Gli spari nella foresta

di Nordlys
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La radice di mandragora ***
Capitolo 2: *** Discordia ***
Capitolo 3: *** L'amore di Birba ***
Capitolo 4: *** Un gatto da salvare ***
Capitolo 5: *** Il valore delle pietre preziose ***
Capitolo 6: *** Vendetta! ***
Capitolo 7: *** Tregua? ***
Capitolo 8: *** L'incantesimo ***
Capitolo 9: *** Ritorno al villaggio ***
Capitolo 10: *** Al castello di Lord Balthazar ***
Capitolo 11: *** Il salvataggio ***
Capitolo 12: *** I rinforzi ***



Capitolo 1
*** La radice di mandragora ***


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Gli spari nella foresta

La radice di mandragora

 

Nella giornata di fiera le strade della città degli umani erano affollate.
I bambini giocavano, ignorando le urla delle madri disperate, forse di proposito o forse perché il vocio mescolava i suoni.
I tetti delle grigie case squadrate e gli abitanti, con la loro stazza, coprivano il sole. Ad intermittenza, i raggi solari illuminavano il Grande Puffo e Quattrocchi, nascosti sotto il bancone della frutta.

I due puffi erano al sicuro. Gli uomini e le donne, accalcati alle bancarelle erano attratti dalle novità e desiderosi di acquistare. Però Quattrocchi non si sentiva tranquillo. Con la schiena ricurva e le ginocchia tremanti cercava protezione dietro il Grande Puffo: 'Brr... ma era necessario puffare qui? Al villaggio degli UMANI? Che paura!'
'Sì, Quattrocchi!' Rispose pazientemente il Grande Puffo 'Siamo puffati qui per vedere una rara radice di mandragora! Potrebbe proteggere il villaggio e l'intera foresta da Gargamella!'
'Ma... ehmmm...' rispose Quattrocchi 'Senza soldi non possiamo puffarla! Non dici sempre che il denaro è fonte di guai?'
L'anziano non rispose. Ascoltava distrattamente Quattrocchi. Invece la sua attenzione era focalizzata all'altra parte della strada. Si trovavano in un incrocio.
'Ora Quattrocchi, seguimi!' Il Grande Puffo fece agilmente lo slalom tra le gambe degli umani. Quattrocchi lo seguì, ma, teso come era, rischiò più volte di farsi calciare.

'Un folletto azzurro! Che carino!'
Quattrocchi era stato addocchiato da dei bambini. Aumentò la velocità del passo. Giunto dall'altra parte della strada iniziò a sudare freddo. Aveva seminato i marmocchi ma non trovava più il Grande Puffo. E non poteva gridare, o gli umani si sarebbero accorti di lui.
'Psst, Quattrocchi!' Una voce sussurrata gli giunse all'orecchio. Da dietro una botte il Grande Puffo lo invitava a raggiungerlo. Il giovane puffo si fiondò verso l'anziano compagno.
Al sicuro, Quattrocchi si appoggiò con le spalle al muro. Batteva i denti e sudava freddo.
Il Grande Puffo stava attento all'ambiente circostante. Quattrocchi constatò, con una certa delusione, di essere l'ultimo delle preoccupazioni dell'anziano.

'Ormai siamo quasi puffati!'
Il Grande Puffo attraversò la via passando sotto le carrozze ferme e sopra delle casse di legno incustodite. Quattrocchi, che lo seguiva con lo sguardo lo perse nuovamente di vista e fu assalito dal terrore. Cercò di mantenere la calma, inutilmente. 'Grande Puffo!!!' gridò, ed attraversò la strada cercando di ripetere lo stesso percorso che aveva visto fare dal Grande Puffo.

Lo trovò su un davanzale, che guardava attraverso la vetrata di una finestra. Da li vedeva l'appartamento di un alchimista commerciante, e pronta per essere esposta al bancone c'erano le radici di mandragora con la loro caratteristica forma umana. Quattrocchi si avvicinò. Sentì la voce estasiata del Grande Puffo: 'Sono fantastiche!'
Quattrocchi si tolse gli occhiali, li pulì in un panno e li rimise guardando il bancone 'Eh sì, è vero!' Lo disse senza convinzione.
Il Grande Puffo guardò verso Quattrocchi sorridendo: 'Quasi quasi sono dispiaciuto all'idea di non poterle comprare!' Quattrocchi non capiva, ma continuava a rispondere di convenienza: 'Anche io Grande Puffo!'
Poco dopo il Grande Puffo scese dalla finestra: 'Torniamo al villaggio!'

 

I due puffi camminavano addossati alle mura delle case, in direzione della periferia.
Un suono di trombe proveniente dal centro destò la loro curiosità, facendoli tornare indietro.
Videro una gran folla e sentirono il rumore degli zoccoli dei cavalli sempre più forte. Dalla loro piccola statura, Quattrocchi e Grande Puffo non vedevano un granchè, così cercarono un luogo un pò alto e salirono su delle casse.
Si intravvedeva una carrozza dalle decorazioni pompose, intagli gotici in oro, argento e legno pregiato, sicuramente apparteneva a qualche lord della zona che amava ostentare la propria ricchezza. E questo non piaceva al Grande Puffo.
Un signore magro, vestito come il servo di un principe srotolò una pergamena e fece un annuncio:

'Per conto di Lord Balthazar!'

'BALTHAZAR?!?' Gridarono Quattrocchi ed il Grande Puffo insieme.
Furono uditi. Mille sguardi puntarono verso di loro. Svelte, le due creature blu saltarono dietro le casse su cui erano saliti. Non furono visti per miracolo, o meglio, chi li vide credette di aver avuto le allucinazioni.

'La popolazione di questa piccola città ha il permesso, anzi il dovere di catturare più animali possibili e di portarli al castello di lord Balthazar, che premierà profumatamente il cittadino che ne avrà catturati di più! Lord Balthazar preferisce bestie vive, gli servono per i suoi esperimenti, ma se portate qualche animale morto andrà bene lo stesso!
Lord Balthazar ama le pelliccie!'

'Balthazar! Quel puffaccio!' Disse il Grande Puffo tra i denti e mostrando il pugno.
'Hai ragione!' Fece eco un Quattrocchi con la fronte corrucciata.
'Dobbiamo fermarlo' Il Grande Puffo guardava Quattrocchi dritto negli occhi, con espressione grave. Questo voleva dire che riteneva un dovere, e non una scelta, cercare di fermare il perfido stregone.
Quattrocchi si sistemò nervosamente gli occhiali, il suo sguardo, da risoluto tornò quello vile di sempre: 'Cosa? Fermarlo? Ma è...' Il Grande Puffo lo fissava, severo. Quattrocchi sospirò rassegnato: 'Voglio dire... sono d'accordo Grande Puffo!'
I due folletti blu lasciarono il loro nascondiglio per dirigersi fuori dalla città e prendere il volo in groppa alla loro fida cicogna.

* * *

Il sole non era ancora tramontato.
La cicogna giunse ai confini del villaggio dei puffi. Il Grande Puffo e Quattrocchi scesero dal dorso del volatile e si diressero al villaggio.
Videro i compagni tornare a casa dal lavoro. Le vanghe, i picconi, le corde ed i martelli impolverati portati in spalla, le schiene curve ed il passo strascicato evidenziavano una giornata faticosa. Il Grande Puffo si avvicinò a Forzuto: 'Come vanno i lavori al ponte puffo?'
'A rilento, perchè c'è...'

> BANG <

I puffi sussultarono, nei loro occhi sgranati le pupille si spostavano velocemente da una parte all'altra. E volsero la testa in direzione del rumore.

> BANG <

'Aiuto!'
Lasciarono cadere gli utensili e corsero in modo confuso per le strade del villaggio, in preda al panico. Anche Quattrocchi.
'Fermi, non siamo in pericolo! Non ci pufferanno!' L'appello del Grande Puffo fu inutile. Si udirono le porte sbattere. Qualche puffo picchiò i pugni contro le porte di legno e chiese in lacrime: 'Fammi puffare! Ci sparano! Ho paura!'
Le porte si aprirono: 'Presto, in cantina!'

'Hanno già cominciato!' Il Grande Puffo, rimasto solo nel villaggio apparentemente deserto si diresse al suo laboratorio. Aprì la porta, con calma raggiunse la scrivania e si sedette. Poi si prese la testa tra le mani, e con una smorfia di frustrazione gridò: 'Mi serve la radice di mandragora! Come faccio ad averla senza soldi!?'

> Bang <

 

> BANG <

'E' un cerbiatto!'
Era la voce profonda di un essere umano, e dal rumore dei passi non doveva essere solo.
Il giovane cerbiatto correva cercando disperatamente rifugio tra gli alberi. Non si guardava indietro, l'istinto lo spingeva a galoppare sempre più veloce.

> BANG <

> BANG <

Si udì un tonfo. Delle foglie si mossero, come se ci fosse stato uno spostamento d'aria.

'L'abbiamo preso!'
Tre cacciatori alti, robusti ed armati di fucile corsero verso al cerbiatto ferito ad una coscia. Il cerbiatto si reggeva alle due zampe anteriori e cercava di rialzarsi senza successo. I suoi spostamenti lasciavano chiare tracce di sangue fresco. Il cerbiatto spalancò gli occhi e si agitò ancor di più quando vide i suoi aguzzini avvicinarsi.

'Che bell'esemplare'
'Piacerà a lord Balthazar!'
'Ahahah! Lo spero! La ricompensa mi farebbe comodo!'

I cacciatori si inchinarono sulla preda e le bloccarono le zampe: 'Presto, una corda ed il bastone!'
Uno di loro lasciò il gruppo e si allontanò. Il cerbiatto si agitava per fuggire, i due cacciatori rimasti faticavano a tenerlo fermo: 'Per essere ferito è ancora vitale!'

Il terzo cacciatore tornò con corda e bastone. Le zampe del cerbiatto furono legate al bastone. Fu sollevato. Il sangue gocciolava dalla ferita lasciando tracce sul terriccio.
I tre cacciatori, con un stanco sorriso sulle labbra, camminarono verso la loro carrozza, vi caricarono il povero animale e ripartirono verso la città.

Continua...

 

La radice di mandragora è spesso citata nel fumetto dei puffi. Ed è spesso citata nell'ambito della preparazione di soluzioni magiche. La sua caratteristica più saliente è la forma stessa della radice, le cui diramazioni ricordano la figura umana, maschile o femminile.
Io cerco di essere concisa nello scrivere ed invece mi sembra solo di creare confusione. Lavoro ad una storia come se lavorassi ad un disegno. E' buffo che questa storia l'ho pianificata nei dettagli, ed ora che la sto scrivendo mi sembra di aver davanti il vuoto più assoluto. So cosa succede ma... come succederà? Quali scene ci saranno che ora mi sfuggono?
Comunque temevo di aver esagerato nel far agire Quattrocchi come un gran leccapiedi. Ed invece rileggendo di nuovo 'I puffi' è proprio così. Mi inizia a stare un pò antipatico come personaggio. Non perché chiacchiera tanto (altri puffi hanno lo stesso difetto) ma perché è appunto un leccapiedi, presuntuoso e con manie di grandezza, un gran opportunista anche.
Se pubblico questa Fan Fiction quando a casa sono solo alla fine del secondo capitolo, lo faccio per spingermi a scrivere (è un obiettivo), anche se non garantisco puntualità negli aggiornamenti (sarà un traguardo che mi imporrò quando sarò più brava). Però la concluderò.

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Capitolo 2
*** Discordia ***


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Gli spari nella foresta

Discordia

 

Dopo il tramonto gli spari cessarono.
Le finestre delle case funghiformi illuminarono le vie del villaggio.
Nella sua abitazione, il Grande Puffo si tolse le mani dalle orecchie e si guardò in giro. Si grattò il mento barbuto con la sua tozza manona. Si alzò e prese un piccolo sgabello, si diresse alla libreria.
Salì sullo sgabello e prese un grosso tomo. Tornò alla scrivania e lo aprì sulla pagina di una mappa.
L'espressione dell'anziano puffo si rabbuiò ulteriormente.

* * *

Nella notte qualcuno, o qualcosa, giunse al villaggio dei puffi.
Un animale? Un puffo? Una foglia trasportata dal vento?
I movimenti erano svelti e concitati. A ben guardare sembrava che a muoversi erano più di uno.

Quattrocchi si era appena infilato la vestaglia bianca. Dopo aver sollevato le coperte, col palmo aperto diede dei colpetti leggeri al cuscino, sistemando le piume che gli davano volume e morbidezza.
Sentì bussare selvaggiamente alla porta. Sobbalzò: 'Chi sarà mai?'
I battiti violenti non si fermavano. Quattrocchi si morse le unghie guardandosi in giro. S'aspettava che prima o poi la porta sarebbe caduta.
Prese la sua lanternina ed un bastone di legno e scese cautamente le scale, che scricchiolavano ad ogni passo.
Non si era mai reso conto di quanto, per quanto potesse sforzarsi di mantenere un passo felpato, le scale non sarebbero mai state zitte.
In punta dei piedi si avvicinò alla porta. Afferrò la maniglia, contrasse tutti i muscoli del corpo e strinse ancor più forte il bastone, pronto ad attaccare ne caso ci fosse pericolo.
Aprì la porta.
Lo sguardo di Quattrocchi si distese, i muscoli si rilassarono.

'Hok, hok, hok, hok, hok!'

Il puffo Selvaggio saltò addosso a Quattrocchi, buttandolo a terra e baciandolo. Gli scoiattoli, che da sempre accompagnavano Selvaggio, saltellarono festosi intorno ai due puffi. A fatica Quattrocchi si liberò della stretta di Selvaggio. E notò delle macchie di sangue sul suo pigiama, per terra ma soprattutto addosso agli ospiti. Sembravano reduci di guerra.
'Ma tu sei ferito!'
Selvaggio si grattò la testa, corrucciando la fronte come per capire che cosa avesse detto Quattrocchi.
L'occhialuto puffo cercò disperatamente qualcosa nei cassetti e nei bauli. Raggruppò sul tavolo varie erbe mediche, pozioni e garze e riempì un pentolone d'acqua: 'Non ti muovere di lì Selvaggio, ora ti puffo io!'
Selvaggio, ancora inginocchiato a terra capì le intenzioni di Quattrocchi. Si alzò e gli si avvicinò, serio: 'Io no ferito! Uomini puffato questo!' Si indicò le macchie di sangue che aveva addosso.
Ora era Quattrocchi che guardava Selvaggio con un'espressione confusa. Selvaggio sorrise: 'Sangue non mio. Di cerbiatto!'
Quattrocchi rimase in silenzio. Selvaggio lo osservò attentamente.
Quattrocchi si rivolse all'amico: 'Puffo ci voglia il parere del Grande Puffo!'

* * *

Sulla mappa, al centro c'era disegnato - stilizzato - il villaggio dei puffi. Attraversando il fiume puffo, si poteva giungere, in cinque ore di cammino ad una grotta. Quella era la meta. Il Grande Puffo ed i suoi piccoli puffi sarebbero partiti l'indomani nel pomeriggio e la si sarebbero accampati. Doveva pensare a riunire i puffi durante la mattinata successiva perché...

> Toc Toc Toc <

Il Grande Puffo distolse lo sguardo dalla mappa: 'Avanti!'
Quattrocchi afferrò la maniglia ed entrò: 'Chiedo scusa Grande...'
'Che cosa ti salta in testa? Ti puffi conto di che ore sono?'
Il Grande Puffo, vistosamente nervoso mise qualcosa tra le pagine del suo libro e lo chiuse in un modo non molto delicato. Si sedette sulla sedia a dondolo ed invitò Quattrocchi ad entrare.
Quattrocchi si strinse nelle spalle e rimase sulla porta: 'Chiedo scusa Grande Puffo! E' una... come puffare?' Lo sguardo severo dell'anziano puffo mise Quattrocchi ancor più in soggezione. Si fece avanti Selvaggio, senza convenevoli e simulando il gesto di impugnare un fucile: 'Umani bang su animali foresta! Sangue cerbiatto puffato su me e scoiattoli!'
'Santo puffo!' Il Grande Puffo saltò giù dalla sedia e si avvicinò a Selvaggio, poi si girò verso Quattrocchi: 'La radice di mandragora! Quella di oggi! Ricordi?'
Quattrocchi rimase con lo sguardo fisso sull'anziano puffo.
Il Grande Puffo afferrò le spalle di Quattrocchi e lo scosse: 'Dobbiamo comprarla!'
'COMPRARLA?' Gridò Quattrocchi 'Ma vuol dire che ci puffano i soldi!'
Il Grande Puffo lasciò le spalle doloranti di Quattrocchi e si fermò a riflettere, massaggiandosi la barba: 'Agli umani piacciono le puffe preziose! Useremo quelle!'
Quattrocchi era leggermente scosso, e forse un pò deluso, ma mai e poi mai avrebbe tradito il suo Grande Puffo. Selvaggio spostava lo sguardo da Quattrocchi a Grande Puffo. Non capiva nulla di quello che stavano dicendo.

 

La mattina le strade del villaggio si riempirono come sempre, con Puffetta che bagnava i fiori, Burlone che faceva gli scherzi a Quattrocchi, Brontolone che si lamentava di ogni cosa, i puffolini che giocavano alla cavallina ecc ecc...

Tamburino corse tra le strade picchiando sul suo fido tamburo: 'Riunione puffa! Riunione puffa! Riunione puffa!'
'Io odio la riunione puffa!'
'Anche io!'
I puffi, senza fretta e senza entusiasmo lasciarono in sospeso le loro attività e si diressero al centro del villaggio. Le riunioni puffe erano piuttosto frequenti e mai molto gradite. Il Grande Puffo era già sul palco a forma di fungo. Accanto al palco c'era Quattrocchi, in piedi, con le mani congiunte dietro la schiena. I puffi si ragrupparono nella piazzetta.
'Ascoltate tutti miei piccoli puffi!'
Il Grande Puffo udì un borbottio e notò le facce perplesse dei suoi interlocutori.
'E' urgente, miei piccoli puffi! Preparate corde e picconi! Partiremo oggi pomeriggio per la grotta al di la del fiume puffo! Pufferemo diamanti!'

'CHE COSA?'
I puffi erano increduli! I diamanti erano la merce di scambio degli uomini!
Una mano si levò tra la folla: 'Ho capito bene Grande Puffo? Puffare diamanti?'
'Hai capito bene Forzuto. Non abbiamo altra scelta!'
Quattrocchi salì sul palco, ma non si avvicinò di tanto al Grande Puffo. Invece come da copione ribadì: 'Si deve sempre puffare quello che dice il Grande Puffo, che è meglio!'

Guardando i puffi che parlottavano tra loro, il Grande Puffo notò una cosa che non gli piacque. I puffi, di tanto in tanto, gli lanciavano occhiate tutt'altro che benevole. Non poteva sentire quello che si dicevano, ma la cosa lo preoccupava. Si schiarì la voce: 'Puffi, non c'è tempo da perdere! Andate a prendere corde e picconi! Partiremo oggi pomeriggio!'
I puffi rimasero fermi, impassibili, con la fronte lievemente corrugata e le braccia lasciate libere, ma stringendo i pugni. Di li non si sarebbero mossi.
Quattrocchi invece obbedì subito, ma fu fermato da Forzuto: 'Dove credi di andare?'
Poi Forzuto si rivolse al Grande Puffo, tenendo Quattrocchi fermo per un braccio: 'Vuoi abbassarti al livello degli umani? Perchè vuoi tutti questi diamanti?'

'Giusto!' Urlarono alcuni puffi.

'Sbagliato!' si levò una voce tra la folla. Tutti si volsero a guardare Cattivus, che sorrideva malignamente e guardava il Grande Puffo, mantenendo le braccia conserte: 'Io ti appoggio vecchio! Anzi...' portò una mano al mento 'Secondo me dovresti puffare un attività di gioielleria! Potremmo diventare ricchi e puffarci delle case nuove e più spaziose!'

