmo e
ordinario che credevo di incontrare un Mangiamorte in corridoio da un
momento all’altro, giusto per rendere quel giorno di Natale
meno
scialbo.
Ma arrivai
incolume nella stanza circolare e venni accolta da un quieto tubare di
Fanny.
- Buon Natale,
Lauren –
mi disse mio nonno con un tenue sorriso – e perdonami per
ieri
sera, ma davvero non me la sentivo di lasciare da soli gli altri
studenti –
- Figurati, sono
solo tua nipote – risposi piattamente.
- Lauren, mi
dispiace… davvero tanto… -
Gli credetti,
anche
perché non farlo sarebbe stato impossibile. Mi accomodai
davanti
a lui, come sempre, torturandomi le ciocche di capelli che mi cadevano
scomposte sulle spalle.
- Voldemort
è qui in giro… - esordì lui con
serietà.
- Come fai a
saperlo? –
- Scrimgeour ha
comunicato
pochi minuti fa il vostro ritorno ad Hogwarts, probabilmente i
Mangiamorte stanno perquisendo in lungo e in largo i confini di
Hogsmeade… -
- Possono
entrare a Hogsmeade? –
- No, ho
escogitato un modo
per impedire a loro di penetrare all’interno della barriera
magica, ma non so per quanto durerà prima che il loro capo
riesca a trovare un contro incantesimo… -
Ci guardammo
dritti negli occhi, azzurro cielo su marrone terra, per qualche secondo.
-
Perché stanno cercando me, nonno? –
- Credevo che
Narcissa avesse avanzato un’ipotesi al proposito…
- osservò lui con un filo di ironia.
Abbassai lo
sguardo
imbarazzata. Probabilmente aveva scoperto tutto quello che la madre di
Draco mi aveva detto a proposito dei miei ipotetici padri.
E pensare che
era successo solo quella mattina.
Non ci avevo
pensato per l’intera giornata, da quando ero uscita da quella
stanza.
- Tu sai chi
è mio padre, nonno? –
- Esattamente
come Narcissa ha fatto, posso solo supporre… -
- Tu la pensi
come lei o hai altri eletti? –
- Oh, ci sono
molti sospetti,
Lauren… - confessò con leggerezza -
…diciamo che
tua madre, mia figlia, è stata molto amata… in
tutti i
sensi… -
- Cosa vorresti
dire? –
- Come hai
potuto vedere, era molto carina in gioventù… -
- Come ho potuto
vedere?!
– lo interruppi, alzando un sopracciglio.
- Ma certo, il
tuo regalo di Natale, Lauren! – rispose lui con tono di
ovvietà.
Mi ricordai
all’improvviso del pacchettino che tenevo in tasca da una
mezza
vita. Non lo avevo ancora aperto, era quello che mi ero portata avanti
e indietro da poco dopo la colazione di quella mattina.
- Non
l’ho ancora aperto, nonno… -
Dalla carta
rossa a stelline dorate estrassi un libricino minuscolo che appoggiai
sulla scrivania.
- Engorgio!
– mormorò allora lui, riportandolo a dimensioni
normali.
Era un album di
fotografie, anche piuttosto alto. Sotto lo sguardo di mio nonno lo
presi in mano.
La prima foto
ritraeva il
volto sorridente di una bellissima ragazza che doveva avere
più
o meno la mia età. Aveva la pelle chiarissima, alcune
leggere
lentiggini sulle guancie, gli occhi color nocciola, i capelli rosso
ramato e delle carnose labbra rosse.
Tutto questo su
una persona
comune probabilmente avrebbe stonato, ma non su di lei. Sembrava che
quelle parti si mischiassero in un’armonia segreta che
rendeva
impossibile trovare un difetto in quel viso. Attribuii quella fortuna
al sangue di Veela che scorreva nelle vene di mia madre.
- Credo di aver
preso da mio
padre… - scherzai con autoironia, continuando a sfogliare le
foto e vedendo che era meravigliosa anche nelle linee del corpo.
- Non essere
sciocca, Lauren – replicò mio nonno con
severità.
Lui credeva che
io fossi
amata dai ragazzi come lo era mia madre? Non era così,
probabilmente il sangue di Veela non era arrivato nemmeno in una minima
percentuale nel mio corpo.
- Se
l’avessi saputo
prima, avrei potuto mostrare queste foto a Narcissa… me le
aveva
chieste… - commentai sovrappensiero.
- Allora era
quello il motivo per cui insistevi tanto? –
Chiusi
l’album,
tenendolo in grembo. Mi sentivo leggermente colpevole per aver tenuto
nascoste a mio nonno alcune delle mie intenzioni.
- Anche, ma
volevo davvero avere qualcosa che mi mostrasse almeno uno dei miei
genitori… -
Gli occhi
celesti sembrarono perdonarmi, mentre il loro proprietario si
alzò in piedi.
- Sai, Lauren,
potrei dirti
anch’io una sfilza di nomi di possibili candidati…
ma a
cosa servirebbe? Solo tua madre sapeva la verità e
l’ha
portata via con sé… -
- Naturalmente
anche mio padre sa la verità – osservai io con
insistenza.
- Ma se non si
è scomodato a venire a cercarti per diciassette anni,
perché dovrebbe farlo ora? –
Non aveva tutti
i torti, in effetti.
-
Perché mi hai chiamata qui? –
Non vedevo
l’ora di
andarmene da lì. Volevo riflettere sulla storia dei
diciassette
anni di silenzio, collegandola al biglietto scritto da Lucius Malfoy
che mi era stato mandato.
- Per ricordarti
che non devi
uscire dai confini di Hogwarts, nemmeno per vie trasverse come i
passaggi segreti, e che devi tenere gli occhi più aperti del
solito… va bene? –
Feci spallucce,
l’avrei fatto anche se non me l’avesse detto.
- E quando tutti
gli altri
studenti torneranno, ti prego di prestare attenzione ai rapporti che
intraprenderai con alcuni… sai chi intendo, vero? Anche se
Harry
e Draco non sanno chi li ha aggrediti, noi continuiamo a sospettare di
lui.. –
- Daniel Dwight?
–
-
Esattamente…
per quanto mi faccia male l’idea di tenere sotto stretto
controllo un mio studente, penso che ormai sia necessario… -
- Guarda che
è stato
tutta la sera con Astoria – gli feci notare, senza capire
perché mi divertissi a difenderlo.
- Questo
è quello che
sostiene Rita Skeeter… diciamo che non
c’è da farci
affidamento! – disse mio nonno, sfoderando un sorriso
divertito.
- Posso andare,
allora? –
- Solo
un’altra
cosa… - riprese all’improvviso, quando avevo
già la
mano appoggiata alla maniglia – stai attenta anche a Draco e
Harry, se noti dei cambiamenti repentini di comportamento riferiscilo
subito a Severus perché potrebbe dipendere
dall’evoluzione
della Maledizione –
Annuii con aria
annoiata, di certo non mi sarei messa a psicanalizzare i miei amici.
Tornai nel
dormitorio con calma, gustandomi ogni singolo secondo di buio e
silenzio che pervadevano i corridoi della scuola.
Di nuovo pensai
che un
Mangiamorte avrebbe potuto colpirmi, rapirmi, magari anche uccidermi in
qualsiasi momento mentre passeggiavo così ingenua e inerme
per quelle mura in completa solitudine.
Ma non successe
niente di tutto questo, per fortuna.
Almeno per quella sera.
Note
dell'autrice
Buon pomeriggio! Scampo
per qualche minuto ai compiti di spagnolo (che oggi sono
particolarmante noiosi) per postare questo capitolo, ormai vecchio di
qualche giorno. Quasi ammuffito, quindi.
Spero che possa
raccogliere più consensi del precedente, che oggettivamente
parlando non era altro che un tipico capitolo di transizione.
Quindi, dopo questa
breve introduzione, vi lascio per rispondere alle recensioni.
No, solo un attimo
ancora... allego qui sotto il link per una foto della madre di Lauren.
Chi ne avesse voglia potrà finalmente farsi un'idea della
persona che ha dato la vita a chi tanto ci sta facendo dannare ^^
Suzanne Silente
DarkViolet92: eccolo
qui, è arrivato! Ho risposto alle tue domande? Se hai altri
dubbi, non esitare a farmelo sapere!
Valery_Ivanov:
non ho aspettato molto come al solito a rispondere alla tua domanda, il
dono di Sirius è stata scoperto piuttosto rapidamente. Posso
liberamente sostenere che Lucius Malfoy è escluso dalla
lista dei papabili padri di Lauren, quindi puoi stare tranquilla... ma
questo non garantisce una love story con Draco! xD Ah, spero anche che
il tuo mal di testa se ne sia andato e che sia riuscita a dormire ^^
|
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Capitolo 41 *** Prede del pericolo ***
Arrivati al Capitolo 41, mi sembra
doveroso rivolgere un ringraziamento di cuore a tutti i miei
sostenitori che hanno aggiunto questa storia tra le Preferite:
1
- ahlys07
2
- alice brendon cullen
3
- ArtemisLover
4
- aXce
5
- BlackFra92
6
- DarkViolet92
7
- Elly Chan
8
- gegge_cullenina
9
- gemlye
10
- giada2000
11
- Gin_ookami97
12
- kiri_chan
13
- La principessa mezzosangue
14
- maricuccia
15
- Meirouya
16
- nana97
17
- natalia
18
- Potter92
19
- ragazzapompom
20
- Roxy
21
- ryry
22
- sebadas
23
- Sheilin
24
- snape87
25
- Stabuck
26
- sweet_cullen
27
- Valery_Ivanov
28
- yOleBaia
29
- Yvaine0
30
- zanna
31
- _NeMeSiS_
E
tra le Seguite:
1
- AdelinaBlaBla
2
- Aleteia
3
- alida
4
- Atari
5
- aXce
6
- Badabubu
7
- BlackFra92
8
- cielo_stellato
9
- CiOccia
10
- Danielle_Lady of Blue Roses
11
- fio90
12
- giovy39
13
- ila_sabaku
14
- karem
15
- kiri_chan
16
- Lady of the sea
17
- Luciana Menditegui
18
- Lukk
19
- mistero
20
- MokaAkashiya
21
- Nerida R Black
22
- Piccola Vero
23
- Rebecca Lupin
24
- rorothejoy
25
- Saske
26
- seall
27
- sefoev
28
- Serpeverde_Slytherin
29
- snapEly
30
- spikina
31
- Stabuck
32
- Ste14
33
- Verelia
34
- _Bonnie_
35
- _Christine_
36
- _NeMeSiS_
Era finalmente giunta la mattina del 31 dicembre.
Come era ormai d’abitudine, ero seduta sul divano stretta tra
Draco e Harry, in un vano tentativo di scaldarci a vicenda.
Stavamo discutendo da ore sul perché Hogwarts fosse
così
mortalmente noiosa in quel periodo e quasi ci aveva sfiorato
l’idea di andare a supplicare i professori di riempirci di
compiti o di farci lezione.
Quasi. Ma
rinsavimmo in tempo.
- E pensare che avrei potuto essere a Grimmauld Place a mangiare
cioccolato con Sirius… o alla Tana a gustare le torte della
signora Weasley… - sospirò sconsolato Harry,
facendo
svolazzare una ciocca dei miei capelli.
- Perché, saresti ancora il benvenuto alla Tana? –
commentò Draco sarcasticamente.
- Non vedo perché non dovrebbe – replicai io
– in
fondo è ancora il migliore amico di Ronald… o no,
Harry? -
- Lo pensavo anch’io, ma Ron ha finto di avermi perdonato
solo
per far felice Hermione… quando invece vorrebbe scuoiarmi
vivo
perché ho lasciato sua sorella! –
- Dì le cose come stanno, Potter – lo
rimbeccò Malfoy – perché hai fatto le corna a sua
sorella –
- Come preferisci – mormorò l’altro con
voce cupa
– in ogni caso non sopportavo più Ginny, lui non
può decidere per la mia vita! –
- Ben detto, Harry – dissi io con tono di approvazione
– invece con Elly va tutto bene? –
- Diciamo che non posso sentirla dato che per queste vacanze
è
andata in Cina con i suoi e per Edvige sarebbe troppo stancante volare
fino a lì e poi tornare indietro –
- Direi, eh! – osservò di nuovo Draco con sarcasmo.
Cadde il silenzio. Il leggero scoppiettare del fuoco e alcuni passi al
di fuori del ritratto erano gli unici rumori che spezzavano la quiete.
- Credete che debba andare, stasera? – sussurrai
all’improvviso, non riuscendo più a trattenere
dentro di
me il dubbio che continuava a divorarmi.
- Intendi accettare l’invito di mio padre? Sarebbe piuttosto
da suicida… -
- Già… non hai tutti i torti… -
- E naturalmente sarebbe problematico andare senza farsi beccare da
qualche professore… senza considerare che rischieremmo la
pelle!
– commentò Harry.
- Rischieremmo?
– ripetei io confusa.
- Certo! Io verrei con te, mi sembra ovvio! –
esclamò con decisione lui.
Anche Draco annuì impercettibilmente, accarezzando
sovrappensiero la mia gamba.
- Beh, tanto non andrò… sarebbe stupido
farlo… -
risposi con un sorriso tenue – anche perché non
voglio
avervi sulla coscienza! –
Un attimo in cui tutto tacque. Poi, fulmineamente, i due che erano ai
miei fianchi si alzarono dal divano e iniziarono a fissarmi in
posizione d’attacco e con sguardi pieni di rabbia.
- Ma sei scema? Devi
andare! Devi scoprire l’identità di tuo padre, non
capisci? – ringhiò Draco.
- Come puoi anche solo pensare di rifiutare
un’opportunità simile? Saresti una vera idiota! –
gli fece eco Harry.
Li guardai sbalordita: ma cosa gli era preso?
Poi riconquistai il mio controllo e li squadrai con un leggero
inarcamento delle sopracciglia.
- Ma voi avete appena detto che sarebbe pericoloso… -
osservai con cautela.
- Io non ho detto niente del genere! – sbottò
violentemente Potter.
Lo fissai a lungo, cercando di capire se mi stesse prendendo in giro o
se fosse solamente impazzito.
Propendevo per la seconda.
- Harry, non è che vuoi andare in infermeria? Mi sembri un
po’ stressato… -
- Non dire cazzate! Sei tu che non capisci, se ti ha detto di andare a
Hogsmeade stasera lo devi fare senza discutere, hai capito? –
mi
aggredì Draco, puntandomi il dito addosso.
Mi spaventai davvero tanto, percepivo pura cattiveria nel suo sguardo
grigio.
- Siete sicuri di stare bene? – pigolai, deglutendo a fatica.
Possibile che non arrivasse nessuno nei momenti di bisogno?
- Certo che sì! – replicò Harry con
tono aggressivo
– E staremmo anche meglio se tu ci promettessi che stasera
verrai
con noi a quel maledetto appuntamento con Lucius Malfoy! –
Rimasi estremamente spiazzata, ma mi ritrovai ad annuire docilmente.
Non avevo alcuna intenzione di farli andare più in bestia di
quanto non fossero già.
- Lo farò, basta che state calmi -
- Brava – mormorò allora Malfoy, risedendosi
tranquillamente vicino a me come se non fosse accaduto niente di strano.
“Cosa aveva detto nonno Albus, Lauren? Stai attenta ai
cambiamenti repentini di umore?” mi ricordai nella mente,
lanciando occhiate alternate tra quei due.
- Vedrai, Lauren, sarà utile per toglierti decine di domande
dalla testa, andrà tutto bene – disse Harry con un
sorriso
rassicurante.
Bastò quello per dissolvere tutti i miei dubbi.
Avevano assunto quell’atteggiamento aggressivo solo per farmi
capire che in fondo anch’io volevo scoprire cosa avesse da
dirmi
Lucius Malfoy.
E poi, con loro due, sarei stata al sicuro.
Eravamo la nipote di Silente, il figlio del Mangiamorte Capo e il
Prescelto.
Cosa avrebbe potuto farci una schiera di seguaci di Voldemort assetati
di sangue?
Ok, a posteriori ammetto che il ragionamento faceva decine di pieghe.
Ma in quel momento volevo solo compiacere i due amici che mi erano
rimasti e dare la vita per un solo nome, quello di mio padre.
Il cenone per l’ultimo dell’anno si stava svolgendo
in modo piuttosto tranquillo.
Eravamo tutti accomodati attorno ad un tavolo circolare, alternati un
po’ tra studenti e professori superstiti. Ad esempio, io mi
trovavo tra mio nonno e Piton.
La mia proverbiale fortuna, no?
Draco e Harry mi lanciarono l’occhiata che avevamo deciso
avrebbe
dato inizio al nostro piano di allontanamento dalla festa.
Sempre che quel mortorio si potesse definire festa.
- E così gli dissi… Everard, ma non hai mai visto
una
vera gallina? Una gallina, dico io! – concluse mio nonno
ridacchiando, tentando per l’ennesima volta di strappare un
cenno
di allegria a Piton.
Tentativi vani, ma lui sembrava aver preso a cuore quella missione.
- Nonno, non mi sento bene… - mormorai, pensando a qualcosa
di
disgustoso per simulare anche un tipico colorito verdastro sul mio viso.
- Hai mangiato troppo? – mi resse subito il gioco Harry.
- Credo di sì… o forse è colpa del
vino, non sono
molto abituata… - sussurrai flebilmente, ma in modo da farmi
sentire senza problemi da tutto il tavolo.
- Purtroppo Poppy mi ha chiesto il giorno libero proprio oggi!
– commentò mio nonno con aria dispiaciuta.
“Che dispiacere, davvero!” dissi nella mia testa
con sarcasmo.
- Non ti preoccupare, andrò in dormitorio a riposare
– risposi con un pizzico di vittimismo.
- Trascorrerai da sola gli ultimi minuti dell’anno?
–
osservò come da piano Draco – Ma che tristezza!
Signor
Preside, non posso andare con lei in modo che abbia compagnia?
–
- Ma certo, Draco – rispose l’interpellato, senza
nascondere quanto fosse sorpreso.
Piton aggrottò le sopracciglia con sospetto, i professori
iniziarono a scambiarsi sguardi eloquenti, gli altri studenti
sembrarono non trovarci niente di strano. Sapevano benissimo che io e
Draco eravamo in ottimi rapporti e naturalmente non pensavano neanche
lontanamente che qualcuno potesse avere il coraggio di mentire a mio
nonno.
Tantomeno la sottoscritta.
Mi alzai in piedi e, seguendo alla lettera il copione, caddi svenuta
come un sacco di patate sfiorando il tavolo con la testa.
Alla faccia dell’attrice, avrebbero dovuto darmi il premio
Oscar!
Tutti si alzarono simultaneamente, preoccupati per le mie condizioni.
Dopo qualche minuto di trambusto, mio nonno sembrò lasciarsi
convincere da Harry e Draco che si erano proposti come volontari per
portarmi in dormitorio e sorvegliarmi.
Era andato tutto troppo liscio per i miei gusti, ma per una volta
decisi di non lamentarmi.
Sentii Draco prendermi in braccio senza fatica e portarmi su per le
scale, mentre Harry fingeva di essere d’aiuto.
Una volta lontani dalla Sala Grande, il mio migliore amico mi mise per
terra e io gli sorrisi furbescamente. Ce l’avevamo fatta.
- Non è stato poi così difficile –
commentò Harry, pulendosi gli occhiali.
- Strano che nessuno dei professori si sia strenuamente opposto alla
nostra proposta – osservò invece Draco, sembrando
leggermente preoccupato.
- Beh, poco importa! Siete pronti ad uscire da qui? –
Entrambi annuirono, mentre ci dirigevamo verso il passaggio segreto che
avevo utilizzato per andare a Mielandia con Lupin. Avevo scoperto
qualche ora prima che anche il trio delle meraviglie ne era a
conoscenza, ma in quel momento non me ne importava più di
tanto.
- Dissendium! – disse Harry, toccando la gobba della statua
della strega con la punta della bacchetta.
Tutti e tre ci infilammo nel buio del tunnel, Draco richiuse
l’apertura alle nostre spalle. Avanzammo a tentoni, aiutati
solo
dalla luce tenue dei nostri Lumos, fino a quando non arrivammo davanti
alla porta di legno che portava nel negozio vero e proprio.
- E ora come usciamo? – chiese Draco con tono sarcastico.
- Alohomora – mormorai io seccata, prendendo quella sua
domanda come un affronto alla mia intelligenza.
La serratura scattò e rivolsi un sorrisetto intimamente
soddisfatto a Malfoy, seguito da una dovuta linguaccia. Non poteva
credermi così sciocca e sprovveduta.
Harry fece lo stesso per la porta di entrata del negozio e finalmente
uscimmo nella gelida aria di fine dicembre, stringendoci nei nostri
maglioni.
- Cazzo, potevamo portarci dei cappotti! – sibilò
Draco, iniziando a tremare per il freddo.
- Non avevamo tempo di risalire in dormitorio, ci scommetto quello che
vuoi che ci stanno già cercando come se fossimo appena evasi
da
Azkaban! –
- Ma figurati… si staranno godendo lo spumante, dato che
mancano pochi minuti alla mezzanotte! –
Controllai l’orologio Babbano che avevo al polso, segnava
esattamente mezzanotte meno cinque.
“Addio 1997, benvenuto 1998” dissi nella mia mente,
mentre
seguivo Draco e Harry nella neve congelata che ricopriva le vie deserte
di Hogsmeade.
Non c’era anima viva, esattamente come la sera in cui ero
andata a Grimmauld Place.
Questo mi inquietò molto, ma non volevo fare la figura della
pusillanime davanti ai miei compagni di avventura. E prima di tutto non
volevo portarmi sfortuna da sola.
- Silente, muovi il culo! – mi urlò sgarbatamente
Draco,
vedendo che arrancavo a fatica tra le montagne di ghiaccio bianco.
Aumentai il passo, ma dovevo ammettere che il modo in cui mi stava
trattando Draco non mi piaceva per niente.
Potevo capire il nervosismo e tutto, ma perché sfogarsi su
di me?
Nel giro di pochi minuti, mantenendo un’andatura spedita,
arrivammo davanti al Cinderella’s Corner, poco prima della
Testa
di Porco.
Pregai con tutta ma stessa che zio Forth non fosse in casa o che almeno
non ci sentisse.
- Eccoci qui! – urlò allegramente Harry.
- Zitto! –
sibilai allarmata, sperando che non attirasse l’attenzione
proprio di chi temevo.
In effetti vidi una luce accendersi nel pub, ci nascondemmo fugacemente
nel vicoletto vicino al negozio di articoli Babbani. La porta della
Testa di Porco si aprì e la chioma candida di zio Forth
brillò sotto la luce delle stelle.
- C’è nessuno? – borbottò lui
con tono
scocciato, guardandosi cautamente in giro – Sempre in giro a
fare
casino, certa gente! –
E dopo questa frase sentimmo la porta sbattere e un cumulo di neve
precipitare dal tetto dritto sulla strada.
- Complimenti, Potter – mormorò allora Draco
– per
merito tuo quasi ci siamo fatti sgamare da quello sfigato
lì!
–
- Per tua informazione, Malfoy, quello
sfigato lì è mio zio!
–
- Ah, allora dev’essere una qualità di famiglia
– commentò acidamente lui.
Rimasi basita davanti alle sue parole. Come si permetteva di insultarmi
così?
- Draco, stai passando il limite! – lo avvertii, stringendo
le mani a pugni.
Il mio amico (ma potevo ancora definirlo così?) mi
ignorò
bellamente, uscendo dal vicoletto ed esponendosi alla vista della
strada principale. Io e Harry lo seguimmo dopo un attimo di esitazione,
tutti e tre ci mettemmo a fissare il punto in cui ci aspettavamo
sarebbe apparso Lucius Malfoy.
Guardai con ansia la lancetta del mio orologio trascinarsi
faticosamente verso la mezzanotte.
L’ora del giudizio era vicina.
Esattamente nel momento in cui risuonò l'ultimo di dodici
rintocchi, una figura
incappucciata spuntò a dieci metri da noi. Quando si tolse
il
cappuccio, notai una fluente massa di capelli biondi cadere sulle
spalle del Mangiamorte.
- Signorina Silente… - sussurrò Lucius con un
sorrisetto
soddisfatto, lasciando poi scivolare lo sguardo sui miei accompagnatori.
Dopo quella breve analisi, si mise a sezionare i dettagli della mia
persona. Sentii brividi incontrollabili percorrermi la schiena, come se
mi stesse toccando con le sue dita fredde.
Ma erano solo i suoi occhi grigi e penetranti a sfiorare il mio corpo.
- Signor Malfoy… - replicai io, ricambiando
l’occhiata da radiografia istantanea.
Notai un leggero lampo di sorpresa attraversare il suo sguardo, poi ci
fece cenno di avvicinarci.
- No, non funziona così – decretai, raccogliendo
il
coraggio a due mani – parleremo separati dalla barriera di
protezione che non le consente di lanciarci incantesimi o di penetrare
nel territorio di Hogwarts –
- Ragazzina, se vuoi scoprire il nome di tuo padre non puoi patteggiare
– rispose lui con tono freddo.
- Allora arrivederci –
Feci dietrofront con decisione, iniziando a tornare da dove ero venuta,
ma sentii la presa di due braccia forti bloccarmi senza ammettere
replica.
- Cosa state facendo? – sibilai all’indirizzo del
miei due amici.
- Devi andare a parlare con mio padre, devi obbedirgli –
disse Draco con tono piatto.
- Ma sei impazzito? –
- Lui ha ragione – continuò Harry, iniziando a
trascinarmi
verso il confine che era la nostra unica possibilità di
salvezza.
- Ma siete andati tutti e due fuori di zucca? – strillai,
cercando di attirare l’attenzione di zio Forth per farlo
accorrere di nuovo in mio aiuto – Cosa vi prende? Lui
è
Lucius Malfoy, avete
presente? –
I due continuarono imperterriti a forzarmi nell’avanzata
verso il
confine, lanciai un urlo per disperazione e tempestivamente venni
colpita da un “Silencio” di Harry.
Ma cosa stava succedendo? Erano per caso sotto Imperius?
Attraversai la linea di protezione nello stesso istante in cui la porta
della Testa di Porco si spalancò, facendo uscire alla
scoperto
zio Forth.
Purtroppo era senza occhiali e senza bacchetta, non fu difficile per
Draco colpirlo con uno Schiantesimo in pieno petto.
Lucius Malfoy mi legò con la magia e poi mi
strappò dalle mani di Harry, iniziando a sogghignare
soddisfatto.
Mi sentivo profondamente tradita e non capivo come avesse potuto
succedere una cosa del genere.
Dal buio della notte, solcata da alcuni fuochi artificiali di una
vicina città Babbana, apparvero altri tre Mangiamorte
incappucciati.
- Ah, il Signore Oscuro ne sarà entusiasta! Ottimo inizio
d’anno, davvero! – commentò una voce
profonda.
- McNair, stai zitto! Incarceramus! – urlò una
voce femminile decisamente acuta, diretta verso Harry e Draco.
Qualcosa non mi tornava. Quei due traditori non erano i loro complici?
- Bella, ma sei impazzita? – sibilò Lucius,
fulminando sua cognata con un’occhiataccia.
- Quei due non staranno ancora per molto sotto la Maledizione, ora che
hanno punito la loro Hostem – spiegò allora la
terza e
ultima voce – ha fatto bene a imprigionarli –
Finalmente i tre sconosciuti si tolsero i cappucci, rivelando la loro
identità. Non riconobbi i due uomini, ma sulla donna non
avevo
alcun dubbio.
Sentii l’odio ribollire nelle mie vene, mentre mi si
avvicinava con un sorrisetto beffardo.
- La figlia di quella troia di Sabrina Fountain… o dovrei
dire Suzanne Silente? –
- Dovresti darti della troia da sola – replicai io con
acidità, noncurante del pericolo a cui mi stavo esponendo.
- Come osi, sporca Mezzosangue? Cru…! –
- Expelliarmus! – la interruppe Lucius senza motivo.
- Cosa stai facendo, Malfoy? La difendi? –
- Non possiamo rovinarla prima di consegnarla al Signore Oscuro
–
disse Lucius con calma – ma scommetto che quando non ne
avrà più bisogno ne potremo fare quello che
vogliamo
–
Mentre i Mangiamorte battibeccavano tra di loro, squadrai Draco e
Harry. Entrambi avevano terribili sguardi vacui che mi fecero temere
per la loro incolumità.
Se davvero avevano agito sotto ordine della Maledizione,
indipendentemente dalla loro volontà, ero disposta a
perdonarli.
Sempre se fossi uscita viva da quella situazione.
- Cosa stiamo aspettando? – intervenne alla fine la voce
profonda
– Abbiamo tutte e tre le prede più ambite,
dobbiamo
portarle immediatamente al Quartier Generale! –
- Prima ci è stato dato ordine di aspettare Riddle junior,
non
ricordi? – sentenziò Lucius con voce melliflua.
Riddle junior?
Volevano dire che c’era una piccola copia di quel genio del
male?
Ero spacciata, dopo quella scoperta non avevo più la forza
nemmeno per reagire.
- Ah, non lo sapevi, Silente? – mi chiese Bellatrix con voce
stridula – Non sapevi del figlio del Signore Oscuro?
–
Scossi la testa lentamente, chiedendomi se mi stessero prendendo in
giro o se fosse un modo per intraprendere una conversazione in attesa
dell’arrivo di quell’individuo.
Probabilmente era giusta la seconda ipotesi, altrimenti dubito che quei
quattro non sarebbero tornati immediatamente da Voldemort per
consegnarci a lui come sacrifici da immolare.
- Appena tornerà dalla festa di Capodanno, lo
vedrai… e
non ti piacerà! – mi avvertì lei,
facendo seguire
il discorso da una risata diabolica.
La squadrai con un’occhiata sarcastica, se avessi potuto
parlare
le avrei detto di smetterla di sghignazzare e di fare qualcosa per il
mio deretano congelato.
- Sento dei passi – sibilò
all’improvviso Malfoy
senior, puntandomi subito la bacchetta al collo – hai detto a
qualcuno che sareste venuti qui? –
Scossi la testa, non potendo comunicare in altro modo.
- Parla, troietta Mezzosangue! – urlò Bellatrix,
puntandomi addosso anche la sua bacchetta.
- La ragazza è sotto Silencio, Bella – le
ricordò Lucius – Vox! –
- No, non l’ho detto a nessuno – risposi allora con
voce calma e chiara.
Il mio tono controllato suscitò strane occhiate tra i
Mangiamorte, ma quegli stessi sguardi furono costretti a voltarsi verso
la figura che si stava dirigendo lentamente verso di noi sulla strada
principale.
Quando giunse davanti alla porta ancora aperta della Testa di Porco, e
l’ombra fu illuminata dalla luce che ne usciva, vidi anche
gli
altri due Mangiamorte estrarre la bacchetta.
Sorrisi sollevata dentro di me, erano arrivati i rinforzi.
- Cosa ne dite di lasciar stare mia nipote, Draco e Harry e di tornare
da dove siete venuti per iniziare in modo dignitoso il nuovo anno?
– propose mio nonno, come se stesse amabilmente parlando a
degli
amici davanti a una cioccolata calda.
- Scordatelo, vegliardo! – sbottò Bellatrix,
prendendomi
per i capelli con violenza - Questa viene con noi e non puoi
impedircelo! –
- Bellatrix cara, io credo di poterlo fare –
osservò lui, rigirandosi la bacchetta tra le lunghe dita.
- E come, Silente? Con il miracolo
dell’amore? – sghignazzò
l’uomo dalla voce profonda.
- No, McNair, semplicemente duellando con voi quattro –
- Uno contro quattro? – chiese l’altro, sembrando
divertito.
- Quattro contro quattro, Rodolphus. Tu, Lucius, Bellatrix e Walden
contro Lauren, Draco, Harry e il sottoscritto. –
I Mangiamorte scoppiarono a ridere, lanciai un’occhiata
preoccupata a mio nonno.
Possibile che non si rendesse conto che non ci sarebbe stata storia?
- E perché dovremmo farlo? Noi abbiamo già quello
che vogliamo – sussurrò gelidamente Lucius.
- Perché il vostro padrone vuole me, non tre ragazzi
che
potrebbe procurarsi in qualsiasi momento. Se vincerete, oltre a loro
avrete anche me. Altrimenti sarà il contrario. –
Sì, era decisamente impazzito.
Non potevo lasciare che buttasse
tutto alle ortiche solo per uno sciocco tentativo di salvare me.
- Non accettate – dissi io con severità
– sarebbe una sciocchezza! –
- Invece a noi sembra una bella idea, Silente junior, e così
faremo – decretò Lucius, quasi provasse gusto nel
contraddirmi.
Mi liberò dall’incanto che teneva le mie mani
legate,
spingendomi al di là della barriera protettiva, mentre
McNair e
Bellatrix facevano lo stesso con Draco e Harry.
Ci ritrovammo tutti e tre ai piedi di nonno Albus, coperti di neve e
tremanti di paura.
Naturalmente i miei due amici avevano l’espressione di chi si
era appena svegliato da un lungo sonno.
- Ma cosa…? – esordì Draco, rialzandosi
a fatica da terra.
- Siete stati molto gentili, davvero – disse mio nonno ai
Mangiamorte con un sorriso sincero – ma a volte essere
avventati
è una cosa sciocca. Non si farà nessun duello,
considerato che ora i miei tre studenti sono tornati sotto la mia
protezione. –
Non potei fare a meno di trattenere un sorriso a trentadue denti -
battenti tra loro per la temperatura ostile.
L’idea non era
sciocca, ma geniale.
- Sei un imbroglione, Silente! – strillò Bellatrix
fuori
di sé – Dove è finita l’etica
del vegliardo
che gioca correttamente? –
E così dicendo scagliò un fascio di scintille
viola verso
di noi, ma la barriera protettiva le respinse direzionandole verso di
loro. I Mangiamorte si scansarono, evitandole per un soffio.
- Vigliacco che non sei altro! – continuò a
insultarlo McNair – Questi stratagemmi non sono leali!
–
- Perché, è leale attirare dei ragazzi
promettendo cose
che non potete mantenere? – osservò obiettivamente
mio
nonno.
Nessuno rispose, tutti e quattro appoggiarono con espressioni
sofferenti la mano libera sul braccio che teneva la bacchetta.
- Ce la pagherai, Silente! – minacciò Lucius in un
sibilo, prima che sparissero per Smaterializzazione.
Immaginai che Voldemort li avesse richiamati attraverso il Marchio
Nero, tirai un sospiro di sollievo.
- Sei stata davvero sciocca –
La voce severa di mio nonno mi fece rabbrividire, avrei dovuto
immaginare che la felicità per il mio salvataggio non
sarebbe
durata a lungo.
- Innerva – mormorò all’indirizzo di zio
Forth, facendolo risvegliare.
Aiutò Harry, ancora steso nella neve, ad alzarsi in piedi e
fece cenno a me e Draco di entrare nella Testa di Porco.
Obbedimmo riluttanti, sapevamo cosa ci avrebbe aspettati.
“Buon anno, Lauren… e complimenti per
l’ottimo inizio…”
Note
dell'autrice
Buongiorno
a tutti! Questo è stato un capitolo molto sofferto, ma alla
fine è arrivato.
Spero
che il metodo usato da Silente per "salvare" Lauren, Draco e Harry non
sia risultato troppo sciocco. Albus fa la figura del'imbroglione,
quindi OOC in un certo senso, ma considerando la sua
gioventù credo che non fosse poi così incapace di
raggirare le persone.
Ah, mi scuso per il linguaggio a tratti volgare di Draco e Bellatrix .
Dopo
questa breve premessa, ringrazio di cuore tutti coloro che continuano a
seguirmi e chi continua fedelissimo a farmi sentire la sua opinione
capitolo dopo capitolo, facendomi saltellare di felicità
sulla sedia ad ogni nuovo commento! ^^
Qui
sopra, ad inizio capitolo, ho inserito la lista delle persone da
ringraziare che avrei dovuto mettere davanti al capitolo 40 ma che mi
era dimenticata di inserire.
Cos'altro
posso dire? Passo alle mie adorate recensioni ^^
Valery_Ivanov:
felice che il tuo mal di testa sia passato! xD Ma per
niente contenta nel sapere della tua probabile mononucleosi... ti
auguro di riprenderti presto! Il regalo fatto da Lauren a Piton
è una bilancia elettronica... te lo posso dire senza
spoilerare chissà che dato che non sarà poi
così rilevante nell'economia della storia. L'apparizione del
micino di Blaise è stata inserita solo per il mio amore per
i gatti... io li adoro! *.* Grazie per aver commentato!
DarkViolet92:
ed ecco spiegata la famosa frase "almeno per quella sera"... i brividi?
Allora devo dire che la mia reputazione da massacra-personaggi mi
precede, anche se alla fine sono stata buona! xD Grazie per aver
commentato!
Luciana
Menditegui: non sei pazza U_U mi mancavano i tuoi
commenti, credimi! ^^ Sirius ha detto a Lauren di stare tranquilla,
quindi non è il caso di agitarsi ora (anche
perchè penso che quando arriverà il momento in
cui quei due si rivedranno, almeno la metà dei lettori si
sarà dimenticata di questa lettera xD). Come ho
già detto a DarkViolet, la mia reputazione sembra
precedermi... quindi aspettati anche di peggio, d'ora in poi! ^^
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Capitolo 42 *** Tutto torna indietro ***
Seduta davanti a una tazza di insipida cioccolata fumante, il cui
vapore mi appannava fastidiosamente gli occhiali, sospirai frustrata.
Harry e Draco erano stati deportati in infermeria e come al solito io
dovevo occuparmi delle pubbliche relazioni con il caro Preside della
mia scuola.
- Per una cosa del genere dovrei espellerti, lo sai? –
- Lo so, nonno… –
Fissai a lungo il liquido marroncino davanti ai miei occhi.
Poche ore prima avrei potuto temere un’eventuale presenza di
Veritaserum, ma in quel momento era l’ultimo dei miei
problemi.
Non avevo più niente da nascondere.
- Ti rendi conto di aver messo in pericolo due dei tuoi compagni?
–
- Sì, nonno… -
Sentivo il peso di due, anzi tre, vite sulla coscienza. Se lui non
fosse arrivato a sistemare la situazione, se Riddle junior non avesse
tardato, se Lucius Malfoy non si fosse lasciato gabbare, se…
Se anche solo una di quelle cose si fosse verificata, probabilmente in
quel momento non sarei stata lì.
E non ci sarebbero stati nemmeno Draco e Harry.
Forse anche zio Aberforth.
- Posso sapere cosa ti è passato in mente? –
- Loro mi avevano persuasa a … -
- Erano sotto la Maledizione del Sicario! –
- Me ne ero dimenticata… -
- Come hai potuto dimenticarti di una cosa così importante e
pericolosa? –
Già, Lauren Silente. Come hai potuto pensare che il
potere dell’amicizia fosse più forte di un
incantesimo?
Chi ti ha insegnato una tale sciocchezza?
Esattamente la stessa persona che ora ti rimprovera questa
ingenuità.
- Loro sono miei amici! Mi sono fidata di loro! – sbottai,
alzando finalmente lo sguardo.
- L’amore non risolve tutto
–
- Non la pensavi così, qualche mese fa, Albus… -
osservò con tono di scherno mio zio.
Gli sorrisi con gratitudine, felice di avere finalmente al mio fianco
un avvocato degno dell’accusatore.
- Aberforth, è inutile questa tua difesa solo per
contraddire me – rispose con garbo mio nonno –
perché ti ricordo che anche tu hai rischiato la pelle,
questa notte –
- Solo perché non mi sono fatto gli affari miei come avrei
dovuto –
E dopo quella frase, ridacchiò divertito facendomi
l’occhiolino. Nonno Albus sospirò, intrecciando le
dita dopo aver inghiottito un piccolo sorso di Acquaviola.
- Parliamo del perché non vi hanno portati via
subito… -
- Bellatrix ha detto che dovevano aspettare un certo Riddle junior
–
- L’avranno detto per spaventarti, Voldemort non ha figli
– commentò zio Forth con aria saccente.
- Questo non è del tutto certo – lo corresse suo
fratello.
- Ma non è nemmeno certo che sia sbagliato –
Allontanai con la mano la tazza di cioccolata, l’odore
dolciastro mi stava dando la nausea.
Vidi che fuori dalle finestre sporche della Testa di Porco era spuntata
la tenue luce dell’alba.
- Per quanto sia improbabile che questo Riddle junior esista, e per
quanto sia quasi impossibile che sia in età da Hogwarts,
saremo costretti a sottoporre le bacchette di tutti gli studenti al
Prior Incantatio, subito dopo il rientro… -
mormorò nonno Albus sovrappensiero.
- E perché mai? –
- Lauren, se questo ragazzo è nella nostra scuola non
avrà certamente esitato a lanciare la Maledizione del
Sicario contro Harry e Draco la sera del Ballo –
- A me sembra una scemata… - osservai con tono secco.
- Ma è una possibilità… - rispose lui
alzandosi in piedi e facendomi cenno di imitarlo.
- Ve ne andate? – chiese zio Forth lanciandomi
un’occhiata dispiaciuta.
- Devo comunicare ai miei colleghi questa decisione, prenderne delle
altre e mettere a letto questa signorina… - disse mio nonno,
indicandomi con un leggero movimento della testa – ma se vuoi
compagnia, puoi venire con noi! –
- No, no, andate pure… -
Nonno Albus aprì la porta della locanda e lo seguii
riluttante nella fredda aria mattutina.
Come inizio dell’anno, avevo molto di cui lamentarmi.
Una settimana più tardi, Hogwarts si popolò
all’improvviso.
Tutti gli altri studenti erano tornati dalle vacanze di Natale e il
vociare nella Sala Grande sembrava più alto e fastidioso di
quello dell’anno precedente.
Non potei fare a meno di notare come anche i posti alla tavolata
fossero cambiati in modo impressionante.
Daniel non era più vicino a Daphne, ma sembrava aver
riconquistato la simpatia di buona parte del nostro gruppetto, esclusi
naturalmente me e Malfoy. La Greengrass lo fissava con sguardo
indecifrabile.
Harry si era ormai rassegnato a stare in compagnia mia e di Draco, dato
che i suoi due “migliori amici” lo avevano salutato
con toni gelidi e scostanti. Probabilmente questo era dovuto al
comportamento che aveva avuto nei confronti di Ginevra, anche se
credevo fosse una regola valida solo per Ronald e non per Hermione.
Blaise, al contrario, sembrava voler stare distante da me e Draco per
qualche motivo non identificato. Lo avevamo accolto come sempre,
fingendo di non aver avuto modo di leggere il biglietto che mi aveva
spedito a Grimmauld Place, ma si era comunque posizionato tra Neville e
Anthony evitandoci accuratamente.
Speravo di poter chiarire quella situazione prima dell’inizio
delle lezioni, che era stato previsto per il giorno seguente.
- Buongiorno e bentornati a tutti! – esordì nonno
Albus, una volta ottenuto il silenzio – Spero che abbiate
passato in modo gradevole le vostre vacanze e che siate pronti per
ricominciare a studiare con entusiasmo e volontà! –
Numerosi borbottii scontenti si levarono da tutti i tavoli, vidi i
professori sorridere leggermente.
- Ma come sempre, dopo un lungo periodo di pausa scolastica, vi
aspettano le comunicazioni di servizio… e allora iniziamo!
– continuò lui, cercando di dare un tono allegro
alla sgradita notizia che immaginavo stesse per dare – Prima
di tutto, questo pomeriggio siete tutti convocati qui in Sala Grande
per prendere parte a una misura di sicurezza che garantirà
l’assenza di altri attentati come quello accaduto durante il
Ballo di Natale qui a scuola! –
- Che genere di misure di sicurezza? - chiese immediatamente
un Serpeverde del quinto anno, scattando in piedi.
- Non possiamo anticiparvi nulla… in ogni caso non ne
andrà della vostra incolumità, signor Haddon!
– rispose mio nonno con un leggero sorriso.
Si levarono numerosi brusii, ma tutti tacquero nel sentire il familiare
tintinnare della bacchetta sul calice di cristallo.
- Per quanto riguarda invece le cose più leggere, abbiamo
tenuto conto delle votazioni che avete fatto prima delle vacanze per
decidere se mantenere la riforma delle Case o tornare al vecchio
sistema… ne è derivata una leggera maggioranza
con tendenza riformatrice, quindi resterete come siete disposti ora
–
continuò mio nonno, lanciandomi poi un’occhiata
– tranne naturalmente quando giocherete le partite di
Quidditch! Lascio la parola a Madama Bumb… -
La professoressa si alzò, assumendo una posa rigida.
- La prima partita della stagione sarà giocata tra
Serpeverde e Corvonero. Seguiranno Grifondoro/Tassorosso,
Corvonero/Grifondoro e Tassorosso/Serpeverde. Le ultime due saranno,
come di consueto, Tassorosso/Corvonero e Serpeverde/Grifondoro.
–
- Preparatevi alla morte, Potter – sibilò Draco
con tono competitivo.
- Scordatelo, Malfoy – mormorò Harry di rimando.
- Dopo questa comunicazione vi ricordo l’obbligo di
presentarvi qui questo pomeriggio e vi auguro una buona continuazione
di anno scolastico! –
Tutti ripresero a parlottare, l’argomento più
gettonato sembrava il Quidditch.
- Pronta per la prova del nove, Silente? – mi
stuzzicò allora Draco.
- Se non troverai un degno sostituto, sì – risposi
con un nodo allo stomaco.
- Ma smettila… se sei riuscita a parare le Pluffe rapide di
Blaise, non c’è bisogno di un sostituto!
–
- E in caso volessi mollare loro, ti prenderei io al posto di
Ginny… - commentò amaramente Harry, voltandosi
verso il tavolo del Quinto e Sesto anno giusto in tempo per vedere la
rossa baciare un suo coetaneo Corvonero.
- Non ti sei perso niente, Potter – intervenne Anthony con
aria da saggio.
- Speriamo almeno che con Eleanor vada meglio… ah,
buongiorno professor Lupin! –
Remus si era strategicamente messo alle mie spalle, impendendomi una
fuga rapida come mi premuravo di fare da una settimana ogni volta che
lo vedevo.
- Signorina Silente, noi due dovremmo parlare… questo
pomeriggio nel mio ufficio? -
Attendevo da giorni quel momento. Probabilmente avrebbe voluto sapere
il contenuto del regalo di Sirius e il perché di tutto
quello.
- Devo presentarmi qui in Sala Grande per le misure di sicurezza, ha
sentito il Preside… -
- Ho già parlato con il Preside e ne sei esonerata
ufficialmente –
Lanciai uno sguardo a Draco in cerca di appoggio, ma poi mi ricordai
che mi ero ben guardata dal raccontargli del biglietto di suo cugino
Sirius.
Sentii gli occhi di Blaise pesare interrogativi su di me, seguiti poi
da tutti quelli della tavolata. Stavo attirando troppa attenzione per i
miei gusti.
- Allora come desidera, professore… -
Lupin si allontanò senza dire un’altra parola.
- Ma cosa voleva da te? – bofonchiò Draco,
infilzando un pezzo di carne con aria irritata.
- Non ne ho idea… - mentii rapidamente, sfuggendo lo sguardo
penetrante di Blaise - … non ne ho davvero idea –
Mentre tutta la scuola era in fermento per il controllo magico a cui
sarebbe stata sottoposta – altrimenti detto “Prior
Incantatio” – io mi diressi con la voglia sotto i
piedi verso la tana del licantropo.
La porta era aperta e naturalmente non mi presi il disturbo di bussare.
Però uno gnomo dall’aria arcigna appoggiato sul
mobile d’entrata iniziò a scuotere le sbarre della
gabbia dov’era rinchiuso, facendo comunque accorgere Lupin
della mia presenza.
- Buongiorno, Lauren… -
- Vuole sapere del pacchetto di Sirius, vero? – domandai a
bruciapelo, decisa a togliermi il prima possibile quel peso dalla mente.
Lo vidi sgranare gli occhi sorpreso e poi sorridermi con gentilezza.
- Certo che no, so benissimo perché Sirius ti ha dato quella
pietra – mi confessò lui, allargando il sorriso
quando vide che mi aveva presa in contropiede – come so che
è una pietra? Ti avrà ben detto che era un patto
tra noi due… -
Annuii lentamente, sperando di potergli carpire qualche informazione a
proposito.
- Ma conoscendo Sirius non ti avrà spiegato qual era il
patto, quindi temo che dovrai attendere per scoprirlo dalle sue
labbra… -
- Non me lo dirà lei, vero? –
- No, non sarebbe corretto – rispose Lupin, facendomi cenno
di sedermi – e dopo averti tolto questo dubbio, per il quale
probabilmente mi hai accuratamente evitato nell’ultima
settimana, direi che posso cominciare a spiegarti il perché
ti ho chiamata qui –
Mi accomodai compostamente, arrossendo per la calma con cui Lupin mi
trattava nonostante il mio comportamento non fosse stato propriamente
esemplare nei suoi confronti.
- Parlo a nome di tuo nonno... fino a quando non saremo certi al cento
per cento della sua innocenza, devi stare lontana da Daniel Dwight!
–
- Ah, lo farò con piacere! – ribattei seccata
– E per questo mi sembra una richiesta inutile! -
- A scanso di equivoci… - si difese lui.
- Ma sospettate ancora di lui? –
- Fino a quando non avremo operato il Prior Incantatio sulla sua
bacchetta, sì… dopo ci regoleremo di conseguenza!
-
Lo guardai scettica. Mi sembrava una convocazione completamente inutile
se era stata fatta solo per dirmi quelle due cose.
- C’è altro? – lo incalzai impaziente.
- No, puoi andare… ma mi raccomando, obbedisci e non
rivolgergli la parola solo per la tua voglia di trasgredire! - rispose
lui con tono di rimprovero.
Sospirai frustrata e senza dire una parola uscii in corridoio. Appena
svoltai nel corridoio diretto al dormitorio del Settimo anno, mi
ritrovai davanti esattamente Daniel.
Per fare la brava bambina, come desiderato da Remus e nonno Albus,
avevo due possibilità: indietreggiare e cercare un
inesistente percorso alternativo o passargli di fianco facendo
spudoratamente finta di non averlo visto.
- Ciao, Lauren… - mi salutò lui con calma,
annullando la mia seconda possibilità.
- Ciao, Daniel – risposi freddamente, lanciandogli
un’occhiata che avrebbe tramortito un Ippogrifo.
- Devo dire che è una fortuna averti trovata…
devo parlarti, puoi concedermi qualche minuto? –
- Me lo chiedi perché Astoria ti ha mollato? –
chiesi con astio.
- Te lo chiedo perché ho davvero bisogno di parlare con te e
chiarire alcune cose fondamentali, Lauren… per
favore… -
Il suo tono supplicante mi fece pensare. Perché lui voleva
ricominciare a rivolgermi la parola esattamente trenta secondi dopo il
divieto di Lupin che riguardava proprio quello?
- Hai passato il test del Prior Incantatio? – lo interrogai
all’improvviso.
- Ma certo che sì! – rispose lui con tono ferito
– Sospettavi forse di me? -
- Allora suppongo di poterti parlare normalmente, nonostante tu mi
abbia fatto soffrire come un cane – osservai per eludere la
domanda, abbassando poi la voce – e chi se ne frega di
Remus… -
Non so perché feci quello che feci.
Ma lo feci.
Seguii Daniel in giardino, disobbedendo spudoratamente ad ogni
buonsenso.
E ad ogni etica.
E ad ogni limite che mi ero imposta riguardo a quel rapporto destinato
ad essere cestinato senza possibilità di appello.
Note dell'autrice
Buon pomeriggio a tutti!
Guardate un po' chi
è tornato? Il nostro adorato Daniel! (si sentono fischi
adirati in sottofondo xD)
Il prossimo capitolo
sarà Danielcentrico - o quasi - per spiegare i
motivi del ritorno alle origini di questa affascinante bandieruola ^^
Allego qui sotto il link
per chi volesse farsi una mezza idea del nostro caro amico:
Daniel Dwight
So che gli occhi non sono propriamente verde giada, ma non sono
riuscita a trovare di meglio ç.ç
Quindi, se
avete domande da rivolgere a Daniel, non fatevi problemi e
farò in modo di rispondervi nel prossimo capitolo
(ovviamente nel limite del possibile).
Ringrazio infine uchiha91 per
aver aggiunto la storia tra le Seguite, e naturalmente tutti voi che
continuate a seguirmi fedelmente!
Passo alle recensioni
(yeah! ^^), a presto!
DarkViolet92:
basta, ho deciso di darci un taglio con questa atmosfera triste e piena
di presagi di morte (ma a chi voglio farla bere? xD). Chi è
il figlio di Voldemort? Mah, chi lo può sapere... magari
Harry! (quindi puoi anche escluderlo dalla lista, ma non credevo
l'avresti inserito comunque ^^). Grazie per il commento!
Valery_Ivanov:
ah, sono felice di sapere che la pensi come me riguardo alla decisione
di Albus... ed è vero, Lauren ha fatto la figura della
sciocca ingenua, ma nessuno è perfetto! ^^ Un parallelo tra
Lauren ed Harry, non saprei... diciamo che Harry è
fondamentalmente buono, mentre Lauren spesso e volentieri fa le bizze.
Mi piace la definizione "broccola", pensavo di essere l'unica a
paragonare le persone sciocche a tipi di verdura! xD
Magnifico leggere le tue
ipotesi sul figlio di Voldemort (ipotesi che credo cambieranno ad ogni
capitolo, temo ^^) ma ovviamente sono costretta a tenere la bocca
sigillata. Grazie per il commento!
Yvaine0:
è bello risentirti, non ti preoccupare per le recensioni
"arretrate" xD Grazie per i complimenti, ma non sono poi
così geniale (almeno, la mia prof di matematica non la pensa
così ^^) Sul piccolo Riddle junior, non posso fare altro che
restare in sofferto silenzio stampa... non vedo l'ora di potervi
spifferare tutto, una volta arrivata all'ultimo
capitolo! Forth è stato decisivo, davvero (ironia
portami via) mentre la scena dello svenimento è ormai una
costante nei miei racconti mai pubblicati xD Grazie per il commento,
spero che tu riesca a farmi sapere un tuo parere anche su questo! ^^
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Capitolo 43 *** Imprevisti e previsioni ***
Faceva freddo, lo intuivo principalmente dal fatto che ogni mio sospiro
fosse accompagnato da una nuvoletta di vapore bianco.
Tremavo
violentemente, ma probabilmente non dipendeva dalla temperatura.
“Sto
disobbedendo a
Lupin e a mio nonno per puro istinto… per dare fiducia a una
persona che mi ha tradita…”
Camminammo
fianco a fianco
fino a dietro la scuola, per avere la certezza di non essere visti da
nessuno. Iniziai a rimuginare su quanto avrebbe potuto essere
pericolosa quella mia azione, se Daniel si fosse rivelato il misterioso
figlio di Voldemort.
Ma no, non era
possibile. Lui era troppo bello per essere malvagio.
Una vocina nella
mia testa si diede da fare per ricordarmi il suo tradimento.
- Allora,
Lauren… come stai? – esordì Daniel,
appoggiando la schiena al muro di pietra.
Incrociai le
braccia per riscaldarmi le mani, lo guardai con freddezza.
- Bene,
diciamo… e tu? –
- Come uno che
vuole rimediare a una grandissima sciocchezza che ha
commesso… -
- Astoria ti ha
lasciato, eh?
– commentai crudelmente, decisa a fargli tanto male quanto
lui ne
aveva fatto a me negli ultimi due mesi.
Sapevo che aveva
trascorso la
vacanze di Natale da lei, non osavo immaginare cosa avessero potuto
fare nelle ampie stanze fornite di preziosi letti della reggia dei
Greengrass. Da come ce l’aveva descritta Daphne una sera,
c’erano migliaia e migliaia di posti dove nascondersi per
darsi
alla pazza gioia.
- No –
replicò lui con calma – Astoria sembra essere mia
cugina –
Non potei fare a
meno di sgranare gli occhi: allora la storia della famiglia era la
verità!
-
Dici… davvero? – mormorai lentamente, sentendo i
sensi di colpa iniziare a tormentarmi lo stomaco.
- Certamente.
Isabelle
Greengrass, sua madre, è a sua volta la cugina di mia
madre… quindi si può dire che siamo cugini di
secondo o
terzo grado – mi informò con leggerezza
– e questo
significa che i miei sospetti hanno avuto la loro conferma –
- Ma…
perché tua madre non voleva dirtelo? –
- Ha sposato un
Mezzosangue,
è stata cancellata dall’albero genealogico che
impone il
mantenimento della purezza di sangue… -
-
Quindi… tre te e Astoria…? – osai
chiedere dopo un attimo di incertezza.
- Sì,
non
c’è più niente… non potevo
restare con mia
cugina, una ragazza con cui condivido il mio sangue… ma non
ti
ho chiesto di seguirmi per parlarti di questo! – si
interruppe
bruscamente lui – Io voglio chiederti scusa, Lauren, voglio
chiedere scusa al tuo amore per averlo fatto aspettare fino ad
ora… -
Si
staccò dal muro e
avanzò verso di me, io indietreggiai imbarazzata. Vidi il
suo
sguardo passare da una leggera sfumatura verde giada a una marcato
color foglia.
L’espressione
era contrita, gli occhi sprizzavano però di qualcosa simile
a rabbia.
- Lauren,
perché ti allontani? Non… non mi ami
più? –
- Io…
non lo so,
Daniel… - mormorai, senza però avvicinarmi a lui
–
sono confusa, perché non sono solita perdonare con
facilità chi mi ha ferita come hai fatto tu… -
- Hai ragione,
è stata
un’azione ignobile… a buon fine, ma
ignobile… -
sussurrò con tono pentito.
Ci guardammo per
qualche secondo, abbassai per prima lo sguardo.
Mi faceva male
sostenere quel contatto con lui, mi sembrava quasi di fare una
scorrettezza nei confronti di Blaise.
- Sento ancora
qualcosa per te, ma prima devo fare chiarezza con altre
persone… -
- Altre persone?
– ripetè lui suadente, provando di nuovo ad
avvicinarsi a me – Che tipo di altre persone?
–
-
Blaise… e
Draco… - risposi, senza riuscire a decidere se dovessi
lasciarlo
fare o troncare sul nascere quel tentativo di contatto.
Mi accorsi solo
dalle
sopracciglia aggrottate di Daniel di aver aggiunto senza pensarci Draco
alla breve lista. Scossi la testa, ero talmente abituata a vederlo che
lo includevo ormai in tutto.
-
Capisco… - rispose lui, quasi ringhiando - …di
quanto tempo pensi che avrai bisogno? –
- Non lo
so… - sussurrai con sincerità, iniziando a
riflettere con rapidità.
Daniel
Dwight.
Era stato il mio
desiderio
segreto per i primi due mesi di scuola quindi cosa mi spingeva a
rifiutarlo proprio quando era disposto a ritrattare sul nostro rapporto?
Cosa mi rendeva
così ritrosa e impermeabile alle sue avances?
A settembre
avrei fatto carte false per averlo, mentre in quel momento…
- A cosa pensi,
Lauren?
– chiese lui, pericolosamente vicino a me, sfiorandomi la
guancia
con una mano sorprendentemente calda.
- A…
molte cose… - esalai imbarazzata, incatenata dai suoi occhi
verde giada, incapace di muovermi.
- Che tipo
di… cose? –
indagò allora con tono dolce, mettendo l’altra
mano sulla mia schiena.
- Cose
sciocche… da niente… - mentii, pur sapendo che
non ne ero capace.
Mi
regalò un sorriso
luminoso, la mano che stava sulla mia schiena si insinuò
sotto
il maglioncino della mia uniforme mentre le sue labbra si avvicinavano
inesorabili alle mie.
Millimetro per
millimetro.
Sembrò
metterci un’eternità a sfiorarmi, per poi rendermi
partecipe di un bacio passionale.
Quello con
Blaise era stato dolce, leggero, quasi casto.
Quello con
Daniel invece fu
una specie di doppio pagamento, il modo in cui lui si fece perdonare e
io lo perdonai, un assaggio all’inferno, quello che
risvegliò i miei sentimenti assopiti.
Daniel era pericoloso,
l’avevo sempre saputo.
-
Allora… quanto tempo
ti serve, piccola? – sussurrò lui sulle mie
labbra,
tenendo tra le braccia il mio corpo non più tremante.
- Un
mese… -
Mi
guardò contrariato, sfiorò con strategia la pelle
nuda del mio fianco facendomi rabbrividire.
- Non ho
capito… puoi ripetere? –
Avevo la mente
appannata dal desiderio di renderlo felice, di essere quello che lui
avrebbe voluto che io fossi.
Ok, lo ammetto,
in quel momento gli sarei saltata addosso nonostante fossimo in
giardino.
Ma la mia parte
razionale
prevalse. Sapevo che aveva fatto tutto quello solo perché
credeva che fossi succube del suo fascino, sperando che cambiassi idea.
Ma non era
così. Non più, almeno.
- Un mese
– replicai
con tono distaccato, spingendolo lontano da me – e se non ti
sta
bene puoi anche andare a spassartela con qualcuna più
liberale
di me –
- Tu hai
aspettato me, io
aspetterò te… - rispose piattamente, come se il
ragionamento fosse stato logico e perfetto.
- Bene
– mormorai io, risistemandomi la camicia nella gonna
dell’uniforme.
- Bene
– ripetè lui, sorridendo divertito.
- Allora io vado
– lo informai con sguardo torvo – e non dire a
nessuno che ci siamo parlati, ok? –
- Ma certo, mia principessa
– replicò ironicamente, mandandomi un bacio a
soffio.
Arrossendo come
non mai, ritornai rapidamente nel castello.
Quella sera,
nella Sala Comune del dormitorio del Settimo anno, sembrava essersi
scatenato un putiferio.
Tutti parlavano
dello strano
provvedimento preso dai professori per la sicurezza e si lamentavano
per esser stati sottoposti al Prior Incantatio.
Gli unici che
non
progettavano un’insurrezione e non borbottavano a questo
proposito erano la coppietta formata da Ronald e Hermione e il mio
gruppo.
Blaise faceva
finta di essere
interessato a uno di quegli inutili discorsi per non unirsi a noi, e
questo mi fece arrabbiare. Draco mi fissava da lunghi minuti, come per
ricordarmi che a cena avevo promesso che sarei stata io ad andare a
chiedergli cosa avesse contro di noi. Scattai in piedi, attraversai la
stanza e mi piazzai davanti a lui con fare autoritario.
Smisi di
rimuginare sui
rapidi cambiamenti di umore e tono di Daniel – che stava
parlottando con Neville nell’angolo della Sala Comune
– non
appena incontrai lo sguardo del mio migliore amico.
Sempre che lo
fosse ancora, in quella situazione ambigua.
- Blaise,
dobbiamo parlare –
Gli occhi scuri
del mio amico si posarono su di me, tradendo una scintilla di timore.
- Lauren,
potremmo rimandare? –
- No –
ribattei seccamente – è davvero una cosa molto
urgente –
Zabini si
alzò dalla
sua poltrona senza protestare, si diresse docilmente verso la scala che
portava al dormitorio maschile e mi fece segno di seguirlo.
Camminammo in
silenzio fino
alla stanza che condivideva con Draco, Neville e Anthony –
naturalmente deserta. Una volta entrati, chiuse la porta alle nostre
spalle.
- So
di cosa vuoi
parlarmi – mi anticipò lui – e mi spiace
di essere
stato così sfuggente oggi, ma davvero non ho le idee chiare
al
riguardo e cercavo di rimandare il più possibile una
decisione
–
- Non hai le
idee chiare? A
Natale mi hai mandato una lettera sostenendo che non mi ami –
osservai con calma, sedendomi per terra davanti al camino.
Blaise mi
imitò, dopo un sospiro. Iniziò a tormentarsi il
polsino della camicia, come per prendere tempo.
- Infatti
credevo
così… ma allora perché continuo a
pensarti, da
quella sera del Ballo? Perché non riesco ad accettare
l’idea di dover sposare Claire? Perché mi sono
pentito
subito dopo aver affidato quella lettera al gufo di Draco? –
- Non lo so
– risposi
con semplicità – ma devi cercare di scoprirlo
presto,
perché se tu mi ami forse io ti amerò…
ma se non
è così, allora sarò libera di amare
qualcun
altro… -
Blaise mi
puntò addosso due occhi indagatori e sorpresi.
- Qualcun altro?
Chi è? – domandò con una punta di
panico.
Feci spallucce,
non avevo raccontato neanche a Draco della chiacchierata avuta con
Daniel.
- Ah…
immagino sia il
Purosangue che ti avevo detto avrebbe certamente ricambiato il tuo
amore… - sussurrò lui, assumendo
un’espressione
delusa e ferita.
- No, non
è un Purosangue – confessai in un vago tentativo
di consolarlo.
- Ah…
fa lo
stesso… - si affrettò ad aggiungere con aria
indifferente, anche se avrei scommesso di aver visto una scintilla di
sollievo nel suo sguardo.
Restammo per un
po’ in
silenzio, fissando il fuoco. Avrei voluto sfruttare quel tempo per
mettere ordine tra i miei pensieri o per chiarire ulteriormente con
Blaise, ma il mio cervello sembrava essere andato in standby.
- Ah, eccovi!
–
la faccia arrossata di Neville spuntò
all’improvviso dal
corridoio – Lauren, giù c’è
Piton che ti sta
aspettando da minimo dieci minuti… e sembra arrabbiato!
–
Imprecai
sottovoce,
chiedendomi se fosse mi possibile avere un attimo di pace in quel
posto, e mi alzai in piedi. Blaise sembrò non volermi
seguire,
quindi lo lasciai tranquillo tra i suoi pensieri.
Seguii Neville
giù per
la scalinata e notai che non si sentiva più un singolo
brusio:
tutti i presenti in Sala Comune erano come congelati e si limitavano a
scambiarsi sguardi spaventati.
Piton, dal canto
suo, se ne
stava ritto in piedi davanti al quadro della Signora Grassa e scrutava
tutti come se volesse fare un Legilimens generale.
Vidi Draco
lanciarmi
un’occhiata interrogativa, gli feci cenno che avrei
soddisfatto
più tardi la sua curiosità e mi diressi verso il
professore.
- Era ora
– soffiò tra i denti, mentre dava le spalle agli
altri studenti per uscire dalla porta.
- Ero impegnata
– replicai brevemente, seguendolo.
Stranamente non
mi
portò fino nel suo ufficio, si limitò a fermarsi
vicino a
una nicchia posta nel corridoio del quarto piano. Mi strinsi nel
maglioncino della mia uniforme, si moriva dal freddo in quel posto.
- Credo tu abbia
notato senza
troppa fatica la grazia che ti ho concesso evitandoti le ultime due
sedute di punizione all’inizio di questo mese –
mormorò con tono gelido.
- Certo, credo
che
l’evasione di Voldemort abbia scombussolato anche le persone
più rigide – commentai sarcasticamente.
- Non vuol dire
che non le recupereremo – sottolineò allora lui.
- Lo immaginavo
–
Cadde il
silenzio. Sembrava essere un’abitudine, per quella giornata.
- Comunque tuo
nonno mi ha
chiesto di informarti sulla situazione del signor Dwight… -
sputò il nome con decisa disapprovazione -
…è
stato scagionato. Cosa alquanto strana, a mio parere, ma non si accusa
senza prove… -
-
Perché sospettavate e tuttora
sospettate di lui? –
-
Perché era di Durmstrang ed era l’unica persona
capace di eseguire una Maledizione del Sicario… -
- Ma, come vi ho
fatto notare… -
- Silenzio,
signorina Silente
– mi interruppe lui – sappiamo come la pensi. E so
anche
quello che è accaduto tra voi due questo pomeriggio, ma
essendo
magnanimo vedrò di non riferirlo a Remus e Albus –
Arrossii
leggermente, sentendomi scioccamente colpevole.
- Ti avverto
solo che non
potremo tollerare la presenza di un individuo pericoloso qui a
Hogwarts, quindi cerca di non affezionarti troppo a quel ragazzo
–
- Non avete
prove per dimostrare che è stato lui – borbottai
infastidita.
- Le troveremo,
è solo questione di tempo –
Dopo quello, non
avevamo
altro da dirci. Severus mi accompagnò davanti al dormitorio
del
Settimo anno e io entrai nella Sala Comune deserta chiedendomi a cosa
fosse dovuto quell’accanimento nei confronti del povero
Daniel.
Riuscii ad
evitare l’interrogatorio di Draco, dileguandomi rapida nel
dormitorio femminile.
Erano tutti
sospetti infondati, per quanto ne sapevo.
E
l’unica ipotesi
plausibile mi fu suggerita dalla mia mente perversa mentre mi infilavo
sotto le coperte, accarezzando il micino regalatomi da Blaise.
Gelosia.
Temevano che
Daniel potesse diventare importante per me più di quanto lo
fosse ciascuno di loro.
Dormii
malissimo, quella
notte. La mattina seguente, come da copione, aveva previsto tre delle
materie più pesanti dell’intero pacchetto di
Hogwarts.
Difesa contro le
Arti Oscure.
Trasfigurazione.
E, dulcis in
fundo, Pozioni.
- Magnifico
– commentai
ad alta voce, provocando una risatina divertita di Harry –
prima
il licantropo, poi la banshee e infine il vampiro –
Mi riferivo naturalmente a Lupin, McGranitt e Piton.
Ero
seduta vicino al Trio
delle Meraviglie - sì, avevano miracolosamente fatto pace in
una
sola sera - e stavo evitando accuratamente ogni tipo di contatto visivo
o vocale con Draco, Blaise e Daniel. Potevo quasi sentire le loro menti
lavorare febbrilmente nel chiedersi il perché di quel mio
improvviso distacco.
Avevo chiesto ad
Harry di
farmi il grande favore di accogliermi almeno nelle ore dei pasti nel
suo piccolo gruppetto per cercare di distrarmi da tutto quello.
- Ma tu non eri
un’ammiratrice dei professori? – osservò
innocentemente Ronald, seduto di fronte a me.
- Weasley, taci
o ti taglio la lingua con un Diffindo rapido – lo minacciai
con tono semiserio.
Quando
Lenticchia mi
fissò terrorizzato e Hermione aggrottò le
sopracciglia
all’indirizzo di Harry, mi accorsi che la sanità
mentale
mi stava abbandonando.
Ma insomma, chi
poteva
sopportare di essere ricercata da Voldemort e Congrega Oscura, avere
una confusione tremenda in testa a proposito dei sentimenti suoi e
degli altri, essere l’obiettivo della protezione ossessiva di
almeno quattro maghi adulti e addirittura
aver vissuto una mattina coronata da tre delle ore peggiori di tutto il
programma scolastico previsto dal Ministero?
“Lauren,
stai impazzendo” mi dissi come avvertimento
“smettila di pensare e fingi
di essere una persona normale…”
Feci una
panoramica rapida
dei portatori dei miei problemi: l’unico che sembrava essere
distaccato da tutto quell’insieme era Draco, che si limitava
a
mangiare con calma il suo pranzo e a scambiare saltuariamente qualche
parola con Neville.
Per il resto,
mio nonno
chiacchierava amabilmente con Severus, mentre Remus sembrava intento a
tenere d’occhio Daniel; lo stesso Daniel che non aveva smesso
un
attimo di osservare di sottecchi Blaise; lo stesso Blaise che teneva lo
sguardo fisso sulla sua zuppa di piselli come se avessero potuto
disporsi in modo da suggerirgli cosa avrebbe dovuto fare con la
sottoscritta.
La stessa
sottoscritta che in
quel momento si alzò ignorando tutto e tutti, decidendo di
andare a fare una cosa che non avrebbe mai pensato di piegarsi a fare.
Chiedere
consiglio al futuro.
Ammetto che, una
volta arrivata davanti alla Torre di Divinazione, mi sentii molto
sciocca e ipocrita.
Non avevo mai
riposto molta fiducia nella “nobile arte della letture del
futuro”, ad essere sincera.
Ma se quello era
l’unico modo per prendere una decisione senza perderci la
testa, allora l’avrei fatto.
Appena
tossicchiai, una scaletta a pioli si srotolò improvvisamente
davanti ai miei occhi.
Uno strano odore
di incenso misto a spezie mi solleticò le narici,
invitandomi a non tornare sui miei passi.
Mi costrinsi a
risalire verso
l’apertura, continuando a ripetermi che lo stavo facendo solo
per
non diventare matta come la donna a cui ero in procinto di chiedere
aiuto.
Una volta
entrata nella
stanza, non potei fare a meno di lanciare uno sguardo sarcastico
all’ambiente circostante – che faceva sembrare
quell’aula una specie di incrocio tra una sala da
tè e un
mercatino dell’antiquariato.
Lo sguardo
ingrandito della
Cooman si posò su di me, mentre un sorrisetto soddisfatto
– che lei avrebbe probabilmente chiamato
“mistico”
– si dipinse sulle sue labbra.
- Sapevo che
saresti
arrivata, cara… il mio Occhio Interiore non
sbaglia mai!
– mi confessò lei con voce velata, indicandomi il
pouf
posizionato davanti alla sua cattedra.
- Buongiorno,
professoressa – la salutai, ignorando le sue parole.
- Presumo che tu
sia qui per
saperne di più sul tuo futuro, sulla tua vita minacciata di
essere spezzata dalla Congrega Oscura… -
- A dire il vero
mi
servirebbe una predizione di tipo… - arrossii leggermente,
abbassando la voce con aria cospiratoria - …amoroso!
–
Lei
allargò il sorriso
in modo folle e mi spinse seduta, posizionandosi rapidamente dietro la
sua scrivania dalla quale estrasse un mazzo di carte, una sfera di
cristallo, alcuni sassolini e un pendolino d’argento.
- Quale di
questi preferisci, cara? –
Sgranai gli
occhi, maledicendomi per la situazione in cui stavo per cacciarmi.
- Quello
– mormorai, indicando la sfera di cristallo.
Mi
sembrò di sentire
gli ingranaggi del cervello della Cooman iniziare a girare
rumorosamente, mentre i vapori di incenso iniziarono a darmi alla testa.
"Buona
fortuna, Lauren."
Note dell'autrice
Buongiorno a tutti!
Anche se leggermente in
ritardo, è finalmente arrivato questo
capitolo. Spero che possiate perdonarmi, si tratta solo di un paio di
giorni ^^
Sono riuscita a non far
girare tutta la vicenda attorno a Daniel, credo
che per le sue detrattrici sarebbe risultato odioso leggere un capitolo
incentrato solamente su di lui. Spero che la spiegazione data da Blaise
per il suo comportamento sia stata abbastanza esauriente, per quanto
non lasci nessuna certezza per le previsioni future.
Cosa dire invece di Piton, Lupin e Albus? Secondo voi perchè
continuano a prendersela con il povero Danieluccio? xD
Ringrazio
come sempre tutti voi per la vostra continuità nel
seguirmi e per il vostro supporto, in particolare rosi33 che ha
aggiunto questa storia tra le Seguite e GreenPrincess
che l'ha inserita tra le Preferite..
Al prossimo capitolo....
e grazie per le recensioni! ^^
Luciana
Menditegui: ammetto di aver passato delle ore a cercare
il mio ideale di Daniel, sperando che rispettasse le aspettative xD
Grazie per i complimenti e per il commento, fammi sapere anche cosa ne
pensi di questo chapter se ti va!
DarkViolet92:
come ha detto Piton, Daniel è stato scagionato dal controllo
del Prior Incantatio... ulteriore confusione? ^^ Il mio
obiettivo è esattamente quello di non svelare troppo e di
suscitare in ogni modo la curiosità,, spero solo che non vi
stufi andando avanti... comunque grazie per il commento!
Valery_Ivanov:
Daniel è stato sincero, lui è un santo ragazzo
ù_ù Lauren invece è fatta
così, ingenua e impulsiva fino all'estremo... anche se
magari la rpevisione di Sibilla riuscirà a metterla un po'
sulla retta via! ^^
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Capitolo 44 *** Il prezzo del futuro ***
- Vuoi raggiungere la felicità, vero, cara? –
Avevo annuito rapidamente, come un automa, avida di buone notizie e di
chiarimenti.
- Dovrai tagliare, nel trascorrere di trenta alternanze tra Sole e
Luna, i fili che ti legano a tre persone… i tre impedimenti
verso il tuo vero amore… -
Avevo spalancato gli occhi con le mani tremanti, speravo con tutta me
stessa che la Cooman non stesse bluffando.
- Il primo, il Grifone dai capelli neri e gli occhi verdi, non
è tuo amico come sembra… -
Harry. La
descrizione calzava alla perfezione su di lui.
- Il secondo, la Serpe eterea ed aristocratica, non ti permette la
libertà adeguata… -
Draco. Non
c’era modo di sbagliarsi.
- Il terzo, l’oscuro ragazzo del tuo primo bacio, non
è più capace di dare colore ai tuoi
sentimenti… -
Blaise.
Poteva essere solo lui.
- Sarà tuo compito lasciare alle spalle questi ostacoli per
dirigerti con coraggio verso l’uomo a te consigliato dal
Destino… -
- Chi è? – soffiai rapidamente, con le mani
artigliate al tavolo per la curiosità.
La Cooman mi aveva rivolto uno sguardo dolce, forse perché
non avrebbe mai pensato di vedermi in quelle condizioni.
Coinvolta in tutto e per tutto nella sua atmosfera mistica solo per amore.
- Un uomo dai potenti occhi e dai fluenti capelli dalle sfumature di
tempesta. Il tuo cuore sa già di chi si tratta. –
Ero rimasta congelata davanti a quella rivelazione.
Naturalmente
con il cuore ero certa di chi si trattasse, anche se sentivo che la mia
mente mi presentava davanti diversi candidati.
Ma no, si trattava sicuramente di Daniel.
- La ringrazio, professoressa Cooman… - avevo sussurrato,
iniziando a considerarla sotto una diversa luce.
- Figurati, cara, è stato piacevole anche per me…
- aveva replicato con un sorriso folle, prima di tendere una mano con
il palmo in alto verso la sottoscritta - …fanno
tre Galeoni -
Dalla mattina che seguì la predizione gentilmente offertami
dalla Cooman, iniziai a stilare una lista di quello che avrei dovuto
fare per raggiungere la cosiddetta “felicità
scritta nel cristallo”.
Per quanto fossero stati strani quei consigli, mi ero ripromessa che
non avrei replicato e che li avrei seguiti alla lettera per la mia
sanità mentale.
Avrei cominciato dalla cosa più facile, quella che mi
sarebbe venuta naturale.
Quattro settimane, tre dolorose missioni.
Iniziai il mio progetto la seconda settimana di gennaio, mentre
andavamo a lezione di Erbologia.
Eravamo nella Serra numero Tre e dovevamo occuparci del trapianto dei
Prickly Poisons, alcune piante simili a cactus che se esposte al sole
sviluppavano nei loro aculei un veleno letale.
- Quindi, chi sa dirmi per cosa è utilizzato il veleno dei
Prickly Poisons? – chiese Pomona, rivolgendo sorrisi
incoraggianti a Hermione e Neville che solitamente non la deludevano
mai.
Il mio amico arrossì leggermente ed esitò ad
alzare la mano, mentre la Granger sembrava avere un meccanismo che le
permetteva di anticipare chiunque per rispondere a qualsiasi domanda.
- Sì, Hermione? –
- Distillato della Morte Vivente, Pozione Stordente, Pozione
Paralizzante e… - disse lei, contando sulle dita.
- …e tutti i tipi di veleno che provocano
un’alterazione al regolare uso dei nervi di chi le assume
– completai io, imitando la sua voce da libro stampato
– credi di essere l’unica a saperlo? –
- Credo di essere l’unica ad aver alzato la mano –
rispose lei, fissandomi con gli occhi stretti a fessura.
- Certo, perché sei l’unica a voler passare per
onnisciente – le ricordai senza troppi problemi.
- Insomma, ragazze, insomma! – ci richiamò la
Sprite – Non c’è bisogno di litigare,
anche perché non c’è più
l’assegnazione dei punti alle vostre Case! –
- Non è questione di punti, professoressa… -
precisai io – ma questione di correttezza! –
- Correttezza? –
- Non è giusto avere in classe una macchina delle risposte
come la Granger, è come avere il monopolio di un prodotto in
uno Stato! –
La battuta era piuttosto fine, e anche piuttosto triste, ma sentii
Draco e Blaise ridacchiare alle mie spalle.
- Ma perché non ti fai gli affari tuoi? – mi
aggredì Ronald.
- Perché sono per le pari opportunità –
- Smettetela, adesso! – sbottò la Sprite,
visibilmente irritata – Trapiantate i Prickly Poisons e
fatela finita! –
Lenticchia tacque all’improvviso, sussurrando poi qualcosa
nell’orecchio della Granger. Daniel mi sillabò con
sguardo malizioso una frase che preferii non cogliere, Blaise e Draco
mi rivolsero sorrisetti soddisfatti mentre Harry aveva uno sguardo del
tipo “ti devo parlare”.
Avevo quasi
ottenuto quello che volevo, benissimo.
