Complicated Love...

di _YeongWonhi_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAMBIO DI VITA ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: CONOSCENZE ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: MERAVIGLIA ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: AL MIO FIANCO ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5:CONFUSIONE ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: ATTRAZIONE ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: RIFLETTERE ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: SOLI IO E TE ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: IN PISCINA ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10: OPPORRE RESISTENZA ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: AMICIZIA ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12: SPIEGAZIONI ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13: SOVRACCARICO ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14: IMPREVISTI ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15: ABBANDONO TOTALE ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16: FORSE STO IMPAZZENDO ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17: RINASCERE ***
Capitolo 18: *** AVVISO ***



Capitolo 1
*** CAMBIO DI VITA ***


CAPITOLO 1:

 

Mia madre rientrò in casa con un sorriso stampato in faccia,rendendola più bella di quel che già era. Io,personalmente, non la sopportavo da quando avevo perso la persona per me più importante,ovvero mio padre. Era passato un anno ormai,ma mia madre sembrava già essersene dimenticata,io la odiavo per questo. Come poteva non pensare più a lui? Io ogni sera continuavo a piangere con i singhiozzi che si facevano largo nel mio petto,e lei se ne stava tranquilla in sala,facendo finta di non sentire il mio dolore. Lei aveva cominciato a pensare solo ai soldi,e stava costruendo una barriera di emozioni su di sé. Prima eravamo una cosa sola,io lei e papà. Io mi confidavo sempre con mia madre,le dicevo i miei problemi,i miei primi amori,e lei mi raccontava della sua vita,di quanto le era stato difficile accudirmi a soli 13 anni,e ricordava con le lacrime agli occhi di quanto l’avesse aiutata mio padre,anche lui giovanissimo. Mi hanno avuto presto,troppo presto,mia madre aveva 13 anni,mentre mio padre ne aveva già 16. La loro relazione non piaceva a nessuno,né dalla parte di lei,né da quella di lui. Lei era cresciuta in un ambiente non adatto all’infanzia,suo padre si ubriacava di continuo,sua madre gli urlava sempre contro,dando vita ad animate litigate. Lei era stufa,e cercò conforto nel suo ragazzo. Il giorno in cui scapparono,avvenne il mio concepimento,quasi senza che se ne rendessero conto,erano troppo distrutti dal dolore della consapevolezza di ciò che avveniva nelle loro famiglie. Quando rientrarono a casa furono insultati dai genitori di lei e la cacciarono di casa prima che io nacqui. I genitori di mio padre,nonostante non approvassero quella situazione,la accolsero in casa,sentendosi responsabili in qualche modo. La storia riguardante i miei genitori era fatta così,piena di sacrifici e dolore. Io ero la loro unica salvezza,ma a quanto pare per mia madre non era più così da quando era avvenuta la nostra disgrazia. Mio padre perse la vita in una sparatoria in banca,a causa di una rapina. Da quel momento mia mamma smise di parlarne,anzi,di parlare proprio. Mi privò delle sue attenzioni,mi privò di tutto ciò di cui avevo bisogno alla mia età. Ormai ero quasi maggiorenne e necessitavo di poco,ma quel poco non mi era concesso. Nel mio cuore sapevo che non era colpa sua,quel suo comportamento era dovuto alla perdita dell’uomo più importante della sua vita. Ma non contò tanto la causa,più che altro gli effetti. Ed io ne ero una vittima. Quella sera mi feci coraggio e provai ad instaurare un qualche tipo di conversazione,la odiavo,ma mi mancava.

-“Come mai quel sorriso?” chiesi,sinceramente curiosa.

-“Non puoi nemmeno immaginarti quello che è successo!” rispose,cosa che non mi aspettavo. Pensavo mi avrebbe ignorata,come era solito fare.

-“Posso venirne a conoscenza?” insistetti.

-“Certo! Anche perché riguarda anche te in qualche modo.” Quella notizia mi lasciò interdetta. La mia mente non era in grado di assimilare quella frase nel pieno del suo significato. Poi proseguì sfacciatamente:

-“Te ne avrei dovuto parlare già tempo fa,ma non ne ero sicura. Comunque fatto sta che ho cominciato a frequentare un ragazzo circa tre mesi fa,abbiamo deciso di andare a convivere.” Se la rivelazione di poco fa mi aveva sbalordito,questa mi rese incapace di ragionare. Non riuscivo a capacitarmi del fatto che nel giro di qualche mese dalla morte di mio papà aveva già trovato qualcuno con cui rimpiazzarlo.

-“Quanti anni ha? Come si chiama? Chi è? Che fa?” tutte domande che la mia bocca sputò come un rantolo.

-“Ha 21 anni,è famoso,forse lo conosci,si chiama Tom Kaulitz.”

-“L’ho sentito dire,dovrebbe fare parte di un gruppo. Ma è troppo giovane per te!”

-“Solo nove anni di differenza!” precisò con disappunto verso la mia osservazione.

-“Lo ami? Ti piace? Perché vuoi fare questo? Mi odi così tanto?”

-“Mi piace,almeno è ricco! Sai quanti regali potrò farti? E comunque io non ti odio!” rispose sorridendo. La frase “almeno è ricco” risuonava vigorosamente nella mia mente. Non potevo sopportare una cosa del genere.

-“Pensi solo ai soldi,mi fai schifo! A me non me ne frega dei regali! Io voglio solo l’affetto! Come puoi fare questo a Jeremy?!” urlai ormai devastata nel profondo. Uno schiaffo mi arrivò preciso al centro della guancia,facendomi bruciare la parte destra del volto,in modo alquanto fastidioso.

-“Non osare rivolgerti così a me! E quanto meno a nominare tuo padre!” quando disse così mi parve di notare un briciolo di sentimento in quella donna,che non riconoscevo più come mia madre. Le voltai le spalle,come a cancellare ciò che era appena successo,inutilmente,questo momento sarebbe rimasto per sempre nella mia memoria.

-“Prepara le valige. Dopo domani ci trasferiamo da Tom.” disse in conclusione. Non volevo che i fatti si svolgessero in questo modo. Non era giusto,c’era qualcosa che girava storto.

Papà,sappi che nel mio cuore rimarrai sempre e solo tu. Sei l’unico uomo che io possa mai amare. Mi manchi,mi mancano le tue risate,i tuoi abbracci,i tuoi baci sulla fronte per darmi la buonanotte. Ti voglio bene.”

Fu l’ultima cosa che pensai,prima di gettarmi a capofitto nelle lenzuola del mio letto con le lacrime a rigarmi le guance.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: CONOSCENZE ***


Grazie alle recensitrici :memy881, Kyara Agatha Mainlander,Jiada95,Veri_995....   Sono felice che la storia vi piaccia,spero continuerete a leggerla... ^_^
Grazie anche a chi legge e basta...


BUONA LETTURAAAAAA!! KUSSEN,Alice...

CAPITOLO 2:

 

Purtroppo il giorno che io paragonavo alla mia condanna era giunto. Mia madre mi aveva costretto a fare le valigie contro la mia volontà. Non avevo molto da portarmi dietro,ma mi ero ostinata tantissimo nel raccogliere tutte le foto di famiglia e nasconderle nel diario di scuola. Odiavo questa nuova vita,odiavo tutto ciò che mi stava capitando. Il mio unico desiderio era quello di scappare,di farmi una nuova vita. Ma ovviamente non mi era possibile,non mi era possibile niente,e questo lo detestavo.

-“Sei pronta?” mi chiese Jessica,ormai volevo smetterla di considerarla una madre.

-“Si.” Mi limitai a dire solo questo monosillabo,lo sconforto mi dominava senza ostacoli. Ogni speranza sembrava vacillare ed andare in frantumi. Ogni cosa sembrava perdere significato. Mi sarebbe toccato voltare le spalle al passato,come stava facendo Jessica. Ma lei non sapeva che io non avrei mai dimenticato mio padre,e non doveva farlo nemmeno lei. Avrei fatto di tutto per impedirglielo.

-“Andiamo!” esclamò altezzosa. Io uscii svogliatamente dalla mia camera,che probabilmente sarebbe stata di qualcun altro ora. Stava succedendo tutto troppo in fretta. Salimmo in macchina senza proferire una singola parola. Solo che il silenzio mi deprimeva ancora di più,così decisi di farmi coraggio.

-“Posso sapere come lo hai conosciuto?”chiesi.

-“Non è importante.” Disse scontrosa.

-“Io direi che devo saperlo!” insistetti.

-“E va bene! Lui è chitarrista,fa parte di un gruppo famoso,ed io sono un’intervistatrice.”

-“Da quando? Credo di essermi persa qualcosa.” Rimasi stupita da quell’affermazione,non mi aveva detto niente. Così volli approfondire l’argomento.

-“Da qualche mese! Fatto sta che l’ho incontrato.”

-“Come hai fatto ad ottenere quel lavoro? E come mai lui,un bel ragazzo giovane,avrebbe dovuto interessarsi a te?”

-“Ho ottenuto quel lavoro grazie a delle conoscenze. E comunque non ha importanza. E si è interessato a me per la mia bellezza.” Disse con una smorfia.

-“Che sei bella non ci sono dubbi,ma mi sembra strano che punti sulle donne più grandi.”

-“Noi donne abbiamo più esperienza,è normale che i ragazzi rimangano affascinati da noi. Soprattutto se abbiamo una certa età e la nostra bellezza rimane intatta,impedendo di intuirne l’età.”

-“Se lo dici te.” Dissi sgarbatamente. La situazione mi sembrava troppo strana. Lui potrebbe essere stato il mio ragazzo in base all’età,non il suo. Fatto sta che mi stava già antipatico. Anche se non lo conoscevo ero già ostile a costui. Solo per il semplice fatto che avrebbe dovuto sostituire mio padre.

-“Ma la nostra casa che fine farà?” chiesi poi,emergendo dai miei pensieri contrastanti.

-“L’ho messa in affitto per guadagnarci qualche soldo,così se qualcosa dovesse andare storta potremmo tornare là. Ovviamente non sono così scema da venderla.” Rispose con fare ovvio. “Peccato che era scema per altre cose” mi ritrovai a pensare.

-“Dove abita?” domandai.

-“Qui a Magdeburgo. Ci vuole solo un quarto d’ora da casa nostra. Quindi stai tranquilla,Evelyn!”

-“Mai stata così tranquilla.” Replicai sarcastica. Poi,ormai stufa della conversazione,presi l’mp3 e cominciai a lasciarmi cullare dalle note della musica a tutto volume. Nemmeno il tempo di ascoltare due canzoni per intero che la macchina si arrestò di colpo,facendomi quasi spaventare. La mano di Jessica mi strappò la cuffia dall’orecchio per dirmi un semplice:

-“Siamo arrivati!”. Innervosita da quel gesto irruente scesi dall’auto prendendo le mie valige. La casa che ebbi davanti agli occhi era una villetta dalle modeste dimensioni,e dovetti ammettere che era bellissima,ulteriore prova della ricchezza di Tom. Jessica si precipitò al cancello,suonando insistentemente il campanello. Io fossi stata in lui sarei uscita a l’avrei strozzata. Una faccia a me conosciuta fece capolino dalla porta,con uno sguardo felice,troppo felice.

-“Jessica,finalmente sei arrivata. Ti stavamo aspettando!” esclamò il ragazzo. L’avevo già visto un miliardo di volte in televisione,ma vederlo dal vivo faceva un altro effetto. Era davvero bello. Giunse a passo lento e armonioso fino a noi e ci aprì il cancello. Salutò mia madre con un bacio sulla guancia. Poi si voltò verso di me,porgendomi una mano,che io strinsi di malavoglia.

-“Piacere! Sono Bill Kaulitz,cantante…” cominciò la sua presentazione.

-“Si,lo so chi sei.” Lo interruppi innervosita “Piacere! Evelyn!”

-“Hai un bel nome.” Provò a mostrarsi gentile,ma sapevo che in fondo,dopo la mia rispostaccia,non gli stavo più simpatica.

-“Seguitemi!” aggiunse poi “Mio fratello è dentro e vi stava aspettando.”

-“Sei per caso il maggiordomo?” sbottai divertita,sembrava decisamente un cameriere.

-“Spiritosa.” Disse,assumendo un’espressione contrariata al mio comportamento.

-“Evelyn! Smettila immediatamente!” mi rimproverò Jessica.

-“Agli ordini,capitana.” Ribattei,ero stufa di obbedire ad ogni sua parola.

-“Che caratterino!” borbottò Bill.

-“Qualche problema?” chiesi,dimostrando di averlo sentito.

-“No,sono abituato a certi atteggiamenti da bimbetta!” rispose pronto. Primo colpo affondato. Allora anche lui sapeva rispondere,non lo avrei mai detto.

-“Cominci a farti intendere.” Notai sorridendogli amichevolmente. Se prima mi sembrava altezzoso,ora mi iniziava a stare simpatico. Lui ricambiò il sorriso e ci accompagnò all’interno della casa,sotto lo sguardo infastidito di mia madre. La sala era la prima stanza visibile appena entrati,dalle dimensioni piuttosto grandi e dai colori accoglienti. Forse non sarebbe stato così tremendo vivere qui. Ma cambiai subito idea quando vidi la figura di Tom venirci incontro.

-“Ciao Jessica!” esclamò felice,abbracciando calorosamente la donna al mio fianco. Poi il suo sguardo si posò su di me,e provai un brivido di rabbia dentro,sembrava che mi stesse ispezionando con quei suoi occhi color nocciola.

-“Tu dovresti essere Evelyn,giusto?” chiese amichevole.

-“Si,e tu dovresti essere Tom.” dissi priva di intonazione.

-“Ehm..si.” rispose intimidito dal mio atteggiamento indifferente.

-“Bene,ora che siamo tutti insieme parliamo un po’.” Propose Jessica. Io la fulminai con lo sguardo,senza guardarla veramente.

-“Io non ne ho voglia. Bill,non è che potresti mostrarmi qual è la mia stanza,per favore?” chiesi gentilmente. Il gemello moro mi stava simpatico,per il semplice motivo che non avrebbe dovuto sostituire nessuno nella mia vita. Tom rimase allibito di fronte alla mia contrarietà. Speravo avesse già capito che con me non sarebbe mai riuscito ad instaurare un buon rapporto.

-“Certo. Se vuoi ti porto anche le valige!” propose.

-“No,grazie. Faccio da sola.” Replicai. Poi lo seguii per un lungo corridoio,fino ad arrivare davanti ad una porta.

-“Questa è la tua stanza,è accanto alla mia.” Disse indicando una porta laterale a quella di fronte a me. “Se hai bisogno di qualcosa sai dove trovarmi.”

-“Perfetto!” esclamai. “Potresti aiutarmi a sistemare le mie cose?” domandai poi.

-“D’accordo. Mi auguro solo che non siano troppe.” Disse,grattandosi il collo.

-“Tranquillo.” Insistetti. Poi aprii la porta trascinando le due uniche valige che avevo al suo interno. La camera non era niente male,le pareti erano azzurre e donavano un senso di pace estrema. Il letto posizionato al centro aveva l’aspetto di essere molto comodo e soffice. Gli armadi ai lati erano in legno chiaro,belli,e spaziosi.

-“Ti piace?” chiese speranzoso Bill.

-“Si si. Va benissimo.” Risposi,cercando di essere il più gentile possibile. Poi cominciammo a disfare le valige. Osservai i modi di fare di Bill e li apprezzai sin da subito,sembrava un ragazzo a posto,con la testa sulle spalle.

-“Chi è quest’uomo?” domandò incuriosito,indicando la persona in una foto sbiadita dal tempo. Non riuscii ad impedire che una lacrima attraversasse la mia guancia.

-“Quello è mio padre,è morto.” Dissi,asciugandomi velocemente.

-“Oh…lo so…” disse,seriamente dispiaciuto di aver sollevato la questione.

-“Non ti preoccupare. Non è colpa tua.”cercai di tranquillizzarlo con un sorriso dolce,e ci riuscii.

-“Continuiamo a sistemare le cose!” esclamò lui,riprendendo vitalità. Non me lo feci ripetere una volta e riprendemmo il nostro lavoro,che venne portato a termine nel giro di mezz’ora nemmeno.

-“Posso farti una domanda?” chiesi improvvisamente.

-“Si,anche più di una.” Rispose tranquillamente.

-“Come mai tuo fratello si è interessato a mia madre?”

-“Oh,bella domanda. Lui è sempre stato considerato il donnaiolo della band,insieme a Georg,il nostro bassista,i giornali creavano molte fantasie su ciò. Lui ormai era stufo così ha deciso di trovare una donna che stesse al suo fianco. I giornali ne parleranno molto,facendo sparire la figura del “sexgott”.”

-“Ma Jessica le piace davvero? E poi perchè proprio lei,che è più grande di nove anni?”

-“Da come lo conosco si. Ma non si tratta di amore,non ancora. Comunque perchè è la donna che ha incontrato al momento giusto,a quanto pare. Nel senso che quando ha deciso di cercarne una,è arrivata lei. Come se l'avesse deciso il destino.”

-“Ah...Comunque menomale che non è amore per ora.” Dissi sospirando.

-“Perché?” domandò incuriosito da tale affermazione. Non volevo che sapesse tutta la storia,ma mi ritrovai ugualmente a parlargliene,forse come sfogo.

-“Perché mio padre è morto solo un anno fa,e io non voglio che venga rimpiazzato così facilmente. Mi dispiace ma io odio tuo fratello,lo odio perché dovrebbe prendere il posto di mio padre. Quando scommetto che non sa neanche cosa vuol dire tale responsabilità!”

-“Ti capisco,ma non puoi odiarlo per questo. Non è colpa di Tom.”

-“Non mi interessa di chi è la colpa. I fatti sono questi,e non possono cambiare.”

-“Come vuoi…Però non odi anche me,vero?”

-“No..per ora. Diciamo che mi stai leggermente simpatico. Almeno questa è un impressione.” Dissi divertita.

-“Come leggermente?!” replicò,fingendosi offeso.

-“Ti conosco da appena un’ora,devo ancora identificare il tuo carattere.” Mi spiegai con facilità.

-“Hai ragione.” Disse,per poi alzarsi dal letto sul quale ci eravamo seduti.

-“Dove vai?” chiesi curiosa.

-“A vedere come procede di là.” Rispose “Vuoi venire anche te?”

-“No,grazie. Rimango in camera a fissare il soffitto.” Dissi.

-“Come ti pare…A più tardi.” furono le ultime parole che sentii,seguite dal cigolare della porta che si chiudeva sul pavimento. Poi ripresi l’mp3,mi sdraiai sul letto e cominciai a canticchiare le canzoni che si susseguivano lentamente.

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: MERAVIGLIA ***


Ringrazio,come al solito,chi mi recensisce:elly__, memy881, Veri_995, emobilla483...GRAZIEEE!!
Ringrazio anche chi legge e basta....


BUONA LETTURAAAA!! KUSSEN,ALICE..

Recensite??!!...xP

CAPITOLO 3:

 

Andò a finire che mi addormentai tra una canzone e l’altra. Ma il sonnellino non durò per molto,infatti nel giro di una mezz’oretta da quando mi ero addormentata qualcuno venne e bussarmi alla porta. Mi alzai contro voglia e mi diressi ad aprire. La figura sovrastante di Tom mi si parò di fronte in tutta la sua magnificenza,potevo dire tutto,ma non che era brutto. Feci per richiudere automaticamente la porta,ma lui me lo impedì mettendosi tra essa e lo stipite,costringendomi a riaprirla. Poi la sua voce mi inondò la mente in modo fastidioso,nonostante fosse calda e roca,come piaceva a me.

-“Si può sapere qual è il tuo problema?” chiese lui,leggermente irritato.

-“Siccome non voglio fare giri di parole,e quantomeno mentire, te lo dico da subito: il mio problema sei tu!” dissi tutto d’un fiato,con tutta la rabbia che possedevo in corpo. Il suo sguardo si rabbuiò all’istante,a quanto pare non si aspettava che io gli rispondessi così sgarbatamente,ma a me non me ne fregava niente di come l’avrebbe presa.

-“Perché?” domandò ingenuamente. Strano che il motivo non gli fosse ancora chiaro,allora era proprio scemo,o meglio,così lo ritenevo io.

-“Perché mia madre ha già rimpiazzato mio padre con te. Lo ha sostituito con te. Io dovrei considerare te mio padre. Io dovrei dimenticare mio padre per te!” dissi tutto come se le mie parole fossero impregnate di veleno,come se avessi bisogno di sfogarmi su qualcuno,e quel qualcuno era proprio la persona a cui erano dirette. Lui rimase sbigottito di fronte a tanta ostilità,ma era bene che sapesse,che venisse a conoscenza del mio odio nei suoi confronti. Doveva capire cosa voleva dire non essere considerati,proprio come stava facendo Jessica con me.

