Weight Of The World

di Lady Lynx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un pessimo coinquilino ***
Capitolo 2: *** Incontri Ravvicinati ***
Capitolo 3: *** I problemi della perfezione ***
Capitolo 4: *** Di necessità virtù ***
Capitolo 5: *** Un successo indesiderato ***
Capitolo 6: *** L'inizio dello show ***
Capitolo 7: *** Maledetta diplomazia ***
Capitolo 8: *** Il detentore del potere ***
Capitolo 9: *** Non troppo sola ***
Capitolo 10: *** Storia di una vita ***
Capitolo 11: *** La strana coppia ***
Capitolo 12: *** Un pizzico di polvere ***
Capitolo 13: *** Chi la fa l'aspetti ***
Capitolo 14: *** Un tuffo nei ricordi ***
Capitolo 15: *** Tradizione di famiglia ***
Capitolo 16: *** Fortuna, bugie, coraggio ***
Capitolo 17: *** Nella tana del Serpente ***
Capitolo 18: *** Un amico e mezzo ***
Capitolo 19: *** Pazza d'amore ***
Capitolo 20: *** Novembre scarlatto ***
Capitolo 21: *** Lacrime di dolore ***
Capitolo 22: *** Tra Schiantesimi e compromessi ***
Capitolo 23: *** Agenzia matrimoniale ***
Capitolo 24: *** Una goccia di verità ***
Capitolo 25: *** Favori e ragazze ***
Capitolo 26: *** Colpi di scena ***
Capitolo 27: *** Stormo di dubbi ***
Capitolo 28: *** Tre piccole battaglie ***
Capitolo 29: *** Danza confusa ***
Capitolo 30: *** Indizi e sospetti ***
Capitolo 31: *** Patto con Piton ***
Capitolo 32: *** A spasso con un licantropo ***
Capitolo 33: *** Risvegli e divieti ***
Capitolo 34: *** Tempo di rivelazioni ***
Capitolo 35: *** Sorpresa di Natale ***
Capitolo 36: *** Mattina a Grimmauld Place ***
Capitolo 37: *** Christmas in Black ***
Capitolo 38: *** Ipotesi di paternità ***
Capitolo 39: *** Caccia alla strega ***
Capitolo 40: *** Doni del destino ***
Capitolo 41: *** Prede del pericolo ***
Capitolo 42: *** Tutto torna indietro ***
Capitolo 43: *** Imprevisti e previsioni ***
Capitolo 44: *** Il prezzo del futuro ***
Capitolo 45: *** Invito sconsigliato ***
Capitolo 46: *** Prima della morte ***
Capitolo 47: *** Attimi di sonno ***
Capitolo 48: *** Leale come un Tassorosso ***
Capitolo 49: *** Sette tradimenti ***
Capitolo 50: *** Sogno insano ***
Capitolo 51: *** Fuoco della passione ***
Capitolo 52: *** Libera per amore ***
Capitolo 53: *** Accoglienza malandrina ***
Capitolo 54: *** Doppia esse ***
Capitolo 55: *** Ciuffetta e Felpato ***
Capitolo 56: *** Il labirinto dei pensieri ***
Capitolo 57: *** Una mezza prova ***
Capitolo 58: *** Il padrino ***
Capitolo 59: *** Rivivere nel ricordo ***
Capitolo 60: *** L'origine del sangue ***
Capitolo 61: *** Come, quando, perchè ***
Capitolo 62: *** Una chiara confusione ***
Capitolo 63: *** Cambio di pelle ***
Capitolo 64: *** Il peso del mondo ***
Capitolo 65: *** Non (r)esistere ***
Capitolo 66: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Un pessimo coinquilino ***


I personaggi dei libri di Harry Potter presenti in questa storia non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling; i restanti personaggi sono frutto della mia immaginazione.
Questa fan-fiction non tiene conto del sesto e settimo libro e della fine del quinto. È stata scritta senza alcuno scopo di lucro.


Mi tirai le coperte sopra la testa, tentando di ignorare la luce del sole che filtrava dalla finestra tre metri più in alto. Sentii rivoli di sudore colarmi sulla fronte, mentre mi chiedevo se fosse meglio morire soffocata dal caldo o alzarmi a quell’ora improbabile della mattina. Approvai la morte per soffocamento, considerato che così avrei potuto dormire di più…molto di più, a guardare bene.
- Fossi in te mi alzerei! – una voce interruppe per la seconda volta il mio meraviglioso sogno in cui vagavo per il Polo Nord in bikini.
- Taci, stupido Cappello… - mormorai irritata, con la mente ancora annebbiata dal sonno.
- Dai, zuccherino del tuo nonno, è una giornata da non perdersi! – disse allegramente lo stesso scocciatore di prima.
Mi tirai seduta, scalciando le coperte in fondo al letto, asciugandomi il sudore con il lembo del lenzuolo.
- Quanto ti paga Mago Merlino per rendermi la vita difficile? –
- A dire il vero lo faccio gratis, è divertente! –
Nella stoffa nera e rattoppata del cappello apparve una piega che voleva assomigliare a un sorriso. Sbuffai indispettita, non era l’unico a divertirsi alle mie spalle.
- Ti dispiacerebbe voltarti verso il muro? Il fatto che mio nonno ti abbia autorizzato a farmi la guardia non significa che puoi vedere mentre mi cambio! –
La piega sul cappello si allargò, ma ruotò lentamente di 360 gradi. Non avrei mai avuto la certezza che quel coso non potesse vedermi, tanto valeva mettermi in una vetrina e fare lo spogliarello per chiunque.
- Ah, volevo ricordarti che oggi avrai l’esame di ammissione…- riprese la vocina, impregnata di soddisfazione personale.
Rapidamente mi sfilai la camicia da notte e indossai la prima veste che mi capitò sotto mano, inforcai gli occhiali e mi precipitai giù dalle scale a chiocciola di legno. L’ultima cosa che avrei voluto avere era un’altra conversazione di prima mattina con l’irritante Cappello Parlante, soprattutto prima della svolta più importante della mia vita. Avrei dovuto dire a mio nonno che era ora di cambiarlo, magari sarei riuscita a liberarmene senza troppa fatica.
“Ce la farò, l’importante è fare un po’ la sostenuta…”
Arrivai nella stanza circolare che tanto mi era familiare più sudata di prima, con la netta sensazione che i miei capelli cespugliosi fossero messi peggio del solito.
“Forse perché non li hai nemmeno pettinati?” mi dissi ironicamente.
Mio nonno, seduto come sempre con i gomiti sulla scrivania lucida e le punta delle dita intrecciate, mi squadrò con sorpresa.
- Lauren…come mai sveglia così presto? –
Gli lanciai un’occhiata piccata, sedendomi davanti a lui e cercando invano di dare una forma ai miei capelli.
- Mah, non saprei, nonno… - esordii con sarcasmo – forse mi sentivo abbastanza riposata da alzarmi all’alba dopo essere stata sveglia fino alle due di notte per cercare il dannato cane di qualcuno! –
Le mie parole grondanti veleno furono ricambiate da un sorriso luminoso che si estese agli occhi azzurro cielo. Occhi che ovviamente mi ero guardata bene dall’ereditare.
- Sono contenta per te, Lauren…proprio la giornata adatta, dato che tra poco dovrai sostenere gli esami per stabilire in quale anno potremo inserirti! –
- Ma dai? Me ne ero proprio dimenticata! – borbottai, tormentando senza pietà l’unghia del mio mignolo destro.
Mio nonno non rispose, ma potevo sentire il suo sguardo tentare di penetrare la mia mente per scoprire cosa mi stesse passando in mente e perché non avessi ancora chiesto uno straccio di colazione.
“Ah, è così? Non otterrai facilmente quello che vuoi…” mi dissi tra me e me, abbastanza forte da farmi sentire. Era quello che volevo, sentii mio nonno sobbalzare.
- Perdonami l’intrusione, Lauren, ma dato che i tentativi di dialogo tra di noi sembrano non funzionare volevo cercare un approccio migliore… -
Lo osservai con sguardo vacuo, come se fossi impermeabile alle sue parole. Odiavo la sua flemma, la sua calma innata, il suo essere pacato anche nelle situazioni peggiori. Come quando ero riuscita a farmi espellere da ben tre Scuole di Magia, non aveva fatto una piega. Insopportabile.
- Dimmi, Lauren, è questo che pensi di me? Che sono insopportabile? –
Sostenni con freddezza il suo sguardo gentile, era solo colpa sua se ero finita nella sua patetica scuola situata in un patetico posto con un patetico clima dotato di un’umidità alle stelle.
- Penso che non ho voglia di fare nessun esame e che se sono così fortunata come dici dovresti mettere una buona parola per me ed evitarmi questo strazio…anzi, per non fare favoritismi, perché non mi espelli anche te? –
- Credo tu sapessi l’importanza di una buona istruzione… -
- Certo, hai ragione… - cercai di ritrattare con classe – Senza esami non pretendo di essere messa al settimo anno, come invece dovrei, mi basterebbe anche il primo…nonostante la mia voglia di passare i prossimi sette anni al fianco di ragazzetti immaturi e petulanti non sia proprio la mia massima aspirazione! –
Dissi tutto con una sincerità disarmante che però non fece l’effetto desiderato. Mio nonno si alzò in piedi e si avvicinò per accarezzarmi con affetto i capelli. Anche questo era tremendamente disarmante.
- Lauren, capisco quello che senti…so quello che stai cercando di dirmi… -
Scattai in piedi, sottraendomi alle sue mani e riuscendo nella mirabolante impresa di strapparmi l’orlo della veste. Con un gesto di bacchetta me la riparò prima che potessi replicare, scossi la testa come si usa fare davanti ai casi disperati.
- Avanti, cosa sto cercando di dirti secondo te? –
Non avrebbe mai indovinato, ne ero praticamente certa.
- Mmm…forse mi stai consigliando di cambiare il Cappello Parlante perché ti sembra solo uno scocciatore inutile? –
Arrossii fugacemente, ma ripresi subito il controllo.
- Come ti è venuta in mente un’idea simile, nonno? Io sto cercando di dirti che sei Albus Percival Wulfric Brian Silente, Preside di questa Scuola, e non hai nemmeno lontanamente pensato di aiutare tua nipote ad evitare una sessione di esami prettamente inutile ammettendola come chiunque altro! –
“Salvata in corner” mi dissi.
Mio nonno allargò bonariamente il suo sorriso e mi scompigliò di nuovo i capelli.
- Bene, allora sono contento che tu e il Cappello abbiate fatto amicizia! Sono orgoglioso di voi! –
Un attimo…io e il Cappello? Amicizia? Mio nonno mi aveva forse fregato?
- Ma veramente… -
- Non riuscirò mai a indovinare quello che ti passa per la testa, eh, Laurie? Ora ti conviene scendere a fare colazione, tra poco dovrai conoscere i tuoi nuovi professori e far vedere quello che sai fare! –
Mi spinse con delicatezza fuori dalla stanza, dopo avermi infilato in mano la mia bacchetta e il mio manico di scopa. La porta si richiuse con un leggero clic dopo la mia uscita.
Sì, era riuscito a fregarmi per la prima volta.

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Capitolo 2
*** Incontri Ravvicinati ***


Dopo una breve tappa in bagno per sistemare il sistemabile e dopo la peggior colazione della mia vita servita in un’enorme sala in cui la sottoscritta era l’unica presente, mi appoggiai al portone d’ingresso in attesa di qualcuno a cui interessasse dirmi cosa avrei dovuto fare.
- Ehi, tu! Cosa ci fai qui? La scuola non è ancora iniziata, come hai fatto ad arrivare qui? –
Mi voltai con aria di sufficienza e lanciai un’occhiata all’uomo più scialbo che avessi mai visto in diciassette gloriosi anni di vita.
- Tu chi saresti? –
- Qui sono io quello che fa le domande, signorina! –
Il bruttone si avvicinò a me zoppicando e lessi chiaramente nella sua mente che voleva prendermi per l’orecchio per trascinarmi non so dove. Non mi scomposi, il peggio che poteva capitarmi era finire di nuovo nell’ufficio di mio nonno, ma mi scostai abbastanza velocemente da non essere afferrata e farlo inciampare nei suoi stessi piedi.
Non risi, era troppo facile prendersi gioco di gente come quella. E pensare che gli porsi pure la mano per aiutarlo a rialzarsi, da quanto mi sentivo in colpa per essermi messa in competizione con un essere così palesemente inferiore. In cambio mi sentii stringere convulsamente il polso e dovetti sopportare la vista di un sorriso costellato di denti marci.
- Ti prendi gioco di me, ragazzina? –
A dire il vero era proprio quello che avevo evitato di fare, stupido idiota.
- No, signore senza nome, è lei che si sta prendendo in giro da solo… -
Sentii soffiare alle mie spalle e solo in quel momento notai una specie di gatta spelacchiata brutta almeno la metà del suo padrone.
- Tranquilla, Mrs. Purr, adesso la portiamo da Silente e la facciamo sistemare come si deve! –
Proprio come pensavo, quel tipo non aveva uno straccio di potere anche se gli piaceva definirsi “quello che fa le domande”. Bene, avrei fatto un altro viaggetto dal mio caro nonnino Albus.
- Gazza! Argus Gazza, cosa stai facendo? –
Una voce seccata ci raggiunse, fermando dopo soli tre passi la romantica passeggiata che coinvolgeva me e questo Argus Gazza.
- Sto portando l’intrusa da Silente, Minerva! – replicò l’uomo della mia vita con voce sottomessa.
- Questa non è un’intrusa, è la nipote di Silente! –
L’uomo mi lasciò di colpo come se si fosse scottato. Sicuramente era uno dei tanti leccapiedi che temevano l’ira del mio dolce nonnino.
- Mi dispiace averla turbata, signorina, non sapevo… -
Gli scoccai un’occhiata gelida tra le migliori del mio repertorio, facendolo fuggire come pensavo non avesse mai fatto in tutta la sua vita. La gatta lo seguì pigramente, dopo una specie di miagolio strozzato.
- Piacere di conoscerti, Lauren…io sono Minerva McGranitt, la vicepreside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts! –
Annuii lentamente, quella mi sembrava una abbastanza normale. Che fosse l’unica in quella scuola?
- Albus mi ha incaricata di portarti nei diversi luoghi dove sosterrai i tuoi esami…come puoi vedere, la
Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts è enorme e ci metterai un po’ ad ambientarti… -
La seguii senza replicare all’esterno, un giardino che dalle dimensioni ricordava molto un Parco Nazionale.
- Credo che tuo nonno ti abbia raccontato molto poco della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, per questo vorrei consigliarti di leggere il libro “Storia di Hogwarts”… -
Continuai ad annuire come un automa, nonostante mi sfuggisse almeno la metà di quello che Minerva mi stava dicendo. Pensavo a quanto assomigliasse a una venditrice di case, mentre elencava tutti i pregi della struttura dell’edificio e del giardino e dello stadio di Quidditch e sorvolava con abilità sulla Foresta Proibita e i suoi abitanti.
- Hai qualche domanda sulla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, Lauren? – mi disse infine, quando arrivammo davanti a una piccola serra fin troppo ripiena di piante variopinte.
- A dire il vero, sì…perché non la chiama semplicemente “Hogwarts”, al posto di ripetere sempre “Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts”? -
La guardai con innocenza, come se la mia domanda fosse tra le più lecite. La vidi stringere le labbra, ma non rispose e mi fece strada nella serra.
- Questa mattina sosterrai gli esami di Erbologia e Volo, questo pomeriggio avrai Trasfigurazione, Incantesimi e Difesa contro le Arti Oscure, questa sera invece Astronomia… -
- Quando farò Pozioni? – chiesi con tono fintamente eccitato.
La McGranitt mi guardò come se fossi una pazza suicida, ma questa volta decise di rispondermi.
- Il più tardi possibile, tuo nonno ha detto che non sei molto portata e vuole fare in modo che lo superi egregiamente dandoti il tempo per studiare. -
“Perché, io ho mai studiato Pozioni?!?”
- Babbanologia? Aritmanzia? Divinazione? Cura delle Creature Magiche? Lettura delle Antiche Rune? –
- Prima dovremo assicurarci che tu abbia delle basi valide almeno per sostenere il terzo anno, Lauren… -
Ok, scherzavo, nemmeno Minnie era molto a posto con la testa. Secondo lei una ragazza diplomata al sesto anno di Durmstrang, dopo aver studiato anche a  Beauxbatons e Takatalvi, non sarebbe stata al livello dei mocciosi del terzo anno di Hogwarts…ma chi voleva prendere in giro?
Prima che potessi risponderle a tono (cioè male) notai quella che doveva essere l’insegnante di Erbologia.
- Lauren, questa è Pomona Sprite! –
Pomona? Fossi stata in lei avrei odiato i miei genitori per aver ricevuto un nome così assurdo. Non che io potessi parlare a riguardo, ad essere sincera.
- Albus mi ha parlato spesso della sua nipotina e finalmente ho l’onore di conoscerla! –
Pomona sembrava entusiasta di vedermi, mi baciò sulle guance sporcandomi di terriccio. Un’altra fuori di testa.
- Sarò breve, non voglio portarti via tempo prezioso che potresti usare per visitare la nostra meravigliosa scuola – continuò la Sprite – voglio solo chiederti il nome della pianta qui dentro e come domarla, niente di troppo difficile! –
Mi indicò il pavimento di pietra della serra, nella quale sembrava essere stata tagliata una sezione circolare dove era stato incastrato un anello. Una specie di botola, insomma.
- Quindi devo guardare dentro questo coso, identificare la pianta e dire cosa le è nociva? –
Pomona annuì con fare incoraggiante mentre Minerva si era appoggiata con aria attenta a uno dei numerosi tavoli. Con cautela aprii la botola, tenendo la bacchetta con la mano destra.
Forse me l’aspettavo, forse era stato solo un colpo di fortuna: un tentacolo della pianta si avvolse immediatamente sulla manica sinistra della mia veste e alle mie caviglie, prima che avessi il tempo di reagire, minacciando di estendersi fino alla mia spalla. Senza pensarci, iniziai a divincolarmi furiosamente.
- Lauren, non ti muovere! Ci penso io! –
Vidi la Sprite frugare preoccupata nelle tasche del suo completo in cerca della bacchetta, mentre Minerva mi osservava placida nonostante la situazione di evidente pericolo. Non mi scomposi, cercai di appellarmi a quello che avevo imparato nelle altre scuole, mi venne un lampo di genio.
- Tentacolo del Diavolo, predilige i luoghi bui e umidi…Incendio! –
Scatenai una piccola tempesta di fiammelle sulla pianta che mi teneva in ostaggio facendola ritrarre e chiusi immediatamente la botola. Minerva mi fece un piccolo applauso, mentre la Sprite mi guardava con occhioni adoranti.
- Sei brava! Io non intendevo farti affrontare quello! –
La guardai come se mi avesse parlato in finlandese…cosa vuol dire “io non volevo farti affrontare quello?” L’hai fatto!
- Cosa intende dire? –
- Pomona ti ha chiaramente indicato quel vaso, Lauren, non la botola… - replicò con voce piatta la McGranitt.
Osservai con disprezzo i Puffagioli magici che rilucevano in un vaso di terracotta. Erano esattamente a due centimetri di distanza dalla botola. Sospirai. Possibile che non avessi capito cosa indicava quel dito tozzo e sporco di terra?
- Questo vuol dire che sono stata bocciata in Erbologia? Perché ho sbagliato il contenitore dentro il quale guardare? –
Pomona mi sorrise divertita, il luccicare ammirato nei suoi occhi mi mise tremendamente a disagio.
- Non dire sciocchezze, Lauren! Sei promossa a pieni voti! –
Prima che mi potessi riprendere da questa incredibile assurdità (a Durmstrang non erano ammessi errori, nemmeno così sciocchi), Minerva mi aveva già fatto attraversare mezzo Parco Nazionale e stava già bussando alla porta di una specie di catapecchia malandata, circondata da quello che sembrava un campo di zucche squartate. Mi chiesi in che diavolo di posto avesse vissuto mio nonno per tutta la sua vita, solo in quel momento riuscii a intuire perché avesse sempre quello sguardo rassegnato.
Dalla porta uscì a fatica una barba nera e incolta, seguita da un pancione enorme, un cane nero come la pece e alto come un cavallo e dopo (sì, esatto, dopo tutto questo) il viso dell’uomo…o meglio, del gigante.
Mi abbracciò con calore, sollevandomi da terra di almeno trenta centimetri e togliendomi il respiro.
- Hagrid… - esordì con voce allarmata Minnie.
L’omone mi rimise a terra, mi lanciò uno sguardo che sembrava commosso ed estrasse un fazzoletto grosso come una tovaglietta da pranzo dalla tasca della sua palandrana pelosa, soffiandosi rumorosamente il naso.
- La nipotina di Silente! La nipotina di Silente, Minerva, ti rendi conto? –
Non capivo il perché di tutto questo entusiasmo, rimasi basita a guardare la McGranitt che accarezzava il braccio del suo collega con fare materno.
- Questo è Rubeus Hagrid, il tuo insegnante di Cura delle Creature Magiche…Hagrid, lei è Lauren! -
Annuii poco convinta, mi sarei guardata bene dal superare quell’esame. Non volevo certo dare spettacolo di abbracci e cose varie davanti ai miei futuri compagni.
- Non vi va di entrare per un tè? Ci facciamo un po’ di compagnia…a Thor ci piacerebbe conoscerti! -
Mi guardò speranzoso, ricambiai con un’espressione fintamente dispiaciuta.
Tè in estate? Con quaranta gradi all’ombra? Roba da matti.
- Ci dispiace molto, Hagrid, siamo passate solo a salutarti… - rispose Minnie – dobbiamo andare, Lauren deve sostenere l’esame di Volo prima di pranzo! –
Il suo sorriso luminoso mi sorprese, mi diede una leggera pacca sulla spalla e accarezzò Thor come per consolarsi.
- Ci si becca un’altra volta, allora! Minerva, grazie per essere passata…nipotina di Silente, salutamelo! –
Seguii Minerva che si stava già allontanando, sentii la voce urlante di Hagrid accompagnarmi su per la collinetta che conduceva al campo di Quidditch.
- In bocca al lupo mannaro e in groppa all’Ippogrifo, Lauren! –
Sospirai dentro di me scuotendo la testa. Se quelli volevano essere degli auguri di buona fortuna, sarebbe stato un lunghissimo anno scolastico. Decisamente.



Note dell'autrice

Voglio ringraziare
ahlys07, Lady_Ginny, Verelia, CharmedAlis, Meirouya e Luciana Menditegui per aver aggiunto la mia FF tra le preferite o tra le seguite. Spero che questo secondo capitolo vi piaccia!
Grazie anche a chi ha recensito e a chi semplicemente legge ^.^
jOse_: Grazie per i complimenti, fa sempre piacere riceverne! XD Sarei stata molto curiosa di leggere la tua fan fiction, a volte è solo andando avanti a scrivere che si riesce a migliorare il proprio stile di scrittura per piacere anche a se stessi. Buona fortuna per le tue prossime FF!
Luciana Menditegui: La storia si svolge mentre il trio protagonista è al settimo anno, non l'ho precisato perchè avevo intenzione di metterlo nei capitoli seguenti ma non è un grande spoiler. XD
Darò un'occhiata appena possibile alla tua fiction, grazie per avermela suggerita...mi consigli di partire dalla prima che hai scritto o di andare direttamente al seguito?
Meirouya: grazie, sei troppo buona! Il Cappello Parlante ha solo ricevuto quello che si meritava dopo lunghi anni a manipolare la vita degli studenti, si si.

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Capitolo 3
*** I problemi della perfezione ***




Finalmente era giunta la sera, libera dagli esami di Trasfigurazione, Difesa contro le Arti Oscure, Incantesimi e Volo.
Mentre salivo le scale, diretta verso la Torre di Astronomia e seguita come un cagnolino da Minnie, mi ritrovai a pensare a quante probabilità avessi di finire direttamente al settimo anno, quello che teoricamente avrebbe dovuto essere il mio. A detta di Minerva, se fossi riuscita a recuperare Pozioni avrei avuto ottime possibilità.
- Sei stata davvero eccellente nella Trasfigurazione del cappello di Filius in un cono gelato…è stata una delle trasformazioni migliori che io abbia mai visto! E sei anche riuscita a fare l’operazione inversa, una cosa stupefacente! –
Tutti i professori sembravano provare una specie di affetto speciale e di ammirazione per me, non si preoccupavano di nasconderlo, quindi prevedevo una vita difficile con gli altri studenti. Chi è bravo a scuola ed è amato dagli insegnanti non va mai molto lontano dal punto di vista sociale, l’avevo imparato a mie spese.
- Inoltre l’Incanto Patronus è stato semplicemente superbo! Conosco ben pochi studenti capaci di un simile incantesimo…te li presenterò! –
Tanto per dare pepe alla conversazione, decisi di dimostrare un minimo di curiosità.
- Davvero? Di quale Casa fanno parte? –
- Grifondoro, la culla dei coraggiosi di cuore! – replicò Minerva, con gli occhi lucidi di orgoglio.
Grifondoro. Perfetto. Mio nonno mi aveva raccontato almeno un miliardo di volte del gruppo di pazzi scatenati che lo avevano aiutato a mandare Voldemort ad Azkaban con un biglietto di sola andata, in quella che io chiamavo “la sera dell’Ufficio Misteri…e la fine della mia tranquilla esistenza”.
- Per caso sono Potter, Granger, Weasley, Paciock…insomma, quella gente lì? –
Minnie non fece caso alla mia voce piatta e priva di entusiasmo, annuì con vigore.
- Scommetto che diverrete ottimi amici! – mi disse, sorridendo come lo Stregatto.
Scommetto di no.
- Dove hai imparato a volare così bene, Lauren? –
Non credevo che la McGranitt fosse un’esperta del settore, ma apprezzai il tentativo di cambiare argomento.
- Ho appreso le basi a Beauxbatons, quando sono stata espulsa da Takatalvi alla fine del quinto anno… -ignorai lo sguardo curioso di Minerva, che evidentemente fremeva dalla voglia di sapere il motivo della mia espulsione.
- Quell’anno a Beauxbatons è stato tutto per me, ho imparato finalmente a giocare a Quidditch e…insomma, è andata bene… - sbuffai, stufa di fare scale che sembravano non finire mai – poi, nel sesto anno, a Durmstrang ho affinato le abilità…tutto qui… -
- A Durmstrang? –
- Sì, sono stata espulsa anche da Beauxbatons – risposi candidamente.
Minerva sembrava scossa, ma si vedeva chiaramente che non era dovuto tanto alle mie espulsioni quanto al fatto che mio nonno non le avesse detto nulla al riguardo.
- Spero che non ti farai espellere anche da Hogwarts, Lauren… - mi disse, con una vocina tremula che non le apparteneva.
- Dubito che ce la farei… - borbottai a me stessa.
Arrivammo in cima alla torre di Astronomia, dove ci aspettava una donna sulla quarantina con lunghi capelli color corvo striati di grigio. In mano aveva quella che sembrava una mappa delle stelle non compilata.
- Questa è Aurora Sinistra, la professoressa di Astronomia… -
Le strinsi la mano con fare sbrigativo, l’unica cosa che volevo in quel momento era finire quei dannati esami e fuggire nel mio lettino evitando le domande di Minerva e i complimenti che sarebbero di certo scaturiti dalla bocca di quella insegnante appena conosciuta.
Non ascoltai quello che mi stava dicendo, era ovvio che dovessi compilare la mappa che avevo in mano. Iniziai a scrutare il cielo, cercando di non pensare a quanto la Stella Polare assomigliasse al sorriso abbagliante di Madama Bumb quando mi aveva vista sfrecciare sulla mia Nimbus. O a quanto le due piccole stelle nascoste dietro le nuvole sembrassero le gemelle degli occhi commossi di Rubeus Hagrid nel vedermi. Per me erano perfetti sconosciuti, perché i miei successi sembravano farli così felici?
- Lauren, cara, a me bastava il nome delle stelle principali… -
Abbassai lo sguardo verso Aurora Sinistra, leggermente confusa per aver tenuto il naso all’insù per tutto quel tempo. Lei mi indicò la mappa stellare che avevo appena finito interamente di compilare, mentre Minerva annuiva con approvazione alle sue spalle come se avessi salvato la vita di qualcuno.
- Devo dire che le hai fatte tutte giuste, sono sorpresa…sei appassionata di stelle? –
A dire il vero Astronomia era la materia che mi disgustava di più, a Takatalvi era ritenuta la più importante e quindi avevo dovuto sopportarla tutte le notti per cinque lunghissimi anni.
Comunque la Sinistra sembrò prendere il mio silenzio per un assenso e nel giro di pochi minuti mi ritrovai con Minerva a scendere le scale delle Torre, ufficialmente promossa al terzo anno…ovviamente con la riserva del risultato di Pozioni.
- Albus mi aveva detto di avere una nipote straordinaria, ma non pensavo così tanto… - continuava a ripetere Minnie, come un’intercalare per ogni osservazione che faceva su di me. Era seccante, odiavo i complimenti gratuiti.
- Non è niente di grandioso, davvero…ho diciassette anni, mi sembra il minimo… -
Ma lei non mi ascoltava, troppo intenta a decantare tutte le abilità straordinarie che sembravo averle dimostrato in quelle ventiquattro ore. Altamente seccante.
- Quando farò gli altri esami? –
- Domani conoscerai il mio collega di Pozioni e sarà lui a decidere quando sarà opportuno farti fare l’esame…ora vai, Lauren! Salutami Albus, per piacere… -
Minerva restò a fissarmi fino a quando non decisi di salire sul gargoyle che mi avrebbe portata dritta dal mio nonnino. Mi sentivo molto in libertà vigilata.
- Cioccalderoni! –
Mentre il gargoyle saliva, sentii i passetti di Minnie allontanarsi e pensai di andare a farmi un bel giretto turistico da sola per Hogwarts. E l’avrei fatto, se qualcuno non mi avesse aspettato davanti alla porta del suo ufficio.
- Non ti fidi di me, per caso? –
- Avrai tempo per scorrazzare di notte per la scuola, Laurie, credimi… -
- Ma tu non me lo permetterai, vero? –
Non mi aspettavo nessuna risposta e avevo ragione. Seguii il Preside, alias mio nonno, nell’ufficio circolare e mi sedetti con aria svogliata sulla prima poltrona che mi capitò sotto mano. La sua, ovviamente.
- Sì, un giorno anche tu diventerai Preside… - mormorò lui con una strana luce negli occhi.
- Scherzi? Non sopporterei mai di fare il tuo lavoro! – sputai senza pensarci – Senza offesa, nonno, ma preferirei evitare di passare la mia vita a risolvere tutti i problemi di un branco di mocciosi… -
- Tuo padre avrebbe dato qualsiasi cosa per diventare professore… - replicò lui con naturalezza, senza un’ombra di rimprovero. Mi sorrise, porgendomi una scatola di Api Frizzole già metà mangiata. Mi servii, succhiando in silenzio.
- I tuoi insegnanti sono già molto soddisfatti di te, Lauren –
- Sì, ho notato –
- Non sei contenta? –
- Per niente –
- Posso sapere il perché? –
- Non tentare questi trucchetti da psicologo con me, nonno…so benissimo che sei un Legilimens, fammi il piacere di leggermi nella mente se tanto ti interessa… -
Silente, lo stesso Silente che tante volte aveva sopportato il mio caratteraccio per giorni senza fare una piega, si arrese emettendo un sospiro. C’era qualcosa che non andava.
- Stai bene, nonno? – chiesi, sporgendomi con aria preoccupata sulla sua scrivania per guardarlo dritto negli occhi.
- Sono un po’ stanco, Lauren…tutto qui… -
Ok, forse ero una stupida ragazzina di diciassette anni che si divertiva a fare la scontrosa, ma la storia del “sono un po’ stanco” non l’avrebbe bevuta nemmeno un bambinetto.
- Ha a che fare con la Scuola? –
Scosse la testa, chiudendo gli occhi e appoggiandosi al muro come se le gambe gli stessero per cedere. Scattai in piedi e lo accompagnai verso la poltrona dov’ero seduta, facendolo accomodare.
- Dai, nonno, a me puoi dire tutto… - esordii, iniziando a sudare freddo. Non avevo mai visto Albus Percival Wulfric Brian Silente in quelle condizioni.
- Lascia stare, Lauren…vai a dormire, è tutto a posto… - mormorò, riaprendo gli occhi e tentando di sorridere.
- Non lascio perdere, dovessi diventare anch’io Legilimens a furia di tentativi di leggerti nel pensiero per sapere cosa non mi vuoi dire! –
Restammo in silenzio per una mezza eternità. Alla fine, notando la mia tenacia e il mio interesse per quello che mi teneva nascosto, sembrò decidere di sputare il rospo.
- Lauren…ti ricordi di Voldemort, vero? –
Annuii, senza poter evitare una smorfia disgustata.
- Come potrei dimenticarlo? Sono stata espulsa tre volte solo per colpa della vostra lotta a tira e molla! I giornali non facevano altro che parlare di te come salvatore o bugiardo a seconda delle circostanze e sono diventata fin troppo famosa…oserei dire famigerata! – replicai con sarcasmo.
Mio nonno non rispose alle provocazioni, si portò la mano al cuore.
- Lui…lui è riuscito ad evadere… -
Un miliardo di immagini tremende si formò davanti ai miei occhi, immagini costellate di lampi verdi che colpivano senza pietà mio nonno. Il mio adorato nonno, l’unica persona che mi fosse rimasta vicina in tutti questi anni, nonostante fingessi che non me ne fregasse nulla.
- Lui…vuole ucciderti, nonno? –
- Severus…chiama Severus… -
Riuscì a dire solo queste poche parole prima di cadere dalla poltrona privo di sensi.
Rimasi agghiacciata a fissarlo per dei secondi che parevano secoli, prima di precipitarmi verso il gargoyle e poi di corsa per i corridoi e le scale buie di Hogwarts, senza sapere dove trovare questo Severus.
Finii a sbattere con la faccia contro qualcosa di morbido, prima di cadere all’indietro e picchiare la testa sul pavimento di pietra per contraccolpo.
Il mio ultimo pensiero prima di avere la vista annebbiata da tante stelline si rivolse a mio nonno.
Non potevo perdere anche lui.



Note dell'autrice

Forse dovrei smetterla di aggiornare così frequentemente, ma sono in un periodo di grande ispirazione e fino a quando non inizierà la scuola farò del mio meglio per postare regolarmente. Spero che gradiate anche questo capitolo e ne approfitto per ringraziare Gin_ookami97, Stabuck, giovy39, ila_sabaku e Lady of the sea per aver aggiunto la mia storia tra i preferiti o le seguite.

Invito tutti voi, anche chi legge (che comunque ringrazio per avere dato un'occhiata) a lasciarmi un commentino, anche microscopico, per farmi sapere cosa ne pensate dei personaggi, della storia...un po' di tutto, insomma. ^.^

Luciana Menditegui: Sono contenta che ti sia piaciuto, troppo gentile per i complimenti! L'incontro tra Piton e Lauren si avvicina sempre di più, tieniti pronta! :-)
P.S. Alla fine ho letto entrambe le tue FF ma ho lasciato un paio di commentini solo su "Due Ali d'Angelo".
Gin_ookami97: Grazie per i complimenti! Continuerò ad aggiornare fino a quando non si esaurirà l'ispirazione e credimi, manca ancora tanto!
Meirouya: Lauren è tremenda, lo so...ma è un mio personaggio, e tu sai bene quanto mi piaccia renderli un po' fuori dalle righe XD

Grazie e tutti voi per il supporto che mi state dimostrando, spero di aggiornare prestissimo con un altro capitolo per non lasciarvi troppo sulle spine! ^.^

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Capitolo 4
*** Di necessità virtù ***




Fu così che conobbi il mio insegnante di Pozioni. Quando mi ripresi dalla tremenda caduta, notai che ero in una stanza buia e umida, illuminata solo da qualche candela, e un uomo vestito di nero con untuosi capelli neri e un prominente naso adunco sembrava farmi una radiografia con lo sguardo.

Scrutò con attenzione i miei incolti capelli mossi e scuri, lunghi quasi fino al fondoschiena, i miei occhi verde nocciola, il mio abbigliamento volutamente poco curato, fermandosi per qualche attimo in più sul mio petto. Quel piccolo, insignificante secondo bastò per farmi imbestialire.
- Chi diavolo è lei? Cosa ci fa in giro per Hogwarts a quest’ora di notte? Chi le ha dato il permesso? –
- Potrei farle le stesse domande, signorina… - rispose lo sconosciuto con un sorriso sarcastico - …se solo non sapessi che è la nipote del professor Silente –
- Quindi dovrebbe sapere che gradirei sentire le sue risposte! – replicai acida.
- Sono il professor Severus Piton, insegnante di Pozioni. Quello che faccio di notte nella scuola in cui lavoro non è affar suo e nessuno deve darmi il permesso per farlo. –
Rapido, conciso, diretto. Se non avesse avuto quell’espressione di presa in giro dipinta sul volto, forse quel tipo avrebbe potuto piacermi.
All’improvviso mi ricordai le parole di mio nonno. “Severus…chiama Severus…”
- Come ha detto che si chiama? –
- Severus Piton. Non mi sembra di parlare una lingua straniera. –
Mandai giù una risposta particolarmente cattiva e sospirai, iniziando a preoccuparmi seriamente.
- Ho bisogno di lei, professore. Mio nonno mi ha chiesto di chiamarla, è stato male nel suo ufficio dopo avermi comunicato l’evasione di Voldemort da Azkaban! –
La mia voce calcò istericamente sull’ultima parola, suscitando un sorrisetto divertito sulle labbra di Piton.
- Non c’è niente di divertente! – sputai, desiderando solo di cancellare quella smorfia tremendamente irritante.
- Signorina Silente, si calmi…mi descriva la situazione… -
- Non può venire con me nell’ufficio del Preside ad accertarsene di persona? –
- No –
Quella sillaba bastò a farmi capire che Piton non era minimamente interessato alle sorti di mio nonno.
- Ha intenzione di aiutarmi o no? – sibilai con rabbia.
- Lo sto facendo. È lei che non collabora. Avanti, mi dica cos’è successo. –
- Gliel’ho appena detto! Stavo parlando con mio nonno, mi ha detto che Voldemort è evaso e all’improvviso si è portato una mano al cuore come se stesse per morire!  E mi ha detto di chiamare lei prima di svenire! –
Piton annuì, indirizzò la bacchetta verso il calderone nell’angolo della stanza facendo apparire fiamme smeraldine per scaldarlo.
- Vorrà dire che prepareremo una pozione per farlo riprendere… -
Con una lentezza dissacrante prese un librone dal cassetto della sua scrivania e lo sfogliò, fino ad arrivare al centro.
- Bene…questa sembra essere adatta per gli svenimenti. –
Fermai all’improvviso il piede che avevo iniziato ad agitare ritmicamente sul pavimento.
- A mio parere, professor Severus Piton, non è un semplice svenimento – sentenziai con tono tagliente.
- Il suo parere, signorina Silente, vale quanto questa Pelle di Girilacco, per quanto mi riguarda –
Diventai livida di rabbia, mio nonno era in pericolo di vita e quell’idiota si divertiva a prendermi in giro con quelle stupide pozioncine da quattro soldi. Mi alzai in piedi, dirigendomi verso la porta.
- Colloportus! –
Guardai Piton inviperita. Come si permetteva di fare una cosa del genere?
- Voglio parlare con Minerva! Voglio parlare con qualcuno che sia in grado di occuparsi della salute di mio nonno con serietà! – urlai, senza preoccuparmi di svegliare qualcuno, anzi desiderandolo.
- Si sieda, signorina Silente, andrò io a chiamarle la professoressa McGranitt, a patto che lei stia qui ferma… -
Si alzò a sua volta, mi spinse da parte, mormorò qualcosa per aprire la porta e prima che potessi gettarmi anch’io nello spiraglio la chiuse di nuovo. Tempestai la povera porta di pugni che servirono solo a sfogare un po’ di rabbia, ma fecero accrescere la preoccupazione.
“Avanti, Lauren, pensa…anzi, non pensarci…quell’idiota odioso tornerà, preparerà la pozione per nonno Albus e andrà tutto bene…”
Guardai il calderone nel quale ribolliva la sostanza base per le pozioni. Rimasi a fissarlo a lungo, spostai lo sguardo sul libro ancora aperto, mi tirai su le maniche ed estrassi la bacchetta.
Aprii tutti gli sportelli possibili ed immaginabili presenti nella stanza, tirando fuori gli ingredienti necessari per l’intruglio e disponendoli sui tavoli. Cercai la bilancia, il tagliere, i coltelli, lessi febbrilmente le istruzioni.
“Dov’è finito quell’imbecille di Piton? L’ho appena conosciuto ed è già finito sulla mia lista nera…”
Vedendo che non accennava a tornare, mi costrinsi a fare quello che credevo non avrei mai osato fare spontaneamente in tutta la mia vita. Tritai finemente l’Alga Rosa, spruzzai il succo di Belladonna nel calderone, aggiunsi dosi di erbe strane con una precisione maniacale. Avrei fatto di tutto per salvare nonno Albus, anche perdere una mano come quasi successe mentre tagliavo con decisione il Magicioccolato immaginando che fosse la testa di Piton.
“Alla fine della preparazione, la vostra pozione dovrebbe assumere un colorito blu notte e sprizzare piccoli lampi in superficie “ recitava il libro.
Fissai scetticamente la mia opera d’arte: era blu elettrico al posto di blu notte, ma per essere la prima volta potevo ritenermi più che soddisfatta.
Presi la prima fialetta disponibile, ci versai dentro un mestolo di pozione con le mani tremanti, incurante dei rivoletti bollenti che mi scendevano sulla veste. Tappai il flaconcino e puntai la bacchetta contro la porta.
- Alohomora! –
Niente da fare, Piton aveva chiuso la porta in modo che non potessi uscire in modo scontato.
- Alohomora, dannazione! –
Sapevo che l’imprecazione non avrebbe cambiato niente, ma mi fece sentire meglio. Pensai a un modo per uscire di lì, non dovevo farmi prendere dal panico. Ero arrabbiata, molto arrabbiata con Piton. Una volta guarito nonno Albus, e auguravo al caro Severus che guarisse, avrei ucciso quel traditore personalmente.
- Incendio! –
Appiccare il fuoco alla porta di una stanza del castello forse non era un'idea geniale, ma al momento il mio cervello non elaborò di meglio. E comunque funzionò, quindi era inutile piangerci sopra.
- Aguamenti! – strillai, presa da un’incredibile urgenza di fare tutto in fretta.
Passai sopra al mucchietto di cenere fradicia, quel poco che restava della porta, e corsi più veloce che potevo su per le scale dei Sotterranei, sperando di non perdermi in quel labirinto.



Note dell'autrice

Capitolo un po' breve, ma spero che vi piaccia almeno quanto i precedenti. Ringrazio aXce, natalia, sebadas e Piccola Vero che hanno aggiunto recentemente la mia storia tra i preferiti o tra le seguite e tutti i lettori che continuano a seguirmi.
Vi chiedo ancora di lasciare una traccia, anche minima, del vostro passaggio (sottoforma di recensione, si intende). Come è giusto che sia, sono ben accetti sia commenti negativi che positivi quindi non tiratevi indietro e ditemelo se trovate qualcosa che dovrei migliorare! ^.^

Elfosnape: come puoi vedere, ho aggiornato di nuovo a tempo record! Hai ragione, ora che mi ci fai pensare ho creato una specie di versione femminile più giovane di Severus! XD Grazie per aver commentato, spero che continuerai a farmi sapere cosa ne pensi!
Gin_ookami97: il capitolo è arrivato, più veloce della luce! Non so perchè, ma mi sentivo di combinare qualcosa al povero Albus...ora mi sento un po' in colpa, poverino! ^.^
Luciana Menditegui: non ho mai visto Friends, ma provvederò il più presto possibile...grazie per il suggerimento, qualche risata non fa mai male! :-D
Come promesso, ecco arrivato il tanto atteso incontro/scontro tra Lauren e Piton, spero che rispetti le tue aspettative!

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Capitolo 5
*** Un successo indesiderato ***



Arrivai ansimante davanti all’ufficio di mio nonno, con il cuore che sembrava non volere restare nel petto ancora per molto da quanto batteva forte. Mi appoggiai alla porta per riprendermi, mi dissi che pochi secondi non avrebbero fatto la differenza.

- A mio parere, Severus, non è stato molto carino abbandonare Lauren in quel momento cruciale –
Sobbalzai nel sentire la voce calma di mio nonno parlare a quel traditore. Il mio primo istinto fu di irrompere nella stanza a bacchetta levata, ma qualcosa mi disse che avrei guadagnato di più ad aspettare ed ascoltare prima di agire.
- Se non l’avessi fatto, probabilmente non avrebbe mai provato a mettere impegno nella nobile arte delle Pozioni –
- Ci porterà rancore per il resto della nostra vita –
- Ne dubito, in fondo non si trattava davvero di una questione di vita o di morte, Albus! –
Mi infilai le unghie nei palmi delle mani. “Non si trattava di una questione di vita o di morte?!”
- Bene, credo sia ora che tu vada a controllare, allora…Lauren dovrebbe avere finito e in caso non fosse così ricordati di non dirle nulla e di tirare fuori dalla tasca questa, dicendole che hai fatto tardi perché hai già risolto tutto –
Un attimo…ma cosa stava succedendo?
Sentii il rumore di una sedia spostata, prima che il proprietario potesse appoggiare la mano sulla maniglia spalancai la porta e puntai la bacchetta al petto di Piton.
- Esigo delle spiegazioni! – urlai, cosciente di quanto potesse intimidire il mio tono furioso. Piton impallidì leggermente, mio nonno mi sorrise senza scomporsi.
- Siediti, Lauren, e le avrai… -
Lo guardai come se fosse diventato pazzo all’improvviso, la mia bacchetta sprizzò scintille color vino facendo indietreggiare Piton. Evidentemente non era fornito di bacchetta, altrimenti credo che mi avrebbe disarmata all’istante.
- Laurie, tesoro, lascia in pace Severus e siediti…dobbiamo raccontarti una cosa ed è necessario che tu sia calma… -
Mio nonno aggrottò le sopracciglia quando sibilai “vigliacco traditore” all’indirizzo di Piton, ma mi sorrise quando decisi di seguire il suo consiglio e sedermi. Ovviamente senza smettere di tenere sotto tiro il mio bersaglio.
- Albus, ti chiederei di ordinare a tua nipote di smettere di sottopormi al pericolo di incantesimi accidentali che potrebbero uscire dalla sua bacchetta – disse il professore con voce incolore.
- Non si preoccupi, Piton, ho un ottimo controllo della mia volontà magica! –
E per sottolineare come non stessi mentendo, feci sprizzare ancora una discreta quantità di scintille multicolore.
- Lauren, ti prego di abbassare quella bacchetta, altrimenti sarò costretto a disarmarti – replicò mio nonno con severità. Obbedii riluttante, ma la puntai con cura verso la gamba di Piton per sicurezza.
- Hai preparato la pozione AntiSvenimento? –
- Sì, nonno, ma a quanto pare non ti serve più e non posso fare a meno di chiedermi a cosa sia dovuto questo improvviso miracolo!
- Dai la boccetta a Severus, per favore –
- Se ne vuole un po’, perché non se la fa lui? Io sono stata due ore, e dico due ore, a preparare questa roba mentre lui scorrazzava con molta probabilità per i corridoi del castello a festeggiare il fatto che tu potessi morire da un momento all’altro! –
Due paia di occhi mi fissarono basiti.
- Sei stanca, Lauren…non ti biasimo, sono le quattro di mattina… -
Nel sentire quelle parole avvertii tutto il peso della giornata che avevo appena trascorso. Volevo farla finita, appoggiai la boccetta sulla scrivania e Piton la prese stappandola. La annusò, la fissò controluce, la agitò per far comparire i piccoli lampi, ne gustò una piccola goccia.
- Accettabile, direi…non l’eccellenza, ma un buon risultato… -
Stava per caso valutando la mia pozione?! Quella che lui non aveva voluto fare?
- Se lei sapeva fare di meglio, mi chiedo perché se ne sia andato da quella stanza chiudendomi dentro come una prigioniera! C’era in ballo la vita di mio nonno! –
La persona in questione mi sorrise, intrecciando le dita come suo solito e guardandomi con tenerezza.
- Lauren, ti comunico che hai superato tutti gli esami relativi al terzo anno di Hogwarts! Domani potrai scegliere quali materie facoltative frequentare e tra pochi giorni sarai ufficialmente una dei miei studenti! –
Guardai confusa mio nonno, convinta di essermi immaginata quelle parole, ma la sua espressione allegra non dava adito a dubbi. Mi sentii decisamente presa in giro.
- Nonno, vuoi per caso dirmi che tutto questa storia del tuo malore e dell’evasione di Voldemort è stata solo una finzione? – vedendomi sconvolta fece per parlare, ma lo anticipai – Certo, lo è stata, te lo si legge in faccia! Come hai potuto farmi preoccupare così solo per farmi fare una stupida pozione? Pensavo fossi in punto di morte, pensavo di restare di nuovo completamente sola, pensavo a tante cose a cui non avrei mai voluto pensare di nuovo! –
Questa volta anche Piton sembrò colpito, vidi mio nonno con un’espressione interdetta e distolsi lo sguardo per non intenerirmi.
- Questo è stato un vero colpo basso, lasciatevelo dire…voglio solo andare a dormire… -
- Lauren… -
Non lo ascoltai, andai con passi pesanti verso la scala che portava alla mia stanzetta privata e iniziai a salirla. Arrivata all’ultimo scalino, entrai e sbattei con veemenza la porta. Mi giunse attutita la voce supplicante di mio nonno.
- Lauren, ti prego di perdonare quello che ho fatto…ma tirare in mezzo Voldemort era l’unico modo per farti esprimere al meglio le tue potenzialità…il pericolo, la paura, stimolano le abilità, lo so bene…ma forse non è stata una cosa saggia da fare, mi dispiace molto… -
Aveva ragione, in un certo senso. Sapevo che non l’aveva fatto per ferirmi, sapevo che ero la cosa più importante del suo mondo e non avrebbe mai voluto farmi del male di proposito. Ma in quel momento volevo solo vendicarmi per tutto il dolore e l’apprensione che avevo provato in quelle ore.
- Non si gioca con il destino, nonno…non si dicono certe cose su Voldemort….non si fa, è troppo pericoloso…potrebbe succedere davvero… -
Prima che il Cappello Parlante potesse svegliarsi e cercare di convincermi a scendere per parlare con il suo protettore, lo infilai nella cassapanca e lo coprii con i miei libri di Beauxbatons.
Andai finalmente a dormire.

Aprii gli occhi lentamente, mi misi gli occhiali come abitudine, mi accorsi di essere ancor vestita ma non me ne curai. Presi la spazzola e mi sistemai i capelli con cura prima di scendere le scale. Non c’era nessuno nell’ufficio di mio nonno, con mio grande disappunto. Avrei voluto parlargli seriamente senza Piton in mezzo alle scatole, volevo davvero risolvere quella questione per cui soffrivamo entrambi inutilmente. All’improvviso sentii un rumore alle mie spalle: pensai che fosse solo Fanny, la fenice di nonno Albus, e rimasi con tristezza a guardare i fogli sulla scrivania scritti con quella sua calligrafia stretta e un po’ pendente verso destra.
- Non pensavo di trovarti così presto, Lauren Cassidy Alexis Katherine Silente - sibilò una voce fredda nel mio orecchio. Sentii la punta di una bacchetta appoggiarsi alla mia nuca e dimenticai la solita reazione infastidita che avevo davanti alle persone che pronunciavano il mio chilometrico nome per intero.
- Tu…chi sei? –
- Ma come? Non mi conosci? Eppure dovresti, io sono praticamente uno di famiglia…quello che cerchi da diciassette anni! –
Rabbrividii. Mio padre? Non sapevo niente di lui, e nemmeno di mia madre. Nonno Albus si rifiutava di rispondere alle mie domande a questo proposito fin da quando ero piccola e quando insistevo, durante i miei attacchi di testardaggine, l’avevo spesso portato sull’orlo delle lacrime. Tutte le volte cercavo di farmi perdonare facendo la brava bambina per interi mesi.
- No, non ti conosco…saresti così gentile da permettermi di voltarmi e vederti in faccia, amico di famiglia? – ribattei con una sicurezza che le mie mani tremanti non dimostravano.
Una risata gelida mi risuonò troppo vicino alle orecchie per i miei gusti.
- Mi dispiace così tanto doverti uccidere, credimi…la tua ironia è deliziosa… -
Uccidermi? Avevo capito bene? Ma prima che potessi elaborare quelle terribili parole, sentii un freddo intenso su tutta la pelle e gridai senza volerlo. Tutto diventò buio intorno a me ad eccezione di una luce verde che tormentò i miei poveri occhi a lungo.
Una scossa violenta mi fece salire il cuore in gola, mentre continuavo a fissare la tremenda luce verde che sembrava farsi beffe di me.
- Lauren…Lauren, svegliati! –
La voce di nonno Albus mi arrivò distante, ma mi fece capire che non ero morta…a meno che non fosse morto anche lui.
- Spegni la luce verde, nonno…per favore, spegnila… - piagnucolai, assalita da un improvviso senso di nausea.
Qualcosa di fresco e umido mi bagnò gli occhi e finalmente riuscii a vedere la confortante luce calda e dorata del sole che batteva sulle mie coperte e sul mio volto. E poi notai che il cappello di mio nonno era verde smeraldo. Sentii la bile risalire la mia gola.
- Sto per vomitare… -
- No, no…stai tranquilla, bevi, avanti… -
Mi infilò in bocca un cucchiaio di qualcosa di disgustoso che però servì a bloccare ogni reazione strana del mio stomaco. Mi tirai seduta sul letto e scoppiai improvvisamente in lacrime senza sapere nemmeno il perché. Nonno Albus mi abbracciò stretta stretta fino a quando non mi calmai, cosa che accadde solo lunghissimi minuti dopo.
- Scusami, nonno, scusami… - sussurrai con voce rotta.
- Scusami tu, Lauren cara…credo sia solo colpa mia se hai fatto questo brutto sogno, perché sono abbastanza certo che tu abbia sognato Voldemort, vero? –
Mi ritrovai a un bivio: dire a mio nonno che avevo sognato Voldemort e farlo sentire in colpa, cosa che non volevo, o dirgli la verità e confessare che credevo di aver sognato mio padre? Decisi per la cosa più diplomatica.
- Non ricordo cosa ho sognato, ma di certo non è colpa tua –
Nonno Albus mi guardò come se non mi credesse, ma mi fece una carezza talmente desiderata che mi sciolsi di nuovo in lacrime. Mi sentivo una debole, ma allo stesso tempo incredibilmente forte perché ero sostenuta dall’affetto di una persona che mi amava.
Non volevo fare più quel sogno, ma dovevo scoprire il viso di mio padre.
Non volevo provare di nuovo quella sensazione di tradimento e di terrore, ma dovevo scoprire la verità.

Note dell'autrice

Buonasera a tutti, sono ritornata con i miei consueti aggiornamenti lampo! Ringrazio Valery_Ivanov per aver aggiunto la mia storia tra le seguite e ovviamente tutti i miei lettori (commentatori o no). Come al solito, vi chiedo (quasi vi supplico ^.^) di lasciarmi qualche recensione, anche breve o negativa, per darmi un'idea della quantità di persone a cui piace la storia perchè il numero di letture è diventato abbastanza elevato ma le opinioni sono ancora poche.

Gin_ookami97: complimenti per l'intuito, per un attimo ho creduto di avere a che fare con una parente di Sibilla Cooman! ^.^
Piton in effetti non si è comportato in modo molto carino, ma avrà sicuramente occasione di redimersi, prima o poi...
Luciana Menditegui (Lucy): grazie per i complimenti, sempre graditissimi! Spero che anche questo capitolo riesca ad essere "stupendissimamente stupendo"! (Ho visto un pezzettino di video con Janice di Friends, è davvero divertente!)
mistero: Piton e Lauren, così simili ma così lontani xD grazie per aver lasciato un commento, spero che continuerai a seguirmi e a farmi sentire la tua opinione! E come vedi, aggiornamento fresco di giornata :-)
Meirouya: chi ha tempo non aspetti tempo, no? xD Sono stata piuttosto crudele con Silente, ma riuscirò a farmi perdonare (spero) mentre per Piton immagino già che fine tremenda gli avresti fatto fare se fossi stata Lauren *.*

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Capitolo 6
*** L'inizio dello show ***




Era arrivato il tanto temuto giorno, l’inizio della scuola. Avevo passato in apatia le due giornate che mi separavano da questa disgrazia, dopo aver pianto sulla spalla di nonno Albus.

Sentivo il 1 settembre come un giorno del giudizio, l’inizio della mia nuova vita, un conto alla rovescia dei giorni che mi separavano all’ennesima espulsione, forse.
Sorrisi al mio riflesso nello specchio, sentendo entrare dalla finestra la voce acuta di Minerva che tentava di far preparare tutto alla perfezione prima dell’arrivo degli altri studenti. Certo non poteva pretendere un risultato decente, dato l’aiuto scadente che le era stato fornito: Argus Gazza.
- Insomma, Argus, sai benissimo che non puoi mettere quegli Spioscopi ovunque adducendo come motivo il fatto che ci sia stata una svendita prescolastica nel negozio di Fred e George Weasley! –
- Minerva, quei mocciosi del primo anno scateneranno l’inferno se non ritiriamo quelle diavolerie prima che riescano a nasconderle nel loro dormitorio! – ringhiò il Custode.
- Quei mocciosi del primo anno, come li chiami tu, saranno già abbastanza spaventati senza sentire fastidiosi allarmi in ogni angolo della scuola! –
- Se sentiranno gli allarmi degli Spioscopi sarà solo perché avranno in tasca delle cose illegali! –
Decisi di andare a vedere più da vicino quella spassosa litigata, tanto per passare il tempo.
Nonno Albus stava ancora cercando di convincere il Cappello Parlante che l’avevo chiuso nella cassapanca per una giornata intera solo perché ero sovrappensiero, non perché provassi un particolare odio nei suoi confronti, ma il caro indumento rattoppato non sembrava essere convinto. Me la svignai dall’ufficio prima di essere costretta a porgergli le mie (non sincere) scuse.
Quando arrivai nell’atrio della scuola, lo scambio di battute tra Minerva e Gazza sembrava essersi arrestato. In cambio una decina di elfi domestici scorrazzavano avanti e indietro potando le piante, pulendo il pavimento della Sala Grande, togliendo le ragnatele grosse come lenzuoli dai muri, strillandosi ordini gli uni con gli altri come se dalla pulizia di quel posto dipendesse la loro stessa vita.
Vitious, Pomona e Sibilla Cooman mi passarono davanti sorridendomi, probabilmente diretti verso l’aula professori. A dire la verità, la Cooman non mi sorrise con naturalezza. Sbuffai, non potevo di certo scegliere tutte le materie facoltative per compiacere tutti solo perché ero la “favolosa” nipote del famoso Silente.
Vidi una figura alta ed esile arrivare dal lontano cancello che conduceva ad Hogsmeade: nonno Albus non mi aveva detto che aspettavamo visite, quindi con molta probabilità si trattava di qualcuno di indesiderato. Estrassi la bacchetta e gli andai incontro con la mia aria più minacciosa.
Quando fui abbastanza vicina da distinguere i lineamenti del volto, mi fermai. Non sembrava essere pericoloso o avere cattive intenzioni, ma dopo il mio ultimo sogno era meglio non andare troppo per la leggera.
- Fermati! Chi sei tu? Non aspettavamo nessuno! –
L’uomo alzò lo sguardo e mi sorrise indulgente, mettendosi una mano in tasca.
- Non osare fare un’altra mossa o ti Schianto! Tira fuori la bacchetta lentamente e appoggiala nell’erba! –
Sempre guardandomi come se non fosse stato strano essere tenuto sotto tiro da una spettinata diciassettenne con il tono di una abituata a comandare, fece come gli avevo detto.
- Bene, ora puoi avanzare e dirmi il tuo nome! –
Con calma si avvicinò a me ed appoggiò a terra la valigetta che teneva in mano.
- Mi chiamo Remus Lupin…dal tuo modo di agire di fronte ad uno sconosciuto che tenta di introdursi nella scuola devo intuire che tu aspiri a diventare Auror o, più semplicemente, che sei la nipote di Silente! –
Annuii con cautela, senza abbassare la bacchetta.
- Mi sento a disagio, tenuto a bada come un criminale…potresti gentilmente rinfoderare la bacchetta? Non sono pericoloso, lo giuro…altrimenti non sarei stato scelto come professore di Difesa contro le Arti Oscure! – ridacchiò divertito.
Mi sembrò sincero, decisi di fidarmi e rimisi la bacchetta in tasca dopo aver Appellato la sua e avergliela restituita. In fondo mi sembrava di aver già sentito pronunciare quel nome.
- Molto gentile, signorina Silente… -
- Lauren – dissi, interrompendolo automaticamente.
- Potresti portarmi da tuo nonno, se non è impegnato in altro? –
- A dire la verità sta facendo un consiglio di pace con il Cappello Parlante, ma credo che una persona sia leggermente più importante… -
Iniziai a risalire la collinetta, tornando indietro sui miei passi, seguita come un’ombra da Lupin. Mi piaceva il suo fare tranquillo ma carismatico, una cosa che non avevo mai visto in nessuno.
Arrivati davanti al portone d’ingresso fummo fermati da Piton. Non nascosi il mio disappunto e fui felice di notare che anche Lupin non lo considerava come se fosse il suo migliore amico.
- Remus…quanto tempo… - disse Piton arricciando il labbro superiore.
Lupin rispose con un cenno educato, ma si vedeva benissimo che avrebbe fatto volentieri a meno di quell’incontro.
- Qual buon vento ti porta qui a Hogwarts il giorno della riapertura della scuola? –
- Albus vuole offrirmi un posto come professore, dice di aver apprezzato molto il mio metodo di insegnamento quattro anni fa e pensa che la storia del Lupo Mannaro sia ormai passata, dopo la vittoria riportata nell’Ufficio Misteri… -
- Un Lupo Mannaro resta sempre un Lupo Mannaro, che faccia l’eroe o meno! -
Piton sembrò divertito e riuscì a mettere a disagio il mio ospite con rapidità. Ricordai quello che nonno Albus mi aveva raccontato a proposito di un suo amico con la “malattia della luna”, presi Remus per una manica e fissai l’altro con falsa cortesia.
- Dobbiamo proprio andare, professor Piton! Mio nonno è così ansioso di vedere il signor Lupin, credo che sia il suo professore preferito!
Lo sguardo pieno di odio di Piton mi fece capire che dovevo aver colto nel segno. Quando girammo l’angolo, Lupin oppose resistenza al mio trascinamento e mi costrinse a fermarmi.
- Credo che a te non stia molto simpatico Severus, vero Lauren? –
Ma dai, da cosa l’aveva capito?
Sbuffai con aria di sufficienza, come se ci fossero cose molto più importanti di Piton. Non che non lo credessi davvero.
- Anch’io non sono un suo fan, ma devi cercare di capire che fa così solo perché è il suo carattere, ok? Non vorrei ritrovarti nel mio ufficio affatturata da lui… -
E mi rivolse un sorriso smagliante. Entrambi sapevamo che Piton non avrebbe mai fatto una cosa del genere, non alla nipote del suo Silente, ma Lupin riuscì a farmi capire con poche parole che non dovevo schierarmi apertamente contro il mio insegnante.
- Lauren, eccoti! È tutto il pomeriggio che ti cerco! –
Minerva corse verso di me, salutò rapidamente Lupin e mi prese per un braccio.
- Andiamo, devi venire a provare l’uniforme di Hogwarts perché da questa sera verrai trasferita in una delle quattro Case! – disse con tono di urgenza – Spero che non ti dispiaccia, Remus! – continuò, rivolta al suo collega.
Il diretto interessato fece spallucce e si incamminò da solo verso l’ufficio del Preside. Io seguii Minnie, prevedendo un pomeriggio di una noia mortale.
Ma se avessi saputo cosa mi sarebbe accaduto quella sera, forse avrei preferito prolungarlo all’infinito.

L’Espresso di Hogwarts era infine arrivato a destinazione. Si capiva senza troppa fatica dalla confusione che regnava nell’aula professori dove tutti si stavano preparando al loro meglio per presentarsi ai nuovi studenti (le loro nuove cavie, in pratica) e alle vecchie glorie (le cavie di riserva).
Minerva si stava sistemando sullo chignon, severo come sempre, un lucido cappello nero che aveva comprato qualche ora prima con me a Hogsmeade. La Sprite, per l’occasione, si era lavata le unghie e aveva indossato un abito color Puffagiolo mentre Madama Bumb si sistemava con aria impacciata una specie di mollettina brillante sui capelli cortissimi. Vitious era tutto intento a far sparire uno strano brufolo magico dalla sua fronte, aiutato anche da Lupin che sembrava in forma smagliante rispetto a quel pomeriggio.
Piton era seduto con aria indifferente nell’angolo della stanza e osservava le professoresse Vector e Sinistra giocare a scacchi magici. Poco lontano da loro, Sibilla stava leggendo la mano a Charity Burbage, professoressa di Babbanologia, che la guardava con aria preoccupata.
- Sei agitata, Lauren? – mi chiese mio nonno, mentre si legava la lunghissima barba al centro.
Scossi la testa, speravo che non sarebbe stato nulla di tragico.
- Siete tutti pronti? Hagrid è andato a prendere quelli del primo anno, andiamo ai nostri posti in Sala Grande perché tra poco arriveranno anche gli altri studenti! –
Tutti i professori abbandonarono le loro occupazioni e seguirono mio nonno fuori dalla stanza. Minerva McGranitt fu l’unica rimasta e si avvicinò a me con fare materno.
- Stai tranquilla, il Cappello Parlante non ha mai sbagliato collocazione a nessuno studente e tu non sarai di certo la prima! –
Ad essere sincera, il Cappello Parlante era proprio l’ultimo dei miei pensieri. Mi chiedevo più che altro cosa avrei dovuto aspettarmi una volta là fuori, dopo aver visto con che gente erano cresciuti quei ragazzi. E non volevo, assolutamente non volevo, che Minnie mi presentasse il Trio delle Meraviglie di Grifondoro.
- Vedrai che farai subito amicizia con tutti, Harry, Hermione e Ronald hanno decine di persone che vorrebbero conoscerti! –
All’improvviso mi sentii presa dalla nausea, un pensiero mi aveva appena fulminato.
- Ovviamente gli altri non sapranno che sono la nipote di mio nonno, vero? Insomma…lei non dovrà per forza dire il cognome che mi ha affidato lui come tutore, potrebbe dire il mio originario…giusto? –
La McGranitt mi guardò confusa.
- Pensavo che per te fosse un vanto essere la nipote di Albus! –
- Ma certo, certo che è un vanto! – dissi in fretta – Ma i miei compagni non sarebbero felici di sapere quello che sono…insomma, potrei sembrare raccomandata! –
- Ma tu non lo sei! –
Scossi la testa, quella donna era un caso disperato. Possibile che non riuscisse a capire?
- No, ma potrei sembrarlo!
- Anche Harry sembrava raccomandato, dato che era il Bambino che è Sopravvissuto, ma alla fine è arrivato al settimo anno solo con le sue forze! –
Mi trattenni dal dire che Harry, per quanto ne sapevo io, non sembrava raccomandato ma lo era.
Tossicchiai forte, inghiottendo le parole che minacciavano di uscire.
- Ti senti bene, Lauren? –
- Sì, sì… - mi guardai attorno, iniziando a sentire un forte brusio vicino alla porta – Quindi lei dirà il mio cognome prima che prendessi quello di nonno Albus? –
Si avvicinò alla porta, guardò fuori, poi tornò con la testa nella stanza.
- Seguimi, sono arrivati gli altri! –
Afferrò una pergamena dal tavolo e inforcò gli occhialetti rettangolari. Entrammo nella folla di bambinetti, cercai a fatica di starle alle calcagna.
- Insomma, dirà il mio cognome originario? Dirà Riddance, vero? –
Si voltò verso di me, i ragazzetti attorno a me mi guardarono con curiosità.
- No, Lauren, e ora vai indietro…sarai l’ultima ad essere smistata, vai con Hagrid! –
Impallidii, ma prima che potessi mettermi in ginocchio a supplicare Minerva di non fare quello che voleva fare venni spinta in fondo alla fila. Sarebbe stata la serata peggiore della mia vita.

Note dell'autrice

Buonasera a tutti! Come avete constatato leggendo, questo capitolo sembra un po' il classico tappabuchi in cui non succede nulla di importante ma vi assicuro che mi è uscito di getto e mi sembrava di essere scortese con la mia ispirazione di quel momento cancellandolo...quindi avete dovuto sorbirvelo comunque! ^.^
Nel prossimo vedrò di mettere più carne sul fuoco, per ora poteve rilassarvi senza suspence varia xD
Ok, fine momento di pazzia e auto-commento. Come sempre ringrazio tutti voi, miei amati lettori, e in particolare DarkViolet92, AdelinaBlaBla, Atari, Mond e alida per aver aggiunto la mia storia tra i preferiti o le seguite.

Meirouya: mi dispiace deluderti, ma ho aggiornato presto! xD Quando quei due si alleano sono terribili, eh? Comunque non posso divulgare i dati della paternità di Lauren, sono per il rispetto della privacy! U_U
mistero: lascia tutti i tipi di commenti che vuoi, come puoi vedere leggendo qui sopra ogni tanto anch'io mi prendo la libertà di delirare xD comunque sei in buona compagnia, chi non vorrebbe un Nonno Albus? ^.^
Luciana Menditegui: cattivi, mooooolto cattivi...e i problemi per la povera Laurie non sono ancora finiti! xD Comunque sì, è carino anche se sono riuscita a vedere solo qualche spezzone in inglese (che per fortuna capisco abbastanza bene! ^.^)
Gin_ookami97: perdonata?! Nessun problema, tranquilla...piuttosto, tu mi perdoni per averti paragonata alla terribile Sibilla Cooman? xD La trasformazione di Lauren in studentessa si avvicina sempre di più, dato che in questo capitolo sono sull'orlo dello Smistamento...tra poco arriverà il momento tanto atteso! ^.^

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Capitolo 7
*** Maledetta diplomazia ***




Entrammo come un gruppo compatto nella Sala Grande che riluceva di stelle e candele sospese a mezz’aria. Al mio primo passo sentii già decine di sguardi puntarsi su di me: essere la ragazza più alta del gruppo di almeno dieci centimetri di certo non aiutava a passare inosservata.
Cercai di fare l’indifferente, ma non potei fare a meno di notare il Trio delle Meraviglie che non mi staccava gli occhi di dosso. Evidentemente Hagrid si era preso la libertà di farmi pubblicità in anticipo.
Quando arrivammo vicini al tavolo dei professori, davanti al quale era posizionato uno sgabellino con il mio amico Cappello Parlante, iniziai a sudare per il caldo e la tensione. Ero esattamente sotto lo sguardo penetrante di Piton, esposta alla vista dell’intero tavolo di Serpeverde.
- Allenby, Marcus! –
- Tassorosso! –
Mentre il tavolo giallonero esultava ed accoglieva il nuovo compagno, mi accorsi che iniziavano a tremarmi le gambe. Bene, tanto mancavano solo decine e decine di altri studenti.
- Barclay, Susan! –
- Corvonero! –
Un ragazzo con i capelli biondo platino seduto al tavolo di Serpeverde continuava a indicarmi a una ragazza con il naso schiacciato. Li segnai automaticamente sulla mia lista nera.
- Carter, Matthew! –
- Tassorosso! –
Lasciai cadere distrattamente lo sguardo sulla Sprite, che aveva le guance rosse di orgoglio…o era solo eccesso di Whisky Incendiario?
- Dwight, Daniel! –
- Grifondoro! –
Anche gli occhi di Minerva si accesero di orgoglio. I miei si accesero di rabbia quando per sbaglio incontrai lo sguardo di Potter, seguendo i passi di Daniel verso il tavolo della sua casata.
- Goyle, Amanda! –
- Serpeverde! –
Amanda raggiunse il tavolo verde argento e subito un ragazzone seduto di fianco al biondino platinato si alzò stritolandola in un abbraccio che sembrava soffocante.
- Jeffers, Sheila! –
- Serpeverde! –
Di nuovo le Serpi si alzarono per applaudire e festeggiare. Notai un sorrisetto alquanto soddisfatto aleggiare sulle labbra sottili di Piton, non potei fare a meno di ignorare l’espressione di Lupin nettamente contrastante con quella del collega al suo fianco.
- Johnson, Rebecca! –
- Grifondoro! –
Sembrava una lotta giocata solo tra i Grifoni e le Serpi, una sfida a chi riusciva a sostenere con più rumore i propri arrivati. Sospirai, guardando disperata la lunghissima fila di ragazzetti che ancora mi precedeva.
Appoggiata stancamente al muro destro della Sala Grande, chiusi gli occhi lasciando scivolare dentro e poi fuori dalle mie orecchie tutti i nomi che la McGranitt pronunciava, senza fare troppo caso alle facce, all’esultanza, alle accoglienze. Quando sentii “Sidney, Edmund!” mi obbligai a riscuotermi e avanzare verso quello che avrebbe dovuto essere il mio posto.
- Corvonero! –
Tutti gli occhi si puntarono su di me nello stesso preciso istante. Ero l’ultima rimasta ed ero praticamente sicura di non avere l’aria di una del primo anno. Attesi con terrore il momento in cui Minerva mi avrebbe rovinato la vita.
- Silente, Lauren Cassidy Alexis Katherine! –
Se proprio non voleva cambiarmi il cognome, avrebbe almeno potuto fare lo sforzo di evitarmi la sequela odiosa di nomi. Ma a quanto pare, le piaceva prendersi gioco di me.
La Sala iniziò a rumoreggiare, ma un cenno di Minnie fece tacere tutti.
Mi sedetti sullo sgabello, troppo basso per una alta come me, e mi misi in testa il Cappello Parlante. Subito la sua vocina irritante mi entrò nella testa.
- Ma guarda guarda chi abbiamo qui! –
- Smettila, Cappello…mettimi da qualche parte e falla finita in fretta, odio tutta questa gente che mi fissa come se fossi un mostro strano! –
- Più ci metto a decidere, più ti fisseranno…una buona vendetta dopo che mi hai chiuso nella cassapanca, non trovi? –
- Sarebbe sospetto metterci mezz’ora solo per me e trenta secondi per gli altri, non trovi? –
Sentii il mio interlocutore muoversi leggermente sulla mia testa.
- Vediamo…tu dove vorresti andare? –
- A dormire, senza dubbio – replicai secca nella mia mente.
- Dimmi un po’…ti piace quel biondino che si lecca le labbra mentre ti guarda? È di Serpeverde, sai? –
Puntai lo sguardo sul biondo indicatomi dal Cappello, lo stesso di prima, fulminandolo con sguardo omicida. Lo vidi arrossire vistosamente e sussurrare qualcosa nell’orecchio del ragazzo moro alla sua destra.
- No, intuisco di no…ti piacerebbe fare amicizia con quella ragazza, invece? Quella di Corvonero con la collana di tappi di Burrobirra… -
Una bionda con lo sguardo sognante mi sorrise, ma sembrò ferita quando la guardai con irritazione.
- E il Prefetto di Tassorosso? Ragazzo affascinante, eh? –
- Non me ne frega niente del fascino dei ragazzi, cerca di capirlo! Voglio solo che tu la faccia finita il prima possibile, cioè ora! –
- Vuoi dirmi che a te piacerebbe finire a Grifondoro? –
Lanciai un’occhiata distratta al tavolo rosso e oro, trattenendomi dall’alzarmi in piedi e andarmene quando vidi Potter che mi salutava, mentre la Granger e Weasley mi facevano cenno verso un posto vuoto vicino a loro sulla panca.
- Scordatelo proprio –
- Sei davvero difficile, lo sai? E dire che tuo nonno mi aveva avvertito… -
- Allora perché non fai la conta? Magari riesci a sceglierne una delle quattro prima di mezzanotte … -
- Ma certo che no! Io devo scegliere quella adatta per ciascuno e tu non sarai di certo la prima che sbaglierò ad indirizzare! Devo pensarci… -
- Prima di domani! –
Uno sguardo penetrante stava fissando la mia nuca, ero abbastanza certa che fosse quello di nonno Albus. Senza stare ad ascoltare ulteriori deliri del copricapo matto, me lo sfilai alzandomi e appoggiandolo sullo sgabello. La McGranitt e gli altri studenti mi guardarono inorriditi.
- Signorina Silente, deve aspettare fino a quando non sarà stata scelta la casa per lei… - balbettò Minnie, come se avesse potuto aspettarsi di tutto da me tranne una cosa così oltraggiosa.
- Ascolti, professoressa McGranitt, a quanto pare non sono abbastanza inquadrata da poter decidere di classificarmi. Insomma, chi dice che una persona non possa essere allo stesso tempo intelligente come un Corvonero e leale come un Tassorosso? Chi dice che io non possa avere la sfacciataggine di un Serpeverde e l’orgoglio di un Grifondoro? Chi lo ha deciso? –
- Ma…dai tempi di Godric Grifondoro… -
- Io credo che questa divisione in Case sia prettamente inutile, una cosa per stimolare gli studenti alla grezza competizione e quindi all’apprendimento sottoforma di gara, ma è qualcosa di completamente ingiusto! Lei si rende conto che tra di loro questi ragazzi non possono fare liberamente amicizia? Ha mai visto uno stronzetto di Serpeverde fare amicizia con uno sfigatello di Tassorosso? Per quanto ne so io, una cosa del genere non si è mai verificata! -
Minerva mi guardò come se fossi impazzita, ma il mio discorso sembrava convincerla.
- L’unica divisione plausibile, nonostante le divisioni siano solo uno stupido strumento per creare delle differenze, sarebbe a seconda delle abilità in modo che ognuno possa sviluppare al livello che più gli è adatto le sue! Ad esempio…scommetto che nei Grifondoro ci sono sia geni che capre nella preparazione di Pozioni, quindi perché tutti insieme? –
Quando dissi “capre” guardai casualmente verso Potter, sghignazzando dentro di me.
- Questa scuola andrebbe diecimila volte meglio se non ci fosse questa separazione di talenti…voi professori fareste meno fatica a gestire solo chi va davvero bene nella vostra materia! –
- Noi garantiamo un’istruzione completa per… -
- Voi garantite un’istruzione completa, ma scommetto che nessuno di loro eccelle in tutte e dico tutte le materie! A cosa mi servirebbe Erbologia, per esempio, se io volessi semplicemente lavorare all’Ufficio Manutenzione Magica? A tenere in forma le pianticelle al Ministero della Magia, pianticelle che non ci sono? –
Qualcuno rise dietro di me, evidentemente non tutti erano in disaccordo con le mie parole.
- Quindi, signorina Silente, ha qualcosa da proporre? –
Mi voltai lentamente verso mio nonno che mi fece un fugace occhiolino. Qualsiasi cosa avrei detto, ero certa che l’avrebbe approvata.
- Io credo che si dovrebbe sperimentare una Hogwarts tutta nuova, libera dalla separazione in Case, in cui Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde possano e debbano interagire tra di loro per un’unità scolastica…non di sangue o ceto sociale… -
Si alzò un brusio informe da tutta la Sala mentre i professori iniziarono lentamente ad applaudire. Battere di mani a mio favore, borbottio degli studenti contro di me. Perché contro di me, poi? Avevo appena fatto loro un piacere, diamine!
Vidi Piton sorridermi in modo smagliante, nonostante non capissi il motivo del suo entusiasmo. La McGranitt, dopo la riluttanza iniziale, continuava ad annuire con aria convinta. Gli altri professori mi guardavano con una maggiore ammirazione rispetto a quando avevo superato tutti gli esami. Mio nonno fece cessare il rumore con un cenno della bacchetta.
- L’idea della signorina Silente è curiosa e vedo che i miei colleghi la approvano…così sia! Discuteremo a proposito di questa nuova disposizione della Scuola…ovviamente dopo il nostro delizioso banchetto! –
Nonno Albus si risedette, io rimasi al centro della Sala Grande con tutti gli occhi puntati addosso, occhi che esprimevano odio e voglia di vendetta.
- Solo perché è la nipote del Preside… - disse con astio il Prefetto di Corvonero.
- Come può mandarci insieme a quei cannibali? – mormorò una vocina femminile dal tavolo di Tassorosso.
- Quella è pazza… - sentii dire da Weasley, mentre Potter aveva fissato su di me uno sguardo vacuo.
- La pagherà…mischiarci con tutti quei Mezzosangue… - giunse una voce fredda dal tavolo di Serpeverde.
Arrossii violentemente, cercando di nascondere il mio viso tra i capelli. Tutto inutile. Nel giro di pochi minuti ero riuscita a stabilire un record di cui non andavo fiera: i Serpeverde mi odiavano; i Grifondoro mi odiavano; i Corvonero mi odiavano; persino i Tassorosso mi odiavano.
Vediamo, cos’altro non andava bene nella mia vita?
Tutti i professori mi adoravano incondizionatamente e senza motivo, soprattutto il famigerato Severus Piton.
Avevo ancora nove lunghissimi mesi prima di poter scappare da quel mondo al contrario.
Ed ero la nipote di Albus Percival Wulfric Brian Silente.


Note dell'autrice

Eccomi tornata, questa volta reduce dal tanto atteso capitolo sullo Smistamento! Come avete potuto leggere, Lauren ha mandato un po' in crisi il caro vecchio Cappello Parlante (senza parlare del resto di Hogwarts) quindi non può aspettarsi vita facile. ^.^
Grazie a tutti voi, come sempre, in particolare a MokaAkashiya che ha aggiunto la storia tra le seguite. Continuate a leggere e commentare, è solo merito vostro se trovo una motivazione per scrivere!

Meirouya: Lupin è davvero fantastico, lo vorrei come professore *.*  come puoi vedere, non ho confermato nè smentito il tuo sospetto, da brava cattivella (grande contraddizione) quale sono xD
aXce: piacere di conoscerti, Erica! Grazie per i complimenti, spero di non averti delusa lasciando ancora un po' Lauren in bilico tra le quattro Case xD
mistero: mi sento davvero lusingata, non avrei mai pensato di poter diventare una specie di appuntamento quotidiano xD non so per quanto riuscirò a reggere ancora questo ritmo di aggiornamento, ma farò del mio meglio!
Luciana Menditegui: vedo che Serpeverde è una Casa che riscuote molti consensi ;-) appena posso te la mando, grazie mille!
DarkViolet92: grazie per i complimenti! Te lo spiego qui brevemente perchè non sarebbe stato molto logico metterlo nel capitolo che ho appena postato: in pratica, Lauren ha preso legalmente il cognome del nonno e il suo cognome naturale è come se non le appartenesse più. Dato che a Minerva piace ufficializzare le cose, ha usato quello (spero di essere stata esauriente...comunque molto più avanti metterò qualcosa al riguardo).

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Capitolo 8
*** Il detentore del potere ***




A un certo punto, colta da uno dei miei soliti momenti di trance che seguivano un momento particolarmente imbarazzante, mi lasciai prendere per il braccio da Minerva che mi condusse con decisione verso il tavolo dei Grifondoro. La situazione sembrava essere tornata alla normalità, tutti i presenti stavano mangiando. Peccato che non fosse normale essere l’argomento sulla bocca di centinaia di persone nello stesso momento.

- Ora siediti qui, Lauren, non puoi sederti al tavolo dei professori anche se non sei stata smistata…più tardi parleremo di quello che è successo, ok? –
Annuii automaticamente, senza accorgermi di niente di quello che mi circondava se non delle voci che continuavano a ripetere incessantemente il mio nome con tono poco amichevole.
Quando finalmente mi ripresi dallo shock che avevo subito per l’umiliazione pubblica, notai che il tavolo di Grifondoro, al quale ero stata fatta sedere tra Potter e Weasley, era incredibilmente silenzioso.
- Perché non parlate? – mi venne spontaneo chiedere.
- Siamo in lutto per la pessima idea che hai appena sparato, ecco perché! – mi rispose sgarbatamente Weasley. Il maschio, si intende. La Granger gli diede una gomitata abbastanza forte, lessi le sue labbra mentre gli sillabava “la McGranitt ha detto di essere gentile con lei”.
- Potete anche mostrarvi da prevenuti quali siete, non dovete fare gli ipocriti solo perché ve l’ha chiesto Minerva… - mormorai con amarezza. Hermione arrossì violentemente, Ronald abbassò lo sguardo sul suo arrosto di vitello stringendo i pugni.
Anch’io decisi di dedicarmi al cibo, dato che il mio primo tentativo di conversazione con i fantastici Grifondoro non mi sembrava dei migliori. Sentii Potter agitarsi al mio fianco, lo guardai con curiosità facendolo impallidire. Possibile che nessuno riuscisse a sostenere il mio anonimo sguardo color nocciola? Era così…anonimo! Niente a che vedere con l’azzurro cielo di nonno Albus, no?
- Devi dirmi qualcosa? – dissi con tono cortese, cercando di controllarmi e redimermi dagli insulti che avevo sparato a zero poco prima.
- Silente non mi aveva mai detto di avere una nipote – sbottò lui in risposta.
“Non vedo perché avrebbe dovuto dirlo a te, caro…” pensai.
- Invece ne ha una, purtroppo per lui! – replicai con autoironia.
Nessuno dei presenti sembrò cogliere questa sfumatura, solo il ragazzo che era stato smistato con me poco prima, Daniel Dwight se non ricordavo male, mi sorrise calorosamente. Ricambiai il suo sorriso con incertezza, non volevo di certo dare strane illusioni a un undicenne. Anche se sembrava almeno un ventenne.
- Come mai qui, nipote di Silente? – mi domandò all’improvviso una rossa seduta al fianco di Potter che identificai come Ginevra Weasley.
- Mi chiamo Lauren, prego…e sono qui perché mi ha portato la McGranitt, non ci hai fatto caso? –
A scortesia si rispondeva con scortesia, non potevo di certo farmi mettere i piedi in testa.
- Non intendevo qui al nostro tavolo, ma qui a Hogwarts! – sottolineò lei, come se fossi stata una povera demente. Iniziavo ad arrabbiarmi.
- Per lo stesso motivo per cui tutti voi siete qui, cioè studiare…di certo non per fare conquiste in ogni angolo della scuola come fa qualcuno!
Ginevra diventò color vino. Colpita ed affondata, le si leggeva negli occhi che dietro a quel volto da santarellina c’era una specie di “fidanzata della Scuola”.
Potter mi lanciò un’occhiata che voleva essere minacciosa, ma non avrebbe intimidito nemmeno il coniglio più vigliacco. Mi alzai, stufa di dover stare in un posto dove non ero desiderata, e uscii dalla Sala Grande senza voltarmi.
“Perché hai accettato la proposta di tuo nonno, Lauren? Sapevi che sarebbe andata a finire male…”
Mi appoggiai al muro, nel buio del corridoio di fianco alla Sala Grande, e chiusi gli occhi. Ricordai con nostalgia l’amicizia che regnava tra tutte le ragazze di Beauxbatons, i ragazzi di Durmstrang, gli studenti di Takatalvi. Non capivo perché ad Hogwarts tutti dovessero partecipare ad una competizione inutile dettata dalla divisione in Case.
Spalancai gli occhi quando sentii una bacchetta puntata in gola e sussultai nel vedere che davanti a me si trovava il biondino platinato di Serpeverde, lo stesso che quella sera sembrava aver concentrato tutta la sua attenzione sulla sottoscritta.
- Lauren Silente, piacere di conoscerti…Draco Malfoy, avrai certamente sentito parlare di me! –
A dire il vero no, ma decisi che in quel momento non era tanto importante.
- Potrei dirti anch’io “piacere di conoscerti” se solo mi facessi l’enorme piacere di spostare la tua bacchetta dalla mia gola! –
Draco mi sorrise divertito, muovendo la bacchetta in modo da alzarmi il mento e avvicinandosi pericolosamente a me.
- Cosa diamine hai intenzione di fare? – sputai incollerita, senza riuscire a trattenere un brivido davanti all’evidenza.
- Ho intenzione di baciare la nipote del Preside come piccolo risarcimento per aver dovuto ascoltare la tua assurda idea di mischiare la mia nobile e purissima persona insieme a quella feccia di Mezzosangue della nostra scuola, facendomi venire un leggero shock dovuto alla repulsione…in caso tu non lo sappia, qui sono io quello che comanda… - rispose, allargando il suo ghigno davanti al mio sguardo disgustato.
Presa da un impulso di disperazione, lo spinsi con violenza all’indietro per togliermelo di dosso. Ma, parliamoci chiaro, io ero una ragazza piuttosto deboluccia in confronto a un ragazzo alto e muscoloso come un giocatore di basket, quindi non lo smossi di mezzo centimetro anche se mi sentii molto “Xena principessa guerriera”. Solo quando mi ritrovai lanciata di nuovo contro il muro capii che la resistenza fisica non avrebbe portato da nessuna parte.
- Lasciami! – sibilai, cercando di sembrare spavalda quando in realtà il cuore mi stava per scoppiare in petto, sentendo la vena del mio collo pulsare contro la punta della sua bacchetta.
- La nostra piccola Silentina ha paura di un bacetto? –
- Sei fortunato che non abbia portato la bacchetta allo smistamento, Malfoy… - risposi, sentendo le gambe iniziare a cedermi. Panico, panico, panico. Non dovevo svenire davanti a lui!
- Ora non la ho nemmeno io –
In una frazione di secondo la rimise in una tasca dell’uniforme e mi bloccò stringendomi per i polsi. Se dovevo cedere, l’avrei fatto con classe.
- Ricordati che non sei tu a comandare, Malfoy… - sussurrai, racimolando la poca sicurezza che mi restava – ma è mio nonno! -
Il biondino mi guardò in modo strano, ma all’improvviso spuntò Piton dall’angolo del corridoio. Ci squadrò interessato, mise su una smorfia sarcastica e si avvicinò a noi due.
- Mi dispiace interrompere il vostro momento di conoscenza reciproca, Draco e Lauren, ma il professor Silente vuole vederti… - disse, accennando a me con la testa. Malfoy mi lasciò andare e senza degnarlo di un ulteriore sguardo seguii in silenzio Piton. Avevo una voglia pazza di denunciare quel dannato biondino platinato per quello che mi aveva fatto (o meglio, aveva tentato di farmi), ma l’orgoglio ferito mi disse che era una situazione da risolvere tra noi due.
- Mi sembri stranamente docile, Lauren…qualche problema? – attaccò il professore, con l’evidente intento di provocarmi.
- Sono stanca e credo che tutti abbiamo iniziato ad odiarmi – risposi con voce piatta.
Severus sembrò ridacchiare con discrezione, in pratica tossicchiò, prima di fermarsi e voltarsi verso di me.
- Draco non sembra odiarti, nonostante tu abbia detto un’eresia secondo il punto di vista dei Serpeverde Purosangue –
- Diciamo che a lei non sembra così, ma le garantisco che Malfoy non mi considera di certo la sua migliore amica –
- Draco è un bravo ragazzo –
- Non vedo a cosa potrebbe servirmi questa informazione, professor Piton –
Ci fissammo per qualche secondo, poi Severus mi appoggiò una mano sulla spalla facendomi sgranare gli occhi dallo stupore.
- Comunque bel discorso, davvero…sono le cose che tutti pensano ma hanno paura di dire, credimi… -
Me lo disse come se fare quel discorso al mio posto fosse sempre stato un suo intimo desiderio personale. Gli lanciai un’occhiata scettica.
- Allora perché nessuno si è alzato a dirmi che era d’accordo con me? –
- La divisione in Case è una specie di protezione che garantisce sicurezza, direi…fa in modo che nessun Purosangue abbia rapporti amichevoli con un Mezzosangue o un Nato Babbano, raggruppa gli studenti per carattere comune, aiuta ad evitare gli scontri tra membri delle Case perché uniforma senza troppa fatica il pensiero di uno stesso gruppo…non dover scegliere chi frequentare è comodo, e perdere la comodità non è spesso apprezzato anche se si tratta di un cambiamento in bene – rispose con semplicità Piton.
Annuii, colpita da quanto sembrava avesse riflettuto su quella faccenda. Era forse per quello che da qualche ora sembravo stargli simpatica? Perché la pensavo come lui?
- Salgo con te perché Albus ha detto di voler parlare anche con i Responsabili delle Case – borbottò imbarazzato.
Mi seguì sulla scala del gargoyle, facendo finta di non notare l’espressione scioccata che le sue parole avevano dipinto sul mio viso.
- Cioccalderoni! –
Quando arrivammo davanti alla porta di legno, ci raggiunsero numerose voci concitate. Ci affrettammo ad entrare e ad accomodarci.
Vitious, Minerva, Pomona e nonno Albus erano seduti davanti ad altrettanti bicchieri di succo di zucca gelido e Piton si premurò di farne apparire uno per me e uno per se stesso.
- Allora, Lauren, stavamo discutendo di quello che hai detto poco prima di essere Smistata o poco dopo…diciamo che è relativo, ecco…e stavamo riflettendo su quanto la tua idea possa essere una specie di esperimento per riuscire finalmente a dare agli studenti un senso di appartenenza alla scuola che non sia relegato semplicemente alla divisione in Case…nonostante sia una grande contraddizione alla tradizione millenaria che da sempre contraddistingue Hogwarts, naturalmente! - esordì nonno Albus, incontrando l’approvazione dei suoi colleghi.
Tenni lo sguardo basso. Se avessi potuto tornare indietro, sapevo che lo avrei fatto volentieri. Avrei detto al Cappellaccio che volevo essere inserita a Corvonero o a Tassorosso e così non avrei dovuto affrontare quella tremenda situazione.
- Per questo, come mi suggeriva Minerva, potremmo adottare l’unione delle Case già da domani e la terremo come esperimento provvisorio fino a Natale! –
- Fino…a Natale? – ripetei, sentendo uno strano nodo stringermi lo stomaco.
- Se avrà successo, allora diventerà una cosa definitiva…per questo poco prima di Natale chiederemo a tutti di compilare un questionario di soddisfazione per valutare la positività dell’idea! –
- Certo, tutti all’inizio non saranno felici di questo cambiamento – squittì Vitious – ma sono sicuro che scopriranno presto la bellezza del poter conoscere meglio persone che prima odiavano a priori senza averci nemmeno parlato! –
Mi sentii tremendamente stupida per aver detto quello che avevo detto. Appoggiai rumorosamente il bicchiere sulla scrivania del nonno, se avessi bevuto anche solo un altro goccio di succo avrei senza dubbio rimesso.
- Ti senti bene, signorina Silente? – mormorò Severus, mentre gli altri professori parlavano tra di loro a proposito dell’organizzazione di questa novità.
Scossi la testa, cercando di mantenere un certo contegno. Ero una Silente, e che diamine!
- Sarai stanca, Lauren, ti consiglio di andare a letto – mi disse all’improvviso nonno Albus – per quanto riguarda il tuo Smistamento ora come ora non è più molto importante…se sarà necessario, faremo in modo di ripeterlo in privato poco dopo Natale…quindi dormi tranquilla e non ti preoccupare! –
Mi alzai senza guardare nessuno, scivolando silenziosamente verso la scala.
- Buonanotte, Lauren! – dissero tutti i professori in coro. Aspettarono che fossi arrivata in cima alla torretta, nella mia stanza, prima di ricominciare a parlare. Mi buttai stancamente sul letto, ignorando il Cappello Parlante posizionato sul mio comodino.
- Ti sei cacciata in un bel guaio, eh? – mi disse allegramente.
- Godi delle disgrazie degli altri? Sei proprio un pezzo di stoffa senza cuore – sentenziai seccata.
- Secondo me saresti stata molto bene a…! –
- Secondo te non avrei mai dovuto essere qui – lo interruppi, tagliando corto.
- Ma io avevo deciso, solo che tu non mi hai lasciato il tempo di dirtelo… - si difese il Cappello, assumendo non so come un’aria risentita.
- Stai zitto. Voglio dormire. –
Con un gesto di bacchetta spensi tutte le candele e mi raggomitolai su un fianco. Il primo giorno da studentessa di Hogwarts era stato un fiasco clamoroso.

Quella notte sognai di nuovo lo sconosciuto che mi voleva uccidere, esattamente come dopo la mia litigata con nonno Albus e Severus. Non vidi il viso, sentii solo la voce, ma quella volta una frase si aggiunse al suo repertorio.
“Abbiamo lo stesso identico sangue che ci scorre nelle vene…anche se il tuo è stato sporcato da una cosa in cui solo i deboli credono”.


Note dell'autrice

Buonasera! Ringrazio tutti voi che continuate a leggere la mia storia, in particolare sweet_cullen e Ste14 che l'hanno aggiunta tra i preferiti o le seguite. Piano piano sto evolvendo la situazione e mi appassiono sempre di più a scrivere, quindi spero che non mi abbandoniate ^.^
Ringrazio anche chi continua a farmi sapere il proprio parere perchè le critiche di ogni tipo mi aiutano a capire cosa cambiare per rendere questa fan fiction gradevole per tutti coloro che la leggono.

mistero: Lauren fino ad adesso si è dimostrata brava a creare casini, vedremo se sarà abbastanza abile da tirarsene fuori xD mi stai chiedendo se potrebbe spuntare fuori una specie di love story tra Severus e Lauren? Chi lo sa, tutto può succedere ;-)
Meirouya: il miglior capitolo?! Esagerata! xD Comunque è vero, sono una distruttrice della tradizione (Minnie mi ucciderebbe all'istante se mi conoscesse), ma mi sembrava più carino togliere le "barriere" ai poveri Hogwartsiani  ^.^
sweet_cullen: grazie per esserti aggiunta ai "recensitori", spero che questo capitolo ti sia piaciuto come gli altri!
Kamen: anche Pitonuccio è un essere umano, poveretto...comunque grazie per avermi fatto sapere cosa ne pensi, non so se con questo capitolo ho un po' tolto questo "odore di Mary Sue" che senti, io non me ne accorgo perchè a me Lauren sembra tutto tranne che una Mary Sue...fammi sapere se ora è diversa e dimmi pure se hai qualche consiglio per farmi migliorare il personaggio!
Gin_ookami97: perdonata su tutti i fronti, nessun problema! ^.^ Grazie per i complimenti, comunque!
aXce: grazie, sono contenta che i miei lampi a ciel sereno (altrimenti detti idee) accolgano qualche consenso xD

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Capitolo 9
*** Non troppo sola ***



La nottata appena trascorsa era stata a dir poco terribile, ma alle sette e mezza ero arrivata puntuale in Sala Grande per la colazione. Le lezioni iniziavano alle otto, quindi avrei avuto mezz’ora di lunga sofferenza in mezzo ai miei “compagni di sventura” prima di potermi pacificamente eclissare nello studio. Credevo che avrei iniziato ad adorare i libri come non mai.

Non sapendo dove sedermi, mi diressi di nuovo verso il tavolo di Grifondoro ma gli sguardi che mi lanciarono Potter e compagnia bella quasi mi fecero cambiare idea. Peccato che Minerva mi indicasse con discrezione dal tavolo dei professori di infilarmi di nuovo in mezzo a quella gente, altrimenti avrei volentieri mangiato in un angolo della stanza senza troppi problemi. Evitai con cura il trio delle meraviglie e mi sedetti in mezzo a quelli del primo anno che sembravano gli unici a non provare una specie di odio viscerale per me.
- Tu non sei di Grifondoro, vero? Sei la ragazza che non è stata smistata ieri sera – mi disse con sguardo curioso una ragazzina con i capelli ricci e la pelle color caffelatte.
- Esatto…come ti chiami? –
- Rebecca Johnson…io ero praticamente certa di finire in questa Casa, anche mia sorella è stata una Grifondoro! Era una Cacciatrice della squadra, sai? Tu sei capace di giocare a Quidditch? –
Osservai che Potter sembrava interessato alla nostra conversazione, annuii con fervore tentando di ignorarlo.
- Sì, mi piace molto volare…ho sperimentato un po’ tutti i ruoli, diciamo che me la cavicchio… -
- Mio fratello diceva sempre che le ragazze che giocano a Quidditch sono la cosa più bella che possa capitare al mondo! – disse un ragazzino, sempre del primo anno, con capelli color cioccolato e un’espressione decisa.
- Simpatico, tuo fratello…tu chi sei? –
- Mark Baston, piacere… -
- Baston? – strillò Rebecca – Allora tuo fratello conosce mia sorella! –
- Intendi Angelina? Certo che sì! –
Li lasciai discutere tranquillamente delle loro reciproche conoscenze, scuotendomi dal torpore della levataccia solo quando una voce gentile mi chiese se poteva sedersi vicino a me sulla panca. Incontrai un paio di occhi color giada che mi sembrarono meravigliosi e annuii senza esitare.
- Scusami se ti disturbo, ma Silente sembra voler fare un discorso importante e non potevo restare in piedi ancora per molto… - sussurrò, mentre mio nonno picchiettava la bacchetta sul calice per richiamare l’attenzione.
- Miei cari studenti, innanzitutto buon primo giorno di scuola! Vi porterò via solo pochi minuti e poi vi lascerò andare verso le tanto attese lezioni! –
Sorrise nel sentire borbottii poco entusiasti levarsi da tutti e quattro i tavoli.
- Dopo lo Smistamento di ieri sera, io e i Responsabili delle vostre Case abbiamo discusso e riflettuto molto sulle parole pronunciate dalla signorina Silente… - sguardi e riflettori puntati tutti verso di me in una frazione di secondo – e abbiamo stabilito la possibilità di fare un piccolo esperimento per portare una ventata di aria fresca qui ad Hogwarts! –
Se non fossi morta in quel momento, non sarei morta per nessun altro motivo.
- Da questo momento fino a Natale, unificheremo le Case dividendovi in fasce d’età nei quattro dormitori! Ogni dormitorio avrà due studenti responsabili che si occuperanno di mantenere l’ordine dei loro compagni e un insegnante che sarà il referente per eventuali problemi... – fece apparire dal nulla una pergamena e si riaggiustò gli occhiali sulla punta del naso - …il primo e il secondo anno staranno nell’attuale dormitorio di Tassorosso, ne sarà referente la professoressa McGranitt! –
Minerva si alzò in piedi per farsi vedere dai primini e poi si risedette.
- Il terzo e il quarto anno si stabiliranno nel dormitorio di Corvonero, con referente la professoressa Sprite! –
Pomona ripetè lo stesso gesto che aveva fatto Minerva, sentii qualche Serpeverde protestare ma zittirsi subito sotto lo sguardo severo di mio nonno.
- Il quinto e il sesto anno saranno ospiti del dormitorio di Serpeverde, con referente il professor Vitious! –
Dal tavolo di Serpeverde si alzò una voce inconfondibile piena di astio.
- Perché io dovrei abbandonare il mio dormitorio? Già non mi va l’idea che tutti siamo mischiati…con la feccia…io mi rifiuto! – strillò Malfoy, abbandonando ogni riserva.
La voce di Piton risuonò limpida e decisa nel silenzio della Sala.
- Draco, il Preside sta parlando. Zitto e siediti. –
Il biondino si risedette con aria contrariata, si levarono bisbigli curiosi. Da quanto sentii dire sottovoce dalla Granger, Malfoy era il preferito di Piton che lo favoriva sempre.
- Infine… - riprese nonno Albus – il settimo anno avrà il suo dormitorio nella Torre di Grifondoro, con referente il professor Piton. Per quanto riguarda la disposizione delle classi, temo che dovrete mantenere la vecchia divisione in Case per non creare scompensi a livello di preparazione. Questo progetto durerà, come ho già detto, fino a Natale. A dicembre, quando avrete potuto assimilare pregi e difetti dell’esperienza, chiederemo a tutti voi se vorrete continuare con questo metodo o se vorrete tornare a quello classico. Per i pasti, sarete organizzati come nei dormitori, quindi a seconda dell’anno di frequenza. Avete domande? –
La mano di Hermione si levò come un fulmine nell’aria.
- Sì, signorina Granger? –
- Ha detto che ci saranno due studenti responsabili per dormitorio…questo vuol dire che gli attuali Prefetti e Caposcuola non svolgeranno più il loro ruolo? –
- Esatto…nei prossimi giorni vi informeremo a proposito di quali diventeranno i responsabili di ogni dormitorio…altro? –
Una ragazza riccioluta di Corvonero alzò la mano.
- Mi scusi, signor Preside, non ho capito la questione dell’orario delle lezioni… -
- Dovete solo seguire quello che è scritto sull’orario che vi hanno consegnato ieri sera i vostri Responsabili delle Case…nulla è cambiato da quello! –
Si sentì un fruscio di fogli mentre tutti esaminavano gli orari. Mi accorsi di non avere nulla del genere.
Malfoy si alzò di nuovo in piedi.
- Per curiosità, professor Silente, se seguiremo le lezioni divisi per Case dove sarà inserita Lauren Silente, che non è stata assegnata a nessuna Casa? –
Decisi che se Malfoy avesse pronunciato di nuovo il mio cognome con quel tono beffardo, l’avrei centrato all’istante con la mia migliore Fattura Orcovolante.
- Gentile a preoccuparsi per la nuova arrivata, signor Malfoy… - rispose con calma nonno Albus – ma la signorina Silente ha un orario esattamente come voi e quindi come vede non ha avuto bisogno di rivolgermi questa domanda. Abbiamo risolto questa questione in privato, quindi le pregherei di non interessarsi più a cose che non la riguardano. –
Malfoy ci rimase di sasso (per non dire di qualcos’altro) e io mi chiesi mentalmente dove fosse l’orario di cui parlava mio nonno e che io non avevo mai ricevuto. Dopo aver aperto con tutta la discrezione che potevo i miei libri nuovi, spuntati come per magia sul mio comodino questa mattina al mio risveglio, lo trovai nel Manuale di Incantesimi, volume Settimo.
Intanto mi accorsi che il Preside doveva aver congedato noi studenti, perché quando alzai lo sguardo ero rimasta quasi da sola. Al tavolo di Grifondoro c’eravamo solo io e il ragazzo dagli occhi di giada, che riconobbi per il Daniel Dwight della sera precedente.
- Prima ora, Pozioni…Grifondoro/Serpeverde, professor Piton, sotterranei est… - mormorai, alzandomi e cercando di ricordare dove fosse l’ufficio di Severus che mi aveva mostrato Minnie durante il tour per la scuola.
- Sono nuovo della scuola, mi dispiace disturbarti ancora…sapresti indicarmi la strada per la classe di Pozioni? –
Il mio compagno mi guardò speranzoso, mi chiesi a cosa gli servisse sapere in quel momento la strada per Pozioni quando di certo il primo anno aveva un orario diverso da quello del settimo.
- Sto andando proprio lì, puoi seguirmi se vuoi… - dissi, iniziando a camminare rapidamente – ma sei sicuro di aver letto bene l’orario? Io sono del settimo e non puoi avere anche tu Pozioni in questo momento! –
- Ma anch’io sono del settimo! –
Lo guardai male, sembrava serio. Non era il momento di fare domande, però: dovevo arrivare in classe prima delle otto, non volevo ritardare alla prima lezione. Feci spallucce e accelerai il passo, notando che Dwight mi stava alle costole. Arrivammo a destinazione cinque secondi prima che Piton chiudesse la porta, puntualmente riparata dopo il mio attacco via “Incendio” di qualche notte prima. Non disse nulla, si limitò ad indicarci due calderoni liberi.
- Bene, sono lieto di vedere che nessuno si è divertito ad arrivare in orari inconsueti, quest’anno…vero, Potter e Weasley? – disse Severus con voce melliflua. Malfoy e company ridacchiarono divertiti.
- Bentornati a tutti, anche ai meno desiderati… - continuò, prendendo in mano la bacchetta – e benvenuti ai nuovi arrivati! –
Scoccò un’occhiata a me e a Daniel, accendendo il fuoco anche sotto i nostri calderoni. Diede una stoccata con la bacchetta verso la lavagna nera, dove apparve una lunga lista di ingredienti e di istruzioni numerate.
- Questo mese ci dedicheremo alla Pozione Polisucco, probabile richiesta agli esami per i M.A.G.O. ed elemento fondamentale per i voti di fine trimestre…infatti a ottobre sarà opportuno impararne l’antidoto per smascherare chi ne faccia uso e per vedere se il vostro futuro antidoto sarà efficace useremo quella che inizierete a preparare proprio oggi con le vostre belle manine… -
Nessuno si era ancora mosso, evidentemente aspettavano il via di Piton.
- Novembre verterà principalmente sulle pozioni più difficoltose, vi anticipo che analizzeremo la Felix Felicis, mentre nelle due prime settimane di dicembre ci occuperemo del suo contrario. Ora potete iniziare. -
Vidi tutti correre verso gli armadi della stanza a cercare febbrilmente gli ingredienti per la Polisucco, il panico era dilagato in classe dopo una manciata di minuti. Incontrai lo sguardo di Severus ed ebbi l’impressione che mi dicesse mentalmente “impegnati almeno la metà di quanto ti sei impegnata per tuo nonno”. Mi unii al gruppo di cercatori di ingredienti, stando il più lontano possibile da Malfoy.
- Quello è pazzo…Polisucco, Felix Felicis, pozioni difficoltose…non siamo mica dei professionisti! Stupido protettore delle Serpi… – stava borbottando Ronald.
- Fatti da parte, pezzente, ho il diritto di prendere il materiale migliore! – disse Malfoy, spintonando tutti.
Con una smorfia di disgusto tornai al mio calderone e decisi di aspettare che tutti avessero finito di ammazzarsi per prendere quei benedetti ingredienti. Quelle conversazioni stupide e poco simpatiche erano proprio quello che volevo evitare suggerendo l’unione delle Case. L’avrebbero mai capito?
Passai la maggior parte della lezione a chiedermi perché Daniel Dwight, smistato con me e teoricamente al primo anno, frequentasse i corsi del settimo. Ma devo ammettere che il pensiero che ci fosse qualcuno pieno di segreti come me mi fece sentire un po’ meno sola.

Dopo l’ora di Pozioni seguii le lezioni di Incantesimi, Aritmanzia e Trasfigurazione. Non tornai nella Sala Grande a pranzo, chiesi a un elfo domestico di prepararmi un paio di panini anche per la cena. Nel pomeriggio, libero dai corsi, mi rifugiai in biblioteca fino a sera tardi a fare i compiti già assegnati. Un rotolo di pergamena sulle proprietà della Pozione Polisucco per Piton, una ricerca sugli incantesimi impossibili da fare in modo non vocale per Vitious, mezzo rotolo di pergamena sull’origine della trasformazione in Animagus per Minerva. Non che avessi particolare fretta o voglia di studiare, ma volevo evitare fino all’ultimo la cosa terribile che prima o poi avrei dovuto fare.
La mia entrata nella tana dei leoni, l’arrivo tanto temuto di Lauren Silente nel dormitorio del settimo anno. Sentivo che non sarei uscita viva da quella Torre.


Note dell'autrice

Come ormai è tradizione, ecco arrivato l'aggiornamento. La scuola si avvicina sempre di più quindi vi avverto che molto probabilmente dal giorno del rientro in poi sarò costretta a postare massimo un capitolo alla settimana. Ma non fasciamoci la testa prima di cadere! Ringrazio come sempre tutti, specialmente snapEly, Clara111294, ryry e Sheilin che hanno aggiunto la storia tra le seguite o i preferiti. E ringrazio anche tutti coloro che hanno risposto alla tremenda domanda che mi tormentava, "Lauren Silente: Mary Sue o no?". Continuate a commentare e leggere, grazie mille! ^.^

snapEly: ti ringrazio per aver recensito e ovviamente anche per i complimenti! Le parentele varie saranno più chiare tra qualche capitolo, comunque ti posso assicurare senza spoilerare niente che si tratta davvero della nipote di Silente ^.^
DarkViolet92: grazie mille per aver recensito, spero che anche questo ti sia piaciuto!
Luciana Menditegui: grazie, continuerò fino all'esaurimento delle idee xD comunque ti ho mandato la mia e-mail attraverso il "contatta" qui su EFP, spero che ti sia arrivato qualcosa!
aXce: accidenti, non voglio essere la responsabile di una sgridata nei tuoi confronti! xD comunque grazie per i complimenti e non ti buttare dalla torre di astronomia (anche se non credo che ce ne siano molte qui in Italia xD)

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Capitolo 10
*** Storia di una vita ***



Arrivai in cima alla Torre di Grifondoro ansimando e quando buttai la mia borsa ripiena di libri per terra davanti al ritratto di una donna robusta vestita di rosa shocking mi accorsi di non sapere la parola d’ordine. Possibile che nonno Albus si fosse dimenticato?

Sospirai, ricordando di aver visto qualcosa scarabocchiato sul retro dell’orario.
- Ehm…barbabrilla? – mormorai alla Signora Grassa, come per chiederle conferma.
- Certo, certo! –
Si spostò per farmi entrare e avanzai con lentezza nella Sala Comune. Volevo sperare che non ci fosse nessuno, invece sembrava che tutto il settimo anno si fosse dato convegno là dentro solo per aspettare la sottoscritta. Era l’inferno, un’assurda riproduzione di quel posto che ci descrivono terribile giusto per farci temere la morte.
C’erano alcune coppiette, tra cui Ronald e Hermione, appostate sui divani color cremisi con le bocche talmente appiccicate da sembrare due ventose; era in corso una mezza battaglia con i cuscini tra diverse ragazze Corvonero e Tassorosso che indossavano solo delle leggere vestagliette semi-trasparenti; le piume dei suddetti cuscini, inutile dirlo, erano sparse per tutta la Sala Comune; i ragazzi Serpeverde osservavano le improvvisate lottatrici incitandole a strapparsi a vicenda i vestiti; i ragazzi Grifondoro osservavano le improvvisate lottatrici cercando di non farsi notare dalle loro compagne di Casa che strillavano contro le Serpeverde rispondendo agli insulti o forse provocandole. Si prevedeva una rissa anche su quel fronte. Volevo scomparire in quel momento, quando una voce strascicata mi ricordò che non c’è mai peggio al peggio.
- Ma guardate chi si vede! La nostra adorata Lauren! – strillò Malfoy, provocando le risatine da oca di tre o quattro viperette che lo attorniavano – Vieni a farci compagnia, almeno tu sei una Purosangue!
Sottolineò l’ultima parola guardando con cattiveria Hermione e un paio di altri ragazzi Grifondoro o Tassorosso disseminati per la stanza.
- Ho solo voglia di andare a dormire, Malfoy… - mormorai, cercando di guardare meno gente possibile. Arrivata quasi davanti alle scale per il dormitorio femminile, mi trovai la strada sbarrata da due Serpeverde. Avevano appena imbottito un povero Tassorosso di quelle che sembravano Pasticche Vomitose e il malcapitato stavo già sperimentando l’effetto di quella roba rimettendo copiosamente su tutto quello che gli capitava a tiro. Altamente disgustoso e rivoltante.
- Se Draco ti dice di andare a fargli compagnia, tu devi andare a fargli compagnia… - borbottò il più basso dei due.
- Lasciala in pace, Goyle! Anche se non va giù a nessuno l’idea che ha proposto e che ci costringerà a una convivenza forzata per tre mesi, non permetteremo a voi Serpeverde di fare quello che volete! – urlò Potter, come se fossimo a chilometri da lui.
- Ecco San Potter, il protettore delle belle fanciulle! – disse Malfoy sghignazzando.
- Almeno noi abbiamo un po’ di compassione per una nuova di questa scuola! – replicò piccata Hermione, staccandosi per un microsecondo da Ronald – Anche se è chiaro che avrebbe benissimo potuto evitarsi questa uscita dell’unificazione delle Case e cagate varie…facendomi perdere il posto da Caposcuola… -
Sospirai e guardai di nuovo verso Goyle e compare, dopo aver sfoderato la bacchetta.
- Sentite – esordii con freddezza e controllo nonostante la stanchezza – non ho voglia di affatturare nessuno e rischiare di essere espulsa per la quarta volta nella mia vita, quindi vi chiedo con gentilezza di spostarvi –
Cadde il silenzio. Malfoy si alzò dal suo trono e si avvicinò a noi tre.
- Tu? La cocca di Silente? Espulsa tre volte? –
Dracuccio sembrò allo stesso tempo colpito, sorpreso e spaventato. Cercai di giocare quella carta a mio favore.
- Certo, potete chiederne la conferma anche alla professoressa McGranitt! – dissi con tono fiero, anche se la fierezza era proprio l’ultima cosa che provavo nei confronti delle mie espulsioni.
Goyle e l’altro ragazzo, che scoprii chiamarsi Tiger, mi trascinarono al centro della Sala Comune e tutti i presenti si radunarono in cerchio attorno a me come se fossi stata l’attrazione migliore che potessero avere. Non capivo il perché di quell’interesse, ma se mi avrebbe permesso di uscire indenne da quel posto era ben accetto.
- Avanti, Lauren Silente, raccontaci delle tue tre espulsioni! – mi stuzzicò Draco, incuriosito anche se cercava di non darlo a vedere.
Dire la verità o mentire? Farsi compatire o inventare una delle storie migliori che avessero mai sentito? Nell’angolo della stanza, per conto suo, vidi Daniel Dwight chino sul libro di Trasfigurazione. Avrei detto la verità, ma l’avrei detta solo per l’unica persona che non voleva sapere avidamente della mia adolescenza travagliata.
Iniziai a raccontare.

A undici anni, come era giusto che fosse, mio nonno mi iscrisse al College di Takatalvi, in Finlandia, sperando di garantirmi una seria istruzione lontana dalle luci della ribalta, consapevole della fama che il suo cognome avrebbe potuto portarmi. Ero una studentessa mediocre, riuscii a costruirmi delle basi solide nonostante in quella scuola prediligessero la materie solitamente meno considerate. Ma ero pur sempre un’inglese che frequentava un college straniero, quindi a volte i miei compagni utilizzavano questa mia diversità per sostenere che i professori mi aiutavano perché credevano che a volte non capissi quello che dicevano e che io facessi la finta tonta perché sapevo di questo mio vantaggio. Ovviamente, anch’io non facevo del mio meglio per farmi voler bene dato che ho un caratteraccio da far diventare matti anche i santi. Ma nel complesso, i miei primi quattro anni a Takatalvi trascorsero tranquilli e lisci come l’olio.
Qualche mese prima della fine del mio quinto anno, arrivò in Finlandia la notizia del ritorno di Voldemort. In ritardo rispetto all’Inghilterra, questo senza dubbio, ma da quel momento la mia scuola entrò in una continua festa. Il Preside era un accanito fan di Voldemort e fece appendere in giro per tutta la scuola dei manifesti enormi con il Marchio Nero e la scritta “sosteniamo il Signore Oscuro nella conquista dell’Inghilterra”. Quando lessi quelle orrende parole iniziai la mia missione “strappa tutti i manifesti che puoi” e dopo poche ore, probabilmente denunciata da qualcuno dei miei simpatici compagni, venni convocata nell’ufficio del Preside. Senza spiegazione, mi disse di fare le valigie e prima di mettermi su un Thestral diretto qui ad Hogwarts mi sussurrò nelle orecchie “tu sarai la prossima giovane vittima di Voldemort, traditrice del tuo sangue.”

Vidi tutti i miei ascoltatori, nessuno escluso, sussultare. Sembravano molto coinvolti nella storia, soprattutto indignati e increduli.

Naturalmente riferii tutto a nonno Albus. Questo accadde prima che si verificasse la notte dell’Ufficio Misteri. Appena arrivai a Hogwarts, dopo aver ascoltato il mio racconto, mio nonno mi iscrisse all’Accademia di Beauxbatons sotto falso nome e mi spedì immediatamente in Francia per mettermi al sicuro. Madame Maxime fu molto gentile con me e le ragazze mi misero subito a mio agio anche se ero arrivata praticamente alla fine dell’anno e i miei voti erano pessimi. Poi sappiamo tutti cos’è successo. Potter che ha sognato Sirius Black torturato da Voldemort nell’Ufficio Misteri, una parte dell’Esercito di Silente che ha deciso di andare a salvarlo con lui, l’arrivo dei Mangiamorte, la lotta per la profezia, l’arrivo dell’Ordine della Fenice…e infine, il duello tra mio nonno e Voldemort. Il perché siamo tutti qui vivi lo sappiamo, è una notizia pubblica da anni, ormai. Albus Silente aveva sconfitto Voldemort, era riuscito a bloccare la sua crescita di potere e lo aveva spedito ad Azkaban.

Valutai la reazione dei ragazzi che mi circondavano. Malfoy era molto pallido, sapevo che stava pensando a suo padre. Purtroppo non potevo fare a meno di nominarlo.

Festeggiammo per mesi, anche in Francia. Tutto questo fino a quando a dicembre, durante il sesto anno, arrivò a Madame Maxime una lettera da parte di un Mangiamorte, che minacciava di fare una strage di studentesse di Beauxbatons se lei non avesse consegnato Lauren Silente nelle mani della Congrega Oscura, il gruppo di maghi alleati per il ritorno di Voldemort. Allegata alla lettera c’era una mia foto, scattata di recente poichè indossavo l’uniforme dell’Accademia. Non avevo e non ho tuttora la minima idea di come avessero fatto ad individuarmi dato che secondo i registri della scuola e le altre studentesse il mio nome era Elodie Dupont. La Preside non esitò un attimo a sbattermi fuori dalla sua scuola, rispedendomi dritta a Hogwarts e comunicando al Mangiamorte, che scoprimmo essere Lucius Malfoy, il mio ritorno in Inghilterra.
Per l’ennesima volta, nonno Albus fu costretto a correre ai ripari e mi iscrisse a Durmstrang. Igor Karkaroff, il Preside, cercò di dissuaderlo dicendo che la sua era da secoli una scuola esclusivamente maschile, ma per mio nonno la mia sicurezza era più importante di una stupida regola millenaria.
A Durmstrang restai fino alla fine del sesto anno, quando Karkaroff decise che non ero adatta  per la sua scuola: secondo lui continuavo a sedurre i ragazzi distraendoli dallo studio, avevo una particolare propensione per l’indisponenza e lo odiavo. Non si sbagliava. Mi beccai la terza espulsione. Sospetto che anche quella volta fosse stato merito delle minacce poco carine della Congrega Oscura. Probabilmente se ci fosse stata una vera unità all’interno di queste tre scuole, non sarei mai stata scacciata per motivi di vigliaccheria simili.

Dopo questo racconto, tutti sembravano vedermi con occhi diversi. Non ero più la nipote del Preside, protetta dalle autorità e cresciuta nella bambagia, ma una di loro, umanamente piena di problemi e abbandonata da tre scuole solo per la colpa di essere nata sotto il nome di Silente.
- Spero che siate soddisfatti, ora… - sussurrai, per rompere il silenzio pieno di tensione che aleggiava nella stanza. Mi accorsi che anche la piuma di Dwight aveva smesso di graffiare la pergamena. Tutti sembravano volermi dire qualcosa, ma mi alzai in piedi e corsi rapidamente nel dormitorio femminile, rifugiandomi in bagno.
Guardai il mio riflesso nello specchio, chiusi gli occhi gonfi di lacrime che volevo trattenere. Mi ero messa a nudo davanti a decine di persone, avevo fatto bene? Sentii un rumore nella camera, pensai che Hermione o una delle altre ragazze volesse sapere il motivo della mia fuga.
Dopo lunghi minuti mi decisi ad uscire dal bagno, sperando che tutti fossero andati a dormire. Ma nessuna delle ragazze era nella stanza, c’era solo Draco Malfoy seduto da solo sul bordo di un letto.
- Come hai fatto a salire? C’è un incantesimo che impedisce ai ragazzi di entrare nelle camere delle ragazze – mormorai, cercando di nascondere il mio sguardo.
- Infatti tu sei salita nel dormitorio maschile – replicò lui.
Restammo in silenzio per un po’, poi mi diressi verso la scala.
- Scusami, non volevo invadere il vostro territorio – dissi, fingendo malamente un certo tono allegro.
- Figurati, Silente – iniziò lui – però hai fatto bene, perché volevo dirti una cosa… -
Bloccai a metà il mio passo verso il primo gradino della scala.
- Ah… - risposi senza voltarmi – che cosa? –
- Mi…dispiace per quello che ti ha fatto passare mio padre… - la parola che sottolineò sembrò costargli moltissimo, ma la disse chiaramente. Mi voltai per guardarlo in faccia.
- Ti…dispiace? –
- Non farmelo ripetere, eh! – sbottò improvvisamente lui – Ovvio che se i tuoi genitori avessero avuto il buonsenso di portarti lontana da tuo nonno mi avresti risparmiato la fatica di farti queste scuse! –
Le sue parole mi colpirono come una pugnalata nel cuore. Sentii le maledette lacrime di prima riaffiorare nei miei occhi, lottando per poter rotolare sulle mie guance.
- Che hai, Silente? – mi chiese bruscamente.
- Nulla… - sussurrai, con la voce rotta, affrettandomi a sparire dalla vista di Malfoy. Non arrivai nemmeno a metà scala, quando mi sentii afferrare per un braccio e spingere contro il muro. Quella scena mi sembrava di averla già vista, forse circa ventiquattro ore prima. Non avevo la forza di reagire, alzai lo sguardo accecato dal pianto verso il Serpeverde che mi teneva con forza, come per paura che gli potessi sfuggire.
- Che hai? – ripetè, questa volte con un filo impercettibile di gentilezza.
- I miei genitori, hai detto…io non ho mai avuto dei genitori…per questo nonno Albus mi ha sempre tenuta con sé… -
Mi lasciò come se si fosse scottato. Si passò una mano tra i capelli con aria imbarazzata, senza sapere cosa dire.
- Buonanotte, Malfoy… - dissi, cercando di toglierlo da quella situazione spinosa, nonostante mi avesse fatto un male incredibile.
- Buonanotte –
Riuscii ad evitare ulteriori domande, sgattaiolando rapida attraverso la Sala Comune, senza fermarmi anche se stavano ancora parlando di me e del mio racconto. Forse le cose sarebbero migliorate.
Il mio secondo giorno ad Hogwarts non era stato poi così terribile.



Note dell'autrice

Buonasera a tutti, miei cari lettori! Avete appena letto il tanto atteso capitolo "linciaggio di Lauren" ! xD Spero di non aver deluso le aspettative di nessuno per essermi dilungata in un flashback su un piccolo pezzo della sua vita e di non aver trascinato Draco troppo OOC (anche se a me non sembra, ma non sono io quella esperta in materia di Malfoy xD). Come sempre vi ringrazio e mi appresto a rispondere alle numerose recensioni che mi avete lasciato in questo capitolo... vi adoro! ^.^

Luciana Menditegui: nessun problema, ogni tanto capita che l'html faccia i capricci xD comunque ti ho aggiunta anche se non sono mai su msn, al massimo se riesci prova a mandarmi solo il link
Sheilin: grazie per i complimenti alla mia storia e a Lauren (che è qui tutta compiaciuta a ripetersi che è un genio e cose varie...sono impazzita, lo so xD) Per quanto riguarda la Mary Sue, ti consiglio di leggere la recensione di mistero nel capitolo precedente perchè a mio parere l'ha spiegato benissimo ^.^
Meirouya: povero Cappello Parlante! Comunque non riuscirai a estorcere nulla nè da me nè da lui, fidati xD Danieluccio ti ricorda qualcuno perchè è quasi del tutto lo stesso Daniel che hai conosciuto tempo fa nell'altra mia storia...ma questa volta avrà un ruolo differente!
aXce: come ho scritto sopra, spero di non aver deluso le aspettative evitando il linciaggio a Laurie...ho cercato di rendere tutti un po' più civili! ^.^
snapEly: Lauren si è salvata, come puoi vedere...per quanto riguarda il caro Severus, avrà un ruolo determinante molto più avanti, quindi se riuscirai a portare pazienza verrai ripagata (o almeno spero xD)
mistero: per Lauren, credo di aver risolto questa curiosità xD per Severus, ti rimando alla risposta che ho dato qui sopra a snapEly xD per la Mary Sue, non avrei saputo spiegarlo meglio! Spero di riuscire a non rendere Lauren una bambolina antipatica e perfettina (cosa che su di lei proprio non mi vedo) e cercherò, per tutti i fan di Severus, di non trascinarlo più OOC...perdonatemi!!!
Valery_Ivanov: grazie per aver recensito, piano piano farò conoscere meglio anche Daniel! ^.^
Elfosnape: Lauren e il magico trio sembrano viaggiare su binari completamente opposti, ma non si sa mai...e Draco che non tormenta Lauren? Dopo questo capitolo non saprei xD
DarkViolet92: no, come hai visto non l'ho fatta morire...ma solo perchè mi serve dato che è la protagonista e senza di lei questa storia non ci sarebbe! Muahahah! (risata diabolica stile cattivo dei cartoni animati) xD

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Capitolo 11
*** La strana coppia ***



Dopo la conversazione avuta con i miei coinquilini del settimo anno durante quella sera nella Torre di Grifondoro, la prima settimana trascorse tranquilla. Tutti iniziarono a ignorarmi gentilmente nei corridoi quando mi incontravano, al posto di sussurrare insulti al mio indirizzo, e potevo chiedere a chiunque di mostrarmi dov’erano le aule che ancora non conoscevo senza temere di essere affatturata. Sospettavo che qualcuno dei miei coetanei avesse sparso un po’ in giro la mia storia e immaginavo che il cambiamento radicale dipendesse in gran parte da quello.
Nella seconda settimana, sapevo i nomi praticamente di tutta la popolazione della scuola. Non sapevo come né perché, ma la gente non credeva più di fare un torto alla tradizione rivolgendomi la parola. Ma questo non mi piaceva, non ero mai stata molto socievole e disposta al dialogo con chiunque.
- Ehi, Lauren! Come va? –
Marietta Edgecombe, settimo anno di Corvonero, si avvicinò a me con aria interessata come se fossimo state amiche da una vita.
- Non male – risposi in modo asettico.
Mi sorrise annuendo e mi stette appiccicata fino al tavolo, dove decisi di andare al riparo infilandomi tra Malfoy e Dwight. Questi due erano diventati ottimi amici, nonostante fossero un Serpeverde e un Grifondoro, da quando Tiger e Goyle avevano deciso di corteggiare le gemelle Patil. E a giudicare da quello che vedevo, questi ultimi avevano fatto breccia nei cuori delle due ragazze indiane.
- Silente, perché diamine ti devi sempre infilare in mezzo a noi, eh? –
Da quella sera in cui si era scusato, Malfoy si era ben guardato dal riservarmi ancora un trattamento speciale, ma sapevo benissimo che non era quella persona gretta e meschina che sembrava voler apparire.
- Scusatemi, me ne vado subito appena Marietta si siede lontano da me… -
Vidi la Edgecombe prendere posto vicino ad Hannah Abbott e mi alzai per cercare un buco altrove, ma Dwight mi trattenne per una manica.
- Non fare caso alla scortesia di Draco, se proprio non ti vuole lui puoi passare tra me e Neville! –
Mi trasferii senza dire una parola tra Daniel e Paciock.
Lanciai un’occhiata analitica alla mia tavolata: finalmente tutti sembravano parlare tra di loro, non era più come nei primi giorni in cui sembrava un vero e proprio mortorio. Gli unici che non si erano uniti allo “scambio culturale”, se così si poteva definire, erano i componenti del trio delle meraviglie, relegati in fondo alla stanza con aria cospiratoria.
- Proprio non li capisco…sempre dietro a predicare uguaglianza e rispetto reciproco e poi se ne stanno là per i fatti loro come tre eremiti! – dissi sovrappensiero, mentre torturavo con la forchetta una specie di strano pasticcio di carne.
- Proprio così, Silente, vedo che capisci il perché del mio odio per San Potter! – rispose Draco, come se avessi parlato con lui.
- Non chiamarlo San Potter, dai! – intervenne Neville.
- Paciock, cerca di capire! Anche tu e Lunatica eravate lì, la notte dell’Ufficio Misteri, ma non vi comportate da Dei scesi in terra come fanno Potter il Magnifico e i suoi seguaci! –
Vidi Neville arrossire, ma annuire mestamente.
- A mio parere, fanno tanto i distaccati perché non sono più al centro dell’attenzione! – borbottò Zabini, seduto di fronte a me.
- Ma certo, certo, Blaise! Hai ragione! Lo Sfregiato si sente messo in disparte dalla popolarità della nuova arrivata, la signorina Silente! –
Fu il mio turno per arrossire, ma venni salvata in corner da un tintinnio insistente di bacchetta su calice, quello che solitamente avvertiva l’arrivo di un discorso di nonno Albus. Cadde il silenzio.
- Mi dispiace interrompere così bruscamente il nostro delizioso pranzo, ma devo fare un paio di annunci! – esordì, sorridendo ad ogni singolo studente – Prima di tutto, vi comunico che da settimana prossima gli studenti dal terzo anno in su avranno come sempre l’opportunità di passare un pomeriggio nel finesettimana a Hogsmeade! –
Tripudio di felicità da tre dei quattro tavoli presenti, quelli del primo e del secondo anno sembravano abbattuti.
- Per coloro che invece preferiscono restare a scuola o che sono troppo giovani per le gite a Hogsmeade, Madama Bumb ha proposto un corso di Quidditch aperto a tutti! –
Questa volta si levò un boato uniforme. Vidi la mano di Potter scattare in aria.
- Mi dica, signor Potter? –
- A proposito di Quidditch…senza la divisione in Case verrà annullato il torneo o lo faremo comunque? –
Nonno Albus fece cenno a Madama Bumb, responsabile di quelle cose, che si alzò con aria annoiata.
- Potter, la stagione del Quidditch inizia a marzo, giusto? Quindi non vedo perché farsi questi problemi alla metà di settembre! A tempo debito decideremo… -
- Ma dobbiamo formare le squadre e allenarci, lei lo sa! – urlò Harry, come se da quello dipendesse la sua stessa vita. Sentii Malfoy sghignazzare sonoramente.
- Allora sì, credo che il torneo si terrà lo stesso e potrete organizzare i provini per quando sarà più comodo…contento, ora? –
Potter si risedette e così fece Madama Bumb. Nonno Albus fece un sorriso indulgente a entrambi e riprese a parlare.
- Volevo inoltre comunicarvi i nomi dei responsabili dei dormitori, anche se con grande ritardo, e chiedo ai nominati di avvicinarsi al tavolo dei professori per ricevere le spille…per il primo e secondo anno, Rebecca Johnson e Michael MacMillan! –
La minuta Grifondoro e un Tassorosso corpulento avanzarono al centro della Sala Grande.
- Per il terzo e quarto anno, Eleanor Chang e Seamus Twain! –
Vidi una Corvonero con lineamenti evidentemente orientali e un Tassorosso dall’aria sperduta unirsi agli altri due. Notai con curiosità che gli occhi di Potter erano fissi sulla cinesina.
- Per il quinto e sesto anno, Astoria Greengrass e Colin Canon! –
Un’altra Serpeverde, oggettivamente molto carina, e un Grifondoro dall’aria simpatica imitarono gli altri sfortunati. Dentro di me feci un pronostico per i responsabili del mio anno: Hermione Granger e Harry Potter. Ci avrei scommesso la bacchetta. Zabini e Dwight mi sorrisero, sembravano aver pensato la stessa cosa considerando dagli sguardi che lanciavano al trio delle meraviglie.
- E infine, per il settimo anno, Lauren Silente e Draco Malfoy! –
- Cosa?! – strillammo in coro, increduli. Dwight dovette tirare un pizzicotto a entrambi per costringerci ad alzarci e avvicinarci a mio nonno.
- Ma noi...noi... siamo degli irreponsabili! - dissi a voce molto alta in mezzo alla Sala, sentendo numerose risatine alle nostre spalle.
- La Silente ha ragione, noi siamo due cattivi ragazzi! -
I professori ci ignorarono spudoratamente. Ricevemmo le spille da responsabili, lucide e pesanti, e tornammo al nostro posto dopo essere stati accecati da una luce apparsa all’improvviso. Forse era stato solo frutto della mia immaginazione, ancora non riuscivo a realizzare quello che era successo. Dal fondo del tavolo sentivo gravare su di me lo sguardo torvo della Granger.
- Bel colpo, ragazzi! – disse Pansy Parkinson, rigirandosi tra le mani la spilla che Draco le aveva già rifilato.
- Sì, sì, certo…devo dire che hanno scelto bene, eh! Il Principe delle Serpi e la Nipote di Silente, saremo proprio un’accoppiata vincente! – sentenziò Draco con una punta di amarezza. E subito dopo, si voltò verso di me sorridendo con complicità.
- Faremo impazzire San Potter e amichetti, vero? –
Rimasi in silenzio. Rispondere sarebbe stato troppo compromettente.

Nonostante i progetti illegali che Malfoy aveva in mente, non successe niente fino al sabato seguente, quello che era stato scelto per la prima uscita dell’anno ad Hogmeade. Ero seduta tranquillamente a studiare nella Sala Comune, quando mi si avvicinò quello che era diventato un po’ il mio gruppetto: Dwight, Paciock, Zabini e Malfoy. A volte a noi si univano Anthony Goldstein, Ernie Macmillan o Seamus Finnigan, ma quel giorno non c’erano. Da notare che ero l’unica ragazza.
- Ehi, Lauren! Metti giù quel libro e vieni a divertirti con noi! – disse Zabini, sedendosi sul bracciolo della mia poltrona e sfilandomi dalle mani “Animagus: come riconoscerli e diventare uno di loro”.
- Blaise, mi chiedo perché tu debba essere sempre così fastidiosamente convincente! – mugugnai, cercando di farlo sentire un po’ in colpa. I miei amici scoppiarono a ridere e Neville mi porse la mano per farmi alzare.
- Non vorrai mica perderti la prima uscita a Hogsmeade? – mi chiese Malfoy, con gli occhi scintillanti.
- Cosa c’è di così speciale? L’ho vista decine di volte ormai e scommetto anche voi! – replicai, ancora un po’ scocciata per avere dovuto abbandonare il mio libro.
- Silente, possibile che proprio non capisci? – mi rispose con tono da saputello – Oggi è il grande giorno in cui potremo far mettere nei guai lo Sfregiato e i due seguaci! –
Lo guardai male. Anche a me Harry non stava simpatico, ma dato che era uno dei protetti di mio nonno cercavo di mantenermi abbastanza neutrale su quel fronte. Inoltre, il mio obiettivo era unire i componenti delle diverse Case, non scatenare una guerra all’ultimo sangue.
- Malfoy, io non voglio che crei casini…sono una Responsabile e lo sei anche tu!  Per quanto l'idea di essere responsabile di qualcosa mi faccia altamente ribrezzo... –
Senza ascoltarmi, mi spinse fuori dal ritratto della Signora Grassa prendendomi a braccetto. Tossicchiai cercando di divincolarmi.
- Non fare la difficile, Silente! Ragazzi, diteglielo che non faremo nulla di pericolosamente mortale! –
Anche Dwight mi prese a braccetto. All’improvviso sentii il mio cuore accelerare i battiti in maniera esponenziale.
- Si tratta di una cosa innocua, Lauren, fidati! –
I miei sospetti si dissolsero quasi del tutto, quando gli occhi color giada di Daniel incontrarono i miei. Sospirai, sentendomi sconfitta. Neville e Blaise si scambiarono un batti cinque, sapevano che il mio sospiro era sinonimo di resa.
Mentre camminavamo attraverso il giardino della scuola, salutati da ogni singolo gruppetto di ragazzi e ragazze che passava davanti a noi, Draco mi spiegò il suo piano. Il mio ruolo non mi avrebbe esposta a un rischio espulsione, disse. Arrivati davanti al cancello, mostrammo i nostri permessi a Gazza che quando mi vide fece una mezza riverenza, forse memore del nostro primo incontro.
- Mi sembra un’enorme stronzata, Malfoy – sentenziai con sincerità, ancora davanti allo sguardo del Custode, facendo scoppiare a ridere gli altri tre. Il biondino mi squadrò con aria di superiorità.
- Per caso hai paura, Silente? O hai preso una cottarella per San Potter? –
Prima che potessi rispondere a tono, avvistammo Pansy e Millicent Bulstrode correre verso di noi sventolando un giornale.
- Non entrate a Hogsmeade, non entrate a Hogsmeade! – strillò la Parkinson con voce stridula. Blaise, che aveva passato il confine di pochi centimetri, tornò indietro ridacchiando.
- Perché tutto questo casino, Pansy? – sbottò Draco infastidito – Dobbiamo andare a Hogsmeade in ogni caso, lo sai! –
La ragazza gli lanciò dritto in faccia il giornale che aveva in mano, riconobbi la Gazzetta del Profeta. Malfoy la spiegò e fissò la prima pagina, poi fece un ghigno divertito.
- Credo che questo sia per te, Silentina bella… - mi disse prendendomi per un braccio e portandomi di nuovo verso l’interno del giardino di Hogwarts. I miei amici ci seguirono con Millicent e Pansy. Quando fummo seduti, Malfoy mi diede in mano il giornale. Sulla prima pagina campeggiava una foto di me e Draco con sfondo il tavolo dei professori, sormontata da un titolone a caratteri cubitali.


            Nuovi amori tra i banchi di hogwarts
            di Rita Skeeter

Lauren Cassidy Alexis Katherine Silente e Draco Lucius Malfoy (foto) stanno per diventare la coppia più insolita e luminosa dell’intero panorama della Scuola di Hogwarts. Dopo essere stati scelti come Responsabili del Settimo Anno, in seguito alla provvisoria riforma della scuola suggerita proprio dalla carismatica nipote del Preside Silente, i due ragazzi sembrano progettare qualcosa che vada oltre al loro rapporto professionale. Voci di corridoio mormorano l’esistenza di un odio profondo tra i due, ma testimoni attendibili di cui inseriremo solo le iniziali per il rispetto della privacy (sinceri ringraziamenti a H.J.P., R.B.W., H.J.G. e G.M.W. per averci concesso intervista e materiale fotografico) riportano le serie intenzioni di un fidanzamento ufficiale tra i due. Sembra quindi che la fredda e distaccata Lauren Silente, espulsa per ben tre volte da tre delle più prestigiose scuole di magia europee, abbia deciso di mettere la testa a posto e di farsi aiutare in questo da Draco Malfoy, figlio del Mangiamorte Lucius Malfoy (tuttora ricercato per numerosi omicidi di Babbani). Che abbia scelto la persona sbagliata per questa scappatella amorosa? Cosa dirà Albus Silente nello scoprire lo stretto rapporto di sua nipote con il figlio di un Mangiamorte, alleato quindi dell’acerrimo nemico Lord Voldemort? (Continua a pag 3)

Estrassi con calma spaventosa la bacchetta puntandola contro il giornale.
- Incendio! –
Malfoy mi deviò l’incantesimo con una gomitata, facendomi centrare un cespuglio di rovi lì vicino.
- Non bruciarlo, prima voglio che tu veda una cosa! – mise il dito al centro della pagina, dove erano citate le iniziali dei “testimoni attendibili”. Feci una smorfia.
- E chi sarebbero? – chiesi con aria scettica, guardando i miei amici in cerca di conferme.
- Silente, sveglia! Harry James Potter, Ronald Bilius Weasley, Hermione Jane Granger e Ginevra Molly Weasley! Mi pare ovvio! –
Ricontrollai le iniziali e mi accorsi che Draco aveva ragione. Tutto corrispondeva. I miei occhi erano diventati con molta probabilità come palle di fuoco, perché quando guardai i miei amici e le due ragazze sembrarono terrorizzati.
- La pagheranno molto, molto cara…carissima… - sibilai, stritolando tra le mani il giornale, accartocciando con rabbia la foto che ritraeva me e Draco a pochi centimetri di distanza.
Il Principe delle Serpi sfoderò un sorriso malefico e soddisfatto. Sapeva che avrei fatto qualsiasi cosa per vendicarmi, ma lo scherzetto che aveva intenzione di mettere in atto per quel giorno non era assolutamente nulla in confronto a quello che avremmo poi deciso di escogitare.


Note dell'autrice

Bonsoir tout le monde! (nda Buonasera a tutti). Piccolo capitolo di transizione che designa un cambiamento di rotta nella vita di Lauren. Ringrazio come di consueto tutti voi che continuate a leggere la mia storia, in particolare Elly Chan, cielo_stellato, la principessa mezzosangue e Gloglo_96 che l'hanno aggiunta tra i preferiti o le seguite.
Spero di non iniziare a stufarvi con questa storia e che il personaggio di Lauren non finisca per risultare sfacciatamente fortunato o perfettino. Grazie mille!!!

snapEly: povera Lauren, vittima delle circostanze xD in effetti sto tirando un po' tutti OOC, spero che non dispiaccia troppo
mistero: sono contenta che tu sia curiosa, vuol dire che riesco a mantenere bene la giusta dose di segreti xD spero che ti piaccia anche questo chappy!
Elly Chan: prima di tutto, ti ringrazio di nuovo per aver aggiunto la storia tra i preferiti xD Silente è un personaggio che piace molto anche a me, quindi capisco come tu ti possa essere sentita quando è morto...per questo ho deciso di salvarlo! Lauren ti ringrazia per i complimenti xD
Valery_Ivanov: Malfoy/Lauren, la coppia degli incubi xD questo capitolo è stato un po' più leggero, anzi...forse un po' più piccantello xD
aXce: lo Smistamento di Lauren è abbastanza lontano, ma quando arriverà il momento aprirò le scommesse per indovinare la Casa in cui andrà a finire xD
Luciana Menditegui: grazie grazie grazie! xD Come ho detto sopra, mi scuso per aver portato Dracuccio OOC...spero di non essermi ripetuta anche in questo capitolo!


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Capitolo 12
*** Un pizzico di polvere ***


Dedico questo capitolo a tutti i fans dei Serpeverde che seguono la mia fan fiction, sperando che gradiscano questa piccola rivincita dei loro personaggi preferiti dopo sette libri di continue sconfitte.


Quando riuscirono a calmarmi in modo decente, ci incamminammo di nuovo verso Hogsmeade. A quel punto ero certa di voler dare manforte allo scherzetto di Draco, anche se per vendicare quell’affronto pubblicato sul giornale avremmo dovuto far passare al trio delle meraviglie le pene dell’inferno.

Appena Gazza ci rivide passare davanti a lui ci guardò malissimo, probabilmente intuendo che stavamo progettando qualcosa di illegale.
- Vi decidete o no, ragazzini? Non potete fare avanti e indietro! -
- Zitto, stupido Custode! – replicò Malfoy con aria altezzosa – Io sono il figlio del terribile Mangiamorte Lucius Malfoy, bada a come parli! –
Tutti scoppiammo a ridere, mentre Gazza ci fissava sbigottito e Mrs. Purr si allontanava da noi come se avesse capito quello che Draco aveva appena detto.
Ma la cosa importante è che, dopo quelle poche parole, il Custode non osò più dirci nulla. Arrivati nella piazzetta centrale della cittadina, ci fermammo e Draco puntò gli occhi su di me.
- Ricordi cosa devi fare? – mi chiese, con un ghigno malcelato.
Annuii con decisione, ignorando i passanti che ci fissavano senza ritegno, ovviamente tutti forniti di Gazzetta del Profeta.
- Allora ci vediamo ai Tre Manici di Scopa! –
Tutti i miei amici se ne andarono, lasciandomi da sola con Blaise. Io e lui si scambiammo uno sguardo complice, prima di separarci come stabilito. Con passo veloce mi diressi verso la MagiPharma, passando a malincuore davanti a Mielandia senza potermi fermare. Nella vetrina di Zonko intravidi il trio delle meraviglie più la piccola Weasley che ridevano osservando un piccolo criceto rosa shocking che si illuminava a intermittenza. Provai il terribile impulso di entrare nel negozio e fare una strage con le mie mani, ma poi mi ricordai che se l’avessi fatto probabilmente Draco mi avrebbe uccisa.
Entrai con aria indifferente nella MagiPharma, iniziando a passare il tempo guardando con quello che speravo sembrasse completo interesse le varie erbe esposte nel negozio. Indugiai per un attimo davanti alle erbe pericolose, temendo di non riuscire a farmi dare quello che volevo.
La porta si aprì alle mie spalle, mi voltai e con sollievo notai che finalmente era arrivato Blaise.
Con nonchalance, mi avvicinai al banco del Magifarmacista.
- Buongiorno, signorina – mi disse, con un sorriso cortese.
- Salve – risposi, mantenendo un’aria innocente – vorrei chiederle dei consigli a proposito di alcuni miei… - abbassai teatralmente la voce -…problemini –
Mi guardò comprensivo, annuendo.
- Mi dica pure, mi dica –
- Ecco, io… - arrossii violentemente, ma non faceva parte delle mie capacità da attrice – ho difficoltà ad andare in bagno –
Dietro di me sentii Blaise trattenere delle risatine. Dovevo resistere, non tanto per la riuscita dello scherzo quanto per quello che mi avrebbe fatto Malfoy se non gli avessi portato quello che ci serviva.
- Per questo posso consigliarle la polvere di Frangula, due volte al giorno in acqua tiepida –
- Quanta ne devo mettere? –
- Al massimo due cucchiaini – mi rispose sorridendo – altrimenti gli effetti potrebbero essere devastanti –
Ci mancava solo il Magifarmacista spiritoso. Ringraziai che eravamo solo io e Blaise a fare quella figura di palta.
- Desidera altro? –
Per non destare sospetti feci praticamente la spesa: un sacchettino di bacche di Agrifoglio, alcuni fiori essiccati di biancospino, diversi Grinzafico e un set di foglie già sminuzzate di diversa altra roba. Non avevo la minima idea di cosa ci avrei potuto fare, ma la cosa che mi premeva di più era che cinque Galeoni se n’erano già allegramente andati.
- Grazie per l’aiuto, signore! –
- Grazie a lei, signorina! Spero che riesca a risolvere i suoi problemini!
Mi diressi verso la porta con la poca dignità che mi restava.
- Via libera, Blaise… - sussurrai al mio amico, che stava soffocando le risate.
Lo vidi dirigersi verso il Magifarmacista e chiedergli qualcosa per distrarlo mentre gli puntava addosso la bacchetta.
- Oblivion! – disse chiaramente. Gli occhi dell’uomo si appannarono per un attimo e prima che potessero tornare normali io e Blaise ci eclissammo. Appena fuori dal negozio, ci scambiammo un batti cinque.
- Lauren, potresti fare l’attrice! –
- Io? Per un pelo non l’ho ucciso quando ha tirato di nuovo in ballo i “miei problemini”! –
Con il massimo della rapidità, avevamo già perso troppo tempo per i miei calcoli, ci fiondammo ai Tre Manici di Scopa. Gli altri, come previsto, ci stavano aspettando. Avvistai il trio delle meraviglie (più Ginevra) seduto in compagnia di Neville dall’altra parte del locale. Era tutto troppo perfetto per essere vero.
- Allora, l’avete preso? –
- Sì, Malfoy – dissi sbuffando – Ma la prossima volta vai te a farti prendere per il culo dal Magifarmacista! –
Blaise si dilettò a raccontare tutta la storia, facendo sghignazzare i presenti. Diedi il sacchettino di polvere di Frangula a Draco, era ora di iniziare lo show.
Il vassoio delle ordinazioni del tavolo di Potter era sul bancone, pronto per essere servito. Ne eravamo certi perché c’erano quattro Burrobirre e un’Acquaviola, come avevamo concordato. Madama Rosmerta stava portando indietro un altro vassoio e quello sarebbe stato il prossimo da servire, Daniel si alzò di scatto e le andò addosso di proposito facendole cadere i bicchieri semivuoti dal vassoio. Tutti i presenti si voltarono verso lei e Dwight, mentre cercavano di riparare i bicchieri con numerosi “Reparo” e di pulire il pavimento con “Gratta e netta”.
Nello stesso momento, Malfoy si precipitò a correggere le Burrobirre con la polvere della Frangula e con altrettanta rapidità tornò al tavolo. Probabilmente se non avessi saputo cosa doveva fare non l’avrei nemmeno notato.
Daniel tornò al tavolo con espressione pentita, dopo essere stato perdonato da Madama Rosmerta per la sua goffaggine. La donna portò il vassoio esattamente dove doveva. Il nostro tavolo restò serio per poco, ma appena incontrai gli occhi di Blaise mi prese una ridarella improvvisa.
- Oh, cielo! – esclamai, con la pancia dolorante e le lacrime agli occhi – Non mi ero divertita così tanto in tutta la mia vita! –
Pansy sembrava in apnea da risate, Millicent era viola e batteva il pugno sul tavolo, Dwight sembrava uno che stava per farsela addosso, Malfoy aveva assunto un colorito rosato che era piuttosto strano su di lui. Dopo qualche minuto buono, riuscimmo a recuperare il controllo.
- Sai quale sarà la cosa fantastica, Silentina bella? – mi chiese Malfoy, mentre uscivamo dai Tre Manici di Scopa – Nessuno sospetterà di noi! –
Gli sorrisi, quella probabilmente era la cosa fondamentale.
- Allora le voci che sono giuste alle mie sveglie orecchie sono vere! – strillò una voce talmente acuta da essere fastidiosa.
Vidi una donna dai capelli biondo platino e le labbra rosso scarlatto (due cose che si prendevano a pugni in modo evidentissimo) dirigersi verso di noi. Pansy emise un gemito contrariato, mentre Blaise sbuffava e Millicent si guardava in giro preoccupata. Non potei fare a meno di lanciare un’occhiata sarcastica all’abbigliamento della donna.
- Piacere, cari, io sono Rita Skeeter! –
Un attimo…quella era la simpatica giornalista che aveva diffamato me e Malfoy?
- Grazie a voi, tesorucci adorati, le vendite della Gazzetta di oggi sono schizzate alle stelle! –
E indicò con gesto teatrale il cielo. Sì, era lei.
- Con che coraggio viene qui a dirci certe cose dopo quello che ha fatto? Non sa il significato della parola privacy? – le dissi, sputando disgustata ogni singola parola.
- Ragazzina, dovresti ringraziarmi! – sbraitò la Skeeter, frugando allo stesso tempo nella borsetta di pelle di coccodrillo viola – Ti ho reso famosa! –
- Nessuno gliel’ha chiesto! – risposi, con un tono più alto del suo di almeno un’ottava.
Notai che i passanti iniziavano a fermarsi per godersi la scenetta che si stava svolgendo. Branco di impiccioni.
- Ma ormai lo sei! –
- E se io non avessi voluto? –
Il mio gruppetto di amici stava ridacchiando, molto probabilmente perché la Skeeter sembrava non aver più nulla con cui replicare. Estrasse dalla sua borsa un taccuino e una penna verde acido.
- Ma ovviamente – ricominciò con voce flautata – se volete fare una smentita, una contro intervista, ne avete l’opportunità…lei cosa dice, signor Malfoy? –
- Dico che può mettersi la sua contro intervista dove non batte il sole! – rispose sprezzante Malfoy.
Sentii alcuni maghi borbottare “che impudenza” e “la maleducazione di certi giovani”, ma io ero d’accordo con Draco al cento per cento. Sì, c’è sempre una prima volta.
- Bene, allora mi divertirò a scrivere un articolo sul nostro adorabile incontro qui ad Hogsmeade! –
- E io mi divertirò a dire a mio padre, Mangiamorte latitante, che lei mi sta dando incredibilmente fastidio! – sibilò Draco, a volume abbastanza alto da farsi sentire solo dalla Skeeter, che ovviamente impallidì.
- Cari, cari ragazzi! – disse con voce stridula – Mi dispiace tanto di avervi disturbato! –
Si guardò attorno nervosa, come temendo di essere uccisa da un momento all’altro.
- Ma non è stata colpa mia, sono stati…! – si guardò in giro disperatamente – Loro! –
Urlò, puntando il dito contro il trio delle meraviglie (di nuovo più Ginevra) che stava uscendo a passi veloci dai Tre Manici di Scopa.
I quattro ci guardarono spaventati, accelerando il passo. Ma non era quello il problema, l’importante era avere la conferma della loro colpevolezza…e del fatto che la polvere di Frangula avesse funzionato.
- Ragazzini vigliacchi! – mormorò la Skeeter all’indirizzo dei quattro che tornavano a velocità record a scuola – Sempre pronti a spifferare segreti e mai a rendersi responsabili delle loro lingue lunghe… -
Senza degnarci più di uno sguardo, se ne andò. Immaginai che stesse cercando uno scoop meno rischioso di quello del nostro incontro a Hogsmeade.
- Avevi ragione, Malfoy… - sussurrai, mentre anche noi ci dirigevamo verso Hogwarts, in compagnia del nostro perfetto complice Neville.
- Io ho sempre ragione, Silente! –
- Hai idee per una vendetta vera e propria? – gli chiesi, cercando di non sembrare troppo interessata.
- A dire la verità, no…ma ci verrà in mente qualcosa! –
Restammo in silenzio, anche se ogni tanto qualcuno si lasciava prendere di nuovo dalla ridarella e quindi ricominciavamo tutti a delirare.
- Cos’hai comprato di bello, Lauren? – mi chiese all’improvviso Daniel.
Gli mostrai i miei più che inutili acquisti e i suoi occhi verde giada sembrarono illuminarsi appena prese in mano le bacche di pungitopo.
- Ho avuto una grandissima idea… -

Quella sera, decisi di andare a trovare nonno Albus. Volevo chiarire la storia del “Responsabile di dormitorio”, chiedergli di togliermi dall’incarico o almeno il motivo per cui avessero scelto me. Nel tragitto dal dormitorio all’ufficio del Preside, incontrai Gazza tutto sudato che brandiva una specie di stura scarichi che aveva l’aria di provenire dal Paleolitico.
- Ehi, Gazza! – dissi allegramente – Qualcosa non va? –
- Signorina Silente! – ribattè con gentilezza imposta – Abbiamo solo qualche problemino con i bagni, niente di che… -
Risi dentro di me. Che avesse a che fare con lo scherzetto al trio delle meraviglie?
- Problemino con i bagni? – ripetei, come se non avessi capito.
- Sì, insomma, si sono intasati i gabinetti…sa cosa intendo, no? – rispose, indeciso se continuare a fare conversazione con me o andare a fare il suo lavoro.
Altrochè se capivo cosa intendeva. Una volta tornata in dormitorio, avrei dovuto chiedere a Draco quanta polvere avesse versato nelle Burrobirre per aver portato a un simile cataclisma.
- Capisco…le consiglio l’incanto Waddiwasi, rende tutto più semplice! –
Mi guardai bene dal dirgli che probabilmente quello che aveva intasato lo scarico sarebbe schizzato fuori a velocità lampo cercando di colpirlo. Pensavo fosse ovvio. Gazza annuì arrossendo vistosamente e si dileguò. Senza capire il motivo del suo imbarazzo, continuai la mia passeggiata verso l’ufficio di nonno Albus. Entrai senza bussare, come mio solito.
- Buonasera, Lauren – disse, senza alzare lo sguardo dalla pergamena su cui era intento a scrivere.
- Ciao nonno – risposi, accomodandomi sulla sedia di fronte a lui – Dobbiamo parlare di una cosa molto importante –
- Ti sei innamorata? – scherzò, alzando lo sguardo e guardandomi divertito.
- No, nonno – replicai freddamente, temendo che avesse letto anche lui la Gazzetta del Profeta nonostante sapesse che ci scrivevano solo un sacco di buffonate – Voglio parlare del mio ruolo da Responsabile –
- Procede tutto bene? –
- Non capisco perché avete scelto me –
Intrecciò le dita, come preparandosi mentalmente un discorso che si era già aspettato di dover fare.
- Sei neutrale, Lauren, dato che non sei parte di nessuna Casa…inoltre, penso che questo ruolo possa aiutarti a diventare più facilmente una parte integrante della scuola –
- Io sono già una parte integrante della scuola – osservai con semplicità.
- Lauren, abbiamo deciso in questo modo prima di tutto perché volevamo dare a Draco Malfoy un’opportunità per distaccarsi dall’etichetta che ormai ha in fronte…per quasi tutti lui è l’irrispettoso figlio di Mangiamorte, capisci? Assegnargli un ruolo di tutta fiducia, con la speranza che lui si comporti a modo, lo aiuterà ad essere più accettato e meno criticato…è un argomento complesso, spero di aver reso l’idea –
Annuii mestamente, la storia delle “etichette” che ci si portava dietro solo perché si aveva un determinato cognome la conoscevo troppo bene. Nonostante tutto, non capivo cosa potessi avere io a che fare con questo.
- Abbiamo scelto te come altra Responsabile perché, come ho già detto prima, sei neutrale…Draco non potrebbe lavorare pacificamente con una Grifondoro o una Tassorosso e non c’erano a nostro parere Corvonero all’altezza per questo compito –
- In pratica la vostra è stata una scelta per via d’esclusione – sentenziai, leggermente sarcastica.
- E poi io voglio che ti assumi qualche responsabilità, Lauren…ti farà bene! –
Infatti, mancava l’obiettivo educativo che era dietro a tutte le scelte di nonno Albus. Divenne tutto più chiaro.
- Questo vuol dire che non c’è una minima possibilità per me di essere tolta dall’incarico? –
- A meno di non infrangere ripetutamente le regole, no… - mi guardò con i suoi occhi penetranti – ma tu non lo farai, vero Lauren? –
L’idea di creare casini tali da rasentare l’espulsione (di nuovo) mi aveva sfiorata, ma non potevo deludere mio nonno. Gli dovevo obbedienza, dopo tutto quello che aveva fatto per me.
- Non volontariamente, nonno –
La mia risposta sembrò bastargli, per quanto dietro nascondesse decine di sotterfugi per non rispettare la promessa di comportarmi diligentemente. Ma in quel momento sembrò non curarsene.
Quando tornai in dormitorio, Draco e Blaise erano ancora in Sala Comune a chiacchierare.
- Ehi, Silente, hai saputo dei bagni? –
- Certo, Malfoy…ho incontrato Gazza in corridoio, era disperato! –
- Il quartetto Potter è stato portato in infermeria, questo lo sai? – mi informò Blaise, con gli occhi luccicanti.
Ok, quello mi era sfuggito. Guardai Malfoy, ricordandomi della domanda che gli dovevo fare.
- Ma quanta polvere hai messo dentro ogni bicchiere? Non credevo fosse così devastante! –
I due ragazzi si guardarono sfoderando dei ghigni malefici.
- Un quarto della busta in ogni bicchiere… - iniziò Malfoy.
- Che corrisponde a cinque cucchiai da minestra per ciascuno! – continuò Zabini.
Sgranai gli occhi, sentendomi male per le nostre vittime. Ma solo per un attimo.
- E dire che non è finita qui! – sentenziò Dwight allegramente, scendendo dalla scala del dormitorio maschile.
Gli sorrisi, dimenticando quello che poco prima avevo promesso a mio nonno. Decisamente non era finita, anche se avevamo praticamente vinto.



