open your eyes

di Soul Sister
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La mia storia ***
Capitolo 2: *** Chiacchiere tra fratelli ***
Capitolo 3: *** Emmy bear investigatore privato ***
Capitolo 4: *** I&I= insicurezze&incubi ***
Capitolo 5: *** Se fa fiesta, ragazzi! ***
Capitolo 6: *** Bacio infernale o paradiso? ***
Capitolo 7: *** Normalità, serenità... ***
Capitolo 8: *** No, no, no!! ***
Capitolo 9: *** Auguri Esme! ***
Capitolo 10: *** Rivelazioni dolorose ***
Capitolo 11: *** Partenza ***
Capitolo 12: *** Possibility ***
Capitolo 13: *** Nuova vita ***
Capitolo 14: *** Aspettando che passi.. ***
Capitolo 15: *** Partenza(2) ***
Capitolo 16: *** Indovina un po'? Sono qui! ***
Capitolo 17: *** Ti amo, ecco perché! ***
Capitolo 18: *** Quasi perfetto ***
Capitolo 19: *** Contratto ***
Capitolo 20: *** Servizio [ ho raggiunto ìl 20esimo capitolo, olè!] ***
Capitolo 21: *** Sorprese e 'coincidente' ***
Capitolo 22: *** Intrappolati amorevolmente ***
Capitolo 23: *** cap 23 SiAmO lA cOpPiA pIu BeLlA dEl MoNdO ***
Capitolo 24: *** Festa ***
Capitolo 25: *** I CB al completo ***
Capitolo 26: *** EPILOGO ***
Capitolo 27: *** EXTRA: ROMEO vs GIULIETTA? ***
Capitolo 28: *** Extra 2- La giornata piu brutta della mia vita? ***
Capitolo 29: *** Extra 3 ***



Capitolo 1
*** La mia storia ***


Open your eyes

Capitolo I

La mia storia

Brrr …brrr... Cos’era quel rumore fastidioso?! Mi dava abbastanza sui nervi. Volevo dormire, che diamine! Decisi di contare mentalmente fino a tre, sperando che allo scadere dei secondi, il baccano cessasse. Ma purtroppo, il rumore c’era ancora.
Misi la testa sotto il cuscino .

<< Bells! >> ma chi…? << muoviti, è tardi!!!>> urlò mio padre, probabilmente dalla cucina.
Aprii gli occhi e sbadigliai. Mi tirai su a sedere e, con la lentezza degna di un bradipo, mi trascinai in bagno. Con calma, aprii il rubinetto della doccia, e con la precedente lentezza, mi spogliai ed entrai nel box. L’acqua era bollente e mi aiutò in parte a svegliarmi. Mi lavai energicamente i capelli, che prima parevano una balla di fieno. Mi sciacquai ed uscii. Dopo essermi asciugata, indossai i capi d'abbigliamento che mi ero precedentemente preparata. Tornai in camera.
Aprii la porta, e mi trovai una sorta di Dio greco sdraiato sul mio letto, che usava il mio orsacchiotto come palla da basket , e lo tirava sul mio soffitto,della mia camera.
Possessiva? forse...

<< Edward! Che stai facendo a EJ?! Gli fai male!>> strillai. Presi la rincorsa e mi buttai sul mio migliore amico a peso morto.
<< Bella!! Ahio! >> esclamò lui. Io scoppiai a ridere come un’idiota, e da tonto qual era pure lui, mi seguì a ruota. Eravamo due idioti, che ridevamo come idioti, per un motivo, senza dubbio, idiota!
Io e Edward eravamo amici da sempre, precisamente da 16 anni e 9 mesi. Avevamo 16 anni entrambi, quasi 17 . Lui era sempre stato il mio migliore amico, il mio confidente, la mia spalla su cui piangere… Praticamente, era tutto per me.
Ed io ero lo stesso per lui. Lo avevo quasi sempre considerato come un fratello. Dico quasi, perché da due anni a questa parte avevo preso una stramaledettissima cotta per lui. Che, da sottolineare, era il mio migliore amico. Ma come si poteva non ritenere attraente e maledettissimamente affascinante, uno come Edward? Slanciato, snello, muscoloso ma non troppo...
Due mani affusolate da pianista, che poi era…
Quel viso d’angelo incorniciato da capelli castano-ramati perennemente spettinati, oltretutto ad arte, che facevano risaltare quegli occhi verde mare, così profondi , incantevoli, stupendi…

Oh, per l’amor di Dio, Bella!! Riprenditi, manca poco che sbavi!

Intanto avevamo smesso di ridere.
Ero sdraiata su di lui, occhi negli occhi... I nostri visi ad un centimetro di distanza. Sentivo il suo fiato fresco sulle labbra.

Troppo vicini- pensai- siamo troppo vicini, potrei fare qualcosa di cui potrei pentirmi.

La sua presenza così prossima mi ubriacava, e io dovevo rimanere sobria.
Quella vicinanza non mi faceva ragionare correttamente. Ero totalmente fusa. Completamente persa nei suoi stupendi occhi.
<< oh, ehm… scusate. Volevo solo avvisarvi che io vado e che… siete in ritardo. Ciao>> disse la testa mio padre, che era sbucata da dietro la porta.
Era bordeaux, e potevo ben capirlo! Ero sdraiata sul mio migliore amico, a un centimetro dalle sue labbra carnose e perfette, in una posizione facilmente pregiudizievole.
Edward era sbiancato mentre io ero piu rossa di capo Charlie Swan, sceriffo della piccola, anzi microscopica, e umidissima cittadina di Forks, nonché mio padre.
<< ehm, Bella… >> incominciò Edward.
<< oh!>> dissi e mi tolsi da lui.
<< ti aspetto giù in macchina>> disse a occhi bassi, poi si precipitò fuori dalla mia camera.

Io e le mie dannate idee!!

Sospirai pesantemente. Mi feci una coda alta, dato che avevo ancora i capelli umidi. Indossai le mie converse e diedi un bacio sulla guancia pelosa del mio Edward junior. Quel peluche me l’aveva regalato lui per il mio quinto compleanno. Nessuno sapeva il nome per esteso dell’orsacchiotto, men che meno Edward. Troppo imbarazzante. Scesi in cucina, afferrai la tracolla e uscii di casa, chiudendomi la porta alle spalle. Mi diressi verso la Volvo c30 grigio metallizzata del mio migliore amico. Entrai nell’abitacolo a sguardo basso, e rossa come un pomodoro troppo maturo. Lui partì verso la Forks High School a tutta velocità. Nell’auto regnava un silenzio imbarazzante, e soprattutto tombale, e questo mi preoccupava. Tra noi non c’era mai stato silenzio, mai.
Da quando ero entrata nell’auto non mi aveva nemmeno guardata. Ma non era successo niente in camera mia, vero? No, assolutamente no. Il mio sguardo era fisso sulle figure sfocate che sfrecciavano fuori dal finestrino. Arrivammo poco dopo all'istituto. Edward parcheggiò affianco all’auto dei nostri fratelli.

Edward e i suoi fratelli erano stati adottati dal dottor Carlisle Cullen e signora, Esme. Erano due persone amorevoli e buone. Li consideravo come dei secondi genitori. Esme, soprattutto mi aveva fatto da madre. La mia vera madre, Renèe, si era separata da mio padre Charlie quando ero ancora piccola.
Ero nata a Forks, città natale dei miei. Mia madre però l’aveva sempre odiata e alla prima occasione se n’era andata. Con lei mi tenevo i contatto attraverso il telefono, mail, e poi andavo qualche volta a trovare lei e il suo nuovo marito, Phil, a Phoenix. Ovviamente preferivo rimanere a Forks, con Charlie, Esme, Carlisle, e i miei fratelli aquisiti, Emmet, Rosalie, Alice, e Jasper, ed ovviamente Edward. Emmet e Rosalie, i figli maggiori, avevano diciotto anni.
Jasper , il mezzano, ne aveva diciassette.
Alice invece sedici, come me e Ed.
Le due sorelle Cullen erano le mie migliori amiche, le mie sorelline, mentre Em e Jazz erano i miei fratelloni.
Aly e Rose erano fidanzate rispettivamente con Jasper ed Emmet .
Prima loro erano semplicemente fratelli, ma si accorsero di amarsi, e non essendo fratelli di sangue il problema non si poneva. Si fidanzarono, e ora lo erano ancora, forse più affiatati di prima.
Il nostro era un legame che difficilmente si trovava. Stavamo sempre assieme. Noi eravamo i “Cullen Brothers” per tutti. Il gruppo poi era diviso dalle tre Cullen Girls, cioè io Alice e Rose, e i tre Cullen Boys, ovviamente costituito da Edward Emmett e Jasper.
Aprii la portiera dell’auto e focalizzai dove si trovavano le mie socie. Le vidi. Appena chiusi la portiera tutti si girarono verso di noi.
L’intero corpo studentesco ci guardava come se fossimo alieni.
Alice, Rose, Emm e Jazz avevano la mascella sotto terra per lo stupore.
Non era mai capitato che io e Ed entrassimo in scena così silenziosi. Di solito ci sentivano da casa Cullen e, di certo, non era vicina. Io, con passo spedito andai dalle mie sisters, mentre lui entrò direttamente a scuola, anche se la campana non era ancora suonata. Arrivai a testa bassa ai miei amici.
<< Bella...Cosa è successo? Che gli prende? >> chiese Alice, la voce trillante in quel momento era tremante.
<< non so cosa gli prende neppure io… quando è arrivato non era così >> avevo le lacrime agli occhi. Non eravamo mai stati così distanti.
<< dai, Bellina! Vedrai che gli passerà!!>> tuonò il vocione di Emmett.
Em era un ragazzo molto bello, dalle fattezze angeliche. Come tutti i Cullen, per altro. Era alto e muscoloso, nerboruto era l'aggettivo adatto. Pareva un orso, da qui il suo soprannome. Aveva i capelli neri e ricci, e gli occhi grigi. Benchè, dall'aspetto poteva apparire cattivo e bullo, non lo era. Anzi, era un ragazzo adorabile, ed un fratello gelosissimo calato perfettamente nel suo ruolo. E poi, la sua caratteristica fisica, assolutamente, magnifica e che aveva fatto innamorare Rose, erano le sue fossette, che gli spuntavano quando sorrideva sul suo viso da bambino. Per cui, erano onnipresenti, dato il carattere comico e burlone del mio fratello-orso.
Rosalie era di una bellezza stravolgente, faceva sfigurare le modelle delle copertine. Alta, bionda, magra e occhi azzurro-ghiaccio. Poteva apparire fredda e superficale, ma era totalmente l'opposto. Era semplicemente adorabile, ed aveva un'irrefrenabile, precoce, istinto materno. Per lei, oltre che sorelle e migliori amiche, eravamo anche delle figlie da proteggere.
Jasper, anche lui biondo e riccio , con occhi castani chiarissimi, quasi ambrati, era alto e muscoloso, ma meno di Emmet. Era un fratello possessivo e geloso, quasi quanto Emmett. Anche lui, poteva apparire distaccato e sempre sulle sue, ma non lo era affatto. Jazz era un ragazzo amabile, dolce ed allegro. Eternamente cotto della folletta. L'unica pecca? quando si alleava con Emmett diventava un mostro! Ed aveva la mania delle scommesse con l'orso.
Alice pareva un folletto. Era bassina, minuta era l'aggettivo, e snella. Ma nonostante l'altezza, era davvero bellissima e ben proporzionata.
Aveva i capelli neri, abbastanza corti, acconciati con una pettinatura sbarazzina. Aveva gli occhi azzurri, magnetici. Ti toglievano davvero il fiato, ed erano la fonte di profitto maggiore per Alice. Infatti lei era un'approfittatrice ed una ricattatrice, furba e scaltra. Ma davvero fantastica. Era fin troppo esuberante ed allegra, animata da una voglia di vivere ed amare impareggiabile. Non si fermava mai, se iniziava qualcosa la doveva finire per forza. Era parecchio cocciuta, la nana. Ma lei diceva che la testardaggine era un pregio, non un difetto.
Come Rose, era una pazza fanatica e dipendente da shopping, e spesso e volentieri mi trascinavano ore e ore per i negozi.
Per me però, il più bello era sempre e comunque Edward.

La campanella suonò, e insieme ai miei fratelli, andai all’interno dell’edificio.

POV. Edward

Sono un emerito idiota!!! Ma che dico!! Un vero e proprio rimbambito patentato!!
Ma come si faceva a voler baciare la propria migliore amica con tutta la propria anima? E soprattutto, chi mai potrebbe prendersi una cotta per la propria migliore amica? Semplice. Nessuno, a parte me...
Isabella Marie Swan, la mia eterna migliore amica.
Lei che mi diceva che non sarebbe mai piaciuta a nessuno, lei che si riteneva “bruttina”, mi aveva stregato. Certo che lei di “bruttino” non aveva proprio nulla. Secondo me, non si era mai guardata allo specchio, oppure la stima di sé stessa era proprio sotto zero.
Perché di Bella si poteva dire di tutto tranne che fosse carina, figuriamoci brutta! Lei era s-t-u-p-e-n-d-a, e non ero di parte. Praticamente faceva sbavare l’intero corpo studentesco maschile della Forks high school!
Alta circa 1,60, snella, con la pelle morbida e liscia, pallida quasi quanto la mia. Aveva i capelli castani, setosi, e abbastanza lunghi, che il più delle volte le ricadevano sulle spalle con morbidi boccoli.
Aveva un bel corpo, ben proporzionato: non aveva da invidiare nulla, a nessuna ragazza.
E i suoi occhi… Dio, i suoi occhi!
Erano profondi, bellissimi… Le iridi erano marroni e calde come il cioccolato fuso, tremendamente espressivi.
Gli occhi sono specchio dell'anima.
E l'anima della mia Isabella era decisamente unica. Era una persona altruista, estremamente buona e gentile. Era una ragazza sincera e rispettosa, per niente volgare. Era un'amica coi fiocchi, adorabile e amorevole.
Non per niente, le volevano bene tutti.

Non per niente me n'ero innamorato...

Adoravo guardarla negli occhi e poter intuire quello che pensava. Io, con lei non riuscivo a mentire, e lei lo stesso con me. Ci conoscevamo troppo bene. Non avevamo mai litigato, né eravamo mai stati divisi… a parte in quel momento. E per di più per un mio stupido problema.
Le stavo alla larga per non fare qualcosa di sbagliato, anche se ci stavo male. E lei altrettanto soffriva.
Ma ne valeva la pena. Per la nostra amicizia non le avevo mai confessato che mi piaceva. All’inizio, quando mi ero accorto che il sentimento che mi legava a lei non fosse solo una semplice amicizia, credevo che dopo qualche tempo mi sarebbe passata. Peccato che erano passati anni, e lei mi piaceva ogni secondo di più.
Nel tragitto dall’aula di storia a quella di computer, incrociai Alice e Rose, che praticamente mi incenerirono con gli occhi.
Bella probabilmente stava soffrendo molto, e la causa ero io. E ci stavo male. Decisi di uscire da scuola e mi rifugiai nella mia Volvo.
Saltare la scuola mi avrebbe aiutato, almeno avrei potuto riflettere sul da farsi. Mi chiusi dentro e feci partire il CD delle mie canzoni.
Le mie composizioni preferite mi aiutavano a meditare. Passò la canzone dedicata a mia madre Esme, poi quella di mio padre Carlisle, poi quella di Aly, Rose, Emm, Jazz… e arrivò anche quella scritta per Bella, ispirata da Bella, quando mi ero accorto di esserne … che mi piaceva. Non sapevo… non credevo di poter provare quel sentimento, così forte, così intenso.. non mi ritenevo degno di poterlo provare.
Ne avevo letto, ne avevo sentito parlare, l’avevo visto attraverso la mia famiglia, ma non avevo mai provato il sentimento chiamato Amore.
Non ero mai stato fidanzato con qualcuna, non mi era mai interessata nessuna ragazza, tranne Bella.
L’ironia della sorte! Lei, per cui non avrei mai potuto e dovuto provare, forse, quel sentimento, mi aveva rubato il cuore.
Se non ero innamorato , mancava davvero poco, pochissimo.
Facevo ancora fatica anche solo a pensarlo!

In quel momento mi sentivo vuoto.
Senza la mia Bella, niente aveva senso.
Certamente, per lei non sarei mai potuto che essere il suo migliore amico Edward. E mi faceva male.
Ma io l’avrei… amata in silenzio, guardandola sorridere, e sorridendo anche io, vedendola gioire, gioendo pure io, consolandola quando avesse sofferto, soffrendo anche io. Perché se lei rideva, ridevo. Se lei piangeva, piangevo. Se lei soffriva, soffrivo. Se lei era felice, ero felice.
E lei stava soffrendo, e soffrivo anche io. Ma un conto era se soffrivo io, un altro se soffriva lei.
Aprii la portiera poco delicatamente e la richiusi allo stesso modo.
Con passo spedito, quasi corsa,attraversai lo spiazzo ed entrai nella scuola. Automaticamente guardai l’orologio: 12.55.
Sarebbe suonata a mom... La campanella suonò, e di riflesso accelerai di più. Tutti i ragazzi stavano uscendo dalle aule per andare in mensa.
Bella aveva trigonometria.
Stavo correndo ormai.
Per sbaglio urtai Alice, che quasi cadde a terra.
<< Edward ma che ca..spiterina!!!>> per fortuna che Emmet l’afferrò, se no mi avrebbe ammazzato. Guai a chi le rovinava i suoi amati vestiti, sopprattutto se erano di Gucci, e se li aveva comprati il giorno prima.
E correvo.
Ma da quando l’aula di trigonometria era così distante?
La vidi.
Stava uscendo dalla classe affiancata da Jessica Stanley e da Angela Weber, due nostre amiche.
Ovviamente il rapporto non era lo stesso che c’era tra noi sei…
Aveva gli occhi arrossati, quindi aveva pianto. Teneva lo sguardo basso, e non mi vide. Quando alzò lo sguardo ero gia lì, e l’abbracciai di slancio.
<< scusa, scusa, scusa, scusa!! Sono un cretino! >> le dissi all’orecchio. Lei, che fino a quel momento non aveva ricambiato l’abbraccio, mi mise le braccia al collo e appoggiò la testa sul mio petto.
<< scusa, sono un'idiota >> le tappai la bocca con l’indice.
<< ssh, tu non sei affatto un’idiota, capito?>> dissi mentre le asciugavo con due dita le lacrime, che erano sgorgate copiose dai suoi magnifici occhi. Lei mi sorrise,e si strinse più a me.
In quel momento, con lei tra le braccia, mi sentii completo, a casa. Capii che il mio posto era affianco a lei, alla persona che mi aveva fatto innamorare: a Isabella Marie Swan. Accanto alla mia migliore amica.

POV. BELLA

Lì, tra le sue braccia mi sentivo finalmente completa, felice. E capii che il mio posto era accanto a lui. Perché io lo amavo, amavo il mio migliore amico, Edward Cullen.

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Capitolo 2
*** Chiacchiere tra fratelli ***


Capitolo II

Chiacchiere tra fratelli

POV BELLA

Il pomeriggio dovevo andare a casa Cullen sotto ordine di Esme. Edward mi passò a prendere, poi andammo alla enorme villa progettata da Esme. Là, non facemmo in tempo a suonare il campanello che la dolcissima signora Cullen aveva già aperto la porta e mi stava stritolando in un abbraccio soffocante.

<< ciao Bella, cara!! >> urlò entusiasta.

<< ciao, Esme…>>

<< mamma, ce la uccidi così!! >> tuonò Emmet .

<< Oh, scusa cara!>> disse mortificata la mia mamma '2'.
<< sta' tranquilla >> la rassicurai. Ma poi l’orso yoghi (Emmett) mi strinse a sé e mi alzò da terra.
<< si fa così mamma!! >> rise come uno sclerato. Cavolo, mi stava stritolando!
<< Emmet!!>> urlai col poco fiato che mi rimaneva. Rise più forte, e contagiò tutti i Cullen, anche Carlisle che si era unito alla allegra combriccola.
<< ehi, guardate che deve rimanere viva per le prossime 24 ore, o si perderà il primo giorno di saldi! >> esclamò Alice.
Sbiancai. << Emmett, stritolami, torturami, usami come moccio per i pavimenti... fai quello che vuoi ma mettimi nelle condizioni di non poter andare a fare shopping >> esclamai rivolgendomi al mio fratello orso. Facevo fatica a pronunciare il nome di quell'attività odiosa.
Tutti scoppiarono a ridere, a parte Rose e Ali. Edward mi abbracciò da dietro.
<< Tranquilla, ti rapisco io. Non potranno torturati>> mi rassicurò.
<< uuuh, soli soletti!! >>
<< Emmett!!>>lo sgridarono Esme e Carlisle.
<< che c’e?! che ho detto?! >>chiese 'ingenuamente' Emmy- bear. Tutti scossero la testa rassegnati.
<< ma vi siete accorti che siamo ancora sulla porta di ingresso? >> chiese la dolce Esme. Lei era come una seconda mamma, per me. Era stupenda, così come suo marito Carlisle e i suoi figli- in particolare, uno dai capelli bronzei aveva le fattezze angeliche-.
Lei 35 e lui 37 anni. Esme era alta nella media, e snella: pareva una ventenne, i suoi anni li portava più che bene.
I capelli color caramello, lunghi e mossi, le incorniciavano il viso d’angelo. Gli occhi erano di un marrone molto chiaro, quasi ambrati, e facevano trasparire tutto l'amore che aveva dentro sé. Era proprio una bellissima donna. Carlisle era alto, abbastanza muscoloso, biondo con gli occhi chiari. Un angelo! Considerato, più che probabilmente, l’uomo più affascinante di Forks.
Esme era un' arredatrice d' interni e ristrutturatrice, mentre Carlisle era primario dell’ospedale di Forks.
I Cullen erano ricchi, ma davvero tanto! Ma nonostante ciò, non erano le persone montate che si credevano superiori agli altri, anzi! Erano caratterizzati da una bontà d'animo che pochi hanno. Se facevano dei piaceri, non lo facevano mai per interesse. La signora Cullen faceva spesso beneficenza, ma non lo faceva di certo per mettersi in mostra. Io la conoscevo bene, era gentile e generosa di per sé.
<< Su tutti in salotto, forza!!>> ordinò la donna.<< Bella, ti fermi a cena? >> chiese dolcemente, poi.
<< se non è un disturbo, volentieri. >> dissi passandomi una mano tra i capelli.
<< oh, per l’amor del Cielo, Bella!! Ti conosco da quando sei nata, sei come una figlia per me e Carl!
Non sei mai stata, non sei, e non sarai MAI un disturbo!! >> disse gesticolando furiosamente, i suoi occhi erano accesi dalla sincerità e dalla certezza.
<< Mi fa felice vederti girare per casa, mi riempie di gioia stare con tutte le persone a cui voglio bene, con la mia
famiglia! E tu fai parte della famiglia, ok?! >> continuò, con voce più calma e accorata.
<< si.. e grazie.. >>, mormorai commossa dalle sue parole.

Lei mi abbracciò: << e di che?! >> ora era sorridente, quasi divertita.
<< di ritenermi parte della tua famiglia...>> risposi sinceramente.
<< e l’hai scoperto adesso?! >> mi canzonò Jasper.
<< Oooh, qui ci vuole un bell’abbraccio di gruppo!! >> urlò emmet. Tutti si catapultarono su me e Esme, che non c'eravamo ancora lasciate.
<< VI VOGLIO BENE!!> esclamai, stretta dalle braccia delle persone a cui volevo più bene al mondo.
Sciolto l’abbraccio, Esme si ritirò in cucina per preparare uno dei suoi succulenti banchetti.
<< ragazzi, avete deciso che regalarle? > chiese Carlisle, riferendosi a Esme.
<< no, non ancora- disse Alice- tu cosa hai preparato? >>
<< il compleanno è sabato prossimo, e quella notte, voglio portarla a fare un weekend romantico, solo noi due…>>
<< dove la porti?>> chiese curiosa Rose.
<< nella città più romantica del mondo, la città degli innamorati… >> lasciò la frase in sospeso.
<< a Parigi?! >> urlammo io, Alice e Rose all'unisono, con gli occhi che brillavano per la meraviglia e l'emozione.
<< si, esatto. La porterò in un ristorante, dove ci sarà una bel panorama della tour Eiffel. La sera ci saranno i fuochi artificiali, e finiti essi, ce ne sarà un ultimo con scritto “auguri, Esme. Ti amo.” Mi sono già sentito con gli addetti. >> io e le ragazze emettevamo degli urletti di gioia e felicita. << credete che le piacerà? >> chiese poi.

Ma era pazzo o cosa a chiederlo?
<< ma sei matto? Certo! Siamo sicure al 100 % che le piacerà!! >> esclamò Rose.
<< hai avuto un’idea magnifica!! >> concordai.
<< allora esiste ancora un uomo romantico sulla terra! >> disse Alice, sognante.
<< ah.. probabilmente l’ultimo esemplare…>> dissi sospirando.
<< ehy! >> urlarono in coro i tre ragazzi.
<< quel che è vero, è vero! >> disse Rosalie. Poi noi tre e Carlisle ridemmo per la faccia indignata che fecero Emmett, Edward e Jasper.
<< comunque...- ricominciò Alice- facciamo come sempre: io con Jazz, Rose lo farà con Em e Ed con Bella, okay? Ora, all'opera! Op op!! >> e ognuno filò nelle proprie stanze.

<< cosa potremmo regalarle? >> mi chiese Edward passandosi una mano tra i capelli,che si scompigliarono ulteriormente .
La lucina nella mia testa si illuminò. << idea! >>
<< che ha partorito la tua testolina bacata? sentiamo >> mi canzonò lui.
<< ha. Ha. Che simpatico Ed! Comunque, potremmo comprarle un ciondolo ed incidergli sopra: “ti vogliamo bene mamma, E&B.” e questo è il classico regalo… poi potremmo scriverle una canzone, io e te, e tu potresti fargliela
sentire, che ne dici? >> spiegai.
<< dico che sei un genio! Però... >>
<< però? >>
<< la canzone la canti anche tu... >> disse serio.
<< non penso di esserne in grado… sono passati tre anni da quando abbiamo cantato l’ultima volta insieme… magari sono stonata, e.. >>
<< tu. Canti. Fine della storia.>> era irremovibile.
<< ma Edward, non sono nemmeno brava>> prese dei fogli e si sedette accanto a me. Mi aveva ignorata completamente.
<< un artista canta quello che sente… -disse mentre scriveva delle parole sul foglio- ora tocca a te.>> e mi passò il pezzo di carta su cui aveva scritto con la sua calligrafia ordinata e precisa.
Ero rimasta sorpresa, nel vedere che le frasi che aveva scritto rispecchiavano totalmente ciò che io in quel momento provavo.
Iniziò a suonare delle note sulla sua tastiera. Poi, con la sua voce celestiale, iniziò a cantare ciò che avevamo composto al momento. Mi avvicinò il foglio, senza smettere di suonare. Cominciai a cantare, stando a tempo e cercando di non stonare troppo.
Le parole poi vennero da sé. Cantavamo senza bisogno del testo, cantavamo quello che sentivamo.
Era del tutto naturale, spontaneo. Come la prima volta che avevamo cantato insieme, a 10 anni. Certo, la cosa era un po’ diversa in quel momento.. e anche la canzone. Dopo quella prima volta era diventata un obbligo cantare insieme, per entrambi. Un giorno ci sentirono anche gli altri e si unirono a noi. Avevamo scritto anche un bel motivo.

Ci esibivamo sempre a natale,e magari in altre occasioni importanti, quando eravamo tutti riuniti. Ma da qualche anno, tre precisamente, avevamo smesso.
E in quel momento mi sentivo così bene, mentre cantavo con lui. Esprimevamo i nostri sentimenti con la voce, senza bisogno di prove o di testi. Cantavamo e basta.

POV ALICE
Stavo decidendo con Jasper cosa regalare a mamma, quando sentimmo la tastiera di Edward suonare.
Era qualche anno che non suonava e non componeva più. Anche Jasper, probabilmente pensava la stessa cosa: lo capii dallo sguardo che mi lanciò.
<< Edward... >> sussurrò. Lo presi per mano e uscii dalla mia stanza. Trovammo anche Emmett e Rose sul pianerottolo.
Ci sorridemmo, divertiti.
Silenziosamente ci avvicinammo alla porta socchiusa della camera di Edward. Lui intanto cominciava a cantare. Mi girai a guardare i miei fratelli: erano basiti quanto me.
Certo che ne era passato di tempo! L’ultima volta che avevamo sentito cantare Edward aveva ancora la voce bianca. E già lì era bravo, parecchio anche. Ma ora che era più grande, la sua voce era spettacolare!

Le espressioni dei miei fratelli mi confermarono che non era solo una mia impressione.
Incredibile!

Edward passò il foglio a Bella senza smettere di suonare. Lei prese fiato e cominciò.
Non ci potevo credere: neanche lei scherzava con la voce...
Parevano entrambi quelle di angeli!!
<< caspita… >> bisbigliò Emmett.

Eravamo tutti e quattro incantati da quelle due voci celestiali, le nostre espressioni sicuramente erano le stesse di quelle dei baccalà. Sembravano fatti per cantare insieme.
E i miei fratelli sicuramente erano d’accordo con me. La canzone terminò, e noi eravamo ancora li imbambolati. Non riuscivamo a muoverci, ancora troppo sbalorditi.
<< wow… >> esalammo all’unisono.
<< meno male che non ne eri in grado.. altrimenti, come cantavi Bella? >> la canzonò Edward. Lei in risposta gli fece la linguaccia. Ridemmo tutti: << ragazzi, ma quanto tempo è passato dall’ultima volta che vi abbiamo sentito
cantare? Cioè, prima non eravate così bravi! No no!>> rivelò emmet ancora shoccato.
<< tre lunghi anni, orso…>> disse Edward che poi si girò verso di Bella.
<< allora è deciso!! >> la mia sorellina sbuffò sonoramente per poi borbottare un << eh va bene! >> lui sorrise raggiante e sfacciatamente compiaciuto.

<< ehi, è da tanto che non cantiamo insieme. Che ne dite di rispolverare i nostri vecchi strumenti? >> chiese tutto eccitato il mio Jazz. Emmet rispose con un sorriso a 360 denti mentre Rosalie batté le mani felice.
<< e che aspettiamo? >> dissi entusiasta. Jasper e Emmett corsero a prendere i loro strumenti: il mio amore una stupenda chitarra elettrica, mentre Emmett una magica batteria. L'orso però portò solo il rullante.
<< cinque , sei, sette, otto! >> urlò quest'ultimo.

La canzone era quella che avevamo scritto qualche anno fa. “All for one”. Era il nostro motto.
Mentre cantavamo quella canzone ci mettevamo tutto l’entusiasmo che potevamo. Anche Rose, Emmett e Jazz non ci andavano piano con la voce. Era diventata fantastica a tutti. Chissà, magari anche la mia…
All for one finì. << wooh, ragazzi! Siamo mitici! >> esclamò Emmett.
<< certo che voi prima dicevate tanto di me e Ed... ma non scherzate nemmeno voi! Avete delle voci magnifiche. >> disse Bella, estasiata.
<< non quanto le vostre, però >> sentenziò Rose.
<< ma per piacere... >> disse Bella.
<< non crederci! >> sfidò Jasper.
<< ci credo a metà. Io non sono tanto brava, ma Edward è il massimo! >> ammise.

<< non sminuirti Bella. E non elogiarmi >> l’accusò Edward.
<< dico solo la verità. >> disse lei.
<< smettila.>>
<< smettila tu >>
<< smettere cosa, non ho fatto nulla! >>
<< anche io non ho fatto nulla! >>
<< ma la piantate?! >> urlò Rosalie.
<< ma non abbiamo fatto nulla! >> esclamarono all’unisono Edward e Bella.

<< ragazzi, c’è pronto! >> urlò mamma, dal pianterreno. Scendemmo e andammo in cucina.
<< ho potuto constatare che avete ricominciato a cantare!>> disse papà, allegro.
<< e siete anche molto più bravi, devo dire!>> aggiunse mamma, con aria sognante.
<< già!!>> concordò Emmett, fiero di sé.
<< era tanto che non lo facevate…>> disse papà.

Iniziammo a mangiare le pietanze di mamma. Erano davvero buone .
<< mamma, papà, questo sabato sera posso organizzare una festa? Per favore… >> chiesi facendo gli occhi da
cucciolo, che sapevo essere la mia arma persuasiva per eccellenza: nessuno vi resisteva.
<< Alice, non fare quella faccia tenera, non ce n'è bisogno. Avete il permesso, e non vi disturberemo: quella sera saremo a cena con dei colleghi di papà >> disse mamma. Papà mi sorrise.

<< evvai! >>
******
<< fiuuu, sono strapiena... >> esclamò Bella.
<< già, tra un po’ le parte il bottone dei jeans, talmente ha tanta trippa! >> la prese in giro Edward.

Povero, aveva segnato la sua fine.
<< non sono grassa >> disse Bella cupa.

<< oh, si che lo sei! Guarda che pancetta... >> rincarò la dose mio fratello.
<< beh, io avrò la pancetta, ma non ho le maniglie dell’amore! >> lo stuzzicò Bella.
Lui si incupì. << non ho le maniglie dell’amore >>
<< oh, si, hai ragione… tu hai i portoni dell’amore!! >> tutti risero dell’affermazione di Bella.
Io mi sganasciavo dalle risate. Emmet era perfino caduto dalla sedia per il troppo ridere. La discussione si protrasse per tutta la sera, e fu un vero spasso!
Avevo i crampi dalle troppe risate. Rosalie aveva le lacrime agli occhi, e Jasper si lamentava di non riuscire a chiudere la bocca, perché aveva preso la posizione di quando rideva. I litigi, se cosi si potevano chiamare, di Ed e
Bells erano qualcosa di imperdibile. Comunque, avevo deciso di organizzare una festa, e dato che mamma e papà non c’erano, sarebbe stato ancora meglio.
Di feste non ne organizzavamo tante, ma le facevamo sempre in grande stile.
Inoltre Bella sarebbe potuta rimanere a dormire da noi. Adoravo fare i pigiama-party con le mie sorelline.

E poi con Edward, Emmett, e il mio Jazz era impossibile non divertirsi.
Aiutammo mamma a sparecchiare, poi Bella dovette tornare a casa.
Salutai tutti i miei fratelli e diedi il bacio della buonanotte al mio fidanzato. Dio, se l’era bel!*

Passai davanti alla camera di Edward.
La porta era socchiusa e potevo vedere chiaramente Edward, chino sulla sua tastiera.

Lo conoscevo bene: qualcosa lo tormentava, e voleva sfogarsi con la sua musica. L’aveva sempre fatto. Se stava male esprimeva il suo dolore con le note. Ma da qualche tempo, non scriveva più. Non componeva più... Come se avesse paura di quello che sentiva. Iniziò a suonare, evidentemente non si era accorto di me.

“guardo il cielo, non vedo altro colore,
solo grigio piombo che mi spegne il sole,
l’unica certezza è gli occhi che io di te…
due fotografie tutto ciò che rimane, sul mio letto il vento le fa volare,
la distanza che ci divide fa male anche a me…
se non vai via.. l’amore è qui..
sei un viaggio che non ha né meta ne destinazione,
sei la terra di mezzo,
dove ho lasciato il mio cuore.. cosi.
Sono solo anch’io , come vivi tu.
Cerco come te, l’amore…” *'

Era una canzone d’amore, l’avevo capito.
Ma di chi era innamorato? Chi aveva potuto rubare il cuore a mio fratello?
Quello che non aveva mai preso nemmeno una cotta in vita sua? Chi gli aveva fatto scoprire il sentimento più potente dell’universo? Una persona speciale, supponevo. Ma chi?
Bussai.
Dopo aver origliato per più di tre minuti, bussavo..
Lui mi notò e mi fece entrare. Mi chiusi la porta alle spalle: dovevamo parlare.
Come facevamo
prima: un tempo ci dicevamo tutto. Doveva aprirsi con me: ero la sua sorellina, dopotutto.
<< Edward, dobbiamo parlare. >> esordii. Sospirò. Edward si sedette per terra, davanti alla porta finestra aperta, che mostrava la luna piena, magnifica. Raramente si vedeva cosi chiaramente, qui a Forks. La luce era spenta, per cui l’unica fonte di luminosità era la luna. Mi sedetti vicino a lui: << Edward, so che qualcosa ti turba. Da molto tempo anche. Ce ne siamo accorti tutti... sei visibilmente cambiato. Ma ora ho la conferma che c’è qualcosa che ti fa soffrire, ma che ti rende comunque felice, come non lo eri mai stato. >> mi guardò negli
occhi.
<< mi hai sentito. Stavi ascoltando>>
<< non l’ho fatto proprio apposta, diciamo che è capitato... ma non era nemmeno mia intenzione origliare! >> mi discolpai. << e poi, sai che sono curiosa… e… >> annuì, come un automa. << penso solo che dovresti aprirti con me. Non lo direi a nessuno, lo sai. Non l’ho mai fatto. Per favore, Edward, vorrei capire che ti passa per la testa in questi ultimi tempi… te ne prego >>
Lui sospirò: << è che sono un idiota, Alice. Penso di essermi innamorato della persona più sbagliata, ma più giusta che potessi trovare… nel senso. Io non dovrei provare per lei questo sentimento. Ma credo, ne sono
convinto, che lei sarebbe la persona giusta per me. L’unica persona giusta per me. La mia anima gemella sbagliata, ecco. So anche che non potrò mai amare nessun’altra. E se succedesse, non l’amerei mai come amo lei. E ora che l’ho ammesso a me stesso, mi è ancora più difficile. E sto male ancora di più. Perché io l’amo, e lei non può essere mia. Non potrà mai esserlo.>> era davvero distrutto. Pensavo che solo nei film e nei racconti, la gente stesse così male per amore... eppure, mio fratello mi dimostrava il contrario esatto.
<< E invidio quella persona che potrà stringerla tra le sue braccia... Che potrà consolarla,
accarezzarla, baciarla, sapendo che è sua. Quando avrei voluto che fosse mia... Capisci Alice? Capisci la mia frustrazione, ora che so che non è una cotterella passeggera? >> mi guardò dritto negli occhi. I suoi trasparivano solo amarezza ed angoscia. << Tu sei fortunata, hai Jasper che ti ama più della sua stessa vita... Emmet ha Rosalie... Tutti possono stare con la persona che amano, tranne me. Perché io mi sono innamorato del mio 'frutto proibito'... >>
<< non si può decidere chi amare, Edward. Si ama e basta >>
<< perché questo sentimento è così irrazionale? Perché è capace di farti innamorare del tuo peggior nemico? Perché può farti innamorare di un fratello? Perché ti può far innamorare della propria migliore amica? Tutti dicono che quando si ama si è felici… beh, io non sono felice, io soffro Alice. Per un mio capriccio puramente egoistico, io non voglio soffrire. Sarò masochista di natura, ma questo dolore è peggio della morte… peggio di ogni flagellazione. Per non parlare della gelosia! Sono geloso anche delle amiche che l’abbracciano! Che idiota che sono… >> parole amare, ma profonde, dette da un ragazzo di soli sedici anni. Era davvero sincero il sentimento che provava.
<< non sei un idiota Edward, sei solo follemente innamorato >>
sorrisi dolcemente, benché fossi triste per lui.
<< già… follemente >> e ricambiò il sorriso, anche se tirato.
<< grazie di avermi illuminato, fratellino >>
<< grazie a te per avermi fatto sfogare, e per avermi ascoltato. Ti voglio bene sorellina. >> e mi abbracciò. Io mi strinsi forte a lui. Gli diedi un bacio sulla guancia << ti voglio bene anche io >> e mi rialzai.
'Alt!' La frase che aveva detto Edward… “ perché ti può far innamorare della propria migliore amica?”. Quella frase non l’aveva detto in generale: aveva usato il femminile, mentre negli altri il maschile in senso
generico… Quindi voleva dire che Edward si era innamorato di… << Bella… >> pensai ad alta voce. Lui si irrigidì a solo sentirla nominare.
Mi voltai di scatto e piantai i miei occhi nei suoi. << sei innamorato di Bella. >> era
un’affermazione.
Lui di risposta abbassò lo sguardo. Stava male: << è per quello che stamattina hai reagito così. Cosa è successo a casa di Bella? >> continuai.
<< quando sono arrivato Bella si stava facendo la doccia.. mi sono sdraiato sul suo letto in attesa che uscisse. Stavo giocando con il suo pupazzo e Bella è sbucata in camera. Quando ha visto che avevo spupazzato il suo peluche si è lanciata a peso morto su di me. Al momento non abbiamo collegato… lei era sdraiata sopra di me, i visi a meno di un centimetro l’uno dall’altro… se non fosse entrato Charlie non so cosa avrei fatto… >> disse come se avesse ucciso qualcuno.
<< oh ho, Charlie vi ha visti in quella posizione?! - mi veniva da ridere- Chissà cos’avrà pensato! >>
<< ma non è di quello che mi preoccupo Alice...
Non mi importa cosa può pensare Charlie. È cosa sarebbe successo, se non fosse entrato. La stavo per baciare Alice, stavo per baciare la mia migliore amica, e lo desideravo! Capisci? Se l’avessi baciata, chissà cosa avrebbe pensato! Pensa al nostro rapporto, tutti questi anni insieme… non voglio rovinare tutto. >>
<< che rompicapo>> mormorai. Me ne tornai in camera mia, pensierosa.

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Capitolo 3
*** Emmy bear investigatore privato ***


Capitolo III
Emmy-bear investigatore privato


Pov Emmett
Era mattina.
Stavamo facendo colazione tutti insieme, in cucina.
<< Ehi Emmett, potresti passare a prendere tu Bella stamattina, che io non posso? >> mi chiese Edward.
<< certo! >> risposi, sorridendo. Mi faceva piacere portare a scuola la mia sorellina.
E magari avrei investigato un po’… Era da tempo che Bellina era strana…
Quel giorno avrei scoperto il perché. O almeno speravo.
Finii il croissant e presi la mia auto per andare a casa dello scricciolo.
<< ehi, yoghi!!>> mi salutò con aria allegra. Ma il mio fiuto diceva che stava fingendo.
<< ehi scricciolo! >> salì in auto e partimmo.
Il silenzio regnava nell’abitacolo. Bella fissava ora il vuoto ora le piante che sfrecciavano fuori dal finestrino. Mi dava leggermente sui nervi questo suo comportamento, e ancora di più non saperne il perché. Continuava a sospirare di tristezza. << c’è qualcosa che non va? >> le chiesi, sperando che si confidasse.
<< no, tranquillo. Tutto a posto Emmett, davvero >> mi fece un sorriso tirato. I suoi occhi erano spenti, inanimati. Tornai a concentrarmi sulla strada.
Quando sospirò per l'ennesima volta, inchiodai di colpo. Tanto non c’era mai nessuno…
<< ora mi dici che hai. È da tanto tempo che non sei più tu! Sembri uno zombie!! E continui a sbuffare. Non ridi più come una volta, non sorridi più spontaneamente… che hai Bella!? Non possiamo più vederti cosi. Almeno apriti con qualcuno, sfogati. Togliti il peso, diamine!>>
<< Emmett… è una lunga storia..>> quindi avevo ragione, qualcosa c'era.
<< abbiamo tutto il giorno, se necessario..>> non m'importava la scuola, in quel momento volevo solo la felicità della mia piccola e fragile sorellina.
<< mi… sono innamorata, Emmett. Ho fatto l’errore più grande della mia vita. >> mormorò, afflitta. Ero scioccato: stava... stava così per amore? Non credevo che la gente potesse soffrire così tanto.
<< Mi... sono innamorata della persona più sbagliata che potessi scegliere... Ma anche l’unica persona adatta a me.. cioè, io non dovrei amarlo. Non è questo il sentimento che dovrebbe unirmi a lui… ma io sono fatta male… sono contorta, faccio tutto il contrario di ciò che una persona normale farebbe... sono goffa, brutta e imbranata… non mi vedrà mai come vorrei che mi vedesse… e io ci sto male Em… >> era davvero una visione pessimistica dell'amore, però. Era davvero infatuata di questa persona, e stava così solo perchè non era ricambiata...
<< Bella, tu non sei fatta male. Sei perfetta così come sei. Non è vero che non potrà mai notarti. >> cercai di confortarla.
<< no, Emmett... non è vero... in confronto a lui, sono una merda praticamente... >>
<< cosa?! Bella, dì un'altra cazzata del genere e ti butto giù dalla macchina con un calcio nel didietro, okay?! >> dissi serio e davvero arrabbiato. Non tolleravo che avesse certi pensieri.
<< ma è la verità, Emmett... >>
<< sentimi bene: se non ti ha mai guardata, se non ti vuole, se non capisce che persona adorabile tu sia, vuol dire che non ti merita. >> dissi convinto.
<< è solo un idiota che non capisce niente. E credimi, è così >>
<< ma non puoi obbligare una persona ad amare... lui non è che non mi abbia mai notata, cioè... è il fatto che non mi potrà mai guardarmi come vorrei mi vedesse... >>
<< be', in effetti,tutti ti hanno notata. Non c’è ragazzo, escluso me, Jazz e Edward, che non ti sbavi dietro>> dissi.
<< appunto…>> sussurrò così piano che feci fatica a capire.
<< appunto?!>> arrossì di botto. << già… l’unica persona che amo, e che amerò per sempre mi ritiene la sua migliore amica.. che ironia della sorte!>> disse con le lacrime agli occhi, accennando un sorriso amaro. Non ci credevo, ero assolutamente... felice!
<< Bella, ti sei innamorata... di Edward? >> dissi, con un sorriso a 5679 denti (dove li trovai, non lo so, XD)
<< finalmente l’hai capito! >> esclamai, al settimo cielo. Almeno una dei due si era svegliata!
<< eh?!>>
<< noi l’abbiamo sempre detto che siete fatti l’uno per l’altra!>>
<< Emmett, io lo amo, lui non ama me… per lui, sono solo la sua migliore amica… >>
<< dettagli, Bella. Dettagli! E poi almeno tu ci sei arrivata! Ed è un passo avanti. >>
<< fammi capire… voi avevate deciso che io e Edward avremmo dovuto stare insieme? >>
<< lo speravamo… e sinceramente, Bella… il vostro legame non è solo amicizia… lo hanno capito tutti… tranne voi. >> mi grattai la nuca.
<< Emmett, è solo amicizia quella che lega Edward a me, mentre il sentimento che lega me a lui, è amore. Sono due cose diverse… io ci sto male… malissimo. Emmett, tu puoi stare con la ragazza che ami, e lei ricambia in pieno il tuo amore… Alice e Jazz la stessa cosa… a volte mi chiedo perché sono così… perché tutte a me, mi chiedo. Non basta la mia super goffaggine? O la mia calamita per le disgrazie? Con tutti i ragazzi carini che ci sono, perché proprio il mio migliore amico? >> disse con la voce tremante.
<< Poi mi do' della cretina anche solo per essermelo chiesto.. perché è ovvio: Edward è perfetto… e non intendo solo fisicamente. Il suo modo di comportarsi, il suo stuzzicarmi.... è semplicemente fantastico ... Nel suo masochismo estremo, in tutto... lui è perfetto in tutto…e io sono niente… e quando mi chiedo “perché non mi noti? Perché non ti accorgi che ti amo?” mi do' ancora dell’idiota. Perché è ovvio… perché io non sono nulla di speciale, non sono come Alice o Rosalie: non sono nemmeno un millesimo di loro…si può dire che l’amicizia che abbiamo instaurato sia solo un cattivissimo scherzo per farmi male.. perché non c’è logica nel fatto che voi mi vogliate come amica… proprio nessuna logica… Voi siete magnifici, siete delle persone splendide… e mi sento a disagio, nel sentirmi a mio agio con voi… perché io mi sento bene con voi, sono me stessa… mentre, stando vicino a voi, dovrei sentirmi inferiore alla vostra persona… perché io con voi non c'entro nulla… io sono una nota sbagliata nella più perfetta sinfonia… sono una macchia nera, su una tela bianca… sono un errore, una persona fuori posto…>> ero a dir poco sconcertato. Come poteva credere certe cose? Edward aveva ragione: la sua stima era sotto terra, nell’oltretomba.
<< ma che diamine stai dicendo Bella?! Sei impazzita o cosa?!>> sbraitai: ero davvero incavolato.
<< Come puoi credere quelle cose?! Credi veramente che la nostra amicizia sia tutto uno sbaglio? Credi veramente di essere nulla in confronto a noi?! Beh, sai. Ti sembrerà strano, ma siamo noi che non ci sentiamo degni della tua amicizia Bella. Sei una persona fantastica, buona, simpatica. Non è vero che non vali nulla. Tu sei speciale. Non hai nulla da invidiare né a Alice né a Rosalie. E se tu credi che la nostra amicizia sia stato uno sbaglio, ti do' ragione. Ma ti assicuro che è stato l’errore più bello e corretto che abbiamo mai fatto, conoscerti e diventarti amici. E non me ne pento: lo rifarei altre dieci, cento, mille volte… Perché Bella, noi siamo una grande famiglia, e tu ne fai parte. È vero, non saremo veramente fratelli, perché siamo stati adottati, ma ricordo bene il 13 settembre, il giorno del tuo sesto compleanno, in cui siamo diventati fratelli di sangue. E quando si è fratelli di sangue lo si è per sempre. E se non ti volessimo come amica…- sorrisi dolcemente- fidati, non saresti nella mia auto, ad ascoltare un discorso serissimo del sottoscritto sul senso dell’amicizia e dell’amore!>> lei piangeva, però sorrideva, sincera.
<< grazie fratellone>> l’abbracciai forte.
<< prego sorellina… e non dubitare mai più del bene che ti vogliamo, okay?>>
<< si, promesso Emmett. >>
<< lo spero, scricciolo... >> ci ricomponemmo e andammo a scuola.
Arrivati, scendemmo.
Edward sembrava un’ anima in pena. Quando chiudemmo la portiera, si girò verso di noi.
Mi parve un cieco che aveva appena rivisto la luce.
<< Bella!>>
<< Edward >> lui l'abbracciò: stringeva Bella come se fosse la cosa più preziosa e delicata al mondo, ma allo stesso tempo stretta a sé, come se avesse paura che scappasse.
Bells mi lanciò uno sguardo di gioia misto tristezza.
Io le sorrisi dolcemente. Stava davvero male, gli occhi lucidi minacciavano l'ennesima crisi di pianto.
Mi sembrò che anche Edward avesse lanciato un’occhiata a Alice.
Qualcosa mi puzzava…
Quando i due si staccarono il folletto si incamminò verso le cheerleader e verso i nostri compagni di squadra di basket, di cui Edward era il capitano.
<< ehy, ragazze, ragazzi!>> strillò. Io che ero accanto a lei, persi l’udito in un orecchio.
<< ehy Alice! Come va?>>
<< bene, bene. Sentite, sabato questo do una festa a casa. Venite?>>
<< ci sarà anche Bella?>> chiese quello schifoso di Newton. Lei non l’aveva sentito, stava parlando con Angela, ma Edward l’aveva sentito eccome! Digrignava i denti e stringeva i pugni: già non sopportava Newton, poi quando quello toccava l’argomento 'Bella' Edward non ci vedeva più.
Jasper si avvicinò a nostro fratello e gli appoggiò una mano sulla spalla.
<< certo che si. Non potrebbe mai mancare >>
<< ok, io ci sarò!>> confermò.
<< anche noi!! > strillarono quelle oche delle cheerleader. Alice storse il naso: avrebbe fatto volentieri a meno di quelle quattro oche, ma il suo motto era "più si è meglio è, più ci si diverte…"
<< ci sarete voi? >> chiese Rose ad Angela e a Jessica. Loro facevano parte della nostra compagnia insieme al fidanzato della prima, Ben, ed Eric. Più volte Mike aveva cercato di unirsi, ma Edward non era stato propriamente gentile con lui… e io e Jazz non potevamo che dargli ragione.
<< si certo ragazzi.>> rispose Jessica. Lei era un po’ una pettegola, si, però era simpatica.
<< anche noi verremo>> disse la squadra.
<< fantastico!- la campanella suonò- ci vediamo sabato alle 9 a casa nostra>> e ci allontanammo. La giornata passò lentamente. Stare a scuola era così palloso!
A pranzo eravamo a casa Swan: ovviamente aveva cucinato Bella. Se l’avesse fatto zio Char saremmo morti tutti per avvelenamento.
Facemmo i compiti, poi Alice e Rose saltarono fuori con l’idea di andare a fare shopping.
A malincuore accettammo: ma dopotutto, era il primo giorno di saldi!
Tornammo a casa, perché Alice e Rose dovevano cambiarsi. La nana era pronta, quindi ne approfittai per chiarire anche con lei.
<< follettina, dobbiamo parlare…>> annunciai. Lei annuì e ci sedemmo entrambi sul tappeto.
<< dimmi orsetto>>
<< Alice, ho notato, anzi tutti hanno notato, che Edward è molto cambiato…. E io sono convinto che tu sappia più di quello che voglia far credere…>> incalzai.
Sospirò. << sta male… molto. Si è innamorato della persona, secondo lui, sbagliata…>> mi erano così familiari quelle affermazioni: mi sembrava di sentire Bella…
<< Edward si è innamorato?>> ero sbalordito. Possibile che quando ci si innamorasse, bisognasse soffrire e cambiare così tanto?!
<< si e sta molto male. Dice che non potrà mai stare con quella persona…>>
<< ma che cavolata!>> mi uscì. Mi diede fastidio quell’affermazione, perché l’aveva detto pure Bella.
<< un po’ ha ragione Emmett. Non è semplice stare accanto alla persona che si ama, quando lei ti ritiene il suo migliore amico!>> disse. Migliore amico… Alice si torturò il labbro inferiore coi denti, accortasi della gaffe appena fatta.
<< innamorato... migliore amica...>> non riuscivo a formulare una frase di senso compiuto.
<< sì, si è innamorato di Bella, >> "Si è innamorato di Bella, si è innamorato di Bella, si è innamorato di Bella…" quella frase mi rimbombava nella testa. Scoppiai a ridere, un po’ per il nervosismo, un po’ per la felicità. Era assurdo! Quei due si amavano, ma erano così… così idioti e codardi da ammetterlo.
<< Emmet, lui soffre! Non dovresti ridere! non c’è nulla di divertente. >> mi sgridò Alice.
<< sta male, non potrà mai stare con lei, perché lo ritiene un amico!>>
<< e chi l’ha detto?!>> mi scappò. Poi mi morsi la lingua.
<< che hai detto?!>>
<< nulla >>
<< Emmett!>>
<< hai capito bene, Alice! Bella ama Edward! E non credere che lei non soffra! Non puoi immaginare quello che mi ha detto. È disperata! Sono due anni che prova questo sentimento per lui, e si tormenta tutti i giorni, ogni secondo perché ne è innamorata! >>
<< ma quanto sono imbecilli!? Hanno sprecato anni per pura codardia!>> si arrabbiò anche Alice, che era scattata in piedi. Poi si risedette e riprendemmo la calma di prima. Anche lei era totalmente allibita.
Scoppiammo in una risata di sollievo e gioia.
<< si amano…>> disse, sorridendo.
Mi accecò con quel sorriso << hai visto che geloso, Edward? si vede che l'ama. >> commentò.
<< davvero, avrebbe staccato la testa a morsi a Newton, se Jazz non lo avesse trattenuto! >>
<< sicuro! - ridemmo - certo che più ottusi di loro non c'è nessuno... >>
<< bisogna aiutarli, non trovi? >> disse, con un sorrisino furbo. Qualcosa mi disse che aveva un'idea.
<< che hai in mente, folletta malefica? >>
<< dobbiamo farli dichiarare, anche a costo di rinchiuderli in uno sgabuzzino. >>
<< non esagerare, così sei sadica >>
<< mali estremi, estremi rimedi >> ridacchiammo. << okay, ci sto. Da ora, parte la missione "fai dichiarare Ed e Bells!" >> esclamò, su di giri.

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Capitolo 4
*** I&I= insicurezze&incubi ***


Capitolo IV

I&I: insicurezze e incubi

POV BELLA.

Alle 3:00, Emmett e i ragazzi mi passarono a prendere per andare al centro commerciale di Port Angeles.
Alice e Rose mi facevano provare dei vestitini, davvero ini-ini, che non avrei mai messo.
Purtroppo, quella pazza di una folletta me li comprava se stavo bene.
Era fin troppo esuberante, quel pomeriggio, l'aveva detto pure Rose. Non capivamo il suo comportamento, e non riuscivamo più a starle dietro.
<< Bella, prova questi!>> mi disse, porgendomi una maglietta a mezze maniche rosa e una minigonna bianca.
Non era il mio genere di vestiti, quello. La gonna non era eccessivamente corta, e la maglietta non aveva scollature esagerate; semplicemente, non li vedevo indosso a me.
<< Alice, non sono il m... >>
<< ho detto: prova questi... >> la faccia che fece mi intimorì a sufficienza.
A malincuore li provai, con Alice non si discuteva: anzi, non si poteva discutere.
Uscii dal camerino e mi fece indossare due sandali con tacco 10, argentati. Belli si, ma erano una condanna a morte per me!
Finii di allacciarli poi Alice mi fece sfilare davanti a lei e a Rose.
<< Bells sei splendida>> esclamarono all’unisono.
Io badavo più a dove mettevo i piedi,che a come stavo.
Quando passai davanti allo specchio, dovetti ricredermi: non ero per niente male.
Anche se parevo tanto un’oca come le cheerleader…
<< visto?>> fece con aria saccente Rose << stai benissimo. Noi non sbagliamo su queste cose. >>
<< ehy, belle! Guardate qui!>> ci chiamarono Emmett e Jasper.
Mi girai e rimasi abbagliata da tanta magnificenza. Edward, con indosso una camicia blu e jeans bianchi, era qualcosa di spettacolare.Gli indumenti erano accompagnati dalle nuove Nike alte, grigie metallizzate. I capelli sistemati con il gel. A completare il tutto, dei Ray Ban a goccia neri.
Ero in procindo di un infarto.
<< davvero uno splendido lavoro, ragazzi!>> si congratulò Alice.
<< ma siete sicuri che mi stia be…>>Edward alzò lo sguardo su di me, e rimase interdetto.
Emmet fischiò: << ragazze, devo dire che anche voi due avete fatto un magnifico lavoro!- fece loro l'occhiolino, poi si rivolse a me - Bellina, sei uno schianto!>> arrossii.
<< già, non sto così male…>>
<< sei… bellissima…>> esalò piano Edward. Io non potei che arrossire di più.
<< a-anche tu…>> risposi balbettante. Arrossì leggermente.
Vidi Emmett e Alice ghignare, ma non seppi per quale motivo. Sicuramente avevano progettato qualcosa.
<< bene, signorina- chiamò la commessa- prendiamo questi!>> disse Alice indicando i vestiti che indossavo.
<< ok>> disse lei. Quando si girò per andare alla cassa, si ritrovò Edward davanti.
<< ehy!>> lo salutò. Lo stava mangiando con gli occhi.
Mi veniva tanto da dirle che si sarebbe consumato, se avesse continuato a guardarlo così.
Avevo voglia di strapparle tutti i capelli biondo platino con una pinzetta: uno a uno...
Lui le fece un cenno, senza degnarla di troppe attenzioni.
Lei, sconsolata, proseguì verso la cassa, solo dopo avergli fatto l'ennesima radiografia completa.
Mi diede molto fastidio.
Stringevo i pugni e mi prudevano e mani. Emmet mi guardava e sorrideva. Gli lanciai un’occhiataccia che poteva uccidere. Stava per ridere, ma si trattenne. Il sorriso non andava via.
Alice era compiaciuta e soddisfatta.
Lasciai correre: volevo solo cambiarmi, ma Alice e Rose mi bloccarono.
<< tu rimani vestita così.>>
<< che?!>>
<< hai capito>>
<< no, non voglio stare vestita così>>
<< si, invece cara>>
<< no tesssori miei >> andai nel camerino. Dove diamine erano i miei vestiti?
Uscii di nuovo e le guardai male, mentre loro mi sorridevano con una finta aria ingenua.
<< ma che bello, hai cambiato idea! >> fece Alice.
<< simpatiche… mi volete morta vero? >>
<< no ti vogliamo appartata con un bel ragazzo, che ha una bella macchina, e che apprezzi come ti vesti! >> ok, qualcosa puzzava. Pagammo e uscimmo dal negozio << andiamo, a chi potrei mai piacere? Guardatemi! >>
<< ti vediamo Bella: e potresti far sfigurare una modella! >> Emmett e Jazz annuirono.
<< non prendetemi in giro, sono già abbastanza depressa per conto mio… >>
<< non si era capit..ahio!!! >> disse Rose, che ricevette una gomitata da Alice.
Io abbassai il capo, mortificata.
Nessuno fiatava, c'era un silenzio intriso d'ansia.
Anche Emmett era silenzioso. E forse era meglio così, lui sapeva troppo.
Chiesi scusa e corsi via, ma non sapevo il perché. Volevo stare da sola, credevo.
Corsi fuori dall’enorme edificio. L’aria fredda mi colpì e mi fece rabbrividire, dopotutto ero in mezze maniche.
Avevo cominciato a piangere silenziosamente.
Iniziai a camminare, diretta verso una meta imprecisata e poco dopo cominciò a piovere.
"e te pareva?!” pensai.
Ero fradicia, avevo freddo, ma nonostante ciò non volevo tornare. Non sapevo nemmeno il perché della mia fuga…
forse perché ero diventata un peso per i miei amici, e perciò mi sentivo in colpa.
Ero dell'idea che se si faceva soffrire un amico, voleva dire che non si era degni di essere ritenuti tali.
In sintesi, io ero una pessima amica, perché facevo male alle persone che amavo.
Alice, Rosalie, Emmet, Jasper, e forse anche Edward, si preoccupavano per me. Ma si accorgevano di non poter far niente, per aiutarmi.
Mi sentii abbracciare da dietro.
Il primo impulso fu quello di urlare, ma poi sentii il profumo della persona dietro di me:Edward.
Mi teneva stretta, si faceva sentire vicino, ma nessuno dei due parlava. Le lacrime silenziose mi rigavano il viso.
<< Bella… >> mi girò verso di lui, e mi ristrinse in un forte abbraccio.
<< scusa… scusa… >> riuscivo solo a dire.
<< non devi chiedere scusa a nessuno, non hai fatto nulla… >> mormorò sui miei capelli.
<< invece... invece dovrei. Non riesco ad essere una buona amica, per voi... sono un peso, solo, vi faccio star male... Non merito di essere compresa da voi, tantomeno di essere vostra amica... >> dissi tra i singhiozzi.

POV EDWARD

Non poteva crederlo, non doveva pensare una cosa del genere. Io proprio non la capivo: dopo tutto questo tempo, nutriva ancora dei dubbi su quanto lei fosse importante per noi.
La scostai leggermente e le alzai il mento con due dita, per guardarla negli occhi. Una pugnalata.
<< ma che cavolo stai dicendo Bella, eh? Tu non sei un peso per noi, assolutamente. È normale che ci preoccupiamo se stai male; mi sembra ovvio. Noi ti amiamo, sei parte della famiglia, lo sarai sempre. Per sempre. Siamo fratelli di sangue, no? >> le dissi dolcemente.
Pugnalata. Così bruciavo anche la quasi invisibile speranza che mi rimaneva.
<< si… >> disse abbassando lo sguardo.
Pugnalata. Continuava a piangere. Ogni sua lacrima erano cento coltellate. L’abbracciai di nuovo., stretta, non volevo più lasciarla andare.
<< ti vogliamo bene Bella >> continuai.
<< anche io ve ne voglio… tanto >> quando Bella starnutì, mi ricordai che eravamo nel bel mezzo di un acquazzone, e lei era in mezze maniche. Sciolsi l'abbraccio e le porsi il mio giacchetto.
<< ma poi avrai freddo Edward >> mi disse lei contrariata.
<< io ho la felpa, tu no. E poi sei sotto l’acqua da più tempo e non voglio che ti ammali. Hai già preso il raffreddore. >> le dissi semplicemente.
Le porsi la mano che lei prese di buon grado, e velocemente tornammo nel centro commerciale.
<< cosa vi è successo? Siete caduti in una fontana?! >> disse Emmett, ridacchiando.
<< si… di lacrime… >> mormorò tra sè Bella, pensando che nessuno la sentisse.
Ma io ero accanto a lei, e per quanto a bassa voce avesse potuto dirlo, l’avrei sentita comunque. Le strinsi maggiormente la mano e lei ricambiò.
<< scusate ragazzi… >> disse mortificata, sull’orlo di una nuova crisi di pianto. Alice e Rosalie l'abbracciarono.
<< non è successo nulla sorellina. >> disse Alice.
<< piuttosto scusami tu Bella… sono stata poco delicata >> le disse Rosalie.
<< no, Rose, hai ragione tu…- disse mentre scioglievano l’abbraccio- vi facevo preoccupare inutilmente… scusate… >>
<< Bella se tu stai male, stiamo così anche noi… >> le disse Emmett. << te l’ho già spiegato… >>
<< peccato che quando ti diciamo qualcosa, essa ti entri da una parte e ti esca immediatamente dall’altra. >> fece Jasper sarcastico. << sei una testona…- dissi io avvicinandomi e stringendola- ma ti adoriamo anche per questo! >> continuai. All’abbraccio poi si unirono anche gli altri.
<< non ho capito… siete caduti in una fontana o cosa? >> chiese Emmett.
<< siamo rimasti sotto l’acquazzone, fuori diluvia >> disse Bella alzando le spalle.
<< ma bravi! Sembrate tanto dei pulcini bagnati!! >> disse Jasper ridendo.
<< Ah, ah, simpatico… >> feci.
<< davvero, ragazzi, forse è meglio tornare a casa, se no vi ammalate sul serio- disse Alice, porgendoci i vestiti che indossavamo prima.- i bagni sono lì. Cambiatevi, così non prendete troppo freddo. >>
Dopo esserci rivestiti andammo alle auto.
Bella vestita, diciamo, più femminile, era bellissima.. divina. Quando l’avevo guardata mi si era mozzato il respiro.
Ora, vestita con jeans e felpa, riuscivo a mantenere un certo contegno e riuscivo a non sbavare.
Ma se pensavo a quando l’avevo inseguita… era tutta completamente bagnata, e i vestiti le facevano da seconda pelle… lì, in quel momento non ho pensato assolutamente a come fosse estremamente… sexy
Pensavo solo a fermarla, a farla smettere di piangere e a confortarla.
Ma se ritornavo con la mente a quel momento…
Mi voltai a guardarla: si era addormentata… Aveva un aria così pacifica, angelica: la testa era appoggiata alla portiera, leggermente voltata verso di me. Le labbra rosse erano leggermente dischiuse, alcune ciocche di capelli le ricadevano sulla fronte, il suo petto si alzava e si abbassava lentamente.
<< E-Edward… >> sussurrò. Mi stava sognando: il mio cuore si riempì di gioia.
<< Edward…- disse ancora, e un sorriso si disegnò sulle sue labbra- resta… con me… >> d’istinto le risposi.
<< non me ne vado, Sweetie. Resterò sempre con te.>> e lo speravo. Le mie parole sembravano più rassicurazioni per me che per lei. Il suo sorriso si allargò di più e il mio cuore fece i salti mortali.
Perché vederla sorridere, vederla felice mi rendeva contento, mi faceva stare bene. Per vivere io, doveva stare bene lei, doveva essere felice.
E sapere che ero io che in quel momento la faceva sorridere mi rendeva ancora più sereno.
Un giorno non sarei stato più io: ci sarebbe stato un altro a renderla felice, come l’avrei resa io…
Ci sarebbe stato un altro ad abbracciarla, a consolarla, a baciarla… Cosa che io mai avrei potuto fare…
Non sarei più stato io a farla ridere, a stuzzicarla…
Non sarei più stato io la persona a cui teneva di più, il suo porto sicuro, l’amico fedele… se mi potevo definire così…
<< Edward!- la sua voce era diventata tutto in un momento spaventata e sofferente- dove sei? Edward… >> dunque nel suo sogno ero sparito.
<< Edward! Edward! >> mi continuava a chiamare, era spaventata.
<< Edward torna qui! Ti prego, non ti vedo! >> si agitava sul sedile.
<< sono qui piccola, tranquilla.>> accostai l’auto e mi avvicinai a lei.
<< Edward!- era sollevata, ma in un attimo quella felicità si tramutò in terrore- no! No, ti prego! Lascialo! Edward, non andare! - ormai piangeva - ti prego… ti prego… torna… >> le asciugai le lacrime, e la portai sul mio sedile: la tenevo in braccio come una bambina.
<< Edward… >>
<< Bella! >>
<< arrivo… sto arrivando… aspetta! No Edward!! Noooo!! >>

POV BELLA

<< nooooo!! >> urlai, mettendomi seduta con uno scatto.
<< tranquilla Bella, ci sono io… calma… sono qui.. >> mi disse il mio angelo. Era accanto a me. Lo guardai in viso: era preoccupato e mi accarezzava la testa delicatamente per rassicurarmi.
<< tutto ok? >> chiese ed io annuii debolmente << si…. Era solo… un brutto sogno… >>
“Ci trovavamo nella nostra radura, io e Edward. Eravamo seduti uno accanto all’altro sull’erba.
Gli chiesi:<< rimarremo sempre insieme, vero? >>
<< si, sempre e per sempre. Sei mia migliore amica >> sorrisi, anche se per lui ero solo quello. Ma saremmo sempre stati insieme . Ora ci trovammo in camera mia. << vado a casa…>>
<< resta con me >>sorrise.
<< non me ne vado, Sweetie. Resterò sempre con te >>Poi ci trovammo in mezzo al parcheggio della scuola.
<< me ne vado, Bella. >>
<< cosa?! Ma hai promesso… >> << lo so. Addio >>e scomparve.
<< Edward dove sei? Edward…>> iniziai a correre. Lo cercavo ma non lo trovavo. Andai in un bosco.
Correvo, correvo. << Edward! Edward! >> urlavo << torna qui! Ti prego! Non ti vedo… >>
<< sono qui!! >> la sua voce era preoccupata. << dove?! >> urlai. Poi lo vidi: correva verso di me. Però poi una sorta di nebbia nera lo avvolse e lo tirava indietro. Lui doveva venire da me, ma non poteva. Lo stava portando via da me.
<< Bella!! >> urlò.
<< no!!no, ti prego! Lascialo! No! Edward, non andare! >> piangevo disperata. << ti prego… ti prego… torna. >>
<< Bella! >> iniziai a correre verso la figura di Edward. Correvo nel nulla, circondata dal buio piu totale: l’unica fonte di luce era Edward. Volevo salvarlo, dovevo. << arrivo… sto arrivando! Aspetta!!- più mi avvicinavo, più la nebbia lo trascinava via. E correvo- no Edward!! noooo!!! >>
<< sicura di star bene? >> annuii.
<< si tranquillo, Ed >> mi baciò una tempia. Il mio cuore perse due battiti.
Era una cosa normale tra noi, l’avevamo sempre fatto, eppure ogni volta che mi sfiorava, il mio cuore faceva gli straordinari.
Mi risedetti sul mio sedile e ripartimmo per Forks.
Arrivata a casa, gli baciai una guancia ed entrai in camera mia.
Stavo impazzendo: per il dolore, soprattutto.
Salutai Charlie e corsi a farmi una doccia. Dopo di che mi addormentai.
Feci lo stesso incubo.
Mi svegliai di soprassalto, tutta sudata.
Ore: 3:00 di notte.
Scesi a bere un bicchiere d’acqua. Poi tornai a letto, ma non mi addormentavo.
Accesi l' abatjour e presi un album fotografico dal mio scaffale. Sulla prima pagina c’era scritto: “ti regaliamo questo, Bella, per raccogliere i momenti più belli della tua vita, con veramente infinito affetto Alice, Rosalie, Emmet, Jasper e Edward.” . Me l’avevano regalato per il mio 12° compleanno.
Girai la pagina: le foto ritraevano noi sei da neonati; altre con noi a 3, 4, 5 anni; Altre ancora dove noi avevamo 7, 8, 9, 10 anni. Il sorriso non accennava ad andarsene. Poi il 14° compleanno di Alice, il 15° di Jasper, il 6° di Rose, il 2° di Emmett... Il primo di me e Edward… girai altre pagine.
Le foto che ora c’erano, erano totalmente dedicate a me e Edward: io e lui al parco, al luna park, alla festa di fine anno del primo anno delle superiori,… io e lui al mare, in montagna nella neve, noi due che facevamo castelli di sabbia… e poi le foto di quest' estate, al mare. Io e Edward che ballavamo, io in groppa a lui, o sulle sue ginocchia… io a peso morto sulle spalle di Emmet, che mi dimenavo come una matta e Alice Rose e Edward piegati in due dalle risate. (Jazz era il fotografo in quel momento.)
Poi Io, Aly e Rose che ballavamo come delle tarantolate e ridavamo sguaiatamente; Edward che mi faceva fare un caschè; Io che baciavo una guancia a lui e lui che baciava la mia.
Poi c'erano alcune foto che non mi ricordavo: Io e Edward seduti al suo pianoforte, che cantavamo insieme; di nuovo io e lui che ballavamo, ma questa volta un valzer;
Non le avevamo fatte noi, ma gli altri di nascosto,e si erano anche premurati di mettermele dentro.
Dovevo ringraziarli.
Poi una foto dove io e Edward eravamo nel mio letto, abbracciati, che dormivamo beatamente.
Che bella quella immagine…
Rimasi ad osservarla per un tempo indefinito, poi girai pagina.
Mi erano anche venute le lacrime agli occhi…
Le asciugai con la manica del pigiama.
Non avevo più foto dentro all’album, così lo chiusi e lo riposi al suo posto.
Mi coprii e mi lasciai andare tra le braccia di Morfeo.