Per tutta la lezione di Erbologia continuai a commentare ogni singolo
difetto della magnifica coppietta Grifondoro che ci stava davanti,
fermandomi solo quando sentivo la Sprite avvicinarsi a noi.
E il bello era che appena Ronald o Hermione osavano replicare, subito
venivano rimproverati.
- Ah, finalmente liberi! – esultò Blaise, una
volta usciti dalla serra.
- Ma almeno ci siamo divertiti… come hai detto, Lauren? I
capelli della Granger sono più secchi della paglia in un
nido di Ippogrifo! – ripetè sghignazzando Draco.
- Lauren, dovrei chiederti una cosa… - disse Harry con tono
cupo, affiancandosi a me.
- Ok – replicai con un sorriso – andate pure avanti
senza di me, ci vediamo a pranzo! –
I miei due amici allungarono il passo, mentre io mi fermavo con Potter
vicino alla casetta di Hagrid.
- Lauren, non sei stata carina – mi fece notare lui con
delicatezza.
- Lo so – replicai piattamente.
- Quindi? –
- Quindi cosa? La verità fa male, vero? –
Gli occhi verdi di Harry sembravano volermi perforare, poi
sospirò.
- Perché insulti i miei migliori amici? Io non ti capisco
proprio… almeno prima li ignoravi e basta, andava
così bene! –
- Non era divertente, prima… - gli feci notare.
- Ma non lo è nemmeno adesso! – disse lui con tono
esasperato.
- Per me, sì… - osservai sorridendo malefica
– e anche per gli altri Serpeverde, scommetto! –
- Ok, senti… - riprese lui, dopo essersi morso le labbra
– se non la smetti di insultare così apertamente e
crudelmente Ron e Hermione, che tra parentesi non ti hanno fatto nulla
di male, allora non possiamo più essere amici –
Quelle parole sembravano essergli costate tantissimo, infatti il suo
volto sbiancò leggermente.
- Va bene –
Il mio tono incolore e deciso gli fece assumere una sfumatura ancora
più cerea, simile a un cadavere.
- Ma… ma perché? –
- Loro non mi piacciono e chi frequenta loro non mi piace,
Potter… tu
frequenti loro, quindi
non mi piaci e non puoi essere mio amico… così ti
è più chiaro? –
Harry boccheggiò per qualche minuto davanti a me, come
cercando di riprendere fiato dopo lunghi minuti in apnea. Avrei giurato
di vedere l’accenno di lacrime all’angolo dei suoi
occhi.
- Non ti capisco – mormorò con voce rotta
– davvero non ti capisco –
E dopo quelle parole, corse via rapidamente lontano da me.
E io mi sentii cattiva, una vera Serpe in anima e corpo, ma avevo
portato a termine la prima missione.
E questo mi era sufficiente per giustificare quello che avevo appena
fatto.
Una settimana più tardi, mi recai nella Tana del Serpente
con Zabini e Malfoy.
Draco era intento a scrivere una lettera a sua madre per rassicurarla
della salute di cui godeva.
Probabilmente la notizia del quasi rapimento all’inizio
dell’anno era infine giunta a Grimmauld Place.
Io ero sdraiata sul letto con gli occhi beatamente chiusi, di fianco a
Blaise.
Ci tenevamo la mano, come amici. O forse come qualcosa di
più?
In ogni caso, il mio obiettivo di quella giornata non era Blaise.
- Lauren… io credo di essermi innamorato di te… -
mi sussurrò leggermente nell’orecchio, provocando
uno svolazzare di farfalle nel mio stomaco.
Per l’appunto. Quello non ci voleva.
Aprii gli occhi e mi misi a quattro zampe sul materasso per poter
stabilire una connessione tra i nostri sguardi.
- Cosa c’è? – chiese lui, con aria
preoccupata.
- E me lo dici così? – mormorai mordendomi le
labbra.
- Beh… non sapevo come dirtelo… -
- Da quanto? – indagai, lanciando occhiate rapide a Draco per
essere sicura che non ci stesse ascoltando.
- Non credo sia importante… - osservò lui
– Lauren, ma ti senti bene? –
Sospirai, le cose si stavano facendo decisamente difficili.
- Mi sento in colpa, Blaise… in fondo, io non sono ancora
certa di quello che provo per te… -
- Non mi ami? –
Il suo tono ferito fu come una stoccata al mio cuore. Non erano ammesse
risposte secche, non per quella settimana.
- Non… ancora… ma credo di esserci molto vicina,
sto per iniziare ad amarti seriamente… -
Cercai di essere diplomatica, di accontentarlo a metà.
“Ma a cosa serve, Lauren? Solo ad aumentare la sofferenza che
verrà…” mi ricordò
spietatamente la mia coscienza.
- Ehi, avete finito di fare i fidanzatini? – ci
scherzò Draco, mettendo il sigillo alla pergamena appena
scritta.
Mi tirai seduta con sollievo, mi aveva facilitato il compito di
troncare quella conversazione con Blaise.
- Sei geloso, Drake? – lo provocai ridacchiando.
- Certo che no, tanto lo so che tu sei di tutti e due
– scherzò lui, rivolgendomi uno sguardo colmo di
lascivia.
Nonostante sapessi che mi stava solo prendendo in giro, non riuscii a
non sentire di nuovo le farfalle svolazzare nel mio stomaco.
- Lauren è mia
– decretò con serietà Blaise.
- Se la vuoi più tardi, allora vai a mandare la lettera a
mia madre – gli disse Draco con tono autoritario –
io devo parlare con lei! –
- E perché? –
Zabini sembrava davvero geloso, iniziavo a non dubitare più
della sua confessione di amore.
- Perché devo istruirla sui metodi per non restare incinta
– bisbigliò il biondino con tono udibilissimo.
Scoppiai a ridere di gusto, mentre Blaise si lasciò sfuggire
un mezzo sorriso poco convinto. Sembrava non trovarci niente di
divertente.
- Davvero, vai! Tanto Lauren non la dà a te, figurarsi se si
degna di darla a me! –
Blaise non rispose, prese la lettera che Draco gli porgeva e
uscì senza dire una parola dalla stanza.
Quella mi sembrava una scusa bella e buona per restare da solo con me,
e la mia intuizione non fu sbagliata.
- Allora, non devo parlarti dei metodi contraccettivi… ma di
Blaise! – specificò lui, strascicando
volontariamente la voce.
- Dobbiamo per forza? –
- Dobbiamo… - ripetè lui, lanciandomi poi uno
sguardo malizioso – a meno che tu non abbia un’idea
migliore! –
“Ora o mai più, Lauren…” mi
ricordai, prendendo il coraggio a due mani.
- A dire il vero è da tanto che ti devo dire una cosa,
Draco… - esordii, cercando di valutare la sua reazione.
Mi guardai attorno per vedere se ci fossero oggetti contundenti in giro
che avrebbero potuto portarmi a una morte violenta per mano del mio
biondo amico, in seguito alle mie parole.
Ma niente risultò fatale dopo quella breve analisi.
- Cosa, precisamente? – chiese lui, accomodandosi con
eleganza su una della poltroncine senza dimostrare il minimo interesse.
- Riguarda la squadra di Quidditch… - continuai esitante,
chiedendomi perché la maledetta sfera di cristallo mi avesse
consigliato di fare quelle cose terribili.
- Ah, sì! Inizieremo gli allenamenti tra qualche
settimana… -
- No –
Lo sguardo grigio di Draco si posò su di me, dimostrando
finalmente un minimo di considerazione degna di questo nome.
Vidi la sua mano appoggiarsi sulla tasca dei suoi jeans.
- Cosa vuol dire “no”? –
sibilò lui con aria aggressiva.
- Vuol dire che voglio lasciare la squadra – sputai alla
fine, levandomi un peso tremendo dallo stomaco.
Un peso che tornò immediatamente, dieci volte peggiore,
quando Draco estrasse la bacchetta dai suoi jeans puntandomela contro e
costringendomi a indietreggiare contro il muro.
“Ecco, Lauren, ti eri dimenticata della bacchetta…
ma brava!”
Deglutii rumorosamente, sostenendo a fatica lo sguardo furioso di
Malfoy.
Avevo dimenticato quanto fosse violento e impulsivo, a volte.
Quando era contraddetto o tradito, prima di tutto.
E io avevo appena fatto entrambe
le cose.
Certo, avrei potuto dirgli che stavo scherzando, ma così
facendo la mia seconda missione sarebbe andata a signorine di facili costumi.
- Non ho capito bene – sussurrò lui con voce
minacciosa – ripeti quello che hai detto… -
- Hai capito benissimo, Draco! Io non farò più
parte della squadra –
- E perché cazzo, per Salazar? – urlò
lui, scoppiando all’improvviso.
Perfetto, non avevo previsto un perché mentre ero nella mia
stanza a pensare a cosa l’avrebbe fatto arrabbiare. Avrei
dovuto improvvisare.
- Perché mi gira così –
Ah, ottima scusa, Lauren. Davvero geniale.
- Allora io ti faccio girare in un altro modo! –
minacciò lui, spingendomi la punta della bacchetta contro il
collo.
Non risposi, chiusi gli occhi e iniziai a sperare nel ritorno di Blaise.
- Solo perché sei mia… amica… -
disse lui con tono controllato – ti do l’ultima
possibilità per ritirare quello che hai detto… -
- No –
Era l’unica parola che potevo permettermi di pronunciare
senza scoppiare a piangere o mettermi a supplicarlo di risparmiarmi.
Sarebbe stata anche l’ultima che avrei detto?
- Stupeficium – urlò lui con rabbia, dopo un
attimo di esitazione.
Probabilmente no.
Alla fine, arrivò la quarta e ultima settimana in cui
– secondo la previsione della Cooman – avrei potuto
portare a termine la mia terza missione.
Perché naturalmente, avevo passato la settimana precedente
in infermeria senza poter fare nulla.
Tutto merito di come mi aveva ridotta Draco dopo il famoso Schiantesimo
nella Tana del Serpente.
No, non mi aveva picchiata o altro, lui mi rispettava…
nonostante mi fossi comportata malissimo nei suoi confronti e in quelli
dei Serpeverde.
Ma era riuscito a farmi recapitare ogni giorno, nel dormitorio
femminile, delle lettere che avrebbero ridotto alla pazzia anche la
persona più pragmatica e coraggiosa di questo mondo,
figurarsi la sottoscritta.
Quando le avevo lette, mi ero detta che era proprio figlio di suo padre.
Frasi come “i traditori devono morire, i Mezzosangue devono
morire… quindi tu devi morire due volte” erano dei
capolavori di retorica e terrore che sapevano molto di Lucius Malfoy.
Ma non voglio divagare inutilmente.
Da brava sciocca, conservai tutte le lettere che mi aveva spedito Draco
per rileggerle tutte le sere e non cadere nella tentazione
dell’andare a chiedere il suo perdono.
Fu così che i miei nervi decisero di cedere senza preavviso.
Le uniche due persone che si degnarono di venirmi a trovare
regolarmente nel mio periodo di convalescenza furono Blaise e Daniel.
Senza naturalmente contare i scontati Remus, Severus e nonno Albus.
Il giorno in cui uscii dal bianco letto del Regno di Madama Chips,
c’era Daniel ad aspettarmi fuori e io avevo già in
mente un modo per portare a termine il più rapidamente
possibile la mia terza missione.
- Ti senti meglio? –
- Sì – mormorai con un lieve sorriso –
molto meglio –
Nessuno sapeva per certo che ero finita in infermeria per colpa di
Draco, ma tutti lo pensavano dato che non era venuto a trovarmi nemmeno
una volta.
Il fatto che io non volessi denunciarlo, comunque, lo rendeva immune a
qualsiasi tipo di punizione.
- Ora scusami ma devo assolutamente andare a parlare con
Blaise… -
- Zabini? – chiese lui, prendendomi per un braccio come per
non farmi scappare – E perché? –
Avrei forse dovuto dirgli che dovevo trovare un modo per litigarci?
- Devo parlargli… - insistetti debolmente.
- Allora vieni, andiamo in dormitorio a cercarlo –
acconsentì Daniel, stranamente docile.
Entrati in Sala Comune, notammo che non c’era traccia del mio
amico, quindi per un attimo provai l’impulso di lasciare
Daniel e fare di testa mia.
Questo naturalmente prima
che mi invitasse a salire nei dormitori maschili.
- Non credo di poterlo fare… - osservai, dimostrando un
pizzico di senno.
- Ma con molta probabilità sarà lì
– commentò lui, rivolgendo poi
l’attenzione verso le gemelle Patil –
Calì, se vedi Zabini gli puoi dire che io e Lauren lo stiamo
cercando e di salire quindi nella mia camera? –
La ragazza annuì e, senza darmi il tempo di reagire, Daniel
mi portò su per la scala.
Percorremmo un breve corridoio tappezzato di stendardi rosso e oro, poi
Daniel aprì la porta di una stanza. Naturalmente deserta.
- Benvenuta nella mia umile dimora – scherzò lui
con un sorriso, prendendo poi un bicchiere appoggiato su una mensola
– e bevi questo, ti farà bene dopo tutto quel
tempo passato in Infermeria tra brodini e cose insipide! –
Presi in mano con aria circospetta il bicchiere fumante che mi aveva
appena porto, lo annusai con discrezione. Sembravano non esserci
segnali di pericolo.
- Cos’è? – non potei fare a meno di
chiedere.
- Decotto Energizzante –
Decisi di fidarmi, anche perché per un po’ avrei
preferito evitare Schiantesimi come quello ricevuto da Draco. Mandai
giù rapidamente la bevanda e all’improvviso mi
colse una fortissima vampata di calore.
- Daniel… ti dispiace se mi tolgo il maglione? –
chiesi imbarazzata, sventolandomi il viso con una mano.
- No, figurati – rispose lui distrattamente, guardando fuori
dalla finestra.
Restai per altri due minuti in camicia – tempo nel quale
Daniel mi fece sdraiare senza troppo convenevoli sul suo letto e mi si
posizionò di fianco – poi ripresi ad avere caldo.
- Ehm… - esordii, diventando color aragosta.
- Sì? –
Si girò verso di me con sguardo improvvisamente interessato,
mi squadrò da capo a piedi.
- Fa caldo… - mugolai con tono infantile.
- Allora togliti anche la camicia – mi consigliò
lui con tono pratico.
La domanda era: cosa diamine aveva messo in quella bevanda dannata?
“Ci penserai dopo, Lauren…” mi
rimproverai nella mente “ora pensa a
sopravvivere…”
Iniziai lentamente a sbottonarmi la camicia, nonostante sentissi gli
occhi di Daniel puntati su di me come due grandi riflettori.
In quel momento, però, il caldo vinceva
l’imbarazzo.
Eliminate anche la camicia e la cravatta, accaddero due tremende cose
in successione con un tempismo terrribilmente perfetto.
Daniel si mise all’improvviso sopra di me e iniziò
a baciarmi con impeto.
Prima che potessi reagire, la porta si aprì, mi fece
intravedere la figura familiare di Blaise e – dopo un secondo
che sembrò durare mille anni – si richiuse.
Spinsi Daniel lontano da me, raccolsi rapidamente la camicia e il
maglione che erano per terra - e che ero certa Blaise avesse
visto – e mi fiondai nel corridoio.
Ma era troppo tardi.
- Qualcosa non va, Lauren? – chiese Daniel con un sorrisetto
soddisfatto.
Volevo urlare contro di lui, chiedergli cosa volesse farmi fare
dicendomi di bere quello strano intruglio, affatturarlo fino alla morte
per costringerlo ad andare da Blaise a spiegargli che non stavamo
facendo niente di male.
Che non stavo
facendo nulla di male.
Ma poi il mio cervello mi ricordò tempestivamente che in
fondo avevo raggiunto il mio obiettivo.
La predizione parlava chiaro, no?
- No… va tutto perfettamente… - replicai con
calma., sentendo uno strano peso all'altezza dello stomaco.
Note dell'autrice
Buonasera a tutti!
Per questo aggiornamente
lampo potete solo ringraziare il mitico ponte che credo stia concedendo
a tutti un po' di tregua dagli impegni vari come scuola e lavoro. Con
la speranza di riuscire a fare una cosa simile anche domani, mi sono
decisa a postare il capitolo nuovo.
So che potrebbe
risultare troppo "affrettato", in fondo ho descritto in poche pagine
tutti gli avvenimenti di un mese, ma ho preferito unire tutte queste
cose importanti in un blocco unico piuttosto che dividerle e creare
quattro capitoli tremendamente noiosi e poveri dal punto di vista dei
"colpi di scena".
Ringrazio come sempre
chi legge (quindi tutti voi) e passo rapida alle recensioni.
Siamo tornati a quattro,
mi sono sentita realizzata quando le ho viste! ^^
Al prossimo capitolo,
xoxo
DarkViolet92:
diciamo che l'aiuto della nostra amica Sibilla non è stato
proprio dei migliori... ma chi lo può dire, magari in futuro
si rivelerà davvero giusto e fondamentale per la
felicità di Lauren ^^ Blaise si è alla fine
dichiarato, ma in un brutto momento... e a giudicare dal risultato
sortito, credo che ormai sia rimasto in gioco solo Daniel...
Yvaine0:
è bello risentirti (te lo dico sempre xD)! Per fortuna che
ti piacciono le cose complicate, dato che sembro proprio non essere
capace di scrivere una storia lineare e facilmente seguibile. Comunque
no, non credo di essere in grado di competere con la Rowling anche
perchè è solo merito suo se sto scrivendo tutto
questo... la devo solo ringraziare per aver creato Albus, Severus,
Draco e tutti gli altri *.*
Lauren è
proprio disperata, solo per questo motivo è andata a
chiedere aiuto alla Cooman. Bell'aiuto, in effetti... le ha quasi
rovinato la vita (o almeno così sembra xD). Sono felice che
si sia notata la somiglianza con Tarot Reading, contavo molto sul fatto
che qualcuno finisse per notarlo (ammesso che qualcuno avesse avuto il
coraggio di leggere entrambe ^^).
E poi, figurarsi se la
recensione è noiosissima! E' sempre gradito per me ricevere
un commento, fosse anche il più cattivo di questo mondo... e
naturalmente sono felice di sentire che la tua storia si sta
allungando, Becky mi manca davvero tanto ç.ç
Grazie per i
complimenti, tronco qui la risposta altrimenti diventa lunga quanto il
capitolo xD
mistero: non
sei la prima che mi dice di essere confusa... che io stia combinando un
pasticcio? Fai bene ad essere arrabbiata, Daniel non si sta comportando
molto bene... ma da brava "confondi-idee" posso anche dirti che prima o
poi riuscirà a farsi perdonare. Severus è, come
hai detto tu, testardo e naturalmente (almeno come la penso io) dubito
che sia propenso a gettare alle ortiche la sua dignità solo
per farsi avanti con una studentessa. Quindi per ora (come per i
precedenti 43 capitoli, potresti protestare tu) la situazione rimane
così. Ma chi dice che prima o poi non arrivi qualcosa capace
di farla sbloccare? ^^
Valery_Ivanov:
alla faccia della previsione, avrà fatto bene Lauren a
crederci? ^^ Spero che il comportamento di Daniel sia risultato
più comprensibile in questo capitolo, mentre Draco ti
ringrazia per il tuo continuo appoggio anche quando fa solo le
comparsate xD Blaise, invece, si è finalmente chiarito anche
se è stato decisamente sfortunato ù_ù
|
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Capitolo 45 *** Invito sconsigliato ***
Secondo la previsione della Cooman – che ormai risaliva a
quasi
un mese prima – avevo fatto bene a troncare i rapporti con
Draco,
Harry e Blaise per riallacciare quelli con Daniel.
Secondo la
previsione della
Cooman, la tristezza che sarebbe derivata da quelle separazioni
radicali era solo un passo doloroso prima di un’infinita
felicità.
Secondo me,
invece, avevo fatto una delle cazzate più grandi della mia
vita.
Ma naturalmente
non l’avrei mai ammesso nemmeno a me stessa.
Alzando lo sguardo vidi Severus aggiungere un ultimo ingrediente alla
pozione che mi sarebbe servita come antidoto per quella che mi aveva
somministrato Daniel. Me ne porse un bicchiere senza dire una parola,
mi aveva già insultata abbastanza dicendomi che se avessi
aspettato ancora un po' a rendermi conto della natura di quello che
avevo inghiottito, probabilmente sarei già stata con un
piede
nella fossa.
Un'ottima prospettiva, gli avevo risposto.
Una sciocca incosciente, aveva replicato lui.
Eravamo andati avanti così per lunghi minuti, prima che mi
decidessi a ringraziarlo per avermi salvata da quella che lui riteneva
sarebbe stata l'anticamera alla morte. Esagerato, a mio parere.
Non mi aveva risposto, limitandosi a sibilare che avrebbe ucciso il
colpevole con le sue stesse mani.
E poi, naturalmente, aveva iniziato con la sequela di domande che tanto
temevo e che rappresentavano l'unico motivo che mi aveva spinta a
restistere stoicamente per una giornata intera sotto l'effetto della
pozione di Daniel.
Solo perchè avevo paura di subire un interrogatorio da
Severus, non per altro.
Avevo risposto con tono vago, ricoprendo tutto con un velo di
verità, cercando di evitare di fare nomi compromettenti.
Severus, stufo della mia continua elusione delle sue domande, aveva
proposto di utilizzare quel pomeriggio per finire con le mie ultime due
sere di punizione.
Avevo accettato, seppur riluttante, solo perchè gli ero
debitrice per l'antidoto.
Ma ad un certo punto, senza un motivo plausibile, i miei nervi avevano
sapientemente deciso di cedere.
Quindi eravamo lì, da tempo immemore, uno di fronte
all'altro -
mentre le mie lacrime non si davano pace di scendere e di aggiungere
ulteriore umidità all'ufficio privato del mio professore di
Pozioni.
-
Vuoi spiegarmi
cos’è successo? – sbottò
impaziente Piton,
mentre piangevo come una bambina davanti ai suoi occhi ormai da ore.
-
N-no… - sussurrai debolmente, torturandomi una ciocca di
capelli con le dita.
- Se non me lo
vuoi dire,
almeno sloggia da questo ufficio! Io ho dei compiti da correggere! Ho
già perso abbastanza tempo... –
Ignorai il suo
tono gelido, sapevo che non mi avrebbe mai scacciata se non avessi
voluto esplicitamente andarmene.
Ma sapevo anche che non mi avrebbe permesso di approfittarmene ancora
per molto.
- Il punto
è che… Blaise… -
I singhiozzi
spezzarono a
metà la mia confessione, Piton si lasciò ricadere
sulla
sedia con sguardo torvo. Iniziò a rivolgere la completa
attenzione ai suoi compiti in classe, che evidentemente erano molto
più collaborativi della sottoscritta.
Cercai di fare
mente locale. Vediamo, cosa mancava a Piton della lunga vicenda
svoltasi in quel mese?
La previsione
della Cooman sui miei sentimenti? No, la sapeva.
Il taglio netto
dei rapporti
con Harry dopo aver insultato pesantemente i cari Ronald e Hermione?
Sapeva anche quello, mi aveva fatto i più caldi complimenti.
La litigata
furiosa con Draco
a proposito del fatto che volessi abbandonare la squadra di Quidditch
di Serpeverde? Oh, altrochè se ne era a conoscenza.
Piton non era venuto a trovarmi in infermeria per i primi quattro giorni,
dopo quella specie di tradimento.
Forse gli
mancava l’ultima “perfidia” escogitata
nei confronti di Blaise.
Quella per cui
mi sentivo come una merda vagante.
- Severus, io ho
fatto le corna a Zabini… -
Mi
puntò gli occhi addosso, mentre tracciava una
“T” rabbiosa su un malcapitato compito.
- Come mi hai chiamato?
– ringhiò rabbiosamente – E soprattutto,
cosa hai fatto?
–
Mi feci piccola
piccola, il
mio cervello aveva davvero iniziato a viaggiare su un binario parallelo
rispetto a quello della lucidità mentale.
- Mi scusi!
– mi giustificai rapidamente – Mi scusi,
è stato un lapsus! –
Mi
fissò ancora per qualche minuto, forse provando a
intimidirmi.
E devo ammettere che ci riuscì benissimo.
Poi abbassò la piuma sulla scrivania e alzò il
sopracciglio con fare interrogativo.
Giusto, mi
mancava una risposta fondamentale.
- Ecco, diciamo
che
tecnicamente non gli ho fatto le corna… anche
perché non
stavamo insieme… - precisai imbarazzata – ma
realisticamente parlando si può dire che ha beccato me e
Daniel
in atteggiamenti intimi… -
- Atteggiamenti intimi? –
ripetè lui, sembrando improvvisamente interessato.
- Oh,
ma perché
lo racconto a lei? Poi sicuramente andrà a riferirlo a mio
nonno! – sbottai all’improvviso, come se solo in
quel
momento il mio cervello si fosse accorto di quanto fosse stato poco
furbo confessare certe cose a un professore.
- No, non lo
farò – mi contraddisse lui – e ora
finisci il discorso –
- Beh,
niente… anche con Blaise è finita e ora
l’unica persona che mi resta è Daniel… -
Piton
sembrò divertito, anche se cercava di non darlo a vedere.
- Ora saresti
così
gentile da dirmi perché una ragazza che io ritenevo sveglia
si
sta invece rivelando più idiota di Potter e Weasley messi
insieme? Come è possibile che tu abbia finito per credere
alle
parole di quella veggente da strapazzo che è Sibilla Cooman?
–
Me lo stavo
chiedendo
anch’io, ad essere sincera. Ma non mi piaceva che qualcuno
sottolineasse la mia stupidità, per quanto fosse stata reale.
- Ognuno fa
quello che vuole! –
-
Certo… e guarda a
che punto sei finita… - osservò lui pacatamente
–
al punto da trascorrere ogni singolo attimo della tua vita al fianco di
un Grifondoro che in passato ti ha usata come un giocattolo e che ora,
sospettato di essere un alleato di Voldemort, viene a cercare di
riallacciare una relazione amorosa con te per togliere di mezzo ogni
dubbio sulla sua purezza d’animo… -
Il suo tono di
insinuazione non mi piacque, mi asciugai le lacrime con una manica e mi
alzai in piedi.
- Non si
permetta di dire queste cose! –
- Sei venuta tu
qui da me, ti ricordo, quindi io dico quello che preferisco…
-
- Allora si
scordi che io
rimetta piede qui dentro! – urlai, in preda a
un’altra
delle mie ormai tradizionali crisi di nervi.
Piton non
sembrò sorpreso, riabbassò lo sguardo sulle
verifiche come se non fossi stata presente.
Probabilmente
aveva deciso
che in quello stato sarebbe stato controproducente farmi recuperare le
ultime due serate destinate all’antica punizione.
Sbattei il piede
sul pavimento con fare capriccioso, poi uscii dalla stanza ad ampie
falcate.
L'unica cosa positiva era che, tra un insulto e l'altro, avevo evitato
di denunciare Daniel per lo spiacevole episodio della pozione.
“Cosa
ti sta
succedendo, Lauren? Perché sai che Severus ha ragione ma non
fai
niente per far tornare tutti i tasselli al loro posto?”
Vidi Draco
passarmi di fianco
parlottando fittamente con il ragazzo che mi avrebbe sostituito nella
squadra, il cuore mi si strinse nel vedere che il suo sguardo mi
attraversava tranquillamente come se fossi stata un fantasma.
“Per
lui non esisti
più, Lauren… e questo solo perché hai
deciso di
lasciare una stupida squadra di Quidditch…”
Continuai a
camminare
rapidamente per i corridoi, diretta verso l’unica stanza in
cui
sentivo che sarei riuscita ad essere serena e spensierata.
La stanza di
Daniel, quella che dal rientro post-natalizio condivideva con Tiger,
Goyle e Ernie.
Sapevo che avrei
dovuto
essere arrabbiata a morta con lui, dato che mi aveva somministrato una
pozione sconosciuta facendola passare per un innocuo Decotto
Energizzante, ma io credevo ciecamente nella previsione della Cooman.
Io sapevo che la
descrizione
dell’uomo che mi era stato assegnato dal destino non poteva
descrivere nessun altro se non Daniel.
E poi, essendo
praticamente
rimasta a corto di amici, il mio istinto mi diceva che non sarebbe
stato saggio mettermi contro anche lui.
Una volta
arrivata nella
nostra Sala Comune – dopo aver lanciato un’occhiata
disgustata allo spettacolo che Lavanda stava dando stesa su un
divanetto con Anthony – salii le scale che portavano al
dormitorio maschile. Sfortunatamente, a due passi dalla porta della
stanza di Daniel, incontrai proprio Blaise.
- Ma bene, vedo
che stai
ancora andando a dare a Dwight la sua razione giornaliera di carne
fresca! – commentò lui con astio.
- Questo non ti
riguarda
– replicai gelida, mentre in realtà avrei voluto
implorare
il suo perdono per quello che gli avevo fatto.
- Non mi
riguarda? Avevi
detto che eri vicina ad innamorarti di me e ieri pomeriggio ti ho
beccata nel letto di Dwight! Altrochè
se mi riguarda! –
- Blaise, non ho
tempo da perdere… - mormorai, stringendo i pugni per non
cedere alla mia coscienza.
- Ah,
giusto… perché ti paga a ore… -
Rimasi raggelata
da quelle
parole. Cercai di raccogliere le forze per rispondere altrettanto male,
ma non potevo sopportare che Blaise pensasse di me quello che avevo
dimostrato di pensare.
- Non
è come credi… - protestai, cercando di
scagionarmi.
- No?
Perché se io vedo una ragazza semi-nuda nel letto di un
ragazzo, non penso di certo che stiano scopando! –
- Non sono una
troia! –
urlai con tutta la voce che avevo in corpo – Non puoi pensare
una
cosa del genere! Blaise, non puoi farlo! –
Avevo un tono
misto tra il
supplicante e il furioso, tutto l’orgoglio che avevo sembrava
essersi dissolto dopo quel dannato pomeriggio che sembrava essere
diventata l’errore più grosso della mia vita.
Dannato finto Decotto
Energizzante.
Blaise si mise a
ridere forzatamente, mi squadrò da capo a piedi.
- No, giusto,
non sei una semplice troia… sei una prostituta di classe…
- commentò lui con un sorrisino fastidioso –
quando ti va,
mandami una pergamena con le tariffe… di certo ti posso
pagare
più io di quel Mezzosangue e posso anche offrirti di meglio!
–
Dopo quelle
parole terribili, mi spinse da parte nel corridoio e scese le scale.
Mi sentivo
svuotata, ferita e
incredibilmente offesa. Ma la reazione di Blaise era comprensibile,
dopo quello che aveva visto e dopo quello in cui mi ero trasformata.
Non avevo
più voglia
nemmeno di vedere Daniel, volevo solo andare in camera mia e
rinchiudermi lì dentro per il resto dei miei giorni.
Non avevo
nemmeno la forza di piangere, perché sarebbero state lacrime
di coccodrillo.
Non riuscivo a
trovare un modo per mettere a posto i frammenti della mia vita.
- Ehi, Laurie!
– mi chiamò la voce allegra di Dwight –
Ti va di entrare? Gli altri sono fuori… -
Alzai lo sguardo
lentamente,
per incontrare prima la vista del suo paio di boxer, poi la camicia
bianca mezza sbottonata e infine il suo sguardo malizioso.
Scossi la testa, deglutendo a fatica.
-
Perché no? Non ti fermerai solo davanti alle parole che ha
detto quello scemo di Zabini… -
Allora lui aveva
sentito tutto! Perché non era uscito a difendermi?
“Perché
Blaze ha detto la verità, Lauren…”
- Non sto bene,
credo di avere la febbre… - mentii istintivamente.
- Allora ti
lascio stare
– rispose lui con tono poco convinto – volevo solo
chiederti se ti va di venire a Hogsmeade con me, a San
Valentino… -
A San Valentino
mancavano
solo quattro giorni, avrei avuto abbastanza tempo per riprendermi una
reputazione da brava ragazza e recuperare i miei neuroni smarriti?
- Certo, Daniel!
–
Cercai di dare
un tono
entusiasta e sembrai riuscirci, dato che Dwight finalmente mi sorrise.
Uscì dalla stanza giusto il tempo di darmi un bacio
–
quasi come un contentino - poi sparì senza dirmi una parola.
A quel punto mi
sentivo davvero male, la testa mi pulsava e l’intero viso
sembrava scottarmi.
Mi trasferii dal
dormitorio maschile a quello femminile, cercando di ignorare la gente
che c’era in Sala Comune.
La mia camera era deserta, probabilmente le altre avevano una vita
più piena di amici rispetto alla mia.
Non che ci volesse molto, da un mese a quella parte.
Mi buttai sul
letto, sentendo i brividi percorrermi la schiena come segni di
un’imminente influenza.
Il gattino
regalatomi da Blaise, che non aveva ancora nome, saltò sulla
mia pancia e lì si acciambellò.
Non ebbi la
forza di scacciarlo, era forse l’unico segno che mi era
rimasto di affetto sincero.
Dopo aver perso
in un colpo solo i miei tre amici, per seguire una profezia della
Cooman.
Ma mi riscossi,
dicendomi che quel gatto aveva urgentemente bisogno di un appellativo.
- Come potrei
chiamarti, eh? – mi rivolsi a lui, che mi guardava
impassibile con i suoi occhi color tempesta.
Emise un flebile
miagolio, quasi dicendomi che riusciva a capire quello che stavo
provando.
Già,
quello che stavo provando.
- Credo che
finirò per
chiamarti Sorrow, povero micino… perché
sarà solo
merito tuo se riuscirò a scacciare questo dolore…
e il
tuo nome me lo ricorderà per sempre… -
Quella sera,
neanche a dirlo, mio nonno mi convocò nel suo ufficio.
Avevo come
l’impressione che Severus avesse parlato troppo…
impossibile, vero?
- Non mi piace
quello che hai
fatto, il perché l’hai fatto e la gente che
frequenti
ultimamente – disse lui con calma, dopo avermi riservato una calorosa
accoglienza .
Mi era sembrata
fin da principio una cosa alquanto strana, ma sapevo che era solo per
indorare la pillola.
- Precisamente
di che gente
parli? – mi informai stancamente –
Perché nelle
ultime tre settimane ho avuto ben pochi rapporti con esseri
umani… -
- Sai di chi
parlo,
Lauren… - rispose altrettanto svogliatamente – la
mia
opinione su di lui non è cambiata un briciolo… -
- Ma possibile
che tu debba
avere sempre qualcosa contro i miei probabili fidanzati? –
sbottai infastidita – Quando era Blaise non andava bene, ora
che
è Daniel non va bene… chi diavolo dovrei
frequentare,
secondo te? Harry
Potter? –
- Sarebbe
un’ottima idea – commentò mio nonno con
tono sereno.
I ritratti
appesi alle sue
spalle si permisero per la prima volta di ridere in mia presenza. Li
fulminai uno ad uno, non avevano diritto di decidere della mia vita.
- Se non ti va
così tanto a genio, mi chiedo perché tu
l’abbia ammesso in questa scuola! –
-
Perché, prima
dell’aggressione a Harry e Draco, non avevo alcun motivo di
sospettare che avesse una natura malvagia –
osservò lui
con tono obiettivo.
- E ora ne hai
motivo? –
- Certo che
sì, Lauren! È quello che sto cercando di farti
capire da settimane… -
Lo guardai
scetticamente, non avevo voglia di discutere su quella causa persa.
- Quindi? Volevi
solo dirmi
di non frequentare Daniel? – chiesi con tono astioso
– Cosa
che naturalmente farò, fregandomene di tutte le tue assurde
ipotesi… -
Le sopracciglia
candide di
mio nonno si aggrottarono, ma si guardò bene dal rispondermi
a
tono. Sospirò, intrecciando le sue dita come
d’abitudine.
- Severus mi ha
detto dei tuoi atteggiamenti intimi… -
- Non sono
affari tuoi – lo interruppi bruscamente.
- Allora
parliamo di quanto tu sia stata sciocca a dare credito ad una
profez… -
- Nemmeno questo
è affar tuo –
Sembrò
essere ferito, ma subito cancellò
quell’espressione dal tuo viso.
- Hai perso tre
grandi amici,
Lauren, e solo per un ragazzo di cui non dovresti fidarti… -
continuò lui, ignorando il fatto che lo stessi fulminando
senza
riserve - …mi dispiace dirtelo, ma temo che te ne pentirai
–
- Sono
abbastanza grande per decidere da sola – gli ricordai con
voce aspra.
-
Sì… è proprio questo che mi
preoccupa… -
Ci guardammo per
un
po’, come in un tentativo di far valere pacificamente le
nostre
ragioni sull’altro. Ma nessuno dei due sembrò
riuscirci,
eravamo troppo radicati sulle nostre convinzioni.
- Tra poco
è San
Valentino… - esordì infine mio nonno per rompere
il
silenzio - …hai già un cavaliere? –
Domanda stupida,
nonno. Se la tua intenzione era di sviare dal discorso precedente, ti
sei incartato da solo.
- Daniel,
naturalmente –
- Ah…
giusto… -
Accorgendomi che
avremmo
potuto continuare su quella linea per tutta la sera – e
avendo di
meglio da fare – mi alzai in piedi.
- Buonanotte,
nonno… - gli dissi, cercando di addolcire il mio tono.
-
Lauren… ti prego, stai attenta… -
Annuii
rapidamente, prima di fiondarmi fuori da quella stanza.
“Stai
attenta? A cosa
dovrei stare attenta? “ sputai nella mia testa, prima di
cancellare quel pensiero dalla mia testa.
E a volte mi
chiedo cosa sarebbe successo se avessi giudiziosamente dato ascolto al
mio saggio nonno.
Note
dell'autrice
Buon pomeriggio a tutti!
Come ho già
detto nelle note del precedente capitolo, non smetterò mai
di ringraziare chi ha inventato le vacanze - per quanto brevi - dai
vari impegni quotidiani... grazie, chiunque tu sia! ^^
Bene, è
inutile che dica che questo sarà l'ultimo aggiornamento
lampo fino a Natale (più o meno) e che quindi
riprenderò a postare tra tre o quattro giorni.
Spero naturalmente che
anche questo capitolo non risulti troppo affrettato e che quindi vi
piaccia.
Ringrazio come sempre
chi legge, chi apprezza e chi fa sentire la propria opinione ^^
Passo alle recensioni
(addirittura sei, questa volta! Mi sembra di tornare ai bei vecchi
tempi *.*), alla prossima!
xoxo
Sheilin:
ti ringrazio per aver commentato, allora, nonostante recensire non ti
piaccia molto ^^ grazie anche per i complimenti, naturalmente! Non sono
sicura ancora della Casa in cui avrei potuto inserire Lauren, ma molte
altre lettrici dicevano che sarebbe stata bene in Serpeverde. Daniel
è un personaggio volutamente ambiguo, una di quelle persone
di cui non sai mai cosa pensare... in pratica, è un po' il
mio "movimentatore di storia" xD
Sev ha rabbrividito nel
sentirsi attribuire l'aggettivo "tenero" xD sono comunque felice che ti
piaccia questa su versione un po' meno distaccata, nonostante faccia
del mio meglio per mantenerlo IC e non rischiare che qualcuno desideri
di staccarmi la testa. Per quanto riguarda la Cooman, a tutti
può succedere di azzeccare qualcosa per una volta... che
questa sia quella buona? ^^ Ti ringrazio ancora per avermi fatto sapere
cosa ne pensi e non preoccuparti, è assolutamente
impossibile che una recensione mi risulti noiosa o sgradita!
DarkViolet92:
ottimo riassunto della situazione... e non pensavo che qualcuno si
sarebbe mai schierato dalla parte di Harry! Non tanto perchè
non abbia ragione (e ne ha a palate), ma perchè di solito si
tende a stare sempre dalla parte della protagonista anche quando fa un
po' di (o molte) cose stupide. La Cooman effettivamente è
stata molto misteriosa, almeno per quanto riguarda l'ultimo
personaggio... sono aperte le scommesse! xD Grazie per il commento!
Valery_Ivanov:
hahaha! xD Mi sono divertita da morire a leggere i tuoi
avvertimenti per Lauren, credimi! L'unico modo in cui potrei
giustificare la scelta presa da Lauren (a parte la disperazione a cui
avevo già accennato) sarebbe il fatto che comunque lei
è nuova di Hogwarts e non sa a cosa possono portare le
predizioni della cara Sibilla... comunque dubito che Harry e Blaise
finiscano per uccidersi, anzi. E sul fatto che Lauren debba
prendere un po' di senno da suo nonno, ti do perfettamente ragione ^^
ma conoscendola, sappiamo entrambe che non lo farà mai. Grazie per il commento!
Elfosnape:
la tregua è durata poco, vero? Proprio non ce la facevo
più senza tirare in piedi un'altra tragedia xD Lauren
rinsavisce, mi chiedi? Beh, non è mai stata molto a posto ^^
comunque Harry e Draco si consoleranno, vedrai. Grazie per il
commento!
Yvaine0:
figurati, la frase non è ancora sotto copyright (anche
perchè dubito di essere l'unica ad usarla xD). Hai
perfettamente ragione, io seguo la filosofia del "massacriamo i
personaggi per nostro diletto", sperando che durante la notte non
vengano a farmi visita per vendicarsi (anche se Draco o Blaise... ehm!
^^). Immaginavo che il distacco da Harry non avrebbe sortito lo stesso
effetto di quello dagli altri due, anche a me ha fatto un po meno male
scriverlo. Ah, aspetto il ritorno di Becky con curiosità!
Grazie per il commento!
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Capitolo 46 *** Prima della morte ***
Il giorno in cui mi svegliai per la prima volta con gli artigli di
Sorrow infilati nella carne della mia mano destra sarebbe stato
determinante per la mia vita.
Ma naturalmente ancora non lo sapevo, quando decisi di emergere dalla
mia barriera costituita da piumone e cuscino per scivolare lentamente
nel mondo degli svegli.
- Ehi, Lauren! Ce ne hai messo di tempo per aprire gli occhi, oggi!
–
Lavanda Brown, giusto? Non ero brava ad indovinare i toni di voce, e
dovevo ammettere che senza occhiali non vedevo a una spanna dal mio
naso.
- Ero stanca – borbottai con il tipico tono di una che non ha
voglia di spiccicare mezza parola.
- Vieni anche tu ad Hogsmeade, oggi? –
Quella era Daphne, il suo accento aristocratico era inconfondibile.
- Credo di sì, Daniel mi ha invitata… -
Mi sedetti sul bordo del letto e inforcai i miei fedeli occhiali, poi
mi accorsi che le mie compagne di stanza erano già belle che
pronte per uscire.
- Ma che ore sono? –
- Quasi mezzogiorno – mi informò Pansy con un
ghigno – forse dovresti prepararti! –
Già, forse,
perché no. Feci scendere Sorrow dal letto per rifarlo,
mentre cercavo di pensare a cosa avrei dovuto mettermi.
- Ti aspettiamo davanti alla Sala Grande, allora? – chiese
Daphne, già pronta a scendere le scale con le altre.
- No, no – mormorai sovrappensiero – al massimo ci
si vede a Hogsmeade, andate tranquille! –
Le sentii uscire dalla stanza, tirai un sospiro di sollievo.
L’unica cosa che avrebbe potuto rendere perfetto quel giorno
di San Valentino sarebbe stata la possibilità di passarlo
solo ed esclusivamente in compagnia di Daniel, quindi non volevo altra
gente attorno.
“Concentrati sul vestito, Lauren… è
già tardi!” mi rimproverai, aprendo il baule dove
si trovavano tutti i miei indumenti.
Avevo una mezza idea di mettere il corto vestito rosso che mi avevano
regalato Harry e Ronald a Natale, ma il pensiero dell’aria
gelida di febbraio mi fece desistere all’istante.
Alla fine, dopo circa mezz’ora di prove e accenni di crisi
isteriche, optai per un paio di jeans scuri, una semplice maglietta
nera scollata e stivali di pelle. Naturalmente non sarei andata in giro
senza la mia fedele giacca pesante, non avevo alcuna intenzione di
prendermi un accidenti.
Guardandomi allo specchio mi dissi che il risultato era accettabile, ma
mancava ancora qualcosa che mi facesse parte dell’atmosfera
della festa degli Innamorati.
Festa che, ci tengo a precisarlo, avevo ignorato bellamente per i miei
primi sedici anni di vita essendo stata perennemente single.
Non che fossi ufficialmente la fidanzata di Daniel, ma speravo di
esserci molto vicina.
All’improvviso notai quello che avrebbe potuto darmi quel
“je-ne-sais-quoi” che tanto desideravo.
La boccetta di Amortentia regalatami da Severus per Natale mi
occhieggiava dal fondo del baule, rilucendo di una deliziosa sfumatura
rosa acceso. Si notavano piccoli cuoricini galleggianti in quel liquido
dolcemente pericoloso.
Con un gesto di bacchetta la rimpicciolii e feci apparire una fine
catenella sul tappo in modo da potermela agganciare al collo.
Dopo quel dettaglio ricercato, mi sentivo pronta ad affrontare la
giornata.
- Ci vediamo stasera, Sorrow! – dissi allegramente al mio
micino, che miagolò di rimando – Poi ti
racconterò tutto quello che è successo!
–
- Dove stiamo andando? – chiesi timidamente a Daniel,
stringendo la sua mano come se fosse stata un’ancora di
salvezza in quel mare in tempesta.
- Credo sia il caso di allontanarci da qui – rispose lui con
un sorriso – dalla parte più frequentata del
villaggio, almeno… perché devo chiederti una
cosa… -
Sentii il sangue affluirmi alle guance: che volesse propormi il
fidanzamento ufficiale?
Un sorriso ebete mi si dipinse sulle labbra e dimenticai uno alla volta
i piccoli inconvenienti che avevano costellato quel pomeriggio.
Prima di tutto, avevamo incontrato Lupin come guardia davanti ai
cancelli di Hogwarts. Voleva impedirci di uscire a tutti i costi, ma
per fortuna alla fine era stato costretto a desistere perché
dietro di noi si era formata una fila infinita.
Appena entrati nel villaggio, ci eravamo imbattuti in Harry ed Eleanor.
Lui mi guardava con sguardo da cane bastonato e la sua ragazza
– forse dimentica del fatto che se era così felice
era solo merito mio
– mi fissava come se temesse che potessi mettermi ad irretire
Potter davanti ai suoi occhi.
Inutile parlare delle numerose volte in cui incrociammo Ronald e
Hermione, con relativi borbottii cattivi alle nostre spalle.
Ma l’apoteosi del disastro era giunta quando avevamo deciso
di andare a bere una Burrobirra ai Tre Manici di Scopa, dove erano
anche Draco, Anthony, Neville e Blaise.
- Daniel, non possiamo andare in un altro posto? – avevo
sussurrato turbata, vedendo gli sguardi di quelli che erano stati i
miei amici voltarsi maligni verso di me.
- Solo per una Burrobirra, dai – aveva replicato lui con tono
incoraggiante.
E io l’avevo lasciato fare, l’importante era stare
con lui.
Ma lui non
avrebbe dovuto andarsene al bagno e lasciarmi seduta al tavolo da sola.
- Ehi, Silente – mi aveva apostrofato Draco, dopo essersi
avvicinato a me con Blaise.
Entrambi avevano sul viso delle espressioni che non mi piacevano.
In quel momento, sapendo che ero stata scorretta nei loro confronti,
non mi ero sentita in grado di reagire come avrei fatto in qualunque
altra situazione.
- Cos’è, il mio gatto ti ha mangiato la lingua?
– aveva sghignazzato Blaise, prendendo poi in mano la mia
Burrobirra.
Ero rimasta immobile, non avevo mosso un muscolo.
- Hai paura, vero? – aveva continuato Draco, in un sibilo
– E fai bene… perché dopo quello che
hai fatto non resteremo a guardare… -
- No, molto presto la nostra vendetta arriverà… -
mi aveva comunicato Blaise, sorseggiando con calma apparente quella che
doveva essere la mia
bevanda.
- …arriverà e tu ti pentirai di esserti presa
gioco di due Serpeverde… -
- …perché abbiamo nel sangue l’astuzia
di Salazar… -
- …e io, da bravo Malfoy, ho la perfidia di un perfetto Mangiamorte…
-
Mi ero schiacciata impaurita contro la panca, nel vedere quanto odio
traboccasse dai loro magnifici occhi.
Occhi che avevo adorato,
solo qualche settimana prima.
- In poche parole, la pagherai cara
– aveva poi concluso Draco, con un tono che mi aveva fatto
rabbrividire – carissima, più di quanto non valga
la tua vita da sporca
Mezzosangue –
Dopo due minuti, i quattro se n’erano andati e io avevo
iniziato silenziosamente a piangere.
Dopo tre minuti, Daniel era tornato dal bagno e aveva cercato
inutilmente di farmi dimenticare l’accaduto.
Nonostante la calma che sapeva infondermi, sentivo che sarei sempre
stata sul chi va là, dopo quelle parole.
E così, presa tra i miei pensieri, mi ero lasciata portare
da Daniel fino alla periferia di Hogsmeade.
In quel momento stavamo passando esattamente davanti alla Testa di
Porco. Mi riscossi dal torpore, la mia coscienza gridava
l’allarme.
- Daniel, non credo di poter oltrepassare il confine… - lo
avvertii lentamente, temendo che mi reputasse una bambinetta fifona.
- Perché no? –
- La storia dei Mangiamorte…
l’aggressione… quelle cose, sai… -
Mi sentivo stupida a dire quelle cose, mi pareva improbabile che
qualcuno decidesse di attaccarmi mentre ero in compagnia di Daniel durante il
giorno di San
Valentino,
ma sembrava quasi che mio nonno fosse entrato nella mia testa per
costringermi ad essere assennata.
- Non penso che possano sapere dove sei in qualsiasi momento
– osservò logicamente lui.
- Già – acconsentii io – non so nemmeno
perché dico queste cose da idiota –
- E poi voglio portarti in un posto segreto, dove nessuno
oserà disturbarci… - sussurrò
dolcemente lui nel mio orecchio.
Stava calando la sera, ma tanto non era una cosa che mi toccava da
vicino dato che non ero una a cui sarebbe mancata la cena.
Anzi, meno angioletti vestiti di rosa avrei visto, meglio sarei stata.
Quando oltrepassammo la barriera protettiva, mi sembrò di
passare sotto una fine cascata di acqua gelata. Ma non successe niente
di quello che temevo.
Il silenzio rimase silenzio, la luce tenue del sole invernale era
uguale a prima, lo scricchiolare delle nostre scarpe sulla neve gelata
avevo lo stesso suono rassicurante.
Mi lasciai guidare da Daniel, che sembrava assolutamente sicuro della
direzione che stava prendendo, fino a quando non arrivammo in cima a
una collinetta.
Quando mi voltai, vidi che non c’era traccia di Hogsmeade
alle mie spalle e iniziai a preoccuparmi. Anche perché
all’orizzonte si intravedeva esattamente l’ultimo
raggio di sole prima che arrivasse la notte vera e propria.
- Credo… che dovremmo tornare indietro… -
- Stai tranquilla, so orientarmi anche al buio… - mi
rassicurò lui, facendo apparire una coperta che stese su una
parte di prato non coperta dalla neve.
- Ma potrebbero punirci… - osservai allora, iniziando a
saltellare nervosamente sul posto, temendo di vedere spuntare uno dei
nostri professori dal nulla.
- Non ci scopriranno – disse lui con tono deciso –
e ora siediti, dai! –
Obbedii solo perché il suo sorriso mi sembrava sincero,
l’unica ancora di salvezza in quel luogo sconosciuto ormai
buio.
Quando mi prese la mano, annullò in un solo secondo tutti i
miei pensieri.
A cosa serve ragionare, quando hai un contatto così stretto
con la persona che ami?
- Lauren… sei davvero una ragazza fantastica… -
sussurrò lui, accarezzandomi lentamente la guancia con la
mano libera.
Arrossi violentemente, deglutii a fatica. I miei neuroni erano andati
in gita sul pianeta Marte.
- Ed è proprio per questo che mi dispiace tanto fare quello
che sto per fare… -
Mi irrigidii all’istante. Cosa stava blaterando?
Avvicinò le sue labbra alle mie, intrecciò le
dita delle sue mani dietro alla mia schiena stringendomi in un tanto
desiderato abbraccio. Davvero, non lo capivo più.
Lauren, cosa stai
facendo? Dove hai messo il tuo spirito di ragionamento?
“Smettila di rompere, coscienza… sono con il mio
futuro ragazzo, non vedi?”
Futuro ragazzo? E da
quando?
“Tra poco mi chiederà di mettermi insieme a lui,
è ovvio!”
Sciocca
ingenua…
“Fenice del malaugurio!”
Sono solo realista!
- Lauren… ti vedo pensierosa… -
“Ecco, è solo colpa tua! Vattene!”
- No, ero solo un po’ preoccupata per quello che ci
aspetterà una volta tornati al castello… -
sussurrai lentamente, cercando di non pensare alle facce di mio nonno e
Lupin al nostro ritorno.
- Potremmo anche non tornare al castello… -
Hai visto? Vuole
approfittare di te!
“Non essere stupida… perché proprio su
una collina in mezzo alla neve, quando potrebbe avermi in qualsiasi
momento nella sua stanza a Hogwarts?”
Perché qui
non ci sono testimoni…
“Ma smettiamola!”
- Cosa intendi dire? – gli chiesi allora, senza riuscire a
distogliere i miei occhi dai suoi.
Avrei voluto una risposta, naturalmente, ma il lungo bacio che
seguì mi bastò più di qualunque
discorso esplicativo.
Sei un’allocca.
“No, sono solo una ragazza che segue per la prima volta i
suoi istinti…”
All’improvviso sentii un rumore e mi ritrovai costretta a
staccarmi da Daniel – con mio grande disappunto.
- Cos’è stato? – mormorai allarmata.
- Niente, sarà solo qualche animale… -
borbottò lui con aria infastidita.
- Devo controllare – dissi con tono deciso, alzandomi in
piedi ed estraendo la bacchetta.
- Lauren… devo dirti una cosa… -
Lo ignorai, iniziando a dirigermi lentamente verso la fonte del rumore
che avevo sentito.
Subito il mio pensiero andò dritto verso Malfoy e Zabini,
che poche ore prima avevano detto che me l’avrebbero fatta
pagare per quello che avevo combinato.
- Lauren, torna qui! – urlò Daniel con voce
strozzata.
- Ma sei pazzo? Abbassa la voce! – sibilai voltandomi di
scatto verso di lui – Rischi di farci localizzare da chi ci
sta eventualmente seguendo! –
- Lauren, è davvero importante… -
mormorò lui, alzandosi in piedi per venire verso di me
– Devo dirtelo prima della morte… -
- Non moriremo – gli dissi con voce spezzata – tira
fuori la bacchetta, non moriremo! –
Sentii un altro fruscio alle mie spalle, ma Daniel non mi permise di
voltarmi e non tirò fuori la bacchetta.
- Non fare lo sciocco, non è tempo di giocare… -
mugolai con tono supplicante, lottando debolmente per fargli capire che
doveva togliere le sue mani dalla mia vita.
- Lauren… vuoi metterti con me? –
Accadde tutto in rapida sequenza.
Quella domanda, il mio sì tremante e sospirato, le sue
labbra sulle mie.
Il primo Schiantesimo su di me, il secondo su di lui, i nostri corpi
uno sull’altro.
Magnifico giorno
di San Valentino.
Forse avrei dovuto ascoltare la mia coscienza.
Forse avrei dovuto ascoltare nonno Albus.
O forse no.
Note
dell'autrice
Buonasera a tutti!
Questa volta sono in
ritardo e posto addirittura un capitolo più breve degli
altri... potete tirarmi i pomodori, se volete ç.ç
Spero comunque che la
qualità non sia scesa e di essere riuscita a mantenere viva
la vostra curiosità.
Non ho molto altro da
dire se non che vi ringrazio tutti, dal primo all'ultimo, e in
particolare Luna_Lovegood
che ha aggiunto la storia tra le Preferite.
Al prossimo capitolo,
xoxo
DarkViolet92:
questo è vero, Lauren se l'è proprio tirata
addosso... e avevi ragione anche sulla mia intenzione di far peggiorare
il tutto ^^
Anticipo che dal
prossimo capitolo in poi ci sarà una costante discesa nella
"qualità di vita" di Lauren e che probabilmente
sarà una serie di capitoli con rating Arancione... un
peccato proprio ora che era riuscita a farsi fare la fatidica domanda
da Daniel, vero? Grazie per il commento!
Valery_Ivanov:
sei sicura delle tue supposizioni? xD Naturalmente io faccio del mio
meglio per depistarti... ma nessuno dice che la predizione della Cooman
sia azzeccata! U_U Draco ti ringrazia per il tuo continuo supporto,
dice che se dovesse riuscire a mettersi con Lauren alla fine della
fanfiction ti offrirà da bere xD Sono felice che ti sia
piaciuta la parte con Severus, avrei voluto essere lì a
vedere la sua faccia ^^ grazie per il commento!
mistero:
accidenti, allora forse ho un futuro (non molto roseo) nel settore
comico! xD Bene, sono contenta che tu condivida le mie opinioni
riguardo al nostro adorato Snape, ma dubito che Lauren vada a mettere
sotto pressione il suo professore - anche considerato che non
è proprio una persona da sfidare a cuor leggero - e poi ora
lei non è più ad Hogwarts, quindi magari se ne
parlerà più avanti.... sempre se ci
tornerà! Muahahahaha (risata da cattivo dei cartoni animati)
Grazie per il commento!
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Capitolo 47 *** Attimi di sonno ***
Non volevo svegliarmi. No, non volevo farlo.
Svegliati,
Lauren, devi scoprire cos’è successo.
No. Niente da
fare.
Sono
morta? Bene, meglio così… qualsiasi cosa
è meglio della punizione che avrei avuto una volta tornata a
Hogwarts.
E
poi la morte vuol dire che non sono più ricercata da
Voldemort e che sarò compianta da Draco, Blaise e Harry
nonostante il mio comportamento da stronza?
Ancora
meglio.
Invece qualcosa
mi pungolò il braccio costringendomi ad aprire gli occhi.
Imprecai quando
sentii che non era solo una puntura al braccio, ma qualcosa di molto
più doloroso.
- Vediamo se il
sangue della Mezzosangue è uguale al nostro come sostiene
quel Babbanofilo di suo nonno! –
Qualcosa di
affilato incise la mia pelle, lasciando una scia rovente dietro alla
prima impressione di ghiaccio.
La lama di un
pugnale?
- Porca Morgana!
– urlai per il dolore, tirandomi di scatto dritta con il
busto dalla posizione sdraiata in cui ero precedentemente.
Sentii molte
risate circondarmi, i miei occhi erano accecati dalle lacrime e vedevo
solo macchie confuse.
Macchie nere confuse.
- Oh…
la piccola Silente ha bibi al braccino bello! –
Bellatrix
Lestrange.
Avrei mai potuto
dimenticare quella voce odiosa?
Avrei
preferito essere morta.
Deglutii
lentamente, sentendo il sapore metallico del sangue sulla lingua quando
una manata decisa in pancia mi costrinse a sdraiarmi di nuovo.
Ingoiai una
serie di gemiti, cercai di non pensare al liquido scarlatto che stavo
copiosamente perdendo dal mio amato e prezioso braccio destro.
Quello con cui
usavo la bacchetta.
Sentivo un
ruscello caldo e vischioso scorrere sulla mia pelle, mentre si portava
via inesorabile – goccia a goccia – le mie energie
residue.
- Cosa diamine
state facendo? –
Una voce
autoritaria, familiare ma allo stesso tempo sconosciuta, fece cessare
le risate.
La lama fredda
del pugnale – o qualsiasi cosa mi avesse quasi staccato il
braccio – si allontanò dalla mia pelle.
- Ferula
– disse la voce di prima, quella del mio… salvatore?
Qualcosa si
strinse attorno alla mia ferita, bloccando l’emorragia.
Iniziai a
respirare regolarmente, continuando a fissare alla cieca quello che
stava sopra di me, supplicando silenziosamente che qualcuno mi
restituisse i miei occhiali e mi dicesse cosa stava succedendo.
- Il Signore
Oscuro aveva detto che non la dovevate toccare! – la voce si
fece rabbiosa, intrisa di minaccia – Se disobbedirete ancora,
saranno affari vostri! Andatevene! –
Sentii numerosi
passi allontanarsi, chiusi gli occhi sentendomi debolissima.
Sembrò
passare un’eternità prima che qualcuno mi
prendesse in braccio, sfiorando il mio viso con una profumata cortina
di capelli.
Voglio
morire, voglio morire.
Se ero davvero
finita nelle mani della Congrega Oscura, non era un desiderio poi
così insano come sembrava.
- Animali
– sbottò la voce del gentile essere che mi teneva
in braccio.
Avrei dovuto per
la prima volta ringraziare mentalmente il Signore Oscuro, la sua
clemenza e quell’uomo che gli era così tanto
fedele da obbedire ciecamente ai suoi graditi ordini.
Pensiero
sciocco, Lauren.
E persi di nuovo
conoscenza.
Quando
finalmente riuscii a riaprire le dannate palpebre pesanti che mi
ritrovavo, vidi uno spettacolo inaspettato: una normalissima stanza con
un innocuo soffitto bianco, uno specchio a muro di fronte a me e alcuni
pezzi di mobilia di legno chiaro.
Senza
naturalmente contare il letto su cui ero sdraiata io.
Svantaggi di tutto quello? Nessuna rassicurante presenza di una porta.
“Ok,
Lauren, vediamo di andare passo per passo… “ mi
dissi, toccandomi il naso per assicurarmi di avere addosso gli occhiali
– perché altrimenti vedere così bene
senza di loro mi avrebbe dato la certezza di essere in un sogno
“…possibile che una stanza del covo della Congrega
Oscura possa sembrare così dannatamente normale?”
Mi tirai
lentamente seduta, ricaddi di nuovo con la schiena con il materasso
molle.
“Bene,
sei debole… e adesso?”
Avrei dovuto
aspettare per il resto della mia vita che qualcuno venisse a prelevarmi
per portarmi verso morte certa?
Sarei morta di fame in quello stesso punto, dopo aver trascorso giorni
di agonia?
L’avrei
scoperto presto, dato che un inconfondibile “pop”
da Smaterializzazione era appena giunto alle mie orecchie e una figura
ammantata di nero era apparsa davanti allo specchio.
-
Sveglia… strano… - mormorò il
Mangiamorte appena arrivato.
-
‘Giorno… - lo salutai sarcasticamente -
…niente servizio in camera? –
- Ma come osi?
– disse lui tra sé e sé, forse credendo
che non lo sentissi – Sudicia Mezzosangue… -
Decisi che mi
sarei comportata in modo diplomatico e disponibile da quel momento in
poi per due motivi: non mi piaceva essere chiamata Mezzosangue e
dovevo scoprire che fine avesse fatto Daniel.
- Scusi, signor
Mangiamorte… - esordii con voce flautata - …mi
potrebbe dare un’informazione? –
L’interpellato
si voltò verso di me, abbassandosi il cappuccio. Riconobbi
uno dei quattro che erano stati mandati a rapirmi con Draco e Harry la
sera di Capodanno.
- Non attacca,
ragazzina… -
- Io ti ho
già visto… come ti chiami? –
- Stai cercando
di psicanalizzarmi, eh? – sbottò violentemente,
puntandomi contro la bacchetta.
- No,
tecnicamente vorrei solo sapere il tuo nome… - osservai con
calma, tirandomi faticosamente seduta.
Il Mangiamorte
mi fissò per qualche minuto buono, poi sembrò
decidere che informarmi sulla sua identità non dovesse
essere poi così pericoloso dato che dubitava sarei riuscita
mai a fuggire da quel posto.
- Rodolphus
Lestrange –
- Oh, mi
dispiace… - commentai seria, sospirando con enfasi.
- Come ti dispiace? –
ringhiò lui, tornando improvvisamente aggressivo.
- Sei il marito
di Bellatrix, vero? È una pazza psicopatica, mi chiedo chi
ti abbia costretto a sposarla… -
Lo vidi
arrossire leggermente, immaginai di aver colto nel segno. Abbassai lo
sguardo sul mio avambraccio destro, con mio grande orrore notai che era
completamente fasciato.
- E tu cosa ne
sai? –
- Niente, era
una supposizione… - risposi lentamente, misurando le parole
- …immaginavo che non fosse un matrimonio felice, dato che
Narcissa mi ha detto che potresti essere mio padre… -
Le sue guance
diventarono ancora più rosse, mi fissò spaventato
rigirandosi la bacchetta tra le mani.
- Ma tu chi sei,
il demonio?
Chi ti ha portata qui? – ironizzò lui.
- No, sono solo
Lauren Silente… siete stati voi a volermi qui!
– gli ricordi pragmatica come sempre.
- Comunque no,
non sei mia figlia… cioè… non lo sa
nessuno! –
- Questo
è un sì o un no? – insistetti, anche se
sapevo di essere fastidiosa.
Rodolphus si
guardò intorno spaesato, si morse le labbra tremanti e si
Smaterializzò di nuovo.
Addio
verità.
Mi accasciai di
nuovo sul letto, cercando di risparmiare le mie energie in caso di
arrivo di un altro Mangiamorte incapace di fare il suo lavoro.
Sentivo che
sarei impazzita. Da quanto tempo ero lì?
E nello stesso
momento in cui mi feci quella domanda, pensai istintivamente a mio
nonno, a Severus, a Remus e a tutti gli altri professori che non
avevano visto rientrare né me né Daniel.
Senza
spiegazioni.
Nonostante tutte
le raccomandazioni che ci avevano fatto.
Una stretta al
cuore, provocata dall’angoscia di tenere in ansia le persone
che mi volevano bene, mi prese all’improvviso.
E tutto era
colpa di Draco e Blaise. O almeno, quella mi sembrava l’unica
ipotesi plausibile.
Rimuginai
così tanto su quanto potesse essere perfido quel biondino
arrogante per essere arrivato a farmi una cosa del genere solo
perché non volevo giocare nella sua stupida squadra di
Quidditch che, quando un altro Mangiamorte apparve nella stanza,
scattai in piedi sostenuta dalla rabbia e dall’indignazione.
- Voglio uscire
di qui! Dovete farmi uscire, altrimenti lo farò da sola!
–
- Zitta, Silente
– mormorò la stessa voce strascicata del tizio che
mi aveva salvata dalla carneficina di Bellatrix – sappiamo
benissimo che non sai Smaterializzarti e comunque non hai nessuna
chance di uscire di qui senza che almeno tre quarti di noi lo vogliano
–
Tacqui
all’improvviso. Cercai di concentrarmi sul riconoscimento
della voce.
-
Dov’è Daniel? – chiesi supplicante,
cercando di far parlare il nuovo arrivato.
Una mano bianca
come la neve mi spinse di nuovo sul mio letto, prima di afferrare il
cappuccio nero del suo proprietario e abbassarlo.
Lucius Malfoy.
- Daniel?
Intendi il ragazzo che era con te? – ripetè lui
con tono interessato, sedendosi sul bordo del letto esattamente come
avevo visto fare diverse volte a suo figlio.
- Chi altro?
– sbottai in un impeto di coraggio.
- Non so cosa ne
abbiano fatto gli altri – confessò lui con tono
asettico – e vedi di abbassare la cresta –
Mi accarezzai
istintivamente il braccio offeso. Poi ripensai immediatamente a Draco,
e la rabbia mi montò di nuovo dentro.
Stavo
decisamente dando fuori di matto.
- Malfoy,
è colpa di tuo figlio se sono qui, vero? – urlai
con tono aggressivo.
Lucius, per
tutta risposta, mi guardò prima divertito, poi amareggiato.
- Con mio grande
dispiacere e per tua grande sfortuna, no… -
- No?
– ripetei con gli occhi sgranati dalla sorpresa.
- No –
Com’era
possibile? Se non era stato Draco, allora come avevano fatto a
individuarci?
- Non ci credo
– lo informai decisa, aggrappandomi con tutte le mie forze
all’unico capro espiatorio plausibile.
- Non hai fame?
–
Lo guardai per
un attimo con occhi diversi. Mi stava davvero chiedendo se avevo
bisogno di nutrimento?
Si stava
offrendo seriamente per portarmi qualcosa da mettere sotto i denti?
- A dire la
verità, sto morendo – confessai con leggerezza,
per poi arrossire immediatamente per la vergogna.
Mi ero abbassata
a chiedere da mangiare a un perfido Mangiamorte traditore, nemmeno
fossi stata a digiuno da giorni!
No, un attimo.
Forse ero veramente a
digiuno da giorni.
- Da quanto sono
qui? – chiesi a bassa voce, vedendo che Lucius si era alzato
dal letto pronto a Smaterializzarsi.
- Non da
abbastanza tempo, per quanto mi riguarda – replicò
lui con un sorrisetto beffardo, prima di sparire di nuovo.
Non so per
quanto aspettai prima del suo ritorno, ma mi sembrò
un’eternità.
Ero talmente
stanca e debole, tormentata dai morsi della fame e dai sensi di colpa,
che i miei occhi si imposero di chiudersi per farmi scivolare in un
sonno senza sogni.
Ritornai di
nuovo cosciente quando sentii qualcosa di saporito e caldo percorrere
la mia gola rischiando di soffocarmi. Mossi goffamente il braccio
ferito, provocandomi una dolorosa fitta e gemendo.
Iniziai a
tossire a causa del liquido rovente che mi era andato di traverso, mi
alzai seduta senza accorgermene.
Una mano mi
batté sulla schiena con sollecitudine, aiutandomi a
riprendere a respirare.
Vedevo di nuovo
tutto sfocato, mi avevano tolto gli occhiali nel mio sonno indotto.
- Sei davvero
messa male, Mezzosangue – commentò la voce di
Lucius, senza nascondere un’evidente sfumatura soddisfatta.
Non replicai,
non sarebbe stato saggio far arrabbiare un Mangiamorte – uno
dei migliori, anche se mi doleva ammetterlo – quando ero
senza occhiali, senza forze e senza bacchetta.
A proposito di
bacchetta, che fine aveva fatto?
- Vorrei i miei
occhiali – lo informai con tutta la gentilezza che riuscii a
infilare nel mio tono di voce.
Lucius mi
ignorò spudoratamente, decise di farmi stare zitta
infilandomi in bocca un'altra cucchiaiata di quella strana minestra.
Era disgustosa, tanto per precisare.
- Non mi piace
– protestai debolmente, quando riuscii a costringermi a
deglutire.
- Mangia e stai
zitta – rispose lui con tono duro – e ringrazia che
abbiamo bisogno di te, altrimenti altro che pranzo gratis –
- Avete bisogno
di me?
– chiesi incuriosita.
- Smettila di
fare domande, stai zitta –
- Signor Malfoy,
la prego… mi può almeno restituire la vista?
–
Lucius si
alzò dal letto dopo aver sbuffato, poi mi diede in mano una
cosa che riconobbi per i miei occhiali. Me li rimisi, notando subito lo
strano colore dell’intruglio che ero praticamente obbligata a
sorbire.
- Siamo sicuri
che non sia un veleno? –
- Dovresti
saperlo, dato che sei la migliore
amica di Severus – mi stuzzicò lui
con tono sarcastico.
Lo guardai
dritto nei suoi freddi occhi grigi, rabbrividii nel pensare a quanto
fosse simile a Draco.
Quel dettaglio
mi rassicurava, pensavo di sapere - almeno in minima parte –
con chi avrei avuto a che fare.
- Signor Malfoy,
sarà sempre lei a… farmi compagnia? –
Mi
squadrò con uno dei suoi tipici sguardi penetranti,
sembrando divertito.
-
Perché questa domanda, Mezzosangue? Ti è gradita
la mia compagnia? –
Non sapevo cosa
rispondere, decisi di essere spudoratamente sincera.
- Mi ricorda
molto Draco… -
Davanti a quella
affermazione, Lucius mi sembrò impassibile come se gli
avessi comunicato gli sconti di un negozio di Hogsmeade.
Sembrò chiedersi se fosse opportuno rispondere alla mia
domanda o meno.
- Se mi
occuperò io della tua custodia, allora vedrai di
collaborare? –
- Non posso
garantirlo – mi schermii rapidamente.
Odiavo fare
promesse che non avrei potuto o voluto mantenere.
- Ne
parlerò con il Signore Oscuro – mormorò
lui con aria pensierosa - e ora sbrigati a mangiare, non posso stare
delle ore solo dietro a te! –
Iniziai ad
eseguire il suo ordine, intervallando ogni cucchiaio a una domanda.
- Da quanto
tempo sono qui? Me lo può dire? –
- No, non mi
è consentito dirtelo –
- Mio nonno
avrà già scoperto la mia sparizione? –
- Se non
è stupido, direi proprio di sì… -
- Ma lei
è proprio sicuro che non sia stato Draco a consegnarmi a
voi? –
- Te
l’ho già detto, ragazzina… -
In quel momento,
sentii il rumore di una fialetta di vetro che si spezzava e vidi del
liquido trasparente unirsi a quello che restava della mia minestra.
Lucius mi invitò con lo sguardo a finire il mio pranzo. Mi
infilai in bocca con cautela l’ennesimo cucchiaio di
brodaglia.
- Signor
Malfoy… -
- Sì?
–
Ma non feci in
tempo a formulare l’ultima, importantissima domanda,
perché il mio cervello si annebbiò costringendomi
ad addormentarmi di nuovo.
Note
dell'autrice
Ehm... buonasera a
tutti!
Posso ancora farmi
vedere da voi, miei fedeli lettori, senza correre il rischio di essere
linciata? Sì? Lo spero ^.^
Forse era prevedibile
questa svolta, forse no, l'importante per quanto mi riguarda
è che vi sia piaciuta. Se così non è,
spero di rifarmi nel capitolo precedente anche se devo confessare che
per un po' non aleggerà molta allegria qui nei dintorni.
Quindi, se siete persone
particolarmenti sensibili o fate parte della Lega Contro il
Maltrattamento dei Poveri Personaggi delle Fanfiction, vi conviene
tornare tra un po' per preservare la vostra sanità mentale.
Altrimenti, ben venga se
restate tutti a farmi compagnia! Ne approfitto per ringraziare excel sana e Lady85 che hanno
aggiunto la storia tra le Seguite e PiKkOlA_mAnGiAmOrTe
che l'ha inserita tra le sue Preferite.
Naturalmente ringrazio
anche tutti gli altri che recensiscono o semplicemente continuano a
seguirmi leggendo! ^^
Passo ai vostri
commenti, al prossimo capitolo!
Atari: dire
che lo farò presto sarebbe uguale a illuderti, purtroppo.
Questa vicenda mi è sfuggita un po' di mano e credo che
diventerà leggermente più lunga del previsto...
questo significa che la storia di Daniel slitterà molto
più avanti nella scaletta. Sono comunque felice che ti sia
piaciuto il colpo di scena, grazie per il commento!
DarkViolet92:
sperando di non essere stata scontata, ecco che presento al mondo
(esagerata xD) il nuovo capitolo. A parte che poi non sono
così spietata con Lauren, l'ho messa in compagnia di Lucius
^^ grazie per il commento e i complimenti!
Sheilin:
povero Daniel, potrebbe risentirsi per questa tua accusa (non molto)
infondata ^^ sono d'accordo sul fatto che Draco e Blaise si siano
comportati da sciocchi, ma chi lo sa... magari volevano davvero
intendere quello che hanno detto! Grazie per i complimenti e il
commento!
Valery_Ivanov:
Lauren è finita dritta dritta nel posto meno piacevole nella
sua lista, come hai potuto vedere. Come ho detto ad Atari, tutto quello
che sta dietro a Daniel verrà fuori molto più
avanti - quindi per ora ti consiglio di metterlo da parte ^^ Grazie per
il commento!
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Capitolo 48 *** Leale come un Tassorosso ***
Per l’ennesima volta, aprii gli occhi dopo un lunghissimo
periodo di tempo passato a sonnecchiare – periodo che poteva
anche corrispondere a cinque minuti, per quanto ne sapevo.
Nessun orologio,
nessuna finestra, nessun modo di contare giorni, ore, minuti, secondi.
Niente di
niente, e stavo per impazzire.
Cos’era
successo in tutto quel tempo?
Ma era poi
passato tutto quel tempo come credevo?
Sospirai
pesantemente, sedendomi sul letto, e iniziai a fissare senza
espressione gli stivali eleganti che mi ero messa per uscire con Daniel
il giorno di San Valentino.
Cosa alquanto
triste, ad essere sincera.
Proprio quando
stavo per aver un ragazzo, ecco che venivo rapita da una manica di
pazzi Mangiamorte.
Grandioso
tempismo.
Grandiosa
vita di merda.
- Devo smetterla
di parlare da sola nella mia mente… - borbottai scocciata,
mentre passandomi una mano tra i capelli mi accorgevo che erano messi
in condizioni pietose.
Erano pesanti,
appiccicaticci, anche un po’ unti.
Grandiosa
condizione da prigioniera senza possibilità di lavarsi.
Alla prossima
visita del mio grande amico Lucius, avrei dovuto chiedergli di darmi
l’opportunità di fare una capatina in bagno.
A proposito,
come avevano fatto a bloccare tutte le mie necessità
corporali?
Ammesso che non
fossero davvero passati solo pochi minuti dal mio assopimento, come
temevo.
Mi guardai allo
specchio, notando che i lineamenti del mio viso si erano fatti
più affilati.
Era impossibile
che fossi dimagrita così tanto in una manciata di secondi.
- Stai
impazzendo, Lauren… ecco perché continuano a
sedarti, lo fanno per il tuo bene… - mi dissi in un vano
tentativo di autoconvincimento.
Se avessi almeno
avuto qualcosa per passare il tempo, magari avrei evitato di
tormentarmi su ogni più sciocco argomento che mi passava per
la testa.
La cosa che mi
interessava di più era principalmente la reazione che aveva
avuto l’intera Hogwarts nel venire a conoscenza della
sparizione della sottoscritta e di Daniel.
Se volevo essere
sincera con me stessa, mi interessavano più che altro
quattro persone: Draco, Blaise, Harry e Severus.
- Smettila di
deprimerti più di quanto tu non lo sia
già… - mi ammonii severamente.
Fu
così che passai a chiedermi se Harry si fosse messo insieme
a Eleanor, se Draco fosse deluso di non aver potuto attuare la sua
vendetta, se mancassi a Blaise e se Severus avesse scoperto che il
“misterioso piatto argenteo” che gli avevo regalato
a Natale fosse una bilancia elettronica.
Una lacrimuccia
spuntò all’angolo del mio occhio destro, ma mi
affrettai a ricacciarla da dove veniva davanti
all’apparizione di Lucius.
Mi sorprese
essere colta da un senso di tranquillità in sua presenza.
Mi disgustava
essermi venduta così facilmente al nemico solo
perché assomigliava a un mio non-più-amico.
Perché
non avrei mai
potuto chiamare Draco come mio nemico.
- Il Signore
Oscuro vuole vederti – mi comunicò lui con un
sorriso inquietante.
- Io no
– replicai acidamente, crogiolandomi nel poter finalmente
esprimere la mia ribellione dopo un’eternità di
pacifico sonno.
- Non
è un problema mio, Silente – continuò
Lucius, estraendo la bacchetta e legandomi le mani con un incantesimo
non verbale.
-
Perché? – chiesi allora, senza voler protestare
per il dolore che mi stavano infliggendo le corde troppo strette.
-
Perché qui è
lui che comanda, non tuo
nonno – [1]
E quella
semplice frase mi bastò per tornare a sospettare di Draco, e
farmelo designare come mio nemico.
Dopo aver
opposto una strenua resistenza – per quanto le mie non
propriamente ottime condizioni me lo permettessero – venni
comunque condotta al cospetto del simpatico Faccia-di-serpe.
A dire la
verità, restammo per un po’ davanti alla porta che
conduceva alla sua stanza privata, in attesa che finisse la riunione
con i restanti Mangiamorte.
Quando una lunga
fila di esseri incappucciati iniziò a sciamare fuori
dall’apertura che mi avrebbe condotta alla morte –
solo allora
– iniziai a tremare.
Lucius Malfoy,
che mi teneva per un braccio, mi lanciò
un’occhiata indecifrabile.
- Ah, la bimba
ha ancora la bua? – mi sbeffeggiò la voce di
Bellatrix, doverosamente resa infantile, mentre si stagliava davanti a
me in compagnia di Rodolphus.
- No, sto
benissimo – replicai fermamente, notando che suo marito
evitava in tutti i modi di stabilire un contatto visivo con me.
- Ancora per
poco – commentò lei, facendo seguire le sue parole
da una risata crudele.
- Smettila,
Bella – la rimproverò freddamente Lucius
– e fatti da parte, non abbiamo tempo da perdere…
il Signore Oscuro ci aspetta… -
Così
dicendo, Malfoy strinse la presa sul mio braccio e mi
trascinò nella stanza dopo aver spinto da parte la sua
collega. Chiuse immediatamente la porta alle nostre spalle e io strinsi
istintivamente le mie palpebre per non vedere niente di quello che mi
aspettava.
Fu esattamente
così che camminai fino in fondo alla stanza, fino a quando
Lucius non mi fece fermare e uno sbuffo non mi solleticò le
orecchie.