Note dell'autrice

Ciao a tutti! In questo capitolo ho dato un po' sfogo alla mia perfidia nascosta, quindi se tra di voi ci sono accaniti fans di Harry, Hermione, Ron e Ginny non posso far altro che chiedervi di perdonarmi. Dopo questo, spero invece che ai fans dei Serpeverde, in particolare Draco e Blaise, sia piaciuto il piccolo scherzetto che hanno portato a termine.
Fatemi sapere cosa ne pensate, vi ringrazio per il vostro continuo supporto!

mistero: ho un paio di domande sulla tua recensione...cosa intendi per "blasee" (errore di battitura, termine tecnico o diminutivo di Blaise? Perdona la mia ignoranza xD) e da dove proviene la frase che hai scritto in maiuscolo (sospetto che sia una citazione di Severus xD). Dopo questo, spero che la prima piccola vendetta sia stata di tuo gradimento ^^
snapEly: Silente è un po' pazzerello e come hai potuto leggere cerca di "responsabilizzare" la nipote, da bravo nonno xD
DarkViolet92: grazie mille per i complimenti!
Valery_Ivanov: sono rapida, ma non durerà per molto, causa scuola -.- ' fammi sapere se ti è piaciuta la "punizione" per il trio da parte di Dracuccio e Lauren ^^
Elly Chan: la Skeeter è una pazza giornalista d'assalto, inventarsi tutto è il suo pane quotidiano xD so che con le iniziali era abbastanza semplice indovinare, ma pensavo che non guastasse far capire subito a Lauren i colpevoli xD
Gloglo_96: grazie mille per i complimenti, sempre graditi. Draco & company hanno avuto l'antipasto della loro vendetta (per quanto non sia stata una cosa da poco), spero che tu sia soddisfatta  ^^
Luciana Menditegui: il trio + Ginny hanno passato una brutta nottata xD comunque io non so nulla a proposito di questo nuovo libro, ma ammetto che se ci fosse sarebbe interessante leggerlo anche se forse un po' ripetitivo

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Capitolo 13
*** Chi la fa l'aspetti ***


Continuai a covare la mia voglia di vendetta a lungo. Ogni volta che questo desiderio insano iniziava a scemare, Draco sembrava leggermi nella mente e lo risvegliava agitandomi davanti agli occhi quel dannato articolo. Esattamente come durante quella lezione di Difesa contro le Arti Oscure.
- Non rammollirti, Silente! Hanno detto alla Skeeter che vuoi fidanzarti con me! – mi ricordò con tono divertito, mentre le mie guance diventavano color porpora.
- C’è qualche problema, là in fondo? – chiese il professor Lupin con gentilezza – Draco? Lauren? È tutto a posto, sì? –
Annuii, cercando di concentrarmi sulla lezione. Quelle di Remus erano le uniche ore in cui non volevo essere disturbata per nessun motivo. Adoravo il suo metodo di insegnamento, gli argomenti che trattava, pendevo dalle sue labbra come se fossi stata innamorata di quell’uomo dall’aspetto accuratamente trasandato. Ma non lo ero, vediamo di non fraintendere.
- Ed è esattamente a causa di questa ricerca dimostrata dal Ministero della Magia che vi chiedo di portarmi il vostro albero genealogico, completo di eventuali tipi di Patroni, tanto per giocare un po’ su questa storia e farvela ricordare meglio agli esami G.U.F.O.! –
Lupin aveva appena spiegato che il Reparto Prevenzione del Ministero aveva scoperto un modo per scoprire la propensione di un mago o di una strega verso le Arti Oscure. Questa veniva determinata attraverso un’attenta analisi dei mestieri, dei Patroni e dei materiali delle bacchette degli antenati del soggetto. Gli ultimi due elementi evidentemente non potevano essere valutati per una persona Nata Babbana.
- Chissà, magari risulterà che abbiamo in classe un potente Mago Oscuro! – disse Remus ridacchiando – Ora potete andare, ricordatevi che la scadenza del compito è tra due settimane! –
Raccolsi rapidamente i miei libri, la lezione seguente era quella di Pozioni in cui sarebbe stata valutata la Polisucco. La fine di settembre era arrivata incredibilmente rapida.
- Lauren, sei pronta? – mi sussurrò nell’orecchio Dwight, facendomi scivolare in mano tre piccole bacche color amaranto.
- Non sono sicura di volerlo fare… - replicai preoccupata, mentre Malfoy, Zabini e Paciock mi guardavano con sorrisi a trentadue denti. Ancora non mi era chiaro perché Neville avesse improvvisamente deciso di troncare i rapporti con il trio delle meraviglie, per quanto ne sapevo in passato erano suoi ottimi amici.
- I due ragazzi sembrano progettare qualcosa che vada oltre al loro rapporto professionale – attaccò a leggere Draco fingendo una vocetta effeminata. Scoppiammo a ridere, prendendo coraggio misi in tasca le tre bacche di pungitopo che mi aveva dato Daniel.
- Silenzio, ragazzi, per favore silenzio… - mormorò Piton, vedendoci entrare in classe. Gli sorrisi calorosamente e venni ricambiata con una vaga increspatura delle labbra. Per qualche strano motivo, avevo iniziato ad amare le ore di Pozioni. Preferivo quelle di Lupin, questo è vero, ma non era più la materia che odiavo con tutto il mio cuore.
Severus chiuse la porta e notai subito l’assenza di Potter, tra la Granger e Weasley. Non ero l’unica, dato che il professore si avvicinò subito ai due.
- Dov’è Potter, signorina Granger? –
- Non lo so, professor Piton – rispose Hermione con aria da santarellina innocente.
In quel momento Harry irruppe nella stanza e andò al suo calderone senza dire nemmeno un “mi dispiace” di circostanza. Severus aggrottò le sopracciglia e guardò con aria sarcastica nel calderone di Potter.
- Ti conviene aver fatto un buon lavoro – sussurrò con aria minacciosa – altrimenti temo che dovrò tenerti qualche sera in punizione con me, dato il tuo completo disinteressamento per la materia! –
- Io non sono disinteressato alla materia! –
- No, certo… - continuò Piton con voce velata – ti permetti solo di arrivare tardi ad una lezione in cui sei una completa schiappa…vero, Potter? Ma è tipico, ricordo che anche tuo padre era solito credere di avere un talento naturale per tutto… -
- Mio padre non… - iniziò Harry con voce carica di rabbia, poi decise di cambiare rotta – ho fatto ritardo perché sono stato trattenuto dalla professoressa McGranitt per discutere dei provini per il Quidditch, signore! –
- Mi premurerò di controllare la veridicità delle tue parole, Potter – replicò Severus, del tutto impermeabile alla scusa di Harry – Potete iniziare, questa è l’ultima possibilità per terminare la vostra pozione. Avete ancora venti minuti, poi testeremo se avete preparato una Pozione Polisucco degna di questo nome o solo un inutile intruglio.
Lanciò un’ultima occhiata sarcastica al calderone di Harry e andò a sedersi alla scrivania, scrutandoci con aria torva. Malfoy mi fissò per qualche minuto, fino a quando non mi fece spazientire.
- Insomma, che vuoi? – bisbigliai indispettita, buttando nella mia pozione gli ingredienti finali.
- Il tempo non ti aspetta, se vuoi avere la tua vendetta lo devi fare adesso! – mi ricordò spietatamente.
Guardai Piton, che si era immerso nella lettura della Gazzetta del Profeta, e poi mi diressi con aria indifferente verso il trio delle meraviglie. Hermione mi guardò malissimo, mentre Harry e Ronald sembravano più che altro sorpresi.
- Potter, scusami se ti disturbo ora ma è una cosa abbastanza urgente… - esordii, sperando che Severus continuasse ad ignorarmi spudoratamente – ho sentito che parlavi dei provini di Quidditch e vorrei sapere per quando li avete decisi… -
Harry spalancò gli occhi, Ronald mi guardò come se avessi detto che lo volevo sposare, Hermione finalmente smise di guardarmi male e mise su un mezzo sorriso.
- Vuoi dirmi che vuoi sapere le date dei provini di Quidditch per la squadra di Grifondoro? – ripetè Potter, come se gli avessi parlato in ostrogoto.
Dato che sembravano volerne sapere di più sul mio improvviso interesse, imbastii una bella storia a proposito della mia passione sviscerata per il Quidditch e il mio immenso desiderio di diventare Cacciatrice. Continuavano a pendere dalle mie labbra, non so per quale assurdo motivo, e non notarono nemmeno per un attimo le mie mani che facevano cadere una bacca in ognuno dei loro tre calderoni.
- Tempo scaduto! Giù tutte le bacchette e i mestoli! – avvertì Piton.
Mi affrettai a tornare al mio posto, controllando con soddisfazione la mia pozione che aveva assunto un colorito perfetto. Malfoy mi fece il segno di vittoria, mentre Dwight mi mandò scherzosamente un bacio a soffio. Pensai che sarei svenuta in quel preciso istante.
- Ora dovete solo prendere una parte del corpo di uno dei vostri compagni, non è importante che sia dello stesso sesso, e bere un bicchiere di Polisucco dopo averci immerso questo elemento! Mi raccomando, restate ai vostri posti altrimenti non riuscirò a valutare la qualità del vostro compito… -
Osservai Hermione che dava un suo ciuffo di capelli ad Harry, Harry che ne dava uno dei suoi a Ronald e Ronald che passava il suo a Hermione. Dentro di me scoppiai silenziosamente a ridere.
- Ehi, Silente, facciamo io e te? – sentii dire da Draco.
Annuii senza esitazione, dando un ciuffo dei miei capelli scuri a Malfoy che mi passò un po’ dei suoi color platino. Raccolsi un po’ di pozione nel mestolo, ci tuffai l’essenza del Principe delle Serpi e sorseggiai. Sapeva di menta con un pizzico di cannella, particolare e speziata. Vidi la mia pelle impallidire, sentii i capelli accorciarsi, le gambe allungarsi, il petto tornare in dentro. Era la cosa più buffa che avessi mai provato.
- Bene, signorina Silente! Ora prenda questo, così vedremo se non ha sbagliato nulla! – disse Severus, passandomi un cucchiaio colmo di una sostanza disgustosa. Appena deglutii, mi accorsi che il mio corpo tornava alla normalità.
Piton mi guardò con un brillio negli occhi e mentre mi passava di fianco per andare a valutare Draco sussurrò impercettibilmente “buona prova, signorina Silente”. Con tono così basso che credevo di essermelo immaginata.
Quasi tutti sembravano aver azzeccato perfettamente la preparazione della pozione e Severus sembrava orgoglioso di noi studenti, anche se non lo dava a vedere esplicitamente. Ma quando arrivò vicino al calderone di Harry, la sua espressione mutò improvvisamente.
- Potter, carissimo Potter…vuoi dirmi come accidenti hai fatto a rendere irreversibile una comunissima Pozione Polisucco? –
Una copia un po’ strana della Granger (cioè il vero Harry) guardava con aria confusa Piton, mentre una copia perfetta di Weasley (cioè la vera Hermione) sfogliava febbrilmente il libro di Pozioni. La copia di Potter (cioè il vero Ronald) se ne stava ferma a fissare terrorizzata l’esplosione di fredda rabbia di Severus.
- Punizione, Potter, non c’è altra scelta! Non puoi permetterti di mettere ingredienti aggiuntivi per seguire il tuo inesistente talento naturale! Non hai le abilità di tuo madre! –
- Ma Harry ha messo gli ingredienti giusti! – pigolò Ronald Granger.
- Infatti! L’ho visto anch’io! – disse Harry Weasley.
- Voi due state zitti! – replicò freddamente Severus – E bevete un cucchiaio di questa cosa! Potter, appena uscirai dall’infermeria sappi che dovrai passare una settimana di punizione con me! –
Gli occhi di Hermione Potter si infiammarono. Tutta la classe rideva silenziosamente e guardando Draco pensai che se la sarebbe fatta addosso al momento, da quanto si sforzava di trattenersi e non farsi sentire.
- Granger e Weasley, vi ho detto chiaramente di bere un cucchiaio di antidoto! –
- Ma noi l’abbiamo fatto, professore! – strillò Ronald Granger sull’orlo di una crisi di nervi.
Piton fece un sorriso stiracchiato.
- Siete proprio gli amici di Potter…punizione per tutti e tre! – decretò, con un lampo nello sguardo – Ora voglio che tutti prendiate un campione della vostra Pozione Polisucco e la mettiate nell’armadio dopo averlo contrassegnato con il vostro nome! Dopo questo, potrete andare…Potter, Weasley e Granger, vi dovrò portare da Madama Chips per togliervi la trasformazione permanente che avete creato –
Il trio delle meraviglie iniziò a bisbigliare concitato, probabilmente per riflettere su cosa potesse essere andato storto.
Quando fummo lontani dall’aula di Pozioni, tutto il mio gruppo si complimentò con me. Ne discutevamo ancora quel pomeriggio, mentre ci stavamo rilassando sotto l’ombra dell’unico salice sulla sponda del Lago Nero.
- Silente, credevo che non ne avresti mai avuto il fegato! – confessò Malfoy, quasi orgoglioso di me.
- Mi hai fatto schiantare dalle risate, Lauren! – disse Daniel, sorridendo di nuovo, forse al pensiero del tono isterico di Hermione nel capire che era definitivamente una copia di Ronald.
- Hai fatto schiantare dalle risate tutta la classe, a dire il vero! – rilanciò Zabini, dandomi una pacca sulla spalla.
Draco aveva ragione. La vendetta era terribilmente dolce.

Quella sera, nonno Albus mi convocò nel suo ufficio. Era passato poco tempo dalla nostra ultima conversazione e non sapevo il perchè di questo colloquio improvviso, quindi immaginai che avesse cambiato idea sulla storia del Responsabile e cose varie.  Ma quando aprii la porta di quercia, vidi che lo sguardo azzurro era terribilmente serio e le mani di solito incrociate tenevano in mano una copia della Gazzetta del Profeta.
- Siediti, Lauren – disse stancamente, appoggiando il quotidiano sulla scrivania. Con una rapida occhiata scoprii che era quello risalente al giorno della prima gita a Hogsmeade.
- Come va, nonno? – replicai allegramente, in un tentativo di dissipare l’atmosfera che non prometteva nulla di buono.
- Lauren, questo pomeriggio ho parlato con Harry, Hermione e Ronald a proposito di quello che è successo questa mattina nell’ora di Pozioni… te lo ricordi, non è vero? –
Annuii con uno sguardo angelico, mentre mi concentravo sulla punta del cappello di nonno Albus per non tradire nessuna emozione.
- Severus ha detto di essere convinto che sia colpa della negligenza e del disinteresse di Harry nelle ore riguardanti la sua materia, ma mentre parlavo con loro per farmi dare una seconda versione della vicenda, Hermione mi ha detto che proprio questa mattina ti sei avvicinata rivolgendo direttamente loro la parola forse per la prima volta dall’inizio dell’anno – continuò con voce calma – ora la domanda è: perché l’hai fatto? -
- Non mi sembra un crimine rivolgere la parola a dei compagni di dormitorio, nonno – replicai, iniziando a scaldarmi.
- Sai bene che non sto parlando di quello, Lauren, ma del fatto che tu abbia sabotato le loro pozioni –
- Che motivo avrei avuto per farlo? – chiesi con astio. Ma nello stesso istante in cui facevo la domanda, mi accorsi che era esattamente quello che mio nonno voleva sentirsi chiedere. Mi spiegò davanti la Gazzetta del Profeta.
- Non ti preoccupare, non voglio parlare del rapporto che c’è tra te e Draco – precisò, mentre vedeva il mio sguardo oscurarsi davanti a quell’odiato articolo – voglio solo dirti che rovinare i risultati dello sforzo dei compagni solo perché hanno concesso una intervista a un giornale non è un gesto nobile… -
- Invece secondo te è un gesto nobile insultare me e Malfoy sul quotidiano più letto nel mondo dei maghi? Questo ti sembra giusto? – sbottai con irritazione.
- Devi essere superiore a certe cose…devi capire che Harry ha avuto una vita difficile e che comunque Rita Skeeter può aver distorto le loro parole…lo fa con chiunque! –
- Anch’io ho avuto una vita difficile, ma non per questo vado in giro a farmi intervistare per diffondere menzogne sui miei compagni! – rilanciai, alzando il tono della voce.
- In ogni caso, Lauren, non dovevi rendere irreversibile quella pozione. Ci sono volute ore di collaborazione di Madama Chips e Severus per risolvere questo problema e poteva essere molto pericoloso. Quindi, per ricordarti di non fare questi gesti sconsiderati, devo metterti in punizione almeno per tre mesi –mi disse con tono grave.
Sgranai gli occhi. Tre mesi per una stupida pozione? Tre – mesi – di – punizione? Ah, me l’avrebbero pagata. Stupidi pettegoli spioni e asociali.
- Quando? Con chi? – chiesi, cercando di mantenere un tono neutro, mentre dentro di me ribollivo di rabbia repressa.
- Quando non lo so, ma dato che è successo tutto nell’ora di Pozioni credo sia opportuno assegnarti a Severus –
- Ma Potter, Weasley e la Granger hanno punizione con lui! –
- Non più, dato che non è stata colpa loro se sono stati sabotati – sottolineò di nuovo nonno Albus con gli occhi brillanti.
Incrociai le braccia, puntando lo sguardo verso il soffitto. Era ingiusto, decisamente ingiusto.
- Puoi andare, Lauren – mi disse con dolcezza – sei una Responsabile, cerca di dare il buon esempio –
Uscii dall’ufficio di mio nonno senza rispondere, indispettita per quello che avrei dovuto pagare quando in fondo l’innocente ero io. Quando lo dissi a Draco, dopo essere arrivata nel dormitorio ed essermi assicurata che non ci fossero i Potterini nei dintorni, mi rispose che avremmo organizzato un altro scherzo senza esporci troppo e quindi senza rischiare di essere scoperti.
- Tu non stai bene, Malfoy! –
- Silente, ti stai facendo mettere sotto da quei tre rammolliti! –
- Mio nonno parteggia per loro, cosa ci possa fare? Da quando la colpa ricade su chi ha solo risposto al fuoco e non su chi ha iniziato a sparare? –
Blaise mi accarezzò i capelli cercando di farmi calmare, vedendo che molti sguardi curiosi erano puntati su di noi. Sospirai, avevo bisogno di stare da sola. Dwight sembrò capirlo perché quando mi alzai e Malfoy fece un movimento per bloccarmi, lo fermò. Salii nella stanza che dividevo con Pansy, Daphne Greengrass e Lavanda Brown. Non erano di certo le ragazze più simpatiche della scuola, ma non avevo stretto nessun rapporto di vera amicizia con un essere femminile là dentro.
Mi sdraiai sul letto, fissando il baldacchino rosso scarlatto, cercando di mettere in ordine i tasselli della mia testa. Non volevo deludere di nuovo nonno Albus, ma Malfoy aveva ragione.
Dovevo vendicarmi in un modo più pulito e insospettabile, ma non sapevo come farlo. La vendetta stava diventando una droga dalla quale dovevo smettere di essere dipendente.


Note dell'autrice

Ciao a tutti! Spero che questo capitolo, con allegata la seconda vendetta, sia stato di vostro gradimento. Ringrazio tutti voi lettori, in particolare yOleBaia che ha aggiunto la storia tra i preferiti.
Ho una piccola comunicazione di servizio: da ora in poi ho deciso di postare ogni due/tre giorni dato che il ritmo serrato di aggiornamento non fa molto bene alla mia ispirazione (si sente un po' messa sotto pressione xD). Non vorrei scrivere capitoli scadenti solo perchè presa dalla fretta di aggiornare, spero che possiate capire e vi ringrazio in anticipo per la vostra pazienza.

aXce: grazie mille, spero che anche questa seconda vendetta sia stata gradita xD
DarkViolet92: mi scuso per aver sfogato la mia perfidia sul magico trio ç_ç  come hai potuto leggere, Daniel è stato la mente di quest'altro progetto cattivello
mistero: grazie mille per le tue pazienti e accurate spiegazioni, devo dire che le mie supposizioni si sono rivelate completamente sbagliate -.-'
la parte con Sev arriverà nel prossimo capitolo, se tutto va bene...spero di non deludere le aspettative!
Valery_Ivanov: poveri anche per questo capitolo, secondo me xD anch'io non sono una grande fan di Pansy e Millicent, ma mi sembrava carino dare un po' di spazio anche a questi personaggi "minori"
Elly Chan: credo che dopo aver letto la mia piccola comunicazione di servizio non scriverai più "adoro Lady Lynx" ç_ç comunque, spero che da aspirante Serpeverde ti sia piaciuto anche questo chappy xD

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Capitolo 14
*** Un tuffo nei ricordi ***



E così, due giorni dopo la predica di nonno Albus, venni fermata da Piton alla fine della lezione di Pozioni. Non mi guardò nemmeno in faccia, limitandosi a spingermi in mano un bigliettino per poi buttarmi poco gentilmente fuori dalla porta. Ma cosa avevo fatto di male per meritarmi un comportamento quasi peggiore di quello riservato a Potter?

- Ehi, Silente! Scambi messaggini amorosi con il referente del nostro dormitorio? – disse Malfoy, provocandomi per cercare di scuotermi dal silenzio.
- Tre mesi di punizione…una o due volte alla settimana fino al due di gennaio…ti rendi conto? –
I mie amici mugolarono scocciati, lanciando occhiate di fuoco alle spalle del trio delle meraviglie. Sapevo che se avessero potuto li avrebbero affatturati senza pietà: in un momento di debolezza serale Zabini mi aveva detto che per loro quattro ero come una damigella da difendere e che questo valeva soprattutto per Dwight. Erano stati loro a spargere in giro la mia storia in modo che venissi accolta nelle scuola senza essere più odiata da tutti. Naturalmente Draco continuava a sostenere di averlo fatto per danneggiare la popolarità di Potter, non perché nutrisse un particolare affetto per me.
- Devo andare in biblioteca per fare la ricerca di Lupin, ragazzi! Ci vediamo stasera a cena! – dissi, avviandomi verso il corridoio che portava nella tana di Madama Pince.
- Aspetta, Silente! Ti ho già detto che sabato pomeriggio faremo i provini per la squadra di Serpeverde? –
Lo guardai con aria confusa. Non capivo dove volesse arrivare.
- E io cosa c’entro, scusa? –
- Credi che io non sappia che tu sai volare? –
- Certo, Malfoy, ma non sono una giocatrice professionista di Quidditch! Giocavo a Beauxbatons, per diamine, eravamo tutte ragazze!
- Non negare che ti piacerebbe provare… - mi sussurrò nell’orecchio, con la voce suadente che solitamente riservava alle sue prede amorose. Lo guardai malissimo facendolo scoppiare a ridere, Blaise e Neville ci guardarono confusi e Daniel si avvicinò.
- Ora che ci penso, Lauren, anch’io devo fare la ricerca per Lupin…vengo con te! –
E mi prese sottobraccio portandomi in biblioteca, lontana da Malfoy. Non opposi resistenza, erano settimane che volevo stare da sola con Daniel per poter parlare di una cosa che mi premeva molto fin dall’inizio della scuola. Ci sedemmo al tavolo insieme, dopo aver preso un librone impolverato e pieno di ragni che recitava “Dalla A alla Z, la storia e la discendenza di tutti i cognomi dei maghi”. Dall’aspetto sembrava avere come minimo due secoli.
- Sembra abbastanza nuovo, i nostri nonni dovrebbero esserci… - disse Dwight, sorridendomi in un modo che mi fece sciogliere il cuore. Cosa mi stava succedendo?
- Daniel…posso farti una domanda? –
- Certo – rispose lui con semplicità.
Aprii la bocca per parlare, la richiusi e la aprii. Mi sentivo in imbarazzo.
- Puoi prestarmi una pergamena? Devo aver dimenticato la mia di scorta in dormitorio – mormorai. Mi passò quello che gli avevo chiesto e aprì il libro, scorrendolo in ordine alfabetico fino alla lettera D. Fece una smorfia contrariata.
- Magnifico…ora dovrò per forza mandare una lettera a mia zia Caroline per questa dannata ricerca… -
- Tua zia Caroline? –
- Sì, ho litigato a morte con i miei genitori e non mi parlano più…come vedi, a volte sarebbe meglio non averli… -
Mi attorcigliai una ciocca di capelli sul dito.
- Quindi quando non sei a scuola vivi con tua zia Caroline? –
- No, vivo da solo…sono grande, ormai! –
Guardai i suoi occhi verde giada brillare di orgoglio.
- Ma Daniel, scusa…quanti anni hai? –
- Ventuno, perché? –
Avrei dovuto sapere che il suo atteggiamento così maturo e responsabile aveva una sola origine possibile: l’età.
- Mi chiedo cosa ci fai ancora ad Hogwarts e perché sei stato smistato con me… -
- Ho frequentato fino a sedici anni un’accademia di magia in Galles, poi ho avuto la terribile litigata con i miei che mi hanno buttato fuori di casa. Avevo deciso di non frequentare più la scuola per andare a vivere da mia zia Caroline…fino a quando non ho guadagnato abbastanza soldi da pagarmi da solo il materiale, ero deciso a non studiare più…e ora, eccomi qui a tentare disperatamente di prendere i M.A.G.O.! – spiegò, concludendo il discorso con un sorriso smagliante.
- Scusami se sono indiscreta, ma per quale motivo hai litigato così tremendamente con i tuoi da farli decidere di non volerti più tenere con loro? –
Mi guardò a lungo, valutando forse se ero abbastanza meritevole di fiducia da poter sapere la sua risposta.
- Motivi di famiglia, avevo deciso di prendere una decisione che non approvavano…preferisco non dirti altro, ok? -
Annuii, sentendomi un’impicciona. Ma finalmente tutti i miei dubbi erano stati chiariti. A parte la reazione strana del mio stomaco ogni volta che incontravo quegli occhi stupendi, ma erano dettagli. Mi feci passare il libro e iniziai a sfogliare la lettera R per trovare gli antenati di mio padre.
- Rice, Richardson, Ridgway, Riddle, Riley…niente Riddance, accidenti! –
- Immagino che tua madre fosse la figlia di Silente… - esordì Daniel, scarabocchiando distrattamente la sua pergamena.
- Sì, immagini giusto…allora andiamo su Silente… -
Trovai quasi subito l’albero genealogico di mio nonno, che si fermava però a lui, suo fratello Aberforth e sua sorella Ariana. Mia madre era troppo recente per quel libro.
- Credo che dovrò anch’io informarmi dal diretto interessato – dissi sospirando, invidiosa di coloro che sapevano vita, morte e miracoli della loro famiglia, come ad esempio Draco. Lui non aveva bisogno di fare ricerche, sapeva già tutto fin dall’infanzia.
Passammo qualche minuto ancora in biblioteca, parlando del più e del meno, prima di essere individuati e scacciati da Madame Pince. Il resto del pomeriggio restai con la testa sintonizzata sulla punizione fissata per quella sera in compagnia del professor Severus Piton.

Arrivata davanti alla porta dell’ufficio di Piton, esitai a lungo prima di bussare. Avevo una paura immane, lo ammetto. Era la mia prima punizione in sei gloriosi e travagliati anni di carriera scolastica.
Alla fine, accorgendomi che rischiavo di sembrare in ritardo, decisi di bussare. La porta si aprì da sola e quando fui entrata sbattè alle mie spalle.
- Siediti – mi intimò Piton con voce piatta.
Obbedii, accomodandomi esattamente davanti a lui. Il suo sguardo inquisitore percorse ogni singolo centimetro della mia persona, come nel nostro primo incontro, soffermandosi sui miei occhi. Non li abbassai, era questione di orgoglio.
- Devo confessarti che avrei preferito avere qui Potter, Weasley e Granger – disse, sottolineando la frase con un sorriso stiracchiato – ma credo che tu possa essere una compagnia meno fastidiosa e certamente meno piena di sé –
Mi chiesi cosa mi avrebbe dato da fare per tutte quelle sere che avrei passato in punizione. Sventrare animali? Raccogliere ingredienti introvabili? Mettere in salamoia i rospi e le salamandre?
- Ti stai tormentando sulla tua punizione, vero? – mi chiese, dimostrando una sicurezza che mi fece insospettire.
- Sì, signore – risposi, mantenendo il giusto rispetto senza essere servile.
- Mi sei simpatica, signorina Silente –
- Grazie, signore –
- Anche se dovresti evitare di attuare vendette inutili e quasi irreparabili –
- Certo, signore –
- Nonostante mi abbia molto divertito vedere l’umiliazione di Potter il Prescelto e i due magnifici –
Mi scrutò con un brillio sarcastico negli occhi. Lui stava dalla mia parte, allora!
- Questo naturalmente non vuol dire che non ti farò scontare la punizione, signorina Silente, ma sarà una punizione molto particolare –
Si abbassò per cercare qualcosa sotto la sua scrivania, mentre io mi tormentavo le unghie per l’agitazione. Vidi la sua testa spuntare e la sua mano appoggiare una specie di grossa ciotola di pietra sul ripiano di legno. Un Pensatoio.
- Cosa devo fare con quello? – chiesi sorpresa.
- Albus mi ha detto che hai sviluppato una dote spiccata per le vendette – rispose Severus, con uno sguardo distaccato – in questi tre mesi, faremo in modo che questa tua voglia di fare disastri si eclissi, facendoti scoprire quanto aspirare sempre alla prevaricazione sugli altri porti a conseguenze per niente gradevoli…a dire il vero, io credo che solo il nome Voldemort possa farti riflettere, ma spesso non ci rendiamo conto delle cose se non sembrano vicine al nostro quotidiano…ma imparerai presto, usufruendo dei miei spiacevoli ricordi… –
Sbattei gli occhi, come se non avessi capito, mentre in realtà mi era molto chiaro quello che voleva. Stavo per frenare la mia natura impulsiva diventando il personale diario vivente del mio professore di Pozioni.
- Ne è sicuro, signore? –
- Ne sono più che certo, signorina Silente. Non sarà facile e non sarà piacevole per nessuno dei due. E sappia che se per caso dovesse spifferare qualcosa dei miei segreti ricordi senza la mia esplicita autorizzazione, io ne verrò a conoscenza. E non avrò pietà. –
Piton era stato molto chiaro, non volevo contraddirlo né sapere altro. Si puntò la bacchetta alla tempia, tirando fuori dai suoi capelli un luminoso filo biancastro.
- Questa sera inizieremo con qualcosa di simpatico… - disse con tono sarcastico, digrignando i denti – il comportamento che alcuni dei miei compagni avevano nei miei confronti… –
- I suoi compagni? –
- Vedrai il padre di Potter, il padrino di Potter, il tuo professore di Difesa e uno sciocco pusillanime…capirai perché io e Potter junior non saremo mai grandi amici… -
Immerse la bacchetta nel liquido argenteo che era mosso da leggere increspature. Mi fece cenno con la testa verso il bacile e con un pizzico di timore entrai nel Pensatoio.

Ero nel giardino di Hogwarts e vedevo Severus seduto dietro ad un cespuglio, o meglio vidi solo i suoi occhi che spiavano furtivi da alcune fessure tra le foglie.
- Mocciosus? – urlò una voce cantilenante – Mocciosus, dove ti sei nascosto? –
Un ragazzo affascinante dai lunghi capelli neri mi passò davanti, al fianco di una copia un po’ più giovane di Harry Potter. Dietro di loro stava un ragazzino dall’aria scialba che occhieggiava gli altri due con uno sguardo avido e in cerca di attenzioni.
- Mocciosus, lo sai che tanto ti troveremo…ti conviene uscire ora, altrimenti oltre a rivoltarti come un calzino ci divertiremo anche a portarti via i compiti di Incantesimi! – riprese a dire il moro, scambiando un fugace batti cinque con mini Potter.
I ragazzi si allontanarono di qualche passo e vidi la testa di Severus spuntare dalla sommità del cespuglio con espressione sollevata. All’improvviso il ragazzino con il muso da topo si voltò vedendolo e Piton gli fece disperatamente cenno di no con il dito, lanciandogli sguardi supplicanti e tornando a nascondersi.
- Ehi, Codaliscia, tu lo vedi da qualche parte? – chiese indispettito mini Potter, dopo aver sfoderato la bacchetta.
- Sì, sì, James! – rispose saltellando il ragazzo topo – Dietro a quel cespuglio! –
James guardò nella direzione indicata da Codaliscia, scambiando un sorriso complice e leggermente sadico con quello che immaginavo essere Sirius Black.
- Reducto! Levicorpus! – urlò, sradicando il cespuglio dal terreno e offrendo all’intero giardino la vista di un Severus appeso a testa in giù in compagnia di una ragazza con i capelli rossi che imprecava all’indirizzo del colpevole. Vidi James impallidire e nello stesso momento un ragazzo dai capelli castano chiaro correre verso il terzetto con aria preoccupata.
- Cosa accidenti state facendo? – chiese, strappando la bacchetta di mano a Potter mentre lanciava occhiate infiammate a Sirius e Codaliscia.
- Quello che facciamo sempre per passare il tempo, Lunastorta! – rispose Black con un sorriso sghembo – Tormentare Mocciosus e fare in modo che non contagi con la sua mancanza di stile anche la futura sposa di James! Rilassati! –
- Rilassarmi? Rilassarmi?! Sirius, sono il Prefetto di Grifondoro, non posso rilassarmi! – Lunastorta, che riconobbi per il professor Lupin, fece un cenno di bacchetta facendo tornare Severus e la sua presunta amica in posizione eretta.
- Smettetela di fare queste bambinate, non potrò sempre risolvere i vostri problemi! –
- Dai, Rem, non abbiamo ucciso nessuno! – replicò James, sorridendo soddisfatto nel vedere che la rossa si avvicinava a loro trascinando con sé anche Severus.
- Siete solo dei poveri idioti infantili! – strillò la ragazza, con le guance chiazzate di rosso per la rabbia – E tu, James Potter, sei solo un povero fallito che si diverte a disturbare gli altri perché non ha una vita sua! –
- Vuoi uscire con me, vero, Evans? Ora che ti ho risparmiato un intero pomeriggio con Mocciosus… -
La rossa gli tirò uno schiaffo da record e si allontanò rapidamente. Piton fece per seguirla, ma Black lo mise di nuovo a testa in giù facendo scoppiare a ridere Codaliscia e Potter. Lupin scosse la testa e ridiede la bacchetta a James.
- Vado a parlare con Lily…- disse Remus – non fate stronzate, ok? Lasciatelo in pace, per una buona volta! –
Ma appena il Prefetto sparì dalla vista, Potter mise le mani in tasca a Piton estraendone un plico di fogli scritti con una calligrafia minutissima.
- Peter, Sirius, vi presento i nostri compiti di Incantesimi! –
- Lo dirò al professor Vitious, lui sa che voi non siete capaci di fare certe cose! – sputò Severus con cattiveria, come se non fosse stato preda di un trio di ragazzini dal carattere terribile.
- Mocciosus, tu non dirai un bel niente! Altrimenti noi diremo a tutti, in particolare a Lily, che a te piace baciare i Vermicoli! –
- A me non piace baciare i Vermicoli! – urlò Piton, divincolandosi in aria con veemenza.
- Non convincerai nessuno dopo che ti avremo fatto una foto mentre ne bacerai uno! –
- Ma cosa…? –
Vidi Codaliscia frugare nella sua borsa e tirare fuori una macchina fotografica magica, mentre Black metteva a terra una piccola scatola di scarpe di cartone estraendone un viscido Vermicolo. Severus rabbrividì e così feci anch’io. Non volevo guardare, chiusi gli occhi. Mi sembrava puro bullismo, di quello che avevo visto fare spesso davanti alle scuole Babbane. Purtroppo non potevo estraniarmi dai rumori.
- Non mi potete costringere! – sentii urlare con una nota di panico – Lo dirò al professor Silente! –
- Mocciosus è una spia, Mocciosus è una spia! – riprese a cantare la voce cantilenante di prima.
- Chissà se Lily preferirà me o te dopo questo, baciatore di Vermicoli! – disse una voce piena di arroganza e soddisfazione personale.
Sentivo le voci dissolversi intorno a me. La cosa peggiore dei ricordi, era dover restare lì a guardarli e non poter intervenire per mettere le cose a posto.

Uscita dal Pensatoio, mi accorsi di tremare dalla rabbia. Odiavo le ingiustizie, i soprusi, la violenza gratuita. Ero del tutto dalla parte di Piton e provavo sempre più avversità nei confronti di Potter. Era così che mi ero comportata anch’io con il trio delle meraviglie? Pensavo proprio di no, io avevo un più che valido motivo.
- Ti sei divertita? – mi chiese il professore con un filo di irritazione, come se gli fossi scoppiata a ridere in faccia.
- Per niente, signore –
La mia voce suonò sincera, intrisa di una specie di voglia di vendetta. Di nuovo. Quella terapia del ricordo non mi sembrava funzionasse poi così bene.
- Mi ero dimenticato di nominare Lily Evans, nell’introduzione a questo ricordo – riprese, con voce decisamente più calma – era la mia migliore amica, la ragazza che amavo e…la moglie di James Potter… -
Annuii, sentendo qualcosa rimescolarmi lo stomaco. La tristezza in quella voce, la nostalgia, erano palpabili.
- Puoi andare, signorina Silente… - sussurrò all’improvviso, abbassando lo sguardo.
- Si sente bene, signore? –
- Certo, certo – disse sbrigativo, tornando per un attimo la persona che tormentava i suoi studenti in classe prendendoli in giro senza riserve – alla prossima punizione, ora vada dritta in dormitorio! E non osi dire niente a nessuno! –
- Buonanotte, professor Piton… - risposi, sentendomi stringere il cuore davanti a quello che avevo appena visto. Credevo che non me lo sarei dimenticato mai.


Note dell'autrice

Buonasera a tutti! Sono tornata prima del previsto, ma solo grazie ad un improvviso lampo di genio che spero vi sia piaciuto. Come sempre ringrazio tutti voi per il vostro appoggio, in particolare Saske che ha recentemente aggiunto la storia tra le seguite.
Cos'altro posso dire? Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate...accetto anche suggerimenti (soprattutto sui vari ricordi di Piton che potrei scrivere) per rendere la fan fiction più interessante per tutti. Ovviamente non garantisco di soddisfare tutte le richieste, ma farò del mio meglio.
Ancora grazie a tutti!

aXce: anche se è stata subito scoperta, la punizione sembra non essere poi tanto terribile, vero? ^^
Elly Chan: purtroppo Lauren sembra avere la vendetta nel sangue, chissà se Piton riuscirà a farla smettere prima o poi xD sono felice di averti fatta ridere, era proprio il mio obiettivo!
mistero: il fatto che ci sia sempre una tua opnione alla fine di ogni mio capitolo è già un grosso ringraziamento, credimi! ^^ Amore tra Lauren e Daniel? Chi lo può sapere...ma sappiamo entrambe che Lauren non è per niente scontata (o almeno spero xD). Il capitolo su Severus è qui sopra, spero sia all'altezza delle aspettative!
DarkViolet92: Lauren sopravviverà alla punizione, fino a quando Piton sarà di buonumore xD o almeno credo xD

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Capitolo 15
*** Tradizione di famiglia ***



Passò quasi una settimana dal primo ricordo che Piton aveva deciso di condividere con me e anche se avrebbe dovuto convocarmi a punizione due volte alla settimana non mi diede nessun altro biglietto al riguardo.

Era sabato mattina, ero seduta in Sala Grande a fare colazione con i miei amici, eravamo gli unici dato l’orario improponibile. Le sette di mattina.
- Mi chiedo perché mi abbiate svegliata così presto… - mormorai, soffocando uno sbadiglio.
- Perché chi deve sostenere una prova di Quidditch deve essere bello sveglio e scattante! – rispose Zabini, facendomi scivolare nel piatto due fette di pancetta e tre pancakes.
- Devo restare in linea e comunque io non devo giocare a Quidditch! – replicai, lanciando uno sguardo di rimprovero a Blaise e restituendogli la pancetta.
- No, infatti, sarebbe inutile dato che non sei al livello di Hogwarts – sentenziò Draco, con il chiaro intento di trascinarmi in una discussione che sarebbe terminata con me a giocare a Quidditch per dimostrargli il contrario.
- Esatto, Malfoy, vedo che hai centrato il bersaglio – risposi pacata.
- Ma se la McGranitt l’altro giorno stava dicendo a Madama Bumb che ti vorrebbe nella squadra di Grifondoro! –
- Minerva non se ne intende di Volo e cose del genere – dissi, mettendo una generosa dose di sciroppo d’acero sui miei pancakes senza degnare nessuno di uno sguardo.
- Che problema hai, Lauren? –
Cadde il silenzio. Nello stesso momento in cui io stavo decidendo di elaborare una risposta per Daniel, il trio delle meraviglie si accomodò di fianco alla sottoscritta. Anzi, precisamente fu Potter a sedersi vicino a me.
- Ehi, Lauren! – esordì Harry con finta voce allegra – Come va? –
Mi ricordai dei miei propositi diplomatici e cercai di essere gentile, anche se sentivo gli sguardi dei miei amici fissi su di me in attesa di una risposta cattiva.
- Non male, Potter…tu cosa mi racconti? –
- Volevo dirti che ti perdoniamo per averci modificato le pozioni Polisucco… -
A giudicare dallo sguardo di Hermione, non era stato un perdono spontaneo. Sentii Draco, Blaise e Daniel iniziare a ridacchiare senza fare il minimo sforzo per nasconderlo.
- E io vi perdono per avermi fatto finire in punizione per i prossimi tre mesi e per aver spifferato gli affari miei sulla Gazzetta del Profeta, aggiungendo menzogne belle e buone – ribattei freddamente, versandomi un bicchiere di succo di zucca.
Ronald arrossì, mentre Hermione si guardava le mani imbarazzata.
 - Ehm…ecco… - disse Potter, molto brillantemente – volevamo ricordarti che tra poco faremo le selezioni per la squadra di Quidditch di Grifondoro, se sei ancora interessata! Tra due ore, allo stadio –
Lanciai un’occhiata sarcastica ai miei amici, che ridevano sguaiatamente. Anche Neville non tratteneva delle piccole risatine.
- Perché me lo chiedi, Potter? Avete ragazze abili come Ginevra, Lavanda, Calì, Hermione… - dissi, inserendo di proposito la Weasley nella lista di ragazze meno indicate per una squadra di Quidditch.
- La professoressa McGranitt ci ha parlato bene di te – mormorò Harry, guardandomi speranzoso.
- Beh, mi dispiace, ma sono già impegnata per tutta la giornata! –
- Se è questo il problema, posso anche valutarti un altro giorno…non mi disturberebbe, davvero! –
Scossi la testa e mi alzai, imitata dai miei amici.
- Non insistere, Potter…sono certa che non sentirete la mia mancanza! –
E mi diressi verso l’uscita della Sala Grande, marcata stretta da Malfoy.
- Hai davvero impegni per oggi pomeriggio? – sghignazzò Draco, cingendomi la vita con un braccio.
- Certo, mio caro, io non mento mai! – risposi, spostando il suo braccio e allontanandolo.
- Cosa devi fare? – mi chiese timidamente Neville.
- Non sono affari vostri! Ora devo andare da mio nonno, ci vediamo! –
Sorrisi a tutti e quattro, lasciandoli nella Sala d’Ingresso come delle povere statuine con sguardi interrogativi.

Entrai senza bussare nell’ufficio di mio nonno, sorprendendolo a leggere la Gazzetta del Profeta. Appena mi vide, la nascose frettolosamente dietro la schiena e mi sorrise.
- Lauren cara, a cosa devo la tua visita spontanea? –
- Perché stavi leggendo quella spazzatura, nonno? –
- Niente, niente…l’ha lasciata qui Minerva prima…come mai qui, Lauren? –
Mi sedetti, estraendo una pergamena e la piuma.
- Nonno, ho bisogno del mio albero genealogico completo di Patroni… – attaccai, prima di essere interrotta.
- Sai che non ne voglio parlare, Lauren, perché… -
- Non è colpa mia, è per un compito di Difesa contro le Arti Oscure! – dissi, ricambiando l’interruzione.
Nonno Albus chiuse per un attimo gli occhi, lo immaginai imprecare silenziosamente contro la geniale idea di Remus Lupin.
- Dirò al professor Lupin di scusarti, non sei costretta a farlo… - disse risoluto.
Il suo tono mi fece arrabbiare. Non volevo trattamenti speciali, volevo che finalmente facesse chiarezza sui miei antenati.
- No, nonno, io voglio sapere! Non potrai tenermi tutto nascosto per molto, purtroppo non sei immortale anche se tutti lo pensano! –
Così passai da infuriata a triste, l’idea di perdere l’ultima persona che mi era rimasta mi fece sentire un vuoto all’altezza dello stomaco. Gli occhi azzurri si posarono su di me, carezzandomi per consolarmi a distanza.
- Va bene, Lauren, è giusto che tu sappia – sussurrò con calma – ma potrò darti queste informazioni solo sulla parte materna –
- Perché quella paterna no, nonno? Perché? – chiesi con avidità di conoscenza.
- Perché…perché comunque non servirebbe al progetto che chiede il professor Lupin, essendo tuo padre di discendenza Babbana. –
Quindi ero una cosiddetta Mezzosangue. Ecco perché il libro della biblioteca non riportava nessun Riddance.
- Avanti, dimmi… - lo esortai.
Mio nonno si sistemò comodamente in poltrona e iniziò a raccontare.

Come ben sai, noi Silente siamo una famiglia famosa per i nomi chilometrici, composti da quattro primi nomi e un cognome. Cosa abbastanza ridicola dato che ne usiamo solo uno su quattro, ma la tradizione non può essere contestata. Quindi, i tuoi bisnonni si chiamavano Percival Tiberius Joseph Ralph e Kendra Silente e avevano come Patroni un’aquila e una pantera. Il cognome da nubile di mia madre era Wilder, ma per qualche motivo che non ho mai scoperto si vergognava di usarlo. Prima che mio padre morisse, diedero alla luce me, mio fratello Aberforth Joseph Victor Sean e mia sorella Ariana Kendra Elizabeth Victoria. Forth lo conosci come il proprietario della Testa di Porco, il locale nella periferia di Hogsmeade, e ha come Patronus una capra, mentre Ary non credo neanch’io di averla conosciuta davvero e non è arrivata abbastanza avanti con l’esperienza magica per sapere quale sarebbe stata la forma del suo Patronus. Ma queste sono le cose di cui ti ho già parlato, non voglio rischiare di annoiarti ancora con i miei errori di adolescenza.
Tua madre, Suzanne Clara Beatrix Daisy Silente, è nata dall’unione del sottoscritto con Clarissa Fonte. Quest’ultima era la discendente di una nota famiglia italiana di Veele, la incontrai casualmente a Diagon Alley mentre accompagnavo un nuovo studente appena prelevato da un orfanotrofio a fare i suoi acquisti del primo anno. Era bellissima, con capelli biondi da angelo e occhi color nocciola, ma fu la sua voce a colpirmi. Dopo un lungo periodo di corteggiamento, durato anni e anni, successe quel che successe. Due giorni dopo la nascita di tua madre, prima che potessimo decidere di ufficializzare la nostra unione con il matrimonio, Clarissa Fonte venne trovata senza vita nel suo letto all’Ospedale Magico di San Mungo. Uccisa da un Avada Kedavra. Il suo Patronus era una Veela, in onore delle sue origini.

Gli occhi di mio nonno si oscurarono, ma mantenne la calma. Abbozzò un leggero sorriso che forse voleva dirmi di non preoccuparmi.

Suzanne crebbe con me e frequentò Hogwarts, faceva parte della Casa dei Corvonero. I ragazzi la ammiravano, aveva ereditato la classe, la bellezza e gli occhi di sua madre; da me aveva ricevuto i capelli fulvi color scoiattolo e il terribile carattere. Quando si diplomò brillantemente, uscì dalla mia vita e io la lasciai andare. Tornò solo una sera di primavera, diciotto anni fa, fradicia perché tutta bagnata dalla pioggia, con un’espressione spaventata sul viso. Aspettava un bambino, ma si rifiutò di dirmi il nome del padre. Anche lei, come la madre, venne uccisa in ospedale pochi giorni dopo la tua nascita. Il nome della colpevole potrà dirti tutto e niente, si chiamava Bellatrix Lestrange.
Nessuno sa con precisione l’identità di tuo padre, posso solo fare supposizioni. Che però mi guardo bene dal dirti. Il Patronus di tua madre, non so per quale motivo, era una Banshee.

Avevo scritto tutto nei minimi dettagli, dovevo solo preparare lo schema per Lupin. Alzai gli occhi dal foglio, mio nonno era impassibile come prima.
- Sembra che essere uccisi o minacciati di morte sia una tradizione di famiglia, nonno… - dissi amaramente.
- Il mio Patronus è una fenice, Lauren – mi disse in risposta.
Rimasi per un po’ in silenzio. Dovevo ancora assimilare tutto quello che avevo sentito.
- Bellatrix Lestrange…è una Mangiamorte, vero? –
Nonno Albus annuì, senza chiedermi dove volessi arrivare.
- Quindi è una seguace di Voldemort, giusto? –
- Sì –
- Quindi avrebbe potuto uccidere anche nonna Clarissa oltre a mia madre… - mormorai con odio.
- No, Lauren, questo non è possibile…Voldemort non esisteva ancora e Bellatrix non aveva nemmeno iniziato Hogwarts, quell’anno… -
- Allora chi può essere stato? – gli chiesi, certo che lui lo sapesse.
Con aria indifferente, mio nonno mi indicò la porta.
- Deve essere quasi ora di pranzo, Lauren…mi raccomando, fai un bel compito per il professor Lupin! –
Lo interpretai come un congedo forzato. Uscii dalla porta senza salutare, stringendomi al petto il foglio con metà della storia della mia famiglia. Mi sembrava di essere parte di quelle strane telenovele Babbane dove tutti sono bene o male imparentati e bisogna ricostruire i pezzettini per non sposare un proprio figlio illegittimo o un proprio genitore. Sentivo che mi sarei tormentata a lungo su quella storia.
“Certo, nonno, quasi ora di pranzo…sono solo le dieci…” mi dissi, sospirando tra me e me.
Poco male, avrei avuto più tempo per occuparmi della mia comparsa in grande stile programmata per quel pomeriggio.

Passai il resto della mattinata, compresa l’ora di pranzo, in dormitorio a riflettere su quello che avevo sentito. O meglio, era quello che avrei preferito, ma purtroppo si presentarono diverse interruzioni nel mio susseguirsi di pensieri. Innanzitutto, appena misi piede nella Sala Comune, Marietta e Hannah mi fermarono per dirmi che i capitani delle squadre di Quidditch delle loro Case avevano chiesto loro di invitarmi alle selezioni. Ovviamente sarebbero state entrambe quella mattina e prima che potessi rispondere che non ero minimamente interessata le due si misero a battibeccare su chi aveva il diritto di rivolgermi la parola o meno. Neanche fossi la Regina di Inghilterra.
- Ragazze – iniziai, squadrandole con aria annoiata mentre quasi si prendevano a unghiate – ragazze, volete ascoltarmi? –
Marietta aveva appena tirato uno schiaffo a Hannah che per tutta risposta l’aveva spinta per terra. Sospirai, temevo di dover alzare la voce.
- Ragazze! – urlai, probabilmente abbastanza forte da farmi sentire nei Sotterranei – Smettetela o tolgo punti alle vostre Case! –
Se fossero state intelligenti avrebbero capito che la mia era una minaccia a vuoto, non potevo togliere punti alle Case fino a quando non si sarebbe tornati al vecchio metodo, ma la forza dell’abitudine fermò quella specie di lotta.
- Ora, dato che sembrate nelle condizioni di prestarmi attenzione, posso dirvi che non ho il minimo interesse per le vostre selezioni di Quidditch…chiaro? Quindi non scocciatemi e non insistete! –
Entrambe annuirono e se ne andarono, amiche come prima. Una cosa vergognosa.
Mentre facevo i miei voli pindarici nella mente, sdraiata sul letto, Hermione venne a rompere per dirmi che se non avevo nulla da fare Harry poteva valutare le mie abilità di Quidditch anche in quel preciso momento. Risposi garbatamente lanciandole dietro un cuscino e mancandola di proposito.
Poco dopo pranzo, mentre ero nella Sala Comune del dormitorio a tentare di concentrarmi sui compiti, Mark Baston mi portò un biglietto da parte del professor Piton. Quella sera avrei fatto un’altra bella scorpacciata di ricordi.
Mentre scendevo in giardino, mangiucchiando un sandwich generosamente offertomi da uno dei miei amici elfi domestici, venni fermata da Padma Patil che mi informò di essere stata presa nella squadra di Quidditch come Cacciatrice. Compatii il Capitano di Corvonero.
A metà strada tra la scuola e lo stadio mi scontrai con un tappetto di Tassorosso che correva come una mina vagante e si giustificò dicendomi che era troppo felice di essere il nuovo Portiere della squadra della sua Casa. Compatii anche quel Capitano.
Quando finalmente arrivai allo stadio di Quidditch e vidi davanti all’entrata sia Potter che Malfoy in posizione da duello, iniziai a credere che avrei dovuto iniziare a compatire me stessa.




Note dell'autrice

Buongiorno a tutti! Come potete vedere ho cambiato orario di aggiornamento, spero che non vi dispiaccia troppo.
Questo è un piccolo capitolo di preparazione ad eventi futuri, quindi spero non vi siate annoiati troppo a leggerlo. Come sempre ringrazio tutti voi, in particolare Thumbelina e seall che hanno aggiunto questa storia tra i preferiti o le seguite.
Vi invito calorosamente a recensire (una piccola traccia del vostro passaggio è sempre più che gradita) e vi chiedo di perdonare una mia futura incostanza nell'aggiornare (-3 alla scuola, spero possiate capire).

mistero: spero di averti portato un po' di felicità (per quanto possa farlo un piccolo capitolino di una fan fiction) ^^ mi dispiace di non essere riuscita ad inserire Sevvie anche oggi, ma credo che sarebbe stato abbastanza fuori luogo xD
Valery_Ivanov: don't worry, meglio tardi che mai! xD Piano piano credo che i ricordi di Snape prenderanno il monopolio della mia storia, quindi spero mi perdonerai questo capitolo senza di lui...
Luciana Menditegui: grazie mille per i complimenti! ^^ Spero di non aver scatenato ulteriori litigi con tua sorella per il computer, mi dispiacerebbe molto...
Elly Chan: la parte vendicativa di Lauren andrà in pausa per lungo tempo (non ci crede nessuno xD) James è il Malandrino - insieme a Minus - che mi piace di meno...si è visto tanto? ^^
DarkViolet92: grazie mille! Comunque la punizione può avere molti risvolti nella vita di Lauren, andando avanti vedremo se hai ragione ^^

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Capitolo 16
*** Fortuna, bugie, coraggio ***




- Cosa accidenti state facendo, voi due? –

Quando strillai quella frase mi sentii un misto tra Minerva e il Lupin del ricordo di Severus. Autoritaria, incredula, severa, spiazzata.
Entrambi si voltarono verso di me e Malfoy sfoderò un ghigno pieno di soddisfazione.
- Sapevo che avresti accettato, Silente! –
- Veramente io non ho accettato niente, Malfoy – replicai, fredda come un iceberg. Fu il turno di Potter per sorridere, ma non per molto.
- Hermione ti ha detto che ti aspettavo qui, vero? – mi chiese, avvicinandosi a me.
- Purtroppo sì, e la cosa mi ha seccato molto – risposi, estraendo la bacchetta e comunicando con questo gesto di starmi alla larga.
- Ma se non hai accettato cosa sei qui a fare? – sibilò Draco, avanzando verso la sottoscritta senza temere la mia bacchetta e il mio cipiglio torvo.
Mi conosceva troppo bene, sapeva che non lo avrei mai affatturato.

- A guardare – replicai con semplicità.
- Ma tu non puoi restare a guardare! La McGranitt ha detto che hai un talento naturale per il volo! – protestò Potter.
- Se anche lo avessi, mio caro Grifondoro, di certo non lo userei per la tua squadra! –
- Sentito, Potter? Non per la tua squadra, ma forse per un’altra sì! –
Malfoy sghignazzò divertito, Harry gli puntò addosso la bacchetta.
- Sono arrivato prima io, Serpe! Lei verrà nella mia squadra! – urlò come se da me dipendessero le loro future vittorie.
Ma mi aveva mai vista giocare? Non riuscivo nemmeno a fare uno slalom decente tra i giocatori avversari!

- Potter – dissi, con il tono che avrei usato per spiegare a un bambino di tre anni una cosa estremamente ovvia – quale parte del “non ho alcuna intenzione di giocare nella tua squadra” non ti è chiara? Se me lo dici, sono disposta a ripetertela lentamente per darti modo di capire… -
Harry diventò color amaranto, mentre Draco si sbellicava dalla risate.
- Silentina bella, sei una forza! –
- Guarda che vale anche per te, Malfoy! – risposi immediatamente.
- Ma perché no? –
Li guardai tutti e due lasciando trasparire la compassione che provavo per loro, poveri illusi. Credevano davvero che io fossi una specie di versione più giovane di una componente delle Holyhead Harpies?
- Perché sono una schiappa in confronto a quello che sono certa sapete fare voi -
Detto questo, entrai nello stadio lasciandomi alle spalle i due Capitani e andai a sedermi sulle tribune in compagnia di Dwight, Zabini e Paciock.
Potter mi urlò dietro un “tanto ti avevamo chiesto scusa solo per ordine della McGranitt”.
Se credeva di farmi male, si sbagliava.

La squadra di Serpeverde e gli aspiranti giocatori erano poco lontano, mentre quella di Grifondoro era schierata nel campo. Ginevra Weasley mi lanciò un’occhiata che avrebbe steso un elefante, ricevendone indietro una che avrebbe steso un Ungaro Spinato. Distolse lo sguardo, sussurrando qualcosa alla ragazza vicina a lei. Penso si chiamasse Demelza Robins.
Harry tornò a piedi nello stadio con aria infuriata e iniziò a gesticolare verso i membri della sua squadra, Draco planò dolcemente al mio fianco.
- Ok, adesso ho detto ai Grifondoro di smammare dal campo, tra poco potremo fare quello per cui siamo qui da ore! –
I Grifoni si accomodarono sulle tribune di fronte alle nostre, mentre noi scendevamo compatti in campo.
Rimasi ad osservare divertita Zabini e Malfoy strillare contro coloro che dovevano essere giudicati, appoggiandomi alla spalla di Dwight con nonchalance e respirando il suo gradevole profumo indefinito. Neville mi informò che la squadra di Serpeverde necessitava di due Cacciatori e di un Portiere.
Immaginai, e più tardi scoprii di non essermi sbagliata, che Draco dovesse essere il Cercatore, Blaise un Cacciatore, mentre Tiger e Goyle erano i Battitori.

Con una pazienza disumana, Zabini esaminò singolarmente tutti i presenti. Il compito in teoria sarebbe spettato a Malfoy, ma dopo aver visto che i primi due candidati erano delle vere e proprie mezze cartucce era quasi convinto a lasciar perdere.
Arrivammo all’ora di cena con due nuovi Cacciatori un tipo alto e robusto del quarto anno che si chiamava Malcolm Baddock e Graham Pritchard, un ragazzo incredibilmente muscoloso del suo stesso anno.
- Draco… - esordì Zabini con aria colpevole, cercando di distogliere l’attenzione del suo amico dalla Gazzetta del Profeta che gli avevo dato in mano ore prima.
- Che vuoi, Blaise? Hai finito di fare le selezioni? –
- Purtroppo sì, Drake… -
- Perché purtroppo? Era anche ora! –
- Giudica tu… -
Malfoy si costrinse a prestare un minimo di attenzione a quelle parole e quando vide che i ragazzi davanti a lui erano cinque e non sei come probabilmente si aspettava lo sentii sputare una decina di imprecazioni in fila.
- Dov’è il resto della marmaglia, insomma? –
- Non c’è nessun resto della marmaglia, Drake! Sto cercando di dirti che ci manca un Portiere e dopo aver provinato tre quarti di Serpeverde non resta nessuno in grado di montare decentemente su un manico di scopa, figuriamoci prendere al volo una Pluffa! –
Malfoy squadrò tutti con sguardo assassino, mentre si sentivano distintamente quelli di Grifondoro ridere dopo aver ascoltato il discorso di Zabini.
Lo sguardo color argento si fermò su di me e le labbra si incresparono in un sorrisetto esplicito.

- Anche se sei una schiappa, Silente, è il momento di dimostrarci quanto tieni a vendicarti nei confronti della Weasley…l’unica che non ha ancora pagato pegno per le menzogne che ha diffuso sul nostro conto perché è scampata alla Pozione Polisucco! -
Era quello che mi aspettavo e forse desideravo. Senza protestare, senza opporre resistenza, mi alzai in piedi e mi piantai di fronte al biondino.
- Dammi il manico di scopa, Malfoy, e dimmi cosa devo fare –
Il sorriso di Draco si allargò mentre la mascella di Blaise cadeva dalla sorpresa.
- Zabini, vai là sopra e fai del tuo meglio! Silente, devi solo provare a parare una decina di tiri, niente di che! Tieni, ti do la mia White Wings… -
E mi cacciò in mano un lucidissimo manico di scopa leggero come una piuma. Appena diedi una spintarella con i piedi sul terreno, mi sentii sollevare in aria senza fatica. Grandissima differenza rispetto alla mia Nimbus Duemila, per costringere quel catorcio a salire dovevo praticamente spingere come se dovessi raggiungere la cima di un albero con un solo salto.
Feci un paio di giri di ricognizione del campo per abituarmi alla velocità e alla comodità della mia cavalcatura, sorvolando volontariamente un po’ troppo basso sulle teste della squadra di Grifondoro, rischiando minimo tre volte di spiaccicarmi contro le tribune, poi mi posizionai davanti ai tre anelli.
Notavo gli sguardi dei miei spettatori e un briciolo di sfida negli occhi dei Cacciatori che mi stavano fronteggiando.

Una breve mezz’ora, cinque centri di Blaise, cinquanta punti presi in quel posto.
Non era stato facile parare i restanti cinque tiri, ma per qualche strano gioco di fortuna ero riuscita a fare almeno un minimo di quello che mi era stato chiesto. Di certo ero stata leggermente meglio di quelli del primo anno, ma non ne andavo molto fiera.

Quando scesi dalla White Wings con le gambe tremanti, i componenti della squadra mi abbracciarono. Subito dopo Draco mi sussurrò nell’orecchio “non sei ancora in squadra, ma lasciamo credere ai Grifoni che sia così dato che sembri molto desiderata” e Dwight mi prese in braccio dopo avermi stritolata tutto orgoglioso.
A dire il vero non capivo perché Daniel e Neville, di Grifondoro, stessero tifando per Serpeverde, ma non mi importava.

I Grifondoro se ne andarono dallo stadio pochi minuti prima di noi, tutti in silenzio a parte Ginevra che strillava concitata qualcosa del tipo “non è legale, in teoria non potrebbe” ignorata dai suoi compagni.
Mentre ci dirigevamo al castello per andare finalmente a cenare, Draco mi propose di venirmi a prendere dopo la punizione con Piton perché voleva parlarmi in privato.
Sperando di poter ottenere in primavera una vendetta sportiva sul magico trio (ma, cosa più importante, di riuscire a parare ogni singolo tiro di Ginevra) entrando nella squadra di Quidditch di Serpeverde, accettai la proposta.

Era stata la giornata migliore dall’inizio della scuola, decisamente. Fino a quel momento, in cui mi ritrovai a bussare alla porta dell’ufficio di Piton e ad entrare sentendo rimbombare i miei passi sul pavimento di pietra umida.
- Complimenti –
Una sola parola che poteva esprimere tante cose, con un tono definito.
Ma Severus la disse in modo così incolore da confondermi, non sapevo se interpretarla con sarcasmo, sincerità, orgoglio, gioia o altro. Era così enigmatico, a volte.

- Mi scusi, signore? –
- Complimenti, signorina Silente! – esclamò finalmente, dimostrando una lieve (molto lieve) soddisfazione – Ho saputo che hai iniziato ad allenarti per provare ad entrare nella squadra di Serpeverde, Pansy me l’ha riferito immediatamente –
- Grazie, signore – replicai, senza riuscire a trattenere un piccolo sorriso.
Lasciai cadere il mio sguardo sul Pensatoio, ricordandomi quello che probabilmente mi aspettava. Piton sembrò leggermi nella mente, perché vi intinse la bacchetta e fece apparire un’immagine in superficie.
- Non voglio guastare la tua felicità, per questo stasera ci limiteremo a vedere una cosa abbastanza leggera –
Vidi il viso di un nonno Albus giovane fissarmi dalla finestra circolare del Pensatoio. La forma così… informe dei suoi capelli assomigliava tantissimo alla mia.
Ma io non avevo né i suoi occhi azzurri né la sua chioma ramata. Nessuno avrebbe mai pensato a noi come nonno e nipote.

- Signorina Silente, mi sta ascoltando? –
Scossi la testa con aria colpevole e decisi di prestargli tutta la mia attenzione da quel momento in poi.
- Allora ripeterò…questa sera vedrai due ricordi, il mio primo incontro con tuo nonno e il giorno in cui Albus Silente mi ha cambiato la vita…le domande sono rimandate a dopo la visione! –
Annuii, pronta a tuffarmi nel Pensatoio. Il pensiero della scoperta dell'oscuro passato del professor Piton mi affascinava sempre di più.

Atterrai in quello che sembrava l’attuale ufficio di Minerva ma arredato con tutti gli aggeggini di argento che erano segno evidente del passaggio di mio nonno in una stanza.
Un uomo alto, con lineamenti terribilmente familiari e lunghi capelli ramati era di fronte a una ragazzino pallido con capelli neri tagliati in una specie di caschetto. Non avevo dubbi su chi fossero.
- Gradiresti una Cioccorana, Severus? – chiese gentilmente il professore.
- No, grazie, signore… mamma non vuole… - mormorò timidamente il ragazzo.
- Anche mia mamma non voleva! – disse nonno Albus, ridacchiando – Ma occhio non vede e cuore non duole… quindi, coraggio! Insisto! –
Davanti a un sorriso incoraggiante, Piton cedette e si servì iniziando a mangiucchiare lentamente.
- Sai perché ti ho chiamato qui, Severus? –
- No, signore –
- Il professor Zilliacus mi ha detto che ultimamente ti vede molto abbattuto, demotivato, crede che tu sia vittima di qualche sopruso… è così, Severus? –
Piton spalancò terrorizzato gli occhioni neri, scuotendo immediatamente la testa.
- Non avere paura, avanti… io devo sapere se c’è qualche problema per aiutarti, non puoi affrontare certe cose da solo… -
- Loro… loro mi hanno detto di non dire niente – sussurrò il ragazzo, tremando visibilmente.
- Loro chi, Severus? Ti assicuro che non li punirò e che non verranno a sapere che sei stato tu a darmi i loro nomi, quindi potrai stare tranquillo… - disse nonno Albus con la sua innata gentilezza convincente.
- P…Potter e Black e… Minus… - fece una pausa – anche Lupin… -
Nel sentire l’ultimo nome, mio nonno fece una smorfia delusa. Immaginavo che avesse letto nella mente di Piton che Lupin non aveva fatto nulla, anzi l’aveva difeso.
- Bene, Severus – replicò con calma, senza dare modo di far vedere che gli era appena penetrato nella testa frugando tra i suoi pensieri – farò in modo che non ti diano più noia, ok? –
Il ragazzo annuì, riprendendo un po’ di colore e smettendo di tremare.
- Posso andare, signore? –
- Certo, certo… portati pure via la scatola di Cioccorane, a me non piacciono poi così tanto… -
Gli sorrise, vedendo che Severus le occhieggiava avido prima di avere il permesso di prenderle tutte.
- E ricordati che con me puoi e potrai sempre parlare di qualsiasi problema, va bene? Mi raccomando, fai il bravo… e non dire bugie… -
Il ragazzo uscì dall’ufficio, sembrava non aver dato molto peso a quelle parole.

Mi ritrovai a volteggiare per qualche secondo nel vuoto, prima di arrivare in un ufficio, questa volta quello attuale di mio nonno.

- Siediti pure, Severus, così potremo parlare tranquilli – esordì il Preside.
Piton si accomodò, con un evidente rivoletto di sudore che gli scendeva lungo il collo. Era teso e nervoso, chiunque se ne sarebbe accorto.
- A cosa devo questa tua visita? Il caro Tom ti ha detto di uccidermi? – chiese mio nonno allegramente, guardando il suo interlocutore con serenità.
La mascella di Piton si irrigidì, contratta in una smorfia di terrore.
- Non dovrebbe scherzare su queste cose, signore… - mormorò, guardandosi intorno con aria circospetta.
- Quindi intuisco che non è questo il motivo della tua visita? –
- Professor Silente, io voglio uscire dal giro dei Mangiamorte… - sussurrò Piton, tutto di un colpo, come se quella frase gli avesse prosciugato le forze.
- Aspettavo da molto questo momento, Severus – disse nonno Albus con sguardo penetrante – e dimmi, come spiegherai a Voldemort questo cambio di rotta? –
- Il Signore Oscuro ha detto che avrei dovuto chiederle un incarico a Hogwarts per fargli da spia… ma potrai essere utile a lei, professore, facendo il gioco di Colui-che-non-deve-essere-nominato… -
- Il doppiogioco, Severus? Sai bene che è rischioso – replicò con semplicità il Preside.
- Non ho scelta – mormorò Piton con occhi pieni di un misto tra paura e speranza.
- Va bene, Severus, in fondo ti ho detto io di rivolgerti a me per qualsiasi problema e con le mie parole intendevo anche qualcosa di più grosso dei semplici litigi tra ragazzini… -
Nonno Albus prese un rotolo di pergamena dal cassetto e iniziò a scrivere, con gli occhi bassi sul foglio.
- Quindi vorresti essere insegnante? –
- Sarebbe molto gentile da parte sua, signore… -
- Per cosa eri portato, Severus? Ricordo molto bene Pozioni e Incantesimi… -
- Difesa contro le Arti Oscure –
Nonno Albus alzò lo sguardo guardando l’uomo che aveva davanti a sé con dolcezza.
- Pozioni, Severus, Pozioni…sai bene perché te lo chiedo, vero? –
Piton annuì, firmando il foglio che gli aveva passato il Preside.
- Mi fido di te, Severus, lo sai –
- La ringrazio, signore – disse l’uomo, con tono evidentemente commosso – lei mi sta per cambiare la vita, la ringrazio di cuore –
- Chiamami Albus – lo corresse mio nonno – e ora diamoci da fare a modificare questo ricordo per quando Voldemort ti sottoporrà alla Legilimanzia –
Vidi il Preside alzare la bacchetta e venni catapultata fuori dal Pensatoio.

Ero colpita. Estremamente colpita.
- Lei è stato molto coraggioso, professore – dissi, sentendomi una nullità davanti a un uomo dall’animo così nobile. Si era guadagnato il mio più profondo rispetto.
- Molti non la pensano così, signorina Silente – replicò con tono piatto.
Sembrava indifferente davanti al suo grande gesto, sembrava quasi che non si ricordasse più quanto probabilmente gli sarebbe costato quel tradimento a Voldemort se fosse stato scoperto.
- Io la penso così, professore… lei è un grande uomo… -
Piton mi fissò, prese il Pensatoio e lo rimise sotto la scrivania. Per un attimo pensai che volesse evitare il mio sguardo e i miei complimenti.
- Posso andare, signore? –
- Certo, vai pure… - mormorò, ancora nascosto sotto la scrivania, mentre armeggiava con qualcosa.
Temendo di aver detto qualcosa di sbagliato, uscii silenziosamente dalla stanza.
Ma ancora non capivo cosa avessero a che fare quei ricordi con l’intento di educarmi a non essere vendicativa.



Note dell'autrice

Ciao a tutti! Sono ricomparsa con questo capitolo "Slytherin only", sperando che vi sia piaciuto dato che apre infinite possibilità nel futuro della nostra Lauren.
Ringrazio come sempre chi continua a leggere e in particolare _Christine_ e Danielle_Lady of Blue Roses che hanno aggiunto queste storia tra le seguite.
Comunico inoltre, a chi volesse farsi un po' gli affari miei (positivamente parlando ^^), che ho aggiornato il mio profilo autrice quindi potete andare a curiosare. Dopo questo non mi resta altro da fare che ringraziarvi di nuovo per il vostro continuo sostegno e per la vostra pazienza...e augurare a tutti gli studenti come me un buon inizio di anno scolastico (evviva -.-').

DarkViolet92: penso di aver dato entrambe le risposte alle tue domande con questo capitolo, anche se molto brevemente xD grazie per la recensione!
Luciana Menditegui: grazie per il commento! Non ho aggiornato prestissimo, ma spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! ^^
Elly Chan: povera Lauren, anche se alla fine le è andata abbastanza bene...avevi ragione sulla litigata, complimenti per l'intuito! E grazie mille per la recensione! xD

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Capitolo 17
*** Nella tana del Serpente ***




Draco mi aspettava, come promesso, esattamente davanti all’ufficio di Piton. Era una fortuna che da Responsabili del settimo anno potessimo girovagare liberamente per la scuola in piena notte.

- Com’è andata? – mi chiese con voce annoiata, mentre salivamo le scale fianco a fianco.
- Non male, non male –
Come tutti gli altri, lui non sapeva assolutamente della mia particolare “punizione”, quindi volevo restare vaga il più possibile e svicolare dall’argomento senza essere costretta a mentire.
- Di cosa volevi parlarmi di così urgente da non poter aspettare domani mattina, Malfoy? –
- Di un po’ di cose, Silente – sussurrò con voce cospiratoria – ma prima di tutto voglio andare in un posto dove non girino professori e altri Responsabili –
Non so perché lo seguii, ad essere sincera. Forse perché lo conoscevo a malapena da un mese e mezzo ed era straordinariamente riuscito a guadagnarsi la mia fiducia.
- Draco, dove stiamo andando? – mi azzardai a chiedere, notando che eravamo in una parte della scuola che non avevo mai visto, nemmeno durante il tour con Minnie.
- In un posto tranquillo, Silente…da brava, fai silenzio… -
Vedendo che mi ero improvvisamente fermata con aria ostinata, scossa da tremiti di paura, mi guardò con fare beffardo.
- Non ho intenzione di farti nulla di quello che tu credi che io voglia farti, Silente – il tuo tono divertito mi diede sui nervi – non sei il mio tipo, tranquilla! –
- Io non penso che… - esordii, cercando di fargli capire che si era sbagliato – oh, insomma! Andiamo! –
Dopo dieci minuti buoni arrivammo davanti a una porta di legno chiaro. Draco vi appoggiò la bacchetta, aprendola e facendomi entrare, seguendomi immediatamente. Mi si presentò davanti una specie di salottino arredato sui toni del verde, dotato anche di un largo letto a baldacchino che non mi fece una buona impressione.
- Siediti – mi ordinò Malfoy, dopo essersi tuffato a pesce sul letto.
- Cosa hai intenzione di fare? –
Il mio tono esprimeva tutta la mia diffidenza, il Principe delle Serpi sbuffò vigorosamente.
- Silente, smettila di fare suor Maria Claretta e vieni qui! Giuro sul mio onore da Purosangue che non ti farò niente e che uscirai da questa stanza senza aver perso nulla! –
- Mi sembra il minimo! – risposi stizzita.
Però mi avvicinai, sedendomi sul bordo del letto, lottando contro il mio infinito buon senso.
- Prima di tutto, voglio farti i complimenti per oggi pomeriggio… - mormorò stiracchiandosi.
- Tutta fortuna –
- Questo lo vedremo, Silente…ma sei certamente meglio di quelle schiappe che si erano presentate, fidati… -
Silenzio. Non volevo avere Draco alle mie spalle, mi voltai a guardarlo e mi accolse un ghigno divertito. Arrossii violentemente, aveva una malizia assurda!
- Mi hai portata qui solo per dirmi questo? –
- No, anche per dirti che, se riuscirai a raggiungere un livello decente, potresti diventare la prima giocatrice di Quidditch femmina nella secolare squadra di Serpeverde –
– E sapresti dirmi perché sono così richiesta nonostante tu abbia potuto constatare che il mio livello non è assolutamente eccellente? –
- Credo che tutti sperino di ottenere il tifo di tuo nonno se sarai in squadra con loro – mi spiegò rapidamente Draco.
- Ah, molto interessante - commentai sarcasticamente.
- Inoltre, dopo tutto questo, volevo parlarti di Dwight – continuò lui, ignorandomi. Appena sentii il nome del nostro amico in comune, avvertii un gruppo di farfalle nello stomaco.
- Di…Daniel? –
- Di chi altro? Conosci un altro Dwight? – replicò Malfoy evidentemente divertito.
- No, no…cosa devi dirmi su Daniel? –
- Devi aiutarmi a fargli conquistare Astoria Greengrass, sai quella bionda, occhi azzurri, tutta curve? Ecco, si è preso una bella sbandata per lei, me l’ha confidato stamattina mentre tu eri sparita non so dove! –
Il mondo mi crollò addosso. Daniel Dwight. Il mio Daniel Dwight. Con una piccola fotocopia di Paris Hilton. Non era possibile.
- Draco…sei sicuro di aver capito bene? –
- Certo, non sono mica scemo! Dobbiamo fare in modo che si piacciano prima di Natale, così potrà uscire con lei dopo il banchetto e chissà… - disse con uno scintillio negli occhi – magari anche concludere! –
- Astoria ha solo quindici anni – sputai con voce piatta e atona.
- Cosa vuol dire? Non sono mica tutte caste e responsabili come te… - mi sibilò Draco nell’orecchio, con tono morbido. Sbaglio o stava cercando di provocarmi?
- Lasciami in pace. Ognuno fa della sua vita quello che gli pare. –
- Mi sembra giusto – rispose, con tono serio – Quindi mi aiuterai ad aiutare Daniel? –
- No, Draco, io…non posso farlo… -
Mi guardò sospettoso, giocherellando con una ciocca dei miei capelli ispidi a causa di tutta l’umidità assorbita nei sotterranei.
- Perché no? Tu sei una ragazza, potresti avvicinare Astoria più facilmente di chiunque di noi! –
- Non voglio che Daniel si metta con Astoria, Draco… - sussurrai, sentendomi in colpa per il mio profondo egoismo.
- Come? Non ho capito... –
- Come fai a non capire, Draco?! – urlai, scattando in piedi, sentendo il mio cuore che si sgretolava lentamente in tanti piccoli pezzettini – Astoria non è quello che voglio per Daniel! Io sono quello che voglio per Daniel! –
Mi guardò sorpreso, come se un universo gli si fosse spalancato davanti.
- Non lo dai a vedere – disse, un po’ stupidamente.
- Io non do mai niente a vedere, ormai dovresti saperlo –
Mi risedetti sul bordo del letto, incurante delle mani di Draco che si appoggiavano da dietro sulle mie spalle. Non dovevo piangere, era tutto quello che chiedevo al mio corpo per quella sera.
- Potresti dirglielo –
- Non capirebbe e soffrirebbe perché non saprebbe se rispettare i miei sentimenti o i suoi – risposi seccamente. Neanche fosse la prima volta che ero vittima di un amore non corrisposto.
- Non avrei dovuto dirtelo con leggerezza, forse… -
- Non importa, Malfoy…non vedo come avresti potuto evitarlo… -
- Posso provare a consolarti a modo mio? –
Scossi con decisione la testa. Se “il modo suo” era quello che pensavo io, allora non gli avrei mai permesso di consolarmi.
- Pensavo di non essere il tuo tipo, Malfoy –
- Infatti non lo sei – disse con semplicità – ma sei una mia amica, e gli amici consolano sempre le amiche in difficoltà…mi segui? –
- Non è di consolazione fisica che ho bisogno, Draco…tu mi segui? –
Lo sentii scendere dal letto, venire davanti a me ed abbracciarmi. Sentii che io non mi ribellavo come avrei creduto. Un castissimo abbraccio, da amico ad amica. Tutto quello che avrei potuto desiderare in quel momento. Quando ci separammo mi accorsi di essere stranamente tranquilla, non rassegnata all’evidenza ma pronta a combattere. Contro cosa, però, non lo sapevo.
- Ah, Lauren… -
Alzai lo sguardo, se mi aveva chiamata per nome c’era ancora qualcosa di importante che doveva dirmi. Qualcosa che forse sarebbe stato peggio di immaginarmi Astoria e Daniel, la coppia perfetta.
- Dimmi, Drake… -
Mi sorrise, notando che per la prima volta avevo avuto il coraggio di usare il diminutivo solitamente di uso esclusivo di Blaise. Un sorriso che però si spense subito, lasciando posto ad un’espressione seria.
- Siediti sulla poltrona, non so come prenderai questa notizia… -
Obbedii, alzandomi dal letto e accomodandomi su una delle deliziose sedie imbottite che attorniavano il tavolo di vetro lucido. Vetro che aveva dei tremendi riflessi color giada.
- Lauren, ho scritto a mia madre, ultimamente… -
Ricordavo vagamente la madre di Draco, Narcissa Black, la donna che era venuta a riferire a mio nonno la posizione della sede della Congrega Oscura. La stessa Narcissa che era sotto la protezione dell’Ordine della Fenice perché ricercata dai Mangiamorte che da quel momento la avevano classificata come traditrice.
- Lei dice che potrebbe sapere qualcosa…sai di cosa sto parlando, no? –
Scossi la testa, continuando a fissare senza espressione quei maledetti riflessi verde giada che mi ricordavano mortalmente lo sguardo di Daniel. Mi dissi che non avrei mai più avuto il coraggio di guardarlo negli occhi.
- Lauren, guardami! – sbottò Draco all’improvviso, scuotendomi un po’ e costringendomi ad incatenare le mie iridi nocciola con le sue color argento.
- Scusami, Drake… -
- Mia madre ha detto che potrebbe sapere qualcosa sull’identità di tuo padre, ma vuole raccontarti di persona quello che sa! –
Rimasi congelata davanti a lui, incredula per le parole che mi aveva detto. Narcissa Black sapeva chi era mio padre. E si era offerta di dirmelo.
- Drake…Drake, io ti voglio bene! – balbettai, alzandomi in piedi per abbracciarlo e stringermelo addosso, per sentirlo vicino, perché sarebbe stato solo merito suo se avessi scoperto finalmente dopo diciassette anni la dannata verità.
Quando mi fui ripresa da questo improvviso attacco di gratitudine, lasciando Malfoy a fissarmi con gli occhi luccicanti di sorpresa, cercai di ricostruirmi un po’ di dignità.
- Quando potrò vederla? –
- Non si può andare via da Hogwarts fino alle vacanze di Natale, lo sai bene – rispose Draco.
- Potrei chiedere un permesso a mio nonno… - mormorai dubbiosa.
- Silente, ragiona! – disse, prendendo un tono pratico e tornando quasi al suo normale comportamento – Se tuo nonno volesse metterti a conoscenza dell’identità di tuo padre te l’avrebbe detto da un bel pezzo, non credi? –
- Lui ha detto che mia madre non gliel’aveva voluto confidare… -
- Lui è Albus Silente!  Lui sa tutto, che ti piaccia o no! – constatò, assumendo per la prima volta un certo tono di rispetto nei confronti di mio nonno.
- Vuoi dirmi che sa ma non vuole dirmelo? –
- Esatto! –
- Quindi cosa dobbiamo fare? –
Draco si morse il labbro superiore, come se il tutto fosse abbastanza problematico. Fece un paio di volte avanti e indietro per la stanza, e alla fine si fermò.
- Manderò un gufo a mia madre e chiederemo a lei come organizzarci. Dopotutto non sarà facile, lei è sotto la sorveglianza dell’Ordine e l’Ordine è controllato da tuo nonno…quindi se l’Ordine dovesse sapere che andrai da mia madre, lo saprà anche tuo nonno e cercherà di impedirtelo. –
Annuii, il ragionamento non faceva una piega.
- Ci penseremo dopo una bella dormita, forse è meglio…andiamo! –
Tornammo in dormitorio alle tre di notte. Ne ero certa, perché l’orologio Babbano che mi ero regalata quell’estate non mentiva mai.
E riuscii a dormire serena, forse per la prima volta dall’inizio della scuola.

La mattina dopo, mi svegliai alle sette. Pansy Parkinson mi aveva scossa fino a quando non avevo aperto gli occhi dicendomi che Malfoy mi aspettava in Sala Comune da almeno mezz’ora. Mi vestii senza badare ad abbinare i colori, tanto immaginavo che anche il Principe delle Serpi non sarebbe stato al massimo della forma quel giorno.
Mi sbagliavo. Draco doveva avere qualche elisir di eterna perfezione perché non aveva il minimo accenno di occhiaia e i colori dei suoi vestiti erano concordanti tra loro come se avesse dovuto salire su una passerella da un momento all’altro.
- Dormito male, Silente? – mi chiese sghignazzando.
- Dormito poco, Malfoy – replicai piccata.
Mi piaceva poter credere che il nostro affettuoso momento della sera precedente potesse essere messo da parte per tornare alla rassicurante normalità. Quando vidi Dwight alzarsi dalla poltrona dietro a Draco sentii un pugnale attraversarmi la pancia.
- Ehi, Laurie! Dove sei stata ieri sera fino a tardi? Sei una piccola principessa zombie! –
Si avvicinò a me cingendomi la vita da dietro. Stavo per vomitare dal dolore che mi stava provocando in quel momento mentre fingeva di non essere stracotto di Astoria.
- Dwight…lasciami… - mormorai, cercando di tenere a bada l’acido che mi risaliva la gola. Lanciai un’occhiata disperata a Malfoy, che annuì. Sapevo che aveva capito.
- Silente, vieni con me in Guferia? Devo spedire una lettera! –
- Come vuoi, Malfoy… -
- Io resto qui ad aspettare Neville e Blaise, eh, ragazzi? Ci si vede giù al solito posto! –
 Io e Draco uscimmo dal ritratto della Signora Grassa, affrettandoci ad allontanarci dal dormitorio.
- Non riesco più a sopportare la sua vicinanza, Malfoy… -
- Quando ho visto la tua faccia sembrava che stessi per morire da un momento all’altro! –
- Mi fa troppo male, Draco…troppo male… - sussurrai, presa da una stretta allo stomaco.
Camminammo in silenzio fino alla Guferia, dove Malfoy attaccò la lettera che aveva in mano alla zampa di una grossa civetta dopo avergli dato un biscottino. Mi appoggiai al muro, incurante degli escrementi di tutti quei volatili.
- Lauren, diglielo prima che sia troppo tardi! – sputò all’improvviso Malfoy con quella che sembrava una sfumatura di rabbia.
- Guarda che è già troppo tardi… -
- Vorrei poter fare qualcosa per te, ok? Vorrei poterlo fare! –
- Lascia perdere, Draco…è tutto inutile…di’ agli altri che vado a studiare, non voglio vedere Daniel se posso evitarlo… -
Dopo aver lanciato un’occhiata piena di gratitudine a Malfoy, me ne andai da sola dalla Guferia, decisa ad affogare le mie preoccupazioni nei libri.


Note dell'autrice

Buongiorno a tutti! Durante una piccola pausa mi concedo lo svago di postare questo nuovo capitolo riguardante la coppia non "amorosa" Lauren / Draco.
Spero che vi piaccia e se vi va fatemi sapere il vostro parere su questa difficile situazione in cui si trova ora la povera Lauren...voi cosa fareste al suo posto?
Per i fan di Paris Hilton, voglio specificare che questa citazione non vuole essere in alcun modo irriverente ma riguarda solo l'aspetto fisico che, in questo racconto, accomuna lei e Astoria. Mi scuso inoltre per questo Draco un po' OOC che potrebbe risultare sgradito ad alcuni.
Ringrazio tutti voi che leggete per il vostro appoggio (siete uno dei motivi per cui continuo a scrivere! ^^), in particolare _NeMeSiS_ per aver aggiunto la storia tra le seguite. A presto con il prossimo capitolo (o almeno spero)!

DarkViolet92: magari la tecnica di Piton prima o poi funzionerà, chi lo può sapere? O.O Grazie per aver commentato, se vuoi fammi sapere cosa ne pensi anche di questo capitolo!
mistero: grazie per i complimenti, è una soddisfazione sapere di essere riuscita a far sciogliere qualcuno ^^
Valery_Ivanov: Piton diventerà predominante, se riuscirò a mantenere la storia come mi ero prefissa (sai com'è, a volte vengono delle idee strane che fanno cadere tutto). Spero che questo capitolo Lauren / Draco ti sia piaciuto, allora! xD
Elly Chan: Draco aveva molto da dire a Lauren, come hai potuto vedere...mi piaceva molto l'idea di staccare Neville dal solito terzetto da cui sembrava quasi inseparabile, farlo diventare un personaggio indipendente è il mio "progetto a lungo termine" ^^

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Capitolo 18
*** Un amico e mezzo ***



La risposta di Narcissa Black arrivò solo una settimana dopo, qualche giorno prima della fine di ottobre. Quella mattina non riuscimmo a leggerla, forse volendo avremmo potuto usare un po’ di tempo tra una lezione e l’altra ma non potevamo ritardare perché era il giorno della consegna del progetto di Difesa contro le Arti Oscure.

Nella settimana precedente, ancora ferita dalla scoperta della presunta cotta di Daniel, avevo cercato di passare più tempo possibile a studiare e quindi ero certa di aver approfondito al massimo delle mie possibilità tutto quello che potevo sapere sulla mia famiglia. Lupin ne sarebbe stato felice.
- E ora guardiamo il compito di Harry, per quanto non mi aspetti di trovare propensione per le Arti Oscure analizzando il suo albero genealogico! –
Remus strizzò l’occhio a Potter che gli sorrise. Ero finita a sedermi di fianco al trio delle meraviglie, per evitare il più possibile la vicinanza con Dwight. Blaise e Neville erano stati messi al corrente del perché del mio comportamento insolito, quindi mi reggevano gentilmente il gioco.
- Passiamo a Hermione…ah, dimenticavo che si tratta di una valutazione piuttosto imperfetta dato che non è applicabile alla lettera per le famiglie dei Nati Babbani! –
Lupin si fermò poi davanti a me, prendendo la pergamena dalle mie mani e scrutandola con attenzione. Non mi chiese perché la parte paterna dell’albero fosse completamente vuota.
- Questo sì che è interessante, ragazzi! Abbiamo trovato quello che tanto speravamo! –
Mi strappò praticamente la pergamena dalle mani, incantò un gessetto e lo fece scrivere freneticamente sulla lavagna. Vidi che disegnava il mio albero genealogico (o almeno la metà) scrivendoci di fianco i relativi Patroni, mettendolo a fare compagnia a quelli di Draco e Marietta.
Mi chiesi cosa avesse di interessante la mia famiglia materna, a parte la maledizione che sembrava gravare su di noi e che mi ero ben guardata da scrivere sul compito.
- Come potete vedere – esordì Lupin – in questa famiglia abbiamo ben due casi di Patroni dalle sembianze semiumane, una Banshee e una Veela! –
Quando disse “banshee”, Seamus Finnigan squittì spaventato facendo scoppiare tutti a ridere.
- Cosa significa questo, professore? – chiese la Granger, sventolando una mano in aria.
- A dire il vero non lo so, Hermione – rispose Remus con un sorriso divertito – so solo che è una cosa molto particolare e che al Ministero sarebbero lieti di esaminare la storia della famiglia di Lauren! –
- Allora devono solo iniziare a fare pace con mio nonno, signore – replicai io con tono neutro.
Lupin annuì senza dire una parola, sapeva meglio di me quanto fossero difficili i rapporti tra nonno Albus e il Ministero da quando Caramell era stato costretto ad ammettere che Silente aveva ragione riguardo al ritorno di Voldemort.
Dieci alberi genealogici dopo, uscimmo finalmente dalla classe. Era l’ora di pranzo, ma io e Draco avevamo urgenza di leggere la risposta di Narcissa quindi ci separammo dagli altri adducendo come scusa il fatto che avevamo una specie di riunione tra Responsabili dei dormitori.
Malfoy mi portò di nuovo nella sua “tana”, come mi piaceva definirla, e una volta seduti sul letto staccò il sigillo di cera che portava le iniziali “NB” e il simbolo della famiglia Black.

Mio caro Draco,
non sai quanto sia stata felice di ricevere tue notizie così presto. Credevo che ti saresti dimenticato di me come fai di consueto quando arrivi ad Hogwarts, chiuso nei tuoi problemi da giovane studente, preso dalla fugace relazione con qualche ragazza. Ma forse ho ricevuto due tue lettere in così poco tempo perché tieni molto a questa Lauren, nipote di Silente.
Per rispondere alla tua domanda, sarebbe impossibile farvi venire da me senza farlo sapere all’Ordine perché proprio in questi ultimi giorni sono stata trasferita direttamente nel Quartier Generale dell’Ordine, la casa dei miei vecchi zii, per aver garantita una maggiore protezione. Una buona idea sarebbe convincere Silente a festeggiare Natale qui da noi almeno per un giorno, lasciando Hogwarts nelle mani di un professore fidato, facendogli portare con sé Lauren. Così potremmo parlare indisturbati e senza destare alcun sospetto.
Abbi cura di te, tesoro. Ho tanta paura di quello che potrebbe farmi tuo padre se mi trovasse, ma devo essere forte. Devo esserlo per te.
Narcissa Black, tua madre


- Credi di poterlo fare? – mi chiese Draco, alzando gli occhi dal foglio.
- Posso provare a convincere nonno Albus, anche se dubito che lascerà mai Hogwarts proprio il giorno di Natale…mi ha sempre detto che ama trascorrerlo con i suoi studenti! –
- Ma infatti alcuni dei suoi studenti saranno lì: io, te, Potter, i due Weasley e la Granger di sicuro! –
- Mi ero dimenticata che ci fosse il trio delle meraviglie in pianta stabile nella sede dell’Ordine – borbottai contrariata.
- Tranquilla, potrebbe anche esserci il Ministro della Magia ma se mia madre deve dirti qualcosa stai certa che trova il modo per farlo! –
- Allora parlerò con mio nonno…grazie, Draco… -
- Di niente, figurati…ti auguro di avere un padre migliore del mio… - sussurrò Malfoy, con tono spento.
Non sapevo cosa rispondergli, ogni cosa mi sembrava inopportuna o ipocrita. Mi limitai a prenderlo per mano e insieme uscimmo dalla stanza, dirigendoci verso il nostro dormitorio.
Sembrava che avessi trovato il mio primo vero amico dopo diciassette lunghissimi anni.

Il giorno seguente, durante la lezione di Pozioni, mi arrivò l’ennesimo biglietto di Piton, lasciato cadere con nonchalance sul mio tagliere mentre sezionavo un Grinzafico per l’antidoto della Polisucco. Inutile dire che dovetti leggere il biglietto tranciato in due metà.
Ero stata convocata per quella sera e mi accorsi che Piton non stava per niente rispettando la regolarità che ci si aspettava da una punizione. In poche parole, sembrava graziarmi volontariamente.
Sembrò notarlo anche Dwight, che mi fissava incuriosito mentre nascondevo il pezzetto di pergamena nella mia borsa. I suoi occhi verdi erano più stupendi del solito.
Grazie a questo pensiero che mi tormentò per lunghi secondi, rovesciai troppo succo di Mandragola nel mio calderone provocando l’espansione di una densa nebbia nell’intera aula di Pozioni. Mi vergognai come una ladra quando Severus, risolvendo alla bell’e meglio il disastro che avevo combinato, mi scoccò un’occhiata penetrante come per chiedermi il motivo della mia distrazione.
Quella sera mi presentai titubante nell’ufficio di Piton, puntuale come sempre. Mi accolse con un sorriso stiracchiato, sicuramente memore di quello che avevo combinato durante la sua lezione.
- Dimmi una cosa, signorina Silente – iniziò a dire con voce sarcastica – non è che per caso ti sei innamorata di Potter? –
Arrossii violentemente, ferita nel orgoglio. Io? Lauren Silente? Innamorata di Potter?
- Parla con me, signore? – risposi sfacciatamente, come se Piton mi avesse ricoperta di ingiurie da capo a piedi.
- Era solo una domanda, signorina Silente – replicò freddamente lui – perché a giudicare dal suo recente rendimento sembra essere davvero distratta e disinteressata come quel sopravvalutato di Potter -
- Mi scusi, signore –
Abbassai la cresta, maledicendo il giorno in cui mio nonno mi aveva insegnato ad essere una brava bambina rispettosa degli adulti.
- Comunque si vede lontano mille miglia che hai problemi di cuore – rimbeccò malizioso.
“Mi avvalgo del diritto di non rispondere, ogni cosa che dirò potrà essere usata contro di me” recitai nella mia mente, ricordando i telefilm Babbani che avevo visto da piccola.
- Non hai voglia di parlarne, vero? Mi dispiace, perché il ricordo di questa sera tratta proprio una specie di… - si bloccò all’improvviso, ghignando. Assomigliava da morire a Malfoy, in quel momento.
- Ma non voglio anticiparti nulla, buona visione! –
E mi indicò il Pensatoio, innocuo e rilucente sulla sua scrivania. Dopo un sospiro, entrai di nuovo nel mondo dei ricordi.

Sulla riva del Lago Nero, giardino di Hogwarts. Mi guardai intorno e individuai Severus e la rossa sotto un salice, entrambi cresciuti rispetto all’ultimo ricordo. Penso che avessero più o meno la mia età. Mi avvicinai a loro per ascoltare.
- A volte, Lily, mi chiedo cosa farei qui se non ci fossi tu… -
- Sev, quando finiremo Hogwarts non potremo più stare insieme come prima, lo sai… -
- Certo, certo…tu vuoi diventare Auror, io aspiro al Ministero, non sarà facile…ma certe cose sono destinare a durare per sempre, no? –
Gli occhi scuri di Piton si accesero di speranza, mentre Lily gli sorrideva con calore.
- L’amicizia è la cosa più bella che possa capitare a una persona, vero Sev? –
Il luccichio dello sguardo si attenuò, ma il ragazzo annuì prendendo una mano della ragazza e sfiorandola leggermente con le labbra. Vidi Lily arrossire, evidentemente imbarazzata.
- Mocciosus, cosa stai facendo con la mia ragazza? –
James Potter stava arrivando da Hogwarts, con al seguito i suoi tre amici e la bacchetta alzata. Severus si alzò, sfoderando a sua volta la bacchetta.
- Lily non è la tua ragazza, stalle lontano! –
- Ah, Lily non è la mia ragazza? – ripetè Potter, mentre Black e Minus dietro di lui ridevano sguaiatamente – Chiedilo a lei se lo è o no! –
Piton si voltò verso la rossa che si stropicciava le mani con lo sguardo basso.
- Lily? Tu non lo sei…vero? –
- Scusami, Sev… - mormorò la ragazza, mentre si mordeva le labbra.
Piton indietreggiò, allontanandosi da lei con sguardo tradito. Potter si unì alle risate dei suoi amici mentre si intravedeva dietro Lupin che sembrava non sapere se consolare quel povero Serpeverde o andarsene per non assistere a una tale dimostrazione di insensibilità da parte dei suoi compagni.
- Perché non me l’hai detto, Lily? Perché? – urlò Severus, con una voce straziante.
- Perché sapevo che avresti reagito così, Sev! –
- Cosa credevi, che avrei potuto festeggiare il tuo fidanzamento con Mister Arroganza? Prima di metterti insieme a lui hai pensato a tutto quello che mi ha fatto passare in questi anni? Che ci ha fatto passare? –
Lily scoppiò in lacrime, avvicinandosi a quello che era il suo migliore amico. Severus indietreggiò di nuovo.
- Io ti amo, Lily… - sussurrò lui, abbastanza forte da farsi sentire solo dalla ragazza – e tu, tu mi hai tradito per andare con il nostro peggior nemico…cos’ha lui che io non ho? –
Lanciò un’occhiata sprezzante a Potter, che rideva ancora con i suoi amici, noncurante della sua ragazza che stava singhiozzando e della scena che si stava svolgendo davanti a lui.
- Ah, certo…lui è un Purosangue, un giocatore di Quidditch e tutte le donne pagherebbero per averlo…beh, sai una cosa, Lily? Evidentemente la nostra amicizia non era destinata a durare per sempre… -
La ragazza rimase ferma singhiozzando mentre guardava il suo ex migliore amico allontanarsi da lei. Mentre passava vicino a James Potter, Severus si fermò un attimo.
- Solo una cosa, Potter…se vi siete messi insieme prima di ieri sera, sappi che durante il banchetto io l’ho baciata… - lo vide impallidire, un sorriso di perfida soddisfazione increspò le sue labbra – proprio come pensavo, Potter, sei un povero cornuto…come lo dirai alle tue numerose ammiratrici, ora? Ma era ovvio, non credi? In fondo il tuo Patronus è un cervo… -
Mi aspettavo una reazione violenta da parte di Potter e compagnia, ma non successe nulla. Il padre di Harry rimase livido, come congelato, in mezzo ai suoi amici che non ridevano più. Lily era accasciata sulla riva del lago, mentre singhiozzava come se piangere fosse diventata la sua unica ragione di vita. E Severus se ne tornò con il cuore spezzato, ma l’animo gonfio di orgoglio per la vendetta, nel castello.

Ero sconvolta. In quei pochi attimi mi si era stravolto davanti un mondo in cui torto e ragione erano nettamente separati. In quel ricordo, tutti erano innocenti e colpevoli allo stesso tempo.
- Professore…è successo veramente quello che ha detto a Potter? –
- Certo, signorina Silente...tuo nonno mi aveva detto di non dire bugie e io non l’ho più fatto –
Sbattei gli occhi, come se non potessi crederci.
- Quindi lei ha davvero baciato Lily Evans? –
- Quale parte della mia risposta affermativa non riesci a capire, signorina Silente? –
- Mi scusi, signore –
Restammo per qualche minuto in silenzio. Avevo paura di fare la domanda che mi girava per la testa. Credeva che sarebbe riuscito ad avere Lily tutta per sé se le avesse confessato prima quello che provava per lei, nonostante l’amicizia che li legava?
- Sì, signorina Silente, credo che sia esattamente così – sentenziò Piton all’improvviso.
Lo fissai. Aveva letto nella mia mente la domanda che stavo per porgli?
- Sono un Legilimens, non è così difficile –
Continuai a guardarlo incredula. Non bastava mio nonno a frugarmi liberamente nella testa?
- Due Legilimens sono sempre meglio di uno -
- Ha mai sentito parlare della privacy, professore? –
- Le domande riguardavano me, quindi non vedo perché tirare in ballo la privacy –
Sospirai. Ero stanca, non avevo voglia di discutere su cose del genere.
- Mi ha fatto vedere questo ricordo per aiutarmi, professore? Mi ha letto nella mente quello che temo accada tra Dwight e Astoria? –
- Sì alla prima domanda, no alla seconda – rispose rapidamente.
- Allora come sapeva che mi avrebbe aiutato vedere questo ricordo? –
- Lo so perché…lo so, insomma! – sbottò imbarazzato.
Vedendo che non smettevo di fissarlo con scetticismo, decise di vuotare il sacco.
- Il signor Malfoy è stato così gentile da venirmi a spiegare la ragione del tuo insuccesso, questo pomeriggio…dato che non posso accettare che diventi un impiastro peggiore di Potter, dovevo fare qualcosa! –
Mi dissi che dovevo fare un bel discorsetto a Draco su quello che poteva spifferare e quello che doveva tenersi per sé.
- Non strigliare troppo Draco, mi raccomando – mi disse Piton, con un tono che sembrava estremamente divertito – ora puoi andare –
Uscii dall’ufficio di Severus con uno stormo di dubbi in testa. Il primo della lista riguardava cosa avrei dovuto fare con Dwight.



Note dell'autrice


Buonasera a tutti! Non so come, ma per ora riesco a mantenere un ritmo di aggiornamento piuttosto decente (sarà perchè mi vengono idee una dopo l'altra senza interruzioni?). Grazie a tutti voi che leggete, vi chiedo come sempre di lasciare se volete un segno del vostro passaggio giusto per farmi sapere se avete suggerimenti o cosa ne pensate di questo storia che sta diventando sempre più lunga ^^

DarkViolet92: grazie mille! Penso che ne avesse bisogno e ora c'è anche Piton che le ha messo la pulce nell'orecchio xD
mistero: piace molto anche a me il Dracuccio tenero, ma ancora aspetto che qualcuno venga a dirmi che l'ho trascinato troppo OOC (sono terrorizzata o.o)
anche in questo capitolo c'è una bella presenza di Sevvie, spero ti sia piaciuto! ^^
Luciana Menditegui: più presto che ho potuto ^^ anche a me dispiace per Daniel in fondo...
Elly Chan: l'incontro di Narcissa e Lauren purtroppo sarà tra molti capitoli (ora di Natale succederanno altre centinaia di cose xD) la situazione tra Dwight e Lauren è abbastanza complicata, penso di dare una svolta nel prossimo capitolo...ma non voglio dire troppo! ^^ comunque usa pure quando vuoi questa espressione, non credevo di essere l'unica a scriverla (o forse sì? xD)

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Capitolo 19
*** Pazza d'amore ***



Non dovetti aspettare molto.
Il 31 ottobre, festa di Halloween, eravamo tutti riuniti nella Sala Grande per il banchetto che avrebbe preceduto una specie di ballo informale in cui era stato sconsigliato, per qualche assurdo motivo che sospettavo riguardasse la conservazione delle tradizioni, di partecipare a coppie.

Avevo parlato a lungo con Draco di questa storia e sapevo esattamente cosa avrei dovuto fare.
Peccato che venni anticipata.

Appena i tavoli vennero fatti sparire, finita la cena, iniziò a risuonare una musica nella Sala; pochi attimi dopo Dwight mi prese per un braccio trascinandomi al centro della pista da ballo affollata, ignorando il fatto che stessi opponendo resistenza con tutte le mie forze.
- Daniel, lasciami! – urlai, anche se sapevo benissimo che la musica e il trambusto avrebbero coperto perfettamente la mia voce.
- Smettila di fare la sciocca, Lauren – rispose lui, stringendomi i polsi con forza e abbozzando un paio di passi di danza per non destare sospetti – devo farti delle domande molto importanti –
- Possono sicuramente aspettare domani mattina –
- Perché, ora cos’hai da fare? –
- Devo parlare con Draco – replicai freddamente.
- Anche lui può aspettare domani mattina – mi disse con calma.
Mi guardai intorno. Eravamo attorniati da coppie danzanti del tutto disinteressate a noi. Non avevo via di fuga.
- Ok, parliamo – sospirai, chiedendomi dove diamine fossero finiti Malfoy, Zabini e Paciock. Proprio quando avevo bisogno di loro.
- Perché mi stai evitando? –
- Perché, io ti sto evitando? – risposi astutamente, certa di far venire dei dubbi anche a lui. Ma non attaccò.
- Certo che mi stai evitando! È da quando hai fatto la selezione per la squadra di Serpeverde che non mi rivolgi quasi più la parola e non ti siedi più vicino a me durante le lezioni! –
- Coincidenze, Daniel… -
Il mio cuore iniziava a ribellarsi alla stretta vicinanza di Dwight. Sperai che non se ne accorgesse.
- Allora perché il battito del tuo polso è improvvisamente diventato stile tamburo? –
Arrossii. Ecco perché mi aveva afferrata per i polsi, mi conosceva troppo bene.
- Perché balli con me se stai corteggiando Astoria Greengrass? – ribattei, aggrappandomi all’unica cosa che mi impediva di appoggiarmi alla sua spalla e respirare il suo magnifico profumo.
- Non cambiare argomento, Lauren! –
- Rispondimi! – strillai, perdendo senza volerlo la flemma che avevo ereditato da nonno Albus.
Quella volta numerose teste si voltarono verso di noi.
- Ok, ok…stai calma… - mi sussurrò nell’orecchio, facendomi sussultare – adesso usciamo in giardino e te lo spiego, va bene? –
- Io in giardino da sola con te non ci vengo – mormorai gelida – non più, almeno… -
- Lauren, vuoi farla finita? Non capisco tutte queste scenate solo perché ho detto a Draco che voglio fare la corte ad Astoria! Lo fai perché credi che sia troppo piccola per me? –
“Sì, Daniel, lo è…ha quindici anni mentre tu ne hai ventuno…non ti senti uno sporco approfittatore?”
Avevo tutte le intenzioni di rispondergli in quel modo, prima di pensare al ricordo che mi aveva mostrato Severus.
Non avrei perso il treno come era successo a lui. Non l'avrei permesso.
- Non solo…tu mi piaci, Daniel… -
Ecco, l’avevo detto. Non era stato così difficile, in fondo.
- Io… cosa?! –
- Fin dal primo momento in cui ti ho visto, la sera dello Smistamento, i miei occhi si sono rifiutati di guardare un altro ragazzo…mi piaci davvero molto, Daniel, e non lo dico solo perché ora vuoi conquistare quella specie di bambolina perfettina… -
- Andiamo fuori – disse con tono incolore.
Mi lasciai trascinare fuori dalla Sala Grande e poi nel giardino della scuola, poco lontano dalla porta d’ingresso. La musica si sentiva molto meno da lì, ma la mia mente era leggermente stordita.
- Voglio chiarirti questa storia, Lauren… - disse Daniel, sfoderando un sorriso luminoso che mi fece dimenticare del tutto quello che aveva probabilmente intenzione di fare con la Paris Hilton in miniatura.
- Tra me e Astoria per ora non c’è nulla e non ci sarà nemmeno quando l’avrò fatta cadere ai miei piedi, ok? Questo ricordatelo, non c’è storia – sentenziò con semplicità.
Peccato che io non fossi così ingenua da crederci.
- Vuoi dirmi che tu vuoi far innamorare Astoria di te per non farci nulla e non metterti insieme a lei? –
- Se la metti su questo piano so che sembra molto strano, ma è così… - notò il mio sguardo scettico e stretto a fessura – davvero, Lauren! Mi serve entrare nelle sue grazie solo perché credo che la sua famiglia abbia a che fare con la mia! –
- E per averne la conferma serve farsela con lei? –
- Ma è ovvio! Non darà mai fiducia a uno come me se non sarà stracotta! Sono un Mezzosangue di ventuno anni che va ancora all’ultimo anno di Hogwarts senza uno straccio di lavoro…se non diventassi il ragazzo prediletto della loro adorata figlioletta come credi che potrei presentarmi davanti ai Greengrass per scoprire se c’è un nesso di parentela tra noi? –
- Perché sospetti una cosa del genere? Tu conosci i tuoi, me l’hai detto! –
- Ma mia mamma non ha mai voluto dirmi il suo cognome e da quale famiglia di maghi proviene…quando ho visto il naso di Astoria così simile a quello di mia madre mi è venuto un dubbio e io voglio sapere la verità! –
Lo guardai. Potevo capire il suo bisogno di sapere, ma la sua storia faceva acqua da tutte le parti.
Da quando in qua si capivano i legami di sangue guardando il naso di qualcuno?
- Perché non conquisti Daphne, allora? Lei è molto più abbordabile, dato che la conosci ed è in dormitorio con noi… -
- Perché Daphne è già promessa a un altro ragazzo, lo sai benissimo! –
Abbassai lo sguardo. Non potevo fare a meno di credergli, il mio amore mi impediva di diffidare delle sue parole, lo avrebbe fatto anche se Daniel mi avesse raccontato di essere il Coniglio Pasqualino e Babbo Natale insieme.
- Ok, Daniel…scusami…mi dispiace di averti evitato… -
Dwight mi sorrise di nuovo, accarezzandomi la guancia.
- Mi aiuterai a conquistare Astoria, dunque? –
Le sue parole furono come pugnali nel mio cuore, ero consapevole del dolore che mi sarei auto inflitta accettando, ma gli volevo troppo bene.
Annuii, cercando di mantenere la calma.

- Grazie, grazie, Lauren! Sei una vera amica! –
- Spero di diventare qualcosa di più, quando avrai smesso di fingere con Astoria… -
- Ma certo…stai tranquilla… -
Lo guardai negli occhi, sentendo che gli credevo anche se il tutto aveva qualcosa di assurdo.
Lui mi prese per mano e tornammo in Sala Grande. Evitai gli sguardi di Draco e Blaise quando lasciai Daniel in loro compagnia dirigendomi con passo deciso verso Astoria Greengrass, seduta ad un tavolino nell’angolo della sala.

- Astoria? – le chiesi, cercando di ignorare la mia vocina interiore che mi sussurrava malignamente che non potevo competere con i suoi deliziosi boccoli biondi e gli occhietti color cielo di primavera.
- Sì? Ci conosciamo? – mi rispose, arricciando il nasino con aria di superiorità.
- Sono Lauren Silente, una compagna di dormitorio di tua sorella –
Mi fece un mezzo sorriso distratto, facendomi cenno di sedermi di fronte a lei. Mi allungò la mano, stringendomela rapidamente.
- Ti ha detto Daphne di venire da me? –
- No, tua sorella mi ha solo detto che hai qualche problema con Erbologia…se vuoi, possiamo studiare insieme –
Le si illuminarono gli occhi, annuì come se fossi stata la sua salvezza.
- Sei molto gentile, grazie…quando saresti disponibile? –
- Quando non capisci qualcosa basta dirmelo…tanto Daphne sa dove trovarmi… -
Tra noi cadde il silenzio. Nessuno può immaginare quanto sforzo avessi dovuto fare per suggerire ad Astoria di studiare con me.
Passare i pomeriggi a fraternizzare con la tua peggiore rivale in amore per aiutarla ad innamorarsi del ragazzo di cui tu sei innamorata è una cosa da pazza suicida.

- Ti ho visto con quel bel ragazzo dagli occhi verdi, l’amico di Malfoy… state insieme? – mi chiese all’improvviso Paris-Astoria con sguardo sognante.
- Chi, Daniel? No… siamo solo amici… - mi costrinsi a dire, con una fitta al cuore.
- Credi di potermelo presentare? – continuò, con aria ingenua.
- Oh…ehm… - esordii, provando il forte impulso di picchiarla a sangue urlandole nelle orecchie “Daniel Dwight è mio e non si tocca!” – Certo, perché no? Andiamo anche subito, se vuoi… -
Mi alzai, stando ben attenta a camminare dritta senza andare a sbattere contro nessuno, il tutto reso più difficile dai tacchi.
Astoria mi seguì dopo essersi ravviata con cura i capelli. Sembrava una piccola diva del cinema Babbano.
Ci avvicinammo al tavolo dove stavano seduti i miei amici, Malfoy e Zabini mi fissarono come se la pelle mi fosse diventata verde all’improvviso.

- Buonasera a tutti! – urlai sorridendo con falsa allegria – Come va, ragazzi? –
I due citati prima non risposero, guardando ad alternanza me e Astoria, mentre Paciock, Finnigan e Goldstein mi risposero sorridendo.
Dwight rimase imbambolato a guardare la mia più acerrima nemica alle mie spalle.

- Voglio presentarvi Astoria, la sorella di Daphne…era un po’ da sola e allora le ho chiesto se volesse farci compagnia! – dissi, sentendo le lacrime pizzicarmi l’angolo degli occhi al pensiero di quello che stavo facendo.
Vidi il sorriso smagliante della Greengrass abbagliare gli occhi color giada di Daniel e mi dovetti appoggiare al tavolino per non cadere a terra come un sacco di patate.
- Ora scusate ma io non sto tanto bene…devo aver mangiato troppo… - mormorai, costringendomi a mantenere almeno per altri due minuti un minimo di dignità – Divertitevi, ragazzi! Ci vediamo più tardi, forse… -
Uscii fuori dalla Sala Grande facendo lo slalom tra tutti i presenti e stabilendo probabilmente un tempo record di corsa con i tacchi.
Non sapevo dove andare, mi inoltrai nello stesso corridoio buio dove mi ero rifugiata dopo lo Smistamento e mi sedetti per terra sentendomi incredibilmente svuotata.

Ignorai spudoratamente il rumore di passi che si dirigevano verso di me fino a quando due paia di braccia forti non mi tirarono delicatamente in piedi.
Draco e Blaise.

- Mi spieghi cosa cazzo hai combinato? – sussurrò Malfoy, stringendomi convulsamente il braccio destro. Trattenni un gemito, mi stava facendo davvero male.
- Draco…lasciami, per favore… -
- Drake, lasciala, avanti! – disse Blaise, staccandogli la mano dal mio braccio e sorreggendo da solo tutto il peso del mio corpo – Tutto bene, Lauren? –
- No…per niente…ho fatto la cosa più stupida della mia vita… -
- Abbiamo notato, sai? Quando ti abbiamo vista andare verso il tavolino di Astoria pensavamo che volessi scatenare una rissa, ma quando ti sei avvicinata a noi in sua compagnia ci siamo chiesti se davvero non ti fosse partita qualche rotella! –
Mi staccai lentamente da Blaise, riprendendo il controllo delle mie gambe. Mi tirai un pizzicotto per trattenere le lacrime. Non avrei pianto per Daniel, ma per la preoccupazione che i miei due amici stavano dimostrando nei miei confronti.
- Perché l’hai fatto, Lauren? – sbottò Malfoy, guardandomi incredulo.
Brevemente feci un riassunto di quello che era successo dopo la cena, mentre camminavamo per i corridoi deserti della scuola.
La musica della Sala Grande si sentiva attutita in ogni angolo del castello, ad ogni nota immaginavo Dwight e la Greengrass volteggiare felici a passo di danza. Alla fine del mio racconto, eravamo arrivati giusto davanti alla “tana del serpente”.

- Tu sei pazza di amore, Silente – disse Draco – se non ti ammirassi ti direi che la tua nobiltà d’animo mi fa schifo…ma dato che in teoria ti ammiro, non lo dirò! –
Io e Blaise ridacchiammo davanti alla faccia disgustata di Malfoy.
Fingeva di non sopportare quello che avevo fatto io, ma entrambi sapevamo che erano le azioni di Daniel a non andargli a genio.

Nonostante non volessi farlo, entrammo nella stanza prediletta di Draco. Sapevo che Zabini e il proprietario del luogo si sarebbero tagliati le mani prima di approfittare della mia situazione di instabilità mentale, ma ero comunque un po’ tesa.
Era la prima volta per me in una camera da letto con due ragazzi.

- Secondo me dovresti lasciarlo perdere, Silente – sentenziò Malfoy, dopo avermi costretta a sedermi e avermi piazzato davanti un bicchierino di Whisky Incendiario – Se dopo avergli confessato quello che provi per lui, quello scemo del nostro amico ti ha chiesto di aiutarlo lo stesso con questa stronzata su Astoria, allora vuol dire che non gliene frega niente di te! –
Era esattamente quello che pensava la parte del mio cervello non annebbiata dall’amore.
Quindi il povero uno per cento costretto a lottare inutilmente contro tutti gli altri neuroni.

- Un po’ di tatto no, eh, Drake? – si intromise Blaise, cercando di smorzare i toni del Principe delle Serpi.
- Lei non ha bisogno di un po’ di tatto, ma di un ragazzo nuovo! – sputò Draco, dimostrando tutto quello che aveva segretamente iniziato a pensare di Dwight.
- Lo deve decidere Lauren, questo… -
- Lui ha detto che non vuole veramente mettersi con Astoria, io gli credo… -
- Sì, sì, anche a noi ha raccontato la grandissima cretinata della famiglia – rispose Malfoy – ma in ogni caso io non gli credo…non ha senso! –
- Io lo amo, Draco… -
- Sei una povera pazza d’amore, te l’ho già detto prima di entrare qua dentro! –
Mi sorrise leggermente, come per dirmi che nel suo astio non c’era niente di personale.
Sospirai, lanciando un’occhiata al Whisky che non avevo avuto il coraggio di toccare, conscia della mia quasi nulla resistenza a qualsiasi cosa vagamente alcolica.

- Bevi e vedrai che ti passerà un po’ – mi consigliò Blaise – altrimenti questa notte stai certa che non dormirai e non puoi permetterti di farti vedere come uno straccio da Daniel se gli devi far cambiare idea a proposito di Astoria –
Entrambi avevano ragione, dovevo tirarmi su le maniche e lasciarlo perdere. Se davvero teneva a me quanto io tenevo a lui, sarebbe tornato.
Altrimenti non sarebbe stata una grande perdita. Ma non credevo molto a questa mie ultime parole.

Presi il bicchiere e lo vuotai tutto d’un fiato, guadagnandomi un piccolo applauso da parte dei miei amici.
- Sarà un buon motivo per concentrarmi solo sulla scuola… -
- Sai cosa faremo, Silente? – lo sguardo di Draco si accese – Inizieremo gli allenamenti di Quidditch, così potrai sfogare tutta la rabbia repressa che hai dentro in modo costruttivo! –
Iniziai a ridere come un’oca giuliva, l’alcol stava probabilmente facendo effetto.
Blaise mi mise altro Whisky nel bicchiere, io continuai a mandare giù senza pensarci.
E ad essere sincera tutto quello che ricordo di quella notte di Halloween dalla mia risata in poi fu che continuai a ridere come una povera scema, che mi divertii da matti e che dimenticai del tutto Daniel e Astoria per un po’.

Ah, veramente ci sarebbe anche un’altra cosa. Mi svegliai sdraiata sul letto a baldacchino verde con Draco da una parte e Blaise dall’altra.
Ma ci tengo a precisare che eravamo tutti e tre completamente vestiti.



Note dell'autrice

Buon pomeriggio a tutti! Ecco appena postato un breve capitolo tutto incentrato sulla "love story" (anche se ora sempre più una hate story) Daniel / Lauren.
Ringrazio tutti i miei lettori (commentatori o meno) e in particolare spikina che si è aggiunta alla schiera di coloro che hanno messo questa storia nelle preferite.
Se avete tempo da perdere e avete voglia di leggere qualcos'altro di mio, vi consiglio di dare un'occhiata alla fan fiction Aldilà iniziata da Bimba91 (si trova tra le mie seguite).
Si tratta di una roundrobin, il mio capitolo è il secondo.
Dopo questa veloce pubblicità poco occulta (spero mi perdoniate ^^), mi accingo a rispondere alle recensioni.

DarkViolet92: grazie mille! Fammi sapere cosa ne pensi anche di questo, se ti va.
Atari: non volevo "costringere" nessuno a recensire, ma dato che l'hai fatto ti ringrazio di avermi fatto sentire la tua opinione e di avermi seguita fino ad ora. Forse sembra sciocco da dire, ma è una soddisfazione vedere dei nomi nuovi tra le recensioni. Comunque credo che non mi bloccherò molto presto, ma farò di tutto per dare a questa storia una fine degna di questo nome. Grazie ancora!
Elly Chan: chi non vorrebbe essere Legilimens? Davvero, a volte si pagherebbe per leggere nella mente delle persone. In ogni caso, le sorprese arriveranno un po' alla volta, quindi tranquilla perchè non dovrai aspettare il lontano capitolo di Natale per soddisfare la tua curiosità (o almeno spero).

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Capitolo 20
*** Novembre scarlatto ***


ccc Attenzione: a causa di parte dei temi trattati, ritengo necessario alzare a rating arancione questo capitolo.
Potreste non condividere la mia idea, ma preferisco non rischiare di sconvolgere qualcuno dall'animo sensibile o di età considerevolmente bassa.
Detto questo, vi consiglio di non leggere se rientrate nelle due categorie sopracitate.
Buona lettura, ci vediamo sotto ^^


Il mese di novembre passò in un lampo, da quanto ero concentrata sulle lezioni e sul Quidditch.

Daniel e Astoria erano diventati la coppia dell’autunno, andavano in giro a braccetto come due fotomodelli che aspettavano solo di essere immortalati.
La cosa buona del loro presunto fidanzamento era che Daniel non frequentava più molto il nostro gruppetto e quindi non ero costretta ad evitarlo.
La cosa cattiva era che io lo amavo ancora, forse più di prima se era concepibile.
Nonostante tutto questo, non ci furono eventi degni di nota.
A parte le punizioni con Piton, mi sembra ovvio. Su quattro volte che andai nel suo ufficio in quel mese, uscii quattro volte sconvolta.

Prima settimana di novembre, martedì. Daniel e Astoria non si erano messi ancora insieme, ma la notizia del loro stretto rapporto era già dilagata in giro per tutta la scuola.
- Mi chiedo come faccia tu a stare così in pace con te stessa, signorina Silente – osservò Piton, mentre mi scrutava seduta composta davanti a lui con uno sguardo sereno negli occhi.
- Faccio yoga, professore –
- Non essere sciocca, lo yogurt non ha niente a che fare con i problemi di cuore –
- Infatti io ho detto yoga… ma lasciamo perdere… -
- Quindi come fai? Prendi delle pozioni calmanti? – mi chiese con sguardo sospettoso.
- No, signore – risposi, come se mi avesse accusato di essere una Mangiamorte travestita – sfogo i miei sentimenti negativi nel Quidditch –
Mi osservò con attenzione, come se una qualche ruga di espressione sul mio viso potesse tradire quello che provavo. Evidentemente la trovò, perché si appoggiò allo schienale della sedia sospirando.
- Non so perché mi preoccupo così per una studentessa, signorina Silente – disse, fissando il Pensatoio come se stesse parlando con lui – so solo che sei molto particolare e vorrei poterti aiutare…mi ricordi molto me alla tua età, stessi problemi anche se siamo due persone completamente diverse –
Non risposi, concentrata a non pensare a quello che probabilmente stavano facendo Daniel e Astoria in quel momento.
- Quasi mi sento in colpa a farti vedere il ricordo di questa sera –
- Di cosa si tratta? – chiesi, felice di potermi concentrare finalmente su qualcosa di concreto.
- Lo vedrai subito, tranquilla… -
Rimescolò il liquido argenteo nel Pensatoio con la punta della bacchetta, poi mi fece il solito cenno che interpretavo come un permesso per immergermi nei suoi ricordi.

Un giovane Piton, sembrava avere massimo vent’anni, era davanti a una villetta bianca con la staccionata decorata da numerosi festoni argentei. Era vestito con un completo serio ed elegante, aveva un aspetto estremamente curato, il suo volto esprimeva compostezza e dolore. Tra le sue mani c’era un grazioso pacchetto regalo che accarezzava con cura.
- Non so nemmeno perché sono venuto – borbottò a sé stesso, guardando con aria circospetta da entrambi i lati della strada deserta – è tutta colpa di Albus… -
Sospirò e attraversò il vialetto che conduceva verso la porta della casa. Suonò il campanello con l’aria di uno che stava per pentirsi di qualcosa. Gli aprì la porta una giovane donna con lunghi capelli rossi, un vestito bianco di tulle e un velo in testa. Riconobbi Lily Evans, immaginai che fosse vestita da sposa.
- Sev! – urlò con gioia – Non avrei mai pensato che saresti venuto! –
Gli saltò al collo, stritolandolo per un minuto buono, mentre il vociare all’interno della casa aumentava di volume.
La sposa fece entrare Severus all’interno e li seguii.

- Questo è per te, Lily – disse Piton, porgendole il regalo. La donna si illuminò, iniziando lentamente a scartare il pacchetto, ma venne interrotta dall’arrivo di quello che supponevo essere il suo novello marito, James Potter.
- Ma guarda chi si vede! – disse, con un sorriso evidentemente forzato – Il caro vecchio Mocciosus! Non ti dispiace se ti chiamo così, vero? –
- Ad essere sincero, sì – rispose Severus tra i denti.
Lily sembrò ignorare volontariamente quello scambio di battute. Dalla stessa parte da cui era spuntato James, arrivò anche Sirius.
- Mocciosus! Quanto ci sei mancato! – urlò Black, facendo finta di voler abbracciare Severus che si scostò disgustato.
- Ragazzi, smettetela – disse seccamente Lily, rivolgendo poi uno sguardo luminoso e un tono dolce a Piton – Grazie per il tuo regalo, Sev, è meraviglioso! –
La donna teneva in mano una collana di piccoli smeraldi che facevano risaltare in modo spaventoso il colore dei suoi occhi.
Severus le sorrise timidamente. A quel punto arrivò anche Lupin.

- Jamie, Sir, dove… - iniziò a dire, poi vide Piton – Severus, non mi avevano detto che saresti venuto anche tu! Tutto bene? – chiese Remus con gentilezza.
Piton annuì, anche se si vedeva che aveva occhi solo per Lily.
- Vuoi unirti al rinfresco, Sev? – chiese la sposa con sguardo incoraggiante.
- Ma certo, lo portiamo noi, mia cara – disse James, spingendo la moglie in un’altra stanza insieme al povero Remus e tornando poi nel corridoio d’ingresso dove si stavano fronteggiando con lo sguardo Sirius e Severus – Cerchi guai, Mocciosus? –
- Sono stato invitato, Potter – rispose Piton con un tono che avrebbe congelato il Sole.
- Lo so bene, Lily ha avuto pietà di te – replicò lo sposo – ma immagino che ora che sei qui tu voglia solo ammettere di essere stato sconfitto  -
- Non sono venuto qui per te e Black, ma per Lily – mormorò Severus – lasciatemi andare da lei –
- Scordatelo, te ne devi andare ora, Mocciosus! – sibilò Black – Non sei desiderato! –
La testa di Lily spuntò dall’entrata del salotto.
- Tutto bene lì? Perché state fermi nell’ingresso? –
- Lily, tesoro – disse James con un sorriso smagliante – Stavamo solo facendo una simpatica chiacchierata tra vecchi compagni di scuola! –
- Davvero, Sev? – chiese lei sospettosa.
- Potresti gentilmente dirmi dove si trova il bagno? – chiese Severus evitando lo sguardo della donna – Ho solo una piccola emergenza da risolvere e poi devo scappare –
- Ma dove vai, Sev? – mugolò dispiaciuta Lily – Sei appena arrivato! –
- Mi dispiace, Lil… - sussurrò lui.
- Comunque è proprio dietro di te, guarda! –
Piton si voltò ed entrò nel piccolo bagno chiudendosi dentro a chiave. Si guardò allo specchio, fece una smorfia di disgusto.
- Forse se non fossi così brutto a quest’ora avresti potuto averla tu e non Potter – mormorò con odio alla sua immagine riflessa.
Tirò un pugno allo specchio, che si ruppe in mille pezzi facendo un fracasso infernale.
- Sev, cosa sta succedendo? – arrivò da fuori la voce attutita di Lily.
- Niente, niente! – disse Severus a voce alta, abbassandola fino a farla diventare un sussurro ed estraendo la bacchetta – Reparo! –
Lo specchio tornò a posto, la mano di Piton continuò copiosamente a sanguinare.
- Ecco com’è ridotto ora il mio cuore… -

Seconda settimana di novembre, venerdì. Quella mattina Piton aveva deciso di rimandare la preparazione della Felix Felicis prevista per quel periodo perché non riteneva che tutta la classe fosse all’altezza di un tale compito, dopo aver visto che nessuno era riuscito ad ottenere una preparazione decente di antidoto alla Polisucco. Inutile dire che questa cosa l’aveva fatto imbestialire e che quindi si sarebbe sfogato su di me durante la punizione.
- Signorina Silente, per questa sera le ho tenuto da parte un ricordo estremamente piacevole – il suo tono sarcastico unito a uno sguardo sadico mi fece dubitare fortemente delle sue parole.
- Si sente bene, signore? –
- Certo, certo – guardò per un attimo il calice di succo che per la prima volta aveva deciso di offrirmi. Altro gesto sospetto, a mio parere.
- Non ha intenzione di avvelenarmi, vero signore? – domandai, tanto per sapere se dovevo mettermi a stendere rapidamente un testamento o meno.
- Non si sente bene, signorina? – mi disse con voce flautata, per tutta risposta.
Deglutii a fatica, mi stava terrorizzando. Per evitare di confermargli che me la stavo facendo sotto, entrai senza la minima esitazione nel Pensatoio.

C’era un tempo da lupi, pioveva a dirotto e il vento fischiava tra gli alberi sferzando le nuvole nel cielo color piombo. Severus e altre due figure incappucciate che riconobbi per Mangiamorte erano appostati davanti a un gruppo di case isolate.
- Hai fatto quello che il Signore Oscuro ti ha detto, Piton? – chiese una voce strascicata che assomigliava terribilmente a quella di Draco.
- Come sempre, Lucius – rispose freddamente lui – come sempre. Tra dieci secondi potremo entrare.-
Contai mentalmente il tempo dato da Severus e quando dentro di me dissi “dieci” sentii delle urla agghiaccianti provenire dalle case davanti a noi.
Il terzo Mangiamorte scoppiò a ridere.

- Ottimo lavoro, Piton, ottimo lavoro! – strillò una voce acutissima di donna – Pensavo che sarebbe stato un noiosissimo incarico silenzioso, ma queste urla mi ripagano dal passare una notte simile senza uccidere nessuno! –
Le voci continuarono strazianti per qualche minuto, poi cessarono. In quel momento si udì il pianto insistente di un neonato.
- Non pensavo che avessero marmocchi – riprese a parlare la donna.
- Bella, stai zitta. – sputò seccamente Severus, dirigendosi verso la casa al centro – Lucius, io mi occupo di questa, tu vai a destra e lei a sinistra. –
Nessuno rispose, ma sembrarono essere d’accordo. Piton puntò la bacchetta contro la porta della villetta, facendola aprire violentemente. Lo seguii all’interno, mentre il pianto del neonato si faceva sempre più vicino.
- Dove potranno mai averlo nascosto? – mormorò, facendo una smorfia infastidita mentre gli strepiti del bambino aumentavano di volume.
Scavalcò due corpi, un giovane uomo e una giovane donna, stesi a terra e iniziò a mettere sottosopra la casa, aprendo senza ritegno tutti i mobili. Sui due cadaveri riconobbi evidenti sintomi di avvelenamento, le urla erano forse dovute a quello, ma non riuscivo a capire perché si stessero decomponendo così in fretta nonostante il freddo. Sentii che stavo per vomitare, tornai con lo sguardo su Severus che sembrava contrariato.
- Dannazione – sibilò, tirando un calcio al tavolino di cristallo e mandandolo in frantumi – Dannazione! Dove possono averlo nascosto? –
Anche Lucius e Bellatrix entrarono nella casa, entrambi scuotendo la testa.
- Noi non abbiamo trovato niente – disse Malfoy, guardando con disgusto i corpi ormai irriconoscibili delle due vittime stese sul pavimento – andiamo a controllare al piano di sopra –
- Sì, così potremo far fuori quel fastidioso moccioso che mi sta perforando le orecchie! –
Bellatrix si fiondò su per le scale, Piton la seguì con sguardo pieno di orrore e io mi ritrovai a fare lo stesso.
Quella pazza aveva intensione di uccidere un neonato solo perché stava piangendo per istinto?

Arrivai in cima alle scale aspettandomi il peggio, sentii la voce di Severus urlare “Expelliarmus!”.
Mi fiondai verso la direzione da cui provenivano le urla del bambino, vidi Bellatrix vicina alla culla con un affascinante sorriso crudele e Severus sulla porta con la bacchetta puntata contro di lei. Il bambino strillava ancora più forte, forse chiedendosi il motivo di quel trambusto.
- Il Signore Oscuro ha detto di non fare differenze, Piton – strillò la donna con un brillio folle negli occhi.
- Il Signore Oscuro vuole che gli portiamo quello che cerca, non la pelle di un bambino innocente! –
Anche Malfoy arrivò alle spalle di Severus guardando Bellatrix come se fosse stata un Vermicolo schiacciato.
- Non puoi ucciderlo! Pensa a tuo nipote, ha la stessa età di quel moccioso! – sputò Lucius, che nonostante tutto in quel momento sembrava avere un minimo di buon senso e di cuore.
- Mi hai Disarmata, Piton… - disse con vocina infantile la donna, prendendo in braccio il bambino e mettendosi una mano alla cintura – E ora sarà peggio per tutti…s oprattutto per il pargolo! –
Sghignazzò crudelmente, vidi che tirava fulminea fuori un pugnale, chiusi gli occhi disgustata e terrorizzata.
Sentii il rumore del sangue che schizzava sulle vesti, sui muri, il silenzio che spezzava il pianto del bambino.


Mi spiace ammetterlo, ma quando uscii dal ricordo rimisi la cena sul pavimento dell’ufficio di Piton.
Lui rimase impassibile, come se si fosse aspettato qualcosa di simile, e non mi urlò dietro di ripulire immediatamente.
Mi sentivo malissimo.
E odiavo profondamente Bellatrix Lestrange.



Note dell'autrice

Rispunto oggi con questo capitolo dedicato alle memorie di Piton (come vi anticipo sarà anche il prossimo), sperando che sia stato di vostro gradimento e che non abbia sconvolto nessuno. Ma naturalmente se avete letto il mio avviso all'inizio, immagino che questo non sia successo.
So di aver trattato un tema abbastanza forte, che anche se ad alcuni potrà non sembrare così esagerato, a mio parere per altri poteva risultare decisamente sgradito.
In ogni caso, ringrazio tutti voi che leggete e in particolare Potter92, Meiss e Yvaine0 che hanno aggiunto questa storia tra i preferiti o le seguite.

Luciana Menditegui: sono riuscita a capire tutto nonostante la scrittura inusuale, tranquilla ^^ grazie per il commento, a presto!
DarkViolet92: grazie mille! Penso anch'io che Dwight sia "quella cosa", ma magari prima o poi riuscirà a redimersi xD
Valery_Ivanov: grazie anche a te per i complimenti! ^^ Lauren e Malfoy piacciono molto anche a me, sarà perchè sono meglio come amici piuttosto che come coppietta sdolcinata e romantica? xD

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Capitolo 21
*** Lacrime di dolore ***


Attenzione: almeno per l'ultima parte, ritengo necessario alzare a rating arancione anche questo capitolo.
Come per quello precedente, vi consiglio di non leggere se siete persone molto sensibili o molto giovani.
See you later, buon divertimento!

Terza settimana di Novembre, mercoledì.

La coppia Astoria - Daniel era ormai ufficiale e Draco aveva aumentato gli allenamenti di Quidditch da tre a sei volte la settimana. A volte li facevo solo con lui e Blaise dato che non tutti volevano sostenere un ritmo assurdo di studio solo per passare delle ore supplementari e completamente inutili a volare dietro a una Pluffa. Anche perché era arrivato il periodo dei grandi acquazzoni e tornare fradici nei dormitori non era molto gradevole.
La sera in cui andai da Piton ero puntualmente appena rientrata dal Quidditch, con l’aspetto di un pulcino nero bagnato fino al midollo.
- Signorina Silente, capisco che tu tenga molto ad entrare nella squadra di Serpeverde ma mi sembra esagerato allenarsi anche con la tempesta tropicale – sentenziò con un’espressione severa mentre accendeva per la prima volta, da quanto mi ricordassi, il fuoco nel camino.
Fece apparire uno sgabello lì davanti e mi fece sedere. Subito il calore iniziò a far evaporare l’acqua gelida dalla mia povera divisa.
- Non è una tempesta tropicale, ma un semplice temporale –
Piton sospirò scuotendo la testa, come se fossi un caso disperato. Prelevò il Pensatoio dalla scrivania, piazzandolo davanti al camino per darmi la possibilità di non spostarmi dal delizioso tepore del fuoco.
- E nonostante tutto, non arrivi mai in ritardo – mormorò, come se la mia puntualità fosse un difetto.
Mi imbronciai, odiavo le persone che criticavano quelle che io credevo le mie caratteristiche migliori.
- Ora cosa c’è? – mi chiese, notando il mio broncio.
- Non mi sembra una colpa essere puntuale! –
- Non lo è, infatti – replicò con tono piatto. Anche lui a mio parere era un caso disperato.
- Il ricordo di oggi è abbastanza personale, ma dopo due mesi come mia consulente credo di potermi fidare di te…mi sbaglio? –
- Certo che no, signore – risposi allegramente – io sono muta come una tomba! –
Alla parola “tomba” il suo sguardo si rabbuiò e capii di aver detto qualcosa di sbagliato. Mi tolsi il mantello fradicio, lasciandolo ad asciugarsi davanti al fuoco, e anche se avevo la divisa di Quidditch ancora impregnata di acqua entrai immediatamente nel Pensatoio.

Severus stava attraversando il cancello in ferro battuto di quello che sembrava un cimitero.
Con passi lenti camminò sul sentiero di ghiaia scricchiolante, passando davanti a una chiesa con elaborate vetrate colorate, fino ad arrivare in cima ad una collinetta verde su cui spiccava il nero di due fosse circondate da numerose tombe di pietra scura. Davanti a queste, un ristretto gruppo di persone con gli sguardi bassi, tutte vestite di nero.
Si avvicinò lentamente, ma restò fuori dalla vista dei presenti.
Riconobbi nonno Albus, Minerva, zio Aberforth, Remus, la nonna di Neville, una vecchia signora che identificai come Bathilda Bath, Hagrid, un baffuto signore di mezza età, Madama Rosmerta, un altro anziano signore che avevo visto spesso in compagnia di mio nonno.
Poco lontano, come se avessero avuto paura del gruppo a loro vicino, c’era una coppia di Babbani: l’uomo, dal colorito paonazzo e con la faccia distorta da una smorfia contrariata, teneva in braccio un bambino paffuto; la donna, magrissima e con gli occhi cerchiati di pianto, teneva per mano un bambino spettinato che assomigliava incredibilmente ad Harry.
Il prete celebrò il funerale nel silenzio più assordante che avessi mai sentito.
Nessuno pianse, vidi solo Severus stringere i pugni più volte arrivando a infilarsi le unghie nei palmi delle mani con così tanta forza da farli sanguinare.
Quando la cerimonia terminò, i Babbani furono i primi ad andarsene. Li seguirono tutti gli altri, tranne nonno Albus e Remus.
Il primo gettò nelle fosse, dopo un piccolo inchino, due corone di fiori gialli e rossi, i colori di Grifondoro.
Il secondo, quando mio nonno se ne fu andato, pianse a lungo davanti ad entrambe le fosse senza trattenersi e buttò in quella a destra una piccola scatoletta trasparente, in cui vidi un Boccino d’Oro, e in quella a sinistra una piccola scatoletta nera di cui non si poteva vedere il contenuto.
Qualche minuto dopo anche Remus se ne andò, soffocando i singhiozzi.
In quel momento Severus uscì allo scoperto, decidendo di avvicinarsi con cautela alle due fosse. Non calcolò minimamente quella del Boccino, si inginocchiò davanti all’altra.
- Lily Evans…io ti ho amata più della mia stessa vita…perdonami… - mormorò Piton con voce rotta e il viso nascosto dietro alla cortina di capelli scuri.
Dal mantello in cui si era avvolto estrasse la collana di smeraldi che le aveva regalato il giorno delle sue nozze, bagnandola con le sue lacrime.
- So che Potter non voleva che tu la tenessi perché ti ricordava me e che tu non volevi restituirmela per questo stesso motivo…ma ora, lui non può più protestare e non sarebbe giusto se lo facesse…perché io ti amo, Lily, e per implorare il tuo perdono ti offro quel poco che posso…in ricordo della nostra amicizia… -
Severus si guardò intorno con discrezione, continuando a nascondere il viso rigato di lacrime dietro ai lunghi capelli, e appurato che non c’era anima viva si alzò in piedi e scese dentro alla fossa di Lily Evans. Sulla bara di legno chiaro, dove vi erano appoggiate la scatolina di Remus e la corona di fiori, mise con delicatezza la collana che aveva in mano, una busta bianca e una foto che ritraeva entrambi, abbracciati e sorridenti.
- Ti ricordi quando Remus si è offerto di scattarcela, Lily? È stato davvero molto gentile…mi sono sempre chiesto come potesse essere amico di Potter… - sussurrò Severus, appoggiando la sua testa sul legno come se volesse restare lì per sempre.
- Ti vendicherò, Lily…io gli avevo chiesto di risparmiarti, lo avevo supplicato, gli ho detto di prendere la mia vita per convincerlo a lasciarti stare…ma solo dopo mi sono accorto che non avresti avuto possibilità di scampo, in quella notte fatale… - la voce di Piton si fece poco più di un sussurro impercettibile impregnato di sofferenza, sentii le lacrime scorrermi a fiumi sulle guance - …perché tu quando ami qualcuno, Lily, non lo lasci andare senza di te…non vuoi restare in questo mondo se lui è salito in cielo…non gli avresti mai permesso di uccidere tuo figlio sotto i tuoi meravigliosi occhi, Lily…sei troppo, troppo buona e nobile… -
Dei passi si avvicinavano, ma Severus sembrò non accorgersene.
- Sacrificata senza una lotta…avrei dovuto esserci io a lottare per te Lily, avrei dovuto… - singhiozzò Piton, continuando a restare abbracciato alla bara con gli occhi sbarrati dal dolore, noncurante delle lacrime e del resto del mondo. Per un attimo temetti che sarebbe rimasto soffocato dai singulti che lo scuotevano.
- Eri una bambina così ingenua e indifesa… - sussurrò Severus – Solo ora so cosa vuol dire perdere veramente chi si ama…solo ora… -
- Severus… -
Una voce gentile giunse dal ciglio della fossa. Nonno Albus gli porse la mano per aiutarlo a tornare in superficie, ma lui la rifiutò.
- Voglio essere sepolto con lei, Albus… -
- Devi essere coraggioso, Severus – disse mio nonno – perché Lily avrebbe voluto così e tu lo sai… -
Con lentezza, Piton baciò la bara e uscì dalla fossa. Si appoggiò a nonno Albus, cercando di nascondere le lacrime che gli scorrevano sul viso.
Il viso di un uomo distrutto dal dolore.
Mio nonno agitò leggermente la bacchetta, ricoprendo di terra le due bare e facendo apparire sul tumulo di terra fresca un’unica lapide bianca con incisi i nomi di Lily e James, seguiti dalle date di nascita e dalla data di morte.
- Cosa credi che sia opportuno scrivere per commemorarli, Severus? -
Rimasero in silenzio per qualche minuto. Piton sembrava essersi ripreso e anch’io avevo riacquistato un minimo di controllo.
- L’ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte… - sussurrò all’improvviso Severus.
Nonno Albus annuì con solennità e incise quella frase nella pietra bianca della lapide.
Scoppiai rovinosamente a piangere di nuovo.

Quando spuntai fuori dal Pensatoio, Severus mi stava fissando, forse sorpreso dalle mie guance rigate di lacrime e dagli occhi a palla. Senza pensarci, lo abbracciai iniziando a singhiozzare. Solo quando lo sentii rimanere rigido e non ricambiare mi ricordai che lui era un mio professore, che era la persona più fredda che avessi conosciuto dopo di me e che stavo piangendo per una persona che non avevo mai conosciuto. Mi allontanai all’improvviso, praticamente catapultandomi sullo sgabello dove il mio mantello era ormai asciutto. Mi asciugai la faccia su quello, mentre cercavo di evitare lo sguardo di Severus.
- Signore, mi dispiace…io non volevo… -
- Non importa, Lauren, posso capire… -
E a quel punto accadde una cosa ancora più sconvolgente. Fu lui ad avvicinarsi a me e ad abbracciarmi.

Quarta settimana di novembre, giovedì.
Non sapevo ancora con quale coraggio mi sarei avventurata di nuovo nell’ufficio di Severus senza avere la scusa di dover frequentare la lezione. Non avevo dimenticato l’abbraccio affettuoso di otto giorni prima, lo sentivo ancora dentro di me ogni volta che guardavo il mio professore, anche se molto probabilmente era dovuto solo alla tristezza profonda che provava quando pensava al funerale della sua amata Lily. Ma era inutile fingere, non ero riuscita a nascondere il mio sgomento a Draco e gliel’avevo confessato. E sapevo che Piton sapeva che ormai Draco sapeva. Ma sembrò non importargliene nulla quando mi presentai, come aveva deciso poche ore prima, davanti a lui per un’altra serata di punizione.
- Come va, Lauren? –
Alzai lo sguardo, sorpresa di essere stata chiamata per nome di nuovo.
Severus era esattamente uguale al solito, non si comportava in modo diverso nemmeno a lezione. Né più freddo, né più aperto. Era semplicemente se stesso.
- Non molto bene, a dire il vero…volevo porgerle ancora le mie più profonde scuse per il mio gesto della scorsa settimana, signore… -
- Ti ho già detto di non preoccuparti – disse senza sfumature – io ti stavo chiedendo come va con il signor Dwight –
- Daniel è il ragazzo di Astoria, lo sanno tutti… - risposi, con un filo di tristezza nella voce.
- Questo vuol dire che non siete più amici? –
Non ci avevo mai pensato. A volte parlavo ancora con Daniel, quando non era in compagnia di Astoria era tutto come prima. L’unica differenza era che i suoi occhi non mi procuravano più brividi lungo la spina dorsale, la sua voce non mi faceva né caldo né freddo e il tocco delle sue mani aveva smesso di essere il mio più grande desiderio.
- Siamo ancora amici, signore…non amici intimi, ma buoni conoscenti… -
Annuì, come se conoscesse il tipo di situazione. Stava giocherellando distrattamente con il liquido contenuto nel Pensatoio.
- Sei una ragazza facilmente impressionabile? – mi chiese, guardandomi dritta negli occhi.
- No, signore – replicai con sicurezza.
Tutto quello che vedevo nel Pensatoio di Piton mi lasciava sgradevoli sensazioni che poi smaltivo sognando ripetutamente spezzoni del “ricordo della settimana”, ma non era il caso di farglielo sapere.
- Questa volta però verrò con te, non voglio che tuo nonno mi accusi di averti stravolto la vita –
Perché, c’era qualcosa di peggio dell’assistere a tutte le ingiustizie che aveva dovuto subire? Ma soprattutto, c’era qualcosa di peggio del vedere in presa diretta l’uccisione di un neonato?
- Avanti, vieni, altrimenti non faremo in tempo –

Eravamo in una stanza buia e circolare, costellata di fiaccole accese. Il fuoco che riluceva era verde e si rifletteva in modo spettrale sui volti dei presenti. Al centro della sala si trovava un trono in legno nero, pensai fosse ebano, sul quale stava seduto un uomo di bell’aspetto, con corti capelli castano scuro e meravigliosi occhi color smeraldo. Attorno a lui c’erano numerose figure coperte da mantelli forniti di cappuccio. Severus mi prese per il braccio.
- Quando hai troppa paura per continuare a guardare, dimmelo e ti porto subito fuori di qui –
Annuii vigorosamente, anche se pensavo che dopo tutto quello che avevo visto nulla avrebbe potuto spaventarmi.
- Bene, miei cari Mangiamorte, vedo che il nostro progetto procede a gonfie vele – disse l’uomo seduto sul trono con voce fredda ma velata di soddisfazione – Lucius, voglio il rapporto dell’ultima missione! –
Una figura avanzò davanti all’uomo e si inchinò rapidamente prima di parlare.
- Abbiamo sterminato un’intera famiglia di Babbani, signore – rispose Malfoy – e in seguito abbiamo dato i loro corpi in pasto a Nagini –
Trasalii per il disgusto. La mano di Piton strinse con maggior forza la mia spalla.
- Bene, Lucius, puoi tornare al tuo posto – sussurrò l’uomo, che ormai ero certa fosse Voldemort prima della sconfitta, con voce annoiata – Ora tocca a te, Bellatrix! –
Con movimenti sinuosi, un’altra figura ripetè gli stessi gesti di Malfoy. Una voce leziosa sorse da sotto il cappuccio.
- Abbiamo catturato venti Mezzosangue e cinque traditori del loro sangue, li abbiamo sottoposti per cinque ore alla Maledizione Cruciatus e li abbiamo lasciati nelle segrete per lasciar decidere a lei la loro punizione, mio signore –
Voldemort annuì con un sorriso crudele. Di nuovo mi chiesi cosa ci fosse di così impressionante. Era più che altro inquietante, come se quello sguardo verde smeraldo potesse vedermi anche se ero solo una proiezione nel ricordo di un’altra persona.
- Severus – scandì Voldemort di punto in bianco – dove sono i nuovi aspiranti Mangiamorte? –
- Posso farli entrare, signore? –
- Ma certo, certo che sì! – esclamò il Signore Oscuro con una voce piena di gioia perversa.
Un Mangiamorte vicino alla porta, che a causa del buio intenso non avevo notato, la aprì facendo entrare tre giovani. Due donne e un uomo.
- Presentatevi – sibilò Voldemort, mentre vidi un enorme serpente passarmi vicino alle gambe e dirigersi verso il trono, davanti al quale si acciambellò.
Tutti e tre si inchinarono profondamente, lessi nei loro occhi il più profondo terrore e un barlume di dubbio per quello che stavano facendo.
- Mi chiamo Sabrina Fountain e sono una Purosangue…al suo servizio, signore… -
- Sono Mathias Everett, Purosangue della nobile stirpe degli Everett…suo più umile servo… -
- Nadine Pritchard, lavoro al Ministero della Magia, signore… -
Voldemort strinse le labbra, puntando il suo sguardo su Nadine.
- Sei Purosangue, Pritchard? –
- No, signore, e mi rammarico molto per questo –
- Anch’io sono molto rammaricato, Pritchard – mormorò lui.
Tremai di indignazione. Tutti sapevano che anche lui era solo un Mezzosangue, e che diamine! Come si permetteva di far sentire a disagio la gente per un ”difetto” che anche lui aveva?
- Ma se dimostrerete di essere dei validi candidati, allora potremo passare anche su questa enorme mancanza… - disse, a voce un po’ più alta.
Fece un cenno a Bellatrix, che andò al suo fianco con un ghigno divertito.
- Ora dovrete affrontare una prova di coraggio molto importante, nella quale dovrete anche sopportare molto dolore fisico… - esordì con calma Voldemort – prima di tutto vi verranno praticati dei tagli sui polsi, faremo leccare queste ferite da Nagini, aspetteremo che questa dose non letale di veleno vi penetri nelle vene e osserveremo come reagirete –
Disse tutto questo come se avesse appena elencato la lista della spesa. Sgranai gli occhi, fissando gli sguardi pazzamente determinati dei tre aspiranti Mangiamorte.
- Chi vuole iniziare si avvicini a Bellatrix… -
Quando la donna estrasse dal suo mantello lo stesso pugnale che avevo visto due settimane prima facendo brillare il suo sguardo folle, mi apparve davanti agli occhi la figura del neonato piangente negli ultimi attimi della sua vita.
- Signore, la prego, andiamo via – sussurrai all’indirizzo di Piton, anche se non potevano sentirci.
Severus annuì e mi trascinò fuori dal ricordo.

- Mi scusi, ma non ce l’avrei fatta a vedere di nuovo una scena simile… - mormorai, sentendomi una codarda facile da impressionare.
- Vuol dire che hai un cuore, Lauren – replicò lui.
Mentre tornavo in dormitorio, dopo essermi ripresa dall’ennesimo shock, iniziò a girarmi per la testa il solito tremendo dubbio: perché Severus si ostinava a farmi vedere quei ricordi?

Note dell'autrice

Altra scorpacciata di Piton, dedicata alle amanti del Potion Master e della sua vita travagliata. A volte mi chiedo se non stia esagerando a raccontare tutte queste difficoltà della sua gioventù, poveretto lui ç_ç
Spero in ogni caso che vi sia piaciuto e di non esserci andata giù troppo pesante, a volte mi lascio coinvolgere troppo in quello che scrivo. Ma lascio a voi l'ardua sentenza.
Prima di rispondere alle recensioni, altre due cosine:
1) Ringrazio tutti i miei lettori e "commentatori", in particolare alice brendon cullen e giada2000 che hanno aggiunto questa storia tra i preferiti.
2) Per il primo ricordo di Severus mi sono liberamente ispirata alla canzone "Through her eyes" dei Dream Theater, la consiglio caldamente a chiunque voglia farsi un paio di minuti di pianto ^^

mistero: mi sfugge l'identità del mago biancobarbuto, ma ho colto senza alcun problema l'antipatia che provi nei confronti di James (ammetto che ce la sto mettendo tutta per farlo passare senza possibilità d'appello dalla parte del torto xD)  Comunque quella che hai citato sembra una frase molto da Sevvie, sicura che in fondo non l'abbia inventata lui? ^^ Ora che mi ci fai pensare ci vorrebbe una piccola rivincita su James...cercherò di mettere in cantiere qualcosa (segue risata diabolica xD)
Meiss: grazie per i complimenti e per il commento, è sempre bello ricevere l'opinione di "gente nuova"! Bellatrix è un personaggio che non stimo, ma che trovo piuttosto affascinante. Questo motiva la scelta di mettere lei e non un Carrow qualunque a compiere quella terribile azione (P.S. in questa storia Sirius è ancora vivo, prima o poi lo farò apparire ^^)
DarkViolet92: grazie ancora per i complimenti, l'ho fatto perchè preferisco non rischiare con i rating. Se vuoi, dammi un parere anche su questo chappy ^^
snapEly: bentornata! xD Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto (l'ho scritto con gli occhi umidicci ç_ç) anche se, come hai detto, i ricordi di Piton sono quasi sempre dolorosi. Perchè Sevvie continua a far vedere questi ricordi a Lauren? Non lo so nemmeno io xD
Valery_Ivanov: se non è piacevole vederli, pensa viverli, povero Piton! Sulla coppia Draco/Lauren mantengo il segreto professionale ^^
Luciana Menditegui: in effetti mi vedo James più come personaggio "immaturo e dispettoso" piuttosto che come l'uomo pieno di senso del dovere e di compassione anche se in teoria, come marito di Lily, dovrebbe esserlo. Bellatrix, come ho detto a Meiss, è odiosa ma ha un qualcosa di perversamente affascinante...sarà la sua cattiveria senza limiti?
Yvaine0: grazie per i complimenti e per il commento, contavo molto sull'avere una tua opinione! ^^ Daniel in effetti ha fatto un po' la figura del "cioccolataio", se si capisce cosa intendo, ma nessuno può sapere se dice la verità o no (cioè, io lo so, ma non lo dico perchè altrimenti ti spoilererei mezza storia xD) Lauren e Draco ti ringraziano per i complimenti a loro rivolti, lo stesso fa Sirius, mentre Bella e James si sono ritirati in un dignitoso silenzio (piccolo momento di delirio). Grazie ancora, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!
Elly Chan: per un momento mi ero preoccupata, pensando di aver fatto un capitolo stile "buco nell'acqua", poi mi sono rilassata ^^ La battuta dello yogurt è abbastanza sciocca, lo ammetto, ma era per sottolineare la "non Babbanità" di Piton in confronto a Lauren (che stranamente, nonostante la parentela magica, conosce molto bene il nostro mondo senza incantesimi). Daniel invece è un ottimo osservatore, considerato che per la sottoscritta i nasi sono tutti uguali xD

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Capitolo 22
*** Tra Schiantesimi e compromessi ***



Quindi, dopo questo mese di novembre, intenso dal punto di vista dei ricordi ma molto scialbo da quello degli avvenimenti recenti, arrivò ovviamente il mese di dicembre.

- Con grande dispiacere ti comunico che sono finiti gli allenamenti di Quidditch, Silente! – mi disse Malfoy con tono solenne, osservando con attenzione la mia reazione.
Sbuffai, addio unica possibilità di togliersi la coppia perfetta dagli occhi e dalla mente.
- Io ho bisogno di quello sport, Draco! – piagnucolai con tono d’urgenza – Dovessi passare ore e ore tra le correnti d’aria cariche di neve tornando in dormitorio assiderata! –
Blaise scoppiò a ridere, tirandomi una pacca amichevole sulla spalla.
- Non dire sciocchezze, Lauren! Faremo in modo di distrarti in altri modi… -
Gli sorrisi debolmente, anche se probabilmente avrei passato il resto dell’anno in depressione.
O almeno, lo sarei stata fino alla tanto attesa rottura tra Daniel e Astoria.

Un tintinnio di cristallo risuonò in tutta la Sala Grande, facendo cessare il consueto brusio.
- Buongiorno a tutti, ragazzi! – iniziò a dire nonno Albus – Solo qualche piccola comunicazione di servizio prima di lasciarvi il pomeriggio libero per nascondervi in qualche cespuglio con la vostra dolce metà! –
Gli lanciai uno sguardo infuocato che sembrò non cogliere.
- Prima di tutto, tra due settimane inizieranno le vacanze di Natale e per questo vi chiedo gentilmente di avvertire i Referenti dei vostri dormitori se resterete qui ad Hogwarts… e anche se tornerete a trascorrerle a casa! –
I brusii tornarono. Tutti stavano ovviamente comunicando al loro vicino di tavolo cosa avrebbero fatto per Natale quell’anno.
Draco mi tirò una gomitata che ignorai spudoratamente.

- Inoltre, come ci è stato suggerito da tutti i Responsabili di dormitorio, quest’anno verrà organizzato un attesissimo Ballo di Natale! –
La Sala Grande scoppiò in un tripudio di voci, io incrociai le braccia sul tavolo e ci appoggiai la testa cercando di estraniarmi dalla situazione.
Ma certo, un Ballo di Natale. Che meravigliosa idea. Magnifica. Stupenda. Favolosa.
Così tremendamente idiota.
- Ci scommetto che c’è sotto lo zampino della Greengrass – borbottai, ancora chiusa nella mia posizione di protesta.
- Della Greengrass e del sottoscritto – mi sussurrò Draco nell’orecchio.
Alzai improvvisamente la testa, guardando Malfoy come se mi avesse detto che era dell’altra sponda.
- Draco… perché l’hai fatto? – strillai, approfittando della ripresa del vociare di tutti.
- Perché le feste della scuola sono sempre molto divertenti – replicò, sfoderando un sorriso a trentadue denti. Stavo per ricominciare ad odiarlo.
- Silenzio, silenzio, per favore! – riprese mio nonno – La professoressa McGranitt mi ha appena ricordato un dettaglio importante! -
Tutti tacquero di nuovo, io abbassai di nuovo la testa sul tavolo. Non volevo sentire quale altra assurdità sarebbe spuntata fuori in quel momento.
- Dato che da oggi potrete inserire in una delle scatole magiche sparse per la scuola la vostra opinione riguardo alla riforma provvisoria dell'unione delle Case, esprimendo la vostra approvazione o il vostro disaccordo, vi chiediamo di fare in modo di dimostrarci l’utilità che ha avuto questo progetto… - disse divertito nonno Albus – suggerendovi di presentarvi in coppie miste, quindi composte da componenti di Case differenti, al Ballo di Natale! Questo invito vale soprattutto per i Responsabili dei dormitori, che dovrebbero dare il buon esempio! –
Il “suggerendovi” dei professori corrispondeva quasi sempre a un “dovete farlo”, ne eravamo tutti più che consapevoli.
Voci entusiaste si levarono dai tavoli, mentre io alzavo di nuovo la testa riprendendo a fissare Malfoy con sguardo infuocato.

- Anche questa è una delle tue geniali idee? –
- A dire il vero, no… - mi rispose, sghignazzando – ma penso che sia ancora farina del sacco della Greengrass –
Sospirando scocciata mi alzai, abbandonando a metà il mio arrosto.
- Dove vai, Lauren?- mi chiese Blaise, sembrando preoccupato per quello che avrei potuto fare.
- Voglio convocare una riunione dei Responsabili dei dormitori – borbottai.
- Ma la abbiamo fatta meno di una settimana fa! –
- Già, peccato che io fossi in punizione da Piton! Non ricordi? –
Draco si alzò con me, forse temeva che se fossi andata da sola a dire alla Greengrass della riunione l’avrei uccisa a colpi di bacchetta.
Paura legittima, direi.

Comunicammo a tutti che ci saremmo incontrati quel pomeriggio esattamente lì in Sala Grande.
Quando arrivammo al tavolo del quinto e sesto anno, Astoria mi sorrise con sguardo soddisfatto come se fosse stato il suo più grande obiettivo riuscire ad irritarmi con l’idea del Ballo di Natale.
E l'aveva raggiunto.

Alle tre di quello stesso giorno, io e Draco stavamo giocando tranquillamente a scacchi magici in attesa dell’arrivo degli altri Responsabili.
Rebecca Johnson e Michael Macmillan furono i primi e si unirono alla partita; Seamus Twain arrivò correndo tutto trafelato, pensando di essere in ritardo, mentre era largamente in anticipo; Eleanor Chang e Colin Canon si unirono a noi, giusto in tempo per vedere la lancetta del mio orologio scattare sulle tre e mezza. Di Astoria nemmeno l’ombra.
- Bene, direi che ci siamo tutti – dissi sarcastica, sottolineando sull’ultima parola.
- Veramente manca Astoria, Lauren – intervenne Colin.
Gli lanciai un’occhiata che voleva chiaramente dire “complimenti, hai vinto il premio sveglione dell’anno!”.
- Possiamo cominciare anche senza di lei – sussurrò Rebecca, con una leggera inflessione di odio. Quella ragazza mi era simpatica.
- Direi di sì, dato che avete iniziato e finito anche senza di me l’altra volta – dissi, guardando le loro espressioni imbarazzate – ma non siamo qui per condannare nessuno! Volevo solo farvi qualche domanda sulla scorsa riunione… -
- Non puoi farle a Draco? – chiese Michael, tormentando distrattamente un pezzo degli scacchi magici.
- No, perché è una cosa che riguarda tutti voi – risposi con calma – quindi… per decidere se suggerire o meno il Ballo di Natale agli insegnanti avete fatto una votazione? –
Gli sguardi si puntarono su di me tutti insieme. Eleanor, che forse fu la prima a riprendersi, scosse lentamente la testa.
- Astoria aveva detto che si sarebbe occupata lei di tutto, infatti non sapevamo nemmeno che avremmo poi dovuto fare coppie miste al ballo! –
- Mentre il Preside ha detto che questo suggerimento veniva da parte di tutti i Responsabili – sentenziai io seccamente.
- A me non va molto questa storia delle coppie miste, ad essere sincera – intervenne Rebecca – insomma, se mi piace un ragazzo della mia Casa perché non posso invitare lui? –
- Perché l’ha deciso Astoria, naturalmente – disse Draco con il suo ghigno divertito.
- Quindi volete dirmi che nessuno di voi ne sapeva nulla? –
Questa volta scossero la testa tutti insieme, sentii la rabbia montarmi dentro.
- Bene, allora andrò a discuterne con mio no… ehm, con il Preside! –
- Perché devi andare dal Preside, Silente? – disse una vocina leziosa che proveniva dall’ingresso della Sala Grande.
Ci voltammo tutti per sorbirci l’entrata in grande stile della Greengrass, accompagnata da Dwight in stile “cagnolino”.
Mi alzai in piedi, ma Malfoy mi tirò seduta di nuovo con uno strattone.

- Stai calma – mi sibilò nell’orecchio, mentre i due si univano al nostro tavolo.
- Non mi rispondi, Silente? –
- Certo che ti rispondo, Greengrass, e la risposta è che sto cercando di risolvere tutti i casini che hai tirato in piedi – dissi con voce piatta – e che il tuo cane non può partecipare alla riunione dato che non è un Responsabile di dormitorio! –
I suoi due occhietti celesti si strinsero, accompagnati dall’arricciarsi del naso, mentre si accomodava al tavolo dove eravamo seduti.
- Io non ho cani –
- Daniel né è un ottimo esempio, invece –
Ci alzammo entrambe in piedi, mentre tutti gli altri (tranne ovviamente Dwight) se la ridevano sotto i baffi.
- Lo dici solo perché ha preferito te a me – replicò, con espressione soddisfatta.
- Certe persone è meglio perderle che trovarle – sputai io, lanciando un’occhiata eloquente all’oggetto della nostra discussione.
Sentii Malfoy riprendersi dalle risatine e allontanarmi da Astoria, mentre Daniel faceva lo stesso con lei. I presenti rimasero a guardarci come se si aspettassero una rissa da un momento all’altro.
- In fondo, Silente – riprese a parlare Astoria con voce saccente – nessuno preferirebbe una scialba Mezzosangue come te quando per la scuola può trovare una meravigliosa Purosangue come me! –
Nessuno sapeva che ero una Mezzosangue a parte Draco, Blaise… e Daniel. Mi liberai dalla presa di Malfoy ed estrassi la bacchetta, tutto accadde in una frazione di secondo.
- Stupeficium! – urlai con rabbia. Il corpo privo di sensi di Astoria descrisse un ampio arco in aria prima di atterrare come un sacco di patate ai piedi di Daniel. Eleanor e Rebecca urlarono spaventate, i ragazzi mi fecero un applauso. Draco mi strinse il braccio, mentre Dwight mi fissava paralizzato.
Puntai la bacchetta verso di lui, con sguardo omicida.
- E ora tocca a te, Dwight… così impari a tradire la fiducia di un’amica! –
- Ferma, signorina Silente! –
Lupin era davanti all’ingresso della Sala Grande con la bacchetta in mano. Abbassai la mia, riponendola nella tasca della veste.
Avevo fatto una cretinata, ne ero consapevole, ma almeno mi ero tolta lo sfizio di colpire Astoria.
Il professore si avvicinò a noi e puntò la bacchetta verso di lei.