-“Io non voglio che tu dimentichi tuo padre per me,anzi,non voglio proprio che tu lo dimentichi. E non voglio nemmeno sostituirlo,io so cosa vuol dire perdere qualcuno,i miei genitori si sono separati quando avevo sei anni e con mio padre i rapporti si sono fatti sempre più difficili,e l’uomo che mia madre ha risposato ne ha preso il posto,ma mio padre rimarrà sempre mio padre. Posso capire che la situazione è un po’ diversa,ma il concetto di perdita e sostituzione più o meno è la stessa. Comunque non credo di meritarmi tutto questo.” Rispose.

-“Non importa che cerchi di fare il comprensivo,tanto io ti odio lo stesso.” Volli essere sincera fino alla fine,non pensai alla sua sensibilità,fui egoista fino in fondo,estremamente egoista,troppo. Il suo volto divenne una maschera ,il dolore lo dominava,fino a mandarlo in confusione. Non gli capitava spesso di essere rifiutato,di qualunque contesto si trattasse veniva sempre ben accolto. E questo rifiuto non gli piaceva,glielo leggevo negli occhi. Lo percepivo come se potessi toccarne la consistenza.

-“C –comunque io volevo dirti che è pronta la cena…” disse così,poi se ne andò a passo svelto,come se volesse sparire dalla mia vista il prima possibile. Lo avevo umiliato,e non mi dispiaceva,o forse si,ma ero troppo arrabbiata con mia madre per capirlo davvero. Io sistemai velocemente l’mp3,riponendolo nel cassetto del comodino,in seguito mi diressi con molta calma verso la sala,sicura di trovare qualcuno,dato che non conoscevo ancora la posizione della cucina all’interno della casa. Giunta a destinazione Bill mi accolse con calore.

-“Ben tornata tra noi!” esclamò divertito “Vieni in cucina,Jessica e Tom ci aspettano!” A quel punto lui mi prese per mano,come si fa con i bambini piccoli,e mi trascinò letteralmente nella stanza. Al nostro arrivo Tom diventò bianco in viso,era ancora frastornato dal nostro ultimo incontro,mentre mia madre fece finta di essere felice della mia presenza.

-“Finalmente ti sei decisa a degnarci della tua presenza.” Disse. Io le risposi con un debole cenno del capo e mi misi a sedere di fianco a Bill,con il quale cominciai a chiacchierare allegramente. Ogni tanto lanciavo qualche sguardo di sottecchi a Tom,per vedere come aveva reagito al mio comportamento nei confronti del fratello,e mi parve di notare un leggero sintomo di gelosia. Infatti,lui avrebbe dovuto conquistarmi di più,dato che doveva farmi da patrigno,rispetto a Bill,che avrebbe dovuto semplicemente farmi da zio,e di zii non ne avevo mai avuti,quindi la cosa un po’ mi elettrizzava. Stavo ancora ridendo alle battute di Bill,quando scorsi mia madre che baciava Tom,a fior di labbra,ma era pur sempre un bacio,e per di più in mia presenza. Quello non avrebbe dovuto farlo. Smisi immediatamente di ridere e mi alzai,facendo cadere la sedia con forza. Sentii tutti gli sguardi puntati su di me,e non gli diedi nessuna importanza. Aspettai circa un minuto,in modo che la mia rabbia si fosse sbollita.

-“Mi fai schifo!” urlai. Poi cominciai a correre singhiozzando,diretta nella mia nuova camera. Quando arrivai nel corridoio misi male un piede,il quale mi causò una caduta a faccia per terra,riuscì a malapena ad attutire il colpo distendendo le mani in avanti. Proprio mentre cercavo di rialzarmi mi sentii afferrare da dietro da due mani a me sconosciute. Mi voltai di scatto,un po’ riconoscente per il gesto,un po’ ancora infuriata per quello precedente.

-“Grazie.” Sussurrai debolmente,dovevo mantenere comunque la mia educazione.

-“Prego.” Rispose Tom. “Scusa per prima…” cominciò poi a dire imbarazzato.

-“Oh…nonostante non ti sopporto,ho visto bene da chi è partito tutto,e stavolta non me la prendo con te,so che non è stata colpa tua. È stata Jessica.”

-“Perché non la chiami “mamma”?” chiese poi,sempre più sorpreso.

-“Perché ultimamente non si sta comportando da tale.” Risposi con semplicità.

-“Ma è pur sempre tua madre.” Insistette.

-“Una donna è madre quando fa la madre,non quando lo è ma non la fa. O almeno così la penso io.”

-“Capisco.” Disse.

-“No,te non capisci! Ma non ha importanza,tanto non devi capirmi,perché io non voglio essere capita da te.” Dopo ciò che dissi lui mi asciugò le lacrime con una carezza veloce,quasi avesse paura di toccarmi. Io non appena mi resi conto della confidenza che mi stava dando mi scansai con un colpo deciso della testa.

-“Non farlo mai più. Solo mio padre se lo permetteva. E tu non sei mio padre!” dissi tutto come se stessi sputando le parole.

-“Hai ragione,non lo sono,ma ho il compito di comportarmi da tale,e che ti piaccia o no,con il tempo ti accudirò come se fossi mia figlia.” Il tono che acquistò mi stupì,da timido e imbarazzato che era diventò deciso e secco,non ammetteva obiezioni. Non riuscivo a crederci,come poteva rivolgersi a me con quel tono? O forse ero io che esageravo? Fatto sta che non capii più niente.

-“Non sai nemmeno cosa voglia dire accudire una figlia. Ho solo quattro anni in meno di te,non saprai mai farmi da padre. Mai!” replicai,cercando di riacquistare un po’ di lucidità.

-“Questo lo dici te,vedremo. Sappi che non mi arrenderò tanto facilmente,e non mi lascerò più intimorire da te. In fondo,questa è casa mia,e io sto con tua madre,e devi imparare ad accettarlo!”

-“Sei uno stronzo!” sbraitai in collera.

-“Sono come sei tu da quando hai messo piede in casa mia!” ribatté lui,con il viso a un palmo dal mio. Quella vicinanza mi innervosiva più del dovuto. Così,contro ogni logica ed ogni ragione, mi ritrovai a spingerlo. Non ero mai arrivata alla violenza,ma il momento mi indusse a spingerlo via con tutte le mie forze. Lui barcollò pericolosamente,rischiando di cadere. Quando mi resi conto del gesto che avevo compiuto mi immobilizzai sul posto,cominciando a tremare violentemente. Rimasi ferma,poi quello che nemmeno potevo immaginare lontanamente arrivò,come un lampo a ciel sereno. La mano di Tom schioccò contro la mia guancia,cominciando a darmi un fastidioso dolore,misto tra prurito e bruciore. Portai istintivamente la mano al volto e lo fissai allibita.

-“Scommetto che i padri puniscono le figlie quando sbagliano.” Quando disse quella frase non ci vidi più,mi scagliai contro di lui,fregandomene di ciò che era giusto e di ciò che era sbagliato. Ci ritrovammo in terra,io cercavo di schiaffeggiarlo ovunque la posizione me lo permettesse,mentre lui tentava di afferrarmi le mani.

-“Non azzardarti a mettermi di nuovo le mani addosso!” urlai con tutto il fiato in gola che avevo. Si trattò di qualche minuto,poi Bill e Jessica ci raggiunsero preoccupati. Quando ci videro sul pavimento,intenti a divincolarsi inutilmente Bill si fece avanti,afferrandomi per le spalle e tirandomi indietro. Una volta che ritornai in piedi le braccia magre di Bill mi circondarono con forza,cercando di tenermi ferma. Piano piano costrinsi il mio corpo a smettere di ribellarsi,fino a calmarmi totalmente. Nel frattempo Tom si era rialzato e veniva aiutato da Jessica. Quest’ultima mi guardò con delusione.

-“Cosa è successo?” chiese poi Bill,rompendo il silenzio imbarazzante che si era creato intorno a noi.

-“Tuo fratello mi ha messo le mani addosso!” esclamai. Mia madre rimase a bocca aperta e guardò sconvolta Tom,voleva venire da me,abbracciarmi e proteggermi,lo vedevo,in fondo ci teneva ancora a me,ma rimase dove era e non si mosse,e ciò mi fece dubitare.

-“Quello che dice Evelyn è vero?” chiese poi lei,rivolta al ragazzo che aveva di fianco.

-“Lei mi ha spinto,e io le ho tirato uno schiaffo. Lo so,ho sbagliato,ma mi sentivo in dovere di farle capire che aveva sbagliato anche lei.”

-“Tirandole uno schiaffo?” domandò con voce acuta e sorpresa Bill “Tom,da te non me lo aspettavo. Le mani non si alzano mai. Gli errori che una persona compie si fanno notare verbalmente.” Ero grata a Bill,per essermi venuto in soccorso.

-“Ha cominciato lei!” insistette Tom.

-“Tom,non siete all’asilo. Hai 21 anni,dovresti saper ragionare meglio di un bambino piccolo!” replicò il cantante.

-“Ho capito,stai dalla sua parte.”

-“Sto dalla parte di chi ha ragione!”

-“Vorresti dire che lei ha fatto bene a spingermi?” Ormai la discussione che era tra me e Tom,divenne tra quest’ultimo e suo gemello.

-“No,non dico questo. Ma te hai peggiorato la situazione,introducendo un comportamento a dir poco inadeguato!” Bill cercò di farlo ragionare,e alla fine ci riuscì.

-“Hai ragione,non so cosa mi sia preso. Scusa,Evelyn!” disse,rivolgendo le sue attenzioni su di me. Jessica non aveva ancora fatto o detto niente.

-“Scuse non accettate,ovviamente. Te,Jessica,non dici niente al riguardo?” domandai io.

-“Io…io…” mia madre non era in grado di proferire parola,aveva gli occhi lucidi,e sembrava confusa,frastornata. Mi rivolse un ultimo sguardo e poi si voltò,cominciando a camminare nel senso opposto a dove ero io. Ci rimasi male. Tom la inseguì,cingendole le spalle con un braccio. Bill,si scusò con me per via del fratello,e dopo che io lo ringraziai se ne andò in camera sua,non sapendo più cosa fare. Così io rimasi sola con me stessa,nel buio del corridoio. E pensai che a volte l’oscurità mi era più amica che del resto. Perché nel buio non accadeva mai nulla,se non la tranquillità,mentre quando vi era la luce succedeva il finimondo. O almeno,così succedeva a me.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: AL MIO FIANCO ***


Ringrazio sempre chi mi recensisce,grazieee: memy881, elly__, Veri_995, Layla, emobilla483...

SCUSATE SE CI HO MESSO TANTO A POSTARE MA HO AVUTO DEI PROBLEMI CON IL COMPUTER....COMUNQUE BUONA LETTURAAA! SPERO CHE IL CAPITOLO VI PIACCIA,QUESTO L'HO SCRITTO PER FARVI CONOSCERE MEGLIO IL CARATTERE DELLA PROTAGONISTA....KUSSEN,ALICE...

CAPITOLO 4:

 

Ancora immersa nell’oscurità decisi di andare in camera mia. Ero ancora scossa da ciò che era accaduto qualche minuto prima,e non riuscivo a credere che Jessica fosse rimasta zitta dopo che io l’avevo interpellata. Mi aspettavo almeno qualcosa in più di un monosillabo. Entrai nella stanza e mi buttai a capofitto su letto,cercando di riflettere sulla mia vita. Ormai non avevo più niente per cui valeva la pena di vivere,mio padre non poteva più consolarmi,mia madre ormai non era più mia madre. Non potevo nemmeno dire che il mio appiglio fossero gli amici,perché non ne avevo. Conoscevo solo un paio di ragazzi con i quali chiacchieravo volentieri ma niente di più. L’unico motivo per cui dovevo continuare a vivere era per innamorarmi. Non ero mai stata davvero innamorata in vita mia,si era sempre trattato di una cotta,di un’infatuazione momentanea. Quindi continuavo a rimanere appigliata alla vita per quell’unico motivo,volevo provare cosa significasse amare una persona con il cuore e con l’anima,volevo capire se era davvero possibile voler dare la propria vita per salvare quella della persona che si amava,se fosse stato necessario. Volevo vivere,anche se non avessi molti motivi per farlo. Spensi la luce del comodino per rimanere ancora più assorta nei miei pensieri,quando un senso di irrequietezza mi invase completamente. Ero agitata,quella tranquillità che avevo fino a pochi istanti prima mi abbandonò,lasciandomi un senso di inquietudine dentro. Accesi nuovamente la luce e mi diressi all’armadio prendendo il primo pigiama che mi capitò a tiro,poi mi cambiai frettolosamente. Una volta che fui pronta mi infilai sotto le coperte,tirandomele fin sopra il mento. Tutto era così silenzioso,quasi da mettermi i brividi,eppure a me il silenzio mi era sempre piaciuto,ma in quel momento dava troppa voce ai miei pensieri. Provai a dormire ma non ottenni risultati,così dopo vari tentativi rinunciai totalmente. Riaccesi la luce per la millesima volta,mi alzai ed estrassi dallo zaino il libro che leggevo in quel periodo. Ritornai a sdraiarmi,stavolta a pancia in giù,in modo da riuscire a leggere meglio. Non potei fare a meno di buttare un’occhiata all’orologio che con mio stupore segnava ancora un’ora decente. Il giorno dopo non sarei nemmeno dovuta andare a scuola,quindi era tutto a posto. Cominciai a leggere con passione le prime righe che avevo lasciato in sospeso in precedenza, assaporandone il significato e immaginandomi le scene nella mia mente. Nei libri era tutto così facile,accadevano fatti sconcertanti,tragedie,orrori,ma alla fine tutto tornava come era prima,c’era sempre un lieto fine. Io amavo nascondermi nella fantasia,perché quando tornavo nella realtà ciò che mi aspettava non era nei miei piani. Ero spesso identificata come un emarginata anche a scuola, mi vedevano come la ragazza introversa che non voleva mai parlare con nessuno,ma il fatto era che io avevo paura di non essere accettata e le persone che non mi conoscevano non si avvicinavano facilmente a me, a volte quando ce n’era bisogno però sapevo tirare fuori la grinta,ma solo nei casi estremi ed opportuni,come in quel periodo in famiglia,se così potevo definire le persone che mi circondavano. Ripensai al mio primo ragazzo,per lui avevo preso una cotta piuttosto forte,era l’unico che riusciva a comprendermi davvero,cosa al quanto impossibile. Spesso i ragazzi mi guardavano solo per l’aspetto fisico,ma quando capivano che ero troppo “profonda” a livello sentimentale per loro,mi lasciavano perdere,i ragazzi cercavano una sola cosa ed io non ero certo disposta a dargliela. Interruppi il filo dei miei pensieri per tornare ad immergermi nei panni della protagonista. Tra una parola e l’altra la vista mi si annebbiò dalla stanchezza,così fui costretta a togliermi gli occhiali da lettura e a coricarmi. Poi,finalmente,riuscii ad addormentarmi.

Mi risvegliai di soprassalto tutta sudata,non riuscivo nemmeno ad intuirne la causa,dato che non avevo fatto incubi. Nuovamente il buio mi assalì,facendomi sentire soffocata,così accesi la luce di scatto e mi alzai,decisa ad andare a bere un bicchiere d’acqua,magari una passeggiata breve mi avrebbe aiutato a calmarmi. Uscii silenziosamente dalla stanza,stando attenta a fare il minor rumore possibile. Poi,facendomi luce con il cellulare,mi incamminai lungo il corridoio,fino a raggiungere la mia meta,ovvero la cucina. Ancora mi sentivo estranea a quella casa,ma prima mi comportavo normalmente prima mi sarei adattata. Accesi la lampada della stanza e mi guardai intorno,alla ricerca di un acquaio,quando lo individuai mi avvicinai ad esso ed aprii gli sportelli superiori,estraendo un bicchiere. Mi versai un po’ d’acqua fresca,sperando con tutte le mie forze che sarebbe riuscita a calmarmi. Mandai giù la sostanza liquida con fervore,concentrandomi sulla sensazione di purezza che essa mi donava,ma purtroppo quella sensazione svanì non appena finii di bere. Ormai in preda allo sconforto tornai in camera,ma prima di oltrepassare la porta mi venne un forte impulso. Volevo bussare alla porta di Bill,forse lui e i suoi modi di fare spontanei mi avrebbero aiutato in qualche modo. Ricontrollai l’ora,erano appena le undici e mezza. Non volevo disturbarlo se stava dormendo,ma se non avessi almeno provato sarei certamente impazzita. Così feci due passi indietro,mi feci coraggio e bussai delicatamente. Nessun segno di vita sembrava provenire dall’interno della stanza. Stavo per riprovare quando una figura esile e assonnata mi aprì la porta.

-“Tom,cosa ca…Evelyn!” esclamò poi sorpreso.

-“Scusa Bill,disturbo?” chiesi intimidita.

-“No,no…è successo qualcosa?”

-“Diciamo di no,solo che… posso entrare?” domandai,rinunciando a dargli una spiegazione sull’uscio della porta.

-“Oh,ehm,si…” rispose imbarazzato,facendosi da parte per farmi entrare. Mi andai a sedere sul suo letto,lasciandomi andare alla forza di gravità.

-“Qualche problema?”

-“Non proprio,è solo che non riesco a dormire,non riesco a stare tranquilla,come se un senso d’angoscia mi perseguitasse.” Risposi abbassando la testa,avevo il timore di sembrare pazza ai suoi occhi. Lui si sistemò accanto a me.

-“Penso sia una cosa normale,ti sei appena trasferita qui,la situazione ti torna strana e non riesci a crederci. Questa è la prima notte che passi in una casa che non è più la tua vecchia abitazione.” Disse lui. Sembrava capace di comprendere tutto ciò che ti passava per la mente. Non riuscivo a dire se era un bene o un male.

-“Credo che tu abbia ragione.” Ammisi.

-“Ti va di parlare un po’? Forse una bella chiacchierata ti fa sentire più a tuo agio. Magari se mi conosci meglio e sai che puoi contare su di me non ti sembrerà così inquietante.” Propose con un sorriso sulle labbra.

-“Solo se prima mi rispondi sinceramente ad una domanda.”

-“Certo.” Disse.

-“Ti ho disturbato? Stavi dormendo?”

-“No,non mi hai disturbato,mi ero solo appisolato un po’.” Scoppiai a ridere,era più forte di me.

-“Cos’hai da ridere tanto?” domandò incuriosito.

-“Quando hai aperto la porta sembravi uno zombie,io dico che stavi dormendo.”

-“Come vuoi. Ora passiamo alle domande serie!”

-“Mmm,fammi pensare…” cominciai “Ecco! Ci sono! Mi faresti ascoltare una vostra canzone? Io ho sentito a malapena Monsoon!”

-“Questa non è una domanda,è una richiesta.” Replicò.

-“Non cambia niente.” Insistetti sorniona.

-“Ma in che mondo vivi Evelyn?”

-“Perché,scusa?”

-“Conosci solo Monsoon? Ma che musica ascolti? Noi siamo i meglio in circolazione!” esclamò dandosi un sacco di arie,ridendo sotto i baffi.

-“Io ascolto tanti gruppi…non ho un genere musicale preferito. Posso dirti che ascolto molto volentieri i “Thirty Seconds To Mars”, Eminem, i Bon Jovi…”

-“Capisco,mi sa che dovrò insegnarti un po’ di cose sulla musica.”

-“Ma smettila! Guarda che così stai insultando i miei gusti!”

-“Mi perdoni mademoiselle! Non era nelle mie intenzioni,stavo solo scherzando.”

-“Allora mi fai sentire qualcosa o no?”

-“Agli ordini!” disse,portandosi una mano alla fronte,come facevano i militari. Prese il suo mp3 e mi porse una cuffietta,mentre una se la mise lui. Poi passò in rassegna tutte le canzoni che aveva e ne scelse una,che già dal titolo mi incuriosiva. Partirono i primi accordi di chitarra e mi concentrai solo sulla musica. Poi la voce di Bill partì e risuonò nella mia testa,inondandomi di calore. Era molto piacevole ascoltarla. Quasi non mi accorsi che Bill aveva cominciato a canticchiarla a bassa voce anche nella “realtà”.

-“You write help with your blood…” io lo incitai a cantare ancor più forte. Le emozioni che provai in quel momento erano indescrivibili,non sapevo come descrivere le mie sensazione in quel momento,ero incapace di riflettere. Le emozioni avevano preso il sopravvento. Il significato di quella canzone mi toccava le corde più profonde dell’anima,facendomi commuovere. Ripensavo a mio padre e a come ci aveva abbandonate. Ma sapevo che lui era sempre “al mio fianco”. Bill mi asciugò una lacrima, che viaggiava libera e solitaria lungo la guancia, con un dito.

-“Eh lo so! Faccio sempre questo effetto anche alle fan. Sono così brutto da farvi piangere?” chiese,cercando di alleggerire l’atmosfera.