- Lauren Cassidy
Alexis Katherine
Silente… ti credevo più coraggiosa… -
sibilò una voce fredda, di intuibile provenienza.
Snocciolò
con tono annoiato i miei nomi, calcando senza motivo
sull’ultimo – neanche fosse stato il più
bello.
Davanti a
quell’affronto, mi trovai costretta ad aprire gli occhi per
incontrare uno sguardo beffardo e rosso come il sangue delle sue
vittime.
- Nessuno lo ha
mai sostenuto – replicai allora, tentando di incrociare le
braccia per dare la mia idea di contrarietà, prima di
accorgermi che ero legata.
- Sono idee che
ci si fanno – commentò lui – a volte
sono sbagliate, a volte no… ma dimmi, come ti sei trovata
durante il soggiorno nella nostra magnifica dimora? –
- Non
è di certo una suite dell’Hilton –
ironizzai, sfidandolo a dire il contrario.
Mi sorprese
invece quando annuì lentamente, come se avesse compreso il
mio stato d’animo.
- So bene come
ci si sente in queste situazioni di prigionia e per questo ti ho
chiamata… per fare un patto…
- sibilò lui con tono suadente – Lucius, per ora
puoi andare… so cavarmela da solo… -
Sentii un
brivido spiacevole percorrermi la schiena, quando vidi la lucente
chioma bionda di Malfoy lasciarmi da sola
nell’oscurità della stanza.
Senza
più scudi, senza più l’illusione di
avere alleati.
Eravamo solo io
e Faccia-di-serpe.
Cosa aspettava a
uccidermi? In fondo, non era quello che voleva?
-
Dicevo… potremmo fare un patto… -
Lo guardai
stringendo gli occhi a fessura, manifestando la mia disapprovazione.
- Non fare
così, Katherine. Almeno tenta
di collaborare, è un accordo che porta vantaggi ad entrambe
le parti… –
- Sentiamo,
allora… - mormorai poco entusiasta, mentre muovevo
disperatamente le dita delle mie mani ormai diventate intorpidite a
causa delle corde strettissime.
- Tu scriverai
una lettera a tuo nonno, pregandolo di recarsi dove ti dirò
io, per farti salvare. Dovrai aggiungere particolari raccapriccianti,
supplicarlo di venirti a prendere, ma senza sembrare falsa –
mi ordinò Voldemort, accarezzando ogni parola con un velo di
divertimento – altrimenti so che non verrà dritto
nella nostra trappola. Lo consegnerai nelle nostre mani, per la tua
salvezza. In cambio, tu potresti diventare Mangiamorte ed essere
trattata come una nostra pari. –
- E chi ti dice
che io voglia diventare Mangiamorte? – sbottai infastidita,
mentre il mio tono levava ogni dubbio sul fatto che non avrei scritto
quella lettera.
- Il tuo sangue
–
Rimasi raggelata
davanti a quella affermazione. Significava che anche Voldemort sapeva.
E forse sapeva
anche dell’identità di mio padre, forse avrebbe
potuto darmi informazioni importanti.
Decisi di fare
la finta tonta, cercando di scoprirne di più.
- Non capisco
cosa tu voglia dire – ribattei con voce carica di astio.
- Ma come? Madre
e padre Mangiamorte, il tuo nonnino non te ne ha parlato? –
- Ovviamente no
– risposi sarcastica, senza nemmeno fare troppa fatica
– non ne sapevo niente -
- Bugiarda
– sibilò Voldemort, levando in aria la sua
bacchetta – brava attrice, ma bugiarda! –
Temetti il
peggio, immaginando già il dolore di un Cruciatus tentare di
spezzarmi in due la colonna vertebrale.
Chiusi gli occhi, non ero assolutamente capace di sopportare
senza problemi il dolore fisico.
- Mi piace
– mormorò lui, piegando le labbra in
un’imitazione di sorriso.
Spalancai gli
occhi – sconvolta e decisamente spiazzata – mentre
lui abbassava lentamente la bacchetta.
- Questo non
vuol dire che tu possa fare quello che ti pare, ma semplicemente che
per questa volta accetto la tua mancanza di rispetto – mi
spiegò con voce lenta e controllata – ma ora,
accetti il patto? –
Avrei voluto
iniziare a pensare freneticamente come mio solito, ma il mio cervello
non sembrava volersi accendere. Tutto era come pervaso da una
nebbiolina leggera che mi impediva di escogitare una delle mie
solite - e solitamente pazze – vie di fuga.
Sembravo non
essere capace di ragionare, di fare altro che non fosse restare a
fissare dritto in quei dannati occhi rossi che non mi lasciavano per un
attimo.
Lauren Silente
– la Lauren Silente che aveva preso dal famoso Albus
l’intelligenza e la freddezza anche nei momenti peggiori
– era come morta.
- Non lo so
– replicai flebilmente per prendere tempo, chiedendomi allo
stesso tempo perché il mio cervello fosse sgombro come
davanti a una verifica di Storia della Magia.
- Devi decidere,
dato che dalla tua risposta dipenderanno molte cose… - mi
stuzzicò lui, invitandomi certamente a chiedere che cosa
sarebbe dipeso dalla mia decisione.
E naturalmente
io ci cascai come un’allocca.
- Cosa intendi
dire? –
- Se tu non
dovessi accettare, le tue condizioni peggioreranno ulteriormente fino a
quando non scriverai spontaneamente una lettera di supplica al tuo caro
nonnino esortandolo a venire a sacrificarsi per te… ma a
quel punto non avrò problemi ad ucciderti, dato che la tua
presenza sarà stata inutile… -
Di nuovo tentai
di ragionare, ma niente. Tabula rasa.
- Quanto tempo
è passato dalla mia scomparsa? – mormorai
disperatamente, sentendo che le forze stavano iniziando ad abbandonarmi.
- Un mese
– replicò Voldemort con aria soddisfatta,
sfiorando con le lunghe dita pallide la sua bacchetta.
- Che fine ha
fatto Daniel? –
- Il ragazzo che
era con te? L’abbiamo lasciato nella neve, non ci
serviva… -
Un peso mi si
tolse dal cuore e volò via, almeno sapevo che Daniel era
vivo e in buona salute.
Ma lo sapevo
davvero? Era la verità che mi stava dicendo Voldemort o era
solamente una presa in giro che progettava da tanto?
- Stai mentendo?
– chiesi ingenuamente, sbattendo gli occhi per fare in modo
che la vista smettesse di sfocarsi.
- Ha importanza?
– ribatté immediatamente lui in un sibilo
serpentesco.
- No…
suppongo di no… -
Era debolezza
dovuta al mio digiuno? A un incantesimo? A una pozione che mi era stata
somministrata di nascosto?
- Quindi accetti
il patto, Katherine? – insistette lui, quasi suggerendomi di
annuire o dare un cenno di assenso.
Ebbi un lampo di
lucidità, mi vennero in mente tutte le disgrazie che
sarebbero accadute al mondo se Albus Silente fosse stato catturato e
ucciso da Voldemort, presi una decisione.
Forse non ero in
possesso di un’ammirevole resistenza al dolore fisico, non
ero coraggiosa, non ero più nella mia migliore forma fisica
e non ero geneticamente buona.
Ma non ero
nemmeno una traditrice, avrei sopportato qualsiasi cosa per evitare che
il mio nome venisse scritto nei libri di storia a fianco di gente
simile.
- No –
dissi con voce decisa, prima di cadere in ginocchio davanti al mio
aguzzino – mai –
-
Mai… lo vedremo… - commentò Voldemort
beffardo.
Esattamente nel
momento in cui lui toccò il Marchio Nero sul suo braccio
– forse per richiamare un Mangiamorte che mi riportasse
indietro nella mia stanza – persi i sensi.
Di nuovo, come da
copione.
Il mio ritorno
alla realtà invece fu decisamente più brusco e
sgradevole del solito.
La sensazione di
avere decine di spade incandescenti infilate nel petto con
l’unico scopo di aprirmi il torace e strapparne il cuore,
questo fu il motivo che mi indusse ad aprire gli occhi e a liberare
tutta la voce che avevo in corpo.
Una moltitudine
di risate miste ad incitazioni seguì le mie urla, mentre
ansimavo per poi riprendere a tirare al massimo le mie corde vocali.
Dolore alla
pelle, alla carne, ai muscoli, in ogni singola cellula e ogni solitario
nervo.
Fitte che si
propagavano attraverso i capillari, come ad avere lava bollente al
posto del sangue.
Scosse di
violenta elettricità che sostituivano le trasmissioni dei
neuroni.
E poi la mia
voce – che sembrava non appartenermi – urlare fino
allo spasimo, fino alla rottura del respiro.
Non pensavo,
cercavo solo di sopravvivere davanti a quel dolore.
Quasi mi ero
abituata, quando un'altra Maledizione Cruciatus si unì alla
prima in un delizioso
connubio di sofferenza e punizione.
Perché
ero sicura che quello fosse il premio per la mia lealtà da
sciocca Tassorosso che non ero, la caramella avvelenata data al bambino
che aveva deciso di fare la cosa giusta.
Un Mangiamorte
seguì l’altro, senza sosta, senza stancarsi,
considerandomi forse come un grazioso passatempo da tanto desiderato,
usando la mia voce come la colonna sonora del loro diletto.
Non saprei dire
per quanto tempo giocarono con me, alternavo momenti di
lucidità – dolorosi attimi – a lunghi
periodi di dormiveglia – sempre desiderati come ancora di
salvezza.
Mi accorsi che
tutto era finito solamente quando il mio viso si ritrovò a
stretto contatto con la fredda pietra levigata del pavimento, quando il
mio corpo restò a lungo fermo – scosso soltanto
dagli spasimi della lunga tortura fisica subita.
E sentivo uno
sguardo restare ancora fisso su di me, ancora forse desideroso di
prolungare quel crudele gioco di cui ero diventata la protagonista.
Dei fili
sfiorarono la mia guancia, filamenti profumati di qualcosa che avevo
già sentito.
Muschio, forse?
Chi lo poteva dire.
- Forse avrei
dovuto restare dentro con te, eh, Silente? Ma cosa ti parlo a fare?
Tanto certamente non mi senti… -
Quelle frasi
sussurrate con un filo di compassione, provocarono un moto di
commozione nella mia mente. Mi morsi il labbro, sarebbe stato sciocco
dimostrare ulteriore debolezza.
Lasciai che le
braccia del mio unico protettore – forse amico – in
quella tremenda situazione mi prendessero con forza, per poi lasciarmi
cadere nel sonno più profondo una volta a contatto con il
polveroso cuscino del letto della mia prigione.
[1] Per chi non ricordasse, sono le parole di una frase simile a quella
che Draco dice a Lauren nel Capitolo 8.
Note
dell'autrice
Buon pomeriggio, miei
lettori! ...ehi, c'è nessuno? Mi avete abbandonata tutti?
ç.ç
Beh, dato che amo i
monologhi ( come no!) comunico a tutti i lettori ancora rimasti che
probabilmente prima della fine del 2009 dovrei riuscire a terminare la
stesura dell'intera storia e che quindi da un giorno forse molto vicino
in poi potrei anche iniziare a postare giornalmente.
Eventuali cambiamenti
sono dovuti a mancanza di tempo o ispirazione, come al solito.
Dato che a Natale (o
più o meno in questo periodo) sono tutti più
buoni, cosa ne dite di lasciare qualche commentino in più?
Giusto per sapere se
devo cambiare la trama all'ultimo momento o no *.*
** Inizio
pubblicità **
Se siete fans di Severus Piton, date un occhiata alla
mia nuova fanfiction Silence, Snape ^^
**Fine
pubblicità**
Intanto auguro buone
feste e buone vacanze a tutti,
xoxo
Lady Lynx
DarkViolet92:
immaginavo di essere stata scontata, ma purtroppo quello era un
passaggio fondamentale per l'economia della storia e non sapevo proprio
in che altro modo renderlo. Spero di aver risposto a quasi tutte le tue
domande in questo capitolo, grazie per aver commentato!
|
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Capitolo 49 *** Sette tradimenti ***
Passò ancora un tempo indefinito, prima che qualcuno
decidesse
di nuovo di portarmi al cospetto di Voldemort per la seconda volta.
Il delizioso giochetto
del Cruciatus si era ripetuto numerose volte nell’ultimo
periodo
e questo mi aveva permesso di calcolare quindici giorni esatti di
prigionia se ad ogni due torture ne corrispondeva uno.
Altrimenti un
mese, non che cambiasse molto la situazione.
Smisi di
guardarmi allo specchio, non volevo vedere quello che ero diventata.
Non volevo pensare alle mie condizioni, non volevo fare niente.
Non ero
più Lauren Silente, non ero nulla.
- Dimmi,
Katherine…
perché ho come l’impressione che tu abbia cambiato
idea a
proposito del nostro patto? – sussurrò Voldemort,
senza
preoccuparsi di nascondere un tono trionfante.
-
Perché sei un illuso – replicai stancamente,
ignorando i sussulti dei Mangiamorte che ci circondavano.
Non sapevo
perché quel
giorno ci fossero anche gli Omini Incappucciati a presenziare il nostro
scambio di battute senza capo né coda, ma per me non
cambiava
nulla.
Ero un’ombra di
Lauren, ma la mia testardaggine sarebbe morta dopo di me.
- Ma come osi?
– strillò Bellatrix, avanzando verso di me come
per uccidermi con le sue stesse mani.
Io provocavo con
il sorriso
sulle labbra, perché desideravo solo che ad uno di loro
sfuggisse la situazione di mano e finisse per porre fine a quella vita
poco dignitosa.
- Bellatrix,
ferma dove sei – le intimò Voldemort, congelandola
con lo sguardo – ci penso io a lei –
Si
alzò in piedi, puntandomi addosso la bacchetta con fermezza.
- Parliamoci
chiaro,
Katherine… da persona intelligente a persona intelligente,
perché io so che tu lo sei… - mormorò
lui,
abbastanza piano da farsi sentire solo da me – io
potrò
anche decidere di darti tempo, non ho fretta, ma loro non vedono
l’ora di metterti le mani addosso… e fossi in te
ne avrei
paura… -
Guardai
distrattamente i
Mangiamorte, lo sguardo mi cadde su Bellatrix e altri due a me
sconosciuti che mi fissavano con evidente odio.
Non che gli
altri mi volessero bene, sia chiaro.
- Non mi
interessa… - risposi, con un tremolio della voce.
- Non
è vero che non
ti interessa… - sibilò ancora lui, avvicinandosi
al mio
orecchio - …perché tu non vuoi morire prima di
aver
saputo chi è tuo padre, vero? Io posso dirtelo, se
vuoi…
se accetterai il patto… -
- Non mi fido di
te… -
- Dovresti,
perché sono l’unica possibilità che hai
di risalire il baratro in cui sei sprofondata… -
Lanciai
un’occhiata a
Lucius Malfoy, il più lontano rispetto a me e Voldemort, che
non
mi stava degnando di uno sguardo.
Era vero, quel dannato uccisore di persone era l’unica cosa
che mi era rimasta.
- Non voglio
tradire mio nonno – piagnucolai a bassa voce, sentendomi una
stupida.
- Lui non
saprà che
sei stata tu a tradirlo… - mi blandì Voldemort,
assumendo
un tono suadente e convincente.
Le sue parole,
per quanto mi
sembrassero false e prive di significato morale, mi fecero pensare che
forse accettando avrei avuto modo di trovare una scappatoia.
Forse, una volta
diventata
Mangiamorte e conquistata la loro fiducia, sarei riuscita ad evitare la
morte di mio nonno e a ottenere tutto quello che mi era stato promesso
per il mio cambio di fronte.
Forse,
forse, forse.
-
Accetto… a
malincuore, ma accetto… - bisbigliai impercettibilmente,
pentendomi quasi subito di essermi venduta così facilmente.
Voldemort
sembrò aver sentito il mio assenso, perché
tornò a sedersi dov’era in precedenza.
Immediatamente
lo sguardo di
Bellatrix si tramutò da odio a qualcosa simile a invidia,
mentre
Lucius avanzò verso di me e mi prese per un braccio.
- Andiamo
– mi disse seccamente, prima di portarmi fuori dalla stanza
del mio tradimento.
Seguii Lucius in
silenzio, avendo per la prima volta l’opportunità
di curiosare nel rifugio della Congrega Oscura.
Non sapevo nemmeno lontanamente in che parte del mondo ci trovassimo,
avremmo potuto essere anche in Nuova Zelanda e io non me ne sarei
accorta.
Il paesaggio che
intravidi
due o tre volte dalle finestre, che costeggiavano il lungo corridoio di
pietra che stavamo percorrendo, mi suggerì che era notte
fonda.
Lontano spiccava
il contorno di alcune basse colline, completamente spoglie.
L’unica
fonte di luce
erano le numerose torce magiche e i capelli biondi di Lucius. Per il
resto solo oscurità e ombre.
Non avevo la
più pallida idea di dove mi stesse portando la mia guida, ma
non mi importava poi molto.
Ero una traditrice –
o almeno, lo sarei stata – e questo bastava per insultarmi da
sola e augurarmi le peggiori disgrazie immaginabili.
Alla fine ci
fermammo davanti
a una delle tante porte nere con un serpente argenteo come maniglia, e
Lucius fece scattare la serratura con la bacchetta.
- Dopo di
te… - mormorò strascicando volontariamente la
voce.
Entrai nel buio
della stanza e improvvisamente decine di torce dalle fiamme smeraldine
si accesero.
Lucius mi seguì, chiudendo poi la porta alle sue spalle.
Nel centro della
stanza si
presentava una specie di enorme vasca circolare di pietra nera,
all’apparenza molto profonda. Dall’acqua che
conteneva si
levavano lievi colonne di vapore, come se la temperatura fosse stata
quella adatta per un bagno immediato. In fondo alla stanza si stagliava
un armadio alto di legno scuro – anche questo decorato di
serpenti di argento, come la porta – a cui Malfoy si
avvicinò con andatura decisa.
Vidi che ne
estraeva diverse
boccette di vetro, colme di diversi liquidi colorati. Ne
aprì
una mettendola in controluce, mostrandomi il contenuto rosa perlaceo.
- Allora, quale
preferisci? – mi chiese con un tono tra il divertito e
l’impaziente.
Mi affrettai a
nascondere il mio sgomento, incrociai le braccia per combattere il
freddo umido che sentivo entrarmi nelle ossa.
- Dipende da
cosa sono… - replicai lentamente, chiedendomi il
perché di quella messinscena.
-
Bagnoschiuma… non vi
lavate, voi dell’Ordine? – commentò
beffardo Lucius,
stappando la boccetta che aveva in mano.
- Io non sono
dell’Ordine – lo informai piattamente, prima di
sentire il
mio naso solleticato da un gradevole odore di rosa proveniente dal
liquido perlaceo.
- Allora? Quale
vuoi? – ripetè Lucius, ignorando sfacciatamente la
mia replica.
- Posso sentirli
tutti?
– chiesi incuriosita, accennando ad avvicinarmi al grande
armadio
che ne conteneva una quantità strabiliante.
Malfoy
annuì con aria accondiscendente, andando a riporre il
bagnoschiuma alla rosa da dove l’aveva tirato fuori.
Aprii numerosi tappi con cautela, non avrei mai voluto sprecare nemmeno
una goccia di quelle preziose creme dai più strani e
affascinanti colori che avessi mai visto.
-
Questo… significa
che potrò finalmente farmi un bagno? – domandai
incerta,
quando quel dubbio mi fulminò improvvisamente.
- Esatto
– scandì lentamente Malfoy, con un ghigno beffardo
– proprio così –
Presa
dall’entusiasmo
di poter finalmente riprendere delle sembianze da essere umano dotato
del senso dell’igiene personale, ripresi a frugare nel
mobiletto.
Fino a quando non sfiorai una boccetta contenente un liquido bronzeo,
sfumato da leggere striature dorate.
Il mio naso
percepì subito la fragranza sprigionata appena spostai il
tappo di qualche millimetro.
Cannella e
cardamomo.
Quello era
decisamente il mio
bagnoschiuma, un meritato premio dopo quei lunghi giorni di sofferenza.
-
Posso…? – esordii con voce velata di desiderio e
timore di ricevere un rifiuto.
- Puoi
–
Quell’unica
parola mi
riempì di gioia primordiale, neanche mi fosse stata concessa
la
libertà senza patteggiare. Appoggiai la preziosa boccetta
sul
bordo dell’enorme piscina circolare, poi mi voltai verso la
mia
guardia aspettando che se ne andasse per lasciarmi immergere in tutta
intimità nel mio primo bagno dopo quelli che mi erano
sembrati
secoli.
Ma Lucius si
limitò a fissarmi con sguardo interrogativo, sorridendo
nell’intuire il mio pensiero.
E
all’improvviso capii
che non se ne sarebbe andato, che avrei dovuto scoprirmi davanti al suo
sguardo invadente, che non era una gentile concessione come mi ero
figurata.
- Allora? Cosa
stai aspettando? – mi provocò lui, appoggiandosi
al muro con un movimento sinuoso.
- Che tu te ne
vada… -
confessai, arrossendo violentemente - …non ho alcuna
intenzione
di spogliarmi davanti al padre di un mio amico! –
Le mie parole
sembrarono divertirlo ulteriormente, le sue labbra sottili si
incurvarono in un sorriso.
- Beh, mi
dispiace per te… io sto solo eseguendo gli ordini, cara la
mia Silente… -
- Non ti
disgusterebbe vedere
una Mezzosangue nuda? – osservai scioccamente, in un vano
tentativo di irritarlo e costringerlo ad uscire.
- No, ho sempre
sostenuto con
i miei colleghi che il giorno in cui saremmo riusciti a prenderti avrei
chiesto al Signor Oscuro di concederti in moglie a Draco, una volta
ucciso tuo nonno… perchè sai, io ero sposato con
Narcissa… -
- Vorrei
ricordarti che lo sei ancora… - osservai con sarcasmo puro.
- Non la amo
più
– decretò lui con voce piena di odio –
è
stata lei a venderci al Ministero, è colpa sua se non siamo
più in Inghilterra, se abbiamo fallito –
- L’ha
fatto per il bene suo, di vostro figlio e del Paese… -
- L’ha
fatto perché è un’incantevole traditrice…
- sibilò Lucius disgustato, stringendo le dita attorno alla
sua bacchetta.
Lo fissai a
lungo, sperando
che disprezzasse anche il mio tradimento nei confronti di mio nonno, ma
quel dettaglio pareva non turbarlo poi così tanto.
Ricambiò il mio sguardo con occhi pieni di aspettativa.
- Silente, come
posso farti
capire che questa è l’unica possibilità
che ti
diamo di farti il bagno che elemosinavi spesso mentre dormivi?
–
Arrossii di
nuovo, imbarazzata per aver espresso una tale necessità
inconsciamente.
Se avevo parlato di quello nei sogni, cos’altro avevo
rivelato?
- Ho capito,
ma… mi
vergogno… - ripetei a sguardo basso, rimpiangendo il fatto
che
non avrei mai più potuto usufruire del delizioso
bagnoschiuma
alla cannella e cardamomo che tanto desideravo.
La risata di
Lucius mi indispettì, le mie guance avvamparono per
l’ennesima volta.
- Ti devo
minacciare? –
sbottò all’improvviso lui, ritornando dannatamente
serio e
lanciandomi un’occhiata intimidatoria e spazientita.
Scossi
lentamente la testa,
mentre mi preparavo a quella che sentivo sarebbe stata la
più
grossa umiliazione della mia vita. Mi sfilai la maglietta nera a cui
ero tanto affezionata – ormai intrisa di ogni tipo di odore
corporeo e ridotta in condizioni pietose – per poi passare
agli
stivali di pelle e ai jeans.
Avevo ancora
addosso il
completino intimo che avevo comprato apposta per Daniel –
cosa
che mi procurò un tremendo imbarazzo – ma era
talmente
ridotto da farmi sentire nuda.
E gli occhi
pesanti di Malfoy puntati come fari su di me, non mi fecero di certo
sentire a mio agio.
Continuai a
dargli
spudoratamente le spalle, non volevo vedere la reazione che aveva avuto
davanti al mio spartano spogliarello. Aprii il bagnoschiuma versandone
una dose generosa nell’acqua calda, sentendo una scintilla di
speranza nel vedere che immediatamente la superficie trasparente veniva
velata da una spumosa coperta candida e profumata.
Mi immersi
appena possibile
nel liquido, felice che la conoscenza di Lucius riguardante il mio
corpo si fosse fermata alle parti meno intime di me.
Chiusi gli
occhi, mi
improvvisai subacquea per dare modo anche ai miei capelli di trarre
beneficio dalle proprietà purificanti dell’acqua e
del
sapone. Sempre voltata di spalle feci del mio meglio per togliere dalla
mia pelle e dalla mia chioma il resistente strato di sporcizia che si
era accumulato con i giorni – disgustata dalle condizioni in
cui
ero stata costretta a ridurmi per la prigionia.
Sfiorai tremante
le mie gambe
ridotte alla metà di quelle che erano state, il ventre fin
troppo piatto, i seni rimpiccioliti, sentendo che ogni cosa rivelava il
periodo di digiuno che il mio corpo aveva dovuto affrontare.
Solo dopo
lunghissimi minuti
immersa nel tepore dell’acqua riuscii a sentirmi un
po’
più Lauren, mentre l’essenza speziata della
cannella
cullava i miei sensi e mi distendeva i nervi.
Mi ero quasi
dimenticata
della presenza di Lucius nella stanza, mi misi a giocherellare con le
bolle che salivano scherzose dalla superficie.
La pace
durò fino a
quando un rumore di acqua spostata, impossibile da fraintendere, non mi
rivelò che un’altra persona si era unita al mio
bagno.
Ed era proprio dietro
di me.
- Ti stai
divertendo? –
sussurrò Lucius con tono gelido, così vicino al
mio
orecchio da farmi venire la pelle d’oca.
Tentai di
voltarmi per rispondergli faccia a faccia, ma la sua presa sulla mia
vita non me lo permise.
- Lasciami
andare – scandii con decisione, scalciando
nell’acqua in un tentativo di fuga.
- No –
rispose lui con
altrettanta forza – ma stai tranquilla, non ti
farò
niente… di solito sono le donne a darmi volontariamente
quello
che voglio, non vado io a cercarlo… -
Non mi fu
difficile capire a cosa si stesse riferendo. Ma mi fu impossibile
pensare a un motivo per cui volesse me.
- Non sono bella
o
affascinante come Narcissa.. che cosa vuoi da me? – chiesi
disperata, sentendo le sue mani scivolare sulle mie gambe.
- Mi sono sempre
chiesto come
sarebbe stato scoparmi di nuovo una Silente… -
sibilò lui
divertito, portando la mia schiena a sbattere contro il suo petto -
...è così terribilmente eccitante pensare di
poter
sottomettere una nemica così ritrosa... -
Il termine
volgare che aveva usato mi fece rabbrividire, ma mai quanto scoprire
che non stava mentendo.
L’idea lo eccitava per davvero, il suo corpo non dava adito a
dubbi.
-
Perché io? – esalai spaventata, strizzando gli
occhi per illudermi che tutto fosse solo un brutto sogno.
-
Perché sei
l’unica Silente in vita che potrebbe togliermi questo sfizio
– mi ricordò Lucius, sfiorando il mio collo con le
sue
labbra - Niente amore, Silente, niente amore... solo puro desiderio di
trasgressione, niente di più -
Trattenni il
respiro, tentai
di scacciare dalla mia mente i pensieri poco casti che me la
affollavano, vergognandomi per il tradimento mentale che stavo operando
contro Daniel e Narcissa.
- Non
voglio… - mormorai mordendomi le labbra, lottando contro me
stessa - …lasciami, non voglio… -
- Cambierai
idea… - mi avvertì lui, prima di lasciare la
presa su di me e uscire dall’acqua.
Sembrava non
fosse successo
niente, quando anch’io lasciai tremante la vasca e mi avvolsi
in
un asciugamano che Malfoy aveva posizionato sul bordo.
Sembravo non
essere
più l’oggetto della sua attenzione, quando
indossai la
veste di provenienza sconosciuta che mi porse – corredata da
un
mantello nero che era molto in stile Mangiamorte.
Sembrava
indifferente e quasi
disgustato, quando pettinai i miei capelli ancora umidi in una treccia
stretta – come avevo visto fare a Narcissa quando ero stata a
Grimmauld Place.
Sembrava che mi
fossi immaginata tutto, sembrava che fosse quasi stato un mio desiderio.
E, mio malgrado,
non sapevo ancora che lo sarebbe diventato.
Uscimmo poi
dalla stanza, ma
non tornammo indietro a piedi. Le dita fredde di Lucius si strinsero
attorno al mio polso per poi Smaterializzarmi nella mia usuale stanza
di prigionia.
Per la prima
volta dopo giorni, ebbi il coraggio di guardarmi di nuovo allo specchio.
Ero quasi
tornata io, quasi Lauren. Ma senza Silente.
- Ci vediamo
domani mattina,
verrò a prenderti per fare la colazione con gli altri e per
farti scrivere la lettera a tuo nonno – mi informò
Lucius
con tono pratico, confermando di nuovo la mia opinione che lui avesse
rimosso quegli intensi trenta secondi passati nella vasca con me.
- Va
bene… - mormorai
interdetta, cercando di non pensare a quello che avrei combinato ai
danni dell’intera Inghilterra nel giro di ventiquattrore.
Malfoy si
Smaterializzò poi senza dire altro, lasciando dietro di
sé solo un leggero barlume della chioma lucente.
E io iniziai a
pensare febbrilmente, senza freni.
Ai tradimenti di
amicizia nei confronti di Harry, Draco e Blaise quando ancora ero a
Hogwarts.
A quello mentale
nei confronti di Daniel e Narcissa, operato pochi minuti prima.
A quello di
sangue nei confronti di mio nonno, che sarebbe stato il sigillo della
giornata seguente.
E a quello nei
miei confronti.
Perché io, Lauren Silente, non avevo mai pensato che avrei
tradito.
Note dell'autrice
Buon post-Natale a tutti!
Non ho molto da dire,
stavolta... mi limito a ringraziare chi ancora legge questa storia e
chi mi lascia un commento che mi stimola a scrivere gli ultimi capitoli.
L'inizio del prossimo sarà leggermente "piccante" (ammesso
che io sia capace di scrivere una cosa del genere senza far ridere ^^),
quindi leggete a vostro rischio e pericolo (esagerata come sempre xD).
Un bacione
a tutti,
Lady Lynx
DarkViolet92:
sono felice che ti sia piaciuto il capitolo precedente, lo scopo di
Voldemort era esattamente quello descritto da te. Per quanto riguarda
il capitolo pre-precedente (evviva i giochi di parole!) avevo capito
che l'idea era scontata - perchè non era difficile capire
che erano stati i Mangiamorte a rapire Lauren - mentre lo svolgimento
ti era piaciuto... ho interpretato bene? xD Grazie per le tue opinioni
costanti, ancora buone feste!
Valery_Ivanov:
Lucius è un personaggio che ho riscoperto da poco,
nonostante mi abbia sempre intrigato... sì, penso anch'io
che il loro sarà un ruolo fondamentale per lo svolgimento
della vicenda! ^^ Lauren purtroppo ha mollato, ma devo ammettere che
anch'io non sarei riuscita a resistere molto al suo posto.
Ti ringrazio per il tuo
impegno nel farmi avere sempre una tua opinione, di nuovo buone feste!
|
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Capitolo 50 *** Sogno insano ***
Attenzione: in
questo capitolo sono contenuti episodi Lime che
potrebbero infastidire le persone più sensibili. Nonostante
il rating sia già Arancione - adatto per queste scene se non
descritte nei dettagli - ho ritenuto corretto avvertirvi in anticipo.
Ringrazio intanto chi ha
aggiunto fino ad adesso la storia tra i Preferiti:
1
- ahlys07
2
- alice brendon cullen
3
- ArtemisLover
4
- aXce
5
- BlackFra92
6
- DarkViolet92
7
- Elly Chan
8
- gegge_cullenina
9
- gemlye
10
- giada2000
11
- Gin_ookami97
12
- GreenPrincess
13
- kiri_chan
14
- La principessa mezzosangue
15
- Meirouya
16
- nana97
17
- natalia
18
- Persefone18
19
- ragazzapompom
20
- ryry
21
- sackiko_chan
22
- sebadas
23
- Sheilin
24
- snape87
25
- Stabuck
26
- sweet_cullen
27
- Valery_Ivanov
28
- yOleBaia
29
- Yvaine0
30
- zanna
31
- _NeMeSiS_
e
le Seguite:
1
- AdelinaBlaBla
2
- Aleteia
3
- alida
4
- Atari
5
- aXce
6
- Badabubu
7
- BlackFra92
8
- cielo_stellato
9
- CiOccia
10
- Danielle_Lady of Blue Roses
11
- excel sana
12
- fio90
13
- giovy39
14
- ila_sabaku
15
- karem
16
- kiri_chan
17
- Lady of the sea
18
- Luciana Menditegui
19
- Lukk
20
- mistero
21
- MokaAkashiya
22
- Nerida R Black
23
- Piccola Vero
24
- Rebecca Lupin
25
- rorothejoy
26
- rosi33
27
- Saske
28
- seall
29
- sefoev
30
- snapEly
31
- spikina
32
- Stabuck
33
- Ste14
34
- uchiha91
35
- Verelia
36
- _Bonnie_
37
- _Christine_
38
- _NeMeSiS_
Ci vediamo sotto nelle Note,
buona lettura!
Mi risvegliai la mattina seguente grazie a un Mangiamorte che mi stava
scuotendo violentemente per il braccio. Non lo riconobbi, aveva il
cappuccio in testa e sembrava non avere alcuna intenzione di
toglierselo.
Ero certa che non si trattasse di Bellatrix, altrimenti si sarebbe
messa a Cruciarmi senza fare tanti convenevoli.
Mi alzai immediatamente – evitando di fare capricci o opporre
resistenza – e mi lasciai Smaterializzare verso quella che
pensavo essere la sala da pranzo dove avremmo mangiato la colazione.
Ma al contrario delle mie previsioni mi ritrovai nel corridoio della
sera precedente, sempre con il Mangiamorte ignoto attaccato al mio
braccio.
- Entra e aspetta che arrivi chi ti vuole vedere –
Anche la sua voce non mi era sembrata familiare, ma obbedii –
ancora un po’ assonnata e senza voglia di scatenare inutili
putiferi.
Mi richiusi la porta alle spalle, sentendo poi il
“pop” che
mi segnalò la Smaterializzazione del mio accompagnatore, e
mi
venne un colpo al cuore quando vidi che ero entrata nella camera da
letto di Lucius Malfoy.
Il sole che entrava dalla ampia finestra affacciata sulle colline
– che con il giorno avevano assunto un acceso colorito verde
– illuminava i suoi capelli biondissimi facendoli
assomigliare a
una cascata di fili di platino prezioso. I suoi occhi chiusi gli davano
un’aria di beatitudine e innocenza, le labbra sottili avevano
assunto un invitante colorito rosato.
Mi ritrovai a fantasticare su ogni cosa possibile e immaginabile
ispirata da quella figura quasi mitologica, fino a quando non lo vidi
aprire gli occhi argentei e puntarli verso di me.
- Cosa ci fai qui? – mi chiese lui, con voce morbida e
divertita
mentre si sistemava sul letto scoprendo il suo candido petto scolpito e
lasciando che il lenzuolo lo coprisse solo dal basso ventre in
giù.
- Io… ti desidero, Lucius… - sussurrai io senza
pensarci, avvicinandomi inesorabilmente a lui.
Merlino, avevo davvero
detto quelle parole insane?
- Lo sapevo – replicò lui, rivolgendomi un sorriso
da sciogliere il ghiaccio.
- Tu sai sempre tutto, Lucius… - sospirai io, con tono
tremendamente coinvolto, mentre mi toglievo freneticamente il mantello
nero e la veste che mi aveva dato la sera prima.
Ma cosa accidenti stavo
facendo? Ero impazzita?
Vestita solo con reggiseno e slip, mi sedetti timidamente sul letto e
subito Lucius ne approfittò per mettermi sotto di lui.
Scoprii
solo in quel momento che era completamente svestito, e nel momento in
cui mi coinvolse in un bacio appassionato sentii vividamente il suo
bacino premere contro il mio.
E provai una fortissima, inequivocabile scossa elettrica dritta per la
spina dorsale.
Le labbra umide di Lucius scesero verso il mio collo e io iniziai a
gemere, a dimenarmi sotto di lui, desiderosa di ben altro.
Ero decisamente
impazzita. Era tutto così… irreale e impossibile!
- Mi vuoi, allora, piccola Silente? – mi provocò
lui,
accarezzando con un ghigno il mio seno e provocandomi brividi
incontrollabili ovunque – Ammettilo, ammetti che mi vuoi! Hai
cambiato idea, non è vero? Anche tu sei caduta ai miei
piedi!
–
Sudavo copiosamente, alternando vampate di calore a tremiti, sentivo il
mio corpo implorare disperatamente qualcosa che non avevo mai osato
provare prima.
- Sì… Lucius, sì… ti
voglio… -
esalai senza fiato, mettendo le mie braccia attorno al suo collo e
guidando le sue labbra contro il mio ventre.
La mia mente iniziò un’incredibile lotta tra la
razionalità e quello che lasciavo che mi venisse fatto,
mentre
la mia voce pronunciava ripetutamente il nome di Lucius con un accento
di desiderio e coinvolgimento che non avevo mai usato con nessuno.
- Lucius… Lucius… -
Fino a quando quelle candide e lunghe dita non si insinuarono invadenti
nei miei slip, sfiorando gelidamente il punto da cui partiva quella
sensazione che gli aveva permesso di trascinarmi in una tale azione.
- Lucius! – urlai disperatamente, dando sfogo a tutte le
emozioni contrastanti che stavo provando.
E in quel momento aprii gli occhi, sentendo il cuore andarmi a mille,
rivoli di sudore colarmi sulla schiena e la fronte, e uno strano
pulsare provenire dal basso ventre.
Ma non ero nella stanza che avevo sognato, ero nella mia piccola
prigione dorata, ed ero completamente vestita.
L’unico particolare che corrispondeva era la presenza di
Malfoy,
seduto sul mio letto, con aria interessata e un ghigno compiaciuto.
- Mi hai sognato? Spero sia stato qualcosa di interessante…
-
commentò lui, provocando un rossore sulle mie guance
solitamente
pallide.
Aveva sentito che ripetevo il suo nome, modulando ogni sillaba con il
movimento delle sue mani sul mio corpo, con la danza delle sue dita su
di me?
No, non potevo aver sognato Lucius Malfoy in simili atteggiamenti.
Non era da me. Non – era - verosimile.
- Era solo… un’altra sequela di
Cruciatus… - mentii
mordendomi le labbra e dando modo al mio sangue di colorare
ulteriormente le mie guance.
- Peccato… perché sembravi davvero molto
coinvolta… - mi stuzzicò lui con un sorriso
lupesco.
Rabbrividii di riflesso. Era tremendo, non era possibile, era
un’idea inconcepibile.
Avevo sempre criticato chi non legava certi comportamenti
all’amore, ma forse perché prima di quel momento
non avevo
mai sperimentato quella cosa che si chiamava attrazione fisica.
Qualcosa di fatale, un’alchimia che solitamente capitava con
la persona sbagliata,
con qualcuno di tremendamente pericoloso,
con una persona a cui non si avrebbe mai pensato.
- Dobbiamo… andare a colazione? – dissi
lentamente, cercando di calibrare con attenzione le parole.
- Certo, certo – disse lui allargando il suo sorriso
– andiamo subito –
Mi alzai dal letto, tenendomi a distanza da lui per paura di cadere in
tentazione.
- Se non mi tocchi, non andiamo da nessuna parte – mi
ricordò lui, con uno scintillio negli occhi.
A malincuore, mi convinsi a stringere la mano di Lucius. Appena la mia
pelle entrò a contatto con la sua, mi prese di nuovo un
insano
desiderio.
Questo non era per niente normale, ed ero certa che Lucius Malfoy lo sapesse.
Una volta seduta a debita distanza da Malfoy, la prima parte della
colazione passò piuttosto tranquilla.
Evitavo di assaggiare le pietanze che puzzavano evidentemente di
veleno, limitandomi a quelle che venivano sperimentate prima dagli
uomini che mi circondavano.
Ero stata fatta accomodare tra Rodolphus Lestrange e Amycus Carrow,
entrambi avevano accuratamente evitato di rivolgermi la parola.
Ma almeno, per la prima volta dopo giorni, mi era stato concesso un
pasto degno di questo nome – accompagnato persino dal leggero
e
familiare rumore delle posate e dei piatti che mi ricordava tanto la
Sala Grande di Hogwarts.
Voldemort naturalmente non c’era, e non mi sorprese. Credevo
che
riuscisse a vivere benissimo senza mangiare, se le parole di mio nonno
corrispondevano alla sua vera descrizione.
Chi non ha anima, non è veramente vivo. E ovviamente non ha
bisogno di cedere alle umane funzioni vitali.
- Sei una traditrice, Silente, lo sai? – sussurrò
la voce
di Bellatrix, rompendo il silenzio che era calato nella stanza dal
momento in cui ero entrata.
Non risposi. Durante il tragitto dal corridoio alla tavolata dei
Mangiamorte, Lucius mi aveva caldamente sconsigliato di accettare le
provocazioni per non rimetterci la mia già precaria salute.
- Mi chiedo davvero perché il Signore Oscuro abbia offerto
una
possibilità di unirsi a noi
a una smidollata come te…
-
continuò lei, questa volta con tono astioso e udibile senza
sforzo.
Restai con lo sguardo fisso sulla tovaglia sporca che ricopriva la
tavola.
- Alla fine, se tradisci uno del tuo sangue, penso che farai il
doppiogioco anche con noi… -
Iniziai a contare i quadretti verdi che la costellavano, uno ad uno.
Strinsi convulsamente il cucchiaio nella mia mano destra, ringraziando
il cielo che non fosse la mia bacchetta.
- E come sarà la faccia di Silente senior quando
vedrà
che la sua dolce nipotina lo ha pugnalato alle spalle per unirsi alla
combriccola del suo peggior nemico? –
Venti, ventuno,
ventidue…
- Ma che domanda sciocca! – urlò lei con voce
divertita,
attirando su di sé l’attenzione di tutti i
presenti tranne
me – Penserà che sei come tua madre, ovviamente!
–
Trentanove, quaranta,
quarantuno…
Sentii Rodolphus Lestrange sobbalzare al mio fianco, mentre una sedia
–
presumibilmente quella di sua moglie – strisciava
rumorosamente
sul pavimento. Ebbi una fugace visione della cintura del vestito blu di
Bellatrix davanti a me, sul lato opposto della tavola, prima di
ritornare ai miei amati quadretti.
- Inutile che fai finta di non sentire, Mezzosangue…
sarai anche
stupida, ma non sei di certo sorda… guardami! –
Attesi esattamente trenta secondi prima di puntare i miei occhi sul suo
viso sfigurato da quelli che sembravano rabbia e odio immotivati.
- Qualunque cosa tu possa fare, sappi che non riuscirai mai ad entrare
nella grazie del Signore Oscuro come aveva fatto quella puttana di tua
madre… - sibilò lei con pura
malignità, in attesa
di una mia reazione violenta.
Il sangue iniziò a salirmi alle tempie, a pulsare come un
fiume
in piena nel mio cuore, ma un rapido sguardo a Malfoy – che
mi
faceva leggermente cenno di no con la testa – mi trattenne
dal
perdere il controllo.
- Ah, non replichi? Vedete, Mangiamorte… -
continuò
Bellatrix con tono trionfante, rivolgendosi ai suoi colleghi -
…anche lei ammette che Sabrina Fountain era solo
un’emerita puttana! –
Di nuovo sentii Rodolphus fremere senza motivo, strinsi gli occhi per
far capire a Bellatrix che mancava solo una goccia per non farmi
rispondere più delle mie azioni.
- Credo che il Signore Oscuro ci stia aspettando… - disse
Lucius
con tono chiaro e freddo, alzandosi e mettendosi rapidamente alle mie
spalle.
- Cos’è tutta questa fretta, Malfoy? Sto parlando
con la
nostra adorata Mezzosangue… - lo sbeffeggiò la
donna con
voce infantile.
- Potrai divertirti più tardi, Bellatrix
– la
informò lui, strattonandomi con malagrazia per costringermi
ad
alzarmi e puntandomi la bacchetta nella schiena per ricordarmi di non
reagire per nessun motivo.
Non esitai un attimo a tirarmi in piedi, lanciai alla mia peggior
nemica un’occhiata da Basilisco.
La vidi impallidire leggermente e sorrisi dentro di me, soddisfatta
– non avrei mai pensato di poter incutere timore a un essere
così spregevole.
- Tua madre è stata con tutti, sai? –
sussurrò lei
con voce velata e carica di provocazione, tentando di vendicarsi
– Tutti, nessuno escluso… uno ad uno… più di
una volta…
-
A quel punto la mia rabbia decise di tracimare dal vaso, balzai
improvvisamente su Bellatrix e la presi per i capelli. Iniziai a
tentare di fare di tutto per procurarle una dose massiccia di dolore.
Lucius mi prese per i fianchi cercando di allontanarmi da lei, mentre
tutti i Mangiamorte scattarono verso di noi per fare in modo che non ci
ammazzassimo a vicenda.
Non volevo credere alle parole di quella donna, non erano vere, non
erano credibili.
Ma io cosa ne sapevo, io che non avevo mai conosciuto la persona che mi
aveva messo al mondo?
- Lauren, smettila! – urlò Malfoy, tirandomi uno
schiaffo
in pieno volto, mentre lottavo anche contro di lui ed alcuni altri
Mangiamorte con le unghie e con i denti per riuscire a colpire di nuovo
Bellatrix.
Non mi importava morire, a patto che prima le avessi inflitto tutto il
dolore di cui potessi essere capace.
La vidi sogghignare soddisfatta davanti a me, appoggiata con aria
spavalda sul bordo del tavolo, attorniata dai suoi uomini. Ma aveva un
taglio rosso che colava sangue sulla guancia sinistra, ero riuscita a
scalfire una parte del suo corpo.
Quando se ne accorse, i suoi occhi neri diventarono furiosi e io smisi
di dibattermi tra le braccia dei tre Mangiamorte che mi tenevano a
forza – forse dimentichi del fatto che con un incantesimo
avrebbero potuto mettermi fuori combattimento senza problemi.
- Hai osato far versare il mio sangue puro! –
sbraitò lei
con gli occhi fuori dalle orbite – La pagherai, stupida
Sanguesporco! La pagherai con la vita, come l’ha pagata anche
quella troia di tua madre! –
Ma le mie orecchie erano ormai insensibili ad ogni insulto, che fosse
direttamente rivolto a me o meno non era importante, e lasciai che il
fiume delle sue parole irate mi scorresse addosso come lava innocua.
Non so per quanto tempo ignorai i suoi urli, crogiolandomi nella
felicità che mi aveva procurato ferirla e osservare le gocce
di
sangue che scorrevano copiose sul suo bel viso da donna matura.
La guerra era appena iniziata, e l’avrei vinta a costo di
perire sul campo.
- Lucius mi ha riferito di un piccolo diverbio tra te e la mia fedele
Bella… - esordì quindi Voldemort, una volta
entrata in
quello che sembrava essere il suo studio privato.
Malfoy mi aveva accompagnata fino alla porta, senza trattenersi dal
dirmi che ero stata un’idiota a reagire davanti agli insulti
della sua collega, ma poi mi aveva abbandonata al mio destino.
E in quel momento ero lì, in compagnia di una persona che
non
avrei voluto mai incontrare, a conversare amabilmente su come
avessi
trascorso la mia altrettanto amabile
mattinata.
- Sì, non mi piace quando si toccano senza motivo i membri
della
mia famiglia – lo informai seccamente, accavallando le gambe.
Mi era stato concesso l’onore di sedermi per la prima volta
davanti a lui, in modo da poterlo guardare negli occhi quasi come una
sua pari.
Vidi le sue mani pallide e scheletriche riordinare una pila di
pergamene e approfittai di quel momento di pausa per dare
un’occhiata all’ambiente circostante.
Niente di speciale o coreografico, un semplice studio che non avrebbe
mai dato l’impressione di essere nel covo della peggiore
organizzazione di Maghi Oscuri della storia.
Mi appoggiò davanti una piuma nera, una boccetta di
inchiostro
dello stesso colore e una pergamena vuota. Da una semplice occhiata
capii cosa si aspettava da me.
- Non credo di avere così poca coscienza da poter scrivere
questa lettera… - confessai lentamente, abbassando lo
sguardo
sulle mie dita che sembravano voler esprimere il loro disaccordo
attraverso i tremiti che le scuotevano.
- Vuoi sapere il nome di tuo padre? Scrivi… - mi
intimò lui, improvvisamente irritato.
- Nessuno sa il nome di mio padre – constatai in un tentativo
di prenderlo in castagna.
- Io sì – replicò semplicemente lui
– e te lo
dirò dopo che avrai scritto questa lettera… e
sarai stata
designata una vera Mangiamorte dal Marchio Nero –
- Un attimo… io in questa storia non ci guadagno niente!
–
osservai pacatamente, mentre la mia mente iniziava a risvegliarsi
grazie all’abbondante colazione che mi aveva ridato un
po’
delle energie perse in quelle settimane di digiuno.
- Dici? Ci guadagni la vita e condizioni decenti di prigionia
–
mi fece notare lui in un sibilo prolungato – e arriverai
anche ad
abbandonare questa condizione di prigionia, con il passare degli
anni… potresti sostituire Bellatrix come mio braccio
destro… -
Non vedevo niente di positivo in quella prospettiva, per quanto mi
riguardava.
- Diventare una Mangiamorte donna è un privilegio,
Katherine
– continuò ad informarmi il mio carceriere
– saresti
la quarta a riuscirci, dopo Bella, Alecto e tua madre… ma tu
hai
talento per queste cose, io lo sento! Buon sangue non mente…
–
Strinsi la piuma tra le dita, in un vano tentativo di ferirmi
mortalmente per quello che stavo per fare.
Tradimento famigliare, era una cosa a cui pensavo non avrei mai ceduto.
- Dimmi, Katherine… di che Casa fai parte? –
chiese allora
Voldemort, puntandomi contro due occhi indagatori e curiosi.
- Nessuna – risposi atona – il Cappello Parlante
non ha saputo scegliere –
Sembrò sorpreso da quella rivelazione, strinse appena gli
occhi
da serpente prima di dirigere la sua bacchetta verso di me.
- Bene, interessante – commentò con sarcasmo
– ma ora scrivi –
E in quel momento non trovai altro da fare se non intingere la
tagliente punta della piuma nell’inchiostro e lasciarla
scivolare
sul foglio ruvido, tracciando la strada delle menzogne e del tradimento.
Lauren Silente era diventata una vigliacca Mangiamorte, o quasi.
Note dell'autrice
Buongiorno a tutti!
Siamo finalmente giunti al Capitolo 50, un traguardo per me insperato ^^
Rinnovo i miei ringraziamenti a tutti voi, sperando di non aver deluso
o traumatizzato nessuno con la prima parte di questo capitolo.
Confesso che si tratta del mio primo esperimento di Lime
(perchè non posso definirlo Lemon, mi sembra piuttosto
leggera e accennata come descrizione rispetto ad altre lette in questo
fandom), quindi mi rimetto al vostro giudizio per le future descrizioni
di questo tipo.
Anche oggi penso di aver terminato con il commento, passo alle vostre
recensioni (mi avete fatto saltellare sulla sedia per la
felicità... bentornate!!! ^^)
Ah, dimenticavo... buon 2010 a tutti!!!
Baciotti,
Lady Lynx
Sheilin:
grazie per aver vinto di nuovo la tua avversione contro le
recensioni... che sia stato il fascino da cattivone del nostro Lucius a
convincerti? xD Sono felice di sapere che riesco ancora a tenere viva
la tua curiosità, dato che manca ancora molto alla fine
(sì, lo so, continuo ad allungare... ma mi sono accorta di
aver lasciato un sacco di cose irrisolte!). Credo proprio che Albus e i
membri dell'Ordine si siano mobilitati a cercarla, ma non è
così facile partire in una ricerca alla cieca... no? ^^ Ecco
qui il nuovo capitolo, spero ti sia piaciuto! Buon 2010 anche a te,
grazie per la recensione!
rorothejoy:
ti ringrazio per i complimenti, è bello sentirsi dire che la
storia piace proprio per questi due motivi! ^^ Per quanto riguarda la
tua domanda, la madre di Lauren si chiama Suzanne (oltre ad altri tre
nomi che però non contemplano tra di loro Katherine) quindi
mi dispiace non poter confermare la tua ipotesi... so di averlo
già detto diecimila volte, ma spiegherò tutto
più avanti *chiede umilmente perdono*. Intanto grazie per la
recensione e buon 2010!
Valery_Ivanov:
i dettagli che hai individuato sono davvero importanti e mi fa piacere
che tu li abbia notati. Naturalmente Lauren non presta molta
attenzione, essendo nella situazione in cui era (e chi avrebbe pensato
alle parole di Lucius, in un momento simile? Io di certo no xD). Posso
confermare con tranquillità la tua seconda ipotesi, Lucius
è stato con Suzanne... ma Bellatrix mi ha preceduta, questa
volta! ^^ Ho scelto di far cedere Lauren perchè alla fine
è la bellezza dell'imperfezione umana.. farla resistere
stoicamente fino ad una lontana liberazione sarebbe stato piuttosto
surreale. Grazie per la recensione, buon 2010!
Yvaine0:
sei libera di insultare senza problemi Lucius, tanto lui non
leggerà mai questa recensione (Lucius: ah no? Con chi credi
di parlare, stupida Babbana di una Lady Lynx?). Ok, basta delirare
fingendo nella mia mente dialoghi inesistenti xD Sono naturalmente
più che felice che il capitolo ti sia piaciuto e che il mio
stile a tuo parere sia migliorato... anche se sinceramente devo
ammettere che io non me accorgo! ^^ Immaginavo che il cedimento di
Lauren non sarebbe piaciuto a molti, ma questa è la vita...
insomma, io odio con tutto il mio cuore i libri in cui "miracolosamente"
l'eroe/eroina resiste per mesi o anni davanti alle proposte di salvezza
del cattivone di turno. Siamo tutti un po' opportunisti, ammettiamolo!
xD Daniel non spunterà fuori per un po', lo stesso vale per
il figlio di Voldemort... resisti!
Grazie per la recensione e buon 2010!
Luciana
Menditegui: grazie mille per gli auguri! ^^ Tranquilla,
non scusarti... ma accetto di buon grado la tua proposta di essere
"più buona" xD Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto
nonostante il cedimento di Lauren. Effettivamente non aveva molta
scelta e la ricompensa di Voldemort era piuttosto allettante dopo aver
trascorso tutto quel tempo in prigionia. Come vedi, non ho alzato il
rating a Rosso dato che le scene non sono per niente dettagliate.
Grazie per la recensione e buon 2010!
DarkViolet92:
non ti preoccupare, abbrevia pure il nome in Voldy - che
tra parentesi è anche più simpatico ^^ Ho
inserito il tentativo di "assalto" di Lucius a Lauren perchè
l'ho sempre visto come un personaggio molto lussurioso e - lo ammetto -
perchè mi servirà per spiegare moooolte cose
più avanti. Come ha già spifferato Bellatrix,
è esatta la tua ipotesi di rapporto tra Malfoy senior e
Suzanne. Grazie per la recensione e buon 2010!
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Capitolo 51 *** Fuoco della passione ***
Attenzione: in
questo capitolo sono contenuti episodi Lime che
potrebbero infastidire le persone più sensibili. Nonostante
il rating sia già Arancione - adatto per queste scene se non
descritte nei dettagli - ho ritenuto corretto avvertirvi in anticipo.
Quando terminai di tracciare le dannate parole che avrebbero messo a
repentaglio la salvezza dell’intero mondo magico, avevo le
dita doloranti e un tremendo mal di testa.
Continuavo a
riflettere sulla scelta accurata dei termini, delle espressioni, delle
scuse mentre allo stesso tempo mi dicevo che avrei dovuto assolutamente
inventarmi qualcosa per fare in modo che quel foglio non giungesse al
destinatario.
Altrimenti ero
consapevole che sarei stata la rovina di migliaia di
persone.
Inoltre, essendo
venuta a conoscenza della data esatta, mi ero accorta di aver
festeggiato il mio diciottesimo compleanno in compagnia dei Mangiamorte.
Festa alquanto originale, dovevo
ammetterlo.
- Avanti,
leggimi questo adorabile
componimento… - mi esortò infine
Voldemort, quando vide che avevo appoggiato la piuma sul legno del
piano su cui avevo scritto.
Presi un bel
respiro e costringendomi a non pensare al vero significato di quelle
parole iniziai a scandirle lentamente e con tono piatto.
10 aprile 1998
Nonno, sono
Lauren. Temo che tu sia stato in pensiero e questo mi dispiace molto.
Ormai sono da
giorni prigioniera della Congrega Oscura, ma credo che tu questo lo
sappia.
Non puoi nemmeno
immaginare le condizioni in cui sono tenuta. È davvero
terribile, credimi.
Vorrei tanto poter
tornare indietro a Hogwarts e farmi perdonare, senza disobbedire ai
tuoi consigli.
E mi perdonerai
mai? Spero di sì, perché devo chiederti una cosa
davvero importante.
Naturalmente solo
se vorrai, dato che sono stata una nipote insopportabile.
In poche parole,
dovresti venire a prendermi il 20 aprile davanti al pub Magic Spells di
Londra.
Resta chiaro che i
Mangiamorte non mi consegneranno a te senza chiedere qualcosa in cambio.
E questo qualcosa
corrisponde alla tua bacchetta, Voldemort la crede molto importante.
Cercherò di farmi perdonare quando ritornerò tra
le tue braccia, sempre che tu voglia ancora salvarmi. Nonno, ti prego,
perdonami! Mi manchi da morire, voglio riabbracciarti presto.
Lauren
- Ma che cosa
commovente e stucchevole! – commentò Voldemort,
alla fine del mio declamo – Credo sia perfetta per quel
sentimentale di tuo nonno… -
- Posso andare,
ora? – chiesi pacatamente, ignorando la sua provocazione.
- No,
Katherine… - sibilò lui, prendendo dalle mie mani
la pergamena ancora fresca di inchiostro – prima voglio dirti
una cosa… -
Alzai gli occhi
verso di lui, chiedendomi d’istinto cosa potesse volere da
me.
Magari mi avrebbe finalmente rivelato il perché di quel
rapimento, senza continuare ad insistere sulla questione di mio nonno?
Magari mi avrebbe detto il nome di mio padre, come aveva promesso?
Magari era diventato pazzo tutto in un momento e aveva deciso di
liberarmi?
- Hai mai
pensato di diventare Mangiamorte? – sussurrò lui,
sembrando stranamente interessato.
- Me
l’hai già chiesto e mi pare che la mia risposta
sia stata eloquente – replicai con tono distaccato, senza
temere una punizione per il mio comportamento irrispettoso.
Ormai credevo di
aver provato tutto il provabile, in quel palazzo sperduto.
- Io credo che
in fondo tu voglia, ma c’è quel cognome che ti
tiene legata alla fedeltà a quel disgustoso Ordine
dell’Aquila…
-
- Fenice - lo
corressi automaticamente, mentre il mio pensiero volava verso Sirius e
gli altri – e non è disgustoso, per quanto mi
riguarda… -
- Ma tu non ne
fai parte – osservò lui divertito, accarezzando
con fare languido la sua bacchetta.
- No, questo
è vero – ammisi con leggerezza – ma solo
perché non mi piace schierarmi apertamente –
- Esatto!
– disse Voldemort con tono finalmente udibile senza fatica
– Intendo proprio questo! –
Quel suo
improvviso entusiasmo mi confuse. Cosa c’era di esatto nella mia
affermazione?
- Sei subdola,
cara Katherine, proprio come tua madre… -
commentò lui con un ghigno soddisfatto –
è proprio questo che mi piace di voi! È una cosa
incredibilmente appagante,
sai? –
Non risposi,
mentre nel sentire la parola "appagante" la mia mente veniva
improvvisamente fulminata dalla visione di Suzanne Silente che
amoreggiava con quel Tom Riddle.
Una cosa
impressionante e alquanto disgustosa, a mio parere.
- Appagante in
tutti i sensi… - continuò lui, forse in un
tentativo di rafforzare l’immagine che si stagliava
orrendamente nitida nella mia mente.
Un profondo
senso di nausea pervase il mio corpo, sentivo l’impellente
necessità di liberarmi del peso della colazione che avevo
mangiato qualche ora prima.
- Non ti senti
bene? – sibilò Voldemort con aria divertita,
mentre tamburellava le fragili dita sulla scrivania.
Scossi
lentamente la testa, portandomi le mani allo stomaco. Sentii il colore
abbandonare le mie guance e i brividi percorrere la mia schiena.
Qualunque cosa
stesse succedendo, non era per niente positiva.
Vidi Voldemort
armeggiare con la bacchetta e pochi attimi dopo Lucius entrò
nella stanza con tanta foga da far sbattere la porta contro i suoi
stessi cardini.
- Portala via
– gli ordinò Voldemort, indicando me con tono
sprezzante.
Chiusi gli
occhi, sentendomi stranamente protetta e tra braccia amiche.
Lucius mi Smaterializzò con sé nella solita
stanza e fu in quel momento che rimisi sulla sua camicia bianca il poco
nutrimento che mi aveva tenuta in piedi fino a poco prima.
Altamente umiliante.
Imprecò
per un minuto buono prima di decidere di infilarmi in bocca una strana
pastiglia celeste che fece tornare tutto come avrebbe dovuto essere.
Poi mi spinse con malagrazia sul letto e mormorò un
Incantesimo di Pulizia sul suo indumento candido.
Lo guardai
imbarazzata, era davvero poco carino fare una cosa del genere seppur
involontariamente e a discapito di un Mangiamorte.
- Ora mi
vorresti spiegare che ti è preso? –
sbottò Malfoy con fare inquisitore, una volta pulita a
dovere la sua camicia.
- Non lo so
– pigolai a bassa voce, distogliendo lo sguardo da lui
– si è messo a farmi domande strane e ad un certo
punto il mio corpo si è ribellato –
- Che tipo di
domande? –
- Se volessi
diventare una Mangiamorte, cose del genere… - confessai
senza esitazione, sperando vanamente che lui potesse aiutarmi a mettere
un po’ d’ordine tra le mie idee.
- Strano
– commentò lui, riponendo la bacchetta nel
mantello – molto strano… sei una ragazzina
Mezzosangue, non hai la minima caratteristica che potrebbe renderti una
buona Mangiamorte! –
Accettai
l’insulto velato senza replicare, mi limitai ad acconsentire.
Forse annoiato
dal mio silenzio, Lucius si Smaterializzò di nuovo
lasciandomi da sola.
Appoggiai la
testa sul cuscino stancamente e mi misi a pensare a un piano per uscire
di lì prima dell’ormai imminente catastrofe del 20
aprile.
Prima del
giungere della sera, quando vennero a prendermi per portarmi a cena con
tutti i miei adorati
amici, avevo elaborato un piano di fuga.
E conoscendo le
abilità da pozionista di Severus, ero abbastanza sicura che
sarebbe andato a buon fine.
Lasciai passare
una settimana di preparazione prima di mettere in atto la missione
“addio Congrega Oscura”.
Una settimana
che era stata costellata di giorni ad adulare Lucius Malfoy,
umiliandomi senza riserve e scatenando ogni tanto moti di sospetto da
parte sua, e notti fatte di sogni in atteggiamenti intimi con lui
– ogni sera sempre più dettagliati e piccanti.
Secondo i miei
calcoli, era ormai il pomeriggio del 17 aprile quando mi decisi ad
avvicinarmi a lui con andamento sensuale attirando gli sguardi di tutti
i Mangiamorte sulla mia persona.
Ero fasciata da
un vestito bianco – colore che non avevo mai osato indossare
volontariamente in precedenza – e profumata di patchouli solo
grazie alla sua gentile concessione di portarmi degli indumenti nuovi e
lasciarmi il tempo per fare un altro bagno.
Tutte cose che
ero riuscita ad ottenere non facilmente, con l’indispensabile
aiuto dell’astuzia.
Ma, a furia di
sottolineare senza tanti filtri l’attrazione fisica
fortissima che provavo nei suoi confronti e la mia gratitudine
perché mi trattava non come una prigioniera ma come una sua
collega, sapevo che sarei riuscita a strappargli un paio di favori.
Mi ero quindi
seduta sulla panca di fronte a lui, alla fine del pranzo.
Eravamo rimasti solo noi ancora a tavola, gli altri erano sparsi sui
divanetti che costellavano l’enorme stanza. Gli occhi di
Bellatrix, seduta davanti al camino, si puntarono sulla mia nuca in un
tentativo di leggermi nella mente.
-
Lucius… - sussurrai con voce calda, tentando di essere il
più sensuale possibile ma sentendomi incredibilmente goffa e
inadeguata - …credo che tu avessi ragione, quando mi hai
detto che avrei cambiato idea riguardo a una certa cosa…
-
Lasciai sfumare
la mia frase, con fare allusivo. Gli occhi grigi, ormai familiari, di
Malfoy si posarono incuriositi su di me.
- Cosa vorresti
dire? – replicò lui con una leggera sfumatura di
sospetto, a tono altrettanto basso.
Potevo
immaginare le orecchie degli altri tentare di allungarsi per cogliere
il nostro dialogo privato.
Potevo
immaginare quali sarebbero stati i commenti di Bellatrix al riguardo.
Non
potevo più tirarmi indietro.
- Beh,
insomma… quella cosa lì… - risposi io,
facendo assumere un leggero colorito rosato alle mie guance, presa in
un’innocente ostentazione della malizia.
Mi piegai sul
tavolo, lasciando che il suo sguardo vagasse sulla scollatura del
vestito riempita alquanto generosamente. Analizzai con attenzione la
sua reazione, sembrava aver trattenuto a stento un sospiro.
Mi passai la
lingua sulle labbra per inumidirle, cercando di dare
l’impressione che fossi presa tra altri intuibili e poco
casti pensieri. Notai un leggero fremito delle sue mani, come se avesse
avuto l’istinto di alzarle su di me per prendersi quello che
voleva.
Gli sorrisi
pudicamente, tornando immediatamente seduta per non esagerare e non
finire in una spiacevole situazione davanti a un gruppo di Mangiamorte.
- Se
è quello che penso io, allora forse ci conviene andare a
parlarne in privato… - commentò lui con voce
roca, ostentando indifferenza e freddezza.
Ma non mi
ingannava, non più.
Sapevo che stava aspettando quel mio cedimento dal mio arrivo in quel
posto, mi chiedevo perché non ne avessi approfittato prima.
Ogni desiderio
è una debolezza, nessuno può negarlo.
Era il mio corpo
che voleva? Era la mia sottomissione, la soddisfazione di avere una
Silente tra le sue braccia? Sentire una voce nemica che lo supplicava
di darle di più, di concederle un’apparenza di
affetto e di calore umano?
Avrebbe avuto
tutto questo, ma in cambio mi sarei ripresa la libertà.
Uscimmo dalla
stanza con calma, seguiti da tutti gli sguardi. Le rotelline dei
Mangiamorte facevano così tanto rumore nel provare ad
indovinare cosa avessi potuto sussurrare con così tanta
urgenza al loro collega che quasi potevo sentirle. Metaforicamente
parlando, naturalmente.
Ero un paio di
passi davanti rispetto a Lucius, decisa a finire quella questione nella
sua stanza, ma la sua presa mi afferrò con forza e mi spinse
contro il muro. Quello non era previsto.
- Cosa diavolo
stai facendo? – gli chiesi improvvisamente, perdendo
all’istante la voce velata che avevo tanto studiato.
- Ormai
è troppo tardi per tirarsi indietro… - mi
informò lui, con un ghigno divertito.
Ero stata
scoperta come una sciocca?
No, non c’era storia.
Non potevo permettermelo.
- Non mi sto
tirando indietro, Malfoy – risposi seccamente, rabbrividendo
d’istinto nel sentire le sue mani salde sui miei fianchi
– sto solo dicendo che potremmo anche andare a divertirci in
un posto meno esposto –
- Ora
sì che ti riconosco, Silente – rispose lui,
allargando il suo ghigno – quelle proposte sottobanco non mi
convincevano per niente… comunque sono d’accordo,
andiamo! –
Mi prese per
mano, trascinandomi rapidamente per i corridoi. La sua presa era
incredibilmente forte, come se sospettasse che mi sarei messa a correre
lontana da lui da un momento all’altro se me ne avesse dato
la possiblità.
Se stavamo andando verso la sua stanza – una stanza dotata di
porta, al
contrario della mia – allora forse sarei stata
fortunata.
Avevo
programmato di riuscire ad evitare il tanto temuto momento del rapporto
fisico vero e proprio, ma in quel momento la decisione dimostrata da
Malfoy aveva assopito quella mia speranza.
Temevo che, mio
malgrado, avrei dovuto dare a Lucius la mia purezza per riavere in
cambio la libertà e cancellare il tradimento di cui mi ero
macchiata.
Arrivammo
davanti a una delle tante porte tutte uguali, Lucius la aprì
e mi trascinò dentro con lui per poi richiuderla a chiave.
Brutto segno.
L’arredamento
consisteva in un unico, enorme letto coperto da una trapunta verde
smeraldo.
Anche quello era un pessimo presupposto.
La mia visione
del pregiato pezzo di mobilia fu decisamente fuggevole, prima di
finirci sopra a gambe all’aria. Iniziai a tremare in modo
incontrollato, il mio piano non stava andando esattamente nel migliore
dei modi.
Forse avevo
esagerato con il tentativo di convincimento in presenza degli altri.
Mi risistemai il
vestito sulle gambe completamente scoperte, cercando di mettermi
seduta, ma fui preceduta da Lucius che mi prese i polsi con forza
bloccandomeli ai lati della testa sotto le sue mani e mettendosi a
quattro zampe sopra di me.
Deglutii a
fatica, costringendomi a sfoderare un sorrisetto di circostanza.
L’occhiata famelica che mi lanciò spense subito
quel debole tentativo di sembrare spavalda.
- So bene quali
erano le tue intenzioni, Silente – disse lui con calma,
accarezzando le parole con voce suadente – illudermi che mi
avresti dato quello che desideravo per poi scappare in qualche strano
modo, non so bene quale, indenne dal mio desiderio che non avresti
soddisfatto –
Mi agitai
debolmente sotto di lui, spaventata da come avesse intuito quello che
mi passava per la testa.
- Ma ti informo
già da ora che non andrà così, Silente
– sibilò lui, sembrando divertito –
perché tu non
mi hai ingannato, non
scapperai e soprattutto non
uscirai indenne come credevi da questa stanza –
Ero in trappola.
Pensavo che sarei in qualche modo riuscita a migliorare la mia
situazione, non a peggiorarla ulteriormente? Beh, evidentemente mi
sbagliavo.
-
Malfoy… potremmo evitare tutto questo e… -
balbettai spaventata, cercando di non pensare alla situazione in cui mi
ero cacciata.
Non avevo mai
osato provocare fisicamente un uomo, prima di quel momento,
perché qualcosa dentro di me mi aveva sempre detto che
sarebbe stato pericoloso.
La razionalità,
forse, che era sparita a suon di giorni di prigionia e di Cruciatus per
lasciare spazio alla disperazione.
- No, Silente,
non si può evitare – replicò lui con
decisione, facendo aderire il suo bacino al mio –
perché sei grande, ormai, non è vero? Ti devi
assumere le tue responsabilità da persona adulta che
sei… -
Ero congelata
dalla paura e dal timore davanti a quell’imminente esperienza
sconosciuta.
Nella mia
immaginazione, avevo pensato spesso alle persone alle quali mi sarebbe
piaciuto donare la mia prima volta. Avevo cambiato spesso direzione,
contemplando nella mia mente Daniel, Blaise, persino Draco o Sirius.
Ma mai, mai avevo pensato
che sarei finita nelle mani di Lucius Malfoy in una simile situazione.
“Stupida
Lauren… “ mi rimproverai, cercando di trattenere
le lacrime di frustrazione che mi avrebbero solo umiliata ulteriormente
“…perché ti diverti così
tanto a giocare con il fuoco, stupida che non sei altro?”
Non vedevo via
di scampo né possibilità di convincimento negli
occhi grigi e imperturbabili di Malfoy.
Lasciai che
tutto scorresse come doveva, quando sentii le sue dita fredde scostare
di lato la boccetta di Amortentia che ancora mi adornava il collo per
imprimere il segno delle sue labbra sulla mia pelle più
sensibile.
Sentii con mio
immenso terrore che non mi dispiacevano i suoi baci, i suoi morsi
passionali e il contatto stretto con il suo bacino. A mente lucida mi
sarebbe parso tutto tremendamente imbarazzante, ma in quel momento era
tutto annebbiato dalla paura e da quella che temevo fosse autentica
eccitazione.
L’attrazione
fisica mi avrebbe portata in un baratro senza fine, lo sapevo.
Avrei dovuto
saperlo, considerando i sogni che avevo fatto su di lui fino alla sera
precedente.
Quel momento
assomigliava tanto alla somma dei momenti che avevo prodotto nella mia
fantasia, solo più reale e più vivido.
Mi sorpresi a
ricambiare un suo bacio, senza reagire negativamente quando una delle
sue mani mi alzò la gonna del vestito fino alla vita. Il
contatto tra noi si era fatto più stretto, i miei brividi
erano spariti per lasciare posto a vampate di calore.
Lucius
sembrò percepire il mio cambiamento di pensiero
perché si permise di lasciare la presa su entrambe le mie
mani per più di un minuto buono, mentre si toglieva il
mantello e si sbottonava la camicia – quel giorno di un
grigio argento che mi ricordò quella di Draco al Ballo di
Natale.
Avrei forse
potuto sottrarmi al mio destino, se fossi stata abbastanza rapida.
Avrei forse
potuto strisciare fuori dalla sua portata, per poi correre alla cieca
per i corridoi e tornare tra gli altri Mangiamorte dove dubitavo Lucius
mi avrebbe seguita per prendersi di nuovo quello che voleva.
Avrei
potuto, ma non volevo.
E forse fu quel
mio sottile rifiuto ad andarmene a convincere Malfoy che forse
– sicuramente
– avevo cambiato idea rispetto a prima.
Quella mia
concessione, quel mio desiderio di esaudire il suo desiderio era vero e
non dipendeva più da quello che avrei potuto ottenere una
volta finito lo scambio di passione tra di noi.
Sapevo che
l’attrazione fisica sarebbe stata la mia rovina, ma non
volevo crederci.
E per quello
lasciai che le labbra di Lucius si posassero di nuovo sulle mie,
suggellando un patto segreto che non dipendeva altro che dal fuoco che
ci bruciava dentro.
Note
dell'autrice
Buonasera e buon 2010 a
tutti!
Devo fare una
comunicazione di servizio, prima di passare ad altro: con molta
probabilità non riuscirò a postare presto il
prossimo capitolo, avendo dei problemi di cambio del computer e
connessione Internet. In teoria non dovrei tardare molto, anzi potrei
anche non tardare per niente, ma per sicurezza avviso in anticipo di
una mia eventuale sparizione.
Ora, passiamo a questo
capitolo. Ad essere sincera, non ho molto da dire se non che il
monopolio di Lucius è destinato a durare ancora per un po'.
Fatevene una ragione, in poche parole ^^
Ringrazio come sempre
tutti voi che leggete e commentate, in particolare Saphiras che ha
aggiunto la storia alle Seguite.
Passo alle vostre
recensioni (come sempre, mi farebbe piacere sapere che ne pensate delle
parti Lime, dato che le trovo difficoltose da scrivere e non vorrei che
risultassero delle schifezze).
Bacini e baciotti, i
migliori auguri per il vostro 2010,
Lady Lynx
Yvaine0:
ok, se non ti esprimi per preservare l'ottimo rapporto tra Becky
è Draco allora appoggio il tuo silenzio stampa xD Devo
ammettere di essermi davvero divertita a scrivere la parte del
confronto tra Lauren e Bella, è un ottimo metodo per
scaricare il nervosismo e la rabbia repressa ^^ in effetti Bella
è un po' esagerata nel lamentarsi per un graffietto, ma
contavo molto sull'odio che c'è tra le due. Grazie
per la recensione!
Valery_Ivanov:
hai proprio ragione, Lauren fa quasi parte di loro ormai... ma non
troppo, dato che ha deciso di escogitare un piano di fuga! ^^ Bellatrix
è incredibilmente odiosa nei confronti di Lauren proprio per
l'antica rivalità che c'era con Suzanne, in qualche modo i
suoi insulti sono motivati. Posso confermarti con certezza che Lucius
non è il padre di Lauren, ma credo che dopo questo capitolo
tu l'avessi intuito xD Grazie per la recensione!
Luciana
Menditegui: non avevo pensato a un parallelismo tra Lucius
e Sirius, ma devo ammettere che per certi versi hai ragione. Non credo
però che Lucius sia poi così tanto MDF, tanto che
alla fine è stata Lauren ad andare da lui e non il
contrario! O.O Ammetto che anch'io non ci sarei andata giù
molto leggera su Bellatrix, ma bisogna anche considerare l'impedimento
costituito dalla presenza degli altri Mangiamorte. Sono felice che ti
sia piaciuta la parte Lime, anche se sinceramente non avevo proprio
pensato al video di Bad Romance ^^ Grazie per la recensione!
DarkViolet92:
se nello scorso capitolo sei quasi caduta giù
dalla sedia, non oso immaginare cosa tu abbia potuto fare per questo xD
Scherzi a parte, vai davvero tranquilla sul fatto che
servirà a dipanare molti interrogativi. Voldy è
effettivamente sadico con Lauren, c'è quasi un gioco tra le
menti dei due. Per Voldy jr., Daniel e gli altri mancano ancora un po'
di capitoli... ma arriveranno anche loro ^^ Grazie per la recensione!
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Capitolo 52 *** Libera per amore ***
Attenzione: in questo capitolo sono contenuti episodi Lime che
potrebbero infastidire le persone più sensibili. Nonostante
il rating sia già Arancione - adatto per queste scene se non
descritte nei dettagli - ho ritenuto corretto avvertirvi in anticipo.
Ma all’improvviso, quando tutto stava per coronarsi
nell’unione fisica che entrambi bramavamo da tormentati
minuti, qualcuno bussò alla porta.
E non seppi se sospirare di sollievo o arrabbiarmi, essendo davvero
presa dal momento che stavo condividendo con quell’uomo.
Per quanto fosse decisamente sbagliato – considerando varie e
neanche tanto assurde ragioni – io desideravo davvero sentirlo
dentro di me.
Era qualcosa che era molto più di un semplice capriccio o di
una costrizione, era alchimia
della passione.
- Vestiti – borbottò lui infastidito, raccogliendo
i suoi indumenti e cercando di rimetterseli il più
rapidamente possibile.
Io rimasi sdraiata sul letto con il broncio, come se
quell’abbandono fosse stato colpa sua.
Quando lo vidi scoccarmi un‘occhiata compiaciuta che
significava “come hai potuto constatare, anche tu sei caduta
nella mia rete” – solo allora –
mi affrettai a ripescare il mio vestito bianco e il mio completino
intimo dal pavimento per tornare in condizioni normali.
Il bussare sulla porta si fece più insistente, ma non
parlò nessuno.
La maniglia si mosse a vuoto per un paio di volte, fortunatamente la
serratura non scattò.
- Ora devi fingere che io ti abbia torturata sotto Silencio per
l’ultima ora trascorsa – mi ordinò lui
con un ghigno malizioso – una versione che non si discosta
molto da quello che abbiamo realmente fatto, non credi? Anche i tuoi
capelli arruffati e l’espressione sconvolta sono
credibili… –
Arrossii violentemente, pensando a quante volte ancora quel giorno
avrei sfiorato l’umiliazione. Malfoy mi spinse per terra.
- Fingi di essere dolorante – sibilò tra i denti,
mentre andava ad aprire la porta – Silencio! -
Davanti ai nostri occhi apparve l’altezzosa figura di
Bellatrix.
- Perché ci hai messo tanto, Lucius? –
sbraitò lei con voce isterica.
- La stavo torturando, non pensavo che qualcosa sarebbe mai venuto ad
interrompermi così improvvisamente –
commentò lui gelidamente.
- Non l’ho sentita urlare – constatò
Bellatrix, sembrando vagamente sospettosa.
- Infatti è sotto Silencio… Crucio! –
urlò Lucius, puntando la bacchetta contro di me.
I tremendi dolori ormai conosciuti invasero il mio corpo, ma non venni
assordata dalla mia stessa voce implorante. In quel momento odiai
profondamente Malfoy, che era riuscito a farmi passare da Paradiso a
Inferno in una manciata di minuti.
Allontanò la bacchetta dalla mia figura, prima di
rinfoderarla nel mantello. I dolori scomparvero
all’improvviso.
- Come puoi vedere, non emette suono – disse Lucius,
sbeffeggiando apertamente sua cognata.