- Innerva! –
La Greengrass sbattè gli occhioni da cerbiatto come se fosse appena uscita da un coma profondo. Sospirai, era una grandissima attrice.
- Signorina Silente, devo chiederti di seguirmi nel mio ufficio –
Senza dire una parola obbedii, ignorando i bisbigli degli altri Responsabili. Non mi aspettavo sicuramente un’espulsione, ma ero abbastanza certa che la mia punizione con Piton si sarebbe allungata all’inverosimile.
Arrivammo nell’ufficio di Lupin, mi sedetti continuando a tenere lo sguardo basso. Dentro di me sorridevo per quello che avevo fatto all’odiosa Astoria.

- Lauren, mi hai molto deluso –
Lo avevo deluso? Mi dispiaceva, certo, ma non credevo di poter deludere un professore che conoscevo a malapena.
- Sono spiacente, signore –
- Perché l’hai fatto? –
- Mi sono sentita tradita, signore –
- Severus mi ha raccontato della storia tra te, Astoria e Daniel… capisco, ma non posso fare eccezioni per un incantesimo praticato su una studentessa… –
Alzai lo sguardo, sbuffando irritata. Possibile che gli affari miei dovessero sempre diventare di dominio pubblico?
- In questa scuola nessuno è a conoscenza del rispetto della privacy? –
- Ti abbiamo a cuore, Lauren, sei la nipote di Albus… - sussurrò Lupin con dolcezza.
Alzai gli occhi al cielo. Ero stufa di quelle paroline per indorare la pillola.
- Insomma, quale punizione mi aspetta? – chiesi con freddezza.
Remus sgranò gli occhi, pensando forse che non avrei mai osato chiederglielo così direttamente.
- Ehm… credo che dovremmo parlarne con tuo nonno… -
- Perché sono io o perché è la prassi per queste situazioni? –
Lupin non mi rispose, facendomi cenno di alzarmi e di seguirlo. Di nuovo obbedii senza dire una parola, dandomi da sola la risposta alla mia domanda.
Si andava dal Preside solo perché ero io.

Quando arrivammo nell’ufficio di nonno Albus, il diretto interessato mi fissò con severità. Remus si dileguò, ma non ci feci molto caso.
Scommettevo che mio nonno, con un solo secondo nei miei occhi, avesse già capito tutto quello che era successo.

- Lauren Silente! – tuonò con voce profonda ma controllata, come se avessi appena ucciso qualcuno ma non fossi stata capace di intendere e di volere – Tu sei una Responsabile! Cosa ti è passato in mente? –
Non avevo mai visto nonno Albus scoppiare così, ero abbastanza certa che non fosse quello autentico.
- Tu, sporco impostore, cosa ne hai fatto di mio nonno? – scherzai per alleggerire l'atmosfera.
- Io sono tuo nonno! E in questo momento mi vergogno di averti come nipote! –
Cosa aveva detto?! Cosa – aveva – detto?!?
- Nonno… - piagnucolai, profondamente ferita - …non ho fatto niente di male! –
Vedendomi così improvvisamente pentita, si calmò subito. Era incredibile come fosse capace di passare in un battito di ciglia dalla modalità “tempesta” a quella “sole e uccellini cinguettanti”.
- Lauren… perché non capisci che devi tenere la testa a posto? Non possiamo permetterci questi passi falsi… -
- Quali passi falsi? – chiesi indignata – Ho solo lanciato un innocuo Schiantesimo a una snobbettina che pensa di essere superiore a chiunque! –
- Non si fa, Lauren… né alle snobbettine né a chiunque altro… -
- Quindi secondo te dovrei stare zitta e buona a farmi insultare e scavalcare? –
Attesi trepidante la sua risposta, che però non arrivò.
- Cosa devo fare per avere la promessa che smetterai di agire in maniera così impulsiva e ti comporterai come una vera Responsabile? –
Stavo per dire “nulla”, quando all’improvviso mi venne l’illuminazione.
- Ho due cose da chiederti, nonno, se la metti su questo piano… –
Sospirò, appoggiando il mento sulle mani e i gomiti sulla scrivania. Sapeva che ero una patteggiatrice tremenda.
- La prima, è l’annullamento del Ballo di Natale… -
- Non c’è storia, Lauren – mi rispose con calma – questo non posso concedertelo, dopo che abbiamo organizzato tutti i preparativi necessari –
Maledetta Astoria. Me l’avrebbe pagata.
- Ma nessuno dei Responsabili è d’accordo con l’idea che lei ha proposto! – protestai, sperando di ottenere quello che volevo tirando in ballo le opinioni degli altri.
- Troppo tardi, Lauren – disse semplicemente.
- Allora voglio trascorrere il Natale con te al Quartier Generale dell’Ordine! –
Strinse per un attimo gli occhi, come se non avesse capito bene. Sospettava qualcosa, ma non gli diedi modo di entrare nella mia testa.
- E perché mai? –
- Perché voglio conoscere quelli che dici tuoi amici – replicai con sicurezza. Non era il caso di nominare Draco e Narcissa, troppo rischioso.
- Minerva, Severus, Remus li conosci già… non c’è bisogno di lasciare Hogwarts il giorno di Natale per conoscere gli altri! –
- Ma io voglio conoscerli – brontolai con il mio miglior tono infantile.
- Ci saranno anche Harry, Hermione e Ronald, questo lo sai? Se non vai d’accordo con loro non credo ti piacerà passare il Natale a Grimmauld Place… -
- Ti prego, nonno! –
Sembrò pensarci un po’, prima di annuire ma senza abbandonare il suo sguardo severo.
- Vada per il Natale con l’Ordine, ma devi comportarti in modo impeccabile da ora in poi… e vorrei che iniziassi ad avvicinarti a Harry, Hermione e Ronald per poter passare una giornata serena, ok? –
Annuii, intimamente soddisfatta per come stessero andando bene le cose.
Avevo schiantato Astoria, detto a Daniel cosa pensavo di lui, ottenuto indirettamente il permesso di scoprire l’identità di mio padre e guadagnato la possibilità di passare il giorno di Natale con mio nonno e il mio miglior amico.
Niente male per una sola giornata.

Note dell'autrice

Buon pomeriggio a tutti! Posto rapidamente questo capitolo piuttosto leggero rispetto ai precedenti, prima di dedicarmi ai compiti (ovvero la tragedia quotidiana -.-')
Vi ringrazio come sempre per il vostro appoggio e perchè continuate a leggere questa storia che nella mia mente diventa sempre più lunga... quindi spero di non annoiarvi!

mistero: questa curiosità purtroppo è uno dei misteri portanti, quindi temo che non potrò soddisfarla molto presto ^^ comunque sono felice che ti sia piaciuto il momento tenero di Severus, temevo di averlo trascinato troppo OOC
Yvaine0: grazie mille! James in effetti è proprio antipatico (il mio James, almeno...non so se quello della Rowling dovesse fare lo stesso effetto xD). Fai pure tutte le domande che vuoi, cercherò di rispondere nel limite del possibile ^^
snapEly: spero che questo capitolo un po' meno triste ti abbia risollevato l'umore xD
DarkViolet92: felice che ti sia piaciuto... Voldemort il padre di Lauren? Chi lo può sapere! xD
Valery_Ivanov: diciamo che nell'ultimo periodo sono andata a braccetto con le scene tragiche e lacrimose ç.ç spero che anche questo capitolo, seppur meno impegnativo, ti piaccia!
Elfosnape: cerco di essere costante nella mia promessa del postare "ogni due / tre giorni" ^^  in effetti Draco è ormai fondamentale, mentre Severus...sì, l'ho fatto un po' più umano del solito, ma non volevo eccedere perchè (come ho detto sopra a mistero) la paura del troppo OOC è sempre in agguato xD

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Capitolo 23
*** Agenzia matrimoniale ***



Tornata dall’ufficio di mio nonno, dissi immediatamente a Draco che avevo ottenuto il permesso per Natale. Spiegammo tutta la storia anche a Blaise e Neville, o almeno ci provammo prima che Dwight entrasse nella Sala Comune.

- Silente, voglio parlarti! – mi disse con tono perentorio.
- Ma io non voglio parlare con te, quindi sparisci! – risposi con freddezza, restando seduta comoda sulla mia poltrona.
- Non riesco a credere che tu sia diventata così stronza! –
- E io non riesco a credere che tu mi abbia mentito per tutto questo tempo! –
- Io non ti ho mentito! –
- Quindi vuoi dirmi che non sei innamorato di Astoria? –
I miei amici seguivano la nostra conversazione come se fosse stata una partita di tennis.
Prima di entrare avevo visto Daphne, sorella di Astoria, seduta a studiare con Pansy, quindi sapevo che facendo quella domanda avrei incastrato Daniel.

- Io… certo che amo Astoria! –
Si avvicinò lentamente a me, Blaise scattò sulla difensiva anche se Dwight sembrava non avere cattive intenzioni.
Si sedette vicino a Neville, guardandomi con sguardo supplicante.

- Lauren, ti prego… cerca di capire… -
- Io capisco benissimo! Fino a quando si tratta di prendere il culo Astoria mi può anche stare bene, ma quando prendi per il culo la sottoscritta è finita! Non voglio più parlarti, Daniel! – sibilai, stando bene attenta a non farmi sentire da Daphne.
Provavo rancore per il mio ex amico, certo, ma non ero così bastarda da volerlo mettere io nei guai.
- Io non provo niente per Astoria, te lo giuro – sussurrò, con uno sguardo da cane bastonato.
- Allora perché continui a difenderla e ad uscirci, eh? –
- Perché devo farmi invitare dalla sua famiglia a Natale, è l’unico modo per scoprire la verità! –
Sbuffai con scetticismo, evitando di guardarlo negli occhi.
Era orribile come fosse riuscito a instillare di nuovo il dubbio nella mia mente, facendo in modo di essere classificato dai miei neuroni come non colpevole.
- Lasciala in pace, Daniel – disse Malfoy, guardandolo malissimo.
- Draco, guarda che è la verità! –
- Allora, se è la verità, stai alla larga e presentati qui solo quando avrai messo ordine tra i tuoi patetici sentimenti! – sputò Blaise – Pensavo che fossi un Grifondoro diverso, invece anche tu hai l’aria da santo e ti comporti come uno schifoso traditore!
Dopo essere stato insultato in quel modo, Daniel se ne andò senza replicare. Era incredibile come si fossero prodigati per difendermi da lui e da me stessa.
- Ehm… Blaise, dovrei sentirmi tirato in causa? – chiese con cautela Neville.
- No, no… tranquillo Nev… -
Ma evidentemente in quel posto non si poteva stare tranquilli, perché anche il trio delle meraviglie spuntò dal nulla sedendosi vicino a noi.
- Lauren – esordì Potter, dopo una gomitata di Ronald.
- Sì, Potter? – risposi, sbadigliando vistosamente.
- Tuo nonno ci ha detto che trascorrerai il Natale con noi – continuò lui, imbarazzato.
- Non con voi, ma a Grimmauld Place
- Guarda che è la stessa cosa – osservò Hermione.
- Non per me – replicai seccamente.
- Oh, è insopportabile! – sbottò la Granger – Se proprio ci tenete tanto, parlateci voi! –
Si alzò e se ne andò indispettita fuori dalla Sala. Malfoy, Zabini e Paciock ridacchiarono.
- Mio nonno vi ha per caso chiesto di fare amicizia con me? –
- Non esplicitamente, ma sì – rispose Potter – anche se tu non mi sembri molto propensa –
- Non mi piacete, ma si può provare –
Harry e Ronald annuirono, scambiandosi sguardi concordanti.
- Cosa posso fare per voi, come tentativo di amicizia? – domandai, intuendo che avessero qualche favore da chiedermi, se tenevano così tanto alla mia approvazione.
- Abbiamo bisogno di due compagne per il Ballo di Natale – borbottò Ronald, arrossendo fino alle orecchie.
Draco e Blaise iniziarono a ridere sguaiatamente, Neville se ne andò per non morire ucciso dalla comicità della situazione.
- Non sono mica un’agenzia matrimoniale – sentenziai, senza nascondere un sorrisetto beffardo – inoltre per quanto ne so voi due siete entrambi felicemente fidanzati –
- Sì, ma la McGranitt ha detto che le coppie devono essere miste e le nostre ragazze sono di Grifondoro – replicò Harry.
Cercai di riflettere. A me non avrebbe di certo cambiato la vista aiutarli a trovare una compagna usa e getta.
Più o meno sarebbero state così tutte le coppie di quel Ballo.

- Ok, potrei anche aiutarvi… avete già qualche idea? –
- No… - iniziò a dire Potter.
- A Harry non dispiace Eleanor Chang – disse nello stesso momento Weasley. Inutile dire che il suo amico lo fulminò.
- Eleanor? – chiesi, ignorando le occhiatacce che si mandavano – Non sarebbe molto difficile, Potter, per una sera credo che la Chang possa farmi questo enorme favore -
Il diretto interessato sembrò offeso, ma non disse nulla in risposta.
- E tu, Weasley? Chi vorresti per sostituire la Granger? –
Ronald si stropicciò le mani senza avere il coraggio di guardarmi direttamente. Immaginavo il divertimento di Draco e Blaise nel godersi questa meravigliosa scena.
- Per me è uguale, è solo per far vedere alla McGranitt che abbiamo fatto amicizie… tanto poi starò con Mione… -
Feci spallucce, ero completamente disinteressata a quello che avrebbero fatto poi con le loro compagne.
L’idea del Ballo a coppie forzatamente miste faceva schifo anche a me, Astoria l’aveva proposto solo per poterci andare con Daniel senza essere criticata dai Serpeverde del suo anno.

- Ehi, Marietta! – urlai all’improvviso, guardando verso la Edgecombe che si avvicinò.
- Ehi, Lauren! Come va? –
- No, non lei… - sentii sussurrare Potter – Non farlo, ti prego… -
- Tutto ok – risposi, cercando di capire cosa non andasse in Marietta e Ronald come coppia provvisoria – Volevo solo chiederti se hai già un’idea del tuo compagno per il Ballo! –
Mi guardò confusa, sicuramente si chiedeva anche cosa ci facessero Potter e Weasley con me.
- No, non ancora… perché? –
- Volevo proporti Ronald come compagno mordi e fuggi per il Ballo! –
Marietta squadrò Lenticchia come se fosse stato un Vermicolo schiacciato, Potter si mise la faccia tra le mani, Draco e Blaise ridevano come dei matti.
- Con Weasley? Non sia mai! La sua ragazza mi ha fatto uno scherzetto che non mi dimenticherò mai, io non frequento certa gente! – mi disse, prima di tornarsene con le sue amiche a spettegolare di quello che era appena successo.
- Non sono mai stato così tanto in imbarazzo! Grazie mille! – borbottò irritato Ronald.
- Beh, scusami se ho provato ad aiutarti, Weasley! – replicai stizzita – Potevi dirmi che Hermione aveva fatto qualcosa di poco carino a quella ragazza! –
Potter mi spiegò brevemente la storia dell’incanto praticato dalla Granger sui galeoni dell’Esercito di Silente due anni prima e la conseguente acne di Marietta come punizione per averli traditi.
Sospirai rumorosamente.

- Ok, niente Edgecombe… - dissi, cercando nella mia mente il nome di una abbastanza pazza da accettare di andare al Ballo con Lenticchia – ci penserò… ora lasciateci in pace, per favore! –
I due se ne andarono, Blaise andò a chiamare Neville e finalmente riuscimmo a raccontare tutta la storia della lettera di Narcissa senza interruzioni.

La mattina seguente, durante l’ora di Trasfigurazione, iniziai a stendere la risposta che avremmo dovuto mandare subito dopo pranzo alla madre di Draco. Minerva sembrò non notare la mia distrazione mentre spiegava il metodo migliore per Trasfigurare un naso a patata in uno schiacciato.
A dire la verità, pensavo che non l’avrei ascoltata comunque dato che per me erano due cose praticamente uguali.

- E quindi dovete solo fare questo gesto con la bacchetta, così! – disse Minnie, probabilmente facendo qualcosa di buffo dato che provocò le risatine di Blaise e Draco.
- Cosa trovate divertente di questa situazione, signor Zabini e signor Malfoy? – chiese seccamente la McGranitt, avvicinandosi a noi.
Mi affrettai a nascondere le prime righe della lettera sotto il libro di Trasfigurazione.

- Cosa ha appena tentato di occultare alla mia ottima vista, signorina Silente? –
- Nulla, professoressa –
- Voglio vedere il foglio! – ordinò con sguardo severo.
Presi lentamente la pergamena, dicendo nella mia mente “Evanesco”.
Speravo che funzionasse. A giudicare dallo sguardo incolore della McGranitt, ci ero riuscita.

- Vorrei che mi prestasse un po’ più di attenzione, signorina Silente! –
- Certo, professoressa – risposi. Appena si voltò le feci una fugace linguaccia, facendo ridacchiare di nuovo i miei due compagni di banco.
Mentre ci esercitavamo nel cambiamento dei nasi, Malfoy lanciava delle occhiate curiose alla pergamena incriminata.
- Ti ha costretta a cancellare tutta la lettera, in pratica? –
Annuii, evidentemente seccata.
- Continuerò a Pozioni, tanto Piton ha detto che oggi faremo teoria –
Era quello che speravo. Invece, quando arrivammo nei Sotterranei, tutti i calderoni stavano già ribollendo.
- Maledizione – sussurrai all’indirizzo di Draco, neanche troppo silenziosamente.
- C’è qualche problema, signorina Silente? – chiese Severus, rivolgendomi uno dei suoi soliti sorrisetti beffardi.
- Certo che no, signore – risposi, assicurandomi di suonare velatamente sarcastica.
Devo ammettere che adoravo mantenere i nostri soliti modi di fare quando eravamo davanti a tutti, rendeva la situazione molto più semplice da gestire.
Anche se ogni volta che pensavo al momento in cui ci eravamo abbracciati, entrambi così fragili, sentivo qualcosa di strano muoversi dentro di me.
Mi riscossi da quel pensiero che mi avrebbe portata ad inutili distrazioni.

Piton chiuse come al solito la porta e dopo essersi assicurato della presenza di tutti puntò la bacchetta contro la lavagna, costringendo il povero gessetto a scrivere.
- Pozioni. Da. Riconoscere. – recitò, calcando su ogni parola con enfasi – Avremmo dovuto affrontare la Felix Felicis e altri tipi di pozioni, ma dato che non sembrate esserne in grado e che non posso continuare a fare teoria fino alla fine dell’anno, credo sia opportuno che impariate almeno le basi pratiche del Pozionismo Avanzato –
Nessuno fiatò mentre le pozioni, tutte diverse da quello che potevo vedere, ribollivano pigramente nei nostri calderoni.
- Compito di oggi – riprese Piton – è riconoscere la pozione che avete davanti a voi –
Si fermò, fulminando Lavanda Brown che stava sfogliando qualcosa. Le si avvicinò, strappandoglielo dalle mani.
- Senza l’ausilio del libro di testo – sentenziò con un sorrisetto tirato – altrimenti sarebbe troppo semplice. –
Vidi la Granger alzare la mano, sperai che Piton la ignorasse. E in effetti lo fece.
- Dovrete inoltre scrivere gli ingredienti utilizzati per prepararla in proporzione esatta. Ma per questo avete tempo fino alle vacanze di Natale. A questo proposito vi invito a comunicarmi il prima possibile se resterete al castello o tornerete alle vostre… dimore. – concluse, continuando spudoratamente a non considerare Hermione che si arrese e abbassò la mano con aria contrita.
- Abbastanza semplice – disse Draco, dietro di me.
- Se lo dici tu… io non so nemmeno da dove iniziare – gli risposi, senza voltarmi.
Mi arrivò tempestivamente un bigliettino con le istruzioni.
Malfoy era un vero asso in Pozioni, dovevo ritenermi fortunata ad averlo come amico. E per fortuna aveva una calligrafia leggibile.

1) Osserva il colore e i segni particolari.
Fissai ostinatamente l’intruglio trasparente che avevo davanti, con la superficie liscia come una tavola. Non mi diceva niente.
2) Annusala cercando di coglierne l’aroma.
Eseguii l’ordine, ma non sentivo un bel nulla se non l’odore acre del fuoco verde che bruciava sotto il calderone.
3) Indossa i guanti di pelle di drago e prelevane una piccola parte. Con la bacchetta di ferro cerca di capirne la consistenza.
Feci come scritto, ma quando vi misi dentro l’esile tubicino di ferro mi sembrava di muoverlo nell’aria da tanto il liquido era leggero.
E dopo tre secondi, metà del suddetto tubicino era corrosa.

- Sarà un veleno? - sussurrai, cercando di fare supposizioni plausibili.
- Non si parla, signorina Silente! – disse Piton, mentre sentivo i suoi inconfondibili passi avvicinarsi.
Con abile gesto, nascosi nella manica della mia veste il bigliettino di Draco. Severus si piazzò davanti al mio calderone fissandomi con aria critica.
- Non è ancora arrivata a nessuna conclusione? –
Alzai lo sguardo, notando che persino Potter aveva iniziato a scribacchiare qualcosa su un pezzo di pergamena. Mi sentivo un po’ una capra ignorante.
- No, signore –
- A cosa si deve questo calo di rendimento, signorina Silente? –
Non risposi. Piton non ci fece molto caso, mi lasciò uno dei suoi soliti “inviti” da punizione sul tavolo di fianco al mio calderone e tornò alla sua scrivania.  
Estrassi di nuovo il biglietto di Draco, la mia unica salvezza per non essere disconosciuta da Severus.
4) Bevi una goccia della pozione per essere certa dell’effetto senza rischiare troppo.
Presi un mestolo e assaggiai il minimo consentito di pozione.
Sapeva di acqua calda.
Ma che accidenti era? Presi un altro sorso, e un altro, fino a quando non fui convinta che sapesse davvero di acqua e nient’altro.
- L’ora sta per terminare. Avete individuato tutti la vostra pozione? –
- No – risposi senza volerlo.
Piton mi guardò come se fossi impazzita all’improvviso.
- Ci sono problemi, signorina Silente? –
- Sì –
Lo vidi stringere gli occhi, come le mie parole fossero un insulto personale.
- Crede di essere divertente con questa messinscena? –
- Non molto, ma non posso farne a meno –
Sentii molti Grifondoro ridacchiare e Malfoy sibilare a Zabini un “ma che cosa le prende?”.
- Potrà farne a meno con un altro mese di punizione? – chiese Piton con voce fredda, formulando la sua tipica domanda retorica.
- No, non penso –
Sbigottito per la mia maleducazione, cosa che sorprendeva anche la sottoscritta, fissò per un attimo il mio mestolo sporco di Pozione appoggiato sul tavolo.
- Ora capisco, signorina Silente… lei ha bevuto la pozione nel suo calderone? –
- Certo, signore –
- Questo è un grosso problema... - commentò lui con sguardo torvo - ...davvero un grosso problema -


Note dell'autrice

Buongiorno a tutti! Approfittando di questo meraviglioso giorno che si chiama domenica, ho postato un altro capitolo ^^
Ringrazio come sempre tutti voi, in particolare Aleteia, ArtemisLover e fio90 che hanno aggiunto la storia tra le preferite o le seguite.
A chi avesse gradito il capitolo 21 "Lacrime di dolore", consiglio di dare un'occhiata alla mia nuova one-shot "Shamandalie" nella quale sono contenute le parole scritte da Severus nella lettera che ha lasciato nella tomba di Lily.
Dopo la pubblicità gratuita, rispondo alle recensioni:

Valery_Ivanov: perchè sporcarsi le mani quando si possono risolvere le cose in modo pulito ma altrettando efficace? xD Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, nonostante la presenza assidua di Daniel ^^
ArtemisLover: un nome nuovo! ^^ Grazie per i complimenti e per aver commentato, se ti va fammi sapere cosa ne pensi anche di questo ultimo capitolo :)
Luciana Menditegui: sai che me lo chiedo anch'io dove trovo il tempo? Ma quando l'ispirazione mi prende, c'è poco da fare...purtroppo fino a quando non metto giù la storia che ho in mente non riesco a concentrarmi su nient'altro, quindi scrivo rapidamente e poi mi tuffo nei compiti -.-'
Spero che anche questo chappy sia stato di tuo gradimento!
DarkViolet92: Lauren vs Astoria, chi vincerà? Per quanto riguarda la tua supposizione, io ho la bocca cucita (altrimenti che gusto ci sarebbe a spoilerare tutto? xD)
Yvaine0: Lauren è stata davvero impulsiva (una grande, ma impulsiva xD) ma per fortuna è riuscita a non farsi mettere in punizione...anzi, ci ha pure guadagnato! Cosa pensi che possano combinare? Sono due così bravi ragazzi U_U (l'importante è crederci xD)
mistero: senza dubbio ne accadranno ancora di tutti i colori prima di Natale...grazie per il commento!

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Capitolo 24
*** Una goccia di verità ***



- Perché dice così? – chiesi terrorizzata, pensando di aver ingerito un qualche veleno mortale.

- Perché si tratta di Veritaserum – rispose il professore con un sorrisetto beffardo.
Veritaserum.
La situazione, vista a posteriori, poteva anche sembrare comica. Ma viverla momento per momento era la cosa peggiore che mi fosse mai capitata.
Tutti gli altri studenti se ne andarono rapidi dalla classe, dopo aver consegnato le pergamene con il nome della pozione che avevano individuato, mentre Draco e Blaise decisero di restare con me ad aspettare che Piton scoprisse per quanto tempo non avrei potuto fare a meno di dire la verità.
- Io ti avevo detto di berne solo una goccia, Silente! – mi sussurrò Malfoy, cercando di non farsi sentire dal professore.
- Lo so, Draco, ma sapeva di acqua calda! –
- Quindi non sapevi che fosse Veritaserum? –
- Secondo te l’avrei bevuta, se l’avessi saputo? –
Severus si avvicinò a noi, guardandomi dritta negli occhi.
- Dimmi, è stata tua l’idea di bere la pozione? –
- No, signore – risposi immediatamente. Ma perché non mi mordevo la lingua?
- E allora di chi, signorina Silente? –
- Di Draco – mormorai, sperando che non mi capisse.
Gli occhi neri di Piton si spostarono su Malfoy con severità.
- Signor Malfoy, sai che è una idiozia questo suggerimento? –
- Sì, signore, mi scusi – replicò Draco, senza dimostrare il minimo pentimento.
- In ogni caso, signorina Silente, da quello che ho visto credo che fino a questa sera sarà sotto l’effetto del Veritaserum –
Alzai gli occhi al cielo. Ma perché non era un veleno? Avrei preferito morire piuttosto che passare un’intera giornata a spifferare gli affari miei a mezza scuola!
- Per questo, signor Malfoy e signor Zabini, vi affido la custodia della vostra amica in modo che venga protetta da quello che potrebbe involontariamente dire –
Mi sentivo già più tranquilla, mi fidavo di loro. O forse no.
- Grazie, professor Piton – dissi con gratitudine, questa volta più che volontariamente.
- Questo non vuol dire che non pagherete pegno per aver dato e accettato un suggerimento, signorina Silente e signor Malfoy – sentenziò seccamente.
Ti pareva. Ricordati, Lauren, non c’è mai limite al peggio.
- Questa sera verrete entrambi nel mio ufficio –
Quella sera? Entrambi? Nel suo ufficio? Era per caso impazzito?
- Ora potete andare –
- Ma professore, questa sera avremmo avuto… -
- La tua punizione, signorina Silente! Ho. detto. che. potete. andare. –
Nessuno di noi ebbe il coraggio di replicare a quell’ordine poco velato.
Mi alzai docilmente dalla sedia e feci per seguire i miei due amici, ma Piton mi sbarrò il passaggio.

- Anzi, prima dovrei farle qualche domanda, signorina Silente – disse lui con una voce che mi fece rabbrividire – potete aspettarla fuori, vero? –
Malfoy annuì interdetto, ma uscì con Blaise dalla stanza.
Mi sentivo come un coniglio abbagliato dai fari di un'automobile che stava per investirlo ad altà velocità.

- Ehm… non è legale interrogare gli studenti sotto effetti di incantesimi e pozioni – esordii, cercando di risvegliare in lui il senso della giustizia – lo sa, vero? –
- Certo – replicò Piton con il suo tipico sorrisino da presa in giro.
- Quindi non capisco per quale motivo mi sta trattenendo – continuai con voce affabile, mascherando la mia paura.
Cosa aveva intenzione di chiedermi?

- Come ti chiami? –
- Lauren Cassidy Alexis Katherine Silente – mormorai di botto, senza potermi controllare.
Guardai il professore con sguardo torvo, non capendo cosa ci fosse di così divertente nel farmi quelle domande inutili.
- Quanti anni hai? –
- Diciassette – borbottai irritata – ma perché me lo chiede? Lo sa già! –
- Sono solo delle prove per verificare l’efficacia della pozione – rispose con calma – ora passiamo alle cose serie –
Che genere di cose serie? Non mi sembrava di aver fatto niente di male!
- Cosa pensi di Voldemort? -
Sgranai gli occhi sbalordita. A cosa avrebbe mai potuto servigli la mia risposta?
La mia lingua, disconnessa dal cervello, provò l’impulso di spiattellare subito tutto quello che provavo nei confronti di quell’uomo.

- Essere disgustoso. Lo odio. – dissi, sforzandomi di rispondere in modo stringato e poco interessante.
- Avresti altro da dire? –
- Sì – replicai, sfidandolo con gli occhi a strapparmi altre parole di bocca.
In fondo era un Veritaserum, non una Maledizione Imperius. Si trattava solo di misurare le parole.
- Vedo che hai capito come gestire questo svantaggio, signorina Silente – disse lui con aria di approvazione – pensavo che avrei dovuto farti domande più imbarazzanti per farti capire il meccanismo della dissimulazione –
- Vuole dirmi che era una prova e non aveva intenzione di farmi spiattellare ogni mio più recondito segreto? –
Alzò un sopracciglio come se le mie parole gli avessero fatto venire in mente un’idea geniale.
- Oh no… - sussurrai, maledicendo la mia linguaccia lunga – non era un suggerimento! Non le è consentito farlo, no? –
- Solo una domandina, signorina Silente – replicò lui, forse felice di poter approfittare di quel momento di potere assoluto sulla mia volontà – ti sei fatta strane idee sul nostro… mmm… gesto di affetto di qualche sera fa? –
La prima risposta che mi passò sulla punta della lingua voleva essere di diniego, ma non c’erano dubbi sul fatto che non avessi le idee molto chiare al riguardo.
- Non lo so – confessai imbarazzata – ma non credo che lei volesse comunque darmi segno di amore sconsiderato o altro –
L’ombra di un sorriso spuntò sulle sue labbra sottili, come se avessi detto qualcosa di ridicolo.
- Quindi non hai mutato opinione su di me? –
- Se ho cambiato opinione su di lei, il merito non è di certo attribuibile all’abbraccio di qualche sera fa –
- E allora a cosa? –
- Ai suoi ricordi –
Ci guardammo intensamente. Era terribile essere costretta a non nascondere nemmeno un singolo pensiero ed essere martellata da domande piuttosto intime.
- Quindi possiamo con tranquillità e sicurezza sostenere che non provi niente per me? – chiese con tono piatto e impassibile.
- Niente è un termine piuttosto riduttivo… - mi interruppi mordendomi la lingua, sentendo che sarebbe stato compromettente dire altro.
- Con questo cosa vuoi dire? – mi incalzò lui, con tono impaziente.
- Io le voglio bene, professore, ma non vorrei che queste mie parole venissero interpretate come un modo per fare la ruffiana ed entrare nelle sue grazie – sussurrai con tono bassissimo.
Nonostante quello, ero certa che non si fosse perso una sillaba della mia confessione.
- Ora puoi andare, ci vediamo stasera –
Mi ero aspettata un qualche commento, un’esplosione di rabbia, ma non ricevetti niente di tutto questo.
Proprio come me, Severus sembrava deciso a lasciarsi alle spalle ogni gesto di affetto che gli veniva posto davanti.
Non lo biasimavo per quello.
Uscii dalla classe di Pozioni senza dire una parola, certa che prima di quella sera la mia frase sarebbe stata dimenticata in superficie ma scolpita nella sua mente.

Per evitare eventuali persone pericolose e le loro domande a tradimento, Malfoy mi costrinse ad andare con lui nella stanza ormai denominata “Tana del Serpente” mentre Zabini andava a rifornirsi di cibarie nelle cucine.
Solitamente non avevo paura di restare da sola con Draco, ma dato che quel giorno ero costretta a dire la verità la cosa non mi andava molto a genio.

Soprattutto dopo l’imbarazzante esperienza avuta con Piton.
- Non sei riuscita a scrivere la lettera che dovremo mandare a mia madre, vero? –
- No, come hai visto sembra una congiura contro di noi – replicai con amarezza.
- Ti va di farla adesso? –
- Non molto – sospirai, senza riuscire a trattenermi.
Draco mi guardò divertito, mentre girava attorno alla mia poltrona come uno squalo affamato.
Anch’io ero affamata, ma non di risposte come invece sembrava lui.

- Non ce la fai proprio a mentire, eh Silente? –
- No, e spero che tu non ne voglia approfittare – gli dissi con tono incolore.
Per tutta risposta, il Serpeverde si sedette davanti a me ghignando.
- Sentiamo, Silente, cosa ne pensi di me? –
Trattenni la risposta dentro di me il più a lungo possibile, ma a un certo punto la mia lingua partì da sola, impossibile da fermare.
- Penso che tu sia un ragazzo fragile che si nasconde dietro all’apparenza costruita per anni grazie a un cognome temuto e che in realtà tu sia di animo migliore di quelli che sono designati come eroi e in realtà sono ipocriti. La tua freddezza e il tuo essere altezzoso ti rendono spesso antipatico e insopportabile, ma sono il guscio che ti protegge dal mondo esterno. Abbiamo caratteri molto simili e per questo andiamo d’accordo… e per quanto entrambi crediamo di poter fare uno a meno dell’altro io penso che… - mi morsi violentemente la lingua, sentendo il sapore del sangue, ma non servì a fermarmi - …che tu sia il mio migliore amico. –
Alla faccia dell’abilità nella dissimulazione che mi aveva attribuito Piton. A momenti non avevo confessato anche il mio codice fiscale.
Draco non fece una piega, si alzò per andare ad aprire la porta a Blaise che aveva appena bussato.
- Sono riuscito a recuperare qualche panino – disse Zabini trionfante – e una meravigliosa torta alla melassa! –
- Bel colpo, Blaise! – rispose Malfoy, occhieggiando con avidità il dolce all’apparenza soffice e gustoso.
- Cosa avete fatto mentre ero via? –
Draco mi guardò con un pizzico di malizia, sapevo che stava per mettermi di nuovo alla prova.
- Abbiamo parlato del più e del meno… vero, Lauren? –
- No, stavo dicendo a Malfoy che lo considero il mio migliore amico –
Mi infilai in bocca un panino, in modo da non far uscire ulteriori informazioni dalla mia bocca.
- Silente/Malfoy, chi avrebbe mai pensato a questi due cognomi associati come amici? – osservò Blaise, pensieroso.
- Noi non siamo amici, Blaise – replicò Draco, come se quella parola fosse stata sinonimo di qualcosa di disonorevole – noi siamo semplicemente soci in affari… quindi, Silente, non ti illudere! –
La sua voce sembrava pensare davvero quello che aveva detto, i suoi occhi parlavano in un altro modo. Ma non avevo voglia di discutere.
- Cosa pensi di Blaise, invece? – mi chiese a tradimento.
Lo fissai con sguardo omicida, mentre mi infilavo il resto del panino in bocca tentando di soffocarmi. Entrambi scoppiarono a ridere, forse divertiti dall’espressione combattuta dipinta sulla mia faccia.
- Non importa, non importa… - disse Zabini con un sorriso – faccio anche a meno della risposta, Lauren! –
Mi rilassai, riprendendo a masticare regolarmente.
Il resto del pranzo lo passammo davvero a discutere del più e del meno.
Nel pomeriggio, mentre i due ragazzi discutevano a proposito di chi avrebbero invitato al Ballo, mi misi a scrivere la lettera a Narcissa.


Gentile signora Malfoy,
la ringrazio per la sua disponibilità e la sua comprensione nei miei confronti. I suoi consigli mi sono stati molto utili e per questo le comunico che potremo vederci presto in occasione di Natale, avendo ottenuto il permesso di mio nonno per trascorrerlo a Grimmauld Place.
Draco mi ha incaricata di scrivere questa lettera in risposta alla sua perché riteneva fosse educato da parte mia porgerle il prima possibile i miei ringraziamenti. Suo figlio sta bene e le confesso che spesso non saprei cosa fare senza il suo appoggio continuo.
Per quanto io sia priva di grandi poteri o influenza su altri maghi, la prego di informarmi se avrà bisogno di qualcosa perché, essendole debitrice, farò il possibile per aiutarla.
A presto.
Lauren C. A. K. Silente

Quando la feci leggere a Draco, annuì con aria di approvazione.
- Potresti togliere la frase che riguarda me e il mio appoggio, se vuoi evitare domande sconvenienti – sentenziò sghignazzando malizioso – ma nel complesso direi che va abbastanza bene –
- Avete deciso con chi andrete al Ballo? – replicai, con altrettanta malizia.
- Certo, ma non te lo diciamo… - rispose Blaise con aria misteriosa.
Feci spallucce, ero felice di non dover fare l’agenzia matrimoniale anche per loro.

Andare alla punizione di Piton in compagnia di Draco mi faceva uno strano effetto.
Ero troppo abituata a camminare in solitudine per quei corridoi, immersa nel buio e nell’umidità più totali.
Ma avendo dovuto spedire la lettera via gufo poco prima, avevamo convenuto che andare insieme era l’unica soluzione consentita e comunque grazie alla presenza di Draco forse non avrei dovuto sostenere un altro pseudo interrogatorio.

- Hai paura, Silente? – mi chiese quando arrivammo davanti alla porta chiusa.
- No – risposi seccamente – perché dovrei? –
- Non so – replicò lui con un sorriso smagliante.
Ignorandolo completamente, entrai diretta nell’ufficio di Severus, seguita da Malfoy.
- Buonasera – esordii educatamente, accomodandomi al mio solito posto davanti alla scrivania.
- Non è ancora passato l’effetto del Veritaserum, vero? – chiese Piton senza guardarmi.
- No, signore –
Aveva già "dimenticato" quello che gli avevo confessato, proprio come avevo previsto.
- Signor Malfoy, siediti – disse a Draco, che era ancora in piedi tutto rigido.
Quando entrambi fummo belli comodi, Severus alzò lo sguardo.
- Anche questa sera, senza eccezioni, farete un bel tuffo nel passato… avete domande? –
- Perché anche Draco, signore? –
- Perché anche lui deve essere punito, naturalmente – rispose Piton con tono che non ammetteva repliche.
Ma purtroppo per lui, replicai.

- Aveva detto che questa punizione per via ricordi sarebbe stata utilizzata solo su di me –
Mi guardò con due occhi simili a pezzi di ghiaccio, ma sembrò rispondere sinceramente.
- Questo ricordo interessa entrambi, quindi ho colto l’occasione –
- Chissà cosa penserebbe Potter se sapesse che noi due in punizione guardiamo l’album dei ricordi mentre lui dovrebbe sventrare salamandre e ratti – sghignazzò Draco, prima di ricordarsi che era in presenza di Piton.
Un sorrisino increspò le labbra del professore, in fondo gli insulti a Harry erano sempre ben accetti, ma sparì subito.
- Non credere che sarà piacevole, signor Malfoy –
Draco diventò subito serio, una piccola ruga di preoccupazione solcava la sua fronte.
- Potete andare – disse, indicando il Pensatoio.
Dopo un attimo di esitazione, sia io che Malfoy entrammo nel bacile di pietra.

Eravamo sull’orlo di un precipizio, sotto il quale si infrangevano le onde del mare. Il sole splendeva pallido sopra di noi e da lontano riconobbi le torri candide e slanciate del palazzo di Beauxbatons.
Severus e Lucius Malfoy stavano guardando esattamente verso la mia ex-scuola, mentre un ometto piccolo con il muso di un topo era seduto sotto le fronde di un albero lì vicino.

- Lucius, io non capisco il perché di questo accanimento verso quella ragazza – borbottò Severus, con aria estremamente contrariata.
- Il Signore Oscuro ha detto che vuole occuparsi direttamente di lei, noi non discutiamo gli ordini –
- Ah, certo… quindi vuoi rischiare di farti mandare ad Azkaban per tentato rapimento di una streghetta qualsiasi? –
- Quella non è una streghetta qualsiasi, se il signore Oscuro la vuole… ma perché tutta questa riluttanza, Piton? – chiese Malfoy, con uno sguardo pieno di insinuazione.
- Perché è una ragazzina, Lucius… ha l’età di tuo figlio! –
- O perché è una Silente, eh? –
Codaliscia, per qualche motivo non precisato, si mise a sghignazzare. Gli sguardi gelidi di Piton e Malfoy si posarono su di lui.
- Minus, tu non dovresti già essere dentro quella scuola a scattare la foto alla ragazzina? – chiese con voce melliflua il padre di Draco.
- Se non mi date la Polisucco io non posso farlo – replicò tremolante l’uomo topo.
Piton gli lanciò una provetta con dentro la Pozione e Minus corse via, probabilmente per trasformarsi al riparo da occhi indiscreti.
- E in ogni caso non vedo dove sia il problema dell’età di mio figlio, Piton – riprese Malfoy – una volta che la Maxime l’avrà buttata fuori dal suo college, ci saranno due possibilità: la prima è che riusciamo a beccare la streghetta appena uscirà in solitudine dal portone… -
Severus sbuffò vigorosamente.
- Albus non è così stupido… -
- Bene, allora la terrà con sé ad Hogwarts – continuò Lucius – e a quel punto Draco se la farà amica e ce la consegnerà facilmente portandola fuori dai confini di Hogsmeade il prima possibile… è tutto così semplice! –
- Non capisco la tua voglia di coinvolgere Draco in queste cose, Lucius – disse freddamente Piton – Dovresti sperare che tuo figlio non segua le tue orme! –
- Perché no? Quando avremo in mano questa Silente, libereremo il Signore Oscuro da Azkaban e Draco avrà tutti i ringraziamenti per essere stato un valido complice in questa consegna! –
- Ne dubito, Lucius… -
- Cos’è questa sfiducia, Piton? – sbottò indispettito Malfoy – Non credi più nel nostro Signore? Stai diventando un Babbanofilo come Albino Silentuccio? –
- Vorrei solo sapere perché dovremmo rapire una banale sedicenne che il Signore Oscuro non ha mai visto giusto per portargliela come giocattolino… se e quando riusciremo a tirarlo fuori da Azkaban! –
- Proprio non ti capisco più, Severus… - sentenziò Lucius, con le sopracciglia aggrottate e gli occhi sospettosi. Tirò fuori dal mantello una pergamena arrotolata, sigillata con ceralacca nella quale era impresso il simbolo della Congrega Oscura.
- Non ti capisco nemmeno io, Lucius… - mormorò Piton di rimando, ma Malfoy sembrò non sentirlo.
Io e Draco cercavamo di guardarci il meno possibile, quel ricordo era abbastanza imbarazzante da vedere fianco a fianco.
Pochi attimi dopo arrivò Codaliscia sventolando quella che sembrava una foto.
La diede a Malfoy, riconobbi me stessa un anno prima vestita da studentessa di Beauxbatons.

- Carina… - disse Lucius, con un sorrisetto beffardo – Non adorabile o particolarmente bella, ma carina… chissà se il Signore Oscuro ne lascerà un pezzettino a Draco dopo averne fatto quello che vuole… -
Avvampai indignata, se non fosse stato un ricordo sarei già stata addosso a Lucius Malfoy per ucciderlo con le mie mani.
Draco, vicino a me, sembrò arrossire a sua volta.

- Non dire scemate, Lucius – disse seccamente Severus – manda quel gufo e andiamocene –
Malfoy chiamò una grande civetta nera, legò la pergamena e la mia foto alla zampa dell’animale e si diresse verso l’entrata della scuola con Codaliscia.
Severus restò fermo davanti alla scogliera.

Piton ci aspettava fuori dal Pensatoio con espressione seria.
Io ero ancora rossa di rabbia, Draco sembrava invece senza parole.
Probabilmente stava pensando che suo padre era il più grosso verme vigliacco della terra.
Io lo pensavo.

- Questo è stato prima che mi schierassi ufficialmente contro la Congrega Oscura – ci informò Piton – ero solo una spia abbastanza abile –
- Quando è stato? – chiesi, cercando di distrarmi dai commenti di Lucius Malfoy sulla mia foto.
- Quando ho mandato subito dopo a Madame Maxime una lettera dicendo di spedirti in Inghilterra, di non lasciarti uscire da sola dalla sua Accademia – mormorò lui – ma Lucius è poi tornato indietro, mi ha scoperto, ha cercato di uccidermi… non ci è riuscito, naturalmente, dato che sono qui… -
- Quindi lei mi ha salvato la vita? – sussurrai, cercando di guardarlo negli occhi che continuavano a sfuggirmi.
- Potete andare –
Non sarei riuscita a cavare nient’altro dalla sua bocca, ormai lo sapevo, per questo uscii dall’ufficio con Draco.
Era stranamente silenzioso.

- Drake… cosa c’è che non va? – gli chiesi con dolcezza.
- Sai, Lauren… a volte è meglio non avere un padre, piuttosto che averne uno come il mio – replicò con amarezza.
Non sapevo perché, ma mi sentivo di concordare con quello che aveva appena detto.


Note dell'autrice

Posto rapidamente questo capitolo, quindi scusatemi se darò risposte molto stringate alle vostre (sempre gradite) recensioni.
Vi ringrazio come sempre, in particolare leonedifuoco e nana97 che hanno aggiunto la storia tra i preferiti o le seguite.
Spero che questo capitoletto un po' più lungo vi piaccia!
Have fun!

DarkViolet92: grazie mille! E complimenti per l'intuito (anche se sono stata molto scontata, lo ammetto ^^)
mistero: complimenti anche a te per l'intuito! Anche se Lauren non ha confessato amore eterno, diciamo che ci è andata vicino... pensi che per ora possa bastare? xD
Yvaine0: sei la prima fan del "mio" Blaise (inteso come Blaise di questa storia), per quanto ne so! ^^ Ho deciso di dargli spazio perchè nei libri viene spesso solo citato, poveretto...
Valery_Ivanov: eeeesatto! xD Grazie mille per i complimenti, ho rispettato anche con questo capitolo le tue aspettative? ^^
Elly Chan: Veritaserum, proprio come temevi ^^ Astoria è tremenda, vero? Diciamo che mi sto impegnando per dipingerla come la tipica ragazza bellissima fuori che si comporta come una che dentro non ha altro che cattiveria pura...
Luciana Menditegui: grazie per i complimenti e in bocca al lupo per la scuola! P.S. Ho notato solo ora che hai come nickname il nome di uno dei personaggi del Mondo di Patty... sbaglio? xD

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Capitolo 25
*** Favori e ragazze ***


Dato che è il 25esimo capitolo volevo fare un ringraziamento riassuntivo a chi ha aggiunto la storia tra le preferite:

1 - ahlys07
2 - alice brendon cullen 
3 - ArtemisLover 
4 - aXce
5 - DarkViolet92
6 - Elly Chan 
7 - giada2000
8 - Gin_ookami97 
9 - La principessa mezzosangue 
10 - leonedifuoco
11 - Meirouya 
12 - nana97 
13 - natalia
14 - Potter92 
15 - ragazzapompom
16 - ryry 
17 - sebadas
18 - Sheilin
19 - Stabuck
20 - sweet_cullen 
21 - Valery_Ivanov 
22 - yOleBaia

e tra le seguite:

1 - AdelinaBlaBla
2 - Aleteia 
3 - alida 
4 - Atari 
5 - aXce
6 - cielo_stellato
7 - Danielle_Lady of Blue Roses
8 - fio90
9 - giovy39
10 - Gloglo_96
11 - ila_sabaku
12 - Lady of the sea
13 - Luciana Menditegui
14 - Meiss 
15 - mistero 
16 - MokaAkashiya
17 - Mond
18 - Nerida R Black 
19 - Piccola Vero
20 - Saske 
21 - seall
22 - Serpeverde_Slytherin
23 - snapEly 
24 - spikina
25 - Ste14
26 - Verelia 
27 - Yvaine0
28 - _Christine_ 
29 - _NeMeSiS_

Grazie di cuore, ci vediamo sotto! ^^


Dopo una notte agitata, sia io che Draco sembravamo aver messo da parte il ricordo visto poche ore prima.
Il giorno dopo avevo deciso di trovare le compagne per Potter e Weasley, così da occuparmi per il resto del tempo prima delle vacanze semplicemente di me stessa e dei regali di Natale che naturalmente dovevo ancora comprare.
Purtroppo non avevo fatto i conti con i compiti, le lezioni e le punizioni.
Tra tutti questi impegni vari, arrivai a giovedì 11 dicembre senza aver ancora fatto a Potter e Weasley l’enorme favore che mi ero accollata.
E il Ballo sarebbe stato la sera di sabato 13 dicembre.
- Non voglio essere disturbata fino a quando non vengo a mangiare – dissi a Draco e Blaise, mentre uscivamo da una soporifera lezione di Erbologia – devo cercare di trovare qualcuno per il Ballo… non per me, per Lenticchia e San Potter – precisai automaticamente.
Entrambi soffocarono delle risatine, forse perché io non sapevo ancora con chi sarebbero andati loro a questo dannato Ballo.
Ignorandoli con dignità, corsi verso il castello cercando di trovare rapidamente Eleanor Chang e sperando che non fosse già impegnata.
- Elly! – urlai, cercando di farmi sentire sopra la folla di ragazzi che sciamavano per il pranzo verso la Sala Grande – Elly! Posso parlarti un attimo? –
La ragazza annuì, raggiungendomi tra spintoni e gomitate fuori dal portone del castello.
- Lauren, c’è per caso un’altra riunione dei Responsabili? – mi chiese aggrottando le sopracciglia – Perché questo pomeriggio sarei molto impegnata… -
- No, niente riunione – esalai con il fiatone, dopo aver attraversato tutto il giardino di corsa – Volevo chiederti se hai già un compagno per il Ballo –
Mi guardò confusa, come se avesse pensato che volessi invitarla io.
- Potter, sai quello del settimo anno? Mi ha chiesto se potevo metterci una buona parola con te… -
- Ma lui è fidanzato con la Weasley, no? – replicò Eleanor.
- Esatto, però per la storia delle coppie miste ti farebbe comodo…sempre che tu non abbia già un compagno, ovviamente… - dissi, sentendomi inadeguata nel mio ruolo di consulente di coppia.
- No, no, per me va bene… tanto so già che dopo avermi accompagnata in Sala per farmi vedere dalla McGranitt se ne andrà con la Weasley lasciandomi libera di ballare con chi voglio! –
La Chang non era poi così ingenua come sembrava. Intanto che c’ero, avrei pensato anche a Weasley.
- Elly, scusami se ti trattengo ancora ma mi chiedevo se tu avessi qualche amica ancora libera per il Ballo… - accennai, simulando completo disinteresse.
- Chi altro devi piazzare, Lauren? – mi chiese senza dare il minimo peso alle mie domande indiscrete.
- Ronald Weasley –
- Allora non saprei… - mormorò Eleanor – Magari Luna Lovegood… -
- Va bene chiunque! – strillai, ansiosa di togliermi dalle spalle quell’incarico fastidioso – Vada per la Lovegood! Ma la convinci tu! –
Eleanor annuì e rise divertita, incamminandosi verso la Sala Grande.
Restai a riprendere fiato davanti al portone per un po’, prima che Gazza spuntasse dal nulla facendomi sobbalzare.
Come di consueto, nel vedermi sembrò bloccarsi e pensare che non ero una studentessa normale. Quindi doveva portarmi rispetto.
- Buongiorno, Gazza –
- Buongiorno, signorina Silente… scusi se l’ho spaventata, credevo fosse uno di quei vandalacci del primo anno e ... –
Sospirai, dirigendomi verso la Sala Grande per mettere qualcosa sotto i denti ed evitare gli sproloqui del Custode.
Entrai a metà di un discorso di nonno Albus, zampettando in silenzio riuscii a raggiungere indisturbata il mio tavolo.
- …quindi, se non l’avete fatto, vi invito di nuovo a consegnare ai vostri Referenti di dormitorio le autorizzazioni per lasciare Hogwarts durante le festività natalizie e le vostre opinioni sull’unione delle Case… buon appetito a tutti! –
Il brusio riprese e le pietanze apparvero nei nostri piatti. Con mio grande disappunto, Potter e Weasley non c’erano.
- Malfoy – bisbigliai, stando attenta a non farmi sentire da Hermione pochi posti più in là – dove sono Lenticchia e San Potter? –
- Cosa ne so, Silente – rispose indifferente – saranno in giro per la scuola a cercare di rimorchiare qualche ragazza disperata dato che tu non gli hai più fatto sapere niente! –
- Mossa poco astuta, dato che tutte le ragazze sono qui a mangiare! – gli fece eco Blaise.
- Nessuno ha mai pensato a quei due come a delle persone astute –
- Infatti sono Grifoni e non volpi… -
Non avevo tempo di stare ad ascoltare i loro discorsi, per quanto potessero essere divertenti e demenziali.
Mi alzai dopo essermi ficcata in bocca una decina di patate al forno, deglutii a fatica e mi piazzai davanti alla Granger.
- Hermione? –
Lei alzò lo sguardo dal piatto, evidentemente seccata dalla mia presenza.
- Cosa vuoi? –
- Dove sono Potter e Len… Weasley? –
- Non sono affari tuoi –
Bene, molto bene.
Viva l’educazione, la bontà, l’allegria e la pace nel mondo.
- Sono riuscita a fare loro un favore urgente, devo dirglielo il prima possibile – tentai di nuovo, più diplomatica che mai.
- Ah, hai trovato le compagne per il Ballo? – mi fece un minuscolo sorriso – Sei stata molto gentile… la McGranitt si sarebbe arrabbiata molto se non avessero avuto anche loro una ragazza di un’altra Casa… -
- Non sei infastidita perché devi andare al Ballo con uno sconosciuto e Ronald con una sconosciuta? –
Fece spallucce, da quanto avevo capito per lei era quasi un sollievo.
Ma allora cosa stava a fare insieme a Ronald? Certa gente è davvero strana.
- Comunque sono andati a Hogsmeade, la McGranitt ha dato un permesso speciale a tutti quelli che non avevano portato l’abito da cerimonia… non so se magari sono ancora nel dormitorio a prepararsi… -
Abito da cerimonia?! Ecco un’altra delle cose che mi mancavano. Non ce l’avrei mai fatta.
- Grazie, Granger! – urlai, fiondandomi fuori dalla Sala Grande. Sentivo che sarei morta prima di sera.
Ma quella volta la fortuna sembrava non essere del tutto contro di me, appena uscita dalla Sala andai a sbattere esattamente contro Potter.
- Ah, eccovi! Stavo proprio cercando voi! – dissi, senza trattenere un sorriso soddisfatto, mentre mi alzavo da terra e mi toglievo la polvere dalla veste.
- Ci stavi cercando, Lauren? – chiese Ronald sorpreso.
- Certo, certo… - continuai, senza degnarli di un’occhiata – vi ho trovato le ragazze per il ballo, Eleanor e Luna! -
Mi guardarono come se fossi stata una santa scesa in terra.
Credevo che si sarebbero messi in ginocchio davanti a me offrendomi dei sacrifici da quanto mi sembravano grati.
- Di qualsiasi cosa tu abbia bisogno, noi te la daremo! – sentenziò con aria decisa Weasley.
- Per ora mi servirebbe solo un po’ di tempo in più… - mormorai stancamente.
- Hai da fare, adesso? – balbettò all’improvviso Potter.
Lo guardai come se mi stesse prendendo in giro, ma sembrava serio.
- In teoria sì, in pratica dipende da cosa vorresti propormi… Potter… -
- Noi due stiamo andando a Hogsmeade, ti va di venire con noi? Dobbiamo comprare i vestiti per il Ballo e un’opinione femminile non ci farebbe male… inoltre, potremmo ripagarti il favore con una Burrobirra o altro, se vuoi! –
Risi dentro di me al pensiero della Burrobirra corretta alla polvere di Frangula.
Sembrava accaduto così tanto tempo fa…
- Si può provare, Potter! Anche perché devo fare le spese di Natale e potrei approfittarne… -
Entrambi mi rivolsero sorrisi incoraggianti. Senza Hermione e Ginevra non sembravano poi così terribili.
Ci incamminammo verso Hogsmeade, mentre pensavo a cosa avrebbe detto Draco se mi avesse vista andare a fare shopping con due membri del trio delle meraviglie.
Tanto prima o poi l’avrebbe scoperto, non sarei riuscita a tenerglielo nascosto per molto.
- Sei sempre così silenziosa, Lauren? – mormorò Weasley con voce incerta.
Mi risvegliai dalla mia trance, cercando di togliermi dagli occhi lo sguardo vacuo che assumevo sempre quando iniziavo a pensare ai fatti miei.
- Solo perché non so cosa dirvi, se non cattiverie – ribattei fredda.
- Sei sempre così ghiacciolosa? – chiese allora Potter con una leggera vena ironica.
- Ghiacciolosa? – ripetei, ridacchiando divertita.
- Sei peggio delle Serpeverdi, a volte! Rispondi con così tanto veleno che a volte ci chiediamo se tu non sia un Animagus Basilisco! – rincarò Harry.
Continuai a ridere, le loro battute al vetriolo non mi scalfivano minimamente.
- Lo prendo come un complimento! –
Mi fermai davanti all’unico negozio di abbigliamento di Hogsmeade, indicandolo ai due ragazzi.
- Voi entrate, io vi aspetto fuori –
- Non sei mica un cane! –
- Non ho intenzione di vedervi nudi, Weasley! –
Fu il loro turno per scoppiare a ridere. Almeno erano simpatici, anche se asociali.
- Entra, non ci vedrai nudi! – mi rassicurò Potter – Sempre che tu non lo voglia – aggiunse con un pizzico di malizia.
Lo guardai scandalizzata, ma li seguii dentro nel negozio.
Subito la commessa si avventò su di noi, ma la tenni alla larga con il mio miglior sguardo assassino.
- Sei una forza – mi sussurrò Ronald nell’orecchio – nessuno riesce a staccarsi di dosso l’agguerrita Camilla con una sola occhiata! –
Feci spallucce.
Intanto che c’ero avrei guardato anche per me se fosse possibile trovare un abito per il Ballo.
Anche se probabilmente ci sarei andata da sola, dato che nessuno mi aveva invitata.
Vane speranze, ovviamente.
Passai tutto il pomeriggio a passare vesti a Potter e Weasley, facendo da commessa personale e sprecando tutta la mia ironia criticando spietatamente tutto quello che si mettevano addosso.
Ma alla fine ne valse la pena dato che acquistarono due completi che li facevano sembrare due bijoux.
Quando uscimmo dal negozio stava già calando la sera, quindi addio Burrobirra e regali di Natale.
- E anche per questo ti saremo infinitamente grati, Lauren! – mi disse Potter, mentre passavamo i cancelli della scuola.
- Niente di che, adoro avere favori da riscuotere in ogni momento possibile – risposi, cercando di sembrare minacciosa.
Li feci ridere per la centesima volta in quel pomeriggio.
- Chissà se a Hermione piacerà questo completo – mormorò Weasley, sbirciando ancora nel suo sacchetto.
- Dovresti chiederti se piacerà a Luna, piuttosto! –
- Ma Luna è solo per fare contenta la McGranitt, sai com’è… -
Purtroppo per me lo sapevo. Praticamente tutte le coppie sarebbero state fintamente miste, tornando le solite quando i professori avrebbero abbassato la guardia nel bel mezzo del Ballo.
- Hermione e Ginevra non solo gelose? –
- Mione non lo è, ha detto che ci farà bene non stare appiccicati come al solito per qualche ora… -
- Ginny è tremendamente gelosa, ma sa che amo lei… -
Qualcosa nel tono di Harry non mi convinceva, ma non stetti a farmi troppe domande.
Tornammo tutti insieme in dormitorio e mentre i due salivano a depositare i loro pacchetti, io dovetti sopportare il previsto interrogatorio di Draco e Blaise.
- Povera Silentina, costretta ad accompagnare lo Sfregiato e Lenticchia per quattro lunghe ore… - sghignazzò Malfoy, mentre giocherellava con i miei capelli.
- Non è stato poi così male – confessai con leggerezza – credo che sia la presenza della Granger e della Rossa a renderli due cagnolini smidollati e antipatici –
- Vuoi dirmi che hai una cotta per Potter? – attaccò subito lui con sguardo divertito.
- No, Malfoy, nemmeno morta – replicai seccamente.
Restammo per un po’ in silenzio davanti al fuoco, fino a quando la Sala Comune non si svuotò.
A noi si unì Neville, con gli occhi brillanti di felicità. Non capivo perché noi quattro ci divertissimo così tanto a saltare i pasti.
In teoria era obbligatorio frequentarli, anche se da quando era iniziata la scuola il mio tempo di presenza in Sala Grande era quasi uguale a quello di assenza.
- Ehi, Nev, come mai quel sorriso da Stregatto? – chiese Blaise, sgranando gli occhi in stile Sibilla Cooman.
- La ragazza del Ballo… - balbettò, diventando color peperone maturo.
- Hai invitato una ragazza al Ballo senza dirci niente? Non si fa Neville! – lo rimproverai scherzosamente, felice che l’attenzione dei miei amici si fosse spostata su qualcosa che non riguardasse me.
- Sì – rispose Neville tutto emozionato.
- Vogliamo il nome, vogliamo il nome! – urlò Blaise, senza curarsi del tono di voce dato che non c’era nessuno oltre noi.
- Mandorla… - bisbigliò, mentre noi tre allungavamo le orecchie al nostro massimo per non perderci nemmeno una sillaba.
- Mandorla? Occhi a mandorla? Hai invitato una cinesina? – provò ad indovinare Zabini, senza successo.
- Avanti, Paciock! – sbottò Draco, spazientito – Vogliamo questo dannato nome! –
Devo ammettere che Malfoy non era proprio famoso per il suo tatto. Ma in quel momento adorai il suo modo di fare, perché finalmente Neville si espresse in modo comprensibile.
- Amanda Goyle! – disse, con gli occhi brillanti di gioia.
Restammo tutti e tre basiti, soprattutto Draco che boccheggiava sconvolto.
- Cioè… intendi la sorella di Gregory? Goyle il Battitore della nostra squadra? Quella Amanda?
Neville annuì, ridendo come se fosse impazzito.
Non capivo il perché della sorpresa di Draco, ma ero certa che non avrei dovuto aspettare a lungo per scoprirlo.
- Gregory aveva detto che avrebbe spezzato il braccio a chiunque avesse provato a invitarla… - mormorò Blaise, guardando Paciock con aria interrogativa.
- Era così, ma io ora sono amico di Draco e Goyle ha paura di Draco! – annunciò Neville soddisfatto, ringraziandomi con gli occhi per aver avuto l’idea di unificare le Case.
- Beh, tanto è una undicenne – disse Malfoy con indifferenza, dopo essersi ripreso quasi immediatamente dallo shock – Non potrai farci molto… -
- Non mi interessa – replicò lui, sempre con gli occhi luccicanti – a me piace parlare con lei anche se è più giovane e non mi interessa se non è abbastanza grande per certe cose… posso aspettare! –
Mentre stavo per intromettermi al riguardo, dall’apertura del quadro spuntò per la prima volta il professor Piton, il nostro Referente di dormitorio.
Il suo sguardo gelidamente furioso mi inchiodò la lingua al palato e quando mi accorsi che stava fissando solo me mi sentii raggelare il sangue nelle vene.
Cosa avevo fatto, adesso?
Che io ricordassi avevo trascorso forse la mia prima settimana completamente da brava bambina.
- Signorina Silente. Nel mio ufficio. Ora. -


Note dell'autrice

Buongiorno a tutti! So che quello qui sopra ha tutta l'aria di essere un capitolo di transizione, ma non potevo fare a meno di inserirlo dato che è la preparazione per numerose svolte che seguiranno. Spero quindi che, in caso non vi sia piaciuto, possiate perdonarmi.
Vorrei inoltre chiedere a chi è più esperto di me come inserire un'immagine dopo il testo. Ho letto numerose volte le istruzioni scritte su questo sito, ma se qualcuno di voi fosse in grado di scrivermelo in modo che anche una come me possa capire, gli/le sarò grata a vita (mandatemele pure nella sezione contatta della mia pagina per non scrivere una recensione chilometrica...grazie in anticipo! ^^)
Ringrazio ancora tutti quelli che continuano a leggere e seguirmi, siete fantastici!

Valery_Ivanov: grazie mille! Lauren sembra andare particolarmente d'accordo con i Serpeverde, vero? Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!
DarkViolet92: felice di essere riuscita a farti una sorpresa (gradita o no? xD)
mistero: Draco è un personaggio molto complesso, ma dato che la Rowling non si è mai data molto da fare nel descrivere i suoi pensieri più intimi mi prendo la libertà di renderlo una persona umana e fondamentalmente buona che si ripara dietro un caratteraccio da brividi. Per il rapporto Lauren/Piton, c'è solo da aspettare un'evoluzione ^^
Elly Chan: vedo che il pensiero di Draco è comune a molti, questo mi rende abbastanza felice perchè anche io lo condivido! xD A parte gli scherzi, anch'io sarei tremendamente imbarazzata sotto Veritaserum... mi fa venire i brividi solo pensarci! O.O
Luciana Menditegui: non voglio entrare in merito a quello che mi hai scritto per non violare la tua privacy... per quanto riguarda invece il tuo racconto, ho commentato l'ultimo capitolo e aspetto trepidante un aggiornamento ^^

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Capitolo 26
*** Colpi di scena ***



Mentre arrancavo dietro alle ampie falcate di Piton, mi chiesi cosa avessi potuto combinare di così grave da averlo fatto scomodare fino a farlo venire in dormitorio. Mi feci un rapido esame di coscienza, ma davvero non riuscivo a capire.

Avevo avvelenato qualcuno? No, a parte forse Blaise facendogli provare una mia nuova ricetta per preparare sandwich.
Avevo affatturato qualcuno? No, esclusa forse Astoria che mi ero divertita a far inciampare mentre camminava altera per il corridoio mano per la mano con Daniel.
Avevo mancato di rispetto a qualcuno? No, se non si consideravano tutti i professori a cui avevo risposto con aria annoiata perché dovevo interrogare Blaise e Draco sulle loro ragazze per il Ballo.
Avevo infranto qualche regola della scuola? Ehm… forse era meglio non parlarne.
Ma non credevo che Piton avesse quello sguardo assassino solo per un sandwich, una micro fattura e qualche risposta poco gentile.
Doveva esserci sotto qualcosa di più grosso.

- Siediti e non fiatare –
Obbedii, iniziando a tremare. Paura o solo freddo del rigido mese di Dicembre?
- Cosa diavolo ti è passato in mente? – sussurrò urlando.
Sì, so che è una contraddizione, ma lui riusciva davvero a rendere urla i suoi sussurri.

- Io? Non so nulla, signore – replicai, cercando di non pensare al sandwich.
- Vuoi dirmi che non hai letto la Gazzetta del Profeta? –
Eccoci di nuovo. Ma perché la gente credeva a quelle cretinate, dico io?
- No, signore, non credo a quello che scrivono –
- Vuoi dirmi che questo pomeriggio sei andata a Hogsmeade senza permesso per un motivo diverso dal cercare Lucius Malfoy? –
Un attimo… perché cavolo avrei dovuto cercare Lucius Malfoy? Non ero mica una suicida.
- Perché quello avrebbe dovuto essere a Hogsmeade? –
Severus sembrò rilassarsi, si sedette davanti a me e mi lanciò la Gazzetta del Profeta. La foto del padre di Draco davanti a una Mielandia vuota campeggiava in prima pagina.

Mangiamorte nella “casa” di Silente
Di Rita Skeeter

10 dicembre 1997. Un giorno ordinario, del tutto tranquillo, per la cittadina di Hogsmeade. Ma questa faccia insospettabile dura solo fino al tramonto. Nella sera, testimoni attendibili riportano la frequente comparsa di Lucius Abraxas Malfoy (foto) davanti al famoso negozio di dolci Mielandia. Alcuni presenti mormorano che sia solo un suo sosia, altri credono nell’ipotesi della Pozione Polisucco, la maggioranza è concordante nel sostenere un invito ufficiale di Albus Silente a trascorrere qualche giorno a Hogwarts sotto la sua protezione.

A quel punto mi fermai indignata, stringendo il giornale come se avessi voluto spremerlo. Come era possibile sostenere una simile idiozia?
- Continua a leggere – mi intimò Piton, con tono che non ammetteva ribellione.

I passanti che lo hanno scorto e ne hanno in seguito denunciato la presenza, raccontano di aver sentito il Mangiamorte sussurrare ripetutamente il nome della nipote di Silente (ricordiamo l’articolo di qualche mese fa a proposito delle relazione tra quest’ultima e il figlio di Malfoy). Non sono chiari i motivi di tutto questo, ma vi terremo aggiornati. Possiamo solo sostenere quattro possibili ipotesi non del tutto fondate. (Continua a pag 5)

- Devo leggere anche le altre merdate o posso evitarle? –
Nel sentire il mio tono astioso, Severus mi fece dono di un sorrisetto sarcastico.
- Modera il linguaggio, signorina – rispose con tono piatto - comunque puoi evitarle senza pericolo –
- Pensa che sia davvero lui? –
Il suo sguardo preoccupato non dava adito a dubbi, secondo Piton era la verità.
- Perché sei andata a Hogsmeade senza permesso? –
- Credevo di essere autorizzata, Hermione Granger mi ha detto che Miner… ehm, la professoressa McGranitt ha dato la possibilità a tutti gli studenti non forniti di abito da cerimonia di andare a Hogsmeade oggi per procurarselo… -
- Questo però riguardava chi le aveva chiesto esplicitamente un permesso, non chiunque – replicò con ovvietà Piton.
- Non lo sapevo – risposi, lanciando un’occhiata alla foto di Lucius Malfoy che mi squadrava dal giornale.
- Sei andata da sola? – mi chiese, come se fosse una risposta di vitale importanza.
- No, ero con Potter e Weasley –
Un’espressione sorpresa attraversò per un attimo il suo viso, ma forse l’avevo solo immaginata.
Il suo sguardo si posò freddamente sul mio.

- Tu e Potter non dovete più uscire da soli… fino a quando non sapremo se è davvero Lucius quello che gira nei paraggi… - mormorò in modo udibile – …e fino a quando non l’avremo preso, se davvero è lui –
Quindi addio uscite a Hogsmeade. E addio regali di Natale. E addio vestito per il Ballo.
- Magnifico – mi lasciai sfuggire, con tono sarcastico.
- Lo facciamo per la vostra sicurezza, dovresti saperlo –
Come se non fossi capace di difendermi da sola. Alzai un sopracciglio con aria di superiorità, ma Severus mi ignorò bellamente.
- Posso andare? – chiesi, ansiosa di dire a Draco che suo padre era tornato all’ovile.
- No, ho ancora qualcosina da chiarire, signorina Silente –
E mi fece una lunga predica sul dover frequentare i pasti in Sala Grande, il comportamento da tenere con i professori, le richieste di permesso per ogni mio movimento insolito nella scuola (quindi tutte le volte che mi spostavo in una stanza che non fosse il dormitorio o le classi) e una decina di altre cose che mi guardai bene dall’ascoltare. Credevo che anche lui sapesse che tre quarti di quella roba mi sarebbero entrati da una parte e usciti dall’altra.
- Ora possiamo andare – disse alzandosi e aprendomi la porta.
Possiamo? Perché doveva accompagnarmi in dormitorio come se avessi bisogno della baby-sitter? Avrei dovuto fare una bella chiacchierata con nonno Albus…
Severus mi lasciò da sola esclusivamente quando fui al sicuro nella Sala Comune del settimo anno, nelle braccia forti e confortevoli di Draco e Blaise.
Avrei iniziato a chiamarli “bodyguard”.

- Come mai questo trattamento speciale, Silentina? – domandò distrattamente Draco dopo la sparizione di Piton.
- Tuo padre è stato avvistato a Hogmeade – sussurrai, stando ben attenta a non farmi sentire dalle varie persone presenti e passandogli la Gazzetta del Profeta abilmente sottratta a Severus.
Malfoy lesse in silenzio, istruendosi anche sulle cose che io avevo volontariamente evitato di sorbirmi, poi passò il quotidiano a Blaise che in seguito lo passò a Neville.
- Quante stronzate dice quella Skeeter – sputò Draco, lanciando un’occhiataccia alla foto di suo padre.
- Credi che stia davvero cercando me? – mormorai, sentendo un brivido di paura risalirmi la schiena.
Malfoy mi fissò a lungo con i suoi occhi grigi, ma non riuscii a interpretare la sua espressione. La mia era evidentemente di orgoglio misto a panico, una cosa che non mi capitava spesso.
- Vuoi la verità, Lauren? – rispose infine Draco, con una tremenda tranquillità – Io credo che ci stia cercando entrambi... anzi, credo che stia cercando anche lui… -
E vidi il suo dito pallido ed elegante rivolgersi verso Harry Potter, seduto ignaro con Ronald e Hermione davanti alla finestra che dava sull’ala Ovest del giardino.
Strappai la Gazzetta dalle mani di Neville e gliela lanciai.
Il suo sguardo quando vide la foto di Lucius Malfoy era una fotocopia del mio.

Inutile dire che quella notte il mio cervello si rifiutò di mettersi a dormire come avrebbe dovuto.
Di conseguenza, la mia attenzione alle lezioni scese vertiginosamente facendomi rimediare un’altra bella ramanzina da Minerva, Severus, Vitious e persino Remus. Ramanzine affettuose e condivise con Harry, quello senza dubbio, perché nelle ultime ore la notizia della presenza di Lucius Malfoy si era sparsa in ogni angolo del castello. Mi sentivo così simile a lui, in quel momento.
- Potter, io non capisco perché le nostre vite debbano essere così incredibilmente parallele… - sbottai, mentre tutti e due arrancavamo sulle scale con le nostre borse piene di libri e due occhiaie da fare paura a uno zombie.
- Non ne ho idea, voglio solo dormire… - riuscì a dire, mentre si aggrappava a un muro per stare in piedi – E per favore, chiamami Harry, ok? –
- Caramellito! –
No, non era un nuovo soprannome per Potter, ma solo la parola d’ordine di quel giorno.
La Signora Grassa si spostò per farci passare, entrambi buttammo distrattamente le nostre borse per terra e ci lanciammo sui divani della Sala Comune. Ovviamente con l’intento di saltare il pranzo.
- Buonanotte, Lauren – mugolò, sistemandosi più comodo sul divano di fronte al camino.
- Buonanotte… Harry… - sussurrai, seppellendo la mia faccia nel morbido cuscino color cremisi.

Mi svegliai solo quando qualcuno mi scosse violentemente, facendomi cadere gli occhiali dal naso.
- Lauren! – mi urlò una vocetta acuta nell’orecchio – Guarda che è arrivato un biglietto per te da parte di Piton! –
Lavanda Brown mi stava agitando davanti al naso un pezzo di pergamena, mi rimisi gli occhiali dopo averli cercati a tentoni e le strappai il messaggio dalle mani.
“Domani mattina alle 10.30. Vedi di dormire. Fatti accompagnare.”
Adoravo quando in poche parole riusciva a rendersi così incredibilmente antipatico. Mi infilai il biglietto in tasca.
- Che ore sono? – chiesi alle ragazze che si erano sedute sul divano dove poco prima (o almeno così pensavo) si era messo a dormire Harry.
- Otto e mezza – rispose Daphne con un mezzo sorriso – Blaise e Draco hanno deciso di non disturbarti per la cena, ma hanno detto che se hai fame sai dove trovarli –
Purtroppo per me era così. Con un sospiro, e ignorando la voce di Severus che mi diceva di non andare in giro per la scuola di sera da sola, mi diressi verso la tana del Serpente.

Mentre vagavo in completa solitudine per il pericolosissimo corridoio del terzo piano, scorsi un movimento da dietro una colonna.
Estraendo la bacchetta mi chiesi perché mi ostinassi sempre a non voler ascoltare i miei professori.

- Lumos – sussurrai, avvicinandomi lentamente alla suddetta colonna.
Quando vidi che là dietro erano appostati Daniel e Astoria in atteggiamenti intimi, mi chiesi se dovessi essere infuriata, sollevata o entrambe le cose.
- In giro per i corridoi di notte senza accompagnatore, questo vi costerà una bella punizione! – dissi automaticamente, prima di ricordarmi che tecnicamente anch’io ero stata scoraggiata dall’andare in giro da sola. Ma questo loro non lo sapevano.
Astoria si staccò di colpo da Daniel con sguardo spaventato, forse aveva pensato che fossi una professoressa, ma quando mi vide sembrò rilassarsi. Dwight arrossì come un peperone.
- Non puoi mettermi in punizione, sono una Responsabile! – sibilò con occhi infuocati.
- Allora, cara la mia Responsabile, svolgi il tuo ruolo e accompagna il tuo cagnolino dal professor Piton o dal professor Vitious – replicai con tono gelido, scoccando loro occhiate altezzose da capo a piedi.
Entrambi si rimisero rapidamente i vestiti che si erano quasi del tutto tolti (cosa molto stupida da fare dato che eravamo al mese di dicembre e nel castello si congelava anche davanti al camino acceso), mentre io continuai la mia finta ronda diretta alla tana del Serpente.
Quando finalmente raggiunsi la mia meta ed entrai nella stanza, Draco e Blaise mi stavano aspettando seduti davanti al tavolino “occhi-di-Daniel”, su cui erano appoggiati diversi piatti di cibo. L’odore della apple pie mi solleticò il naso, facendomi sorridere. Avevo davvero una fame da licantropo.
- Dormito bene? – mi stuzzicò Zabini, mentre attaccavo senza ritegno una porzione di arrosto in crosta.
Annuii, non volendo essere scortese parlando con la bocca piena.
- Non volevamo disturbarti, anche se da ore è arrivata la risposta di mia madre… - esordì Draco sorridendo – Con un destinatario speciale, direi… -
Quasi mi strozzai quando Malfoy mi diede una pergamena arrotolata su cui erano state accuratamente segnate le parole “per Lauren Silente”.
Da quando Narcissa scriveva a me e non a suo figlio?

- Non abbiamo osato aprirla senza la vera proprietaria, magari volevi tenerla segreta… - continuò il biondino con tono sarcastico.
Senza nemmeno finire di mangiare mi pulii le mani su un tovagliolo e ruppi il sigillo della casata dei Black. La scrittura elegante di Narcissa si spiegò davanti ai miei occhi, mentre iniziai a leggere ad alta voce per non costringere i miei due amici ad allungare il collo come due giraffe.

Cara Lauren Silente,
come primo punto devo chiederle di non rivolgersi più a me con l’appellativo di signora Malfoy. Se preferisce mantenere un rapporto di distacco, cosa che approvo fino a quando non avremo il piacere di conoscerci di persona, le consiglio e le chiedo di chiamarmi signora o signorina Black.
In secondo luogo, la ringrazio per la sua proposta di aiuto e la tengo stretta nel mio cuore. Per quanto lei la ritenga qualcosa di poco valore, da me viene considerata come un tesoro inestimabile perché sincera. Le sono molto grata anche per i complimenti rivolti a mio figlio Draco che sembra aver finalmente trovato un’altra amica al livello del signor Zabini, che credo anche lei conosca.
Le chiedo inoltre di procurarsi una fotografia di sua madre, se possibile, in modo da poter rendere più facile alla mia mente il ricordo di quello che spero di raccontarle presto.
Le porgo i miei migliori saluti,
Narcissa Black

Non avevo mai pensato che una donna di almeno quarant’anni, per quanto ne sapevo io, potesse rivolgersi a me dandomi del “lei”.
Sia Draco che Blaise avevano dipinti sul viso dei sorrisi soddisfatti mentre io ero più che altro sconvolta.
Narcissa Malfoy aveva scritto a me, trattandomi come una sua pari, mandandomi i suoi ringraziamenti.
Non pensavo sarebbe mai successo.

- Devi procurarti la foto – sentenziò Draco, spezzando il silenzio che aveva seguito la mia lettura della lettera.
Annuii, anche se non sapevo come e dove sarei andata a reperire una cosa simile se nonno Albus aveva opposto strenua resistenza anche per raccontarmi solo la storia.

- Domani… - risposi, ma mi ricordai della punizione di Piton, del vestito da comprare, del Ballo - …no, domani no. Prima o poi troverò il tempo. –
Mi sentivo sommersa dagli impegni, in teoria non avrei nemmeno dovuto dormire se volevo rispettare le mie tabelle di marcia. Ma se non avessi dormito, avrei potuto salutare la mia già precaria sanità mentale.
- C’è tempo fino a Natale, in ogni caso… - osservò Blaise, spingendomi sotto il naso la apple pie per tentarmi.
Non opposi resistenza, adoravo le mele con la cannella.

- A proposito, dove andrai a Natale? – gli chiesi mentre affondavo i miei denti in una delle cose più deliziose che la mente di un cuoco avesse mai creato.
- Credo che andrò da mia madre e dalla sua nuova fiamma, sempre se non sono partiti per qualche viaggio strano – borbottò Zabini, con aria contrariata.
- Ti va di venire con noi? – chiesi automaticamente, senza pensare che forse l’Ordine non sarebbe stato felice di avere uno sconosciuto nel Quartier Generale.
- Non credo di potere – replicò lui, anche se gli occhi gli si erano illuminati.
- Chiederò il permesso a nonno Albus, oltre alle foto e un centinaio di altre cose – dissi, alzandomi mentre sbadigliavo e andando a sedermi sul bordo del letto a baldacchino.
Anche gli altri due si alzarono, facendo sparire nel nulla i piatti nei quali avevo mangiato, da perfetti gentiluomini. Mi sdraiai chiudendo gli occhi, ancora un po’ intontita dal mio lunghissimo pisolino pomeridiano.
- Ragazzi, con chi andate al Ballo? Ormai potete anche dirmelo, tanto è domani –
- Rebecca – rispose la voce di Draco, mentre mi arrivò da lontano anche la risatina di Blaise.
- Becky Johnson? La Responsabile del primo anno? Ha undici anni, Drake, avevi detto a Neville che con le piccole non saresti andato perché non potevi farci niente! – osservai sarcasticamente, immaginandomi l’ingenua Rebecca presa in un ballo scatenato tra le maliziose braccia di Malfoy.
- Infatti non ho intenzione di farci un bel nulla, con lei – precisò Draco – abbiamo deciso di presentarci insieme per fare contenta la McGranitt ma poi lei se ne andrà con Mark Baston… -
- E tu? – lo provocai – Non dirmi che resterai da solo per tutta la serata… -
Potevo quasi vederlo fare spallucce con sorriso indifferente, anche se avevo gli occhi chiusi ed ero completamente isolata dal mondo.
- Io me la caverò, fidati – replicò divertito. Gli credevo, aveva almeno mezza scuola che gli moriva dietro, avrebbe potuto avere almeno dieci accompagnatrici per il Ballo. Ma mi chiedevo perché tra tutte quelle, mature e più affascinanti della giovane Becky, avesse scelto lei.
- E tu, Blaise? Chi è la fortunata? –
Nessuna risposta. Sentii Draco sghignazzare mentre il materasso su cui ero sdraiata traballava. Aprii gli occhi e mi ritrovai a fissare il sorriso smagliante di Zabini a pochi centimetri dal viso, mentre lui era a quattro zampe su di me.
- Vuoi venire al Ballo con me, Lauren? -


Note dell'autrice

Buon pomeriggio a tutti! Come tradizione, ormai, posto rapidamente prima di mettermi a fare i compiti.
Rinnovo la mia richiesta di spiegazione per l'inserimento dell'immagine (qualcuno risponda, vi prego! ç_ç) e ringrazio tutti coloro che continuano assiduamente a seguirmi, in particolare Rebecca Lupin e CiOccia che si sono unite a questa schiera.
Naturalmente, non smetterò mai di ripeterlo, se avete un minutino per farmi sapere il vostro parere sono sempre pronta a rispondervi e a leggere le vostre recensioni.
Per adesso, lancio un sondaggio: chi di voi sarebbe interessato/a a leggere una fan fiction incentrata su Albus Silente? Perchè ultimamente mi gira per la testa un'idea pazzerella... ^^
Ora rispondo alle recensioni del capitolo precedente e poi scappo.
Se tutto va bene, ci risentiamo venerdì! Baci a tutti!

Yvaine0: tranquilla, nessun problema. Grazie per i complimenti, sono felice che entrambi ti siano piaciuti! Cos'è successo? Beh, semplicemente Lauren è una povera vittima delle circostanze U_U
Draco ti ringrazia per averlo preferito al suo sosia rowlinghiano, comunque! ^^
DarkViolet92: spero che anche questa sia stata una sorpresa (sì, ultimamente sembro essere in vena xD)
Luciana Menditegui: è successo che il caro Lucius è "tornato all'ovile", come dice Lauren! ^^ Comunque avevo notato un certo collegamento tra il tuo nickname e il Guido della tua storia, ma non volevo dire sciocchezze xD
Valery_Ivanov: adesso deve solo rispondere alla domanda di Blaise... sì o no? A volte è così difficile pronunciare un solo monosillabo... ^^

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Capitolo 27
*** Stormo di dubbi ***



Sgranai gli occhi sconvolta.
Poi, senza nemmeno pensarci, scoppiai a ridere.
Draco mi fece eco e così anche Blaise che finì per accasciarsi su di me con le lacrime agli occhi.

- Mi farai morire, un giorno – dissi a Zabini, ancora scossa dalle risate.
- Guarda che è colpa tua se stiamo ridendo! – replicò lui, con il respiro un po’ affannato.
- Perché? Sei tu che fai queste domande strane a tradimento! – protestai, con le lacrime che mi scendevano per le guance.
Anche Draco si era sbellicato per bene, ero curiosa di vedere in che condizioni fosse.
- Ma io dicevo sul serio – confessò Blaise, facendo smettere di ridere entrambi.
La guardai come se avesse avuto qualche serio problema di mente.
Blaise Zabini, il bel ragazzo che faceva concorrenza a Draco per stragi di cuore, voleva andare al Ballo di Natale con la scialba ed occhialuta nipote di Albus Silente, nonché sua amica?

- Sei impazzito? – sussurrai, sentendomi presa in giro.
- Sono nel pieno delle mie facoltà mentali – mi disse dolcemente, guardandomi dritta negli occhi.
- Ma non puoi, Blaze, tu sei perfetto e hai mille ragazze che… -
- Questi sono problemi miei… allora, vuoi venire al Ballo con me? – mi ripetè con pazienza, facendomi capire che era seriamente intenzionato a volermi come accompagnatrice.
- Sì – risposi di impulso, prima di arrossire violentemente e pensare a quante complicazioni avrebbe portato quella semplice parolina.
- Complimenti, viva gli sposi! – urlò allegramente Draco, iniziando ad applaudire.
Blaise scosse la testa divertito, mentre si alzava da me e dal letto porgendomi una mano per aiutarmi a sedermi.

- Noi… siamo amici, vero, Blaze? –
Zabini mi rivolse un sorriso luminoso, ma non rispose. Forse dovevo esporre tutti i miei dubbi su quella storia a quei due prima che fosse troppo tardi.
- Insomma… io non ti piaccio, no?  Non sei innamorato di me, no?
- Il mio assistito ha il diritto di non rispondere – replicò Draco in stile avvocato con un sorrisetto saccente.
No, Blaise Zabini non era innamorato di me. Sarebbe stata un’assurdità contro natura, non era possibile.
Quando vidi che nessuno dei due era disposto a sputare qualcosa al proposito, mi convinsi che era così.
Altrimenti non si sarebbero fatti scrupoli a dirmelo, ne andava della nostra amicizia.

- In ogni caso… - esordii mordendomi le labbra - …ci sono alcuni problemini tecnici –
Mi guardarono impassibili come se io fossi stata solita esagerare le cose.
E in effetti lo ero, ma non capivo come riuscissero a capirmi così bene.

- Non ho un vestito per il Ballo, non so ballare e quando le altre sapranno che vado con Blaise mi ritroverò vittima di centinaia di attentati… -
- Se non hanno aggredito Rebecca Johnson, che ci va con Draco, non vedo perché dovrebbero farlo con te – replicò Blaise ridacchiando.
- Per il “non so ballare”, ci pensiamo noi… e poi nessuno sa ballare! Hai mai visto Tiger e Goyle zampettare come due papere nella Sala Grande? – sbottò Draco con gli occhi brillanti.
L’immagine di quei due gorilla danzanti mi fece scoppiare di nuovo a ridere.
Adoravo Malfoy, riusciva a mettermi sempre di buonumore anche in momenti come quelli.
Da quando ero arrivata in presenza dei miei due fantastici amici avevo dimenticato di essere ricercata dalla Congrega Oscura.

- Va bene, va bene – dissi conciliante, buttando un’occhiata distratta al mio orologio e strabuzzando gli occhi – ma è tardissimo! Domani mattina ho punizione con Piton, devo tornare in dormitorio! –
- Ehi, Silentina bella, puoi dormire qui! –
- Ma io… non saprei… -
L’avevo già fatto quella volta in cui ero crollata per il Whisky e non era successo nulla di grave.
Inoltre, se fossi tornata in dormitorio, probabilmente qualche professore di ronda mi avrebbe beccata e avrebbe fatto troppe domande.
Non volevo mettere a rischio la segretezza della tana del Serpente e se era per quello non volevo essere mandata da nonno Albus nel cuore della notte.

- Credo che sia fattibile – mormorai con riluttanza – ma dovete fare i bravi -
- Giuro solennemente che non ti farò niente! – disse Blaise con tono semiserio.
Guardai Draco aspettando un giuramento simile anche da parte sua, ma lui stette zitto.
Sapevo che non avrebbe fatto niente in ogni caso, ma mi sentivo più sicura a sentirmelo dire.
Zabini gli tirò una gomitata.
- Che vuoi? – sbottò massaggiandosi lo sterno con aria fintamente infastidita.
- Devi giurare, Drake! –
- Giuro che bla bla bla… - sussurrò Malfoy con sguardo malizioso.
Lo ignorai. Se avessi dovuto aspettare lui, probabilmente sarei rimasta tutta la notte in piedi.
Mi buttai sul letto, tanto mi fidavo ciecamente di loro anche se ci scherzavano sopra.

- Buonanotte, ragazzi – dissi, prima di essere catapultata all’istante tra le braccia di Morfeo.

La mattina seguente aprii gli occhi dopo un sonno senza sogni.
Erano le dieci e un quarto, avevo esattamente quindici minuti di tempo per svegliare i neuroni intorpiditi, fare colazione, avere un aspetto presentabile e scendere quattro piani di scale.

- Ma perché… - mormorai sbuffando, mentre cercavo i miei occhiali spariti nel nulla tastando alla cieca la superficie del letto - …dove li ho messi? –
All’improvviso mi ricordai che avevo dormito nella tana del Serpente, che avevo già addosso l’uniforme della scuola e che la sparizione dell’unica cosa che mi permetteva di mettere a fuoco era probabilmente opera dei miei due amici.
Mi misi seduta, vedendo solo una moltitudine di macchie confuse.

- Draco, dove sono i miei occhiali? –
- Non saprei – mi rispose lui beffardo, immaginai seduto poco lontano.
- Devo andare da Piton entro dieci minuti, fammi il piacere di saperlo il prima possibile – replicai acida, abbastanza preoccupata per quello che sarebbe successo se fossi arrivata in ritardo.
- A tuo rischio e pericolo -
Nel giro di pochi secondi gli occhiali tornarono nelle mie mani e poi al sicuro sul mio naso, in modo da farmi vedere entrambi i miei amici in biancheria intima.
- Ma vi sembra il modo di andare in giro? – strillai, coprendomi gli occhi, semi scandalizzata.
- Ti avevamo detto che sarebbe stato a tuo rischio e pericolo – mi ricordò divertito Blaise.
Certo, molto gentili.
A volte mi chiedevo se gli si annacquasse il cervello poco prima di svegliarsi.
Tenendo gli occhi sigillati mi alzai dal letto, procedetti alla cieca, andai a sbattere contro il tavolino occhi-di-Daniel, inciampai, venni presa al volo da uno dei due e riuscii ad uscire dalla stanza sana e salva a parte il ginocchio pulsante di dolore.

- A più tardi, Lauren! – mi disse Zabini, mentre sentivo Malfoy sghignazzare come un matto.
Nonostante tutto, li adoravo.
Erano diventati la mia ragione di vita, erano i miei migliori amici.


Nel tragitto dalla tana del Serpente all’ufficio di Piton travolsi tre studenti, tra cui una coppietta di primini, e la povera Mrs Purr che si allontanò gnaulando per richiamare l’attenzione di Gazza su di me.
Per fortuna temeva l’influenza del mio cognome.

Arrivai nei sotterranei alle dieci e trentacinque, per la prima volta nella mia vita in ritardo.
- Scu… scusi il ritardo, professore – ansimai, strisciando dentro la stanza con la lingua fuori, senza un minimo di dignità.
Quando lo sguardo di Piton si posò su di me sbalordito arrossii fino alla radice dei capelli.
Capelli che dovevano essere crespi e in aria, a giudicare dalla reazione del mio professore.

- Signorina Silente, ti senti bene? – mi chiese aggrottando le sopracciglia.
Annuii, troppo imbarazzata per la mia entrata poco elegante.
Severus sembrò capirlo, fece apparire uno specchio e me lo passò.

Quando vidi la mia chioma stile porcospino, la cravatta sbilenca, la gonna leggermente più corta e il trucco colato su metà viso diventai ancora più rossa, affrettandomi a darmi una bella sistemata.
- Quando hai finito con la maschera di bellezza… - mi disse sarcasticamente facendomi cenno con la testa verso il Pensatoio.
- Mi scusi, signore – replicai, facendo scomparire lo specchio e sentendomi già più normale.
- Dopo averti visto così sconvolta mi chiedo se sia opportuno farti vedere questo ricordo – sentenziò con una nota dubbiosa nella voce.
- Non sono sconvolta, signore! – protestai, nonostante sapessi benissimo che non era da me andare in giro per la scuola come una appena uscita dalla sbornia.
- Allora va bene, decidi tu – sibilò irritato, come se la mia risposta fosse stata un insulto alla sua autorità.
- Mi scusi, signore, non volevo essere maleducata – mi affrettai a chiarire.
Mentre lui giocherellava con il liquido nel Pensatoio, forse chiedendosi se il ricordo che aveva scelto fosse adatto, mi spuntò in testa una domanda.
- Avrò un’altra opportunità di vedere la fine del ricordo in cui… - mi si incartò la lingua al pensiero del disgusto che avevo provato - …quello della prova per diventare Mangiamorte? –
- Quando ti sentirai pronta – disse seccamente – ora, se non ti dispiace, dovresti vedere questo –
Senza fare una piega (mi sembrava di essere stata già abbastanza indecorosa per i gusti di Severus), mi tuffai nel liquido bianco.

Camminavo sul marciapiede seguendo un ragazzo poco più grande di me, un giovane Piton, vestito di nero anche se il sole che brillava in cielo era evidentemente estivo.
Oltrepassammo un cartello che recitava “Spinner’s End” ed entrammo in una casa dall’aria trascurata.
Il silenzio era assordante, Severus si diresse verso una piccola stanzetta che immaginai fosse la cucina, al cui tavolo era seduta una donna dal naso adunco e i lunghi capelli neri. Forse era sua madre.
- Mamma – sussurrò Piton con voce bassissima – papà non è in casa, vero? –
- Sì, è al piano di sopra – rispose lei con voce incolore.
- Devo parlarti di una cosa importante, ma non voglio che ci sia lui – precisò il ragazzo, guardandosi attorno con aria circospetta.
- Non ti preoccupare, tesoro, tanto ci ignorerebbe come al solito –
Piton non sembrò molto convinto ma si sedette di fronte alla donna, con il viso segnato da numerose rughe, prendendo un biscotto dall’aria stantia dal piattino appoggiato poco lontano.
- Hai sentito parlare del Signore Oscuro, mamma? –
- Sì, Severus, anche se non mi è molto chiaro quale sia il suo obiettivo… sulla Gazzetta ne parlano come di un mostro, ma nessuno può essere così terribile! –
- No, no, non lo è… - rispose frettolosamente Piton – lui è una persona fantastica che vuole solo eliminare i difetti del mondo e per questo cerca di... mmm… aiutare la selezione naturale della popolazione! –
La donna annuì coinvolta, io sgranai gli occhi incredula. Si era bevuta quel discorso assurdo senza battere ciglio?
- Non uccide le persone perché è un divertimento, solo perché è necessario! – vidi gli occhi del giovane Piton brillare di fanatismo – Quello è il ruolo che gli è stato assegnato nel mondo e lui è costretto a svolgerlo per il bene di tutti! –
Era quello che si diceva ai ragazzi per convincerli a diventare Mangiamorte? Che enorme assurdità… e che allocchi quelli che ci cascavano…
- Perché mi dici questo, Severus? –
- I miei amici... sai Avery, Mulciber, i Carrow? Mi hanno detto che cerca nuovi aiutanti per svolgere il suo compito e io volevo propormi! –
La signora Piton non disse nulla. Probabilmente non sapeva cosa facevano i Mangiamorte.
Se quello fosse stato mio figlio l’avrei portato dritto nel reparto psichiatria del San Mungo.

Una voce profonda e impastata ruppe il silenzio, facendo spuntare due espressioni indecifrabili sui volti di madre e figlio.
- Eileen! Dove cazzo sei? Quando uno ha bisogna di te non ci sei mai, brutta… ! –
Condì il tutto con una serie di epiteti che preferii rimuovere dalla mia mente. Severus scattò in piedi sfoderando la bacchetta, la donna tremava convulsamente.
- Severus, lascia perdere! È ubriaco, non sa quello che dice! –
Seguii Piton nel corridoio da dove eravamo arrivati, vidi un uomo con il viso rosso e una bottiglia di vetro in mano scendere le scale barcollando. La puzza di alcol si sentiva da lontano.
- Ah, ci sei anche tu! Il piccolo bastardo! Ti hanno rimandato a casa dalla scuola di Mago Merlino? – disse l’uomo sghignazzando, aggrappandosi alla ringhiera per restare in piedi.
Eileen uscì dalla cucina con sguardo ansioso, mettendosi di fianco a suo figlio.
- Tobias, stai attento! Rischi di cadere e romperti qualcosa! –
- Stai zitta, sporca stregaccia! Non devi dirmi quello che posso o non posso fare! –
L’uomo, che a quel punto intuii essere il padre di Piton, scese in fretta le scale e tentò di avventarsi su sua moglie.
Ma non aveva fatto i conti con la presenza del figlio, che lo Schiantò immediatamente senza dire una parola.

- Severus! Hai colpito tuo padre! – urlò la donna, buttandosi a terra per soccorrere il marito ubriaco.
- Solo perché lui stava per colpire mia madre – replicò freddamente lui – non so nemmeno perché sono venuto, a questo punto –
Si diresse verso la porta dopo aver rinfoderato la bacchetta.
- Dove stai andando? Ho bisogno di te! – strillò Eileen, senza però smettere di guardare con orrore l’uomo appena Schiantato.
- Non è vero, mamma, perché a quanto pare non ti serve la mia difesa – sputò Severus – ma se avrai mai bisogno di me per davvero chiedi dove si trovano i Mangiamorte… perché ho deciso di diventare uno di loro… addio… -
Uscì dalla porta senza rivolgere indietro un solo sguardo.
Il pianto di Eileen scoppiò all’improvviso, ma Piton sembrò ignorare anche quello.
Il suo sguardo determinato e impassibile sembrava dire “quando è troppo, è troppo”.


Quando uscii dal Pensatoio, mi accorsi di avere troppe domande pronte sulla punta della lingua.
Se le avessi poste tutte a Severus avrebbe seriamente pensato di uccidermi. Ma dovevo farlo, altrimenti sarei scoppiata.
- Professore, perché mi ha fatto vedere questo ricordo? –
Sembrò infastidito dalla mia domanda, storse le labbra in una smorfia.
- Fa parte della tua punizione, dovrebbe esserti chiaro ormai… -
- Non vedo che collegamento possa avere questo con la diminuzione della mia voglia di vendetta… che tra l’altro se n’è già andata da molte settimane! –
Piton mi scrutò senza dire una parola, probabilmente scettico nei confronti delle mie parole.
Il fatto che la mia propensione per la vendetta se ne fosse andata non era del tutto vero, ma la domanda che gli avevo posto era lecita.

- Ne riparleremo, signorina Silente… ti conviene andare, è ora di pranzo! –
- Non ho fame – ribattei con voce dura, decisa a sapere il perché o di morire in quel punto esatto del castello come vittima di Piton.
- Ne. Riparleremo. – ripetè seccamente, scoccandomi un’occhiata gelida.
Ricordandomi all’improvviso che con una ribellione mi sarei con molta probabilità giocata il Ballo di Natale di quella sera (ci tenevo molto solo perché Blaise altrimenti sarebbe stato senza compagna), uscii con aria altera dall’ufficio.
Andai a sbattere contro la professoressa McGranitt che sembrava aspettare proprio me.
- Albus ti vuole parlare, Lauren – mi disse senza nemmeno guardarmi – ti prego di seguirmi. –
Doveva essere il periodo delle convocazioni a sorpresa.
Di nuovo mi chiesi cosa avessi potuto combinare.


Note dell'autrice

Buon pomeriggio a tutti! Spero che siate riusciti a leggere questo capitolo, nonostante gli ostacoli nell'accedere al sito (o sono solo io ad avere questo problema?).
In ogni caso se siete qui probabilmente ce l'avete fatta ^^
Cosa dire? Vi ringrazio come sempre per il vostro supporto e vi consiglio di andare a dare un'occhiata alla mia ultima opera Apeiron - L'infinito , la fan fiction su Albus Silente a cui vi avevo accennato.
E magari anche a un esperimento che sto portando avanti con Danielle_Lady of Blue Roses e Meirouya, Heaven of Hisies
.

DarkViolet92: per ora sto trascurando i rapporti di Lauren con Harry e gli altri, ma più avanti magari saranno costretti ad avvicinarsi... non dico altro! ^^
Yvaine0: no, diciamo che l'ha presa sul ridere ^^ e poi ha accettato! Anche a me piace molto Blaise (naturalmente), ma devo ammettere che non avevo minimamente pensato a Draco al ballo con due Becky diverse (la tua e la mia)! O.O Comunque sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo e la lettera di Narcissa, a presto!
Elly Chan: la storia su Silente senior è arrivata  (in fase sperimentale, ma c'è) ^^ Lauren ha detto di sì, ma come al solito per una cosa bella ne succedono dieci brutte... la vita è così difficile! xD Blaise può accompagnare Lauren al ballo, l'invito dei professori a fare coppie miste non era propriamente un obbligo (anche se suonava così). Felice che anche a te sia piaciuta la lettera di Narcissa, forse dovrei scriverne più spesso ^^
Valery_Ivanov: tolta la curiosità, dopo questo chappy? xD In effetti anch'io in principio non avevo pensato a Blaise, ma poi mi è venuta l'idea e...puff! Spero che anche questo ti sia piaciuto, a presto!

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Capitolo 28
*** Tre piccole battaglie ***



Seguii Minerva solo perché ero tormentata dal pensiero di lasciare Blaise senza un’accompagnatrice.
Solo ed esclusivamente per quello.

Entrai da sola nell’ufficio di nonno Albus, cercando di prenderla con filosofia e dicendomi che qualunque cosa avesse voluto dirmi, sarebbe stata rapida e indolore.
E poi avrei potuto approfittarne per chiedergli la foto di mia madre e il permesso per far venire Zabini a Grimmauld Place per Natale.
Zampettai nella stanza cercando di tenere il cervello sgombro, non volevo che mio nonno mi leggesse nel pensiero ancora prima che potessi reagire bloccandolo.
Puntò subito gli occhi azzurri su di me.
Circa due nanosecondi dopo mi accorsi che a farmi compagnia c’erano Astoria, Daniel, Draco e Blaise.
Un puzzle iniziò a costruirsi davanti ai miei occhi.
- Si sieda, signorina Silente – mi disse con gentilezza, ma con una leggera inflessione che stava a significare “faremo i conti da nonno a nipote più tardi”.
Devo ammettere che sentirmi chiamare signorina da lui era qualcosa di altamente comico. Trattenni un sorrisino, sedendomi al fianco di Malfoy.
- La nostra chiacchierata di oggi è solo un avvertimento, ma per il vostro bene devo informarvi che se infrangerete di nuovo questa regola dovremo prendere seri provvedimenti – sentenziò nonno Albus facendo scorrere lo sguardo su tutti noi – sapete perché siete qui, vero? –
Scuotemmo tutti insieme la testa. Anch’io, nonostante immaginassi il motivo.
- Ieri notte il vostro referente di dormitorio, il professor Piton, ha controllato le presenze degli studenti nei loro letti e voi quattro siete risultati assenti – il suo sguardo si posò su Astoria – lo stesso è stato riscontrato per lei, signorina Greengrass, dopo il controllo del professor Vitious. Questo significa che eravate in giro per il castello senza autorizzazione e senza scorta, infrangendo decine di regole della Scuola. –
Restammo tutti in silenzio. Evidentemente nessuno aveva il coraggio di negare.
- Siete stati molto incoscienti dato che ormai tutti sapete degli avvistamenti di Mangiamorte nei pressi di Hogsmeade – recitò nonno Albus, guardando fisso davanti a sé – quindi, nonostante la sicurezza di Hogwarts sia invidiabile, vi devo gentilmente chiedere di non ripetere le vostre azioni, e mi riferisco soprattutto ai tre Responsabili di dormitorio –
- Saremo puniti? – pigolò Astoria, in un vano tentativo di destare tenerezza.
- No, signorina Greengrass – rispose nonno Albus senza farsi smuovere – Ma questo non vuol dire che vi sarà concessa l’opportunità di ripetere di nuovo questa grave azione –
Scrutò tutti con aria pacifica, evitando di proposito di guardarmi. Sospirai rumorosamente, avrei scommesso la mia bacchetta sul fatto che mi avrebbe tenuta lì da sola anche dopo l’uscita degli altri.
- Vorrei sapere il motivo della vostra assenza, se non vi è di troppo disturbo – chiese con indifferenza, come se si stesse informando sugli orari dei treni.
Dentro di me sghignazzai, mi sarei divertita molto a sentire le scuse che si sarebbero inventati Astoria e il suo cagnolino.

- Signor Dwight, vuole essere così gentile da darmi il suo motivo? –
- Io… ero ubriaco, signor Preside… - mormorò Daniel arrossendo – Non ricordo nulla di ieri notte… -
Ma bravo, Daniel. Credi che mio nonno possa bere una scusa così stupida ed evidentemente fasulla?
- Signorina Greengrass? –
- Stavo facendo la solita ronda da Responsabile, non ero stata informata del fatto che non fossimo più autorizzati… - disse lei con sicurezza, come se fosse stato normale non essere al corrente della regola che era stata ripetuta più volte dai professori durante le lezioni.
Nonostante tutto, nonno Albus annuì con aria da credulone. Grande attore, lo devo ammettere.
- Signor Zabini? –
Sentii una stretta al cuore. Anche Blaise e Draco erano nei guai, ma non sapevo nemmeno io se era meglio che mentissero o che dicessero la verità.
- Ero con Draco e Lauren, signor Preside…  - rispose lui con voce limpida e sincera - …volevamo passare una serata tra amici al lontano da orecchie indiscrete e senza disturbare nessuno –
- Conferma, signor Malfoy? –
Draco annuì, più pallido del solito. Immaginavo si stesse chiedendo se mio nonno sarebbe venuto a conoscenza dell’esistenza della tana del Serpente scrutando nella sua mente.
- Conferma, signorina Silente? –
- Sì – sussurrai, consapevole che un semplice monosillabo non mi sarebbe bastato per quel pomeriggio.
- Bene, allora potete andare – disse mio nonno allegramente, mentre tutti e cinque ci alzavamo.
Mi inchiodò dov’ero con lo sguardo, fece cenno di uscire agli altri. Mi lasciai ricadere sulla sedia.
- Cosa ti è passato per la mente? – mi chiese con voce piatta.
- Esattamente quello che ha detto Blaise, volevamo passare una serata tra amici – replicai, certa che la mia risposta sarebbe suonata sincera semplicemente perché era la verità.
- Dove siete stati, Lauren? Vi abbiamo cercato ovunque –
- In una stanza, non so dove si trovi –
La sua occhiata mi fece capire che quella volta non ero stata abbastanza brava a rispondere.
- So che sai dove si trova, Lauren – mi ricordò stancamente.
- Allora leggi anche quello nella mia mente, se ti diverte così tanto – borbottai irritata.
- Lo faccio per il tuo bene, lo capirai mai? –
- Me l’ha già detto anche il professor Piton qualche giorno fa, ma io so difendermi in caso non ti ricordassi –
Sapevo che stava pensando a tutte le volte in cui me l’ero cavata da sola, aggredita da aspiranti Mangiamorte mentre giravo per Diagon Alley.
Sapevo che era un rompiscatole perché ero l’unica cosa che gli era rimasta.
Ma sapevo anche che non poteva diventare paranoico solo per una foto di Lucius Malfoy davanti a Mielandia.
- Nonno, io so cavarmela, davvero – dissi con dolcezza, cercando di convincerlo.
- Lauren, io ho paura per te… davvero… -
Quello che lessi nei suoi occhi mi lasciò l’amaro in bocca. Dovevo smetterla di farlo preoccupare così tanto per le mie bravate.
- Ti prometto che non andrò più in giro di notte da sola –
- Questa quando l’ho già sentita? – chiese divertito, ma decisamente più sollevato di prima.
- Non saprei – risposi, stando allo scherzo nonostante dentro di me sapessi che non ce l’avrei mai fatta a mantenere quella promessa.
Intrecciò le dita come suo solito, inclinando la testa come chiedendomi cosa stessi aspettando ad esporgli quello di cui avevo bisogno. Era seccante avere un nonno informato su ogni singolo pensiero appena abbassavo la guardia.
- Vorrei una foto di mia madre… ma credo tu lo sappia già… - sputai sarcastica.
- Non puoi averla, ma sono certo che tu lo sappia già – replicò in un tentativo di scimmiottarmi. Simpatico, dovevo ammetterlo, ma dovevo ottenere quella foto.
- Questo vuol dire che ne hai una? – chiesi, in stile “interrogatorio di polizia”.
- Non ho detto questo – rispose tranquillamente.
Bene, sapevo che non sarebbe stato facile. 10 a 10, Pluffa al centro.
- Nemmeno se io ti dicessi il perché? – rilanciai abilmente, sapendo che quella era una delle cose che non riusciva a leggermi nella mente anche se ci stava provando senza nemmeno nasconderlo.
- Se è un perché accettabile, direi che se ne può discutere – ammise sorridendomi, orgoglioso delle mie abilità di Occlumante.
Abilità che si manifestavano raramente, tengo a precisare.

- Voglio tenerla sempre con me per ricordare il suo viso che non ho mai visto e farlo entrare a far parte della mia vita –
Non era del tutto la verità. Era solo una parte, era quella parte che non aveva nulla a che fare con la richiesta di Narcissa e che pensavo fin da quando ero una bambina.
Lo sguardo di mio nonno si addolcì e temetti che sarebbe scoppiato a piangere. Ma mantenne il controllo annuendo deciso.
Aspettai con pazienza che facesse spuntare fuori quella foto, ma non accadde nulla.

- La cercherò, Lauren… - rispose con un tremito nella voce. Sospettai che fosse un modo abile per evitare una discussione con me sul fatto che non volesse darmela.
- Non mentire, nonno –
Non replicò, distogliendo lo sguardo da me. Stavo per arrabbiarmi, odiavo a morte i “no” velati che mi rifilava ogni tanto.
- Almeno dimmi perché no! –
- Solo quando tu mi dirai tutti i motivi di questo tuo desiderio –
Va bene, era evidente che fosse nato anni prima di me. 20 a 20, di nuovo Pluffa al centro.
- Posso farti una domanda? –
- Certo, ma non ti è garantita una risposta – replicò lui con un velo di diffidenza. Per quanto ne sapessi, ero l’unica persona di cui non si fidasse ciecamente. Forse perché sapeva che avevo preso la sua abilità nel nascondere le cose e nell’imbrogliare le persone a fin di bene.
- Posso invitare un amico a Natale? –
- Qui a Hogwarts? –
Lo guardai sarcastica. Non era divertente.
- No, a Grimmauld Place… - ribattei seccata.
- Dipende da chi è questo amico… -
- Blaise Zabini –
- No –
Mi morsi la lingua per non strillare una serie di ingiurie poco decorose. Cosa aveva Blaise che non andava?
- Se avessi detto Harry Potter sarebbe andato bene, naturalmente – osservai con veleno.
- Certo, quella è casa sua – mi fece notare mio nonno con semplicità.
Ero stufa di farmi prendere in giro. Mi alzai indispettita e uscii dall’ufficio senza nemmeno salutare.
Dopo quel trattamento, non avrei avuto remore ad andare di nuovo in giro per la scuola di notte in completa solitudine.


Quando tornai nella Sala Comune e vidi decine di ragazze in abito da sera mi ricordai all’improvviso che poche ore dopo sarebbe iniziato il Ballo.
E che io non avevo uno straccio di vestito indossabile.

- Maledizione – sbuffai, risalendo le scale verso la stanza che condividevo con Pansy, Daphne e Lavanda.
Avevo scorto tutte e tre quando ero entrata dal ritratto, pronte ed impeccabili, come d’altronde lo erano tutte le altre del settimo anno. Invece non avevo visto nessun ragazzo, probabilmente si stavano tutti preparando in quel momento.
- Complimenti, Lauren – mi dissi, tirando fuori dal mio baule una decina di jeans e altrettante magliette che avrebbero fatto una figura barbina in quella specie di party di gala. Dovevo solo ringraziare l’apparizione di Lucius Malfoy per quel disastro.
Stavo per tentare disperatamente di ritoccare una mia camicia da notte con la bacchetta quando vidi un pacchetto appoggiato al centro del mio letto. Mi avvicinai e presi in mano il biglietto che era adagiato sopra.

Mi sento responsabile di quello che starai probabilmente passando in questo momento alla ricerca disperata di un vestito per il Ballo di Natale. Consideralo come un piccolo regalo per simboleggiare la nostra amicizia. Troverai anche degli accessori che sono certo ti staranno bene.
Il tuo Aiutante Misterioso

Dopo la firma seguiva una faccina sorridente che contagiò anche me. Scartai con cautela il prezioso pacco, chiedendomi chi potesse essere stato a farmi quel favore enorme.
Il mio primo pensiero cadde su Blaise e ne ebbi la conferma quando vidi l’abito. Doveva aver speso almeno un centinaio di galeoni per quella meraviglia di sartoria.
- Blaze è pazzo… davvero pazzo… - mormorai guardando stupita la lunga gonna color smeraldo decorata d’argento. L’intreccio di quei fili, che salivano fino al corpetto rigido, sembrava creare dei piccoli serpentelli su tutta la gonna. Nel pacchetto restavano un paio di scarpe con i tacchi sempre color smeraldo (troppo alte per i miei gusti, temevo che sarei caduta almeno dieci volte in una sera), uno scialle argento e delle mollettine d’argento con piccole pietre verdi incastonate.
Sperai per le finanze di Blaise che non fossero smeraldi veri.
Avrei dovuto restituirgli tutti i soldi, non volevo avere debiti con nessuno.
Quando lo indossai, il vestito mi stava un po’ stretto ma riuscii ad allargarlo con un paio di colpi di bacchetta. Mettere le scarpe invece fu un incubo dato che fin da piccola avevo avuto una repulsione tremenda per i tacchi. E non parliamo delle mollettine.
- Dannati capelli crespi… - sputai con amarezza mentre armeggiavo disperata con l’acqua e la spazzola, occhieggiando preoccupata l’orologio, tentata di andare a chiedere aiuto a Pansy o Daphne.
A dieci minuti dallo scadere del tempo mi venne l’illuminazione, mi versai in testa mezza boccetta di Tricopozione Lisciariccio sperando che agisse in fretta.
Mi diedi una bacchettata sul naso pensando intensamente al trucco più leggero che potesse esistere.
Mi infilzai la testa con le preziose mollettine, afferrai lo scialle e mi fiondai giù per le scale del dormitorio dopo un’ultima controllatina allo specchio.

Dovrei descrivere il mio trionfale arrivo in Sala Grande a ruzzoloni? No, direi che ci posso passare sopra.
Per fortuna era deserta.


Quando giunsi sana e salva (a parte un paio di distorsioni per caviglia) davanti alla Sala Grande, avvistai subito il mio gruppetto che probabilmente mi stava aspettando. Erano tutti di una bellezza da restarci secca.
Lo so, io non sono solita dare opinioni così superficiali, ma non nascondo che quella sera sembravano aver superato loro stessi.

- Buonasera a tutti – salutai, facendo scorrere il mio sguardo su Neville, Anthony, Seamus, Ernie… Blaise… e Draco.
Il mio cavaliere indossava una camicia verde smeraldo sapientemente sbottonata fino a un punto cruciale e pantaloni neri, ma nella sua semplicità mi aveva mozzato il fiato al primo sguardo.
Invece il caro signor Malfoy aveva il petto fasciato da una camicia grigio perla che faceva risaltare in modo incredibile i suoi occhi e pantaloni di una sfumatura leggermente più scura di grigio.
A descriverlo potrà sembrare qualcosa di banale, ma devo ammettere che su di lui quell’abbinamento faceva davvero un’ottima impressione.
- Buonasera a te, damigella Lauren  – rispose Blaise, prendendomi a braccetto con fare cavalleresco – sei davvero stupenda! –
Prima che potessi rispondergli che era solo per merito suo, arrivarono vicino a noi Eleanor Chang in bianco, Harry in nero, Luna Lovegood in arancione e Ronald in bronzo scuro.
- Draco, Lauren, la McGranitt ci ha gentilmente ricordato che dobbiamo aprire le danze come Responsabili… - sbuffò Eleanor, mentre stringeva il braccio del suo compagno con evidente piacere.
Lanciai un’occhiata divertita a Luna che stava seppellendo Weasley sotto una valanga di parole perlopiù insensate.
Annuii all’indirizzo della Chang, seguendola a passettini verso il centro della Sala Grande mentre mi aggrappavo al braccio di Blaise per non cadere.
Draco andò a cercare Rebecca, gli altri ragazzi si sparpagliarono per raggiungere le loro accompagnatrici.

Arrivammo davanti alla McGranitt, di fianco al tavolo dei professori, dove erano già pronti Michael MacMillan con una Grifondoro del suo anno, Seamus Twain con una Corvonero più piccola, Colin con Ginevra e Astoria con Daniel.
Gli ultimi tre mi fissarono come se avessero visto un fantasma. Anzi, no, i fantasmi sono delle cose normali a Hogwarts.
Un alieno proveniente da Mercurio rende meglio l’idea.

- Signorina Silente e signor Zabini… - mormorò Minnie, probabilmente segnandosi in mente la nostra coppia per segnalarci agli altri professori.
Pochi attimi dopo arrivarono Draco e Becky, suscitando non poca sorpresa nella McGranitt.
- I vostri compagni sono… in ritardo? – chiese abbastanza scioccata.
- No, professoressa, noi siamo insieme – rispose educatamente Becky anche se si vedeva che credeva fosse impazzita.
Quando Minnie si fu ripresa in modo dignitoso, ci spiegò cosa dovevamo fare. Sentii il mio stomaco fare le capriole, mi si chiedeva di portare a termine compiti che non mi sentivo in grado di poter sopportare.
Lanciai uno sguardo disperato a Draco che mi sorrise incoraggiante.
Blaise mi strinse la mano con forza, infondendomi un po’ di fiducia.
Mi sentivo pronta a tutto, dopo questo.
- E ora potete andare… mi raccomando, che tutto sia perfetto dato che abbiamo la stampa come ospite – sottolineò Minerva stringendo le labbra con disapprovazione.
La stampa? Quindi Rita Skeeter?
No, non ero più così tanto pronta.


Note dell'autrice

Buon pomeriggio a tutti! Rapido aggiornamento, sperando di non deludere le aspettative di nessuno.
Dovrei ripetervi ancora i nomi delle fan fiction che vi consiglio? Diciamo di no, anche perchè non ho tempo... le trovate nella mia pagina, comunque!
Grazie come sempre a tutti voi che leggete, vi invito - come al solito, se volete - a lasciare una traccia del vostro passaggio.
Breve risposta alle recensioni e poi sparisco fino a venerdì ^^

DarkViolet92: niente di rilevante, solo una usuale ramanzina ^^ spero che ti sia piaciuto questo inizio di ballo, grazie per il commento!
aXce: bentornata! xD Per le vacanze natalizie dovrai aspettare ancora un po', ma piano piano ci arriverò... grazie per il commento!
Luciana Menditegui: magnifico sfoggio poliglotta, davvero! xD Capisco quanto tenga impegnata la scuola, infatti anch'io riesco ad aggiornare quasi per miracolo ç.ç
Valery_Ivanov: piccolo preludio al ballo, spero che abbia scatenato ancora la tua curiosità ^^ grazie anche a te per il commento!

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Capitolo 29
*** Danza confusa ***



Eravamo schierati in coppie, una dietro l’altra, davanti al tavolo dei professori.

La pista da ballo, al centro della Sala Grande, era deserta e tutti gli altri studenti si erano pigiati ai lati creando due muri vocianti e multicolore.
- Michael MacMillan di Tassorosso e Vanessa Martins di Grifondoro! – annunciò la voce di mio nonno mentre i due avanzarono con passi incerti davanti a tutti e  iniziarono a danzare a tempo di musica.
Notai un flash da macchina fotografica arrivare dal bel mezzo della folla, mugolai preoccupata.

- Eleanor Chang di Corvonero e Harry Potter di Grifondoro! –
Quei due sembravano fatti uno per l’altra. Bianco e nero che si compensavano in modo pauroso, si unirono con leggiadria agli studenti che li precedevano.
I flash si moltiplicarono mentre i presenti mormoravano a tutto spiano.

- Seamus Twain di Tassorosso e Rosemary Heap di Corvonero! –
Iniziai a stringere convulsamente la mano di Blaise.
Avevo paura, tanta paura di cadere davanti a tutti.
O di pestargli un piede.
O peggio, fare entrambe le cose.
- Lauren, cos’hai? – mi sussurrò, trattenendo una smorfia di dolore per la mia stretta sulle sue povere falangi.
- Astoria Greengrass di Serpeverde e Daniel Dwight di Grifondoro! –
Gli strinsi ancora di più la mano. Alla mia paura si aggiunse la rabbia mentre la coppia più famosa della scuola avanzava splendente verso il centro della Sala.
- Colin Canon e Ginevra Weasley di Grifondoro! –
Era impossibile non notare gli sguardi omicidi che la Weasley lanciava ad Eleanor ed Harry. Decisi che aver fatto incontrare quei due era la vendetta peggiore che potessi escogitare nei confronti della sorella di Ronald.
- Rebecca Johnson di Grifondoro e Draco Malfoy di Serpeverde! –
Si levarono brusii più alti di quelli riservati in precedenza. Non capivo cosa ci fosse di male nel vedere insieme Becky e Drake.
Ok, forse riguardava il fatto che il secondo fosse venti centimetri più alto e sei anni più grande? Ma erano cose insignificanti!
- Lauren Silente e Blaise Zabini di Serpeverde! –
Mi aggrappai disperatamente al braccio di Blaise infilandogli le unghie nella carne mentre mi muovevo con controllati passettini da formica che volevano sembrare aggraziati e disinvolti.
Mi lasciai gestire come una bambola dal mio amico, non sapendo nemmeno da dove iniziare per accennare un passo di danza.
I flash mi accecarono almeno una decina di volte, ma riuscii a restare in piedi e ad essere condotta a ritmo di musica senza schiacciare i piedi al mio povero compagno.

- Grazie… - sussurrai a Blaise sorridendogli timidamente, mentre notavo che nessuno sembrava avere il coraggio di unirsi a noi dodici martiri danzanti.
- Nessun problema, io e Draco ti avevamo promesso che sarebbe andato tutto bene – rispose ricambiando il mio sorriso.
Mi persi nei suoi occhi profondi e neri, abbagliata non più dalla luce della macchina fotografica ma dalla dolcezza dei suoi lineamenti, ipnotizzata dalla perfezione della sua pelle scura e liscia, sentendomi al sicuro tra le sue braccia che riuscivano a farmi apparire leggiadra e sicura anche se stavo zampettando come una papera, ignorando senza troppa fatica la coppia perfetta che si dondolava romanticamente vicino a noi.
Per un attimo invidiai la bellezza di Astoria, con il suo ampio abito color cielo e i suoi capelli color grano che la facevano sembrare un angelo, stretta al petto di Daniel, che era invece vestito dello stesso colore dei suoi occhi magnetici.
Per un attimo.

- Ti ho già detto che sei stupenda, Lauren? –
La voce di Blaise mi giunse dritta nell’orecchio, mentre le sue labbra calde mi sfioravano con delicatezza il lobo.
Mi si attorcigliò la lingua, impedendomi di dare una risposta comprensibile.

Desiderai con tutta me stessa che quelle labbra si appoggiassero sulle mie, che spostasse le sue mani calde sui miei fianchi senza badare a tutta la gente che ci guardava e che mi dimostrasse che non mi aveva invitata al Ballo solo perché ero una sua amica.
Non so per quanto tempo restammo così vicini, ero talmente presa da non accorgermi delle strane coppie che lentamente ci nascondevano alla portata dei flash. Mi sentivo in paradiso, non esistevamo altro che io e Blaise.
Il resto era superfluo.

Mi chiesi una decina di volte se dovessi togliermi gli occhiali, magari per lui sarebbe stato scomodo baciarmi con addosso quei cosi fastidiosi, e dove potessi metterli senza fargli intuire che era perché mi aspettavo un bacio.
Immaginai nella mia mente il seguito di quella serata, io e lui per la prima volta da soli nella tana del Serpente, pronti a mostrarci a vicenda come non ci eravamo mai visti. Una vampata di calore pervase tutto il mio corpo, mentre mi stringevo a lui continuando a fantasticare su noi due anche se non avevo mai pensato che l’avrei fatto.
Sì, ero decisamente su di giri.

- Ti va di uscire da qui? – mi chiese all’improvviso – Inizia a fare decisamente caldo… -
Annuii, ci facemmo strada tra tutti gli studenti che ci circondavano.
Notai nonno Albus e Minerva che improvvisavano un tango anche se la musica era più che altro un valzer, Hermione e un Corvonero ballare con le teste pericolosamente vicine, Eleanor e Harry bere qualcosa seduti in disparte, Ginevra fissarli da assassina, e poi il nostro gruppo di amici.

Non so perché, ma non volevo fermarmi con loro. Non in quel momento, volevo restare tutta la sera da sola con Blaise. Ma Draco ci fece cenno di avvicinarci e venni quindi trascinata in mezzo alla compagnia.
- Per essere una che non sapeva accennare un mezzo passo di danza sei stata brava, Silentina bella! – disse Malfoy, facendomi posto vicino a lui, mentre mi passava una Burrobirra.
- Tutto merito di Blaise – mormorai, cercando di stringermi sulla panca per fare posto anche a lui.
- Sei troppo modesta, Lauren – disse il mio compagno ad alta voce, prima di avvicinare di nuovo le sue labbra al mio orecchio per sussurrare – modesta e stupenda, oserei dire… -
Io arrossii compiaciuta e imbarazzata, Draco mi scoccò un’occhiata penetrante.
- Vi ho già presentato Amanda? – chiese Neville, facendo cenno con la testa verso una graziosa ragazzina castana che non sembrava neanche lontanamente avere lo stesso sangue di Goyle.
- No, molto piacere – risposi seccamente, a nome mio e di Blaise.
I miei amici sembrarono sorpresi dalla mia scortesia e a dire il vero lo ero anch’io. Non mi era mai dispiaciuto stare in loro compagnia.
- Blaise, andiamo a prendere un po’ d’aria? – chiesi con voce lamentosa, sentendomi uno schifo nei confronti di Draco e Neville.
- Blaise, possiamo parlare un attimo? – sputò Draco, senza dargli il tempo di rispondermi.
Zabini annuì e si alzò, allontanandosi con Malfoy nel folto della folla. Rimasta sola con Neville e Amanda mi sentivo un po’ la terza incomoda, ma non potevo seguire i miei due migliori amici senza farli arrabbiare. Mi alzai e iniziai a girovagare senza meta per la Sala, sperando di incontrare qualcuno con cui conversare.
- Ehi, mi concedi questo ballo? – urlò una voce alle mie spalle.
Chi poteva essere così pazzo da fare quella richiesta così ardua a me, goffa papera sui tacchi?
Mi girai, ritrovandomi dietro Harry con un sorriso smagliante.
- Non stai parlando con me, vero Potter? –
- Pensavo avessimo deciso che mi avresti chiamato Harry – replicò lui, sempre con lo stesso sorriso.
- Dettagli… allora, stavi parlando con me? –
- Con chi altro? –
Mi guardai in giro. In effetti ero l’unica nel giro di dieci metri a cui Potter potesse rivolgersi senza rischiare di essere affatturato. Eravamo in una specie di angolo riservato ai Serpeverde.
- Non vorrai seriamente ballare, vero? –
Mi sembrò offeso, ma scosse la testa. Era già qualcosa, non avevo alcuna intenzione di coprirmi di ridicolo.
Mi avviai verso un tavolino vuoto, buttandomi su una sedia. Potter mi imitò, aveva fatto riapparire il sorriso precedente.

- Stai bene, sai? – disse, accennando con la testa al mio vestito - Anche se mi sembri molto Salazarina Serpeverde… -
Ridacchiai, ma smisi subito. Non avrei permesso a Potter di provarci con me.
- Anche tu stai bene, ma questo è solo merito mio, come sappiamo entrambi –
Il mio tono incolore non scalfì la sua felicità, annuì come un cagnolino entusiasta.
- Potter, ti senti bene? Ti si è congelato addosso un sorriso inquietante! –
Gli sventolai una mano davanti al viso per verificare se fosse rimasto vittima di qualche incantesimo delle Pastoie o di una Pozione Irrigidente.
- Eleanor Chang vuole uscire con me il giorno di San Valentino! –
Tossicchiai per non soffocare, doveva essermi andata di traverso la saliva.
Ero davvero così brava come consulente matrimoniale? Lo sguardo esultante di Harry sembrava dire di sì.
- Beh… sono contenta per te, Potter! – esclamai, unendomi alla sua gioia. Poi mi venne in mente un piccolo particolare al quale lui forse non aveva pensato.
- E cosa farai con Ginevra? –
Vidi il suo sorriso sgretolarsi pezzo per pezzo davanti alla mia domanda. Evidentemente quel pensiero non l’aveva nemmeno sfiorato. Assunse un colorito malsano.
- Potter, non vorrai vomitare qui! – strillai disgustata, allontanandomi da lui e facendo spostare l’attenzione di alcuni Serpeverde su di noi.
- Ron mi ucciderà… - balbettò a fatica - …lui vorrà la mia pelle… lui mi vorrà scuoiare… -
Sentendomi in colpa, dopotutto ero stata io a farli avvicinare, lo abbracciai per farlo calmare.
Avrei voluto consolare Harry anche a parole, lo giuro, ma in quel preciso momento arrivarono Draco e Blaise che mi staccarono immediatamente da lui.

- Sfregiato, ci spiace portarti via Lauren ma abbiamo bisogno di lei! –
- No, aspettate, io ho bisogno di lei! – disse Harry con voce strozzata, alzandosi in piedi per bloccarci.
- Infatti – protestai, cercando di divincolarmi dalla presa di Blaise – stavamo parlando in privato! –
Quest’ultimo, all’improvviso, mi lasciò andare. Per un attimo pensai che per una volta il mio tono minaccioso fosse servito a qualcosa.
Poi mi accorsi che Piton si dirigeva verso di noi.

- Qualcosa non va? – chiese con evidente disappunto.
- No, è tutto a posto, professore – disse rapidamente Draco, lanciando alternativamente occhiate sbalordite a me e Potter.
- Non mi sembra, dato che da questo angolo provengono continue urla – continuò Piton, mentre sembrava tentare di entrare nella mente di uno dei quattro – urla che, stranamente, riescono a sovrastare il volume già decisamente alto della musica –
Ci guardammo tutti e quattro. Se volevamo sbarazzarci della presenza di Severus e vedercela tra di noi dovevamo solo fare gli innocentini stupidi.
- Non liuscivamo a sentilci, popio peché la musica è tanto alta * – pigolai io con voce infantile.
Draco, Harry e Blaise sembrarono essere sul punto di scoppiare a ridere. L’ombra di un sorriso increspò le labbra di Piton che si allontanò scuotendo la testa.
- A volte mi sorprende quanto tu possa essere scema – disse Zabini, evidentemente divertito.
Lo presi come un complimento. Harry sembrava aver dimenticato per un attimo la “faccenda Ginevra”.
- Ma questo non risponde alla domanda “cosa ci fai da sola con Potter in un angolino appartato?” – buttò lì Draco, con fare inquisitorio.
Avevo già capito che il Ballo di Natale non sarebbe mai stato un evento romantico, per me.
L’avrei passato a discutere di cose che non mi riguardavano con i miei due migliori amici e… un amico? Non sapevo come classificare Potter.
Fatto stava che tutte le mie fantasie sulla serata con Blaise si dissolsero davanti ai miei occhi.

- Usciamo in giardino, così non dovremo gridare e farò meno fatica a parlare con tutti e tre –
Non senza protestare mi seguirono, mentre mi dirigevo con passo esitante verso l’uscita del castello.
Prima di uscire dalla Sala Grande, Draco si fece passare un paio di bottiglie di Burrobirra aperte che esalavano un odore strano.
Blaise salvò le mie caviglie per ben tre volte, afferrandomi da sotto le ascelle prima che potessi sfracellarmi per terra.

Quando oltrepassammo la soglia fummo colpiti dalle gelide sferzate dell’aria di dicembre, mi strinsi nel leggero scialle argento maledicendo la mia stupida idea.
Ci sedemmo sui gradini davanti al portone, illuminati dalla luce che usciva dalla Sala Grande.
- Allora, parla – mi intimò Draco, appoggiandosi alle labbra la prima bottiglia di Burrobirra (che sospettavo essere corretta con qualcosa di molto più forte).
Dopo aver chiesto il permesso con lo sguardo a Harry, spiegai loro cosa era successo tra lui ed Eleanor. Non che ci fosse molto da dire, ma ero certa che più avrei parlato e meno domande avrei dovuto sopportare.
- Quindi è per quello che eri avvinghiata a lui? – sbottò Blaise, sembrando irritato.
- Non ero avvinghiata a lui! – risposi con astio – E comunque cosa ci sarebbe stato di male? Voi due mi avete piantata in asso! –
Harry ridacchiò sentendo il mio rimprovero a Draco e Blaise che si guardarono come per accordarsi su cosa dire.
- Spero di non averti illusa, Lauren – esordì Blaise esitante.
Cosa voleva dire con “spero di non averti illusa?”
- Non capisco cosa intendi, Blaise – replicai con tono neutro.
- Intendo dire che… - sospirò interdetto, ma continuò a parlare dopo una gomitata di Draco che continuava beatamente a bere - …io sono già promesso ad un’altra ragazza e non vorrei che tu avessi pensato che potesse succedere qualcosa tra di noi… siamo amici, no? L’hai ripetuto più volte anche te dopo aver accettato il mio invito al Ballo… -
Iniziai a tremare. Ma in fondo, cosa potevo aspettarmi? La scialba Lauren Silente e il magnifico Blaise Zabini non avrebbero avuto storia, lo sapevo anch’io. Dovevo essere sincera con me stessa.
- Non mi hai illusa, Blaze – risposi con compostezza – hai avuto davvero molto rispetto per me, anche se mentre ballavamo avresti probabilmente potuto farmi tutto quello che volevi e non avresti incontrato resistenza… -
Non sapevo perché stessi confessando tutte quelle cose a cuor leggero, per giunta in presenza di Potter.
Ma le mie parole sembrarono rincuorare Zabini, in qualche modo.

- Bene, ora che abbiamo la prova che non sei ubriaca né rincitrullita direi che possiamo entrare, Silentina bella! È bello sentirti dire che ci saresti stata senza problemi con Blaze, proprio come le ragazze che critichi spesso! –
Lo guardai malissimo, lui mi fece un sorrisetto beffardo.
- Malfoy, devo dire che hai sempre un tatto spaventoso! – sibilò sarcastico Harry, alzandosi in piedi.
- Devo dire invece che tu hai una particolare propensione per ficcare il tuo naso ovunque, Potter! – ribattè Draco, alzandosi in piedi a sua volta.
- Non duellate, per favore… - mormorai stremata - …per favore, risparmiatemi uno spettacolo del genere! –
- Abbassa la bacchetta, Sfregiato! –
- Prima tu, Serpe, non mi fido di te! –
Ma perché Blaise non si decideva a parlare e porre una fine a questa storia?
- Ma perché diamine state litigando? – chiese all’improvviso Zabini.
Cosa aveva fatto fino a quel momento? Aveva dormito? A volte proprio non lo capivo, davvero.
- Blazee, svegliati è primavera! ** – canticchiò sarcastico Draco, senza smettere di tenere sottotiro Harry.
- La volete smettere? – sbottai scocciata, scattando traballante sui miei tacchi.
- Silente, stai fuori da questa storia! – ringhiò Malfoy, dandomi una spinta che mi fece perdere l’equilibrio e spedendomi addosso a Blaise.
- Questa me la paghi! – strillai imbestialita, nonostante non fossi solita prendermela per così poco.
- Dai, allora vieni a duellare anche te, stupida sgualdrina di una Mezzosangue! – mi sfidò Draco ridendo.
Qualcosa non mi tornava. Rimasi pietrificata davanti alle sue parole, non era mai stato così irrispettoso con me.
Stronzo forse, a volte insensibile, maleducato, scontroso, un vero bastardo.

Ma non mi aveva mai mancato di rispetto in quel modo.
Vidi qualcosa baluginare dietro un cespuglio, ma non avevo più la forza di reagire. Ero stata colpita dritta al cuore e sentivo le lacrime congelarsi sul mio viso appena sgorgavano dai miei occhi.
Draco continuava a ridere come se non si fosse reso conto di quello che aveva appena detto, Potter ripose la bacchetta e si avvicinò a me, ma Blaise lo Schiantò.
O almeno ci provò, dato che centrò più che altro il cespuglio dietro di lui.
Harry si piegò comunque verso terra, sfiorato dal lampo rosso.
Non rimproverai Zabini, sarebbe stato inutile. Mi lasciai tirare in piedi da lui e trascinare dentro nel castello, con i capelli che coprivano il mio viso sicuramente rigato di mascara, grata del fatto che tutti fossero sicuramente in Sala Grande.
Mi portò fino in Sala Comune, dove ci sedemmo entrambi in silenzio su un divano. Passarono lunghi minuti prima che Blaise si decidesse a parlare.
- Penso che tu abbia capito che è ubriaco… - disse rapidamente.
Non risposi. Aveva usato la mia condizione di sangue e una mia confessione per insultarmi, quella era una cosa che non potevo perdonargli nemmeno da ubriaco.
- E poi il fatto che tu abbia difeso Potter e lo abbia abbracciato lo ha fatto imbestialire, capisci? – continuò Blaise, tentando di trovare anche i più stupidi motivi per difendere il suo migliore amico.
Pensai a come sarebbe stato il Natale che tanto avevo aspettato in compagnia di Draco. A quel punto la sola idea di essere in una casa con lui mi repelleva.
- Domani, quando si sarà ripreso dalla sbornia e si ricorderà la cazzata che ha detto, sono certo che ti chiederà scusa… - sussurrò Zabini, accarezzandomi i capelli come se fossi stata una bambina piccola che aveva appena litigato con il suo pseudo fidanzatino.
- E io non lo perdonerò – replicai gelida.
La mano di Blaise si fermò, mi scostò i capelli dal viso per darmi modo di notare il suo sguardo attonito.
- Lauren, lui non pensava quello che ha detto! –
- Sai come si dice? “In vino veritas” - sputai con amarezza.
Blaise scosse tristemente la testa, mordendosi le labbra come se avesse avuto da dire qualcosa che non poteva confessarmi.
- Avanti, parla – lo spronai, pronta a sentir uscire qualsiasi cosa dalle sue labbra.
- No, Lauren… è meglio non parlare… -
E quelle sue stesse labbra si posarono sulle mie lasciandomi letteralmente senza parole.

* Non riuscivamo a sentirci proprio perchè la musica è tanto alta (N.d.A.)
** Citazione da una famosa canzone - di cui naturalmente non ricordo il titolo (N.d.A.)

Note dell'autrice

Buon pomeriggio a tutti! Spero che questo capitolo susciti più interesse del precedente, inizio a temere di essere arrivata al tanto temuto punto in cui la storia verrà abbandonata da tutti i lettori a causa della noia ç.ç
Se non vi piace più, per favore datemi dei consigli per migliorarla e io farò del mio meglio per adattarla in modo che risulti coinvolgente e avvincente come - o anche più - di prima.
Per adesso ringrazio calorosamente tutti quelli che hanno letto (e continuano a leggere), in particolare BlackFra92 e sefoev che hanno aggiunto la storia tra i Preferiti o le seguite.

DarkViolet92: felice che ti sia piaciuto! Credo che non inserirò presto la motivazione di questa scelta di Silente, ma te lo spiego qui in modo da poter soddisfare l'eventuale dubbio anche di altri lettori. L'Ordine della Fenice è ancora un'associazione segreta e come tale ha bisogno di un Quartier Generale di cui solo i membri - ed eventuali altre persone fidate - possano conoscere la locazione. Se Lauren portasse con sè Blaise, si correrebbe il rischio di divlugare questa informazione preziosa a chiunque e sarebbe un vero disastro.
Luciana Menditegui: grazie per i complimenti! Secondo i miei calcoli, Grimmauld Place dovrebbe arrivare tra meno di dieci capitoli, spero che tu possa aspettare fino ad allora! ^^

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Capitolo 30
*** Indizi e sospetti ***



Appena aprii gli occhi la mattina seguente, venni subito investita da una valanga di ricordi.
Draco mi aveva chiamata “stupida sgualdrina di una Mezzosangue”.
Harry aveva tentato di consolarmi, ma era quasi stato Schiantato.
Blaise mi aveva baciata, regalandomi il mio primo bacio a diciassette anni suonati.
A volte odiavo i riassuntini che la mia mente elaborava automaticamente appena ero sveglia.
Quella era una di quelle volte.
Mi sedetti sul letto, accorgendomi che il dormitorio era deserto e che indossavo ancora il vestito verde smeraldo del Ballo di Natale.
La spiegazione per il primo punto era semplice, tutte le ragazze erano partite presto per prendere l’Espresso di Hogwarts che le avrebbe portate dalle loro famiglie per le festività invernali.
Per il secondo punto non sapevo cosa dirmi, probabilmente ero solo distrutta da molte cose.
Mi vestii da persona normale, decidendo di non lasciar trasparire nulla di quello che era successo poche ore prima.
Draco, Harry e Blaise erano fuori dalla mia vita, quel giorno.
Scesi in Sala Grande dopo aver assunto un aspetto guardabile e mi sedetti in mezzo ai pochi studenti che erano restati a Hogwarts per le vacanze.
- Ieri sera è stato bellissimo! – disse con voce eccitata una ragazzina di Corvonero che doveva avere al massimo tredici anni – Simon mi ha baciata! –
“Nulla è come essere baciata da quello che credevi il tuo migliore amico” dissi nella mia mente, mentre masticavo in silenzio un pezzo di pancake.
Ma quando mi ricordai di quella volta in cui Blaise mi aveva dato i suoi pancakes, lasciai quello che restava nel piatto.
- Hai visto Astoria e Daniel? La Skeeter li ha intervistati e ha detto che per lei erano la coppia più bella del Ballo! –
Abbassai lo sguardo sulla copia della Gazzetta del Profeta appoggiata sul tavolo con una foto della Coppia Perfetta in copertina, circondata dalle altre coppie del Ballo. Vedere nello stesso istante Daniel e Blaise mi fece un effetto strano.
Avevo decisamente bisogno di vomitare.
- E poi l’aggressione a Draco Malfoy! Dicono che sia stato suo padre! –
Aggressione a Draco Malfoy? Avevo sentito bene?
- La Gazzetta dice che erano solo lui e Potter in giardino e poi un lampo ha investito tutti e due e per un pelo non sono stati uccisi! – balbettò tutta agitata una primina tremante, indicando l’articolo scritto sulla colonna a destra.
- Non sia sciocca, signorina Gardener! – disse una voce seccata – Non dovete credere a tutto quello che dice il Profeta, soprattutto se è stato scritto da Rita Skeeter! –
Minerva si era avvicinata silenziosamente al tavolo e si stagliava davanti a me con evidente intenzione di convocarmi da qualche parte.
Mi alzai sospirando, ottenendo in cambio un cenno di assenso.
Si decise a rivolgermi la parola solo quando fummo uscite dalla Sala Grande.
- Lauren, temo che questa volta la Skeeter non si sia inventata proprio tutto… - mormorò, mentre continuava a camminare rapidamente per i corridoi con me alle calcagna.
- Questo cosa vuol dire? –
- Draco e Harry erano insieme in giardino ieri sera, sono stati aggrediti all’improvviso, sono stati colpiti da una potente Maledizione… -
- Sono in pericolo di morte? – chiesi automaticamente, cercando di restare fredda e impassibile davanti a quell’orrenda prospettiva.
- No – rispose lei, aprendo la porta che conduceva all’infermeria.
Solo due letti erano occupati, su uno riconobbi la chioma bionda di Draco, sull’altro quella castano scuro di Harry. Vicino a Potter era seduta Hermione con il viso rigato di lacrime.
- Madama Chips e Severus sono riusciti a fermare l’evoluzione degli effetti della Maledizione, ma non sappiamo quando riprenderanno conoscenza… - riprese con tono pratico Minerva - …anche se Poppy sostiene che la vicinanza di una persona a loro cara potrebbe aiutarli moltissimo. E sappiamo quanto tu abbia legato con Draco, quindi… –
Si interruppe lanciandomi un’occhiata eloquente. Ma ad essere sincera sentivo che sarebbe stato ipocrita da parte mia fare la bella faccia con Malfoy, dimenticando quello che mi aveva detto, solo perché stava male.
Entrò Vitious dietro di noi con lo sguardo segnato dalla preoccupazione.
- Appena possibile arriveranno la signora Malfoy e il signor Black… devo dare l’autorizzazione d’entrata ad altre persone? –
- No, Filius, è meglio di no… -
- Nemmeno i Weasley? Remus? Gli altri dell’Ordine? – chiese sorpreso Vitious, saltellando da un piede all’altro.
- No – rispose seccamente la McGranitt, come se l’idea di avere tutta quella gente attorno ai due ragazzi la disturbasse – Possono entrare solo Narcissa, Sirius e Albus, da questo momento in poi! –
- Va bene, Minerva… - borbottò lui, spostando poi lo sguardo da me a Hermione - Signorina Granger, signorina Silente, avete sentito la professoressa! Dovete uscire! –
- Filius, loro servono per farli guarire – disse una voce decisa alle mie spalle.
Madama Chips avanzò verso di noi agitando una bacchettina di vetro.
- Non avevo capito, Poppy, scusami… - rispose il mago con fare sottomesso.
La scena avrebbe avuto un qualcosa di comico se solo non si fosse svolta in un’infermeria davanti a due ragazzi colpiti da una maledizione.
- Avete preso Lucius Malfoy? – chiesi io, senza riuscire più a trattenermi.
- Chi ha parlato di Lucius Malfoy? – squittì Vitious sorpreso – Non sappiamo chi sia stato ad aggredirli! –
- Ma ovviamente è il primo sospettato dato che è stato avvistato nei paraggi di Hogsmeade ed ha colpito, non a caso, Harry e Draco – ammise Minerva con amarezza.
- Ma come avrebbe fatto a entrare? –
I tre adulti si scambiarono sguardi interdetti. Madama Chips sospirò pesantemente.
- Crediamo abbia un complice qui dentro – bisbigliò lei, probabilmente cercando di non farsi sentire da Hermione seduta poco lontano.
- Sospettate di qualcuno? –
Non risposero. Vitious uscì preso da un’improvvisa fretta, Madama Chips mi accompagnò vicino al letto di Draco mentre Minerva si avvicinò a fare una carezza sui capelli di Hermione per poi dileguarsi a sua volta.
- Non toccate niente, ma parlate molto… - disse la Medimaga ad entrambe - …credo che un po’ di affetto e di amicizia non possano fare altro che aiutarli! –
Dopo queste parole sparì nel suo ufficio lasciando la stanza deserta e silenziosa.
Presi lo sgabellino sul quale ero seduta e mi spostai vicino ad Hermione che alzò lo sguardo stupita.
Mi sentivo una vera e propria ipocrita a stare al fianco di Draco quando tutta l’amicizia che provavo nei suoi confronti era seppellita sotto una valanga di sfiducia e incomprensioni generata dalle tre taglienti parole che mi aveva attribuito la sera prima.
- Non fai compagnia a Malfoy? – sussurrò lei, con la voce incrinata dal pianto.
- Preferisco fare compagnia a… - ma non riuscii a concludere con “a Harry”, anche dire quella frase mi sembrava altamente stupido e ipocrita - …a entrambi. Soprattutto a te, mi sembri distrutta. –
Hermione annuì, asciugandosi le lacrime con la manica del maglione.
- Perché non sei sull’Espresso di Hogwarts? Non dovevi tornare a casa? –
- La professoressa McGranitt mi ha avvertito dell’aggressione di Harry appena sveglia, questa mattina… - raccontò, accarezzando lentamente i capelli del suo amico - …e ho deciso di restare –
- Come mai non sono qui anche Ronald e Ginevra? –
Lanciai un’occhiata a Draco. Mi faceva una tale tenerezza, sdraiato da solo senza nessuno che lo accudisse come Hermione era disposta a fare per Harry.
- Lauren… è una lunga storia, ti annoierei… -
Mi spostai di nuovo con lo sgabello vicino a Draco, prendendogli la mano, poi guardai Hermione con fare incoraggiante.
- Tanto abbiamo tempo… non credo che si riprenderanno tanto presto da questa batosta… -
Lei mi rivolse un sorriso triste e prese un bel respiro.
- Questa mattina presto, quando la McGranitt è venuta a chiamare me e Ron per avvertirci delle condizioni di Harry, siamo corsi subito qui in infermeria. Credo che poi sia andata ad avvertire anche Ginny, sapendo che era la sua fidanzata, ma probabilmente non l’ha trovata e l’ha riferito a un’altra ragazza… - spiegò Hermione con tono di disapprovazione - …la notizia dev’essersi così sparsa per tutta la scuola. –
- No, credo più che altro che il merito di questo sia da riservare a Rita Skeeter – sentenziai ironicamente.
- In ogni caso, pochi minuti dopo il nostro arrivo è spuntata qui Eleanor Chang… - continuò a raccontare - …insistendo per voler vedere Harry. Io e Ron abbiamo cercato di spiegarle che non poteva, Madama Chips aveva detto che non potevamo essere più di tre e stavamo già aspettando Ginny, ma lei era ostinata a restare... –
Stavo iniziando a sospettare il seguito del racconto.
- Alla fine Ginny è arrivata, ha urlato dietro a Eleanor di andarsene subito perchè non la voleva lì, la Chang ha risposto che Harry avrebbe preferito la sua presenza a quella di Ginny, Ron si è arrabbiato da morire e ha iniziato a urlare anche lui contro Eleanor, Ginny le ha chiesto che diritto avesse lei di restare qui quando era solo una… - Hermione si bloccò arrossendo - …una donna di facili costumi, Eleanor ha risposto che Harry stava per mollarla per stare con lei, Ginny le ha tirato un schiaffo e alla fine è arrivata Madama Chips che li ha buttati fuori tutti e tre. Non so che fine abbiano fatto. –
- Non li ho visti a colazione, penso che siano partiti con l’Espresso – commentai, dopo aver avuto la triste conferma dei miei sospetti.
- Ora voglio vedere che Natale da schifo verrà fuori se Harry ha davvero tradito Ginny con Eleanor… Ron sarà incavolato nero e io dovrò tentare di fare ragionare tutti e tre come al solito… - sospirò, squadrando il viso del suo migliore amico con leggero rimprovero.
Abbassai lo sguardo su Draco. Sembrava così angelico con gli occhioni grigi chiusi e i capelli quasi bianchi che gli sfioravano la fronte.
Non sembrava la stessa persona che la sera prima mi aveva detto quello che aveva detto.
- Perché ti sei allontanata da Malfoy, prima? – chiese Hermione, probabilmente accorgendosi solo in quel momento che ero tornata alla mia postazione iniziale.
- Beh… è una storia lunga anche questa… - risposi diffidente.
- Come hai detto tu, passerà molto tempo prima della loro ripresa… - ribattè lei con un piccolo sorriso.
Strinsi la mano di Draco come per chiedergli il permesso di raccontare a Hermione quello che era successo, ma in quel momento la porta dell’infermeria si spalancò di colpo facendo entrare Narcissa e Sirius Black.
- Draco! Fatemi vedere il mio Draco… - sussurrò la donna, guardandosi intorno con aria disperata.
Mi alzai in piedi dirigendomi verso i due nuovi arrivati e indicai Draco a sua madre, Harry al suo padrino.
Madama Chips, forse sentendo due voci diverse da quelle di due ragazze, uscì dal suo ufficio.
- Signorine… - esordì, rivolgendosi a me e Hermione - …potete andare, grazie per la vostra assistenza nel frattempo! –
Lanciai un’ultima occhiata a Narcissa, intenta a guardare solo ed esclusivamente il suo Draco, e a Sirius, che fece un cenno a Hermione prima di voltarsi verso Harry, poi uscii dall’infermeria a passi rapidi.
- Ehi, aspetta! Ti va di parlare? – mi raggiunse la voce della Granger, costringendomi a fermarmi.
- Non serve a niente parlare… -
- Si vede lontano chilometri che Malfoy ti ha detto qualcosa che ti ha ferito molto – replicò lei con aria esperta – parlare di queste cose per vederle da un altro punto di vista fa sempre bene –
Purtroppo per me, sapevo che aveva ragione. Mi costrinsi ad aprirmi, ma solo perché pensai che non avrei potuto farlo con nessun altro nei dintorni che non fosse un mocciosetto sconosciuto o un professore.
- Ieri sera mi ha chiamata “stupida sgualdrina di una Mezzosangue” – mormorai, sentendo che ripetere quelle parole ad alta voce le faceva sembrare ancora più crudeli.
- Non è una storia così lunga come dicevi – osservò lei, mentre mi camminava di fianco, cercando di sostenere la velocità del mio passo. Quando ero nervosa facevo concorrenza a un maratoneta.
Mi arresi e le raccontai tutto quello che era successo la sera precedente. Sembrò capire meglio il mio stato d’animo quando arrivai alla fine della mia storia.
- Brutta situazione – sentenziò, forse dispiaciuta per me.
- Credo che tutto peggiorerà quando quei due si sveglieranno –
- Signorina Silente, signorina Granger, non dovreste andare in giro da sole per i corridoi – ci interruppe una voce fredda alle nostre spalle.
Si trattava naturalmente di Severus.
- Credevo che la regola valesse solo per la notte – protestò debolmente Hermione.
- Non dopo l’aggressione di ieri sera – rispose lui, scoccando un’occhiata penetrante alla sottoscritta – non è sicuro andare in giro per i corridoi vuoti, per questo dovreste stare in Sala Grande con gli altri venti studenti che hanno deciso di rimanere qui per le vacanze –
Stavamo per avviarci verso la Sala Grande, nessuna delle due aveva voglia di mettersi a discutere dopo quello che era successo, ma dall’altra parte del corridoio si avvicinò mio nonno.
- Lauren, Hermione, Severus… - salutò lui con un pizzico di urgenza - …dovreste venire con me in giardino. Possibilmente ora. –
Annuimmo tutti e quattro nello stesso momento e lo seguimmo senza dire una parola.

Quando tornai in dormitorio quella sera, nel silenzio e nella solitudine generati dalle partenze natalizie, mi sorpresi a pensare di nuovo a quello che nonno Albus ci aveva mostrato quella mattina.
Davanti al portone d’entrata c’erano ancora le due bottiglie di Burrobirra che Draco si era scolato la sera precedente.
Anche gli altri avevano notato che qualcosa non andava nel loro odore, Severus aveva detto che si trattava di qualche pozione e non di un tipo di bevanda alcolica come sospettavo io.
In ogni caso, qualcuno le aveva riempite volutamente di quel liquido misterioso, c’erano pochi dubbi.
Su un ramo del cespuglio, quello che si era preso lo Schiantesimo di Blaise destinato a Harry, avevano trovato un pezzo di mantello di seta e dei capelli neri. Quindi si presumeva non fossero di Lucius Malfoy, a meno che non si fosse tinto apposta. Ma non si poteva ovviamente escludere la probabilità della Pozione Polisucco.
Inoltre, nessuno aveva le chiavi del cancello che portava ad Hogsmeade a parte Gazza. E il Custode aveva naturalmente negato ogni suo coinvolgimento in quella faccenda.
- Stai pensando anche tu all’aggressione? – mi chiese Hermione, sedendosi su una poltroncina vicina alla mia con un grosso libro in mano.
- Mi chiedo come abbiano fatto ad entrare – mormorai scervellandomi – dato che non funzionano nemmeno le Passaporte e la Smaterializzazione per arrivare qui dentro indisturbati –
- Hai letto Storia di Hogwarts? –
Vidi che mi fissava sbalordita, come se fosse stata una cosa strana.
- No, non io – la vidi assumere un’espressione delusa – me l’ha letta decine di volte mio nonno come favola della buonanotte –
- Stai scherzando? –
Scossi la testa, era la verità. Mio nonno era un pazzo fanatico, quando si metteva in mezzo la sua scuola.
- So di tutto su questo posto, a momenti potrei recitare a memoria le biografie dei fondatori –
Gli occhi di Hermione brillarono di ammirazione, io ripresi a fissare il fuoco con sguardo vacuo. Dovevo scoprire come avessero potuto entrare là dentro.
- Chi credi possa essere stato il complice? –
Guardai la Granger con evidente fastidio. Ma perché non mi lasciava in pace?
- Non ne ho idea – risposi con educazione.
- Non credi che magari, Piton… con il suo passato, sai… -
- Stai zitta se non sai quello che dici – sbottai gelida, alzandomi in piedi.
- Ma io, veramente… - pigolò lei, sembrando molto più piccola mentre cercava di riparare alle sue parole accusatorie.
- Credi che Piton sia solo un traditore? Credi che venderebbe due dei suoi studenti a Voldemort solo perché non è come tutti gli altri professori, solo perché non mostra una specie di ammirazione infinita per voi tre? Per il Trio dell’Ufficio Misteri? – urlai con disprezzo, senza riuscire a trattenere la mia indignazione –Tu non sai niente! Voi non sapete niente! Quell’uomo è più coraggioso di tutti i componenti di questa scuola messi insieme! –
Hermione mi guardò come se fossi diventata pazza.
- E tu cosa ne sai? –
- Io lo so perché… - mi interruppi, temendo di finire per tradirmi divulgando qualcosa che Severus non voleva rendere pubblico.
- Perché? Avanti, continua! – mi incalzò lei, dimentica ormai del tutto del suo libro.
- Perché ci sono certe cose che non si leggono nel comportamento delle persone, ma nei loro occhi –
- Tutte parole infondate –
- Mai quanto le tue – replicai, con il cuore pieno di un’insana voglia di difendere il mio professore di Pozioni – dovresti conoscere a fondo una persona prima di parlare, Hermione –
Mi diressi verso la scala del dormitorio femminile, presa da una fredda furia che dovevo far sparire in solitudine.
- Perché, tu lo conosci? Sei solo una studentessa, proprio come tutti noi! – mi urlò dietro Hermione, mentre ero a metà della gradinata.
“Forse l’unica studentessa che si preoccupa di scavare a fondo nelle cose” le risposi nella mia mente “forse perché sono la nipote di mio nonno”


Note dell'autrice

Buon pomeriggio a tutti! Grazie per avermi dato supporto nel mio momento di sfiducia creativa, siete stati tutti davvero molto gentili!
Grazie anche a chi continua a leggere, in particolare beautiful_disaster, Lukk, lady marion e MacLeod che hanno aggiunto questa storia tra i Preferiti o le seguite.
Lancio un mini-sondaggio (se così si può definire) per sapere se preferite che continui questa storia con tutti i capitoli che mancano o se sarebbe meglio dividerla in due parti.
Perchè, essendo arrivata con 30 capitoli solo a dicembre... beh, diciamo che dovrebbe diventare una cosa lunga circa 90 capitoli! ^^
Ancora grazie di cuore a tutti, ci vediamo mercoledì 21 se tutto va bene!

La principessa mezzosangue: Draco era semplicemente ubriaco o sotto effetto di pozioni (questo ancora non si sa). Grazie per il supporto!
Atari: sono felice che non stia diventando noiosa, grazie per avermi sostenuta nel momento no della mia fiducia nella scrittura!
aXce: grazie per avermi fornito il titolo della canzone, davvero non mi veniva in mente! ^^ Anche a te, grazie per i complimenti e il supporto!
DarkViolet92: alla fine Lauren si è leggermente addolcita... ma chi non l'avrebbe fatto davanti a una amico ridotto in quelle condizioni? ç.ç
Yvaine0: grazie per i complimenti e non ti preoccupare per le recensioni, l'importante è che la storia ti piaccia (anche perchè nemmeno io purtroppo riesco a lasciare sempre un commento alla tua storia pur leggendo sempre). Blaise sembra essere diventato un mito, Draco dallo scorso capitolo forse un po' meno... ^^
mistero: grazie per il supporto e anche tu non ti preoccupare per le recensioni...la cosa che mi fa più felice è vedere tanti lettori! La suspence a proposito del vestito resterà ancora a lungo, ma chissà xD
Valery_Ivanov: tranquilla anche te per la questione dei commenti ^^ in effetti è vero, nella parte sentimentale credo di aver scatenato una confusione tremenda... ma è tutto più bello così, no? Si può puntare sul proprio preferito xD Grazie per i complimenti e il sostegno!

