Gli spari nella foresta di Nordlys (/viewuser.php?uid=97234)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La radice di mandragora ***
Capitolo 2: *** Discordia ***
Capitolo 3: *** L'amore di Birba ***
Capitolo 4: *** Un gatto da salvare ***
Capitolo 5: *** Il valore delle pietre preziose ***
Capitolo 6: *** Vendetta! ***
Capitolo 7: *** Tregua? ***
Capitolo 8: *** L'incantesimo ***
Capitolo 9: *** Ritorno al villaggio ***
Capitolo 10: *** Al castello di Lord Balthazar ***
Capitolo 11: *** Il salvataggio ***
Capitolo 12: *** I rinforzi ***
Capitolo 1 *** La radice di mandragora ***
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Gli spari nella foresta
La radice di mandragora
Nella giornata di fiera le strade della città degli umani
erano affollate.
I bambini giocavano, ignorando le urla delle madri disperate, forse di proposito
o forse perché il vocio mescolava i suoni.
I tetti delle grigie case squadrate e gli abitanti, con la loro stazza, coprivano
il sole. Ad intermittenza, i raggi solari illuminavano il Grande Puffo e Quattrocchi,
nascosti sotto il bancone della frutta.
I due puffi erano al sicuro. Gli uomini e le donne, accalcati
alle bancarelle erano attratti dalle novità e desiderosi di acquistare.
Però Quattrocchi non si sentiva tranquillo. Con la schiena ricurva e
le ginocchia tremanti cercava protezione dietro il Grande Puffo: 'Brr... ma
era necessario puffare qui? Al villaggio degli UMANI? Che paura!'
'Sì, Quattrocchi!' Rispose pazientemente il Grande Puffo 'Siamo puffati
qui per vedere una rara radice di mandragora! Potrebbe proteggere il villaggio
e l'intera foresta da Gargamella!'
'Ma... ehmmm...' rispose Quattrocchi 'Senza soldi non possiamo puffarla! Non
dici sempre che il denaro è fonte di guai?'
L'anziano non rispose. Ascoltava distrattamente Quattrocchi. Invece la sua attenzione
era focalizzata all'altra parte della strada. Si trovavano in un incrocio.
'Ora Quattrocchi, seguimi!' Il Grande Puffo fece agilmente lo slalom tra le
gambe degli umani. Quattrocchi lo seguì, ma, teso come era, rischiò
più volte di farsi calciare.
'Un folletto azzurro! Che carino!'
Quattrocchi era stato addocchiato da dei bambini. Aumentò
la velocità del passo. Giunto dall'altra parte della strada iniziò
a sudare freddo. Aveva seminato i marmocchi ma non trovava più il Grande
Puffo. E non poteva gridare, o gli umani si sarebbero accorti di lui.
'Psst, Quattrocchi!' Una voce sussurrata gli giunse all'orecchio. Da dietro
una botte il Grande Puffo lo invitava a raggiungerlo. Il giovane puffo si fiondò
verso l'anziano compagno.
Al sicuro, Quattrocchi si appoggiò con le spalle al muro. Batteva i denti
e sudava freddo.
Il Grande Puffo stava attento all'ambiente circostante. Quattrocchi constatò,
con una certa delusione, di essere l'ultimo delle preoccupazioni dell'anziano.
'Ormai siamo quasi puffati!'
Il Grande Puffo attraversò la via passando sotto le carrozze ferme e
sopra delle casse di legno incustodite. Quattrocchi, che lo seguiva con lo sguardo
lo perse nuovamente di vista e fu assalito dal terrore. Cercò di mantenere
la calma, inutilmente. 'Grande Puffo!!!' gridò, ed attraversò
la strada cercando di ripetere lo stesso percorso che aveva visto fare dal Grande
Puffo.
Lo trovò su un davanzale, che guardava attraverso la
vetrata di una finestra. Da li vedeva l'appartamento di un alchimista commerciante,
e pronta per essere esposta al bancone c'erano le radici di mandragora con la
loro caratteristica forma umana. Quattrocchi si avvicinò. Sentì
la voce estasiata del Grande Puffo: 'Sono fantastiche!'
Quattrocchi si tolse gli occhiali, li pulì in un panno e li rimise guardando
il bancone 'Eh sì, è vero!' Lo disse senza convinzione.
Il Grande Puffo guardò verso Quattrocchi sorridendo: 'Quasi quasi sono
dispiaciuto all'idea di non poterle comprare!' Quattrocchi non capiva, ma continuava
a rispondere di convenienza: 'Anche io Grande Puffo!'
Poco dopo il Grande Puffo scese dalla finestra: 'Torniamo al villaggio!'
I due puffi camminavano addossati alle mura delle case, in direzione
della periferia.
Un suono di trombe proveniente dal centro destò la loro curiosità,
facendoli tornare indietro.
Videro una gran folla e sentirono il rumore degli zoccoli dei cavalli sempre
più forte. Dalla loro piccola statura, Quattrocchi e Grande Puffo non
vedevano un granchè, così cercarono un luogo un pò alto
e salirono su delle casse.
Si intravvedeva una carrozza dalle decorazioni pompose, intagli gotici in oro,
argento e legno pregiato, sicuramente apparteneva a qualche lord della zona
che amava ostentare la propria ricchezza. E questo non piaceva al Grande Puffo.
Un signore magro, vestito come il servo di un principe srotolò una pergamena
e fece un annuncio:
'Per conto di Lord Balthazar!'
'BALTHAZAR?!?' Gridarono Quattrocchi ed il Grande Puffo insieme.
Furono uditi. Mille sguardi puntarono verso di loro. Svelte, le due creature
blu saltarono dietro le casse su cui erano saliti. Non furono visti per miracolo,
o meglio, chi li vide credette di aver avuto le allucinazioni.
'La popolazione di questa piccola città ha il permesso,
anzi il dovere di catturare più animali possibili e di portarli al castello
di lord Balthazar, che premierà profumatamente il cittadino che ne avrà
catturati di più! Lord Balthazar preferisce bestie vive, gli servono
per i suoi esperimenti, ma se portate qualche animale morto andrà bene
lo stesso!
Lord Balthazar ama le pelliccie!'
'Balthazar! Quel puffaccio!' Disse il Grande Puffo tra i denti
e mostrando il pugno.
'Hai ragione!' Fece eco un Quattrocchi con la fronte corrucciata.
'Dobbiamo fermarlo' Il Grande Puffo guardava Quattrocchi dritto negli occhi,
con espressione grave. Questo voleva dire che riteneva un dovere, e non una
scelta, cercare di fermare il perfido stregone.
Quattrocchi si sistemò nervosamente gli occhiali, il suo sguardo, da
risoluto tornò quello vile di sempre: 'Cosa? Fermarlo? Ma è...'
Il Grande Puffo lo fissava, severo. Quattrocchi sospirò rassegnato: 'Voglio
dire... sono d'accordo Grande Puffo!'
I due folletti blu lasciarono il loro nascondiglio per dirigersi fuori dalla
città e prendere il volo in groppa alla loro fida cicogna.
* * *
Il sole non era ancora tramontato.
La cicogna giunse ai confini del villaggio dei puffi. Il Grande Puffo e Quattrocchi
scesero dal dorso del volatile e si diressero al villaggio.
Videro i compagni tornare a casa dal lavoro. Le vanghe, i picconi, le corde
ed i martelli impolverati portati in spalla, le schiene curve ed il passo strascicato
evidenziavano una giornata faticosa. Il Grande Puffo si avvicinò a Forzuto:
'Come vanno i lavori al ponte puffo?'
'A rilento, perchè c'è...'
> BANG <
I puffi sussultarono, nei loro occhi sgranati le pupille si
spostavano velocemente da una parte all'altra. E volsero la testa in direzione
del rumore.
> BANG <
'Aiuto!'
Lasciarono cadere gli utensili e corsero in modo confuso per le strade del villaggio,
in preda al panico. Anche Quattrocchi.
'Fermi, non siamo in pericolo! Non ci pufferanno!' L'appello del Grande Puffo
fu inutile. Si udirono le porte sbattere. Qualche puffo picchiò i pugni
contro le porte di legno e chiese in lacrime: 'Fammi puffare! Ci sparano! Ho
paura!'
Le porte si aprirono: 'Presto, in cantina!'
'Hanno già cominciato!' Il Grande Puffo, rimasto solo
nel villaggio apparentemente deserto si diresse al suo laboratorio. Aprì
la porta, con calma raggiunse la scrivania e si sedette. Poi si prese la testa
tra le mani, e con una smorfia di frustrazione gridò: 'Mi serve la radice
di mandragora! Come faccio ad averla senza soldi!?'
> Bang <
> BANG <
'E' un cerbiatto!'
Era la voce profonda di un essere umano, e dal rumore dei passi non doveva essere
solo.
Il giovane cerbiatto correva cercando disperatamente rifugio tra gli alberi.
Non si guardava indietro, l'istinto lo spingeva a galoppare sempre più
veloce.
> BANG <
> BANG <
Si udì un tonfo. Delle foglie si mossero, come se ci
fosse stato uno spostamento d'aria.
'L'abbiamo preso!'
Tre cacciatori alti, robusti ed armati di fucile corsero verso al cerbiatto
ferito ad una coscia. Il cerbiatto si reggeva alle due zampe anteriori e cercava
di rialzarsi senza successo. I suoi spostamenti lasciavano chiare tracce di
sangue fresco. Il cerbiatto spalancò gli occhi e si agitò ancor
di più quando vide i suoi aguzzini avvicinarsi.
'Che bell'esemplare'
'Piacerà a lord Balthazar!'
'Ahahah! Lo spero! La ricompensa mi farebbe comodo!'
I cacciatori si inchinarono sulla preda e le bloccarono le zampe:
'Presto, una corda ed il bastone!'
Uno di loro lasciò il gruppo e si allontanò. Il cerbiatto si agitava
per fuggire, i due cacciatori rimasti faticavano a tenerlo fermo: 'Per essere
ferito è ancora vitale!'
Il terzo cacciatore tornò con corda e bastone. Le zampe
del cerbiatto furono legate al bastone. Fu sollevato. Il sangue gocciolava dalla
ferita lasciando tracce sul terriccio.
I tre cacciatori, con un stanco sorriso sulle labbra, camminarono verso la loro
carrozza, vi caricarono il povero animale e ripartirono verso la città.
Continua...
La radice di mandragora è spesso citata nel fumetto
dei puffi. Ed è spesso citata nell'ambito della preparazione di soluzioni
magiche. La sua caratteristica più saliente è la forma stessa
della radice, le cui diramazioni ricordano la figura umana, maschile o femminile.
Io cerco di essere concisa nello scrivere ed invece mi sembra solo di creare
confusione. Lavoro ad una storia come se lavorassi ad un disegno. E' buffo che
questa storia l'ho pianificata nei dettagli, ed ora che la sto scrivendo mi
sembra di aver davanti il vuoto più assoluto. So cosa succede ma... come
succederà? Quali scene ci saranno che ora mi sfuggono?
Comunque temevo di aver esagerato nel far agire Quattrocchi come un gran leccapiedi.
Ed invece rileggendo di nuovo 'I puffi' è proprio così. Mi inizia
a stare un pò antipatico come personaggio. Non perché chiacchiera
tanto (altri puffi hanno lo stesso difetto) ma perché è appunto
un leccapiedi, presuntuoso e con manie di grandezza, un gran opportunista anche.
Se pubblico questa Fan Fiction quando a casa sono solo alla fine del secondo
capitolo, lo faccio per spingermi a scrivere (è un obiettivo), anche
se non garantisco puntualità negli aggiornamenti (sarà un traguardo
che mi imporrò quando sarò più brava). Però la concluderò.
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Capitolo 2 *** Discordia ***
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Gli spari nella foresta
Discordia
Dopo il tramonto gli spari cessarono.
Le finestre delle case funghiformi illuminarono le vie del villaggio.
Nella sua abitazione, il Grande Puffo si tolse le mani dalle orecchie e si guardò
in giro. Si grattò il mento barbuto con la sua tozza manona. Si alzò
e prese un piccolo sgabello, si diresse alla libreria.
Salì sullo sgabello e prese un grosso tomo. Tornò alla scrivania
e lo aprì sulla pagina di una mappa.
L'espressione dell'anziano puffo si rabbuiò ulteriormente.
* * *
Nella notte qualcuno, o qualcosa, giunse al villaggio dei puffi.
Un animale? Un puffo? Una foglia trasportata dal vento?
I movimenti erano svelti e concitati. A ben guardare sembrava che a muoversi
erano più di uno.
Quattrocchi si era appena infilato la vestaglia bianca. Dopo
aver sollevato le coperte, col palmo aperto diede dei colpetti leggeri al cuscino,
sistemando le piume che gli davano volume e morbidezza.
Sentì bussare selvaggiamente alla porta. Sobbalzò: 'Chi sarà
mai?'
I battiti violenti non si fermavano. Quattrocchi si morse le unghie guardandosi
in giro. S'aspettava che prima o poi la porta sarebbe caduta.
Prese la sua lanternina ed un bastone di legno e scese cautamente le scale,
che scricchiolavano ad ogni passo.
Non si era mai reso conto di quanto, per quanto potesse sforzarsi di mantenere
un passo felpato, le scale non sarebbero mai state zitte.
In punta dei piedi si avvicinò alla porta. Afferrò la maniglia,
contrasse tutti i muscoli del corpo e strinse ancor più forte il bastone,
pronto ad attaccare ne caso ci fosse pericolo.
Aprì la porta.
Lo sguardo di Quattrocchi si distese, i muscoli si rilassarono.
'Hok, hok, hok, hok, hok!'
Il puffo Selvaggio saltò addosso a Quattrocchi, buttandolo
a terra e baciandolo. Gli scoiattoli, che da sempre accompagnavano Selvaggio,
saltellarono festosi intorno ai due puffi. A fatica Quattrocchi si liberò
della stretta di Selvaggio. E notò delle macchie di sangue sul suo pigiama,
per terra ma soprattutto addosso agli ospiti. Sembravano reduci di guerra.
'Ma tu sei ferito!'
Selvaggio si grattò la testa, corrucciando la fronte come per capire
che cosa avesse detto Quattrocchi.
L'occhialuto puffo cercò disperatamente qualcosa nei cassetti e nei bauli.
Raggruppò sul tavolo varie erbe mediche, pozioni e garze e riempì
un pentolone d'acqua: 'Non ti muovere di lì Selvaggio, ora ti puffo io!'
Selvaggio, ancora inginocchiato a terra capì le intenzioni di Quattrocchi.
Si alzò e gli si avvicinò, serio: 'Io no ferito! Uomini puffato
questo!' Si indicò le macchie di sangue che aveva addosso.
Ora era Quattrocchi che guardava Selvaggio con un'espressione confusa. Selvaggio
sorrise: 'Sangue non mio. Di cerbiatto!'
Quattrocchi rimase in silenzio. Selvaggio lo osservò attentamente.
Quattrocchi si rivolse all'amico: 'Puffo ci voglia il parere del Grande Puffo!'
* * *
Sulla mappa, al centro c'era disegnato - stilizzato - il villaggio
dei puffi. Attraversando il fiume puffo, si poteva giungere, in cinque ore di
cammino ad una grotta. Quella era la meta. Il Grande Puffo ed i suoi piccoli
puffi sarebbero partiti l'indomani nel pomeriggio e la si sarebbero accampati.
Doveva pensare a riunire i puffi durante la mattinata successiva perché...
> Toc Toc Toc <
Il Grande Puffo distolse lo sguardo dalla mappa: 'Avanti!'
Quattrocchi afferrò la maniglia ed entrò: 'Chiedo scusa Grande...'
'Che cosa ti salta in testa? Ti puffi conto di che ore sono?'
Il Grande Puffo, vistosamente nervoso mise qualcosa tra le pagine del suo libro
e lo chiuse in un modo non molto delicato. Si sedette sulla sedia a dondolo
ed invitò Quattrocchi ad entrare.
Quattrocchi si strinse nelle spalle e rimase sulla porta: 'Chiedo scusa Grande
Puffo! E' una... come puffare?' Lo sguardo severo dell'anziano puffo mise Quattrocchi
ancor più in soggezione. Si fece avanti Selvaggio, senza convenevoli
e simulando il gesto di impugnare un fucile: 'Umani bang su animali foresta!
Sangue cerbiatto puffato su me e scoiattoli!'
'Santo puffo!' Il Grande Puffo saltò giù dalla sedia e si avvicinò
a Selvaggio, poi si girò verso Quattrocchi: 'La radice di mandragora!
Quella di oggi! Ricordi?'
Quattrocchi rimase con lo sguardo fisso sull'anziano puffo.
Il Grande Puffo afferrò le spalle di Quattrocchi e lo scosse: 'Dobbiamo
comprarla!'
'COMPRARLA?' Gridò Quattrocchi 'Ma vuol dire che ci puffano i soldi!'
Il Grande Puffo lasciò le spalle doloranti di Quattrocchi e si fermò
a riflettere, massaggiandosi la barba: 'Agli umani piacciono le puffe preziose!
Useremo quelle!'
Quattrocchi era leggermente scosso, e forse un pò deluso, ma mai e poi
mai avrebbe tradito il suo Grande Puffo. Selvaggio spostava lo sguardo da Quattrocchi
a Grande Puffo. Non capiva nulla di quello che stavano dicendo.
La mattina le strade del villaggio si riempirono come sempre,
con Puffetta che bagnava i fiori, Burlone che faceva gli scherzi a Quattrocchi,
Brontolone che si lamentava di ogni cosa, i puffolini che giocavano alla cavallina
ecc ecc...
Tamburino corse tra le strade picchiando sul suo fido tamburo:
'Riunione puffa! Riunione puffa! Riunione puffa!'
'Io odio la riunione puffa!'
'Anche io!'
I puffi, senza fretta e senza entusiasmo lasciarono in sospeso le loro attività
e si diressero al centro del villaggio. Le riunioni puffe erano piuttosto frequenti
e mai molto gradite. Il Grande Puffo era già sul palco a forma di fungo.
Accanto al palco c'era Quattrocchi, in piedi, con le mani congiunte dietro la
schiena. I puffi si ragrupparono nella piazzetta.
'Ascoltate tutti miei piccoli puffi!'
Il Grande Puffo udì un borbottio e notò le facce perplesse dei
suoi interlocutori.
'E' urgente, miei piccoli puffi! Preparate corde e picconi! Partiremo oggi pomeriggio
per la grotta al di la del fiume puffo! Pufferemo diamanti!'
'CHE COSA?'
I puffi erano increduli! I diamanti erano la merce di scambio degli uomini!
Una mano si levò tra la folla: 'Ho capito bene Grande Puffo? Puffare
diamanti?'
'Hai capito bene Forzuto. Non abbiamo altra scelta!'
Quattrocchi salì sul palco, ma non si avvicinò di tanto al Grande
Puffo. Invece come da copione ribadì: 'Si deve sempre puffare quello
che dice il Grande Puffo, che è meglio!'
Guardando i puffi che parlottavano tra loro, il Grande Puffo
notò una cosa che non gli piacque. I puffi, di tanto in tanto, gli lanciavano
occhiate tutt'altro che benevole. Non poteva sentire quello che si dicevano,
ma la cosa lo preoccupava. Si schiarì la voce: 'Puffi, non c'è
tempo da perdere! Andate a prendere corde e picconi! Partiremo oggi pomeriggio!'
I puffi rimasero fermi, impassibili, con la fronte lievemente corrugata e le
braccia lasciate libere, ma stringendo i pugni. Di li non si sarebbero mossi.
Quattrocchi invece obbedì subito, ma fu fermato da Forzuto: 'Dove credi
di andare?'
Poi Forzuto si rivolse al Grande Puffo, tenendo Quattrocchi fermo per un braccio:
'Vuoi abbassarti al livello degli umani? Perchè vuoi tutti questi diamanti?'
'Giusto!' Urlarono alcuni puffi.
'Sbagliato!' si levò una voce tra la folla. Tutti si
volsero a guardare Cattivus, che sorrideva malignamente e guardava il Grande
Puffo, mantenendo le braccia conserte: 'Io ti appoggio vecchio! Anzi...' portò
una mano al mento 'Secondo me dovresti puffare un attività di gioielleria!
Potremmo diventare ricchi e puffarci delle case nuove e più spaziose!'