- Bene – replicò Bellatrix piccata – ora
però la vorrei io per divertirmi un po’, se non ti
dispiace… -
- Certo che mi dispiace – rispose lui con un largo ghigno
– perché lei è mia, la mia
prigioniera… ricordi il patto che avevamo fatto, Bella?
–
La donna arricciò le labbra con aria contrariata, strinse la
bacchetta tra le unghie laccate di nero, ma rimase chiusa nel suo
silenzio.
- Vedo che ricordi… ora vai, non voglio spettatori mentre mi
prendo la mia vendetta –
- Buon divertimento, Lucius – disse lei con voce sarcastica,
lanciandomi un’occhiata velenosa prima di andarsene del tutto.
Malfoy chiuse la porta alle sue spalle, prima di togliersi di nuovo il
mantello e voltarsi verso di me.
- Allora, Silente, dov’eravamo rimasti? –
Non potevo rispondere, essendo ancora sotto Silencio. Mi limitai a
fissarlo con aria inespressiva, senza sapere cosa volessi veramente.
La scintilla di pazzia che l’eccitazione aveva risvegliato in
me si era ormai spenta, grazie anche allo sgradito contributo del
Cruciatus e di Bellatrix, ma in fondo avevo sperimentato che a Lucius
bastava pochissimo per farmi perdere la testa e far uscire allo
scoperto una parte di me che pensavo non esistesse.
- Giusto, non puoi parlare… credo che ti
restituirò la voce, non è divertente fare certe
cose se non posso sentire la tua voce che ripete costantemente il mio
nome… supplicante e umiliata… -
sussurrò lui, mettendosi per terra vicino a me –
terribilmente eccitante… dobbiamo assolutamente finire
quello che abbiamo iniziato, non credi? –
Scossi lentamente la testa, mentre sentivo che il nodo che avevo alla
gola si era lentamente sciolto.
- Cosa… cosa intendevi dire a Bellatrix alludendo a un
patto? – gli chiesi, per distrarlo da quello che sembrava un
suo pensiero fisso.
- Sono stato io a catturarti, e per la legge del “chi trova
se lo tiene” tu sei la mia prigioniera… quindi
posso fare di te quello che voglio… - continuò a
parlare con voce bassa, senza sembrare dimenticarsi il suo obiettivo.
- Non… non credi che dovremmo festeggiare il fatto che
abbiamo preso in giro Bellatrix? – proposi debolmente, pur
sapendo che era una patetica scusa.
- Non essere sciocca… - mormorò lui, mettendo una
mano tra i miei capelli e avvicinando le mie labbra alle sue -
…quale modo migliore per festeggiare se non questo?
–
Mi lasciai coinvolgere in un bacio, poi in un altro e un altro ancora.
Il mio vestito finì di nuovo lontano dalla mia portata, lo
stesso fecero i vestiti di Lucius.
Il momento cruciale era arrivato di nuovo, sembrava quasi dettato dal
destino.
Ma come la prima volta, non avevo più paura. Ero
completamente presa da quello che volevo
e non da quello che pensavo.
Non mi importava che fosse Lucius Malfoy, in quel momento. Io
desideravo lui, e lui desiderava me.
E che senso aveva voler tenere alto il mio onore da Silente, quando non
ne avevo più, quando l’avevo buttato via per
tradire il mio stesso sangue, quando probabilmente non sarei mai uscita
viva da quel palazzo infinito?
Mi abbandonai tra le braccia del mio amante, attendendo il momento in
cui mi avrebbe privata dell’aggettivo che spesso mi veniva
attribuito da suo figlio.
Pura. Perché
prima di entrare nel covo della Congrega Oscura lo ero più
della rugiada.
- Sei vergine, vero? –
- Sì… -
Chiusi gli occhi, bloccata nel momento dell’attesa,
aspettandomi qualcosa di impensabile.
Ma non accadde niente, sentii solo il fiato caldo di Lucius sfiorarmi
il collo di nuovo.
- Sembri molto tesa… magari questo potrebbe
aiutarti… - sussurrò nel mio orecchio, dandomi in
mano quella che sembrava una fragile bacchetta di vetro.
Quando riaprii gli occhi mi accorsi che era in realtà lo
stelo di un calice di cristallo colmo di
qualcosa, probabilmente un forte alcolico che avrebbe dovuto
distendermi i nervi.
Lui teneva in mano un calice gemello al mio e lo osservava con aria
critica.
Notai che Lucius era perfetto nella sua nuda semplicità.
Proprio come Narcissa, aveva la bellezza e il fascino nel sangue. Era
sbagliato che uno dei due non fosse con l’altro.
- Avanti, bevi… - mi invitò pacatamente,
aspettando con pazienza che appoggiassi le mie labbra sul bordo del
calice.
Qualunque cosa ci fosse là dentro, sembrava essere certo che
mi avrebbe tolto la paura del momento che stava per arrivare.
Fu in quel momento che mi dissi che forse avevo ancora
un’opportunità di realizzare il mio piano.
- Lucius… chiuderesti un attimo gli occhi? Voglio farti una
sorpresa… -
La mia richiesta sembrò già sorprenderlo, ma
stranamente obbedì senza fare una piega.
Forse perché sapeva benissimo che non sarei potuta scappare
senza che se ne accorgesse in tempo.
Non sapeva però che avrei stappato rapidamente la boccetta
di Amortentia che tenevo al collo versandone il contenuto nel suo
calice.
Finsi che la sorpresa che volevo fargli consistesse nel rovesciarmi
addosso il contenuto del mio calice.
Mi sentii una donna di facili costumi – come mi aveva diverse
volte definita Bellatrix – ma non mi importava. Quando Lucius
aprì gli occhi sembrò impressionato, e quello mi
bastava.
Non fece nemmeno caso al liquido che bevve dal suo calice, si
precipitò subito a leccare quello che scorreva sulla mia
pelle.
Ma improvvisamente si fermò, guardandomi dritta negli occhi
con una tenerezza commovente.
- Lauren… non so perché, ma credo di
amarti… -
In quel momento, invece, io amai profondamente Severus e la sua
provvidenziale pozione.
- Lucius… sei molto gentile… - replicai
dolcemente, nascondendo il mio sollievo.
Restammo per un po’ a fissarci, entrambi dimentichi di quello
che eravamo sul punto di fare.
- Cosa ne dici di rivestirci e andare a parlare un po’ dei
nostri... sentimenti? - suggerii con cautela, giusto per verificare se
la pozione avesse effetto sicuro.
- Come desideri, mia damigella… -
Mi fece una strana impressione, sentire Lucius parlare in quel modo. Ma
un largo sorriso si dipinse dopo tanto tempo sul mio volto.
“Di nuovo salvata in corner, Lauren…” mi
dissi felice, mentre mi rivestivo e Malfoy faceva lo stesso davanti ai
miei occhi.
- Lucius… posso chiederti una cosa? – chiesi
allora con voce gentile.
Gli occhi grigi – ormai privi di freddezza o sarcasmo
– mi guardarono adoranti. Un brivido di inquietudine
risalì la mia schiena.
- Dimmi, amore mio adorato… -
- Sai per caso dove possa essere la mia bacchetta? –
Si guardò intorno leggermente spaesato, prima di mettersi a
frugare in una tasca interna del suo mantello.
- Ah, ecco! Sì, eccola proprio qui… - disse lui
con un sorriso felice, porgendomela senza fare tante storie.
Sembrava tutto fin troppo facile, ma decisi di non lamentarmi. Eravamo
ormai entrambi vestiti, era ora di mettere in atto la tanto attesa fuga.
- Lucius, potresti aiutarmi ad uscire da questo posto senza farci
scoprire dagli altri Mangiamorte? –
- Perché? – chiese lui, assumendo una
più adatta aria sospettosa – Vuoi andartene via da
me e lasciarmi da solo? Io ti amo, Lauren! –
Impallidii senza volerlo davanti a quelle parole. Ma poi mi ricordai
che non diceva sul serio, che non era in lui e che quindi non
c’era motivo di preoccuparsi.
- Lucius, caro… ti prego, puoi fare questo per me?
–
Qualcosa sembrò lottare dentro di lui, prima di farlo
annuire con un sorriso di circostanza.
- Certo che sì! Andiamo! –
Mi prese per mano, conducendomi nel corridoio. Iniziai a pensare che
forse scegliere un vestito bianco – così
contrastante con i muri neri del palazzo – non fosse stata
poi una grande idea.
Ma poi Appellai un mantello nero da Mangiamorte e il problema non mi
sembrò più così rilevante. Sperai solo
che nessuno avesse visto quel pezzo di stoffa volare in giro
autonomamente.
Non ho idea di quanto tempo trascorsi a seguire Lucius su e
giù per le scale, attraversando corridoi e a volte stanze,
sussultando nel sentire ogni singolo rumore di passi.
Il mio accompagnatore però sembrava sapere il fatto suo,
dato che non incontrammo nessuno di sgradito durante il nostro
viaggetto illegale.
Una volta arrivati davanti a un alto portone chiuso da catenacci
argentei, iniziai a dubitare che ce l’avremmo fatta. Ma
Lucius spezzò tutti gli incantesimi senza esitazione,
invitandomi poi ad uscire all’aperto senza di lui.
Subito il dolce profumo dei fiori primaverili mi solleticò
il naso, quando mettemmo piede sul prato verde appena fuori dal palazzo
della Congrega Oscura.
La notte era illuminata solo da sporadiche stelle, la luna che avrebbe
potuto tradirmi non era alta nel cielo.
- Ti ringrazio profondamente per il tuo aiuto, Lucius… ora
devo andare, ma ti sarò in qualche modo
debitrice… - dissi con un nodo alla gola.
Era sciocco e stupido sentire una specie di dispiacere
nell’abbandonarlo dopo tutto quello che mi aveva fatto, ma
era sempre stato un elemento determinante che mi aveva alla fine
salvata sempre nelle occasioni più spinose.
Nonostante cattiveria e perfidia, era umano. Come suo
figlio.
- Lauren, no! – urlò lui con tono disperato
– Dove vai? Non voglio che mi abbandoni, non
voglio… io ti amo… -
Lo guardai con compassione, commossa nel profondo da quelle sue parole
indotte dall’Amortentia.
Narcissa era stata una donna fortunata, prima che Voldemort corrompesse
l’amore e l’anima di suo marito.
- Lucius, devo andare o mi uccideranno… -
- Ti proteggerò io! – replicò lui con
coraggio, sfoderando la bacchetta.
- Abbassa la voce o ci scopriranno – lo ammonii rapidamente
– vieni, allontaniamoci un po’ da qui… -
Camminammo lungo il pendio della collina, fino a giungere al limitare
di un boschetto. Eravamo abbastanza lontani dal palazzo della Congrega
per poter parlare a tono normale.
- Devo andare, Lucius… ho solo bisogno di alcune
informazioni prima di provare a tornare da mio nonno per
salvarlo… - gli spiegai, sapendo che una volta finito
l’effetto dell’Amortentia si sarebbe dimenticato
tutte le mie parole.
- Se posso aiutarti, dimmi… - sospirò lui con
tono rassegnato.
- Prima di tutto, dove siamo? –
- Poco lontano da Oxford, a mezz’ora da
lì… -
Calcolai rapidamente che se avessi trovato una strada sarei riuscita a
chiamare senza tanti problemi il Nottetempo per tornare tempestivamente
a Hogwarts.
- Credi che sarà difficile per me trovare una strada?
–
- No… ma Lauren, non posso accompagnarti? –
supplicò lui, quasi prostrandosi davanti ai miei piedi.
- Lucius, potrebbero ucciderti se ti trovassero con me… -
osservai lentamente, scandendo le parole.
Lui sembrava non curarsene, continuava a guardarmi come un cucciolone
che desiderava delle coccole dal padrone. E pensando anche
all’utilità che avrebbe potuto avere la sua
facoltà di Smaterializzazione, decisi che – da
brava incosciente qual ero – me lo sarei portato dietro.
- Va bene, Lucius, verrai con me… - esalai infine, sentendo
che avrei pagato cara quella scelta avventata.
Il suo sorriso felice, almeno per quel momento, mi ripagò
dalla fatica dell’assenso.
- Dove andiamo, allora? – chiese lui con tono entusiasta,
prendendomi a braccetto.
- Smaterializziaci in Grimmauld Place, a Londra, per favore –
Le disgrazie non erano ancora finite, naturalmente. Ma io non lo sapevo.
Note
dell'autrice
Buongiorno
a tutti!
Non
sono in ritardo come avevo pronosticato, ma forse è meglio
così. Chissà se questa pacchia durerà
ancora a lungo ^^
Anche
oggi, comunicazione di servizio: ho finalmente terminato di scrivere i
capitoli mancanti di questa storia e posso confermarvi che ne mancano
13 circa (so il numero con certezza ma non ho voglia di andare a
contarli uno ad uno dato che sono sul pc nuovo... sì, sono
pigra xD). Detto questo, stavo pensando di postare più
spesso ma ancora non ho le idee chiare. Insomma, devo organizzarmi, ma
intanto sapete che ormai è tutto scritto e quindi la storia
non resterà incompleta ^^
Ringrazio
quindi _Niki_ che
ha aggiunto la storia tra le Preferite, vcullen e _Bonnie_ che
l'hanno inserita tra le Seguite e tutti voi che continuate a leggere
assiduamente questa storia. Scusatemi se dimentico di citare qualcuno
tra i nuovi lettori, ma siete davvero tanti e a volte non riesco ad
individuare tutti i nomi.
Passo
alle vostre recensioni, a presto (spero)!
Lady
Lynx
DarkViolet92:
dovrei iniziare a moderarmi con certe "sorprese", non vorrei mai avere
una lettrice sulla coscienza xD Lauren è davvero poco
esperta in queste cose, ma bisogna anche capire che la situazione per
lei non era delle migliori. Il punto incomprensibile (più o
meno) del capitolo avrà una spiegazione più
avanti, per ora mi trovo costretta a chiederti di prenderlo
così com'è ^^ Grazie per la recensione!
Luciana
Menditegui: povera Lauren, dovrebbe andare a un corso per
conquistare i Mangiamorte! xD Hai proprio ragione, Lucius era la
persona meno indicata da andare a provocare (anche se, ad essere
sincera, mille volte meglio lui che un Greyback o un Carrow... no? ^^)
Voldemort aveva detto che avrebbe rivelato il nome del padre di Lauren
solo quando lei avrebbe scritto la lettera E sarebbe diventata
Mangiamorte... il nostro caro Dark Lord non rende mai le cose troppo
facili! Dato che Lauren non ha accettato di unirsi alla sua schiera,
niente nome del padre. Sei finita in tv? Wow! xD Grazie della
recensione!
Valery_Ivanov:
avevi ragione anche sul fatto che qualcuno li avrebbe
interrotti all'improvviso, come ti confermo in questo capitolo. Mi
piaceva l'idea di scatenare una rivolta delle lettrici scandalizzate
dal fatto che Lauren avesse la sua prima volta con Lucius, per questo
ho interrotto il capitolo lasciando una specie di "finale liberamente
interpretabile", ma nessuno si è lamentato xD Scherzi a
parte, l'attrazione fisica si rivelerà sempre più
fatale per Lauren... almeno fino a quando non si innamorerà,
è chiaro! ^^ Grazie per la recensione!
_Niki_ :
una nuova recensitrice! O.O Ti ringrazio anche "di persona" per aver
aggiunto la storia tre le Preferite e per aver fatto l'enorme sforzo di
leggerti tutti di fila i capitoli ^^ Ti ringrazio per i complimenti,
è sempre bello sapere che qualcuno apprezza le mie scelte.
Ammetto di aver preso la strada "pro-Serpeverde"
perchè mi sembravano sempre i più denigrati,
poveretti. Piton è invece diventato più normale,
anche se forse le sue fan più accanite vorrebbero staccarmi
la testa per i vari OOC. Credo che Lauren non abbia preso la decisione
della Smaterializzazione perchè Spaccarsi sarebbe stato
peggiore di sopportare i Mangiamorte... o forse no? ^^ Grazie per la
recensione!
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Capitolo 53 *** Accoglienza malandrina ***
Atterrammo in Grimmauld Place pochi minuti dopo. Cinque, per
l’esattezza.
L’ambiente circostante era esattamente uguale a quello che
avevo visto quando mi aveva accompagnata Remus prima di Natale.
Con l’unica differenza del silenzio – spezzato solo
dalla
pioggia sferzante che ci ricadeva senza pietà addosso
– e
della prospettiva.
Non eravamo sui gradini del numero 12, davanti all’elegante
porta scura, ma in mezzo alla strada.
Naturalmente questo era dovuto al fatto che Lucius non fosse compreso
nell’Incanto Fidelius.
Era un Mangiamorte, dopotutto.
- Dove dobbiamo andare, tesoro? – mi chiese lui, alzandomi il
cappuccio del mantello nero sulla testa per fare in modo che non mi
bagnassi ulteriormente.
Rimasi pietrificata davanti a quel gesto così tenero e
gentile,
pensando per un attimo a quanto sarebbe stato bello se Lucius fosse
rimasto per sempre così dolce e servizievole nei miei
confronti.
Ma poi mi riscossi violentemente, e iniziai a pensare a cosa avrei
dovuto dire a Sirius per giustificare la mia presenza a
quell’ora
della notte in seguito alla mia sparizione per mesi.
- In quella casa… ma ora taci fino a quando non te lo dico
io, ok? -
Mi incamminai verso la porta conosciuta, sentendo i passi di Lucius che
mi seguivano. Una volta arrivati sull’ultimo gradino,
entrambi ci
abbassammo il cappuccio perché al coperto.
Bussai con forza sul legno, sperando che Sirius non fosse al piano
superiore e soprattutto che non fosse ubriaco come temevo.
La porta si aprì all’improvviso, facendomi
sussultare e quasi schiacciare un piede al povero Lucius.
La faccia assonnata e contrariata di Sirius mi rivolse uno sguardo
appannato, prima di rendersi conto di chi aveva davanti.
- Lauren! – urlò sconvolto, prima di posare gli
occhi sul mio accompagnatore – E Malfoy? Oh, porco
Merlino! Cazzo, cazzo! –
Lo vidi estrarre freneticamente la bacchetta dalla tasca dei pantaloni,
mi misi davanti a Lucius cercando di fargli scudo con il mio corpo.
- Lauren, ma sei impazzita?
–
- Sirius, è innocuo! È sotto Amortentia, per
quello sono riuscita a scappare! –
Mi fissò vacuamente, continuando a far vagare la bacchetta
da me a Malfoy.
- Abbassa la bacchetta, Sirius! – lo implorai stancamente,
sentendo Lucius agitarsi dietro di me.
- Aspetta… Pozione Polisucco! È l’unica
spiegazione! – ringhiò lui
all’improvviso –
Confessa! Chi sei realmente tu? Bellatrix? La Carrow? Voldemort?
–
- Sirius, cazzo, sono Lauren!
– sbottai infastidita – Sta piovendo, sono appena
tornata
da un orrendo soggiorno nel Grand Hotel della Congrega Oscura e questa
è l’accoglienza che mi riservi? Torno da
Faccia-di-serpe,
a questo punto! –
Vidi la bacchetta di Black abbassarsi lentamente, fino a puntarsi verso
il terreno. Poi uno dei suoi sorrisi che tanto mi mancavano gli
illuminò il volto.
- Ok, niente Pozione Polisucco… solo l’autentica
Lauren
Silente può chiamare così Voldemort! Entra!
–
Si spostò dalla soglia facendomi cenno di precederlo, scossi
la
testa lasciando che fosse Lucius ad entrare per primo. Sospettavo che
Sirius avesse una mezza idea di rinchiuderlo fuori sotto le intemperie.
- Non capisco perché te lo sei portato dietro… -
commentò Black, una volta che fummo tutti e tre seduti nella
sua
cucina davanti a una tazza di tè caldo.
Lucius era rimasto in silenzio dal momento in cui avevo bussato alla
porta di Grimmauld Place, speravo che l’Amortentia di Severus
non
gli avesse danneggiato il cervello. Probabilmente Narcissa non mi
avrebbe mai perdonata.
Ma non l’avrebbe fatto comunque, se avesse scoperto fino a
che punto ero arrivata con suo marito.
- Senti, chiedilo esplicitamente se vuoi che ti racconti tutto quello
che è successo… - lo provocai, riprendendo un
po’
del mio antico sarcasmo.
Sirius mi abbagliò con un altro sorriso, appoggiando la
tazza sul tavolo.
- Va bene, allora raccontami tutto… -
- Solo se poi tu mi spiegherai la storia di Ciuffetta… - lo
incastrai con un sorriso altrettanto ampio.
- Ma sentila! Appena tornata da un’esperienza provante e
già ritorna a comandare a bacchetta… -
borbottò
lui divertito – comunque va bene, ma lui non lo voglio qui!
–
- Parla con me, Lauren? Io non lascerò mai il mio amore
nelle mani di un fellone come quello! –
Sirius scoppiò a ridere in faccia a Lucius, mi ritrovai
costretta a fulminarlo con un’occhiataccia.
- Stai tranquillo, Lucius… Black è un mio amico,
non mi
farà niente… e poi vorrei che ora tu andassi a
riposare… -
- Ma io devo proteggerti… - protestò debolmente
Malfoy, appoggiando la sua mano candida sulla mia.
Arrossii violentemente, sia per il contatto con il padre di Draco, sia
per il sorriso sardonico di Sirius.
- Lucius, stai tranquillo… vai a dormire, siamo tra amici
ora… - sussurrai lentamente, togliendo la mia mano da sotto
la
sua.
- Lo accompagno io… – si offrì
gentilmente Sirius, mettendo nello stesso momento mano alla bacchetta.
Lucius mi mandò un bacio a soffio prima di sparire con Black
nell’oscurità del salotto, lasciandomi da sola
nella
cucina del Quartier Generale dell’Ordine.
Sperai che Sirius non facesse l’incosciente e non se la
prendesse
con il povero Mangiamorte che già era stato sottoposto
controvoglia a ingurgitare l’Amortentia.
Mi avvicinai alla finestra, sulla quale scendevano copiose goccioline
di pioggia, mentre sorseggiavo il tè caldo che mi riportava
alla
mente un senso di sicurezza. Era come se fossi stata a casa, era come
se non fossi mai stata rapita dalla Congrega Oscura.
Mi si affacciarono alla mente tutte le persone a cui avrei dovuto dare
spiegazioni, chiedere scusa, raccontare le mie numerose colpe.
Erano cose che si picchiavano violentemente dentro di me per prendere
la precedenza nel racconto che stavo elaborando per esporlo poi a
Sirius.
Erano le frasi che avrei dovuto scrivere su un gufo da spedire a nonno
Albus per comunicargli che ero tornata sana e salva e che non avrebbe
dovuto seguire le dannate istruzioni della lettera che gli avevo
scritto come una traditrice.
Sospirai pesantemente, pensando a quanti disastri avessi combinato in
quei mesi di assenza.
Ci sarebbero voluti anni per mettere tutto a posto.
Era meglio quando ero lontana dall’Inghilterra, come una
brava e obbediente studentessa di Beauxbatons o Durmstrang.
Sentii due mani calde appoggiarsi sulle mie spalle e farmi voltare
verso il loro proprietario. Non sussultai, sapevo che era Sirius. Ed
era una cosa che mi confortava tantissimo.
- Lauren… sei ridotta male, cara la mia
Ciuffetta… -
sussurrò lui, dimostrando per la prima volta un attimo di
debolezza.
Mi prese la tazza dalle mani – appoggiandola sul fornello
–
e mi strinse in un abbraccio inaspettato. Quel contatto così
familiare e così affettuoso, come non ne ricevevo da
un’eternità, provocò un moto di
commozione in me.
Scoppiai a piangere silenziosamente come una bambina, sentendo che il
muro che arginava i miei sentimenti si era crepato irrimediabilmente.
- Su, su, non piangere… - disse lui imbarazzato -
…non pensavo di farti questo effetto! –
Gli sorrisi debolmente, asciugandomi le lacrime con il polsino del
vestito bianco che avevo iniziato ad odiare. Tornai a sedermi,
cercando di riprendere il controllo.
- Scusami, Sirius, ma non sono neanche tanto a posto con la
testa… - gli confessai con calma, costringendomi a mantenere
il
sorriso sulle labbra.
- Posso immaginarlo… non vorrei nemmeno sapere cosa possano
averti fatto quegli animali, ma temo di dover insistere per fartelo
raccontare… -
- Prima credo che sia opportuno mandare un gufo a mio nonno –
osservai risoluta, scoprendo che concentrandomi sulle cose concrete
evitavo facilmente di scadere nel sentimentalismo.
- Niente gufi, sono facilmente intercettabili –
replicò
Sirius con serietà – tra qualche ora dovrebbe
venire qui
Remus, useremo lui come messaggero –
Annuii lentamente, iniziando a sentire che il mio corpo iniziava a
tremare. Doveva essere quasi mezzanotte, per me era ormai normale avere
quella reazione tutti i giorni da quando avevo subito la
sequela
infinita di Cruciatus.
- Ti senti bene? – mi chiese Sirius sollecito, osservandomi
con attenzione.
- Non è niente, solo un effetto collaterale del soggiorno
alle
Terme di Voldemort – ironizzai debolmente, cercando di non
farlo
preoccupare.
- Stai tremando… non mi pare proprio un niente… -
- Tranquillo, Sirius… - sussurrai in un tentativo di
rassicurarlo.
Lo vidi scuotere la testa con aria contrariata e poi alzarsi in piedi,
facendomi cenno di seguirlo. Obbedii, mi lasciai condurre fino al
familiare divano sul quale ci sedemmo fianco a fianco. Mi mise una mano
attorno alle spalle, forse perché credeva che stessi
tremando
per il freddo e non per qualche altro strano motivo. Appoggiai la testa
sulla sua spalla, in una disperata ricerca di affetto.
- Profumi… sei stata davvero alle Terme di Voldemort?
–
scherzò lui, facendo spuntare un sorriso genuino sulle mie
labbra.
Mi sentivo davvero al sicuro, la sola presenza di Sirius mi faceva
dimenticare il groviglio di pensieri che prima lottavano disperatamente
tra di loro. Esisteva solo la semioscurità del salotto di
Grimmauld Place, lo scrosciare della pioggia e i nostri respiri non
sincronizzati.
- Basta, ora faccio il serio… parliamo un attimo di cosa
è successo, dalla sera di San Valentino in poi… -
mi
disse lui con tono incoraggiante, dopo aver fatto apparire una calda
copertina su di noi.
Iniziai a descrivere tutto quello che mi ricordavo nel modo
più
dettagliato possibile, tentando di estraniarmi dalle mie parole per non
fermarmi sui punti più difficili – come ad esempio
quando
avevo accettato di scrivere la lettera traditrice.
Una volta arrivata alla fine del mio tremendo racconto, sospirai come
se avessi dovuto buttare fuori di me l’anima. Sirius ora
sapeva
tutto quello che avevo passato negli ultimi due mesi, tranne i sogni
riguardanti Lucius e quello che avevo rischiato di fare con lui.
Di quella sera avevo solo raccontato che gli avevo fatto bere
l’Amortentia, niente di più.
- Davvero un miracolo che tu sia riuscita a scappare… -
commentò Sirius con tono impressionato, stringendo per un
attimo
la mia spalla con forza.
Chiusi gli occhi, pensando per un attimo a quanto sarebbe stato bello
ritornare a dormire in un posto in cui non avrei rischiato di essere
svegliata da un Cruciatus improvviso. Sospirai di nuovo –
questa
volta di sollievo – e mi rannicchiai ancora più
vicina
alla rassicurante presenza di Sirius.
- Credo che per la storia di Ciuffetta sia meglio aspettare domani
mattina, vero? – chiese lui con tono divertito.
- Mi dispiace dartela vinta, ma penso di sì… -
mugolai io, trattenendo a stento uno sbadiglio.
Lasciai che una fitta nebbia invadesse la mia mente, senza curarmi del
fatto che mi sarei addormentata sul divano tra le braccia di Sirius.
Tanto ero certa che la mattina dopo mi sarei felicemente risvegliata
nel suo letto, esattamente come il giorno di Natale.
La mia previsione fu azzeccata, ne ebbi la conferma dodici ore dopo.
Quando aprii gli occhi, vidi le macchie confuse della parete argento
sbiadito mischiate a quelle degli stendardi di Grifondoro e delle foto
Babbane.
Sorrisi dentro di me, cercando a tentoni gli occhiali che mi avrebbero
permesso di riprendere l’uso della vista, mentre il mio cuore
si
librava leggero al pensiero che la fuga della sera precedente non fosse
stata solo un sogno.
Quando ritrovai i miei preziosi occhiali, mi sedetti sul letto
guardandomi in giro. Anche quella stanza era rimasta esattamente come
due mesi prima.
Un delizioso profumino di uova fritte e pancetta affumicata, come non
ne sentivo da tempi, giunse al mio naso.
Il mio stomaco gorgogliò, mentre pensavo che mi sarei
volentieri
stabilita in pianta stabile a Grimmauld Place. Corsi rapidamente
giù per le scale, entrando come un razzo in cucina.
Il mio sorriso si spense quando vidi le espressioni serie degli uomini
seduti al tavolo della cucina.
Nonno Albus parlava concitato con Severus, mentre Remus scriveva
qualcosa su una pergamena tenendo allo stesso tempo Lucius sottotiro
con la bacchetta. Sirius era appoggiato con aria funerea al muro con in
mano una spatola, mentre il cibo sfrigolava allegramente nella padella
sul fornello.
Quando misi il piede sul confine tra la cucina e il salotto, tutti gli
sguardi si puntarono su di me.
Passò una frazione di secondo prima che si
alzassero in
piedi e le fragili braccia di nonno Albus mi stringessero al suo petto
con la forza della paura.
- Lauren… Laurie, nipotina cara… ci hai fatto
prendere
uno spavento, ci hai fatti preoccupare da morire… -
sussurrò lui con voce rotta, mostrando apertamente per la
prima
volta i suoi sentimenti.
Sentii di nuovo le lacrime lottare per riversarsi sulle mie guance,
come la sera precedente, ma decisi che sarebbe stato meglio liberarmi
con delicatezza dalle braccia di mio nonno per andare a scoprire il
perché di quelle facce così serie e preoccupate.
- Perdonami, nonno… - mormorai con tono incolore, sentendo
che
se ci avessi messo la passione che avrei voluto mi sarei prostrata per
terra – mi dispiace di non averti ascoltato… -
Lo vidi scuotere la testa con aria grave, come se
l’importante
fosse stato riavermi lì davanti ai suoi occhi. La sua
reazione
così magnanima mi rincuorò, trascinandomi di
nuovo
sull’orlo della commozione.
Dannate lacrime.
- Lasciatela respirare… - intervenne la voce divertita di
Sirius, mentre intravedevo la cima della sua spatola da dietro la
spalla di Severus – se la strapazzate così
rischiate di
farle venire voglia di tornare di nuovo al Grand Hotel
Riddle… -
Non riuscii a trattenermi dal ridacchiare davanti alla battutina
sarcastica di Sirius, che si stava probabilmente riferendo al fatto che
i miei due professori si trovassero a pochi centimetri da me.
Sia Remus che Severus indietreggiarono rapidamente, lanciando
un’occhiata infastidita a Black.
Felpato, dal canto suo, mise il cibo sfrigolante in un piatto che
appoggiò sul tavolo, invitandomi con un cenno della testa a
sedermi e favorire.
Obbedii silenziosamente, mentre anche gli altri tre uomini ritornavano
ai loro posti precedenti. Fu in quel momento che notai con dispiacere
che Lucius era stato legato – nonostante avesse dipinta sul
volto
ancora l’espressione sognante e bramosa di amore della
pozione
che gli avevo somministrato.
- Lui è innocuo – dissi lentamente, mentre
assaporavo per
la prima volta dopo giorni un delizioso pezzo di pancetta soffritta.
- Sì, sappiamo già che Severus è
innocuo anche se
sembra un cattivone – scherzò Sirius,
guadagnandosi
un’occhiataccia dal diretto interessato e dalla sottoscritta.
- Sto parlando di Lucius, veramente… - precisai io,
indicandolo con la testa.
Gli occhi grigi del nostro illegittimo prigioniero incontrarono i miei,
facendomi capire che fino a quel momento non aveva spiccicato parola
per motivi indipendenti dalla sua volontà.
- Potreste almeno liberarlo dal Silencio? – sbottai
indispettita, infilzando un pezzo di uovo con fare omicida.
Sentivo gli sguardi sorpresi del miei protettori tentare di perforarmi
la nuca senza tentare nemmeno di dissimularlo, mentre nessuno sembrava
avere alcuna intenzione di restituire a Lucius il dono della parola.
- Lucius è innocuo! – ripetei di nuovo, guardando
i
presenti uno ad uno – Lui è ancora sotto
Amortentia, non
farà niente di quello che io non voglio che lui faccia! Fino
a
quando sarò qui, non dovete temere che si comporti da
Mangiamorte! –
- In tua assenza temo invece che abbia parlato di una cosa per te
imbarazzante - mi informò Piton con tono freddo –
una cosa
per cui dovresti vergognarti, se dovesse corrispondere alla
verità –
Arrossii violentemente. Il momento di gioia per il mio ritorno era
già terminato?
Anzi, a dire la verità non
era mai iniziato.
- Cos’ha detto? – chiesi subito con tono
d’urgenza,
lasciando cadere la forchetta sul piatto ancora pieno a metà
di
uova e pancetta.
- Una cosa che preferirei non ripetere – disse mio nonno,
lanciando un’occhiata disgustata al padre di Draco.
Avevo tenuto nascosto a Sirius il mio segreto più
imbarazzante,
ma ci aveva pensato Lucius a spifferarlo ai quattro venti?
Chissà per quale motivo, poi.
- Qualcuno di voi può informarmi? – chiesi allora,
accompagnando le mie parole con un sospiro.
- Chiedilo al diretto interessato – mormorò
Severus con tono carico di rabbia – Vox –
Lucius mosse un paio di volte le labbra a vuoto, prima di emettere
regolarmente suono. Mi preparai a sentire il peggio, strinsi le mani a
pugno sotto il tavolo immaginandomi già
l’umiliazione che
avrei dovuto subire sotto gli occhi dei quattro uomini più
importanti della mia vita.
- Amore… avevi detto che eravamo in casa di
amici… - mi
fece notare lui con tono dispiaciuto, lanciando lampi soprattutto a
Sirius.
- Lo siamo, Lucius… è solo una questione di
sicurezza… - lo blandii maldestramente - …ora
potresti
dirmi cosa hai detto loro per farli arrabbiare così tanto?
–
- Ho solo detto che come io amo te, anche tu mi ami –
rispose lui candidamente, notando il mio impallidire con un aggrottare
di sopracciglia – perché, non è
così,
tesoro? –
Rimasi a bocca aperta, incapace di articolare parola.
Possibile che se la fossero legata al dito per una sciocchezza simile?
- Nient’altro? – balbettai alla fine, tentando di
nascondere in qualche modo il mio sollievo.
- No, nient’altro… -
- Perché, cos’altro avrebbe dovuto dirci?
–
incalzò subito Severus, prima di essere zittito da un gesto
autoritario di mio nonno.
- Insomma, Lauren, è la verità? –
- Ma certo che no, nonno! – risposi indignata, guardando in
alternanza Lucius, Severus e poi Sirius.
- Lauren… - sussurrò il padre di Draco con tono
supplicante.
- Bene, allora possiamo portarlo in un posto sicuro –
sentenziò Lupin con tono pratico.
- Quale posto sicuro? - chiesi subito io, inspiegabilmente preoccupata
per la sorte del Mangiamorte che mi ero portata in casa.
- A Nurmengard, quella che sarà la prigione provvisoria fino
a
quando non si troverà una soluzione per la storia
dell’evasione da Azkaban – mi spiegò lui
tempestivamente.
- No, professore… - replicai con tono fermo -
…non credo
sia giusto e nemmeno sicuro. Lucius ha ormai localizzato il Quartier
Generale dell’Ordine e per mandarlo in prigione dovrete
liberarlo
dall’Amortentia. In quel caso sarebbe libero di divulgare la
posizione del nostro covo per poi mandarci tutti in rovina. –
- Lauren ha ragione – osservò pacatamente mio
nonno, intrecciando le dita delle sue mani.
- Quindi cosa proponi? – mi interrogò subito
Severus, con una nota aggressiva nella voce.
- Tenerlo con noi, anche sotto Amortentia, fino a quando non troveremo
una soluzione per questa situazione… in seguito, forse,
potremmo
anche decidere di spedirlo in carcere… ma senza dimenticarci
che
è comunque anche merito suo se sono qui… -
ricordai loro,
rivolgendo uno sguardo colmo di gratitudine a Lucius che intanto
seguiva la discussione a proposito del suo destino senza pronunciare
verbo.
- Non l’avrebbe mai fatto di sua spontanea volontà
– mi fece notare Sirius, pragmatico come sempre.
- Non è importante, ora come ora… non credi?
– gli
risposi a tono, allontanando il piatto ancora mezzo pieno dalla mia
portata.
La mia proposta sembrò essere stata accolta –
seppur con
qualche riserva – e Remus si alzò in piedi
portando con
sé Lucius, probabilmente di nuovo in camera.
- Come stai, Lauren? – mi chiese improvvisamente mio nonno,
mentre Sirius si era messo a lavare il mio piatto abbandonato con
espressione corrucciata e Severus fissava vacuamente fuori dalla
finestra appannata.
- Non sono nelle mie migliori condizioni, ma recupererò
presto… - lo rassicurai, cercando di dedicargli anche un
tenue
sorrisetto.
- Sai bene che dovrai riprendere la tua istruzione, nonostante
tutto… credo che però sia meglio non rischiare,
quindi
potresti tornare tra un mese circa… cosa ne dici? –
- Non riuscirà mai a studiare come si deve per i M.A.G.O.
saltando un altro mese di scuola, soprattutto quello di maggio
–
sentenziò Severus con tono impersonale, come se stesse dando
un’informazione al muro.
- Per questo te e Remus la aiuterete a studiare, un paio di volte a
settimana, mentre resterà qui a Grimmauld Place per
recuperare
decenti condizioni fisiche e psicologiche… - lo
informò
mio nonno, con un tono che non ammetteva repliche.
Piton non rispose, continuando a restare nel suo mondo parallelo.
- E credo che, almeno per questo mese, non dovrai entrare in contatto
con nessuno dei tuoi compagni… naturalmente la notizia del
tuo
salvataggio sarà comunicata a tutti gli studenti, ma a
nessuno
sarà concesso il permesso di venire a
disturbarti…
sarà un mese di distacco da tutto, dedicato solo alla
ricostruzione di te stessa e alla scuola… -
Annuii docilmente, dopo quella terribile esperienza appena vissuta
avrei evitato felicemente di disobbedire a mio nonno. Remus
ritornò nella stanza, ravviandosi i capelli con un sospiro.
- Sono riuscito a convincere Narcissa a riaccoglierlo, nonostante
tutto… dice che lo ama ancora, che è suo
marito…
almeno quello… - disse stancamente, appoggiandosi al muro.
- Bene, dopo questo credo che sia ora per noi di tornare a
scuola… - comunicò mio nonno ai suoi colleghi,
con il
tono allegro che lo contraddistingueva - …quindi siamo
d’accordo, Lauren? Resterai qui? –
- Va bene, nonno… - acconsentii di nuovo, mentre tremavo
sotto l’inspiegabile sguardo gelido di Piton.
- Ehi, un attimo! Questa è casa mia, qui nessuno chiede il
permesso per andare e venire? – sbottò Sirius,
sembrando
infastidito e seccato.
Lo guardai con gli occhi a palla, come fecero anche gli altri. Tranne
Severus, naturalmente.
Lui si limitò a squadrarlo con un sopracciglio alzato con
precisione millimetrica, esprimendo tutto il suo disprezzo.
- Non… non mi vuoi qui, Sirius? – chiesi
balbettante,
temendo con tutto il mio cuore che difendere Lucius avesse potuto
mettere a rischio il buon rapporto che avevo stabilito con
l’ultimo dei Black.
- Ma certo che no, sciocchina! Stavo scherzando! – rispose
lui,
estremamente divertito, sfoderando il suo sorriso migliore –
Ci
divertiremo da morire, insieme! Almeno qualcuno di parlante in questa
casa… -
Il mio cuore riprese improvvisamente a battere, mentre il rumore dello
sbuffo secco di Severus rimaneva l’unico suono nella stanza.
I tre professori se ne andarono una manciata di secondi dopo, senza
dire altro.
E io rimasi nella cucina di Grimmauld Place, riscaldata dal sorriso
incredibilmente ampio che mi era mancato da morire negli ultimi quattro
mesi.
Note
dell'autrice
Buonasera
a tutti!
Credo
di non avere molto da commentare, spero che vi sia piaciuto il "rientro
in civiltà" della nostra Lauren.
Vi
porgo come sempre i miei ringraziamenti per la vostra
continuità nel seguirmi, passo alle vostre recensioni ^^
Bacioni
a tutti,
Lady
Lynx
Sheilin:
sono felice che la mia stramba idea per ristabilire l'ordine ti sia
piaciuta ^^ hai ragione riguardo a Lucius, anche per me è
strano descriverlo in questo modo e in questo capitolo mi è
venuto da ridere mentre mi immaginavo le prime scene tra quei due xD
L'effetto della pozione durerà fino a quando Lucius non
berrà l'antidoto, o almeno questo è quello che so
io riguardo all'Amortentia. Se non è così, fammi
sapere. Grazie per la recensione!
DarkViolet92:
esultiamo, per la prima volta ho deciso di essere clemente con
i miei personaggi! xD Da quanto ne so, l'Amortentia non ha un limite
nel tempo ma se c'è fammi sapere e farò in modo
di correggere in qualche modo questo capitolo. Ok, niente sorprese
almeno per qualche capitolo ^^ grazie per la recensione!
vcullen: grazie
per i complimenti! Sei la terza che mi chiede della durata
dell'Amortentia, ma io non credevo che fosse limitata da un tempo.
Chiedo anche a te, in caso lo fosse, di farmi sapere la durata media ^^
grazie per la recensione!
Valery_Ivanov:
Lauren si è finalmente svegliata ed ha sfoderato un pizzico
di furbizia da Silente...anche se naturalmente il merito è
da attribuire maggiormente a Severus, di certo non a lei! xD Lucius
è esattamente arrivato a Grimmauld Place conciato in quel
modo, ma Sirius non l'ha preso in giro forse perchè era
preso dalla tensione del momento ^^ grazie per la recensione!
mistero:
proprio così, il premio "eroe indiretto dell'anno" va a...
Severus Piton! xD Fosse per me, mi sarei già innamorata di
lui da un bel pezzo anche senza la scusa del dolce Lucius coccoloso, ma
Lauren sembra essere portata verso ben altri lidi... grazie per la
recensione!
|
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Capitolo 54 *** Doppia esse ***
Una volta spariti mio nonno e i miei professori, rimasi da sola in
cucina.
O meglio, in compagnia di un silenzioso Sirius che si limitava a
fissarmi in modo tremendamente espressivo ma senza volermi confermare
quello che potevo solo intuire.
- Sai, se parli non mi provochi una lesione irreversibile alle
orecchie… - gli feci notare con sarcasmo.
- Stavo solo pensando a come dirti una cosa importante… -
mormorò lui, cercando di suscitare in me una irrefrenabile
curiosità. E naturalmente ci riuscì.
- Sarebbe a dire? –
- Non ricordo… proprio non mi viene in mente, sono un
tremendo
sbadato... ah, sì! – disse alla fine, dopo aver
ricevuto
una delle mie occhiatacce fulminanti – Stavi bene con il
vestito
di ieri sera… nonostante si vedesse tutto… -
La sua ultima frase mi fece arrossire involontariamente.
- Tutto cosa?
– sbottai imbarazzata, incrociando le braccia sotto il seno.
- Ma il petto, naturalmente! – rispose lui, allargando il suo
sorriso malizioso.
Lo fissai a bocca aperta per un paio di minuti buoni, prima di decidere
che rispondergli a tono sarebbe stata la soluzione migliore.
- Spero che tu ti sia goduto lo spettacolo, allora! –
replicai, leggermente stizzita.
- Su questo non c’è dubbio… -
Scossi la testa, senza riuscire a trattenere un sorriso divertito.
Sirius era proprio incorreggibile.
- Allora, dato che ti sei goduto ben due
spettacoli ieri sera, ora tocca a me chiederti qualcosa! –
gli
ricordai, accomodandomi sullo sgabello con aria decisa – Non
è vero, Felpato? –
Sirius sembrò improvvisamente poco propenso a parlare con
me, mi
diede le spalle mettendosi ad asciugare i piatti con rapidi movimenti
della bacchetta.
- Felpato, sto parlando con te! – lo richiamai dopo qualche
minuto di silenzio.
- Possiamo parlarne più avanti? –
- Sono quattro mesi che aspetto! – gli feci notare con un
pizzico di impazienza.
- Va bene, ma per una storia del genere ci vuole l’atmosfera
giusta… -
- Ma chi se ne…! –
- Ah, Lauren Silente… - ci interruppe
all’improvviso una
voce familiare che non avrei mai voluto sentire dopo i momenti passati
con Lucius - …mi fa piacere rivederti! –
Mi voltai lentamente verso la proprietaria della voce, impallidii
immediatamente nell’aver confermata la presenza di Narcissa.
- Signora Black… anch’io sono lieta di
rivederla… -
sussurrai con un groppo in gola, sentendomi una bugiarda.
- Non si direbbe… - osservò lei, senza mettere
però cattiveria nel suo tono.
Quello significava che ancora non
sapeva.
Ripresi un po’ del mio coraggio, alimentato dalla speranza
che i
peccaminosi momenti passati tra le braccia di Lucius potessero essere
insabbiati per il resto della mia vita.
- Lauren è solo un po’ scossa… - mi
difese
immediatamente Sirius, lanciandomi però
un’occhiata
preoccupata.
- Bene, allora il mio consiglio forse ti sarà utile
più
avanti… - disse Narcissa, accomodandosi davanti a me con un
movimento sinuoso.
- Quale consiglio? –
- Ho saputo, anzi ho più che altro notato, che Lucius
è
sotto l’effetto di una potente Amortentia che lo porta a
venerarti e a obbedire a qualsiasi cosa tu gli dica… -
precisò la donna, ascoltata attentamente anche da Sirius -
…questo ti dà la possibilità di
interrogarlo sulla
possibile identità di tuo padre, dato che lui mi aveva
confessato di esserne a conoscenza –
Narcissa aveva ragione, avevo letto quelle stesse parole nella lettera
che le aveva sottratto Draco.
- Lei è geniale, signora Black! – urlai
entusiasta,
scattando immediatamente in piedi – Vado subito a
chiederglielo,
non vedo l’ora di scoprirlo! –
- No, Lauren – disse con tono perentorio Sirius,
appoggiandomi
con forza una mano sulla spalla per farmi rimettere seduta –
scoprire quel nome ti farebbe provare un’emozione troppo
forte, e
tu sei già abbastanza sconvolta… magari aspettare
una
settimana sarebbe meglio… -
Cercai con lo sguardo l’appoggio di Narcissa, ma non lo
trovai.
Sapevo che Sirius aveva ragione, ma la voglia di scoprire un segreto
che mi era stato tenuto nascosto per anni mi tormentava dolorosamente.
- Ma Sirius… - lo supplicai, stringendo le mani a pugno.
- No, niente da fare –
Sbuffai vigorosamente, divincolandomi dalla sua stretta gentile.
Abbassai lo sguardo, incrociando di nuovo le braccia al petto con aria
ostile.
- Non puoi impedirmelo! – borbottai in modo piuttosto
infantile.
- No, questo è vero… ma so che sei abbastanza
intelligente da capire che non lo dico per darti contro e quindi spero
che, nonostante questo atteggiamento da bambina, tu non faccia niente
di avventato… -
Mi morsi il labbro con forza. Era anche lui un Legilimens?
Come diamine facevano tutti a leggermi nella mente? Non mi sembrava di
essere così cristallina.
- Voglio che mi racconti la storia di Ciuffetta, allora
–
ripetei con arroganza, alzando lo sguardo e il mento come avevo visto
fare diverse volte a Draco.
Narcissa sembrò ricordarsi quel gesto così
familiare, perché vidi un leggero sorriso incresparle le
labbra.
- Va bene, ma a patto che tu non vada a cercare la risposta da Malfoy
–
Annuii solennemente, mentre la madre di Draco usciva annoiata dalla
stanza – probabilmente per tornare alle sue sconosciute
occupazioni.
- Allora… ? - lo incalzai impaziente, tamburellando le dita
sul legno del tavolo.
- Ho detto che ci vuole l’atmosfera giusta, quindi
stasera… non te ne pentirai, vedrai! – mi disse
lui con un
sorriso entusiasta e coinvolgente.
E naturalmente non potevo fare altro che credergli.
Il pomeriggio passò rapidamente, in compagnia di Sirius. Mi
raccontò ogni sua singola avventura amorosa e ogni scherzo
che
aveva portato a termine con i Malandrini dal terzo anno in poi.
Era estremamente divertente immaginarsi le scenette che descriveva, ma
era anche molto più difficile prestare attenzione a
calibrare i
movimenti della bacchetta in modo che tagliasse in modo perfetto i vari
ortaggi destinati alla cena.
- E così, sai come uscì quel pazzo di Gazza dalla
Sala
Grande? Tutto ricoperto di vernice rosa e cuoricini di velluto rosso!
–
Sghignazzai divertita, nell’immaginarmi quello scocciatore
del
custode della scuola conciato come uno dei tanti Amorini che
costellavano Hogwarts il giorno di San Valentino.
E improvvisamente mi bloccai con la bacchetta a mezz’aria
quando
pensai a cosa mi ero lasciata alle spalle esattamente il 14 febbraio di
quell’anno.
- Ehi… qualcosa non va? – chiese Sirius,
agitandomi una mano davanti agli occhi.
- Io… stavo pensando che quando sono stata aggredita a San
Valentino c’era anche un ragazzo con me, e non so che fine
abbia
fatto… -
- Albus non mi ha detto niente al riguardo – mi
comunicò
lui, prendendomi con forza il polso che agitava la bacchetta.
Notai che la mia mano tremava e che il coltello incantato aveva fatto
una strage tra carote e zucchine sul ripiano del tavolo.
- Scusami… ho perso un attimo la concentrazione…
-
mormorai imbarazzata, mentre tentavo di radunare i pezzi di verdura con
la mano libera.
- Non importa, lascia stare! – mi intimò Sirius
con
decisione, prendendomi anche l’altro polso, ma questa volta
con
delicatezza studiata.
Alzai il mio sguardo verso di lui, lessi un pizzico di preoccupazione
nei suoi occhi tempestosi.
- Tu… non ne sai niente? – gli chiesi lentamente,
cercando
di capire perché sembrasse intimamente combattuto.
- No, non ne so niente – ribatté lui con tono
impassibile
– ma credo che tuo nonno possa informarti sulla sua salute
quando
tornerà a trovarti… o magari anche
Remus… o, al
peggio, Piton… -
Aggrottai le sopracciglia, dicendomi che quelle parole prive di
qualsiasi sfumatura non erano per niente tipiche di Sirius. Sicuramente
c’era qualcosa sotto.
- Non potresti scrivere una lettera al professor Lupin per chiedergli
notizie di Daniel? –
- Ah, Daniel? È così che si chiama? –
tuonò lui, sembrando arrabbiato.
Le mie sopracciglia si inarcarono quasi fino ad unirsi, davanti a
quella manifestazione di insofferenza. Ma addolcii subito il mio
sguardo quando vidi Sirius iniziare a ridere come se mi avesse presa in
giro fino a quel momento. Non riuscivo mai a capire se stesse
scherzando o no.
- Sì, Daniel Dwight… - proseguii allora, notando
con sollievo che le mani di Sirius avevano lasciato i miei polsi.
- Se avrò tempo, stasera, scriverò a Remus come
mi hai chiesto… altrimenti
potrai chiederlo tu a Piton domani mattina, ricordi cosa ti aspetta?
–
Annuii lentamente, riprendendo a tagliuzzare le verdure con aria
concentrata.
La preoccupazione per Daniel era ancora alta, ma confidavo nel fatto
che se fosse davvero successo qualcosa di grave probabilmente mio nonno
non si sarebbe dimenticato di dirmelo dopo avermi vista.
Nella mia
mente, immaginavo il mio primo ragazzo ufficiale che stava sdraiato sul
letto ricoperto dal baldacchino porpora di Grifondoro in attesa del mio
ritorno a scuola.
Quell’idea mi fece spuntare un sorriso speranzoso sulle
labbra.
- Stai di nuovo uccidendo la nostra cena… sei un caso
disperato,
stasera! – mi schernì affettuosamente Sirius,
disarmandomi
con un gesto della sua bacchetta.
Lo guardai fingendomi offesa e indignata, ma sembrò non
attaccare dato che mi rise in faccia mettendosi poi a svolgere il mio
lavoro – dopo avermi accuratamente scompigliato i capelli con
una
manata.
Non me la presi poi molto per aver perso il mio fondamentale incarico
di “tagliatrice di verdure”.
Quel licenziamento in tronco mi permise di passare il resto del
pomeriggio con la mente sintonizzata sui magnifici occhi verdi di
Daniel e sull’incredibile voglia che avevo di rivederli.
Quella sera, Sirius mi propose di fare un gioco. Mi chiese di indossare
il vestito migliore che avevo – mi era stato mandato di nuovo
il
mio caro e vecchio baule via Polvere Volante – di truccarmi
bene,
di “ristrutturarmi” in poche parole e di fingere
che fosse
per essere accompagnata in un ristorante di lusso.
La prima reazione che ebbi fu di sorpresa e scetticismo, ma quando mi
disse che si sarebbe messo anche lui in ghingheri non riuscii a
trattenere la curiosità e il pensiero che sarebbe stato
divertente.
E naturalmente cedetti.
Fu così che finii a infilarmi nel vestito rosso scarlatto
donatomi da Harry e Ron, a Trasfigurare le mie scarpe da ginnastica in
qualcosa di simile a un paio di decolleté eleganti e a
districare con fatica i miei capelli per dare loro una forma almeno
vagamente intuibile.
In soli due giorni di vita a Grimmauld Place, avevo quasi ripreso le
mie forme originarie e non sembravo più una specie di
scheletro
corredato solo di un sottile strato di pelle. Mi guardai con aria
critica allo specchio, distolsi immediatamente lo sguardo quando vidi
che Narcissa si trovava alle mie spalle.
Mi voltai verso di lei, cercando di non dare a vedere la mia
preoccupazione.
- Stai bene – disse lei con un tenue sorriso, entrando nella
mia stanza.
- Grazie… posso fare qualcosa per lei? –
- No, volevo solo dirti di non preoccuparti per la cena di Lucius
perché ho già pensato io a portarla nella sua
stanza… passerò la serata con lui,
farò in modo
che non venga a disturbare te e Sirius… -
Annuii lentamente, pensando a quanto la vita di Malfoy senior fosse
diventata simile a quella che passavo io durante la mia prigionia nel
palazzo della Congrega Oscura.
Sempre nella stessa stanza, senza fare altro che pensare e a volte
nutrirsi.
Ma ero certa che a Lucius non fosse nemmeno permesso di pensare, a
causa dell’Amortentia che teneva sotto controllo il suo
cervello.
Avrei tanto voluto chiedere a Severus di liberarlo da quella catena
mentale, ma ero certa che si sarebbe rifiutarlo e sapevo anche il
motivo.
La sicurezza di Grimmauld Place e dei membri dell’Ordine
sarebbe
stata messa irrimediabilmente in pericolo, naturalmente non potevamo
permetterlo.
- Ti vedo pensierosa… -
Sospirai, prendendo in mano la spazzola e iniziando ad aggredire di
nuovo la mia chioma con veemenza. Solo per un stupido desiderio di
trasgressione, quel giorno di San Valentino, avevo messo sottosopra la
vita di un numero indefinito di persone.
- Ah, Sirius ha detto che ti aspetta nella sala più grande,
non
in cucina… - mi informò lei con gentilezza,
ignorando con
classe il mio silenzio - …buona serata! –
Narcissa uscì dalla mia stanza, lasciando dietro di
sé un profumo che sapeva molto di materno.
Qualcosa che purtroppo io non avevo mai avuto l’occasione di
sentire veramente.
Alla fine, dopo un’inutile sequela di sguardi insoddisfatti
allo
specchio, buttai tutto sul letto e mi misi un paio di pratici jeans con
una maglietta leggera prima di scendere le scale.
Sirius avrebbe capito che non mi trovavo a mio agio con vestiti e cose
elaborate, e scommettevo che nemmeno lui si sarebbe messo in ghingheri
come aveva promesso.
Invece la visione del suo abbigliamento impeccabile mi
lasciò di
stucco, provocando anche un vistoso colorito rosso sulle mie guance
pallide.
- Credevi che stessi scherzando, vero? – ghignò
lui
divertito, squadrandomi da capo a piedi come se lui si fosse aspettato
il mio rifiuto dell’abbigliamento elegante – Fila
di sopra,
furbastra, e rispetta i patti! Se vuoi la storia vai a cambiarti!
–
Senza osare replicare o disobbedire, mi precipitai di nuovo su per le
scale e tornai di nuovo al cospetto di Sirius in tempo record. Solo
più presentabile del solito.
Ero molto motivata dal fatto che il racconto del mistero di Ciuffetta
sarebbe dipeso dalla mia obbedienza.
Sperai che Sirius non si stesse solo prendendo gioco di me
approfittando della mia curiosità.
- Ecco, così va molto meglio! – esclamò
lui con un sorriso soddisfatto – Prego, accomodati!
–
Alzai un sopracciglio con fare sarcastico, fissandolo con sospetto. Il
suo sguardo incontrò il mio e improvvisamente scoppiammo
entrambi a ridere.
- Siamo due idioti! – balbettai, presa tra il ridere e il
lasciarmi cadere sulla sedia.
- Ok, adesso basta… - disse lui, tornando improvvisamente
serio
– ora si mangia, e poi arriverà il momento della
verità! –
Smisi subito di ridere, mettendomi seduta all’istante. Ero
pronta
ad essere presa di nuovo in giro, ma non accadde niente di quello che
mi aspettavo. Sirius estrasse la bacchetta e accese con un solo gesto
alcune candele sparse per la stanza, spegnendo allo stesso tempo la
luce innaturale della lampada posta sotto di noi.
Le ombre, grazie a
quell’atmosfera, sembravano essere dotate di vita propria.
- Spero che tu non abbia troppa fame, dato che non ho preparato un
cenone… -
Scrollai le spalle, forse era meglio così. Il mio stomaco
non era
più abituato ai pranzi infiniti di Hogwarts e quindi non
sentivo
molto la mancanza del cibo.
Mentre Sirius mi serviva della mia porzione di cena, lasciai cadere lo
sguardo sulla mensola della finestra. Il familiare liquido del
Pensatoio riluceva alla luce della luna e delle candele.
- Te l’ha dato nonno Albus? – gli chiesi con
noncuranza, sfiorando la sua spalla con uno sguardo distratto.
- Sì, mi sembrava indispensabile per raccontarti tutto
quello che devi sapere… -
Cadde di nuovo il silenzio, leggero e privo di imbarazzo. Dopo qualche
minuto iniziai però a trovarlo
piuttosto fastidioso, tanto che iniziai a giocherellare nervosamente
con le verdure che avevo nel piatto evitando di mangiare.
Ero agitata, il fatto che Sirius stesse tirando così alle
lunghe
il momento in cui avrebbe dovuto fare chiarezza sulla storia di
Ciuffetta mi rendeva nervosa.
Il tutto, sommato alla preoccupazione per Daniel e al fatto che non
riuscissi a capire il motivo per cui Sirius volesse fingere una cena
galante, mi chiuse irrimediabilmente la bocca dello stomaco.
- Ok, ho capito… la smettiamo qui? –
Alzai lo sguardo verso di lui, vedendo che mi sorrideva con aria
leggermente colpevole. Aggrottai le sopracciglia, sperando per lui che
intendesse dire quello che pensavo io.
- Hai finalmente deciso di sputare il rospo? –
- Diciamo di sì… - rispose lui con tono
misterioso,
facendo Evanescere con un gesto tutta la roba presente sulla tavola
riccamente apparecchiata e attirando verso di sé il
Pensatoio
con gesto fluido. Sembrò non curarsi del fatto che non gli
avessi neanche lasciato terminare la metà del suo piatto.
Mi indicò con la testa di andare verso il salotto e non
potei fare a meno di obbedire.
Se avesse deciso di tirarsi di nuovo indietro, credo che
l’avrei ucciso con le mie stesse mani.
Ma fortunatamente non lo fece, ci sedemmo sul divano e lui
toccò
la superficie argentea del Pensatoio con la punta della bacchetta
facendo apparire
un’immagine familiare.
- L’ora del giudizio è giunta… sei
pronta? –
- Quella è Hogwarts, non ha nulla a che fare con la sera in
cui
mi sono ubriacata… - gli feci notare con aria di rimprovero.
- Questo è vero, ma il ricordo che vedrai sarà un
po’ un prologo… ripeto, sei pronta? –
Mi sorpresi ad annuire con decisione, prima di tuffarmi a capofitto nei
ricordi di Sirius Black.
Ero ad Hogwarts, nel
corridoio che portava verso l’ufficio di mio nonno.
Ero da sola, Sirius non
era entrato nel Pensatoio con me. Quel
dettaglio mi fece preoccupare, ma subito l’apparizione di una
ragazza dai capelli ramati mi distrasse da quel pensiero immotivato.
La giovane correva come
se avesse il fuoco ai piedi, inseguita da un giovane
dall’aria affascinante – probabilmente un suo
coetaneo.
- Susy! Susy, aspetta!
– urlò lui con tono d’urgenza, in un
tentativo di raggiungerla.
- Vattene, Black,
vattene! Non voglio saperne più niente di quel bastardo del
tuo amico! –
La ragazza si
bloccò improvvisamente, esponendo alla mia vista
il suo viso dai lineamenti delicati, bello anche nella disperazione e
nella rabbia di quel pianto appassionato. Puntò il dito
contro
il petto del ragazzo che l’aveva raggiunta, pungolandolo con
violenza.
- Ti sembra normale,
Black? Ti sembra normale che tra tutte le persona
di questa scuola io fossi l’unica a non saperlo? –
strillò lei istericamente, afferrando il giovane Sirius per
la
cravatta rosso e oro.
- Non era mica compito
mio dirtelo, Silente! – sbottò lui
improvvisamente infastidito – Non sono io il tuo ragazzo, no?
–
- Ma tu lo sapevi,
stronzo che non sei altro! E anche i tuoi amici lo
sapevano, e anche tutte quelle merde che frequentano questa scuola!
Solo io non ne sapevo un cazzo, io che ero la sua ragazza! –
- Lui non credeva
che… -
- Non giustificarlo,
porco Merlino! Non farlo! –
Il tono acuto della
ragazza mi perforò le orecchie, ma non
riuscì a cancellare dalla mia mente il cognome che aveva
pronunciato Sirius pochi secondi prima.
Avevo davanti ai miei
occhi la famosa Suzanne Silente.
- Ascolta,
Susy… ormai non si può fare più
niente… è troppo tardi… -
- Ah, ora te ne accorgi?
Sei uno stronzo! –
- Intanto io sono venuto
qui a tentare di consolarti, mentre gli altri no! –
replicò lui con tono amareggiato.
- Già, questo
è vero… – rispose mia madre
acidamente – …cosa vuoi da me, Black? Vuoi
portarmi a
letto, eh? –
- Hai solo dodici anni,
non dire idiozie! – sbottò lui,
sembrando stupito dalla parole di Suzanne –Sei troppo
giovane! -
- Il tuo amico non la
pensava così… -
- Il mio amico
è ormai acqua passata per te… Susy, devi stare
tranquilla… ora ci sono io con te… -
E Sirius
appoggiò delicatamente le sue labbra su quelle di mia madre.
Non ebbi nemmeno il
tempo di riprendermi da quella visione, quando mi
ritrovai nel giardino di Hogwarts, sulla riva del Lago Nero. Di nuovo
mia madre e Sirius erano di fronte all’altro, quasi in
posizione
da duello.
- Suzanne, io ti giuro
sul mio onore che non lo farò mai più!
– urlò il ragazzo con voce strozzata.
- Ah no? L’hai
già fatto più di una volta! Anzi,
che dico, più di un centinaio! –
ribatté lei come
una furia – Hai diciassette anni, Black, ma sei
già un
puttaniere! Quante te ne sei portate a letto? E dici che mi
ami…
ma quante cazzate! –
- Dico la
verità… - sussurrò lui con tono da
cane bastonato.
- Non l’hai
mai dimostrato – disse mia madre duramente
– sapevo che voi Malandrini eravate tutti degli stronzi, ma
ho
voluto darti una possibilità… e naturalmente
è
andata male! Beh, Black, ti auguro di passare i tuoi fottuti M.A.G.O.
in modo da non dover vedere più il tuo culo ballonzolare in
giro
per questa scuola… -
- Eppure ti piaceva il
mio culo… - osservò lui con voce maliziosa.
- Sparisci! Stronzo che
non sei altro! –
Un ceffone a cinque dita
si impresse vivido sulla guancia pallida di
Sirius, lasciando un evidente segno rosso scarlatto. Sirius non si
mosse, rimase a fissarla stoicamente.
- Non mi hai fatto male
– riprese a parlare lui, con gli occhi fiammeggianti di
orgoglio.
- Oh, quanto mi
dispiace! – borbottò in cambio mia madre,
abbassandosi verso terra per prendere una pietra dal terreno
–
Vediamo se con questa ce la faccio! –
Senza aspettare un
secondo di più, e probabilmente senza
pensare, tirò il sasso verso il ragazzo che le stava
davanti.
Con un gesto repentino – durato poco più di un
secondo
– Sirius si tramutò in un grosso cane nero e
afferrò la pietra al volo con la bocca, prima di sputarla a
terra tutta ricoperta di bava.
Vidi gli occhi castani
di Suzanne stringersi a fessura, mentre la figura del ragazzo
riappariva davanti a lei.
- No, Susy, non ti
permetterò di farmi del male fisico oltre a
quello psicologico… - sussurrò Sirius con calma,
mettendosi in tasca il sassolino lucente e bagnato.
- Vattene –
rispose lei con voce carica d’odio.
- Come vuoi…
ma ce ne pentiremo entrambi… -
Di nuovo un cambio di
ambiente, quella volta mi trovavo in un cimitero.
A una seconda occhiata
più attenta, mi accorsi che si trattava di quello di
Godric’s Hollow.
Ero stata spesso in quel
posto ad onorare la morte della prozia Ariana e della bisnonna Kendra.
Sirius, poco
più vecchio rispetto al ricordo precedente, stava camminando
lentamente in una direzione ben precisa.
Si fermò
davanti ad una tomba leggermente più chiara della altre. Lo
sguardo mi cadde sulle parole incise.
“Suzanne Clara
Beatrix Daisy Silente, 9 gennaio 1962 – 30 luglio
1981”
Rimasi congelata davanti
a quell’iscrizione. Era la tomba che non
avevo mai visitato, quella che non mi era mai stata indicata da mio
nonno. La foto contenuta nella semplice cornice argentea era in bianco
e nero e ritraeva una graziosa ragazza sorridente.
Una ragazza sorridente
morta a diciannove anni, un giorno dopo la nascita della sua bambina.
Mia madre.
Non potei fare a meno di
lasciarmi prendere dalle emozioni, mentre le
mani del giovane Sirius deponevano un mazzo di fiori celesti sul
terreno umido.
- Era il tuo colore
preferito, prima che tu… prima che lo
diventasse il nero… - sussurrò lui, stringendo i
denti
come in un moto di rabbia.
- Solo Godric sa quanto
avrei voluto vederti un’ultima volta, illuminata dalla gioia
di
essere sul punto di diventare madre… e forse... forse lo
volevi anche
tu… -
Il ricordo si dissolse
di nuovo, molto rapidamente, e mi ritrovai in un salotto sconosciuto.
Sirius aveva il viso di
un morto vivente, mentre gli altri tre uomini presenti sembravano
decisamente più rilassati.
- Non riesci proprio a
dimenticarla, eh, Felpato? – disse il
primo da sinistra, moro con gli occhi verde smeraldo coperti da spessi
occhiali.
- Certo che non riesce,
Ramoso, sei proprio insensibile! –
mormorò quello al centro, dotato di folti capelli color
miele e
occhi castani messi in ombra da alcune lievi cicatrici.
- Non litigate, ragazzi,
siamo qui per aiutarlo! – squittì
rapidamente l’ultimo uomo, con corporatura minuta e piccoli
occhietti acquosi.
- Grazie mille, ma sto
benissimo… - sbottò Sirius con
tono freddo, estraendo un pacchetto di sigarette Babbane dal mantello
che teneva sulle spalle, nonostante il camino nella stanza fosse acceso.
- Ah, no! Accio!
– disse immediatamente l’uomo dai capelli
color miele, probabilmente Lupin – Devi smetterla di fumare,
ok?
–
- Allora
inizierò a bere, Lunastorta… - replicò
Sirius con un sorriso amaro, osservando con avidità il
pacchetto
ormai nelle mani del suo amico.
- Non puoi ridurti
così per una donna! –
- Ramoso, ti ricordo che
sei sposato… anche tu ti sei ridotto alquanto male per una
donna! –
- Lily è
Lily! – sbottò di rimando James Potter.
- Non dirmi che non
è una donna… -
Il piccoletto si
alzò improvvisamente in piedi, guardandosi attorno con aria
circospetta.
- Io dovrei
andare… -
- Anche noi dobbiamo
andare, Felpato, vero? – disse allora Remus,
alzandosi a sua volta e andando verso il suo amico con aria decisa.
Lo prese per una manica
e, senza aspettare replica, lo
Smaterializzò con sé dopo un rapido saluto agli
altri.
Sirius si divincolò furiosamente all’arrivo,
davanti a un
appartamento in cattive condizioni in una via apparentemente deserta.
- Ma cosa vuoi dalla mia
vita, Remus? –
- Ti stai rovinando,
Sirius, e in qualità di amico voglio
evitare di trovarti senza vita da qualche parte… e con la
storia
di Tu-Sai-Chi siamo già tutti abbastanza in pericolo di vita
senza che tu decida di suicidarti con sigarette da quattro soldi e
alcol altrettanto scadente! –
- Questa è la
mia vita, e quella sarà la mia
morte… scelta mia, cazzi miei! –
osservò Black con
un ghigno amareggiato.
- Non essere scemo
– lo rimproverò teneramente Remus,
mettendogli una mano sulla spalla – Suzanne non avrebbe
voluto
vederti così… -
- Dici? Suzanne non
vedeva l’ora di vedermi morto! Credevi che si
sarebbe schierata con i Mangiamorte se mi avesse veramente amato? Era
la mia vita… non l’ho mai dimenticata, Remus!
–
- Lo so… -
- Sono tre anni che non
tocco il corpo di una donna! Tre anni, ti rendi
conto? Sirius Black, il famoso Dongiovanni di Hogwarts, che finisce in
astinenza a causa dell’amore non ricambiato per una donna! Mi
repelle anche solo il pensiero di toccarne
un’altra… -
- Non puoi continuare
così… - borbottò Remus, sembrando
preoccupato.
- Non posso, ma devo
– replicò con decisione Sirius, battendo un piede
per terra.
Rimasi in silenzio a
fissare gli sguardi che si lanciarono i due
uomini, incapace di muovermi davanti a quel ricordo così
terribile.
- Facciamo un patto,
Felpato… il giorno in cui troverai una
persona che crederai capace di liberarti dall’ombra di
Suzanne e
dall’amore pazzo che provi per lei, smetterai di fumare come
un
turco e le darai quella dannata pietra che ti porti sempre dietro
–
Vidi la mano di Sirius
scivolare rapida nella tasca del suo mantello ed
estrarne la stessa pietra che aveva regalato a me la mattina seguente
la sera della Vigilia di Natale, la stessa che Suzanne aveva tentato di
tirargli per ferirlo nel ricordo del Lago Nero.
- Accetto,
Lunastorta… - rispose lui atono - …e sai
perché? Perché non troverò mai e poi
mai una
persona simile! –
- Vedremo –
ribatté Remus con un dolce sorriso, mettendo
la sua mano su quella dell’amico –
vedremo… -
Note
dell'autrice
Buonasera a tutti!
Mi ritrovo abbastanza di
fretta a postare questo capitolo, sperando che sia di vostro gradimento.
Vi confesso che non mi
convince molto la parte della cena, nonostante l'abbia riscritta come
minimo cinque volte. Mi sembrava però sciocco continuare a
cambiarla all'infinito, questa è quella che secondo me
è venuta meglio.
Un piccolo appunto sul titolo: "Doppia esse" si può riferire
sia alle iniziali di Suzanne Silente che alla coppia Suzanne &
Sirius. Niente di fondamentale, ma ci tenevo a spiegarvelo ^^
Ringrazio
tutti, lettori e recensori, in particolare HermioneForever92
che ha aggiunto la storia tra le Preferite.
A presto, xoxo
Lady Lynx
vcullen:
grazie per il chiarimento riguardo l'Amortentia, mi sento sollevata al
pensiero di non dovermi inventare qualcosa per correggere le
conseguenze già scritte di un'Amortentia senza scadenza ^^
grazie anche per i complimenti e la recensione!
DarkViolet92:
beata Lauren, in compagnia di Sirius senza limite di tempo (o
quasi)! Grazie per la precisazione sulla durata dell'Amortentia, credo
però che non ci sarà bisogno di incantesimi di
memoria perchè un mese mi è più che
sufficiente per gestire con calma Lucius. A questo punto mi dispiace
per il povero Sev, a questo punto dovrò fornigli un altro
tipo di divertimento xD Grazie per la recensione!
Valery_Ivanov:
davvero, povero Lucius caro... devo ammettere che a me,
come anche a Lauren, dispiace un po' di averlo ridotto nelle condizioni
di un povero ebete smidollato. Ma insomma, se l'è cercata!
U_U Lauren purtroppo non riesce a vivere a pieno la sua
fortuna, essendo ancora tormentata dal pensiero di Daniel (al rogo!
xD), ma almeno ci prova ^^ Grazie per la recensione!
HermioneForever92:
una nuova recensitrice! :D Rinnovo anche qui il ringraziamento per aver
aggiunto la storia tra le Preferite ^^ Sono felice di sapere che la
vicenda, nonostante sia ormai agli sgoccioli, ti abbia appassionata. Le
scommesse sull'amore di Lauren sono aperte: per ora il vento sembra
tirare verso la tua ipotesi, ma chi lo sa... Grazie per la recensione!
Sheilin: anche
se non ne avevi la più pallida idea, grazie per avermelo
fatto notare . Hai ragione, non ci sono dubbi sul fatto che la pozione
sia impeccabile se si considera chi l'ha preparata ^^ In
effetti Narcissa è una donna molto sfortunata, non
dev'essere facile sopportare la vista del marito invaghito di una
ragazzina. Sirius invece è indescrivibile, anche se non
credo di essere capace di mantenerlo come quello della Rowling. Grazie
per la recensione!
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Capitolo 55 *** Ciuffetta e Felpato ***
Mi guardai intorno, una volta uscita dal Pensatoio. In quella che mi
era sembrata una manciata di minuti, avevo ottenuto la spiegazione del
misterioso motivo che aveva spinto Sirius a darmi la pietra.
Quello che non mi era chiaro, era il
perché.
- Non mi avevi detto che eri stato fidanzato con mia madre…
- osservai lentamente, cercando di mettere ordine tra i pensieri
accavallati uno sull’altro.
- Non me l’hai mai chiesto – rispose lui con un
sorriso furbo – e comunque non eravamo fidanzati –
- Ah no? –
Alzai il sopracciglio con aria interrogativa. Mi sembrava che ci
fossero pochi elementi per fraintendere quello che c’era
stato tra quei due.
- No. Era una relazione aperta. – snocciolò lui
con aria afflitta – Davvero molto aperta.
Più che altro ci basavamo sul fisico. O almeno, era quello
che credevamo noi… i nostri cuori non la pensavano
così… -
- Troppo orgogliosi per dirvelo? –
- Già – rispose seccamente Sirius, portandosi una
mano al petto – ma non credo che ti interessi poi
così tanto, no? –
Ogni mia domanda sembrava procurargli un effetto simile a quello che
sarebbe stato prodotto da una freccia infuocata scoccata nel suo petto
da breve distanza. Annuii docilmente, non sentendomi in grado di
mentire ad alta voce.
- Quindi possiamo passare al ricordo della Vigilia… - disse
lui sovrappensiero, sfiorando di nuovo il liquido nel Pensatoio con
delicatezza e facendo apparire questa volta l’immagine del
salotto in cui eravamo seduti.
Mi sentivo incredibilmente svuotata, un po’ come quando
uscivo dai terribili ricordi di Severus.
All’inizio odiavo il mio professore di Pozioni, e guardando i
suoi antichi pensieri avevo imparato a stimarlo e a volergli bene.
Odiando Black.
E dopo quei ricordi di Sirius, avevo invece iniziato a provare rispetto
anche per lui, a capire il perché di alcune sue scelte, a
entrare nella sua testa.
I ricordi di una persona, se vissuti attivamente, la rendono
più umana ai nostri occhi. Ci aiutano ad entrare in empatia
con lei, a sentirci parte dei suoi pensieri e a comprenderli a fondo.
- Sirius… tu non sei mio padre, vero? –
Alzò lo sguardo verso di me, forse sorpreso di quella mia
domanda a bruciapelo.
- No, ma mi piacerebbe… perché significherebbe
che non ho perso Suzanne… -
Dolore, tanto dolore e nostalgia in quelle parole. Chiunque, anche la
persona più insensibile di questo mondo, avrebbe potuto
sentirlo e quasi toccarlo.
- Allora andiamo nel ricordo? – chiesi in un tentativo di
riscuoterlo.
- Andiamo nel ricordo… - rispose lui, scrollando le spalle.
Era come se non ci
fossimo mai mossi dal punto in cui eravamo seduti.
Ricordavo bene
l’albero di Natale nell’angolo della stanza
– di fianco alla porta della cucina – e la
famigerata bottiglia di liquido ambra seduta maestosa sul tavolino di
legno.
Ricordavo con
incredibile perfezione il mio abbigliamento di quella sera –
un morbido maglioncino rosso in perfetto stile natalizio e un semplice
paio di jeans scuri – e quello degli altri presenti.
Ma non ricordavo per
niente quello che stavamo facendo in quel momento.
Sembravamo tutti e
quattro molto presi da una specie di coperta decorata stesa per terra.
- Alphard
Black… ma che nome è? –
biascicò Draco con voce impastata, scoppiando poi a ridere
come un pazzo.
- Alphard
Black… il nuovo detersivo per la casa! – replicai
io, con gli occhi lucidi e le guance rosse quanto il mio maglione.
Tutti e quattro
ricominciammo a ridere senza motivo. Mi sembrava quasi di avere davanti
delle persone che avrebbero dovuto essere spedite tempestivamente nel
Reparto Psichiatria del San Mungo.
- Perché non
giochiamo a scacchi magici? – propose improvvisamente Remus,
alzandosi in piedi con gli occhi lucidi.
- No, ci avete
già fatto il culo prima! – protestò
Draco, ridacchiando senza freno.
- Ma stavolta si
scommette! – replicò Sirius, con lo sguardo
brillante di malizia fisso sulla mia alter ego.
- Ah sì? E
cosa? Una notte insieme? – sussurrò
l’altra Lauren, strisciando con fare sensuale verso Sirius.
- Anche più
di una… - mormorò in risposta lui, alzando il
sopracciglio con eloquenza.
- No, no, no!
– sbraitò Remus, prendendo Lauren per una manica
del maglione e allontanandola dal suo amico – Siamo tutti un
po’ alticci, credo sia ora di andare a dormire! –
- Remmy, solo tu riesci
ad essere sobrio nell’ubriachezza –
sghignazzò Sirius, alzandosi in piedi per ultimo e tirando
un calcetto all’arazzo che era steso per terra come un
tappeto.
- Per fortuna ci sono
io… – borbottò il mio professore con un
sorriso lievemente folle.
- Allora tutti a letto!
– strillò Draco, dimentico del fatto che tutti gli
altri fossero in casa.
- Andiam, andiam,
andiamo a ronfar! – si mise a canticchiare allegramente
Remus, dirigendosi verso le scale, seguito da Draco.
Restammo solo io e
Sirius, in precario equilibrio sulle nostre gambe, sorridendo come due
protagonisti di un film poco raccomandabile.
- Ora che se
n’è andato quel noiosone, potremmo
divertirci… - sussurrò Lauren, avvinghiandosi
senza tante riserve a Sirius.
Mi ritrovai ad arrossire
violentemente davanti alla mia sfacciataggine, non ebbi il coraggio di
incrociare lo sguardo del Sirius reale che era immobile di fianco a me.
- Perché
no… sarebbe carino… - mormorò lui di
rimando, ma senza sembrare molto convinto - ...ma non si
può, Felpato, ricordatelo… - disse tra
sé e sé.