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Capitolo 31
*** Patto con Piton ***



“Devo mandare un gufo a Blaise per informarlo di quello che è successo”
Questo fu il mio primo pensiero della mattina seguente la discussione con Hermione.
Come era giusto che fosse, non si sforzò più di rivolgermi la parola a colazione, preferendo fraternizzare con alcuni primini di Tassorosso.
“Devo farlo, anche se sarà già a conoscenza di quello che è successo grazie alla Skeeter” ripetei nella mia mente, mentre cercavo di mandare giù piccoli bocconi di torta di zucca.
Mi sforzavo di mangiare solo perché i professori rimasti a scuola avevano deciso di unirsi al nostro tavolo.
Inutile dire che mio nonno mi teneva d’occhio come un falco. A mio parere contava ogni singolo boccone che inghiottivo, segnandosi quante volte giocherellavo con la forchetta e chiedendosi il perché.
Ma io non gli avrei mai detto che non mangiavo perché avevo litigato con Draco e temevo di non poter mai chiarire con lui a causa della maledizione che lo costringeva privo di sensi su un letto in infermeria.
No, non gliel’avrei mai detto.
- Charles, mi passeresti uno di quei deliziosi cornetti? – chiese mio nonno a un ragazzo robusto di Corvonero che si affrettò ad accontentarlo.
Sentivo i suoi occhi fissi su di me anche se sapevo che stava cercando di dissimulare il suo interesse nei miei confronti fingendo di essere estremamente rapito dalla bontà della brioche che stava assaporando.
- Quando potremo andare senza scorta per i corridoi? – sussurrò una Serpeverde con le trecce nell’orecchio di un suo compagno.
In modo udibilissimo, oserei dire.
- Quando avremo catturato il responsabile dell’aggressione ai due studenti, signorina Marshall – rispose Piton con tono piatto.
La ragazzina arrossì fino alla punta dei capelli, rimettendosi a mangiare il suo porridge.
Era terribile avere i professori a tavola, non si poteva parlare in privato neanche a pregare in cinese.
Non che io dovessi parlare con qualcuno, ora che Neville e Blaise erano con le loro famiglie, Daniel era probabilmente a casa Greengrass e Draco si trovava sdraiato su un letto a tempo indeterminato.
L’immagine del suo volto con gli occhi chiusi mi tornò nitida in mente, lasciai cadere rumorosamente la forchetta sul piatto facendo un rumore assurdo.
Ignorai gli sguardi girarsi verso di me.
- Non ti piace la torta di zucca, Lauren? – chiese allegramente mio nonno, mentre la domanda intrinseca era “perché ti rifiuti di mangiare?”.
- Credo di non stare molto bene, signor Preside – risposi con tutto il distacco che riuscii a metterci.
Era chiaro che stavo benissimo e non volevo che mettesse il naso negli affari miei.
- Vuoi andare in infermeria? – mi chiese la McGranitt, con aria preoccupata.
Mi stava offrendo una scappatoia dall’interrogatorio di mio nonno? Grazie mille, Minerva!
- Forse sarebbe il caso, professoressa –
Mi alzai all’istante, dirigendomi verso l’uscita della Sala Grande.
- Lauren, aspetta! Deve venire un professore con te! –
Provate ad indovinare chi si alzò tra Minerva, Lupin, Vitious, Hagrid, Pomona e Piton?
Credo sia fin troppo facile da intuire, inutile chiederlo.
- Professor Piton – esordii irritata mentre mi seguiva come un’ombra verso l’infermeria – credo di potermela cavare da sola in questi corridoi deserti e per niente pericolosi –
- Io invece credo che tu stia benissimo, signorina Silente –
Dimenticavo spesso che fosse un Legilimens. Dovevo smetterla di essere così ingenua, non ero a Beauxbatons o a Durmstrang dove tutti si bevevano le storie che mi inventavo.
- Cos’altro crede, professore? – chiesi con sfacciataggine, appoggiando la mano sulla maniglia della porta del Regno di Madama Chips.
- Credo che tu ti sia inventata la scusa del malore solo per venire a vedere Malfoy e Potter –
Mi morsi la lingua. Era maledettamente bravo a indovinare!
- Io non indovino, signorina Silente, io leggo… - disse a denti stretti.
Ok, leggeva dannatamente bene. Anch’io ero brava a leggere, ma non sapevo cosa pensassero tutti quelli a cui mi avvicinavo.
- Non faccia pensieri sciocchi – sibilò, probabilmente dilettandosi ad ascoltare anche il resto dei miei monologhi interiori.
Stufa di quelle intrusioni mentali abbassai la maniglia ed entrai in infermeria.
Non c’era nessuno, nemmeno Madama Chips. Mi chiesi che fine avessero fatto Narcissa e Sirius Black, rispondendomi da sola che probabilmente mio nonno li aveva spediti a Grimmauld Place perché la Chips non amava i visitatori che mettevano radici.
Andai diretta verso il letto di Draco, sedendomi al suo fianco.
- Se ne può anche andare – sbottai all’indirizzo di Piton.
- Direi di no, nessuno studente può restare da solo nel castello dopo quello che è successo – rispose piattamente.
Ignorandolo accarezzai i capelli di Draco spostandoglieli dalla fronte e poi appoggiai le mie labbra sulle due guance bianchissime e fredde. Sembrava quasi fatto di neve.
- Che rapporto c’è ora tra te e il signor Malfoy, signorina Silente? –
- Credo che non siano affari suoi, signore –
Mi spostai al letto di Harry. Gli presi la mano, stringendola tra le mie con imbarazzo. Anche lui era ghiacciato, ma non aveva la bellezza composta che emanava il corpo di Draco. Pensandoci a posteriori, Harry sembrava quasi un cadavere.
- E tra lei e il signor Potter? –
- Vale la stessa risposta di prima, signore –
La mattina precedente, mentre eravamo in giardino con Hermione, avevo raccontato a lui e a mio nonno gli avvenimenti della sera del Ballo evitando accuratamente la descrizione del litigio tra me e Malfoy e naturalmente tutta la storia che stava dietro all’abbraccio con Harry.
Da quel momento in poi mi sarei chiamata Signorina Riservatezza.
- Gradirei delle risposte dettagliate, signorina Silente –
- Allora vada a chiedere a Rita Skeeter, signore, sono certa che lei sarà felice di aiutarla –
Potevo immaginare Severus stringere i denti per non affatturarmi al momento. Sapevo essere davvero irritante, quando mi impegnavo.
- Sono certo che la Skeeter mi direbbe solo menzogne che sarebbero meno utili del tuo silenzio –
No, non mi sarei fatta convincere così facilmente. Erano affari miei, di Draco e di Harry.
- Mi dispiace, signore, ma non voglio raccontarle nulla –
- Nemmeno se io ti dicessi di chi sospettiamo? E non parlo di Lucius Malfoy –
Ah, una specie di scambio alla pari. Era astuto, il caro Sevvie.
- Prima lei, signore – replicai, voltandomi per guardarlo negli occhi e stringere il nostro accordo silenzioso.
- Voglio il tuo ricordo della sera dal Ballo, signorina Silente, poi potrai sapere il nome del sospetto –
All’improvviso mi venne in mente un dubbio tremendo… e se stesse bluffando? Cercai di penetrargli nella mente, ma incontrai una barriera piuttosto resistente.
- Cosa mi garantisce che lei non stia facendo tutto questo solo per avere il mio ricordo senza troppo sforzo? –
- La mia parola – ribattè con semplicità disarmante.
Gli credetti, purtroppo per me.
Mi allungò una piccola fiala di vetro, presi la bacchetta e vi lasciai cadere il mio ricordo.
Sapevo che me ne sarei pentita.
Severus si avviò verso l’uscita dell’infermeria, talmente preso dalla fretta di vedere il mio ricordo che nemmeno si ricordò del fatto che doveva sorvegliarmi.
- Ehi, un attimo! – protestai vivacemente – Voglio il nome del sospetto misterioso! –
Si voltò verso di me, le labbra increspate da un leggero sorriso sarcastico.
- Daniel Dwight –

Passai il resto del tempo in infermeria, nemmeno le proteste di Madama Chips riuscirono a distogliermi dall’intento di fare compagnia ai corpi privi di sensi di Draco e Harry.
Continuavo a chiedermi come fosse possibile che Dwight avesse lanciato una maledizione di tale potenza addosso al Prescelto e a uno dei suoi ex migliori amici. E perché sospettassero di lui, naturalmente.
Daniel era una frana in Incantesimi, di questo ne ero certa.
Daniel era con Astoria, quella sera, e - secondo l’articolo della Skeeter che avevo letto il pomeriggio precedente con alcuni altri studenti - non si erano staccati un attimo uno dall’altra.
E poi, cosa più importante, Daniel non l’avrebbe mai fatto.
L’entrata di Severus nell’infermeria mi distrasse dalla mia catena di pensieri. Avevo chiesto a Madama Chips di spostare Harry nel letto parallelo a quello di Draco, in modo da poter tenere le mani di entrambi. Piton sembrò trovarlo divertente.
- Malfoy, Potter e Zabini… alla faccia del triangolo, signorina Silente, solo tu puoi gestire un quadrato! –
Mi strappò un leggero sorriso. Non era da lui lasciarsi andare a battutine così idiote.
- Nessuno di loro è innamorato di me, signore – replicai stancamente.
- E tu invece sei innamorata di almeno uno di loro? –
So che avrei dovuto portargli rispetto, ma in quel momento volevo solo rispondere male a qualcuno dopo ore di silenzio forzato.
- Da quando si interessa delle tresche delle sue studentesse? Sta cercando di vedere se ce n’è una disposta a starci con lei? –
Piton sgranò gli occhi fremendo di rabbia, mi accorsi di aver detto una cosa che non dovevo assolutamente dire.
- Io non corteggio le ragazzine immature e frivole, signorina Silente –
Non replicai. In quel momento mi meritavo entrambi gli aggettivi che mi aveva velatamente attribuito.
- In ogni caso, il tuo ricordo ci è stato molto utile – disse, dopo aver ripreso la calma serafica che lo distingueva dalla massa.
- Vi? – ripetei, iniziando a scaldarmi. Non erano previsti numerosi spettatori, nel patto.
- Io e i miei colleghi, naturalmente – ribattè Piton, alzando gli occhi al cielo davanti al mio sguardo infuriato – non essere infantile, avanti! Ti aspettavi che il ricordo di un’aggressione restasse un segreto tra noi due? –
- Io non ho mai divulgato nemmeno un secondo dei suoi ricordi! – sbottai risentita.
- No, questo è vero – ammise con l’ombra di un sorriso – ma solo perché tu sei per il rispetto della privacy –
Non risposi, stringendo più forte le mani di Harry e Draco. Ora tutto il corpo docenti era a conoscenza di quello che mi aveva detto Malfoy.
Lo avrebbero odiato, soprattutto mio nonno.
- Si rende conto di aver messo Draco in una posizione scomoda, ora? – sibilai con rabbia, nonostante fosse piuttosto stupido da parte mia.
Il mio migliore amico si meritava una punizione per quell’insulto grave… ma era comunque il mio migliore amico!
- A noi non interessavano le parole del signor Malfoy, ma le voci in sottofondo… e grazie ad un attento ascolto siamo arrivati a scoprire la maledizione che ha colpito questi due signorini, quindi potremo guarirli senza aspettare ulteriore tempo… -
- Io non ho sentito nessuna maledetta maledizione!
Piton scosse la testa divertito, Madama Chips arrivò dal suo ufficio tutta trafelata.
- Ce l’avete fatta, Severus? –
- Sì, Poppy – rispose immediatamente lui – adesso accompagnerò la signorina Silente nel suo dormitorio e poi tornerò per elaborare con te e Albus la tecnica di guarigione per Potter e Malfoy –
- Voglio restare a vedere – dissi con decisione – in fondo è solo merito mio se siete riusciti a capire di che maledizione si tratta! –
Si scambiarono uno sguardo rapido, mentre io continuavo a stringere convulsamente le mani di ghiaccio dei due ragazzi ai miei fianchi.
- Quando avremo trovato un modo, ti chiameremo – mi rassicurò pacatamente Madama Chips – stai certa che lo faremo, è una promessa –
Rincuorata da quelle parole, alzai bandiera bianca.
Lasciai le mani dei miei due amici, scoccai loro un bacio sulla guancia e seguii Severus per i corridoi della scuola.
Restammo in silenzio fino a quando non arrivammo davanti al quadro della Signora Grassa.
- Mi dispiace per quello che ho detto prima, signore – sussurrai con voce pentita.
- Dispiace anche a me, signorina Silente –
Seguì un silenzio impregnato di imbarazzo e tensione.
- Ha scoperto quale era la pozione versata nelle Burrobirre di Draco? –
- Una semplice Pozione Stordente… niente in confronto a quello che è venuto dopo… -
- Di che maledizione di tratta? –
- La voce, che purtroppo non siamo riusciti a riconoscere perché troppo lontana, ha pronunciato le parole “Puniendi Hostem” -
- La… Maledizione del Sicario? – mormorai, terrorizzata dalle possibile conseguenze.
- Così sembra – confermò Piton con calma – Ora l’unica cosa che possiamo fare è trovare una soluzione per risvegliare i due ragazzi, chiedere loro il nome del colpevole e tenere la persona a cui è destinata la punizione il più lontano possibile da loro… -
La Maledizione del Sicario.
Avevo imparato a scagliarla a Takatalvi, con mio grande disappunto, durante il terzo anno. Chi veniva colpito era costretto a giorni di morte apparente, come nel caso di Harry e Draco, fino al risveglio mentale da parte di chi lo aveva maledetto. Al momento della ripresa delle funzioni vitali, l’unica motivazione della vittima era trovare il cosiddetto “Hostem”, il nemico, e punirlo secondo le istruzioni di chi aveva scagliato l’incantesimo. Spesso la punizione consisteva nella morte.
- L’unico problema è che i maledetti da queste parole non si fermano davanti a niente… - continuò Piton sovrappensiero.
Era proprio così. Anche se i professori avessero trovato tutte le misure di sicurezza di questo mondo, Harry e Draco avrebbero trovato la loro vittima da punire. - Non c’è un modo per annullare l’effetto oltre alla maledizione? –
- Si potrebbe rimandare, magari sarebbe utile calmare il desiderio insano che nascerà dentro di loro fino alle vacanze estive, ma prima o poi dovranno punire l’Hostem – precisò lui di rimando.
- Potrebbe averla fatta chiunque – osservai, memore delle lezioni di Arti Oscure a cui avevo assistito per anni.
- Questo non è vero, è magia nera molto avanzata –
- Forse per Hogwarts, ma a Durmstrang e Takatalvi la sanno fare tutti, nessuno escluso –
Mi guardò con sospetto, come se all’improvviso gli fosse venuto in mente qualcosa che avrebbe potuto ricostruire il puzzle.
- Anche tu? –
Anche se sapevo che con quella risposta avrei potuto compromettermi, risposi immediatamente.
- Sì… anch’io… -


Note dell'autrice

Buonasera a tutti! Sì, lo so, sono in ritardo rispetto al mio solito... ma cosa ci volete fare? La scuola e gli esami ECDL sembrano fatti apposta per stroncare la "carriera"  di un'aspirante scrittrice -.-'
Quindi, dopo avervi raccontato cose che credo non vi interessino minimamente, posso ringraziarvi per la vostra pazienza e per la vostra continuità nel leggermi. Un ringraziamento particolare va a gegge_cullenina che ha inserito la storia tra le Preferite.
Come avrete potuto capire, dopo i vostri suggerimenti nelle recensioni ho deciso di mantenere la storia in un unico blocco.
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, a presto!

DarkViolet92: Lauren ha un carattere un po' scostante, purtroppo è fatta così ^^ Grazie per il tuo consiglio, comunque!
Valery_Ivanov: no, in effetti la tregua è durata meno di 24 ore xD La pozione, come hai potuto leggere, è stata scoperta anche se non era niente di particolare... ma anche la maledizione ha preso un nome O.O spero di aver aggiornato abbastanza presto, sono felice che ti piaccia ancora questa storia!
Yvaine0: Draco e Harry, vittime delle circostanze xD fai pure tutti i ragionamenti che preferisci, mi piace molto leggere le congetture che emergono dalle recensioni e, perchè no, magari anche prenderne spunto ^^  grazie per i complimenti!
Luciana Menditegui:  non si sa ancora precisamente chi sia stato, appena lo scopriremo te lo mando volentieri da Cruciare ^^ eh già, Sirius è vivo anche se ha fatto solo una micro-apparizione. Grazie per il consiglio dei capitoli!
Atari: grazie per i complimenti e per il consiglio, alla fine ho deciso per la versione "lunga" ^^

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Capitolo 32
*** A spasso con un licantropo ***



Una persona normale, dopo aver scoperto che la sottoscritta era probabilmente l’unica studentessa di Hogwarts in grado di scagliare la Maledizione che aveva colpito due ragazzi, mi avrebbe segnalata al Preside inserendomi nella lista dei sospettati.
Ma Severus non lo fece, e credo fosse per due motivi principali:
uno, avevano sentito pronunciare l’incantesimo in questione durante un mio ricordo, nel momento in cui io mi stavo dirigendo con Zabini nella direzione opposta; due, ero la nipote di Silente.
La cosa che mi diede più fastidio era il fatto che a quanto pareva la prima ragione, logica e razionale, per i professori non fosse neanche lontanamente rilevante quanto la seconda.
Come facevo a saperlo? Dopo aver passato una settimana in cui mi fu proibito di accedere all’infermeria e di uscire senza scorta dalla Sala Grande, e dopo aver letto praticamente tutti i libri di tutti gli studenti che erano confinati come me in quella stanza dalla mattina all’ora del risveglio fino alla sera all’ora del coprifuoco, decisi di fregarmene delle autorità.
Eludendo la sorveglianza di Gazza (non riuscivo a capire come i professori potessero fidarsi di lasciare la sicurezza di venti studenti in mano a quel vecchio pazzo Magonò), mi appostai davanti alla Sala Professori durante una loro riunione “segreta”, con l’orecchio appoggiato alla porta.
Ovviamente si erano guardati bene dal prendere le solite misure di segretezza, pensando che fossimo tutti in Sala Grande a giocare pacificamente a Gobbiglie e Scacchi Magici come avevamo fatto per sette interminabili giorni.
- Non essere sciocco, Filius, hai visto anche tu il ricordo! – sbottò la voce della professoressa McGranitt.
- Certo, Minerva, ma se fosse stato modificato? –
- Impossibile, magia troppo avanzata… e comunque è la nipote di Silente! – replicò Pomona con sicurezza.
- Appunto per quello per lei nessuna magia potrebbe essere troppo avanzata – protestò Vitious, probabilmente cercando l’appoggio di qualche altro collega.
- Ma è la nipote di Silente! – ripetè la Sprite.
Se non avesse compromesso la mia copertura, la avrei affatturata per farle smettere di ripetere di chi ero nipote.
Non si rendeva conto di essere seccante?
- Quindi chi credete possa essere stato? –
- Lucius Malfoy con un complice nella scuola – intervenne Piton con voce annoiata – sarà la decima volta che te lo ripetiamo, Filius! –
- Ma chi potrebbe essere quel complice? –
- Daniel Dwight – rispose la voce calma di Remus.
- Dwight? – ripetè Vitious con tono evidentemente confuso – Ma se non sa nemmeno Disarmare uno del primo anno! –
- Questo è quello che cerca di farci credere, almeno – osservò Minerva con praticità.
- Perché, ne dubitate? – chiese ingenuamente Hagrid con il suo vocione.
- Per quanto ne sappiamo, il signor Dwight è stato iscritto per quattro anni al College di Takatalvi – rispose la McGranitt – quindi, se la Maledizione del Sicario viene insegnata al terzo anno, anche lui è in grado di farla! L’ha detto Lauren! –
- E se Lauren l’avesse detto solo per sviare i sospetti perché sa del trascorso di Dwight a Takatalvi? – rilanciò Vitious con voce di sfida.
- Ma cosa ti prende, Filius? – sbottò Pomona irritata – Non capisco tutto questo accanimento contro Lauren! –
- Tutti sappiamo delle sue origini, cara… - rispose il professore di Incantesimi.
Le mie origini? Prima mi difendevano perché ero nipote di Silente e ora mi accusavano per lo stesso motivo assurdo?
- Parli del padre? –
- Di chi altro, Severus? Di certo non potrebbe aver preso una simile propensione da Albus… o tu credi che sia così? –
- Non ti permetto di dire certe cose! Tu non sai nemmeno chi è il padre di quella ragazza! –
- Cosa ci fai qui? – chiese una voce curiosa vicinissima al mio orecchio.
Sobbalzai, facendo un rumore pazzesco quando il mio ginocchio andò a picchiare contro la porta.
- Nick! – sussurrai con i battiti del cuore a mille – Cosa ci fai tu qui, al massimo! –
Il fantasma di Grifondoro mi sorrise, mentre fluttuava pigramente davanti a me.
- Non è educato origliare, sai? –
Lo ignorai, appoggiando di nuovo il mio orecchio alla porta e sentendo dei passi venire verso di me.
- Tu sarai la mia rovina – sibilai all’indirizzo del fantasma, che sembrò offeso.
La porta si spalancò e davanti alla soglia apparve Lupin a bacchetta alzata.
Quando mi vide accucciata a terra con aria colpevole aggrottò le sopracciglia. 
- Sarebbe curioso sapere perché non sei in Sala Grande, Lauren… - mi disse Remus con tono di rimprovero.
- Passavo di qui… - mormorai, non riuscendo ad inventarmi niente di meglio al momento.
Mi porse una mano per aiutarmi a tirarmi in piedi, esponendomi agli sguardi di tutti i professori.
Dannato Nick-quasi-senza-testa. Se non fosse stato per lui probabilmente a quel punto avrei avuto una mezza idea di chi fosse mio padre.
- Cosa hai sentito, precisamente? – mi chiese Lupin con voce controllata.
- Che non sapete se sospettare di me o no e che invece Daniel è un indiziato –
- Altro? –
Il tono inquisitorio di Vitious mi fece irritare. Ma ce l’aveva con me?
- No, nient’altro – sputai con astio.
- Remus, te ne occupi te? – disse Minerva, sembrando sollevata.
- Certo, nessun problema – rispose lui – vuoi seguirmi, Lauren? –
Avevo scelta? Ovviamente no, quindi cosa me lo chiedeva a fare?
Lo seguii senza replicare, senza nascondere la mia aria contrariata.
Avrei spaccato tutto quello che mi capitava a tiro per scoprire quel nome che stavano per pronunciare prima che il fantasma impiccione venisse a rompere le scatole. Se solo non fosse stato già morto, avrebbe dovuto guardarsi le spalle.
Quando smisi di progettare vendetta, mi accorsi di essere nell’ufficio di Lupin. Potevo già immaginare come sarebbero andate le cose, una piccola chiacchierata pseudo introspettiva e poi dritta nell’ufficio di mio nonno. Un copione che si ripeteva ormai da quando avevo messo piede in quella scuola.
- Sei arrabbiata, Lauren? –
No, non vedi che sto saltando dalla gioia? Idiota.
Mi pentii subito di quello che avevo pensato del povero Lupin quando incontrai il suo sguardo gentile color ambra. Era impossibile odiarlo.
- Domanda stupida, scusami – riprese lui, sedendosi più comodo mentre accavallava le gambe – mi sembra ovvio essere arrabbiata dopo essere stata scoperta ad origliare qualcosa che probabilmente ci interessava molto e che è stato interrotto sul più bello –
- Anche lei è un Legilimens? – chiesi sarcasticamente.
- No, sono una persona comune che sa riconoscere le espressioni degli altri – rispose pacatamente – e la tua è esattamente la stessa faccia che avevano i miei amici Sirius e James dopo che il sottoscritto aveva impedito loro di ascoltare i discorsi privati di Lily e delle altre ragazze –
Lo squadrai attentamente. Lui sapeva che io “conoscevo” le persone di cui parlava?
- Spero che Severus ti abbia già fatto vedere qualcosa riguardante me, Sirius e James… altrimenti dovrò spiegarti di chi sto parlando… - mi disse sorridendo.
- Ma lei è proprio sicuro di non essere un Legilimens? –
- Diciamo che come dote nascosta mi basta già la licantropia – replicò lui, con tono autoironico.
Non sapevo cosa rispondere. Ogni singola frase che mi vagava in testa aveva qualcosa di compromettente o di banale.
- Pronta per il Natale? – mi chiese Lupin, forse cercando di alleggerire l’atmosfera.
Scossi la testa, ricordandomi per l’ennesima volta che non avevo ancora preso i regali di Natale.
Erano almeno quindici giorni che ci giravo attorno senza poter concludere un bel niente.
- Diciamo che mi manca la materia prima… - sguardo confuso di Lupin - …i pacchetti regalo, intendo -
- Senti… ti va di fare un giretto a Hogsmeade? –
Alzai lo sguardo sgranando gli occhi. Mi stava prendendo in giro? Mi stava mettendo alla prova?
- Non credo sia possibile, professore… -
- Tutto è possibile – rispose lui con un sorriso che avevo già visto da qualche parte – basta volerlo! –
- Mi scusi, lei è proprio sicuro di essere il professor Lupin? –
- Lo vuoi o no, Lauren? –
Avevo la possibilità di fare quei dannati acquisti e di uscire dalla scuola a prendere una boccata d’aria tanto desiderata, entrambe servite su un piatto d’argento. Ma qualcosa mi bloccava.
- Come la mettiamo con i Mangiamorte avvistati? – chiesi con diffidenza.
Lupin mi sorrise serafico, scuotendo la testa.
- Non mi sembrava che questo problema ti preoccupasse così tanto, mentre andavi in giro per i corridoi da sola… o sbaglio? –
Non che avesse tutti i torti. Io volevo andare, e comunque sarei stata con le spalle coperte da un professore.
- Gli altri studenti non diranno niente, secondo lei? –
- Cosa dovrebbero dire? Loro non lo sapranno, è semplice… -
I nostri sguardi si incontrarono in una specie di battaglia.
- Perché dovrebbe decidere di portarmi fuori, professore, quando fino ad adesso lei e i suoi colleghi vi siete prodigati per non farmi muovere un solo passo senza starmi attaccata alle costole? –
La sua smorfia sorpresa mi confermò che probabilmente non aveva pensato che sarei stata così acuta e difficile.
- Ordini dall’alto… se è questo che ti preoccupa… -
Sospirai, nonno Albus a volte era davvero un rompiscatole di prima categoria.
- E perché, scusi? Cosa dovete fare di interessante per ritenere necessaria la mia assenza dal castello, eh? Dovete parlare di mio padre?
Lupin impallidì, forse combattuto tra la voglia di dirmi tutto e l’obbedienza che doveva a mio nonno.
- Vuoi uscire o no? – sbottò con un tono scortese che non gli apparteneva.
Mi dissi che qualunque cosa avessero detto mentre ero a Hogsmeade, non avrebbe tardato a giungere alle mie orecchie. Decisi di accettare.
- Va bene, andiamo… ma come faremo a uscire senza farci vedere dagli altri? –
Il professore finalmente riprese a sorridermi, sfoderando dalla sua giacca consunta una pergamena bianca.
- Hai mai sentito parlare della Mappa del Malandrino? –

Nel giro di mezz’ora stavamo camminando fianco a fianco sul viale principale di Hogsmeade, sferzati dalla gelida aria dicembrina.
Lupin stava leccando un Leccalecca al Sangue, sottratto nel magazzino sotterraneo di Mielandia (eravamo spuntati lì dopo aver percorso una specie di passaggio segreto), con una soddisfazione che avrebbe fatto pensare a lui come a un vampiro più che a un licantropo.
- E ora cosa facciamo? – chiesi disorientata, sperando che nessuno dei passanti mi riconoscesse dopo il mio famoso incontro di mesi prima con Rita Skeeter.
- Devi prendere i regali, giusto? – osservò con calma Lupin – Tu vai dove preferisci e io ti seguo come un’ombra, sono questi i patti… -
Estrassi dalla tasca della mia uniforme la lista che mi ero sapientemente preparata verso la metà di ottobre.
Naturalmente in quei mesi si era notevolmente allungata (e in alcuni casi ristretta), ma avevo una mezza idea per tutti.
- Allora andiamo al Cinderella’s Corner – dissi, notando con soddisfazione l’espressione smarrita di Lupin.
Probabilmente ero l’unico essere vivente a conoscenza dell’esistenza di quel negozio.
- Cosa sarebbe, scusa? – chiese educatamente il professore, mentre cercava di starmi alle calcagna.
Io camminavo sicura svoltando angoli a tutta velocità, forse in un infantile tentativo di seminarlo.
- Il nome di un negozio – replicai infine, con il mio tono più irritante, cercando di scoraggiarlo.
Lupin sembrò non abboccare, mi prese per un braccio costringendomi a rallentare.
- Un negozio di cosa? –
- Articoli Babbani – confessai, mentre mi fermavo davanti a una vetrina oscurata. La porta lì di fianco era sormontata da un’insegna scolorita che recitava il nome del negozio affiancato dal disegno di una scarpetta di cristallo.
- Quindi illegale?
Mi voltai verso Lupin con aria di sufficienza. Ma per chi mi aveva presa?
- Non siamo a Notturn Alley, professore… - risposi, spingendo la porta per aprirla - …e comunque la nipote di Albus Silente non può permettersi di frequentare certi negozi, non crede? –
Mi seguì dentro il locale, stipato di scaffali a loro volta stipati di cose che avevo visto solo sul libro di Babbanologia o in giro per Londra. Lupin sembrò abbagliato dalla stranezza di tutti quegli oggetti, mentre io andai dritta verso la proprietaria seduta in un angolo vicino al banco dei pagamenti.
- Ciao Rosemary! – la salutai allegramente.
L’anziana signora alzò lo sguardo e quando mi riconobbe sorrise sorpresa.
- La piccola Lauren! Cosa ti porta qui? Ho sentito che non avresti potuto più uscire… - sussurrò la donna con tono cospiratorio.
- Sono qui con il mio professore di Difesa, Remus Lupin – dissi, facendo cenno verso il poveretto che vagava con aria smarrita per gli scaffali.
- Ah, sì… piacere di conoscerla! – urlò Rosemary, facendo sobbalzare Lupin.
- Devo cercare alcuni regali di Natale, posso dare un’occhiata? –
- Ma certo, sei la mia cliente migliore! Fai pure! –
Avrei osato dire la sua unica cliente.
Il Cinderella’s Corner non era per niente famoso, soprattutto perché situato in una posizione del tutto periferica rispetto ai restanti negozi di Hogsmeade. Era quasi in periferia, infatti se si facevano tre passi più in là della porta si usciva dalla protezione di Hogwarts e ci si poteva smaterializzare senza tanti problemi. Questo naturalmente non veniva detto agli studenti.
Avevo scoperto quel posto pochi mesi prima, per evitare la completa reclusione nella torre dell’ufficio di mio nonno. Uscivo tutti i giorni per passare più tempo possibile ad Hogsmeade, ma dopo un mese di avanti e indietro tra Mielandia, i Tre Manici di Scopa e Zonko ne avevo fin sopra i capelli.
Fu così che proseguendo a caso tra i vicoletti ero arrivata in un posto abbastanza nascosto e fino a quel momento inesplorato in cui si trovavano una specie di pub sinistro, la Testa di Porco di zio Aberforth, e molto più avanti il sopracitato Cinderella’s Corner.
- Sei voluta venire qui solo perché sei a pochi metri dal confine della protezione, vero? – sussurrò Lupin con tono di rimprovero, affiancandosi a me.
- Perché avrei dovuto? – risposi con innocenza – Non vedo dove dovrei andare con la Smaterializzazione, dato che se mettessi piede fuori dalla protezione potrei essere uccisa all’istante –
- Sei un’incosciente, Lauren, non credere che tuo nonno non ci abbia raccontato quanto ti piaccia cacciarti nei guai – osservò lui con un sorriso alla “quanto ti capisco”.
- Forse non vi ha raccontato del fatto che io non sia capace di smaterializzarmi – replicai pacatamente.
La sorpresa di Lupin non mi toccò minimamente, ero più che abituata a quella reazione della gente quando scopriva che non avevo ancora passato l’esame di Smaterializzazione.
- Stai scherzando? –
- No, sono seria… può chiederlo anche al Ministero, se non si fida! –
Lo lasciai basito davanti allo scaffale degli elettrodomestici, mentre mi inoltravo nel reparto chincaglieria.
Dopo almeno due ore, avevo le braccia cariche di roba che scaricai davanti allo sguardo raggiante di Rosemary, mentre Lupin era fermo da minuti a fissare una cosa che chiamava “tavoletta di Aritmanzia avanzata”.
Quella che i comuni Babbani, o almeno coloro che avevano studiato Babbanologia, avrebbero riconosciuto per una semplice calcolatrice.
Dopo aver pagato Rosemary ed essere usciti dal negozio con una borsa piena di regali, io e Lupin ci fermammo davanti alla linea di protezione.
- Se vuoi, posso darti io lezioni di Smaterializzazione… - si offrì gentilmente lui.
- No – ribattei seccamente – vediamo… nonno Albus, Blaise, Draco, Neville, Anthony… -
Scrutavo attentamente la lista, alla ricerca del regalo mancante. Ero famosa per dimenticarmi sempre qualcosa ed ero certa che quella volta non sarebbe stata un’eccezione.
- Stupeficium! –
Vidi un lampo rosso passarmi di fianco e colpire Lupin che, preso di sprovvista, si accasciò a terra. Prima che potessi urlare o fare altro, un altro lampo rosso mi sfiorò la manica. Riuscii a schivarlo solo gettandomi a terra. Lasciai andare la borsa dei regali, mentre un incantesimo mi mancava di nuovo di poco.
Un attimo di pace, diamine!
Lottai con la mia tasca estraendone la bacchetta, una figura incappucciata torreggiava su di me tenendomi sotto tiro.
- Incarceramus! –
- Protego! –
Urlammo i due incantesimi nello stesso momento, la figura indietreggiò per il contraccolpo dandomi il tempo di rialzarmi. Per fortuna era un solo nemico, altrimenti dubitavo che sarei mai riuscita ad uscirne viva.
- Expelliarmus! –
- Crucio! –
Di nuovo i nostri due incantesimi si incontrarono, scatenando una piccola esplosione. Finii a gambe all’aria, mentre il Mangiamorte restò in posizione dominante. Probabilmente era riuscito ad evocare un Sortilegio Scudo appena in tempo.
- Dannata ragazzina, pagherai tutta questa inutile resistenza! Crucio! –
- Protego! –
La seconda voce mi salvò dalla tortura imminente, mi alzai di nuovo in piedi. Zio Aberforth era in piedi sulla soglia del suo pub a bacchetta alzata. Il Mangiamorte rivolse tutta la sua attenzione verso di lui e io colsi l’occasione.
- Stupeficium! –
La figura incappucciata crollò prima che potesse anche solo elaborare un incantesimo da lanciare contro il proprietario della Testa di Porco. Io e il mio salvatore ci lanciammo un’occhiata significativa. Andai a raccogliere la borse dei regali e a risvegliare il povero Lupin.
- Innerva – mormorai, sfiorandogli la fronte con la punta della bacchetta. Il professore aprì gli occhi con aria stranita.
- Incarceramus! Protecto Incantis! – disse Aberforth, occupandosi del Mangiamorte – Levicorpus! –
- Lauren… oh, cielo! Non dirmi che è successo! –
- Ehi, voi due! – urlò mio zio con voce burbera – Venite dentro, non si sa mai che ne mandino altri! –
Senza dire una parola, Lupin si alzò e seguì me, Aberforth e il Mangiamorte fluttuante al secondo piano della Testa di Porco.
- Grazie, zio Forth – dissi con voce mielosa, attendendo un rimprovero tutt’altro che piacevole.
- Tu non dovresti essere qui, eh? – rispose lui, togliendo il cappuccio al Mangiamorte senza aspettare la mia risposta – Amycus Carrow! Ti sottovalutano, ragazzina! –
- Non credo, Aberforth – rispose Lupin con sguardo grave – Ha steso me e probabilmente si sarebbe portato via Lauren se tu non fossi intervenuto come immagino sia successo… -
Mio zio annuì facendo spallucce e guardando con disgusto il nostro ostaggio.
- Questo lo spedirò al Ministero appena possibile… ora mi volete dire cosa diamine ci fate in giro per Hogsmeade in questi giorni? Non tanto te, Lupin, quanto lei!
E mi lanciò un’occhiataccia con gli stessi occhi azzurro cielo di mio nonno.
- Avrei dovuto proteggerla io, Aberforth, ma a quanto pare siamo stati presi di sorpresa – rispose con autoironia Lupin.
- Beh, la prossima volta cercate di andare in giro almeno in tre o quattro! È già andata bene che hanno mandato questo idiota di Carrow e non un piccolo esercito con Malfoy, signora Lestrange e Greyback! –
- Pensavano che fosse più facile, evidentemente – osservò con calma Lupin.
- Ne pensano di cose da imbecilli, quelli della Congrega Oscura… - borbottò mio zio scrutando il mio corpo probabilmente in cerca di ferite o altro.
Una voce acutissima di donna si levò dalla strada lì vicino.
- Amycus! Amycus! – la nota isterica nel tono era evidente – Amycus, idiota che non sei altro! Dove ti sei cacciato? Dov’è la ragazza? Non dirmi che te la sei fatta sfuggire, Lucius ci ammazzerà entrambi! –
Aberforth spiò dalla finestra e si voltò verso di noi con aria divertita.
- Alecto, l’altra sorella Carrow… dato che credo tra poco verrà qui a rompere le scatole, vi consiglio di andare… - disse lui rivolgendomi un’occhiata complice - …sai dove, Lauren –
Zio Forth scese le scale, lasciando il Mangiamorte imbambolato sospeso in aria. Sentimmo alcuni colpi secchi alla porta, seguiti dalla voce di Alecto.
- Tu, stupido barista! Hai visto un Mangiamorte da queste parti? –
- Ne ho uno davanti ai miei occhi, o sbaglio? –
Stavo per scoppiare a ridere per l’insolenza di mio zio, quando Lupin mi tirò per una manica.
- Da che parte dovremmo andare? – mi chiese, guardandosi attorno con aria preoccupata.
- Saluti mia zia Ariana, professore – risposi allegramente, indicando il ritratto della sorellina di mio nonno
appeso sopra il camino .
- Piacere, ma noi dobbiamo andarcene da qui! –
- Ce ne andremo esattamente così… -
Avvicinai una sedia al camino, ci salii sopra in piedi ed entrai nel ritratto di fianco alla giovane Ariana.
Lupin sgranò gli occhi, come minimo per la decima volta in quel giorno.
- Ma… sei sicura? –
- Certo, professore – gli sorrisi con orgoglio – credeva di essere l’unico a sapere i passaggi segreti per entrare e uscire da Hogwarts? -


Note dell'autrice

Buonasera, miei cari lettori! Vi ringrazio per la vostra continuità nel leggere e spero che anche questo capitolo vi piaccia.
Tra scuola e impegni vari diventa sempre più difficile aggiornare - immagino anche trovare il tempo per recensire, vedendo la penuria del capitolo precedente - ma cercherò come sempre di mantenere un dignitoso ritmo di "produzione dei nuovi capitoli".
Credo di non avere altro da dire per oggi, passo alle recensioni.

Atari: grazie per il commento, sono felice che il capitolo ti sia piaciuto! Per l'ECDL, mi mancano solo due esami e poi sarò libera da questa disgrazia ^^
DarkViolet92: Lauren non si è messa nei guai... o almeno, non per la Maledizione ^^ In bocca al lupo per il tuo esame!
Luciana Menditegui: il sospetto verrà scoperto tra molti, molti capitoli, mi dispiace U.U ma se ve lo dicessi ora, che suspence sarebbe?

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Capitolo 33
*** Risvegli e divieti ***



Arrivammo ad Hogwarts giusto in tempo per sentire un grande trambusto per i corridoi.
Il professor Lupin si affacciò alla porta della Stanza delle Necessità, guardando fuori con cautela, e intuì che i pochi studenti rimasti per le vacanze di Natale avessero ottenuto il permesso di andare ancora in giro per la scuola da soli.
- Ma com’è possibile? – sbottai incredula, mentre uscivamo allo scoperto incontrando uno studente dietro quasi ogni angolo – Noi siamo stati aggrediti meno di un’ora fa e proprio ora li lasciano andare in giro così! –
- Silenzio, Lauren! – sussurrò Lupin, passando di fianco a un gruppetto di ragazze tra cui Hermione – Dobbiamo dire a tuo nonno e agli altri professori quello che è successo, poi ti spiegherò il perché di questo cambiamento improvviso –
- E lei come fa a saperlo? – chiesi improvvisamente – Lei è stato tutto il pomeriggio a Hogsmeade con me! –
Pensavo che mi avrebbe risposto? Certo che no, amavo sprecare il mio prezioso fiato.
Arrivammo davanti alla Sala Professori, debitamente chiusa, dalla quale giungevano alcune voci. Quella più riconoscibile era certamente quella di mio nonno, mi chiesi cosa l’avesse spinto ad abbandonare la sua posizione da eremita sulla torre dell’ufficio del Preside per mescolarsi con i comuni professori.
- Resta qui, non ti muovere – mi intimò Lupin, entrando nella stanza e chiudendosi la porta alle spalle.
“Cosa sono, un cane? Mi rifiuto di aspettare qui davanti mentre tutti gli altri se la spassano per i corridoi…”
Dopo questo pensiero ribelle, mi diressi verso l’infermeria senza farmi tanti problemi. Volevo vedere Draco e Harry ed ero certa che la mia visita a loro due sarebbe durata come minimo la metà di quanto avrei dovuto aspettare davanti alla Sala Professori.
Quando entrai nella stanza immacolata e silenziosa, mi accorsi che anche l’ufficio di Madama Chips era vuoto. Quindi ero da sola con i due poveri ragazzi, ancora distesi immobili sui due letti affiancati.
Mi sedetti come solito tra di loro, prendendo le mani di entrambi.
Ad un tratto il sangue mi si raggelò nelle vene. Sentivo due battiti lenti e regolari sotto le mie dita, i battiti di persone vive e guarite dalla Maledizione.
- Draco… Harry… - sussurrai interdetta, temendo di interrompere quei tanto attesi segni di vita che si erano appena manifestati.
Le dita bianche di Malfoy si mossero leggermente sfiorando quelle di Potter, lanciai un piccolo urlo di sorpresa.
Gli occhi grigi di Draco e quelli verdi di Harry si spalancarono nello stesso momento.
- Perché urli, Silente? –
- Cos’è successo, Lauren? –
Pronunciarono queste parole all’unisono, con voci chiare e forti, come se avessero parlato fino a quel momento. Per un attimo temetti di svenire o di scoppiare a piangere per la felicità.
- Siete vivi! – strillai, scattando in piedi e guardandoli con occhi pieni di gioia – Siete vivi, siete vivi! –
- Certo che siamo vivi, Silente! – rispose Draco con un ghigno divertito.
- Ma voi eravate maledetti! –
- Vacci piano con gli insulti, Lauren… - protestò Harry sorridendomi debolmente.
Le possibilità erano due: o stavo sognando o ero impazzita al momento.
Erano guariti dalla maledizione, stavano parlando con me, stavano bene!
- Io vi adoro! – gridai con entusiasmo, iniziando a saltellare istericamente sul posto davanti ai loro sguardi mezzi sconvolti mezzi divertiti.
- Cos’è tutto questo trambusto? Non dovreste dormire, voi due? – disse la voce di Madama Chips, entrando dalla porta – Ah, vi sistemo io! Voglio vedere quando…! –
Bloccò la sua frase a metà appena mi vide con gli occhi luccicanti di felicità e lacrime represse davanti ai suoi due pazienti. Impallidì come se avesse avuto un improvviso calo di zuccheri.
- Signorina Silente… - balbettò con uno strano sguardo spaventato - …cosa ci fa lei qui? –
- Sono venuta a trovare i miei amici, Madama! – risposi allegramente – Sono guariti, ha visto? Sono vivi e vegeti, sani come dei pesci! E senza contro incantesimi! –
La donna mi guardò come se avessi parlato in arabo, poi si schiarì la voce tossicchiando.
- A dire la verità, signorina Silente, abbiamo operato il contro incantesimo qualche ora fa… -
Sgranai gli occhi, dimenticandomi all’istante la felicità per la guarigione di Draco e Harry.
Avevano promesso che mi avrebbero chiamato quando avrebbero operato l’incantesimo… perché non l’avevano fatto?
In quel momento riuscii a capire il motivo dell’insistenza di Lupin nel convincermi ad andare a Hogsmeade. Volevano allontanarmi non per dire qualcosa, ma per fare qualcosa.
- Avevate detto che… - iniziai, sentendo bruciare dentro la rabbia, senza riuscire a trattenermi anche se sapevo di essere sotto gli occhi dei diretti interessati.
- Poppy! Non dirmi che è qui! –
Sentii la voce preoccupata di Lupin arrivare alle mie orecchie, seguita dallo sbattere della porta e dall'apparizione del professore davanti ai miei occhi.
- Ti avevo detto di aspettare davanti alla Sala Professori! – disse lui con voce strozzata, spostando lo sguardo da me alla Chips, poi di nuovo da me a Draco e Harry.
- Tu non dovresti essere qui – sentenziò con tono pratico l’infermiera, prendendomi per un braccio.
- Perché no?- protestai cercando di divincolarmi – Loro sono i miei amici, ho il diritto di passare del tempo con loro! Avevo il diritto di assisterli al loro risveglio, di sapere che stavano bene! –
- Perché non la lasciate qui? – chiese ingenuamente Harry – Non ci disturba, può restare vicino a noi anche se dormiamo! –
I due adulti ignorarono le nostre parole, Lupin mi trascinò fuori dall’infermeria dimostrando una forza incredibile, nonostante mi stessi dibattendo furiosamente.
- Siete dei bugiardi! – urlai furiosamente – Avevate detto che avrei potuto assistere al contro incantesimo, lei mi ha portato a Hogsmeade solo per far agire gli altri indisturbati! Mi fate schifo! Sono i miei amici, non i vostri! –
- Sei pregata di tacere –
La voce pacata di Piton giunse da molto vicino, mentre il professore camminava verso me e Lupin. Quasi ringhiai di rabbia vedendo che mi teneva sottotiro con la bacchetta.
- Non vorrà affatturare una sua studentessa! – sibilai tra i denti.
- Solo se ne sarò obbligato, quindi non costringermi – rispose indifferente – Remus, lasciala. Tu, non ti muovere. –
Non osai accennare un tentativo di fuga quando le mani di Lupin lasciarono il mio braccio. Mi limitai ad esprimere tutta la mia indignazione pestando un piede per terra con forza.
- Non fare i capricci, signorina Silente –
- Perché non posso stare là dentro? – urlai indicando la porta dell’infermeria.
- Prova a pensarci – replicò Piton con aria divertita.
- Non ci trovo niente di comico! Lo fate solo per rovinarmi la vita! –
Era una risposta infantile, ma davvero non trovavo altre motivazioni per quello stupido divieto.
- Tu sei l’Hostem – mormorò improvvisamente Lupin.
Mi congelai sul posto. Io ero l’Hostem designato dalla Maledizione del Sicario?
- Vedo che ti sei calmata, signorina Silente – osservò Piton, mettendomi in imbarazzo.
- Non mi hanno fatto nulla quando sono entrata – dissi in mia difesa.
- Questo perché siamo riusciti a dare loro la pozione che frena i loro istinti, ma dovranno assumere una generosa dose di questo liquido ogni giorno per non pensare alla punizione che dovranno infliggerti –
- Sapete anche di quale punizione si tratta? –
Mentre parlavamo, iniziammo a camminare verso non sapevo dove. Mi limitavo a seguire i due professori che mi affiancavano.
- No, ma non si tratta della morte –
- Come fate a saperlo? –
- Quante domande, signorina Silente! – sbottò Piton infastidito – Lo sappiamo e basta! –
- E invece sapete chi è stato a scagliarla? –
- No –
Risposta piatta e monosillabica. Bene, Severus si era scocciato di me piuttosto rapidamente.
- Ma com’è possibile? Non l’hanno visto? –
- No –
- Com’è possibile? – ripetei, irritata dal fatto che continuasse a voler eludere le mie domande.
- Malfoy era mezzo ubriaco e mezzo sotto effetto della pozione che era nella Burrobirra, Potter è stato colpito di spalle – recitò con voce cantilenante.
- Perché li ha colpiti entrambi? –
Piton si fermò guardandomi con le sopracciglia aggrottate.
- Se sapessi anche questi dettagli, sarei io quello che ha scagliato la Maledizione… non credi, signorina Silente? –
- Mi scusi – borbottai, dicendo nella mia mente che Severus a volte era un antipatico insopportabile.
- Grazie per i complimenti, comunque –
Arrossii violentemente, rivolgendo la mia attenzione a Lupin.
- Professore, dovrò stare lontana da Draco e Potter anche se assumeranno la pozione? –
- Per qualche giorno sarebbe meglio così, giusto da testarne l’efficacia – notò lo sguardo contrariato del suo collega e si corresse subito – non perché io dubiti delle abilità da pozionista di Severus, ma perché temo che la Maledizione a un certo punto possa diventare più forte di qualsiasi altra cosa –
- Potrò vederli il giorno di Natale, vero? –
- Penso proprio di sì, Lauren –
Quella notizia da un certo punto di vista mi consolava, dall’altro lato mi creava un’ansia crescente.
Sarei stata felice di trascorrere il Natale con Draco, su quello non c’erano dubbi, ma non avevo ancora dimenticato le sue parole della sera del Ballo e avevo paura di chiarire.
Non ero un’amante dei conflitti ed ero abbastanza certa che avremmo litigato.
E poi cosa avrei fatto con Harry? L’avevo abbracciato e temevo che avesse frainteso.
E la storia con Ginevra? Chi gli avrebbe detto che la sua ragazza aveva saputo delle sue intenzioni di lasciarla prima che lui potesse ufficializzare?
- Professore, devo assolutamente tornare in infermeria – dissi, supplicando Lupin con gli occhi.
- Scordatelo – mi rispose secco Piton.
- Devo dire una cosa urgentissima a Potter! –
- Potrai scrivergli quando sarà a Grimmauld Place o dirgliela a Natale –
- A… Grimmauld Place? –
- Sì, appena avremo accompagnato te nell’ufficio di Albus andremo a prelevare Draco e Harry e li accompagneremo al Quartier Generale dell’Ordine con Hermione –
Perché Hermione sì e io no? Come avrebbe potuto sopravvivere Draco per quei quattro giorni che mancavano al mio arrivo?
- Ma… ma… posso venire anch’io? –
- Tu. Sei. L’Hostem. – scandì freddamente Piton – Cosa non ti è chiaro al riguardo? –
- Draco morirà senza di me in mezzo a tutti quei Grifondoro! –
Anche se ammetto che sarebbe stata una bella punizione per quelle sue paroline rimaste marchiate a fuoco nella mia mente.
Piton nascose un sorrisetto divertito voltandosi verso il muro, Lupin aggrottò le sopracciglia con aria offesa.
- Non morirà – sentenziò alla fine Severus, mentre salivamo sulla scala del Gargoyle, dopo aver detto la parola d’ordine “Candy Christmas”.
Salimmo verso l’ufficio di mio nonno, entrammo dopo un paio di colpetti di Piton sulla porta per avvertire del nostro arrivo.
- Grazie per averla accompagnata, Severus – disse il Preside, facendo un cenno di approvazione – ora puoi andare con Remus ad accompagnare i ragazzi –
Senza farselo ripetere, Piton obbedì. E mi lasciò sola con il mio adorato unico parente in vita.
- Remus ti aveva detto di non allontanarti dalla Sala Professori – iniziò lui, come preludio del lungo discorso che avrei dovuto aspettarmi.
- Nonno, ho già avuto la predica da Lupin e Piton… taglia corto, dimmi qualcosa di nuovo! –
- Bene… - riprese allora con aria contrariata - …devo confessarti che dopo aver saputo del tuo ruolo di Hostem non credo sia più il caso di trascorrere il giorno di Natale a Grimmauld Place –
Scossi la testa incredula. Non poteva incominciare ad andare tutto a rotoli proprio in quel momento cruciale.
- No, un attimo - dissi con calma – credo di non aver capito, puoi ripetere? –
- Andare nel Quartier Generale dell’Ordine ed incontrare Harry e Draco incaricati di Punirti non è quello che definirei “occuparmi della tua salvaguardia”, per questo a Natale resteremo a Hogwarts – ripetè lentamente, scandendo le parole – ora ti è chiaro, Laurie? –
- Io voglio andarci – replicai con voce glaciale.
- A volte i nostri desideri non corrispondono ai nostri doveri, Lauren – si riposizionò gli occhiali a mezzaluna sul naso – questa è una di quelle volte –
- Tu non volevi andare a Grimmauld Place fin dall’inizio, stai usando questa storia come una scusa! –
- Ammetto di non aver accettato di buon grado la tua proposta di abbandonare Hogwarts per Natale –
I suoi occhi mi guardarono con profonda sincerità. Avrei preferito una bugia a quelle parole.
- Perché mi avevi detto di sì, allora? –
- Perché volevo che facessi amicizia con Harry e gli altri ragazzi, ed evidentemente è servito a raggiungere questo importante obiettivo –
Strinsi i denti. Possibile che ogni sua piccola apparente sconfitta dovesse sempre portare a una sua enorme ed evidente vittoria?
- Mi hai illusa! –
- No, Lauren cara… - osservò con voce pacata – sei stata tu ad illuderti –
Odiavo ammetterlo, ma aveva ragione. Mi ero fatta tanti di quei progetti nella mente che avevo quasi dato per scontato il successo del mio progetto.
- In ogni caso, io ci andrò – sentenziai con voce ferma e decisa – con o senza il tuo consenso –
- Non sai Smaterializzarti –
- Ci sono altri modi – replicai acida, nonostante non avessi ancora la minima idea di come andarci se non con l’ausilio di mio nonno.
Non sapevo nemmeno dove si trovasse, quel dannato Quartier Generale.
Evidentemente mi lesse nella mente, perché non colsi la minima ombra di preoccupazione o sospetto sul suo viso.
- Come preferisci, Lauren – rispose dopo un bel sospiro – ma parliamo d’altro, ti va? –
Non risposi, troppo presa a pensare ad un’alternativa di mezzo di trasporto verso Grimmauld Place.
- Mentre i professori ti stavano cercando, Minerva è venuta a riferirmi dell’aggressione di cui siete stati vittime te e Remus vicino alla Testa di Porco qualche ora fa –
Non mossi un muscolo e restai impassibile.
- Sai che è molto pericoloso andare in giro da sola, vero? –
- Ero in giro con Lupin per tuo ordine, ricordi? È solo colpa tua se è successo quel che è successo –
Touchè. Lo sguardo azzurro di nonno Albus si riempì di tristezza.
E io naturalmente mi sentii un Vermicolo schiacciato.
- Scusami, nonno, non volevo dire questo – ritrattai imbarazzata – sono cose che capitano, imprevedibili… ma per fortuna zio Forth era lì! –
- Già… Aberforth… - mormorò lui pensieroso, abbassando gli occhi.
Sentii dei passi alle mie spalle, immaginai fosse qualche professore venuto a riferire qualcosa a mio nonno.
Quando la porta si aprì, ne ebbi la conferma.
- Albus, i tre ragazzi sono giunti a destinazione – disse Minerva con evidente sollievo nella voce – vuoi che accompagni Lauren in dormitorio? –
- Certo, grazie, Minerva – replicò lui, alzando finalmente gli occhi – e… Lauren? –
Lo guardai con curiosità, chiedendomi cosa fosse sul punto di dirmi.
- Ricordati che a Natale resteremo qui, quindi fai la brava… -
Sentii la rabbia risvegliarsi dentro di me. Mentre seguivo Minnie verso il dormitorio, mi venne in mente un’idea geniale per uscire da quella sgradevole situazione di prigionia.


Note dell'autrice

Buonasera a tutti! Nonostante ultimamente mi sia dedicata prevalentamente a piccole one-shot con coppie improbabili quali Umbridge/Moody e Cooman/Piton, nonostante abbia dovuto assolutamente aggiornare la Biografia di Albus, nonostante la scuola mi abbia massacrato... eccomi qui con un nuovo capitolo! ^^
Ringrazio come di consueto tutti i miei adorabili lettori (VOI!) e in particolare zanna che ha aggiunto questa storia tra le Preferite.
Spero che questo capitolo - sebbene sia leggermente "di passaggio" - sia stato di vostro gradimento!
Grazie ancora, ci vediamo presto!
[Evviva il ponte di Halloween! ^^]

Valery_Ivanov: computer birichino, subirai la mia ira U_U scherzi a parte, hai pienamente ragione su Lupin, ma bisogna capirlo... è stato preso di sorpresa, poveretto! ^^ Aberforth farà di nuovo la sua comparsa, prima o poi.
Elfosnape: quindi vorresti un finale rose e fiori? Beh, vedrò cosa si può fare... ma insomma, io sono una che ama rendere la vita complicata (ovvero realistica) ai suoi personaggi (non si vede, eh? xD). Comunque ecco arrivato il nuovo capitolo, spero ti piaccia ^^
Atari: grazie per i complimenti... questo chappy è un po' carente di colpi di scena, ma teoricamente il prossimo dovrebbe sconvolgere l'universo di questa storia rispetto a come lo conosciamo ;-)
Yvaine0: Nick-quasi-senza-testa eletto impiccione dell'anno ^^ ma alla fine è perdonato solo perchè è simpatico, altrimenti sarebbe già stato punito dalla sottoscritta. Lupin schiantato da Amycus... beh, anche i migliori a volte hanno delle giornate no! xD
DarkViolet92: grazie per i complimenti! Mi dispiace per il tuo esame... sono indiscreta se ti chiedo quale modulo hai fatto?

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Capitolo 34
*** Tempo di rivelazioni ***


Attenzione: a causa di parte dei temi trattati, il rating di questo capitolo è alzato ad arancione.
Leggete a vostro rischio e pericolo. (Sono esagerata, lo so, ma dico sul serio!)



Il giorno seguente, decisi di iniziare la mia silenziosa protesta contro la decisione di mio nonno.
In primo luogo, non avevo alcuna intenzione di tagliare i ponti con Draco e tanto meno con Potter, quindi mi misi di buona volontà a scrivere lettere ad entrambi.
In secondo luogo, mi tuffai nei libri che riguardavano i più reconditi segreti di Hogwarts in cerca di qualche passaggio segreto che non fosse a conoscenza di nessun altro essere vivente.
In terzo e ultimo luogo, ammetto che non avevo niente di meglio da fare.

                22 dicembre 1997
Harry Potter,
qui è Lauren Silente che ti scrive. Penso che tu abbia già riconosciuto la scrittura, ma lo specifico per essere certa che tu non creda che questa sia una lettera anonima e non la getti nel camino acceso.
Dovevo dirti delle cose davvero importanti e mi dispiace di non essere riuscita ad avvertirti dopo aver scoperto che ti eri risvegliato dalla Maledizione ieri pomeriggio. Come hai potuto vedere, Lupin mi ha trascinata fuori a forza e la presenza di Piton poco lontano dall’infermeria mi ha impedito di rientrare.
Ma inutile che continui a sprecare pergamena con le mie giustificazioni, voglio spiegarti brevemente il perché della situazione che probabilmente ti avrà accolto a Grimmauld Place.
La mattina seguente la sera del Ballo, quindi dopo la vostra Maledizione, ho incontrato Hermione in infermeria dove eravate ricoverati. Lei mi ha raccontato di un incontro tra Ginevra e Elly, seguito da una specie di lotta verbale Weasley sister & brother vs Chang. Se vuoi i dettagli credo sia meglio per te chiedere alla Granger. In caso anche lei non ti rivolgesse la parola (come immagino facciano la tua ex e suo fratello), mandami una risposta e tenterò di spiegarti al mio meglio tutto quello che so.
Spero che tu stia bene, comunque.
Lauren

Queste brevi righe mi sembravano più che sufficienti per riferire a un ragazzo che conoscevo appena - ma con cui condividevo una specie di similitudine della vita - tutto il macello che la sua azione durante il Ballo aveva creato nella sua vita.
In seguito mi misi con calma a scrivere la lettera per Draco, continuando a cancellare e riscrivere parole e frasi. Mi sentivo molto impacciata.

                22 dicembre 1997
Draco,
forse è inutile che ti dica che sono Lauren. Conosci la mia scrittura meglio di chiunque altro, quindi perché sprecare parole per identificarmi? Non lo so, ma ormai l’ho fatto.
Non hai idea di quanto avrei voluto parlarti ieri in infermeria, ma prima di tutto eravamo in presenza di Potter e poi ero troppo felice di vedere che finalmente vi eravate svegliati dal sonno indotto dalla Maledizione! Ti giuro, avrei anche voluto essere lì al vostro primo risveglio, ma Lupin mi ha portata a Hogsmeade apposta per non farmi interferire nel contro incantesimo che vi ha fatto tornare coscienti. A volte davvero non riescono a capire quanto certe piccole cose possano fare felici noi ragazzi, vero?
Ma non voglio fare l’ipocrita, sinceramente. Mi hai davvero ferita, Draco, la sera del Ballo di Natale. Ricordi le parole che mi hai detto? Se la memoria ti tradisce, dovresti provare a chiedere a Potter perché sicuramente lui se le ricorda. E ricorda anche la mia reazione, certamente non delle migliori. Però non voglio parlare con te di questo se non possiamo guardarci negli occhi. Aspetterò il momento in cui potremo affrontare l’argomento di persona.
A proposito, mio nonno ha deciso che non verremo a Grimmauld Place per Natale. Non so se la notizia si è già sparsa da quelle parti, ma in ogni caso non darci peso perché sputerò lacrime e sangue per riuscire a venire lì a parlare con te e con tua madre. Perché mi importa il nome dell’uomo che mi ha dato il cognome, certo, ma prima di tutto mi importa il mio migliore amico.
So che potrei risultare una falsa buonista a definirti così dopo gli insulti che mi hai rivolto, ma cosa posso farci? Io ti voglio bene, Drake, e non posso nasconderlo in questo momento in cui abbiamo bisogno uno dell’altra (anche perché immagino non sia facile per te essere in mezzo a un covo di Grifondoro).
Cos’altro ho da dirti? Ah, ecco…non sto più mangiando come protesta per convincere mio nonno a farmi venire (idea subdola, lo so, ma secondo me è l’unico modo per ottenere quello che voglio al più presto) e ho visto tua madre quando è venuta a trovarti mentre eri ancora privo di sensi. Non credo mi abbia riconosciuta, non ci siamo scambiate una parola, ma in quel piccolo istante in cui l’ho intravista ho capito da chi hai preso il tuo fascino e la tua eleganza (non fraintendere!).
A proposito di fraintendimenti, hai già scritto a Blaise? Se non l’hai ancora fatto, chiedigli se ha voglia di raccontarti cos’è successo la sera del Ballo mentre mi consolava dopo la litigata tra me e te. Io mi sento le guance arrossire solo al ricordo…
Rispondi presto, un abbraccio
Lauren

Dopo aver scritto questo papiro a Draco, andai in Guferia e legai le lettere a due civette dirette entrambe verso Grimmauld Place. Mentre scendevo dalla torre, attenta a non calpestare i soliti escrementi di uccello, incontrai Piton.
Era la prima volta che ci vedevamo da quando mi aveva lasciato un giorno e mezzo prima nell’ufficio di mio nonno.
- Buongiorno – borbottai, cercando di passare tra lo spazio minimo lasciato tra lui e il muro.
- Buongiorno, signorina Silente – rispose lui, trattenendomi per la manica della camicia – credo che questa sera sia opportuno per te venire nel mio ufficio… ricordi ancora la tua punizione, vero? –
A dire la verità era scesa nella scala delle priorità, ma decisi di non darlo a vedere.
- Credevo valesse solo per il periodo della scuola – replicai, infastidita della sua presa sulla mia camicia.
- Vuoi dirmi che non ti interessa più completare la visione della selezione dei Mangiamorte? –
Dopo quei mesi di ore in completa solitudine tra noi, aveva imparato a conoscermi tremendamente bene. Sapeva che quella storia mi incuriosiva tantissimo, anche se forse non avevo lo stomaco per osservare ogni singola scena che si prospettava all’orizzonte.
- Quando devo venire? –
- Stasera dopo cena, per te va bene? –
Annuii, non avevo mai niente di importante da fare in quei giorni di pausa scolastica. Piton ridiscese le scale della Guferia, mentre io restavo aggrappata alla ringhiera a riflettere.
Solo in quel momento mi ero resa conto che Severus aveva salito centinaia e centinaia di gradini solo per dirmi di andare da lui in punizione quella sera.
E mi aveva chiesto se per me andasse bene, come se avessi potuto scegliere.
La domanda era sempre la stessa: perché ci teneva così tanto a farmi vedere quel ricordo?

Quella sera, dopo aver saltato la cena come da copione, mi diressi nell’ufficio di Piton. Credevo che avrei potuto percorrere quella strada a occhi chiusi, ormai. Una volta entrata nella stanza buia e umida, colta da brividi di freddo e dai brontolii del mio stomaco che si nutriva di sole Cioccorane da un giorno e mezzo, esitai a sedermi.
- Perché non eri a cena? – chiese con tono incolore Severus, fissando senza espressione il muro di fronte a sé.
- Non avevo fame – replicai, sperando che il mio stomaco non mi tradisse nel silenzio della stanza vuota.
- Questo non credo sia vero – osservò lui, continuando a prestare attenzione alle pietre umide che ci circondavano – dato che non ti si vede in Sala Grande da ieri a pranzo –
Ma cosa faceva, mi controllava?
- Sì, ti controllo, signorina Silente –
- La smetta di entrare nella mia mente, è irritante – sibilai infastidita, andando finalmente a sedermi davanti a lui e imponendomi di smettere di tremare.
- Sicuramente meno irritante del sentirsi dire tutte le bugie che tu stai dicendo –
- Io non sto mentendo! – brontolai, distogliendo lo sguardo dal suo.
Era molto più facile dare un senso di sicurezza alle mie parole senza avere un contatto visivo con i suoi occhi color carbone.
- E io non mi chiamo Severus Piton… vedo che siamo entrambi sinceri – rispose con evidente sarcasmo.
- Mi ha chiamata qui per avere un dibattito sulle mie abitudini alimentari o per farmi vedere il ricordo dell’altra volta? – chiesi con altrettanto sarcasmo.
- La prima, direi –
Il suo sorrisetto stiracchiato e sfumato dalla soddisfazione ottenne la reazione desiderata.
Qual era? Farmi infuriare, naturalmente.
- Ma chi si crede di essere? –
- Il tuo professore di Pozioni – ribattè estremamente divertito.
- Oh, bene! – sbuffai io – Adesso anche i professori hanno il diritto di dirti se e quando devi nutrirti… quando potrete darci il permesso per respirare? –
Mi guardò senza scomporsi, alzando solo leggermente un sopracciglio.
- Io mangio quando mi pare e piace, ok? Se io non ho fame non lo faccio e non sarà lei quello che potrà ordinarmi di farlo se io non voglio! – dissi, alzando il tono di voce e scattando in piedi.
Piton continuò a guardarmi come se fossi stato un raro esemplare di pianta esotica.
- Non capisco perché tutto questo interesse! – strillai, decisamente fuori dai gangheri – Non bastava essere separata dal mio migliore amico, essere baciata dall’altro mio migliore amico, essere tradita dal ragazzo che mi piace e dover trascorrere il Natale in questa scuola orrenda! No, ci mancava anche il professore impiccione! Non. Ho. Fame!
In quel momento accadde la cosa più imbarazzante che potesse succedere. Il mio stomaco emise un rumoroso brontolio che rimbombò per tutta la stanza.
Se Piton non avesse avuto un contegno da rispettare, credo che mi sarebbe scoppiato a ridere in faccia.
- Come dici, signorina Silente? –
Arrossii violentemente e mi risedetti, maledicendo il fatto che non avessi un ottimo controllo su quella parte del mio corpo.
- Niente, dimentichi tutto… - mormorai a occhi bassi.
- Facciamo così… - iniziò Piton, cercando di blandirmi con le parole – se tu non mangi non puoi vedere la fine del ricordo! –
Lo guardai con aria di sufficienza. Cosa credeva che fossi, una bambina piccola da ricattare a piacimento?
- Non c’è problema – replicai alzandomi, con l’evidente intenzione di andarmene e rinunciare a entrambe le cose.
- Oppure potremmo fare che se mangi proverò a convincere Albus a portarti a Grimmauld Place per Natale – ritrattò lui, sapendo di avermi in pugno.
A quel punto fui costretta a tornare sui miei passi e annuire con aria sottomessa. Se mi era stata concessa una scappatoia per quel digiuno forzato, l’avrei accettata di buon grado.
Evidentemente Piton sapeva fin dal principio cosa avrebbe dovuto dire per convincermi a mangiare, perché spostò un fazzolettino dalla scrivania sotto il quale stava un piatto che mi spinse davanti.
- Perché lo sta facendo? – sussurrai confusa – Queste sono cose da nonno Albus… -
- Diciamo che ho molti debiti da saldare con tuo nonno –
Quindi non lo faceva perché teneva a me, ma perché era un favore al suo caro Preside.
Non so perché, ma in fondo mi sentii delusa.
Io credevo che…non so, mi volesse bene, magari.
Severus iniziò a tossicchiare come se si stesse strozzando e assunse un colorito rosato quando alzai lo sguardo per capire cosa gli fosse andato di traverso. Scossi la testa e decisi di addentare il panino che mi fissava dal piatto.
Quando finii la mia cena spartana, finalmente Piton mi fece cenno di entrare nel Pensatoio. Come la volta precedente, mi seguì all’interno del liquido argenteo.

Eravamo arrivati in un punto che avevo già visto, ma che mi fece rabbrividire come se fosse stata la prima volta.
- Ora dovrete affrontare una prova di coraggio molto importante, nella quale dovrete anche sopportare molto dolore fisico… - esordì con calma Voldemort – prima di tutto vi verranno praticati dei tagli sui polsi, faremo leccare queste ferite da Nagini, aspetteremo che questa dose non letale di veleno vi penetri nelle vene e osserveremo come reagirete –
Disse di nuovo tutto questo come se per lui fosse usuale torturare in quel modo la gente.
I Mangiamorte erano davvero pazzi, ne ero convinta ogni momento di più.
- Chi vuole iniziare si avvicini a Bellatrix… -
La Lestrange estrasse il pugnale e io mi dissi che quella volta avrei dovuto essere coraggiosa e non pensare al povero neonato.
Ma lo stavo già facendo, accidenti!
Per fortuna vedere la donna dai capelli rossi avvicinarsi a Voldemort e fare un inchino mi distrasse da quel pensiero.
- Sabrina Fountain, vero? – sibilò la voce fredda dell’uomo.
La donna, o per meglio dire ragazza, annuì con fervore porgendo i polsi a Bellatrix. Chiusi gli occhi per non vedere la terribile scena che si prospettava. Sentii un leggero gemito da poco lontano, lo attribuii alla ragazza, aprii gli occhi.
Il sangue vermiglio scorreva copioso sulla sua carnagione pallida, Voldemort le prese entrambi i polsi e sibilò qualcosa al serpente che strisciava ai suoi piedi. L’enorme rettile si tirò ad altezza umana e iniziò a leccare il liquido denso e rosso dalle ferite di Sabrina Fountain.
- Oddio… è terribile… - sussurrai, scrutando gli sguardi rapiti dei Mangiamorte in cerchio e quelli terrorizzati dei due aspiranti nell’angolo della Sala.
Voldemort lasciò la presa sulla ragazza, spingendola con malagrazia al centro del cerchio. Sabrina indietreggiò alla cieca, probabilmente stordita dal dolore fisico, e cadde seduta come un sacco di patate sulla pietra dura. Nessuno rise.
Nessuno tranne Bellatrix, che diede conferma della sua pazzia e della sua crudeltà.
Non ricordo quanto tempo passò con lentezza, mentre la ragazza dai capelli rossi si contorceva silenziosamente davanti ai nostri occhi, con il veleno del serpente che scorreva nella sue vene e il suo sangue che scorreva sulle piastrelle umide della stanza.
Voldemort aveva dipinta sul viso un’espressione delusa, probabilmente si aspettava qualcosa di più rumoroso o scenografico. I presenti sembravano rapiti da quella dimostrazione di resistenza e ammetto che anch’io lo ero.
Quando Sabrina si alzò in piedi, senza dire una parola o emettere suono, si alzarono dei mormorii. Vidi un improvviso lampo di ammirazione attraversare lo sguardo smeraldino di Voldemort.
Mi ricordai solo in quel momento, non so perché, della presenza di Severus al mio fianco. Gli lanciai un’occhiata distratta, vedendolo completamente assorto nella vicenda.
- Sabrina Fountain, sei dei nostri – mormorò freddamente Voldemort.
- Grazie, mio Lord Oscuro – disse con voce forte e chiara la ragazza, facendo una piccola riverenza.
- Porgimi il braccio e faremo in modo di rendere la cosa ufficiale –
Sabrina obbedì dopo una leggera esitazione, notai che Bellatrix di fianco al suo Signore non nascondeva uno sguardo contrariato e pieno di disprezzo.
Voldemort passò con apparente delicatezza il dito sulle ferite della ragazza, rimarginandole. Estrasse poi la bacchetta, appoggiandola sull’avambraccio destro della nuova Mangiamorte, e sibilò qualche parola che non riuscii a cogliere.
- Le sta imprimendo il Marchio Nero – spiegò Severus, appoggiandomi una mano sulla spalla.
Vidi qualcosa di scuro, simile a catrame, depositarsi sulla pelle della ragazza e prendere la forma di un teschio che sembrava inghiottire un serpente.
Ne avevo sentito parlare spesso, era il simbolo che il Preside di Takatalvi metteva sui suoi stupidi manifesti, ma non ne avevo mai visto uno impresso diretto sulla carne di un Mangiamorte.
- Bellatrix, esponile il giuramento! – ordinò Voldemort, tenendo la punta della bacchetta premuta sul braccio di Sabrina.
- Giura che sarai sempre fedele al Signore Oscuro – mormorò la Lestrange con voce irritata.
- Lo giuro –
- Giura che eseguirai ogni missione, senza rispettare alcuno scrupolo morale se questo ti sarà richiesto dal Signore Oscuro –
- Lo giuro –
- Giura che se dovessi tradire uno dei Mangiamorte ti uccideresti entro trenta giorni –
- Lo giuro –
- Questo non era previsto nel giuramento – disse una voce strascicata che mi fece salire dei brividi lungo la spina dorsale.
Malfoy.
- Giusta osservazione, Lucius, ma non credo che la signorina Fountain avrà problemi di tradimento nei vostri confronti… vero? –
La rossa annuì con aria solenne, Voldemort staccò la bacchetta dalla sua pelle e la rinfoderò.
- Non ho bisogno di questi due, uccideteli – disse con distacco, indicando Nadine Pritchard e Mathias Everett. I due iniziarono a tremare.
- Avada Kedavra – esclamarono in coro due voci provenienti da altrettante figure incappucciate.
Voldemort si diresse lentamente verso la porta della stanza, seguito dal serpente strisciante e da Bellatrix.
- No, non voglio te – disse alla donna dai capelli neri – devo parlare con la signorina Fountain –
La Lestrange sembrò tradita nel profondo del cuore e lanciò un’occhiata di inequivocabile odio alla giovane rossa che uscì con il Signore Oscuro.

Usciti dal bacile di pietra, lanciai uno sguardo inquisitore a Severus.
Quella volta non avrebbe potuto rifiutarmi una risposta, non avrebbe potuto continuare a tenermi nascosto il perché della visione di quello strano ricordo.
- Vuoi sapere il motivo, vero? – mi chiese stancamente lui, risistemandosi il mantello sulle spalle come se fosse stato colto da un freddo improvviso.
- Diciamo che questa volta non mi dispiace che mi abbia letto nel pensiero –
- Bene, e io te lo dirò… - continuò Piton dopo un sospiro, sfregandosi le mani - …anche se tuo nonno non vorrebbe che te lo dicessi perché sostiene che potresti farti strane idee –
- Nonno Albus è troppo apprensivo nei miei confronti – osservai seccamente.
- Chiunque lo sarebbe con la propria nipote, non credi? –
Osservai con attenzione le mani tremanti del professore che avevano uno strano colorito violaceo, come se avesse davvero tanto freddo.
- Vuole che accenda il camino? – chiesi preoccupata, chiedendomi perché avesse avuto quella reazione esagerata – Si sente bene? –
- Mi sento bene, ma accendi pure il camino –
Con un gesto di bacchetta feci spuntare delle allegre e calde fiammelle dalle braci spente, poi mi voltai a fissarlo in attesa della rivelazione che attendevo da tanto.
- Non voglio girarci molto in giro, anche perché farti fraintendere sarebbe sbagliato –
- Quindi… ? – insistetti, sperando che si sbrigasse.
- Quindi… tua madre si chiama Suzanne Silente, la donna nel ricordo si chiama Sabrina Fountain. Tua nonna si chiamava Fonte di cognome. Suzanne ha preso il cognome italiano della madre in inglese e il nome con cui spesso il professor Lumacorno si sbagliava spesso a chiamarla, cioè Sabrina. Mettendoli insieme cosa viene fuori? –
Nonostante Piton avesse parlato con la sua solita calma, restai interdetta.
Non mi era chiaro.
- Cosa c’entra Sabrina Fountain con… ? –
Mi bloccai all’improvviso. Severus me l’aveva appena spiegato. Iniziai a boccheggiare incredula, tentando di formulare la domanda che sorgeva spontanea.
- Quindi mia madre è Sabrina Fountain? –
- Esattamente, signorina Silente –
- E… e quindi mia madre era una Mangiamorte? – dissi inorridita, iniziando a tremare come poco prima avevo visto fare Piton.
Gli occhi del professore brillarono di qualcosa di indefinito.
- Di nuovo, esatto –
- Quindi la metà del mio sangue è di Mangiamorte? - ripetei con voce acuta, incredula per quello che stavo sentendo e assimilando.
- Alcuni dicono anche tutto – replicò Piton con calma.
In quel momento, forse presa dalle forti emozioni, decisi di svenire lunga distesa sul pavimento umido della stanza.



Note dell'autrice

Buongiorno a tutti, miei fedeli lettori! Sono rispuntata, come promesso, anche con questo capitolo... ultimamente la mia ispirazione fa faville (no, veramente è solo perchè ho più tempo del solito per scrivere ^^).
Comunque, spero che a nessuno sia venuta voglia di linciarmi o lanciarmi pomodori dopo la lettura di questo capitolo... e no, tra Suzanne e Voldy non è come pensate!
Ma tanto non posso anticiparvi niente, inutile che continui a parlare a vanvera ^^
Per le cose serie, sono costretta ad alzare il rating dell'intera storia ad arancione perchè ormai ho già inserito tre capitoli di questo tipo e il regolamento prevede che si scelga il rating più alto tra quelli di tutti i capitoli. Terrei volentieri quello giallo, ma dato che ogni tanto metto giù queste scene sanguinose è meglio prevenire.
A presto con il prossimo capitolo, vi ringrazio di cuore per la vostra costanza nel leggere!

DarkViolet92: davvero un peccato... percò hai ragione, è più comodo farli in disordine. chiuso il capitolo ECDL, grazie per i complimenti! ^^
mistero: Severus vs Lauren, la lotta infinita... anche se in questo capitolo l'ho reso leggermente più umano e anche un po strano per i suoi canoni. Spero non dispiaccia troppo.
Luciana Menditegui: felice di aver allietato il tuo momento di febbre ^^ riprenditi presto, mi raccomando!
Yvaine0: niente di estremo, solo un vago digiunare (piuttosto scontato, no? xD) giusto per rappresaglia. Ma per fortuna Severus l'ha convinta a lasciar perdere  ^^

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Capitolo 35
*** Sorpresa di Natale ***



Quella mattina mi ero svegliata nella Sala Comune del dormitorio di Grifondoro, circondata dal completo silenzio e dalla pace.
Forse tutti gli altri studenti erano usciti da qualche parte, forse erano a fare colazione. In ogni caso, appena mi ricordai il ricordo mostratomi da Piton, mi accorsi di essere felice di non avere attorno bambinetti impiccioni e invadenti da curare.
“Buongiorno, Miss Mangiamorte…” mi dissi con la mia tipica autoironia “…riuscirai ad andare contro il tuo sangue e a morire di vecchiaia senza uccidere nessuno?”
Mi stiracchiai sul divano, quello su cui di solito eravamo messi io e Draco a studiare la sera tardi, e notai un paio di lettere sul tavolino di legno scuro lì di fianco. Immaginai fossero le risposte di Harry e, appunto, Draco.

                23 dicembre 1997
Cara Lauren,
non ti preoccupare per non essere riuscita ad informarmi subito perché tanto Hermione mi ha raccontato tutto appena siamo riusciti a liberarci dagli adulti dopo aver messo piede a Grimmauld Place.
Non mi sorprende il fatto che Piton non ti abbia lasciata entrare di nuovo in infermeria, quell’uomo è un incredibile stronzo. A volte credo che voglia vendicarsi di me per qualcosa che non ho fatto, da quanto mi tratta male. In ogni caso, spero che arrivi presto dato che qui nessuno sembra avere voglia di rivolgermi la parola e quei pochi che lo fanno hanno sempre quella fastidiosa aria di rimprovero come se fossero sempre sul punto di ricordarmi quanto sia sbagliato quello che ho fatto a Ginny (anche se in fondo chi sono loro per giudicare?). L’unico che non mi tormenta è Sirius, perché lui sa cosa vuol dire avere confusione in tema amoroso (pensa che mi ha raccontato di aver avuto più di cinquanta ragazze diverse nei sette anni a Hogwarts!). Non so perché ti sto raccontando tutto questo, forse perché Ron è riuscito a trascinare dalla sua parte Herm dopo averle parlato in privato e quindi mi sento abbandonato e senza amici. Spero di non annoiarti.
A presto, si spera
Harry


Ero diventata la confidente di Harry Potter.
Io, una mezza Mangiamorte.
Trovavo la cosa piuttosto divertente, considerato che ero stata io a fornirgli la ragazza con cui aveva tradito la Weasley e che gli aveva consentito di mettersi involontariamente contro metà Ordine della Fenice - se non tutto.
Era una situazione abbastanza paradossale, in un certo senso.
Appoggiai la lettera di Harry su un cuscino lì vicino e presi quella di Draco. Avevo paura di leggere quello che aveva scritto.

                23 dicembre 1997
Lauren,
non voglio parlare di nulla se non posso vederti in faccia e decifrare con che tono esprimi quello che dici e pensi.
Ricordo solo alla lontana quello che è successo la sera del Ballo, ma non ho intenzione di parlarne per lettera e tantomeno di chiedere a quello sfigato di Potter di raccontarmelo con la sua irritante vocetta da Prescelto.
Quindi, se hai qualcosa da dirmi, smetti di fare lo sciopero della fame (sei scema? Se non mangi rischi di scomparire, sei già un filo di fumo!) e vedi di convincere tuo nonno a farti venire qui perché hai molte cose da fare…ricordi?
Non scrivo a Blaise perché qui controllano tutte le lettere che spedisco e non ho voglia di far sapere i fatti miei a questi impiccioni Mezzosangue (questa ti arriverà, se arriverà, sarà per Metropolvere gentilmente offerta da mia madre).
Quindi vedi di farti vedere presto e a tutti i costi.
Draco


La lettera del mio amico mi sembrava un po’ troppo corta e fredda per uno che non ricordava niente della sera del Ballo di Natale. In ogni caso, mi aveva invitata a raggiungerlo a Grimmauld Place al più presto e questo mi bastava per farmi capire che mi voleva ancora bene.
O, come avrebbe detto lui, mi ammirava.
Mi ricordai quindi la promessa che mi aveva fatto Piton la sera prima, in cambio del mio sforzo nel nutrirmi. Dovevo andare da nonno Albus a vedere se era stata mantenuta.
Mi alzai pigramente dal divano, barcollando mentre tentavo di riprendere l’equilibrio, e notando un’altra lettera ai piedi del tavolino. La raccolsi, era scritta con una calligrafia che non riconobbi.

Lauren Cassidy Alexis Katherine Silente.
Assurdo notare quanti nomi abbia deciso di addossarti quel patetico Babbanofilo di tuo nonno.
Ma forse è stato merito della tua cara mammina Suzanne, chi lo può sapere?
Uno di questi quattro era quello che le avevo proposto io, la persona che condivide con te il sangue che ti scorre nelle vene. Credi anche tu che sia il momento di scoprirci a vicenda?
31 Dicembre. Mezzanotte. Periferia di Hogsmeade.
A presto.

Mi accorsi che il foglio nelle mie mani tremava. No, a dire la verità erano le mie mani a tremare.
“Ma cos’è, la settimana delle rivelazioni?” mi dissi, piegando con cura quest’ultima lettera e nascondendola nella cintura della mia gonna, mentre alcuni dei miei coetanei rientravano in dormitorio.
Mi affrettai ad uscirne, cercando di fuggire gli sguardi, come se avessero potuto leggere il terrore nei miei occhi. Tutti stavano vociferando, sembravano agitati.
“Cosa sarà successo? Nonno Albus avrà scacciato Severus avendo scoperto che mi ha raccontato quello che era mia madre?” ipotizzai, senza abbandonare la mia ironia decisamente fuori luogo.
- Ehm… ciao Lauren… - mi salutò un ragazzo del terzo anno di Serpeverde che non avevo mai notato prima.
- Mmm… ciao… - mormorai diffidente, immaginandomi già qualche domanda a tradimento che sarebbe diventata materiale per la Skeeter.
- Il professor Piton mi ha detto che deve parlarti e ti aspetta in giardino –
In giardino? Con quel freddo polare? Ma era impazzito?
- Grazie – risposi piattamente, dirigendomi subito verso il portone di uscita e pregustando una deliziosa aria gelida sulle mie gambe scoperte.
Evviva.
Il professore mi aspettava esattamente dove era successo l’attentato a Draco e Harry, sembrava più pallido del solito. Teneva in mano la Gazzetta del Profeta.
- Buongiorno, anche se un buongiorno non è – dissi, posizionandomi davanti a lui con le braccia conserte, in un vano tentativo di scaldarmi.
- Dobbiamo andare da Albus – replicò lentamente lui, senza alzare lo sguardo dal giornale.
- Ah, credevo la avesse licenziata per quello che mi ha detto ieri sera – osservai io con sarcasmo.
- Non è il momento di scherzare, Lauren –
Lo guardai con sospetto. A cosa dovevo l’onore di essere chiamata con il mio nome?
- Ha detto a mio nonno che dovrebbe portarmi a Grimmauld Place per Natale? –
- No, ma dopo quello che è successo direi che lo farò con immensa gioia – sentenziò Piton, continuando a fissare il giornale – e credo che lui seguirà il mio suggerimento senza problemi –
- Cos’è successo? – chiesi, iniziando a saltellare per riscaldarmi le gambe sferzate dal vento e tentando di non battere i denti per il freddo.
- Andiamo – rispose, ripiegando il giornale con cura e togliendosi il mantello. Me lo mise sulle spalle senza dire una parola, lasciandomi a fissarlo a bocca aperta.
- Chiudi la boccuccia, altrimenti ci entreranno le civette – ghignò lui, beffardo – avanti, andiamo! –
Entrò nel castello con passi rapidi, faticai per un po’ a restargli dietro a causa della sorpresa che mi aveva provocato e della lunghezza del mantello in cui incespicavo ogni due per tre. Nonostante tutto, arrivai intera davanti al gargoyle che presiedeva l’accesso all’ufficio di mio nonno.
- Vuole per favore dirmi cosa sta succedendo? – insistetti, certa che non si trattasse di niente di buono.
- A tempo debito –
E mi trascinò sulla scala, dopo aver pronunciato la parola d’ordine del giorno, “Pasticche Vomitose”.
- Quando sarebbe il tempo debito? – attaccai di nuovo, decisa a cavargli di bocca il più possibile prima di entrare nell’ufficio del silenzio.
- Facciamo venti minuti – mi accontentò, aprendo la porta e accompagnandomi dentro.
Nonno Albus alzò lo sguardo per registrare chi fosse entrato e quando vidi che i suoi occhi azzurri erano più scuri del solito iniziai a preoccuparmi per davvero.
- Sedetevi, gli altri dovrebbero arrivare a momenti –
Gli altri? Cos’era, una riunione di condominio? Era comunque strano che mio nonno non avesse fatto nessuna battutina sul fatto che stessi indossando il mantello di Piton.
Da quel momento in poi nessuno parlò, come se fosse stato proibito rompere l’atmosfera di tensione che si era creata.
Morivo dalla curiosità di scoprire cos’era successo.
Nel giro di pochi minuti, entrarono anche Minerva, Vitious, Pomona, Hagrid e Lupin. La stanza sembrava essersi rimpicciolita all’improvviso.
- Sappiamo tutti perché siamo qui – esordì mio nonno, con aria grave.
- Tutti tranne la sottoscritta – intervenni io, senza riuscire a trattenermi.
I professori, escluso Piton, mi lanciarono sguardi colmi di compassione. Mi irritarono, non volevo la pietà di nessuno in nessun caso.
- Abbi pazienza, Lauren – rispose lui con calma – lo scoprirai presto, anche se io preferirei non dirtelo –
- Ah, bene – commentai allora, con sarcasmo – dev’essere un’altra delle cose fondamentali che ti rifiuti spesso di raccontarmi anche se fanno parte della mia vita –
- Tuo nonno ti vuole bene, Lauren! – lo difese Minerva con sguardo acceso.
- Anch’io gli voglio bene – replicai con semplicità disarmante.
Di nuovo cadde il silenzio. Ero stufa di quella recita, era ora di scoprire cosa era successo.
- Me lo dite o devo scoprirlo da sola Appellando la Gazzetta del Profeta del professor Piton? – chiesi con finta indifferenza.
- No, no – si arrese mio nonno con un pesante sospiro – te lo diciamo subito… fammi solo pensare un attimo a come farlo –
Si prese per un attimo la testa tra le mani, mentre i suoi colleghi lo fissavano decisamente preoccupati.
Ero pronta a sentire il peggio. Rialzò lo sguardo su di me, notai che era leggermente lucido.
- Ricordi il tuo esame di Pozioni? –
Annuii lentamente. Come avrei potuto dimenticarmelo?
- Ricordi cosa ti avevo detto per farti andare a chiamare Severus? –
Annuii di nuovo, anche quello era impossibile da rimuovere dalla mente.
- Lauren, è successo. –
Rabbrividii per istinto. Non era possibile.
Ricordai le parole che avevo pronunciato quella lontana sera, prima di andare a dormire.
Non si gioca con il destino, nonno…non si dicono certe cose su Voldemort….non si fa, è troppo pericoloso…potrebbe succedere davvero…
Ed era successo, proprio come avevo in un certo senso previsto.
- Vuoi dire che lui… - sussurrai, cercando di sembrare sicura di me - …lui sarebbe evaso da Azkaban? –
Mi bastò il cenno affermativo del suo capo per farmi sentire una profonda paura in corpo.
Mio nonno. Draco. Harry.
Erano tutti e tre in pericolo, per quanto ne sapevo.
- Come è possibile? –
- La Congrega Oscura ha reclutato i Dissennatori, come sospettavamo ormai da tempo immemore – rispose con tono piatto Lupin.
- Questo ha permesso loro di entrare indisturbati nella prigione e liberare il loro capo – squittì Vitious con una nota isterica nella voce.
Incontrai per un attimo lo sguardo di Severus. Sembrava l’unico, a parte mio nonno, capace di mantenere la completa calma anche in momenti come quello.
- Cosa dobbiamo fare? – chiesi, cercando di buttare il tutto sul pratico per non pensare a quello che probabilmente avremmo dovuto aspettarci da quel momento in poi.
- Niente – rispose Severus con semplicità – tu non devi fare niente. Domani mattina ti porteremo a Grimmauld Place, un posto decisamente più sicuro di Hogwarts perché protetto dall’Incanto Fidelius, e ci resterai fino a quando non saranno terminate le vacanze di Natale. Decideremo più avanti cosa fare in futuro. –
- Avevate detto che Draco e Harry erano incaricati di Punirmi – osservai con una vena sarcastica a causa di quella loro contraddizione.
- In effetti è così, ma gestire due ragazzi ammansiti in qualche modo da una pozione sarà più facile del controllare giorno e notte i confini di Hogwarts temendo un’invasione di Mangiamorte e Voldemort – replicò impassibile mio nonno.
- Il ragionamento fila – sentenziai con voce piatta, mentre mi chiedevo quanto tempo ci avrebbe messo il caro Faccia-di-serpe a trovarmi.
- Quindi ti consiglio di andare a preparare i bagagli, Lauren – continuò Minnie rivolgendomi uno sguardo materno. La ignorai spudoratamente, avevo occhi solo per Piton.
- Potete per favore passarmi la Gazzetta del Profeta? – chiesi con vocina supplicante.
Severus mi lanciò un’occhiata da “puoi fare tutte le moine che vuoi, tanto non me la fai sotto il naso”, ma mi accontentò.
In prima pagina c’era un’enorme fotografia di Faccia-di-serpe nella sua cella di Azkaban affiancata a una coreografica immagine che presentava i dolci visetti di tutti i Mangiamorte ancora in libertà.
- Zio Forth ha spedito il Carrow maschio a Azkaban, o sbaglio? – commentai con distacco, suscitando la sorpresa dei miei insegnanti.
- Così è stato, ma sono naturalmente riusciti a far evadere anche lui –
- Quindi abbiamo in giro per le strade un folto gruppo di Mangiamorte assetati di vendetta, capitaneggiati dal caro Voldy e affiancati dai simpatici Dissennatori? –
La mia ironia fece sfuggire un sorrisetto sarcastico a Piton, rabbrividire il resto del corpo docenti e spuntare uno sguardo severo sul viso di mio nonno.
- Non dovresti prenderla così alla leggera, Lauren – mi ammonì, intrecciando le dita come suo solito.
- Sempre meglio prenderla alla leggera che prenderla in quel posto – replicai, continuando a fissare i visi illuminati da sguardi folli dei miei futuri carnefici.
- Smettila – disse Lupin con aria irritata – non è divertente –
Chiusi la Gazzetta e la ripiegai, appoggiandola sulla scrivania di mio nonno. Tutti gli sguardi erano puntati su di me.
- Non capisco perché vi preoccupate per me – osservai con calma – in teoria il primo sulla Lista della Morte di Voldy è Harry, poi ci sei tu, nonno, e poi credo Draco… io sono solo al quarto posto! –
- Però siete stati aggrediti te e Remus, a Hogsmeade – mi fece notare Pomona.
Acuta, la professoressa di Erbologia. Allora i Puffagioli aiutavano a mantenere in forma il cervello.
- Ma cos’ho io che loro non hanno? – domandai sbuffando – Sono solo una ragazzina che porta il cognome Silente, non sono la Bambina che è sopravvissuta né tantomeno la figlia di un Mangiamorte! –
Dopo le mie ultime parole, tutti i professori assunsero un leggero colorito rosato.
Mi ricordai che io effettivamente ero la figlia di una Mangiamorte, anche se loro non sapevano che io lo sapevo.
- In ogni caso, Laurie, la Maledizione del Sicario è stata lanciata per colpire te e l’aggressione era rivolta a te, quindi dobbiamo fare in modo di proteggerti – disse nonno Albus con tono che non ammetteva repliche.
Annuii mestamente, andare a passare le ferie a Grimmauld Place era esattamente quello che volevo, anche se avrei preferito non andarci piuttosto che sapere dell’evasione di Voldemort.
- Va bene, volete quindi che vada a preparare la mia roba? –
- Fai pure con calma, andremo via solo questa sera – rispose Piton, lanciando agli altri professori degli sguardi che non mi piacquero. Ma decisi di ignorarli solo perché non avevo voglia di litigare con tutti i miei insegnanti nello stesso giorno.
- Posso parlare con gli altri studenti o sono ritenuti pericolosi anche loro? – domandai con una leggera sfumatura ironica.
- Stai attenta –
E quelle furono le ultime parole che sentii uscire quel giorno dalla bocca di mio nonno.


Note dell'autrice

Buongiorno a tutti! Eccomi tornata con un altro capitolo che mi farà rischiare il linciaggio... o forse no? ^^
Insomma, sto martellando abbondantemente i miei poveri personaggi martiri, ma prima o poi dopo la lunga sofferenza ci dovrà pur essere un momento di luce e felicità, giusto? Quindi continuate a sperare! xD
Scherzi a parte, grazie a tutti voi che continuate a seguirmi... per me è davvero un successo insperato, è il vostro sostegno che mi aiuta a mantenere questo ritmo abbastanza sostenuto di aggiornamento. Ne approfitto per ringraziare _Bonnie_ e rorothejoy che hanno aggiunto la storia tra le Preferite o le seguite.
Vi lascio alle risposte delle recensioni, a presto!
Kisses xoxo

Atari: grazie per il commento e i complimenti, continuerò sicuramente con i colpi di scena ^^
La principessa mezzosangue: grazie per i complimenti, piano piano ogni singolo dubbio verrà risolto.
DarkViolet92: non avrei saputo fare un riassunto migliore ^^ il capitolo come hai potuto vedere non è stato molto più lungo - anche perchè cerco di darmi sempre un limite per non annoiare chi legge - ma ci sono sia le lettere di Draco e Harry che un altro... mistero? Io la chiamerei "disgrazia" U.U
Luciana Menditegui: non posso anticiparti niente (cioè, potrei, ma non avrebbe senso xD), posso solo dirti che molto presto anche Narcissa darà le sue ipotesi a questo proposito... felice che tu sia guarita! ^^
Valery_Ivanov: tranquilla, l'importante per me è leggere le vostre opinioni... non importa quando! ^^ Ecco arrivata la risposta di Draco e anche quella di Harry, che forse più avanti riuscirà a tirarsi fuori dai guai... chissà xD Sono felice che ti sia piaciuto quel pezzo, è stato molto "studiato", nel senso che non credevo che qualcuno l'avrebbe colto ad una prima lettura.
Elfosnape: uno shock dietro l'altro, una sofferenza dietro l'altra... spero che non mi abbandonerai per questo! ^^ Piton è enigmatico perchè me lo immagino esattamente così, ma prima della fine sicuramente spiegherò tutto e ogni nodo verrà al pettine... non ho inserito spiegazioni in questo capitolo perchè sarebbe stato troppo forzato mettere i pensieri di Severus dopo una simile rivelazione. Spero comunque di averti tolto qualche dubbio, mi dispiace di non poter soddisfare pienamente la tua curiosità ma è per motivi di trama.

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Capitolo 36
*** Mattina a Grimmauld Place ***



Mezzanotte. La cosiddetta ora delle streghe.
Considerato che ero una strega, mi chiedevo perché mi stessi stringendo nel mantello battendo i denti dal freddo come una Babbana qualunque.
Forse perché avrei dovuto essere nel mio bel lettino caldo al posto di camminare per le strade di una Hogsmeade deserta, circondata da quattro professori a bacchetta levata e orecchie all’erta.

- Potevate dirmelo che mi avreste svegliata nel cuore della notte – protestai, guardandomi attorno preoccupata.
- Stai zitta – mi rispose seccamente Piton, alla mia destra – altrimenti i Mangiamorte non avranno problemi a trovarci –
- Come se un corteo di cinque persone che viaggia a quest’ora improponibile della notte nel mese di dicembre non desse nell’occhio – commentai con sarcasmo.
Lupin, alle mie spalle, mormorò qualcosa che mi bloccò la lingua.
Ci mancavano solo gli incantesimi per impedirmi di parlare, mi sentivo una povera prigioniera vittima delle circostanze.

Davanti a noi stava Minerva mentre a sinistra avevo la migliore protezione fisica che esistesse: Hagrid.
Il mio baule e tutto il resto della mia roba erano stati spediti via Polvere Volante dal camino nel’ufficio di Vitious. Mi chiesi perché non avessero fatto lo stesso con la sottoscritta.
Arrivammo a pochi metri dalla Testa di Porco, sul limite della Smaterializzazione, dove pochi giorni prima eravamo stati aggrediti io e il caro Remus.
Emisi un basso ringhio, un invito a farmi ritornare la voce. Piton, irritato dal fatto che facessi rumore, mi fece il grande favore di liberarmi dal “Silencio” di cui ero stata vittima.
- Questa è la parte più difficile… - sussurrò impercettibilmente Minerva, sempre guardando dritta davanti a sé – Remus, sei sicuro di voler andare da solo? –
- Smaterializzazione Congiunta, credo sia l’unica soluzione – replicò lui con calma.
- Vi copriremo in caso dovessero arrivare Mangiamorte in questo momento cruciale – sottolineò la donna, senza riuscire a nascondere la sua preoccupazione.
- Non capisco perché non possiamo andare in gruppo – mi intromisi io, continuando a tremare di freddo e a saltellare per la fretta di entrare in un posto caldo.
- Sui gradini di Grimmauld Place non si riesce a stare in più di due – mi confidò Hagrid con un mezzo sorriso. Ricambiai il sorriso, Lupin mi appoggiò una mano sulla spalla.
- Andiamo, allora? –
Annuii, sfoderando la bacchetta, quella volta decisa a non lasciarmi prendere di sorpresa. Minerva ci lasciò passare, io e Lupin oltrepassammo il confine della Smaterializzazione.
In quello stesso momento due figure incappucciate e vestite di nero spuntarono ai nostri fianchi. Remus mi afferrò rapidamente e mi sentii strattonare, trascinata in un vortice di suoni e colori. L’unica cosa che distinsi furono due voci che urlavano due Schiantesimi, speravo che fossero quelle di Piton e della McGranitt.
Quando riaprii gli occhi, barcollai leggermente. Non ero abituata a quel mezzo di trasporto, preferivo dieci volte di più le auto o gli aerei Babbani.
Mi appoggiai un attimo a Lupin per riprendere l’equilibrio, con lo stomaco sottosopra, mentre lui mi teneva una mano sulla fronte con aria comprensiva.
- Io e la mia dannata nausea da movimento… - borbottai, mentre alzavo la testa cercando di mantenere un minimo di dignità, riponendo la bacchetta nel mantello con le mani tremanti.
- Tutto bene? – chiese Remus con gentilezza, mentre mi rivolgeva un sorriso rassicurante.
Annuii con incertezza, iniziando a guardarmi intorno. La strada davanti a noi era deserta, illuminata solo da qualche sporadico lampione quasi fulminato. Le case, in fila e tutte identiche, non avevano niente di speciale. Si sentiva il rumore di una televisione, proveniente da poco lontano, riempire il silenzio.
Mi girai verso l’entrata che stava alle nostre spalle, una normalissima porta nera con il numero 12 scritto in splendenti lettere argentate.
- Sarà meglio se ci sbrighiamo a entrare, Minerva e Severus potrebbero aver bisogno di me… - mormorò Remus, bussando leggermente.
Dopo qualche secondo di attesa, la porta si aprì. Un uomo con lunghi capelli neri alquanto spettinati e una sigaretta in bocca apparve sulla soglia.
Alla vista di Remus, nascose il mozzicone dietro la schiena.
Alla mia vista, si lisciò con aria imbarazzata la fluente chioma.
- Remus… non ti aspettavo… - disse con voce bassa e profonda.
- Abbiamo preferito non dire niente a nessuno per questioni di sicurezza, comunque qui c’è una lettera di Silente che ti spiegherà tutto – rispose il mio professore, accennando a me con la testa – spero che non ti dispiaccia… -
L’uomo mi squadrò per un attimo, poi fece spallucce. Evidentemente la mia presenza gli era indifferente.
- Entrate, avanti… se dobbiamo parlare è meglio farlo al caldo… -
- A dire la verità, io dovrei andare – replicò Lupin, leggermente imbarazzato – ma Lauren resterà qui con te, i ragazzi e gli altri… ok? –
- Ma non ha portato niente, come farà a restare qui? –
- Abbiamo spedito la sua roba via Polvere Volante, Sir… in ogni caso, è tutto spiegato nella lettera! –
- Tornerai, Lunastorta? – chiese Black con voce sarcastica, mentre Lupin gli infilava in mano una pergamena.
- Cercherò di farlo – rispose lui con un sorriso sghembo – e smettila di fumare, Felpato -
Giusto il tempo di un battito di ciglia e il mio professore di Difesa contro le Arti Oscure era sparito nel nulla.
Sirius sbuffò con sufficienza, facendo riapparire la mano che teneva una sigaretta - che aveva nascosto dietro la schiena - ormai quasi completamente consumata.

- Sempre il solito guastafeste – mormorò indispettito, mentre gettava sui gradini il mozzicone acceso per spegnerlo con il piede – deve solo ringraziare che gli voglio bene –
Tossicchiai, per ricordargli la mia presenza. Mi guardò divertito.
- Perché ho l’impressione di averti già vista, ragazzina? –
- Perché ci siamo già visti, signor Black – risposi con controllo, cercando di non pensare a tutte le cose che quell’individuo aveva fatto passare al mio Severus – quando lei è venuto a Hogwarts a trovare Harry che era stato colpito dalla maledizione –
Un attimo… avevo davvero pensato “mio Severus”? Ero decisamente uscita di senno.
- Ora si spiega tutto – sentenziò soddisfatto – comunque chiamami Sirius e dammi del tu, il lei mi fa sentire più vecchio di quanto non sia già –
E mi rivolse un sorriso carico di fascino. Lo guardai perplessa per qualche secondo, poi decisi di procedere con la mia presentazione.
- Lauren Silente, inutile che ti dica di chi sono parente –
- Strano, la prima Silente che non ha alle spalle una decina di primi nomi – osservò, accendendosi un’altra sigaretta.
- In realtà mi chiamo anche Cassidy Alexis Katherine – replicai, senza sapere perché gli stessi dicendo gli affari miei.
- Ah, ecco, mi sembrava strano che voi Silente rientraste nella normalità… -
Lo guardai espellere dalle labbra sottili un filo di fumo bianco che restò sospeso a lungo nell’aria gelida, mentre i suoi occhi grigi sembravano studiarmi. Un po’ come Piton aveva fatto la prima volta che mi aveva vista.
- Stai tremando, Lauren – disse all’improvviso – sarà meglio che ti faccia finalmente entrare e che legga questa bella letterina che mi ha portato Remus il piccione mannaro
Mi strappò un sorriso, si spostò dalla soglia per farmi entrare e mi richiuse la porta alle spalle. Lo seguii impacciata, raramente ero stata in casa di sconosciuti. Mi portò in una specie di salotto illuminato solo dalla luce del camino acceso, facendomi cenno di accomodarmi.
Mentre lui leggeva con apparente attenzione la lettera, sbuffando ogni tanto, io mi tolsi il mantello congelato e iniziai a sfregarmi le mani per riprendere la sensibilità. L’odore della sigaretta accesa di Sirius mi dava davvero molto fastidio, ma non mi sembrava carino farglielo notare dato che ero a casa sua. Finalmente, dopo lunghi minuti, finì di leggere e anche di fumare.
Appoggiò la pergamena su un tavolino lì vicino, accavallò le gambe e ricominciò a guardarmi con interesse.
- Sei nei guai, eh? – mi chiese, facendomi l’occhiolino.
- Non per mia scelta – risposi seccamente, pensando a quanto era stato antipatico in gioventù con Piton.
- No, in effetti raramente si sceglie di cercarsi i guai – osservò lui con calma – ma devo dire che le tue imprese contro il mio figlioccio smentiscono la tua frase –
- Le mie cosa? – ripetei confusa.
- Pozione Polisucco sabotata, ti dice qualcosa? – sussurrò sorridendomi con aria complice – O anche la polvere di Frangula, certo… non hai idea di quante volte io e James abbiamo usato quel trucchetto per toglierci di mezzo qualche Serpeverde scomodo! –
- Ne ho idea, non ti preoccupare – sibilai con astio.
Mi guardò sorpreso, aggrottando le sopracciglia. Sembrava offeso dalla mia aperta ostilità.
- Come dici, scusa? –
- Severus Piton ti dice niente? –
- Ah, Mocciosus! – esclamò con un brillio negli occhi, facendomi salire un rossore di rabbia sulle guance.
- Non permetterti di chiamarlo così – lo avvertii, con voce pericolosamente calma.
Il divertimento scomparve dal suo volto, lasciando spazio di nuovo alla sorpresa, accompagnata questa volta da una leggera irritazione.
- Non dirmi che anche tu sei una sostenitrice di Sevvie caro! –
- Perché, chi altro c’è? – replicai sprezzante, sentendomi tirata in causa.
- Il mio caro cuginetto che si crede un principe, ecco chi – rispose lui, indicandomi con un dito il soffitto e rivolgendomi un ghigno.
Incrociai le braccia, decisa a non dare più ascolto a quell’essere così incredibilmente irrispettoso nei confronti di un uomo così nobile d’animo come era Piton. Ma forse lui non lo sapeva.
- Credo che ti farò dormire nel mio letto – riprese lui, facendomi arrossire.
- Perché mai dovresti? – chiesi allarmata, temendo che mi avessero mandato nella casa di una specie di pervertito.
- Perché è l’unico libero, maliziosa che non sei altro! –
La stanchezza mi crollò sulle spalle come un macigno.
- Potrei dormire qui sul divano, non disturbo nessuno – proposi, cercando il modo più veloce per riuscire a riposarmi.
Scoppiò a ridere divertito, scuotendo la testa come se avessi fatto la battuta del secolo.
- Non te lo consiglio, questo posto di mattina diventa una specie di corridoio del mondo… sai cosa intendo? Gente che fa avanti e indietro a piacimento –
- Non importa, a me basta che ci sia silenzio di notte –
- Come preferisci, nipotina di Silente – rispose con tono indefinito – ma sappi che sei la prima donna a cui cedo volontariamente il mio giaciglio senza volere niente in cambio… dovresti sentirti onorata! –
Arrossii violentemente, e poi ero io quella maliziosa?!
- Preferisco non essere fastidiosa, apprezzo comunque lo sforzo – riuscii a replicare con un minimo di dignità.
- Quando vorrai, sarà sempre disponibile –
Agitò la bacchetta, facendo apparire una coperta di lana color sangue e lanciandola sul divano dov’ero seduta.
- Sicura di non volere il letto? A me non reca disturbo… - continuò lui, mentre mi sdraiavo e mi coprivo con il plaid rosso.
- Non ti recherebbe disturbo solo se lo condividessimo – risposi io, prendendomi la rivincita per la sua allusione di pochi attimi prima – buonanotte, Sirius! –
Notai il suo sguardo brillare di divertimento e ammirazione prima di chiudermi nell’anticamera al mondo dei sogni.
Sentii i suoi occhi grigi fissarmi fino a quando non mi addormentai profondamente.

- No, non svegliarla! Non puoi essere così infima, Ginny! –
- Sono le dieci di mattina, mi pare che abbia dormito già abbastanza! –
- Se non si è svegliata da sola, evidentemente non è così! –
- Ma che problema hai? –
- Che problema hai tu, piuttosto! Non sta dando fastidio a nessuno, non vedo perché essere così dispettosi da rovinarle il riposo… -
- Sei impossibile, Harry! –
- In teoria ha ragione… -
- Ah, adesso stai dalla sua parte? Credevo fossi mio fratello! –
- Ginny, aspetta! –
Rumore di passi pesanti che si rincorrevano, sbuffi infastiditi troppo vicini per i miei gusti, spalancai all’istante gli occhi trovandomi davanti la visione della schiena di Potter illuminata fiocamente dalla luce del sole. Lo sguardo celeste di Ronald, messo di fronte a me e Harry, si posò sulla sottoscritta che lo ricambiò facendolo avvampare.
- Alla fine l’abbiamo svegliata lo stesso… - mormorò, guardandomi imbarazzato.
Harry si voltò e mi rivolse un tenue sorriso. Da quei pochi minuti che avevo visto, immaginai che avesse fatto pace con Lenticchia ma fosse ancora in conflitto con la Piattola.
- Buongiorno – replicai con tono assonnato – credo di non ricordare per quale motivo siete nel dormitorio femminile… -
Entrambi ridacchiarono, mi accorsi solo in quel momento di essere sdraiata sul divano di casa Black con una copertina di lana scarlatta avvolta intorno al corpo.
- Ok, sono a Grimmauld Place come avevo sognato! – esclamai con intima soddisfazione, provocando altre risatine.
- Quando ti hanno portata? – chiese Harry, sedendosi sul bracciolo del divano mentre Ronald si accomodava sul tavolino.
Mi tirai seduta, togliendomi di dosso il plaid e cercando di assumere un’aria dignitosa.
- Ieri notte, penso verso la una o giù di lì… -
- Una meno cinque – rispose una voce allegra proveniente dalle mie spalle – e voi due non dovreste essere qui! –
Un vassoio colmo di roba dall’odore allettante venne posato sulle mie ginocchia, quando alzai lo sguardo notai un impeccabile Sirius sorridermi.
- Grazie – sussurrai, sentendo la lingua che mi si attorcigliava, ricordandomi con imbarazzo le ultime parole che gli avevo rivolto la sera precedente.
- Perché non dovremmo essere qui? – chiese Ronald con aria confusa.
- Silente ha detto che nessuno deve stare troppo vicino a Lauren – sentenziò Sirius.
- Perché? Ha qualche malattia contagiosa? – provò ad indovinare Hermione, entrando nella stanza con in mano una fetta di pane tostato.
- No – rispose lui, abbassando teatralmente la voce – perché il Preside vuole che resti single fino al pensionamento! –
Scoppiammo tutti e quattro a ridere, nonostante la battuta di Sirius non fosse delle migliori.
- Come mai così allegro, cugino? – intervenne una donna bionda, spuntata all’improvviso da un’altra entrata al salotto.
- Abbiamo una nuova arrivata, Cissy, e ammetto davanti a lei che mi ha fatto una buona impressione! –
Io una buona impressione? Solitamente ero quella che restava indifferente o era odiata.
Altro che buona impressione.
Vidi la donna, che riconobbi per la stessa Narcissa vista a Hogwarts, lanciarmi uno sguardo penetrante e poi tornare da dove era venuta. Mi chiesi perché il trio delle meraviglie fosse tornato così incredibilmente simpatico nei miei confronti. Non tanto Harry, ormai avevo capito che non aveva nulla contro di me.
Ma la Granger e Ronald proprio non me lo spiegavo.
- Non mangi? Guarda che non sono uno che ama avvelenare le cose, a differenza del tuo professore di Pozioni – disse Sirius, continuando a sorridermi.
- Non perdi occasione per insultare Severus, eh? Solo perché è una persona più nobile e responsabile di molti altri – replicai piccata.
Non mi rispose, ma le mie parole suscitarono reazioni prevedibili nel trio delle meraviglie. Harry mi guardò torvo, mentre Ronald e Hermione se ne andarono, probabilmente per evitare la tempesta che si stava profilando all’orizzonte.
Addentai un biscotto dopo qualche secondo di esitazione, mentre Sirius si sedette dove prima era posizionato Weasley,
- Perché lo difendi, Lauren? – sbottò all’improvviso Harry, facendomi sobbalzare e provocando la fuoriuscita di un po’ di tè dalla mia tazza.
- Perché io lo conosco, Potter – replicai con calma, asciugando il laghetto con un fazzolettino.
- Cosa vuol dire? Appunto per questo dovresti smetterla di difenderlo! – disse lui con tono infiammato – Era un Mangiamorte e nonostante tutto io non sono ancora sicuro che non stia facendo il doppiogioco! –
- Vederlo qualche ora al mese in classe non vuol dire conoscere – mormorai io, ignorando l’espressione interessata di Sirius – una persona non è solo aspetto fisico e gesti mostrati al mondo –
- Con questo cosa vorresti dire? Tu come fai a conoscere Piton più di noi, scusa? –
Feci spallucce, iniziando a sorseggiare la bevanda ustionante come diversivo. Harry sembrò scocciato dal mio silenzio, si alzò e probabilmente raggiunse Ronald e Hermione. Il suo padrino, invece, non si mosse di un millimetro nonostante numerose voci in cucina mi dicessero che non eravamo da soli con gli altri miei compagni e Narcissa.
- Mi dispiace di essere stata impertinente e sfacciata, ieri sera… non avrei dovuto, tutt’al più che ci eravamo appena incontrati – dissi infine per rompere il silenzio.
- Assomigli tanto a una ragazzina con cui ero uscito – rispose lui con sguardo assorto.
Aggrottai le sopracciglia. Era una mia impressione o continuava a provarci velatamente con una più piccola di lui di almeno vent’anni?
- Davvero? – domandai per educazione.
- Sì, ma diciamo che lei non si scusava dopo aver detto certe cose –
E sghignazzò divertito, strappando un sorrisetto anche a me. Era abbastanza trascinante quando lo si guardava dritto negli occhi.
- Ma non credo che tu voglia sapere tutta la mia adolescenza, oltre a quella di Mocciosus – mi guardò per un attimo, poi tornò serio – anzi, Severus. Se tu preferisci così, cercherò di non pronunciare quel divertente soprannome in tua presenza. –
- Perché dovresti assecondarmi? –
- Non lo so – replicò lui, alzandosi e prendendo dalle mie gambe il vassoio ormai vuoto.
Lo vidi scomparire in cucina e dopo qualche minuto decisi di seguirlo e scoprire la fonte di tutto quel vociare. Appena entrai nella stanza venni assalita dalla visione di un gruppo di persone dotate tutte di chiome rosse, a parte un paio di eccezioni.
- Sirius! Si è svegliata! – strillò una voce apprensiva proveniente da una donna rotondetta di mezza età.
- Lo so, Molly, e le ho anche già dato da mangiare –
- Non dire sciocchezze, ragazzo! I giovani hanno bisogno di più nutrimento di quello che le hai portato su quel vassoio microscopico! –
- Molly cara, non tutti mangiano come Fred – disse con voce pacata un uomo stempiato seduto di fianco alla donna.
- Chi, io? Io non mangio tanto! –
- Infatti tu sei George – rispose Molly con aria incerta.
- No, io sono Fred! –
- Smettila, George! –
- Smettila tu, George! –
- Se io sono George, tu sei Fred-che-mangia-tanto! –
- Ma se è George, cioè tu, che mangia tanto! –
Rimasi scioccata a fissare quella partita di tennis a parole tra due ragazzi identici seduti agli opposti della lunga tavola di legno antico. I due signori di prima li ignorarono spudoratamente, un ragazzo con i capelli lunghi quasi quanto i miei e un orecchino sembrava essere sul punto di morire dalle risate.
- Ehi, Bill! Dicci tu chi è che mangia di più! –
- Tutti e due – rispose il giovane, trattenendo a stento le lacrime - ma io vi supero! –
E con abile gesto prelevò l’ultima frittella dal piatto al centro del tavolo, facendola sparire nel suo stomaco. Cadde il silenzio.
- Lauren, ti presento il resto della famiglia Weasley – esordì infine Sirius, sedendosi di fianco a uno dei gemelli – questi sono Fred, Arthur, Molly, George e Bill… ho detto giusto? –
- Tutto, a parte che io sono Fred e lui è George! – disse il gemello al suo fianco.
- Beh, puoi anche evitare di imparare i loro nomi – mi suggerì Bill con tono complice – tanto sono inutili, dato che li confonderai in eterno –
Lasciai cadere lo sguardo su un uomo dalla pelle scura in piedi in un angolo della stanza, affiancato da una giovane con i capelli color chewing gum.
- Loro sono Kingsley Shacklebolt e Ninfadora Tonks – continuò Sirius, facendo girare i due – ma puoi chiamarli Shack e Dora! –
- Preferirei Tonks – puntualizzò lei, avvicinandosi a me ed evitando per un pelo di inciampare.
L’altro uomo mi porse la mano, stringendomela con breve intensità. Mi piaceva già anche se non aveva detto nemmeno una parola.
- Finiti i convenevoli, dobbiamo solo aspettare che arrivino gli altri – precisò Sirius, smettendo i panni del bravo padrone di casa – e ammetto che non saprei cosa farti fare per renderti la permanenza meno noiosa… -
- Possiamo farle vedere la casa? – propose George... cioè Fred.
- Che idea geniale – commentò sarcasticamente Bill.
- Sempre meglio che starsene tutta la mattina a bere caffè Babbano – replicò Fred (o era forse George?) con un sorriso furbetto.
- Allora, ti va? – chiesero in coro, guardandomi con aspettativa.
Annuii cercando di dimostrare entusiasmo, seguendoli fuori dalla cucina su per le scale polverose.
- Il giro della casa in effetti non è proprio una grandiosa idea alla Weasley – iniziò a dire uno dei due – ma era forse l’unico modo per salvarti dalle grinfie di nostra madre e degli altri matusa –
- Siete i fratelli di Ronald e Ginevra? –
- Chi?! Ah, Ron e Ginny? – rispose l’altro – Sì, perché? –
- Mi odiano – li informai piattamente.
Mi guardarono entrambi con sorrisi da un orecchio all’altro, iniziai a spaventarmi.
- Perché quelle facce? –
- Perché gli scherzi che hai fatto sono semplicemente stupendi! – urlò il primo con entusiasmo.
- Ma loro sono due noiosoni e certe cose non le capiscono, per questo fingono di detestarti – continuò l’altro.
- Vedo che i miei scherzi hanno fatto il giro del mondo, ne parlava anche Sirius ieri – osservai, leggermente sorpresa.
- Diciamo che Malfoy ha dovuto tirare fuori questa storia per rendersi abbastanza simpatico agli occhi di almeno tre abitanti di questa casa, nonché membri dell’Ordine – disse Fred.
Ero sicura che fosse lui perché finalmente avevo notato una piccola “F”  ricamata in arancione sul colletto della camicia viola.

- Draco? Non l’ho visto stamattina… -
- Non scende mai, anche se io e Fred l’abbiamo decisamente rivalutato da quando ci ha raccontato quello che avete fatto con Zabini e Neville! –
- Sta male? – chiesi preoccupata, sentendo i battiti del mio cuore aumentare.
- No, preferisce che siamo noi due a salire perché lui vuole evitare di incontrare Herm, Ron, Harry e Ginny… -
- …anche se naturalmente non nasconde l’odio che prova per qualcuno che è sempre di guardia al piano di sotto… -
- …nostra madre! – conclusero in coro.
- Vostra madre? – ripetei sbalordita, chiedendomi per quale motivo Draco potesse non sopportare la signora Weasley – Cosa ve lo fa pensare? –
- Diciamo che Narcissa e mamma si erano contese per un po’ la cucina e da quando si sono insultate piuttosto pesantemente Draco non può più vederla… -
- E voi invece non avete nulla contro Narcissa? –
- No, perché dovremmo? Quando ha detto che mamma è una chioccia protettiva all’ennesima potenza aveva ragione! – ridacchiò George.
- Invece vostra madre cosa ha detto di Narcissa? –
I due si guardarono brevemente, annuendo a vicenda.
- Che è una cornuta perché tutti sanno che Lucius la tradiva praticamente tutti i giorni… -
Rimasi interdetta. Non mi sembrava una cosa carina da dire, neanche fosse stata la verità. E mi pareva impossibile che lo fosse, avendo visto la bellezza mozzafiato di Narcissa.
- Ora ho capito da chi Ginevra ha preso la sua voglia di diffondere notizie non vere – commentai cupamente.
- Noi lo sapevamo fin dalla nascita – osservò con autoironia George.    
- E invece… Harry? Come sono i rapporti con lui? – chiesi con incertezza.
- Per noi è indifferente, Ginny deve crescere e comunque sappiamo che Harry è un bravo ragazzo e non voleva ferirla di proposito… nostra madre lo tollera perché nonostante continui a rimuginare su quello che lei chiama alto tradimento, ormai è come se fosse suo figlio… - mi confessò Fred con un sorriso.
- Ma naturalmente per lei è più importante Ginny, quindi lo tratta con una leggera freddezza… più o meno come quando noi due facevamo volare Ron con il Levicorpus! –
Scoppiai a ridere, immaginandomi loro fratello a testa in giù e la signora Weasley che li inseguiva con il battipanni. Molto divertente.
- Posso vedere Draco? – chiesi all’improvviso, ricordandomi che avevamo un conto in sospeso.
- Ah, certo! – rispose Fred con gentilezza – Ti ci portiamo noi! –
Salimmo altre infinite rampe di scale prima di arrivare a quello che sembrava l’ultimo piano, davanti a una porta di legno scuro. Davanti vi era appoggiato un vassoio con alcuni resti della colazione.
- Non farti impressionare, anche se sembra vivere come un carcerato non è più pericoloso di quanto non lo fosse già a scuola! – scherzò George.
Gli sorrisi, anche se dentro di me tremavo, temendo il confronto che si prospettava.
Volevo che i gemelli se ne andassero prima che mi decidessi a bussare, ma rimasero lì impassibili a guardarmi fino a quando non picchiettai leggermente la mano sulla porta.
- Avanti – rispose una voce strascicata.
Presi il coraggio a due mani e abbassai la maniglia. Rivolsi un ultimo sorriso ai due Weasley prima di entrare nella stanza.


Note dell'autrice

Buona domenica a tutti, miei fedeli lettori!
Vi ringrazio per la vostra ammirevole pazienza nell'attendere questo capitolo, spero almeno che vi sia piaciuto ^^
Come avrete notato, è leggermente più lungo del solito (leggermente... ehm, è quasi il doppio xD) e questo perchè non penso che mi farò viva molto presto e voglio farmi perdonare in anticipo.
Se tutto va bene, ci rileggiamo venerdì. Vi ringrazio ancora per il supporto e la pazienza, kisses!

DarkViolet92: vena sadica... sì, credo che sia la definizione esatta! ^^ Felice di averti chiarito dei dubbi, ancora più felice di averne sollevati altri xD Scherzi a parte, lo scrittore della lettera si riferisce al nonno di Lauren (quindi Albus) e non alla nonna (che probabilmente nemmeno conosce...ma chissà). Naturalmente non posso rivelare il nome, ma sono aperte le scommesse come sempre ^^
Valery_Ivanov: a proposito del padre di Lauren, registro la tua scommessa per poi potermela ricordare quando svelerò il nome (moooolto più avanti). Draco è stato davvero gelido, ma il dialogo tra loro due arriverà esattamente nel prossimo chapter. Per quando riguarda Blaise, meglio prendersi un momento di pausa almeno da lui ^^
Elfosnape: in effetti Lauren ha dei nervi saldi invidiabili... io sarei già andata al manicomio! xD Spero di non arrivare davvero a farti sclerare, mi sentirei troppo in colpa... per questo almeno per qualche capitolo descriverò solo "amorevoli" scene familiari e natalizie ^^
Luciana Menditegui: essendo una patita delle lingue, mi sento onorata da questo complimento poliglotta... grazie davvero!  ^^ Ho aggiornato con un leggero ritardo, mi dispiace dirti che anche per il prossimo capitolo ci sarà da aspettare... ma mi farò perdonare, lo prometto!

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Capitolo 37
*** Christmas in Black ***



Quando i nostri sguardi si scontrarono, credo che entrambi provammo l’impulso di sospirare di sollievo.

Nessuno dei due provava rancore verso l’altro.
Nel mio c’era solo paura e un pizzico di gioia repressa.
Nel suo c’era solo sorpresa e un pizzico di intima soddisfazione.
- Vedo che sei riuscita a convincere tuo nonno – commentò Draco, sistemandosi sul letto in una posizione che in altri momenti avrei giudicato provocante – ti aspettavo per domani, però… -
- Non sei contento di vedermi? – lo stuzzicai, avvicinandomi a lui con un mezzo sorriso.
- Ah, io sono sempre felice di vedere una ragazza che deve raccontarmi alcune cose che mi riguardano – replicò lui con serietà.
- Cosa vuoi sapere? – chiesi, sedendomi al suo fianco sul letto.
- Prima di tutto mi scuso con te per quello che, seppur involontariamente, ti ho detto la sera del Ballo di Natale… ma non farci l’abitudine, eh! E prima che tu lo chieda, Piton mi ha raccontato tutto quando mi ha portato qui con San Potter e la Zannuta! –
- Vedo che siete entrati in confidenza, te e Piton – commentai sarcasticamente.
- Erano cose che mi riguardavano, di certo non è venuto a raccontarmi quello che tu mi hai suggerito di chiedere a Blaise – osservò con lo sguardo luccicante di curiosità.
- Ah, giusto… - arrossii leggermente, tormentandomi le mani.
- Beh, è così terribile, Silentina bella? –
- Non so da dove cominciare – mormorai, accorgendomi che fino a quel momento non avevo pensato seriamente a quello che era successo tra me e Blaise.
- Magari parti da quando te e Blaze siete rientrati nella scuola, è il pezzo che mi sono perso del delizioso filmato – sghignazzò lui, divertito nel vedere la mia espressione sconvolta.
- Ti ha fatto vedere il mio ricordo? – urlai sentendomi tradita.
- Abbassa la voce! – sibilò con voce contrariata – E comunque, certo che sì! Era il modo più veloce per spiegarmi tutto… -
Cercai di mettere da parte orgoglio e rabbia per risistemare i pezzettini che dovevo esporre a Draco. Avevo una strana confusione in testa, anche se ero certa di non aver bevuto niente di alcolico quella sera del Ballo.
- Allora… diciamo che Blaise mi ha praticamente trascinata in Sala Comune, dato che ero rimasta scioccata dalle tue parole, e siamo rimasti per un po’ sul divano a parlare… -
- A parlare? Sei sicura? – chiese lui malizioso, aumentando il rossore sulle mie guance.
- Certo che ne sono sicura – replicai seccamente – perché lui cercava di difenderti a spada tratta dicendo che non eri in te quando mi hai insultata –
- Ed era così, no? –
- Va bene… - tagliai corto - poi non ricordo cosa ci siamo detti, e Blaise… ecco…  io e lui… -
- Sì? – mi incalzò Draco, con l’aria di uno che non stava più nella pelle.
- Blaze mi ha baciata – confessai, abbassando pudicamente lo sguardo.
- E dopo? –
Posai di nuovo i miei occhi su Draco, alzando il sopracciglio con fare interrogativo.
- E dopo cosa? Mi ha baciata, ci siamo detti qualcosa e poi siamo andati a dormire! –
- Ah, questi timidoni… - commentò lui con un ghigno divertito.
- Ma sei tremendo! – borbottai, lanciandogli dietro il cuscino del letto, cercando di sembrare arrabbiata.
- Dai, racconta il bacio, allora! Com’è stato? –
Sentii il mio viso scottare, come diamine faceva a mettermi sempre così in imbarazzo?
- Ma che domande sono?! – sbraitai scandalizzata.
- Non ti ho mica chiesto com’è a letto – osservò Draco – anche perché io lo so già! –
- Come lo sai già?
Se non fossi morta di imbarazzo in quel momento, credo che non mi sarebbe successo mai più.
Draco sghignazzò scuotendo la testa, poi mi prese il mento con la mano destra costringendomi a guardare dritto nei suoi occhi grigi.
- Queste iridi hanno visto cose che tu, piccola e ingenua ragazzina, non puoi nemmeno immaginare –
- Drake, mi fai paura – sussurrai, mentre sentivo la sua mano sinistra scivolare sulla mia gamba.
- Rilassati, non ti farò niente – disse lui con voce calda, provocando il blocco della mia lingua al palato – voglio solo sapere se sei ufficialmente diventata la ragazza di Blaise… -
Scossi lentamente la testa, mentre nella mia mente si costruiva una previsione di quello che sarebbe successo negli attimi seguenti. Draco aveva probabilmente intenzione di privarmi dell’aggettivo “ingenua” che mi aveva attribuito.
- Allora vuol dire che sei ancora libera, giusto? – continuò lui, mentre mi spingeva con delicatezza fino a farmi sdraiare sul letto.
- Questo non vuol dire che… -
- Lauren… rispondi alla domanda… - mormorò, facendo aderire il suo corpo al mio e strappandomi un sussulto di sorpresa.
- Sì, ma non possiamo fare quello che hai intenzione di fare! – protestai debolmente, ritrovando per un disperato attimo la mia perduta voce.
- Ma io non ho intenzione di fare niente –
Chiusi gli occhi, per qualche strano motivo non riuscivo a credergli. Sentii le sue labbra sfiorare il lobo del mio orecchio, trattenni il respiro.
- Hai paura? –
- Molta… Drake, per favore… -
Il tepore del corpo di Draco si allontanò, lasciandomi irrigidita dal timore fino a quando non aprii gli occhi. Il ghigno divertito del mio amico mi fece capire che era stato tutto uno scherzo.
O forse era quello che volevo credere io?
- Ho rispetto per la tua persona, Lauren – mi ricordò lui – stai certa che non faremo mai niente che tu non voglia fare –
- Grazie – sussurrai con voce gracchiante, tirandomi di nuovo seduta, leggermente scossa.
- E comunque una delle mie regole è che non si fa niente con le amiche, soprattutto se sono già state marchiate come proprietà di Blaise – continuò con tono piatto.
- A dire il vero io non ho più parlato con Blaze da quella sera… -
- Allora sarebbe ora di farlo, non credi? Anche perché, come sai, lui è già promesso a un’altra –
Draco aveva ragione. E poi, dato che non avevo più pensato al nostro bacio fino a pochi minuti prima, ero abbastanza certa di non amarlo e non avevo assolutamente intenzione di illuderlo inutilmente.
- Se io gli scrivo, mi presti la tua civetta per mandargli la lettera? –
Il mio amico annuì senza esitazione.
- E dovrei anche spedire alcuni regali… -
- A tua disposizione, Silentina! Ricordati però di trovare un momento per parlare con mia madre… -
Ma dov’ero con la testa? Aveva ragione, dovevo anche parlare con Narcissa dato che era la ragione per cui avevo insistito tanto per andare a Grimmauld Place.
Un leggero bussare alla porta ci fece sobbalzare, la testa di Sirius spuntò subito dopo senza aspettare risposta.
- Mi spiace interrompere il vostro romantico colloquio – ci disse con un sorriso furbetto – ma volevamo coinvolgervi nella preparazione dell’albero di Natale, se per voi non è un problema –
Io e Draco ci scambiammo uno sguardo complice e decidemmo di accettare l’invito di Sirius.

Forse non l’avremmo fatto se avessimo pensato che sicuramente ci sarebbero stati il trio delle meraviglie più Ginevra, ma non fu poi così male.
Passammo tutto il tempo a far levitare le palline di vetro il più in alto possibile, per poi farle “casualmente” precipitare su uno dei malcapitati che stavano sistemando i festoni.
Inutile dire che io bersagliai senza sosta la cara Piattola, mentre Draco non faceva distinzioni. I gemelli Weasley si allearono con noi, prediligendo come loro obiettivo il fratello Ronald.
- Volete smetterla? – urlò infine Molly Weasley, uscendo dalla cucina con le mani ricoperte di pasta.
- Ma mamma, non stiamo facendo niente di male – replicò George con aria innocente.
- Non è colpa di nessuno se non sappiamo ancora padroneggiare un Incantesimo di Levitazione, mammina, noi stiamo cercando di aiutare – rincarò Fred, facendo infrangere l’ennesima pallina sulla testa di Ron.
Io e Draco scoppiammo in risatine silenziose. La cosa più bella era che quei quattro non avevano il coraggio di reagire perché anche Sirius, accomodato sulla poltrona lì vicino, sembrava trovare la situazione estremamente divertente.
- Vi devo rispedire a Hogwarts? –
Molly sembrava sull’orlo di una crisi di nervi, probabilmente faceva la guastafeste solo perché era frustrata per qualche motivo.
- Perché non torni a cucinare? Penso io ai ragazzi, dai… - le consigliò un sorridente Sirius.
- Vedo bene come te ne occupi! – borbottò lei irritata, tornando però da dove era venuta.
- Lauren, Draco, Fred e George –
- Sì, Sirius? – rispondemmo tutti in coro, ridacchiando poi come dei matti.
- Trovatevi qualcosa da fare che non sia tormentare loro quattro, altrimenti temo che Molly finirà per avvelenarci –
- Grazie, eh, Sirius! Non farlo per noi, ma per il cibo! – esclamò Harry esasperato.
- Io penso che sia divertente –
- Che strana idea di divertimento – commentò Hermione.
Per evitare altre lamentele indesiderate, io e Draco ci eclissammo nella sua stanza. Quella sera sarebbero arrivati tutti i membri dell’Ordine per festeggiare la serata della Vigilia, quindi era meglio non disturbare nessuno.
- Credo che ne approfitterò per scrivere a Blaise come mi hai detto – decisi, mentre frugavo tra la mia roba spedita da Hogwarts, alla ricerca di una pergamena e di una piuma – intanto ti dispiacerebbe spedire i miei regali? –
Erano ben pochi quelli che non avrei messo sotto l’albero per renderli accessibili alle persone a cui erano destinati, considerato che quella sera tutti gli ospiti avrebbero dormito lì a Grimmauld Place.
- Neville, Rebecca, Anthony e Piton? – chiese lui sorpreso – Tutto qui? –
- Preferisco non fare regali non sentiti –
Draco annuì senza contraddirmi, mentre io mi posizionavo a pancia in giù sul pavimento, cercando l’ispirazione per scrivere una lettera comprensibile a Blaise.

                24 dicembre 1997
Ciao Blaze!
Come stai? Spero tutto bene, dato che è un bel po’ che non ci sentiamo. Scusami ma non sono riuscita a scriverti prima perché ultimamente ci sono stati tanti problemi (ti aggiornerò quando torneremo a scuola). Con questa lettera ti allego un piccolo pensierino per Natale, anche se non sono sicura che possa piacerti.
Dopo questa breve introduzione, volevo parlarti di una cosa davvero molto importante. So che non è bello trattare di certi argomenti quando non ci si può guardare in faccia evitando di fraintendere, ma questo è l’unico mezzo che abbiamo per comunicare dato che, come avrai notato, mio nonno non mi ha dato il permesso per farti venire a Grimmauld Place. Comunque, volevo chiarire con te quello che è successo la sera del Ballo di Natale. Insomma, mi avevi detto che sei promesso a un’altra ragazza e poi mi hai baciata in Sala Comune. Contraddittorio, non credi? Penso che tu non sia innamorato di me, Blaze, e che tu l’abbia fatto solo perché volevi consolarmi per le parole che mi aveva detto Draco. È così? Ho bisogno di una risposta sincera, perché tutto questo pensarci mi sta creando davvero tanta confusione in testa. E dire che non mi ero posta il problema fino a qualche ora fa, quando ho rivisto il nostro amico dopo giorni dal risveglio dalla Maledizione (immagino che tu abbia letto sulla Gazzetta cos’è successo, ma che tua madre non ti abbia fatto tornare a Hogwarts).
Accidenti, questa lettera è diventata un papiro. Spero di non averti annoiato, Blaze.
Buon Natale per domani, ti voglio bene.
Lauren

P.S. Grazie per il vestito e gli accessori del Ballo, te li restituirò appena ci vedremo a scuola. Erano meravigliosi.

Quando alzai lo sguardo dalla pergamena vidi che Draco era rimasto a fissarmi per cinque minuti buoni. Era forse incantato? Gli agitai una mano davanti al viso.
- Sono sveglio, non ti preoccupare – rispose con un pizzico di fastidio – devi spedire anche quella, no? -
Arrotolai la lettera e la attaccammo alla civetta, che avremmo poi dovuto ricompensare dato che aveva già fatto gentilmente quattro viaggi di andata e ritorno nello stesso giorno.
- Quando credi che risponderà? – chiesi titubante.
- Domani mattina avrai la risposta, Blaise è uno che non si fa problemi a scrivere appena riceve la posta… ammesso che sua madre e l’eventuale compagno lo lascino in pace… -
Restammo in silenzio a guardarci per qualche minuto. Avevo come l’impressione che Draco ce l’avesse con me per qualcosa che avevo involontariamente fatto.
- Va tutto bene? –
- Certo, perché non dovrebbe? – replicò amaramente, lanciandomi un’occhiataccia.
- Mi sembri più freddo del solito, Drake – sussurrai, sentendomi stupidamente in colpa.
Anche se non sapevo per cosa.
- Sarà perché siamo in inverno? –
Il suo sarcasmo forse non voleva ferirmi, ma sentii una stretta al cuore.
- Ragazzi! Scendete per la cena, sono arrivati gli altri! –
Senza dire altre parole, ci alzammo dal pavimento ligneo della stanza e scendemmo con lentezza le scale. Vidi il salotto ripieno di gente, la maggior parte conosciuta, che si scambiava baci sulle guance.
L’albero di Natale riccamente addobbato riluceva in un angolo. Notai che anche le decorazioni accuratamente infrante da me, Draco e i gemelli avevano trovato posto sui rami.
Remus, uno di quelli che era appena arrivato, aveva in testa uno spiritoso berretto da Santa Claus. I gemelli tiravano pacche amichevoli sulle spalle di un ragazzo tarchiato con i capelli rossi, presumibilmente un altro Weasley. Sirius, con un paio di corna da renna in testa, parlava concitato con Tonks; Minerva annuiva all’indirizzo di Shacklebolt; il trio delle meraviglie giocava in un angolo a Spara Schiocco mentre Bill aiutava una bella ragazza bionda a togliersi il cappotto.
Narcissa era seduta da sola in un angolo, con un’espressione indecifrabile sul viso. Draco mi sorpassò e si avvicinò alla madre sussurrandole qualcosa nell’orecchio. Sembravano così complici e uniti, quasi in simbiosi.
- Non si saluta, signorina Silente? –
La voce familiare di Severus mi fece distogliere lo sguardo dalla scenetta che mi aveva rapita, facendomi tornare sulla terra.
- Non la avevo vista, professore – risposi con tono di scusa.
- No, infatti io non indosso alcun copricapo ridicolo che mi metta al centro dell’attenzione – commentò, lanciando occhiate sprezzanti al suo collega di Difesa e a Sirius.
- Dov’è nonno Albus? – chiesi tagliando corto.
- Lui ha deciso di restare a proteggere Hogwarts e di trascorrere il Natale con gli studenti che sono rimasti nel castello –
Non potei fare a meno di assumere un’espressione delusa. Mi era andata buca anche quella volta.
- Ma perché? –
- Tuo nonno tiene molto a quel posto, è la sua casa –
- Ma io sono sua nipote! – sbottai con tono amaro.
Minerva, che sembrava avermi sentita, si avvicinò a noi due con espressione triste.
- Severus, ricordati che devi dare la pozione a Potter e Malfoy – mormorò piattamente, appoggiando una mano sulla spalla di Piton. Il professore annuì rapidamente e si diresse verso Harry.
- Lauren, non dovresti portare rancore verso tuo nonno – esordì lei alla fine, dopo avermi guardata a lungo.
- Sono solo furiosa – replicai con freddezza, lanciando un’occhiata interessata al liquido che Potter beveva dalle mani di Piton, sotto lo sguardo sospettoso di Lupin.
- Lui avrebbe voluto venire… -
- Ma non l’ha fatto –
- Con questo clima portato dall’evasione di Voldemort, preferisce non mettere in pericolo le vite degli studenti… -
- Non ci sono giustificazioni – la interruppi seccamente – ora, se vuole scusarmi, devo parlare con il padrone di casa –
Non avevo alcuna urgenza di rivolgere la parola a Sirius, ma sentivo che era l’unica persona presente in quella stanza con cui non mi sarebbe dispiaciuto parlare.
Osservai Piton somministrare la pozione anche a Draco, questa volta curato come un falco da Narcissa, ed entrai nella cucina dove pochi attimi prima avevo visto entrare Black.
Mi lasciai cadere sullo sgabello vicino al frigorifero con un sospiro. I suoi occhi grigio tempesta si posarono sorpresi su di me.
- Cosa ci fai tu qui? Non hai visto che di là c’è il tuo amato professore di Pozioni? – scherzò lui, addentando una tartina rubata da uno dei tanti vassoi.
- Ho bisogno di parlare, Sirius –
- Cose da ragazze? – mi chiese con aria fintamente allarmata – Ci sono Hermione e Ginny, chiedi a loro! O al massimo, anche Molly, Narcissa, Tonks, Minerva… -
- Niente di tutto questo, vorrei solo fare un po’ di inutile conversazione per togliermi un po’ di pensieri dalla testa –
Annuì mentre masticava lentamente l’ultimo pezzo di tartina e accostava la porta della cucina che comunicava con il salone.
- Si tratta di Draco, vero? –
Il tuo tono allusivo mi fece colorire le guance, scossi la testa con decisione.
- Malfoy? Cosa te lo fa pensare? –
- Credi che io non sappia cosa fanno due diciassettenni chiusi da soli in una stanza, eh? – continuò lui con un sorriso irritante – Ne so cento volte più di tutti i presenti messi insieme! –
- Ah, davvero? Non si direbbe… – lo stuzzicai, prendendo al balzo l’occasione di quell’argomento altamente impegnativo, almeno per una mente come la mia.
- Per chi mi prendi, signorina Silente? Nessuna ragazza della classe ’60 è mai riuscita a resistere al fascino di Felpato! –
- Felpato? – ripetei curiosa, sistemandomi comoda sullo sgabello.
- Vuoi dirmi che non sai la storia dei Malandrini? Devo assolutamente riparare a questa gravissima mancanza! -
E così il padrino di Harry si mise a raccontarmi le sue numerose imprese portate a termine durante i suoi sette anni da studente di Hogwarts, ricevendo un’occhiataccia ogni volta che chiamava Severus con l’odioso soprannome di Mocciosus. Ogni tanto mescolava qualche intingolo che ribolliva pigramente sul fornello. Dopo i primi dieci appassionanti racconti mi chiesi che fine avessero fatto tutti, anche se si sentiva il vociare provenire dalla porta che conduceva al salone.
- E così, al quinto anno, mi presi una sbandata per una rossa da paura… Susy era un osso duro, sai? Un po’ come lo è stato Lily per James, ora che ci penso… -
La porta si aprì, interrompendo lo sproloquio di Sirius. Il mio professore di Difesa entrò nella stanza.
- Molly vuole sapere se può entrare in cucina per iniziare a impiattare la cena, dato che sono le otto… -
- E non potevi entrare senza disturbare? – replicò Black, irritato per l’interruzione.
- Ti sta raccontando le nostre imprese, vero? – mi chiese Lupin, ignorando il suo amico.
Annuii lentamente, domandandomi come potesse saperlo.
- Reagisce sempre così quando non riesce a finire un racconto che secondo lui è particolarmente interessante – ridacchiò Remus, mentre alle sue spalle entrava Molly.
- Tutti a tavola! Secondo i miei calcoli dovrebbe essere tutto pronto, quindi andate a sedervi! – disse la donna, agitando minacciosamente una cucchiaia di legno.
Seguii i due Malandrini nella sala da pranzo, dove era stato disposto un lunghissimo tavolo apparecchiato con piatti e calici lucidissimi. Mi guardai attorno leggermente disorientata, senza sapere dove sedermi.
Sirius si era accomodato a capotavola. Alla sua destra si trovava Harry, seguito da Hermione, Ronald, Ginevra, i gemelli, il ragazzo tarchiato che avevo intravisto prima, Bill e infine Lupin.
Il posto alla sua sinistra era vuoto, mentre quello seguente era occupato da Draco. Andando avanti scorgevo il resto delle teste che attribuii a  Narcissa, Tonks, Kingsley e il signor Weasley. Un posto vuoto e poi si vedeva una lunga chioma biondo platino e la solita severa crocchia di Minerva.
Niente Severus.
- Ehi, Lauren! Cosa stai aspettando? Molly sarà qui da un momento all’altro e se non ti vede seduta non ci porta il rancio! – mi urlò dietro Sirius con un sorriso, indicandomi la sedia vicina a lui.
Mi avvicinai timidamente al posto vuoto, accomodandomi. Lanciai un’occhiata incerta a Draco, temendo che mi aggredisse di nuovo a parole, ma lo vidi decisamente più rilassato di prima.
- Rimasta incantata dalla mia bellezza, Silentina? – scherzò lui con un ghigno, mentre esaminava con aria critica il calice che gli stava davanti.
- No… cioè… lascia perdere… - biascicai imbarazzata, guardando poi Black – perché Severus non è restato? –
- Non ne ho idea, era così desiderato – commentò lui tra i denti senza nascondere il sarcasmo.
Non avevo bisogno di altre risposte. Era ovvio che Piton avrebbe preferito trascorrere il Natale a Hogwarts con tanti sciocchi studenti piuttosto che mangiare qualcosa proveniente dalla cucina di uno dei suoi aguzzini di adolescenza.
- Un attimo, l’hai chiamato Severus? – chiese all’improvviso Harry.
Ringraziai il cielo che Hermione fosse impegnata a parlare di qualcosa di molto interessante con Ronald, non avrei sopportato un interrogatorio serrato a quel proposito.
- Un piccolo lapsus – risposi, mascherando l’imbarazzo con un colpo di tosse.
- Ma cos’ha di speciale quello lì? – insistette Potter, facendomi irritare.
- Quale parte della parola lapsus non hai capito? – gli chiesi con fredda gentilezza.
- Ragazzi, buoni – mormorò divertito Sirius, seguendo con interesse la nostra discussione.
- Lauren, non sono stupido! Non è un lapsus, è perché tu hai una passione morbosa per quell’uomo! – disse lui a voce troppo alta per i miei gusti.
Tutte le teste si voltarono verso di noi, il mestolo che Molly teneva in mano per servire la zuppa di antipasto sprofondò con un tuffo nel liquido.
- Quale uomo? – intervennero in coro i gemelli.
- Un cantante Babbano – li liquidai rapidamente io, lanciando un’occhiata velenosa a Harry.
La mia risposta sembrò far tornare tutti alle loro precedenti conversazioni e occupazioni. Sirius scoppiò fragorosamente a ridere e quasi si strozzò con la sua stessa saliva.
- Salvata in corner – mi sussurrò, mentre Molly serviva anche noi.
- Dovresti insegnare la discrezione al tuo figlioccio – sibilai io in risposta.
- Ma io sono discreto! – sbottò Harry, con il suo solito tono di voce.
- Ah, si sente proprio – commentò sarcasticamente Draco.
Altre occhiatacce serpeggiarono da una parte all’altra del tavolo.
- Non capisco cosa ci sia di sbagliato nel provare ammirazione per un proprio professore –
Ci voltammo tutti e tre verso la fonte della voce aristocratica che era intervenuta nel nostro grezzo scambio di battute. Narcissa Malfoy.
- Certo che lei non capisce, è proprio una Serpeverde come lui! –
Harry arrossì subito dopo aver pronunciato quelle irrispettose parole, schiacciato dallo sguardo gelido della donna.
- Non capisco cosa ci sia di sbagliato anche nell’essere un Serpeverde, a dire la verità –
- Non gli dia ascolto, signora Black, Harry a volte non collega il cervello prima di parlare –
Gli occhi argentei della madre di Draco si posarono su di me come per leggermi dentro. Rimasi impassibile, sentendo che avrebbero analizzato ogni mio singolo movimento. Continuai a sorbire lentamente il mio brodo, fino a quando non sentii quello sguardo spostarsi da me.
- Lauren, vero? Immagino che lei non sia una Grifondoro… - commentò Narcissa, lanciando occhiate di disprezzo a metà della tavolata. Compreso il suo cuginetto Sirius.
- Non sono parte di nessuna Casa, veramente – risposi piattamente, sorpresa dal fatto che Draco non le avesse detto nulla al riguardo.
- A volte è meglio così – intervenne Sirius – ad esempio quel verme di Minus non avrebbe dovuto essere con noi… dico bene, Remus? –
Lupin si voltò tempestivamente verso di noi, annuendo con un tenue sorriso e tornando poi a parlottare con Bill Weasley.
“Ma come avrà fatto a sentire?” mormorai nella mia testa, estraniandomi per un attimo dalla conversazione che si era spostata quasi del tutto fuori dal mio interesse.
Per il resto della cena, composta da più portate di quante il mio povero stomaco potesse sopportarne, parlai con Draco e Harry quasi esclusivamente di scuola e Quidditch, mentre Sirius e Narcissa dibattevano su quale Casa fosse indubbiamente la migliore.
Sembravano non stancarsi mai di quell’argomento, dato che ne discussero per tre ore filate.
Una volta finita l’abbuffata, stanchi e con le pance forse troppo piene, ci alzammo tutti dal tavolo per trasferirci come automi nel salotto.
Anche lì continuammo instancabili a parlare del più e del meno, fino al giungere della mezzanotte. Iniziai ad ascoltare Sirius parlare di qualcosa che riguardava la divisione delle camere per quella notte, afferrai solo che io avrei dovuto dormire con Hermione, Ginevra e una certa Fleur. Forse mi assopii dato che, dopo quelli che mi erano sembrati pochi secondi, mi ritrovai quasi del tutto da sola al buio come la sera in cui ero arrivata a Grimmauld Place.
La sera precedente, a guardare bene. Eppure sembrava passato così tanto tempo.
- Ah, la bella addormentata è tra noi – commentò una voce familiare, quella di Draco.
- Vuoi qualcosa da bere, Lauren? –
- Non fare l’irresponsabile, Sirius! –
Scossi la testa sentendomi confusa. Draco, Black e Lupin erano un terzetto che non mi sarei mai immaginata di poter vedere convivere pacificamente nella stessa stanza.
- Dove sono gli altri? – chiesi ancora intontita.
- A dormire… in fondo sono le tre di notte, sai… - replicò Lupin con un sorriso.
- Allora, vuoi un po’ di sani alcolici o hai intenzione di fare la santarellina come al solito? – mi stuzzicò Draco con un brillio negli occhi.
Ricordai la notte in cui avevo bevuto per dimenticare Daniel.
Forse avrei potuto farlo anche quella volta per non pensare a mio nonno che non era con me, a Voldemort che mi stava cercando, a Severus che probabilmente aveva passato il Natale da solo, a centinaia di altre cose che mi affollarono la mente nello stesso momento.
Accettai, dicendomi che non avevo niente da perdere. E poi c’era Lupin, di cosa avrei dovuto preoccuparmi? Lui era almeno dieci volte più santo di me.
Dopo il decimo delizioso bicchiere di un liquido caramellato che sapeva di liquirizia, persi la testa.
Ma, a differenza della mia precedente esperienza, non dimenticai proprio tutto.
Nella mia testa c’era l’immagine di una partita a Gobbiglie in cui io e Remus stracciammo Sirius e Draco.
Un bicchiere in cui facemmo un disgustoso mix di bevande non identificate per poi assaggiarlo.
Il bacio che diedi a Sirius sotto il vischio.
Sogno o realtà? Non lo sapevo, forse non volevo saperlo.
Ma quando mi risvegliai in una stanza in cui non c’erano né la Granger, né la Weasley, né tantomeno un’altra ragazza qualsiasi, presi una decisione.
Non avrei mai più bevuto alcolici.


Note dell'autrice

Buon pomeriggio a tutti! Sono in tempo, vero?
Avevo detto venerdì, e venerdì è stato. Io mantengo sempre le promesse! U.U
Ok, dopo questo momento di pazzia posso passare ai ringraziamenti a tutti voi che leggete, menzione speciale per gemlye che ha aggiunto la storia tra le Preferite ( e che io, da brava smemorata, mi sono dimenticata di citare nel capitolo precedente!).
Come avete potuto notare leggendo qui sopra, sembro essermi convertita ai capitoli più lunghi del solito... ma non è così! ^^
Intendo dire che dal prossimo ricomincerò a tornare al mio standard, ero addirittura tentata di dividere questo in due parti ma poi qualcosa mi ha spinta a lasciarlo integro.
A presto, allora! E ancora grazie mille a tutti voi!

DarkViolet92: ah, felice che la lunghezza non ti abbia annoiata! Anch'io avevo pensato all'inizio di far riservare a Lauren un'accoglienza fredda, ma mi sembrava di averla fatta penare già troppo... ^^
Yvaine0: bentornata! Tranquilla, le recensioni non sono un problema... l'importante è che sia riuscita ad azzeccare tutti i tuoi personaggi preferiti e ad inserirli tutti (stiparli, più che altro) nello stesso capitolo xD A proposito della tua ispirazione, non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo della tua fanfiction. Ho letto l'avviso che hai postato ultimamente e spero che riuscirai a tornare presto. Comunque grazie per i complimenti! ^^
Valery_Ivanov: curiosità soddisfatta? xD La mia prima idea era stata quella di far scannare Lauren e Sirius senza esclusione di colpi, ma poi mi è venuto fuori quel dialogo tanto carico di sarcasmo (che mi piaceva molto, non so se si notava) e quindi mi sono rassegnata a tracciare uno strano rapporto che non saprei più definire. Spero che comunque non sembri troppo assurdo ^^
mistero: una strana parte di me si risveglia quando devo entrare nella testa di Sirius per farlo parlare... hai ragione, è proprio malizioso! ^^ E Lauren inizia a dimostrare un affetto per Severus, anche se lui sembrerebbe non accorgersene. Comunque grazie per i complimenti!

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Capitolo 38
*** Ipotesi di paternità ***



Mi guardai attorno, mentre il cuore mi batteva a mille al pensiero di aver combinato qualcosa con Draco senza essere nelle mie piene facoltà mentali.

“Maledetta te, Lauren… te e la tua scarsa resistenza alle deliziose bevande alcoliche!” strillai istericamente nella mia testa.
Mi tirai seduta ma subito mi prese un capogiro, probabilmente dovuto ai postumi della sbornia.
“Giura sulla tua bacchetta che non farai più la cretina in questo modo, Lauren Cassidy Alexis Katherine Silente!” mi rimproverai, prendendomi la testa tra le mani.
Dopo qualche minuto, i miei occhi ripresero a vedere normalmente.
Non c’era traccia di Draco nella stanza e comunque non era quella in cui lo avevo incontrato la mattina prima. Prima tremenda ipotesi scartata.
“Allora in che cavolo di posto ti sei andata a infilare, Lauren?”
Mi alzai, tentando di mettere a posto il mio maglioncino completamente stropicciato e sistemandomi gli occhiali sul naso. Avevo i pantaloni, segno che probabilmente non era successo niente di quello che temevo di aver combinato.
Osservai con attenzione le pareti, come se da quello avessi potuto intuire con chi ero finita a dormire.
Lo sguardo mi cadde sui numerosi stendardi di Grifondoro che facevano a pugni con la carta da parati argentea un po’ sbiadita. Scesi dal letto e alla mia destra notai alcuni poster, probabilmente di origine Babbana dato che le figure erano come congelate nelle loro posizioni. Nella maggior parte di quelli erano messe in mostra delle moto, ne avevo viste di diversi tipi a Londra, mentre in altri potevo vedere avvenenti ragazze in bikini ammiccare maliziosamente.
“Non sapevo che i membri dell’Ordine avessero una passione per le Babbanate…”
Sentii dei passi avvicinarsi e, per timore di essere scoperta a ficcanasare (anche se in teoria non era mia intenzione farlo), mi nascosi dietro la prima cosa che mi saltò all’occhio: delle pesanti tende di polveroso velluto verde scuro.
Giusto in tempo per udire uno sbuffo leggero e il cigolare della porta. Mi appiattii contro il muro, guardando fuori dalla finestra. La strada che passava davanti alla casa era come sempre deserta.
- Ma dove sarà andata? – mormorò una voce impaziente.
I passi si allontanarono e di nuovo la porta cigolò mentre si chiudeva. Tirai un sospiro di sollievo, mentre uscivo dal mio nascondiglio di fortuna.
“Forse dovresti scendere a colazione, Lauren, al posto di farti gli affari degli altri…”
Mi diressi verso la porta, sperando che nessuno mi vedesse uscire, ma la mia attenzione fu attirata da una foto circondata da tutti quei poster Babbani. Una foto magica.
Avevo già visto quelle cinque facce da schiaffi nei ricordi di Severus, ne ero certa.
Quelli erano senza ombra di dubbio Potter senior e i suoi amichetti.
- Ah, eccoti! Usavo spesso anch’io il trucchetto delle tende, sai? –
Sobbalzai spaventata, il cuore mi andò in gola, e arrossii violentemente quando mi trovai davanti Sirius.
- Io… non volevo essere invadente… io… - balbettai, cercando una scusa plausibile.
- Tranquilla, è lecito che tu ti metta a guardare i muri della stanza in cui hai dormito… una gran bella stanza, oserei dire… -
- Di chi è? – chiesi agitata, cercando di non pensare al peggio.
- Mia, naturalmente –
Seguì un sorriso malizioso. Bene, in due giorni di permanenza a Grimmauld Place avevo battuto ogni record di figure di merda.
- Sirius, io non volevo… insomma, qualunque cosa io abbia fatto in quelle condizioni mi scuso con tutto il cuore! –
- Ma sì, siamo tutti stati ubriachi almeno una volta nella vita! – replicò allegramente – E poi sono stato io a portarti qui, preferivo controllarti per evitare che ti facessi uccidere da una a scelta tra Hermione, Ginny e Fleur! –
- Chi è Fleur? – domandai, cercando di nascondere il mio imbarazzo.
- La ragazza di Bill… ora scendi, se vuoi aprire i regali che ti sono arrivati! –
Scendere voleva forse dire prendere le distanze da Sirius e riacquistare un po’ di dignità? Colsi il suggerimento al volo, seguendolo senza esitazione fino in fondo alle scale.
Il salotto era deserto, ad eccezione di Draco e Harry che stavano giocando a scacchi magici.
- Sogno o son desta? Voi due che non vi scannate a vicenda? –
- Silentina bella, a Natale ci vuole una tregua… non credi? – commentò Draco, facendo scacco matto a Potter.
Annuii rapidamente, lanciando un’occhiata alla cucina dov’era sparito Sirius.
- Dove sono andati gli altri? – mormorai preoccupata, temendo di dover restare un altro minuto da sola in compagnia del padrone di casa.
- La McGranitt e Lupin sono tornati a Hogwarts, i Weasley, Hermione e Fleur sono andati alla Tana, Tonks è a casa dai suoi, Kingsley deve sbrigare alcune cose in Ministero… ho dimenticato qualcuno? – snocciolò distrattamente Harry.
- No… tua madre è ancora qui, Draco? –
- Certo che sì, noi siamo in libertà vigilata, non lo sai? – scherzò lui, riposizionando i suoi pezzi sulla scacchiera – E comunque i tuoi regali sono lì sotto l’albero, gli unici non ancora scartati… -
Mi avvicinai alla pila di pacchetti colorati e mi sedetti per terra iniziando ad aprirli accuratamente uno ad uno con meticolosità.
Un Diario Rispondello da Eleanor. Era stato incantato per commentare qualsiasi cosa vi avrei scritto.
Una scatola di Cioccalderoni da Anthony. Avrei dovuto controllare che non ci avesse messo niente di pericoloso dentro, era famoso per i suoi scherzi di cattivo gusto.
Un libro sulla Magia Oscura da parte di Neville. Gli avrei mai detto che ero figlia di una Mangiamorte, povero piccolo Nev? Probabilmente no.
Un vestito rosso scarlatto con la gonna a palloncino da parte di Harry e Ronald. Ma erano impazziti?!
- Harry, quanto diamine avete speso per questo? È meraviglioso! –
Potter mi guardò compiaciuto mentre Draco ghignava divertito.
- Se ti piace, non importa quanto abbiamo speso… -
- Anche perché l’ho pagato io, dico bene? –
Sirius era spuntato dalla cucina all’improvviso. Appoggiò un vassoio colmo di profumati croissant sul tavolino e si accomodò sul divano.
- Allora non posso accettarlo… - mormorai interdetta.
- Sirius sta scherzando! – protestò Harry – L’abbiamo pagato io e Ron… e comunque non è niente rispetto a quello che hai fatto per noi! –
- Sì, l’agenzia matrimoniale… - commentò beffardo Draco.
Ridacchiai divertita e riposi il vestito nella scatola da dove l’avevo tirato fuori, piegandolo per non rovinarlo.
- Ah, Lauren! A me piacciono moltissimo gli stereo Babbani! Non so come hai fatto a saperlo, ma ti sarò debitore per tutta la vita anche per quello… - continuò Harry, lanciando un’occhiataccia a Sirius che continuava a sorridere malizioso.
Gli feci un cenno vago, prima di prendere in mano il pacchetto che citava un “dal tuo professore di Pozioni”. Rimasi a bocca aperta quando dalla carta nera a stelline uscì una piccola fiala colma di Amortentia.
- Attenti a Lauren, ragazzi! Con quella roba potrebbe controllarvi senza troppa fatica… -
Ignorai Sirius spudoratamente, andando ad aprire il regalo di Draco. Il mio per lui era stata una cornice d’argento che conteneva una foto con noi tre. Per noi tre intendo il “trio delle meraviglie” di Serpeverde - anche se tecnicamente io non ero parte di quella Casa - io, Blaise e ovviamente lui.
- Una White Wings?! Drake, ma sei matto? – urlai sconvolta, mentre le mie mani accarezzavano il legno liscio di quel perfetto manico di scopa.
- Non è niente di che… - replicò lui sorridendo con modestia.
- Non è niente di che?! È stupendo! Non voglio nemmeno immaginare quanto ci avrai speso dietro… -
- Sicuramente meno del vestito – rispose con gli occhi brillanti.
Tremavo di eccitazione all’idea di poter cavalcare quella meraviglia ancora una volta. E quante partite di Quidditch avremmo vinto in quel modo?
- Attenti, Grifondoro! – scherzai all’indirizzo di Harry che sembrò veramente un po’ intimidito.
- Ah, Lauren… - iniziò a dire Sirius - …qualche ora fa è arrivata la lettera di un certo Blaise, la vuoi leggere? –
Scattai in piedi, indecisa tra il finire con i regali e il leggere la lettera del mio migliore amico. Lanciai un’occhiata sotto l’albero, ne mancava solo uno.
Avrebbe aspettato.
- Dov’è la lettera? – chiesi tutta agitata, mentre sentivo lo sguardo di Draco che mi studiava curioso.
- Eccola – rispose Black porgendomela con calma. Praticamente gliela strappai dalle mani e mi misi a leggere freneticamente.