La frase di Cattivus scatenò espressioni disgustate nei
volti degli altri puffi, che si allontanarono da lui come se avesse la peste.
Forzuto mise una mano sulla spalla di Selvaggio: 'Andiamocene! Il villaggio
non è più posto per noi!' Il suo sguardo era amareggiato.
Il Grande Puffo richiamò l'attenzione dei compagni, che già erano
rincasati, e già uscivano dalle loro abitazioni con dei fagotti in spalla,
pronti a lasciare il villaggio: 'Puffi ascoltate! A me servono dei diamanti
per comprare una radice di mandragora, con cui preparare una pozione per proteggere
la foresta dai cacciatori!'
Alcuni puffi si fermarono. Forzuto notò che anche il
suo amico Inventore sembrava riluttante all'idea di abbandonare il villaggio.
'Perché non puffi con noi?'
Inventore lasciò cadere a terra il fagotto: 'Io ho deciso di fidarmi
del Grande Puffo!'
Forzuto rimase un pò sorpreso: 'Davvero vuoi rimanere al villaggio?'
Inventore era fermo sulla sua decisione: 'Se il Grande Puffo ha bisogno dei
diamanti che tanto disprezza, significa che è una cosa seria!'
Forzuto tornò a fianco di Selvaggio ed urlò: 'E va bene! Chi vuole
puffare al villaggio che puffi! Io non ne voglio puffare più nulla!'
E così il villaggio si svuotò di poco meno della metà.
Quattrocchi urlò a vuoto tutte le ragioni del Grande Puffo! I puffi rimasti
entrarono nelle loro case.
L'unico che rimase fuori era Cattivus, stavolta fumante di rabbia, con i muscoli
che vibravano dal nervoso: 'Quanto sei stupido Grande Puffo! Credevo che fossi
cambiato!'
Cattivus tornò a casa sua, mentre nella piazza si riunivano i puffi rimasti
al villaggio, con gli zainetti, pronti a seguire il Grande Puffo per andare
a raccogliere diamanti.
Il maligno puffo dagli abiti neri invece lasciò il villaggio
con un fagotto in spalla.
Continua...
Oh che bello. Ho avuto una piacevole sorpresa nello scoprire
che con l'aggiornamento di EFP è stata creata anche la sezione dedicata
ai puffi. Finalmente non dovrò più postare le mie Fan Fiction
nella sezione 'altro'. Ed io affermo con un certo orgoglio di essere la prima
fictionaria italiana che dedica le proprie Fan Fictions agli ometti blu, o se
non sono la prima, almeno sono la prima che le pubblica.
Però, ora che c'è la nuova sezione spero che a qualcun'altro verra
in mente di scrivere qualcosa legato ai puffi. Mi piacerebbe leggere le sue
storie.
Comunque questa è una delle ragioni - oltre ad un pò di 'blood
and gore' - per cui ho scelto un rating giallo. I puffi una volta tanto hanno
il coraggio di ribellarsi al Grande Puffo perché non approvano le sue
scelte. Per questa storia volevo mantenere un tono un pò più adulto
di quello classico dei puffi, ma ho bisogno di ancora tanto esercizio visto
che fino a quando smisi di scrivere raccontavo soprattutto storie episodiche
molto infantili.
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Capitolo 3 *** L'amore di Birba ***
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Gli spari nella foresta
L'amore di Birba
Alla catapecchia di Gargamella il camino era acceso. Il fumo
che usciva dal comignolo era rosso sangue. Usciva ad anelli ed allontanandosi
diventava nero e assumeva lentamente la forma di un teschio. Poi si dissolveva.
Dalla finestra si udì una voce gracchiante da uomo di mezz'età,
Gargamella: 'Quello stupido di Balthazar! S'illude di poter contare su di me!'
Gargamella rimestava un intruglio viola sulla cui superficie
galleggiavano gocce d'unto giallo oro. L'alchimista prese un grosso salino ed
aggiunse della polvere nera: 'Ormai lo conosco bene! La ricompensa di cui blatera
è una bugia!'
Prese un grosso cucchiaio di rame col manico in legno ed iniziò a rimestare.
Birba, che dormiva sul suo cuscino squarciato, aprì
un occhio.
Sollevò la testa, si alzò pigramente incarnando la schiena, si
allungò e sbadigliò.
Gargamella seguitava a rimestare, mantenendo entrambe le mani ancorate al manico
del cucchiaio: 'Il bosco deve restare popolato! Gli animali mi servono per mangiare
e per fare gli incantesimi!' disse dirignando i denti.
Lasciò il pentolone e si diresse al libro aperto sul tavolo, ripassò
la formula dell'incantesimo, si avvicinò ad uno scaffale e prese un vasetto
contenete ossa di rana.
'Incantesimo anti puffi! Con questo si gonfieranno...' un malefico sorriso apparve
sul suo volto '... e scoppieranno! Ih, ih, ih, ah, ah, ah!'
Mentre Gargamella immaginava la crudele scena, Birba, con lenti passetti si
avvicinò al piede di Gargamella, vi appoggiò la testa e si strusciò
contro la caviglia del padrone. Gargamella sollevò le sopracciglia e
guardò ai suoi piedi. Non succedeva spesso che il suo gatto gli si strofinasse
contro.
Distratto, l'alchimista rovesciò il contenuto del vasetto che aveva in
mano nel pentolone. Se ne rese conto. Potè solo vedere, con orrore, la
reazione chimica del liquido.
Lanciò un urlo: 'NOOO! SERVIVA SOLO UN OSSO!'
La sostanza all'interno del pentolone si gonfiò, la superficie divenne
sferica. Gargamella fece tre passi indietro schiacciando la coda di Birba, che
emise un urlo.
> BOOM <
L'appartamento di Gargamella fu invaso dalla fuliggine, l'alchimista
ed il gatto non videro niente e tossirono. Il fumo si dissolse in poco tempo.
Gargamella si guardò intorno. Le mura, il soffitto,
le ampolle, gli armadi, il tavolo, i libri... anche il gatto erano tutti neri.
Gargamella stesso era ricoperto di fuliggine.
'Bleah!'
Con una mano, il perfido alchimista si spolverò dalla fuliggine che aveva
addosso. Birba scosse la testa e la schiena per ripulirsi.
Gargamella, ormai spolverato si alzò e prese il gatto per la collottola.
Lo portò all'altezza degli occhi, tenendolo a distanza per evitare di
esser graffiato e lo insultò: 'Birba, inutile sacco
di pulci!' Si diresse al portone, lo aprì e lanciò fuori Birba,
poi lo rinchiuse sbattendolo.
Birba guardò verso la porta di Gargamella e fece le linguacce,
prima di allontanarsi di un pò e leccarsi le zampette ancora nere.
Il colore della fuliggine era quasi sparito quando un miagolio giunse alle orecchie
di Birba, il quale innarcò la schiena e gonfiò i peli di dorso
e coda. In posa di guardia, Birba ascoltava attentamente i suoni dell'ambiente
circostante. C'era un gatto, e ne sentiva l'odore, forte e chiaro. Odore di
femmina. La pelliccia di Birba tornò piatta, la coda sottile. Birba,
annusando nell'aria capì che la gatta non era lontana. Si allontanò
dalla catapecchia seguendo quell'odore buono e la vide. Una gatta selvatica,
con la testa tozza e la pelliccia tigrata, si strofinava contro le travi del
ponte che collegava il lotto di Gargamella alla foresta, e si rotolava per terra.
Birba si avvicinò alla gatta, che appena lo vide gli
soffiò e si allontanò di un metro.
la gatta riprese a rotolarsi di fronte a Birba, senza perderlo d'occhio. A poco
a poco, Birba riusciva ad avvicinarsi sempre più alla gatta. Fino a quando
lei, in posa accovacciata fece capire al famiglio rosso che era pronta per l'accoppiamento.
Gargamella era finalmente riuscito a ripulire la sua casa. C'era
un pò di fuliggine negli spazietti angusti tra una tegola e l'altra,
ma sostanzialmente ora la casa era guardabile.
Gargamella prese il libro di magia che stava consultando e lo spolverò.
Le pagine erano ancora leggibili.
'Bah, ora mi toccherà raccogliere di nuovo tutti gli ingredienti! Maledetto
Birba!'
> Miao, miaaao! MIAAAO! <
'AAARGH! Stupido gatto scemo!' Gargamella aprì il portone
di casa sua: 'BIRBA! STAI ZITTO O TI SQUOIO E TI CUCINO ALLE ARANCE!'
Non fece in tempo a rinchiudere la porta che altri miagolii gli fecero aumentare
il nervoso.
I versi provenivano dai bordi della foresta. Pestando i piedi
e sgomitando nervosamente, Gargamella si diresse al ponte. Quello che vide lo
lasciò con gli occhi a palla e la bocca aperta.
Birba mordeva il collo ad una gatta selvatica.
'BIRBAAA!'
Il gatto non rispose al richiamo del padrone. Sembrava non lo avesse nemmeno
sentito. Però si accorse della sua presenza quando Gargamella lo prese
per la collottola allontanandolo dalla gatta selvatica, che come vide Gargamella
scappò dietro i cespugli.
Gargamella rincasò. Lasciò cadere Birba e chiuse
la porta a chiave: 'Stupido gatto senza cervello! Vuoi forse prenderti le pulci?
E' questo che vuoi?'
'Miao!' fu la risposta del gatto, che già aveva addocchiato le finestre.
Gargamella se ne accorse e: 'Birba, non pensarci, non pensarlo nemmeno! NON...'
e Birba era già sul davanzale, pronto a spiccare un balzo e a scappare
verso il ponte.
> E VA BENE, VATTENE GATTACCIO INGRATO! VA PURE A VIVERE
NELLA FORESTA! MA RICORDATI CHE QUI PER TE NON C'E' PIU' POSTO! <
* * *
L'orario di caccia era cominciato. Da qualche ora di udivano
di nuovo gli spari e nuovo sangue veniva sparso.
Anche lord Blathazar era partito per la caccia, con i suoi fidi cani ed uno
stuolo di sei cacciatori.
Balthazar stava attento al terreno e camminava in punta dei piedi: 'Cercate
di non far rumore!'
'Certo - grassone - !' disse tra i denti un possente cacciatore, armato di baionetta.
Lord Balthazar lo udì e gli puntò contro il fucile: 'Bada bene
a come parli, o anche la tua testa diverrà parte della mia collezione!'
> Miao, miao, miao! <
'Gatti?!' disse un cacciatore perplesso. Balthazar sorrise:
'Gatti selvatici!'
I cani di lord Balthazar iniziarono ad annusare l'aria e il terreno e portarono
la combricola davanti ad un cespuglio. Balthazar si inchinò, afferrò
un ramo del cespuglio mentre con l'altra mano reggeva il suo fucile. Non fece
in tempo a fare nulla, i due gatti scapparono.
Lord Balthazar, ancora accovacciato e con la testa mezza sotto
il cespuglio si girò verso i cacciatori: 'Svelti! Inseguite il gatto
selvatico, lasciate perdere quello rosso!', poi diede degli ordini anche ai
suoi cani addestrati che partirono all'inseguimento.
Forzuto, Selvaggio e gli altri puffi avevano ormai lasciato
il villaggio da qualche ora.
'Non stiamo puffando verso la casa di Gargamella?' chiese un puffo tra la folla.
'Qui umani puffano bang su animali!' rispose lapidario Selvaggio. Ed infatti
subito dopo i puffi iniziarono ad udire latrati di cani ed urla.
'Questa sembra la voce di Balthazar!' osservò Golosone, masticando un
biscotto al cioccolato.
'Io odio Balthazar!'
Forzuto e Selvaggio senza dire null'altro e senza attendere le opinioni dei
compagni, seguirono il gruppo di umani. Gli umani, di tanto in tanto si fermavano,
perché i cani fiutavano qualcosa o perché sentivano rumori tra
i rami o vedevano le foglie degli alberi oscillare.
Selvaggio, Forzuto e il puffolino Naturone, il quale aveva scelto di lasciare
il villaggio, salirono su un alto albero, per poter vedere meglio cosa stava
succedendo. E videro che lord Balthazar, i cani ed i suoi sgherri erano all'inseguimento
di un gatto selvatico. A loro volta, i cacciatori erano inseguiti da un gatto
ben conosciuto, Birba.
I pugni di Forzuto si strinsero, dirignò i denti: 'Gargamella!
Ancora lui!'
'Perché non proviamo a fermarli?' chiese Naturone. Forzuto guardò
il puffolino, si rilassò e si sedette sconsolato: 'E come credi che possiamo
fare?'
Forzuto e Naturone si accorsero che Selvaggio non era più
li accanto a loro. Guardarono di sotto e lo videro fare le linguacce e saltellare
davanti a lord Balthazar e ai cani.
> Hok hok! Umani cattivi!' Hok! Puffatemi <
Forzuto afferrò il suo cappuccio con le mani: 'Si farà
puffare!'
'Mi è venuta un idea, vieni Forzuto!' Naturone scese dall'albero e raggiunse
il resto della comitiva di puffi: 'Golosone, mi servono i tuoi biscotti!'
'Certo! Gnam!' Golosone come sempre aveva la bocca piena. Il suo fagotto era
molto più grande di quello degli altri puffi ed era pieno di cibo, in
particolare dolci.
'Potresti darmi tre scatole di biscotti?' chiese, un pò agitato Naturone.
'Ma... ma... a che scopo?'
Naturone ignorò la riluttanza di Golosone. Non c'era tempo da perdere,
Selvaggio rischiava di essere colpito da una grossa pallottola o essere sbranato
dai cani o da Birba. Prese i biscotti e sparì tra le foglie di un cespuglio.
Golosone pensò di riordinare i suoi dolci mentre gli altri puffi seguivano
Naturone, che si piazzò al centro della strada con le tre scatole di
biscotti aperte.
Richiamò l'attenzione dei cani, i quali annusarono nell'aria.
Sentendo il buon odore di cibo smisero di seguire le tracce del gatto e si lasciarono
imboccare da Naturone. Invece Forzuto aiutò Selvaggio a distrarre gli
umani. Gli altri puffi, nascosti sotto un cespuglio spiavano tra le foglie.
Di Birba non si accorse nessuno, anche perchè era così preso dalla
femmina che non pensava ad altro.
Il gatto rosso passò davanti ai cacciatori e ai
cani, alle prese con i puffi, la cui unica preoccupazione era non essere colpiti
dalle pallottole o sbranati dai cani.
I colpi dei fucili di lord Balthazar e del suo manipolo di cacciatori si esaurirono.
Selvaggio, Forzuto e Naturone colsero l'occasione per raggiungere gli altri
puffi e scappare, non senza lasciare l'ultima scatola di biscotti ai cani, che
presi a mangiare non avrebbero obbedito a lord Balthazar per un bel pò.
Continua...
OK, in realtà la parte scritta nella fan fiction 'dove
sei Birba?' era un pò riferita a questo episodio, ed un pò ad
un episodio di un episodio dei puffi che ho visto in spagnolo. Ma il Garga è
spesso al suo pentolone a fare incantesimi che puntualmente esplodono. Quindi
nulla di strano.
Comunque mi diverte molto scrivere di questi due. Sano umorismo non eccessivo.
In genere poi, quando parlo di Birba immagino sempre la mia gatta, e cerco di
trasferire ciò che so dei gatti in Birba, sperando di farlo comportare
come un gatto vero.
Da un paio di giorni sono un pò stanca ed ho poca voglia sia di disegnare,
sia di scrivere, sia di studiarmi il norvegese. Inoltre pare che il contatto
con le lingue straniere (inglese e norvegese) ha la controindicazione di farmi
aumentare il rischio di errori ortografici, quindi devo prestare ancor più
attenzione in fase di stesura finale. Oltretutto, come già detto, questa
fan fiction mi sta uscendo difficltosa da scrivere. Probabilmente perchè
ha almeno una decina di capitoli (penso 12 o 13), ed è, fin'ora, la storia
più lunga in assoluto che sto riuscendo a scrivere. In parallelo sto
facendo la prima stesura della mia original, che comunque non pubblicherò
finchè non sarà ad un livello professionale (per un fumetto).
Dopo questa voglio davvero provare a cimentarmi in long fictions, io vorrei
riuscire a scrivere fan fictions di un centinaio di capitoli.
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Capitolo 4 *** Un gatto da salvare ***
Untitled Document
PREMESSA: gran parte
di quanto scritto in questo capitolo è deliberatamente ispirato a parte
di un episodio della serie animata dei puffi. Ho solo cambiato alcuni particolari
per renderlo più drammatico ed in linea con la natura della fan fiction.
La scena in questione mi ha dato l'ispirazione per scrivere questa storia
e ci tenevo inserirla. Spero possa considerarsi un omaggio e non un plagio.
Se ci sono problemi, provvederò a rimuovere questa fan fiction da EFP.
Gli spari nella foresta
Un gatto da salvare
Gli ometti blu correvano nascosti dall'erba
alta in una radura. Seguivano Selvaggio che, correndo a quattro zampe come uno
scoiattolo, era molto più veloce di loro. Forzuto e Naturone, pur essendo
abituati a fare moto gli stavano dietro a fatica.
In fondo alla fila, i puffi meno allenati restavano sempre più indietro.
'Basta! Pietà! Fermiamoci!' Forzuto e Selvaggio guardarono dietro di
loro. Alcuni puffi avevano rallentato il passo.
'Ehi! Non è il momento di puffare! Balthazar ci troverà!' urlò
Forzuto. Invece anche Selvaggio si fermò.
'Ma come?' Forzuto non era convinto della pausa. Selvaggio lo rassicurò:
'Noi lontani da umani! Ora possiamo puffarci con calma! Seguitemi!'
I puffi, affaticati, in fila indiana seguivano Selvaggio e Forzuto verso una
grossa tana. Selvaggio la indicò sorridendo: 'Questa tana di lupi!'
Le creature blu sussultarono, alcuni si abbracciarono, qualcuno deglutì
rumorosamente, qualcun'altro cercò di svignarsela in punta di piedi.
'Lupi non fanno niente. Miei amici!'
Tranquillizzati, i puffi seguirono Selvaggio nella tana. Alcuni di loro, quando
si trovarono davanti ai grossi musi dei lupi sdraiati pigramente, si coprirono
la bocca con le mani per non urlare. Invece Naturone li accarezzò.
Selvaggio richiamò gli altri invitandoli a sedersi in un angolino stretto
dove i lupi non si sarebbero mai potuti infilare. Ora potevano riposarsi.
I lupi che stavano nella caverna sollevarono
la testa muovendo le orecchie verso sud-est. Subito dopo, dei miagolii che sembravano
quasi grida giunsero alle orecchie dei puffi, che sussultarono. I lupi ringhiarono
senza alzarsi.
I miagolii continuarono, i puffi si guardarono l'un l'altro.
'Io odio i gatti!' commentò Brontolone. Forzuto guardò verso l'uscita
senza alzarsi: 'L'hanno preso! Ormai non possiamo puffare nulla!'
Un puffo diede un allarme: 'Dov'è Naturone?'
'Oh, no! E' stato puffato dai lupi!' disse Pauroso rannicchiato, tremante, mordendosi
le unghie. Fu squadrato con sguardo omicida da Selvaggio: 'Miei amici no cattivi!'
'Però sono pur sempre lupi!' disse Golosone, mentre mangiava un pezzo
di torta.
Selvaggio camminò verso Golosone e gli si piazzò davanti con le
braccia e le gambe allargate, la schiena inarcata per sembrare ancor più
imponente, specie dal punto di vista di Golosone che era seduto: 'Cosa hai detto
ciccione?'
'Non litigate!' Tutti i puffi si girarono verso Forzuto: 'Andrò io fuori
a cercare Naturone!'
'Noi veniamo con te!' Tutti i puffi si alzarono pronti a seguire Forzuto fuori
dalla grotta.
Appena fuori, videro Naturone correre loro incontro: 'Presto,
dobbiamo puffare il gatto selvatico! E' caduto in una trappola!'
Ed in quel momento un altro miagolio, seguito da un soffio giunse potente alle
orecchie dei puffi, costringendoli a coprirle con le mani.
'Non è lontano, venite tutti!'
I folletti blu seguirono il giovane Naturone. Il percorso era
dritto ma riparato dalle chiome degli alberi. L'aspetto del terreno indicava
che gli umani non dovevano frequentare quella zona.