- E dai,
Sirius… lasciati andare! – lo invitò
Lauren, togliendosi di colpo il maglione e iniziando a premere il suo
corpo contro quello dell’uomo che le stava davanti.
Sentivo le mie guance
bruciare per l’imbarazzo, mi vergognavo come una ladra per
quello che avevo fatto. Mi sentivo peggiore di Astoria, a quel punto.
- Lauren, non credo sia
il caso… - disse Sirius ad alta voce, allontanando la mia
alter ego da sé con delicatezza.
Mi vidi mugolare
scocciata e saltellare impaziente in attesa di ricevere quello che la
mia mente affogata nell’alcol sembrava desiderare in modo
impellente.
- Almeno un bacetto,
Black, dai! Sotto il vischio! – piagnucolai con voce
supplicante, tornando di nuovo ad aderire con il mio corpo contro
Sirius, in un esplicito invito.
- Solo un bacio
– precisò lui, sospirando con aria affranta,
mentre leggevo nei suoi occhi una specie di contrasto.
- No, dai… -
cantilenai io, portandolo verso la porta sopra la quale era appeso il
rametto natalizio bianco e verde complice già di tanti baci,
quella sera.
Una volta arrivati sotto
la cornice di legno, la voglia di passione e di contatto fisico
sembrò prevalere sulla razionalità di Sirius.
Mi chiedevo anche come
avesse fatto a rifiutare fino a quel momento tutte quelle avances
pesanti nonostante l’alcol che si era scolato, in effetti.
Le nostre labbra
– quelle dei nostri alter ego del ricordo – si
unirono in un bacio appassionato, mentre le nostre mani vagavano sui
nostri corpi in gesti roventi e pieni di fretta, quasi urgenti.
Temetti per un attimo
che stesse per arrivare il peggio, nonostante Sirius mi avesse scritto
nella lettera che non era accaduto niente di cui mi dovessi preoccupare.
Sospirai di sollievo
quando vidi Felpato respingermi di nuovo e cacciarmi in mano il
maglione con gesto leggermente scocciato, passandosi una mano tra i
capelli.
- In quel momento stavo
pensando a quanto mi sarebbe piaciuto poter continuare… - mi
confessò il vero Sirius, facendo colorare ulteriormente il
mio viso.
Puntai lo sguardo sulla
scena, dove una Lauren con il labbro tremante fissava con desiderio il
Black che le stava davanti.
- Lauren, non si
può, ok? – sbottò lui con amarezza
– Non è colpa mia, domani mattina mi ringrazierai
per quello che sto facendo! –
- Ma io ti voglio!
– sbraitai istericamente, avanzando verso di lui.
- Lauren, cazzo!
È già abbastanza difficile senza che ti ci metti
in mezzo! – rispose lui con tono astioso.
Mi vidi indietreggiare
spaventata, lessi il dispiacere negli occhi di Sirius che
camminò con lentezza verso Lauren.
- Scusami, non volevo
essere scorbutico… avanti, vieni con me, andiamo a
dormire… -
Sirius mi prese per
mano, conducendomi con decisione su per le scale. Sembrò
pensare fosse opportuno non mandarmi così da sprovveduta in
stanza con Ginevra e company, mi spinse delicatamente nella sua stanza.
- Sirius… tu
sai fare un Patronus? – biascicai io, dando
l’impressione di aver già rimosso dalla mia mente
i momenti di fuoco vissuti poco prima.
-
Sì… perché? – chiese lui,
sembrando sorpreso e anche un po’ sollevato da quel
cambiamento di rotta.
- Expecto Patronum!
– canticchiai allora, dopo aver preso la bacchetta dalla
tasca dei miei pantaloni, facendo apparire una lince argentea.
-Tu non stai
bene… - mormorò lui divertito, scuotendo allo
stesso tempo la testa.
- Hai visto che bella?
Ha i ciuffetti sulle orecchie! – gorgogliai con tono
orgogliosamente infantile.
Sirius sembrò
intenerirsi, mi sfilò delicatamente la bacchetta dalle mani
e mi fece coricare sulla morbida trapunta che copriva il suo letto.
- Bellissima…
ma ora dormi, dai… -
- No, no, non voglio
dormire! – protestai, rimettendomi seduta – Prima
voglio vedere il tuo Patronus! –
Black si arrese senza
fare tante storie, mi accontentò evocando un grosso cane al
fianco della mia lince.
Lo spettacolo
straordinario fu che i due Patroni si misero ad annusarsi a vicenda, in
uno strano gioco di riconoscimento reciproco.
- Ha le zampe felpate!
– ridacchiai io, dimenandomi tutta eccitata.
- Lauren,
dai… adesso dormi… - insistette lui, facendo
scomparire le due figure luminose con un altro gesto della sua
bacchetta.
- Siamo noi, Sirius,
siamo noi! – gli feci osservare, arrendendomi ad appoggiare
la testa sul cuscino – Siamo Ciuffetta e Felpato… -
In pochi secondi la mia
alter ego si ritrovò a russare leggermente sul letto, presa
tra chissà quali sogni, mentre un Sirius dall’aria
combattuta uscì dalla stanza scuotendo la testa come per
negare qualcosa a se stesso.
Di nuovo il salotto di Grimmauld Place, ma senza albero di Natale e
malefica bottiglia colma di liquido alcolico.
Solo io, Sirius, il Pensatoio e il nostro imbarazzo.
Chi avrebbe avuto il coraggio di parlare per primo? Ero quasi certa che
non sarei stata io, non dopo quella tremenda figura da meretrice.
Forse Bellatrix aveva ragione quando diceva che io e Suzanne non
eravamo altre che donne di facili costumi.
- Non devi preoccuparti per quello che è successo, ti ho
già detto che non è stato niente che io non
avessi già fatto in gioventù… - mi
rassicurò Sirius con lo sguardo basso, evitando di
incontrare i miei occhi.
- Sono stata una stupida… -
- Sei giovane, non reggi bene il Liquore d’Ambra, sono cose
che capitano… -
- Ti ho provocato, avresti benissimo potuto reagire
d’istinto… non avrei dovuto farlo… -
gli feci osservare di nuovo, sentendomi pentita per essere stata
scorretta nei suoi confronti.
Fu allora che Sirius alzò i suoi occhi verso di me, in cerca
di una risposta.
- Era solo attrazione dovuta al Liquore, vero? – chiese lui a
bruciapelo, come se da quella mia risposta avessero potuto dipendere
molte ed importanti cose.
Sospirai pesantemente, incrociando le braccia al petto. Dovevo dirgli
che non era famosa per la mia chiarezza mentale riguardo ai sentimenti?
In quel momento mi piacevano – chi più chi meno
– Blaise, Draco e Daniel.
Senza contare la fortissima attrazione sviluppata nei confronti di
Lucius e la profonda ammirazione verso il mio professore di Pozioni.
Ero una banderuola? Può darsi.
- Per me non lo era… - sussurrò lui, forse non
abbastanza paziente da aspettare una mia risposta - …ma non
ti preoccupare, Lauren, posso capire il tuo silenzio –
Pausa, sentii uno strano rumore uscire dalle sue labbra.
Come di denti stretti, strisciati tra di loro per non dare via di
scampo alle parole.
- In fondo, io sono vecchio… guardando
l’età, potrei essere tuo padre… -
L’amarezza nella frase appena pronunciata da Sirius mi fece
pensare che forse lui vedeva in me una specie di copia di mia madre.
Una gemella più giovane della donna che aveva amato e che
non aveva mai potuto avere.
Ma era capace di ragionare in modo razionale, lui.
Mi aveva fatto notare senza tanti problemi che forse il motivo che mi
spingeva a non essere chiara nei suoi confronti era
l’età che ci separava e che ci rendeva parti di
due epoche diverse. Contro il suo desiderio, contro i suoi sentimenti,
contro se stesso.
- Credo che tu abbia ragione, Sirius… -
Vigliacca,
tremenda vigliacca.
Non era così, lo sapevo benissimo. Provavo qualcosa anche
per Lucius, alla fine, perché non per Sirius?
Solo a causa della mia confusione sentimentale avevo spezzato il cuore
a tante, troppe persone.
- Ma questo non vuol dire che forse io non provi qualcosa per
te… -
- Cosa vuoi dire? – ribatté lui, con un tono
speranzoso che mi fece male.
- Non lo so, Sirius, non lo so… non capisco più
niente… - mormorai arrabbiata con me stessa, rannicchiandomi
al suo fianco sul divano.
Non sapevo come, ma sembrava riuscisse a capire cosa mi tormentava.
- Sei proprio uguale a tua madre… -
- Come, scusa? – replicai di scatto, con un tono troppo acido
per la circostanza.
Dovevo averlo spaventato, perché mi guardò con
risentimento prima di rispondere alla mia brusca domanda.
- Anche lei non era capace di mettere in una gerarchia ordinata le cose
che passavano per quella sua testolina tanto dotata di
intelligenza… -
Insultata, mi sentii insultata.
Anche Severus, prima che finissi a fare compagnia ai suoi vecchi
compagni di brigata, mi aveva detto che ero diventata sciocca. Avevo
fatto in modo di perdere i miei due migliori amici – forse
anche tre – e l’avevo fatto per inseguire il
ragazzo che credevo di amare.
Ma era l’unico che credevo avesse il diritto di stazionare
nel mio cuore?
Mi presi la testa tra le mani, sentendo le tempie pulsare furiosamente.
Avrei voluto attribuire quella confusione al lungo periodo di
prigionia, ma sarebbe stato dire una menzogna.
- Voglio andare a dormire, Sirius – gli comunicai con tono
freddo, ma senza alzarmi in piedi.
- Va bene… lasciami solo dire due cose… -
Spostai lentamente i miei occhi verso i suoi, stranamente seri e opachi
– senza alcun cenno di divertimento o malizia.
- Stasera sei bellissima, questo è un dato di fatto, e se
non avessi l’età che hai stai certa che non ti
lascerei scappare così – disse lui con
indifferenza, come se stesse parlando del tempo – inoltre, se
tu vuoi che non parliamo più di questa cosa, per me va
bene… ma sii consapevole che nessuno di noi due poi
potrà avanzare diritti sull’altro, in caso ci
dimenticassimo della nostra… mmm… attrazione? –
Attrazione sembrava un termine dispregiativo, ma non credevo esistesse
altra definizione per quello che c’era tra noi due, povere
anime confuse dal destino.
Ero pronta a scommettere che Sirius ricordasse a me Daniel e che io
ricordassi a lui Suzanne.
Sì, non c’era altra spiegazione.
Ero pronta a scommettere su una teoria che ero certa si sarebbe
rivelata perdente, solo per non credere che mi ero veramente
affezionata in modo strano alla persona sbagliata.
- Sirius… -
Il suo nome mi uscì dalle labbra con tono dolce e
leggermente colpevole.
Mi sarei pentita delle mie parole, probabilmente, ma non potevo
continuare a bloccarmi davanti a un mio desiderio solo
perché temevo il giudizio della gente o solo
perché sapevo che si trattava di qualcosa di eticamente
sbagliato.
- Sirius… non potremmo fare una prova, stasera? –
- Una prova? –
Mi guardava sospettoso, come se avesse intuito che quello che stavo per
suggerire avrebbe probabilmente portato all’esasperazione la
resistenza di entrambi.
- Non potremmo dormire insieme per questa notte, anche solo
abbracciati, e poi prendere la terribile decisione alla luce del
giorno? –
Il suo sguardo era indecifrabile, per un attimo temetti che avesse
solamente voluto mandarmi a quel paese. Poi annuì con
lentezza, accettando suo malgrado quella proposta maligna.
- Va bene… ma solo abbracciati, niente di più,
altrimenti non potrei rispondere delle mie azioni… -
Un sorriso malizioso, per la prima volta mi fece rilassare al posto di
imbarazzarmi.
Appoggiai la mia testa sulla spalla di Sirius, inspirando profondamente
per cercare di capire come sarebbe stato il risultato
dell’unione dei nostri profumi.
Sentivo una fragranza intensa, un po’ aspra ma con
un’ultima nota decisamente dolce.
Un po’ contraddittoria, come lo eravamo noi in quel momento.
Passammo ore senza parlare e senza toccarci, l’unico contatto
costituito dalla mia testa contro la sua setosa camicia, fino a quando
non cadde il silenzio intervallato solo dai nostri respiri.
Fino a quando i nostri occhi non si chiusero davanti ad un sonno
sereno, conciliato dalla presenza rassicurante di una persona tanto
desiderata al nostro fianco.
Note
dell'autrice
Buon
pomeriggio a tutti!
Finalmente
ecco svelato il mistero di Ciuffetta, rimasto nel dimenticatoio per un
numero indefinito di capitoli ^^
Cosa
posso dire? Niente di rilevante, ad essere sincera. Vi ringrazio come
sempre tutti, dal primo all'ultimo lettore, e vi chiedo di perdonarmi
se non cito chi ha aggiunto recentemente la storia tra le Seguite o le
Preferite perchè non riesco proprio a trovare nomi nuovi.
Sì,
sto diventanto vecchia U_U
A
presto, xoxo
Lady
Lynx
P.S.
Oggi, 12 gennaio, è il compleanno di Daniel! ^^
HermioneForever92:
prima di tutto mi scuso con te per averti chiamata HermioneGranger92
nella risposta alle recensioni del precedente capitolo,
provvederò a correggere appena possibile
ç.ç Per quanto riguarda Lauren e
Sirius... beh, si vedrà! La notte porta consiglio,
c'è solo da aspettare cosa dirà a questi due ^^
Grazie per la recensione!
Atari: hai
anticipato la domanda di Lauren a Sirius... ma, come avrai
già scoperto leggendo, la risposta è no ^^
Quindi non gliel'ha detto prima esattamente per questo
motivo, perchè non lo è. Grazie per la recensione
e per avermi rassicurata sulla scena della cena (una parte molto
sofferta).
_Niki_: la
profezia della Cooman è volutamente aperta a mille
interpretazioni, per lasciare un alone di mistero... comunque
è vero,. Sirius potrebbe essere un papabile candidato ^^
Dopo questo capitolo, posso dirti che l'affetto di Sirius per
Lauren non è propriamente amore infatti lei lo vede come un
riflesso degli antichi sentimenti di Sirius per Suzanne. Solo il tempo
saprà dirci di più, però. Grazie per
la recensione!
Valery_Ivanov:
ah, povero Danny... solo a Lauren interessa il suo triste destino! xD
Neanche a farlo apposta, Sirius ha ammesso di non essere il padre di
Lauren anche se naturalmente si è ben guardato dal dire se
sa qualcosa in più al riguardo. Draco? Beh, lui
avrà il suo "ritorno in grande stile" quando Lauren
tornerà ad Hogwarts, quindi tra qualche capitolo. Manca
anche a me, ma le questioni di trama sono odiosamente rigide e devono
essere rispettate... sigh! Grazie per i complimenti e la recensione!
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Capitolo 56 *** Il labirinto dei pensieri ***
Fu un sonoro “pop” da Smaterializzazione a
trascinarmi in uno sgradito stato di dormiveglia.
Avrei voluto dormire per sempre, con il mio naso immerso
nell’intenso profumo emanato dalla chioma nero inchiostro di
Sirius.
Eppure, nonostante tutti i miei sforzi per tornare pacificamente nel
mondo dei sogni, qualcosa sembrava impedirmelo.
Sentivo uno sguardo gelido puntato sulla mia schiena, un paio di
brividi ebbero la bella idea di risalirmi la spina dorsale e di
trascinarmi sull’orlo del risveglio definitivo.
Spalancai gli occhi spaventata quando sentii la liscia e tondeggiante
forma di una bacchetta insinuarsi tra la foresta marrone costituita dai
miei capelli e il mento di Sirius per posizionarsi sulla pelle
sensibile del collo del Malandrino, come pronta a lanciare un
incantesimo.
Repressi all’istante la mia idea di alzare la testa ed
attaccare il nuovo arrivato, quando la voce tanto conosciuta
accarezzò con freddezza le mie orecchie.
- Non credevo che potessi essere così sfacciato da fartela
anche con la nipotina di Silente, Black… -
Gli occhi di Sirius si aprirono anch’essi di scatto,
puntandosi contro chi lo teneva sottotiro.
- Non è come credi -
- Ah, no… non è come credo, naturalmente…
- sussurrò la voce con un velo sarcastico, provocando un
affluire di sangue alle mie guance.
Decisi di rendere i due contendenti partecipi della mia presenza, alzai
la testa sperando che il rossore sul mio viso non spiccasse troppo e
non tradisse il mio stato d’animo.
- Professor Piton, posso spiegare… - esordii timidamente,
risistemandomi rapida la spallina destra del vestito che era
rovinosamente crollata in basso lasciando una bella vista del mio
reggiseno.
Per fortuna Piton era alla mia sinistra.
Per sfortuna Sirius lasciò cadere l’occhio sullo
spettacolo provocando una spinta della punta della bacchetta nella
carne del suo collo.
- Non credo ci sia molto da spiegare, notando le vostre caste posizioni e
gli sguardi colpevoli… - rispose lui, stringendo i denti.
Come sempre, Severus non aveva tutti i torti.
- Sirius non ha colpa in tutto questo, davvero! – esclamai
con decisione, ricevendo in cambio un sorrisetto sarcastico.
- Dovrei anche crederci? –
Cercai di figurare nella mia mente quello che era successo nel bel
mezzo della notte, sperando che Severus avesse il buon senso di
leggermi nel pensiero come di solito si premurava di fare.
Riportai a galla l’immagine della sottoscritta seduta di
fianco a un Sirius dormiente, lo sguardo pieno di sconforto che lanciai
alla pelle d’oca che si era sparsa sulle mie braccia
scoperte, la mia spontanea decisione di sedermi sulle gambe di chi mi
stava a portata di mano per riscaldarmi, il cedere della mia testa
appesantita dal sonno sulla sua spalla, incurante di questa nuova
– e piuttosto compromettente – posizione,
rimarcando con vigore quanto fossi stata consenziente e come Sirius non
avesse fatto nessun invito sconcio o altro.
Era stata una mia decisione spontanea, presa perché avevo
freddo. Tutto lì.
Il leggero sollevarsi del sopracciglio destro di Severus mi fece capire
che il mio piano aveva funzionato.
Il suo sguardo colmo di gelida furia mi informò del fatto
che da quel momento il suo accanimento si fosse spostato da Sirius, il
suo bersaglio preferito, a me.
- Avanti, signorina Silente, alzati – mi sibilò
con voce melliflua – non credo che la lezione di Pozioni che
devi recuperare possa avere molto a che fare con l’educazione
sessuale… -
Arrossii violentemente, lo fulminai seccata prima di accorgermi che non
sarebbe stato conveniente alzarsi da quelle gambe.
La mia presenza permetteva di nascondere la strana reazione chimica che
si era sviluppata in Sirius durante il mio scambio di battute con
Severus.
Lo guardai dritto negli occhi, come per chiedergli consiglio su cosa
avrei potuto fare per non metterlo nei pasticci – ma
soprattutto molto scandalizzata da quel gesto esplicito - e le sue
labbra si piegarono in un sorriso divertito.
- Qualcosa mi sfugge, immagino… - sillabò
lentamente Piton - …dovrei immaginare cosa? –
Strinsi le labbra, irritandomi con Sirius per il suo comportamento
infantile.
Aveva una mezza idea di cosa avrebbe potuto fargli Piton se avesse
scoperto che il suo corpo reagiva così alla mia vicinanza?
Come minimo avrebbe chiesto a mio nonno di portarmi via da Grimmauld
Place, additando il caro Felpato come maniaco.
- Professore, non potrebbe andare a prendere il mio libro di Pozioni al
piano di sopra mentre io e Sirius facciamo rapidamente colazione?
– chiesi senza riflettere, sentendo l’eccitazione
di Sirius premere contro il mio bacino e preoccupandomi a morte per
quello che avrebbe potuto fare Severus.
Un rivoletto di sudore freddo mi scese per la schiena.
- No, signorina Silente – rispose lui con sguardo divertito,
probabilmente godendo dell’agitazione mia e di Felpato
– perché non ti alzi tu? –
Mi morsi il labbro, lasciai vagare i miei occhi di nuovo da Sirius a
Piton, cercai di non pensare a quello che sarebbe potuto accadere tra
me e il caro Black se Severus non fosse arrivato
all’improvviso quella mattina.
- Allora? Non abbiamo tutto il giorno! – mi
stuzzicò lui, fissando entrambi con sguardo trionfante.
- Avanti, Lauren, alzati – mi invitò pacatamente
Sirius, rassicurandomi con gli occhi – abbiamo preso in giro
il tuo professore abbastanza, per oggi! –
Vidi le guance di Severus prendere leggermente colore mentre le sue
labbra si stringevano, guardai Felpato come per chiedergli se fosse
improvvisamente impazzito.
- Lauren… avanti… - insistette lui con gentilezza.
Sarebbe finito nei guai, ma forse aveva deciso che era meglio non
prolungare i tempi di sviluppo della rabbia di Severus. Mi alzai dalle
gambe di Sirius, prevedendo già una battutina caustica da
parte del mio professore, ma Felpato accavallò
tempestivamente le gambe.
“Davvero geniale, Sirius…” pensai
allora, lanciandogli uno sguardo ammirato.
Lui mi rispose con un occhiolino, mentre Severus mi appoggiò
una mano sulla spalla fissando però il suo nemico storico.
- Black, dato che mi hai finalmente concesso di poter svolgere il mio
compito, potresti anche comunicarmi in quale stanza potrò
istruire la ragazza senza rischiare inutili interruzioni? –
chiese Severus, con tono gelido.
- La stanza di Lauren potrebbe andare bene… vero?
– rispose Sirius, invitandomi con lo sguardo ad acconsentire.
Non mi andava molto a genio l’idea che un mio professore
potesse entrare nella mia stanza da letto, ma mi ritrovai costretta ad
obbedire all’ordine velato di Sirius.
Almeno per salvare la reputazione di entrambi.
- Certo – replicai quasi subito, lisciandomi la gonna del
vestito – mi segua, professore… -
Lo precedetti, salii rapidamente le scale e mi fermai sulla soglia
della mia camera.
- Mi dia due minuti, devo solo cambiarmi… -
- Siamo già in ritardo, il tuo abbigliamento non
è affar mio – replicò lui seccamente,
facendomi cenno di spostarmi.
Scossi la testa sconsolata quando vidi il suo sguardo vagare sui miei
vestiti e sui miei completini intimi sparsi per la camera dalla sera
prima. Ero certa che l’opinione che aveva di me fosse
decisamente peggiorata.
Emise un mezzo sospiro, accomodandosi sull’unica sedia
presente. Agitò leggermente la bacchetta, facendo volare
tutti i miei averi nel mio baule. Con un altro cenno fece chiudere la
porta, prima di Appellare nelle sue mani il mio libro di Pozioni.
Io mi limitai a rimanere immobile, imbarazzata dal mio lascivo vestito
rosso e dalle terribili figure che avevo collezionato fino a quel
momento.
- Siediti, non perdiamo altro tempo – mi ordinò
immediatamente, con tono che non ammetteva repliche.
Obbedii all’istante, accomodandomi sul bordo del letto.
Restai in silenzio, ascoltando il fruscio delle pagine girate con
meticolosità.
- Negli ultimi mesi abbiamo imparato a preparare diverse Pozioni, ma ai
M.A.G.O. è molto probabile che te ne chiedano solo due di
queste… la prima è il Distillato della Morte
Vivente! –
Annuii pacatamente, senza aver il coraggio di incontrare i suoi occhi.
Sapevo che non vedeva l’ora di cogliere l’occasione
per rimproverarmi e non volevo dargliene motivo.
- La seconda è l’Amortentia… ma
naturalmente è molto difficile che tu possa apprenderle
senza il materiale adatto, quindi verrai per una settimana nel mio
ufficio di sera quando sarai tornata ad Hogwarts –
Rimasi in silenzio, cercai di ignorare i passi che si sentivano nel
corridoio davanti alla stanza.
- Quindi, dato che Albus mi ha incaricato anche di aggiornarti sulle
lezioni di Trasfigurazione e Incantesimi, credo che per oggi sia
più opportuno partire da questo… per la prossima
volta invece studierai dal capitolo dieci al capitolo sedici del libro
di Pozioni… ora, bacchetta in mano! –
Mi guardai attorno, cercando con aria sperduta la mia bacchetta.
- Credo di averla lasciata in salotto… - esalai, tentando di
non lasciar trasparire la mia paura.
- Male, molto male – commentò lui, sembrando
irritato – un’altra perdita di tempo! –
Non sapevo cosa rispondergli. Sembrava quasi che ce l’avesse
con me.
- Posso… andare a prenderla? –
- No –
Fu in quel momento che alzai lo sguardo, aggrottando le sopracciglia.
- Mi scusi, come crede che possa recuperare Incantesimi e
Trasfigurazione essendo sprovvista di bacchetta? –
- Sei distratta, signorina Silente – commentò lui
con un ghigno sarcastico, estraendo la mia bacchetta dal suo mantello.
Come accidenti aveva fatto a prendermela?
- Immagino che questo annebbiamento del cervello sia dovuto alla
presenza di Black – attaccò allora lui, con una
veemenza che non mi sarei mai aspettata.
- Annebbiamento? No, Sirius mi sta facendo riprendere dallo shock che
ho avuto in mezzo ai Mangiamorte… - risposi in difesa mia e
di Felpato.
- Ah, certo… facendo quello che avete fatto ieri sera!
–
- Non abbiamo fatto niente, ieri sera! – sbottai infastidita,
arrossendo di nuovo mentre gli occhi di Severus percorrevano le mie
gambe nude e il mio vestito ridotto.
- Il tuo abbigliamento racconta una storia diversa –
osservò lui beffardo.
Sembrava divertito dalla situazione, ma sotto quello sguardo si celava
una patina di incomprensibile rabbia.
- Non… non vuol dire niente come sono vestita! –
urlai senza neanche tentare di trattenermi – Abbiamo solo
fatto un gioco, niente di che! –
- Ah, ora si chiama gioco… -
Odiavo il suo dannatissimo sarcasmo. Sarebbe riuscito a farmi
confessare una cosa che non avevo fatto.
- Non abbiamo fatto niente di quello che lei pensa! –
- E io cosa penso, signorina Silente? –
- Lei pensa… lei pensa… -
Ero talmente agitata che il mio respiro si era fatto affannoso. Temevo
di sembrare scioccamente colpevole, temevo che Severus finisse per
farmi una prevedibile richiesta davanti alla mia reticenza nel
confessare quello che lui credeva fosse successo.
- Io penso che tu abbia fatto sesso con Black? Sì, lo penso
e sono certo
che sia così – constatò lui con voce
chiara e gelida come l’acqua di montagna.
- Non è così! – urlai esasperata,
sbattendo un piede per terra.
- Allora non sarà un problema per te lasciarmi verificare le
tue parole… -
Esattamente quello che temevo. Sapevo che sarebbe arrivato a quello.
- Non ha alcun diritto di interessarsi al mio privato –
replicai piattamente, tentando di fermare il tremito che percorreva le
mie mani.
- Tuo nonno mi ha affidato il compito di tenerti
d’occhio… - disse lui, accarezzando con
soddisfazione ogni parola - …quindi io devo sapere,
è logico –
No, non volevo che Severus venisse a conoscenza del rapporto che
c’era tra me e Sirius.
E non volevo che sapesse i miei più reconditi segreti, non
volevo assolutamente.
Avrebbe potuto fare domande compromettenti anche su se stesso.
Non volevo.
- Sono abbastanza grande per gestirmi da sola, grazie... –
sputai acidamente, pensando quasi di poter corrodere l’aria.
- Io non la penso così… - sibilò lui,
alzando la bacchetta.
Per un attimo il suo sguardo mi ricordò la follia che avevo
letto negli occhi di ogni singolo Mangiamorte visto nella Congrega
Oscura.
Era qualcosa di terribile, qualcosa che non avrei mai pensato di finire
per leggere in quel rassicurante sguardo nero.
- Cosa… cosa… - balbettai agitata,
indietreggiando di istinto.
- Legilimens –
Una sola parola, un attacco operato senza possibilità di
difesa.
La dignità di Lauren Silente era pronta ad essere sgretolata
in tanti frammenti.
Il discorso tra me e Sirius.
Stralci delle nostre frasi risuonarono nella mia mente, mentre non
potevo fare altro che rivivere quei momenti nella mia mente.
- Sirius… non
potremmo fare una prova, stasera? –
- Una prova? –
Il momento in cui mi aveva detto di lasciar perdere le verdure
perché le stavo massacrando, i miei pensieri rivolti a
Daniel disperso, e poi di nuovo alla scena principale.
- Non potremmo dormire
insieme per questa notte, anche solo abbracciati, e poi prendere la
terribile decisione alla luce del giorno? –
Il mio abbraccio con la testa sulla sua spalla, l’apparizione
di Draco che mi puntava addosso la bacchetta, gli occhi di Daniel, il
bianco vuoto della stanza nella sede della Congrega Oscura.
- Io non corteggio le
ragazzine immature e frivole, signorina Silente -
Il tono acido di Severus, lo sguardo pazzo di Bellatrix,
l’abbraccio rivolto a mio nonno al mio ritorno, il delirio
sotto Cruciatus.
Un minestrone di ricordi, di pensieri, a cui dovevo assistere senza
poterci dare un taglio.
- Sei vergine, vero?
–
-
Sì… -
La voce gelida, leggermente coinvolta di Lucius, il suoi occhi
famelici, gli allenamenti di Quidditch, le foto di mia madre, il freddo
della sera di San Valentino.
- Lauren…
vuoi metterti con me? –
La mia prima pozione venuta in modo decente, l’incontro con
Remus, la mia fuga da Beauxbatons, il bacio con Daniel.
- Qualunque cosa tu
possa fare, sappi che non riuscirai mai ad entrare nella grazie del
Signore Oscuro come aveva fatto quella puttana di tua madre…
-
Ancora gli occhi folli di Bellatrix, la mia immagine smunta nello
specchio della stanza in cui ero prigioniera, un difficile compito di
Storia della Magia, la cena della sera prima con Sirius.
- Hai mai pensato di
diventare Mangiamorte? –
La proposta di Voldemort, l’ennesima, con il mio sguardo
terrorizzato per il timore che avesse indovinato un mio desiderio
recondito.
Dovevo reagire, dovevo reagire.
Severus stava scavando troppo a fondo, rischiava di trovare cose troppo
compromettenti.
- Hai paura, vero? E fai
bene… perché dopo quello che hai fatto non
resteremo a guardare… -
Draco, Blaise, Draco, Blaise.
La rabbia in quegli occhi, la paura di rimanere da sola in loro
presenza, l’odio per Daniel che mi aveva lasciata da sola.
- No, Silente, non si
può evitare … perché sei grande,
ormai, non è vero? Ti devi assumere le tue
responsabilità da persona adulta che sei… -
E no, no, non volevo assolutamente che tornasse quella maledetta scena.
Severus non poteva vederla, non doveva vederla.
E altre immagini, ancora, sempre peggiori e più intime.
Leggeva nella mia anima, non si sarebbe dato pace fino a quando non
sarebbe riuscito a trovare tutti i singoli fatti di cui non era a
conoscenza.
Mi sentivo violata nell’intimo, dovevo reagire.
“Pensa al nulla, pensa al nulla, Lauren…”
Un ultima, fuggevole immagine in cui descrivevo sul diario le mie
impressioni su uno dei ricordi di Severus.
E poi il buio, il nulla, il ritorno alla realtà.
Ansimavo violentemente, cercando di riprendermi da tutto quello che le
brevi ma intense immagini avevano provocato dentro di me.
Avevo lo sguardo all’altezza delle mani di Severus, tremavano
tanto che lasciò cadere la bacchetta.
- Credo… che tu abbia molte cose da spiegarmi… -
soffiò lui, sembrando sconvolto quanto me.
Ma lui non aveva alcun diritto di essere sconvolto, lui non era stato
obbligato ad esporre senza volerlo tutti i suoi segreti in un colpo
solo.
- No, non c’è niente da spiegare –
- Se non a me, a tuo nonno… -
Sentivo per la prima volta nel suo tono un tentativo di blandirmi, di
convincermi, di tenermi calma.
Perché lui sapeva che io ero furiosa per quello che si era
permesso di fare.
Alzai lo sguardo, consapevole delle fiamme presenti in quella fitta
boscaglia di verde e marrone che erano i miei occhi.
- Non voglio più vederla – sillabai lentamente,
scandendo le parole con tono deciso.
- Come… come dici? –
Lo sentii balbettare, anche questo per la prima volta. Mi sentivo
soddisfatta, volevo fargli male.
- Ha capito benissimo –
- Penso che nessuno possa aiutarti meglio di me a… -
- Non ho bisogno dell’aiuto di un Mangiamorte –
Sguardo pietrificato, ferito, distrutto.
Silenzio.
- Io non… -
- Non lo è più? Strano, perché non si
è comportato meglio di quanto non abbiano fatto i suoi
colleghi –
- Loro non… -
- Vada via –
Provavo gusto nell’interromperlo, nel non dargli tempo per
giustificare quella sua ignobile azione.
- Voglio che tu… -
- Vada via! – urlai all’improvviso, presa da un
incredibile desiderio di restare da sola e piangere tutte le mie
lacrime.
Lo vidi esitare, prima che raccogliesse la sua bacchetta, la infilasse
nella tasca della veste e lasciasse la mia sul letto. Uscì
dalla stanza, lasciando dietro di sé solo l’ombra
del suo mantello e un accenno del profumo che non avevo mai notato.
Mi lasciai cadere sul letto, stremata e vuota.
Forse era giunto il momento di svelare a tutti, perfino a me stessa, il
motivo per cui stavo ancora vivendo.
Forse era ora di fare un po’ d’ordine nel labirinto
dei pensieri.
Note
dell'autrice
Buon pomeriggio a tutti!
Essendo sabato non so
quante persone saranno in casa per leggere questa storia, ma posso
aggiornare solo oggi ^^
Ringrazio tutti i
lettori e chi ha aggiunto la storia tra le Seguite o le Preferite,
oltre a tutti quelli che mi lasciano sempre una recensione.
Spero che il capitolo
non sia risultato confusionario, se così fosse mi
premurerò di ricercare tutte le citazioni che ho inserito e
di segnalare le parti della storia dove si trovano.
Passo alle vostre
recensioni, xoxo
Lady Lynx
HermioneForever92:
per fortuna non ti eri accorta, ma mi sembrava giusto scusarmi dato che
io trovo seccante quando qualcuno si ostina a scrivere sbagliato il mio
nickname ^^ Hai proprio ragione, questi due sono davvero un
po' confusi e la notte non sembra aver contribuito molto alla
chiarezza. Sono felice di aver ottenuto la tua approvazione al
riguardo, dato che sei un'esperta del campo ^^ scrivo sempre con
difficoltà di queste coppie così distanti per
età. Grazie per la recensione!
Valery_Ivanov:
così teneri e cucciolosi xD credo che l'indecisione di
Lauren sia determinata anche dalla indecisione della sottoscritta che
non riesce a trovare un buon motivo per sceglierne uno solo. Mi affido
un po' alle recensioni e un po' al mio istinto, ma non è
facile decidere quale sarò lo sfortunato che si
prenderà questa pazza Lauren ^^ Purtroppo (o per fortuna)
è stato proprio Severus a trovarli e il risultato non
è stato proprio buonissimo... grazie e per la recensione e
complimenti per l'intuito!
_Niki_: sono
davvero molto teneri, devo ammettere che mi sembra strano scrivere
delle scene così romantiche dato che io non sono una
appassionata del genere. Lauren ha un piede in tante scarpe, ma prima o
poi si dovrà decidere (anche perchè altrimenti
temo che qualcuno giustamente la lincierà). Grazie per i
complimenti e la recensione!
DarkViolet92:
ho notato che hai appena lasciato la tua recensione e, neanche a farlo
apposta, io psoto subito un altro capitolo... spero non ti dispiaccia!
^^ E' vero, sto tirando molto per le lunghe il rientro di
Lauren a Hogwarts, ma ci tengo molto a prendermi il tempo necessario
per sviluppare tutti i rapporti con i personaggi (in questo capitolo,
ad esempio, ho cercato di dare una bella caratterizzazione a Piton).
Comunque il ritorno avverrà presto, non ti preoccupare...
grazie per la recensione!
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Capitolo 57 *** Una mezza prova ***
Pochi minuti dopo la sparizione di Severus, sentii una mano bussare
leggermente alla porta della mia stanza.
Controllai di aver ripreso un respiro regolare e il controllo su me
stessa, cercai di cancellare con un immaginario colpo di spugna le
immagini che si affollavano nella mia mente.
Avevo elaborato un piano ben preciso, in quel momento di rabbia, e non
sarei stata disposta a rinunciarci per nessuno al mondo.
- Avanti – dissi, a voce abbastanza alta da farmi sentire
all’esterno.
Vidi il viso di Sirius, segnato da un’espressione alquanto
preoccupata, affacciarsi nello spiraglio tra la porta e lo stipite.
- Tutto ok? Ho visto Mocc… Severus andarsene
con una faccia che
anticipava come minimo di trovarti stesa per terra e affatturata senza
pietà –
In una situazione normale avrei forse riso davanti al suo tentativo di
battuta, ma in quel momento le mie labbra non riuscirono a piegarsi.
Avevo poche ore di anticipo prima che Severus andasse a riferire a mio
nonno tutto quello che aveva visto, in particolare le parti
della Congrega Oscura e quelle con Lucius, e che mio nonno
decidesse di riportarmi con la forza ad Hogwarts sotto la sua custodia
tentando di psicanalizzarmi.
Non avevo tempo per stare ad ascoltare i convenevoli di Felpato, per
quanto fossi consapevole avrebbero potuto migliorare quel terribile
momento appena passato.
- Sirius, devo parlare con Lucius – lo interruppi seccamente,
senza nemmeno prestare ascolto al discorso in cui si era imbarcato.
Si bloccò con la mano a mezz’aria, mi
scrutò con una severità che non gli apparteneva.
- Avevamo deciso che l’avresti potuto fare tra una settimana,
non
sono passati neanche tre giorni dal tuo arrivo… -
protestò lui, sembrando deciso a non darmela vinta.
- Sirius, è urgente – replicai stringendo gli
occhi a
fessura – e comunque lo farò che tu voglia o meno!
–
- Ma cosa diamine ti ha fatto quel pazzo di Severus? –
- Vai a chiederlo a lui – sputai acidamente, prima di alzarmi
dal
letto e piazzarmi davanti a lui intimandogli con lo sguardo di
lasciarmi passare.
- Lauren, no –
- Sirius, sì
– ribattei io con testardaggine.
- Dimmi almeno il perché – insistette lui,
guardandomi dritto negli occhi.
- Se Severus va a spifferare a mio nonno quello che mi ha letto nella
testa con il Legilimens, allora ho ancora poche ore di permanenza a
Grimmauld Place –
Dispiacere, rabbia, comprensione.
Tre lampi che attraversarono repentini lo sguardo di Sirius
nell’apprendere quella notizia. Gli lasciai intendere senza
farmi
troppi scrupoli di coscienza che si trattasse dell’episodio
accaduto tra di noi la sera precedente, volevo ottenere quello che
volevo senza lottare inutilmente.
Mi costrinsi a non pensare alle mie parole, anche solo l’idea
di
abbandonare quella casa che era diventata in pochi giorni come mia mi
faceva un male tremendo.
Nonostante tutto, Felpato non sembrava volersi spostare dalla porta.
- Spostati, devo scoprire chi è mio padre! – lo
supplicai infine, dopo una silenziosa lotta di sguardi.
- Bene, ma alle mie condizioni –
Non potei fare a meno di accettare. Potevo quasi sentire i familiari
passi di mio nonno camminare sul parquet di Grimmauld Place,
avvicinarsi inesorabili, togliendo secondi preziosi per la scoperta
della mia verità.
Sirius portò Lucius in salotto, dove stavo aspettando con
Narcissa mentre bevevamo una tazza di tè.
All’inizio credevo che la sua condizione fosse solo poter
assistere al mio “interrogatorio”, mentre per
concedermi
quel favore aveva deciso di obbligarmi anche a bere qualcosa di caldo e
vestirmi in modo appropriato per riprendermi dallo shock che era certo
Severus avesse finito volontariamente per procurarmi.
Sapevo che si sentiva in colpa, sapevo che credeva che il mio imminente
addio fosse dovuto alla sua dichiarazione di attrazione nei miei
confronti.
Non avevo il coraggio di dirgli che non si trattava di quello.
- Allora, Malfoy bello, ora siamo qui… e tu dovrai
rispondere a
delle domande senza nemmeno pensare di mentire, ok? –
- Sirius, abbassa la bacchetta… - mormorai con tono spento,
leggendo la gratitudine negli occhi di Lucius – lui mi ama,
ricordi? Quindi non c’è bisogno delle
minacce… -
Narcissa mi strinse la mano come per farmi coraggio, quando invece
credevo servisse più a lei. In fondo, non ero io quella
costretta a vedere il mio marito ultraquarantenne innamorato di una
ragazzina che avrebbe potuto essere sua figlia.
- Lucius… in una lettera che hai mandato a Narcissa, anni
fa,
avevi scritto che sapevi chi potesse essere mio padre…
potresti
dirmi il suo nome? –
Il Mangiamorte mi guardò con sguardo disperso, sperai che il
prolungato effetto della Amortentia non gli avesse danneggiato la
memoria o il cervello. Non me lo sarei mai perdonato.
- Lauren, amore mio, chi è questa Narcissa? –
La madre di Draco mi strinse di nuovo la mano, con più
forza, nel sentire quelle parole.
- Narcissa è… era tua moglie,
Lucius… ricordi la
lettera? L’hai scritta quando Voldemort ti aveva incaricato
di
farmi espellere da Takatalvi… -
Niente da fare, l’uomo sembrava rifiutarsi di ricordare.
Decisi
di andare su una domanda più facile, qualcosa che non
implicasse
il collegamento con una donna che aveva amato.
- Allora cosa mi dici di Sabrina Fountain? Cosa ricordi di lei?
–
Gli occhi grigi sembrarono finalmente avere uno sprizzo di memoria, si
fissarono dolcemente su di me.
Sentii Narcissa e Sirius sussultare ai
miei fianchi, evidentemente per due motivi tanto diversi quanto simili.
- Sabrina era una brava Mangiamorte, era la preferita del Signore
Oscuro… si era unita a noi appena aveva finito Hogwarts, era
davvero esperta negli Incantesimi, nelle Pozioni, in tutto…
era
perfetta! Per questo Bellatrix la odiava a morte, non la poteva
vedere… l’aveva addirittura fatta giurare che si
sarebbe
uccisa se avesse tradito in qualche modo noi o il nostro
Signore… -
La voce di Lucius sfumò, come se si fosse risvegliata una
lotta interna dentro di lui.
- Lucius, ti prego, continua… - lo esortai, stringendo la
tazza
di tè forte nelle mie mani, temendo che mio nonno potesse
comparire da un momento all’altro.
- Lei… lei andava a letto con tutti, tutti noi la volevamo
perché era davvero sensuale, era bellissima, era
provocante… era perfetta!
–
Di nuovo quel dannato aggettivo che tanto non si addiceva a me. Ero poi
così sicura di essere sua figlia?
- Ma a volte il Signore Oscuro la voleva tutta per sé,
passavano
settimane rinchiusi nella stessa stanza… non sapevamo se
fosse
per escogitare qualche nuovo piano, per fare sesso o per entrambe le
cose… Bellatrix si imbestialiva, davvero… fino a
quando
non si è aggiunto un altro Mangiamorte… -
Trattenni il fiato, attenta come non mai a quel racconto.
- Si faceva chiamare Keith Tufter… - sentii Sirius
sobbalzare al mio fianco, decisi di ignorarlo - …era un nome
falso, ovviamente, dato che non si era nemmeno degnato di portarci un
documento che lo provasse… ma non era un fatto importante,
per
il Signore Oscuro. A lui interessavano solo tre cose: spietatezza,
potenza e astuzia. Quell’uomo le aveva tutte e tre.
–
- Cosa aveva fatto questo Tufter per guadagnarsi il rispetto di
Voldemort? –
- Era riuscito a conquistare la completa fiducia della sua bella spalla
destra, Sabrina Fountain. Nessuno di noi Mangiamorte ci era mai
riuscito, l’unico che aveva con lei un rapporto che andasse
oltre
al letto era Severus… erano migliori amici,
sembra… - il
viso di Lucius si illuminò di un ghigno -
…infatti pare
che lui non sia mai riuscito a farci niente di spinto –
Il fatto che Lucius non mi stesse aiutando molto mi fece innervosire.
Strinsi le mani a pugno, cercando di mantenere la calma.
- Ok, senti… sei proprio sicuro di non avere nessuna
informazione utile riguardo a questo Tufter? –
- Non so il nome, ma posso descriverlo… -
Annuii rapidamente, ignorando Sirius che mi stringeva il braccio destro
come per richiamare la mia attenzione.
- Allora… si vestiva sempre di nero, in questo assomigliava
molto a Severus. Forse era per quello che piaceva così tanto
a
Sabrina. Aveva detto che, alla scuola dov’era andato, il nero
era
un colore molto di moda… aveva detto che aveva fatto qualche
anno ad Hogwarts, ma poi aveva dovuto trasferirsi… -
Sbuffai spazientita. Era così difficile ottenere una decente
descrizione fisica?
- Lucius, perché non… - iniziai a dire, prima di
essere interrotta da Sirius.
- Lauren, credo di avere un’ipotesi! –
- Non voglio le ipotesi, voglio la verità! –
sbottai
acidamente – Prima sentiamo Malfoy, poi vediamo di fare
ipotesi!
–
- Ma guarda che… -
La risposta di Sirius fu invece interrotta dall’apparizione
della delegazione che tanto temevo: mio nonno e Severus.
Lucius scattò in piedi di colpo, cadendo a terra come un
sacco
di patate, dimenticandosi di essere legato. Narcissa mi trattenne
seduta sul divano, mentre Sirius si limitò ad accavallare le
gambe come se li avesse invitati per un tè.
- Qualcosa non va? – disse con finto tono allegro, prendendo
in mano la situazione con nonchalance.
- Mi sorprende che la tua piccola compagna
non ti abbia debitamente
informato dell’avvenimento accaduto nella sua stanza poche
ore fa
– mormorò Severus, avanzando verso di noi a
bacchetta
levata.
- Avanti, Sev, cos’è tutta questa scena? Siamo tra
amici, giù la bacchetta! –
Piton emise un basso ringhio nel sentire le parole di Black, mio nonno
gli appoggiò la mano sulla spalla invitandolo a smettere
l’assetto da guerra.
- Sirius, credo che sia opportuno portare Lauren a Hogwarts…
-
disse lui con la sua voce calma e chiara, suscitando un altro ringhio
nella stanza, ma questa volta da parte di Felpato.
- Non abbiamo fatto niente di male, Albus – rispose Sirius
duramente, alzandosi in piedi.
- Non capisco, ragazzo mio… so bene che tu non hai fatto
niente di male… -
- Neanche Lauren! – sbottò lui con tono aggressivo.
- Certo, neanche Lauren… - i suoi penetranti occhi azzurri
accarezzarono la mia mente con intenzione, mi affrettai a chiuderla da
intrusi esterni - …ma questo non vuol dire che non sia
finalmente arrivato il momento di mettere chiarezza tra le cose
–
- Perché la volete portare via da Grimmauld Place, allora?
Non
c’è niente da chiarire, non
c’è niente tra di
noi! Albus, non puoi portarla lontana da me sono perché
quello
spione di Piton ci ha visti dormire vicini sul divano! Giuro sul mio
onore da membro dell’Ordine che non ho fatto niente a tua
nipote
e so che tu puoi credermi, Albus! –
- Lauren, vorresti spiegarmi di cosa sta parlando Sirius? –
mi chiese gentilmente mio nonno.
- Piton crede che ci sia una relazione tra di noi – replicai
seccamente, fissando il povero Lucius rimasto a terra in una posizione
alquanto scomoda.
Forse seguendo il mio sguardo, Narcissa si alzò per aiutarlo
e lo condusse via con sé.
Addio per l’ennesima volta
all’opportunità di scoprire
l’identità di mio padre.
- Il professor
Piton… - mi corresse automaticamente lui -
…e comunque no, Sirius, non è questo il motivo
per cui ho
deciso di riportare Lauren con me a Hogwarts –
- Ah, beccati questo, Mocciosus! – urlò Felpato,
sembrando più rilassato di prima.
- Io lo sapevo già, Black. Questa notizia non mi scalfisce
in alcun modo. –
L’entusiasmo di Sirius si sgonfiò come un
palloncino,
lasciando posto al sospetto che io non gli avessi detto tutta la
verità.
- Quindi… perché la portate via? –
Mi morsi il labbro con forza al pensiero di essere sul punto di perdere
anche Sirius.
Maledetto Legilimens e chi me l’aveva scagliato addosso.
Maledetto Piton, finto pentito ma Mangiamorte radicato
nell’animo.
- Abbiamo motivo di credere che Lauren debba dirci delle cose
importanti e, conoscendola, non ce le dirà mai
spontaneamente… di conseguenza, dovremo ricorrere a dei
metodi
poco carini ma molto più efficaci… -
Veritaserum, Legilimens, Pensatoio.
Mi aspettava davvero un bel ritorno ad Hogwarts. Quanto avrei voluto
non essermi seduta sulle ginocchia di Sirius, la sera precedente.
Mi sarei evitata molti problemi, semplicemente sopportando il freddo.
- Lauren? Non mi avevi detto questo, ma… -
- Lascia perdere, Sirius – tagliai corto, alzandomi in piedi
– vado a prendere le mie cose e vengo con voi, tanto avete
già mandato tutto all’aria –
Prima che uno dei tre potesse anche solo provare a replicare, mi
diressi con decisione verso la mia camera.
Non avevo alcuna intenzione
di opporre resistenza o, ancora peggio, di scappare.
Sarebbe stato stupido consegnarmi di nuovo nelle mani dei Mangiamorte,
dopo essere riuscita a sfuggirvi per un pelo.
Sollevai il mio baule con un Wingardium Leviosa, una volta arrivata
nella mia stanza, e lo feci levitare davanti a me nello scendere lo
scale.
- …ho chiaramente visto Lucius in atteggiamenti sgraditi con
lei, Black. Ne sono certo. –
- Adesso vado e lo spello! Perché diamine non me
l’ha detto? –
- Ragazzi miei, non siate precipitosi. Prima dovremo accertarci di
molte cos… -
Notai che il terzetto aveva approfittato della mia assenza per iniziare
un breve consulto privato. Si bloccarono istantaneamente appena mi
videro.
- Se preferite, me ne vado… - sbottai acidamente, lasciando
cadere il baule sul pavimento con un tonfo.
- No, ora saremo noi ad andare – rispose mio nonno con calma,
guardando Sirius come per rassicurarlo – Severus, tu sarai il
primo. Lauren ti seguirà e io arriverò per
ultimo.
Andremo per Polvere Volante. –
Il suo sguardo si posò su di me, in un misto di severo e
compassionevole. Voltai i miei occhi verso Sirius, che sembrava voler
evitare in tutti i modi di guardarmi.
Esattamente come avevo previsto, avevo perso anche lui.
Niente più Harry, Draco, Blaise, Daniel, Severus, Sirius.
Chi sarebbe stato il prossimo?
Forse era davvero destino che restassi da sola. Forse, con il mio
caratteraccio, avrei portato all’esasperazione perfino nonno
Albus.
Severus accese il camino con un gesto di bacchetta, vi gettò
una
manciata di Polvere presa dal contenitore che stava sul tavolino
lì vicino, sparì nelle fiamme verdi dopo aver
urlato
“Ufficio di Severus Piton”.
Quello confermava senza dubbio la mia teoria del Veritaserum. Ma
avrebbero dovuto minacciarmi di morte per riuscire a strapparmi il
ricordo riguardante Lucius.
- Avanti, Lauren, tocca a te – mi ricordò con
calma mio nonno, facendo vagare gli occhi da me a Felpato.
- Sirius… mi dispiace… - mormorai lentamente,
sapendo che
anche se non voleva guardarmi qualcosa dentro di lui
l’avrebbe
costretto a riflettere su quelle mie parole presto o tardi -
…vorrei aver avuto il coraggio di dirti tutto, ma sono una
vigliacca… per questo non mi hanno messa in
Grifondoro… -
Nessuno rispose, nessuno tentò di fermarmi quando mi gettai
anch’io nelle fiamme, urlando automaticamente le parole che
mi
avrebbero condotta verso un’inevitabile confessione.
Atterrai in modo stranamente leggiadro nel familiare ufficio del mio
professore di Pozioni. Evitai accuratamente di incrociare il suo
sguardo e lo stesso sembrò fare lui.
Averlo paragonato a un Mangiamorte era stata la cosa più
crudele
e perfida che potessi fare nei suoi confronti. Lo sapevo e in qualche
perverso modo ne ero soddisfatta.
Attesi con ansia l’arrivo di mio nonno, ma sembrava non avere
alcuna intenzione di arrivare. Iniziai a rabbrividire, sentendo che
l’umidità dei sotterranei di Hogwarts prendeva
possesso
delle mie ossa.
Sbuffai indispettita. Come poteva Albus Silente, il mago più
potente di tutti i tempi, perdersi nei camini utilizzando la Polvere
Volante?
- Qualcosa non è di suo gradimento, signorina Silente?
–
Mi voltai di scatto verso Piton, chiedendomi cosa fosse successo per
costringerlo a parlare per primo.
- Mi sto chiedendo cosa abbia spinto mio nonno a ritardare, professore
– risposi freddamente, non disposta a chiedere scusa per le
mie
parole o a perdonare la sua intrusione nella mia testa.
- Credo che stia informando Black dei recenti avvenimenti –
replicò lui con tono altrettanto gelido – comunque
può sedersi, se desidera –
Mi indicò la sedia che per i primi tre mesi di scuola
credevo fosse stata di mio esclusivo uso.
Un gesto gentile coperto da una brina agghiacciante.
- Grazie – mormorai a tono bassissimo, sottolineando la mia
riluttanza nell’accettare quella carineria.
Nonostante tutto, mi sedetti con calma. Tenni lo sguardo fisso sul
pavimento, mentre sentivo Piton trafficare con quelli che sembravano
fogli, e poi liquidi.
- Vuole una tazza di tè? –
L’uso del “lei” nei miei confronti, da
parte sua, mi
sembrava qualcosa di impensabile. Sembrava quasi che cercasse un
ulteriore distacco.
Ma in ogni caso, per quanto fossi scossa e presa dall’ansia
per
mia nonno, avevo una mente abbastanza lucida da capire che non sarebbe
stato intelligente accettare una tazza di liquido, senza averne
controllato accuratamente la preparazione, nell’ufficio
del pozionista più pericoloso che conoscessi. Non quando
stavo
cercando di non spifferare ulteriori segreti.
- No, grazie –
- Come desidera… le confesso che mi aspettavo una risposta
negativa, conoscendo il suo temperamento ritroso e
diffidente… -
Alzai lo sguardo, imitando la sua tipica alzata di sopracciglio multi
significato.
Con quei continui tentativi di tenere viva la conversazione sembrava
aver intenzione di seppellire l’ascia di guerra o era una mia
impressione?
- Cosa intende dire? –
- Non avrei dovuto introdurmi nella sua mente senza
permesso… -
Rimasi senza parole davanti a quello sconvolgente tentativo che
confermava il suo desiderio di fare pace.
Da quanto Piton si piegava a chiedere scusa per primo?
Da quando decideva di lasciarmi vincere senza lottare strenuamente con
le unghie e i denti?
Da quanto Piton era così poco… Piton?
- …ma naturalmente lei non avrebbe dovuto tenere nascosti
segreti a mio parere fondamentali per aiutarla nella sua ripresa di
coscienza! –
Ah, mi sembrava strana quella ammissione di colpa così
spontanea. Molto strana.
- Io non devo riprendere nessuna coscienza – sbottai
acidamente.
- Stia attenta, con quel tono rischia di corrodermi il
mantello…
e io tengo molto al mio mantello, potrei metterla in punizione!
–
Era una battuta per caso? L’ombra di ilarità
passò
fuggevole dietro lo scuro dei suoi occhi neri come il carbone.
- Di nuovo? Non le bastano i disastri che ha già combinato
con
la sua mania di mettermi in punizione per suo piacere personale?
–
- Non mi risulta di essere… -
- E che punizione intende infliggermi questa volta? Lanciarmi Cruciatus
fino a quando non mi vedrà riversa sul pavimento a implorare
pietà? –
- Signorina Silente, non le permetto… -
- Ai suoi vecchi amici è piaciuto, sa? Erano così
felici
mentre la Lestrange si occupava di rimettermi al mio posto, al posto in
cui una sporca Mezzosangue come me deve stare! Lo pensa anche lei,
vero?–
- Ora basta! – urlò Piton, estraendo la bacchetta
e puntandomela contro.
Deglutii lentamente. L’avevo interrotto per due volte, per
giunta
con parole ingiuriose e poco diplomatiche, e avrei dovuto frenare la
mia dannatissima lingua davanti a quell’esplosione di rabbia.
Ma quella volta non avevo più niente da perdere, volevo
vedere
fino a dove avrei potuto tirare la corda con quell’uomo
freddo
anche nei momenti di più intenso sentimentalismo e riuscire
a
capire se fosse possibile ottenere una reazione sconsiderata da parte
sua.
Volevo provocarlo e non mi sarei fermata davanti a una semplice alzata
di bacchetta, sapevo che non mi avrebbe colpita.
- Basta?
Le sembra che io possa tacere davanti a quello che lei sembra avere
intenzione di farmi? –
Mi lanciò uno sguardo tagliente, facendomi capire che quella
pantomima che stavo tirando in piedi era destinata a finire…
con
le buone o con le cattive.
- Gradirei che lei tacesse, signorina Silente – mi
informò
con tono forzatamente calmo, mentre abbassava lentamente la bacchetta
– in modo che mi sia possibile spiegarle il motivo della
scelta
presa da me e da suo nonno –
Continuare a provocare senza freni o ricominciare a portare rispetto a
Piton?
La decisione, nella mia mente provata dagli ultimi mesi, era ardua. Ma
qualcosa mi diceva che dare spazio alle spiegazioni di Severus, senza
pensare al momento in cui mi aveva scagliato addosso il Legilimens,
sarebbe stata la scelta più sensata.
Non ottenendo nessuna risposta da parte mia, il professore
sembrò togliere la rigidità della tensione dai
suoi
lineamenti.
- Lasciando da parte gli avvenimenti in questo momento meno rilevanti,
come il mio incantesimo invadente su di lei e le sue parole infamanti
su di me, posso comunicarle con certezza che l’unico motivo
per
cui abbiamo deciso di riportarla a Hogwarts è solo per
salvaguardare la sua salute mentale –
Di nuovo rimasi in silenzio. Avevano ragione, in qualche modo non ero
molto a posto con la testa.
- Questa decisione è dipesa dal suo comportamento, a nostro
parere anormale, monitorato da Black durante i suoi giorni di
permanenza in Grimmauld Place. Non nascondo che la visione dei suoi
ricordi nel Legilimens sia stata fondamentale per avere la conferma dei
nostri sospetti –
Annuii lentamente, sentendo il sangue della vergogna affluire alle mie
guance.
- Ci sarebbe gradito sentire la sua versione dei fatti, nonostante
ritengo sia difficile fraintendere certe immagini esplicite a cui ho
avuto modo di assistere. Il suo parere potrebbe però esserci
utile per prendere una decisione riguardo alla sorte del signor Malfoy
–
Tenni lo sguardo basso con strategia, cercando di sembrare impassibile.
- Ha domande da pormi? –
Riflettei a lungo su cosa avrei potuto chiedere a Severus, che aveva
esposto tutto in modo stranamente asettico e rapido.
- Potrebbe smettere di darmi del lei, professore? – sussurrai
infine, prendendo a due mani il coraggio per guardarlo negli occhi.
Severus sbattè una volta le ciglia, prima di prendere a
fissarmi con aria discretamente interrogativa.
- Non… non credo di meritarmi un trattamento così
distaccato e impersonale solo perché… - mi fermai
a
metà della frase, sentendo che non era quello il motivo
della
mia richiesta - …professore, mi dispiace di averla definita
un
Mangiamorte. Lei non lo è, e io l’ho sempre difesa
strenuamente in precedenza riguardo a questo… ma qualcosa,
durante la mia permanenza alla corte di Voldemort, è andato
perso… forse il mio senno, forse la mia dignità,
forse la
mia capacità di intendere e di volere… forse
tutte queste
cose… -
Sentii le lacrime pizzicarmi il naso e le mie labbra iniziare a tremare
senza motivo.
- Sono una ragazza disturbata, so
che lo pensa… ha tutte le
ragioni di questo mondo per pensarlo, d’altronde il mio
comportamento non è stato dei migliori nei suoi confronti
e… -
Mi bloccai di nuovo, passandomi una mano tra i capelli. Troppe cose si
erano ammassate sulle mie spalle, troppi dubbi che avevo tentato di
riempire nascondendo a mia volta alle persone a me care le uniche cose
che forse avrebbero voluto sapere.
I miei sentimenti, le mie incertezze, le mie paure.
- Non so cosa fare per farmi perdonare, professore… -
sussurrai
di nuovo, fissando vacuamente le lucida scarpe nere di Piton -
…mi aiuti lei, per favore… farei qualsiasi
cosa… -
Nonno Albus mi aveva detto che offrirsi in modo così
generico
corrispondeva spesso a dover fare qualcosa che ci sarebbe sicuramente
stato sgradito.
Ma io mi fidavo di Piton, nonostante la sua intrusione non autorizzata
nella mia mente, e sapevo che qualunque cosa avesse scelto non mi
sarebbe stata dannosa.
- Per quanto mi riguarda, signorina Silente, mi basta che mi racconti
passo per passo gli avvenimenti accaduti nel covo della Congrega
Oscura… in particolare, vorrei chiarimenti sulle parti
riguardanti te
e Lucius Malfoy… -
I miei muscoli si rilassarono leggermente, nel notare che il tono di
Severus si era fatto meno rigido e che era tornato al tu.
- Come desidera… - esalai in un sospiro, intrecciando le
dita
delle mie mani, sentendomi a disagio - …ma le anticipo che
si
tratta di una storia lunga –
- Abbiamo a disposizione tutto il tempo necessario -
Vidi le gambe di una sedia apparire vicino alle scarpe di Piton e poi
seguii i movimenti del mio professore mentre si accomodava davanti a
me. Alzai di nuovo, esitante, lo sguardo per incontrare il suo.
Mi stava spingendo con una strana delicatezza a confessare i motivi
della mia pazzia, non potevo fare altro che accettare quella bizzarra
offerta di aiuto.
Iniziai a raccontare i tre mesi più lunghi della mia breve
vita.
Note
dell'autrice
Buonasera
a tutti!
Sto
cercando di mantenere un ritmo di aggiornamento costante, ma tra un
impegno e l'altro non riesco sempre a farlo.
Spero
come sempre che questo capitolo vi sia piaciuto, ringrazio tutti dal
primo all'ultimo: chi legge, chi ha aggiunto tra le Seguite o le
Preferite, chi commenta e chi continua a seguirmi ^^
Per
chi volesse saperlo, mancano sette capitoli esatti alla fine della
storia (a meno che non decida all'improvviso di cambiare qualcosa, ma
ne dubito fortemente ormai dato che l'ho corretta interamente).
A
presto, xoxo
Lady
Lynx
vcullen:
in effetti Piton si è lasciato un po' prendere la mano e
l'ha pagata piuttosto cara, ma la preoccupazione fa perdere il
controllo a chiunque. Grazie per la recensione!
mistero:
un ritorno in grande stile, con litigata furiosa annessa ^^
sì, sto cercando di renderlo un po' più aperto
alla manifestazione dei suoi pensieri più intimi, anche se
ci tengo a non trascinarlo troppo fuori dal perfetto se stesso. Non
hanno ancora fatto pace, ma il presupposto sembra buono xD Grazie per
la recensione!
alice81:
accidenti, complimenti per la dedizione! ^^ Hai proprio ragione, Lauren
ha la testa più disordinata di una stanza attaccata da un
uragano... ma cosa ci vuoi fare, è l'adolescenza! Accetto
tutti i suggerimenti possibili e immaginabili, ma non assicuro niente
xD grazie per la recensione!
HermioneForever92:
non oso immaginare come avresti reagito, dato che anche Lauren non
è stata poi tanto buona ^^ concordo sul fatto che
avrebbe dovuto fermarsi prima, ma l'ha fatto in buona fede e credo che
non si sarebbe mai immaginato di trovare quello che alla fine ha
trovato in qualla testolina. Grazie per la recensione!
Luciana
Menditegui: prima di tutto, buon compleanno! Se lo avessi
saputo, ti avrei fatto gli auguri prima essendo molto puntigliosa su
queste cose... scusami per il ritardo, spero di essermi fatta perdonare
con questo capitolo ^^ Come ho scritto sopra, ne mancano sette... le
rivelazioni sono sempre più vicine! Grazie per la recensione!
Valery_Ivanov:
rapporti quasi riallacciati, ma conoscendo quei due non ci conterei
molto... e ammetto di essermi divertita come una matta a scrivere di
quel Sirius un po' così, anche se forse il Sirius della
Rowling mi denuncerebbe per aver rovinato la sua dignità xD
Per una volta, approvo una frase di Ronald (non mi piace molto come
personaggio ^^) e mi affretto a seguire il suo consiglio di
riordinare la testa della povera Lauren. Grazie per i complimenti e la
recensione!
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Capitolo 58 *** Il padrino ***
Quando finii di raccontare l’epopea di Lauren Silente, il
silenzio si prese liberamente la licenza di invadere pacificamente la
stanza.
Mi ero messa a nudo davanti al mio professore di Pozioni, ma quello non
era poi così importante.
Sapevo finalmente che qualcuno sapeva tutto, ogni singolo dettaglio,
dell’esperienza che avevo vissuto e che quel qualcuno era una
persona di cui ci si poteva fidare.
Il resto non contava, sarebbe venuto da sé nel momento in
cui questa persona avrebbe parlato con nonno Albus che avrebbe a sua
volta parlato con gli altri interessati.
Il mio ruolo in quella vicenda era temporaneamente terminato e quello
mi avrebbe permesso di lasciare che i momenti scabrosi tra me e Lucius
sedimentassero nella mia mente – sepolti magari da ricordi
ben più felici.
Al termine del mio racconto, quindi, Severus si alzò con un
movimento sinuoso dalla sua sedia e si diresse verso il fondo della
stanza. Tornando verso di me, portò nelle sue braccia il
famigerato Pensatoio.
Lo guardai con discrezione, mentre trasferiva il ricordo appena
acquistato dalla nostra discussione nel liquido argenteo per metterlo a
completa disposizione dell’Ordine.
Infine, una volta appoggiato il bacile sulla scrivania lì
vicino, mi guardò inespressivo.
- Quindi, alla luce dei fatti di cui mi hai appena parlato, cosa
ritieni sia opportuno fare con Malfoy? –
La domanda mi prese alla sprovvista, ero certa che la decisione sarebbe
stata presa dai membri dell’Ordine e non da me.
- Non… non lo so… - replica incerta, soppesando
le parole - …insomma, gli episodi a sfondo…
ehm… sessuale… sono stati provocati da me, seppur
con l’intento di fuggire… quindi metà
della colpa è anche della sottoscritta… -
Vidi le sue pallide labbra stringersi più di quanto non lo
fossero già.
- Concordo –
- E, a conti fatti, non sarei qui se Lucius non mi avesse
Smaterializzata… e non credo che conti molto il fatto che
sia controllato dalla Amortentia e… non lo so… -
conclusi allora, accompagnando il tutto con un sospiro sconsolato.
- Rimandiamo la decisione alla prossima riunione dell’Ordine?
– mi suggerì lui, come leggendomi nel pensiero.
- Sì, credo che sia la cosa migliore… - risposi
con tono colmo di gratitudine.
Piton annuì lentamente, mentre riprendeva in mano il
Pensatoio. Aggrottai le sopracciglia, chiedendomi cosa volesse fare con
quel aggeggio.
- Mi sento profondamente colpevole al pensiero che forse, mostrandoti
per primo questo ricordo e tralasciando quelli meno importanti di cui
sei già a conoscenza, avrei potuto evitare alcuni degli
avvenimenti recenti – esordì lui, guardandomi
dritta negli occhi – ma forse non l’avresti presa
nel modo giusto e comunque metterti a conoscenza di questo particolare
quando ancora diffidavi profondamente di me non mi avrebbe portato
alcun vantaggio. Onde evitare ulteriori inconvenienti, però,
mi trovo costretto a dirti tutta la verità a mia
disposizione. –
Spalancai gli occhi, mentre una domanda mi attraversava la mente come
un fulmine a ciel sereno.
Che Severus fosse mio padre come ipotizzato da Narcissa?
No, non era possibile. Me l’avrebbe detto prima, no?
O forse no, aveva detto che non gli avrebbe portato alcun vantaggio.
Cosa intendeva dire?
- Fossi in te, al posto di tormentarmi entrerei nel Pensatoio - mi
riscosse lui, scaldandomi il cuore con quella scintilla di ironia che
mi era tanto mancata.
Gli risposi con un tenue sorriso, mentre lasciavo che le mie membra si
fondessero nel liquido argenteo dei suoi pensieri.
Severus era appoggiato
ad un muro di pietra con le braccia incrociate, di fianco ad una porta
riccamente decorata che si aprì all’istante.
Mentre il professore si
staccava lentamente dal suo appoggio, una figura incappucciata con
ricci rossi che uscivano dal tessuto nero richiuse dietro di
sé l’uscio.
- Suzanne –
disse Piton con voce decisa, afferrando con forza il braccio della
nuova arrivata.
Vidi mia madre
sussultare, presa di sorpresa, e guardai i suoi occhi angosciati una
volta che Severus le ebbe abbassato il cappuccio.
- Cosa ti ha detto?
–
- Non dovresti essere
qui, Severus… - mormorò lei, guardandosi intorno
come se si aspettasse di veder apparire qualcuno di poco gradito da un
momento all’altro - …e non dovresti chiamarmi in
quel modo, sai che non è sicuro -
- Suzanne, rispondimi
– ripeté lui, con tono perentorio – cosa
ti ha detto? –
Mia madre
sospirò passandosi la mano libera nella chioma color fiamma
tutta riccia di umidità, sembrando arrendersi davanti al
fatto che qualcuno potesse scoprire il suo vero nome.
- Vieni, te lo spiego al
riparo da occhi indiscreti… -
Seguii a fatica i due
mentre attraversavano con ampie falcate i corridoi di quello che
sembrava essere un immenso palazzo, fino ad una stanza deserta.
Mia madre si sedette
sospirando sul letto e si tolse il mantello. Notai per la prima volta
che il vestito sembrava decisamente tirato sul ventre.
Doveva essere incinta di
me, in quel ricordo.
- Allora? –
insistette Severus, tamburellando nervosamente sullo stipite della
porta, senza spostare per un attimo gli occhi da Suzanne.
- Ha detto…
ha detto che sono parzialmente sospesa dal mio ruolo, ma che se dovesse
avere urgentemente bisogno di me dovrò comunque fare il mio
lavoro… - rispose lei, mordendosi il labbro superiore
– ha detto che non è affar suo la salute della
bambina e che la concessione che mi ha dato è già
fin troppo… -
Vidi le dita di Severus
stringere convulsamente qualcosa nella tasca del suo mantello.
- Non puoi duellare,
Suzanne! Hai almeno tentato di far valere le tue ragioni? –
- Certo che ci ho
provato, Severus, non credere che io sia una sprovveduta! Ma il Signore
Oscuro ha ragione, sono semplicemente stata sciocca a farmi mettere in
questa situazione! –
- Ah, certo –
commentò Piton con puro sarcasmo – allora
perché non abortisci? –
- Stai scherzando?
– sputò lei, lanciandogli uno sguardo di fuoco
– Questa è la mia creatura! –
- Continuare ad andare
in missione sarà come abortire, lo capisci? –
- Non dire
sciocchezze… - replicò mia madre, senza
però sembrare pienamente convinta.
Severus le si
avvicinò e le posò una mano sulla testa,
accarezzandole con tenerezza i capelli.
- Suzanne, non puoi
permetterti di perdere la cosa che ami di più al
mondo… -
- Sev, io…
ricordi cosa ho giurato per entrare nella Congrega Oscura? –
Vidi lo sguardo di Piton
rabbuiarsi, ma il suo viso annuire.
- Questo cosa ha a che
fare con la bambina? –
- Avevo pensato di
lasciarmi alle spalle la vita da Mangiamorte… -
mormorò lei, arrossendo come imbarazzata -
…sì, insomma, di tornare da mio padre…
ma sarebbe un tradimento nei confronti della Congrega, e dovrei
uccidermi… e la mia bambina non avrebbe una
madre… e io so quanto sia difficile crescere senza una
madre… -
Suzanne si
fermò, mentre le sue spalle venivano scosse dai singhiozzi e
le sue guance venivano rigate dalle lacrime.
- Ma è
l’unica soluzione, lo sai… la bambina
morirà, se continuerai a partecipare alle missioni!
–
Il tono pragmatico di
Severus sembrò riportarla alla realtà, vidi la
sua mano appoggiarsi al ventre.
Ad una seconda occhiata,
potevo stabilire con una certa sicurezza che la gravidanza fosse ormai
verso il sesto mese.
- Severus… -
si alzò in piedi, per guardare negli occhi l’uomo
che le stava davanti, quello che Lucius mi aveva raccontato fosse il
suo migliore amico - Severus, io devo chiederti un favore enorme,
allora… -
Vidi Piton
indietreggiare lentamente, ma appoggiare una mano sulla spalla di mia
madre.
- Dimmi,
Suzanne… -
- Io… mi hai
convinta, tra qualche settimana tornerò da mio padre per la
salute della mia creatura, ma solo se tu mi prometterai una
cosa… - si morse di nuovo il labbro, sfiorò la
guancia del suo amico con una carezza - …io vorrei che tu ti
prendessi cura della bambina, Severus, in caso io dovessi morire. Ho
bisogno che tu le garantisca una vita dignitosa in mia assenza, ho
bisogno che tu sia il suo padrino. –
Scorsi un lampo di paura
negli occhi del mio professore, rimasi a bocca aperta davanti a quella
richiesta di mia madre.
- Severus, so che ti sto
chiedendo molto… so che tu ami Lily, che preferiresti essere
il padrino, o meglio il padre, del bambino che lei porta in
grembo… ma sei il mio migliore amico, e io non saprei a chi
altro affidare la vita di quel fagottino che tra meno di un mese mi
aspetto di accogliere tra le mie braccia… -
- A suo padre
– replicò freddamente Severus, sembrando sconvolto
dall’entità del favore che gli era stato chiesto
di mantenere.
- Io…
Severus, non posso… - pigolò mia madre,
stropicciandosi le mani.
- Perché no,
Suzanne? Perché non puoi dirmi chi è suo padre?
–
-
Perché… perché non lo so nemmeno
io… -
Cadde il silenzio,
mentre vidi la mano di Piton stringere con forza la spalla di mia madre.
- Non mentirmi
– sentenziò lui con tono di rimprovero.
- Va bene, Sev,
ascolta… - sussurrò lei, riprendendo a guardarlo
negli occhi - …non posso dirtelo, perché
altrimenti anche lui sarà ucciso. Non posso permetterlo,
capisci? Un giorno lui tornerà a cercare la nostra bambina e
a quel punto lei avrà almeno un padre… ma prima
di questo, essendo consapevole che si scatenerà il conto
alla rovescia verso la mia fine quando sarò tornata da mio
padre, prima di questo… voglio che la mia bambina cresca con
qualcuno di forte alle spalle… qualcuno che non le infili in
testa solo il valore della pazienza e della diplomazia, ma anche
l’importanza di reagire e combattere… capisci cosa
intendo, vero? –
Io capivo bene cosa
intendesse dire mia madre. Si riferiva naturalmente a nonno Albus che
faceva della bontà e dell’indulgenza la sua arma
vincente.
- Credo che Albus
Silente sia un grand’uomo, Suzanne… -
mormorò Piton con diplomazia.
- Credo che mia figlia
non possa crescere come sono cresciuta io, Severus… -
replicò lei con un tono tra il supplicante e il deciso.
Vidi Piton passarsi una
mano sulla fronte, come se avesse iniziato a considerare
l’ipotesi di un assenso.
- Ti prego… -
Suzanne gli
accarezzò lentamente una guancia pallida, Severus
sospirò.
- Lo faccio solo per
l’amicizia che ci lega, sia chiaro –
decretò lui, con una sfumatura acida nella voce –
di certo non per fare un favore a quel vigliacco che ti ha messa in
questa situazione senza avere il coraggio di assumersene le
responsabilità –
Mia madre gli
gettò le braccia al collo, stritolandolo in un abbraccio
carico di gratitudine.
- Oh, Sev,
grazie… grazie! La mia bambina sarà molto
più felice con te, ne sono certa! –
- Ma questo solo se tu
dovessi morire, Suzanne – specificò lui con tono
severo – e farò del mio meglio perché
questo non accada –
Si sorrisero debolmente,
mentre mia madre si lasciava cadere di nuovo sul letto con aria stanca.
- Hai già
scelto il nome? – chiese infine Severus, dopo un lungo
silenzio.
- No… -
ammise lei, accarezzandosi lentamente la pancia - …pensavo
di chiedere un nome ad ogni uomo importante della mia vita –
Piton annuì
mestamente, come se non si sentisse compreso nel discorso. Mia madre
emise un risolino divertito.
- Sev, sciocchino, ti
sto indirettamente chiedendo un parere! –
L’uomo
puntò i suoi occhi neri e indecifrabili verso la sua
migliore amica.
- Dici a me? –
- Certo che
sì! – sghignazzò lei, evidentemente
divertita.
Mi ricordarono molto una
delle tipiche scene che si svolgevano tempo fa tra me e Draco. Peccato
che la nostra amicizia non fosse durata.
- Bene… -
rispose lui, sembrando imbarazzato - …allora credo che sia
opportuno dare il mio contributo, se mi consideri tale –
Di nuovo silenzio, mia
madre tamburellò impaziente le dita sulla testiera del letto.
- Allora? – lo
incitò di nuovo, palesemente divertita.
- Prova ad
indovinare… questo nome è collegato ad una ninfa
della mitologia classica e deriva da una pianta aromatica utilizzata in
passato per incoronare i maggiori poeti… etimologia latina,
mi raccomando… non mi deluda, signorina Silente! –
Disse l’ultima
frase con un tono che assomigliava molto a quello della McGranitt. Non
trattenni una risatina e lo stesso fece mia madre.
- Lauren? –
chiese lei, sembrando incerta davanti alla sua risposta.
Severus
annuì, appoggiando anche lui una mano sul ventre.
- Lauren –
Atterrai sul pavimento dell’ufficio di Piton sentendomi
decisamente scombussolata.
Era stato un ricordo decisamente provante e non sapevo ancora come
interpretare il fatto che Severus me l’avesse fatto vedere.
Avevo forse un debito con lui? Avrei dovuto chiedergli scusa per la
promessa che mia madre l’aveva costretto a fare?
Quelle domande mi affollavano la testa prima che il mio
professore mi rivolgesse di nuovo la parola.
- Immagino che tu ti stia chiedendo perché alla fine,
nonostante tua madre abbia posto la mia scelta come tuo primo nome e io
abbia promesso di prendermi cura di te, non sia stato io a crescerti
come avrei dovuto… -
Aveva ragione, sarebbe stato logico che fosse quello il mio primo
pensiero, ma ero certa che avesse un’ottima giustificazione.
Sapevo che lui era un uomo di parola.
- Tuo nonno era distrutto dal lutto, eri l’unica cosa che gli
era rimasta… decisi di lasciarti a lui per questo semplice
motivo… -
Rimasi impassibile, tormentandomi con incertezza una ciocca
più lunga delle altre.
- Inoltre, educarti a mia immagine avrebbe significato condurti su una
strada molto più vicina alla tentazione della vita da
Mangiamorte di quanto non potesse farlo l’affettuosa
vicinanza di tuo nonno… Suzanne non avrebbe voluto che tu
diventassi quello che lei, tuo padre e il sottoscritto erano
diventati… lei avrebbe voluto una vita migliore per
te… -
Deglutii faticosamente, mentre sentivo che di nuovo le lacrime
minacciavano di percorrere il tragitto del mio volto, anticipando il
tutto con un fastidioso pizzicore al naso.
- Chi… chi ha scelto gli altri miei nomi? – chiesi
all’improvviso, spezzando il silenzio.
- Uno è merito di Black – sussultai, prima di
arrossire davanti al ghigno insinuante di Severus –
sì, il tuo fidanzatino…
Suzanne mi aveva detto che quando erano insieme, prima che lui la
tradisse con un’altra, progettavano di avere un
figlio… Cassidy era il nome che avrebbe scelto lui se si
fosse trattato di una bambina… -
Forse avrei dovuto aspettarmelo. Un appellativo simile non si
discostava molto dai nomi eleganti della famiglia Black quali Narcissa,
Bellatrix, Regulus e lo stesso Sirius.