La frase di Cattivus scatenò espressioni disgustate nei volti degli altri puffi, che si allontanarono da lui come se avesse la peste. Forzuto mise una mano sulla spalla di Selvaggio: 'Andiamocene! Il villaggio non è più posto per noi!' Il suo sguardo era amareggiato.
Il Grande Puffo richiamò l'attenzione dei compagni, che già erano rincasati, e già uscivano dalle loro abitazioni con dei fagotti in spalla, pronti a lasciare il villaggio: 'Puffi ascoltate! A me servono dei diamanti per comprare una radice di mandragora, con cui preparare una pozione per proteggere la foresta dai cacciatori!'

Alcuni puffi si fermarono. Forzuto notò che anche il suo amico Inventore sembrava riluttante all'idea di abbandonare il villaggio.
'Perché non puffi con noi?'
Inventore lasciò cadere a terra il fagotto: 'Io ho deciso di fidarmi del Grande Puffo!'
Forzuto rimase un pò sorpreso: 'Davvero vuoi rimanere al villaggio?'
Inventore era fermo sulla sua decisione: 'Se il Grande Puffo ha bisogno dei diamanti che tanto disprezza, significa che è una cosa seria!'
Forzuto tornò a fianco di Selvaggio ed urlò: 'E va bene! Chi vuole puffare al villaggio che puffi! Io non ne voglio puffare più nulla!'
E così il villaggio si svuotò di poco meno della metà. Quattrocchi urlò a vuoto tutte le ragioni del Grande Puffo! I puffi rimasti entrarono nelle loro case.
L'unico che rimase fuori era Cattivus, stavolta fumante di rabbia, con i muscoli che vibravano dal nervoso: 'Quanto sei stupido Grande Puffo! Credevo che fossi cambiato!'
Cattivus tornò a casa sua, mentre nella piazza si riunivano i puffi rimasti al villaggio, con gli zainetti, pronti a seguire il Grande Puffo per andare a raccogliere diamanti.

Il maligno puffo dagli abiti neri invece lasciò il villaggio con un fagotto in spalla.

Continua...

 

Oh che bello. Ho avuto una piacevole sorpresa nello scoprire che con l'aggiornamento di EFP è stata creata anche la sezione dedicata ai puffi. Finalmente non dovrò più postare le mie Fan Fiction nella sezione 'altro'. Ed io affermo con un certo orgoglio di essere la prima fictionaria italiana che dedica le proprie Fan Fictions agli ometti blu, o se non sono la prima, almeno sono la prima che le pubblica.
Però, ora che c'è la nuova sezione spero che a qualcun'altro verra in mente di scrivere qualcosa legato ai puffi. Mi piacerebbe leggere le sue storie.
Comunque questa è una delle ragioni - oltre ad un pò di 'blood and gore' - per cui ho scelto un rating giallo. I puffi una volta tanto hanno il coraggio di ribellarsi al Grande Puffo perché non approvano le sue scelte. Per questa storia volevo mantenere un tono un pò più adulto di quello classico dei puffi, ma ho bisogno di ancora tanto esercizio visto che fino a quando smisi di scrivere raccontavo soprattutto storie episodiche molto infantili.

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Capitolo 3
*** L'amore di Birba ***


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Gli spari nella foresta
L'amore di Birba

 

Alla catapecchia di Gargamella il camino era acceso. Il fumo che usciva dal comignolo era rosso sangue. Usciva ad anelli ed allontanandosi diventava nero e assumeva lentamente la forma di un teschio. Poi si dissolveva.
Dalla finestra si udì una voce gracchiante da uomo di mezz'età, Gargamella: 'Quello stupido di Balthazar! S'illude di poter contare su di me!'

Gargamella rimestava un intruglio viola sulla cui superficie galleggiavano gocce d'unto giallo oro. L'alchimista prese un grosso salino ed aggiunse della polvere nera: 'Ormai lo conosco bene! La ricompensa di cui blatera è una bugia!'
Prese un grosso cucchiaio di rame col manico in legno ed iniziò a rimestare.
Birba, che dormiv
a sul suo cuscino squarciato, aprì un occhio.
Sollevò la testa, si alzò pigramente incarnando la schiena, si allungò e sbadigliò.
Gargamella seguitava a rimestare, mantenendo entrambe le mani ancorate al manico del cucchiaio: 'Il bosco deve restare popolato! Gli animali mi servono per mangiare e per fare gli incantesimi!' disse dirignando i denti.
Lasciò il pentolone e si diresse al libro aperto sul tavolo, ripassò la formula dell'incantesimo, si avvicinò ad uno scaffale e prese un vasetto contenete ossa di rana.
'Incantesimo anti puffi! Con questo si gonfieranno...' un malefico sorriso apparve sul suo volto '... e scoppieranno! Ih, ih, ih, ah, ah, ah!'
Mentre Gargamella immaginava la crudele scena, Birba, con lenti passetti si avvicinò al piede di Gargamella, vi appoggiò la testa e si strusciò contro la caviglia del padrone. Gargamella sollevò le sopracciglia e guardò ai suoi piedi. Non succedeva spesso che il suo gatto gli si strofinasse contro.
Distratto, l'alchimista rovesciò il contenuto del vasetto che aveva in mano nel pentolone. Se ne rese conto. Potè solo vedere, con orrore, la reazione chimica del liquido.
Lanciò un urlo:
'NOOO! SERVIVA SOLO UN OSSO!'
La sostanza all'interno del pentolone si gonfiò, la superficie divenne sferica. Gargamella fece tre passi indietro schiacciando la coda di Birba, che emise un urlo.

> BOOM <

L'appartamento di Gargamella fu invaso dalla fuliggine, l'alchimista ed il gatto non videro niente e tossirono. Il fumo si dissolse in poco tempo.

Gargamella si guardò intorno. Le mura, il soffitto, le ampolle, gli armadi, il tavolo, i libri... anche il gatto erano tutti neri. Gargamella stesso era ricoperto di fuliggine.
'Bleah!'
Con una mano, il perfido alchimista si spolverò dalla fuliggine che aveva addosso. Birba scosse la testa e la schiena per ripulirsi.
Gargamella, ormai spolverato si alzò e prese il gatto per la collottola. Lo portò all'altezza degli occhi, tenendolo a distanza per evitare di esser graffiato e lo insultò: 'B
irba, inutile sacco di pulci!' Si diresse al portone, lo aprì e lanciò fuori Birba, poi lo rinchiuse sbattendolo.

Birba guardò verso la porta di Gargamella e fece le linguacce, prima di allontanarsi di un pò e leccarsi le zampette ancora nere.
Il colore della fuliggine era quasi sparito quando un miagolio giunse alle orecchie di Birba, il quale innarcò la schiena e gonfiò i peli di dorso e coda. In posa di guardia, Birba ascoltava attentamente i suoni dell'ambiente circostante. C'era un gatto, e ne sentiva l'odore, forte e chiaro. Odore di femmina. La pelliccia di Birba tornò piatta, la coda sottile. Birba, annusando nell'aria capì che la gatta non era lontana. Si allontanò dalla catapecchia seguendo quell'odore buono e la vide. Una gatta selvatica, con la testa tozza e la pelliccia tigrata, si strofinava contro le travi del ponte che collegava il lotto di Gargamella alla foresta, e si rotolava per terra.

Birba si avvicinò alla gatta, che appena lo vide gli soffiò e si allontanò di un metro.
la gatta riprese a rotolarsi di fronte a Birba, senza perderlo d'occhio. A poco a poco, Birba riusciva ad avvicinarsi sempre più alla gatta. Fino a quando lei, in posa accovacciata fece capire al famiglio rosso che era pronta per l'accoppiamento.

Gargamella era finalmente riuscito a ripulire la sua casa. C'era un pò di fuliggine negli spazietti angusti tra una tegola e l'altra, ma sostanzialmente ora la casa era guardabile.
Gargamella prese il libro di magia che stava consultando e lo spolverò. Le pagine erano ancora leggibili.
'Bah, ora mi toccherà raccogliere di nuovo tutti gli ingredienti! Maledetto Birba!'

> Miao, miaaao! MIAAAO! <

'AAARGH! Stupido gatto scemo!' Gargamella aprì il portone di casa sua: 'BIRBA! STAI ZITTO O TI SQUOIO E TI CUCINO ALLE ARANCE!'
Non fece in tempo a rinchiudere la porta che altri miagolii gli fecero aumentare il nervoso.

I versi provenivano dai bordi della foresta. Pestando i piedi e sgomitando nervosamente, Gargamella si diresse al ponte. Quello che vide lo lasciò con gli occhi a palla e la bocca aperta.
Birba mordeva il collo ad una gatta selvatica.

'BIRBAAA!'
Il gatto non rispose al richiamo del padrone. Sembrava non lo avesse nemmeno sentito. Però si accorse della sua presenza quando Gargamella lo prese per la collottola allontanandolo dalla gatta selvatica, che come vide Gargamella scappò dietro i cespugli.

Gargamella rincasò. Lasciò cadere Birba e chiuse la porta a chiave: 'Stupido gatto senza cervello! Vuoi forse prenderti le pulci? E' questo che vuoi?'
'Miao!' fu la risposta del gatto, che già aveva addocchiato le finestre.
Gargamella se ne accorse e: 'Birba, non pensarci, non pensarlo nemmeno! NON...'
e Birba era già sul davanzale, pronto a spiccare un balzo e a scappare verso il ponte.

> E VA BENE, VATTENE GATTACCIO INGRATO! VA PURE A VIVERE NELLA FORESTA! MA RICORDATI CHE QUI PER TE NON C'E' PIU' POSTO! <

* * *

L'orario di caccia era cominciato. Da qualche ora di udivano di nuovo gli spari e nuovo sangue veniva sparso.
Anche lord Blathazar era partito per la caccia, con i suoi fidi cani ed uno stuolo di sei cacciatori.
Balthazar stava attento al terreno e camminava in punta dei piedi: 'Cercate di non far rumore!'
'Certo - grassone - !' disse tra i denti un possente cacciatore, armato di baionetta. Lord Balthazar lo udì e gli puntò contro il fucile: 'Bada bene a come parli, o anche la tua testa diverrà parte della mia collezione!'

> Miao, miao, miao! <

'Gatti?!' disse un cacciatore perplesso. Balthazar sorrise: 'Gatti selvatici!'
I cani di lord Balthazar iniziarono ad annusare l'aria e il terreno e portarono la combricola davanti ad un cespuglio. Balthazar si inchinò, afferrò un ramo del cespuglio mentre con l'altra mano reggeva il suo fucile. Non fece in tempo a fare nulla, i due gatti scapparono.

Lord Balthazar, ancora accovacciato e con la testa mezza sotto il cespuglio si girò verso i cacciatori: 'Svelti! Inseguite il gatto selvatico, lasciate perdere quello rosso!', poi diede degli ordini anche ai suoi cani addestrati che partirono all'inseguimento.

 

Forzuto, Selvaggio e gli altri puffi avevano ormai lasciato il villaggio da qualche ora.
'Non stiamo puffando verso la casa di Gargamella?' chiese un puffo tra la folla.
'Qui umani puffano bang su animali!' rispose lapidario Selvaggio. Ed infatti subito dopo i puffi iniziarono ad udire latrati di cani ed urla.
'Questa sembra la voce di Balthazar!' osservò Golosone, masticando un biscotto al cioccolato.
'Io odio Balthazar!'
Forzuto e Selvaggio senza dire null'altro e senza attendere le opinioni dei compagni, seguirono il gruppo di umani. Gli umani, di tanto in tanto si fermavano, perché i cani fiutavano qualcosa o perché sentivano rumori tra i rami o vedevano le foglie degli alberi oscillare.
Selvaggio, Forzuto e il puffolino Naturone, il quale aveva scelto di lasciare il villaggio, salirono su un alto albero, per poter vedere meglio cosa stava succedendo. E videro che lord Balthazar, i cani ed i suoi sgherri erano all'inseguimento di un gatto selvatico. A loro volta, i cacciatori erano inseguiti da un gatto ben conosciuto, Birba.

I pugni di Forzuto si strinsero, dirignò i denti: 'Gargamella! Ancora lui!'
'Perché non proviamo a fermarli?' chiese Naturone. Forzuto guardò il puffolino, si rilassò e si sedette sconsolato: 'E come credi che possiamo fare?'

Forzuto e Naturone si accorsero che Selvaggio non era più li accanto a loro. Guardarono di sotto e lo videro fare le linguacce e saltellare davanti a lord Balthazar e ai cani.

> Hok hok! Umani cattivi!' Hok! Puffatemi <

Forzuto afferrò il suo cappuccio con le mani: 'Si farà puffare!'
'Mi è venuta un idea, vieni Forzuto!' Naturone scese dall'albero e raggiunse il resto della comitiva di puffi: 'Golosone, mi servono i tuoi biscotti!'
'Certo! Gnam!' Golosone come sempre aveva la bocca piena. Il suo fagotto era molto più grande di quello degli altri puffi ed era pieno di cibo, in particolare dolci.
'Potresti darmi tre scatole di biscotti?' chiese, un pò agitato Naturone.
'Ma... ma... a che scopo?'
Naturone ignorò la riluttanza di Golosone. Non c'era tempo da perdere, Selvaggio rischiava di essere colpito da una grossa pallottola o essere sbranato dai cani o da Birba. Prese i biscotti e sparì tra le foglie di un cespuglio. Golosone pensò di riordinare i suoi dolci mentre gli altri puffi seguivano Naturone, che si piazzò al centro della strada con le tre scatole di biscotti aperte.

Richiamò l'attenzione dei cani, i quali annusarono nell'aria. Sentendo il buon odore di cibo smisero di seguire le tracce del gatto e si lasciarono imboccare da Naturone. Invece Forzuto aiutò Selvaggio a distrarre gli umani. Gli altri puffi, nascosti sotto un cespuglio spiavano tra le foglie.
Di Birba non si accorse nessuno, anche perchè era così preso dalla femmina che non pensava ad altro.
Il gatto rosso passò davanti ai cacciatori e ai cani, alle prese con i puffi, la cui unica preoccupazione era non essere colpiti dalle pallottole o sbranati dai cani.
I colpi dei fucili di lord Balthazar e del suo manipolo di cacciatori si esaurirono. Selvaggio, Forzuto e Naturone colsero l'occasione per raggiungere gli altri puffi e scappare, non senza lasciare l'ultima scatola di biscotti ai cani, che presi a mangiare non avrebbero obbedito a lord Balthazar per un bel pò.

Continua...

 

OK, in realtà la parte scritta nella fan fiction 'dove sei Birba?' era un pò riferita a questo episodio, ed un pò ad un episodio di un episodio dei puffi che ho visto in spagnolo. Ma il Garga è spesso al suo pentolone a fare incantesimi che puntualmente esplodono. Quindi nulla di strano.
Comunque mi diverte molto scrivere di questi due. Sano umorismo non eccessivo. In genere poi, quando parlo di Birba immagino sempre la mia gatta, e cerco di trasferire ciò che so dei gatti in Birba, sperando di farlo comportare come un gatto vero.
Da un paio di giorni sono un pò stanca ed ho poca voglia sia di disegnare, sia di scrivere, sia di studiarmi il norvegese. Inoltre pare che il contatto con le lingue straniere (inglese e norvegese) ha la controindicazione di farmi aumentare il rischio di errori ortografici, quindi devo prestare ancor più attenzione in fase di stesura finale. Oltretutto, come già detto, questa fan fiction mi sta uscendo difficltosa da scrivere. Probabilmente perchè ha almeno una decina di capitoli (penso 12 o 13), ed è, fin'ora, la storia più lunga in assoluto che sto riuscendo a scrivere. In parallelo sto facendo la prima stesura della mia original, che comunque non pubblicherò finchè non sarà ad un livello professionale (per un fumetto). Dopo questa voglio davvero provare a cimentarmi in long fictions, io vorrei riuscire a scrivere fan fictions di un centinaio di capitoli.

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Capitolo 4
*** Un gatto da salvare ***


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PREMESSA: gran parte di quanto scritto in questo capitolo è deliberatamente ispirato a parte di un episodio della serie animata dei puffi. Ho solo cambiato alcuni particolari per renderlo più drammatico ed in linea con la natura della fan fiction. La scena in questione mi ha dato l'ispirazione per scrivere questa storia e ci tenevo inserirla. Spero possa considerarsi un omaggio e non un plagio. Se ci sono problemi, provvederò a rimuovere questa fan fiction da EFP.

Gli spari nella foresta
Un gatto da salvare

 

Gli ometti blu correvano nascosti dall'erba alta in una radura. Seguivano Selvaggio che, correndo a quattro zampe come uno scoiattolo, era molto più veloce di loro. Forzuto e Naturone, pur essendo abituati a fare moto gli stavano dietro a fatica.
In fondo alla fila, i puffi meno allenati restavano sempre più indietro.
'Basta! Pietà! Fermiamoci!' Forzuto e Selvaggio guardarono dietro di loro. Alcuni puffi avevano rallentato il passo.
'Ehi! Non è il momento di puffare! Balthazar ci troverà!' urlò Forzuto. Invece anche Selvaggio si fermò.
'Ma come?' Forzuto non era convinto della pausa. Selvaggio lo rassicurò: 'Noi lontani da umani! Ora possiamo puffarci con calma! Seguitemi!'
I puffi, affaticati, in fila indiana seguivano Selvaggio e Forzuto verso una grossa tana. Selvaggio la indicò sorridendo: 'Questa tana di lupi!'
Le creature blu sussultarono, alcuni si abbracciarono, qualcuno deglutì rumorosamente, qualcun'altro cercò di svignarsela in punta di piedi.
'Lupi non fanno niente. Miei amici!'
Tranquillizzati, i puffi seguirono Selvaggio nella tana. Alcuni di loro, quando si trovarono davanti ai grossi musi dei lupi sdraiati pigramente, si coprirono la bocca con le mani per non urlare. Invece Naturone li accarezzò.
Selvaggio richiamò gli altri invitandoli a sedersi in un angolino stretto dove i lupi non si sarebbero mai potuti infilare. Ora potevano riposarsi.

I lupi che stavano nella caverna sollevarono la testa muovendo le orecchie verso sud-est. Subito dopo, dei miagolii che sembravano quasi grida giunsero alle orecchie dei puffi, che sussultarono. I lupi ringhiarono senza alzarsi.
I miagolii continuarono, i puffi si guardarono l'un l'altro.
'Io odio i gatti!' commentò Brontolone. Forzuto guardò verso l'uscita senza alzarsi: 'L'hanno preso! Ormai non possiamo puffare nulla!'
Un puffo diede un allarme: 'Dov'è Naturone?'
'Oh, no! E' stato puffato dai lupi!' disse Pauroso rannicchiato, tremante, mordendosi le unghie. Fu squadrato con sguardo omicida da Selvaggio: 'Miei amici no cattivi!'
'Però sono pur sempre lupi!' disse Golosone, mentre mangiava un pezzo di torta.
Selvaggio camminò verso Golosone e gli si piazzò davanti con le braccia e le gambe allargate, la schiena inarcata per sembrare ancor più imponente, specie dal punto di vista di Golosone che era seduto: 'Cosa hai detto ciccione?'
'Non litigate!' Tutti i puffi si girarono verso Forzuto: 'Andrò io fuori a cercare Naturone!'
'Noi veniamo con te!' Tutti i puffi si alzarono pronti a seguire Forzuto fuori dalla grotta.
Appena fuori, videro Naturone correre loro incontro: 'Presto, dobbiamo puffare il gatto selvatico! E' caduto in una trappola!'
Ed in quel momento un altro miagolio, seguito da un soffio giunse potente alle orecchie dei puffi, costringendoli a coprirle con le mani.
'Non è lontano, venite tutti!'