I miagolii del gatto avrebbero spaccato i timpani ai puffi. Le urla erano acute.
Senza peripezie, i puffi raggiunsero la
gatta selvatica. Aveva le orecchie appiattite ed i baffi schiacciati lungo il
muso distorto. Una zampina posteriore era intrappolata in una grossa tagliola,
il piedino era piegato in modo innaturale perchéle ossicina erano spezzate,
la pelliccia era impregnata di sangue.
Gli ometti blu si precipitarono verso la tagliola, ma indietreggiarono quando
videro Birba girare intorno alla gatta selvatica.
'C'è anche Birba!' disse Golosone.
'Ci sarà anche Gargamella! Torniamo indietro!' rispose Brontolone sprezzante,
incrociando le braccia.
A quel punto Forzuto prese coraggio e passò davanti ai suoi compagni:
'Che vigliacchi, quel gatto non ci ha fatto niente! Non deve finire tra le grinfie
di Gargamella!'
Forzuto si avvicinò deciso, ma quando raggiunse la tagliola, il gatto
selvatico gli soffiò contro, ed il piccolo puffo rimase immobile.
'Stai attento Forzuto!' urlò Naturone: 'C'è anche Birba!'
E Birba, pur avendo notato i puffi, invece di attaccarli si allontanò,
prendendo la via della catapecchia di Gargamella.
I puffi si guardarono increduli: 'eh? Non cerca di prenderci?'
'Meglio!'
I puffi più coraggiosi circondarono la tagliola: 'Sbrighiamoci prima
che arrivi Gargamella!'
In quasi una cinquantina, non doveva essere difficile aprire
la tagliola. Insieme ne afferrarono i denti, aprendola abbastanza da lasciar
libera la zampina del gatto.
L'animale selvatico si allontanò zoppicando e si leccò la zampetta
ferita. I puffi gli si avvicinarono con garze e legnetti, con l'intento di steccare
il piedino, ma come risposta il gatto cercò di morderli.
I piccoli folletti blu sentirono il vocio degli umani ed i loro passi pesanti
sull'erba e si nascosero su un albero.
Lord Balthazar giunse seguito dai suoi fedeli cacciatori e dai
suoi cani. Vide che la tagliola era scattata, ma che non c'era nessun animale:
'Dannazione! Mi chiedo come diavolo ha fatto a scappare!'
Ma poi seguendo le tracce di sangue vide il gatto selvatico seduto ai bordi
della strada. Era troppo debole per scappare, con le orecchie abbassate guardava
Balthazar che gli puntava il fucile contro.
Lord Balthazar sorrideva. Il suo ghigno era sadico. All'improvviso sbucò
un gatto rosso da dietro un albero che si mise davanti alla gatta selvatica.
Lord Balthazar aveva l'indice ben ancorato al grilletto, ma non sparò.
Abbassò il fucile per lo stupore, alzò lo sguardo e vide Gargamella
che correva verso di lui.
Baltazar ridacchiò tra se, ripuntò il fucile contro Birba. Anzi,
gli si avvicinò, per riuscire a colpirlo meglio
'Non me ne faccio nulla della testa di un gatto domestico' disse, ridacchiando
'ma della pelliccia si!'
'Fermo! non sparare!' gridò Gargamella, parandosi davanti
a Balthazar.
Il gesto sorprese i puffi che sbirciavano dal loro nascondiglio.
Lord Balthazar puntò il fucile alla pancia di un tremante Gargamella:
'Levati alchimista fallito! Non ho problemi ad ammazzare un uomo!'
'Ma... Balthazar! Stavi per colpire Birba!' I puffi osservavano il supplichevole
sguardo di Gargamella. L'alchimista aveva le mani congiunte ed era ingobbito,
teneva le ginocchia vicine, sembrava volesse mettersi a piangere per impietosire
Balthazar. Il problema era che quel gesto non avrebbe impietosito neppure i
puffi.
'Me ne infischio! Anzi, era quello che volevo!' Balthazar pungolò la
pancia di Gargamella col fucile: 'Il rosso è un colore che mi dona, userò
il tuo gatto per farmi un copricapo!' si accarezzò la testa.
La crudeltà di lord Balthazar lasciò di sasso
i cacciatori che lo seguivano. Non osavano nemmeno scambiarsi un'occhiata interrogativa.
I cani circondarono Gargamella e gli ringhiarono contro. L'alchimista
si ingobbì ancor di più e si nascose la testa con le braccia,
per proteggersi dall'attacco imminente.
'Fermi! Non attaccate! A cuccia!'
Gargamella si rilassò un pò. Lord Balthazar aveva fermato l'attacco
dei cani: 'Suvvia Gargamella, si ragionevole. Il tuo gatto in cambio della tua
inutile vita! Ad ogni modo non c'è nulla che tu possa fare, perché
ucciso te, toccherà al tuo micio!'
Uno dei cacciatori che accompagnavano il perfido stregone deglutì rumorosamente.
Indietreggiò tre passi, lord Balthazar non gli badò. Invece diede
un ultimatum a Gargamella: 'Insomma, morto il tuo gatto puoi prenderne un altro,
mentre morto tu non ci sarà nessuno a darti una nuova vita!'
Gargamella chiuse gli occhi. Si sarebbe fatto uccidere, per il suo gatto. Birba,
ancora davanti alla gatta selvatica guardava il padrone.
Il coraggioso gesto di Gargamella colpì i puffi. Accecati
dall'odio erano rimasti impassibili a quello che vedevano, indifferenti della
sorte del loro nemico e del suo animale domestico. Ora si sentirono imfimi.
'Comincio a contare!' disse Balthazar calmo. Puntò il
fucile al petto di Gargamella, stavolta era deciso a sparare: 'Tre... due...'
Gargamella restava immobile davanti a Birba. Era chiaro che non aveva intenzione
di scappare, ma il volto era sconvolto dalla paura
'... uno!'
Lord Balthazar premette il grilletto
> BANG <
Il suono dello sparo fu udito a distanza nella foresta. Gruppi
di animali corsero da tutte le parti. Lo udì anche il Grande Puffo, che
con i suoi piccoli puffi si stava dirigendo alla grotta di diamanti ed era quasi
giunto a destinazione.
Lo udì anche Cattivus, in un altro punto della foresta,
dove una grande strada di terra battuta divideva gli alberi. Sorrise, amava
il suono della morte.
Lo sparo fu seguito da delle grida di dolore.
Lord Balthazar saltava su una gamba, tenendosi un piede sanguinante con entrambe
le mani. Davanti a Gargamella, Birba, col pelo ritto e la coda gonfia soffiava
contro il perfido stregone . Il fucile di Balthazar era a terra e tre puffi
si preoccupavano di nasconderlo.
Gargamella si guardava in giro, ingobbito e tremante, ancora con le mani congiunte.
'Scappa Gargamella! Puffa via i gatti!'
Gargamella non si pose domande. afferrò Birba, prese
anche il gatto selvatico e scappò. I gatti non si ribellarono.
'Dannazione! I puffi!' urlò Balthazar. Indicò Gargamella in fuga
'Voi idioti! Seguitelo!'
I cacciatori ed i cani seguirono Gargamella. Naturone prese il fagotto di Golosone,
scese dall'albero e fischiò per richiamare a se l'attenzione dei cani:
'Volete altri biscotti?'
I cani abbandonarono l'inseguito, corsero verso il piccolo puffolino e lo riempirono
di leccate. Balthazar, seduto per terra e continuando a tenersi il piede, dalla
rabbia emise letteralmente fumo dalle orecchie.
I cacciatori presto cedettero alla fatica, o meglio, usarono un pò di
affaticamento come scusa per non inseguire più Gargamella. Ammazzare
un gatto ed il suo padrone era roba da pazzi. Ma, seppur poco, lord Balthazar
li pagava, perciò si sarebbero inventati una scusa.
* * *
Dalla catapecchia di Gargamella non si udiva nessun suono. Dal
comignolo usciva del fumo grigio. Non si udiva ne un 'maledetti puffi' ne un
'Birba, stupido gatto'
Nulla di tutto ciò. Però si udiva un profumo lieve di erbe.
La gatta selvatica era accucciata sul cuscino di Birba, con il piedino steccato
e fasciato. Seduto accanto a lei, Birba guardava la schiena del padrone. Gargamella
rimestava un preparato con un cucchiaio di legno, consultando un libro di magia
curativa.
'Maledetto Balthazar!' disse, rabbioso, con voce bassa e piena d'odio 'Mi vendicherò!
Pagherai salato quello che hai fatto! Ti umilierò a dovere!'
Non urlò la sua ira. L'odio che provava nei confronti
dello stregone era più intimo e profondo rispetto a quello immotivato
provato nei confronti dei puffi.
Continua...
Il capitolo mi è venuto più lungo di quanto
mi aspettassi. Fino a ieri avevo il blocco della scrittura più totale.
Oggi invece di impormi di scrivere un ora o due al giorno, mi sono imposta di
scrivere una schermata di computer al giorno (scrivo con Dreamweaver).
Il fatto che chiamo il gatto selvatico una volta al maschile ed una volta al
femminile servirebbe per indicare che ai puffi il sesso del gatto non interessa.
Ma forse sbaglio a fare così.
Mi sorprende anche di essere riuscita ad essere puntuale fino ad ora, non me
l'aspettavo proprio. Ora che mi sta nascendo l'interesse (mai avuto onestamente)
per la scrittura, ho deciso di essere ambiziosa e puntare in alto. Un giorno
spero di riuscire a scrivere una storia che meriterà di essere inserita
tra le scelte. Per me sarà una piccola vittoria. Presuntuoso da parte
di chi ha iniziato a scrivere da poco? Forse si, per ora so che nonostante i
miei 28 anni scrivo ancora come una delle medie, ma siccome ho intenzione di
darci dentro, un 'buona fortuna' spero di meritarmelo.
* * *
Ed ora rispondo alle recensioni (ne ho ricevuta una sola
ma volevo proprio farlo l'angolino delle recensioni)
@ Reina - Ti ringrazio tantissimo. Detto da te che leggi tanto
e che hai avuto anni di esperienza nel campo delle fan fiction il tuo commento
è incoraggiante. 'Sono curiosa di vedere come andrà avanti'
è una frase a cui do molta importanza... eheh, vedrai, vedrai! Io
lo so già :D
Mange takk til alle som følger
meg!
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Capitolo 5 *** Il valore delle pietre preziose ***
Untitled Document
PREMESSA: Ufficialmente
riprendo in mano 'Gli spari nella foresta'
Ho maturato questa decisione dopo un writer's block orribile e dopo aver capito
che sto dando il massimo. Provando ad 'editare' questa storia mi stava uscendo
uno schifo, così ho lasciato perdere con l'editing limitandomi a correggere
gli errori segnalati. Per ora meglio di così non posso fare, l'unico
modo per migliorare è dare sempre il massimo e non accontentarsi mai.
Un capitolo a settimana e nel giro di un mese e mezzo dovrei aver concluso
questa fan fiction. Devo recuperare il ritmo.
Gli spari nella foresta
Il valore delle pietre preziose
L'entrata della miniera aveva le dimensioni sufficienti per
permettere a Birba di passare.
L'interno della miniera, illuminato dalle lanternine dei puffi appariva spazioso.
Il soffitto era all'altezza del tetto della torre di guardia del villaggio,
la grotta era larga come la strada nel bosco.
Capitanati dal Grande Puffo, i puffi proseguivano in fila indiana, tenendo le
mani ancorate alle spalle del compagno di fronte, avanzando tra le irregolarità
del suolo. Alcune gemme, parzialmente visibili, incastrate tra le rocce, riflettevano
la luce delle lanterne.
I puffi si fermarono vicino alle mura, appoggiarono i loro zaini, li aprirono,
tirarono fuori i picconi e cominciarono a lavorare, sotto le direttive del Grande
Puffo, sbuffando ogni volta che Quattrocchi apriva bocca.
Ben presto, gli ometti blu sentirono dolori alle spalle e agli
avambracci. Le mani sanguinarono.
Non erano abituati a lavorare in miniera. I lavori rallentarono.
'Coraggio, miei piccoli puffi!' cercò di incoraggiarli il Grande Puffo,
sforzandosi di scavare nella roccia a velocità sostenuta 'Non dobbiamo
arrenderci! Pensate agli animali della foresta!'
Uno ad uno, i puffi mollarono i picconi e si lasciarono cadere con noncuranza.
Inventore si avvicinò al provato Grande Puffo: 'Quanto credi possono
puffare queste pietre?'
L'anziano guardò Inventore con un espressione confusa, la bocca appena
aperta: 'Veramente…' rispose incerto '… non saprei! Gli umani puffano
molto oro per pagare!'
Si udì un suono simile ad uno schiaffo. Quattrocchi si era dato una pacca
sulla fronte col palmo: 'Non ci posso puffare!'
Pigrone, seduto con la schiena appoggiata alla parete, aprì la bocca
a forno ed emise uno sbadiglio rumoroso. Un altro puffo, con espressione vagamente
preoccupata si avvicinò al Grande Puffo: 'Non sai quanto valgono? Questo
vuol dire che stiamo puffando per niente!?'
Il Grande Puffo rilassò la muscolatura e lasciò cadere il piccone:
'Avete ragione!' disse in uno sbuffo 'E' colpa mia, dovevo puffarci prima!'
I puffi mugugnarono, Quattrocchi non si fece fuggire l'occasione
per fare bella figura. Raccolse il suo piccone e riprese a scavare di buona
lena dicendo: 'Bisogna sempre puffare quello che dice il Grande Puffo, ed io
obbedisco senza protestare!'
Uno dei puffi poco distanti da Quattrocchi stava per colpire l'occhialuto con
un bastone, ma un altro lo fermò afferrandogli la spalla e facendogli
l'occhiolino.
Il ticchettio del solitario piccone di Quattrocchi inondò la caverna.
Il Grande Puffo si crocchiò le dita. Stava per dire qualcosa, ma vide
Quattrocchi girarsi con veemenza verso gli altri puffi, impugnando forte il
suo piccone: 'Oh, insomma, ma vi date una mossa o no!?'
I puffi incrociarono le braccia e fulminarono Quattrocchi con lo sguardo. Il
Grande Puffo osservò la scena senza intervenire, massaggiandosi il mento
barbuto.
Quattrocchi interruppe il lavoro e mise la mano libera sul fianco: 'Non mi sembra
che il Grande Puffo vi abbia detto di puffarvi!'
L'anziano sollevò gli occhi al cielo e sospirò. Quattrocchi prosegui
con sicurezza: 'Si deve sempre obbedire al Grande Puffo!' e riprese il lavoro.
I puffi continuarono a stargli intorno con le braccia conserte.
'Allora?' disse Quattrocchi. Uno dei puffi gli rispose per le rime: 'Non sei
tu quello che dice che si deve sempre obbedire al Grande Puffo senza protestare?'
Quattrocchi spostò lo sguardo verso il gruppo dei puffi senza voltarsi
a guardarli direttamente. Il puffo sorrise: 'Siccome hai tanta voglia di lavorare,
LAVORA!'
L'urlo inaspettato e rabbioso fece sobbalzare Quattrocchi. Quasi il piccone
gli fuggì dalle mani. Con una mossa acrobatica riuscì ad impugnarlo
saldamente e riprese a scavare velocemente estraendo un grosso rubino. 'Avanti,
muoversi!' disse il puffo indicando una gemma che luccicava a pochi decimetri
di distanza da Quattrocchi: 'Ce ne sono altre!'
Quattrocchi corse verso il luccichio e scavò a velocità sostenuta.
La stanchezza, i dolori muscolari e le ferite sulle mani lo spinsero a rallentare:
'E voi?' disse quasi supplichevole: 'Oh!' rispose il puffo: 'Ci spiace, siamo
stanchi!'
I puffi si sedettero: 'Possiamo dirigere i lavori da seduti, visto che ti sei
puffato volontario per puffare il lavoro di tutti!'
> Ora basta, puffate tutti! <
Gridò il Grande Puffo arrabbiato, facendo alzare e correre tutti gli
altri puffi ad afferrare i picconi e riprendere a lavorare.
Nessuno vide il ghigno soddisfatto di Quattrocchi.
* * *
Passarono molte ore. I puffi crollarono dalla fatica. Si addormentarono
sul duro pavimento della grotta.
Il mattino dopo Il Grande Puffo pensò che poteva bastare,
dopo aver constatato che in poche ore, lui ed i suoi piccoli puffi erano riusciti
ad estrarre quasi una decina di pietre preziose. I puffi si svegliarono. Si
stiracchiarono e si massaggiarono le spalle doloranti. Bofonchiarono qualcosa
che suonava vagamente come: 'Oggi niente lavoro...'
Ma il Grande Puffo aveva bisogno di un ultimo favore: 'Miei piccoli puffi, aiutatemi
a puffare le pietre che abbiamo raccolto in un sacco!'
'Eh?' dissero in coro i puffi, ancora assonnati. Ma obbedirono senza discutere
e una volta che le pietre preziose furono chiuse nel sacco, aiutarono il Grande
Puffo a spingerle fuori dalla grotta.
Quando i puffi furono fuori dalla miniera, il sole era già
alto nel cielo. Il Grande Puffo chiamò la sua fedele cicogna Bianca.
La cicogna giunse dopo pochi minuti. Il Grande Puffo salì sul dorso dell'uccello
e salutò i suoi piccoli puffi. Il sacco con le pietre preziose fu affidato
al becco della cicogna.
Dopo un lungo viaggio sopra la foresta, il Grande Puffo vide la casa del mago
Omnibus al centro di una radura. La cicogna atterrò sul davanzale di
una finestra al primo piano, che dava alla stanza degli incantesimi. Omnibus
miscelava un liquido in un ampolla di vetro.
Il Grande Puffo scese dalla groppa della cicogna. L'uccello appoggiò
il sacco sul davanzale e volò in cima al comignolo spento.
Il lavoro di Omnibus non sembrava difficile. Appena il mago
vide con la coda dell'occhio qualcosa che si muoveva sul davanzale, interruppe
ciò che stava facendo, guardò in quella direzione e rivolse un
sorriso al piccolo ospite: 'Oh, buongiorno Grande Puffo! Qual buon vento ti
porta?'
'Nessun buon vento… ' sospirò il Grande Puffo '… purtroppo!'
Il mago si avvicinò e tese la mano per far salire l'anziano amico. Il
folletto blu indicò il sacco ancora sul davanzale: 'Sono costretto a
raccogliere pietre preziose!'
Omnibus non si scompose. Prese il sacchetto. Nelle sue mani sembrava poco più
grande di un topolino.
Si sedette, appoggiò il Grande Puffo sul tavolo, aprì il sacco
e ne rovesciò il contenuto. Prese in mano un diamante e lo osservò
da vicino.
'Quanto valgono?' chiese il Grande Puffo. Omnibus appoggiò il diamante
davanti al folletto blu ed incrociò le mani sul tavolo: 'Poche di queste
pietre bastano per acquistare un castello!'
Il puffo rimase indifferente alla notizia. Non conosceva il valore che gli umani
attribuivano a soldi e gioielli, queste cose al villaggio dei puffi erano tabù.
'Devo comprare una radice di mandragora, è importante!' disse infine
l'anziano puffo. Omnibus rise sommessamente. Il Grande Puffo non si indispettì,
era abbastanza anziano per capire le intenzioni che si celavano dietro le risate.
Ma ebbe dei dubbi a cui Omnibus rispose subito: 'Le radici di mandragora di
solito si trovano in natura, ma tu parli della nuova varietà venuta dal
sud Africa!'
'Sud Africa?' pensò il Grande Puffo grattandosi il mento 'E' davvero
lontana!'
'Se è per questo' proseguì Omnibus ridestando l'attenzione del
puffo 'una di queste pietre basta per comprarne un intero carico, forse anche
più!'
'EH?' urlò incredulo il Grande Puffo 'Una sola pietra?! E per colpa di
queste il mio villaggio è diviso e metà della popolazione puffa
mi odia!'
'Grande Puffo' disse Omnibus, calmo come sempre 'Non so cosa sia successo di
preciso, ma il denaro non sempre porta guai! E' tutta questione di coscienza!'
Grande Puffo dovette ammettere che Omnibus aveva ragione, ma ora non c'era tempo
per sentirsi feriti nell'orgoglio.