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Capitolo 5
*** Se fa fiesta, ragazzi! ***


Capitolo V

Festa

POV BELLA

Mio Dio.
Oggi era il giorno della festa a casa Cullen: quindi serata in compagnia di oche cheerleader che avrebbero cercato di far colpo su Edward. E perciò, mi avrebbero fatto morire di nervosismo e di gelosia.
Che brutto che era questo sentimento.
Andai in bagno per lavarmi e mi guardai allo specchio: avevo due profondi solchi sotto gli occhi.
Ormai tutte le notti facevo quell’orribile incubo, e anche se sapevo cosa sarebbe successo e come sarebbe finita, mi faceva sempre star male.
Mi feci una lunga doccia rilassante, mi asciugai e mi vestii con i soliti Jeans e una felpa larga.
Mi truccai leggermente, senza esagerare: il minimo per risultare quasi decente.
Edward, vedendole, avrebbe collegato e si sarebbe preoccupato.
Oggi sarei andata a scuola con Charlie.
Scesi dalla volante della polizia, dopo aver dato un bacio sulla guancia a mio padre, e andai dai miei amici.
<< buongiorno a tutti! >> salutai. Nonostante l’incubo, e l’idea di passare la serata a base di oche e polli, ero di buonumore.
<< ehi, ciao ssscricciolo! Sei di buonumore oggi! >> constatò Emmett. L'orso notava subito i miei cambiamenti d'umore, anche impercettibili. Oggi, comunque, ero davvero di buonumore.
<< eh già!! >> risposi solare, con un sorriso.
<< pronta per la festa? >> chiese Alice, estasiata.
<< certo! >> non mentivo. Mi accorsi che mancava Edward.
<< ma dov’è… >> cominciai. Rose mi rispose prontamente, interrompendomi : << tranquilla, Eddy è là!>> disse indicandomi una Volvo grigio metallizzata entrare nello spiazzo. Parcheggiò e scese dall’auto. Tutti i ragazzi - anzi le ragazze - si voltarono a guardare. Edward sfoggiava la sua magnificenza, incamminandosi verso di noi lanciando sorrisini a destra e manca.
Pareva un modello sulla passerella: si atteggiava - senza ritegno, per altro - , camminava lentamente, con una grazia che nessuno poteva possedere se non lui.
Incredibile!
Era un esibizionista fatto e finito, come sempre dopotutto.
Sorrisi e lui ricambiò togliendosi elegantemente gli occhiali da sole. Anche se di sole non ce n’era poi tanto, anzi non c’era proprio quel giorno!
Indossava un paio di Jeans bianchi e potevo notare una camicia nera sotto il giubbotto dello stesso colore. A completare il tutto le solite Nike argentate.
<< esibizionista! >> esclamai sorridente e divertita.
<< io?! >>
<< no, Pierino! >> annuì, convinto e sollevato.
<< Certo che tu! >> esclamai poi.
<< ma se modesto è il mio secondo nome?! >>
<< ah, io pensavo fosse Anthony. >>
<< quello è il terzo, Bella. Io mi chiamo Edward Modesto Anthony Masen Cullen! >> fece saccente.
<< ..Bella mi deludi: mi conosci da tutta la vita e non lo sapevi? >>
<< oh, scusami Modesto!! >> gli altri sghignazzavano.
Ci abbracciammo:<< sei di buonumore oggi…ne sono felice. >> mi diede un bacio sulla fronte e ci separammo.
<< ciao Eddino fratellino, il ragazzino modestino! >> canzonò Emmett.
<< ciao Emmett-orso >> disse con un sorrisino mellifluo.
<< Ehi, fratello! Certo che potevi risparmiartela quest'entrata... >> commentò Rose, storgendo il naso.
<< davvero, Edward hai decimato la parte femminile della scuola! >> constatò Jazz ridacchiando.
<< sono stramazzate tutte a terra come delle galline, guardale... >> commentai infastidita. << e quelle ancora in piedi starnazzano come delle oche... >>
<< gelosa? >> mimò Emmett, con un sorriso grande quanto casa sua. Lo guardai male.
"Emmett McCarty Cullen, sei un idiota" pensai.
Edward dopo la mia affermazione aveva riso.
<< ma dai, non essere crudele! >>

*********
Mentre andavo a fisica con Alice ci imbattemmo nelle cheerleader.
<< ehy Alice, ci vediamo stasera! >>
<< oh, si! si certo! >> rispose con un finto sorriso. Le superammo e mi sussurrò:<< proprio non le sopporto! >>
<< non sei l’unica >> e ridemmo.
Le ore di scuola passarono e dopo aver pranzato andammo tutti a casa Cullen.
Alice e Rose mi volevano sistemare un po':si prospettava un pomeriggio lungo.
Per prima cosa mi cambiarono totalmente i vestiti: mi fecero mettere un tubino nero scintillante, abbastanza corto. Mi fecero mettere dei sandali tacco 12 argentati, un supplizio.
Poi mi sistemarono i capelli. Ci misero solo mezzora per decidere se farmi liscia o mossa. Alla fine si decisero a lasciarmi i capelli lisci, fino a quasi alla fine, dove sarebbero stati boccolosi.
La cena la facemmo in camera di Alice, perché quelle due pazze non volevano farmi vedere fino a stasera.
Mi lavai i denti, e dopo si partì col trucco. Mi misero un po’ di cipria; Il tratto della matita e l’ombretto bianco erano leggeri, quasi invisibili, ed evidenziavano i miei occhi. Le labbra erano rese più rosse da un lucidalabbra alla fragola.
Il campanello suonò e Alice e Rose sussultarono. << non abbiamo ancora finito! L’avevo detto che dovevamo cominciare prima! >> disse Alice.
<< beh, almeno ci sarà l’entrata d’effetto dalle scale. È un bene! >> disse Rose.
<< ma siete pazze?! >>
<< no, e stai ferma! >> disse Alice mentre mi risistemava per la 20° volta la matita degli occhi. Rose mi diede un ciondolo a forma di cuore e dei braccialetti argentati e li indossai.
Il campanello suonò una seconda volta: Alice e Rose sgusciarono velocemente fuori dalla stanza, urlandomi un -seguici-.
Io, con calma per non rompermi qualcosa, raggiunsi la rampa di scale. Di sotto c’erano la squadra delle galline cotonate, Mike Newton, Jessica, Angela, alcuni componenti della squadra di basket, i fratelli Cullen e … Edward.
Spalancai la bocca per lo stupore: era senplicemente splendido. Stupendo, anzi con questi aggettivi sminuivo la sua bellezza. Indossava una camicia bianca, con la cravatta lasciata molle apposta, dei jeans scuri a sigaretta e le solite Nike.
Uno schianto assoluto.
Mi ripresi dallo shock con qualche difficoltà e li raggiunsi.

POV EDWARD

Erano appena arrivati Mike macaco Newton, Angela e Jessica.
Alice e Rose sbucarono e annunciarono il loro nuovo capolavoro: sul pianerottolo apparve Bella.
Rimasi a bocca aperta, col fiato mozzato.
Dio, ero morto per caso? E allora perché vedevo un angelo?
Era semplicemente stupenda vestita così. Anche se l’idea che anche il macaco e gli altri miei compagni di squadra vedessero quello che vedevo io, mi dava fastidio.
Già la mia immaginazione faceva fantasie, chissà quella di quei pervertiti!
All’idea mi montò la gelosia.
Ma alla vista di Bella che scendeva le scale, rossa in viso, che cercava di non spaccarsi qualcosa, mi fece calmare.
<< ciao… >> sussurrò quando ci ebbe raggiunti.
<< urca urca,Bellina! Sei uno schianto! >> esclamò Emmet.
<< grazie >> sussurrò di nuovo.
<< forza! Dato che ci siamo tutti, direi di andare di là! >> annunciò il folletto. Andammo in salotto dove tutti si sedettero sui divani, mentre, come al nostro solito, io, Bella, Alice, Rose, Emmet e Jazz sul tappeto.
Mia madre ci diceva sempre che eravamo pazzi: avevamo tre divani e ci sedevamo per terra.
<< bene. È il momento delle votazioni: giochi insieme, musica, compagnia, o musica, balli e ognuno con chi vuole? >> chiese Rose. << giochi insieme, che logica! >>urlarono tutti i ragazzi.
<< okay, potremmo fare 'obbligo o verità'! >> propose il folletto Alice.
<< il gioco della bottiglia è d' obbligo! Però quello con la scelta del tipo di bacio. >> disse Emmet.
<< Emmett ha ragione! >> disse il macaco, e alcuni miei compagni di squadra annuirono.
Se credevano di provare solo a sfiorare Bella, si sbagliavano!
<< anche il twister! >> esclamò Lauren Mallory, un’oca delle tante.
<< già!- disse Bella- e poi devo saldare dei conti con mister “io-sono-il-campione-del-mondo-di-twister-nessuno-mi-batterà-mai-e-poi-mai” o semplicemente mister Modesto. >> disse guardandomi e ghignando. Io le feci la linguaccia, e mi buttai su di lei per farle il solletico. Rideva come una pazza, e mi implorava di smetterla ma io continuavo imperterrito.
<< oh, Edward, ti prego! Le si rovinano trucco e acconciatura!! >> strillò Alice, con la sua vocina squillante.
Smisi di torturarla. << finalmente… >> sospirò col fiatone.
<< mi vendicherò! >> disse puntandomi l’indice sul petto.
<< oh, ora che i due bimbi hanno finito di fare gli sciocchini, si può cominciare con twister! >> disse Rose. Emmet corse a prendere la scatola sistemammo il tappetino. Facemmo dei biglietti ed Alice cominciò a estrarre i concorrenti del primo turno,del secondo, poi del terzo e del quarto.
Ora toccava al 5°. I rimanenti eravamo io, Bella, il macaco e Lauren.
Incominciammo a giocare.
<< Eddy, mano destra sul giallo. >> e così feci. << Mike, piede sinistro sul blu >>
<< Bella mano sinistra sul giallo >>
<< Lauren piede destro sul verde >> e continuammo per un po’.
<< Bella mano destra sul blu >> non poteva farcela, doveva scavalcarmi praticamente. Io ero messo a pancia in su, con una mano libera. Bella aveva un piede a fianco al mio, la mano sinistra sopra alla mia destra, e un piede accanto al mio fianco. Si girò e osservò la situazione. Iniziò a muoversi senza mai staccarsi dai colori: riuscì a mettere la mano sul blu.
<< non ce la faccio! >> Mike si lasciò andare portando con sé Lauren. Risultato: io contro Bella.
Lei era sopra di me, praticamente.
<< Ed, mano sinistra sul verde.>> dovevo solo allungarmi un po’ e… okay, c’ero riuscito.
<< Bells, piede sul giallo >> si allungò in dietro, e mise il piede sul colore. Mi sorrise strafottente: << la resa dei conti, Eddy.>>
<< tanto vincerò io, cara la mia Bella. >>
<< non metterei la mano sul fuoco, sai Ed, potresti scottarti! >> mi sfidò.
<< Ed, mano sinistra sul giallo. Cavolo! >> esclamò Emmet. Dovevo scavalcare Bella per mettere sul colore al mano. O la va, o la spacca, pensai.
Mi tirai su, senza togliere gli altri miei arti dalle loro postazioni e sovrastai Bella.
Riuscii ad appoggiare la mano.
<< grande Eddino!! >> urlò Jazz.
<< grazie grazie! >>
<< non cantare vittoria, Sweetie. >>
<< quello è il tuo soprannome, non il mio… >> osservai, saccente.
<< ok, Edduccio mieluccio. >>
<< cambia soprannome.>> io ero messo a pancia in giù, e Bella pure, sotto di me.
<< Bells, mano sinistra sul giallo >> riuscì a girarsi senza cadere, e mise la mano sul colore.
<< di nuovo faccia a faccia, cara nemesi! >> mi disse lei.
<< solo nel gioco, Zazà!! >>
<< ehy, sono io Lupin!! >>
<< no sei Zenigata!! >> << te lo scordi! >>
<< io sono più bravo di te.>>
<< non direi! >> << invece si. >>
<< ma per piacere! >> << ma per favore, tu! >>
<< Eddy, mano libera sul verde >> mi allungai e avvicinai di più il mio viso a quello di Bella.
Troppo vicini, pensai, troppo davvero!

Il suo profumo mi inebriava, mi annebbiava il cervello.
Ero ubriaco di lei, si poteva dire.
I miei occhi erano fissi nei suoi: mi stavo sciogliendo, non avrei retto ancora par molto…
<< Edward, non provare a lasciarti andare!! >> mi minacciò Emmet.
<< la stessa cosa vale per te, Bella!! >> la sbraitò Alice.
Di solito avevo resistenza, ma quella sera ero decisamente troppo… malato di Bella.
Le braccia mi tremavano, avevo il respiro accelerato, e il mio cuore martellava nel petto. Nel momento in cui cedetti io, lo fece pure lei: eravamo pari.
<< beh, si può dire che è stata una partita giocata all’ultima mossa! >>
<< già, concordo Emmet. >> il folletto e l’orso si strinsero la mano. Io mi voltai verso di Bella e lo fece pure lei.
Di nuovo mi persi in quelle due meravigliose pozze cioccolatose. Le porsi la mano che strinse, poi mi sorrise.
Il mio cuore, povero, perse due o tre battiti. Ricambiai il sorriso.
Mi tirai su e le porsi la mano per rialzarsi.
<< alla prossima volta, Zazà! >> fece lei. E andò ad aiutare Alice a preparare i bigliettini con scritti i tipi di bacio.
Stop
.
Non poteva baciare nessuno! Non doveva!
<< bene, ci siamo! >> disse il mio angelo.
<< tutti in cerchio a terra. >> ordinò Rose.
<< il gioco consiste naturalmente nel far girare la bottiglia: chi viene indicato pescherà un bigliettino di questi.
In base a quello che c’è scritto, dovrà baciare così la seconda persona che sarà scelta. Sul biglietto ci può essere scritto: baciamano, bacio in fronte, bacio sulla guancia, bacio sul collo, bacio a stampo, e poi bacio. Ok? >>

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Capitolo 6
*** Bacio infernale o paradiso? ***


Capitolo VI
Bacio infernale o paradiso?
<< il gioco consiste naturalmente nel far girare la bottiglia: chi viene indicato pescherà un bigliettino di questi.
In base a quello che c’è scritto, dovrà baciare così la seconda persona che sarà scelta. Sul biglietto ci può essere scritto: baciamano, bacio in fronte, bacio sulla guancia, bacio sul collo, bacio a stampo, e poi bacio. Ok? >>
********
Ero un po’ preoccupata. Io non avevo mai baciato nessuno, e sinceramente preferivo che il mio primo bacio fosse dato alla persona che mi piaceva, e non nel bel mezzo di un gioco.
Inoltre, l’idea che Edward baciasse una ragazza non mi piaceva proprio.
Sarei sicuramente impazzita, e – ne ero sicura – quella sera avrei potuto commettere un omicidio: giù le mani dal mio migliore amico!
<< ok, parto io per prima! >> disse Alice.
Fece girare la bottiglia che indicò una cheerleader odiosa di nome Kim. Pescò il biglietto: bacio a stampo.
Fece rigirare la bottiglia, che indicò James, un compagno di squadra dei ragazzi.
Gli urletti spacca - timpani delle mie compagne si fecero subito sentire.
Mio Dio, che emozione! Pensai con sarcasmo pungente.
Al secondo giro, uscì Emmett, che avrebbe dovuto baciare il collo a Franky, una cheerleader .
Rosalie si rifiutò categoricamente di far baciare un collo a Emmett, che non fosse il suo. Ad Alice andò bene: dovette dare un bel bacio a Jazz.
Non si trattennero per niente…
Jessica dovette baciare sulla guancia Ben, che a sua volta baciò a stampo Angela, la sua fidanzata.
Quando Rose dovette dare un bacio sulla fronte a Daniel, un altro compagno dei ragazzi, Emmett glielo impedì. Figuriamoci se glielo lasciava fare!
Geloso com’era, Emmett!
Alice poi ricevette un bacio sulla mano da Erik, che poi baciò in fronte Josy, anche lei cheerleader.
Quando Edward dovette farsi baciare il collo da Becky, la capo cheerleader, odiosa quanto bella - ma comunque mai quando Aly e Rose- , mi iniziarono a prudere la mani. Emmett mi guardava, sorridendo divertito. Lo trucidai con lo sguardo, e lui si trattenne dal ridere.
Cercò di ricomporsi, con davvero scarsissimi risultati.
Edward lasciò fare la ragazza, che gongolava come una povera idiota.
Fu il mio turno, purtroppo, perché venni indicata.
Pescai: bacio sulla guancia.
Menomale!
Feci girare la bottiglia e indicò Mike Newton.
Ma tra tutti proprio il babbuino brufoloso?!
Guardai Alice e Rose, implorandole con lo sguardo. Loro ridacchiarono, e feci una smorfia: traditrici!
Diedi il bacio sulla guancia del rospo. Sperai, come una stupida, che Mike si trasformasse nel sosia di Edward, ma ciò non avvenne.
Uffa, non era per niente vero che se si baciava un rospo, esso diventava un principe!
Senza farmi vedere mi pulii la bocca, schifata.
Alice e Rose mi avevano visto e si trattennero ancora dal ridere.
Jazz baciò sulla fronte Rose, che diede un bacio a stampo a Emmet.
Loro erano fortunati, cavolo!
La bottiglia segnò Edward e pescò: baciamano.
Sospirai di sollievo.
No, davvero, se avessi ucciso qualcuno mio padre ci sarebbe davvero stato male.
La graziata fu Jessica. Emmet fece girare la bottiglia, e mi salì una strana ansia.
La bottiglia girava a rallentatore, quasi.
L’atmosfera era elettrica, la tensione palpabile; almeno per me.
Indicò di nuovo Edward.
Il cuore mi martellava nel petto.
Pescò, titubante, quasi fosse restio.
<< bacio … >> sussurrò.
In quel momento, il mio cuore cessò di battere per un secondo, e sbiancai.
Il mondo mi era cascato addosso, il fastidio e il dolore opprimenti.
Ma perché?!
Si chinò di nuovo per far andare la bottiglia.
Io osservavo l’oggetto girare, con odio, disprezzo. Perché mi stava rovinando la vita, quel semplice pezzo di plastica dura.
Perché a me?!
Rallentava, rallentava sempre di più.
E si fermò, indicandomi.
Trattenni il fiato; osservavo quell’oggetto che ora odiavo ancora di più.
Avevo gli occhi sbarrati. Alzai lo sguardo, e vidi Alice e Emmet scambiarsi un’ occhiata, ma in quel momento ero troppo spaventata per occuparmi di affari esterni a me.
Guardai Edward, che aveva la mia stessa espressione.
<< dobbiamo proprio? >> esalai, la voce era un filo, mi mancava persino l’aria.
<< si, ragazzi, non ci si tira indietro. >> disse Backy.
Lanciai uno sguardo fugace a Emmett, vicino a Alice, che sorridevano dolcemente, ma comunque estasiati.
Sapevo che poi ci sarei stata male, molto male.
Credevo che niente sarebbe più stato come prima, lo sentivo.
Avvicinammo i nostri visi, lentamente. La distanza s’accorciava e sentii il suo fiato sul viso.
Ci guardammo negli occhi, poi abbassammo lo sguardo velocemente.
I nostri nasi ora si sfioravano.
Poi azzerammo le distanze.
Le sue labbra calde e morbide furono sulle mie.
Sembravano si appartenessero, quasi fossero fatte apposta.
Le emozioni che provavo in quel momento erano indescrivibili.
Era un bacio timido, dolce.
Come se fossi stata in un deserto per anni e adesso potevo bere di nuovo l’acqua, ecco cosa provavo. Ingorda, ingordi.
Non mi sembrava nemmeno di avere bisogno d’aria, era lui il mio ossigeno.
Intrecciai le mie dita nei suoi capelli e lui mi strinse di più a sé.
Era un bacio ricco di dolcezza e… amore? Il mio sì di certo.
Ci staccammo col fiatone.
Entrambi tenevamo lo sguardo basso. Ecco, la nostra amicizia era andata a farsi benedire per sempre…
<< vado a bere. >> con un filo di voce, per poi scomparire in cucina.
<< vado alla toilette >> esalai, anche io con poca voce, e come un automa andai di sopra, nel bagno.
Mi nascosi dietro alla porta, e cominciai a piangere disperata.
Non avrei dovuto lasciarmi andare così.
Avevo esagerato, potevo… potevo trattenermi un po’ di più, potevo rifiutarmi categoricamente, fare una scenata…
Invece…invece l’avevo baciato, e il risultato era che stavo malissimo.
Avrei dovuto rimanere sobria, attenta; avrei dovuto fermarmi, perché sapevo che stavo entrando in un senso unico; e sapevo di star andando in contromano; sapevo che avrei causato un incidente mortale, almeno per me.
E adesso ero distrutta, ferita.
Avevo una voragine nel petto che non si sarebbe mai richiusa, e avrebbe sempre sanguinato.
Per sempre; un tempo infinito, come l’amore che provavo per Edward e che non se ne sarebbe mai andato.
Piangevo.
Ma con le lacrime il dolore non passava, aumentava sempre di più, come la consapevolezza che niente sarebbe stato più come prima.
Ero disperatamente innamorata, e morivo di dolore, che cresceva ogni secondo che passava, in concomitanza con l’amore per Edward.
L’enorme figura di Emmet entrò nel bagno, e si sedette vicino a me. Mi circondò con le sue muscolosissime braccia.
<< ssh, Bella… tranquilla. >>
<< sono stata una stupida >> dissi tra i singhiozzi, che mi scuotevano barbaramente.
<< non è vero. Bella, non è successo nulla. Hai solo baciato Edward, e che sarà mai? >> Già, l’avevo baciato… avevo dato il mio primo bacio a Edward, la persona che amavo. Dovevo esserne felice, forse… Beh, ma io ero distrutta.
<< la fine di una stupenda amicizia… >> risposi.
<< non è vero Bella. Non è cambiato nulla, non cambierà nulla… >> mi accarezzò i capelli, per qualche secondo, poi ricominciò a parlare:
<< allora, come bacia Edward? Sai, perché non lo sa nessuno… >> spalancai gli occhi, e fissai Emmett, attendendo una risposta.
<< Edward non ha mai baciato nessuno prima di oggi… >> disse sorridendo.
<< co- cosa?>>
<< hai capito bene. >>
Ero stata la prima e l’unica che aveva baciato…
<< oh >> che risposta intelligente, davvero, Bella, complimenti!
Non ci credevo, ancora. Le mie labbra avevano disegnato una ‘o’ e quell’espressione da baccalà non accennava a levarsi.
<< forza, su. Asciughiamo queste lacrime- disse Emmett, asciugandomi gli occhi- ti è colato il trucco…Alice e Rose ti uccideranno… forse. >> sorrise.
Si alzò e aiutò me a farlo.
Mi lavai la faccia col latte detergente e mi risistemai come potevo.
Emmet mi prese per mano e mi riaccompagnò giù, dicendo di non preoccuparmi.

POV EDWARD
Entrai in cucina, chiusi la porta e mi lasciai andare per terra.
Avevo baciato Bella.
Avevo dato il mio primo bacio a Bella.
Forse era l’ora, ma sinceramente, non mi era mai interessato avere la ragazza.
Ora, invece… insomma, ora come ora, mi interessava eccome.
Solo che l’unica persona che mi piaceva, mi riteneva il suo migliore amico.
Ahimè, nulla sarebbe stato più come prima.
Ormai l’avevo allontanata per sempre da me. Mi avrà ritenuto come un maniaco pervertito, pensai.
Chi era l’idiota che quasi assaliva la sua migliore amica? Nessuno, a parte un disperato innamorato di nome Edward Cullen.
Le emozioni che avevo provato con quel bacio erano state… tante, strane e tutte insieme. Ma tutte piacevoli.
E volevo baciarla ancora,ancora e ancora; ne ero diventato dipendente.
Dipendente da Bella e dai suoi baci.
Idiota, idiota, idiota! Avevo rovinato tutto.
Non mi sentivo più il cuore: me l’aveva strappato lei dal petto, senza usare pinze o cose del genere.
E al posto dell’organo pulsante, avevo una ferita sanguinante, che mai si sarebbe chiusa. Mai.
Il dolore sarebbe stato bruciante come il fuoco dell’inferno, e avrei sperato di morire. Perché stavo malissimo.
<< Edward…cosa ci fai lì per terra come un cadavere? >>
<< hai detto bene… cadavere. Voglio morire >> dissi sincero.
<< ma sei rincoglionito? Ma ti senti quando parli, Edward?! >> era basita, non se l’aspettava.
<< si, Alice. Sento quello che dico >> lei si sedette al mio fianco e mi accarezzò la testa. << ho rovinato tutto… ho fatto un casino, non mi vorrà più parlare… non vorrà più avvicinarsi a me, lo so. Sto male Alice. Non ho più un cuore, Alice. Me l’ha rubato. E al suo posto c’è una voragine talmente profonda che si potrebbe confondere con un buco nero, o un pozzo senza fondo. Brucia. Sanguina, fa male. Troppo. >> ero drammatico, come la situazione che s’era creata, dopotutto.
<< oh Edward… -disse accarezzandomi i capelli- non l’hai allontanata, e non hai rovinato niente. È ancora tutto identico a prima. L’unica cosa diversa è che sia te che lei avete dato il primo bacio… >> disse sorridendo dolcemente, ma aveva gli occhi tristi. << anche l-lei? >> chiesi sbalordito, e mi seduto.
<< si- si strinse nelle spalle- anche lei >> Il suo primo bacio l’aveva dato a me; non potevo crederci.
<< forza. Torniamo di là. >> ci alzammo e andammo in salotto.
Tutto era identico a prima del bacio: solo io ero cambiato, dentro di me.
<< finalmente! >> urlò una cheerleader di nome Cassandra.
Anche Bella e Emmett comparirono nella stanza.
Jasper e Rosalie alternavano lo sguardo da me a Bella.
Non avevo il coraggio di alzare lo sguardo e vedere che mi guardava con disgusto e repulsione.
Beh, che cosa si poteva provare per me?
<< è tardi, noi dovremmo andare- fece Jessica, intuendo che l’atmosfera era piuttosto pesante - ci vediamo lunedì, o in giro. Ciao, ragazzi e buona notte >>. Angela, Ben e Erik le fecero eco, e se ne andarono.
<< conviene che ce ne andiamo anche noi. Bye belli! >> e le cheerleader se ne andarono. << ciao ragazzi! >> ci salutarono James e gli altri.
Sentii Bella sospirare.
<< tu rimani qui a dormire, vero Bellina? >> chiese Emmett.
Non fece in tempo a rispondere che Alice e Rose l’anticiparono: << si!>>
<< vieni Bella!! >> la presero per le braccia e la tirarono nella sua stanza.
Emmet mi tirò per terra. << Edward, sputa il rospo. >>
<< qualcosa mi dice che tu lo sai già >>
<< Jazz no. >> si strinse nelle enormi spalle.
<< cosa non so? Perché sei così... depresso? >>
L’orso annuì. << tranquillo Jazz: Eddino non è gay >> disse ridendo.
<< quindi ti piace una ragazza!! Meno male… non volevo un fratello in meno e una sorella in più…>> gli diedi un pugno sul braccio, ridacchiando.
<< e chi è? >> chiese poi.
<< hai un sospetto? >> gli chiese Emmett, sorridente.
<< spero sia lei >> e si lanciarono un’occhiata complice.
<< mi sono innamorato di … - presi fiato - Bella… >> dopo qualche attimo di shock, si riprese e sorrise entusiasta.
<< finalmente ! >>
<< cioè, stavate aspettando che succedesse? >>
<< Edward, è palese, e lo è sempre stato, che il vostro rapporto non era solo amicizia. Forse fino a 10 anni. >>
<< Jazz, è diverso. Io amo lei, lei non ama me…>> dissi, mentre la ferita pulsava.
<< ehy Ed… >> << tutto bene… è la consapevolezza di non essere ricambiato che mi divora, tutto qua… >> dissi con una smorfia.

POV BELLA
Mi tirarono in camera mia, o almeno, quella in cui avevo sempre dormito dalla prima notte in cui ero rimasta là.
<< Bella, ci devi dire qualcosa? >> fece Alice.
<< lo sai già, ne sono sicura. >>
<< vogliamo sentircelo dire. >> disse saccente.
<< ehi, potete spiegare? >>
<< Bella è innamorata >>
<< uuuh, e di chi? Andiamo, dillo! >>
<< hai dei sospetti, Rose? >> chiese Alice alla sorella.
<< spero sia così. >> mormorò.
<< mi sono solo innamorata del mio migliore amico.. >> esalai, sofferente.
Rose rimase un attimo interdetta. << di Edward? oddio, che bello!! >>
<< ma io sto malissimo… non potrò mai essere ricambiata. Perché lui non mi amerà mai… Ed è così ottuso da non accorgersi che mi piace! - mi lasciai cadere all'indietro sul materasso- e non potrò mai innamorarmi di qualcun altro perché lui è l’unico che voglio, e che vorrò… >>
<< Bella…>> sussurrò Alice, mentre abbracciavano.
<< sono una stupida… e poi quel dannatissimo bacio… >> ero disperata.
Ed anche arrabbiata, con me stessa e con Edward che aveva ricambiato, addirittura.
<< oh, già! Sembrava che vi stesse mangiando a vicenda! >> sorrisi, riuscivano sempre a tirarmi su il morale, anche se il dolore rimaneva.
<< oh, certo. Perché tu e Jazz siete stati molto casti… >> dissi sarcastica.
<< una suora e un prete! >> rispose il folletto. Ridemmo, poi ci mettemmo in pigiama e ci risedemmo sul mio letto.
<< beh, come bacia Edward? sei l’unica che può dirlo. >> chiese Rose.
Io arrossii fino alla punta dei capelli: << diciamo che non sono esperta in materia… >> << oh, lo sappiamo Bells, ma per te soggettivamente, come primo bacio come è stato? >> chiese Alice curiosa.
<< bello… >>
<< oh andiamo, non sai dire niente di più? Hai poca fantasia. >>
<< è stato meraviglioso… era come se fossi stata in un deserto per anni, e avessi riassaggiato l’acqua… è stato naturale, come se l’avessi già fatto altre cento volte, come se fossi abituata… >>
<< sei proprio cotta sorellina! >> commentò Rose, sorridendo.
<< già, arrostita e anche bruciata >>dissi con amarezza.
Poi andarono a dormire.
Io non riuscivo a dormire… continuavo a pensare al bacio… a quel bacio.
Portai un dito alle mie labbra e le sfiorai… li dove poco tempo prima c’erano quelle di Edward. E sorridevo come un’ ebete all’idea che la prima che aveva baciato ero stata io…

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Capitolo 7
*** Normalità, serenità... ***


Capitolo VII

normalità, serenità.

POV BELLA

La giornata di scuola non finiva più.
Mancavano 5 minuti alla fine dell’ultima ora, ma sembravano un’eternità. Il professore continuava a blaterare, e io ormai non lo stavo più nemmeno a sentire. Allungai il braccio sul banco, e vi appoggiai il capo, sospirando. Con l'altra mano, pasticciavo il quaderno degli appunti, senza prestarvi attenzione.

Quando la campanella suonò, esultai come i miei compagni, che non avevano trattenuto esclamazioni di sollievo.
Misi via i libri e corsi fuori dall’aula.
Inciampai, ovviamente. << ugh! >> non sentii l’impatto col pavimento: qualcuno mi aveva afferrato.
Alzai lo sguardo e il mio incubo personale mi sorrise: << era da un po’ che non rischiavi di spaccarti la faccia, scricciolo! >>
<< spiritoso! - dissi facendogli una linguaccia- sei simpatico come una cicca sotto una scarpa! >> affermai.
<< e tu come un trapano su un dente cariato - mi beffeggiò- … senza anestesia!>> lasciai cadere lo zaino e mi misi ad inseguirlo.
<< Cullen, sei un cretino morto! >> urlai. Lui rise, e mi fece una pernacchia dato che non riuscivo a raggiungerlo.
Alla fine inchiodò, si girò all’improvviso, mi afferrò per i fianchi e mi issò in spalla.
Mannaggia ai suoi riflessi!
<< Edward! >> lui rideva, mentre io mi dimenavo come una tarantolata.
<< Edward, mettimi giù. >> intimai, cercando di essere minacciosa. Mi stavo divertendo, si, ma avrei preferito stare con i piedi per terra.
Il bacio di ieri sera non aveva cambiato l’amicizia tra me e Edward: era quella di sempre, con scherzi, prese in giro e risate.
Avevano ragione gli altri: mi ero fatta troppe paranoie inutili.
<< ehy, cosa state combinando voi due?! >> ci chiese Emmett, divertito dalla scena.
<< Edward mi ha detto che sono simpatica come un trapano su un dente cariato senza anestesia; volevo picchiarlo ma sono finita qui sopra. >> misi il broncio ed Emmett rise.
<< lei però prima mi ha detto che ero simpatico come una cicca sotto la scarpa. >> fece la faccia da cucciolo bastonato.
<< non cambierete mai! >> sghignazzò Alice sbucata da dietro l’orso, insieme a Jazz e a Rose.
Tutti, nel corridoio ci guardavano con invidia. La nostra splendida amicizia era nota a tutti, nella scuola. E molti la invidiavano: non si avevano amici così dappertutto!
<< Edward, hai intenzione di farmi scendere, o aspetti Natale? >> chiesi irritata.
<< eddai, Sweetie, come sei polemica! >>
<< sono io quella trattata come un sacco di patate! >>
<< e io quello trattato come un asino che porta un sacco di patate obeso… >> mi prese in giro.
<< io non sono grassa. >> mi cambiò posizione sistemandomi in braccio come una neonata.
Poi indicando la mia pancia disse:<< guarda che ciccia! >>
<< vuoi paragonare la mia poca pancia, con i tuoi portoni dell’amore?> >dissi pizzicandogli i fianchi.
Lui sussultò poi disse: << Bella, tesoroio. Non. Ho. Le . maniglie. Dell’amore. >>
<< giusto un pochino… >>
<< Ragazzi, ora basta, tutta la scuola ci sta prendendo per matti! >> fece Rose. Questa storia la irritava parecchio…
<< ben detto, gattina! >> l’adulò Emmet.
<< ma per favore... >> Jasper rise. << l’orsetto e la gattina. Che coppia! >>
<< una favolosa coppia! >> disse Rose, mentre Emmett la stringeva.
<< sicuramente meglio della nana da giardino e il babbuino! >> canzonò Emmett.
<< che!? >> disse Alice sdegnata. << Tu. Io, salotto: braccio di ferro. Chi perde dovrà baciare la tavoletta del water dell’altro. >> fece Jasper
<< ci sto. >> I due si strinsero la mano. Queste cagate le potevano fare solo loro!
Andammo a casa Cullen, dove Esme aveva preparato un succulento banchetto.
<< Esme, tu cucini divinamente, ma fai tanta di quella roba che potrebbe sfamare un esercito! >> le dissi, appena seduti.
<< Bella- fece Edward – mangiano per trenta, l’uno >> disse indicando Emmett e Jazz, che avevano le guance gonfie e piene per il gibo. Alzarono lo sguardo verso di me, e lo spostarono poi su Ali, Rose e Ed. Con le espressioni confuse, e con la facce tutte sporche, parevano tanto dei bimbi piccoli.
In effetti, erano dei pozzi senza fondo... ma tremendamente buffi!
<< e tu per cinquanta, Eddy! - disse Alice ridendo – non sei la persona più adatta a commentare quanto mangiano! >>
<< ma se io sto attento alla linea! >>
<< di un elefante! >> commentò Rose.
Edward si alzò in piedi. << ma dico, mi avete visto? – disse indicandosi- sono alto, bello, muscoloso, magro- sottolineò guardandomi- , ho degli occhi stupendi, dei capelli bellissimi, pelle morbida e liscia… insomma, io sono wonderful! >> disse facendo una posa da modello efemminato.
Beh, non aveva per niente torto... Condividevo appieno la sua teoria.
Scoppiammo a ridere tutti, lui compreso.
Esme e Carlisle si tenevano la pancia dal ridere; Alice aveva il viso appoggiato alla mia spalla, e rideva come una sclerata; Jazz era spaparanzato sulla sedia e si teneva una mano sulla fronte; Rosalie faceva perfino fatica a riprendere fiato dalle troppe risate, e teneva una mano sul cuore; Emmet rideva sguaiatamente, picchiando dei pugni sul tavolo, che tremava data la sua forza. Io avevo le lacrime agli occhi, continuavo a ridere. E lui lo stesso.
Era un teatrino comune a casa Cullen: il divertimento era assicurato quando si stava con loro.
Ripreso il contegno, iniziammo a mangiare tutti.
Edward, accanto a me, mi prese il tovagliolo di carta e se lo portò sulle ginocchia, nascosto dagli altri. Con una penna che aveva in tasca, scrisse qualcosa. Poi me lo passò, senza farsi vedere.
Lessi: “oggi prove della canzone. Appena finiamo di sparecchiare CORRI in camera mia. P.S.: senza spiaccicarti contro il pavimento, che questa settimana tocca a me lavare i pavimenti!”.
Lo guardai male e gli diedi un calcio alla gamba. Lui fece un’adorabile smorfia di dolore.
Tutto di lui per me era adorabile; Anche un brufolo poteva esserlo.
<< Edward, tutto okay? >> fece Carlisle.
<< certo papy, ho solo preso una botta alla gamba.. >>
<< vuoi che la controlli?>>
<< oh, no. Tanto ci sono abituato! >> mi sorrise strafottente e gli feci la linguaccia.
<< capito- disse sorridente – Bella, non rovinare la carriera da giocatore di basket a Edward, per piacere. >> arrossii.
<< okay, però..ahio!! >> Edward mi pizzicò la coscia.
Lo fulminai con gli occhi. << stavo dicendo che lui però dovrà fare il bravo… >> dissi guardandolo in cagnesco.
<< ops… >> sussurrò, sorridendo imbarazzato.
Finimmo di mangiare, poi sparecchiammo.
Appena finimmo, Edward mi prese per mano e mi trascinò in camera sua. Chiuse la porta a chiave.
<< ma che fai? >> aprì il suo armadio e mi passò due sue felpe pesanti e un giubbotto.
<< mettile, usciamo >> disse, dandomi le spalle, continuando a frugare.
<< eh?! >>
<< fallo Bella, fidati >> poi anche lui si mise le sue felpe. Feci come aveva detto. Poi mi passò una sciarpa e una cuffia che indossai . Prese uno zaino e aprì la porta-finestra della sua stanza. << vieni, dobbiamo scendere da qui >>
<< ma sei fuori? >> la voce mi uscì acuta.
<< oh, Bella. Ci sono io! Fidati. >>
<< di te mi fido, ma è di me che dubito >> dissi sinceramente. Mi prese per mano e mi avvicinò a sé.
Scavalcò la ringhiera del balcone ed io lo imitai.
<< ho paura >>
<< non è la prima volta che lo facciamo >> disse lui, ovvio.
<< lo so - mi imbronciai- ma ho paura lo stesso >> si aggrappò al ramo dell’albero vicino al balcone. Ci salì in pied e mi tese una mano. Io l’afferrai, poi lo guardai negli occhi. << non mi molli, se cado. >>
<< certo che non ti mollo Bella… tranquilla >> mi aggrappai al ramo e ci salii. Edward mi attirò a se con un braccio.
<< visto, non è così difficile. >> sussurrò
<< non ho ancora appoggiato i piedi a terra >> sibilai.
Lui mi lasciò, e saltò elegantemente a terra, in piedi ovviamente.
Mi fece segno di scendere. << ma sei fuori? >> la voce salì di diversi toni.
<< shh >> mi intimò di abbassare la voce, mettendo l’indice davanti alle labbra.
<< ops.. >> feci.
<< ti prendo io! >> parlò piano, ma capii.
Mi sarei spiaccicata, ne ero sicura. Non poteva essere altrimenti.
Chiusi gli occhi e saltai giu. Non si smentì e mi prese al volo.
Forse aveva ragione, ero davvero grassa, perché lo tirai per terra. Ci mettemmo a ridere a bassa voce.
Mi fece rialzare e mi prese la mano.
In quei momenti sembrava che il dolore sparisse.
Andammo silenziosamente in garage. Ma la Volvo mica era fuori?
Edward scoprì la sua moto dal telo che la ricopriva. Mi passò il casco, e si mise il suo. Mi fece segno di seguirlo e fece richiudere silenziosamente il garage.
<< ma mica dovevamo fare le prove di canto? >> chiesi confusa.
<< si esatto. Però non voglio che ci senta nessuno, nemmeno i ragazzi. E poi mamma è in casa…e non ti dirò dove stiamo andando >> sbuffai e lui sorrise.
Per non farci sentire facemmo un bel pezzo a piedi, di corsa.
Quando fummo abbastanza lontani, Edward montò sulla moto e mi fece salire dietro .
Mi aggrappi forte a lui: mi piaceva molto quel contatto, e inoltre lui non poteva sospettare nulla, per via della mia risaputa paura di ammazzarmi, per colpa di quel coso.
Partimmo a tutta velocità, il paesaggio sfrecciava attorno a noi.
<< non mi dici proprio dove andiamo? >> urlai per farmi sentire sopra al rombo della moto.
<< no, lo capirai da sola! >> urlò in risposta. Mi concentrai sulla strada che percorrevamo, ma non sapevo proprio dove fossimo diretti.
Poi mi illuminai. << alla radura? >> urlai.
<< esatto! >> sorrisi. Poco dopo arrivammo nel nostro posto magico.
Ci togliemmo i caschi. << ma perché proprio qui? >> chiesi.
<< Perché qui c’è pace, aiuta la fantasia e ispirazione. E poi è il nostro posto fin da quando eravamo piccoli, ed era un po’ che non ci tornavamo insieme. >>
<< già >> sorrisi. Ci prendemmo per mano e ci sedemmo sul prato. La radura era magnifica, come sempre.
Osservammo per un po’ il panorama, poi decidemmo di andare nella nostra casetta.
Quell'abitazione era disabitata e stava cadendo a pezzi. All’età di 9 anni, mentre giravamo per i boschi in un’escursione scolastica, io e Edward la scorgemmo e ne rimanemmo incantati. La radura ci aveva stregati, e quando vedemmo la casa in quello stato, ci promettemmo di risistemarla. Chiedemmo a Esme di ristrutturarcela, e in poco tempo diventò come nuova, e forse più bella.
Esme la rimise in piedi, e io e Ed la pitturammo e l’arredammo.
Esme poi fece mettere il caminetto, dato che andavamo spesso lì, così avremmo potuto accenderlo quando avrebbe fatto freddo.
Le pareti erano bianche, sia dentro che fuori ed il tetto era rossiccio. Aveva un aspetto quasi fiabesco.
I mobili li avevamo scelti io e Edward, sotto il consiglio di Esme.
Entrammo nella casina e un’ondata di ricordi mi travolse.
Sorrisi ed anche Edward lo fece. << quanti ricordi… >> sussurrò.
Accese il fuoco, e ci sedemmo su una coperta messa per terra.
Edward tirò fuori una tastiera arrotolabile e dei fogli. << bene, siamo pronti… >> confermò.
<< avevo pensato ad una cosa del genere… >> mi fece sentire una melodia che mi emozionò: era stupenda.
<< wow >> sussurrai, incantata. << è magnifica già così… >>
<< deve essere perfetta… >> annuii.
<< la canzone è molto dolce… le parole dovranno esserlo altrettanto … >> annuì. Ricominciò a suonare. Intanto i sentimenti che provavo per Edward emersero prepotentemente, più devastanti che mai.
Il mio corpo reagì da solo. Cominciai a scrivere; parole che venivano dal mio cuore, sottoforma di canzone.
Finii, e lui mi prese il foglio. Lesse e fece una smorfia addolorata, ma non capii il motivo. Non gli piaceva?
<< non vanno bene? Lo so, sono una frana a… >>
<< è bellissima… davvero, proviamo. >> cominciò a suonare. Poi incominciò a cantare la prima frase.
Poi lo seguii io.

Lui: “if the heart is always searching,

Can you ever find a home?

Io: I’ve been looking for that someone,

I’ll never make it on my own.

Lui: Dreams can’t take the place of loving you,

Io: There’s gotta be a million reasons why it’s true.

Mi guardò negli occhi. E io ovviamente ricambiai. Prese il foglio e cominciò lui a scrivere, poi mi fece leggere.
Non sapevo se lui provasse realmente quei sentimenti, e soprattutto per chi, sapevo solo che erano identici a quelli che provavo io per lui.
Iniziò a suonare nuovamente.

Insieme: When you look me in the eyes,

and tell me that you love me.

Everything’s alright,

When you’re right here by my side.

When you look me in the eyes,

I catch a glimpse of heaven.

I find my paradise,

When you look me in the eyes…

<< direi che sta venendo bene, no? >> fece lui sorridente.
<< oh, si… è carina! >> era meravigliosa!
Continuammo a comporre, questa volta insieme. ( when you look me in the eyes- jonas brothers e selena gomez)

********
<< non è per niente venuta male, no? >> disse, sorridente.
<< è venuta benissimo… spero solo che piaccia a Esme. >>
<< le piacerà tantissimo, fidati. E poi è il pensiero che conta. >>
<< ma il regalo deve essere almeno bello… >> sbuffò.
<< Sweetie, non farti paranoie inutili. >> toccò a me sbuffare.
Sorrise sghembo e a momenti mi veniva un infarto.
Adoravo quel sorriso, anche se aveva il potere di stendermi in meno di un nanosecondo.
Ricambiai al sorriso, anche se probabilmente in confronto al suo era un’orribile smorfia.
Mi girai a guardare il fuocherello nel camino.
Mi sentivo così bene accanto a lui… pochi momenti come questo, mi facevano passare il dolore.
Lui mi provocava sofferenza, ed era solo lui che mi poteva guarire.

<< a che pensi? >> mormorò.
<< penso che quando sto con te, mi sento bene… tutto passa… >> dissi sincera.
<< peccato che non duri abbastanza… >> sussurrò piano, per non farsi sentire, ma io lo sentii lo stesso.
<< Edward, se non ci fossi tu, non starei così bene - e nemmeno così male, aggiunsi mentalmente - e ti volevo dire che tengo molto a te… >> sbagliato, io l’amavo.
<< e non potrei vivere ora senza te - ero sincera – e se non ci fossi stato tu nella mia vita, non sarei così… >>
<< anche io tengo molto a te, Bella. Probabilmente molto di più di quanto me ne voglia tu. >> ne dubitavo.
<< non penso.. >>
<< io dico di si. E sono io che devo dirti grazie, per essermi sempre stata vicino, per essere la mia migliore amica, per… continuare ad esserlo… e per avermi fatto diventare l’uomo che sono ora… grazie. >> mi commossi. Una lacrima solitaria mi rigo la guancia, e lui la catturò con una mano. Avevamo gli sguardi incatenati, una perso negli occhi dell’altro.
All’improvviso mi venne la voglia irrefrenabile di baciarlo. Ma fortunatamente, con uno sforzo immenso, riuscii a reprimerla.
Non volevo rovinare quel momento perfetto.
Riuscii a distogliere lo sguardo , con non poca fatica e abbassai lo sguardo.

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Capitolo 8
*** No, no, no!! ***


Capitolo VIII No, no, no...

Edward mi riaccompagnò a casa. Baciai la guancia a Edward e lo ringraziai per il bel pomeriggio.

<< non è un disturbo, se fosse per me i pomeriggi li passerei sempre così! >>rispose lui. Lo salutai di nuovo ed entrai in casa.

<< Bells? >> mi chiamò papà. Il tono di voce che aveva usato era insolito, e mi salì una certa ansia: c’era qualcosa che non andava.

<< sono qui >> dissi spogliandomi la felpa che mi aveva dato Edward, e mettendola sull’appendiabiti. Andai in salotto, dove c’era mio padre, che aveva una strana espressione sul viso: era strano, mi sembrava inquieto, e… triste. Il nodo che avevo allo stomaco si strinse di più. Cercò di farmi un sorriso.

“cosa mi nascondi, papà?” pensai.

<< è per te: è mamma… >> Renèe solitamente non parlava con papà, e lui non parlava con lei. Era tanto se si scambiavano gli auguri a Natale. Comunque sia, era strano, molto strano. Mio padre sembrava avvilito, distrutto, quasi rassegnato. Erano un paio di settimane che si comportava in modo strano: cercava di stare più tempo possibile con me, ma voleva anche che stessi più tempo con i Cullen. Mi preoccupava, ma non c’avevo fatto molto caso.

Mi passò la cornetta. << pronto? >>

<< ciao tesoro! Allora, pronta per la partenza? >> che?

Guardai mio padre, confusa. O mi aveva nascosto qualcosa, oppure non riuscivo proprio più a cogliere niente.

Teneva lo sguardo basso, era affranto.

L’ansia continuava ad aumentare, cresceva smisuratamente, come la consapevolezza che niente sarebbe stato più come prima; e davvero questa volta. E sapevo che né Alice né Emmet avrebbero potuto consolarmi e tirarmi su il morale.

<< di che stai parlando? >> chiesi, incerta.

<< Charlie non te ne ha parlato? Io e Phil ci trasferiamo in Australia, e volevo portarti con me. È tanto tempo che non stiamo insieme, e Charlie è d’accordo. Anche per lui dovremmo passare più tempo assieme. La partenza è martedì, ci troveremo all’aeroporto e viaggeremo fino là insieme. Ora devo andare, ci vediamo martedì tesoro! – era euforica all’idea - sempre se vuoi… >> la sua voce, da allegra, nell’ultima frase si rattristò.

Non potevo deluderla. Un ‘no’, sarebbe equivalso a dirle che non le volevo bene.

<< si, certo mamma. Ci vediamo martedì >> acconsentii, con la voce piatta.

<< okay, tesoro, un bacio! >> poi riattaccai.

Mi girai verso Charlie. << papà… da quanto lo sai?>> esalai.

<< due settimane… >> confessò a capo chino. Faticavo davvero a crederci.

<< perché non mi hai detto nulla!? Perché no hai chiesto il mio parere?! Perché hai aspettato tanto a dirmelo!?! >> ora quasi urlai. Non capivo… non volevo capire.

<< Bella, è da quando sei nata che stai con me, io non sono nemmeno un tipo tanto simpatico, e non sto quasi mai a casa; ti lascio sempre sola, e non mi sembra di essere nemmeno quel gran padre, dato che è da parecchio tempo che stai male e non sei più te stessa, e io non so cosa fare, non riesco a farti stare bene… e oltre al fatto che credo che tua madre possa farti stare meglio, perché è di sicuro un genitore migliore di me, penso che dovresti passare un po’ di tempo con lei… e non volevo dirtelo subito perché volevo che passassi gli ultimi giorni a Forks senza pensieri, senza musi lunghi o pianti. Speravo di farti ricordare Forks come un luogo dove sei stata felice, e non un luogo dove hai solo sofferto. Perdonami Bella, se non te l’ho detto subito; perdonami se non sono un buon padre, e se non riesco a farti stare bene… scusami, se non ne combino una giusta >> disse, la voce tremante e gli occhi lucidi.

Con le lacrime agli occhi, gli saltai al collo e lo abbracciai forte.

<< scusami tu per aver reagito così, papà. Io ti voglio bene, a me piace Forks. Non volevo farti preoccupare… sto male, è vero, ma è un male capace di farmi anche sorridere e star bene… l’amore è dolore, dopotutto. – sorrisi amaramente - Non devi assolutamente sentirti in colpa. È solo che… io… faccio fatica a… pensare, di stare lontano da te, da Alice, da Emmett, Rosalie, Jasper, Carlisle o Esme: voi siete la mia famiglia… vi voglio un bene dell’anima, mi costerà molto stare così lontano da voi… è solo questo: io non voglio separarmi da voi… quando sarò la non mi sentirò realmente a casa, mi riterrò un’estranea.. perché non ci siete voi… perché io mi sento a casa se sto con voi. Non importa il luogo, l’importante è che ci siate voi… e… mi mancherete tanto, tantissimo… tutti >> dissi singhiozzando. Mio padre mi asciugava le lacrime con la mano. << tranquilla, Bells. se vorrai tornare, ti verrò a prendere il giorno stesso in cui mi avviserai. >> una lacrima gli solcò una guancia. Era la prima volta che vedevo Charlie piangere, e sperai che fosse anche l’ultima.

Annuii. << ma…- esitò – come la metti con Edward? >> già, come avrei fatto?

Lui probabilmente era quello che sarebbe stato più male, al pari con Charlie. Come avrei fatto a dirglielo? “ ehy, Ed, lunedì parto per l’Australia e non ci vedremo mai più!” pensai, sfoderando il mio Humour nero in tutto il suo pessimismo.

<< non lo so: è così… complicato. >> Non avrei più potuto vederlo: avrei sofferto sicuramente di più di come stavo soffrendo in quel momento. Certo, lui non mi amava, stavo male per quello ma… lui era capace allo stesso tempo di farmi stare bene, di farmi essere felice con un suo meraviglioso sorriso sghembo, o semplicemente vivendo e respirando… praticamente, era il mio incubo e il mio sogno preferito… insieme. La mia malattia e la mia medicina.

L’unica cosa, forse, positiva era che l’amore immenso che provavo per lui, magari, sarebbe diminuito, magari addirittura sparito… Sicuramente ci sarebbe voluto del tempo per dimenticarlo, tanto tempo- dopotutto il primo amore non si dimentica mai- anche se speravo DAVVERO di smettere di soffrire…

Mio padre mi teneva stretta a sé accarezzandomi, senza più versare una lacrima, guardando me versarle per lui.

Il sole in un giorno così, sarebbe stonato, infatti arrivò un temporale. Sembrava rispecchiasse la mia anima logorata, ormai, dal troppo dolore. I tuoni e i lampi rispecchiavano la parte del mio spirito che era infuriata perché non aveva ancora avuto pace, perché era stanca di soffrire. La pioggia ,invece, la parte di me che si sfogava con le lacrime, per la disperazione… Passammo tutta la notte così, abbracciati. Papà a stringermi e a capirmi, e io piangendo.

Non pensavo a niente, se non a come dire alle persone che amavo, che me ne sarei andata chissà per quanto tempo, da lì.

Alla mattina, Charlie dovette andare al lavoro, come pure io a scuola.

Mi feci una lunghissima doccia, sperando di calmarmi. Ma non valse a nulla. Mi preparai, e appena ebbi finito, suonarono alla porta.

Scesi ad aprire, e la figura luminosa ed allegra di Alice mi fece stringere il cuore.

Come avrei fatto a vivere senza di lei, senza la sua allegria contagiosa, senza il suo sorriso,e anche senza la sua pericolosa mania dello shopping?

Gli occhi mi pizzicavano, ma ricacciai indietro le lacrime che minacciavano di fuoriuscire: non doveva saperlo, non ancora.

<< ciao Bella! >> mi saltò in braccio. << oggi ti porto a scuola io. Su, giubbotto e sciarpa, e si va. >> esclamò tutta felice. Almeno avessi potuto essere anch’io così euforica. Sperai che anche dopo alla mia partenza, Alice rimanesse così.

Mi diedi della stupida: certo che sarebbe rimasta così, io ero insignificante, per loro.

Se io ero dipendente dalla loro presenza, non voleva dire che lo fossero anche loro.

Indossai il giacchetto e, dopo aver preso lo zaino, andammo nell’auto e partimmo. << Alice? >>

<< si? >> disse voltandosi, con un sorriso raggiante. Mi scrutò con il suo intenso sguardo azzurro ghiaccio. Doveva promettermelo, era d’obbligo.

<< promettimi che sarai sempre così: che sarai sempre allegra e spensierata, che contagerai sempre tutti con il tuo sorriso. Promettimi che continuerai a sorridere, sempre. Promettimi che continuerai ad amare gli altri come ami ora, in modo così disinteressato e sincero. Promettimi che sarai felice. >> era una richiesta disperata, e sicuramente l’avevo un po’ turbata con questa domanda. Dopo un attimo di smarrimento, in cui mi scrutò intensamente, come a voler trovare la verità nei miei occhi, rispose: << si,Bella. Te lo prometto. Ma perché mi hai chiesto questo? >>

<< perché voglio che tu rimanga sempre Alice, anche nella tua insana mania dello shopping. >> le dissi, sorridendo dolcemente. Ricambiò il sorriso, poi si riconcentrò sull’asfalto.

<< Alice? >> oggi era la giornata delle richieste dolci e mielose? Be’ mi appariva proprio così.

<< dimmi >>

<< saremo amiche per sempre, vero? qualsiasi cosa succeda? >> un’altra domanda disperata.

<< sempre e per sempre, Bella, te lo prometto. >> mi disse sincera, guardandomi negli occhi.

Non parlammo più, per il resto del viaggio. Dovevo averla turbata, con tutte queste parole.

A scuola le ore passavano lente, sembravano infinite. E il dolore sembrava intensificarsi. Così quel martedì, il mercoledì, il giovedì…

Era venerdì. Seconda ora: letteratura inglese.

Non ce la facevo più: mi veniva da piangere, volevo urlare a tutti il mio dolore… Sentivo, inoltre, lo sguardo di Edward perforarmi la schiena, arrivando fino alla mia anima. Era tre file dietro, eppure lo sentivo come se fosse pochi millimetri da me. Sapeva che stavo male, erano quattro giorni che, secondo lui, ero più strana del solito. Più volte me lo aveva fatto notare, e voleva sapere il perché del mio pietoso stato, come l’aveva definito.

Ma volevo ben credere se lui non fosse stato in uno stato pietoso quanto il mio, se avesse dovuto trasferirsi dall’altra parte del mondo, lontano dalle persone che amava, e incapace di dire loro la verità, perché non voleva vedere le loro reazioni. O forse per pura codardia.

Sentivo un peso opprimente sul cuore, gli occhi mi pizzicavano, non tolleravo più tutto ciò.

<< professore- chiamai, cercando di non farmi incastrare dalla voce – potrei uscire? Non… mi sento troppo bene… >> ero sull’orlo del pianto.

<< vada pure, signorina Swan. >> Mi alzai velocemente e uscii dalla classe. Camminavo svelta, e finii per correre. Le lacrime erano un fiume in piena, non riuscivo a fermarle, non ne avevo la forza.

Io non volevo partire. Ma dovevo farlo per mia madre.

Io non volevo lasciare tutto ciò a cui tenevo. Ma era per una buona causa.

Mi sentii afferrare per un braccio, e delle braccia mi avvolsero.

Avevo gli occhi chiusi ed ero di spalle ma mi bastò sentire il profumo e il calore della pelle della persona, per capire chi fosse. Sapevo che era Edward.

Mi voltai, e mi lasciai andare ad un pianto liberatorio sulla sua spalla.

<< cos’hai, Bella? >> disse quando mi calmai un po’.

<< nulla… >> ma non convincevo neppure me stessa.

Mi alzò il mento, per guardarmi negli occhi, accertandosi che fossi sincera. Sapeva bene che non ero capace a mentire, a maggior ragione con lui.

<< la verità, Bella. >> mi scrutò intensamente, facendomi vacillare.

<< io…- cercavo di abbassare lo sguardo, non volevo vedere la sua reazione - io… >>

<< cosa, Bella?>>

Riuscii ad abbassare la testa, e presi un respiro. << me ne vado: mi trasferisco da mia madre. Dall’altra parte del mondo. >> l’avevo detto: avevo sganciato la bomba sulla prima vittima, quella che avrebbe sofferto, forse, di più.

<< co- come? Stai scherzando vero? >> scossi impercettibilmente la testa in segno di diniego: no, purtroppo non stavo scherzando.

<< non può essere… t- tu non puoi andartene! >> alzò la voce.

<< Bella tu, non puoi andartene: no! Da quanto tempo lo sai? Non volevi dirci niente? Volevi scappare- disse acido- senza dirci nulla? Senza affrontarci? Sei così codarda? E io che ti ritenevo coraggiosa! >> si allontanò di più. Quelle parole ebbero il potere di distruggermi ulteriormente.

Lacrime silenziose uscirono dai miei occhi: << no… io.. >>

<< io cosa?! >> sibilò.

<< lo so da lunedì!>> esclamai, come per giustificarmi. << lunedì sera… l’ho appena saputo anche io: ve l’avrei detto dopodomani. Non volevo rovinare il compleanno a Esme e… e volevo ricordarvi con il sorriso, volevo passare gli ultimi momenti qui con voi felici. Basto già io a stare male… >> dissi piano. Mi abbracciò stretta.

<< scusa..scusa >> sussurrò. Mi lasciai ancora andare ad un pianto disperato, sul suo petto. Si sedette per terra, appoggiato al muro, facendomi sedere sulle sue gambe, stringendomi sempre forte a sé.

<< io non voglio andare… >> singhiozzai.

<< non andartene allora >> mormorò al mio orecchio.

<< devo, per mia madre… >> spiegai, tirando su col naso.

<< Bella, non ti voglio perdere; non puoi andartene… Cosa ne sarà di me, eh? Senza di te io non vivo, non posso vivere… Bella, sei tutto per me… tutto per me… >> prese un respiro, gli tremava la voce.

<< non voglio perderti; non sono abbastanza forte, per starti lontano, Bella… >> il suo petto cominciò ad essere scosso da singhiozzi violenti. No, non doveva piangere, non lui.

<< quando? Quando vai via? >> sussurrò, il respiro rotto.

<< martedì… >> mormorai, e mi strinse di più a sé.

<< così fai male a te stessa… >> mi disse, con la voce tremante. << così fai male a noi…>> aggiunse poi. Alzai lo sguardo, incontrando i suoi stupendi occhi verdi, che nonostante le lacrime erano sempre bellissimi. Passai le dita sulle sue guance per asciugargliele.

<< sto facendo piangere già troppe persone. Non deve succedere… >>

<< Bella- mi guardò dritto negli occhi, perforandomi l’anima. Il suo sguardo, così intenso ma addolorato fu come un pugno nello stomaco - non puoi dirci di non piangere, quando ci dici che te ne vai via… non puoi… e poi, sei tu la prima a piangere…. >> gli misi le braccia al collo e mi strinsi ancora di più a lui.

<< mi mancherai così tanto: ancora fatico a credere che non ti rivedrò più… >>

<< non voglio lasciarti Bella: sei troppo importante per me, per noi… sei troppo coinvolta , è impossibile che la tua partenza non ci faccia soffrire. Bella io… ti… >> abbassai il capo, nel cuore la speranza che dicesse quelle due parole che avrebbero messo fine a tutto questo delirio.

<< Ti voglio bene, troppo… >> ma avevo sperato troppo.

La campanella suonò interrompendo quel silenzio che si era creato. Edward mi fece alzare, e mi accompagnò fino alla porta del bagno delle ragazze, dove mi lavai il viso. Quando uscii, lo ritrovai con il viso poco più colorito di prima, gli occhi non erano più rossi e gonfi come erano negli istanti precedenti, ma il segno delle lacrime era rimasto.

Trovammo Alice e gli altri in corridoio. Non sfuggirono a nessuno le nostre facce da funerale, e io mi potevo definire ufficialmente in lutto. Il morto era il mio cuore.

<< cosa.. cosa è successo? >> chiese Rosalie, preoccupata.

<< nulla >> disse Edward, senza alzare lo sguardo dal pavimento non troppo pulito della scuola. Osservavo la sua figura distrutta e non potevo non soffrire anche io. Gli occhi mi si inumidirono, ma ricacciai indietro le lacrime. Venni presa da un capogiro, e barcollai in avanti. Le gambe mi cedettero ed Edward mi prese in tempo, stringendomi a sé nuovamente.

Scoppiai a piangere: << ssh, tranquilla… shh >> mormorò al mio orecchio. La sua voce si era incrinata ancora, faticava a non piangere di nuovo.

<< Bella…>> mi chiamò Jasper, preoccupato come tutti.

<< scusate. >> Edward mi prese in braccio. << Alice, ci puoi procurare dei permessi? >> lei annui, preoccupata. Edward mi portò nella Volvo, e ci chiudemmo dentro. Mi riprese sulle sue ginocchia, come prima nel corridoio. Mi stringeva, disperato, come io ero attaccata a lui. Non parlammo mai, continuammo a piangere, insieme. Vedere Edward piangere mi distrusse. Come se non bastasse già il dolore che sentivo!

Odiavo l’idea di farlo star male, ma sapevo che sarebbe dovuto accadere.

<< mi dispiace >> sussurrai. Lui mi strinse di più ancora. I nostri corpi scossi entrambi da violenti singhiozzi, si scontravano continuamente.

<< dispiace più a me >>mormorò sui miei capelli.

POV EDWARD

Faticavo ancora a crederci: Bella se ne andava… Via, lontano da noi, da me. Non poteva, non doveva andarsene. Avrebbe lasciato un vuoto enorme nel cuore di tutti, ma non nel mio.

Perché il mio cuore lo aveva lei. E speravo che lo tenesse bene, lo curasse e lo proteggesse da ogni tipo di dolore… Ma così lo distruggeva, lo martoriava: io non potevo vivere senza di lei.

Doveva esserci la sua presenza costante nella mia vita, per farmi continuare a vivere. Perché senza di lei, non avevo nemmeno la forza di respirare.

Speravo che cambiasse idea, che in quei momenti di dolore e lacrime tra le mie braccia lei dicesse : “ ho cambiato idea, non me ne vado”. Invece ripeteva dei “ mi dispiace, mi mancherete”, che bruciava anche le più deboli e fioche speranze che avevo.

E io le avevo risposto: << dispiace più a me >> ed era così.

Lei sarebbe stata male perché gli mancava il migliore amico.

A me sarebbe mancata la persona che amavo.

Però, se ci pensavo, magari la lontananza avrebbe fatto bene, per la nostra amicizia. Magari con il tempo e la distanza il mio amore si sarebbe affievolito, fino a scomparire, lasciando spazio ad una vera, sincera, profonda, disinteressata amicizia. Lo speravo.

C’avrei messo un po’ prima di dimenticare quel sentimento, ne ero sicuro. Perché lei dopotutto era sempre e comunque il mio primo vero amore. E di sicuro non era una cosa da nulla.

Però, per quanto quella speranza ci fosse, l’idea di lasciarla, di stare lontano da lei, di non poterla più vedere, consolare, abbracciare … di non poter più vederla ridere e sorridere…

La strinsi ancora più a me; non sopportavo l’idea che se ne andasse. Ero anche disposto a seguirla, ovunque fosse andata. Bastava che lo avesse chiesto, e sarei andato in capo al mondo al suo fianco.

Non riuscivo nemmeno a tenere un certo contegno: piangevo, dopo tanto tempo piangevo ancora, con lei.

Piangevo perché ero disperato, piangevo perché se ne andava, piangevo perché l’amavo, piangevo perché non mi amava…

Pochi istanti prima, mi era passata in mente l’idea di confessarle il mio amore, ma poi mi ero limitato a un “ti voglio bene”. Mi era perfino sembrato di scorgere speranza nei suoi occhi. Fino a che punto l’amore di faceva svalvolare?

Di occasioni per dirle “ti amo” ne avevo sempre avute, in ogni secondo che avevo passato con lei avrei potuto dirle tutto… ma avevo sempre rimandato, pensando: ‘al momento giusto, lo farò’.

Ma i momenti giusti li avevo avuti tutta la vita… e ora rimpiangevo di non averglielo mai detto prima.

Ora il tempo era scaduto, l’ultima occasione era quella, e l’avevo sprecata. Anche se un po’ mi ero aperto, dicendole che era tutta la mia vita. Ma sembrava così cieca…

<< Edward… >> la guardai negli occhi. << non ti dimenticherai mai di me, vero? >> lei no, volevo dimenticare l’immenso amore che provavo per lei, e il dolore che lo accompagnava.

<< no, non ti dimenticherò Bella. Mai. E tu mi prometti che sarai felice? >> << ci proverò. Però tu dovrai essere felice. >>

<< ci proverò >> ripetei le sue parole, asciugandole le lacrime.

Appoggiò la testa nell’incavo del mio collo, e io posai il viso sui suoi capelli e inspirai il suo dolcissimo profumo, capace di stordirmi e calmarmi.