-“No…” dissi sorridendogli.

-“Allora,che te ne pare?” domandò con gli occhi che gli brillavano di curiosità.

-“Bill…è…bellissima. Poi te canti stupendamente,la tua voce è fantastica,mi dà un senso di pace.” Dissi con estrema sincerità. “Non ho mai provato niente del genere,guarda!” esclamai,alzando un braccio per fargli vedere che mi era venuta la pelle d’oca.

-“Stai un po’ meglio?”

-“Si,e il merito va alla canzone. È un peccato che non vi abbia ascoltato prima.”

-“Lo so,lo so. Ma se te vai dietro a quel vecchio di Jared Leto non posso farci niente!”

-“Non è vecchio! Ha solo trentanove anni! “

-“Per te è vecchio!”

-“Lo so,tanto non è mica mio!” sbotto.

-“Vorrei anche vedere,hai già metà dei Tokio Hotel!”

-“Non siete miei.”

-“Giusto,ma ci conosci. Sarebbe meglio se tu non ne facessi parola con nessuno a scuola però.”

-“Tranquillo,non ho amici.” Dissi un po’ amareggiata.

-“E io cosa sarei?”

-“Un amico…appena acquisito. E quindi posso definirti solo un conoscente.” Risposi facendogli una linguaccia. Era possibile che mi fossi già affezionata a lui? La risposta che mi frullava nella testa era positiva.

-“Che ne dici se ti canto qualcosa per farti addormentare?”

-“Non ho tre anni.”

-“Ma è piacevole addormentarsi con la melodia di una dolce canzone come quella di prima!” insistette facendo gli occhioni dolci. L’idea era piuttosto allettante,ma dormire insieme a lui mi metteva un po’ a disagio,appena lo conoscevo.

-“E va bene!” acconsentii,perché sapevo che se fossi tornata in camera mia da sola avrei dato di matto. Così mi ritrovai sdraiata al suo fianco,lasciandomi cullare dalle dolci note di “By your side” che mi accompagnarono in un sonno tranquillo.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5:CONFUSIONE ***


Grazie a chi ha recensito recensito ^_^ : memy881,emobilla483, Veri_995, _tom_mary_ ...GRAZIEEE!!

Ringrazio anche chi legge e basta....BUONA LETTURAAA!! Scusate se ci ho messo tanto a postare,ma con il rientro a scuola non mi è facile gestire la storia,uff! Quindi premetto già che ora pubblicherò i capitoli meno frequentemente,per esempio,può darsi che invece di ogni due giorni può capitare che ne salto quattro o cinque...'sta scuola è un affarone!...xD...Spero che il capitolo sia di vostro gradimento...Kussen,Alice...

CAPITOLO 5: 

 

Il mio risveglio fu piuttosto piacevole. Ancora non avevo la mente molto lucida,ma non appena mi accorsi di non essere nella “mia” camera tutto mi tornò alla mente. Avevo dormito in compagnia di Bill,perché durante la notte la preoccupazione si era impossessata di me,rendendomi impossibile dormire. Aprii lentamente gli occhi,scorgendo la figura di Bill al mio fianco,ancora non mi ero accorta che con un braccio mi stringeva i fianchi,era davvero premuroso. Scostai delicatamente il suo braccio,poggiandolo con attenzione sul materasso, poi mi alzai di slancio,inciampando nel tappeto e ricadendo di peso sul letto. All’impatto Bill sobbalzò a si sedette di scatto spaventato.

-“Cosa è successo?” chiese poi allarmato.

-“Oh,niente…scusa se ti ho svegliato è solo che sono inciampata e…”

-“Tranquilla.” Mi interruppe con uno sguardo dolce,che mi fece sciogliere il cuore. Era il fratello che avrei sempre voluto avere.

-“Stanotte mentre cantavo ti sei addormentata come un sasso.” Rammentò, cogliendomi alla sprovvista.

-“Menomale! Ma ti ho dato fastidio?” domandai.

-“No,figurati! Anzi è stato interessante osservarti mentre dormivi.” Ammise senza rendersi conto di ciò che aveva appena detto. “Ovviamente non ti devi fare strane idee.” Continuò correggendosi.

-“Non sono il tipo,non ti preoccupare.” Dissi. “Io vado in camera mia.” Annunciai subito dopo,alzandomi.

-“D’accordo,ci vediamo in cucina per la colazione. Ah! Prima che me ne scordi,oggi verranno Gustav e Georg per conoscerti.”

-“Perfetto!” esclamai con finto entusiasmo.

-“Vedrai che ti piaceranno. Sono dei ragazzi davvero speciali.”

-“Io fossi in te comincerei a preoccuparmi.” Sbottai divertita.

-“Perché?”

-“Non lo so,stamani stai dicendo cose troppo sentimentali.” Mentre lo dicevo la porta si aprì,rivelando la figura di Tom che dovette farsi notare ovviamente.

-“Fosse solo stamani,lui è sempre così! Comunque che ci fai in camera di mio fratello?”

-“Non sono cose che ti riguardano!” sbottai.

-“Io penso proprio che mi riguardi,visto che lui è mio gemello!” replicò Tom.

-“Questo cosa c’entra scusa?” s’intromise Bill.

-“Uffa! Lasciamo perdere. Ho sbagliato,la mia era solo curiosità!”

-“Se proprio ci tieni a saperlo io non riuscivo a dormire per colpa tua e di Jessica,ok? Così sono venuta da Bill. Ti fa stare meglio saperlo?” dissi tutto con pacatezza,per aumentare l’effetto. Se avessi alzato la voce la mia frase sarebbe stata scontata.

-“Se è per colpa di quello che è successo ieri pomeriggio mi dispiace,io non volevo,davvero. Scusa!” disse tutto d’un fiato,come se avesse paura di cambiare idea.

-“Sta dicendo la verità,non è da lui scusarsi,se lo fa è davvero dispiaciuto.” Aggiunse Bill. Ma in quel momento l’unica cosa che riuscivo a percepire era la strana sensazione che sentivo dentro mentre guardavo Tom negli occhi. Avevo paura di fidarmi delle sue parole,avevo paura di lui di per sé,senza motivo. Avevo paura e basta. Ma in quel preciso istante non c’era paura nel mio stato d’animo,non riuscivo a capire se era fastidio o cos’altro. Fatto sta che per tornare alla realtà dovetti essere richiamata dalla voce di Tom,un’altra volta.

-“Sappi che ci ho riflettuto parecchio,e ho capito che non potrò mai comportarmi da padre con te,sarebbe assurdo e impossibile. Ma non rinuncio nel cercare di avere un rapporto affettivo . Piuttosto mi sforzerò di comportarmi come fratello maggiore,ma non come nessuno. So che per te è difficile da accettare come cosa,ma in qualche modo dovrò fare parte della tua vita.” Quelle frasi mi fecero rimanere di stucco,mentre il cuore cominciò una corsa frenetica lungo la mia gabbia toracica. Mi stava manipolando? Si,no,forse… In me rimaneva solo il dubbio. Io non volli dire niente,mi incamminai velocemente,passandoli di fianco e sfiorandolo incidentalmente con un braccio. Quel breve contatto fu molto diverso dall’ultima volta che ci eravamo sfiorati,o meglio picchiati. Un piccolo brivido mi percorse la schiena. Non era possibile che con quel breve discorso fosse riuscito a suscitare questo in me. Cosa che nemmeno riconoscevo,era la prima volta che provavo una cosa del genere. Non gli diedi importanza e proseguii il mio cammino. Stavo per oltrepassare la soglia della mia stanza quando una mano mi afferrò per il braccio e mi fece voltare con forza. Per sbaglio finii contro il suo petto,mentre continuava a penetrarmi con il suo sguardo.

-“Quando ti ho detto quelle cose avrei voluto una risposta.” Il suo respiro raggiunse il mio volto,mandandomi in confusione. Ero irritata da quel suo comportamento,soprattutto da tale confidenza. Mi allontanai violentemente per poi guardarlo negli occhi.

-“Io a te non devo proprio niente. Non mi hai fatto nessuna domanda.”

-“Allora te la faccio ora:sei disposta a instaurare un buon rapporto con me o no?” Devo ammettere che la tentazione di dire di si era forte,date le parole che mi aveva riferito qualche minuto prima,ma…

-“Senti,te non sei obbligato a fingerti mio “amico”,per così dire.”

-“Io non mi sento obbligato,è ciò che voglio.”

-“Se la metti così…mi dispiace,ma non sono ancora pronta a perdonare ciò che sta facendo mia madre,quindi di conseguenza ti dico di no.”

-“Ma non è colpa mia,l’attrazione è forte quasi quanto l’amore,anzi,certe volte è addirittura maggiore. La scelta decisiva spettava a Jessica,è lei che ha deciso di trasferirsi qui,è lei che ha deciso di cominciare una nuova storia con me. Lo so che le cose si fanno in due,ma le sue decisioni erano quelle più importanti. Non puoi farmene una colpa.”

-“Io…Tom,per favore,basta.” Sbottai improvvisamente.

-“Basta cosa? Non sto facendo niente. Sto solo cercando di farti ragionare.”

-“Non so cosa dirti…io…” feci per voltarmi dall’altra parte,ma lui mi riprese con il dito costringendomi a tornare a fissarlo.

-“Segui ciò che ti dice il cuore.” Suggerì. Ma come si permetteva di parlare di cuore quando lui l’ultima volta non l’avevo usato nei miei confronti!

-“Smettila. Mi stai facendo il lavaggio del cervello! Vai a quel paese te e le tue doti seduttive!” mi ritrovai a sbraitargli contro. Lui cominciò a ridere.

-“Io non ti sto seducendo mia cara Evelyn.” Il modo in cui pronunciò il mio nome,quasi sussurrandolo,mi piacque stranamente. Poi arrossii violentemente,allora perché mi faceva questo effetto particolare ora? Smisi di farmi domande compromettenti e dopo svariati tentativi riuscii a tornare in me.

-“La risposta è invariata. È no!”

-“Ti dico solo una cosa: la convivenza tra noi non sarà facile. Ricordalo!” detto ciò girò i tacchi e se ne andò,mentre io mi diressi silenziosamente in cucina. Giunta a destinazione mi misi a sedere di fianco a Bill senza proferire parola. Ero agitata per quello che era avvenuto poco fa e lui se ne accorse guardandomi sospettoso.

-“Dov’è Jessica?” chiesi poi.

-“Non lo so.” Rispose lui,ma nemmeno il tempo di dirlo che lei apparse nella stanza.

-“Buongiorno!” disse sorridente. Io risposi debolmente al saluto. In seguito ci fu solo silenzio,che venne rotto dal suono del citofono. Tom si slanciò verso la porta euforico. Io già immaginavo chi potesse essere,e le mie intuizioni si rivelarono giuste. Due figure ci raggiunsero in cucina,impazienti forse di fare la nostra conoscenza. Non volevo sembrare scortese così mi alzai subito da tavola e mi diressi verso i nuovi arrivati. Una volta di fronte a loro porsi la mia mano in segno di saluto. Il primo ad afferrarmela fu il ragazzo biondo con gli occhiali,ancora non sapevo i loro nomi.

-“Piacere,Evelyn!” dissi sorridendogli amichevole.

-“Piacere,Gustav!” replicò di rimando lui. Poi fu il turno dell’altro ragazzo,dovetti ammettere che era proprio bello,aveva un fascino singolare.

-“Piacere,Evelyn!” ripetei la tipica frase che dicevo per presentarmi,alzando lentamente lo sguardo,fino a incontrare gli occhi verdi di lui.

-“Piacere,Georg!” ribadì lui,con un sorriso smagliante da togliere il fiato ed una presa ferrea. Sentivo che mi sarebbe stato simpatico,in fondo Bill aveva ragione. Con un po’ di conoscenza avrei imparato ad apprezzarli.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: ATTRAZIONE ***


 Ringrazio le mie carissime recensitrici per seguirmi ogni volta: 

memy881 : Te non mi abbandoni maiiiiii!!! Menomale....<3 <3 <3...ti voglio troppo bene!

emobilla483: Nemmeno te non mi abbandomiiii,che bellooo!!.... Ti voglio tanto beneee!
 _tom_mary_ : Scusa se ho postato così tardi,la colpa va alla scuola...Per favore non mi uccidere eh!!...xD
 Veri_995: Sono troppo curiosa di sapere quali sono le tue intuizioni,xD....Ciau ciauuu....
 _Kya J_: Luce dei miei occhi e suono delle mie orecchie,xD....Che bello quando mi recensisciii ^_^...
GRAZIE A TUTTEEE!!

GRAZIE ANCHE A CHI LEGGE E BASTA....SCUSATE PER IL MEGA RITARDO DI UNA SETTIMANA,MA LA SCUOLA MI HA FREGATO...SPERO IL CAPITOLO VI PIACCIA,MI RACCOMANDO RECENSITEEE,MI FA SEMPRE PIACERE RICEVERE NUOVI CONSIGLI...KUSSEN,ALICE...

CAPITOLO 6:

 

La mattinata si rivelò molto piacevole,cosa di cui dubitavo parecchio. Scoprii che Gustav era un ragazzo davvero molto dolce e timido,delle volte anche troppo,mentre Georg era un ragazzo leale,sincero e sicuro di sé,o almeno quella fu la mia prima impressione. Passammo la mattina tutti insieme,a parte Tom e Jessica che decisero di andare a fare la spesa,permettendoci di conoscerci più tranquillamente.

-“Allora,da quel che ho capito sei single. Vero Evelyn?” disse tutto ad un tratto Georg,distraendomi di colpo. Rimasi un po’ imbarazzata dalla domanda,ma in fondo gli fui grata per avermi rivolto l’attenzione.

-“Diciamo di si.” Risposi.

-“Ma ti interessa qualcuno?”

-“Cos’è? Un’intervista privata?” ribattei un po’ infastidita.

-“Se ti da noia cambio argomento.”

-“No,va beh. Comunque al momento non mi interessa nessuno.”

-“Nessuno nessuno?” s’intromise Bill sorridente,indicando con un cenno del capo Georg,senza farsi notare da quest’ultimo.

-“Nessuno nessuno,Bill… anzi,qualcuno ci sarebbe.”

-“E chi?” chiese Gustav. Non avevo mai ricevuto tante attenzioni.

-“Jared Leto.” Dissi con ovvietà,cominciando a ridere come una stupida. Bill si portò una mano davanti agli occhi in segno di demoralizzazione,gli altri mi guardarono sconvolti. Sembrava avessi combinato un disastro.

-“Ti ripeto che è troppo vecchio!” esclamò Bill.

-“Lo so…me lo hai già detto. Ma quando uno è bello è bello! E poi tanto scherzavo,manco lo conosco!”

-“E menomale! Perché non ti guardi un po’ intorno?” insistette Kaulitz.

-“E chi dovrei guardare scusa? Te?”

-“Ma no! Intorno! Non ho mica detto davanti a te!” replicò.

-“Io e te dobbiamo fare un breve discorsino,ora,soli!” dissi,per poi andargli incontro e prenderlo da parte. Lui mi guardò interrogativo,chiedendosi cosa mai avesse fatto di sbagliato. La sua faccia suscitò in me un risolino strano.

-“Posso sapere cosa hai intenzione di fare?” chiesi poi severa.

-“Io? Niente,volevo solo farti fare amicizia.”

-“Ti conviene che si tratti solo di amicizia,perché voglio che sia già chiaro,io non frequenterò mai né Gustav né Georg.”

-“Guarda che staresti bene con G…” lo fermai posandogli un dito sulle labbra,che lui socchiuse lentamente.

-“Cosa diamine stai facendo?” domandai stupita.

-“Questo!” esclamò prima di mordermi il dito.

-“Ahia!” quasi urlai.

-“Così impari a farmi tacere. E non ho ancora finito.” Con quella frase cominciò leggermente a preoccuparmi. Lui si allontanò velocemente da me,per poi correre verso gli altri due ragazzi. Si fermò al loro fianco e poi aprì bocca,dando aria ai suoi pensieri.

-“Evelyn,staresti molto bene con Goerg! Perché non lo frequenti si è lasciato da tanto con la sua ultima ragazza! Ora è libero.” disse tutto a voce alta,senza che ce ne fosse alcun bisogno. L’interpellato mi sorrise comprensivo,si vede che anche lui era abituato agli scherzetti da permaloso di Bill. Io rimasi immobile,riflettei,e mi gettai contro il gemello,facendolo barcollare.

-“Come hai osato!” disse lui,facendo finta di essere serio.

-“Così impari a dire ciò che non dovresti dire!”

-“Uff! Quanto la fai lunga!” protestò sbuffando,provocando le risate generali. Dopo quel breve episodio ricominciammo a parlare concitatamente,con loro tre mi sentivo a mio agio,non occorreva fingersi gentili o carini,mi veniva tremendamente spontaneo,talmente tanto che forse mi lasciai scappare troppe cose.

-“Ah! Non ci hai ancora detto quanti anni hai!” sbottò improvvisamente Georg.

-“Giusto,comunque ho diciassette anni. Voi? A parte Bill,ovviamente.”

-“Io ne ho ventidue.” Rispose Gustav per primo.

-“Io ventitre.”aggiunse Georg. Li avrei fatti più piccoli,magari la stessa età dei Kaulitz. Mentre i discorsi continuavano allegri fummo interrotti dal citofono,segno che erano arrivati Tom e Jessica. Io mi alzai e mi diressi verso la porta per aprire e aiutarli a portare la spesa dentro casa. Georg mi venne in soccorso,prendendo un sacchetto che inizialmente avrei dovuto portare io. Lo ringraziai con un sorriso riconoscente. Successivamente ci dirigemmo tutti in cucina e sistemammo le cose comprate nei luoghi appositi. Finito il “lavoro” decisi di uscire per fare una breve camminata. Mi infilai frettolosamente il cappotto primaverile e mi inoltrai nella leggera foschia che si protendeva per tutta la strada. La sensazione dell’aria fresca sul viso mi donava un senso di pace e tranquillità,facendomi sentire libera da tutto. Senza quasi rendermene conto cominciai a fare brevi passi di danza,lasciandomi trasportare dal rumore delle foglie che si muovevano elegantemente sui rami degli alberi. Chiusi gli occhi,continuando a flettere le gambe e a incrociare i piedi al ritmo del battito del mio cuore. Tutta l’armonia che mi si era creata intorno fu spezzata dal mio scontro con qualcuno. Aprii subito gli occhi,pronta a scusarmi con chiunque.

-“Scusi.” Dissi,prima di rendermi conto che si trattava di Georg.

-“Di niente.” Replicò,sorridendomi per la decima volta. “Stavi ballando?” chiese poi.

-“Diciamo che mi stavo dondolando sul posto.”

-“Non è vero,i tuoi erano passi di danza. Vai in una scuola?”

-“No,ma mi piacerebbe moltissimo. Ci andavo fino a due anni fa,facevo danza moderna e hip-hop.”

-“Sei brava. Dovresti riprendere.”

-“Il punto è che lo facevo quando mio padre era ancora in vita,mi ricorderebbe troppo lui ricominciare in una vera scuola di ballo.”

-“Perché?” fece l’errore di chiedermelo,ma non fu grave. Anzi,da una parte mi piaceva parlarne.

-“Perché mi ci portava sempre lui,mi incoraggiava quando magari credevo di non riuscire a fare un passo,mi sosteneva quando c’erano delle competizioni.”

-“Capisco…” disse,guardando fisso nel nulla,con l’espressione corrucciata. Come se fosse concentrato nel guardare qualcosa che non era in grado di vedere veramente. Mi piacque il modo in cui rimaneva assorto nei suoi pensieri. Forse l’idea di frequentarlo non era poi così tremenda. Quando tornò a rivolgersi a me rimasi incatenata nei suoi occhi verde chiaro. Erano bellissimi,sapevano comunicare.

-“Ti va di camminare un po’?” propose.

-“Volentieri.” Stavolta fui io a sorridergli,così ci incamminammo l’uno di fianco all’altra lungo il marciapiede della via.

-“Non hai paura di farti vedere?” chiesi poi,ricordandomi che era famoso.

-“No,ormai qui ci sono abituati,mi conoscono. Non si sconvolgono più nel vedermi,ed è davvero una fortuna.” Proseguimmo in silenzio,con lui non era imbarazzante stare zitti ed ascoltare solo il rumore della natura. Senza accorgercene arrivammo in una piazzetta,così decidemmo di sederci su una panchina.

-“E quindi tu ti sei lasciato con la tua ragazza?” domandai poi,cercando di non essere troppo intromettente.

-“Si,ma devo dire che è stato un bene,era da troppo tempo che le cose non andavano più come prima. Eravamo quasi sempre a litigare,a lei non andava mai bene niente.” Il suo tono tranquillo mi sorprese ancora una volta. Mentre parlava continuava a guardarmi negli occhi,mi mandava in tilt,anche se l’avevo conosciuto da solo qualche ora ero in grado di percepire una particolare complicità tra di noi. Forse mi sbagliavo,ma mi parve di intravedere lo stesso pensiero nella sua espressione profonda e risoluta. Mi sentivo in qualche modo attratta da lui.