I folletti blu seguirono il giovane Naturone. Il percorso era dritto ma riparato dalle chiome degli alberi. L'aspetto del terreno indicava che gli umani non dovevano frequentare quella zona.
I miagolii del gatto avrebbero spaccato i timpani ai puffi. Le urla erano acute.

Senza peripezie, i puffi raggiunsero la gatta selvatica. Aveva le orecchie appiattite ed i baffi schiacciati lungo il muso distorto. Una zampina posteriore era intrappolata in una grossa tagliola, il piedino era piegato in modo innaturale perchéle ossicina erano spezzate, la pelliccia era impregnata di sangue.
Gli ometti blu si precipitarono verso la tagliola, ma indietreggiarono quando videro Birba girare intorno alla gatta selvatica.

'C'è anche Birba!' disse Golosone.
'Ci sarà anche Gargamella! Torniamo indietro!' rispose Brontolone sprezzante, incrociando le braccia.
A quel punto Forzuto prese coraggio e passò davanti ai suoi compagni: 'Che vigliacchi, quel gatto non ci ha fatto niente! Non deve finire tra le grinfie di Gargamella!'
Forzuto si avvicinò deciso, ma quando raggiunse la tagliola, il gatto selvatico gli soffiò contro, ed il piccolo puffo rimase immobile.
'Stai attento Forzuto!' urlò Naturone: 'C'è anche Birba!'
E Birba, pur avendo notato i puffi, invece di attaccarli si allontanò, prendendo la via della catapecchia di Gargamella.

I puffi si guardarono increduli: 'eh? Non cerca di prenderci?'
'Meglio!'
I puffi più coraggiosi circondarono la tagliola: 'Sbrighiamoci prima che arrivi Gargamella!'

In quasi una cinquantina, non doveva essere difficile aprire la tagliola. Insieme ne afferrarono i denti, aprendola abbastanza da lasciar libera la zampina del gatto.
L'animale selvatico si allontanò zoppicando e si leccò la zampetta ferita. I puffi gli si avvicinarono con garze e legnetti, con l'intento di steccare il piedino, ma come risposta il gatto cercò di morderli.
I piccoli folletti blu sentirono il vocio degli umani ed i loro passi pesanti sull'erba e si nascosero su un albero.

Lord Balthazar giunse seguito dai suoi fedeli cacciatori e dai suoi cani. Vide che la tagliola era scattata, ma che non c'era nessun animale: 'Dannazione! Mi chiedo come diavolo ha fatto a scappare!'
Ma poi seguendo le tracce di sangue vide il gatto selvatico seduto ai bordi della strada. Era troppo debole per scappare, con le orecchie abbassate guardava Balthazar che gli puntava il fucile contro.
Lord Balthazar sorrideva. Il suo ghigno era sadico. All'improvviso sbucò un gatto rosso da dietro un albero che si mise davanti alla gatta selvatica. Lord Balthazar aveva l'indice ben ancorato al grilletto, ma non sparò. Abbassò il fucile per lo stupore, alzò lo sguardo e vide Gargamella che correva verso di lui.
Baltazar ridacchiò tra se, ripuntò il fucile contro Birba. Anzi, gli si avvicinò, per riuscire a colpirlo meglio
'Non me ne faccio nulla della testa di un gatto domestico' disse, ridacchiando 'ma della pelliccia si!'

'Fermo! non sparare!' gridò Gargamella, parandosi davanti a Balthazar.
Il gesto sorprese i puffi che sbirciavano dal loro nascondiglio.
Lord Balthazar puntò il fucile alla pancia di un tremante Gargamella: 'Levati alchimista fallito! Non ho problemi ad ammazzare un uomo!'
'Ma... Balthazar! Stavi per colpire Birba!' I puffi osservavano il supplichevole sguardo di Gargamella. L'alchimista aveva le mani congiunte ed era ingobbito, teneva le ginocchia vicine, sembrava volesse mettersi a piangere per impietosire Balthazar. Il problema era che quel gesto non avrebbe impietosito neppure i puffi.
'Me ne infischio! Anzi, era quello che volevo!' Balthazar pungolò la pancia di Gargamella col fucile: 'Il rosso è un colore che mi dona, userò il tuo gatto per farmi un copricapo!' si accarezzò la testa.

La crudeltà di lord Balthazar lasciò di sasso i cacciatori che lo seguivano. Non osavano nemmeno scambiarsi un'occhiata interrogativa.

I cani circondarono Gargamella e gli ringhiarono contro. L'alchimista si ingobbì ancor di più e si nascose la testa con le braccia, per proteggersi dall'attacco imminente.
'Fermi! Non attaccate! A cuccia!'
Gargamella si rilassò un pò. Lord Balthazar aveva fermato l'attacco dei cani: 'Suvvia Gargamella, si ragionevole. Il tuo gatto in cambio della tua inutile vita! Ad ogni modo non c'è nulla che tu possa fare, perché ucciso te, toccherà al tuo micio!'
Uno dei cacciatori che accompagnavano il perfido stregone deglutì rumorosamente. Indietreggiò tre passi, lord Balthazar non gli badò. Invece diede un ultimatum a Gargamella: 'Insomma, morto il tuo gatto puoi prenderne un altro, mentre morto tu non ci sarà nessuno a darti una nuova vita!'
Gargamella chiuse gli occhi. Si sarebbe fatto uccidere, per il suo gatto. Birba, ancora davanti alla gatta selvatica guardava il padrone.

Il coraggioso gesto di Gargamella colpì i puffi. Accecati dall'odio erano rimasti impassibili a quello che vedevano, indifferenti della sorte del loro nemico e del suo animale domestico. Ora si sentirono imfimi.

'Comincio a contare!' disse Balthazar calmo. Puntò il fucile al petto di Gargamella, stavolta era deciso a sparare: 'Tre... due...'
Gargamella restava immobile davanti a Birba. Era chiaro che non aveva intenzione di scappare, ma il volto era sconvolto dalla paura
'... uno!'
Lord Balthazar premette il grilletto

> BANG <

Il suono dello sparo fu udito a distanza nella foresta. Gruppi di animali corsero da tutte le parti. Lo udì anche il Grande Puffo, che con i suoi piccoli puffi si stava dirigendo alla grotta di diamanti ed era quasi giunto a destinazione.

Lo udì anche Cattivus, in un altro punto della foresta, dove una grande strada di terra battuta divideva gli alberi. Sorrise, amava il suono della morte.

Lo sparo fu seguito da delle grida di dolore.
Lord Balthazar saltava su una gamba, tenendosi un piede sanguinante con entrambe le mani. Davanti a Gargamella, Birba, col pelo ritto e la coda gonfia soffiava contro il perfido stregone . Il fucile di Balthazar era a terra e tre puffi si
preoccupavano di nasconderlo.
Gargamella si guardava in giro, ingobbito e tremante, ancora con le mani congiunte.

'Scappa Gargamella! Puffa via i gatti!'

Gargamella non si pose domande. afferrò Birba, prese anche il gatto selvatico e scappò. I gatti non si ribellarono.
'Dannazione! I puffi!' urlò Balthazar. Indicò Gargamella in fuga 'Voi idioti! Seguitelo!'
I cacciatori ed i cani seguirono Gargamella. Naturone prese il fagotto di Golosone, scese dall'albero e fischiò per richiamare a se l'attenzione dei cani: 'Volete altri biscotti?'
I cani abbandonarono l'inseguito, corsero verso il piccolo puffolino e lo riempirono di leccate. Balthazar, seduto per terra e continuando a tenersi il piede, dalla rabbia emise letteralmente fumo dalle orecchie.
I cacciatori presto cedettero alla fatica, o meglio, usarono un pò di affaticamento come scusa per non inseguire più Gargamella. Ammazzare un gatto ed il suo padrone era roba da pazzi. Ma, seppur poco, lord Balthazar li pagava, perciò si sarebbero inventati una scusa.

* * *

Dalla catapecchia di Gargamella non si udiva nessun suono. Dal comignolo usciva del fumo grigio. Non si udiva ne un 'maledetti puffi' ne un 'Birba, stupido gatto'
Nulla di tutto ciò. Però si udiva un profumo lieve di erbe.
La gatta selvatica era accucciata sul cuscino di Birba, con il piedino steccato e fasciato. Seduto accanto a lei, Birba guardava la schiena del padrone. Gargamella rimestava un preparato con un cucchiaio di legno, consultando un libro di magia curativa.
'Maledetto Balthazar!' disse, rabbioso, con voce bassa e piena d'odio 'Mi vendicherò! Pagherai salato quello che hai fatto! Ti umilierò a dovere!'

Non urlò la sua ira. L'odio che provava nei confronti dello stregone era più intimo e profondo rispetto a quello immotivato provato nei confronti dei puffi.

Continua...

 

Il capitolo mi è venuto più lungo di quanto mi aspettassi. Fino a ieri avevo il blocco della scrittura più totale. Oggi invece di impormi di scrivere un ora o due al giorno, mi sono imposta di scrivere una schermata di computer al giorno (scrivo con Dreamweaver).
Il fatto che chiamo il gatto selvatico una volta al maschile ed una volta al femminile servirebbe per indicare che ai puffi il sesso del gatto non interessa. Ma forse sbaglio a fare così.
Mi sorprende anche di essere riuscita ad essere puntuale fino ad ora, non me l'aspettavo proprio. Ora che mi sta nascendo l'interesse (mai avuto onestamente) per la scrittura, ho deciso di essere ambiziosa e puntare in alto. Un giorno spero di riuscire a scrivere una storia che meriterà di essere inserita tra le scelte. Per me sarà una piccola vittoria. Presuntuoso da parte di chi ha iniziato a scrivere da poco? Forse si, per ora so che nonostante i miei 28 anni scrivo ancora come una delle medie, ma siccome ho intenzione di darci dentro, un 'buona fortuna' spero di meritarmelo.

* * *

Ed ora rispondo alle recensioni (ne ho ricevuta una sola ma volevo proprio farlo l'angolino delle recensioni)

@ Reina - Ti ringrazio tantissimo. Detto da te che leggi tanto e che hai avuto anni di esperienza nel campo delle fan fiction il tuo commento è incoraggiante. 'Sono curiosa di vedere come andrà avanti' è una frase a cui do molta importanza... eheh, vedrai, vedrai! Io lo so già :D

Mange takk til alle som følger meg!

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Capitolo 5
*** Il valore delle pietre preziose ***


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PREMESSA: Ufficialmente riprendo in mano 'Gli spari nella foresta'
Ho maturato questa decisione dopo un writer's block orribile e dopo aver capito che sto dando il massimo. Provando ad 'editare' questa storia mi stava uscendo uno schifo, così ho lasciato perdere con l'editing limitandomi a correggere gli errori segnalati. Per ora meglio di così non posso fare, l'unico modo per migliorare è dare sempre il massimo e non accontentarsi mai. Un capitolo a settimana e nel giro di un mese e mezzo dovrei aver concluso questa fan fiction. Devo recuperare il ritmo.

Gli spari nella foresta
Il valore delle pietre preziose

 

L'entrata della miniera aveva le dimensioni sufficienti per permettere a Birba di passare.
L'interno della miniera, illuminato dalle lanternine dei puffi appariva spazioso. Il soffitto era all'altezza del tetto della torre di guardia del villaggio, la grotta era larga come la strada nel bosco.
Capitanati dal Grande Puffo, i puffi proseguivano in fila indiana, tenendo le mani ancorate alle spalle del compagno di fronte, avanzando tra le irregolarità del suolo. Alcune gemme, parzialmente visibili, incastrate tra le rocce, riflettevano la luce delle lanterne.
I puffi si fermarono vicino alle mura, appoggiarono i loro zaini, li aprirono, tirarono fuori i picconi e cominciarono a lavorare, sotto le direttive del Grande Puffo, sbuffando ogni volta che Quattrocchi apriva bocca.

Ben presto, gli ometti blu sentirono dolori alle spalle e agli avambracci. Le mani sanguinarono.
Non erano abituati a lavorare in miniera. I lavori rallentarono.
'Coraggio, miei piccoli puffi!' cercò di incoraggiarli il Grande Puffo, sforzandosi di scavare nella roccia a velocità sostenuta 'Non dobbiamo arrenderci! Pensate agli animali della foresta!'
Uno ad uno, i puffi mollarono i picconi e si lasciarono cadere con noncuranza.
Inventore si avvicinò al provato Grande Puffo: 'Quanto credi possono puffare queste pietre?'
L'anziano guardò Inventore con un espressione confusa, la bocca appena aperta: 'Veramente…' rispose incerto '… non saprei! Gli umani puffano molto oro per pagare!'
Si udì un suono simile ad uno schiaffo. Quattrocchi si era dato una pacca sulla fronte col palmo: 'Non ci posso puffare!'
Pigrone, seduto con la schiena appoggiata alla parete, aprì la bocca a forno ed emise uno sbadiglio rumoroso. Un altro puffo, con espressione vagamente preoccupata si avvicinò al Grande Puffo: 'Non sai quanto valgono? Questo vuol dire che stiamo puffando per niente!?'
Il Grande Puffo rilassò la muscolatura e lasciò cadere il piccone: 'Avete ragione!' disse in uno sbuffo 'E' colpa mia, dovevo puffarci prima!'

I puffi mugugnarono, Quattrocchi non si fece fuggire l'occasione per fare bella figura. Raccolse il suo piccone e riprese a scavare di buona lena dicendo: 'Bisogna sempre puffare quello che dice il Grande Puffo, ed io obbedisco senza protestare!'
Uno dei puffi poco distanti da Quattrocchi stava per colpire l'occhialuto con un bastone, ma un altro lo fermò afferrandogli la spalla e facendogli l'occhiolino.
Il ticchettio del solitario piccone di Quattrocchi inondò la caverna.
Il Grande Puffo si crocchiò le dita. Stava per dire qualcosa, ma vide Quattrocchi girarsi con veemenza verso gli altri puffi, impugnando forte il suo piccone: 'Oh, insomma, ma vi date una mossa o no!?'
I puffi incrociarono le braccia e fulminarono Quattrocchi con lo sguardo. Il Grande Puffo osservò la scena senza intervenire, massaggiandosi il mento barbuto.
Quattrocchi interruppe il lavoro e mise la mano libera sul fianco: 'Non mi sembra che il Grande Puffo vi abbia detto di puffarvi!'
L'anziano sollevò gli occhi al cielo e sospirò. Quattrocchi prosegui con sicurezza: 'Si deve sempre obbedire al Grande Puffo!' e riprese il lavoro. I puffi continuarono a stargli intorno con le braccia conserte.
'Allora?' disse Quattrocchi. Uno dei puffi gli rispose per le rime: 'Non sei tu quello che dice che si deve sempre obbedire al Grande Puffo senza protestare?'
Quattrocchi spostò lo sguardo verso il gruppo dei puffi senza voltarsi a guardarli direttamente. Il puffo sorrise: 'Siccome hai tanta voglia di lavorare, LAVORA!'
L'urlo inaspettato e rabbioso fece sobbalzare Quattrocchi. Quasi il piccone gli fuggì dalle mani. Con una mossa acrobatica riuscì ad impugnarlo saldamente e riprese a scavare velocemente estraendo un grosso rubino. 'Avanti, muoversi!' disse il puffo indicando una gemma che luccicava a pochi decimetri di distanza da Quattrocchi: 'Ce ne sono altre!'
Quattrocchi corse verso il luccichio e scavò a velocità sostenuta.
La stanchezza, i dolori muscolari e le ferite sulle mani lo spinsero a rallentare: 'E voi?' disse quasi supplichevole: 'Oh!' rispose il puffo: 'Ci spiace, siamo stanchi!'
I puffi si sedettero: 'Possiamo dirigere i lavori da seduti, visto che ti sei puffato volontario per puffare il lavoro di tutti!'

> Ora basta, puffate tutti! <
Gridò il Grande Puffo arrabbiato, facendo alzare e correre tutti gli altri puffi ad afferrare i picconi e riprendere a lavorare.

Nessuno vide il ghigno soddisfatto di Quattrocchi.

* * *

Passarono molte ore. I puffi crollarono dalla fatica. Si addormentarono sul duro pavimento della grotta.

Il mattino dopo Il Grande Puffo pensò che poteva bastare, dopo aver constatato che in poche ore, lui ed i suoi piccoli puffi erano riusciti ad estrarre quasi una decina di pietre preziose. I puffi si svegliarono. Si stiracchiarono e si massaggiarono le spalle doloranti. Bofonchiarono qualcosa che suonava vagamente come: 'Oggi niente lavoro...'
Ma il Grande Puffo aveva bisogno di un ultimo favore: 'Miei piccoli puffi, aiutatemi a puffare le pietre che abbiamo raccolto in un sacco!'
'Eh?' dissero in coro i puffi, ancora assonnati. Ma obbedirono senza discutere e una volta che le pietre preziose furono chiuse nel sacco, aiutarono il Grande Puffo a spingerle fuori dalla grotta.

Quando i puffi furono fuori dalla miniera, il sole era già alto nel cielo. Il Grande Puffo chiamò la sua fedele cicogna Bianca.
La cicogna giunse dopo pochi minuti. Il Grande Puffo salì sul dorso dell'uccello e salutò i suoi piccoli puffi. Il sacco con le pietre preziose fu affidato al becco della cicogna.
Dopo un lungo viaggio sopra la foresta, il Grande Puffo vide la casa del mago Omnibus al centro di una radura. La cicogna atterrò sul davanzale di una finestra al primo piano, che dava alla stanza degli incantesimi. Omnibus miscelava un liquido in un ampolla di vetro.
Il Grande Puffo scese dalla groppa della cicogna. L'uccello appoggiò il sacco sul davanzale e volò in cima al comignolo spento.

Il lavoro di Omnibus non sembrava difficile. Appena il mago vide con la coda dell'occhio qualcosa che si muoveva sul davanzale, interruppe ciò che stava facendo, guardò in quella direzione e rivolse un sorriso al piccolo ospite: 'Oh, buongiorno Grande Puffo! Qual buon vento ti porta?'
'Nessun buon vento… ' sospirò il Grande Puffo '… purtroppo!'
Il mago si avvicinò e tese la mano per far salire l'anziano amico. Il folletto blu indicò il sacco ancora sul davanzale: 'Sono costretto a raccogliere pietre preziose!'
Omnibus non si scompose. Prese il sacchetto. Nelle sue mani sembrava poco più grande di un topolino.
Si sedette, appoggiò il Grande Puffo sul tavolo, aprì il sacco e ne rovesciò il contenuto. Prese in mano un diamante e lo osservò da vicino.
'Quanto valgono?' chiese il Grande Puffo. Omnibus appoggiò il diamante davanti al folletto blu ed incrociò le mani sul tavolo: 'Poche di queste pietre bastano per acquistare un castello!'
Il puffo rimase indifferente alla notizia. Non conosceva il valore che gli umani attribuivano a soldi e gioielli, queste cose al villaggio dei puffi erano tabù.
'Devo comprare una radice di mandragora, è importante!' disse infine l'anziano puffo. Omnibus rise sommessamente. Il Grande Puffo non si indispettì, era abbastanza anziano per capire le intenzioni che si celavano dietro le risate. Ma ebbe dei dubbi a cui Omnibus rispose subito: 'Le radici di mandragora di solito si trovano in natura, ma tu parli della nuova varietà venuta dal sud Africa!'
'Sud Africa?' pensò il Grande Puffo grattandosi il mento 'E' davvero lontana!'
'Se è per questo' proseguì Omnibus ridestando l'attenzione del puffo 'una di queste pietre basta per comprarne un intero carico, forse anche più!'
'EH?' urlò incredulo il Grande Puffo 'Una sola pietra?! E per colpa di queste il mio villaggio è diviso e metà della popolazione puffa mi odia!'
'Grande Puffo' disse Omnibus, calmo come sempre 'Non so cosa sia successo di preciso, ma il denaro non sempre porta guai! E' tutta questione di coscienza!'
Grande Puffo dovette ammettere che Omnibus aveva ragione, ma ora non c'era tempo per sentirsi feriti nell'orgoglio.
'C'è un altro problema!' disse 'Come faccio a comprare la radice di mandragora? Sono un puffo, non posso trattare con gente che è dieci volte la mia taglia!'
Ti aiuterò! Disse Omnibus, mettendo tutte le gemme del Grande Puffo nella sua borsa.