L’amavo, l’amavo tanto, l’amavo troppo…

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Capitolo 9
*** Auguri Esme! ***


Capitolo IX
Auguri Esme!!
POV BELLA
Oggi era il compleanno di Esme, ed i regali erano tutti pronti.
Alice aveva prenotato un locale dove avremmo potuto esibirci io e Ed. Diceva che ad un locale avrebbe fatto più effetto. Speravo che il regalo a Esme piacesse, volevo vederla felice, prima di partire. Avevo deciso che avrei detto tutto ai Cullen il lunedì.
Volevo che Esme e Carlisle si godessero il viaggio.
Edward, quando gli avevo detto che non volevo rovinare loro la vacanza, mi aveva risposto: << così gli rovini la vita >> e mi aveva ammutolita.
Charlie mi portò a scuola; ormai passavamo quasi tutto il tempo che potevamo insieme. Ogni volta che guardavo Edward però, stavo male, e lui non stava meglio. Gli altri erano preoccupati dal nostro comportamento. Edward, quando poteva, mi abbracciava: diceva che avevamo poco tempo, e quel poco tempo era prezioso come l’aria per lui.
Baciai mio padre sulla guancia, e scesi dalla volante della polizia. Non feci in tempo a voltarmi che Edward mi aveva già abbracciata. Ricambiai la stretta, strofinando il viso sul suo petto. Papà sorrise tristemente ed Edward ricambiò.
<< rimane poco tempo… goditela >> disse mio padre al mio migliore amico.
<< lo farò certamente, fallo anche tu. >>
<< lo faccio già, figliolo. Buona scuola, ragazzi >> tirò su il finestrino e partì.
<< Bella, non è giusto che solo io e tuo padre sappiamo che te ne vai… gli altri non potranno approfittare dei momenti che passano con te… >> esordì, guardandomi dritto negli occhi.
<< Edward, ti costa molto aspettare qualche ora? Lunedì lo dirò a tutti… >>
<< nemmeno ad Alice e Emmet? >>
<< nemmeno Alice e Emmet >> ero categorica. Le mie ragioni le sapeva già, eppure continuava ad insistere.
Non volevo far male alle persone che amavo, anche se sapevo che avrebbero sofferto. Ma non partire significava che non volevo bene a mia madre, e non potevo farle questo. La vedevo già troppo poco, se poi rifiutavo di passare del tempo con lei, l’avrei fatta soffrire. Con Charlie, dopotutto, avevo passato la mia vita. Anche se non mi era mai mancata nessuna figura di riferimento. D'altronde, c’era gente che non aveva né madre né padre, mentre io avevo la fortuna di avere due padri e due madri come punti di riferimento. E anche il sostegno di due sorelle e due fratelli fantastici, e … l’amicizia immensa del mio migliore amico.
Se non ero fortunata io, chi lo era?
Mi cinse la vita con un braccio, e io appoggiai la testa alla spalla. Sospirai, mentre andavamo dai ragazzi.
<< Bella! >> Edward mi lasciò, permettendomi di abbracciare Alice. La strinsi forte a me. Poi fu il turno di Rose e Jazz.
Emmet mi prese in braccio e mi stritolò. << stai male per il motivo che so io? >> sussurrò al mio orecchio, per non farsi sentire dagli altri. Annuii << si… >> mentii. Mi fece scendere. << su col morale… >> mi incoraggiò.
Se solo sapessi la verità, fratellone…
<< ci accompagnate a biologia? >> chiese Edward agli altri. Lui e le sue convinzioni!
Alzai gli occhi al cielo, e lui sorrise baciandomi la testa. Il cuore, come normalmente accadeva quando mi baciava, perse un battito.
<< certo >> rispose Alice, scrutandoci attentamente. Sospettava qualcosa, me lo sentivo, ma non mi sarei fatta scappare niente.
Egoisticamente, non volevo essere davanti a loro quando avessero sofferto. Salutammo gli altri ed entrammo nella classe. Ci sedemmo al nostro tavolo. Biologia era la nostra materia preferita, eravamo anche i più bravi del corso. Tra noi due, in quella materia, era una sfida a chi prendeva di più.
Il prof entrò, ed Edward si avvicinò leggermente col viso a me. << dovresti rimanere a casa per passare più tempo con tuo padre. Non succede nulla se salti delle ore di lezione. Non sai a che punto del programma saranno quelli dell’altra scuola >> mi bisbigliò.
<< voglio passare del tempo con voi… >> risposi, guardandolo male. << ti dispiace? >> dissi acida.
<< scusa >> disse, mortificato.
L’ora passò in fretta, così come tutte le altre. Il pomeriggio lo passai con Charlie,a casa. Non vedevo l’ora di far sentire la canzone a Esme. A cena aveva invitato anche Charlie: tutta la famiglia riunita un’ultima volta.
******
<< auguri, Esme! >> esclamai, saltandole al collo.
<< oh, grazie cara! >>
<< tanti auguri, vecchietta! >> la canzonò Charlie, ridacchiando. Finalmente sorrideva un po’, davvero sereno. Sinceramente, ero stanca di sorrisi tirati e pianti nascosti. Credeva non me ne accorgessi, ma sapevo bene come soffriva. Il sorriso che fece a Esme ebbe come il potere di ringiovanirlo; nell’ultimo periodo sembrava invecchiato precocemente.
<< Charlie! >> lo sgridò sorridendo Esme, indignata. Papà, Esme e Carlisle erano amici da praticamente una vita. La loro amicizia era come la mia con Alice, Rose, Emm, e Jazz.
<< Charlie, mia moglie non è vecchia… è decrepita! >> scherzò Carlisle. Esme gli tirò una gomitata.
<< simpatico… >> sibilò lei, infastidita dal commento.
<< Esme, non te la prendere, stavo scherzando! Tu sei sempre bellissima, tesoro mio! >> cercò di rimediare Carl, anche se non sembrava ottenere il risultato desiderato.
Emmett scoppiò a ridere, seguito da noi: << papà, ne hai combinata una grossa! >>.
<< già, l’orso ne sa qualcosa… L’ultima volta che ha detto a Rose che aveva messo su qualche chilo, l’ha messo a stecchetto per due settimane >> disse ridendo Jasper, seguito da tutti i presenti tranne il diretto interessato.
<< mai intaccare l’orgoglio femminile >> disse Emmet risoluto.
<< ma non è per quello, ragazzi… è che a volte avete la sensibilità di un elefante… >> spiegò Alice, con nonchalance.
<< certo che voi avete proprio una bella idea di noi uomini >> dedusse Carlisle.
<< papà tu non puoi dire nulla su questo. Per noi sei già un esemplare unico, che rischia l’estinzione. >> disse Rose.
<< perché lui si e noi no? >> chiese Emmett, mettendo il broncio.
Parlò Alice: << perché lui sa ancora cosa sia il romanticismo, che non è quel movimento culturale nato in Germania! >> noi ragazze scoppiammo a ridere, e Carlisle soffocò una risatina con un colpo di tosse.
<< forza, andiamo in salotto. >> disse Esme, sorridente.
<< intanto che voi conversate, io vado a preparare la cena… >> << ferma lì! >> la blocco Jasper. << stasera cuciniamo noi! >>
<< tesori miei, grazie per il pensiero, ma non voglio morire avvelenata il giorno del mio compleanno! >> disse in tono gentile.
<< ma cosa pensi! Cucinano le donnine di casa Cullen. Noi apparecchiamo e assaggiamo le pietanze, ovviamente >> disse Emmett, risoluto.
<< vi sprecate proprio voi uomini, eh? >> canzonò Esme.
<< così si ritorna al discorso di prima. Avreste dovuto dire: ma no mamma! Abbi fiducia in noi! Anche se facciamo schifo, aiuteremo comunque quei tesori di Alice, Bella e Rose! >> esclamò Alice, incrociando le braccia al petto.
<< non siamo perfetti… >> sbottarono Emmet e Jazz all’unisono.
<< io si: io sono wonderful! E so cucinare! >> Edward non perse l’occasione di mettersi in mostra. Finalmente vedevo un sorriso sul suo viso d’angelo.
<< ma se il massimo che sai fare è una cioccolata? >> esclamai, rovinando la sua fama.
<< una cioccolata di cui tu vai pazza. E so fare anche il caffè! >>
<< oh, ma che bravo! >> lo presi in giro e lui di risposta mi fece una linguaccia. Ridemmo tutti di gusto. Quanto mi sarebbero mancati questi momenti...
Poi noi ragazzi andammo a cucinare. Era venuto tutto buonissimo, anche se la cucina era un vero disastro. Dopo aver aiutato gli altri a pulire, Edward non fece in tempo a dire che dovevamo prepararci, che quelle due maniache dello shopping mi avevano già rapita.
Prima che mi portassero via Edward esclamò: << preparatela velocemente! >>.
Mi misero un tubino blu scuro, che aveva solo una spallina. Ai piedi allacciai dei sandali a tacco alto, comprati per l’occasione- per me andavano bene anche gli altri che avevo su alla festa, ma erano categoriche su queste cose-. Mi truccarono leggermente con la matita e ombretto brillantato.
<< pronta! >> mi avevano sistemata in tempo record!
Mi misero addosso un cappotto lungo di Edward, per non far vedere come ero vestita. Il giubbotto era impregnato del suo odore buonissimo, continuavo ad inspirare, memorizzandone ogni sfumatura.
Bussarono. << è pronta? >> chiese Emmet dall’altra parte.
<< si! >> risposero all’unisono Rose e Alice. Cercando di non ammazzarmi, scesi le scale e senza farmi vedere da Esme, Carlisle e mio padre, uscii dalla villa. Edward mi aspettava sulla sua moto. Mi passò il casco. << grazie >>
<< pronta? >> domandò, sorridendo dolcemente.
<< no, sono ho paura di combinare un pasticcio >> confessai, agitata.
<< andrà bene, vedrai >> mi incoraggiò.
<< lo spero… >> mormorai tra me e me, salendo sulla moto.
<< dove è il locale? >> chiesi, mettendo il casco.
<< a Port Angeles. >> rispose e mi attaccai forte a lui.
La moto sgommò via, e in poco tempo fummo là.
Entrammo nel locale: era carinissimo. Si chiamava :‘Il crepuscolo’.
<< salve - disse Edward a quello che sembrava essere il proprietario – dobbiamo cantare noi, stasera. >>
L’omiciattolo sorrise e disse: << bene arrivati! Seguitemi, vi porto dietro al palco. >> Erano attrezzati bene!
Avevano pure un palco con dietro le quinte, fico! << tra qualche minuto arriveranno anche altre persone con noi… >> disse poi, Edward.
<< a che nome hanno prenotato? >> chiese l’uomo. << Cullen >>
<< bene, se volete scaldarvi un po’… >> e ci lasciò soli.
Sospirai. << calma Bella. Andrà tutto bene. E poi non è la prima volta che cantiamo per i nostri genitori… >> cercò di rassicurarmi.
<< hai ragione, ma è l’ultima… >> dissi, la voce incrinata per il pianto imminente. Lui mi abbracciò subito. << tranquilla… >> annuii, inspirando il suo buonissimo odore, tranquillizzandomi.
Dopo qualche minuto ritornò il proprietario: << sono arrivati >> ci informò. Ringraziammo, e una volta che si allontanò, mi tolsi il cappotto. Vidi Edward rimanere un attimo interdetto, e ciò mi lusingò. << wow… sei, sei bellissima… >> commentò, cercando di staccarmi gli occhi di dosso. Mi sentii avvampare.
<< signori e signore- cominciò l’uomo di prima, dopo che gli demmo il segnale di presentarci - questi due ragazzi sono qui per regalare una canzone a questa incantevole signorina che compie quest’oggi gli anni… direi che possiamo farle un applauso.- disse applaudendo a sua volta, insieme al pubblico. Sentii distintamente un “brava” di Emmet, e sorrisi- bene: Edward&Bella. A voi! >> seguì un applauso. Edward mi guardò negli occhi, e mi tese la mano, che afferrai.
<< per l’ultima volta >> dissi. Lui mi sorrise tristemente, e strinse di più la mia mano. Partì la base e andammo sul palco, sempre per mano.
Edward cominciò a cantare la nostra canzone .
(*when you look me in the eyes- nick jonas e selena Gomez).
I nostri occhi erano incatenati. In quel momento, sperai che capisse quanto lo amavo, che capisse che quella canzone era il mio modo di rivelargli i miei sentimenti. Ma chi avrebbe interpretato così la canzone, sapendo che eravamo amici, e ignorando che io lo amavo? beh, nessuno...
Non riuscivo a distogliere lo sguardo da quei meravigliosi occhi. Il rossore era permanente sulle mie guance. Edward mi tirò più vicino a sé.
Ormai a musica era dentro di noi, in ogni cellula, nel nostro cuore. Mi fece fare una giravolta, per poi ritirarmi a sé. Per un secondo la voce mi s'incrinò. Quanto avrei voluto che mi dicesse che mi amava in quel momento...
poi ripresi il contegno, non dovevo cedere. Non lì, non in quel momento. Altra giravolta.
Quando Edward mi insegnò a ballare – insegnatogli a sua volta da Esme- mi spiegò che la musica doveva diventare parte integrante di me, doveva entrarmi nelle ossa, e io dovevo solo lasciarmi andare. E così stavo facendo in quel momento: mi lasciai trasportare da lui e dalla canzone.
Ci ritrovammo a ballare. Sempre con un contatto, che fosse mano, che fosse un abbraccio. Quando anche l’ultima nota della canzone finì, io e Edward incrociammo i nostri sguardi, sorridenti e col fiatone.
Guardammo verso il pubblico, tenendoci per mano. Tutti applaudivano, molti si erano alzati in piedi, certi urlavano dei “bravi, bravi”, altri fischiavano.
Esme piangeva dalla gioia, e applaudiva, anche Carlisle aveva gli occhi lucidi.
Alice e Rosalie invece piangevano abbondantemente, saltando come delle bambine e applaudendo. Emmet e Jasper erano commossi, avevo visto una lacrima rigare la guancia di entrambi. Non si davano un contegno: fischiavano, urlavano, e applaudivano. Charlie aveva gli occhi lucidi, sia per tristezza che per felicità. Anche lui sapeva che sarebbe stata l’ultima volta che avrei cantato con Edward, e diciamolo: eravamo proprio usciti di scena nel migliore dei modi! lui mi strinse la mano, poi mi abbracciò. << l’ultima volta… >> sussurrò. Una sola lacrima traditrice mi rigò la guancia e lui l‘asciugò subito. Scendemmo dal piccolo palco e andammo a dare il vero regalo a Esme. Aprì il pacchetto, dopo essersi lamentata più volte dicendo che era troppo. Vide il ciondolo e le si illuminarono gli occhi. << aprilo! >> la incitò Edward. Lei lo fece e vide la foto che avevamo inserito all’interno: io e Edward abbracciati stretti che sorridevamo.
Li non sapevamo ancora che il destino ci avrebbe divisi.
Vicino alla foto c’era l’incisione: ti vogliamo bene mamma, E&B. Ci abbracciò di slancio. << grazie, ragazzi… è stupendo! > << auguri, mamma >> rispondemmo noi, sorridendo.
<< beh, ora è arrivato il momento di darti il mio regalo >> disse Carlisle, poi. Porse un sacchetto a Esme, che lo guardò confusa e un po’ contrariata per il dono. Esitante lo aprì, poi spalancò gli occhi.
<< Parigi?! Oddio! >> esclamò lei.
<< pronta per partire? >> chiese Carlisle, ridacchiando.
<< ma… ma … ora? Devo preparare i bagagli e… >>
<< abbiamo preparato tutto noi! >> la rassicurò Alice. Buttò le braccia al collo del marito e si baciarono con passione.
<< ehy, ehy! Aspettate almeno di arrivare in albergo! >> esclamò Emmett. Tutti scoppiammo a ridere. Poi Accompagnammo Esme e Carlisle alla macchina.
<< buon viaggio! >> urlammo tutti, quando la macchina partì.
<< ehy ragazzi- fece Emmet- quest’anno una canzone, l’anno prossimo fate un musical? >> chiese scherzosamente. Ma io mi rabbuiai, così come Edward e Charlie.
L’anno prossimo... ci sarebbe stato un anno prossimo?
Le lacrime premevano per uscire, e il respiro mi divenne irregolare. Charlie mi strinse a sé. Ma non piansi, riuscii a trattenermi. Edward si allontanò velocemente, quasi correndo. Tutti lo guardarono straniti, tranne me e Charlie.
<< è ora di andare a casa >> disse piano Charlie. Dopo vari saluti, ognuno tornò a casa propria. Prima di salire in auto, però chiesi a Alice di avvertirmi quando Edward sarebbe tornato. Nemmeno il tempo di cambiarmi, che mi addormentai subito.
POV EDWARD
Ero scappato via, senza spiegare niente a nessuno. Anche se Charlie e Bella se lo erano immaginati. Emmet voleva far ridere, ma a me veniva da piangere. Perché io sapevo quello che loro, i miei fratelli, ignoravano. Qualcosa di doloroso e devastante.
Dopo aver girato a vuoto, guidai la moto fino a casa Swan, come di mio solito. Quando non riuscivo a dormire, o qualcosa mi turbava,o semplicemente perché avevo voglia, andavo a osservare Bella dormire. Mi incantavo ad ascoltare i suoi segreti nascosti, rivelati nel sonno. Adoravo sentire il ritmo del suo respiro, mi calmava… quando dormiva aveva un’aria così pacifica, pareva una bambina... mi arrampicai su Alfred, l’albero, davanti alla sua finestra.
Ormai ero pratico a salirci, lo facevo quasi sempre. Aprii la finestra senza troppi problemi, entrai e mi sedetti sulla sua sedia a dondolo. Era così bella, la mia piccola Sweetie…
<< E…. Edward…. >> sussurrò. << Edward…- disse ancora, e un sorriso si disegnò sulle sue labbra- resta… con me… >>. Sapevo già cosa stava sognando, e come sarebbe finito.
<< Edward!- la sua voce era spaventata e sofferente, il sogno stava diventando l’incubo che tormentava Bella nell’ultimo periodo - dove sei? Edward…. >> << Edward! Edward! >> mi continuava a chiamare, era spaventata. << Edward torna qui! Ti prego! Non ti vedo! >> si agitava .<< Edward!- era sollevata, ma in un attimo quella felicità si tramutò in terrore, come sempre - no!! No, ti prego! Lascialo! No! Edward, non andare!- scoppiò a piangere- ti prego… ti prego… torna… >> mi avvicinai al suo letto, e cominciai ad accarezzarle la testa. Le asciugai le lacrime << Edward… arrivo… sto arrivando… aspetta!! No Edward!! Noooooo!!! >> e si svegliò di soprassalto.
<< ehy… >> mormorai, per rassicurarla, ma sussultò.
<< Edward! >> mi buttò le braccia al collo e scoppiò a piangere.
<< ancora quell’incubo… >> sussurrai, accarezzandole la testa. Lei annuì: << ma… cosa ci fai qui? >> domandò, allontanandosi per guardarmi in viso.
<< faccio quello che faccio di solito, quando sono triste o inquieto… vengo a vederti dormire. >> dissi con nonchalance.
<< di solito? >> ripeté, incredula.
<< già >> sorrisi. Mi immaginai lei arrossire, e potevo giurare che l’avesse fatto. << non mi sembra una cosa molto interessante… >>
<< tutt’altro. È molto interessante… i tuoi monologhi soprattutto >>
<< cosa? Cosa dico?! >> domandò allarmata.
<< tranquilla, in questo periodo fai solo quell’orribile incubo… comunque mi ricordo che una volta hai sognato di riempire di nesquick Becky, la ‘capitan oca’… non ti dico che risate quella sera. Ho rischiato di svegliare tuo padre! Dovevi vedere che sorriso sadico avevi disegnato sul volto! E quello che dicevi! “ ha ha ha, oca!!! Ti riempirò di nesquick fino a che non ti uscirà il cioccolato dalle orecchie!!” avevi detto. – ridacchiai al ricordo.- ma cosa ti aveva fatto?>>
<< sinceramene non ricordo, però centrava il cioccolato... >> risi ancora.
<< e un’altra volta continuavi a ripetere: “ Mike newton, odioso, spocchioso, brufoloso!! Bleah!!” e facevi di quelle smorfie! >> quella sera ero estremamente felice e compiaciuto. Rise sommessamente, e le accarezzai una guancia.
<< sei più calma, ora? >>
<< si… sai che se Charlie ti trovasse qui, cambierebbe l’idea che si è fatto su di te in tutti questi anni? >> scherzò.
<< oh, ne sono certo… ma fortunatamente non mi ha mai beccato, e non penso che in questo momento farebbe storie… >> mi rattristai al pensiero.
<< ehy - toccò a lei passarmi una mano sul viso- tranquillo… >> mi disse, con voce rotta. Stava per piangere, di nuovo. Si spostò di lato.
<< vieni >> mi disse, picchiando sul letto la mano. Mi sdraiai accanto a lei, e le passai un braccio dietro al collo, facendola accoccolare sul mio petto. Le accarezzavo la testa. << mi mancherai… >> le sussurrai.
<< anche tu… Edward…. come farò senza di te? >>
<< mi chiedo lo stesso >> ci addormentammo così, uno abbracciato all’altra.

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Capitolo 10
*** Rivelazioni dolorose ***


POV BELLA
Lunedì…
Era giunto il momento della verità: come l’avrebbero presa? Si sarebbero arrabbiati?
Era la prima volta che mi sentivo così debole, così fiacca. Era come se non mi sentissi, come se non ci fossi. Trasparente, evanescente... troppo affaticata per riprendere le redini della mia vita.
Mi sentivo sporca, in colpa, come se avessi fatto un reato. Tutte le insistenze di Edward mi stavano facendo sentire in colpa in quel momento. Perché, diamine, perché tutto sembrava andare in controcorrente a quello che io desideravo? Non riuscivo a trovare una risposta che potesse essere quella giusta.
Quella mattina mi svegliai mogia, triste, e benché avessi dormito molto, ero stanchissima. E dato che il mio umore, molte volte, andava di paripasso con il tempo- che quel lunedì era orribile-, quel giorno ero ancora più giù.
Chissà perché in questi momenti c’è sempre brutto tempo; forse voleva deprimermi ancora di più.
Appena finii di allacciarmi le stringhe delle scarpe, sentii il clacson della Volvo di Edward avvisarmi del suo arrivo. Senza l'entusiasmo che disolito mi animava, m'incamminai verso l'auto velocemente per non lavarmi.
Partì appena chiusi la portiera, alla massima velocità. Appoggiai la testa sulla portiera, osservando fuori dal finestrino.
Pioggia, pioggia, pioggia...
<< quando hai intenzione di dirlo? >> spezzò quel silenzio, divenuto quasi assordante.
<< oggi pomeriggio, a casa tua, se per te va bene… >> annuì, senza distogliere l'attenzione dalla strada. Lo sentii sospirare. Mentre guidava per la Forks high school, io lo osservavo. Cercai di memorizzare la sua figura - come se non la ricordassi già perfettamente- , in modo da imprimere la sua immagine nei miei ricordi.
Ventiquattro ore e non l’avrei più visto, solo ventiquattro ore e non avrei più potuto sentire la sua voce, ventiquattro ore… e tutto sarebbe finito…
Come se non fosse mai esistito, come se tutto questo fosse stato solo un bellissimo sogno, da cui purtroppo dovevo risvegliarmi.
Ma il ricordo vivido degli angeli del sogno, sarebbe rimasto impresso nel mio cuore. Sarei stata male, perché avrei avuto nostalgia del bel sogno e delle persone che lo popolavano.
Arrivammo a scuola.
Salutai i miei fratelli, come facevo solitamente, senza dare nell’occhio.
Però in quegli abbracci, in tutte le parole che dicevo, c’era un significato alternativo, che avrebbero capito solo dopo.
Edward se ne stava in disparte a osservare, silenzioso. Probabilmente era arrabbiato con me perché non avevo detto subito agli altri la verità. Ma non me l'ero sentita di rovinare la festa a Esme, né tantomeno passare i miei ultimi giorno a Forks con tutti con il muso.
Andai da lui, e mi piazzai di fronte, guardandolo. << sei arrabbiato con me >> dedussi.
<< no, non è vero >> rispose, atono.
<< certo,certo >> commentai, tra me e me. Feci un passo indietro, per andare mia, ma mi richiamò.
<< Bella, sono arrabbiato con me stesso, non con te. C'entri, ma di riflesso. >> mi spiegò. Non capii molto, era così criptico quando rispondeva. Ogni volta che mi parlava, era come se lasciasse qualcosa in sospeso, come se avesse da aggiungere ma lo tenesse per sé.
<< non preoccuparti stellina, mi passerà… un giorno… >> disse, facendo un sorriso amaro.
<< non sono ancora tranquilla… >> dissi, diffidente. Lo scrutai attentamente, cercando quella verità nascosta.
<< sei irrecuperabile. >> disse sorridendo, ancora. Un sorriso falso, tirato, d’obbligo: non era un sorriso spontaneo, di quelli che gli illuminavano gli occhi. Potevo scommettere il mio adorato pick up, che non sarebbe riuscito a fare un suo bellissimo sorriso sghembo, nemmeno con tutta la sua forza di volontà e la sua dote di attore. Ed Edward era un bravissimo attore, ed un ottimo persuasore.
<< anche tu. - dissi - Edward… >>
<< dimmi >> sospirò lui, guardandomi negli occhi.
<< con me non fare sorrisi falsi: è meglio se non li fai proprio. >> dissi, e lui annuì.
<< bene >> continuai. La campanella suonò, e insieme agli altri entrammo nell’edificio.
POV EDWARD
Mancavano poche ore: poche ore, e sarei morto di dolore.
Poche ore e l’avrei persa, per sempre.
Poche ore e non avrei mai più potuto vederla, abbracciarla, accarezzarla, consolarla… Non avrei mai più sentito il suo dolce profumo, o incrociato quei due occhi marroni, profondissimi, così espressivi…
Non avrei più potuto stuzzicarla, ridere con lei, fare lunghe chiacchierate, o fare chilometriche passeggiate, in cui dovevo controllare ogni suo passo, se non la volevo ritrovare per terra.
Poche ore, e non sarei stato più l’unico a soffrire così…
Che egoista, non volevo essere l’unico a soffrire.
Perché pensavo di essere l’unico a soffrire, qui. Ed egoisticamente pensavo di essere quello che soffriva di più: ma non era così. Charlie sicuramente soffriva più di me, per esempio. Avrebbe perso sua figlia.
Bella,…Bella avrebbe sofferto di più ancora: lei perdeva un’intera famiglia, gli affetti a lei più cari…
<< Edward, cos’hai? >> mi chiese Alice, durante l’ora trigonometria.
<< nulla… >>
<< non mi pare. Edward, non prendermi in giro. >> insistette.
<< nulla, ho detto. >> dissi brusco. Probabilmente la offesi…
Bene, stavo facendo del male a Alice, anche. Non chiese più nulla per tutta l’ora.
La giornata scolastica finì troppo velocemente.
Verso le tre del pomeriggio, sentimmo il decrepito pick up di Bella parcheggiare di fronte a casa nostra. C’eravamo tutti: nessuno si sarebbe salvato.
Mi sedetti in un angolo buio del grande salone di casa mia, per terra.
Alice e Esme si fiondarono ad aprire. << ciao tesoro! >> esclamarono in coro.
" ciao…" sentii dire da Bella, con voce atona.
Emmet e Jasper avevano interrotto una partita a scacchi con l’arrivo della loro sorellina. Carlisle, aveva chiuso il libro di medicina che stava leggendo. Rose, che aveva sentito il rombo del motore dell’auto di Bella, si era fiondata giu dalle scale.
<< come è andato il weekend? >> domandò Bella, mentre entravano nella stanza.
<< magnificamente! è stato tutto così romantico, così perfetto… >> disse Esme, con occhi sognanti, al ricordo dei momenti passati a Parigi. Mia madre accarezzò la testa a mio padre, che le sorrise amorevolmente.
Poi l’attenzione tornò su di Bella: << io…- prese un respiro- sono venuta oggi… p- per dirvi una cosa… >> disse lei, con voce tremante. Ebbi l’impulso di alzarmi ed abbracciarla, ma lo repressi.
<< dicci, cara… >> Esme era già preoccupata, a lei non dfuggiva nulla.
<< io... mi, mi trasferisco… so-sono venuta per salutarvi… >> sussurrò, a capo chino.
<< cosa?! >> esclamarono Emmet e Jasper all’unisono, esterrefatti. Esme aveva sgranato gli occhi, Carlisle e Rosalie si erano pietrificati. Alice mi guardò attentamente, poi riportò lo sguardo su Bella. << non è possibile… >> sussurrò la folletta.
<< non puoi… non puoi lasciarci… >> aggiunse Rosalie. Il mio cuore si sbriciolava, e a Bella sfuggì un singhiozzo.
<< da quando lo sai? Quando parti..? >> chiese Alice, con tono accusativo.
<< lo so da lunedì sera, parto domani… >> disse Bella, con voce rotta.
<< perché non ce l’hai detto prima Bella… perché?! >> urlò Alice piangendo , scuotendola per le spalle. Bella non reagiva, piangeva e basta. << volevo vedervi felici, prima che partissi… volevo ricordarvi felici, col sorriso… volevo passare gli ultimi giorni qui, con voi sereni… e non volevo rovinare il compleanno a Esme…>> sussurrò.
Alice era crollata a terra, in un pianto isterico. Rosalie non stava meglio, tra le braccia di Emmet.
Jasper probabilmente non aveva ancora chiaro tutto, perchè se ne stava seduto sul divano con sguardo perso nel nulla.
Anche il mio cervello aveva recepito quelle informazioni a rallentatore. Io almeno avevo avuto il tempo materiale per assimilare la dolorosa notizia.
Jasper scattò in piedi, come scottato, e diede un calcio al divano su cui era seduto prima.
<< te ne vai… - fece una risata isterica, sembrava pazzo- non puoi… non puoi Bella… così ci fai male, molto male, Bella…tu… sei parte della nostra vita… >> aveva cominciato a piangere anche lui.
Esme era distrutta, piangeva, piangeva, i singhiozzi fortissimi le scuotevano il petto. Carlisle la abbracciava, piangendo silenziosamente.
Bella singhiozzava, in piedi al centro della stanza, consapevole o no, di starci rovinando la vita.
Piangeva lacrime di dolore, come quelle che piangevano Alice, Esme, Rosalie, Jasper, Carlisle e Emmet.
<< non è possibile, diamine! Ditemi che un incubo… voglio svegliarmi, voglio svegliarmi! >> urlò Emmet, isterico.
Esme poi, si staccò da Carlisle, e abbracciò Bella. << domani perderò una figlia… >> disse piangendo e Bella la strinse di più. Tutto quel dolore… Bella probabilmente si sentiva terribilmente in colpa.
<< ti voglio bene, mamma Esme… >> disse tra le lacrime e i singhiozzi.
<< anche io tesoro… anche io… >> Rosalie scivolò dalle braccia di Emmet, e si unì all’abbraccio di Esme e Bella. Lo fece anche Alice. Poi anche Carlisle, Jasper e Emmet. Io rimanevo in disparte, con la testa tra le mani, disperandomi: la mia vita finiva quel giorno.
<< mi mancherete… >> mormorò.
<< anche tu ci mancherai piccola… >> disse Carlisle, rispondendo per tutti. L’abbraccio di gruppo si sciolse, Rose, però l’abbracciò ancora, piangendo sulla sua spalla. << ti vorrò sempre bene, sorellina… >> le disse.
<< anche io Rose… >> quando sciolse l’abbraccio, fu il turno di Carlisle, poi quello di Jasper.
<< piccola… sarai sempre la mia eterna sorellina… se ti dovesse succedere qualcosa, sai chi chiamare per spaccare la faccia a quell’animale che ti ha fatto soffrire. >>
Bella sorrise, poi rispose:<< lo farò… Jazz… >> si lasciarono.
Emmett la prese per i fianchi Bella e l’alzò: << scricciolo… ho scoperto cosa ti faceva soffrire… fa soffrire anche me, ora… diamine, quanto mi mancherai… ti voglio bene sorellina, non ti scorderò mai… >>
<< neanche io, Emmet. Ti voglio bene… >> si strinsero maggiormente, poi la fece scendere.
Alice le getto le braccia al collo: << Bella… >> mormorò. A Bella sfuggì un singhiozzo più forte.
<< Alice… >>
La folletta l’allontanò di poco per guardarla negli occhi. << non mi dimenticare Bella. Non farlo mai. Promettilo… >>
<< mai Alice… te lo prometto, non ti dimenticherò. Saremo amiche per sempre. >>
<< per sempre… >> ripeté Alice.
<< Bella… perché vai via, non puoi dire di no? >> chiese poi, speranzosa.
<< lunedì sera mia madre mi ha telefonato, chiedendomi se ero pronta per la partenza, ma io non ne sapevo nulla. Charlie era già d'accordo, e non mi ha detto nulla. Mi ha spiegato che lei e Phil si trasferivano… non…ricordo bene dove… e mi ha detto poi che io dovevo partire con lei, che Charlie lo sapeva e che era d’accordo che passassimo del tempo insieme… io e lei… perché dopotutto io avevo sempre vissuto a Forks, e non ero mai stata con mia madre… >>
<< ma tu potevi rifiutare!! >> esclamai, scattando in piedi. Lei mi guardò, il viso contorto dal dolore, e ora anche dalla rabbia.
<< tu cosa avresti fatto, cosa avresti detto?! Eh?! 'No grazie'?! Non credo… io, mia madre, la vedo poco e niente. Se tu e Esme non vi vedeste quasi mai, rifiuteresti di passare del tempo con lei perché egoisticamente preferisci non soffrire?! >> rimasi in silenzio, poi dissi: << ma così fai soffrire anche noi… non soffri solo tu. >>
<< sai…vorrei dirti che il mio mondo non ruota intorno a voi, a te soprattutto. Ma mentirei… voi siete le persone a cui voglio più bene al mondo, siete la mia famiglia… ma anche Renèe fa parte della mia famiglia, e non voglio farla soffrire… Come non vorrei far soffrire voi… >>
<< ma se rimani qui, chi soffre sarà solo una persona… se parti, le persone che staranno male saranno molte di più… io, Esme, Carlisle, Emmet, Alice, Rose, Jasper, Charlie…è tuo padre diamine! Ti ha cresciuta lui, dopotutto! Se tu non volessi separarti da lui, lei non potrebbe mai fartene una colpa! Lei ha lasciato tuo padre, lei se ne è andata! E poi soffrirai anche tu andandotene. >> dissi, anzi urlai, sputando le parole con rabbia e dolore, avanzando verso di lei di un passo piuttosto lungo.
<< ma questo è essere egoista! Mettere in primo piano la mia felicità, e trascurando il dolore altrui! Soprattutto quello di mia madre! E mio padre era d’accordo! >> avanzò di un passo verso di me, alzando la voce come avevo fatto io.
<< ma ci soffre pure lui! Non vorrebbe che te ne andassi! E non è essere egoisti, ma umani! E se te ne vai, trascuri il nostro di dolore! Non so se ti rendi conto di quanto tu sia essenziale nella nostra vita, Bella! >> calcai bene la parola 'essenziale', perché era vero. Soprattutto per me, lei era come la mia aria.
<< ragazzi… >> mamma cercò di placare le acque, ma non l'ascoltammo. Io e Bella ci guardavamo in cagnesco, ma i nostri occhi trasparivano tutto il nostro malessere.
<< tu non capisci proprio niente… sei così cieco… >> mormorò, tra le lacrime. Rimasi di sasso: io ero il cieco?
Eppure era lei che non s'accorgeva dell'immenso sentimento che provavo nei suoi confronti. Ma perché ero cieco? Non riuscii a formulare la domanda, che lei m'interruppe.
<< devo andare, addio… >> uscì dal salone, e poi dalla casa. Il fracasso del motore del pick up si affievoliva, man mano che Bella si allontanava dalla nostra casa, da noi, da me, per sempre…
Come un automa, andai in camera mia, chiusi la porta e mi lasciai andare sul pavimento. Ma non piansi.
<< Edward… >> la voce di Alice, resa più bassa e roca dalle lacrime, mi chiamò. Mi si avvicinò cautamente, come se avesse paura della mia reazione. Ma quello che voleva fare, era quello di cui avevo bisogno: mi abbracciò forte, consolandomi, come solo una sorella sapeva fare.
Il piccolo corpicino di Alice era scosso da violenti singhiozzi, e mi venne da pensare che quei sussulti potessero romperle qualcosa. Mi sembrava quasi più fragile di Bella.
Quasi…
Alice aveva i tratti più delicati, era più minuta, ma era più… beh, era meno, ecco.
Bella si faceva male spesso, molto spesso. All’ospedale ormai tutti le erano amici, l’infermiera della scuola ormai la conosceva come le sue tasche: c’era anche una certa complicità tra le due.
In un modo o nell’altro, Bella era capace di fracassarsi qualcosa. Non capivo come potesse
Era capace di inciampare su una superficie perfettamente piana e liscia, senza ostacoli… Era incredibile. Era lei.
E Bella domani sarebbe partita, e io non avrei potuto proteggerla come avevo sempre fatto. Se si fosse fatta male, io non sarei stato li ad aiutarla. Avrebbe dovuto cavarsela da sola, senza me, il suo angelo protettore - così mi chiamava.
Ma perché continuavo a pensare a lei? Sapevo che mi faceva male, ma ogni cosa che succedeva, in un modo o nell’altro me la ricordava. Era incredibile quanto l’amassi, quanto lei fosse il mio pensiero costante, tutti i giorni, tutte le ore, sempre, in ogni secondo.

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Capitolo 11
*** Partenza ***


CAP 10 PARTENZA
POV BELLA.
Scappai fuori da casa Cullen, in lacrime. Partii alla massima velocità del mio mezzo, diretta a casa mia. Sapevo che non avrei dovuto guidare, con gli occhi appannati e in questo stato, ma non potevo fare altro.
Arrivai a casa e mi fiondai in camera mia. Distrutta, mi mi rannicchiai sul mio letto.
I singhiozzi mi scuotevano barbaramente, e le lacrime non volevano smettere di rigarmi le guance.
Ma cosa credeva Edward? Come poteva solo pensare che avrei potuto rifiutare un invito di mia madre? E cosa credeva, che io non sapessi che avrebbero sofferto pure loro?
Mi credeva così insensibile, dunque?
Lo facevo per mia madre, ma anche per loro. Avrei tolto un enorme fardello da portare dal cuore di tutti, partendo. Mi sarei tolta dai piedi, avrei tolto loro la sofferenza. Ad Edward soprattutto.
Perchè sapevo che ci stava male, lui odiava non potermi aiutare. E così facendo, l'avrei solo lasciato in pace.
Mi avrebbero dimenticato, prima o poi.
E in cuor mio, speravo che la distanza mi facesse dimenticare Edward.
Ma sapevo che era un’ardua impresa; forse anche impossibile. E probabilmente fallita ancora prima di iniziare. Nessuno dimenticava Edward Cullen, dopo che l’aveva visto una volta; figuriamoci chi lo conosceva…
E io che n'ero innamorata, ero destinata a portare il suo ricordo a vita? Probabile...
Senza contare che l'avevo pure baciato... Non riuscivo a togliermi dalla testa tutte quelle emozioni che avevo provato, e che volevo ancora e ancora provare. Era peggio della droga, ne ero diventata dipendente completamente. Ero dipendente da lui. E non avrei dovuto esserlo, perché da domani sarebbe cominciata la disintossicazione. ù
Piansi tutta la notte. Più volte Charlie era venuto a consolarmi, a consigliarmi di dormire, ma niente.
Le lacrime mi impedivano di chiudere gli occhi. O forse, era il mio inconscio che non voleva accettare il fatto che mi separassi da ciò che più caro avevo al mondo.
La sveglia suonò, ma io ero gia sveglia.
Mi feci una doccia piuttosto lunga, egoisticamente volevo posticipare il più possibile la separazione da mio padre.
Mi preparai e scesi giù.
Papà era già pronto per scortarmi all’aeroporto. Aveva gli occhi rossi e gonfi, sotto cui vi erano delle profonde occhiaie. Aveva pianto e lo abbracciai forte, per consolarlo.
<< sicuro che vuoi che parta? >>
<< no, non sono sicuro… >> esalò, e gli sorrisi tristemente. Gli baciai una guancia: << coraggio, è tardi >>. Durante il tragitto in auto, riuscii ad appisolarmi anche se per poco.
Quanto arrivammo all’aeroporto era quasi il momento di salire a bordo.
Abbracciai forte mio padre: << mi mancherai tantissimo, papà… >>
<< anche tu Bells… ricorda che se vorrai tornare, io sarò qui a prenderti. Basta uno squillo. >> disse con le lacrime agli occhi. Io piangevo: << certo papà… ti voglio bene… tanto… >>
<< anche io tesoro >>
La prima chiamata del mio volo risuonò nella struttura. Dovevo separarmi da mio padre, ma non ne avevo assolutamente voglia, e nemmeno lui sembrava averne.
<< devi andare >> disse, dopo qualche secondo.
<< okay, ciao papà. >> tentennante, mi separai da lui. M'incamminai incerta verso la porta d’imbarco.
<< chiamami! >> urlò mio padre.
Io mi voltai:<< va bene >> risposi urlando a mia volta, per farmi sentire oltre al frastuono.
Feci un saluto con la mano, e un sorriso tirato. Mi girai nuovamente e avanzai passo dopo passo verso quello che avrei volentieri definito l'inferno.
I miei piedi erano pesanti, macigni immensi da alzare; lottavo contro il mio istinto: volevo correre di nuovo da mio padre e dirgli che non partivo più; volevo correre a casa Cullen, e urlare loro che sarei rimasta.
Ma non potevo farlo.
Un altro passo, un altro… Il mio futuro s'avvicinava, anzi la mia fine...
<< Bella..! >> feci in tempo solo a voltarmi, che lui mi abbracciò.
Lo strinsi forte, per sentirlo vicino.
Piangevo disperatamente: ora si che non avrei più avuto la forza per partire.
<< Edward… >> mi allontanò per guardarmi negli occhi.
La seconda chiamata del mio volo risuonò nello stabile immenso.
<< devo andare… >> mormorai.
<< aspetta: tieni… >> mi mostrò un ciondolo in argento, a forma di cuore spezzato a metà, poi me lo diede.
<< giralo >> e lo feci. C’era incisa una scritta: più della mia stessa vita.
Poi mi fece vedere un ciondolo uguale:<< io ho l’altra metà, con il resto della frase… >> mise i ciondoli vicino per formare un cuore.
Non mi disse cosa c’era inciso sul suo, ma non mi interessò.
Poi avvicinò i nostri visi, e le nostre bocche vicinissime. Ma alzò il mento e mi baciò la fronte.
<< ricordati di me… >> mi disse.
<< non potrò mai dimenticarti >> e realizzai fosse la verità. Mi strinse ancora in un abbraccio.
<< avevo paura di non farcela… di non riuscire a salutarti…e a chiederti scusa per ieri… >>
<< non devi, stai tranquillo... >> asciugai le sue lacrime, e lui fece lo stesso con le mie.
Gli occhi erano incatenati, verdi nei marroni, e viceversa.
Senza che potessi rendermene bene conto, mi prese il viso tra le mani e appoggiò le sue labbra sulle mie.
Perché lo faceva?
Ma comunque ricambiai.
Era l’ultima occasione, tanto non l'avrei più rivisto.
Il bacio era sempre dolce, ma meno timido del primo. Traspariva tanta disperazione, quanta sofferenza e sentimento.
Intrecciai le dita nei suoi capelli, e lui mi strinse più a sé.
Piangevamo entrambi, disperati.
Quelle emozioni potentissime e devastanti mi inondarono.
L’ultima chiamata del mio volo ci fece staccare.
Ci guardammo negli occhi un’ ultima volta.
Nell'istante in cui io mi voltavo, lo fece pure lui, e sfrecciò via.
Io mi imbarcai, con la certezza che questo bacio sarebbe stato ancora più devastante dell’altro, perché l’avevamo voluto entrambi, e nessuno ci aveva obbligati.
Ma cosa significava?
Arrivata a Phoenix, trovai mia madre e Phil.
Dopo una piccola pausa, dovemmo risalire sull’aereo.
Il viaggio sarebbe stato molto lungo. Tenevo l’mp4 nelle orecchie, cercando di calmarmi con le note di “Claire de lune” di Debussy. Ma mi facevo ancora più male, perché quella era la nostra canzone, quella di me e Edward. La mia e la sua composizione preferita. Finita quella, partì la mia ninna nanna, quella che aveva scritto per me Edward. Faticai a trattenere le lacrime…
Perché lo stavo facendo?
Forse Edward aveva ragione, potevo dire no. Ma non l’avevo fatto. Avevo preferito fuggire.
Codarda!
Diceva la voce nella mia testa.
Stupida!
Certo, non bastava il dolore a devastarmi, ora c’era la mia coscienza che mi insultava.
Stavo davvero impazzendo. Mi sentivo davvero male. Mi pentivo di aver detto di si, quella sera…
Ancora una volta Edward aveva ragione, avrei potuto, ma non l’avevo fatto.
Era una decisione difficile, importante, dolorosa…Sapevo che avrei sofferto, ne ero consapevole, ma speravo… che non fosse così.
Mi ero aggrappata con tutte le mie forze ad una debole, fioca speranza… troppo piccola per sostenermi. E anche quella speranza era stata distrutta dal peso della mia disperazione. Soffrivo tanto, per tante cose: soffrivo perché Edward non mi amava…
Ovvio…
Soffrivo perché ero lontano da casa, distante da mio padre…
Potevi dire di no, Bella. Potevi. Ma ora è troppo tardi…
Soffrivo perché ero lontano da Alice, Emmet, Rose, Jazz, Esme, Carlisle…
È colpa tua. Se dicevi di no, a quest’ora saresti stata al centro commerciale con quelle due pazze di Alice e Rose, a provare chissà cosa che ti avrebbero scelto loro. Avresti potuto essere con Edward a cantare alla radura… avresti potuto sfidare Emmett a una gara all’ultima battuta… avresti giocato una partita a scacchi con Jazz, all’ultima mossa… ma tu hai detto SI! E ora stai male! Potevi dire di NO,ma non l’hai fatto! é colpa TUA se ora sia tu che loro state male!
Soffrivo perché ora ero lontano da Edward…
Lui te l’aveva detto, Bella. Edward ha sempre avuto ragione, e tu? Tu non l’hai ascoltato...
Mi voltai verso mia madre, che aveva un sorriso beato e felice sul viso.
È vero, potevo aver sbagliato tutto, ma avevo fatto felice come non mai mia madre, e questo non mi faceva sentire un mostro insensibile…
La notte non chiusi occhio. Riuscivo solo a piangere silenziosamente.
Lacrime, che ancora una volta, avrebbero dovuto essere liberatorie, ma mi distruggevano ancora di più… lacrime che con me, avevano versato tutte le persone che amavo.
Quando arrivai in Australia, non vidi molto, perché mi assopii.
Ma il paesino in cui abitavo, nei pressi di Sidney, mi repelleva. Non era Forks.
La casa non mi piacque a prima vista. Non era casa mia.
L’auto che mi avevano regalato, usata anch’essa, mi faceva pena. Non era il mio pick up.
La mia camera l’avrei detestata sempre: troppo grande, mentre la mia a Forks, nella sua piccolezza era perfetta. Mancavano tutte le cose a cui ero legata, in primis la sedia a dondolo di quando ero bambina, che Edward adorava quanto me. Anche a lui non sarebbe piaciuta. "Sciocca, non la vedrà mai!" mi sdraiai e poco dopo mi addormentai. Sognai un angelo dagli stupendi occhi verdi, dai capelli castano-ramati , che aveva un sorriso bellissimo, di cui ero innamorata persa. Quando mi svegliai, piu stanca di prima anche, andai alla mia finestra. Aprii le ante e la vista più bella che avessi mai ammirato si mostrò in tutto il suo splendore: la chioma di un albero in tutta la sua rigogliosità. Bello...
Anche a forks avevo un albero davanti alla mia finestra, ma data la temperatura fredda della mia amata cittadina, era quasi sempre spoglio. Edward l'aveva rinominato 'Nostro' e lo chiamavamo 'Alfred' perchè era al freddo... sorrisi. Avevo riso come una matta quel giorno...
"<< adoro quest'albero! >> aveva detto Edward, appoggiando una mano sulla corteccia rugosa della pianta.
<< perchè? >> domandai, divertita dall'espressione orgogliosa che aveva quando guardava l'albero di fronte alla mia finestra.
<< perchè grazie a lui posso raggiungere piu velocemente la tua stanza! >> avevo alzato il sopracciglio, scettica.
<< ehi, per le emergenze è comodissimo! Pensaci: la tua casa prende fuoco. Charlie non c'è, e io corro qui. Ma la porta di casa è chiusa a chiave! Allora salgo su di lui- disse picchiettando il tronco - e mi catapulto nella tua stanza. Ti prendo in braccio e risalto sulla pianta. >>
<< guarda che non sei superman...! >> cercai di smorzare il suo entusiasmo, ma il sorriso compiaciuto non abbandonava il suo viso.
<< ma certo, noi siamo Super Eddy e il suo compagno di salvataggi, Alfred l'albero!! >>
<< Alfred? >> e scoppiai a ridere.
<< certo! >> sorrise, guardandolo.
<< e perchè l'hai chiamato proprio così? >> domandai, divertita.
<< beh, Alfred ... è AL- FRED >> e scoppiammo a ridere."
Da qui, Alfred l'albero al freddo. Mi ritrovai con le guance umide, avevo pianto, e non me n'ero nemmeno accorta.Si poteva star peggio? Le asciugai, poi decisi di farmi una doccia. Guardai l'ora: erano le 7 di mattina.
Dopo essermi preparata scesi di sotto. << ehi, gia in piedi? >> domandò mamma, appenna entrai in cucina, attirata dal profumo di caffè.
<< quando eri piccola, mi ricordo che era difficile svegliarti... >> disse sorridendo. Beh, fino a una settimana fa ero un ghiro. Ricambiai il gesto con un sorriso tirato, ma non poi così falso.
Non avevo molta voglia di sorridere, ovviamente, ma non mi dispiaceva poi tanto dimostrarle un po' di affetto.
<< oggi vuoi andare a scuola o preferisci riposarti ancora un po'? >> rimanere a casa voleva dire farmi andare alla deriva dai ricordi.
<< vado a scuola! >> annunciai, sedendomi al tavolo. Feci colazione, poi Renèe mi accompagnò a scuola.

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Capitolo 12
*** Possibility ***


POV Edward

Bella se n’era andata.
La mia Bella. L’avevo persa, le avevo detto addio. Forse per sempre.
Mi aveva lasciato senza una risposta, e con altre mille domande. Le avevo dato il ciondolo, ce l’avevo fatta. Quel giorno le avevo donato il mio cuore, la parte di me che doveva avere, quella che le apparteneva di diritto.
Ma lei non lo sapeva, non immaginava nemmeno cosa significava quel gesto. Non poteva nemmeno sognare il resto della frase, incisa sulla mia metà di ciondolo, quella più significativa.
Quella con inciso “ti amo”.
Lei non se lo immaginava nemmeno.
Però sapevo che il ciondolo l'avrebbe tenuto al collo. Lo speravo.
Ero masochista, però! L’avevo baciata, non ero riuscito a fermarmi. Ma lei aveva ricambiato, diamine.
Mi avrebbe potuto respingere, avrebbe potuto dirmi << idiota, che fai? Sei pazzo?!>> o cose del genere, avrebbe dovuto schiaffeggiarmi - e avrei meritato.
Ma no, lei mi aveva baciato con lo stesso impeto con cui, stupidamente, l’avevo baciata io. Come avevo potuto?
Dopo il bacio, ero scappato via. Codardo, si lo ero.
Stavo tornando a casa dall’aeroporto, diviso come in due: una parte di me, voleva tornare indietro, fermarla a costo di essere linciato dal resto dei passeggeri e dirle tutto; l'altra, quella razionale, mi faceva premere il più possibile l'acceleratore, riufiutandosi di ascoltare la parte stolta di me.
Niente e nessuno, probabilmente, mi avrebbe fermato, né sarebbe riuscito a convincermi di staccare il piede dal pedale, ora che la mia parte ragionevole stava vincendo. In pochissimo tempo raggiunsi Forks, e casa mia. Parcheggiata nel vialetto di casa c’ era un’ auto nera, lucida, bella, ma non badai a che modello fosse. Misi la Volvo nel garage, ed entri in casa.
<< sono tornato… >> dissi, senza entusiasmo.
<< Edward, vieni in salotto per piacere. >> mi chiamò papà, la sua voce aveva un tono che non avevo mai sentito.
Entrai nella grande stanza, con un cipiglio in volto. Cos'era successo, c'era qualcosa di male che avevo fatto?
C’era un uomo alto, secco , coi capelli lucidi, neri, tirati indietro. Gli occhi piccoli, vispi mi scrutavano attenti, le labbra tirate in un sorriso soddisfatto. Vestiva elegante, indossava uno smoking nero, con tanto di cravatta bordeaux. Le scarpe nere tirate a lucido contenevano un piede lunghissimo, in proporzione col corpo slanciato. Avrà avuto sui quaranta, massimo quarantacinque anni.
Non mi pareva uno molto affidabile, una persona buona. Anzi, la prima impressione fu quella di un uomo cinico, cattivo, che faceva tutto per interesse personale.
Mi chiesi che ci faceva in casa mia, e perché mio padre mi stesse facendo perdere tempo con questo tipo.
E poi non era un momento propizio per ricevere visite. Io mi consideravo in lutto: avevo perso la persona che amavo più al mondo, e con lei era morto il mio cuore.
Quell’uomo, che pareva un grissino coi vestiti, si alzò e mi porse la mano.
Dovevo proprio? Non ero proprio in vena di convenevoli e gentilezze.
<< ciao, tu devi essere Edward, giusto? Io sono James Bolton. >> Seguii i metodi della buona educazione, e strinsi la mano all'uomo. Dopotutto Esme mi aveva inculcato tutte quelle regole perché le rispettassi. E poi ero io, già di per me, una persona rispettosa ed educata. << si, salve. Mi chiedevo perché lei si trovi qui a casa mia. Sa, non è un buon periodo… >> dissi il più direttamente e più educatamente ciò che avevo da dire.
<< dritto al punto, eh? Mi piace. Comunque vi faccio le mie scuse per aver disturbato la vostra quiete >> se così si poteva chiamare…
<< in ogni modo, sono qui per parlarvi di una possibilissima carriera di Edward nel mondo della musica, a livello mondiale… >>

<< cosa? >> dicemmo tutti all’unisono, sconcertati. Non riuscivo a crederci.

<< si esatto. Dovete sapere che io ed altri miei colleghi eravamo presenti al locale “il Crepuscolo” la sera che vostro figlio, Edward, si è esibito. E devo dire che è considerato un talento unico e fuori dal normale, il suo. Io e i miei collaboratori ci siamo accordati, e abbiamo preparato un contratto per Edward. Sono venuto qui a mostrartelo, Edward. Se vorrai, il contratto è solo da firmare. >> finì il grissino, con un sorriso. Io ero shockato, non ci potevo credere: possibile che dopo una disgrazia, mi capitasse la cosa più bella del mondo?! Ero tentato di accettare, ma no… non potevo!
Bella se n’era andata, diamine! Sembrava quasi che non m’importasse nulla di lei, era un affronto alla sua persona!
<< mi disp… >> cominciai, pronto a rifiutare la proposta.
<< accetta. >> mi interruppe Alice.
<< cosa?! >> la voce mi uscì acuta, incredula. Guardai mia sorella, forse la partenza di Bella aveva compromesso il funzionamento del suo cervello.
<< ma Alice, io non me la sento di cantare, da solo poi… >>
<< facciamo così .– disse la folletta - Signor Bolton, noi siamo un gruppo. Cantiamo tutti e s… cinque. Se vuole, facciamo un’audizione, così magari se piacciamo, Edward non canterà da solo e potrà sfondare… >> disse risoluta la mia sorellina. << sempre che gli altri miei fratelli siano d'accordo con me. >> chiarì. Il grissino- avevo deciso che l’avrei chiamato così, da quel momento- ci pensò su. Prese il suo cellulare d’ultima generazione e compose un numero. << Matt. Sono James. Senti, ora non si parla più di solista ma di gruppo. Chiama gli altri, ora i ragazzi faranno un’audizione dal vivo. Trasmetterò tutto. >> si rivolse a noi :
<< suonate? >>
<< certo >> disse Emmett. Prendemmo gli strumenti: io tastiera, Alice chitarra come Rose, Jasper basso, mentre Emmet dovette fare vari viaggi per portare giù la sua batteria.
<< mmmh, attrezzati… >> disse tra sé il grissino. Prima di esibirci, chiamai i miei fratelli un attimo in cucina. << ragazzi, voi ne siete certi? Insomma, se non volete non siete mica obbligati >>
Alice mi zittì : << io voglio cantare. Per me è un modo di stare vicino a Bella. Se sfondiamo, lei ci vedrà e non si dimenticherà mai di noi. Non che dubitassi della sua memoria, però così la obblighiamo a tenerci con sé. >>
<< sono d’accordo con Alice >> disse l’orso.
<< allora siamo tutti dalla stessa opinione. >> fece Jazz.
<< e tu Edward? se non vuoi, faremo comunque tutto da soli. >> disse Rose, risoluta.
<< ovvio che sono con voi. >> sorrisi ai miei fratelli, anche se con sforzo . Congiungemmo le mani al centro, poi dicemmo: << tutti per uno… e uno per tutti!! >> e alzammo le braccia verso l'alto.
Tornammo in salotto. << ok, ci siete? >>
<< ancora un attimo >> dissi al grissino. << al posto suo canterete insieme, ok? >> spiegai a Alice e Rose. Loro annuirono, con sguardo triste. << per lei… >> disse Jasper.
<< ok, pronti! >> affermai.
<< cinque, sei, sette, otto! >> fece Emmet.
Cantammo “ All for one” . Sapevamo, ce ne accorgevamo, che non era la stessa cosa. Alla fine della canzone, il grissino aveva una faccia sconvolta, gli occhi fuori dalle orbite. << wow! Fantastici ragazzi! Davvero un ottimo lavoro, complimenti! >> ci disse. Mise il vivavoce. << salve ragazzi, io sono Victoria, un’altra collaboratrice. Vi devo fare i miei più vivi complimenti! Mi avete toccato l’anima! Qui c’è il delirio più totale. C’avete stregati, e poche persone ci riescono! Il contratto è già stato modificato. Complimenti, siete saliti a bordo! >>.

POV Alice

Eravamo piaciuti!
Questo voleva dire che potevamo comunicare a Bella tutto quello che volevamo attraverso la musica.
Avevo già un’idea per una canzone: per cominciare dovevamo farle capire che non l’avremmo dimenticata mai, che tenevamo molto a lei.
Ormai eravamo a bordo. Dopo che tutti i collaboratori di Bolton si complimentarono con noi, l’uomo si dileguò. Dovevo ammetterlo, mi metteva una certa ansia addosso, quel tipo. Edward andò in camera sua.
Noi sistemammo gli strumenti, poi andammo in cucina per mangiare.
Edward non volle scendere. << sta molto male… >> disse mamma. << più di quanto stiamo male noi… lui ne è innamorato: è completamente dipendente da Bella… più di quanto potessimo esserlo noi >> aggiunse, con sguardo perso.
<< sai bene quanto noi, che non possiamo fare nulla per lui… se volesse fare qualcosa per risolvere la questione, sai che l’appoggeremo in tutto… >> rispose papà.
<< lo so… ma è così brutto vederlo così giù… non sembra più lui… >> papà le prese la mano e le sorrise dolcemente.
<< spero di non aver peggiorato le cose con questa mia idea… >> dissi, mi sentivo in colpa…
<< no, Aly. Probabilmente l’hai solo aiutato.. così avrà qualcosa a cui pensare, che non sia Bella… >> disse Emmett. Sperai avesse ragione. Jasper mi baciò la testa. << io non ho più fame… >> dissi, allontanando il piatto. Pensando a Bella mi si era chiuso lo stomaco. << nemmeno io >> dissero all’unisono i miei fratelli.
<< ragazzi, neanche noi abbiamo molta voglia di mangiare, con tutto quello che è successo: ma dovete farlo. >> portai un boccone di carne alla bocca. Continuavo a masticare, non riuscivo ad ingoiare il boccone, come non riuscivo a digerire il fatto che Bella non ci fosse più.
Non avevo fame, punto.
L’unica cosa di cui avevo bisogno, era Bella. E Bella non c’era…
Avrei dovuto rassegnarmi all’idea che la mia sorellina non era più vicino a me, ma non ci riuscivo.
Scoppiai a piangere, Jasper mi abbracciò, e iniziò a cullarmi dolcemente. Ma non se la sentiva a consolarmi, perché anche lui ci stava male. Non riusciva ad essere ottimista, come non potevo esserlo io. In questo momento niente avrebbe potuto consolarci. Rose chiese scusa e salì in camera sua. Emmett la seguì, come giusto che fosse. Mamma iniziò a sparecchiare, tanto ormai era chiaro che nessuno avrebbe più mangiato. Nemmeno lei aveva finito quello che aveva nel piatto. Papà, rassegnato, con un sospiro l’aiutò a disfare il tavolo.

POV Rosalie.

Ancora non ci credevo: Bella, la mia sorellina, era partita. Non riuscivo a concepirlo.
Ma come aveva potuto? O meglio, dove aveva trovato la forza?
Beh, forse noi per lei non eravamo così importanti, almeno non quanto lei lo era per noi…

Rosalie! Ma cosa pensi! Mi ripresi da sola.
In effetti, stavo dicendo la blasfemia più grande che la mente di una persona potesse solo formulare. Sapevo meglio di chiunque altro, che eravamo la sua famiglia. Ma preferivo convincermi che non teneva a noi, così, tanto per rassegnarmi prima all’idea che se n’era andata. Aveva lasciato un vuoto immenso nel mio cuore, e in quello delle persone che amavo.
Che lei amava.
Anche lei ci stava malissimo, come ci stavamo noi. Ma aveva preferito scappare.
Una certezza si fece strada in me: Edward aveva fatto bene a non dirle nulla. A non dirle che l’amava. Perché poi anche lei si sarebbe aperta con lui, e quindi in quel momento avrebbero sofferto ancora di più.
Cos’era peggio? Amare la propria migliore amica, che abitava dall’altra parte del mondo, senza sapere realmente quello che lei provava;
O amare la propria migliore amica e sapere che lei ricambiava con tutto il suo essere, e non poterle stare accanto a causa della distanza?
Sicuramente la seconda… io sarei morta, a sapere che Emmett mi amava e non poteva starmi accanto, perché si trovava dall’altra parte del mondo…
Sì, sicuramente sarei morta di dolore…
<< Rosie… amore, tutto bene? >> domandò Emmett, entrando in camera mia.
<< sai meglio di me come mi sento… >> risposi solamente. Picchiettai il materasso con la mano, un chiaro invito a mettersi accanto a me. Chiuse la porta dietro di sé, e si sedette sul mio letto.
Mi abbracciò forte. << manca anche a me >> disse, capendo i miei sentimenti.
<< è tutto così surreale… sembra un incubo, è un incubo. >> dissi contro il suo petto.
Mi baciò la testa. << lo so, piccola… anche io fatico a crederci… >> disse, la voce rotta. Ci stava molto male, e vedermi così non lo aiutava. Ma non potevo proprio farci niente. Questa tristezza era contagiosa come un virus.
<< Sai Em: Edward per una volta ha fatto qualcosa di intelligente. >> tirai su con naso, passandomi una mano sulla guancia per asciugare le lacrime appiccicose.
<< a cosa ti riferisci ? >> disse, scrutandomi con i suoi occhi grigi che amavo tanto.
<< ha fatto bene a non dirle nulla. Ora starebbero peggio: io non riuscirei a vivere sapendo che mi ami, e che sei dall’altra parte del mondo... Io proprio.. >> rabbrividì al pensiero, e mi strinse più a sé.
<< ma, forse, se si fossero dichiarati, Bella non sarebbe partita. >>

POV Edward

Quella notte mi lasciai andare alla deriva dal dolore, che pulsava, bruciava nel mio petto. Al posto del mio cuore c'era una voragine, una voragine più profonda di qualunque altra. Una ferita che non si poteva richiudere.
Ricordavo ogni momento passato con lei come se fosse stato ieri.
Ricordavo perfettamente ogni sua espressione, ogni sfaccettatura del suo profumo, ogni onda dei suoi capelli.
Ma ogni immagine era una pugnalata.
Soffrivo come non mai, ma forse era giusto così. A volte, le cose belle e più desiderate sono anche le più difficili da ottenere, e molte volte si simane pure a mani vuote, come me in quel momento. Certe volte, bisognava soffrire, ma non si otteneva comunque niente. Ingiustizia.

La mattina giunsi ad una conclusione: non dovevo continuare a pensare a lei.
L’avrei dimenticata.
Dopotutto lei non mi aveva voluto per come ero, e allora sarei cambiato radicalmente. Se come ero non andava bene, avrei dovuto cambiare. Sarei diventato superficiale, come molti. Avrei messo al primo posto il divertimento, lo svago. Le ragazze sembravano attirate da questo genere di maschio. Magari a Bella piacevano gli individui come Newton, stupidi e grossolani.
Avrei dovuto aggiornare i miei standard, per diventare così. Certo che era proprio un enorme salto in basso, ma forse ne sarebbe valsa la pena.
Avrei tenuto i sentimenti nascosti ne più minuscolo luogo del mio cuore, in una cella, chiusa a chiave.
Che nessuno, nessuno, sarebbe riuscito ad aprire. Il nuovo Edward sarebbe stato superficiale, in modo che nessuno si sarebbe più avvicinato troppo a lui, nessuno avrebbe instaurato un rapporto troppo serio con lui, e lui non avrebbe sofferto.
Semplice.
Lo ritenevo giusto. Una maschera era quello che serviva: davanti a tutti sarei stato solo un bel faccino da cantante, stronzo e odioso consapevole della sua bravura, mentre dentro di me, invece, sarei morto lentamente.
Il mio cuore ormai era morto, mancava tutto il resto.
'Sopraffatto dal successo’, sarebbe stata la scusa.
Io dovevo dimenticarla. O sarei davvero morto di dolore.