- Il terzo nome, invece, è stato scelto da tuo nonno
– mi informò brevemente il professore.
- Alexis? Non mi sembra molto nello stile ricercato del grande Albus
Silente! – osservai dubbiosa, tormentandomi
l’unghia del pollice destro.
- Chiederai a lui eventuali chiarimenti – tagliò
corto Severus – e smettila di mangiarti le unghie o ti farai
venire un’infezione alle dita che ti impedirà di
utilizzare la bacchetta –
Arrossii violentemente, allontanando all’istante le mie
labbra dal dito offeso.
- E Katherine? Chi l’ha scelto, mio padre? –
Severus sospirò, alzandosi in piedi e iniziando a percorrere
la stanza avanti e indietro a larghe falcate.
- Professore? Chi l’ha scelto? – insistetti
aggrottando le sopracciglia.
Forse non mi sarei incuriosita così tanto
sull’origine di quel nome, se Piton non avesse avuto una
simile reazione.
È proprio vero che ci si intestardisce sempre sulle cose
più difficili da ottenere.
- Sev… ehm… professore, perché non me
lo vuole dire? –
Aspettai che ruotasse su se stesso, facendo fare una specie di ruota
gonfiata dall’aria al suo mantello nero. Mi fissò
per qualche secondo, forse per valutare se fossi abbastanza resistente
da poter sopportare la confessione in procinto di uscire dalle sue
fredde labbra, strette come non mai.
- Voldemort –
Fu come inghiottire una sfera di cristallo della Cooman e ritrovarsela
incastrata nella trachea, senza possibilità né di
farla scendere né di rigettarla.
Non respiravo, l’ossigeno si rifiutò per un
periodo a mio parere troppo lungo di uscire dai miei polmoni. Sentii i
miei occhi riempirsi di lacrime brucianti per la rivelazione
sconvolgente.
Ma forse avrei dovuto aspettarmelo, no? Quel…
quell’uomo spregevole, durante il mio soggiorno nel suo
palazzo, non mi aveva mai chiamata Lauren.
No, per lui ero sempre stata Katherine. Inspiegabilmente.
Inspiegabile fino a quel momento.
- Respira – mi intimò Piton, senza scomporsi
minimamente.
Costrinsi il mio petto ad alzarsi ed abbassarsi ritmicamente per
riprendere il regolare ricambio di aria, scossi la testa chiedendomi
perché diamine mia madre avesse deciso di mettermi un nome
suggerito da un pazzo criminale sanguinario altrimenti noto come
Signore Oscuro.
Stavo per rigirare la domanda a Severus, quando finalmente –
ma nel momento sbagliato, come al solito – mio nonno fece la
sua apparizione tra le fiamme verdi del camino davanti a noi.
- Scusatemi per il ritardo - disse con calma, rivolgendo a me
e al suo collega un sorriso che si spense subito – qualcosa
non va? –
Il professore fissò a lungo mio nonno negli occhi, come se
avesse voluto comunicargli qualcosa telepaticamente. Vidi il nuovo
arrivato annuire gravemente.
- Bene, Lauren, immagino che tu sia stanca… andiamo, ti
accompagno a dormire… -
Mi alzai automaticamente in piedi, prima di essere fermata da mille e
più domande.
Prima di tutto, non doveva urgentemente parlare con me?
Perché sembrava non averne più bisogno?
Inoltre, dove sarei andata a dormire? Nel suo ufficio, come quella
estate? Nel dormitorio del Settimo Anno?
E se fossi andata in dormitorio, come avrei affrontato Harry, Draco,
Blaise e… Daniel?
Già, Daniel.
Che fine aveva fatto?
- Per rispondere alle tue domande… - esordì con
gentilezza mio nonno, prima di essere interrotto dalla sottoscritta.
- Potresti evitare di entrare nella mia testa senza permesso?
– sbottai acidamente, risedendomi dove ero in precedenza.
- Certo, perdonami – rispose lui con tono pentito –
desideri essere tu a pormi le domande? –
Notai che Severus sembrava volersi estraniare dal nostro dialogo, aveva
iniziato ad occuparsi della stesura di qualcosa su una pergamena.
- No, ormai puoi anche rispondermi… - risposi in un soffio,
rassegnata ad essere considerata come un libro aperto.
- Non necessito più di un tuo racconto perché so
che hai già esposto ogni fatto a Severus e in ogni caso,
vedendoti piuttosto sconvolta, preferisco che tu possa godere di
qualche ora di riposo prima di essere sottoposta ad ulteriore
pressione… - fece una pausa, intrecciando le dita davanti a
sé - …naturalmente, almeno per il primo periodo,
dormirai nel mio ufficio. Mandarti in dormitorio sarebbe dannoso per la
tua psiche ancora danneggiata dai recenti avvenimenti… -
Attesi con pazienza la risposta all’ultima domanda, quella
che a me sembrava la più importante, ma non
arrivò. Mi illusi che forse, esponendola a voce, avrei
potuto avere maggiore successo.
- Allora, Daniel? – ripetei con un filo di irritazione,
sperando con tutto il mio cuore che non confermasse il terribile
sospetto che mi era passato fulmineo per la testa.
- Il signor Dwight, o forse dovremmo chiamarlo in un altro
modo… - esordì mio nonno, prima di bloccarsi di
colpo - …ma dicevo, il signor Dwight è tornato a
Hogwarts sulle sue gambe dopo il tuo rapimento sostenendo di non essere
in grado di dare informazioni sui colpevoli. Severus l’ha
interrogato sotto Veritaserum e ne abbiamo un ricordo come
prova… ora però non si trova qui, è
fuggito… -
- Quindi? – sussurrai lentamente, sentendo il mio cuore
stretto in una morsa.
- Non lo intuisci, signorina Silente? – mi rispose Severus
con un sorriso amaro – Dwight è quello che
pensavamo dall’inizio –
Chiusi gli occhi, mi chiesi perché non potessi fare la
stessa cosa con le orecchie.
- Daniel Dwight Riddle è un Mangiamorte… ed il
figlio di Voldemort -
Note
dell'autrice
Buonasera
a tutti!
Scusate
il ritardo, ma ultimamente la mia testa è stata presa da
altri impegni e fanfiction e mi sono dimenticata del fatto che avrei
dovuto aggiornare.
Cosa
dire riguardo a questo capitolo? I nodi vengono lentamente al pettine,
e spero di non avervi sconvolte troppo o peggio deluse con le due
grandi rivelazioni che avete appena letto.
[Parlo
al femminile perchè siete tutte ragazze, in caso ci sia
qualche maschio non si offenda xD]
Grazie a Yoko_kun,
mileyxxx, e zamby88
per aver aggiunto la storia tra le Seguite o le Preferite.
Rispondo
rapidamente alle vostre recensioni e poi scappo, grazie per il vostro
continuo supporto morale!
Besitos,
Lady
Lynx
HermioneForever92:
non è rimasto poi così tanto colpito ( o almeno
così sembra), forse perchè nella sua vita ha
sentito e visto cose peggiori di quella passate da Lauren. Sentire di
essere riuscita ad ingarbugliare di nuovo tutto come all'inizio mi
rende felice (sì, ho una sorta di vena sadica che mi
impedisce di rompere del tutto la suspence in una storia xD).
Ora ne mancano sei, la verità si fa sempre
più vicina. Grazie per la recensione!
Valery_Ivanov:
dolci? Devo dire che a me sembrano più che
altro due squali pronti a sbranarsi ^^ scherzi a parte, la tua ipotesi
del padre è stata smentita proprio in questo capitolo anche
se ci eri andata vicina... per scoprire chi sceglierà Lauren
(e se ne sceglierà uno) manca ancora qualche capitolo, ma
sei non sono poi molti. Grazie per la recensione!
|
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Capitolo 59 *** Rivivere nel ricordo ***
Non so come feci precisamente a riprendermi da quella batosta.
So solo che, una volta uscita dall’ufficio di Piton, decisi
di
nuovo che fosse il caso di rimettere a posto i cocci della mia patetica
vita.
Dormii un sonno senza sogni, quella notte, nell’ufficio di
mio
nonno. Al mio risveglio vidi che il Cappello Parlante mi sorrideva in
qualche modo dal comodino su cui era stato appoggiato.
Quella visione mi fece scoppiare a piangere, forse per i ricordi felici
che evocava.
Prima che diventassi una meretrice, una traditrice del proprio sangue.
Quando ero ancora solo una ragazzina un po’ sfacciata e
viziata dal dolce nonnino che stava al piano di sotto.
- Vita difficile, vero, Lauren? – sussurrò il
vecchio
copricapo con voce dolce – Mi dispiace, sai? Temevo
già di
dover partecipare al tuo funerale, quando ho sentito Albus dire
che… -
Gli si spezzò la voce. Non capii come né perché,
ma gli si spezzò la voce.
Rimasi per altre tre settimane in quella stanza, mangiando i pasti
portati gentilmente dagli Elfi Domestici e parlando saltuariamente con
mio nonno e il Cappello.
Nessun altro si fece vedere, né Severus, né
Lupin, né tantomeno Sirius.
Nei momenti morti tentavo disperatamente di rimettermi al passo con il
programma in completa solitudine.
E infine, verso la metà di maggio, mio nonno decise che
avrei
potuto essere reintegrata nella mia vita normale. Solo se mi fossi
sentita pronta, ovviamente.
- Sì, credo che sia il caso di smettere di
nascondersi… -
sussurrai lentamente, chiedendomi per la prima volta dopo mesi chi si
fosse occupato di Sorrow durante la mia lunga assenza.
- Non ti stavi nascondendo – osservò con calma mio
nonno,
come sempre tentando di togliermi con gentilezza il peso dalle spalle.
Non risposi, mi limitai ad alzarmi in piedi e a risalire nella mia
stanza per smettere i panni da nipote di Silente e rimettere quelli da
ordinaria studentessa.
Speravo che la scuola non fosse stata informata della mia decisione di
tornare in mezzo a tutti, altrimenti sentivo che avrei dovuto
sopportare sguardi e commenti che mi avrebbero fatta impazzire dopo una
sola manciata di minuti.
Ridiscesi di nuovo le scale, munita di borsa piena di libri, pronta a
tuffarmi nel traffico e nella confusione della colazione nella Sala
Grande.
Mio nonno alzò su di me i suoi occhi azzurri, sorridendomi
con fare incoraggiante.
- Avanti, so che ce la puoi fare – mi incitò
pacatamente,
dandomi l’impressione che mi stesse dicendo che se
tutto
sarebbe andato bene era solo perché lui ci aveva messo lo
zampino.
Annuii con aria determinata, prima di uscire dall’ufficio del
Preside di Hogwarts.
Temevo con tutto il mio cuore il momento in cui avrei dovuto mettere
piede nella Sala Grande davanti a tutti quei ragazzi che non vedevo da
mesi e che forse mi davano ormai per dispersa.
Stranamente, però, non successe niente che si avvicinasse
alla mia più grande paura.
Nessuno si voltò con occhi a palla verso di me, nessuno
urlò il mio nome, nessuno sguardo si puntò
insistente
contro la mia persona.
Avanzai indisturbata verso il tavolo del Settimo Anno, mi sedetti con
discrezione al fianco di un neutro Tassorosso con cui credevo di non
aver mai scambiato più di due parole.
Dalla mia posizione potevo vedere con tranquillità Draco e
Blaise che disquisivano fittamente tra di loro, mentre Harry sembrava
fissare un punto posizionato sopra la mia testa.
Gli altri mi guardarono insistentemente solo per i primi trenta
secondi, poi sembrarono perdere interesse nel mio ritorno.
Nessuno mi rivolse la parola, nemmeno per un piccolo saluto.
Mangiai lentamente la mia fetta di torta di zucca, prima di alzarmi dal
tavolo da sola per dirigermi alla prima lezione di quella giornata.
Notai che la situazione assomigliava un po’ a quella del mio
primo giorno di scuola, con la differenza che non venni chiamata da
nessun ragazzo misterioso di nome Daniel Dwight per indicargli la
strada per l’aula di Pozioni.
Ero davvero convinta che avrei passato le mie ultime settimane di
scuola con un ruolo simile a un paria, ma la stretta di una mano sul
mio braccio mentre ero già a metà della scala che
portava
ai Sotterranei mi convinse che forse c’era ancora speranza
per la
mia vita sociale.
Mi voltai alle mie spalle colma di inspiegabile gratitudine, prima di
vedere lo sguardo furioso di Draco puntato dritto nei miei occhi.
Deglutii lentamente, chiedendomi cosa avessi fatto per meritarmi quella
rabbia.
- D-Draco… - mormorai con voce tremula, abbassando
lo sguardo sulla sua mano libera - …come stai? –
- Sicuramente meglio di come starai tu se non mi porgerai
all’istante le tue scuse – replicò lui
con voce
fredda e decisa.
- Le mie… scuse? E per cosa? –
Sbattei gli occhi confusa, non mi sembrava di avergli mancato di
rispetto in quella manciata di secondi passata nella Sala Grande. Anzi,
semmai era il contrario.
- Piton mi ha detto cosa hai fatto a mio padre –
Di nuovo la risposta fu breve e tagliente, mentre la forza della sua
presa si rafforzava sul mio braccio. Sussultai d'istinto, vidi Blaise
apparire alle sue spalle.
- Dai, Drake, lasciala in pace – intervenne Zabini con voce
conciliante – non ne vale la pena -
- Vai pure avanti, Blaze, stai certo che te ne lascio un pezzo con
piacere – gli rispose Draco senza nemmeno guardarlo in faccia.
- Draco, basta così. Basta, non ha senso. –
Tirai un sospiro di sollievo quando sentii le dita del mio migliore
amico allentare la presa su di me e i suoi occhi dirigere la loro
attenzione verso la figura che gli stava alle spalle.
- Vorresti perdonarla così? –
- Non ho detto questo –
- Mi sono sempre chiesto perché non ti abbiano messo a
Corvonero, Blaise – sbuffò Malfoy, passandosi una
mano tra
i capelli.
- Perché so essere stronzo con le persone giuste, Draco
–
- Volete spostarvi? State intasando la scala! –
La voce stridula che giunse da pochi gradini sopra di noi ebbe il
potere di farmi ritrovare il coraggio di muovermi e di riportare i due
Serpeverde alla realtà.
Improvvisamente sembrammo tutti ricordarci la terribile reazione di
Piton nei confronti di chi osava arrivare in ritardo alle sue lezioni.
Nel giro di pochi secondi tutti eravamo nella stanza di Pozioni,
compostamente posizionati dietro ai nostri calderoni e silenziosi in
modo innaturale.
L’unica macchia in quel familiare quadretto era
l’assenza di Piton.
Lui non arrivava mai in ritardo. Mai.
Eppure non c’era, e la notizia iniziò a scatenare
l’ideazione di ipotesi tra le più tragiche da
parte di
tutti i presenti.
Solo dopo la bellezza di dieci minuti la porta della stanza si richiuse
alle spalle del mantello nero del nostro insegnante.
- Non vi è concesso commentare o ipotizzare vicende scabrose
riguardanti l’orario del mio arrivo –
precisò Piton
ancora prima che uno di noi potesse anche solo pensare di mettersi a
fare domande indiscrete – andate a pagina 587 e sfoggiate le
vostre misere capacità nella preparazione della Pozione
Corroborante. Trenta
punti a chi dovesse farne una copia anche solo vagamente somigliante,
non ripongo molta fiducia nelle vostre menti ottenebrate dal pensiero
delle vacanze incombenti. –
Dovevo ammettere che mi erano mancati da morire i suoi discorsi
così scoraggianti e sarcastici.
Dalla sera in cui mi aveva rivelato di essere il mio padrino, non avevo
più avuto modo di rivederlo.
Avrei voluto porgergli tutte le domande di questo mondo, ma sapevo che
non me l’avrebbe permesso.
Non davanti a tutti, almeno.
- Signor Paciock, possibile che non sappia nemmeno tagliare un
arrendevole Grinzafico? Mi stupisco ogni giorno di più
davanti
alla sua incompetenza! –
Arrossii violentemente, quando mi lanciò
un’occhiata di
rimprovero. Non avevo nemmeno tirato fuori l’indispensabile
per
mettermi al lavoro da quanto ero persa tra i miei pensieri.
- Signorina Silente, il fatto di essere appena tornata da una vacanza
non le dà il permesso di considerarsi esonerata dalla
partecipazione alla lezione… si dia una mossa! –
Strinsi forte i pugni non appena elaborai il significato della parole
di Severus: avevano davvero raccontato a tutti gli studenti della
scuola che ero sparita per mesi causa viaggio in una
località di
villeggiatura, o qualcosa di simile?
Assurdo.
- Non mi sembra che Lauren sia andata via per un viaggio di piacere,
professore – intervenne Harry in mia difesa con tono duro.
Lo ringraziai con lo sguardo e in quel momento capii che quella sua
frase significava esplicitamente che mi dava una possibilità
per
fare pace con lui.
Almeno uno dei tre sembrava recuperabile.
- Non sono affari suoi, signor Potter – sputò
acidamente
Severus, sorprendendomi per l’astio con cui
infarcì le sue
parole.
Harry sbuffò sonoramente, ma tornò ad occuparsi
della sua
pozione. Mi appuntai mentalmente di andare a chiedergli scusa per il
mio atteggiamento una volta finita la lezione e di indagare
sull’inaspettata arrabbiatura di Piton.
Passai il resto dell’ora a scervellarmi sulle parole da
rivolgere
al mio avvocato personale, sbagliando in modo terribile la pozione e
ricevendo un’occhiata piccata dal professore.
Non mi importava. Al termine della tortura, mi tuffai a pesce su Harry
prima che potesse lasciare la stanza.
- Posso parlarti? – gli chiesi con decisione, trattenendolo
per una manica dell’uniforme.
I suoi occhi verdi si posarono su di me con un filo di stupore, poi
tornarono ai suoi amici.
- Herm, Ron, vi raggiungo dopo –
Stranamente i due non si opposero alla sua richiesta e si accodarono
agli altri studenti sciamanti verso il piano superiore.
Restammo solo io ed Harry, fermi come due stoccafissi davanti alla
porta spalancata dell’aula di Pozioni. Lo guardai un
po’ in
imbarazzo, dicendomi che forse la sua gentilezza non voleva essere un
invito alla riconciliazione.
- Tutto bene? –
Fu lui a spezzare il silenzio, spostandosi da un piede
all’altro
e sembrando terribilmente a disagio. Abbozzai un sorriso tenue,
incrociando le braccia per ignorare il freddo che mi stava attaccando
impietosamente.
- Beh… diciamo che va meglio, sì… -
risposi
lentamente, studiando con attenzione la sua reazione – Harry,
non
voglio farti perdere tempo… insomma, vorrei chiederti scusa
per
il mio pessimo comportamento nei confronti tuoi e di… Ronald
e
Hermione… -
Quando vidi che esitava nel rispondermi, temetti per un attimo che non
mi avrebbe mai perdonata.
Poi anche le sue labbra si piegarono in un abbozzo di sorriso e le sue
spalle accennarono un’alzata indifferente.
- Abbiamo tutti i nostri momenti no… ti ho già
scusata
indirettamente quando credevo che i Mangiamorte ti avessero
uccisa… - confessò lui, puntando il suo sguardo
su un
punto al di sopra della mia testa e inasprendo all’istante i
suoi
lineamenti.
Non potei fare a meno di girarmi, mi trovai davanti il petto possente
del nostro professore di Pozioni.
- Voi non dovreste essere a lezione? – sibilò
Piton, muovendo i miei capelli con il suo fiato caldo.
Rabbrividii senza motivo, indietreggiando fino a finire con la mia
schiena contro il petto di Harry.
- Siete entrambi privi del senso dell’udito? –
continuò allora Severus, squadrandoci con puro disprezzo
–
Gradirei enormemente una vostra risposta, signor Potter e signorina
Silente! –
- Sì, professore –
- Allora per quale ragione vi state ancora aggirando per i Sotterranei?
–
- Stavamo parlando –
Harry si ostinava a rispondere brevemente, capii che lo faceva solo per
irritare Piton e anche il diretto interessato sembrò capirlo.
- Credo che una punizione possa essere di vostro gradimento –
Sentii il mio cuore aumentare i suoi battiti in maniera esponenziale
alla parola “punizione”.
No, non avrei potuto sopportare un’altra sessione di ricordi
dannati di Piton.
Non più, non mentre tentavo disperatamente di recuperare le
fila della mia vita.
- Professore, andiamo subito a lezione… ci scusi se
l’abbiamo disturbata… - mormorai io con voce
tremante,
afferrando di nuovo la manica dell’uniforme di Harry.
- Questo non vi risparmierà la punizione, signorina Silente
–
Ammutolii, sentendo un profondo senso di panico invadermi il petto.
La parola “punizione” e quel tono minaccioso mi
ricordarono le parole ingiuriose dei Mangiamorte.
I miei pensieri vagarono verso lidi poco pacifici, mentre nella mia
testa tornavano a galla le serate passate sotto Cruciatus.
Severus sembrò accorgersi del mio momento di ricaduta nei
dannati ricordi di qualche mese prima, perché mi
strattonò lontana da Harry e mi spinse nell’aula
da dove
eravamo appena usciti.
- Potter, sparisci – ordinò intanto al ragazzo che
era ancora fermamente piazzato davanti alla porta della stanza.
- Cosa ha intenzione di farle? –
- Niente che ti riguardi –
- Andrò a dirlo al professor Silente! –
Vidi gli occhi di Severus brillare per un attimo della sua naturale
scintilla beffarda.
- Fai con comodo –
La porta si richiuse sul muso del mio appena riacquistato amico, mentre
la morsa che attanagliava il mio petto non accennava ad attenuarsi.
Anzi, aumentò quando sentii lo sguardo gelido di Piton
posarsi
su di me.
- Vuoi spiegarmi cosa ti prende? –
Stava parlando con me? Stava chiedendo a me cosa avevo? E lui invece,
perché mi trattava in quel modo?
- Posso rigirarle la domanda? – replicai con voce acida ma
insicura, ansimando per lo sforzo nel parlare.
- Certo che no –
Mi ritrovai di nuovo il suo petto a pochi centimetri dai miei occhi.
Avrei potuto contare con estrema precisione il numero dei bottoncini
accuratamente saldati alla sua giacca nera.
- Non lo so – esalai con tono semplice – non ne ho
idea –
Guardai le mie mani, colorate da una malsana sfumatura violacea,
tremare convulsamente. Qualunque cosa mi stesse succedendo, non
dipendeva certo dalla mia volontà.
- Sei ancora segnata dal rapimento –
Avrei voluto rispondergli male, con tono sarcastico, che no, non era
possibile essere segnati da una vacanza.
Oppure fare la vittima e ricordargli tutto quello che avevo sopportato
in quelle settimane, sottolineando che probabilmente non avrei mai
più recuperato le cose che mi stavano più a cuore.
Ma non volevo, sentivo che la sua non era una domanda.
Era una conferma, perché lui sapeva quello che
sentivo e lo sapeva meglio di me.
Non mi diedi la pena di annuire o rispondere, rimasi a fissare il vuoto
per un tempo indefinito.
- Sai cosa avrei voluto fare io, una volta uscito dall’incubo
dei
miei peccati e dei miei ricordi peggiori? –
continuò
Severus, con una voce sorprendentemente lontana e malinconica
–
Avrei voluto mollare tutto qui e trasferirmi in un paese straniero per
ricominciare una nuova vita. –
Mi morsi le labbra. La sua mi sembrava un’ottima idea.
- Perché non l’ha fatto, allora? –
chiesi a bassa voce, con un tono incolore che non faceva parte di me.
- Il Marchio Nero –
Annuii mio malgrado, sentendo che lentamente riprendevo a respirare
come una persona normale.
Se Piton non avesse deciso di pronunciare di nuovo una qualche parola
compromettente con quel suo tono minaccioso, forse sarei riuscita a
riprendere la mia vita da persona normale almeno fino a quella sera.
- Professore, io dovrei andare a lezione di Erbologia… -
mormorai con scarsa convinzione, muovendo un passo verso la porta.
- Non credo sia saggio lasciarti andare in giro per la scuola in queste
condizioni –
Non protestai, aspettando che mi dicesse cosa ne sarebbe stato di me.
Alzai lo sguardo dopo qualche minuto di attesa, vedendolo seduto alla
cattedra.
- Potremmo approfittare di questo momento per chiudere una volta di
tutte il mistero del nome di tuo padre – mi propose lui, con
tono
piuttosto perentorio – dato che Black sembra aver avuto
un’intuizione improvvisa, confermata dal Malfoy innamorato
–
Aggrottai le sopracciglia, presa di nuovo da brividi di freddo. Non
credeva sarebbe stato buono per la mia salute che io andassi in giro da
sola per i corridoi ma pensava che vedere la faccia di mio padre
sarebbe stato un toccasana?
A mio parere, non c’era niente di peggio che ricevere di
nuovo in
pieno petto la pugnalata di un’ennesima rivelazione shock.
- Vado a prendere il Pensatoio – mi disse lui, indicandomi
con un
cenno di accomodarmi pure sulla sua sedia – non ti muovere di
qui
–
Lo vidi uscire dalla stanza e di nuovo, per la terza o quarta volta in
quella mattinata, la mia testa si riempì dei pensieri
più
assurdi e incoerenti.
Quel momento mi ricordò la sera dei miei esami di ammissione
ad
Hogwarts, quando mio nonno aveva finto di svenire rivelandomi la falsa
notizia dell’evasione di Voldemort da Azkaban ed io avevo
incontrato per la prima volta Severus chiedendogli di preparare una
pozione per risvegliarlo.
Avevamo litigato, non avevamo mai smesso di beccarci a vicenda.
Senza un legame logico con il mio pensiero precedente, immagini di
Draco, Blaise e Daniel con espressioni arrabbiate si sovrapposero ai
momenti più belli passati con quei tre scapestrati.
L’impressione che non avrei mai più fatto pace con
loro mi
fece sentire la persona peggiore sulla faccia della terra.
Allo stesso tempo però non potei fare a meno di riflettere
sul
fatto che forse non avevo perso poi molto. Daniel era il pargolo di
Voldemort, non poteva essere poi tanto diverso dal suo spietato
genitore.
Mentre Draco e Blaise, che tanto avevano sostenuto di volermi bene, non
erano sembrati neanche minimamente colpiti da quello che avevo passato.
Per loro era come se avessi davvero trascorso gli ultimi tre mesi in
vacanza.
E poi, Harry. Lui era invece stato disposto a perdonarmi, non mi aveva
fatto pesare per un secondo in più del dovuto le parole
terribili che gli avevo spedito contro a febbraio.
Lui, che io consideravo il meno importante tra i quattro, era stato il
primo a tornare da me.
Il suo padrino aveva ragione, Harry era davvero un ragazzo dal cuore
fin troppo d’oro, a volte.
Sirius, la mia attenzione si spostò quindi su di lui.
In qualche modo sentivo che il sentimento che provavamo uno per
l’altro non era vero amore.
Io gli dovevo i miei momenti di benessere, lui rivedeva in me la
Suzanne di cui era stato innamorato.
Niente di più e niente di meno.
Peccato che io gli avessi mentito, avessi deciso di tradire la sua
fiducia occultandogli le mie vergognose imprese con Lucius.
Lo stesso Lucius a cui avevo probabilmente rovinato la vita per sempre,
almeno fino a quando non sarebbe stato risvegliato
dall’Amortentia.
E poi, una volta uscito dalla trance di amore, cosa avrebbe fatto?
Sarebbe venuto a cercarmi per vendicarsi, avrebbe finalmente deciso di
riprendere la vita al fianco di Narcissa e Draco o sarebbe tornato
dagli altri Mangiamorte per prendersi la sua vendetta?
L’ipotesi di finire di nuovo nelle mani dei seguaci di
Voldemort
mi fece ricadere in una strana sensazione di panico. Fortunatamente la
serratura della porta scattò e Severus riapparve davanti a
me
con il Pensatoio tra le braccia.
- Ti senti bene? –
Non risposi, temendo di risultare troppo debole per mantenere ancora
vivo il poco rispetto che provava nei miei confronti. Mi alzai in piedi
di scatto, pronta a tuffarmi di nuovo in un ricordo che sembrava
prospettarsi il peggiore di tutti i precedenti. Barcollai leggermente,
fui costretta ad appoggiare una mano sulla scrivania.
- Con calma, Lauren –
Rabbrividii nel sentire il mio stesso nome carezzarmi gelidamente le
orecchie.
- Sei sicura di volerlo fare oggi? –
Mi stava dando la possibilità di scegliere. Mi stava
chiedendo
se volessi rimandare di nuovo la terribile verità, se
desiderassi rinchiudermi ancora per un po’ nel mio bozzolo di
protezione.
Ma capii che era giunta l’ora di farla finita, di dare un
taglio alla patetica bugia in cui continuavo a vivere.
- Sì, una volta per tutte –
Non risultai risoluta come avrei voluto, ma a Severus sembrò
bastare. Anche lui sembrò sollevato nel potersi finalmente
liberare di un peso simile, appoggiò la sua bacchetta nel
liquido latteo rimescolandolo con sollecitudine.
- Prego, questa è la porta della
verità… ecco due pillole della vita di tuo
padre… –
Dopo una breve esitazione, presi un bel respiro e mi gettai
nell’acqua gelata della rivelazione.
La prima cosa che vidi,
una volta
atterrata nella solidità del ricordo sconosciuto, fu la
chioma
lucente di Lucius. Una tremenda nausea decise di abbattersi su di me,
costringendomi a stare a sguardo basso per non incontrare quella
malefica luce.
“Altri residui
dei ricordi”, avrebbe forse commentato Severus.
- Ah, ecco il mio nuovo
collega di
lavoro – sussurrò Malfoy con la sua dannata voce
suadente
– spero che tu sia alla mia altezza, pivellino! –
- Dubiti delle
modalità di selezione del Signore Oscuro, Lucius?
– rispose il nuovo arrivato.
Il momento di silenzio
che seguì mi fece avvertire il leggero disagio provato dal
padre di Draco.
- Certo che no
– rispose infine, alzando il cappuccio del suo mantello.
Alzai di nuovo lo
sguardo,
rassicurata dall’assenza di quel bagliore funesto. Mi guardai
attorno, notando che eravamo in una via deserta, buia e umida.
L’ideale per
una missione da Mangiamorte, insomma.
- Cosa dobbiamo fare,
Malfoy? – riprese lo sconosciuto, estraendo la bacchetta dal
nulla.
- Uccidere, Tufter
–
Drizzai le orecchie e
tentai di
vedere meglio il dannato Tufter, il presunto compagno di mia madre ai
tempi del servizio ai piedi di Voldemort.
Seguii i due per non
perdermi un
attimo della loro conversazione, fino a quando non arrivammo davanti
alla porta di una piccola casetta dall’aria insignificante.
Eravamo sotto la luce, ebbi modo di vedere i lineamenti del collega di
Malfoy.
Capelli castano scuro,
occhi dello
stesso colore ma rannuvolati da un evidente cupo divertimento, un
leggero velo di barba, una bellezza crudele.
- Dimmi,
Tufter… ma è davvero questo il tuo cognome?
–
- Ne dubiti? –
replicò l’altro, sembrando improvvisamente
aggressivo.
- Certo che
sì – ammise
Lucius, senza sembrare minimamente intimorito
dall’atteggiamento
del suo collega – e sarei davvero curioso di scoprire la tua
identità! –
Per un attimo,
giudicando
l’intensità con cui Tufter stava stringendo la
bacchetta,
pensai che Malfoy si sarebbe ritrovato a terra affatturato mortalmente
in un battito di ciglia.
Cambiai idea quando vidi
le labbra di Tufter piegarsi in un leggero sorriso sarcastico.
- Dici davvero?
Perché, pensi di aver sentito parlare di me? –
- Possibile –
rispose piattamente Lucius, appoggiandosi con noncuranza al suo bastone.
Mi chiesi
perché stessero
perdendo tutto quel tempo, quando sembravano diretti verso una missione
piuttosto importante. Questo naturalmente prima che il nome del mio
presunto genitore uscisse dalle labbra di Tufter in una morbida
nuvoletta di vapore bianco.
- Keith Riddance
–
Cambio di panorama,
cambio di atmosfera e temperatura.
Per l’ennesima
volta, ero davanti al castello di Hogwarts, precisamente nel parco.
L’unica
novità era
costituita dalla presenza di tre dei Malandrini che conoscevo e di un
altro ragazzino che aveva tratti sorprendentemente simili a quelli di
Tufter.
- Keith,
perché hai deciso di
farci radunare tutti qui? – protestò vivacemente
James
Potter, mentre si lasciava cadere sul prato con uno sbuffo.
- Devo dirvi una cosa
importante
– rispose il piccolo Tufter, mentre squadrava con attenzione
i
tre ragazzi che gli stavano davanti – ma dovete giurarmi che
non
lo direte alla rossa, ok? –
I Malandrini si
guardarono con complicità, Sirius sfoderò un
sorriso divertito.
- La Evans, intendi? Non
vedo come potremmo, dato che non ci rivolge la parola! –
- No, non la Evans!
–
sbuffò Tufter, agitando le mani come se fosse irritato
–
Sto parlando dell’altra rossa! L’altra! –
Di nuovo i tre si
guardarono, come in
un tentativo di comunicare con il pensiero, mentre il loro amico li
fissava insistentemente.
- Allora, avete capito?
–
- Parli di Suzanne?
– intervenne pacatamente Remus, mentre gli altri due si
rotolavano sul prato ridendo senza motivo.
- Sì
– esalò
Tufter, ancora più irritato di prima – ma volevo
evitare
di dire il suo nome, dato che tutti la conoscono qui attorno!
–
- Ah, scusa –
replicò Lupin, senza però sembrare molto pentito.
- Insomma, mi volete
ascoltare? –
Il ringhio di Tufter
riportò
all’ordine sia James che Sirius, i tre Malandrini presero a
guardarlo manifestando completo interesse.
- Ok, allora…
non è
facile dirlo… - esordì il ragazzino, passandosi
distrattamente una mano tra i capelli castani della nuca -
…anche perché credo che tenterete di uccidermi
quando lo
scoprirete! –
- Sputa il rospo,
Ciuffetto! –
Spalancai gli occhi,
quando sentii Sirius apostrofare in quel modo il suo amico.
Era quella
un’ulteriore conferma del mio legame di sangue con Keith
Tufter?
- Ecco… io
devo lasciare Hogwarts… -
Vidi gli occhi dei
Malandrini allargarsi come piattini da te, prima che Remus decidesse di
iniziare a boccheggiare
come un pesce rosso appena uscito dall’acqua.
- Lasciare Hogwarts?
– ripetè il mio professore con lentezza
– Perché? –
- I miei genitori
ritengono
più importante che io abbia una istruzione completa anche
nel
campo delle Arti Oscure – spiegò Tufter con gli
occhi
brillanti – per questo dall’anno prossimo
andrò a
Durmstrang! –
Vidi James scattare in
piedi mentre allo stesso tempo si ravviava i capelli.
- Ma Ciuffetto caro!
–
urlò con fare teatrale – Non puoi abbandonare i
tuoi
fratelli, i Malandrini! Non puoi lasciare la nostra
prestigiosa
scuola di magia inglese per una fredda bettola dell'Europa dell'Est!
–
Molte teste degli
studenti presenti
nel giardino si voltarono nel sentire la voce di Potter, Tufter
osservò con il viso contratto dalla rabbia che tutti
iniziavano
a spettegolare su quello che avrebbe dovuto essere un segreto.
- Ramoso, per favore!
– ringhiò di nuovo lui a bassa voce.
- Keith, per quanto non
approvi i
modi di James per indurti a rinunciare al trasferimento, devo ammettere
che ha ragione – intervenne Remus con voce triste –
siamo
insieme da due anni, non puoi andartene così a Durmstrang
come
se niente fosse… -
- E non puoi abbandonare
la tua
adorabile ragazza – osservò Sirius con
semplicità,
mentre strappava fili d’erba dal prato verde.
- Suzanne non ha bisogno
di me
– rispose Tufter – come io non ho bisogno di
lei…
è una ragazzina, ha undici anni, sogna un amore che non
esiste!
Non sentirà la mia mancanza! –
Strinsi i pugni davanti
a quella
dimostrazione di insensibilità. Non avevo più
molti dubbi
su come mio padre avesse potuto diventare Mangiamorte senza farsi
problemi.
- Tutti sentiremo la tua
mancanza
– sputò Sirius con astio – e scommetto
che Suzanne
morirà di dolore nel sapere che la lascerai qui da sola dopo
un
anno di amore tra di voi... –
- Dai, Felpato,
smettila! –
rispose Tufter con un largo sorriso – Cosa interessa a te
dell’amore? Non hai mai avuto una ragazza fissa e neanche te
ne
importa, quindi non venire a fare la predica a me! –
- Io non ho mai spezzato
cuori innocenti – sbottò Black, alzandosi in piedi
con uno scatto.
Vidi Remus imitarlo e
mettersi pronto in una posizione che lo faceva tanto sembrare
l’arbitro di un incontro di boxe.
- Beh, Felpato caro
–
continuò mio padre – se questa Suzanne ti sta
tanto a
cuore, allora perché non te la prendi te? –
Un minuto di silenzio e
tensione
passò più rapido di quanto potessi immaginare.
James era
rimasto congelato nel suo tipico gesto di risistemata dei capelli,
Remus si sfregava le mani con aria preoccupata, Keith rivolgeva il suo
sguardo intriso di superiorità verso lo stesso Sirius che
sembrava far lavorare febbrilmente il suo cervello.
- Credo che lo
farò – rispose infine Felpato, sfoderando un
sorriso luminoso ma patinato di amarezza.
- Bene –
replicò Tufter
con tono asettico – ora dovete giurarmi che non parlerete
della
mia partenza a quella ragazzina almeno fino all’inizio del
prossimo anno… non voglio che faccia inutili e melensi
tentativi
per trattenermi, ok? –
Vidi i tre Malandrini
scambiarsi
sguardi indecifrabili, mentre Tufter tamburellava impaziente le sue
eleganti dita sul tronco di un albero vicino.
- Allora? -
- Lo giuriamo
– dissero in coro James, Sirius e Remus con sguardi cupi.
Tufter annuì
silenziosamente prima di rivolgere un sorriso conciliante ai suoi amici.
- Ci vediamo questa sera
in dormitorio, vado a finire di studiare Incantesimi –
I tre ragazzi restarono
in silenzio a
fissare la figura di Riddance che si allontanava verso la scuola, prima
di buttarsi di nuovo sul prato e ricominciare a parlare con fervore.
- Keith è
completamente rimbecillito – sbottò Sirius con
tono incredulo.
- Questa storia delle
Arti Oscure non
mi piace, lo ammetto – rincarò James con uno
sbuffo
– però è pur sempre nostro fratello,
Felpato!
–
- Non può
trattare così
una ragazza, Ramoso – osservò con pacatezza Remus
–
anche perché è la nipote di Silente, non una
delle tante
sciacquette che viaggiano nel dormitorio di Serpeverde –
- Dobbiamo dirlo a
Suzanne –
Gli occhi castani di
Potter e quelli dorati di Lupin si puntarono sulla smorfia disgustata
di Sirius.
- Abbiamo giurato,
Felpato! – gli fece notare Remus, confermando come sempre la
sua lealtà.
- Oh, certo –
rispose Sirius
con gli occhi brillanti – noi abbiamo promesso di non dirlo a
Suzanne… ma possiamo dirlo agli altri e gli altri non hanno
promesso di non informarla! –
Osservai
l’incredibile fenomeno di illuminazione simultanea degli
sguardi degli altri due Malandrini.
- Sirius, ti ho mai
detto che sei un genio? –
- No, Jamie…
ma una volta basta e avanza per il mio già smisurato ego!
–
Atterrai di nuovo nell’aula di Pozioni, con la testa
infarcita di
domande e il viso illuminato da un inspiegabile sorriso divertito.
Appena l’ombra dell’immagine dei tre Malandrini si
sovrappose alla concretezza della figura di Severus davanti a me,
però, assunsi un’espressione seria.
- Professore, ho bisogno di sapere tre cose principali –
esordii
con voce ferma e decisa – ed esigo che lei mi risponda con
sincerità –
Stranamente Piton non fece una piega, aspettò che gli
porgessi le mie domande con fare indifferente.
- Di chi sono questi ricordi? –
- Lucius Malfoy, costretto a concedercelo, e Sirius Black…
lui ce l’ha gentilmente concesso… -
Ignorai la forte sfumatura di ironia calcata sull’avverbio
riferito a Felpato, mi imposi di mantenere la concentrazione sulla mia
sensazione.
- Da quanto tempo li avete tra le mani? –
- Da quando sei tornata ad Hogwarts, circa una settimana fa –
Sentii le vene iniziare a pulsarmi sulle tempie per la rabbia. Mi dissi
di restare calma, forse c’era una spiegazione al quadro che
si
stava ricostruendo nella mia testa.
C’era ancora una domanda che poteva mandare
all’aria le mie ipotesi.
- Chi le ha detto che Keith Riddance è mio padre? –
- Tuo nonno –
Sentii un’incredibile vampata di calore invadere il mio
corpo,
prima che aprissi la porta dell’aula con una stoccata di
bacchetta.
Quindi lui sapeva
ed aveva sempre finto
di essere all’oscuro di tutto.
Quindi lui, l’impeccabile Albus Silente, era stato un
bugiardo per diciassette lunghi anni.
Ero furiosa e diretta all’ufficio del Preside. Severus non mi
fermò.
Note
dell'autrice
E così
arrivammo a meno cinque.
Ehm... buon pomeriggio a
tutti, lettrici e lettori!
Come avrete potuto
notare, in questo capitolo è finalmente rivelata
l'identità del padre di Lauren senza "ma" nè
"forse". Questo è un chiaro indizio del fatto che la storia
è veramente sul viale del tramonto.
Intanto spero di
riuscire a mantenere ancora un po' viva la tensione anche nei prossimi
capitoli, dato che di solito quelli seguenti una grande rivelazione
sembrano scialbi e insensati.
Vi ringrazio per il
vostro graditissimo supporto, come sempre!
Passo alle recensioni,
besitos
Lady Lynx
rorothejoy:
non sono riuscita a capire se la faccina alla fine della tua
osservazione fosse di disappunto, delusione o noia... ma spero nessuna
nelle tre! ^^ Grazie comunque per aver lasciato una traccia del tuo
passaggio!
vcullen:
ah, sì, è proprio il figlio di Voldemort.
Naturalmente (e questo lo dico come informazione esterna alla
fanfiction) non è nato nè da un matrimonio
nè da un vero innamoramento. Voldemort non
concepisce l'idea di amore, ormai siamo rassegnati all'evidenza. Grazie
per la recensione!
Valery_Ivanov:
complimenti per la intuizione, davvero! ^^ La
"padrinità" ( ma si dice così? O.O) di Severus
era il mio asso nella manica, anche se forse metà delle
persone di questo sito resterebbero inorridite nel sapere che ho
attribuito a Piton questo ruolo così poco consono alla sua
persona. Beh, a me piaceva così, e sono felice di sapere che
condividi la mia idea per la scelta dei nomi. E poi, hai visto? E'
tornato Draco! ^^ Grazie per la recensione!
HermioneForever92:
dopo un paio di faccende risolte, ecco che è arrivata la
rivelazione più importante. La storia girava tutto attorno a
quello, in fondo, e spero che non sia stato stupido da parte mia
scegliere un padre "non celebre" come i già citati Voldie,
Severus, Sirius o Lucius. Grazie per la recensione!
_Niki_ :
penso di aver soddisfatto tutte le tue richieste, senza neanche farlo
apposta ^^ Ora sappiamo che Keith Riddance è il padre di
Lauren, e abbiamo anche avuto un ritorno in "grande stile" da parte di
Harry, Draco e Blaise. Naturalmente ora hanno molte più
probabilità di apparire anche nel prossimo capitolo. Grazie
per la recensione! ^^
alice81: non
avevo pensato neanche per un attimo a mettere Severus come padre di
Lauren, anche se mi sono divertita un mondo a lasciare indizi
contraddittori in giro per tutta la storia xD Ringrazio il coro che
tenta di darmi una mano a far scegliere l'eterna indecisa Lauren, ma
naturalmente non posso far altro che accettare i suggerimenti in
silenzio senza rivelare niente di più di quanto non si
sappia già U.U Sono felice che tu abbia trovato emozionante
la scena tra Suzanne e Severus, almeno la madre non continuava a
punzecchiarlo come fa la figlia ^^ Grazie per i complimenti e la
recensione!
|
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Capitolo 60 *** L'origine del sangue ***
Accidenti, siamo già a 60 capitoli. Un traguardo insperato.
Ringrazio tutti coloro che hanno inserito questa storia tra le
Preferite:
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e le Seguite:
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30
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31
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32
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33
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35
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36
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37
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38
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39
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40
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41
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42
- _Mary
43
- _NeMeSiS_
44
- _Vega
Buona
lettura! ^^
- Sorbetto al limone! –
La mia voce
risultò stranamente stridula nel corridoio deserto che
conduceva all’ufficio di mio nonno.
Il gargoyle non
diede segno di volersi spostare, strinsi la bacchetta nelle mie mani.
- Sorbetto al
limone! –
ripetei con voce minacciosamente bassa – Sorbetto al limone,
stupida idiota di una statua! Sorbetto al limone! –
Ringhiai
rabbiosamente,
sbattei un piede per terra per scaricare la frustrazione, lanciai un
urlo disumano, prima di adottare la tecnica quasi infallibile
per
trovare la parola d’ordine dell’ufficio di mio
nonno.
Snocciolare
tutti i nomi di dolci magici che mi venivano in mente.
Me
l’ero quasi dimenticata, da quanto ero furiosa.
- Cioccorane!
Burrobirra! Acquaviola! Zuccotti di Zucca! –
Sospirai
lentamente, tentando di non perdere il controllo. Dovevo ragionare, era
logico.
Quale dannata
parola
d’ordine avrebbe potuto mettere mio nonno per evitare che io
tornassi nel suo ufficio quella mattina? Perché io sapevo
che
lui sapeva che prima o poi l’avrei fatto, altrochè
se lo
sapeva.
Dannatissima
Legilimanzia e quei furbastri che la praticavano.
- Voldemort!
Voldemort!
Voldemort! – strillai di nuovo, tremando per il miscuglio di
emozioni che si picchiavano nel mio corpo – Vuoi lo spelling,
maledetto gargoyle di fattura Babbana? -
Mi irrigidii
quando sentii una risata alle mie spalle. Una risata piena di derisione.
- Sei
completamente uscita di senno, Silente? –
Non avevo
bisogno di voltarmi per capire di chi si trattava.
No, la voce di
Draco era inconfondibile per le mie orecchie.
- Sono
completamente lucida, Malfoy – esalai per la fatica di
mantenere un certo contegno nonostante la rabbia.
- Non si direbbe
–
Sentii i suoi
passi leggeri
ed eleganti avvicinarsi alle mie spalle, i suoi occhi puntati al centro
dell’ammasso di capelli che tenevo sulla testa.
- Vattene, devo
trovare
la parola d’ordine per l’ufficio di mio nonno
–
sputai acidamente, senza pensare al mio precedente proposito di
porgergli le mie
più umili scuse.
- Hai provato
con “Albus Silente”? – mi
schernì lui, afferrando una ciocca dei miei capelli.
Sussultai per la
sorpresa,
quando sentii le sue dita tirare senza ritegno uno dei miei scomposti
riccioli. Rimasi per un attimo in silenzio, spaventata dalla
rapidità dei battiti del mio corpo.
-
E’… è troppo scontato… -
balbettai infine, facendo un passo avanti per sottrarmi al contatto.
- Tu dici? -
rispose lui con calma - Albus
Silente! –
Potei quasi
sentire le sue
labbra piegarsi nel suo dannato sorriso beffardo quando il gargoyle di
pietra si mosse, sembrando essere in attesa che qualcuno salisse sulla
sua piattaforma per essere trasportato al piano superiore.
Mi voltai con
cautela verso Draco, avendo la conferma del sorriso che increspava le
sue labbra.
- Non si
ringrazia, Silente? –
Deglutii a
fatica, reprimendo dentro di me le ingiurie miste a richieste di
perdono che avrei voluto dirgli in quel momento.
- Molto gentile,
Malfoy
– borbottai lentamente, muovendo un passo
all’indietro
verso il gargoyle – devi parlare anche tu con mio nonno?
–
- No –
rispose lui,
assumendo un’improvvisa espressione seria – credo
che
aspetterò che tu finisca –
- Cosa intendi
dire? –
- Intendo dire,
Silente, che
devo parlare con te
– spiegò lui, sembrando divertito dal
mio atteggiamento confuso – e che attenderò il mio
turno.
Quando sarai uscita da quell’ufficio, dovrai vedertela con
me,
ora ti è chiaro? –
Rabbrividii
istantaneamente,
mi dissi che era preferibile rimandare il più possibile il
momento della “chiacchierata amichevole” con Draco.
-
Ehm… bene… -
- Bene
– replicò lui, lanciandomi un’occhiata
tutt’altro che rassicurante – a dopo –
Salii infine sul
gargoyle,
rimuginando freneticamente su quei pochi attimi di conversazione con il
mio ex migliore amico. Potevo dire con sicurezza che mi era mancato.
Era
però arrivato il
momento di mettere le cose in chiaro con mio nonno. Quando toccai il
legno chiaro della tanto familiare porta, mi accorsi che
metà
della mia rabbia era ormai scemata.
Per quello avrei
dovuto maledire o ringraziare Draco. Dipendeva dai punti di vista.
- Ah, Lauren
– disse mio nonno quando mi vide entrare senza preavviso
nella sua stanza – non ti aspettavo –
- Lo so -
replicai sfacciatamente – è questo il bello
–
- Non capisco
– rispose lui, mettendo da parte le carte che stava leggendo
e rivolgendo il suo sguardo su di me.
-
Perché hai cambiato la parola d’ordine? –
- Non
l’ho cambiata, è questa dall’inizio del
mese di maggio –
Inspirai,
espirai.
Poteva
anche essere la verità, in fondo non ero stata ad Hogwarts
per
tre mesi e la sera in cui ero tornata a dormire in quella torre non
avevo prestato molta attenzione al tragitto dall’ufficio di
Severus a là sopra.
A dire il vero,
non avevo pensato ad altro che non implicasse Piton come padrino e
Daniel come Mangiamorte.
- Bene
– concessi dopo qualche attimo di silenzio – allora
passiamo alle cose più gravi –
- Di nuovo, non
capisco –
La sua aria di
innocenza e pacatezza perenne mi fece momentaneamente sentire
un’idiota.
Questo
passò nella mia
mente prima che mi ricordassi il discorso che mi ero preparata nella
testa in quei pochi secondi di rabbia intensa passati davanti al
gargoyle.
- Non capisci,
nonno? Cosa
non capisci? Come io possa aver scoperto che mi hai mentito per tutti
questi anni? Come tu abbia potuto pensare che non sarei mai arrivata
alla verità? Come finalmente sia arrivato il disgraziato
momento
in cui dovrai sputare il rospo? –
-
Lauren… -
- Stai zitto e
rispondi alle
domande, per una volta nella tua vita! – urlai furiosamente,
sbattendo una mano sulla sua preziosa scrivania e sbattendo carte
ovunque – Tu sapevi chi era mio padre, vero? –
- Immagino che
Severus ti abbia mostrato i… -
- Rispondi alla
domanda! – strillai interrompendolo, estraendo anche la
bacchetta dalla tasca della mia uniforme.
Mi rivolse uno
sguardo ferito, leggermente impaurito, tradito.
Quel semplice
dettaglio mi costrinse a riporre di nuovo la bacchetta e a ridurre il
tono della mia voce.
Non mi risedetti
e non smisi di fissarlo insistentemente, però.
-
Lauren… -
esordì di nuovo lui, sembrando tanto un addestratore davanti
ad
una belva feroce - …posso spiegare –
- Voglio una
risposta –
Lotta tra
sguardi, come era
ormai consueto. Accaldata dalla rabbia, potevo quasi sentire bruciare
sulla mia pelle le lievi cicatrici provocate dai Cruciatus dei
Mangiamorte.
- Sì,
lo sapevo – ammise infine, con voce impregnata di tristezza
– fin dall’inizio -
-
Perché non me
l’hai detto? – sussurrai, improvvisamente svuotata
dalla
rabbia – Perché me l’hai tenuto nascosto
per tutti
questi anni? –
-
Perché le promesse
ai morti devono essere mantenute, Lauren – rispose lui con
voce
severa – sempre e comunque, anche rischiando di farsi odiare
dalla propria nipote –
Sentii come una
freccia
infuocata trapassarmi il cuore, mentre mi sarei frustata a sangue per
aver dubitato delle buone intenzioni di mio nonno.
Di nuovo, avrei
voluto
gettarmi ai suoi piedi per chiedere perdono.
Mi limitai a dire una sola
parola, sperando che lui capisse il significato intrinseco.
- Racconta
–
Presi a fissare
le labbra
tanto conosciute, mentre esponevano finalmente ai miei occhi tutte le
cose che non sapevo e che avrei sempre voluto sapere.
- Suzanne era
una ragazza
molto indipendente. Ti avevo già raccontato che, una volta
passato l’esame M.A.G.O., aveva deciso di lasciarsi alle
spalle
Hogwarts e tutto quello che ad essa era connesso. Un esempio valido di
questo abbandono fu il sottoscritto.
Suzanne decise
di unirsi alla
schiera dei Mangiamorte solo per seguire le orme del suo migliore
amico, Severus Piton. A scuola erano stati molto uniti, nonostante lei
fosse legata sentimentalmente a Sirius Black. Ma credo che questa parte
della storia tu la sappia già.
Dicevo, si era
unita alla
schiera degli alleati di Voldemort perché desiderosa di
mantenere la sua amicizia con Severus. Era stato lui ad invitarla e a
presentarla per quel ruolo, consigliandole di utilizzare
però un
nome falso, Sabrina Fountain. Voldemort se n’era subito
invaghito, ammirandone la resistenza stoica e la ambiguità
di
carattere.
Suzanne non era
assolutamente
una ragazzina fondamentalmente buona, anzi. Aveva in
sé qualcosa
di oscuro e di malvagio che non sono mai riuscito ad identificare.
Forse derivava dal sangue di Veela ereditato da sua madre, forse dal
fatto che io anelassi principalmente a tenerla lontana dalla Magia
Oscura – e quello che è proibito si dice sia
desiderato.
Fatto sta che
tua madre
passò due anni nella Congrega Oscura, al fianco di Voldemort
e
dei suoi alleati. A detta di molti, anche nel letto. Severus mi ha
raccontato, una volta assunto qui come professore, che mia figlia non
passava una notte senza un nuovo amante. Principalmente abitava
però nelle stanze del Signore Oscuro – come lo
chiamano
loro – che la riteneva la sua Mangiamorte migliore e non
sapeva dei rapporti clandestini con gli altri membri della Congrega.
Suzanne aveva
scalzato Bellatrix dalla destra di Voldemort.
Questa
situazione durò fino a quando alla Congrega non si
unì un nuovo adepto, un certo Keith Tufter.
Anche lui, come
Suzanne, fece
una buona impressione fin dal principio. Anche lui entrò
immediatamente nelle grazie di Voldemort, scalzando questa volta Lucius
Malfoy dal suo ruolo di rilievo.
Qualche giorno
fa, mentre
Severus stava cercando di ottenere il tuo racconto riguardo cosa ti
fosse successo durante la tua prigionia nel covo della Congrega, Sirius
mi ha esposto il suo sospetto.
Tufter o
Ciuffetto erano i
soprannomi che lui e gli altri Malandrini attribuivano a un ragazzo
Grifondoro che aveva frequentato tre anni di Hogwarts con loro. Si
chiamava Keith Riddance, faceva parte del loro gruppo ed era stato il
fidanzatino di Suzanne per il suo primo anno; in seguito si era
trasferito e aveva frequentato la scuola di Durmstrang.
Quando Suzanne
tornò
qui ad Hogwarts per confessarmi di essere in dolce attesa, mi fece
vedere diversi suoi ricordi nel Pensatoio. Molti ricordavano
principalmente i bei momenti passati da lei con questo Keith Tufter, o
Riddance, che lei sapeva essere il padre del bambino che portava in
grembo.
Mi disse di non
volerlo
coinvolgere in quella storia perché sapeva che altrimenti
sarebbe stato ucciso per aver osato violare la donna di Voldemort senza
chiederne il permesso.
Mi disse di aver
avvertito
Severus della sua gravidanza, mi informò della sua decisione
di
affidarti a lui per la tua crescita lontana dalla mia influenza. Mi
opposi strenuamente, ma alla fine decisi di farla contenta e
acconsentire per non aggravare la sua situazione e non mettere a
rischio la vita della mia futura nipotina.
Il 28 Marzo del
1980 sei nata
tu, al San Mungo. Suzanne decise improvvisamente di non volere che tu
sapessi mai il nome di tuo padre, per paura che potessi andare a
cercarlo e pagare con la vita le colpe commesse da lei. Questo
però non la distrasse dalla sua convinzione di volerti
affidare
a Severus.
Mi chiese che
nome volessi
darti e io risposi Alexis, colpito dai tuoi ricciolini scuri
già
così folti nelle prime ore di vita [N.d.A - Alexis significa
“curly haired”, cioè dai capelli ricci].
Mi
spiegò allora che i
tuoi nomi sarebbero stati quattro – come sempre nella
tradizione
dei Silente – ma sarebbero stati scelti tutti da persone
diverse,
dai quattro uomini che avevano segnato la sua vita in modo
irrimediabile: Severus, il tuo padrino, aveva scelto Lauren; Sirius,
quello che mi confessò essere il vero amore della sua vita,
avrebbe scelto Cassidy; io avevo deciso per Alexis; Voldemort, durante
le innumerevoli notti passate con lei, le aveva ordinato di chiamare
Katherine un eventuale frutto dei loro rapporti.
Keith non le
aveva parlato di
nessun nome, per questo mi disse di registrarti ufficialmente
all’anagrafe sotto il cognome di Riddance ma di utilizzare
Silente
per i documenti riguardanti la vita di tutti i giorni. Voleva che ti
restasse comunque un labile indizio che ti legasse al tuo padre di
sangue.
Il 29 Marzo,
quando tornai in
ospedale, mi comunicarono la notizia della morte di tua madre. Un
inconfondibile Marchio Nero campeggiava sulle lenzuola bianche del San
Mungo, affiancato da un disegnino stilizzato della costellazione che
contiene la stella Bellatrix.
Un segno
inequivocabile, a mio parere.
Non piansi, ma
solo perché tu eri viva. Avevo perso una figlia, ma era come
se tu fossi un’altra mia figlia.
Forse Suzanne,
da quanto era
diversa da me, non lo era mai stata. Ti tenni stretta tra le mie
braccia per le prime due settimane, lasciandoti solo quando dovetti
andare al funerale della mia bambina.
È
stata sepolta a Godric’s Hollow, lontana però da
Ariana e mia madre. Sirius mi ha detto che ormai lo sai.
In seguito,
verso il mese di
agosto, Severus venne a supplicarmi di salvare la donna che amava
– Lily Evans, la madre di Harry –
dall’omicidio che
Voldemort aveva deciso di portare a termine dopo aver sentito una
profezia. Beh, diciamo che queste cose non ti riguardano.
Decisi di
aiutare Severus
nella protezione di Lily, ma a patto che lui mi lasciasse gestire a mio
piacimento la tua educazione. Come avrai intuito, lui ha accettato e ha
sempre rispettato il nostro patto nonostante il mio piano di
salvataggio della sua amata avesse fallito.
Il resto
è storia.
Sei consapevole
di come hai
passato la tua infanzia e la tua adolescenza, immagino. Ora si ritorna
qui, dove eravamo rimasti. –
Chiusi per un
attimo gli occhi in un tentativo di assimilare tutto quello che mi era
stato raccontato.
La
verità mi era
piombata addosso in qualche decina di minuti, pesante e densa come un
masso di montagna, ma il nostro era stato un impatto necessario e quasi
piacevole.
Finalmente
sapevo tutto e la consapevolezza mi aveva sempre resa felice.
- Grazie, nonno
– sussurrai infine, guardandolo dritto negli occhi
– mi dispiace di aver dubitato di te –
- A me dispiace
di non aver
capito che in fondo i morti non posso perseguitarci se facciamo il
giusto – rispose lui con un tenue sorriso di scuse
– ma
vorrei che tu non andassi a cercare Keith Riddance, Lauren…
potrebbe essere davvero pericoloso, capisci? –
- Non
è tra i
Mangiamorte – dissi, riflettendo ad alta voce –
dev’essere morto, o forse è riuscito a fuggire
–
- Lauren, tu non
andrai a cercarlo… vero?
–
Mi morsi per
lunghi secondi le labbra, pensando ad una risposta che potesse
accontentare entrambi.
Era logico che
il mio più grande desiderio fosse ritrovare il ramo mancante
della mia famiglia.
- No…
non ora, almeno… -
Mio nonno
annuì, come accettando momentaneamente la mia risposta.
- Non molto, ma
è già qualcosa – constatò
sorridendomi con calore.
Restai ancora
qualche minuto
a crogiolarmi nel tepore delle nuove scoperte, forte della
serenità che colpisce chi ha ottenuto qualcosa che cercava
da
tempo.
Restai felice
solo fino a quando il pensiero di Daniel non si abbatté come
un fulmine sulla mia testa.
- Avevi detto
che hai un ricordo riguardante Daniel, vero? –
- Non oggi,
Lauren – mi ammonì mio nonno con aria severa
– la prossima volta, magari dopo i M.A.G.O. –
Alzai un
sopracciglio con
fare scettico, due mani magre e rugose si appoggiarono sulla scrivania
con i palmi aperti come per mostrarsi disarmate.
- E’
una promessa
– mi informò lui con tono solenne e occhi luminosi
–
e comunque il Pensatoio è giù da Severus
–
Annuii
docilmente,
ritenendomi abbastanza soddisfatta per quella giornata. Mi alzai in
piedi, accarezzando con mano tremante Fanny.
- Grazie
– dissi alla fenice, ma rivolgendo le parole a mio nonno
– ci vediamo presto, ti voglio bene –
Uscii con il
cuore leggero
dall’ufficio, mi lasciai trasportare senza paura al piano di
sotto dal gargoyle sussurrandogli parole di scusa per averlo insultato
quando non mi aveva fatto salire in precedenza.
Sentii il cuore
appesantirsi
di nuovo e iniziare a prendere il terribile ritmo di un tamburo quando
intravidi la chioma bionda di Draco scintillare nella luce sfocata del
pomeriggio.
Avevo passato
buona parte
della mattinata in quell’ufficio, saltando anche il pranzo e
le
mie prime ore di studio. Non era difficile prevedere che il resto del
pomeriggio sarebbe stato destinato a Malfoy.
- Ce ne hai
messo di tempo,
Silente – mi apostrofò lui, avvicinandosi a me
–
quasi mi veniva voglia di andarmene e fartela pagare un altro giorno
–
La bocca del mio
stomaco si annodò in modo triplo, provocandomi una leggera
nausea.
Come potevo
avere una dannata paura di quel ragazzo, dopo essere sopravvissuta a
un’orda di Mangiamorte?
Ero una
maledetta sentimentale fifona.
- Non parli? Il
nonno ti ha
mangiato la lingua? – ironizzò, sfoderando un
ghigno
divertito – Avanti, seguimi! –
Rimasi
paralizzata dal timore, tentata dal tornare a rifugiarmi
nell’ufficio di mio nonno.
-
Silente, non farmi
perdere la pazienza! – sbuffò lui, prendendomi per
una
manica con forza e trascinandomi in mezzo al corridoio – Non
ti
ucciderò, se è questo che temi! –
Costretta a
seguirlo dalla
stretta che manteneva sulla manica della mia camicia, mi ritrovai ad
attraversare mezza Hogwarts sotto gli sguardi di tutti gli studenti che
probabilmente si stavano chiedendo se avessi fatto pace con lui.
Poveri illusi.
E povera illusa ero io che ancora credevo fosse possibile.
-
Dove… dove stiamo andando? – balbettai impaurita,
vedendo che abbandonavamo le zone più frequentate della
scuola.
- Ma come, non
ti ricordi
più? – mi chiese lui, fermandosi per un attimo e
dandomi
modo di vedere lo scintillio beffardo nei suoi occhi – Ma
nella
Tana del Serpente, cara! –
Avrei potuto
mettermi a
strillare come un’aquila, forse. O affatturare Draco per
liberarmi dalla sua presa.
Ma naturalmente non lo feci.
Per qualche
strano motivo,
che con ogni probabilità mi era stato inculcato in testa da
quel
filantropo di mio nonno, non riuscivo a non fidarmi di lui.
Lasciai che mi
spingesse
nell’apertura che portava al nostro antico nascondiglio,
senza
dubitare per un attimo che potesse succedere il peggio.
Pensai di
sfiorare il rischio
infarto quando vidi Blaise accomodato con aria indifferente sul bordo
del letto. Rimasi congelata davanti a quella figura appartenente a
tempi passati, sussultai violentemente quando Draco sbattè
la
porta alle mie spalle.
- Accomodati,
Silente, non ti
mangiamo – mi informò Malfoy, dandomi una leggera
spintarella per farmi atterrare su una delle familiari poltrone.
Imposi al mio
cuore di
rallentare il ritmo dei suoi battiti, ma fu un tentativo inutile. Mi
artigliai ai braccioli della poltrona dall’agitazione.
- Hai paura,
Silente? –
mi chiese Draco con tono divertito, mentre si versava un bicchiere di
quello che sembrava un forte alcolico.
- Dovrei?
– ribattei in un debole tentativo di sembrare spavalda.
- Non
so… dovrebbe, Blaise? –
Draco sorrise in
modo lupesco al suo amico che puntò finalmente i suoi occhi
su di me.
- Io direi di
sì –
Brutta risposta.
Avrei preferito un rassicurante “no, siamo ancora amici, non
ti preoccupare”.
-
Ehm… bene… -
mormorai intimorita, pensando a un modo per prendere la mia bacchetta e
affatturarli entrambi prima di essere placcata a terra da due armadi
simili.
- Allora,
diciamo che Blaise
non è stato preciso – mi spiegò Draco,
sedendosi
con movimento sinuoso sul tavolino – diciamo che ti devi
preoccupare solo se la tua storia non ci piace o non ci sembra
veritiera –
- Vogliamo
sapere quello che
è successo, Lau… Silente –
continuò Blaise,
distogliendo di nuovo i suoi occhi da me – da prima che hai
deciso di prenderci entrambi per il culo in poi –
Allentai
leggermente la presa delle mie dita sulla povera poltrona, annuendo
leggermente.
Non sarebbe
stato poi così difficile raccontare tutto… o
sì?
- Vogliamo anche
i dettagli
del rapimento, voglio sapere che cosa ti è passato in mente
di
avvelenare
mio padre – specificò Draco con occhi
fiammeggianti – e ti conviene avere una spiegazione
plausibile
–
- Se la tua
storia ci
convincerà della tua innocenza, potremo fare un tentativo
per
ricostruire quello che eravamo – disse Blaise con tono freddo
– altrimenti, preparati ad avere un fine anno da inferno
–
Rabbrividii
violentemente. Sapevo di cosa erano capaci quei due, meglio non
rischiare.
- Allora, sei
pronta? –
Tirai un respiro
profondo, prima di accavallare le gambe ed assumere l’aria
calma che tanto invidiavo di Sirius.
- Sono
pronta… partiamo allora dalla profezia della
Cooman… -
Note
dell'autrice
Buon pomeriggio a tutti!
Bene, anche il capitolo
60 è ormai andato. Siamo a meno quattro... giusto?
Un po' per volta le cose
iniziano a diradarsi, mentre si avvicina sempre di più la
fine della scuola. Mancano molte cose da sistemare e pochi capitoli, ma
farò del mio meglio per non accellerare troppo il tutto.
Se mi dimentico
qualcosa, ditemelo e lo aggiungerò.
Grazie a tutti quelli
che leggono e/o recensiscono,
Lady Lynx
HermioneForever92:
sì, in effetti lo è, quindi non
c'è bisogno che ti scusi per il termine ^^ Naturalmente il
grande Albus aveva le sue ragioni per mantenere il silenzio, anche se
forse Lauren l'ha perdonato troppo in fretta. Temo di aver fatto questo
errore, non so. Hai ragione per quanto riguarda Sirius e Lucius,
sarebbe stato un po' contronatura il loro interesse per una possibile
figlia... ma alla fine è andato tutto per il meglio! Grazie
per la recensione!
Valery_Ivanov:
probabilmente ancora qualcosina ci sarà da scoprire su
questo oscuro individuo (a proposito, prima o poi troverò il
tempo per postarne una foto) ma non troppo. Non dico altro, sono
anti-spoiler ^^ Draco ritorna anche in questo capitolo, più
inquietante e minaccioso che mai... brrrr! Un elogio speciale ad Harry,
è vero, il ragazzo d'oro della settimana xD Grazie per i
complimenti e la recensione!
Luciana
Menditegui: povero Keith, appena apparso e già
odiato a morte xD in effetti è stato abbastanza arrogante,
ma credo che sia una caratteristica comune dei Malandrini (si salva
solo Remus). Comunque grazie per i complimenti e la recensione!
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Capitolo 61 *** Come, quando, perchè ***
Esposi a Malfoy e Zabini ogni singolo dettaglio e avvenimento di cui
non erano a conoscenza, a partire dalla profezia richiesta alla Cooman
fino a poche ore prima nell’ufficio di Piton.
Senza che me lo chiedessero, presa dalla necessità di
condividere con qualcuno la mia ultima grande scoperta, confessai anche
il nome di mio padre e tutte le ipotesi che lo designavano tale.
Non mi preoccupai del tempo che impiegai a raccontare tutto, ad ogni
parola i miei nervi si distendevano e le espressioni dei miei
interlocutori sembravano ammorbidirsi.
Alla fine di tutto, dopo aver lasciato che il nome dell’uomo
che mi aveva dato la vita aleggiasse per la prima volta sulle mie
labbra, tacqui di colpo.
Lasciai che tutti e tre ci prendessimo del tempo per assimilare le
ultime ore.
- Impressionante –
Fu Blaise il primo a parlare, per quanto a bassa voce. Aspettai con
pazienza il suo verdetto che però non arrivò.
Puntai con discrezione i miei occhi verso Draco, sperando che lui
decidesse di darmi ulteriori indizi sul mio destino.
- Sai, Silente… - iniziò a dire il mio migliore
amico - …non ero mai riuscito a capire perché
diamine mio padre insistesse per volerti catturare e poi chiedere a
Voldemort di darti in moglie a me. Eri una Mezzosangue babbanofila, per
quanto ne sapevo, ed eri una Silente. –
Draco fece una pausa per valutare la mia reazione, lo invitai a
proseguire nel suo discorso.
- Inoltre, da quello che io e mia madre potevamo vedere nelle foto che
ci spediva a casa, non eri propriamente il mio ideale di ragazza. Ma
ora ho capito, sai? –
Malfoy si alzò in piedi, iniziando a circumnavigare il
tavolino con aria pensierosa.
- Mio padre è un uomo intelligente, è sempre
stato calcolatore e dotato di un ottimo intuito. Probabilmente lui
sapeva che nel tuo sangue c’era una percentuale di
Mangiamorte maggiore rispetto a quella da Silente. Forse, dopo quello
che mi hai raccontato, ho trovato una spiegazione, per quanto assurda,
ai continui tentativi di rapirti -
Il mio cuore si fermò per un attimo, in attesa che Draco mi
dicesse quello che mancava al puzzle. Blaise era rimasto incantato a
fissare la chioma vagante del suo amico.
- Voldemort sapeva che tua madre era incinta, ma non sapeva di chi. Con
ogni probabilità, non sapeva nemmeno di non essere
l’unico a usufruire della sua bellezza. Io credo, anzi sono
abbastanza certo, che Voldemort pensasse e pensi ancora che tu sia sua
figlia e lo abbia detto ai Mangiamorte… mio padre ha deciso
di cogliere l’occasione al volo e non vedeva niente di meglio
che legare i Malfoy ai Riddle utilizzando noi due come corde da
annodare… -
Rimasi a bocca aperta per trenta secondi buoni, prima di mettere in
moto le cellule del mio cervello.
L’ipotesi di Draco non era dimostrabile, ma avrebbe
spiegato molte cose.
- Questo sarebbe un ottimo movente per giustificare
l’uccisione di mia madre da parte di Bellatrix, i continui
tentativi di rapimento da parte di Voldemort, il suo chiamarmi
Katherine, le sue proposte di diventare Mangiamorte… -
sussurrai lentamente, ragionando ad alta voce -
…perché non mi ha mai toccata con la bacchetta,
lui. Mai, ha sempre lasciato che si occupassero gli altri di me e mi ha
sempre concesso una possibilità di redenzione… -
Bloccai le mie parole, presi un bel respiro. Pensai anche ai dannati
sogni che avevo avuto durante l’estate, al personaggio
misterioso che diceva di essere mio padre. Alla lettera scritta da
Lucius, che altro non era se non l’ennesimo tentativo di
Voldemort di portarmi al suo cospetto.
Ma io non ero sua figlia, questo lui non lo sapeva.
- Non ci avrei mai pensato da sola, Drake… sei
geniale… -
Il mio ex migliore amico mi sorrise apertamente, prima di ricordarsi
che eravamo ancora in guerra.
Io mi misi una mano sulla bocca non appena mi accorsi di averlo
chiamato “Drake”, come se niente fosse accaduto tra
di noi.
- Non prenderti tutta questa confidenza, Silente – mi
ammonì lui con sguardo serio – non abbiamo ancora
deciso cosa fare con te! –
Blaise tirò fuori dalla tasca dei suoi pantaloni quello che
sembrava l’orologio da polso Babbano che avevo lasciato in
dormitorio la mattina di San Valentino.
Il mio
orologio Babbano.
- E’ quasi ora di cena, ci conviene scendere! –
Zabini si alzò dal letto con un balzo elegante, Draco mi
fece cenno di staccare i miei glutei dalla poltrona.
- Ma… e la mia sentenza? –
- Ci penseremo a cena, Silente – rispose lui con espressione
minacciosa, ma un leggero brillio nello sguardo – E
non osare sederti vicino a noi, chiaro? Ci vediamo in dormitorio!
–
Rimasi impalata davanti alla porta ormai chiusa della Tana del Serpente
ad ammirare le due figure dei miei primi veri amici allontanarsi verso
il fondo del corridoio.
Rispettai gli ordini di Draco e Blaise, quella sera a cena. Mi sedetti
di fronte a Harry – che mi pose diecimila domande su cosa mi
avesse fatto Piton quando mi aveva trascinato nell’aula di
Pozioni quella mattina – e tra Hermione e Neville.
Risposi al mio amico che gli avrei raccontato tutto al riparo da
orecchie indiscrete, compresa la vicenda riguardante
l’identità di mio padre, e passammo il resto del
pasto a discutere di tutto quello che mi ero persa in quei mesi.
Hermione mi aggiornò su ogni singolo dettaglio del programma
da febbraio a quel momento e si propose per farmi avere una pergamena
contenente tutto quello che a suo parere avrei dovuto recuperare per
non avere problemi nell’affrontare i M.A.G.O. mentre Ronald
si premurò invece di raccontarmi che la squadra di Quidditch
di Serpeverde andava a gonfie vele anche senza di me. Mi
ricordò che la settimana seguente ci sarebbe stata la finale
che avrebbe deciso a chi sarebbe andata la Coppa.
Neville risolse i miei dubbi di tipo pratico come ad esempio chi si
fosse occupato di Sorrow durante la mia assenza e come procedessero le
coppie della scuola.
Scoprii che Blaise si era riappropriato del mio gatto senza fare tante
storie e che ora Sorrow viveva nel dormitorio maschile con lui, Draco e
Anthony.
Per quanto riguardava le coppie, Harry si era ufficialmente fidanzato
con Eleanor, Ron e Hermione si erano lasciati, Ginevra ronzava attorno
a Draco da quando ero sparita e lo stesso faceva Astoria con Blaise. Le
ultime due erano stranamente diventate grandi amiche.
Mi riproposi di strangolarle entrambe appena mi fosse capitata
l’occasione.
- Sono due sciacquette fatte e finite… - sospirai
sconsolata, lanciando un’occhiata al tavolo del Sesto e
Quinto anno che mi ritrovavo di fronte.
Le due chiome, una rossa e una bionda, delle mie acerrime nemiche
scintillavano sotto la luce delle candele accese. Vidi il volto di Ron,
di fianco ad Harry assumere una sfumatura simile a quella dei suoi
capelli.
- Ginny non è una sciacquetta! –
- Ah, scusami, Ron… - risposi con tono veramente pentito -
…mi ero quasi dimenticata che fosse tua sorella…
anche se questo non vuol dire che non sia una ragazza piuttosto facile!
–
Weasley arrossì violentemente ma forse si accorse che non
aveva argomenti per controbattere la mia opinione. Ginevra era
esattamente quello che avevo detto io, nessuno provò anche
solo a negarlo.
- Ma tornando a te ed Eleanor, Harry - dissi, spostando strategicamente
il discorso su altro – va tutto bene? –
- Benissimo! – esultò lui, rivolgendomi un ampio
sorriso – Credo che questa estate andrò per
qualche settimana da lei e poi anche lei passerà un
po’ di tempo a Grimmauld Place –
Sentii a malapena i commenti di Hermione su quanto sarebbe stato
difficile per Harry sopravvivere a casa dei Chang con in giro la
terribile Cho – invidiosa della conquista della sorella
minore.
Appena il mio amico ebbe pronunciato “Grimmauld
Place”, il mio cervello si sintonizzò su Sirius e
su come avrei potuto fare per andare a chiarire le cose con lui.
Dovevo urgentemente chiedere a mio nonno un permesso rapido per uscire
di lì, sentivo che non sarei riuscita a passare i M.A.G.O.
con quel pensiero fisso in testa.
Un rumore assordante mi distolse dalla mia riflessione, vidi che un
piatto del nostro tavolo era caduto a terra e allo stesso tempo notai
che i posti di Draco e Blaise erano vuoti.
Era giunta l’ora di andare a scoprire cosa avrei dovuto
aspettarmi in quell’ultimo mese scarso di permanenza ad
Hogwarts.
Me la presi comoda per raggiungere il dormitorio del Settimo anno.
Non c’era in giro anima viva – tutti erano
probabilmente restati in Sala Grande per mangiare il dolce –
e camminare di nuovo da sola per i rassicuranti corridoi di Hogwarts mi
fece rilassare prima del verdetto tanto atteso.
Trovai deserta anche la Sala Comune, ma mi accomodai sulla poltroncina
più vicina al fuoco. Sapevo che prima o poi uno dei due, o
forse entrambi, sarebbe sceso a chiamarmi. Non avevo fretta.
Con mia grande sorpresa, mi accorsi che la mia predizione era stata
sbagliata: fu Sorrow a scendere le scale del dormitorio maschile per
venire a portarmi un bigliettino che mi invitava a recarmi nella loro
stanza.
Presi in braccio il mio adorabile micetto ed eseguii le istruzioni con
un pizzico di timore. Continuavo a ripetermi nella testa che se ero
sopravvissuta a Lucius Malfoy, potevo resistere davanti a chiunque.
Entrai nella stanza accolta dal silenzio, sempre tenendo tra le mie
braccia Sorrow come una piccola consolazione. Mi sedetti di fronte ai
due ragazzi che mi stavano attendendo senza spiccicare parola.
- Silente… la tua storia ci è sembrata davvero
surreale per essere successa davvero… - disse con voce alta
e chiara Blaise, lanciandomi un’occhiata penetrante.
- Per questo abbiamo formulato due ipotesi: o hai deciso di prenderci
per il culo giocandoti la tranquillità delle prossime
settimane, o sei così sciocca da aver creduto alla profezia
e da esserti lanciata nelle mani sempre pronte alla fisicità
di mio padre – commentò Draco con tono amaro.
- Dato che sappiamo che sei ingenua e dato che hai avuto il coraggio di
dirci tutto, senza nascondere niente, abbiamo deciso di darti
un’altra possibilità –
Rimasi interdetta. Non ero sicura che quelli che mi avevano rivolto
fossero veri e propri complimenti, ma non capivo come potessero sapere
se gli avevo detto tutto o meno.
- Prima che tu lo chieda, Piton ci ha spiegato tutto quello che ti era
successo, mentre tu passavi una settimana nell’ufficio di tuo
nonno per riprenderti – mi informò Draco con un
sorriso tenue – volevamo solo vedere se ci tenevi davvero a
riavvicinarti a noi a tal punto da confessarci quello che stava dietro
al tuo comportamento idiota di qualche mese fa –
Scossi la testa incredula, mi morsi le labbra, lanciai un paio di
occhiate ai ragazzi che mi stavano davanti, lasciai che un grande
sorriso mi si dipingesse sul viso.