-“Ma è vero che sei un donnaiolo?” alla mia domanda lui scoppiò a ridere.

-“Chi te lo ha detto?”

-“Bill.” Risposi imbarazzata.

-“Sempre il solito. Un tempo lo ero davvero,ora non lo sono più. Non fa per me,bisogna crescere.”

-“Capisco. La penso proprio come te.”

-“Io credo che tu sia cresciuta un po’ troppo in fretta per la tua età.”

-“Oh…non sei il primo a dirlo.” Dissi arrossendo e abbassando la testa. Lui mi alzò il volto con un dito,in modo dolce,come fece Tom quando piangevo. Quel gesto me lo fece ricordare,ed una morsa al petto mi fece rabbrividire. Mi ritrovai ad incontrare ancora lo sguardo di Georg. Possibile che mi sembrasse di conoscerlo già da tanto? Al momento non sapevo darmi una risposta,come sempre a dominarmi era la confusione. Era una delle mie caratteristiche principali. Tanto che ero persa nei pensieri quasi non mi resi conto che lui stava avvicinando il suo viso al mio,non ebbi il tempo per respingerlo se avessi voluto. Così le mie labbra sfiorano le sue,con fare delicato. Il contatto mi lasciò perplessa. Non pensavo fosse così precoce Georg. Sinceramente non me lo aspettavo,così come non mi aspettavo la mia reazione,infatti lasciai che le nostre labbra rimanessero incollate per un altro po’ di tempo,erano morbide e carnose,sapevano di menta. Poi io mi scostai lentamente. Non era da me baciare un ragazzo subito la prima volta che lo incontravo. Mi ero lasciata trasportare dal momento,per un attimo volevo agire d’istinto,fregandomene delle conseguenze.

-“Scusa.” Disse flebilmente lui.

-“Non devi scusarti,se non volevo ti avrei fermato.” Replicai.

-“Sarà meglio rientrare in casa,altrimenti cominciano a preoccuparsi.”

-“Hai ragione.” Aggiunsi,prima di alzarmi e seguire Georg. La voglia di prenderlo per mano era tanta,ma riuscii a resistere all’impulso. Proprio non riuscivo a capire cosa mi stava accadendo. Però ero sicura che tra me e Georg c’era una forte attrazione,talmente forte da lasciarmi baciare come se niente fosse. La spiegazione doveva essere per forza questa.

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: RIFLETTERE ***


Ringrazio chi mi ha recensito:
memy881;
 _tom_mary_;
Veri_995;
emobilla483..... GRAZIE RAGAZZEEEEEE!!

RINGRAZIO ANCHE CHI LEGGE E BASTA!!! SE VI PIACE QUESTO CAPITOLO RECENSITEEE????!! *W*...BUONA LETTURAAAA!! STAVOLTA SONO STATA BRAVA CON I TEMPI EH!...XD....Kussen,Alice..

CAPITOLO 7:

 

Il tragitto di ritorno mi parve molto più breve,ma allo stesso tempo pieno di tensione. Io non riuscii a spiaccicare una parola e Georg si trovava nelle mie stesse condizioni,ma tanto l’imbarazzo parlava per noi. Non che mi vergognassi per ciò che avevo fatto,o che me ne pentissi,solo che avevo reagito insolitamente,e la cosa mi lasciava sconcertata. Arrivammo a casa ancora in silenzio,poi lui lo interruppe.

-“Credo sia meglio non dirlo a nessuno. Anzi,forse la cosa migliore è addirittura dimenticarsi di ciò che è successo,sono stato troppo precipitoso,non ho tenuto in considerazione le eventuali conseguenze,semmai ricominciamo da capo.” Disse guardandomi dritto negli occhi. Le sue parole mi fecero restare male,credevo che lui si fosse pentito di avermi baciata,ma in fondo cosa potevo pretendere da uno che conoscevo a malapena? Sperai che non notasse il mio dispiacere e cercai di rispondere senza tralasciare nessuna emozione.

-“Come vuoi.” Furono le uniche parole che uscirono dalla mia bocca,prima di entrare in casa. Una volta dentro Bill ci venne subito incontro curioso.

-“Che fine avevate fatto?” domandò.

-“Le ho fatto fare un giro di perlustrazione,in modo che riesca ad orientarsi meglio.” Rispose Georg tranquillo. A quel punto Bill mi osservò attentamente, cercando di cogliere nel mio sguardo qualcosa di più,ma non gli fu possibile,dato che io decisi di sviarlo abbassando la testa e cominciando ad incamminarmi verso la mia camera.

-“Dove stai andando?” chiese il vocalist,seguendomi.

-“Non ti riguarda.”

-“Invece si,perché potresti andare in camera mia e sfasciarmi la stanza.” Proprio non riusciva a non essere sarcastico neanche un secondo.

-“Si da il caso che io mi stia dirigendo in camera mia.”

-“Perché?”

-“Ma cos’è scusa? Un interrogatorio di terzo grado?” ribattei frustata.

-“Non è colpa mia se mi incuriosisci. E comunque sto cercando di conoscerti meglio.”

-“Sto andando in camera mia perché non ho più voglia di stare di là,aspetterò che sia pronto il pranzo e verrò da voi.”

-“Non penso sia buona educazione.”

-“Lo so,perché ci sono degli ospiti,ma non mi sento tanto bene.” Insistetti.

-“Cos’hai?” chiese allora,preoccupato.

-“Mi gira la testa.” E proprio in quel momento mi resi conto che stavo poco bene davvero.

-“Allora ti lascio riposare. Ma prima un’ultima domanda: è successo qualcosa con Georg?”

-“No,Bill…non è successo assolutamente niente.” Ebbi l’impressione che a quella frase non ci credeva molto,forse era stata colpa dell’ “assolutamente”,ma me ne fregai altamente.

-“Ti vengo a chiamare io quando è pronto allora.”

-“Ok,grazie Bill.” Dissi,prima di entrare in camera mia e riposare un po’. Mi appisolai per circa un’oretta e quando mi risvegliai stavo già bene,per fortuna,anche perché il giorno successivo avrei avuto il compito di latino,e non potevo certo essere assente. Decisi di cominciare a ripassare quando qualcuno bussò alla porta. Mi alzai velocemente e corsi ad aprire,sapendo già che si trattava di Bill.

-“Provo a indovinare:è pronto?” domandai sorridente.

-“Esatto. Mi leggi nel pensiero. Comunque vedo che stai meglio.”

-“Eh si,per fortuna.” Risposi uscendo dalla stanza e richiudendomi la porta alle spalle.

-“Vuol dire che dopo puoi parlare con il tuo amichetto Bill!” esclamò.

-“Dipende da come mi girano.” Lui sbuffò pesantemente,per sottolineare che il mio “dipende” non gli andava per niente a genio. Raggiungemmo la cucina a passo svelto,il mio stomaco cominciava a richiedere cibo,dandomi leggermente fastidio. Il brontolio rumoroso che causava l’appetito era una delle cose di me che mi davano più noia. Mi sedetti a tavola e augurai buon appetito a tutti,poi iniziai a mangiare affamata. Fui la prima a finire il cibo nel piatto,suscitando la sorpresa negli altri.

-“Presuppongo che avevi fame.” Si azzardò a dire Jessica,era già un po’ che non la consideravo,così come lei non considerava me. In questi casi mi sentivo del tutto orfana,e non era una sensazione piacevole,era tutt’altro.

-“Effettivamente.” Risposi,sforzandomi di sorriderle. Nonostante tutto e tutti non amavo essere in contrasto con l’ultima persona della mia famiglia che mi era vicina,per modo di dire. Ma ciò non sminuiva comunque la mia intolleranza verso il suo rapporto con Tom. Una volta che ebbero finito tutti io mi diressi in sala,seguita dal resto della “famiglia”,dove cominciammo a parlare per la seconda volta del più e del meno. Io fui interessata alla conversazione il giusto,così quando mi accorsi che l’argomento non era di mio gradimento mi alzai con la scusa che dovevo studiare,e tornai in camera. Era incredibile come quest’ultima fosse già diventata il mio rifugio. Ripassai brevemente tutto ciò che avevamo fatto negli ultimi tempi e poi cercai un'altra cosa da fare. Estrassi il diario dallo zaino di scuola e presi tutte le foto che vi avevo nascosto al suo interno,le perlustrai emozionata,rivivendo i momenti in cui erano state scattate. In ogni foto c’era mio padre,la mia preferita era quella in cui ero vestita con il body di danza,mentre ero in prima posizione e Jeremy si stanziava dietro di me,guardandomi ammirato. Avrò avuto all’incirca sei anni. Mi promisi che prima o poi l’avrei ingrandita ed incorniciata,riuscivo a percepire addirittura l’alchimia che c’era con mio padre osservandola. Quando finii di guardarle tutte le riposi nel primo cassetto della scrivania,appoggiandole accuratamente.

“Mi manchi maledettamente.” Pensai. Successivamente mi venne l’impulso di raggiungere gli altri,in fondo era bello stare in compagnia,quando riuscivi ad essere compresa dalle persone,anche se in quel periodo non era nel mio caso. Uscii dalla camera e,per colpa della mia sbadataggine,andai a sbattere contro qualcuno. Era già la seconda volta in una giornata che mi ritrovavo a dover fare i conti con la disattenzione. Stavolta la mia vittima non era Georg,ma bensì Tom,ovvero l’ultima persona che avrei voluto incontrare.

-“Scusa.” Mormorai appena.

-“Tranquilla,comunque ero venuto a chiamarti perché è pronta la cena e Georg e Gustav stanno andando via e volevano salutarti.”

-“Oh,va bene.” Replicai,incamminandomi al suo fianco.

-“Hai finito di studiare per il compito?” domandò.

-“Si si,tanto sono cose che ben o male le so,mi auguro solo di non distrarmi domani. Ah! Avete mica delle cornici vuote in casa?”

-“Penso di si,ma devi chiederlo a Bill,è lui che si occupa di queste cose.”

-“D’accordo.” Dissi,facendo “irruzione” nell’ingresso dove i ragazzi mi aspettavano.

-“Noi dobbiamo andare via. È stato un piacere conoscerti.” Disse Gustav abbracciandomi,cosa che mi meravigliò,e non poco.

-“Anche per me è stato un piacere.” Risposi sincera. Poi fu il turno di Georg,e l’imbarazzo totale riapparve,mettendomi in difficoltà. Fu lui a prendere l’iniziativa baciandomi sulla guancia.

-“Alla prossima!” esclamò poi ridendo di gusto. Forse la mia espressione era giusto un po’ ridicola. Ancora una volta le attenzioni di Georg mi sopresero.

-“A presto.” Dicemmo noi altri all’unisono,scoppiando poi a ridere. Io osservai i due nuovi “conoscenti” andarsene e poi seguii Jessica in cucina,imitata dai Kaulitz. Cenammo piacevolmente,la convivenza nel giro di due giorni circa stava migliorando,di poco,ma migliorava.

-“Allora domani come ci vai a scuola?” chiese improvvisamente Jessica.

-“Ad essere sincera non ci avevo pensato. Potrei andarci a piedi,tanto non dista molto da qui,mi ci vorrebbe una ventina di minuti.”

-“Non se ne parla. La mattina è freddo. Ti accompagnerò io.”

-“Ma domani mattina hai un’intervista.” Le ricordò Bill.

-“Hai ragione,me n’ero dimenticata.”

-“Ce la porto io.” Si offrì Tom. Io rimasi sorpresa dalla sua proposta,non me lo aspettavo.

-“Ma non deve rimanere segreto che vivo con voi?” domandai.

-“Non sono mica l’unico ad avere un’audi R8.” Disse con ovvietà.

-“Ma rischieresti di farti vedere dai finestrini.” Insistetti.

-“Tranquilla,farò in modo che non se ne accorgano,e poi potrebbero pensare di avere le allucinazioni.” Io smisi di controbattere,tanto sapevo che orma aveva vinto lui.

-“Grazie,Tom.” aggiunse Jessica riconoscente. Almeno una cosa positiva c’era,a quanto pare a mia madre importava della mia salute. Forse sarei riuscita a instaurare un ottimo rapporto tra noi,come lo era un tempo,anche se non le avrei mai perdonato ciò che aveva fatto. Mi alzai dal tavolo,sentendo la stanchezza appesantirmi.

-“Io vado a letto.” Informai.

-“Di già? Aspetta almeno di aver digerito.” Disse Jessica.

-“Ma sono stanca! Vado in camera,rimarrò sveglia per un po’.”

-“Va bene.” Acconsentì.

-“Posso venire anche io a farti compagnia?”

-“Certo,Bill.” Risposi. Giunti in camera mia ci sedemmo sul letto e fui sottoposta per l’ennesima volta ad un questionario.

-“ Ora ti faccio alcune domande. Ti piace Georg?”

-“Diciamo che mi trovo bene con lui.” Risposi indifferente.

-“Ok,ti piace. Però ti piace anche mio fratello.” Constatò quasi mentalmente. Io spalancai gli occhi stupita da tale affermazione.

-“Cosa cosa cosa?” quasi urlai.

-“Me ne sono accorto sai,quando stamani è venuto in camera mia e te gli sei passata di fianco,o quando ti parlava,sembravi imbambolata.”

-“Ci credo,non lo sopporto,quindi quando mi parla penso ad altro,incantandomi.” Mi giustificai con la prima scusa che mi venne in mente,sperando che abboccasse facilmente. Anche perché non lo sapevo nemmeno io il perché del mio comportamento,ma di certo il motivo non era perché mi piaceva Tom,era escluso.

-“Come credi. Comunque,ti ripeto la domanda di oggi,è successo qualcosa tra te e Georg?”

-“E io ti ripeto la risposta:no.”

-“Non ti credo,lo sai che a me puoi dirlo.”

-“Prima voglio sapere una cosa: perché ti interessa tanto?”

-“Perché lui è mio amico.”

-“Che scusa!” sbottai.

-“E va bene,perché credo che sia lui che te abbiate bisogno di una persona al vostro fianco.”

-“Lui ha voi!”

-“Intendo una figura femminile.”

-“Ma te che ne sai se io ho bisogno di qualcuno al mio fianco?”

-“Andando in base a ciò che mi hai detto ti manca l’affetto.”

-“Ma ci sei già te.”

-“Intendo una figura maschile.”

-“E te cosa sei scusa?”

-“Una figura maschile,quasi fraterna diciamo.”

-“Quanti problemi ti fai.”

-“Lo sto facendo per te.”

-“Faccio finta di crederci. Comunque c’è stato solo un bacio a fior di labbra, niente di importante.” Rivelai.

-“Wow! Precoce il ragazzo!” esclamò Bill,felice che gli avessi detto finalmente la verità.

-“Ma tanto ha detto di fare finta che non sia successo,quindi…” replicai rattristandomi.

-“Stai tranquilla,lo conosco,non resisterà a lungo.”

-“Ma perché mi ha baciata subito,così?” chiesi più a me che a lui.

-“Perché c’è dell’attrazione tra voi,si vede lontano un miglio.”

-“Cavolo Bill,sei un osservatore fin troppo attento.”

-“Eh lo so.”

-“Comunque è meglio se mi dimentico davvero il bacio. Lui è troppo grande per me.”

-“Non è vero,ci sono solo sei anni di differenza!”

-“Ti sembrano pochi? Lui ne ha già ventitre mentre io ne ho soli diciassette. I ragazzi a quell’età vogliono solo una cosa.”

-“Non lui. Non devi generalizzare troppo,secondo me dovresti provare a conoscerlo meglio,e poi l’età è solo un numero.”

-“Forse hai ragione. Ma io non prenderò mai l’iniziativa.”

-“Non ti preoccupare,sarà lui a fare il primo passo,e scommetto che avverrà non troppo tardi.” disse sorridendomi dolcemente.

-“Ancora mi chiedo come faccia a piacergli,sempre se è così!” un altro mio pensiero detto ad alta voce incidentalmente.

-“Evelyn,sei una bella ragazza.” In quel momento mi chiesi cosa intendeva lui per bella ragazza,non che fossi brutta,anzi forse ero carina,ma io non mi vedevo bella e nemmeno mi interessava sinceramente. Lui si accorse della mia espressione contrariata e volle dire la sua,come al solito. Si alzò,prendendomi delicatamente per un braccio e mi portò di fronte allo specchio.

-“Guardati!” suggerì. Io osservai il mio riflesso in quella superficie vetrosa. I miei capelli castani ricadevano morbidi sulle spalle,proseguendo lungo la schiena. Gli occhi di un blu profondo si osservavano circospetti. Il naso all’insù pronunciava la mia fragilità,o almeno era una mia impressione. Poi passai alle labbra,le avevo ereditate da mio padre,erano carnose e ben disegnate,forse l’unica parte di me che mi piaceva. In seguito mi soffermai sulle lentiggini che si protendevano sul mio naso e sulle guance,per fortuna non troppo evidenziate. Nell’insieme non ero brutta,riflettendoci bene raccolsi un po’ di autostima e riuscii ad ammettere che ero una bella ragazza,forse. Purtroppo non ero in grado di abbandonare l’incertezza.

-“Ok,forse hai ragione.” Ammisi arrossendo.

-“Brava,è già un passo avanti.”

-“Ma non quando indosso gli occhiali.” Bill mi guardò sconvolto,non sapeva più come prendermi. Io gli sorrisi divertita e lui fece altrettanto.

-“Ora che sono riuscito a farti riflettere un po’ penso che tu possa andare a letto. Buonanotte!” detto ciò mi diede un bacio sulla fronte. Con lui era tutto facile,sembrava di essergli amica da tanto,eppure erano solo due giorni che lo conoscevo,o forse tre? Avevo anche perso la cognizione del tempo e mi ero anche dimenticata di chiedergli delle cornici. Quando rimasi sola mi cambia di fretta e mi addentrai nel mondo dei sogni,dove tutto era apparentemente tranquillo.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: SOLI IO E TE ***


Ringrazio chi mi recensisceeeeeee!!! Grazie mille ragazzeee!!

BUONA LETTURAAA!!! KUSSEN,ALICE..

CAPITOLO 8:

 

Mi svegliai con estrema lentezza,stiracchiandomi piacevolmente. Come risveglio non fu per niente male,la luce del mattino illuminava debolmente la mia camera, dandomi uno strano senso di familiarità. Una volta che fui completamente sveglia mi alzai e mi diressi a passo lento in cucina,intenta a prepararmi la colazione. Quando arrivai,però,trovai già la tazza fumante di latte sul tavolo,cosa che mi sorprese,e non poco. Decisi di sedermi,aspettando l’artefice di tutto quanto. Avevo un’intuizione ben precisa,ma feci presto a ricredermi quando nella stanza vi entrò Tom con un sorriso da guancia a guancia.

-“Buongiorno!” disse alquanto di buonumore.

-“Buongiorno anche a te!” risposi educatamente “Sei stato te?”

-“Si,pensavo ti avrebbe fatto piacere trovare già la colazione pronta,così fai prima a prepararti.” Gli sorrisi,per mostrargli la mia gratitudine.

-“Ma Bill non c’è?” domandai facendo mente locale.

-“No,ha accompagnato tua madre a lavoro. Siamo solo io e te.”

-“Perfetto!” bisbigliai sarcasticamente,sicura che lui non fosse in grado di sentirmi,ma anche stavolta mi sbagliai.

-“Ti ho sentito,e comunque non sono poi così male come compagnia.” Disse,facendo gli occhioni dolci,non pensavo ne fosse in grado,o almeno non con me.

-“Vedremo! Comunque a che ora tornano?”

-“Verso sera.”

-“Come verso sera? Cosa devono fare?”

-“Tua madre ha l’intervista questa mattina,poi nel pomeriggio deve andare in redazione per rielaborare il tutto con la sua assistente.”

-“Capisco,ma chi deve intervistare di tanto importante? E Bill perché non torna prima?”

-“Allora…oggi deve intervistare un nuovo gruppo tedesco del quale non  mi ricordo neanche il nome. E Bill non torna prima perché mentre lei lavora deve andare da David per discutere alcune cose per il nostro nuovo album.”

-“Ah,capisco.” Replicai rattristandomi.

-“A parte tutto sarà meglio che tu beva quel latte,altrimenti diventa freddo e fa schifo.” Lo ascoltai all’istante,perché il latte a me piaceva caldo. Quando finalmente finii di fare colazione tornai in camera per vestirmi,indossai un semplice paio di jeans e una felpa nera,non avevo voglia di pensare a qualcosa di più carino,non rientrava nelle mie caratteristiche. I capelli decisi di lasciarli liberi di svolazzarmi in qua e là.