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Capitolo 13
*** Nuova vita ***


Capitolo XIII
Nuova vita


In Australia, non mi trovavo molto bene. Abitavo in una cittadina nei pressi di Sidney, ma non mi sentivo a casa.
Non era Forks, la mia Forks.
Lì, avevo legato veramente solo con due ragazze: Nikki e Ashley. Erano due cheerleader, ma non erano affatto snob. Anzi.
Erano simpatiche,allegre, molto esuberanti: mi ricordavano un po' Alice e Rose.
Non che volessi rimpiazzarle con loro, sia chiaro.
Quella mattina mi alzai distrutta. Sentivo la mancanza di casa, avevo un peso opprimente nel petto.
Oltre che nostalgia di casa, mi sentivo anche in colpa. Beh, dopotutto, avevo spezzato il cuore alla mia famiglia.
Mi chiesi perché fossi così emotiva, perché dovessi soffrire così tanto. E soprattutto, perché morissi d’amore per una persona che non mi avrebbe mai potuto vedere come speravo mi vedesse.
Essere sincera non potevo, essere me stessa non andava bene: e allora mi chiedevo cosa dovevo fare.
Ogni cosa avessi fatto, si sarebbe ritorta contro, come sempre. Cosa dovevo fare per non soffrire più?
Avevo letto da piccola, la storia di un esserino, che per non soffrire più aveva costruito un muro davanti al suo cuore. Chissà se avrebbe funzionato anche con me.
Beh, io credevo di si. Perlomeno, lo speravo.
Se io fossi stata indifferente e superficiale, se non avessi instaurato con qualcuno un rapporto troppo profondo, non avrei provato nulla a perderlo, no? Attaccare prima di essere attaccati, come faceva Bip, l’esserino del libro. Saggio.
E lui era felice, perché non soffriva. E dato che nessuno qui mi conosceva, essere quello che non ero sarebbe stato molto più semplice.
*********

Per apparire superficiale? Pensare alle cose materiali, più che ad una persona.
Parola d’ordine: vestiti.
Per quello ero cambiata: da Bella a Isa.
In poco tempo, da scoop dell’ultimo momento, ero diventata veramente popolare. Ero nel gruppo di Amber Taylor , la capo cheerleader. Non che mi stesse molto simpatica, anzi io la detestavo. O meglio a Bella stava antipatica, non a Isa.
Comunque anche io a lei non piacevo molto, soprattutto perché un microcefalo di nome Dylan Carter, capitano della squadra di basket, mi veniva dietro come una pecora seguiva il pastore. A me, personalmente, faceva schifo: si, era 'carino'- beh, paragonandolo a lui, la parola che mi veniva in mente era cesso- ma era viscido, approfittatore, e, soprattutto, donnaiolo. Uno che 'collezionava' le ragazze.
E data la mia super iella, era il ragazzo che piaceva a Amber.
Quindi la sua simpatia per me, dalle stelle, era arrivata alle stalle. Ma la nostra amicizia era conveniente: lei sapeva che se mi avesse buttato fuori dal gruppo, la metà delle sue compagne mi avrebbero seguita- comprese Ash e Nikki, che erano le atlete più talentuose dopo di lei. Quindi fingevamo di essere amiche. Io ero la seconda ragazza più bella- la prima era Amber- , ero la numero 'due' ma mi bastava. Se si guardava i fatti, avevo più simpatie io di lei, sia dalle ragazze sia dai ragazzi. Ma sinceramente, non mi importava.
Io me ne stavo con loro, ma ero sola in realtà. Mi mancavano delle figure amiche, sincere. Ashley e Nikki erano molto simpatiche, senza essere troppo invadenti, mi stavano vicine. A loro, e solo a loro, avevo accennato qualcosa sulla mia vita, prima che mi trasferissi. Avevano capito che stavo molto, molto, ma molto male a causa del mio trasferimento. Provavano a capirmi, ad aiutarmi in qualche modo, ma non avevano capito la cosa fondamentale: non era la città, il posto; bensì le persone che vi abitavano, le persone a me care.
Era quello il succo della mia tristezza, aggiunta a quella precedente.
Il chi
.
Certo, Forks nel suo piccolo era magnifica, e mi mancava. Ma soprattutto non accettavo l’idea di stare lontano da loro, e soprattutto, da lui. Prima, ero depressa perché gli ero vicina, ma solo come poteva esserlo un’amica, ora ero ancora più a terra, perché non potevo proprio stargli accanto.
********
Ero a casa di Nikki, insieme ad Ash.
Avevamo appena finito di fare matematica, la materia che odiavo più al mondo, soprattutto perché non mi entrava in testa. Prima c’era Edward, che mi aiutava, ma ora lui era troppo preso dai suoi fan..!
Già, Edward era diventato famoso, e anche Alice, Rosalie, Jazz e Emmet. Si chiamavano i 'Cullen Brothers'. Che fantasia…
Anche io prima ne facevo parte. Prima.
Si vedeva come fossero dispiaciuti per me. E inoltre tutte le canzoni le facevano sull’amicizia, che coraggio. Erano i primi ad avermi dimenticato. Ipocriti.
Mi avevano messo da parte per diventare famosi.
Ma non riuscivo a fargliene una colpa: ero felice per loro, per lui.
Era il suo sogno cantare, ed ero contenta che si fosse realizzato.
Ma, comunque, soffrivo lo stesso.
Perché volevo loro bene, e amavo lui. Nonostante loro mi avessero messo da parte, erano costantemente nei miei pensieri e amavo le loro canzoni. Dato che ero estremamente masochista, avevo comprato il loro cd, e messo tutte le canzoni sull’mp4.
<< mettiamo un po’ di musica? >> chiese Nikki, finendo di sistemare il libro nello scaffale. Riposi i miei libri nella borsa e la chiusi.
<< si, dai! >> disse Ash, iniziando ad andare in salotto. << spero ci sia qualche canzone dei Cullen! >>
Nikki accese la tv, e mise su MTV. La canzone di Mika che stavano trasmettendo riempì la stanza della mia amica.
Che dicevo? Che erano famosi? Beh, avevo sbagliato: loro erano più che famosi. Li veneravano in tutto il mondo: anche a mia madre piacevano. Adorava assurdamente la voce di Edward, soprattutto.
Beh, tale madre tale figlia.
Finita la canzone, Nikki cambiò canale per vedere 'Naruto'. Già, era una fan dei manga, ma questo lo sapevamo solo io e Ashley . Al posto del suo cartone animato, c’era una specie di concerto.
Il presentatore cominciò: "signori e signore. Ragazzi e ragazze! Ora è il momento di cinque- fece vedere la mano aperta- ragazzi. Il loro manager ha trovato un componente del gruppo cantare in un locale, e si sono ritrovati la band più spettacolare degli ultimi tempi. Hanno completamente stregato gli spettatori che li hanno sentiti . Sono giovanissimi, degli adolescenti. Si chiamano Alice, Edward, Jasper, Rosalie ed Emmett... Loro sono: i CULLEN BROTHERS!! >> partì l’applauso, con tanto di urla, schiamazzi e vari 'vi amo'. Ash esclamò :<< sbaglio o sono sempre più belli?>>
<>
La canzone si chiamava 'true friend' (Miley Cirus –true friend)…
Mi si strinse il cuore a vederle, come mi succedeva sempre.
Prima cantarono Alice e Rose, e appena terminarono loro, ne cominciò un’altra di nome 'she's no you' (Jesse McCartney) cantata dagli altri tre.
<< certo che sono proprio bravi… >> commentò Nikki, sognante.
<< già… voci ovviamente attribuibili alle persone. Senti quella di Edward. E' di sicuro quello più bello, e la sua voce è assolutamente… wow!>>
<< ma anche attribuibili ai loro caratteri >> aggiunsi io. << Alice ha una voce acuta, squillante, melodiosa, ma non fastidiosa. Alice, potrebbe sembrare molto, fin troppo esuberante, ma non può essere considerata fastidiosa, perché è parte di lei. Rosalie… è assolutamente bellissima: lei come la sua voce possono essere fraintesi. Sia lei che la sua voce sono fantastiche, Rosalie potrebbe apparire superficiale e vuota, ma non lo è affatto. E così la sua voce. Si può sentire con quanta passione e sentimento lei canti… >> presi un respiro, cercando di tranquillizzare il battito del mio cuore. Gli occhi mi pizzicavano, ma non piansi. Nikki e Ash ascoltavano assorte, colpite da quello che dicevo.
<< Emmett… Emmett potrebbe apparire spaventoso, e la sua voce così bassa e potente aiuterebbe l’intento. Ma Emmet è una persona assolutamente buona e giocosa, un burlone di natura. E la sua voce, se ascoltata meglio, oltre a sentire quanto ancora sia più stupenda, molte volte ha perfino traccia di ironia… Non so come spiegarlo: Emmet non è assolutamente l’orso che può apparire… >> sorrisi tristemente, mentre parlavo del mio fratellone. << Poi, beh, c’è Jasper: sembra tanto sulle sue, bello da mancare il fiato, potrebbe apparire superficiale e vuoto, insensibile ai sentimenti, suoi e quelli altrui. Ma se lo si conosce meglio, e se si ascolta la sua voce, che è una contraddizione a quello che trasmette alla vista, si scopre che è una persona estremamente sensibile. >> e poi...
<< E poi c’è lui, Edward… >> quanta fatica feci solo a nominarlo. Il mio cuore perse un battito. << bello da svenire, mi fa venire il batticuore solo a pensarci: il più bello di tutti, dal mio punto di vista. Fin da piccola, il principe azzurrò lo immaginavo come lui – forse perché già mi piaceva, pensai- … tutto di Edward è di una bellezza assurda. soprattutto i suoi occhi, che alla televisione perdono un po’ della loro bellezza.. Sarà che dal vero è cento volte più bello, e la sua voce mille volte più travolgente. La sua voce è celestiale, insieme ai suoi occhi, è le porte per la sua anima… Riesce molto bene a descrivere i suoi sentimenti con la musica, soprattutto col pianoforte. Lui… è una persona estremamente buona ed altruista… modesta, a volte… E' anche assolutamente testardo, quando si fissa su una cosa è irremovibile, - sorridevo tristemente, mentre parlavo di lui- un testone! E quando vuole , è davvero impossibile! Ma Edward è anche una persona eccessivamente masochista, si fa mille problemi e cento paranoie per ogni cosa che accade… - scossi la testa- E' molto possessivo e protettivo verso le persone a cui vuole bene… >> prima che potessi parlare troppo, cambiai soggetti << E poi Em e Jazz sono assolutamente, ed eternamente fidanzati… Edward è quello che è più appassionato di musica della famiglia, è uno a cui piace l’arte in tutti i rami possibili, escludendo la moda, ovviamente. Alice e Rosalie gliel’hanno fatta odiare. – ridacchiai - quelle due sono le 'stiliste' di casa Cullen, le maniache dello shopping. Emmett e Jasper sono più che altro i comici della famiglia, non puoi dire o fare qualcosa, che loro ci fanno su un cinema! >>
<< wow, Bella… sembra che tu li conosca da una vita. Sai, non ti credevo così… profonda. A scuola sei tutta un’altra persona. >> constatò Ash. Un sorriso amaro si dipinse sulle mie labbra. "E ora intervistiamo questi giovani prodigi!"
<< si, mega! Gossip sui Cullen! >> esclamò Nikki.
Li fecero sedere su degli sgabelli, e diedero un microfono ad ognuno. "salve, ragazzi!"
"salve!" esclamò Emmett, la sua voce non era più giocosa come un tempo. "allora, vorremmo farvi alcune domande. I milioni di fans che avete stregato muoiono dalla voglia di sapere qualcosa di voi. Vi saranno fatte domande anche dal pubblico, quindi aspettatevi di tutto." disse il presentatore.
"per Emmet: alcuni fans da casa chiedono 'come fai ad avere tutti quei muscoli? Vai in palestra?' "
Emmet sghignazzò. "veramente no! Non ho mai frequentato una palestra, faccio attività fisica solo a scuola. Diciamo che portare centinaia di borse, borsine, e borsette durante lo shopping pazzo delle due Cullen girl, è molto… salutare!" disse scompigliando i capelli a Alice . "visto che allora lo shopping serve anche a voi? Dovete ringraziare me e Rose!"
"certo, per farci venire un esaurimento nervoso! " disse Jazz mettendo un braccio sulla spalla di Alice. Il pubblico rise, sia per quello che aveva detto Jazz, sia perché Alice aveva risposto con una linguaccia.
<< sono dei fenomeni! >> disse Nikki. Ash annuì, sorridente.
"beh, siete molto uniti vedo. Eppure…" continuò il presentatore, ma Rose lo interruppe.
" non conta se siamo stati adottati, e se non abbiamo lo stesso DNA. Sinceramente, io non potrei desiderare di meglio. La mia vita è quasi perfetta! Adoro i miei fratelli, e amo infinitamente i miei genitori. E dobbiamo ringraziare loro, per averci cresciuti così. " affermò sicura.
"ben detto, piccola!" Emmet le baciò la guancia. Una ragazza del pubblico alzò la mano, e le passarono il microfono.
<< per Edward: sei fidanzato? C’è una ragazza nella tua vita? >>
Esitò a rispondere "veramente, io non sono fidanzato… però, si. C’è una ragazza nella mia vita. " disse. Mi si fermò il cuore.
"A che età avete dato il primo bacio? E a chi?" chiese una ragazzina in fondo al pubblico. I quattro Cullen risero. Edward era impassibile.
" il mio primo bacio l’ho dato alla mia folletta, cioè a Alice. Sinceramente, non lo ricordiamo quando.
" disse Jasper, grattandosi la nuca. Il presentatore rimase perplesso. " non siamo realmente fratelli. E ci siamo innamorati, non potevamo farci niente…" chiarì Alice. "e voi?"
" mah, a che età? tu ti ricordi? " disse Emmet.
" boh, però so l’ultima!" disse stampandogli un bacio sulle labbra. Partirono 'uuuh', fischi, mentre altri applaudivano. Emmet sorrise ebete.
" ok, ok" disse il presentatore sghignazzando. "e tu Edward? "
" se si può definire come tale, beh io l’ho dato ad una festa organizzata da mia sorella Alice, durante il gioco della bottiglia… "
" a chi?? " chiese poi l’uomo.
"ad una ragazza…" rispose solamente. Non ero solo una ragazza, ma la sua migliore amica.
" chissà la ragazza che ti ha baciato, ora come si vanterà di averlo fatto!" commentò l'uomo, facendo scattare Edward. "no! Lei non lo farebbe mai! " esclamò.
"oh, scusa. Non volevo offendere…"
" no.. mi scusi lei… è che su questo argomento… sono un po’… cioè, si è capito "
<< chissà la ragazza come si sentirà ad aver baciato Edward Cullen! Wow quanto la invidio… >> disse Nikki. Beh, male.
" parlando di amici… ne avete molti? Cosa pensano di voi, ora che siete famosi? >>
Parlò Alice: " di persone ne conosciamo tante, ma di amici veri se ne trovano pochi… e noi abbiamo una persona molto importante, nelle nostre vite… e è la persona che ispira le nostre canzoni. Il nostro primo album, “ BFF ( Best Friends Forever)”, è dedicato a quella persona. E noi speriamo, che capisca. E che accetti le nostre scelte, perché noi abbiamo bisogno che quella persona sia con noi. E che sappia, che non l’abbiamo assolutamente dimenticata per diventare famosi, e che lei è nei nostri cuori, e nelle nostre canzoni. " Non mi avevano dimenticato, allora. Non l’avevano mai fatto. Mi sentii in colpa per aver dato conclusioni sbagliate.
"deve essere importante per voi, questa persona…"
"più di quanto si possa immaginare…" disse Jazz. " senza di lei, i Cullen Brothers non esisterebbero. Senza di lei non saremmo quelli che siamo" continuò Emmet.
" ed è solo per lei, che siamo su questo palco. Perché capisca quanto noi le vogliamo bene… che sarà sempre nei nostri cuori, e che… le saremo vicini, in un modo o nell’altro. E la musica, è uno di questi modi. " finì Rose. Una lacrima sfuggì al mio controllo, rigandomi la guancia.
" sarà sicuramente emozionata, a sentire quello che avete detto… siete davvero dei buoni amici per lei. farebbe bene a tenervi stretti. " loro si rattristirono. " Sweetie, mi raccomando non allagare casa, capito ? " disse Edward. Risi tra le lacrime. Ash e Nikki mi guardarono come se fossi pazza.
<< piangi? >>
<< mi sono solo commossa… sono delle persone davvero… fantastiche… >>
<< e perché hai riso? >>
<< “sembrava” quasi che si riferisse a me… >>.
<< già! >>
<< comunque, davvero Bella. sei una persona fantastica, mi chiedo perché non sei così davanti agli altri… >> sorrisi a Ashley.
<< diciamo che solo i Cullen riescono a tirare fuori questo lato di me… con le loro canzoni. >>
"sono passate poco più di tre settimane, dal loro debutto, e hanno stregato già milioni di persone. Dai 5 ai 100 anni, pensate. Una mail dice: 'la mi bisnonna ha 100 anni, li ha compiuti due giorni fa. Per regalo ha voluto il cd dei Cullens’. Dice che sono degli angeli, e le loro voci fantastiche. Li aveva sentiti alla radio, e io non li conoscevo ancora. Mi ha fatto sentire un loro brano, e sono rimasta rapita da loro. Emmett, ti amo! Siete fantastici! By Cullen’s fan Giulia.' "finì.
"ah, grazie!" esclamò Emmett ridendo. Rose lo guardò male.
"Rosalie è gelosa, Rosalie è gelosa…!"intonava il pubblico, incitato da Jasper. Si beccò una sberla dalla sorella bionda.
" ma gattina mia, io sono innamorato di te! Sono solo tuo." la rassicurò Emmett.
Lei gli accarezzò la guancia : "sarà meglio per te. " rispose lei, con una palese nota di minaccia, nella voce troppo mielosa. Era impossibile non ridere davanti ad una scena del genere.
"e poi ce n’è un’altra: 'il mio bambino, Tommy, ha un anno e mezzo. E non aveva ancora detto una sola parola. Mi preoccupava, gli altri bambini si facevano già capire con le parole alla sua età. Tre giorni fa ha sentito una vostra canzone, e i vostri nomi in televisione. Appena due minuti fa, il mio bambino ha detto la sua prima parola: Alice. La seconda? Cullen. Mi sono emozionata. Il mio piccolo è incantato da voi. In questo momento è incollato alla tele per guardarvi. Vi ringrazio, avete fatto parlare il mio bambino. Vi sarò sempre debitrice. E devo farvi anche i complimenti, siete fantastici. Da mamma riconoscente.' Ehi, ragazzi fate miracoli!" i ragazzi sorrisero.
" ciao Tommy!! Sei un campione!" urlò Alice, sorridente. Ridacchiai, era incredibile qualle folletta.
"ehi Jazz, hai un rivale di quell'età! Wow, tienitela stretta!"
" Emmett, dai! È così dolce quel bambino… >> cantilenò Alice.
"devo essere geloso? " domandò Jazz, con un'espressione quasi scocciata.
" Oh, ma dai Jazzy" cantilenò ancora il folletto. Sorrisi.
"oh,una per Edward: 'Edward, sei bellissimo!! Mitico! Ti amo!! By la tua fan numero uno!' "
Lui sorrise. << ehm, grazie…? >> sghignazzò. Io invece ero divorata dalla gelosia. Sapevo che era una vera cagata, ma beh, anche se cercavo disperatamente di dimenticarlo, lo amavo follemente.

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Capitolo 14
*** Aspettando che passi.. ***


I'm Sorry! Davvero!
Scusate se ho tardato così tanto, ma tra interrogazioni, temi, verifiche e robe varie non sono riuscita a postare prima di adesso... uff... è brutto andare a scuola... ti riempiono fin sopra i capelli di compiti, e non riesci nemmeno a respirare!! e poi i genitori rompono, e ti ricattano: << se non fai bla bla bla, non esci per una settimana! >> o << guarda che se non bla bla bla, niente cellulare per un mese!! >> o << guarda che ti faccio sparire tutti quei bei libri di twilight che sono sulla tua libreria, se non bla bla bla!! >> e dolcis in fundu << guarda che se non ti impegni a scuola ti faccio sparire il computer!! >> parole magiche per trasformarti in un leopardi2, che trovava conforto nello studio... anche se io di conforto non ne trovo... beh, basta chiacchiere!!! scusate se ho divagato... ecco il new cappy!! PS: RINGRAZIO LE 39 PERSONE CHE HANNO AGGIUNTO LA MIA STORIA AI PREFERITI E LE 63 CHE L'HANNO MESSA NELLE SEGUITE!

Capitolo 13- Aspettando che passi

Pov Edward

<< oh… signori, mi avvertono che il tempo è scaduto. Salutiamo i ragazzi Cullen, e anche voi, cari telespettatori. Buon proseguimento! >>
Era incredibile che in così poco tempo fossimo diventati popolari. Avevamo già venduto parecchi dischi, prima negli Stati Uniti, e in seguito in tutto il mondo. I nostri cd si erano esauriti velocemente. Dovevamo tutto al grissino, che aveva trasmesso una nostra canzone alla radio. Subito gli ascolti erano aumentati, la nostra canzone era salita in cima alle classifiche, ed eravamo stati obbligati a comporne altre. Su MTV eravamo presenti perennemente, come in molti altri canali dedicati alla musica.
Mi chiedevo se Bella avesse comprato il nostro cd. E se avesse visto, oggi. Speravo di sì, perchè così avrebbe capito che non l'avevamo dimenticata, che non avremmo mai potuto farlo. Perchè lei era parte di noi.
Andammo dietro le quinte.Ma non mi fermai con gli altri,preferii rifugiarmi nel mio camerino. Non mi sentivo per niente bene.
Mi sedetti a terra, con la schiena appoggiata al muro, la testa tra le mani.
Quello che sentivo era un dolore strano, astratto quasi, ma che faceva male. La ferita pulsava, bruciava dentro al mio petto, dove un tempo c'era il mio cuore, che ora era da qualche parte del mondo con Lei. Quel giorno sentivo molto la sua mancanza. Mi ero più volte lasciato troppo andare. Ero stato sincero, spontaneo; non andava bene. Insomma, ero diventato un cantante di professione per ricordare a Bella che noi c'eravamo, ma non volevo mostrarmi veramente. Era decisamente un controsenso voler cantare per lei, e cercare di dimenticarla, recitando un odio che mai ci sarebbe potuto essere.
Oggi, inoltre, avevo constatato quanto le fans fossero brave a toccare i tasti dolenti. Sembrava avessero il radar incorporato. Immancabilmente, tutte le domande che avevano fatto a me, riguadavano i sentimenti. Avevo dato alcune risposte sincere, sempre mantenendo la facciata da Edward indifferente. Ma non lo ero per niente. E sembrava si divertissero a bombardare il mio scudo esteriore. Non potevano chiedere, che so,in che giorno fossi nato? O che numero portassi di scarpe? O se avessi avuto degli idoli?
Ma no!
Spulciamo nella vita sentimentale disastrata di Edward Cullen!
E per ogni domanda posta, rischiavo di morire di crepacuore.
Davvero, mi chiesi perché non ero ancora morto. No, perché tutta l’angoscia che provavo mi avrebbe già dovuto uccidere.
Ma dovevo essere con lei, in un modo o nell’altro, anche a quella distanza. Anche con la maschera da Stronzo-Cullen.
Solo a Forks potevamo essere noi stessi. O meglio, i miei fratelli potevano esserlo. Io mi mostravo sempre menefreghista. Loro nsi limitavano a farsi vedere normalissimi ragazzi spensierati e felici, in Tv. Ma lì, nella nostra cittadina natale, tutti ci conoscevano per quello che eravamo, e sapevano quanto stessimo soffrendo per quel trasferimento. A Forks, si comportavano tutti come un tempo, ragazzi e professori. Niente favoritismi perchè eravamo famosi. E di questo, ero sollevato.
Peccato, che nessuno, nemmeno gli altri compagni più stretti- come Angela, Ben o Jessica ( non nominiamo il Macaco, ne era ossessionato anche quando c'era)- sapessero dove Isabella Swan fosse andata.
<< Ehi, dov'è Bella? E' malata? >> Aveva chiesto Jess, il lunedì dopo, << è da un po' che manca. >>
<< se n’è andata la settimana scorsa. >> aveva risposto Alice, senza troppi giri di parole, non nascondendo il rimorso e la rabbia. Non riusciva ancora a capacitarsi di come Bella avesse potuto lasciarci così. Ma l'odio maggiore era per Renèe, che aveva messo alle strette la figlia. Insomma, tutti sapevano quanto Bella fosse altruista; era sottinteso che avrebbe detto di sì. Odiava recare dispiacere agli altri. Peccato che noi, la mia famiglia- che era anche un po' sua- e suo padre, non fossimo compresi nella grande cerchia delle persone da non far soffrire. E questo dava un gran fastidio a me, a Alice, e in generale alle persone che le volevano più bene: la sua famiglia.
Ma Alice, nonostante tutto, aveva avuto la bell'idea di creare una band per lei. Senza sapere nemmeno se ci avesse mai ascoltati.
Almeno loro, i miei fratelli, si sentivano bene sul palco, appagati, pronti a cantare una canzone per lei.
Ma io, io avevo cominciato a cantare con lei, grazie a lei, che m’incoraggiava a seguire il mio sogno. Ora, chi mi spingeva a seguirlo? Nessuno, ma lo facevo perché lei sarebbe stata al settimo cielo.
Se lei fosse stata qui con noi, avrebbe fatto parte dei Cullen Brothers. Lei ne aveva sempre fatto parte, e sempre ne avrebbe fatto.
Avevo scoperto che il Grissino la stava cercando, all’inizio. Lei doveva far parte dei Cullen Brothers. Dopotutto, il merito era suo se noi eravamo lì. Lei aveva avuto l’idea, lei aveva cantato con me, lei c’era quella sera; sarebbe dovuta essere lì accanto a me, in quel momento.
Come un’amica? mi stava bene lo stesso. O forse no.
Se fosse rimasta, le avrei rivelato i miei sentimenti? E rischiare di perderla di nuovo? No, non le avrei detto nulla.
Eppure quel bacio.. lei aveva ricambiato.
<< Edward, ci sei? >> domandò Emmett, aprendo leggermente la porta e facendo sbucare la testa.
<< sì, non mi vedi Emmett? >> dissi acido. Senza dir niente, ritraendo la testa, richiuse la porta. Mi dispiaceva trattarli così, ma dovevo. Ero in versione Edward-stronzo-Cullen, e non sarei tornato me stesso finché non fossi stato completamente solo. Nessuno doveva vedermi così debole, mi avrebbero compassionato. Odiavo far pena alla gente, era denigrante, e il mio orgoglio non lo accettava.
La sera non mangiai, mi diressi direttamente in camera mia.
Avevo la testa che scoppiava. Era piena di melodie, canzoni, che volevano uscire dalla mia testa e mettersi su carta. Presi gli spartiti da un armadio, e seduto sul tappeto della mia stanza, chino sui fogli, cominciai a scrivere tutto. Finita una strofa, la provavo sottovoce, e se non andava bene la modificavo e riprovavo finché non la trovavo prefetta. Poi continuavo. E avevo così tante cose da dire, così tanti sentimenti da esprimere, che quasi non bastavano le parole. E se c'erano, non erano adatte a descrivere i miei pensieri.
Erano perlopiù canzoni tristi e malinconiche, dettate dal mio cupo stato d'animo.
Bella, più grande, con i lineamenti più maturi, da donna adulta. Vestiva un abito bianco, elegante, con un lungo strascico, ed un velo: un vestito da sposa. Che le donava particolarmente. Era stupenda, riluceva come un angelo. Un sorriso le illuminava il viso dolce, mentre le sue gote s'imporporavano. Entrava nella chiesa a braccetto con Charlie, mentre tutti i presenti si alzavano. Rosalie e Alice, felici, marciavano prima di lei, lanciando petali di rose. Emmett e Jasper nei primi banchi, estatici. Bella guardava con occhi sognanti, da innamorata, verso l’altare, verso un uomo. E quell'uomo non ero io. Una figura maschile senza viso, ma che comunque mi faceva sentire inferiore, aspettava Bella per sposarla. Lei aveva scelto lui. Non me, non avrebbe mai potuto essere così. Sorrideva, come faceva con me, alla persona che le porgeva gli anelli. Che sciocco, ero io il testimone. Ero io che porgevo le fedi a lei e al suo quasi-marito.
E compresi che sarei sempre stato solo il migliore amico per lei, quello che Bella avrebbe voluto come testimone di nozze, quello che avrebbe chiamato per confidarsi, con cui avrebbe ciarlato per ore su quanto il compagno fosse fantastico. Solo il migliore amico.

Mi sentii male. Il dolore pungente al posto del mio cuore, pulsò come non mai, scacciando l’immagine. Mi accanii sui pentagrammi, scrivendo, cancellando, risistemando. A opera conclusa presi tutti gli altri scritti e aprii il mio armadio di vestiti per nasconderli lì. Alzai alcuni indumenti, per riporre i fogli sotto di essi, ma un vestito mi cadde, finendo a terra. Appoggiai i vestiti che tenevo in mano sopra le canzoni, poi raccolsi la maglietta che mi era scivolata. Sperai non averlo mai fatto: era una maglietta con su una stampa di me e Bella abbracciati, che avevamo fatto fare qualche anno fa.
Fu come una pugnalata. Tanto forte che mollai la presa sulla stoffa, lasciandola scivolare a terra. Tanto forte che il respiro mi accelerò, così come il cuore, che pareva volesse uscirmi dal petto. Tanto forte che mi fece piegare in avanti, per poi accasciarmi a terra. Ero schiacciato dall’enorme peso del dolore e del rimorso. Un dolore spietato, che metteva KO anche un lottatore di sumo sfiorandolo appena. Un dolore devastante, più potente e inarrestabile di uno tsunami. Che ti scuoteva peggio di un terremoto. Un dolore che non scompare nel tempo, ma che più si va avanti, più aumenta.

Pov Esme
Ero triste, ero arrabbiata. Il mio cuore era carico di rancore.
Bella se n’era andata, ed era come se avessi perso una figlia. Perchè per me, Bella era tale. Era cresciuta con me, con i miei figli e mio marito. Isabella, la figlia del mio migliore amico, aveva vissuto quasi sempre a casa nostra. Ci potevamo considerare una famiglia allargata, e io, e con me tutti i componenti della famiglia Cullen, le volevamo bene. E lei ne voleva a noi. E allora, perchè aveva accettato alla proposta di Renèe? Ero del parere- e forse sarei parsa egoista- che è madre chi ti cresce, non chi ti procrea. Renèe non era mai stata molto vicina a Bella. Si ricordava di avere una figlia, sì e no, forse solo a Natale. E magari ero crudele, ma cominciavo ad odiare l'ex moglie di Charlie. Aveva troppe pretese su Bella, ma non la conosceva un briciolo di quanto la conoscevo io. Per me, era facile capire ogni espressione del viso di quella ragazza dal cuore d'oro, mentre Renèe non avrebbe riconosciuto su Bella, un sorriso falso, da uno vero. E Bella non era capace a recitare, e ciò diceva tutto.
Ma forse, dovevo smettere di lamentarmi, perchè lei aveva fatto la sua scelta. E dovevo rispettarla.
Ma cavolo, mi dava un fastidio non mi potessi opporre.
Non tolleravo che Charlie, dopo tutti i sacrifici fatti, si lasciasse portar via la sua unica ragione di vita; sua figlia.
Non sentivo giusto che lui stesse così male. Non sembrava nemmeno più lui. Dava l'impressione di un robot, di un automa. Era pallido, smorto, silenzioso. Se parlava, rispondeva a monosillabi, e se l'argomento era Bella, scoppiava a piangere. Diceva che non la sentiva più, diceva che Renèe gli raccontava di come Bella fosse felice, di come si trovasse bene nella nuova città. Speravo fosse la verità.
Charlie non dava quasi segni di vita. Avevo insistito per ospitarlo a casa nostra, avevo paura che mi morisse di fame. Ma era rimasto due giorni soli, poi era tornato a casa Swan. Perciò, eravamo io e mio marito ad andare a trovarlo, tutti i giorni.
Anche Carlisle era incredibilmente cambiato. Tutta l'euforia, l'allegria che Bella portava in casa nostra, era sparita, e così l'ilarità che mio marito aveva avuto in tutti questi diciassette anni, in cui anche Carl aveva sentito Isabella come una figlia.
Alice e Rosalie non avevano più fatto shopping, incredibile ma vero, ed avevano abbandonato il mondo della moda. La loro stanza-creazioni, dove disegnavano e confezionavano abiti, sentiva di chiuso. Non c'erano più entrate. E il loro sorriso sembrava estinto.
Emmett e Jasper non scherzavano più, non giocavano più, non combinavano più guai. Stavano fin troppo fermi, per i miei gusti. La loro spiritosaggine, o anche cafonite per certi versi, era stata sostituita da un'insopportabile catatonia.
E Edward... Lui non era più se stesso. Era cambiato totalmente, con le altre persone. Ma sapevo che indossava una maschera. Si era studiato un copione; si comportava male, era diventato volgare e menefreghista, ma sapevo che non era così. Tutti dicevano che era cambiato davvero, permanentemente.
La verità, era che lui soffriva più di tutti.
Io l’avevo più di una volta visto piangere. Quando pensava di essere solo, tornava lui. Suonava il piano, si sfogava con la musica. Sempre, quando ne aveva l'occasione.
Non avevo detto a nessuno di queste cose, non volevo ce l'avesse con me perchè gli avevo fatto saltare la copertura. Anche se non approvavo questo suo comportamento. Solo io, però, sapevo delle bellissime canzoni d'amore che aveva scritto. Era malamente frainteso. Lui soffriva. Ma fingeva di non interessarsene. Quante volte, la sera, l’avevo visto dietro la porta ad ascoltare quello che i suoi fratelli dicevano. Lui per loro, non faceva più parte della loro vita, invece era più presente di quanto pensassero. Edward non osava guardare negli occhi nessuno. Se e quando qualcuno gli parlava, gli voltava la schiena, o si guardava intorno. Quando ero riuscita ad incrociare i suoi occhi, aveva spostato subito lo sguardo e poi era scappato via. Non pensavo che mio figlio fosse codardo, non avrei mai voluto crederlo, ma era così. Fuggiva dalla realtà, e dalla verità. Scappava da sé stesso.

Pov Alice

Diedi la buonanotte ai miei fratelli e a Jazz, poi andai in camera mia. Trovai il solito biscotto dietro la porta. Mi chiedevo chi fosse Babbo biscotto. Era molto discreto, non l’avevo mai visto mettermi il dolce in camera. Fatto stava che questo gesto mi riempiva il cuore. Era come una consolazione. Anche Rose riceveva il biscotto tutte le sere. Per cui non poteva essere lei.
Sospirai, afferrandolo e cominciando a spiluccarlo.
Senza Bella, e senza il vecchio Edward mi sentivo persa.
Mio fratello era un punto di riferimento, un tempo. Era una figura riflessiva, molto buona ed altruista.
Bella era la mia migliore amica in assoluto. E mi mancava molto. In più, Edward era diventato MR stronzaggine per eccellenza. E se fosse esistito il premio Nobel per la stronzaggine, avrebbe vinto di sicuro mio fratello, con tanto di onorificenza e capitolo su ogni libro di storia.
Mamma era convinta che fosse solo una maschera, e anche io prima lo credevo. Ma poi mi ero arresa all’evidenza. Gli volevo bene,nonostante tutto, anche se lui ora mi odiava- chissà perché poi.
Bella non si faceva sentire, mai. Alla faccia della promessa che mi aveva fatto fare: amiche per sempre… Sì, lei sarebbe per sempre stata la mia best friend, ma io sarei rimasta la sua?
Eravamo venuti a sapere che Bells aveva smarrito il cellulare in aeroporto, come voleva la sua sbadataggine, e aveva cambiato numero. Bella scusa, questa per non chiamarci. Peccato che lei, i nostri numeri, li sapesse a memoria. Non aveva bisogno di segnarseli da qualche parte, almeno che soffrisse di amnesia. Chiamare non le sarebbe costato molte energie, ed ero disposta a farle una ricarica dopo, se il problema fossero stati i soldi. L’indirizzo e-mail risultava sbagliato, non era più quello. L’aveva cambiato.
Beh, sinceramente se non parlava con Charlie, dubitavo si facesse viva con noi.
Era chiaro che non volesse più avere nulla a che fare, con noi.

Pov Emmett
Tutto era diverso da quel giorno. Da quello stramaledettissimo giorno.
La mia famiglia pareva composta da zombie, ed io non ero escluso.
Edward, poi non parliamone! Se pensavo a lui mi saltavano i nervi e mi prudevano le mani, tanta era la voglia di prenderlo a schiaffi.
Mentre Bellina era come sparita nel nulla, l’unica cosa che mi assicurava che fosse esistita veramente era il dolore che provavamo tutti, e i ricordi, che ci assicuravano di non esserci affezionati ad un sogno.
Tutto era così surreale. Senza contare che questa storia della fama era incredibile. Eravamo diventati popolari, le nostre canzoni piacevano molto. Eravamo sempre pronti a ricordare a Isabella Marie Swan Cullen, che noi esistevamo, e che non l’avevamo dimenticata; sempre pronti a ritornare indietro nel tempo, a quando ci divertivamo felici e spensierati.
Chissà lei cosa faceva normalmente, là dove si era trasferita…
Sì era rifatta degli amici? O meglio, ne avrebbe trovati come noi, o forse meglio di noi? Oh ho, beh, noi eravamo i Cullen Brothers, uniti per sempre e oltre. Il nostro rapporto era unico e ineguagliabile, più indelebile di un tatuaggio. Bella non poteva trovare altri come noi, era impossibile. E dove trovavo tutta questa sicurezza, non lo sapevo. Ma speravo davvero che la mia sorellina non ci dimenticasse mai, che tenesse sempre un angolino per noi, nel suo cuore. Perché noi l'avremmo sempre tenuta nel nostro.
Mi mancava tanto. Davvero, davvero tanto.
Si sentiva che non c' era.
E poi Charlie… porca paletta, era più smunto di una mummia! Un cadavere sarebbe stato più in forma, cappero!
Era dimagrito di almeno 30 km buoni, secondo me. Prima si spazzolava via tutto, e ora invece era tanto se beveva il brodo della minestrina... Di male in peggio, proprio. Io, da parte mia, non avevo più così tanta voglia di ridere. E così anche Jazz. Dai re della risata, eravamo degradati molto. Ci permettevamo di sorridere in Tv, o saremmo diventati per tutti i cantanti depressi. Ma non ci potevamo fare niente. La cosa da fare era aspettare che passasse.

Com'è?? spero vi sia piaciuto!! E che non sia banale o brutto...
kizz kizz! ^^

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Capitolo 15
*** Partenza(2) ***


PARTENZA(2)

POV EDWARD

Me ne stavo quasi tutto il tempo solo, ormai i miei famigliari mi disprezzavano. Erano passati  cinque mesi, due settimane, tre giorni, e sedici ore da quando Bella se n’era andata. La maschera era quasi totalmente fissa.  Avevo paura di soffrire, una terribile paura. Ormai vivevo nella menzogna. Nella mia stessa menzogna. Dentro di me non era migliorato nulla. Stavo ancora male per lei, l’amavo ancora immensamente. Rimanevo attaccato ai ricordi, alle emozioni provate, e ad album fotografici. Papà ci chiamò tutti in salotto. << ragazzi- cominciò- io e vostra madre abbiamo preso una decisione. Ci trasferiamo. Crediamo che allontanandoci da qui, voi possiate cominciare di nuovo a vivere…  >> << e perché qui i paparazzi non vi danno tregua… >> aggiunse mamma.  tutti annuimmo. << partiamo domani… >> disse ancora mamma. Io andai a preparare la valigia. Tastiera portatile, libri preferiti, mp3, i testi delle mie canzoni, spartiti, album fotografici… li misi nel primo zaino che trovai. Poi misi i vestiti in un trolley blu, il suo colore preferito… il mio colore preferito… il colore che le donava di più… scossi la testa per allontanare i ricordi dolorosi: non adesso, se avessi cominciato in quel momento se ne sarebbero accorti tutti. E non potevo permettermelo. Sapevo che mamma non credeva che fossi davvero così, e non volevo darlo a pensare anche agli altri. bussarono alla porta. << chi  è? >> dissi in modalità Edward- stronzo.  La porta si aprì, rivelando la figura di mia madre. Abbassai lo sguardo. Lei chiuse la porta dietro di se. << Edward… >> si sedette a terra accanto a me, e mi accarezzò i capelli. << non provare a comportarti male con me. So che è tutta una farsa. So che l’ami ancora.. so che stai molto male… so che non sei così, so che ascolti le conversazioni dei tuoi fratelli, so che scrivi e suoni ancora canzoni per Bella… a proposito, questa era sotto il divano. Se non l’avessi trovata io, chissà cosa ne sarebbe stato di questa bellissima canzone.  >> mi sorrise dolcemente. Ricambiai. << mi manca il vecchio Edward, tesoro. Almeno con me non puoi tornare te stesso? >> << va bene… non posso dirti di no, mi sono comportato troppo male, in questi mesi… perdonami… >> << ti scuso se mi canti questa canzone. >> sorrise. Presi la mia chitarra.  ( forse un angelo- studio 3)*

Ti vedo ridere,Sei cosi semplice, eh

Mi sembra facile capire che sei unica…

E quante notti spese per immaginarmi insieme a te.

Un viso angelico,mi basta un attimo eh,

diventa un brivido sognarti qui vicino a me,ma forse è giusto sia così,

conoscerti ed illudersi..

ti regalerei una stella,ma non servirebbe a nulla.

Luce dopo la tempesta,un desiderio resterai.

Semplicemente stupenda,unicamente te,

forse un angelo sei…

come la musica, sei la mia favola che,

io vorrei vivere e rivivere,insieme a te.

Quante notti spese per,immaginarti insieme a me.

Ti regalerei una stella,ma non servirebbe a nulla.

Luce dopo la tempesta,un desiderio resterai,

semplicemente stupenda,unicamente te,

forse un angelo sei…

 

mamma aveva le lacrime agli occhi. << è bellissima… tesoro, è magnifica… >>  << non è finita… ancora… >> si asciugò le lacrime, e mi baciò la fronte. << vado a preparare la valigia ora… ti voglio bene >> << anche io, mamma. Scusa ancora per il mio comportamento… Sono stato stupido… è solo che ho così paura di soffrire ancora di più… >> << è umano, avere paura. >>  poi uscì.

Passai la giornata in camera mia, a lavorare sulla canzone, che non finii. Mancava qualcosa, ma non sapevo che cosa fosse. Il giorno dopo saremmo partiti per l’Australia.

 

POV alice

Il pomeriggio partimmo. Sull’aereo ero con Rosalie, Jazz con Em, mamma con papà, e Edward ovviamente solo. << Rose, ieri hai ricevuto ancora il biscotto? >> << si, tu? >> << si, senti. Sei sicura di non essere tu? >> << no, Alice. >> <<  Rose? >> << si Jazz? >> ci girammo dietro, dove c’erano yoghi e bubu. << voi la sera ricevete dei biscotti? >> chiese Emmet. << si, siete voi due?  >> chiesi. << no, noi però riceviamo un bicchiere di latte. Tutte le sere. Non manca mai. avevamo pensato a voi, ma vediamo che non è così. >> << mmmh, il campo si restringe. >> constatò Rose. << mamma, papà. O… Edward… >>dissi. Alzai il capo per osservare i diretti interessati. E fu come un flash. Probabilmente era stata un’allucinazione, perché vidi Edward aprirsi in un bellissimo sorriso. ma  non di quelli che faceva nell’ultimo periodo. Non gi quelli falsi e cattivi che mettevano la pelle d’oca, no... Ma di quelli dolci, sinceri, che ci rivolgeva quando gli dicevamo che gli volevamo una zia Muriel di bene… di quelli che gli illuminavano gli occhi, quei sorrisi che avevano fatto innamorare la mia migliore amica di lui… di quelli rari, che non faceva più da un sacco di tempo…. In quel momento, Edward per me, passò primo nella lista dei candidati per “babbo latte e biscotto”, come l’aveva chiamato Emmet . Sorrisi anche io. gongolai felice  come non mai, di aver rivisto una simile rarità, e di essere l’unica ad essersene accorta. Però gli altri notarono il mio cambio d'umore improvviso. << Aly, stai bene? >>  << si! benissimo! bene come non mai! >> esclamai, sorridendo come era da molto che non facevo. Feci sorridere anche gli altri, e mi sentii bene. << cambiare aria ogni tanto fa davvero bene, allora… >> fece Jazz, sorridente, felice di questa mia ripresa.

POV Esme

Del chiacchiericcio mi svegliò. Socchiusi gli occhi, per spiare i miei figlioli cheparlavano amabilmente. A Alice, a quanto pareva, era ritornato il buonumore. Tanto meglio… ma poi capii, da quando guardò Edward  dormiente con un sorriso dolcissimo,  che aveva ritrovato – a modo suo- la fiducia in suo fratello. anche lei prima sosteneva che Edward stava fingendo, ma poi aveva smesso perfino di credere al suo cuore. E non era da Alice arrendersi.  non pensavo che arrivasse a dubitare del suo fratello preferito. Non che avesse mai pronunciato la sua preferenza, ma si vedeva. Il rapporto che aveva, molto tempo fa, con Edward era diverso da quello che c’era con Emmet. Mi chiesi se anche Alice, in un modo diverso stesse mentendo. Non agli altri, ma a se stessa. Perché io credevo fermamente che Alice, in cuor suo, sapesse che Edward stava solo fingendo, che il fratello stesse diventando lui stesso la menzogna per proteggersi, che  si stesse creando il suo bozzolo da cui non avrebbe mai più voluto uscire. Perché io lo sentivo nel mio cuore, infatti non avevo mai abbandonato la mia teoria. E probabilmente, Alice in qualche modo, aveva ritrovato la fiducia in quell’idea che aveva tentato di cancellare, ma che il suo cuore continuava a rammentarle. Ed ero felicissima per questo. Il fatto di essermi riappacificata con Edward mi aveva notevolmente tirato su il morale, e così doveva essere successo alla piccola Alice. Poi le luci si spensero e pian piano, incominciai a sentire il russare di alcune persone, compreso quello di Jazz e Emmet, che parevano due trattori impazziti.  Edward, anche mantenendo quella maschera, stava sempre e comunque accanto ai suoi fratelli, sostenendoli in silenzio e dimostrando che lui era li ,con atti di pura e disinteressata cortesia. E mi sentii orgogliosa di essere sua madre,  di averlo adottato quando aveva solo pochi giorni, incantata da quel bambino dagli occhi stupendamente verdi che incantavano. E di averlo cresciuto bene e di averlo fatto felice, almeno una volta. mi mancava veramente tanto il vecchio Edward.   io mi addormentai, con il ricordi dei visi sorridenti di tutti i miei figli…

POV Edward

Avevo ascoltato le discussioni dei miei fratelli, e le teorie di babbo latte e biscotto… Dovevo dirlo, mi mancavano un sacco i miei fratelli, benché non me ne fossi mai realmente andato. Ma non potevo abbassare la guardia, o il mio dolore avrebbe fatto male ancora di più anche a loro, e non potevo permetterlo. Quando le luci si spensero, a tentoni andai al bagno. Mi sedetti a terra, mal grado non fosse il luogo più igienico dove mettersi a piangersi addosso. Mi presi il viso tra le mani. Mi sentivo vuoto. Inutile. Mi sentivo un essere di cui si poteva fare tranquillamente a meno. Dopotutto Bella non si era fatti troppi problemi, ad andarsene. Magari non le dispiaceva realmente lasciarci, magari erano solo scene. Forse quello che tutti avevano dedotto come dispiacere era solo senso di colpa, dopotutto lei sapeva di essere come il sole, come l’aria per noi… per me. Se n’era andata, lasciandoci andare alla deriva dal dolore, fregandosene del male che ci avrebbe provocato. Non si era mai nemmeno preoccupata di chiamare, di sapere come stavamo. Ah, già: non le importava. Eppure, continuavo ad amarla. Sapevo che le cose che stavo pensando in quel momento erano frutto della disperazione e del tormento. Sapevo bene che Bella non era così. Sapevo che per lei eravamo la sua famiglia. Ma poteva mandare un  messaggio, un’ e-mail, chiamare, o mandarci i saluti attraverso Charlie. Chiedevo tanto? Era troppo avere la certezza che lei respirasse ancora? Che fosse felice, e che stesse bene?  Probabilmente si. avevo già di gran lunga avuto più di quello che avessi dovuto ricevere. L’avevo conosciuta, avevo potuto sentire per più di 16 anni la sua bellissima voce e il suo dolcissimo profumo, avevo sentito la sua risata, e asciugato la sue lacrime. Le ero stato amico, e l’avevo anche baciata. Due volte. Avevo sicuramente superato il limite delle cose a me concesse. Ma l’amore ti fa diventare stupido, e tremendamente saggio. ti fa soffrire,  ma anche stare assolutamente bene. Ti rende codardo, ma anche tremendamente coraggioso, e anche pazzo. Ti fa morire, ma anche rinascere. L’amore è irrazionale, sconvolgente, assolutamente senza senso, ed è per questo che è così potente e bello. Bello quanto doloroso. Soprattutto se potresti morire per la tua amata, e lei neanche lo sa.  Io ero innamorato, ed ero dipendente da lei, vivevo di lei. stavo morendo lontano da lei. ogni cosa facessi o vedessi fare, mi ricordava lei. vivevo attaccato al ricordo di lei. incolpavo lei, perché l’amavo. era colpa sua se era così tremendamente bellissima, fantastica, dolce, sensibile… era colpa sua se amavo così incondizionatamente il suo essere goffa, il suo modo di arrossire quando era imbarazzata o lusingata, la sua repulsione per lo shopping, il suo essere così generosa, gentile e altruista… amavo il suo modo di sorridere, il suo sorriso mi stordiva. Amavo i suoi occhi, lo specchio della sua meravigliosa anima. Amavo lei in tutto e per tutto. Amavo il suo profumo, la sua pelle morbida e liscia, la sue labbra rosse, di cui quello superiore un po’ più pieno di quello inferiore… adoravo le sue mani, ogni onda dei suoi capelli, amavo la ruga che le veniva in fronte quando era perplessa… amavo la sua anima, cosi bella e buona. E mi mancava così tanto… mi accorsi di stare piangendo copiosamente. Sentivo il dolore vivo, bruciante dentro di me. Bruciava, faceva male, troppo. Mi sentivo morire. Come succedeva ogni volta che pensavo a Bella. ogni volta che toglievo la maschera di indifferenza e superficialità. Per quello non mi esponevo mai alla luce del sole. Non volevo immaginare come avrebbero reagito i miei famigliari. I singhiozzi erano violenti, e mi scuotevano malamente. Le lacrime uscivano senza sosta dai miei occhi, faticavo persino a respirare. Mi chiesi come potessi piangere così, dopo tutto questo tempo. Tutti i giorni, per mesi , avevo pianto così,  e le lacrime erano sempre state abbondanti come in quel momento. Piangevo disperato, un pianto che avrebbe dovuto essere liberatorio, ma che non mi dava sollievo, anzi mi faceva stare peggio. E  mi lasciavo portare alla deriva dal dolore immenso che provavo. Mi sorpresi a urlare, un urlo disperato, stridulo, carico di dolore. Mi faceva male il cuore, in tutti e due i sensi. Batteva furiosamente nel mio petto, faceva a gara con i singhiozzi, sballottandomi. Avevo gli occhi appannati dalle abbondanti lacrime. << Edward! >> sentii esclamare. Mi avevano scoperto, avevo fatto tutto per nulla, allora? Le lacrime mi impedivano di vedere chiaramente. << tesoro, calma… calmati Edward! >> era la voce di Esme. Ma i singhiozzi e le lacrime continuavano senza sosta. <<  ti prego tesoro, tranquillizzati. Respira… piano.. calma. Prova a fare come faccio io. >> cercai di imitare il suo respiro, ma non riuscivo a smettere. << vado a chiamare papà… >> disse, con la palese intenzione di alzarsi, ma la bloccai per un braccio. Scossi la testa in segno di diniego. Lei mi iniziò ad accarezzare la testa, che mi aveva fatto mettere sulle sue gambe. << calma, tesoro… calma >> riuscii a dire: “ scusa”, tra i singhiozzi. << nulla, caro… non hai colpa, nessuna. >> mi rispose sorridendomi dolcemente. Poi sentimmo qualcuno bussare alla porta, che fortunatamente aveva chiuso. << mamma, sei qui? >> chiese il vocione di Emmet, impastato dal sonno. << si sono qui Emmet. Torna al posto. >> << ti aspetto >> disse sbadigliando. Io, cercavo di soffocare tutti i singhiozzi. << vai al posto! >> urlò categorica mamma.<< va bene… >> sbadigliò ancora, poi sentimmo i passi trascinati di Emmet allontanarsi. Cercai di regolarizzare il respiro, seguendo il ritmo di quello di Esme. Alla fine ce la feci. Mi asciugai le lacrime, e mi rialzai. Porsi la mano a mia madre per aiutarla. Lei l’afferrò e si tirò su. Mi abbracciò forte. Io ricambiai. << tranquilla, non preoccuparti. Ormai ne sono abituato >> minimizzai io. Lei spalancò gli occhi. << ti è già successo?! Spesso?! >><< ogni volta che torna l’Edward vecchio… >> mi strinse a sé di nuovo. << mi dispiace, tesoro.. >> << non dispiacerti… ma perché sei venuta a cercarmi? >> << mi sono svegliata, e tu non c’eri, allora sono venuta a cercarti… >> annuii, poi tornammo ai nostri posti. Mi addormentai.

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Capitolo 16
*** Indovina un po'? Sono qui! ***


ciau!!!! allora... i cullen sono partiti per l'australia il cappy precendente... cosa succederà in questo?? i cullen incontreranno bellina? se si, cosa succederà? come reagiranno? LEGGETE E LO SCOPRIRETE! XD

coomunque, spero che il cappy vi piaccia. ringrazio chi ha aggiunto la my ff hai preferiti e chi alle seguite, e a tutte le persone che la leggono. ora, basta con le chiacchiere.

eccolo qui! ^^

 

 

 

Quella mattina mi alzai con una strana sensazione.  Come mi era solito fare, ricacciai preoccupazioni, ricordi e dolore nella loro gabbia, dopo aver passato un’altra notte insonne, popolata da pianti silenziosi, e dolore immenso. Dovevo smetterla di pensare a lui, al mio angelo. Ormai erano passati cinque mesi, due settimane, quattro giorni, e dieci ore, da quando mi ero trasferita qui in Australia. Un anno e mezzo, in cui mi ero trasformata in Isa, e avevo rinchiuso Bella in gabbia. Un anno e mezzo di menzogne, e di false immagini date per non lasciar trapelare il mio dolore. Un anno e mezzo quasi, in cui non dormivo la notte, perché era l’unico momento in cui potevo tornare me stessa, e potevo sfogare il mio dolore. Ero diventata piuttosto brava a recitare. E anche a rinchiudere sentimenti e emozioni nella stessa gabbia di Bella e del dolore. Quando la sera aprivo la cella, era come se dentro di me ci fosse il finimondo. Ed anche fuori, dopotutto. Pensavo  che avrei finito le lacrime prima o poi, invece  ogni notte piangevo disperatamente, e le lacrime erano sempre copiose. E nonostante tutto quel tempo, io Edward lo amavo ancora, probabilmente più di prima. La lontananza, al posto che farmelo dimenticare, aveva intensificato il sentimento che provavo per lui.  Fuori da casa, però ero totalmente diversa. Mi alzai dal letto e andai a lavarmi. Dato che avevo tempo, piastrai i capelli  e mi truccai bene. Tutti mi consideravano la seconda ragazza più Bella della scuola, dopotutto. Dovevo essere sempre al meglio, essere come gli altri volevano che fossi. Indossai un vestito blu senza una spallina un po’ scollato, che mi arrivava appena sopra il ginocchio. Indossavo sempre almeno un indumento blu, il suo colore preferito... E mi misi dei sandali bianchi tacco 10.  le scarpe col tacco erano un supplizio, sia per Bella che per Isa, ma le misi lo stesso. Ormai tutto era d’obbligo. Poi indossai un copri spalle bianco. Il riflesso nello specchio non mi piaceva, cioè stavo davvero bene così, ma era uno stile che non mi apparteneva. O meno, che non apparteneva a Bella. ma a Isa si. Scesi in cucina, e feci colazione: uno spicchio di mela. Isa seguiva una dieta estrema. Il contrario esatto di Bella. mi lavai i denti e aspettai l’arrivo di Amber, che mi accompagnava a scuola con la sua mini. mi lavai i denti e aspettai l’arrivo di Amber, che mi accompagnava a scuola con la sua mini.. A parte i ragazzi impegnati, il resto del corpo studentesco maschile si divideva in due: metà seguiva me, l’altra Amber. Ma io non li degnavo di uno sguardo, apparendo ancora più snob e superficiale. << ehy, favolosa! Come va? >> mi disse quando entrai nella sua auto. << ehy, stupenda! Tutto bene!e te? Oggi sei magnifica! >> dissi, dopo aver mimato due baci alternati sulle guance, e aver disteso le labbra in un falso sorriso. << oh, bene. Anche tu stai divinamente!wow! Che bello il tuo vestito! >> << grazie, regalo di mia madre. Anche il tuo è bello! >> indossava un vestitino bianco a righe verdi, e con bordi e cuciture rosa. Ai piedi indossava delle scarpe col tacco 12, chiuse bianche. I capelli biondi raccolti in una coda di cavallo. All’orecchio aveva dei cerchi d’oro molto grandi. Stava bene davvero. Benché lei non mi stesse molto simpatica, dovevo ammettere che era una bella ragazza. Anche se avrebbe perso miseramente al confronto con Alice e Rose. Basta!pensai, non devo più pensare a loro! Eravamo quasi arrivate a destinazione.. Arrivammo a scuola ed andammo dalle altre ragazze. Salutai Nikki e Ash abbracciandole. << come va? >> chiesero, apprensive, << come al solito ragazze. >> dissi.   All’improvviso il cortile si fece silenzioso. Strano, anzi stranissimo. Mi voltai, e quasi non mi venne un infarto. Una Porsche 911 turbo giallo canarino aveva fatto il suo ingresso nel parcheggio. Cannonata alla mia barriera. Poi, come invocata, arrivò una Volvo c30 grigia metallizzata. Altre cannonate facevano vacillare il mio autocontrollo. << ehi, visto che classe i Cullen? sanno proprio entrare in scena…! >> affermò Kristen. << Santo Cielo, io schiatto! >> disse Ashley. Le cinque portiere si aprirono quasi in sincrono. Io non riuscivo a muovermi, a parlare, a ragionare… erano qui. Tum, tum, tum, tum, tum. Il mio cuore sembrava una locomotiva impazzita. Alice ne uscì per prima, naturalmente dalla parte del guidatore . Jasper dalla portiera opposta. Ma quanto tempo era passato? La mia mente faceva proprio cilecca allora. Non li ricordavo così belli dal vivo… uscì Rosalie, e poi anche Emmet. Gli occhi cominciarono a pizzicare. Poi scese lui… il mio cuore arrestò la sua corsa per vari secondi, per poi partire a battere furiosamente. Il respiro accelerò, e gli occhi si riempirono di lacrime. Mi passai la manica sugli occhi velocemente. Niente lacrime. Avevo il cuore in gola.  Altre lacrime, che asciugai. Ed altre mi riempirono gli occhi.  avevo il bisogno di sfogarmi più che mai. ma non potevo. << andiamo ad accoglierli, che aspettiamo? >> disse Amber. Ok, la odiavo più che mai in quel momento. Le altre  partirono spedite dietro di lei. Mi misi dietro al gruppo, cercando di nascondermi fino all’ultimo. <<  ciao! >> cominciò Amber. << io sono Amber, la capo cheerleader della scuola. E loro sono la mia squadra! >> disse indicando le ragazze a fianco a lei.<< ciao >> sentii la voce di Alice, e mi si strinse il cuore. Era…triste. 

<< io sono Edward Cullen, il più bello, il più simpatico, il più tutto di tutti i miei fratelli! ma che sciocco, ma presento a fare?! sono famoso in tutto il mondo! >> mi venne quasi un infarto a sentire il tono e il modo in cui aveva detto quelle parole. << certo, certo. Per piacere non cominciare, Masen >> disse Jazz minaccioso. Da quando si chiamavano per cognome, e con tanto odio poi?<< non cominciare, Withlock! >>  << piantatela! Scusali, non si sanno contenere… >> si scusò Rose. << nulla. >> << comunque io sono Ashley >> incominciò lei, smaniosa di farsi nuove amiche. << io Nikki >> la seguì. << Melany>> << Monica >> << Phoebe >><< Josy >><< Becky >> << Lucy >> <<  Samantha e Lyla >> dissero all’unisono le gemelle. Amber si accorse che mancavo all’appello. Mi prese per un braccio e mi spinse accanto a lei, in modo che mi potessero vedere. Li vidi sgranare gli occhi. Io, per la prima volta dopo tanto tempo arrossii. << ehy, Isa. Non ti presenti? Oddio! L’avete fatta arrossire?! Beh, comunque lei è Isabella Swan. Ma potete chiamarla Isa. >> trattenevo le lacrime. Il mio muro vacillava. << ma certo, Isa… >> fece Edward, con un tono cattivo. Alzai lo sguardo, sicuramente avrebbe notato i miei occhi lucidi. << non c’è bisogno che mi chiami, Cullen. tanto dubito ti parlerò un’altra volta. >> dissi altezzosa. Ovviamente fingevo. Aveva dipinto un sorriso cattivo, sul viso. Metteva i brividi. Alzò un sopracciglio. << wow, sai parlare! >> si credeva spiritoso? << si, molto meglio di te, “MR modestia a parte”! >> << oooh, che paroloni!! Non pensavo che un’oca sapesse parlare così bene! >> << ha. ha. ha. guarda, sei simpatico come un trapano su un dente cariato… senza anestesia! >> mi ricordai di una discussione in cui lui mi aveva detto così. << senti chi parla! Sei peggio di una cicca sotto la scarpa!  >> << oh.oh.ooh. sentimi bene: sei venuto qui apposta per farmi incazzare?! Beh, puoi tornartene pure a casa. Se vuoi ti pago io il biglietto!! >> << non permetterei mai una tale blasfemia! È nel mio essere gentiluomo: non fare mai pagare al sesso debole. >> ok, ero incazzata nera. << il sesso debole? Ma come ti permetti brutto cafone ignorante, cretino, idiota, ottuso, demente… >> Amber mi mise le mani sulla bocca. << scusala, non sa quello che dice!>> << oh, lo so. So riconoscere una persona con un’intelligenza minima. Capisco i limiti mentali che potrebbe avere… >> mi scrollai di dosso Amber e gli saltai addosso. Iniziai a dargli pugni, che sapevo non gli avrebbero fatto male. << ti odio! Ti odio! Non ti tollero! Perché sei venuto!? Non potevi rimanertene a casa?! Io ti odio! Mi stai rovinando la vita! >> lacrime di rabbia e di dolore mi inondarono gli occhi. Lui non reagiva. Io dentro di me urlavo:<< ti amo! Ti amo! Ti amo! Non posso vivere senza di te! Dov’è il vecchio Edward? io lo amo! Perché non mi restituisci la vita?>> io continuavo a menarlo. Mi staccarono da lui di forza. << dolcezza, calmati!! Non ti ho mai visto così! >> mi disse Carter. Io lo ignorai, continuavo a guardare il mio ex migliore amico in cagnesco. E lui faceva lo stesso.

POV Edward.

Quella era Bella. la mia Bella. mi era venuto quasi un infarto quando l’avevo vista. Non era più lei. era diversa. Non era cambiato solo il modo di vestire, ma anche il suo modo di stare, di comportarsi. Quando avevo sentito il nomignolo Isa era scattato qualcosa in me. Perché era cambiata? Io la stuzzicavo, e lei mi rispondeva a tono. Io l’amavo, e lei non era più quella che amavo. io ero stato piuttosto perfido con lei. sapevo di esserlo stato. Mentre la insultavo, sentivo lo sguardo dei miei fratelli addosso. Ero adirato, con lei, e soprattutto con me stesso. Quando mi saltò addosso fui felice che lo fece. E quando iniziò a picchiarmi non reagii. Perché aveva ragione, ero stupido, indegno di amarla. Quindi la lasciai fare. Però quando mi urlò che mi odiava e che le stavo rovinando la vita mi sentii morire. Non lo diedi a vedere. Poi un ragazzo con la divisa della squadra di basket della scuola me la staccò di dosso. Lottai contro l’impulso di trattenerla con me. Dopotutto mi era mancata tantissimo, e i pugni erano meglio di niente. Il ragazzo la chiamò “dolcezza”. Era il suo fidanzato, dunque. Si era rifatta una vita, quindi . dolore lancinante, ecco quello che provavo. Non ero abbastanza per lei. sentii gli occhi pungermi. Guardavo il ragazzo che la stringeva, con odio, lo stesso odio con cui lei guardava me. Lei mi odiava . ecco cosa avevo guadagnato, quel giorno in aeroporto. odio  , dalla persona che amavo. mi allontanai velocemente, quasi di corsa da quel luogo. Ero li da cinque minuti. Direi che il primo giorno sia cominciato magnificamente. la campanella suonò, ed entrammo tutti nell’edificio. Le ore passarono lentamente. All’ora di pranzo, Amber, mi sembrava, mi invitò al suo tavolo. Wow, pensai,io, Bella, anzi Isa e i miei fratelli allo stesso tavolo. Presi solo una soda. Prima di sedermi al tavolo indossai la migliore faccia da poker che conoscevo. Dopo essermi accomodato, guardai Isa . << guarda chi si rivede?! >> esclamai. << non tirare la corda, Cullen. sono ancora adirata con te. >> << non chiedevo altro! >> << sentimi, in questo momento non posso ucciderti di botte, ci sono troppi testimoni. Non vorrei finire in prigione a causa di uno come te! >> sputò lei. pugnalata. Dovevo resistere. << dovrebbero metterti in un centro di recupero, non in galera. >> << mi chiedo perché tu sia ancora qui. Dovresti essere in un circo, a fare il pagliaccio. Così potrei venire a tirarti le torte in faccia!! >> Feci una risata nervosa. << tu hai problemi >> << sei tu il mio problema! >> << ne sono felice >> << io no! >> ma non vedeva che mentivo? Perché non alzava lo sguardo? Se mi guardava negli occhi avrebbe capito che mentivo. Presi poco delicatamente un pezzo di panino di Rose. << sentimi, perché non vai a prenderti le cose da mangiare, senza prenderle da me?! Mi irriti abbastanza senza che tu ti sforzi a essere odioso! >> sbottò lei. << calmina,  capito? >> risposi. Digrignò i denti e si alzò. Prese la borsa e se ne andò. Emmet mi trucidò con lo sguardo. Stringeva i pugni, segno che avrebbe voluto tanto picchiarmi. << Rose!! >> urlò, alzandosi e correndo dietro alla fidanzata. Scusa, pensai.  Alice e Jasper fingevano che non fosse successo nulla. << sei incredibile… >> disse scuotendo la testa. Si alzò anche lei, seguita dal suo ragazzo. Prese i vassoi, e se ne andò. <<  anche i tuoi fratelli ti odiano… >> mi voltai verso la donna che amavo. per la prima volta da quando ero lì, mi guardò negli occhi. << chi sei, Edward Cullen? >> << ti faccio la stessa domanda, Isabella. Tu non sei così. >> << io so chi sono. E so perché lo sono. >> << bene. >> mi alzai ed andai via.

allora?? com'è? spero decente...

uuuh, le cose sono diventate difficili... cosa succederà a Bellina e ad Eddino??

lo saprete nella prossima puntata! giusto piccolo mio? echè! 

hamtaro non centra nulla, però vabbè. -_-"

bye bye ^^

un beso a todos!!!

Aly

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Capitolo 17
*** Ti amo, ecco perché! ***


ciao!!! hihi^^ scommetto che questo capitolo vi piacerà... ^^ o almeno lo spero... beh, il titolo spoilera metà- o piu- del capitolo... hihi^^ coooomunque, eccolo qui!

 

POV Bella

Io e Edward continuavamo a discutere, mentre con gli altri non spiccicavo parola. Li avevo delusi. Era passato un mese. Se prima erano battibecchi quelli con Edward, ora litigavamo proprio. E io mi sentivo morire. Era cambiato, non era più l’Edward di cui mi ero innamorata. I sorrisi che faceva non erano quelli che amavo e che mi toglievano il fiato, no. Erano furbi e cattivi. Che ti facevano saltare i nervi immediatamente. O meglio, a me saltavano perché non era giusto che quelli sostituissero i sorrisi che amavo. era diventato superficiale, come lo ero diventata io. Ma la mia era una maschera. La sua non capivo se lo fosse. Stavo camminando per i corridoi della scuola, diretta alla quarta lezione della giornata. << bu! >> sussultai. Respirai a fondo. << ma non la pianti mai di darmi fastidio? >> << ti voglio fare impazzire! È divertente vederti andare in escandescenza! >> ma io ero già pazza, di lui… ma lo tenni per me. << ti diverti solo tu. >>  << meglio, non mi piace essere copiato >> << lo so… >> mi scappò. Mi morsi il labbro. << no, tu non lo sai. Tu non sai niente… >> << io ti conosco bene, Edward. >> risposi di getto. << no. Tu non sai nulla! Nulla! Tu non mi conosci. Quello che vedi non è Edward l’amico d’infanzia, il compagno di giochi, il ragazzo sciocco e sentimentalista! Quello che vedi non è l’Edward vecchio, quello che conoscevi. Quello che ogni cosa facesse, sbagliava! Quello a cui , più si impegnava per fare bene qualcosa, più gli veniva male! Quello che ogni cosa facesse, gli si ritorceva contro! Tu non mi conosci! Non sono più il ragazzino sbagliato che faceva tutto sbagliato! >> mi pugnalò con le parole. Come poteva dire quelle cose di se stesso? << no, hai ragione. ora sei l’Edward stronzo e cafone, che non ha rispetto per niente e nessuno! Tu credi che prima, ogni cosa tu facessi, sbagliavi. Ma non è così! Io ho sempre pensato che quello che facevi fosse sempre giusto, perfetto. Ti credevo perfetto! Ma ora mi stai facendo cambiare idea! In un mese, stai scombussolando le mie certezze di una vita, Edward! tu eri l’unica certezza nella mia vita Edward, ma ora mi stanno venendo tutti i dubbi che non avevo mai avuto! >> << sono problemi tuoi! Sei stata tu a cambiarmi!!! >> mi mancò il respiro. Rimasi shoccata. Mi sembrò che si pentisse di averlo detto. << io non ti ho mai detto di cambiare Edward… hai fatto tutto da solo. Non puoi darmi la colpa dei tuoi cambiamenti, io non c’ero!!! >> dissi io. << è quello in punto! Te ne sei andata! Mi hai lasciato! Mi hai abbandonato! Non te n’è mai importato realmente di me! Le lacrime prima della partenza erano sensi di colpa, non dispiacere! Non hai mai chiamato,non ti sei mai fatta viva! Intanto io e la mia famiglia morivamo dal dolore! Io morivo dal dolore!! Tu qui ti sei rifatta una vita, fregandotene di noi! È  colpa tua se ora sono così Bella! >> mi aveva chiamata Bella. ormai ero totalmente me stessa, Isa non c’era più. << perché voi no, vero?! Non vi siete rifatti una vita!? eh?!   credi davvero che abbia finto tutti questi anni, Edward? eh? Sei uno stupido! Non hai mai capito nulla, e mai capirai!! Mi stai rovinando la vita, mi stai uccidendo! Smettila! Lasciami in pace! >> mi voltai e piangendo iniziai a correre per i corridoi vuoti. Le lezioni erano ovviamente già cominciate. Corsi nel retro dell’edificio. le lacrime mi appannavano la vista. E in più quel giorno pioveva. Anzi diluviava. Mi afferrò un braccio, e con uno strattone mi scontrai contro il petto di Edward. lui mi circondò i fianchi con le braccia e mi strinse a sé. Io mi divincolai da lui. << stai lontano da me! >> ringhiai. << non ti è bastato farmi quasi morire di dolore! NO! Vuoi finirmi! Vuoi farmi davvero morire di dolore! >> << non vorrei mai farti del male. >> << ma come puoi dirlo?! Dopo come ti sei comportato fino adesso! Come puoi dirlo Edward!!! >> sbraitai. << ho dovuto!! Ho dovuto Bella!! dovevo proteggermi! Non volevo più soffrire!! Ero stufo di stare male! Stufo di far male alla mia famiglia stando male!!! >> << certo, e trattarli da cani li faceva stare meglio, no?! Ma perché avresti dovuto soffrire?! Da cosa diamine ti dovevi proteggere!!? >> << da te!! Mi dovevo proteggere da te! E dal sentimento che provavo e provo tutt’ora per te!! Mi sono messo una maschera per non soffrire! Ma non è servito a nulla!!!!! Mi sono messo questa maschera per proteggere me stesso!!perché TI AMO, perché non ti posso avere! Perché ti amo e tu mi consideravi il tuo migliore amico! Perché tu possiedi il mio cuore e non lo sai nemmeno!!! Ti ho trattato così perché ero adirato con te perché eri cambiata!  Perché non eri più te stessa! E ora sono disperato! Perché con le tue parole di profondo odio hai buttato giù le mie barriere! E mi hai fatto uscire allo scoperto!! E ora mi odio per averti detto che ti amo, perché ora ti perderò per sempre e tutte le mie paure si realizzeranno! Ecco perché Bella! perché TI AMO! Ti ho sempre amata… >> mi aveva detto che mi amava… mi amava. Io avevo cominciato a piangere, ma lui non lo sapeva perché non alzava lo sguardo. << sei un idiota, Edward Cullen. >> alzò lo sguardo, e incontrò i miei occhi. << sei proprio un tonto! Sono anni che ti aspetto Edward! anni che ho sperato che tu mi dicessi quelle due stupidissime parole!! Anni! E ora scopro che tu mi ami, e non me l’hai mai detto! Ti sei trasformato nella persona più cafona e stronza che io abbia mai conosciuto, ti ho odiato per avermi fatto stare così male! Ho sofferto come un cane, mi è sembrato di morire in tutto questo tempo! E ora arrivi a dirmi che mi ami? >> mi guardava negli occhi, era perplesso. Ma era tardo allora! << Edward – dissi avvicinandomi di un passo, e prendendogli il viso tra le mani- io ti amo… in un modo che neanche immagini. Ti amo da non so quanto tempo, ormai credo di amarti da sempre. ti amo…  e… non posso vivere senza di te… >> finii. Sbatté violentemente le palpebre. << come…? >> << ma sei tardo o cosa?! TI AMO!! >> i suoi occhi si illuminarono, incatenati ai miei. << mi ami… >> sorrise. Lo feci anche io, mentre una lacrima rigava il mio viso.<< si immensamente… >> mi accarezzò una guancia. << non immagini nemmeno quanto mi sia mancato il tuo sorriso… >> << e a me il tuo… >> << ti amo Bella… ti amo da impazzire… >> disse asciugando la lacrima sul mio viso. << anche io ti amo Edward. >> << ma Dylan Carter….? >> <> << ti ha chiamato dolcezza… il primo giorno che… >> << Edward, quello ci prova con me da quando sono arrivata, ma ho sempre detto di no… perché ti amavo… e poi è tremendamente petulante! Mike newton la vendetta!  >> ridemmo spensierati. << quindi posso stare sicuro? >> << si gelosone… ora sai cosa provavo io quando tutte quelle ochette venivano da te, o fingevano di inciampare per finirti addosso! >> << ma io le ignoravo… indovina perché? >> << perché? >> << perché ero innamorato di una bellissima ragazza dagli occhi cioccolatosi. >> mi astrinse a sé.  Ci allontanammo un po’. I nostri visi si sfioravano. Io guardavo le sue labbra, così piene, così vicine… e lui guardava le mie… << Bella…? >> << mmmh? >> << posso baciarti? >> << non devi nemmeno chiederlo…  >> dissi, poi le sue labbra furono sulle mie. il nostro primo vero bacio… allacciai le mie mani nei suoi capelli, e lui mi strinse forte a se.  Ci staccammo solo perché avevamo finito l’aria. Avevamo il fiatone. << il nostro primo vero bacio… >> sussurrò lui sulle mie labbra, sorridendo. La campanella suonò sorprendendoci. << è passata un’ora << sembra di si… >> poi scoppiò a ridere. << che c’è?! >> gli chiesi. << sei completamente fradicia!sembri un pulcino bagnato!!! >> mi misi a ridere anche io. << tu non hai un aspetto migliore del mio! Con la differenza che sei molto … bello tutto bagnato… >> dissi accarezzandogli il petto. Lui in risposta mi strinse ancora di più, avvicinando molto i nostri visi. I nostri nasi si sfioravano. << Bella, non sfidare il mio autocontrollo… sono molto, molto tentato… >> disse. Alzai il viso e appoggiai le mie labbra sulle sue, schioccandogli dolcemente un bacio a stampo. << meglio entrare… non voglio che ti ammali… >> mi prese per mano e entrammo dentro. Ero  assolutamente felice, e completamente innamorata. Edward mi amava. Mi aprii in un super sorriso, e gongolai felice. Lui era solo mio! << che hai?! >> chiese lui divertito. << sei mio! >> esclamai felice. << si solo tuo… >> mi sorrise dolcemente. Il mio cuore prese il volo. << e tu mia, solo mia. E di nessun altro. Sei mia, mia, mia!! E non di un  Mike newton o Dylan Carter, piattole per eccellenza! >> << Dylan è carino… >> lo presi in giro.  Si rabbuiò. <<  allora vai da lui, no? >> << no, perché tu sei molto più bello! In confronto a te è un cesso… >> continuai. << stai con me solo perché sono bello? >> disse indignato. << no, perché sei famoso… >> la sua faccia era impagabile. Scoppiai a ridergli in faccia. << ma per piacere, Edward! – gli presi il viso tra le mani- io sono totalmente innamorata di te, e non perché sei famoso, ricco, o per qualsiasi altra cavolata…  si, la tua bellezza contribuisce, ma io ti amo perché sei dolce, perché sei altruista, educato, rispettoso… ma adoro anche il tuo lato estremamente masochista, e il tuo essere drammatico… e … ti amo perché sei tu… >> il sorriso che fece mi accecò, e dovetti sbattere più volte le palpebre.  Tutti erano già in mensa. Noi ci mettemmo in coda per prendere da mangiare. Riempimmo il vassoio con qualsiasi schifezza ci fosse per pranzo quel giorno.  Poi, però ci mettemmo a discutere su chi doveva pagare. << devo pagare io! >> << e se volessi farlo io? >> << non te lo permetterei. Va contro i miei principi. >> << ah, già. non fai pagare al sesso debole… >> << oh andiamo Bella! sai che facevo apposta! Sai altrettanto bene che non lo penso minimamente. >> << ti crederò se mi fai pagare. >> << no >> << si >> << no! Pago io!!!! >> incrociai le braccia al petto. Potevamo continuare così per tutto il giorno, ma io non avrei ceduto! << ragazzi, c’è la coda! >> ci disse la donnetta dietro la cassa. Tirai fuori il portafoglio, ma Edward mi prese il braccio, guardandomi in cagnesco. Risposi all’occhiataccia. << pago. Io. >> << no! >> << allora metà. Non ti permetto di pagare tutto. >> << affare fatto. >> pagammo, poi andammo a sederci al tavolo di Amber.  Quando Alice ci vide, si aprì in un mega sorriso. E noi non potemmo che ricambiare. Si alzò e mi buttò le braccia al collo, ridendo. Io la strinsi forte. << mi sei mancata tanto… >> sussurrai. << anche tu…  sai, forse siamo un po’ in ritardo… queste cose dovevamo farle tipo un mese fa… >> disse divertita. << già! ma che ci vuoi fare?! È colpa di quel testone di tuo fratello… se non si fosse comportato così sarei ritornata me stessa molto tempo fa… >> << vedi Eddy, è sempre colpa tua!! >> si unì Emmet. Gli saltai al collo, e lui mi stritolò. << sei tornata finalmente, Bellina! >> disse , con un sorriso capace di oscurare il sole. << già… c’è voluto un po’,  ma ce l’ho fatta! >> << ehi, e me? >> si lamentò Rose. L’abbracciai forte. << sorellina! Mi sei mancata un mondo…. >> mi disse. << anche tu, Rose. Tanto, tanto.  >> << ehi! E io chi sono, nessuno?! >> << Jazz! >> abbracciai anche lui. << ragazzi… scusatemi tanto… non me ne sarei mai dovuta andare… non volevo farvi stare male io… >> << non importa, Bells. Quello che è stato è stato.  Lasciamo il passato alle spalle, e ricominciamo da prima di quel momento, che ne dite? >> disse il biondo. << concordo, basta soffrire, basta piangere, basta bugie, e soprattutto basta maschere. >> disse Alice, alternando occhiate da me a Edward. << giusto! >> disse il mio rosso, abbracciando la sorellina. << scusate, ragazzi >> << sei perdonato Eddy… per questa volta. >> gli disse rose, mentre lui le baciò la fronte, ringraziandola. Emmet gli tirò una sberla scherzosa sul braccio, mentre Jazz gli spettinò ulteriormente  i capelli .  ci accorgemmo che tutti ci guardavano. Ash e Nikki avevano un’ aria sconvolta, e i loro occhi brillavano. Poi divennero consapevoli.  Sorrisi loro, avevano capito tutto, anche se faticavano a crederci. Edward mi abbracciò da dietro, shoccando Amber. La ragazza aveva gli occhi fuori dalle orbite, ed era verde dalla gelosia. E io godevo, oh se godevo! Incominciammo a mangiare. Io ero affamatissima, e anche Ed. << chi ha pagato? >> chiese Rose, sapendo di toccare un tasto dolente. << metà e metà >> rispose scocciato Edward. << voleva pagare lei… >> alzò gli occhi al cielo, e lo feci anche io, facendo ridere gli altri.  

ehi, com'è?????? spero che mi sia venuto bene questo! per la gioia di tutti, si è risolto QUASI  tutto. eddy e bellina, però, finalmente si sono dichiarati!!!! pepepepepepepepe!! trenino! siiii!! papapapapapà! papapapapapà!!! finalmente! e il cielo si aprì, e la luce li illuminò. aaaaalleluia!! aaaalleluia! alleluia alleluia alleeeluiaaa!!!

