UN NUOVO INIZIO

di RobFab88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** BACI E PARTENZE ***
Capitolo 2: *** IL VIAGGIO E L'UFFICIO ***
Capitolo 3: *** IL LIDO E LA STANZA ***
Capitolo 4: *** IL MATTINO HA L'ORO IN BOCCA ***



Capitolo 1
*** BACI E PARTENZE ***


Il bacio di Tarquinia riaccese la passione tra Paola e Andrea.
I due innamorati si erano finalmente ritrovati e, dopo aver consegnato Vichi alla giustizia e festeggiato in stazione il successo dell'operazione antimafia, andarono a passeggiare sul lungomare laziale.
Il rumore del mare, la brezza, il tramonto marino e le parole di Andrea portarono Paola ad abbracciarlo sempre più forte e a scambiarsi quel bacio tanto atteso. Stavolta però nessuno poteva fermarli e Andrea aveva le idee ben chiare su come agire.
Paola: Andrea, ho paura ora. Tu tornerai a Roma e nonostante la vicinanza rischiamo comunque grosso.
Andrea: Amore mio, siamo stati lontani due anni. Lotterò con le unghie e con i denti per tenerti stretta. Dobbiamo capire però una cosa: se le relazioni sono vietate a prescindere o soltanto se i due colleghi lavorano nella stessa caserma.
Paola: L’ufficiale sei tu – disse ridendo.
Andrea: Brigadiere Vitali, facciamo così, anche se non è affatto bello: rimaniamo in silenzio e prendiamoci del tempo per capire se la nostra storia può essere ben vista all’interno dell’arma.
Paola: E cosa farai?
Andrea: Vitali, vorrà dirmi cosa faremo? Intanto le proporrei di venire a Roma questo sabato.
Io lavoro al CNSR, a Tor di Quinto, potremmo fare un week end al centro storico e magari, dopo aver passeggiato per la città eterna, potremmo pensare a come vivere questo periodo.
Una sola cosa però ti chiedo: non diciamo niente a nessuno. Sappiamo che anche i muri possono parlare e non vorrei che, anche per sbaglio, qualcuno vada a dire qualcosa.
Paola: Nemmeno a Gigante o a Leo posso dire nulla?
Andrea: Senti ancora Leo?
Paola: Certo è come un fratello per me, sa già del nostro bacio nella vasca di Vichi.
Andrea: Paola, facciamo una cosa: andiamo a Città della Pieve, questo week end.
Per un attimo Paola rimase scioccata da questa frase, pensava che Andrea volesse fare un cazziatone al suo amico o rendere tutto pubblico.
Paola: Perché?
Andrea: Li siamo a casa nostra e potremmo parlare con Leo. D’altronde lui è uno psicologo, ha il segreto professionale e potremmo farci aiutare anche da Luigi e Alessandra.
Paola: È vero, oramai siete cognati!
Andrea: Spiritosa, poi sono io che ho sempre voglia di scherzare. Seriamente amore, io ora indago bene sul regolamento, ma se questo non comporterà alcuna conseguenza, io e te ci sposeremo.
Paola: Vedo che è molto sicuro, capitano Ferri – disse con tono ironico la Vitali.
Andrea: Vitali, le faccio avere entro poche ore una convocazione al CNSR – disse Andrea ridendo.
Dopo questo scambio di battute, i due si tennero per mano e andarono verso la macchina di Andrea.
Paola era dispiaciuta di dover salutare il suo uomo, anche se l’avrebbe rivisto dopo pochi giorni.
Paola: Avvisami quando sei a Roma e mi raccomando non cambiare idea.
Andrea: Soltanto la morte ora ci potrà dividere, amore mio. Ci vediamo venerdì sera, prendo una stanza in un B&B lungo il lido e sabato mattina si torna a casa. Non preoccuparti, già da domani mi metterò all'opera. Presto ne verremo fuori e tu sarai la signora Ferri - disse sorridendo e dandole l'ennesimo bacio
 

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Capitolo 2
*** IL VIAGGIO E L'UFFICIO ***