* * *

Dopo un lungo viaggio, il puffo Cattivus giunse nei pressi del castello di Lord Balthazar. Vide il ponte levatoio abbassarsi e Lord Balthazar a cavallo, accompagnato dai cacciatori e dai cani in attesa.
Cattivus corse verso il ponte levatoio e lo attraversò, seguendo Balthazar, i cacciatori ed i cani, che non si accorsero del puffino.
Quando tutti furono dentro al palazzo, il ponte levatoio fu rialzato.
Il cuore del puffino batteva forte. Poteva essere una carogna, ma era pur sempre un puffo alto tre mele e l'idea di finire tra le grinfie di Lord Balthazar non era piacevole. Inoltre l'interno del palazzo dello stregone sembrava più grande della radura che ospitava il villaggio dei puffi e soffocante al tempo stesso.
Cattivus vide Balthazar diretto verso i giardini. Tirò un sospiro di sollievo. Il suo obiettivo era la stanza del Lord. Con agili balzi salì le scale in pietra a chiocciola. Giunse nell'appartamento di Lord Balthazar. Tutto era in perfetto ordine e riccamente decorato con candele, vasi, lampadari gotici. Vide i servi lavorare senza pause per mantenere le stanze pulite.

Quando Cattivus gettò un occhiata nei corridoi, un brivido di freddo attraversò la sua schiena. Appesi alle pareti c'erano le teste di animali di grossa taglia come alci, cervi, draghi, orsi, ma anche teste di cavalli e di asini. E tra gli animali di taglia piccola figuravano cani e gatti domestici, di razze esotiche. Cattivus deglutì, immaginandosi al posto di quei cani e di quei gatti. E sapeva bene che uno dei desideri di lord Balthazar era quello di aggiungere un puffo impagliato alla sua collezione.

Cattivus finalmente giunse alla lussuosa camera da letto di Lord Balthazar e salì sul tavolo dove trovò carta e penna già pronti. Intinse la penna nel calamaio e scrisse su un foglio spesso e ruvido, sforzandosi di usare un linguaggio umano ed una grafia leggibile. Quando, con molti sforzi il puffo finì di scrivere, udì dei passi. E sentì le voci dei servi: 'Bentornato, mio signore!'
Cattivus scese dal tavolo e si nascose alla bene meglio dietro un Cornish Rex imbalsamato accanto al letto del perfido stregone. Era stanco di doversi nascondere. E in quella stanza, oltre al gatto non c'era nessun altro nascondiglio decente.

Continua...

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Il puffo Cattivus

 

Il Cornish Rex, per chi non lo sapesse, è un gatto orientale. Come forma è uguale allo sphynx ma ha una peluria corta e riccia. Penso che i gatti orientali non sono belli, però sono molto eleganti, almeno finché non ingrassano.
Avevo cercato, durate la stesura di questa storia di allentare un pò la pianificazione degli eventi sforzandomi di prendere un approccio più 'panster' verso la scrittura, ma proprio mi trovo male a scrivere senza avere un piano più che solido, perciò non lo farò più (le storie che scriverò senza piani le terrò solo per me).
Nel frattempo ho buttato giù la trama per la mia prossima Fan Fiction, cercherò di stenderne la scaletta quanto prima.
Ascoltando un po' di sano metal (sto andando a Dethkløk), riesco a scrivere più velocemente.
La parte di Quattrocchi costretto a lavorare da solo in un primo momento era stata rimossa. Alla fine ho pensato di reinserirla nella storia con le dovute modifiche (in origine il contesto era un pò diverso)

* * *

Ed ora rispondo alle recensioni

@ Reina - Meno male che ti piace la parte emozionale. E' il mio punto debole, pur essendo ciò che amo di più in una storia.

@ Macross - Grazie. Scusa il mio lungo ritardo, come spiegato nelle note finali, ho avuto un writer's block non indifferente. Balthazar è un personaggio difficoltoso da gestire, me ne sono resa conto dopo aver finito la stesura dell'intera storia.

@ Lirin Lawliet - Wow, quante recensioni!!! Innanzitutto mi fa piacere che ti piace. Pensa che il mio art block era causato dall'insoddisfazione della mia scrittura. Ne sto uscendo solo dopo il tuo aiuto, dopo aver tentato di riscrivere questa storia ottenendo un risultato deludente (con seguente rinuncia all'editing) e dopo un esame di coscienza. Il Grande Puffo è, secondo me un personaggio molto bello da gestire. Un capo saggio, pieno di esperienza ma non per questo infallibile. Spesso i guai dei puffi sono causati da un atteggiamento troppo sicuro o da una negligenza XD
Grazie per la notifica dell'errore (corro a correggere appena finisco di rispondere qui). Penso anche io, che spesso i puffi si affidano troppo al Grande puffo. Per questo ho ideato questa ribellione. Nel fumetto a volte sembra che i puffi si affidano troppo al Grande Puffo o agli eventi ed hanno pochissima indipendenza (non per nulla se cercano di uscire dai loro schemi combinano solo guai). Per scegliere chi si ribella e chi no, ho voluto rispettare il carattere di ciascun puffo. Inventore, Forzuto e Quattrocchi sono quelli che possono avere una presa di posizione più definita.
Sulla questione Birba maschio / Birba femmina sono un po' confusa a dire il vero. Nel cartone è certamente maschio, nel fumetto ho solo la versione italiana (nel volume in lingua originale Birba non c'è, quindi non ho idea se in origine era maschio o femmina). Per i 100 capitoli è un obiettivo che spero di raggiungere.
Lavorerò sull'ambientazione. Abituata a lavorare sul disegno quasi non ci penso, perché sono abituata a visualizzare tutto nella mente, soggetto e background. Ma mentre scrivo mi concentro in particolare sulla scena principale e mi dimentico di descriverne l'ambientazione. Dovrò far più attenzione.
Anche io sono ipersensibile con i gatti XD
Infatti per questo mi sento molto più trascinata dalla scena quando scrivo di gatti.

Mange takk til alle som følger meg!

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Capitolo 6
*** Vendetta! ***


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Gli spari nella foresta

Vendetta!

 

Ad ogni passo, lord Balthazar spostava il suo peso sui talloni. Cattivus ascoltava il rimbombo dei passi aumentare. Sbirciò tra il pelo ricciuto del gatto imbalsamato e vide lo stregone entrare in camera. Si accovacciò tra le zampe del felino.

Lord Balthazar mise le mani sui grassi fianchi e severo si guardò intorno. Vide la scrivania ed aggrottò la fronte. Dalla punta della penna posata accanto al foglio colava l'inchiostro. Il legno pregiato avrebbe presto assorbito il liquido nero.
Lord Balthazar uscì velocemente dalla stanza: 'Chi vi ha dato il permesso di toccare la mia scrivania?'
La voce dello stregone era così tonante che Cattivus dovette coprirsi le orecchie con le mani.

Il perfido stregone raggiunse i suoi sei servi nelle cucine: 'Chi di voi illetterati ha toccato la mia scrivania? Parlate!'
I servi si guardarono l'un l'altro ed alzarono le spalle. Uno rispose: 'Io ho riordinato la vostra camera, ma non mi sono permesso di toccare la vostra scrivania, oh mio Signore!'
'Sei un idiota!' lo rimproverò lo stregone 'Ho detto mille volte che in camera mia non si entra finché non sono presente!'
Lo stregone scrutò gli altri servi.
'Noi non siamo stati nella vostra camera!' dissero.
'E' chiaro… ' disse lord Balthazar '… che voi incapaci…' diede un pugno in testa a ciascuno dei sei servi '... non avete prestato attenzione se c'erano intrusi nel mio palazzo! O FORSE, siete talmente stolti da non ricordare di averli visti!'
I servi si tenevano ancora la testa dolorante tra le mani, mentre si scambiavano occhiate.
Lord Balthazar tornò nella sua stanza a grandi passi. Si avvicinò alla scrivania e notò che sul foglio c'erano delle scritte. Lo prese in malo modo: 'Ma che diavolo, sembra che qualcuno mi abbia voluto lasciare un messaggio! Baaah, che analfabeta!'

Egrego sinor Baltazar.

Io puf amiro tantisimo cuelo ce pu fai,
tu sei il mio maestro, il mio esempio, il mio idolo,
ed un gorno divero un potente sinore come te,
e pufero al mio vilago cosi come tu reni al tuo!

‘Bah!’ sbuffò Balthazar, distorcendo la bocca ‘Sembra scritto da un bambino di sei anni!’

Veniamo ora ai afari:
Io ti pufe aiutero moltisimo in cuesta caca,
pero vorei, in cambio, esere pagato per diventare un sinoroto al vilago dei pufi,
e liberarmi del tuto del Grande Pufo.

Balthazar afferrò le due estremità del foglio, quando si accorse della firma:

Distinti saluti, pufo Cativus

Rilesse altre due volte: 'Cattivus? Mai sentito questo nome!'

Cattivus congiunse le mani, chiuse gli occhi. Sembrava dicesse qualcosa, ma i suoni erano impercettibili.
Lord Balthazar si sedette alla sua scrivania, impugnò la penna, aprì il cassetto e prese un foglio nuovo: 'E così un puffo vuole trattare con me? Che illuso! Lo sfrutterò per arrivare al villaggio, poi anche lui sarà parte della mia collezione!'.

Cattivus digrignò i denti e strinse i pugni: 'Me la pagherai!' disse sottovoce. Gli angoli abbassati della bocca si sollevarono formando un sorriso furbo 'E so come fartela pagare, mio caro Balthazar!'

Il perfido stregone finì di scrivere, si alzò e lasciò la sua stanza. Per Cattivus era il momento di agire. Saltò sul tavolo e vide il messaggio di Balthazar, dove diceva che avrebbe accettato la proposta del puffo. Prese atto di un dettaglio. Non aveva firmato la lettera col nome di Lord Balthazar, ma solo Lord. Conferma che Balthazar non intendeva mantenere la parola data.
Il ponte levatoio era stato chiuso. Cattivus era intrappolato nel palazzo. Diede uno sguardo alla finestra aperta, prese la lettera che Balthazar gli aveva lasciato, scese dal comodino e saltò sul davanzale.

Sotto di lui vide il fossato pieno d'acqua. Cattivus sapeva che era popolato da piranha. Soffiava un po' di vento. Guardò il foglio di carta che teneva in mano. Lo afferrò sui due lati e saltò.

* * *

Le finestre della catapecchia erano chiuse e la luce non filtrava.
Gargamella dormiva nella sua branda con Birba acciambellato ai piedi. Sorrideva nel sonno. Dalla sua bocca sdentata uscì una risata che svegliò Birba. Il gatto sollevò la testa e ruotò le orecchie verso quel suono.
Si stiracchiò e scese dal letto. Andò alla ciotola a leccare la lisca di pesce rimasta.
La gatta selvatica era seduta su una sedia. La sua zampina era ancora steccata.

Dal portone della catapecchia si udì uno scricchiolio e filtrò la luce.
Il puffo Cattivus entrò prudentemente. Vide Birba accovacciato vicino alle ciotole. Mantenne lo sguardo il più possibile rivolto verso il gatto. Cattivus sapeva che i gatti attaccavano le prede distratte.
Il perfido puffo camminò all'indietro come un gambero, verso il letto di Gargamella. Quando fu vicino alla branda, ci saltò sopra, dando le spalle ai felini.
'Puffati Gargamella!' disse Cattivus sottovoce nell'orecchio dell'alchimista.
Gargamella apri gli occhi: 'Tu?'. Sollevò testa di scatto.
'Brutto traditore!' afferrò Cattivus. 'Ahahahah! Ma bene! Oggi sarà una splendida giornata! Mi sveglio da un bel sogno e mi ritrovo un puffo tra le mani!'.
'Miao!'. Udita la parola 'puffo' Birba corse incontro a Gargamella facendo le fusa.
'Aspetta aspetta aspetta aspetta aspetta!' urlò Cattivus agitando le braccia.
Gargamella si alzò: 'Mi chiedi di aspettare? Tzk tzk, povero illuso!'
Rinchiuse il puffo in una gabbia sospesa: 'Sono stufo di vedervi fuggire ogni volta che vi catturo! Stavolta non perderò tempo in inutili ciance con voi pelle blu!'.
'Ma Balthazar sta ingannando tutti!'
Gargamella si accinse a riordinare le ampolle e i libri nel suo armadio. Si interruppe e guardò verso la gabbia.
'Gargamella, ho cercato di puffarmi con Balthazar e lui ha puffato di ingannarmi, perciò vorrei puffargli una bella lezione! Lasciami avvisare i puffi e gliela faremo pagare tutti insieme!'
Gargamella si avvicinò. Sul volto comparve un ghigno 'Mi stai proponendo di vendicarci di Balthazar?' l'alchimista ridacchiò, e tornò accigliato: 'Sto già provvedendo ad un piano per far saltare i suoi progetti!'
Cattivus non era certo un puffo che si arrendeva. Strinse un pugno e disse: 'Non ti sembra bella l'idea che i peggiori nemici di Balthazar lo puffano a dovere?'
Gargamella avvicinò il viso alla gabbia, ma non ci mise il naso dentro. Non voleva ritrovarsi calciato dal puffo o con un dito in un occhio: 'Mmmh, non è una cattiva idea. Facciamo così, io mi accorderò col Grande Puffo, quando questa storia sarà finita catturerò tutti i puffi!' indicò Cattivus facendogli l'occhiolino: 'Tranne te!'
Cattivus fece una smorfia un pò contrariata: 'Mmmmbeh, io avevo dei progetti per il villaggio!'
Gargamella non si irritò. Irritarsi significava perdere una buona occasione. Mantenendosi paziente, chiese a Cattivus: 'Non ti piace la mia proposta?'
Cattivus incrociò le braccia, serio: 'Progettavo di puffare signorotto al villaggio dei Puffi. Se vuoi ti puffo alcuni abitanti del villaggio, ma se il villaggio si svuota, su chi potrei puffare?'
Gargamella si sorprese non poco, e pensò un attimo. Lui voleva sei puffi per l'oro e voleva mangiare gli altri. Magari si poteva scendere ad un compromesso: 'Cattivus, mi sono strettamente necessari sei puffi. Cosa ne pensi?'
Cattivus sorrise 'Ma posso puffartene anche dieci, di puffi se è per questo!'
Gargamella richiuse il portone e liberò Cattivus. Il puffo, calmo disse: 'Probabilmente pufferemo il villaggio vuoto. Il villaggio è diviso, posso puffarti dal Grande Puffo, ma non ho idea di dove sono gli altri!'
'Non importa!' disse serio Gargamella 'A me interessa che Grande Puffo sia dalla mia parte. Andiamo!'
L'alchimista chiuse la finestra di casa sua. Versò del cibo e del latte in delle ciotole, poi aprì il portone, uscì di casa, ma prima di andare si raccomandò con i gatti: 'Voi state qui e non rompete nulla!'
Quando Gargamella chiuse la porta a chiave, il puffo Cattivus lo richiamò e gli fece cenno di seguirlo. I due attraversarono il ponte e si diressero ai confini della foresta.

* * *

Il Grande Puffo ed Omnibus giunsero al villaggio degli uomini. Delle bancarelle di pochi giorni prima era rimasto solo qualche bancone di legno messo alla bene meglio contro il muro.
Poche persone camminavano ai bordi delle strade.

'Dov'è il negozio di questo mago?' Chiese Omnibus.
Il Grande Puffo sbucò da un'apertura della borsa del vecchio mago: 'E' laggiù!' indicò una casa grigia dai muri scrostati, con un bancone in pietra vuoto.
Forse il mago non c'era.

I due bussarono.
Qualcuno rispose: 'Chi è?'
'Sono il mago Omnibus!'
Alcuni secondi dopo si udì il rumore di un chiavistello. La porta fu aperta. Il padrone di casa arrivava alle spalle di Omnibus, aveva un gran pancione ed indossava un copricapo tipico delle terre africane.
Sorrise. Era sdentato. Invitò Omnibus ad entrare.
'Cosa ti porta qui?'
'Vorrei acquistare una radice di mandragora. Quella che hai portato dal sud Africa!'
'Ooooh!' disse il mago 'Attendi, vado a prenderla. Che ne dici di un goccio di tè?'. Iil mago prese una tazza da un armadio, versò del tè bollente e lo offrì ad Omnibus, senza aspettare una risposta.
'Grazie!' poté soltanto dire l'anziano 'Ma non posso fermarmi a lungo, ho cose urgenti da fare!' Il mago, prima di varcare la porta di legno che portava alla cantina, guardò Omnibus, ma non disse nulla. Scese in cantina.

Continua...

 

Ahahah! Anche io tendo a dimenticare le mie azioni se la cosa non m'interessa molto XD. Per quanto riguarda Balthazar, dice le cose per cattiveria. Si sente potente perché signore della zona e perchè conosce l'uso della magia.
Ora la parte degli errori ortografici di Cattivus. Fare così tanti errori in modo voluto non è tanto facile. Ho cercato di ascoltare bene la pronuncia delle parole italiane, tagliando le I dove non si sentono, modificando tutti i digrammi ed i trigrammi e rimuovendo doppie e accenti. Da quando studio il norvegese mi sono resa conto che l'italiano non è poi così fonetico (il norvegese, con le sue regole, è pressapoco come l'italiano anche se avrà il doppio dei digrammi e dei trigrammi che ci sono nella scrittura italiana). Informandomi ho scoperto che esistono solo tre lingue che possono esser definite fonetiche: Il serbo/croato, il turco e non ricordo se l'arabo o una delle lingue dell'est, e nonostante questo sono tra le lingue più difficili da imparare.

* * *

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Capitolo 7
*** Tregua? ***


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Gli spari nella foresta

Tregua?

 

Omnibus mise una cucchiaiata di zucchero nel tè e rimestò. Il vapore sembrava rendere la superficie della bevanda opaca. Soffiò, prima di berne un sorso.

Il mago tornò dalla cantina, con una grossa radice di mandragora tra le mani. Omnibus aprì la borsa, stando attento a non far scorgere la presenza del Grande Puffo, e prese una pietra preziosa. Ma pagò con delle monete d'oro. Il Grande Puffo rimase senza parole. L'anziano mago mise subito la radice di mandragora nella borsa. Finì di bere il tè e si congedò.

Quando furono lontani dal villaggio degli uomini, protetti dalle fronde degli alberi, il Grande Puffo uscì dalla borsa di Omnibus. La radice di mandragora ed il sacco con le pietre preziose rimasero nella borsa. Erano troppo pesanti per lui.
'Grazie per aver pagato con i tuoi soldi... ' disse il Grande Puffo '... ma non ce n'era bisogno, io non ho niente da darti in cambio!'.
'Oh, non preoccuparti, è stato un piacere!' lo rassicurò Omnibus 'E poi non ho usato i miei soldi, ma i tuoi!' aggiunse, ridendo. 'Eh?' gridò l'anziano puffo, stupito 'Io non ho soldi!'
Omnibus mostrò al Grande Puffo una delle sue gemme: 'Ho trasformato parte del valore di questa gemma in soldi. Tutto qua!' e gli restituì la gemma. Il Grande Puffo rifiutò. Omnibus lo tranquillizzò: 'Non sei obbligato a tenerla. Puoi riportarla dove l'hai trovata. A me non interessa!'.