                    25 dicembre 1997
Cara Lauren,
mi dispiace di averti risposto con così tanto ritardo ma credo che la civetta di Drake abbia faticato a trovarmi dato che sono in Francia con mia madre e il suo nuovo compagno Armand. In ogni caso, ti auguro un buon Natale!
Per rispondere alle tue domande, va tutto abbastanza bene anche se ammetto che avrei preferito essere in compagnia tua e di Draco piuttosto che qui da solo con gente che non conosco. Ho saputo della Maledizione lanciata da qualcuno (forse Lucius?) sul nostro Malfoy preferito, ma come avevi immaginato mia madre non voleva che tornassi a Hogwarts perché dovevamo partire per venire qui dal suo amante. Sono però felice che ora stia bene, salutamelo.
Per quanto riguarda la sera del Ballo, ti ho baciata perché mi andava di farlo. Forse anche per consolarti, lo devo ammettere, ma in quel momento sentivo che era giusto così.
E non mi interessa se sono promesso a una spocchiosa francesina (che tra l’altro ho conosciuto due giorni fa, antipatica e snob da morire… sembra quasi Astoria!), quando potrei trovare il vero amore con una persona meravigliosa come sei tu.
Accidenti, forse dicendo “vero amore” ti spavento… non intendo dire che ti amo, Lauren. Non posso illuderti ancora, non mi sembra giusto. Sto solo dicendo che questa cosa potrebbe valere anche per molti altri Purosangue come me che sembrano irraggiungibili ma non lo sono.
“Basta così, Blaise. Smettila di dare messaggi subliminali o qualcuno ti taglia la testa.” Me lo dico da solo, sto impazzendo…
Ehm… credo che per me sia ora di andare, Lauren.
Ci vediamo a scuola, non combinare disastri.
Blaise


La mia espressione stranita sembrò incuriosire i presenti dato che quando alzai lo sguardo li sorpresi a fissarmi con interesse.
- Beh, cosa dice? – chiese infine Draco.
- Ti saluta – tagliai corto io, piegando la lettera per infilarla al sicuro nella tasca dei miei jeans.
- Ah, no! – esclamò il mio migliore amico con aria determinata – Tu non fai quella faccia solo perché Blaise ha scritto di salutarmi! –
- Ne parliamo dopo, Draco – mormorai tra i denti, cercando di fargli capire che non volevo parlare di quelle cose davanti a Sirius e Harry.
- No, non ne parliamo dopo! –
- Draco… - lo supplicai con gli occhi e la voce, sotto lo sguardo interessato di Black.
- Ti ha detto che non voleva baciarti, per caso? Lauren, parla! Devo saperlo! –
- Quindi non è per lui che eri preoccupata, ma per questo Blaise… - commentò allora Sirius, guardando Draco con aria confusa.
- Perché, pensavi che io avessi una storia con lei? – sbottò Malfoy di risposta.
- Scusate se vorrei un po’ di privacy! – urlai istericamente, perdendo la mia quasi infinita pazienza in un paio di secondi. I tre mi guardarono sorpresi.
- Calmati, Lauren… - mi sussurrò Harry intimidito.
- Sono calmissima – risposi freddamente – ora, Draco, cosa ne dici se andiamo a parlare con tua madre di una cosa importante?
Finalmente il mio amico capì che non volevo mettere al corrente anche gli altri due del contenuto della lettera di Blaise. Annuì docilmente, facendomi cenno di seguirlo, e io obbedii dopo aver preso
da sotto l’albero il regalo che mi mancava da scartare.
Mentre salivamo le scale, gli riassunsi brevemente le parole di Zabini.
- L’aria francese gli ha dato alla testa… non può dirti che con te potrebbe trovare il vero amore e poi ritirare tutto, cazzo! – commentò Draco, mentre si rigirava la lettera tra le mani.
- Calmati, dovrei essere io quella arrabbiata – osservai con un sorrisetto tenue.
- Certo, ma tu hai ereditato quella merda di flemma da tuo nonno quindi non ti sfoghi nemmeno quando dovresti… Silente, ti rendi conto che più o meno ti ha velatamente presa per il culo? –
Mi chiesi come mai Draco fosse diventato così sboccato. Forse era l’effetto dello stare troppo lontano da Hogwarts, dove in presenza dei professori non si poteva usare un termine meno educato di un “acciderbolina”.
- Beh, io non lo amo… quindi non vedo perché lui dovrebbe amare me! –
- Ma allora proprio non capisci, eh! Ti ha detto di cercarti un ragazzo tra gli altri Purosangue quando potresti stare benissimo con lui! –
- Ma lui è promesso ad un’altra… - gli ricordai con un sospiro.
- Siete due teste di cazzo – sentenziò alla fine Draco, ficcandomi in mano con malagrazia la lettera spiegazzata.
La porta davanti alla quale ci eravamo fermati si aprì di colpo, mostrandoci Narcissa in tutta la sua severa bellezza.
- Draco Lucius Malfoy, desidererei che tu usassi dei termini più raffinati… soprattutto in presenza di una signorina… - mormorò lei, lanciandomi un’occhiata penetrante.
Il mio amico non rispose, si limitò a stringere le labbra e a entrare nella stanza. Narcissa mi fece cenno con la testa di seguirlo e una volta obbedita chiuse la porta alle mie spalle.
- Immagino che lei sia qui per le informazioni che potrei avere su suo padre, vero? – chiese lei, sfiorando stancamente la testata del letto.
Draco si era invece appoggiato al muro vicino alla finestra e guardava ostinatamente fuori dal vetro. Annuii timidamente, ricordandomi all’improvviso che non avevo la foto che mi aveva chiesto di portarle.
- Signora Black, la prego di darmi del tu e di chiamarmi Lauren – dissi con il tono più educato che riuscii a tirare fuori.
- Va bene, Lauren – continuò allora Narcissa – sei riuscita a procurarti la foto? –
- No – ammisi timidamente – ho chiesto a mio nonno, ma lui sembra deciso a volermi tenere all’oscuro dell’identità di mio padre –
La donna si sedette sulla poltroncina affiancata al suo letto, mentre Draco iniziò a frugare nei cassetti. Mi sorprese il silenzio di sua madre, come se lui fosse stato completamente autorizzato a mettere il naso nei suoi oggetti privati.
- Senza avere la foto, non posso darti la certezza che le mie parole siano veritiere… vuoi comunque sapere la conclusione a cui sono giunta in questi mesi? –
- Le sarei davvero molto grata – risposi con decisione, immaginandomi già il peggio.
Narcissa sapeva che mia madre era una Mangiamorte?
- Non so se Severus ti ha già informata del fatto che Suzanne Silente, alias Sabrina Fountain, facesse parte dei seguaci dell’Oscuro Signore… -
- Ho visto in che modo venivano scelti i Mangiamorte, quindi sì… -
Draco alzò per un attimo lo sguardo, attraversato da un lampo di sorpresa.
Entrambe lo ignorammo, troppo prese una dall’altra.
- Da quanto mi ha confessato Lucius, negli anni in cui eravamo ancora molto uniti, posso con certezza affermare che anche tuo padre è, o è stato, uno degli uomini del Signore Oscuro –
- Impossibile, mio nonno ha detto che sono una Mezzosangue – osservai immediatamente.
- Tuo nonno potrebbe aver mentito –
Quelle cinque parole mi fecero un male assurdo.
A nonno Albus non era concesso mentire. Nascondere le cose, forse sì, ma distorcere la verità no.
Lui era nonno Albus, lui non mentiva!
- Impossibile – replicai con convinzione, vedendo una leggera ruga formarsi sulla fronte liscia di Narcissa Molfoy.
- Allora possiamo anche sostenere l’ipotesi che tu sia figlia di un Mangiamorte Mezzosangue, in questo modo nessuno è accusato di aver raccontato frottole – intervenne Draco.
- Acuta osservazione, Draco – commentò Narcissa, intrecciando le dita sottili con eleganza.
- Quindi lei non sa per certo l’identità di mio padre? – chiesi come conferma, anche se dopo quel breve discorso non sembravano esserci molti dubbi.
- Non per certo, ma ho ipotesi giustificate –
Mi sentivo un po’ presa in giro, un po’ delusa.
Insomma, mi ero illusa di poter sapere tutto quello che avevo sempre desiderato sapere.
- E a cosa avrebbe potuto servirle la foto? –
- Conoscevo di vista tutte le fidanzate di tutti i Mangiamorte, mi avrebbe aiutata molto vederla dato che il nome Suzanne non mi dice nulla sull’aspetto fisico… -
Mi distrassi per un attimo, il mio sguardo cadde su Draco che continuava imperterrito ad operare una specie di perquisizione tra le carte di sua madre.
- La prima persona di cui sospetterei è Rodolphus Lestrange, quel viscido individuo che è il marito di mia sorella Bellatrix… -
Il mio corpo fremette di odio nel sentire pronunciare quel nome.
- Semplicemente per il fatto che, nonostante quei due non si siano mai amati, Bella è molto gelosa… ed è stata lei a uccidere tua madre, giusto? Quindi sarebbe un movente… -
Annuii debolmente. Non sapevo nemmeno chi fosse quel Lestrange.
- Non assomigli a Rod, e questo mi fa venire dubbi sulla mia ipotesi, ma potresti anche aver preso tutto da tua madre – commentò pensierosa Narcissa.
- E invece il secondo candidato? –
- Walden McNair… anche con lui sembri non avere niente in comune, ma è il migliore amico di Bella e lei non avrebbe mai permesso che un Mangiamorte Purosangue avesse un figlio da una Mezzosangue come tua madre… -
- Questo però non è coerente con le parole di mio nonno – osservai io con decisione.
- Già… - acconsentì Narcissa, nonostante non sembrasse molto convinta.
- Solo loro due? – chiesi allora, per spingerla a continuare le sue ipotesi.
- No, no… ho ottime ragioni di sospettare anche di mio cugino Regulus… -
- Reg, madre? Il fratello di Sirius? – esclamò sorpreso Draco, abbandonando per un attimo la sua occupazione principale.
Narcissa annuì con sguardo triste, passandosi una mano tra i ciuffi biondi.
- Suzanne e Regulus avevano solo un anno di differenza, mio cugino mi scriveva spesso del suo ottimo rapporto di amicizia con quella ragazza pregandomi di non dirlo a sua madre… sarebbe stato un disonore per lui e per la Casata dei Black avere un figlio da una Mezzosangue! –
- Quindi, come per McNair, sarebbe stato questo il movente di Bellatrix? – mormorai con rabbia.
- Molto probabile, conoscendo mia sorella… - replicò piattamente Narcissa - …ma l’ipotesi in cui credo di più, anche dopo essere venuta a conoscenza di alcuni atteggiamenti che ha nei tuoi confronti, è Severus Piton –
Rimasi a fissarla con gli occhi spalancati. Alla mia destra si alzò un rumore di carta che si sparpagliava a terra. Le lettere di Narcissa giacevano in disordine sul legno scuro del pavimento.
- Madre, dimmi che stai scherzando! – sputò Draco con tono quasi supplicante.
- Sono molto seria, invece – rispose la donna con un sorriso accennato – Severus mi ha spesso parlato di una donna di cui era innamorato… descriveva spesso i suoi capelli rossi, come con lei potesse sentirsi felice, la loro storia travagliata… -
- Non parlava di mia madre – dissi piattamente, come un automa – parlava della madre di Harry Potter –
- Lily Potter? – sussurrarono i due Malfoy in coro.
- Esatto, lei… quindi non c’è storia che il professor Piton possa essere mio padre… -
Le mie parole ebbero il doppio effetto di tranquillizzarmi e di farmi provare un senso di dispiacere.
Sarebbe stato poi così terribile essere la figlia di Severus? No, dovevo ammettere che non mi sarebbe affatto stato sgradito.
Lui era di animo nobile, per quanto avesse un carattere terribile. Ne sarei stata orgogliosa.
E comunque quel legame di sangue avrebbe spiegato molte cose, no?
- Peccato, perché tutto sembrava coincidere – rifletté Narcissa ad alta voce – Bella che odia Severus, uccide la sua amata solo per farlo soffrire, Severus che ti prende sotto la sua ala protettrice appena arrivata a Hogwarts… -
- E lei come fa a saperlo? – indagai con sospetto.
- Siamo ottimi amici, io e lui – confessò Narcissa – è stato l’unico Mangiamorte che ha avuto il coraggio e la bontà di venirmi a riferire i ripetuti tradimenti di Lucius alle mie spalle –
Lanciai automaticamente un’occhiata a Draco, che sembrò prendere un colorito roseo per l’imbarazzo.
- In ogni caso – continuai con tono pratico – cosa avrebbero a che fare tutte queste paternità incerte con il fatto che Voldemort mi vuole viva nelle sue mani? –
- Posso azzardare che ti voglia a causa della tua stretta parentela con Albus Silente, il suo nemico –
Non ci avevo mai pensato. Un ricatto, probabilmente avrebbe funzionato.
- La ringrazio molto, signora Black… mi ha dato numerosi spunti di riflessione… -
- Ma niente di certo, mi dispiace… -
- Mi è stata di grande aiuto, è questo che conta – risposi con un tenue sorriso di circostanza.
Incontrai lo sguardo di Draco che si precipitò subito alla porta.
Uscimmo entrambi dopo alcuni cenni di saluto a Narcissa, subito il mio amico mi trascinò a forza nella sua stanza.
- Ehi, a cosa si deve questa foga? –
- Ho trovato nella stanza di mia madre una lettera che potrebbe interessarti… vuoi leggerla? –
Odiavo lenire la privacy delle persone, ma dovevo ammettere che raramente Draco faceva qualcosa senza un motivo plausibile.
- Non avresti dovuto… -
- Silenzio, te la leggo lo stesso! –
Ed estrasse dalla tasca dei suoi jeans un paio di pergamene sdrucite.
Mi arresi davanti alla sua decisione, preparai le mie orecchie ad un’invasione nel mondo privato della famiglia Malfoy.


Note dell'autrice

Buongiorno, caaaaari! [notare il saluto molto alla Cooman xD]
Sono riuscita a tornare finalmente in un tempo decente, anche se credo che ci rivedremo di nuovo verso il weekend.
Per adesso, vi ringrazio tutti come sempre - con menzione speciale per maricuccia che ha aggiunto la storia tra i Preferiti.
Insomma, ultimamente sono di poche parole nelle mie note. Le idee che avevo all'inizio nella mia testa a proposito del finale di questa fanfiction si stanno rimescolando senza un ordine preciso e quindi preferisco non pronunciarmi troppo.
A presto, ancora un grazie mille a tutti!

DarkViolet92: grazie per i complimenti! L'ho fatta bere per dimenticare, come di solito si usa fare (no, io non lo faccio perchè sono astemia... ma si sente spesso parlare di gente che si ubriaca per non pensare alle cose spiacevoli). La prima volta è stato per rimuovere Daniel, questa volta è stato per l'insieme dei Mangiamorte e dell'assenza di suo nonno al suo fianco.
Yvaine0: alla fine di tutto questo credo che lancerò davvero il sondaggio per sapere qual è stato il capitolo preferito, quindi segnatelo xD scherzi a parte, sono felice che ti sia piaciuto! Di solito non inserisco parti "erotiche" nelle mie storie (in qualche modo sono un po' timidina *.*) ma quando ci sta bene non posso tirarmi indietro. L'ambiguità di Draco è voluta, ma la spiegherò verso la fine.
Lauren invece ha combinato un bel disastro! No, non è vero... niente di estremo, come hai potuto leggere ^^ grazie per i complimenti!
Luciana Menditegui: sto scadendo molto nel malizioso, ultimamente... forse dovrei aggiustare il tiro, cosa ne dici? xD Per quanto riguarda i Malandini, li ho aggiunti in un momento di ispirazione. Sto mettendo capre e cavoli in questa storia, ci manca solo Allock e poi ci sono quasi tutti personaggi della saga ^^
mistero: vorrei potertelo dire, ma non sarebbe corretto U_U naturalmente alla fine si scoprirà, ma per ora devo restare in silenzio stampa ^^
La scena di Draco ha riscosso successo, a quanto pare. Dovrei dedicarmi più spesso a questo tipo di episodi, forse xD

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Capitolo 39
*** Caccia alla strega ***


                
   15 aprile 1995

Cara Cissy,
è il tuo Lucius che ti scrive. Sono riuscito a trovare il tempo di contattarti tra le centinaia di impegni solo perché è il Signore Oscuro a volerti affidare un incarico.
Ti avevo già detto che siamo alla ricerca della nipote di Silente, vero? Sappiamo che si trova al Collegio di Takatalvi, in Finlandia, e vorremmo che tu mandassi alcuni regali (sai di che cosa parlo) al Preside per corromperlo e trascinarlo dalla nostra parte.
Vorremo poterlo fare noi, ma essendo in missione non abbiamo niente di abbastanza raffinato da poter convincere un uomo. Anche se, secondo le nostre informazioni, quell’uomo dovrebbe essere un viscido individuo disposto a vendersi a chiunque per aumentare il prestigio della sua scuola e i Galeoni nelle sue tasche. Si chiama Janius Palakowski.
Chiedigli di trovare un pretesto per espellere Lauren Silente dalla sua scuola (magari suggeriscigli di appendere manifesti con il Marchio Nero per celebrare il ritorno del Signore Oscuro, siamo certi che la signorina reagirà in modo violento da brava babbanofila) e che se riuscirà a farlo verrà caldamente ricompensato.
Non so perché Lui stia cercando con così tanta foga quella ragazzina, Cissy, magari ha qualche potere che noi non conosciamo o magari cerca solo un modo per ricattare quel debole di suo nonno. Comunque penso di essere riuscito a scoprire chi è il padre, ma smettila di chiedermelo. Cosa te ne importa, scusa?
A presto. Mi raccomando, svolgi bene il compito che ti è stato affidato.
Lucius


Avrei dovuto ritenermi soddisfatta per aver scoperto la seconda origine di una delle mie tre espulsioni.
Dopo Beauxbatons, Takatalvi.
Mancava solo la spiegazione della “congiura di Durmstrang” e poi avrei potuto scrivere la biografia dei miei primi diciassette anni di vita.
- Non ho parole – commentai, mentre ripiegavo la lettera e la appoggiavo di fianco a Draco.
- Vuoi dirmi che non hai capito perché te l’ho fatta leggere? –
- No – risposi piattamente – vorresti gentilmente spiegarmelo? –
Draco appoggiò il dito sulla terzultima riga, sottolineandola ripetutamente con il suo gesto.
- Mio padre sa chi è tuo padre… ora hai capito? –
- Draco, non credo che sia molto utile dato che per parlare con tuo padre dovrei prima mettere in conto che potrei essere uccisa… o peggio, essere deportata nel covo della Congrega Oscura! –
Il mio amico annuì mestamente. Evidentemente non ci aveva pensato, per un momento aveva ancora creduto che il suo papà sarebbe stato disposto a tornare a casa per raccontargli pacificamente quello che lui avrebbe voluto sapere.
Poi un lampo di qualcosa mi attraversò la mente.
- Apri un attimo quella lettera – gli dissi con tono d’urgenza, sentendo che un’intuizione stava per affiorare sulle mie labbra.
Quando osservai di nuovo il tratto elegante delle parole, la grandezza spropositata delle “d” e delle “t” rispetto alle altre lettere, mi accorsi di avere già visto quella scrittura.
Ne ero certa.
- Secondo te è possibile che io abbia ricevuto una lettera da tua padre, in precedenza? –
- Dipende da quando – constatò Draco, con aria preoccupata.
- Devo trovare il biglietto che mi è arrivato qualche giorno fa –
Ci precipitammo fuori dalla stanza di Draco, diretti verso quella dove la sera prima avrei teoricamente dovuto dormire con Ginevra e Hermione.
Il mio baule giaceva abbandonato nel centro, circondato da un paio di borse ripiene di vestiti.
- Tu perquisisci le borse, io penso al baule – dissi a Draco con decisione.
Frugammo dappertutto, ma quel dannato bigliettino sembrava non voler saltare fuori.
- Ehi, ho trovato una tua ricerca di Pozioni! –
- Puoi tenerla come ricordo, se ti va – replicai freddamente.
Alla fine scoprimmo che l’avevo infilato nella tasca dei jeans che indossavo quel giorno.
- Le cose sono sempre nei posti più scontati – borbottai irritata, mentre allungavo il bigliettino a Draco.
Il mio amico lo lesse e sgranò gli occhi. La scrittura coincideva.
- Tu non puoi essere una Malfoy! – urlò con voce strozzata.
- Abbassa il tono – sibilai, temendo che qualcuno l’avesse sentito – non voglio che tutta la casa venga qui a fare domande indiscrete! –
- Ma tu non puoi essere una Malfoy! – ripetè Draco in un tentativo di auto convincimento.
- E allora perché mi avrebbe scritto “la persona che condivide con te il sangue che ti scorre nelle vene”? – recitai a memoria.
- Perché mio padre l’avrà scritta per conto di qualcun altro, sicuramente non immaginava che tu avresti potuto scoprire che si trattava della sua calligrafia! –
Le parole di Draco non erano poi così assurde.
Io non avevo certamente l’aria da Malfoy: niente altezza spropositata, niente occhi chiari, niente capelli biondissimi, niente bellezza eterea.
- Non hai tutti i torti, non assomiglio certamente a te! –
- Cos’hai intenzione di fare? –
Lo guardai confusa, non capivo a cosa si riferisse.
- Per assomigliarti, intendi? –
- No, Silente, no! – rispose esasperato – Hai intenzione di andare a Hogsmeade il 31 dicembre, come è scritto qui? –
- Non sono una suicida, Draco! –
Una risatina divertita si levò alle nostre spalle, ci voltammo entrambi verso Harry.
- Cosa ci fai tu qui? – chiese con astio il mio migliore amico.
- Volevo solo dirvi che presto verranno a prelevarci per riportarci a Hogwarts – replicò Potter con calma, guardando curioso il disordine sparso in giro – Avete fatto scoppiare una Caccabomba qui dentro? –
- No, stavamo cercando una cosa – risposi io, arrossendo lievemente.
Tutti i miei vestiti, compresa la biancheria intima, erano esposti in bella vista sul letto, la poltrona, il comodino, il pavimento.
- Perché dovrebbero riportarci a Hogwarts? – osservò all’improvviso Draco.
- Credo che sia per questo –
Harry fece cadere a terra, dove eravamo seduti io e il mio amico, la Gazzetta del Profeta.

Caccia alla Strega
Di Rita Skeeter

No, miei cari lettori, non voglio parlarvi dei tempi dell’Inquisizione. La vostra cara Rita, oggi, è purtroppo obbligata a trattare un argomento peggiore di questo, se possibile.
In seguito all’evasione di Voldemort, si sono sparse voci secondo le quali il principale obiettivo della Congrega Oscura sia diventata la nipote di Albus Silente, la ormai famosa Lauren Cassidy Alexis Katherine.

- Ma si diverte così tanto a scrivere tutte le volte la mia sequela di nomi? – protestai irritata, facendo ridacchiare Draco e Harry.

Si intuisce quindi che si sia aggiunta al suo promesso sposo Draco Lucius Malfoy (per ulteriori dettagli consultate pag. 12 con un articolo riassuntivo su questa storia d’amore) e il Prescelto – Harry Potter – nella lista nera del Signore Oscuro. Nella piccola cittadina di Privet Drive, si sono trovate 
per le strade centinaia di manifesti recanti le foto dei tre giovani e le parole “Ricompensa di diecimila Galeoni” corredate dal Marchio Nero - noto simbolo della Congrega Oscura. A Londra, negli uffici di Scotland Yard, si susseguono le telefonate di Babbani che chiedono chi siano le persone che compaiono sui volantini infilati nelle loro cassette della posta. A York  i giornali sono stati stregati per mostrare solo quelle foto e quella richiesta di consegna. Cosa avrà intenzione di fare il Ministero della Magia per questa spinosa situazione che potrebbe portare all’abbattimento delle barriere tra il mondo magico e quello Babbano?
(Continua a pag 5)


- Beh, cosa intende fare quell’idiota di Scrimgeour? – sbottai allora io, guardando Harry con aria interrogativa e sorvolando volontariamente sul “promesso sposo Draco Lucius Malfoy”.
- Leggete e vedrete – rispose lui con un sorriso amaro.
- Potter, risparmiaci questa tortura – disse Draco con aria annoiata – e riassumici quello che ha scritto questa giornalista da strapazzo –
- Va bene – acconsentì Harry – in pratica Scrimgeour ha deciso di comunicare ufficialmente la nostra posizione, corredata di via, città e numero civico... quindi dobbiamo andarcene prima che spifferi tutto, in modo da poterci salvare la pelle e poter salvare la segretezza del Quartier Generale dell’Ordine –
- Fammi capire bene… se non ce ne andiamo subito manderà a monte decine di anni di Incanto Fidelius? –
- Così ha detto Kingsley...  ma se entro domani saremo a Hogwarts, il Ministro comunicherà semplicemente che ci troviamo a scuola –
- Non si vergogna di venderci così alla Congrega Oscura? –
- Quello che gli preme di più è non infrangere il Trattato di Segretezza, noi possiamo lasciarci la pelle senza problemi – sentenziò Draco con semplicità.
Iniziai a capire un po’ la situazione. Sistemammo in silenzio nel mio baule tutta la roba che avevo lanciato in giro, poi ci sedemmo sul letto.
- Non avrei mai pensato che sarebbe riuscito a evadere – confessai con voce tremante.
- Nemmeno io – concordò Draco – ma sicuramente non avrei mai pensato che gli obiettivi saremmo diventati noi tre –
- Sapete una cosa? È bello avere compagnia – commentò ironicamente Harry.
Gli rivolsi un mezzo sorriso solidale, mentre Draco sbuffava con sufficienza.
- Perché vogliono te, poi, Lauren? –
- Narcissa ha detto che lo fanno per ricattare mio nonno, Harry… -
- Tuo nonno potrebbe essere ricattato con qualunque studente della scuola… è troppo nobile per lasciarne uno in mano a quella gente… -
- Lo so, Harry… - sospirai tristemente.
Quello però non giustificava il fatto che volessero la sottoscritta. Non mi era difficile crederci dato che, anche se avevano avuto l’opportunità di avere Draco e Harry durante la sera del Ballo di Natale, avevano preferito maledirli designandomi come Hostem.
E io ancora mi tormentavo nei sogni chiedendomi il perché.
Non ero la Prescelta, non ero la figlia di Lucius Malfoy.
Cosa avevo di interessante?
- Ragazzi, volete una cioccolata? – chiese gentilmente Lupin, appena spuntato sulla soglia.
Alzammo tutti e tre lo sguardo, annuendo mestamente.
- Mi dispiace molto per quello che sta succedendo, faremo di tutto per proteggervi – affermò il professore, sfiorandomi con i suoi rassicuranti occhi color ambra.
- Non è colpa sua – osservò Harry, alzandosi in piedi.
Io e Draco lo imitammo e scendemmo tutti e quattro nella cucina di Grimmauld Place.
Il profumo della cioccolata che bolliva nel pentolino, controllato da Sirius, mi fece ricordare alcuni momenti di infanzia in cui ero davvero felice.
In cui avevo nonno Albus al mio fianco, sempre pronto a dimostrarmi che tutto sarebbe andato per il meglio.
- Chi ci accompagnerà a Hogwarts? – chiesi con indifferenza, mentre Sirius versava nelle nostre tazze il denso liquido profumato.
- Andremo con la Polvere Volante, non è più molto sicuro circolare per Smaterializzazione come l’altra volta… anche considerando che Minerva e Severus erano stati aggrediti e se la sono cavata per un soffio… -
Il mio stomaco si strinse per i sensi di colpa. Avevano rischiato la loro vita per me.
- Quando partiremo? – domandò allora Draco.
- Appena avrete finito di bere la cioccolata – rispose Lupin, rivolgendoci uno sguardo dispiaciuto.
Assaporammo gli ultimi sorsi di bevanda del paradiso e di attimi in Grimmauld Place, prima di salutare Sirius e Narcissa.
La madre di Draco era scesa, per combinazione, pochi secondi prima che Lupin ci ricordasse come usare la Polvere Volante.
- Scrivimi… - sussurrò nell’orecchio del figlio - …e abbi cura di te! –
Harry fu il primo ad andare, seguito da Draco e poi dalla sottoscritta. Mentre gli altri due entravano nel camino, Sirius mi infilò in mano un piccolo pacchettino e una lettera.
- Ma cosa…? – protestai debolmente.
- Zitta. Sbrigati ad andare, Remus ci sta guardando. –
Notai l’occhiata tra il curioso e il severo che ci lanciò il mio professore di Difesa, mi affrettai a buttarmi nelle fiamme verdi.
- Ufficio di Remus Lupin! – urlai con tutta la voce che avevo in corpo, prima di atterrare sul morbido tappeto persiano che copriva il parquet chiaro dell’ormai conosciuta stanza.


Note dell'autrice

Buon pomeriggio, cari lettori! Con un lieve ritardo, ma sono di nuovo qui in compagnia di un nuovo capitolo.
Vi ringrazio per la vostra continuità nel leggere e per il vostro supporto, in particolare mi rivolgo a Roxy, kiri_chan e snape87 che hanno aggiunto la storia tra le Preferite o le Seguite.
Mi accorgo solo ora che siamo già arrivati al capitolo 39 e che il prossimo sarà il 40! (Ma che brava, so contare!!! xD)
Scherzi a parte, facendo una previsione molto approssimativa, credo che manchino circa altri undici capitoli prima che la storia di Lauren si concluda. Il numero è naturalmente soggetto a variazioni a seconda del mio andazzo di idee e dei miei lampi di ispirazione, quindi prendetelo con le pinze.
Finite le comunicazioni di servizio, passo alle vostre recensioni.

Valery_Ivanov: devo ammettere che mi sono divertita molto a leggere le tue due liste di ipotesi ^^ Purtroppo non posso nè smentire nè confermare quello che hai scritto, quindi mi limiterò a rispondere alle altre parti della recensione. Allora, sono felice che Draco continui a piacerti... dispiaciuta invece per l'autostima del povero Blaise, ma non può mica piacere a tutti! xD Hai accennato a una curiosità per la coppia Lauren x Sirius? Ammetto di averci pensato, ma come hai detto tu mi sembra che la differenza d'età sia considerevole. Comunque grazie per i complimenti!
DarkViolet92: grazie per i complimenti... ma mi dispiace non poter rispondere alle tue domande, questa volta! Il misterioso personaggio che ha spedito l'ultimo regalo a Lauren si scoprirà nel prossimo capitolo, mentre per quanto riguarda la rabbia di Draco... sì, credo che anche per quella ci sarà un accenno di spiegazione nel capitolo 40!
mistero: no, non vi farò aspettare troppo... nel giro di una decina di capitoli o poco di più sarà tutto finito e potrai gioire o mandarmi a quel paese (dipende da cosa deciderò di fare xD) Draco si sta montando la testa per tutti i complimenti per riceve... e io che credevo di trascinarlo per i capelli in OOC! La spiegazione del regalo di Severus... beh, sarà molto verso la fine, ma quella pozione avrà un ruolo determinante in futuro... e qui mi tappo la bocca! ^^
Luciana Menditegui: ecco risolto il dubbio della lettera, un tassello in più che ricostriusce piano piano la vicenda alle spalle di questa storia... chi sarà il padre di Lauren? Per ora posso ammettere che non lo so nemmeno io... ma prima o poi dovrò decidere, e allora credo che ci saranno indizi disseminati ovunque! ^^


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Capitolo 40
*** Doni del destino ***



Al suo arrivo, Lupin ci congedò senza fare domande.

Immaginavo che mi avrebbe aspettato un interrogatorio a proposito di cosa mi avesse dato Sirius, ma non accadde niente di simile.
Tornammo tutti e tre nel nostro dormitorio, che sarebbe certamente stato deserto fino alla fine delle vacanze di Natale, e ci posizionammo davanti alle poltrone scaldate dal fuoco.
- Saranno i giorni più noiosi della nostra vita – commentò Draco, dando voce a quello che probabilmente anch’io e Harry stavamo pensando.
- E non possiamo uscire, mi sembra ovvio – rincarai io con uno sbuffo.
Piton entrò dal buco del ritratto, rivolgendoci una bella squadrata con i suoi occhi penetranti.
- Potter e Malfoy, dovete prendere la pozione – li informò, mentre estraeva due fialette dal suo mantello.
- Grazie per la Amortentia, professore –
Mi guardò con gli occhi stretti a fessura, come se avesse voluto che restasse una cosa personale, ma vedendo che Draco e Harry non facevano una piega si arrese a rivolgermi un cenno vago.
- Nessun problema, signorina Silente… spero per te che non abbia intenzione di usarla a scuola! – mormorò lui con un lampo divertito nello sguardo.
Gli sorrisi, aspettando che fosse lui a dirmi qualcosa a proposito del regalo che gli avevo fatto.
- Quando verrai nel mio ufficio per le ultime due sere di punizione… - continuò allora Piton - …vorrei anche che mi spiegassi a cosa serve quello strano piatto argentato che ho trovato impacchettato sulla mia scrivania –
Ridacchiai dentro di me. Immaginavo che non lo sapesse, probabilmente quando era bambino non esistevano ancora cose così altamente tecnologiche.
- Vi lascio al vostro riposo, allora… -
- Grazie mille, professore! – intervenne Draco con sarcasmo.
- Ah, signorina Silente – riprese, una volta arrivato davanti al ritratto – il Preside vorrebbe parlarti questa sera dopo cena –
Annuii, facendogli capire che avevo ricevuto le sue parole, e lui sparì da dove era venuto.
- Cosa vorrà da te? –
- Farmi le solite raccomandazioni sulla sicurezza, presumo – risposi con noncuranza, alzandomi dalla poltrona.
- Dove vai? – chiese allora Harry, forse preoccupato perché si vedeva costretto a restare da solo con Draco.
- Voglio stare un po’ con me stessa, se mi cercate sono nel dormitorio femminile –
- Ma noi non possiamo salire a chiamarti – osservò Draco.
- Esattamente quello che voglio, non essere disturbata – replicai io con un mezzo sorriso.
Salii le scale che portavano alla stanza che condividevo con Millicent, Lavanda e Pansy. Nessuna di loro era rimasta a scuola per le vacanze, quindi avevo garantita la pace totale. Volevo aprire il regalo di Sirius e leggere la lettera allegata.
Scartai il piccolo pacchettino avvolto in carta grigia, ne scivolò fuori una pietruzza nera che riluceva di riflessi multicolore.
Prima di iniziare a farmi domande inutili, decisi di leggere la lettera che probabilmente avrebbe giustificato il perché di quel gesto.

Ciuffetta, sono Felpato.
Sai perché ci chiamo con i nostri soprannomi? Non voglio che qualcuno scateni un macello di pettegolezzi se questa lettera dovesse finire nelle mani sbagliate.
Sì, immagino che tu ti stia chiedendo perché ti chiamo Ciuffetta, ma sono disposto a spiegarti tutto quando ci vedremo la prossima volta.
In ogni caso, deriva tutto dalla notte della Vigilia di Natale… sai quando ti sei ubriacata? Esatto, quella notte lì.
Non è successo niente di grave, te lo giuro, ma non posso scrivere tutto qui sotto perché:
a)    C’è Remus che mi fissa;
b)    Tra pochi minuti te ne andrai ad Hogwarts;
c)    Preferisco magari farti vedere il ricordo perché potresti non credermi.
Credo che invece tu non abbia la minima idea di quello che è successo, vero? Se questa mattina non mi hai detto nulla al riguardo, penso proprio che sia come immagino.
Beh, ti spiego solo il perché di questa pietra. Avevo giurato a Lunastorta che l’avrei data alla persona che sarebbe riuscita a farmi rompere la mia promessa.
Ce l’hai fatta, ritieniti onorata.
A presto, Felpato


Restai confusa a fissare le parole scritte su quel foglio.
Che promessa avevo fatto infrangere a Sirius? Non ricordavo davvero niente di quella notte se non qualche immagine sfocata che non mi spiegava assolutamente le parole del padrino di Harry.
E poi aveva scritto “niente di grave”, quindi non avevamo involontariamente fatto quello a cui avrei pensato come prima cosa.
“Ciuffetta? Ma da dove l’ha tirato fuori questo soprannome?” mi chiesi nella mia testa, mentre passeggiavo nervosamente per il dormitorio silenzioso.
Camminando camminando, incespicai in qualcosa appoggiato per terra e finii con il naso a pochi centimetri dal muro. Tirai un sospiro di sollievo, avevo rischiato di rompermelo e ritrovarmelo della lunghezza di quello di nonno Albus.
- Ma chi diamine ha lasciato la roba in mezzo alla camera? - borbottai tra me e me.
Notai che avevo fatto un volo su una specie di cestino di vimini nel quale c’era un cuscino rosa e un biglietto.
Doveva essere un vizio, allora. Ma perché la gente non mi diceva le cose a voce al posto di scriverle su pezzi di carta e crearmi tutti quei dubbi in testa?

Piccolo regalo da parte di Blaise. L’ho affidato a mia cugina Phoebe, che rimane a Hogwarts per le vacanze, e le ho detto di portarlo nel nostro dormitorio senza farsi vedere.
In pratica le ho fatto infrangere la legge, povera piccola. ^.^
Spero che ne sia valsa la pena, a presto!

Mi aveva regalato un… cestino di vimini? Regalo alquanto originale, senza dubbio.
Mi strappò un sorriso, solo lui era capace di farmi scherzetti del genere.
- Miao! –
No, un attimo. C’era qualcosa che non andava, il mio cestino non poteva miagolare.
- Chi è stato? – chiesi, guardandomi in giro con aria circospetta.
- Miao! –
Abbassai lo sguardo, sentendo qualcosa di peloso strusciarsi contro le mie caviglie. Un delizioso micetto con il pelo che racchiudeva le più disparate sfumature di grigio puntò i suoi occhi color tempesta verso la sottoscritta.
- Miao! –
- Ah, devi essere tu il regalo di quel dispettoso di Blaze… - mormorai abbassandomi per accarezzarlo – chissà quanto tempo hai passato qui senza mangiare… starai morendo, in pratica… -
Ma poi notai una ciotola piena di croccantini nascosta sotto il mio letto e dovetti ammettere che il mio amico aveva davvero pensato a tutto.
- Lauren! – mi raggiunse la voce urlante di Harry – Dovremmo scendere per mangiare! –
- Arrivo! – gridai a mia volta, mettendo a posto la pietra e la lettera di Sirius.
Decisi che non me ne sarai preoccupata fino a quando non sarebbe stato il momento, quindi fino a quando non avrei rivisto Sirius.
E, guardando bene da chi ero ricercata, non ero nemmeno tanto sicura che avrei avuto l’opportunità di concedergli un ultimo saluto.

Il pomeriggio era passato tranquillo, infatti quando andai dopo cena nell’ufficio di mio nonno mi sentivo pervasa da una strana calma elettrizzante.
Era forse colpa della mia vita che in quelle ultime ore era sembrata troppo normale per le mie abitudini?
Tutto era così calmo e ordinario che credevo di incontrare un Mangiamorte in corridoio da un momento all’altro, giusto per rendere quel giorno di Natale meno scialbo.
Ma arrivai incolume nella stanza circolare e venni accolta da un quieto tubare di Fanny.
- Buon Natale, Lauren – mi disse mio nonno con un tenue sorriso – e perdonami per ieri sera, ma davvero non me la sentivo di lasciare da soli gli altri studenti –
- Figurati, sono solo tua nipote – risposi piattamente.
- Lauren, mi dispiace… davvero tanto… -
Gli credetti, anche perché non farlo sarebbe stato impossibile. Mi accomodai davanti a lui, come sempre, torturandomi le ciocche di capelli che mi cadevano scomposte sulle spalle.
- Voldemort è qui in giro… - esordì lui con serietà.
- Come fai a saperlo? –
- Scrimgeour ha comunicato pochi minuti fa il vostro ritorno ad Hogwarts, probabilmente i Mangiamorte stanno perquisendo in lungo e in largo i confini di Hogsmeade… -
- Possono entrare a Hogsmeade? –
- No, ho escogitato un modo per impedire a loro di penetrare all’interno della barriera magica, ma non so per quanto durerà prima che il loro capo riesca a trovare un contro incantesimo… -
Ci guardammo dritti negli occhi, azzurro cielo su marrone terra, per qualche secondo.
- Perché stanno cercando me, nonno? –
- Credevo che Narcissa avesse avanzato un’ipotesi al proposito… - osservò lui con un filo di ironia.
Abbassai lo sguardo imbarazzata. Probabilmente aveva scoperto tutto quello che la madre di Draco mi aveva detto a proposito dei miei ipotetici padri.
E pensare che era successo solo quella mattina.
Non ci avevo pensato per l’intera giornata, da quando ero uscita da quella stanza.
- Tu sai chi è mio padre, nonno? –
- Esattamente come Narcissa ha fatto, posso solo supporre… -
- Tu la pensi come lei o hai altri eletti? –
- Oh, ci sono molti sospetti, Lauren… - confessò con leggerezza - …diciamo che tua madre, mia figlia, è stata molto amata… in tutti i sensi… -
- Cosa vorresti dire? –
- Come hai potuto vedere, era molto carina in gioventù… -
- Come ho potuto vedere?! – lo interruppi, alzando un sopracciglio.
- Ma certo, il tuo regalo di Natale, Lauren! – rispose lui con tono di ovvietà.
Mi ricordai all’improvviso del pacchettino che tenevo in tasca da una mezza vita. Non lo avevo ancora aperto, era quello che mi ero portata avanti e indietro da poco dopo la colazione di quella mattina.
- Non l’ho ancora aperto, nonno… -
Dalla carta rossa a stelline dorate estrassi un libricino minuscolo che appoggiai sulla scrivania.
- Engorgio! – mormorò allora lui, riportandolo a dimensioni normali.
Era un album di fotografie, anche piuttosto alto. Sotto lo sguardo di mio nonno lo presi in mano.
La prima foto ritraeva il volto sorridente di una bellissima ragazza che doveva avere più o meno la mia età. Aveva la pelle chiarissima, alcune leggere lentiggini sulle guancie, gli occhi color nocciola, i capelli rosso ramato e delle carnose labbra rosse.
Tutto questo su una persona comune probabilmente avrebbe stonato, ma non su di lei. Sembrava che quelle parti si mischiassero in un’armonia segreta che rendeva impossibile trovare un difetto in quel viso. Attribuii quella fortuna al sangue di Veela che scorreva nelle vene di mia madre.
- Credo di aver preso da mio padre… - scherzai con autoironia, continuando a sfogliare le foto e vedendo che era meravigliosa anche nelle linee del corpo.
- Non essere sciocca, Lauren – replicò mio nonno con severità.
Lui credeva che io fossi amata dai ragazzi come lo era mia madre? Non era così, probabilmente il sangue di Veela non era arrivato nemmeno in una minima percentuale nel mio corpo.
- Se l’avessi saputo prima, avrei potuto mostrare queste foto a Narcissa… me le aveva chieste… - commentai sovrappensiero.
- Allora era quello il motivo per cui insistevi tanto? –
Chiusi l’album, tenendolo in grembo. Mi sentivo leggermente colpevole per aver tenuto nascoste a mio nonno alcune delle mie intenzioni.
- Anche, ma volevo davvero avere qualcosa che mi mostrasse almeno uno dei miei genitori… -
Gli occhi celesti sembrarono perdonarmi, mentre il loro proprietario si alzò in piedi.
- Sai, Lauren, potrei dirti anch’io una sfilza di nomi di possibili candidati… ma a cosa servirebbe? Solo tua madre sapeva la verità e l’ha portata via con sé… -
- Naturalmente anche mio padre sa la verità – osservai io con insistenza.
- Ma se non si è scomodato a venire a cercarti per diciassette anni, perché dovrebbe farlo ora? –
Non aveva tutti i torti, in effetti.
- Perché mi hai chiamata qui? –
Non vedevo l’ora di andarmene da lì. Volevo riflettere sulla storia dei diciassette anni di silenzio, collegandola al biglietto scritto da Lucius Malfoy che mi era stato mandato.
- Per ricordarti che non devi uscire dai confini di Hogwarts, nemmeno per vie trasverse come i passaggi segreti, e che devi tenere gli occhi più aperti del solito… va bene? –
Feci spallucce, l’avrei fatto anche se non me l’avesse detto.
- E quando tutti gli altri studenti torneranno, ti prego di prestare attenzione ai rapporti che intraprenderai con alcuni… sai chi intendo, vero? Anche se Harry e Draco non sanno chi li ha aggrediti, noi continuiamo a sospettare di lui.. –
- Daniel Dwight? –
- Esattamente…  per quanto mi faccia male l’idea di tenere sotto stretto controllo un mio studente, penso che ormai sia necessario… -
- Guarda che è stato tutta la sera con Astoria – gli feci notare, senza capire perché mi divertissi a difenderlo.
- Questo è quello che sostiene Rita Skeeter… diciamo che non c’è da farci affidamento! – disse mio nonno, sfoderando un sorriso divertito.
- Posso andare, allora? –
- Solo un’altra cosa… - riprese all’improvviso, quando avevo già la mano appoggiata alla maniglia – stai attenta anche a Draco e Harry, se noti dei cambiamenti repentini di comportamento riferiscilo subito a Severus perché potrebbe dipendere dall’evoluzione della Maledizione –
Annuii con aria annoiata, di certo non mi sarei messa a psicanalizzare i miei amici.
Tornai nel dormitorio con calma, gustandomi ogni singolo secondo di buio e silenzio che pervadevano i corridoi della scuola.
Di nuovo pensai che un Mangiamorte avrebbe potuto colpirmi, rapirmi, magari anche uccidermi in qualsiasi momento mentre passeggiavo così ingenua e inerme per quelle mura in completa solitudine.
Ma non successe niente di tutto questo, per fortuna.
Almeno per quella sera.


Note dell'autrice

Buon pomeriggio! Scampo per qualche minuto ai compiti di spagnolo (che oggi sono particolarmante noiosi) per postare questo capitolo, ormai vecchio di qualche giorno. Quasi ammuffito, quindi.
Spero che possa raccogliere più consensi del precedente, che oggettivamente parlando non era altro che un tipico capitolo di transizione.
Quindi, dopo questa breve introduzione, vi lascio per rispondere alle recensioni.
No, solo un attimo ancora... allego qui sotto il link per una foto della madre di Lauren. Chi ne avesse voglia potrà finalmente farsi un'idea della persona che ha dato la vita a chi tanto ci sta facendo dannare ^^

Suzanne Silente

DarkViolet92: eccolo qui, è arrivato! Ho risposto alle tue domande? Se hai altri dubbi, non esitare a farmelo sapere!
Valery_Ivanov: non ho aspettato molto come al solito a rispondere alla tua domanda, il dono di Sirius è stata scoperto piuttosto rapidamente. Posso liberamente sostenere che Lucius Malfoy è escluso dalla lista dei papabili padri di Lauren, quindi puoi stare tranquilla... ma questo non garantisce una love story con Draco! xD Ah, spero anche che il tuo mal di testa se ne sia andato e che sia riuscita a dormire ^^

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Capitolo 41
*** Prede del pericolo ***


Arrivati al Capitolo 41, mi sembra doveroso rivolgere un ringraziamento di cuore a tutti i miei sostenitori che hanno aggiunto questa storia tra le Preferite:

1 - ahlys07 
2 - alice brendon cullen 
3 - ArtemisLover
4 - aXce 
5 - BlackFra92 
6 - DarkViolet92
7 - Elly Chan 
8 - gegge_cullenina 
9 - gemlye 
10 - giada2000 
11 - Gin_ookami97 
12 - kiri_chan 
13 - La principessa mezzosangue
14 - maricuccia 
15 - Meirouya 
16 - nana97 
17 - natalia 
18 - Potter92 
19 - ragazzapompom 
20 - Roxy 
21 - ryry 
22 - sebadas 
23 - Sheilin 
24 - snape87 
25 - Stabuck 
26 - sweet_cullen 
27 - Valery_Ivanov 
28 - yOleBaia 
29 - Yvaine0 
30 - zanna 
31 - _NeMeSiS_

E tra le Seguite:

1 - AdelinaBlaBla 
2 - Aleteia
3 - alida
4 - Atari 
5 - aXce 
6 - Badabubu 
7 - BlackFra92 
8 - cielo_stellato 
9 - CiOccia 
10 - Danielle_Lady of Blue Roses 
11 - fio90 
12 - giovy39 
13 - ila_sabaku 
14 - karem 
15 - kiri_chan
16 - Lady of the sea 
17 - Luciana Menditegui 
18 - Lukk 
19 - mistero 
20 - MokaAkashiya 
21 - Nerida R Black
22 - Piccola Vero 
23 - Rebecca Lupin
24 - rorothejoy 
25 - Saske 
26 - seall 
27 - sefoev
28 - Serpeverde_Slytherin 
29 - snapEly 
30 - spikina 
31 - Stabuck 
32 - Ste14 
33 - Verelia 
34 - _Bonnie_
35 - _Christine_ 
36 - _NeMeSiS_



Era finalmente giunta la mattina del 31 dicembre.
Come era ormai d’abitudine, ero seduta sul divano stretta tra Draco e Harry, in un vano tentativo di scaldarci a vicenda.
Stavamo discutendo da ore sul perché Hogwarts fosse così mortalmente noiosa in quel periodo e quasi ci aveva sfiorato l’idea di andare a supplicare i professori di riempirci di compiti o di farci lezione.
Quasi. Ma rinsavimmo in tempo.
- E pensare che avrei potuto essere a Grimmauld Place a mangiare cioccolato con Sirius… o alla Tana a gustare le torte della signora Weasley… - sospirò sconsolato Harry, facendo svolazzare una ciocca dei miei capelli.
- Perché, saresti ancora il benvenuto alla Tana? – commentò Draco sarcasticamente.
- Non vedo perché non dovrebbe – replicai io – in fondo è ancora il migliore amico di Ronald… o no, Harry? -
- Lo pensavo anch’io, ma Ron ha finto di avermi perdonato solo per far felice Hermione… quando invece vorrebbe scuoiarmi vivo perché ho lasciato sua sorella! –
- Dì le cose come stanno, Potter – lo rimbeccò Malfoy – perché hai fatto le corna a sua sorella –
- Come preferisci – mormorò l’altro con voce cupa – in ogni caso non sopportavo più Ginny, lui non può decidere per la mia vita! –
- Ben detto, Harry – dissi io con tono di approvazione – invece con Elly va tutto bene? –
- Diciamo che non posso sentirla dato che per queste vacanze è andata in Cina con i suoi e per Edvige sarebbe troppo stancante volare fino a lì e poi tornare indietro –
- Direi, eh! – osservò di nuovo Draco con sarcasmo.
Cadde il silenzio. Il leggero scoppiettare del fuoco e alcuni passi al di fuori del ritratto erano gli unici rumori che spezzavano la quiete.
- Credete che debba andare, stasera? – sussurrai all’improvviso, non riuscendo più a trattenere dentro di me il dubbio che continuava a divorarmi.
- Intendi accettare l’invito di mio padre? Sarebbe piuttosto da suicida… -
- Già… non hai tutti i torti… -
- E naturalmente sarebbe problematico andare senza farsi beccare da qualche professore… senza considerare che rischieremmo la pelle! – commentò Harry.
- Rischieremmo? – ripetei io confusa.
- Certo! Io verrei con te, mi sembra ovvio! – esclamò con decisione lui.
Anche Draco annuì impercettibilmente, accarezzando sovrappensiero la mia gamba.
- Beh, tanto non andrò… sarebbe stupido farlo… - risposi con un sorriso tenue – anche perché non voglio avervi sulla coscienza! –
Un attimo in cui tutto tacque. Poi, fulmineamente, i due che erano ai miei fianchi si alzarono dal divano e iniziarono a fissarmi in posizione d’attacco e con sguardi pieni di rabbia.
- Ma sei scema? Devi andare! Devi scoprire l’identità di tuo padre, non capisci? – ringhiò Draco.
- Come puoi anche solo pensare di rifiutare un’opportunità simile? Saresti una vera idiota! – gli fece eco Harry.
Li guardai sbalordita: ma cosa gli era preso?
Poi riconquistai il mio controllo e li squadrai con un leggero inarcamento delle sopracciglia.
- Ma voi avete appena detto che sarebbe pericoloso… - osservai con cautela.
- Io non ho detto niente del genere! – sbottò violentemente Potter.
Lo fissai a lungo, cercando di capire se mi stesse prendendo in giro o se fosse solamente impazzito.
Propendevo per la seconda.
- Harry, non è che vuoi andare in infermeria? Mi sembri un po’ stressato… -
- Non dire cazzate! Sei tu che non capisci, se ti ha detto di andare a Hogsmeade stasera lo devi fare senza discutere, hai capito? – mi aggredì Draco, puntandomi il dito addosso.
Mi spaventai davvero tanto, percepivo pura cattiveria nel suo sguardo grigio.
- Siete sicuri di stare bene? – pigolai, deglutendo a fatica.
Possibile che non arrivasse nessuno nei momenti di bisogno?
- Certo che sì! – replicò Harry con tono aggressivo – E staremmo anche meglio se tu ci promettessi che stasera verrai con noi a quel maledetto appuntamento con Lucius Malfoy! –
Rimasi estremamente spiazzata, ma mi ritrovai ad annuire docilmente. Non avevo alcuna intenzione di farli andare più in bestia di quanto non fossero già.
- Lo farò, basta che state calmi -
- Brava – mormorò allora Malfoy, risedendosi tranquillamente vicino a me come se non fosse accaduto niente di strano.
“Cosa aveva detto nonno Albus, Lauren? Stai attenta ai cambiamenti repentini di umore?” mi ricordai nella mente, lanciando occhiate alternate tra quei due.
- Vedrai, Lauren, sarà utile per toglierti decine di domande dalla testa, andrà tutto bene – disse Harry con un sorriso rassicurante.
Bastò quello per dissolvere tutti i miei dubbi.
Avevano assunto quell’atteggiamento aggressivo solo per farmi capire che in fondo anch’io volevo scoprire cosa avesse da dirmi Lucius Malfoy.
E poi, con loro due, sarei stata al sicuro.
Eravamo la nipote di Silente, il figlio del Mangiamorte Capo e il Prescelto.
Cosa avrebbe potuto farci una schiera di seguaci di Voldemort assetati di sangue?
Ok, a posteriori ammetto che il ragionamento faceva decine di pieghe.
Ma in quel momento volevo solo compiacere i due amici che mi erano rimasti e dare la vita per un solo nome, quello di mio padre.

Il cenone per l’ultimo dell’anno si stava svolgendo in modo piuttosto tranquillo.
Eravamo tutti accomodati attorno ad un tavolo circolare, alternati un po’ tra studenti e professori superstiti. Ad esempio, io mi trovavo tra mio nonno e Piton.
La mia proverbiale fortuna, no?
Draco e Harry mi lanciarono l’occhiata che avevamo deciso avrebbe dato inizio al nostro piano di allontanamento dalla festa.
Sempre che quel mortorio si potesse definire festa.
- E così gli dissi… Everard, ma non hai mai visto una vera gallina? Una gallina, dico io! – concluse mio nonno ridacchiando, tentando per l’ennesima volta di strappare un cenno di allegria a Piton.
Tentativi vani, ma lui sembrava aver preso a cuore quella missione.
- Nonno, non mi sento bene… - mormorai, pensando a qualcosa di disgustoso per simulare anche un tipico colorito verdastro sul mio viso.
- Hai mangiato troppo? – mi resse subito il gioco Harry.
- Credo di sì… o forse è colpa del vino, non sono molto abituata… - sussurrai flebilmente, ma in modo da farmi sentire senza problemi da tutto il tavolo.
- Purtroppo Poppy mi ha chiesto il giorno libero proprio oggi! – commentò mio nonno con aria dispiaciuta.
“Che dispiacere, davvero!” dissi nella mia testa con sarcasmo.
- Non ti preoccupare, andrò in dormitorio a riposare – risposi con un pizzico di vittimismo.
- Trascorrerai da sola gli ultimi minuti dell’anno? – osservò come da piano Draco – Ma che tristezza! Signor Preside, non posso andare con lei in modo che abbia compagnia? –
- Ma certo, Draco – rispose l’interpellato, senza nascondere quanto fosse sorpreso.
Piton aggrottò le sopracciglia con sospetto, i professori iniziarono a scambiarsi sguardi eloquenti, gli altri studenti sembrarono non trovarci niente di strano. Sapevano benissimo che io e Draco eravamo in ottimi rapporti e naturalmente non pensavano neanche lontanamente che qualcuno potesse avere il coraggio di mentire a mio nonno.
Tantomeno la sottoscritta.
Mi alzai in piedi e, seguendo alla lettera il copione, caddi svenuta come un sacco di patate sfiorando il tavolo con la testa.
Alla faccia dell’attrice, avrebbero dovuto darmi il premio Oscar!
Tutti si alzarono simultaneamente, preoccupati per le mie condizioni. Dopo qualche minuto di trambusto, mio nonno sembrò lasciarsi convincere da Harry e Draco che si erano proposti come volontari per portarmi in dormitorio e sorvegliarmi.
Era andato tutto troppo liscio per i miei gusti, ma per una volta decisi di non lamentarmi.
Sentii Draco prendermi in braccio senza fatica e portarmi su per le scale, mentre Harry fingeva di essere d’aiuto.
Una volta lontani dalla Sala Grande, il mio migliore amico mi mise per terra e io gli sorrisi furbescamente. Ce l’avevamo fatta.
- Non è stato poi così difficile – commentò Harry, pulendosi gli occhiali.
- Strano che nessuno dei professori si sia strenuamente opposto alla nostra proposta – osservò invece Draco, sembrando leggermente preoccupato.
- Beh, poco importa! Siete pronti ad uscire da qui? –
Entrambi annuirono, mentre ci dirigevamo verso il passaggio segreto che avevo utilizzato per andare a Mielandia con Lupin. Avevo scoperto qualche ora prima che anche il trio delle meraviglie ne era a conoscenza, ma in quel momento non me ne importava più di tanto.
- Dissendium! – disse Harry, toccando la gobba della statua della strega con la punta della bacchetta.
Tutti e tre ci infilammo nel buio del tunnel, Draco richiuse l’apertura alle nostre spalle. Avanzammo a tentoni, aiutati solo dalla luce tenue dei nostri Lumos, fino a quando non arrivammo davanti alla porta di legno che portava nel negozio vero e proprio.
- E ora come usciamo? – chiese Draco con tono sarcastico.
- Alohomora – mormorai io seccata, prendendo quella sua domanda come un affronto alla mia intelligenza.
La serratura scattò e rivolsi un sorrisetto intimamente soddisfatto a Malfoy, seguito da una dovuta linguaccia. Non poteva credermi così sciocca e sprovveduta.
Harry fece lo stesso per la porta di entrata del negozio e finalmente uscimmo nella gelida aria di fine dicembre, stringendoci nei nostri maglioni.
- Cazzo, potevamo portarci dei cappotti! – sibilò Draco, iniziando a tremare per il freddo.
- Non avevamo tempo di risalire in dormitorio, ci scommetto quello che vuoi che ci stanno già cercando come se fossimo appena evasi da Azkaban! –
- Ma figurati… si staranno godendo lo spumante, dato che mancano pochi minuti alla mezzanotte! –
Controllai l’orologio Babbano che avevo al polso, segnava esattamente mezzanotte meno cinque.
“Addio 1997, benvenuto 1998” dissi nella mia mente, mentre seguivo Draco e Harry nella neve congelata che ricopriva le vie deserte di Hogsmeade.
Non c’era anima viva, esattamente come la sera in cui ero andata a Grimmauld Place.
Questo mi inquietò molto, ma non volevo fare la figura della pusillanime davanti ai miei compagni di avventura. E prima di tutto non volevo portarmi sfortuna da sola.
- Silente, muovi il culo! – mi urlò sgarbatamente Draco, vedendo che arrancavo a fatica tra le montagne di ghiaccio bianco.
Aumentai il passo, ma dovevo ammettere che il modo in cui mi stava trattando Draco non mi piaceva per niente.
Potevo capire il nervosismo e tutto, ma perché sfogarsi su di me?
Nel giro di pochi minuti, mantenendo un’andatura spedita, arrivammo davanti al Cinderella’s Corner, poco prima della Testa di Porco.
Pregai con tutta ma stessa che zio Forth non fosse in casa o che almeno non ci sentisse.
- Eccoci qui! – urlò allegramente Harry.
- Zitto! – sibilai allarmata, sperando che non attirasse l’attenzione proprio di chi temevo.
In effetti vidi una luce accendersi nel pub, ci nascondemmo fugacemente nel vicoletto vicino al negozio di articoli Babbani. La porta della Testa di Porco si aprì e la chioma candida di zio Forth brillò sotto la luce delle stelle.
- C’è nessuno? – borbottò lui con tono scocciato, guardandosi cautamente in giro – Sempre in giro a fare casino, certa gente! –
E dopo questa frase sentimmo la porta sbattere e un cumulo di neve precipitare dal tetto dritto sulla strada.
- Complimenti, Potter – mormorò allora Draco – per merito tuo quasi ci siamo fatti sgamare da quello sfigato lì! –
- Per tua informazione, Malfoy, quello sfigato lì  è mio zio! –
- Ah, allora dev’essere una qualità di famiglia – commentò acidamente lui.
Rimasi basita davanti alle sue parole. Come si permetteva di insultarmi così?
- Draco, stai passando il limite! – lo avvertii, stringendo le mani a pugni.
Il mio amico (ma potevo ancora definirlo così?) mi ignorò bellamente, uscendo dal vicoletto ed esponendosi alla vista della strada principale. Io e Harry lo seguimmo dopo un attimo di esitazione, tutti e tre ci mettemmo a fissare il punto in cui ci aspettavamo sarebbe apparso Lucius Malfoy.
Guardai con ansia la lancetta del mio orologio trascinarsi faticosamente verso la mezzanotte.
L’ora del giudizio era vicina.
Esattamente nel momento in cui risuonò l'ultimo di dodici rintocchi, una figura incappucciata spuntò a dieci metri da noi. Quando si tolse il cappuccio, notai una fluente massa di capelli biondi cadere sulle spalle del Mangiamorte.
- Signorina Silente… - sussurrò Lucius con un sorrisetto soddisfatto, lasciando poi scivolare lo sguardo sui miei accompagnatori.
Dopo quella breve analisi, si mise a sezionare i dettagli della mia persona. Sentii brividi incontrollabili percorrermi la schiena, come se mi stesse toccando con le sue dita fredde.
Ma erano solo i suoi occhi grigi e penetranti a sfiorare il mio corpo.
- Signor Malfoy… - replicai io, ricambiando l’occhiata da radiografia istantanea.
Notai un leggero lampo di sorpresa attraversare il suo sguardo, poi ci fece cenno di avvicinarci.
- No, non funziona così – decretai, raccogliendo il coraggio a due mani – parleremo separati dalla barriera di protezione che non le consente di lanciarci incantesimi o di penetrare nel territorio di Hogwarts –
- Ragazzina, se vuoi scoprire il nome di tuo padre non puoi patteggiare – rispose lui con tono freddo.
- Allora arrivederci –
Feci dietrofront con decisione, iniziando a tornare da dove ero venuta, ma sentii la presa di due braccia forti bloccarmi senza ammettere replica.
- Cosa state facendo? – sibilai all’indirizzo del miei due amici.
- Devi andare a parlare con mio padre, devi obbedirgli – disse Draco con tono piatto.
- Ma sei impazzito? –
- Lui ha ragione – continuò Harry, iniziando a trascinarmi verso il confine che era la nostra unica possibilità di salvezza.
- Ma siete andati tutti e due fuori di zucca? – strillai, cercando di attirare l’attenzione di zio Forth per farlo accorrere di nuovo in mio aiuto – Cosa vi prende? Lui è Lucius Malfoy, avete presente?
I due continuarono imperterriti a forzarmi nell’avanzata verso il confine, lanciai un urlo per disperazione e tempestivamente venni colpita da un “Silencio” di Harry.
Ma cosa stava succedendo? Erano per caso sotto Imperius?
Attraversai la linea di protezione nello stesso istante in cui la porta della Testa di Porco si spalancò, facendo uscire alla scoperto zio Forth.
Purtroppo era senza occhiali e senza bacchetta, non fu difficile per Draco colpirlo con uno Schiantesimo in pieno petto.
Lucius Malfoy mi legò con la magia e poi mi strappò dalle mani di Harry, iniziando a sogghignare soddisfatto.
Mi sentivo profondamente tradita e non capivo come avesse potuto succedere una cosa del genere.
Dal buio della notte, solcata da alcuni fuochi artificiali di una vicina città Babbana, apparvero altri tre Mangiamorte incappucciati.
- Ah, il Signore Oscuro ne sarà entusiasta! Ottimo inizio d’anno, davvero! – commentò una voce profonda.
- McNair, stai zitto! Incarceramus! – urlò una voce femminile decisamente acuta, diretta verso Harry e Draco.
Qualcosa non mi tornava. Quei due traditori non erano i loro complici?
- Bella, ma sei impazzita? – sibilò Lucius, fulminando sua cognata con un’occhiataccia.
- Quei due non staranno ancora per molto sotto la Maledizione, ora che hanno punito la loro Hostem – spiegò allora la terza e ultima voce – ha fatto bene a imprigionarli –
Finalmente i tre sconosciuti si tolsero i cappucci, rivelando la loro identità. Non riconobbi i due uomini, ma sulla donna non avevo alcun dubbio.
Sentii l’odio ribollire nelle mie vene, mentre mi si avvicinava con un sorrisetto beffardo.
- La figlia di quella troia di Sabrina Fountain… o dovrei dire Suzanne Silente?
- Dovresti darti della troia da sola – replicai io con acidità, noncurante del pericolo a cui mi stavo esponendo.
- Come osi, sporca Mezzosangue? Cru…! –
- Expelliarmus! – la interruppe Lucius senza motivo.
- Cosa stai facendo, Malfoy? La difendi? –
- Non possiamo rovinarla prima di consegnarla al Signore Oscuro – disse Lucius con calma – ma scommetto che quando non ne avrà più bisogno ne potremo fare quello che vogliamo –
Mentre i Mangiamorte battibeccavano tra di loro, squadrai Draco e Harry. Entrambi avevano terribili sguardi vacui che mi fecero temere per la loro incolumità.
Se davvero avevano agito sotto ordine della Maledizione, indipendentemente dalla loro volontà, ero disposta a perdonarli.
Sempre se fossi uscita viva da quella situazione.
- Cosa stiamo aspettando? – intervenne alla fine la voce profonda – Abbiamo tutte e tre le prede più ambite, dobbiamo portarle immediatamente al Quartier Generale! –
- Prima ci è stato dato ordine di aspettare Riddle junior, non ricordi? – sentenziò Lucius con voce melliflua.
Riddle junior? Volevano dire che c’era una piccola copia di quel genio del male?
Ero spacciata, dopo quella scoperta non avevo più la forza nemmeno per reagire.
- Ah, non lo sapevi, Silente? – mi chiese Bellatrix con voce stridula – Non sapevi del figlio del Signore Oscuro? –
Scossi la testa lentamente, chiedendomi se mi stessero prendendo in giro o se fosse un modo per intraprendere una conversazione in attesa dell’arrivo di quell’individuo.
Probabilmente era giusta la seconda ipotesi, altrimenti dubito che quei quattro non sarebbero tornati immediatamente da Voldemort per consegnarci a lui come sacrifici da immolare.
- Appena tornerà dalla festa di Capodanno, lo vedrai… e non ti piacerà! – mi avvertì lei, facendo seguire il discorso da una risata diabolica.
La squadrai con un’occhiata sarcastica, se avessi potuto parlare le avrei detto di smetterla di sghignazzare e di fare qualcosa per il mio deretano congelato.
- Sento dei passi – sibilò all’improvviso Malfoy senior, puntandomi subito la bacchetta al collo – hai detto a qualcuno che sareste venuti qui? –
Scossi la testa, non potendo comunicare in altro modo.
- Parla, troietta Mezzosangue! – urlò Bellatrix, puntandomi addosso anche la sua bacchetta.
- La ragazza è sotto Silencio, Bella – le ricordò Lucius – Vox! –
- No, non l’ho detto a nessuno – risposi allora con voce calma e chiara.
Il mio tono controllato suscitò strane occhiate tra i Mangiamorte, ma quegli stessi sguardi furono costretti a voltarsi verso la figura che si stava dirigendo lentamente verso di noi sulla strada principale.
Quando giunse davanti alla porta ancora aperta della Testa di Porco, e l’ombra fu illuminata dalla luce che ne usciva, vidi anche gli altri due Mangiamorte estrarre la bacchetta.
Sorrisi sollevata dentro di me, erano arrivati i rinforzi.
- Cosa ne dite di lasciar stare mia nipote, Draco e Harry e di tornare da dove siete venuti per iniziare in modo dignitoso il nuovo anno? – propose mio nonno, come se stesse amabilmente parlando a degli amici davanti a una cioccolata calda.
- Scordatelo, vegliardo! – sbottò Bellatrix, prendendomi per i capelli con violenza - Questa viene con noi e non puoi impedircelo! –
- Bellatrix cara, io credo di poterlo fare – osservò lui, rigirandosi la bacchetta tra le lunghe dita.
- E come, Silente? Con il miracolo dell’amore? – sghignazzò l’uomo dalla voce profonda.
- No, McNair, semplicemente duellando con voi quattro –
- Uno contro quattro? – chiese l’altro, sembrando divertito.
- Quattro contro quattro, Rodolphus. Tu, Lucius, Bellatrix e Walden contro Lauren, Draco, Harry e il sottoscritto. –
I Mangiamorte scoppiarono a ridere, lanciai un’occhiata preoccupata a mio nonno.
Possibile che non si rendesse conto che non ci sarebbe stata storia?
- E perché dovremmo farlo? Noi abbiamo già quello che vogliamo – sussurrò gelidamente Lucius.
- Perché il vostro padrone vuole me, non tre ragazzi che potrebbe procurarsi in qualsiasi momento. Se vincerete, oltre a loro avrete anche me. Altrimenti sarà il contrario. –
Sì, era decisamente impazzito. Non potevo lasciare che buttasse tutto alle ortiche solo per uno sciocco tentativo di salvare me.
- Non accettate – dissi io con severità – sarebbe una sciocchezza! –
- Invece a noi sembra una bella idea, Silente junior, e così faremo – decretò Lucius, quasi provasse gusto nel contraddirmi.
Mi liberò dall’incanto che teneva le mie mani legate, spingendomi al di là della barriera protettiva, mentre McNair e Bellatrix facevano lo stesso con Draco e Harry.
Ci ritrovammo tutti e tre ai piedi di nonno Albus, coperti di neve e tremanti di paura.
Naturalmente i miei due amici avevano l’espressione di chi si era appena svegliato da un lungo sonno.
- Ma cosa…? – esordì Draco, rialzandosi a fatica da terra.
- Siete stati molto gentili, davvero – disse mio nonno ai Mangiamorte con un sorriso sincero – ma a volte essere avventati è una cosa sciocca. Non si farà nessun duello, considerato che ora i miei tre studenti sono tornati sotto la mia protezione. –
Non potei fare a meno di trattenere un sorriso a trentadue denti - battenti tra loro per la temperatura ostile.
L’idea non era sciocca, ma geniale.
- Sei un imbroglione, Silente! – strillò Bellatrix fuori di sé – Dove è finita l’etica del vegliardo che gioca correttamente? –
E così dicendo scagliò un fascio di scintille viola verso di noi, ma la barriera protettiva le respinse direzionandole verso di loro. I Mangiamorte si scansarono, evitandole per un soffio.
- Vigliacco che non sei altro! – continuò a insultarlo McNair – Questi stratagemmi non sono leali! –
- Perché, è leale attirare dei ragazzi promettendo cose che non potete mantenere? – osservò obiettivamente mio nonno.
Nessuno rispose, tutti e quattro appoggiarono con espressioni sofferenti la mano libera sul braccio che teneva la bacchetta.
- Ce la pagherai, Silente! – minacciò Lucius in un sibilo, prima che sparissero per Smaterializzazione.
Immaginai che Voldemort li avesse richiamati attraverso il Marchio Nero, tirai un sospiro di sollievo.
- Sei stata davvero sciocca –
La voce severa di mio nonno mi fece rabbrividire, avrei dovuto immaginare che la felicità per il mio salvataggio non sarebbe durata a lungo.
- Innerva – mormorò all’indirizzo di zio Forth, facendolo risvegliare.
Aiutò Harry, ancora steso nella neve, ad alzarsi in piedi e fece cenno a me e Draco di entrare nella Testa di Porco.
Obbedimmo riluttanti, sapevamo cosa ci avrebbe aspettati.
“Buon anno, Lauren… e complimenti per l’ottimo inizio…”


Note dell'autrice

Buongiorno a tutti! Questo è stato un capitolo molto sofferto, ma alla fine è arrivato.
Spero che il metodo usato da Silente per "salvare" Lauren, Draco e Harry non sia risultato troppo sciocco. Albus fa la figura del'imbroglione, quindi OOC in un certo senso, ma considerando la sua gioventù credo che non fosse poi così incapace di raggirare le persone.
Ah, mi scuso per il linguaggio a tratti volgare di Draco e Bellatrix .

Dopo questa breve premessa, ringrazio di cuore tutti coloro che continuano a seguirmi e chi continua fedelissimo a farmi sentire la sua opinione capitolo dopo capitolo, facendomi saltellare di felicità sulla sedia ad ogni nuovo commento! ^^
Qui sopra, ad inizio capitolo, ho inserito la lista delle persone da ringraziare che avrei dovuto mettere davanti al capitolo 40 ma che mi era dimenticata di inserire.
Cos'altro posso dire? Passo alle mie adorate recensioni ^^

Valery_Ivanov: felice che il tuo mal di testa sia passato! xD Ma per niente contenta nel sapere della tua probabile mononucleosi... ti auguro di riprenderti presto! Il regalo fatto da Lauren a Piton è una bilancia elettronica... te lo posso dire senza spoilerare chissà che dato che non sarà poi così rilevante nell'economia della storia. L'apparizione del micino di Blaise è stata inserita solo per il mio amore per i gatti... io li adoro! *.* Grazie per aver commentato!
DarkViolet92: ed ecco spiegata la famosa frase "almeno per quella sera"... i brividi? Allora devo dire che la mia reputazione da massacra-personaggi mi precede, anche se alla fine sono stata buona! xD Grazie per aver commentato!
Luciana Menditegui: non sei pazza U_U mi mancavano i tuoi commenti, credimi! ^^ Sirius ha detto a Lauren di stare tranquilla, quindi non è il caso di agitarsi ora (anche perchè penso che quando arriverà il momento in cui quei due si rivedranno, almeno la metà dei lettori si sarà dimenticata di questa lettera xD). Come ho già detto a DarkViolet, la mia reputazione sembra precedermi... quindi aspettati anche di peggio, d'ora in poi! ^^

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Capitolo 42
*** Tutto torna indietro ***



Seduta davanti a una tazza di insipida cioccolata fumante, il cui vapore mi appannava fastidiosamente gli occhiali, sospirai frustrata.
Harry e Draco erano stati deportati in infermeria e come al solito io dovevo occuparmi delle pubbliche relazioni con il caro Preside della mia scuola.
- Per una cosa del genere dovrei espellerti, lo sai? –
- Lo so, nonno… –
Fissai a lungo il liquido marroncino davanti ai miei occhi.
Poche ore prima avrei potuto temere un’eventuale presenza di Veritaserum, ma in quel momento era l’ultimo dei miei problemi.
Non avevo più niente da nascondere.
- Ti rendi conto di aver messo in pericolo due dei tuoi compagni? –
- Sì, nonno… -
Sentivo il peso di due, anzi tre, vite sulla coscienza. Se lui non fosse arrivato a sistemare la situazione, se Riddle junior non avesse tardato, se Lucius Malfoy non si fosse lasciato gabbare, se…
Se anche solo una di quelle cose si fosse verificata, probabilmente in quel momento non sarei stata lì.
E non ci sarebbero stati nemmeno Draco e Harry.
Forse anche zio Aberforth.
- Posso sapere cosa ti è passato in mente? –
- Loro mi avevano persuasa a … -
- Erano sotto la Maledizione del Sicario! –
- Me ne ero dimenticata… -
- Come hai potuto dimenticarti di una cosa così importante e pericolosa? –
Già, Lauren Silente. Come hai potuto pensare che il potere dell’amicizia fosse più forte di un incantesimo?
Chi ti ha insegnato una tale sciocchezza?
Esattamente la stessa persona che ora ti rimprovera questa ingenuità.
- Loro sono miei amici! Mi sono fidata di loro! – sbottai, alzando finalmente lo sguardo.
- L’amore non risolve tutto
- Non la pensavi così, qualche mese fa, Albus… - osservò con tono di scherno mio zio.
Gli sorrisi con gratitudine, felice di avere finalmente al mio fianco un avvocato degno dell’accusatore.
- Aberforth, è inutile questa tua difesa solo per contraddire me – rispose con garbo mio nonno – perché ti ricordo che anche tu hai rischiato la pelle, questa notte –
- Solo perché non mi sono fatto gli affari miei come avrei dovuto –
E dopo quella frase, ridacchiò divertito facendomi l’occhiolino. Nonno Albus sospirò, intrecciando le dita dopo aver inghiottito un piccolo sorso di Acquaviola.
- Parliamo del perché non vi hanno portati via subito… -
- Bellatrix ha detto che dovevano aspettare un certo Riddle junior –
- L’avranno detto per spaventarti, Voldemort non ha figli – commentò zio Forth con aria saccente.
- Questo non è del tutto certo – lo corresse suo fratello.
- Ma non è nemmeno certo che sia sbagliato –
Allontanai con la mano la tazza di cioccolata, l’odore dolciastro mi stava dando la nausea.
Vidi che fuori dalle finestre sporche della Testa di Porco era spuntata la tenue luce dell’alba.
- Per quanto sia improbabile che questo Riddle junior esista, e per quanto sia quasi impossibile che sia in età da Hogwarts, saremo costretti a sottoporre le bacchette di tutti gli studenti al Prior Incantatio, subito dopo il rientro… - mormorò nonno Albus sovrappensiero.
- E perché mai? –
- Lauren, se questo ragazzo è nella nostra scuola non avrà certamente esitato a lanciare la Maledizione del Sicario contro Harry e Draco la sera del Ballo –
- A me sembra una scemata… - osservai con tono secco.
- Ma è una possibilità… - rispose lui alzandosi in piedi e facendomi cenno di imitarlo.
- Ve ne andate? – chiese zio Forth lanciandomi un’occhiata dispiaciuta.
- Devo comunicare ai miei colleghi questa decisione, prenderne delle altre e mettere a letto questa signorina… - disse mio nonno, indicandomi con un leggero movimento della testa – ma se vuoi compagnia, puoi venire con noi! –
- No, no, andate pure… -
Nonno Albus aprì la porta della locanda e lo seguii riluttante nella fredda aria mattutina.
Come inizio dell’anno, avevo molto di cui lamentarmi.

Una settimana più tardi, Hogwarts si popolò all’improvviso.
Tutti gli altri studenti erano tornati dalle vacanze di Natale e il vociare nella Sala Grande sembrava più alto e fastidioso di quello dell’anno precedente.
Non potei fare a meno di notare come anche i posti alla tavolata fossero cambiati in modo impressionante.
Daniel non era più vicino a Daphne, ma sembrava aver riconquistato la simpatia di buona parte del nostro gruppetto, esclusi naturalmente me e Malfoy. La Greengrass lo fissava con sguardo indecifrabile.
Harry si era ormai rassegnato a stare in compagnia mia e di Draco, dato che i suoi due “migliori amici” lo avevano salutato con toni gelidi e scostanti. Probabilmente questo era dovuto al comportamento che aveva avuto nei confronti di Ginevra, anche se credevo fosse una regola valida solo per Ronald e non per Hermione.
Blaise, al contrario, sembrava voler stare distante da me e Draco per qualche motivo non identificato. Lo avevamo accolto come sempre, fingendo di non aver avuto modo di leggere il biglietto che mi aveva spedito a Grimmauld Place, ma si era comunque posizionato tra Neville e Anthony evitandoci accuratamente.
Speravo di poter chiarire quella situazione prima dell’inizio delle lezioni, che era stato previsto per il giorno seguente.
- Buongiorno e bentornati a tutti! – esordì nonno Albus, una volta ottenuto il silenzio – Spero che abbiate passato in modo gradevole le vostre vacanze e che siate pronti per ricominciare a studiare con entusiasmo e volontà! –
Numerosi borbottii scontenti si levarono da tutti i tavoli, vidi i professori sorridere leggermente.
- Ma come sempre, dopo un lungo periodo di pausa scolastica, vi aspettano le comunicazioni di servizio… e allora iniziamo! – continuò lui, cercando di dare un tono allegro alla sgradita notizia che immaginavo stesse per dare – Prima di tutto, questo pomeriggio siete tutti convocati qui in Sala Grande per prendere parte a una misura di sicurezza che garantirà l’assenza di altri attentati come quello accaduto durante il Ballo di Natale qui a scuola! –
- Che genere di misure di sicurezza?  - chiese immediatamente un Serpeverde del quinto anno, scattando in piedi.
- Non possiamo anticiparvi nulla… in ogni caso non ne andrà della vostra incolumità, signor Haddon! – rispose mio nonno con un leggero sorriso.
Si levarono numerosi brusii, ma tutti tacquero nel sentire il familiare tintinnare della bacchetta sul calice di cristallo.
- Per quanto riguarda invece le cose più leggere, abbiamo tenuto conto delle votazioni che avete fatto prima delle vacanze per decidere se mantenere la riforma delle Case o tornare al vecchio sistema… ne è derivata una leggera maggioranza con tendenza riformatrice, quindi resterete come siete disposti ora –
continuò mio nonno, lanciandomi poi un’occhiata – tranne naturalmente quando giocherete le partite di Quidditch! Lascio la parola a Madama Bumb… -
La professoressa si alzò, assumendo una posa rigida.
- La prima partita della stagione sarà giocata tra Serpeverde e Corvonero. Seguiranno Grifondoro/Tassorosso, Corvonero/Grifondoro e Tassorosso/Serpeverde. Le ultime due saranno, come di consueto, Tassorosso/Corvonero e Serpeverde/Grifondoro. –
- Preparatevi alla morte, Potter – sibilò Draco con tono competitivo.
- Scordatelo, Malfoy – mormorò Harry di rimando.
- Dopo questa comunicazione vi ricordo l’obbligo di presentarvi qui questo pomeriggio e vi auguro una buona continuazione di anno scolastico! –
Tutti ripresero a parlottare, l’argomento più gettonato sembrava il Quidditch.
- Pronta per la prova del nove, Silente? – mi stuzzicò allora Draco.
- Se non troverai un degno sostituto, sì – risposi con un nodo allo stomaco.
- Ma smettila… se sei riuscita a parare le Pluffe rapide di Blaise, non c’è bisogno di un sostituto! –
- E in caso volessi mollare loro, ti prenderei io al posto di Ginny… - commentò amaramente Harry, voltandosi verso il tavolo del Quinto e Sesto anno giusto in tempo per vedere la rossa baciare un suo coetaneo Corvonero.
- Non ti sei perso niente, Potter – intervenne Anthony con aria da saggio.
- Speriamo almeno che con Eleanor vada meglio… ah, buongiorno professor Lupin! –
Remus si era strategicamente messo alle mie spalle, impendendomi una fuga rapida come mi premuravo di fare da una settimana ogni volta che lo vedevo.
- Signorina Silente, noi due dovremmo parlare… questo pomeriggio nel mio ufficio? -
Attendevo da giorni quel momento. Probabilmente avrebbe voluto sapere il contenuto del regalo di Sirius e il perché di tutto quello.
- Devo presentarmi qui in Sala Grande per le misure di sicurezza, ha sentito il Preside… -
- Ho già parlato con il Preside e ne sei esonerata ufficialmente –
Lanciai uno sguardo a Draco in cerca di appoggio, ma poi mi ricordai che mi ero ben guardata dal raccontargli del biglietto di suo cugino Sirius.
Sentii gli occhi di Blaise pesare interrogativi su di me, seguiti poi da tutti quelli della tavolata. Stavo attirando troppa attenzione per i miei gusti.
- Allora come desidera, professore… -
Lupin si allontanò senza dire un’altra parola.
- Ma cosa voleva da te? – bofonchiò Draco, infilzando un pezzo di carne con aria irritata.
- Non ne ho idea… - mentii rapidamente, sfuggendo lo sguardo penetrante di Blaise - … non ne ho davvero idea –

Mentre tutta la scuola era in fermento per il controllo magico a cui sarebbe stata sottoposta – altrimenti detto “Prior Incantatio” – io mi diressi con la voglia sotto i piedi verso la tana del licantropo.
La porta era aperta e naturalmente non mi presi il disturbo di bussare. Però uno gnomo dall’aria arcigna appoggiato sul mobile d’entrata iniziò a scuotere le sbarre della gabbia dov’era rinchiuso, facendo comunque accorgere Lupin della mia presenza.
- Buongiorno, Lauren… -
- Vuole sapere del pacchetto di Sirius, vero? – domandai a bruciapelo, decisa a togliermi il prima possibile quel peso dalla mente.
Lo vidi sgranare gli occhi sorpreso e poi sorridermi con gentilezza.
- Certo che no, so benissimo perché Sirius ti ha dato quella pietra – mi confessò lui, allargando il sorriso quando vide che mi aveva presa in contropiede – come so che è una pietra? Ti avrà ben detto che era un patto tra noi due… -
Annuii lentamente, sperando di potergli carpire qualche informazione a proposito.
- Ma conoscendo Sirius non ti avrà spiegato qual era il patto, quindi temo che dovrai attendere per scoprirlo dalle sue labbra… -
- Non me lo dirà lei, vero? –
- No, non sarebbe corretto – rispose Lupin, facendomi cenno di sedermi – e dopo averti tolto questo dubbio, per il quale probabilmente mi hai accuratamente evitato nell’ultima settimana, direi che posso cominciare a spiegarti il perché ti ho chiamata qui –
Mi accomodai compostamente, arrossendo per la calma con cui Lupin mi trattava nonostante il mio comportamento non fosse stato propriamente esemplare nei suoi confronti.
- Parlo a nome di tuo nonno... fino a quando non saremo certi al cento per cento della sua innocenza, devi stare lontana da Daniel Dwight! –
- Ah, lo farò con piacere! – ribattei seccata – E per questo mi sembra una richiesta inutile! -
- A scanso di equivoci… - si difese lui.
- Ma sospettate ancora di lui? –
- Fino a quando non avremo operato il Prior Incantatio sulla sua bacchetta, sì… dopo ci regoleremo di conseguenza! -
Lo guardai scettica. Mi sembrava una convocazione completamente inutile se era stata fatta solo per dirmi quelle due cose.
- C’è altro? – lo incalzai impaziente.
- No, puoi andare… ma mi raccomando, obbedisci e non rivolgergli la parola solo per la tua voglia di trasgredire! - rispose lui con tono di rimprovero.
Sospirai frustrata e senza dire una parola uscii in corridoio. Appena svoltai nel corridoio diretto al dormitorio del Settimo anno, mi ritrovai davanti esattamente Daniel.
Per fare la brava bambina, come desiderato da Remus e nonno Albus, avevo due possibilità: indietreggiare e cercare un inesistente percorso alternativo o passargli di fianco facendo spudoratamente finta di non averlo visto.
- Ciao, Lauren… - mi salutò lui con calma, annullando la mia seconda possibilità.
- Ciao, Daniel – risposi freddamente, lanciandogli un’occhiata che avrebbe tramortito un Ippogrifo.
- Devo dire che è una fortuna averti trovata… devo parlarti, puoi concedermi qualche minuto? –
- Me lo chiedi perché Astoria ti ha mollato? – chiesi con astio.
- Te lo chiedo perché ho davvero bisogno di parlare con te e chiarire alcune cose fondamentali, Lauren… per favore… -
Il suo tono supplicante mi fece pensare. Perché lui voleva ricominciare a rivolgermi la parola esattamente trenta secondi dopo il divieto di Lupin che riguardava proprio quello?
- Hai passato il test del Prior Incantatio? – lo interrogai all’improvviso.
- Ma certo che sì! – rispose lui con tono ferito – Sospettavi forse di me? -
- Allora suppongo di poterti parlare normalmente, nonostante tu mi abbia fatto soffrire come un cane – osservai per eludere la domanda, abbassando poi la voce – e chi se ne frega di Remus… -
Non so perché feci quello che feci.
Ma lo feci.
Seguii Daniel in giardino, disobbedendo spudoratamente ad ogni buonsenso.
E ad ogni etica.
E ad ogni limite che mi ero imposta riguardo a quel rapporto destinato ad essere cestinato senza possibilità di appello.


Note dell'autrice

Buon pomeriggio a tutti!
Guardate un po' chi è tornato? Il nostro adorato Daniel! (si sentono fischi adirati in sottofondo xD)
Il prossimo capitolo sarà Danielcentrico -  o quasi - per spiegare i motivi del ritorno alle origini di questa affascinante bandieruola ^^
Allego qui sotto il link per chi volesse farsi una mezza idea del nostro caro amico:
Daniel Dwight
So che gli occhi non sono propriamente verde giada, ma non sono riuscita a trovare di meglio ç.ç
Quindi, se avete domande da rivolgere a Daniel, non fatevi problemi e farò in modo di rispondervi nel prossimo capitolo (ovviamente nel limite del possibile).
Ringrazio infine uchiha91 per aver aggiunto la storia tra le Seguite, e naturalmente tutti voi che continuate a seguirmi fedelmente!
Passo alle recensioni (yeah! ^^), a presto!

DarkViolet92: basta, ho deciso di darci un taglio con questa atmosfera triste e piena di presagi di morte (ma a chi voglio farla bere? xD). Chi è il figlio di Voldemort? Mah, chi lo può sapere... magari Harry! (quindi puoi anche escluderlo dalla lista, ma non credevo l'avresti inserito comunque ^^). Grazie per il commento!
Valery_Ivanov: ah, sono felice di sapere che la pensi come me riguardo alla decisione di Albus... ed è vero, Lauren ha fatto la figura della sciocca ingenua, ma nessuno è perfetto! ^^ Un parallelo tra Lauren ed Harry, non saprei... diciamo che Harry è fondamentalmente buono, mentre Lauren spesso e volentieri fa le bizze. Mi piace la definizione "broccola", pensavo di essere l'unica a paragonare le persone sciocche a tipi di verdura! xD
Magnifico leggere le tue ipotesi sul figlio di Voldemort (ipotesi che credo cambieranno ad ogni capitolo, temo ^^) ma ovviamente sono costretta a tenere la bocca sigillata. Grazie per il commento!
Yvaine0: è bello risentirti, non ti preoccupare per le recensioni "arretrate" xD Grazie per i complimenti, ma non sono poi così geniale (almeno, la mia prof di matematica non la pensa così ^^) Sul piccolo Riddle junior, non posso fare altro che restare in sofferto silenzio stampa... non vedo l'ora di potervi spifferare tutto, una volta arrivata all'ultimo capitolo! Forth è stato decisivo, davvero (ironia portami via) mentre la scena dello svenimento è ormai una costante nei miei racconti mai pubblicati xD Grazie per il commento, spero che tu riesca a farmi sapere un tuo parere anche su questo! ^^

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Capitolo 43
*** Imprevisti e previsioni ***



Faceva freddo, lo intuivo principalmente dal fatto che ogni mio sospiro fosse accompagnato da una nuvoletta di vapore bianco.

Tremavo violentemente, ma probabilmente non dipendeva dalla temperatura.
“Sto disobbedendo a Lupin e a mio nonno per puro istinto… per dare fiducia a una persona che mi ha tradita…”
Camminammo fianco a fianco fino a dietro la scuola, per avere la certezza di non essere visti da nessuno. Iniziai a rimuginare su quanto avrebbe potuto essere pericolosa quella mia azione, se Daniel si fosse rivelato il misterioso figlio di Voldemort.
Ma no, non era possibile. Lui era troppo bello per essere malvagio.
Una vocina nella mia testa si diede da fare per ricordarmi il suo tradimento.
- Allora, Lauren… come stai? – esordì Daniel, appoggiando la schiena al muro di pietra.
Incrociai le braccia per riscaldarmi le mani, lo guardai con freddezza.
- Bene, diciamo… e tu? –
- Come uno che vuole rimediare a una grandissima sciocchezza che ha commesso… -
- Astoria ti ha lasciato, eh? – commentai crudelmente, decisa a fargli tanto male quanto lui ne aveva fatto a me negli ultimi due mesi.
Sapevo che aveva trascorso la vacanze di Natale da lei, non osavo immaginare cosa avessero potuto fare nelle ampie stanze fornite di preziosi letti della reggia dei Greengrass. Da come ce l’aveva descritta Daphne una sera, c’erano migliaia e migliaia di posti dove nascondersi per darsi alla pazza gioia.
- No – replicò lui con calma – Astoria sembra essere mia cugina –
Non potei fare a meno di sgranare gli occhi: allora la storia della famiglia era la verità!
- Dici… davvero? – mormorai lentamente, sentendo i sensi di colpa iniziare a tormentarmi lo stomaco.
- Certamente. Isabelle Greengrass, sua madre, è a sua volta la cugina di mia madre… quindi si può dire che siamo cugini di secondo o terzo grado – mi informò con leggerezza – e questo significa che i miei sospetti hanno avuto la loro conferma –
- Ma… perché tua madre non voleva dirtelo? –
- Ha sposato un Mezzosangue, è stata cancellata dall’albero genealogico che impone il mantenimento della purezza di sangue… -
- Quindi… tre te e Astoria…? – osai chiedere dopo un attimo di incertezza.
- Sì, non c’è più niente… non potevo restare con mia cugina, una ragazza con cui condivido il mio sangue… ma non ti ho chiesto di seguirmi per parlarti di questo! – si interruppe bruscamente lui – Io voglio chiederti scusa, Lauren, voglio chiedere scusa al tuo amore per averlo fatto aspettare fino ad ora… -
Si staccò dal muro e avanzò verso di me, io indietreggiai imbarazzata. Vidi il suo sguardo passare da una leggera sfumatura verde giada a una marcato color foglia.
L’espressione era contrita, gli occhi sprizzavano però di qualcosa simile a rabbia.
- Lauren, perché ti allontani? Non… non mi ami più? –
- Io… non lo so, Daniel… - mormorai, senza però avvicinarmi a lui – sono confusa, perché non sono solita perdonare con facilità chi mi ha ferita come hai fatto tu… -
- Hai ragione, è stata un’azione ignobile… a buon fine, ma ignobile… - sussurrò con tono pentito.
Ci guardammo per qualche secondo, abbassai per prima lo sguardo.
Mi faceva male sostenere quel contatto con lui, mi sembrava quasi di fare una scorrettezza nei confronti di Blaise.
- Sento ancora qualcosa per te, ma prima devo fare chiarezza con altre persone… -
- Altre persone? – ripetè lui suadente, provando di nuovo ad avvicinarsi a me – Che tipo di altre persone?
- Blaise… e Draco… - risposi, senza riuscire a decidere se dovessi lasciarlo fare o troncare sul nascere quel tentativo di contatto.
Mi accorsi solo dalle sopracciglia aggrottate di Daniel di aver aggiunto senza pensarci Draco alla breve lista. Scossi la testa, ero talmente abituata a vederlo che lo includevo ormai in tutto.
- Capisco… - rispose lui, quasi ringhiando - …di quanto tempo pensi che avrai bisogno? –
- Non lo so… - sussurrai con sincerità, iniziando a riflettere con rapidità.
Daniel Dwight.
Era stato il mio desiderio segreto per i primi due mesi di scuola quindi cosa mi spingeva a rifiutarlo proprio quando era disposto a ritrattare sul nostro rapporto?
Cosa mi rendeva così ritrosa e impermeabile alle sue avances?
A settembre avrei fatto carte false per averlo, mentre in quel momento…
- A cosa pensi, Lauren? – chiese lui, pericolosamente vicino a me, sfiorandomi la guancia con una mano sorprendentemente calda.
- A… molte cose… - esalai imbarazzata, incatenata dai suoi occhi verde giada, incapace di muovermi.
- Che tipo di… cose? – indagò allora con tono dolce, mettendo l’altra mano sulla mia schiena.
- Cose sciocche… da niente… - mentii, pur sapendo che non ne ero capace.
Mi regalò un sorriso luminoso, la mano che stava sulla mia schiena si insinuò sotto il maglioncino della mia uniforme mentre le sue labbra si avvicinavano inesorabili alle mie.
Millimetro per millimetro.
Sembrò metterci un’eternità a sfiorarmi, per poi rendermi partecipe di un bacio passionale.
Quello con Blaise era stato dolce, leggero, quasi casto.
Quello con Daniel invece fu una specie di doppio pagamento, il modo in cui lui si fece perdonare e io lo perdonai, un assaggio all’inferno, quello che risvegliò i miei sentimenti assopiti.
Daniel era pericoloso, l’avevo sempre saputo.
- Allora… quanto tempo ti serve, piccola? – sussurrò lui sulle mie labbra, tenendo tra le braccia il mio corpo non più tremante.
- Un mese… -
Mi guardò contrariato, sfiorò con strategia la pelle nuda del mio fianco facendomi rabbrividire.
- Non ho capito… puoi ripetere? –
Avevo la mente appannata dal desiderio di renderlo felice, di essere quello che lui avrebbe voluto che io fossi.
Ok, lo ammetto, in quel momento gli sarei saltata addosso nonostante fossimo in giardino.
Ma la mia parte razionale prevalse. Sapevo che aveva fatto tutto quello solo perché credeva che fossi succube del suo fascino, sperando che cambiassi idea.
Ma non era così. Non più, almeno.
- Un mese – replicai con tono distaccato, spingendolo lontano da me – e se non ti sta bene puoi anche andare a spassartela con qualcuna più liberale di me –
- Tu hai aspettato me, io aspetterò te… - rispose piattamente, come se il ragionamento fosse stato logico e perfetto.
- Bene – mormorai io, risistemandomi la camicia nella gonna dell’uniforme.
- Bene – ripetè lui, sorridendo divertito.
- Allora io vado – lo informai con sguardo torvo – e non dire a nessuno che ci siamo parlati, ok? –
- Ma certo, mia principessa – replicò ironicamente, mandandomi un bacio a soffio.
Arrossendo come non mai, ritornai rapidamente nel castello.

Quella sera, nella Sala Comune del dormitorio del Settimo anno, sembrava essersi scatenato un putiferio.
Tutti parlavano dello strano provvedimento preso dai professori per la sicurezza e si lamentavano per esser stati sottoposti al Prior Incantatio.
Gli unici che non progettavano un’insurrezione e non borbottavano a questo proposito erano la coppietta formata da Ronald e Hermione e il mio gruppo.
Blaise faceva finta di essere interessato a uno di quegli inutili discorsi per non unirsi a noi, e questo mi fece arrabbiare. Draco mi fissava da lunghi minuti, come per ricordarmi che a cena avevo promesso che sarei stata io ad andare a chiedergli cosa avesse contro di noi. Scattai in piedi, attraversai la stanza e mi piazzai davanti a lui con fare autoritario.
Smisi di rimuginare sui rapidi cambiamenti di umore e tono di Daniel – che stava parlottando con Neville nell’angolo della Sala Comune – non appena incontrai lo sguardo del mio migliore amico.
Sempre che lo fosse ancora, in quella situazione ambigua.
- Blaise, dobbiamo parlare –
Gli occhi scuri del mio amico si posarono su di me, tradendo una scintilla di timore.
- Lauren, potremmo rimandare? –
- No – ribattei seccamente – è davvero una cosa molto urgente –
Zabini si alzò dalla sua poltrona senza protestare, si diresse docilmente verso la scala che portava al dormitorio maschile e mi fece segno di seguirlo.
Camminammo in silenzio fino alla stanza che condivideva con Draco, Neville e Anthony – naturalmente deserta. Una volta entrati, chiuse la porta alle nostre spalle.
 - So di cosa vuoi parlarmi – mi anticipò lui – e mi spiace di essere stato così sfuggente oggi, ma davvero non ho le idee chiare al riguardo e cercavo di rimandare il più possibile una decisione –
- Non hai le idee chiare? A Natale mi hai mandato una lettera sostenendo che non mi ami – osservai con calma, sedendomi per terra davanti al camino.
Blaise mi imitò, dopo un sospiro. Iniziò a tormentarsi il polsino della camicia, come per prendere tempo.
- Infatti credevo così… ma allora perché continuo a pensarti, da quella sera del Ballo? Perché non riesco ad accettare l’idea di dover sposare Claire? Perché mi sono pentito subito dopo aver affidato quella lettera al gufo di Draco? –
- Non lo so – risposi con semplicità – ma devi cercare di scoprirlo presto, perché se tu mi ami forse io ti amerò… ma se non è così, allora sarò libera di amare qualcun altro… -
Blaise mi puntò addosso due occhi indagatori e sorpresi.
- Qualcun altro? Chi è? – domandò con una punta di panico.
Feci spallucce, non avevo raccontato neanche a Draco della chiacchierata avuta con Daniel.
- Ah… immagino sia il Purosangue che ti avevo detto avrebbe certamente ricambiato il tuo amore… - sussurrò lui, assumendo un’espressione delusa e ferita.
- No, non è un Purosangue – confessai in un vago tentativo di consolarlo.
- Ah… fa lo stesso… - si affrettò ad aggiungere con aria indifferente, anche se avrei scommesso di aver visto una scintilla di sollievo nel suo sguardo.
Restammo per un po’ in silenzio, fissando il fuoco. Avrei voluto sfruttare quel tempo per mettere ordine tra i miei pensieri o per chiarire ulteriormente con Blaise, ma il mio cervello sembrava essere andato in standby.
- Ah, eccovi! –  la faccia arrossata di Neville spuntò all’improvviso dal corridoio – Lauren, giù c’è Piton che ti sta aspettando da minimo dieci minuti… e sembra arrabbiato! –
Imprecai sottovoce, chiedendomi se fosse mi possibile avere un attimo di pace in quel posto, e mi alzai in piedi. Blaise sembrò non volermi seguire, quindi lo lasciai tranquillo tra i suoi pensieri.
Seguii Neville giù per la scalinata e notai che non si sentiva più un singolo brusio: tutti i presenti in Sala Comune erano come congelati e si limitavano a scambiarsi sguardi spaventati.
Piton, dal canto suo, se ne stava ritto in piedi davanti al quadro della Signora Grassa e scrutava tutti come se volesse fare un Legilimens generale.
Vidi Draco lanciarmi un’occhiata interrogativa, gli feci cenno che avrei soddisfatto più tardi la sua curiosità e mi diressi verso il professore.
- Era ora – soffiò tra i denti, mentre dava le spalle agli altri studenti per uscire dalla porta.
- Ero impegnata – replicai brevemente, seguendolo.
Stranamente non mi portò fino nel suo ufficio, si limitò a fermarsi vicino a una nicchia posta nel corridoio del quarto piano. Mi strinsi nel maglioncino della mia uniforme, si moriva dal freddo in quel posto.
- Credo tu abbia notato senza troppa fatica la grazia che ti ho concesso evitandoti le ultime due sedute di punizione all’inizio di questo mese – mormorò con tono gelido.
- Certo, credo che l’evasione di Voldemort abbia scombussolato anche le persone più rigide – commentai sarcasticamente.
- Non vuol dire che non le recupereremo – sottolineò allora lui.
- Lo immaginavo –
Cadde il silenzio. Sembrava essere un’abitudine, per quella giornata.
- Comunque tuo nonno mi ha chiesto di informarti sulla situazione del signor Dwight… - sputò il nome con decisa disapprovazione - …è stato scagionato. Cosa alquanto strana, a mio parere, ma non si accusa senza prove… -
- Perché sospettavate e tuttora sospettate di lui? –
- Perché era di Durmstrang ed era l’unica persona capace di eseguire una Maledizione del Sicario… -
- Ma, come vi ho fatto notare… -
- Silenzio, signorina Silente – mi interruppe lui – sappiamo come la pensi. E so anche quello che è accaduto tra voi due questo pomeriggio, ma essendo magnanimo vedrò di non riferirlo a Remus e Albus –
Arrossii leggermente, sentendomi scioccamente colpevole.
- Ti avverto solo che non potremo tollerare la presenza di un individuo pericoloso qui a Hogwarts, quindi cerca di non affezionarti troppo a quel ragazzo –
- Non avete prove per dimostrare che è stato lui – borbottai infastidita.
- Le troveremo, è solo questione di tempo –
Dopo quello, non avevamo altro da dirci. Severus mi accompagnò davanti al dormitorio del Settimo anno e io entrai nella Sala Comune deserta chiedendomi a cosa fosse dovuto quell’accanimento nei confronti del povero Daniel.
Riuscii ad evitare l’interrogatorio di Draco, dileguandomi rapida nel dormitorio femminile.
Erano tutti sospetti infondati, per quanto ne sapevo.
E l’unica ipotesi plausibile mi fu suggerita dalla mia mente perversa mentre mi infilavo sotto le coperte, accarezzando il micino regalatomi da Blaise.
Gelosia.
Temevano che Daniel potesse diventare importante per me più di quanto lo fosse ciascuno di loro.

Dormii malissimo, quella notte. La mattina seguente, come da copione, aveva previsto tre delle materie più pesanti dell’intero pacchetto di Hogwarts.
Difesa contro le Arti Oscure.
Trasfigurazione.
E, dulcis in fundo, Pozioni.
- Magnifico – commentai ad alta voce, provocando una risatina divertita di Harry – prima il licantropo, poi la banshee e infine il vampiro –
Mi riferivo naturalmente a Lupin, McGranitt e Piton.
Ero seduta vicino al Trio delle Meraviglie - sì, avevano miracolosamente fatto pace in una sola sera - e stavo evitando accuratamente ogni tipo di contatto visivo o vocale con Draco, Blaise e Daniel. Potevo quasi sentire le loro menti lavorare febbrilmente nel chiedersi il perché di quel mio improvviso distacco.
Avevo chiesto ad Harry di farmi il grande favore di accogliermi almeno nelle ore dei pasti nel suo piccolo gruppetto per cercare di distrarmi da tutto quello.
- Ma tu non eri un’ammiratrice dei professori? – osservò innocentemente Ronald, seduto di fronte a me.
- Weasley, taci o ti taglio la lingua con un Diffindo rapido – lo minacciai con tono semiserio.
Quando Lenticchia mi fissò terrorizzato e Hermione aggrottò le sopracciglia all’indirizzo di Harry, mi accorsi che la sanità mentale mi stava abbandonando.
Ma insomma, chi poteva sopportare di essere ricercata da Voldemort e Congrega Oscura, avere una confusione tremenda in testa a proposito dei sentimenti suoi e degli altri, essere l’obiettivo della protezione ossessiva di almeno quattro maghi adulti e addirittura aver vissuto una mattina coronata da tre delle ore peggiori di tutto il programma scolastico previsto dal Ministero?
“Lauren, stai impazzendo” mi dissi come avvertimento “smettila di pensare e fingi di essere una persona normale…”
Feci una panoramica rapida dei portatori dei miei problemi: l’unico che sembrava essere distaccato da tutto quell’insieme era Draco, che si limitava a mangiare con calma il suo pranzo e a scambiare saltuariamente qualche parola con Neville.
Per il resto, mio nonno chiacchierava amabilmente con Severus, mentre Remus sembrava intento a tenere d’occhio Daniel; lo stesso Daniel che non aveva smesso un attimo di osservare di sottecchi Blaise; lo stesso Blaise che teneva lo sguardo fisso sulla sua zuppa di piselli come se avessero potuto disporsi in modo da suggerirgli cosa avrebbe dovuto fare con la sottoscritta.
La stessa sottoscritta che in quel momento si alzò ignorando tutto e tutti, decidendo di andare a fare una cosa che non avrebbe mai pensato di piegarsi a fare.
Chiedere consiglio al futuro.

Ammetto che, una volta arrivata davanti alla Torre di Divinazione, mi sentii molto sciocca e ipocrita.
Non avevo mai riposto molta fiducia nella “nobile arte della letture del futuro”, ad essere sincera.
Ma se quello era l’unico modo per prendere una decisione senza perderci la testa, allora l’avrei fatto.
Appena tossicchiai, una scaletta a pioli si srotolò improvvisamente davanti ai miei occhi.
Uno strano odore di incenso misto a spezie mi solleticò le narici, invitandomi a non tornare sui miei passi.
Mi costrinsi a risalire verso l’apertura, continuando a ripetermi che lo stavo facendo solo per non diventare matta come la donna a cui ero in procinto di chiedere aiuto.
Una volta entrata nella stanza, non potei fare a meno di lanciare uno sguardo sarcastico all’ambiente circostante – che faceva sembrare quell’aula una specie di incrocio tra una sala da tè e un mercatino dell’antiquariato.
Lo sguardo ingrandito della Cooman si posò su di me, mentre un sorrisetto soddisfatto – che lei avrebbe probabilmente chiamato “mistico” – si dipinse sulle sue labbra.
- Sapevo che saresti arrivata, cara…  il mio Occhio Interiore non sbaglia mai! – mi confessò lei con voce velata, indicandomi il pouf posizionato davanti alla sua cattedra.
- Buongiorno, professoressa – la salutai, ignorando le sue parole.
- Presumo che tu sia qui per saperne di più sul tuo futuro, sulla tua vita minacciata di essere spezzata dalla Congrega Oscura… -
- A dire il vero mi servirebbe una predizione di tipo… - arrossii leggermente, abbassando la voce con aria cospiratoria - …amoroso! –
Lei allargò il sorriso in modo folle e mi spinse seduta, posizionandosi rapidamente dietro la sua scrivania dalla quale estrasse un mazzo di carte, una sfera di cristallo, alcuni sassolini e un pendolino d’argento.
- Quale di questi preferisci, cara? –
Sgranai gli occhi, maledicendomi per la situazione in cui stavo per cacciarmi.
- Quello – mormorai, indicando la sfera di cristallo.
Mi sembrò di sentire gli ingranaggi del cervello della Cooman iniziare a girare rumorosamente, mentre i vapori di incenso iniziarono a darmi alla testa.
"Buona fortuna, Lauren."

Note dell'autrice

Buongiorno a tutti!
Anche se leggermente in ritardo, è finalmente arrivato questo capitolo. Spero che possiate perdonarmi, si tratta solo di un paio di giorni ^^
Sono riuscita a non far girare tutta la vicenda attorno a Daniel, credo che per le sue detrattrici sarebbe risultato odioso leggere un capitolo incentrato solamente su di lui. Spero che la spiegazione data da Blaise per il suo comportamento sia stata abbastanza esauriente, per quanto non lasci nessuna certezza per le previsioni future.
Cosa dire invece di Piton, Lupin e Albus? Secondo voi perchè continuano a prendersela con il povero Danieluccio? xD
Ringrazio come sempre tutti voi per la vostra continuità nel seguirmi e per il vostro supporto, in particolare rosi33 che ha aggiunto questa storia tra le Seguite e GreenPrincess che l'ha inserita tra le Preferite..
Al prossimo capitolo.... e grazie per le recensioni! ^^

Luciana Menditegui: ammetto di aver passato delle ore a cercare il mio ideale di Daniel, sperando che rispettasse le aspettative xD Grazie per i complimenti e per il commento, fammi sapere anche cosa ne pensi di questo chapter se ti va!
DarkViolet92: come ha detto Piton, Daniel è stato scagionato dal controllo del Prior Incantatio... ulteriore confusione? ^^  Il mio obiettivo è esattamente quello di non svelare troppo e di suscitare in ogni modo la curiosità,, spero solo che non vi stufi andando avanti... comunque grazie per il commento!
Valery_Ivanov: Daniel è stato sincero, lui è un santo ragazzo ù_ù Lauren invece è fatta così, ingenua e impulsiva fino all'estremo... anche se magari la rpevisione di Sibilla riuscirà a metterla un po' sulla retta via! ^^


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Capitolo 44
*** Il prezzo del futuro ***



- Vuoi raggiungere la felicità, vero, cara? –
Avevo annuito rapidamente, come un automa, avida di buone notizie e di chiarimenti.
- Dovrai tagliare, nel trascorrere di trenta alternanze tra Sole e Luna, i fili che ti legano a tre persone… i tre impedimenti verso il tuo vero amore… -
Avevo spalancato gli occhi con le mani tremanti, speravo con tutta me stessa che la Cooman non stesse bluffando.
- Il primo, il Grifone dai capelli neri e gli occhi verdi, non è tuo amico come sembra… -
Harry. La descrizione calzava alla perfezione su di lui.
- Il secondo, la Serpe eterea ed aristocratica, non ti permette la libertà adeguata… -
Draco. Non c’era modo di sbagliarsi.
- Il terzo, l’oscuro ragazzo del tuo primo bacio, non è più capace di dare colore ai tuoi sentimenti… -
Blaise. Poteva essere solo lui.
- Sarà tuo compito lasciare alle spalle questi ostacoli per dirigerti con coraggio verso l’uomo a te consigliato dal Destino… -
- Chi è? – soffiai rapidamente, con le mani artigliate al tavolo per la curiosità.
La Cooman mi aveva rivolto uno sguardo dolce, forse perché non avrebbe mai pensato di vedermi in quelle condizioni.
Coinvolta in tutto e per tutto nella sua atmosfera mistica solo per amore.
- Un uomo dai potenti occhi e dai fluenti capelli dalle sfumature di tempesta. Il tuo cuore sa già di chi si tratta. –
Ero rimasta congelata davanti a quella rivelazione.
Naturalmente con il cuore ero certa di chi si trattasse, anche se sentivo che la mia mente mi presentava davanti diversi candidati.
Ma no, si trattava sicuramente di Daniel.
- La ringrazio, professoressa Cooman… - avevo sussurrato, iniziando a considerarla sotto una diversa luce.
- Figurati, cara, è stato piacevole anche per me… - aveva replicato con un sorriso folle, prima di tendere una mano con il palmo in alto verso la sottoscritta  - …fanno tre Galeoni -

Dalla mattina che seguì la predizione gentilmente offertami dalla Cooman, iniziai a stilare una lista di quello che avrei dovuto fare per raggiungere la cosiddetta “felicità scritta nel cristallo”.
Per quanto fossero stati strani quei consigli, mi ero ripromessa che non avrei replicato e che li avrei seguiti alla lettera per la mia sanità mentale.
Avrei cominciato dalla cosa più facile, quella che mi sarebbe venuta naturale.
Quattro settimane, tre dolorose missioni.

Iniziai il mio progetto la seconda settimana di gennaio, mentre andavamo a lezione di Erbologia.
Eravamo nella Serra numero Tre e dovevamo occuparci del trapianto dei Prickly Poisons, alcune piante simili a cactus che se esposte al sole sviluppavano nei loro aculei un veleno letale.
- Quindi, chi sa dirmi per cosa è utilizzato il veleno dei Prickly Poisons? – chiese Pomona, rivolgendo sorrisi incoraggianti a Hermione e Neville che solitamente non la deludevano mai.
Il mio amico arrossì leggermente ed esitò ad alzare la mano, mentre la Granger sembrava avere un meccanismo che le permetteva di anticipare chiunque per rispondere a qualsiasi domanda.
- Sì, Hermione? –
- Distillato della Morte Vivente, Pozione Stordente, Pozione Paralizzante e… - disse lei, contando sulle dita.
- …e tutti i tipi di veleno che provocano un’alterazione al regolare uso dei nervi di chi le assume – completai io, imitando la sua voce da libro stampato – credi di essere l’unica a saperlo? –
- Credo di essere l’unica ad aver alzato la mano – rispose lei, fissandomi con gli occhi stretti a fessura.
- Certo, perché sei l’unica a voler passare per onnisciente – le ricordai senza troppi problemi.
- Insomma, ragazze, insomma! – ci richiamò la Sprite – Non c’è bisogno di litigare, anche perché non c’è più l’assegnazione dei punti alle vostre Case! –
- Non è questione di punti, professoressa… - precisai io – ma questione di correttezza! –
- Correttezza? –
- Non è giusto avere in classe una macchina delle risposte come la Granger, è come avere il monopolio di un prodotto in uno Stato! –
La battuta era piuttosto fine, e anche piuttosto triste, ma sentii Draco e Blaise ridacchiare alle mie spalle.
- Ma perché non ti fai gli affari tuoi? – mi aggredì Ronald.
- Perché sono per le pari opportunità –
- Smettetela, adesso! – sbottò la Sprite, visibilmente irritata – Trapiantate i Prickly Poisons e fatela finita! –
Lenticchia tacque all’improvviso, sussurrando poi qualcosa nell’orecchio della Granger. Daniel mi sillabò con sguardo malizioso una frase che preferii non cogliere, Blaise e Draco mi rivolsero sorrisetti soddisfatti mentre Harry aveva uno sguardo del tipo “ti devo parlare”.
Avevo quasi ottenuto quello che volevo, benissimo.
Per tutta la lezione di Erbologia continuai a commentare ogni singolo difetto della magnifica coppietta Grifondoro che ci stava davanti, fermandomi solo quando sentivo la Sprite avvicinarsi a noi.
E il bello era che appena Ronald o Hermione osavano replicare, subito venivano rimproverati.
- Ah, finalmente liberi! – esultò Blaise, una volta usciti dalla serra.
- Ma almeno ci siamo divertiti… come hai detto, Lauren? I capelli della Granger sono più secchi della paglia in un nido di Ippogrifo! – ripetè sghignazzando Draco.
- Lauren, dovrei chiederti una cosa… - disse Harry con tono cupo, affiancandosi a me.
- Ok – replicai con un sorriso – andate pure avanti senza di me, ci vediamo a pranzo! –
I miei due amici allungarono il passo, mentre io mi fermavo con Potter vicino alla casetta di Hagrid.
- Lauren, non sei stata carina – mi fece notare lui con delicatezza.
- Lo so – replicai piattamente.
- Quindi? –
- Quindi cosa? La verità fa male, vero? –
Gli occhi verdi di Harry sembravano volermi perforare, poi sospirò.
- Perché insulti i miei migliori amici? Io non ti capisco proprio… almeno prima li ignoravi e basta, andava così bene! –
- Non era divertente, prima… - gli feci notare.
- Ma non lo è nemmeno adesso! – disse lui con tono esasperato.
- Per me, sì… - osservai sorridendo malefica – e anche per gli altri Serpeverde, scommetto! –
- Ok, senti… - riprese lui, dopo essersi morso le labbra – se non la smetti di insultare così apertamente e crudelmente Ron e Hermione, che tra parentesi non ti hanno fatto nulla di male, allora non possiamo più essere amici –
Quelle parole sembravano essergli costate tantissimo, infatti il suo volto sbiancò leggermente.
- Va bene –
Il mio tono incolore e deciso gli fece assumere una sfumatura ancora più cerea, simile a un cadavere.
- Ma… ma perché? –
- Loro non mi piacciono e chi frequenta loro non mi piace, Potter… tu frequenti loro, quindi non mi piaci e non puoi essere mio amico… così ti è più chiaro? –
Harry boccheggiò per qualche minuto davanti a me, come cercando di riprendere fiato dopo lunghi minuti in apnea. Avrei giurato di vedere l’accenno di lacrime all’angolo dei suoi occhi.
- Non ti capisco – mormorò con voce rotta – davvero non ti capisco –
E dopo quelle parole, corse via rapidamente lontano da me.
E io mi sentii cattiva, una vera Serpe in anima e corpo, ma avevo portato a termine la prima missione.
E questo mi era sufficiente per giustificare quello che avevo appena fatto.

Una settimana più tardi, mi recai nella Tana del Serpente con Zabini e Malfoy.
Draco era intento a scrivere una lettera a sua madre per rassicurarla della salute di cui godeva.
Probabilmente la notizia del quasi rapimento all’inizio dell’anno era infine giunta a Grimmauld Place.
Io ero sdraiata sul letto con gli occhi beatamente chiusi, di fianco a Blaise.
Ci tenevamo la mano, come amici. O forse come qualcosa di più?
In ogni caso, il mio obiettivo di quella giornata non era Blaise.
- Lauren… io credo di essermi innamorato di te… - mi sussurrò leggermente nell’orecchio, provocando uno svolazzare di farfalle nel mio stomaco.
Per l’appunto. Quello non ci voleva.
Aprii gli occhi e mi misi a quattro zampe sul materasso per poter stabilire una connessione tra i nostri sguardi.
- Cosa c’è? – chiese lui, con aria preoccupata.
- E me lo dici così? – mormorai mordendomi le labbra.
- Beh… non sapevo come dirtelo… -
- Da quanto? – indagai, lanciando occhiate rapide a Draco per essere sicura che non ci stesse ascoltando.
- Non credo sia importante… - osservò lui – Lauren, ma ti senti bene? –
Sospirai, le cose si stavano facendo decisamente difficili.
- Mi sento in colpa, Blaise… in fondo, io non sono ancora certa di quello che provo per te… -
- Non mi ami? –
Il suo tono ferito fu come una stoccata al mio cuore. Non erano ammesse risposte secche, non per quella settimana.
- Non… ancora… ma credo di esserci molto vicina, sto per iniziare ad amarti seriamente… -
Cercai di essere diplomatica, di accontentarlo a metà.
“Ma a cosa serve, Lauren? Solo ad aumentare la sofferenza che verrà…” mi ricordò spietatamente la mia coscienza.
- Ehi, avete finito di fare i fidanzatini? – ci scherzò Draco, mettendo il sigillo alla pergamena appena scritta.
Mi tirai seduta con sollievo, mi aveva facilitato il compito di troncare quella conversazione con Blaise.
- Sei geloso, Drake? – lo provocai ridacchiando.
- Certo che no, tanto lo so che tu sei di tutti e due – scherzò lui, rivolgendomi uno sguardo colmo di lascivia.
Nonostante sapessi che mi stava solo prendendo in giro, non riuscii a non sentire di nuovo le farfalle svolazzare nel mio stomaco.
- Lauren è mia – decretò con serietà Blaise.
- Se la vuoi più tardi, allora vai a mandare la lettera a mia madre – gli disse Draco con tono autoritario – io devo parlare con lei! –
- E perché? –
Zabini sembrava davvero geloso, iniziavo a non dubitare più della sua confessione di amore.
- Perché devo istruirla sui metodi per non restare incinta – bisbigliò il biondino con tono udibilissimo.
Scoppiai a ridere di gusto, mentre Blaise si lasciò sfuggire un mezzo sorriso poco convinto. Sembrava non trovarci niente di divertente.
- Davvero, vai! Tanto Lauren non la dà a te, figurarsi se si degna di darla a me! –
Blaise non rispose, prese la lettera che Draco gli porgeva e uscì senza dire una parola dalla stanza.
Quella mi sembrava una scusa bella e buona per restare da solo con me, e la mia intuizione non fu sbagliata.
- Allora, non devo parlarti dei metodi contraccettivi… ma di Blaise! – specificò lui, strascicando volontariamente la voce.
- Dobbiamo per forza? –
- Dobbiamo… - ripetè lui, lanciandomi poi uno sguardo malizioso – a meno che tu non abbia un’idea migliore! –
“Ora o mai più, Lauren…” mi ricordai, prendendo il coraggio a due mani.
- A dire il vero è da tanto che ti devo dire una cosa, Draco… - esordii, cercando di valutare la sua reazione.
Mi guardai attorno per vedere se ci fossero oggetti contundenti in giro che avrebbero potuto portarmi a una morte violenta per mano del mio biondo amico, in seguito alle mie parole.
Ma niente risultò fatale dopo quella breve analisi.
- Cosa, precisamente? – chiese lui, accomodandosi con eleganza su una della poltroncine senza dimostrare il minimo interesse.
- Riguarda la squadra di Quidditch… - continuai esitante, chiedendomi perché la maledetta sfera di cristallo mi avesse consigliato di fare quelle cose terribili.
- Ah, sì! Inizieremo gli allenamenti tra qualche settimana… -
- No –
Lo sguardo grigio di Draco si posò su di me, dimostrando finalmente un minimo di considerazione degna di questo nome.
Vidi la sua mano appoggiarsi sulla tasca dei suoi jeans.
- Cosa vuol dire “no”? – sibilò lui con aria aggressiva.
- Vuol dire che voglio lasciare la squadra – sputai alla fine, levandomi un peso tremendo dallo stomaco.
Un peso che tornò immediatamente, dieci volte peggiore, quando Draco estrasse la bacchetta dai suoi jeans puntandomela contro e costringendomi a indietreggiare contro il muro.
“Ecco, Lauren, ti eri dimenticata della bacchetta… ma brava!”
Deglutii rumorosamente, sostenendo a fatica lo sguardo furioso di Malfoy.
Avevo dimenticato quanto fosse violento e impulsivo, a volte.
Quando era contraddetto o tradito, prima di tutto.
E io avevo appena fatto entrambe le cose.
Certo, avrei potuto dirgli che stavo scherzando, ma così facendo la mia seconda missione sarebbe andata a signorine di facili costumi.
- Non ho capito bene – sussurrò lui con voce minacciosa – ripeti quello che hai detto… -
- Hai capito benissimo, Draco! Io non farò più parte della squadra –
- E perché cazzo, per Salazar? – urlò lui, scoppiando all’improvviso.
Perfetto, non avevo previsto un perché mentre ero nella mia stanza a pensare a cosa l’avrebbe fatto arrabbiare. Avrei dovuto improvvisare.
- Perché mi gira così –
Ah, ottima scusa, Lauren. Davvero geniale.
- Allora io ti faccio girare in un altro modo! – minacciò lui, spingendomi la punta della bacchetta contro il collo.
Non risposi, chiusi gli occhi e iniziai a sperare nel ritorno di Blaise.
- Solo perché sei mia… amica… - disse lui con tono controllato – ti do l’ultima possibilità per ritirare quello che hai detto… -
- No –
Era l’unica parola che potevo permettermi di pronunciare senza scoppiare a piangere o mettermi a supplicarlo di risparmiarmi.
Sarebbe stata anche l’ultima che avrei detto?
- Stupeficium – urlò lui con rabbia, dopo un attimo di esitazione.
Probabilmente no.

Alla fine, arrivò la quarta e ultima settimana in cui – secondo la previsione della Cooman – avrei potuto portare a termine la mia terza missione.
Perché naturalmente, avevo passato la settimana precedente in infermeria senza poter fare nulla.
Tutto merito di come mi aveva ridotta Draco dopo il famoso Schiantesimo nella Tana del Serpente.
No, non mi aveva picchiata o altro, lui mi rispettava… nonostante mi fossi comportata malissimo nei suoi confronti e in quelli dei Serpeverde.
Ma era riuscito a farmi recapitare ogni giorno, nel dormitorio femminile, delle lettere che avrebbero ridotto alla pazzia anche la persona più pragmatica e coraggiosa di questo mondo, figurarsi la sottoscritta.
Quando le avevo lette, mi ero detta che era proprio figlio di suo padre.
Frasi come “i traditori devono morire, i Mezzosangue devono morire… quindi tu devi morire due volte” erano dei capolavori di retorica e terrore che sapevano molto di Lucius Malfoy.
Ma non voglio divagare inutilmente.
Da brava sciocca, conservai tutte le lettere che mi aveva spedito Draco per rileggerle tutte le sere e non cadere nella tentazione dell’andare a chiedere il suo perdono.
Fu così che i miei nervi decisero di cedere senza preavviso.
Le uniche due persone che si degnarono di venirmi a trovare regolarmente nel mio periodo di convalescenza furono Blaise e Daniel.
Senza naturalmente contare i scontati Remus, Severus e nonno Albus.
Il giorno in cui uscii dal bianco letto del Regno di Madama Chips, c’era Daniel ad aspettarmi fuori e io avevo già in mente un modo per portare a termine il più rapidamente possibile la mia terza missione.
- Ti senti meglio? –
- Sì – mormorai con un lieve sorriso – molto meglio –
Nessuno sapeva per certo che ero finita in infermeria per colpa di Draco, ma tutti lo pensavano dato che non era venuto a trovarmi nemmeno una volta.
Il fatto che io non volessi denunciarlo, comunque, lo rendeva immune a qualsiasi tipo di punizione.
- Ora scusami ma devo assolutamente andare a parlare con Blaise… -
- Zabini? – chiese lui, prendendomi per un braccio come per non farmi scappare – E perché? –
Avrei forse dovuto dirgli che dovevo trovare un modo per litigarci?
- Devo parlargli… - insistetti debolmente.
- Allora vieni, andiamo in dormitorio a cercarlo – acconsentì Daniel, stranamente docile.
Entrati in Sala Comune, notammo che non c’era traccia del mio amico, quindi per un attimo provai l’impulso di lasciare Daniel e fare di testa mia.
Questo naturalmente prima che mi invitasse a salire nei dormitori maschili.
- Non credo di poterlo fare… - osservai, dimostrando un pizzico di senno.
- Ma con molta probabilità sarà lì – commentò lui, rivolgendo poi l’attenzione verso le gemelle Patil – Calì, se vedi Zabini gli puoi dire che io e Lauren lo stiamo cercando e di salire quindi nella mia camera? –
La ragazza annuì e, senza darmi il tempo di reagire, Daniel mi portò su per la scala.
Percorremmo un breve corridoio tappezzato di stendardi rosso e oro, poi Daniel aprì la porta di una stanza. Naturalmente deserta.
- Benvenuta nella mia umile dimora – scherzò lui con un sorriso, prendendo poi un bicchiere appoggiato su una mensola – e bevi questo, ti farà bene dopo tutto quel tempo passato in Infermeria tra brodini e cose insipide! –
Presi in mano con aria circospetta il bicchiere fumante che mi aveva appena porto, lo annusai con discrezione. Sembravano non esserci segnali di pericolo.
- Cos’è? – non potei fare a meno di chiedere.
- Decotto Energizzante –
Decisi di fidarmi, anche perché per un po’ avrei preferito evitare Schiantesimi come quello ricevuto da Draco. Mandai giù rapidamente la bevanda e all’improvviso mi colse una fortissima vampata di calore.
- Daniel… ti dispiace se mi tolgo il maglione? – chiesi imbarazzata, sventolandomi il viso con una mano.
- No, figurati – rispose lui distrattamente, guardando fuori dalla finestra.
Restai per altri due minuti in camicia – tempo nel quale Daniel mi fece sdraiare senza troppo convenevoli sul suo letto e mi si posizionò di fianco – poi ripresi ad avere caldo.
- Ehm… - esordii, diventando color aragosta.
- Sì? –
Si girò verso di me con sguardo improvvisamente interessato, mi squadrò da capo a piedi.
- Fa caldo… - mugolai con tono infantile.
- Allora togliti anche la camicia – mi consigliò lui con tono pratico.
La domanda era: cosa diamine aveva messo in quella bevanda dannata?
“Ci penserai dopo, Lauren…” mi rimproverai nella mente “ora pensa a sopravvivere…”
Iniziai lentamente a sbottonarmi la camicia, nonostante sentissi gli occhi di Daniel puntati su di me come due grandi riflettori.
In quel momento, però, il caldo vinceva l’imbarazzo.
Eliminate anche la camicia e la cravatta, accaddero due tremende cose in successione con un tempismo terrribilmente perfetto.
Daniel si mise all’improvviso sopra di me e iniziò a baciarmi con impeto.
Prima che potessi reagire, la porta si aprì, mi fece intravedere la figura familiare di Blaise e – dopo un secondo che sembrò durare mille anni – si richiuse.
Spinsi Daniel lontano da me, raccolsi rapidamente la camicia e il maglione che erano per terra  - e che ero certa Blaise avesse visto – e mi fiondai nel corridoio.
Ma era troppo tardi.
- Qualcosa non va, Lauren? – chiese Daniel con un sorrisetto soddisfatto.
Volevo urlare contro di lui, chiedergli cosa volesse farmi fare dicendomi di bere quello strano intruglio, affatturarlo fino alla morte per costringerlo ad andare da Blaise a spiegargli che non stavamo facendo niente di male.
Che non stavo facendo nulla di male.
Ma poi il mio cervello mi ricordò tempestivamente che in fondo avevo raggiunto il mio obiettivo.
La predizione parlava chiaro, no?
- No… va tutto perfettamente… - replicai con calma., sentendo uno strano peso all'altezza dello stomaco.


Note dell'autrice

Buonasera a tutti!
Per questo aggiornamente lampo potete solo ringraziare il mitico ponte che credo stia concedendo a tutti un po' di tregua dagli impegni vari come scuola e lavoro. Con la speranza di riuscire a fare una cosa simile anche domani, mi sono decisa a postare il capitolo nuovo.
So che potrebbe risultare troppo "affrettato", in fondo ho descritto in poche pagine tutti gli avvenimenti di un mese, ma ho preferito unire tutte queste cose importanti in un blocco unico piuttosto che dividerle e creare quattro capitoli tremendamente noiosi e poveri dal punto di vista dei "colpi di scena".
Ringrazio come sempre chi legge (quindi tutti voi) e passo rapida alle recensioni.
Siamo tornati a quattro, mi sono sentita realizzata quando le ho viste! ^^
Al prossimo capitolo, xoxo

DarkViolet92: diciamo che l'aiuto della nostra amica Sibilla non è stato proprio dei migliori... ma chi lo può dire, magari in futuro si rivelerà davvero giusto e fondamentale per la felicità di Lauren ^^ Blaise si è alla fine dichiarato, ma in un brutto momento... e a giudicare dal risultato sortito, credo che ormai sia rimasto in gioco solo Daniel...
Yvaine0: è bello risentirti (te lo dico sempre xD)! Per fortuna che ti piacciono le cose complicate, dato che sembro proprio non essere capace di scrivere una storia lineare e facilmente seguibile. Comunque no, non credo di essere in grado di competere con la Rowling anche perchè è solo merito suo se sto scrivendo tutto questo... la devo solo ringraziare per aver creato Albus, Severus, Draco e tutti gli altri *.*
Lauren è proprio disperata, solo per questo motivo è andata a chiedere aiuto alla Cooman. Bell'aiuto, in effetti... le ha quasi rovinato la vita (o almeno così sembra xD). Sono felice che si sia notata la somiglianza con Tarot Reading, contavo molto sul fatto che qualcuno finisse per notarlo (ammesso che qualcuno avesse avuto il coraggio di leggere entrambe ^^).
E poi, figurarsi se la recensione è noiosissima! E' sempre gradito per me ricevere un commento, fosse anche il più cattivo di questo mondo... e naturalmente sono felice di sentire che la tua storia si sta allungando, Becky mi manca davvero tanto ç.ç
Grazie per i complimenti, tronco qui la risposta altrimenti diventa lunga quanto il capitolo xD
mistero: non sei la prima che mi dice di essere confusa... che io stia combinando un pasticcio? Fai bene ad essere arrabbiata, Daniel non si sta comportando molto bene... ma da brava "confondi-idee" posso anche dirti che prima o poi riuscirà a farsi perdonare. Severus è, come hai detto tu, testardo e naturalmente (almeno come la penso io) dubito che sia propenso a gettare alle ortiche la sua dignità solo per farsi avanti con una studentessa. Quindi per ora (come per i precedenti 43 capitoli, potresti protestare tu) la situazione rimane così. Ma chi dice che prima o poi non arrivi qualcosa capace di farla sbloccare? ^^
Valery_Ivanov: alla faccia della previsione, avrà fatto bene Lauren a crederci? ^^ Spero che il comportamento di Daniel sia risultato più comprensibile in questo capitolo, mentre Draco ti ringrazia per il tuo continuo appoggio anche quando fa solo le comparsate xD Blaise, invece, si è finalmente chiarito anche se è stato decisamente sfortunato ù_ù

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Capitolo 45
*** Invito sconsigliato ***



Secondo la previsione della Cooman – che ormai risaliva a quasi un mese prima – avevo fatto bene a troncare i rapporti con Draco, Harry e Blaise per riallacciare quelli con Daniel.

Secondo la previsione della Cooman, la tristezza che sarebbe derivata da quelle separazioni radicali era solo un passo doloroso prima di un’infinita felicità.
Secondo me, invece, avevo fatto una delle cazzate più grandi della mia vita.
Ma naturalmente non l’avrei mai ammesso nemmeno a me stessa.
Alzando lo sguardo vidi Severus aggiungere un ultimo ingrediente alla pozione che mi sarebbe servita come antidoto per quella che mi aveva somministrato Daniel. Me ne porse un bicchiere senza dire una parola, mi aveva già insultata abbastanza dicendomi che se avessi aspettato ancora un po' a rendermi conto della natura di quello che avevo inghiottito, probabilmente sarei già stata con un piede nella fossa.
Un'ottima prospettiva, gli avevo risposto.
Una sciocca incosciente, aveva replicato lui.
Eravamo andati avanti così per lunghi minuti, prima che mi decidessi a ringraziarlo per avermi salvata da quella che lui riteneva sarebbe stata l'anticamera alla morte. Esagerato, a mio parere.
Non mi aveva risposto, limitandosi a sibilare che avrebbe ucciso il colpevole con le sue stesse mani.
E poi, naturalmente, aveva iniziato con la sequela di domande che tanto temevo e che rappresentavano l'unico motivo che mi aveva spinta a restistere stoicamente per una giornata intera sotto l'effetto della pozione di Daniel.
Solo perchè avevo paura di subire un interrogatorio da Severus, non per altro.
Avevo risposto con tono vago, ricoprendo tutto con un velo di verità, cercando di evitare di fare nomi compromettenti.
Severus, stufo della mia continua elusione delle sue domande, aveva proposto di utilizzare quel pomeriggio per finire con le mie ultime due sere di punizione.
Avevo accettato, seppur riluttante, solo perchè gli ero debitrice per l'antidoto.
Ma ad un certo punto, senza un motivo plausibile, i miei nervi avevano sapientemente deciso di cedere.
Quindi eravamo lì, da tempo immemore, uno di fronte all'altro - mentre le mie lacrime non si davano pace di scendere e di aggiungere ulteriore umidità all'ufficio privato del mio professore di Pozioni.
- Vuoi spiegarmi cos’è successo? – sbottò impaziente Piton, mentre piangevo come una bambina davanti ai suoi occhi ormai da ore.
- N-no… - sussurrai debolmente, torturandomi una ciocca di capelli con le dita.
- Se non me lo vuoi dire, almeno sloggia da questo ufficio! Io ho dei compiti da correggere! Ho già perso abbastanza tempo... –
Ignorai il suo tono gelido, sapevo che non mi avrebbe mai scacciata se non avessi voluto esplicitamente andarmene.
Ma sapevo anche che non mi avrebbe permesso di approfittarmene ancora per molto.

- Il punto è che… Blaise… -
I singhiozzi spezzarono a metà la mia confessione, Piton si lasciò ricadere sulla sedia con sguardo torvo. Iniziò a rivolgere la completa attenzione ai suoi compiti in classe, che evidentemente erano molto più collaborativi della sottoscritta.
Cercai di fare mente locale. Vediamo, cosa mancava a Piton della lunga vicenda svoltasi in quel mese?
La previsione della Cooman sui miei sentimenti? No, la sapeva.
Il taglio netto dei rapporti con Harry dopo aver insultato pesantemente i cari Ronald e Hermione? Sapeva anche quello, mi aveva fatto i più caldi complimenti.
La litigata furiosa con Draco a proposito del fatto che volessi abbandonare la squadra di Quidditch di Serpeverde? Oh, altrochè se ne era a conoscenza.
Piton non era venuto a trovarmi in infermeria per i primi quattro giorni, dopo quella specie di tradimento.

Forse gli mancava l’ultima “perfidia” escogitata nei confronti di Blaise.
Quella per cui mi sentivo come una merda vagante.
- Severus, io ho fatto le corna a Zabini… -
Mi puntò gli occhi addosso, mentre tracciava una “T” rabbiosa su un malcapitato compito.
- Come mi hai chiamato? – ringhiò rabbiosamente – E soprattutto, cosa hai fatto?
Mi feci piccola piccola, il mio cervello aveva davvero iniziato a viaggiare su un binario parallelo rispetto a quello della lucidità mentale.
- Mi scusi! – mi giustificai rapidamente – Mi scusi, è stato un lapsus! –
Mi fissò ancora per qualche minuto, forse provando a intimidirmi.
E devo ammettere che ci riuscì benissimo.
Poi abbassò la piuma sulla scrivania e alzò il sopracciglio con fare interrogativo.

Giusto, mi mancava una risposta fondamentale.
- Ecco, diciamo che tecnicamente non gli ho fatto le corna… anche perché non stavamo insieme… - precisai imbarazzata – ma realisticamente parlando si può dire che ha beccato me e Daniel in atteggiamenti intimi… -
- Atteggiamenti intimi? – ripetè lui, sembrando improvvisamente interessato.
-  Oh, ma perché lo racconto a lei? Poi sicuramente andrà a riferirlo a mio nonno! – sbottai all’improvviso, come se solo in quel momento il mio cervello si fosse accorto di quanto fosse stato poco furbo confessare certe cose a un professore.
- No, non lo farò – mi contraddisse lui – e ora finisci il discorso –
- Beh, niente… anche con Blaise è finita e ora l’unica persona che mi resta è Daniel… -
Piton sembrò divertito, anche se cercava di non darlo a vedere.
- Ora saresti così gentile da dirmi perché una ragazza che io ritenevo sveglia si sta invece rivelando più idiota di Potter e Weasley messi insieme? Come è possibile che tu abbia finito per credere alle parole di quella veggente da strapazzo che è Sibilla Cooman? –
Me lo stavo chiedendo anch’io, ad essere sincera. Ma non mi piaceva che qualcuno sottolineasse la mia stupidità, per quanto fosse stata reale.
- Ognuno fa quello che vuole! –
- Certo… e guarda a che punto sei finita… - osservò lui pacatamente – al punto da trascorrere ogni singolo attimo della tua vita al fianco di un Grifondoro che in passato ti ha usata come un giocattolo e che ora, sospettato di essere un alleato di Voldemort, viene a cercare di riallacciare una relazione amorosa con te per togliere di mezzo ogni dubbio sulla sua purezza d’animo… -
Il suo tono di insinuazione non mi piacque, mi asciugai le lacrime con una manica e mi alzai in piedi.
- Non si permetta di dire queste cose! –
- Sei venuta tu qui da me, ti ricordo, quindi io dico quello che preferisco… -
- Allora si scordi che io rimetta piede qui dentro! – urlai, in preda a un’altra delle mie ormai tradizionali crisi di nervi.
Piton non sembrò sorpreso, riabbassò lo sguardo sulle verifiche come se non fossi stata presente.
Probabilmente aveva deciso che in quello stato sarebbe stato controproducente farmi recuperare le ultime due serate destinate all’antica punizione.
Sbattei il piede sul pavimento con fare capriccioso, poi uscii dalla stanza ad ampie falcate.
L'unica cosa positiva era che, tra un insulto e l'altro, avevo evitato di denunciare Daniel per lo spiacevole episodio della pozione.
“Cosa ti sta succedendo, Lauren? Perché sai che Severus ha ragione ma non fai niente per far tornare tutti i tasselli al loro posto?”
Vidi Draco passarmi di fianco parlottando fittamente con il ragazzo che mi avrebbe sostituito nella squadra, il cuore mi si strinse nel vedere che il suo sguardo mi attraversava tranquillamente come se fossi stata un fantasma.
“Per lui non esisti più, Lauren… e questo solo perché hai deciso di lasciare una stupida squadra di Quidditch…”
Continuai a camminare rapidamente per i corridoi, diretta verso l’unica stanza in cui sentivo che sarei riuscita ad essere serena e spensierata.
La stanza di Daniel, quella che dal rientro post-natalizio condivideva con Tiger, Goyle e Ernie.
Sapevo che avrei dovuto essere arrabbiata a morta con lui, dato che mi aveva somministrato una pozione sconosciuta facendola passare per un innocuo Decotto Energizzante, ma io credevo ciecamente nella previsione della Cooman.
Io sapevo che la descrizione dell’uomo che mi era stato assegnato dal destino non poteva descrivere nessun altro se non Daniel.
E poi, essendo praticamente rimasta a corto di amici, il mio istinto mi diceva che non sarebbe stato saggio mettermi contro anche lui.
Una volta arrivata nella nostra Sala Comune – dopo aver lanciato un’occhiata disgustata allo spettacolo che Lavanda stava dando stesa su un divanetto con Anthony – salii le scale che portavano al dormitorio maschile. Sfortunatamente, a due passi dalla porta della stanza di Daniel, incontrai proprio Blaise.
- Ma bene, vedo che stai ancora andando a dare a Dwight la sua razione giornaliera di carne fresca! – commentò lui con astio.
- Questo non ti riguarda – replicai gelida, mentre in realtà avrei voluto implorare il suo perdono per quello che gli avevo fatto.
- Non mi riguarda? Avevi detto che eri vicina ad innamorarti di me e ieri pomeriggio ti ho beccata nel letto di Dwight! Altrochè se mi riguarda! –
- Blaise, non ho tempo da perdere… - mormorai, stringendo i pugni per non cedere alla mia coscienza.
- Ah, giusto… perché ti paga a ore… -
Rimasi raggelata da quelle parole. Cercai di raccogliere le forze per rispondere altrettanto male, ma non potevo sopportare che Blaise pensasse di me quello che avevo dimostrato di pensare.
- Non è come credi… - protestai, cercando di scagionarmi.
- No? Perché se io vedo una ragazza semi-nuda nel letto di un ragazzo, non penso di certo che stiano scopando! –
- Non sono una troia! – urlai con tutta la voce che avevo in corpo – Non puoi pensare una cosa del genere! Blaise, non puoi farlo! –
Avevo un tono misto tra il supplicante e il furioso, tutto l’orgoglio che avevo sembrava essersi dissolto dopo quel dannato pomeriggio che sembrava essere diventata l’errore più grosso della mia vita.
Dannato finto Decotto Energizzante.
Blaise si mise a ridere forzatamente, mi squadrò da capo a piedi.
- No, giusto, non sei una semplice troia… sei una prostituta di classe… - commentò lui con un sorrisino fastidioso – quando ti va, mandami una pergamena con le tariffe… di certo ti posso pagare più io di quel Mezzosangue e posso anche offrirti di meglio! –
Dopo quelle parole terribili, mi spinse da parte nel corridoio e scese le scale.
Mi sentivo svuotata, ferita e incredibilmente offesa. Ma la reazione di Blaise era comprensibile, dopo quello che aveva visto e dopo quello in cui mi ero trasformata.
Non avevo più voglia nemmeno di vedere Daniel, volevo solo andare in camera mia e rinchiudermi lì dentro per il resto dei miei giorni.
Non avevo nemmeno la forza di piangere, perché sarebbero state lacrime di coccodrillo.
Non riuscivo a trovare un modo per mettere a posto i frammenti della mia vita.
- Ehi, Laurie! – mi chiamò la voce allegra di Dwight – Ti va di entrare? Gli altri sono fuori… -
Alzai lo sguardo lentamente, per incontrare prima la vista del suo paio di boxer, poi la camicia bianca mezza sbottonata e infine il suo sguardo malizioso.
Scossi la testa, deglutendo a fatica.

- Perché no? Non ti fermerai solo davanti alle parole che ha detto quello scemo di Zabini… -
Allora lui aveva sentito tutto! Perché non era uscito a difendermi?
“Perché Blaze ha detto la verità, Lauren…”
- Non sto bene, credo di avere la febbre… - mentii istintivamente.
- Allora ti lascio stare – rispose lui con tono poco convinto – volevo solo chiederti se ti va di venire a Hogsmeade con me, a San Valentino… -
A San Valentino mancavano solo quattro giorni, avrei avuto abbastanza tempo per riprendermi una reputazione da brava ragazza e recuperare i miei neuroni smarriti?
- Certo, Daniel! –
Cercai di dare un tono entusiasta e sembrai riuscirci, dato che Dwight finalmente mi sorrise. Uscì dalla stanza giusto il tempo di darmi un bacio – quasi come un contentino - poi sparì senza dirmi una parola.
A quel punto mi sentivo davvero male, la testa mi pulsava e l’intero viso sembrava scottarmi.
Mi trasferii dal dormitorio maschile a quello femminile, cercando di ignorare la gente che c’era in Sala Comune.
La mia camera era deserta, probabilmente le altre avevano una vita più piena di amici rispetto alla mia.
Non che ci volesse molto, da un mese a quella parte.

Mi buttai sul letto, sentendo i brividi percorrermi la schiena come segni di un’imminente influenza.
Il gattino regalatomi da Blaise, che non aveva ancora nome, saltò sulla mia pancia e lì si acciambellò.
Non ebbi la forza di scacciarlo, era forse l’unico segno che mi era rimasto di affetto sincero.
Dopo aver perso in un colpo solo i miei tre amici, per seguire una profezia della Cooman.
Ma mi riscossi, dicendomi che quel gatto aveva urgentemente bisogno di un appellativo.
- Come potrei chiamarti, eh? – mi rivolsi a lui, che mi guardava impassibile con i suoi occhi color tempesta.
Emise un flebile miagolio, quasi dicendomi che riusciva a capire quello che stavo provando.
Già, quello che stavo provando.
- Credo che finirò per chiamarti Sorrow, povero micino… perché sarà solo merito tuo se riuscirò a scacciare questo dolore… e il tuo nome me lo ricorderà per sempre… -

Quella sera, neanche a dirlo, mio nonno mi convocò nel suo ufficio.
Avevo come l’impressione che Severus avesse parlato troppo… impossibile, vero?
- Non mi piace quello che hai fatto, il perché l’hai fatto e la gente che frequenti ultimamente – disse lui con calma, dopo avermi riservato una calorosa accoglienza .
Mi era sembrata fin da principio una cosa alquanto strana, ma sapevo che era solo per indorare la pillola.
- Precisamente di che gente parli? – mi informai stancamente – Perché nelle ultime tre settimane ho avuto ben pochi rapporti con esseri umani… -
- Sai di chi parlo, Lauren… - rispose altrettanto svogliatamente – la mia opinione su di lui non è cambiata un briciolo… -
- Ma possibile che tu debba avere sempre qualcosa contro i miei probabili fidanzati? – sbottai infastidita – Quando era Blaise non andava bene, ora che è Daniel non va bene… chi diavolo dovrei frequentare, secondo te? Harry Potter?
- Sarebbe un’ottima idea – commentò mio nonno con tono sereno.
I ritratti appesi alle sue spalle si permisero per la prima volta di ridere in mia presenza. Li fulminai uno ad uno, non avevano diritto di decidere della mia vita.
- Se non ti va così tanto a genio, mi chiedo perché tu l’abbia ammesso in questa scuola! –
- Perché, prima dell’aggressione a Harry e Draco, non avevo alcun motivo di sospettare che avesse una natura malvagia – osservò lui con tono obiettivo.
- E ora ne hai motivo? –
- Certo che sì, Lauren! È quello che sto cercando di farti capire da settimane… -
Lo guardai scetticamente, non avevo voglia di discutere su quella causa persa.
- Quindi? Volevi solo dirmi di non frequentare Daniel? – chiesi con tono astioso – Cosa che naturalmente farò, fregandomene di tutte le tue assurde ipotesi… -
Le sopracciglia candide di mio nonno si aggrottarono, ma si guardò bene dal rispondermi a tono. Sospirò, intrecciando le sue dita come d’abitudine.
- Severus mi ha detto dei tuoi atteggiamenti intimi… -
- Non sono affari tuoi – lo interruppi bruscamente.
- Allora parliamo di quanto tu sia stata sciocca a dare credito ad una profez… -
- Nemmeno questo è affar tuo –
Sembrò essere ferito, ma subito cancellò quell’espressione dal tuo viso.
- Hai perso tre grandi amici, Lauren, e solo per un ragazzo di cui non dovresti fidarti… - continuò lui, ignorando il fatto che lo stessi fulminando senza riserve - …mi dispiace dirtelo, ma temo che te ne pentirai –
- Sono abbastanza grande per decidere da sola – gli ricordai con voce aspra.
- Sì… è proprio questo che mi preoccupa… -
Ci guardammo per un po’, come in un tentativo di far valere pacificamente le nostre ragioni sull’altro. Ma nessuno dei due sembrò riuscirci, eravamo troppo radicati sulle nostre convinzioni.
- Tra poco è San Valentino… - esordì infine mio nonno per rompere il silenzio - …hai già un cavaliere? –
Domanda stupida, nonno. Se la tua intenzione era di sviare dal discorso precedente, ti sei incartato da solo.
- Daniel, naturalmente –
- Ah… giusto… -
Accorgendomi che avremmo potuto continuare su quella linea per tutta la sera – e avendo di meglio da fare – mi alzai in piedi.
- Buonanotte, nonno… - gli dissi, cercando di addolcire il mio tono.
- Lauren… ti prego, stai attenta… -
Annuii rapidamente, prima di fiondarmi fuori da quella stanza.
“Stai attenta? A cosa dovrei stare attenta? “ sputai nella mia testa, prima di cancellare quel pensiero dalla mia testa.
E a volte mi chiedo cosa sarebbe successo se avessi giudiziosamente dato ascolto al mio saggio nonno.


Note dell'autrice

Buon pomeriggio a tutti!
Come ho già detto nelle note del precedente capitolo, non smetterò mai di ringraziare chi ha inventato le vacanze - per quanto brevi - dai vari impegni quotidiani... grazie, chiunque tu sia! ^^
Bene, è inutile che dica che questo sarà l'ultimo aggiornamento lampo fino a Natale (più o meno) e che quindi riprenderò a postare tra tre o quattro giorni.
Spero naturalmente che anche questo capitolo non risulti troppo affrettato e che quindi vi piaccia.
Ringrazio come sempre chi legge, chi apprezza e chi fa sentire la propria opinione ^^
Passo alle recensioni (addirittura sei, questa volta! Mi sembra di tornare ai bei vecchi tempi *.*), alla prossima!
xoxo

Sheilin: ti ringrazio per aver commentato, allora, nonostante recensire non ti piaccia molto ^^ grazie anche per i complimenti, naturalmente! Non sono sicura ancora della Casa in cui avrei potuto inserire Lauren, ma molte altre lettrici dicevano che sarebbe stata bene in Serpeverde. Daniel è un personaggio volutamente ambiguo, una di quelle persone di cui non sai mai cosa pensare... in pratica, è un po' il mio "movimentatore di storia" xD
Sev ha rabbrividito nel sentirsi attribuire l'aggettivo "tenero" xD sono comunque felice che ti piaccia questa su versione un po' meno distaccata, nonostante faccia del mio meglio per mantenerlo IC e non rischiare che qualcuno desideri di staccarmi la testa. Per quanto riguarda la Cooman, a tutti può succedere di azzeccare qualcosa per una volta... che questa sia quella buona? ^^ Ti ringrazio ancora per avermi fatto sapere cosa ne pensi e non preoccuparti, è assolutamente impossibile che una recensione mi risulti noiosa o sgradita!
DarkViolet92: ottimo riassunto della situazione... e non pensavo che qualcuno si sarebbe mai schierato dalla parte di Harry! Non tanto perchè non abbia ragione (e ne ha a palate), ma perchè di solito si tende a stare sempre dalla parte della protagonista anche quando fa un po' di (o molte) cose stupide. La Cooman effettivamente è stata molto misteriosa, almeno per quanto riguarda l'ultimo personaggio... sono aperte le scommesse! xD Grazie per il commento!
Valery_Ivanov: hahaha! xD Mi sono divertita da morire a leggere i tuoi avvertimenti per Lauren, credimi! L'unico modo in cui potrei giustificare la scelta presa da Lauren (a parte la disperazione a cui avevo già accennato) sarebbe il fatto che comunque lei è nuova di Hogwarts e non sa a cosa possono portare le predizioni della cara Sibilla... comunque dubito che Harry e Blaise finiscano per uccidersi, anzi. E sul fatto che Lauren debba prendere un po' di senno da suo nonno, ti do perfettamente ragione ^^ ma conoscendola, sappiamo entrambe che non lo farà mai.
Grazie per il commento!
Elfosnape: la tregua è durata poco, vero? Proprio non ce la facevo più senza tirare in piedi un'altra tragedia xD Lauren rinsavisce, mi chiedi? Beh, non è mai stata molto a posto ^^ comunque Harry e Draco si consoleranno, vedrai. Grazie per il commento!
Yvaine0: figurati, la frase non è ancora sotto copyright (anche perchè dubito di essere l'unica ad usarla xD). Hai perfettamente ragione, io seguo la filosofia del "massacriamo i personaggi per nostro diletto", sperando che durante la notte non vengano a farmi visita per vendicarsi (anche se Draco o Blaise... ehm! ^^). Immaginavo che il distacco da Harry non avrebbe sortito lo stesso effetto di quello dagli altri due, anche a me ha fatto un po meno male scriverlo. Ah, aspetto il ritorno di Becky con curiosità! Grazie per il commento!

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Capitolo 46
*** Prima della morte ***



Il giorno in cui mi svegliai per la prima volta con gli artigli di Sorrow infilati nella carne della mia mano destra sarebbe stato determinante per la mia vita.
Ma naturalmente ancora non lo sapevo, quando decisi di emergere dalla mia barriera costituita da piumone e cuscino per scivolare lentamente nel mondo degli svegli.
- Ehi, Lauren! Ce ne hai messo di tempo per aprire gli occhi, oggi! –
Lavanda Brown, giusto? Non ero brava ad indovinare i toni di voce, e dovevo ammettere che senza occhiali non vedevo a una spanna dal mio naso.
- Ero stanca – borbottai con il tipico tono di una che non ha voglia di spiccicare mezza parola.
- Vieni anche tu ad Hogsmeade, oggi? –
Quella era Daphne, il suo accento aristocratico era inconfondibile.
- Credo di sì, Daniel mi ha invitata… -
Mi sedetti sul bordo del letto e inforcai i miei fedeli occhiali, poi mi accorsi che le mie compagne di stanza erano già belle che pronte per uscire.
- Ma che ore sono? –
- Quasi mezzogiorno – mi informò Pansy con un ghigno – forse dovresti prepararti! –
Già, forse, perché no. Feci scendere Sorrow dal letto per rifarlo, mentre cercavo di pensare a cosa avrei dovuto mettermi.
- Ti aspettiamo davanti alla Sala Grande, allora? – chiese Daphne, già pronta a scendere le scale con le altre.
- No, no – mormorai sovrappensiero – al massimo ci si vede a Hogsmeade, andate tranquille! –
Le sentii uscire dalla stanza, tirai un sospiro di sollievo.
L’unica cosa che avrebbe potuto rendere perfetto quel giorno di San Valentino sarebbe stata la possibilità di passarlo solo ed esclusivamente in compagnia di Daniel, quindi non volevo altra gente attorno.
“Concentrati sul vestito, Lauren… è già tardi!” mi rimproverai, aprendo il baule dove si trovavano tutti i miei indumenti.
Avevo una mezza idea di mettere il corto vestito rosso che mi avevano regalato Harry e Ronald a Natale, ma il pensiero dell’aria gelida di febbraio mi fece desistere all’istante.
Alla fine, dopo circa mezz’ora di prove e accenni di crisi isteriche, optai per un paio di jeans scuri, una semplice maglietta nera scollata e stivali di pelle. Naturalmente non sarei andata in giro senza la mia fedele giacca pesante, non avevo alcuna intenzione di prendermi un accidenti.
Guardandomi allo specchio mi dissi che il risultato era accettabile, ma mancava ancora qualcosa che mi facesse parte dell’atmosfera della festa degli Innamorati.
Festa che, ci tengo a precisarlo, avevo ignorato bellamente per i miei primi sedici anni di vita essendo stata perennemente single.
Non che fossi ufficialmente la fidanzata di Daniel, ma speravo di esserci molto vicina.
All’improvviso notai quello che avrebbe potuto darmi quel “je-ne-sais-quoi” che tanto desideravo.
La boccetta di Amortentia regalatami da Severus per Natale mi occhieggiava dal fondo del baule, rilucendo di una deliziosa sfumatura rosa acceso. Si notavano piccoli cuoricini galleggianti in quel liquido dolcemente pericoloso.
Con un gesto di bacchetta la rimpicciolii e feci apparire una fine catenella sul tappo in modo da potermela agganciare al collo.
Dopo quel dettaglio ricercato, mi sentivo pronta ad affrontare la giornata.
- Ci vediamo stasera, Sorrow! – dissi allegramente al mio micino, che miagolò di rimando – Poi ti racconterò tutto quello che è successo! –

- Dove stiamo andando? – chiesi timidamente a Daniel, stringendo la sua mano come se fosse stata un’ancora di salvezza in quel mare in tempesta.
- Credo sia il caso di allontanarci da qui – rispose lui con un sorriso – dalla parte più frequentata del villaggio, almeno… perché devo chiederti una cosa… -
Sentii il sangue affluirmi alle guance: che volesse propormi il fidanzamento ufficiale?
Un sorriso ebete mi si dipinse sulle labbra e dimenticai uno alla volta i piccoli inconvenienti che avevano costellato quel pomeriggio.
Prima di tutto, avevamo incontrato Lupin come guardia davanti ai cancelli di Hogwarts. Voleva impedirci di uscire a tutti i costi, ma per fortuna alla fine era stato costretto a desistere perché dietro di noi si era formata una fila infinita.
Appena entrati nel villaggio, ci eravamo imbattuti in Harry ed Eleanor. Lui mi guardava con sguardo da cane bastonato e la sua ragazza – forse dimentica del fatto che se era così felice era solo merito mio – mi fissava come se temesse che potessi mettermi ad irretire Potter davanti ai suoi occhi.
Inutile parlare delle numerose volte in cui incrociammo Ronald e Hermione, con relativi borbottii cattivi alle nostre spalle.
Ma l’apoteosi del disastro era giunta quando avevamo deciso di andare a bere una Burrobirra ai Tre Manici di Scopa, dove erano anche Draco, Anthony, Neville e Blaise.
- Daniel, non possiamo andare in un altro posto? – avevo sussurrato turbata, vedendo gli sguardi di quelli che erano stati i miei amici voltarsi maligni verso di me.
- Solo per una Burrobirra, dai – aveva replicato lui con tono incoraggiante.
E io l’avevo lasciato fare, l’importante era stare con lui.
Ma lui non avrebbe dovuto andarsene al bagno e lasciarmi seduta al tavolo da sola.
- Ehi, Silente – mi aveva apostrofato Draco, dopo essersi avvicinato a me con Blaise.
Entrambi avevano sul viso delle espressioni che non mi piacevano.
In quel momento, sapendo che ero stata scorretta nei loro confronti, non mi ero sentita in grado di reagire come avrei fatto in qualunque altra situazione.
- Cos’è, il mio gatto ti ha mangiato la lingua? – aveva sghignazzato Blaise, prendendo poi in mano la mia Burrobirra.
Ero rimasta immobile, non avevo mosso un muscolo.
- Hai paura, vero? – aveva continuato Draco, in un sibilo – E fai bene… perché dopo quello che hai fatto non resteremo a guardare… -
- No, molto presto la nostra vendetta arriverà… - mi aveva comunicato Blaise, sorseggiando con calma apparente quella che doveva essere la mia bevanda.
- …arriverà e tu ti pentirai di esserti presa gioco di due Serpeverde… -
- …perché abbiamo nel sangue l’astuzia di Salazar… -
- …e io, da bravo Malfoy, ho la perfidia di un perfetto Mangiamorte… -
Mi ero schiacciata impaurita contro la panca, nel vedere quanto odio traboccasse dai loro magnifici occhi.
Occhi che avevo adorato, solo qualche settimana prima.
- In poche parole, la pagherai cara – aveva poi concluso Draco, con un tono che mi aveva fatto rabbrividire – carissima, più di quanto non valga la tua vita da sporca Mezzosangue
Dopo due minuti, i quattro se n’erano andati e io avevo iniziato silenziosamente a piangere.
Dopo tre minuti, Daniel era tornato dal bagno e aveva cercato inutilmente di farmi dimenticare l’accaduto.
Nonostante la calma che sapeva infondermi, sentivo che sarei sempre stata sul chi va là, dopo quelle parole.
E così, presa tra i miei pensieri, mi ero lasciata portare da Daniel fino alla periferia di Hogsmeade.
In quel momento stavamo passando esattamente davanti alla Testa di Porco. Mi riscossi dal torpore, la mia coscienza gridava l’allarme.
- Daniel, non credo di poter oltrepassare il confine… - lo avvertii lentamente, temendo che mi reputasse una bambinetta fifona.
- Perché no? –
- La storia dei Mangiamorte… l’aggressione… quelle cose, sai… -
Mi sentivo stupida a dire quelle cose, mi pareva improbabile che qualcuno decidesse di attaccarmi mentre ero in compagnia di Daniel durante il giorno di San Valentino, ma sembrava quasi che mio nonno fosse entrato nella mia testa per costringermi ad essere assennata.
- Non penso che possano sapere dove sei in qualsiasi momento – osservò logicamente lui.
- Già – acconsentii io – non so nemmeno perché dico queste cose da idiota –
- E poi voglio portarti in un posto segreto, dove nessuno oserà disturbarci… - sussurrò dolcemente lui nel mio orecchio.
Stava calando la sera, ma tanto non era una cosa che mi toccava da vicino dato che non ero una a cui sarebbe mancata la cena.
Anzi, meno angioletti vestiti di rosa avrei visto, meglio sarei stata.
Quando oltrepassammo la barriera protettiva, mi sembrò di passare sotto una fine cascata di acqua gelata. Ma non successe niente di quello che temevo.
Il silenzio rimase silenzio, la luce tenue del sole invernale era uguale a prima, lo scricchiolare delle nostre scarpe sulla neve gelata avevo lo stesso suono rassicurante.
Mi lasciai guidare da Daniel, che sembrava assolutamente sicuro della direzione che stava prendendo, fino a quando non arrivammo in cima a una collinetta.
Quando mi voltai, vidi che non c’era traccia di Hogsmeade alle mie spalle e iniziai a preoccuparmi. Anche perché all’orizzonte si intravedeva esattamente l’ultimo raggio di sole prima che arrivasse la notte vera e propria.
- Credo… che dovremmo tornare indietro… -
- Stai tranquilla, so orientarmi anche al buio… - mi rassicurò lui, facendo apparire una coperta che stese su una parte di prato non coperta dalla neve.
- Ma potrebbero punirci… - osservai allora, iniziando a saltellare nervosamente sul posto, temendo di vedere spuntare uno dei nostri professori dal nulla.
- Non ci scopriranno – disse lui con tono deciso – e ora siediti, dai! –
Obbedii solo perché il suo sorriso mi sembrava sincero, l’unica ancora di salvezza in quel luogo sconosciuto ormai buio.
Quando mi prese la mano, annullò in un solo secondo tutti i miei pensieri.
A cosa serve ragionare, quando hai un contatto così stretto con la persona che ami?
- Lauren… sei davvero una ragazza fantastica… - sussurrò lui, accarezzandomi lentamente la guancia con la mano libera.
Arrossi violentemente, deglutii a fatica. I miei neuroni erano andati in gita sul pianeta Marte.
- Ed è proprio per questo che mi dispiace tanto fare quello che sto per fare… -
Mi irrigidii all’istante. Cosa stava blaterando?
Avvicinò le sue labbra alle mie, intrecciò le dita delle sue mani dietro alla mia schiena stringendomi in un tanto desiderato abbraccio. Davvero, non lo capivo più.
Lauren, cosa stai facendo? Dove hai messo il tuo spirito di ragionamento?
“Smettila di rompere, coscienza… sono con il mio futuro ragazzo, non vedi?”
Futuro ragazzo? E da quando?
“Tra poco mi chiederà di mettermi insieme a lui, è ovvio!”
Sciocca ingenua…
“Fenice del malaugurio!”
Sono solo realista!
- Lauren… ti vedo pensierosa… -
“Ecco, è solo colpa tua! Vattene!”
- No, ero solo un po’ preoccupata per quello che ci aspetterà una volta tornati al castello… - sussurrai lentamente, cercando di non pensare alle facce di mio nonno e Lupin al nostro ritorno.
- Potremmo anche non tornare al castello… -
Hai visto? Vuole approfittare di te!
“Non essere stupida… perché proprio su una collina in mezzo alla neve, quando potrebbe avermi in qualsiasi momento nella sua stanza a Hogwarts?”
Perché qui non ci sono testimoni…
“Ma smettiamola!”
- Cosa intendi dire? – gli chiesi allora, senza riuscire a distogliere i miei occhi dai suoi.
Avrei voluto una risposta, naturalmente, ma il lungo bacio che seguì mi bastò più di qualunque discorso esplicativo.
Sei un’allocca.
“No, sono solo una ragazza che segue per la prima volta i suoi istinti…”
All’improvviso sentii un rumore e mi ritrovai costretta a staccarmi da Daniel – con mio grande disappunto.
- Cos’è stato? – mormorai allarmata.
- Niente, sarà solo qualche animale… - borbottò lui con aria infastidita.
- Devo controllare – dissi con tono deciso, alzandomi in piedi ed estraendo la bacchetta.
- Lauren… devo dirti una cosa… -
Lo ignorai, iniziando a dirigermi lentamente verso la fonte del rumore che avevo sentito.
Subito il mio pensiero andò dritto verso Malfoy e Zabini, che poche ore prima avevano detto che me l’avrebbero fatta pagare per quello che avevo combinato.
- Lauren, torna qui! – urlò Daniel con voce strozzata.
- Ma sei pazzo? Abbassa la voce! – sibilai voltandomi di scatto verso di lui – Rischi di farci localizzare da chi ci sta eventualmente seguendo! –
- Lauren, è davvero importante… - mormorò lui, alzandosi in piedi per venire verso di me – Devo dirtelo prima della morte… -
- Non moriremo – gli dissi con voce spezzata – tira fuori la bacchetta, non moriremo! –
Sentii un altro fruscio alle mie spalle, ma Daniel non mi permise di voltarmi e non tirò fuori la bacchetta.
- Non fare lo sciocco, non è tempo di giocare… - mugolai con tono supplicante, lottando debolmente per fargli capire che doveva togliere le sue mani dalla mia vita.
- Lauren… vuoi metterti con me? –
Accadde tutto in rapida sequenza.
Quella domanda, il mio sì tremante e sospirato, le sue labbra sulle mie.
Il primo Schiantesimo su di me, il secondo su di lui, i nostri corpi uno sull’altro.
Magnifico giorno di San Valentino.
Forse avrei dovuto ascoltare la mia coscienza.
Forse avrei dovuto ascoltare nonno Albus.
O forse no.