Andrea è in viaggio verso Roma. L’Aurelia sembra deserta e il giovane capitano pensa a Paola. Vorrebbe chiamare Luigi o Leo per avere un consiglio, ma ha promesso che sarebbe rimasto zitto con tutti coloro che indossavano una divisa. Doveva scoprire il vero testo del regolamento sulle relazioni tra colleghi in divisa. Tra Santa Marinella e Santa Severa ebbe un’illuminazione. Andrea: Tosi! Marco Tosi, il carabiniere che è arrivato pochi mesi fa a Città della Pieve, è stato trasferito per incompatibilità ambientale, dovuta a una relazione con una collega della stessa caserma. Avevo letto con la Sepi il fax inviato dal comando di Ortisei. Prese il telefono e chiamò Luigi. Luigi: Pronto. Andrea: Ciao cognato, come stai? Luigi: Andrea, non ti facevi sentire da un po’, come stai tu? Andrea: Leo non ti ha detto niente? Luigi: Purtroppo si è fatto trasferire in Sicilia perché la moglie, Elena Pascoli, stava affrontando una gravidanza pericolosa, ma perché vi sentivate? Andrea: Sono stato sotto copertura per oltre un mese, a Tarquinia. Luigi: Non dirmi che hai rivisto Paola? Andrea: Eh già, l’ho rivista. Luigi: E si è riaccesa la fiamma, lo sapevo. Andrea: Testa, ora lavoro al CNSR, posso trasferirti dove dico io, quando dico io e soprattutto posso tornare ad essere più cattivo di qualche anno fa – disse con un tono metà serio, metà scherzoso. Luigi: Sei ancora innamorato di lei. Andrea: Luigi, io e te siamo amici e confido nella tua riservatezza e infatti mi devi aiutare. Luigi: Cosa possa fare per te, caro cognato? Andrea: Saremo cognati quando tu e Ale vi sposerete, ora siamo solo amici, anzi, come sta mia sorella? Luigi: Vuoi la verità? Ci siamo lasciati per 5 mesi, ora siamo di nuovo insieme e ho comprato casa, ma credo di aver commesso un grave errore a fare un mutuo ventennale. Andrea: So dove andare a dormire allora! – disse scherzando – perché credi sia un errore? Luigi: Ho fatto il concorso interno per marescialli e ho vinto. Tra venti giorni lascio la stazione e anche Andrea è in procinto di andarsene. Andrea: Congratulazioni maresciallo Testa, allora verrai a Velletri. Luigi: Veramente tornerò a Firenze, gli interni lo fanno lì. Tu mi sa che sei entrato direttamente come maresciallo, mica hai fatto tutta la gavetta – disse con ironia. Andrea scoppiò a ridere e rispose con tono ironico. Andrea: Veramente ho fatto l’ausiliario e durante l’anno, ma prima di partire avevo tentato il concorso per marescialli. Quando ero al quarto mese di servizio, ho fatto l’orale al CNSR e poche settimane dopo sono stato preso a Velletri, ma parliamo di dodici anni fa. Luigi: Sei vecchio, amico mio. Le risate sembravano non finire e il viaggio proseguiva in modo più leggero, ma Luigi chiese ad Andrea di cosa avesse effettivamente bisogno. Luigi: Andrea, tra poco dovrò vedere tua sorella e ho il magistrato Cesari in caserma. Cosa posso fare a livello professionale. Andrea: Mi serve il verbale che ho ricevuto lo scorso inverno riguardante Marco Tosi. Luigi rimase senza parole e si allontanò dalla scrivania. Vide Mura lungo il corridoio e la Sepi con Cesari. Sepi: Dove vai Luigi? Luigi: Ho una chiamata personale, se non ti dispiace vorrei terminarla in camera. Sepi: Vai, certo. Arrivato in camera, si scusò con Andrea e gli chiese i motivi della richiesta. Luigi: Scusami, ma sono dovuto andare in camera. Essere il vicecomandante ha i suoi vantaggi, disse ridendo. Andrea: Vantaggi di cui ho goduto anch’io. Il motivo per cui te lo sto chiedendo è molto semplice: vorrei capire quale norma lui avesse violato sulle relazioni tra colleghi. Ho intenzioni serie con Paola e voglio capire se questa cosa è vietata o no. Lavoriamo nella stessa regione, ma in due diverse sedi. Luigi: Va bene. Domani Sepi non ci sarà e controllerò nel suo ufficio. Tieni il cellulare con te. Come ho fatto ti mando un messaggio, ma il file te lo manderò sulla tua mail privata, non su quella istituzionale. Andrea: Sarai un ottimo cognato! Luigi: Per ora sono solo un amico – e scoppiò di nuovo a ridere. Andrea: Luigi, sabato io e Paola verremo a Città della Pieve. Mi raccomando, non dire niente a nessuno, nemmeno a Prosperi. Luigi: Allora facciamo così: ci vediamo a Montepulciano, mangiamo tutti e quattro lì e la notte la passate al B&B di Alessandra e Gemma. Andrea: Ma Gemma sa gli affari di tutti!!! Parla!! Luigi: Allora dormirete a Montepulciano, ho un ex collega di Taranto che ora lavora lì e la moglie gestisce un B&B. Andrea: Va bene, intanto grazie e aggiorniamoci. Mi raccomando, il silenzio. Andrea era oramai a Roma e rimase contento della conversazione. Scrisse un messaggio a Paola dicendole: “Amore mio, sono alle porte di Roma. Probabilmente ci vorrà meno del dovuto a scoprire le carte. Ti amo”.