Omnibus accompagnò il Grande Puffo fino al villaggio, per aiutarlo a trasportare la radice di mandragora ed il sacchetto con i diamanti. Quest'ultimo rimase nella borsa.
Il Grande Puffo ringraziò Omnibus per l'aiuto. Trascinò la radice di mandragora fino al laboratorio: 'Ci vorrebbe Forzuto per questo mestiere!' disse asciugandosi il sudore dalla fronte. Prese le chiavi e sbloccò la porta. Appoggiò la mano sulla maniglia. Una voce acuta lo richiamò. Si girò e vide il puffo Cattivus. Il Grande Puffo corrucciò la fronte: 'Perché sei ripuffato al villaggio?'
Cattivus rise: 'Beh vedi, in realtà mi ero puffato di collaborare con Balthazar, ma lui ha cercato di puffarmi, così ho puffato di vendicarmi!'
Il Grande Puffo sospirò: 'La vendetta non è mai buona cosa, Cattivus!'
Cattivus sorrise: 'Davvero?! Ma che ipocrita che sei, mi piace questa cosa!'
Il Grande Puffo alzò gli occhi al cielo e sbuffò, dopotutto Cattivus non aveva tutti i torti. L'anziano chiese: 'Che cosa proponi?'
'Proponiamo!' disse Cattivus, senza abbandonare il suo ghigno antipatico 'Non credere che io sia il solo a volermi puffare di Balthazar!'.
Si udì una risata fin troppo famigliare: 'Ih, ih, ih! Ah, ah, ah!'. Il Grande Puffo ebbe un brivido e deglutì. Cercò con lo sguardo. Gargamella giunse dalla strada principale senza sbucare all'improvviso. Avvanzò verso il villaggio, con le mani dietro la schiena, la fronte aggrottata ed un sorriso soddisfatto.
Il Grande Puffo indietreggiò, fino a trovarsi con la schiena contro la radice di mandragora. Gargamella rise sguaiatamente: 'Uaaahahahahah! Che gioia vedere la tua faccia terrorizzata vecchio!' Poi riprese contegno, ma non abbandonò l'espressione ilare 'Ma ci tocca fare una tregua!'
Il Grande Puffo guardò Cattivus. Il giovane puffo era serio. Annuì con la testa. Poi posò lo sguardo su Gargamella. Lo vide spostare gli occhi da Cattivus su di lui. Sembrava che i due non avessero intenzione di commettere qualcosa di ostile, per ora.

Il trio si diresse poco lontano, in una piccola radura al cui centro si trovava il ceppo di un albero tagliato, dove Gargamella si sedette. I tre cominciarono a discutere.
'Pensavo di far saltare i piani di quel brutto grassone... ' disse con disprezzo Gargamella, stringendo un pugno '... affinché non ottenga neanche un animale! Stupido ammazzagatti!'
Il Grande Puffo si grattò il mento: 'E' fin dall'inizio che voglio creare un incantesimo protettivo per evitare che gli umani entrino nella foresta!'
A Gargamella la cosa sembrò non piacere: 'E bravo il furbo puffo! Neppure io potrò entrare nella foresta! Prenderesti due piccioni con una fava!' pensò. Stava per protestare, ma nella sua mente apparve un'immagine di Birba che inseguiva i puffi. Ridacchiò strofinandosi le mani.
Il Grande Puffo proseguì: 'Mi sono procurato l'ingrediente necessario per l'incantesimo, ma serve l'aiuto dei miei piccoli puffi! Sono a cinque ore da qui!'

L'espressione di Gargamella divenne melliflua: 'Oh! Non c'è problema! Vi porto in spalla, così arriveremo prima!'
Il Grande Puffo acconsentì. Non poteva fare altro.

Il trio raggiunse la caverna di diamanti in poco tempo. Gargamella, da lontano constatò che l'entrata della grotta era troppo piccola per lui. Probabilmente ci sarebbero passati solo i bambini.
Il Grande Puffo scese dalla spalla dell'alchimista ed entrò nella grotta. Molti dei suoi piccoli puffi erano seduti con la schiena appoggiata contro la parete. Alcuni parlottavano tra loro. Altri scavavano svogliatamente per ammazzare il tempo. Pigrone aveva avuto il coraggio di offrirsi come ascoltatore di Quattrocchi. In realtà approfittava dell'effetto soporifero dei discorsi dell'occhialuto per dormire meglio.
L'anziano richiamò l'attenzione dei giovani annoiati. Tutti i puffi, compreso Pigrone, si ravvivarono. Sulle loro labbra comparve un gran sorriso. Chi non era già in piedi, si alzò. Tutti corsero incontro al Grande Puffo e lo abbracciarono: 'Ora il villaggio ripufferà unito? Eh? Eh? Eh?'
Il Grande Puffo riuscì a stento a calmare i suoi piccoli puffi. Ora veniva la parte davvero difficile: 'Devo deludere le vostre aspettative!' Disse. I puffi in coro risposero: 'Ooooooh... '
Il Grande Puffo aggiunse, cercando di essere il più delicato possibile: 'C'è dell'altro. Sfortunatamente, abbiamo bisogno dell'aiuto di Cattivus. E di Gargamella!'
'EH NO! EH?!' Urlarono i puffi. Quattrocchi non ribatté.
'Prima i diamanti, e ci siamo fidati di te!' disse Inventore 'Ed ora cosa? Puffare un patto con il nemico? E poi? Balthazar?
Tutti i puffi dietro ad Inventore, si misero a braccia conserte, urlando 'Noi non pufferemo mai con Gargamella!'
'Silenzio!' urlò il Grande Puffo. 'State zitti e puffatemi un secondo!'
Il Grande Puffo spiegò il motivo per cui Gargamella era contro Balthazar, e spiegò che se i puffi volevano proteggere la foresta, dovevano esser disposti a scendere a compromessi. I puffi iniziarono a gridare. Da fuori, udendo il gran vocio, Cattivus e Gargamella si scambiarono un'occhiata. Cattivus rise, dicendo: 'Litigano!' ed anche Gargamella sorrise perfidamente: 'Cosa darei per vedere la scena!' disse. 'Beh, io posso!' rispose Cattivus alzando l'indice al cielo, e corse all'interno della grotta. Le grida si acquietarono. Quando Cattivus intravide i compagni, li vide calmi. Gli sguardi erano tesi, ma i puffi non si agitavano. Il Grande Puffo spiegava che il tutto era per il bene della foresta, che questa storia non avrebbe causato danni. Una volta finito tutto, si doveva fare qualcosa per riunire il villaggio.
Gli sguardi ostili dei puffi si posarono su Cattivus. Il puffino sudò freddo. Parlò: 'Tra le mie intenzioni, c'era quella di ripuffare il villaggio!'
I puffi continuavano a fissarlo duramente. Cattivus riprese la sua faccia tosta, sorrise malignamente e proseguì: 'Più siamo, meglio è, se vogliamo puffare una lezione a Balthazar!'
Gli altri puffi ripresero ad urlare: 'TU NON PUFFI NULLA! LA FORESTA E' PIU' IMPORTANTE DI UNA STUPIDA VENDETTA!' ed il Grande Puffo gridò di tacere.
'Finalmente!' sospirò. 'Avanti, andiamo!' fece cenno col braccio di seguirlo.

Seguendo il Grande Puffo, con gli zaini in spalla, i piccoli puffi camminavano in fila indiana. Usciti dalla grotta, sussultarono alla vista di Gargamella. Ma l'alchimista non si mosse, limitandosi ad osservarli uno per uno mentre gli passavano davanti ai piedi.
'Vecchio!' disse Gargamella: 'Credo che dimentichi un ingrediente importante!'
Il Grande Puffo si fermò, e così i puffi dietro di lui: 'Vero! Facciamo una tappa al villaggio, recuperiamo la radice di mandragora e tutti gli altri ingredienti e ci dirigiamo alla tua catapecchia!'

* * *

Il viaggio verso la catapecchia di Gargamella proseguiva da ore. Gli zaini erano stati lasciati al villaggio, a parte quello del Grande Puffo, e Gargamella teneva in mano la grossa radice di mandragora.
Nel frattempo, nascosti su un albero, il gruppo di Forzuto e Selvaggio preparava un piano per evitare che gli animali finissero nelle trappole. Selvaggio udì un fruscio di foglie, impercettibile agli altri puffi e corse a guardare in quella direzione. Si udì la voce di Gargamella, questa volta tutti i puffi nascosti sull'albero la sentirono.
'Mah, lasciate perdere, che cosa puffate che faccia? Non sa dove siamo!'
Subito dopo udirono la voce del Grande Puffo. Poi quella di Quattrocchi. Infine un tonfo seguito da un: 'Lo dirò al Grande Puffo!
I muscoli di Forzuto si tesero, le vene si evidenziarono sotto la pelle: 'Ora basta! Pure di Gargamella diventa amico!'
cercò di scendere dall'albero, i compagni lo fermarono. Forzuto si dimenò, era talmente forte e furioso che non bastavano dieci puffi per tenerlo. Molti ne uscirono con un occhio nero, un dente rotto o il naso sanguinante. Alla fine Forzuto fu legato, e solo allora gli amici poterono farlo ragionare.
'Proprio perchè la cosa è sospetta, dobbiamo puffarli da lontano!'
Forzuto serrò ancor di più i denti, strinse i pugni e cercò di liberarsi con la forza. Senza successo. Decise di dare ascolto agli altri puffi. Fu slegato, tuttavia quando lui, Selvaggio e gli altri scesero dall'albero per seguire di nascosto Gargamella, Forzuto decise di stare in fondo al gruppo in disparte, assieme a Brontolone.

Gargamella aprì il portone della catapecchia. 'Entrate!' disse.
Il Grande Puffo si rivolse ai piccoli puffi: 'Voi puffatemi fuori!'
Cattivus si avvicinò all'entrata fischiettando.
'Anche tu!' gli gridò l'anziano puffo. Ma Cattivus lo guardò con aria di sfida.
'Hai puffato quello che ti ho detto?'
'Pensa ai puffi tuoi!' rispose. Fu buttato a terra da una zampata di Birba, comparso dal portone.
'NON ORA BIRBA!' urlò Gargamella. Birba lasciò andare Cattivus, e si allontanò con la coda abbassata e le orecchie girate all'indietro. Uscì anche la gatta selvatica. La zampina steccata non le impedì di attaccare i puffi, che corsero in tutte le direzioni sperando di confonderla.
'Fermati stupida gatta! Lascia stare i puffi e vatti a divertire col sacco di pulci!' le gridò Gargamella. La gatta interruppe la caccia e quatta guardò Gargamella. Ri-adocchiò i puffi. Gargamella, senza far attenzione a non urtare i folletti blu corse verso la gatta selvatica, pestando i piedi e facendola scappare. I puffi, tremanti fissarono i gatti che li osservavano da lontano. Gargamella impose loro di entrare. Il Grande Puffo non protestò.

Continua...

 

Non ho molto da dire questa settimana (pessimi giorni, e stavolta non è colpa del mio umore). Da un lato alcuni problemi famigliari, dall'altro una new entry nella mia casa, la gattina Ægir (per ora staimo cercando di trovarle un padrone, perciò non la chiamiamo per nome) che mi ha un pò sconvolto la routine.
Sto capitolo era partito che scorreva con un piacere, mi stavo anche divertendo. Poi mi sono impiantata. Di norma, quando ho l'ispirazione non mi passa tanto facilmente. Sono quella che non deve cogliere l'attimo. Ma stavolta è stato diverso, mia mamma mi ha chiamata nel bel mezzo di un dialogo (breve) e mi è sfuggito di mente il proseguimento. E manco m'ero accorta fino a quando ho guardato la pagina dicendo: 'Ora cosa scrivo?'
E' vero, sono una che pianifica la storia prima. Di questa so già tutto quello che succederà nei prossimi capitoli, solo non so quanti saranno i capitoli, ne so bene come modificherò le piccole magagne che sono rimaste nella scaletta (le più importanti si, ma se c'è poco da improvvisare riesco ancora a fare qualcosa).
Credo che questa storia avrà ancora 4 o 5 capitoli. Poi scriverò un'altra fanfiction, sul fandom di Metalocalypse (Cercherò di evitare l'OoC il più possibile, ma di sicuro sarà una AU). Varie storie di Death Note dovrebbero avere la precedenza, ma non ho ancora scritto la scaletta, ma solo il tema ed alcuni dettagli, mentre per Metalocalypse mi è proprio venuta l'idea ed in due giorni ho scritto la trama (avevo esaurito l'ispirazione il giorno prima).
Ma devo sempre esplorare gli sfiga fandoms? Perché in effetti su EFP non ho visto FF su Metalocalypse.

Og mange takk for deres støtte!

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Capitolo 8
*** L'incantesimo ***


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Gli spari nella foresta

L'incantesimo

 

Gargamella accostò il portone. Girò il chiavistello fissando gli insoliti ospiti: 'Quando questa storia sarà chiusa, finirete tutti dritti nel pentolone! Ih,ih,ih! Ah, ah, ah!'
I puffi, uniti, indietreggiarono verso il muro, senza dire nulla. Gli sguardi ostili.

Il Grande Puffo salì sul tavolo invaso da ampolle. Nel poco spazio rimasto, appoggiò lo zaino da cui estrasse gli ingredienti ed un tomo. Gargamella si avvicinò e sbirciò le pagine del minuscolo libro degli incantesimi. Non fu in grado di leggere il testo. Troppo piccolo oltre che scritto in lingua puffa.
Gli occhi del malvagio alchimista caddero sul puffo. Ebbe la tentazione di afferrarlo e spezzargli il collo, le sue dita fremettero. Resistette. Gli voltò le spalle digrignando i denti: 'Metto anche questo sul tuo conto, Balthazar!' bisbigliò.

Gli ingredienti sul tavolo erano nell'ordine suggerito dal libro. I recipienti che li contenevano erano alti come gli aghi dei pini. E sottili.
Gargamella apparve perplesso: 'Forse sarebbe meglio fare rifornimento, mi sembrano molto poche come dosi!'
'No, Gargamella!' rispose deciso il Grande Puffo. Aprì il libro e tradusse la formula ad alta voce: 'Il mio libro dice, pochi grammi di ciascun ingrediente e molta acqua. Ci serviranno anche dei sassi!'
Gargamella aggrottò la fronte poco convinto, dirigendosi verso la porta con un pentolone logoro. Girò il chiavistello e la aprì. I piccoli puffi, abituati al buio furono abbagliati dalla luce del sole. La porta fu richiusa.

 

Dopo alcuni minuti, Gargamella rientrò col pentolone pieno d'acqua. I puffi non tentarono la fuga, l'alchimista sorrise soddisfatto.
Nessuno osava parlare, mentre Gargamella metteva il pentolone sul fuoco. Il coperchio fu lasciato aperto. Il Grande Puffo scese dal tavolo e salì su uno sgabello vicino al camino, che Birba era solito usare, quando il padrone preparava gli incantesimi.

Nei pressi del ponte ai margini della foresta, il gruppo capitanato da Forzuto e Selvaggio, vide Gargamella rientrare con il pentolone pieno d'acqua e rinchiudere la porta. Forzuto aggrottò le sopracciglia: 'Dove sono puffati tutti?'
Nessuno dei puffi rispose. Si guardarono l un l'altro, con sguardi seri o preoccupati. Selvaggio annusò nell'aria: 'Odore Salsapariglia!'
'Compuffo!' rispose Segugio, il puffino con una piuma infilzata nel tessuto del cappello.
'Dove?' chiese Forzuto. Aveva dei sospetti circa la provenienza di quell'odore.
'Guardate la!' indicò il puffo Segugio.

Davanti al portone chiuso, Cattivus si guardava in giro come se l'ambiente non fosse sicuro.

'Ah, Cattivus! Lui doveva puffare per forza!'. Forzuto si massaggiò i muscoli e crocchiò le dita.
Brontolone incrociò le braccia: 'Io odio Cattivus!'
I piccoli puffi attraversarono il ponte in punta di piedi.
Cattivus li vide e ridacchiò tra se e se. Forzuto aumentò il passo, raggiunse il malvagio puffino e lo pungolò con l'indice: 'Tu!'
Cattivus sorrise: 'Il Grande Puffo se la puffa bene con Gargamella!'
'Eh?' risposero gli altri puffi in coro. Cattivus li invitò a salire sul davanzale: 'Puffate attraverso la finestra se non mi credete!'. Alcuni puffi, tra cui Forzuto e Segugio, obbedirono.
Videro il Grande Puffo in piedi sullo sgabello che sbirciava nel pentolone e Gargamella che rimestava. Gli altri puffi attendevano notizie.
Forzuto scese dal davanzale e si diresse al portone pestando i piedi: 'Forzuto aspetta!' gli gridò il puffo Segugio 'Puffa bene le loro espressioni!'
Forzuto tornò sul davanzale, e guardò meglio. Constatò che Gargamella e il Grande Puffo non si divertivano. Anzi, gli sguardi tesi facevano intuire che i due alchimisti collaboravano malvolentieri e per cause di forza maggiore. Forzuto Sospirò: 'Accidenti! Dovevamo appoggiare il Grande Puffo!'.
Cattivus smise di ridere

* * *

L'acqua bollì. Il Grande Puffo si rivolse al nemico: 'E' il momento di aggiungere gli ingredienti! Uno ogni volta che la sabbia della clessidra finisce di fluire!'
Gargamella annuì. L'anziano e saggio Puffo scese dallo sgabello e raggiunse i piccoli puffi nella catapecchia. Gargamella li fissava.
'Gargamella!' disse il Grande Puffo, con fermezza: 'Ci servono dei sassi e ho bisogno che i miei piccoli puffi vadano a raccoglierli!'
'Che cosa?' urlò Gargamella: 'Cos'è? Un trucco per svignarvela? Se vi servono dei sassi ci vado io!'
I piccoli puffi si abbracciarono. Il Grande Puffo non distolse lo sguardo dal perfido alchimista: 'Non potrei mai sollevare quel grosso mestolo!'
'Hai ragione!' rispose Gargamella accarezzandosi il mento. Poi sorrise malignamente: 'Per questo gli altri puffi ti aiuteranno!'
I puffi strinsero i pugni, abbassarono la testa e chiusero gli occhi. La fronte del Grande Puffo si imperlò di sudore. Gargamella stava già spostando gli ingredienti dell'incantesimo sullo sgabello.

Forzuto e gli altri videro tutto. Alcuni di loro deglutirono quando senza dire nulla, il puffo Forzuto li guardò con uno sguardo come per chiedere chi l'avrebbe accompagnato a bussare al portone. Cattivus prese parola: 'Non ci puffare! Sono signorotto del villaggio, perpuffo ora comando io!'
Forzuto contrasse i muscoli e tramortì Cattivus con un pugno, facendogli sanguinare il naso. I più coraggiosi del gruppo lo seguirono fino al portone. Da dentro udirono la voce di Gargamella: 'Quanto devono essere grandi i sassi?' e la risposta del Grande Puffo: 'Non illuderti, non potrai fare nulla! In quanto ad umano finirai sotto l'influsso dell'incantesimo!'

 

'Ih, ih, ih! Ah, ah, ah!'. Gargamella stava, con le braccia conserte, appoggiato alla porta, e guardava i puffi solo con gli occhi, senza abbassare la testa: 'Gli illusi siete voi, io ho un gatto, e gli animali sono immuni all'incantesimo!'
Il Grande Puffo sussultò, i piccoli puffi dietro di lui se ne accorsero ed indietreggiarono di un passo.
'Centro!' urlò Gargamella 'Manderò sulle vostre tracce anche la gatta selvatica che ho sal...' mentre lo diceva, l'anziano puffo aggrottò le sopracciglia digrignando i denti. Ma da un punto basso del portone di legno...

> Toc toc <

'Si?' rispose Gargamella.
'Siamo i puffi!'