'C'è un altro problema!' disse 'Come faccio a comprare la radice di mandragora?
Sono un puffo, non posso trattare con gente che è dieci volte la mia
taglia!'
Ti aiuterò! Disse Omnibus, mettendo tutte le gemme del Grande Puffo nella
sua borsa.
* * *
Dopo un lungo viaggio, il puffo Cattivus giunse nei pressi del
castello di Lord Balthazar. Vide il ponte levatoio abbassarsi e Lord Balthazar
a cavallo, accompagnato dai cacciatori e dai cani in attesa.
Cattivus corse verso il ponte levatoio e lo attraversò, seguendo Balthazar,
i cacciatori ed i cani, che non si accorsero del puffino.
Quando tutti furono dentro al palazzo, il ponte levatoio fu rialzato.
Il cuore del puffino batteva forte. Poteva essere una carogna, ma era pur sempre
un puffo alto tre mele e l'idea di finire tra le grinfie di Lord Balthazar non
era piacevole. Inoltre l'interno del palazzo dello stregone sembrava più
grande della radura che ospitava il villaggio dei puffi e soffocante al tempo
stesso.
Cattivus vide Balthazar diretto verso i giardini. Tirò un sospiro di
sollievo. Il suo obiettivo era la stanza del Lord. Con agili balzi salì
le scale in pietra a chiocciola. Giunse nell'appartamento di Lord Balthazar.
Tutto era in perfetto ordine e riccamente decorato con candele, vasi, lampadari
gotici. Vide i servi lavorare senza pause per mantenere le stanze pulite.
Quando Cattivus gettò un occhiata nei corridoi, un brivido
di freddo attraversò la sua schiena. Appesi alle pareti c'erano le teste
di animali di grossa taglia come alci, cervi, draghi, orsi, ma anche teste di
cavalli e di asini. E tra gli animali di taglia piccola figuravano cani e gatti
domestici, di razze esotiche. Cattivus deglutì, immaginandosi al posto
di quei cani e di quei gatti. E sapeva bene che uno dei desideri di lord Balthazar
era quello di aggiungere un puffo impagliato alla sua collezione.
Cattivus finalmente giunse alla lussuosa camera da letto di
Lord Balthazar e salì sul tavolo dove trovò carta e penna già
pronti. Intinse la penna nel calamaio e scrisse su un foglio spesso e ruvido,
sforzandosi di usare un linguaggio umano ed una grafia leggibile. Quando, con
molti sforzi il puffo finì di scrivere, udì dei passi. E sentì
le voci dei servi: 'Bentornato, mio signore!'
Cattivus scese dal tavolo e si nascose alla bene meglio dietro un Cornish Rex
imbalsamato accanto al letto del perfido stregone. Era stanco di doversi nascondere.
E in quella stanza, oltre al gatto non c'era nessun altro nascondiglio decente.
Continua...
Il puffo Cattivus
Il Cornish Rex, per chi non lo sapesse, è un gatto
orientale. Come forma è uguale allo sphynx ma ha una peluria corta e
riccia. Penso che i gatti orientali non sono belli, però sono molto eleganti,
almeno finché non ingrassano.
Avevo cercato, durate la stesura di questa storia di allentare un pò
la pianificazione degli eventi sforzandomi di prendere un approccio più
'panster' verso la scrittura, ma proprio mi trovo male a scrivere senza avere
un piano più che solido, perciò non lo farò più
(le storie che scriverò senza piani le terrò solo per me).
Nel frattempo ho buttato giù la trama per
la mia prossima Fan Fiction, cercherò di stenderne la scaletta quanto
prima.
Ascoltando un po' di sano metal (sto andando a Dethkløk), riesco a scrivere
più velocemente.
La parte di Quattrocchi costretto a lavorare da solo in un primo momento era
stata rimossa. Alla fine ho pensato di reinserirla nella storia con le dovute
modifiche (in origine il contesto era un pò diverso)
* * *
Ed ora rispondo alle recensioni
@ Reina - Meno male che ti piace la parte emozionale. E' il
mio punto debole, pur essendo ciò che amo di più in una storia.
@ Macross - Grazie. Scusa il mio lungo ritardo, come spiegato
nelle note finali, ho avuto un writer's block non indifferente. Balthazar è
un personaggio difficoltoso da gestire, me ne sono resa conto dopo aver finito
la stesura dell'intera storia.
@ Lirin Lawliet - Wow, quante recensioni!!! Innanzitutto mi
fa piacere che ti piace. Pensa che il mio art block era causato dall'insoddisfazione
della mia scrittura. Ne sto uscendo solo dopo il tuo aiuto, dopo aver tentato
di riscrivere questa storia ottenendo un risultato deludente (con seguente rinuncia
all'editing) e dopo un esame di coscienza. Il Grande Puffo è, secondo
me un personaggio molto bello da gestire. Un capo saggio, pieno di esperienza
ma non per questo infallibile. Spesso i guai dei puffi sono causati da un atteggiamento
troppo sicuro o da una negligenza XD
Grazie per la notifica dell'errore (corro a correggere appena finisco di rispondere
qui). Penso anche io, che spesso i puffi si affidano troppo al Grande puffo.
Per questo ho ideato questa ribellione. Nel fumetto a volte sembra che i puffi
si affidano troppo al Grande Puffo o agli eventi ed hanno pochissima indipendenza
(non per nulla se cercano di uscire dai loro schemi combinano solo guai). Per
scegliere chi si ribella e chi no, ho voluto rispettare il carattere di ciascun
puffo. Inventore, Forzuto e Quattrocchi sono quelli che possono avere una presa
di posizione più definita.
Sulla questione Birba maschio / Birba femmina sono un po' confusa a dire il
vero. Nel cartone è certamente maschio, nel fumetto ho solo la versione
italiana (nel volume in lingua originale Birba non c'è, quindi non ho
idea se in origine era maschio o femmina). Per i 100 capitoli è un obiettivo
che spero di raggiungere.
Lavorerò sull'ambientazione. Abituata a lavorare sul disegno quasi non
ci penso, perché sono abituata a visualizzare tutto nella mente, soggetto
e background. Ma mentre scrivo mi concentro in particolare sulla scena principale
e mi dimentico di descriverne l'ambientazione. Dovrò far più attenzione.
Anche io sono ipersensibile con i gatti XD
Infatti per questo mi sento molto più trascinata dalla scena quando scrivo
di gatti.
Mange takk til alle som følger
meg!
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Capitolo 6 *** Vendetta! ***
Untitled Document
Gli spari nella foresta
Vendetta!
Ad ogni passo, lord Balthazar spostava il suo peso sui talloni.
Cattivus ascoltava il rimbombo dei passi aumentare. Sbirciò tra il pelo
ricciuto del gatto imbalsamato e vide lo stregone entrare in camera. Si accovacciò
tra le zampe del felino.
Lord Balthazar mise le mani sui grassi fianchi e severo si guardò
intorno. Vide la scrivania ed aggrottò la fronte. Dalla punta della penna
posata accanto al foglio colava l'inchiostro. Il legno pregiato avrebbe presto
assorbito il liquido nero.
Lord Balthazar uscì velocemente dalla stanza: 'Chi vi ha dato il permesso
di toccare la mia scrivania?'
La voce dello stregone era così tonante che Cattivus dovette coprirsi
le orecchie con le mani.
Il perfido stregone raggiunse i suoi sei
servi nelle cucine: 'Chi di voi illetterati ha toccato la mia scrivania? Parlate!'
I servi si guardarono l'un l'altro ed alzarono le spalle. Uno rispose: 'Io ho
riordinato la vostra camera, ma non mi sono permesso di toccare la vostra scrivania,
oh mio Signore!'
'Sei un idiota!' lo rimproverò lo stregone 'Ho detto mille volte che
in camera mia non si entra finché non sono presente!'
Lo stregone scrutò gli altri servi.
'Noi non siamo stati nella vostra camera!' dissero.
'E' chiaro… ' disse lord Balthazar '… che voi incapaci…' diede
un pugno in testa a ciascuno dei sei servi '... non avete prestato attenzione
se c'erano intrusi nel mio palazzo! O FORSE, siete talmente stolti da non ricordare
di averli visti!'
I servi si tenevano ancora la testa dolorante tra le mani, mentre si scambiavano
occhiate.
Lord Balthazar tornò nella sua stanza a grandi passi. Si avvicinò
alla scrivania e notò che sul foglio c'erano delle scritte. Lo prese
in malo modo: 'Ma che diavolo, sembra che qualcuno mi abbia voluto lasciare
un messaggio! Baaah, che analfabeta!'
Egrego sinor Baltazar.
Io puf amiro tantisimo cuelo ce pu
fai,
tu sei il mio maestro, il mio esempio, il mio idolo,
ed un gorno divero un potente sinore come te,
e pufero al mio vilago cosi come tu reni al tuo!
‘Bah!’ sbuffò Balthazar, distorcendo la bocca
‘Sembra scritto da un bambino di sei anni!’
Veniamo ora ai afari:
Io ti pufe aiutero moltisimo in cuesta caca,
pero vorei, in cambio, esere pagato per diventare un sinoroto al vilago dei
pufi,
e liberarmi del tuto del Grande Pufo.
Balthazar afferrò le due estremità del foglio,
quando si accorse della firma:
Distinti saluti, pufo Cativus
Rilesse altre due volte: 'Cattivus? Mai sentito questo nome!'
Cattivus congiunse le mani, chiuse gli occhi. Sembrava dicesse
qualcosa, ma i suoni erano impercettibili.
Lord Balthazar si sedette alla sua scrivania, impugnò la penna, aprì
il cassetto e prese un foglio nuovo: 'E così un puffo vuole trattare
con me? Che illuso! Lo sfrutterò per arrivare al villaggio, poi anche
lui sarà parte della mia collezione!'.
Cattivus digrignò i denti e strinse i pugni: 'Me la pagherai!'
disse sottovoce. Gli angoli abbassati della bocca si sollevarono formando un
sorriso furbo 'E so come fartela pagare, mio caro Balthazar!'
Il perfido stregone finì di scrivere, si alzò
e lasciò la sua stanza. Per Cattivus era il momento di agire. Saltò
sul tavolo e vide il messaggio di Balthazar, dove diceva che avrebbe accettato
la proposta del puffo. Prese atto di un dettaglio. Non aveva firmato la lettera
col nome di Lord Balthazar, ma solo Lord. Conferma che Balthazar
non intendeva mantenere la parola data.
Il ponte levatoio era stato chiuso. Cattivus era intrappolato nel palazzo. Diede
uno sguardo alla finestra aperta, prese la lettera che Balthazar gli aveva lasciato,
scese dal comodino e saltò sul davanzale.
Sotto di lui vide il fossato pieno d'acqua. Cattivus sapeva
che era popolato da piranha. Soffiava un po' di vento. Guardò il foglio
di carta che teneva in mano. Lo afferrò sui due lati e saltò.
* * *
Le finestre della catapecchia erano chiuse e la luce non filtrava.
Gargamella dormiva nella sua branda con Birba acciambellato ai piedi. Sorrideva
nel sonno. Dalla sua bocca sdentata uscì una risata che svegliò
Birba. Il gatto sollevò la testa e ruotò le orecchie verso quel
suono.
Si stiracchiò e scese dal letto. Andò alla ciotola a leccare la
lisca di pesce rimasta.
La gatta selvatica era seduta su una sedia. La sua zampina era ancora steccata.
Dal portone della catapecchia si udì uno scricchiolio
e filtrò la luce.
Il puffo Cattivus entrò prudentemente. Vide Birba accovacciato vicino
alle ciotole. Mantenne lo sguardo il più possibile rivolto verso il gatto.
Cattivus sapeva che i gatti attaccavano le prede distratte.
Il perfido puffo camminò all'indietro come un gambero, verso il letto
di Gargamella. Quando fu vicino alla branda, ci saltò sopra, dando le
spalle ai felini.
'Puffati Gargamella!' disse Cattivus sottovoce nell'orecchio dell'alchimista.
Gargamella apri gli occhi: 'Tu?'. Sollevò testa di scatto.
'Brutto traditore!' afferrò Cattivus. 'Ahahahah! Ma bene! Oggi sarà
una splendida giornata! Mi sveglio da un bel sogno e mi ritrovo un puffo tra
le mani!'.
'Miao!'. Udita la parola 'puffo' Birba corse incontro a Gargamella facendo le
fusa.
'Aspetta aspetta aspetta aspetta aspetta!' urlò Cattivus agitando le
braccia.
Gargamella si alzò: 'Mi chiedi di aspettare? Tzk tzk, povero illuso!'
Rinchiuse il puffo in una gabbia sospesa: 'Sono stufo di vedervi fuggire ogni
volta che vi catturo! Stavolta non perderò tempo in inutili ciance con
voi pelle blu!'.
'Ma Balthazar sta ingannando tutti!'
Gargamella si accinse a riordinare le ampolle e i libri nel suo armadio. Si
interruppe e guardò verso la gabbia.
'Gargamella, ho cercato di puffarmi con Balthazar e lui ha puffato di ingannarmi,
perciò vorrei puffargli una bella lezione! Lasciami avvisare i puffi
e gliela faremo pagare tutti insieme!'
Gargamella si avvicinò. Sul volto comparve un ghigno 'Mi stai proponendo
di vendicarci di Balthazar?' l'alchimista ridacchiò, e tornò accigliato:
'Sto già provvedendo ad un piano per far saltare i suoi progetti!'
Cattivus non era certo un puffo che si arrendeva. Strinse un pugno e disse:
'Non ti sembra bella l'idea che i peggiori nemici di Balthazar lo puffano a
dovere?'
Gargamella avvicinò il viso alla gabbia, ma non ci mise il naso dentro.
Non voleva ritrovarsi calciato dal puffo o con un dito in un occhio: 'Mmmh,
non è una cattiva idea. Facciamo così, io mi accorderò
col Grande Puffo, quando questa storia sarà finita catturerò tutti
i puffi!' indicò Cattivus facendogli l'occhiolino: 'Tranne te!'
Cattivus fece una smorfia un pò contrariata: 'Mmmmbeh, io avevo dei progetti
per il villaggio!'
Gargamella non si irritò. Irritarsi significava perdere una buona occasione.
Mantenendosi paziente, chiese a Cattivus: 'Non ti piace la mia proposta?'
Cattivus incrociò le braccia, serio: 'Progettavo di puffare signorotto
al villaggio dei Puffi. Se vuoi ti puffo alcuni abitanti del villaggio, ma se
il villaggio si svuota, su chi potrei puffare?'
Gargamella si sorprese non poco, e pensò un attimo. Lui voleva sei puffi
per l'oro e voleva mangiare gli altri. Magari si poteva scendere ad un compromesso:
'Cattivus, mi sono strettamente necessari sei puffi. Cosa ne pensi?'
Cattivus sorrise 'Ma posso puffartene anche dieci, di puffi se è per
questo!'
Gargamella richiuse il portone e liberò Cattivus. Il puffo, calmo disse:
'Probabilmente pufferemo il villaggio vuoto. Il villaggio è diviso, posso
puffarti dal Grande Puffo, ma non ho idea di dove sono gli altri!'
'Non importa!' disse serio Gargamella 'A me interessa che Grande Puffo sia dalla
mia parte. Andiamo!'
L'alchimista chiuse la finestra di casa sua. Versò del cibo e del latte
in delle ciotole, poi aprì il portone, uscì di casa, ma prima
di andare si raccomandò con i gatti: 'Voi state qui e non rompete nulla!'
Quando Gargamella chiuse la porta a chiave, il puffo Cattivus lo richiamò
e gli fece cenno di seguirlo. I due attraversarono il ponte e si diressero ai
confini della foresta.
* * *
Il Grande Puffo ed Omnibus giunsero al villaggio degli uomini.
Delle bancarelle di pochi giorni prima era rimasto solo qualche bancone di legno
messo alla bene meglio contro il muro.
Poche persone camminavano ai bordi delle strade.
'Dov'è il negozio di questo mago?' Chiese Omnibus.
Il Grande Puffo sbucò da un'apertura della borsa del vecchio mago: 'E'
laggiù!' indicò una casa grigia dai muri scrostati, con un bancone
in pietra vuoto.
Forse il mago non c'era.
I due bussarono.
Qualcuno rispose: 'Chi è?'
'Sono il mago Omnibus!'
Alcuni secondi dopo si udì il rumore di un chiavistello. La porta fu
aperta. Il padrone di casa arrivava alle spalle di Omnibus, aveva un gran pancione
ed indossava un copricapo tipico delle terre africane.
Sorrise. Era sdentato. Invitò Omnibus ad entrare.
'Cosa ti porta qui?'
'Vorrei acquistare una radice di mandragora. Quella che hai portato dal sud
Africa!'
'Ooooh!' disse il mago 'Attendi, vado a prenderla. Che ne dici di un goccio
di tè?'. Iil mago prese una tazza da un armadio, versò del tè
bollente e lo offrì ad Omnibus, senza aspettare una risposta.
'Grazie!' poté soltanto dire l'anziano 'Ma non posso fermarmi a lungo,
ho cose urgenti da fare!' Il mago, prima di varcare la porta di legno che portava
alla cantina, guardò Omnibus, ma non disse nulla. Scese in cantina.
Continua...
Ahahah! Anche io tendo a dimenticare le mie azioni se la
cosa non m'interessa molto XD. Per quanto riguarda Balthazar, dice le cose per
cattiveria. Si sente potente perché signore della zona e perchè
conosce l'uso della magia.
Ora la parte degli errori ortografici di Cattivus. Fare così tanti errori
in modo voluto non è tanto facile. Ho cercato di ascoltare bene la pronuncia
delle parole italiane, tagliando le I dove non si sentono, modificando tutti
i digrammi ed i trigrammi e rimuovendo doppie e accenti. Da quando studio il
norvegese mi sono resa conto che l'italiano non è poi così fonetico
(il norvegese, con le sue regole, è pressapoco come l'italiano anche
se avrà il doppio dei digrammi e dei trigrammi che ci sono nella scrittura
italiana). Informandomi ho scoperto che esistono solo tre lingue che possono
esser definite fonetiche: Il serbo/croato, il turco e non ricordo se l'arabo
o una delle lingue dell'est, e nonostante questo sono tra le lingue più
difficili da imparare.
* * *
Mange takk til alle som følger
meg!
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Capitolo 7 *** Tregua? ***
Untitled Document
Gli spari nella foresta
Tregua?
Omnibus mise una cucchiaiata di zucchero nel tè e rimestò.
Il vapore sembrava rendere la superficie della bevanda opaca. Soffiò,
prima di berne un sorso.
Il mago tornò dalla cantina, con una grossa radice di
mandragora tra le mani. Omnibus aprì la borsa, stando attento a non far
scorgere la presenza del Grande Puffo, e prese una pietra preziosa. Ma pagò
con delle monete d'oro. Il Grande Puffo rimase senza parole. L'anziano mago
mise subito la radice di mandragora nella borsa. Finì di bere il tè
e si congedò.
Quando furono lontani dal villaggio degli uomini, protetti dalle
fronde degli alberi, il Grande Puffo uscì dalla borsa di Omnibus. La
radice di mandragora ed il sacco con le pietre preziose rimasero nella borsa.
Erano troppo pesanti per lui.
'Grazie per aver pagato con i tuoi soldi... ' disse il Grande Puffo '... ma
non ce n'era bisogno, io non ho niente da darti in cambio!'.
'Oh, non preoccuparti, è stato un piacere!' lo rassicurò Omnibus
'E poi non ho usato i miei soldi, ma i tuoi!' aggiunse, ridendo. 'Eh?' gridò
l'anziano puffo, stupito 'Io non ho soldi!'
Omnibus mostrò al Grande Puffo una delle sue gemme: 'Ho trasformato parte
del valore di questa gemma in soldi. Tutto qua!' e gli restituì la gemma.
Il Grande Puffo rifiutò. Omnibus lo tranquillizzò: 'Non sei obbligato
a tenerla. Puoi riportarla dove l'hai trovata. A me non interessa!'.
Omnibus accompagnò il Grande Puffo fino al villaggio,
per aiutarlo a trasportare la radice di mandragora ed il sacchetto con i diamanti.
Quest'ultimo rimase nella borsa.