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Capitolo 3
*** IL LIDO E LA STANZA ***


Paola ricevette il messaggio di Andrea mentre si trovava a "la Luna", il bar sul lungomare dove si incontrava con Carla Vichi, con Alessandro Gigante e la moglie Elena. C'erano anche i figli di Sandro, ma stavano giocando sulla spiaggia. Paola ed Elena si conoscevano da diversi anni e il fatto di essere in servizio con Gigante a Tarquinia aveva fatto sì che le due diventassero amiche. Sandro conosceva bene Paola e anche Andrea, nonostante non abbiano avuto modo di conversare durante il brindisi, se non solo un saluto e un abbraccio prima della partenza del capitano. Durante l'aperitivo Sandro chiese a Paola se fosse successo qualcosa.
 - Paola, abbiamo parlato di tutto, meno che di Ferri. Hai appena sorriso, leggendo un messaggio che hai appena ricevuto e in tutta fretta hai risposto. C'è qualcosa che vuoi dirci? –
Sai, Sandro è difficile spiegare. Io e Andrea, sin dal 2002, l'anno in cui lui è arrivato a Città della Pieve, abbiamo instaurato un certo feeling e quando ho vinto il concorso interno per brigadieri ci siamo dovuti dividere. Il secondo giro di spritz arrivò sul tavolo ed Elena prese la parola.
 - Grazie mille, questo secondo giro lo paghiamo noi.
- Sono 15, signora - disse il cameriere.
- Ecco qui.
 - Grazie mille Elena - disse Paola - immagino che vi stiate chiedendo se tra me e Andrea ci fosse stato qualcosa, tipo un bacio o una relazione.
- Non credo che ci sia bisogno di chiedere una cosa del genere, Paola - disse Sandro - è palese. Si vedeva anche in caserma, durante il brindisi. - Mi raccomando, non ditelo a nessuno.
 - Paola, ci conosciamo da quasi un decennio, ti pare che vada a dirlo a qualcuno? - riprese Sandro - farò, come dicono qui, orecchie da mercante, ma tu stai attenta e soprattutto studiati il regolamento.
- Non pensavo che si potesse riaccendere questa passione. Quando me ne sono dovuta andare da Città della Pieve, abbiamo avuto una lunga discussione. Lui voleva fare le cose sul serio e io, invece, ho pensato alla carriera. Ora mi chiedo, come faremo.
- Non sarà facile, soprattutto per la posizione che ricopre lui, ma avete tutte le carte in regola per poter affrontare questa situazione. Siete colleghi, ma di due stazioni diverse. Lui poi è al CNSR, mica a Tarquinia. Però Paola, mi devi promettere una cosa.
- Quale?
- Non fare cavolate. Se lui ora sta parlando con i superiori, non mettergli pressione e cerca di proseguire per il tuo scopo. Il vostro legame era forte già prima. Credo lo sia anche ora.
- Si, lo credo anch'io. Stavolta voglio proseguire sia la carriera che la relazione con lui. Speriamo che l'Arma non ci metta i bastoni tra le ruote. Pochi secondi dopo arrivarono Davide e Luca: il più piccolo andò in braccio a Paola.
- Zia Paola. - Ciao amore. - Vieni a cena da noi stasera?
- Si, dai Paola - disse Elena - vieni a mangiare da noi, ci facciamo una spaghettata allo scoglio e ci vediamo un film con i bimbi.
 - Va bene, verrò da voi, ma prima devo passare in caserma a cambiarmi. – Dai, zia, vieni così, sei bellissima - disse Luca baciandola sulla guancia.
I due si abbracciarono forte e in quel momento Paola pensò ad Andrea e a quanto avrebbe voluto avere anche lei un figlio.
- Se con Andrea andrà bene, vogliamo diventare zii anche noi - disse Sandro scherzando.
 - Si, zia dai, quando ti sposi facci un cuginetto. E Luca ricadde tra le braccia di Paola, che si alzò con lui in braccio e andarono verso le macchine.
 Nel frattempo Andrea era arrivato a Roma. Entrò nella sua stanza, riaprì l'armadio, vide la sua divisa ed iniziò a provare una forte nostalgia. Era capitano da meno di sei mesi e aveva indossato l’uniforme soltanto in due occasioni.
Decise di fare una doccia e di rimettersela. Pochi secondi dopo squillò il telefono interno. - Sono il capitano Ferri, comandi.
- Bentornato capitano - disse il maggiore Tisi - domattina dobbiamo andare dal colonnello Mariani. Sono arrivati tutti i rapporti dalla stazione di Tarquinia. Dovrà soltanto firmarli e credo che ci sarà un'altra missione da compiere, ma nulla ancora è certo. Domani Mariani ci dirà.
- Comandi maggiore. Attaccò il telefono e pensò subito a come preparare il suo discorso e a come avrebbe reagito Paola, su una possibile seconda missione, magari lontano dal territorio laziale. Le scrisse un messaggio: "Amore mio, vorrei chiamarti ma mi hai detto che sei a cena da Gigante. Domani parlerò con il colonnello Mariani, il mio responsabile. Lui è amico con il Comandante Generale Siazzu, vedremo cosa mi dirà. Il maggiore Tisi mi ha detto che probabilmente dovrò essere impiegato in un'altra missione, ma non voglio ancora fare castelli in aria. Ho già preparato la richiesta per avere tre giorni di licenza, domani la farò firmare. Mi manchi, non vedo l'ora che arrivi venerdì".