Dall'esterno, Forzuto, Selvaggio e gli altri udirono il chiavistello girare. La porta si spalancò. Gargamella teneva una mano appoggiata al fianco, ostentando boria. Lo sguardo era sprezzante.
'Il Grande Puffo ha ragione, non ci hai in pugno! Puffa l'incantesimo e noi andremo a raccogliere le pietre!'
Gargamella si girò a guardare il Grande Puffo, tornato sicuro di se. Gettò poi uno sguardo sui puffi fuori dalla catapecchia
'Accidenti, hanno ragione!' pensò. 'E va bene!' Gargamella afferrò la porta e la sbatté in faccia ai puffi fuori dall'abitazione: 'Andate al diavolo, fatevi mangiare da Birba! Io sei puffi li ho già!'
'E la vendetta contro Balthazar?' Gargamella guardò il Grande Puffo a bocca aperta.
'Oh, certo!' rispose 'Me ne stavo dimenticando, accidenti a voi pelle blu!'

Il Grande Puffo risalì sullo sgabello di Birba. I puffi, preoccupati parlottarono tra loro.
'Va tutto bene!' li rassicurò l'anziano 'andate a prendere dei sassi. devono essere abbastanza piccoli da puffarvi in una mano!'
'E tu?' chiese Inventore
'Non puffatevi per me, andate!'
'Sempre che io decida di aprire la porta!' aggiunse Gargamella sorridendo 'Dopotutto sono il padrone di casa!'
Il Grande Puffo aggrottò le sopracciglia e sospirò: 'E la vendetta contro Balthazar?'
Gargamella aprì il portone sbuffando. Il Grande Puffo dette le ultime direttive: 'Dovete essere qui entro due ore! Puffate più sassi possibile!'
'Quanto devono essere grandi i sassi?' chiese Inventore
'Così!' il Grande Puffo suggerì una misura con il pollice e l'indice della sua piccola mano.

Quando tutti i puffi furono fuori dalla catapecchia, la porta fu rinchiusa.

'Lavorare, lavorare, sempre lavorare! Yaaawn...'
'Io OOOOODIO lavorare!'

I puffi sentirono un fruscio. Birba spuntò da sotto un cespuglio e corse in direzione dei puffi. Loro si sparpagliarono in tutte le direzioni, dirigendosi però verso un unico punto, il ponte. Riuscirono ad attraversarlo e a salire su un albero.
'Io odio salire sugli alberi!' disse Brontolone.
Birba provò ad arrampicarsi sull'albero. Ma la corteccia era troppo friabile. Il famiglio rosso si arrese e tornò alla catapecchia.
I puffi poterono scendere.
'Yaawn!' sbadigliò Pigrone 'Credo che me ne pufferò al villaggio a dormire!'
Quattrocchi alzò il dito indice: 'No, Pigrone! Bisogna sempre puffare quello che dice il Grande Puffo senza discutere!'
Forzuto, che era dietro Quattrocchi, tirò un calcione nel sedere dell'occhialuto: 'Infatti! Al lavoro!'
I puffi applaudirono Forzuto, mentre Quattrocchi, per terra si massaggiava il sedere lagnandosi.

* * *

I puffi raccolsero i sassolini sulle sponde di un fiume e li caricarono su delle carriole costruite da Inventore.

* * *

Finalmente i puffi tornarono alla catapecchia. Videro molto fumo uscire dal comignolo.
Gargamella rimestava l'intruglio mentre il Grande Puffo, con una clessidra in mano ed il libro aperto ai suoi piedi, gettava gli ingredienti nel pentolone, uno per uno, ad intervalli di tempo.

Dall'esterno, i puffi si guardarono in giro. Non c'erano gatti nei paraggi. Bussarono. 'Avanti!' li invitò il Grande Puffo 'La porta non è puffata a chiave!'.
Perché la pozione riuscisse, il Grande Puffo e Gargamella non potevano allontanarsi dal pentolone.
I puffi, spinsero la porta ed entrarono. Gargamella non si girò a guardarli. Lanciava occhiate al nemico, aspettando istruzioni.
'Puffate i sassi accanto allo sgabello!' ordinò l'anziano puffo.
Con fatica, i piccoli puffi trascinarono le carriole all'interno dell'abitazione.
Il Grande Puffo sorrise. Il suo villaggio era di nuovo unito.

Continua ...

 

Ufficialmente ora ho due gatti (gatte, per la precisione). Nessuno cerca un gattino, così teniamo Ægir. Poi ora lei e Goku (la vecchia palla da bowling) cominciano ad andare d'accordo, quindi presto potranno dormire insieme e Goku le insegnerà a comportarsi come si deve (Ægir non sa usare bene la lettiera).
Della Fan Fiction che dire? Ormai sono alle battute finali. Probabilmente il prossimo capitolo sarà l'ultimo. Se risulterà troppo lungo lo spezzerò. Questa è la storia più lunga mai scritta da me. La settimana prossima posterò l'ultimo capitolo della Fan Fiction, poi vorrei dedicarmi per un mesetto circa alla mia originale, sperando di creare una storia degna di essere inclusa tra le scelte (infatti non la pubblicherò molto presto). Una storia a cui tengo molto, che mio fratello vorrebbe vedermi pubblicare ufficialmente per metterla in vendita, nonostante al momento non mi sento pronta, perché per lui 'tanto anche Twilight piace!' e questo a me da fastidio, perché è come se a mio fratello interessasse solo che divento famosa, mentre io miro alla buona qualità.
Nel frattempo ho già preparato la trama della mia prossima FF, dove esplorerò un altro 'sfiga-fandom' (almeno su EFP), quello di Metalocalypse.

Takk!

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Capitolo 9
*** Ritorno al villaggio ***


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Gli spari nella foresta

Ritorno al villaggio

 

Il liquido color menta emanò luce. Divenne dorato e bollì. Il Grande Puffo aprì il libro e diede un'ultima, veloce lettura.
'Ora, Gargamella!' gridò 'Prendi le carriole ai piedi dello sgabello, e vuota i sassi nel pentolone!'
Gargamella, eseguendo l'ordine, strinse i denti: 'Non darmi ordini nanerottolo blu!'.

Le pietre, sembrarono cadere su una superficie solida. Galleggiarono per alcuni secondi prima di inabissarsi nel liquido opaco. Gargamella mise il coperchio sul pentolone. Lo sollevò fissandolo ad un gancio appeso ad una catena, per far diminuire l'ebollizione. La pozione doveva bollire per due ore.

Ci furono secondi di silenzio.

Poi, con movimento fulmineo, Gargamella afferrò il Grande Puffo: 'Ecco fatto! Ora posso anche liberarmi di voi!'.
I puffi attaccarono Gargamella. Non essendo armati, presero a calci e pugni le sue caviglie. L'alchimista cercò di evitarli, in preda ad un attacco d'ilarità: 'Mi fate il solletico!'.
Nonostante la confusione, il Grande Puffo non perse la calma, e ribadì: 'Ricordi che avevo detto che questa pozione avrebbe dato problemi agli umani? Senza di noi non riusciresti a fare nulla!'.
Gargamella, emettendo un ultimo risolino, appoggiò il Grande Puffo sul tavolo. La sua espressione tornò torva. Grattandosi le caviglie, ringhiò contro i piccoli puffi, facendoli allontanare: 'E va bene, ma quando tutto sarà finito vi cucinerò!'.

Il Grande Puffo scese dal tavolo e raggiunse i suoi piccoli puffi.
'Perché dobbiamo puffare qui?' chiese Golosone, leccandosi le dita.
'Perché l'incantesimo che ho puffato, provoca allucinazioni agli umani, e Gargamella non può puffarne uso!' rispose sottovoce l'anziano.
Pigrone sbadigliò: 'Quindi, significa che dobbiamo ancora lavorare?'
'Si!' disse il Grande Puffo. Si levarono molti sbuffi e sospiri. 'Suvvia' disse il Grande Puffo sorridendo 'Quando tutto sarà puffato, non vi farò lavorare per tre giorni!'
'Evviva!!!' urlarono i puffi, meno Brontolone 'Io odio 'evviva'!'.

* * *

Nascosti dietro il letto di Gargamella, assonnati, i puffi sussultarono udendo la voce dell'alchimista che affermava: 'Sembra pronto!'
Il Grande Puffo strinse un pugno trionfante: 'Ottimo!'
Guardò verso il nemico. Anche Gargamella, dopo aver tolto il coperchio, osservò, soddisfatto, il contenuto di un pentolone che sembrava vuoto. Poi squadrò il Grande Puffo.
Sul volto dell'alchimista apparve una smorfia di terrore.
Il Grande Puffo sorrise.

> VATTENE VIA MOSTROOO!!! <

I puffi, dietro alla branda dell'alchimista non videro cosa stava succedendo. Le grida terrorizzate di Gargamella li allarmarono e uscirono allo scoperto: 'Resisti, Grande Puffo!!!'
Ma quel che videro li lasciò senza parole.
Gargamella puntò il dito tremante verso l'anziano puffo. 'Sparisci!'. Corse verso la credenza ed afferrò una vecchia pentola incrostata.
Il Grande Puffo scese dallo sgabello e si avvicinò ai piccoli puffi. 'Attenti, Gargamella!' urlò Quattrocchi indicando l'alchimista avvicinarsi con la pentola salda tra le mani. Ma Gargamella non li attaccò. Attraverso le pupille allucinate non vedeva i puffi, bensì trolls pelosi, con tentacoli al posto delle gambe, naso suino, pupille orizzontali come quelle delle rane, bava acida alla bocca, zanne e lingua biforcuta.

> AIUTOOO!!! <

Gargamella tentò la fuga. Si schiantò contro il portone e cadde.
'Puffate dritti in faccia Gargamella' ordinò il Grande Puffo indicando il nemico. Pur perplessi, i puffi obbedirono.
Gargamella si rialzò massaggiandosi la testa. E rivide i… mostruosi trolls: 'Mammina!'
Afferrò la maniglia del portone, lo spalancò e ne uscì carponi.

> AIUTOOO!!! <

I puffi guardarono l'uscita ridendo, anche se nessuno aveva ben capito cos'era successo. Videro Gargamella correre, svelto come un cervo verso la foresta.
'Funziona!' commentò il Grande Puffo. Poi salì di nuovo sullo sgabello: 'Puffate per bene quelle carriole!'
I puffi raddrizzarono le carriole che Gargamella aveva appoggiato vicino al camino.

Sebbene il fuoco era spento da un pezzo, il pentolone scottava. I sassi brillavano di una luce simile a quella della luna piena.
Il Grande Puffo li tirò fuori aiutandosi con un mestolo. Non ne sprecò neanche uno.
I sassi furono sistemati sulle carriole. Il Grande Puffo dettò le ultime direttive: 'Separiamoci in diversi gruppi, pufferemo questi sassi nei vari angoli della foresta!'
'Yaaawn, e poi è finita?'
'Certo!' rispose con un sorriso l'anziano puffo 'Quando avrete puffato il vostro lavoro, tornate al villaggio!'.

* * *

Il Grande Puffo vide con piacere i suoi piccoli puffi lavorare col sorriso sulle labbra.
I sassi furono seminati, a gran distanza l'uno dall'altro, in differenti zone della foresta, per favorire maggior protezione. Durante l'operazione, che proseguì senza intoppi, i puffi poterono vedere gli effetti dell'incantesimo sui cacciatori che incontravano per strada, che, come Gargamella, reagivano come se si fossero trovati in una foresta stregata. Il lavoro durò molte ore. Alla fine i puffi fecero ritorno al villaggio, rifugiandosi nelle loro abitazioni per godersi l'agognato riposo.
Il Grande Puffo, gioioso per la riunione del villaggio e per la pace ritrovata, ignorò che un puffo mancava all'appello.

* * *

Il puffo Cattivus era rimasto nei pressi della casa di Gargamella. Il portone della catapecchia era ancora spalancato. Entrò, e notò un frammento di specchio incastrato tra i libri sparsi disordinatamente per terra. Corse a riflettersi. Corrucciò la fronte fissando il naso che, a causa del pugno di Forzuto, era gonfio ed aveva assunto una tonalità scura: 'M'ha depuffato! Un signorotto come me non deve puffare questo terribile aspetto!'.
Tramite lo specchio, notò Gargamella entrare prudentemente e senza farsi sentire.

L'alchimista si guardò intorno, con i muscoli contratti, pronto a scappare: 'I puffi devono esser stati mangiati da quei mostri bavosi!' disse con voce tremante.
Vide il libro del Grande Puffo sullo sgabello e lo prese in mano, cercando di decifrare i geroglifici che costituivano la lingua puffa. Una voce lo richiamò dal basso: 'Gargamella!'
Guardò ai suoi piedi. Vide un Cattivus pieno di lividi e con un atteggiamento fuori guardia.
'Il puffaccio malefico!' Gargamella svelto s'inchinò allungando la mano, ma Cattivus si allontanò con un balzo e corse verso la porta, ancora spalancata.
'Non mi sfuggirai!' urlò Gargamella, rincorrendolo. Il puffino non si voltò indietro. Pensò solo a scappare. Ma da dietro il portone sbucò la gatta selvatica.
Cattivus rallentò la corsa, si guardò in giro.
E Gargamella lo acchiappò.
In malo modo, mise Cattivus in un'ampolla di vetro sul tavolo e coprì l'apertura con una pietra. Poi guardò la gatta selvatica: 'Brava gattina! Meriti un premio!'
Cattivus picchiò i pugni contro l'ampolla di vetro per richiamare l'attenzione di Gargamella, che sembrava ignorarlo: 'Mi devi ascoltareee!'
L'achimista, mentre versava del latte in una ciotola, lo guardò storto 'A furia di ascoltarvi vi lascio sempre scappare! Quindi, NO!'
'Ma Gargamella, è importante!' gridò ancora Cattivus 'Il Grande Puffo e tutti gli altri…'
Grazie a due tappini di sughero, Gargamella non udì il resto.

> Il Grande Puffo ti ha puffato!!! <
L'alchimista rimise i libri negli scaffali.
> Dobbiamo vendicarci del Grande Puffo!!! <
Dispose le ampolle sulle mensole, dalla più grande alla più piccola.
> Liberami! ti pufferò al villaggio! <
Gargamella afferrò il libro di incantesimi del Grande Puffo, lo stracciò e ne buttò i resti tra la cenere del camino.
> E poi dobbiamo vendicarci di Balthazar! <
Quando la casa fu in ordine, diede un ultimo sguardo a Cattivus.
Il puffino aveva gridato inutilmente. Gargamella lo tirò fuori dall'ampolla e lo rinchiuse in una gabbia sospesa. Poi si mise la chiave in tasca e tolse i tappi di sughero dalle orecchie.
''Ed ora che intenzioni hai?' la voce di Cattivus era diventata roca.
'Ovvio, vado a dare una lezione a Balthazar!' rispose l'alchimista 'Da solo!'
'Vengo con te! devo fargliela pagare per l'inganno subito!'
'No!' dissentì Gargamella 'Per poi scappare? Non se ne parla!'.

Gargamella voltò le spalle al perfido puffo e dopo aver varcato il portone lo chiuse in malo modo.
Cattivus, sbuffando, si lasciò scivolare lungo le sbarre.

* * *

Le strade del villaggio dei puffi iniziarono ad animarsi un poco.

Nella sua abitazione funghiforme, il Grande Puffo spostò il tappeto davanti alla scrivania, svelando una botola.
Qualcuno bussò.
'Sono Forzuto!' disse la voce dall'altra parte 'Sono qui per puffarti scusa!'
Il Grande Puffo aprì la botola.
Da fuori l'abitazione, Forzuto restò in attesa.

'Forse non mi pufferà!' disse tra se sospirando. Ma la voce del Grande Puffo interruppe i suoi pensieri: 'Puoi entrare Forzuto!'.
Quando il puffino aprì la porta, constatando che non era stata chiusa a chiave, vide il Grande Puffo scendere nella botola.
'Ti devo puffare una mano?'
'Certo! Se ne hai voglia!'

La stanza segreta della casa del Grande Puffo era molto ordinata. Negli scaffali i libri di magia nera erano disposti in ordine alfabetico. I recipienti di vetro contenenti incantesimi già completati erano posizionati in fila, per categorie di dannosità, con i più pericolosi nei piani più in basso. E poi c'era una teca di vetro contenente un flauto a misura di puffo, con solo sei buchi.
L'anziano puffo si diresse alla teca e la aprì. Il flauto profumava ancora di legno fresco. Il Grande Puffo lo prese con cura e lo avvolse in un panno di cotone: 'Con questo pufferò i piani di Balthazar!'.
'Pufferò con te!' rispose Forzuto.
'No, non preoccuparti!' lo rassicurò il Grande Puffo, con una pacca sulla spalla 'Vi avevo puffato tre giorni di vacanza per il duro lavoro di questi giorni!'.
'Ma Grande…'
Il Grande Puffo pose un'estremità del flauto a Forzuto: 'Bene allora! Se vuoi darmi una puffa, aiutami a puffare questo flauto di sopra!'
Forzuto rimase senza parole, mentre aiutava l'anziano a portare il flauto al piano terra.

Il Grande Puffo e Forzuto uscirono dalla casa.
'Pufferò stanotte!' assicurò l'anziano 'Al massimo domani mattina!'.
Poi con un fischio chiamò la cicogna. Il volatile giunse dinnanzi ai due puffi. L'anziano e barbuto Puffo salì sul dorso bianco dell'uccello, che si sollevò subito da terra. Forzuto vide il Grande Puffo e la cicogna sparire tra le chiome degli alberi.

Continua…

 

Ebbene si. Il prossimo capitolo sarà l'ultimo. Ho provato a correggere i punti deboli ma mi pare che ne siano nati altri. E' anche vero che sto modificando la parte finale. Nel progetto originale gli eventi si dovevano svolgere in modo diverso (e secondo me meno credibile, per questo la sto cambiando).
Chi conosce bene bene il fandom dei puffi avrà già capito cosa succederà. I l flauto con sei buchi non solo è un elemento canon della serie dei puffi, ma è l'oggetto con cui i puffi sono apparsi per la prima volta al grande pubblico. Chi invece non conosce bene il fandom, lo scoprirà leggendo. Non ho spoilerato nulla comunque.
Otto(åtte) mesi e vado a Tromsø! Anche se solo per cinque giorni!!! Non vedo l'ora!!!

Ser deg senere!

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Capitolo 10
*** Al castello di Lord Balthazar ***


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Gli spari nella foresta

Al castello di Lord Balthazar

 

Tra le grigie case in pietra, carri pieni di gabbie facevano ritorno. I versi degli animali si aggiungevano ai pochi rumori della sera. Voci femminili richiamavano i figli annunciando che la cena era pronta.
Nessun carro si fermò di fronte ad una casa. I cavalli trottarono verso il castello.

Il ponte levatoio fu abbassato rumorosamente. Lord Balthazar lo attraversò solennemente, fino a poggiare i piedi sulla pietra levigata che circondava il fossato. Si stiracchiò e guardò, sprezzante, il villaggio: 'Plebaglia!'. Poi guardò con orgoglio il suo castello.
Il rumore degli zoccoli dei cavalli attirò la sua attenzione. Vide avvicinarsi molti carri che trasportavano animali selvatici, chiusi in anguste gabbie di legno, o con le zampe legate ad un bastone.
'Finalmente!' disse sorridendo lo stregone. Sollevò il braccio destro al cielo: 'Guardie!'.
Dall'entrata giunsero, ordinatamente, un gruppo di soldati protetti dalle corazze metalliche, e armati di lance. Affiancarono il Lord. Egli restò con le braccia conserte, fissando i carri ormai vicini.