Il Grande Puffo ringraziò Omnibus per l'aiuto. Trascinò la radice
di mandragora fino al laboratorio: 'Ci vorrebbe Forzuto per questo mestiere!'
disse asciugandosi il sudore dalla fronte. Prese le chiavi e sbloccò
la porta. Appoggiò la mano sulla maniglia. Una voce acuta lo richiamò.
Si girò e vide il puffo Cattivus. Il Grande Puffo corrucciò la
fronte: 'Perché sei ripuffato al villaggio?'
Cattivus rise: 'Beh vedi, in realtà mi ero puffato di collaborare con
Balthazar, ma lui ha cercato di puffarmi, così ho puffato di vendicarmi!'
Il Grande Puffo sospirò: 'La vendetta non è mai buona cosa, Cattivus!'
Cattivus sorrise: 'Davvero?! Ma che ipocrita che sei, mi piace questa cosa!'
Il Grande Puffo alzò gli occhi al cielo e sbuffò, dopotutto Cattivus
non aveva tutti i torti. L'anziano chiese: 'Che cosa proponi?'
'Proponiamo!' disse Cattivus, senza abbandonare il suo ghigno antipatico 'Non
credere che io sia il solo a volermi puffare di Balthazar!'.
Si udì una risata fin troppo famigliare: 'Ih, ih, ih! Ah, ah, ah!'. Il
Grande Puffo ebbe un brivido e deglutì. Cercò con lo sguardo.
Gargamella giunse dalla strada principale senza sbucare all'improvviso. Avvanzò
verso il villaggio, con le mani dietro la schiena, la fronte aggrottata ed un
sorriso soddisfatto.
Il Grande Puffo indietreggiò, fino a trovarsi con la schiena contro la
radice di mandragora. Gargamella rise sguaiatamente: 'Uaaahahahahah! Che gioia
vedere la tua faccia terrorizzata vecchio!' Poi riprese contegno, ma non abbandonò
l'espressione ilare 'Ma ci tocca fare una tregua!'
Il Grande Puffo guardò Cattivus. Il giovane puffo era serio. Annuì
con la testa. Poi posò lo sguardo su Gargamella. Lo vide spostare gli
occhi da Cattivus su di lui. Sembrava che i due non avessero intenzione di commettere
qualcosa di ostile, per ora.
Il trio si diresse poco lontano, in una piccola radura al cui
centro si trovava il ceppo di un albero tagliato, dove Gargamella si sedette.
I tre cominciarono a discutere.
'Pensavo di far saltare i piani di quel brutto grassone... ' disse con disprezzo
Gargamella, stringendo un pugno '... affinché non ottenga neanche un
animale! Stupido ammazzagatti!'
Il Grande Puffo si grattò il mento: 'E' fin dall'inizio che voglio creare
un incantesimo protettivo per evitare che gli umani entrino nella foresta!'
A Gargamella la cosa sembrò non piacere: 'E bravo il furbo puffo! Neppure
io potrò entrare nella foresta! Prenderesti due piccioni con una fava!'
pensò. Stava per protestare, ma nella sua mente apparve un'immagine di
Birba che inseguiva i puffi. Ridacchiò strofinandosi le mani.
Il Grande Puffo proseguì: 'Mi sono procurato l'ingrediente necessario
per l'incantesimo, ma serve l'aiuto dei miei piccoli puffi! Sono a cinque ore
da qui!'
L'espressione di Gargamella divenne melliflua: 'Oh! Non c'è
problema! Vi porto in spalla, così arriveremo prima!'
Il Grande Puffo acconsentì. Non poteva fare altro.
Il trio raggiunse la caverna di diamanti in poco tempo. Gargamella,
da lontano constatò che l'entrata della grotta era troppo piccola per
lui. Probabilmente ci sarebbero passati solo i bambini.
Il Grande Puffo scese dalla spalla dell'alchimista ed entrò nella grotta.
Molti dei suoi piccoli puffi erano seduti con la schiena appoggiata contro la
parete. Alcuni parlottavano tra loro. Altri scavavano svogliatamente per ammazzare
il tempo. Pigrone aveva avuto il coraggio di offrirsi come ascoltatore di Quattrocchi.
In realtà approfittava dell'effetto soporifero dei discorsi dell'occhialuto
per dormire meglio.
L'anziano richiamò l'attenzione dei giovani annoiati. Tutti i puffi,
compreso Pigrone, si ravvivarono. Sulle loro labbra comparve un gran sorriso.
Chi non era già in piedi, si alzò. Tutti corsero incontro al Grande
Puffo e lo abbracciarono: 'Ora il villaggio ripufferà unito? Eh? Eh?
Eh?'
Il Grande Puffo riuscì a stento a calmare i suoi piccoli puffi. Ora veniva
la parte davvero difficile: 'Devo deludere le vostre aspettative!' Disse. I
puffi in coro risposero: 'Ooooooh... '
Il Grande Puffo aggiunse, cercando di essere il più delicato possibile:
'C'è dell'altro. Sfortunatamente, abbiamo bisogno dell'aiuto di Cattivus.
E di Gargamella!'
'EH NO! EH?!' Urlarono i puffi. Quattrocchi non ribatté.
'Prima i diamanti, e ci siamo fidati di te!' disse Inventore 'Ed ora cosa? Puffare
un patto con il nemico? E poi? Balthazar?
Tutti i puffi dietro ad Inventore, si misero a braccia conserte, urlando 'Noi
non pufferemo mai con Gargamella!'
'Silenzio!' urlò il Grande Puffo. 'State zitti e puffatemi un secondo!'
Il Grande Puffo spiegò il motivo per cui Gargamella era contro Balthazar,
e spiegò che se i puffi volevano proteggere la foresta, dovevano esser
disposti a scendere a compromessi. I puffi iniziarono a gridare. Da fuori, udendo
il gran vocio, Cattivus e Gargamella si scambiarono un'occhiata. Cattivus rise,
dicendo: 'Litigano!' ed anche Gargamella sorrise perfidamente: 'Cosa darei per
vedere la scena!' disse. 'Beh, io posso!' rispose Cattivus alzando l'indice
al cielo, e corse all'interno della grotta. Le grida si acquietarono. Quando
Cattivus intravide i compagni, li vide calmi. Gli sguardi erano tesi, ma i puffi
non si agitavano. Il Grande Puffo spiegava che il tutto era per il bene della
foresta, che questa storia non avrebbe causato danni. Una volta finito tutto,
si doveva fare qualcosa per riunire il villaggio.
Gli sguardi ostili dei puffi si posarono su Cattivus. Il puffino sudò
freddo. Parlò: 'Tra le mie intenzioni, c'era quella di ripuffare il villaggio!'
I puffi continuavano a fissarlo duramente. Cattivus riprese la sua faccia tosta,
sorrise malignamente e proseguì: 'Più siamo, meglio è,
se vogliamo puffare una lezione a Balthazar!'
Gli altri puffi ripresero ad urlare: 'TU NON PUFFI NULLA! LA FORESTA E' PIU'
IMPORTANTE DI UNA STUPIDA VENDETTA!' ed il Grande Puffo gridò di tacere.
'Finalmente!' sospirò. 'Avanti, andiamo!' fece
cenno col braccio di seguirlo.
Seguendo il Grande Puffo, con gli zaini in spalla, i piccoli
puffi camminavano in fila indiana. Usciti dalla grotta, sussultarono alla vista
di Gargamella. Ma l'alchimista non si mosse, limitandosi ad osservarli uno per
uno mentre gli passavano davanti ai piedi.
'Vecchio!' disse Gargamella: 'Credo che dimentichi un ingrediente importante!'
Il Grande Puffo si fermò, e così i puffi dietro di lui: 'Vero!
Facciamo una tappa al villaggio, recuperiamo la radice di mandragora e tutti
gli altri ingredienti e ci dirigiamo alla tua catapecchia!'
* * *
Il viaggio verso la catapecchia di Gargamella proseguiva da
ore. Gli zaini erano stati lasciati al villaggio, a parte quello del Grande
Puffo, e Gargamella teneva in mano la grossa radice di mandragora.
Nel frattempo, nascosti su un albero, il gruppo di Forzuto e Selvaggio preparava
un piano per evitare che gli animali finissero nelle trappole. Selvaggio udì
un fruscio di foglie, impercettibile agli altri puffi e corse a guardare in
quella direzione. Si udì la voce di Gargamella, questa volta tutti i
puffi nascosti sull'albero la sentirono.
'Mah, lasciate perdere, che cosa puffate che faccia? Non sa dove siamo!'
Subito dopo udirono la voce del Grande Puffo. Poi quella di Quattrocchi. Infine
un tonfo seguito da un: 'Lo dirò al Grande Puffo!
I muscoli di Forzuto si tesero, le vene si evidenziarono sotto la pelle: 'Ora
basta! Pure di Gargamella diventa amico!'
cercò di scendere dall'albero, i compagni lo fermarono. Forzuto si dimenò,
era talmente forte e furioso che non bastavano dieci puffi per tenerlo. Molti
ne uscirono con un occhio nero, un dente rotto o il naso sanguinante. Alla fine
Forzuto fu legato, e solo allora gli amici poterono farlo ragionare.
'Proprio perchè la cosa è sospetta, dobbiamo puffarli da lontano!'
Forzuto serrò ancor di più i denti, strinse i pugni e cercò
di liberarsi con la forza. Senza successo. Decise di dare ascolto agli altri
puffi. Fu slegato, tuttavia quando lui, Selvaggio e gli altri scesero dall'albero
per seguire di nascosto Gargamella, Forzuto decise di stare in fondo al gruppo
in disparte, assieme a Brontolone.
Gargamella aprì il portone della catapecchia. 'Entrate!'
disse.
Il Grande Puffo si rivolse ai piccoli puffi: 'Voi puffatemi fuori!'
Cattivus si avvicinò all'entrata fischiettando.
'Anche tu!' gli gridò l'anziano puffo. Ma Cattivus lo guardò con
aria di sfida.
'Hai puffato quello che ti ho detto?'
'Pensa ai puffi tuoi!' rispose. Fu buttato a terra da una zampata di Birba,
comparso dal portone.
'NON ORA BIRBA!' urlò Gargamella. Birba lasciò andare Cattivus,
e si allontanò con la coda abbassata e le orecchie girate all'indietro.
Uscì anche la gatta selvatica. La zampina steccata non le impedì
di attaccare i puffi, che corsero in tutte le direzioni sperando di confonderla.
'Fermati stupida gatta! Lascia stare i puffi e vatti a divertire col sacco di
pulci!' le gridò Gargamella. La gatta interruppe la caccia e quatta guardò
Gargamella. Ri-adocchiò i puffi. Gargamella, senza far attenzione a non
urtare i folletti blu corse verso la gatta selvatica, pestando i piedi e facendola
scappare. I puffi, tremanti fissarono i gatti che li osservavano da lontano.
Gargamella impose loro di entrare. Il Grande Puffo non protestò.
Continua...
Non ho molto da dire questa settimana (pessimi giorni, e
stavolta non è colpa del mio umore). Da un lato alcuni problemi famigliari,
dall'altro una new entry nella mia casa, la gattina Ægir (per ora staimo
cercando di trovarle un padrone, perciò non la chiamiamo per nome) che
mi ha un pò sconvolto la routine.
Sto capitolo era partito che scorreva con un piacere, mi stavo anche divertendo.
Poi mi sono impiantata. Di norma, quando ho l'ispirazione non mi passa tanto
facilmente. Sono quella che non deve cogliere l'attimo. Ma stavolta è
stato diverso, mia mamma mi ha chiamata nel bel mezzo di un dialogo (breve)
e mi è sfuggito di mente il proseguimento. E manco m'ero accorta fino
a quando ho guardato la pagina dicendo: 'Ora cosa scrivo?'
E' vero, sono una che pianifica la storia prima. Di questa so già tutto
quello che succederà nei prossimi capitoli, solo non so quanti saranno
i capitoli, ne so bene come modificherò le piccole magagne che sono rimaste
nella scaletta (le più importanti si, ma se c'è poco da improvvisare
riesco ancora a fare qualcosa).
Credo che questa storia avrà ancora 4 o 5 capitoli. Poi scriverò
un'altra fanfiction, sul fandom di Metalocalypse (Cercherò di evitare
l'OoC il più possibile, ma di sicuro sarà una AU). Varie storie
di Death Note dovrebbero avere la precedenza, ma non ho ancora scritto la scaletta,
ma solo il tema ed alcuni dettagli, mentre per Metalocalypse mi è proprio
venuta l'idea ed in due giorni ho scritto la trama (avevo esaurito l'ispirazione
il giorno prima).
Ma devo sempre esplorare gli sfiga fandoms? Perché in effetti su EFP
non ho visto FF su Metalocalypse.
Og mange takk for deres støtte!
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Capitolo 8 *** L'incantesimo ***
Untitled Document
Gli spari nella foresta
L'incantesimo
Gargamella accostò il portone. Girò il chiavistello
fissando gli insoliti ospiti: 'Quando questa storia sarà chiusa, finirete
tutti dritti nel pentolone! Ih,ih,ih! Ah, ah, ah!'
I puffi, uniti, indietreggiarono verso il muro, senza dire nulla. Gli sguardi
ostili.
Il Grande Puffo salì sul tavolo invaso da ampolle. Nel
poco spazio rimasto, appoggiò lo zaino da cui estrasse gli ingredienti
ed un tomo. Gargamella si avvicinò e sbirciò le pagine del minuscolo
libro degli incantesimi. Non fu in grado di leggere il testo. Troppo piccolo
oltre che scritto in lingua puffa.
Gli occhi del malvagio alchimista caddero sul puffo. Ebbe la tentazione di afferrarlo
e spezzargli il collo, le sue dita fremettero. Resistette. Gli voltò
le spalle digrignando i denti: 'Metto anche questo sul tuo conto, Balthazar!'
bisbigliò.
Gli ingredienti sul tavolo erano nell'ordine suggerito dal libro.
I recipienti che li contenevano erano alti come gli aghi dei pini. E sottili.
Gargamella apparve perplesso: 'Forse sarebbe meglio fare rifornimento, mi sembrano
molto poche come dosi!'
'No, Gargamella!' rispose deciso il Grande Puffo. Aprì il libro e tradusse
la formula ad alta voce: 'Il mio libro dice, pochi grammi di ciascun ingrediente
e molta acqua. Ci serviranno anche dei sassi!'
Gargamella aggrottò la fronte poco convinto, dirigendosi verso la porta
con un pentolone logoro. Girò il chiavistello e la aprì. I piccoli
puffi, abituati al buio furono abbagliati dalla luce del sole. La porta fu richiusa.
Dopo alcuni minuti, Gargamella rientrò
col pentolone pieno d'acqua. I puffi non tentarono la fuga, l'alchimista sorrise
soddisfatto.
Nessuno osava parlare, mentre Gargamella metteva il pentolone sul fuoco. Il
coperchio fu lasciato aperto. Il Grande Puffo scese dal tavolo e salì
su uno sgabello vicino al camino, che Birba era solito usare, quando il padrone
preparava gli incantesimi.
Nei pressi del ponte ai margini della foresta, il gruppo capitanato
da Forzuto e Selvaggio, vide Gargamella rientrare con il pentolone pieno d'acqua
e rinchiudere la porta. Forzuto aggrottò le sopracciglia: 'Dove sono
puffati tutti?'
Nessuno dei puffi rispose. Si guardarono l un l'altro, con sguardi seri o preoccupati.
Selvaggio annusò nell'aria: 'Odore Salsapariglia!'
'Compuffo!' rispose Segugio, il puffino con una piuma infilzata nel tessuto
del cappello.
'Dove?' chiese Forzuto. Aveva dei sospetti circa la provenienza di quell'odore.
'Guardate la!' indicò il puffo Segugio.
Davanti al portone chiuso, Cattivus si guardava in giro come
se l'ambiente non fosse sicuro.
'Ah, Cattivus! Lui doveva puffare per forza!'. Forzuto si massaggiò
i muscoli e crocchiò le dita.
Brontolone incrociò le braccia: 'Io odio Cattivus!'
I piccoli puffi attraversarono il ponte in punta di piedi.
Cattivus li vide e ridacchiò tra se e se. Forzuto aumentò il passo,
raggiunse il malvagio puffino e lo pungolò con l'indice: 'Tu!'
Cattivus sorrise: 'Il Grande Puffo se la puffa bene con Gargamella!'
'Eh?' risposero gli altri puffi in coro. Cattivus li invitò a salire
sul davanzale: 'Puffate attraverso la finestra se non mi credete!'. Alcuni puffi,
tra cui Forzuto e Segugio, obbedirono.
Videro il Grande Puffo in piedi sullo sgabello che sbirciava nel pentolone e
Gargamella che rimestava. Gli altri puffi attendevano notizie.
Forzuto scese dal davanzale e si diresse al portone pestando i piedi: 'Forzuto
aspetta!' gli gridò il puffo Segugio 'Puffa bene le loro espressioni!'
Forzuto tornò sul davanzale, e guardò meglio. Constatò
che Gargamella e il Grande Puffo non si divertivano. Anzi, gli sguardi tesi
facevano intuire che i due alchimisti collaboravano malvolentieri e per cause
di forza maggiore. Forzuto Sospirò: 'Accidenti! Dovevamo appoggiare il
Grande Puffo!'.
Cattivus smise di ridere
* * *
L'acqua bollì. Il Grande Puffo si rivolse al nemico:
'E' il momento di aggiungere gli ingredienti! Uno ogni volta che la sabbia della
clessidra finisce di fluire!'
Gargamella annuì. L'anziano e saggio Puffo scese dallo sgabello e raggiunse
i piccoli puffi nella catapecchia. Gargamella li fissava.
'Gargamella!' disse il Grande Puffo, con fermezza: 'Ci servono dei sassi e ho
bisogno che i miei piccoli puffi vadano a raccoglierli!'
'Che cosa?' urlò Gargamella: 'Cos'è? Un trucco per svignarvela?
Se vi servono dei sassi ci vado io!'
I piccoli puffi si abbracciarono. Il Grande Puffo non distolse lo sguardo dal
perfido alchimista: 'Non potrei mai sollevare quel grosso mestolo!'
'Hai ragione!' rispose Gargamella accarezzandosi il mento. Poi sorrise malignamente:
'Per questo gli altri puffi ti aiuteranno!'
I puffi strinsero i pugni, abbassarono la testa e chiusero gli occhi. La fronte
del Grande Puffo si imperlò di sudore. Gargamella stava già spostando
gli ingredienti dell'incantesimo sullo sgabello.
Forzuto e gli altri videro tutto. Alcuni di loro deglutirono
quando senza dire nulla, il puffo Forzuto li guardò con uno sguardo come
per chiedere chi l'avrebbe accompagnato a bussare al portone. Cattivus prese
parola: 'Non ci puffare! Sono signorotto del villaggio, perpuffo ora comando
io!'
Forzuto contrasse i muscoli e tramortì Cattivus con un pugno, facendogli
sanguinare il naso. I più coraggiosi del gruppo lo seguirono fino al
portone. Da dentro udirono la voce di Gargamella: 'Quanto devono essere grandi
i sassi?' e la risposta del Grande Puffo: 'Non illuderti, non potrai fare nulla!
In quanto ad umano finirai sotto l'influsso dell'incantesimo!'
'Ih, ih, ih! Ah, ah, ah!'. Gargamella stava, con le braccia
conserte, appoggiato alla porta, e guardava i puffi solo con gli occhi, senza
abbassare la testa: 'Gli illusi siete voi, io ho un gatto, e gli animali sono
immuni all'incantesimo!'
Il Grande Puffo sussultò, i piccoli puffi dietro di lui se ne accorsero
ed indietreggiarono di un passo.
'Centro!' urlò Gargamella 'Manderò sulle vostre tracce anche la
gatta selvatica che ho sal...' mentre lo diceva, l'anziano puffo aggrottò
le sopracciglia digrignando i denti. Ma da un punto basso del portone di legno...
> Toc toc <
'Si?' rispose Gargamella.
'Siamo i puffi!'
Dall'esterno, Forzuto, Selvaggio e gli altri udirono il chiavistello
girare. La porta si spalancò. Gargamella teneva una mano appoggiata al
fianco, ostentando boria. Lo sguardo era sprezzante.
'Il Grande Puffo ha ragione, non ci hai in pugno! Puffa l'incantesimo e noi
andremo a raccogliere le pietre!'