- Grazie… -
Non mi risposero, ma in qualche modo mi fecero capire che erano
disposti a seppellire le due enormi stupidaggini che avevo commesso per
colpa della Cooman.
- Se hai domande, falle ora o taci per sempre – mi disse
Zabini, rivolgendomi per la prima volta da tempo la parola guardandomi
in faccia.
- No, io… - ribattei d’istinto, prima di essere
fulminata da una curiosità - …ah, ecco! Cosa
c’è tra te e la Greengrass? –
Blaise strabuzzò gli occhi, facendo scoppiare a ridere di
gusto Draco. Si passò una mano tra i capelli come per
prendere tempo, prima di farmi l’occhiolino.
- Niente di niente, io non voglio aver niente a che fare con le ragazze
che sono già state marchiate da Dwight! –
Arrossii violentemente, sentendomi di nuovo a disagio. Blaise sembrava
non voler fare quella battuta di cattivo gusto perché si
affrettò a riparare alla gaffe.
- A meno che non si tratti di te, ovviamente! Tu sei speciale, Silente!
–
- Ma non mi ami, vero? – chiesi a bruciapelo, sperando che in
tutto quel tempo lui avesse avuto modo di chiarire nella sua testa
quello che pensava di me.
- No, sei molto importante ma non ti amo – rispose
semplicemente lui, provocando un applauso scherzoso di Draco.
Mi erano mancati da morire quei momenti di amicizia, di
serenità, di pacifica e reciproca presa in giro affettuosa.
L’affermazione di Blaise mi aveva tolto l’ennesimo
peso dal cuore, rivolsi quindi lo sguardo verso Draco.
- E tu, invece? Mi hanno detto che la Weasley sta tentando di
conquistarti… - mormorai senza nascondere il mio disappunto.
- Sì, me ne sono accorto – ribatté
Draco con un ghigno divertito – perché, sei
gelosa? –
Lo fulminai senza pensarci, sbuffando con tutta la mia forza per
esprimere la rabbia che covavo dentro. Non volevo assolutamente che la
dannata Ginevra mettesse le mani sul mio migliore amico.
- Non è alla tua altezza, quella gallina – sputai
con decisione, lasciando andare Sorrow che lottava per liberarsi dalla
mia presa diventata più potente.
- Tranquilla, non ha alcuna intenzione di mettersi con lei –
mi rassicurò Blaise, dopo una linguaccia al suo amico
– perché è Weasley, perché
è troia e perché sa che potrebbe trovarne
diecimila migliori di quella sottospecie di ameba –
Sorrisi dentro di me al pensiero che Draco fosse ancora single. Mi
tirai uno schiaffo mentale per aver osato gioire davanti a una cosa del
genere.
- Mi fa piacere – confessai con un tenue sorriso –
e vi ringrazio per la vostra magnanimità –
- Lecchina – scherzò Draco, lanciandomi
un’occhiata maliziosa.
- Smettila – lo rimproverai arrossendo – ho solo
una domanda ancora… posso chiamarvi con i nomi o dobbiamo
continuare con i cognomi ancora per molto? –
- Credo che potremo accordarti l’uso dei nostri nobili
nominativi –
Ridacchiai divertita, sollevata al pensiero che finalmente tutto fosse
tornato al suo posto.
O almeno, quasi tutto.
- Non so voi, ma io sono stanchissima – dissi, soffocando uno
sbadiglio.
- Ma se sono solo le otto di sera! – protestò
Blaise, dondolando il mio orologio sotto il mio naso.
- Saranno le forti emozioni che le abbiamo fatto provare –
commentò Draco, aumentando ulteriormente il colore che
sentivo espandersi sulle mie guance.
- Smettila – ripetei di nuovo, intimandomi di non arrossire
più – è solo che non sono
più abituata a giornate così piene –
- Vuoi andare subito a nanna? –
Mi crogiolai per un attimo nella voce carezzevole di Draco prima di
capire che la sua non era una domanda del tutto innocente.
- Sì, ma non qui – replicai con un sorriso
sarcastico – se mi dovesse scoprire Piton, credo che
spellerebbe vivi tutti e tre –
- Non capisco perché Piton sia così protettivo
con te, poi – sbottò il mio migliore amico,
passando di nuovo dal dolce all’amaro, ravviandosi un ciuffo
biondo dagli occhi.
Prima o poi avrei avuto il coraggio di confessargli anche
l’identità del mio padrino? Forse, ma non ne ero
poi così sicura.
Mi alzai da dove mi ero accomodata, lanciai un bacio a soffio ad
entrambi.
- Ci vediamo domani mattina – dissi con tono sprizzante
felicità – e vedete di non cambiare idea su di me
durante la notte! –
- Non lo faremo, stai tranquilla –
Mantennero la promessa, lasciarono che tutto scorresse per il proprio
corso e che la nostra amicizia tornasse al forte legame di prima senza
pretendere miracoli.
Lo stesso fece Harry.
Passarono due settimane di spensieratezza e risate e, anche se la
prospettiva degli incombenti M.A.G.O. spaventava un po’ tutti
gli studenti del Settimo anno, nulla riuscì a guastare
quella felicità appena riacquistata.
Solo a volte, durante la notte, la mia mente vagava nei meandri
più bui dei miei ricordi portando a galla
l’immagine di Voldemort, di un Lucius legato
dall’Amortentia e di Sirius.
Continuai a ripromettermi che sarei andata a chiedere a mio nonno il
permesso per rivedere Felpato e chiarire le cose che avevo in sospeso
con lui, ma purtroppo il recupero delle materie d’esame mi
lasciava a malapena il tempo per respirare.
Solo quando mangiavamo, sempre di fretta per tornare in dormitorio a
ripassare gli ultimi argomenti, riuscivo a parlare con Blaise e Draco
di quello che era successo durante la mia assenza.
Mi raccontarono del pallore della pelle di mio nonno la sera in cui
vennero a cercare me e Daniel ad Hogsmeade senza riuscire a trovarci,
la gioia del ritorno dello stesso Daniel e l’amarezza nello
scoprire che io non ero con lui.
Mi confessarono che si erano ridotti a tempestarlo di domande tutte le
sere per aiutarlo a ricordare qualcosa, un indizio che potesse aiutare
gli Auror o i membri dell’Ordine a iniziare la mia ricerca,
ma Daniel sembrava essere stato colpito da un’improvvisa
amnesia.
Fino a quando, all’improvviso, lui sparì nel
nulla.
Tutti gli studenti se ne accorsero, era impossibile non notare
l’assenza di un ragazzo così popolare e
appariscente, ma gli insegnanti sembrarono ignorare
quell’avvenimento. Nemmeno mio nonno fece un discorso per
spiegare come consueto il perché di quel trasferimento.
Mi descrissero le settimane passate tra mille domande su dove potessi
essere finita – perché nessuno, anche quelli che
mi odiavano a morte, poteva fare a meno di chiederselo - e le decine di
edizioni della Gazzetta del Profeta che snocciolavano possibili ipotesi
sulla mia locazione.
E poi, il sollievo generale nell’apprendere che in qualche
modo ero tornata, la psicosi generale nel sapere che quella sparizione
era dovuta alla Congrega Oscura come tutti sospettavano, i numerosi
rifiuti pubblici di mio nonno per rilasciare un’intervista
esclusiva a Rita Skeeter.
Ci fu addirittura un momento in cui numerosi studenti chiesero di non
farmi rientrare ad Hogwarts, timorosi che la mia presenza avesse potuto
attirare la rabbia di Voldemort sulla scuola.
Draco disse che si sarebbe ricordato quei dettagli per tutta la vita,
Blaise osservò che non sarebbe stato di certo
l’unico.
Ma mentre noi rivangavamo quotidianamente i fatti passati, sapevo che
anche nel presente si stava svolgendo qualcosa che non era propriamente
positivo.
Sempre la Gazzetta del Profeta continuava a pubblicare foto di
probabili Mangiamorte appostati nei dintorni di Hogsmeade. Il solo
pensiero che per colpa mia potessero davvero introdursi nella scuola e
mettere in pericolo i miei compagni mi faceva svegliare ripetutamente
di notte.
A nulla valsero le rassicurazioni di Draco, Blaise, Harry e gli altri
sul fatto che quelle ronde fossero indipendenti da me, io mi sentivo
completamente colpevole.
Fu durante una notte particolarmente lunga passata a ripassare Pozioni
che presi una decisione.
Una volta messi a posto i pezzi mancanti con Sirius e appurato che
Lucius fosse indipendente da me e dall’Amortentia, una volta
superati i M.A.G.O. e riordinato le mie priorità, avrei
compiuto l’azione più sconsiderata e impensabile
della mia vita.
Note
dell'autrice
Buon pomeriggio a tutti!
Spero che questo
capitolo, seppur di transizione, possa essere di vostro gradimento.
Come ho già scritto nella mia fanfiction Apeiron,
probabilmente fino a venerdì prossimo non avrò
possibilità di postare di nuovo.
Ringrazio chi ancora
legge e commenta, oltre naturalmente a tutti coloro che continuano a
seguirmi.
xoxo
Lady Lynx
Valery_Ivanov:
et voila, ecco che Lauren ha finalmente una parvenza di vita normale.
Ho rallentato un po' con le sorprese e le rivelazioni, si sente la
vicinanza della fine. Ti ringrazio per la recensione, a presto!
|
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Capitolo 62 *** Una chiara confusione ***
Convincere mio nonno a lasciarmi andare da Sirius fu meno difficile di
quanto pensassi.
Mi bastò cercare l’appoggio di Lupin, che mi
avrebbe
fornito il suo camino per il breve viaggio via Polvere Volante, e
promettere che sarei tornata per cena.
Era un frizzante pomeriggio di fine maggio quando entrai
nell’ufficio del mio professore di Difesa contro le Arti
Oscure
con l’unico scopo di gettarmi nelle fiamme smeraldine accese
nella stanza.
- Buongiorno, Lauren – mi salutò allegramente,
mentre
richiudeva una delle tante gabbie contenenti piccoli mostriciattoli
aggressivi.
- Buongiorno, professore – risposi con voce piuttosto tesa e
un sorriso tirato sul viso.
Ero agitata, niente avrebbe potuto nasconderlo. L’idea che
Sirius
decidesse di urlarmi dietro o, peggio, di non rivolgermi nemmeno la
parola, mi faceva veramente paura.
- Non ti mangerà, tranquilla – mi disse Lupin, in
un tentativo di rassicurarmi.
- Fossi al suo posto, lo farei –
Lunastorta ridacchiò, palesemente divertito, prima di
appoggiarmi una mano sulla spalla.
- Ti basterà essere sincera con lui, senza troppi giri di
parole, e capirà – mi suggerì Remus,
facendomi
l’occhiolino – ma non farti abbattere
dall’accoglienza che ti riserverà, solitamente non
è mai molto propenso a perdonare senza fare prima un sacco
di
storie… devi dimostrargli che pensi di meritartelo e lottare
fino all’ultimo senza farti sottomettere dal suo
caratteraccio!
–
Annuii con decisione. Se Sirius voleva farmi sudare il suo perdono
prima di concedermelo, allora avrei sopportato di tutto pur di
ottenerlo.
- Grazie per i consigli, professore –
- Di niente – rispose lui, allungandomi il barattolo della
Polvere Volante – e in bocca al lupo… anzi, al cane! -
Risi nervosamente, prima di lanciare una manciata di sabbia nel fuoco e
urlare “Grimmauld Place numero dodici” con tutta la
voce
che avevo in corpo.
Atterrai, come previsto, nel famigerato salotto della casa. Sembrava
non ci fosse nessuno, prima che sentissi un trio di voci parlare
fittamente nella cucina illuminata dal sole.
Avanzai cautamente verso la fonte del rumore e restai congelata dalla
sorpresa quando vidi Sirius, Lucius e Narcissa seduti al tavolo a
chiacchierare davanti a dei bicchieri di tè freddo come tre
vecchi
amici.
Rimasi per qualche minuto a fissarli, non vista, come se fossero stati
i protagonisti di un quadro rappresentante l’allegoria della
Nobiltà.
Ogni gesto, ogni parola, ogni respiro era impregnato di
quell’aura di eleganza che avevo visto solo nei Black e nei
Malfoy. Un’oscura
perfezione.
Rimasi immobile davanti allo spettacolo fino a quando gli occhi di
Sirius non si voltarono casualmente verso di me, inchiodandomi in un
battito di ciglia.
- Lauren? – disse lui, con un tono indefinito e quasi
interrogativo.
Era forse irritato, felice o semplicemente sorpreso? Non ebbi modo di
capirlo, mentre mi costrinsi ad avanzare nella stanza per salutare con
un cenno timido anche Lucius e Narcissa.
- Da quanto tempo sei arrivata? –
- Poco – mentii, mordendomi le labbra – giusto
qualche minuto… non volevo disturbarvi! –
La madre di Draco mi sorrise dolcemente, mentre il padre distolse lo
sguardo per concentrarsi su un’interessante
venatura della fetta
del limone che decorava il suo bicchiere.
Da quel semplice gesto compresi che Severus l’aveva infine
liberato dall’effetto dell’Amortentia.
- Se non volevi disturbare, era sufficiente che non venissi –
rispose lui, con un filo di sarcasmo.
Di nuovo non afferrai se dicesse sul serio o se mi stesse prendendo in
giro.
- Sirius, non essere scortese! – lo rimproverò
Narcissa, invitandomi con lo sguardo ad avvicinarmi a loro.
Mossi altri due passi, senza però avere il coraggio di
sedermi
al tavolo.
La scelta era piuttosto ardua: di fianco a Sirius o di
fianco a Lucius. In pratica, un suicidio.
- Gradisci un bicchiere di tè, Lauren? –
Scossi lentamente la testa, spostando il mio sguardo dalla chioma
bionda a quella mora senza capire più un accidenti di quello
che
stavo facendo.
- Davvero preferivi che non venissi, Sirius? – chiesi
lentamente,
in un fuggevole sussurro che mi pentii subito di aver emesso.
- Mah, non saprei… - replicò lui, con gli occhi
più tempestosi del solito - …ah, diciamo di
sì!
–
Sentii una pugnalata dritta nello sterno, mi passò per la
mente
la codarda idea di togliere il disturbo e lasciare tutto
com’era
senza lottare. Ma ricordai le parole dette da Remus e decisi di
contrattaccare.
- Perché? –
- Ho molto da fare - borbottò lui, riducendo i suoi occhi a
due fessure.
- Bene, Sirius, allora vediamo di sistemare tutto rapidamente!
–
ribattei con altrettanta decisione – Possiamo parlare un
attimo
in privato, vero? –
- Perché dovremmo? –
- Perché io non lascerò questa casa fino a quando
non avrò chiarito con te in modo decente! –
Felpato mi lanciò un’occhiata assassina davanti a
quella
mia minaccia poco velata, sentii un risolino soffocato di Narcissa
provenire dalla mia destra. Non mi preoccupai della reazione di Lucius,
di lui mi sarei occupata più tardi.
- Allora? – insistetti con veemenza, invitandolo con lo
sguardo ad alzare il suo sedere dalla sedia.
- Per me puoi anche restare, la casa è grande! Basta che non
frequenti le stesse stanze dove sono io… -
Touchè.
Ma come diamine faceva ad essere così irritante?
- Non fare il bambino, Sirius! – soffiai, reprimendo il mio
istinto di ricorrere alla bacchetta.
- Non sono io il bambino, qui… -
Il suo tono colmo di insinuazione mi mandò ulteriormente il
sangue alla testa. Non erano parole poi così terribili, ma
era
proprio il suo atteggiamento a mandarmi in bestia.
- Cosa vorresti dire? Avere quasi quarant’anni non vuol dire
essere maturi… e tu ne sei l’esempio vivente!
–
- Peccato che non sia io ad urlare a sproposito davanti ad una persona
che non mi ha nemmeno invitata nella sua casa… -
Sgranai gli occhi, quando mi accorsi che perdere il controllo non era
effettivamente un atteggiamento consono al mio obiettivo. Presi un paio
di respiri, tentando di non far cadere il mio sguardo sulla smorfia
trionfante di Sirius o sulla persona di Lucius.
- Black, per favore – sputai infine, con una calma
evidentemente
imposta – gradirei che tu mi concedessi un’udienza
in
privato –
Di nuovo sentii Narcissa soffocare un risolino, mentre Sirius spostava
la sedia indietro di qualche centimetro per poi alzarsi in piedi.
- Andiamo, rompiscatole –
Il solo fatto che l’appellativo che mi attribuì
venne
velato da una sfumatura affettuosa mi rincuorò
ulteriormente. Lo
seguii senza parlare nel salotto – pensando che ci saremmo
fermati lì – ma Sirius continuò a
camminare fino a
quando non arrivammo in quella che ricordai essere la sua camera.
La camera che, a dire la verità, era un po’ anche
la mia.
Mi addentrai nella familiare stanza da letto, restando rigidamente in
piedi davanti al muro mentre Sirius si lanciò sul letto
iniziando a fissare il soffitto.
- Avanti, dimmi il perché di tutta questa sceneggiata
– mi
ordinò lui, rivolgendo tutta la sua attenzione alle assi di
legno che sovrastavano le nostre teste.
- Non è una sceneggiata, Black – ribattei con tono
risentito – e non mi dispiacerebbe se tu mi ascoltassi come
si
deve –
- Ti sto ascoltando –
Un sorriso irritante e sarcastico – che avrei definito senza
tanti giri di parole Malandrino
– si dipinse sul suo viso.
Sospirai, appoggiando la mia schiena al muro.
- Mi dispiace di non averti raccontato tutta la storia, Sirius
–
iniziai a dire, arrendendomi ad usare un tono pentito – ero
imbarazzata all’idea che tu sapessi lo stratagemma che avevo
utilizzato per tentare di uscire dal palazzo della Congrega, non volevo
che tu mi considerassi una persona che non ero e temevo che tu avresti
potuto dirlo a mio nonno… -
Black continuò a restare con gli occhi fissi sul soffitto,
ma il suo sorriso si spense leggermente.
- Ho passato le ultime settimane a tormentarmi sul perché
non
volessi dirti tutta la verità, e questi sono i motivi che mi
sono data per giustificarmi e non tornare sull’orlo della
pazzia… - confessai, senza tentare di frenare il fiume di
parole
che straripava dalla mia bocca - …ma non sono sufficienti,
considerato che avrei dovuto riporre in te tutta la mia fiducia. Il
punto, Sirius, è che io non ho mai avuto le idee chiare in
testa
riguardo ai miei sentimenti e la cosa che io temevo tu scoprissi
più di tutto era che in me si fosse sviluppata una forte
attrazione fisica nei confronti del padre di Draco… non
volevo
tu fossi geloso, non volevo tu pensassi che un Mangiamorte potesse
essere più importante di te, non volevo… beh, non
volevo
che tu capissi che in fondo non sono la donna che tu pensi ma solo una
squallida ragazzina immatura con un sacco di confusione in
testa… -
Abbassai lo sguardo verso il pavimento, sospirando di nuovo. Era dura
esporre a voce tutte quelle cose, ma sentivo di doverlo fare.
- E non lo so, non so se tra noi potrebbe esserci una
storia…
ovunque mi giri, vedo un ragazzo o un uomo che ha segnato in modo
irrimediabile la mia vita negli ultimi sei mesi e non so più
a
chi affidare il mio cuore… sai, il Daniel di cui ti avevo
tanto
parlato si è rivelato essere un Mangiamorte… -
Mi bloccai un attimo, avvertendo la pesantezza dello sguardo di Sirius
puntare sulla massa di capelli che mi copriva il viso.
- E’ il primo ragazzo che io abbia mai amato davvero e il
primo
che mi abbia amata… o che almeno abbia finto di farlo in
modo
credibile… e considerando come sembra essere finita, credo
che
non ci sia molto da dire sulla fiducia che dovrei nutrire nei confronti
dell’amore… -
Di nuovo un blocco, di nuovo mi costrinsi a respirare profondamente.
Piangere non sarebbe servito a nulla.
- Per concludere, dato che mi hai detto di avere molto da fare, vorrei
che tu mi perdonassi per aver taciuto la storia di Lucius e che tu
faccia una prova per capire che il mio rifiuto nei tuoi confronti non
è dovuto a una questione di età… no,
non sono
così selettiva… ma a qualcosa che mi fa capire
che per me
sarebbe meglio mettere un po’ di ordine nella testa prima di
buttarmi senza ragionare nella costruzione di una storia con
un’altra persona… - sospirai per la terza volta,
senza
avere il coraggio di osservare la reazione di Sirius -
…scusami
per il disturbo, grazie per avermi ascoltata –
Mossi un passo verso la porta che mi stava di fianco, ma una presa
gentile mi impedì di fuggire rapidamente come mi ero
prefissa.
La mano di Sirius mi spostò la foresta di capelli dal viso,
dandomi modo di vedere la smorfia dipinta sui suoi lineamenti.
Mi ripetei nella mente, come un mantra, che non dovevo assolutamente
piangere.
- Lauren, credo che certe cose non si possano risolvere con un monologo
così rapido… per quanto intenso… -
osservò
lui con tono serio.
- Non voglio rubarti altro tempo – mi giustificai
disperatamente,
lanciando un’occhiata alla foto che campeggiava alle sue
spalle.
- Non mi interessa, ok? Chi se ne frega del tempo, diamine! –
- Hai detto che avevi molto da fare… -
- Ho mentito, ok? Sono un Malandrino, certe abitudini sono difficili da
cancellare… - rispose lui, rivolgendomi un mezzo sorriso e
conducendomi gentilmente verso il letto.
Mi sedetti, oppressa da un senso di inquietudine. Non avrei mai
pronosticato una reazione così dolce e comprensiva.
- Perché… lo stai facendo? – balbettai
io, senza
riuscire a staccare gli occhi dalla figura di Keith Riddance
immortalata in mezzo a James Potter, Remus Lupin e lo stesso Sirius.
- Perché voglio che tu sappia che questo testone non
è
così insensibile come sembra – replicò
lui,
seguendo il mio sguardo fino a puntarlo come il mio sulla fotografia
dei Malandrini – che sono finiti i tempi in cui correvo
dietro a
tutte le gonnelle che vedevo… anzi, i tempi in cui tutte le
gonnelle correvano dietro a me! –
Ridacchiai sinceramente, davanti a quell’osservazione
autoironica. Sentii l’inquietudine dissolversi in uno
schiocco di
dita.
- Sono disposto ad aspettare il tempo che ti servirà per
rimettere a testa la tua giovane testolina – riprese lui,
scompigliandomi i capelli con una manata affettuosa – ma non
osare insultarti di nuovo, altrimenti mi Trasfiguro in Felpato e ti
sbavo da capo a piedi! –
Risi di nuovo, era la minaccia più divertente che avessi mai
ricevuto. Ebbi finalmente il coraggio di guardarlo negli occhi.
- Non ridere, sono serio! – scherzò lui, assumendo
rapidamente la forma di un grosso cane nero e altrettanto rapidamente
tornando umano.
Senza nemmeno pensarci, rivolsi di nuovo la mia attenzione alla foto
che mi attraeva come una calamita. Con la coda dell’occhio
vidi
l’espressione di Sirius farsi seria e le sue sopracciglia
unirsi
per un attimo in un arco sulla fronte.
- Tuo nonno ti ha parlato di Keith, vero? Il nostro
Ciuffetto… -
Annuii lentamente, fissando con aria rapita il ragazzo che salutava la
macchina fotografica mentre restava elegantemente appoggiato al tronco
di un albero.
- Era un bravo ragazzo, prima di andarsene da Hogwarts per le vacanze
di Natale del terzo anno. Qualcosa l’ha cambiato,
l’avevamo
notato tutti e tre al suo ritorno… e poi, la notizia della
sua
partenza per Durmstrang! – sbottò Sirius, parlando
più a se stesso che a me – Merlino, quanto mi ha
fatto
incazzare quel giorno! Parlava di Suzanne come di una pezza per piedi e
non voleva dirle che l’avrebbe lasciata per
sempre…
l’avrei preso a pugni con le mie stesse mani! Idiota che non
era
altro… e noi gli volevamo bene, abbiamo provato fino
all’ultimo a convincerlo a tirare fuori gli
attributi… ma
lui niente! E poi si è unito ai Mangiamorte e l’ha
messa
incinta senza assumersi le sue responsabilità…
Merlino,
se l’avessi qui lo ucciderei! –
Sirius si bloccò all’improvviso, come ricordandosi
della
mia presenza. Mi rivolse un debole sorriso di scuse, prima di assumere
un tono più tranquillo e controllato.
- Ma nei primi due anni è stato davvero un grande amico,
credimi. Condannerei più volentieri chi l’ha
cambiato
così tanto dalla magnifica persona che è
stato… -
sospirò, passandosi una mano tra i capelli – ma
forse era
destino che i Malandrini fossero solo tre, visto il risultato che
abbiamo ottenuto con quell’impiastro di Minus… che
teoricamente avrebbe dovuto essere il sostituto di Keith, ma non valeva
nemmeno una mezza cicca! –
- Peter Minus? Quello che ha tradito i genitori di Harry? –
chiesi con un pizzico di timore.
Sirius non si scomodò a rispondermi a voce, si
limitò ad
annuire. Distolsi finalmente lo sguardo dalla foto di Tufter, iniziando
a pensare alle parole di Felpato.
- Sai, credo che però Keith sarebbe orgoglioso di te se
potesse
vederti… credeva di essere l’unico capace di
tenermi testa
dopo un litigio! –
Sorrisi apertamente a Sirius, nonostante il groppo in gola che mi era
venuto per colpa di quelle parole.
- Avanti, Lauren, ci conviene scendere altrimenti Narcissa ci
darà per dispersi… -
Ci alzammo entrambi dal letto, mi accorsi che il mio cuore diventava
sempre più leggero ad ogni chiarimento.
- Credi che potrò parlare per qualche minuto in privato con
Lucius? –
Sirius mi guardò in modo strano, ma annuì senza
esitazioni.
- Piton l’ha liberato dalla Amortentia e ci sono voluti
giorni
per calmarlo e convincerlo che non sarebbe stato saggio farsi uccidere
da noi – spiegò lui, scendendo le scale
– ma alla
fine, tra una minaccia e l’altra, ha deciso che sarebbe stato
qui
senza tentare di scappare anche perché se Voldemort dovesse
vederlo sicuramente lo ucciderebbe per averti permesso di fuggire
–
Capivo perfettamente i motivi della scelta di Lucius. Non lo faceva per
particolare simpatia nei nostri confronti o per cambio di rotta delle
idee, ma semplicemente per non rischiare di essere linciato dai
restanti Mangiamorte.
- Non tenterà di uccidermi o aggredirmi, quindi? –
tentai di scherzare, abbozzando un sorrisetto.
- Non credo, anche perché non ha la bacchetta… ma
sarà meglio legarlo e magari torturarlo per rinfrescargli la
memoria! –
- Sirius! – protestai vivacemente, vedendo il brillio sadico
nei
suoi occhi – Noi siamo i buoni,
ricordi? Non mi farà
nulla, stavo scherzando! –
Restammo in silenzio fino a quando non arrivammo in cucina. Sirius
spiegò con aria svogliata a Narcissa e Lucius cosa avevo
intenzione di fare. Nel giro di pochi minuti mi ritrovai in solitudine
nella cucina di Grimmauld Place, con la porta chiusa e la bacchetta
puntata contro il padre di Draco seduto con un’espressione
semidivertita dipinta sul viso angelico; ero abbastanza tesa,
nonostante
sapessi che Sirius era appostato lì fuori, pronto ad
fiondarsi
nella stanza al primo rumore sospetto.
Il peso dello sguardo plumbeo di Lucius sulla mia persona mi faceva
sentire a disagio. Tenevo il coltello dalla parte del manico, ma era
come se fosse il contrario.
- Allora, piccola Silente, hai intenzione di pensare ancora per molto a
quello che desideri dirmi? O forse preferisci passare
l’intero
pomeriggio a ricompensare i tuoi occhi con la visione
dell’uomo
dei tuoi sogni più proibiti? –
Distolsi immediatamente lo sguardo da Lucius, arrossendo come un
peperone. Mi morsi le labbra, cercando di inventarmi qualcosa per
giustificare il mio lungo silenzio.
- Co… come sta, signor Malfoy? – balbettai infine,
incapace di articolare una frase più sensata.
Vidi il suo sopracciglio alzarsi di qualche millimetro, esprimendo il
suo disprezzo, in un gesto molto simile a quello di Severus.
- Come credi che mi senta, ragazzina? – commentò
lui
lentamente, calibrando le parole con attenzione – Sono nella
dimora di un traditore del proprio sangue, precisamente nella stanza
meno nobile della sopracitata dimora, a conversare con
un’irritante ragazzina che mi ha rovinato la scalata verso la
fiducia del Signore Oscuro somministrandomi una disgustosa
Amortentia… facendo la somma di tutto questo, credo che non
possa essere difficile nemmeno per te intuire il mio stato
d’animo… -
Mi morsi le labbra, sentendo i sensi di colpa picchiare contro il mio
stomaco. Era davvero stupido provare compassione per
quell’uomo?
- Signor Malfoy, mi dispiace di averle… rovinato la
vita…
- esalai con timore, ripetendo le sue parole - …non era mia
intenzione costringerla a diventare un ricercato dagli altri
Mangiamorte, non volevo che anche lei diventasse… come
noi… -
Vidi gli occhi di Lucius illuminarsi di divertimento, mentre le sue
lunghe gambe si accavallavano con un gesto elegante e fluido. Molto
simile a Sirius.
- Ti dispiace, Silente? Confesso che è davvero sorprendente
sentir uscire queste parole dalla tua boccuccia da santarellina
dell’Ordine… -
- Non sono parte dell’Ordine – gli ricordai
seccamente, stringendo la bacchetta nella mano.
- Giusto, giusto… - appoggiò il gomito sul bordo
del
tavolo, adagiandoci sopra la testa con un sorriso inquietante -
…dev’essere per questo motivo che Voldemort vedeva
un
barlume di possibilità in te –
Qualcosa in me sembrò risvegliarsi. Mi ricordai
all’improvviso delle ipotesi che mi aveva esposto Draco a
proposito dei motivi plausibili per i tentativi ripetuti di rapimento.
- Solo per questo? –
- Mi sembra già abbastanza per una ragazzina Mezzosangue e
nipote di un Babbanofilo… - replicò lui,
sembrando sempre
più divertito.
- Io non sono Mezzosangue – lo informai piattamente, notando
l’improvviso brillio d’interesse nel suo sguardo
– so
di essere figlia di una strega e di un mago, quindi non sono
Mezzosangue –
- Dici seriamente? – commentò Lucius, assumendo
una studiata aria annoiata – Buon per te, allora! –
Ci fronteggiammo per un po’ silenziosamente, prima che io
decidessi di andare dritta al nocciolo della questione.
- Lei sa chi è mio padre, vero, signor Malfoy? –
Lucius mi studiò a lungo, come valutando se fossi abbastanza
meritevole di una risposta. Alla fine tornò di nuovo con il
busto eretto, appoggiando entrambe le mani sulle sue gambe.
- Così penso, Silente, così penso –
disse infine,
sfoderando un sorriso beffardo – ma tu hai detto di saperlo
già, quindi in fondo non ti servirebbe sapere la mia ipotesi
avendo già in mano la certezza… -
Mi aveva in pugno, lo sapeva. Era un oratore troppo abile per tentare
di affrontarlo sulla retorica, avrei dovuto immaginarlo.
Decisi di aggirarlo, tentando un patetico bluff che sentivo non sarebbe
andato a buon fine. Ma non avevo altra scelta.
- Certo che ne ho la certezza – sputai con tono altezzoso,
provocando un’altra alzata del suo perfetto sopracciglio
–
volevo solo sapere da lei se fosse possibile che questo avesse un
legame con il motivo che vi ha spinto a tentare di rapirmi
così
tante volte –
Lucius sembrò sorpreso in modo autentico, finalmente. Forse
l’ipotesi di Draco era quella esatta.
- Mi sembra logico, Silente, che un padre voglia avere la propria
figlia dalla sua parte e non vederla inquinata dalla
mentalità
di chi la circonda – sussurrò Lucius, alzandosi in
piedi
– mi sembra altrettanto logico che un padre faccia di tutto
per
avere la propria figlia al suo fianco, tu non credi? –
Capii che non si stava rivolgendo solo a me, ma anche al legame tra lui
e Draco. Erano idealmente e fisicamente separati, proprio come me e il
mio presunto genitore secondo i Mangiamorte, Lord Voldemort.
- Perché non mi ha detto che ero sua figlia? –
mormorai a bassa voce, con tono deluso.
- Non gli avresti creduto, Silente -
- Perché ha lasciato che mi torturassero? – chiesi
con
tono insistente, cercando di capire fino a che punto potesse arrivare
l’amore paterno di Voldemort.
Sempre che si trattasse di amore.
- Ah, domanda interessante… - commentò Lucius,
facendo un
passo verso di me - …suppongo che lui non lo sapesse, sai?
–
Allora, forse, c’era qualcosa che gli faceva provare
dell’interesse per me. Forse la sua illusione di essere mio
padre
mi sarebbe stata utile in futuro.
- Altrimenti potrei anche ipotizzare che quello fosse un modo per
educarti
– continuò lui, avanzando di un altro passo
– dato che non ti sei dimostrata docile o propensa ad
obbedirgli,
se ricordo bene –
La mia speranza di essermi guadagnata la protezione di Voldemort si
dissolse in fumo. Chissà perché, la seconda
ipotesi di
Lucius mi sembrava la più fondata.
- Allora… allora tu volevi… volevi… -
Mi si annodò la lingua al pensiero di fare la domanda che mi
ero prefissata fin dall’inizio.
Ma dovevo sapere il vero motivo per cui Lucius desiderasse
così
tanto possedere il mio corpo, così tanto da arrivare a
dimenticare la sicurezza e da mentire a Bellatrix.
- Volevo cosa, Silente? –
Deglutii a fatica, pensando a un modo per mettere giù la
domanda
senza sembrare troppo volgare o troppo puritana. Lucius
avanzò
per la terza volta, era a un solo passo da me.
- Quel pomeriggio… quando ero nella vasca… e poi
la sera in cui sono fuggita… ecco… -
Mi bloccai di nuovo, sentendo il rossore affiorare sulle mie guance. Lo
sguardo sarcastico di Lucius mi faceva sentire terribilmente in
soggezione.
- Stai cercando di chiedermi se io avessi un doppio fine nel pretendere
un rapporto sessuale con te, Silente? – sussurrò
lui,
coprendo la breve distanza che ancora ci separava –
Sì,
è naturale che lo avessi… non crederai mica che
io provi
a sedurre tutte le ragazzine Mezzosangue che mi capitano tra le mani,
vero? –
Non risposi, abbassando lo sguardo e la bacchetta. La mano fredda di
Lucius sfiorò il mio mento, alzandomelo fino a costringermi
ad
incontrare di nuovo quei dannati occhi di piombo.
Avrei potuto urlare o fare rumore, e Sirius sarebbe intervenuto
all’istante. Avrei potuto affatturarlo, in fondo lui era
disarmato. Ma di nuovo, proprio come il giorno della mia fuga, non lo
feci.
- Sei così… tremendamente…
ingenua… -
sillabò lui con lentezza, tenendo stretto il mio viso tra le
sue
dita.
Sentivo il suo fiato caldo sulle mie labbra, non riuscivo a staccare i
miei occhi dai suoi, non avevo il coraggio di alzare la bacchetta e
puntargliela dritta nelle scapole. Sarebbe stato così
facile, in
fondo.
Ma aveva ragione, ero così tremendamente ingenua da
lasciargli campo libero. Di nuovo.
- Sai, Silente… mi sono sempre chiesto cosa ti avesse spinta
a
farmi una proposta indecente, quel pomeriggio… ad offrirmi
il
tuo corpo, contro ogni scrupolo etico e morale… -
continuò lui, avvicinando ulteriormente le sue labbra alle
mie -
…ma ora mi è tutto più chiaro.
Sì, Silente,
io ti affascino veramente… dimmi la verità,
avanti… sbaglio dicendo che qualcosa dentro di te ti spinge
a
non reagire davanti alle mie evidenti provocazioni? –
Mi dimenticai per un attimo di respirare, quando la mano libera di
Lucius si insinuò tra i miei capelli. Non ricordavo
più
che domanda mi avesse fatto.
- Merlino, è così divertente che potrei anche
approfittarne… - sussurrò Malfoy, spostando le
sue dita
dal mio mento per farle scendere fino alla mia vita.
Mi baciò, facendo scorrere la sua lingua sulle mie labbra e
poi
giocando con la mia. Non reagii, lasciando che le sue mani si
muovessero abilmente sul mio corpo. Non mi mossi neanche quando mi
ritrovai seduta sul ripiano della cucina, con la sua mano destra sotto
la maglietta e il suo bacino aderente al mio.
Non riuscivo a formare un pensiero degno di questo nome, non riuscivo
ad articolare una frase né a controllare il mio corpo.
Sentii il rumore di qualcosa che cadeva a terra, mi accorsi troppo
tardi che si trattava della mia bacchetta.
- Sai qual è la cosa divertente, Silente? –
mormorò
Lucius, mordendo con ferocia il mio collo e facendomi gemere
disperatamente – Che sei tu a decidere la durata del gioco, e
fino ad ora non hai nemmeno accennato a farlo finire… ma non
ti
biasimo, capisco che possa essere eccitante il pensiero di divertirsi
alle spalle del padrone di casa e della moglie del tuo
amante…
soprattutto se sono entrambi a pochi metri da qui, ignari della
situazione… -
Le parole di Lucius accesero in me una scintilla che non avrei mai
voluto si risvegliasse.
La voglia di trasgressione, di avere il proibito, di fare
un’azione eticamente sbagliata come quella che mi stava
suggerendo neanche tanto velatamente il mio corpo.
Ma come ero finita in quella situazione? Com’era possibile
che
Lucius Malfoy, con tutti i suoi crimini e la sua venerabile
età,
e il suo caratteraccio disgustoso, e quanto di peggio potessi
immaginare, riuscisse sempre a farmi cadere nella rete
dell’attrazione fisica?
Non Draco, non Sirius, non chi per loro.
No, Lucius Malfoy.
La persona più dannatamente sbagliata che potessi pensare.
Il movimento della mano sinistra di Malfoy mi riscosse dal miei
pensieri. Stava scivolando con lentezza dissacrante verso la cerniera
dei miei pantaloni.
- No – dissi con un’improvvisa decisione
– no, Malfoy, no! –
La mia voce, a tono fin troppo alto per sembrare ancora parte di una
conversazione pacifica, lo fece allontanare di qualche passo da me. Mi
abbassai rapida per raccogliere la mia bacchetta, prima che sentissi
Sirius bussare alla porta.
- Lauren, va tutto bene? –
Lanciai un’occhiata a Malfoy, prima di decidere che la nostra
discussione non era ancora finita.
- Sì, solo un attimo di incomprensione, Sirius! –
Attesi di sentire i passi di Felpato allontanarsi di qualche metro
prima di riprendere a fissare Lucius.
- Sei uno stronzo – commentai acidamente, risistemandomi la
maglietta e sfiorando le mie labbra con un dito come per cancellare il
segno del suo bacio.
- Eri consenziente – ribatté lui con un ghigno
divertito,
come se la mia rabbia e la mia umiliazione non fossero stati altro che
il risultato di un gioco perverso.
- Perché lo fai? –
- Perché è soddisfacente, Silente. Tu non ne hai
idea. –
Scossi la testa, facendogli capire che in fondo non ne avevo davvero
idea.
- Lo faccio perché è appagante sapere di
esercitare un
ascendente su di te, la figlia di Voldemort, la nipote di Silente, la
figlioccia di Severus… - snocciolò Lucius,
allargando il
suo ghigno davanti al mio sguardo basito - …sì,
so bene
che sei la figlioccia di Severus. E sai cosa, Silente? Per quanto tu
riesca sempre a resistere e a scappare, sono certo che un giorno sarai
tu a venire a cercarmi e a pregarmi di farti assaggiare quello a cui ti
sottrai sempre… -
Mi ci volle una manciata di secondi per capire il discorso di Malfoy,
ma quando ci riuscii non potei fare a meno di diventare color aragosta.
- Mai – ringhiai con tono ostile, tentando di contraddire
quella
profezia appena emessa da Lucius – mai, non
accadrà mai!
–
- Vedremo… io vivrò ancora a lungo… -
- Basta così, Malfoy. Non so cosa mi sia venuto in mente di
venire a parlare con te… - sbottai indispettita, marciando
verso
la porta.
- Sei così sicura di volermi lasciare così
presto?
– mi richiamò lui con tono divertito –
Dovrai
confessare al tuo amato Sirius che ti sei fatta incantare di
nuovo… -
Era vero, aveva ragione. Avrei avuto il coraggio di dire a Felpato che
ero ricaduta nell’inferno?
- Ti odio – sibilai all’indirizzo di Malfoy.
Nonostante tutto, appoggiai la schiena al muro e mi lasciai scivolare
fino a terra senza riuscire a trovare il coraggio di uscire da quella
stanza e di dire tutta la verità a Sirius.
Il tutto sotto gli occhi brillanti di soddisfazione di Lucius Malfoy.
Note dell'autrice
Buongiorno a tutti!
Dopo un altro periodo di pausa, l'ennesimo, eccomi ritornata. Auguro un
Buon San Valentino a tutti, anche se ammetto di essere piuttosto
allergica a questa festa ^^
Vi ringrazio come sempre se ancora continuate a seguirmi e vi ricordo
che mancano ormai pochissimi capitoli alla fine.
xoxo
Lady Lynx
HermioneForever92:
l'azione sconsiderata di Lauren non è poi tanto
sconsiderata, alla fine... ma non credo che qualcuno se la aspetti! ^^
E' vero, finalmente ha fatto pace con i suoi amici, ma cosa
succederà ora con il problema Lucius? Grazie per la
recensione!
Valery_Ivanov:
in effetti il perdono era piuttosto obbligatorio, anche se il rancore
portato sarebbe comunque stato comprensibile. Giudicherai tra poco se
la decisione di Lauren sarà la peggiore di tutte le
precedenti... io spero di sì! xD Grazie per la recensione!
DarkViolet92:
su Ron e Hermione avrei qualche dubbio, dato che non sono mai stati in
grandissimi rapporti, ma per gli altri sono certa che l'amicizia
continuerà. Grazie per i complimenti e la recensione!
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Capitolo 63 *** Cambio di pelle ***
Alla fine fu Sirius a decidere per me, quando aprì la porta
senza preavviso e mi vide seduta a terra nell’angolo della
stanza
con la bacchetta ai piedi.
- Lauren, ma cosa ti prende? –
Entrò anche Narcissa che lanciò
un’occhiata
interrogativa a Lucius, come per chiedergli spiegazioni, ma ricevette
in risposta solo un’elegante scrollata di spalle.
Le mani di Sirius, più forti di quelle di Lucius ma
leggermente
più rudi, mi tirarono in piedi conducendomi nel salotto.
- Lauren… ti senti bene? –
Annuii con sollecitudine, lanciando un’occhiata
all’orologio Babbano che finalmente Blaise mi aveva
restituito.
Mi accorsi che erano quasi le sei di sera, decisi di cogliere
l’occasione.
- Sirius, io devo andare… ho promesso a mio nonno che sarei
tornata per cena… - snocciolai rapidamente, mentre mi
scioglievo
dalla sua presa per andare verso il camino - …grazie per
l’ospitalità, comunque! –
- Lauren, ti ha fatto qualcosa? – chiese lui con tono
d’urgenza, alternando occhiate tra me e la cucina.
- Sirius, devo andare! – tagliai corto, mentre accendevo il
camino e prendevo una manciata di Polvere Volante – Grazie
ancora, ci sentiamo! –
Prima che Felpato potesse ribattere, mi ero già gettata
nelle fiamme ed ero atterrata ai piedi di Lupin.
Sospettavo che fosse rimasto tutto il pomeriggio in ufficio solo per
poter controllare il momento del mio arrivo.
- Allora, com’è andata? –
domandò con
discrezione il mio professore, aiutandomi a scuotere la cenere via dai
miei vestiti.
- Bene – risposi brevemente – ora mi scusi,
professore, ma devo scappare! –
Lo feci nel vero senso della parola, me la diedi a gambe partendo
dall’ufficio di Remus fino ad arrivare in un posto non
definito
del castello. Non era importante pensare a come sarei tornata indietro,
prima o poi sentivo che ce l’avrei fatta.
Mi rannicchiai silenziosamente in una delle tante rientranze del
corridoio buio in cui mi ero infilata e iniziai a piangere senza
controllo fino a quando non mi addormentai profondamente.
La notte passata in corridoio sembrò non aver preoccupato
nessuno. Probabilmente dissolsi tutti i possibili sospetti
presentandomi regolarmente a lezione il giorno dopo, con il sorriso
stampato sulle labbra e uno sguardo rilassato.
Ero ormai diventata brava a recitare, non potevo farne a meno.
Mancava poco meno di una settimana ai M.A.G.O. e l’ultima
cosa
che desideravo era perdere tempo facendomi convocare
nell’ufficio
di mio nonno per spiegargli una cosa che neanch’io ero ancora
riuscita a capire veramente.
Sarebbe stato inutile buttare via tempo prezioso per parlare con
qualcuno dell’ultimo avvenimento tra me e Lucius Malfoy,
sarebbe
anche stato controproducente.
Lasciai che il tempo mi scorresse sulla pelle, passando le giornate a
ripetere senza sosta gli argomenti di esame, affiancata da Draco,
Blaise, talvolta Harry e i suoi due amici.
Eludevo la solitudine, al contrario del solito. Restare da sola mi
avrebbe permesso di pensare e non sarebbe stato intelligente lasciare
che la mia mente vagasse tra gli ultimi ricordi.
Sembrai riuscire a farla bere a tutti per un tempo immemorabile.
Riuscii addirittura a passare i M.A.G.O. senza tanti problemi, da
quanto avevo studiato e mi ero prodigata. Naturalmente non fui
l’unica, quell’anno nessuno venne rimandato.
Purtroppo, mancavano altri tre giorni alla fine dell’anno
scolastico nonostante gli esami fossero già finiti.
Partita Grifondoro/Serpeverde, ballo di fine anno, ritorno a casa.
Giornate piuttosto leggere, ma rovinose per me dato che non avrei
più avuto ragione di seppellire la mia mente tra i libri per
dimenticare Malfoy senior.
Fu con mio grande dispiacere che mi alzai la mattina della partita di
Quidditch, con due occhiaie lunghe fino ai piedi.
- Hai dormito male, Lauren? – mi chiese gentilmente Hermione
che,
da quando le avevo spiegato un passaggio del libro di Incantesimi
Avanzati a pochi minuti dall’esame scritto, mi trattava in
modo
stranamente dolce.
- Mmm… - mugolai controvoglia, in un tentativo di dare il
mio assenso.
Ad essere sincera, non avevo proprio dormito. Ma non era il caso di
affliggere i giocatori presenti – Draco, Blaise, Harry e
Ronald
– con i miei problemi di insonnia.
- Avanti, Lauren! – urlò Neville con un sorrisone
sul viso
– Sarà la partita migliore dell’anno!
–
Ringraziai il cielo di aver lasciato la squadra di Serpeverde con
grande anticipo, probabilmente se quella mattina avessi dovuto giocare
in quelle condizioni Draco mi avrebbe massacrata a suon di Cruciatus.
Metaforicamente parlando, si intende.
Tentai di abbozzare un sorriso all’indirizzo di Neville, ma
mi
bloccai quando vidi l’inconfondibile figura di Severus
avvicinarsi al nostro tavolo.
Avevo sentito i suoi occhi su di me dalla mattina seguente la mia gita
a casa di Sirius. Probabilmente era l’unico che non si era
lasciato ingannare dalla facciata allegra e sorridente che avevo
costruito nella ultime due settimane per sopravvivere agli esami e alla
scuola.
Persino dopo le lezioni di Pozioni potevo sentire i suoi occhi fissi su
di me, anche quando apparentemente lui sembrava non esserci.
Si fermò alle spalle di Ronald, tirandogli uno scappellotto
sulla nuca con aria di disapprovazione.
- Vedo che l’educazione a tavola rimane un mistero per te,
Weasley – commentò Severus, nel vedere il tavolo
spruzzato
di latte e costellato di cereali masticati – mangia come
Salazar
comanda, per Merlino! –
Sentii i miei vicini di tavolo ridacchiare, persino Harry e Hermione,
davanti all’espressione confusa di Ronald. Davanti alla mia
serietà, il sopracciglio destro di Piton si
inarcò.
- Sono venuto a porgere i miei migliori auguri alla squadra di
Serpeverde… o, per meglio dire, al Capitano che spero
riferirà tutto ai suoi componenti a tempo debito! –
Guardò Draco che sorrise apertamente, tirando una leggera
gomitata a Blaise. Anche le labbra di Severus si piegarono per un
attimo, prima che i suoi occhi tornassero su di me.
- Signorina Silente, la vedo… assente! –
Osservazione acuta. Con ogni probabilità si era fatto un
giretto
nella mia mente e aveva visto che era completamente vuota.
- Saranno gli esami, professore… - mi difese allegramente
Blaise, sfiorandomi con gesto affettuoso la spalla.
Annuii in un tentativo di assenso, ma senza sforzarmi troppo. Sapevo
che tanto Severus non se la sarebbe bevuta.
Attesi con un pizzico di ansia che mi ordinasse di alzarmi e di
seguirlo nel suo ufficio, ma non accadde niente di quello che pensavo.
- Allora in bocca al lupo per la partita – disse Piton con
tono
distaccato, prima di allontanarsi seguito dal suo ampio mantello nero.
Non sapevo se sentirmi sollevata per aver scampato un probabile
interrogatorio o se preoccuparmi per l’improvviso
disinteresse di
Piton.
Non ebbi tempo di preoccuparmi, Draco mi afferrò per un
braccio
trascinandomi verso l’ingresso della scuola. Ci seguirono
anche
Blaise, Harry, Hermione, Ronald e buona parte della tavolata.
Per i giocatori era giunta l’ora di andare negli spogliatoi,
per gli spettatori quella di posizionarsi sulle tribune.
- Tiferai Serpeverde, vero? – mi chiese Draco, invitandomi ad
acconsentire con un’occhiata esplicita.
- Sono neutrale… - mormorai controvoglia, soffocando allo
stesso tempo uno sbadiglio.
Avrei dovuto sostenere fino alla morte la Casata di Drake e Blaze, in
teoria, ma avendo familiarizzato anche con Harry non me la sentivo di
schierarmi apertamente.
- Va bene, ma in quale tribuna andrai? – insistette Blaise,
affiancandosi alla mia destra mentre proseguivamo verso lo stadio.
Riflettei rapidamente – per quanto le mie cellule spossate me
lo
permettessero – e decisi infine che quella di Serpeverde era
la
meno rischiosa. Almeno non avrei incontrato pericolosi professori
impiccioni come Minerva, Remus o magari anche mio nonno.
- La vostra… - sospirai a fatica, chiedendomi se non fosse
meglio per me andare a dormire piuttosto che assistere alla partita di
Quidditch.
Decisi di rimanere solo perché eravamo ormai arrivati allo
stadio e perché credevo che se avessi dovuto tornare
indietro al
castello da sola mi sarei addormentata di botto a metà
tragitto.
Salutai quindi i giocatori di entrambe le squadre e seguii Hermione
sulla scala che conduceva alle tribune. Arrivate in cima ci separammo
lanciandoci timidi sorrisi. Avanzai insicura verso il fondo della fila
dopo aver avvistato il muro affiancato all’ultimo posto
–
un muro che esprimeva una strana idea di comodità per chi
volesse appoggiarsi per qualche ora.
Chiusi gli occhi, approfittando della solitudine per provare a
schiacciare un pisolino. Peccato che ci fosse gente decisa a
schiamazzare anche prima dell’inizio della partita. Peccato
che
l’immagine di Lucius continuasse a ridisegnarsi meschina
davanti
ai miei occhi.
Sussultai spaventata quando una mano si appoggiò sulla mia
spalla, spalancai gli occhi combattendo contro il sonno agitato che mi
cullava con violenza.
- P-professore… - balbettai con voce incrinata, cercando di
tenere gli occhi aperti.
- Ho come l’impressione che tu non sia in salute come tenti
di
far credere, signorina Silente – sentenziò
Severus, senza
accennare a sedersi.
- Non si preoccupi per me… - sbadigliai faticosamente,
sentendo
le lacrime minacciare i miei occhi - …si sieda e si goda la
partita! –
- Sei al mio posto – mi informò lui con tono
asettico.
Balzai in piedi con aria colpevole, guardandolo con aria di scuse e
mormorando tutte le frasi di perdono che mi venivano in mente.
Alzò il suo sopracciglio destro, bloccando
all’istante il
mio sproloquio.
- Non sprecare fiato nelle scuse, non credo che oggi
assisterò
alla partita e quindi non mi servirà il posto riservatomi
– disse Severus, lanciando un’occhiata distratta al
campo
nel quale iniziavano a disporsi le squadre – andiamo
–
Impiegai qualche minuto a capire quello che aveva detto il mio
professore, mi ritrovai quindi a corrergli dietro per stare al suo
passo, scavalcando decine di piedi e rischiando di cadere ripetutamente.
Quasi rotolai giù per le scale inciampando da sola, ma
provvidenzialmente Severus si fermò prendendomi al volo e
lanciandomi uno sguardo sarcastico.
- Se desideri così ardentemente volare, mi chiedo
perché
tu non sia in campo con i componenti della squadra di Serpeverde
–
Non risposi, limitandomi a mormorare qualche ringraziamento insensato.
Da quell’incidente della scala in poi, Severus mi fece
proseguire
davanti a lui – probabilmente pronto ad afferrarmi al volo in
caso tentassi di nuovo il suicidio.
Nonostante tutto, arrivammo sani e salvi nei Sotterranei di Hogwarts.
Essendo maggio, non c’era più il terribile freddo
umido
che mi aveva infastidito tanto nei primi mesi. Quando mi sedetti sulla
– ormai mia
– sedia, sentii la testa ciondolare sulla mia spalla e gli
occhi chiudersi automaticamente.
Avevo sonno, troppo sonno.
Non
dormivo da giorni e nemmeno il timore della rabbia di Severus mi
trattenne dall’assopirmi nel suo ufficio dopo quella che mi
era
sembrata una convocazione ufficiale.
Solo quando sentii un liquido denso percorrere la mia gola e stimolare
i miei nervi spalancai gli occhi mettendo di nuovo a fuoco la stanza
– consapevole della mia maleducazione e sconsideratezza.
- Ben svegliata, signorina Silente – mi salutò lui
con
tono ironico, stringendo tra le sue dita una fialetta ormai vuota.
- Professore, mi dispiace di… -
- Basta così – mi interruppe seccamente lui,
andando a
sedersi al suo consueto posto – non ti ho chiamata per farti
la
predica o per sentire le tue giustificazioni –
“Allora per cosa?” pensai
automaticamente, dimentica
per un attimo della grande abilità di Severus nella lettura
del
pensiero.
- Per sentire i motivi di questa degenerazione –
replicò
lui con tono piatto, sospirando teatralmente – e non dirmi
che
non c’è stata nessuna degenerazione,
perché sai
bene che sarebbe solo una perdita di tempo per entrambi –
Provai per un attimo l’impulso di negare tutto, come lui
aveva
previsto, ma alla fine cedetti dicendomi che era solo questione di
giorni prima che tutto quello finisse.
- Ho avuto una ricaduta con Lucius Malfoy – confessai di
getto,
senza nemmeno pensarci – non volevo che qualcuno lo
sapesse… soprattutto Draco e Sirius… e credo che
lei
possa sapere il perché… -
Severus non rispose, limitandosi a lanciarmi un’occhiata
penetrante e poi sospirando di nuovo.
Non lo avevo mai visto così aperto nel manifestare i suoi
pensieri.
- C’è altro, immagino –
Non era una domanda, era un’affermazione. Un
ordine velato nel vuotare il sacco, in poche parole.
Aveva ragione, naturalmente, c’era altro. Ma non
gliel’avrei mai detto perché farlo avrebbe
compromesso
tutti i miei progetti.
- C’è altro – ribattei con tono neutro,
lasciando
intendere che non ero disposta a dire però in che cosa
consistesse quel tipo di “altro”.
Severus non insistette, non era nel suo stile. Agitò
pigramente
la bacchetta fino a far atterrare il Pensatoio sulla scrivania che ci
separava. Sospirai, sentendomi incredibilmente frustrata.
- Sì, è irritante, vero? – disse lui,
esprimendo
tutto quello che pensavo a voce alta – Ma tuo nonno ha avuto
l’idea geniale di affidare a me il compito ingrato di
mostrarti
quello che spero sia l’ultimo ricordo che sarai costretta ad
assorbire nelle mie stanze, quest’anno… -
Fece una pausa, accorgendosi che stava divagando. Divagare non era nel
suo stile.
- Daniel Dwight, come hai ripetutamente chiesto – mi
spiegò brevemente, accennando con la testa al Pensatoio
–
è una raccolta a lui dedicata, sta a te decidere quando
entrare
nell’incubo –
Gli accennai un sorriso, ma lui non rispose. Rinfoderò la
bacchetta nel mantello e si prese la testa tra le mani, sembrando
all’improvviso incredibilmente fragile e stanco.
Persi di colpo tutto l’interesse per il Pensatoio,
concentrandomi sulla figura di Piton.
Sicuramente si celava qualcosa di grave dietro a
quell’atteggiamento, non si era mai mostrato davanti ai miei
occhi in modo così… umano.
- Signorina Silente, ha intenzione di fissarmi ancora per molto?
– chiese lui con tono acido, osservandomi da dietro la gabbia
costruita dalle sue pallide dita.
Arrossii leggermente, scossi la testa, mi alzai in piedi per entrare
nella compilation dedicata a Daniel.
Mi appuntai nella testa che, una volta visti i ricordi di Riddle
junior, avrei dovuto indagare su cosa affliggesse Severus.
Sala Grande di Hogwarts,
probabilmente ora di cena.
- Ho sempre detto che
sarebbe
delizioso organizzare uno scambio culturale con una Scuola Magica
italiana, ragazzo mio – commentò mio nonno
all’indirizzo di Severus, mentre inforchettava un pezzo di
lasagna.
- Non lo ritengo
necessario, Albus
– replicò il diretto interessato a labbra strette,
fissando con sospetto il cibo che giaceva nel suo piatto.
- Ah, non sai cosa ti
perdi! – lo rimproverò allegramente Remus, seduto
di fianco a lui.
Severus restò
testardamente
fermo a squadrare prima la lasagna intonsa, poi il rumoroso tavolo del
Primo e Secondo anno. Scommettevo che nella sua mente stessero passando
diapositive con mille idee per le punizioni.
- Sei sicuro che non ti
piaccia, ragazzo mio? – riattaccò mio nonno,
appoggiando una mano sulla spalla di Piton.
- Certo, Albus
–
- Allora posso favorire?
–
Severus annuì
lentamente,
spostando la sua lasagna nel piatto vuoto di mio nonno e continuando a
fissare gli studenti. Quelli che per sbaglio incontravano il suo
sguardo, si affrettavano a distoglierlo impauriti.
- Davvero non capisco,
Severus
– borbottò mio nonno con aria dubbiosa –
come tu non
possa apprezzare questa delizia… -
Piton non ebbe
però tempo di
replicare, preceduto dall’apparizione di uno studente
inconfondibile davanti alla porta della Sala Grande.
Daniel Dwight.
I mormorii iniziarono a
serpeggiare
per la stanza, mentre mio nonno e Severus si alzavano in piedi
contemporaneamente. Il primo tentò di pulirsi la bocca
mentre
camminava il più rapidamente possibile verso la figurina
stagliata davanti all’entrata della Sala. L’altro
lo
precedette senza troppa fatica, mentre scoraggiava con delle
occhiatacce tutti quelli che davano l’impressione di volersi
impicciare.
- Signor Dwight!
– lo salutò mio nonno con voce piena di
apprensione – Sono giorni che la cerchiamo! –
Daniel sorrise
debolmente, massaggiandosi la testa con aria sofferente.
- Professor Silente
– rispose
infine, sembrando evidentemente a disagio sotto lo sguardo inquisitore
di Piton – mi sono risvegliato solo poche ore fa dalla
fattura
che ci era stata lanciata e non so nemmeno che giorno sia
oggi… -
- Venti febbraio
– lo informò Severus con voce gelida –
dove si trova la signorina Silente? –
Daniel
arrossì, si stropicciò le mani, mentre nella Sala
iniziavano a levarsi brusii curiosi.
- Silenzio –
sibilò
Piton, facendo stranamente tacere anche gli studenti più
lontani
– tornate tutti nei vostri dormitori –
- Severus, non possiamo
impedire loro
di parlare o di terminare la deliziosa cena che si trova nei loro
piatti – osservò mio nonno, rivolgendo un sorriso
rassicurante a Dwight – sarà meglio che siamo noi
a
spostarci… vuoi seguirci, Daniel? –
Notai il repentino
passaggio dal lei
al tu operato da mio nonno nei confronti dello studente appena tornato.
Non riuscii a trovare una spiegazione plausibile a quel cambiamento di
rotta.
Seguii il terzetto fuori
dalla Sala
Grande senza poter fare a meno di origliare alcuni dei discorsi dei
tavoli vicini. Arrivammo infine davanti all’ufficio di mio
nonno,
come avrei potuto facilmente prevedere. Una volta che tutti si furono
accomodati, vidi Daniel fissare con astio Severus.
- Qualcosa non
è di suo
gradimento, signor Dwight? – chiese Piton dimostrando
evidente
fastidio e facendo quasi sorridere il Preside.
Riconobbi la frase usata
con me al mio ritorno, iniziai a pensare che facesse parte di un suo
preciso repertorio.
- Non capisco
perché lei sia
qui, professore – replicò lui con sguardo
brillante di
insolenza – in fondo non credo che il professor Silente abbia
bisogno di aiuto nel sentire il mio racconto –
- Questo lascialo
decidere a noi
– rispose acidamente Severus, assumendo
un’espressione
minacciosa che sapeva molto di “se non taci ti
avveleno”.
Fossi stata in Dwight,
avrei avuto
davvero molta paura. Lui invece non sembrò molto
impressionato e
rivolse la sua attenzione verso mio nonno.
- Daniel, caro ragazzo
–
esordì lui, donandogli un altro caldo sorriso –
posso
offrirti una Cioccorana? –
- Una…? No,
ehm… grazie… - borbottò lui, sembrando
spiazzato e anche un po’ imbarazzato.
- Dimmi,
allora… te la senti di raccontarmi cosa è
successo qualche sera fa? –
Daniel sembrava aver
previsto quella
domanda perché non esitò un attimo prima di
iniziare a
raccontare la sua versione dei fatti. Inutile dire che fu piuttosto
differente dalla realtà.
Disse che eravamo ancora
all’interno di Hogsmeade quando avevamo sentito i rumori alle
nostre spalle – nonostante fossimo in periferia dato che io
avevo
insistito per appartarmi con lui – e che aveva tentato di
difendermi strenuamente mentre io ero rimasta paralizzata dalla paura.
Non aveva visto i colpevoli perché avevano il viso coperto e
alla fine, dopo incantesimi su incantesimi, ci avevano affatturato
entrambi dato che erano molti più di noi.
Non pensava fossero
Mangiamorte,
però. Disse che avevano giocato
“pulito”. Concluse
affermando di essersi risvegliato su una collina fuori Hogsmeade,
sdraiato nella neve, da solo. Non sapeva dove io fossi finita.
Riflettei per un attimo
sulle sue
parole, dicendomi che alla fine la mia coscienza aveva come sempre
ragione. Non mi chiesi come Severus e mio nonno avessero potuto
credergli, dato che anch’io l’avrei fatto se non
fossi
stata a conoscenza della realtà dei fatti.
- Bene, Daniel, ti
ringrazio per il tuo aiuto… immagino che ora tu non voglia
fare altro che riposare, vero? –
Dwight annuì
convinto, alzandosi in piedi di scatto. Per un attimo vidi un lampo di
sollievo attraversare il suo sguardo.
- Io suggerirei di
verificare le sue
parole, però, Albus – intervenne Severus,
ricevendo in
cambio l’ennesima occhiataccia da Daniel – per
correttezza
nei confronti degli altri studenti interrogati e per avere una maggiore
possibilità di trovare la signorina Silente –
Mio nonno
annuì, senza mostrare la minima sorpresa. Capii che era
stata una mossa concordata in anticipo.
- Ma stai tranquillo,
Daniel, lo
faremo tra qualche giorno per darti il tempo di riprenderti…
-
lo rassicurò mio nonno - …ora segui il professor
Piton
che ti porterà in dormitorio e ti darà
la nuova
parola d’ordine –
Severus uscì
immediatamente dall’ufficio, probabilmente più che
deciso a lasciarsi dietro Dwight.
Feci appena in tempo a
pensare che la
vaghezza della data dell’interrogatorio non avrebbe dato modo
a
Daniel di prepararsi mentalmente, prima che il ricordo si dissolvesse
attorno a me.
Nuova mente, nuovo
episodio, stesso ufficio.
Sembrava esserci uno
strano legame
tra la stanza di mio nonno e l’uso di Veritaserum, come se
funzionasse solo tra quelle mura.
Daniel arrivò
accompagnato dal
professor Lupin, mentre i due inquisitori – mio nonno e
Severus
– sorseggiavano con calma due tazze di tè
bollente.
Dall’aroma sprigionato riconobbi l’inconfondibile
Earl Grey.
Una terza tazza,
anch’essa fumante, giaceva sul bordo della scrivania. Intuii
fosse quella corretta al Veritaserum.
- Ah, Remus e il caro
Daniel! – salutò mio nonno con tono allegro
– Entrate, entrate! –
- So che non mi
aspettava, professor Silente, ma ho deciso di passare per portarle le
carte di cui aveva bisogno… –
Remus
appoggiò sul ripiano della scrivania un plico di pergamene,
osservato con attenzione da Daniel.
- Vuoi una tazza di
tè anche tu, Remus? – gli chiese mio nonno,
indicandogli quella sul bordo della scrivania.
Lupin esitò
un attimo, prima
di declinare l’offerta e uscire con calma
dall’ufficio.
Dwight si sedette quindi davanti a mio nonno, senza staccare gli occhi
dalla bevanda che gli stava davanti.
- Puoi berla, se vuoi,
ragazzo mio – lo invitò mio nonno con tono
noncurante.
- Ah, non dovete
inquinarla con il
Veritaserum, prima? – attaccò lui con sguardo
furbo
– O forse l’avete già fatto prima del
mio arrivo? -
- Non sappiamo di cosa
tu stia
parlando, Dwight – sputò Severus con tono carico
di
disprezzo – Non farneticare -
- Veritaserum? Merlino,
come credi
che io possa averla offerta a Remus sapendo che contiene una pozione
potenzialmente pericolosa? E come puoi pensare che io possa rischiare
di mettere in pericolo di vita un mio studente? – gli fece
notare
mio nonno con tono candido.
L’argomentazione
sembrò
convincere Daniel. Io non ci cascai, sapevo benissimo che quei due
erano abilissimi bugiardi in caso di bisogno.
- Allora, possiamo
iniziare la nostra
conversazione – continuò mio nonno con tono
amabile,
mentre Daniel sorseggiava lentamente il suo fatale tè
–
cosa ne dici di parlare prima di tutto della notte del 14 febbraio?
–
Ascoltai con attenzione
la voce di
Daniel descrivere nei dettagli la maledetta sera che mi aveva portata
in mano ai Mangiamorte, questa volta in modo impeccabile e veritiero.
- Conosci i colpevoli?
– chiese Severus con tono piatto, alla fine del racconto.
- Sono stati i
Mangiamorte, erano Lucius, Bellatrix e Antonin –
Rabbrividii nel sentire
che li chiamava per nome, come se per lui fossero stati vecchi amici.
-
Cos’è successo una volta Schiantata Lauren?
–
- Mi hanno risvegliato
dalla
Schiantesimo che avevano lanciato anche a me per non farla insospettire
e ci siamo Smaterializzati tutti e quattro nel palazzo della Congrega
Oscura –
- Prosegui –
gli ordinò Severus, con le mani fermamente strette sui
braccioli della sedia su cui era seduto.
Mio nonno non parlava,
lasciava che
fosse Piton a fare le domande. Sul suo volto erano scavati molti
più anni di quanti non ne avesse in realtà.
- L’abbiamo
mostrata a mio
padre, prima che lui ordinasse loro di portarla nel salotto e di
aspettare che si svegliasse. Io sono rimasto con lui, doveva parlarmi
di quello che avrei dovuto fare una volta tornato a scuola. –
- Chi è
questo padre di cui tu parli? –
Daniel si morse le
labbra con forza, come per impedirsi di svelare un segreto
importantissimo.
- Lord Voldemort
– sussurrò in modo a malapena udibile.
Vidi Severus sussultare,
mentre mio nonno assumeva un colorito cereo.
Rimasero immersi nel
silenzio per qualche minuto, prima che Piton si decidesse a riprendere
in mano la situazione.
- Hai rivisto Lauren
dopo quella sera? –
- Sì, un paio
di volte.
L’ho baciata, dormiva come un angioletto… -
mormorò
lui, mentre gli occhi gli si accendevano di qualcosa di indefinito -
…sta bene, lei sta bene. –
Mio nonno
tirò un sospiro di sollievo, mentre Severus si alzava in
piedi.
- Se non
c’è altro da
chiedere, Albus, credo sia il caso di consegnarlo a Madama Chips e di
proseguire nella ricerca di Lauren – osservò lui,
sembrando leggermente sconvolto.
- Solo
un’ultima cosa, ragazzo
mio – lo fermò mio nonno, puntando i suoi occhi
dritti su
Daniel per la prima volta dall’inizio del ricordo –
dove si
trova precisamente il palazzo della Congrega Oscura di cui parlavi
prima? –
Vidi un orribile ghigno
trionfante dipingersi sui dolci lineamenti di Dwight, illuminando i
suoi occhi di una luce malefica.
- Vada a chiederlo a mio
padre – rispose lui con tono arrogante –
è lui il Custode Segreto –
I ricordi sembrarono essere terminati, tanto che mi ritrovai di nuovo
nell’ufficio di Severus.
Aveva ancora la testa tra le mani, sembrava ancora incredibilmente
fragile per essere lui.
- Professore… si sente bene? – gli chiesi
esitante, temendo di attirarmi contro la sua rabbia.
- Certo – replicò lui con tono freddo, ma meno
convinto
del solito – e ora, signorina Silente, se hai visto entrambi
i
ricordi ti chiederei di riportare il Pensatoio a tuo nonno –
Annuii rapidamente, prima di ricordarmi che non mi stava nemmeno
guardando.
- E’ sicuro di non avere bisogno di niente? –
Alzò lo sguardo, fissandomi in un modo indecifrabile, prima
di sospirare di nuovo.
- No, Lauren, grazie. Ora vai, per favore. –
Obbedii immediatamente, cullando tra le mie braccia il Pensatoio, senza
poter fare a meno di scervellarmi sul perché di quello
strano
atteggiamento di Severus.
Quella sera però mi dimenticai quasi del tutto del mio
professore, tutta presa dal doppio festeggiamento organizzato nella
Sala Comune del dormitorio del Settimo anno.
Da brava Responsabile avrei forse dovuto oppormi, ma sarebbe stato
impossibile smorzare l’entusiasmo dei Serpeverde e dei
Grifondoro.
Sì, esatto,
entrambe le
Casate festeggiavano. Per la prima volta in tutti quei secoli, il
Torneo di Quidditch di Hogwarts era terminato in un incredibile
pareggio. Serpeverde aveva vinto la partita di quella mattina, ma i
punteggi finali erano esattamente gli stessi.
585 punti per Grifondoro e Serpeverde, 500 per Corvonero, 320 per
Tassorosso.
Mi ritrovai quindi presa in una baraonda ingestibile, tra bottiglie di
Whisky Incendiario e palloncini dei Tiri Vispi Weasley, tra coppiette
innamorate e imbucati minori di diciassette anni.
L’unica cosa che mi preoccupai di fare per mantenere la
legalità fu controllare assiduamente che nessuno degli altri
dormitori si introducesse nel nostro. Non avrei sopportato la vista di
Ginevra o Astoria in modalità flirt con Draco e Blaise.
Quella sera vidi per la prima volta Hermione ubriaca, Ronald ballare
con Pansy, Draco e Harry esultare insieme per il risultato del
Quidditch.
Mi dovetti giustificare decine di volte con Blaise per non aver
assistito a neanche una delle partite che aveva giocato, dovetti
promettere che una volta entrato in una squadra di professionisti sarei
andata ad almeno una delle sue partite.
Dopo il primo, lungo momento di euforia – durò
dalle nove
circa a mezzanotte – tutti sembrarono calmarsi. Il principale
argomento era il Ballo che ci sarebbe stato il giorno dopo, molti
però fantasticavano anche sul loro possibile futuro.
Sentii Hermione parlare di un colloquio da professoressa di Hogwarts,
Harry insistere con Ronald sul fatto che anche lui potesse diventare un
Auror, Lavanda e Daphne mettersi d’accordo per fondare una
casa
di moda magica.
Non più preoccupata dal fatto che potessero smantellare la
Sala
Comune, lasciai tutti senza farmi notare e salii con discrezione nella
mia stanza.
Senza nemmeno mettere il pigiama, mi rannicchiai sotto le coperte e
sospirai pesantemente.
Tutti sembravano avere un’idea, anche se magari solo
abbozzata, per il loro futuro.
Io no. Avrei potuto fare qualsiasi cosa, forse, ma con ogni
probabilità era proprio quello il problema.
Rinunciai presto a riflettere sul mio futuro. Mi dissi che in fondo, se
avessi rispettato la decisione presa qualche settimana prima, non avrei
avuto bisogno di pensarci.
Quella notte sognai Severus - e non più il dannato
Lucius
- che mi fissava mentre io mi allontanavo senza accorgermi della sua
presenza.
Forse, in qualche modo, si sarebbe rivelato il mio primo sogno
premonitore.
Note
dell'autrice
Buongiorno
a tutti!
Come
potete notare, siamo quasi giunti alla fine (quante volte l'ho
già scritto, ormai?). Tutte le vostre domande avranno una
risposta nel giro di pochi capitoli, e poi ci saluteremo per qualche
periodo. Ah, ma rimando i saluti al vero ultimo capitolo ^^
Intanto
vi ringrazio come sempre per la vostra assiduità nel
seguire questa storia infinita, in particolare Shion Shikage
che
la ha aggiunta recentemente alle Seguite.
Ho
solo una piccola richiesta per voi: ho notato che le recensioni
diminuiscono di capitolo in capitolo e vorrei gentilmente sapere il
vostro sincero parere su questi ultimi capitoli per aiutarmi a capire
come migliorare per le mie storie future.
Naturalmente
non è un obbligo, solo un invito
ad
aiutarmi a rendere le mie fanfiction più gradevoli per tutti.
xoxo
Lady
Lynx
DarkViolet92:
Lauren non ha fatto in tempo ad avvertire Lucius di questo piccolo
dettaglio, il che è un peccato perchè sarebbe
stato interessante vedere la sua reazione proprio come hai detto tu. E,
ancora sfortunatamente, non ha avuto il coraggio di confessare a Sirius
quello che era successo. Grazie per la recensione!
Valery_Ivanov:
ah, manca proprio poco per toglierti questo dubbio ^^ in
effetti Lucius è molto affascinante anche se un po' fuori
portata dal punto di vista dell'età, ma lo stesso
è Draco... ardua decisione! xD Grazie per i complimenti e la
recensione!
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Capitolo 64 *** Il peso del mondo ***
Era arrivato, alla fine.
Il mio ultimo giorno a Hogwarts, l’addio a quel grande
castello che avrei sempre portato nel mio cuore e che in un anno mi
aveva lasciato più che tutto il resto del mondo nei
precedenti sedici.
- Non ti senti un po’ malinconica, Lauren? –
Sorrisi tristemente a Draco, accarezzando con la punta del piede la
superficie fresca dell’acqua del Lago Nero.
- Abbastanza, sì… - confessai a cuor leggero,
prima di ritornare con lo sguardo fisso sui giovani studenti che si
rincorrevano per il grande parco della scuola.
- E tu, Blaise? –
Il nostro amico non rispose, camuffando un mugolio dispiaciuto con una
specie di starnuto e facendoci ridere tutti e due.
- Tra poche ore lasceremo questo posto che abbiamo sempre maledetto per
i troppi compiti e i professori malefici, e lo rimpiangeremo! Quanto
è assurda la vita… -
- Dai, Draco, non essere così melodrammatico! – lo
rimproverai divertita, sentendo che gli sarei sempre stata riconoscente
per la sua abilità nel distrarmi dai pensieri orrendi che
affollavano la mia testa.
- Infatti, Drake, esulta per il fatto che tra poco saremo ufficialmente
liberi! – rincarò Blaze, sfoderando un sorriso
entusiasta.
- Bene, forse avete ragione – si arrese lui, sdraiandosi
beatamente sul prato – credo che inizierò a farmi
le seghe mentali questa sera dopo il Ballo –
Lo imitai, chiudendo gli occhi e cercando di non pensare a quello che
mi avrebbe attesa una volta fuori da lì.
All’improvviso mi ricordai che avevo molto da fare prima di
quella sera, oltre ad assumere un aspetto decente almeno per
l’ultimo giorno di scuola.
- Ragazzi, mi spiace abbandonarvi ma ho degli impegni che non possono
attendere – li avvertii, alzandomi in piedi e notando con
sollievo che non sembravano essere poi così sorpresi
– ci vediamo stasera, ok? Magari questa volta in Sala Comune,
se per voi non è un problema… -
- Non ti preoccupare per noi, vai pure a farti bella –
replicò Draco con tono malizioso – non sia mai che
sia la volta buona per farti divertire un po’, stasera!
–
Aspettai che aprisse gli occhi per fargli una linguaccia divertita. Mi
allontanai rapidamente verso il castello, iniziando ad elaborare nella
mia mente tutto quello che avrei dovuto scrivere in poche ore.
Quando sentii i passi e le voci delle mie compagne di stanza risalire
verso la scala, mi affrettai a riporre nel baule la penna e le
pergamene già scritte.
Appena in tempo per trovarmi davanti Pansy, Lavanda e Daphne con facce
sconvolte e agitate.
Mi accorsi solo in quel momento, sillabando distrattamente nella mia
mente i loro nomi, che avevano tutte e tre nomi di piante.
Viole del pensiero, lavanda e alloro.
Quel dettaglio mi sembrò comico, tanto che mi misi a ridere
senza motivo davanti alle loro espressioni basite.
- Lauren, ma ti senti bene? –
Mi affrettai a riprendere il controllo e annuii con una smorfia seria.
- Scusatemi, dev’essere la tensione per il Ballo –
mentii leggermente, iniziando a tirare fuori dal mio baule il vestito
regalatomi da Harry e Ronald ma stando attenta alle carte appena
riposte.
In pochi minuti nella stanza si scatenò un putiferio che
coinvolse anche alcune ragazze delle altre stanze. Iniziò un
contrabbando di accessori e trucchi che immaginavo non fosse destinato
a finire presto.
Io, dal mio canto, mi infilai il mio vestito rosso e un paio di
decolleté gentilmente datami da Pansy limitandomi a
truccarmi in modo essenziale. Non avevo assolutamente voglia di
attirare l’attenzione e nemmeno di far attendere inutilmente
Draco e Blaise.
Alle sette in punto scesi le scale che portavano alla Sala Comune e
dovetti fare uno sforzo immane per non sbavare sulla moquette che
ricopriva il pavimento. Ringraziai il cielo che il Ballo di fine anno
non contemplasse l’obbligo di presentarsi in coppia,
altrimenti ero abbastanza certa che avrei tentato di ammazzare con le
mie stesse mani le probabili compagne di quei due.
- State molto bene – mi complimentai timidamente, cercando di
non fissarli in modo troppo ostentato.
- Noi stiamo sempre
bene – replicò orgogliosamente Blaise, avanzando
di un passo verso di me – ma qui abbiamo una damigella che si
è superata dall’ultima volta! –
- Modestamente, è merito nostro! – intervenne
Ronald, scendendo dal dormitorio maschile con Harry alle calcagna.
- Merito vostro, Weasley? – sghignazzò Draco di
gusto – Non sapevo faceste i curatori d’immagine
per ragazze! –
- Infatti non lo siamo, le abbiamo solo fornito il vestito! –
gli ricordò Harry con un sorriso.
Nessuno dei miei due amici rispose, decisi di toglierli
dall’imbarazzo di aver lodato l’opera di due
Grifondoro.
- Scendiamo? – chiesi loro, guardando poi anche Ronald e
Harry – Venite anche voi? –
- Aspettiamo Hermione, ci vediamo giù – rispose
Weasley, rimirandomi di nuovo da capo a piedi.
Uscimmo quindi in tre dal ritratto della Signora Grassa, Blaise
scoppiò in una risata fragorosa.
- Blaze, che ti prende? – sbottò Draco, irritato
ancora dal complimento fatto a quello che lui ancora chiamava
Lenticchia.