PS:la storia NON è ancora finita, ne! ^^

cosa accadrà nei prossimi cappy?? lo scoprirete nelle prossime puntate! giusto piccolo mio? echè! (ormai hamtaro mi sostiene, sarà con noi fino alla fine della storia. )^^

un bacio piu grande di casa cullen, piu grande di la push, piu grande di forks... insomma,un bacio immenso!!

ciau!^^

Aly

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Capitolo 18
*** Quasi perfetto ***


COUGHT COUGHT!! salbe a duddi!! eggomi qui, ravvreddada, invluenzada, ma qui! indovinate? c'è anche hamtaro! echè!!  c'ho messo un po' per scribere quesdo cappy, e non so nemmeno se è venuto bene... scusate per il ritardo, i'm sorry!! please, perdonatemi. ma... don't worry, raga, ora vi lascio al capitolo. et voilà!

 

POV Bella

 Ero assolutamente al settimo cielo. Ero felice. Davvero, davvero tanto. Non riuscivo a smettere di sorridere. Dopo pranzo non andai a casa, oggi avevo lezione pure al pomeriggio.  Ero all’ultima ora. << Isa stai gongolando come una tonta dall’inizio dell’ora. Hai un sorrisino ebete stampato in faccia, ma che è successo? >> chiese Kristen, la mia compagna di banco di inglese. lei non c’era a pranzo? Oh, giusto. Aveva una visita all’ospedale in quel momento, ed era venuta a scuola solo al pomeriggio. << ma niente… >> cantilenai, con un sorriso che partiva da un orecchio e andava all’altro. << certo, certo… sei proprio strana oggi… >> disse lei, tornando a seguire il professore. Mi arrivò una pallina di carta in testa, il che m’irritò ma non mi fece togliere il sorriso dalle labbra. Mi voltai verso il tiratore di palline di carta. Oooh, era così allora… presi un foglietto e lo accartocciai. Poi lo tirai al destinatario. Lo sentii ridacchiare. Me ne tirò uno sul banco, ma era più grosso degli altri, e aveva delle scritte. Quindi lo distesi e lessi: ciao piccola! Guarda che la pallina non è giunta a destinazione! Hai una pessima mira, come sempre del resto. ;) quanto vorrei essere lì accanto a te…

Spiritoso. Kristen vide il biglietto e cercò di leggerlo, ma lo tolsi dalla sua visuale. << ma dai, fammi leggere! >> mormorò. << no, neanche per sogno! >> le risposi. Sbuffò e lasciò perdere. Presi la penna e scrissi: ma che simpatico! davvero ed! e vorresti essere qui vicino a me per tormentarmi, per caso?! :P

Lo tirai a Edward senza farmi vedere dal professore. Kristen mi guardò in modo strano, sembrava molto stupita. << che c’è?! non si può messaggiare con una persona? >> le chiesi . sembrava successo chissà cosa! << ma tu stai massaggiando con Edward Cullen! fino a ieri vi scannavate! >> << e chi ti dice che non ci stiamo solo insultando per bigliettino? >> dissi alla mia curiosa compagna. << ma di solito sei … incazzata, quando vi tirate insulti e robe varie… >> spiegò. Beh, aveva ragione… di solito quando tiravo a Ed tutti gli insulti che conoscevo- e non solo quelli- ero piuttosto adirata… ma quel giorno era tutto diverso. Alzai le spalle, poi mi arrivò il biglietto da parte di Edward.

Ma Sweetie… dai… sai che t.v.t.t.t.b… e non ti tormenterei mai… nooo. Io sono un gentleman doc. XD la kris è shoccata dal fatto che mex con te? Dille che ti sto dicendo che è molto carina… ;) anche se “Isa” è molto più bella secondo me… t.v.t.t.t.b.  Sweetie!

Ripeto: che simpatico. << cosa ti dice? >> chiese Kristen. << che sei molto carina… e si vanta di essere un gentleman doc… >> << davvero? O mamma! >> << dice che però è impegnato! >> aggiunsi. Edward. era. MIO! Ci rimase un po’ male.

detto, contento? pero' ho specificato che sei gia impegnato, meglio essere chiari. c'è rimasta male, poverina.  sei senza cuore, eddy! vergogna! poi sembro io la cattiva! tzè!  :P    io NON tvttttb, Ed. lo sai bene. io TATTT.... verso l'infinito...

Lo tirai a Edward. lo sentii nuovamente sghignazzare. Rispose velocemente.

E OLTREE!!! Hihi^^ cielo, quanto ti amo… Bells, fai finta di star male. Appena ti passerò accanto fingi di star per vomitare. Non fare domande.

Cosa aveva in mente?

perchè? cosa hai in mente?

Lo sentii sbuffare forte quando gli arrivò il mio messaggio.

Ti ho detto di non fare domande. Fallo e basta, please…-occhi da cucciolo. - smack.

Che bambino che era… decisi di stare al gioco, risposi: okey, fortuna che non ti posso vedere, o mi sentirei davvero male! sei troppo tenero... -_-“

rise sottovoce, ma lo sentii.

Iniziai a fingere. << kris… non sto troppo bene… >> le dissi, appoggiandole la testa sulla spalla. << ehi, non starmi male. Cosa ti senti? >> << ho la nausea… >> dissi calata nella parte. Edward si alzò, fingendo di andare a buttare via la carta. Io feci come se avessi un conato, e gonfiai le guance. Mi spinsi in avanti. << professore, la Swan non si sente bene. sta per vomitare. >> disse fintamente allarmato il mio collega. << oh, Santo Cielo! L’accompagni in infermeria, signor Cullen! >> disse il prof. Lui mi prese in braccio, sorprendendo me, il prof e il resto della classe. Appoggiai la testa alla sua spalla, e mi lasciai portare fuori dalla classe. << ottima recita, piccola! Ci meritiamo un oscar! >> disse, sorridendomi. << si si, ora mi metti giu? >> chiesi. << perché dovrei? Stai male, ricordi? >> << il gioco è bello quando dura poco… Zazà, mettimi immediatamente giu! >> << oh, non ricominciare! Io sono Lupin, punto! >> << e perché? L’ultima volta ho vinto io! >> << ma cosa dici!? Sei ceduta nel momento in cui l’ho fatto io! >> << comunque io sono Lupin.  Non sei nessuno per dire il contrario. >> << nemmeno tu, tesoro mio. >> << Ed, mettimi giu però… >> << è così brutto stare in braccio a me? >> << no, ma preferisco camminare. >> << è più sicuro se tu rimani in braccio a me. potresti cadere e farti molto male. >> << il mio equilibrio è migliorato >> sbuffò e mi mise giu. Feci un passo, e inciampai nei miei piedi. Lui mi afferrò. << io ho sempre ragione! >> mi canzonò. Gli feci la linguaccia, e lui rise.

 << Edward, com’era stare senza di me? insomma, senza che vi ronzassi in torno sempre… >> << era orribile. – mi strinse a sé- ci sei mancata molto. A me soprattutto. Pensa, Alice e Rose non hanno più fato shopping, i vestiti che indossano sono quelli che  procurano loro le stiliste…  Emmet e Jasper non hanno più fatto battute, scherzi , non combinavano guai… erano troppo tranquilli per i miei gusti. I miei… erano distrutti…. E sono tuttora distrutti… loro non sanno che abiti qui, e mi chiedo come non lo sappiano… >> arrossii. << ehm, diciamo che ho fatto carte false per non essere una paziente di Carlisle… e se mi facevo male… diciamo che diventavo davvero Lupin per non farmi beccare da tuo padre… >> rise. << anche tuo padre sta molto male… molto davvero. È diventato uno zombie, è dimagrito molto… non mangia più… >> lo stoppai. Non potevo sentire quelle cose di mio padre…  come avevo potuto farlo ridurre così? Ero una pessima figlia… << dammi il telefono, io non ce l’ho qui… >> mi guardò confuso, e io gli feci cenno di passarmelo. Lo fece, ma non capì il mio intento. Digitai delle cifre e premetti la cornetta. Il cellulare era spento. Composi un nuovo numero, agitata. Il mio piede scalpitava sul pavimento, e intanto le lacrime mi avevano inondato gli occhi. Questa volta era senso di colpa davvero. << pronto Edward? >> rispose la voce smorta, atona di mio padre. Mi mancò il respiro, e mi sentii ancora più in colpa. << papà… >> attimi di silenzio, dall’altra parte. << Bella? >> chiese, la voce più animata di prima. << si, sono io- dissi sorridendo e piangendo insieme- scusa, papà… sono una stupida…. Scusa… io dovevo chiamarti… dovevo starti vicino anche da qui… invece ho preferito ascoltare la ragione… ti chiedo scusa… >> dissi tutto in un fiato. singhiozzavo fortemente. << tesoro, calma… non fa niente… io ho sbagliato per primo a farti partire >> aveva cominciato anche lui a piangere, lo sentivo. << no… io ho accettato… ma ti prego papà, perdonami…. >> << certo che ti perdono tesoro mio… ma tu devi scusare me… >> << ma non hai colpe… sei il mio papà, e io ti voglio bene… >> Edward mi prese per mano, e me la strinse. Gli sorrisi. << anche io te ne voglio, piccola… ma come va lì? E … perché mi risulta il telefono di Edward..? >> << ora va magnificamente… non potevo dire lo stesso un mese fa, ma nemmeno tre ore fa erano rose e fiori… ma ora è tutto quasi perfetto… e… >> << e ti risulta il mio numero, perché tua figlia sta abusando del mio cellulare. Me l’ha strappato con la forza! Dovevi vederla, era una iena!  >> disse ridendo. << Edward! >> gli diedi una gomitata. << ahio! >> papà scoppiò a ridere, dall’altra parte del telefono. La campanella suonò, e tutti i ragazzi cominciarono a uscire dalle aule. << ma siete a scuola? >> << si, Eddy mi ha fatto fingere di essere malata per farmi uscire dalla classe, sai!? È proprio un delinquente! La fama gli è andata alla testa! >> dissi ridendo.  << oh, Edward!  sei proprio tornato te stesso…. Ne sono felice… >> << grazie Char… è normale che sia tornato il vecchio me, ora sono con Bella… >> << dovresti esserlo anche senza di lei… >> << ehi, bella gente! >> esclamò il vocione di Emmet. << che fate? >> chiese Rose. Misi il vivavoce. << papà, senti chi c’è?! >> dissi. << Emmet! Rosalie! >> esclamò mio padre. << Charlie!! >> dissero all’unisono i ragazzi. << Alice, Jazz?! Ci siete anche voi?! Ma come state?! >> << benone, zio Char ! da oggi, la mia, la nostra vita è migliorata! Ci manchi, Charlie… dovresti essere qui con noi… >> disse Jazz. << mi piacerebbe… ah, ragazzi… raccontatemi un po’… com’era Bella prima di oggi? >> chiese papà. Eh no! Fiuto da poliziotto, tzè! << beh, si chiamava “Isa” meno di 5 ore fa… >> cominciò Rose. << il suo equilibrio sembrava migliorato, indossava e indossa dei tacchi 12!! >> disse Alice. << era piuttosto… snob… non sembrava nemmeno lei. ci credi, era nel gruppo delle cheerleader! >> esclamò Jasper. << oh, cielo! Che cosa è successo a mia figlia!? >> disse mio padre. << e dovresti vedere che vestitini indossa! Sono talmente striminziti che venire in bikini sarebbe  uguale! >> disse Edward. << Isabella Marie Swan! È vero?! >> << beh… oh andiamo non sono così corti! >> mi lamentai. << arrivano sopra la coscia! Sono corti! >> disse Edward. << non dirmi che non ti piaccio così. >> incalzai . lui arrossì. << ma non conta il mio parere. Qualcuno potrebbe mettere gli occhi su di te… troppo insistentemente! >> disse. << concordo con Edward, e non vedo com’è vestita! >> disse papà. Edward mi prese il cellulare di mano e mi fece una foto. Trafficò col telefono. << ti invio la foto. >> disse. << no! >> urlai. << già fatto. >> mi sorrise strafottente. << Edward Anthony Masen Cullen!! >> << Isabella Marie Swan! >> mi beffeggiò. Mi avvicinai a lui, guardandolo in cagnesco. << ISABELLA MARIE SWAN!!!  FIGLIA DEL FIGLIO DI MIA MADRE! MA COME DIAMINE TI VESTI!!! È UNA FORTUNA CHE NON SONO LI’ IN AUSTRALIA , O TI AVREI GIÀ MESSO IN UN CONVENTO!!! >> urlò mio padre, furente. Lo immaginai tutto rosso, come quando si arrabbiava. << calma papy… >> dissi. << CALMA PAPY?! >> urlò << MA COSA DIAMINE TI è SUCCESSO!? >> silenzio. << per tutte le nuvole del cielo, qualcuno le dia un cappotto per coprirsi… >> disse, cercando di trattenersi. Emmet si tolse la felpa e me la passò. << zio, le ho passato la mia felpa.. >> disse yoghi. << non basta… quel vestito le stava stretto anche da neonata… ci vuole  più di una felpa… >> disse mio padre. << papà, dai, non è così corto… e non è colpa mia… devi ringraziare Edward per il mio cambiamento… >> << non mi sembra ragionevole…  per colpa di Edward tu non devi vestirti con una salvietta da bidet !! >> Emmet e Jasper scoppiarono a ridere. << non ridete! >> si zittirono all’ordine di mio padre. << è colpa tua, tu hai chiesto com’ero prima che tornassi me stessa. Ma dato che abbiamo risolto poche ore fa la questione non puoi aspettarti che mi cambi con uno schiocco di dita… >> dissi. << davvero, zio, non è poi così corto il vestito… e poi Edward è diventato come un cane da guardia: tira occhiatacce a tutti i ragazzi a meno di 20 metri da Bella! >> disse Rose. << lo credo bene! lo farei anche io se fossi lì! Anzi, non servirebbe, perché se fossi davvero lì, Bella ora sarebbe in un convento di suore di clausura! >> << dai, zio non esagerare! >> fece Jasper. << non esagero. Cosa fareste se Alice e Rose girassero per la scuola, da sole, senza voi a curarle, vestite così ,in mezzo a centinaia di adolescenti con la bava alla bocca?! >> << oh >> dissero all’unisono. << Bells, sai se c’è un convento da queste parti? >> mi chiese Emmet, serio. << non anche voi! Ma dai, ora chi ci proverebbe con me, se sono impegnata!? >> dissi esasperata da questa situazione. << sei impegnata?! >> dissero all’unisono mio padre e i miei fratelli. Edward rimase zitto zitto. << ehm… >> arrossii, e incominciai a tartassarmi il labbro inferiore con i denti.  Dylan passò di lì, e come al suo solito mi salutò con un << ciao dolcezza! >> , facendo diventare Edward verde dalla gelosia, e Emmet e Jazz viola dalla rabbia. << chi. Era. Quello. ? >> chiese mio padre. << Dylan Carter…. Un babbuino, fetente… >> disse Edward. << è lui il tuo ragazzo, Bella? – chiese Alice- te lo sei scelto davvero carino! >> disse. Edward era più teso di una corda di violino, aveva serrato la mascella e stringeva i pugni. << già, capitano della squadra di basket, alto, muscoloso… >> << ehi, ehi. Basta, grazie. Non ce n’è bisogno! >> disse papà. << non… non è il mio fidanzato! Figuratevi! >> dissi. Tutti tirarono un sospiro di sollievo. << okay, quel tipo non mi piace veramente, era solo per appoggiarti… >> disse Aly. Risi. << Bells, dicci chi è, così gli facciamo il terzo grado,  vediamo se va bene, e se non è okay lo picchiamo. >> disse Emmet, facendo schioccare le dita. << non serve che ve lo dica, penso che vi piacerà comunque… e non credo che lo picchiereste… >> dissi sorridendo.  << o è più grosso di me, o è talmente sfigato da farmi pena… >> disse Jazz. << oh, ragazzi!  Non è più grosso di te, e non ti fa pena, fidati. >> dissi. << e com’è? >> chiese Rose. << alto… snello… muscoloso… ha dei bei occhi… belle labbra… i capelli fanno paura, ma non importa… >> << mi sta già antipatico >> disse Emmet. << oooh, si!  Ha un difetto solo….È un testone! >> disse ridendo. Edward rimase a bocca aperta.  punto nel vivo! Dolce vendetta… adoravo punzecchiarlo così. << sei sicura che è amore, Bells?>> << si,il mio si. Ne sono innamorata totalmente.  >> dissi sorridendo. << e lui ti ama. >> affermò Edward. << me lo auguro per lui… se la ama veramente non dovrà mai farla soffrire. In caso contrario io farò soffrire lui >> <<  io ti aiuterò! >> disse Jazz. << e io non mi opporrò >> disse Edward. << tesoro, ne sei certa? >> chiese papà. << si, è l’unica certezza che ho. >> dissi guardando Edward negli occhi. Sorrise. << ragazzi, devo chiudere… vado, un bacio. Ti voglio bene piccola. Ciao ragazzi! >> e dopo che gli dissi che gli volevo bene, e dopo che gli altri l’ebbero salutato, chiudemmo la conversazione. Ok, ora ero quasi totalmente felice… mancava solo Charlie in carne ed ossa accanto a me, e sarebbe stato tutto perfetto… ah, mancava ancora una cosuccia… << Bella, vieni a casa nostra? >> chiese tutta allegra Alice. Ok, anche la “cosuccia” l’avrei risolta di lì a poco. << se… >> << non è un disturbo. >> mi anticipò. << okay… >> << siiiiiiiiiiiiiiii!!! >> urlarono Alice e Rose all’unisono. Mi presero a braccetto e incominciammo ad andare alle auto. Salii ovviamente con Edward, sulla Volvo. Chiunque era nel parcheggio ci aveva guardato con gli occhi fuori dalle orbite.  << sai, quando siete arrivati mi è quasi venuto un coccolone… pensavo solo “ cosa penseranno di me?  li deluderò?” cose così. Però poi è passato tutto in secondo piano, esattamente dal momento in cui tu hai parlato… >> << io credevo che ci odiassi, e odiavo che tu fossi cambiata. In quel momento avrei voluto tanto abbracciarti e baciarti… ma ho preferito fare quello che ho fatto… >> << già, ma la prima proposta mi sarebbe piaciuta di più >> << anche a me >> arrivammo a casa Cullen dopo un po’. Ero agitatissima. E il rossore sulle mie guance non diminuiva. Alice entrò rumorosamente in casa. << mammaaaaaaaaaa!!!! >> urlò. << Alice… >> sussurrai. Voleva essere un rimprovero … << ciao ragazzi! Volete una fetta di … >> disse  Esme, venendo all’atrio. appena mi vide le cadde dalle mani il piatto con su una fetta di  torta al cioccolato. Io mi chinai per raccogliere i cocci cercando di non mostrare troppo l’imbarazzo e anche l’ansia, e così fece Edward. ci scontrammo con la testa. Qualcuno sghignazzò. << ti sembra il momento di raccogliere i cocci da terra? >> mi rimproverò Esme, e io alzai lo sguardo. Mi alzai, e lei mi abbracciò, sorprendendomi. Io , dopo lo stupore iniziale, la strinsi forte. << mi sei mancata tanto… >> dissi. << anche tu piccola! >> tirò su col naso. << ehi, non piangere! >> << è che… sono così felice!!! >> urlò entusiasta. << Esme! Cosa…? >> Carlisle… << Bella! Santo Cielo! >> mi abbracciò. Strinsi forte anche lui. << piccolina! >> << piccolina che si veste da grande…. >> disse Esme. << no comment, please. Papà mi ha appena minacciato di mandarmi in un convento di suore di clausura… >> i due risero. << no davvero… Charlie non scherzava… >> disse Emmet terrorizzato al ricordo. << ma cosa ci fai qui? >> chiese Esme. << l’abbiamo invitata a casa! >> disse Alice, con un’alzata di spalle. << era da un po’ che volevo farlo, ma avevo paura che “Isa” uccidesse Eddy… e poi non ci parlavamo… >> << Isa? Bella…? >> chiese confusa. << Bella qui si faceva chiamare Isa, e non Bella… ha proprio chiuso tutti i collegamenti con Forks, ma drasticamente… è diventata una maga della recitazione, ha messo questa maschera da snob… Bleah! Edward - stronzo al femminile! >> disse Rose. << un’altra che si nasconde…- scosse la testa-  ma..?! >> Esme guardò Edward in modo strano. << quando siamo arrivati, io ho subito altri cambiamenti, sono diventato ancora più cattivo perché avevo rivisto Bella… e ho rafforzato le barriere, anche perché lei non ci andava decisamente piano… se io la istigavo, ed era un modo efficace per parlarle, lei rispondeva a tono… ma oggi… - si girò e mi guardò negli occhi sorridendomi- abbiamo risolto tutto e abbiamo tolto le rispettive maschere una volta per tutte, e ho fatto pace con loro, spiegandogli tutto…  >> disse Edward, che tornò a guardare la madre. A Esme brillavano gli occhi, e guardava me e Edward in modo strano. << ne sono felice! >> poi si chinò a raccogliere i pezzi di ceramica a terra. Io mi chinai ad aiutarla, ma lei mi guardò male e ci ordinò di andare in salotto. << ecco qui! >> disse dando ad ognuno una fetta di torta al cioccolato. << Esme, non mi ricordavo che la tua torta al cioccolato fosse così buona! >> dissi gustando quel ben di Dio. Lei rise di gusto.  << è da molto che non mangi i miei piatti, piccola! Devi riprendere le tue vecchie abitudini! A proposito di mangiare.. sei dimagrita parecchio, durante questi mesi non mangiavi?! >> << non tanto, dovevo rimanere in linea >> dissi con una smorfia. << essere nel gruppo delle cheerleader è difficile! devi essere bella, ricca,  e non devi mangiare come vorresti!  Devi mostrarti come gli altri vorrebbero che fossi, anche se non lo sei… e poi devi mettere degli straccetti microscopici, come quello che indosso, e dei tacchi vertiginosi e scomodissimi!  Una vera piaga! >> << e tu hai recitato davvero bene la parte, devo dirlo >> disse Rose. << dovevo essere brava.  dovevo stare attenta … Amber ci avrebbe messo due secondi a mettermi metà istituto contro. Non le va giù che io piaccio a Dylan… ma non ci posso fare niente! >> << non credo sia solo per Dylan. Bells, piaci a più della metà dei ragazzi della scuola! E i tuoi spasimanti sono decisamente quelli più carini e popolari. L’ho sentito dire da due ragazze. Secondo alcuni ragazzi della scuola sei la seconda ragazza più bella, subito dopo Amber. Per tutti gli altri batti cento volte la bionda. Senza contare che tutti ti invidiano perché parli con noi, o meglio, con Edward. mentre Amber a malapena spiccica parola. >> << e non migliora le cose. >> << se scoprisse che sei nostra amica morirebbe dall’invidia… domani lo dico a tutti! >> disse Emmet. << non la sopporto quella. Dice di essere tua amica, ma ti sparla alle spalle.  E se ci penso, mi piace ancora meno… >> << ma che belle persone che abitano qui in Australia! >> disse Esme, con una faccia schifata. << Bella, perché non ti ho mai visto, insomma se fossi venuta all’ospedale ti avrei visto, no? >> arrossii. << veramente ho fatto di tutto per non incontrarti… non volevo complicare ulteriormente le cose…  >> dissi mortificata. << non fa niente… ma perché voi due vi siete messi quelle assurde maschere? Insomma, cosa dovevate nascondere? >> chiese. << il dolore… >> dissi << la rabbia >> disse Edward  << il senso di colpa >> continuai io. << il rammarico >> aggiunse << la rassegnazione >> feci io << le lacrime >>   ancora lui . << il rifiuto >> << la mancanza di speranza >>  << e tante altre cose che non elencheranno, ma che ho potuto vedere io con Edward. voi, che avete dubitato di lui, che l’avete allontanato ancora di più di quanto si fosse allontanato lui, non avete capito quello che veramente stava provando… io sapevo che Edward fingeva, lo vedevo dai suoi occhi, inespressivi, vuoti. Fingeva, solamente. Lo credevate lontano, quando era vicinissimo a voi, nascosto dietro la porta delle vostre camere per sapere come stavate, vi dimostrava che c’era mettendo un biscotto o un bicchiere di latte dietro la porta di camera vostra. Ma voi non l’avete capito. Non avete idea… di quanto Edward sia stato male, e secondo me, non lo nascondeva poi tanto bene… siamo tutti stati male, ma non quanto lui e Bella. e credo che lei l’abbia fatto per gli stessi motivi di Edward.   Emmet, lui c’è andato davvero vicino a vedere il vero Edward.  per sua fortuna non l’ha visto. io sono stata molto male,  mi sono davvero spaventata quando ho visto Edward totalmente inerme… e in questo momento credo che abbia fatto bene a nascondersi, certo poteva farlo con altri sistemi, magari senza diventare così… odioso e antipatico, ma ha fatto bene. >> finì Esme. Edward teneva lo sguardo basso, probabilmente trovava interessanti le sue scarpe in quel momento. Nella stanza c’era il silenzio totale. Tutti, in quel momento trovavano interessanti le proprie scarpe, a parte me ed Esme. Io mi alzai, ed andai a sedermi sul bracciolo della poltrona su cui c’era Edward. gli accarezzai la testa, per rassicurarlo. Lui alzò la testa, aveva gli occhi lucidi e pieni di dolore, a causa dei ricordi dolorosi. Gli sorrisi come potevo, anche io ero provata dalle parole di Esme. Ci abbracciammo. << ehi, mica il passato era passato? >> chiesi. Gli altri alzarono lo sguardo, puntandolo su di me, e sorrisero. << si, il passato è passato. >> affermò Alice, alzandosi dal divano e unendosi all’abbraccio di me e Edward. poi si aggiunsero tutti gli altri.  << scusate… >> disse Edward. << niente, Edward. sei già perdonato >> disse Emmet. poi il campanello suonò, facendoci separare. Andò ad aprire Edward, poi sbatté la porta di colpo. << merda, i paparazzi! >> cominciò a chiudere le tende, così come Emmet e Jazz. << cosa vogliono ancora? Siamo persone normali che vogliono avere una vita normale >> disse Rosalie esasperata. << chiedono perché ce ne siamo andati… ma chi li ha chiamati? Qualcuno della scuola, ovviamente… speravo non succedesse… >> disse Edward. << ora siete famosi, è normale che i giornalisti vi assalgono…tutti vogliono sapere tutto di voi.  >> dissi. Era una cosa ovvia. << siamo disposti a fare tutte le interviste che vogliono, ma non devono intromettersi nella nostra vita così. >> disse Alice. << stasera non se ne andranno. Bella, probabilmente dovrai rimanere a dormire qui stanotte. >> disse Carlisle. << se ti vedessero non avresti più pace nemmeno tu. >> disse Edward, sedendosi accanto a me sul divano. << uh, è l’unica cosa positiva che c’è! stasera pigiama party!!! >> urlò Alice felice. << avvisa Renèe, non uscirai da questa casa oggi. >> << va bene >>  frugai nel mio zaino e trovai il mio telefono. Dissi una mezza verità: secondo lei sarei stata a casa di alcune amiche a fare un  pigiama party. Di certo non potevo dirle che ero a casa dei Cullen Brothers, bloccata da una miriade di paparazzi appostati davanti alla loro porta d’ingresso. O mi avrebbe presa per pazza, o se mi avesse creduto, le sarebbe venuto certamente un infarto!  

tada! come è?! spero decente, la mia ispiration sta venendo meno... sigh... hamtaro non aiuta! echeee... sigh snif snif.

skierzo! no dai, com'è??

spreco qualche parolina per ringraziare tutte le persone che seguono questa storia, e che mi danno fiducia. mi fa piacere che piaccia. ^^ e poi recensite sempre, e non posso che dirvi GRAZIE!! 

ora vado a fare algebra... bleah!

 un bacio grande grande grande!! grande piu di  emmy!

Aly 

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Capitolo 19
*** Contratto ***


UDITE UDITE!! SONO TORNATA!! E IN COMPAGNA DI HAMTARO!!

VI  CHIEDO UMILMENTE PERDONO PER IL MIO VERGOGNOSO  RITARDO!! SORRY!! DAVVERO, IMPLORO IL VOSTRO PERDONO...

 ho avuto una specie di blocco dello scrittore e non sapevo come continuare il capitolo...

 

però hamtaro mi ha aiutato, e ora... beh, ecco il capitolo tanto agognato!  spero sia venuto bene... please, siate clementi!!

e... beh, ecco.

 

= contratto =

pov Bella

Edward mi prese per mano, e mi guidò in una stanza che doveva essere la sua. C’erano  pile di libri sparsi per la stanza, alcuni vestiti erano rovesciati sul pavimento o sul letto disfatto. Lo scaffale dei libri era sottosopra. Come faceva a stare in questo disordine? Non che io fossi tanto meglio, ma avevo la decenza di mettere via i vestiti almeno!

<< oh santo Cielo! >>

<< che c’è? >>

 << che disordine! >>

<< eddai Bella, non ti ci mettere anche tu… >> << è un porcile… >>

 << in questo periodo avevo di meglio a cui pensare, che a riordinare. >>

<< i porci sono più ordinati >>

<< Bella!! per piacere! >>  sbuffai. Iniziai a prendere dei vestiti, e a raddrizzarli. << che fai?! >> chiese .

 << indovina? >>

 << no, lascia stare. >>

<< nossignore. >> e continuai imperterrita a sistemare quel macello. Raccolsi altri vestiti, e quando finii con essi, cominciai a rifare il letto. Edward mi venne ad aiutare. << sai, non sei venuta a casa mia per pulirmi la camera! >> sbottò. Non risposi, e continuai a fare quello che stavo facendo. Sbuffò e si buttò sul letto, ancora in via di sistemazione. << basta!! >> si lamentò. << Edward, alzati. >> << no >> << ora! >> ordinai. << no!  >> gli presi un braccio e cominciai a tirarlo, cercavo di buttarlo giù dal letto. Però, cavolo pesava!

<< sei ingrassato, tesorino? >>

<< tzè, sono dimagrito >>

<< bene, bravo. Alzatiiii!! >> tirai più forte. Lui tirò indietro il braccio e io finii su di lui.

<< uffa! Edward, devo sistemare questo letto! >> mi baciò, sorprendendomi. Sbattei velocemente le palpebre. Mi voleva abbindolare così?! Beh, la proposta era allettante, ma no!! Non dovevo. Mi scansai. << non m’incanti. >> gli dissi. Mi sorrise sghembo, e il mio cuore prese il volo. E anche il mio cervello. “Vooolare oh oh, cantare oh oh oh!! Nel blu dipinto di blu!” cantava mentre se ne andava, lasciandomi lì come una rimbambita. Eh no! Scossi la testa, e mi alzai facendo peso sul suo petto. Incominciai a sistemare i libri della libreria, cercando di farli stare in piedi. Mi abbracciò da dietro. Voleva farmi perdere la ragione? ci stava egregiamente riuscendo. Continuai a raddrizzare quegli ammassi di fogli. Mi sfiorò la guancia con il naso, facendomi rabbrividire. Lo scansai, riprendendo aria e il controllo. Iniziai a mettere le magliette, che avevo piegato prima, nei cassetti. Erano tutti ribaltati, e disordinati. Alzai alcune magliette, e vidi dei fogli: era proprio un caso disperato. Poi m’accorsi che erano canzoni. Le presi e mi rialzai. Gli davo la schiena. Iniziai a leggerle: erano canzoni d’amore, ma tristi, di una persona rassegnata. Mi si avvicinò. << le ho scritte tutte per te, in vari momenti, in base a cosa pensavo. Questa è l’ultima.- mi indicò un foglio, quello meno rovinato-  Ti sembrerò un pazzo, ma l’ho scritta dopo averti vista sposare un altro in un sogno… >> << oh >> << ed io ero il tuo testimone di nozze… è stato orribile… >> mi voltai, e lo guardai intensamente negli occhi.  << sei proprio matto, Edward. io amo, ho amato, e amerò solo te. >> << il futuro può sempre cambiare. >> affermò, con sguardo spento. << allora vale anche per te. Chi ti dice che non sarai il primo a stancarti di me? >> chiesi, seria. Si animò. << lo dico io, perché ti amo troppo per smettere di farlo. C’ho provato, ed è impossibile… >> mi disse.

<< anche per me è impossibile, Edward. non ti libererai tanto facilmente di me. >> << meglio così. >> lo abbracciai. << ti amo… >> mi strinse a sé << anche io, Sweetie. >>

 << e queste? Me ne fai sentire una? >> mi riferii alle canzoni che avevo in mano.

<< non lo so.. >> << dai, ti prego… >> feci gli occhioni. Parve il difficoltà, << okay, peste! >> esultai, facendolo ridere. si sedette alla tastiera, mentre io mi accomodai sul suo letto. ( studio tre- solo te ) era una bellissima canzone, e mentre cantava mi balenarono nella testa delle domande: chi era più bello? Lui o la canzone? Lo guardavo adorante, non riuscivo a smettere di sorridere come una mongola. Ero felice perché lui era mio, solo mio.  La canzone finì, e lui si voltò per guardare la mia reazione. Edward avrebbe visto una mongola, che sorrideva come un’ebete e piangeva come un’idiota, e lo guardava come se fosse stato la cosa più bella che fosse mai esistita. E lo era, in effetti… sorrise, facendo volare via il mio cuore. Mi si avvicinò. << ti è piaciuta? >> << wow… si…  >> riferito sia alla composizione che al compositore. Sghignazzò. Mi disincantai, scuotendo la testa. << no, davvero.. è molto bella. >> << come la musa che me l’ha ispirata.. >> disse, guardandomi negli occhi, e facendo scalpitare il mio cuore. Arrossii.  Mi sarei mai abituata a lui? No, decisamente. Si avvicinò nel chiaro intento di baciarmi. La porta si spalancò, e ci allontanammo. Ma proprio ora?! << Edward!! è una nuova canzone?! Era bellissima!! >> disse Alice, anzi urlò, entrando nella camera. Edward sbuffò. << no, non è una nuova canzone. È da un po’ che l’ho scritta, solo che non ve l’ho fatta sentire.. >> << e perché mai?! >>  disse Jasper .<< non sarei stato Edward-lo-stronzo, ti pare, se vi avessi fatto sentire queste canzoni? >>

<< beh, comunque era molto dolce… >> disse Rose. Emmet e Alice si erano messi ad osservarci. Mi ricordai di avere ancora la mano intrecciata a Edward dal momento del ,purtroppo, quasi bacio.

<< cosa facevate prima che entrassimo? >> chiese Emmet, lanciando un’ occhiata a Alice, che pareva concordare.

<< riordinavo la camera di vostro fratello. Ripeto: i porci sono più ordinati! >> dissi sfidando Edward con lo sguardo.

<< ah si?! >> mi guardò sghignazzando, gli occhi gli brillavano di una strana luce…

<< oh no! >> prima che potessi sfuggirgli, prese a farmi il solletico. Ridevo come una pazza e mi dimenavo, mi mancava il respiro e piangevo perfino. Lui rideva con me. ci ribaltammo dal letto, ma Edward continuò. quanto tempo era passato lontano da lui?! Decisamente troppo. Mi erano mancati  questi momenti.

 << ehi, ti aiuto! >> a chi si riferiva Alice? Lei si chinò accanto al fratello, e mi cominciò a torturare. Gli altri ,ridendo, si aggiunsero al rosso e al folletto a farmi il solletico.

<< basthahaha!! >> imploravo.  Ma loro continuavano imperterriti.

 << la mia camera è più ordinata di un porcile! >> disse il mio Eddy. Quando videro che davvero non ne potevo più, mi lasciarono in pace. Io feci un bel respiro, e cercavo di calmare il battito del cuore .

<< … comunque un porcile è meglio della tua stanza… >> dissi, che ancora avevo il fiatone. << Bella, non ne hai abbastanza ancora?! >> disse il mio angelo, che mi si avvicinò pronto per ricominciare l’opera interrotta.

<< okay, okay! >> urlai. << non è così disordinata, va bene?! >> dissi, terrorizzata. Edward sghignazzò. I ragazzi risero. << cosa facciamo? E no, niente shopping! >> disse Emmet, ammonendo Alice e Rose. Loro sbuffarono. << e poi non possiamo uscire… >> affermò Jazz, che aveva controllato fuori dalla finestra. << hanno accerchiato la casa praticamente! >> sbottò il biondo. << io odio i paparazzi! >> fece Emmet. << twister! >> urlò Rose. Edward incominciò a strofinarsi le mani con un ghigno stampato in faccia.

<< si… twister! >> urlò, facendo una finta risata malefica. Sollevai un sopracciglio, poi risi. Era matto da legare, e lo amavo anche per quello. << non ne ho voglia!! >> disse Alice. << uffa, che barba >> si lamentò.  Poi il cellulare prese a suonarle. << pronto? >> rispose. << oh, va bene… ma senti, abbiamo centinaia di paparazzi piazzati davanti a casa, e abbiamo un’ ospite. Non possiamo muoverci, per ora. >> annuiva, ascoltando attenta ciò che le dicevano. << okay, lo aspettiamo. Intanto, proviamo noi a farli smammare. Okay. Ciao. >> riattaccò.

<< chi era? >> chiese Emmett.

<< James. Avremmo un servizio fotografico, tra… cinque minuti. Ma non possiamo muoverci. Manderà big G a mandarli via. Conoscendolo, sarà già qui giù. Comunque, dobbiamo contribuire anche noi. >> appena Alice finì di dire quelle parole, Emmett si fiondò giù dalle scale.

POV Edward

Mio fratello si era fiondato giù dalle scale. Mi chiesi cosa avesse voluto fare, quel testone. lo seguimmo subito dopo.

<< Bells, rimani dentro però. >> le disse Alice. Lei annuì.

Uscimmo fuori, e stranamente i flash non ci accecarono.

<< signori… vi abbiamo detto tante volte, ma probabilmente non abbastanza, da farvi capire che noi non abbiamo segreti. Quindi è inutile che voi vi piazziate di fronte a casa nostra, perché non trovereste nulla di scandaloso. Siamo dei semplici adolescenti! Siamo disposti a rispondere a qualsiasi tipo di domanda, purché non venga violata la nostra privacy. Quindi, signori, siete pregati di sloggiare. Vogliamo anche noi una vita privata. Inoltre… avete presente big G, la nostra guardia del corpo? Ecco, è ben disposta di mandarvi via di qui a calci nel lato B! >> finì Emmett. I paparazzi, colpiti dalle parole di mio fratello, o semplicemente terrorizzati dal nostro bodyguard, incominciarono a volatilizzarsi, lasciando la nostra casa. L’angoscia iniziò a crescere: Bella se ne sarebbe potuta benissimo andare.

Entrai dentro da lei, che vedendo la maschera di terrore sul viso, mi rivolse un’occhiata confusa.

<< tu rimani lo stesso, vero? Non torni a casa… >> le chiesi. Lei scoppiò a ridere di gusto.

<< se mi vuoi, certo che rimango… >> disse, poi, guardandomi negli occhi.

<< certo che ti voglio! Lo sai che non posso vivere senza te… >> dissi, le ultime parole le avevo quasi sussurrate. L’abbracciai possessivamente, e lei ricambiò allo stesso modo.

<<  se ne sono andat…. cosa succede qui? >> chiese Emmett, rientrando con gli altri.

<< abbraccio Bella, non posso? >> lo fulminai con lo sguardo.

<< si, ma non scappa, eh! >> mi canzonò Rose. Le feci la linguaccia. Bella si allontanò da me. << per cui, ora voi avreste un servizio..? Io me ne vado, non … >> Alice la interruppe.

<< scherzi?! Tu vieni con noi! >> Bella era titubante.

<< ma sono cose di lavoro, io… >>

<< vieni, punto. >> disse Jasper, irremovibile.

<< e poi ti faremo conoscere i nostri fotografi, e i nostri manager… e… ah, Alice, oggi chi ce lo fa il servizio? >> chiese Rose.

Non lui, non lui, non lui… mi ripetevo mentalmente; dietro la schiena incrociavo le dita.

<< Danny! – le mie speranze morirono al sentire quel nome-  Oh, Bella, devi conoscerlo! È assolutamente uno schianto! È la volta buona che ti accasiamo! Ti piacerà sicuramente! È bello, simpatico, dolce, romantico… e ha stile! >> finì lei, entusiasta.

<< e noi? non abbiamo stile? Non siamo belli, dolci, simpatici e romantici? >> disse indignato Jasper. Emmett annuì, complice del fratello.

<< certo, tesori! Voi siete “the best”, ma dobbiamo dare una bella impressione di lui a Bella! >> chiarì Rose.

<< nella frase “sono impegnata”, cosa non vi è chiaro? >> disse Bella, divertita.

<< sono certa, siamo certe, che lui non sia quello giusto! ma Danny è perfetto per te! Fidati. >> disse Rose. Okay, mi aveva offeso non poco. Sbuffai scocciato, e incrociai le braccia al petto.

<< sono altrettanto certo che il ragazzo di Bella, sia perfetto per lei. Danny-viso-d’angelo-stronzo-idiota-leccaculo- Bolton non è quello giusto per la mia Bella! >> avevo usato il possessivo? Sperai non se ne accorgessero. Ma a Alice brillarono gli occhi: brutto segno, l’aveva notato.

<< non chiamarlo così, poverino! >> si lamentarono Alice e Rose. Emmett e Jasper si allearono con me: anche loro detestavano non poco quel tipo.

<< noi siamo d’accordo con Ed! quel bifolco non è assolutamente adatto a Bellina! >> sbottò Emmett.

Alice e Rose sbuffarono, e lasciammo così cadere il discorso.

<< mamma, papà, andiamo allo studio di James! Abbiamo un servizio! >> esclamò Alice.

<< ok, va bene! >> urlò mamma, in risposta. Scendemmo in garage, Bella si sedette accanto a me sulla Volvo. I paparazzi se ne erano fortunatamente andati tutti. Emmett, o big G, aveva fatto effetto.

<< le tue sorelle non credono che io sia fidanzata. Non credono se non vedono. Malfidenti! E questo tipo? Manco lo conosco!  Non mi stupirei, se mi trovassi ad un’uscita romantica con questo tipo, senza rendermene realmente conto! >> sbottò lei, incrociando le braccia al petto.

<< la prospettiva non mi alletta. Quel Danny non è per niente una brava persona! >> dissi io, mettendo in moto l’auto.

<< non ti piace, vero? >> ridacchiò lei.

<< lo detesto con tutto il cuore. Fa tanto il damerino, ma poi è tutt’altro che un buon ragazzo. È il solito figlio di papà: capriccioso, petulante, egoista, arrogante, con tutte le strade spalancate solo perché il padre è potente. >> dissi, schifato.

<< e l’idea che ti posi gli occhi addosso… non mi piace neanche un po’. >> finii. Lei mi sorrise dolcemente. << ma io ho occhi solo per te, amore mio >> mi disse, dolcemente. Il mio cuore perse un battito.

<< come mi hai chiamato? >> lei arrossì.

<< amore mio… se non vuoi… io… >>

<< no, no… mi piace fin troppo, tesoro. Ti amo, principessa. >> lei arrossì ancora di più.

<< ti amo anche io >> rispose. Il mio cuore si gonfiò di felicità e gioia. Arrivammo dopo un po’ allo studio. Quando entrammo, tutti ci accolsero a braccia aperte. Ma tutti guardavano insistentemente Bella, soprattutto il genere maschile, e la facevano sentire fuori luogo. Alice la trascinava per un braccio, e Rose per l’altro. Emmett le urlò di non preoccuparsi, che non la mangiavano.

<< però me la mangerà con gli occhi il bifolco… >> dissi a bassa voce, infastidito, stringendo i pugni. Seguii le ragazze velocemente: Emmett e Jazz faticavano a starmi dietro.

<< ehi, Ed, calma! >> mi disse Jasper. Il mio comportamento poteva risultare sospetto, ma  me ne fregai. Quando arrivammo alla sala dove ci avrebbero fatto le foto, vidi Alice salutare Daniel con due baci sulle guance, e così fece poi Rose.

<< Daniel >> salutammo io e i ragazzi.

<< Edward… Emmett… Jasper… >> ricambiò lui.

<< ma… questa incantevole ragazza chi è? >> chiese poi, squadrando la MIA Bella. mi infastidì molto.

<< finita la radiografia? >> chiesi, pungente. Mi ignorò.

<<  lei è Bella. la nostra migliore amica. da sempre. >> disse Alice, presentandola.

<< di nome e di fatto- ridacchiò - . piacere, Daniel. Chiamami Danny, però. >> Bella arrossì.

<< ciao! >> fece lei, con troppo entusiasmo. Storsi il naso. Che mi stesse mettendo alla prova? Poi sentii una voce familiare dietro di noi.

<< Nessie! >> esclamai, sorridendo.

<< Eddy! Ciao! Oddio, sorridi? Miracolo! >> disse, ridendo. Mi abbracciò. Nessie era la nostra stilista, avevamo stretto una certa amicizia in tutto quel tempo. Ma solo amicizia. Io amavo Bella con tutto il mio essere.

<< ehi, Nessie! >> la salutarono tutti.

<< ciao ragazzi! E tu chi sei? >> chiese sorridendo.

<< io sono Bella. la loro BBF. >> disse, diffidente. Gelosa?  Ero compiaciuto.

<< piacere , Nessie! Allora, James mi ha detto che dobbiamo fare un servizio per il nuovo disco e poi foto da vendere ai giornali. >> disse. << argomento del nuovo CD? >> 

<< l’amore. >> risposi di getto, senza interpellare i miei fratelli. mi voltai verso di loro, e  in risposta mi sorrisero raggianti.

<<  wow, è la prima volta! >> esclamò Nessie. << davvero, è strano sentirlo proprio dal cinico Edward! >> commentò.

<< storia vecchia! >> risposi io. Bella ci guardava, circospetta.

<< beh, datemi una dritta. >> disse Nessie.

<< beh… credo che dovranno essere a coppie le foto… e.. mostrare il sentimento… >>

<< okay, so già cosa fare. Bella, lo farai anche tu il servizio, vero? >> chiese Nessie.

Bella rimase perplessa. << n… >> << si! >> la interruppi io.

<< ma… >> cercò di controbattere.

<< salve a tutti! >> disse il grissino entrando nella stanza. << Emmett, Jasper, Rosalie, Alice, Renesmee, figliolo, Edward… >> quando vide Bella, sgranò gli occhi.

<< non è possibile… >> sussurrò tra sé, incredulo. << lei… lei! è lei! Isabella Swan! >> esclamò, poi scoppiò a ridere. le prese una mano e gliela strinse.

<< tu… ti ho cercato per mari e monti, ed ora… eccoti qua, nel mio studio.! >>

<< mi ha cercato? >> chiese confusa Bella.

<< Bella, lui c’era al compleanno di mia madre. è lì che, sentendoci cantare insieme, ha deciso di farci diventare famosi. Ma tu te ne sei andata, e non è riuscito a farti debuttare. >> spiegai. << oh… >> sussurrò lei, stupita.

<< ma mi dica… le vorrebbe fare parte dei Cullen Brothers? Sempre se il gruppo vuole, ovviamente. >>

<< James, Bella ha sempre fatto parte dei Cullen Brothers. Ovvio che ne fa parte! >> disse Alice, sorridendo.

<< se Bells è d’accordo, io farei modificare i nomi al contratto >> disse Jasper, felice e speranzoso.

<< ma non sono così brava… e se non piacessi…? >>

<< Bella, ti adoreranno. Fidati. Sei un talento unico ed irripetibile. >> dissi, sinceramente, guardandola negli occhi, prendendo la sua mano tra le mie. ci perdemmo l’una nello sguardo dell’altro. Si schiarirono la gola, e distogliemmo lo sguardo. Bella annuì. << però devo chiedere ai miei… e se non fossero d’accordo? >>

<< basta scoprirlo. E poi, il consenso di uno ce l’hai già, fidati. >> disse Alice. Tirai fuori il telefono. Chiamai Charlie, e misi il vivavoce. Poi dissi agli altri di fare silenzio.

<< Charlie, ciao! >>

<< Edward! dimmi! >> disse, allegro. Bella aveva riportato un po’ di felicità al padre con la chiamata della mattina.

<< senti. Bella ha avuto una proposta di un contratto discografico con i Cullen Brothers. Può accettare? O no? >>

<< ha… ha un contratto con voi? Insomma, per diventare famosa? Certo che deve accettare! Non conosco nessuno più bravo di voi sei messi insieme! E poi ha un talento che non va sprecato! Dille di accettare! O verrò io lì, per falsificare la sua firma. >> esclamò. Ridacchiai.

<< ha paura di non piacere al pubblico. >> dissi.

<< be’ in tal caso, la persona dovrebbe farsi una visita dall’otorino! >> esclamò Charlie. Bella scoppiò a ridere, sollevata. << grazie papà. Ti voglio un mondo di bene! grazie di essere con me… >> << di nulla, tesoro . ora vado. E firma quel benedetto contratto. Ti voglio bene. ciao >> e riattaccò. Sorrisi a Bella, che ricambiò, facendomi battere all’impazzata il cuore.

<< ora tocca a tua madre. >> disse Alice, felice. La folletta si fece dare il numero di Renèe. Non valsero le suppliche di Bella a farla parlare con sua madre, voleva parlarle Alice.

<< pronto, chi parla? >> sentimmo la voce di Renèe dall’altro capo.

<< salve, Renèe. Sono Alice Cullen. >>

<< è uno scherzo?  Non è piacevole! >> disse, con voce stridula.

<< non è uno scherzo signora. >> intervenni io.

<< Edward Cullen? >> fece ironica lei.

<< in persona. Senta, so che può sembrarle una pazzia, ma davvero siamo noi. l’abbiamo chiamata per parlarle di Bella. >>

<< cos’è successo a mia figlia!? >>

<< nulla, stia tranquilla. Solo… le hanno proposto un contratto col nostro gruppo. Bella voleva sapere se lei fosse d’accordo. Charlie è d’accordo, non ha problemi. >>

<< Bella… contratto…Charlie… Cullen… ma come conoscete… c’è… oddio… come… perché proprio a mia figlia, io… non sapevo nemmeno che cantasse… >> era in panico?

<< mamma, mamma! Calma! Respira! >> intervenne Bella.

<< Bella! >> esclamò la madre. << tu conosci i Cullen Brothers e non me l’hai detto?! >> sbraitò.

<< li conosco da una vita, io… mi conoscono meglio di me stessa. E non te lo volevo dire perché credevo che tanto non mi avresti creduta. >>

<< Charlie sa? >>

<< certo, papà è il padrino di Edward e Alice. >> disse Bella con nonchalance.

<< Coosa?! Ma com’è possibile?! >>

<< i Cullen abitavano a Forks, mamma. Alice, Edward, Emmett, Jasper e Rose sono i figli di Carlisle e Esme Cullen. i migliori amici di papà. >>

<< ecco perché mi suonavano così famigliari… - sussurrò tra sé- be’, ma tu canti? Da quando? >>

<< da sempre, praticamente… >> disse Bella.

<< e sei brava? >> disse Renèe. Mi sentii il dovere di rispondere per Bella: lei si sarebbe sminuita.

<< se mi permette, Bella ha la voce più bella che io abbia mai sentito.  È davvero bravissima. >> Bella arrossì.

<< e io non ti ho mai sentito? Ma quanto mi sono persa? Ma… Bella, mica eri da delle amiche a dormire?! >>

<< si, a casa nostra! Prima eravamo bloccati dai paparazzi, ma li abbiamo mandati via, e ora siamo allo studio del nostro manager. >> disse Alice.

<< salve signora Swan. >>

<< ex >> specificò lei.

<< be’, come ha sentito, abbiamo proposto a sua figlia un contratto, in ritardo, ma ci siamo riusciti >>

<< in ritardo? >>

<< si, avremmo dovuto proporglielo qualche mese fa, al debutto dei Cullen. >> silenzio dall’altra parte.

<< Bella, se lo desideri, fallo. Sono felicissima per te! >> esclamò poi. << grazie mamma! Ti voglio bene! >> << anche io tesoro mio. Però quando torni a casa, mi fai sentire come canti… e magari mi presenti i tuoi amici! >> era entusiasta per la figlia.

<< certo! Con piacere! >> dicemmo io, Alice e Emmett in coro.

<< Emmett?! Oddio, sai che ho chiamato un mio peluche come te? È un orsetto! >> disse. Bella alzò gli occhi al cielo. << Mamma, dobbiamo andare. Ciao! >> e le sbatté il telefono in faccia.  Poi le sorrisi.

<< fatto! Evvai! >> esclamò Jazz.

<< bene, ora, intanto che vado a modificare il contratto e a programmare il prossimo concerto, in cui debutterà Bella, voi cominciate il servizio! Op op! >> e se ne andò.

<< quell’uomo mette i brividi >> mi sussurrò Bella all’orecchio.

<< vero? Comunque quando sentirai parlare del “grissino”, sappi che parlo di lui. >> le dissi. Lei annuì, ridacchiando. Poi andammo a mettere gli indumenti che ci aveva preparato quella pazza isterica di Nessie. Si prospettava un lungo pomeriggio. Soprattutto per me, che avrei dovuto mantenere il controllo ogni volta che quel tipo, Danny, posava gli occhi sulla MIA Bella. lei era mia: MIA, MIA,  MIA!

 

et voilà!! com'é?

beh, al prossimo capitoloooo!!!

un bacio perugina a tutti!! ^^

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Capitolo 20
*** Servizio [ ho raggiunto ìl 20esimo capitolo, olè!] ***


ciao a tutti!! siamo tornati col nuovo capitolo!! yeah! echè! scusssate per il mio ritardo- certo, l'altra volta c'ho messo un po' di piu- anche se volevo postarlo ieri... purtroppo per oggi c'era in previsione la verifica di francese, e dovevo ripassare. be' bando alle ciance. spero che il new capitolo vi piaccia.

Ps: dato che molte me l'hanno chiesto, i nostri due amorucci diranno della loro relazione, penso nel prossimo capitolo. Non volevo farlo scoprire subito agli altri perchè ho una cosuccia in mente e... ^^

beh, ecco qua!

= servizio =

POV Edward

Renesmee ci chiamò fuori. Emmett si rifiutava di uscire dal camerino. Diceva di essere ridicolo e che gli avremmo riso dietro appena sarebbe uscito.

<< Emmett, dai esci! >> lo chiamò Rosalie per la trentesima volta.

<< mi rifiuto di vendere delle foto in cui io sono vestito così! È un insulto alla mia virilità! Non se ne parla di uscire. >> si lamentò da dietro la porta.

<< insomma, Emmett, cosa sarà mai di così imbarazzante!? >> si lamentò la bionda.

<< ti spaventeresti, se mi vedessi. Mi riderete a dietro all’infinito >> disse Emmett, con voce carica di contrarietà.

<< non lo faremo, fidati! >> gli disse Jasper.

<< eddai, orso! Secondo me stai benissimo! Li ho scelti io i vestiti! >> gli disse Nessie.

<< questo dovrebbe rincuorarlo? >> disse Jasper, ironico. Alice gli tirò una gomitata.

Dio, com’era buffa vestita da cupido! Indossava un vestitino, che le arrivava alle ginocchia, a mezze maniche rosso, con appese delle ali bianche sulla schiena, e ai piedi delle ballerine del colore del vestito. In mano teneva un piccolo arco rosa e una freccia dalla punta e la coda rossa, mentre il corpo centrale era del colore dell’arco.

<< Emmett, esci! O ti vengo a prendere! >> gridò Rose.

<< che amarezza… >> gli sentimmo dire. Poi spalancò la porta. Dopo due secondi, tutti scoppiammo a ridere. era una cosa comica.

Era vestito di rosso, come Alice. Solo che lui aveva dei pantaloni aderentissimi di pelle e ogni volta che si muoveva… be’, si sentivano rumori raccapriccianti, che però ci facevano solo ridere. La maglietta rossa gli stava troppo stretta: era a mezze maniche, ma su di lui era praticamente una canottiera. Inoltre aveva due alette sulle schiena, più piccole anche di quelle di Alice. Era semplicemente buffo. In mano teneva un arco e una freccia come quelli della folletta.

<< avevate detto che non ridavate! >> sbottò.

<< Emmett… è impossibile… non ridere! >> gli disse Bella, cercando di trattenersi.

Posai gli occhi su di lei, per la prima volta da quando era uscita dal camerino. Rimasi incantato. Indossava una semplice t-shirt blu, che le donava particolarmente, e dei jeans sbiaditi. Ai piedi aveva delle ballerine blu, come la maglietta.

Possibile che anche vestita così, fosse tremendamente bella? be’, lei era capace di essere bellissima anche con addosso un sacco della spazzatura. I capelli li aveva raccolti in una coda alta.

Mi ero incantato a guardarla, e lei aveva fatto lo stesso. Mi guardava adorante, quasi quanto la guardavo così io.

Indossavo dei semplici jeans, una camicia nera e delle Nike nere.

mi accorsi che ormai tutti avevano smesso di ridere.

<< andiamo, non sei così… ridicolo… >> minimizzò Alice.

<< a me piace da cupido… >> disse ammiccante Rose. Emmett si aprì in un sorriso ebete.

<< ehi, ci siete? >> chiese Daniel, venendo da noi. rimase perplesso quando vide Emmett.

<< okaay, ehm… siete pronti? >>chiese.

<< si, ci siamo. >> disse Nessie, e si incamminò verso il set fotografico.

Constatai che Daniel aveva tenuto lo sguardo fin troppo a lungo su Bella. avevo voglia di urlare al mondo quanto lei fosse mia, quanto l’amassi. Ma poi, perché lo tenevamo nascosto? A Bella iniziò a suonare il cellulare.

<< ma oggi mi chiamano tutti? >> si lamentò.

<< pronto, papà? >> si allontanò un po’. Ah, era Charlie.

Lei rispose il nome del paese in cui abitavamo, titubante, ad una domanda a me sconosciuta. Poi mormorò un << perché? >> .

Poi fece un debole saluto, ma era confusa. Molto probabilmente non aveva ricevuto risposta alla sua domanda.

<< era Charlie? >> le chiesi. Lei annuì, pensierosa.

<< si, mi ha chiesto dove abitavo… di preciso… >>

<< ma non ti ha detto il perché. >> dedussi. Lei annuì ancora.

<< allora… >> cominciò Nessie. << Edward mettiti lì, Bella, là. Emmett e Alice, dall’altra parte. Rose e Jasper là! >> andammo dove c’aveva detto.

<< io vorrei che Edward e Bella posassero insieme, sono una bella coppia. >> disse Nessie.

Sentii dire Emmett a Alice: << vedi, anche lei crede che stiano bene insieme, solo loro due sono così ottusi da non rendersene conto! >> oh, ma io e Bella ce n’eravamo resi conto, ora erano loro a non essersene accorti. Bella mi guardò divertita: aveva sentito anche lei, e probabilmente la pensava come me.

Daniel, infastidito dalla scelta di Nessie, fece alcune foto di me e Bells abbracciati: era inutile dire quanto quel servizio mi iniziasse a piacere.

Poi delle foto con Alice e Em da cupidi, che prendevano la mira.

Poi alcune di Alice e Jasper. Una, del tutto casuale, fece sbellicare tutti: Daniel stava per scattare, e Alice aveva punto la chiappa di Jasper con la freccia.

Risultato: Alice era con una faccia divertita, e Jasper ,stupito, aveva la bocca a forma di una “o”. io e Bella volevamo farcene fare una copia.

Poi fece quelle di Emmett e Rose. L’orso dopo l’affermazione della bionda non aveva avuto problemi a fare il servizio fotografico. Mi chiedevo se Rosalie pensasse davvero che Emmett fosse affascinante vestito così o l’avesse fatto perché era stufa di quella solfa.

Poi facemmo alcune foto di gruppo, tutti insieme. Comunque io e Bella eravamo sempre l’una affianco all’altro. Daniel era infastidito dal fatto che noi due fossimo così uniti. Ma sinceramente mi importava meno di zero. In una le avevo anche baciato la guancia. Daniel era verde marcio dall’invidia. Io gongolavo.

<< ti diverti a farlo infastidire? >> mi chiese Bella.

<< molto. >> risposi solamente.

<< non si nota >> ironizzò.

<< okay, ora solo le ragazze. >> ordinò Nessie. Bella, Alice e Rose si misero davanti all’obbiettivo.

Secondo me, lei era la più bella delle tre, sempre e comunque.

Fecero alcuni scatti abbracciate, altri per mano. In altre foto ridevano, in altre ancora erano in posa.

<< perfette, ragazze >> disse Daniel, scattando foto su foto. Poi si bloccò. Girò intorno alla macchina, e si avvicinò a Bella.

Gelosia: ecco ciò che provavo in quel momento.

<< ti si è sciolta un po’ la coda. >> disse, sfiorandole i capelli. Bella si irrigidì.

Non osare mai più a sfiorarla! Brutto…

Le sistemò i capelli.

Ora lo picchio, ora lo massacro, ora lo uccido!

<< ecco fatto, tesoro >>

Tesoro?! Ora lo sistemo per bene…

Avanzai di un passo, stringendo i pugni. Gli avrei tirato uno di quei destri che ti stendono in un secondo.

Jasper mi appoggiò una mano sulla spalla.

<< Edward, calma >> mi sussurrò. Ma come potevo rimanere calmo?!

<< sai, stai davvero bene così. Dovresti fare la modella, non la cantante. >> le disse.

Porco!

<< Edward, tutto bene? >> chiese Alice, guardandomi con uno strano sorriso.

<< per niente >> ringhiai.

<< Edward, rilassati… >> mi disse Nessie, appoggiandomi una mano sull’altra spalla, quella dove non c’era la mano di Jasper.

Lei mi obbligò a guardarla negli occhi, girandomi il viso verso di lei.

<< smettila di agitarti così. Lo fa apposta, non lo vedi? >> mi sibilò vicinissima al viso.

Lei non capiva, non capiva!

Bella mi guardava con un cipiglio sul volto d’angelo. Mi persi ancora una volta nel contemplare quel mio piccolo e fragile miracolo.

<< possiamo continuare? >> chiese Rosalie a Daniel.

<< certamente. Volevo solo sistemare Isabella. >> disse, tornando al suo posto, finalmente.

Scattò alcune foto ancora, poi facemmo cambio noi. Emmett, però prima si andò a cambiare.

<< oh, Danny, anche i miei capelli sono scompigliati. Vieni ad aggiustarmeli! >> fece Emmett quando tornò. Io e Jasper scoppiammo a ridere spudoratamente: suo padre non ci avrebbe fatto niente, comunque. Eravamo praticamente la sua fonte di guadagno. E poi ,per principio nostro , non ci facevamo mettere i piedi in testa da nessuno.

<< ha, ha, ha. simpatico, davvero divertente Emmett. >>

<< oh, lo so! Grazie grazie! >> mio fratello s’inchinò . mi veniva solo una parola- oltre ad orso- per definirlo: mito. Emmett era un mito.

Io e Jazz lo applaudimmo, stando al gioco. Be’, io non scherzavo poi tanto.

Ci fece ancora delle foto.

<< Danny, vorrei altre foto con Edward e Bella io >> disse Nessie. Lui la guardò male. Io sorrisi come un ebete. Un’altra per cui la mia stima raggiungeva le stelle.

Bella mi si avvicinò.

<< geloso? >>

<< gelosa? >> ribattei alla sua provocazione.

<< sinceramente… si >> lo aveva ammesso veramente?

<< anche io, non ti immagini quanto >> le sussurrai all’orecchio.

<< ragazzi, possiamo fare una pausa, prima? >> chiese Nessie. << ho seriamente bisogno di caffeina. >>

<< ottima idea >> concordò Alice. Tutti andarono alla caffetteria, tranne me e Bella, che dicemmo che li avremmo raggiunti di lì a poco.

<< Edward… sei sicuro di non provare nulla per… Nessie? >> chiese Bella, ad un tratto.

<< certo che ne sono sicuro. Amore, Nessie è una nostra amica, oltre che collega. Ci ha aiutati molto quando tu te ne sei andata. Ha aiutato soprattutto Aly e Rose, per quello ci è così cara. Le ha incoraggiate ad andare avanti e a non mollare… >>

<< ma sembrate così affiatati tu e lei… >> le sue pozze cioccolatose si riempirono di lacrime, che io asciugai sul nascere.

<< Bella, ti giuro su me stesso, sul mio cuore, sulla mia vita, che ti amo. Che ti ho sempre amata. Non avrei mai potuto sostituirti. Io e Renesmee siamo solo amici, capito? Credimi. >>

<< ti credo… >> sussurrò, abbassando lo sguardo. Con due dita le alzai il mento.

<< Bella… io ti amo… più di ogni altra cosa al mondo. Non puoi immaginare quanto sia grande il sentimento che io provo per te. Sei la mia vita ora, lo sei sempre stata. Ti prego, fidati di me. >>

<< ti credo >> disse più sicura, guardandomi negli occhi, e accennando un sorriso.

<< ti amo Edward. >> poi poggiò le sue labbra sulle mie.

<< Bella, Edward, venite? >> disse Alice, entrando nella stanza. Io e Bells ci allontanammo un po’.

<< si… si arriviamo >> dissi.

<< Bella, volevo chiederti… ma perché ci nascondiamo? >>

<< mi crederesti, se ti dicessi che me lo sono chiesta anche io? >>

<< credi che tua madre mi accetterà? >> chiesi, titubante.

<< … be’, credo piuttosto che non accetterà il fatto che tu sei mio. E che non sei più lo scapolo più affascinante degli stati uniti… >> ridacchiammo.

<< quindi è una nostra fan incallita? >> chiesi divertito.

<< di più… tra un po’ è più vostra fan di me! >>

<< e così, anche tu sei una nostra ammiratrice… chi è il tuo componente del gruppo preferito? >>

<< ma che domande fai?! Ovvio che Emmett! >> esclamò lei. io m’imbronciai.

Bella rise.

<< però, sono completamente assuefatta dal cantante dai capelli ramati… >> disse, sorridendo dolcemente. Mi baciò la fronte.

<< mmm, ti posso mettere alla prova? >> dissi, mentre le porgevo una mano per rialzarsi dalla sua sedia. L’afferrò, e si tirò su.

<< su cosa? >> chiese.

<< su quanto sai di noi e delle nostre canzoni. Mm… il nostro primo disco? >>

<< BFF >>

<< con che canzone abbiamo debuttato? >>

<< al vostro primo provino?- annuii- All for one. >>

<< qual è la tua canzone preferita? >>

<< non è una domanda per mettermi alla prova questa >>

<< si, però voglio saperlo >>

<< “Sorry* … >>

<< perché? >>

<< perché immaginavo che ti scusassi con me, per avermi permesso di lasciarti, perché non hai mai capito quello che provavo per te… >> le strinsi la mano, come per rassicurarla ,e rassicurarmi anche.

Arrivammo in caffetteria.

<< alleluia, siete arrivati! >> ci urlò Emmett.

<< avevamo alcune cose da dirci. >> dissi vago.

<< cioè? >> eccole, le curiosone.

<< nulla di interessante >> disse Bella.

Ci prendemmo due cappuccini e ci accomodammo su uno dei tanti divanetti rossi. Bella bevendolo si fece i baffi con il latte. Risi, vedendola così. Era anche tremendamente dolce. Presi un fazzoletto e glielo appiccicai sulle labbra sporche. Risi ancora.

<< quando ne parleremo agli altri? >> mi chiese.

<< non lo so, però voglio dirlo anche a tuo padre.- dissi serio- Per fortuna che esistono le webcam! >> ecco, una delle mie super uscite. Lei rise. Fortuna che l’amore è cieco, perché se no lei se ne sarebbe andata via a gambe levate.

<< più che altro, è una fortuna che non possa spararti attraverso la webcam! >> disse lei.

<< oh, andiamo Bella! tuo padre non farebbe mai del male a me! sono il suo Cullen preferito! >>

<< non esagerare, c’è un pari merito tra te e Alice. E Rose, Em e Jazz non vanno lontano da voi due. Siete i preferiti, te e Aly, perché siete i suoi figliocci! >> disse risoluta.

<< certo certo. Spero solo che mi accetti in famiglia anche come genero… >> mormorai.

<< intanto, la scelta è mia… e comunque, secondo me, sarà felicissimo. Ha sempre tifato per te. >>

<< ah, davvero? >>

<< non dirgli che te l’ho detto! Il voto è segreto! >> scherzò.

<< direi che siamo impazziti… c’era qualcosa nel cappuccino >> dissi.

<< oh, sono d’accordo… sono pazza… pazza di te… >> disse, sorridendo dolcemente. Rimai interdetto per un tempo indefinito. Cappuccino, corretto con chi sa cosa, e il suo sorriso: un mix letale per me.

<< io sono talmente malato di te che dovrei essere internato in un manicomio… >> dissi,ricambiando il sorriso.

<< avete finito di bere voi due? >> ci raggiunse Alice, seguita da Jazz, Em, e Rose.

<< si… >> disse Bella alzandosi. Le girls cominciarono ad andare nello studio. Mi alzai anche io, le corsi dietro e l’afferrai per i fianchi, facendola urlare per la sorpresa.

<< Edward!!!! ma sei matto? >> urlò.

<< da legare… >>

<< ma che…? >>

<< io non mi voglio più nascondere. Non lo diremo adesso, certo. Ma non voglio privarmi di te. se i ragazzi lo sapranno, pazienza. Tanto prima o poi lo scopriranno. >> sussurrai al suo orecchio. Lei mi sorrise e annuì, concorde. Rimasi ancora una volta incantato ad osservarla, tanto che mi scordai di metterla a terra.