Gargamella si girò a guardare il Grande Puffo, tornato sicuro di se.
Gettò poi uno sguardo sui puffi fuori dalla catapecchia
'Accidenti, hanno ragione!' pensò. 'E va bene!' Gargamella afferrò
la porta e la sbatté in faccia ai puffi fuori dall'abitazione: 'Andate
al diavolo, fatevi mangiare da Birba! Io sei puffi li ho già!'
'E la vendetta contro Balthazar?' Gargamella guardò il Grande Puffo a
bocca aperta.
'Oh, certo!' rispose 'Me ne stavo dimenticando, accidenti a voi pelle blu!'
Il Grande Puffo risalì sullo sgabello di Birba. I puffi,
preoccupati parlottarono tra loro.
'Va tutto bene!' li rassicurò l'anziano 'andate a prendere dei sassi.
devono essere abbastanza piccoli da puffarvi in una mano!'
'E tu?' chiese Inventore
'Non puffatevi per me, andate!'
'Sempre che io decida di aprire la porta!' aggiunse Gargamella sorridendo 'Dopotutto
sono il padrone di casa!'
Il Grande Puffo aggrottò le sopracciglia e sospirò: 'E la vendetta
contro Balthazar?'
Gargamella aprì il portone sbuffando. Il Grande Puffo dette le ultime
direttive: 'Dovete essere qui entro due ore! Puffate più sassi possibile!'
'Quanto devono essere grandi i sassi?' chiese Inventore
'Così!' il Grande Puffo suggerì una misura con il pollice e l'indice
della sua piccola mano.
Quando tutti i puffi furono fuori dalla catapecchia, la porta
fu rinchiusa.
'Lavorare, lavorare, sempre lavorare! Yaaawn...'
'Io OOOOODIO lavorare!'
I puffi sentirono un fruscio. Birba spuntò da sotto un
cespuglio e corse in direzione dei puffi. Loro si sparpagliarono in tutte le
direzioni, dirigendosi però verso un unico punto, il ponte. Riuscirono
ad attraversarlo e a salire su un albero.
'Io odio salire sugli alberi!' disse Brontolone.
Birba provò ad arrampicarsi sull'albero. Ma la corteccia era troppo friabile.
Il famiglio rosso si arrese e tornò alla catapecchia.
I puffi poterono scendere.
'Yaawn!' sbadigliò Pigrone 'Credo che me ne pufferò al villaggio
a dormire!'
Quattrocchi alzò il dito indice: 'No, Pigrone! Bisogna sempre puffare
quello che dice il Grande Puffo senza discutere!'
Forzuto, che era dietro Quattrocchi, tirò un calcione nel sedere dell'occhialuto:
'Infatti! Al lavoro!'
I puffi applaudirono Forzuto, mentre Quattrocchi, per terra si massaggiava il
sedere lagnandosi.
* * *
I puffi raccolsero i sassolini sulle sponde di un fiume e li
caricarono su delle carriole costruite da Inventore.
* * *
Finalmente i puffi tornarono alla catapecchia. Videro molto
fumo uscire dal comignolo.
Gargamella rimestava l'intruglio mentre il Grande Puffo, con una clessidra in
mano ed il libro aperto ai suoi piedi, gettava gli ingredienti nel pentolone,
uno per uno, ad intervalli di tempo.
Dall'esterno, i puffi si guardarono in giro. Non c'erano gatti
nei paraggi. Bussarono. 'Avanti!' li invitò il Grande Puffo 'La porta
non è puffata a chiave!'.
Perché la pozione riuscisse, il Grande Puffo e Gargamella non potevano
allontanarsi dal pentolone.
I puffi, spinsero la porta ed entrarono. Gargamella non si girò a guardarli.
Lanciava occhiate al nemico, aspettando istruzioni.
'Puffate i sassi accanto allo sgabello!' ordinò l'anziano puffo.
Con fatica, i piccoli puffi trascinarono le carriole all'interno dell'abitazione.
Il Grande Puffo sorrise. Il suo villaggio era di nuovo unito.
Continua ...
Ufficialmente ora ho due gatti (gatte, per la precisione).
Nessuno cerca un gattino, così teniamo Ægir. Poi ora lei e Goku
(la vecchia palla da bowling) cominciano ad andare d'accordo, quindi presto
potranno dormire insieme e Goku le insegnerà a comportarsi come si deve
(Ægir non sa usare bene la lettiera).
Della Fan Fiction che dire? Ormai sono alle battute finali. Probabilmente il
prossimo capitolo sarà l'ultimo. Se risulterà troppo lungo lo
spezzerò. Questa è la storia più lunga mai scritta da me.
La settimana prossima posterò l'ultimo capitolo della Fan Fiction, poi
vorrei dedicarmi per un mesetto circa alla mia originale, sperando di creare
una storia degna di essere inclusa tra le scelte (infatti non la pubblicherò
molto presto). Una storia a cui tengo molto, che mio fratello vorrebbe vedermi
pubblicare ufficialmente per metterla in vendita, nonostante al momento non
mi sento pronta, perché per lui 'tanto anche Twilight piace!' e questo
a me da fastidio, perché è come se a mio fratello interessasse
solo che divento famosa, mentre io miro alla buona qualità.
Nel frattempo ho già preparato la trama della mia prossima FF, dove esplorerò
un altro 'sfiga-fandom' (almeno su EFP), quello di Metalocalypse.
Takk!
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Capitolo 9 *** Ritorno al villaggio ***
Untitled Document
Gli spari nella foresta
Ritorno al villaggio
Il liquido color menta emanò luce. Divenne dorato e bollì.
Il Grande Puffo aprì il libro e diede un'ultima, veloce lettura.
'Ora, Gargamella!' gridò 'Prendi le carriole ai piedi dello sgabello,
e vuota i sassi nel pentolone!'
Gargamella, eseguendo l'ordine, strinse i denti: 'Non darmi ordini nanerottolo
blu!'.
Le pietre, sembrarono cadere su una superficie solida. Galleggiarono
per alcuni secondi prima di inabissarsi nel liquido opaco. Gargamella mise il
coperchio sul pentolone. Lo sollevò fissandolo ad un gancio appeso ad
una catena, per far diminuire l'ebollizione. La pozione doveva bollire per due
ore.
Ci furono secondi di silenzio.
Poi, con movimento fulmineo, Gargamella afferrò il Grande
Puffo: 'Ecco fatto! Ora posso anche liberarmi di voi!'.
I puffi attaccarono Gargamella. Non essendo armati, presero a calci e pugni
le sue caviglie. L'alchimista cercò di evitarli, in preda ad un attacco
d'ilarità: 'Mi fate il solletico!'.
Nonostante la confusione, il Grande Puffo non perse la calma, e ribadì:
'Ricordi che avevo detto che questa pozione avrebbe dato problemi agli umani?
Senza di noi non riusciresti a fare nulla!'.
Gargamella, emettendo un ultimo risolino, appoggiò il Grande Puffo sul
tavolo. La sua espressione tornò torva. Grattandosi le caviglie, ringhiò
contro i piccoli puffi, facendoli allontanare: 'E va bene, ma quando tutto sarà
finito vi cucinerò!'.
Il Grande Puffo scese dal tavolo e raggiunse i suoi piccoli
puffi.
'Perché dobbiamo puffare qui?' chiese Golosone,
leccandosi le dita.
'Perché l'incantesimo che ho puffato, provoca allucinazioni agli umani,
e Gargamella non può puffarne uso!' rispose sottovoce l'anziano.
Pigrone sbadigliò: 'Quindi, significa che dobbiamo ancora lavorare?'
'Si!' disse il Grande Puffo. Si levarono molti sbuffi e sospiri. 'Suvvia' disse
il Grande Puffo sorridendo 'Quando tutto sarà puffato, non vi farò
lavorare per tre giorni!'
'Evviva!!!' urlarono i puffi, meno Brontolone 'Io odio 'evviva'!'.
* * *
Nascosti dietro il letto di Gargamella, assonnati, i puffi sussultarono
udendo la voce dell'alchimista che affermava: 'Sembra pronto!'
Il Grande Puffo strinse un pugno trionfante: 'Ottimo!'
Guardò verso il nemico. Anche Gargamella, dopo aver tolto il coperchio,
osservò, soddisfatto, il contenuto di un pentolone che sembrava vuoto.
Poi squadrò il Grande Puffo.
Sul volto dell'alchimista apparve una smorfia di terrore.
Il Grande Puffo sorrise.
> VATTENE VIA MOSTROOO!!! <
I puffi, dietro alla branda dell'alchimista
non videro cosa stava succedendo. Le grida terrorizzate di Gargamella li allarmarono
e uscirono allo scoperto: 'Resisti, Grande Puffo!!!'
Ma quel che videro li lasciò senza parole.
Gargamella puntò il dito tremante verso l'anziano puffo. 'Sparisci!'.
Corse verso la credenza ed afferrò una vecchia pentola incrostata.
Il Grande Puffo scese dallo sgabello e si avvicinò ai piccoli puffi.
'Attenti, Gargamella!' urlò Quattrocchi indicando l'alchimista avvicinarsi
con la pentola salda tra le mani. Ma Gargamella non li attaccò. Attraverso
le pupille allucinate non vedeva i puffi, bensì trolls pelosi, con tentacoli
al posto delle gambe, naso suino, pupille orizzontali come quelle delle rane,
bava acida alla bocca, zanne e lingua biforcuta.
> AIUTOOO!!! <
Gargamella tentò la fuga. Si schiantò
contro il portone e cadde.
'Puffate dritti in faccia Gargamella' ordinò il Grande Puffo indicando
il nemico. Pur perplessi, i puffi obbedirono.
Gargamella si rialzò massaggiandosi la testa. E rivide i… mostruosi
trolls: 'Mammina!'
Afferrò la maniglia del portone, lo spalancò e ne uscì
carponi.
> AIUTOOO!!! <
I puffi guardarono l'uscita ridendo, anche
se nessuno aveva ben capito cos'era successo. Videro Gargamella correre, svelto
come un cervo verso la foresta.
'Funziona!' commentò il Grande Puffo. Poi salì di nuovo sullo
sgabello: 'Puffate per bene quelle carriole!'
I puffi raddrizzarono le carriole che Gargamella aveva appoggiato vicino al
camino.
Sebbene il fuoco era spento da un pezzo, il
pentolone scottava. I sassi brillavano di una luce simile a quella della luna
piena.
Il Grande Puffo li tirò fuori aiutandosi con un mestolo. Non ne sprecò
neanche uno.
I sassi furono sistemati sulle carriole. Il Grande Puffo dettò le ultime
direttive: 'Separiamoci in diversi gruppi, pufferemo questi sassi nei vari angoli
della foresta!'
'Yaaawn, e poi è finita?'
'Certo!' rispose con un sorriso l'anziano puffo 'Quando avrete puffato il vostro
lavoro, tornate al villaggio!'.
* * *
Il Grande Puffo vide con piacere i suoi piccoli
puffi lavorare col sorriso sulle labbra.
I sassi furono seminati, a gran distanza l'uno dall'altro, in differenti zone
della foresta, per favorire maggior protezione. Durante l'operazione, che proseguì
senza intoppi, i puffi poterono vedere gli effetti dell'incantesimo sui cacciatori
che incontravano per strada, che, come Gargamella, reagivano come se si fossero
trovati in una foresta stregata. Il lavoro durò molte ore. Alla fine
i puffi fecero ritorno al villaggio, rifugiandosi nelle loro abitazioni per
godersi l'agognato riposo.
Il Grande Puffo, gioioso per la riunione del villaggio e per la pace ritrovata,
ignorò che un puffo mancava all'appello.
* * *
Il puffo Cattivus era rimasto nei pressi della
casa di Gargamella. Il portone della catapecchia era ancora spalancato. Entrò,
e notò un frammento di specchio incastrato tra i libri sparsi disordinatamente
per terra. Corse a riflettersi. Corrucciò la fronte fissando il naso
che, a causa del pugno di Forzuto, era gonfio ed aveva assunto una tonalità
scura: 'M'ha depuffato! Un signorotto come me non deve puffare questo terribile
aspetto!'.
Tramite lo specchio, notò Gargamella entrare prudentemente e senza farsi
sentire.
L'alchimista si guardò intorno, con i
muscoli contratti, pronto a scappare: 'I puffi devono esser stati mangiati da
quei mostri bavosi!' disse con voce tremante.
Vide il libro del Grande Puffo sullo sgabello e lo prese in mano, cercando di
decifrare i geroglifici che costituivano la lingua puffa. Una voce lo richiamò
dal basso: 'Gargamella!'
Guardò ai suoi piedi. Vide un Cattivus pieno di lividi e con un atteggiamento
fuori guardia.
'Il puffaccio malefico!' Gargamella svelto s'inchinò allungando la mano,
ma Cattivus si allontanò con un balzo e corse verso la porta, ancora
spalancata.
'Non mi sfuggirai!' urlò Gargamella, rincorrendolo. Il puffino non si
voltò indietro. Pensò solo a scappare. Ma da dietro il portone
sbucò la gatta selvatica.
Cattivus rallentò la corsa, si guardò in giro.
E Gargamella lo acchiappò.
In malo modo, mise Cattivus in un'ampolla di vetro sul tavolo e coprì
l'apertura con una pietra. Poi guardò la gatta selvatica: 'Brava gattina!
Meriti un premio!'
Cattivus picchiò i pugni contro l'ampolla di vetro per richiamare l'attenzione
di Gargamella, che sembrava ignorarlo: 'Mi devi ascoltareee!'
L'achimista, mentre versava del latte in una ciotola, lo guardò storto
'A furia di ascoltarvi vi lascio sempre scappare! Quindi, NO!'
'Ma Gargamella, è importante!' gridò ancora Cattivus 'Il Grande
Puffo e tutti gli altri…'
Grazie a due tappini di sughero, Gargamella non udì il resto.
> Il Grande Puffo ti ha puffato!!! <
L'alchimista rimise i libri negli scaffali.
> Dobbiamo vendicarci del Grande Puffo!!! <
Dispose le ampolle sulle mensole, dalla più grande alla più piccola.
> Liberami! ti pufferò al villaggio! <
Gargamella afferrò il libro di incantesimi del Grande Puffo, lo stracciò
e ne buttò i resti tra la cenere del camino.
> E poi dobbiamo vendicarci di Balthazar! <
Quando la casa fu in ordine, diede un ultimo sguardo a Cattivus.
Il puffino aveva gridato inutilmente. Gargamella lo tirò fuori dall'ampolla
e lo rinchiuse in una gabbia sospesa. Poi si mise la chiave in tasca e tolse
i tappi di sughero dalle orecchie.
''Ed ora che intenzioni hai?' la voce
di Cattivus era diventata roca.
'Ovvio, vado a dare una lezione a Balthazar!' rispose l'alchimista 'Da solo!'
'Vengo con te! devo fargliela pagare per l'inganno subito!'
'No!' dissentì Gargamella 'Per poi scappare? Non se ne parla!'.
Gargamella voltò le spalle al perfido
puffo e dopo aver varcato il portone lo chiuse in malo modo.
Cattivus, sbuffando, si lasciò scivolare lungo le sbarre.
* * *
Le strade del villaggio dei puffi iniziarono ad animarsi un
poco.
Nella sua abitazione funghiforme, il Grande
Puffo spostò il tappeto davanti alla scrivania, svelando una botola.
Qualcuno bussò.
'Sono Forzuto!' disse la voce dall'altra parte 'Sono qui per puffarti scusa!'
Il Grande Puffo aprì la botola.
Da fuori l'abitazione, Forzuto restò in attesa.
'Forse non mi pufferà!' disse tra se sospirando. Ma la voce del Grande
Puffo interruppe i suoi pensieri: 'Puoi entrare Forzuto!'.
Quando il puffino aprì la porta, constatando che non era stata chiusa
a chiave, vide il Grande Puffo scendere nella botola.
'Ti devo puffare una mano?'
'Certo! Se ne hai voglia!'
La stanza segreta della casa del Grande Puffo
era molto ordinata. Negli scaffali i libri di magia nera erano disposti in ordine
alfabetico. I recipienti di vetro contenenti incantesimi già completati
erano posizionati in fila, per categorie di dannosità, con i più
pericolosi nei piani più in basso. E poi c'era una teca di vetro contenente
un flauto a misura di puffo, con solo sei buchi.
L'anziano puffo si diresse alla teca e la aprì. Il flauto profumava ancora
di legno fresco. Il Grande Puffo lo prese con cura e lo avvolse in un panno
di cotone: 'Con questo pufferò i piani di Balthazar!'.
'Pufferò con te!' rispose Forzuto.
'No, non preoccuparti!' lo rassicurò il Grande Puffo, con una pacca sulla
spalla 'Vi avevo puffato tre giorni di vacanza per il duro lavoro di questi
giorni!'.
'Ma Grande…'
Il Grande Puffo pose un'estremità del flauto a Forzuto: 'Bene allora!
Se vuoi darmi una puffa, aiutami a puffare questo flauto di sopra!'
Forzuto rimase senza parole, mentre aiutava l'anziano a portare il flauto al
piano terra.
Il Grande Puffo e Forzuto uscirono dalla casa.
'Pufferò stanotte!' assicurò l'anziano 'Al massimo domani mattina!'.
Poi con un fischio chiamò la cicogna. Il volatile giunse dinnanzi ai
due puffi. L'anziano e barbuto Puffo salì sul dorso bianco dell'uccello,
che si sollevò subito da terra. Forzuto vide il Grande Puffo e la cicogna
sparire tra le chiome degli alberi.
Continua…
Ebbene si. Il prossimo capitolo sarà l'ultimo. Ho
provato a correggere i punti deboli ma mi pare che ne siano nati altri. E' anche
vero che sto modificando la parte finale. Nel progetto originale gli eventi
si dovevano svolgere in modo diverso (e secondo me meno credibile, per questo
la sto cambiando).
Chi conosce bene bene il fandom dei puffi avrà già capito cosa
succederà. I l flauto con sei buchi non solo è un elemento canon
della serie dei puffi, ma è l'oggetto con cui i puffi sono apparsi per
la prima volta al grande pubblico. Chi invece non conosce bene il fandom, lo
scoprirà leggendo. Non ho spoilerato nulla comunque.
Otto(åtte) mesi e vado a Tromsø! Anche se solo per cinque giorni!!!
Non vedo l'ora!!!
Ser deg senere!
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Capitolo 10 *** Al castello di Lord Balthazar ***
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Gli spari nella foresta
Al castello di Lord Balthazar
Tra le grigie case in pietra, carri pieni di gabbie facevano
ritorno. I versi degli animali si aggiungevano ai pochi rumori della sera. Voci
femminili richiamavano i figli annunciando che la cena era pronta.
Nessun carro si fermò di fronte ad una casa. I cavalli trottarono verso
il castello.
Il ponte levatoio fu abbassato rumorosamente. Lord Balthazar
lo attraversò solennemente, fino a poggiare i piedi sulla pietra levigata
che circondava il fossato. Si stiracchiò e guardò, sprezzante,
il villaggio: 'Plebaglia!'. Poi guardò con orgoglio il suo castello.
Il rumore degli zoccoli dei cavalli attirò la sua attenzione. Vide avvicinarsi
molti carri che trasportavano animali selvatici, chiusi in anguste gabbie di
legno, o con le zampe legate ad un bastone.
'Finalmente!' disse sorridendo lo stregone. Sollevò il braccio destro
al cielo: 'Guardie!'.
Dall'entrata giunsero, ordinatamente, un gruppo di soldati protetti dalle corazze
metalliche, e armati di lance. Affiancarono il Lord. Egli restò con le
braccia conserte, fissando i carri ormai vicini.
Le carrozze furono parcheggiate nell'ampio prato di fronte al
castello.
'Aiutate i cacciatori a scaricare il bestiame!' ordinò freddamente il
Lord. Le guardie obbedirono senza dir nulla.
Gli animali emisero versi strazianti, quando i cacciatori, aiutati dalle guardie,
scaricarono le gabbie dai carri.
Le gabbie furono sistemate in fila. Ogni cacciatore si dispose accanto alle
proprie prede. Immobile, a braccia conserte, Lord Balthazar, solo con le pupille,
squadrò ogni uomo. La tensione salì. I cacciatori sudarono, qualcuno
si sfregò le mani nervosamente, qualcun altro si grattò le braccia,
qualcun altro ancora si leccò ripetutamente le labbra. Lo stregone rimase
impassibile di fronte a questi gesti.