- Weasley! Merlino, Lauren, ti ha spogliata con gli occhi! –
Arrossii violentemente, facendo finta di non averlo sentito, mentre
Draco si incupiva.
- L’avrà fatto solo per vedere come mi stava il
suo regalo… - lo difesi poco convinta, mentre scendevamo le
scale – anche tu l’hai fatto per il Ballo di
Natale, Blaise! –
- Io non ti avevo mica guardata perché il vestito che avevi
addosso era un mio regalo, ma per altro… -
Lo interruppi all’improvviso, decisa a fare chiarezza sulla
questione del vestito che mi era stato regalato.
- Non sei stato tu, quindi? – chiesi sospettosa, guardando
poi il mio migliore amico – Draco, non è che tu ne
sai qualcosa? –
Ricambiò il mio sguardo, come sorpreso dalla mia domanda.
- Perché mai avrei dovuto? Eri la donna di Blaze, mica la
mia! –
Risi davanti alla sua sincerità spiazzante, prima di pensare
che se non era stato nessuno dei due allora non avevo più
plausibili sospettati.
- Comunque secondo me, Lauren, Weasley vorrebbe tanto avere una chance
con te! – riattaccò Blaise, distraendomi dalla mia
ricerca mentale di probabili donatori di abiti.
- Se la può sognare – sghignazzò Draco,
conscio del fatto che io non avrei mai ceduto alle lusinghe di Ronald
– avanti, entriamo! –
Una volta dentro la Sala Grande, iniziai a perdere la concezione del
tempo tra la musica alta, i vestiti multicolore che ci circondavano, il
cicaleccio degli studenti già arrivati e qualche bicchiere
di Acquaviola.
Ballai con Draco, Blaise, di nuovo con Draco per poi passare nelle mani
di Anthony, Seamus, Neville, perfino ragazzi che non conoscevo ma che
sostenevano di conoscere me. Parlai con gente che non vedevo da quelli
che mi sembravano secoli – un chiaro esempio furono Becky
Johnson, Mark Baston ed Eleanor Chang.
La stessa Elly, dopo essersi scusata per essersela presa con me dopo la
mia litigata con Harry, mi diede il permesso di ballare con il suo
fidanzato per un paio di volte.
Non vidi né Astoria né Ginevra, né
tantomeno la Skeeter.
Passai delle ore di puro divertimento e relax, tanto utili per
dimenticare temporaneamente l’incubo Lucius e la tensione dei
passati esami.
Arrivai persino a ballare con Lupin, presa nella mischia. Quello fu il
gesto che mi rovinò irrimediabilmente la serata. O forse me
la migliorò, dipende dai punti di vista.
- Ah, Lauren! Non pensavo che sarei mai riuscito a ballare con te,
prima o poi! – commentò lui allegramente,
facendomi l’occhiolino.
- E perché mai, professore? – replicai io,
sorridendo rilassata.
- Sai, sono sempre preso dal timore che uno a scelta tra Sirius, tuo
nonno e Severus possano pensare male… -
Ridacchiai divertita mentre volteggiavo, prima di essere ripresa tra le
braccia di Remus. Uno strano senso di inquietudine scivolò
sulla mia pelle.
- Professore… dov’è il professor Piton?
– chiesi allora, improvvisamente seria.
Domandai subito di lui perché era l’unico che non
avevo visto aggirarsi nella Sala Grande quella sera, nemmeno per fare
la solita opera di pattuglia.
Anche Remus aggrottò le sopracciglia, fermando la danza
frenetica nella quale eravamo presi.
- A dire la verità, Lauren, non saprei dirtelo con
certezza… è da oggi a mezzogiorno che non lo vedo
in giro! –
Qualcosa mi spinse a staccarmi lentamente dalle braccia di Remus e a
guardarmi intorno per la stanza.
- Professore, vado a vedere se si trova nei Sotterranei…
ieri mattina sembrava non essere molto in forma, magari si è
sentito male… -
Lupin annuì con sollecitudine, dandomi silenziosamente il
permesso di uscire dalla Sala Grande.
Attraversai rapidamente – per quanto le mie scarpe piuttosto
scomode me lo permettessero – i corridoi che mi separavano
dalla scala che conduceva alle stanze di Severus, mi fermai numerose
volte per disincastrare i miei tacchi dalle fessure dei gradini tra cui
si incagliavano ogni due per tre.
Rabbrividii istintivamente sentendo che la temperatura da quelle parti
scendeva di cinque gradi come minimo, ma non mi arresi neanche quando
bussando diverse volte alla porta dell’ufficio di Piton non
ottenni nessuna risposta.
Provai in tutte le stanze del piano, dall’aula di Pozioni
fino alla porta di quella che immaginai essere la sua camera da letto.
Alla fine, preoccupata e anche piuttosto irritata, lanciai un Alohomora
contro quella dell’ufficio che si aprì davanti a
me.
Molto strano notare lo scarso impegno messo dal mio professore nel
tenere lontane gli intrusi.
Severus era seduto come sempre alla sua scrivania, chino su una
pergamena mezza scritta. Non alzò lo sguardo quando entrai,
né quando chiusi la porta, nemmeno quando sussurrai delle
scuse per la mia incursione, tantomeno quando mi sedetti davanti a lui
incrociando le braccia.
- Professore…? – esordii infine, senza riuscire a
capire il motivo di quell’ostinato silenzio.
- Non chiedermi come sto – mi precedette seccamente lui
– non credo di poter riuscire a mentire come dovrei, in un
momento simile –
- Un momento simile? – ripetei confusa – Di cosa
sta parlando? –
Finalmente appoggiò la penna sul legno della scrivania,
alzando i suoi occhi su di me. Il suo tentativo di intrusione nella mia
testa fu immediatamente contrastato, volevo giocare ad armi pari.
- Noto con piacere che, a differenza dei tuoi stolti compagni, hai
mantenuto la completa sobrietà –
commentò lui con volto impassibile.
- Lo ha capito dal fatto che le ho impedito di frugare tra i miei
pensieri? –
- L’ho intuito dal fatto che non sento odore di alcol
aleggiare davanti a me –
Ci fronteggiammo per qualche secondo, prima che lui abbassasse il suo
sguardo dal mio viso al mio abbigliamento.
- Lo stesso vestito della notte con Black –
constatò con tono di voce neutro – interessante
scelta dell’inconscio –
Aggrottai le sopracciglia, senza riuscire a capire cosa intendesse dire.
- Non crucciarti su questo, signorina Silente – mi distrasse
lui, riportando i suoi occhi verso i miei – piuttosto, dimmi
cosa ti ha spinta ad abbandonare la magnifica festa in
Sala Grande per fare una gita nella periferia del castello –
Pensai per un attimo di mentire, ma mi accorsi che tanto non ne valeva
più la pena. Era giunto il momento di giocare a carte
scoperte.
- La sua assenza, professore –
Sembrò divertito dalla mia risposta, le sue labbra si
incurvarono in un’imitazione di sorriso.
- Ti mancavo, in poche parole? – chiese con ironia, tenendomi
incatenata con lo sguardo al mio posto – Curioso e alquanto
buffo, lo ammetto –
- Non ci trovo niente di buffo – ribattei io con decisione
– dato che si tratta della verità. Sono
preoccupata per lei. –
Non rispose, limitandosi ad invitarmi silenziosamente a proseguire con
il mio discorso.
- Professore, non capisco la sua riluttanza nel partecipare alla festa
di questo ultimo giorno di scuola… non era lei quello che
sosteneva che l’allontanamento di certi studenti non sarebbe
stato altro che una benedizione data da Merlino? –
Il suo sguardo scintillò brevemente davanti alla mia
citazione delle sue parole.
- Dovrebbe essere felice del fatto che non sarà
più costretto a rivedere tutti i giorni Harry, Hermione,
Ronald, i vari Tassorosso imbranati… - di nuovo gli strappai
un mezzo sorrisetto, iniziando a prenderci gusto nel mio ruolo di
arringatrice - …e la sottoscritta! –
La mia conclusione sembrò non piacergli, dato che mi
fulminò repentinamente facendo seguire la sua occhiata da un
sospiro.
- Oh, Lauren
– mormorò lui a denti stretti – come
diamine fai ad essere così poco ricettiva? –
Mi sentii ferita dalle sue parole, rimasi in silenzio senza riuscire a
capire cose avessi potuto sbagliare.
- Professore, io non… -
- Proprio non capisci, Lauren? – riprese lui, questa volta
più calmo – Anche se dovrei sapere che
è normale, dato che sei umana e quindi
imperfetta… non tutti comprendono subito quando qualcuno nel
profondo vorrebbe proteggerli, come non tutti giungono alla conclusione
che nascondere simili simpatie possa risultare distruttivo –
Mi confuse ancora di più, rimasi a fissarlo senza
espressione.
- E così, da domani in poi non ci vedremo mai
più… non è vero? – riprese
lui, forse in un tentativo di sviare la mia attenzione dalla sua
precedente frase.
Mi chiesi come potesse aver intuito il mio progetto finale, dato che
non l’avevo rivelato a nessuno. Poi mi accorsi che la sua non
suonava come un’accusa, ma come una triste ipotesi.
- Ci rivedremo, professore – risposi io, cercando di dare
sicurezza alle mie parole – andrò solo per qualche
mese in cerca di lavoro qui nei paraggi, ma di certo tornerò
ad Hogwarts per salutare mio nonno prima o poi… -
- Stai mentendo – constatò Severus con voce piatta
– ma forse preferisco non sapere cosa sta passando in quella
tua giovane testolina –
Di nuovo, non capii come potesse sapere quello che avevo progettato.
Magari era semplicemente molto bravo ad intuire o a bluffare.
- Ho detto la verità – lo sfidai, sperando che la
mia minima esperienza da Occlumante potesse tenergli testa per qualche
secondo.
Stranamente, Severus non si sforzò nemmeno di provare a
verificare le mie parole. Sembrava distratto, la sua mente vagava su
ben altro.
- E poi, anche se stessi mentendo, a lei cosa cambierebbe? Non credo
che desideri poi così tanto rivedere i suoi vecchi studenti,
di solito… - lo stuzzicai di nuovo, presa dalla voglia di
scoprire cosa accidenti mi stesse nascondendo sotto
quell’aria enigmatica e allo stesso tempo afflitta.
- Di solito no… - mi concesse lui, passandosi una mano tra i
lunghi capelli neri – no, di solito no… -
Spalancai gli occhi davanti a quella frase non di senso compiuto. Non
avevo mai sentito uscire una sentenza così breve e illogica
dalle labbra di Severus.
- Questa volta è diverso, Lauren… molto diverso,
per quanto mi riguarda… -
Di nuovo rimasi spiazzata senza riuscire a capire cosa stesse tentando
di dirmi. Mi alzai in piedi, pronta a recitare la parte della acida
menefreghista – quella che di solito mi garantiva una
confessione istantanea.
- Senta, professore, io sono venuta qui per lei in caso non le fosse
chiaro, ma se lei non ha voglia di dirmi esplicitamente qual
è il problema che l’ha ridotta in queste
condizioni allora me lo dica subito così me ne vado
– lo minacciai seriamente – dato che ho di meglio
da fare! –
La mia piccola recita sembrò non smuoverlo di un centimetro,
mi lanciò un’occhiata sarcastica.
- Ottima interpretazione, ma so bene che non lo faresti mai –
rispose lui, come se mi avesse letto dentro – troppo curiosa
–
Arrossii lievemente, maledicendo l’ottima conoscenza del mio
modo di essere che aveva acquisito in quei nove mesi.
- Nonostante ciò, hai ragione. Sei venuta qui per me, quindi
vuol dire che puoi capire il motivo che mi affligge e che, in caso non
lo capissi subito, ti impegneresti per comprenderlo in qualche modo
– riprese lui, intrecciando le dita delle mani sul ripiano
della scrivania ed evocando in me il ricordo di mio nonno –
non posso fare altro che rivelare quello che penso veramente –
Mi disposi ad ascoltare ed analizzare attentamente ogni parola che
sarebbe uscita da quelle labbra.
- Credo tu abbia notato che fatico a chiamarti ancora con
l’appellativo che un professore dovrebbe tenere nei confronti
di una allieva – commentò lui, stringendo
lievemente le sue labbra – diciamo che
l’espressione “signorina Silente” ha
ormai fatto il suo tempo –
Gli sorrisi lievemente, senza far trasparire la gioia che cresceva in
me nel sentire che alla fine aveva deciso di diminuire il distacco che
c’era tra di noi.
- Ma prima di tutto, una cosa che non sai. Tu credi che io sia avvilito
solo in questo periodo, ma non hai idea del mio comportamento durante i
mesi che hai passato in mano ai Mangiamorte. Non avevo mai dato
così tante punizioni e saltato tanti pasti… -
- Anche in quel periodo era successo qualcosa che l’aveva
colpita? –
- Sì – replicò brevemente lui,
sembrando spazientito dalla mia domanda – ti ho appena detto
che tu eri prigioniera della Congrega Oscura –
Annuii in automatico, prima di capire cosa significassero quelle
parole. Non ebbi tempo di intervenire, perché Severus
riprese a parlare.
- Vederti tornare è stato un sollievo – piccola
pausa significativa – per tutti –
- Profess… -
Di nuovo mi interruppe, come desiderando di finire il suo discorso
prima di darmi la parola.
- Dopo questa premessa, Lauren, devo confessarti il motivo del mio
comportamento sembrando tu l’unica decisa ad interessarsene
– continuò lui – e alla radice di tutto
questo c’è una donna. Non è semplice
affezionarsi a qualcuno per un uomo come me, uno che è
sempre stato tradito e che ha sempre tradito, ma mi è
capitato di nuovo. Per la terza volta, precisamente. Voldemort ha
strappato dalle mie braccia l’amore della mia vita, Lily, e
la mia migliore amica, tua madre, Suzanne. Da febbraio a poche
settimane fa ho creduto che lui avesse osato portarmi via anche la
terza e ultima persona per cui io provassi ancora un profondo e
nascosto affetto. Non è stato così,
fortunatamente. Ma sembra essere destino che io viva lontano dagli
esseri a cui mi sento legato, considerando che da domani non
rivedrò più la persona su cui negli ultimi mesi
ho riversato tutto il sentimento positivo che ancora conservavo nel
corpo. Forse, se questo fosse accaduto anche solo un anno fa, avrei
accettato tutto come ho sempre fatto. Ma ora non riesco a mandare
giù stoicamente questa situazione. La prima volta era stata
colpa della sfortuna, la seconda del tradimento, ma questa volta
sarebbe solo colpa della mia negligenza e non ho abbastanza forza da
portarmi avanti questo peso per tutta la vita. Posso sopportare i
fantasmi di due donne, lo faccio ormai da anni, ma un altro temo che
finirebbe per portarmi alla follia… o forse, nel caso
più felice, alla morte –
Le labbra di Severus si sigillarono, dandomi modo di prendermi tempo
per riflettere su quello che mi aveva detto. In qualche modo, per
qualche strano motivo, sentivo di dover pensare che quella terza
persona di cui lui aveva parlato fossi io.
Aveva parlato con chiarezza, senza imbarazzo, lasciando che potessi
capire da sola il messaggio tra le righe. Non mi aveva detto solo il
nome dell’ultima cosa che gli era rimasta, ed ero ormai certa
che quel nome fosse il mio.
Presi il coraggio a due mani, decisi a mio rischio e pericolo di fargli
capire che il suo affetto – quello che aveva riposto in me
– non sarebbe andato perduto perché ricambiato.
Sentivo nel mio cuore che anch’io lo sentivo vicino a me,
anche se come lui non lo dimostravo apertamente.
- Professore… posso darle del tu? Ormai lei non è
più un mio professore… - affermai con incertezza,
ricevendo in cambio un leggero assenso con la testa.
- Severus… - sentii una serie di brividi sulle braccia nel
pronunciare quel nome ad alta voce - Anche a costo di sembrare
presuntuosa, penso di aver intuito a chi ti stai rivolgendo. Per questo
voglio dirti che anch’io provo affetto nei tuoi confronti,
nonostante tutto quello che traspare a volte
all’esterno… non te l’ho mai detto
perché sembravi sempre così…
distante… -
Un lampo di dolore passò nei suoi occhi, repentino e
fuggevole.
- Evidentemente i miei tentativi di farti comprendere non sono stati
sufficienti – mormorò lui con tono di rimprovero,
rimprovero nei suoi stessi confronti – ma non volevo essere
avventato, e rivelare tutto troppo presto avrebbe portato a una
disgrazia irrisolvibile –
- I suoi tentativi? In che senso? – chiesi automaticamente,
senza nemmeno pensarci.
Severus emise uno sbuffo di frustrazione, prima di disporsi a spiegarmi
anche quello.
- Gesti di inaspettata gentilezza, comportamenti non da me, favori
ingiustificati –
Una serie di episodi tempestò la mia mente: il mantello
appoggiato sulle mie spalle in una gelida mattina di inizio dicembre,
la riluttanza a rimproverare la mia distrazione durante le lezioni, la
gelosia nei confronti di Sirius, l’insistenza nel voler
sapere sempre i miei stati d’animo.
Chissà cos’altro avevo finto di non notare. Un
pensiero mi fulminò.
- Non… è stato lei a mandarmi il vestito per il
Ballo di Natale? –
Le sue sopracciglia si alzarono trasmettendomi silenziosamente
un’affermazione.
- Grazie – dissi allora con trasporto – mi dispiace
non averla ringraziata prima, ma sospettavo di Draco o Blaise
–
- Non è stato niente di che – sminuì
lui bruscamente – era nei miei compiti da padrino assicurarti
in qualche modo la serenità… nonostante il mio
ruolo da insegnante impedisse di farlo costantemente e come avrei in
teoria dovuto –
Lo guardai a lungo, incapace di spiccicare verbo. Mi sembrava
così assurdo che per tutto quel tempo ci fossimo rinchiusi
in noi stessi per non far capire all’altro i nostri veri
pensieri. Avevamo perso tanto tempo a fingere, era tutto quello che
avevamo ottenuto.
Mi si strinse il cuore al pensiero dell’effetto che avrebbe
potuto avere la decisione che ormai avevo preso sul povero Severus. Mi
alzai in piedi, tremando sulle mie precarie calzature eleganti.
- Il tuo timore è quello di perdermi, da quanto ho capito
– riflettei ad alta voce, riprendendo il suo precedente
discorso – e io non posso garantirti in alcun modo che prima
o poi, per qualche fortuita casualità, tu non possa perdermi
fisicamente. Ma, se ti può consolare, non mi perderai mai
mentalmente. Non mi dimenticherò mai di te. –
Mi sentii del tutto inadeguata, fasciata in quel vestitino succinto,
davanti al mio ex professore di Pozioni, a parlare di sentimenti.
Severus sembrò intuire il mio disagio perché non
disse una parola, facendomi solo cenno di avvicinarmi a lui.
Aprì lentamente le braccia, troppo piano da dare
un’idea di spontaneità e sicurezza, e io mi
lasciai cingere in quella presa delicata e non troppo invadente.
Una stretta calda e protettiva, un abbraccio che mi fece sentire al
sicuro.
Se avessi avuto un padre, ero certa che un abbraccio tra di noi sarebbe
stato uguale a quello.
Ma se qualcuno, mesi prima, mi avesse raccontato che sarebbe andata a
finire così, gli avrei riso in faccia per giorni interi o lo
avrei preso per pazzo.
Invece sembrava tutto concreto e in qualche modo giusto, vicini come
due vecchi amici che anche dopo anni di distacco avevano mantenuto il
loro affetto reciproco. Sentii la stoffa ruvida del suo mantello
circondarmi le spalle scoperte in un tentativo di scaldarmi o di
proteggermi dalla rigida temperatura della stanza.
Ci guardammo negli occhi: i miei erano appannati di commozione, i suoi
erano come sempre indecifrabili.
Il mio orologio Babbano segnava ormai le tre di notte, avrei dovuto
essere in dormitorio da almeno due ore.
- Come sempre ad infrangere le regole, signorina Silente –
commentò lui sarcastico, notando i miei occhi puntati
sull’orologio, in un tentativo di alleggerire
l’atmosfera densa di emozioni.
- Credo che sia meglio che vada, professore – risposi con
leggerezza, evitando di fare battute come mio solito.
- Ti accompagno – decise lui, togliendosi il mantello per
allacciarlo al mio collo – Albus non sarebbe felice di sapere
quello che ti ho fatto combinare stasera –
Non mi opposi alla sua presenza né alla sua gentilezza, mi
strinsi il mantello addosso sorridendo dentro di me come
un’ebete. All’esterno rimasi la concreta ragazzina
che, una volta arrivata in dormitorio, avrebbe dovuto finire di
scrivere alcune importanti lettere prima della mattina precedente.
Io e Severus camminammo in silenzio fino all’entrata del
dormitorio, davanti alla quale ci fermammo restando altri minuti
immobili come statue.
- Allora buonanotte, professore – dissi io, rompendo
l’atmosfera irreale che si era ricreata, prima di correggermi
– volevo dire, Severus –
Feci un passo verso la Signora Grassa, prima di accorgermi che qualcosa
mancava. Mi voltai di nuovo verso Piton, lo vidi fermo dove
l’avevo lasciato. Mi avvicinai inesorabile a lui, tanto da
toccare la sua guancia con la punta del mio naso.
- Posso? – mormorai timidamente, sentendo il mio fiato caldo
tornarmi indietro una volta arrivato contro la sua gota.
- Perché dovresti? – replicò lui,
altrettanto a bassa voce.
- Sei il mio padrino… - mi giustificai goffamente io -
…con mio nonno lo faccio sempre, di solito garantisce di
passare una notte priva di incubi e sogni non desiderati –
- Così sia – mi concesse lui con tono
condiscendente.
Appoggiai le mie labbra sulla sua pelle, sentendola sorprendentemente
calda e morbida a dispetto dell’apparenza. Lo sentii
rilassarsi sotto le mie mani appoggiate sulle sue spalle, presi una
decisione sconsiderata solo a causa di quello che avrei fatto la
mattina seguente.
Lasciai che il mio secondo bacio fosse puntato verso le labbra di
Severus, le sfiorai leggermente in attesa di una reazione negativa. Non
successe niente.
Feci per indietreggiare e andare a dormire, ma sentii due mani
trattenermi gentilmente. Le mie labbra vennero separate dalla lingua di
Severus che sfiorò con delicatezza la mia.
Niente di più.
Le mie guance presero fuoco, al pensiero di dove ci trovavamo e di chi
eravamo. Non mi mossi però per liberarmi, mi sentivo
già libera.
Quel gesto aveva cancellato dalla mia mente tutti i precedenti con
Daniel, Lucius, Blaise e Sirius.
Quando ci separammo, gli sorrisi leggermente in un tentativo di sviare
l’attenzione dal mio viso arrossito. Severus
sembrò un po’ a disagio.
- Sei proprio la figlia di tua madre e la nipote di tuo nonno
– commentò in un sussurro –
chissà cosa mi farebbero se sapessero… –
- Sarebbero felici per me – risposi io con tono serio e un
pizzico di dolcezza – buonanotte, professore…
grazie di tutto… -
Mi voltai definitivamente verso il ritratto, entrai nella Sala Comune,
mi buttai sul divano con gli occhi arrossati di lacrime e le guance
arrossate di imbarazzo.
L’avrei fatto soffrire di nuovo, l’avrei fatto
impazzire con il mio vicinissimo progetto.
Ma mi dissi che a volte, purtroppo, non si può ragionare per
la felicità del singolo. A volte è più
importante quella della collettività. Ed era una di quelle
volte.
Chiusi i miei occhi in un gesto disperato per non pensare
all’illusione che avevo appena creato e a come avrei finito
per distruggerla.
Sentivo sulle mie spalle il peso del mondo.
Note
dell'autrice
Buon pomeriggio a tutti!
Non ho molto da dire su
questo capitolo, penso che si commenti da solo. Dopo di questo ce ne
sarà solo un altro, e poi il prologo.
Spero comunque che la
storia continui a piacervi come prima, nonostante il carico di sorprese
e colpi di scena sia notevolmente diminuito.
Grazie a tutti,
Lady Lynx
HermioneForever92:
ecco svelate le preoccupazioni di Severus e d ecco anche giunto il
ballo di Hogwarts, anche se ho preferito evitare una descrizione
dettagliata di abiti e avvenimenti vari (di scarsa importanza) che
sarebbe stata inserita solo per riempire un po' di spazio e
probabilmente sarebbe risultata noiosa. Hai ragione, Severus e Albus
sono proprio dei bugiardi... anche se a fin di bene! Grazie per la
recensione!
Valery_Ivanov:
dietro alla tristezza di Severus sta una motivazione
più che valida... legata al futuro di Lauren! Scoprirai
presto cosa ho in serbo per lei, anche se ho già dato
qualche piccola direttiva in questo capitolo. Sono felice di sapere che
ti sono piaciuti i flashback riguardanti Daniel ^^ Grazie per i
complimenti e la recensione!
|
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Capitolo 65 *** Non (r)esistere ***
Le lettere che avrei dovuto terminare quella notte ebbero una fine solo
la mattina seguente, mentre tutti gustavano l’ultima
colazione dell’anno nella Sala Grande.
Avrei
accompagnato i miei amici fino all’Espresso di Hogwarts,
prima di tornare indietro al castello per prendere il mio baule e la
mia White Wings.
Mio nonno aveva
accettato la mia decisione di andare a cercare lavoro nelle vicinanze
della scuola, a patto che tornassi saltuariamente da lui.
Non sapeva
ancora che dandomi tutta quella fiducia avrebbe firmato una condanna
alla dannazione.
L’Espresso
di Hogwarts fumava impaziente sul binario, pronto ormai a portare con
sé tutti gli studenti sulla rotta delle vacanze.
Sembrava
così comodo viaggiare su quel mezzo che quasi mi dispiacque
non essere una normale allieva della scuola pronta a tornare nelle
braccia della sua famiglia.
- Mi mancherete,
ragazzi… - sospirai trattenendo a stento le lacrime, mentre
abbracciavo contemporaneamente Draco e Blaise.
- Ci rivedremo
– decretò Zabini con decisione nel mio orecchio
sinistro – devi venire a vedermi giocare a Quidditch,
ricordi? –
- E poi sei
invitata a casa mia, quando ne avrò una personale, per la
prossima estate – mi informò Malfoy
nell’orecchio destro – non puoi rifiutare, quindi
non provarci nemmeno –
Mi staccai da
loro solo perché non mi sembrava carino trascurare gli
altri. Nei pochi momenti prima della partenza tentai di rassicurare
Draco, cercando di convincerlo che non sarebbe stato poi
così male rivedere suo padre e pregandolo di fare qualcosa
per mantenerlo dalla nostra parte.
Mi accorsi che
dopo l’episodio della sera precedente non era più
tanto doloroso come prima parlare di Lucius.
Guardai con le
labbra strette in una smorfia i miei compagni che salivano sul treno,
aspettai che la fumante locomotiva scarlatta sparisse dietro alle
montagne prima di ritornare verso il castello in compagnia di Hagrid.
Nella Sala
d’Ingresso vidi riuniti tutti i professori, nessuno escluso,
con al centro il mio baule e il mio manico di scopa. Li salutai e li
ringraziai uno alla volta.
Minerva mi si accasciò addosso singhiozzando in modo
incontrollabile, Pomona non smise per un attimo di soffiarsi il naso in
un fazzoletto sporco di terra, Vitious squittì parole
incomprensibili senza motivo, Remus mi diede due leggere pacche sulla
schiena augurandomi buona fortuna, Sibilla mi sussurrò
nell’orecchio che la sua profezia si era infine avverata,
Hagrid mi strinse tra le sue manone rischiando di incrinarmi qualche
costola, Aurora si limitò a mormorare un “in bocca
al lupo”.
Mio nonno mi
baciò su entrambe le guance a occhi asciutti, sapeva che
sarei tornata.
Severus non si
sbottonò, forse deciso a non lasciar trapelare niente
davanti agli altri. Il nostro saluto fu una breve stretta di mano.
Infine presi in
mano la mia scopa, rimpicciolii il baule infilandomelo in tasca e
aspettai che Minerva e mio nonno Trasfigurassero i miei lineamenti in
modo che non fossi facilmente riconoscibile una volta uscita dalla
protezione di Hogsmeade.
La mia
professoressa si occupò di alzarmi tanto da portarmi
all’altezza di Severus e di addolcire i miei lineamenti.
Risistemò la mia vista, facendo in modo che potessi
sbarazzarmi dagli occhiali.
Mio nonno
colorò i miei occhi di azzurro, lasciandomi in
eredità il suo sguardo, e i capelli di uno strano castano
ramato che immaginai fosse un residuo di mia madre.
Dagli sguardi
dei presenti intuii di essere abbastanza irriconoscibile, notai con una
stretta al cuore che Severus si era già eclissato.
- Grazie a
tutti! – dissi ad alta voce, in modo da farmi sentire
chiaramente – Ora è meglio che vada! –
- Ci rivediamo
presto, Lauren… - sussurrò mio nonno,
stringendomi in un ultimo abbraccio.
Non risposi, ero
stufa di mentire. Sapevo che con ogni probabilità non ci
saremmo mai più visti.
Uscii dal
portone del castello e planai con la White Wings per raggiungere
rapidamente il confine di Hogsmeade, senza pensare a quello che mi
stavo lasciando alle spalle. Per un tratto del mio viaggio sorvolai
l’Espresso di Hogwarts – prima di cambiare tragitto
temendo di finire per cambiare idea.
Mio nonno e
tutti gli altri pensavano che sarei stata via solo per qualche
settimana, giusto per trovare lavoro e iniziare una vita da persona
adulta sotto falsa identità.
Pensavano che
sarei andata a trovarli, a Hogwarts o a casa loro, quando mi sarebbe
stato possibile.
Non sapevano che
quella mattina, mentre erano tutti a colazione o presi tra i loro
pensieri, avevo lasciato nelle loro stanze o affidato a dei gufi delle
lettere che avrebbero spiegato tutto il necessario affinché
loro si dimenticassero di me.
Quando le
avrebbero lette, sarebbe però stato troppo tardi per
fermarmi.
Volai a lungo
superando colline e zone di pianura, fino ad arrivare in un quartiere
deserto della periferia di Londra. Rimpicciolii anche la White Wings,
infilandomela in tasca insieme al baule, prima di controllare gli orari
del bus che mi avrebbe portata all’aeroporto.
Era ancora
presto, abbastanza da decidere di fare le cose in modo legale. Mi
infilai nel Paiolo Magico, tirai dritta senza salutare Tom il barista,
entrai in Diagon Alley con andatura rapida. Non potevo rischiare che un
Mangiamorte mi vedesse, sarebbe stata la mia rovina.
Mi diressi verso
la Banca Gringott e mezz’ora più tardi ne uscii
con la borsa – una normale borsa Babbana – ricolma
di sterline. Il Direttore era stato così gentile da fornirmi
direttamente moneta Babbana, non Galeoni e Falci, evitandomi la
scocciatura di cercare qualcuno che potesse farlo al di fuori di Diagon
Alley.
Altrettanto
rapidamente tornai verso il Paiolo Magico, rischiando
l’infarto quanto vidi che Antonin Dolohov e altri tre
Mangiamorte erano attorno a un tavolo a bere Burrobirra.
Il mio primo
pensiero fu “come diamine fanno a bere quella roba alle dieci
di mattina?”, il secondo fu “come cavolo faccio se
mi scoprono?”, il terzo fu “improvvisa”.
Passai a sguardo
alto davanti ai quattro, sentii il mio cuore mancare un battito quando
qualcuno mi prese per la cintura dei miei nuovissimi – e
Trasfigurati – jeans Babbani.
- Mezzosangue,
vero? – mi provocò Dolohov, facendo ridere i suoi
colleghi – Ogni tanto uscite bene dallo stampo,
però! –
Immaginai si
riferisse al mio nuovo aspetto da modella. Maledissi mio nonno e
Minerva per avermi fatta così appariscente.
- Potrebbe
lasciarmi andare, signore? – chiesi con pacatezza, lanciando
un’occhiata fuggente al mio orologio – Ho molta
fretta… -
- Ma sentite la
Mezzosangue! – urlò uno di loro, evidentemente
ubriaco, mentre Dolohov mi trascinava con uno strattone su una sedia
vicina alla sua.
Maledissi me
stessa per aver osato rischiare così tanto. Avrei dovuto
immaginare che Diagon Alley e dintorni sarebbero stati pattugliati.
- Tu non vai da
nessuna parte, bellezza… - sillabò Dolohov con
marcato accento russo – Tom, porta una Burrobirra per la
signorina! –
Il barista
sembrò disgustato dal comportamento dei suoi quattro clienti
nei miei confronti, ma non osò contraddirli e
obbedì. I Mangiamorte erano famosi per la loro
abilità di fare stragi di innocenti senza motivo.
- Allora,
Mezzosangue, da dove vieni? Non ti abbiamo mai vista da queste parti!
–
Non risposi,
fissando la torbida Burrobirra che giaceva davanti a me. Non era forse
l’alcol che annullava gli effetti della Trasfigurazione?
-
Sono… finlandese – inventai al momento,
più preoccupata per l’eventuale fine della mia
copertura che per le bugie rifilate a quei quattro ubriachi.
- Finlandese?
– sbraitò uno, prima di scoppiare in una grassa
risata – Ma se hai i capelli rossi! –
- Scopriamo
subito se stai mentendo, dolcezza… - sussurrò
Dolohov nel mio orecchio – Quanti anni hai? Cosa fai in giro
per Diagon Alley da sola? Hai mai sentito parlare del Signore Oscuro? -
Mi chiese tutto
in finlandese e io risposi fluentemente che avevo venticinque anni, ero
a Diagon Alley per turismo e non avevo mai sentito parlare di
quell’uomo.
Che Takatalvi fosse benedetta.
Dolohov
sembrò essere soddisfatto, ma prima che potesse mettermi in
difficoltà con altre domande vidi una smorfia di dolore
attraversare il suo viso e quello dei suoi colleghi.
Forse, per la
prima volta, una chiamata del Marchio Nero mi avrebbe salvato da una
fine indecorosa.
- Dobbiamo
andare, Mezzosangue – mi informò lui con un ghigno
lupesco – aspettaci qui senza muoverti… se al
nostro ritorno non ci sarai, sappi che ti troveremo! –
Dopo quella
minaccia i quattro sparirono in un battito di ciglia e io mi alzai
senza esitare dalla sedia.
Con il cavolo
che sarei stata lì ad aspettare la mia prematura morte.
Sapevo che Dolohov aveva solo tentato di spaventarmi, non sarebbe mai
riuscito a trovarmi senza conoscere la mia traccia magica.
Uscii dal Paiolo
Magico, seguita dallo sguardo apprensivo di Tom il barista, camminando
rapida verso la fermata dell’autobus. Lo presi appena in
tempo, arrivai all’Heathrow Airport di Londra alla una e
mezza di pomeriggio.
Sperai che
nessuno dei miei professori o amici avesse fatto in tempo a leggere la
mia lettera, altrimenti sarebbe stata la mia rovina.
Andai a comprare
il biglietto per il primo aereo disponibile, feci il check-in, passai
sotto i metal detector, attesi con ansia l’arrivo del mio
volo.
Per un attimo,
mentre ero ancora in fila davanti al cancello di imbarco, pensai di
vedere l’inconfondibile capigliatura di Severus spiccare
sopra le teste della folla di inizio estate.
Era solo il
caschetto nero e lucido di una hostess che mi passò davanti
facendo ticchettare i suoi tacchetti sul levigato pavimento di marmo.
Trascorsi otto
ore di fila sull’aereo a rivoltare nella mente i miei
peggiori pensieri.
Senza
l’influenza di Severus sulla mia mente –
un’influenza che avevo scoperto essere miracolosa –
i miei neuroni ritornarono a girare attorno alle figure che
tormentavano la mia coscienza di dubbi.
L’unico
pensiero che mi faceva stare meglio, dandomi la consapevolezza di
essere finalmente diventata adulta e responsabile delle mie azioni, fu
che il mio viaggio non era dettato dal benessere personale ma dalla
ricerca di una salvezza comune.
Quando Voldemort
avrebbe scoperto della mia partenza dall’Inghilterra verso un
luogo a lui sconosciuto, quando avrebbe capito che non avevo
più legami con Hogwarts e con le persone in essa contenuta,
quando avrebbe compreso che non avrebbe più avuto senso
colpire i miei amici e i miei affetti, loro sarebbero stati al sicuro.
Nessuno avrebbe
più dovuto temere per la sua incolumità a causa
mia, perché Voldemort avrebbe iniziato a cercarmi lontana da
loro se proprio desiderava così tanto avermi al suo fianco.
L’unico
motivo che mi aveva spinta ad abbandonare così brutalmente i
miei amici, i miei professori, mio nonno e Severus era la
tranquillità per tutti loro.
Sapevo che anche
per Harry non ci sarebbe stata mai pace, lui che era nel mirino di
Voldemort per un motivo più grande del mio, ma sapevo anche
che lui avrebbe saputo dare alle persone che gli stavano accanto tutto
quello che io non avrei mai saputo dare.
La sicurezza e
la lealtà.
Quando Voldemort
aveva detto che io e mia madre eravamo volubili, aveva ragione. Quando
aveva sostenuto che eravamo subdole nella nostra diplomazia, aveva
doppiamente ragione.
Non mangiai
nulla di quello che mi venne offerto dalle hostess durante il volo, mi
affrettai a mostrare il mio nuovo ed illegale passaporto alle
autorità del posto, prima di uscire nell’aria
tiepida di quella giornata d’estate.
Erano le tre e
ventisette del 9 giugno 1998.
La ragazza che
camminava lentamente sotto l’accecante luce del sole estivo
sentiva il suo cuore oppresso dal peso del mondo.
Prese a pugni i
ricordi, spezzò i legami con il passato, cancellò
con ostinazione le tracce del tempo.
Pensò
a un fuggevole bacio, senza volerlo, ma sapeva che era tutto finito.
Il vuoto avvolse
il suo cuore, spinse la magia in un angolo dell’anima.
Game Over.
Lauren Silente
non esisteva più.
Note
dell'autrice
Buon pomeriggio a tutti!
Questo, come vi avevo
già anticipato, è l'ultimo capitolo di questa
storia. Il prossimo sarà l'epilogo, e poi ci saluteremo
(finalmente, direte voi! xD).
I ringraziamenti saranno
postati ordinatamente la prossima volta a fine capitolo, ma intanto ne
approfitto per rimarcare la gratitudine nei vostri confronti per tutto
l'appoggio che mi avete dimostrato e che mi ha spinta ad arrivare alla
bellezza di 65 capitoli.
Spero che nessuna di
voi, dopo aver letto questa fine, voglia linciarmi ^^
Grazie a tutti!
xoxo
Lady Lynx
Erica_8:
ti ringrazio per i complimenti, sono davvero felice di essere riuscita
a coinvolgerti a tal punto nella vicenda! Per quanto riguarda la
recensione... già fatto! ^^
aXce:
ecco qui l'aggiornamento atteso, spero che sia stato all'altezza ^^ La
dolcezza del capitolo precedente voleva fungere un po' da cuscinetto
per l'amarezza che immagino lascerà quello attuale. Grazie
per la recensione!
HermioneForever92:
sono davvero contenta che tu abbia definito questa storia "originale",
la mia preoccupazione costante è proprio quella di cadere
nello scontato. Intanto, ecco che Lauren ha rivelato la sua
decisione... forse la prima definitiva che prende nella sua vita!
Grazie per la recensione!
Valery_Ivanov:
ho come l'impressione che questo capitolo sarà capace di
smorzare tutto il tuo entusiasmo. Mi sento un po' in colpa per aver
deciso di concludere la storia in questo modo, ma sentivo che un finale
di questo tipo fosse molto più adatto a Lauren rispetto al
solito "e vissero tutti felici e contenti". Comunque concordo con te,
Lauren e Severus insieme hanno un qualcosa di particolare. Grazie per
la recensione!
mistero:
è triste doverti rivelare che, alla fine, tutto quello che
hai atteso si è sgretolato nel giro di un capitolo. Forse tu
sarai quella che mi vorrà più male dopo questa
tremenda rivelazione (anzi, no, Severus sarà quello che mi
odierà a morte). Comunque nell'epilogo sarà
doverosa una reazione di Severus davanti a questo episodio, quindi...
Comunque, grazie per la
recensione!
DarkViolet92:
sì, temo che Piton abbia davvero sofferto le pene
dell'inferno prima di riuscire ad avere il coraggio di confessare
quello che provava. Hai indovinato per quel che riguarda le lettere,
sono proprio finalizzate all'addio come ha confermato Lauren in questo
capitolo. Grazie per la recensione!
Luciana
Menditegui: l'addio si avvicina sempre di più,
quindi posso capire la tua anticipazione ^^ Sono però felice
che la storia continui a piacerti ( e intanto ti chiedo... a quando un
aggiornamento della tua?). Grazie per la recensione!
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Capitolo 66 *** Epilogo ***
Harry Potter giunse
in Grimmauld Place a mezzogiorno del 9 giugno, in compagnia di Draco
Malfoy, Hermione Granger, Ron e Ginny Weasley.
Molly Weasley stava preparando il pranzo per i ragazzi quando entrarono
tutti insieme nella cucina. Nessuno era andato a prenderli a
King’s Cross perché erano ormai abbastanza grandi
per
Smaterializzarsi senza problemi.
- Signora Weasley, ci vorrà molto prima che sia pronto da
mangiare? –
- No, Harry caro… perché? –
- Volevo salutare Sirius e iniziare a mettere a posto un po’
di
roba nella mia stanza – rispose lui, accomodandosi a tavola
con
gli altri – ma posso anche farlo più tardi
–
Molly gli sorrise gentilmente, mentre serviva tutti i presenti con una
porzione abbondante di carne stufata con verdure.
- Sirius non tornerà fino a questa sera, è andato
con
Tonks a parlare con Tom… sapete, il barista del Paiolo
Magico
– disse lei, accomodandosi a sua volta –
è stato
avvistato un gruppo di Mangiamorte che importunava una ragazza e si
teme per la vita della ragazza dato che non li ha attesi come le
avevano ordinato –
- Ma è terribile! – commentò Hermione
con sguardo
torvo – Con che coraggio si fanno ancora vedere in giro, quei
pazzi? –
- Fino a quando nessuno li denuncerà al Ministero, credo che
non
smetteranno mai di fare il bello e il cattivo tempo –
mormorò Harry con voce cupa.
Nessuno sembrò curarsi delle guance imporporate di Draco che
da
lì a pochi minuti avrebbe rivisto sua madre Narcissa e suo
padre
Lucius, entrambi ex alleati dei Mangiamorte.
Un gufo apparve davanti alla finestra della casa, Ron fu il primo ad
alzarsi per prenderlo e farlo entrare. Gli offrì un
po’ di
pane, staccandogli il rotolo di pergamena dalla zampa.
- C’è scritto che è per
Sirius… la apriamo? –
- Non sai cosa significhi la parola privacy, Ronald? – lo
rimproverò la madre – Lasciala lì e
finisci di
mangiare! –
Al termine del pranzo, ognuno si dedicò alle
attività che
gli erano più consone: Draco andò a parlare con i
suoi
genitori, Ginny improvvisò una partita di SparaSchiocco
contro
suo fratello Ron, Hermione si mise a spulciare la Gazzetta del Profeta
in cerca di un lavoro estivo prima di presentarsi al colloquio al San
Mungo, Harry salì finalmente nella sua camera per riordinare
i
suoi averi.
Appena aprì il baule, una decina di fogli si lanciarono
fuori
sparpagliandosi per tutta la stanza. Tra sbuffi e imprecazioni, il
ragazzo li riordinò frettolosamente. Mentre estraeva i libri
appoggiandoli sul pavimento di legno, gli cadde l’occhio su
un
foglietto più grande e meno sgualcito degli altri.
La calligrafia era inconfondibile. Harry non ricordava di aver ricevuto
recentemente lettere da Lauren Silente. Appoggiò la schiena
al
letto e si mise a leggere.
Caro Harry,
forse quando tu
leggerai questa
lettera io sarò già lontana. Non lontana come voi
pensate, molto di più. Forse starò già
sorvolando
l’oceano Atlantico in cerca di una nuova vita per me e in
attesa
di una vita tranquilla per voi.
Ironia della
sorte, tu non
avrai mai una vita tranquilla neanche se mi sforzassi in tutti i modi a
lasciarti in pace dato che non dipende da me.
Non so
perché, ma credo
che tu sarai il primo tra tutti i destinatari a leggere la mia lettera.
Forse sei l’unico che avrà il tempo per farlo
subito,
considerando gli impegni di tutti gli altri.
Tutta questa
premessa, Harry,
per dirti che non ci rivedremo mai più. Nonostante questo
resterai sempre nei miei ricordi come un ragazzo ammirevole, molto
più coraggioso di me, e sicuramente più
sfortunato della
sottoscritta. Il tuo destino è stato scelto da altre
persone,
mentre io posso gestire il mio. L’ho fatto, è per
questo
motivo che non ci rivedremo mai più negli occhi.
La vita
però è strana, chi lo potrà mai dire.
Preferisco solo non illudermi troppo, cerca di capire.
Non ti
dirò dove sono
perché so che tu, con il suo essere impulsivo e un
po’
irrazionale, ti precipiteresti a cercarmi esponendoti a decine di
pericoli. Non è quello che voglio.
Sei un grande
amico, Harry. Ti
auguro il meglio per la tua vita, con la speranza che questa sia
più clemente con te nei prossimi anni.
Se sarai il primo
come penso,
ti prego di non dire niente a nessuno. Preferisco che vengano a sapere
direttamente dalla mia scrittura quello che ho da dire loro.
Ti ringrazio anche
per questo ultimo favore. Ti devo molto.
Lauren
Harry non pensò di correre giù per la scala per
avvertire Molly e gli altri.
Harry non pensò nemmeno per un secondo di non rispettare
l’ultima volontà di Lauren.
Come in preda ad una trance, lasciò che le sue mani
riprendessero a vagare automaticamente fuori e dentro il baule per
riordinarlo.
Decise che non sarebbe uscito dalla sua stanza fino al ritorno di
Sirius.
***
Blaise Zabini arrivò in casa sbuffando come se avesse
percorso decine di chilometri in corsa.
Non aveva voglia di tornare, non dopo aver letto
sull’Espresso di
Hogwarts la lettera di sua madre che gli comunicava la presenza di
Camille – la sua promessa sposa – nella loro
residenza per
l’intera estate.
Aveva imprecato, si era lamentato con Draco, aveva progettato piani di
fuga, ma alla fine era stato costretto a rimettere piede nella sua
dimora natale.
- Ah, credo che sia arrivato! – sentì urlare sua
madre,
mentre Blaise ascoltava i suoi tacchi giungere nell’ingresso
dove
si trovava.
Amelie Zabini lo strinse tra le sue braccia fragili, costringendolo a
inalare il suo penetrante profumo di vaniglia, prima di spingerlo nel
salotto dove si trovava Camille.
Una bella bambolina di porcellana, su quello non c’era
dubbio, ma
non era altro che un manichino grazioso. Niente personalità,
niente carattere, niente emozioni.
Purtroppo per lui, fu costretto a passare tutto il pomeriggio in sua
compagnia, seppur di malavoglia, fino a quando sua madre non decise di
portare la futura nuora con sé a fare spese. Blaise si
chiese
perché non avesse deciso di iniziare a passare le estati da
suo
padre al posto di cedere sempre alle frasi commoventi con cui sua madre
si prodigava a convincerlo per lettera a farle compagnia.
Si sdraiò su una delle innumerevoli sedie di legno del
giardino,
pregustando finalmente qualche ora di pace mentre le due donne erano
fuori dalla portata di vista e di orecchio.
Un gufo atterrò sul bordo del bicchiere di limonata che il
ragazzo si era appena fatto portare da uno dei tanti elfi domestici
della sua casa. Il rotolo di pergamena che era assicurato alla sua
zampa venne salvato appena in tempo da un bagno nel dolce liquido
agrumato.
Aggrottando le sopracciglia e sperando che la lettera non fosse frutto
di una litigata di Draco con i suoi genitori, Blaise si predispose a
leggerla.
Caro Blaze,
ormai sono certa
che non ci sia
bisogno che io mi presenti. Riconoscerai la mia scrittura senza
problemi, non è vero? Scusami in anticipo se leggerai delle
frasi leggermente sconclusionate, ma sono le quattro di mattina e
scrivo con la testa da un’altra parte.
Non so quando ti
arriverà questa lettera, ma spero che sia quando io
sarò
già su un aereo – diretta dall’altra
parte del
globo. Sì, hai letto bene, ho deciso di lasciare
definitivamente
l’Inghilterra.
Mi
dispiacerà non poter
assistere a nessuna delle tue future partite di Quidditch o presenziare
come ospite al tuo futuro matrimonio con Camille, ma la mia decisione
è dipesa da cause di forza maggiore. Se vuoi saperne di
più forse ti converrà chiedere a Harry. A lui ho
spiegato
tutti i motivi del mio addio. Non sentirti inferiore a lui,
l’ho
fatto perché preferisco usare lo spazio qui sotto per
ricordare
con te tutto quello che abbiamo passato insieme.
Ti sono debitrice
del mio primo
bacio, della tua comprensione, della tua gentilezza in ogni momento,
della tua delicatezza nel trattare tra me e Draco, in poche parole di
tutto.
Non
dimenticherò mai la
sera del Ballo di Natale, la sensazione di benessere che mi ha donato
il danzare insieme a te. Non ci siamo mai amati, Blaze, ma non ci
dimenticheremo mai.
Ti ringrazio di
cuore per
avermi concesso una seconda opportunità, nonostante il mio
tradimento con Daniel fosse stato il più grave tra quelli
dettati dalla profezia della Cooman.
Ti ringrazio
perché so
che, se mai dovessi rimettere piede in Inghilterra una volta sconfitto
Voldemort, tu saresti lì pronto a perdonarmi di nuovo. Ma
non
tornerò, non ho intenzione di abusare della tua
bontà.
Draco aveva ragione, sei un Serpeverde solo per sangue e non per
atteggiamento.
Ti auguro il
meglio per la tua
vita, seguirò le tue imprese di Quidditch da lontano quando
finalmente sarai diventato un Cacciatore famoso. Io so che lo
diventerai.
Draco, se avrai
bisogno di lui, si trova a Grimmauld Place n°12. So che posso
fidarmi di te.
Brucia la lettera
appena possibile, prima che cada in mani poco raccomandabili.
Ti voglio bene,
Lauren
Blaise fissò il cielo terso di inizio giugno, mentre una
piccola
lacrima scivolava lentamente sulla sua guancia scura. Lasciò
la
limonata in giardino, corse in casa travolgendo due elfi domestici, si
rinchiuse nella sua stanza da letto e vi rimase fino a sera.
Nonostante i ripetuti richiami di sua madre e le suppliche di Camille,
non uscì da quella stanza.
Forse perché, alla fine, in quella stanza non vi era
più.
***
Era ormai giunta l’ora della cena quando Draco Malfoy
uscì
dalla stanza in cui aveva discusso tutto il pomeriggio con i suoi
genitori.
Aveva provato in tutti i modi a convincere Lucius a non fare pazzie
nonostante sapesse che non condivideva la sua opinione riguardo Lauren.
Suo padre però continuava ostinatamente a sostenere che, una
volta presa in sposa Lauren Silente, tutta la famiglia sarebbe stata
riaccolta a braccia aperte da Voldemort che avrebbe dimenticato anche
l’involontario aiuto di Lucius nell’evasione.
Draco aveva tagliato corto dicendo che non aveva alcuna intenzione di
sposarla, prima di tutto perché era la sua migliore amica,
in
secondo luogo perché non era suo desiderio fare parte dei
leccapiedi di Faccia-di-serpe.
Aveva notato con soddisfazione la sfumatura violacea assunta dal bel
viso di gigli di suo padre, prima che Narcissa gli chiedesse di uscire
per non scatenare un’inutile – e probabilmente
violenta -
lite.
Draco si ritrovò così a vagare per i piani alti
di
Grimmauld Place, deciso a non scendere in salotto per non incontrare
Ginny Weasley in modalità flirt, fino a quando, passando
davanti
alla sua stanza, non vide che un rotolo di pergamena era adagiato sul
letto.
Un biglietto della signora Weasley, fermo sul comodino, gli comunicava
che a metà pomeriggio era arrivata quella pergamena
indirizzata
a lui e che per non disturbare la sua chiacchierata con i suoi genitori
aveva deciso di lasciargliela in camera.
Draco chiuse la porta della stanza, deciso a restare solo e temendo che
Lucius potesse disturbarlo nel bel mezzo della lettura di quella
lettera misteriosa.
Sei stato il mio
primo vero migliore amico, Draco.
Avresti mai
pensato di leggere
queste parole vergate dalla mano di una Mezzosangue come me?
Chissà cosa direbbe tuo padre se venisse a sapere che
avresti
potuto in qualsiasi modo circuirmi durante quest’anno
scolastico
ma che non ci hai mai provato seriamente come lui avrebbe voluto.
Sono abbastanza
tranquilla sul
fatto che tu non potrai fare niente per raggiungermi quando leggerai
queste parole. Ed è comico confessarti che sarà
almeno la
quarta volta che scrivo questa frase. Senza contare quelle scritte
questo pomeriggio.
Draco, mi
mancherai da morire.
A chi voglio farla bere, dicendo che la mia partenza votata al
benessere di tutti non farà altro che portare
felicità
anche a me?
Mi mancherai,
tanto, e
penserò tutte le sere a quanto mi odierai per averti
lasciato da
solo nel momento in cui avresti più bisogno del mio aiuto.
Vorrei potermi
tenere in
contatto con te, più che con chiunque altro, ma so di non
potere. Il mio obiettivo è allontanare Voldemort da voi,
facendogli capire che ormai non vi sono più vicina e che non
potrebbe arrivare a me attraverso voi, quindi dirti dove sono diretta
sarebbe un errore grossolano e piuttosto sciocco.
Spero che tu possa
perdonare
questo mio abbandono, spero che tu possa capire, da grande amico come
sei, i motivi della mia scelta. Non potrei sopportare di sapere che
qualcuno è stato ucciso per colpa mia.
Ho scritto anche a
Blaze,
Harry, Severus, mio nonno e Sirius. Lascio a te la lista in modo che,
un giorno, possiate ritrovarvi per mettere insieme il puzzle di tutto
quello che ho provato prima di lasciare le vostre vite per sempre. Non
posso fare altro che sperare che tutto vada per il meglio, sarai sempre
nei miei pensieri. Non so come farò a restar mentalmente
lucida
senza di te.
Grazie per il tuo
perdono.
Ti voglio bene,
Lauren.
Draco lasciò cadere il foglio a terra, con le mani tremanti
di rabbia e incredulità.
Era troppo forte per sentirsi ferito, era troppo orgoglioso per provare
tristezza.
Si sentiva tradito perché lei, la sua migliore amica, non
gli
aveva mai detto che l’avrebbe lasciato da solo. Si sentiva
tradito perché non l’aveva detto solo a lui, alla
fine, ma
ad altre cinque persone.
Draco era pronto ad uscire da quella porta per cercare Lauren Silente e
trascinarla di nuovo davanti a sé prima per insultarla e poi
per
abbracciarla e impedirle di andarsene di nuovo.
Una volta aperta la porta, però, andò a sbattere
contro Blaise Zabini.
Un abbraccio necessario ad entrambi legò fisicamente quei
due ragazzi per la prima volta nella loro amicizia.
***
Albus Silente si alzò da tavola con un leggero sbuffo di
disappunto, oppresso dalla malinconia causata dall’assenza
dell’abituale vociare degli studenti.
Alzò lo sguardo verso Minerva McGranitt e Remus Lupin che
ricambiarono con due sospiri sincronizzati.
- E’ sempre così triste vedere che questi giovani
ci
lasciano per tre infiniti mesi… - commentò Albus,
mentre
il suo pensiero volava automaticamente verso sua nipote e Harry Potter.
- Ogni anno è la stessa terribile nostalgia a
prenderci
– confessò Minerva, pasticciando con il
purè che
giaceva da tempo immemore nel suo piatto – ma questa volta
temo
ci sia caduto anche Severus –
Albus sentì una stretta al cuore nel pensare al suo collega
rinchiuso da ore nelle sue stanze sotterranee.
- Credo che andrò a parlare con lui – decise
rapidamente, prima che Remus lo fermasse con un cenno.
- Non credo sia il caso, Albus… conosciamo bene Severus,
quando
si isola è chiaro che non vuole essere
disturbato… -
L’anziano Preside sembrò accettare le parole di
Lupin, ma
si diresse comunque fuori dalla Sala Grande. Voleva tornare nel suo
ufficio perché sperava di trovare una lettera di Lauren. Lei
aveva promesso che gli avrebbe comunicato appena possibile in quale
città si sarebbe stabilita.
La sua delusione fu grande quando vide che nessun gufo sembrava essere
in attesa sul cornicione della finestra della torre. Sorrise
però apertamente quando vide che una lettera era
già
pronta sul cuscino del letto che era stato di sua nipote. Non si chiese
come potesse essere arrivata lì autonomamente, si
accomodò sul morbido materasso e iniziò a leggere.
Caro nonno,
non è
forse assurdo notare come le mie lettere per te portino sempre cattive
notizie?
Devo confessarti
che non
sarò più in Inghilterra quando leggerai queste
mie
parole. Con molta probabilità e fortuna, sarò
dall’altra parte dell’oceano.
No, non
è mia intenzione
dirti la locazione precisa dato che ti conosco e so che riusciresti a
trovarmi rapidamente se ti dessi anche solo un minuscolo indizio.
Se vorrai sapere i
motivi della
mia partenza improvvisa, anche se immagino tu li abbia intuiti, forse
ti converrà chiedere ad Harry di mostrarti la lettera che ho
scritto a lui. Ammetto che la mia voglia di scrivere sei papiri uguali
non mi allettava molto.
Quello che voglio
dire a te e
solo a te è che sei stato un nonno meraviglioso. Mi hai
cresciuta con tutto il tuo amore ed è stato solo il tuo
affetto
a rendermi quello che sono, contraddicendo il sangue che mi dava per
Mangiamorte certa. Non so precisamente cosa farò una volta
arrivata in un altro Paese, credo che mi prenderò del tempo
per
cercare la mia strada.
Di soldi ne ho, ho
prosciugato
tutti i miei risparmi degli ultimi diciassette anni depositati alla
Gringott. Non me ne pentirò, li userò in modo
responsabile come se tu fossi ancora al mio fianco.
Vorrei solo che tu
rendessi
pubblica il prima possibile la notizia del mio allontanamento
dall’Inghilterra. Confido che questo stratagemma possa
convincere
Voldemort a lasciare in pace le persone che sa essermi vicine. Spero
che però la tua protezione verso Harry non finisca per
colpirti
lo stesso. Non potrei sopportare di essermi allontanata da te per
niente.
Sapendo che
sarebbe inutile
continuare a scrivere cose scontate – io so che mi conosci,
nonno, anche se fingi di non conoscermi per lasciare che io possa fare
i miei errori – mi sento solo di dirti che ti voglio bene e
che
il tuo pensiero sarà il più recidivo nel mio
cuore.
Prenditi cura di
Severus.
La tua piccola
Alexis
Albus fece un respiro profondo dopo quell’intensa lettura,
ripose poi la pergamena nella tasca della sua veste.
I suoi sospetti erano stati confermati come sempre. Era dura avere
delle intuizioni esatte, a volte.
Sapeva però che sua nipote se la sarebbe cavata e confidava
nel
fatto che, prima o poi, la notizia della scomparsa di Voldemort
l’avrebbe fatta tornare.
Era un motivo in più per lottare contro quell’uomo
disumano.
Si accorse solo dopo una seconda rilettura, anni dopo, cosa
significasse la frase “prenditi cura di Severus”.
Si
sentì uno sciocco a non averla capita prima, quando sarebbe
veramente servito a qualcosa.
***
Sirius Black atterrò con un tonfo sul tappeto della sua casa
di
Grimmauld Place e subito si ritrovò puntato contro un numero
indefinito di occhi.
Una metà della famiglia Weasley più Hermione lo
fissavano sorpresi dal suo improvviso ritorno.
Si alzò con un movimento scattante, appoggiandosi poi la
mano sul fondoschiena con una smorfia.
- Merlino, avrei dovuto assicurarlo! – mugugnò
sorridendo, mentre se lo massaggiava vigorosamente.
- Vuoi qualcosa da mangiare, Sirius? – gli chiese Molly con
sollecitudine, mentre lo seguiva in cucina.
- No, grazie, ho già cenato al Paiolo Magico… ora
voglio
solo rifugiarmi in camera mia con del buon Whisky – rispose
lui,
allargando il suo sorriso davanti al cipiglio severo della donna
– rilassati, Molly, sto scherzando! –
Nonostante tutto, Sirius prese lo stesso dalla credenza la bottiglia
del Whisky.
- E’ andato tutto bene? –
- La storia della ragazza, intendi? – replicò lui,
dirigendosi di nuovo verso il salotto – Sì, alla
fine i
Mangiamorte non si sono ripresentati quindi penso che fosse solo una
minaccia a vuoto… la tipa però sembrava avere del
fegato,
da quanto mi ha raccontato Tom! –
- Mamma, hai detto a Sirius che è arrivata una lettera per
lui? –
- Ah, no… vai a prenderla tu per favore, Ginny cara!
–
La ragazza sparì in cucina prima di ritornare con un rotolo
di pergamena doverosamente sigillato.
- Tieni! –
- Grazie, piccola! – disse Sirius scompigliandole i capelli
– Ci vediamo domani mattina, buonanotte a tutti e non
sfasciatemi
la casa! –
Felpato salì lentamente le scale, passando davanti alla
stanza del suo figlioccio con noncuranza.
Non sapeva che nel giro di pochi minuti avrebbero condiviso lo stesso
sentimento.
Entrò poi nella sua camera, chiuse la porta e si
lanciò sul letto.
Non sapeva che, un piano sopra il suo, due ragazzi stavano pensando le
stesse cose del suo figlioccio.
Staccò con violenza il sigillo alla lettera, stanco per la
caccia al Mangiamorte che l’aveva tenuto impegnato per tutta
la
giornata.
Appoggiò la bottiglia di whisky alle labbra, lesse la prima
riga, strabuzzò gli occhi, sputò il whisky che
aveva in
bocca, tutto in rapida successione.
Continuò a passarsi la mano tra i capelli mentre proseguiva
nella lettura.
Sai, Sirius, mi
dispiace essere come mia madre. Purtroppo anch’io devo dirti
addio.
Non credo che
faticherai a
scendere di qualche gradino per andare a chiedere a Harry il motivo
della mia partenza, l’ho scritto nella sua lettera.
Quello che invece
voglio dire a te, riguarda la mia promessa di essere sincera con te in
ogni singolo dettaglio della mia vita.
Il giorno in cui
mi hai
perdonato, sono ricascata nel fascino di Malfoy senior. Non
è
bastato sapere che tu e Narcissa eravate a pochi metri da noi, il suo
ascendente su di me è terribilmente forte. Nonostante tutto,
non
credere che io stia scappando da lui. Lucius non mi fa paura, so che
posso imparare a gestire quella che è solo una grande
contraddizione del mio corpo.
Parto per
l’altra parte
del mondo in un tentativo di evitare che Voldemort se la prenda con voi
ulteriormente. So che la presenza di Harry non permetterà
comunque una vita tranquilla per voi, ma lui si merita il vostro
appoggio molto più di quanto non lo meriti io.
Ti confesso invece
che credo di
aver finalmente fatto chiarezza nella mia mente, tra i miei sentimenti,
ma non me la sento di spiegarti tutto dato che questa è la
penultima lettera che scrivo e mi fa davvero malissimo la mano.
Forse dovresti
parlare con
Severus – o Mocciosus, se ti piace di più
–
perché credo abbiate in comune più cose di quanto
non
crediate.
Non so se ho
dimenticato di scriverti qualcosa, sappi solo che mi mancherai da
morire, Felpato.
Mi sarebbe
piaciuto vedere di
nuovo i tuoi occhi, anche solo per una volta, brillare in quel modo
speciale che aveva conquistato mia madre.
Ti voglio bene, mi
mancherai.
La tua Ciuffetta
malandrina
Sirius sentì l’ennesimo verme della solitudine
scavare nel
suo cuore, inesorabile e fortissimo, per una perdita che credeva non
sarebbe arrivato a vivere. Pensava che sarebbe stato lui a lasciare
Lauren attraverso la morte e non il contrario.
- Hai visto, Lunastorta? – sussurrò amareggiato,
più a se stesso che ad un ipotetico fantasma di Lupin
–
Anche questa Silente se n’è andata… il
nostro patto
è ormai rotto… -
Sirius posò lo sguardo sulla bottiglia di whisky che si era
portato in camera solo per indispettire Molly, ne inghiottì
una
bella sorsata per annebbiare la sua mente ferita.
Pensò, in un ultimo attimo di lucidità, che
sarebbe
andato la mattina seguente a leggere la lettera mandata ad Harry.
Un sorso di whisky ancora, una sigaretta estratta dal pacchetto che era
stato esiliato da mesi in fondo al cassetto, whisky bruciante,
accendino sul tabacco, sorso di oblio, sbuffo di fumo.
Sirius Black passò così la sera del 9 giugno, la
mente
annebbiata dall’alcol e la vista sfocata dal fumo della
sigaretta.
Gli sembrò di rivivere il giorno della morte di Suzanne
Silente.
***
Severus Piton era stanco di quella vita passata a perdere gli affetti
più cari.
In qualche modo sapeva già la sera prima che Lauren Silente
era
decisa a lasciarlo per sempre, ma il suo dannato istinto di
sopravvivenza della speranza lo aveva tormentato fino a quel momento.
Tutta colpa del vecchio Albus, maledizione.
Era dalle dieci di quella mattina, quando aveva visto la piccola
Silente Trasfigurata in una specie di modella Babbana, che si trovava
in uno stato di indecisione.
Quando era sceso nel suo ufficio e aveva trovato una pergamena
arrotolata e sigillata meticolosamente aveva capito subito che si
trattava di un messaggio lasciato da Lauren.
Era chiaro come il Sole che dopo gli avvenimenti della sera prima non
si sarebbe risparmiata, da brava ragazza innamorata, a lasciargli un
segno melenso del suo sentimento.
Eppure Severus Piton era rimasto tutto il giorno chiuso in quella
stanza, a fissare quella pergamena ancora sigillata, certo che non
avrebbe trovato disgustose sdolcinerie scritte sulla carta color crema.
Era certo che leggere quelle parole avrebbe segnato un punto di rottura
nella sua vita.
Prese il coraggio di toccare il sigillo solo allo scoccare della
mezzanotte, quando era ormai rassegnato all’accettazione di
tutto
quello che avrebbe letto.
Severus.
Ammetto che mi
sento strana a
scrivere il tuo nome e non il decoroso appellativo “professor
Piton”. Immagina quindi il mio disagio nel darti del tu e non
del
lei.
Non voglio
però sprecare carta con inutili frasi insensate, ho
già perso troppo tempo.
Io so che tu
sapevi. Non è un gioco di parole, ti sto dando la conferma
delle tue accuse di questa sera.
Hai ragione, non
tornerò più indietro. Né ad Hogwarts,
né in Inghilterra, né in Europa.
Mettere a rischio
la vostra
incolumità solo perché Voldemort sta cercando me
e vi
considera ottime prede per ricattarmi non è una mia grande
aspirazione.
Ho seguito il tuo
consiglio,
Severus. Tempo fa mi avevi detto che “avresti voluto mollare
tutto qui e trasferirti in un paese straniero per ricominciare una
nuova vita”, una volta lasciati alle spalle i tuoi doveri.
So che puoi
capirmi, anche se
so anche che con ogni probabilità mi odierai per averti
sottratto il mio affetto e per averti impedito di riversare il tuo su
di me.
Spero che tu possa
perdonarmi, Severus.
Non cercarmi,
però.
L’ho chiesto anche a mio nonno, ma so che tu saresti davvero
capace di trovarmi – prima e più facilmente degli
altri
– e io non sarei capace di dirti addio di nuovo.
Non so come ci
saluteremo
questa mattina, quando io fingerò di partire per cercare
lavoro.
Forse ci stringeremo solo la mano, forse ci baceremo.
No, conoscendoti
ci stringeremo la mano. Un bacio in pubblico non è da te. Mi
piace così.
Grazie per esserti
aperto
davanti a me, alla fine. E’ stato bello sapere che non sono
l’unica a rinchiudersi in un guscio di ghiaccio per non
essere
ferita.
Il nostro errore
è stato
aprirci per noi due. Rimarremo scottati a vita per la nostra
separazione, per colpa mia. Basta con la drammaticità,
però.
Ti voglio bene,
Severus. Credici e perdonami.
Se avrai bisogno,
solo certa
che mio nonno ti aiuterà come sempre. Se vorrai condividere
i
tuoi pensieri con qualcuno che potrebbe comprenderli, ti consiglio di
parlare a Sirius. Non è una presa in giro, abbi fiducia.
Perdonami,
perdonami. Perdonami.
Lauren
Severus abbassò la pergamena sulla scrivania, si
alzò per
dirigersi con lentezza dissacrante verso la sua dispensa, ne
tirò fuori una fialetta dal potente contenuto.
Tornò alla sua sedia, vi si abbandonò senza
emettere
suono, sentendo la lama di un pugnale strappargli via una fetta di
cuore per lasciarlo agonizzante e dolorante nella sua delusione.
Soffriva, soffriva come un povero cane. L’amore non era per
lui, l’affetto era solo un bastardo traditore.
Si propose di odiare profondamente Lauren Silente per
quell’illusione di felicità che aveva creato
davanti ai
suoi occhi poche ore prima, ma non ci riuscì.
Lasciò che il liquido scendesse per la sua gola, catturando
i
suoi pensieri in una rete di oblio, chiudendo la sua mente nella
benedizione del sonno senza sogni.
Gli sembrò di rivivere il giorno della morte di Lily Potter.
***
Daniel Dwight Riddle amava fare il capo. Sapeva che, quando e se il suo
potente padre fosse stato sconfitto, tutto sarebbe andato in mano a lui
e sarebbe stato sicuramente migliore.
Lui amava comandare, imbrogliare e prendersi con la forza quella che
voleva.
Era per quello che non accennava ad allontanare la sua bacchetta dai
quattro Mangiamorte che giacevano supplicanti ai suoi piedi.
Prima di interrompere il Cruciatus li voleva vedere sputare sangue dal
dolore.
- Daniel – lo richiamò la fredda voce del padre
con velato
divertimento – credo che come punizione per ora possa
bastare.
Hai meglio da fare che occuparti della loro disobbedienza. –
Il ragazzo guardò con puro disprezzo Dolohov e i tre compari
che
ancora si rotolavano per terra, prima di allontanarsi da loro con una
risata crudele e rivolgere l’attenzione a Lord Voldemort.
- Dimmi, padre – rispose con voce interessata, alzando con
aria
sorpresa un sopracciglio quando vide una pergamena tra le dita
mortalmente pallide del suo genitore – è per me?
–
- Sì, naturalmente – sibilò Voldemort
con impazienza – ha il sigillo di Hogwarts, aprila –
Daniel Dwight rimase stupito davanti a quella notizia, ma non si fece
pregare e srotolò con rapidità la pergamena
appena
arrivata.
- Da parte di chi è? – lo interrogò
Voldemort con interesse.
- Lauren Silente –
Le due parole pronunciate dalla sua stessa voce gli provocarono una
scossa per la spina dorsale.
Come aveva potuto trovarlo? Era impossibile raggiungere in alcun modo
la fortezza della Congrega Oscura.
- Leggi – gli intimò il padre con tono perentorio.
Daniel Dwight appoggiò con timore i suoi occhi verde giada
sulle
parole vergate dalla sua ex fidanzata, nonché sua probabile
sorellastra.
Buongiorno, Daniel
Dwight. O forse preferisci che ti chiami Daniel Riddle?
Io sono Lauren
Silente, come avrai potuto immaginare.
Sei stato un bravo
attore, credimi.
Dannatamente
spietato e doppiogiochista. Un bravo Mangiamorte, insomma.
Non ti scrivo per
insultarti
come vorrei, però. Voglio che tu dica a tuo padre, Lord
Voldemort, che da oggi lascio definitivamente l’Inghilterra.
Mi
guardo bene dal riferirti il mio nuovo domicilio, ma spero che tu
decida di lasciare in pace le persone che mi erano vicine dato che non
tornerò.
Anche se lui
rapisse mio nonno
o chi per lui, io non lo verrò a sapere e non mi
getterò
nelle sue braccia per fare l’eroina che non sono.
Sono una vigliacca
e sono
scappata dall’altra parte dell’oceano, questo
è
quanto. Se mi volete, venite a cercarmi.
Sappi
però, caro Daniel,
che se ci dovessimo rivedere sarebbe per l’ultima volta. Mi
hai
venduta ai tuoi compagni di gioco e non sono disposta a perdonarlo.
Cordiali saluti,
Katherine Silente
Daniel guardò suo padre con espressione confusa, prima di
capire cosa significasse quella lettera.
- Sta bluffando – sentenziò seccamente Voldemort
–
il vecchio Silente non la lascerebbe mai andare in un posto sconosciuto
da sola e senza protezione –
- Non è un bluff – replicò con voce
sicura Daniel
– conosco Lauren e ha scritto la verità –
Voldemort analizzò con attenzione la lettera prima di
decidere
che fidarsi dell’intuito di suo figlio non sarebbe stato poi
sconveniente.
- Ha scritto che si è trasferita dall’altra parte
dell’oceano – ripeté Voldemort con aria
soddisfatta
– non sarà difficile trovarla –
- Non vorrai mandare tutti i nostri Mangiamorte a cercare lei!
–
protestò vivacemente Daniel, sembrando contrariato.
- No, certo che no. Ma la piccola Silente non sa che la Congrega Oscura
non è limitata alla piccola Inghilterra, lei non sa che
abbiamo
spie ovunque. Massimo tre anni e la troveremo. –
Un pensiero attraversò la mente di Daniel, facendo spuntare
un sorriso sulle sue labbra.
- Metteremo in allerta il nostro Mangiamorte migliore? –
- Certo. Lui sa bene come si riconosce una Silente. –
Un ghigno soddisfatto si dipinse sulle inesistenti labbra di Lord
Voldemort.
Gli sembrò di rivivere i giorni delle morti di tutte le sue
innocenti vittime.
Con un pizzico di trionfo e sadica soddisfazione in più.
***
Era l’estate del 1999.
Alexis Riddance tentava di farsi aria con una mano per sopravvivere al
caldo soffocante di quella giornata di giugno, mentre versava il
tè freddo nel bicchiere desiderando di poterlo bere.
C’era solo un cliente da Tim Horton’s, quel
pomeriggio, un
simpatico signore di età avanzata che leggeva con apparente
interesse alcune righe scritte sulla pagina di un piccolo blocco con la
copertina verde.
Il suo
blocco delle ordinazioni? Oddio, che figuraccia!
In quel coso c’erano scritte tutte le sue impressioni sulla
nuova
vita, erano cose strettamente personali, e quello sconosciuto si stava
gustando quella sottospecie di diario personale senza fare una piega.
Si affrettò a raggiungere il tavolo per tentare di arginare
il danno.
- Signore, mi scusi, l’ho dimenticato per sbaglio
e… -
balbettò con le guance in fiamme, tentando allo stesso tempo
di
mantenere in equilibrio sul vassoio il bicchiere di tè
freddo
ordinato dal suo osservatore e di riprendersi l’oggetto
incriminato.
- Scusarla, signorina? Mi scusi lei per la mia indiscrezione, ma non ho
potuto fare a meno di essere incuriosito da quella pagina scritta fitta
fitta… è un mio grande difetto, sa? I giornalisti
come me
sono sempre degli impiccioni incurabili, soprattutto dopo aver passato
una certa età! –
La ragazza appoggiò il bicchiere sul tavolo, sorpresa
dall’affabilità dell’uomo. Non fece in
tempo a
replicare, fu anticipata rapidamente.
- Hai un bel modo di esporre le tue idee, ragazza… ti
interesserebbe un lavoro come giornalista? Niente di grandioso, certo,
ma almeno non sprecheresti le tue abilità in un fast
food… e avresti un guadagno niente male… -
Alexis Riddance si vide dietro ad una scrivania, con la sua penna in
mano e la certezza di potersi mantenere dignitosamente.
Sapeva quanto fosse difficile fare carriera nel mondo Babbano, sapeva
quanto sangue avrebbe dovuto sputare prima di ricevere di nuovo una
proposta simile, sapeva di non poter rifiutare. Non esitò.
- Accetto –
Il vecchio cliente le sorrise, prima di raccogliere la sua cartelletta
e andarsene – lasciando sul tavolo una cospicua mancia, il
bicchiere vuoto e il suo biglietto da visita.
Alexis prese in mano quel piccolo quadratino di cartone, lo
analizzò attentamente, e un sorriso ironico non
potè fare
a meno di attraversare il suo volto una volta letto il nome.
- Harry Potter…
che buffa coincidenza… -
Era il 9 giugno del 1999, Alexis Riddance esisteva da un anno e tre ore.
Era il suo compleanno, in qualche modo.
E quel lavoro sembrava il regalo più bello del mondo.
Note
dell'autrice
Buonasera a tutti.
E' tanto triste per me
dirlo, ma questa storia è ufficialmente conclusa. Spero che
abbiate apprezzato il finale e questo epilogo, nonostante non siano dei
più allegri.
Voglio ringraziare tutte
le persone che si sono prodigate affinchè questa storia
avesse motivo di proseguire.
Partendo per categorie,
un grosso ringraziamento a chi ha recensito! In ordine cronologico, un
abbraccio a:
jOse_
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Meirouya
Gin_ookami97
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Yvaine0
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principessa Mezzosangue
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43 - Verelia
44 - Yoko_kun
45 - _Bonnie_
46 - _ki_
47 - _Mary
48 - _NeMeSiS_
49 - _Vega .
Per chi mi ha chiesto se farò un seguito di questa
fanfiction: può darsi, ma per ora preferisco finire alcune
storie a cui non sto sto dedicando la sufficiente attenzione. Se e
quando mi dedicherò a un proseguo della vita di Lauren
& company vi informerò, se vorrete.
Vi comunico anche che probabilmente dalla prossima settimana
inizierò a sistemare la presentazione grafica di questa fic,
correggendo gli eventuali errori di ortografia lasciati alle spalle e/o
gli orrori combinati con il codice HTML quando ero ancora alle prime
armi. Quindi non spaventatevi se riaprendo qualche capitolo vedrete
qualcosa di diverso.
Mi piange il cuore, ma devo lasciarvi. Sono tragica, dai, ci vedremo
ancora in giro con qualche altra fiction mia o vostra xD
Ho solo un'ultima piccola richiesta, se non è troppo
pretenziosa da parte mia: i lettori silenziosi farebbero una piccola
opera di bene facendomi sapere ora che siamo alla fine il loro parere?
Se non vi va, fate come se non avessi detto nulla ^^
xoxo
La vostra Lady Lynx
nana97:
è sempre bello scoprire qualche nuovo lettore, anche se non
mi sento abbastanza brava e vissuta da avere già
"ammiratrici" ^^ Sono davvero contenta di sapere che la storia ti
è piaciuta, dato che si tratta della mia primissima
fanfiction. Ti ringrazio per tutti i complimenti, e lo stesso fanno
tutti i personaggi (se potessero parlare, però, crededo che
mi insulterebbero dopo la fine barbina che li ho costretti ad
affrontare xD). Grazie di tutto!
Atari:
hai esattamente intuito quello che sarò il futuro della
nostra Lauren. Niente più Hogwarts, bacchetta e gufi... solo
un po' di "pace" nel mondo Babbano. Mi consola sapere che, nella mia
incapacità di rendere IC il povero Severus, sono comunque
riuscita a non trasformarlo nella caricatura di se stesso. Mi consola
anche sentirmi dire che i personaggi sono gradevoli e accettabili nella
loro diversità da quelli "Rowlinghiani". L'epilogo, come hai
potuto vedere, non lascia trapelare poi molto del futuro lontano dato
che la mia mente è già orientata verso un
possibile sequel (peccato che il tempo a mia disposizione sia tiranno).
Grazie di tutto!
Valery_Ivanov:
posso ritenermi soddisfatta, allora, se consideri inaspettato questo
finale poco fiabesco. E dire che vi avevo abituati a cose peggiori ^^
L'epilogo probabilmente ti spingerà ad insultarmi nella tua
mente, ma spero che sia chiaro che questa fine era un po' scritta nel
destino. Lauren è un personaggio troppo tragico per non
finire male, secondo me. Grazie di tutto!
DarkViolet92:
il suo futuro non è svelato del tutto e quello
degli altri non viene neanche lontanamente accennato, ma questo non fa
altro che rispondere alla tua domanda. Il seguito arriverà,
prima o poi (più poi che prima, ma va beh) e se lo desideri
non avrò problemi ad informarti. Grazie di tutto!
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