<< Edward… >> mi chiamò lei. grugnii in risposta: odiavo essere interrotto mentre la ammiravo.

<< Ed, mettimi giù… >> mi disse, dandomi una pacca sul braccio. Tornai in me, e la posai a terra.

Renesmee ci fece fare altre foto in coppia.

La sollevai, e la caricai sulla spalla, stile sacco di patate. Mentre ridevamo, Daniel ci fece le foto, infastidito.

Quando la misi a terra, Bella mi voltò le spalle, tenendo il broncio- adorabile aggiungerei. Mi inchinai, e la pregai di rivolgermi la parola. Intanto, il nostro fido fotografo scattava.

<< andiamo Bells…? piccola…? Scricciolo…? Bellina…? Cucciola…? Principessa…? >> feci l’elenco di tutti i soprannomi che le avevamo affibbiato nel giro di diciassette lunghi fantastici anni. Lei si voltò, e mi fece una pernacchia. Poi mi diede di nuovo la schiena.

Mi misi a gattoni, e strofinai il capo contro la sua gamba, facendo finta di essere un gatto. Lei si voltò di scatto, bordeaux.

<< ma sei cretino?! >> esclamò. Io scoppiai a ridere per l’espressione buffa che aveva. Anche gli altri ridevano.

Oddio! Se quella foto fosse finita in mani sbagliate… Alice captò la mia paura, e chiese a Daniel di andarle a prendere qualcosa di indefinito. Appena si allontanò, cancellò la foto e cercò delle possibili copie, che fortunatamente non c’erano. Corse al suo posto un secondo prima che Daniel tornasse. Le passò la sciarpa- ecco cos’aveva chiesto Alice.

<< mi perdoni? >> chiesi a Bella, tornando in posizione eretta.

<< mmm >>

<< dai, andiamo… - mi avvicinai di più a lei, potevo sfiorare col naso il suo orecchio- non vorrei considerarla come prima lite di coppia… stiamo insieme da meno di ventiquattro ore, per l’amor di Dio! >> sussurrai.

Lei si voltò ancora verso di me, e mi fissò negli occhi.

<< non è la nostra prima lite… non voglio che lo sia… >> scosse la testa. Nella stanza c’era il silenzio totale: tutti cercavano di sentire quello che dicevamo.

<< okay, - improvvisai- Daniel – sapevo che mi sarei pentito subito dopo averlo detto – Bella vuole fare una foto con te. >> stupore generale. A lui brillarono gli occhi.

Mi passò la macchina fotografica e mi mostro cosa dovevo premere: come se non sapessi usare una fotocamera!

Si mise vicino a lei, e le cinse i fianchi con un braccio.

Fastidio… gelosia… odio profondo… rammarico… invidia … invidia perché lui la stava stringendo, e avrei tanto voluto farlo io.

Zoomai , fino ad inquadrare solo Bella, tagliando fuori l’essere. Scattai.

<< com’è venuta? >> chiese lui.

<< magnificamente! >> era la verità, lui non c’era!

<< ragazzi, per oggi abbiamo finito. – disse Nessie – quando finirete le canzoni, provvederemo a fare anche il video. Spero ci sarai anche tu Bella. >>

<< lo spero anche io >> alla fine il mio angelo si era fidata di Renesmee, e si potevano considerare quasi amiche.

Ci salutammo, poi James ci rintracciò. Ci diede le date per il prossimo concerto. Avevamo tre settimane per fare un CD, e per mettere in piedi uno spettacolo degno di quel nome.

Tornammo a casa. Bella era salita-ovviamente- in macchina con me.

<< siamo a casa >> strillò Alice. andammo nel salotto, dove c'erano mamma e papà.

<< com’è andata? >> chiese mamma.

<< molto bene: hanno offerto con contratto con noi a Bella! >> dissi entusiasta.

Mamma strillò, contenta.

<< è da secoli che speravo in questo… cavoletti, quando Bella se né andata avevo creduto che il grissino ce la riportasse indietro con il contratto, ma non è stato così.. sono rimasta sinceramente delusa… >> si, mamma era davvero felice.

<< tuo padre lo sa? Sarà entusiasta! Spero che Renèe accetti, se no sarò costretta a convincerla io… >> okay, era più che contenta.

<< ah, la cena è pronta. >>

Ero felice come non mai. Era tornato tutto come prima, anzi molto, molto meglio.

Ero felice, perchè avevo ascoperto che Bella mia amava.

Ero felice, perchè potevo essere di nuovo me stesso.

Ero felice perchè Bella faceva finalmente parte dei "Cullen Brothers".

Ero felice perchè Bella sarebbe rimasta da noi a dormire. infantile forse, ma per quello, ero al settimo cielo.

Ero felice perchè era tornato il sorriso a tutti, in primis ai miei fratelli.

Ero felice, e riconoscente a mio padre per aver deciso di farci "dimenticare" il passato, facendoci trasferire qui. Ringraziavo mio padre per aver accettato l'incarico proprio qui.

tutti erano gia in cucina, a parte me e Bella, che mi aveva aspettato. Mi tese la mano, sorridendo. Ma alzai dal divano, e le afferrai la mano. Mi baciò una guancia e mi sussurrò << ti amo >> .

<< ti amo anche io >> sussurrai, baciandole a mia volta una gota arrossata.

si, ora era decisamente tutto molto meglio.

ta daaaa!!!!!!!!!!!!!!!! finisciuto!!! com'è???

speriamo sia venuto decente... giusto piccolo mio? -echè! -

chissà cos'accadrà nel prossimo... mah...!

non faccio spoiler perchè sono capace di cambiare idea e scombussolare la storia in un nanosecondo. x cui...

spero vi sia piaciuto.

alla prossima! ^^

Aly e Hamtaro - echè! -

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Capitolo 21
*** Sorprese e 'coincidente' ***


Chiedo umilmente perdono per il ritardo!!

colpa della scuola...

ho la settimana tappezzata da verifiche, inoltre ho gli allenamenti alla sera tardi, mia mamma mi ha messo in punizione per un 6- e finchè non lo recupero posso stare al computer solo un'ora... -_-'' ç_ç exuse moi!! pardon!

Comunque, sono riuscita a scrivere il capitolo, ed ora eccolo qui! spero non sia banale come mi sono usciti certi... be', vi chiedo scusa in anticipo, se non è venuto bene... anche Hamtaro è desolato per l'obbrobrio che ho scritto.

scusate, scusate, scusate!

Be', vi lascio alla mostruosità che il mio unico neurone - Hamtaro - ha partorito, correndo sulla sua ruota.

et voilà!

cap 21 sorprese e 'coincidenze'

<< Allora, allora, allora… dobbiamo organizzarci per il pigiama-party! In che stanza lo facciamo?? E con o senza ragazzi? Facciamo un party per sole femmine? Così ci raccontiamo i segreti!! Si, si! Ottimo! Okay, allora è deciso! >> Alice pareva un fiume in piena. Respira, volevo dirle. Mi limitai a scuotere la testa, sorridendo. Rosalie batteva le mani, concorde.

<< si, va bene Aly! Andiamo, dobbiamo farci belle ‘tesore’ mie! >> poi mi trascinarono, davvero, di sopra. Non feci in tempo nemmeno a lanciare uno sguardo fugace ad Edward… già mi mancava.

Eravamo fidanzati da nemmeno ventiquattro ore, ma sembrava che lo fossimo da sempre. E ci veniva tutto naturale, non esageravamo nulla.

Ci chiudemmo nella stanza di Rose: era uguale a quella di Forks in tutto e per tutto.

La bionda cominciò a frugare nel suo armadio, borbottando fra sé qualcosa.

<< trovato! Questo dovrebbe starti perfetto! >> mi disse, mostrandomi una camicia da notte di raso rosa confetto, con un fiocchetto sul davanti e altri fronzoli . Guardai il pigiama schifata, oddio dovevo metterlo per forza?

<< Rose, non so se… >> provai. Lei mi lanciò un’occhiataccia.

<< ah, sei proprio tornata la vecchia Bella… Isa almeno aveva gusto… >> disse, scuotendo la testa.

<< Bella, fidati, è p-e-r-f-e-t-t-a per te! dai! Mettitela subito! Io e Rose ne abbiamo altre due simili. Così siamo gemelline! >> esclamò Alice. Alzai gli occhi al cielo. Alla fine, indossai quella ‘roba’.

<< aah! Avevo ragione, stai da Dio! >> esclamò Rose. Anche lei indossava una camicetta da notte, molto simile alla mia, però azzurra. Alice invece ne indossava una sempre somigliante alle nostre, ma gialla.

<< yeah! I boys ci cascherebbero ai piedi! >> disse Aly, tutta gasata.

<< certo, certo >> sorridi e annuisci, sorridi e annuisci… poi ci sedemmo tutte e tre sul letto di una piazza e mezza di Rose, in cerchio.

Iniziammo a chiacchierare, ridendo e scherzando. Ci raccontammo tutto quello che era successo prima che ci ritrovassimo – io chiesi un milione di volta scusa alle ragazze, per tutto quello che avevo combinato - , mi raccontarono le emozioni che si provavano ad essere su un palco davanti a milioni di fans.

Portai la mano al collo, dove c’era il mio ciondolo e lo strinsi delicatamente. Ormai quello era un gesto automatico, lo facevo spesso. Sorrisi, pensando al momento in cui Edward me lo regalò, a quel bacio prima della partenza. Quanta confusione provavo in quel momento, quanta sofferenza. Ora era tutto diverso, tutto decisamente meglio. Tutto sicuramente più chiaro.

<< cos’è quello?! >> chiese Alice, curiosa. Tornai alla realtà.

<< cosa? >> chiesi, non capivo.

<< quello che tieni in mano… >> lo indicai, e loro annuirono.

<< è un ciondolo normalissimo. >> dissi alzando le spalle.

<< sicura?? E chi te l’ha regalato? Prima non ce l’avevi a Forks.. >> mi disse Aly.

<< un amico… Il giorno della partenza… >> sussurrai. Già, il mio migliore amico… arrossii. Loro fraintesero.

<< non ci credo, te l’ha regalato il tuo lui! >> accusò Rose.

<< no!... cioè… si… no… allora.. cioè… in pratica… >> balbettai, in panico.

<< Bella, calmati! Respira! Non fa niente se non ce lo dici. >> disse Alice, per calmarmi. Rose annuì.

POV Edward

Alice abbassò il tono: cavolo così non la sentivamo! Io, Emmett e Jasper eravamo appostati dietro la porta della stanza di Rosalie, per ascoltare i loro discorsi. Prima Alice aveva detto : - così ci raccontiamo i segreti! – ovvero, parole magiche per noi uomini curiosoni. Oh, era un nostro diritto sapere i segreti delle nostre fidanzate – anche se la mia non era dichiarata, non ancora . L’orso aveva in mano un bicchiere, per amplificare il suono, mentre Jazz si era munito dello stetoscopio di nostro padre. Io ero decisamente quello più sano di mente tra i tre.

Lasciai perdere i miei fratelli che imprecavano. Ero troppo concentrato, volevo sapere cos’avrebbe fatto il mio angelo.

Stavano parlando del ciondolo che avevo regalato a Bella, il giorno della partenza. Le mie sorelle erano convinte che gliel’avesse regalato il suo fidanzato, e tecnicamente era vero, anche se a quei tempi io ero solo il suo migliore amico.

L’avevano mandata in panico, quelle due pazze.

<< povera Bellina, sta impazzendo.. >> sussurrò Emmett, ridacchiando. Se ci fosse stata Rose, gli sarebbe svenuta tra le braccia: lei adorava le sue fossette sulle guance.

Ero stufo di rimanere lì, e decisi di entrare in quella stanza.

<< ragazze, posso unirmi a voi? Mi annoio… >> dissi aprendo la porta. Le mie sorelle mi incenerirono con lo sguardo, poi acconsentirono. Feci il sorriso sghembo a Bella, e lei ricambiò, facendomi quasi svenire.

<< come siete fashion! >> dissi, guardandole, o meglio guardandola.

Respira Edward, respira…

Okay, rischiavo di avere un infarto a momenti…

<< grazie! >> esclamarono all’unisono le due vipere. Mi ero già fatto perdonare.

Baciai una guancia a tutte e tre, ma mi fermai un secondo di più su quella di Bella. Il mio amore…

<< ehi, veniamo anche noi! >> urlarono yoghi e bubu. Si catapultarono sul letto di Rose a peso morto, schiacciandomi.

<< ragazzi… >> cercai di dire, sotto il loro dolce peso. << non siete delle libellule >> continuai con un po’ di fatica. I miei fratelli risero, e i loro singulti li facevano gravare ancora più su di me.

Alla fine mi lasciarono di nuovo libero di respirare. Mi sistemai tra Alice e Bella, a gambe incrociate.

<< ah, ragazzi.. quanto tempo è passato dalle nostre confessioni di gruppo… >> sospirò Rose. << già >> concordammo noi altri.

<< facciamo obbligo o verità? >> chiese Alice, sfoderando la faccia da cucciolo bastonato. Acconsentimmo, tanto era impossibile resisterle a lungo.

<< okay, parto io… - dissi – per Rose… obbligo o verità? >>

<< verità >> << oggi, davvero per te Emmett era bello? >> mi guardò con aria scettica. << Edward, per me Emmett sarebbe bello anche con un sacco della spazzatura… e si, per me stava bene. >> disse Rose, convinta. Emmett le cinse le spalle con un braccio e la strinse a sé, poi le baciò i capelli. << grazie, tesoro >> le disse, sorridendo.

<< okay! È il mio turno! – cominciò Jasper – Aly, obbligo o verità? >>

<< … verità >> disse Alice, chissà cosa le avrebbe chiesto Jasper…

<< mmm… dimmi… hai mai amato qualcun altro come ami me, se mi ami? >> io, Bella, Emmett e Rose alzammo gli occhi al cielo. Dio, come facevano a fare così? Tutte le sante volte, quando toccava a Jazz o a Aly si facevano quella domanda. E la risposta era sempre la solita solfa: << ma è ovvio amore mio! Io ho amato solo te! solo, solissimo!e certo che ti amo! >>. Scommettevo qualunque cosa che…

<< ma è ovvio amore mio! Io ho amato solo te! solo, solissimo! E certo che ti amo ! >> esclamò Alice, abbracciando Jasper. Come volevasi dimostrare…

<< certo che il tempo sarà passato, ma è rimasto tutto spiccicato a prima… >> mi sussurrò Bella. Io ridacchiai, annuendo.

<< okay, okay, basta smancerie grazie… >> Emmett fece un gesto con la mano. << tocca a me! per Eddino… obbligo o verità? >> mi chiese l’orso.

<< verità >> mai fare obbligo con Emmett.

<< uff… okay, sei innamorato?? >> figurati se Emmett non fosse andato sul sentimentale…

<< si >> dissi, semplicemente.

<< e di chi?! >> chiesero all’unisono i miei fratelli, sorpresi. C’era chi era più scioccato, chi felice, chi preoccupato.

Okay, mi ero messo nei pasticci…

<< eh, la domanda me l’hai già fatta Emmett… su, a chi tocca? >>

<< a me… >> sussurrò Alice, persa in alcuni pensieri. Pensavo che rivolgesse a me la domanda, invece la fece a Bella.

<< obbligo o verità? >> << obbligo… >> come? Ma era matta?

Alice ghignò. << Bella, dimmi chi ti ha regalato quel ciondolo… >> Bella si paralizzò, mi cercò con lo sguardo, ma vedette solo un Edward in panico quanto lei. Non dovevano venirlo a sapere così, era troppo importante.

<< ma scusate, se non ce lo vuole dire, non è obbligata. >> dissi, serio.

<< prima ce l’avrebbe detto >> disse Jasper, triste. E con questa affermazione, tutti si incupirono. Bella iniziò a mordersi il labbro inferiore. Ecco, i sensi di colpa ci stavano mettendo alla prova. Sbuffai, e mi lasciai andare all’indietro.

<<… co… >> poi Alice si bloccò e sorrise, chissà per cosa. Fece andare lo sguardo dal mio collo, a quello di Bella. Mi guardai, lì , in bella vista c’era la metà di ciondolo che mi apparteneva.

Merda.

Anche il mio angelo se ne accorse, e mi rivolse uno sguardo preoccupato che ricambiai. Anche Emmett aveva notato quello che aveva visto il folletto, e si rallegrò all’istante.

Doppia merda.

Bene, eravamo a posto. Bella la pensava sicuramente come me…

<< oh, be’… non fa niente dai… >> disse Alice allegra.

Jasper e Rose la guardarono straniti. Lei sorrise.

Bella sbadigliò rumorosamente, ed io la seguii a ruota. Ero piuttosto stanco. Certo che era stata una giornata tosta… se ci pensavo, poteva sembrare quasi infinita..

<< io sto crollando… >> dissi, sbadigliando per la seconda volta. Emmett si stiracchiò un po’. << hai ragione, sono distrutto anche io.. >>

<< magari continuiamo il discorso domani… >> disse Alice, mandandoci un’occhiata che faceva capire parecchie cose.

<< buonanotte… >> disse Em, scoccando un bacio a Rose. Jazz salutò Alice allo stesso modo e poi uscimmo dalla stanza.

Pov Bella.

Okay, potevo dire di essere invidiosa delle mie ‘sorelle’. Anche io volevo dare la buonanotte a Edward come loro facevano con i loro fidanzati.

Cavolo, però, che giornata! Certo, impegnativa, ma assolutamente fantastica!

<< ‘notte, ragazze… >> disse Alice, sistemandosi la coperta fucsia addosso.

Per dormire insieme tutte e tre, avevamo trasferito due letti nella camera di Rose… robe da matti!

<< buonanotte. >> dicemmo io e la bionda in risposta. Dopo un tempo indefinito, sentii il bisogno prepotente di andare in bagno. Quindi, con tutta l’attenzione possibile a non fare rumore , a tentoni, raggiunsi la porta. Bene. La aprii, poi uscii velocemente, richiudendola piano alle mie spalle. Raggiunsi la toilette.

Fatto quello che dovevo, uscii.

<< principessa… >> mi disse Edward, comparso miracolosamente alle mie spalle. Mi voltai e gli sorrisi. << principe… >> mi baciò con impeto, ed io risposi allo stesso modo. << buonanotte, tesoro... >> gli dissi, dopo.

<< ‘notte anche a te, piccola. Sogni d’oro… >> mi fece il suo sorriso sghembo da infarto. Rimasi imbambolata a contemplarlo.

<< Bella? - ridacchiò – ci sei? >>

<< ti ho già detto che ti amo infinitamente? >> gli chiesi, non totalmente al pieno delle mie facoltà mentali. Lui ridacchiò. << wow… no… anche io… ti amo. >> mi baciò una guancia e mi abbracciò. Poi tornammo nelle nostre stanze.

Dio, quante cose che erano successe in nemmeno ventiquattro ore! Ero così felice… chiusi gli occhi, e poi caddi tra le braccia di Morfeo.

*****

<< Bella! sveglia, sveglia!! >> urlò qualcuno. Grugnii e mi raggomitolai sotto le coperte.

<< andiamo, Bell! Sei una pigrona! >> urlò qualcun altro. Identificai le voci come quelle di Alice e Rose. Era già ora di alzarsi… no, che scatole…

<< okay, so io cosa fare! – disse il folletto – Edward! vieni qui! >> urlò. Ma come potevano urlare alla mattina presto!?

<< muoviti, bradipo! >> richiamò. Sorrisi, mi sa che l’avevano svegliato male, come stavano facendo con me. Sentii un grugnito indistinto e dei passi pesanti e trascinati. Edward…

<< che voi… >> sbottò Edward, infastidito. << non riusciamo a svegliare Bella. E’ il tuo momento, fai qualcosa di utile per la comunità! >> esclamò Aly. Edward avanzò rumorosamente verso il mio letto, poi tirò su le coperte. Mugugnai, infastidita. Sentii il materasso piegarsi alla mia destra, poi la coperta tornò al suo posto. Le sue braccia calde mi avvolsero, e io mi accoccolai sul suo petto.

<< mi hanno buttato giù dal materasso… >> spiegò Edward, roco.

Ottima idea, Alice.

La sentii sbuffare.

<< ragazzi! Porca puzzola! Mancano solo quattro ore all’inizio delle lezioni, e vi dovete ancora preparare! >> sbottò la nana. Come…? Ma era troppo presto!

<< pazza… >> brontolò Edward sui miei capelli. Mi strinsi ancora un po’ a lui.

<< Edward! pensavo fossi dalla mia parte! >> fece Alice, con finto tono disperato.

<< andiamo Alice, lasciaci dormire.. >> dissi, scocciata. Lei marciò fino alla porta e la chiuse alle sue spalle: se n’era andata finalmente.

<< alleluia… >> sospirò Edward.

***************

Aprii gli occhi e sbadigliai. Mi mossi per stiracchiarmi, e urtai qualcosa, anzi qualcuno.

Edward mugugnò per il male, ed aprì gli occhi.

<< ops, scusa! >> esclamai, sfiorandogli il naso, a cui avevo dato un pugno.

<< non fa niente, piccola. Tutto a posto. >> disse, sorridendomi sghembo. Il mio cuore partì alla riscossa: avrei potuto giurare che lo avesse sentito anche lui battere.

<< adoro quando arrossisci… >> sussurrò, sfiorandomi una gota rossa. Quando distolse lo sguardo da me, lo posò sulla sveglia.

<< mmm, sono le sette, ora dobbiamo alzarci davvero.. >> sospirò.

<< dai – incitai alzandomi per prima – che dobbiamo andare a scuola! >> lui non aveva intenzione di spostarsi dal materasso.

<< non ne ho voglia, però… voglio stare a casa con te. >> disse, trascinandomi ancora sul letto.

<< andiamo Edward, che facciamo tardi! >> mi rialzai, indossai le pantofole e andai verso la porta.

<< alzati! >> intimai, prima di uscire. Mi diressi in bagno, mi feci la doccia e indossai l’intimo. cavolo, non avevo il ricambio. Misi addosso ancora l’accappatoio, e socchiusi la porta.

<< Alice, Rose! >> chiamai.

<< arriviamo! >> sentii urlare. Poco dopo erano nel bagno con me.

<< non ho il cambio. >> dissi.

<< l’abbiamo noi! >> esclamò Alice: le avevo chiamate appunto per questo, loro avevano sempre l’asso nella manica. La bionda e la mora uscirono dal bagno e dopo non molto tempo ci ritornarono.

<< ecco qua! Lo so, sono proprio sciatti, ma è quello che abbiamo trovato di ancora decente… è da un po’ che non facciamo shopping, sai… >> guardai ciò che aveva in mano Alice: erano dei miei jeans, e una mia semplicissima camicetta blu. Erano i miei vecchi, perfetti, vestiti.

<< come fate ad averli voi questi? >> li indicai, con aria divertita.

<< li abbiamo trovati nell’armadio di Edward tempo fa… li avevi dimenticati da noi quando sei partita, e lui ha pensato bene di conservarli. >> spiegò Rose. Oh, li aveva conservati… anche io avevo tenuto da parte molte magliette di Edward, le avevo nascoste nel mio armadio…

<< comunque, li trovo perfetti! Anche se però dovrò tenere su quei trampoli… >> ricordai che avevo dei tacchi 12 neri, il giorno prima. Sbuffai. Stupida Isa!

<< be’, fa niente… >> dissi, e finii di prepararmi.

<< Bella, possiamo sistemarti un pochino? >> chiesero le mie perfide… ormai cognate. Sorrisi a quell’idea.

<< perché ridi da sola? >> chiese divertita Alice, mentre mi acconciava i capelli in una coda alta tutta complessa.

<< mi è venuta in mente una cosa… nulla di tanto esilarante, più che altro è buffo… >> spiegai.

<< cioè? Cos’è buffo? >> Rose mi stava sistemando il trucco minuziosamente, tanto che mi venne da dirle che non stavamo andando ad una sfilata, ma a scuola. Loro in risposta risero, e dissero che ero proprio tornata come prima, e sinceramente ero felice di questo.

<< lo saprete… >> dissi vaga. Loro finirono di prepararmi, e scendemmo in sala da pranzo, dove c’erano già tutti.

<< buongiorno! >> esclamai entrando nella stanza.

<< ‘giorno! >> ricambiarono gli altri. Edward si limitò a lanciarmi un’occhiata alquanto loquace ed un sorriso sghembo da infarto.

<< frittella? >> mi chiese amorevolmente Esme.

<< si grazie. >> dissi, sedendomi al tavolo tra Alice e Carlisle, di fronte a Edward, che continuava a sghignazzare per chissà quale motivo. Lo guardai male.

<< che c’è? >> gli chiesi poi.

<< nulla, nulla… >>

<< no, ora me lo dici. >> sbottai.

<< fidati, non c’è bisogno che te lo dica… >> poi iniziò a ridere come un matto. Ad un tratto si bloccò, e divenne più bianco delle pareti di casa Cullen.

L’alzataccia doveva avergli fatto male… poi sentimmo il campanello suonare, e lui si irrigidì. Ma che aveva?

<< vado io! >> esclamò Alice.

Attraversò la stanza da una parte, dove era comunicante con la cucina, all’altra dove c’era la porta d’ingresso: in questo preferivo assolutamente la villa di Forks. Qui, chi entrava vedeva nella sala da pranzo praticamente. Aprì la porta sorridente.

<< c’è un posto in più a tavola per caso? >> mi voltai di scatto verso la porta.

<< papà! >> esclamai alzandomi e correndo da lui. Mi buttai al suo collo e lo stritolai. Come una povera stupida cominciai a piangere di felicità. Lui mi strinse a sé.

<< ciao Bella… >> mi disse, accarezzandomi i capelli. << sono venuto per portarti al convento! >> esclamò, ridendo. Faceva lo spiritoso, me era emozionato e felice quanto me, e se io piangevo, lui aveva gli occhi lucidi.

<< Charlie! >> esclamarono tutti gli altri. Ci salutammo, io continuavo a piangere come una povera imbecille. Edward mi sorrise dolcemente.

<< tu! – gli puntai il dito al petto – tu lo sapevi!! >> accusai, picchiettandolo. Lui ridacchiò. << dì: grazie Edward! >> disse.

<< grazie un corno! – esclamai incrociando le braccia – non me l’hai detto! >>

<< andiamo, Bell! Era una sorpresa! >>

<< non fa niente! >> ero decisamente isterica.

<< Bells… - fece mio padre – l’ha saputo mezz’ora fa Edward, non prendertela, gliel’ho chiesto io. >>

<< ma io non sono arrabbiata! >> iniziai anche a ridere << sono felicissima! >>

Tutti iniziarono a ridere spensierati. Io abbracciai ancora mio padre.

<< mi sei mancato tanto… >>

<< anche tu, bimba mia. >>

<< ragazzi, siete in ritardo! >> esclamò Esme.

Ci salutammo, e in fretta partimmo per la scuola. Grazie alla loro guida da pazzi, riuscimmo ad arrivare in orario, anzi in anticipo!

Appena le auto varcarono l’entrata del parcheggio, tutti posarono lo sguardo su di esse. Scesi dalla Volvo di Edward e i brusii si fecero sentire. Alzai gli occhi al cielo: come al solito, nessuno riusciva a farsi gli affaracci propri. Ed ero sicura di non essere l’unica a pensarla così. Ma in quel momento, niente avrebbe scalfito il mio ottimo umore. E poi… avevo il ragazzo più bello del mondo al mio fianco che mi amava quanto l’amavo io.

<< a che pensi? >> mi chiese, raggiungendomi.

<< che sono felice… e tu? >>

<< che tuo padre mi staccherà la testa, quando saprà di noi… >>

<< ma piantala, fifone! Al massimo ti proteggerò io! >> gli afferrai la mano, e insieme andammo dagli altri che avevano parcheggiato qualche metro in là.

<< uffi, ma perché nessuno si fa i cavoli suoi? E che diamine! >> sbottò Emmett.

<< be’ allora pensa quando sapranno che Bella fa parte dei ‘CB’! >> fece presente Edward. Rabbrividii, non ci volevo pensare.

<< Isa! Ragazzi! >> oh no… eccole che arrivavano: forse, loro erano capaci di rovinarmi la giornata…

Tutti e sei mettemmo su un finto sorriso.

<< ciao Amber! >> la salutai con più entusiasmo possibile.

<< tesoro! >> ci demmo i ‘bacini’. Solo ora mi accorgevo di quanto in basso fossi caduta. Ero diventata come loro. Oh my Volvo!

<< come… state…? Ma cosa diamine hai addosso?! >> mi guardai e mi morsi il labbro inferiore: non dovevo riderle in faccia, non dovevo riderle in faccia…

<< dei semplici e comodissimi jeans e una camicetta. Direi il massimo del confort e l’ideale per venire a scuola. >> dissi, con un sorriso divertito. Edward sghignazzava al mio fianco: gli tirai una gomitata senza farmi vedere.

<< ma sono così… così… >>

<< sciatti? No, a me sembrano perfetti. >> dissi tranquillamente. Lei lasciò perdere.

<< Edward, ho lasciato il cellulare nella macchina… >>

<< andiamo, così lo prendi. >> disse lui.

<< no, tranquillo, stai pure qui, vado io a prenderlo. >> annuì e mi passò le chiavi. Sgambettai fino alla Volvo, l’aprii e recuperai il telefono cellulare. Richiusi la portiera, e mi incamminai verso il gruppo.

Inciampai in qualcosa e finii rovinosamente a terra.

<< ahio! >> esclamai. Che sfiga! Eh, era passato troppo tempo dall’ultima volta che ero caduta.

<< Bella! >> esclamarono i miei fratelli, correndo da me.

<< tutto okay, Sweetie? >> disse Edward chinandosi accanto a me, per poi aiutarmi a tirarmi su. Sentii una fitta forte alla caviglia.

<< merda, la caviglia… >> imprecai. Edward mi sollevò, e a nulla valsero le mie proteste. Intanto tutta la scuola seguiva la scena.

Mi posò su una panchina, e mi tolse un tacco.

<< ti fa tanto male? >> chiese. Io annuii. Mi controllò l’arto, per poi decretare che fosse slogato.

<< meraviglioso! >> sbottai, incrociando le braccia al petto.

<< io odio i tacchi! >> esclamai.

<< scricciolo, non è colpa dei tacchi, ma del tuo scarso equilibrio! >> esclamò Emmett, facendo ridere tutti, tranne me.

<< simpatici… >> ironizzai.

<< ma dai, dovresti esserci abituata dopo diciassette anni! >> disse ridendo Rose.

<< purtroppo no, Rose, e dubito mi abituerò mai… >>

La campanella suonò, annunciando l’inizio delle lezioni. Edward mi riprese in braccio e mi scortò in infermeria, dove mi fasciarono e mi munirono di stampelle. Solo che il mio testardissimo fidanzato non mi permetteva di usufruire del servizio: preferiva scortarmi lui. Usava la scusa che sarei inciampata ancora, anche se io credevo che ci avesse preso gusto con la parte dell’eroe che salvava la donzella in difficoltà. Uomini…

Avevamo biologia ed eravamo in ritardo, e molto.

Bussammo. Al cenno del prof entrammo.

<< buongiorno,ci scusi il ritardo professore, ma Bella si è fatta male e doveva essere medicata. >> disse Edward, poggiandomi sulla mia sedia. Poi si sedette accanto a me. ah, che fortuna! Fino a un giorno fa, biologia la odiavo con tutta me stessa a causa del mio strafottente vicino di banco. Ora era di nuovo la mia materia preferita.

<< perfetto, possiamo cominciare allora. >>

L’ora finì troppo presto. Edward mi prese in spalla, a cavalluccio.

<< incomincia a piacermi questo modo di muovermi per la scuola… >> dissi appoggiando il mento sulla spalla di Edward. Lui rise di gusto, contagiando anche me.

<< come va il piede, scricciolo? >> chiese Emmett, venendo da noi insieme agli altri. Tutti i presenti nel corridoio ci fissarono. Che barba, però…

<< fa un po’ male. Per fortuna che ho il mio taxi personale! >> dissi, accarezzando la massa informe di capelli castano ramati. I ragazzi risero. All’improvviso, Alice si immobilizzò con un sorriso sadico dipinto sul volto da folletto: chissà cosa le passava per la mente.

<< orso! – chiamò – ho avuto un lampo di genio! >> Emmett la guardò confuso. Lei prese il braccio muscoloso di Emmett e lo trascinò in disparte: speteguless! Quei due erano delle comari!

<< ma cosa le è preso? >> chiese Jasper, guardando le due figure allontanarsi.

<< chi li capisce è bravo. >> disse Rose, << quando si alleano quei due, è la fine. >>. E io concordavo… ricomparvero con due facce da ‘angeli’. Emmett si dondolava sulle punte, con un sorriso soddisfatto sul volto da bambino, facendo spuntare le sue fossette adorabili. Alice recitava meglio la parte della santa, facendo l’indifferente.

<< dicevamo? >>

<< niente, abbiamo finito il discorso… >> disse Edward.

<< no! Cavoletti, ho dimenticato gli occhiali da sole nell’aula di musica! >> esclamò la nana, portandosi le mani alla testa.

<< Rosie, vieni con me un momento…? >> chiese l’orso alla sua fidanzata. Lei annuì e lo seguì, perplessa.

<< vado a… >> cominciò Jazz. << no! Amoruccio mi devi aiutare ricordi?! Eddy, Bells… potete andarli a prendere voi..?? >> chiese docilmente. Edward sbuffò ed annuì.

<< andiamo, mio prode cavaliere! Alla ricerca degli occhiali perduti! >> esclamai, indicando un punto indefinito di fronte a me. Lui nitrì, fece finta di imbizzarrirsi e poi partimmo verso l’aula di musica.

<< grazie mille! >> esclamò Alice poi.

La stanza era deserta, come sempre. Qui, purtroppo non tenevano tanto da conto la musica.

<< mmm, gli occhiali della nana… >> ci guardammo in torno.

Giungemmo alla conclusione che non c’era nessun paio d’occhiali qui dentro. Però, ci arrivammo troppo tardi: quando ci voltammo, la porta si chiuse con un tonfo, e sentimmo scattare la serratura. Che scherzo di cattivo gusto. Mi mise a terra e andò alla porta. << ora mi sentono >> disse scocciato.

<< non ci credo… >> disse Edward, quando constatò che ci avevano davvero chiusi dentro.

<< aprite! >> intimò. << aprite immediatamente! >>

Continuava a tirare la maniglia, e mi venne da dirgli che se avesse continuato così si sarebbe staccata.

<< Edward… >> lo chiamai.

<< dannazione! Aprite! >> esclamò. Lo raggiunsi saltellando sul piede sano.

<< Edward, ssh, tranquillo… calmati, Edward… >> sussurrai, accarezzandogli una guancia e fissandolo negli occhi.

<< Bella… io… io… >>

<< Edward, siediti… calmati… >> gli dissi. Lui fece come gli avevo detto. Poi lo feci anche io.

<< Bella, come facciamo? >> Appoggiò la testa sulle mie gambe e io cominciai a passare la mano nei suoi capelli.

<< Sweetie… >> << Ora chiamo Alice. >> tirai fuori il cellulare e composi il numero. Il telefonino era spento.

Potevo giocarci una mano, che c’era sotto il suo zampino, e anche quello di Emmett.

<< ah! Dannazione! >> esclamai.

<< scommetto che è merito loro… >> disse Edward, tirandosi su. << me la pagheranno, e cara anche. >>

<< vedi il lato positivo – dubitavo lo fosse davvero - , possiamo passare un po’ di tempo da soli… >>

<< oh questo è sicuro! >> disse, sorridente.

<< secondo me, sono ancora convinti che io e te siamo innamorati… ma che però non ci siamo ancora confessati… >> pensai ad alta voce.

<< anche secondo me… quei due guardano troppi film… comunque, noi siamo innamorati, dichiarati e fidanzati. Con la loro perspicacia ci sarebbero dovuti arrivare. Cavolo! Sia Alice che Emmett hanno notato i ciondoli, però non hanno collegato. Si può essere più tonti? >>

<< a proposito di ciondoli… io devo ancora sapere cosa c’è inciso sul tuo… >> dissi, curiosa. Lui sorrise sghembo.

<< nulla che tu non sappia già: ti amo… >> mi mostrò la catenina.

<< … più della mia stessa vita… >> misi la mia accanto alla sua, concludendo la frase.

<< sai… se tu, il giorno della partenza, oltre che a baciarmi, mi avessi detto i tuoi sentimenti… io non me ne sarei andata. … ho accettato la protesta, perché avevo il bisogno di dimenticarti. Tu non mi volevi, e stavo male. Quindi, alla proposta, ho pensato: me ne vado, dimentico Edward, non soffro più. Solo che invece, è stato tutto il contrario, e sono stata malissimo… >>

<< siamo stati tardi, proprio… l’avevano capito tutti… e tutti ci incoraggiavano a farlo… eppure, abbiamo parlato solo ieri… >> commentò.

<< ah, cielo… >> sospirai. Riappoggiò il capo di nuovo sulle mie gambe, e chiuse gli occhi, rilassandosi sotto il tocco delle mie mani, che accarezzavano i suoi capelli morbidissimi. Poco tempo dopo, sentii il suo respiro appesantirsi: si era addormentato.

Com’era bello quando dormiva – lui era sempre bello, ma quando riposava era qualcosa di unico. L’unica pecca, era io fatto che non potessi vedere i suoi smeraldi a causa delle palpebre abbassate. Davvero un peccato…

Sorrise nel sonno, chissà per che cosa.

mmm….

Come un girasole,

giro intorno a te, che sei il mio sole anche di notte…

e come un girasole giro intorno a te, che sei il mio sole anche di notte…

Le parole adatte per descriverlo… così bello, così dolce.

Era davvero il mio sole: se ero triste, mi rallegrava con una semplice battuta…

Se soffrivo, mi guariva tutte le ferite con un abbraccio…

Se mi sentivo sola, con una carezza mi faceva sentire amata…

Se avevo paura, bastava un sorriso per rassicurarmi…

Se avevo bisogno di sostegno, lui c’era sempre, qui accanto a me.

Tu non ti stanchi mai, tu non ti fermi mai…

Con quegli occhi verdi e quelle labbra disegnate.

E come un girasole, giro intorno a te,

che sei il mio sole anche di notte.

Perché era così, lui: se si metteva in testa qualcosa, lo doveva portare per forza a termine. E non lo fermava nessuno, soprattutto se riguardava me. Ed era inconcepibile, che non si stancasse mai di difendermi, di pararmi il sedere da tutto e da tutti. Non si stufava mai di essermi complice, anche nelle cose più pericolose, in cui rischiavamo entrambi.

Tu non mi basti mai..

Prendimi l’anima.

E non mi basti mai…

Muoviti amore, sopra di me.

Perché io non ne potevo fare a meno, ero totalmente condizionata da lui. Starci lontano era un dolore quasi fisico, ero come una tossicodipendente, assoggettato dalla droga. Ma quella sostanza, Edward, mi piaceva troppo per smettere.

E non me ne sarei mai stancata, perché se una cosa ti piace davvero, non vuoi perderla. E io ero così: totalmente, incondizionatamente legata a lui.

E come un girasole, io ti seguirò,

e mille volte ancora ti sorprenderò.

E come un girasole, guardo solo te,

quando sorridi tu, mi lasci senza fiato…

Ovunque lui fosse andato, io l’avrei seguito. Per amarlo, stargli accanto e farlo innamorare di me. E desideravo essere sempre una sorpresa per lui, in modo che non si stancasse di me, che volesse conoscermi meglio.

Perché io, egoisticamente, volevo che fosse dipendente da me, quanto io ero di lui. Ma volevo fosse solo lui, perché io amavo lui e lui volevo. Questa era la verità. Perché non avrei guardato nessuno, al di fuori di Edward, non avrei amato altri se non lui.

Lo guardai, lo osservai, lo ammirai… lo conoscevo da una vita, ma la sua perfezione ancora mi stupiva, mi incantava e ammaliava. Più tenevo lo sguardo su di lui, sul suo viso rilassato e pacifico, più mi accorgevo di quanto il mio amore per lui fosse cresciuto negli anni, e quanto avessi dovuto tenerlo allo scuro.

Spostai una ciocca ribelle dalla sua fronte delicatamente, senza svegliarlo. Quanto era bello… il mio Edward…

scusate, lo so che fa schifo!! nel prossimo vedrò di compensare il disastro di questo capitolo...

non faccio spoiler, però può darsi che... no vabbè, sto zitta. magari cambio idea. mi spiace se questo capitolo ha deluso le vostre aspettative, davvero.. ç.ç

be', ora vi saluto.

un bacio, Aly e Hamtaro ^__^ echè!

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Capitolo 22
*** Intrappolati amorevolmente ***


Ciao carissime (carissimi se ci sono), sono tornata! Eh, gia, sfortunatamente per voi sono viva!! ed anche quello psico di Hamtaro!! XD

PS: ora, un criceto ce l'ho davvero, l'ha vinto mia sorella alle giostre! XD vuole evadere!

Chiedo scusa se ho tardato così tanto... mi dispiaceeeee!!! ç___ç

Dopo anni e anni, ho finito il 22esimo capitolo, olèèè!!!

Gia, gia!!

Vi avviso subito, che è venuto da cani, avevo poca ispirazione per questo, ma dovevo pur mettere fine alla situazione 'ristretta' nell'aula di musica, no??

Eeeh... Udite, udite! nel prossimo capitolo, rivelazioni importanti!! XD

^______________^ suppongo ;)

Be, stop alle ciance! vi lascio al mio obbrobrio!

PS: comincerò a sistemare i vecchi capitoli, dal primo!! in certe cose, potrebbero variare, quindi se volete ridateci un'occhiata! ;)

Cap 22 intrappolati amorevolmente

Edward aprì gli occhi, e subito dopo mi rivolse un sorriso mozzafiato.

<< scusa, mi sono appisolato… >> disse, mortificato.

<< non fa niente, è passata solo una mezz’oretta… e poi guardarti dormire mi ha ispirato. >> dissi, sorridendogli a mia volta.

<< a proposito d’ispirazione… >> lasciò in sospeso la frase, e si alzò con mio profondo rammarico. Mi raccolse da terra, e mi sistemò sullo sgabello del pianoforte.

Ecco cosa voleva fare. Si accomodò accanto a me, e dopo avermi sfiorato una gota arrossata, si concentrò sui tasti d’avorio dello strumento.

Chiuse gli occhi, come per concentrarsi, e quasi contemporaneamente una dolce melodia riempì la stanza, portandomi in un mondo parallelo.

Il mio sguardo era fisso su di lui, non potevo far altro che osservarlo, ammirarlo. Ero così presa che non avevo nemmeno chiaro cosa stesse suonando.

<< If the heart is always searching can you ever find a home?* >> cominciò, voltandosi verso di me a guardarmi negli occhi. Inevitabilmente, arrossii e annegai in quegli occhi magnetici di cui ero tanto innamorata.

E ricordai di quanto fossi stata sciocca, a non capire il significato delle parole che avevamo scritto. A non pensarci prima.

<< I’ve been looking for that someone, I’ll never make it on my own… >> continuai. E finimmo per cantare la nostra canzone, quella che aveva segnato la nostra vita e che aveva catapultato i Cullen Brothers nel mondo dello spettacolo, di cui io non facevo ancora parte.

Finita la musica, avevamo entrambi gli occhi lucidi, forse i miei un po’ di più.

<< questa canzone dice tutto >> esalò Edward, a bassa voce, come se gli mancasse l’aria. Come se fosse un segreto, come se fosse un crimine parlarne.

<< sai… sono disposto a tutto per te… darei tutto. Forse la vita no, perché saperti senza la mia protezione costante, anche il più bel paradiso diventerebbe un inferno. Ovunque io sia, se tu non ci sei, è un inferno… >> dichiarò Edward, commuovendomi. Possibile che ogni cosa romantica che dicesse, mi facesse questo effetto? Non potevo piangere per tutto!

Eppure versavo lacrime come una stupida, e riuscivo solo a singhiozzare, quando avrei voluto fargli una dichiarazione del mio amore degna del suo significato.

<< E- edward… - provai – scusami… sono una sciocca, continuo a piangere. >> dissi, asciugandomi le continue gocce salate che sgorgavano dai miei occhi.

<< io vorrei tanto farti una dichiarazione poetica e romantica, sincera e toccante come quella che hai fatto tu.. ma… sai che sono negata in queste cose, sai ch-che in questi casi sono capace solo di balbettare ed arrossire… p-però ci tengo a dirti la cosa che credo sia più importante, anche se meramente insignificante rispetto a ciò che hai detto tu… ti amo più della mia stessa vita, e vorrei starti sempre accanto… vorrei che tu non ti stancassi di me, vorrei che m’amassi sempre e per sempre… e lo so, sono egoista, ma vorrei che tu guardassi solo me… >> finii, abbassando il capo. Con due dita, mi avvicinò al suo viso e posò delicatamente le sue labbra sulle mie.

<< quello che hai detto tu vale più di ogni poesia o canzone… non ha confronto con la mia mera affermazione, la tua è così vera, così convinta… ed egoisticamente, io voglio solo te, e anche io vorrei che tu non ti stancassi, che non abbia occhi che per me… >>

<< ma io ho occhi solo per te… >> dichiarai, ancora intontita dalla dolcezza disarmante del bacio e delle sue parole. Lui sorrise quasi trionfante e compiaciuto.

La campanella dell’ora suonò, e parte di me era delusa. I nostri attimi d’intimità erano finiti, purtroppo. Ora saremmo tornati a nasconderci, per non sconvolgere la privacy di tutti.

<< ora Alice verrà ad aprirci… però, sono un po’ triste… uffa, ora torneranno tutti a mormorare. >> sbuffò lui. Io sorrisi amaramente, come per dargli ragione.

<< comunque, i mormorii sicuramente saranno già in circolo, siamo entrambi scomparsi, non siamo andati a lezione… >> dissi io.

<< ovvio… >>

<< ragazzi, siete qui? >> sentimmo Alice urlare dall’altra parte della porte.

<< no guarda, siamo scappati! >> ironizzò il mio angelo.

Sentimmo la risata di Emmett e Alice dietro la soglia.

<< apriteci… >> ordinò Edward.

<< okay, calma, calma! >> fece Alice, sempre con la sua allegria di sempre.

Passarono vari istanti di silenzio interrotto soltanto dalla chiave inserita nella fessura.

<< oh, oh… >> fecero all’unisono la folletta e lo scimmione.

Io e Edward ci fissammo per sue secondi netti, e ci capimmo subito.

<< che significa: oh, oh? >> chiese con calma apparente Edward , che si stava sicuramente preparando al peggio.

<< ehm… forse… probabilmente… si è incastrata la chiave nella toppa e non riusciamo più ad aprire la porta. >> sputò velocemente Alice, ma purtroppo per lei io ed Edward avevamo un udito piuttosto fine.

<< cosa?! >> esclamammo insieme io e il mio fidanzato, piuttosto arrabbiati.

<< calma, calma… proviamo a tirarla fuori. >> disse in ansia Emmett.

<< ce la possiamo fare >> s’auto-incoraggiò.

<< ragazzi, spero per voi che riusciate a tirarci fuori.. >> minacciò Edward, con aria furente. Quando sentimmo un ‘crak’, io e Ed eravamo ancora più tesi.

<< cos’era quello? >> chiesi.

<< oh cacca! >> esclamò Emmett, ancora più in panico.

<< non è successo ciò che penso sia successo…? >> Edward intuì i miei stessi pensieri.

<< be’, dipende cosa pensi sia successo… >> fece Emmett, cercando di tirar fuori il lato comico della situazione. Ma nemmeno lui lo trovava, a quanto pareva.

<< si è piegata la chiave? >> chiese Edward, fissando male la porta come se ci vedesse i fratelli.

<< il termine giusto è spezzata… >> esalò Alice, palesemente preoccupata per la sorte della sua vita.

<< non ci credo! >> esclamò Edward passandosi la mano nei capelli, e ridendo istericamente.

<< quando ho chiesto di rimanere un po’ più con Bella non intendevo così! >> disse tra sé e sé. Se non fosse che la situazioni non era delle migliori, avrei riso.

<< vado a chiedere aiuto, voi rimanete lì! >> esclamò Emmett.

<< e dove vuoi che andiamo?! >> sbraitammo io e Edward in coro.

Assurdo.

Dopo vari minuti, Edward si alzò e cominciò a camminare avanti e indietro per la stanza.

<< Edward… >> lo chiamai. Era nervoso come non l’avevo mai visto.

<< canta che ti passa! >> esclamò dall’altra parte Alice. << se sei felice, tu lo sai, batti le mani! >> canticchiò poi, senza troppo entusiasmo.

Io e Edward non rispondemmo.

<< andiamo ragazzi, ci dispiace! >> esclamò.

<< ci sono, ci sono, ci sono! >> ritornò Emmett urlando.

<< cos’è successo?! >> c’era il preside… oh, oh…

<< si è rotta la chiave nella toppa e i nostri fratelli sono rimasti chiusi dentro… >> spiegò Alice.

<< ehi, cosa succede qui? >> sentii chiedere da Jasper.

<< abbiamo chiuso Eddy e Bells nell’aula… >> confessò Emmett.

<< cosa?! >> il biondo e Rose scoppiarono a ridere.

<< si, certo, ridete pure. Intanto io e Bella siamo chiusi qui dentro! >> sbottò il rosso.

<< giusto! >> disse il dirigente scolastico, cadendo dal pero.

Chiamarono i tecnici, ma avvisarono che sarebbero arrivati con qualche tempo di ritardo. Sarebbe stata una lunga attesa.

<< va bene, dobbiamo rilassarci… >> disse Edward sospirando.

<< ma si, non è una tragedia… >> Lui mi sorrise.

<< certo, se ci sei tu tutto è più piacevole! >> commentò, prima di baciarmi.

<< se mi vuoi morta… >> mormorai. Lui ridacchiò.

<< ehi ragazzi! >> bussarono alla porta. << ci siete? >> continuarono.

<< ovvio… >> borbottammo.

Poi mi ribaciò, in un modo che doveva essere proibito dalla legge. Infilai le mani nei suoi capelli, scompigliandoli ulteriormente. Lui invece mi strinse maggiormente a sé, come se pensasse che sarei scappata. Cosa più che impossibile, in questo caso.

Era con questi gesti che Edward mi faceva letteralmente perdere la ragione.

Dopo un tempo indefinito, decisamente troppo breve per i miei gusti, ci separammo. Ma rimanevamo abbracciati, perché il bisogno di un contatto, che era mancato per così tanto, era davvero insaziabile.

<< se sei felice, tu lo sai, batti le mani… >> ansimai, sorridendo e battendo le mani. Lui rise, battendo le sue.

<< tutto bene lì dentro? >> chiese il preside.

Confermammo con un << hm hm >> indefinito, troppo impegnati a guardarci intensamente negli occhi, per dare una risposta di senso compiuto.

Il telefono mi vibrò in tasca, e dovetti distogliere lo sguardo dal mio principe.

<< pronto? >> sbottai.

<< Bella, ma dove sei?! Io ti sto aspettando da quasi un’ora! >> esclamò furente mia madre.

Solo in quel momento notai che le lezioni erano finite da un pezzo, e che era passato molto più tempo di quanto pensassimo.

<< scusa mamma, ma c’è stato un piccolo problema a scuola, e ora sono bloccata qui… >>

<< sicura? E cos’è accaduto? >> mi chiese sospettosa.

<< sicurissima, sono rinchiusa nell’aula di musica , e non posso uscire… >> dissi.

Dopo centinaia di domande, e rispettive risposte mi lasciò andare.

Edward, al mio fianco rideva.

<< lo so, è petulante a volte… >> sospirai.

<< dicevamo? >> chiese.

<< a dire la verità non stavamo parlando.. >> ricordai.

<< ah giusto… >> e mi sorrise, malizioso. Mi avvicinò e mi diede un bacio veloce.

<< imbroglione! >> accusai puntandogli un dito al petto.

Lui rise, e fragorosamente anche.

<< oddio, sei proprio impazzito… >> commentai, quando vidi che non finiva più.

<< sei… uno… spasso… !! >> disse tra i singulti. Avevo voglia di ficcargli qualcosa in bocca. Certo, la sua risata era musica per le mie orecchie – e per quelle di tutti - , ma quando esagerava, esagerava.

<< Edward, m’innervosisci.. >>

Quando notò che il mio sguardo non era né divertito, né troppo affabile, si ricompose.

<< scusa, e che non mi ricordavo che fossi così buffa… >> sorrise dolcemente, facendomi andare il cuore a mille. Come per fermarlo, vi posai sopra una mano.

<< ti ho già detto che sei bellissima? >> chiese, ad un tratto.

Diventai, se possibile, ancora più rossa.

<< veramente, non mi ricordo tu me l’abbia mai detto… >>

<< be’, allora bisogna rimediare! Sei stupenda, magnifica. Assolutamente divina! La tua voce è come un coro d’angeli, un sollievo per l’anima.. sei un angelo, il mio angelo… >> concluse.

<< certo che più esagerato di te, non c’è nessuno >> dissi, completamente bordeaux.

Lui ridacchiò, e mi sfiorò la guancia con un sorriso ebete che, giuro, gli donava lo stesso.

<< ma è la verità. Non so se l’hai mai notato, ma tutti i ragazzi ti sbavano dietro: io in primis, ovviamente. >> ammise, arrossendo leggermente.

<< ma piantala, va! >> dissi imbarazzata. Insomma, non poteva essere vero: non ero nulla di particolare. E infatti mi chiedevo come Edward potesse ritenermi minimamente affascinante.

<< fidati, è così. Non hai la minima idea di che effetto fai agli uomini, cara la mia Bella… e questo tuo ‘non accorgetene’ li attira come moscerini. >> spiegò.

<< mmm, bello! Non pensavo avessi tutto questo potere sul genere maschile… vedrò di sfruttarlo a mio favore >> recitai, stando al gioco.

<< in che senso? Che vuoi fare? >> chiese, sospettoso, provocando la mia risata.

<< Edward, a volte sei proprio un tonto.. ma secondo te, vado a sfruttare un potere inesistente?! Comunque, mi basti e avanzi tu… >> e gli passai una mano nei capelli.

Che terribile blasfemia che avevo detto: lui non mi sarebbe mai bastato, e di sicuro non l’avrei mai avanzato. Per me era come l’aria che respiravo. Per me, era come la terraferma per un naufrago, la luna per un astronauta, l’acqua per i pesci… era il mio sole, la mia luna… ogni suo sorriso, per me, era importante come ogni stella del cielo.

Non vivevo senza di lui.

<< avanzo pure? >> mi fece beffa. Però si vedeva che fosse un po’ deluso.

<< no, non ti avanzerei mai… ho sempre bisogno di te, per sempre… >> e sperai che questa promessa fosse eterna davvero.

<< anche tu… >> e mi sorrise, visibilmente sollevato.

<< che facciamo, nel frattempo? >> chiesi, annoiata.

<< mmm, non so… >>

<< ragazzi? Ci siete? >> domandò Alice, dall’altra parte. Ogni due per tre chiedevano conferma. Ma dove volevano che andassimo?

<< no, non ci siamo! >> rispondemmo noi, fintamente arrabbiati. Dovevamo ammetterlo, questa situazione non era spiacevole. Ma dovevamo vendicarci di Emmett e Alice, e quale opportunità migliore, se non questa? Non potevamo sprecarla, certamente.

<< siete ancora tanto arrabbiati con noi? >> chiesero, tristemente.

<< be’, Alice… direi di si! Non sei tu quella chiusa qui dentro da ore! >> recitai.

<< ma… noi… volevamo solo farlo per voi, per il vostro bene… davvero… non era nostra intenzione… >> disse amareggiato Emmett. Guardai Edward, che come me, si sentiva in colpa.

<< andiamo, ragazzi… siate clementi. Non era il loro intento questo. >> giustificò Jasper.

Io e Edward optammo per il silenzio, piuttosto che parlare e dire cose che magari li avrebbero feriti.

Sentii distintamente il sospiro di Emmett e Alice.

Appoggiai la testa sulla sua spalla.

****

Dopo parecchio tempo, arrivarono i tanto aspettati addetti alla manutenzione e ci tirarono fuori dall’aula.

Edward mi sostenne, mentre uscivamo.

Alice, appena facemmo un passo nel corridoio, ci saltò al collo, continuando a chiedere perdono.

<< scusa, scusa, scusa… perdonatemi… >> disse, sull’orlo di una crisi di pianto. Non volevo che Alice piangesse. Assolutamente.

<< no, no, no.. Alice, tranquilla… non è accaduto nulla di così scandaloso, vi stavamo prendendo un po’ in giro… >> dissi, cullandola. Le alzò lo sguardo speranzosa: << davvero? >> e sorrise.

<< ma si, certo! È stato piacevole, dai. E poi, mi ha ispirato questo imprigionamento momentaneo. >> dissi, sorridendo.

<< si, che bello! Bellina e Eddy non sono arrabbiati! >> Emmett saltellò felice, e diede una pacca sulla spalla a Edward, che gemette leggermente, ridacchiando.

<< scusateci, comunque >> disse l’orso, un po’ meno allegro.

<< ma niente, brother! >> esclamò Edward, restituendo la pacca, con forza decisamente minore.

<< l’ha detto anche Bella: a me è piaciuto un sacco, questa prigionia. La racconterò ai nostri figli! >> esclamò Edward, alleggerendo la situazione.

Però dovevo ammetterlo: nostri figli, un futuro che speravo fosse davvero il nostro…

Avere una famiglia con Edward, poterlo chiamare marito…

Ora il matrimonio non mi pareva un’opzione così bislacca e impossibile, anzi…

Mi guardò assente, incantato, facendo il suo magnifico sorriso sghembo.

Magari anche lui avrebbe desiderato creare il suo futuro con me… e lo speravo ardentemente.

<< wow Eddy, come sei già avanti! >> scherzò Jasper.

Dopo risate generali da parte di tutti, tranne che mie e Edward, per cui la situazione non era così esilarante quanto desiderata, ringraziammo il preside e i ragazzi del soccorso.

Andammo alle auto, ma prima di partire Edward mi chiese: << vieni da noi? o vai direttamente a casa di tua madre? >> chiese, con occhi da cucciolo.

<< devo recuperare mio padre, o sbaglio? >> e sorrisi. I ragazzi esultarono.

Dopo un po’, raggiungemmo casa Cullen.

<< siamo qui! >> esclamò Alice, fiondandosi in casa.

<< ragazzi! Ma dove diamine siete stati?! >> disse Esme, furente, ma anche visibilmente preoccupata.

<< okay, lo sappiamo, abbiamo tardato un po’… è colpa mia, ho… avuto la brillante idea di chiudere nell’aula di musica Edward e Bella, solo che poi si è rotta la chiave, e i soccorsi sono arrivati solo pochi minuti fa… >> Alice parlò velocemente, a testa bassa, come se fosse una criminale.

<< ma dai, non è successo nulla! >> dissi, saltellando su un piede, sorpassando la soglia di casa.

<< Bella! ma che ti è successo? >> chiese, preoccupata. Intanto ci avevano raggiunti Carlisle e mio padre.

<< oh, nulla… sono inciampata… >> dissi, come se fosse naturale. Be’, per me lo era anche.

<< sembra che quel briciolo di equilibrio che abbia acquistato sia andato a farsi benedire! >> disse Edward.

Spiritoso.

Tutti risero di gusto.

<< ah, Bells… >> mio padre mi guardò dolcemente << sei proprio cresciuta… all’idea che sei fidanzata ancora fatico a credere… >> sospirò.

<< Bella, sei fidanzata? E quando ce lo volevi dire? >> disse Esme, mettendosi le mani sui fianchi.

<< probabilmente mai, e poi non vuole dirci chi è… >> disse Alice, facendo la finta tonta. Secondo me, sapeva più di quando facesse trasparire.

Avevano notato, sia lei che Emmett, i nostri ciondoli.

Magari, avevano avuto l’occasione di leggere l’incisione su quello di Edward, che diceva praticamente tutto, e avevano collegato… ma perché allora fare tutte queste scenate? Magari avevano solo il dubbio.

<< oh, be’, non ci vuole un genio… >> disse Esme, tranquillamente.

Tutti la guardammo stralunati.

<< che vuoi dire? >> chiese Charlie

<< cosa sai che noi comuni mortali ignoriamo? >> accusò poi. Mio padre era diventato, in quel momento, lo sceriffo Swan.

<< andiamo Char… sei proprio cieco! Anzi, tutti lo siete… ma non ho intenzione di parlare. Quando verrà il momento, quando si sentirà pronta, Bella te lo dirà. >> poi ammiccò nella nostra direzione. Edward sorrise imbarazzato.

Ah, la mia Esme… lei si che aveva un occhio attento e vigile. Era una mamma perfetta.

<< ma Esme! >> lagnarono papà ‘uno’ e papà ‘due’. << Abbiamo un diritto su di lei! >>

<< e cioè? >> chiese lei.

<< io sono il suo padrino >> disse solenne Carl.

<< e io sono suo padre, diamine! Se non lo so io! >> si lamentò Charlie.

<< a me non l’ha detto nessuno, per cui ci potete arrivare benissimo da soli… altrimenti, aspettate. >> disse semplicemente. L’adoravo, Esme: l’a-d-o-r-a-v-o!

<< mm! Ho un’idea! Perché stasera non invitate qui Renèe? Sono anni che non la vedo… e poi, voi due state un po’ insieme, no?! >> ci propose Esme. Mio padre tentennò.

<< anche io sono anni che non la vedo… >> mio padre era amareggiato.

Io sapevo bene quanto avesse sofferto la loro separazione, e quanta fatica avesse fatto per dimenticarla.

Ed anche Esme e Carl, e i miei fratelli lo sapevano.

La mia mamma ‘due’ non l’aveva fatto con cattiveria, semplicemente voleva che io e papà stessimo vicini.

Con un sospiro amaro, lui accettò.

Decisi, dopo aver avvisato Renèe, di farmi una doccia.

Mi venne a dare una mano Alice, accompagnata ovviamente da Rose.

Poi mi vestirono con degli shorts porpora, con collant neri sotto, ed una maglietta a maniche lunghe nera e bianca. Ai piedi mi misero delle ballerine del colore dei calzoncini.

Mi fecero una treccia, che partiva dall’attaccatura dei capelli sulla fronte, e la legarono con un elastico nero e porpora.

Fortunatamente, non mi truccarono… diamine, mi avevano preparata come se andassi ad un galà, altro che cena in famiglia! Mentre le altre si cambiavano, Edward mi raggiunse accanto a me, sullo sgabello del suo intoccabile pianoforte. ( solo io potevo suonarlo, dopo di lui ).

<< Bella… io… volevo proporti una cosa… >> disse, in difficoltà.

<< dimmi, avanti… mi puoi dire tutto, lo sai… >>

<< vedi… oggi ci saranno i tuoi genitori, e la mia famiglia riunita… e io… ecco… pensavo di… >>

<< rendere ufficiale la nostra storia? >> finii io, speranzosa. Lui mi sorrise raggiante, e annuì.

<< si, si, si!! >> annuii vigorosamente, per poi ridere di gusto, seguita da lui, spensierati.

Ci abbracciammo, e rimanemmo così per un tempo indefinito.

<< comunque, sei davvero splendida vestita così! >>

Ringraziamenti speciali :)

Alle 75 persone che hanno aggiunto la mia storia alle preferite: grazieeeee! VvB <3

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Alle 124 che l'hanno aggiunta alle seguite: mille grazie, vi adoro! VvB!!

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Ed infine alle 10 che l'hanno aggiunta alle ricordate: grazie anche a voi!! VvB!!
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Grazieeeee!!
al prossimo capitolo!!
ciauuu Aly e Hamtaro <3

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Capitolo 23
*** cap 23 SiAmO lA cOpPiA pIu BeLlA dEl MoNdO ***


Ma ciao a tutti!!

Siamo tornati col nuovo capitolo, ragazze/i!! Felici? xD

Innanzitutto, voglio ringraziare tutte le persone che leggono questa fic, che poi è la prima che ho scritto. ^____^ grazie mille!

Un grazie anche a chi recensisce, a chi ha aggiunto questa ff ai preferiti, alle seguite e alle ricordate. Grazie!! <3 Vi lovvo!

comunque, parlando del capitolo... ta ta ta taaan! é ARRIVATO IL MOMENTO FATIDICO!! i nostri amati protagonisti annunceranno la loro storia!! yeeeah!

Chiedo scusa, perchè due capitoli fa ho detto che sarebbe stato quello precedente, quello della rivelazione, invece è questo... ^////^ Scusssatemi!!

Be', bando alle ciance!! Vi lascio ai patemi di Edward! ( è gia, è dal punto di vista di Edduccio caruccio! xD )

Cap 23 Siamo la coppia più bella del mondo!

Dire che mi stavo cagando addosso era un eufemismo. Io, Edward Cullen, avevo paura.

Ma di cosa, poi?

Be’, della reazione del padre della mia fidanzata. Certo, le rassicurazioni del mio angelo erano servite a qualcosa, ma il timore di non essere abbastanza per lei, rimaneva.

Se Charlie avesse detto che non andavo bene, non avrei potuto che essere d’accordo con lui. Bella era troppo, troppo perfetta per uno come me.

Era un sogno, quasi. Ed avevo paura di svegliarmi, ed arrivare alla conclusione che fosse stato tutto un’effimera, stupenda, magnifica fantasia, che purtroppo era finita.

Avevo paura di aprire gli occhi, e di ritrovarmi nelle condizioni di qualche mese fa, e concludere che era stato tutto frutto della mia disperazione.

E avrebbe potuto essere vero. Insomma, in quel periodo deliravo. Più di una volta, mi ero ritrovato ad immaginarmi con Bella.

<< Edward, tutto bene? >> il mio angelo mi risvegliò dai miei cupi pensieri.

<< hai una faccia… se sicuro di voler… >> non la lasciai finire.

<< assolutamente, io voglio dire ai nostri genitori che stiamo insieme. Lo voglio dire al mondo! Solo… ho un po’ paura di tuo padre: sai per caso se ha portato la sua pistola? >> chiesi, serio. Lei mi diede un buffetto sulla spalla, ridacchiando.

<< scemo >>

<< non scherzo, davvero. >>

<< fifone, te l’ho già detto: non devi preoccuparti. Devo scegliere io nella mia vita. E ho scelto io, te. Tu sei la mia vita. >> disse, solenne. Quelle parole mi riempirono il cuore di gioia.

Potevo essere più innamorato? La risposta era, se includeva Bella, ovvio che si.

<< bisogna apparecchiare! >> esclamò mia madre, dalla cucina. Mi caricai il mio amore sulle spalle, e andai da Esme.

<< oh, eccovi qui… >> disse con un sorrisino. Fiuto materno: imbattibile.

<< non ho intenzione di far lavorare la mia bambina in quelle condizioni… – disse severa, ma gli occhi erano sempre gioiosi – quindi, caro, farai la parte che spetta anche alla mia … >> s’interruppe un momento, dandoci le spalle, poi rise.

<< nuora… >> sospirò, poi, tornando a guardarci con aria sognante.

Io e Bella arrossimmo, inevitabilmente.

<< mamma! >> dicemmo all’unisono, imbarazzati e scossi. Che lo sapesse, non ci pioveva. Ma almeno, un po’ di discretezza fino all’annuncio!

<< ma come l’hai capito? >> mormorò poi Bella, curiosa.

Esme si portò l’indice vicino al viso, e si picchiettò il naso, sorridendo.

<< ho fiuto, per certe cose! >> e ci fece l’occhiolino.

<< e poi… andiamo: anche un cieco vedrebbe quanto vi amate! È palese. È da quando siete nati, precisamente da quando ho notato che smettevate di piangere quando vi mettevamo vicini, che lo so.

E poi… i vostri sguardi furtivi, il vostro bisogno di stare sempre appiccicati… be’, quello c’è sempre stato. – e ridacchiò – ma semplicemente, i vostri occhi, dicono tutto. >> finì.

<< che intendi? >> chiesi.

<< quando vi guardate avete gli occhi a cuoricini! – scherzò- no, davvero… eh…be’, ho notato, che prima della separazione, c’era molta sofferenza: era decisamente palese, il dolore di tutti e due. Ma solo voi, non ci potevate arrivare: era così semplice!! >> ci fu una pausa di qualche secondo, in cui i ricordi di quei giorni mi passarono davanti agli occhi.

Poi, mi ricordai di dover mettere giù Bella, e la posai sul tavolo della cucina. Intrecciammo le mani, mantenendo un misero contatto. Intanto, mia madre ricominciò.

<< ora… diciamo da due giorni a questa parte, puf! Siete tornati voi stessi, ma i vostri occhi tradiscono una gioia immensa. Io sapevo che Edward ti amava ancora, Bella, e che soffriva per questo… e non poteva dimenticarti così, da un momento all’altro. Per cui, ho collegato. Comunque, davvero, è evidente. Per non parlare dei ciondoli… andiamo, chi non li ha notati? >> io e Bella sorridemmo leggermente.

<< non ti è sfuggito nulla, mamma… >> mormorai. Lei mi venne ad abbracciare, sorridendomi dolcemente.

<< eh, ad una mamma non si nasconde nulla! >> poi abbracciò Bella, che la strinse forte.

<< e quando avete intenzione di rendere pubblica la relazione? >> chiese, poi. Qualcosa mi diceva che la serata non l’aveva organizzata solo per passare più tempo con Charlie e Bella.

<< l’hai fatto apposta, non è vero? >> accusò Bella, sorridendo.

Esme fece una faccia innocente: << non potrei mai! >> poi ridemmo.

<< che si dice, bella gente?! >> Emmett irruppe nella stanza con la leggiadria di un bisonte ed un elefante messe insieme. Dietro ovviamente, tutta la famiglia. Noi tre ci zittimmo.

<< ma nulla, tesoro mio. Dicevo che Bella non poteva apparecchiare, con la gamba sifula*, non vi pare? >> mia madre era un genio di natura, questo era sicuro.

<< ovvio! >> esclamarono i miei fratelli all’unisono.

<< sicuri che è tutto okay? >> Charlie scrutò bene me, mia madre e Bella. Sospettoso, il capo Swan…

E i suoi dubbi erano più che fondati.

<< ma nulla, papy! >> Bella fece la ruffiana, ma non le venne per niente bene.

<< pessima attrice, amore >> le sussurrai, e lei mi diede un pizzicotto.

<< okay, tramate qualcosa. >> decretò l’uomo.

Poi iniziammo ad apparecchiare.

Bella era rimasta in cucina con mia madre, e mi chiesi di che parlassero.

<< Edward, tutto bene? mi sembri un po’ assente… >> mi disse Charlie, sventolandomi la mano davanti al naso.

L’ansie crebbe tutto d’un botto.

<< s-si, Charlie! È tutto perfetto! >>

<< be’, non è lo stesso per me… ho paura di rincontrare Renèe… >> io sorrisi come per rassicurarlo.

<< non l’hai mai dimenticata, vero? >>

<< non l’amo più, certo. però no… non l’ho dimenticata. Provo ancora un certo affetto per lei, forse perché c’è Bella… che è in assoluto la cosa più bella che Renèe mi potesse regalare… >> e fece un sorriso amaro.

Non posso che darti ragione, pensai. Non l’avrei mai detto ad alta voce, non davanti a lui.

<< e tu? Come va la tua vita sentimentale? >> mi chiese poi.

Uuuh, tasto dolente, capo Swan!

<< bene… >> e deglutii a vuoto.

<< hai dimenticato la mia bambina? >> chiese poi. Qualcosa brillava nei suoi occhi: speranza, forse?

<< be’… >> il campanello suonò, annunciando l’arrivo di Renèe.

Charlie sbiancò all’istante, mentre io non potei che ringraziarla mentalmente.

Andò ad aprire mamma. Io e Charlie eravamo vicino alla porta, purtroppo.

<< Renèe! >> esclamò Esme, spalancando la porta.

<< Esme! Quanto tempo! >> si abbracciarono.

Charlie, al mio fianco, sorrideva leggermente, gli occhi che gli brillavano. Però, il sorriso si spense con l’ingresso di Phil, il compagno della mia futura suocera.

<< salve, Phil! >> diede il benvenuto cordialmente mia madre. Carlisle la raggiunse, salutando gli ospiti.