Note dell'autrice

Buonasera a tutti!
Questa volta sono in ritardo e posto addirittura un capitolo più breve degli altri... potete tirarmi i pomodori, se volete ç.ç
Spero comunque che la qualità non sia scesa e di essere riuscita a mantenere viva la vostra curiosità.
Non ho molto altro da dire se non che vi ringrazio tutti, dal primo all'ultimo, e in particolare Luna_Lovegood che ha aggiunto la storia tra le Preferite.
Al prossimo capitolo, xoxo

DarkViolet92: questo è vero, Lauren se l'è proprio tirata addosso... e avevi ragione anche sulla mia intenzione di far peggiorare il tutto ^^
Anticipo che dal prossimo capitolo in poi ci sarà una costante discesa nella "qualità di vita" di Lauren e che probabilmente sarà una serie di capitoli con rating Arancione... un peccato proprio ora che era riuscita a farsi fare la fatidica domanda da Daniel, vero? Grazie per il commento!
Valery_Ivanov: sei sicura delle tue supposizioni? xD Naturalmente io faccio del mio meglio per depistarti... ma nessuno dice che la predizione della Cooman sia azzeccata! U_U Draco ti ringrazia per il tuo continuo supporto, dice che se dovesse riuscire a mettersi con Lauren alla fine della fanfiction ti offrirà da bere xD Sono felice che ti sia piaciuta la parte con Severus, avrei voluto essere lì a vedere la sua faccia ^^ grazie per il commento!
mistero: accidenti, allora forse ho un futuro (non molto roseo) nel settore comico! xD Bene, sono contenta che tu condivida le mie opinioni riguardo al nostro adorato Snape, ma dubito che Lauren vada a mettere sotto pressione il suo professore - anche considerato che non è proprio una persona da sfidare a cuor leggero - e poi ora lei non è più ad Hogwarts, quindi magari se ne parlerà più avanti.... sempre se ci tornerà! Muahahahaha (risata da cattivo dei cartoni animati)
Grazie per il commento!


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Capitolo 47
*** Attimi di sonno ***



Non volevo svegliarmi. No, non volevo farlo.

Svegliati, Lauren, devi scoprire cos’è successo.
No. Niente da fare.
Sono morta? Bene, meglio così… qualsiasi cosa è meglio della punizione che avrei avuto una volta tornata a Hogwarts.
E poi la morte vuol dire che non sono più ricercata da Voldemort e che sarò compianta da Draco, Blaise e Harry nonostante il mio comportamento da stronza?
Ancora meglio.
Invece qualcosa mi pungolò il braccio costringendomi ad aprire gli occhi.
Imprecai quando sentii che non era solo una puntura al braccio, ma qualcosa di molto più doloroso.
- Vediamo se il sangue della Mezzosangue è uguale al nostro come sostiene quel Babbanofilo di suo nonno! –
Qualcosa di affilato incise la mia pelle, lasciando una scia rovente dietro alla prima impressione di ghiaccio.
La lama di un pugnale?
- Porca Morgana! – urlai per il dolore, tirandomi di scatto dritta con il busto dalla posizione sdraiata in cui ero precedentemente.
Sentii molte risate circondarmi, i miei occhi erano accecati dalle lacrime e vedevo solo macchie confuse.
Macchie nere confuse.
- Oh… la piccola Silente ha bibi al braccino bello! –
Bellatrix Lestrange.
Avrei mai potuto dimenticare quella voce odiosa?
Avrei preferito essere morta.
Deglutii lentamente, sentendo il sapore metallico del sangue sulla lingua quando una manata decisa in pancia mi costrinse a sdraiarmi di nuovo.
Ingoiai una serie di gemiti, cercai di non pensare al liquido scarlatto che stavo copiosamente perdendo dal mio amato e prezioso braccio destro.
Quello con cui usavo la bacchetta.
Sentivo un ruscello caldo e vischioso scorrere sulla mia pelle, mentre si portava via inesorabile – goccia a goccia – le mie energie residue.
- Cosa diamine state facendo? –
Una voce autoritaria, familiare ma allo stesso tempo sconosciuta, fece cessare le risate.
La lama fredda del pugnale – o qualsiasi cosa mi avesse quasi staccato il braccio – si allontanò dalla mia pelle.
- Ferula – disse la voce di prima, quella del mio… salvatore?
Qualcosa si strinse attorno alla mia ferita, bloccando l’emorragia.
Iniziai a respirare regolarmente, continuando a fissare alla cieca quello che stava sopra di me, supplicando silenziosamente che qualcuno mi restituisse i miei occhiali e mi dicesse cosa stava succedendo.
- Il Signore Oscuro aveva detto che non la dovevate toccare! – la voce si fece rabbiosa, intrisa di minaccia – Se disobbedirete ancora, saranno affari vostri! Andatevene! –
Sentii numerosi passi allontanarsi, chiusi gli occhi sentendomi debolissima.
Sembrò passare un’eternità prima che qualcuno mi prendesse in braccio, sfiorando il mio viso con una profumata cortina di capelli.
Voglio morire, voglio morire.
Se ero davvero finita nelle mani della Congrega Oscura, non era un desiderio poi così insano come sembrava.
- Animali – sbottò la voce del gentile essere che mi teneva in braccio.
Avrei dovuto per la prima volta ringraziare mentalmente il Signore Oscuro, la sua clemenza e quell’uomo che gli era così tanto fedele da obbedire ciecamente ai suoi graditi ordini.
Pensiero sciocco, Lauren.
E persi di nuovo conoscenza.

Quando finalmente riuscii a riaprire le dannate palpebre pesanti che mi ritrovavo, vidi uno spettacolo inaspettato: una normalissima stanza con un innocuo soffitto bianco, uno specchio a muro di fronte a me e alcuni pezzi di mobilia di legno chiaro.
Senza naturalmente contare il letto su cui ero sdraiata io.
Svantaggi di tutto quello? Nessuna rassicurante presenza di una porta.
“Ok, Lauren, vediamo di andare passo per passo… “ mi dissi, toccandomi il naso per assicurarmi di avere addosso gli occhiali – perché altrimenti vedere così bene senza di loro mi avrebbe dato la certezza di essere in un sogno “…possibile che una stanza del covo della Congrega Oscura possa sembrare così dannatamente normale?”
Mi tirai lentamente seduta, ricaddi di nuovo con la schiena con il materasso molle.
“Bene, sei debole… e adesso?”
Avrei dovuto aspettare per il resto della mia vita che qualcuno venisse a prelevarmi per portarmi verso morte certa?
Sarei morta di fame in quello stesso punto, dopo aver trascorso giorni di agonia?

L’avrei scoperto presto, dato che un inconfondibile “pop” da Smaterializzazione era appena giunto alle mie orecchie e una figura ammantata di nero era apparsa davanti allo specchio.
- Sveglia… strano… - mormorò il Mangiamorte appena arrivato.
- ‘Giorno… - lo salutai sarcasticamente - …niente servizio in camera? –
- Ma come osi? – disse lui tra sé e sé, forse credendo che non lo sentissi – Sudicia Mezzosangue… -
Decisi che mi sarei comportata in modo diplomatico e disponibile da quel momento in poi per due motivi: non mi piaceva essere chiamata Mezzosangue e dovevo scoprire che fine avesse fatto Daniel.
- Scusi, signor Mangiamorte… - esordii con voce flautata - …mi potrebbe dare un’informazione? –
L’interpellato si voltò verso di me, abbassandosi il cappuccio. Riconobbi uno dei quattro che erano stati mandati a rapirmi con Draco e Harry la sera di Capodanno.
- Non attacca, ragazzina… -
- Io ti ho già visto… come ti chiami? –
- Stai cercando di psicanalizzarmi, eh? – sbottò violentemente, puntandomi contro la bacchetta.
- No, tecnicamente vorrei solo sapere il tuo nome… - osservai con calma, tirandomi faticosamente seduta.
Il Mangiamorte mi fissò per qualche minuto buono, poi sembrò decidere che informarmi sulla sua identità non dovesse essere poi così pericoloso dato che dubitava sarei riuscita mai a fuggire da quel posto.
- Rodolphus Lestrange –
- Oh, mi dispiace… - commentai seria, sospirando con enfasi.
- Come ti dispiace? – ringhiò lui, tornando improvvisamente aggressivo.
- Sei il marito di Bellatrix, vero? È una pazza psicopatica, mi chiedo chi ti abbia costretto a sposarla… -
Lo vidi arrossire leggermente, immaginai di aver colto nel segno. Abbassai lo sguardo sul mio avambraccio destro, con mio grande orrore notai che era completamente fasciato.
- E tu cosa ne sai? –
- Niente, era una supposizione… - risposi lentamente, misurando le parole - …immaginavo che non fosse un matrimonio felice, dato che Narcissa mi ha detto che potresti essere mio padre… -
Le sue guance diventarono ancora più rosse, mi fissò spaventato rigirandosi la bacchetta tra le mani.
- Ma tu chi sei, il demonio?  Chi ti ha portata qui? – ironizzò lui.
- No, sono solo Lauren Silente… siete stati voi a volermi qui! – gli ricordi pragmatica come sempre.
- Comunque no, non sei mia figlia… cioè… non lo sa nessuno! –
- Questo è un sì o un no? – insistetti, anche se sapevo di essere fastidiosa.
Rodolphus si guardò intorno spaesato, si morse le labbra tremanti e si Smaterializzò di nuovo.
Addio verità.
Mi accasciai di nuovo sul letto, cercando di risparmiare le mie energie in caso di arrivo di un altro Mangiamorte incapace di fare il suo lavoro.
Sentivo che sarei impazzita. Da quanto tempo ero lì?
E nello stesso momento in cui mi feci quella domanda, pensai istintivamente a mio nonno, a Severus, a Remus e a tutti gli altri professori che non avevano visto rientrare né me né Daniel.
Senza spiegazioni.
Nonostante tutte le raccomandazioni che ci avevano fatto.
Una stretta al cuore, provocata dall’angoscia di tenere in ansia le persone che mi volevano bene, mi prese all’improvviso.
E tutto era colpa di Draco e Blaise. O almeno, quella mi sembrava l’unica ipotesi plausibile.
Rimuginai così tanto su quanto potesse essere perfido quel biondino arrogante per essere arrivato a farmi una cosa del genere solo perché non volevo giocare nella sua stupida squadra di Quidditch che, quando un altro Mangiamorte apparve nella stanza, scattai in piedi sostenuta dalla rabbia e dall’indignazione.
- Voglio uscire di qui! Dovete farmi uscire, altrimenti lo farò da sola! –
- Zitta, Silente – mormorò la stessa voce strascicata del tizio che mi aveva salvata dalla carneficina di Bellatrix – sappiamo benissimo che non sai Smaterializzarti e comunque non hai nessuna chance di uscire di qui senza che almeno tre quarti di noi lo vogliano –
Tacqui all’improvviso. Cercai di concentrarmi sul riconoscimento della voce.
- Dov’è Daniel? – chiesi supplicante, cercando di far parlare il nuovo arrivato.
Una mano bianca come la neve mi spinse di nuovo sul mio letto, prima di afferrare il cappuccio nero del suo proprietario e abbassarlo.
Lucius Malfoy.
- Daniel? Intendi il ragazzo che era con te? – ripetè lui con tono interessato, sedendosi sul bordo del letto esattamente come avevo visto fare diverse volte a suo figlio.
- Chi altro? – sbottai in un impeto di coraggio.
- Non so cosa ne abbiano fatto gli altri – confessò lui con tono asettico – e vedi di abbassare la cresta –
Mi accarezzai istintivamente il braccio offeso. Poi ripensai immediatamente a Draco, e la rabbia mi montò di nuovo dentro.
Stavo decisamente dando fuori di matto.
- Malfoy, è colpa di tuo figlio se sono qui, vero? – urlai con tono aggressivo.
Lucius, per tutta risposta, mi guardò prima divertito, poi amareggiato.
- Con mio grande dispiacere e per tua grande sfortuna, no… -
- No? – ripetei con gli occhi sgranati dalla sorpresa.
- No –
Com’era possibile? Se non era stato Draco, allora come avevano fatto a individuarci?
- Non ci credo – lo informai decisa, aggrappandomi con tutte le mie forze all’unico capro espiatorio plausibile.
- Non hai fame? –
Lo guardai per un attimo con occhi diversi. Mi stava davvero chiedendo se avevo bisogno di nutrimento?
Si stava offrendo seriamente per portarmi qualcosa da mettere sotto i denti?
- A dire la verità, sto morendo – confessai con leggerezza, per poi arrossire immediatamente per la vergogna.
Mi ero abbassata a chiedere da mangiare a un perfido Mangiamorte traditore, nemmeno fossi stata a digiuno da giorni!
No, un attimo. Forse ero veramente a digiuno da giorni.
- Da quanto sono qui? – chiesi a bassa voce, vedendo che Lucius si era alzato dal letto pronto a Smaterializzarsi.
- Non da abbastanza tempo, per quanto mi riguarda – replicò lui con un sorrisetto beffardo, prima di sparire di nuovo.
Non so per quanto aspettai prima del suo ritorno, ma mi sembrò un’eternità.
Ero talmente stanca e debole, tormentata dai morsi della fame e dai sensi di colpa, che i miei occhi si imposero di chiudersi per farmi scivolare in un sonno senza sogni.

Ritornai di nuovo cosciente quando sentii qualcosa di saporito e caldo percorrere la mia gola rischiando di soffocarmi. Mossi goffamente il braccio ferito, provocandomi una dolorosa fitta e gemendo.
Iniziai a tossire a causa del liquido rovente che mi era andato di traverso, mi alzai seduta senza accorgermene.
Una mano mi batté sulla schiena con sollecitudine, aiutandomi a riprendere a respirare.
Vedevo di nuovo tutto sfocato, mi avevano tolto gli occhiali nel mio sonno indotto.
- Sei davvero messa male, Mezzosangue – commentò la voce di Lucius, senza nascondere un’evidente sfumatura soddisfatta.
Non replicai, non sarebbe stato saggio far arrabbiare un Mangiamorte – uno dei migliori, anche se mi doleva ammetterlo – quando ero senza occhiali, senza forze e senza bacchetta.
A proposito di bacchetta, che fine aveva fatto?
- Vorrei i miei occhiali – lo informai con tutta la gentilezza che riuscii a infilare nel mio tono di voce.
Lucius mi ignorò spudoratamente, decise di farmi stare zitta infilandomi in bocca un'altra cucchiaiata di quella strana minestra. Era disgustosa, tanto per precisare.
- Non mi piace – protestai debolmente, quando riuscii a costringermi a deglutire.
- Mangia e stai zitta – rispose lui con tono duro – e ringrazia che abbiamo bisogno di te, altrimenti altro che pranzo gratis –
- Avete bisogno di me? – chiesi incuriosita.
- Smettila di fare domande, stai zitta –
- Signor Malfoy, la prego… mi può almeno restituire la vista? –
Lucius si alzò dal letto dopo aver sbuffato, poi mi diede in mano una cosa che riconobbi per i miei occhiali. Me li rimisi, notando subito lo strano colore dell’intruglio che ero praticamente obbligata a sorbire.
- Siamo sicuri che non sia un veleno? –
- Dovresti saperlo, dato che sei la migliore amica di Severus – mi stuzzicò lui con tono sarcastico.
Lo guardai dritto nei suoi freddi occhi grigi, rabbrividii nel pensare a quanto fosse simile a Draco.
Quel dettaglio mi rassicurava, pensavo di sapere - almeno in minima parte – con chi avrei avuto a che fare.
- Signor Malfoy, sarà sempre lei a… farmi compagnia? –
Mi squadrò con uno dei suoi tipici sguardi penetranti, sembrando divertito.
- Perché questa domanda, Mezzosangue? Ti è gradita la mia compagnia? –
Non sapevo cosa rispondere, decisi di essere spudoratamente sincera.
- Mi ricorda molto Draco… -
Davanti a quella affermazione, Lucius mi sembrò impassibile come se gli avessi comunicato gli sconti di un negozio di Hogsmeade. Sembrò chiedersi se fosse opportuno rispondere alla mia domanda o meno.
- Se mi occuperò io della tua custodia, allora vedrai di collaborare? –
- Non posso garantirlo – mi schermii rapidamente.
Odiavo fare promesse che non avrei potuto o voluto mantenere.
- Ne parlerò con il Signore Oscuro – mormorò lui con aria pensierosa - e ora sbrigati a mangiare, non posso stare delle ore solo dietro a te! –
Iniziai ad eseguire il suo ordine, intervallando ogni cucchiaio a una domanda.
- Da quanto tempo sono qui? Me lo può dire? –
- No, non mi è consentito dirtelo –
- Mio nonno avrà già scoperto la mia sparizione? –
- Se non è stupido, direi proprio di sì… -
- Ma lei è proprio sicuro che non sia stato Draco a consegnarmi a voi? –
- Te l’ho già detto, ragazzina… -
In quel momento, sentii il rumore di una fialetta di vetro che si spezzava e vidi del liquido trasparente unirsi a quello che restava della mia minestra. Lucius mi invitò con lo sguardo a finire il mio pranzo. Mi infilai in bocca con cautela l’ennesimo cucchiaio di brodaglia.
- Signor Malfoy… -
- Sì? –
Ma non feci in tempo a formulare l’ultima, importantissima domanda, perché il mio cervello si annebbiò costringendomi ad addormentarmi di nuovo.


Note dell'autrice

Ehm... buonasera a tutti!
Posso ancora farmi vedere da voi, miei fedeli lettori, senza correre il rischio di essere linciata? Sì? Lo spero ^.^
Forse era prevedibile questa svolta, forse no, l'importante per quanto mi riguarda è che vi sia piaciuta. Se così non è, spero di rifarmi nel capitolo precedente anche se devo confessare che per un po' non aleggerà molta allegria qui nei dintorni.
Quindi, se siete persone particolarmenti sensibili o fate parte della Lega Contro il Maltrattamento dei Poveri Personaggi delle Fanfiction, vi conviene tornare tra un po' per preservare la vostra sanità mentale.
Altrimenti, ben venga se restate tutti a farmi compagnia! Ne approfitto per ringraziare excel sana e Lady85 che hanno aggiunto la storia tra le Seguite e PiKkOlA_mAnGiAmOrTe che l'ha inserita tra le sue Preferite.
Naturalmente ringrazio anche tutti gli altri che recensiscono o semplicemente continuano a seguirmi leggendo! ^^
Passo ai vostri commenti, al prossimo capitolo!

Atari: dire che lo farò presto sarebbe uguale a illuderti, purtroppo. Questa vicenda mi è sfuggita un po' di mano e credo che diventerà leggermente più lunga del previsto... questo significa che la storia di Daniel slitterà molto più avanti nella scaletta. Sono comunque felice che ti sia piaciuto il colpo di scena, grazie per il commento!
DarkViolet92: sperando di non essere stata scontata, ecco che presento al mondo (esagerata xD) il nuovo capitolo. A parte che poi non sono così spietata con Lauren, l'ho messa in compagnia di Lucius ^^ grazie per il commento e i complimenti!
Sheilin: povero Daniel, potrebbe risentirsi per questa tua accusa (non molto) infondata ^^ sono d'accordo sul fatto che Draco e Blaise si siano comportati da sciocchi, ma chi lo sa... magari volevano davvero intendere quello che hanno detto! Grazie per i complimenti e il commento!
Valery_Ivanov: Lauren è finita dritta dritta nel posto meno piacevole nella sua lista, come hai potuto vedere. Come ho detto ad Atari, tutto quello che sta dietro a Daniel verrà fuori molto più avanti - quindi per ora ti consiglio di metterlo da parte ^^ Grazie per il commento!

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Capitolo 48
*** Leale come un Tassorosso ***



Per l’ennesima volta, aprii gli occhi dopo un lunghissimo periodo di tempo passato a sonnecchiare – periodo che poteva anche corrispondere a cinque minuti, per quanto ne sapevo.

Nessun orologio, nessuna finestra, nessun modo di contare giorni, ore, minuti, secondi.
Niente di niente, e stavo per impazzire.
Cos’era successo in tutto quel tempo?
Ma era poi passato tutto quel tempo come credevo?
Sospirai pesantemente, sedendomi sul letto, e iniziai a fissare senza espressione gli stivali eleganti che mi ero messa per uscire con Daniel il giorno di San Valentino.
Cosa alquanto triste, ad essere sincera.
Proprio quando stavo per aver un ragazzo, ecco che venivo rapita da una manica di pazzi Mangiamorte.
Grandioso tempismo.
Grandiosa vita di merda.
- Devo smetterla di parlare da sola nella mia mente… - borbottai scocciata, mentre passandomi una mano tra i capelli mi accorgevo che erano messi in condizioni pietose.
Erano pesanti, appiccicaticci, anche un po’ unti.
Grandiosa condizione da prigioniera senza possibilità di lavarsi.
Alla prossima visita del mio grande amico Lucius, avrei dovuto chiedergli di darmi l’opportunità di fare una capatina in bagno.
A proposito, come avevano fatto a bloccare tutte le mie necessità corporali?
Ammesso che non fossero davvero passati solo pochi minuti dal mio assopimento, come temevo.
Mi guardai allo specchio, notando che i lineamenti del mio viso si erano fatti più affilati.
Era impossibile che fossi dimagrita così tanto in una manciata di secondi.
- Stai impazzendo, Lauren… ecco perché continuano a sedarti, lo fanno per il tuo bene… - mi dissi in un vano tentativo di autoconvincimento.
Se avessi almeno avuto qualcosa per passare il tempo, magari avrei evitato di tormentarmi su ogni più sciocco argomento che mi passava per la testa.
La cosa che mi interessava di più era principalmente la reazione che aveva avuto l’intera Hogwarts nel venire a conoscenza della sparizione della sottoscritta e di Daniel.
Se volevo essere sincera con me stessa, mi interessavano più che altro quattro persone: Draco, Blaise, Harry e Severus.
- Smettila di deprimerti più di quanto tu non lo sia già… - mi ammonii severamente.
Fu così che passai a chiedermi se Harry si fosse messo insieme a Eleanor, se Draco fosse deluso di non aver potuto attuare la sua vendetta, se mancassi a Blaise e se Severus avesse scoperto che il “misterioso piatto argenteo” che gli avevo regalato a Natale fosse una bilancia elettronica.
Una lacrimuccia spuntò all’angolo del mio occhio destro, ma mi affrettai a ricacciarla da dove veniva davanti all’apparizione di Lucius.
Mi sorprese essere colta da un senso di tranquillità in sua presenza.
Mi disgustava essermi venduta così facilmente al nemico solo perché assomigliava a un mio non-più-amico.
Perché non avrei mai potuto chiamare Draco come mio nemico.
- Il Signore Oscuro vuole vederti – mi comunicò lui con un sorriso inquietante.
- Io no – replicai acidamente, crogiolandomi nel poter finalmente esprimere la mia ribellione dopo un’eternità di pacifico sonno.
- Non è un problema mio, Silente – continuò Lucius, estraendo la bacchetta e legandomi le mani con un incantesimo non verbale.
- Perché? – chiesi allora, senza voler protestare per il dolore che mi stavano infliggendo le corde troppo strette.
- Perché qui è lui che comanda, non tuo nonno – [1]
E quella semplice frase mi bastò per tornare a sospettare di Draco, e farmelo designare come mio nemico.

Dopo aver opposto una strenua resistenza – per quanto le mie non propriamente ottime condizioni me lo permettessero – venni comunque condotta al cospetto del simpatico Faccia-di-serpe.
A dire la verità, restammo per un po’ davanti alla porta che conduceva alla sua stanza privata, in attesa che finisse la riunione con i restanti Mangiamorte.
Quando una lunga fila di esseri incappucciati iniziò a sciamare fuori dall’apertura che mi avrebbe condotta alla morte – solo allora – iniziai a tremare.
Lucius Malfoy, che mi teneva per un braccio, mi lanciò un’occhiata indecifrabile.
- Ah, la bimba ha ancora la bua? – mi sbeffeggiò la voce di Bellatrix, doverosamente resa infantile, mentre si stagliava davanti a me in compagnia di Rodolphus.
- No, sto benissimo – replicai fermamente, notando che suo marito evitava in tutti i modi di stabilire un contatto visivo con me.
- Ancora per poco – commentò lei, facendo seguire le sue parole da una risata crudele.
- Smettila, Bella – la rimproverò freddamente Lucius – e fatti da parte, non abbiamo tempo da perdere… il Signore Oscuro ci aspetta… -
Così dicendo, Malfoy strinse la presa sul mio braccio e mi trascinò nella stanza dopo aver spinto da parte la sua collega. Chiuse immediatamente la porta alle nostre spalle e io strinsi istintivamente le mie palpebre per non vedere niente di quello che mi aspettava.
Fu esattamente così che camminai fino in fondo alla stanza, fino a quando Lucius non mi fece fermare e uno sbuffo non mi solleticò le orecchie.
- Lauren Cassidy Alexis Katherine Silente… ti credevo più coraggiosa… - sibilò una voce fredda, di intuibile provenienza.
Snocciolò con tono annoiato i miei nomi, calcando senza motivo sull’ultimo – neanche fosse stato il più bello.
Davanti a quell’affronto, mi trovai costretta ad aprire gli occhi per incontrare uno sguardo beffardo e rosso come il sangue delle sue vittime.
- Nessuno lo ha mai sostenuto – replicai allora, tentando di incrociare le braccia per dare la mia idea di contrarietà, prima di accorgermi che ero legata.
- Sono idee che ci si fanno – commentò lui – a volte sono sbagliate, a volte no… ma dimmi, come ti sei trovata durante il soggiorno nella nostra magnifica dimora? –
- Non è di certo una suite dell’Hilton – ironizzai, sfidandolo a dire il contrario.
Mi sorprese invece quando annuì lentamente, come se avesse compreso il mio stato d’animo.
- So bene come ci si sente in queste situazioni di prigionia e per questo ti ho chiamata… per fare un patto… - sibilò lui con tono suadente – Lucius, per ora puoi andare… so cavarmela da solo… -
Sentii un brivido spiacevole percorrermi la schiena, quando vidi la lucente chioma bionda di Malfoy lasciarmi da sola nell’oscurità della stanza.
Senza più scudi, senza più l’illusione di avere alleati.
Eravamo solo io e Faccia-di-serpe.
Cosa aspettava a uccidermi? In fondo, non era quello che voleva?
- Dicevo… potremmo fare un patto… -
Lo guardai stringendo gli occhi a fessura, manifestando la mia disapprovazione.
- Non fare così, Katherine. Almeno tenta di collaborare, è un accordo che porta vantaggi ad entrambe le parti… –
- Sentiamo, allora… - mormorai poco entusiasta, mentre muovevo disperatamente le dita delle mie mani ormai diventate intorpidite a causa delle corde strettissime.
- Tu scriverai una lettera a tuo nonno, pregandolo di recarsi dove ti dirò io, per farti salvare. Dovrai aggiungere particolari raccapriccianti, supplicarlo di venirti a prendere, ma senza sembrare falsa – mi ordinò Voldemort, accarezzando ogni parola con un velo di divertimento – altrimenti so che non verrà dritto nella nostra trappola. Lo consegnerai nelle nostre mani, per la tua salvezza. In cambio, tu potresti diventare Mangiamorte ed essere trattata come una nostra pari. –
- E chi ti dice che io voglia diventare Mangiamorte? – sbottai infastidita, mentre il mio tono levava ogni dubbio sul fatto che non avrei scritto quella lettera.
- Il tuo sangue –
Rimasi raggelata davanti a quella affermazione. Significava che anche Voldemort sapeva.
E forse sapeva anche dell’identità di mio padre, forse avrebbe potuto darmi informazioni importanti.
Decisi di fare la finta tonta, cercando di scoprirne di più.
- Non capisco cosa tu voglia dire – ribattei con voce carica di astio.
- Ma come? Madre e padre Mangiamorte, il tuo nonnino non te ne ha parlato? –
- Ovviamente no – risposi sarcastica, senza nemmeno fare troppa fatica – non ne sapevo niente -
- Bugiarda – sibilò Voldemort, levando in aria la sua bacchetta – brava attrice, ma bugiarda! –
Temetti il peggio, immaginando già il dolore di un Cruciatus tentare di spezzarmi in due la colonna vertebrale.
Chiusi gli occhi, non ero assolutamente capace di sopportare senza problemi il dolore fisico.

- Mi piace – mormorò lui, piegando le labbra in un’imitazione di sorriso.
Spalancai gli occhi – sconvolta e decisamente spiazzata – mentre lui abbassava lentamente la bacchetta.
- Questo non vuol dire che tu possa fare quello che ti pare, ma semplicemente che per questa volta accetto la tua mancanza di rispetto – mi spiegò con voce lenta e controllata – ma ora, accetti il patto? –
Avrei voluto iniziare a pensare freneticamente come mio solito, ma il mio cervello non sembrava volersi accendere. Tutto era come pervaso da una nebbiolina leggera che mi impediva di escogitare una delle mie solite  - e solitamente pazze – vie di fuga.
Sembravo non essere capace di ragionare, di fare altro che non fosse restare a fissare dritto in quei dannati occhi rossi che non mi lasciavano per un attimo.
Lauren Silente – la Lauren Silente che aveva preso dal famoso Albus l’intelligenza e la freddezza anche nei momenti peggiori – era come morta.
- Non lo so – replicai flebilmente per prendere tempo, chiedendomi allo stesso tempo perché il mio cervello fosse sgombro come davanti a una verifica di Storia della Magia.
- Devi decidere, dato che dalla tua risposta dipenderanno molte cose… - mi stuzzicò lui, invitandomi certamente a chiedere che cosa sarebbe dipeso dalla mia decisione.
E naturalmente io ci cascai come un’allocca.
- Cosa intendi dire? –
- Se tu non dovessi accettare, le tue condizioni peggioreranno ulteriormente fino a quando non scriverai spontaneamente una lettera di supplica al tuo caro nonnino esortandolo a venire a sacrificarsi per te… ma a quel punto non avrò problemi ad ucciderti, dato che la tua presenza sarà stata inutile… -
Di nuovo tentai di ragionare, ma niente. Tabula rasa.
- Quanto tempo è passato dalla mia scomparsa? – mormorai disperatamente, sentendo che le forze stavano iniziando ad abbandonarmi.
- Un mese – replicò Voldemort con aria soddisfatta, sfiorando con le lunghe dita pallide la sua bacchetta.
- Che fine ha fatto Daniel? –
- Il ragazzo che era con te? L’abbiamo lasciato nella neve, non ci serviva… -
Un peso mi si tolse dal cuore e volò via, almeno sapevo che Daniel era vivo e in buona salute.
Ma lo sapevo davvero? Era la verità che mi stava dicendo Voldemort o era solamente una presa in giro che progettava da tanto?
- Stai mentendo? – chiesi ingenuamente, sbattendo gli occhi per fare in modo che la vista smettesse di sfocarsi.
- Ha importanza? – ribatté immediatamente lui in un sibilo serpentesco.
- No… suppongo di no… -
Era debolezza dovuta al mio digiuno? A un incantesimo? A una pozione che mi era stata somministrata di nascosto?
- Quindi accetti il patto, Katherine? – insistette lui, quasi suggerendomi di annuire o dare un cenno di assenso.
Ebbi un lampo di lucidità, mi vennero in mente tutte le disgrazie che sarebbero accadute al mondo se Albus Silente fosse stato catturato e ucciso da Voldemort, presi una decisione.
Forse non ero in possesso di un’ammirevole resistenza al dolore fisico, non ero coraggiosa, non ero più nella mia migliore forma fisica e non ero geneticamente buona.
Ma non ero nemmeno una traditrice, avrei sopportato qualsiasi cosa per evitare che il mio nome venisse scritto nei libri di storia a fianco di gente simile.
- No – dissi con voce decisa, prima di cadere in ginocchio davanti al mio aguzzino – mai –
- Mai… lo vedremo… - commentò Voldemort beffardo.
Esattamente nel momento in cui lui toccò il Marchio Nero sul suo braccio – forse per richiamare un Mangiamorte che mi riportasse indietro nella mia stanza – persi i sensi.
Di nuovo, come da copione.

Il mio ritorno alla realtà invece fu decisamente più brusco e sgradevole del solito.
La sensazione di avere decine di spade incandescenti infilate nel petto con l’unico scopo di aprirmi il torace e strapparne il cuore, questo fu il motivo che mi indusse ad aprire gli occhi e a liberare tutta la voce che avevo in corpo.
Una moltitudine di risate miste ad incitazioni seguì le mie urla, mentre ansimavo per poi riprendere a tirare al massimo le mie corde vocali.
Dolore alla pelle, alla carne, ai muscoli, in ogni singola cellula e ogni solitario nervo.
Fitte che si propagavano attraverso i capillari, come ad avere lava bollente al posto del sangue.
Scosse di violenta elettricità che sostituivano le trasmissioni dei neuroni.
E poi la mia voce – che sembrava non appartenermi – urlare fino allo spasimo, fino alla rottura del respiro.
Non pensavo, cercavo solo di sopravvivere davanti a quel dolore.
Quasi mi ero abituata, quando un'altra Maledizione Cruciatus si unì alla prima in un delizioso connubio di sofferenza e punizione.
Perché ero sicura che quello fosse il premio per la mia lealtà da sciocca Tassorosso che non ero, la caramella avvelenata data al bambino che aveva deciso di fare la cosa giusta.
Un Mangiamorte seguì l’altro, senza sosta, senza stancarsi, considerandomi forse come un grazioso passatempo da tanto desiderato, usando la mia voce come la colonna sonora del loro diletto.
Non saprei dire per quanto tempo giocarono con me, alternavo momenti di lucidità – dolorosi attimi – a lunghi periodi di dormiveglia – sempre desiderati come ancora di salvezza.
Mi accorsi che tutto era finito solamente quando il mio viso si ritrovò a stretto contatto con la fredda pietra levigata del pavimento, quando il mio corpo restò a lungo fermo – scosso soltanto dagli spasimi della lunga tortura fisica subita.
E sentivo uno sguardo restare ancora fisso su di me, ancora forse desideroso di prolungare quel crudele gioco di cui ero diventata la protagonista.
Dei fili sfiorarono la mia guancia, filamenti profumati di qualcosa che avevo già sentito.
Muschio, forse? Chi lo poteva dire.
- Forse avrei dovuto restare dentro con te, eh, Silente? Ma cosa ti parlo a fare? Tanto certamente non mi senti… -
Quelle frasi sussurrate con un filo di compassione, provocarono un moto di commozione nella mia mente. Mi morsi il labbro, sarebbe stato sciocco dimostrare ulteriore debolezza.
Lasciai che le braccia del mio unico protettore – forse amico – in quella tremenda situazione mi prendessero con forza, per poi lasciarmi cadere nel sonno più profondo una volta a contatto con il polveroso cuscino del letto della mia prigione.

[1] Per chi non ricordasse, sono le parole di una frase simile a quella che Draco dice a Lauren nel Capitolo 8.


Note dell'autrice

Buon pomeriggio, miei lettori! ...ehi, c'è nessuno? Mi avete abbandonata tutti? ç.ç
Beh, dato che amo i monologhi ( come no!) comunico a tutti i lettori ancora rimasti che probabilmente prima della fine del 2009 dovrei riuscire a terminare la stesura dell'intera storia e che quindi da un giorno forse molto vicino in poi potrei anche iniziare a postare giornalmente.
Eventuali cambiamenti sono dovuti a mancanza di tempo o ispirazione, come al solito.
Dato che a Natale (o più o meno in questo periodo) sono tutti più buoni, cosa ne dite di lasciare qualche commentino in più?
Giusto per sapere se devo cambiare la trama all'ultimo momento o no *.*

** Inizio pubblicità **
Se siete fans di Severus Piton, date un occhiata alla mia nuova fanfiction Silence, Snape ^^  
**Fine pubblicità**

Intanto auguro buone feste e buone vacanze a tutti,
xoxo
Lady Lynx 

DarkViolet92: immaginavo di essere stata scontata, ma purtroppo quello era un passaggio fondamentale per l'economia della storia e non sapevo proprio in che altro modo renderlo. Spero di aver risposto a quasi tutte le tue domande in questo capitolo, grazie per aver commentato!




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Capitolo 49
*** Sette tradimenti ***



Passò ancora un tempo indefinito, prima che qualcuno decidesse di nuovo di portarmi al cospetto di Voldemort per la seconda volta.

Il delizioso giochetto del Cruciatus si era ripetuto numerose volte nell’ultimo periodo e questo mi aveva permesso di calcolare quindici giorni esatti di prigionia se ad ogni due torture ne corrispondeva uno.
Altrimenti un mese, non che cambiasse molto la situazione.
Smisi di guardarmi allo specchio, non volevo vedere quello che ero diventata.
Non volevo pensare alle mie condizioni, non volevo fare niente.

Non ero più Lauren Silente, non ero nulla.
- Dimmi, Katherine… perché ho come l’impressione che tu abbia cambiato idea a proposito del nostro patto? – sussurrò Voldemort, senza preoccuparsi di nascondere un tono trionfante.
- Perché sei un illuso – replicai stancamente, ignorando i sussulti dei Mangiamorte che ci circondavano.
Non sapevo perché quel giorno ci fossero anche gli Omini Incappucciati a presenziare il nostro scambio di battute senza capo né coda, ma per me non cambiava nulla.
Ero un’ombra di Lauren, ma la mia testardaggine sarebbe morta dopo di me.
- Ma come osi? – strillò Bellatrix, avanzando verso di me come per uccidermi con le sue stesse mani.
Io provocavo con il sorriso sulle labbra, perché desideravo solo che ad uno di loro sfuggisse la situazione di mano e finisse per porre fine a quella vita poco dignitosa.
- Bellatrix, ferma dove sei – le intimò Voldemort, congelandola con lo sguardo – ci penso io a lei –
Si alzò in piedi, puntandomi addosso la bacchetta con fermezza.
- Parliamoci chiaro, Katherine… da persona intelligente a persona intelligente, perché io so che tu lo sei… - mormorò lui, abbastanza piano da farsi sentire solo da me – io potrò anche decidere di darti tempo, non ho fretta, ma loro non vedono l’ora di metterti le mani addosso… e fossi in te ne avrei paura… -
Guardai distrattamente i Mangiamorte, lo sguardo mi cadde su Bellatrix e altri due a me sconosciuti che mi fissavano con evidente odio.
Non che gli altri mi volessero bene, sia chiaro.
- Non mi interessa… - risposi, con un tremolio della voce.
- Non è vero che non ti interessa… - sibilò ancora lui, avvicinandosi al mio orecchio - …perché tu non vuoi morire prima di aver saputo chi è tuo padre, vero? Io posso dirtelo, se vuoi… se accetterai il patto… -
- Non mi fido di te… -
- Dovresti, perché sono l’unica possibilità che hai di risalire il baratro in cui sei sprofondata… -
Lanciai un’occhiata a Lucius Malfoy, il più lontano rispetto a me e Voldemort, che non mi stava degnando di uno sguardo.
Era vero, quel dannato uccisore di persone era l’unica cosa che mi era rimasta.

- Non voglio tradire mio nonno – piagnucolai a bassa voce, sentendomi una stupida.
- Lui non saprà che sei stata tu a tradirlo… - mi blandì Voldemort, assumendo un tono suadente e convincente.
Le sue parole, per quanto mi sembrassero false e prive di significato morale, mi fecero pensare che forse accettando avrei avuto modo di trovare una scappatoia.
Forse, una volta diventata Mangiamorte e conquistata la loro fiducia, sarei riuscita ad evitare la morte di mio nonno e a ottenere tutto quello che mi era stato promesso per il mio cambio di fronte.
Forse, forse, forse.
- Accetto… a malincuore, ma accetto… - bisbigliai impercettibilmente, pentendomi quasi subito di essermi venduta così facilmente.
Voldemort sembrò aver sentito il mio assenso, perché tornò a sedersi dov’era in precedenza.
Immediatamente lo sguardo di Bellatrix si tramutò da odio a qualcosa simile a invidia, mentre Lucius avanzò verso di me e mi prese per un braccio.
- Andiamo – mi disse seccamente, prima di portarmi fuori dalla stanza del mio tradimento.

Seguii Lucius in silenzio, avendo per la prima volta l’opportunità di curiosare nel rifugio della Congrega Oscura.
Non sapevo nemmeno lontanamente in che parte del mondo ci trovassimo, avremmo potuto essere anche in Nuova Zelanda e io non me ne sarei accorta.

Il paesaggio che intravidi due o tre volte dalle finestre, che costeggiavano il lungo corridoio di pietra che stavamo percorrendo, mi suggerì che era notte fonda.
Lontano spiccava il contorno di alcune basse colline, completamente spoglie.
L’unica fonte di luce erano le numerose torce magiche e i capelli biondi di Lucius. Per il resto solo oscurità e ombre.
Non avevo la più pallida idea di dove mi stesse portando la mia guida, ma non mi importava poi molto.
Ero una traditrice – o almeno, lo sarei stata – e questo bastava per insultarmi da sola e augurarmi le peggiori disgrazie immaginabili.
Alla fine ci fermammo davanti a una delle tante porte nere con un serpente argenteo come maniglia, e Lucius fece scattare la serratura con la bacchetta.
- Dopo di te… - mormorò strascicando volontariamente la voce.
Entrai nel buio della stanza e improvvisamente decine di torce dalle fiamme smeraldine si accesero.
Lucius mi seguì, chiudendo poi la porta alle sue spalle.

Nel centro della stanza si presentava una specie di enorme vasca circolare di pietra nera, all’apparenza molto profonda. Dall’acqua che conteneva si levavano lievi colonne di vapore, come se la temperatura fosse stata quella adatta per un bagno immediato. In fondo alla stanza si stagliava un armadio alto di legno scuro – anche questo decorato di serpenti di argento, come la porta – a cui Malfoy si avvicinò con andatura decisa.
Vidi che ne estraeva diverse boccette di vetro, colme di diversi liquidi colorati. Ne aprì una mettendola in controluce, mostrandomi il contenuto rosa perlaceo.
- Allora, quale preferisci? – mi chiese con un tono tra il divertito e l’impaziente.
Mi affrettai a nascondere il mio sgomento, incrociai le braccia per combattere il freddo umido che sentivo entrarmi nelle ossa.
- Dipende da cosa sono… - replicai lentamente, chiedendomi il perché di quella messinscena.
- Bagnoschiuma… non vi lavate, voi dell’Ordine? – commentò beffardo Lucius, stappando la boccetta che aveva in mano.
- Io non sono dell’Ordine – lo informai piattamente, prima di sentire il mio naso solleticato da un gradevole odore di rosa proveniente dal liquido perlaceo.
- Allora? Quale vuoi? – ripetè Lucius, ignorando sfacciatamente la mia replica.
- Posso sentirli tutti? – chiesi incuriosita, accennando ad avvicinarmi al grande armadio che ne conteneva una quantità strabiliante.
Malfoy annuì con aria accondiscendente, andando a riporre il bagnoschiuma alla rosa da dove l’aveva tirato fuori.
Aprii numerosi tappi con cautela, non avrei mai voluto sprecare nemmeno una goccia di quelle preziose creme dai più strani e affascinanti colori che avessi mai visto.

- Questo… significa che potrò finalmente farmi un bagno? – domandai incerta, quando quel dubbio mi fulminò improvvisamente.
- Esatto – scandì lentamente Malfoy, con un ghigno beffardo – proprio così –
Presa dall’entusiasmo di poter finalmente riprendere delle sembianze da essere umano dotato del senso dell’igiene personale, ripresi a frugare nel mobiletto. Fino a quando non sfiorai una boccetta contenente un liquido bronzeo, sfumato da leggere striature dorate.
Il mio naso percepì subito la fragranza sprigionata appena spostai il tappo di qualche millimetro.
Cannella e cardamomo.
Quello era decisamente il mio bagnoschiuma, un meritato premio dopo quei lunghi giorni di sofferenza.
- Posso…? – esordii con voce velata di desiderio e timore di ricevere un rifiuto.
- Puoi –
Quell’unica parola mi riempì di gioia primordiale, neanche mi fosse stata concessa la libertà senza patteggiare. Appoggiai la preziosa boccetta sul bordo dell’enorme piscina circolare, poi mi voltai verso la mia guardia aspettando che se ne andasse per lasciarmi immergere in tutta intimità nel mio primo bagno dopo quelli che mi erano sembrati secoli.
Ma Lucius si limitò a fissarmi con sguardo interrogativo, sorridendo nell’intuire il mio pensiero.
E all’improvviso capii che non se ne sarebbe andato, che avrei dovuto scoprirmi davanti al suo sguardo invadente, che non era una gentile concessione come mi ero figurata.
- Allora? Cosa stai aspettando? – mi provocò lui, appoggiandosi al muro con un movimento sinuoso.
- Che tu te ne vada… - confessai, arrossendo violentemente - …non ho alcuna intenzione di spogliarmi davanti al padre di un mio amico! –
Le mie parole sembrarono divertirlo ulteriormente, le sue labbra sottili si incurvarono in un sorriso.
- Beh, mi dispiace per te… io sto solo eseguendo gli ordini, cara la mia Silente… -
- Non ti disgusterebbe vedere una Mezzosangue nuda? – osservai scioccamente, in un vano tentativo di irritarlo e costringerlo ad uscire.
- No, ho sempre sostenuto con i miei colleghi che il giorno in cui saremmo riusciti a prenderti avrei chiesto al Signor Oscuro di concederti in moglie a Draco, una volta ucciso tuo nonno… perchè sai, io ero sposato con Narcissa… -
- Vorrei ricordarti che lo sei ancora… - osservai con sarcasmo puro.
- Non la amo più – decretò lui con voce piena di odio – è stata lei a venderci al Ministero, è colpa sua se non siamo più in Inghilterra, se abbiamo fallito –
- L’ha fatto per il bene suo, di vostro figlio e del Paese… -
- L’ha fatto perché è un’incantevole traditrice… - sibilò Lucius disgustato, stringendo le dita attorno alla sua bacchetta.
Lo fissai a lungo, sperando che disprezzasse anche il mio tradimento nei confronti di mio nonno, ma quel dettaglio pareva non turbarlo poi così tanto. Ricambiò il mio sguardo con occhi pieni di aspettativa.
- Silente, come posso farti capire che questa è l’unica possibilità che ti diamo di farti il bagno che elemosinavi spesso mentre dormivi? –
Arrossii di nuovo, imbarazzata per aver espresso una tale necessità inconsciamente.
Se avevo parlato di quello nei sogni, cos’altro avevo rivelato?

- Ho capito, ma… mi vergogno… - ripetei a sguardo basso, rimpiangendo il fatto che non avrei mai più potuto usufruire del delizioso bagnoschiuma alla cannella e cardamomo che tanto desideravo.
La risata di Lucius mi indispettì, le mie guance avvamparono per l’ennesima volta.
- Ti devo minacciare? – sbottò all’improvviso lui, ritornando dannatamente serio e lanciandomi un’occhiata intimidatoria e spazientita.
Scossi lentamente la testa, mentre mi preparavo a quella che sentivo sarebbe stata la più grossa umiliazione della mia vita. Mi sfilai la maglietta nera a cui ero tanto affezionata – ormai intrisa di ogni tipo di odore corporeo e ridotta in condizioni pietose – per poi passare agli stivali di pelle e ai jeans.
Avevo ancora addosso il completino intimo che avevo comprato apposta per Daniel – cosa che mi procurò un tremendo imbarazzo – ma era talmente ridotto da farmi sentire nuda.
E gli occhi pesanti di Malfoy puntati come fari su di me, non mi fecero di certo sentire a mio agio.
Continuai a dargli spudoratamente le spalle, non volevo vedere la reazione che aveva avuto davanti al mio spartano spogliarello. Aprii il bagnoschiuma versandone una dose generosa nell’acqua calda, sentendo una scintilla di speranza nel vedere che immediatamente la superficie trasparente veniva velata da una spumosa coperta candida e profumata.
Mi immersi appena possibile nel liquido, felice che la conoscenza di Lucius riguardante il mio corpo si fosse fermata alle parti meno intime di me.
Chiusi gli occhi, mi improvvisai subacquea per dare modo anche ai miei capelli di trarre beneficio dalle proprietà purificanti dell’acqua e del sapone. Sempre voltata di spalle feci del mio meglio per togliere dalla mia pelle e dalla mia chioma il resistente strato di sporcizia che si era accumulato con i giorni – disgustata dalle condizioni in cui ero stata costretta a ridurmi per la prigionia.
Sfiorai tremante le mie gambe ridotte alla metà di quelle che erano state, il ventre fin troppo piatto, i seni rimpiccioliti, sentendo che ogni cosa rivelava il periodo di digiuno che il mio corpo aveva dovuto affrontare.
Solo dopo lunghissimi minuti immersa nel tepore dell’acqua riuscii a sentirmi un po’ più Lauren, mentre l’essenza speziata della cannella cullava i miei sensi e mi distendeva i nervi.
Mi ero quasi dimenticata della presenza di Lucius nella stanza, mi misi a giocherellare con le bolle che salivano scherzose dalla superficie.
La pace durò fino a quando un rumore di acqua spostata, impossibile da fraintendere, non mi rivelò che un’altra persona si era unita al mio bagno.
Ed era proprio dietro di me.

- Ti stai divertendo? – sussurrò Lucius con tono gelido, così vicino al mio orecchio da farmi venire la pelle d’oca.
Tentai di voltarmi per rispondergli faccia a faccia, ma la sua presa sulla mia vita non me lo permise.
- Lasciami andare – scandii con decisione, scalciando nell’acqua in un tentativo di fuga.
- No – rispose lui con altrettanta forza – ma stai tranquilla, non ti farò niente… di solito sono le donne a darmi volontariamente quello che voglio, non vado io a cercarlo… -
Non mi fu difficile capire a cosa si stesse riferendo. Ma mi fu impossibile pensare a un motivo per cui volesse me.
- Non sono bella o affascinante come Narcissa.. che cosa vuoi da me? – chiesi disperata, sentendo le sue mani scivolare sulle mie gambe.
- Mi sono sempre chiesto come sarebbe stato scoparmi di nuovo una Silente… - sibilò lui divertito, portando la mia schiena a sbattere contro il suo petto - ...è così terribilmente eccitante pensare di poter sottomettere una nemica così ritrosa... -
Il termine volgare che aveva usato mi fece rabbrividire, ma mai quanto scoprire che non stava mentendo.
L’idea lo eccitava per davvero, il suo corpo non dava adito a dubbi.

- Perché io? – esalai spaventata, strizzando gli occhi per illudermi che tutto fosse solo un brutto sogno.
- Perché sei l’unica Silente in vita che potrebbe togliermi questo sfizio – mi ricordò Lucius, sfiorando il mio collo con le sue labbra - Niente amore, Silente, niente amore... solo puro desiderio di trasgressione, niente di più -
Trattenni il respiro, tentai di scacciare dalla mia mente i pensieri poco casti che me la affollavano, vergognandomi per il tradimento mentale che stavo operando contro Daniel e Narcissa.
- Non voglio… - mormorai mordendomi le labbra, lottando contro me stessa - …lasciami, non voglio… -
- Cambierai idea… - mi avvertì lui, prima di lasciare la presa su di me e uscire dall’acqua.
Sembrava non fosse successo niente, quando anch’io lasciai tremante la vasca e mi avvolsi in un asciugamano che Malfoy aveva posizionato sul bordo.
Sembravo non essere più l’oggetto della sua attenzione, quando indossai la veste di provenienza sconosciuta che mi porse – corredata da un mantello nero che era molto in stile Mangiamorte.
Sembrava indifferente e quasi disgustato, quando pettinai i miei capelli ancora umidi in una treccia stretta – come avevo visto fare a Narcissa quando ero stata a Grimmauld Place.
Sembrava che mi fossi immaginata tutto, sembrava che fosse quasi stato un mio desiderio.
E, mio malgrado, non sapevo ancora che lo sarebbe diventato.
Uscimmo poi dalla stanza, ma non tornammo indietro a piedi. Le dita fredde di Lucius si strinsero attorno al mio polso per poi Smaterializzarmi nella mia usuale stanza di prigionia.
Per la prima volta dopo giorni, ebbi il coraggio di guardarmi di nuovo allo specchio.
Ero quasi tornata io, quasi Lauren. Ma senza Silente.
- Ci vediamo domani mattina, verrò a prenderti per fare la colazione con gli altri e per farti scrivere la lettera a tuo nonno – mi informò Lucius con tono pratico, confermando di nuovo la mia opinione che lui avesse rimosso quegli intensi trenta secondi passati nella vasca con me.
- Va bene… - mormorai interdetta, cercando di non pensare a quello che avrei combinato ai danni dell’intera Inghilterra nel giro di ventiquattrore.
Malfoy si Smaterializzò poi senza dire altro, lasciando dietro di sé solo un leggero barlume della chioma lucente.
E io iniziai a pensare febbrilmente, senza freni.
Ai tradimenti di amicizia nei confronti di Harry, Draco e Blaise quando ancora ero a Hogwarts.
A quello mentale nei confronti di Daniel e Narcissa, operato pochi minuti prima.
A quello di sangue nei confronti di mio nonno, che sarebbe stato il sigillo della giornata seguente.
E a quello nei miei confronti.
Perché io, Lauren Silente, non avevo mai pensato che avrei tradito.


Note dell'autrice

Buon post-Natale a tutti!
Non ho molto da dire, stavolta... mi limito a ringraziare chi ancora legge questa storia e chi mi lascia un commento che mi stimola a scrivere gli ultimi capitoli.
L'inizio del prossimo sarà leggermente "piccante" (ammesso che io sia capace di scrivere una cosa del genere senza far ridere ^^), quindi leggete a vostro rischio e pericolo (esagerata come sempre xD).
Un bacione a tutti,
Lady Lynx

DarkViolet92: sono felice che ti sia piaciuto il capitolo precedente, lo scopo di Voldemort era esattamente quello descritto da te. Per quanto riguarda il capitolo pre-precedente (evviva i giochi di parole!) avevo capito che l'idea era scontata - perchè non era difficile capire che erano stati i Mangiamorte a rapire Lauren - mentre lo svolgimento ti era piaciuto... ho interpretato bene? xD Grazie per le tue opinioni costanti, ancora buone feste!
Valery_Ivanov: Lucius è un personaggio che ho riscoperto da poco, nonostante mi abbia sempre intrigato... sì, penso anch'io che il loro sarà un ruolo fondamentale per lo svolgimento della vicenda! ^^ Lauren purtroppo ha mollato, ma devo ammettere che anch'io non sarei riuscita a resistere molto al suo posto.
Ti ringrazio per il tuo impegno nel farmi avere sempre una tua opinione, di nuovo buone feste!

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Capitolo 50
*** Sogno insano ***



Attenzione: in questo capitolo sono contenuti episodi Lime che potrebbero infastidire le persone più sensibili. Nonostante il rating sia già Arancione - adatto per queste scene se non descritte nei dettagli - ho ritenuto corretto avvertirvi in anticipo.

Ringrazio intanto chi ha aggiunto fino ad adesso la storia tra i Preferiti:

1 - ahlys07 
2 - alice brendon cullen 
3 - ArtemisLover 
4 - aXce 
5 - BlackFra92 
6 - DarkViolet92 
7 - Elly Chan 
8 - gegge_cullenina 
9 - gemlye 
10 - giada2000 
11 - Gin_ookami97 
12 - GreenPrincess 
13 - kiri_chan
14 - La principessa mezzosangue 
15 - Meirouya 
16 - nana97 
17 - natalia 
18 - Persefone18 
19 - ragazzapompom 
20 - ryry 
21 - sackiko_chan 
22 - sebadas 
23 - Sheilin 
24 - snape87 
25 - Stabuck 
26 - sweet_cullen 
27 - Valery_Ivanov 
28 - yOleBaia 
29 - Yvaine0
30 - zanna 
31 - _NeMeSiS_ 

e le Seguite:

1 - AdelinaBlaBla 
2 - Aleteia 
3 - alida 
4 - Atari 
5 - aXce 
6 - Badabubu 
7 - BlackFra92 
8 - cielo_stellato 
9 - CiOccia 
10 - Danielle_Lady of Blue Roses 
11 - excel sana 
12 - fio90 
13 - giovy39 
14 - ila_sabaku 
15 - karem 
16 - kiri_chan 
17 - Lady of the sea 
18 - Luciana Menditegui 
19 - Lukk 
20 - mistero 
21 - MokaAkashiya 
22 - Nerida R Black 
23 - Piccola Vero 
24 - Rebecca Lupin 
25 - rorothejoy 
26 - rosi33 
27 - Saske 
28 - seall 
29 - sefoev 
30 - snapEly 
31 - spikina 
32 - Stabuck 
33 - Ste14
34 - uchiha91 
35 - Verelia 
36 - _Bonnie_ 
37 - _Christine_ 
38 - _NeMeSiS_ 

Ci vediamo sotto nelle Note, buona lettura!



Mi risvegliai la mattina seguente grazie a un Mangiamorte che mi stava scuotendo violentemente per il braccio. Non lo riconobbi, aveva il cappuccio in testa e sembrava non avere alcuna intenzione di toglierselo.
Ero certa che non si trattasse di Bellatrix, altrimenti si sarebbe messa a Cruciarmi senza fare tanti convenevoli.
Mi alzai immediatamente – evitando di fare capricci o opporre resistenza – e mi lasciai Smaterializzare verso quella che pensavo essere la sala da pranzo dove avremmo mangiato la colazione.
Ma al contrario delle mie previsioni mi ritrovai nel corridoio della sera precedente, sempre con il Mangiamorte ignoto attaccato al mio braccio.
- Entra e aspetta che arrivi chi ti vuole vedere –
Anche la sua voce non mi era sembrata familiare, ma obbedii – ancora un po’ assonnata e senza voglia di scatenare inutili putiferi.
Mi richiusi la porta alle spalle, sentendo poi il “pop” che mi segnalò la Smaterializzazione del mio accompagnatore, e mi venne un colpo al cuore quando vidi che ero entrata nella camera da letto di Lucius Malfoy.
Il sole che entrava dalla ampia finestra affacciata sulle colline – che con il giorno avevano assunto un acceso colorito verde – illuminava i suoi capelli biondissimi facendoli assomigliare a una cascata di fili di platino prezioso. I suoi occhi chiusi gli davano un’aria di beatitudine e innocenza, le labbra sottili avevano assunto un invitante colorito rosato.
Mi ritrovai a fantasticare su ogni cosa possibile e immaginabile ispirata da quella figura quasi mitologica, fino a quando non lo vidi aprire gli occhi argentei e puntarli verso di me.
- Cosa ci fai qui? – mi chiese lui, con voce morbida e divertita mentre si sistemava sul letto scoprendo il suo candido petto scolpito e lasciando che il lenzuolo lo coprisse solo dal basso ventre in giù.
- Io… ti desidero, Lucius… - sussurrai io senza pensarci, avvicinandomi inesorabilmente a lui.
Merlino, avevo davvero detto quelle parole insane?
- Lo sapevo – replicò lui, rivolgendomi un sorriso da sciogliere il ghiaccio.
- Tu sai sempre tutto, Lucius… - sospirai io, con tono tremendamente coinvolto, mentre mi toglievo freneticamente il mantello nero e la veste che mi aveva dato la sera prima.
Ma cosa accidenti stavo facendo? Ero impazzita?
Vestita solo con reggiseno e slip, mi sedetti timidamente sul letto e subito Lucius ne approfittò per mettermi sotto di lui. Scoprii solo in quel momento che era completamente svestito, e nel momento in cui mi coinvolse in un bacio appassionato sentii vividamente il suo bacino premere contro il mio.
E provai una fortissima, inequivocabile scossa elettrica dritta per la spina dorsale.
Le labbra umide di Lucius scesero verso il mio collo e io iniziai a gemere, a dimenarmi sotto di lui, desiderosa di ben altro.
Ero decisamente impazzita. Era tutto così… irreale e impossibile!
- Mi vuoi, allora, piccola Silente? – mi provocò lui, accarezzando con un ghigno il mio seno e provocandomi brividi incontrollabili ovunque – Ammettilo, ammetti che mi vuoi! Hai cambiato idea, non è vero? Anche tu sei caduta ai miei piedi! –
Sudavo copiosamente, alternando vampate di calore a tremiti, sentivo il mio corpo implorare disperatamente qualcosa che non avevo mai osato provare prima.
- Sì… Lucius, sì… ti voglio… - esalai senza fiato, mettendo le mie braccia attorno al suo collo e guidando le sue labbra contro il mio ventre.
La mia mente iniziò un’incredibile lotta tra la razionalità e quello che lasciavo che mi venisse fatto, mentre la mia voce pronunciava ripetutamente il nome di Lucius con un accento di desiderio e coinvolgimento che non avevo mai usato con nessuno.
- Lucius… Lucius… -
Fino a quando quelle candide e lunghe dita non si insinuarono invadenti nei miei slip, sfiorando gelidamente il punto da cui partiva quella sensazione che gli aveva permesso di trascinarmi in una tale azione.
- Lucius! – urlai disperatamente, dando sfogo a tutte le emozioni contrastanti che stavo provando.
E in quel momento aprii gli occhi, sentendo il cuore andarmi a mille, rivoli di sudore colarmi sulla schiena e la fronte, e uno strano pulsare provenire dal basso ventre.
Ma non ero nella stanza che avevo sognato, ero nella mia piccola prigione dorata, ed ero completamente vestita.
L’unico particolare che corrispondeva era la presenza di Malfoy, seduto sul mio letto, con aria interessata e un ghigno compiaciuto.
- Mi hai sognato? Spero sia stato qualcosa di interessante… - commentò lui, provocando un rossore sulle mie guance solitamente pallide.
Aveva sentito che ripetevo il suo nome, modulando ogni sillaba con il movimento delle sue mani sul mio corpo, con la danza delle sue dita su di me?
No, non potevo aver sognato Lucius Malfoy in simili atteggiamenti.
Non era da me. Non – era - verosimile.
- Era solo… un’altra sequela di Cruciatus… - mentii mordendomi le labbra e dando modo al mio sangue di colorare ulteriormente le mie guance.
- Peccato… perché sembravi davvero molto coinvolta… - mi stuzzicò lui con un sorriso lupesco.
Rabbrividii di riflesso. Era tremendo, non era possibile, era un’idea inconcepibile.
Avevo sempre criticato chi non legava certi comportamenti all’amore, ma forse perché prima di quel momento non avevo mai sperimentato quella cosa che si chiamava attrazione fisica.
Qualcosa di fatale, un’alchimia che solitamente capitava con la persona sbagliata, con qualcuno di tremendamente pericoloso, con una persona a cui non si avrebbe mai pensato.
- Dobbiamo… andare a colazione? – dissi lentamente, cercando di calibrare con attenzione le parole.
- Certo, certo – disse lui allargando il suo sorriso – andiamo subito –
Mi alzai dal letto, tenendomi a distanza da lui per paura di cadere in tentazione.
- Se non mi tocchi, non andiamo da nessuna parte – mi ricordò lui, con uno scintillio negli occhi.
A malincuore, mi convinsi a stringere la mano di Lucius. Appena la mia pelle entrò a contatto con la sua, mi prese di nuovo un insano desiderio.
Questo non era per niente normale, ed ero certa che Lucius Malfoy lo sapesse.

Una volta seduta a debita distanza da Malfoy, la prima parte della colazione passò piuttosto tranquilla.
Evitavo di assaggiare le pietanze che puzzavano evidentemente di veleno, limitandomi a quelle che venivano sperimentate prima dagli uomini che mi circondavano.
Ero stata fatta accomodare tra Rodolphus Lestrange e Amycus Carrow, entrambi avevano accuratamente evitato di rivolgermi la parola.
Ma almeno, per la prima volta dopo giorni, mi era stato concesso un pasto degno di questo nome – accompagnato persino dal leggero e familiare rumore delle posate e dei piatti che mi ricordava tanto la Sala Grande di Hogwarts.
Voldemort naturalmente non c’era, e non mi sorprese. Credevo che riuscisse a vivere benissimo senza mangiare, se le parole di mio nonno corrispondevano alla sua vera descrizione.
Chi non ha anima, non è veramente vivo. E ovviamente non ha bisogno di cedere alle umane funzioni vitali.
- Sei una traditrice, Silente, lo sai? – sussurrò la voce di Bellatrix, rompendo il silenzio che era calato nella stanza dal momento in cui ero entrata.
Non risposi. Durante il tragitto dal corridoio alla tavolata dei Mangiamorte, Lucius mi aveva caldamente sconsigliato di accettare le provocazioni per non rimetterci la mia già precaria salute.
- Mi chiedo davvero perché il Signore Oscuro abbia offerto una possibilità di unirsi a noi a una smidollata come te… - continuò lei, questa volta con tono astioso e udibile senza sforzo.
Restai con lo sguardo fisso sulla tovaglia sporca che ricopriva la tavola.
- Alla fine, se tradisci uno del tuo sangue, penso che farai il doppiogioco anche con noi… -
Iniziai a contare i quadretti verdi che la costellavano, uno ad uno. Strinsi convulsamente il cucchiaio nella mia mano destra, ringraziando il cielo che non fosse la mia bacchetta.
- E come sarà la faccia di Silente senior quando vedrà che la sua dolce nipotina lo ha pugnalato alle spalle per unirsi alla combriccola del suo peggior nemico? –
Venti, ventuno, ventidue…
- Ma che domanda sciocca! – urlò lei con voce divertita, attirando su di sé l’attenzione di tutti i presenti tranne me – Penserà che sei come tua madre, ovviamente! –
Trentanove, quaranta, quarantuno…
Sentii Rodolphus Lestrange sobbalzare al mio fianco, mentre una sedia – presumibilmente quella di sua moglie – strisciava rumorosamente sul pavimento. Ebbi una fugace visione della cintura del vestito blu di Bellatrix davanti a me, sul lato opposto della tavola, prima di ritornare ai miei amati quadretti.
- Inutile che fai finta di non sentire, Mezzosangue… sarai anche stupida, ma non sei di certo sorda… guardami!
Attesi esattamente trenta secondi prima di puntare i miei occhi sul suo viso sfigurato da quelli che sembravano rabbia e odio immotivati.
- Qualunque cosa tu possa fare, sappi che non riuscirai mai ad entrare nella grazie del Signore Oscuro come aveva fatto quella puttana di tua madre… - sibilò lei con pura malignità, in attesa di una mia reazione violenta.
Il sangue iniziò a salirmi alle tempie, a pulsare come un fiume in piena nel mio cuore, ma un rapido sguardo a Malfoy – che mi faceva leggermente cenno di no con la testa – mi trattenne dal perdere il controllo.
- Ah, non replichi? Vedete, Mangiamorte… - continuò Bellatrix con tono trionfante, rivolgendosi ai suoi colleghi - …anche lei ammette che Sabrina Fountain era solo un’emerita puttana! –
Di nuovo sentii Rodolphus fremere senza motivo, strinsi gli occhi per far capire a Bellatrix che mancava solo una goccia per non farmi rispondere più delle mie azioni.
- Credo che il Signore Oscuro ci stia aspettando… - disse Lucius con tono chiaro e freddo, alzandosi e mettendosi rapidamente alle mie spalle.
- Cos’è tutta questa fretta, Malfoy? Sto parlando con la nostra adorata Mezzosangue… - lo sbeffeggiò la donna con voce infantile.
- Potrai divertirti più tardi, Bellatrix – la informò lui, strattonandomi con malagrazia per costringermi ad alzarmi e puntandomi la bacchetta nella schiena per ricordarmi di non reagire per nessun motivo.
Non esitai un attimo a tirarmi in piedi, lanciai alla mia peggior nemica un’occhiata da Basilisco.
La vidi impallidire leggermente e sorrisi dentro di me, soddisfatta – non avrei mai pensato di poter incutere timore a un essere così spregevole.
- Tua madre è stata con tutti, sai? – sussurrò lei con voce velata e carica di provocazione, tentando di vendicarsi – Tutti, nessuno escluso… uno ad uno… più di una volta… -
A quel punto la mia rabbia decise di tracimare dal vaso, balzai improvvisamente su Bellatrix e la presi per i capelli. Iniziai a tentare di fare di tutto per procurarle una dose massiccia di dolore.
Lucius mi prese per i fianchi cercando di allontanarmi da lei, mentre tutti i Mangiamorte scattarono verso di noi per fare in modo che non ci ammazzassimo a vicenda.
Non volevo credere alle parole di quella donna, non erano vere, non erano credibili.
Ma io cosa ne sapevo, io che non avevo mai conosciuto la persona che mi aveva messo al mondo?
- Lauren, smettila! – urlò Malfoy, tirandomi uno schiaffo in pieno volto, mentre lottavo anche contro di lui ed alcuni altri Mangiamorte con le unghie e con i denti per riuscire a colpire di nuovo Bellatrix.
Non mi importava morire, a patto che prima le avessi inflitto tutto il dolore di cui potessi essere capace.
La vidi sogghignare soddisfatta davanti a me, appoggiata con aria spavalda sul bordo del tavolo, attorniata dai suoi uomini. Ma aveva un taglio rosso che colava sangue sulla guancia sinistra, ero riuscita a scalfire una parte del suo corpo.
Quando se ne accorse, i suoi occhi neri diventarono furiosi e io smisi di dibattermi tra le braccia dei tre Mangiamorte che mi tenevano a forza – forse dimentichi del fatto che con un incantesimo avrebbero potuto mettermi fuori combattimento senza problemi.
- Hai osato far versare il mio sangue puro! – sbraitò lei con gli occhi fuori dalle orbite – La pagherai, stupida Sanguesporco! La pagherai con la vita, come l’ha pagata anche quella troia di tua madre! –
Ma le mie orecchie erano ormai insensibili ad ogni insulto, che fosse direttamente rivolto a me o meno non era importante, e lasciai che il fiume delle sue parole irate mi scorresse addosso come lava innocua.
Non so per quanto tempo ignorai i suoi urli, crogiolandomi nella felicità che mi aveva procurato ferirla e osservare le gocce di sangue che scorrevano copiose sul suo bel viso da donna matura.
La guerra era appena iniziata, e l’avrei vinta a costo di perire sul campo.

- Lucius mi ha riferito di un piccolo diverbio tra te e la mia fedele Bella… - esordì quindi Voldemort, una volta entrata in quello che sembrava essere il suo studio privato.
Malfoy mi aveva accompagnata fino alla porta, senza trattenersi dal dirmi che ero stata un’idiota a reagire davanti agli insulti della sua collega, ma poi mi aveva abbandonata al mio destino.
E in quel momento ero lì, in compagnia di una persona che non avrei voluto mai incontrare, a conversare amabilmente su come avessi trascorso la mia altrettanto amabile mattinata.
- Sì, non mi piace quando si toccano senza motivo i membri della mia famiglia – lo informai seccamente, accavallando le gambe.
Mi era stato concesso l’onore di sedermi per la prima volta davanti a lui, in modo da poterlo guardare negli occhi quasi come una sua pari.
Vidi le sue mani pallide e scheletriche riordinare una pila di pergamene e approfittai di quel momento di pausa per dare un’occhiata all’ambiente circostante.
Niente di speciale o coreografico, un semplice studio che non avrebbe mai dato l’impressione di essere nel covo della peggiore organizzazione di Maghi Oscuri della storia.
Mi appoggiò davanti una piuma nera, una boccetta di inchiostro dello stesso colore e una pergamena vuota. Da una semplice occhiata capii cosa si aspettava da me.
- Non credo di avere così poca coscienza da poter scrivere questa lettera… - confessai lentamente, abbassando lo sguardo sulle mie dita che sembravano voler esprimere il loro disaccordo attraverso i tremiti che le scuotevano.
- Vuoi sapere il nome di tuo padre? Scrivi… - mi intimò lui, improvvisamente irritato.
- Nessuno sa il nome di mio padre – constatai in un tentativo di prenderlo in castagna.
- Io sì – replicò semplicemente lui – e te lo dirò dopo che avrai scritto questa lettera… e sarai stata designata una vera Mangiamorte dal Marchio Nero –
- Un attimo… io in questa storia non ci guadagno niente! – osservai pacatamente, mentre la mia mente iniziava a risvegliarsi grazie all’abbondante colazione che mi aveva ridato un po’ delle energie perse in quelle settimane di digiuno.
- Dici? Ci guadagni la vita e condizioni decenti di prigionia – mi fece notare lui in un sibilo prolungato – e arriverai anche ad abbandonare questa condizione di prigionia, con il passare degli anni… potresti sostituire Bellatrix come mio braccio destro… -
Non vedevo niente di positivo in quella prospettiva, per quanto mi riguardava.
- Diventare una Mangiamorte donna è un privilegio, Katherine – continuò ad informarmi il mio carceriere – saresti la quarta a riuscirci, dopo Bella, Alecto e tua madre… ma tu hai talento per queste cose, io lo sento! Buon sangue non mente… –
Strinsi la piuma tra le dita, in un vano tentativo di ferirmi mortalmente per quello che stavo per fare.
Tradimento famigliare, era una cosa a cui pensavo non avrei mai ceduto.
- Dimmi, Katherine… di che Casa fai parte? – chiese allora Voldemort, puntandomi contro due occhi indagatori e curiosi.
- Nessuna – risposi atona – il Cappello Parlante non ha saputo scegliere –
Sembrò sorpreso da quella rivelazione, strinse appena gli occhi da serpente prima di dirigere la sua bacchetta verso di me.
- Bene, interessante – commentò con sarcasmo – ma ora scrivi –
E in quel momento non trovai altro da fare se non intingere la tagliente punta della piuma nell’inchiostro e lasciarla scivolare sul foglio ruvido, tracciando la strada delle menzogne e del tradimento.
Lauren Silente era diventata una vigliacca Mangiamorte, o quasi.


Note dell'autrice

Buongiorno a tutti!
Siamo finalmente giunti al Capitolo 50, un traguardo per me insperato ^^
Rinnovo i miei ringraziamenti a tutti voi, sperando di non aver deluso o traumatizzato nessuno con la prima parte di questo capitolo.
Confesso che si tratta del mio primo esperimento di Lime (perchè non posso definirlo Lemon, mi sembra piuttosto leggera e accennata come descrizione rispetto ad altre lette in questo fandom), quindi mi rimetto al vostro giudizio per le future descrizioni di questo tipo.
Anche oggi penso di aver terminato con il commento, passo alle vostre recensioni (mi avete fatto saltellare sulla sedia per la felicità... bentornate!!! ^^)
Ah, dimenticavo... buon 2010 a tutti!!!
Baciotti,
Lady Lynx

Sheilin: grazie per aver vinto di nuovo la tua avversione contro le recensioni... che sia stato il fascino da cattivone del nostro Lucius a convincerti? xD Sono felice di sapere che riesco ancora a tenere viva la tua curiosità, dato che manca ancora molto alla fine (sì, lo so, continuo ad allungare... ma mi sono accorta di aver lasciato un sacco di cose irrisolte!). Credo proprio che Albus e i membri dell'Ordine si siano mobilitati a cercarla, ma non è così facile partire in una ricerca alla cieca... no? ^^ Ecco qui il nuovo capitolo, spero ti sia piaciuto! Buon 2010 anche a te, grazie per la recensione!
rorothejoy: ti ringrazio per i complimenti, è bello sentirsi dire che la storia piace proprio per questi due motivi! ^^ Per quanto riguarda la tua domanda, la madre di Lauren si chiama Suzanne (oltre ad altri tre nomi che però non contemplano tra di loro Katherine) quindi mi dispiace non poter confermare la tua ipotesi... so di averlo già detto diecimila volte, ma spiegherò tutto più avanti *chiede umilmente perdono*. Intanto grazie per la recensione e buon 2010!
Valery_Ivanov: i dettagli che hai individuato sono davvero importanti e mi fa piacere che tu li abbia notati. Naturalmente Lauren non presta molta attenzione, essendo nella situazione in cui era (e chi avrebbe pensato alle parole di Lucius, in un momento simile? Io di certo no xD). Posso confermare con tranquillità la tua seconda ipotesi, Lucius è stato con Suzanne... ma Bellatrix mi ha preceduta, questa volta! ^^ Ho scelto di far cedere Lauren perchè alla fine è la bellezza dell'imperfezione umana.. farla resistere stoicamente fino ad una lontana liberazione sarebbe stato piuttosto surreale. Grazie per la recensione, buon 2010!
Yvaine0: sei libera di insultare senza problemi Lucius, tanto lui non leggerà mai questa recensione (Lucius: ah no? Con chi credi di parlare, stupida Babbana di una Lady Lynx?). Ok, basta delirare fingendo nella mia mente dialoghi inesistenti xD Sono naturalmente più che felice che il capitolo ti sia piaciuto e che il mio stile a tuo parere sia migliorato... anche se sinceramente devo ammettere che io non me accorgo! ^^ Immaginavo che il cedimento di Lauren non sarebbe piaciuto a molti, ma questa è la vita... insomma, io odio con tutto il mio cuore i libri in cui "miracolosamente" l'eroe/eroina resiste per mesi o anni davanti alle proposte di salvezza del cattivone di turno. Siamo tutti un po' opportunisti, ammettiamolo! xD Daniel non spunterà fuori per un po', lo stesso vale per il figlio di Voldemort... resisti!
Grazie per la recensione e buon 2010!
Luciana Menditegui: grazie mille per gli auguri! ^^ Tranquilla, non scusarti... ma accetto di buon grado la tua proposta di essere "più buona" xD Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto nonostante il cedimento di Lauren. Effettivamente non aveva molta scelta e la ricompensa di Voldemort era piuttosto allettante dopo aver trascorso tutto quel tempo in prigionia. Come vedi, non ho alzato il rating a Rosso dato che le scene non sono per niente dettagliate. Grazie per la recensione e buon 2010!
DarkViolet92: non ti preoccupare, abbrevia pure il nome in Voldy - che tra parentesi è anche più simpatico ^^ Ho inserito il tentativo di "assalto" di Lucius a Lauren perchè l'ho sempre visto come un personaggio molto lussurioso e - lo ammetto - perchè mi servirà per spiegare moooolte cose più avanti. Come ha già spifferato Bellatrix, è esatta la tua ipotesi di rapporto tra Malfoy senior e Suzanne. Grazie per la recensione e buon 2010!


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Capitolo 51
*** Fuoco della passione ***


Attenzione: in questo capitolo sono contenuti episodi Lime che potrebbero infastidire le persone più sensibili. Nonostante il rating sia già Arancione - adatto per queste scene se non descritte nei dettagli - ho ritenuto corretto avvertirvi in anticipo.


Quando terminai di tracciare le dannate parole che avrebbero messo a repentaglio la salvezza dell’intero mondo magico, avevo le dita doloranti e un tremendo mal di testa.

Continuavo a riflettere sulla scelta accurata dei termini, delle espressioni, delle scuse mentre allo stesso tempo mi dicevo che avrei dovuto assolutamente inventarmi qualcosa per fare in modo che quel foglio non giungesse al destinatario.
Altrimenti ero consapevole che sarei stata la rovina di migliaia di persone.
Inoltre, essendo venuta a conoscenza della data esatta, mi ero accorta di aver festeggiato il mio diciottesimo compleanno in compagnia dei Mangiamorte.
Festa alquanto originale, dovevo ammetterlo.
- Avanti, leggimi questo adorabile componimento… - mi esortò infine Voldemort, quando vide che avevo appoggiato la piuma sul legno del piano su cui avevo scritto.
Presi un bel respiro e costringendomi a non pensare al vero significato di quelle parole iniziai a scandirle lentamente e con tono piatto.

10 aprile 1998

Nonno, sono Lauren. Temo che tu sia stato in pensiero e questo mi dispiace molto.
Ormai sono da giorni prigioniera della Congrega Oscura, ma credo che tu questo lo sappia.
Non puoi nemmeno immaginare le condizioni in cui sono tenuta. È davvero terribile, credimi.
Vorrei tanto poter tornare indietro a Hogwarts e farmi perdonare, senza disobbedire ai tuoi consigli.
E mi perdonerai mai? Spero di sì, perché devo chiederti una cosa davvero importante.
Naturalmente solo se vorrai, dato che sono stata una nipote insopportabile.
In poche parole, dovresti venire a prendermi il 20 aprile davanti al pub Magic Spells di Londra.
Resta chiaro che i Mangiamorte non mi consegneranno a te senza chiedere qualcosa in cambio.
E questo qualcosa corrisponde alla tua bacchetta, Voldemort la crede molto importante. Cercherò di farmi perdonare quando ritornerò tra le tue braccia, sempre che tu voglia ancora salvarmi. Nonno, ti prego, perdonami! Mi manchi da morire, voglio riabbracciarti presto.
Lauren

- Ma che cosa commovente e stucchevole! – commentò Voldemort, alla fine del mio declamo – Credo sia perfetta per quel sentimentale di tuo nonno… -
- Posso andare, ora? – chiesi pacatamente, ignorando la sua provocazione.
- No, Katherine… - sibilò lui, prendendo dalle mie mani la pergamena ancora fresca di inchiostro – prima voglio dirti una cosa… -
Alzai gli occhi verso di lui, chiedendomi d’istinto cosa potesse volere da me.
Magari mi avrebbe finalmente rivelato il perché di quel rapimento, senza continuare ad insistere sulla questione di mio nonno?
Magari mi avrebbe detto il nome di mio padre, come aveva promesso?
Magari era diventato pazzo tutto in un momento e aveva deciso di liberarmi?

- Hai mai pensato di diventare Mangiamorte? – sussurrò lui, sembrando stranamente interessato.
- Me l’hai già chiesto e mi pare che la mia risposta sia stata eloquente – replicai con tono distaccato, senza temere una punizione per il mio comportamento irrispettoso.
Ormai credevo di aver provato tutto il provabile, in quel palazzo sperduto.
- Io credo che in fondo tu voglia, ma c’è quel cognome che ti tiene legata alla fedeltà a quel disgustoso Ordine dell’Aquila… -
- Fenice - lo corressi automaticamente, mentre il mio pensiero volava verso Sirius e gli altri – e non è disgustoso, per quanto mi riguarda… -
- Ma tu non ne fai parte – osservò lui divertito, accarezzando con fare languido la sua bacchetta.
- No, questo è vero – ammisi con leggerezza – ma solo perché non mi piace schierarmi apertamente –
- Esatto! – disse Voldemort con tono finalmente udibile senza fatica – Intendo proprio questo! –
Quel suo improvviso entusiasmo mi confuse. Cosa c’era di esatto nella mia affermazione?
- Sei subdola, cara Katherine, proprio come tua madre… - commentò lui con un ghigno soddisfatto – è proprio questo che mi piace di voi! È una cosa incredibilmente appagante, sai? –
Non risposi, mentre nel sentire la parola "appagante" la mia mente veniva improvvisamente fulminata dalla visione di Suzanne Silente che amoreggiava con quel Tom Riddle.
Una cosa impressionante e alquanto disgustosa, a mio parere.
- Appagante in tutti i sensi… - continuò lui, forse in un tentativo di rafforzare l’immagine che si stagliava orrendamente nitida nella mia mente.
Un profondo senso di nausea pervase il mio corpo, sentivo l’impellente necessità di liberarmi del peso della colazione che avevo mangiato qualche ora prima.
- Non ti senti bene? – sibilò Voldemort con aria divertita, mentre tamburellava le fragili dita sulla scrivania.
Scossi lentamente la testa, portandomi le mani allo stomaco. Sentii il colore abbandonare le mie guance e i brividi percorrere la mia schiena.
Qualunque cosa stesse succedendo, non era per niente positiva.
Vidi Voldemort armeggiare con la bacchetta e pochi attimi dopo Lucius entrò nella stanza con tanta foga da far sbattere la porta contro i suoi stessi cardini.
- Portala via – gli ordinò Voldemort, indicando me con tono sprezzante.
Chiusi gli occhi, sentendomi stranamente protetta e tra braccia amiche. Lucius mi Smaterializzò con sé nella solita stanza e fu in quel momento che rimisi sulla sua camicia bianca il poco nutrimento che mi aveva tenuta in piedi fino a poco prima.
Altamente umiliante.
Imprecò per un minuto buono prima di decidere di infilarmi in bocca una strana pastiglia celeste che fece tornare tutto come avrebbe dovuto essere. Poi mi spinse con malagrazia sul letto e mormorò un Incantesimo di Pulizia sul suo indumento candido.
Lo guardai imbarazzata, era davvero poco carino fare una cosa del genere seppur involontariamente e a discapito di un Mangiamorte.
- Ora mi vorresti spiegare che ti è preso? – sbottò Malfoy con fare inquisitore, una volta pulita a dovere la sua camicia.
- Non lo so – pigolai a bassa voce, distogliendo lo sguardo da lui – si è messo a farmi domande strane e ad un certo punto il mio corpo si è ribellato –
- Che tipo di domande? –
- Se volessi diventare una Mangiamorte, cose del genere… - confessai senza esitazione, sperando vanamente che lui potesse aiutarmi a mettere un po’ d’ordine tra le mie idee.
- Strano – commentò lui, riponendo la bacchetta nel mantello – molto strano… sei una ragazzina Mezzosangue, non hai la minima caratteristica che potrebbe renderti una buona Mangiamorte! –
Accettai l’insulto velato senza replicare, mi limitai ad acconsentire.
Forse annoiato dal mio silenzio, Lucius si Smaterializzò di nuovo lasciandomi da sola.
Appoggiai la testa sul cuscino stancamente e mi misi a pensare a un piano per uscire di lì prima dell’ormai imminente catastrofe del 20 aprile.
Prima del giungere della sera, quando vennero a prendermi per portarmi a cena con tutti i miei adorati amici, avevo elaborato un piano di fuga.
E conoscendo le abilità da pozionista di Severus, ero abbastanza sicura che sarebbe andato a buon fine.

Lasciai passare una settimana di preparazione prima di mettere in atto la missione “addio Congrega Oscura”.
Una settimana che era stata costellata di giorni ad adulare Lucius Malfoy, umiliandomi senza riserve e scatenando ogni tanto moti di sospetto da parte sua, e notti fatte di sogni in atteggiamenti intimi con lui – ogni sera sempre più dettagliati e piccanti.
Secondo i miei calcoli, era ormai il pomeriggio del 17 aprile quando mi decisi ad avvicinarmi a lui con andamento sensuale attirando gli sguardi di tutti i Mangiamorte sulla mia persona.
Ero fasciata da un vestito bianco – colore che non avevo mai osato indossare volontariamente in precedenza – e profumata di patchouli solo grazie alla sua gentile concessione di portarmi degli indumenti nuovi e lasciarmi il tempo per fare un altro bagno.
Tutte cose che ero riuscita ad ottenere non facilmente, con l’indispensabile aiuto dell’astuzia.
Ma, a furia di sottolineare senza tanti filtri l’attrazione fisica fortissima che provavo nei suoi confronti e la mia gratitudine perché mi trattava non come una prigioniera ma come una sua collega, sapevo che sarei riuscita a strappargli un paio di favori.
Mi ero quindi seduta sulla panca di fronte a lui, alla fine del pranzo.  Eravamo rimasti solo noi ancora a tavola, gli altri erano sparsi sui divanetti che costellavano l’enorme stanza. Gli occhi di Bellatrix, seduta davanti al camino, si puntarono sulla mia nuca in un tentativo di leggermi nella mente.
- Lucius… - sussurrai con voce calda, tentando di essere il più sensuale possibile ma sentendomi incredibilmente goffa e inadeguata - …credo che tu avessi ragione, quando mi hai detto che avrei cambiato idea riguardo a una certa cosa… -
Lasciai sfumare la mia frase, con fare allusivo. Gli occhi grigi, ormai familiari, di Malfoy si posarono incuriositi su di me.
- Cosa vorresti dire? – replicò lui con una leggera sfumatura di sospetto, a tono altrettanto basso.
Potevo immaginare le orecchie degli altri tentare di allungarsi per cogliere il nostro dialogo privato.
Potevo immaginare quali sarebbero stati i commenti di Bellatrix al riguardo.
Non potevo più tirarmi indietro.
- Beh, insomma… quella cosa lì… - risposi io, facendo assumere un leggero colorito rosato alle mie guance, presa in un’innocente ostentazione della malizia.
Mi piegai sul tavolo, lasciando che il suo sguardo vagasse sulla scollatura del vestito riempita alquanto generosamente. Analizzai con attenzione la sua reazione, sembrava aver trattenuto a stento un sospiro.
Mi passai la lingua sulle labbra per inumidirle, cercando di dare l’impressione che fossi presa tra altri intuibili e poco casti pensieri. Notai un leggero fremito delle sue mani, come se avesse avuto l’istinto di alzarle su di me per prendersi quello che voleva.
Gli sorrisi pudicamente, tornando immediatamente seduta per non esagerare e non finire in una spiacevole situazione davanti a un gruppo di Mangiamorte.
- Se è quello che penso io, allora forse ci conviene andare a parlarne in privato… - commentò lui con voce roca, ostentando indifferenza e freddezza.
Ma non mi ingannava, non più.
Sapevo che stava aspettando quel mio cedimento dal mio arrivo in quel posto, mi chiedevo perché non ne avessi approfittato prima.

Ogni desiderio è una debolezza, nessuno può negarlo.
Era il mio corpo che voleva? Era la mia sottomissione, la soddisfazione di avere una Silente tra le sue braccia? Sentire una voce nemica che lo supplicava di darle di più, di concederle un’apparenza di affetto e di calore umano?
Avrebbe avuto tutto questo, ma in cambio mi sarei ripresa la libertà.
Uscimmo dalla stanza con calma, seguiti da tutti gli sguardi. Le rotelline dei Mangiamorte facevano così tanto rumore nel provare ad indovinare cosa avessi potuto sussurrare con così tanta urgenza al loro collega che quasi potevo sentirle. Metaforicamente parlando, naturalmente.
Ero un paio di passi davanti rispetto a Lucius, decisa a finire quella questione nella sua stanza, ma la sua presa mi afferrò con forza e mi spinse contro il muro. Quello non era previsto.
- Cosa diavolo stai facendo? – gli chiesi improvvisamente, perdendo all’istante la voce velata che avevo tanto studiato.
- Ormai è troppo tardi per tirarsi indietro… - mi informò lui, con un ghigno divertito.
Ero stata scoperta come una sciocca?
No, non c’era storia.
Non potevo permettermelo.

- Non mi sto tirando indietro, Malfoy – risposi seccamente, rabbrividendo d’istinto nel sentire le sue mani salde sui miei fianchi – sto solo dicendo che potremmo anche andare a divertirci in un posto meno esposto –
- Ora sì che ti riconosco, Silente – rispose lui, allargando il suo ghigno – quelle proposte sottobanco non mi convincevano per niente… comunque sono d’accordo, andiamo! –
Mi prese per mano, trascinandomi rapidamente per i corridoi. La sua presa era incredibilmente forte, come se sospettasse che mi sarei messa a correre lontana da lui da un momento all’altro se me ne avesse dato la possiblità.
Se stavamo andando verso la sua stanza – una stanza dotata di porta, al contrario della mia – allora forse sarei stata fortunata.

Avevo programmato di riuscire ad evitare il tanto temuto momento del rapporto fisico vero e proprio, ma in quel momento la decisione dimostrata da Malfoy aveva assopito quella mia speranza.
Temevo che, mio malgrado, avrei dovuto dare a Lucius la mia purezza per riavere in cambio la libertà e cancellare il tradimento di cui mi ero macchiata.
Arrivammo davanti a una delle tante porte tutte uguali, Lucius la aprì e mi trascinò dentro con lui per poi richiuderla a chiave.
Brutto segno.

L’arredamento consisteva in un unico, enorme letto coperto da una trapunta verde smeraldo.
Anche quello era un pessimo presupposto.

La mia visione del pregiato pezzo di mobilia fu decisamente fuggevole, prima di finirci sopra a gambe all’aria. Iniziai a tremare in modo incontrollato, il mio piano non stava andando esattamente nel migliore dei modi.
Forse avevo esagerato con il tentativo di convincimento in presenza degli altri.
Mi risistemai il vestito sulle gambe completamente scoperte, cercando di mettermi seduta, ma fui preceduta da Lucius che mi prese i polsi con forza bloccandomeli ai lati della testa sotto le sue mani e mettendosi a quattro zampe sopra di me.
Deglutii a fatica, costringendomi a sfoderare un sorrisetto di circostanza. L’occhiata famelica che mi lanciò spense subito quel debole tentativo di sembrare spavalda.
- So bene quali erano le tue intenzioni, Silente – disse lui con calma, accarezzando le parole con voce suadente – illudermi che mi avresti dato quello che desideravo per poi scappare in qualche strano modo, non so bene quale, indenne dal mio desiderio che non avresti soddisfatto –
Mi agitai debolmente sotto di lui, spaventata da come avesse intuito quello che mi passava per la testa.
- Ma ti informo già da ora che non andrà così, Silente – sibilò lui, sembrando divertito – perché tu non mi hai ingannato, non scapperai e soprattutto non uscirai indenne come credevi da questa stanza –
Ero in trappola.
Pensavo che sarei in qualche modo riuscita a migliorare la mia situazione, non a peggiorarla ulteriormente? Beh, evidentemente mi sbagliavo.

- Malfoy… potremmo evitare tutto questo e… - balbettai spaventata, cercando di non pensare alla situazione in cui mi ero cacciata.
Non avevo mai osato provocare fisicamente un uomo, prima di quel momento, perché qualcosa dentro di me mi aveva sempre detto che sarebbe stato pericoloso.
La razionalità, forse, che era sparita a suon di giorni di prigionia e di Cruciatus per lasciare spazio alla disperazione.
- No, Silente, non si può evitare – replicò lui con decisione, facendo aderire il suo bacino al mio – perché sei grande, ormai, non è vero? Ti devi assumere le tue responsabilità da persona adulta che sei… -
Ero congelata dalla paura e dal timore davanti a quell’imminente esperienza sconosciuta.
Nella mia immaginazione, avevo pensato spesso alle persone alle quali mi sarebbe piaciuto donare la mia prima volta. Avevo cambiato spesso direzione, contemplando nella mia mente Daniel, Blaise, persino Draco o Sirius.
Ma mai, mai avevo pensato che sarei finita nelle mani di Lucius Malfoy in una simile situazione.
“Stupida Lauren… “ mi rimproverai, cercando di trattenere le lacrime di frustrazione che mi avrebbero solo umiliata ulteriormente “…perché ti diverti così tanto a giocare con il fuoco, stupida che non sei altro?”
Non vedevo via di scampo né possibilità di convincimento negli occhi grigi e imperturbabili di Malfoy.
Lasciai che tutto scorresse come doveva, quando sentii le sue dita fredde scostare di lato la boccetta di Amortentia che ancora mi adornava il collo per imprimere il segno delle sue labbra sulla mia pelle più sensibile.
Sentii con mio immenso terrore che non mi dispiacevano i suoi baci, i suoi morsi passionali e il contatto stretto con il suo bacino. A mente lucida mi sarebbe parso tutto tremendamente imbarazzante, ma in quel momento era tutto annebbiato dalla paura e da quella che temevo fosse autentica eccitazione.
L’attrazione fisica mi avrebbe portata in un baratro senza fine, lo sapevo.
Avrei dovuto saperlo, considerando i sogni che avevo fatto su di lui fino alla sera precedente.
Quel momento assomigliava tanto alla somma dei momenti che avevo prodotto nella mia fantasia, solo più reale e più vivido.
Mi sorpresi a ricambiare un suo bacio, senza reagire negativamente quando una delle sue mani mi alzò la gonna del vestito fino alla vita. Il contatto tra noi si era fatto più stretto, i miei brividi erano spariti per lasciare posto a vampate di calore.
Lucius sembrò percepire il mio cambiamento di pensiero perché si permise di lasciare la presa su entrambe le mie mani per più di un minuto buono, mentre si toglieva il mantello e si sbottonava la camicia – quel giorno di un grigio argento che mi ricordò quella di Draco al Ballo di Natale.
Avrei forse potuto sottrarmi al mio destino, se fossi stata abbastanza rapida.
Avrei forse potuto strisciare fuori dalla sua portata, per poi correre alla cieca per i corridoi e tornare tra gli altri Mangiamorte dove dubitavo Lucius mi avrebbe seguita per prendersi di nuovo quello che voleva.
Avrei potuto, ma non volevo.
E forse fu quel mio sottile rifiuto ad andarmene a convincere Malfoy che forse – sicuramente – avevo cambiato idea rispetto a prima.
Quella mia concessione, quel mio desiderio di esaudire il suo desiderio era vero e non dipendeva più da quello che avrei potuto ottenere una volta finito lo scambio di passione tra di noi.
Sapevo che l’attrazione fisica sarebbe stata la mia rovina, ma non volevo crederci.
E per quello lasciai che le labbra di Lucius si posassero di nuovo sulle mie, suggellando un patto segreto che non dipendeva altro che dal fuoco che ci bruciava dentro.


Note dell'autrice

Buonasera e buon 2010 a tutti!
Devo fare una comunicazione di servizio, prima di passare ad altro: con molta probabilità non riuscirò a postare presto il prossimo capitolo, avendo dei problemi di cambio del computer e connessione Internet. In teoria non dovrei tardare molto, anzi potrei anche non tardare per niente, ma per sicurezza avviso in anticipo di una mia eventuale sparizione.
Ora, passiamo a questo capitolo. Ad essere sincera, non ho molto da dire se non che il monopolio di Lucius è destinato a durare ancora per un po'. Fatevene una ragione, in poche parole ^^
Ringrazio come sempre tutti voi che leggete e commentate, in particolare Saphiras che ha aggiunto la storia alle Seguite.
Passo alle vostre recensioni (come sempre, mi farebbe piacere sapere che ne pensate delle parti Lime, dato che le trovo difficoltose da scrivere e non vorrei che risultassero delle schifezze).
Bacini e baciotti, i migliori auguri per il vostro 2010,
Lady Lynx

Yvaine0: ok, se non ti esprimi per preservare l'ottimo rapporto tra Becky è Draco allora appoggio il tuo silenzio stampa xD Devo ammettere di essermi davvero divertita a scrivere la parte del confronto tra Lauren e Bella, è un ottimo metodo per scaricare il nervosismo e la rabbia repressa ^^ in effetti Bella è un po' esagerata nel lamentarsi per un graffietto, ma contavo molto sull'odio che c'è tra le due. Grazie per la recensione!
Valery_Ivanov: hai proprio ragione, Lauren fa quasi parte di loro ormai... ma non troppo, dato che ha deciso di escogitare un piano di fuga! ^^ Bellatrix è incredibilmente odiosa nei confronti di Lauren proprio per l'antica rivalità che c'era con Suzanne, in qualche modo i suoi insulti sono motivati. Posso confermarti con certezza che Lucius non è il padre di Lauren, ma credo che dopo questo capitolo tu l'avessi intuito xD Grazie per la recensione!
Luciana Menditegui: non avevo pensato a un parallelismo tra Lucius e Sirius, ma devo ammettere che per certi versi hai ragione. Non credo però che Lucius sia poi così tanto MDF, tanto che alla fine è stata Lauren ad andare da lui e non il contrario! O.O Ammetto che anch'io non ci sarei andata giù molto leggera su Bellatrix, ma bisogna anche considerare l'impedimento costituito dalla presenza degli altri Mangiamorte. Sono felice che ti sia piaciuta la parte Lime, anche se sinceramente non avevo proprio pensato al video di Bad Romance ^^ Grazie per la recensione!
DarkViolet92: se nello scorso capitolo sei quasi caduta giù dalla sedia, non oso immaginare cosa tu abbia potuto fare per questo xD Scherzi a parte, vai davvero tranquilla sul fatto che servirà a dipanare molti interrogativi. Voldy è effettivamente sadico con Lauren, c'è quasi un gioco tra le menti dei due. Per Voldy jr., Daniel e gli altri mancano ancora un po' di capitoli... ma arriveranno anche loro ^^ Grazie per la recensione!

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Capitolo 52
*** Libera per amore ***



Attenzione:
in questo capitolo sono contenuti episodi Lime che potrebbero infastidire le persone più sensibili. Nonostante il rating sia già Arancione - adatto per queste scene se non descritte nei dettagli - ho ritenuto corretto avvertirvi in anticipo.



Ma all’improvviso, quando tutto stava per coronarsi nell’unione fisica che entrambi bramavamo da tormentati minuti, qualcuno bussò alla porta.
E non seppi se sospirare di sollievo o arrabbiarmi, essendo davvero presa dal momento che stavo condividendo con quell’uomo.
Per quanto fosse decisamente sbagliato – considerando varie e neanche tanto assurde ragioni – io desideravo davvero sentirlo dentro di me.
Era qualcosa che era molto più di un semplice capriccio o di una costrizione, era alchimia della passione.
- Vestiti – borbottò lui infastidito, raccogliendo i suoi indumenti e cercando di rimetterseli il più rapidamente possibile.
Io rimasi sdraiata sul letto con il broncio, come se quell’abbandono fosse stato colpa sua.
Quando lo vidi scoccarmi un‘occhiata compiaciuta che significava “come hai potuto constatare, anche tu sei caduta nella mia rete” – solo allora – mi affrettai a ripescare il mio vestito bianco e il mio completino intimo dal pavimento per tornare in condizioni normali.
Il bussare sulla porta si fece più insistente, ma non parlò nessuno.
La maniglia si mosse a vuoto per un paio di volte, fortunatamente la serratura non scattò.
- Ora devi fingere che io ti abbia torturata sotto Silencio per l’ultima ora trascorsa – mi ordinò lui con un ghigno malizioso – una versione che non si discosta molto da quello che abbiamo realmente fatto, non credi? Anche i tuoi capelli arruffati e l’espressione sconvolta sono credibili… –
Arrossii violentemente, pensando a quante volte ancora quel giorno avrei sfiorato l’umiliazione. Malfoy mi spinse per terra.
- Fingi di essere dolorante – sibilò tra i denti, mentre andava ad aprire la porta – Silencio! -
Davanti ai nostri occhi apparve l’altezzosa figura di Bellatrix.
- Perché ci hai messo tanto, Lucius? – sbraitò lei con voce isterica.
- La stavo torturando, non pensavo che qualcosa sarebbe mai venuto ad interrompermi così improvvisamente – commentò lui gelidamente.
- Non l’ho sentita urlare – constatò Bellatrix, sembrando vagamente sospettosa.
- Infatti è sotto Silencio… Crucio! – urlò Lucius, puntando la bacchetta contro di me.
I tremendi dolori ormai conosciuti invasero il mio corpo, ma non venni assordata dalla mia stessa voce implorante. In quel momento odiai profondamente Malfoy, che era riuscito a farmi passare da Paradiso a Inferno in una manciata di minuti.
Allontanò la bacchetta dalla mia figura, prima di rinfoderarla nel mantello. I dolori scomparvero all’improvviso.
- Come puoi vedere, non emette suono – disse Lucius, sbeffeggiando apertamente sua cognata.
- Bene – replicò Bellatrix piccata – ora però la vorrei io per divertirmi un po’, se non ti dispiace… -
- Certo che mi dispiace – rispose lui con un largo ghigno – perché lei è mia, la mia prigioniera… ricordi il patto che avevamo fatto, Bella? –
La donna arricciò le labbra con aria contrariata, strinse la bacchetta tra le unghie laccate di nero, ma rimase chiusa nel suo silenzio.
- Vedo che ricordi… ora vai, non voglio spettatori mentre mi prendo la mia vendetta –
- Buon divertimento, Lucius – disse lei con voce sarcastica, lanciandomi un’occhiata velenosa prima di andarsene del tutto.
Malfoy chiuse la porta alle sue spalle, prima di togliersi di nuovo il mantello e voltarsi verso di me.
- Allora, Silente, dov’eravamo rimasti? –
Non potevo rispondere, essendo ancora sotto Silencio. Mi limitai a fissarlo con aria inespressiva, senza sapere cosa volessi veramente.
La scintilla di pazzia che l’eccitazione aveva risvegliato in me si era ormai spenta, grazie anche allo sgradito contributo del Cruciatus e di Bellatrix, ma in fondo avevo sperimentato che a Lucius bastava pochissimo per farmi perdere la testa e far uscire allo scoperto una parte di me che pensavo non esistesse.
- Giusto, non puoi parlare… credo che ti restituirò la voce, non è divertente fare certe cose se non posso sentire la tua voce che ripete costantemente il mio nome… supplicante e umiliata… - sussurrò lui, mettendosi per terra vicino a me – terribilmente eccitante… dobbiamo assolutamente finire quello che abbiamo iniziato, non credi? –
Scossi lentamente la testa, mentre sentivo che il nodo che avevo alla gola si era lentamente sciolto.
- Cosa… cosa intendevi dire a Bellatrix alludendo a un patto? – gli chiesi, per distrarlo da quello che sembrava un suo pensiero fisso.
- Sono stato io a catturarti, e per la legge del “chi trova se lo tiene” tu sei la mia prigioniera… quindi posso fare di te quello che voglio… - continuò a parlare con voce bassa, senza sembrare dimenticarsi il suo obiettivo.
- Non… non credi che dovremmo festeggiare il fatto che abbiamo preso in giro Bellatrix? – proposi debolmente, pur sapendo che era una patetica scusa.
- Non essere sciocca… - mormorò lui, mettendo una mano tra i miei capelli e avvicinando le mie labbra alle sue - …quale modo migliore per festeggiare se non questo? –
Mi lasciai coinvolgere in un bacio, poi in un altro e un altro ancora. Il mio vestito finì di nuovo lontano dalla mia portata, lo stesso fecero i vestiti di Lucius.
Il momento cruciale era arrivato di nuovo, sembrava quasi dettato dal destino.
Ma come la prima volta, non avevo più paura. Ero completamente presa da quello che volevo e non da quello che pensavo.
Non mi importava che fosse Lucius Malfoy, in quel momento. Io desideravo lui, e lui desiderava me.
E che senso aveva voler tenere alto il mio onore da Silente, quando non ne avevo più, quando l’avevo buttato via per tradire il mio stesso sangue, quando probabilmente non sarei mai uscita viva da quel palazzo infinito?
Mi abbandonai tra le braccia del mio amante, attendendo il momento in cui mi avrebbe privata dell’aggettivo che spesso mi veniva attribuito da suo figlio.
Pura. Perché prima di entrare nel covo della Congrega Oscura lo ero più della rugiada.
- Sei vergine, vero? –
- Sì… -
Chiusi gli occhi, bloccata nel momento dell’attesa, aspettandomi qualcosa di impensabile.
Ma non accadde niente, sentii solo il fiato caldo di Lucius sfiorarmi il collo di nuovo.
- Sembri molto tesa… magari questo potrebbe aiutarti… - sussurrò nel mio orecchio, dandomi in mano quella che sembrava una fragile bacchetta di vetro.
Quando riaprii gli occhi mi accorsi che era in realtà lo stelo di un calice di cristallo colmo di qualcosa, probabilmente un forte alcolico che avrebbe dovuto distendermi i nervi.
Lui teneva in mano un calice gemello al mio e lo osservava con aria critica.
Notai che Lucius era perfetto nella sua nuda semplicità.
Proprio come Narcissa, aveva la bellezza e il fascino nel sangue. Era sbagliato che uno dei due non fosse con l’altro.
- Avanti, bevi… - mi invitò pacatamente, aspettando con pazienza che appoggiassi le mie labbra sul bordo del calice.
Qualunque cosa ci fosse là dentro, sembrava essere certo che mi avrebbe tolto la paura del momento che stava per arrivare.
Fu in quel momento che mi dissi che forse avevo ancora un’opportunità di realizzare il mio piano.
- Lucius… chiuderesti un attimo gli occhi? Voglio farti una sorpresa… -
La mia richiesta sembrò già sorprenderlo, ma stranamente obbedì senza fare una piega.
Forse perché sapeva benissimo che non sarei potuta scappare senza che se ne accorgesse in tempo.
Non sapeva però che avrei stappato rapidamente la boccetta di Amortentia che tenevo al collo versandone il contenuto nel suo calice.
Finsi che la sorpresa che volevo fargli consistesse nel rovesciarmi addosso il contenuto del mio calice.
Mi sentii una donna di facili costumi – come mi aveva diverse volte definita Bellatrix – ma non mi importava. Quando Lucius aprì gli occhi sembrò impressionato, e quello mi bastava.
Non fece nemmeno caso al liquido che bevve dal suo calice, si precipitò subito a leccare quello che scorreva sulla mia pelle.
Ma improvvisamente si fermò, guardandomi dritta negli occhi con una tenerezza commovente.
- Lauren… non so perché, ma credo di amarti… -
In quel momento, invece, io amai profondamente Severus e la sua provvidenziale pozione.
- Lucius… sei molto gentile… - replicai dolcemente, nascondendo il mio sollievo.
Restammo per un po’ a fissarci, entrambi dimentichi di quello che eravamo sul punto di fare.
- Cosa ne dici di rivestirci e andare a parlare un po’ dei nostri... sentimenti? - suggerii con cautela, giusto per verificare se la pozione avesse effetto sicuro.
- Come desideri, mia damigella… -
Mi fece una strana impressione, sentire Lucius parlare in quel modo. Ma un largo sorriso si dipinse dopo tanto tempo sul mio volto.
“Di nuovo salvata in corner, Lauren…” mi dissi felice, mentre mi rivestivo e Malfoy faceva lo stesso davanti ai miei occhi.
- Lucius… posso chiederti una cosa? – chiesi allora con voce gentile.
Gli occhi grigi – ormai privi di freddezza o sarcasmo – mi guardarono adoranti. Un brivido di inquietudine risalì la mia schiena.
- Dimmi, amore mio adorato… -
- Sai per caso dove possa essere la mia bacchetta? –
Si guardò intorno leggermente spaesato, prima di mettersi a frugare in una tasca interna del suo mantello.
- Ah, ecco! Sì, eccola proprio qui… - disse lui con un sorriso felice, porgendomela senza fare tante storie.
Sembrava tutto fin troppo facile, ma decisi di non lamentarmi. Eravamo ormai entrambi vestiti, era ora di mettere in atto la tanto attesa fuga.
- Lucius, potresti aiutarmi ad uscire da questo posto senza farci scoprire dagli altri Mangiamorte? –
- Perché? – chiese lui, assumendo una più adatta aria sospettosa – Vuoi andartene via da me e lasciarmi da solo? Io ti amo, Lauren! –
Impallidii senza volerlo davanti a quelle parole. Ma poi mi ricordai che non diceva sul serio, che non era in lui e che quindi non c’era motivo di preoccuparsi.
- Lucius, caro… ti prego, puoi fare questo per me? –
Qualcosa sembrò lottare dentro di lui, prima di farlo annuire con un sorriso di circostanza.
- Certo che sì! Andiamo! –
Mi prese per mano, conducendomi nel corridoio. Iniziai a pensare che forse scegliere un vestito bianco – così contrastante con i muri neri del palazzo – non fosse stata poi una grande idea.
Ma poi Appellai un mantello nero da Mangiamorte e il problema non mi sembrò più così rilevante. Sperai solo che nessuno avesse visto quel pezzo di stoffa volare in giro autonomamente.
Non ho idea di quanto tempo trascorsi a seguire Lucius su e giù per le scale, attraversando corridoi e a volte stanze, sussultando nel sentire ogni singolo rumore di passi.
Il mio accompagnatore però sembrava sapere il fatto suo, dato che non incontrammo nessuno di sgradito durante il nostro viaggetto illegale.
Una volta arrivati davanti a un alto portone chiuso da catenacci argentei, iniziai a dubitare che ce l’avremmo fatta. Ma Lucius spezzò tutti gli incantesimi senza esitazione, invitandomi poi ad uscire all’aperto senza di lui.
Subito il dolce profumo dei fiori primaverili mi solleticò il naso, quando mettemmo piede sul prato verde appena fuori dal palazzo della Congrega Oscura.
La notte era illuminata solo da sporadiche stelle, la luna che avrebbe potuto tradirmi non era alta nel cielo.
- Ti ringrazio profondamente per il tuo aiuto, Lucius… ora devo andare, ma ti sarò in qualche modo debitrice… - dissi con un nodo alla gola.
Era sciocco e stupido sentire una specie di dispiacere nell’abbandonarlo dopo tutto quello che mi aveva fatto, ma era sempre stato un elemento determinante che mi aveva alla fine salvata sempre nelle occasioni più spinose.
Nonostante cattiveria e perfidia, era umano. Come suo figlio.
- Lauren, no! – urlò lui con tono disperato – Dove vai? Non voglio che mi abbandoni, non voglio… io ti amo… -
Lo guardai con compassione, commossa nel profondo da quelle sue parole indotte dall’Amortentia.
Narcissa era stata una donna fortunata, prima che Voldemort corrompesse l’amore e l’anima di suo marito.
- Lucius, devo andare o mi uccideranno… -
- Ti proteggerò io! – replicò lui con coraggio, sfoderando la bacchetta.
- Abbassa la voce o ci scopriranno – lo ammonii rapidamente – vieni, allontaniamoci un po’ da qui… -
Camminammo lungo il pendio della collina, fino a giungere al limitare di un boschetto. Eravamo abbastanza lontani dal palazzo della Congrega per poter parlare a tono normale.
- Devo andare, Lucius… ho solo bisogno di alcune informazioni prima di provare a tornare da mio nonno per salvarlo… - gli spiegai, sapendo che una volta finito l’effetto dell’Amortentia si sarebbe dimenticato tutte le mie parole.
- Se posso aiutarti, dimmi… - sospirò lui con tono rassegnato.
- Prima di tutto, dove siamo? –
- Poco lontano da Oxford, a mezz’ora da lì… -
Calcolai rapidamente che se avessi trovato una strada sarei riuscita a chiamare senza tanti problemi il Nottetempo per tornare tempestivamente a Hogwarts.
- Credi che sarà difficile per me trovare una strada? –
- No… ma Lauren, non posso accompagnarti? – supplicò lui, quasi prostrandosi davanti ai miei piedi.
- Lucius, potrebbero ucciderti se ti trovassero con me… - osservai lentamente, scandendo le parole.
Lui sembrava non curarsene, continuava a guardarmi come un cucciolone che desiderava delle coccole dal padrone. E pensando anche all’utilità che avrebbe potuto avere la sua facoltà di Smaterializzazione, decisi che – da brava incosciente qual ero – me lo sarei portato dietro.
- Va bene, Lucius, verrai con me… - esalai infine, sentendo che avrei pagato cara quella scelta avventata.
Il suo sorriso felice, almeno per quel momento, mi ripagò dalla fatica dell’assenso.
- Dove andiamo, allora? – chiese lui con tono entusiasta, prendendomi a braccetto.
- Smaterializziaci in Grimmauld Place, a Londra, per favore –
Le disgrazie non erano ancora finite, naturalmente. Ma io non lo sapevo.


Note dell'autrice

Buongiorno a tutti!
Non sono in ritardo come avevo pronosticato, ma forse è meglio così. Chissà se questa pacchia durerà ancora a lungo ^^
Anche oggi, comunicazione di servizio: ho finalmente terminato di scrivere i capitoli mancanti di questa storia e posso confermarvi che ne mancano 13 circa (so il numero con certezza ma non ho voglia di andare a contarli uno ad uno dato che sono sul pc nuovo... sì, sono pigra xD). Detto questo, stavo pensando di postare più spesso ma ancora non ho le idee chiare. Insomma, devo organizzarmi, ma intanto sapete che ormai è tutto scritto e quindi la storia non resterà incompleta ^^
Ringrazio quindi _Niki_ che ha aggiunto la storia tra le Preferite, vcullen e _Bonnie_ che l'hanno inserita tra le Seguite e tutti voi che continuate a leggere assiduamente questa storia. Scusatemi se dimentico di citare qualcuno tra i nuovi lettori, ma siete davvero tanti e a volte non riesco ad individuare tutti i nomi.
Passo alle vostre recensioni, a presto (spero)!
Lady Lynx

DarkViolet92: dovrei iniziare a moderarmi con certe "sorprese", non vorrei mai avere una lettrice sulla coscienza xD Lauren è davvero poco esperta in queste cose, ma bisogna anche capire che la situazione per lei non era delle migliori. Il punto incomprensibile (più o meno) del capitolo avrà una spiegazione più avanti, per ora mi trovo costretta a chiederti di prenderlo così com'è ^^ Grazie per la recensione!
Luciana Menditegui: povera Lauren, dovrebbe andare a un corso per conquistare i Mangiamorte! xD Hai proprio ragione, Lucius era la persona meno indicata da andare a provocare (anche se, ad essere sincera, mille volte meglio lui che un Greyback o un Carrow... no? ^^) Voldemort aveva detto che avrebbe rivelato il nome del padre di Lauren solo quando lei avrebbe scritto la lettera E sarebbe diventata Mangiamorte... il nostro caro Dark Lord non rende mai le cose troppo facili! Dato che Lauren non ha accettato di unirsi alla sua schiera, niente nome del padre. Sei finita in tv? Wow! xD Grazie della recensione!
Valery_Ivanov: avevi ragione anche sul fatto che qualcuno li avrebbe interrotti all'improvviso, come ti confermo in questo capitolo. Mi piaceva l'idea di scatenare una rivolta delle lettrici scandalizzate dal fatto che Lauren avesse la sua prima volta con Lucius, per questo ho interrotto il capitolo lasciando una specie di "finale liberamente interpretabile", ma nessuno si è lamentato xD Scherzi a parte, l'attrazione fisica si rivelerà sempre più fatale per Lauren... almeno fino a quando non si innamorerà, è chiaro! ^^ Grazie per la recensione!
_Niki_ : una nuova recensitrice! O.O Ti ringrazio anche "di persona" per aver aggiunto la storia tre le Preferite e per aver fatto l'enorme sforzo di leggerti tutti di fila i capitoli ^^ Ti ringrazio per i complimenti, è sempre bello sapere che qualcuno apprezza le mie scelte. Ammetto di aver preso la strada "pro-Serpeverde" perchè mi sembravano sempre i più denigrati, poveretti. Piton è invece diventato più normale, anche se forse le sue fan più accanite vorrebbero staccarmi la testa per i vari OOC. Credo che Lauren non abbia preso la decisione della Smaterializzazione perchè Spaccarsi sarebbe stato peggiore di sopportare i Mangiamorte... o forse no? ^^ Grazie per la recensione!

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Capitolo 53
*** Accoglienza malandrina ***



Atterrammo in Grimmauld Place pochi minuti dopo. Cinque, per l’esattezza.
L’ambiente circostante era esattamente uguale a quello che avevo visto quando mi aveva accompagnata Remus prima di Natale.
Con l’unica differenza del silenzio – spezzato solo dalla pioggia sferzante che ci ricadeva senza pietà addosso – e della prospettiva.
Non eravamo sui gradini del numero 12, davanti all’elegante porta scura, ma in mezzo alla strada.
Naturalmente questo era dovuto al fatto che Lucius non fosse compreso nell’Incanto Fidelius.
Era un Mangiamorte, dopotutto.
- Dove dobbiamo andare, tesoro? – mi chiese lui, alzandomi il cappuccio del mantello nero sulla testa per fare in modo che non mi bagnassi ulteriormente.
Rimasi pietrificata davanti a quel gesto così tenero e gentile, pensando per un attimo a quanto sarebbe stato bello se Lucius fosse rimasto per sempre così dolce e servizievole nei miei confronti.
Ma poi mi riscossi violentemente, e iniziai a pensare a cosa avrei dovuto dire a Sirius per giustificare la mia presenza a quell’ora della notte in seguito alla mia sparizione per mesi.
- In quella casa… ma ora taci fino a quando non te lo dico io, ok? -
Mi incamminai verso la porta conosciuta, sentendo i passi di Lucius che mi seguivano. Una volta arrivati sull’ultimo gradino, entrambi ci abbassammo il cappuccio perché al coperto.
Bussai con forza sul legno, sperando che Sirius non fosse al piano superiore e soprattutto che non fosse ubriaco come temevo.
La porta si aprì all’improvviso, facendomi sussultare e quasi schiacciare un piede al povero Lucius.
La faccia assonnata e contrariata di Sirius mi rivolse uno sguardo appannato, prima di rendersi conto di chi aveva davanti.
- Lauren! – urlò sconvolto, prima di posare gli occhi sul mio accompagnatore – E Malfoy? Oh, porco Merlino! Cazzo, cazzo! –
Lo vidi estrarre freneticamente la bacchetta dalla tasca dei pantaloni, mi misi davanti a Lucius cercando di fargli scudo con il mio corpo.
- Lauren, ma sei impazzita?
- Sirius, è innocuo! È sotto Amortentia, per quello sono riuscita a scappare! –
Mi fissò vacuamente, continuando a far vagare la bacchetta da me a Malfoy.
- Abbassa la bacchetta, Sirius! – lo implorai stancamente, sentendo Lucius agitarsi dietro di me.
- Aspetta… Pozione Polisucco! È l’unica spiegazione! – ringhiò lui all’improvviso – Confessa! Chi sei realmente tu? Bellatrix? La Carrow? Voldemort?
- Sirius, cazzo, sono Lauren! – sbottai infastidita – Sta piovendo, sono appena tornata da un orrendo soggiorno nel Grand Hotel della Congrega Oscura e questa è l’accoglienza che mi riservi? Torno da Faccia-di-serpe, a questo punto! –
Vidi la bacchetta di Black abbassarsi lentamente, fino a puntarsi verso il terreno. Poi uno dei suoi sorrisi che tanto mi mancavano gli illuminò il volto.
- Ok, niente Pozione Polisucco… solo l’autentica Lauren Silente può chiamare così Voldemort! Entra! –
Si spostò dalla soglia facendomi cenno di precederlo, scossi la testa lasciando che fosse Lucius ad entrare per primo. Sospettavo che Sirius avesse una mezza idea di rinchiuderlo fuori sotto le intemperie.
- Non capisco perché te lo sei portato dietro… - commentò Black, una volta che fummo tutti e tre seduti nella sua cucina davanti a una tazza di tè caldo.
Lucius era rimasto in silenzio dal momento in cui avevo bussato alla porta di Grimmauld Place, speravo che l’Amortentia di Severus non gli avesse danneggiato il cervello. Probabilmente Narcissa non mi avrebbe mai perdonata.
Ma non l’avrebbe fatto comunque, se avesse scoperto fino a che punto ero arrivata con suo marito.
- Senti, chiedilo esplicitamente se vuoi che ti racconti tutto quello che è successo… - lo provocai, riprendendo un po’ del mio antico sarcasmo.
Sirius mi abbagliò con un altro sorriso, appoggiando la tazza sul tavolo.
- Va bene, allora raccontami tutto… -
- Solo se poi tu mi spiegherai la storia di Ciuffetta… - lo incastrai con un sorriso altrettanto ampio.
- Ma sentila! Appena tornata da un’esperienza provante e già ritorna a comandare a bacchetta… - borbottò lui divertito – comunque va bene, ma lui non lo voglio qui! –
- Parla con me, Lauren? Io non lascerò mai il mio amore nelle mani di un fellone come quello! –
Sirius scoppiò a ridere in faccia a Lucius, mi ritrovai costretta a fulminarlo con un’occhiataccia.
- Stai tranquillo, Lucius… Black è un mio amico, non mi farà niente… e poi vorrei che ora tu andassi a riposare… -
- Ma io devo proteggerti… - protestò debolmente Malfoy, appoggiando la sua mano candida sulla mia.
Arrossii violentemente, sia per il contatto con il padre di Draco, sia per il sorriso sardonico di Sirius.
- Lucius, stai tranquillo… vai a dormire, siamo tra amici ora… - sussurrai lentamente, togliendo la mia mano da sotto la sua.
- Lo accompagno io… – si offrì gentilmente Sirius, mettendo nello stesso momento mano alla bacchetta.
Lucius mi mandò un bacio a soffio prima di sparire con Black nell’oscurità del salotto, lasciandomi da sola nella cucina del Quartier Generale dell’Ordine.
Sperai che Sirius non facesse l’incosciente e non se la prendesse con il povero Mangiamorte che già era stato sottoposto controvoglia a ingurgitare l’Amortentia.
Mi avvicinai alla finestra, sulla quale scendevano copiose goccioline di pioggia, mentre sorseggiavo il tè caldo che mi riportava alla mente un senso di sicurezza. Era come se fossi stata a casa, era come se non fossi mai stata rapita dalla Congrega Oscura.
Mi si affacciarono alla mente tutte le persone a cui avrei dovuto dare spiegazioni, chiedere scusa, raccontare le mie numerose colpe.
Erano cose che si picchiavano violentemente dentro di me per prendere la precedenza nel racconto che stavo elaborando per esporlo poi a Sirius.
Erano le frasi che avrei dovuto scrivere su un gufo da spedire a nonno Albus per comunicargli che ero tornata sana e salva e che non avrebbe dovuto seguire le dannate istruzioni della lettera che gli avevo scritto come una traditrice.
Sospirai pesantemente, pensando a quanti disastri avessi combinato in quei mesi di assenza.
Ci sarebbero voluti anni per mettere tutto a posto.
Era meglio quando ero lontana dall’Inghilterra, come una brava e obbediente studentessa di Beauxbatons o Durmstrang.
Sentii due mani calde appoggiarsi sulle mie spalle e farmi voltare verso il loro proprietario. Non sussultai, sapevo che era Sirius. Ed era una cosa che mi confortava tantissimo.
- Lauren… sei ridotta male, cara la mia Ciuffetta… - sussurrò lui, dimostrando per la prima volta un attimo di debolezza.
Mi prese la tazza dalle mani – appoggiandola sul fornello – e mi strinse in un abbraccio inaspettato. Quel contatto così familiare e così affettuoso, come non ne ricevevo da un’eternità, provocò un moto di commozione in me. Scoppiai a piangere silenziosamente come una bambina, sentendo che il muro che arginava i miei sentimenti si era crepato irrimediabilmente.
- Su, su, non piangere… - disse lui imbarazzato - …non pensavo di farti questo effetto! –
Gli sorrisi debolmente, asciugandomi le lacrime con il polsino del vestito bianco che avevo iniziato ad odiare. Tornai a sedermi, cercando di riprendere il controllo.
- Scusami, Sirius, ma non sono neanche tanto a posto con la testa… - gli confessai con calma, costringendomi a mantenere il sorriso sulle labbra.
- Posso immaginarlo… non vorrei nemmeno sapere cosa possano averti fatto quegli animali, ma temo di dover insistere per fartelo raccontare… -
- Prima credo che sia opportuno mandare un gufo a mio nonno – osservai risoluta, scoprendo che concentrandomi sulle cose concrete evitavo facilmente di scadere nel sentimentalismo.
- Niente gufi, sono facilmente intercettabili – replicò Sirius con serietà – tra qualche ora dovrebbe venire qui Remus, useremo lui come messaggero –
Annuii lentamente, iniziando a sentire che il mio corpo iniziava a tremare. Doveva essere quasi mezzanotte, per me era ormai normale avere quella reazione tutti i giorni da quando avevo subito la sequela infinita di Cruciatus.
- Ti senti bene? – mi chiese Sirius sollecito, osservandomi con attenzione.
- Non è niente, solo un effetto collaterale del soggiorno alle Terme di Voldemort – ironizzai debolmente, cercando di non farlo preoccupare.
- Stai tremando… non mi pare proprio un niente… -
- Tranquillo, Sirius… - sussurrai in un tentativo di rassicurarlo.
Lo vidi scuotere la testa con aria contrariata e poi alzarsi in piedi, facendomi cenno di seguirlo. Obbedii, mi lasciai condurre fino al familiare divano sul quale ci sedemmo fianco a fianco. Mi mise una mano attorno alle spalle, forse perché credeva che stessi tremando per il freddo e non per qualche altro strano motivo. Appoggiai la testa sulla sua spalla, in una disperata ricerca di affetto.
- Profumi… sei stata davvero alle Terme di Voldemort? – scherzò lui, facendo spuntare un sorriso genuino sulle mie labbra.
Mi sentivo davvero al sicuro, la sola presenza di Sirius mi faceva dimenticare il groviglio di pensieri che prima lottavano disperatamente tra di loro. Esisteva solo la semioscurità del salotto di Grimmauld Place, lo scrosciare della pioggia e i nostri respiri non sincronizzati.
- Basta, ora faccio il serio… parliamo un attimo di cosa è successo, dalla sera di San Valentino in poi… - mi disse lui con tono incoraggiante, dopo aver fatto apparire una calda copertina su di noi.
Iniziai a descrivere tutto quello che mi ricordavo nel modo più dettagliato possibile, tentando di estraniarmi dalle mie parole per non fermarmi sui punti più difficili – come ad esempio quando avevo accettato di scrivere la lettera traditrice.
Una volta arrivata alla fine del mio tremendo racconto, sospirai come se avessi dovuto buttare fuori di me l’anima. Sirius ora sapeva tutto quello che avevo passato negli ultimi due mesi, tranne i sogni riguardanti Lucius e quello che avevo rischiato di fare con lui.
Di quella sera avevo solo raccontato che gli avevo fatto bere l’Amortentia, niente di più.
- Davvero un miracolo che tu sia riuscita a scappare… - commentò Sirius con tono impressionato, stringendo per un attimo la mia spalla con forza.
Chiusi gli occhi, pensando per un attimo a quanto sarebbe stato bello ritornare a dormire in un posto in cui non avrei rischiato di essere svegliata da un Cruciatus improvviso. Sospirai di nuovo – questa volta di sollievo – e mi rannicchiai ancora più vicina alla rassicurante presenza di Sirius.
- Credo che per la storia di Ciuffetta sia meglio aspettare domani mattina, vero? – chiese lui con tono divertito.
- Mi dispiace dartela vinta, ma penso di sì… - mugolai io, trattenendo a stento uno sbadiglio.
Lasciai che una fitta nebbia invadesse la mia mente, senza curarmi del fatto che mi sarei addormentata sul divano tra le braccia di Sirius.
Tanto ero certa che la mattina dopo mi sarei felicemente risvegliata nel suo letto, esattamente come il giorno di Natale.

La mia previsione fu azzeccata, ne ebbi la conferma dodici ore dopo.
Quando aprii gli occhi, vidi le macchie confuse della parete argento sbiadito mischiate a quelle degli stendardi di Grifondoro e delle foto Babbane.
Sorrisi dentro di me, cercando a tentoni gli occhiali che mi avrebbero permesso di riprendere l’uso della vista, mentre il mio cuore si librava leggero al pensiero che la fuga della sera precedente non fosse stata solo un sogno.
Quando ritrovai i miei preziosi occhiali, mi sedetti sul letto guardandomi in giro. Anche quella stanza era rimasta esattamente come due mesi prima.
Un delizioso profumino di uova fritte e pancetta affumicata, come non ne sentivo da tempi, giunse al mio naso.
Il mio stomaco gorgogliò, mentre pensavo che mi sarei volentieri stabilita in pianta stabile a Grimmauld Place. Corsi rapidamente giù per le scale, entrando come un razzo in cucina.
Il mio sorriso si spense quando vidi le espressioni serie degli uomini seduti al tavolo della cucina.
Nonno Albus parlava concitato con Severus, mentre Remus scriveva qualcosa su una pergamena tenendo allo stesso tempo Lucius sottotiro con la bacchetta. Sirius era appoggiato con aria funerea al muro con in mano una spatola, mentre il cibo sfrigolava allegramente nella padella sul fornello.
Quando misi il piede sul confine tra la cucina e il salotto, tutti gli sguardi si puntarono su di me.
Passò una frazione di secondo prima che si alzassero in piedi e le fragili braccia di nonno Albus mi stringessero al suo petto con la forza della paura.
- Lauren… Laurie, nipotina cara… ci hai fatto prendere uno spavento, ci hai fatti preoccupare da morire… - sussurrò lui con voce rotta, mostrando apertamente per la prima volta i suoi sentimenti.
Sentii di nuovo le lacrime lottare per riversarsi sulle mie guance, come la sera precedente, ma decisi che sarebbe stato meglio liberarmi con delicatezza dalle braccia di mio nonno per andare a scoprire il perché di quelle facce così serie e preoccupate.
- Perdonami, nonno… - mormorai con tono incolore, sentendo che se ci avessi messo la passione che avrei voluto mi sarei prostrata per terra – mi dispiace di non averti ascoltato… -
Lo vidi scuotere la testa con aria grave, come se l’importante fosse stato riavermi lì davanti ai suoi occhi. La sua reazione così magnanima mi rincuorò, trascinandomi di nuovo sull’orlo della commozione.
Dannate lacrime.
- Lasciatela respirare… - intervenne la voce divertita di Sirius, mentre intravedevo la cima della sua spatola da dietro la spalla di Severus – se la strapazzate così rischiate di farle venire voglia di tornare di nuovo al Grand Hotel Riddle… -
Non riuscii a trattenermi dal ridacchiare davanti alla battutina sarcastica di Sirius, che si stava probabilmente riferendo al fatto che i miei due professori si trovassero a pochi centimetri da me.
Sia Remus che Severus indietreggiarono rapidamente, lanciando un’occhiata infastidita a Black.
Felpato, dal canto suo, mise il cibo sfrigolante in un piatto che appoggiò sul tavolo, invitandomi con un cenno della testa a sedermi e favorire.
Obbedii silenziosamente, mentre anche gli altri tre uomini ritornavano ai loro posti precedenti. Fu in quel momento che notai con dispiacere che Lucius era stato legato – nonostante avesse dipinta sul volto ancora l’espressione sognante e bramosa di amore della pozione che gli avevo somministrato.
- Lui è innocuo – dissi lentamente, mentre assaporavo per la prima volta dopo giorni un delizioso pezzo di pancetta soffritta.
- Sì, sappiamo già che Severus è innocuo anche se sembra un cattivone – scherzò Sirius, guadagnandosi un’occhiataccia dal diretto interessato e dalla sottoscritta.
- Sto parlando di Lucius, veramente… - precisai io, indicandolo con la testa.
Gli occhi grigi del nostro illegittimo prigioniero incontrarono i miei, facendomi capire che fino a quel momento non aveva spiccicato parola per motivi indipendenti dalla sua volontà.
- Potreste almeno liberarlo dal Silencio? – sbottai indispettita, infilzando un pezzo di uovo con fare omicida.
Sentivo gli sguardi sorpresi del miei protettori tentare di perforarmi la nuca senza tentare nemmeno di dissimularlo, mentre nessuno sembrava avere alcuna intenzione di restituire a Lucius il dono della parola.
- Lucius è innocuo! – ripetei di nuovo, guardando i presenti uno ad uno – Lui è ancora sotto Amortentia, non farà niente di quello che io non voglio che lui faccia! Fino a quando sarò qui, non dovete temere che si comporti da Mangiamorte! –
- In tua assenza temo invece che abbia parlato di una cosa per te imbarazzante - mi informò Piton con tono freddo – una cosa per cui dovresti vergognarti, se dovesse corrispondere alla verità –
Arrossii violentemente. Il momento di gioia per il mio ritorno era già terminato?
Anzi, a dire la verità non era mai iniziato.
- Cos’ha detto? – chiesi subito con tono d’urgenza, lasciando cadere la forchetta sul piatto ancora pieno a metà di uova e pancetta.
- Una cosa che preferirei non ripetere – disse mio nonno, lanciando un’occhiata disgustata al padre di Draco.
Avevo tenuto nascosto a Sirius il mio segreto più imbarazzante, ma ci aveva pensato Lucius a spifferarlo ai quattro venti?
Chissà per quale motivo, poi.
- Qualcuno di voi può informarmi? – chiesi allora, accompagnando le mie parole con un sospiro.
- Chiedilo al diretto interessato – mormorò Severus con tono carico di rabbia – Vox –
Lucius mosse un paio di volte le labbra a vuoto, prima di emettere regolarmente suono. Mi preparai a sentire il peggio, strinsi le mani a pugno sotto il tavolo immaginandomi già l’umiliazione che avrei dovuto subire sotto gli occhi dei quattro uomini più importanti della mia vita.
- Amore… avevi detto che eravamo in casa di amici… - mi fece notare lui con tono dispiaciuto, lanciando lampi soprattutto a Sirius.
- Lo siamo, Lucius… è solo una questione di sicurezza… - lo blandii maldestramente - …ora potresti dirmi cosa hai detto loro per farli arrabbiare così tanto? –
- Ho solo detto che come io amo te, anche tu mi ami – rispose lui candidamente, notando il mio impallidire con un aggrottare di sopracciglia – perché, non è così, tesoro? –
Rimasi a bocca aperta, incapace di articolare parola.
Possibile che se la fossero legata al dito per una sciocchezza simile?
- Nient’altro? – balbettai alla fine, tentando di nascondere in qualche modo il mio sollievo.
- No, nient’altro… -
- Perché, cos’altro avrebbe dovuto dirci? – incalzò subito Severus, prima di essere zittito da un gesto autoritario di mio nonno.
- Insomma, Lauren, è la verità? –
- Ma certo che no, nonno! – risposi indignata, guardando in alternanza Lucius, Severus e poi Sirius.
- Lauren… - sussurrò il padre di Draco con tono supplicante.
- Bene, allora possiamo portarlo in un posto sicuro – sentenziò Lupin con tono pratico.
- Quale posto sicuro? - chiesi subito io, inspiegabilmente preoccupata per la sorte del Mangiamorte che mi ero portata in casa.
- A Nurmengard, quella che sarà la prigione provvisoria fino a quando non si troverà una soluzione per la storia dell’evasione da Azkaban – mi spiegò lui tempestivamente.
- No, professore… - replicai con tono fermo - …non credo sia giusto e nemmeno sicuro. Lucius ha ormai localizzato il Quartier Generale dell’Ordine e per mandarlo in prigione dovrete liberarlo dall’Amortentia. In quel caso sarebbe libero di divulgare la posizione del nostro covo per poi mandarci tutti in rovina. –
- Lauren ha ragione – osservò pacatamente mio nonno, intrecciando le dita delle sue mani.
- Quindi cosa proponi? – mi interrogò subito Severus, con una nota aggressiva nella voce.
- Tenerlo con noi, anche sotto Amortentia, fino a quando non troveremo una soluzione per questa situazione… in seguito, forse, potremmo anche decidere di spedirlo in carcere… ma senza dimenticarci che è comunque anche merito suo se sono qui… - ricordai loro, rivolgendo uno sguardo colmo di gratitudine a Lucius che intanto seguiva la discussione a proposito del suo destino senza pronunciare verbo.
- Non l’avrebbe mai fatto di sua spontanea volontà – mi fece notare Sirius, pragmatico come sempre.
- Non è importante, ora come ora… non credi? – gli risposi a tono, allontanando il piatto ancora mezzo pieno dalla mia portata.
La mia proposta sembrò essere stata accolta – seppur con qualche riserva – e Remus si alzò in piedi portando con sé Lucius, probabilmente di nuovo in camera.
- Come stai, Lauren? – mi chiese improvvisamente mio nonno, mentre Sirius si era messo a lavare il mio piatto abbandonato con espressione corrucciata e Severus fissava vacuamente fuori dalla finestra appannata.
- Non sono nelle mie migliori condizioni, ma recupererò presto… - lo rassicurai, cercando di dedicargli anche un tenue sorrisetto.
- Sai bene che dovrai riprendere la tua istruzione, nonostante tutto… credo che però sia meglio non rischiare, quindi potresti tornare tra un mese circa… cosa ne dici? –
- Non riuscirà mai a studiare come si deve per i M.A.G.O. saltando un altro mese di scuola, soprattutto quello di maggio – sentenziò Severus con tono impersonale, come se stesse dando un’informazione al muro.
- Per questo te e Remus la aiuterete a studiare, un paio di volte a settimana, mentre resterà qui a Grimmauld Place per recuperare decenti condizioni fisiche e psicologiche… - lo informò mio nonno, con un tono che non ammetteva repliche.
Piton non rispose, continuando a restare nel suo mondo parallelo.
- E credo che, almeno per questo mese, non dovrai entrare in contatto con nessuno dei tuoi compagni… naturalmente la notizia del tuo salvataggio sarà comunicata a tutti gli studenti, ma a nessuno sarà concesso il permesso di venire a disturbarti… sarà un mese di distacco da tutto, dedicato solo alla ricostruzione di te stessa e alla scuola… -
Annuii docilmente, dopo quella terribile esperienza appena vissuta avrei evitato felicemente di disobbedire a mio nonno. Remus ritornò nella stanza, ravviandosi i capelli con un sospiro.
- Sono riuscito a convincere Narcissa a riaccoglierlo, nonostante tutto… dice che lo ama ancora, che è suo marito… almeno quello… - disse stancamente, appoggiandosi al muro.
- Bene, dopo questo credo che sia ora per noi di tornare a scuola… - comunicò mio nonno ai suoi colleghi, con il tono allegro che lo contraddistingueva - …quindi siamo d’accordo, Lauren? Resterai qui? –
- Va bene, nonno… - acconsentii di nuovo, mentre tremavo sotto l’inspiegabile sguardo gelido di Piton.
- Ehi, un attimo! Questa è casa mia, qui nessuno chiede il permesso per andare e venire? – sbottò Sirius, sembrando infastidito e seccato.
Lo guardai con gli occhi a palla, come fecero anche gli altri. Tranne Severus, naturalmente.
Lui si limitò a squadrarlo con un sopracciglio alzato con precisione millimetrica, esprimendo tutto il suo disprezzo.
- Non… non mi vuoi qui, Sirius? – chiesi balbettante, temendo con tutto il mio cuore che difendere Lucius avesse potuto mettere a rischio il buon rapporto che avevo stabilito con l’ultimo dei Black.
- Ma certo che no, sciocchina! Stavo scherzando! – rispose lui, estremamente divertito, sfoderando il suo sorriso migliore – Ci divertiremo da morire, insieme! Almeno qualcuno di parlante in questa casa… -
Il mio cuore riprese improvvisamente a battere, mentre il rumore dello sbuffo secco di Severus rimaneva l’unico suono nella stanza.
I tre professori se ne andarono una manciata di secondi dopo, senza dire altro.
E io rimasi nella cucina di Grimmauld Place, riscaldata dal sorriso incredibilmente ampio che mi era mancato da morire negli ultimi quattro mesi.


Note dell'autrice

Buonasera a tutti!
Credo di non avere molto da commentare, spero che vi sia piaciuto il "rientro in civiltà" della nostra Lauren.
Vi porgo come sempre i miei ringraziamenti per la vostra continuità nel seguirmi, passo alle vostre recensioni ^^
Bacioni a tutti,
Lady Lynx

Sheilin: sono felice che la mia stramba idea per ristabilire l'ordine ti sia piaciuta ^^ hai ragione riguardo a Lucius, anche per me è strano descriverlo in questo modo e in questo capitolo mi è venuto da ridere mentre mi immaginavo le prime scene tra quei due xD L'effetto della pozione durerà fino a quando Lucius non berrà l'antidoto, o almeno questo è quello che so io riguardo all'Amortentia. Se non è così, fammi sapere. Grazie per la recensione!
DarkViolet92: esultiamo, per la prima volta ho deciso di essere clemente con i miei personaggi! xD Da quanto ne so, l'Amortentia non ha un limite nel tempo ma se c'è fammi sapere e farò in modo di correggere in qualche modo questo capitolo. Ok, niente sorprese almeno per qualche capitolo ^^ grazie per la recensione!
vcullen: grazie per i complimenti! Sei la terza che mi chiede della durata dell'Amortentia, ma io non credevo che fosse limitata da un tempo. Chiedo anche a te, in caso lo fosse, di farmi sapere la durata media ^^ grazie per la recensione!
Valery_Ivanov: Lauren si è finalmente svegliata ed ha sfoderato un pizzico di furbizia da Silente...anche se naturalmente il merito è da attribuire maggiormente a Severus, di certo non a lei! xD Lucius è esattamente arrivato a Grimmauld Place conciato in quel modo, ma Sirius non l'ha preso in giro forse perchè era preso dalla tensione del momento ^^ grazie per la recensione!
mistero: proprio così, il premio "eroe indiretto dell'anno" va a... Severus Piton! xD Fosse per me, mi sarei già innamorata di lui da un bel pezzo anche senza la scusa del dolce Lucius coccoloso, ma Lauren sembra essere portata verso ben altri lidi... grazie per la recensione!

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Capitolo 54
*** Doppia esse ***



Una volta spariti mio nonno e i miei professori, rimasi da sola in cucina.
O meglio, in compagnia di un silenzioso Sirius che si limitava a fissarmi in modo tremendamente espressivo ma senza volermi confermare quello che potevo solo intuire.
- Sai, se parli non mi provochi una lesione irreversibile alle orecchie… - gli feci notare con sarcasmo.
- Stavo solo pensando a come dirti una cosa importante… - mormorò lui, cercando di suscitare in me una irrefrenabile curiosità. E naturalmente ci riuscì.
- Sarebbe a dire? –
- Non ricordo… proprio non mi viene in mente, sono un tremendo sbadato... ah, sì! – disse alla fine, dopo aver ricevuto una delle mie occhiatacce fulminanti – Stavi bene con il vestito di ieri sera… nonostante si vedesse tutto… -
La sua ultima frase mi fece arrossire involontariamente.
- Tutto cosa? – sbottai imbarazzata, incrociando le braccia sotto il seno.
- Ma il petto, naturalmente! – rispose lui, allargando il suo sorriso malizioso.
Lo fissai a bocca aperta per un paio di minuti buoni, prima di decidere che rispondergli a tono sarebbe stata la soluzione migliore.
- Spero che tu ti sia goduto lo spettacolo, allora! – replicai, leggermente stizzita.
- Su questo non c’è dubbio… -
Scossi la testa, senza riuscire a trattenere un sorriso divertito. Sirius era proprio incorreggibile.
- Allora, dato che ti sei goduto ben due spettacoli ieri sera, ora tocca a me chiederti qualcosa! – gli ricordai, accomodandomi sullo sgabello con aria decisa – Non è vero, Felpato? –
Sirius sembrò improvvisamente poco propenso a parlare con me, mi diede le spalle mettendosi ad asciugare i piatti con rapidi movimenti della bacchetta.
- Felpato, sto parlando con te! – lo richiamai dopo qualche minuto di silenzio.
- Possiamo parlarne più avanti? –
- Sono quattro mesi che aspetto! – gli feci notare con un pizzico di impazienza.
- Va bene, ma per una storia del genere ci vuole l’atmosfera giusta… -
- Ma chi se ne…! –
- Ah, Lauren Silente… - ci interruppe all’improvviso una voce familiare che non avrei mai voluto sentire dopo i momenti passati con Lucius - …mi fa piacere rivederti! –
Mi voltai lentamente verso la proprietaria della voce, impallidii immediatamente nell’aver confermata la presenza di Narcissa.
- Signora Black… anch’io sono lieta di rivederla… - sussurrai con un groppo in gola, sentendomi una bugiarda.
- Non si direbbe… - osservò lei, senza mettere però cattiveria nel suo tono.
Quello significava che ancora non sapeva. Ripresi un po’ del mio coraggio, alimentato dalla speranza che i peccaminosi momenti passati tra le braccia di Lucius potessero essere insabbiati per il resto della mia vita.
- Lauren è solo un po’ scossa… - mi difese immediatamente Sirius, lanciandomi però un’occhiata preoccupata.
- Bene, allora il mio consiglio forse ti sarà utile più avanti… - disse Narcissa, accomodandosi davanti a me con un movimento sinuoso.
- Quale consiglio? –
- Ho saputo, anzi ho più che altro notato, che Lucius è sotto l’effetto di una potente Amortentia che lo porta a venerarti e a obbedire a qualsiasi cosa tu gli dica… - precisò la donna, ascoltata attentamente anche da Sirius - …questo ti dà la possibilità di interrogarlo sulla possibile identità di tuo padre, dato che lui mi aveva confessato di esserne a conoscenza –
Narcissa aveva ragione, avevo letto quelle stesse parole nella lettera che le aveva sottratto Draco.
- Lei è geniale, signora Black! – urlai entusiasta, scattando immediatamente in piedi – Vado subito a chiederglielo, non vedo l’ora di scoprirlo! –
- No, Lauren – disse con tono perentorio Sirius, appoggiandomi con forza una mano sulla spalla per farmi rimettere seduta – scoprire quel nome ti farebbe provare un’emozione troppo forte, e tu sei già abbastanza sconvolta… magari aspettare una settimana sarebbe meglio… -
Cercai con lo sguardo l’appoggio di Narcissa, ma non lo trovai. Sapevo che Sirius aveva ragione, ma la voglia di scoprire un segreto che mi era stato tenuto nascosto per anni mi tormentava dolorosamente.
- Ma Sirius… - lo supplicai, stringendo le mani a pugno.
- No, niente da fare –
Sbuffai vigorosamente, divincolandomi dalla sua stretta gentile. Abbassai lo sguardo, incrociando di nuovo le braccia al petto con aria ostile.
- Non puoi impedirmelo! – borbottai in modo piuttosto infantile.
- No, questo è vero… ma so che sei abbastanza intelligente da capire che non lo dico per darti contro e quindi spero che, nonostante questo atteggiamento da bambina, tu non faccia niente di avventato… -
Mi morsi il labbro con forza. Era anche lui un Legilimens?
Come diamine facevano tutti a leggermi nella mente? Non mi sembrava di essere così cristallina.
- Voglio che mi racconti la storia di Ciuffetta, allora  – ripetei con arroganza, alzando lo sguardo e il mento come avevo visto fare diverse volte a Draco.
Narcissa sembrò ricordarsi quel gesto così familiare, perché vidi un leggero sorriso incresparle le labbra.
- Va bene, ma a patto che tu non vada a cercare la risposta da Malfoy –
Annuii solennemente, mentre la madre di Draco usciva annoiata dalla stanza – probabilmente per tornare alle sue sconosciute occupazioni.
- Allora… ? - lo incalzai impaziente, tamburellando le dita sul legno del tavolo.
- Ho detto che ci vuole l’atmosfera giusta, quindi stasera… non te ne pentirai, vedrai! – mi disse lui con un sorriso entusiasta e coinvolgente.
E naturalmente non potevo fare altro che credergli.

Il pomeriggio passò rapidamente, in compagnia di Sirius. Mi raccontò ogni sua singola avventura amorosa e ogni scherzo che aveva portato a termine con i Malandrini dal terzo anno in poi.
Era estremamente divertente immaginarsi le scenette che descriveva, ma era anche molto più difficile prestare attenzione a calibrare i movimenti della bacchetta in modo che tagliasse in modo perfetto i vari ortaggi destinati alla cena.
- E così, sai come uscì quel pazzo di Gazza dalla Sala Grande? Tutto ricoperto di vernice rosa e cuoricini di velluto rosso! –
Sghignazzai divertita, nell’immaginarmi quello scocciatore del custode della scuola conciato come uno dei tanti Amorini che costellavano Hogwarts il giorno di San Valentino.
E improvvisamente mi bloccai con la bacchetta a mezz’aria quando pensai a cosa mi ero lasciata alle spalle esattamente il 14 febbraio di quell’anno.
- Ehi… qualcosa non va? – chiese Sirius, agitandomi una mano davanti agli occhi.
- Io… stavo pensando che quando sono stata aggredita a San Valentino c’era anche un ragazzo con me, e non so che fine abbia fatto… -
- Albus non mi ha detto niente al riguardo – mi comunicò lui, prendendomi con forza il polso che agitava la bacchetta.
Notai che la mia mano tremava e che il coltello incantato aveva fatto una strage tra carote e zucchine sul ripiano del tavolo.
- Scusami… ho perso un attimo la concentrazione… - mormorai imbarazzata, mentre tentavo di radunare i pezzi di verdura con la mano libera.
- Non importa, lascia stare! – mi intimò Sirius con decisione, prendendomi anche l’altro polso, ma questa volta con delicatezza studiata.
Alzai il mio sguardo verso di lui, lessi un pizzico di preoccupazione nei suoi occhi tempestosi.
- Tu… non ne sai niente? – gli chiesi lentamente, cercando di capire perché sembrasse intimamente combattuto.
- No, non ne so niente – ribatté lui con tono impassibile – ma credo che tuo nonno possa informarti sulla sua salute quando tornerà a trovarti… o magari anche Remus… o, al peggio, Piton… -
Aggrottai le sopracciglia, dicendomi che quelle parole prive di qualsiasi sfumatura non erano per niente tipiche di Sirius. Sicuramente c’era qualcosa sotto.
- Non potresti scrivere una lettera al professor Lupin per chiedergli notizie di Daniel? –
- Ah, Daniel? È così che si chiama? – tuonò lui, sembrando arrabbiato.
Le mie sopracciglia si inarcarono quasi fino ad unirsi, davanti a quella manifestazione di insofferenza. Ma addolcii subito il mio sguardo quando vidi Sirius iniziare a ridere come se mi avesse presa in giro fino a quel momento. Non riuscivo mai a capire se stesse scherzando o no.
- Sì, Daniel Dwight… - proseguii allora, notando con sollievo che le mani di Sirius avevano lasciato i miei polsi.
- Se avrò tempo, stasera, scriverò a Remus come mi hai chiesto… altrimenti potrai chiederlo tu a Piton domani mattina, ricordi cosa ti aspetta? –
Annuii lentamente, riprendendo a tagliuzzare le verdure con aria concentrata.
La preoccupazione per Daniel era ancora alta, ma confidavo nel fatto che se fosse davvero successo qualcosa di grave probabilmente mio nonno non si sarebbe dimenticato di dirmelo dopo avermi vista.
Nella mia mente, immaginavo il mio primo ragazzo ufficiale che stava sdraiato sul letto ricoperto dal baldacchino porpora di Grifondoro in attesa del mio ritorno a scuola.
Quell’idea mi fece spuntare un sorriso speranzoso sulle labbra.
- Stai di nuovo uccidendo la nostra cena… sei un caso disperato, stasera! – mi schernì affettuosamente Sirius, disarmandomi con un gesto della sua bacchetta.
Lo guardai fingendomi offesa e indignata, ma sembrò non attaccare dato che mi rise in faccia mettendosi poi a svolgere il mio lavoro – dopo avermi accuratamente scompigliato i capelli con una manata.
Non me la presi poi molto per aver perso il mio fondamentale incarico di “tagliatrice di verdure”.
Quel licenziamento in tronco mi permise di passare il resto del pomeriggio con la mente sintonizzata sui magnifici occhi verdi di Daniel e sull’incredibile voglia che avevo di rivederli.

Quella sera, Sirius mi propose di fare un gioco. Mi chiese di indossare il vestito migliore che avevo – mi era stato mandato di nuovo il mio caro e vecchio baule via Polvere Volante – di truccarmi bene, di “ristrutturarmi” in poche parole e di fingere che fosse per essere accompagnata in un ristorante di lusso.
La prima reazione che ebbi fu di sorpresa e scetticismo, ma quando mi disse che si sarebbe messo anche lui in ghingheri non riuscii a trattenere la curiosità e il pensiero che sarebbe stato divertente.
E naturalmente cedetti.
Fu così che finii a infilarmi nel vestito rosso scarlatto donatomi da Harry e Ron, a Trasfigurare le mie scarpe da ginnastica in qualcosa di simile a un paio di decolleté eleganti e a districare con fatica i miei capelli per dare loro una forma almeno vagamente intuibile.
In soli due giorni di vita a Grimmauld Place, avevo quasi ripreso le mie forme originarie e non sembravo più una specie di scheletro corredato solo di un sottile strato di pelle. Mi guardai con aria critica allo specchio, distolsi immediatamente lo sguardo quando vidi che Narcissa si trovava alle mie spalle.
Mi voltai verso di lei, cercando di non dare a vedere la mia preoccupazione.
- Stai bene – disse lei con un tenue sorriso, entrando nella mia stanza.
- Grazie… posso fare qualcosa per lei? –
- No, volevo solo dirti di non preoccuparti per la cena di Lucius perché ho già pensato io a portarla nella sua stanza… passerò la serata con lui, farò in modo che non venga a disturbare te e Sirius… -
Annuii lentamente, pensando a quanto la vita di Malfoy senior fosse diventata simile a quella che passavo io durante la mia prigionia nel palazzo della Congrega Oscura.
Sempre nella stessa stanza, senza fare altro che pensare e a volte nutrirsi.
Ma ero certa che a Lucius non fosse nemmeno permesso di pensare, a causa dell’Amortentia che teneva sotto controllo il suo cervello. Avrei tanto voluto chiedere a Severus di liberarlo da quella catena mentale, ma ero certa che si sarebbe rifiutarlo e sapevo anche il motivo.
La sicurezza di Grimmauld Place e dei membri dell’Ordine sarebbe stata messa irrimediabilmente in pericolo, naturalmente non potevamo permetterlo.
- Ti vedo pensierosa… -
Sospirai, prendendo in mano la spazzola e iniziando ad aggredire di nuovo la mia chioma con veemenza. Solo per un stupido desiderio di trasgressione, quel giorno di San Valentino, avevo messo sottosopra la vita di un numero indefinito di persone.
- Ah, Sirius ha detto che ti aspetta nella sala più grande, non in cucina… - mi informò lei con gentilezza, ignorando con classe il mio silenzio - …buona serata! –
Narcissa uscì dalla mia stanza, lasciando dietro di sé un profumo che sapeva molto di materno.
Qualcosa che purtroppo io non avevo mai avuto l’occasione di sentire veramente.
Alla fine, dopo un’inutile sequela di sguardi insoddisfatti allo specchio, buttai tutto sul letto e mi misi un paio di pratici jeans con una maglietta leggera prima di scendere le scale.
Sirius avrebbe capito che non mi trovavo a mio agio con vestiti e cose elaborate, e scommettevo che nemmeno lui si sarebbe messo in ghingheri come aveva promesso.
Invece la visione del suo abbigliamento impeccabile mi lasciò di stucco, provocando anche un vistoso colorito rosso sulle mie guance pallide.
- Credevi che stessi scherzando, vero? – ghignò lui divertito, squadrandomi da capo a piedi come se lui si fosse aspettato il mio rifiuto dell’abbigliamento elegante – Fila di sopra, furbastra, e rispetta i patti! Se vuoi la storia vai a cambiarti! –
Senza osare replicare o disobbedire, mi precipitai di nuovo su per le scale e tornai di nuovo al cospetto di Sirius in tempo record. Solo più presentabile del solito.
Ero molto motivata dal fatto che il racconto del mistero di Ciuffetta sarebbe dipeso dalla mia obbedienza.
Sperai che Sirius non si stesse solo prendendo gioco di me approfittando della mia curiosità.
- Ecco, così va molto meglio! – esclamò lui con un sorriso soddisfatto – Prego, accomodati! –
Alzai un sopracciglio con fare sarcastico, fissandolo con sospetto. Il suo sguardo incontrò il mio e improvvisamente scoppiammo entrambi a ridere.
- Siamo due idioti! – balbettai, presa tra il ridere e il lasciarmi cadere sulla sedia.
- Ok, adesso basta… - disse lui, tornando improvvisamente serio – ora si mangia, e poi arriverà il momento della verità! –
Smisi subito di ridere, mettendomi seduta all’istante. Ero pronta ad essere presa di nuovo in giro, ma non accadde niente di quello che mi aspettavo. Sirius estrasse la bacchetta e accese con un solo gesto alcune candele sparse per la stanza, spegnendo allo stesso tempo la luce innaturale della lampada posta sotto di noi.
Le ombre, grazie a quell’atmosfera, sembravano essere dotate di vita propria.
- Spero che tu non abbia troppa fame, dato che non ho preparato un cenone… -
Scrollai le spalle, forse era meglio così. Il mio stomaco non era più abituato ai pranzi infiniti di Hogwarts e quindi non sentivo molto la mancanza del cibo.
Mentre Sirius mi serviva della mia porzione di cena, lasciai cadere lo sguardo sulla mensola della finestra. Il familiare liquido del Pensatoio riluceva alla luce della luna e delle candele.
- Te l’ha dato nonno Albus? – gli chiesi con noncuranza, sfiorando la sua spalla con uno sguardo distratto.
- Sì, mi sembrava indispensabile per raccontarti tutto quello che devi sapere… -
Cadde di nuovo il silenzio, leggero e privo di imbarazzo. Dopo qualche minuto iniziai però a trovarlo piuttosto fastidioso, tanto che iniziai a giocherellare nervosamente con le verdure che avevo nel piatto evitando di mangiare.
Ero agitata, il fatto che Sirius stesse tirando così alle lunghe il momento in cui avrebbe dovuto fare chiarezza sulla storia di Ciuffetta mi rendeva nervosa.
Il tutto, sommato alla preoccupazione per Daniel e al fatto che non riuscissi a capire il motivo per cui Sirius volesse fingere una cena galante, mi chiuse irrimediabilmente la bocca dello stomaco.
- Ok, ho capito… la smettiamo qui? –
Alzai lo sguardo verso di lui, vedendo che mi sorrideva con aria leggermente colpevole. Aggrottai le sopracciglia, sperando per lui che intendesse dire quello che pensavo io.
- Hai finalmente deciso di sputare il rospo? –
- Diciamo di sì… - rispose lui con tono misterioso, facendo Evanescere con un gesto tutta la roba presente sulla tavola riccamente apparecchiata e attirando verso di sé il Pensatoio con gesto fluido. Sembrò non curarsi del fatto che non gli avessi neanche lasciato terminare la metà del suo piatto.
Mi indicò con la testa di andare verso il salotto e non potei fare a meno di obbedire.
Se avesse deciso di tirarsi di nuovo indietro, credo che l’avrei ucciso con le mie stesse mani.
Ma fortunatamente non lo fece, ci sedemmo sul divano e lui toccò la superficie argentea del Pensatoio con la punta della bacchetta facendo apparire un’immagine familiare.
- L’ora del giudizio è giunta… sei pronta? –
- Quella è Hogwarts, non ha nulla a che fare con la sera in cui mi sono ubriacata… - gli feci notare con aria di rimprovero.
- Questo è vero, ma il ricordo che vedrai sarà un po’ un prologo… ripeto, sei pronta? –
Mi sorpresi ad annuire con decisione, prima di tuffarmi a capofitto nei ricordi di Sirius Black.

Ero ad Hogwarts, nel corridoio che portava verso l’ufficio di mio nonno.
Ero da sola, Sirius non era entrato nel Pensatoio con me. Quel dettaglio mi fece preoccupare, ma subito l’apparizione di una ragazza dai capelli ramati mi distrasse da quel pensiero immotivato.
La giovane correva come se avesse il fuoco ai piedi, inseguita da un giovane dall’aria affascinante – probabilmente un suo coetaneo.
- Susy! Susy, aspetta! – urlò lui con tono d’urgenza, in un tentativo di raggiungerla.
- Vattene, Black, vattene! Non voglio saperne più niente di quel bastardo del tuo amico! –
La ragazza si bloccò improvvisamente, esponendo alla mia vista il suo viso dai lineamenti delicati, bello anche nella disperazione e nella rabbia di quel pianto appassionato. Puntò il dito contro il petto del ragazzo che l’aveva raggiunta, pungolandolo con violenza.
- Ti sembra normale, Black? Ti sembra normale che tra tutte le persona di questa scuola io fossi l’unica a non saperlo? – strillò lei istericamente, afferrando il giovane Sirius per la cravatta rosso e oro.
- Non era mica compito mio dirtelo, Silente! – sbottò lui improvvisamente infastidito – Non sono io il tuo ragazzo, no? –
- Ma tu lo sapevi, stronzo che non sei altro! E anche i tuoi amici lo sapevano, e anche tutte quelle merde che frequentano questa scuola! Solo io non ne sapevo un cazzo, io che ero la sua ragazza! –
- Lui non credeva che… -
- Non giustificarlo, porco Merlino! Non farlo! –
Il tono acuto della ragazza mi perforò le orecchie, ma non riuscì a cancellare dalla mia mente il cognome che aveva pronunciato Sirius pochi secondi prima.
Avevo davanti ai miei occhi la famosa Suzanne Silente.
- Ascolta, Susy… ormai non si può fare più niente… è troppo tardi… -
- Ah, ora te ne accorgi? Sei uno stronzo! –
- Intanto io sono venuto qui a tentare di consolarti, mentre gli altri no! – replicò lui con tono amareggiato.
- Già, questo è vero… – rispose mia madre acidamente – …cosa vuoi da me, Black? Vuoi portarmi a letto, eh? –
- Hai solo dodici anni, non dire idiozie! – sbottò lui, sembrando stupito dalla parole di Suzanne –Sei troppo giovane! -
- Il tuo amico non la pensava così… -
- Il mio amico è ormai acqua passata per te… Susy, devi stare tranquilla… ora ci sono io con te… -
E Sirius appoggiò delicatamente le sue labbra su quelle di mia madre.