Le carrozze furono parcheggiate nell'ampio prato di fronte al castello.
'Aiutate i cacciatori a scaricare il bestiame!' ordinò freddamente il Lord. Le guardie obbedirono senza dir nulla.
Gli animali emisero versi strazianti, quando i cacciatori, aiutati dalle guardie, scaricarono le gabbie dai carri.
Le gabbie furono sistemate in fila. Ogni cacciatore si dispose accanto alle proprie prede. Immobile, a braccia conserte, Lord Balthazar, solo con le pupille, squadrò ogni uomo. La tensione salì. I cacciatori sudarono, qualcuno si sfregò le mani nervosamente, qualcun altro si grattò le braccia, qualcun altro ancora si leccò ripetutamente le labbra. Lo stregone rimase impassibile di fronte a questi gesti.
Il nervosismo divenne insostenibile. Per smorzare, i cacciatori provarono a dialogare con Balthazar: 'Non è stato facile!'
'Già! La foresta era piena di pericoli!'
Balthazar guardò questi con sufficienza, poi s'incamminò ispezionando gli uomini più da vicino.
'Credo che abbiamo svegliato i protettori della foresta!' disse un cacciatore appena il Lord gli fu davanti.
'Ci creda! Abbiamo rischiato le nostre vite! Ma come puoi vedere le bestie sono tutte vive!'.
'Non tentate di avvincermi! Tempo sprecato!' rispose seccato Lord Balthazar.
I cacciatori si zittirono. Qualcuno iniziò a bisbigliare. I sussurri fecero innervosire gli altri. Volarono insulti, parolacce, e poi scoppiò una rissa.
I soldati si avvicinarono ai litiganti, ma lo stregone li fermò: 'Non fate nulla! Aspettate il mio comando!'.
I cacciatori si presero a pugni e calci anche dopo che gocce di sangue colarono da nasi e bocche, sporcando i vestiti e il suolo. Volarono denti, uno rimbalzò sulla pancia rotonda di Lord Balthazar. Lo stregone alzò la mano destra: 'Fermate questa rissa!'.
Le guardie circondarono i contendenti e provarono a bloccar loro le mani dietro la schiena. I cacciatori dimenandosi colpirono gli uomini del Lord. Le armature attutirono le gomitate e le testate, ma ostacolarono i movimenti, al punto che, per convincerli a smettere di litigare, le guardie dovettero minacciarli con le lance.

Tutto fu calmo, i soldati tornarono ad affiancare il loro signore. Lord Balthazar riprese ad ispezionare le bestie. Camminava lentamente con le mani congiunte dietro la schiena. Ogni tanto si grattava il mento e mugugnava riflessivo. I cacciatori, sporchi di sangue e ancora tesi, aspettarono immobili.
Lo stregone tornò sul ponte levatoio e prese la parola: 'Avete fatto un ottimo lavoro! Direi che possiamo chiudere la caccia!'.
Con un cenno della mano, invitò le guardie a portare via le gabbie. Questi eseguirono l'ordine.

Costantemente fissati da Balthazar, i cacciatori non osarono fare domande.

Passò del tempo. Uno dei soldati, si affacciò ad una finestra della torre: 'Signore, le bestie sono tutte sistemate!'
'Molto bene!' rispose lo stregone: 'I draghi sono stati messi nelle gabbie apposta?'
'Certo!' lo rassicurò il soldato. Lord Balthazar voltò le spalle ai cacciatori senza dir nulla, e seguito dai loro sguardi, varcò l'entrata. I cacciatori si guardarono l'un l'altro e attesero ancora, aspettando che qualcuno portasse loro la ricompensa promessa.

Dopo diversi minuti, i cacciatori sentirono l'aria farsi più fresca e videro le loro ombre allungarsi sul terreno.

Ad un certo punto comparve sul portone un ragazzo magro e benvestito, in groppa ad un cavallo dal pelo lucente. Il cavallo attraversò al galoppo il ponte levatoio e si diresse al villaggio senza guardare i cacciatori. Poi si sentì un cigolio metallico. Le catene del ponte si tesero. Lentamente il ponte levatoio fu sollevato.
I cacciatori si scambiarono occhiate. Uno di loro si fece avanti, accostò una mano alla bocca e gridò: 'Lord Balthazar! Avete dimenticato di ricompensarci!'

Passarono altri minuti. Il sole cominciò a sparire dietro le cime delle montagne.

'Lord Balthazar!' gridarono ancora.
Lo stregone si affacciò ad una delle finestre ed urlo: 'Stolti! Non avrete niente!'.
'Avevi promesso!' ricordò un cacciatore
'Ma la promessa l'ho bruciata, ed ora non esistono prove che io abbia, effettivamente promesso, un premio!'
'Ladro!'
'Imbroglione!'
'Bugiardo!'
'Ah, ah, ah!' li derise il Lord 'I vostri insulti non mi toccano!' e, senza troppa veemenza, chiuse la finestra dall'interno.

* * *

Giunto al villaggio, Gargamella sentì più volte il suono di una tromba. Non vi prestò molta attenzione, neppure nel vedere gli abitanti del villaggio uscire dalle loro abitazioni. Procedendo con passi lunghi, mirava a raggiungere al più presto, il castello.
Gli abitanti del villaggio si riunirono al centro del paese, lasciando le loro abitazioni incustodite. Gargamella vide un forcone nuovo abbandonato nel giardino di una casa. Lo rubò, ridacchiando al pensiero di pungere il deretano di Balthazar e spingerlo nella foresta per farlo cadere vittima dell'incantesimo dei puffi.

* * *

Dalla groppa della cicogna, il Grande Puffo vide un gruppo di uomini agitati davanti al castello di lord Balthazar.
La cicogna fu fatta atterrare poco distante da loro. Il Grande Puffo scese dall'uccello e strinse il flauto. Doveva provare a richiamare l'attenzione di Lord Balthazar, e questo lo costringeva a mostrarsi agli umani.
'Bianca, quando pufferò un fischio vola da me!' disse l'anziano puffo alla cicogna, che si sollevò in volo e si posò sul ramo di un albero, come una civetta.
Il puffo si avvicinò agli uomini. Erano troppo occupati a protestare per accorgersi di lui. Non poteva durare, perché il Grande Puffo era lì per parlare con Balthazar. Ascoltò attentamente di cosa i cacciatori discutevano. Comprendendo il motivo del loro malcontento, aggrottò le sopracciglia. Si girò verso il castello, accostò le mani ai lati della bocca: 'Balthazar! Vergognati!'
I cacciatori udirono la voce possente del puffo e guardarono sotto di loro. Appena lo videro indietreggiarono. Pensavano fosse uno spiritello dispettoso. Il Grande Puffo si sentì leggermente sollevato quando vide la reazione che aveva suscitato negli uomini. Ma non perse tempo a tirare un sospiro di sollievo.
Un uomo, che doveva essere uno della servitù, si affacciò alla finestra.
'Devo parlare col signore di questo castello, Lord Balthazar!' proseguì il puffo 'Abbassa il ponte levatoio, per favore!'

Balthazar sedeva a capo di una tavola imbandita con stoviglie di lusso e una quantità industriale di cibi ricchi di spezie. I camerieri stavano in piedi ai due lati della tavola, nell'attesa di ordini. Anche lui aveva sentito la voce del Grande Puffo, anche se al momento non lo riconobbe. Lo stregone sbuffò, tenendo in mano una coscia di pollo ancora intatta: 'Bah, non l'hanno ancora capito! Chiudete tutte le finestre della mia stanza e minacciateli che manderò i miei arcieri sul tetto! E avvertiteli che non hanno scrupoli ad uccidere un uomo!'
I servi obbedirono, ma uno di loro, prima di chiudere la finestra si affacciò, e vide l'esserino blu sostare a meno di un metro dal fossato.
'Signore! C'è un essere azzurro con la barba bianca ed un cappello rosso!'
'Che cosa?' urlò Balthazar, picchiando un pugno sul tavolo e facendo tremare tutto ciò che vi era apparecchiato. Si alzò velocemente dalla sedia lasciando cadere il pollo nel piatto.
'E' il Grande Puffo! Che cosa vuole?'


In quel momento giunse Gargamella, agitando minaccioso il forcone: 'Balthazar, dannato ciccione! Ti farò passare la voglia di ammazzare i gatti a suon di forcate nel tuo grasso sedere!'
Nell'avvicinarsi, Gargamella notò il Grande Puffo. Dimenticando i 'buoni propositi', lasciò cadere il forcone e si precipitò sul folletto blu. Il puffo suonò il flauto indietreggiando, Gargamella, i cacciatori e persino gli animali nelle gabbie iniziarono a ballare, indipendentemente dalla loro volontà. Suonò il flauto finché non fu abbastanza lontano. Salì su una roccia e chiamò: 'Bianca!!!'
La cicogna si gettò in picchiata e volò rasoterra verso il Grande Puffo. Con un balzo egli fu subito sulla groppa dell'uccello, ed insieme volarono verso la cima del castello. I cacciatori, ancora sorpresi per la danza, si limitarono a seguire la cicogna con lo sguardo. Gargamella imprecò stringendo un pugno: 'Maledetto puffaccio! Mi è scappato ancora!'
Un cacciatore si avvicinò all'alchimista, gli mise una mano sulla spalla: 'E' un folletto dispettoso della foresta!' lo avvertì 'Abbiamo violato la loro dimora, ci hanno mandato contro i mostri! E sembra vogliano punirci ancora!'
'Ma quali folletti dispettosi e mostri!' ringhiò loro contro Gargamella, colpendo in malo modo il braccio dell'uomo 'Quelli sono puffi e io sto dando loro la caccia da molti anni! Ma mi scappano sempre!'

Bianca e il Grande Puffo videro avvicinarsi un'altra cicogna. Su di essa c'erano Forzuto e Inventore, che reggeva una cassetta di legno per gli attrezzi.
Le due cicogne atterrarono sullo stesso davanzale.
'Inventore, Forzuto!' Appena i puffi scesero dagli uccelli, il Grande Puffo corse loro incontro a braccia aperte. I due giovani puffi gli presero le mani.
'Non potevamo puffarti solo contro Balthazar!' disse Forzuto.
'Dobbiamo puffare il ponte levatoio. E liberare gli animali!' rispose il Grande Puffo
'Ci penso io!' affermò Forzuto sicuro di se, mostrando i muscoli.

Continua...

 

Sorpresa! Non è l'ultimo capitolo! Però siamo verso la fine, e questo è innegabile. In realtà secondo la scaletta questo DOVEVA essere l'ultimo capitolo. Invece, i piccoli cambiamenti che sono avvenuti negli ultimi capitoli di 'Gli spari nella foresta' che ho postato, hanno pesantemente influenzato ciò che dovrà succedere adesso (erano solo due pagine di testo. In un attimo sono diventate sette e le battute finali non le ho ancora scritte). Ho dovuto fare delle aggiunte per far quadrare i conti arrivando a raddoppiare la lunghezza prevista per gli episodi finali. Mi scuso per l'imprecisione nella previsione, perché onestamente non mi aspettavo questo proseguimento. Così non mi sento di far previsioni in proposito se il prossimo capitolo sarà l'ultimo o meno. Mi scuso.
Comunque riguardo le prossime Fan Fiction proverò a pubblicarle solo quando tutti gli episodi saranno completi.

Takk og beklager ^ ^'

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Capitolo 11
*** Il salvataggio ***


Untitled Document
Gli spari nella foresta

Il salvataggio

 

In passato, i puffi erano già stati al castello di Balthazar, perciò sapevano come muoversi.

Il Grande Puffo, Inventore e Forzuto entrarono in un vaso vuoto e si consultarono.
'Io ed Inventore pufferemo gli animali. Tu puffa il ponte levatoio e sta' attento agli uomini, specialmente a Gargamella!'
'Puffate su di me!'. Forzuto si sputò sulle mani. Inventore e l'anziano puffo sorrisero, rasserenati dalla sicurezza del compagno.

I tre puffi fecero capolino, uno ad uno, dal vaso. Si guardarono intorno. Due guardie ispezionavano il corridoio. Il Grande Puffo osservò attentamente: 'Non dobbiamo preoccuparci di loro. Puffano con indolenza!'
Difatti una delle due guardie sbadigliò. L'altra si perse a guardare fuori la finestra. I due uomini presero a discutere di frivolezze che nulla avevano a che fare con Lord Balthazar o con la caccia.
L'anziano puffo diede il segnale. Il trio camminò addossato al muro e scese la scalinata a chiocciola. Giunti al piano terra si divisero. Inventore e il Grande Puffo si diressero alle prigioni.

Le segrete si trovavano al piano terra. Il corridoio che le ospitava era buio, freddo e umido, la poca luce filtrava da una finestrella sotto il soffitto. Sui mattoni cresceva il muschio. Le gabbie erano studiate per gli umani, ma tra le sbarre erano stati aggiunte nuove stanghe in metallo, più sottili, così vicine da non permetterne il passaggio ai puffi. Stipati in esse, animali selvaggi, catalogati per razza e dimensione. Ma anche cani e gatti domestici rapiti dai loro giardini. Poi, l'entrata di alcune prigioni era una vera e propria porta di ferro, senza finestrelle. La porta non nascondeva un puzzo di zolfo, segno che in quelle gabbie 'speciali' erano rinchiusi dei draghi.
'Sono magrissimi!' commentò Inventore 'Stanno puffando di fame!'
Il puffo dalla salopette blu e con la matita incastrata dietro l'orecchio destro, appoggiò la cassetta degli attrezzi e la aprì. Dentro, numerose chiavi inglesi di varia lunghezza. Inventore afferrò la più lunga, con prudenza si arrampicò lungo le sbarre della gabbia dei conigli, raggiunse il buco della serratura e con la chiave inglese iniziò la sua opera di scassinamento. La serratura saltò e la porta si socchiuse. Ad uno ad uno, i conigli uscirono. Poi toccò ai cervi. Si era scelto per iniziare a liberare prima le prede, i predatori dopo. Venne il turno dei draghi. I draghi non erano carnivori, si nutrivano di fieno, zolfo e bevevano lava. La cosa a cui inventore doveva stare attento era al loro soffio. Fortunatamente i draghi non ebbero reazione aggressiva.
Infine fu il turno delle bestie più pericolose: i lupi, i cani ed i gatti. Il Grande Puffo udì delle voci.

 

Il puffo Forzuto si crocchiò le dita delle mani, pronto ad azionare la leva che avrebbe abbassato il ponte levatoio, permettendo agli animali di scappare. Attorno a lui vide i conigli che saltellavano. Il puffo salì cavalcioni sulla leva, puntò i piedi contro il muro e spinse, ma la leva non si mosse di un millimetro. Intanto i cervi ed i draghi raggiungevano il corridoio. Forzuto alzò lo sguardo. Vide un drago guardare minacciosamente il ponte chiuso e soffiare fiammelle. Il puffo fece un altro sforzo. La leva non si mosse e dal corridoio giunsero delle voci umane: 'Le bestie sono state liberate!'

L'ultima serratura scattò. Tutti i carnivori furono liberati. Ma un gatto, un maschio nero, grosso come una pantera attaccò Inventore. Il Grande Puffo se ne accorse subito 'Puffati le orecchie!'. Inventore, bloccato a terra dalla zampa del felino, obbedì. Il Grande Puffo suonò nel flauto. Gli animali e gli uomini che stavano per raggiungere la stanza si misero a ballare. Sempre coprendosi le orecchie con le mani, Inventore scappò verso l'uscita.
Rimasto solo, il Grande Puffo continuava a suonare.

Inventore raggiunse l'uscita, ma il ponte levatoio era ancora alzato. I soldati lottavano con le bestie per riportare l'ordine, ma le armature li rendevano goffi.
Forzuto sbuffava, appoggiato contro il muro. Inventore gli corse incontro: 'Ci sono problemi?'
'Solo che la leva è puffamente salda! Non riesco a far puffare il ponte levatoio!' Rispose Forzuto rassegnato. Inventore saltò sulla leva: 'Vieni, proviamo a puffarla insieme!'
I due puffi puntarono i piedi sul muro e provarono a spingere la leva verso il basso. Non ottennero risultati. Si lasciarono cadere a terra, stanchi.
'Non è possibile, siamo prigionieri!' si lagnò Forzuto 'Certo, noi possiamo puffare di qui con le cicogne, ma gli animali non possono puffare!'
Inventore sospirò. Poi scattò come se si fosse ricordato una cosa importante: 'Forzuto, puffa un momento!'
Il puffino corse di nuovo verso le prigioni, con lo stupore di Forzuto che non poté far altro che fidarsi.

Inventore raggiunse nuovamente le prigioni. Non dimenticò di coprirsi le orecchie. Il Grande Puffo suonava, l'atteggiamento rilassato, mentre uomini e animali davano segni d'affaticamento. Inventore prese la chiave inglese con la bocca e tornò da Forzuto.

Forzuto guardò nuovamente la leva, sconsolato. Forse era il caso di fare un ultimo tentativo. Inventore lo raggiunse e lo rassicurò: 'Forse è solo il caso di puffare qualche ingranaggio! Tu puffa la leva verso il basso!'
Forzuto tornò sulla leva e piantò i piedi contro il muro. Inventore entrò nella fessura sotto la leva. Trovò molte rotelle, più di quanto si sarebbe aspettato. Le osservò un momento, toccò prudentemente un ingranaggio con le dita. Avevano bisogno di un'oliatura. Inventore non aveva portato il lubrificante. L'unica cosa che poteva fare era manomettere gli ingranaggi. La maggior parte di essi erano a misura d'uomo, ma per qualcuno bastava la chiave inglese di dimensioni puffiche.
Gli ingranaggi cedettero. Il puffo sbucò da sotto la leva: 'Forzuto, prova ora!'
Forzuto spinse ancora la leva verso il basso. Non si mosse.
Inventore tornò all'interno della fessura: 'Ce ne sono altri! Non puffiamoci!'
Forzuto attese. Udì il rumore di pezzi di ferro cadere. Sbirciò nella fessura sotto la leva.
'Forzuto, mi serve aiuto!'
Il puffino col cuore tatuato sul braccio raggiunse Inventore tramite la fessura. Inventore era alle prese con l'ultimo ingranaggio a misura di puffo, particolarmente saldo. Era frustrato: 'Ti prego, puffami una mano!'.
I due puffi afferrarono la chiave inglese con entrambe le mani e tirarono con tutta la loro forza. I muscoli di Forzuto si evidenziarono sotto la pelle.

* * *

C'erano solo avanzi nei piatti eleganti della tavola di Lord Balthazar. Lo stregone bevve l'ultimo bicchiere di vino, poi con un tovagliolo in fine tessuto si pulì la bocca. 'Sparecchiate e gettate gli avanzi ai piranha!'.
Un coniglio gli balzò sul tavolo. Lo stregone sussultò, prima di adirarsi: 'E questo? Credevo di aver detto di chiudere le gabbie! Portatelo via!'
Il servo afferrò il coniglio per le orecchie. Non fece un passo che vide Balthazar sbiancare e sudare freddo. Un lupo annusava oltre la porta aperta che portava al suo appartamento. Il Lord scattò in piedi: 'Barricate la porta! Le bestie sono libere!'.
I servi obbedirono, ma la paura di Lord Balthazar crebbe al punto da costringerlo a chiudersi in camera sua e nascondersi sotto il letto - o meglio - di provare ad infilarsi sotto il letto.

 

L'ingranaggio saltò. Il ponte levatoio cadde davanti ai cacciatori e a Gargamella. L'impatto li fece sussultare, ma poi compresero che la via era libera. Come un esercito di barbari, il gruppo entrò nel castello urlando parolacce.
Gli ingranaggi continuavano a girare incontrollatamente, anche se il ponte era sceso. Inventore e Forzuto non riuscivano ad uscire dalla fessura. Appena si alzavano in piedi, la velocità con cui gli ingranaggi giravano li faceva cadere. Dietro di loro una grossa rotella li avrebbe schiacciati. La mano del Grande Puffo prese il braccio di Forzuto. Inventore afferrò le gambe di Forzuto. Così i due giovani folletti blu furono salvati.
'La mia chiave inglese!' disse Inventore, guardando sconsolato la fessura. La leva era ancora posizionata in chiusura.
'L'entrata è stata puffata! Ora dobbiamo puffare gli animali fuori di qui!' ricordò il Grande Puffo.
Alcuni animali varcarono l'entrata del castello e corsero verso i boschi.