-“Eccomi.” Informai,senza troppo entusiasmo,una volta che lo raggiunsi in soggiorno.

-“Se vuoi lo zaino te lo porto io” propose “Mi sembra troppo pesante.”

-“Se ti va mi faresti un enorme piacere.” Risposi,effettivamente lo zaino con tutti quei libri mi rovinava la schiena. Lui mi si avvicinò e io gli porsi con attenzione lo zaino. Poi ci dirigemmo velocemente alla macchina. Quando vi entrai una sensazione fastidiosa si impossessò di me,odiavo le macchine basse,e questa era una di quelle. Mi sentivo alquanto scomoda,ma non mi volli lamentare,anche questo non era da me. Per tutto il viaggio nessuno dei due aprì bocca,in auto si sentiva solo il rombare del motore e la musica hip hop che proveniva dall’impianto stereo. Nel giro di una ventina di minuti nemmeno arrivammo a destinazione. Io feci per scendere dalla macchina ma Tom mi afferrò per un braccio,costringendomi a voltarmi verso di lui. Lo guardai innervosita,ma quando i miei occhi furono incatenati dai suoi l’irritazione mi abbandonò, lasciando lo spazio alla confusione. E siccome non era la prima che mi succedeva quando c’era lui nei paraggi cominciai un po’ a preoccuparmi.

-“Non si saluta?” chiese con un’intonazione nuova,che non riuscivo a decifrare.

-“Ciao.” Ribattei,ancora in stato di transizione tra il mondo reale e il mondo dei sogni. A quel punto lui si protese verso di me e mi schioccò un bacio sulla guancia,gesto che mi lasciò spiazzata. Io rimasi impalata per una frazione di secondo,poi mi ripresi e scesi una volta per tutte dall’automobile,afferrando lo zaino con tutte le mie forze e caricandomelo in spalle. Sentivo già tutti gli sguardi puntati su di me,a quanto pare la macchina di Tom era ben appariscente,cosa a mio svantaggio,non mi piaceva sentirmi osservata. Mi sembrava quasi di essere in Twilight,come Bella il primo giorno di scuola. Risi a quello strano pensiero e mi diressi verso la mia classe dove mi sedetti al solito posto. Quella mattina al mio fianco si sedette una ragazza,cosa che mi lasciò stupita,dato che il banco accanto a me di solito rimaneva vuoto. Quest’ultima mi sorrise,mi sembrava un sorriso sincero,vero,non falso come ero abituata a vedere.

-“Piacere,io sono Ilaria!”disse.

-“Piacere,Evelyn!” devo ammettere che ero a dir poco imbarazzata,era la prima volta che ricevevo quel genere di attenzioni.

-“Scusa se non mi sono presentata prima,ma non ne ho mai avuto occasione,ho sempre temuto di dare fastidio.”

-“Tranquilla,non c’è nessun problema.” Per un attimo temetti che era dovuto tutto alla macchina di Tom,ma poi lasciai perdere quell’opzione. In fondo,quell’Ilaria a pelle mi piaceva,sembrava una ragazza simpatica.

-“Sei pronta per il compito di latino?”

-“Sinceramente credo di si,ma non sono sicurissima,studiare ho studiato,ma bisogna vedere quanto influirà la distrazione nel compito.” Ammisi.

-“Oh,ti capisco. Lo stesso vale per me.” non appena lei ebbe finito di pronunciare la frase la professoressa entrò in classe.

-“Separatevi!” ordinò autorevolmente. Noi ubbidimmo subito. Quando fummo tutti sistemati l’insegnante passò tra i banchi,cominciando a consegnare a ciascuno i fogli del compito. Quando fu il mio turno io lo presi frettolosamente,pronta a cogliere qualcosa che non mi ricordavo. Ma per mia fortuna mi sembrò di sapere la maggior parte delle cose,così cominciai a scrivere senza intralci. Fui la quarta a riconsegnarlo e quando tornai al mio posto Ilaria mi sorrise ed io ricambiai con piacere. Le altre ore si susseguirono ininterrottamente,fino ad arrivare al suono della campanella finale,quello che annunciava la fine delle lezioni. Mi affrettai a rimettere ogni libro all’interno della cartella e andai fuori accompagnata dalla ragazza con cui avevo fatto conoscenza la mattina.

-“Ciao,ci vediamo domani.”

-“Ciao.” Replicai. In seguito delle mani che non riconobbi subito si posarono sui miei fianchi,facendomi sobbalzare sul posto. Mi voltai di scatto,pronta a mettere in atto qualche mossa basilare di difesa, ma mi tranquillizzai.

-“Mi hai fatto spaventare.” Esclamai arrabbiata.

-“Scusa,non era mia intenzione.”

-“Te sei tutto matto,potrebbero riconoscerti.”

-“Non penso.”

-“Il cappuccio in testa ed un paio di occhiali non impediscono agli altri di capire che sei Tom Kaulitz.” Insistetti.

-“Io dico di si,in fondo non crederebbero mai ai loro occhi,e poi ripeto,non sono l’unico a vestirmi così.”

-“E va bene,problema tuo,di certo non mio. Ora però potresti mollare la presa sui miei fianchi?”

-“Hai ragione,scusa.” Disse,liberandomi dalla sua morsa.

-“Ma la macchina?” domandai poi.

-“Sono venuto a piedi,volevo fare una bella passeggiata in tua compagnia, magari cercando di conoscerti meglio.”

-“Come vuoi,ma lo zaino ora chi lo porta per tutto il tragitto?”

-“Tranquilla,ci ho già pensato io,è venuto Saki con me,lo porterà lui,tanto non gli farà fatica.” Rispose tranquillo. Non riuscivo a credere che facesse venire una persona apposta per portare la mia cartella,era una cosa superflua,non lo trovavo molto giusto. Infatti un uomo ci venne incontro sottraendo lo zaino dalla mia portata. Quando ci incamminammo vidi che Saki era piuttosto lontano da noi,così chiesi spiegazioni a Tom.

-“Non vuole disturbare. È fatto così.”disse,scrollando le spalle,con le mani nelle tasche. Vederlo così mi faceva tenerezza,sembrava così “innocuo”.

-“Cosa ti piace fare?” domandò poi,facendomi rimanere interdetta.

-“Ballare…” nel mio tono di voce si poteva cogliere un senso di nostalgia pura.

-“Andavi a danza?” intuì allora lui.

-“Si,fino a due anni fa circa,prima che mio padre morisse.”

-“Ah…ti piacerebbe ricominciare?”

-“Sinceramente si,ma se hai intenzione di pagare tu le lezioni no.”

-“Per quale motivo scusa? Ti darei una mano nel coltivare il tuo sogno.”

-“Per il semplice fatto che non voglio essere mantenuta da te.”

-“Allora pagherà tua madre,io proverò a convincerla,so essere molto persuasivo quando voglio.”

-“Apprezzo molto quello che vorresti fare per me,ma non occorre,grazie comunque.”

-“Vorresti dirmi che abbandoni così il tuo sogno? Ti ho appena proposto di ricominciare ad andare a danza e te rifiuti?”

-“Io non sto abbandonando il mio sogno! In questi due anni ho continuato ad esercitarmi ogni volta che ho potuto,non ho mai smesso di ballare!” sbraitai, non doveva intromettersi così nella mia vita. Lui si fermò,girandosi verso di me.

-“E allora perché voi smetterla proprio ora?” mentre me lo chiese fece un passo verso di me,avvicinandosi pericolosamente. Il suo tono di voce si ammorbidì,risultando quasi dolce.

-“Perché te l’ho già detto!” sbottai sempre irritata da quell’intrusione.

-“Tuo padre sarebbe felice se tu ricominciassi!” replicò,avvicinandosi ancora di più.

-“Te non puoi sapere se lui sarebbe felice,non ti azzardare a tirare in ballo anche lui! Non puoi metterti nei suoi panni! E nemmeno nei miei. Sei senza…” quasi urlavo,da tanta che era la ira in me. Ma l’ultima parola fu interrotta dalla pressione delle labbra di Tom sulle mie. Momentaneamente mi lasciai andare a quel contatto,fu ancor più bello del bacio che ebbi con Georg. Ma appena mi resi conto che era sbagliato lo allontanai da me con le braccia,separando la mia bocca dalla sua. Quando il bacio fu spezzato dalla mia azione,un brivido mi percosse da capo a piedi,era la prima volta che mi succedeva una cosa del genere. Ma non mi piaceva per niente il fatto che io avevo baciato due ragazzi nel giro di quattro giorni,se i miei calcoli erano corretti. E per di più ragazzi che conoscevo da pochissimo tempo,dei quali uno era impegnato con mia madre. Lo guardai intensamente negli occhi.

-“Cosa stavi facendo?” riuscii a domandare.

-“Io…scusa,non volevo. Non so cosa mi sia preso.”disse,abbassando lo sguardo.

-“Non provare mai più a baciarmi!” sbraitai,era impressionante come riuscissi a cambiare da uno stato d’animo all’altro in poco tempo.

-“D’accordo,è stato uno stupido bacio,ripeto che non volevo. Non farne parola con nessuno però,mi raccomando.”

-“Puoi starne certo che sto zitta. Non oserei mai mettere casini in famiglia,per ora ne ho avuti fin troppi,non voglio ricominciare ad averne,nonostante io non voglio questa vita sto cominciando ad adattarmi.” Dopo che ebbi finito di parlare ricominciammo a camminare in silenzio,e quando giungemmo a casa io mi rinchiusi nella mia stanza,saltando il pranzo. Più tardi mi venne a chiamare Bill,che era appena rientrato con Jessica,dicendomi che era pronta la cena. Io lo seguii lungo il corridoio,e contro ogni mia speranza,non fui in grado di scampare il suo interrogatorio.

-“Sii sincera,ti piace mio fratello?”

-“No,ma come te lo devo dire Bill?!”

-“Io dico di si,solo che ancora non riesci a capirlo,perché sei confusa,e perché è troppo presto. Però se devo essere sincero quattro giorni non sono pochi in questo caso.”

-“Questo caso…sarebbe?”

-“Nel senso che comunque te vivi con noi da ben quattro giorni,ti sarai fatta un’idea di me e Tom,hai capito come siamo fatti,e l’attrazione nasce presto tra due persone. Soprattutto quando si è giovani. Quindi non mi sorprenderei tanto se fossi in te.”

-“Potresti avere ragione se io non rientrassi tra i personaggi del tuo filmino mentale.”

-“Presto ti accorgerai che a sbagliare non sono io,ma sei te.” Quella conversazione mi lasciò ancora più dubbi di prima.

-“Anche se fosse non potrei farci niente.”

-“Per quale motivo?” domandò.

-“Lui sta con mia madre,e poi se a me piacesse non sono ricambiata. E poi Georg…”

-“Stai già considerando la cosa come se ti piacesse,e ciò vuol dire che ti piace,inconsciamente si, ma ti piace. Devi accettarlo.”

-“No,e poi no. A me “piace” anche Georg.”

-“Ma non quanto ti piace mio fratello!” insistette. Ancora non mi ero accorta che ci eravamo fermati nell’atrio.

-“Anche se non mi piacesse nessun altro all’infuori di lui,cosa succederebbe??”

-“Non lo so,ma penso niente di buono,lui sta con Jessica. Anche se devo dire che se si piacessero davvero avrebbero un altro comportamento. Sinceramente non li ho ancora capiti.”

-“Allora la cosa finisce qua! Niente più domande.”

-“Come vuoi…in futuro,se posso definirlo così,sarai te a cercarmi per parlare di questa cosa,ci scommetto la casa!” io sorrisi alla sua affermazione,tirandogli una leggera pacca sul braccio.

-“Ahia!” si lamentò lui.

-“Femminuccia!” replicai,poi fui costretta a correre in cucina,altrimenti Bill non sapevo cosa sarebbe stato in grado di farmi.

 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9: IN PISCINA ***


Ringrazio chi mi recensisce e chi legge e basta! Grazieeeeee!!!

BUONA LETTURA! KUSSEN,ALICE...

CAPITOLO 9:

 

I giorni si susseguirono ininterrottamente,ormai erano già due settimane che vivevo con i gemelli Kaulitz,ed erano altrettanto due settimane che non vedevo Georg e Gustav o che tenevo una conversazione con Tom,non dopo quello che era successo l’ultima volta che avevamo parlato. A scuola andava tutto regolarmente,con Ilaria cominciavo ad esserci davvero amica,cosa per me molto positiva,mi ci voleva proprio una persona di cui potermi fidare. Con mia madre i rapporti erano sempre li stessi,non ero ancora riuscita a fare particolari progressi,ma ero intenta a riuscirci un giorno. Stavo ancora cercando di fare un riepilogo mentale di quel periodo quando qualcuno bussò alla mia porta.

-“Avanti!” dissi con un tono di voce piuttosto elevato,per assicurarmi che chiunque fosse riuscisse a sentirmi.

-“Permesso.” Azzardò Tom,entrando lentamente nella stanza. Non mi aspettavo nessuna sua “visita”,per così dire,da parte sua,infatti mi meravigliai.

-“Tua madre è appena uscita con Bill.” Mi comunicò con imbarazzo. Questa notizia proprio non ci voleva.

-“Oh…bene. E con ciò?”

-“Beh,ecco…mi chiedevo se ti andava di fare qualcosa?” propose,nel mentre le sue guance cominciavano a raggiungere un colorito più vivace.

-“Dipende da cosa intendi per qualcosa. Anche perché non avrei molta voglia di uscire da sola con te.” Misi subito in chiaro le cose.

-“La scelta è tua,se vuoi uscire,usciamo,se non vuoi uscire,io esco e te stai a casa. Ma non voglio lasciarti sola.”

-“Indipendente dalla mia scelta,te cosa avresti in mente di fare?”

-“Io avevo pensato di andare in piscina.”

-“Sei matto? In piscina è pieno di gente! Lì si che possono riconoscerti.”

-“Penso che nel periodo primaverile le piscine al coperto siano frequentate solo da chi frequenta dei corsi di nuoto.”

-“Ciò non significa che ci sono poche persone.” Insistetti.

-“E se io ti dicessi che l’ho prenotata per un paio d’ore?” non appena lo disse rimasi a bocca spalancata.

-“Prenotata? Da quando in qua si prenotano le piscine? Pensavo fosse possibile solo per i campi da tennis!”

-“Evelyn,non voglio vantarmene,che sia chiaro,ma sono Tom Kaulitz,si da il caso che i soldi non mi mancano,e se chiedo di poter avere la piscina per un paio di ore se è possibile mi viene concesso.”

-“Quindi vorresti dire che saremmo solo io e te…di nuovo.” Sottolinei con enfasi la parte finale,cercando di trasmettergli la mia contrarietà su quel punto.

-“Ci sono tre piscine differenti,non saremo costretti a stare per forza insieme,solo che io ho bisogno di un po’ di movimento,ultimamente ne faccio troppo poco,e la piscina mi è sembrata un’ottima idea.”

-“Da quello che dicono i giornali non pensavo ti piacesse fare sport.”

-“Tutte bugie,non sanno più cosa dire su di noi.” disse con ovvietà.

-“Io vengo,a patto che tu mi stia lontano.”

-“Promesso.” Si limitò a dire. Poi uscì dalla mia camera con un sorriso trionfante sul volto. Così mi fiondai dall’armadio,cercando un costume qualunque,e mi ritrovai in mano un bikini viola,con dimensioni piuttosto coprenti,dato che quelli striminziti non facevano al caso mio. Successivamente presi una borsa e ve lo riposi dentro insieme ad un asciugamano. Poi mi diressi,come sempre,nell’atrio dove Tom era già pronto ad accogliermi.

-“Sei stata veloce!”

-“Eh si,in fondo non sei l’unico ad aver bisogno di una bella nuotata rilassante.” In risposta mi sorrise,e poi inoltrammo la soglia di casa,immergendoci nell’aria esterna. Rimasi ancora più stupita quando vidi la macchina di Bill al posto di quella di Tom.

-“Dov’è la tua?” domandai curiosa.

-“Ce l’ha Bill,oggi prenderemo la Q7.”

-“Meglio.” Sospirai,almeno non ero costretta a prendermi il torcicollo. “Aspetta un attimo! Come mai ce l’ha tuo fratello?”

-“Perché sapevo che a te la mia macchina ti dava noia.”

-“Come facevi..?” io non gli avevo mai detto niente al riguardo.

-“Noto sempre tutto,riesco ad essere peggio di Bill.” Lo tenni a mente,dovevo stare attenta. Il viaggio fu molto breve,e in meno che non si dica arrivammo alla piscina. Una volta entrati ci separammo per raggiungere gli spogliatoi rispettivi. Io mi cambiai in fretta e legai i capelli in una lunga coda,mi era presa una voglia di nuotare che non potevo nemmeno descrivere,e ciò era la dimostrazione di quanto fossi stata assente nel mondo esterno ultimamente. Mi diedi una breve occhiata nel primo specchio che trovai nel mio cammino,benché non mi importasse molto di come apparivo,poi mi fiondai fuori dallo spogliatoio, raggiungendo la piscina. Tirai un sospiro di sollievo quando notai che Tom non aveva ancora finito di cambiarsi,perché voleva dire che sarei stata sola,anche se per poco,e che avrei scelto per prima la piscina e lui si sarebbe dovuto adattare. Mirai subito a quella più grande,intenta a farmi cinque vasche,non volevo esagerare dato che era tantissimo tempo che non nuotavo più. Scesi con estrema lentezza la scaletta,un po’ frenata dall’acqua fredda. Poi,con un po’ di coraggio mi immersi totalmente,cominciando a prendere confidenza. Quando constatai che poteva bastare così raggiunsi il punto di partenza e iniziai a nuotare a rana,era lo stile che mi riusciva meglio. Nemmeno il tempo di finire una vasca che venni distolta dal nuoto per colpa dell’interruzione di Tom. Anzi,semmai era la mia mente che si era lasciata distrarre dalla sua entrata. Non l’avevo mai visto in costume,e non potei negare che avevo quasi la bava alla bocca. Sinceramente non aveva dei grandi addominali,ma erano giusti. Aveva un fisico asciutto,proporzionato,tanto bello che a osservarlo mi tolsi il fiato,ingoiando una piccola quantità d’acqua. Così cominciai a tossire,sotto lo sguardo preoccupato di Tom. Quest’ultimo ,quando vide che ero in difficoltà respiratorie, si tuffò per arrivare sino a me. Quando giunse al mio fianco mi afferrò per le braccia e mi accompagnò a bordo piscina,continuando comunque a sorreggermi,sembrava non volesse interrompere il contatto fisico che si era creato tra noi.

“Ti senti bene?” mi domandò.

-“Si si,ho solo ingoiato un po’ d’acqua.” Risposi imbarazzata.

-“La prossima volta cerca di stare un po’ più attenta,mi hai fatto spaventare.” Disse tutto fissandomi intensamente negli occhi,e io gli credevo,cosa che avrei ritenuto impossibile se non fosse stato per l’intensità che aveva il suo sguardo. Nemmeno mi resi conto della posizione in cui ci trovavamo,lui era posto di fronte a me con le mani appoggiate al bordo,impedendomi di muovermi. Il mio petto sfiorava il suo e i nostri volti si distanziavano di qualche centimetro. Non appena me ne accorsi lo allontanai lentamente da me,facendo finta di niente,e senza degnarlo di ulteriori attenzioni ricominciai a nuotare. Inizialmente Tom rimase immobile,non riuscivo a identificare la sua espressione,sembrava scocciato. Ma non ero sicura delle mie ipotesi,fatto sta che proprio mentre terminavo la prima vasca lo vidi uscire dalla piscina. In quel momento mi dispiacque,forse ero stata esagerata nel reagire in quel modo. Lo chiamai a gran voce,sgolandomi,ma lui non sembrava intenzionato a voltarsi. Così mi precipitai dalle scalette e le salii velocemente,rischiando di rompermi una gamba e li corsi incontro,fino a prenderlo per un braccio.

-“Tom…” lo richiamai,stavolta debolmente. Lui si girò,fissandomi per l’ennesima volta negli occhi.

-“Cosa vuoi?” chiese acido. Non negai che ci rimasi male,ma in fondo me lo meritavo,forse.

-“Io…non…come mai sei uscito dalla piscina?”

-“Non ti devo nessuna spiegazione,quindi,per favore,lasciami andare.”

-“Io penso che invece dovresti dirmi il motivo per cui te ne sei uscito dal quella cavolo di piscina. E comunque dov’è che andresti se io ti lasciassi andare?”

-“Me ne andrei al bar della piscina,o qualunque altro posto dove non ci sei tu. Preferisco rompermi le scatole,piuttosto che stare in tua compagnia,tanto non mi degni neanche di uno sguardo,non mi hai nemmeno ringraziato.” Quella frase mi fece male in modo malsano,non avrebbe dovuto scaturire quell’effetto in me.