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Capitolo 4
*** IL MATTINO HA L'ORO IN BOCCA ***


Alle 6:45 suonò la sveglia e Andrea andò subito a correre.
Il CNSR era molto grande, ma da quando era lì, andava ad allenarsi perennemente nella pista di atletica leggera. Iniziò subito a pensare a come avrebbe dovuto affrontare il colonnello Valeri e si chiese se Luigi gli avrebbe mandato i risultati della ricerca entro e non oltre le 9.
Fece cinque chilometri e mentre stava tornando verso la sua stanza vide il maresciallo Toschi.
  • Buongiorno capitano.
  • Buongiorno maresciallo.
  • Sveglio di buon mattino.
  • Alle nove dovrò vedere sia il maggiore Tisi che il colonnello Valeri, ma sono abituato ad andare a correre tutte le mattine, per questo che mi alzo all’alba.
  • Mi sa che dovrà riabituarsi a questi ritmi, soprattutto con quella “bonza”.
  • Bonza?
  • La pancia da birra, maresciallo – disse Toschi con un tono ironico – è una frase tipica del dialetto modenese.
  • Toschi, come ti permetti di prendere così tanta confidenza con tuo superiore.
  • Capitano, lei ha la maschera del duro, ma è un uomo solare, allegro e scherzoso, gli e lo si legge in faccia e ho avuto anche conferme da terzi.
  • E chi sarebbero questi terzi?
  • Luigi Testa e Leonardo Bini.
  • Testa e Bini e come li conosci?
  • Testa è venuto a Roma mentre lei era a Tarquinia per fare gli orali del concorso da maresciallo. L’ho interrogato io e quando ho visto che veniva da Città della Pieve le ho chiesto se la conosceva. Bini, invece, ha telefonato ieri pomeriggio perché voleva parlarle, ma lei doveva ancora tornare.
  • Toschi, io sono qui da poco e sono stato mandato quasi subito in missione. Potremmo diventare amici, ma al momento non abbiamo ancora avuto modo di prendere un caffè insieme, quindi piano con la confidenza e non dare mai ascolto a ciò che ti dicono gli altri. Testa e Bini sono due persone oneste e sincere, ma non è mai tutto ora quello che luccica.
  • Andiamo a fare colazione allora!
  • Si, dai, ma prendo soltanto un caffè e un cornetto perché sono sudatissimo e dovrò correre in doccia.
Mentre si recavano verso il bar interno, iniziò a cadere qualche goccia d’acqua e alcune volanti uscirono a sirene alzate.
  • Che succede Francesco?
  • Oggi è una giornata importante capitano. Sull’Appia nuova verrà inaugurata la nuova scuola Allievi Carabinieri e ci sarà anche il sindaco Veltroni, oltre al Primo ministro Berlusconi.
  • Ah, un giovedì impegnativo!
Arrivati al bar videro un uomo sulla cinquantina, con la divisa da maresciallo. Aveva un forte accento campano e aveva con sé una ragazza di circa diciotto anni.
  • Ciao Luca, prepari un caffè per me e uno per il capitano Ferri?
  • Certo Francesco.
  • Buongiorno maresciallo Morri.
  • Ciao Francesco, come stai?
  • Bene maresciallo. Come mai qui al centro?
  • Questioni di lavoro. Vorrei chiedere un trasferimento in provincia o prendere servizio qui al centro.
  • Mi scusi maresciallo, le vorrei presentare il capitano Andrea Ferri.
  • Piacere.
  • Comandi signor capitano – disse Morri mettendosi sull’attenti.
  • Comodo maresciallo. Dove vorrebbe andare?
  • Mi piacerebbe tornare in Umbria. Sa, ho lavorato per anni a Todi, poi sono venuto a Roma, ma non mi sto trovando bene. Mi sembra di essere tornato a Napoli e dopo nove anni, posso dire che sono davvero stanco di tutto questo.
  • Io ho lavorato a Città della Pieve, un piccolo borgo poco distante da Castiglione del Lago e da Chiusi – Chianciano Terme. So che il vice comandante è stato da poco promosso maresciallo, dovrebbe aprirsi una posizione, ma non è detto che il brigadiere Testa, una volta ottenuto il grado, possa riprendere servizio nella medesima caserma.
  • Grazie per l’informazione capitano. Vediamo cosa mi diranno.
     