Non ebbi nemmeno il tempo di riprendermi da quella visione, quando mi ritrovai nel giardino di Hogwarts, sulla riva del Lago Nero. Di nuovo mia madre e Sirius erano di fronte all’altro, quasi in posizione da duello.
- Suzanne, io ti giuro sul mio onore che non lo farò mai più! – urlò il ragazzo con voce strozzata.
- Ah no? L’hai già fatto più di una volta! Anzi, che dico, più di un centinaio! – ribatté lei come una furia – Hai diciassette anni, Black, ma sei già un puttaniere! Quante te ne sei portate a letto? E dici che mi ami… ma quante cazzate! –
- Dico la verità… - sussurrò lui con tono da cane bastonato.
- Non l’hai mai dimostrato – disse mia madre duramente – sapevo che voi Malandrini eravate tutti degli stronzi, ma ho voluto darti una possibilità… e naturalmente è andata male! Beh, Black, ti auguro di passare i tuoi fottuti M.A.G.O. in modo da non dover vedere più il tuo culo ballonzolare in giro per questa scuola… -
- Eppure ti piaceva il mio culo… - osservò lui con voce maliziosa.
- Sparisci! Stronzo che non sei altro! –
Un ceffone a cinque dita si impresse vivido sulla guancia pallida di Sirius, lasciando un evidente segno rosso scarlatto. Sirius non si mosse, rimase a fissarla stoicamente.
- Non mi hai fatto male – riprese a parlare lui, con gli occhi fiammeggianti di orgoglio.
- Oh, quanto mi dispiace! – borbottò in cambio mia madre, abbassandosi verso terra per prendere una pietra dal terreno – Vediamo se con questa ce la faccio! –
Senza aspettare un secondo di più, e probabilmente senza pensare, tirò il sasso verso il ragazzo che le stava davanti. Con un gesto repentino – durato poco più di un secondo – Sirius si tramutò in un grosso cane nero e afferrò la pietra al volo con la bocca, prima di sputarla a terra tutta ricoperta di bava.
Vidi gli occhi castani di Suzanne stringersi a fessura, mentre la figura del ragazzo riappariva davanti a lei.
- No, Susy, non ti permetterò di farmi del male fisico oltre a quello psicologico… - sussurrò Sirius con calma, mettendosi in tasca il sassolino lucente e bagnato.
- Vattene – rispose lei con voce carica d’odio.
- Come vuoi… ma ce ne pentiremo entrambi… -

Di nuovo un cambio di ambiente, quella volta mi trovavo in un cimitero.
A una seconda occhiata più attenta, mi accorsi che si trattava di quello di Godric’s Hollow.
Ero stata spesso in quel posto ad onorare la morte della prozia Ariana e della bisnonna Kendra.
Sirius, poco più vecchio rispetto al ricordo precedente, stava camminando lentamente in una direzione ben precisa.
Si fermò davanti ad una tomba leggermente più chiara della altre. Lo sguardo mi cadde sulle parole incise.
“Suzanne Clara Beatrix Daisy Silente, 9 gennaio 1962 – 30 luglio 1981”
Rimasi congelata davanti a quell’iscrizione. Era la tomba che non avevo mai visitato, quella che non mi era mai stata indicata da mio nonno. La foto contenuta nella semplice cornice argentea era in bianco e nero e ritraeva una graziosa ragazza sorridente.
Una ragazza sorridente morta a diciannove anni, un giorno dopo la nascita della sua bambina.
Mia madre.
Non potei fare a meno di lasciarmi prendere dalle emozioni, mentre le mani del giovane Sirius deponevano un mazzo di fiori celesti sul terreno umido.
- Era il tuo colore preferito, prima che tu… prima che lo diventasse il nero… - sussurrò lui, stringendo i denti come in un moto di rabbia.
- Solo Godric sa quanto avrei voluto vederti un’ultima volta, illuminata dalla gioia di essere sul punto di diventare madre… e forse... forse lo volevi anche tu… -

Il ricordo si dissolse di nuovo, molto rapidamente, e mi ritrovai in un salotto sconosciuto.
Sirius aveva il viso di un morto vivente, mentre gli altri tre uomini presenti sembravano decisamente più rilassati.
- Non riesci proprio a dimenticarla, eh, Felpato? – disse il primo da sinistra, moro con gli occhi verde smeraldo coperti da spessi occhiali.
- Certo che non riesce, Ramoso, sei proprio insensibile! – mormorò quello al centro, dotato di folti capelli color miele e occhi castani messi in ombra da alcune lievi cicatrici.
- Non litigate, ragazzi, siamo qui per aiutarlo! – squittì rapidamente l’ultimo uomo, con corporatura minuta e piccoli occhietti acquosi.
- Grazie mille, ma sto benissimo… - sbottò Sirius con tono freddo, estraendo un pacchetto di sigarette Babbane dal mantello che teneva sulle spalle, nonostante il camino nella stanza fosse acceso.
- Ah, no! Accio! – disse immediatamente l’uomo dai capelli color miele, probabilmente Lupin – Devi smetterla di fumare, ok? –
- Allora inizierò a bere, Lunastorta… - replicò Sirius con un sorriso amaro, osservando con avidità il pacchetto ormai nelle mani del suo amico.
- Non puoi ridurti così per una donna! –
- Ramoso, ti ricordo che sei sposato… anche tu ti sei ridotto alquanto male per una donna! –
- Lily è Lily! – sbottò di rimando James Potter.
- Non dirmi che non è una donna… -
Il piccoletto si alzò improvvisamente in piedi, guardandosi attorno con aria circospetta.
- Io dovrei andare… -
- Anche noi dobbiamo andare, Felpato, vero? – disse allora Remus, alzandosi a sua volta e andando verso il suo amico con aria decisa.
Lo prese per una manica e, senza aspettare replica, lo Smaterializzò con sé dopo un rapido saluto agli altri. Sirius si divincolò furiosamente all’arrivo, davanti a un appartamento in cattive condizioni in una via apparentemente deserta.
- Ma cosa vuoi dalla mia vita, Remus? –
- Ti stai rovinando, Sirius, e in qualità di amico voglio evitare di trovarti senza vita da qualche parte… e con la storia di Tu-Sai-Chi siamo già tutti abbastanza in pericolo di vita senza che tu decida di suicidarti con sigarette da quattro soldi e alcol altrettanto scadente! –
- Questa è la mia vita, e quella sarà la mia morte… scelta mia, cazzi miei! – osservò Black con un ghigno amareggiato.
- Non essere scemo – lo rimproverò teneramente Remus, mettendogli una mano sulla spalla – Suzanne non avrebbe voluto vederti così… -
- Dici? Suzanne non vedeva l’ora di vedermi morto! Credevi che si sarebbe schierata con i Mangiamorte se mi avesse veramente amato? Era la mia vita… non l’ho mai dimenticata, Remus! –
- Lo so… -
- Sono tre anni che non tocco il corpo di una donna! Tre anni, ti rendi conto? Sirius Black, il famoso Dongiovanni di Hogwarts, che finisce in astinenza a causa dell’amore non ricambiato per una donna! Mi repelle anche solo il pensiero di toccarne un’altra… -
- Non puoi continuare così… - borbottò Remus, sembrando preoccupato.
- Non posso, ma devo – replicò con decisione Sirius, battendo un piede per terra.
Rimasi in silenzio a fissare gli sguardi che si lanciarono i due uomini, incapace di muovermi davanti a quel ricordo così terribile.
- Facciamo un patto, Felpato… il giorno in cui troverai una persona che crederai capace di liberarti dall’ombra di Suzanne e dall’amore pazzo che provi per lei, smetterai di fumare come un turco e le darai quella dannata pietra che ti porti sempre dietro –
Vidi la mano di Sirius scivolare rapida nella tasca del suo mantello ed estrarne la stessa pietra che aveva regalato a me la mattina seguente la sera della Vigilia di Natale, la stessa che Suzanne aveva tentato di tirargli per ferirlo nel ricordo del Lago Nero.
- Accetto, Lunastorta… - rispose lui atono - …e sai perché? Perché non troverò mai e poi mai una persona simile! –
- Vedremo – ribatté Remus con un dolce sorriso, mettendo la sua mano su quella dell’amico – vedremo… -



Note dell'autrice

Buonasera a tutti!
Mi ritrovo abbastanza di fretta a postare questo capitolo, sperando che sia di vostro gradimento.
Vi confesso che non mi convince molto la parte della cena, nonostante l'abbia riscritta come minimo cinque volte. Mi sembrava però sciocco continuare a cambiarla all'infinito, questa è quella che secondo me è venuta meglio.
Un piccolo appunto sul titolo: "Doppia esse" si può riferire sia alle iniziali di Suzanne Silente che alla coppia Suzanne & Sirius. Niente di fondamentale, ma ci tenevo a spiegarvelo ^^
Ringrazio tutti, lettori e recensori, in particolare HermioneForever92 che ha aggiunto la storia tra le Preferite.
A presto, xoxo
Lady Lynx

vcullen: grazie per il chiarimento riguardo l'Amortentia, mi sento sollevata al pensiero di non dovermi inventare qualcosa per correggere le conseguenze già scritte di un'Amortentia senza scadenza ^^  grazie anche per i complimenti e la recensione!
DarkViolet92: beata Lauren, in compagnia di Sirius  senza limite di tempo (o quasi)! Grazie per la precisazione sulla durata dell'Amortentia, credo però che non ci sarà bisogno di incantesimi di memoria perchè un mese mi è più che sufficiente per gestire con calma Lucius. A questo punto mi dispiace per il povero Sev, a questo punto dovrò fornigli un altro tipo di divertimento xD Grazie per la recensione!
Valery_Ivanov: davvero, povero Lucius caro... devo ammettere che a me, come anche a Lauren, dispiace un po' di averlo ridotto nelle condizioni di un povero ebete smidollato. Ma insomma, se l'è cercata! U_U  Lauren purtroppo non riesce a vivere a pieno la sua fortuna, essendo ancora tormentata dal pensiero di Daniel (al rogo! xD), ma almeno ci prova ^^ Grazie per la recensione!
HermioneForever92: una nuova recensitrice! :D Rinnovo anche qui il ringraziamento per aver aggiunto la storia tra le Preferite ^^ Sono felice di sapere che la vicenda, nonostante sia ormai agli sgoccioli, ti abbia appassionata. Le scommesse sull'amore di Lauren sono aperte: per ora il vento sembra tirare verso la tua ipotesi, ma chi lo sa... Grazie per la recensione!
Sheilin: anche se non ne avevi la più pallida idea, grazie per avermelo fatto notare . Hai ragione, non ci sono dubbi sul fatto che la pozione sia impeccabile se si considera chi l'ha preparata ^^  In effetti Narcissa è una donna molto sfortunata, non dev'essere facile sopportare la vista del marito invaghito di una ragazzina. Sirius invece è indescrivibile, anche se non credo di essere capace di mantenerlo come quello della Rowling. Grazie per la recensione!

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Capitolo 55
*** Ciuffetta e Felpato ***



Mi guardai intorno, una volta uscita dal Pensatoio. In quella che mi era sembrata una manciata di minuti, avevo ottenuto la spiegazione del misterioso motivo che aveva spinto Sirius a darmi la pietra.
Quello che non mi era chiaro, era il perché.
- Non mi avevi detto che eri stato fidanzato con mia madre… - osservai lentamente, cercando di mettere ordine tra i pensieri accavallati uno sull’altro.
- Non me l’hai mai chiesto – rispose lui con un sorriso furbo – e comunque non eravamo fidanzati –
- Ah no? –
Alzai il sopracciglio con aria interrogativa. Mi sembrava che ci fossero pochi elementi per fraintendere quello che c’era stato tra quei due.
- No. Era una relazione aperta. – snocciolò lui con aria afflitta – Davvero molto aperta. Più che altro ci basavamo sul fisico. O almeno, era quello che credevamo noi… i nostri cuori non la pensavano così… -
- Troppo orgogliosi per dirvelo? –
- Già – rispose seccamente Sirius, portandosi una mano al petto – ma non credo che ti interessi poi così tanto, no? –
Ogni mia domanda sembrava procurargli un effetto simile a quello che sarebbe stato prodotto da una freccia infuocata scoccata nel suo petto da breve distanza. Annuii docilmente, non sentendomi in grado di mentire ad alta voce.
- Quindi possiamo passare al ricordo della Vigilia… - disse lui sovrappensiero, sfiorando di nuovo il liquido nel Pensatoio con delicatezza e facendo apparire questa volta l’immagine del salotto in cui eravamo seduti.
Mi sentivo incredibilmente svuotata, un po’ come quando uscivo dai terribili ricordi di Severus.
All’inizio odiavo il mio professore di Pozioni, e guardando i suoi antichi pensieri avevo imparato a stimarlo e a volergli bene. Odiando Black.
E dopo quei ricordi di Sirius, avevo invece iniziato a provare rispetto anche per lui, a capire il perché di alcune sue scelte, a entrare nella sua testa.
I ricordi di una persona, se vissuti attivamente, la rendono più umana ai nostri occhi. Ci aiutano ad entrare in empatia con lei, a sentirci parte dei suoi pensieri e a comprenderli a fondo.
- Sirius… tu non sei mio padre, vero? –
Alzò lo sguardo verso di me, forse sorpreso di quella mia domanda a bruciapelo.
- No, ma mi piacerebbe… perché significherebbe che non ho perso Suzanne… -
Dolore, tanto dolore e nostalgia in quelle parole. Chiunque, anche la persona più insensibile di questo mondo, avrebbe potuto sentirlo e quasi toccarlo.
- Allora andiamo nel ricordo? – chiesi in un tentativo di riscuoterlo.
- Andiamo nel ricordo… - rispose lui, scrollando le spalle.

Era come se non ci fossimo mai mossi dal punto in cui eravamo seduti.
Ricordavo bene l’albero di Natale nell’angolo della stanza – di fianco alla porta della cucina – e la famigerata bottiglia di liquido ambra seduta maestosa sul tavolino di legno.
Ricordavo con incredibile perfezione il mio abbigliamento di quella sera – un morbido maglioncino rosso in perfetto stile natalizio e un semplice paio di jeans scuri – e quello degli altri presenti.
Ma non ricordavo per niente quello che stavamo facendo in quel momento.
Sembravamo tutti e quattro molto presi da una specie di coperta decorata stesa per terra.
- Alphard Black… ma che nome è? – biascicò Draco con voce impastata, scoppiando poi a ridere come un pazzo.
- Alphard Black… il nuovo detersivo per la casa! – replicai io, con gli occhi lucidi e le guance rosse quanto il mio maglione.
Tutti e quattro ricominciammo a ridere senza motivo. Mi sembrava quasi di avere davanti delle persone che avrebbero dovuto essere spedite tempestivamente nel Reparto Psichiatria del San Mungo.
- Perché non giochiamo a scacchi magici? – propose improvvisamente Remus, alzandosi in piedi con gli occhi lucidi.
- No, ci avete già fatto il culo prima! – protestò Draco, ridacchiando senza freno.
- Ma stavolta si scommette! – replicò Sirius, con lo sguardo brillante di malizia fisso sulla mia alter ego.
- Ah sì? E cosa? Una notte insieme? – sussurrò l’altra Lauren, strisciando con fare sensuale verso Sirius.
- Anche più di una… - mormorò in risposta lui, alzando il sopracciglio con eloquenza.
- No, no, no! – sbraitò Remus, prendendo Lauren per una manica del maglione e allontanandola dal suo amico – Siamo tutti un po’ alticci, credo sia ora di andare a dormire! –
- Remmy, solo tu riesci ad essere sobrio nell’ubriachezza – sghignazzò Sirius, alzandosi in piedi per ultimo e tirando un calcetto all’arazzo che era steso per terra come un tappeto.
- Per fortuna ci sono io… – borbottò il mio professore con un sorriso lievemente folle.
- Allora tutti a letto! – strillò Draco, dimentico del fatto che tutti gli altri fossero in casa.
- Andiam, andiam, andiamo a ronfar! – si mise a canticchiare allegramente Remus, dirigendosi verso le scale, seguito da Draco.
Restammo solo io e Sirius, in precario equilibrio sulle nostre gambe, sorridendo come due protagonisti di un film poco raccomandabile.
- Ora che se n’è andato quel noiosone, potremmo divertirci… - sussurrò Lauren, avvinghiandosi senza tante riserve a Sirius.
Mi ritrovai ad arrossire violentemente davanti alla mia sfacciataggine, non ebbi il coraggio di incrociare lo sguardo del Sirius reale che era immobile di fianco a me.
- Perché no… sarebbe carino… - mormorò lui di rimando, ma senza sembrare molto convinto - ...ma non si può, Felpato, ricordatelo… - disse tra sé e sé.
- E dai, Sirius… lasciati andare! – lo invitò Lauren, togliendosi di colpo il maglione e iniziando a premere il suo corpo contro quello dell’uomo che le stava davanti.
Sentivo le mie guance bruciare per l’imbarazzo, mi vergognavo come una ladra per quello che avevo fatto. Mi sentivo peggiore di Astoria, a quel punto.
- Lauren, non credo sia il caso… - disse Sirius ad alta voce, allontanando la mia alter ego da sé con delicatezza.
Mi vidi mugolare scocciata e saltellare impaziente in attesa di ricevere quello che la mia mente affogata nell’alcol sembrava desiderare in modo impellente.
- Almeno un bacetto, Black, dai! Sotto il vischio! – piagnucolai con voce supplicante, tornando di nuovo ad aderire con il mio corpo contro Sirius, in un esplicito invito.
- Solo un bacio – precisò lui, sospirando con aria affranta, mentre leggevo nei suoi occhi una specie di contrasto.
- No, dai… - cantilenai io, portandolo verso la porta sopra la quale era appeso il rametto natalizio bianco e verde complice già di tanti baci, quella sera.
Una volta arrivati sotto la cornice di legno, la voglia di passione e di contatto fisico sembrò prevalere sulla razionalità di Sirius.
Mi chiedevo anche come avesse fatto a rifiutare fino a quel momento tutte quelle avances pesanti nonostante l’alcol che si era scolato, in effetti.
Le nostre labbra – quelle dei nostri alter ego del ricordo – si unirono in un bacio appassionato, mentre le nostre mani vagavano sui nostri corpi in gesti roventi e pieni di fretta, quasi urgenti.
Temetti per un attimo che stesse per arrivare il peggio, nonostante Sirius mi avesse scritto nella lettera che non era accaduto niente di cui mi dovessi preoccupare.
Sospirai di sollievo quando vidi Felpato respingermi di nuovo e cacciarmi in mano il maglione con gesto leggermente scocciato, passandosi una mano tra i capelli.
- In quel momento stavo pensando a quanto mi sarebbe piaciuto poter continuare… - mi confessò il vero Sirius, facendo colorare ulteriormente il mio viso.
Puntai lo sguardo sulla scena, dove una Lauren con il labbro tremante fissava con desiderio il Black che le stava davanti.
- Lauren, non si può, ok? – sbottò lui con amarezza – Non è colpa mia, domani mattina mi ringrazierai per quello che sto facendo! –
- Ma io ti voglio! – sbraitai istericamente, avanzando verso di lui.
- Lauren, cazzo! È già abbastanza difficile senza che ti ci metti in mezzo! – rispose lui con tono astioso.
Mi vidi indietreggiare spaventata, lessi il dispiacere negli occhi di Sirius che camminò con lentezza verso Lauren.
- Scusami, non volevo essere scorbutico… avanti, vieni con me, andiamo a dormire… -
Sirius mi prese per mano, conducendomi con decisione su per le scale. Sembrò pensare fosse opportuno non mandarmi così da sprovveduta in stanza con Ginevra e company, mi spinse delicatamente nella sua stanza.
- Sirius… tu sai fare un Patronus? – biascicai io, dando l’impressione di aver già rimosso dalla mia mente i momenti di fuoco vissuti poco prima.
- Sì… perché? – chiese lui, sembrando sorpreso e anche un po’ sollevato da quel cambiamento di rotta.
- Expecto Patronum! – canticchiai allora, dopo aver preso la bacchetta dalla tasca dei miei pantaloni, facendo apparire una lince argentea.
-Tu non stai bene… - mormorò lui divertito, scuotendo allo stesso tempo la testa.
- Hai visto che bella? Ha i ciuffetti sulle orecchie! – gorgogliai con tono orgogliosamente infantile.
Sirius sembrò intenerirsi, mi sfilò delicatamente la bacchetta dalle mani e mi fece coricare sulla morbida trapunta che copriva il suo letto.
- Bellissima… ma ora dormi, dai… -
- No, no, non voglio dormire! – protestai, rimettendomi seduta – Prima voglio vedere il tuo Patronus! –
Black si arrese senza fare tante storie, mi accontentò evocando un grosso cane al fianco della mia lince.
Lo spettacolo straordinario fu che i due Patroni si misero ad annusarsi a vicenda, in uno strano gioco di riconoscimento reciproco.
- Ha le zampe felpate! – ridacchiai io, dimenandomi tutta eccitata.
- Lauren, dai… adesso dormi… - insistette lui, facendo scomparire le due figure luminose con un altro gesto della sua bacchetta.
- Siamo noi, Sirius, siamo noi! – gli feci osservare, arrendendomi ad appoggiare la testa sul cuscino – Siamo Ciuffetta e Felpato… -
In pochi secondi la mia alter ego si ritrovò a russare leggermente sul letto, presa tra chissà quali sogni, mentre un Sirius dall’aria combattuta uscì dalla stanza scuotendo la testa come per negare qualcosa a se stesso.

Di nuovo il salotto di Grimmauld Place, ma senza albero di Natale e malefica bottiglia colma di liquido alcolico.
Solo io, Sirius, il Pensatoio e il nostro imbarazzo.
Chi avrebbe avuto il coraggio di parlare per primo? Ero quasi certa che non sarei stata io, non dopo quella tremenda figura da meretrice.
Forse Bellatrix aveva ragione quando diceva che io e Suzanne non eravamo altre che donne di facili costumi.
- Non devi preoccuparti per quello che è successo, ti ho già detto che non è stato niente che io non avessi già fatto in gioventù… - mi rassicurò Sirius con lo sguardo basso, evitando di incontrare i miei occhi.
- Sono stata una stupida… -
- Sei giovane, non reggi bene il Liquore d’Ambra, sono cose che capitano… -
- Ti ho provocato, avresti benissimo potuto reagire d’istinto… non avrei dovuto farlo… - gli feci osservare di nuovo, sentendomi pentita per essere stata scorretta nei suoi confronti.
Fu allora che Sirius alzò i suoi occhi verso di me, in cerca di una risposta.
- Era solo attrazione dovuta al Liquore, vero? – chiese lui a bruciapelo, come se da quella mia risposta avessero potuto dipendere molte ed importanti cose.
Sospirai pesantemente, incrociando le braccia al petto. Dovevo dirgli che non era famosa per la mia chiarezza mentale riguardo ai sentimenti?
In quel momento mi piacevano – chi più chi meno – Blaise, Draco e Daniel.
Senza contare la fortissima attrazione sviluppata nei confronti di Lucius e la profonda ammirazione verso il mio professore di Pozioni.
Ero una banderuola? Può darsi.
- Per me non lo era… - sussurrò lui, forse non abbastanza paziente da aspettare una mia risposta - …ma non ti preoccupare, Lauren, posso capire il tuo silenzio –
Pausa, sentii uno strano rumore uscire dalle sue labbra.
Come di denti stretti, strisciati tra di loro per non dare via di scampo alle parole.
- In fondo, io sono vecchio… guardando l’età, potrei essere tuo padre… -
L’amarezza nella frase appena pronunciata da Sirius mi fece pensare che forse lui vedeva in me una specie di copia di mia madre. Una gemella più giovane della donna che aveva amato e che non aveva mai potuto avere.
Ma era capace di ragionare in modo razionale, lui.
Mi aveva fatto notare senza tanti problemi che forse il motivo che mi spingeva a non essere chiara nei suoi confronti era l’età che ci separava e che ci rendeva parti di due epoche diverse. Contro il suo desiderio, contro i suoi sentimenti, contro se stesso.
- Credo che tu abbia ragione, Sirius… -
Vigliacca, tremenda vigliacca.
Non era così, lo sapevo benissimo. Provavo qualcosa anche per Lucius, alla fine, perché non per Sirius?
Solo a causa della mia confusione sentimentale avevo spezzato il cuore a tante, troppe persone.
- Ma questo non vuol dire che forse io non provi qualcosa per te… -
- Cosa vuoi dire? – ribatté lui, con un tono speranzoso che mi fece male.
- Non lo so, Sirius, non lo so… non capisco più niente… - mormorai arrabbiata con me stessa, rannicchiandomi al suo fianco sul divano.
Non sapevo come, ma sembrava riuscisse a capire cosa mi tormentava.
- Sei proprio uguale a tua madre… -
- Come, scusa? – replicai di scatto, con un tono troppo acido per la circostanza.
Dovevo averlo spaventato, perché mi guardò con risentimento prima di rispondere alla mia brusca domanda.
- Anche lei non era capace di mettere in una gerarchia ordinata le cose che passavano per quella sua testolina tanto dotata di intelligenza… -
Insultata, mi sentii insultata.
Anche Severus, prima che finissi a fare compagnia ai suoi vecchi compagni di brigata, mi aveva detto che ero diventata sciocca. Avevo fatto in modo di perdere i miei due migliori amici – forse anche tre – e l’avevo fatto per inseguire il ragazzo che credevo di amare.
Ma era l’unico che credevo avesse il diritto di stazionare nel mio cuore?
Mi presi la testa tra le mani, sentendo le tempie pulsare furiosamente. Avrei voluto attribuire quella confusione al lungo periodo di prigionia, ma sarebbe stato dire una menzogna.
- Voglio andare a dormire, Sirius – gli comunicai con tono freddo, ma senza alzarmi in piedi.
- Va bene… lasciami solo dire due cose… -
Spostai lentamente i miei occhi verso i suoi, stranamente seri e opachi – senza alcun cenno di divertimento o malizia.
- Stasera sei bellissima, questo è un dato di fatto, e se non avessi l’età che hai stai certa che non ti lascerei scappare così – disse lui con indifferenza, come se stesse parlando del tempo – inoltre, se tu vuoi che non parliamo più di questa cosa, per me va bene… ma sii consapevole che nessuno di noi due poi potrà avanzare diritti sull’altro, in caso ci dimenticassimo della nostra… mmm… attrazione?
Attrazione sembrava un termine dispregiativo, ma non credevo esistesse altra definizione per quello che c’era tra noi due, povere anime confuse dal destino.
Ero pronta a scommettere che Sirius ricordasse a me Daniel e che io ricordassi a lui Suzanne.
Sì, non c’era altra spiegazione.
Ero pronta a scommettere su una teoria che ero certa si sarebbe rivelata perdente, solo per non credere che mi ero veramente affezionata in modo strano alla persona sbagliata.
- Sirius… -
Il suo nome mi uscì dalle labbra con tono dolce e leggermente colpevole.
Mi sarei pentita delle mie parole, probabilmente, ma non potevo continuare a bloccarmi davanti a un mio desiderio solo perché temevo il giudizio della gente o solo perché sapevo che si trattava di qualcosa di eticamente sbagliato.
- Sirius… non potremmo fare una prova, stasera? –
- Una prova? –
Mi guardava sospettoso, come se avesse intuito che quello che stavo per suggerire avrebbe probabilmente portato all’esasperazione la resistenza di entrambi.
- Non potremmo dormire insieme per questa notte, anche solo abbracciati, e poi prendere la terribile decisione alla luce del giorno? –
Il suo sguardo era indecifrabile, per un attimo temetti che avesse solamente voluto mandarmi a quel paese. Poi annuì con lentezza, accettando suo malgrado quella proposta maligna.
- Va bene… ma solo abbracciati, niente di più, altrimenti non potrei rispondere delle mie azioni… -
Un sorriso malizioso, per la prima volta mi fece rilassare al posto di imbarazzarmi.
Appoggiai la mia testa sulla spalla di Sirius, inspirando profondamente per cercare di capire come sarebbe stato il risultato dell’unione dei nostri profumi.
Sentivo una fragranza intensa, un po’ aspra ma con un’ultima nota decisamente dolce.
Un po’ contraddittoria, come lo eravamo noi in quel momento.
Passammo ore senza parlare e senza toccarci, l’unico contatto costituito dalla mia testa contro la sua setosa camicia, fino a quando non cadde il silenzio intervallato solo dai nostri respiri.
Fino a quando i nostri occhi non si chiusero davanti ad un sonno sereno, conciliato dalla presenza rassicurante di una persona tanto desiderata al nostro fianco.



Note dell'autrice

Buon pomeriggio a tutti!
Finalmente ecco svelato il mistero di Ciuffetta, rimasto nel dimenticatoio per un numero indefinito di capitoli ^^
Cosa posso dire? Niente di rilevante, ad essere sincera. Vi ringrazio come sempre tutti, dal primo all'ultimo lettore, e vi chiedo di perdonarmi se non cito chi ha aggiunto recentemente la storia tra le Seguite o le Preferite perchè non riesco proprio a trovare nomi nuovi.
Sì, sto diventanto vecchia U_U
A presto, xoxo
Lady Lynx

P.S. Oggi, 12 gennaio, è il compleanno di Daniel! ^^

HermioneForever92: prima di tutto mi scuso con te per averti chiamata HermioneGranger92 nella risposta alle recensioni del precedente capitolo, provvederò a correggere appena possibile ç.ç  Per quanto riguarda Lauren e Sirius... beh, si vedrà! La notte porta consiglio, c'è solo da aspettare cosa dirà a questi due ^^  Grazie per la recensione!
Atari: hai anticipato la domanda di Lauren a Sirius... ma, come avrai già scoperto leggendo, la risposta è no ^^  Quindi non gliel'ha detto prima esattamente per questo motivo, perchè non lo è. Grazie per la recensione e per avermi rassicurata sulla scena della cena (una parte molto sofferta).
_Niki_: la profezia della Cooman è volutamente aperta a mille interpretazioni, per lasciare un alone di mistero... comunque è vero,. Sirius potrebbe essere un papabile candidato ^^  Dopo questo capitolo, posso dirti che l'affetto di Sirius per Lauren non è propriamente amore infatti lei lo vede come un riflesso degli antichi sentimenti di Sirius per Suzanne. Solo il tempo saprà dirci di più, però. Grazie per la recensione!
Valery_Ivanov: ah, povero Danny... solo a Lauren interessa il suo triste destino! xD Neanche a farlo apposta, Sirius ha ammesso di non essere il padre di Lauren anche se naturalmente si è ben guardato dal dire se sa qualcosa in più al riguardo. Draco? Beh, lui avrà il suo "ritorno in grande stile" quando Lauren tornerà ad Hogwarts, quindi tra qualche capitolo. Manca anche a me, ma le questioni di trama sono odiosamente rigide e devono essere rispettate... sigh! Grazie per i complimenti e la recensione!

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Capitolo 56
*** Il labirinto dei pensieri ***



Fu un sonoro “pop” da Smaterializzazione a trascinarmi in uno sgradito stato di dormiveglia.
Avrei voluto dormire per sempre, con il mio naso immerso nell’intenso profumo emanato dalla chioma nero inchiostro di Sirius.
Eppure, nonostante tutti i miei sforzi per tornare pacificamente nel mondo dei sogni, qualcosa sembrava impedirmelo.
Sentivo uno sguardo gelido puntato sulla mia schiena, un paio di brividi ebbero la bella idea di risalirmi la spina dorsale e di trascinarmi sull’orlo del risveglio definitivo.
Spalancai gli occhi spaventata quando sentii la liscia e tondeggiante forma di una bacchetta insinuarsi tra la foresta marrone costituita dai miei capelli e il mento di Sirius per posizionarsi sulla pelle sensibile del collo del Malandrino, come pronta a lanciare un incantesimo.
Repressi all’istante la mia idea di alzare la testa ed attaccare il nuovo arrivato, quando la voce tanto conosciuta accarezzò con freddezza le mie orecchie.
- Non credevo che potessi essere così sfacciato da fartela anche con la nipotina di Silente, Black… -
Gli occhi di Sirius si aprirono anch’essi di scatto, puntandosi contro chi lo teneva sottotiro.
- Non è come credi -
- Ah, no… non è come credo, naturalmente… - sussurrò la voce con un velo sarcastico, provocando un affluire di sangue alle mie guance.
Decisi di rendere i due contendenti partecipi della mia presenza, alzai la testa sperando che il rossore sul mio viso non spiccasse troppo e non tradisse il mio stato d’animo.
- Professor Piton, posso spiegare… - esordii timidamente, risistemandomi rapida la spallina destra del vestito che era rovinosamente crollata in basso lasciando una bella vista del mio reggiseno.
Per fortuna Piton era alla mia sinistra.
Per sfortuna Sirius lasciò cadere l’occhio sullo spettacolo provocando una spinta della punta della bacchetta nella carne del suo collo.
- Non credo ci sia molto da spiegare, notando le vostre caste posizioni e gli sguardi colpevoli… - rispose lui, stringendo i denti.
Come sempre, Severus non aveva tutti i torti.
- Sirius non ha colpa in tutto questo, davvero! – esclamai con decisione, ricevendo in cambio un sorrisetto sarcastico.
- Dovrei anche crederci? –
Cercai di figurare nella mia mente quello che era successo nel bel mezzo della notte, sperando che Severus avesse il buon senso di leggermi nel pensiero come di solito si premurava di fare.
Riportai a galla l’immagine della sottoscritta seduta di fianco a un Sirius dormiente, lo sguardo pieno di sconforto che lanciai alla pelle d’oca che si era sparsa sulle mie braccia scoperte, la mia spontanea decisione di sedermi sulle gambe di chi mi stava a portata di mano per riscaldarmi, il cedere della mia testa appesantita dal sonno sulla sua spalla, incurante di questa nuova – e piuttosto compromettente – posizione, rimarcando con vigore quanto fossi stata consenziente e come Sirius non avesse fatto nessun invito sconcio o altro.
Era stata una mia decisione spontanea, presa perché avevo freddo. Tutto lì.
Il leggero sollevarsi del sopracciglio destro di Severus mi fece capire che il mio piano aveva funzionato.
Il suo sguardo colmo di gelida furia mi informò del fatto che da quel momento il suo accanimento si fosse spostato da Sirius, il suo bersaglio preferito, a me.
- Avanti, signorina Silente, alzati – mi sibilò con voce melliflua – non credo che la lezione di Pozioni che devi recuperare possa avere molto a che fare con l’educazione sessuale… -
Arrossii violentemente, lo fulminai seccata prima di accorgermi che non sarebbe stato conveniente alzarsi da quelle gambe.
La mia presenza permetteva di nascondere la strana reazione chimica che si era sviluppata in Sirius durante il mio scambio di battute con Severus.
Lo guardai dritto negli occhi, come per chiedergli consiglio su cosa avrei potuto fare per non metterlo nei pasticci – ma soprattutto molto scandalizzata da quel gesto esplicito - e le sue labbra si piegarono in un sorriso divertito.
- Qualcosa mi sfugge, immagino… - sillabò lentamente Piton - …dovrei immaginare cosa? –
Strinsi le labbra, irritandomi con Sirius per il suo comportamento infantile.
Aveva una mezza idea di cosa avrebbe potuto fargli Piton se avesse scoperto che il suo corpo reagiva così alla mia vicinanza? Come minimo avrebbe chiesto a mio nonno di portarmi via da Grimmauld Place, additando il caro Felpato come maniaco.
- Professore, non potrebbe andare a prendere il mio libro di Pozioni al piano di sopra mentre io e Sirius facciamo rapidamente colazione? – chiesi senza riflettere, sentendo l’eccitazione di Sirius premere contro il mio bacino e preoccupandomi a morte per quello che avrebbe potuto fare Severus.
Un rivoletto di sudore freddo mi scese per la schiena.
- No, signorina Silente – rispose lui con sguardo divertito, probabilmente godendo dell’agitazione mia e di Felpato – perché non ti alzi tu? –
Mi morsi il labbro, lasciai vagare i miei occhi di nuovo da Sirius a Piton, cercai di non pensare a quello che sarebbe potuto accadere tra me e il caro Black se Severus non fosse arrivato all’improvviso quella mattina.
- Allora? Non abbiamo tutto il giorno! – mi stuzzicò lui, fissando entrambi con sguardo trionfante.
- Avanti, Lauren, alzati – mi invitò pacatamente Sirius, rassicurandomi con gli occhi – abbiamo preso in giro il tuo professore abbastanza, per oggi! –
Vidi le guance di Severus prendere leggermente colore mentre le sue labbra si stringevano, guardai Felpato come per chiedergli se fosse improvvisamente impazzito.
- Lauren… avanti… - insistette lui con gentilezza.
Sarebbe finito nei guai, ma forse aveva deciso che era meglio non prolungare i tempi di sviluppo della rabbia di Severus. Mi alzai dalle gambe di Sirius, prevedendo già una battutina caustica da parte del mio professore, ma Felpato accavallò tempestivamente le gambe.
“Davvero geniale, Sirius…” pensai allora, lanciandogli uno sguardo ammirato.
Lui mi rispose con un occhiolino, mentre Severus mi appoggiò una mano sulla spalla fissando però il suo nemico storico.
- Black, dato che mi hai finalmente concesso di poter svolgere il mio compito, potresti anche comunicarmi in quale stanza potrò istruire la ragazza senza rischiare inutili interruzioni? – chiese Severus, con tono gelido.
- La stanza di Lauren potrebbe andare bene… vero? – rispose Sirius, invitandomi con lo sguardo ad acconsentire.
Non mi andava molto a genio l’idea che un mio professore potesse entrare nella mia stanza da letto, ma mi ritrovai costretta ad obbedire all’ordine velato di Sirius.
Almeno per salvare la reputazione di entrambi.
- Certo – replicai quasi subito, lisciandomi la gonna del vestito – mi segua, professore… -
Lo precedetti, salii rapidamente le scale e mi fermai sulla soglia della mia camera.
- Mi dia due minuti, devo solo cambiarmi… -
- Siamo già in ritardo, il tuo abbigliamento non è affar mio – replicò lui seccamente, facendomi cenno di spostarmi.
Scossi la testa sconsolata quando vidi il suo sguardo vagare sui miei vestiti e sui miei completini intimi sparsi per la camera dalla sera prima. Ero certa che l’opinione che aveva di me fosse decisamente peggiorata.
Emise un mezzo sospiro, accomodandosi sull’unica sedia presente. Agitò leggermente la bacchetta, facendo volare tutti i miei averi nel mio baule. Con un altro cenno fece chiudere la porta, prima di Appellare nelle sue mani il mio libro di Pozioni.
Io mi limitai a rimanere immobile, imbarazzata dal mio lascivo vestito rosso e dalle terribili figure che avevo collezionato fino a quel momento.
- Siediti, non perdiamo altro tempo – mi ordinò immediatamente, con tono che non ammetteva repliche.
Obbedii all’istante, accomodandomi sul bordo del letto. Restai in silenzio, ascoltando il fruscio delle pagine girate con meticolosità.
- Negli ultimi mesi abbiamo imparato a preparare diverse Pozioni, ma ai M.A.G.O. è molto probabile che te ne chiedano solo due di queste… la prima è il Distillato della Morte Vivente! –
Annuii pacatamente, senza aver il coraggio di incontrare i suoi occhi. Sapevo che non vedeva l’ora di cogliere l’occasione per rimproverarmi e non volevo dargliene motivo.
- La seconda è l’Amortentia… ma naturalmente è molto difficile che tu possa apprenderle senza il materiale adatto, quindi verrai per una settimana nel mio ufficio di sera quando sarai tornata ad Hogwarts –
Rimasi in silenzio, cercai di ignorare i passi che si sentivano nel corridoio davanti alla stanza.
- Quindi, dato che Albus mi ha incaricato anche di aggiornarti sulle lezioni di Trasfigurazione e Incantesimi, credo che per oggi sia più opportuno partire da questo… per la prossima volta invece studierai dal capitolo dieci al capitolo sedici del libro di Pozioni… ora, bacchetta in mano! –
Mi guardai attorno, cercando con aria sperduta la mia bacchetta.
- Credo di averla lasciata in salotto… - esalai, tentando di non lasciar trasparire la mia paura.
- Male, molto male – commentò lui, sembrando irritato – un’altra perdita di tempo! –
Non sapevo cosa rispondergli. Sembrava quasi che ce l’avesse con me.
- Posso… andare a prenderla? –
- No –
Fu in quel momento che alzai lo sguardo, aggrottando le sopracciglia.
- Mi scusi, come crede che possa recuperare Incantesimi e Trasfigurazione essendo sprovvista di bacchetta? –
- Sei distratta, signorina Silente – commentò lui con un ghigno sarcastico, estraendo la mia bacchetta dal suo mantello.
Come accidenti aveva fatto a prendermela?
- Immagino che questo annebbiamento del cervello sia dovuto alla presenza di Black – attaccò allora lui, con una veemenza che non mi sarei mai aspettata.
- Annebbiamento? No, Sirius mi sta facendo riprendere dallo shock che ho avuto in mezzo ai Mangiamorte… - risposi in difesa mia e di Felpato.
- Ah, certo… facendo quello che avete fatto ieri sera! –
- Non abbiamo fatto niente, ieri sera! – sbottai infastidita, arrossendo di nuovo mentre gli occhi di Severus percorrevano le mie gambe nude e il mio vestito ridotto.
- Il tuo abbigliamento racconta una storia diversa – osservò lui beffardo.
Sembrava divertito dalla situazione, ma sotto quello sguardo si celava una patina di incomprensibile rabbia.
- Non… non vuol dire niente come sono vestita! – urlai senza neanche tentare di trattenermi – Abbiamo solo fatto un gioco, niente di che! –
- Ah, ora si chiama gioco… -
Odiavo il suo dannatissimo sarcasmo. Sarebbe riuscito a farmi confessare una cosa che non avevo fatto.
- Non abbiamo fatto niente di quello che lei pensa! –
- E io cosa penso, signorina Silente? –
- Lei pensa… lei pensa… -
Ero talmente agitata che il mio respiro si era fatto affannoso. Temevo di sembrare scioccamente colpevole, temevo che Severus finisse per farmi una prevedibile richiesta davanti alla mia reticenza nel confessare quello che lui credeva fosse successo.
- Io penso che tu abbia fatto sesso con Black? Sì, lo penso e sono certo che sia così – constatò lui con voce chiara e gelida come l’acqua di montagna.
- Non è così! – urlai esasperata, sbattendo un piede per terra.
- Allora non sarà un problema per te lasciarmi verificare le tue parole… -
Esattamente quello che temevo. Sapevo che sarebbe arrivato a quello.
- Non ha alcun diritto di interessarsi al mio privato – replicai piattamente, tentando di fermare il tremito che percorreva le mie mani.
- Tuo nonno mi ha affidato il compito di tenerti d’occhio… - disse lui, accarezzando con soddisfazione ogni parola - …quindi io devo sapere, è logico –
No, non volevo che Severus venisse a conoscenza del rapporto che c’era tra me e Sirius.
E non volevo che sapesse i miei più reconditi segreti, non volevo assolutamente.
Avrebbe potuto fare domande compromettenti anche su se stesso.
Non volevo.
- Sono abbastanza grande per gestirmi da sola, grazie... – sputai acidamente, pensando quasi di poter corrodere l’aria.
- Io non la penso così… - sibilò lui, alzando la bacchetta.
Per un attimo il suo sguardo mi ricordò la follia che avevo letto negli occhi di ogni singolo Mangiamorte visto nella Congrega Oscura.
Era qualcosa di terribile, qualcosa che non avrei mai pensato di finire per leggere in quel rassicurante sguardo nero.
- Cosa… cosa… - balbettai agitata, indietreggiando di istinto.
- Legilimens –
Una sola parola, un attacco operato senza possibilità di difesa.
La dignità di Lauren Silente era pronta ad essere sgretolata in tanti frammenti.

Il discorso tra me e Sirius.
Stralci delle nostre frasi risuonarono nella mia mente, mentre non potevo fare altro che rivivere quei momenti nella mia mente.
- Sirius… non potremmo fare una prova, stasera? –
- Una prova? –
Il momento in cui mi aveva detto di lasciar perdere le verdure perché le stavo massacrando, i miei pensieri rivolti a Daniel disperso, e poi di nuovo alla scena principale.
- Non potremmo dormire insieme per questa notte, anche solo abbracciati, e poi prendere la terribile decisione alla luce del giorno? –
Il mio abbraccio con la testa sulla sua spalla, l’apparizione di Draco che mi puntava addosso la bacchetta, gli occhi di Daniel, il bianco vuoto della stanza nella sede della Congrega Oscura.
- Io non corteggio le ragazzine immature e frivole, signorina Silente -
Il tono acido di Severus, lo sguardo pazzo di Bellatrix, l’abbraccio rivolto a mio nonno al mio ritorno, il delirio sotto Cruciatus.
Un minestrone di ricordi, di pensieri, a cui dovevo assistere senza poterci dare un taglio.
- Sei vergine, vero? –
- Sì… -
La voce gelida, leggermente coinvolta di Lucius, il suoi occhi famelici, gli allenamenti di Quidditch, le foto di mia madre, il freddo della sera di San Valentino.
- Lauren… vuoi metterti con me? –
La mia prima pozione venuta in modo decente, l’incontro con Remus, la mia fuga da Beauxbatons, il bacio con Daniel.
- Qualunque cosa tu possa fare, sappi che non riuscirai mai ad entrare nella grazie del Signore Oscuro come aveva fatto quella puttana di tua madre… -
Ancora gli occhi folli di Bellatrix, la mia immagine smunta nello specchio della stanza in cui ero prigioniera, un difficile compito di Storia della Magia, la cena della sera prima con Sirius.
- Hai mai pensato di diventare Mangiamorte? –
La proposta di Voldemort, l’ennesima, con il mio sguardo terrorizzato per il timore che avesse indovinato un mio desiderio recondito.
Dovevo reagire, dovevo reagire.
Severus stava scavando troppo a fondo, rischiava di trovare cose troppo compromettenti.
- Hai paura, vero? E fai bene… perché dopo quello che hai fatto non resteremo a guardare… -
Draco, Blaise, Draco, Blaise.
La rabbia in quegli occhi, la paura di rimanere da sola in loro presenza, l’odio per Daniel che mi aveva lasciata da sola.
- No, Silente, non si può evitare … perché sei grande, ormai, non è vero? Ti devi assumere le tue responsabilità da persona adulta che sei… -
E no, no, non volevo assolutamente che tornasse quella maledetta scena.
Severus non poteva vederla, non doveva vederla.
E altre immagini, ancora, sempre peggiori e più intime.
Leggeva nella mia anima, non si sarebbe dato pace fino a quando non sarebbe riuscito a trovare tutti i singoli fatti di cui non era a conoscenza.
Mi sentivo violata nell’intimo, dovevo reagire.
“Pensa al nulla, pensa al nulla, Lauren…”
Un ultima, fuggevole immagine in cui descrivevo sul diario le mie impressioni su uno dei ricordi di Severus.
E poi il buio, il nulla, il ritorno alla realtà.

Ansimavo violentemente, cercando di riprendermi da tutto quello che le brevi ma intense immagini avevano provocato dentro di me.
Avevo lo sguardo all’altezza delle mani di Severus, tremavano tanto che lasciò cadere la bacchetta.
- Credo… che tu abbia molte cose da spiegarmi… - soffiò lui, sembrando sconvolto quanto me.
Ma lui non aveva alcun diritto di essere sconvolto, lui non era stato obbligato ad esporre senza volerlo tutti i suoi segreti in un colpo solo.
- No, non c’è niente da spiegare –
- Se non a me, a tuo nonno… -
Sentivo per la prima volta nel suo tono un tentativo di blandirmi, di convincermi, di tenermi calma.
Perché lui sapeva che io ero furiosa per quello che si era permesso di fare.
Alzai lo sguardo, consapevole delle fiamme presenti in quella fitta boscaglia di verde e marrone che erano i miei occhi.
- Non voglio più vederla – sillabai lentamente, scandendo le parole con tono deciso.
- Come… come dici? –
Lo sentii balbettare, anche questo per la prima volta. Mi sentivo soddisfatta, volevo fargli male.
- Ha capito benissimo –
- Penso che nessuno possa aiutarti meglio di me a… -
- Non ho bisogno dell’aiuto di un Mangiamorte –
Sguardo pietrificato, ferito, distrutto.
Silenzio.
- Io non… -
- Non lo è più? Strano, perché non si è comportato meglio di quanto non abbiano fatto i suoi colleghi –
- Loro non… -
- Vada via –
Provavo gusto nell’interromperlo, nel non dargli tempo per giustificare quella sua ignobile azione.
- Voglio che tu… -
- Vada via! – urlai all’improvviso, presa da un incredibile desiderio di restare da sola e piangere tutte le mie lacrime.
Lo vidi esitare, prima che raccogliesse la sua bacchetta, la infilasse nella tasca della veste e lasciasse la mia sul letto. Uscì dalla stanza, lasciando dietro di sé solo l’ombra del suo mantello e un accenno del profumo che non avevo mai notato.
Mi lasciai cadere sul letto, stremata e vuota.
Forse era giunto il momento di svelare a tutti, perfino a me stessa, il motivo per cui stavo ancora vivendo.
Forse era ora di fare un po’ d’ordine nel labirinto dei pensieri.



Note dell'autrice

Buon pomeriggio a tutti!
Essendo sabato non so quante persone saranno in casa per leggere questa storia, ma posso aggiornare solo oggi ^^
Ringrazio tutti i lettori e chi ha aggiunto la storia tra le Seguite o le Preferite, oltre a tutti quelli che mi lasciano sempre una recensione.
Spero che il capitolo non sia risultato confusionario, se così fosse mi premurerò di ricercare tutte le citazioni che ho inserito e di segnalare le parti della storia dove si trovano.
Passo alle vostre recensioni, xoxo
Lady Lynx

HermioneForever92: per fortuna non ti eri accorta, ma mi sembrava giusto scusarmi dato che io trovo seccante quando qualcuno si ostina a scrivere sbagliato il mio nickname ^^  Hai proprio ragione, questi due sono davvero un po' confusi e la notte non sembra aver contribuito molto alla chiarezza. Sono felice di aver ottenuto la tua approvazione al riguardo, dato che sei un'esperta del campo ^^ scrivo sempre con difficoltà di queste coppie così distanti per età. Grazie per la recensione!
Valery_Ivanov: così teneri e cucciolosi xD credo che l'indecisione di Lauren sia determinata anche dalla indecisione della sottoscritta che non riesce a trovare un buon motivo per sceglierne uno solo. Mi affido un po' alle recensioni e un po' al mio istinto, ma non è facile decidere quale sarò lo sfortunato che si prenderà questa pazza Lauren ^^ Purtroppo (o per fortuna) è stato proprio Severus a trovarli e il risultato non è stato proprio buonissimo... grazie e per la recensione e complimenti per l'intuito!
_Niki_: sono davvero molto teneri, devo ammettere che mi sembra strano scrivere delle scene così romantiche dato che io non sono una appassionata del genere. Lauren ha un piede in tante scarpe, ma prima o poi si dovrà decidere (anche perchè altrimenti temo che qualcuno giustamente la lincierà). Grazie per i complimenti e la recensione!
DarkViolet92: ho notato che hai appena lasciato la tua recensione e, neanche a farlo apposta, io psoto subito un altro capitolo... spero non ti dispiaccia! ^^  E' vero, sto tirando molto per le lunghe il rientro di Lauren a Hogwarts, ma ci tengo molto a prendermi il tempo necessario per sviluppare tutti i rapporti con i personaggi (in questo capitolo, ad esempio, ho cercato di dare una bella caratterizzazione a Piton). Comunque il ritorno avverrà presto, non ti preoccupare... grazie per la recensione!

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Capitolo 57
*** Una mezza prova ***



Pochi minuti dopo la sparizione di Severus, sentii una mano bussare leggermente alla porta della mia stanza.
Controllai di aver ripreso un respiro regolare e il controllo su me stessa, cercai di cancellare con un immaginario colpo di spugna le immagini che si affollavano nella mia mente.
Avevo elaborato un piano ben preciso, in quel momento di rabbia, e non sarei stata disposta a rinunciarci per nessuno al mondo.
- Avanti – dissi, a voce abbastanza alta da farmi sentire all’esterno.
Vidi il viso di Sirius, segnato da un’espressione alquanto preoccupata, affacciarsi nello spiraglio tra la porta e lo stipite.
- Tutto ok? Ho visto Mocc… Severus andarsene con una faccia che anticipava come minimo di trovarti stesa per terra e affatturata senza pietà –
In una situazione normale avrei forse riso davanti al suo tentativo di battuta, ma in quel momento le mie labbra non riuscirono a piegarsi.
Avevo poche ore di anticipo prima che Severus andasse a riferire a mio nonno tutto quello che aveva visto, in particolare le parti della Congrega Oscura e quelle con Lucius, e che mio nonno decidesse di riportarmi con la forza ad Hogwarts sotto la sua custodia tentando di psicanalizzarmi.
Non avevo tempo per stare ad ascoltare i convenevoli di Felpato, per quanto fossi consapevole avrebbero potuto migliorare quel terribile momento appena passato.
- Sirius, devo parlare con Lucius – lo interruppi seccamente, senza nemmeno prestare ascolto al discorso in cui si era imbarcato.
Si bloccò con la mano a mezz’aria, mi scrutò con una severità che non gli apparteneva.
- Avevamo deciso che l’avresti potuto fare tra una settimana, non sono passati neanche tre giorni dal tuo arrivo… - protestò lui, sembrando deciso a non darmela vinta.
- Sirius, è urgente – replicai stringendo gli occhi a fessura – e comunque lo farò che tu voglia o meno! –
- Ma cosa diamine ti ha fatto quel pazzo di Severus? –
- Vai a chiederlo a lui – sputai acidamente, prima di alzarmi dal letto e piazzarmi davanti a lui intimandogli con lo sguardo di lasciarmi passare.
- Lauren, no –
- Sirius, – ribattei io con testardaggine.
- Dimmi almeno il perché – insistette lui, guardandomi dritto negli occhi.
- Se Severus va a spifferare a mio nonno quello che mi ha letto nella testa con il Legilimens, allora ho ancora poche ore di permanenza a Grimmauld Place –
Dispiacere, rabbia, comprensione.
Tre lampi che attraversarono repentini lo sguardo di Sirius nell’apprendere quella notizia. Gli lasciai intendere senza farmi troppi scrupoli di coscienza che si trattasse dell’episodio accaduto tra di noi la sera precedente, volevo ottenere quello che volevo senza lottare inutilmente.
Mi costrinsi a non pensare alle mie parole, anche solo l’idea di abbandonare quella casa che era diventata in pochi giorni come mia mi faceva un male tremendo.
Nonostante tutto, Felpato non sembrava volersi spostare dalla porta.
- Spostati, devo scoprire chi è mio padre! – lo supplicai infine, dopo una silenziosa lotta di sguardi.
- Bene, ma alle mie condizioni –
Non potei fare a meno di accettare. Potevo quasi sentire i familiari passi di mio nonno camminare sul parquet di Grimmauld Place, avvicinarsi inesorabili, togliendo secondi preziosi per la scoperta della mia verità.

Sirius portò Lucius in salotto, dove stavo aspettando con Narcissa mentre bevevamo una tazza di tè.
All’inizio credevo che la sua condizione fosse solo poter assistere al mio “interrogatorio”, mentre per concedermi quel favore aveva deciso di obbligarmi anche a bere qualcosa di caldo e vestirmi in modo appropriato per riprendermi dallo shock che era certo Severus avesse finito volontariamente per procurarmi.
Sapevo che si sentiva in colpa, sapevo che credeva che il mio imminente addio fosse dovuto alla sua dichiarazione di attrazione nei miei confronti.
Non avevo il coraggio di dirgli che non si trattava di quello.
- Allora, Malfoy bello, ora siamo qui… e tu dovrai rispondere a delle domande senza nemmeno pensare di mentire, ok? –
- Sirius, abbassa la bacchetta… - mormorai con tono spento, leggendo la gratitudine negli occhi di Lucius – lui mi ama, ricordi? Quindi non c’è bisogno delle minacce… -
Narcissa mi strinse la mano come per farmi coraggio, quando invece credevo servisse più a lei. In fondo, non ero io quella costretta a vedere il mio marito ultraquarantenne innamorato di una ragazzina che avrebbe potuto essere sua figlia.
- Lucius… in una lettera che hai mandato a Narcissa, anni fa, avevi scritto che sapevi chi potesse essere mio padre… potresti dirmi il suo nome? –
Il Mangiamorte mi guardò con sguardo disperso, sperai che il prolungato effetto della Amortentia non gli avesse danneggiato la memoria o il cervello. Non me lo sarei mai perdonato.
- Lauren, amore mio, chi è questa Narcissa? –
La madre di Draco mi strinse di nuovo la mano, con più forza, nel sentire quelle parole.
- Narcissa è… era tua moglie, Lucius… ricordi la lettera? L’hai scritta quando Voldemort ti aveva incaricato di farmi espellere da Takatalvi… -
Niente da fare, l’uomo sembrava rifiutarsi di ricordare. Decisi di andare su una domanda più facile, qualcosa che non implicasse il collegamento con una donna che aveva amato.
- Allora cosa mi dici di Sabrina Fountain? Cosa ricordi di lei? –
Gli occhi grigi sembrarono finalmente avere uno sprizzo di memoria, si fissarono dolcemente su di me.
Sentii Narcissa e Sirius sussultare ai miei fianchi, evidentemente per due motivi tanto diversi quanto simili.
- Sabrina era una brava Mangiamorte, era la preferita del Signore Oscuro… si era unita a noi appena aveva finito Hogwarts, era davvero esperta negli Incantesimi, nelle Pozioni, in tutto… era perfetta! Per questo Bellatrix la odiava a morte, non la poteva vedere… l’aveva addirittura fatta giurare che si sarebbe uccisa se avesse tradito in qualche modo noi o il nostro Signore… -
La voce di Lucius sfumò, come se si fosse risvegliata una lotta interna dentro di lui.
- Lucius, ti prego, continua… - lo esortai, stringendo la tazza di tè forte nelle mie mani, temendo che mio nonno potesse comparire da un momento all’altro.
- Lei… lei andava a letto con tutti, tutti noi la volevamo perché era davvero sensuale, era bellissima, era provocante… era perfetta!
Di nuovo quel dannato aggettivo che tanto non si addiceva a me. Ero poi così sicura di essere sua figlia?
- Ma a volte il Signore Oscuro la voleva tutta per sé, passavano settimane rinchiusi nella stessa stanza… non sapevamo se fosse per escogitare qualche nuovo piano, per fare sesso o per entrambe le cose… Bellatrix si imbestialiva, davvero… fino a quando non si è aggiunto un altro Mangiamorte… -
Trattenni il fiato, attenta come non mai a quel racconto.
- Si faceva chiamare Keith Tufter…  - sentii Sirius sobbalzare al mio fianco, decisi di ignorarlo - …era un nome falso, ovviamente, dato che non si era nemmeno degnato di portarci un documento che lo provasse… ma non era un fatto importante, per il Signore Oscuro. A lui interessavano solo tre cose: spietatezza, potenza e astuzia. Quell’uomo le aveva tutte e tre. –
- Cosa aveva fatto questo Tufter per guadagnarsi il rispetto di Voldemort? –
- Era riuscito a conquistare la completa fiducia della sua bella spalla destra, Sabrina Fountain. Nessuno di noi Mangiamorte ci era mai riuscito, l’unico che aveva con lei un rapporto che andasse oltre al letto era Severus… erano migliori amici, sembra… - il viso di Lucius si illuminò di un ghigno - …infatti pare che lui non sia mai riuscito a farci niente di spinto –
Il fatto che Lucius non mi stesse aiutando molto mi fece innervosire. Strinsi le mani a pugno, cercando di mantenere la calma.
- Ok, senti… sei proprio sicuro di non avere nessuna informazione utile riguardo a questo Tufter? –
- Non so il nome, ma posso descriverlo… -
Annuii rapidamente, ignorando Sirius che mi stringeva il braccio destro come per richiamare la mia attenzione.
- Allora… si vestiva sempre di nero, in questo assomigliava molto a Severus. Forse era per quello che piaceva così tanto a Sabrina. Aveva detto che, alla scuola dov’era andato, il nero era un colore molto di moda… aveva detto che aveva fatto qualche anno ad Hogwarts, ma poi aveva dovuto trasferirsi… -
Sbuffai spazientita. Era così difficile ottenere una decente descrizione fisica?
- Lucius, perché non… - iniziai a dire, prima di essere interrotta da Sirius.
- Lauren, credo di avere un’ipotesi! –
- Non voglio le ipotesi, voglio la verità! – sbottai acidamente – Prima sentiamo Malfoy, poi vediamo di fare ipotesi! –
- Ma guarda che… -
La risposta di Sirius fu invece interrotta dall’apparizione della delegazione che tanto temevo: mio nonno e Severus.
Lucius scattò in piedi di colpo, cadendo a terra come un sacco di patate, dimenticandosi di essere legato. Narcissa mi trattenne seduta sul divano, mentre Sirius si limitò ad accavallare le gambe come se li avesse invitati per un tè.
- Qualcosa non va? – disse con finto tono allegro, prendendo in mano la situazione con nonchalance.
- Mi sorprende che la tua piccola compagna non ti abbia debitamente informato dell’avvenimento accaduto nella sua stanza poche ore fa – mormorò Severus, avanzando verso di noi a bacchetta levata.
- Avanti, Sev, cos’è tutta questa scena? Siamo tra amici, giù la bacchetta! –
Piton emise un basso ringhio nel sentire le parole di Black, mio nonno gli appoggiò la mano sulla spalla invitandolo a smettere l’assetto da guerra.
- Sirius, credo che sia opportuno portare Lauren a Hogwarts… - disse lui con la sua voce calma e chiara, suscitando un altro ringhio nella stanza, ma questa volta da parte di Felpato.
- Non abbiamo fatto niente di male, Albus – rispose Sirius duramente, alzandosi in piedi.
- Non capisco, ragazzo mio… so bene che tu non hai fatto niente di male… -
- Neanche Lauren! – sbottò lui con tono aggressivo.
- Certo, neanche Lauren… - i suoi penetranti occhi azzurri accarezzarono la mia mente con intenzione, mi affrettai a chiuderla da intrusi esterni - …ma questo non vuol dire che non sia finalmente arrivato il momento di mettere chiarezza tra le cose –
- Perché la volete portare via da Grimmauld Place, allora? Non c’è niente da chiarire, non c’è niente tra di noi! Albus, non puoi portarla lontana da me sono perché quello spione di Piton ci ha visti dormire vicini sul divano! Giuro sul mio onore da membro dell’Ordine che non ho fatto niente a tua nipote e so che tu puoi credermi, Albus! –
- Lauren, vorresti spiegarmi di cosa sta parlando Sirius? – mi chiese gentilmente mio nonno.
- Piton crede che ci sia una relazione tra di noi – replicai seccamente, fissando il povero Lucius rimasto a terra in una posizione alquanto scomoda.
Forse seguendo il mio sguardo, Narcissa si alzò per aiutarlo e lo condusse via con sé.
Addio per l’ennesima volta all’opportunità di scoprire l’identità di mio padre.
- Il professor Piton… - mi corresse automaticamente lui - …e comunque no, Sirius, non è questo il motivo per cui ho deciso di riportare Lauren con me a Hogwarts –
- Ah, beccati questo, Mocciosus! – urlò Felpato, sembrando più rilassato di prima.
- Io lo sapevo già, Black. Questa notizia non mi scalfisce in alcun modo. –
L’entusiasmo di Sirius si sgonfiò come un palloncino, lasciando posto al sospetto che io non gli avessi detto tutta la verità.
- Quindi… perché la portate via? –
Mi morsi il labbro con forza al pensiero di essere sul punto di perdere anche Sirius.
Maledetto Legilimens e chi me l’aveva scagliato addosso.
Maledetto Piton, finto pentito ma Mangiamorte radicato nell’animo.
- Abbiamo motivo di credere che Lauren debba dirci delle cose importanti e, conoscendola, non ce le dirà mai spontaneamente… di conseguenza, dovremo ricorrere a dei metodi poco carini ma molto più efficaci… -
Veritaserum, Legilimens, Pensatoio.
Mi aspettava davvero un bel ritorno ad Hogwarts. Quanto avrei voluto non essermi seduta sulle ginocchia di Sirius, la sera precedente.
Mi sarei evitata molti problemi, semplicemente sopportando il freddo.
- Lauren? Non mi avevi detto questo, ma… -
- Lascia perdere, Sirius – tagliai corto, alzandomi in piedi – vado a prendere le mie cose e vengo con voi, tanto avete già mandato tutto all’aria –
Prima che uno dei tre potesse anche solo provare a replicare, mi diressi con decisione verso la mia camera.
Non avevo alcuna intenzione di opporre resistenza o, ancora peggio, di scappare.
Sarebbe stato stupido consegnarmi di nuovo nelle mani dei Mangiamorte, dopo essere riuscita a sfuggirvi per un pelo.
Sollevai il mio baule con un Wingardium Leviosa, una volta arrivata nella mia stanza, e lo feci levitare davanti a me nello scendere lo scale.
- …ho chiaramente visto Lucius in atteggiamenti sgraditi con lei, Black. Ne sono certo. –
- Adesso vado e lo spello! Perché diamine non me l’ha detto? –
- Ragazzi miei, non siate precipitosi. Prima dovremo accertarci di molte cos… -
Notai che il terzetto aveva approfittato della mia assenza per iniziare un breve consulto privato. Si bloccarono istantaneamente appena mi videro.
- Se preferite, me ne vado… - sbottai acidamente, lasciando cadere il baule sul pavimento con un tonfo.
- No, ora saremo noi ad andare – rispose mio nonno con calma, guardando Sirius come per rassicurarlo – Severus, tu sarai il primo. Lauren ti seguirà e io arriverò per ultimo. Andremo per Polvere Volante. –
Il suo sguardo si posò su di me, in un misto di severo e compassionevole. Voltai i miei occhi verso Sirius, che sembrava voler evitare in tutti i modi di guardarmi.
Esattamente come avevo previsto, avevo perso anche lui.
Niente più Harry, Draco, Blaise, Daniel, Severus, Sirius.
Chi sarebbe stato il prossimo?
Forse era davvero destino che restassi da sola. Forse, con il mio caratteraccio, avrei portato all’esasperazione perfino nonno Albus.
Severus accese il camino con un gesto di bacchetta, vi gettò una manciata di Polvere presa dal contenitore che stava sul tavolino lì vicino, sparì nelle fiamme verdi dopo aver urlato “Ufficio di Severus Piton”.
Quello confermava senza dubbio la mia teoria del Veritaserum. Ma avrebbero dovuto minacciarmi di morte per riuscire a strapparmi il ricordo riguardante Lucius.
- Avanti, Lauren, tocca a te – mi ricordò con calma mio nonno, facendo vagare gli occhi da me a Felpato.
- Sirius… mi dispiace… - mormorai lentamente, sapendo che anche se non voleva guardarmi qualcosa dentro di lui l’avrebbe costretto a riflettere su quelle mie parole presto o tardi - …vorrei aver avuto il coraggio di dirti tutto, ma sono una vigliacca… per questo non mi hanno messa in Grifondoro… -
Nessuno rispose, nessuno tentò di fermarmi quando mi gettai anch’io nelle fiamme, urlando automaticamente le parole che mi avrebbero condotta verso un’inevitabile confessione.
Atterrai in modo stranamente leggiadro nel familiare ufficio del mio professore di Pozioni. Evitai accuratamente di incrociare il suo sguardo e lo stesso sembrò fare lui.
Averlo paragonato a un Mangiamorte era stata la cosa più crudele e perfida che potessi fare nei suoi confronti. Lo sapevo e in qualche perverso modo ne ero soddisfatta.
Attesi con ansia l’arrivo di mio nonno, ma sembrava non avere alcuna intenzione di arrivare. Iniziai a rabbrividire, sentendo che l’umidità dei sotterranei di Hogwarts prendeva possesso delle mie ossa.
Sbuffai indispettita. Come poteva Albus Silente, il mago più potente di tutti i tempi, perdersi nei camini utilizzando la Polvere Volante?
- Qualcosa non è di suo gradimento, signorina Silente? –
Mi voltai di scatto verso Piton, chiedendomi cosa fosse successo per costringerlo a parlare per primo.
- Mi sto chiedendo cosa abbia spinto mio nonno a ritardare, professore – risposi freddamente, non disposta a chiedere scusa per le mie parole o a perdonare la sua intrusione nella mia testa.
- Credo che stia informando Black dei recenti avvenimenti – replicò lui con tono altrettanto gelido – comunque può sedersi, se desidera –
Mi indicò la sedia che per i primi tre mesi di scuola credevo fosse stata di mio esclusivo uso.
Un gesto gentile coperto da una brina agghiacciante.
- Grazie – mormorai a tono bassissimo, sottolineando la mia riluttanza nell’accettare quella carineria.
Nonostante tutto, mi sedetti con calma. Tenni lo sguardo fisso sul pavimento, mentre sentivo Piton trafficare con quelli che sembravano fogli, e poi liquidi.
- Vuole una tazza di tè? –
L’uso del “lei” nei miei confronti, da parte sua, mi sembrava qualcosa di impensabile. Sembrava quasi che cercasse un ulteriore distacco.
Ma in ogni caso, per quanto fossi scossa e presa dall’ansia per mia nonno, avevo una mente abbastanza lucida da capire che non sarebbe stato intelligente accettare una tazza di liquido, senza averne controllato accuratamente la preparazione, nell’ufficio del pozionista più pericoloso che conoscessi. Non quando stavo cercando di non spifferare ulteriori segreti.
- No, grazie –
- Come desidera… le confesso che mi aspettavo una risposta negativa, conoscendo il suo temperamento ritroso e diffidente… -
Alzai lo sguardo, imitando la sua tipica alzata di sopracciglio multi significato.
Con quei continui tentativi di tenere viva la conversazione sembrava aver intenzione di seppellire l’ascia di guerra o era una mia impressione?
- Cosa intende dire? –
- Non avrei dovuto introdurmi nella sua mente senza permesso… -
Rimasi senza parole davanti a quello sconvolgente tentativo che confermava il suo desiderio di fare pace.
Da quanto Piton si piegava a chiedere scusa per primo?
Da quando decideva di lasciarmi vincere senza lottare strenuamente con le unghie e i denti?
Da quanto Piton era così poco… Piton?
- …ma naturalmente lei non avrebbe dovuto tenere nascosti segreti a mio parere fondamentali per aiutarla nella sua ripresa di coscienza! –
Ah, mi sembrava strana quella ammissione di colpa così spontanea. Molto strana.
- Io non devo riprendere nessuna coscienza – sbottai acidamente.
- Stia attenta, con quel tono rischia di corrodermi il mantello… e io tengo molto al mio mantello, potrei metterla in punizione! –
Era una battuta per caso? L’ombra di ilarità passò fuggevole dietro lo scuro dei suoi occhi neri come il carbone.
- Di nuovo? Non le bastano i disastri che ha già combinato con la sua mania di mettermi in punizione per suo piacere personale? –
- Non mi risulta di essere… -
- E che punizione intende infliggermi questa volta? Lanciarmi Cruciatus fino a quando non mi vedrà riversa sul pavimento a implorare pietà? –
- Signorina Silente, non le permetto… -
- Ai suoi vecchi amici è piaciuto, sa? Erano così felici mentre la Lestrange si occupava di rimettermi al mio posto, al posto in cui una sporca Mezzosangue come me deve stare! Lo pensa anche lei, vero?–
- Ora basta! – urlò Piton, estraendo la bacchetta e puntandomela contro.
Deglutii lentamente. L’avevo interrotto per due volte, per giunta con parole ingiuriose e poco diplomatiche, e avrei dovuto frenare la mia dannatissima lingua davanti a quell’esplosione di rabbia.
Ma quella volta non avevo più niente da perdere, volevo vedere fino a dove avrei potuto tirare la corda con quell’uomo freddo anche nei momenti di più intenso sentimentalismo e riuscire a capire se fosse possibile ottenere una reazione sconsiderata da parte sua.
Volevo provocarlo e non mi sarei fermata davanti a una semplice alzata di bacchetta, sapevo che non mi avrebbe colpita.
- Basta? Le sembra che io possa tacere davanti a quello che lei sembra avere intenzione di farmi? –
Mi lanciò uno sguardo tagliente, facendomi capire che quella pantomima che stavo tirando in piedi era destinata a finire… con le buone o con le cattive.
- Gradirei che lei tacesse, signorina Silente – mi informò con tono forzatamente calmo, mentre abbassava lentamente la bacchetta – in modo che mi sia possibile spiegarle il motivo della scelta presa da me e da suo nonno –
Continuare a provocare senza freni o ricominciare a portare rispetto a Piton?
La decisione, nella mia mente provata dagli ultimi mesi, era ardua. Ma qualcosa mi diceva che dare spazio alle spiegazioni di Severus, senza pensare al momento in cui mi aveva scagliato addosso il Legilimens, sarebbe stata la scelta più sensata.
Non ottenendo nessuna risposta da parte mia, il professore sembrò togliere la rigidità della tensione dai suoi lineamenti.
- Lasciando da parte gli avvenimenti in questo momento meno rilevanti, come il mio incantesimo invadente su di lei e le sue parole infamanti su di me, posso comunicarle con certezza che l’unico motivo per cui abbiamo deciso di riportarla a Hogwarts è solo per salvaguardare la sua salute mentale –
Di nuovo rimasi in silenzio. Avevano ragione, in qualche modo non ero molto a posto con la testa.
- Questa decisione è dipesa dal suo comportamento, a nostro parere anormale, monitorato da Black durante i suoi giorni di permanenza in Grimmauld Place. Non nascondo che la visione dei suoi ricordi nel Legilimens sia stata fondamentale per avere la conferma dei nostri sospetti –
Annuii lentamente, sentendo il sangue della vergogna affluire alle mie guance.
- Ci sarebbe gradito sentire la sua versione dei fatti, nonostante ritengo sia difficile fraintendere certe immagini esplicite a cui ho avuto modo di assistere. Il suo parere potrebbe però esserci utile per prendere una decisione riguardo alla sorte del signor Malfoy –
Tenni lo sguardo basso con strategia, cercando di sembrare impassibile.
- Ha domande da pormi? –
Riflettei a lungo su cosa avrei potuto chiedere a Severus, che aveva esposto tutto in modo stranamente asettico e rapido.
- Potrebbe smettere di darmi del lei, professore? – sussurrai infine, prendendo a due mani il coraggio per guardarlo negli occhi.
Severus sbattè una volta le ciglia, prima di prendere a fissarmi con aria discretamente interrogativa.
- Non… non credo di meritarmi un trattamento così distaccato e impersonale solo perché… - mi fermai a metà della frase, sentendo che non era quello il motivo della mia richiesta - …professore, mi dispiace di averla definita un Mangiamorte. Lei non lo è, e io l’ho sempre difesa strenuamente in precedenza riguardo a questo… ma qualcosa, durante la mia permanenza alla corte di Voldemort, è andato perso… forse il mio senno, forse la mia dignità, forse la mia capacità di intendere e di volere… forse tutte queste cose… -
Sentii le lacrime pizzicarmi il naso e le mie labbra iniziare a tremare senza motivo.
- Sono una ragazza disturbata, so che lo pensa… ha tutte le ragioni di questo mondo per pensarlo, d’altronde il mio comportamento non è stato dei migliori nei suoi confronti e… -
Mi bloccai di nuovo, passandomi una mano tra i capelli. Troppe cose si erano ammassate sulle mie spalle, troppi dubbi che avevo tentato di riempire nascondendo a mia volta alle persone a me care le uniche cose che forse avrebbero voluto sapere.
I miei sentimenti, le mie incertezze, le mie paure.
- Non so cosa fare per farmi perdonare, professore… - sussurrai di nuovo, fissando vacuamente le lucida scarpe nere di Piton - …mi aiuti lei, per favore… farei qualsiasi cosa… -
Nonno Albus mi aveva detto che offrirsi in modo così generico corrispondeva spesso a dover fare qualcosa che ci sarebbe sicuramente stato sgradito.
Ma io mi fidavo di Piton, nonostante la sua intrusione non autorizzata nella mia mente, e sapevo che qualunque cosa avesse scelto non mi sarebbe stata dannosa.
- Per quanto mi riguarda, signorina Silente, mi basta che mi racconti passo per passo gli avvenimenti accaduti nel covo della Congrega Oscura… in particolare, vorrei chiarimenti sulle parti riguardanti te e Lucius Malfoy… -
I miei muscoli si rilassarono leggermente, nel notare che il tono di Severus si era fatto meno rigido e che era tornato al tu.
- Come desidera… - esalai in un sospiro, intrecciando le dita delle mie mani, sentendomi a disagio - …ma le anticipo che si tratta di una storia lunga –
- Abbiamo a disposizione tutto il tempo necessario -
Vidi le gambe di una sedia apparire vicino alle scarpe di Piton e poi seguii i movimenti del mio professore mentre si accomodava davanti a me. Alzai di nuovo, esitante, lo sguardo per incontrare il suo.
Mi stava spingendo con una strana delicatezza a confessare i motivi della mia pazzia, non potevo fare altro che accettare quella bizzarra offerta di aiuto.
Iniziai a raccontare i tre mesi più lunghi della mia breve vita.


Note dell'autrice

Buonasera a tutti!
Sto cercando di mantenere un ritmo di aggiornamento costante, ma tra un impegno e l'altro non riesco sempre a farlo.
Spero come sempre che questo capitolo vi sia piaciuto, ringrazio tutti dal primo all'ultimo: chi legge, chi ha aggiunto tra le Seguite o le Preferite, chi commenta e chi continua a seguirmi ^^
Per chi volesse saperlo, mancano sette capitoli esatti alla fine della storia (a meno che non decida all'improvviso di cambiare qualcosa, ma ne dubito fortemente ormai dato che l'ho corretta interamente).
A presto, xoxo
Lady Lynx

vcullen: in effetti Piton si è lasciato un po' prendere la mano e l'ha pagata piuttosto cara, ma la preoccupazione fa perdere il controllo a chiunque. Grazie per la recensione!
mistero: un ritorno in grande stile, con litigata furiosa annessa ^^ sì, sto cercando di renderlo un po' più aperto alla manifestazione dei suoi pensieri più intimi, anche se ci tengo a non trascinarlo troppo fuori dal perfetto se stesso. Non hanno ancora fatto pace, ma il presupposto sembra buono xD Grazie per la recensione!
alice81: accidenti, complimenti per la dedizione! ^^ Hai proprio ragione, Lauren ha la testa più disordinata di una stanza attaccata da un uragano... ma cosa ci vuoi fare, è l'adolescenza! Accetto tutti i suggerimenti possibili e immaginabili, ma non assicuro niente xD grazie per la recensione!
HermioneForever92: non oso immaginare come avresti reagito, dato che anche Lauren non è stata poi tanto buona ^^  concordo sul fatto che avrebbe dovuto fermarsi prima, ma l'ha fatto in buona fede e credo che non si sarebbe mai immaginato di trovare quello che alla fine ha trovato in qualla testolina. Grazie per la recensione!
Luciana Menditegui: prima di tutto, buon compleanno! Se lo avessi saputo, ti avrei fatto gli auguri prima essendo molto puntigliosa su queste cose... scusami per il ritardo, spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo ^^ Come ho scritto sopra, ne mancano sette... le rivelazioni sono sempre più vicine! Grazie per la recensione!
Valery_Ivanov: rapporti quasi riallacciati, ma conoscendo quei due non ci conterei molto... e ammetto di essermi divertita come una matta a scrivere di quel Sirius un po' così, anche se forse il Sirius della Rowling mi denuncerebbe per aver rovinato la sua dignità xD Per una volta, approvo una frase di Ronald (non mi piace molto come personaggio ^^)  e mi affretto a seguire il suo consiglio di riordinare la testa della povera Lauren. Grazie per i complimenti e la recensione!

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Capitolo 58
*** Il padrino ***



Quando finii di raccontare l’epopea di Lauren Silente, il silenzio si prese liberamente la licenza di invadere pacificamente la stanza.
Mi ero messa a nudo davanti al mio professore di Pozioni, ma quello non era poi così importante.
Sapevo finalmente che qualcuno sapeva tutto, ogni singolo dettaglio, dell’esperienza che avevo vissuto e che quel qualcuno era una persona di cui ci si poteva fidare.
Il resto non contava, sarebbe venuto da sé nel momento in cui questa persona avrebbe parlato con nonno Albus che avrebbe a sua volta parlato con gli altri interessati.
Il mio ruolo in quella vicenda era temporaneamente terminato e quello mi avrebbe permesso di lasciare che i momenti scabrosi tra me e Lucius sedimentassero nella mia mente – sepolti magari da ricordi ben più felici.
Al termine del mio racconto, quindi, Severus si alzò con un movimento sinuoso dalla sua sedia e si diresse verso il fondo della stanza. Tornando verso di me, portò nelle sue braccia il famigerato Pensatoio.
Lo guardai con discrezione, mentre trasferiva il ricordo appena acquistato dalla nostra discussione nel liquido argenteo per metterlo a completa disposizione dell’Ordine.
Infine, una volta appoggiato il bacile sulla scrivania lì vicino, mi guardò inespressivo.
- Quindi, alla luce dei fatti di cui mi hai appena parlato, cosa ritieni sia opportuno fare con Malfoy? –
La domanda mi prese alla sprovvista, ero certa che la decisione sarebbe stata presa dai membri dell’Ordine e non da me.
- Non… non lo so… - replica incerta, soppesando le parole - …insomma, gli episodi a sfondo… ehm… sessuale… sono stati provocati da me, seppur con l’intento di fuggire… quindi metà della colpa è anche della sottoscritta… -
Vidi le sue pallide labbra stringersi più di quanto non lo fossero già.
- Concordo –
- E, a conti fatti, non sarei qui se Lucius non mi avesse Smaterializzata… e non credo che conti molto il fatto che sia controllato dalla Amortentia e… non lo so… - conclusi allora, accompagnando il tutto con un sospiro sconsolato.
- Rimandiamo la decisione alla prossima riunione dell’Ordine? – mi suggerì lui, come leggendomi nel pensiero.
- Sì, credo che sia la cosa migliore… - risposi con tono colmo di gratitudine.
Piton annuì lentamente, mentre riprendeva in mano il Pensatoio. Aggrottai le sopracciglia, chiedendomi cosa volesse fare con quel aggeggio.
- Mi sento profondamente colpevole al pensiero che forse, mostrandoti per primo questo ricordo e tralasciando quelli meno importanti di cui sei già a conoscenza, avrei potuto evitare alcuni degli avvenimenti recenti – esordì lui, guardandomi dritta negli occhi – ma forse non l’avresti presa nel modo giusto e comunque metterti a conoscenza di questo particolare quando ancora diffidavi profondamente di me non mi avrebbe portato alcun vantaggio. Onde evitare ulteriori inconvenienti, però, mi trovo costretto a dirti tutta la verità a mia disposizione. –
Spalancai gli occhi, mentre una domanda mi attraversava la mente come un fulmine a ciel sereno.
Che Severus fosse mio padre come ipotizzato da Narcissa?
No, non era possibile. Me l’avrebbe detto prima, no?
O forse no, aveva detto che non gli avrebbe portato alcun vantaggio.
Cosa intendeva dire?
- Fossi in te, al posto di tormentarmi entrerei nel Pensatoio - mi riscosse lui, scaldandomi il cuore con quella scintilla di ironia che mi era tanto mancata.
Gli risposi con un tenue sorriso, mentre lasciavo che le mie membra si fondessero nel liquido argenteo dei suoi pensieri.

Severus era appoggiato ad un muro di pietra con le braccia incrociate, di fianco ad una porta riccamente decorata che si aprì all’istante.
Mentre il professore si staccava lentamente dal suo appoggio, una figura incappucciata con ricci rossi che uscivano dal tessuto nero richiuse dietro di sé l’uscio.
- Suzanne – disse Piton con voce decisa, afferrando con forza il braccio della nuova arrivata.
Vidi mia madre sussultare, presa di sorpresa, e guardai i suoi occhi angosciati una volta che Severus le ebbe abbassato il cappuccio.
- Cosa ti ha detto? –
- Non dovresti essere qui, Severus… - mormorò lei, guardandosi intorno come se si aspettasse di veder apparire qualcuno di poco gradito da un momento all’altro - …e non dovresti chiamarmi in quel modo, sai che non è sicuro -
- Suzanne, rispondimi – ripeté lui, con tono perentorio – cosa ti ha detto? –
Mia madre sospirò passandosi la mano libera nella chioma color fiamma tutta riccia di umidità, sembrando arrendersi davanti al fatto che qualcuno potesse scoprire il suo vero nome.
- Vieni, te lo spiego al riparo da occhi indiscreti… -
Seguii a fatica i due mentre attraversavano con ampie falcate i corridoi di quello che sembrava essere un immenso palazzo, fino ad una stanza deserta.
Mia madre si sedette sospirando sul letto e si tolse il mantello. Notai per la prima volta che il vestito sembrava decisamente tirato sul ventre.
Doveva essere incinta di me, in quel ricordo.
- Allora? – insistette Severus, tamburellando nervosamente sullo stipite della porta, senza spostare per un attimo gli occhi da Suzanne.
- Ha detto… ha detto che sono parzialmente sospesa dal mio ruolo, ma che se dovesse avere urgentemente bisogno di me dovrò comunque fare il mio lavoro… - rispose lei, mordendosi il labbro superiore – ha detto che non è affar suo la salute della bambina e che la concessione che mi ha dato è già fin troppo… -
Vidi le dita di Severus stringere convulsamente qualcosa nella tasca del suo mantello.
- Non puoi duellare, Suzanne! Hai almeno tentato di far valere le tue ragioni? –
- Certo che ci ho provato, Severus, non credere che io sia una sprovveduta! Ma il Signore Oscuro ha ragione, sono semplicemente stata sciocca a farmi mettere in questa situazione! –
- Ah, certo – commentò Piton con puro sarcasmo – allora perché non abortisci? –
- Stai scherzando? – sputò lei, lanciandogli uno sguardo di fuoco – Questa è la mia creatura! –
- Continuare ad andare in missione sarà come abortire, lo capisci? –
- Non dire sciocchezze… - replicò mia madre, senza però sembrare pienamente convinta.
Severus le si avvicinò e le posò una mano sulla testa, accarezzandole con tenerezza i capelli.
- Suzanne, non puoi permetterti di perdere la cosa che ami di più al mondo… -
- Sev, io… ricordi cosa ho giurato per entrare nella Congrega Oscura? –
Vidi lo sguardo di Piton rabbuiarsi, ma il suo viso annuire.
- Questo cosa ha a che fare con la bambina? –
- Avevo pensato di lasciarmi alle spalle la vita da Mangiamorte… - mormorò lei, arrossendo come imbarazzata - …sì, insomma, di tornare da mio padre… ma sarebbe un tradimento nei confronti della Congrega, e dovrei uccidermi… e la mia bambina non avrebbe una madre… e io so quanto sia difficile crescere senza una madre… -
Suzanne si fermò, mentre le sue spalle venivano scosse dai singhiozzi e le sue guance venivano rigate dalle lacrime.
- Ma è l’unica soluzione, lo sai… la bambina morirà, se continuerai a partecipare alle missioni! –
Il tono pragmatico di Severus sembrò riportarla alla realtà, vidi la sua mano appoggiarsi al ventre.
Ad una seconda occhiata, potevo stabilire con una certa sicurezza che la gravidanza fosse ormai verso il sesto mese.
- Severus… - si alzò in piedi, per guardare negli occhi l’uomo che le stava davanti, quello che Lucius mi aveva raccontato fosse il suo migliore amico - Severus, io devo chiederti un favore enorme, allora… -
Vidi Piton indietreggiare lentamente, ma appoggiare una mano sulla spalla di mia madre.
- Dimmi, Suzanne… -
- Io… mi hai convinta, tra qualche settimana tornerò da mio padre per la salute della mia creatura, ma solo se tu mi prometterai una cosa… - si morse di nuovo il labbro, sfiorò la guancia del suo amico con una carezza - …io vorrei che tu ti prendessi cura della bambina, Severus, in caso io dovessi morire. Ho bisogno che tu le garantisca una vita dignitosa in mia assenza, ho bisogno che tu sia il suo padrino. –
Scorsi un lampo di paura negli occhi del mio professore, rimasi a bocca aperta davanti a quella richiesta di mia madre.
- Severus, so che ti sto chiedendo molto… so che tu ami Lily, che preferiresti essere il padrino, o meglio il padre, del bambino che lei porta in grembo… ma sei il mio migliore amico, e io non saprei a chi altro affidare la vita di quel fagottino che tra meno di un mese mi aspetto di accogliere tra le mie braccia… -
- A suo padre – replicò freddamente Severus, sembrando sconvolto dall’entità del favore che gli era stato chiesto di mantenere.
- Io… Severus, non posso… - pigolò mia madre, stropicciandosi le mani.
- Perché no, Suzanne? Perché non puoi dirmi chi è suo padre? –
- Perché… perché non lo so nemmeno io… -
Cadde il silenzio, mentre vidi la mano di Piton stringere con forza la spalla di mia madre.
- Non mentirmi – sentenziò lui con tono di rimprovero.
- Va bene, Sev, ascolta… - sussurrò lei, riprendendo a guardarlo negli occhi - …non posso dirtelo, perché altrimenti anche lui sarà ucciso. Non posso permetterlo, capisci? Un giorno lui tornerà a cercare la nostra bambina e a quel punto lei avrà almeno un padre… ma prima di questo, essendo consapevole che si scatenerà il conto alla rovescia verso la mia fine quando sarò tornata da mio padre, prima di questo… voglio che la mia bambina cresca con qualcuno di forte alle spalle… qualcuno che non le infili in testa solo il valore della pazienza e della diplomazia, ma anche l’importanza di reagire e combattere… capisci cosa intendo, vero? –
Io capivo bene cosa intendesse dire mia madre. Si riferiva naturalmente a nonno Albus che faceva della bontà e dell’indulgenza la sua arma vincente.
- Credo che Albus Silente sia un grand’uomo, Suzanne… - mormorò Piton con diplomazia.
- Credo che mia figlia non possa crescere come sono cresciuta io, Severus… - replicò lei con un tono tra il supplicante e il deciso.
Vidi Piton passarsi una mano sulla fronte, come se avesse iniziato a considerare l’ipotesi di un assenso.
- Ti prego… -
Suzanne gli accarezzò lentamente una guancia pallida, Severus sospirò.
- Lo faccio solo per l’amicizia che ci lega, sia chiaro – decretò lui, con una sfumatura acida nella voce – di certo non per fare un favore a quel vigliacco che ti ha messa in questa situazione senza avere il coraggio di assumersene le responsabilità –
Mia madre gli gettò le braccia al collo, stritolandolo in un abbraccio carico di gratitudine.
- Oh, Sev, grazie… grazie! La mia bambina sarà molto più felice con te, ne sono certa! –
- Ma questo solo se tu dovessi morire, Suzanne – specificò lui con tono severo – e farò del mio meglio perché questo non accada –
Si sorrisero debolmente, mentre mia madre si lasciava cadere di nuovo sul letto con aria stanca.
- Hai già scelto il nome? – chiese infine Severus, dopo un lungo silenzio.
- No… - ammise lei, accarezzandosi lentamente la pancia - …pensavo di chiedere un nome ad ogni uomo importante della mia vita –
Piton annuì mestamente, come se non si sentisse compreso nel discorso. Mia madre emise un risolino divertito.
- Sev, sciocchino, ti sto indirettamente chiedendo un parere! –
L’uomo puntò i suoi occhi neri e indecifrabili verso la sua migliore amica.
- Dici a me? –
- Certo che sì! – sghignazzò lei, evidentemente divertita.
Mi ricordarono molto una delle tipiche scene che si svolgevano tempo fa tra me e Draco. Peccato che la nostra amicizia non fosse durata.
- Bene… - rispose lui, sembrando imbarazzato - …allora credo che sia opportuno dare il mio contributo, se mi consideri tale –
Di nuovo silenzio, mia madre tamburellò impaziente le dita sulla testiera del letto.
- Allora? – lo incitò di nuovo, palesemente divertita.
- Prova ad indovinare… questo nome è collegato ad una ninfa della mitologia classica e deriva da una pianta aromatica utilizzata in passato per incoronare i maggiori poeti… etimologia latina, mi raccomando… non mi deluda, signorina Silente! –
Disse l’ultima frase con un tono che assomigliava molto a quello della McGranitt. Non trattenni una risatina e lo stesso fece mia madre.
- Lauren? – chiese lei, sembrando incerta davanti alla sua risposta.
Severus annuì, appoggiando anche lui una mano sul ventre.
- Lauren –

Atterrai sul pavimento dell’ufficio di Piton sentendomi decisamente scombussolata.
Era stato un ricordo decisamente provante e non sapevo ancora come interpretare il fatto che Severus me l’avesse fatto vedere.
Avevo forse un debito con lui? Avrei dovuto chiedergli scusa per la promessa che mia madre l’aveva costretto a fare?
Quelle domande mi affollavano la testa prima che il mio professore mi rivolgesse di nuovo la parola.
- Immagino che tu ti stia chiedendo perché alla fine, nonostante tua madre abbia posto la mia scelta come tuo primo nome e io abbia promesso di prendermi cura di te, non sia stato io a crescerti come avrei dovuto… -
Aveva ragione, sarebbe stato logico che fosse quello il mio primo pensiero, ma ero certa che avesse un’ottima giustificazione. Sapevo che lui era un uomo di parola.
- Tuo nonno era distrutto dal lutto, eri l’unica cosa che gli era rimasta… decisi di lasciarti a lui per questo semplice motivo… -
Rimasi impassibile, tormentandomi con incertezza una ciocca più lunga delle altre.
- Inoltre, educarti a mia immagine avrebbe significato condurti su una strada molto più vicina alla tentazione della vita da Mangiamorte di quanto non potesse farlo l’affettuosa vicinanza di tuo nonno… Suzanne non avrebbe voluto che tu diventassi quello che lei, tuo padre e il sottoscritto erano diventati… lei avrebbe voluto una vita migliore per te… -
Deglutii faticosamente, mentre sentivo che di nuovo le lacrime minacciavano di percorrere il tragitto del mio volto, anticipando il tutto con un fastidioso pizzicore al naso.
- Chi… chi ha scelto gli altri miei nomi? – chiesi all’improvviso, spezzando il silenzio.
- Uno è merito di Black – sussultai, prima di arrossire davanti al ghigno insinuante di Severus – sì, il tuo fidanzatino… Suzanne mi aveva detto che quando erano insieme, prima che lui la tradisse con un’altra, progettavano di avere un figlio… Cassidy era il nome che avrebbe scelto lui se si fosse trattato di una bambina… -
Forse avrei dovuto aspettarmelo. Un appellativo simile non si discostava molto dai nomi eleganti della famiglia Black quali Narcissa, Bellatrix, Regulus e lo stesso Sirius.
- Il terzo nome, invece, è stato scelto da tuo nonno – mi informò brevemente il professore.
- Alexis? Non mi sembra molto nello stile ricercato del grande Albus Silente! – osservai dubbiosa, tormentandomi l’unghia del pollice destro.
- Chiederai a lui eventuali chiarimenti – tagliò corto Severus – e smettila di mangiarti le unghie o ti farai venire un’infezione alle dita che ti impedirà di utilizzare la bacchetta –
Arrossii violentemente, allontanando all’istante le mie labbra dal dito offeso.
- E Katherine? Chi l’ha scelto, mio padre? –
Severus sospirò, alzandosi in piedi e iniziando a percorrere la stanza avanti e indietro a larghe falcate.
- Professore? Chi l’ha scelto? – insistetti aggrottando le sopracciglia.
Forse non mi sarei incuriosita così tanto sull’origine di quel nome, se Piton non avesse avuto una simile reazione.
È proprio vero che ci si intestardisce sempre sulle cose più difficili da ottenere.
- Sev… ehm… professore, perché non me lo vuole dire? –
Aspettai che ruotasse su se stesso, facendo fare una specie di ruota gonfiata dall’aria al suo mantello nero. Mi fissò per qualche secondo, forse per valutare se fossi abbastanza resistente da poter sopportare la confessione in procinto di uscire dalle sue fredde labbra, strette come non mai.
- Voldemort –
Fu come inghiottire una sfera di cristallo della Cooman e ritrovarsela incastrata nella trachea, senza possibilità né di farla scendere né di rigettarla.
Non respiravo, l’ossigeno si rifiutò per un periodo a mio parere troppo lungo di uscire dai miei polmoni. Sentii i miei occhi riempirsi di lacrime brucianti per la rivelazione sconvolgente.
Ma forse avrei dovuto aspettarmelo, no? Quel… quell’uomo spregevole, durante il mio soggiorno nel suo palazzo, non mi aveva mai chiamata Lauren.
No, per lui ero sempre stata Katherine. Inspiegabilmente.
Inspiegabile fino a quel momento.
- Respira – mi intimò Piton, senza scomporsi minimamente.
Costrinsi il mio petto ad alzarsi ed abbassarsi ritmicamente per riprendere il regolare ricambio di aria, scossi la testa chiedendomi perché diamine mia madre avesse deciso di mettermi un nome suggerito da un pazzo criminale sanguinario altrimenti noto come Signore Oscuro.
Stavo per rigirare la domanda a Severus, quando finalmente – ma nel momento sbagliato, come al solito – mio nonno fece la sua apparizione tra le fiamme verdi del camino davanti a noi.
- Scusatemi per il ritardo -  disse con calma, rivolgendo a me e al suo collega un sorriso che si spense subito – qualcosa non va? –
Il professore fissò a lungo mio nonno negli occhi, come se avesse voluto comunicargli qualcosa telepaticamente. Vidi il nuovo arrivato annuire gravemente.
- Bene, Lauren, immagino che tu sia stanca… andiamo, ti accompagno a dormire… -
Mi alzai automaticamente in piedi, prima di essere fermata da mille e più domande.
Prima di tutto, non doveva urgentemente parlare con me? Perché sembrava non averne più bisogno?
Inoltre, dove sarei andata a dormire? Nel suo ufficio, come quella estate? Nel dormitorio del Settimo Anno?
E se fossi andata in dormitorio, come avrei affrontato Harry, Draco, Blaise e… Daniel?
Già, Daniel. Che fine aveva fatto?
- Per rispondere alle tue domande… - esordì con gentilezza mio nonno, prima di essere interrotto dalla sottoscritta.
- Potresti evitare di entrare nella mia testa senza permesso? – sbottai acidamente, risedendomi dove ero in precedenza.
- Certo, perdonami – rispose lui con tono pentito – desideri essere tu a pormi le domande? –
Notai che Severus sembrava volersi estraniare dal nostro dialogo, aveva iniziato ad occuparsi della stesura di qualcosa su una pergamena.
- No, ormai puoi anche rispondermi… - risposi in un soffio, rassegnata ad essere considerata come un libro aperto.
- Non necessito più di un tuo racconto perché so che hai già esposto ogni fatto a Severus e in ogni caso, vedendoti piuttosto sconvolta, preferisco che tu possa godere di qualche ora di riposo prima di essere sottoposta ad ulteriore pressione… - fece una pausa, intrecciando le dita davanti a sé - …naturalmente, almeno per il primo periodo, dormirai nel mio ufficio. Mandarti in dormitorio sarebbe dannoso per la tua psiche ancora danneggiata dai recenti avvenimenti… -
Attesi con pazienza la risposta all’ultima domanda, quella che a me sembrava la più importante, ma non arrivò. Mi illusi che forse, esponendola a voce, avrei potuto avere maggiore successo.
- Allora, Daniel? – ripetei con un filo di irritazione, sperando con tutto il mio cuore che non confermasse il terribile sospetto che mi era passato fulmineo per la testa.
- Il signor Dwight, o forse dovremmo chiamarlo in un altro modo… - esordì mio nonno, prima di bloccarsi di colpo - …ma dicevo, il signor Dwight è tornato a Hogwarts sulle sue gambe dopo il tuo rapimento sostenendo di non essere in grado di dare informazioni sui colpevoli. Severus l’ha interrogato sotto Veritaserum e ne abbiamo un ricordo come prova… ora però non si trova qui, è fuggito… -
- Quindi? – sussurrai lentamente, sentendo il mio cuore stretto in una morsa.
- Non lo intuisci, signorina Silente? – mi rispose Severus con un sorriso amaro – Dwight è quello che pensavamo dall’inizio –
Chiusi gli occhi, mi chiesi perché non potessi fare la stessa cosa con le orecchie.
- Daniel Dwight Riddle è un Mangiamorte… ed il figlio di Voldemort -


Note dell'autrice

Buonasera a tutti!
Scusate il ritardo, ma ultimamente la mia testa è stata presa da altri impegni e fanfiction e mi sono dimenticata del fatto che avrei dovuto aggiornare.
Cosa dire riguardo a questo capitolo? I nodi vengono lentamente al pettine, e spero di non avervi sconvolte troppo o peggio deluse con le due grandi rivelazioni che avete appena letto.
[Parlo al femminile perchè siete tutte ragazze, in caso ci sia qualche maschio non si offenda xD]
Grazie a Yoko_kun, mileyxxx, e zamby88 per aver aggiunto la storia tra le Seguite o le Preferite.
Rispondo rapidamente alle vostre recensioni e poi scappo, grazie per il vostro continuo supporto morale!
Besitos,
Lady Lynx

HermioneForever92: non è rimasto poi così tanto colpito ( o almeno così sembra), forse perchè nella sua vita ha sentito e visto cose peggiori di quella passate da Lauren. Sentire di essere riuscita ad ingarbugliare di nuovo tutto come all'inizio mi rende felice (sì, ho una sorta di vena sadica che mi impedisce di rompere del tutto la suspence in una storia xD).  Ora ne mancano sei, la verità si fa sempre più vicina. Grazie per la recensione!
Valery_Ivanov: dolci? Devo dire che a me sembrano più che altro due squali pronti a sbranarsi ^^ scherzi a parte, la tua ipotesi del padre è stata smentita proprio in questo capitolo anche se ci eri andata vicina... per scoprire chi sceglierà Lauren (e se ne sceglierà uno) manca ancora qualche capitolo, ma sei non sono poi molti. Grazie per la recensione!

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Capitolo 59
*** Rivivere nel ricordo ***



Non so come feci precisamente a riprendermi da quella batosta.
So solo che, una volta uscita dall’ufficio di Piton, decisi di nuovo che fosse il caso di rimettere a posto i cocci della mia patetica vita.
Dormii un sonno senza sogni, quella notte, nell’ufficio di mio nonno. Al mio risveglio vidi che il Cappello Parlante mi sorrideva in qualche modo dal comodino su cui era stato appoggiato.
Quella visione mi fece scoppiare a piangere, forse per i ricordi felici che evocava.
Prima che diventassi una meretrice, una traditrice del proprio sangue.
Quando ero ancora solo una ragazzina un po’ sfacciata e viziata dal dolce nonnino che stava al piano di sotto.
- Vita difficile, vero, Lauren? – sussurrò il vecchio copricapo con voce dolce – Mi dispiace, sai? Temevo già di dover partecipare al tuo funerale, quando ho sentito Albus dire che… -
Gli si spezzò la voce. Non capii come perché, ma gli si spezzò la voce.
Rimasi per altre tre settimane in quella stanza, mangiando i pasti portati gentilmente dagli Elfi Domestici e parlando saltuariamente con mio nonno e il Cappello.
Nessun altro si fece vedere, né Severus, né Lupin, né tantomeno Sirius.
Nei momenti morti tentavo disperatamente di rimettermi al passo con il programma in completa solitudine.
E infine, verso la metà di maggio, mio nonno decise che avrei potuto essere reintegrata nella mia vita normale. Solo se mi fossi sentita pronta, ovviamente.
- Sì, credo che sia il caso di smettere di nascondersi… - sussurrai lentamente, chiedendomi per la prima volta dopo mesi chi si fosse occupato di Sorrow durante la mia lunga assenza.
- Non ti stavi nascondendo – osservò con calma mio nonno, come sempre tentando di togliermi con gentilezza il peso dalle spalle.
Non risposi, mi limitai ad alzarmi in piedi e a risalire nella mia stanza per smettere i panni da nipote di Silente e rimettere quelli da ordinaria studentessa.
Speravo che la scuola non fosse stata informata della mia decisione di tornare in mezzo a tutti, altrimenti sentivo che avrei dovuto sopportare sguardi e commenti che mi avrebbero fatta impazzire dopo una sola manciata di minuti.
Ridiscesi di nuovo le scale, munita di borsa piena di libri, pronta a tuffarmi nel traffico e nella confusione della colazione nella Sala Grande.
Mio nonno alzò su di me i suoi occhi azzurri, sorridendomi con fare incoraggiante.
- Avanti, so che ce la puoi fare – mi incitò pacatamente, dandomi l’impressione che mi stesse dicendo  che se tutto sarebbe andato bene era solo perché lui ci aveva messo lo zampino.
Annuii con aria determinata, prima di uscire dall’ufficio del Preside di Hogwarts.

Temevo con tutto il mio cuore il momento in cui avrei dovuto mettere piede nella Sala Grande davanti a tutti quei ragazzi che non vedevo da mesi e che forse mi davano ormai per dispersa.
Stranamente, però, non successe niente che si avvicinasse alla mia più grande paura.
Nessuno si voltò con occhi a palla verso di me, nessuno urlò il mio nome, nessuno sguardo si puntò insistente contro la mia persona.
Avanzai indisturbata verso il tavolo del Settimo Anno, mi sedetti con discrezione al fianco di un neutro Tassorosso con cui credevo di non aver mai scambiato più di due parole.
Dalla mia posizione potevo vedere con tranquillità Draco e Blaise che disquisivano fittamente tra di loro, mentre Harry sembrava fissare un punto posizionato sopra la mia testa.
Gli altri mi guardarono insistentemente solo per i primi trenta secondi, poi sembrarono perdere interesse nel mio ritorno.
Nessuno mi rivolse la parola, nemmeno per un piccolo saluto.
Mangiai lentamente la mia fetta di torta di zucca, prima di alzarmi dal tavolo da sola per dirigermi alla prima lezione di quella giornata.
Notai che la situazione assomigliava un po’ a quella del mio primo giorno di scuola, con la differenza che non venni chiamata da nessun ragazzo misterioso di nome Daniel Dwight per indicargli la strada per l’aula di Pozioni.
Ero davvero convinta che avrei passato le mie ultime settimane di scuola con un ruolo simile a un paria, ma la stretta di una mano sul mio braccio mentre ero già a metà della scala che portava ai Sotterranei mi convinse che forse c’era ancora speranza per la mia vita sociale.
Mi voltai alle mie spalle colma di inspiegabile gratitudine, prima di vedere lo sguardo furioso di Draco puntato dritto nei miei occhi. Deglutii lentamente, chiedendomi cosa avessi fatto per meritarmi quella rabbia.
- D-Draco…  - mormorai con voce tremula, abbassando lo sguardo sulla sua mano libera - …come stai? –
- Sicuramente meglio di come starai tu se non mi porgerai all’istante le tue scuse – replicò lui con voce fredda e decisa.
- Le mie… scuse? E per cosa? –
Sbattei gli occhi confusa, non mi sembrava di avergli mancato di rispetto in quella manciata di secondi passata nella Sala Grande. Anzi, semmai era il contrario.
- Piton mi ha detto cosa hai fatto a mio padre –
Di nuovo la risposta fu breve e tagliente, mentre la forza della sua presa si rafforzava sul mio braccio. Sussultai d'istinto, vidi Blaise apparire alle sue spalle.
- Dai, Drake, lasciala in pace – intervenne Zabini con voce conciliante – non ne vale la pena -
- Vai pure avanti, Blaze, stai certo che te ne lascio un pezzo con piacere – gli rispose Draco senza nemmeno guardarlo in faccia.
- Draco, basta così. Basta, non ha senso. –
Tirai un sospiro di sollievo quando sentii le dita del mio migliore amico allentare la presa su di me e i suoi occhi dirigere la loro attenzione verso la figura che gli stava alle spalle.
- Vorresti perdonarla così? –
- Non ho detto questo –
- Mi sono sempre chiesto perché non ti abbiano messo a Corvonero, Blaise – sbuffò Malfoy, passandosi una mano tra i capelli.
- Perché so essere stronzo con le persone giuste, Draco –
- Volete spostarvi? State intasando la scala! –
La voce stridula che giunse da pochi gradini sopra di noi ebbe il potere di farmi ritrovare il coraggio di muovermi e di riportare i due Serpeverde alla realtà.
Improvvisamente sembrammo tutti ricordarci la terribile reazione di Piton nei confronti di chi osava arrivare in ritardo alle sue lezioni.
Nel giro di pochi secondi tutti eravamo nella stanza di Pozioni, compostamente posizionati dietro ai nostri calderoni e silenziosi in modo innaturale.
L’unica macchia in quel familiare quadretto era l’assenza di Piton.
Lui non arrivava mai in ritardo. Mai.
Eppure non c’era, e la notizia iniziò a scatenare l’ideazione di ipotesi tra le più tragiche da parte di tutti i presenti.
Solo dopo la bellezza di dieci minuti la porta della stanza si richiuse alle spalle del mantello nero del nostro insegnante.
- Non vi è concesso commentare o ipotizzare vicende scabrose riguardanti l’orario del mio arrivo – precisò Piton ancora prima che uno di noi potesse anche solo pensare di mettersi a fare domande indiscrete – andate a pagina 587 e sfoggiate le vostre misere capacità nella preparazione della Pozione Corroborante. Trenta punti a chi dovesse farne una copia anche solo vagamente somigliante, non ripongo molta fiducia nelle vostre menti ottenebrate dal pensiero delle vacanze incombenti. –
Dovevo ammettere che mi erano mancati da morire i suoi discorsi così scoraggianti e sarcastici.
Dalla sera in cui mi aveva rivelato di essere il mio padrino, non avevo più avuto modo di rivederlo.
Avrei voluto porgergli tutte le domande di questo mondo, ma sapevo che non me l’avrebbe permesso.
Non davanti a tutti, almeno.
- Signor Paciock, possibile che non sappia nemmeno tagliare un arrendevole Grinzafico? Mi stupisco ogni giorno di più davanti alla sua incompetenza! –
Arrossii violentemente, quando mi lanciò un’occhiata di rimprovero. Non avevo nemmeno tirato fuori l’indispensabile per mettermi al lavoro da quanto ero persa tra i miei pensieri.
- Signorina Silente, il fatto di essere appena tornata da una vacanza non le dà il permesso di considerarsi esonerata dalla partecipazione alla lezione… si dia una mossa! –
Strinsi forte i pugni non appena elaborai il significato della parole di Severus: avevano davvero raccontato a tutti gli studenti della scuola che ero sparita per mesi causa viaggio in una località di villeggiatura, o qualcosa di simile?
Assurdo.
- Non mi sembra che Lauren sia andata via per un viaggio di piacere, professore – intervenne Harry in mia difesa con tono duro.
Lo ringraziai con lo sguardo e in quel momento capii che quella sua frase significava esplicitamente che mi dava una possibilità per fare pace con lui.
Almeno uno dei tre sembrava recuperabile.
- Non sono affari suoi, signor Potter – sputò acidamente Severus, sorprendendomi per l’astio con cui infarcì le sue parole.
Harry sbuffò sonoramente, ma tornò ad occuparsi della sua pozione. Mi appuntai mentalmente di andare a chiedergli scusa per il mio atteggiamento una volta finita la lezione e di indagare sull’inaspettata arrabbiatura di Piton.
Passai il resto dell’ora a scervellarmi sulle parole da rivolgere al mio avvocato personale, sbagliando in modo terribile la pozione e ricevendo un’occhiata piccata dal professore.
Non mi importava. Al termine della tortura, mi tuffai a pesce su Harry prima che potesse lasciare la stanza.
- Posso parlarti? – gli chiesi con decisione, trattenendolo per una manica dell’uniforme.
I suoi occhi verdi si posarono su di me con un filo di stupore, poi tornarono ai suoi amici.
- Herm, Ron, vi raggiungo dopo –
Stranamente i due non si opposero alla sua richiesta e si accodarono agli altri studenti sciamanti verso il piano superiore.
Restammo solo io ed Harry, fermi come due stoccafissi davanti alla porta spalancata dell’aula di Pozioni. Lo guardai un po’ in imbarazzo, dicendomi che forse la sua gentilezza non voleva essere un invito alla riconciliazione.
- Tutto bene? –
Fu lui a spezzare il silenzio, spostandosi da un piede all’altro e sembrando terribilmente a disagio. Abbozzai un sorriso tenue, incrociando le braccia per ignorare il freddo che mi stava attaccando impietosamente.
- Beh… diciamo che va meglio, sì… - risposi lentamente, studiando con attenzione la sua reazione – Harry, non voglio farti perdere tempo… insomma, vorrei chiederti scusa per il mio pessimo comportamento nei confronti tuoi e di… Ronald e Hermione… -
Quando vidi che esitava nel rispondermi, temetti per un attimo che non mi avrebbe mai perdonata.
Poi anche le sue labbra si piegarono in un abbozzo di sorriso e le sue spalle accennarono un’alzata indifferente.
- Abbiamo tutti i nostri momenti no… ti ho già scusata indirettamente quando credevo che i Mangiamorte ti avessero uccisa… - confessò lui, puntando il suo sguardo su un punto al di sopra della mia testa e inasprendo all’istante i suoi lineamenti.
Non potei fare a meno di girarmi, mi trovai davanti il petto possente del nostro professore di Pozioni.
- Voi non dovreste essere a lezione? – sibilò Piton, muovendo i miei capelli con il suo fiato caldo.
Rabbrividii senza motivo, indietreggiando fino a finire con la mia schiena contro il petto di Harry.
- Siete entrambi privi del senso dell’udito? – continuò allora Severus, squadrandoci con puro disprezzo – Gradirei enormemente una vostra risposta, signor Potter e signorina Silente! –
- Sì, professore –
- Allora per quale ragione vi state ancora aggirando per i Sotterranei? –
- Stavamo parlando –
Harry si ostinava a rispondere brevemente, capii che lo faceva solo per irritare Piton e anche il diretto interessato sembrò capirlo.
- Credo che una punizione possa essere di vostro gradimento –
Sentii il mio cuore aumentare i suoi battiti in maniera esponenziale alla parola “punizione”.
No, non avrei potuto sopportare un’altra sessione di ricordi dannati di Piton.
Non più, non mentre tentavo disperatamente di recuperare le fila della mia vita.
- Professore, andiamo subito a lezione… ci scusi se l’abbiamo disturbata… - mormorai io con voce tremante, afferrando di nuovo la manica dell’uniforme di Harry.
- Questo non vi risparmierà la punizione, signorina Silente –
Ammutolii, sentendo un profondo senso di panico invadermi il petto.
La parola “punizione” e quel tono minaccioso mi ricordarono le parole ingiuriose dei Mangiamorte.
I miei pensieri vagarono verso lidi poco pacifici, mentre nella mia testa tornavano a galla le serate passate sotto Cruciatus.
Severus sembrò accorgersi del mio momento di ricaduta nei dannati ricordi di qualche mese prima, perché mi strattonò lontana da Harry e mi spinse nell’aula da dove eravamo appena usciti.
- Potter, sparisci – ordinò intanto al ragazzo che era ancora fermamente piazzato davanti alla porta della stanza.
- Cosa ha intenzione di farle? –
- Niente che ti riguardi –
- Andrò a dirlo al professor Silente! –
Vidi gli occhi di Severus brillare per un attimo della sua naturale scintilla beffarda.
- Fai con comodo –
La porta si richiuse sul muso del mio appena riacquistato amico, mentre la morsa che attanagliava il mio petto non accennava ad attenuarsi. Anzi, aumentò quando sentii lo sguardo gelido di Piton posarsi su di me.
- Vuoi spiegarmi cosa ti prende? –
Stava parlando con me? Stava chiedendo a me cosa avevo? E lui invece, perché mi trattava in quel modo?
- Posso rigirarle la domanda? – replicai con voce acida ma insicura, ansimando per lo sforzo nel parlare.
- Certo che no –
Mi ritrovai di nuovo il suo petto a pochi centimetri dai miei occhi. Avrei potuto contare con estrema precisione il numero dei bottoncini accuratamente saldati alla sua giacca nera.
- Non lo so – esalai con tono semplice – non ne ho idea –
Guardai le mie mani, colorate da una malsana sfumatura violacea, tremare convulsamente. Qualunque cosa mi stesse succedendo, non dipendeva certo dalla mia volontà.
- Sei ancora segnata dal rapimento –
Avrei voluto rispondergli male, con tono sarcastico, che no, non era possibile essere segnati da una vacanza.
Oppure fare la vittima e ricordargli tutto quello che avevo sopportato in quelle settimane, sottolineando che probabilmente non avrei mai più recuperato le cose che mi stavano più a cuore.
Ma non volevo, sentivo che la sua non era una domanda.
Era una conferma, perché lui sapeva quello che sentivo e lo sapeva meglio di me.
Non mi diedi la pena di annuire o rispondere, rimasi a fissare il vuoto per un tempo indefinito.
- Sai cosa avrei voluto fare io, una volta uscito dall’incubo dei miei peccati e dei miei ricordi peggiori? – continuò Severus, con una voce sorprendentemente lontana e malinconica – Avrei voluto mollare tutto qui e trasferirmi in un paese straniero per ricominciare una nuova vita. –
Mi morsi le labbra. La sua mi sembrava un’ottima idea.
- Perché non l’ha fatto, allora? – chiesi a bassa voce, con un tono incolore che non faceva parte di me.
- Il Marchio Nero –
Annuii mio malgrado, sentendo che lentamente riprendevo a respirare come una persona normale.
Se Piton non avesse deciso di pronunciare di nuovo una qualche parola compromettente con quel suo tono minaccioso, forse sarei riuscita a riprendere la mia vita da persona normale almeno fino a quella sera.
- Professore, io dovrei andare a lezione di Erbologia… - mormorai con scarsa convinzione, muovendo un passo verso la porta.
- Non credo sia saggio lasciarti andare in giro per la scuola in queste condizioni –
Non protestai, aspettando che mi dicesse cosa ne sarebbe stato di me. Alzai lo sguardo dopo qualche minuto di attesa, vedendolo seduto alla cattedra.
- Potremmo approfittare di questo momento per chiudere una volta di tutte il mistero del nome di tuo padre – mi propose lui, con tono piuttosto perentorio – dato che Black sembra aver avuto un’intuizione improvvisa, confermata dal Malfoy innamorato –
Aggrottai le sopracciglia, presa di nuovo da brividi di freddo. Non credeva sarebbe stato buono per la mia salute che io andassi in giro da sola per i corridoi ma pensava che vedere la faccia di mio padre sarebbe stato un toccasana?
A mio parere, non c’era niente di peggio che ricevere di nuovo in pieno petto la pugnalata di un’ennesima rivelazione shock.
- Vado a prendere il Pensatoio – mi disse lui, indicandomi con un cenno di accomodarmi pure sulla sua sedia – non ti muovere di qui –
Lo vidi uscire dalla stanza e di nuovo, per la terza o quarta volta in quella mattinata, la mia testa si riempì dei pensieri più assurdi e incoerenti.
Quel momento mi ricordò la sera dei miei esami di ammissione ad Hogwarts, quando mio nonno aveva finto di svenire rivelandomi la falsa notizia dell’evasione di Voldemort da Azkaban ed io avevo incontrato per la prima volta Severus chiedendogli di preparare una pozione per risvegliarlo.
Avevamo litigato, non avevamo mai smesso di beccarci a vicenda.
Senza un legame logico con il mio pensiero precedente, immagini di Draco, Blaise e Daniel con espressioni arrabbiate si sovrapposero ai momenti più belli passati con quei tre scapestrati. L’impressione che non avrei mai più fatto pace con loro mi fece sentire la persona peggiore sulla faccia della terra.
Allo stesso tempo però non potei fare a meno di riflettere sul fatto che forse non avevo perso poi molto. Daniel era il pargolo di Voldemort, non poteva essere poi tanto diverso dal suo spietato genitore.
Mentre Draco e Blaise, che tanto avevano sostenuto di volermi bene, non erano sembrati neanche minimamente colpiti da quello che avevo passato.
Per loro era come se avessi davvero trascorso gli ultimi tre mesi in vacanza.
E poi, Harry. Lui era invece stato disposto a perdonarmi, non mi aveva fatto pesare per un secondo in più del dovuto le parole terribili che gli avevo spedito contro a febbraio.
Lui, che io consideravo il meno importante tra i quattro, era stato il primo a tornare da me.
Il suo padrino aveva ragione, Harry era davvero un ragazzo dal cuore fin troppo d’oro, a volte.
Sirius, la mia attenzione si spostò quindi su di lui.
In qualche modo sentivo che il sentimento che provavamo uno per l’altro non era vero amore.
Io gli dovevo i miei momenti di benessere, lui rivedeva in me la Suzanne di cui era stato innamorato.
Niente di più e niente di meno.
Peccato che io gli avessi mentito, avessi deciso di tradire la sua fiducia occultandogli le mie vergognose imprese con Lucius.
Lo stesso Lucius a cui avevo probabilmente rovinato la vita per sempre, almeno fino a quando non sarebbe stato risvegliato dall’Amortentia.
E poi, una volta uscito dalla trance di amore, cosa avrebbe fatto?
Sarebbe venuto a cercarmi per vendicarsi, avrebbe finalmente deciso di riprendere la vita al fianco di Narcissa e Draco o sarebbe tornato dagli altri Mangiamorte per prendersi la sua vendetta?
L’ipotesi di finire di nuovo nelle mani dei seguaci di Voldemort mi fece ricadere in una strana sensazione di panico. Fortunatamente la serratura della porta scattò e Severus riapparve davanti a me con il Pensatoio tra le braccia.
- Ti senti bene? –
Non risposi, temendo di risultare troppo debole per mantenere ancora vivo il poco rispetto che provava nei miei confronti. Mi alzai in piedi di scatto, pronta a tuffarmi di nuovo in un ricordo che sembrava prospettarsi il peggiore di tutti i precedenti. Barcollai leggermente, fui costretta ad appoggiare una mano sulla scrivania.
- Con calma, Lauren –
Rabbrividii nel sentire il mio stesso nome carezzarmi gelidamente le orecchie.
- Sei sicura di volerlo fare oggi? –
Mi stava dando la possibilità di scegliere. Mi stava chiedendo se volessi rimandare di nuovo la terribile verità, se desiderassi rinchiudermi ancora per un po’ nel mio bozzolo di protezione.
Ma capii che era giunta l’ora di farla finita, di dare un taglio alla patetica bugia in cui continuavo a vivere.
- Sì, una volta per tutte –
Non risultai risoluta come avrei voluto, ma a Severus sembrò bastare. Anche lui sembrò sollevato nel potersi finalmente liberare di un peso simile, appoggiò la sua bacchetta nel liquido latteo rimescolandolo con sollecitudine.
- Prego, questa è la porta della verità… ecco due pillole della vita di tuo padre… –
Dopo una breve esitazione, presi un bel respiro e mi gettai nell’acqua gelata della rivelazione.

La prima cosa che vidi, una volta atterrata nella solidità del ricordo sconosciuto, fu la chioma lucente di Lucius. Una tremenda nausea decise di abbattersi su di me, costringendomi a stare a sguardo basso per non incontrare quella malefica luce.
“Altri residui dei ricordi”, avrebbe forse commentato Severus.
- Ah, ecco il mio nuovo collega di lavoro – sussurrò Malfoy con la sua dannata voce suadente – spero che tu sia alla mia altezza, pivellino! –
- Dubiti delle modalità di selezione del Signore Oscuro, Lucius? – rispose il nuovo arrivato.
Il momento di silenzio che seguì mi fece avvertire il leggero disagio provato dal padre di Draco.
- Certo che no – rispose infine, alzando il cappuccio del suo mantello.
Alzai di nuovo lo sguardo, rassicurata dall’assenza di quel bagliore funesto. Mi guardai attorno, notando che eravamo in una via deserta, buia e umida.
L’ideale per una missione da Mangiamorte, insomma.
- Cosa dobbiamo fare, Malfoy? – riprese lo sconosciuto, estraendo la bacchetta dal nulla.
- Uccidere, Tufter –
Drizzai le orecchie e tentai di vedere meglio il dannato Tufter, il presunto compagno di mia madre ai tempi del servizio ai piedi di Voldemort.
Seguii i due per non perdermi un attimo della loro conversazione, fino a quando non arrivammo davanti alla porta di una piccola casetta dall’aria insignificante. Eravamo sotto la luce, ebbi modo di vedere i lineamenti del collega di Malfoy.
Capelli castano scuro, occhi dello stesso colore ma rannuvolati da un evidente cupo divertimento, un leggero velo di barba, una bellezza crudele.
- Dimmi, Tufter… ma è davvero questo il tuo cognome? –
- Ne dubiti? – replicò l’altro, sembrando improvvisamente aggressivo.
- Certo che sì – ammise Lucius, senza sembrare minimamente intimorito dall’atteggiamento del suo collega – e sarei davvero curioso di scoprire la tua identità! –
Per un attimo, giudicando l’intensità con cui Tufter stava stringendo la bacchetta, pensai che Malfoy si sarebbe ritrovato a terra affatturato mortalmente in un battito di ciglia.
Cambiai idea quando vidi le labbra di Tufter piegarsi in un leggero sorriso sarcastico.
- Dici davvero? Perché, pensi di aver sentito parlare di me? –
- Possibile – rispose piattamente Lucius, appoggiandosi con noncuranza al suo bastone.
Mi chiesi perché stessero perdendo tutto quel tempo, quando sembravano diretti verso una missione piuttosto importante. Questo naturalmente prima che il nome del mio presunto genitore uscisse dalle labbra di Tufter in una morbida nuvoletta di vapore bianco.
- Keith Riddance –

Cambio di panorama, cambio di atmosfera e temperatura.
Per l’ennesima volta, ero davanti al castello di Hogwarts, precisamente nel parco.
L’unica novità era costituita dalla presenza di tre dei Malandrini che conoscevo e di un altro ragazzino che aveva tratti sorprendentemente simili a quelli di Tufter.
- Keith, perché hai deciso di farci radunare tutti qui? – protestò vivacemente James Potter, mentre si lasciava cadere sul prato con uno sbuffo.
- Devo dirvi una cosa importante – rispose il piccolo Tufter, mentre squadrava con attenzione i tre ragazzi che gli stavano davanti – ma dovete giurarmi che non lo direte alla rossa, ok? –
I Malandrini si guardarono con complicità, Sirius sfoderò un sorriso divertito.
- La Evans, intendi? Non vedo come potremmo, dato che non ci rivolge la parola! –
- No, non la Evans! – sbuffò Tufter, agitando le mani come se fosse irritato – Sto parlando dell’altra rossa! L’altra! –
Di nuovo i tre si guardarono, come in un tentativo di comunicare con il pensiero, mentre il loro amico li fissava insistentemente.
- Allora, avete capito? –
- Parli di Suzanne? – intervenne pacatamente Remus, mentre gli altri due si rotolavano sul prato ridendo senza motivo.
- Sì – esalò Tufter, ancora più irritato di prima – ma volevo evitare di dire il suo nome, dato che tutti la conoscono qui attorno! –
- Ah, scusa – replicò Lupin, senza però sembrare molto pentito.
- Insomma, mi volete ascoltare? –
Il ringhio di Tufter riportò all’ordine sia James che Sirius, i tre Malandrini presero a guardarlo manifestando completo interesse.
- Ok, allora… non è facile dirlo… - esordì il ragazzino, passandosi distrattamente una mano tra i capelli castani della nuca - …anche perché credo che tenterete di uccidermi quando lo scoprirete! –
- Sputa il rospo, Ciuffetto! –
Spalancai gli occhi, quando sentii Sirius apostrofare in quel modo il suo amico.
Era quella un’ulteriore conferma del mio legame di sangue con Keith Tufter?
- Ecco… io devo lasciare Hogwarts… -
Vidi gli occhi dei Malandrini allargarsi come piattini da te, prima che Remus decidesse di iniziare a boccheggiare come un pesce rosso appena uscito dall’acqua.
- Lasciare Hogwarts? – ripetè il mio professore con lentezza – Perché? –
- I miei genitori ritengono più importante che io abbia una istruzione completa anche nel campo delle Arti Oscure – spiegò Tufter con gli occhi brillanti – per questo dall’anno prossimo andrò a Durmstrang! –
Vidi James scattare in piedi mentre allo stesso tempo si ravviava i capelli.
- Ma Ciuffetto caro! – urlò con fare teatrale – Non puoi abbandonare i tuoi fratelli, i Malandrini!  Non puoi lasciare la nostra prestigiosa scuola di magia inglese per una fredda bettola dell'Europa dell'Est! –
Molte teste degli studenti presenti nel giardino si voltarono nel sentire la voce di Potter, Tufter osservò con il viso contratto dalla rabbia che tutti iniziavano a spettegolare su quello che avrebbe dovuto essere un segreto.
- Ramoso, per favore! – ringhiò di nuovo lui a bassa voce.
- Keith, per quanto non approvi i modi di James per indurti a rinunciare al trasferimento, devo ammettere che ha ragione – intervenne Remus con voce triste – siamo insieme da due anni, non puoi andartene così a Durmstrang come se niente fosse… -
- E non puoi abbandonare la tua adorabile ragazza – osservò Sirius con semplicità, mentre strappava fili d’erba dal prato verde.
- Suzanne non ha bisogno di me – rispose Tufter – come io non ho bisogno di lei… è una ragazzina, ha undici anni, sogna un amore che non esiste! Non sentirà la mia mancanza! –
Strinsi i pugni davanti a quella dimostrazione di insensibilità. Non avevo più molti dubbi su come mio padre avesse potuto diventare Mangiamorte senza farsi problemi.
- Tutti sentiremo la tua mancanza – sputò Sirius con astio – e scommetto che Suzanne morirà di dolore nel sapere che la lascerai qui da sola dopo un anno di amore tra di voi... –
- Dai, Felpato, smettila! – rispose Tufter con un largo sorriso – Cosa interessa a te dell’amore? Non hai mai avuto una ragazza fissa e neanche te ne importa, quindi non venire a fare la predica a me! –
- Io non ho mai spezzato cuori innocenti – sbottò Black, alzandosi in piedi con uno scatto.
Vidi Remus imitarlo e mettersi pronto in una posizione che lo faceva tanto sembrare l’arbitro di un incontro di boxe.
- Beh, Felpato caro – continuò mio padre – se questa Suzanne ti sta tanto a cuore, allora perché non te la prendi te? –
Un minuto di silenzio e tensione passò più rapido di quanto potessi immaginare. James era rimasto congelato nel suo tipico gesto di risistemata dei capelli, Remus si sfregava le mani con aria preoccupata, Keith rivolgeva il suo sguardo intriso di superiorità verso lo stesso Sirius che sembrava far lavorare febbrilmente il suo cervello.
- Credo che lo farò – rispose infine Felpato, sfoderando un sorriso luminoso ma patinato di amarezza.
- Bene – replicò Tufter con tono asettico – ora dovete giurarmi che non parlerete della mia partenza a quella ragazzina almeno fino all’inizio del prossimo anno… non voglio che faccia inutili e melensi tentativi per trattenermi, ok? –
Vidi i tre Malandrini scambiarsi sguardi indecifrabili, mentre Tufter tamburellava impaziente le sue eleganti dita sul tronco di un albero vicino.
- Allora? -
- Lo giuriamo – dissero in coro James, Sirius e Remus con sguardi cupi.
Tufter annuì silenziosamente prima di rivolgere un sorriso conciliante ai suoi amici.
- Ci vediamo questa sera in dormitorio, vado a finire di studiare Incantesimi –
I tre ragazzi restarono in silenzio a fissare la figura di Riddance che si allontanava verso la scuola, prima di buttarsi di nuovo sul prato e ricominciare a parlare con fervore.
- Keith è completamente rimbecillito – sbottò Sirius con tono incredulo.
- Questa storia delle Arti Oscure non mi piace, lo ammetto – rincarò James con uno sbuffo – però è pur sempre nostro fratello, Felpato! –
- Non può trattare così una ragazza, Ramoso – osservò con pacatezza Remus – anche perché è la nipote di Silente, non una delle tante sciacquette che viaggiano nel dormitorio di Serpeverde –
- Dobbiamo dirlo a Suzanne –
Gli occhi castani di Potter e quelli dorati di Lupin si puntarono sulla smorfia disgustata di Sirius.
- Abbiamo giurato, Felpato! – gli fece notare Remus, confermando come sempre la sua lealtà.
- Oh, certo – rispose Sirius con gli occhi brillanti – noi abbiamo promesso di non dirlo a Suzanne… ma possiamo dirlo agli altri e gli altri non hanno promesso di non informarla! –
Osservai l’incredibile fenomeno di illuminazione simultanea degli sguardi degli altri due Malandrini.
- Sirius, ti ho mai detto che sei un genio? –
- No, Jamie… ma una volta basta e avanza per il mio già smisurato ego! –

Atterrai di nuovo nell’aula di Pozioni, con la testa infarcita di domande e il viso illuminato da un inspiegabile sorriso divertito.
Appena l’ombra dell’immagine dei tre Malandrini si sovrappose alla concretezza della figura di Severus davanti a me, però, assunsi un’espressione seria.
- Professore, ho bisogno di sapere tre cose principali – esordii con voce ferma e decisa – ed esigo che lei mi risponda con sincerità –
Stranamente Piton non fece una piega, aspettò che gli porgessi le mie domande con fare indifferente.
- Di chi sono questi ricordi? –
- Lucius Malfoy, costretto a concedercelo, e Sirius Black… lui ce l’ha gentilmente concesso… -
Ignorai la forte sfumatura di ironia calcata sull’avverbio riferito a Felpato, mi imposi di mantenere la concentrazione sulla mia sensazione.
- Da quanto tempo li avete tra le mani? –
- Da quando sei tornata ad Hogwarts, circa una settimana fa –
Sentii le vene iniziare a pulsarmi sulle tempie per la rabbia. Mi dissi di restare calma, forse c’era una spiegazione al quadro che si stava ricostruendo nella mia testa.
C’era ancora una domanda che poteva mandare all’aria le mie ipotesi.
- Chi le ha detto che Keith Riddance è mio padre? –
- Tuo nonno –
Sentii un’incredibile vampata di calore invadere il mio corpo, prima che aprissi la porta dell’aula con una stoccata di bacchetta.
Quindi lui sapeva ed aveva sempre finto di essere all’oscuro di tutto.
Quindi lui, l’impeccabile Albus Silente, era stato un bugiardo per diciassette lunghi anni.
Ero furiosa e diretta all’ufficio del Preside. Severus non mi fermò.


Note dell'autrice

E così arrivammo a meno cinque.
Ehm... buon pomeriggio a tutti, lettrici e lettori!
Come avrete potuto notare, in questo capitolo è finalmente rivelata l'identità del padre di Lauren senza "ma" nè "forse". Questo è un chiaro indizio del fatto che la storia è veramente sul viale del tramonto.
Intanto spero di riuscire a mantenere ancora un po' viva la tensione anche nei prossimi capitoli, dato che di solito quelli seguenti una grande rivelazione sembrano scialbi e insensati.
Vi ringrazio per il vostro graditissimo supporto, come sempre!
Passo alle recensioni, besitos
Lady Lynx

rorothejoy: non sono riuscita a capire se la faccina alla fine della tua osservazione fosse di disappunto, delusione o noia... ma spero nessuna nelle tre! ^^ Grazie comunque per aver lasciato una traccia del tuo passaggio!
vcullen: ah, sì, è proprio il figlio di Voldemort. Naturalmente (e questo lo dico come informazione esterna alla fanfiction) non è nato nè da un matrimonio nè da un vero innamoramento.  Voldemort non concepisce l'idea di amore, ormai siamo rassegnati all'evidenza. Grazie per la recensione!
Valery_Ivanov: complimenti per la intuizione, davvero! ^^  La "padrinità" ( ma si dice così? O.O) di Severus era il mio asso nella manica, anche se forse metà delle persone di questo sito resterebbero inorridite nel sapere che ho attribuito a Piton questo ruolo così poco consono alla sua persona. Beh, a me piaceva così, e sono felice di sapere che condividi la mia idea per la scelta dei nomi. E poi, hai visto? E' tornato Draco! ^^ Grazie per la recensione!
HermioneForever92: dopo un paio di faccende risolte, ecco che è arrivata la rivelazione più importante. La storia girava tutto attorno a quello, in fondo, e spero che non sia stato stupido da parte mia scegliere un padre "non celebre" come i già citati Voldie, Severus, Sirius o Lucius. Grazie per la recensione!
_Niki_ : penso di aver soddisfatto tutte le tue richieste, senza neanche farlo apposta ^^ Ora sappiamo che Keith Riddance è il padre di Lauren, e abbiamo anche avuto un ritorno in "grande stile" da parte di Harry, Draco e Blaise. Naturalmente ora hanno molte più probabilità di apparire anche nel prossimo capitolo. Grazie per la recensione! ^^
alice81: non avevo pensato neanche per un attimo a mettere Severus come padre di Lauren, anche se mi sono divertita un mondo a lasciare indizi contraddittori in giro per tutta la storia xD Ringrazio il coro che tenta di darmi una mano a far scegliere l'eterna indecisa Lauren, ma naturalmente non posso far altro che accettare i suggerimenti in silenzio senza rivelare niente di più di quanto non si sappia già U.U Sono felice che tu abbia trovato emozionante la scena tra Suzanne e Severus, almeno la madre non continuava a punzecchiarlo come fa la figlia ^^ Grazie per i complimenti e la recensione!



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Capitolo 60
*** L'origine del sangue ***



Accidenti, siamo già a 60 capitoli. Un traguardo insperato.
Ringrazio tutti coloro che hanno inserito questa storia tra le Preferite:

1 - ahlys07
2 - alice brendon cullen 
3 - ArtemisLover 
4 - aXce 
5 - BlackFra92
6 - DarkViolet92 
7 - Elly Chan 
8 - Elly_93 
9 - gegge_cullenina 
10 - gemlye
11 - giada2000 
12 - Gin_ookami97
13 - GreenPrincess 
14 - HermioneForever92 
15 - kiri_chan 
16 - La principessa mezzosangue 
17 - Meirouya 
18 - MokaAkashiya 
19 - nana97 
20 - natalia 
21 - ragazzapompom 
22 - ryry 
23 - sackiko_chan 
24 - sebadas 
25 - Sheilin 
26 - snape87 
27 - sweet_cullen 
28 - Valery_Ivanov
29 - yOleBaia 
30 - Yvaine0 
31 - zamby88 
32 - zanna 
33 - _NeMeSiS_ 
34 - _Niki_ 

e le Seguite:

1 - AdelinaBlaBla  
2 - Aleteia  
3 - alida  
4 - Atari  
5 - aXce  
6 - Badabubu  
7 - BlackFra92  
8 - cielo_stellato  
9 - CiOccia  
10 - Danielle_Lady of Blue Roses  
11 - Elly_93  
12 - excel sana  
13 - fio90  
14 - giovy39  
15 - ila_sabaku  
16 - karem  
17 - kiri_chan  
18 - Lady of the sea  
19 - Luciana Menditegui  
20 - Lukk  
21 - mileyxxx  
22 - MissyMary  
23 - mistero  
24 - MokaAkashiya  
25 - Nerida R Black  
26 - Piccola Vero  
27 - Rebecca Lupin  
28 - rorothejoy  
29 - rosi33  
30 - Saphiras  
31 - Saske  
32 - seall  
33 - spikina  
34 - Ste14  
35 - uchiha91  
36 - vcullen  
37 - Verelia  
38 - Yoko_kun  
39 - Zeta  
40 - _Bonnie_  
41 - _ki_  
42 - _Mary  
43 - _NeMeSiS_
44 - _Vega  

Buona lettura! ^^



- Sorbetto al limone! –
La mia voce risultò stranamente stridula nel corridoio deserto che conduceva all’ufficio di mio nonno.
Il gargoyle non diede segno di volersi spostare, strinsi la bacchetta nelle mie mani.
- Sorbetto al limone! – ripetei con voce minacciosamente bassa – Sorbetto al limone, stupida idiota di una statua! Sorbetto al limone! –
Ringhiai rabbiosamente, sbattei un piede per terra per scaricare la frustrazione, lanciai un urlo disumano, prima di adottare la tecnica quasi infallibile  per trovare la parola d’ordine dell’ufficio di mio nonno.
Snocciolare tutti i nomi di dolci magici che mi venivano in mente.
Me l’ero quasi dimenticata, da quanto ero furiosa.
- Cioccorane! Burrobirra! Acquaviola! Zuccotti di Zucca! –
Sospirai lentamente, tentando di non perdere il controllo. Dovevo ragionare, era logico.
Quale dannata parola d’ordine avrebbe potuto mettere mio nonno per evitare che io tornassi nel suo ufficio quella mattina? Perché io sapevo che lui sapeva che prima o poi l’avrei fatto, altrochè se lo sapeva.
Dannatissima Legilimanzia e quei furbastri che la praticavano.
- Voldemort! Voldemort! Voldemort! – strillai di nuovo, tremando per il miscuglio di emozioni che si picchiavano nel mio corpo – Vuoi lo spelling, maledetto gargoyle di fattura Babbana? -
Mi irrigidii quando sentii una risata alle mie spalle. Una risata piena di derisione.
- Sei completamente uscita di senno, Silente? –
Non avevo bisogno di voltarmi per capire di chi si trattava.
No, la voce di Draco era inconfondibile per le mie orecchie.
- Sono completamente lucida, Malfoy – esalai per la fatica di mantenere un certo contegno nonostante la rabbia.
- Non si direbbe –
Sentii i suoi passi leggeri ed eleganti avvicinarsi alle mie spalle, i suoi occhi puntati al centro dell’ammasso di capelli che tenevo sulla testa.
- Vattene, devo trovare la parola d’ordine per l’ufficio di mio nonno – sputai acidamente, senza pensare al mio precedente proposito di porgergli le mie più umili scuse.
- Hai provato con “Albus Silente”? – mi schernì lui, afferrando una ciocca dei miei capelli.
Sussultai per la sorpresa, quando sentii le sue dita tirare senza ritegno uno dei miei scomposti riccioli. Rimasi per un attimo in silenzio, spaventata dalla rapidità dei battiti del mio corpo.
- E’… è troppo scontato… - balbettai infine, facendo un passo avanti per sottrarmi al contatto.
- Tu dici? - rispose lui con calma - Albus Silente!
Potei quasi sentire le sue labbra piegarsi nel suo dannato sorriso beffardo quando il gargoyle di pietra si mosse, sembrando essere in attesa che qualcuno salisse sulla sua piattaforma per essere trasportato al piano superiore.
Mi voltai con cautela verso Draco, avendo la conferma del sorriso che increspava le sue labbra.
- Non si ringrazia, Silente? –
Deglutii a fatica, reprimendo dentro di me le ingiurie miste a richieste di perdono che avrei voluto dirgli in quel momento.
- Molto gentile, Malfoy – borbottai lentamente, muovendo un passo all’indietro verso il gargoyle – devi parlare anche tu con mio nonno? –
- No – rispose lui, assumendo un’improvvisa espressione seria – credo che aspetterò che tu finisca –
- Cosa intendi dire? –
- Intendo dire, Silente, che devo parlare con te – spiegò lui, sembrando divertito dal mio atteggiamento confuso – e che attenderò il mio turno. Quando sarai uscita da quell’ufficio, dovrai vedertela con me, ora ti è chiaro? –
Rabbrividii istantaneamente, mi dissi che era preferibile rimandare il più possibile il momento della “chiacchierata amichevole” con Draco.
- Ehm… bene… -
- Bene – replicò lui, lanciandomi un’occhiata tutt’altro che rassicurante – a dopo –
Salii infine sul gargoyle, rimuginando freneticamente su quei pochi attimi di conversazione con il mio ex migliore amico. Potevo dire con sicurezza che mi era mancato.
Era però arrivato il momento di mettere le cose in chiaro con mio nonno. Quando toccai il legno chiaro della tanto familiare porta, mi accorsi che metà della mia rabbia era ormai scemata.
Per quello avrei dovuto maledire o ringraziare Draco. Dipendeva dai punti di vista.
- Ah, Lauren – disse mio nonno quando mi vide entrare senza preavviso nella sua stanza – non ti aspettavo –
- Lo so - replicai sfacciatamente – è questo il bello –
- Non capisco – rispose lui, mettendo da parte le carte che stava leggendo e rivolgendo il suo sguardo su di me.
- Perché hai cambiato la parola d’ordine? –
- Non l’ho cambiata, è questa dall’inizio del mese di maggio –
Inspirai, espirai.
Poteva anche essere la verità, in fondo non ero stata ad Hogwarts per tre mesi e la sera in cui ero tornata a dormire in quella torre non avevo prestato molta attenzione al tragitto dall’ufficio di Severus a là sopra.

A dire il vero, non avevo pensato ad altro che non implicasse Piton come padrino e Daniel come Mangiamorte.
- Bene – concessi dopo qualche attimo di silenzio – allora passiamo alle cose più gravi –
- Di nuovo, non capisco –
La sua aria di innocenza e pacatezza perenne mi fece momentaneamente sentire un’idiota.
Questo passò nella mia mente prima che mi ricordassi il discorso che mi ero preparata nella testa in quei pochi secondi di rabbia intensa passati davanti al gargoyle.
- Non capisci, nonno? Cosa non capisci? Come io possa aver scoperto che mi hai mentito per tutti questi anni? Come tu abbia potuto pensare che non sarei mai arrivata alla verità? Come finalmente sia arrivato il disgraziato momento in cui dovrai sputare il rospo? –
- Lauren… -
- Stai zitto e rispondi alle domande, per una volta nella tua vita! – urlai furiosamente, sbattendo una mano sulla sua preziosa scrivania e sbattendo carte ovunque – Tu sapevi chi era mio padre, vero? –
- Immagino che Severus ti abbia mostrato i… -
- Rispondi alla domanda! – strillai interrompendolo, estraendo anche la bacchetta dalla tasca della mia uniforme.
Mi rivolse uno sguardo ferito, leggermente impaurito, tradito.
Quel semplice dettaglio mi costrinse a riporre di nuovo la bacchetta e a ridurre il tono della mia voce.
Non mi risedetti e non smisi di fissarlo insistentemente, però.
- Lauren… - esordì di nuovo lui, sembrando tanto un addestratore davanti ad una belva feroce - …posso spiegare –
- Voglio una risposta –
Lotta tra sguardi, come era ormai consueto. Accaldata dalla rabbia, potevo quasi sentire bruciare sulla mia pelle le lievi cicatrici provocate dai Cruciatus dei Mangiamorte.
- Sì, lo sapevo – ammise infine, con voce impregnata di tristezza – fin dall’inizio -
- Perché non me l’hai detto? – sussurrai, improvvisamente svuotata dalla rabbia – Perché me l’hai tenuto nascosto per tutti questi anni? –
- Perché le promesse ai morti devono essere mantenute, Lauren – rispose lui con voce severa – sempre e comunque, anche rischiando di farsi odiare dalla propria nipote –
Sentii come una freccia infuocata trapassarmi il cuore, mentre mi sarei frustata a sangue per aver dubitato delle buone intenzioni di mio nonno.
Di nuovo, avrei voluto gettarmi ai suoi piedi per chiedere perdono.
Mi limitai a dire una sola parola, sperando che lui capisse il significato intrinseco.

- Racconta –
Presi a fissare le labbra tanto conosciute, mentre esponevano finalmente ai miei occhi tutte le cose che non sapevo e che avrei sempre voluto sapere.
- Suzanne era una ragazza molto indipendente. Ti avevo già raccontato che, una volta passato l’esame M.A.G.O., aveva deciso di lasciarsi alle spalle Hogwarts e tutto quello che ad essa era connesso. Un esempio valido di questo abbandono fu il sottoscritto.
Suzanne decise di unirsi alla schiera dei Mangiamorte solo per seguire le orme del suo migliore amico, Severus Piton. A scuola erano stati molto uniti, nonostante lei fosse legata sentimentalmente a Sirius Black. Ma credo che questa parte della storia tu la sappia già.
Dicevo, si era unita alla schiera degli alleati di Voldemort perché desiderosa di mantenere la sua amicizia con Severus. Era stato lui ad invitarla e a presentarla per quel ruolo, consigliandole di utilizzare però un nome falso, Sabrina Fountain. Voldemort se n’era subito invaghito, ammirandone la resistenza stoica e la ambiguità di carattere.
Suzanne non era assolutamente una ragazzina fondamentalmente buona, anzi. Aveva in sé qualcosa di oscuro e di malvagio che non sono mai riuscito ad identificare.
Forse derivava dal sangue di Veela ereditato da sua madre, forse dal fatto che io anelassi principalmente a tenerla lontana dalla Magia Oscura – e quello che è proibito si dice sia desiderato.

Fatto sta che tua madre passò due anni nella Congrega Oscura, al fianco di Voldemort e dei suoi alleati. A detta di molti, anche nel letto. Severus mi ha raccontato, una volta assunto qui come professore, che mia figlia non passava una notte senza un nuovo amante. Principalmente abitava però nelle stanze del Signore Oscuro – come lo chiamano loro – che la riteneva la sua Mangiamorte migliore e non sapeva dei rapporti clandestini con gli altri membri della Congrega.
Suzanne aveva scalzato Bellatrix dalla destra di Voldemort.
Questa situazione durò fino a quando alla Congrega non si unì un nuovo adepto, un certo Keith Tufter.
Anche lui, come Suzanne, fece una buona impressione fin dal principio. Anche lui entrò immediatamente nelle grazie di Voldemort, scalzando questa volta Lucius Malfoy dal suo ruolo di rilievo.
Qualche giorno fa, mentre Severus stava cercando di ottenere il tuo racconto riguardo cosa ti fosse successo durante la tua prigionia nel covo della Congrega, Sirius mi ha esposto il suo sospetto.
Tufter o Ciuffetto erano i soprannomi che lui e gli altri Malandrini attribuivano a un ragazzo Grifondoro che aveva frequentato tre anni di Hogwarts con loro. Si chiamava Keith Riddance, faceva parte del loro gruppo ed era stato il fidanzatino di Suzanne per il suo primo anno; in seguito si era trasferito e aveva frequentato la scuola di Durmstrang.
Quando Suzanne tornò qui ad Hogwarts per confessarmi di essere in dolce attesa, mi fece vedere diversi suoi ricordi nel Pensatoio. Molti ricordavano principalmente i bei momenti passati da lei con questo Keith Tufter, o Riddance, che lei sapeva essere il padre del bambino che portava in grembo.
Mi disse di non volerlo coinvolgere in quella storia perché sapeva che altrimenti sarebbe stato ucciso per aver osato violare la donna di Voldemort senza chiederne il permesso.
Mi disse di aver avvertito Severus della sua gravidanza, mi informò della sua decisione di affidarti a lui per la tua crescita lontana dalla mia influenza. Mi opposi strenuamente, ma alla fine decisi di farla contenta e acconsentire per non aggravare la sua situazione e non mettere a rischio la vita della mia futura nipotina.
Il 28 Marzo del 1980 sei nata tu, al San Mungo. Suzanne decise improvvisamente di non volere che tu sapessi mai il nome di tuo padre, per paura che potessi andare a cercarlo e pagare con la vita le colpe commesse da lei. Questo però non la distrasse dalla sua convinzione di volerti affidare a Severus.
Mi chiese che nome volessi darti e io risposi Alexis, colpito dai tuoi ricciolini scuri già così folti nelle prime ore di vita [N.d.A - Alexis significa “curly haired”, cioè dai capelli ricci].
Mi spiegò allora che i tuoi nomi sarebbero stati quattro – come sempre nella tradizione dei Silente – ma sarebbero stati scelti tutti da persone diverse, dai quattro uomini che avevano segnato la sua vita in modo irrimediabile: Severus, il tuo padrino, aveva scelto Lauren; Sirius, quello che mi confessò essere il vero amore della sua vita, avrebbe scelto Cassidy; io avevo deciso per Alexis; Voldemort, durante le innumerevoli notti passate con lei, le aveva ordinato di chiamare Katherine un eventuale frutto dei loro rapporti.
Keith non le aveva parlato di nessun nome, per questo mi disse di registrarti ufficialmente all’anagrafe sotto il cognome di Riddance ma di utilizzare Silente per i documenti riguardanti la vita di tutti i giorni. Voleva che ti restasse comunque un labile indizio che ti legasse al tuo padre di sangue.
Il 29 Marzo, quando tornai in ospedale, mi comunicarono la notizia della morte di tua madre. Un inconfondibile Marchio Nero campeggiava sulle lenzuola bianche del San Mungo, affiancato da un disegnino stilizzato della costellazione che contiene la stella Bellatrix.
Un segno inequivocabile, a mio parere.
Non piansi, ma solo perché tu eri viva. Avevo perso una figlia, ma era come se tu fossi un’altra mia figlia.
Forse Suzanne, da quanto era diversa da me, non lo era mai stata. Ti tenni stretta tra le mie braccia per le prime due settimane, lasciandoti solo quando dovetti andare al funerale della mia bambina.
È stata sepolta a Godric’s Hollow, lontana però da Ariana e mia madre. Sirius mi ha detto che ormai lo sai.
In seguito, verso il mese di agosto, Severus venne a supplicarmi di salvare la donna che amava – Lily Evans, la madre di Harry – dall’omicidio che Voldemort aveva deciso di portare a termine dopo aver sentito una profezia. Beh, diciamo che queste cose non ti riguardano.
Decisi di aiutare Severus nella protezione di Lily, ma a patto che lui mi lasciasse gestire a mio piacimento la tua educazione. Come avrai intuito, lui ha accettato e ha sempre rispettato il nostro patto nonostante il mio piano di salvataggio della sua amata avesse fallito.
Il resto è storia.
Sei consapevole di come hai passato la tua infanzia e la tua adolescenza, immagino. Ora si ritorna qui, dove eravamo rimasti. –
Chiusi per un attimo gli occhi in un tentativo di assimilare tutto quello che mi era stato raccontato.
La verità mi era piombata addosso in qualche decina di minuti, pesante e densa come un masso di montagna, ma il nostro era stato un impatto necessario e quasi piacevole.
Finalmente sapevo tutto e la consapevolezza mi aveva sempre resa felice.
- Grazie, nonno – sussurrai infine, guardandolo dritto negli occhi – mi dispiace di aver dubitato di te –
- A me dispiace di non aver capito che in fondo i morti non posso perseguitarci se facciamo il giusto – rispose lui con un tenue sorriso di scuse – ma vorrei che tu non andassi a cercare Keith Riddance, Lauren… potrebbe essere davvero pericoloso, capisci? –
- Non è tra i Mangiamorte – dissi, riflettendo ad alta voce – dev’essere morto, o forse è riuscito a fuggire –
- Lauren, tu non andrai a cercarlo… vero?
Mi morsi per lunghi secondi le labbra, pensando ad una risposta che potesse accontentare entrambi.
Era logico che il mio più grande desiderio fosse ritrovare il ramo mancante della mia famiglia.
- No… non ora, almeno… -
Mio nonno annuì, come accettando momentaneamente la mia risposta.
- Non molto, ma è già qualcosa – constatò sorridendomi con calore.
Restai ancora qualche minuto a crogiolarmi nel tepore delle nuove scoperte, forte della serenità che colpisce chi ha ottenuto qualcosa che cercava da tempo.
Restai felice solo fino a quando il pensiero di Daniel non si abbatté come un fulmine sulla mia testa.
- Avevi detto che hai un ricordo riguardante Daniel, vero? –
- Non oggi, Lauren – mi ammonì mio nonno con aria severa – la prossima volta, magari dopo i M.A.G.O. –
Alzai un sopracciglio con fare scettico, due mani magre e rugose si appoggiarono sulla scrivania con i palmi aperti come per mostrarsi disarmate.
- E’ una promessa – mi informò lui con tono solenne e occhi luminosi – e comunque il Pensatoio è giù da Severus –
Annuii docilmente, ritenendomi abbastanza soddisfatta per quella giornata. Mi alzai in piedi, accarezzando con mano tremante Fanny.
- Grazie – dissi alla fenice, ma rivolgendo le parole a mio nonno – ci vediamo presto, ti voglio bene –
Uscii con il cuore leggero dall’ufficio, mi lasciai trasportare senza paura al piano di sotto dal gargoyle sussurrandogli parole di scusa per averlo insultato quando non mi aveva fatto salire in precedenza.
Sentii il cuore appesantirsi di nuovo e iniziare a prendere il terribile ritmo di un tamburo quando intravidi la chioma bionda di Draco scintillare nella luce sfocata del pomeriggio.
Avevo passato buona parte della mattinata in quell’ufficio, saltando anche il pranzo e le mie prime ore di studio. Non era difficile prevedere che il resto del pomeriggio sarebbe stato destinato a Malfoy.
- Ce ne hai messo di tempo, Silente – mi apostrofò lui, avvicinandosi a me – quasi mi veniva voglia di andarmene e fartela pagare un altro giorno –
La bocca del mio stomaco si annodò in modo triplo, provocandomi una leggera nausea.
Come potevo avere una dannata paura di quel ragazzo, dopo essere sopravvissuta a un’orda di Mangiamorte?
Ero una maledetta sentimentale fifona.
- Non parli? Il nonno ti ha mangiato la lingua? – ironizzò, sfoderando un ghigno divertito – Avanti, seguimi! –
Rimasi paralizzata dal timore, tentata dal tornare a rifugiarmi nell’ufficio di mio nonno.
 - Silente, non farmi perdere la pazienza! – sbuffò lui, prendendomi per una manica con forza e trascinandomi in mezzo al corridoio – Non ti ucciderò, se è questo che temi! –
Costretta a seguirlo dalla stretta che manteneva sulla manica della mia camicia, mi ritrovai ad attraversare mezza Hogwarts sotto gli sguardi di tutti gli studenti che probabilmente si stavano chiedendo se avessi fatto pace con lui.
Poveri illusi.
E povera illusa ero io che ancora credevo fosse possibile.

- Dove… dove stiamo andando? – balbettai impaurita, vedendo che abbandonavamo le zone più frequentate della scuola.
- Ma come, non ti ricordi più? – mi chiese lui, fermandosi per un attimo e dandomi modo di vedere lo scintillio beffardo nei suoi occhi – Ma nella Tana del Serpente, cara! –
Avrei potuto mettermi a strillare come un’aquila, forse. O affatturare Draco per liberarmi dalla sua presa.
Ma naturalmente non lo feci.

Per qualche strano motivo, che con ogni probabilità mi era stato inculcato in testa da quel filantropo di mio nonno, non riuscivo a non fidarmi di lui.
Lasciai che mi spingesse nell’apertura che portava al nostro antico nascondiglio, senza dubitare per un attimo che potesse succedere il peggio.
Pensai di sfiorare il rischio infarto quando vidi Blaise accomodato con aria indifferente sul bordo del letto. Rimasi congelata davanti a quella figura appartenente a tempi passati, sussultai violentemente quando Draco sbattè la porta alle mie spalle.
- Accomodati, Silente, non ti mangiamo – mi informò Malfoy, dandomi una leggera spintarella per farmi atterrare su una delle familiari poltrone.
Imposi al mio cuore di rallentare il ritmo dei suoi battiti, ma fu un tentativo inutile. Mi artigliai ai braccioli della poltrona dall’agitazione.
- Hai paura, Silente? – mi chiese Draco con tono divertito, mentre si versava un bicchiere di quello che sembrava un forte alcolico.
- Dovrei? – ribattei in un debole tentativo di sembrare spavalda.
- Non so… dovrebbe, Blaise? –
Draco sorrise in modo lupesco al suo amico che puntò finalmente i suoi occhi su di me.
- Io direi di sì –
Brutta risposta. Avrei preferito un rassicurante “no, siamo ancora amici, non ti preoccupare”.
- Ehm… bene… - mormorai intimorita, pensando a un modo per prendere la mia bacchetta e affatturarli entrambi prima di essere placcata a terra da due armadi simili.
- Allora, diciamo che Blaise non è stato preciso – mi spiegò Draco, sedendosi con movimento sinuoso sul tavolino – diciamo che ti devi preoccupare solo se la tua storia non ci piace o non ci sembra veritiera –
- Vogliamo sapere quello che è successo, Lau… Silente – continuò Blaise, distogliendo di nuovo i suoi occhi da me – da prima che hai deciso di prenderci entrambi per il culo in poi –
Allentai leggermente la presa delle mie dita sulla povera poltrona, annuendo leggermente.
Non sarebbe stato poi così difficile raccontare tutto… o sì?
- Vogliamo anche i dettagli del rapimento, voglio sapere che cosa ti è passato in mente di avvelenare mio padre – specificò Draco con occhi fiammeggianti – e ti conviene avere una spiegazione plausibile –
- Se la tua storia ci convincerà della tua innocenza, potremo fare un tentativo per ricostruire quello che eravamo – disse Blaise con tono freddo – altrimenti, preparati ad avere un fine anno da inferno –
Rabbrividii violentemente. Sapevo di cosa erano capaci quei due, meglio non rischiare.
- Allora, sei pronta? –
Tirai un respiro profondo, prima di accavallare le gambe ed assumere l’aria calma che tanto invidiavo di Sirius.
- Sono pronta… partiamo allora dalla profezia della Cooman… -


Note dell'autrice

Buon pomeriggio a tutti!
Bene, anche il capitolo 60 è ormai andato. Siamo a meno quattro... giusto?
Un po' per volta le cose iniziano a diradarsi, mentre si avvicina sempre di più la fine della scuola. Mancano molte cose da sistemare e pochi capitoli, ma farò del mio meglio per non accellerare troppo il tutto.
Se mi dimentico qualcosa, ditemelo e lo aggiungerò.
Grazie a tutti quelli che leggono e/o recensiscono,
Lady Lynx

HermioneForever92: sì, in effetti lo è, quindi non c'è bisogno che ti scusi per il termine ^^ Naturalmente il grande Albus aveva le sue ragioni per mantenere il silenzio, anche se forse Lauren l'ha perdonato troppo in fretta. Temo di aver fatto questo errore, non so. Hai ragione per quanto riguarda Sirius e Lucius, sarebbe stato un po' contronatura il loro interesse per una possibile figlia... ma alla fine è andato tutto per il meglio! Grazie per la recensione!
Valery_Ivanov: probabilmente ancora qualcosina ci sarà da scoprire su questo oscuro individuo (a proposito, prima o poi troverò il tempo per postarne una foto) ma non troppo. Non dico altro, sono anti-spoiler ^^ Draco ritorna anche in questo capitolo, più inquietante e minaccioso che mai... brrrr! Un elogio speciale ad Harry, è vero, il ragazzo d'oro della settimana xD Grazie per i complimenti e la recensione!
Luciana Menditegui: povero Keith, appena apparso e già odiato a morte xD in effetti è stato abbastanza arrogante, ma credo che sia una caratteristica comune dei Malandrini (si salva solo Remus). Comunque grazie per i complimenti e la recensione!


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Capitolo 61
*** Come, quando, perchè ***



Esposi a Malfoy e Zabini ogni singolo dettaglio e avvenimento di cui non erano a conoscenza, a partire dalla profezia richiesta alla Cooman fino a poche ore prima nell’ufficio di Piton.
Senza che me lo chiedessero, presa dalla necessità di condividere con qualcuno la mia ultima grande scoperta, confessai anche il nome di mio padre e tutte le ipotesi che lo designavano tale.
Non mi preoccupai del tempo che impiegai a raccontare tutto, ad ogni parola i miei nervi si distendevano e le espressioni dei miei interlocutori sembravano ammorbidirsi.
Alla fine di tutto, dopo aver lasciato che il nome dell’uomo che mi aveva dato la vita aleggiasse per la prima volta sulle mie labbra, tacqui di colpo.
Lasciai che tutti e tre ci prendessimo del tempo per assimilare le ultime ore.
- Impressionante –
Fu Blaise il primo a parlare, per quanto a bassa voce. Aspettai con pazienza il suo verdetto che però non arrivò. Puntai con discrezione i miei occhi verso Draco, sperando che lui decidesse di darmi ulteriori indizi sul mio destino.
- Sai, Silente… - iniziò a dire il mio migliore amico - …non ero mai riuscito a capire perché diamine mio padre insistesse per volerti catturare e poi chiedere a Voldemort di darti in moglie a me. Eri una Mezzosangue babbanofila, per quanto ne sapevo, ed eri una Silente. –
Draco fece una pausa per valutare la mia reazione, lo invitai a proseguire nel suo discorso.
- Inoltre, da quello che io e mia madre potevamo vedere nelle foto che ci spediva a casa, non eri propriamente il mio ideale di ragazza. Ma ora ho capito, sai? –
Malfoy si alzò in piedi, iniziando a circumnavigare il tavolino con aria pensierosa.
- Mio padre è un uomo intelligente, è sempre stato calcolatore e dotato di un ottimo intuito. Probabilmente lui sapeva che nel tuo sangue c’era una percentuale di Mangiamorte maggiore rispetto a quella da Silente. Forse, dopo quello che mi hai raccontato, ho trovato una spiegazione, per quanto assurda, ai continui tentativi di rapirti -
Il mio cuore si fermò per un attimo, in attesa che Draco mi dicesse quello che mancava al puzzle. Blaise era rimasto incantato a fissare la chioma vagante del suo amico.
- Voldemort sapeva che tua madre era incinta, ma non sapeva di chi. Con ogni probabilità, non sapeva nemmeno di non essere l’unico a usufruire della sua bellezza. Io credo, anzi sono abbastanza certo, che Voldemort pensasse e pensi ancora che tu sia sua figlia e lo abbia detto ai Mangiamorte… mio padre ha deciso di cogliere l’occasione al volo e non vedeva niente di meglio che legare i Malfoy ai Riddle utilizzando noi due come corde da annodare… -
Rimasi a bocca aperta per trenta secondi buoni, prima di mettere in moto le cellule del mio cervello.
 L’ipotesi di Draco non era dimostrabile, ma avrebbe spiegato molte cose.
- Questo sarebbe un ottimo movente per giustificare l’uccisione di mia madre da parte di Bellatrix, i continui tentativi di rapimento da parte di Voldemort, il suo chiamarmi Katherine, le sue proposte di diventare Mangiamorte… - sussurrai lentamente, ragionando ad alta voce - …perché non mi ha mai toccata con la bacchetta, lui. Mai, ha sempre lasciato che si occupassero gli altri di me e mi ha sempre concesso una possibilità di redenzione… -
Bloccai le mie parole, presi un bel respiro. Pensai anche ai dannati sogni che avevo avuto durante l’estate, al personaggio misterioso che diceva di essere mio padre. Alla lettera scritta da Lucius, che altro non era se non l’ennesimo tentativo di Voldemort di portarmi al suo cospetto.
Ma io non ero sua figlia, questo lui non lo sapeva.
- Non ci avrei mai pensato da sola, Drake… sei geniale… -
Il mio ex migliore amico mi sorrise apertamente, prima di ricordarsi che eravamo ancora in guerra.
Io mi misi una mano sulla bocca non appena mi accorsi di averlo chiamato “Drake”, come se niente fosse accaduto tra di noi.
- Non prenderti tutta questa confidenza, Silente – mi ammonì lui con sguardo serio – non abbiamo ancora deciso cosa fare con te! –
Blaise tirò fuori dalla tasca dei suoi pantaloni quello che sembrava l’orologio da polso Babbano che avevo lasciato in dormitorio la mattina di San Valentino.
Il mio orologio Babbano.
- E’ quasi ora di cena, ci conviene scendere! –
Zabini si alzò dal letto con un balzo elegante, Draco mi fece cenno di staccare i miei glutei dalla poltrona.
- Ma… e la mia sentenza? –
- Ci penseremo a cena, Silente – rispose lui con espressione minacciosa, ma un leggero brillio nello sguardo –  E non osare sederti vicino a noi, chiaro? Ci vediamo in dormitorio! –
Rimasi impalata davanti alla porta ormai chiusa della Tana del Serpente ad ammirare le due figure dei miei primi veri amici allontanarsi verso il fondo del corridoio.