-“Grazie,e scusa per prima…ma…” non riuscii a terminare,anche perché non sapevo come avrei dovuto continuare,dato che non ero in grado di decifrare le mie emozioni ogni qualvolta mi trovavo con lui.

-“Ma…?” domandò.

-“Ma…non lo so. Forse ho paura.” Dissi l’ultima parola senza riflettere,mi uscì spontanea dalla bocca.

-“Paura di cosa? Che io sia un vampiro e che ti prosciugo del tuo sangue?” l’ultima domanda non mi piacque per niente,non volevo del sarcasmo su un argomento per me importante.

-“Sei un cretino!” sbottai.

-“E te sei solo una stupida diciassettenne che non sa cosa vuole davvero dalla vita. Sei completamente inutile,vai a scuola e te ne stai sempre chiusa in quella cazzo di camera,senza stare mai con noi,non servi a niente e a nessuno interessa di te. Parli solo ed esclusivamente con Bill quando sei in casa,a me non mi degni di attenzioni,così come fai con tua madre. Non riesci a capire nemmeno se ti piace la tua nuova vita. Non riesci a capire proprio niente.” Mi disse tutto scandendo bene ogni parola,sputando l’intero discorso come se fosse veleno. Io non seppi più come controbattere, forse lui aveva ragione,non capivo niente,non sapevo cosa volesse dire amare o vivere. La morte di mio padre mi aveva sconvolta a tal punto da dimenticarmi di essere veramente felice,e i momenti in cui lo ero avvenivano solo quando smettevo di soffrire. Soffrivo perennemente e per me la felicità era la sospensione del dolore,nient’altro. In conclusione quelle parole mi ferirono nel profondo,riuscii a stento a trattenere le lacrime. Poi decisi di voltargli le spalle per dirigermi nuovamente in acqua,ma stavolta optai per la piscina con l’idromassaggio,dovevo rilassarmi,altrimenti sarei impazzita. Mi resi conto che Tom mi aveva seguito solo quando le sue mani mi afferrarono per i fianchi,attirandomi possessivamente a sé. Il contatto fece traboccare il vaso,e mi lasciai andare ad un lungo pianto,interrotto a intervalli dai singhiozzi che mi percuotevano violentemente,mentre la braccia di Tom mi abbracciavano,mentre con le sue labbra mi baciava i capelli. Proprio non ero in grado di comprendere il suo comportamento. Prima mi diceva di tutto e di più fino a farmi piangere e dopo mi abbracciava?

-“Scusa,non volevo dirti quelle cose. Mi dispiace,non le pensavo davvero.” A quelle parole mi girai.

-“E allora perché me le hai dette?”

-“Perché ero arrabbiato,ferito,triste…non lo so nemmeno io.”

-“Mi hai detto che sono inutile,che non servo a niente…ed è vero.” Mentre pronunciai quella frase un’altra lacrima mi attraversò una guancia,come una dolce carezza.

-“Ho detto una gran cazzata. Non è vero che non servi a niente,non è vero che sei inutile.”

-“Però mi hai anche detto che a nessuno interessa di me.”

-“Un’altra cazzata.”

-“Ti sbagli,non ho amici che possano volermi bene. Mia madre sembra non ricordarsi di avere una figlia…forse l’unica persona che tiene davvero a me è Bill.”

-“Hai tralasciato una persona.”

-“Sentiamo di chi si tratta.” Dissi in tono di sfida,non capendo al volo.

-“Io ci tengo a te,e anche tanto.” Sussurrò,avvicinandosi al mio orecchio. Il suo respiro mi causò dei brividi intensi. Nessuno,a parte i miei genitori,mi aveva mai detto una cosa del genere,o almeno non così direttamente.

-“Ora mi puoi dire di cosa hai paura?”rammentò.

-“Io…penso di avere paura…insomma…beh…io ho paura che tu mi piaci.” Rinunciai a mentire,non ero molto brava nelle bugie,sfortunatamente.

-“Non mi odi?” domandò stupito.

-“Io non ti ho mai odiato.”

-“Ma…me l’hai sempre detto.”

-“Io lo dicevo perché pensavo di odiarti,ma non ho mai provato odio nei tuoi confronti. Il mio non era altro che pregiudizio,perché tu stai con mia madre e io non volevo che lei avesse una relazione dopo così poco tempo dalla morte di Jeremy.”

-“Ma ti piaccio sul serio?” rimasi interdetta da quella domanda,non me l’aspettavo.

-“Ora che lo ammetto a me stessa me ne sono resa conto.”

-“Sarebbe un si?”

-“Fai un po’ te.” Risposi,sperando che capisse.

-“Preferisco che tu me lo dica,per esserne sicuro.”

-“Si,mi piaci. Ma questo non cambia le cose.”

-“Quali cose?” domandò.

-“Come quali cose! Te stai con Jessica.”

-“Credi che il nostro sia amore?”

-“Non saprei…e comunque cosa vorresti dire con ciò?”

-“Vorrei dire che io e Jessica stiamo insieme solo per interessi.”

-“Anche questo non comporta nessun cambiamento nei fatti.”

-“ Dipende a cosa ti riferisci.”

-“Io non ti piaccio,e stai comunque con mia madre,anche se è solo per interessi.”

-“Hai ragione ,ma solo sulla seconda parte. Perché a me piaci tu,non Jessica.” Non riuscii ad afferrare all’istante il concetto della frase,rimasi sgomenta, immobile, senza fiatare,come se fossi in apnea. Non sapevo se dovevo fidarmi delle sue parole o no.

-“Non mi credi vero?” intuì.

-“Non saprei. Non hai un’ottima reputazione.”

-“Sono solo dicerie. I giornalisti si inventano la maggior parte delle cose.”

-“Lo sai vero che nonostante ci piacciamo reciprocamente,sempre se io ti piaccio davvero,finisce qua la nostra conversazione al riguardo?”

-“No,non lo so,perché non voglio che finisca qui. Sono troppo egoista,mi farebbe male fare finta di niente,sarebbe impossibile.”

-“Stai esagerando Tom!” sbottai.

-“No,non sto esagerando,fin dal secondo giorno che sei entrata nella mia vita ho capito che non eri una ragazza come le altre,mi hai subito incuriosito. La curiosità poi ha finito con il diventare…affetto,attrazione…non lo so. So solo che mi piaci davvero e non voglio dimenticare questo dialogo!”

-“E come la mettiamo con gli altri? Con Jessica? Cosa hai intenzione di fare?”

-“Non dovremo dire a nessuno di tutto questo,tanto non si tratterebbe di tradimento,perché ripeto tra me e Jessica non c’è amore,c’è solo attrazione.”

-“E ti sembra poco l’attrazione? Scommetto te la sei già portata a letto.”

-“In confronto a ciò che provo per te si. E comunque non me la sono già portata a letto,e non ho intenzione di farlo,e nemmeno lei.”

-“Perché nemmeno lei?” lo chiesi non perché speravo fosse il contrario,ma perché mi tornava strano.

-“Non vuole,lei ama ancora tuo padre,ma a quanto pare non sei riuscita a capirlo.” Quella notizia mi rallegrò,ma ciò non sminuiva le complicazione che sarebbero nate.

-“E quindi?” domandai ancora perplessa per come si erano svolte le cose.

-“Quindi potremmo provare a frequentarci di nascosto.”

-“Io non voglio impegnarmi con te,o meglio,non posso,mi dispiace.”

-“Ma non dovrai impegnarti,sarebbero solo uscite tra due amici. Ti va?”

-“D’accordo,ma questa situazione non mi piace per niente. Ho paura che finisca male.”

-“Te fidati di me.”

-“E va bene,ma non farci l’abitudine eh!” dissi,cercando di sorridere.

-“Tranquilla,ti conosco piuttosto bene,anche se sono passate solo due settimane di convivenza non è difficile individuare il tuo carattere.”

-“Cercherò di mascherarlo meglio. Ora,se non ti dispiace,vorrei entrare in acqua.”

-“Oh si,scusa,hai ragione.” Disse imbarazzato,poi mi lasciò andare ed io mi immersi nella piscina a idromassaggio. Una volta che fui dentro mi lasciai andare alla pressione d’acqua che si abbatteva sulla mia schiena in modo piacevole. Decisi di chiudere gli occhi,per assaporare meglio quel momento di pace totale,senza pensare a niente. Sentii l’acqua smuoversi,segno che anche Tom aveva deciso di dedicarsi al rilassamento. Non mi accorsi che il movimento stava avvenendo intorno a me sino a quando le labbra di Tom si congiunsero con le mie,in un dolce bacio a fior di labbra. La mia reazione fu inaspettata sia da lui che da me. Istintivamente portai le mie mani dietro il suo collo e posai con più forza la mia bocca sulla sua,fino a dischiudergliela, permettendo alla mia lingua di raggiungere la sua per dare vita ad un dolce movimento in sincrono. Come se il contatto non mi soddisfacesse gli circondai la vita con le gambe,attirandolo totalmente a me. Fino a quel momento lui era rimasto inerme,permettendomi di fare ogni cosa,ma quando si riprese m strinse a sé,tenendomi la testa ferma con una mano,mentre l’altra scendeva vogliosa lungo la mia schiena. I nostri corpi si sfioravano in ogni singola parte mentre le nostre lingue continuavano a giocare desiderose l’una dell’altra. L’acqua della piscina rendeva tutto ancora più bello. E così passammo gli ultimi venti minuti,tra un bacio e un altro,riempiendoci di attenzioni,forse anche troppe. Ma non rimpiansi neanche un minimo sfioramento.

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10: OPPORRE RESISTENZA ***


Comincio subito scusandomi per l'enormissimo ritardo!!!!! Non riesco a credere che sia passato più di un mese dall'ultima volta che ho postato!...O mamma! La colpa va alla scuola,che sia chiaro,xD....Comunque ho il piacere di dire che sono tornata!! E che vedrò di non assentarmi più per così tanto tempo!!...Grazie a tutte le ragazze che mi seguonooo!!! Senza di voi la storia non avrebbe sensoo!!...Kussen,Alice...

BUONA LETTURAAAAAAAAAAAAA!!

CAPITOLO 10:

Dopo l’intensa giornata in piscina tornammo a casa stravolti dalle tante emozioni vissute quel pomeriggio. Io sinceramente mi sentivo anche una traditrice,mi sembrava di aver commesso un grave peccato,avevo tradito mia madre,ma in quel momento non potei negare che mi piacque quella sensazione di vendetta. Ecco,vendetta era la parola giusta,ma non dovevo paragonare i miei sentimenti per Tom ad una ripicca nei confronti di Jessica. Lasciando perdere ogni ricordo che mi portasse alla donna che mi aveva messo al mondo, passai il resto del viaggio di ritorno in silenzio,rischiando addirittura di addormentarmi.

-“Ehi,siamo arrivati.” Annunciò Tom,così aprii gli occhi che avevo momentaneamente socchiuso poco prima.

-“E un altro giorno è passato!” esclamai,accompagnando la frase con un sospiro di malinconia. Il calore del corpo di Tom sul mio già mi mancava,e non sapevo come avrei fatto nei giorni successivi. Prevedevo che sarebbe stato piuttosto difficile da gestire,non ero in grado di dominare i miei desideri.

-“Purtroppo questa giornata è finita,mi piacerebbe tanto tornare indietro nel tempo.”

-“Anche a me.” Aggiunsi,abbandonandomi sul sedile.

-“Non per metterti fretta,ma ripeto che siamo arrivati. Sei intenzionata a rimanere qui tutta la sera?”

-“No,ehm…scendo.” Dissi imbarazzata e rossa di vergogna,eppure non era il caso di intimidirsi tanto per una cavolata del genere. Le parole furono subito accompagnate dai fatti,e nel giro di qualche secondo mi ritrovai fuori dalla macchina seguita da Tom,così ci dirigemmo verso la casa. Prima di entrare ci lanciammo uno sguardo complice,segreto,e ne assaporai l’intensità con molto ardore.

-“Che rimanga tra noi per ora.” Dissi.

-“Troverò il modo per uscire da questa situazione.”

-“Non voglio far soffrire nessuno che sia chiaro.”

-“Tranquilla,dubito fortemente che qualcuno soffrirà.”

Dopo il nostro breve scambio di parole Tom si fece coraggio ed aprì la porta di casa,permettendoci di entrare. Come avevo sospettato Jessica e Bill erano nel salotto intenti a parlare,ma si percepiva chiaramente che ci stavano aspettando.

-“Finalmente! Ma che fine avevate fatto?” ci chiese Jessica,ma io fui distratta dallo sguardo che mi lanciò Bill,inutile dire che si trattava di uno sguardo indagatore,profondo.

-“Siamo andati un po’ in piscina e al ritorno abbiamo trovato un incidente e quindi abbiamo fatto tardi.” Questa frase fu l’inizio della recita,la prima bugia per coprire ciò che era successo davvero. Infatti la causa del nostro ritardo non era stato l’incidente ma la voglia di stare più tempo da soli.

-“Ah,capisco.” Si limitò a dire mia madre. Successivamente lasciai che Tom si sedesse con Bill e Jessica mentre io mi diressi in camera mia. Meno dovevo stare con tutti loro e meno avrei dovuto fingere,cosa che per me era piuttosto impossibile. Arrivata nella mia stanza sistemai la borsa che avevo portato in piscina e mi diedi una sistemata veloce,preparando anche i vestiti e lo zaino per l’indomani.  Come di rito sentii qualcuno bussare alla porta,non dovetti nemmeno sforzarmi di indovinare chi era da tanto che era prevedibile.

-“Avanti.” Annunciai. Così Bill entrò a passo svelto e confuso,guardandomi fin da subito negli occhi.

-“Scommetto che quello che ha detto Tom è in parte vero e in parte falso.” Disse. Ancora mi era strano come potesse intuire così tante cose.

-“Non riesco a capire a cosa ti stai riferendo.”

-“Senti Evelyn,non giocare la carta dell’indifferenza con me perché non ci riesci,e poi lo sai che di me ti puoi fidare,o no?”

-“Si Bill,lo so,ed è proprio per questo che io non ti mento mai,e non lo sto facendo nemmeno ora,quindi ti ripeto che non so a cosa ti riferisci.”

-“Ma…è impossibile,conosco mio fratello,e so quando mente e quando dice il vero. E ho l’impressione che oggi sia successo qualcos’altro oltre all’incidente,che vi ha impedito di arrivare a casa prima.”

-“Bill…ti prego non ti intromettere,complicheresti solo le cose.”

-“Da ciò deduco che io ho ragione.”

-“Pensala come vuoi,tanto non cambierebbe niente.”

-“Ma perché non ti vuoi confidare con me?” mi chiese,come se l’avessi ferito in qualche modo. Come potevo resistere? Sapevo che lui sarebbe stato zitto e che avrebbe mantenuto il “segreto”,e allora perché opponevo resistenza?

-“Bill,non è successo niente.” Mentre lo dicevo era come se lo dicessi anche a me stessa,come se per un istante avessi voluto che ciò che stavo dicendo fosse vero.

-“Non ti credo,mi dispiace Eve.” Non feci in tempo a giustificarmi ulteriormente che lui mi voltò le spalle ed uscì dalla stanza sbattendo la porta con forza disumana,lasciandomi sconvolta. Mentendogli non avrei risolto niente,anzi stavo addirittura rischiando di perdere il mio unico vero amico,ma per il momento non mi sentivo pronta di raccontargli ciò che c’era stato tra me e Tom,tra un po’ non ero neanche certa che fosse accaduto davvero.

Era quasi pronta la cena ma non ero intenzionata a parteciparvi,avrei mentito dicendo che stavo male e che preferivo rimanere a letto,almeno non avrei dovuto fare i conti con Bill,anche se volevo farci pace e confessargli ogni cosa per filo e per segno. Nemmeno a farlo apposta la voce di Bill mi informò che era pronta la cena dall’altra parte della porta. Avrei preferito che ad avvertirmi fosse venuta Jessica.

-“Non ho fame,sto male.” Dissi,cercando di essere il più convincente possibile. E,come se il destino mi fosse nemico,Bill aprì la porta e mi venne incontro,io mi ero già infilata tra le coperte del letto per sembrare più credibile.

-“Cos’hai?” domandò preoccupato. Forse si era dimenticato della nostra “discussione”,per così dire.

-“Mi gira la testa e non ho appetito. Preferisco starmene a letto.”

-“Vuoi qualcosa da prendere? Hai bisogno di una medicina?”

-“No,tranquillo,ho solo bisogno di risposare,grazie comunque.”

-“Ti faccio compagnia”. Disse deciso. Questa non ci voleva,proprio no.

-“Bill,voglio stare sola,vai a mangiare,per favore.”

-“Non voglio lasciarti sola.” Ammise,abbassando lo sguardo.

-“Non mi succede niente se rimango sola in camera,quindi vai,o ti butto fuori con le poche forze che ho.” Dissi cercando di fare la simpatica per convincerlo ad andarsene.

-“Hai ragione,anche io se stessi male vorrei stare un po’ da solo a riposare.”

-“Finalmente hai capito!” esclamai alzando gli occhi al cielo,dimostrando forse troppo entusiasmo per essere “malata”.

-“Dopo cena tornerò comunque a vedere come stai.”

-“D’accordo.” Acconsentii,tanto con lui non si poteva discutere. Una volta che rimasi sola,finalmente,mi lasciai andare ai ricordi e all’emozioni trascorse nel pomeriggio. Tutto mi sembrava così lontano e distante,forse avevo sognato. No,non era possibile che fosse stato tutto un sogno,altrimenti avrei avuto una bellissima immaginazione. Mentre ancora riflettevo ,nel buio avvertii uno strano rumore,tipo un cigolio,cosa che mi spaventò senza motivo. Nel giro di qualche secondo sentii della mani posarsi sul mio viso,ed io sussultai spaventata,anche se sapevo perfettamente di chi si trattava. Subito dopo delle labbra si posarono sulle mie dolcemente,mentre una mano mi accarezzava lenta il collo. Poi quando il bacio si interruppe ebbi il coraggio di parlare.

-“Tom?!” chiesi,ma non ottenni nessuna risposta. In seguito sentii i passi allontanarsi da me,così mi alzai e corsi ad accendere la luce sia della stanza che del corridoio,ma non riuscii a vedere nessuno,a quanto pare ero arrivata in ritardo. Ma ero sicura che era Tom. Non poteva essere altrimenti.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11: AMICIZIA ***


Ringrazio come sempre chi mi recensisce,ragazze senza di voi non saprei come fare,le mie storie non avrebbero più senso...Grazieeeeeeeeee.....Beh,cos'altro dire??!! Spero che il capitolo sia di vostro gradimento!

BUONA LETTURAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!.....Premetto che in questo capitolo ho voluto inserire un film che io adoro moltissimo per far capire cosa vuol dire la parola Amicizia...Chi ha visto il film lo capirà meglio....

CAPITOLO 11:

 

Ancora scossa dal bacio misterioso ritornai ad infilarmi sotto le coperte, sentendomi improvvisamente stanca. Non ebbi nemmeno il tempo di pensare a chi poteva essere stato che sprofondai in un sonno profondo.

La mattina non tardò ad arrivare,lasciandomi a dir poco stordita. Lentamente mi alzai dal letto e feci per dirigermi verso la porta,ma un improvviso giramento di testa mi obbligò a fermarmi dove ero. Cercai con tutte le forze di rimanere in piedi ma persi inevitabilmente l’equilibrio,cadendo in terra di colpo. Come se non bastasse la porta di camera mia si spalancò violentemente,facendo entrare un Bill alquanto preoccupato.

 

-“Cos’è successo?” mi chiese.

 

-“Niente sono caduta,mi girava la testa.”

 

-“Ora stai meglio?” insistette con premurosità.

 

-“Si si,tranquillo. Mi potresti aiutare a rialzarmi?” domandai. Senza rispondermi mi porse una mano e mi tirò a sé.

 

-“Sicura di star bene?” chiese fissandomi negli occhi.

 

-“Si,sicurissima.” Come se non si fidasse di ciò che dicevo portò una mano alla mia fronte e la tenne appoggiata per qualche secondo.

 

-“Eve,sei caldissima. Sarà meglio se vieni a misurarti la febbre e niente scuola.”

 

-“Stai scherzando vero? Io oggi ho un interrogazione sulle declinazioni a latino.”

 

-“In queste condizioni a scuola non ci vai. L’interrogazione la recupererai un’altra volta.” Mi ritrovai a sbuffare tra le braccia di Bill. Forse in fin dei conti stare a casa per un giorno non era così male.

 

-“E va bene! Andiamo a misurare ‘sta febbre!” mormorai. Ma lui non si scostò minimamente da me, e continuò ad abbracciarmi. Alzai il volto cercando di attirare nuovamente la sua attenzione. Ma ciò che trovai dopo fu una sorpresa sconcertante. Le labbra di Bill si posarono delicatamente sulle mie. Non appena fui in grado di ragionare mi scostai di colpo,rimanendo a bocca aperta.