<< Charlie…! >> esclamò Renèe, quando lo notò << ti trovo bene! >> lui le si avvicinò, più che timidamente.

Lei gli diede una simpatica pacca sulla spalla, e gli rivolse un sorriso amichevole.

<< salve Charlie! >> Phil era molto cordiale con l’ex marito della moglie.

Lo sceriffo Swan grugnì in risposta. Io trattenni una risata, Charlie se voleva esserlo, era davvero scortese.

<< Emmett! mettimi giù!! >> strillò Bella. Emmett entrò in scena, con la mia Sweetie in spalla, a mo’ di sacco di patate.

L’orso rideva sguaiatamente.

Poi l’afferrò sotto le ascelle come una neonata, e la lanciò in braccio a Jasper, come se fosse una palla da rugby.

<< ehi! >> urlò.

<< ragazzi, ricordate che s’è fatta male! >> disse mio padre, divertito dalla scena, come tutti del resto.

Alice e Rose, dietro ai due pazzi, ridevano.

<< traditrici! Mi vendicherò! Le vostre auto assaggeranno l’ira delle mie chiavi di casa! >> strillò Bella, provocando altre risate.

E qui entravo in gioco io…

<< mancano venti secondi, signori e signore! Riusciranno gli ‘Spartan’ a conquistarsi il campionato?! >> esclamai, iniziando a correre verso di loro. I miei fratelli risero, e si prepararono.

<< Jasper è in difficoltà, è placcato da tutte le parti! Ma ecco, l’angelo venuto a salvare il match! Edward Cullen pronto per andare all’attacco! >> continuai, come un telecronista incallito.

Alice e Rose improvvisarono una canzoncina e un balletto da cheerleader.

<< Jasper vede il compagno, e decide di passargli la palla per il bene di tutti! >>

<< Jazz, non osare! >> minacciò Bella.

<< Edward, non fare l’idiota! Ma cosa gli metti in testa! >> esclamò poi, rivolta a me.

Io le rivolsi un sorriso furbo, e feci segno a Jazz di passarmela.

<< Jazz passa la palla a Ed! >> e afferrai Bella, tenendola stretta a me. Saltellai un po’ a destra e un po’ a sinistra, poi, segnato il punto, tutti esultammo.

Poi scoppiammo a ridere. Tutti, tranne Bella, che era furente.

Mi tirò uno scappellotto.

<< idiota! >>

<< andiamo, Sweetie! >> implorai, ma il sorriso non m’abbandonava << stavo solo scherzando! >>

Mi fece una boccaccia. << mettimi giù. >>

<< no, non puoi camminare >> dissi, ovvio.

<< mettimi a terra, Edward. >> ripeté.

<< no, non voglio. >> dissi, sfidandola con lo sguardo.

Grosso errore, Edward.

Avevo incontrato i suoi magnifici occhi, e io non riuscivo a resistervi.

Mi prese le guance, ed iniziò a tiracchiarmele.

<< ehi, non si toccano! >> dissi, cercando di scostarmi. Lei rise.

Ah, musica per le mie orecchie…

<< Bella… >> la chiamò Renèe.

<< che c’è? >> chiese.

<< che tonta che sei, Sweetie! >> la presi in giro, beccandomi un pizzicotto sul fianco.

<< ma che ti sei fatta? >> chiese, poi, riprendendosi da uno stato di shock.

<< nulla, sono solo inciampata. >> disse, alzando le spalle.

<< e tanti cari saluti all’equilibrio di Bellina! >> disse Emmett, provocando risate generali. Bella borbottò un – ma che simpatico! -, incrociando le braccia al petto.

Un odore squisito arrivò dalla cucina. Poco dopo lo stomaco di Bella brontolò.

<< la bimba ha fame! >> annunciai.

Tutti risero, mentre lei mi fece una linguaccia. Chiacchierando, tutti si diressero in sala da pranzo.

<< prima o dopo cena? >> mormorai, in modo che mi sentisse solo lei.

<< quando sarà il momento più adatto… >> sospirò lei, per poi sorridere dolcemente. Sfiorò la mia guancia con le sue labbra, provocando il rossore sulle mie e le sue gote.

<< andiamo principessa Sweetie! >> le dissi, avviandoci verso la stanza.

<< è da molto che non mi chiami così… >> constatò lei << sono felice che tu abbia ricominciato.. >> disse poi, sorridendo in un modo dolcissimo. Io, non potei che rispondere col sorriso che le piaceva di più, quello che chiamava sghembo.

<< eccoci! >> annunciai, posando Bella sulla sedia accanto alla mia, di fronte a Renèe. Io, purtroppo, avevo Charlie accanto, che sedeva capotavola.

La cena passò abbastanza tranquilla.

Renèe chiacchierava allegramente con Esme, Phil raccontava a Emmett e Jazz delle sue partite di baseball, Alice e Rose stavano programmando, ovviamente, una giornata di shopping sfrenato, Carlisle cercava di tirar su di morale Charlie e… io e Bella ci guardavamo negli occhi, e talvolta ci sorridevamo.

Ed era strano che nessuno c’avesse ancora interrotti.

<< ehi, Edward! >> avevo parlato troppo presto. Volsi attenzione a mia sorella: << dobbiamo rifarci il guardaroba per il concerto imminente! E anche il tuo Bells! >> esclamò raggiante.

<< no, no… io passo! >> cercò di sviare Bella, invano ovviamente.

<< ma come?! Tu non ti mostrerai in pubblico vestita da stracciona! Sia chiaro! >> disse Rose, puntandole un dito contro.

<< ehi, non offendere i miei vestiti! >> disse fintamente indignata la mia Bella.

<< a proposito, Bells… hai dato fuoco a quei vestiti che ho avuto il dispiacere di vedere? >> chiese Charlie, toccato dal discorso ‘moda’.

Mi sa che l’avevo combinata grossa, ma dovevo denunciare il cambiamento radicale nel mio tesoro…

<< no, sono ancora nel mio armadio… non sono ancora andata a casa! >> si difese.

<< e i tuoi magnifici, vecchi e consoni indumenti? >>

<< magnifici? >> Alice quasi si strozzò con l’acqua.

<< spazzatura… >> mormorò Bella.

<< mai aggettivo più azzeccato! >> concordò Rose.

<< ma no, sono alla discarica… >> Bella fulminò le due.

<< e in parte nell’armadio di Eddy! >> aggiunse Aly. Spiona!

Io non potei che arrossire.

Bella ridacchiò.

<< com’è che hai i vestiti di mia figlia? >> chiese Renèe, sospettosa e divertita.

<< vecchi pigiama-party, feste, e serate… >> dissi solamente.

<< io ho ancora dei vestiti di Bella di quando aveva tre anni! >> si ricordò mia madre.

<< no, davvero? >> chiese Renèe, stupita.

<< si, si! Non mi ricordavo nemmeno più! >> disse, sorridendo.

<< guardiamo le vecchie foto? >> propose Aly, tutta elettrizzata.

<< no, tesoro, ce le abbiamo tutte chiuse in soffitta… >> le fece presente mio padre.

<< Emmett, per favore mi passi il mio zaino, è dietro alla tua sedia.. >> chiese gentilmente Bella, chissà perché…

Lui glielo passò.

<< grazie >> e cominciò a frugarci dentro.

<< bingo! >> e tirò fuori un vecchio portafoto.

Sia io, che i miei fratelli eravamo stupiti.

<< ma quello… >> mormorò Alice, fissandolo.

<< certo! >> esclamò Bella, raggiante. << lo porto sempre con me… >> disse accarezzando la copertina, assorta.

<< mali estremi, estremi rimedi… non avevo voi, ma le foto si. >> spiegò << anche se erano dei pugni nello stomaco ogni volta che lo sfogliavo… >> poi scosse la testa, per scacciare i brutti ricordi.

<< è lo stesso album che le avete regalato al dodicesimo compleanno? >> chiese Esme.

<< si. >> risposi io, solamente.

Bella lo aprì, e sulla prima pagina c’era la dedica che avevamo scritto, con le nostre firme. Girò la pagina, e cominciarono una marea di foto bellissime e buffissime, che ritraevano noi sei.

<< ma guardali che carini qui! >> commentò una delle tante foto di noi piccolini, Renèe.

<< già, che teneri! >> concordò mia madre.

<< e qui, guarda Edward e Bella! ma sono sempre appiccicati! >> scherzò. Be’, era vero dopotutto.

Poi incominciò una parte dedicata solo a me e a Bella, foto che non ricordavo avessimo inserito in questo book fotografico…

Probabilmente, le avevano messe i miei fratelli.

Più andavamo avanti, più mi rendevo conto di quanto si vedesse che ci amavamo. Nelle foto di me e Bella abbracciati, poi… o nelle foto in cui ci guardavamo negli occhi: non sembravamo proprio due amici… ma più che altro un’affiatata coppia di innamorati.

Bella mi lanciò un’occhiata, e capii che la pensava come me.

<< mamma, che caschè figlia mia! >> la prese in giro Renèe, quando vedemmo quella foto. Bella arrossì violentemente.

<< chi ha scattato la foto?! >> domandò.

Mia madre arrossì: << in molte occasioni vi ho fotografati io… scusate, ma eravate troppo belli! >>

<< concordo, collega >> disse Renèe, sorridente.

Rimasi incantato a fissare alcune foto, davvero belle.

Dopo l’immagine in cui io e Bella dormivamo pacificamente abbracciati, che rimasi ad osservare a tempo indeterminato, voltammo ancora pagina, constatando che le foto erano purtroppo già finite.

<< bisogna assolutamente rimediare, ragazzi! >> Alice partì alla riscossa. Corse fuori dalla stanza, e poco dopo rientrò armata di macchina fotografica.

<< tutti in posa! Cheese! >> e scattò. Fece altre tre o quattro foto, poi diede la fotocamera in mano a Charlie: << aspetta, né zio! >> s’infilò tra me e Bella, che eravamo seduti sulle sedie, mentre Jazz, Em e Rose stavano in piedi dietro di noi.

<< dite: formaggio! >>

<< formaggio! >> esclamammo noi, e Char scattò.

<< Charlie, Renèe, mettetevi vicino a Bella! >> dissi poi, impossessandomi della macchina fotografica. I due si avvicinarono alla figlia, e scattai.

<< perfetta! >> commentai.

Passò una mezz’oretta buona, in cui tutti ci facevamo foto su foto.

Poi ci spostammo in salotto. Io mi premurai di trasferire il mio amore.

<< è il momento? >> chiesi titubante. Lei si mordicchiò il labbro inferiore.

<< forse…? >> tentennò. << sono agitata… >> confessò.

<< mai quanto me, tesoro… nel caso sia l’ultima volta che ti vedo, te lo dico: ti amo, principessa. >> e la baciai.

<< ma quanto sei scemo… >> commentò, sorridente.

Entrammo in sala, e mi sedetti su una poltrona, con lei sulle gambe.

Esme ci guardò sorridente, quasi per incoraggiarci.

<< ehm… >> cominciammo entrambi, non sapendo come iniziare.

<< dovete dire qualcosa? >> chiese Carlisle curioso, gli occhi luccicanti di speranza.

<< emh, s..si… >> biascicò Bella.

<< avanti, dite. >>

Tutti ci fissavano curiosi, i miei famigliari pieni d’aspettativa. Anche Charlie.

Mia madre, invece, si limitava a sorridere entusiasta.

<< be’, ecco… >> provai io. La verità era che era tremendamente difficile.

<< si, insomma… >> continuò Bella.

<< andiamo, ce lo volete dire si o no?! >> esclamò Emmett, al limite della pazienza.

<< Emmett. Abbi un po’ di pazienza! >> lo rimproverò Esme.

Io e Bella respirammo a fondo.

Guardai i miei fratelli, uno a uno, negli occhi.

Poi passai ai genitori della mia fidanzata, soffermandomi su Charlie.

Intrecciai le dita con Bella, e ci guardammo un secondo negli occhi, infondendomi coraggio.

<< Charlie… spero davvero che per t… >> cominciai.

<< stiamo insieme. >> m’interruppe Bella, con sicurezza, guardando attentamente suo padre.

Dopo attimi di silenzio religioso, ci fu come un’esplosione di gioia e di felicità. Tutti urlarono e batterono le mani, saltando in piedi.

Charlie si alzò, e contrariamente a ciò che mi aspettavo, mi abbracciò con forza.

<< era ora, ragazzi! Pensavo davvero di avervi perso! >> Bella strinse forte suo padre, felice, iniziando a singhiozzare.

Poi fu il turno di Alice, Rose, Renèe e mio padre.

<< alleluia, ragazzi! Ehi, folletta! Missione compiuta! >> Emmett e Alice si batterono il cinque.

<< voi due non avete fatto nulla, non prendetevi il merito! >> li apostrofò Bella, ridacchiando.

Loro in risposta le fecero la linguaccia, per poi ridere e abbracciarci.

<< sono davvero felice per voi… >> anche Renèe era davvero commossa.

<< Edward, davvero pensavi che mi sarei arrabbiato? >> disse Charlie, poi.

<< in effetti si, avevo davvero paura della tua reazione. >> ammisi, arrossendo, e passandomi una mano tra i capelli. Lui rise.

<< davvero, non dovevi. Sei il migliore e unico partito adatto a mia figlia, senza contare che è cotta di te da non so quanto tempo ormai! >> e rise, mentre Bella mormorò un << papà…! >> come per rimproverarlo, arrossendo fino alle punte dei capelli.

Io risi, sollevato.

<< però… - mi preoccupai – se fai soffrire ancora la mia bambina… sappi che non sarò clemente…! >> mi rilassai all’istante.

<< tranquillo Char.. se dovessi farla soffrire, verrei io da te direttamente… l’amo veramente, e l’ultima cosa che voglio è farle del male. >> dissi, sicuro.

<< ne sono convinto. >> disse sorridente.

Esme saltellava allegra, e mio padre cercava di tenerla a freno, ridendo.

<< tu lo sapevi, vero, amica mia? >> le chiese Charlie, sorridendo, andando a stringerla.

<< ora siamo consuoceri, Char! E… andiamo, si vedeva! >> esclamò lei.

<< ma da quanto tempo? >> domandò mio padre, poi, abbracciando Bella.

<< due giorni scarsi… >> dicemmo io e lei.

<< ma è come se lo fossimo da sempre. >> aggiunsi, sorridendole dolcemente.

<< bacio,bacio, bacio! >> cominciarono Emmett e Jazz.

<< non esagerate! >> raccomandò Charlie.

Ridemmo, poi asciugai le guance bagnate di lacrime di gioia di Bella, che mi sorrise dolcemente. Cercando di mantenere la mie facoltà mentali, che sapevo di lì a poco mi avrebbero abbandonato, le feci il sorriso sghembo. Avvicinai i nostri visi, e dopo estenuanti secondi, che mi parvero un’eternità, posai le labbra sulle sue, in un dolcissimo bacio. Lei, come da rito, intrecciò le dita nei miei capelli, e io la strinsi forte. E come sempre, perdemmo la cognizione del tempo e dello spazio.

Eravamo estraniati dal mondo, rinchiusi nella nostra bolla privata, in cui eravamo solo noi. E nessun altro.

<< ehm ehm… >> si schiarirono la gola, ma sinceramente, non avevo voglia di separarmi da lei.

<< ragazzi, basta! È troppo per un povero padre! >> esclamò Charlie.

A quel punto, decisi che era meglio separarci.

Io e Bella ci sorridemmo, per poi fulminare Alice che aveva scattato una foto.

<< farò centinaia di migliaia di copie di questa foto! >> esclamò contenta.

<< Alice! >>

Intanto, Emmett e Jazz avevano cominciato a fare un trenino, a cui poi si aggiunsero mia madre, Renèe, Aly, Rose, mio padre, ed infine pure Charlie.

<< be’ ci vuole una canzone qui! >> esclamò poi Alice. Ma non si fermava mai? peggio di una Duracel!

Accese il piccolo stereo, e partì la base di ‘All for one’. Ma Alice la cambiò, stupendoci tutti.

Mise un’altra musica, che erano secoli che non sentivo.

Una canzone di me e Bella, ovviamente. Ma era una delle prime, che non avevamo cantato tante volte. A detta di Alice e i ragazzi, era bellissima.

Guardai Bella, e anche lei ricordava quella canzone. Si chiamava ‘you are the music in me’.

Mi chiesi se ricordassi ancora le parole di quella composizione.

<< dovete cantarla, è passato un secolo! >> disse Alice, come se fosse una cosa ovvia.

Bella cominciò a cantare, facendomi venire in mente, pian piano, come facevano le parole.

<< You are the music in me… >> canto, alzandosi in piedi, stando solo su quello sano.

Io continuai . Intanto la feci salire sui miei piedi con i suoi, e cominciai a muovermi a ritmo di musica.

Gli altri cominciarono a battere le mani, e i ragazzi fecero il coro.

<< Oh, you are the music in me, yeah it's living in all of us, and it's brought us, here because, because you are the music in me >> cantammo insieme, continuando a ‘volteggiare’ in tondo.

Alla fine, tutti ci applaudirono.

<< wow, Bella… non pensavo fossi così brava… >> disse Renèe commossa.

<< già, la voce di Bella è qualcosa di unico, è sempre una sorpresa… >> concordai.

<< e voi… sentirvi dal vivo, è una cosa fantastica… >> elogiò.

<< be’, devi ringraziare tua figlia se ora siamo qui, famosi e popolari. >> disse Emmett, scompigliando i capelli alla mia Sweetie, che lo guardò male.

<< davvero? Perché? >>

<< è stata una sua idea cantare per il compleanno di nostra madre. è li che James ci ha sentiti per la prima volta. >> raccontai.

<< ma non parliamo di lavoro! >> esclamò Esme. << vi siete appena fidanzati, dobbiamo parlare di cose serie! >>

<< del matrimonio? >> domandò Emmett.

<< scemo! >> Rose gli diede uno scappellotto sul coppino.

<< ahio! >> lagnò l’orso, facendoli ridere.

Ancora una volta, io e Bella eravamo rimasti zitti, con l’argomento matrimonio.

Dovevo ammetterlo: pensarmi come il marito di Bella, e padre dei suoi figli… be’, l’idea mi allettava pericolosamente. Non che volessi diventare padre a diciassette anni! Bisognava dare il tempo al tempo, ovviamente.

Però, avevo il desiderio di un futuro insieme, come coniugi e genitori.

<< ma no, festa di fidanzamento! >> disse Esme.

<< e chi dovremmo invitare, scusa? I nostri amici sono tutti a Forks. >> ricordai.

Mia madre sorrise: << appunto, li faremo venire. >>

<< ma sarà difficile, mamma. E poi, chi va a pagarsi un volo solo per una festa di fidanzamento? >>

<< ma non spenderanno! Diamine, avete un jet privato, o ve lo siete dimenticato? e poi, Angela, Ben, Jessica, Mike… saranno felicissimi per voi! >>

<< oh si, Newton farà i salti di gioia! >> ironizzò Jazz, facendoci ridere.

<< ma lo sapeva già di non avere chance con Bella. >> dissi certo.

<< questo è ovvio! >> concordò lei, per poi ridere.

<< be’, quindi, domani manderemo gli inviti per mail. Oppure li chiamiamo via webcam che è più cortese. >> disse Rose.

<< okay. >> concordammo io e Bella.

Poi la bionda e la mora cominciarono a sbattere le ciglia, mettendo su delle facce tenere, per ottenere qualcosa dalla mia Sweetie.

Bella sbuffò: << mi pentirò sicuramente… >> mormorò tra sé e sé. << eh va bene, vi occuperete voi di tutto… >> concesse.

Le due esultarono, e la ringraziarono un milione di volte.

Cominciavo a preoccuparmi: non sarebbe stata solo una semplice festa di fidanzamento… questo era sicuro.

****

Angolino di Aly ^_______^

Com'era?? spero che vi sia piaciuto!

Beh, cosa combineranno quelle pazze di Alice e Rose? mah!

Charlie non ha ucciso Edward, fortunatamente! xD

Be', il nostro Eddy è come la nutella, che mondo sarebbe senza?!?! xD

Be', regas! al prossimo capitolo!

un bacio grosso come casa Cullen,

Aly e Hamtaro! <3

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Capitolo 24
*** Festa ***


Ma ciao a tutte/i!!!
qui è Aly che vi parla! per vostra sfortuna, io e Hamto siamo tornati! e col nuovo capitolo anche! CHIEDO UMIILMENTE PERDONO PER IL RITARDO!!!!!
eeeeh -___-" * entusiasmo di tutti*
Allora, Eddy e Bellina hanno annunciato la loro storia ai genitori, e, da notare Edward è ancora VIVO, Charlie è stato magnanimo xD
Comunque. Sto lavorando per la modificazione del 2° capitolo, e se volete,quando sarà pronto, dategli un'occhiata.
IL PROSSIMO è L'ULTIMO CAPITOLO, E FARò ANCHE UN EPILOGO, PENSO.
Ancora non ci credo... mi viene quasi da piangere... ç__ç
be', vi lascio a questo capitolo... ( non è il massimo, vi chiedo scusa... )





Cap 24 festa
<< una festa di fidanzamento?! Quelle due sono davvero fuori… non ci stiamo mica per sposare… >> disse Bella, massaggiandosi le tempie.
Eravamo seduti entrambi sul mio letto, in camera mia, e chiacchieravamo.
<< e tu… tu non hai detto niente! >> disse esasperata.
<< oh, oh! E tu? hai dato carta bianca a tutte e due! Ti rendi conto di che combineranno? >> le dissi, tanto per non lasciarle l’ultima parola.
<< vabbè… tanto ormai non ci possiamo fare niente… siamo condannati… >> sospirò, lasciandosi andare all’indietro. Mi stesi accanto a lei, e cominciai ad accarezzarle i capelli, e lei chiuse gli occhi, rilassandosi.
<< Edward… ma… noi dobbiamo preparare il concerto… >> disse poi, aprendo gli occhi.
Annuii: << tra poco arriveranno i ragazzi, e decideremo. >>.
Parli del diavolo…
I miei fratelli entrarono nella stanza chiassosamente, dandoci un certo fastidio.
<< oh, che state facendo, piccioncini?! >> poi risero.
<< ecco perché eravamo restii a dirvelo… non avremo più pace. >> commentai.
<< okay, ragazzi. Dobbiamo decidere un paio di cosette… >> incominciò Rose, sedendosi sul pavimento, così come Jazz. Emmett si sdraiò sul fianco sul mio divano di pelle, e Alice saltò in braccio a me e a Bella.
<< mmm…. Dobbiamo pensare a come far entrare in scena Bellina… >> disse tra sé l’orso, mettendosi un dito al mento.
<< e le canzoni, i vestiti… >> continuò Rose.
<< io ho un paio di canzoni da parte… >> mormorò Bella.
<< benissimo! >> esclamò Alice. << ho già un’idea… ed è fantastica! Ovviamente, non ve la dirò fino all’ultimo… >> disse ovvia. Solo lei poteva avere certe idee.
<< di che parlano? >> chiese Jazz a Bella.
<< Edward, principalmente… >> ed arrossì all’inverosimile. Io sorrisi come un idiota, troppo felice.
<< ecco, brava, così il suo ego monterà fino all’inverosimile! >> esclamò Alice, facendo ridere tutti meno il diretto interessato, ovvero me.
<< anche le mie canzoni sono tutte su Bella, però non fate certi commenti. >> e feci l’offeso.
Dopo varie chiacchiere, cominciammo a scrivere delle nuove canzoni.
Alice insistette a scrivere più duetti per me e Bella. E noi dovemmo accontentarla.
*********
<< forza, voi due! Bisogna invitare Angela e gli altri! io e Aly abbiamo già organizzato tutto, ma per voi due sarà una sorpresa! >> la bionda ci fece l’occhiolino.
Ma si può?
Bella sbuffò contrariata.
<< lascia perdere, sono irremovibili su queste cose… >> bofonchiai.
<< lo so… >>
Alice arrivò col suo portatile rosa confetto e attivò la comunicazione.
<< guarda, guarda, chi si fa sentire! >> esclamò Angie, stupita.
La nana e Rose avevano fatto nascondere Bella dietro di me, seduta a terra, in modo che non la vedesse. Volevano sfruttare l’elemento ‘sorpresa’.
Erano pazze.
<< pensavo che la fama vi fosse andata alla testa, e mi aveste dimenticata. >> fece la drammatica la nostra amica.
<< ma dai, Angela non esagerare! >> commentò Emmett, ridacchiando.
<< due mesi che siete partiti. E quante volte vi siete fatti sentire? Solo questa! >> si lamentò.
<< scusa Angie, ma abbiamo avuto un piccolissimo inconveniente… >> dissi, e Bella mi pizzicò un fianco, ma io ridacchiai.
<< un bellissimo inconveniente, vero Eddy? >> fece beffa Jazz. Io gli feci una smorfia. Angela e i miei fratelli risero.
<< ragazzi… vi trovo… sereni! >> notò. << l’aria australiana vi ha fatto bene! >>
<< oh, non proprio sai… >> disse Alice vaga, sorridendo.
Dall’altra parte, sentimmo suonare il campanello. Angie chiese scusa ed andò ad aprire, per poi rientrare nella nostra visuale seguita da Jessica, Ben e Mike.
<< ehi, guarda chi c’è! >> esclamò Jess, facendo un cenno con la mano.
<< vi trovo bene! >>
<< vero che sono più felici? >> chiese conferma Angela.
<< be’, ci sono casualmente tutti! Guarda che fortuna sfacciata! >> commentò Alice.
<< allora ragazzi, vi abbiamo chiamati per dirvi una cosa importante, a cui non crederete mai! >> continuò.
<< e cioè? >>
<< Edward s’è fidanzato!! >> esclamò raggiante Rose. Alzai gli occhi al cielo, non sarebbero mai cambiate…
<< coosa?! >> esclamarono stupefatti i quattro dall’altra parte.
<< davvero? Ma.. ma… non è possibile… >> Angie s’era intristita.
<< ma dai, su con la vita Angie! Non sono così male come fidanzata! >> Bella si alzò, e sorridente si sedette sulle mie gambe.
<< Bella!? >> esclamarono tutti e quattro, ancora.
<< in persona. >>
<< non ci credo! Ti sei messa con Edward finalmente? >>chiese un’entusiasta Angela.
<< si, questi due testoni ce l’hanno fatta, alla fine. Ma non sai cosa abbiamo passato prima… >> commentò Alice.
<< che vuoi dire? >> chiese Jess.
<< be’, che prima di dichiararsi si sono presi a parole, picchiati, odiati, fatti i dispetti… >> io e Bella interrompemmo l’elenco di Rose con un – hanno capito! - .
<< ma.. quindi, voi siete andati lì per dimenticarla… e ve la siete ritrovata! >>
<< precisamente! >> fece Jazz.
<< cooomunque. Il fulcro della chiamata non è questo. Infatti, vi abbiamo chiamati per chiedervi se volevate venire alla festa per il fidanzamento dei piccioncini… ovviamente, non pagherete nulla. Vi manderemo il jet privato a prendervi, tutti e quattro, e vi ospiteremo noi, possibilmente. >>
<< certo che verremo… e saremmo partiti anche se non ci fosse stato l’aereo. >> disse Angie solenne.
<< già! mi devo informare sugli ultimi scoop dei Cullen Brothers, o no? – ridemmo – e poi, un bell’interrogatorio a Bellina non fa male a nessuno, vero? >>
<< a me…! >> esclamò il mio angioletto, gonfiando le guance. Risate generali.
<< ora dobbiamo fare i compiti di Varner, ragazzi. Quanto vi invidiamo… >> commentò Ben.
<< oh, siamo noi che siamo gelosi! >> disse Bella, appoggiando il capo sul mio petto.
<< mi manca Forks… >> disse, malinconica.
<< e a noi mancate voi! >> disse Jess, con un sorriso sincero, ma triste.
Dopo vari saluti, staccammo.
********
Il giorno della festa
Io e Bella non sapevamo assolutamente nulla. E tra qualche ora, sarebbero arrivati Angie, Jess, il macaco brufoloso e Ben.
Avevamo invitato anche Nessie, che aveva accettato entusiasta. Si era congratulata almeno un milione di volte.
Em e Jazz insistettero per darmi una mano a prepararmi.
Che strano, non era quasi mai capitata una cosa del genere. Ma chissà cosa avevano in mente, i miei famigerati fratelli!
Scossi la testa, sbuffando.
<< ne avete ancora per molto?! >> era una mezz’ora buona che Emmett e Jasper stavano confabulando sulla festa, ma non mi volevano dire nulla.
Non avevano spifferato niente di niente. Ed ero piuttosto scocciato per questo…
Mi avevano fatto mettere una semplice camicia bianca, e una cravatta, che avevo lasciato molle per comodità. Inoltre portavo dei jeans scuri, e delle mie vecchie Nike argentate.
Jazz si voltò verso di me, storse il naso, e tornò a darmi la schiena. Lo stesso fece Em, ma lui ghignò anche.
Quel bisbigliare mi dava sui nervi.
Ero già ansioso di mio, non sapevo che aspettarmi da quella serata. In più, ci si mettevano anche loro!
<< mio Dio, quanto siete fastidiosi… >> commentai, e loro risero. Feci per alzarmi, ma mi bloccarono il passaggio.
<< tu non esci di qui fino al nuovo ordine, capito? >> disse minaccioso Emmett.
<< ma che palle, però… >> sbottai, buttandomi sul letto.
<< voglio vedere Bella. >> dissi, incrociando le braccia al petto.
Em e Jazz risero: << in questo momento starà subendo le pene dell’inferno… >>
Pov della povera Torturata
<< ahio Aly! Mi fai maleee! >> urlai, mentre Alice mi spazzolava meticolosamente i capelli arruffati.
<< chi bella vuol apparire… >> e ricominciò a riempire le setole del pettine con i miei capelli.
<< si, ma così rimango pelata! >> dissi, con le lacrime agli occhi per il male.
<< oh, quanto sei noiosa! Dai, un po’ di sacrificio! Vedrai che poi Eddy ti cadrà ai piedi! >> commentò Rose.
<< be’, veramente è già caduto, ma non importa! >> le due pazze risero.
Sbuffai, contrariata: << basta, vi prego… >>
<< ecco fatto! Ora sono lisci e morbidi come la seta! Hai dei capelli splendidi, tesoro. Però li trascuri! >> disse Rose, battendo le mani.
Alice annuì, con fare professionale.
<< okay, lisci o mossi? >> chiese poi.
<< erano lisci, e alla fine boccolosi, mi pare… >> disse Rose, portandosi una mano al mento.
<< si, si, hai ragione! okay, al lavoro. >> dopo una buona mezz’ora, i miei capelli erano pronti. Lisci, e alla fine mi ricadevano sulle spalle con morbidi, e appena accennati, boccoli.
Poi passarono al trucco, che fu sicuramente più piacevole della prima fase dell’acconciatura… ah, la mia povera chioma castana…
Mi misero un velo leggero di matita, e un lieve ombretto bianco sulle palpebre. Per completare il tutto, lucidalabbra alla fragola.
Tutto mi appariva come un dejavu …
<< okay, manca solo il vestito… vado a recuperarlo! >> Alice sparì, e subito dopo tornò nella stanza, armata di un tubino nero scintillante, e sandali argentati con tacco vertiginoso. Fortuna che la caviglia mi era guarita nel giro di una settimana!
Guardai il vestito, e più lo fissavo, più mi sembrava famigliare.
Lo indossai, e mi osservai allo specchio, con occhio critico: potevo dire di essere più che decente. Forse, e sottolineo forse, carina.
Il campanello suonò. Saranno Angie e gli altri, pensai.
Invece, le risate da galline mi suggerirono che non erano i miei amici. Ma cheerleader… in particolare, spiccò la voce fastidiosamente acuta di Amber.
Orrore e raccapriccio!
<< le… le avete invitate?! >> ero scioccata.
<< si, ma non sanno il motivo… vedrai le loro facce! Mwahaha! >> la risata della folletta mi mise la pelle d’oca.
<< mi fai paura, Alice. Sei sadica. >>
<< lo so! >> e rise. << è ora di scendere. >> annunciò.
Loro due si fiondarono giù dalle scale, e io le seguii con molta più calma.
Guardai giù dalla rampa, e vidi tutti i miei amici, compresi i quattro di Forks. E, a malincuore, pure le cheerleader e la squadra di basket della scuola, che ovviamente, comprendeva pure Carter.
Vagai con lo sguardo, attentamente, alla ricerca della figura che volevo vedere. Quando lo trovai, rimasi a bocca aperta.
Semplicemente divino.
Scesi le scale, e corsi ad abbracciare le mie amiche e Ben. Con Mike, mi limitai ad una pacca sulla spalla.
<< sei stupenda, Bella >> disse Angie, felicissima ed emozionata.
<< grazie >> dissi arrossendo.
<< Isa! >> esclamò Amber. Storsi il naso, e Jess, Angie, e i miei fratelli risero.
Insistette con i bacini, poi Alice fece strada nel salotto. Angie e Jess risero ancora: << oddio! Peggio di quelle di Forks! >>
<< l’avete detto! >> poi seguimmo gli altri di là.
Tutti gli ospiti erano seduti sui tre divani, mentre io raggiunsi i miei super amici sul tappeto.
<< allora, piano della serata… vi andrebbe di giocare a twister? >> chiese Aly, tutta elettrizzata. Gli altri esclamarono un – si – entusiasta.
<< ehi, ehi! E il gioco della bottiglia? >> propose Angie.
<< con la scelta, ovviamente! >> continuò Jess.
<< come funziona? >> chiese Amber.
<< si fanno dei bigliettini con scritti vari tipi di bacio, si gira la bottiglia, e chi esce pesca. Si fa girare ancora, e chi viene segnato, deve baciare la persona come indica il biglietto. >> spiegai.
Si partì col twister, a gruppi, essendo in molti.
All’ultima partita, eravamo rimasti ancora una volta, solo io e Edward. Lui, a fianco a me, mi guardò sorridente: << non ti pare una sorta di dejavu? >>
<< l’ho pensato anche io… >>
<< Bells, mano destra sul giallo >> esclamò Rose. Lo feci, avvicinandomi ulteriormente a Ed.
<< questa volta, è sicuro, vincerò io. >> dissi convinta.
<< sogna, sogna! >> fece beffa il mio angelo.
<< mi pare di averlo già detto: non giocare col fuoco, Eddy, che ti scotti! >>
<< correrò il rischio, mi piacciono le sfide! >> disse, stordendomi con uno dei suoi sorrisi.
Andammo avanti così per una buona mezz’ora, ma alla fine ci arrendemmo.
<< finisce sempre così! >> disse Rose.
<< un giorno scopriremo chi è il vincitore universale! >> disse Em.
<< a novant’anni farete la gara! Chi cede per primo, perde, l’altro verrà incoronato re del twister! >> continuò Jazz.
<< be’, passiamo al gioco del bacio? >> disse fremente Amber.
<< si, si, con calma! >> disse Nessie. << abbiamo tutta la serata, dopotutto! >>
<< ben detto! >> commentai. Nessie era simpaticissima, all’inizio avevo sbagliato a giudicarla male.
<< ecco qua i biglietti. Giù, tutti in cerchio! >> ordinò la folletta, armata di foglietti e bottiglia.
<< spero ti rifiuterai, se dovessi baciare un’altra ragazza… >> sussurrai, all’orecchio di Edward. << certo che si, chiederò l’opzione ‘switch’. >>
<< che scemo >> poi, ci sedemmo a terra.
Quella serata mi sembrava troppo familiare.
I vestiti…
Il twister…
Il gioco della bottiglia…
Stavamo facendo le cose che avevamo fatto all’ultima festa a casa Cullen, prima che partissi… la sera in cui diedi il mio primo bacio, ad Edward!
Ecco cosa volevano fare! Guardai Edward, e notai che anche il suo sguardo si fece sorpreso poi cosciente. Mi guardò, e sorrise sghembo.
Il mio cuore andò a mille, e arrossii. Risposi al sorriso, ma il mio più che altro era una smorfia.
<< comincio io! >> urlò Alice. Fece girare la bottiglia, che indicò subito Edward.
E te pareva?!
Mi lanciò un’occhiata, poi pescò: bacio sulla guancia.
Sospirai, ma non ero del tutto sollevata.
Fece girare la bottiglia, che indicò Amber.
Ma no, cazzo! Tutte ma non lei! pensai.
Edward mi guardò ancora, ma ero troppo impegnata ad incenerire l’oca con lo sguardo. Lei non se ne accorgeva nemmeno…
Emmett, al mio fianco, si trattenne malamente dal ridere. Gli diedi una gomitata poco delicata.
Fu una cosa di un istante: Edward sfiorò velocemente la guancia di Amber, e si allontanò.
Lei gongolò tutta felice.
<< okay, giro io! >> fece Nessie, che era anche lei affianco a me. La bottiglia la indicò, e lei alzò un sopracciglio, scettica.
<< la fortuna non è dalla mia parte… >> commentò.
<< be’, nemmeno dalla mia… sosteniamoci a vicenda! >> le dissi, e lei rise.
Pescò: bacio a stampo.
<< eh porca cacca, non è possibile… >> sibilò tra sé. Io le sorrisi, la capivo.
Girò la bottiglia, e indicò Dylan Carter.
Auguri, amica…
Lui, con mia enorme sorpresa, arrossì. Qualcuno aveva preso una cotta… una cotta vera.
Fu un bacio veloce e breve, ma entrambi ne rimasero totalmente frastornati.
Che cosa potente, l’amore…
Poi girai io, pescai ‘bacio sul collo’, e dovetti darlo a Mike.
Be’, tutte le fortune a me…
Però, mentre mi avvicinavo al biondo, avevo potuto ammirare il volto stupendo di Edward, contorto dalla gelosia.
Ad un certo punto della serata, dove di baci ce n’erano già stati a bizzeffe, toccò a Emmett far andare la bottiglia.
<< vai! >> esclamò. Seguivo l’oggetto con gli occhi, ed esso si fermò pure indicandomi. Pescai: bacio…
Non osai guardare Edward.
Girai l’oggetto malefico, e chiusi gli occhi.
Ne aprii uno, per sbirciare.
La bottiglia indicava Edward…
<< uuuh >> fecero i miei amici, e noi arrossimmo violentemente.
<< bacio, bacio, bacio! >> incominciarono Em e Jazz.
Be’, dovevamo pure accontentarli, no?
Edward si alzò, e io lo raggiunsi. Mi sorrise: << mi sono preoccupato davvero, davvero tanto… >> mormorò. Io sorrisi.
<< avrei usato lo switch! >> e risi leggermente.
Poi, Edward si avvicinò a me, con una calma snervante. Mi prese per i fianchi, e mi strinse a sé di scatto.
Gli – uuuh - si fecero risentire.
Poi, posò le labbra sulle mie, facendomi fare un caschè.
Il mio cervello disse –bye bye -, e mi persi nel baciare il mio fidanzato. Le mie mani furono nei suoi capelli, come da rito, ormai.
Non esisteva più nulla, al di fuori di noi.
Eravamo nella nostra bolla privata, che nessuno riusciva a penetrare.
Non c’era più né tempo né spazio. Era tutto in secondo piano, al primo c’era Edward.
<< ehm ehm… piccioncini… >> fece Emmett, ridacchiando.
Né io, né lui, avevamo voglia di staccarci. Ma alla fine, lo facemmo.
<< c’avete dato dentro! >> ci prese in giro Jazz. Io e Ed gli facemmo una linguaccia.
<< wow, ora si che ci credo… >> esclamò Angela. Jess, vicino a lei, annuì.
<< altroché! Si stavano mangiando a vicenda… >>
<< ehi, Isa, altro che santarellina! >> commentò Amber.
<< è sempre più casta di te! >> sfidò Alice.
<< l’ultima volta siete stati più… cauti. >> disse Mike, con un sorrisino. Avevo scoperto che si era messo con Jess, e lei era felicissima. Ne era sempre stata cotta. E anche lui, solo che se n’era accorto tardi.
<< l’ultima volta? >> chiese Amber, alzando un sopracciglio curato.
<< sembra passato un secolo… >> disse Em. << oggi non correrai in bagno a piangere, vero Bella? >>
<< certo che no! Ma a quei tempi ero depressa! >>
<< e tu, Eddy? Non vorrai suicidarti, spero! >> fece Alice.
<< e allontanarmi ancora dalla mia Sweetie? Mai! >>
Poche persone, nella stanza, capivano.
<< potreste darci delle spiegazioni?! >> chiese una scocciata Kristen. Amber annuì.
<< oh, Santo cielo! Ma siete un po’ tarde… >> commentò Nikki.
<< si vede da un chilometro che stanno insieme! >> esclamò Ash.
Le cheerleader, a parte le mie amiche, erano scioccate.
<< come? Ma che stai dicendo?! Fino ad una settimana fa si odiavano! >> disse una gemella.
<< odiarci, noi? ma quando mai! >> esclamai io, drammatica.
I ragazzi risero. << non prendeteci in giro, per favore! >> sibilò Amber.
<< be’, questa festa l’abbiamo organizzata per il loro fidanzamento… >> disse Alice, sghignazzando.
<< oh.. ah, davvero? Auguri. >> fece Amber, che era verde dall’invidia.
<< Ma guarda che ora s’è fatta! Devo proprio andare! Vi saluto, ciao! Ragazze! >> esclamò poi e le altre,come cagnolini, la seguirono. E se ne andarono anche molti componenti della squadra di basket.
Dylan era rimasto, stranamente.
<< aaah, Bella! siamo felicissime per te! >> esclamarono Nikki e Ash, correndo ad abbracciarmi. Ricambiai la stretta.
<< grazie, ragazze. >> dissi sorridente.
<< ehi, Edward, mangiala direttamente, la prossima volta! >> disse Nikki, facendoci arrossire.
Alice e Rose risero. << davvero! Siete stati alquanto audaci… >>
Da qui, poi la serata proseguì nel migliore dei modi, tra scherzi e risate.
Verso tardi, Jess, Angie, Mike e Ben tornarono all’hotel. Non avevano voluto disturbare i ragazzi di più ancora.
Dylan chiese balbettando a Nessie, se avesse potuto accompagnarla a casa. Lei, in imbarazzo, acconsentì.
<< è stata una serata magnifica! >> esclamai, felice.
<< già! soprattutto quando ti ho baciata… >> disse Ed, avvicinandosi a me, sorridendo.
<< be’, ovvio! – dissi ridendo – ora bisogna andare a nanna però! >> dissi, accarezzandogli una guancia.
Lui mi baciò.
<< ti amo… >> dissi, col fiato corto.
<< ti amo anche io. sei tutta la mia vita. >> sorrisi dolcemente, ricambiando il suo, poi andai a dormire.

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Capitolo 25
*** I CB al completo ***


Salve!!
Okay, il cap è venuto da schifo... è corto, banale, e... brutto, semplicemente. Non ho saputo fare l'ULTIMO capitolo decentemente, e ciò mi ... rattrista. Volevo fare qualcosa di... Speciale, invece è venuto uno sgorbio...

Scusatemi!!

Cap 25 I Cullen Brothers al completo


<< sveglia, sveglia, che il sole è già alto! >> esclamò Alice, spaccandomi i timpani.

<< nana, ma sei pazza? >> brontolai contro il cuscino.

<< non ho capito un tubo di quello che hai detto, ma non mi importa. Alzati! >> ci fu qualche secondo di silenzio, e pensai che mia sorella se ne fosse andata. Perciò, mi rilassai nuovamente, in pace con il mondo.

Era sabato, se non riposavo oggi, tutta l’ansia della settimana non la smaltivo più!

<< fratello, alzati ho detto: guarda che uso il secchio! >> sibilò la puffa. In più, mi tolse il plaid di dosso. Mugugnai qualcosa; ma dai, cosa voleva ancora, diamine?!

Se ne andò via, finalmente, lasciandomi solo.

Ah, c’era silenzio nella mia stanza, ora era tutto perf….

Non feci in tempo a formulare il pensiero che mi arrivò una secchiata d’acqua GELIDA addosso.

Urlai come un forsennato, e cominciai a battere i denti: peste di una nana malefica!

<< Alice!!!!! >> ringhiai, alzandomi. Ero completamente fradicio.

<< l’ha fatto anche a te? >> Emmett, sul pianerottolo, era nelle mie stesse condizioni.

<< non siete gli unici… >> Jazz non stava meglio di noi, ed era anche il suo fidanzato!

Vedemmo nostra sorella volare giù per le scale, e decidemmo di inseguirla: doveva pagare!

Ma arrivati in salotto, tutti e tre ci bloccammo.

<< sorridete? >> e Rose scattò la foto. Io e i miei fratelli non riuscivamo a parlare, eravamo semplicemente scioccati. Alice e Rose scoppiarono a ridere; sentii una terza voce, unita alla loro. Era musica per le mie orecchie: Bella.

<< Sweetie, dimmi che non c’entri anche tu… >> dissi, ancora stordito.

<< Bella è qui da un’ora quasi. È per quello che, sessanta minuti fa, siamo venute a svegliarvi… ma voi avete continuato a dormire, per cui abbiamo usato le maniere forti. >> spiegò Alice.

<< bastava dire che era qui! >> esclamai. Cioè, io avevo sprecato un’ora con lei – oh, ben sessanta minuti - , per la mia stupida pigrizia?!

Lei rise e mi si avvicinò: << sei tutto bagnato, Ed… >> e accarezzò i miei capelli, completamente fradici e spettinati.

<< andate a vestirvi, tutti e tre, filate! >> ordinò poi. << non voglio che vi ammaliate. >> e così facemmo. Io mi misi una semplice tuta grigia, di una taglia più grossa.

<< okay, pronti. >>

**********

<< vi rendete conto che domani c’è il concerto? >> chiese elettrizzata la folletta.

<< e ti rendi conto che io e Bella non sappiamo nulla?! >> esclamai, nervoso.

<< ma dai, Eddy, non arrabbiarti. È tutto sotto controllo. >> disse Rose, appoggiandomi una mano sulla spalla.

<< io ho paura, soprattutto di fare una figura di merda. >> commentò Bella, preoccupata.

<< tranquilla, non la farai… >> la rassicurai.

************

<< ecco, Alice, Rose, ora siete perfette! >> commentò Nessie, quando finì di truccare le mie sorelle.

<< ma… Bella? mica dovrebbe esibirsi stasera? >>

<< Bella è già perfetta così, non ha bisogno di trucchi e ritocchi… >> dissi io, convinto delle mie parole.

<< parli da innamorato pazzo, fratello – risero – ma forse hai ragione, Bella non ne ha bisogno. Comunque, è tutto nel piano. >> disse Alice.

<< ma mi volete spiegare, una volta per tutte? >> dissi esasperato.

<< cosa non ti è chiaro nell’affermazione: “ è una sorpresa per entrambi?”. >> fece. Scossi la testa, frustrato.

<< ma si, dai Edward! >> m’incoraggiò Emmett, appoggiandomi una mano sulla spalla. << sappiamo poco anche noi. >>

<< ma almeno qualcosa sapete! >> sbottai.

Guardai la platea riempirsi, e l’agitazione salì. Era la prima volta che mi sentivo così ansioso prima di un concerto. In più, mi mancava tremendamente Bella.

<< tra cinque minuti si va in scena! >> esclamò un addetto. Noi annuimmo, e ci preparammo.

<< forza ragazzi! >> ci fece coraggio mamma, baciandoci una guancia ad ognuno.

<< in bocca al lupo! >>

<< crepi! >> rispondemmo all’unisono.

<< ecco a voi i… CULLEN BROTHERS!! >> annunciò lo speaker.

Con effetto fumo e luci abbaglianti, entrammo in scena.

<< salve bella gente, siete caldi?! >> urlò Emmett, che in risposta ottenne miliardi di schiamazzi e urla.

<< vediamo di si… >> ridacchiò Jazz.

- canzone, canzone, canzone! – urlava il pubblico, provocando le nostre risate.

<< okay, okay! >>

Poi, partì subito la base della prima canzone.

Emmett e Jazz come dei rockettari si buttarono a terra, suonando come pazzi la loro chitarra, e ovviamente tutte le ragazzine cominciarono a strillare.

Io mi avvicinai alla fine del palco e allungai il braccio con il microfono, incitando il pubblico a cantare con noi.

<< andiamo ragazzi, potete far di meglio! >> esclamai, e loro si fecero sentire.

<< ha, ha fantastici! >> urlò Alice, muovendosi a ritmo di musica insieme a Rose.

Dopo qualche pezzo, decisi di fare una cosa; mi sentivo in dovere di farlo.

<< vorrei… vorrei farvi sentire questa canzone, è… un fuori programma; sono poche parole per farmi perdonare… >>

<< Edward, ma che..? >> Alice, specchio dei miei fratelli, era confusa. Diedi la base e cominciammo a suonare.

<< questa canzone si chiama ‘Sorry’… è per tutte le persone che ho ferito, per una in particolare >> e quella persona era Bella. Guardai nel pubblico, ed eccola lì che sorrideva emozionata.

Ancora mi chiedevo perché Alice l’avesse mandata là sotto…

Finita la mia canzone, mormorai un – scusate ragazzi – rivolto ai miei fratelli, che mi abbracciarono, poi lanciai una fugace occhiata alla mia Bella.

Per te ’ mimai con le labbra, per poi sorriderle.

<< ora che il nostro romanticone ha finito, prenderei la parola io… >> esordì Alice. Cominciò a passeggiare da una parte all’altra del palco, con in mano il suo microfono rosa glitterato.

<< dovete sapere che i Cullen Brothers, in principio, non erano cinque… non lo sono mai stati. – si vedeva la confusione degli spettatori- si, vabbè voi avete conosciuto solo i fratelli Cullen, senza la persona fondamentale del gruppo… quella senza la quale non saremmo qui: perché è stata lei, quella persona speciale, a convincere Edward a cantare nel locale ‘Crepuscolo’ quella sera, quella in cui cominciò tutto… e questa persona che voi non avete mai visto, in realtà c’è sempre stata, nelle nostre canzoni. Perché ogni pezzo che cantavamo era per dirle qualcosa… >> Alice era commossa, le tremava la voce per l’emozione. Rose aveva gli occhi lucidi, e Emmett e Jazz sorridevano dolcemente.

Io ero impaziente e agitato. Sapevo che Bella avrebbe sfondato- aveva una voce magnifica- ma avevo aspettato così tanto quel momento, che ora mi sembrava di sognare.

Partì la base di ‘When you look me in the eyes’, e Emmett parlò.

<< ragazzi, questa dovete cantarla per forza! >>

<< signori e signore, Isabella Swan! >> presentai, e Bella rimase pietrificata. Cominciai a cantare, e scesi i gradini per andare tra il pubblico. Le persone si aprivano come il mar Rosso e arrivai da lei. Aveva gli occhi lucidi per l’emozione, il rosso persisteva sulle sue guance. Era bellissima, come sempre.

Allungai la mia mano verso di lei, e l’afferrò incerta. Le sorrisi, porgendole il microfono. Prese fiato, e al suo turno cominciò. Per mano, risalimmo sul palco scenico, e tutto venne normale. Bella prese confidenza, nonostante la timidezza iniziale, con il pubblico.

Alla fine, gli spettatori acclamavano, applaudivano, urlavano e fischiavano. Molti volevano il bis, e fecero sorridere imbarazzata Bella.

<< allora, piaciuta? >> chiesi, sorridente.

Si levò un coro estasiato di si, più altri applausi.

<< Isabella, Isabella! >>

<< no, dovete chiamarla Bella. >> specificai, ridacchiando. L’abbracciai, e le baciai una tempia.

<< allora, volete sentire ‘All for one’ com’era in origine?! >> chiese Emmett, che adorava suonare quella canzone.

Partì la base, subito dopo l’approvazione del pubblico.

Oh, sapevo che con Bella era tutta un’altra cosa; era tutto più fantastico.

Ne uscì anche un ballo, talmente ne eravamo presi.

Eravamo lanciati ed entusiasti come non lo eravamo mai stati.

Quando finì la canzone, avevamo tutti e sei il fiatone, ma eravamo sorridenti e felici.

Il pubblico era estasiato.

<< allora, volete Bella nel gruppo? >> il pubblico rispose affermativamente alla domanda di Rose.

<< be’, tanto ne avrebbe fatto parte comunque, a prescindere dalla vostra risposta. >> poi Jazz rise.

Alice e Rose cominciarono a cantare una dolcissima canzone.

Guardai Bella, che era stupita ed emozionata.

Come accompagnamento, Jazz e Em strimpellavano la chitarra.

Sul mega schermo alle nostre spalle, cominciarono a essere proiettate delle foto.

Alcune, erano le immagini nel book di Bella, altre mi erano totalmente nuove.

Ma sempre noi sei come soggetti; il pubblico guardava curioso e sorpreso i clip. Quando le immagini erano davvero buffe, nessuno si tratteneva dal ridere, nemmeno Alice e Rose, che dovevano interrompersi per non fare versi strani.

Intrecciai le dita con quelle di Bella, e le sorrisi dolcemente. Lei ricambiò, stordendomi e facendomi mancare il fiato come solo lei sapeva fare.

Poi, tornò a guardare le fotografie.

*********

<< allora, come ti senti, ora che il mondo intero ti ha vista al nostro fianco? >> chiese Jazz, con un sorriso.

<< strana… ma felice. >> disse Bella, semplicemente.

<< anche noi lo siamo, finalmente il nostro gruppo si è riunito! >> esclamò la folletta.

<< già – esultai – e credo che la nostra vita non possa essere più perfetta! >>

<< concordo, fratello >> Emmett passò una mano sulla spalla di Rose, per stringerla a sé.

<< ragazzi, siete stati… magnifici! >> mamma soffocò tutti con i suoi abbracci stritolatori.

<< complimenti, complimenti sul serio! >> disse il Grissino, comparendo dal nulla. << brava Isabella! >> dietro di lui, Daniel le sorrise.

Già in quel momento, mi prudevano le mani. Bella, capendo istantaneamente il mio stato d’animo, mi prese per mano, intrecciando le nostre dita.

<< calmo, Edward… >> mormorò.

<< davvero mitici! >> Nessie si fiondò su me e Bella.

<< Bella, sei stata bravissima! Edward mi aveva detto che eri brava, ma tu… sei molto di più, complimenti! >> la nostra amica parlava a raffica, era emozionata e

fin troppo esuberante.

<< grazie, Ness! >> e ridacchiò.

<< andiamo a festeggiare? >> chiese poi.

POV Bella.

La mia attenzione si spostò da Nessie, a una figura quasi nella penombra.

Mio padre mi guardava sorridendo, gli occhi lucidi per l’emozione.

Lasciai la mano del mio fidanzato, e mi diressi da mio padre. Lui mi abbracciò con forza.

<< sei stata fantastica Bell. >> mormorò, con voce tremante.

<< grazie papà… >> gli baciai una guancia.

<< Bella! oh, tesoro mio, sei stata eccezionale! >> Renèe mi saltò al collo, appena mi voltai verso di lei.

<< oh, mamma… grazie. >> le sorrisi, imbarazzata.

<< Charlie, certo che abbiamo proprio fatto un capolavoro! >> commentò, facendo rimanere di stucco sia me che papà.

Lui fu il primo a riprendersi: << concordò Renèe, davvero… >> mia madre aprì il palmo verso mio padre, e lui le batté il cinque.

<< Bella, allora vieni con noi? >> domandò Daniel. Edward lo guardava in cagnesco, probabilmente se non l’avessi raggiunto lo avrebbe preso a cazzotti.

<< tesoro, vedo che Edward stasera è emotivamente instabile… >> mormorò mia madre, con un sorrisino.

<< è solo geloso, lo capisco. Quel ragazzo fa il cascamorto con te, o mi sbaglio? >> disse papà.

<< non sbagli, ma Edward non dovrebbe avere dubbi. >> dissi.

<< be’, conviene che tu vada a fargli da tranquillante naturale. >> mio padre ridacchiò.

<< stasera starai con loro, vero? >>

<< si, non so a che ora tornerò, mamma >>

<< oh, divertiti >> mi stritolò ancora, poi andai dai miei amici.

La serata andò più che bene, tra risate, scherzi e chiacchiere. Inoltre, Edward non aveva spaccato la faccia a Daniel, ed era un grande passo avanti!

<< buonanotte a tutti! >> esclamò Alice, saltando sulla sua fiammante Porsche. Jazz le fece eco, e così anche Emmett e Rose. Li salutai, poi rivolsi l’attenzione ancora ad Edward.

<< ti accompagno io a casa. >> salimmo sulla Volvo, e dopo poco tempo, arrivammo a casa mia.

<< è stata una serata magnifica. >> dissi, trasognante.

<< lo credo anche io, scricciolo. >> e mi sorrise dolcemente.

<< be’ ora vado, Edward. Buonanotte amore >> e gli baciai una guancia.

<< ehi, ehi! Non sono soddisfatto! >> m’afferrò il braccio, e mi fece ricadere sul sedile.

Mi baciò di sorpresa.

<< ehi, non fare il furbo Ed! >> e risi.

<< buonanotte, scricciolo…. >> mi guardò con un’intensità tale da sciogliermi.

<< sogni d’oro, Ed… >>

<< ti amo. >>

<< ti amo anche io >> ci baciammo ancora, poi sgambettai fino alla porta di casa mia. La Volvo di Edward sgommò via, e io la seguii con lo sguardo finché non scomparve.

Visto, è pessimo! Scusate! Mancanza di fantasia, capperetti!
Comunque, ho deciso: il prossimo cap, sarà l'epilogo, nonchè... la fine di questa avventura.
Devo dirlo, mi dispiace farla finire... Ho pensato magari di fare anche un seguito, ma con l'epilogo che ho in mente, non si può proprio fare... Merdaccia!
Umh... magari, farò dei capitoli tipo... non so, nel periodo delle discussioni di Ed e Bella, o dei dove entrambi fanno lugubri riflessioni, nel periodo di separazione... Per far vedere la vera Bella e il vecchio Edward...
Fatemi sapere ciò che pensate in merito!
Un bacio, aLiCe__CuLlEn ( o Giorgia)

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Capitolo 26
*** EPILOGO ***


Ragazze, eccomi qua, con l'epilogo. Davvero, non ci credo, ho davvero finito la storia. Devo ammettere che non pensavo potesse svilupparsi così, e non mi aspettavo nemmeno di arrivare fin qui. Ringrazio voi lettori, che siete stati con me in tutti questi capitoli, sostenendomi, linciandomi, dicendomi i vostri pareri. Davvero, un grazie sincero. Spero che quas'ultimo capitolo vi piaccia, e... be', magari ci vedremo nei capitoli Extra, okay? Buona lettura, e per favore, siate buone. Un bacio, aLiCe__CuLlEn, o semplicemente Giorgia.
EPILOGO
La vita è un gioco, un entusiasmante, pericoloso gioco.
Bisogna buttarsi per vincere, bisogna rischiare, anche a costo di farsi male.
Il dolore fa crescere, e fa sembrare la felicità ancora più bella, più meritata.
La vita è paura: il timore di perdere quella partita, il match più importante per te. Quello che cambierà per sempre la tua vita. Ma la paura a volte più essere una buona amica, riesce a farti stare a contatto con la realtà, a mente fredda tutto sembra più chiaro.
Ma cosa fare quando in gioco, in quella partita, c’è la cosa a cui tieni di più? Cosa fare per vincere, ma non soffrire? Cosa fare, per giocare e non rischiare troppo, per paura di perdere?
Come fare se in gioco c’è il tuo cuore e quello della persona che ami?
Si, perché la vita è anche amore.
Io, Edward Cullen, queste domande me le sono poste molte volte.
Sono arrivato alla conclusione che bisogna mettersi in gioco, essere sinceri, perché altrimenti non si è mai pianamente soddisfatti. Se non ci si butta, ci rimarrà sempre il dubbio, che ti fa chiedere: ‘ come sarebbe stato?’.
Io ho rischiato e… nonostante la paura e le difficoltà, ho vinto. In premio, ho avuto l’unica cosa che avrei voluto: il cuore della mia anima gemella.
Il cuore di Bella, la donna che amavo. E non potevo esserne più felice.
<< ciao mamma, ci sentiamo presto. >> Bella abbracciò possessivamente sua madre, baciandole una guancia.
<< ciao, amore. Stammi bene, e cura tuo padre… >> raccomando Renèe, asciugando i lacrimoni del mio amore.
<< certo… ti voglio bene, mamma. >>
<< siete sicuri di non volerci seguire? >> chiesi a Nessie, un po’ amareggiato.
<< no, amico mio. – mi appoggiò una mano sulla spalla – qui ormai ho la mia vita, Dylan è tutto quello che voglio. E non potrei stare senza di lui, ora. >> disse dolcemente. Ci abbracciammo, e le augurai tutto il bene possibile.
<< spero anche per voi, mi raccomando. E fatevi sentire spesso! Mi mancherete un casino… >> Bella arrivò, e salutò calorosamente Renesmee.
<< Nessie, mi raccomando, tienilo in riga! – sorrise a Dylan, che arrossì – e… mi mancherai, amica mia. >>
<< anche tu, Bella. Ci terremo in contatto, ovviamente. >>
<< certo. >> disse Alice.
<< mi raccomando, oh, fate i bravi voi due! >> prese in giro Emmett, Dylan e Nessie. << be’, cosa vuoi che facciamo, orso! >> lui le lanciò un’occhiata maliziosa, ricevendosi uno scappellotto da Rose.
<< scemo >> ridemmo. Dopo l’ennesimo abbraccio di gruppo, la chiamata rimbombò nello stabile. Dovevamo andare.
<< buon viaggio, ragazzi! >> esclamarono tutti, poi salimmo sull’aereo.
<< Edward, guarda là, nel mio cassetto: ci dovrebbe essere una penna. >>
Aprii il cassetto e ci frugai un po’. La prima penna che trovai gliela diedi.
<< grazie, tesoro >> mi disse, sorridendo, prendendomela dalle dita. Si sporse per darmi un bacio, e io l’accontentai. Non avrei mai potuto negarle ciò, e nemmeno negarlo a me!
<< mmm, quindi… sei sicura per Harvard? >> domandai.
<< si, facoltà di legge! >> disse sicura. << e poi, almeno frequenteremo la stessa università, potremo stare sempre insieme e… potrò tenerti d’occhio, non vorrei che cascassi alle avances delle tue fan. >> e mi lanciò un’occhiata.
<< ma sai bene che non accadrà mai, amore. Io vivo per te, Sweetie. >>
<< lo spero bene. >> commentò, lasciandomi interdetto. Poi scoppiò a ridere.
*****
<< ragazzi, chi vuole una fetta di torta al cioccolato? >> chiese mia madre, entrando in salotto. Gli occhi di Bella s’ingrandirono al solo sentire la parola magica: cioccolato.
Scoppiai a ridere, era impossibile non farlo davanti a quell’espressione di pura delizia, ma tremendamente buffa, della mia ragazza.
<< io! >> esclamò, e la mia risata s’ingrossò, contagiando anche gli altri.
<< ma che scemi che siete, smettetela di prendermi in giro! >> si lamentò, mettendo quell’adorabile broncio a cui non resistivo. Le presi le guance e le tiracchiai, facendola mugugnare.
<< allora, avete deciso voi tre le scuole? >> chiese mio padre, osservandoci divertito dall’alto della sua poltrona – ovviamente noi sei eravamo spaparanzati comodamente sul tappeto nuovo di mamma, pronti a sbriciolarci sopra- .
<< si, abbiamo anche compilato i moduli! >> esclamò Alice, su di giri.
<< e dunque? >> insistette mamma.
<< Columbia university, insieme al mio Jazz, ovviamente! >>
<< noi Harvard, insieme. >> risposi, stringendo Bella a me. Lei sorrise, e mi baciò una guancia.
<< gliel’ho già detto: così non rischio che caschi nelle trappole di quelle oche delle sue fans. >>
<< anche tu sei una sua fan, Bella. La numero ‘uno’. >> commentò Emmett, ridacchiando.
<< con me tutto è lecito. Con le altre, no. >> decretò, convinta.
<< gelosona, lo sai che ti amo infinitamente! >>
<< anche io, mostriciattolo, anche io! >> e prima che potessi ribattere, poggiò le sue labbra sulle mie.
<< traditrice >> mormorai, sulle sue labbra. << non sei leale. >>
<< oh, sì che lo sono! >> mi tirò una cuscinata e sgusciò dalle mie braccia, ridendo, seguita dagli altri.
<< piccola peste! >> mi alzai, e cominciai a seguirla. Corse in cucina: << Esme, Esme! Aiuto, Edward mi vuole far del male! >>si nascose dietro di lei, che rideva allegra.
<< ragazzi, fate i bravi… o niente torta! >>
<< capito? Niente torta per chi non fa la brava: e tu sei monella! >> mi fece una linguaccia, e si nascose dietro l’isola della cucina, armandosi di mestolo.
Mamma sgusciò fuori, intimandoci un << non combinate pasticci! >>.
<< ha ha, è giunta la tua ora, furbetta! >>
<< non direi! – mi fece una boccaccia – io sono più furba di te! >> e con questa uscita, una dose generosa di solletico era obbligatoria!
<< piccola insolente, vieni qui! >> corsi al di là del tavolo, e quando cercai di afferrarla, riuscì ancora a sfuggirmi. Mi sporcò pure il viso con il la crema del dolce.
<< stronzetta! >> esclamai, ripresomi dal momento di confusione. << vieni qui! >> Corse su in camera mia: okay, era ufficialmente in trappola. Ghignai, quando anche lei arrivò alla mia stessa conclusione, e mi rivolse uno sguardo da cucciolo smarrito implorante.
<< eh no, carina… devi pagare, amore… >> ma era determinata, la ragazza, e cercò di superarmi. Io l’afferrai per i fianchi, e la gettai sul letto, facendola urlare.
<< Edward! >>
E posai le labbra sulle sue, zittendola.
<< e sarei io la traditrice..? >> esalò. La guardai negli occhi, perdendomi nelle sue calde iridi color cioccolato.
“Edward! Che stai facendo a EJ?! Gli fai male!” strillò. Poi prese la rincorsa e si buttò su di me a peso morto.
“ Bella!! Ahio!” esclamai. Rise, e io la seguii a ruota come uno scemo. Eravamo due scemi, per questo andavamo così d’accordo.
<< mi ricorda qualcosa… questa situazione… >> sussurrò, sorridendo. Ridacchiai. << chissà tuo padre cos’avrà pensato… dopotutto, eravamo in una posizione equivoca. >> rise anche lei.
<< già, un giorno glielo chiederò. >>
<< ehi, piccioncini, che fate lì soli soletti? >> Emmett entrò con la sua solita leggerezza da elefante, seguito dagli altri orsi.
<< niente, niente… >> dissi, scostandomi da lei. Mi sedetti composto, a gambe incrociate, e la mia Sweetie fece lo stesso.
<< ragazzi, ci credete? Tra qualche mese andremo all’università, e ci separeremo… >> mormorò sconsolata Alice.
<< be’, noi ci siamo già, e non mi sembra che siamo spariti nel nulla. >> sdrammatizzò Emmett. In effetti, ora che ci pensavo, la distanza avrebbe potuto rovinare l’unità del nostro gruppo. E io non volevo, assolutamente no.
<< Alice ha ragione, e se dovessimo allontanarci? >> chiese, preoccupata la mia Bella.
<< oh, andiamo, cosa vuoi che succeda?! – esclamò Jazz – io sono con Ali, tu con Edward, Emmett con Rose: mal che vada saremo lontani, ma amici e cognati comunque rimaniamo. >> sorridemmo, divertiti.
<< però ci terremo in contatto spesso. >> decretò lei, voleva avere certezze ora nella sua vita. Niente dubbi, niente rimpianti. Me l’aveva detto, e ne era convinta.
<< certo, mica facciamo come qualcuno – Rose le lanciò un’occhiata – che inventa la balla di aver perso il telefono in aeroporto con la madre, per non chiamare casa… >>
<< ehi, io l’ho perso veramente il cellulare! >> sbottò, incrociando le braccia al petto.
<< e cos’è, soffrivi di amnesia, per non ricordarti i nostri numeri? >> canzonai, e lei mi diede una gomitata.
<< sapete bene com’ero in quel periodo, e comunque non me la sono mai sentita di riallacciare con il passato: stavo troppo male. E se l’avessi fatto, ne sarei stata troppo male. >> disse dispiaciuta. La consolai, abbracciandola stretta.
<< ehi, ricordate il nostro primo incontro, in Australia? Di sicuro non è passato inosservato, come tutti i vostri litigi! >> Alice ridacchiò, con Jazz, Rose e Em.
<< e chi se lo scorda… >> commentai, e Bella ridacchiò.
“<< ehy, Isa. Non ti presenti?>> esclamò la bionda, chiamando una ragazza. Isa…la strattonò avanti, per presentarcela. Mi macò il fiato, e il mio cuore perse un battito. Credevo di sognare, anzi, pensavo fosse un incubo.
<< Oddio! L’avete fatta arrossire!>> starnazzò << Beh, comunque lei è Isabella Swan. Ma potete chiamarla Isa. >>come poteva essere davvero lei? non era la Bella che conoscevo. Ma forse è la verità quando si dice che la gente cambia con il passare del tempo.
<< ma certo, Isa… >>dissi, con un tono cattivo. Non capivo, non riuscivo a capire perché avesse subito quel cambiamento. Alzò lo sguardo, e incontrai i suoi magnifici occhi color cioccolato. Almeno loro, erano identici a prima. La scrutai attentamente, alla ricerca di qualche segnale, in cerca di uno spiraglio della vecchia Bella.
<< non c’è bisogno che mi chiami, Cullen. Tanto dubito ti parlerò un’altra volta. >> disse altezzosa. Così mi feriva…. Avevo dipinto un sorriso cattivo, sul viso.. Alzai un sopracciglio, volontariamente strafottente. << wow, sai parlare! >> commentai.
<< si, molto meglio di te, “MR modestia a parte”! >>
<< oooh, che paroloni!! Non pensavo che un’oca sapesse parlare così bene! >>
<< ha. ha. ha. Guarda, sei simpatico come un trapano su un dente cariato… senza anestesia! >> c’era, Bella c’era ancora, me lo sentivo, che nel profondo di quella ragazza di fronte a me ci fosse ancora.
<< senti chi parla! Sei peggio di una cicca sotto la scarpa! >>
<< oh.oh.ooh. sentimi bene: sei venuto qui apposta per farmi incazzare?! Beh, puoi tornartene pure a casa. Se vuoi ti pago io il biglietto!! >>
<< non permetterei mai una tale blasfemia! È nel mio essere gentiluomo: non fare mai pagare al sesso debole. >> era un colpo basso, lo sapevo. E sapevo che Isabella, orgogliosa com’era, avrebbe ribattuto.
<< il sesso debole?>> ripeté, sconcertata. << Ma come ti permetti brutto cafone ignorante, cretino, idiota, ottuso, demente… >> Amber le mise le mani sulla bocca.
<< scusala, non sa quello che dice!>>
<< oh, lo so. So riconoscere una persona con un’intelligenza minima. Capisco i limiti mentali che potrebbe avere… >> l’avevo detto davvero? Ero sceso così in basso?
Bella si scrollò di dosso la ragazza e si fiondò addosso a me. Iniziò a picchiarmi, e benché la sua forza non fosse molta, quel gesto mi fece male profondamente.
<< ti odio! Ti odio! Non ti tollero! Perché sei venuto!? Non potevi rimanertene a casa?! Io ti odio! Mi stai rovinando la vita! >>”
<< le hai prese di brutto, amore! >> commentò, ridacchiando.
<< già, è stato il gesto che mi ha ferito tanto. >>
<< anche tu mi hai spezzato il cuore. Ma… l’importante è che tutto si è sistemato. >> disse, sorridendo.
<< eh già, e pensare che stavamo litigando in quel momento… >> ricordai, col sorriso.
<< in che senso? Che volete dire? >> chiese Alice, curiosa. Gli altri le fecero eco; possibile che in questa casa nessuno si facesse un pacco di cavoli suoi? Ma dopotutto, glielo dovevamo… forse.
<< quando ci siamo messi insieme, ci stavamo per prendere a botte come al solito, invece… >>
<< invece me ne sono uscito con un ‘ti amo’… >>
“Le afferrai un braccio, non poteva scappare da me, e con uno strattone la portai al mio petto. Le circondai i fianchi con le braccia e la strinsi a me. si divincolò da me.
<< stammi lontano! >> ringhiò. << non ti è bastato farmi quasi morire di dolore! NO! Vuoi finirmi,vuoi farmi davvero morire di dolore! >> mi sentii morire.
<< non vorrei mai farti del male. >> mormorai, affranto.
<< ma come puoi dirlo?! Dopo come ti sei comportato fino adesso! Come puoi dirlo Edward! >> esclamò, arrabbiata.
Ma era così difficile da capire, diamine?
<< ho dovuto, ho dovuto Bella! Dovevo proteggermi, non volevo più soffrire! Ero stufo di stare male, stufo di far soffrire la mia famiglia stando male! >> << certo, e trattarli da cani li faceva stare meglio, no?! Ma perché avresti dovuto soffrire?! Da cosa diamine ti dovevi proteggere?! >> proprio non lo capiva, eh?
<< da te!- esclamai, stanco. Dovevo dirle la verità - Mi dovevo proteggere da te, e dal sentimento che provavo e provo tutt’ora per te! >> continuai imperterrito, senza prendere un respiro.
<< Mi sono messo una maschera per non soffrire, ma non è servito a nulla! Mi sono messo questa maschera per proteggere me stesso! Perché TI AMO, perché non ti posso avere! Perché ti amo e tu mi consideravi il tuo migliore amico! Perché tu possiedi il mio cuore e non lo sai nemmeno! Ti ho trattato così perché ero arrabbiato con te perché eri cambiata, perché non eri più te stessa! E ora sono disperato, perché con le tue parole di profondo odio hai buttato giù le mie barriere, e mi hai fatto uscire allo scoperto! E ora mi odio per averti detto che ti amo, perché ora ti perderò per sempre e tutte le mie paure si realizzeranno! Ecco perché Bella, perché TI AMO! Ti ho sempre amata… >>”
<< davvero? Non ci credo! >> Alice ridacchiò. << certo che voi siete proprio strani… la situazione era quasi… da libro. >>
<< ah, io ce la vedo Bella attrice… >> commentò Emmett << nei film per ciechi! >> e tutti risero, io compreso. Bella mise il muso, incrociando le braccia al petto.
<< che cattivi che siete.. soprattutto tu, orso! E tu, Edward, dovresti difendermi e non prendermi ancora di più per il culo! >> ridacchiai, abbracciandola.
<< ma dai, Bella, lo sai anche tu che come attrice sei pessima… >> cercai di sdrammatizzare.
<< ah, grazie mille! Che struzzo che sei! >>
<< struzzo? >> chiesi, confuso e divertito.
<< sei proprio tardo: struzzo uguale s-t-r-o-n-z-o! >>
<< ehi, stronzetta sarai tu, mocciosa! >> e presi a farle il solletico, per vendicarmi. Vederla ridere, però, mi rallegrava e basta.
<< basta, Edward, ti prego! >> esclamò tra le risate. Io, compiaciuto e ripagato, conclusi che mi ero vendicato abbastanza. << di’ un’altra volta una cosa del genere, e la razione di solletico sarà il doppio! >> intimai, col sorriso stampato in faccia.
<< si, si.. >> mormorò tra sé. Le pizzicai un fianco, facendola sussultare. << ehi! >>
Ridemmo tutti, allegri.
<< sapete cos’ho notato? >> Alice era stata fin troppo in silenzio, per i miei gusti.
<< che cosa, folletta mia? >> Jazz la abbracciò a sé, baciandole una fronte.
<< che ogni volta che Edward e Bella si sono baciati, era perché nel gioco della bottiglia lanciava Emmett. >> ora che ci pensavo, era vero. Non sapevo se essergli riconoscente o meno. Be’, se ora stavo con Bella, un po’ era anche merito di quel bacio. E di conseguenza anche grazie alla festa, per cui dovevo essere grato anche ad Alice, che l’aveva organizzata.
Si, loro due erano proprio due Cupidi.
<< be’, grazie Emmett, allora. >> esclamò Bella, sorridente. << sei stato di singolare aiuto. >>
<< l’avevo detto io, che tutto sarebbe andato bene! >> l’orso si batté fiero una mano sul petto. << sono felice di averti tolto di dosso tutta quella tristezza. >>. Bella sorrise dolcemente, e si alzò per abbracciarlo.
<< il nostro orsetto! >> Sweetie prese una guancia paffuta di Emmett e la tiracchiò, facendolo lamentare per il male. Ridacchiammo, la scena era troppo buffa.
<< secondo me, comunque, era destino che vi metteste insieme. >> commentò Rose, con occhi sognanti. << se però non vi foste svegliati, saremmo campati cent’anni prima che vi metteste insieme. >>
Io e Bella alzammo gli occhi al cielo: << avete poca fiducia nel nostro amore… e comunque, noi due non siamo intraprendenti come voi! >> dissi ovvio. Bella annuì, concorde e divertita.
<< siamo anche la coppia più normale, non per dire: il leone e il folletto, l’orso e la gattina – come Emmett chiamava Rose – … cioè, siamo allo zoo? >> scherzò Bella. Io risi, spensierato. I quattro misero il muso, ma poco dopo seguirono me e Bella nella risata.
Molte volte basta poco per essere felici: un sorriso, un abbraccio, una carezza…. Semplicemente, un gesto d’amicizia può far tanto. Deve essere disinteressato, sincero, e può far miracoli. Come il mio amore per Bella.
Sapevo che era la mia anima gemella, sentivo che era il mio unico amore. E speravo fosse per sempre.
Ma il futuro non si conosce, i bivi e gli ostacoli sono tanti. Bisogna sperare di avere la persona che si ama, per affrontare tutto ciò avverso a noi.
Le incertezze ci saranno, gli sbagli potranno capitare, ma bisogna andare avanti e non perdere la speranza.
E soprattutto, credere nell’amore. Crederci davvero, e bisogna essere disposti a tutto per tenerlo con sé, per non perderlo.
E una cosa è certa: l’amore potrà sembrare scomparso, ma molte volte siamo noi che cerchiamo di nasconderlo a noi stessi, ma lui c’è. E prima o poi ritorna sempre a scombussolarci la vita, l’anima e il cuore.