Andrea e Francesco ebbero modo di conoscersi meglio e si persero in chiacchiere. Avevano frequentato la stessa scuola di formazione e avevano molte cose in comune, ma quando la lancetta dell’orologio del bar segnò le otto, Andrea dovette correre.
  • Francesco, scusami, ma ora devo correre a prepararmi. Tra un’ora prendo servizio e devo ancora finire di stilare un verbale. Grazie per la colazione, se tutto va bene stasera ti invito a prendere una birra. Maresciallo Morri, naturalmente anche lei è invitato, se vuole unirsi.
  • Grazie, ma con mia figlia.
  • Mica sono una bambina, disse la giovane Caterina.
  • Può portarla tranquillamente.
  • Va bene.
     
Arrivato in stanza trovò il cellulare con due nuovi messaggi e quattro chiamate perse.
Due erano di Luigi, una di Alessandra e l’altra di Paola.
Prima di richiamare lesse i messaggi e nel primo, il cui mittente era Luigi, era riportato il seguente testo: “Ho provato a chiamarti, ma data l’ora o starai dormendo o sarai andato a correre (credo di più la seconda). Volevo dirti che puoi stare tranquillo, ti ho mandato tutto sulla tua mail a.ferri@libero.it
Fammi sapere come hai letto tutto. Ah, ti ho prenotato una stanza al B&B di tua sorella. Oramai non hai più niente da nascondere. Spero che tu riesca ad arrivare già venerdì sera. P.S: ho avvisato anche Paola, scusa se mi sono permesso di scavalcarti”.
Andrea sorrise e disse, tra sé e sé: “Ok, ce la posso fare. Non saremo espulsi dall’arma, ma saremo costretti a lavorare in due caserme diverse”.
Lesse il messaggio di Paola: “Amore mio, mi ha chiamato Luigi e mi ha detto di stare tranquilla. Ma non dovevamo rimanere in silenzio? Comunque venerdì finirò alle 15:00, se riuscirai a venire la sera mi farebbe davvero piacere. Non vedo l’ora di tornare a casa con te, anche se sono dispiaciuta che non potremo vedere Leo.
Io oggi ho la mattina, ma alle 14:00 finisco il turno, se a quell’ora sei libero chiamami, voglio sentire la tua voce. Mi manchi. -2.
  • Sì! – disse tra se e se.
     
Fece una doccia e indossò la divisa. Era più sorridente del solito e non vedeva l’ora di concludere il lavoro parlando con il suo ufficiale superiore.

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