Rispettai gli ordini di Draco e Blaise, quella sera a cena. Mi sedetti di fronte a Harry – che mi pose diecimila domande su cosa mi avesse fatto Piton quando mi aveva trascinato nell’aula di Pozioni quella mattina – e tra Hermione e Neville.
Risposi al mio amico che gli avrei raccontato tutto al riparo da orecchie indiscrete, compresa la vicenda riguardante l’identità di mio padre, e passammo il resto del pasto a discutere di tutto quello che mi ero persa in quei mesi.
Hermione mi aggiornò su ogni singolo dettaglio del programma da febbraio a quel momento e si propose per farmi avere una pergamena contenente tutto quello che a suo parere avrei dovuto recuperare per non avere problemi nell’affrontare i M.A.G.O. mentre Ronald si premurò invece di raccontarmi che la squadra di Quidditch di Serpeverde andava a gonfie vele anche senza di me. Mi ricordò che la settimana seguente ci sarebbe stata la finale che avrebbe deciso a chi sarebbe andata la Coppa.
Neville risolse i miei dubbi di tipo pratico come ad esempio chi si fosse occupato di Sorrow durante la mia assenza e come procedessero le coppie della scuola.
Scoprii che Blaise si era riappropriato del mio gatto senza fare tante storie e che ora Sorrow viveva nel dormitorio maschile con lui, Draco e Anthony.
Per quanto riguardava le coppie, Harry si era ufficialmente fidanzato con Eleanor, Ron e Hermione si erano lasciati, Ginevra ronzava attorno a Draco da quando ero sparita e lo stesso faceva Astoria con Blaise. Le ultime due erano stranamente diventate grandi amiche.
Mi riproposi di strangolarle entrambe appena mi fosse capitata l’occasione.
- Sono due sciacquette fatte e finite… - sospirai sconsolata, lanciando un’occhiata al tavolo del Sesto e Quinto anno che mi ritrovavo di fronte.
Le due chiome, una rossa e una bionda, delle mie acerrime nemiche scintillavano sotto la luce delle candele accese. Vidi il volto di Ron, di fianco ad Harry assumere una sfumatura simile a quella dei suoi capelli.
- Ginny non è una sciacquetta! –
- Ah, scusami, Ron… - risposi con tono veramente pentito - …mi ero quasi dimenticata che fosse tua sorella… anche se questo non vuol dire che non sia una ragazza piuttosto facile! –
Weasley arrossì violentemente ma forse si accorse che non aveva argomenti per controbattere la mia opinione. Ginevra era esattamente quello che avevo detto io, nessuno provò anche solo a negarlo.
- Ma tornando a te ed Eleanor, Harry - dissi, spostando strategicamente il discorso su altro – va tutto bene? –
- Benissimo! – esultò lui, rivolgendomi un ampio sorriso – Credo che questa estate andrò per qualche settimana da lei e poi anche lei passerà un po’ di tempo a Grimmauld Place –
Sentii a malapena i commenti di Hermione su quanto sarebbe stato difficile per Harry sopravvivere a casa dei Chang con in giro la terribile Cho – invidiosa della conquista della sorella minore.
Appena il mio amico ebbe pronunciato “Grimmauld Place”, il mio cervello si sintonizzò su Sirius e su come avrei potuto fare per andare a chiarire le cose con lui.
Dovevo urgentemente chiedere a mio nonno un permesso rapido per uscire di lì, sentivo che non sarei riuscita a passare i M.A.G.O. con quel pensiero fisso in testa.
Un rumore assordante mi distolse dalla mia riflessione, vidi che un piatto del nostro tavolo era caduto a terra e allo stesso tempo notai che i posti di Draco e Blaise erano vuoti.
Era giunta l’ora di andare a scoprire cosa avrei dovuto aspettarmi in quell’ultimo mese scarso di permanenza ad Hogwarts.

Me la presi comoda per raggiungere il dormitorio del Settimo anno.
Non c’era in giro anima viva – tutti erano probabilmente restati in Sala Grande per mangiare il dolce – e camminare di nuovo da sola per i rassicuranti corridoi di Hogwarts mi fece rilassare prima del verdetto tanto atteso.
Trovai deserta anche la Sala Comune, ma mi accomodai sulla poltroncina più vicina al fuoco. Sapevo che prima o poi uno dei due, o forse entrambi, sarebbe sceso a chiamarmi. Non avevo fretta.
Con mia grande sorpresa, mi accorsi che la mia predizione era stata sbagliata: fu Sorrow a scendere le scale del dormitorio maschile per venire a portarmi un bigliettino che mi invitava a recarmi nella loro stanza.
Presi in braccio il mio adorabile micetto ed eseguii le istruzioni con un pizzico di timore. Continuavo a ripetermi nella testa che se ero sopravvissuta a Lucius Malfoy, potevo resistere davanti a chiunque.
Entrai nella stanza accolta dal silenzio, sempre tenendo tra le mie braccia Sorrow come una piccola consolazione. Mi sedetti di fronte ai due ragazzi che mi stavano attendendo senza spiccicare parola.
- Silente… la tua storia ci è sembrata davvero surreale per essere successa davvero… - disse con voce alta e chiara Blaise, lanciandomi un’occhiata penetrante.
- Per questo abbiamo formulato due ipotesi: o hai deciso di prenderci per il culo giocandoti la tranquillità delle prossime settimane, o sei così sciocca da aver creduto alla profezia e da esserti lanciata nelle mani sempre pronte alla fisicità di mio padre – commentò Draco con tono amaro.
- Dato che sappiamo che sei ingenua e dato che hai avuto il coraggio di dirci tutto, senza nascondere niente, abbiamo deciso di darti un’altra possibilità –
Rimasi interdetta. Non ero sicura che quelli che mi avevano rivolto fossero veri e propri complimenti, ma non capivo come potessero sapere se gli avevo detto tutto o meno.
- Prima che tu lo chieda, Piton ci ha spiegato tutto quello che ti era successo, mentre tu passavi una settimana nell’ufficio di tuo nonno per riprenderti – mi informò Draco con un sorriso tenue – volevamo solo vedere se ci tenevi davvero a riavvicinarti a noi a tal punto da confessarci quello che stava dietro al tuo comportamento idiota di qualche mese fa –
Scossi la testa incredula, mi morsi le labbra, lanciai un paio di occhiate ai ragazzi che mi stavano davanti, lasciai che un grande sorriso mi si dipingesse sul viso.
- Grazie… -
Non mi risposero, ma in qualche modo mi fecero capire che erano disposti a seppellire le due enormi stupidaggini che avevo commesso per colpa della Cooman.
- Se hai domande, falle ora o taci per sempre – mi disse Zabini, rivolgendomi per la prima volta da tempo la parola guardandomi in faccia.
- No, io… - ribattei d’istinto, prima di essere fulminata da una curiosità - …ah, ecco! Cosa c’è tra te e la Greengrass? –
Blaise strabuzzò gli occhi, facendo scoppiare a ridere di gusto Draco. Si passò una mano tra i capelli come per prendere tempo, prima di farmi l’occhiolino.
- Niente di niente, io non voglio aver niente a che fare con le ragazze che sono già state marchiate da Dwight! –
Arrossii violentemente, sentendomi di nuovo a disagio. Blaise sembrava non voler fare quella battuta di cattivo gusto perché si affrettò a riparare alla gaffe.
- A meno che non si tratti di te, ovviamente! Tu sei speciale, Silente! –
- Ma non mi ami, vero? – chiesi a bruciapelo, sperando che in tutto quel tempo lui avesse avuto modo di chiarire nella sua testa quello che pensava di me.
- No, sei molto importante ma non ti amo – rispose semplicemente lui, provocando un applauso scherzoso di Draco.
Mi erano mancati da morire quei momenti di amicizia, di serenità, di pacifica e reciproca presa in giro affettuosa.
L’affermazione di Blaise mi aveva tolto l’ennesimo peso dal cuore, rivolsi quindi lo sguardo verso Draco.
- E tu, invece? Mi hanno detto che la Weasley sta tentando di conquistarti… - mormorai senza nascondere il mio disappunto.
- Sì, me ne sono accorto – ribatté Draco con un ghigno divertito – perché, sei gelosa? –
Lo fulminai senza pensarci, sbuffando con tutta la mia forza per esprimere la rabbia che covavo dentro. Non volevo assolutamente che la dannata Ginevra mettesse le mani sul mio migliore amico.
- Non è alla tua altezza, quella gallina – sputai con decisione, lasciando andare Sorrow che lottava per liberarsi dalla mia presa diventata più potente.
- Tranquilla, non ha alcuna intenzione di mettersi con lei – mi rassicurò Blaise, dopo una linguaccia al suo amico – perché è Weasley, perché è troia e perché sa che potrebbe trovarne diecimila migliori di quella sottospecie di ameba –
Sorrisi dentro di me al pensiero che Draco fosse ancora single. Mi tirai uno schiaffo mentale per aver osato gioire davanti a una cosa del genere.
- Mi fa piacere – confessai con un tenue sorriso – e vi ringrazio per la vostra magnanimità –
- Lecchina – scherzò Draco, lanciandomi un’occhiata maliziosa.
- Smettila – lo rimproverai arrossendo – ho solo una domanda ancora… posso chiamarvi con i nomi o dobbiamo continuare con i cognomi ancora per molto? –
- Credo che potremo accordarti l’uso dei nostri nobili nominativi –
Ridacchiai divertita, sollevata al pensiero che finalmente tutto fosse tornato al suo posto.
O almeno, quasi tutto.
- Non so voi, ma io sono stanchissima – dissi, soffocando uno sbadiglio.
- Ma se sono solo le otto di sera! – protestò Blaise, dondolando il mio orologio sotto il mio naso.
- Saranno le forti emozioni che le abbiamo fatto provare – commentò Draco, aumentando ulteriormente il colore che sentivo espandersi sulle mie guance.
- Smettila – ripetei di nuovo, intimandomi di non arrossire più – è solo che non sono più abituata a giornate così piene –
- Vuoi andare subito a nanna? –
Mi crogiolai per un attimo nella voce carezzevole di Draco prima di capire che la sua non era una domanda del tutto innocente.
- Sì, ma non qui – replicai con un sorriso sarcastico – se mi dovesse scoprire Piton, credo che spellerebbe vivi tutti e tre –
- Non capisco perché Piton sia così protettivo con te, poi – sbottò il mio migliore amico, passando di nuovo dal dolce all’amaro, ravviandosi un ciuffo biondo dagli occhi.
Prima o poi avrei avuto il coraggio di confessargli anche l’identità del mio padrino? Forse, ma non ne ero poi così sicura.
Mi alzai da dove mi ero accomodata, lanciai un bacio a soffio ad entrambi.
- Ci vediamo domani mattina – dissi con tono sprizzante felicità – e vedete di non cambiare idea su di me durante la notte! –
- Non lo faremo, stai tranquilla –

Mantennero la promessa, lasciarono che tutto scorresse per il proprio corso e che la nostra amicizia tornasse al forte legame di prima senza pretendere miracoli.
Lo stesso fece Harry.
Passarono due settimane di spensieratezza e risate e, anche se la prospettiva degli incombenti M.A.G.O. spaventava un po’ tutti gli studenti del Settimo anno, nulla riuscì a guastare quella felicità appena riacquistata.
Solo a volte, durante la notte, la mia mente vagava nei meandri più bui dei miei ricordi portando a galla l’immagine di Voldemort, di un Lucius legato dall’Amortentia e di Sirius.
Continuai a ripromettermi che sarei andata a chiedere a mio nonno il permesso per rivedere Felpato e chiarire le cose che avevo in sospeso con lui, ma purtroppo il recupero delle materie d’esame mi lasciava a malapena il tempo per respirare.
Solo quando mangiavamo, sempre di fretta per tornare in dormitorio a ripassare gli ultimi argomenti, riuscivo a parlare con Blaise e Draco di quello che era successo durante la mia assenza.
Mi raccontarono del pallore della pelle di mio nonno la sera in cui vennero a cercare me e Daniel ad Hogsmeade senza riuscire a trovarci, la gioia del ritorno dello stesso Daniel e l’amarezza nello scoprire che io non ero con lui.
Mi confessarono che si erano ridotti a tempestarlo di domande tutte le sere per aiutarlo a ricordare qualcosa, un indizio che potesse aiutare gli Auror o i membri dell’Ordine a iniziare la mia ricerca, ma Daniel sembrava essere stato colpito da un’improvvisa amnesia.
Fino a quando, all’improvviso, lui sparì nel nulla.
Tutti gli studenti se ne accorsero, era impossibile non notare l’assenza di un ragazzo così popolare e appariscente, ma gli insegnanti sembrarono ignorare quell’avvenimento. Nemmeno mio nonno fece un discorso per spiegare come consueto il perché di quel trasferimento.
Mi descrissero le settimane passate tra mille domande su dove potessi essere finita – perché nessuno, anche quelli che mi odiavano a morte, poteva fare a meno di chiederselo - e le decine di edizioni della Gazzetta del Profeta che snocciolavano possibili ipotesi sulla mia locazione.
E poi, il sollievo generale nell’apprendere che in qualche modo ero tornata, la psicosi generale nel sapere che quella sparizione era dovuta alla Congrega Oscura come tutti sospettavano, i numerosi rifiuti pubblici di mio nonno per rilasciare un’intervista esclusiva a Rita Skeeter.
Ci fu addirittura un momento in cui numerosi studenti chiesero di non farmi rientrare ad Hogwarts, timorosi che la mia presenza avesse potuto attirare la rabbia di Voldemort sulla scuola.
Draco disse che si sarebbe ricordato quei dettagli per tutta la vita, Blaise osservò che non sarebbe stato di certo l’unico.
Ma mentre noi rivangavamo quotidianamente i fatti passati, sapevo che anche nel presente si stava svolgendo qualcosa che non era propriamente positivo.
Sempre la Gazzetta del Profeta continuava a pubblicare foto di probabili Mangiamorte appostati nei dintorni di Hogsmeade. Il solo pensiero che per colpa mia potessero davvero introdursi nella scuola e mettere in pericolo i miei compagni mi faceva svegliare ripetutamente di notte.
A nulla valsero le rassicurazioni di Draco, Blaise, Harry e gli altri sul fatto che quelle ronde fossero indipendenti da me, io mi sentivo completamente colpevole.
Fu durante una notte particolarmente lunga passata a ripassare Pozioni che presi una decisione.
Una volta messi a posto i pezzi mancanti con Sirius e appurato che Lucius fosse indipendente da me e dall’Amortentia, una volta superati i M.A.G.O. e riordinato le mie priorità, avrei compiuto l’azione più sconsiderata e impensabile della mia vita.


Note dell'autrice

Buon pomeriggio a tutti!
Spero che questo capitolo, seppur di transizione, possa essere di vostro gradimento. Come ho già scritto nella mia fanfiction Apeiron, probabilmente fino a venerdì prossimo non avrò possibilità di postare di nuovo.
Ringrazio chi ancora legge e commenta, oltre naturalmente a tutti coloro che continuano a seguirmi.
xoxo
Lady Lynx

Valery_Ivanov: et voila, ecco che Lauren ha finalmente una parvenza di vita normale. Ho rallentato un po' con le sorprese e le rivelazioni, si sente la vicinanza della fine. Ti ringrazio per la recensione, a presto!


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Capitolo 62
*** Una chiara confusione ***



Convincere mio nonno a lasciarmi andare da Sirius fu meno difficile di quanto pensassi.
Mi bastò cercare l’appoggio di Lupin, che mi avrebbe fornito il suo camino per il breve viaggio via Polvere Volante, e promettere che sarei tornata per cena.
Era un frizzante pomeriggio di fine maggio quando entrai nell’ufficio del mio professore di Difesa contro le Arti Oscure con l’unico scopo di gettarmi nelle fiamme smeraldine accese nella stanza.
- Buongiorno, Lauren – mi salutò allegramente, mentre richiudeva una delle tante gabbie contenenti piccoli mostriciattoli aggressivi.
- Buongiorno, professore – risposi con voce piuttosto tesa e un sorriso tirato sul viso.
Ero agitata, niente avrebbe potuto nasconderlo. L’idea che Sirius decidesse di urlarmi dietro o, peggio, di non rivolgermi nemmeno la parola, mi faceva veramente paura.
- Non ti mangerà, tranquilla – mi disse Lupin, in un tentativo di rassicurarmi.
- Fossi al suo posto, lo farei –
Lunastorta ridacchiò, palesemente divertito, prima di appoggiarmi una mano sulla spalla.
- Ti basterà essere sincera con lui, senza troppi giri di parole, e capirà – mi suggerì Remus, facendomi l’occhiolino – ma non farti abbattere dall’accoglienza che ti riserverà, solitamente non è mai molto propenso a perdonare senza fare prima un sacco di storie… devi dimostrargli che pensi di meritartelo e lottare fino all’ultimo senza farti sottomettere dal suo caratteraccio! –
Annuii con decisione. Se Sirius voleva farmi sudare il suo perdono prima di concedermelo, allora avrei sopportato di tutto pur di ottenerlo.
- Grazie per i consigli, professore –
- Di niente – rispose lui, allungandomi il barattolo della Polvere Volante – e in bocca al lupo… anzi, al cane! -
Risi nervosamente, prima di lanciare una manciata di sabbia nel fuoco e urlare “Grimmauld Place numero dodici” con tutta la voce che avevo in corpo.
Atterrai, come previsto, nel famigerato salotto della casa. Sembrava non ci fosse nessuno, prima che sentissi un trio di voci parlare fittamente nella cucina illuminata dal sole.
Avanzai cautamente verso la fonte del rumore e restai congelata dalla sorpresa quando vidi Sirius, Lucius e Narcissa seduti al tavolo a chiacchierare davanti a dei bicchieri di tè freddo come tre vecchi amici.
Rimasi per qualche minuto a fissarli, non vista, come se fossero stati i protagonisti di un quadro rappresentante l’allegoria della Nobiltà.
Ogni gesto, ogni parola, ogni respiro era impregnato di quell’aura di eleganza che avevo visto solo nei Black e nei Malfoy. Un’oscura perfezione.
Rimasi immobile davanti allo spettacolo fino a quando gli occhi di Sirius non si voltarono casualmente verso di me, inchiodandomi in un battito di ciglia.
- Lauren? – disse lui, con un tono indefinito e quasi interrogativo.
Era forse irritato, felice o semplicemente sorpreso? Non ebbi modo di capirlo, mentre mi costrinsi ad avanzare nella stanza per salutare con un cenno timido anche Lucius e Narcissa.
- Da quanto tempo sei arrivata? –
- Poco – mentii, mordendomi le labbra – giusto qualche minuto… non volevo disturbarvi! –
La madre di Draco mi sorrise dolcemente, mentre il padre distolse lo sguardo per concentrarsi su un’interessante venatura della fetta del limone che decorava il suo bicchiere.
Da quel semplice gesto compresi che Severus l’aveva infine liberato dall’effetto dell’Amortentia.
- Se non volevi disturbare, era sufficiente che non venissi – rispose lui, con un filo di sarcasmo.
Di nuovo non afferrai se dicesse sul serio o se mi stesse prendendo in giro.
- Sirius, non essere scortese! – lo rimproverò Narcissa, invitandomi con lo sguardo ad avvicinarmi a loro.
Mossi altri due passi, senza però avere il coraggio di sedermi al tavolo.
La scelta era piuttosto ardua: di fianco a Sirius o di fianco a Lucius. In pratica, un suicidio.
- Gradisci un bicchiere di tè, Lauren? –
Scossi lentamente la testa, spostando il mio sguardo dalla chioma bionda a quella mora senza capire più un accidenti di quello che stavo facendo.
- Davvero preferivi che non venissi, Sirius? – chiesi lentamente, in un fuggevole sussurro che mi pentii subito di aver emesso.
- Mah, non saprei… - replicò lui, con gli occhi più tempestosi del solito - …ah, diciamo di sì! –
Sentii una pugnalata dritta nello sterno, mi passò per la mente la codarda idea di togliere il disturbo e lasciare tutto com’era senza lottare. Ma ricordai le parole dette da Remus e decisi di contrattaccare.
- Perché? –
- Ho molto da fare - borbottò lui, riducendo i suoi occhi a due fessure.
- Bene, Sirius, allora vediamo di sistemare tutto rapidamente! – ribattei con altrettanta decisione – Possiamo parlare un attimo in privato, vero? –
- Perché dovremmo? –
- Perché io non lascerò questa casa fino a quando non avrò chiarito con te in modo decente! –
Felpato mi lanciò un’occhiata assassina davanti a quella mia minaccia poco velata, sentii un risolino soffocato di Narcissa provenire dalla mia destra. Non mi preoccupai della reazione di Lucius, di lui mi sarei occupata più tardi.
- Allora? – insistetti con veemenza, invitandolo con lo sguardo ad alzare il suo sedere dalla sedia.
- Per me puoi anche restare, la casa è grande! Basta che non frequenti le stesse stanze dove sono io… -
Touchè. Ma come diamine faceva ad essere così irritante?
- Non fare il bambino, Sirius! – soffiai, reprimendo il mio istinto di ricorrere alla bacchetta.
- Non sono io il bambino, qui… -
Il suo tono colmo di insinuazione mi mandò ulteriormente il sangue alla testa. Non erano parole poi così terribili, ma era proprio il suo atteggiamento a mandarmi in bestia.
- Cosa vorresti dire? Avere quasi quarant’anni non vuol dire essere maturi… e tu ne sei l’esempio vivente! –
- Peccato che non sia io ad urlare a sproposito davanti ad una persona che non mi ha nemmeno invitata nella sua casa… -
Sgranai gli occhi, quando mi accorsi che perdere il controllo non era effettivamente un atteggiamento consono al mio obiettivo. Presi un paio di respiri, tentando di non far cadere il mio sguardo sulla smorfia trionfante di Sirius o sulla persona di Lucius.
- Black, per favore – sputai infine, con una calma evidentemente imposta – gradirei che tu mi concedessi un’udienza in privato –
Di nuovo sentii Narcissa soffocare un risolino, mentre Sirius spostava la sedia indietro di qualche centimetro per poi alzarsi in piedi.
- Andiamo, rompiscatole –
Il solo fatto che l’appellativo che mi attribuì venne velato da una sfumatura affettuosa mi rincuorò ulteriormente. Lo seguii senza parlare nel salotto – pensando che ci saremmo fermati lì – ma Sirius continuò a camminare fino a quando non arrivammo in quella che ricordai essere la sua camera.
La camera che, a dire la verità, era un po’ anche la mia.
Mi addentrai nella familiare stanza da letto, restando rigidamente in piedi davanti al muro mentre Sirius si lanciò sul letto iniziando a fissare il soffitto.
- Avanti, dimmi il perché di tutta questa sceneggiata – mi ordinò lui, rivolgendo tutta la sua attenzione alle assi di legno che sovrastavano le nostre teste.
- Non è una sceneggiata, Black – ribattei con tono risentito – e non mi dispiacerebbe se tu mi ascoltassi come si deve –
- Ti sto ascoltando –
Un sorriso irritante e sarcastico – che avrei definito senza tanti giri di parole Malandrino – si dipinse sul suo viso. Sospirai, appoggiando la mia schiena al muro.
- Mi dispiace di non averti raccontato tutta la storia, Sirius – iniziai a dire, arrendendomi ad usare un tono pentito – ero imbarazzata all’idea che tu sapessi lo stratagemma che avevo utilizzato per tentare di uscire dal palazzo della Congrega, non volevo che tu mi considerassi una persona che non ero e temevo che tu avresti potuto dirlo a mio nonno… -
Black continuò a restare con gli occhi fissi sul soffitto, ma il suo sorriso si spense leggermente.
- Ho passato le ultime settimane a tormentarmi sul perché non volessi dirti tutta la verità, e questi sono i motivi che mi sono data per giustificarmi e non tornare sull’orlo della pazzia… - confessai, senza tentare di frenare il fiume di parole che straripava dalla mia bocca - …ma non sono sufficienti, considerato che avrei dovuto riporre in te tutta la mia fiducia. Il punto, Sirius, è che io non ho mai avuto le idee chiare in testa riguardo ai miei sentimenti e la cosa che io temevo tu scoprissi più di tutto era che in me si fosse sviluppata una forte attrazione fisica nei confronti del padre di Draco… non volevo tu fossi geloso, non volevo tu pensassi che un Mangiamorte potesse essere più importante di te, non volevo… beh, non volevo che tu capissi che in fondo non sono la donna che tu pensi ma solo una squallida ragazzina immatura con un sacco di confusione in testa… -
Abbassai lo sguardo verso il pavimento, sospirando di nuovo. Era dura esporre a voce tutte quelle cose, ma sentivo di doverlo fare.
- E non lo so, non so se tra noi potrebbe esserci una storia… ovunque mi giri, vedo un ragazzo o un uomo che ha segnato in modo irrimediabile la mia vita negli ultimi sei mesi e non so più a chi affidare il mio cuore… sai, il Daniel di cui ti avevo tanto parlato si è rivelato essere un Mangiamorte… -
Mi bloccai un attimo, avvertendo la pesantezza dello sguardo di Sirius puntare sulla massa di capelli che mi copriva il viso.
- E’ il primo ragazzo che io abbia mai amato davvero e il primo che mi abbia amata… o che almeno abbia finto di farlo in modo credibile… e considerando come sembra essere finita, credo che non ci sia molto da dire sulla fiducia che dovrei nutrire nei confronti dell’amore… -
Di nuovo un blocco, di nuovo mi costrinsi a respirare profondamente. Piangere non sarebbe servito a nulla.
- Per concludere, dato che mi hai detto di avere molto da fare, vorrei che tu mi perdonassi per aver taciuto la storia di Lucius e che tu faccia una prova per capire che il mio rifiuto nei tuoi confronti non è dovuto a una questione di età… no, non sono così selettiva… ma a qualcosa che mi fa capire che per me sarebbe meglio mettere un po’ di ordine nella testa prima di buttarmi senza ragionare nella costruzione di una storia con un’altra persona… - sospirai per la terza volta, senza avere il coraggio di osservare la reazione di Sirius - …scusami per il disturbo, grazie per avermi ascoltata –
Mossi un passo verso la porta che mi stava di fianco, ma una presa gentile mi impedì di fuggire rapidamente come mi ero prefissa. La mano di Sirius mi spostò la foresta di capelli dal viso, dandomi modo di vedere la smorfia dipinta sui suoi lineamenti.
Mi ripetei nella mente, come un mantra, che non dovevo assolutamente piangere.
- Lauren, credo che certe cose non si possano risolvere con un monologo così rapido… per quanto intenso… - osservò lui con tono serio.
- Non voglio rubarti altro tempo – mi giustificai disperatamente, lanciando un’occhiata alla foto che campeggiava alle sue spalle.
- Non mi interessa, ok? Chi se ne frega del tempo, diamine! –
- Hai detto che avevi molto da fare… -
- Ho mentito, ok? Sono un Malandrino, certe abitudini sono difficili da cancellare… - rispose lui, rivolgendomi un mezzo sorriso e conducendomi gentilmente verso il letto.
Mi sedetti, oppressa da un senso di inquietudine. Non avrei mai pronosticato una reazione così dolce e comprensiva.
- Perché… lo stai facendo? – balbettai io, senza riuscire a staccare gli occhi dalla figura di Keith Riddance immortalata in mezzo a James Potter, Remus Lupin e lo stesso Sirius.
- Perché voglio che tu sappia che questo testone non è così insensibile come sembra – replicò lui, seguendo il mio sguardo fino a puntarlo come il mio sulla fotografia dei Malandrini – che sono finiti i tempi in cui correvo dietro a tutte le gonnelle che vedevo… anzi, i tempi in cui tutte le gonnelle correvano dietro a me! –
Ridacchiai sinceramente, davanti a quell’osservazione autoironica. Sentii l’inquietudine dissolversi in uno schiocco di dita.
- Sono disposto ad aspettare il tempo che ti servirà per rimettere a testa la tua giovane testolina – riprese lui, scompigliandomi i capelli con una manata affettuosa – ma non osare insultarti di nuovo, altrimenti mi Trasfiguro in Felpato e ti sbavo da capo a piedi! –
Risi di nuovo, era la minaccia più divertente che avessi mai ricevuto. Ebbi finalmente il coraggio di guardarlo negli occhi.
- Non ridere, sono serio! – scherzò lui, assumendo rapidamente la forma di un grosso cane nero e altrettanto rapidamente tornando umano.
Senza nemmeno pensarci, rivolsi di nuovo la mia attenzione alla foto che mi attraeva come una calamita. Con la coda dell’occhio vidi l’espressione di Sirius farsi seria e le sue sopracciglia unirsi per un attimo in un arco sulla fronte.
- Tuo nonno ti ha parlato di Keith, vero? Il nostro Ciuffetto… -
Annuii lentamente, fissando con aria rapita il ragazzo che salutava la macchina fotografica mentre restava elegantemente appoggiato al tronco di un albero.
- Era un bravo ragazzo, prima di andarsene da Hogwarts per le vacanze di Natale del terzo anno. Qualcosa l’ha cambiato, l’avevamo notato tutti e tre al suo ritorno… e poi, la notizia della sua partenza per Durmstrang! – sbottò Sirius, parlando più a se stesso che a me – Merlino, quanto mi ha fatto incazzare quel giorno! Parlava di Suzanne come di una pezza per piedi e non voleva dirle che l’avrebbe lasciata per sempre… l’avrei preso a pugni con le mie stesse mani! Idiota che non era altro… e noi gli volevamo bene, abbiamo provato fino all’ultimo a convincerlo a tirare fuori gli attributi… ma lui niente! E poi si è unito ai Mangiamorte e l’ha messa incinta senza assumersi le sue responsabilità… Merlino, se l’avessi qui lo ucciderei! –
Sirius si bloccò all’improvviso, come ricordandosi della mia presenza. Mi rivolse un debole sorriso di scuse, prima di assumere un tono più tranquillo e controllato.
- Ma nei primi due anni è stato davvero un grande amico, credimi. Condannerei più volentieri chi l’ha cambiato così tanto dalla magnifica persona che è stato… - sospirò, passandosi una mano tra i capelli – ma forse era destino che i Malandrini fossero solo tre, visto il risultato che abbiamo ottenuto con quell’impiastro di Minus… che teoricamente avrebbe dovuto essere il sostituto di Keith, ma non valeva nemmeno una mezza cicca! –
- Peter Minus? Quello che ha tradito i genitori di Harry? – chiesi con un pizzico di timore.
Sirius non si scomodò a rispondermi a voce, si limitò ad annuire. Distolsi finalmente lo sguardo dalla foto di Tufter, iniziando a pensare alle parole di Felpato.
- Sai, credo che però Keith sarebbe orgoglioso di te se potesse vederti… credeva di essere l’unico capace di tenermi testa dopo un litigio! –
Sorrisi apertamente a Sirius, nonostante il groppo in gola che mi era venuto per colpa di quelle parole.
- Avanti, Lauren, ci conviene scendere altrimenti Narcissa ci darà per dispersi… -
Ci alzammo entrambi dal letto, mi accorsi che il mio cuore diventava sempre più leggero ad ogni chiarimento.
- Credi che potrò parlare per qualche minuto in privato con Lucius? –
Sirius mi guardò in modo strano, ma annuì senza esitazioni.
- Piton l’ha liberato dalla Amortentia e ci sono voluti giorni per calmarlo e convincerlo che non sarebbe stato saggio farsi uccidere da noi – spiegò lui, scendendo le scale – ma alla fine, tra una minaccia e l’altra, ha deciso che sarebbe stato qui senza tentare di scappare anche perché se Voldemort dovesse vederlo sicuramente lo ucciderebbe per averti permesso di fuggire –
Capivo perfettamente i motivi della scelta di Lucius. Non lo faceva per particolare simpatia nei nostri confronti o per cambio di rotta delle idee, ma semplicemente per non rischiare di essere linciato dai restanti Mangiamorte.
- Non tenterà di uccidermi o aggredirmi, quindi? – tentai di scherzare, abbozzando un sorrisetto.
- Non credo, anche perché non ha la bacchetta… ma sarà meglio legarlo e magari torturarlo per rinfrescargli la memoria! –
- Sirius! – protestai vivacemente, vedendo il brillio sadico nei suoi occhi – Noi siamo i buoni, ricordi? Non mi farà nulla, stavo scherzando! –
Restammo in silenzio fino a quando non arrivammo in cucina. Sirius spiegò con aria svogliata a Narcissa e Lucius cosa avevo intenzione di fare. Nel giro di pochi minuti mi ritrovai in solitudine nella cucina di Grimmauld Place, con la porta chiusa e la bacchetta puntata contro il padre di Draco seduto con un’espressione semidivertita dipinta sul viso angelico; ero abbastanza tesa, nonostante sapessi che Sirius era appostato lì fuori, pronto ad fiondarsi nella stanza al primo rumore sospetto.
Il peso dello sguardo plumbeo di Lucius sulla mia persona mi faceva sentire a disagio. Tenevo il coltello dalla parte del manico, ma era come se fosse il contrario.
- Allora, piccola Silente, hai intenzione di pensare ancora per molto a quello che desideri dirmi? O forse preferisci passare l’intero pomeriggio a ricompensare i tuoi occhi con la visione dell’uomo dei tuoi sogni più proibiti? –
Distolsi immediatamente lo sguardo da Lucius, arrossendo come un peperone. Mi morsi le labbra, cercando di inventarmi qualcosa per giustificare il mio lungo silenzio.
- Co… come sta, signor Malfoy? – balbettai infine, incapace di articolare una frase più sensata.
Vidi il suo sopracciglio alzarsi di qualche millimetro, esprimendo il suo disprezzo, in un gesto molto simile a quello di Severus.
- Come credi che mi senta, ragazzina? – commentò lui lentamente, calibrando le parole con attenzione – Sono nella dimora di un traditore del proprio sangue, precisamente nella stanza meno nobile della sopracitata dimora, a conversare con un’irritante ragazzina che mi ha rovinato la scalata verso la fiducia del Signore Oscuro somministrandomi una disgustosa Amortentia… facendo la somma di tutto questo, credo che non possa essere difficile nemmeno per te intuire il mio stato d’animo… -
Mi morsi le labbra, sentendo i sensi di colpa picchiare contro il mio stomaco. Era davvero stupido provare compassione per quell’uomo?
- Signor Malfoy, mi dispiace di averle… rovinato la vita… - esalai con timore, ripetendo le sue parole - …non era mia intenzione costringerla a diventare un ricercato dagli altri Mangiamorte, non volevo che anche lei diventasse… come noi… -
Vidi gli occhi di Lucius illuminarsi di divertimento, mentre le sue lunghe gambe si accavallavano con un gesto elegante e fluido. Molto simile a Sirius.
- Ti dispiace, Silente? Confesso che è davvero sorprendente sentir uscire queste parole dalla tua boccuccia da santarellina dell’Ordine… -
- Non sono parte dell’Ordine – gli ricordai seccamente, stringendo la bacchetta nella mano.
- Giusto, giusto… - appoggiò il gomito sul bordo del tavolo, adagiandoci sopra la testa con un sorriso inquietante - …dev’essere per questo motivo che Voldemort vedeva un barlume di possibilità in te –
Qualcosa in me sembrò risvegliarsi. Mi ricordai all’improvviso delle ipotesi che mi aveva esposto Draco a proposito dei motivi plausibili per i tentativi ripetuti di rapimento.
- Solo per questo? –
- Mi sembra già abbastanza per una ragazzina Mezzosangue e nipote di un Babbanofilo… - replicò lui, sembrando sempre più divertito.
- Io non sono Mezzosangue – lo informai piattamente, notando l’improvviso brillio d’interesse nel suo sguardo – so di essere figlia di una strega e di un mago, quindi non sono Mezzosangue –
- Dici seriamente? – commentò Lucius, assumendo una studiata aria annoiata – Buon per te, allora! –
Ci fronteggiammo per un po’ silenziosamente, prima che io decidessi di andare dritta al nocciolo della questione.
- Lei sa chi è mio padre, vero, signor Malfoy? –
Lucius mi studiò a lungo, come valutando se fossi abbastanza meritevole di una risposta. Alla fine tornò di nuovo con il busto eretto, appoggiando entrambe le mani sulle sue gambe.
- Così penso, Silente, così penso – disse infine, sfoderando un sorriso beffardo – ma tu hai detto di saperlo già, quindi in fondo non ti servirebbe sapere la mia ipotesi avendo già in mano la certezza… -
Mi aveva in pugno, lo sapeva. Era un oratore troppo abile per tentare di affrontarlo sulla retorica, avrei dovuto immaginarlo.
Decisi di aggirarlo, tentando un patetico bluff che sentivo non sarebbe andato a buon fine. Ma non avevo altra scelta.
- Certo che ne ho la certezza – sputai con tono altezzoso, provocando un’altra alzata del suo perfetto sopracciglio – volevo solo sapere da lei se fosse possibile che questo avesse un legame con il motivo che vi ha spinto a tentare di rapirmi così tante volte –
Lucius sembrò sorpreso in modo autentico, finalmente. Forse l’ipotesi di Draco era quella esatta.
- Mi sembra logico, Silente, che un padre voglia avere la propria figlia dalla sua parte e non vederla inquinata dalla mentalità di chi la circonda – sussurrò Lucius, alzandosi in piedi – mi sembra altrettanto logico che un padre faccia di tutto per avere la propria figlia al suo fianco, tu non credi? –
Capii che non si stava rivolgendo solo a me, ma anche al legame tra lui e Draco. Erano idealmente e fisicamente separati, proprio come me e il mio presunto genitore secondo i Mangiamorte, Lord Voldemort.
- Perché non mi ha detto che ero sua figlia? – mormorai a bassa voce, con tono deluso.
- Non gli avresti creduto, Silente -
- Perché ha lasciato che mi torturassero? – chiesi con tono insistente, cercando di capire fino a che punto potesse arrivare l’amore paterno di Voldemort.
Sempre che si trattasse di amore.
- Ah, domanda interessante… - commentò Lucius, facendo un passo verso di me - …suppongo che lui non lo sapesse, sai? –
Allora, forse, c’era qualcosa che gli faceva provare dell’interesse per me. Forse la sua illusione di essere mio padre mi sarebbe stata utile in futuro.
- Altrimenti potrei anche ipotizzare che quello fosse un modo per educarti – continuò lui, avanzando di un altro passo – dato che non ti sei dimostrata docile o propensa ad obbedirgli, se ricordo bene –
La mia speranza di essermi guadagnata la protezione di Voldemort si dissolse in fumo. Chissà perché, la seconda ipotesi di Lucius mi sembrava la più fondata.
- Allora… allora tu volevi… volevi… -
Mi si annodò la lingua al pensiero di fare la domanda che mi ero prefissata fin dall’inizio.
Ma dovevo sapere il vero motivo per cui Lucius desiderasse così tanto possedere il mio corpo, così tanto da arrivare a dimenticare la sicurezza e da mentire a Bellatrix.
- Volevo cosa, Silente? –
Deglutii a fatica, pensando a un modo per mettere giù la domanda senza sembrare troppo volgare o troppo puritana. Lucius avanzò per la terza volta, era a un solo passo da me.
- Quel pomeriggio… quando ero nella vasca… e poi la sera in cui sono fuggita… ecco… -
Mi bloccai di nuovo, sentendo il rossore affiorare sulle mie guance. Lo sguardo sarcastico di Lucius mi faceva sentire terribilmente in soggezione.
- Stai cercando di chiedermi se io avessi un doppio fine nel pretendere un rapporto sessuale con te, Silente? – sussurrò lui, coprendo la breve distanza che ancora ci separava – Sì, è naturale che lo avessi… non crederai mica che io provi a sedurre tutte le ragazzine Mezzosangue che mi capitano tra le mani, vero? –
Non risposi, abbassando lo sguardo e la bacchetta. La mano fredda di Lucius sfiorò il mio mento, alzandomelo fino a costringermi ad incontrare di nuovo quei dannati occhi di piombo.
Avrei potuto urlare o fare rumore, e Sirius sarebbe intervenuto all’istante. Avrei potuto affatturarlo, in fondo lui era disarmato. Ma di nuovo, proprio come il giorno della mia fuga, non lo feci.
- Sei così… tremendamente… ingenua… - sillabò lui con lentezza, tenendo stretto il mio viso tra le sue dita.
Sentivo il suo fiato caldo sulle mie labbra, non riuscivo a staccare i miei occhi dai suoi, non avevo il coraggio di alzare la bacchetta e puntargliela dritta nelle scapole. Sarebbe stato così facile, in fondo.
Ma aveva ragione, ero così tremendamente ingenua da lasciargli campo libero. Di nuovo.
- Sai, Silente… mi sono sempre chiesto cosa ti avesse spinta a farmi una proposta indecente, quel pomeriggio… ad offrirmi il tuo corpo, contro ogni scrupolo etico e morale… - continuò lui, avvicinando ulteriormente le sue labbra alle mie - …ma ora mi è tutto più chiaro. Sì, Silente, io ti affascino veramente… dimmi la verità, avanti… sbaglio dicendo che qualcosa dentro di te ti spinge a non reagire davanti alle mie evidenti provocazioni? –
Mi dimenticai per un attimo di respirare, quando la mano libera di Lucius si insinuò tra i miei capelli. Non ricordavo più che domanda mi avesse fatto.
- Merlino, è così divertente che potrei anche approfittarne… - sussurrò Malfoy, spostando le sue dita dal mio mento per farle scendere fino alla mia vita.
Mi baciò, facendo scorrere la sua lingua sulle mie labbra e poi giocando con la mia. Non reagii, lasciando che le sue mani si muovessero abilmente sul mio corpo. Non mi mossi neanche quando mi ritrovai seduta sul ripiano della cucina, con la sua mano destra sotto la maglietta e il suo bacino aderente al mio.
Non riuscivo a formare un pensiero degno di questo nome, non riuscivo ad articolare una frase né a controllare il mio corpo.
Sentii il rumore di qualcosa che cadeva a terra, mi accorsi troppo tardi che si trattava della mia bacchetta.
- Sai qual è la cosa divertente, Silente? – mormorò Lucius, mordendo con ferocia il mio collo e facendomi gemere disperatamente – Che sei tu a decidere la durata del gioco, e fino ad ora non hai nemmeno accennato a farlo finire… ma non ti biasimo, capisco che possa essere eccitante il pensiero di divertirsi alle spalle del padrone di casa e della moglie del tuo amante… soprattutto se sono entrambi a pochi metri da qui, ignari della situazione… -
Le parole di Lucius accesero in me una scintilla che non avrei mai voluto si risvegliasse.
La voglia di trasgressione, di avere il proibito, di fare un’azione eticamente sbagliata come quella che mi stava suggerendo neanche tanto velatamente il mio corpo.
Ma come ero finita in quella situazione? Com’era possibile che Lucius Malfoy, con tutti i suoi crimini e la sua venerabile età, e il suo caratteraccio disgustoso, e quanto di peggio potessi immaginare, riuscisse sempre a farmi cadere nella rete dell’attrazione fisica?
Non Draco, non Sirius, non chi per loro.
No, Lucius Malfoy.
La persona più dannatamente sbagliata che potessi pensare.
Il movimento della mano sinistra di Malfoy mi riscosse dal miei pensieri. Stava scivolando con lentezza dissacrante verso la cerniera dei miei pantaloni.
- No – dissi con un’improvvisa decisione – no, Malfoy, no! –
La mia voce, a tono fin troppo alto per sembrare ancora parte di una conversazione pacifica, lo fece allontanare di qualche passo da me. Mi abbassai rapida per raccogliere la mia bacchetta, prima che sentissi Sirius bussare alla porta.
- Lauren, va tutto bene? –
Lanciai un’occhiata a Malfoy, prima di decidere che la nostra discussione non era ancora finita.
- Sì, solo un attimo di incomprensione, Sirius! –
Attesi di sentire i passi di Felpato allontanarsi di qualche metro prima di riprendere a fissare Lucius.
- Sei uno stronzo – commentai acidamente, risistemandomi la maglietta e sfiorando le mie labbra con un dito come per cancellare il segno del suo bacio.
- Eri consenziente – ribatté lui con un ghigno divertito, come se la mia rabbia e la mia umiliazione non fossero stati altro che il risultato di un gioco perverso.
- Perché lo fai? –
- Perché è soddisfacente, Silente. Tu non ne hai idea. –
Scossi la testa, facendogli capire che in fondo non ne avevo davvero idea.
- Lo faccio perché è appagante sapere di esercitare un ascendente su di te, la figlia di Voldemort, la nipote di Silente, la figlioccia di Severus… - snocciolò Lucius, allargando il suo ghigno davanti al mio sguardo basito - …sì, so bene che sei la figlioccia di Severus. E sai cosa, Silente? Per quanto tu riesca sempre a resistere e a scappare, sono certo che un giorno sarai tu a venire a cercarmi e a pregarmi di farti assaggiare quello a cui ti sottrai sempre… -
Mi ci volle una manciata di secondi per capire il discorso di Malfoy, ma quando ci riuscii non potei fare a meno di diventare color aragosta.
- Mai – ringhiai con tono ostile, tentando di contraddire quella profezia appena emessa da Lucius – mai, non accadrà mai! –
- Vedremo… io vivrò ancora a lungo… -
- Basta così, Malfoy. Non so cosa mi sia venuto in mente di venire a parlare con te… - sbottai indispettita, marciando verso la porta.
- Sei così sicura di volermi lasciare così presto? – mi richiamò lui con tono divertito – Dovrai confessare al tuo amato Sirius che ti sei fatta incantare di nuovo… -
Era vero, aveva ragione. Avrei avuto il coraggio di dire a Felpato che ero ricaduta nell’inferno?
- Ti odio – sibilai all’indirizzo di Malfoy.
Nonostante tutto, appoggiai la schiena al muro e mi lasciai scivolare fino a terra senza riuscire a trovare il coraggio di uscire da quella stanza e di dire tutta la verità a Sirius.
Il tutto sotto gli occhi brillanti di soddisfazione di Lucius Malfoy.


Note dell'autrice

Buongiorno a tutti!
Dopo un altro periodo di pausa, l'ennesimo, eccomi ritornata. Auguro un Buon San Valentino a tutti, anche se ammetto di essere piuttosto allergica a questa festa ^^
Vi ringrazio come sempre se ancora continuate a seguirmi e vi ricordo che mancano ormai pochissimi capitoli alla fine.
xoxo
Lady Lynx

HermioneForever92: l'azione sconsiderata di Lauren non è poi tanto sconsiderata, alla fine... ma non credo che qualcuno se la aspetti! ^^ E' vero, finalmente ha fatto pace con i suoi amici, ma cosa succederà ora con il problema Lucius? Grazie per la recensione!
Valery_Ivanov: in effetti il perdono era piuttosto obbligatorio, anche se il rancore portato sarebbe comunque stato comprensibile. Giudicherai tra poco se la decisione di Lauren sarà la peggiore di tutte le precedenti... io spero di sì! xD Grazie per la recensione!
DarkViolet92: su Ron e Hermione avrei qualche dubbio, dato che non sono mai stati in grandissimi rapporti, ma per gli altri sono certa che l'amicizia continuerà. Grazie per i complimenti e la recensione!


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Capitolo 63
*** Cambio di pelle ***



Alla fine fu Sirius a decidere per me, quando aprì la porta senza preavviso e mi vide seduta a terra nell’angolo della stanza con la bacchetta ai piedi.
- Lauren, ma cosa ti prende? –
Entrò anche Narcissa che lanciò un’occhiata interrogativa a Lucius, come per chiedergli spiegazioni, ma ricevette in risposta solo un’elegante scrollata di spalle.
Le mani di Sirius, più forti di quelle di Lucius ma leggermente più rudi, mi tirarono in piedi conducendomi nel salotto.
- Lauren… ti senti bene? –
Annuii con sollecitudine, lanciando un’occhiata all’orologio Babbano che finalmente Blaise mi aveva restituito. Mi accorsi che erano quasi le sei di sera, decisi di cogliere l’occasione.
- Sirius, io devo andare… ho promesso a mio nonno che sarei tornata per cena… - snocciolai rapidamente, mentre mi scioglievo dalla sua presa per andare verso il camino - …grazie per l’ospitalità, comunque! –
- Lauren, ti ha fatto qualcosa? – chiese lui con tono d’urgenza, alternando occhiate tra me e la cucina.
- Sirius, devo andare! – tagliai corto, mentre accendevo il camino e prendevo una manciata di Polvere Volante – Grazie ancora, ci sentiamo! –
Prima che Felpato potesse ribattere, mi ero già gettata nelle fiamme ed ero atterrata ai piedi di Lupin.
Sospettavo che fosse rimasto tutto il pomeriggio in ufficio solo per poter controllare il momento del mio arrivo.
- Allora, com’è andata? – domandò con discrezione il mio professore, aiutandomi a scuotere la cenere via dai miei vestiti.
- Bene – risposi brevemente – ora mi scusi, professore, ma devo scappare! –
Lo feci nel vero senso della parola, me la diedi a gambe partendo dall’ufficio di Remus fino ad arrivare in un posto non definito del castello. Non era importante pensare a come sarei tornata indietro, prima o poi sentivo che ce l’avrei fatta.
Mi rannicchiai silenziosamente in una delle tante rientranze del corridoio buio in cui mi ero infilata e iniziai a piangere senza controllo fino a quando non mi addormentai profondamente.

La notte passata in corridoio sembrò non aver preoccupato nessuno. Probabilmente dissolsi tutti i possibili sospetti presentandomi regolarmente a lezione il giorno dopo, con il sorriso stampato sulle labbra e uno sguardo rilassato.
Ero ormai diventata brava a recitare, non potevo farne a meno.
Mancava poco meno di una settimana ai M.A.G.O. e l’ultima cosa che desideravo era perdere tempo facendomi convocare nell’ufficio di mio nonno per spiegargli una cosa che neanch’io ero ancora riuscita a capire veramente.
Sarebbe stato inutile buttare via tempo prezioso per parlare con qualcuno dell’ultimo avvenimento tra me e Lucius Malfoy, sarebbe anche stato controproducente.
Lasciai che il tempo mi scorresse sulla pelle, passando le giornate a ripetere senza sosta gli argomenti di esame, affiancata da Draco, Blaise, talvolta Harry e i suoi due amici.
Eludevo la solitudine, al contrario del solito. Restare da sola mi avrebbe permesso di pensare e non sarebbe stato intelligente lasciare che la mia mente vagasse tra gli ultimi ricordi.
Sembrai riuscire a farla bere a tutti per un tempo immemorabile.
Riuscii addirittura a passare i M.A.G.O. senza tanti problemi, da quanto avevo studiato e mi ero prodigata. Naturalmente non fui l’unica, quell’anno nessuno venne rimandato.
Purtroppo, mancavano altri tre giorni alla fine dell’anno scolastico nonostante gli esami fossero già finiti.
Partita Grifondoro/Serpeverde, ballo di fine anno, ritorno a casa.
Giornate piuttosto leggere, ma rovinose per me dato che non avrei più avuto ragione di seppellire la mia mente tra i libri per dimenticare Malfoy senior.
Fu con mio grande dispiacere che mi alzai la mattina della partita di Quidditch, con due occhiaie lunghe fino ai piedi.
- Hai dormito male, Lauren? – mi chiese gentilmente Hermione che, da quando le avevo spiegato un passaggio del libro di Incantesimi Avanzati a pochi minuti dall’esame scritto, mi trattava in modo stranamente dolce.
- Mmm… - mugolai controvoglia, in un tentativo di dare il mio assenso.
Ad essere sincera, non avevo proprio dormito. Ma non era il caso di affliggere i giocatori presenti – Draco, Blaise, Harry e Ronald – con i miei problemi di insonnia.
- Avanti, Lauren! – urlò Neville con un sorrisone sul viso – Sarà la partita migliore dell’anno! –
Ringraziai il cielo di aver lasciato la squadra di Serpeverde con grande anticipo, probabilmente se quella mattina avessi dovuto giocare in quelle condizioni Draco mi avrebbe massacrata a suon di Cruciatus.
Metaforicamente parlando, si intende.
Tentai di abbozzare un sorriso all’indirizzo di Neville, ma mi bloccai quando vidi l’inconfondibile figura di Severus avvicinarsi al nostro tavolo.
Avevo sentito i suoi occhi su di me dalla mattina seguente la mia gita a casa di Sirius. Probabilmente era l’unico che non si era lasciato ingannare dalla facciata allegra e sorridente che avevo costruito nella ultime due settimane per sopravvivere agli esami e alla scuola.
Persino dopo le lezioni di Pozioni potevo sentire i suoi occhi fissi su di me, anche quando apparentemente lui sembrava non esserci.
Si fermò alle spalle di Ronald, tirandogli uno scappellotto sulla nuca con aria di disapprovazione.
- Vedo che l’educazione a tavola rimane un mistero per te, Weasley – commentò Severus, nel vedere il tavolo spruzzato di latte e costellato di cereali masticati – mangia come Salazar comanda, per Merlino! –
Sentii i miei vicini di tavolo ridacchiare, persino Harry e Hermione, davanti all’espressione confusa di Ronald. Davanti alla mia serietà, il sopracciglio destro di Piton si inarcò.
- Sono venuto a porgere i miei migliori auguri alla squadra di Serpeverde… o, per meglio dire, al Capitano che spero riferirà tutto ai suoi componenti a tempo debito! –
Guardò Draco che sorrise apertamente, tirando una leggera gomitata a Blaise. Anche le labbra di Severus si piegarono per un attimo, prima che i suoi occhi tornassero su di me.
- Signorina Silente, la vedo… assente!
Osservazione acuta. Con ogni probabilità si era fatto un giretto nella mia mente e aveva visto che era completamente vuota.
- Saranno gli esami, professore… - mi difese allegramente Blaise, sfiorandomi con gesto affettuoso la spalla.
Annuii in un tentativo di assenso, ma senza sforzarmi troppo. Sapevo che tanto Severus non se la sarebbe bevuta.
Attesi con un pizzico di ansia che mi ordinasse di alzarmi e di seguirlo nel suo ufficio, ma non accadde niente di quello che pensavo.
- Allora in bocca al lupo per la partita – disse Piton con tono distaccato, prima di allontanarsi seguito dal suo ampio mantello nero.
Non sapevo se sentirmi sollevata per aver scampato un probabile interrogatorio o se preoccuparmi per l’improvviso disinteresse di Piton.
Non ebbi tempo di preoccuparmi, Draco mi afferrò per un braccio trascinandomi verso l’ingresso della scuola. Ci seguirono anche Blaise, Harry, Hermione, Ronald e buona parte della tavolata.
Per i giocatori era giunta l’ora di andare negli spogliatoi, per gli spettatori quella di posizionarsi sulle tribune.
- Tiferai Serpeverde, vero? – mi chiese Draco, invitandomi ad acconsentire con un’occhiata esplicita.
- Sono neutrale… - mormorai controvoglia, soffocando allo stesso tempo uno sbadiglio.
Avrei dovuto sostenere fino alla morte la Casata di Drake e Blaze, in teoria, ma avendo familiarizzato anche con Harry non me la sentivo di schierarmi apertamente.
- Va bene, ma in quale tribuna andrai? – insistette Blaise, affiancandosi alla mia destra mentre proseguivamo verso lo stadio.
Riflettei rapidamente – per quanto le mie cellule spossate me lo permettessero – e decisi infine che quella di Serpeverde era la meno rischiosa. Almeno non avrei incontrato pericolosi professori impiccioni come Minerva, Remus o magari anche mio nonno.
- La vostra… - sospirai a fatica, chiedendomi se non fosse meglio per me andare a dormire piuttosto che assistere alla partita di Quidditch.
Decisi di rimanere solo perché eravamo ormai arrivati allo stadio e perché credevo che se avessi dovuto tornare indietro al castello da sola mi sarei addormentata di botto a metà tragitto.
Salutai quindi i giocatori di entrambe le squadre e seguii Hermione sulla scala che conduceva alle tribune. Arrivate in cima ci separammo lanciandoci timidi sorrisi. Avanzai insicura verso il fondo della fila dopo aver avvistato il muro affiancato all’ultimo posto – un muro che esprimeva una strana idea di comodità per chi volesse appoggiarsi per qualche ora.
Chiusi gli occhi, approfittando della solitudine per provare a schiacciare un pisolino. Peccato che ci fosse gente decisa a schiamazzare anche prima dell’inizio della partita. Peccato che l’immagine di Lucius continuasse a ridisegnarsi meschina davanti ai miei occhi.
Sussultai spaventata quando una mano si appoggiò sulla mia spalla, spalancai gli occhi combattendo contro il sonno agitato che mi cullava con violenza.
- P-professore… - balbettai con voce incrinata, cercando di tenere gli occhi aperti.
- Ho come l’impressione che tu non sia in salute come tenti di far credere, signorina Silente – sentenziò Severus, senza accennare a sedersi.
- Non si preoccupi per me… - sbadigliai faticosamente, sentendo le lacrime minacciare i miei occhi - …si sieda e si goda la partita! –
- Sei al mio posto – mi informò lui con tono asettico.
Balzai in piedi con aria colpevole, guardandolo con aria di scuse e mormorando tutte le frasi di perdono che mi venivano in mente. Alzò il suo sopracciglio destro, bloccando all’istante il mio sproloquio.
- Non sprecare fiato nelle scuse, non credo che oggi assisterò alla partita e quindi non mi servirà il posto riservatomi – disse Severus, lanciando un’occhiata distratta al campo nel quale iniziavano a disporsi le squadre – andiamo –
Impiegai qualche minuto a capire quello che aveva detto il mio professore, mi ritrovai quindi a corrergli dietro per stare al suo passo, scavalcando decine di piedi e rischiando di cadere ripetutamente.
Quasi rotolai giù per le scale inciampando da sola, ma provvidenzialmente Severus si fermò prendendomi al volo e lanciandomi uno sguardo sarcastico.
- Se desideri così ardentemente volare, mi chiedo perché tu non sia in campo con i componenti della squadra di Serpeverde –
Non risposi, limitandomi a mormorare qualche ringraziamento insensato. Da quell’incidente della scala in poi, Severus mi fece proseguire davanti a lui – probabilmente pronto ad afferrarmi al volo in caso tentassi di nuovo il suicidio.
Nonostante tutto, arrivammo sani e salvi nei Sotterranei di Hogwarts. Essendo maggio, non c’era più il terribile freddo umido che mi aveva infastidito tanto nei primi mesi. Quando mi sedetti sulla – ormai mia – sedia, sentii la testa ciondolare sulla mia spalla e gli occhi chiudersi automaticamente.
Avevo sonno, troppo sonno. Non dormivo da giorni e nemmeno il timore della rabbia di Severus mi trattenne dall’assopirmi nel suo ufficio dopo quella che mi era sembrata una convocazione ufficiale.
Solo quando sentii un liquido denso percorrere la mia gola e stimolare i miei nervi spalancai gli occhi mettendo di nuovo a fuoco la stanza – consapevole della mia maleducazione e sconsideratezza.
- Ben svegliata, signorina Silente – mi salutò lui con tono ironico, stringendo tra le sue dita una fialetta ormai vuota.
- Professore, mi dispiace di… -
- Basta così – mi interruppe seccamente lui, andando a sedersi al suo consueto posto – non ti ho chiamata per farti la predica o per sentire le tue giustificazioni –
“Allora per cosa?”  pensai automaticamente, dimentica per un attimo della grande abilità di Severus nella lettura del pensiero.
- Per sentire i motivi di questa degenerazione – replicò lui con tono piatto, sospirando teatralmente – e non dirmi che non c’è stata nessuna degenerazione, perché sai bene che sarebbe solo una perdita di tempo per entrambi –
Provai per un attimo l’impulso di negare tutto, come lui aveva previsto, ma alla fine cedetti dicendomi che era solo questione di giorni prima che tutto quello finisse.
- Ho avuto una ricaduta con Lucius Malfoy – confessai di getto, senza nemmeno pensarci – non volevo che qualcuno lo sapesse… soprattutto Draco e Sirius… e credo che lei possa sapere il perché… -
Severus non rispose, limitandosi a lanciarmi un’occhiata penetrante e poi sospirando di nuovo.
Non lo avevo mai visto così aperto nel manifestare i suoi pensieri.
- C’è altro, immagino –
Non era una domanda, era un’affermazione. Un ordine velato nel vuotare il sacco, in poche parole.
Aveva ragione, naturalmente, c’era altro. Ma non gliel’avrei mai detto perché farlo avrebbe compromesso tutti i miei progetti.
- C’è altro – ribattei con tono neutro, lasciando intendere che non ero disposta a dire però in che cosa consistesse quel tipo di “altro”.
Severus non insistette, non era nel suo stile. Agitò pigramente la bacchetta fino a far atterrare il Pensatoio sulla scrivania che ci separava. Sospirai, sentendomi incredibilmente frustrata.
- Sì, è irritante, vero? – disse lui, esprimendo tutto quello che pensavo a voce alta – Ma tuo nonno ha avuto l’idea geniale di affidare a me il compito ingrato di mostrarti quello che spero sia l’ultimo ricordo che sarai costretta ad assorbire nelle mie stanze, quest’anno… -
Fece una pausa, accorgendosi che stava divagando. Divagare non era nel suo stile.
- Daniel Dwight, come hai ripetutamente chiesto – mi spiegò brevemente, accennando con la testa al Pensatoio – è una raccolta a lui dedicata, sta a te decidere quando entrare nell’incubo –
Gli accennai un sorriso, ma lui non rispose. Rinfoderò la bacchetta nel mantello e si prese la testa tra le mani, sembrando all’improvviso incredibilmente fragile e stanco.
Persi di colpo tutto l’interesse per il Pensatoio, concentrandomi sulla figura di Piton.
Sicuramente si celava qualcosa di grave dietro a quell’atteggiamento, non si era mai mostrato davanti ai miei occhi in modo così… umano.
- Signorina Silente, ha intenzione di fissarmi ancora per molto? – chiese lui con tono acido, osservandomi da dietro la gabbia costruita dalle sue pallide dita.
Arrossii leggermente, scossi la testa, mi alzai in piedi per entrare nella compilation dedicata a Daniel.
Mi appuntai nella testa che, una volta visti i ricordi di Riddle junior, avrei dovuto indagare su cosa affliggesse Severus.

Sala Grande di Hogwarts, probabilmente ora di cena.
- Ho sempre detto che sarebbe delizioso organizzare uno scambio culturale con una Scuola Magica italiana, ragazzo mio – commentò mio nonno all’indirizzo di Severus, mentre inforchettava un pezzo di lasagna.
- Non lo ritengo necessario, Albus – replicò il diretto interessato a labbra strette, fissando con sospetto il cibo che giaceva nel suo piatto.
- Ah, non sai cosa ti perdi! – lo rimproverò allegramente Remus, seduto di fianco a lui.
Severus restò testardamente fermo a squadrare prima la lasagna intonsa, poi il rumoroso tavolo del Primo e Secondo anno. Scommettevo che nella sua mente stessero passando diapositive con mille idee per le punizioni.
- Sei sicuro che non ti piaccia, ragazzo mio? – riattaccò mio nonno, appoggiando una mano sulla spalla di Piton.
- Certo, Albus –
- Allora posso favorire? –
Severus annuì lentamente, spostando la sua lasagna nel piatto vuoto di mio nonno e continuando a fissare gli studenti. Quelli che per sbaglio incontravano il suo sguardo, si affrettavano a distoglierlo impauriti.
- Davvero non capisco, Severus – borbottò mio nonno con aria dubbiosa – come tu non possa apprezzare questa delizia… -
Piton non ebbe però tempo di replicare, preceduto dall’apparizione di uno studente inconfondibile davanti alla porta della Sala Grande.
Daniel Dwight.
I mormorii iniziarono a serpeggiare per la stanza, mentre mio nonno e Severus si alzavano in piedi contemporaneamente. Il primo tentò di pulirsi la bocca mentre camminava il più rapidamente possibile verso la figurina stagliata davanti all’entrata della Sala. L’altro lo precedette senza troppa fatica, mentre scoraggiava con delle occhiatacce tutti quelli che davano l’impressione di volersi impicciare.
- Signor Dwight! – lo salutò mio nonno con voce piena di apprensione – Sono giorni che la cerchiamo! –
Daniel sorrise debolmente, massaggiandosi la testa con aria sofferente.
- Professor Silente – rispose infine, sembrando evidentemente a disagio sotto lo sguardo inquisitore di Piton – mi sono risvegliato solo poche ore fa dalla fattura che ci era stata lanciata e non so nemmeno che giorno sia oggi… -
- Venti febbraio – lo informò Severus con voce gelida – dove si trova la signorina Silente? –
Daniel arrossì, si stropicciò le mani, mentre nella Sala iniziavano a levarsi brusii curiosi.
- Silenzio – sibilò Piton, facendo stranamente tacere anche gli studenti più lontani – tornate tutti nei vostri dormitori –
- Severus, non possiamo impedire loro di parlare o di terminare la deliziosa cena che si trova nei loro piatti – osservò mio nonno, rivolgendo un sorriso rassicurante a Dwight – sarà meglio che siamo noi a spostarci… vuoi seguirci, Daniel? –
Notai il repentino passaggio dal lei al tu operato da mio nonno nei confronti dello studente appena tornato. Non riuscii a trovare una spiegazione plausibile a quel cambiamento di rotta.
Seguii il terzetto fuori dalla Sala Grande senza poter fare a meno di origliare alcuni dei discorsi dei tavoli vicini. Arrivammo infine davanti all’ufficio di mio nonno, come avrei potuto facilmente prevedere. Una volta che tutti si furono accomodati, vidi Daniel fissare con astio Severus.
- Qualcosa non è di suo gradimento, signor Dwight? – chiese Piton dimostrando evidente fastidio e facendo quasi sorridere il Preside.
Riconobbi la frase usata con me al mio ritorno, iniziai a pensare che facesse parte di un suo preciso repertorio.
- Non capisco perché lei sia qui, professore – replicò lui con sguardo brillante di insolenza – in fondo non credo che il professor Silente abbia bisogno di aiuto nel sentire il mio racconto –
- Questo lascialo decidere a noi – rispose acidamente Severus, assumendo un’espressione minacciosa che sapeva molto di “se non taci ti avveleno”.
Fossi stata in Dwight, avrei avuto davvero molta paura. Lui invece non sembrò molto impressionato e rivolse la sua attenzione verso mio nonno.
- Daniel, caro ragazzo – esordì lui, donandogli un altro caldo sorriso – posso offrirti una Cioccorana? –
- Una…? No, ehm… grazie… - borbottò lui, sembrando spiazzato e anche un po’ imbarazzato.
- Dimmi, allora… te la senti di raccontarmi cosa è successo qualche sera fa? –
Daniel sembrava aver previsto quella domanda perché non esitò un attimo prima di iniziare a raccontare la sua versione dei fatti. Inutile dire che fu piuttosto differente dalla realtà.
Disse che eravamo ancora all’interno di Hogsmeade quando avevamo sentito i rumori alle nostre spalle – nonostante fossimo in periferia dato che io avevo insistito per appartarmi con lui – e che aveva tentato di difendermi strenuamente mentre io ero rimasta paralizzata dalla paura. Non aveva visto i colpevoli perché avevano il viso coperto e alla fine, dopo incantesimi su incantesimi, ci avevano affatturato entrambi dato che erano molti più di noi.
Non pensava fossero Mangiamorte, però. Disse che avevano giocato “pulito”. Concluse affermando di essersi risvegliato su una collina fuori Hogsmeade, sdraiato nella neve, da solo. Non sapeva dove io fossi finita.
Riflettei per un attimo sulle sue parole, dicendomi che alla fine la mia coscienza aveva come sempre ragione. Non mi chiesi come Severus e mio nonno avessero potuto credergli, dato che anch’io l’avrei fatto se non fossi stata a conoscenza della realtà dei fatti.
- Bene, Daniel, ti ringrazio per il tuo aiuto… immagino che ora tu non voglia fare altro che riposare, vero? –
Dwight annuì convinto, alzandosi in piedi di scatto. Per un attimo vidi un lampo di sollievo attraversare il suo sguardo.
- Io suggerirei di verificare le sue parole, però, Albus – intervenne Severus, ricevendo in cambio l’ennesima occhiataccia da Daniel – per correttezza nei confronti degli altri studenti interrogati e per avere una maggiore possibilità di trovare la signorina Silente –
Mio nonno annuì, senza mostrare la minima sorpresa. Capii che era stata una mossa concordata in anticipo.
- Ma stai tranquillo, Daniel, lo faremo tra qualche giorno per darti il tempo di riprenderti… - lo rassicurò mio nonno - …ora segui il professor Piton che ti porterà in dormitorio e ti darà  la nuova parola d’ordine –
Severus uscì immediatamente dall’ufficio, probabilmente più che deciso a lasciarsi dietro Dwight.
Feci appena in tempo a pensare che la vaghezza della data dell’interrogatorio non avrebbe dato modo a Daniel di prepararsi mentalmente, prima che il ricordo si dissolvesse attorno a me.

Nuova mente, nuovo episodio, stesso ufficio.
Sembrava esserci uno strano legame tra la stanza di mio nonno e l’uso di Veritaserum, come se funzionasse solo tra quelle mura.
Daniel arrivò accompagnato dal professor Lupin, mentre i due inquisitori – mio nonno e Severus – sorseggiavano con calma due tazze di tè bollente. Dall’aroma sprigionato riconobbi l’inconfondibile Earl Grey.
Una terza tazza, anch’essa fumante, giaceva sul bordo della scrivania. Intuii fosse quella corretta al Veritaserum.
- Ah, Remus e il caro Daniel! – salutò mio nonno con tono allegro – Entrate, entrate! –
- So che non mi aspettava, professor Silente, ma ho deciso di passare per portarle le carte di cui aveva bisogno… –
Remus appoggiò sul ripiano della scrivania un plico di pergamene, osservato con attenzione da Daniel.
- Vuoi una tazza di tè anche tu, Remus? – gli chiese mio nonno, indicandogli quella sul bordo della scrivania.
Lupin esitò un attimo, prima di declinare l’offerta e uscire con calma dall’ufficio. Dwight si sedette quindi davanti a mio nonno, senza staccare gli occhi dalla bevanda che gli stava davanti.
- Puoi berla, se vuoi, ragazzo mio – lo invitò mio nonno con tono noncurante.
- Ah, non dovete inquinarla con il Veritaserum, prima? – attaccò lui con sguardo furbo – O forse l’avete già fatto prima del mio arrivo? -
- Non sappiamo di cosa tu stia parlando, Dwight – sputò Severus con tono carico di disprezzo – Non farneticare -
- Veritaserum? Merlino, come credi che io possa averla offerta a Remus sapendo che contiene una pozione potenzialmente pericolosa? E come puoi pensare che io possa rischiare di mettere in pericolo di vita un mio studente? – gli fece notare mio nonno con tono candido.
L’argomentazione sembrò convincere Daniel. Io non ci cascai, sapevo benissimo che quei due erano abilissimi bugiardi in caso di bisogno.
- Allora, possiamo iniziare la nostra conversazione – continuò mio nonno con tono amabile, mentre Daniel sorseggiava lentamente il suo fatale tè – cosa ne dici di parlare prima di tutto della notte del 14 febbraio? –
Ascoltai con attenzione la voce di Daniel descrivere nei dettagli la maledetta sera che mi aveva portata in mano ai Mangiamorte, questa volta in modo impeccabile e veritiero.
- Conosci i colpevoli? – chiese Severus con tono piatto, alla fine del racconto.
- Sono stati i Mangiamorte, erano Lucius, Bellatrix e Antonin –
Rabbrividii nel sentire che li chiamava per nome, come se per lui fossero stati vecchi amici.
- Cos’è successo una volta Schiantata Lauren? –
- Mi hanno risvegliato dalla Schiantesimo che avevano lanciato anche a me per non farla insospettire e ci siamo Smaterializzati tutti e quattro nel palazzo della Congrega Oscura –
- Prosegui – gli ordinò Severus, con le mani fermamente strette sui braccioli della sedia su cui era seduto.
Mio nonno non parlava, lasciava che fosse Piton a fare le domande. Sul suo volto erano scavati molti più anni di quanti non ne avesse in realtà.
- L’abbiamo mostrata a mio padre, prima che lui ordinasse loro di portarla nel salotto e di aspettare che si svegliasse. Io sono rimasto con lui, doveva parlarmi di quello che avrei dovuto fare una volta tornato a scuola. –
- Chi è questo padre di cui tu parli? –
Daniel si morse le labbra con forza, come per impedirsi di svelare un segreto importantissimo.
- Lord Voldemort – sussurrò in modo a malapena udibile.
Vidi Severus sussultare, mentre mio nonno assumeva un colorito cereo.
Rimasero immersi nel silenzio per qualche minuto, prima che Piton si decidesse a riprendere in mano la situazione.
- Hai rivisto Lauren dopo quella sera? –
- Sì, un paio di volte. L’ho baciata, dormiva come un angioletto… - mormorò lui, mentre gli occhi gli si accendevano di qualcosa di indefinito - …sta bene, lei sta bene. –
Mio nonno tirò un sospiro di sollievo, mentre Severus si alzava in piedi.
- Se non c’è altro da chiedere, Albus, credo sia il caso di consegnarlo a Madama Chips e di proseguire nella ricerca di Lauren – osservò lui, sembrando leggermente sconvolto.
- Solo un’ultima cosa, ragazzo mio – lo fermò mio nonno, puntando i suoi occhi dritti su Daniel per la prima volta dall’inizio del ricordo – dove si trova precisamente il palazzo della Congrega Oscura di cui parlavi prima? –
Vidi un orribile ghigno trionfante dipingersi sui dolci lineamenti di Dwight, illuminando i suoi occhi di una luce malefica.
- Vada a chiederlo a mio padre – rispose lui con tono arrogante – è lui il Custode Segreto –

I ricordi sembrarono essere terminati, tanto che mi ritrovai di nuovo nell’ufficio di Severus.
Aveva ancora la testa tra le mani, sembrava ancora incredibilmente fragile per essere lui.
- Professore… si sente bene? – gli chiesi esitante, temendo di attirarmi contro la sua rabbia.
- Certo – replicò lui con tono freddo, ma meno convinto del solito – e ora, signorina Silente, se hai visto entrambi i ricordi ti chiederei di riportare il Pensatoio a tuo nonno –
Annuii rapidamente, prima di ricordarmi che non mi stava nemmeno guardando.
- E’ sicuro di non avere bisogno di niente? –
Alzò lo sguardo, fissandomi in un modo indecifrabile, prima di sospirare di nuovo.
- No, Lauren, grazie. Ora vai, per favore. –
Obbedii immediatamente, cullando tra le mie braccia il Pensatoio, senza poter fare a meno di scervellarmi sul perché di quello strano atteggiamento di Severus.

Quella sera però mi dimenticai quasi del tutto del mio professore, tutta presa dal doppio festeggiamento organizzato nella Sala Comune del dormitorio del Settimo anno.
Da brava Responsabile avrei forse dovuto oppormi, ma sarebbe stato impossibile smorzare l’entusiasmo dei Serpeverde e dei Grifondoro.
Sì, esatto, entrambe le Casate festeggiavano. Per la prima volta in tutti quei secoli, il Torneo di Quidditch di Hogwarts era terminato in un incredibile pareggio. Serpeverde aveva vinto la partita di quella mattina, ma i punteggi finali erano esattamente gli stessi.
585 punti per Grifondoro e Serpeverde, 500 per Corvonero, 320 per Tassorosso.
Mi ritrovai quindi presa in una baraonda ingestibile, tra bottiglie di Whisky Incendiario e palloncini dei Tiri Vispi Weasley, tra coppiette innamorate e imbucati minori di diciassette anni.
L’unica cosa che mi preoccupai di fare per mantenere la legalità fu controllare assiduamente che nessuno degli altri dormitori si introducesse nel nostro. Non avrei sopportato la vista di Ginevra o Astoria in modalità flirt con Draco e Blaise.
Quella sera vidi per la prima volta Hermione ubriaca, Ronald ballare con Pansy, Draco e Harry esultare insieme per il risultato del Quidditch.
Mi dovetti giustificare decine di volte con Blaise per non aver assistito a neanche una delle partite che aveva giocato, dovetti promettere che una volta entrato in una squadra di professionisti sarei andata ad almeno una delle sue partite.
Dopo il primo, lungo momento di euforia – durò dalle nove circa a mezzanotte – tutti sembrarono calmarsi. Il principale argomento era il Ballo che ci sarebbe stato il giorno dopo, molti però fantasticavano anche sul loro possibile futuro.
Sentii Hermione parlare di un colloquio da professoressa di Hogwarts, Harry insistere con Ronald sul fatto che anche lui potesse diventare un Auror, Lavanda e Daphne mettersi d’accordo per fondare una casa di moda magica.
Non più preoccupata dal fatto che potessero smantellare la Sala Comune, lasciai tutti senza farmi notare e salii con discrezione nella mia stanza.
Senza nemmeno mettere il pigiama, mi rannicchiai sotto le coperte e sospirai pesantemente.
Tutti sembravano avere un’idea, anche se magari solo abbozzata, per il loro futuro.
Io no. Avrei potuto fare qualsiasi cosa, forse, ma con ogni probabilità era proprio quello il problema.
Rinunciai presto a riflettere sul mio futuro. Mi dissi che in fondo, se avessi rispettato la decisione presa qualche settimana prima, non avrei avuto bisogno di pensarci.
Quella notte sognai Severus  - e non più il dannato Lucius - che mi fissava mentre io mi allontanavo senza accorgermi della sua presenza.
Forse, in qualche modo, si sarebbe rivelato il mio primo sogno premonitore.


Note dell'autrice

Buongiorno a tutti!
Come potete notare, siamo quasi giunti alla fine (quante volte l'ho già scritto, ormai?). Tutte le vostre domande avranno una risposta nel giro di pochi capitoli, e poi ci saluteremo per qualche periodo. Ah, ma rimando i saluti al vero ultimo capitolo ^^
Intanto vi ringrazio come sempre per la vostra assiduità nel seguire questa storia infinita, in particolare Shion Shikage che la ha aggiunta recentemente alle Seguite.
Ho solo una piccola richiesta per voi: ho notato che le recensioni diminuiscono di capitolo in capitolo e vorrei gentilmente sapere il vostro sincero parere su questi ultimi capitoli per aiutarmi a capire come migliorare per le mie storie future.
Naturalmente non è un obbligo, solo un invito
ad aiutarmi a rendere le mie fanfiction più gradevoli per tutti.
xoxo
Lady Lynx

DarkViolet92: Lauren non ha fatto in tempo ad avvertire Lucius di questo piccolo dettaglio, il che è un peccato perchè sarebbe stato interessante vedere la sua reazione proprio come hai detto tu. E, ancora sfortunatamente, non ha avuto il coraggio di confessare a Sirius quello che era successo. Grazie per la recensione!
Valery_Ivanov: ah, manca proprio poco per toglierti questo dubbio ^^ in effetti Lucius è molto affascinante anche se un po' fuori portata dal punto di vista dell'età, ma lo stesso è Draco... ardua decisione! xD Grazie per i complimenti e la recensione!


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Capitolo 64
*** Il peso del mondo ***



Era arrivato, alla fine.
Il mio ultimo giorno a Hogwarts, l’addio a quel grande castello che avrei sempre portato nel mio cuore e che in un anno mi aveva lasciato più che tutto il resto del mondo nei precedenti sedici.
- Non ti senti un po’ malinconica, Lauren? –
Sorrisi tristemente a Draco, accarezzando con la punta del piede la superficie fresca dell’acqua del Lago Nero.
- Abbastanza, sì… - confessai a cuor leggero, prima di ritornare con lo sguardo fisso sui giovani studenti che si rincorrevano per il grande parco della scuola.
- E tu, Blaise? –
Il nostro amico non rispose, camuffando un mugolio dispiaciuto con una specie di starnuto e facendoci ridere tutti e due.
- Tra poche ore lasceremo questo posto che abbiamo sempre maledetto per i troppi compiti e i professori malefici, e lo rimpiangeremo! Quanto è assurda la vita… -
- Dai, Draco, non essere così melodrammatico! – lo rimproverai divertita, sentendo che gli sarei sempre stata riconoscente per la sua abilità nel distrarmi dai pensieri orrendi che affollavano la mia testa.
- Infatti, Drake, esulta per il fatto che tra poco saremo ufficialmente liberi! – rincarò Blaze, sfoderando un sorriso entusiasta.
- Bene, forse avete ragione – si arrese lui, sdraiandosi beatamente sul prato – credo che inizierò a farmi le seghe mentali questa sera dopo il Ballo –
Lo imitai, chiudendo gli occhi e cercando di non pensare a quello che mi avrebbe attesa una volta fuori da lì. All’improvviso mi ricordai che avevo molto da fare prima di quella sera, oltre ad assumere un aspetto decente almeno per l’ultimo giorno di scuola.
- Ragazzi, mi spiace abbandonarvi ma ho degli impegni che non possono attendere – li avvertii, alzandomi in piedi e notando con sollievo che non sembravano essere poi così sorpresi – ci vediamo stasera, ok? Magari questa volta in Sala Comune, se per voi non è un problema… -
- Non ti preoccupare per noi, vai pure a farti bella – replicò Draco con tono malizioso – non sia mai che sia la volta buona per farti divertire un po’, stasera! –
Aspettai che aprisse gli occhi per fargli una linguaccia divertita. Mi allontanai rapidamente verso il castello, iniziando ad elaborare nella mia mente tutto quello che avrei dovuto scrivere in poche ore.

Quando sentii i passi e le voci delle mie compagne di stanza risalire verso la scala, mi affrettai a riporre nel baule la penna e le pergamene già scritte.
Appena in tempo per trovarmi davanti Pansy, Lavanda e Daphne con facce sconvolte e agitate.
Mi accorsi solo in quel momento, sillabando distrattamente nella mia mente i loro nomi, che avevano tutte e tre nomi di piante.
Viole del pensiero, lavanda e alloro.
Quel dettaglio mi sembrò comico, tanto che mi misi a ridere senza motivo davanti alle loro espressioni basite.
- Lauren, ma ti senti bene? –
Mi affrettai a riprendere il controllo e annuii con una smorfia seria.
- Scusatemi, dev’essere la tensione per il Ballo – mentii leggermente, iniziando a tirare fuori dal mio baule il vestito regalatomi da Harry e Ronald ma stando attenta alle carte appena riposte.
In pochi minuti nella stanza si scatenò un putiferio che coinvolse anche alcune ragazze delle altre stanze. Iniziò un contrabbando di accessori e trucchi che immaginavo non fosse destinato a finire presto.
Io, dal mio canto, mi infilai il mio vestito rosso e un paio di decolleté gentilmente datami da Pansy limitandomi a truccarmi in modo essenziale. Non avevo assolutamente voglia di attirare l’attenzione e nemmeno di far attendere inutilmente Draco e Blaise.
Alle sette in punto scesi le scale che portavano alla Sala Comune e dovetti fare uno sforzo immane per non sbavare sulla moquette che ricopriva il pavimento. Ringraziai il cielo che il Ballo di fine anno non contemplasse l’obbligo di presentarsi in coppia, altrimenti ero abbastanza certa che avrei tentato di ammazzare con le mie stesse mani le probabili compagne di quei due.
- State molto bene – mi complimentai timidamente, cercando di non fissarli in modo troppo ostentato.
- Noi stiamo sempre bene – replicò orgogliosamente Blaise, avanzando di un passo verso di me – ma qui abbiamo una damigella che si è superata dall’ultima volta! –
- Modestamente, è merito nostro! – intervenne Ronald, scendendo dal dormitorio maschile con Harry alle calcagna.
- Merito vostro, Weasley? – sghignazzò Draco di gusto – Non sapevo faceste i curatori d’immagine per ragazze! –
- Infatti non lo siamo, le abbiamo solo fornito il vestito! – gli ricordò Harry con un sorriso.
Nessuno dei miei due amici rispose, decisi di toglierli dall’imbarazzo di aver lodato l’opera di due Grifondoro.
- Scendiamo? – chiesi loro, guardando poi anche Ronald e Harry – Venite anche voi? –
- Aspettiamo Hermione, ci vediamo giù – rispose Weasley, rimirandomi di nuovo da capo a piedi.
Uscimmo quindi in tre dal ritratto della Signora Grassa, Blaise scoppiò in una risata fragorosa.
- Blaze, che ti prende? – sbottò Draco, irritato ancora dal complimento fatto a quello che lui ancora chiamava Lenticchia.
- Weasley! Merlino, Lauren, ti ha spogliata con gli occhi! –
Arrossii violentemente, facendo finta di non averlo sentito, mentre Draco si incupiva.
- L’avrà fatto solo per vedere come mi stava il suo regalo… - lo difesi poco convinta, mentre scendevamo le scale – anche tu l’hai fatto per il Ballo di Natale, Blaise! –
- Io non ti avevo mica guardata perché il vestito che avevi addosso era un mio regalo, ma per altro… -
Lo interruppi all’improvviso, decisa a fare chiarezza sulla questione del vestito che mi era stato regalato.
- Non sei stato tu, quindi? – chiesi sospettosa, guardando poi il mio migliore amico – Draco, non è che tu ne sai qualcosa? –
Ricambiò il mio sguardo, come sorpreso dalla mia domanda.
- Perché mai avrei dovuto? Eri la donna di Blaze, mica la mia! –
Risi davanti alla sua sincerità spiazzante, prima di pensare che se non era stato nessuno dei due allora non avevo più plausibili sospettati.
- Comunque secondo me, Lauren, Weasley vorrebbe tanto avere una chance con te! – riattaccò Blaise, distraendomi dalla mia ricerca mentale di probabili donatori di abiti.
- Se la può sognare – sghignazzò Draco, conscio del fatto che io non avrei mai ceduto alle lusinghe di Ronald – avanti, entriamo! –
Una volta dentro la Sala Grande, iniziai a perdere la concezione del tempo tra la musica alta, i vestiti multicolore che ci circondavano, il cicaleccio degli studenti già arrivati e qualche bicchiere di Acquaviola.
Ballai con Draco, Blaise, di nuovo con Draco per poi passare nelle mani di Anthony, Seamus, Neville, perfino ragazzi che non conoscevo ma che sostenevano di conoscere me. Parlai con gente che non vedevo da quelli che mi sembravano secoli – un chiaro esempio furono Becky Johnson, Mark Baston ed Eleanor Chang.
La stessa Elly, dopo essersi scusata per essersela presa con me dopo la mia litigata con Harry, mi diede il permesso di ballare con il suo fidanzato per un paio di volte.
Non vidi né Astoria né Ginevra, né tantomeno la Skeeter.
Passai delle ore di puro divertimento e relax, tanto utili per dimenticare temporaneamente l’incubo Lucius e la tensione dei passati esami.
Arrivai persino a ballare con Lupin, presa nella mischia. Quello fu il gesto che mi rovinò irrimediabilmente la serata. O forse me la migliorò, dipende dai punti di vista.
- Ah, Lauren! Non pensavo che sarei mai riuscito a ballare con te, prima o poi! – commentò lui allegramente, facendomi l’occhiolino.
- E perché mai, professore? – replicai io, sorridendo rilassata.
- Sai, sono sempre preso dal timore che uno a scelta tra Sirius, tuo nonno e Severus possano pensare male…  -
Ridacchiai divertita mentre volteggiavo, prima di essere ripresa tra le braccia di Remus. Uno strano senso di inquietudine scivolò sulla mia pelle.
- Professore… dov’è il professor Piton? – chiesi allora, improvvisamente seria.
Domandai subito di lui perché era l’unico che non avevo visto aggirarsi nella Sala Grande quella sera, nemmeno per fare la solita opera di pattuglia.
Anche Remus aggrottò le sopracciglia, fermando la danza frenetica nella quale eravamo presi.
- A dire la verità, Lauren, non saprei dirtelo con certezza… è da oggi a mezzogiorno che non lo vedo in giro! –
Qualcosa mi spinse a staccarmi lentamente dalle braccia di Remus e a guardarmi intorno per la stanza.
- Professore, vado a vedere se si trova nei Sotterranei… ieri mattina sembrava non essere molto in forma, magari si è sentito male… -
Lupin annuì con sollecitudine, dandomi silenziosamente il permesso di uscire dalla Sala Grande.
Attraversai rapidamente – per quanto le mie scarpe piuttosto scomode me lo permettessero – i corridoi che mi separavano dalla scala che conduceva alle stanze di Severus, mi fermai numerose volte per disincastrare i miei tacchi dalle fessure dei gradini tra cui si incagliavano ogni due per tre.
Rabbrividii istintivamente sentendo che la temperatura da quelle parti scendeva di cinque gradi come minimo, ma non mi arresi neanche quando bussando diverse volte alla porta dell’ufficio di Piton non ottenni nessuna risposta.
Provai in tutte le stanze del piano, dall’aula di Pozioni fino alla porta di quella che immaginai essere la sua camera da letto. Alla fine, preoccupata e anche piuttosto irritata, lanciai un Alohomora contro quella dell’ufficio che si aprì davanti a me.
Molto strano notare lo scarso impegno messo dal mio professore nel tenere lontane gli intrusi.
Severus era seduto come sempre alla sua scrivania, chino su una pergamena mezza scritta. Non alzò lo sguardo quando entrai, né quando chiusi la porta, nemmeno quando sussurrai delle scuse per la mia incursione, tantomeno quando mi sedetti davanti a lui incrociando le braccia.
- Professore…? – esordii infine, senza riuscire a capire il motivo di quell’ostinato silenzio.
- Non chiedermi come sto – mi precedette seccamente lui – non credo di poter riuscire a mentire come dovrei, in un momento simile –
- Un momento simile? – ripetei confusa – Di cosa sta parlando? –
Finalmente appoggiò la penna sul legno della scrivania, alzando i suoi occhi su di me. Il suo tentativo di intrusione nella mia testa fu immediatamente contrastato, volevo giocare ad armi pari.
- Noto con piacere che, a differenza dei tuoi stolti compagni, hai mantenuto la completa sobrietà – commentò lui con volto impassibile.
- Lo ha capito dal fatto che le ho impedito di frugare tra i miei pensieri? –
- L’ho intuito dal fatto che non sento odore di alcol aleggiare davanti a me –
Ci fronteggiammo per qualche secondo, prima che lui abbassasse il suo sguardo dal mio viso al mio abbigliamento.
- Lo stesso vestito della notte con Black – constatò con tono di voce neutro – interessante scelta dell’inconscio –
Aggrottai le sopracciglia, senza riuscire a capire cosa intendesse dire.
- Non crucciarti su questo, signorina Silente – mi distrasse lui, riportando i suoi occhi verso i miei – piuttosto, dimmi cosa ti ha spinta ad abbandonare la magnifica festa in Sala Grande per fare una gita nella periferia del castello –
Pensai per un attimo di mentire, ma mi accorsi che tanto non ne valeva più la pena. Era giunto il momento di giocare a carte scoperte.
- La sua assenza, professore –
Sembrò divertito dalla mia risposta, le sue labbra si incurvarono in un’imitazione di sorriso.
- Ti mancavo, in poche parole? – chiese con ironia, tenendomi incatenata con lo sguardo al mio posto – Curioso e alquanto buffo, lo ammetto –
- Non ci trovo niente di buffo – ribattei io con decisione – dato che si tratta della verità. Sono preoccupata per lei. –
Non rispose, limitandosi ad invitarmi silenziosamente a proseguire con il mio discorso.
- Professore, non capisco la sua riluttanza nel partecipare alla festa di questo ultimo giorno di scuola… non era lei quello che sosteneva che l’allontanamento di certi studenti non sarebbe stato altro che una benedizione data da Merlino? –
Il suo sguardo scintillò brevemente davanti alla mia citazione delle sue parole.
- Dovrebbe essere felice del fatto che non sarà più costretto a rivedere tutti i giorni Harry, Hermione, Ronald, i vari Tassorosso imbranati… - di nuovo gli strappai un mezzo sorrisetto, iniziando a prenderci gusto nel mio ruolo di arringatrice - …e la sottoscritta! –
La mia conclusione sembrò non piacergli, dato che mi fulminò repentinamente facendo seguire la sua occhiata da un sospiro.
- Oh, Lauren – mormorò lui a denti stretti – come diamine fai ad essere così poco ricettiva? –
Mi sentii ferita dalle sue parole, rimasi in silenzio senza riuscire a capire cose avessi potuto sbagliare.
- Professore, io non… -
- Proprio non capisci, Lauren? – riprese lui, questa volta più calmo – Anche se dovrei sapere che è normale, dato che sei umana e quindi imperfetta… non tutti comprendono subito quando qualcuno nel profondo vorrebbe proteggerli, come non tutti giungono alla conclusione che nascondere simili simpatie possa risultare distruttivo –
Mi confuse ancora di più, rimasi a fissarlo senza espressione.
- E così, da domani in poi non ci vedremo mai più… non è vero? – riprese lui, forse in un tentativo di sviare la mia attenzione dalla sua precedente frase.
Mi chiesi come potesse aver intuito il mio progetto finale, dato che non l’avevo rivelato a nessuno. Poi mi accorsi che la sua non suonava come un’accusa, ma come una triste ipotesi.
- Ci rivedremo, professore – risposi io, cercando di dare sicurezza alle mie parole – andrò solo per qualche mese in cerca di lavoro qui nei paraggi, ma di certo tornerò ad Hogwarts per salutare mio nonno prima o poi… -
- Stai mentendo – constatò Severus con voce piatta – ma forse preferisco non sapere cosa sta passando in quella tua giovane testolina –
Di nuovo, non capii come potesse sapere quello che avevo progettato. Magari era semplicemente molto bravo ad intuire o a bluffare.
- Ho detto la verità – lo sfidai, sperando che la mia minima esperienza da Occlumante potesse tenergli testa per qualche secondo.
Stranamente, Severus non si sforzò nemmeno di provare a verificare le mie parole. Sembrava distratto, la sua mente vagava su ben altro.
- E poi, anche se stessi mentendo, a lei cosa cambierebbe? Non credo che desideri poi così tanto rivedere i suoi vecchi studenti, di solito… - lo stuzzicai di nuovo, presa dalla voglia di scoprire cosa accidenti mi stesse nascondendo sotto quell’aria enigmatica e allo stesso tempo afflitta.
- Di solito no… - mi concesse lui, passandosi una mano tra i lunghi capelli neri – no, di solito no… -
Spalancai gli occhi davanti a quella frase non di senso compiuto. Non avevo mai sentito uscire una sentenza così breve e illogica dalle labbra di Severus.
- Questa volta è diverso, Lauren… molto diverso, per quanto mi riguarda… -
Di nuovo rimasi spiazzata senza riuscire a capire cosa stesse tentando di dirmi. Mi alzai in piedi, pronta a recitare la parte della acida menefreghista – quella che di solito mi garantiva una confessione istantanea.
- Senta, professore, io sono venuta qui per lei in caso non le fosse chiaro, ma se lei non ha voglia di dirmi esplicitamente qual è il problema che l’ha ridotta in queste condizioni allora me lo dica subito così me ne vado – lo minacciai seriamente – dato che ho di meglio da fare! –
La mia piccola recita sembrò non smuoverlo di un centimetro, mi lanciò un’occhiata sarcastica.
- Ottima interpretazione, ma so bene che non lo faresti mai – rispose lui, come se mi avesse letto dentro – troppo curiosa –
Arrossii lievemente, maledicendo l’ottima conoscenza del mio modo di essere che aveva acquisito in quei nove mesi.
- Nonostante ciò, hai ragione. Sei venuta qui per me, quindi vuol dire che puoi capire il motivo che mi affligge e che, in caso non lo capissi subito, ti impegneresti per comprenderlo in qualche modo – riprese lui, intrecciando le dita delle mani sul ripiano della scrivania ed evocando in me il ricordo di mio nonno – non posso fare altro che rivelare quello che penso veramente –
Mi disposi ad ascoltare ed analizzare attentamente ogni parola che sarebbe uscita da quelle labbra.
- Credo tu abbia notato che fatico a chiamarti ancora con l’appellativo che un professore dovrebbe tenere nei confronti di una allieva – commentò lui, stringendo lievemente le sue labbra – diciamo che l’espressione “signorina Silente” ha ormai fatto il suo tempo –
Gli sorrisi lievemente, senza far trasparire la gioia che cresceva in me nel sentire che alla fine aveva deciso di diminuire il distacco che c’era tra di noi.
- Ma prima di tutto, una cosa che non sai. Tu credi che io sia avvilito solo in questo periodo, ma non hai idea del mio comportamento durante i mesi che hai passato in mano ai Mangiamorte. Non avevo mai dato così tante punizioni e saltato tanti pasti… -
- Anche in quel periodo era successo qualcosa che l’aveva colpita? –
- Sì – replicò brevemente lui, sembrando spazientito dalla mia domanda – ti ho appena detto che tu eri prigioniera della Congrega Oscura –
Annuii in automatico, prima di capire cosa significassero quelle parole. Non ebbi tempo di intervenire, perché Severus riprese a parlare.
- Vederti tornare è stato un sollievo – piccola pausa significativa – per tutti –
- Profess… -
Di nuovo mi interruppe, come desiderando di finire il suo discorso prima di darmi la parola.
- Dopo questa premessa, Lauren, devo confessarti il motivo del mio comportamento sembrando tu l’unica decisa ad interessarsene – continuò lui – e alla radice di tutto questo c’è una donna. Non è semplice affezionarsi a qualcuno per un uomo come me, uno che è sempre stato tradito e che ha sempre tradito, ma mi è capitato di nuovo. Per la terza volta, precisamente. Voldemort ha strappato dalle mie braccia l’amore della mia vita, Lily, e la mia migliore amica, tua madre, Suzanne. Da febbraio a poche settimane fa ho creduto che lui avesse osato portarmi via anche la terza e ultima persona per cui io provassi ancora un profondo e nascosto affetto. Non è stato così, fortunatamente. Ma sembra essere destino che io viva lontano dagli esseri a cui mi sento legato, considerando che da domani non rivedrò più la persona su cui negli ultimi mesi ho riversato tutto il sentimento positivo che ancora conservavo nel corpo. Forse, se questo fosse accaduto anche solo un anno fa, avrei accettato tutto come ho sempre fatto. Ma ora non riesco a mandare giù stoicamente questa situazione. La prima volta era stata colpa della sfortuna, la seconda del tradimento, ma questa volta sarebbe solo colpa della mia negligenza e non ho abbastanza forza da portarmi avanti questo peso per tutta la vita. Posso sopportare i fantasmi di due donne, lo faccio ormai da anni, ma un altro temo che finirebbe per portarmi alla follia… o forse, nel caso più felice, alla morte –
Le labbra di Severus si sigillarono, dandomi modo di prendermi tempo per riflettere su quello che mi aveva detto. In qualche modo, per qualche strano motivo, sentivo di dover pensare che quella terza persona di cui lui aveva parlato fossi io.
Aveva parlato con chiarezza, senza imbarazzo, lasciando che potessi capire da sola il messaggio tra le righe. Non mi aveva detto solo il nome dell’ultima cosa che gli era rimasta, ed ero ormai certa che quel nome fosse il mio.
Presi il coraggio a due mani, decisi a mio rischio e pericolo di fargli capire che il suo affetto – quello che aveva riposto in me – non sarebbe andato perduto perché ricambiato. Sentivo nel mio cuore che anch’io lo sentivo vicino a me, anche se come lui non lo dimostravo apertamente.
- Professore… posso darle del tu? Ormai lei non è più un mio professore… - affermai con incertezza, ricevendo in cambio un leggero assenso con la testa.
- Severus… - sentii una serie di brividi sulle braccia nel pronunciare quel nome ad alta voce - Anche a costo di sembrare presuntuosa, penso di aver intuito a chi ti stai rivolgendo. Per questo voglio dirti che anch’io provo affetto nei tuoi confronti, nonostante tutto quello che traspare a volte all’esterno… non te l’ho mai detto perché sembravi sempre così… distante… -
Un lampo di dolore passò nei suoi occhi, repentino e fuggevole.
- Evidentemente i miei tentativi di farti comprendere non sono stati sufficienti – mormorò lui con tono di rimprovero, rimprovero nei suoi stessi confronti – ma non volevo essere avventato, e rivelare tutto troppo presto avrebbe portato a una disgrazia irrisolvibile –
- I suoi tentativi? In che senso? – chiesi automaticamente, senza nemmeno pensarci.
Severus emise uno sbuffo di frustrazione, prima di disporsi a spiegarmi anche quello.
- Gesti di inaspettata gentilezza, comportamenti non da me, favori ingiustificati –
Una serie di episodi tempestò la mia mente: il mantello appoggiato sulle mie spalle in una gelida mattina di inizio dicembre, la riluttanza a rimproverare la mia distrazione durante le lezioni, la gelosia nei confronti di Sirius, l’insistenza nel voler sapere sempre i miei stati d’animo.
Chissà cos’altro avevo finto di non notare. Un pensiero mi fulminò.
- Non… è stato lei a mandarmi il vestito per il Ballo di Natale? –
Le sue sopracciglia si alzarono trasmettendomi silenziosamente un’affermazione.
- Grazie – dissi allora con trasporto – mi dispiace non averla ringraziata prima, ma sospettavo di Draco o Blaise –
- Non è stato niente di che – sminuì lui bruscamente – era nei miei compiti da padrino assicurarti in qualche modo la serenità… nonostante il mio ruolo da insegnante impedisse di farlo costantemente e come avrei in teoria dovuto –
Lo guardai a lungo, incapace di spiccicare verbo. Mi sembrava così assurdo che per tutto quel tempo ci fossimo rinchiusi in noi stessi per non far capire all’altro i nostri veri pensieri. Avevamo perso tanto tempo a fingere, era tutto quello che avevamo ottenuto.
Mi si strinse il cuore al pensiero dell’effetto che avrebbe potuto avere la decisione che ormai avevo preso sul povero Severus. Mi alzai in piedi, tremando sulle mie precarie calzature eleganti.
- Il tuo timore è quello di perdermi, da quanto ho capito – riflettei ad alta voce, riprendendo il suo precedente discorso – e io non posso garantirti in alcun modo che prima o poi, per qualche fortuita casualità, tu non possa perdermi fisicamente. Ma, se ti può consolare, non mi perderai mai mentalmente. Non mi dimenticherò mai di te. –
Mi sentii del tutto inadeguata, fasciata in quel vestitino succinto, davanti al mio ex professore di Pozioni, a parlare di sentimenti.
Severus sembrò intuire il mio disagio perché non disse una parola, facendomi solo cenno di avvicinarmi a lui. Aprì lentamente le braccia, troppo piano da dare un’idea di spontaneità e sicurezza, e io mi lasciai cingere in quella presa delicata e non troppo invadente.
Una stretta calda e protettiva, un abbraccio che mi fece sentire al sicuro.
Se avessi avuto un padre, ero certa che un abbraccio tra di noi sarebbe stato uguale a quello.
Ma se qualcuno, mesi prima, mi avesse raccontato che sarebbe andata a finire così, gli avrei riso in faccia per giorni interi o lo avrei preso per pazzo.
Invece sembrava tutto concreto e in qualche modo giusto, vicini come due vecchi amici che anche dopo anni di distacco avevano mantenuto il loro affetto reciproco. Sentii la stoffa ruvida del suo mantello circondarmi le spalle scoperte in un tentativo di scaldarmi o di proteggermi dalla rigida temperatura della stanza.
Ci guardammo negli occhi: i miei erano appannati di commozione, i suoi erano come sempre indecifrabili.
Il mio orologio Babbano segnava ormai le tre di notte, avrei dovuto essere in dormitorio da almeno due ore.
- Come sempre ad infrangere le regole, signorina Silente – commentò lui sarcastico, notando i miei occhi puntati sull’orologio, in un tentativo di alleggerire l’atmosfera densa di emozioni.
- Credo che sia meglio che vada, professore – risposi con leggerezza, evitando di fare battute come mio solito.
- Ti accompagno – decise lui, togliendosi il mantello per allacciarlo al mio collo – Albus non sarebbe felice di sapere quello che ti ho fatto combinare stasera –
Non mi opposi alla sua presenza né alla sua gentilezza, mi strinsi il mantello addosso sorridendo dentro di me come un’ebete. All’esterno rimasi la concreta ragazzina che, una volta arrivata in dormitorio, avrebbe dovuto finire di scrivere alcune importanti lettere prima della mattina precedente.
Io e Severus camminammo in silenzio fino all’entrata del dormitorio, davanti alla quale ci fermammo restando altri minuti immobili come statue.
- Allora buonanotte, professore – dissi io, rompendo l’atmosfera irreale che si era ricreata, prima di correggermi – volevo dire, Severus –
Feci un passo verso la Signora Grassa, prima di accorgermi che qualcosa mancava. Mi voltai di nuovo verso Piton, lo vidi fermo dove l’avevo lasciato. Mi avvicinai inesorabile a lui, tanto da toccare la sua guancia con la punta del mio naso.
- Posso? – mormorai timidamente, sentendo il mio fiato caldo tornarmi indietro una volta arrivato contro la sua gota.
- Perché dovresti? – replicò lui, altrettanto a bassa voce.
- Sei il mio padrino… - mi giustificai goffamente io - …con mio nonno lo faccio sempre, di solito garantisce di passare una notte priva di incubi e sogni non desiderati –
- Così sia – mi concesse lui con tono condiscendente.
Appoggiai le mie labbra sulla sua pelle, sentendola sorprendentemente calda e morbida a dispetto dell’apparenza. Lo sentii rilassarsi sotto le mie mani appoggiate sulle sue spalle, presi una decisione sconsiderata solo a causa di quello che avrei fatto la mattina seguente.
Lasciai che il mio secondo bacio fosse puntato verso le labbra di Severus, le sfiorai leggermente in attesa di una reazione negativa. Non successe niente.
Feci per indietreggiare e andare a dormire, ma sentii due mani trattenermi gentilmente. Le mie labbra vennero separate dalla lingua di Severus che sfiorò con delicatezza la mia.
Niente di più.
Le mie guance presero fuoco, al pensiero di dove ci trovavamo e di chi eravamo. Non mi mossi però per liberarmi, mi sentivo già libera. Quel gesto aveva cancellato dalla mia mente tutti i precedenti con Daniel, Lucius, Blaise e Sirius.
Quando ci separammo, gli sorrisi leggermente in un tentativo di sviare l’attenzione dal mio viso arrossito. Severus sembrò un po’ a disagio.
- Sei proprio la figlia di tua madre e la nipote di tuo nonno – commentò in un sussurro – chissà cosa mi farebbero se sapessero… –
- Sarebbero felici per me – risposi io con tono serio e un pizzico di dolcezza – buonanotte, professore… grazie di tutto… -
Mi voltai definitivamente verso il ritratto, entrai nella Sala Comune, mi buttai sul divano con gli occhi arrossati di lacrime e le guance arrossate di imbarazzo.
L’avrei fatto soffrire di nuovo, l’avrei fatto impazzire con il mio vicinissimo progetto.
Ma mi dissi che a volte, purtroppo, non si può ragionare per la felicità del singolo. A volte è più importante quella della collettività. Ed era una di quelle volte.
Chiusi i miei occhi in un gesto disperato per non pensare all’illusione che avevo appena creato e a come avrei finito per distruggerla.
Sentivo sulle mie spalle il peso del mondo.


Note dell'autrice

Buon pomeriggio a tutti!
Non ho molto da dire su questo capitolo, penso che si commenti da solo. Dopo di questo ce ne sarà solo un altro, e poi il prologo.
Spero comunque che la storia continui a piacervi come prima, nonostante il carico di sorprese e colpi di scena sia notevolmente diminuito.
Grazie a tutti,
Lady Lynx

HermioneForever92: ecco svelate le preoccupazioni di Severus e d ecco anche giunto il ballo di Hogwarts, anche se ho preferito evitare una descrizione dettagliata di abiti e avvenimenti vari (di scarsa importanza) che sarebbe stata inserita solo per riempire un po' di spazio e probabilmente sarebbe risultata noiosa. Hai ragione, Severus e Albus sono proprio dei bugiardi... anche se a fin di bene! Grazie per la recensione!
Valery_Ivanov: dietro alla tristezza di Severus sta una motivazione più che valida... legata al futuro di Lauren! Scoprirai presto cosa ho in serbo per lei, anche se ho già dato qualche piccola direttiva in questo capitolo. Sono felice di sapere che ti sono piaciuti i flashback riguardanti Daniel ^^ Grazie per i complimenti e la recensione!

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Capitolo 65
*** Non (r)esistere ***



Le lettere che avrei dovuto terminare quella notte ebbero una fine solo la mattina seguente, mentre tutti gustavano l’ultima colazione dell’anno nella Sala Grande.

Avrei accompagnato i miei amici fino all’Espresso di Hogwarts, prima di tornare indietro al castello per prendere il mio baule e la mia White Wings.
Mio nonno aveva accettato la mia decisione di andare a cercare lavoro nelle vicinanze della scuola, a patto che tornassi saltuariamente da lui.
Non sapeva ancora che dandomi tutta quella fiducia avrebbe firmato una condanna alla dannazione.

L’Espresso di Hogwarts fumava impaziente sul binario, pronto ormai a portare con sé tutti gli studenti sulla rotta delle vacanze.
Sembrava così comodo viaggiare su quel mezzo che quasi mi dispiacque non essere una normale allieva della scuola pronta a tornare nelle braccia della sua famiglia.
- Mi mancherete, ragazzi… - sospirai trattenendo a stento le lacrime, mentre abbracciavo contemporaneamente Draco e Blaise.
- Ci rivedremo – decretò Zabini con decisione nel mio orecchio sinistro – devi venire a vedermi giocare a Quidditch, ricordi? –
- E poi sei invitata a casa mia, quando ne avrò una personale, per la prossima estate – mi informò Malfoy nell’orecchio destro – non puoi rifiutare, quindi non provarci nemmeno –
Mi staccai da loro solo perché non mi sembrava carino trascurare gli altri. Nei pochi momenti prima della partenza tentai di rassicurare Draco, cercando di convincerlo che non sarebbe stato poi così male rivedere suo padre e pregandolo di fare qualcosa per mantenerlo dalla nostra parte.
Mi accorsi che dopo l’episodio della sera precedente non era più tanto doloroso come prima parlare di Lucius.
Guardai con le labbra strette in una smorfia i miei compagni che salivano sul treno, aspettai che la fumante locomotiva scarlatta sparisse dietro alle montagne prima di ritornare verso il castello in compagnia di Hagrid.
Nella Sala d’Ingresso vidi riuniti tutti i professori, nessuno escluso, con al centro il mio baule e il mio manico di scopa. Li salutai e li ringraziai uno alla volta.
Minerva mi si accasciò addosso singhiozzando in modo incontrollabile, Pomona non smise per un attimo di soffiarsi il naso in un fazzoletto sporco di terra, Vitious squittì parole incomprensibili senza motivo, Remus mi diede due leggere pacche sulla schiena augurandomi buona fortuna, Sibilla mi sussurrò nell’orecchio che la sua profezia si era infine avverata, Hagrid mi strinse tra le sue manone rischiando di incrinarmi qualche costola, Aurora si limitò a mormorare un “in bocca al lupo”.

Mio nonno mi baciò su entrambe le guance a occhi asciutti, sapeva che sarei tornata.
Severus non si sbottonò, forse deciso a non lasciar trapelare niente davanti agli altri. Il nostro saluto fu una breve stretta di mano.
Infine presi in mano la mia scopa, rimpicciolii il baule infilandomelo in tasca e aspettai che Minerva e mio nonno Trasfigurassero i miei lineamenti in modo che non fossi facilmente riconoscibile una volta uscita dalla protezione di Hogsmeade.
La mia professoressa si occupò di alzarmi tanto da portarmi all’altezza di Severus e di addolcire i miei lineamenti. Risistemò la mia vista, facendo in modo che potessi sbarazzarmi dagli occhiali.
Mio nonno colorò i miei occhi di azzurro, lasciandomi in eredità il suo sguardo, e i capelli di uno strano castano ramato che immaginai fosse un residuo di mia madre.
Dagli sguardi dei presenti intuii di essere abbastanza irriconoscibile, notai con una stretta al cuore che Severus si era già eclissato.
- Grazie a tutti! – dissi ad alta voce, in modo da farmi sentire chiaramente – Ora è meglio che vada! –
- Ci rivediamo presto, Lauren… - sussurrò mio nonno, stringendomi in un ultimo abbraccio.
Non risposi, ero stufa di mentire. Sapevo che con ogni probabilità non ci saremmo mai più visti.
Uscii dal portone del castello e planai con la White Wings per raggiungere rapidamente il confine di Hogsmeade, senza pensare a quello che mi stavo lasciando alle spalle. Per un tratto del mio viaggio sorvolai l’Espresso di Hogwarts – prima di cambiare tragitto temendo di finire per cambiare idea.
Mio nonno e tutti gli altri pensavano che sarei stata via solo per qualche settimana, giusto per trovare lavoro e iniziare una vita da persona adulta sotto falsa identità.
Pensavano che sarei andata a trovarli, a Hogwarts o a casa loro, quando mi sarebbe stato possibile.
Non sapevano che quella mattina, mentre erano tutti a colazione o presi tra i loro pensieri, avevo lasciato nelle loro stanze o affidato a dei gufi delle lettere che avrebbero spiegato tutto il necessario affinché loro si dimenticassero di me.
Quando le avrebbero lette, sarebbe però stato troppo tardi per fermarmi.
Volai a lungo superando colline e zone di pianura, fino ad arrivare in un quartiere deserto della periferia di Londra. Rimpicciolii anche la White Wings, infilandomela in tasca insieme al baule, prima di controllare gli orari del bus che mi avrebbe portata all’aeroporto.
Era ancora presto, abbastanza da decidere di fare le cose in modo legale. Mi infilai nel Paiolo Magico, tirai dritta senza salutare Tom il barista, entrai in Diagon Alley con andatura rapida. Non potevo rischiare che un Mangiamorte mi vedesse, sarebbe stata la mia rovina.
Mi diressi verso la Banca Gringott e mezz’ora più tardi ne uscii con la borsa – una normale borsa Babbana – ricolma di sterline. Il Direttore era stato così gentile da fornirmi direttamente moneta Babbana, non Galeoni e Falci, evitandomi la scocciatura di cercare qualcuno che potesse farlo al di fuori di Diagon Alley.
Altrettanto rapidamente tornai verso il Paiolo Magico, rischiando l’infarto quanto vidi che Antonin Dolohov e altri tre Mangiamorte erano attorno a un tavolo a bere Burrobirra.
Il mio primo pensiero fu “come diamine fanno a bere quella roba alle dieci di mattina?”, il secondo fu “come cavolo faccio se mi scoprono?”, il terzo fu “improvvisa”.
Passai a sguardo alto davanti ai quattro, sentii il mio cuore mancare un battito quando qualcuno mi prese per la cintura dei miei nuovissimi – e Trasfigurati – jeans Babbani.
- Mezzosangue, vero? – mi provocò Dolohov, facendo ridere i suoi colleghi – Ogni tanto uscite bene dallo stampo, però! –
Immaginai si riferisse al mio nuovo aspetto da modella. Maledissi mio nonno e Minerva per avermi fatta così appariscente.
- Potrebbe lasciarmi andare, signore? – chiesi con pacatezza, lanciando un’occhiata fuggente al mio orologio – Ho molta fretta… -
- Ma sentite la Mezzosangue! – urlò uno di loro, evidentemente ubriaco, mentre Dolohov mi trascinava con uno strattone su una sedia vicina alla sua.
Maledissi me stessa per aver osato rischiare così tanto. Avrei dovuto immaginare che Diagon Alley e dintorni sarebbero stati pattugliati.
- Tu non vai da nessuna parte, bellezza… - sillabò Dolohov con marcato accento russo – Tom, porta una Burrobirra per la signorina! –
Il barista sembrò disgustato dal comportamento dei suoi quattro clienti nei miei confronti, ma non osò contraddirli e obbedì. I Mangiamorte erano famosi per la loro abilità di fare stragi di innocenti senza motivo.
- Allora, Mezzosangue, da dove vieni? Non ti abbiamo mai vista da queste parti! –
Non risposi, fissando la torbida Burrobirra che giaceva davanti a me. Non era forse l’alcol che annullava gli effetti della Trasfigurazione?
- Sono… finlandese – inventai al momento, più preoccupata per l’eventuale fine della mia copertura che per le bugie rifilate a quei quattro ubriachi.
- Finlandese? – sbraitò uno, prima di scoppiare in una grassa risata – Ma se hai i capelli rossi! –
- Scopriamo subito se stai mentendo, dolcezza… - sussurrò Dolohov nel mio orecchio – Quanti anni hai? Cosa fai in giro per Diagon Alley da sola? Hai mai sentito parlare del Signore Oscuro? -
Mi chiese tutto in finlandese e io risposi fluentemente che avevo venticinque anni, ero a Diagon Alley per turismo e non avevo mai sentito parlare di quell’uomo.
Che Takatalvi fosse benedetta.

Dolohov sembrò essere soddisfatto, ma prima che potesse mettermi in difficoltà con altre domande vidi una smorfia di dolore attraversare il suo viso e quello dei suoi colleghi.
Forse, per la prima volta, una chiamata del Marchio Nero mi avrebbe salvato da una fine indecorosa.
- Dobbiamo andare, Mezzosangue – mi informò lui con un ghigno lupesco – aspettaci qui senza muoverti… se al nostro ritorno non ci sarai, sappi che ti troveremo! –
Dopo quella minaccia i quattro sparirono in un battito di ciglia e io mi alzai senza esitare dalla sedia.
Con il cavolo che sarei stata lì ad aspettare la mia prematura morte. Sapevo che Dolohov aveva solo tentato di spaventarmi, non sarebbe mai riuscito a trovarmi senza conoscere la mia traccia magica.
Uscii dal Paiolo Magico, seguita dallo sguardo apprensivo di Tom il barista, camminando rapida verso la fermata dell’autobus. Lo presi appena in tempo, arrivai all’Heathrow Airport di Londra alla una e mezza di pomeriggio.
Sperai che nessuno dei miei professori o amici avesse fatto in tempo a leggere la mia lettera, altrimenti sarebbe stata la mia rovina.
Andai a comprare il biglietto per il primo aereo disponibile, feci il check-in, passai sotto i metal detector, attesi con ansia l’arrivo del mio volo.
Per un attimo, mentre ero ancora in fila davanti al cancello di imbarco, pensai di vedere l’inconfondibile capigliatura di Severus spiccare sopra le teste della folla di inizio estate.
Era solo il caschetto nero e lucido di una hostess che mi passò davanti facendo ticchettare i suoi tacchetti sul levigato pavimento di marmo.

Trascorsi otto ore di fila sull’aereo a rivoltare nella mente i miei peggiori pensieri.
Senza l’influenza di Severus sulla mia mente – un’influenza che avevo scoperto essere miracolosa – i miei neuroni ritornarono a girare attorno alle figure che tormentavano la mia coscienza di dubbi.
L’unico pensiero che mi faceva stare meglio, dandomi la consapevolezza di essere finalmente diventata adulta e responsabile delle mie azioni, fu che il mio viaggio non era dettato dal benessere personale ma dalla ricerca di una salvezza comune.
Quando Voldemort avrebbe scoperto della mia partenza dall’Inghilterra verso un luogo a lui sconosciuto, quando avrebbe capito che non avevo più legami con Hogwarts e con le persone in essa contenuta, quando avrebbe compreso che non avrebbe più avuto senso colpire i miei amici e i miei affetti, loro sarebbero stati al sicuro.
Nessuno avrebbe più dovuto temere per la sua incolumità a causa mia, perché Voldemort avrebbe iniziato a cercarmi lontana da loro se proprio desiderava così tanto avermi al suo fianco.
L’unico motivo che mi aveva spinta ad abbandonare così brutalmente i miei amici, i miei professori, mio nonno e Severus era la tranquillità per tutti loro.
Sapevo che anche per Harry non ci sarebbe stata mai pace, lui che era nel mirino di Voldemort per un motivo più grande del mio, ma sapevo anche che lui avrebbe saputo dare alle persone che gli stavano accanto tutto quello che io non avrei mai saputo dare.
La sicurezza e la lealtà.
Quando Voldemort aveva detto che io e mia madre eravamo volubili, aveva ragione. Quando aveva sostenuto che eravamo subdole nella nostra diplomazia, aveva doppiamente ragione.
Non mangiai nulla di quello che mi venne offerto dalle hostess durante il volo, mi affrettai a mostrare il mio nuovo ed illegale passaporto alle autorità del posto, prima di uscire nell’aria tiepida di quella giornata d’estate.
Erano le tre e ventisette del 9 giugno 1998.
La ragazza che camminava lentamente sotto l’accecante luce del sole estivo sentiva il suo cuore oppresso dal peso del mondo.
Prese a pugni i ricordi, spezzò i legami con il passato, cancellò con ostinazione le tracce del tempo.
Pensò a un fuggevole bacio, senza volerlo, ma sapeva che era tutto finito.
Il vuoto avvolse il suo cuore, spinse la magia in un angolo dell’anima.
Game Over.
Lauren Silente non esisteva più.


Note dell'autrice

Buon pomeriggio a tutti!
Questo, come vi avevo già anticipato, è l'ultimo capitolo di questa storia. Il prossimo sarà l'epilogo, e poi ci saluteremo (finalmente, direte voi! xD).
I ringraziamenti saranno postati ordinatamente la prossima volta a fine capitolo, ma intanto ne approfitto per rimarcare la gratitudine nei vostri confronti per tutto l'appoggio che mi avete dimostrato e che mi ha spinta ad arrivare alla bellezza di 65 capitoli.
Spero che nessuna di voi, dopo aver letto questa fine, voglia linciarmi ^^
Grazie a tutti!
xoxo
Lady Lynx

Erica_8: ti ringrazio per i complimenti, sono davvero felice di essere riuscita a coinvolgerti a tal punto nella vicenda! Per quanto riguarda la recensione... già fatto! ^^
aXce: ecco qui l'aggiornamento atteso, spero che sia stato all'altezza ^^ La dolcezza del capitolo precedente voleva fungere un po' da cuscinetto per l'amarezza che immagino lascerà quello attuale. Grazie per la recensione!
HermioneForever92: sono davvero contenta che tu abbia definito questa storia "originale", la mia preoccupazione costante è proprio quella di cadere nello scontato. Intanto, ecco che Lauren ha rivelato la sua decisione... forse la prima definitiva che prende nella sua vita! Grazie per la recensione!
Valery_Ivanov: ho come l'impressione che questo capitolo sarà capace di smorzare tutto il tuo entusiasmo. Mi sento un po' in colpa per aver deciso di concludere la storia in questo modo, ma sentivo che un finale di questo tipo fosse molto più adatto a Lauren rispetto al solito "e vissero tutti felici e contenti". Comunque concordo con te, Lauren e Severus insieme hanno un qualcosa di particolare. Grazie per la recensione!
mistero: è triste doverti rivelare che, alla fine, tutto quello che hai atteso si è sgretolato nel giro di un capitolo. Forse tu sarai quella che mi vorrà più male dopo questa tremenda rivelazione (anzi, no, Severus sarà quello che mi odierà a morte). Comunque nell'epilogo sarà doverosa una reazione di Severus davanti a questo episodio, quindi...
Comunque, grazie per la recensione!
DarkViolet92: sì, temo che Piton abbia davvero sofferto le pene dell'inferno prima di riuscire ad avere il coraggio di confessare quello che provava. Hai indovinato per quel che riguarda le lettere, sono proprio finalizzate all'addio come ha confermato Lauren in questo capitolo. Grazie per la recensione!
Luciana Menditegui: l'addio si avvicina sempre di più, quindi posso capire la tua anticipazione ^^ Sono però felice che la storia continui a piacerti ( e intanto ti chiedo... a quando un aggiornamento della tua?). Grazie per la recensione!

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Capitolo 66
*** Epilogo ***



Harry Potter giunse in Grimmauld Place a mezzogiorno del 9 giugno, in compagnia di Draco Malfoy, Hermione Granger, Ron e Ginny Weasley.
Molly Weasley stava preparando il pranzo per i ragazzi quando entrarono tutti insieme nella cucina. Nessuno era andato a prenderli a King’s Cross perché erano ormai abbastanza grandi per Smaterializzarsi senza problemi.
- Signora Weasley, ci vorrà molto prima che sia pronto da mangiare? –
- No, Harry caro… perché? –
- Volevo salutare Sirius e iniziare a mettere a posto un po’ di roba nella mia stanza – rispose lui, accomodandosi a tavola con gli altri – ma posso anche farlo più tardi –
Molly gli sorrise gentilmente, mentre serviva tutti i presenti con una porzione abbondante di carne stufata con verdure.
- Sirius non tornerà fino a questa sera, è andato con Tonks a parlare con Tom… sapete, il barista del Paiolo Magico – disse lei, accomodandosi a sua volta – è stato avvistato un gruppo di Mangiamorte che importunava una ragazza e si teme per la vita della ragazza dato che non li ha attesi come le avevano ordinato –
- Ma è terribile! – commentò Hermione con sguardo torvo – Con che coraggio si fanno ancora vedere in giro, quei pazzi? –
- Fino a quando nessuno li denuncerà al Ministero, credo che non smetteranno mai di fare il bello e il cattivo tempo – mormorò Harry con voce cupa.
Nessuno sembrò curarsi delle guance imporporate di Draco che da lì a pochi minuti avrebbe rivisto sua madre Narcissa e suo padre Lucius, entrambi ex alleati dei Mangiamorte.
Un gufo apparve davanti alla finestra della casa, Ron fu il primo ad alzarsi per prenderlo e farlo entrare. Gli offrì un po’ di pane, staccandogli il rotolo di pergamena dalla zampa.
- C’è scritto che è per Sirius… la apriamo? –
- Non sai cosa significhi la parola privacy, Ronald? – lo rimproverò la madre – Lasciala lì e finisci di mangiare! –
Al termine del pranzo, ognuno si dedicò alle attività che gli erano più consone: Draco andò a parlare con i suoi genitori, Ginny improvvisò una partita di SparaSchiocco contro suo fratello Ron, Hermione si mise a spulciare la Gazzetta del Profeta in cerca di un lavoro estivo prima di presentarsi al colloquio al San Mungo, Harry salì finalmente nella sua camera per riordinare i suoi averi.
Appena aprì il baule, una decina di fogli si lanciarono fuori sparpagliandosi per tutta la stanza. Tra sbuffi e imprecazioni, il ragazzo li riordinò frettolosamente. Mentre estraeva i libri appoggiandoli sul pavimento di legno, gli cadde l’occhio su un foglietto più grande e meno sgualcito degli altri.
La calligrafia era inconfondibile. Harry non ricordava di aver ricevuto recentemente lettere da Lauren Silente. Appoggiò la schiena al letto e si mise a leggere.

Caro Harry,
forse quando tu leggerai questa lettera io sarò già lontana. Non lontana come voi pensate, molto di più. Forse starò già sorvolando l’oceano Atlantico in cerca di una nuova vita per me e in attesa di una vita tranquilla per voi.
Ironia della sorte, tu non avrai mai una vita tranquilla neanche se mi sforzassi in tutti i modi a lasciarti in pace dato che non dipende da me.
Non so perché, ma credo che tu sarai il primo tra tutti i destinatari a leggere la mia lettera. Forse sei l’unico che avrà il tempo per farlo subito, considerando gli impegni di tutti gli altri.
Tutta questa premessa, Harry, per dirti che non ci rivedremo mai più. Nonostante questo resterai sempre nei miei ricordi come un ragazzo ammirevole, molto più coraggioso di me, e sicuramente più sfortunato della sottoscritta. Il tuo destino è stato scelto da altre persone, mentre io posso gestire il mio. L’ho fatto, è per questo motivo che non ci rivedremo mai più negli occhi.
La vita però è strana, chi lo potrà mai dire. Preferisco solo non illudermi troppo, cerca di capire.
Non ti dirò dove sono perché so che tu, con il suo essere impulsivo e un po’ irrazionale, ti precipiteresti a cercarmi esponendoti a decine di pericoli. Non è quello che voglio.
Sei un grande amico, Harry. Ti auguro il meglio per la tua vita, con la speranza che questa sia più clemente con te nei prossimi anni.
Se sarai il primo come penso, ti prego di non dire niente a nessuno. Preferisco che vengano a sapere direttamente dalla mia scrittura quello che ho da dire loro.
Ti ringrazio anche per questo ultimo favore. Ti devo molto.
Lauren

Harry non pensò di correre giù per la scala per avvertire Molly e gli altri.
Harry non pensò nemmeno per un secondo di non rispettare l’ultima volontà di Lauren.
Come in preda ad una trance, lasciò che le sue mani riprendessero a vagare automaticamente fuori e dentro il baule per riordinarlo.
Decise che non sarebbe uscito dalla sua stanza fino al ritorno di Sirius.

***

Blaise Zabini arrivò in casa sbuffando come se avesse percorso decine di chilometri in corsa.
Non aveva voglia di tornare, non dopo aver letto sull’Espresso di Hogwarts la lettera di sua madre che gli comunicava la presenza di Camille – la sua promessa sposa – nella loro residenza per l’intera estate.
Aveva imprecato, si era lamentato con Draco, aveva progettato piani di fuga, ma alla fine era stato costretto a rimettere piede nella sua dimora natale.
- Ah, credo che sia arrivato! – sentì urlare sua madre, mentre Blaise ascoltava i suoi tacchi giungere nell’ingresso dove si trovava.
Amelie Zabini lo strinse tra le sue braccia fragili, costringendolo a inalare il suo penetrante profumo di vaniglia, prima di spingerlo nel salotto dove si trovava Camille.
Una bella bambolina di porcellana, su quello non c’era dubbio, ma non era altro che un manichino grazioso. Niente personalità, niente carattere, niente emozioni.
Purtroppo per lui, fu costretto a passare tutto il pomeriggio in sua compagnia, seppur di malavoglia, fino a quando sua madre non decise di portare la futura nuora con sé a fare spese. Blaise si chiese perché non avesse deciso di iniziare a passare le estati da suo padre al posto di cedere sempre alle frasi commoventi con cui sua madre si prodigava a convincerlo per lettera a farle compagnia.
Si sdraiò su una delle innumerevoli sedie di legno del giardino, pregustando finalmente qualche ora di pace mentre le due donne erano fuori dalla portata di vista e di orecchio.
Un gufo atterrò sul bordo del bicchiere di limonata che il ragazzo si era appena fatto portare da uno dei tanti elfi domestici della sua casa. Il rotolo di pergamena che era assicurato alla sua zampa venne salvato appena in tempo da un bagno nel dolce liquido agrumato.
Aggrottando le sopracciglia e sperando che la lettera non fosse frutto di una litigata di Draco con i suoi genitori, Blaise si predispose a leggerla.

Caro Blaze,
ormai sono certa che non ci sia bisogno che io mi presenti. Riconoscerai la mia scrittura senza problemi, non è vero? Scusami in anticipo se leggerai delle frasi leggermente sconclusionate, ma sono le quattro di mattina e scrivo con la testa da un’altra parte.
Non so quando ti arriverà questa lettera, ma spero che sia quando io sarò già su un aereo – diretta dall’altra parte del globo. Sì, hai letto bene, ho deciso di lasciare definitivamente l’Inghilterra.
Mi dispiacerà non poter assistere a nessuna delle tue future partite di Quidditch o presenziare come ospite al tuo futuro matrimonio con Camille, ma la mia decisione è dipesa da cause di forza maggiore. Se vuoi saperne di più forse ti converrà chiedere a Harry. A lui ho spiegato tutti i motivi del mio addio. Non sentirti inferiore a lui, l’ho fatto perché preferisco usare lo spazio qui sotto per ricordare con te tutto quello che abbiamo passato insieme.
Ti sono debitrice del mio primo bacio, della tua comprensione, della tua gentilezza in ogni momento, della tua delicatezza nel trattare tra me e Draco, in poche parole di tutto.
Non dimenticherò mai la sera del Ballo di Natale, la sensazione di benessere che mi ha donato il danzare insieme a te. Non ci siamo mai amati, Blaze, ma non ci dimenticheremo mai.
Ti ringrazio di cuore per avermi concesso una seconda opportunità, nonostante il mio tradimento con Daniel fosse stato il più grave tra quelli dettati dalla profezia della Cooman.
Ti ringrazio perché so che, se mai dovessi rimettere piede in Inghilterra una volta sconfitto Voldemort, tu saresti lì pronto a perdonarmi di nuovo. Ma non tornerò, non ho intenzione di abusare della tua bontà. Draco aveva ragione, sei un Serpeverde solo per sangue e non per atteggiamento.
Ti auguro il meglio per la tua vita, seguirò le tue imprese di Quidditch da lontano quando finalmente sarai diventato un Cacciatore famoso. Io so che lo diventerai.
Draco, se avrai bisogno di lui, si trova a Grimmauld Place n°12. So che posso fidarmi di te.
Brucia la lettera appena possibile, prima che cada in mani poco raccomandabili.
Ti voglio bene,
Lauren

Blaise fissò il cielo terso di inizio giugno, mentre una piccola lacrima scivolava lentamente sulla sua guancia scura. Lasciò la limonata in giardino, corse in casa travolgendo due elfi domestici, si rinchiuse nella sua stanza da letto e vi rimase fino a sera.
Nonostante i ripetuti richiami di sua madre e le suppliche di Camille, non uscì da quella stanza.
Forse perché, alla fine, in quella stanza non vi era più.

***

Era ormai giunta l’ora della cena quando Draco Malfoy uscì dalla stanza in cui aveva discusso tutto il pomeriggio con i suoi genitori.
Aveva provato in tutti i modi a convincere Lucius a non fare pazzie nonostante sapesse che non condivideva la sua opinione riguardo Lauren. Suo padre però continuava ostinatamente a sostenere che, una volta presa in sposa Lauren Silente, tutta la famiglia sarebbe stata riaccolta a braccia aperte da Voldemort che avrebbe dimenticato anche l’involontario aiuto di Lucius nell’evasione.
Draco aveva tagliato corto dicendo che non aveva alcuna intenzione di sposarla, prima di tutto perché era la sua migliore amica, in secondo luogo perché non era suo desiderio fare parte dei leccapiedi di Faccia-di-serpe.
Aveva notato con soddisfazione la sfumatura violacea assunta dal bel viso di gigli di suo padre, prima che Narcissa gli chiedesse di uscire per non scatenare un’inutile – e probabilmente violenta - lite.
Draco si ritrovò così a vagare per i piani alti di Grimmauld Place, deciso a non scendere in salotto per non incontrare Ginny Weasley in modalità flirt, fino a quando, passando davanti alla sua stanza, non vide che un rotolo di pergamena era adagiato sul letto.
Un biglietto della signora Weasley, fermo sul comodino, gli comunicava che a metà pomeriggio era arrivata quella pergamena indirizzata a lui e che per non disturbare la sua chiacchierata con i suoi genitori aveva deciso di lasciargliela in camera.
Draco chiuse la porta della stanza, deciso a restare solo e temendo che Lucius potesse disturbarlo nel bel mezzo della lettura di quella lettera misteriosa.

Sei stato il mio primo vero migliore amico, Draco.
Avresti mai pensato di leggere queste parole vergate dalla mano di una Mezzosangue come me? Chissà cosa direbbe tuo padre se venisse a sapere che avresti potuto in qualsiasi modo circuirmi durante quest’anno scolastico ma che non ci hai mai provato seriamente come lui avrebbe voluto.
Sono abbastanza tranquilla sul fatto che tu non potrai fare niente per raggiungermi quando leggerai queste parole. Ed è comico confessarti che sarà almeno la quarta volta che scrivo questa frase. Senza contare quelle scritte questo pomeriggio.
Draco, mi mancherai da morire. A chi voglio farla bere, dicendo che la mia partenza votata al benessere di tutti non farà altro che portare felicità anche a me?
Mi mancherai, tanto, e penserò tutte le sere a quanto mi odierai per averti lasciato da solo nel momento in cui avresti più bisogno del mio aiuto.
Vorrei potermi tenere in contatto con te, più che con chiunque altro, ma so di non potere. Il mio obiettivo è allontanare Voldemort da voi, facendogli capire che ormai non vi sono più vicina e che non potrebbe arrivare a me attraverso voi, quindi dirti dove sono diretta sarebbe un errore grossolano e piuttosto sciocco.
Spero che tu possa perdonare questo mio abbandono, spero che tu possa capire, da grande amico come sei, i motivi della mia scelta. Non potrei sopportare di sapere che qualcuno è stato ucciso per colpa mia.
Ho scritto anche a Blaze, Harry, Severus, mio nonno e Sirius. Lascio a te la lista in modo che, un giorno, possiate ritrovarvi per mettere insieme il puzzle di tutto quello che ho provato prima di lasciare le vostre vite per sempre. Non posso fare altro che sperare che tutto vada per il meglio, sarai sempre nei miei pensieri. Non so come farò a restar mentalmente lucida senza di te.
Grazie per il tuo perdono.
Ti voglio bene,
Lauren.

Draco lasciò cadere il foglio a terra, con le mani tremanti di rabbia e incredulità.
Era troppo forte per sentirsi ferito, era troppo orgoglioso per provare tristezza.
Si sentiva tradito perché lei, la sua migliore amica, non gli aveva mai detto che l’avrebbe lasciato da solo. Si sentiva tradito perché non l’aveva detto solo a lui, alla fine, ma ad altre cinque persone.
Draco era pronto ad uscire da quella porta per cercare Lauren Silente e trascinarla di nuovo davanti a sé prima per insultarla e poi per abbracciarla e impedirle di andarsene di nuovo.
Una volta aperta la porta, però, andò a sbattere contro Blaise Zabini.
Un abbraccio necessario ad entrambi legò fisicamente quei due ragazzi per la prima volta nella loro amicizia.

***

Albus Silente si alzò da tavola con un leggero sbuffo di disappunto, oppresso dalla malinconia causata dall’assenza dell’abituale vociare degli studenti.
Alzò lo sguardo verso Minerva McGranitt e Remus Lupin che ricambiarono con due sospiri sincronizzati.
- E’ sempre così triste vedere che questi giovani ci lasciano per tre infiniti mesi… - commentò Albus, mentre il suo pensiero volava automaticamente verso sua nipote e Harry Potter.
- Ogni anno è la stessa terribile nostalgia a prenderci  – confessò Minerva, pasticciando con il purè che giaceva da tempo immemore nel suo piatto – ma questa volta temo ci sia caduto anche Severus –
Albus sentì una stretta al cuore nel pensare al suo collega rinchiuso da ore nelle sue stanze sotterranee.
- Credo che andrò a parlare con lui – decise rapidamente, prima che Remus lo fermasse con un cenno.
- Non credo sia il caso, Albus… conosciamo bene Severus, quando si isola è chiaro che non vuole essere disturbato… -
L’anziano Preside sembrò accettare le parole di Lupin, ma si diresse comunque fuori dalla Sala Grande. Voleva tornare nel suo ufficio perché sperava di trovare una lettera di Lauren. Lei aveva promesso che gli avrebbe comunicato appena possibile in quale città si sarebbe stabilita.
La sua delusione fu grande quando vide che nessun gufo sembrava essere in attesa sul cornicione della finestra della torre. Sorrise però apertamente quando vide che una lettera era già pronta sul cuscino del letto che era stato di sua nipote. Non si chiese come potesse essere arrivata lì autonomamente, si accomodò sul morbido materasso e iniziò a leggere.

Caro nonno,
non è forse assurdo notare come le mie lettere per te portino sempre cattive notizie?
Devo confessarti che non sarò più in Inghilterra quando leggerai queste mie parole. Con molta probabilità e fortuna, sarò dall’altra parte dell’oceano.
No, non è mia intenzione dirti la locazione precisa dato che ti conosco e so che riusciresti a trovarmi rapidamente se ti dessi anche solo un minuscolo indizio.
Se vorrai sapere i motivi della mia partenza improvvisa, anche se immagino tu li abbia intuiti, forse ti converrà chiedere ad Harry di mostrarti la lettera che ho scritto a lui. Ammetto che la mia voglia di scrivere sei papiri uguali non mi allettava molto.
Quello che voglio dire a te e solo a te è che sei stato un nonno meraviglioso. Mi hai cresciuta con tutto il tuo amore ed è stato solo il tuo affetto a rendermi quello che sono, contraddicendo il sangue che mi dava per Mangiamorte certa. Non so precisamente cosa farò una volta arrivata in un altro Paese, credo che mi prenderò del tempo per cercare la mia strada.
Di soldi ne ho, ho prosciugato tutti i miei risparmi degli ultimi diciassette anni depositati alla Gringott. Non me ne pentirò, li userò in modo responsabile come se tu fossi ancora al mio fianco.
Vorrei solo che tu rendessi pubblica il prima possibile la notizia del mio allontanamento dall’Inghilterra. Confido che questo stratagemma possa convincere Voldemort a lasciare in pace le persone che sa essermi vicine. Spero che però la tua protezione verso Harry non finisca per colpirti lo stesso. Non potrei sopportare di essermi allontanata da te per niente.
Sapendo che sarebbe inutile continuare a scrivere cose scontate – io so che mi conosci, nonno, anche se fingi di non conoscermi per lasciare che io possa fare i miei errori – mi sento solo di dirti che ti voglio bene e che il tuo pensiero sarà il più recidivo nel mio cuore.
Prenditi cura di Severus.
La tua piccola Alexis

Albus fece un respiro profondo dopo quell’intensa lettura, ripose poi la pergamena nella tasca della sua veste.
I suoi sospetti erano stati confermati come sempre. Era dura avere delle intuizioni esatte, a volte.
Sapeva però che sua nipote se la sarebbe cavata e confidava nel fatto che, prima o poi, la notizia della scomparsa di Voldemort l’avrebbe fatta tornare.
Era un motivo in più per lottare contro quell’uomo disumano.
Si accorse solo dopo una seconda rilettura, anni dopo, cosa significasse la frase “prenditi cura di Severus”. Si sentì uno sciocco a non averla capita prima, quando sarebbe veramente servito a qualcosa.

***

Sirius Black atterrò con un tonfo sul tappeto della sua casa di Grimmauld Place e subito si ritrovò puntato contro un numero indefinito di occhi.
Una metà della famiglia Weasley più Hermione lo fissavano sorpresi dal suo improvviso ritorno.
Si alzò con un movimento scattante, appoggiandosi poi la mano sul fondoschiena con una smorfia.
- Merlino, avrei dovuto assicurarlo! – mugugnò sorridendo, mentre se lo massaggiava vigorosamente.
- Vuoi qualcosa da mangiare, Sirius? – gli chiese Molly con sollecitudine, mentre lo seguiva in cucina.
- No, grazie, ho già cenato al Paiolo Magico… ora voglio solo rifugiarmi in camera mia con del buon Whisky – rispose lui, allargando il suo sorriso davanti al cipiglio severo della donna – rilassati, Molly, sto scherzando! –
Nonostante tutto, Sirius prese lo stesso dalla credenza la bottiglia del Whisky.
- E’ andato tutto bene? –
- La storia della ragazza, intendi? – replicò lui, dirigendosi di nuovo verso il salotto – Sì, alla fine i Mangiamorte non si sono ripresentati quindi penso che fosse solo una minaccia a vuoto… la tipa però sembrava avere del fegato, da quanto mi ha raccontato Tom! –
- Mamma, hai detto a Sirius che è arrivata una lettera per lui? –
- Ah, no… vai a prenderla tu per favore, Ginny cara! –
La ragazza sparì in cucina prima di ritornare con un rotolo di pergamena doverosamente sigillato.
- Tieni! –
- Grazie, piccola! – disse Sirius scompigliandole i capelli – Ci vediamo domani mattina, buonanotte a tutti e non sfasciatemi la casa! –
Felpato salì lentamente le scale, passando davanti alla stanza del suo figlioccio con noncuranza.
Non sapeva che nel giro di pochi minuti avrebbero condiviso lo stesso sentimento.
Entrò poi nella sua camera, chiuse la porta e si lanciò sul letto.
Non sapeva che, un piano sopra il suo, due ragazzi stavano pensando le stesse cose del suo figlioccio.
Staccò con violenza il sigillo alla lettera, stanco per la caccia al Mangiamorte che l’aveva tenuto impegnato per tutta la giornata.
Appoggiò la bottiglia di whisky alle labbra, lesse la prima riga, strabuzzò gli occhi, sputò il whisky che aveva in bocca, tutto in rapida successione.
Continuò a passarsi la mano tra i capelli mentre proseguiva nella lettura.

Sai, Sirius, mi dispiace essere come mia madre. Purtroppo anch’io devo dirti addio.
Non credo che faticherai a scendere di qualche gradino per andare a chiedere a Harry il motivo della mia partenza, l’ho scritto nella sua lettera.
Quello che invece voglio dire a te, riguarda la mia promessa di essere sincera con te in ogni singolo dettaglio della mia vita.
Il giorno in cui mi hai perdonato, sono ricascata nel fascino di Malfoy senior. Non è bastato sapere che tu e Narcissa eravate a pochi metri da noi, il suo ascendente su di me è terribilmente forte. Nonostante tutto, non credere che io stia scappando da lui. Lucius non mi fa paura, so che posso imparare a gestire quella che è solo una grande contraddizione del mio corpo.
Parto per l’altra parte del mondo in un tentativo di evitare che Voldemort se la prenda con voi ulteriormente. So che la presenza di Harry non permetterà comunque una vita tranquilla per voi, ma lui si merita il vostro appoggio molto più di quanto non lo meriti io.
Ti confesso invece che credo di aver finalmente fatto chiarezza nella mia mente, tra i miei sentimenti, ma non me la sento di spiegarti tutto dato che questa è la penultima lettera che scrivo e mi fa davvero malissimo la mano.
Forse dovresti parlare con Severus – o Mocciosus, se ti piace di più – perché credo abbiate in comune più cose di quanto non crediate.
Non so se ho dimenticato di scriverti qualcosa, sappi solo che mi mancherai da morire, Felpato.
Mi sarebbe piaciuto vedere di nuovo i tuoi occhi, anche solo per una volta, brillare in quel modo speciale che aveva conquistato mia madre.
Ti voglio bene, mi mancherai.
La tua Ciuffetta malandrina

Sirius sentì l’ennesimo verme della solitudine scavare nel suo cuore, inesorabile e fortissimo, per una perdita che credeva non sarebbe arrivato a vivere. Pensava che sarebbe stato lui a lasciare Lauren attraverso la morte e non il contrario.
- Hai visto, Lunastorta? – sussurrò amareggiato, più a se stesso che ad un ipotetico fantasma di Lupin – Anche questa Silente se n’è andata… il nostro patto è ormai rotto… -
Sirius posò lo sguardo sulla bottiglia di whisky che si era portato in camera solo per indispettire Molly, ne inghiottì una bella sorsata per annebbiare la sua mente ferita.
Pensò, in un ultimo attimo di lucidità, che sarebbe andato la mattina seguente a leggere la lettera mandata ad Harry.
Un sorso di whisky ancora, una sigaretta estratta dal pacchetto che era stato esiliato da mesi in fondo al cassetto, whisky bruciante, accendino sul tabacco, sorso di oblio, sbuffo di fumo.
Sirius Black passò così la sera del 9 giugno, la mente annebbiata dall’alcol e la vista sfocata dal fumo della sigaretta.
Gli sembrò di rivivere il giorno della morte di Suzanne Silente.

***

Severus Piton era stanco di quella vita passata a perdere gli affetti più cari.
In qualche modo sapeva già la sera prima che Lauren Silente era decisa a lasciarlo per sempre, ma il suo dannato istinto di sopravvivenza della speranza lo aveva tormentato fino a quel momento.
Tutta colpa del vecchio Albus, maledizione.
Era dalle dieci di quella mattina, quando aveva visto la piccola Silente Trasfigurata in una specie di modella Babbana, che si trovava in uno stato di indecisione.
Quando era sceso nel suo ufficio e aveva trovato una pergamena arrotolata e sigillata meticolosamente aveva capito subito che si trattava di un messaggio lasciato da Lauren.
Era chiaro come il Sole che dopo gli avvenimenti della sera prima non si sarebbe risparmiata, da brava ragazza innamorata, a lasciargli un segno melenso del suo sentimento.
Eppure Severus Piton era rimasto tutto il giorno chiuso in quella stanza, a fissare quella pergamena ancora sigillata, certo che non avrebbe trovato disgustose sdolcinerie scritte sulla carta color crema.
Era certo che leggere quelle parole avrebbe segnato un punto di rottura nella sua vita.
Prese il coraggio di toccare il sigillo solo allo scoccare della mezzanotte, quando era ormai rassegnato all’accettazione di tutto quello che avrebbe letto.

Severus.
Ammetto che mi sento strana a scrivere il tuo nome e non il decoroso appellativo “professor Piton”. Immagina quindi il mio disagio nel darti del tu e non del lei.
Non voglio però sprecare carta con inutili frasi insensate, ho già perso troppo tempo.
Io so che tu sapevi. Non è un gioco di parole, ti sto dando la conferma delle tue accuse di questa sera.
Hai ragione, non tornerò più indietro. Né ad Hogwarts, né in Inghilterra, né in Europa.
Mettere a rischio la vostra incolumità solo perché Voldemort sta cercando me e vi considera ottime prede per ricattarmi non è una mia grande aspirazione.
Ho seguito il tuo consiglio, Severus. Tempo fa mi avevi detto che “avresti voluto mollare tutto qui e trasferirti in un paese straniero per ricominciare una nuova vita”, una volta lasciati alle spalle i tuoi doveri.
So che puoi capirmi, anche se so anche che con ogni probabilità mi odierai per averti sottratto il mio affetto e per averti impedito di riversare il tuo su di me.
Spero che tu possa perdonarmi, Severus.
Non cercarmi, però. L’ho chiesto anche a mio nonno, ma so che tu saresti davvero capace di trovarmi – prima e più facilmente degli altri – e io non sarei capace di dirti addio di nuovo.
Non so come ci saluteremo questa mattina, quando io fingerò di partire per cercare lavoro. Forse ci stringeremo solo la mano, forse ci baceremo.
No, conoscendoti ci stringeremo la mano. Un bacio in pubblico non è da te. Mi piace così.
Grazie per esserti aperto davanti a me, alla fine. E’ stato bello sapere che non sono l’unica a rinchiudersi in un guscio di ghiaccio per non essere ferita.
Il nostro errore è stato aprirci per noi due. Rimarremo scottati a vita per la nostra separazione, per colpa mia. Basta con la drammaticità, però.
Ti voglio bene, Severus. Credici e perdonami.
Se avrai bisogno, solo certa che mio nonno ti aiuterà come sempre. Se vorrai condividere i tuoi pensieri con qualcuno che potrebbe comprenderli, ti consiglio di parlare a Sirius. Non è una presa in giro, abbi fiducia.
Perdonami, perdonami. Perdonami.
Lauren

Severus abbassò la pergamena sulla scrivania, si alzò per dirigersi con lentezza dissacrante verso la sua dispensa, ne tirò fuori una fialetta dal potente contenuto.
Tornò alla sua sedia, vi si abbandonò senza emettere suono, sentendo la lama di un pugnale strappargli via una fetta di cuore per lasciarlo agonizzante e dolorante nella sua delusione.
Soffriva, soffriva come un povero cane. L’amore non era per lui, l’affetto era solo un bastardo traditore.
Si propose di odiare profondamente Lauren Silente per quell’illusione di felicità che aveva creato davanti ai suoi occhi poche ore prima, ma non ci riuscì.
Lasciò che il liquido scendesse per la sua gola, catturando i suoi pensieri in una rete di oblio, chiudendo la sua mente nella benedizione del sonno senza sogni.
Gli sembrò di rivivere il giorno della morte di Lily Potter.

***

Daniel Dwight Riddle amava fare il capo. Sapeva che, quando e se il suo potente padre fosse stato sconfitto, tutto sarebbe andato in mano a lui e sarebbe stato sicuramente migliore.
Lui amava comandare, imbrogliare e prendersi con la forza quella che voleva.
Era per quello che non accennava ad allontanare la sua bacchetta dai quattro Mangiamorte che giacevano supplicanti ai suoi piedi.
Prima di interrompere il Cruciatus li voleva vedere sputare sangue dal dolore.
- Daniel – lo richiamò la fredda voce del padre con velato divertimento – credo che come punizione per ora possa bastare. Hai meglio da fare che occuparti della loro disobbedienza. –
Il ragazzo guardò con puro disprezzo Dolohov e i tre compari che ancora si rotolavano per terra, prima di allontanarsi da loro con una risata crudele e rivolgere l’attenzione a Lord Voldemort.
- Dimmi, padre – rispose con voce interessata, alzando con aria sorpresa un sopracciglio quando vide una pergamena tra le dita mortalmente pallide del suo genitore – è per me? –
- Sì, naturalmente – sibilò Voldemort con impazienza – ha il sigillo di Hogwarts, aprila –
Daniel Dwight rimase stupito davanti a quella notizia, ma non si fece pregare e srotolò con rapidità la pergamena appena arrivata.
- Da parte di chi è? – lo interrogò Voldemort con interesse.
- Lauren Silente –
Le due parole pronunciate dalla sua stessa voce gli provocarono una scossa per la spina dorsale.
Come aveva potuto trovarlo? Era impossibile raggiungere in alcun modo la fortezza della Congrega Oscura.
- Leggi – gli intimò il padre con tono perentorio.
Daniel Dwight appoggiò con timore i suoi occhi verde giada sulle parole vergate dalla sua ex fidanzata, nonché sua probabile sorellastra.

Buongiorno, Daniel Dwight. O forse preferisci che ti chiami Daniel Riddle?
Io sono Lauren Silente, come avrai potuto immaginare.
Sei stato un bravo attore, credimi.
Dannatamente spietato e doppiogiochista. Un bravo Mangiamorte, insomma.
Non ti scrivo per insultarti come vorrei, però. Voglio che tu dica a tuo padre, Lord Voldemort, che da oggi lascio definitivamente l’Inghilterra. Mi guardo bene dal riferirti il mio nuovo domicilio, ma spero che tu decida di lasciare in pace le persone che mi erano vicine dato che non tornerò.
Anche se lui rapisse mio nonno o chi per lui, io non lo verrò a sapere e non mi getterò nelle sue braccia per fare l’eroina che non sono.
Sono una vigliacca e sono scappata dall’altra parte dell’oceano, questo è quanto. Se mi volete, venite a cercarmi.
Sappi però, caro Daniel, che se ci dovessimo rivedere sarebbe per l’ultima volta. Mi hai venduta ai tuoi compagni di gioco e non sono disposta a perdonarlo.
Cordiali saluti,
Katherine Silente

Daniel guardò suo padre con espressione confusa, prima di capire cosa significasse quella lettera.
- Sta bluffando – sentenziò seccamente Voldemort – il vecchio Silente non la lascerebbe mai andare in un posto sconosciuto da sola e senza protezione –
- Non è un bluff – replicò con voce sicura Daniel – conosco Lauren e ha scritto la verità –
Voldemort analizzò con attenzione la lettera prima di decidere che fidarsi dell’intuito di suo figlio non sarebbe stato poi sconveniente.
- Ha scritto che si è trasferita dall’altra parte dell’oceano – ripeté Voldemort con aria soddisfatta – non sarà difficile trovarla –
- Non vorrai mandare tutti i nostri Mangiamorte a cercare lei! – protestò vivacemente Daniel, sembrando contrariato.
- No, certo che no. Ma la piccola Silente non sa che la Congrega Oscura non è limitata alla piccola Inghilterra, lei non sa che abbiamo spie ovunque. Massimo tre anni e la troveremo. –
Un pensiero attraversò la mente di Daniel, facendo spuntare un sorriso sulle sue labbra.
- Metteremo in allerta il nostro Mangiamorte migliore? –
- Certo. Lui sa bene come si riconosce una Silente. –
Un ghigno soddisfatto si dipinse sulle inesistenti labbra di Lord Voldemort.
Gli sembrò di rivivere i giorni delle morti di tutte le sue innocenti vittime.
Con un pizzico di trionfo e sadica soddisfazione in più.

***

Era l’estate del 1999.
Alexis Riddance tentava di farsi aria con una mano per sopravvivere al caldo soffocante di quella giornata di giugno, mentre versava il tè freddo nel bicchiere desiderando di poterlo bere.
C’era solo un cliente da Tim Horton’s, quel pomeriggio, un simpatico signore di età avanzata che leggeva con apparente interesse alcune righe scritte sulla pagina di un piccolo blocco con la copertina verde.
Il suo blocco delle ordinazioni? Oddio, che figuraccia!
In quel coso c’erano scritte tutte le sue impressioni sulla nuova vita, erano cose strettamente personali, e quello sconosciuto si stava gustando quella sottospecie di diario personale senza fare una piega. Si affrettò a raggiungere il tavolo per tentare di arginare il danno.
- Signore, mi scusi, l’ho dimenticato per sbaglio e… - balbettò con le guance in fiamme, tentando allo stesso tempo di mantenere in equilibrio sul vassoio il bicchiere di tè freddo ordinato dal suo osservatore e di riprendersi l’oggetto incriminato.
- Scusarla, signorina? Mi scusi lei per la mia indiscrezione, ma non ho potuto fare a meno di essere incuriosito da quella pagina scritta fitta fitta… è un mio grande difetto, sa? I giornalisti come me sono sempre degli impiccioni incurabili, soprattutto dopo aver passato una certa età! –
La ragazza appoggiò il bicchiere sul tavolo, sorpresa dall’affabilità dell’uomo. Non fece in tempo a replicare, fu anticipata rapidamente.
- Hai un bel modo di esporre le tue idee, ragazza… ti interesserebbe un lavoro come giornalista? Niente di grandioso, certo, ma almeno non sprecheresti le tue abilità in un fast food… e avresti un guadagno niente male… -
Alexis Riddance si vide dietro ad una scrivania, con la sua penna in mano e la certezza di potersi mantenere dignitosamente.
Sapeva quanto fosse difficile fare carriera nel mondo Babbano, sapeva quanto sangue avrebbe dovuto sputare prima di ricevere di nuovo una proposta simile, sapeva di non poter rifiutare. Non esitò.
- Accetto –
Il vecchio cliente le sorrise, prima di raccogliere la sua cartelletta e andarsene – lasciando sul tavolo una cospicua mancia, il bicchiere vuoto e il suo biglietto da visita.
Alexis prese in mano quel piccolo quadratino di cartone, lo analizzò attentamente, e un sorriso ironico non potè fare a meno di attraversare il suo volto una volta letto il nome.
- Harry Potter… che buffa coincidenza… -
Era il 9 giugno del 1999, Alexis Riddance esisteva da un anno e tre ore.
Era il suo compleanno, in qualche modo.
E quel lavoro sembrava il regalo più bello del mondo.


Note dell'autrice

Buonasera a tutti.
E' tanto triste per me dirlo, ma questa storia è ufficialmente conclusa. Spero che abbiate apprezzato il finale e questo epilogo, nonostante non siano dei più allegri.
Voglio ringraziare tutte le persone che si sono prodigate affinchè questa storia avesse motivo di proseguire.
Partendo per categorie, un grosso ringraziamento a chi ha recensito! In ordine cronologico, un abbraccio a:

jOse_
Luciana Menditegui
Meirouya
Gin_ookami97
Elfosnape
mistero
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sweet_cullen
Kamen
snapEly
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Valery_Ivanov
Elly Chan
Gloglo_96
Atari
Meiss
Yvaine0
ArtemisLover
La principessa Mezzosangue
rorothejoy
vcullen
_Niki_
HermioneForever92
alice81
Erica_8
nana97

In seguito, un abbraccio anche a chi ha aggiunto la storia tra le Preferite:

1 - ahlys07 
2 - ArtemisLover 
3 - aXce 
4 - BlackFra92 
5 - DarkViolet92 
6 - Elly Chan
7 - Elly_93 
8 - gegge_cullenina 
9 - gemlye 
10 - Gin_ookami97 
11 - GreenPrincess 
12 - HermioneForever92 
13 - kiri_chan 
14 - La principessa mezzosangue 
15 - Meirouya 
16 - MokaAkashiya 
17 - nana97 
18 - natalia 
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27 - Yvaine0 
28 - zamby88 
29 - zanna 
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E le Seguite:

1 - AdelinaBlaBla
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16 - ila_sabaku 
17 - just my immagination [
18 - karem 
19 - kiri_chan 
20 - Lady of the sea 
21 - Luciana Menditegui 
22 - Lukk 
23 - maury 
24 - mileyxxx 
25 - MissyMary 
26 - mistero 
27 - MokaAkashiya 
28 - Nerida R Black 
29 - Piccola Vero 
30 - Rebecca Lupin 
31 - rorothejoy 
32 - rosi33
33 - ryry 
34 - SakuraHaruno 
35 - Saphiras 
36 - Saske 
37 - seall 
38 - Shion Shikage 
39 - spikina
40 - sS_FrA_Ss 
41 - Ste14 
42 - uchiha91 
43 - Verelia 
44 - Yoko_kun 
45 - _Bonnie_
46 - _ki_ 
47 - _Mary 
48 - _NeMeSiS_ 
49 - _Vega .

Per chi mi ha chiesto se farò un seguito di questa fanfiction: può darsi, ma per ora preferisco finire alcune storie a cui non sto sto dedicando la sufficiente attenzione. Se e quando mi dedicherò a un proseguo della vita di Lauren & company vi informerò, se vorrete.
Vi comunico anche che probabilmente dalla prossima settimana inizierò a sistemare la presentazione grafica di questa fic, correggendo gli eventuali errori di ortografia lasciati alle spalle e/o gli orrori combinati con il codice HTML quando ero ancora alle prime armi. Quindi non spaventatevi se riaprendo qualche capitolo vedrete qualcosa di diverso.
Mi piange il cuore, ma devo lasciarvi. Sono tragica, dai, ci vedremo ancora in giro con qualche altra fiction mia o vostra xD
Ho solo un'ultima piccola richiesta, se non è troppo pretenziosa da parte mia: i lettori silenziosi farebbero una piccola opera di bene facendomi sapere ora che siamo alla fine il loro parere? Se non vi va, fate come se non avessi detto nulla ^^
xoxo
La vostra Lady Lynx

nana97: è sempre bello scoprire qualche nuovo lettore, anche se non mi sento abbastanza brava e vissuta da avere già "ammiratrici" ^^ Sono davvero contenta di sapere che la storia ti è piaciuta, dato che si tratta della mia primissima fanfiction. Ti ringrazio per tutti i complimenti, e lo stesso fanno tutti i personaggi (se potessero parlare, però, crededo che mi insulterebbero dopo la fine barbina che li ho costretti ad affrontare xD). Grazie di tutto!
Atari: hai esattamente intuito quello che sarò il futuro della nostra Lauren. Niente più Hogwarts, bacchetta e gufi... solo un po' di "pace" nel mondo Babbano. Mi consola sapere che, nella mia incapacità di rendere IC il povero Severus, sono comunque riuscita a non trasformarlo nella caricatura di se stesso. Mi consola anche sentirmi dire che i personaggi sono gradevoli e accettabili nella loro diversità da quelli "Rowlinghiani". L'epilogo, come hai potuto vedere, non lascia trapelare poi molto del futuro lontano dato che la mia mente è già orientata verso un possibile sequel (peccato che il tempo a mia disposizione sia tiranno). Grazie di tutto!
Valery_Ivanov: posso ritenermi soddisfatta, allora, se consideri inaspettato questo finale poco fiabesco. E dire che vi avevo abituati a cose peggiori ^^ L'epilogo probabilmente ti spingerà ad insultarmi nella tua mente, ma spero che sia chiaro che questa fine era un po' scritta nel destino. Lauren è un personaggio troppo tragico per non finire male, secondo me. Grazie di tutto!
DarkViolet92: il suo futuro non è svelato del tutto e quello degli altri non viene neanche lontanamente accennato, ma questo non fa altro che rispondere alla tua domanda. Il seguito arriverà, prima o poi (più poi che prima, ma va beh) e se lo desideri non avrò problemi ad informarti. Grazie di tutto!
 

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