 

-“Bill,ma cosa diavolo…?” cercai di domandargli.

 

-“Io…scusami,non volevo.” Rispose abbassando lo sguardo,mentre il suo volto assumeva un colorito un po’ più vivace.

 

-“Ma…stanotte?”

 

-“Si,ero io anche stanotte.” Ammise,arrossendo ancora di più. “Non so cosa mi sia preso. Ti chiedo ancora scusa.”

 

-“Tranquillo,farò finta di nulla. Andiamo in cucina,così mi misuro la febbre una volta per tutte.” Dissi pacatamente,sentendomi un po’ debole.

 

-“Hai ragione. La salute prima di tutto!” esclamò di nuovo con il suo solito sorriso abbagliante. Così ci dirigemmo nella cucina a passo stranamente lento. Una volta raggiunta la nostra meta trovammo Tom intento a fare colazione.

 

-“Buongiorno!” disse lui e noi ci ritrovammo a rispondergli.

 

-“Jessica?” domandai poi io.

 

-“L’hanno chiamata a lavoro all’improvviso,dicendole che avevano urgentemente bisogno di lei.”

 

-“Capito. Il termometro?” chiesi poi,rivolgendomi a Bill.

 

-“Oh,si,giusto,aspetta eh! Lo cerco di là in sala tra i cassetti!” e così lasciò me e Tom da soli in cucina. Io mi misi a sedere al suo fianco sorridendogli.

 

-“Termometro?” domandò,ricambiando comunque il sorriso.

 

-“Credo di avere un po’ di febbre,o meglio,Bill crede che io abbia la febbre.”

 

-“Fa sentire.” Disse,così mi avvicinai a lui con la fronte. Ma invece che la mano lui vi posò le labbra,prolungando il tempo più del necessario. Solo quel breve contatto mi provocò i brividi.

 

-“Beh,effettivamente sei piuttosto calda. Quindi oggi stai a casa?”

 

-“Affermativo. Voi dovete andare da qualche parte?” mentre parlavo Bill rientrò nella stanza,porgendomi il termometro.

 

-“In realtà no,oggi però dovrebbero venire Georg e Gustav per discutere di alcune cose per l’album.” Ascoltai la risposta di Tom mentre mi infilavo cautamente il termometro sotto l’ascella e guardavo l’ora per cronometrare il tempo. Ma mi resi conto di ciò che aveva detto a scoppio ritardato.

 

-“Georg?” chiesi,quasi strozzandomi con la mia stessa saliva.

 

-“Si,perché ti sorprendi?” aggiunse Tom.

 

-“No,è solo che è passato tanto tempo dall’ultima volta che sono venuti.” Riflettei anche su ciò che c’era stato tra me e lui,sperando che non si fosse illuso,ma non credevo che fosse così,altrimenti si sarebbe fatto vivo prima se gli interessavo veramente,non dopo tutto questo tempo. Così mi rilassai,cercando di non suscitare sospetti negli altri. Passarono velocemente dieci minuti tra una frase e l’altra e quasi mi dimenticai del termometro. Allora lo estrassi con attenzione e lo misi in controluce così da riuscire a vedere meglio la mia temperatura corporea.

 

-“Ce l’hai?”

 

-“Si,ma di poco superiore a 38.” Dissi,rispondendo a Bill.

 

-“Sarà meglio se oggi ti riposi un po’. Che ne dici di guardare un bel film?” propose Tom.

 

-“Perché no? Ce l’avete Step Up 3?” andai dritta al punto,con speranza.

 

-“Ehm….no. Ma se vuoi Bill potrebbe andare a noleggiarlo.”

 

-“Oppure potrebbe andarci Tom.” replicò il cantante svogliato.

 

-“Bill,sei proprio uno scansa fatiche!” esclamò il chitarrista.

 

-“Lo so… non è colpa mia se sono nato così.”

 

-“Lasciate perdere,mi accontenterò di qualcos’ altro.” Dissi,cercando di porre fine a quella breve e inutile discussione tra gemelli.

 

-“Bene…abbiamo Twilight,Remember me,Il bambino con il pigiama a righe, Shinderlist…”

 

-“Il bambino con il pigiama a righe!” esclamai,saltando sulla sedia.

 

-“Ma è un film triste…” protestò Bill.

 

-“Mica avrai paura di piangere?” chiesi.

 

-“No,ma…i film così mi danno noia. Mi vergogno di ciò che hanno fatto i nostri antenati.”

 

-“Bill,tu non sei come loro,è questo che conta.” Disse Tom,guardandolo negli occhi. Il legame che li univa mi meravigliava sempre di più,era qualcosa di indescrivibile e stupendo.

 

-“Ha ragione tuo fratello.” Aggiunsi io.

 

-“ E va bene,vada per quello.” Si arrese Bill. Così ci alzammo tutti da tavola e andammo in sala. Tom mise il dvd e venne a sedersi tra me e suo fratello. Per tutta la durata del film nessuno fiatò o aprì bocca,da tanto che eravamo assorti dalla storia. Sinceramente vedere Tom così preso da un film del genere mi stupiva piacevolmente. Quando giunse poi la fine io non riuscii più a trattenermi e delle lacrime amare scivolarono lungo il mio volto e Tom se ne accorse. Quando si girò verso di me mi stupii ancora di più,infatti anche lui aveva il viso rigato da una lacrima solitaria,ma non se ne vergognò e questo mi piacque moltissimo. Poi con un dito asciugò le mie. Intanto nel film c’era la madre del protagonista che urlava dal dolore causatogli dalla disgrazia appena avvenuta. Fu allora che mi accorsi che anche Bill stava piangendo. Così ci unimmo tutti in un abbraccio,senza un motivo. Ma quello fu l’effetto che produsse in noi il film. Vedere ciò che era accaduto un tempo ci rese  sconcertati e ci fece sentire il bisogno di affetto, quell’affetto che manifestammo con un caloroso abbraccio,come a ricordare l’amicizia che c’era tra i due protagonisti,sentendola un po’ anche nostra.

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12: SPIEGAZIONI ***


Ringrazio come sempre le mie carissime recensitrici,senza le quali la storia non avrebbe senso!....Vi adoroooo!!......E chiedo umilmente scusa anche stavolta per l'enorme ritardo....

BUONA LETTURAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!! KUSSEN,ALICE...

CAPITOLO 12:

 

Successivamente all’abbraccio mi stiracchiai lentamente. Stare seduti tutto il tempo sul divano era comodo solo fino ad un certo punto. Bill fu il primo ad alzarsi,guardandosi intorno come se si fosse appena svegliato. Mentre Tom stava ancora riflettendo,solo lui sapeva su cosa. Io provai ad intercettare un suo pensiero ma lui mi tranquillizzò con un cenno del capo.

 

-“Ora che facciamo?” chiese Bill.

 

-“Ora credo che sia l’ora di preparare il pranzo.” Risposi pacatamente.

 

-“Non mi ero accorto che fosse già mezzogiorno e mezzo.” Esclamò Tom sorpreso. A quanto pareva in casa non c’era nessuno abbastanza lucido da sapersi orientare sul da farsi.

 

-“Eve,sai cucinare vero? Noi possiamo tentare ma se muori avvelenata ti assumi le tue responsabilità.” A parlare fu Bill.

 

-“Certo,però mi limiterò ad un semplicissimo patto di pasta,non sono nelle condizioni adatte per architettare qualcosa di migliore. E sarebbe meglio se voi venite con me,così capite qualcosa. In fondo cuocere la pasta lo sanno fare anche i bambini.” Quando pronunciai l’ultima frase entrambi abbassarono contemporaneamente il volto,imbarazzati. In seguito mi seguirono in cucina e mi osservarono mentre mettevo l’acqua in una pentola per poi farla bollire,i loro occhi scannerizzavano ogni mio gesto. Ma non seppi spiegarmi a fondo quel loro comportamento. Finalmente constatai che la pasta era abbastanza cotta da poter essere mangiata. Così spensi il gas,e dopo una serie di piccole azioni preparai i piatti,per metterli in tavola. Nel frattempo Bill e Tom avevano a malapena apparecchiato.  Una volta che ci sedemmo tutti e tre al tavolo cominciammo lentamente a  mangiare. I gemelli mi fecero i complimenti,ma io sinceramente non li trovavo necessari,anzi, secondo il mio parere ero stata fin troppo poco attenta alla cottura. Ma in fin dei conti,la pasta era l’ultima cosa a cui volevo pensare. Per tutto il pranzo chiacchierammo tra una forchettata e l’altra,sino a pulire oziosamente il piatto.

 

-“Ma mia madre quando torna?” chiesi,ricordandomene improvvisamente.

 

-“Ah,mi ero dimenticato di dirti che ha detto che sarebbe tornata solo nel tardo pomeriggio,a quanto pare la cosa era piuttosto…impegnativa.” Annunciò Tom. In risposta sbuffai,per sottolineare la mia contrarietà. Per i miei gusti si lamentava troppo del suo lavoro,Jessica. A distrarci dalla piccola conversazione appena cominciata fu il suono del citofono. Io sobbalzai sulla sedia,e questo avvenne perché il mio pensiero corse subito a Georg. Bill si precipitò ad aprire,e quando dico precipitò,intendo proprio così. Infatti si alzò di scatto dalla sua postazione,corse fino alla porta e per poco non cadde in terra,inciampando nei suoi stessi piedi. Poi,dopo essersi ricomposto riuscì finalmente ad aprire la porta,o forse è meglio se dico “riuscì purtroppo ad aprire la porta”. Il primo ad entrare con mio sollievo fu Gustav. Per educazione mi alzai e mi diressi da lui per accoglierlo con un abbraccio.

 

-“Ciao,Eve!” esclamò “Quanto tempo che non ci vediamo!”

 

-“Eh si,Winnie,hai proprio ragione!” replicai sorridendogli,nemmeno mi accorsi di aver usato uno dei soprannomi affibbiatogli dalle fan. Subito dopo fece il suo ingresso Georg,seguito da una ragazza. Avevo visto bene?! Era una ragazza quella che stava appiccicata come una zecca a Georg? Beh,i miei occhi ci avevano visto sin troppo bene. Sinceramente rimasi un po’ delusa da ciò,non me l’aspettavo. I gemelli lo salutarono e poi si soffermarono sulla ragazza con troppa familiarità,come se già la conoscessero.

 

-“Lavinia…ma,tu che ci fai qui?” domandò Tom.

 

-“Anche io Tom,sono felice di rivederti!” disse lei sarcasticamente. A quanto pare doveva essere l’ex di Georg e già mi stava antipatica,non sapevo il perché,ma mi dava quella sensazione. “Comunque mi sono rimessa con Georg. È stata la scelta migliore. Problemi?” come poteva parlare con così tanta arroganza senza essere stata “attaccata” per prima? Per me il suo atteggiamento era un mistero,e volevo che rimanesse tale. Non avevo la minima intenzione di darle confidenza.

 

-“No,assolutamente. Sono affari vostri.” Replicò Bill,stavolta. Poi il mio sguardo si spostò da Lavinia a Georg. Quello fu un errore,perché anche il suo sguardo era rivolto verso di me. Mi guardava dispiaciuto ed impotente,come se fosse stato costretto a stare con quella ragazza,o forse io interpretavo male quello sguardo. Per sminuire quel sottile velo di imbarazzo feci un cenno con la testa a mò di saluto,che lui ricambiò. Subito dopo i ragazzi si diressero nel loro cosiddetto studio,dove ogni volta si riunivano per poter discutere sul da farsi,così mi lasciarono sola tra le grinfie di quella specie di ragazza. Forse potevo essere troppo precipitosa su di lei,e avevo qualche pregiudizio,ma momentaneamente non me ne accorsi. Feci per andarmene in camera quando lei mi afferrò con forza dal braccio.

-“Non si lasciano da soli gli ospiti.” Disse con aria strafottente.

 

-“Oh,ma tu non sei un ospite,da quanto ho capito sei una di casa.” Risposi malamente.

 

-“Senti,carissima,io sono arrivata qui prima di te,e non provare a rispondermi in questo tono.”

 

-“Altrimenti cosa mi fai?” chiesi sarcasticamente.

 

-“Non puoi immaginare cosa sono in grado di fare.” A quelle sue parole rimasi stizzita. “Ah! Stavo per dimenticare una cosa,stai lontana da Georg,ho sentito dire che ti eri avvicinata a lui.” Mentre lo diceva continuava a fissarmi dall’alto verso il basso.

 

-“Tranquilla,è tutto tuo. Io ho di meglio.” Replicai senza pensarci. Solo dopo mi resi conto di ciò che avevo detto,non era da me comportarmi in quel modo. Non so perché,ma sentii che quella serpe di Lavinia sarebbe riuscita a tirare fuori il peggio di me,e non era per niente un buon segno. Lei sbuffò sprezzante,come se non credesse alle sue orecchie.

 

-“Scommetto che ti sei già fatta entrambi i gemelli vero? Oh,ma non farci caso,me li sono fatti anche io prima di stare con Georg.” Detto ciò si girò,scuotendo altezzosamente la sua folta chioma nera,e dirigendosi in cucina,come se niente fosse. Quella notizia mi aveva mandata fuori di testa. Cosa voleva dire con quelle cose,com’era possibile che Bill e Tom fossero stati con una così…così….così e basta. Tom…quello era il pensiero che più mi faceva male. Ormai su tutte le furie lasciai che Lavinia andasse dove volesse e facesse quel che voleva,e corsi in camera mia sbattendo la porta,accorgendomi lentamente che stavo piangendo. Neanche il tempo di andarmi a buttare nel letto che qualcuno bussò alla porta. Feci finta di non sentire,ma non servì a niente. Così mi asciugai velocemente le poche lacrime che erano appena scese.

 

-“Eve,lo so che sei lì dentro. Per favore,apri la porta,ho bisogno di spiegarti una cosa.” riconobbi subito la voce come quella di Georg. Sinceramente non avevo voglia di discutere con lui,ma mi arresi,tanto rifiutare non mi avrebbe portato a nulla.

 

-“Georg,entra pure,è già aperta.” Annunciai. Così lui entrò,richiudendosi silenziosamente la porta alle spalle per non farsi sentire.

 

-“Prima non ho avuto l’occasione…” cominciò,ma io lo fermai con un semplice sguardo che lui captò subito.

 

-“Scommetto che agli altri non hai detto che venivi qui.” Dissi.

 

-“Effettivamente pensano che io sia in bagno.” Rispose,portandosi una mano dietro il collo.

-“Allora ti conviene fare presto.” Dissi,accennando un timido sorriso.

 

-“Beh,ecco…” iniziò,venendosi a sedere di fianco a me sul letto “Volevo spiegarti come mai io e Lavinia…”

 

-“Ti ascolto.” Il mio sussurro arrivò flebilmente alle sue orecchie.

 

-“Vedi,io con te mi sono comportato male,perché mi sono lasciato trasportare dal momento,dall’attrazione,dovevo riflettere prima,ma non l’ho fatto e mi dispiace se ti ho illusa.”

 

-“Oh,non ti preoccupare,vale la stessa cosa per me.” lo rassicurai,tirando un sospiro di sollievo,perché anche io credevo di averlo illuso.

 

-“E poi,ci sarebbe anche un’altra cosa. Lavinia è incinta,è tornata da me perché il figlio è mio,ma non mi ama,e si percepisce lontano un miglio. Lei non è la classica ragazza innamorata,purtroppo. Ovviamente te lo sto dicendo perché ritenevo giusto darti una spiegazione altrimenti non te l’avrei detto. Comunque ti chiedo di non dirlo a nessuno per il momento. Anche se penso proprio che entro la fine della giornata lei lo dirà agli altri ragazzi.” Finì la frase alzando gli occhi al cielo e sospirando. Io quasi non riuscii a credere a ciò che avevo appena sentito. Poi una domanda mi sorse spontanea.

 

-“Ma,lei quanti anni ha?”domandai.

 

-“Solo due più di te. Tra me e lei ci corrono cinque anni di differenza.”

 

-“E vi sentite pronti?” le domande non smisero di uscirmi dalla bocca.

 

-“Sinceramente no,o almeno non con lei. Ma è colpa nostra se è successo, dovevamo stare più attenti,ma è successo e quindi ora devo assumermi le mie responsabilità. E poi non è giusto porre fine ad una vita che potrebbe iniziare.”

 

-“Ok,hai ragione. Ora che mi hai fatto capire ti ringrazio. E grazie anche per essere stato sincero con me. Spero tu sia felice.”

 

-“E io spero che lo sia tu!” esclamò,alzandosi soddisfatto di come era andata a finire la nostra conversazione. “Ora è meglio che vado in studio.”

 

-“Lo credo anche io. Tra un po’ preparo cena e vi vengo a chiamare. Vi fermate per cena vero?”

-“Certo. Semmai fatti aiutare da Lavinia,almeno si rende un po’ utile.”

 

-“Si,si,mi farò dare una mano.” Ribattei,ma ero più che sicura che non gli avrei dato ascolto,non avevo intenzione di chiedere aiuto a lei. Poi,mentre usciva,io mi alzai,decisa a riaffrontare Lavinia.

 

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13: SOVRACCARICO ***


Ringrazio come sempre chi mi recensisce,non potete immaginare quanto mi rendono felice le vostre parole!!!!!!!!!! Quindi GRAZIE A: GretaTK, memy881, Temils_HugBroken, Veri_995, elly__,emobilla483, Best....

Grazie mille anche a chi legge silenziosamente e continua a seguire la mia storia!!... BUONA LETTURAAA! Kussen,Alice...
Mi raccomando,fatemi sapere se questo capitolo vi è piaciuto!....Ci tengoo!

SCUSATE PER IL RITARDO COME SEMPRE! ANCHE STAVOLTA UN MESETTO TRA UN Pò o.O!

CAPITOLO 13:

 

Mi incamminai a passo lento e svogliato verso la cucina,decisa a preparare la cena,e ,se fosse stato necessario,a difendermi dalla ragazza di Georg. Non appena vi arrivai feci finta di non notare la sua presenza e cominciai ad apparecchiare.

 

-“Ti fanno fare anche la serva?” chiese sprezzante.

 

-“No,lo faccio di mia spontanea volontà. Non mi faccio dire da nessuno cosa devo o non devo fare.” Risposi. Lei sbuffò per la millesima volta,roteando gli occhi verso il cielo. Solo osservandola mi veniva voglia di strapparle i capelli. Forse stavo diventando troppo violenta. Così spensi i pensieri della mia mente,cercando di placare i miei istinti. Lavinia continuava ad osservarmi mentre se ne stava seduta sulla sedia  a non fare nulla. Non appena finii di sistemare la tavola cominciai a dedicarmi alla cena a base di carne,con un piatto vegetariano per Bill. Stranamente,Lavinia non disse più niente,anzi rimase tutto il tempo restante in assoluto silenzio,come se stesse riflettendo. Quando fu pronta la cena andai a chiamare gli altri nel loro studio,seguita da Miss Antipatia. Bussai piano alla loro porta,fino a quando non mi dissero di entrare.

 

-“Ragazzi è pronta la cena!” esclamai. Lavinia invece si precipitò tra le braccia di Georg,baciandolo sulle labbra. Io mi voltai dall’altra parte,poi aspettai che tutti uscissero.

 

-“Te non vieni?” chiesi poi a Tom.

 

-“Sistemo due cose e arrivo.” Mi rispose. Così io mi richiusi la porta alle spalle, quando Tom riapparve chiedendomi di entrare un attimo. Io lo ascoltai un po’ imbarazzata e,facendomi coraggio,entrai.

 

-“Mi devi dire qualcosa?” domandai subito preoccupata.

 

-“No,volevo solo stare un po’ con te,anche se so che si tratta di pochi minuti.” Disse tutto fissandomi intensamente negli occhi,il suo sguardo diventava sempre più magnetico,tanto che nemmeno mi accorsi che lui si era avvicinato pericolosamente a me. Il suo naso sfiorava il mio e le nostre labbra si distanziavano di poco.

 

-“Tom,per favore…” cominciai con voce tremante. Ma lui sembrò non sentirmi e continuava a guardarmi insistentemente. Quella vicinanza mi faceva sentire male. “Tom…” continuai “Forse tutto questo è sbagliato.” Non so come successe,ma queste parole mi uscirono dalla bocca senza volerlo.

 

-“Eve,ma cosa stai dicendo?” domandò improvvisamente ansioso.

 

-“Io e te non possiamo stare insieme,tutto questo è assurdo,davvero. E poi…”. Lui cominciò a sbiancare,sbattendo più volte le palpebre,come a scacciare ciò che avevo appena detto.

 

-“E poi…?” insistette.

 

-“E poi non mi sentirei mai tranquilla con Lavinia in giro.” Sbottai.

 

-“Si può sapere cosa c’entra ora lei con la nostra relazione?”