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Capitolo 27
*** EXTRA: ROMEO vs GIULIETTA? ***


OPEN YOUR EYES

EXTRA: ROMEO vs GIULIETTA?

Arrivai a scuola con il sorriso, oggi mi sentivo più felice del solito. Forse perché sapevo l’argomento della lezione di letteratura inglese, Romeo e Giulietta, uno dei miei testi preferiti. Speravo che il tempo passasse velocemente e che arrivasse subito la quarta ora.
“ciao Amber!” la salutai con entusiasmo. Lei mi guardò con uno sguardo carico di dispiacere, non sapevo però se fosse davvero sincero. Quel giorno ero così euforica che non riuscivo più a capire se le persone fossero sincere o meno.
“oh, Isa, scusa se stamattina non ho potuto passare a prenderti…” implorò. Le sorrisi, alzando le spalle: “Figurati, no problem.” Poi proseguii da Nikki e Ash, che erano poco più in là.
“siamo contente oggi.” Costatò Nikki, vedendo il mio sorriso cominciante da un orecchio e finente all’altro. “Già, oggi ‘Romeo e Giulietta’!”
Le mie amiche risero, sapevano che adoravo quella storia, gliel’avevo confidato io stessa, tempo prima. La classe di Nikki e Ash questa lezione l’aveva fatta la settimana prima. Era una specie di dibattito sull’argomento. Da loro, praticamente, aveva parlato solo la prof, con suo enorme rammarico. Alle mie amiche come lezione non era dispiaciuta. Io non avevo intenzione di stare lì solo come spettatrice passiva, mi piaceva ascoltare i pareri altrui, ma dovevo anche dire la mia. Soprattutto confrontarmi con persone che avevano le mie stesse passioni, e in questo caso la letteratura.
Sentivo che quella giornata non avrebbe potuto rovinarla niente e nessuno, nemmeno quell’idiota di Cullen versione stronzo.
Al suono della campanella ci dirigemmo all’interno dell’ente scolastico.
Beh, forse l’unica cosa davvero negativa della situazione – oltre il mononeurone* Cullen – era che il martedì avevo pure matematica. Era in assoluto la materia che più detestavo, anche più della biologia ( dato che avevo dietro Cullen, che mi faceva sempre richiamare), soprattutto perché non mi entrava in testa. Un tempo, quando pensavo ingenuamente che la mia vita fosse speciale accanto a quell’ameba, facevo ripetizione proprio con lui. Non che riuscissi a capire molto, anche perché, all’insaputa di mio padre- convinto che fossimo bravi e seri studenti- finivamo sempre per cambiare i programmi del pomeriggio, mettendoci a guardare un film in compagnia di bibite e pop-corn.
Vecchi, obsoleti tempi. Che ormai non mi appartenevano più. Tempi che se rivisitavo con i ricordi, mi portavano solo dolore, malinconia, rimpianto e ancora dolore.
Marciai fino alla mia aula, con una strana sensazione; la professoressa Phillips era famosa per interrogazioni e test a sorpresa, e purtroppo non le andavo troppo a genio. Io come il resto della scolaresca, sia chiaro. Solo un ragazzo era riuscito ad abbonirla, ed era proprio quel microcefalo con certificato di Cullen. Eh, quanto era dura la vita a volte. Entrai nell’aula e vidi la prof già in classe, insieme a altri due miei compagni.
“signorina Swan, pronta per il compito in classe di oggi?” la mia espressione doveva essere di puro terrore, perché un ghigno perfido si disegnò sulle labbra di quella strega. Cattiva e stronza come poche, era quella. Era zitella, infatti, - quasi impossibile provare un minimo di affetto per lei, in quanto non rispettava gli altri e godesse nel vedere il panico sui visi altrui- , e tutti i prof non erano d’accordo con quel suo modo di insegnare. Lo ritenevano troppo ‘bacchettone’, e non avevano tutti i torti. Benché anche gli altri non fossero troppo indulgenti, non raggiungevano la severità e la perfidia di quella donna nemmeno a volerlo. La professoressa Phillips era il terrore di ogni studente di questa scuola, eccetto che di ‘Leccaculo- Cullen’. Incredibile come quel sorriso riuscisse a incantare anche la stronzaggine e la perfidia fatte persona. Secondo me, ciò non aveva fatto che far crescere il suo ego a dismisura- ovvero facendolo diventare ancora più irritante, nonché più fastidiosamente fastidioso e strafottente nei miei confronti.
Deglutii a vuoto, annuendo lentamente. Proseguii e andai a sedermi al mio posto; tirai fuori subito il libro per ripassare – o meglio, studiare, dato che non avevo aperto libro. L’aula cominciò a riempirsi, e ogni studente che entrava sentiva la cattiva aria che girava nella stanza. Era difficile non notare gli sguardi terrorizzati – il mio per primo – dei ragazzi che erano lì da prima con me. Non ero l’unica che aveva sfruttato quei pochi minuti per conoscere il minimo dell’argomento che avremmo sviluppato nella verifica.
Una volta che tutti i banchi furono occupati, la Phillips cominciò: “Bene, ragazzi. Come sapete, oggi ho organizzato un test a sorpresa. Il lavoro è personalizzato per ognuno, chi ovviamente è più bravo, avrà quesiti pari al suo livello. È attitudinale, ma i voti li do’ comunque”. Un mormorio si levò tra i banchi, che per quanto fosse basso, le diede fastidio. “piantatela di comportarvi come una balbettante banda di babbuini balbettanti!” tuonò, lanciando un’occhiataccia alla classe. “vi chiamerò in ordine alfabetico; non aprite il fascicolo finché non ve lo dirò.” Uno a uno andammo là, e quando fu il mio turno, la sua espressione mutò un poco. Era un misto tra soddisfazione e perfidia. Non capivo il perché; il mio non doveva essere troppo difficile, in quanto ero un’incapace in matematica, e lei lo sapeva bene. Almeno, speravo.
“Avete due ore di tempo… da ora.” E dettò ciò, tutti aprimmo l’inserto. Guardai la prima domanda: ma che..? Sembrava il mio peggiore incubo. Non mi ricordavo di aver fatto cose del genere qui. Girai pagina, un altro problema, un altro punto di domanda. Infine, l’unica cosa che sapevo compilare era il mio nome.
Di sicuro era uno zero, il voto che avrei preso.
Rilessi il primo quesito, sperando che un qualche santo del cielo m’illuminasse. Ma niente. Io non.. aspetta. Quell’argomento l’avevo già affrontato, a Forks. Peccato che fosse uno di quelli di cui non capivo un fico secco. E il seguente mi ricordava vagamente un compito affidatoci dal prof al secondo anno di superiori.
Un momento.
Avevo il vago sospetto che la professoressa avesse volontariamente spulciato nel programma che avevo affrontato gli anni scorsi a Forks, ma non poteva aver azzeccato tutti gli argomenti in cui avevo delle lacune. Almeno che..
Almeno che il suo beniamino non l’avesse aiutata con i quiz.
Solo Edward sapeva quanta fatica avevo fatto per meritarmi la sufficienza piena negli argomenti difficili. Solo lui, perché – oltre a Alice, che in matematica non mi aiutava mai, in quanto non era una cima nemmeno lei – nessun altro mi dava delle dritte in queste materia.
Non riuscivo a crederci: ma quanto era diventato cattivo?
Tralasciando quanto fosse cambiato quello che era il mio migliore amico, spulciai nei miei vaghi ricordi qualche nozione datami da Edward- stronzo- Cullen.
Fortunatamente non avevo cestinato tutto ciò che avevo imparato gli anni scorsi, e tra vaghe formule e calcoli improvvisati, riuscii a terminare il test al suono della seconda campanella. Richiusi con un sospiro pesante il fascicolo, misi in spalla lo zaino e aspettai che gli altri consegnassero, dato che ero l’ultima ad aver finito.
La classe era ormai vuota quando diedi il libretto all’insegnante, che mi guardò con sufficienza. “bravo vero, il signor Cullen a dare esercizi?” e rise malignamente. Non le risposi, e voltandole la schiena uscii da lì. Poco importava che mi avesse messo uno zero. La detestavo.
Odiavo Edward Cullen, il suo cocco.
“ehi Isa, a te come è andata?” mi domandò Kristen, sorridente. “a me, benissimo, era semplicissimo!” esultò, felice.
“il mio era difficilissimo, eppure non sono brava in matematica” sbottai, arrabbiata.
“che strega che è quella donna. Non devi starle molto simpatica, ma chi può dire di essere sotto l’ala protettrice della prof ‘megera’?”. Cercò di tirarmi su il morale, ma non funzionò.
“grazie del sostegno, Kris, ma ora devo andare.” Sospirai, proseguendo spedita verso la nuova aula.
Come nei miei sogni peggiori mi comparve davanti Mr. Cretino in persona.
“Swan, ma che dispiacere vederti!” esclamò, solo il suo sorrisino mi faceva venire la voglia di prenderlo a schiaffi. Diceva: picchiami, picchiami!
“Sei così stronzo che mi verrebbe voglia di sputarti in faccia” dissi sincera, incenerendolo con lo sguardo. Lui fece una risatina sarcastica, per poi tornare a guardarmi con malizia.
“Swan posso farti una domanda?”
“se ci riesci, chiedi pure” risposi, preparandomi ad una frecciatina delle sue.
“Se uso il microscopio, riesco a vedere il tuo cervello?”
“Questa domanda se la pongono le persone che vedono te, non me. Sai che è illegale essere così irreparabilmente idioti, stronzi e cretini?”.
“ e allora perché non sei ancora in galera?” domandò, e li dovetti iniziare a contare i secondi per non perdere la mia pacatezza. Respiravo con calma, cercavo di mantenere il controllo di me stessa.
Non ero una persona violenta, io.
Mi dovevo iscrivere ad un corso di Yoga, o un giorno di questi l’avrei mandato all’ospedale. Ne ero capace.
“ah.” Mi ricordai “ grazie di aver aiutato la prof con la scelta degli esercizi per il mio quiz a sorpresa.” Lui alzò le spalle: “dovere”.
“ma vai a quel paese, va.” Gli dissi, sorpassandolo diretta alla mia classe.
“ci vediamo in classe, Ameba!” esclamai poi, ma non sentii la sua risposta perché ero già nell’aula. Ero in ritardo, ma il prof ancora non c’era. Mi sedetti vicino ad Amber. “ ehi, perché Taylor non c’è ancora?” le chiesi, mentre lei si smaltava le unghie con lo smalto rosa shocking. “belle, mi piacciono così” commentai poi.
“grazie!” mi sorrise, posando l’attenzione su di me. “Comunque, è assente. Non lo sapevi? Questo fine settimana è andato in gita con le seconde a Sidney. Sai che lui si vantava di essere quel grande surfista, no?” annuii, divertita.
“me lo immagino, non sa nemmeno fare due passi senza inciampare!” esclamai, facendo ridere la mia amica. “già, appunto! Un ragazzo l’ha sfidato, e lui ha accettato. Si è fatto male.” Si strinse nelle spalle. “niente test lunedì, perlomeno.”
Avevamo l’ora buca, ma rimanevamo tranquilli nella classe. Ognuno si faceva i fatti suoi, senza badare a ciò che gli altri combinavano. Tirai fuori dalla tracolla il mio Ipod e misi le cuffie nelle orecchie. La musica era al massimo, ma il suono della canzone che stavo ascoltando era così delicato che non poteva dare fastidio.
Claire de lune.
La nostra canzone.
Quella stessa musica che lui mi aveva sempre suonato, dicendomi che la nostra amicizia era infinita come le volte che lui aveva fatto vibrare le note di Debussy nell’aria.
Certo, infinita. Era bastato che fossimo abbastanza distanti, per odiarci. Non c’eravamo fatti niente di male, ma da quel primo incontro a scuola non c’eravamo più sopportati. Io.. io sinceramente non avevo nulla contro di lui. Io tenevo alla nostra amicizia. Ma a lui non interessava, lui mi odiava, lui mi aveva spezzato il cuore.
Da quando mi ero trasferita, non c’era giorno che lui, che loro, non tornassero nella mia mente, ferendomi il cuore. La fioca, debole speranza che il mio amore per lui scomparisse era morta quasi subito. Perché, nonostante tutto, io non riuscivo a non amarlo incondizionatamente. Gli rispondevo male, lo insultavo, ma era un modo per nascondermi, per difendermi. Non avrei retto senza la mia maschera.
Edward era il mio fottutissimo primo amore.
E sfortunatamente comportava una serie di problemi, che a distanza di tempo, non riuscivo a risolvere.
Già, fottutissimo.
Era come un tormentone dell’estate; quando cerchi di levartelo dalla testa, inspiegabilmente non ci riesci. E benché tu voglia liberartene, anche a costo di prendere delle capocciate sul muro, sai che ti sentiresti vuoto senza. Strana la vita.
Edward era il mio tormentone. Ma lui non sarebbe stata una moda per il mio cuore, che poi, finita la stagione sarebbe diventata ‘out’. Lui era incredibilmente, sfortunatamente sempre ‘in’. Era uno stile eterno, di quelli che persistono sempre in alto alla classifica.
Senza che nemmeno me ne accorgessi, il mio scudo si era abbassato. Il segno evidente della mia vulnerabilità: una lacrima. Era riuscita furbescamente a rigarmi la guancia, senza che potessi fermarla. Stupida e inutile goccia salata.
La asciugai, con rabbia quasi.
In quel momento, tra i miei compagni, accanto alla mia amica, mi sentivo sola.
Beh, una persona che tiene a te dovrebbe accorgersi che qualcosa non va, soprattutto se è evidente. Qui io potevo mettermi ad urlare, e nessuno mi avrebbe veramente ascoltata. Ne ero certa.
Era un gioco di popolarità e amicizie false, una gara a chi conquistava più ragazzi e a chi aveva la simpatia di certe persone, anche a costo di ferirne altre.
Ero stufa di tutta questa ipocrisia, eppure non potevo farne a meno. Stavo diventando un manichino, assoggettata dal mio copione, una parte che mi ero scritta da sola. E mi pentivo di averlo fatto.
Avevo bisogno di figure davvero amiche. Sincere come Nikki e Ashley. Ma forse volevo solo che tornasse tutto come prima. Avrei sopportato anche il dolore per l’amore non corrisposto, pur di averlo di nuovo vicino a me. Pur di avere di nuovo l’amicizia di Alice, Rosalie, Emmett e Jasper. Pur di rivedere il sorriso amorevole di Carlisle e Esme. Pur di poter riabbracciare mio padre.
Non dovevo pensarci. Scossi la testa, per scacciare quei pensieri tristi. Come invocata, suonò la campanella.
Andai in bagno, prima di andare alla penultima, tanto attesa, ora.
Il mio viso era pallido, le occhiaie marcate e gli occhi spiritati. Dovevo ringraziare Edward, per tutto questo.
Grazie Edward!
Mi sciacquai la faccia con l’acqua fredda, e rabbrividii. Il mio viso, nonostante l’avessi ravvivato un po’, era sempre segnato dalla tristezza e dal dolore.
Avevo bisogno di sfogarmi, un incontenibile bisogno di sfogarmi.
Lo odiavo.
Odiavo quel verme del ragazzo che amavo.
Ero una continua contraddizione, con i miei pensieri.
Lo odiavo e lo amavo.
Volevo che tornasse tutto come prima, ma non volevo amarlo di nuovo.
Desideravo sfogarmi, ma non potevo.
Già.
Raccolsi la tracolla, cercai di fare un accenno di sorriso, e uscii. Quasi correndo, raggiunsi l’aula di Letteratura. Positività, entusiasmo: ecco cosa mancava ora nella mia vita. Tutto quello che riusciva a trasmettermi con un sorriso o una battuta, la mia meravigliosa ex famiglia allargata.
La classe era ancora mezza vuota, perciò avevo libera scelta di posto.
Mi misi a sinistra, rispetto alla cattedra della prof Callaway, che in quel momento canticchiava tre sé.
Era la prof che più stimavo e rispettavo. La ritenevo un mito, era una di quelle persone che ti accettano per quello che sei e anzi, ti faceva sentire migliore di quello che eri. Era esattamente il contrario della Phillips, che ti faceva sentire insignificante e al posto sbagliato. Queste due prof erano costantemente in conflitto, poiché avevano delle idee completamente differenti: una era buona, gentile, che cercava di incoraggiarti ed era contraria all’annientamento della stima di una persona; l’altra ti smerdava, faceva si che ti ritenessi una nullità, cattiva e sadica.
“allora, Isabella, pronta per il dibattito sull’opera più famosa di Shakespeare?” domandò, pimpante, avvicinandosi al mio banco. “prontissima, professoressa.” Dissi sicura, rivolgendole un sorriso sincero. Lei ricambiò, poi tornò alla cattedra.
Per ultimo, come sempre ovviamente, Edward arrivò in classe.
“buongiorno, ragazzi. Lei, signor Cullen sempre in orario, vedo.” Lui sorrise a mo’ di scusa.
“bene, molti di voi già sapranno cosa faremo oggi: un dibattito su ‘Romeo e Giulietta’..” guardò la classe.
“no, che pizza!” Bryan Mitchell aveva detto la sua al compagno di banco in un modo assolutamente non discreto, sicché l’avevano sentito tutti, e ovviamente anche la prof. “ Bryan, chi ha scritto ‘Romeo e Giulietta’?” incalzò la prof.
“ohmmm… Leonardo Di Caprio?” alzai un sopracciglio, scettica: ma si poteva essere più cretini di così?
“no, ignorante, quello è un attore!” esclamò Edward, il tono era fintamente divertito, la sua espressione era a dir poco indignata. La classe però la prese sul ridere, anche Mitchell.
“Edward.” Lo richiamò la prof bonariamente, e lui chiese scusa. “comunque, una persona più furba che sappia qualcosa, potrebbe rispondere? Edward!” chiamò.
“ William Shakespeare.” Rispose lui semplicemente.
“sai dirmi qualcosa di più?” chiese ancora la Callaway.
“è una storia d’amore, rapida, dal finale tragico. I due amanti, Giulietta e Romeo, appartengono a due casate nemiche di Verona..” la prof lo bloccò, e fece continuare me. “ I Montecchi e i Capuleti. Lui di una famiglia, lei dell’altra. Si conoscono ad un ballo organizzato dal padre di quest’ultima, in occasione del fidanzamento di Giulietta con Paride, un nobile che aveva chiesto la sua mano.”
“ stringiamo un po’: quella sera si incontrano, il giorno dopo si sposano, il terzo muoiono.” La prof fece un attimo di pausa. “ Lei non è morta, finge di esserlo, per poi tornare dal suo amato. Per uno strano scherzo del destino, lui crede che sia morta davvero, e si toglie la vita. Lei, al risveglio, trovandolo morto, si uccide a sua volta. Ora, voglio i vostri pareri”. Disse, alzando lo sguardo sulla classe, in silenzio tombale. Edward parlò: “Romeo è solo un rammollito, non avrebbe dovuto suicidarsi, soprattutto perché lei era viva.”
“ non sono d’accordo.” Intervenni io. “ Romeo era sinceramente innamorato di Giulietta. Lei era diventata tutta la sua vita, lui non avrebbe potuto vivere senza di lei. Ha voluto seguire la donna che amava anche nella morte.”
“ si, insieme fino alla fine, guarda.” Disse lui, a mo’ di presa in giro, il che mi diede fastidio. “ Non doveva suicidarsi. Se avesse aspettato solo un secondo di più, Giulietta si sarebbe svegliata e sarebbero scappati insieme. Ma poi era una cavolata la messa in scena della presunta morte di Giulietta. Bastava dire la verità: siamo sposati.” Ormai non era più un dibattito della classe, ma solo mio e di Edward.
“no, Edward, sai che non è così semplice. Ma scusa, tu chi sei per giudicare le scelte dello scrittore? Voleva che il loro amore fosse più potente della morte, ha voluto far riappacificare le due famiglie nel modo più semplice.”
“nel modo più meschino, direi. Bastava il matrimonio dei figli. Isabella, cresci, non puoi sempre attaccarti alle fantasie. Nessuno, nemmeno il più innamorato, sarebbe così disinteressato nel dare la propria vita per la persona che ama. L’uomo è egoista di natura. Nemmeno tu riusciresti a farlo.” Scoppiai. Non aveva il diritto lui, di parlare d’amore. “ Ma cosa ne sai tu, che non hai mai amato nessuno?! Sei solo invidioso, il fatto è che ti rode non sapere cosa sia l’amore, Edward. Cresci tu, e smettila di fare il bambino.”
Lui digrignò i denti: “tu parli tanto, ma non sai niente. Ti credi tanto profonda, credi di essere migliore di me. La realtà non è quella che ti sei costruita da sola, leggendo libri e guardando film. La vita è crudele e spietata, ma tu ancora non l’hai capito. La verità è che non vuoi capire”.
Le parole erano sincere, convinte, e trapassarono la barriera, colpendo il mio cuore.
Stavo per rispondere, quando la mia attenzione fu catturata dalla mia migliore amica di un tempo. Alice si accasciò sul banco; era pallida, troppo, quasi verdognola. Volevo correre da lei, abbracciarla, starle vicino. Ma non potevo farlo..
Edward le fu subito vicino, e mezza classe si mise intorno a lei. “Ragazzi, lasciatela respirare. Chiamate l’infermiera.” Esclamò la Callaway.
Edward le scostò la frangia dalla fronte. Vedevo il suo volto contorto dall’ansia e dalla paura. Era il vecchio Edward, quello iperprotettivo nei confronti della folletta troppo esuberante.
Quell’immagine di Alice smorta, mi tolse tutte le forze. Non potevo vederla così.
Di nascosto tirai fuori il telefono.
To Amber: Chiama Jasper, digli che Alice è svenuta. Ha bisogno di lui.
E inviai. Pochi secondi dopo, un Jasper tutto trafelato entrò in classe, seguito da Rose e Emmett. “Amber mi ha detto che Alice è stata male, cos’è successo? Piccola, tesoro?! ”. La chiamò Jasper, preoccupato e teso.
“ Jasper, portala in infermeria, tu che sei il suo ragazzo”. La prese in braccio, e uscì dall’aula. Al suono della campanella,pochi istanti dopo, tutti si dileguarono.
Tutti a parte Edward.
Mi osservava, con una strana espressione in volto.
“Amber non è una veggente.” Disse, solamente. “Perché lo hai fatto?”
“chi ti dice che l’abbia avvisata io?”mi scrutò intensamente, sapeva ancora bene come leggermi. Però non capiva la cosa più semplice di tutte.
“forse perché le voglio bene.”


*Angolino autrice*
Ecco qui il primo 'extra' della storia, nel periodo in cui Edward e Bella amavano scannarsi a vicenda ^^"
Si vede qui che Bella non ha smesso di amare Edward, e che non ha dimenticato comunque la sua famiglia. Diciamo che la mente di questa giovane è un po' contorta: ti odio e ti amo, ti picchio e non ti voglio far del male.. xD
Beh, che ci volete fare: era depressa!
In questo extra, Edward si è lasciato andare, si vedeva un po' che la sua era una maschera. Ma loro, no! Prima che lo capiscano, campiamo cent'anni! ^^" xD
Devo dire che mi sono divertita - ma anche indepressita - a scrivere questo capitolo.
Adoro farli litigare. Chiamatemi sadica, ma amo quando i protagonisti arriverebbero volentieri alle mani.^^ xD Sono peggio della Phillips! Oh my Volvo! 0.0
Nei punti tristi di Bella, invece, ho sfogato tutta la mia tristezza per la fine della scuola. Chiamatemi pazza, ma è così: ormai, ho finito la terza media, e mi mancherà moltissimo la mia classe, massiccia fino all'osso. Non voglio perdere i miei amici, e un po' mi sono messa nei panni di Bella, che ha perso tutti quelli a cui voleva bene, anche se nella storia decide lei. Ma ricordiamo Renèe, quella cattivona. U.U xD
E poi, non so cosa mi è capitato, ma ho fatto stare male il mio idolo, povera Aliciuccia *-*. MA NON SI PUO'! Sono partita ormai. E sadica, perfida come poche. 0.0
Ma.. Don't worry, be happy! Alice si è ripresa subito dopo, era un semplice calo di pressione, ma sentiva l'ansia di Cip e Ciop che discutevano e... BOOM, Alice è crollata fisicamente ed emotivamente. Puaretta.
* Mononeurone: cito la mia ormai ex prof di mate, sigh ç_ç, fanatica di Hallo Kitty, caffè dipendente, che beve per dimenticare. Cavolo, era un mito. Beh, ecco, il mononeurone è diviso in 13 individui del genere maschile della mia classe. U.U
Ho divagato troppo. Mi dispiace, avete subito già troppo scleri mentali della sottoscritta.
GRAZIE A CHI SEGUE ANCORA, CHI HA RECENSITO LO SCORSO CAPITOLO, E CHI ANCORA TIENE QUESTO OBBROBRIO TRA I PREFERITI. GRAZIE INFINITE!
Ciau, Giorgia.^^

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Capitolo 28
*** Extra 2- La giornata piu brutta della mia vita? ***



Extra: la giornata più brutta della mia vita?

Odioso. Strafottente. Famoso. Bello. Tremendamente bello. Lui era Edward Cullen, il mio acerrimo nemico. Il mio ormai appurato fottutissimo primo amore.
Andai in sala mensa a passo spedito. Volevo evitare di trovarmi davanti l’essere unicellulare, quel giorno ero semplicemente nervosa, un fascio di nervi. In più, la Phillips c’aveva riconsegnato i test: per colpa- e anche grazie- a quel microcefalo, avevo preso un misero 6. Beh, meglio di niente, per lo meno non era un’insufficienza.
Mi misi in coda, e riempii il vassoio con solite schifezze che la mensa offriva. Forse sarebbe stato meglio stare a digiuno, ma quel giorno ero quasi affamata. Mi sedetti al tavolo delle cheerleader, che schiamazzavano come oche. Nikki e Ash mi raggiunsero quasi subito, e pian piano si unirono i giocatori di basket a noi. Alzai gli occhi al cielo, esasperata dal loro comportamento. Erano degli incivili cavernicoli.
“ehi, avete visto Edward oggi com’è bello?”commentò Amber. Le altre annuirono, tutte con la bava alla bocca. I ragazzi storsero il naso, e io ridacchiai.
“non capisco cosa ci troviate in lui” intervenne Jason. Le ragazze lo guardarono, basite.
“come puoi domandarlo? Insomma: lui è EDWARD CULLEN.”Certo che si sprecavano proprio con le spiegazioni. Io avrei saputo bene cosa rispondere, se per loro non fossimo stati nemici giurati.
“beh” ricominciò Amber. Ero certa che lei avrebbe dato una risposta un po’ più articolata, ma sempre superficiale. “a parte che ha ben due nomi e due cognomi..” oh, sì, questo lo faceva figo, certo.. anche io avevo due nomi, e pure un ex-cognome acquisito, se per quello.
Declan allora, come a leggermi nella mente, disse: “anche io oggi vado all’anagrafe e mi aggiungo un nome, per far colpo.”
“Beh, di sicuro non lo sceglieresti bene. Andiamo, lui ha classe, è bello come il sole, è famoso e pure ricco!”. Avrei voluto riderle in faccia. Pensava solo alle belle macchine e alle feste, quell’oca. Non erano quelli i pregi di Edward. Ma di certo, non avrei potuto dirli, mi avrebbero presa per pazza. Nikki e Ash sapevano bene, quando conoscessi Edward, e sorrisi quando qualcuno disse qualcosa di intelligente.
“beh, non dimentichiamo che è simpatico, spiritoso, e ha una voce magnifica.”
“okay, ve la concediamo questa” Dylan almeno qualcosa la capiva. Ovviamente sapeva che con un Cullen non si poteva competere. Era difficile che raggiungessero Emmett e Jazz, figuriamoci il più fantastico di tutti... era impossibile.
simpatico?” commentai. Dovevo difendere la mia fama, dopotutto.
Nikki mi guardò male. “si, molto. Sei tu che non vuoi conoscerlo. Io c’ho parlato a volte, è davvero piacevole come persona.”
“mh, già. Simpatico come un calcio nel cu*o.” ribadii. Scossi i capelli, e appoggiai il viso sul palmo.
“ah, Isa, sei impossibile. Ammettilo che è bello. Secondo me, un po’ ti piace.” Ashley mi lanciò un’occhiata maliziosa. La guardai, basita.
“ASSOLUTAMENTE NO!” sbottai. Io ne ero innamorata, era un po’ diverso. Lui non era solo speciale nell’aspetto, ma in tutto. Lui era Edward Cullen, e per me non aveva lo stesso significato che per gli altri valeva. Lui era il mio migliore amico, indiscutibilmente la persona più importante della mia vita. Anche se davanti a lui e a chiunque altro, non l’avrei mai ammesso.
“oh, dai. Dillo: Edward è bello.” Insistette l’altra. Che razza di amiche che avevo.
“no, ci sono ragazzi più belli, senz’altro.” Volevo chiudere il discorso, anche perché lui mi osservava. Aveva capito il senso del discorso, quelle quattro galline urlavano troppo per i miei gusti.
“oh, coraggio.” Implorò Amber.
“no! Lui è il mio peggior nemico, la mia nemesi, la persona che odio più di tutte. Se lo vedo mi monta la rabbia, se è troppo vicino mi viene la voglia di prenderlo a schiaffi, se parla vorrei che fosse muto! Insomma, non lo tollero!” esclamai, esasperata.
“però è affascinante” disse ancora Ashley, che non demordeva. Sospirai pesantemente, lasciando penzolare la testa.
Mi accorsi che si era alzato, e aveva lasciato la sala a passo spedito. Forse.. forse avevo esagerato un po’ col tono. Avevo paura, una strana tensione addosso, ma non sapevo il motivo. E mi sentivo in colpa, terribilmente. Avevo il timore che se la fosse presa, eppure non c’eravamo mai andati piano con gli insulti.
Io mentivo, non ero sincera, non dicevo sul serio. Ma lui non poteva saperlo, e non l’avrebbe mai scoperto.
*****
“buongiorno, ragazzi.” La prof di ginnastica, la Gordon, esordì così. Da quando me n’ ero andata da Forks, il mio equilibrio era magicamente migliorato- e di conseguenza quella non era la materia che odiavo di più.
“oggi, voglio fare qualcosa di diverso con voi. Sono sempre stata convinta che, nell’attività fisica, si elogi più le doti del maschio. Ma oggi voglio dire ‘stop’. Almeno per questa volta, giovani cavalieri, concedetemelo.” I ragazzi sbuffarono, Edward per primo. “smettetela di fare i mocciosi, è deciso: oggi si balla.” Altre esclamazioni di protesta da parte dei maschi, mentre le ragazze erano eccitate. Troppo.
“che genere di balli?” domandai. Avevo una strana, odiosa, agitazione addosso.
“ma di coppia, ovviamente. Dobbiamo coinvolgere questi qui, altrimenti non combinano niente”. Disse ovvia. Merda. Le ragazze cominciarono a schiamazzare, ancora più frementi. “Isa, Isa.. oddio, che bello!” Amber era fastidiosamente elettrizzata.
“bene, facciamo le coppie” decretò l’insegnante. Cominciò a dividerci. Alla fine.. rimasero in due..
“Cullen, Swan.” Porca di quella vacca. L’avrei sfiorato solo per un motivo: picchiarlo. Ma non potevo farlo, soprattutto perché quel giorno non mi aveva ancora infastidita.
“andiamo, non fate quelle facce.” Incoraggiò la prof. Edward mi osservò, e io scrutai lui, attentamente. Si avvicinò a me, non mi sfuggì il suo sospiro. Gli davo così fastidio?
“ragazzi, questa è una lezione per divertirsi; quindi, scatenatevi. Senza fare cose stile discoteca, però.” Raccomandò. La Gordon accese lo stereo, e fece partire una canzone dei Cullen. Beh, ma era una maledizione: proprio All for one! Edward lesse attentamente il mio viso, probabilmente notò quanto ero in difficoltà.
Gli altri avevano già cominciato a ballare, mentre Edward ed io non accennavamo a muoverci. Con mia sorpresa, mi porse la mano e io l’afferrai. Con grazia,ma sicurezza, mi attirò a sé. Appoggiò una mano sul mio fianco, mentre la mia la misi sulla sua spalla. Stavamo ballando la ‘Bella&Edward dance’, un misto tra tutti gli stili di danza che conoscevamo. Quando eravamo amici, era spassoso farlo, mi divertivo sempre. Giravolte, salti, acrobazie. Non ci risparmiavamo mai in queste cose. Inconsciamente, un sorriso si dipinse sulle mie labbra, e lo stesso su quelle di Edward.
Giravolta, e di nuovo contro il petto di Edward. Lasciarsi andare, era il trucco.
Altri passi, e poi il momento che odiavo di più: il salto stile ‘Dirty Dancing’. Lui sapeva quanto odiassi e temessi quel passo. Annuì, incoraggiandomi, e mi fece fare le giravolte che lo precedevano.
Presi la rincorsa, e quando fui a due passi da lui, afferrò i miei fianchi per alzarmi. La paura di quel momento governò i miei istinti, e allacciai le gambe alla sua vita, scuotendo la testa in segno di diniego. Forse se lo aspettava, quindi annuì tranquillo. Io lasciai la presa, ricominciando a volteggiare con lui. Il ‘Valzer pazzo’, era il ballo che in questo momento facevamo. Un, due, tre. Salto, un, due, tre. E finalmente, la fine della canzone. Mi fece fare una giravolta veloce, poi mi inclinò verso terra, con un casché.
Lo guardai nei suoi splendidi occhi verdi, e lui si perse nei miei. Da quanto non lo facevo? Troppo tempo. Tant’è che feci più fatica a distogliere lo sguardo di quando ero a Forks. Mi ritirò su, le nostre espressioni erano.. serie, provate. Avevamo ballato insieme, ancora. Magari era cambiato qualcosa. Ma non ne ero sicura, per niente.
Partì un applauso scrosciante, la professoressa era quasi commossa. Non mi ero nemmeno accorta che si fosse formato un cerchio intorno a noi, né che si fossero tutti fermati, mentre io e Edward ballavamo.
“questo sì, che è ballare! Edward, da te quasi me l’aspettavo, ma da te.. signorina Swan, perché non mi ha mai detto di aver frequentato un corso di ballo?” arrossii.
“ehm. Io non ho frequentato nessuna scuola di danza, prof. Ballavo per divertirmi, qualche tempo fa. Pensavo di non esserne più capace, a dirla tutta.” Confessai. La prof strabuzzò gli occhi. “sul serio? Mai mai?” negai, scuotendo il capo. Si illuminò con un sorriso, e si rivolse alla classe.
“bene, la lezione di oggi è finita. Spero vi sia piaciuta, magari si ripeterà. Arrivederci!”
Andai come un’automa nello spogliatoio femminile. Le ragazze cominciavano a mormorare, incuranti che fossi lì con loro. Razza di oche. Velocemente mi cambiai, non vedevo l’ora di uscire da quell’edificio, in cui mi trovavo sempre peggio.
Uscii in corridoio, e la gente continuava a fissarmi. Con invidia, sospetto, accusa. Non sapevano niente, e pretendevano di avere pregiudizi su di me. Incredibile!
Sbuffando, mi diressi verso il mio armadietto. Dovevo prendere il telefono- che avevo stupidamente lasciato lì- e la borsa. Raccattai tutto, poi proseguii verso l’uscita. Altre occhiatacce.
E poi, eccolo: eccolo lì, il mio incubo personale.
Mi passò vicino, senza degnarmi di uno sguardo.
“maleducato” dissi tra me e me. Pensavo che con quel ballo, la situazione fosse migliorata, almeno un po’. Che vana speranza! Ero così ingenua, così.. così!
“maleducato a chi?! Non sono io quello che insulta gli altri alle spalle” disse, voltatosi dopo aver sentito il mio commento. Ugh, aveva ascoltato in mensa.
“Sei così immensamente stupido, non capisci proprio niente.”
“ecco, ecco! Lo stai rifacendo: cerchi di farmi arrabbiare.” Accusò.
“io? Sei tu che mi accusi!”
“beh, ma almeno io dico il vero. Oggi in mensa ti ho sentita, sai? Non sei così acuta come ti credevo. ‘Lui è il mio peggior nemico, la mia nemesi, la persona che odio più di tutte. Se lo vedo mi monta la rabbia, se è troppo vicino mi viene la voglia di prenderlo a schiaffi, se parla vorrei che fosse muto! Insomma, non lo tollero!’” sputò, sprezzante, ripetendo le mie parole. Quelle stesse parole che io non pensavo, che non mi passavano nemmeno per la testa quando non si comportava male con me.
“scusa..” mormorai. Non era da me farlo, non da quando me n’ero andata da casa mia. Lui strabuzzò gli occhi, sorpreso. Perché, perché doveva essere così facile tornare me stessa, con lui accanto? Abbassai lo sguardo, non reggevo il contatto con i suoi occhi. Lo sentii avvicinarsi a me, e, esitante, alzò il mio viso con due dita. Mi perforava l’anima, con quello sguardo intenso. Voleva leggermi, voleva sapere ciò che sentivo. Allontanai le sue mani, con uno scatto, quasi scottata. Lui mi osservò, sconcertato: forse non si capacitava di avermi trattato quasi con gentilezza. Lo guardai con disprezzo: “non toccarmi mai più!” intimai, fredda. I suoi occhi verdi, prima profondi- parevano pure essersi sciolti- , tornarono gelidi.
“non so cosa mi sia preso.” Tagliò corto, allontanandosi.
Qualcosa mi fece scattare, lo rincorsi e gli toccai la spalla, facendolo voltare. La sua espressione era illeggibile. Era sorpreso, forse.
Mi avvicinai ancora a lui, spinta da non so quale istinto. Forse, solo dalla mia immensa stupidità. Avevo un’incredibile voglia di baciarlo. Mi alzai sulle punte, e con le labbra sfiorai le sue. Che diamine facevo?! Lui non si ritrasse. Affatto. Era sorpreso, ma completamente assuefatto da quella vicinanza estrema.
“ti odio” soffiai sulle sue labbra. Poi mi voltai, e corsi via.
****
Non aspettai che Amber mi portasse a casa, quel giorno. Avevo bisogno di chiarirmi le idee. L’avevo baciato, di nuovo. Se quel leggero sfioramento si poteva definire tale. Camminavo per la strada, sul marciapiede, sotto uno di quei rari acquazzoni che scendevano in Australia. L’avevo baciato, per questo pioveva. Ancora non concepivo con quale coraggio l’avessi fatto. Per di più, di fronte a mezzo istituto. Ma cosa mi era saltato in mente?! Ero impazzita!Questa situazione mi stava esasperando. Con che coraggio mi sarei presentata l’indomani a scuola? Mi ricordai, per mia fortuna, che il giorno dopo sarebbe stato un sabato. Sospirai pesantemente. Era chiaro che l’amavo, e lui non era così scemo da non capirlo. O forse sì? Cosa avrebbe fatto lui? Avrebbe smesso di trattarmi come una pezza magari. Era un sogno troppo agognato, perché s’avverasse. Che stupida, che ingenua.
Arrivai a casa, zuppa, e con un raffreddore. Ma non mi importava nulla. Ero insensibile al mondo, in quel momento. Avevo baciato Edward. Mia madre e suo marito non c’erano, ero sola. Male. Speravo di arrivare a casa e distrarmi con qualche strampalato aneddoto di mia madre. Quel giorno la fortuna mi aveva abbandonata proprio tra le braccia della sfiga. Decisi di fare i compiti per il lunedì, mettendoci tutta la concentrazione possibile. Matematica risultò pure facile. La mia vita aveva più problemi di quel libro, diamine! Scrissi il tema su Shakespeare dato dalla Callaway, ripassai scrupolosamente storia, e memorizzai la lezione di biologia.
Biologia, prima ora del lunedì: ero sicura che avrei avuto il suo sguardo addosso. E non avrei retto. Magari mi sarei data malata: ero così codarda? No, dovevo affrontarlo a testa alta. Lui era solo Edward.
Non dovevo pensarci, vero? Eppure, lui tornava nei miei pensieri come chiamato. Optai per una doccia rilassante: magari avrebbe lavato via anche l’angoscia. Ma quando mai, le cose che desideravo, si realizzavano? Uscita dal box, ero ancora più nervosa. Sbuffai, incominciando a spazzolarmi i capelli per togliere i nodi. Mi rivestii, indossando vestiti comodi. Avevo lo stomaco chiuso e un mal di testa pazzesco. Scesi in cucina, e presi un’aspirina. Salii di nuovo, e mi rinchiusi in camera mia. Era bastata la pioggia, per farmi battere i denti. Avevo freddo, e il leggero lenzuolo non mi scaldava a sufficienza. Aprii il mio comò, alla ricerca di un plaid.
Come faceva a tornarmi in mente lui- Edward Cullen- frugando nell’armadio? Semplice. Trovando il mio tenerissimo EJ, sepolto e impolverato. Lo tirai fuori, lo scossi un po’, e lo strinsi forte a me. Era patetico inspirare contro la stoffa del peluche, sperando di sentire ancora il profumo del mio migliore amico? Forse, ma quando lo annusai sorrisi come un’idiota. Afferrai una coperta a caso e mi risistemai sul letto, con l’orsetto tra le braccia. Le lacrime cominciarono a rigarmi il viso, senza che capissi il vero motivo. Forse mi mancava lui, forse era solo l’angoscia accumulata in questi mesi che dovevo esternare, forse..
****
Mi svegliai, colpita da un raggio di sole. La sera prima non mi ero curata di chiudere la finestra, e ora me ne pentii. Cercai di alzarmi, ma un capogiro mi colpì, forte. Appoggiai il capo sul cuscino, aspettando che le vertigini passassero. Mi alzai di nuovo, con più attenzione. Ripresi EJ tra le braccia, e scesi giù.
“Amore, eccoti. Ieri sera devi essere andata a letto molto presto. Hai mangiato almeno?” disse apprensiva Renèe. Annuii, smorta.
“e quel pupazzo?” domandò. Alzai le spalle, neutra: “un vecchio regalo”. Lei annuì, pensierosa.
“ti senti bene, piccola? Mi sembri un po’ pallida”. Scossi la testa: non mi sentivo per niente bene. Avevo un forte mal di testa, che non accennava a diminuire, un raffreddore bestiale, e un ronzio fastidioso nelle orecchie. E avevo caldo, troppo caldo. Sudavo freddo, avevo i brividi, forse anche la febbre. Renèe mi lesse nel pensiero, e mi passò il termometro. Oh, bene: 38.8
Niente scuola, niente imbarazzo. Chi se ne fregava, se sarei parsa codarda. Non stavo bene.
Tornai a letto, sott’ordine di mia madre, e quasi subito mi addormentai. Quando riaprii gli occhi, erano le 5:00 del pomeriggio. Bussarono alla porta, e sospirai un ‘avanti’. Apparve dietro la porta mia madre: “ehi, hai visite.” Entrarono nella stanza Nikki e Ashley, con un sorriso tirato, erano preoccupate.
“ciao Isa.” Mormorarono piano, attente a non infastidirmi. Feci un cenno con la mano, a mo’ di saluto.
“entrate, dai..” sorridenti, si sedettero una sul letto – Ashley- e l’altra sulla sedia accanto al materasso.
“non te la passi troppo bene” commentò la prima, sorridendo amaramente.
“già, non sarà stato quel bacio che hai dato a quel fusto di Edward, a farti avere questa brutta ricaduta..?” scherzò Nikki. Non sapeva quanto c’avesse azzeccato. Non seppi perché lo feci, ma risposi sinceramente.
“come se fosse stata la prima volta..” loro sgranarono gli occhi.
“vuoi dire che è già successo?!” erano basite. Ma perché non me ne stavo zitta? La febbre giocava brutti scherzi.
“questo me lo ha regalato lui, quando eravamo piccoli. Si sente ancora il suo profumo..” ero lucida, più o meno, ma con loro avrei giocato la carta della malattia, appena sarei tornata in forma. In quel momento, però, volevo esternare tutta la mia amarezza.
“ no, non è stata la prima volta che l’ho baciato. È successo a Forks, il mio- nostro- vecchio centro. Abitavamo tutti lì, loro erano i miei migliori amici, soprattutto Edward. Alice ha organizzato una festa, e abbiamo fatto il gioco della bottiglia: indovinate chi è uscito? Io e lui.” Risi, senza allegria. Ignorando il mal di testa, proseguii.
“ il giorno della partenza, quando mi dovetti trasferire qui, quello scemo mi ha raggiunto in aeroporto e mi ha baciato ancora.” sospirai.
“stavate insieme?” chiese, quasi emozionata, Nikki. Scossi la testa: “no. Eravamo semplici migliori amici, con un legame pazzesco e indissolubile. Ci siamo allontanati, loro sono diventati famosi, tutto è cambiato. Ma.. io sono ancora innamorata di Edward, e non so cosa mi sia preso oggi.. forse un raptus di follia, non saprei” scossi la testa.
“oh, davvero?” Ashley non ci credeva troppo. Mi alzai, con tutta la forza di volontà che avevo, e raggiunsi il mio zaino. Tirai fuori l’album, e lo passai a Ash. “tieni, guarda.” Nikki si avvicinò, curiosa. Iniziarono a sfogliarlo, ogni foto sempre più basite. “mamma mia, davvero voi eravate.. alt! L’hai ammesso: sei innamorata di Edward!” annuii, lentamente, mentre le mia amiche metabolizzavano il tutto.
“ e perché ora vi trattate così?” domandò cautamente Nikki.
“non lo so. Lui è un imbecille, non ha mai capito nulla.”Sbottai.
“ed ora cosa farai? Ah, ormai lo sanno tutti quello che è successo, la voce gira in fretta. Non sarai ben vista dalle ragazze, soprattutto da Amber.” Convenne Ashley.
“ non so che fare. Fingerò ancora, ormai so fare solo quello.” Sospirai. Loro annuirono, silenziose. Non sapevo più da che parte girarmi, ma questo sfogo mi era servito molto. Almeno, potevo smettere di mentire a loro due. Un peso meno, dunque.
“ragazze..” chiamai, e loro alzarono lo sguardo su di me. “non dite nulla, per piacere. Mi fido di voi, e solo per questo ve l’ho detto.”
Loro annuirono, convinte. “mute come un pesce.” Promisero, poi se ne andarono, lasciandomi sola con i miei pensieri.


*angolino autrice*
Ehi, altro extra per voi! Sinceramente non so cosa mi sia preso. Ma mi sono divertita, sadicamente divertita, a scriverlo.
Mwahaha! come sono crudele! Chissà Edward cosa penserà mai, mah! Comunque.
Volevo dirvi che ho postato i primi due capitoli del SEGUITO. Si chiama Changes. Non so mettere il collegamento, in quanto sono una gabba col pc, però se vi andasse... Beh, dateci un'occhiata. un bacio, Gio.

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Capitolo 29
*** Extra 3 ***


Salve^^
Strano ma vero, eccomi qui! So che è da un secolo che non posto gli extra. Ma non ho piu molta fantasia, quindi questo sarà l'ultimo... Beh, vi auguro buona lettura e... CI vediamo di sotto!
Extra 3:risolviamo
Pov Edward
Sbuffai, di nuovo.
Cominciavo ad assomigliare a una teiera, più che a una persona. Ero terribilmente nervoso, un fascio di nervi, tesi come corde di violino. Bastava un nonnulla, e ci sarei rimasto secco.
Perfino la mia guida non era fluida e spericolata come al solito, nonostante avessi un bisogno pressante si schiacciare l’acceleratore il più stupidamente forte possibile. Stringevo spasmodicamente il volante, tanto che le mie nocche era bianchissime, e cominciavo a sentire indolenzite le dita.
Per fortuna- anzi, sfortuna- la scuola non era molto distante. Ora le mie mani potevano gioire, mentre la mia mente e il mio cuore rischiavano di andare in pappa. Il cricetino, unico essere vivente nella mia testa, cominciò a correre sulla rotellina, a perdifiato. E la stessa medesima cosa faceva il mio cuore, che si scontrava contro il mio petto come un martello pneumatico.
E non era difficile immaginare il perché.
L’avrei rivista, quel giorno, a scuola. Avrei rivisto Bella.
Sentii la sua mano sulla spalla, delicata, che mi fece voltare verso di lei. I suoi occhi cioccolato erano velati da una strana luce. Il suo sguardo mi provocò i brividi lungo tutta la spina dorsale. Si avvicinò pericolosamente al mio viso, col suo, alzandosi sulle punte dei piedi. Non avevo la forza per spostarmi, e probabilmente la mia parte razionale era andata a farsi un giro per i corridoi. Il suo respiro solleticava il mio viso, deliziosamente.
Le nostre labbra si sfiorarono, leggere, per un istante.
«ti odio» mi soffiò sulle labbra, strozzando il mio respiro. Poi scappò via, lasciandomi lì, sbalordito e assuefatto ancora dal suo profumo inebriante.
Ricordare il momento mi fece contorcere lo stomaco su se stesso, e dovetti respirare profondamente, rischiando un attacco d’asma coi fiocchi per il panico. I miei fratelli erano scesi da un pezzo dalla macchina, e mi avevano lanciato più volte occhiate perplesse. Picchiai la fronte contro il volante, recuperando un briciolo di contegno, e misi la faccia da poker che da un po’ mi contrassegnava. Aprii la portiera con un gesto secco, e la richiusi. Mi guardai istintivamente intorno, ma di lei nessuna traccia: il gruppo delle cheerleader era radunato vicino all’auto di Amber, e chiacchieravano frivolamente. Solo Nikki e Ashley sembravano avere un’aria corrucciata. Mi guardarono più di una volta, poi tornarono a confabulare. Era ovvio che sapessero ciò che era successo il venerdì. Lo sapevano tutti. Anche i miei fratelli, ma si erano astenuti dal rivolgermi la parola, commentando il mio comportamento. Anzi, suo comportamento. Non l’avevo rincorsa e baciata io.
Era proprio questo piccolo e poco importante avvenimento che mi stava scombussolando la mia programmata esistenza. Perché l’aveva fatto? Che provasse un minimo sentimento di amore per me era da escludere. Mi odiava, l’aveva sibilato sulle mie labbra: come dimenticarlo...
La campanella suonò, e il cortile mano a mano si svuotò. Tutti i ragazzi entrarono, seguiti da me e i miei fratelli. Quando entrai nella mia aula, il chiacchiericcio era svanito istantaneamente. Le ragazze mi guardavano in modo strano, quasi rassegnate, mentre i ragazzi mi trucidavano con lo sguardo.
Mi sedetti vicino ad un compagno, anche giocatore della squadra di basket. Se ne stava chino sul libro, a ripassare la lezione. Io tirai fuori il quaderno degli appunti, e cominciai a fissarlo insistentemente, cercando di ignorare gli sguardi curiosi e fulminanti. Pian piano, il casino tornò a regnare, e Mark, il mio vicino, alzò lo sguardo dalla pagina.
«Ciao» salutai. Lui sorrise appena.
«Ho saputo cos’è successo con la Swan..» Sbuffai.
«Credo lo sappiano anche i professori, a questo punto» protestai, indignato. Ridacchiò. «No, comunque Dylan non ti sarà più molto amico. Gli hai soffiato la più bella ragazza della scuola dalle mani»
«Da quel che so, la Swan non l’ha mai sopportato granché» commentai.
«Assolutamente. Non lo può vedere, ma Carter è abbastanza testardo: dubito smetterà di provarci» Se non smette lui, lo faccio smettere io! Pensai.
«Comunque, Nikki mi ha detto che non è venuta a scuola, ha l’influenza» in parte, ne fui sollevato. Dall’altra, il dubbio che non volesse vedermi rimaneva. Magari si era finta malata. Poi ci pensai su; no, Bella, Isabella, non era una codarda. Li affrontava i problemi.
«Ma quindi, ora state insieme?» domandò, e quasi non mi strozzai con la mia stessa saliva.
«Certo che no! Io non sopporto lei, lei non sopporta me: semplicemente, ci siamo trovati troppo vicini al momento sbagliato.» esclamai, forse con voce troppo alta. La classe si voltò a guardarmi, stralunata. Perlomeno, avevo chiarito un dubbio a tutti. Anche se avrei sperato tanto in una risposta affermativa. Perché, fino a prova contraria, io Bella l’amavo ancora.
La giornata passò molto lentamente. Anche se fingevo di non tollerarla, - e per certi versi, mi faceva anche girare le scatole, tipo quando il suo sopracciglio emigrava verso l’alto con fare superiore-, lei animava le mie giornate. La cosa migliore, nelle mie ventiquattro ore, era quando mi rivolgeva la parola, anche sottoforma d’insulto.
Era anche il momento migliore, quello con lei, perché quando ero a casa, la mia famiglia era come se non mi calcolasse. Cioè, educati, rispettosi, sempre. Ma avevano rinunciato a cercare di coinvolgermi, perché avevano capito che la risposta sarebbe sempre stata solo no.
Mi stavo avviando alla mia Volvo, quando Nikki e Ashley mi chiamarono. Mi sorrisero gentilmente. Erano le prime che mi rivolgevano un saluto sincero.
«Come mai mi avete fermato?»
«Volevamo solo informarti che Isabella è malata, l’altro giorno aveva quasi la febbre a trentanove, e non è venuta non per quello che è successo venerdì.» disse velocemente Nikki, concisa.
«Non m’importa» mentii. In realtà, era difficile trattenermi dal chiedere dove Bella abitasse per controllare come stava.
«Certo, come no. Comunque, ora andiamo. Bye!» E si allontanarono, lasciandomi come un allocco a bocca aperta.
Intanto, Alice e gli altri erano già arrivati alla macchina, e mi guardarono come per dire:«muoviti imbecille, che abbiamo impegni»
Perciò, mi avvicinai immediatamente alla mia auto. Salii senza parlare, tra i miei mille pensieri. Alice si sedette davanti, accanto a me. Emmett, Jasper e Rose se ne stavano comodamente dietro, nonostante odiassero non guidare e essere scarrozzati in giro.
Stranamente, quel giorno Alice mi sorrise come faceva un tempo. «Su, dai! Nessie altrimenti ci mangia!» A quelle parole misi in moto, e mi diressi allo studio di Grissino. Dovevamo fare le prove per i vestiti del nuovo video musicale dell’album prossimo all’uscita.
«Ciao raga!» esclamò Renesmee, venendoci ad abbracciare.
«Ciao Nessie!» risposero. Lei non perse tempo, ci guidò direttamente ai camerini.
«Ho già preparato tutto, ragazzi, voi dovete solo provarli e dirmi se vi piacciono» Detto ciò, i miei fratelli si divisero nei cinque camerini. Io non ne avevo bisogno, sinceramente, di vedere come stavo. Piuttosto, avevo necessità di una seduta dalla mia psicologa.
«Ness..Sono in crisi.» le dissi, mentre trafficava con delle fotocopie sulla sua scrivania. Si voltò verso di me, e mi scrutò con quegli occhioni cioccolato molto simili a quelli di Bella. Abbassai il tono della voce, e cominciai a raccontarle degli ultimi avvenimenti.
Nessie era diventata la mia unica confidente, da quando eravamo diventati i Cullen Brothers famosi. Era l’unica che mi ascoltava veramente, e che sapeva- dopo mia madre- che la mia era tutta una finzione per non mostrare il mio rammarico.
Renesmee si fece pensierosa:«e cosa pensi di fare, ora?»
«Speravo potessi consigliarmi tu...»
«Parlale, poi vedrai»
--
Pov Bella
Mi alzai alla solita ora, quel martedì mattina. Feci tutto come sempre; mi vestii secondo il modo delle cheerleader, mi truccai leggermente, e assunsi quell’aria da superiore che mi faceva distinguere nel gruppo. Salutai Renèe con un bacio sulla guancia, poi uscii di casa. Pochi minuti dopo, ecco la macchina di Amber sostare di fronte a me. Vi salii, salutai la mia compagna con un debole ‘ciao’, e partimmo verso la scuola.
Ogni tanto, la vedevo lanciarmi sguardi di fuoco. Quando poi io mi voltavo, tornava sorridente e amichevole. Falso e subdolo, erano gli aggettivi giusti.
Non era stata una cosa furba, quasi-baciare Edward davanti a tutti. No, per niente.
«Allora, Isa... Come stai ora? »
«Meglio. Era una semplice influenza. La febbre era un po’ alta, ma si è abbassata con le giuste cure», affermai, accompagnando il tutto scuotendo il capo leggermente.
«Oh. Okay.» tornò a guardare la strada, e poco tempo dopo eccoci già al liceo. Parcheggiò, poi ci spostammo dal resto del gruppo. Con la coda dell’occhio, notai i quattro Cullen osservarmi. L’unica più allegra sembrava Alice. Gongolava, quasi.
Mi chiesi dove fosse Edward, e poi mi ripresi mentalmente. Dovevo togliermelo dalla testa, una volta per tutte.
Poco tempo dopo, ci raggiunsero anche Nikki e Ashley. Mi rivolsero un sorriso caloroso. «Guarita, allora?»
«Ovviamente. Ve l’ho detto, era solo una leggera influenza» Ash ridacchiò.
«Tu sai ciò che penso...» la trucidai con lo sguardo, e lei e Nikki scoppiarono a ridere. «Siete due sciocche!» esclamai, cercando di essere seria. Ma il sorriso mi tirava le labbra, impedendomi di incutere quella paura che volevo trasmettere.
La campanella suonò, e, entrati a scuola, ci dividemmo nelle varie classi. Le prime due ore, avevo biologia. Detestavo quella materia: e pensare che un tempo era la mia preferita.
Mi sedetti al mio posto, e aprii il libro per ripassare l’ultima lezione velocemente. Le fasi della mitosi: un argomento che, a furia di spiegarmelo, Edward era riuscito a inculcarmi.
Scossi la testa; stava diventando una maledizione, quel nome. Gli altri compagni entrarono appena dopo di me, la mia vicina, Kristen, mi raggiunse appena prima che la campanella suonasse. E per ultimo, ovviamente, entrò anche lui. Bello come un dio, era l’indifferenza fatta persona. E imprecai mentalmente, quando lo seguii con lo sguardo, fin quando non raggiunse il suo posto, di fronte alla finestra. Il sole accecante gli fece da aura, rendendolo ancora più magnifico. Era illegale tale bellezza.
Si sedette elegantemente, con grazia, sulla sedia mezza rotta. Pensai che non era degna di sostenerlo. Poi mi diedi della sciocca. Stavo elogiando il mio enemy.
«Ehi, Isa?» Kristen mi diede una gomitata, e io sussultai.
«Scusa, puoi ripetere?»
«Ti ho chiesto se c’erano esercizi per oggi» disse, scocciata dalla mia disattenzione.
«No, non che io sappia.» risposi, stringendomi nelle spalle. Il professore entrò, corrucciato. Era di malumore, e questo voleva dire che se Edward avesse fatto casino, non l’avrebbe passata liscia.
Purtroppo, Cullen era stato mite come un agnellino, quella mattina. Non aveva fatto nessun commentino, nessuna battuta. Era stato perfino attento, e nel rispondere alle domande, educato.
Avevo ritrovato in lui, quel giorno, il tono da vecchio Edward, il ragazzo dolce e sensibile che rispettava anche le capre- e non intendevo l’animale, molto più intelligente di certe forme umane che regredivano col passare dei secondi.
Mi alzai dalla sedia, recuperai la tracolla, e mi spostai nell’ennesima aula. Tutta la mattina cercai di essere attenta e attiva, prendendo appunti e intervenendo nei discorsi. I prof erano soddisfatti della piega che stavo prendendo, da menefreghista che ero stata in precedenza. E con un soffio, era arrivata l’ora di pranzo.
Eravamo tutti al tavolo: io, Amber, le cheerleaders, Nikki e Ash. Le ragazze stavano parlando di una festa che ci sarebbe stata di lì a poco a casa di un ragazzo della squadra di basket. Quando una vocina deliziosa attirò la nostra attenzione:«Ciao a tutti!» trillò Alice, con la sua caratteristica e contagiosa allegria.
Mi sforzai per reprimere un sorriso intenerito.
«Alice, ciao tesoro!» fece Amber, sbattendo le ciglia, e pregandola di sedersi con un tono ruffiano. S’inserì anche lei al discorso, che poi si spostò sui nuovi vestiti di Gucci.
A quel punto, mi persi nei miei pensieri. I vestiti non rientravano ancora nelle mie grazie, nonostante fingessi. Peccato che le mie ‘compari’ non sapessero che in materia abiti, sapevo meno di zero. Così, mi interpellarono. Sbattei le palpebre, e feci un sorrisino. «Come prego?»
Vidi Alice trattenere un sorriso divertito.
«Ma sì» la mia compagna accennò al capo preso in inchiesta. Io non avevo idea che esistesse una cosa del genere, non l’avevo mai visto nemmeno nei miei incubi peggiori.
«Oh!» Alice finse stupore, o forse no,«Bell..issima- storpiò il mio nome saggiamente, qui nessuno mi conosceva per Bella-, sembra che Edward ti voglia parlare» con un gesto del capo indicò un punto alle mie spalle. L’intero tavolo si voltò a guardare.
L’adone se ne stava appoggiato al vetro della porta della mensa, con un’espressione seria. Mi guardava in un modo che diceva: “o vieni, o vieni”.
«Eh già, sembra di sì..» deglutii a vuoto, sbattendo le palpebre, confusa. Nikki mi diede una gomitata,«Coraggio, muoviti, va da lui!» incitò.
«Ma sei pazza?! E poi, magari non vuole me...» indugiai ancora. Ashley e Alice mi guardarono con la classica espressione che le contraddistingueva:«Ti comporti da codarda» fece la prima. Alice non mi parlava mai, almeno non direttamente. Non era successo mai, da quando era arrivata con la sua famiglia in Australia. Magari, un po’ perché mi aveva visto cambiata, un po’ per preservare un po’ di privacy, si era astenuta. Ma in quel momento, non lo nascondevo, avevo un bisogno folle della mia migliore amica. Avevo il bisogno di abbracciarla, e di farmi consigliare.
Per un istante la guardai negli occhi azzurri, in cui passò un guizzò strano, e presi sicurezza. Sospirai, chiudendo per qualche istante gli occhi. «Okay, vado...» Mi alzai lentamente,«Ma se non ritorno, venite a cercare il mio cadavere» Le ragazze risero, a parte Nikki, Alice e Ash, nervosamente.
Mi avvicinai a Lui, che mi fece cenno di seguirlo all’esterno. Deglutii. Non mi piaceva l’idea di stare sola con lui. Non dopo quello che era successo. Eravamo nel cortile vuoto, soffiava un leggero venticello caldo che mi scompigliò appena i capelli, e che mosse quelli strampalati e perfetti allo stesso tempo, di lui. Si voltò a guardarmi in viso, con un’espressione seria e intensa. I suoi occhi, così liquidi e terribilmente belli, mi facevano battere forte il cuore. Nell’esatto momento in cui socchiuse le labbra per parlare, lo stomaco si annodò su se stesso. «Cosa significava?»
Sapevo Bene a cosa si riferiva.
Non avrei detto la verità, mettendomi in ridicolo. L’unica cosa da fare, era mentire, nascondere la mia malsana voglia di uscire allo scoperto e rivelargli tutto quello che mi tormentava dal primo bacio.
«Niente. Assolutamente niente» la voce mi tremò solo nella prima parte, poi si fece decisa.
«Okay, mi..serviva solo questo.»
«Bene.»
«Bene.»
«Posso andare?» domandai, quasi acida.
«Certo che sì, prego, va pure» rispose, con lo stesso tono seccato.
«Evita di fare quella faccia. Mi hai chiamato tu, e potevi benissimo evitare. Non è che da un giorno all’altro...» mi bloccai immediatamente. Non ero così sciocca da bruciare l’unica possibilità.
«Cosa? Continua.» sembrava interessargli veramente.
«Non t’importa, tanto. Spreco solo fiato, con te» feci un passo per allontanarmi, ma lui mi afferrò un braccio. Nel punto in cui mi teneva, la pelle mi bruciava, quasi.
«Dimmelo»
«...non è che mi innamoro di te.» I suoi occhi verdi si fecero di ghiaccio, come un riflesso piatto e gelido di uno specchio.
«Impossibile.» detto questo, si era voltato, ed era scappato via.

--
Detto fatto, eccomi here. Spero sia decente. E' stato un parto scriverlo: non avevo piu idee di come sistemare la situazione che la mia mente perversa aveva immaginato... XD ^^" scusate.
Bon. Direi che devo ringraziare TUTTE le persone che mi hanno seguita fino a qui, incitandomi, esortandomi a postare (quando ci mettevo decisamente troppo), lusingandomi in ogni recensione, nonostante il capitolo magari non fosse granché.
Vi ringrazio, perchè avete letto Open your eyes, perchè è la mia prima fan fiction, e in assoluto quella che mi ha entusiasmata di piu. I personaggi sono quelli della Meyer, e io li ho cambiati un po'. E questi, mi sono entrati nel cuore. Li ho sentiti, e, ovviamente, amati. Vi ringrazio perchè avete sopportato i miei scleri mentali ( ricordando l'amico Hamtaro ;] ), perchè avete letto questa storia anche se non è bellissima, e lo so, anche un po' banale lo è. VI ringrazio perchè mi avete sostenuta sin dall'inizio. Vi ringrazio, davvero, per tutto. Per ogni singolo commento, o anche solo per averla letta.
Quindi,
mando un GRAZIE SPECIALE a chi l'ha aggiunta ai preferiti:

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E ora, con le lacrime agli occhi, dopo ben 29 capitoli, metto la parola fine a questa storia. Credetemi, sono una che odia i finali, però... Devo farlo, prima o poi, no?
Nonostante tutto, però, non sono così giu. Ho gia messo il seguito... se aveste voglia di leggerlo, magari per sapere come prosegue questa storia, beh, c'è. Esiste il seguito di Open your eyes, e si chiama
Changes.
Bene, qui ho finito... Ora vado, vi ho annoiato abbastanza. Arrileggerci ;p almeno spero.
The end.

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