Il nervosismo divenne insostenibile. Per smorzare, i cacciatori provarono a
dialogare con Balthazar: 'Non è stato facile!'
'Già! La foresta era piena di pericoli!'
Balthazar guardò questi con sufficienza, poi s'incamminò ispezionando
gli uomini più da vicino.
'Credo che abbiamo svegliato i protettori della foresta!' disse un cacciatore
appena il Lord gli fu davanti.
'Ci creda! Abbiamo rischiato le nostre vite! Ma come puoi vedere le bestie sono
tutte vive!'.
'Non tentate di avvincermi! Tempo sprecato!' rispose seccato Lord Balthazar.
I cacciatori si zittirono. Qualcuno iniziò a bisbigliare. I sussurri
fecero innervosire gli altri. Volarono insulti, parolacce, e poi scoppiò
una rissa.
I soldati si avvicinarono ai litiganti, ma lo stregone li fermò: 'Non
fate nulla! Aspettate il mio comando!'.
I cacciatori si presero a pugni e calci anche dopo che gocce di sangue colarono
da nasi e bocche, sporcando i vestiti e il suolo. Volarono denti, uno rimbalzò
sulla pancia rotonda di Lord Balthazar. Lo stregone alzò la mano destra:
'Fermate questa rissa!'.
Le guardie circondarono i contendenti e provarono a bloccar loro le mani dietro
la schiena. I cacciatori dimenandosi colpirono gli uomini del Lord. Le armature
attutirono le gomitate e le testate, ma ostacolarono i movimenti, al punto che,
per convincerli a smettere di litigare, le guardie dovettero minacciarli con
le lance.
Tutto fu calmo, i soldati tornarono ad affiancare il loro signore.
Lord Balthazar riprese ad ispezionare le bestie. Camminava lentamente con le
mani congiunte dietro la schiena. Ogni tanto si grattava il mento e mugugnava
riflessivo. I cacciatori, sporchi di sangue e ancora tesi, aspettarono immobili.
Lo stregone tornò sul ponte levatoio e prese la parola: 'Avete fatto
un ottimo lavoro! Direi che possiamo chiudere la caccia!'.
Con un cenno della mano, invitò le guardie a portare via le gabbie. Questi
eseguirono l'ordine.
Costantemente fissati da Balthazar, i cacciatori non osarono
fare domande.
Passò del tempo. Uno dei soldati, si affacciò
ad una finestra della torre: 'Signore, le bestie sono tutte sistemate!'
'Molto bene!' rispose lo stregone: 'I draghi sono stati messi nelle gabbie apposta?'
'Certo!' lo rassicurò il soldato. Lord Balthazar voltò le spalle
ai cacciatori senza dir nulla, e seguito dai loro sguardi, varcò l'entrata.
I cacciatori si guardarono l'un l'altro e attesero ancora, aspettando che qualcuno
portasse loro la ricompensa promessa.
Dopo diversi minuti, i cacciatori sentirono l'aria farsi più
fresca e videro le loro ombre allungarsi sul terreno.
Ad un certo punto comparve sul portone un ragazzo magro e benvestito,
in groppa ad un cavallo dal pelo lucente. Il cavallo attraversò al galoppo
il ponte levatoio e si diresse al villaggio senza guardare i cacciatori. Poi
si sentì un cigolio metallico. Le catene del ponte si tesero. Lentamente
il ponte levatoio fu sollevato.
I cacciatori si scambiarono occhiate. Uno di loro si fece avanti, accostò
una mano alla bocca e gridò: 'Lord Balthazar! Avete dimenticato di ricompensarci!'
Passarono altri minuti. Il sole cominciò a sparire dietro
le cime delle montagne.
'Lord Balthazar!' gridarono ancora.
Lo stregone si affacciò ad una delle finestre ed urlo: 'Stolti! Non avrete
niente!'.
'Avevi promesso!' ricordò un cacciatore
'Ma la promessa l'ho bruciata, ed ora non esistono prove che io abbia, effettivamente
promesso, un premio!'
'Ladro!'
'Imbroglione!'
'Bugiardo!'
'Ah, ah, ah!' li derise il Lord 'I vostri insulti non mi toccano!' e, senza
troppa veemenza, chiuse la finestra dall'interno.
* * *
Giunto al villaggio, Gargamella sentì più volte
il suono di una tromba. Non vi prestò molta attenzione, neppure nel vedere
gli abitanti del villaggio uscire dalle loro abitazioni. Procedendo con passi
lunghi, mirava a raggiungere al più presto, il castello.
Gli abitanti del villaggio si riunirono al centro del paese, lasciando le loro
abitazioni incustodite. Gargamella vide un forcone nuovo abbandonato nel giardino
di una casa. Lo rubò, ridacchiando al pensiero di pungere il deretano
di Balthazar e spingerlo nella foresta per farlo cadere vittima dell'incantesimo
dei puffi.
* * *
Dalla groppa della cicogna, il Grande Puffo vide un gruppo di
uomini agitati davanti al castello di lord Balthazar.
La cicogna fu fatta atterrare poco distante da loro. Il Grande Puffo scese dall'uccello
e strinse il flauto. Doveva provare a richiamare l'attenzione di Lord Balthazar,
e questo lo costringeva a mostrarsi agli umani.
'Bianca, quando pufferò un fischio vola da me!' disse l'anziano puffo
alla cicogna, che si sollevò in volo e si posò sul ramo di un
albero, come una civetta.
Il puffo si avvicinò agli uomini. Erano troppo occupati a protestare
per accorgersi di lui. Non poteva durare, perché il Grande Puffo era
lì per parlare con Balthazar. Ascoltò attentamente di cosa i cacciatori
discutevano. Comprendendo il motivo del loro malcontento, aggrottò le
sopracciglia. Si girò verso il castello, accostò le mani ai lati
della bocca: 'Balthazar! Vergognati!'
I cacciatori udirono la voce possente del puffo e guardarono sotto di loro.
Appena lo videro indietreggiarono. Pensavano fosse uno spiritello dispettoso.
Il Grande Puffo si sentì leggermente sollevato quando vide la reazione
che aveva suscitato negli uomini. Ma non perse tempo a tirare un sospiro di
sollievo.
Un uomo, che doveva essere uno della servitù, si affacciò alla
finestra.
'Devo parlare col signore di questo castello, Lord Balthazar!' proseguì
il puffo 'Abbassa il ponte levatoio, per favore!'
Balthazar sedeva a capo di una tavola imbandita con stoviglie
di lusso e una quantità industriale di cibi ricchi di spezie. I camerieri
stavano in piedi ai due lati della tavola, nell'attesa di ordini. Anche lui
aveva sentito la voce del Grande Puffo, anche se al momento non lo riconobbe.
Lo stregone sbuffò, tenendo in mano una coscia di pollo ancora intatta:
'Bah, non l'hanno ancora capito! Chiudete tutte le finestre della mia stanza
e minacciateli che manderò i miei arcieri sul tetto! E avvertiteli che
non hanno scrupoli ad uccidere un uomo!'
I servi obbedirono, ma uno di loro, prima di chiudere la finestra si affacciò,
e vide l'esserino blu sostare a meno di un metro dal fossato.
'Signore! C'è un essere azzurro con la barba bianca ed un cappello rosso!'
'Che cosa?' urlò Balthazar, picchiando un pugno sul tavolo e facendo
tremare tutto ciò che vi era apparecchiato. Si alzò velocemente
dalla sedia lasciando cadere il pollo nel piatto.
'E' il Grande Puffo! Che cosa vuole?'
In quel momento giunse Gargamella, agitando minaccioso il forcone: 'Balthazar,
dannato ciccione! Ti farò passare la voglia di ammazzare i gatti a suon
di forcate nel tuo grasso sedere!'
Nell'avvicinarsi, Gargamella notò il Grande Puffo. Dimenticando i 'buoni
propositi', lasciò cadere il forcone e si precipitò sul folletto
blu. Il puffo suonò il flauto indietreggiando, Gargamella, i cacciatori
e persino gli animali nelle gabbie iniziarono a ballare, indipendentemente dalla
loro volontà. Suonò il flauto finché non fu abbastanza
lontano. Salì su una roccia e chiamò: 'Bianca!!!'
La cicogna si gettò in picchiata e volò rasoterra verso il Grande
Puffo. Con un balzo egli fu subito sulla groppa dell'uccello, ed insieme volarono
verso la cima del castello. I cacciatori, ancora sorpresi per la danza, si limitarono
a seguire la cicogna con lo sguardo. Gargamella imprecò stringendo un
pugno: 'Maledetto puffaccio! Mi è scappato ancora!'
Un cacciatore si avvicinò all'alchimista, gli mise una mano sulla spalla:
'E' un folletto dispettoso della foresta!' lo avvertì 'Abbiamo violato
la loro dimora, ci hanno mandato contro i mostri! E sembra vogliano punirci
ancora!'
'Ma quali folletti dispettosi e mostri!' ringhiò loro contro Gargamella,
colpendo in malo modo il braccio dell'uomo 'Quelli sono puffi e io sto dando
loro la caccia da molti anni! Ma mi scappano sempre!'
Bianca e il Grande Puffo videro avvicinarsi un'altra cicogna.
Su di essa c'erano Forzuto e Inventore, che reggeva una cassetta di legno per
gli attrezzi.
Le due cicogne atterrarono sullo stesso davanzale.
'Inventore, Forzuto!' Appena i puffi scesero dagli uccelli, il Grande Puffo
corse loro incontro a braccia aperte. I due giovani puffi gli presero le mani.
'Non potevamo puffarti solo contro Balthazar!' disse Forzuto.
'Dobbiamo puffare il ponte levatoio. E liberare gli animali!' rispose il Grande
Puffo
'Ci penso io!' affermò Forzuto sicuro di se, mostrando i muscoli.
Continua...
Sorpresa! Non è l'ultimo capitolo! Però siamo
verso la fine, e questo è innegabile. In realtà secondo la scaletta
questo DOVEVA essere l'ultimo capitolo. Invece, i piccoli cambiamenti
che sono avvenuti negli ultimi capitoli di 'Gli spari nella foresta' che ho
postato, hanno pesantemente influenzato ciò che dovrà succedere
adesso (erano solo due pagine di testo. In un attimo sono diventate sette e
le battute finali non le ho ancora scritte). Ho dovuto fare delle aggiunte per
far quadrare i conti arrivando a raddoppiare la lunghezza prevista per gli episodi
finali. Mi scuso per l'imprecisione nella previsione, perché onestamente
non mi aspettavo questo proseguimento. Così non mi sento di far previsioni
in proposito se il prossimo capitolo sarà l'ultimo o meno. Mi scuso.
Comunque riguardo le prossime Fan Fiction proverò a pubblicarle solo
quando tutti gli episodi saranno completi.
Takk og beklager ^ ^'
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Capitolo 11 *** Il salvataggio ***
Untitled Document
Gli spari nella foresta
Il salvataggio
In passato, i puffi erano già stati al castello di Balthazar,
perciò sapevano come muoversi.
Il Grande Puffo, Inventore e Forzuto entrarono in un vaso vuoto
e si consultarono.
'Io ed Inventore pufferemo gli animali. Tu puffa il ponte levatoio e sta' attento
agli uomini, specialmente a Gargamella!'
'Puffate su di me!'. Forzuto si sputò sulle mani. Inventore e l'anziano
puffo sorrisero, rasserenati dalla sicurezza del compagno.
I tre puffi fecero capolino, uno ad uno, dal vaso. Si guardarono
intorno. Due guardie ispezionavano il corridoio. Il Grande Puffo osservò
attentamente: 'Non dobbiamo preoccuparci di loro. Puffano con indolenza!'
Difatti una delle due guardie sbadigliò. L'altra si perse a guardare
fuori la finestra. I due uomini presero a discutere di frivolezze che nulla
avevano a che fare con Lord Balthazar o con la caccia.
L'anziano puffo diede il segnale. Il trio camminò addossato al muro e
scese la scalinata a chiocciola. Giunti al piano terra si divisero. Inventore
e il Grande Puffo si diressero alle prigioni.
Le segrete si trovavano al piano terra. Il corridoio che le
ospitava era buio, freddo e umido, la poca luce filtrava da una finestrella
sotto il soffitto. Sui mattoni cresceva il muschio. Le gabbie erano studiate
per gli umani, ma tra le sbarre erano stati aggiunte nuove stanghe in metallo,
più sottili, così vicine da non permetterne il passaggio ai puffi.
Stipati in esse, animali selvaggi, catalogati per razza e dimensione. Ma anche
cani e gatti domestici rapiti dai loro giardini. Poi, l'entrata di alcune prigioni
era una vera e propria porta di ferro, senza finestrelle. La porta non nascondeva
un puzzo di zolfo, segno che in quelle gabbie 'speciali' erano rinchiusi dei
draghi.
'Sono magrissimi!' commentò Inventore 'Stanno puffando di fame!'
Il puffo dalla salopette blu e con la matita incastrata dietro l'orecchio destro,
appoggiò la cassetta degli attrezzi e la aprì. Dentro, numerose
chiavi inglesi di varia lunghezza. Inventore afferrò la più lunga,
con prudenza si arrampicò lungo le sbarre della gabbia dei conigli, raggiunse
il buco della serratura e con la chiave inglese iniziò la sua opera di
scassinamento. La serratura saltò e la porta si socchiuse. Ad uno ad
uno, i conigli uscirono. Poi toccò ai cervi. Si era scelto per iniziare
a liberare prima le prede, i predatori dopo. Venne il turno dei draghi. I draghi
non erano carnivori, si nutrivano di fieno, zolfo e bevevano lava. La cosa a
cui inventore doveva stare attento era al loro soffio. Fortunatamente i draghi
non ebbero reazione aggressiva.
Infine fu il turno delle bestie più pericolose: i lupi, i cani ed i gatti.
Il Grande Puffo udì delle voci.
Il puffo Forzuto si crocchiò le dita delle mani, pronto
ad azionare la leva che avrebbe abbassato il ponte levatoio, permettendo agli
animali di scappare. Attorno a lui vide i conigli che saltellavano. Il puffo
salì cavalcioni sulla leva, puntò i piedi contro il muro e spinse,
ma la leva non si mosse di un millimetro. Intanto i cervi ed i draghi raggiungevano
il corridoio. Forzuto alzò lo sguardo. Vide un drago guardare minacciosamente
il ponte chiuso e soffiare fiammelle. Il puffo fece un altro sforzo. La leva
non si mosse e dal corridoio giunsero delle voci umane: 'Le bestie sono state
liberate!'
L'ultima serratura scattò. Tutti i carnivori furono liberati.
Ma un gatto, un maschio nero, grosso come una pantera attaccò Inventore.
Il Grande Puffo se ne accorse subito 'Puffati le orecchie!'. Inventore, bloccato
a terra dalla zampa del felino, obbedì. Il Grande Puffo suonò
nel flauto. Gli animali e gli uomini che stavano per raggiungere la stanza si
misero a ballare. Sempre coprendosi le orecchie con le mani, Inventore scappò
verso l'uscita.
Rimasto solo, il Grande Puffo continuava a suonare.
Inventore raggiunse l'uscita, ma il ponte levatoio era ancora
alzato. I soldati lottavano con le bestie per riportare l'ordine, ma le armature
li rendevano goffi.
Forzuto sbuffava, appoggiato contro il muro. Inventore gli corse incontro: 'Ci
sono problemi?'
'Solo che la leva è puffamente salda! Non riesco a far puffare il ponte
levatoio!' Rispose Forzuto rassegnato. Inventore saltò sulla leva: 'Vieni,
proviamo a puffarla insieme!'
I due puffi puntarono i piedi sul muro e provarono a spingere la leva verso
il basso. Non ottennero risultati. Si lasciarono cadere a terra, stanchi.
'Non è possibile, siamo prigionieri!' si lagnò Forzuto 'Certo,
noi possiamo puffare di qui con le cicogne, ma gli animali non possono puffare!'
Inventore sospirò. Poi scattò come se si fosse ricordato una cosa
importante: 'Forzuto, puffa un momento!'
Il puffino corse di nuovo verso le prigioni, con lo stupore di Forzuto che non
poté far altro che fidarsi.
Inventore raggiunse nuovamente le prigioni. Non dimenticò
di coprirsi le orecchie. Il Grande Puffo suonava, l'atteggiamento rilassato,
mentre uomini e animali davano segni d'affaticamento. Inventore prese la chiave
inglese con la bocca e tornò da Forzuto.
Forzuto guardò nuovamente la leva, sconsolato. Forse
era il caso di fare un ultimo tentativo. Inventore lo raggiunse e lo rassicurò:
'Forse è solo il caso di puffare qualche ingranaggio! Tu puffa la leva
verso il basso!'
Forzuto tornò sulla leva e piantò i piedi contro il muro. Inventore
entrò nella fessura sotto la leva. Trovò molte rotelle, più
di quanto si sarebbe aspettato. Le osservò un momento, toccò prudentemente
un ingranaggio con le dita. Avevano bisogno di un'oliatura. Inventore non aveva
portato il lubrificante. L'unica cosa che poteva fare era manomettere gli ingranaggi.
La maggior parte di essi erano a misura d'uomo, ma per qualcuno bastava la chiave
inglese di dimensioni puffiche.
Gli ingranaggi cedettero. Il puffo sbucò da sotto la leva: 'Forzuto,
prova ora!'
Forzuto spinse ancora la leva verso il basso. Non si mosse.
Inventore tornò all'interno della fessura: 'Ce ne sono altri! Non puffiamoci!'
Forzuto attese. Udì il rumore di pezzi di ferro cadere. Sbirciò
nella fessura sotto la leva.
'Forzuto, mi serve aiuto!'
Il puffino col cuore tatuato sul braccio raggiunse Inventore tramite la fessura.
Inventore era alle prese con l'ultimo ingranaggio a misura di puffo, particolarmente
saldo. Era frustrato: 'Ti prego, puffami una mano!'.
I due puffi afferrarono la chiave inglese con entrambe le mani e tirarono con
tutta la loro forza. I muscoli di Forzuto si evidenziarono sotto la pelle.
* * *
C'erano solo avanzi nei piatti eleganti della tavola di Lord
Balthazar. Lo stregone bevve l'ultimo bicchiere di vino, poi con un tovagliolo
in fine tessuto si pulì la bocca. 'Sparecchiate e gettate gli avanzi
ai piranha!'.
Un coniglio gli balzò sul tavolo. Lo stregone sussultò, prima
di adirarsi: 'E questo? Credevo di aver detto di chiudere le gabbie! Portatelo
via!'
Il servo afferrò il coniglio per le orecchie. Non fece un passo che vide
Balthazar sbiancare e sudare freddo. Un lupo annusava oltre la porta aperta
che portava al suo appartamento. Il Lord scattò in piedi: 'Barricate
la porta! Le bestie sono libere!'.
I servi obbedirono, ma la paura di Lord Balthazar crebbe al punto da costringerlo
a chiudersi in camera sua e nascondersi sotto il letto - o meglio - di provare
ad infilarsi sotto il letto.
L'ingranaggio saltò. Il ponte levatoio cadde davanti
ai cacciatori e a Gargamella. L'impatto li fece sussultare, ma poi compresero
che la via era libera. Come un esercito di barbari, il gruppo entrò nel
castello urlando parolacce.
Gli ingranaggi continuavano a girare incontrollatamente, anche se il ponte era
sceso. Inventore e Forzuto non riuscivano ad uscire dalla fessura. Appena si
alzavano in piedi, la velocità con cui gli ingranaggi giravano li faceva
cadere. Dietro di loro una grossa rotella li avrebbe schiacciati. La mano del
Grande Puffo prese il braccio di Forzuto. Inventore afferrò le gambe
di Forzuto. Così i due giovani folletti blu furono salvati.
'La mia chiave inglese!' disse Inventore, guardando sconsolato la fessura. La
leva era ancora posizionata in chiusura.
'L'entrata è stata puffata! Ora dobbiamo puffare gli animali fuori di
qui!' ricordò il Grande Puffo.
Alcuni animali varcarono l'entrata del castello e corsero verso i boschi.