Appena entrati, i cacciatori si guardarono in giro spaesati. Uno gridò: 'Balthazar, vigliacco! Vieni fuori e dacci i soldi!'
Gargamella capì che i cacciatori non conoscevano il castello e si offrì per far loro da guida: 'Ehmmm... io ci sono già stato qui! Vi porto direttamente alle stanze di Lord Balthazar!' disse mellifluo. I cacciatori si affidarono completamente a lui.

Tremante, con la testa tra le mani, mezzo infilato sotto il letto, Lord Balthazar invocò i suoi soldati: 'Uccidete le bestie che trovate in giro! Subito!'
I soldati però non potevano udirlo. Erano alle prese con gli animali, che, mossi dalla fame, attaccavano con ancor più cattiveria. Le armature li proteggevano dai morsi di lupi, cani e gatti, ma quando i draghi soffiarono contro di loro il fuoco, li fecero ballare dal dolore. Rapidamente i soldati si tolsero le armature roventi e le gettarono dove capitava. A questo punto furono azzannati dai lupi e dai cani. Il Grande Puffo vide che l'attacco dei carnivori non era limitato al morso. Volevano mangiarli.
'Inventore, Forzuto, puffate le orecchie!'
L'anziano puffo suonò il flauto avvicinandosi sempre più agli animali e ai soldati che, seppur con le carni lacerate, furono costretti a ballare al ritmo del flauto magico. Feriti i soldati, affamati gli animali, non ci volle molto per stancarli.

Gargamella e i cacciatori provarono ad aprire la porta che portava all'appartamento dello stregone, trovandola chiusa a chiave. L'alchimista si mise da parte, mentre i cacciatori cercavano di buttare giù la porta. All'interno dell'appartamento, gli arredi erano stati tutti messi ordinatamente contro la porta. Ma dopo numerose spallate da parte dei molti cacciatori, la porta iniziò a cedere.
'Vogliamo la ricompensa per il nostro lavoro!'
'Ti trasformerò in un topo e ti farò mangiare da Birba!'
Dalla sua stanza lord Balthazar tremò.

I puffi salirono le scale che portavano all'appartamento del lord. Udirono il rumore delle spallate e voci confuse.
'C'è Gargamella!' commentò Forzuto. 'Vedo!' rispose il Grande Puffo stringendo il flauto 'Sono distratti! Facciamo puffare gli animali dal castello!'

Continua...

 

E' ufficiale che questa storia si sta rimodellando a dispetto della scaletta. Il finale non sta cambiando, è quello che avevo deciso fin dall'inizio, ma i dettagli mi stanno portando a superare di gran lunga la lunghezza prevista per questa Fan Fiction dopo che avevo cancellato i fillers. I puffi s'apprestano a salvare gli animali. Ed ora?

Hva skjer?

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Capitolo 12
*** I rinforzi ***


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Gli spari nella foresta

I rinforzi

 

Il cielo imbruniva. I puffi, in gruppi su un quintetto di cicogne volava sopra la foresta.
Quattrocchi capitanava la fila, accanto a lui Stonato suonava una 'melodia' che ricordava solo vagamente la 'Cavalcata delle Valchirie'. Gli altri puffi, con il volto corrucciato, si coprivano le orecchie con le mani. 'Non abbiamo tempo da puffare, che è meglio!' disse Quattrocchi. Le cicogne aumentarono il battito d'ali, volando più veloci.
Raggiunsero il castello di Balthazar. Dalle finestre spente, ogni tanto si vedevano dei bagliori. Poi delle persone attraversarono di corsa il ponte levatoio, col sedere in fiamme, seguiti da diversi animali, tra questi un drago.
Quattrocchi si fece prendere da un attacco di fifa, così Stonato prese il comando e condusse le cicogne all'interno del castello. I puffi videro gli animali aggredire delle persone, e udirono le voci concitate venire dai piani superiori. Il Grande Puffo, che stava per raggiungere il ponte levatoio con Inventore e Forzuto, li vide e li richiamò. Facendo volare le cicogne rasoterra, i puffi afferrarono il loro capo e i loro compagni, facendoli salire sul dorso degli uccelli e si diressero ai piani superiori. Si nascosero sopra un cornicione. Gargamella era tra i cacciatori.

All'interno dell'appartamento, i servi spingevano i tavoli, gli armadi e le sedie per bloccare l'entrata.
Ma i cacciatori scardinarono la porta: 'C'è qualcosa che blocca l'entrata!'
'Spingiamo! E' solo mobilia.
I servi di Balthazar, in sei e dal fisico mingherlino, con un ultimo tentativo disperato portarono tutto il loro peso sui mobili. Ma sentirono i loro piedi scivolare sul pavimento. Dall'altra parte, oltre una ventina di cacciatori, incitati da un alchimista vestito di stracci, senza fatica stavano liberando il passaggio tra il muro e i mobili. Quando ci fu abbastanza spazio, ad uno ad uno entrarono nell'appartamento. Appena li videro, i servi di Lord Balthazar cercarono nascondigli. Ma avendo spostato tutti i mobili non ne trovarono. Furono abbrancati dai cacciatori che li bloccarono con le spalle al muro: 'Dov'è il vostro Lord? Parlate, o sarete defenestrati!'
Tremanti, i servi accennarono ad indicare una direzione, quando videro i mobili prendere fuoco.
'Che succede?' disse Gargamella
'Sono i draghi!' urlarono in coro i cacciatori. Lasciarono andare i servi e nel panico corsero in tutte le direzioni. I mobili in fiamme furono spinti a terra ed i draghi entrarono, seguiti da cani scheletrici. I presenti furono assaliti indistintamente.
'Puffi!' urlò il Grande Puffo sollevando il flauto davanti a loro. Ad uno ad uno, i puffi coprirono le orecchie con le mani. Le cicogne fecero altrettanto con le ali. L'anziano puffo annuì con la testa e suonò il flauto, i cacciatori, gli animali e Gargamella danzarono. A causa della denutrizione, gli animali si affaticarono subito. Il Grande Puffo smise di suonare quando fu sicuro che le bestie non erano più in grado di nuocere. Saltò in groppa a Bianca e volò verso gli uomini e Gargamella, indicò loro il corridoio addobbato con le teste degli animali uccisi negli anni precedenti: 'Balthazar si trova nella stanza alla fine del corridoio laggiù!'
Quando la sala fu sgomberata, gli altri puffi saltarono in groppa alle altre cicogne e svolazzarono in cerchio sopra gli animali. Stonato suonò la tromba attirando la loro attenzione. I cani cercarono a balzi di addentare le cicogne, che volavano troppo in alto per poter essere azzannate. I draghi si innervorisono ed iniziarono a sbuffare fumo dalle narici. Era fatta. I puffi portarono le cicogne verso le scale, assicurandosi che gli animali li seguissero. Raggiunsero i piani di sotto. Alcuni animali si unirono spontaneamente ai draghi e ai cani nell'inseguimento delle cicogne. Per gli altri, Stonato dovette strombazzare per attirarne l'attenzione.

Nella sua stanza, Lord Balthazar, appoggiato alla porta, asciugò il sudore causato dal ballo. Essendo grasso e poco avvezzo al moto, era più affaticato degli altri. Gettò uno sguardo alla stanza.
Pochi i mobili, tanti i suppellettili inutili. Pensare di barricarsi in camera era irrealistico.
Un colpo lo fece sussultare e cadere in avanti. I cacciatori, a turni prendevano a spallate la porta. Gargamella, con la coda dell'occhio, vide il Grande Puffo e Bianca sul cornicione.

Sul ponte levatoio, ormai illuminato dalla luna piena, un esercito di animali di varia razza e dimensione attraversò il ponte.
'Evviva! Li abbiamo liberati tutti!' urlarono i puffi.
'Non abbiamo ancora finito!' disse Quattrocchi con aria saputella e l'indice alzato 'Non devono puffare verso il villaggio, che è meglio!'
I puffi lo squadrarono con sguardo omicida, ma non lo mandarono in orbita a calci. Dopotutto aveva ragione. Stonato riprese a suonare la tromba, gli animali ringhiarono. Le cicogne volarono verso il bosco, scomparendo tra gli alberi, inseguite dagli animali.

* * *

> CRACK <

Il rumore agitò Lord Balthazar, si girò e vide la porta spezzata in due. Un ultimo colpo la forzò del tutto. I cacciatori si lanciarono sullo stregone e lo picchiarono.
'Basta, pietà!' urlò il Lord, ma i cacciatori non lo ascoltarono. Il Grande Puffo guardò il suo flauto e poi i cacciatori. Poi ancora il suo flauto. Aprì la bocca.
Gargamella doveva essersi assentato, il Grande Puffo lo vide correre nel corridoio reggendo una scala. Per la sorpresa dimenticò quello che stava facendo. L'alchimista si fermò a distanza di sicurezza dai cacciatori, contemplando la scena. Sorrise: 'Ben ti sta, stupido ammazzagatti!'
Poi fissò il cornicione. Il Grande Puffo lo guardava. L'alchimista appoggiò la scala al muro, ma il puffo scappò prima di esser raggiunto.
'Poco male! Vorrà dire che ti raggiungerò così!'
Gargamella si appese al cornicione con le mani e inseguì il puffo in quel modo. Il Grande Puffo mise le dita sui buchi del flauto e suonò il motivetto dei puffi, la 'Canzone della Gioia'.
Immediatamente i cacciatori smisero di picchiare Balthazar e ballarono. Anche Balthazar ballò, e così i servi del Lord. Gargamella mollò la presa e cadde, per il potere del flauto si alzò subito e danzò con gli altri, non potevano fermarsi nemmeno se lo volevano. Suo malgrado anche la cicogna Bianca finì sotto l'influsso del flauto. Ballarono fino a quando svennero dalla fatica.
Il Grande Puffo udì il suono di un oggetto di metallo cadere. Era una chiave, si trovava accanto a Gargamella.
L'anziano puffo, con uno spago, legò mani e piedi ai presenti, eccetto i servi di Balthazar e lasciò un biglietto:

Per motivi di sicurezza, siete pregati di non slegare nessuno,
fino a quando i cacciatori e l'uomo vestito di nero
non saranno portati fuori dal castello.

Grazie - il Grande Puffo.

Il Grande Puffo prese la chiave di Gargamella. La riconobbe, era la chiave della gabbia sospesa che si trovava nella sua catapecchia. Chiamò la sua cicogna: 'Bianca!'
Non la vide arrivare
'BIANCA!'

Ancora nulla.

Il Grande Puffo si guardò intorno. La vide per terra, distante dagli uomini. Le corse subito incontro e le diede degli schiaffi leggeri. La cicogna aprì lentamente gli occhi. Il puffo tirò un sospiro di sollievo, quando, seppur stordita, la vide alzarsi sulle zampe.

Quando la cicogna si riprese completamente, il puffo le salì in groppa: 'Alla catapecchia di Gargamella!'
La cicogna corse lungo il corridoio, verso la camera di Lord Balthazar. Con un battito d'ali prese il volo schivando i cacciatori dormienti ed uscendo dalla finestra aperta.
Facendosi trasportare dal vento si diresse alla catapecchia del nemico.

 

Bianca atterrò davanti alla porta della catapecchia.
Stringendo il flauto e la chiave, il Grande Puffo scese dal dorso dell'uccello e si avvicinò all'entrata con prudenza. La porta era accostata, probabilmente erano stati i gatti.
L'anziano puffo spinse la porta, lasciando lo spazio sufficiente per far passare Bianca in volo.
Nel buio intravide la gabbia. Al suo interno, Cattivus camminava in circolo, incurvato e con le mani dietro la schiena. Appena udì uno scricchiolio, il malefico puffo guardò di sotto e vide il Grande Puffo. Si prostrò a terra piagnucolando: 'Fammi puffare Grande Puffo! L'alchimista brutto e cattivo mi ha puffato qui dentro!'.
Il Grande Puffo alzò gli occhi al cielo e salì in groppa a Bianca. Con un battito d'ali, la cicogna si sollevò in aria e raggiunse la gabbia. Il Grande Puffo prese il lucchetto e infilò la chiave. Cattivus era in trepidante attesa. In quel momento entrò Birba. Solo il puffo Cattivus lo vide, ma non disse nulla.
Il lucchetto saltò e cadde davanti al famiglio rosso che, con una zampata, lo spinse lontano, poi guardò in alto, agitando la coda.
Il Grande Puffo aprì la porticina e aiutò Cattivus a salire sul dorso di Bianca. Appena si sentì al sicuro, il malvagio puffo spinse l'anziano facendolo cadere. Birba aprì le fauci. Bianca girò su se stessa facendo cadere anche Cattivus, poi volò in picchiata, salvando il Grande Puffo che cadde sulla sua groppa, infine con un testacoda raggiunse il puffo Cattivus e col becco lo prese per i pantaloni, poco prima che finisse nelle fauci del gatto. Birba miagolò e si lanciò all'inseguimento del volatile, che varcò la porta sollevandosi sopra la foresta, lasciando il gatto gnaulante a terra.

* * *

Gargamella sentì i vestiti umidi. Aprendo gli occhi vide dei fili d'erba.
Si sedette, le ossa erano doloranti. Si alzò massaggiandosi la schiena. Constatò di trovarsi nel prato davanti al castello di Lord Balthazar. Il ponte levatoio era abbassato, ma un cancello sbarrava l'entrata. Attorno a lui non c'era nessuno: 'Ma cosa diavolo è successo? Ah! Ora ricordo! Quell'orrendo flauto!'
Il forcone rubato era ancora in mezzo al prato. Gargamella lo prese e usandolo come stampella si incamminò verso il paese. In quel momento la gente si stava svegliando. I contadini uscivano dalle loro abitazioni già vestiti, camminando piano per non svegliare i famigliari.
'Ah dannazione, devo tornare alla mia casa!' Ringhiò Gargamella tra se, stringendo forte il forcone. Qualcuno lo sentì: 'Serve aiuto collega?'
Gargamella si girò. Vide un anziano contadino alla guida di un carro trainato da due giovani asinelli.
'Se non hai un carretto, ti accompagno!'
Lasciando cadere il forcone, Gargamella salì sul carro con una sveltezza che pareva avesse dimenticato il mal di schiena: 'Alla catapecchia ai bordi del bosco! Io abito li!'
'Hooo!' Il contadino fece partire gli asini, la carrozza prese una stradina che fiancheggiava la foresta.

Giunto a destinazione, Gargamella scese dal carretto senza neppure ringraziare il contadino. Quest'ultimo si limitò a sospirare e a far girare il carro per tornare indietro, mentre l'alchimista si dirigeva verso casa trionfante: 'Un bel puffetto m'aspetta immobile nella gabbia!'.
Notò la porta accostata, ma diede subito la colpa a Birba. Spalancò la porta. La luce del sole colpì la gabbia vuota, con la porticina aperta.
'Ma come...' frugò nella sua tasca. La chiave non c'era. Era per terra, sotto la gabbia
Si buttò per terra piagnucolando e picchiando i pugni per terra.

> Maledizione! Che stupido che sono stato! Devo aver posato la chiave sopra la gabbia e lui ne ha approfittato per scappare! Buuuhuhuhuhu! <

Nello stesso momento entrò in casa Birba. Quando vide il padrone disperato gli si sedette accanto, abbassò le orecchie e gnaulò.

* * *

In breve:

dopo il salvataggio degli animali e la lezione impartita ai cacciatori, i puffi godettero dei tre giorni di vacanza promessi dal Grande Puffo. Poi ripresero a lavorare come avevano sempre fatto. Il Grande Puffo notò, con piacere, i volti distesi dei suoi piccoli puffi, che, con picconi, vanghe e tronchi ricavati dai rami degli alberi si dirigevano alla diga. Prima dell'avventura in cui il villaggio si divise, in cui dovettero persino allearsi con Gargamella, l'atmosfera non era così serena. Era evidente che i puffi avessero bisogno di una vacanza, e, forse, di una lezione di vita. Il Grande Puffo stesso, seppur non più giovane, partecipò ai lavori per la manutenzione della diga.
Del puffo Cattivus si raccontò che, quando Bianca atterrò al villaggio dei puffi posandolo in terra, questo insultò pesantemente il Grande Puffo, poi entrò in casa sua, prese un fagotto e se ne andò senza salutare. I puffi non lo videro mai. Il puffo Cattivus viaggiò molto, usufruendo clandestinamente dei mezzi di trasporto degli umani, fino a giungere in un villaggio di gnomi banditi e fate esiliate dal loro regno a causa della cattiva condotta. Il malefico puffino fu sottoposto ad un test che costituiva nel rubare dell'oro ad una povera famiglia umana. Superò la prova e fu accolto. Ancora sogna la disfatta del Grande Puffo e la sua ascesa al villaggio come signorotto.
La gatta salvata da Gargamella e dai puffi guarì. Gargamella, accompagnato da Birba, la portò nel bosco per liberarla. Quando Gargamella e Birba tornarono a casa, la gatta fu sul punto di seguirli, ma vide passare un topino di campagna e si lanciò all'inseguimento di esso. L'inseguimento la portò nell'accampamento dove Cattivus ed i suoi nuovi amici avevano sede. I piccoli briganti furono inseguiti e per salvarsi dovettero abbandonare i loro tesori, in quanto troppo pesanti.

FINE


Ho terminato la mia FF... è la storia più lunga mai terminata in tutta la mia vita. Dodici capitoli.
Purtroppo su Word non riesco a vedere da quante pagine è composta questa FF perché mi da spesso 'errore', ma dovrebbero essere 35 o 40.
Gli ultimi capitoli sono stati completamente stravolti. Fino al capitolo sette ho rispettato il plot originale, con la dovuta cancellazione dei filler e l'aggiunta di alcune parti per dar forza alla storia. Le piccole trasformazioni nei capitoli precedenti mi hanno stravolto l'andamento degli ultimi capitoli. In origine, Lord Balthazar doveva agire in modo più stupido e il Grande Puffo avrebbe fronteggiato gli umani da solo, quasi senza intoppi poiché tutti impegnati a picchiarsi. Anche nella nuova versione i cacciatori preferiscono picchiare Lord Balthazar anziché pensare ai puffi, di cui hanno paura. Ho quindi preso in considerazione le barriere architettoniche e i pericoli costituiti dagli animali.
L'epilogo è stato riassunto. Sarebbe stato noioso da scrivere come una storia vera e propria, eppure c'erano ancora dei punti che andavano risolti, per esempio, cosa ne sarebbe stato della gattina selvatica? E del puffo Cattivus? Spero, nella prossima FF di riuscire a scrivere un finale ed un epilogo migliore. Per ora ho scritto la trama ed ho in mente un finale aperto, ma non ho ancora scritto nessuna scaletta e mi serve un pò di documentazione. Inoltre per un pò della prossima FF se ne farà poco, visto che ho intenzione di passare i miei prossimi due mesi a lavorare alla mia original, che, comunque non pubblicherò su EFP fino a quando non riuscirò ad avere almeno una storia inserita tra le scelte. Con questo non dico di proporre una mia storia ora in modo indiscriminato. Ci terrei che ad essere inserita tra le scelte sia una mia storia futura, qualitativamente migliore di queste quattro fan fictions pubblicate. Per me avere una storia inserita tra le scelte significherebbe che ho raggiunto un livello abbastanza buono da permettermi di riuscire a gestire meglio anche la mia storia originale senza dovermi preoccupare troppo. Comunque sono contenta di aver scritto questa fan fiction. Mi ha fatto sudare molto, ma esser riuscita a scrivere dodici capitoli per me è un grosso traguardo. Dubitavo che un giorno ci sarei riuscita.

Takk og ha det bra!

Ci rivedremo quanto prima quest'autunno con Metalocalypse - The caged rabbit (con gli sfiga-fandom si va alla grande), sperando di ritrovare gli episodi che sono stati cancellati, per evitare l'OoC (è una AU).

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