Appena entrati, i cacciatori si guardarono in giro spaesati.
Uno gridò: 'Balthazar, vigliacco! Vieni fuori e dacci i soldi!'
Gargamella capì che i cacciatori non conoscevano il castello e si offrì
per far loro da guida: 'Ehmmm... io ci sono già stato qui! Vi porto direttamente
alle stanze di Lord Balthazar!' disse mellifluo. I cacciatori si affidarono
completamente a lui.
Tremante, con la testa tra le mani, mezzo infilato sotto il
letto, Lord Balthazar invocò i suoi soldati: 'Uccidete le bestie che
trovate in giro! Subito!'
I soldati però non potevano udirlo. Erano alle prese con gli animali,
che, mossi dalla fame, attaccavano con ancor più cattiveria. Le armature
li proteggevano dai morsi di lupi, cani e gatti, ma quando i draghi soffiarono
contro di loro il fuoco, li fecero ballare dal dolore. Rapidamente i soldati
si tolsero le armature roventi e le gettarono dove capitava. A questo punto
furono azzannati dai lupi e dai cani. Il Grande Puffo vide che l'attacco dei
carnivori non era limitato al morso. Volevano mangiarli.
'Inventore, Forzuto, puffate le orecchie!'
L'anziano puffo suonò il flauto avvicinandosi sempre più agli
animali e ai soldati che, seppur con le carni lacerate, furono costretti a ballare
al ritmo del flauto magico. Feriti i soldati, affamati gli animali, non ci volle
molto per stancarli.
Gargamella e i cacciatori provarono ad aprire la porta che portava
all'appartamento dello stregone, trovandola chiusa a chiave. L'alchimista si
mise da parte, mentre i cacciatori cercavano di buttare giù la porta.
All'interno dell'appartamento, gli arredi erano stati tutti messi ordinatamente
contro la porta. Ma dopo numerose spallate da parte dei molti cacciatori, la
porta iniziò a cedere.
'Vogliamo la ricompensa per il nostro lavoro!'
'Ti trasformerò in un topo e ti farò mangiare da Birba!'
Dalla sua stanza lord Balthazar tremò.
I puffi salirono le scale che portavano all'appartamento del
lord. Udirono il rumore delle spallate e voci confuse.
'C'è Gargamella!' commentò Forzuto. 'Vedo!' rispose il Grande
Puffo stringendo il flauto 'Sono distratti! Facciamo puffare gli animali dal
castello!'
Continua...
E' ufficiale che questa storia si sta rimodellando a dispetto
della scaletta. Il finale non sta cambiando, è quello che avevo deciso
fin dall'inizio, ma i dettagli mi stanno portando a superare di gran lunga la
lunghezza prevista per questa Fan Fiction dopo che avevo cancellato i fillers.
I puffi s'apprestano a salvare gli animali. Ed ora?
Hva skjer?
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Capitolo 12 *** I rinforzi ***
Untitled Document
Gli spari nella foresta
I rinforzi
Il cielo imbruniva. I puffi, in gruppi su un quintetto di cicogne
volava sopra la foresta.
Quattrocchi capitanava la fila, accanto a lui Stonato suonava una 'melodia'
che ricordava solo vagamente la 'Cavalcata delle Valchirie'. Gli altri puffi,
con il volto corrucciato, si coprivano le orecchie con le mani. 'Non abbiamo
tempo da puffare, che è meglio!' disse Quattrocchi. Le cicogne aumentarono
il battito d'ali, volando più veloci.
Raggiunsero il castello di Balthazar. Dalle finestre spente, ogni tanto si vedevano
dei bagliori. Poi delle persone attraversarono di corsa il ponte levatoio, col
sedere in fiamme, seguiti da diversi animali, tra questi un drago.
Quattrocchi si fece prendere da un attacco di fifa, così Stonato prese
il comando e condusse le cicogne all'interno del castello. I puffi videro gli
animali aggredire delle persone, e udirono le voci concitate venire dai piani
superiori. Il Grande Puffo, che stava per raggiungere il ponte levatoio con
Inventore e Forzuto, li vide e li richiamò. Facendo volare le cicogne
rasoterra, i puffi afferrarono il loro capo e i loro compagni, facendoli salire
sul dorso degli uccelli e si diressero ai piani superiori. Si nascosero sopra
un cornicione. Gargamella era tra i cacciatori.
All'interno dell'appartamento, i servi spingevano i tavoli,
gli armadi e le sedie per bloccare l'entrata.
Ma i cacciatori scardinarono la porta: 'C'è qualcosa che blocca l'entrata!'
'Spingiamo! E' solo mobilia.
I servi di Balthazar, in sei e dal fisico mingherlino, con un ultimo tentativo
disperato portarono tutto il loro peso sui mobili. Ma sentirono i loro piedi
scivolare sul pavimento. Dall'altra parte, oltre una ventina di cacciatori,
incitati da un alchimista vestito di stracci, senza fatica stavano liberando
il passaggio tra il muro e i mobili. Quando ci fu abbastanza spazio, ad uno
ad uno entrarono nell'appartamento. Appena li videro, i servi di Lord Balthazar
cercarono nascondigli. Ma avendo spostato tutti i mobili non ne trovarono. Furono
abbrancati dai cacciatori che li bloccarono con le spalle al muro: 'Dov'è
il vostro Lord? Parlate, o sarete defenestrati!'
Tremanti, i servi accennarono ad indicare una direzione, quando videro i mobili
prendere fuoco.
'Che succede?' disse Gargamella
'Sono i draghi!' urlarono in coro i cacciatori. Lasciarono andare i servi e
nel panico corsero in tutte le direzioni. I mobili in fiamme furono spinti a
terra ed i draghi entrarono, seguiti da cani scheletrici. I presenti furono
assaliti indistintamente.
'Puffi!' urlò il Grande Puffo sollevando il flauto davanti a loro. Ad
uno ad uno, i puffi coprirono le orecchie con le mani. Le cicogne fecero altrettanto
con le ali. L'anziano puffo annuì con la testa e suonò il flauto,
i cacciatori, gli animali e Gargamella danzarono. A causa della denutrizione,
gli animali si affaticarono subito. Il Grande Puffo smise di suonare quando
fu sicuro che le bestie non erano più in grado di nuocere. Saltò
in groppa a Bianca e volò verso gli uomini e Gargamella, indicò
loro il corridoio addobbato con le teste degli animali uccisi negli anni precedenti:
'Balthazar si trova nella stanza alla fine del corridoio laggiù!'
Quando la sala fu sgomberata, gli altri puffi saltarono in groppa alle altre
cicogne e svolazzarono in cerchio sopra gli animali. Stonato suonò la
tromba attirando la loro attenzione. I cani cercarono a balzi di addentare le
cicogne, che volavano troppo in alto per poter essere azzannate. I draghi si
innervorisono ed iniziarono a sbuffare fumo dalle narici. Era fatta. I puffi
portarono le cicogne verso le scale, assicurandosi che gli animali li seguissero.
Raggiunsero i piani di sotto. Alcuni animali si unirono spontaneamente ai draghi
e ai cani nell'inseguimento delle cicogne. Per gli altri, Stonato dovette strombazzare
per attirarne l'attenzione.
Nella sua stanza, Lord Balthazar, appoggiato alla porta, asciugò
il sudore causato dal ballo. Essendo grasso e poco avvezzo al moto, era più
affaticato degli altri. Gettò uno sguardo alla stanza.
Pochi i mobili, tanti i suppellettili inutili. Pensare di barricarsi in camera
era irrealistico.
Un colpo lo fece sussultare e cadere in avanti. I cacciatori, a turni prendevano
a spallate la porta. Gargamella, con la coda dell'occhio, vide il Grande Puffo
e Bianca sul cornicione.
Sul ponte levatoio, ormai illuminato dalla luna piena, un esercito
di animali di varia razza e dimensione attraversò il ponte.
'Evviva! Li abbiamo liberati tutti!' urlarono i puffi.
'Non abbiamo ancora finito!' disse Quattrocchi con aria saputella e l'indice
alzato 'Non devono puffare verso il villaggio, che è meglio!'
I puffi lo squadrarono con sguardo omicida, ma non lo mandarono in orbita a
calci. Dopotutto aveva ragione. Stonato riprese a suonare la tromba, gli animali
ringhiarono. Le cicogne volarono verso il bosco, scomparendo tra gli alberi,
inseguite dagli animali.
* * *
> CRACK <
Il rumore agitò Lord Balthazar, si girò
e vide la porta spezzata in due. Un ultimo colpo la forzò del tutto.
I cacciatori si lanciarono sullo stregone e lo picchiarono.
'Basta, pietà!' urlò il Lord, ma i cacciatori non lo ascoltarono.
Il Grande Puffo guardò il suo flauto e poi i cacciatori. Poi ancora il
suo flauto. Aprì la bocca.
Gargamella doveva essersi assentato, il Grande Puffo lo vide correre nel corridoio
reggendo una scala. Per la sorpresa dimenticò quello che stava facendo.
L'alchimista si fermò a distanza di sicurezza dai cacciatori, contemplando
la scena. Sorrise: 'Ben ti sta, stupido ammazzagatti!'
Poi fissò il cornicione. Il Grande Puffo lo guardava. L'alchimista appoggiò
la scala al muro, ma il puffo scappò prima di esser raggiunto.
'Poco male! Vorrà dire che ti raggiungerò così!'
Gargamella si appese al cornicione con le mani e inseguì il puffo in
quel modo. Il Grande Puffo mise le dita sui buchi del flauto e suonò
il motivetto dei puffi, la 'Canzone della Gioia'.
Immediatamente i cacciatori smisero di picchiare Balthazar e ballarono. Anche
Balthazar ballò, e così i servi del Lord. Gargamella mollò
la presa e cadde, per il potere del flauto si alzò subito e danzò
con gli altri, non potevano fermarsi nemmeno se lo volevano. Suo malgrado anche
la cicogna Bianca finì sotto l'influsso del flauto. Ballarono fino a
quando svennero dalla fatica.
Il Grande Puffo udì il suono di un oggetto di metallo cadere. Era una
chiave, si trovava accanto a Gargamella.
L'anziano puffo, con uno spago, legò mani e piedi ai presenti, eccetto
i servi di Balthazar e lasciò un biglietto:
Per motivi di sicurezza, siete pregati di
non slegare nessuno,
fino a quando i cacciatori e l'uomo vestito di nero
non saranno portati fuori dal castello.
Grazie - il Grande Puffo.
Il Grande Puffo prese la chiave di Gargamella. La riconobbe,
era la chiave della gabbia sospesa che si trovava nella sua catapecchia. Chiamò
la sua cicogna: 'Bianca!'
Non la vide arrivare
'BIANCA!'
Ancora nulla.
Il Grande Puffo si guardò intorno. La vide per terra,
distante dagli uomini. Le corse subito incontro e le diede degli schiaffi leggeri.
La cicogna aprì lentamente gli occhi. Il puffo tirò un sospiro
di sollievo, quando, seppur stordita, la vide alzarsi sulle zampe.
Quando la cicogna si riprese completamente, il puffo le salì
in groppa: 'Alla catapecchia di Gargamella!'
La cicogna corse lungo il corridoio, verso la camera di Lord Balthazar. Con
un battito d'ali prese il volo schivando i cacciatori dormienti ed uscendo dalla
finestra aperta.
Facendosi trasportare dal vento si diresse alla catapecchia del nemico.
Bianca atterrò davanti alla porta della catapecchia.
Stringendo il flauto e la chiave, il Grande Puffo scese dal dorso dell'uccello
e si avvicinò all'entrata con prudenza. La porta era accostata, probabilmente
erano stati i gatti.
L'anziano puffo spinse la porta, lasciando lo spazio sufficiente per far passare
Bianca in volo.
Nel buio intravide la gabbia. Al suo interno, Cattivus camminava in circolo,
incurvato e con le mani dietro la schiena. Appena udì uno scricchiolio,
il malefico puffo guardò di sotto e vide il Grande Puffo. Si prostrò
a terra piagnucolando: 'Fammi puffare Grande Puffo! L'alchimista brutto e cattivo
mi ha puffato qui dentro!'.
Il Grande Puffo alzò gli occhi al cielo e salì in groppa a Bianca.
Con un battito d'ali, la cicogna si sollevò in aria e raggiunse la gabbia.
Il Grande Puffo prese il lucchetto e infilò la chiave. Cattivus era in
trepidante attesa. In quel momento entrò Birba. Solo il puffo Cattivus
lo vide, ma non disse nulla.
Il lucchetto saltò e cadde davanti al famiglio rosso che, con una zampata,
lo spinse lontano, poi guardò in alto, agitando la coda.
Il Grande Puffo aprì la porticina e aiutò Cattivus a salire sul
dorso di Bianca. Appena si sentì al sicuro, il malvagio puffo spinse
l'anziano facendolo cadere. Birba aprì le fauci. Bianca girò su
se stessa facendo cadere anche Cattivus, poi volò in picchiata, salvando
il Grande Puffo che cadde sulla sua groppa, infine con un testacoda raggiunse
il puffo Cattivus e col becco lo prese per i pantaloni, poco prima che finisse
nelle fauci del gatto. Birba miagolò e si lanciò all'inseguimento
del volatile, che varcò la porta sollevandosi sopra la foresta, lasciando
il gatto gnaulante a terra.
* * *
Gargamella sentì i vestiti umidi. Aprendo
gli occhi vide dei fili d'erba.
Si sedette, le ossa erano doloranti. Si alzò massaggiandosi la schiena.
Constatò di trovarsi nel prato davanti al castello di Lord Balthazar.
Il ponte levatoio era abbassato, ma un cancello sbarrava l'entrata. Attorno
a lui non c'era nessuno: 'Ma cosa diavolo è successo? Ah! Ora ricordo!
Quell'orrendo flauto!'
Il forcone rubato era ancora in mezzo al prato. Gargamella lo prese e usandolo
come stampella si incamminò verso il paese. In quel momento la gente
si stava svegliando. I contadini uscivano dalle loro abitazioni già vestiti,
camminando piano per non svegliare i famigliari.
'Ah dannazione, devo tornare alla mia casa!' Ringhiò Gargamella tra se,
stringendo forte il forcone. Qualcuno lo sentì: 'Serve aiuto collega?'
Gargamella si girò. Vide un anziano contadino alla guida di un carro
trainato da due giovani asinelli.
'Se non hai un carretto, ti accompagno!'
Lasciando cadere il forcone, Gargamella salì sul carro con una sveltezza
che pareva avesse dimenticato il mal di schiena: 'Alla catapecchia ai bordi
del bosco! Io abito li!'
'Hooo!' Il contadino fece partire gli asini, la carrozza prese una stradina
che fiancheggiava la foresta.
Giunto a destinazione, Gargamella scese dal carretto
senza neppure ringraziare il contadino. Quest'ultimo si limitò a sospirare
e a far girare il carro per tornare indietro, mentre l'alchimista si dirigeva
verso casa trionfante: 'Un bel puffetto m'aspetta immobile nella gabbia!'.
Notò la porta accostata, ma diede subito la colpa a Birba. Spalancò
la porta. La luce del sole colpì la gabbia vuota, con la porticina aperta.
'Ma come...' frugò nella sua tasca. La chiave non c'era. Era per terra,
sotto la gabbia
Si buttò per terra piagnucolando e picchiando i pugni per terra.
> Maledizione! Che stupido che sono stato! Devo aver posato
la chiave sopra la gabbia e lui ne ha approfittato per scappare! Buuuhuhuhuhu!
<
Nello stesso momento entrò in casa Birba. Quando vide
il padrone disperato gli si sedette accanto, abbassò le orecchie e gnaulò.
* * *
In breve:
dopo il salvataggio degli animali e la lezione impartita ai
cacciatori, i puffi godettero dei tre giorni di vacanza promessi dal Grande
Puffo. Poi ripresero a lavorare come avevano sempre fatto. Il Grande Puffo notò,
con piacere, i volti distesi dei suoi piccoli puffi, che, con picconi, vanghe
e tronchi ricavati dai rami degli alberi si dirigevano alla diga. Prima dell'avventura
in cui il villaggio si divise, in cui dovettero persino allearsi con Gargamella,
l'atmosfera non era così serena. Era evidente che i puffi avessero bisogno
di una vacanza, e, forse, di una lezione di vita. Il Grande Puffo stesso, seppur
non più giovane, partecipò ai lavori per la manutenzione della
diga.
Del puffo Cattivus si raccontò che, quando Bianca atterrò al villaggio
dei puffi posandolo in terra, questo insultò pesantemente il Grande Puffo,
poi entrò in casa sua, prese un fagotto e se ne andò senza salutare.
I puffi non lo videro mai. Il puffo Cattivus viaggiò molto, usufruendo
clandestinamente dei mezzi di trasporto degli umani, fino a giungere in un villaggio
di gnomi banditi e fate esiliate dal loro regno a causa della cattiva condotta.
Il malefico puffino fu sottoposto ad un test che costituiva nel rubare dell'oro
ad una povera famiglia umana. Superò la prova e fu accolto. Ancora sogna
la disfatta del Grande Puffo e la sua ascesa al villaggio come signorotto.
La gatta salvata da Gargamella e dai puffi guarì. Gargamella, accompagnato
da Birba, la portò nel bosco per liberarla. Quando Gargamella e Birba
tornarono a casa, la gatta fu sul punto di seguirli, ma vide passare un topino
di campagna e si lanciò all'inseguimento di esso. L'inseguimento la portò
nell'accampamento dove Cattivus ed i suoi nuovi amici avevano sede. I piccoli
briganti furono inseguiti e per salvarsi dovettero abbandonare i loro tesori,
in quanto troppo pesanti.
FINE
Ho terminato la mia FF... è la storia più lunga mai terminata
in tutta la mia vita. Dodici capitoli.
Purtroppo su Word non riesco a vedere da quante pagine è composta questa
FF perché mi da spesso 'errore', ma dovrebbero essere 35 o 40.
Gli ultimi capitoli sono stati completamente stravolti. Fino al capitolo sette
ho rispettato il plot originale, con la dovuta cancellazione dei filler e l'aggiunta
di alcune parti per dar forza alla storia. Le piccole trasformazioni nei capitoli
precedenti mi hanno stravolto l'andamento degli ultimi capitoli. In origine,
Lord Balthazar doveva agire in modo più stupido e il Grande Puffo avrebbe
fronteggiato gli umani da solo, quasi senza intoppi poiché tutti impegnati
a picchiarsi. Anche nella nuova versione i cacciatori preferiscono picchiare
Lord Balthazar anziché pensare ai puffi, di cui hanno paura. Ho quindi
preso in considerazione le barriere architettoniche e i pericoli costituiti
dagli animali.
L'epilogo è stato riassunto. Sarebbe stato noioso da scrivere come una
storia vera e propria, eppure c'erano ancora dei punti che andavano risolti,
per esempio, cosa ne sarebbe stato della gattina selvatica? E del puffo Cattivus?
Spero, nella prossima FF di riuscire a scrivere un finale ed un epilogo migliore.
Per ora ho scritto la trama ed ho in mente un finale aperto, ma non ho ancora
scritto nessuna scaletta e mi serve un pò di documentazione. Inoltre
per un pò della prossima FF se ne farà poco, visto che ho intenzione
di passare i miei prossimi due mesi a lavorare alla mia original, che, comunque
non pubblicherò su EFP fino a quando non riuscirò ad avere almeno
una storia inserita tra le scelte. Con questo non dico di proporre una mia storia
ora in modo indiscriminato. Ci terrei che ad essere inserita tra le scelte sia
una mia storia futura, qualitativamente migliore di queste quattro fan fictions
pubblicate. Per me avere una storia inserita tra le scelte significherebbe che
ho raggiunto un livello abbastanza buono da permettermi di riuscire a gestire
meglio anche la mia storia originale senza dovermi preoccupare troppo. Comunque
sono contenta di aver scritto questa fan fiction. Mi ha fatto sudare molto,
ma esser riuscita a scrivere dodici capitoli per me è un grosso traguardo.
Dubitavo che un giorno ci sarei riuscita.
Takk og ha det bra!
Ci rivedremo quanto prima quest'autunno con
Metalocalypse - The caged rabbit (con gli sfiga-fandom si va alla
grande), sperando di ritrovare gli episodi che sono stati cancellati, per evitare
l'OoC (è una AU).
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