 

-“Mi…mi ha detto che lei prima di fidanzarsi con Georg è stata a letto anche con te e Bill.” Quel giorno volevo essere sincera fino in fondo,e al diavolo le conseguenze per una buona volta.

 

-“Cosa?” sbraitò,livido di rabbia. Non riuscii a capire la sua reazione,poi Tom portò le sue mani all’altezza della mie spalle e mi accompagnò delicatamente al muro,fino a farmi appoggiare ad esso. Il contatto della mia pelle contro la parete mi provocò troppi brividi per i miei gusti. “Non puoi credere a quello che ti ha detto. Non puoi!” stavolta lo sussurrò,soffiandomi le parole sul viso.

 

-“Tom,io ho paura,come faccio a fidarmi totalmente di te se la tua carriera di donnaiolo è così rinomata?” forse quella frase fu un errore.

 

-“Cazzo,Evelyn! Fidati una buona volta!” urlò,per poi sbattere un pugno sul muro,vicino al mio volto. Quella sua reazione un po’ mi spaventò.

 

-“Io…io non so se ci riesco.” Mi limitai a dire flebilmente. In seguito mi ritrovai le labbra di Tom premere fortemente sulle mie,ancora stranita dal suo strano comportamento. Ma poi,il furore iniziale,divenne un dolce bacio appassionato. Incredibile come mi rilassò. Così mi lasciai andare a quella sensazione,che mi era mancata molto. Sentire Tom così vicino a me mi faceva impazzire. Lo strinsi con tutte le mie forze,facendo aderire il suo corpo al mio,mentre le sue labbra si spostavano per continuare la loro attività lungo il mio collo.

 

-“Tom…basta.” Riuscii a dire,riacquistando la lucidità momentaneamente perduta. Lui si fermò all’istante,limitandosi a tenere delicatamente appoggiate le sue labbra sulle mie,così come le nostre fronti. Proprio in quel momento Bill sbucò dalla porta,senza che noi ce ne rendessimo conto.

 

-“Ehi,ma quanto ci mettete,stiamo aspettando solo…” la sua frase si troncò a metà nel vederci abbracciati così. Io sapevo che Bill sapeva che tra me e Tom ci fosse qualcosa,ma vedendoci di persona rimase stupito,sgranando gli occhi. Io scansai subito Tom da me con gentilezza,e poi abbassai lo sguardo intimidita dall’inattesa visita. Il chitarrista si ricompose,anche lui imbarazzato dall’interruzione.

 

-“Arriviamo.” Disse poi,così Bill se ne andò,lasciandoci soli. Noi due ci prendemmo per mano sino al corridoio,poi ci limitammo a starci accanto e basta,arrivando in breve tempo in cucina. Erano già tutti seduti a mangiare,e il nostro ingresso non li distrasse minimamente,solo Gustav ci degnò di un debole cenno e io mi sedetti di fianco a lui e a Tom. Mia madre non era ancora rientrata dal lavoro. La cena si consumò in un arco di tempo assai breve,con qualche discussione in qua e là ma non accadde niente di sconvolgente per una buona volta. Non appena ci salutammo con gli ospiti ,e dopo che quest’ultimi se ne furono andati, arrivò Jessica. Quando la luce colpì il suo volto rimasi scioccata,aveva gli occhi arrossati e riportava due tagli sulla guancia sinistra,per non parlare dei lividi che aveva sotto gli occhi. Il mio respiro si bloccò,mentre Tom e Bill sgranarono gli occhi con preoccupazione. Poi io mi decisi ad andarle incontro per sorreggerla,dal momento che sembrava stesse per cadere in terra da un secondo all’altro.

 

-“Cosa ti è successo?” chiesi,portandola vicina al divano per permetterle di sedersi.

 

-“Io…stavo andando verso la macchina per tornare a casa…e…e un ragazzo mi si è avvicinato con prepotenza. Poi mi ha picchiata mentre imprecava ad alta voce. Ho provato ad urlare ma me lo impediva. E tutto questo solo per prendermi la borsa.” Finì la frase e si perse in un pianto a dirotto,sicuramente più per lo spavento che si era presa che per altro. Io mi sentivo impotente nel vederla soffrire così,l’istinto di consolarla con un abbraccio era fortemente presente in me,ma qualcos’altro me lo impediva,e questo qualcosa metteva a tacere l’impulso.  Al mio posto ci pensò Tom. Osservarlo mentre cingeva delicatamente le spalle di Jessica con un braccio mi fece capire quanto stesse diventando importante per me lui. La gelosia mi stava divorando,nonostante sapessi che quell’innocente abbraccio era necessario solo per placare l’angoscia di mia madre e per nient’altro. Nel frattempo Bill si era seduto accanto a me e nemmeno mi accorsi che la mia mano era intrecciata alla sua,anche questo era un segno di conforto,e bastò a tranquillizzare il mio animo.

 

-“Jessica,mi dispiace,secondo me dovresti denunciarlo,se ricordi com’era fatto.” Dissi.

 

-“Ho paura che poi si vendichi. Con queste persone non si può mai sapere.”

 

-“Mamma,la paura è solo un ostacolo messo lì solo per saltarlo. Domattina,che tu lo voglia o no,ti fai portare in questura e lo denunci.” Quella fu una delle prime volte che ricomincia a chiamarla mamma guardandola negli occhi. Poi lei si alzò dal divano e mi venne incontro abbracciandomi calorosamente,come non faceva da troppo tempo ormai. Ed altre lacrime presero possesso del viso di Jessica. Quando si scostò da me le asciugai l’ultima lacrima con il dorso della mia mano,poi,non riuscendo più a sopportare quel sovraccarico di emozioni mi voltai per dirigermi in camera. Lei mi lasciò fare,forse percependo ciò che accadeva dentro di me. Mentre procedevo imperterrita verso la mia stanza sentii dei passi dietro,ma non mi voltai e feci finta di niente,continuando il mio percorso. Una volta che arrivai di fronte alla porta mi concessi un’occhiata dietro e la persona che mi trovai di fronte non mi stupì più di tanto.

 

-“Bill,mi dispiace ma ora non ho voglia di parlare e nemmeno di stare in compagnia.” Lo informai sin dal principio.

 

-“Tranquilla,volevo solo dirti che se vuoi io ci sono.” Mi disse sorridendomi affettuosamente.

 

-“Grazie.” Sussurrai,per poi abbandonarmi ad un suo dolce abbraccio. “Ti voglio bene!”

 

-“Anche io Eve te ne voglio.” Ammise stringendomi a sé. Ogni minuto in più che passavo con lui mi convinceva che era il mio fratello mancato. Subito dopo le sue braccia si sciolsero dalla presa,ricadendo sui suoi fianchi magri.

 

-“Io vado a letto,per oggi ne ho avuto abbastanza. Domattina andiamo in questura per Jessica.”

 

-“Ok,vi ci accompagno io.” Disse. Successivamente mi lasciai alle spalle la conversazione e mi inoltrai nel buio della camera.

 

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14: IMPREVISTI ***


Ma ciao a tuttiii!! Ok,sono sicura che molte di voi mi vorranno uccidere per la mia lunghissima assenza..E non vi biasimo. Ma la scuola è stata molto pesante ultimamente,anche perchè la settimana prossima comincio gli esami,o.O...Quindi mi scuso enormemente per il ritardo immenso,spero che mi perdoniate,xD....

Grazie mille a tutte le ragazze che mi hanno recensito e seguito,e che continuano a farlo...GRAZIEEEE!!

Non mi resta altro che dirvi: BUONA LETTURA! Kussen,Alice....

                                                                         CAPITOLO 14

 

Il giorno dopo il risveglio fu tutt’altro che piacevole. Non appena i miei occhi vennero a contatto con la debole luce del sole proveniente dalla finestra,capii che sarebbe stata una giornata alquanto intensa. Di malavoglia mi alzai dal letto e mi diressi subito in cucina,sperando di trovarci qualcuno. Le mie speranze si avverarono,infatti nella stanza c’era già Bill che stava facendo colazione.

 

-“Buongiorno!” dissi,con la voce ancora impastata dal sonno.

 

-“Buongiorno Eve!” disse,ricambiando il saluto. “Vuoi qualcosa da mangiare?”

 

-“No,grazie,prendo solo un caffè,non sono in vena di cibo al momento.” Alle mie parole lui accompagnò i fatti,porgendomi una tazza e versandoci del caffè appena fatto.

 

-“Grazie Bill.” Dissi,piena di gratitudine. La sua gentilezza era uno dei suoi pregi migliori. Mentre afferrai la tazza mi sedetti di fronte a lui,cominciando a sorseggiare lentamente il liquido caldo,stando attenta a non scottarmi la lingua. Il calore e il vapore che esso emanava mi riscaldava piacevolmente il volto.

 

-“Hai dormito bene?” chiesi poi,mostrandomi interessata.

 

-“Più o meno,diciamo che ho dormito peggio.” Rispose, facendosi improvvisamente misterioso. Certe volte proprio non lo capivo. “Te?”

 

-“Io…credo di aver dormito piuttosto bene,è il risveglio che non è stato dei migliori.”

 

-“Capisco. Scommetto anche che il disagio sia dovuto a ciò che è successo a tua madre e a ciò che dobbiamo fare stamani.”

 

-“Effettivamente si,è così.” Ammisi,spostando lo sguardo da lui al tavolo. Proprio mentre scansavo il suo sguardo entrò Tom.

 

-“Buongiorno a tutti.” Esclamò,più sveglio del solito. Nel frattempo prendeva posto al mio fianco.

 

-“’Giorno anche a te Tom.” ricambiai con educazione.

 

-“’Giorno.” Si limitò invece a dire Bill. Quest’ultimo mi parve un po’…strano.

 

-“Jessica?” domandai in un istante di ritorno di memoria.

 

-“Sta arrivando,si è appena svegliata.” Ci informò Tom. Neanche il tempo di dirlo che mia madre fece il suo ingresso in cucina,il viso era ancora ricoperto da ferite superficiali e profonde,a seconda dell’intensità con cui aveva preso i colpi. Vederla così mi faceva venire voglia di piangere,ma non lo detti a vedere.

 

-“Mamma.” Dissi a mò di buongiorno,lei ricambiò con un breve cenno del capo. Forse il momento di intimità che avevamo riacquistato la sera precedente non si sarebbe protratto a lungo. Anche lei si sedette accanto a Tom,prendendosi una tazza di caffè,aggiungendoci del dolcificante. Il fatto che io amassi le cose amare l’avevo ereditato da Jeremy,mio padre. Quel pensiero mi fece stare ancor peggio,la sua mancanza era sempre insopportabile,ed ogni pensiero che ricadesse sui miei ricordi di lui lo era altrettanto.

 

-“Pronta? Appena hai finito di mangiare preparati,che dobbiamo andare in questura.” Disse Bill.

 

-“Ma che senso ha? Tanto ormai è passato,io non ci voglio andare,e voi non potete obbligarmi a farlo.” Rispose Jessica. Alle sue parole rimasi più che stupita. Quella donna era proprio un caso perso.

 

-“Cosa vorresti dire con:tanto ormai è passato? Il passato a volte torna a farti visita se non lo blocchi in tempo.” Ribattei.

 

-“Di certo non sei te quella che deve dirmi di bloccare il passato,visto che pensi ancora a tuo padre.” Se la frase di prima mi aveva stupita,questa mi lasciò letteralmente senza parole,fu come se avessi ricevuto un pugno in pieno stomaco. Sentii subito delle lacrime amare premermi agli angoli degli occhi,ma fui abbastanza forte da bloccarle,prima che defluissero sul mio viso.

 

-“Fai come ti pare. Io allora vado a scuola,Tom mi accompagneresti,per favore?” L’interpellato e suo fratello si riscossero dai loro pensieri,dato che avevano seguito la scena in assoluto silenzio e avevano avuto il rispetto di lasciare dello spazio a me e mia madre.

 

-“Certo tesoro,ti porto io. Tranquilla.” Non appena pronunciò la parola tesoro inconsapevolmente,mia madre alzò lo sguardo sorpresa,ma poi fece finta di niente,sicura che avesse sentito male. Il mio cuore perse un battito,anche lui spaventato che Jessica avesse colto un messaggio sbagliato in quella frase pronunciata dalle labbra “immacolate” di Tom. Subito dopo mi alzai con rabbia dalla sedia e mi diressi a passo svelto in camera mia,per potermi preparare in santa pace. Fu  mentre mi vestivo che mi lasciai andare ad un lungo pianto soffocato. Ancora non capivo come Jessica potesse ignorare così il ricordo di Jeremy,o me lo faceva apposta o faceva sul serio. Una volta che fui pronta mi asciugai le lacrime e tornai in cucina con lo zaino in spalla.

 

-“Eccomi,possiamo anche andare. Ciao Bill! A dopo!” Annunciai,ignorando lo sguardo indagatore di mia madre,senza nemmeno salutarla.

 

-“Arrivo subito.” Disse Tom,alzandosi velocemente dalla sedia. In fondo,il mio desiderio di voler stare un po’ da sola con lui era condiviso anche dall’interessato. Andammo con calma alla macchina e vi salimmo con estrema tranquillità. Non amavamo fare le cose di fretta. Non appena la macchina fu messa in moto Tom mi rivolse uno sguardo ispettore.

 

-“Hai pianto.” Notò rattristandosi.

 

-“Si vede così tanto? Dici che Jessica se n’è accorta?”

 

-“No,tranquilla. Però io l’ho capito sin da quando sei tornata in cucina,così come sono sicuro che l’ha capito anche Bill. Ma Jessica non ci ha fatto caso,quindi non preoccuparti. È per ciò che ti ha detto lei vero?” quando vide che non otteneva nessuna risposta,ci pensò lui per me “Non occorre che tu risponda,ho capito.”

 

-“Nonostante tutto.” Cominciai “Potresti provare a convincerla ad andare in questura? Ti prego.”

 

-“Ci provo,ma non so se ci riuscirò. Tua madre sa essere molto testarda.” Alzai gli occhi al cielo,ricordandomi di quanto avesse ragione Tom,quando lei si metteva una cosa in testa era quasi impossibile farle cambiare idea. Alla fine del tragitto casa-scuola scesi dall’auto,come se mi fosse morto un animale,il mio volto era stravolto,così come lo ero io. Tom scese per accompagnarmi fino all’entrata,quando io mi accorsi che non aveva niente addosso per evitare un suo riconoscimento.

 

-“Ma sei matto! Perché non ti sei messo niente di irriconoscibile?” esclamai preoccupata e allo stesso tempo un po’ adirata con lui per non aver prestato più attenzione.

 

-“Perché sono stufo di nascondere la mia vera identità. Chi se ne frega! Tutt’al più ci trasferiremo.” Finita la frase tirò fuori uno dei suoi sorrisi migliori,togliendomi il fiato. Successivamente mi guardai intorno,cercando di capire se ci fosse stato qualcuno che l’avesse riconosciuto,ma per fortuna gli altri erano impegnati a farsi gli affari loro. Al suono della campanella d’entrata Tom si avvicinò lentamente al mio volto,facendo coincidere dolcemente le sue labbra sulle mie,e se ne andò lasciandomi un senso di vuoto dentro. Io entrai a scuola,sperando vivacemente che nessuno ci avesse visto,altrimenti sarei finita nei guai,soprattutto con mia madre. In classe trovai  Ilaria prontamente seduta accanto al mio banco,intenta ad aspettarmi con occhi curiosi.

 

-“Buongiorno Ila.” Dissi,lei ricambiò il saluto e continuò a scrutarmi.

 

-“Chi era quel ragazzo?” domandò poi,sorridente.

 

-“Beh,è meglio lasciare perdere. È una storia lunga,ti prometto che appena avremo tempo te la racconterò,semmai a ricreazione.” Quella mia improvvisa disponibilità a parlare dei fatti miei a una persona mi lasciò di stucco. Ma ormai con Ilaria ci avevo legato molto,e dovevo pur parlarne con qualcuno che fosse al di fuori delle quattro mura di casa mia. Durante l’intervallo mi confidai con Ilaria e le raccontai ogni cosa,le dissi che mia madre si era fidanzata con Tom,ma che alla fine io mi ero innamorata di lui e fortunatamente,o sfortunatamente a seconda dei punti di vista,ero ricambiata. Lei fu molto comprensiva e mi parve che avesse capito tutto. Un'altra mia fortuna fu che non conosceva i Tokio Hotel,quindi vedeva i Kaulitz come delle persone normali,e per me era un sollievo. Alla fine delle lezioni,uscimmo l’una accanto all’altra da scuola e trovammo Tom ad aspettarmi.

 

-“Ti andrebbe di venire a casa mia?” le chiesi mentre andavo contro il “mio” ragazzo,fino a che non notai che la sua espressione era grave e corrucciata. Se ne accorse anche Ila e rifiutò gentilmente l’invito.

 

-“Non mi sembra il caso oggi,semmai un'altra volta. A domani!” io adoravo quella ragazza.

 

-“A domani!” ricambiai il saluto e mi diressi a passo veloce da lui. “Tom,è successo qualcosa?” il suo sguardo mi spaventava.

 

-“Dobbiamo andare di corsa in ospedale. C’è stato un incidente.” Il suo tono era controllato,ma delle sfumature di paura e tristezza si percepivano comunque.

 

-“Tom,chi c’è all’ospedale? Chi?” ma non ottenni nessuna risposta. Salimmo entrambi in macchina e ci riprovai  “Chi è ferito? Cazzo,Tom! mi vuoi dire chi è ferito?” urlai,ormai in preda al panico. Lui continuò a tenere lo sguardo fisso sulla strada,mentre procedeva ad una velocità impressionante. Poi,lentamente,mi disse il nome con un sussurro. Non dovette nemmeno dirlo per intero,mi bastò la lettera iniziale,prima che la vista mi si annebbiasse.

 

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15: ABBANDONO TOTALE ***


Sono riuscita a scrivere un altro capitolo in poco tempo!! Eh lo so! Non credo nemmeno io!...xD...Spero che sia di vostro gradimento,anche se non mi sembra l'augurio adatto a questo capitolo,dato che sarà...come dire??!! triste...Ormai per chi mi conosce lo sa bene.... Mi fa piacere vedere che nonostante ci metto tanto a postare continuate a seguirmi ragazze....Quindi vi dico solo una parola che ne riassuma tante: GRAZIE!!!

BUONA LETTURA A TUTTI!! Kussen,Vostra Alice,,,

CAPITOLO 15:

 

Con la vista ancora annebbiata appoggiai di peso la testa contro il sedile. Non riuscivo a crederci,era davvero troppo per me. Nonostante non fosse stato un buon periodo tra noi due non potevo sopportare una cosa del genere. Solo ora che rischiavo di perdere l’ultima persona della mia famiglia ,capivo che in realtà non l’avevo mai odiata,nemmeno quando pensavo che il nostro legame si fosse consumato sotto i nostri sguardi carichi di disprezzo. Le lacrime oramai fuoriuscivano copiose dai miei occhi,per riversarsi sul mio volto sconvolto. Per tutto il tragitto regnò il silenzio,si sentiva solo il rumore dei nostri respiri pesanti che si perdevano nell’aria circostante. Persi la cognizione del tempo,quando finalmente raggiungemmo l’ospedale. Mi sembrava che fosse passata un eternità,quando invece non era passata neanche mezz’ora. Scesi quasi di corsa,e seguii velocemente Tom,fino a raggiungere il piano in cui si trovava Jessica. Fuori dalla sua stanza trovammo Bill,che appena mi vide mi venne incontro per poi stringermi in un abbraccio di conforto,mentre altre lacrime bagnavano la sua maglia. Mi aggrappai letteralmente a lui,sfogandomi tra i singhiozzi sommessi che emetteva la mia bocca. Bill mi lasciò fare,limitandosi a tenermi stretta,quasi avesse paura che scomparissi se mi avesse lasciato andare. Quando ritrovai la forza necessaria chiesi come stava.

 

-“Non credo che sia io la persona più adatta a dirtelo.” Mi rispose Bill,guardando verso suo fratello Tom.

 

 Quest’ultimo era rimasto in disparte sino ad ora,così lo raggiunsi dall’altro lato del corridoio e non appena la vicinanza me lo permise lo cinsi in un abbraccio. Lui posò delicatamente le sue labbra sui miei capelli e inspirò profondamente il mio profumo. Io feci altrettanto,tenendo la testa sulla sua spalla. Poi riformulai la domanda anche con lui.

 

-“Come sta mia madre?” la mia voce,seppure cercassi di controllarla,pareva tremare.

 

-“Eve,lei è…è in coma. Mi dispiace.”  Mi rispose abbassando lo sguardo,come se non avesse la forza emotiva di guardarmi negli occhi mentre lo diceva. Non so perché ma fin dall’inizio avevo intuito che si trattava di qualcosa di grave. Il respiro mi si fermò per vari istanti e quando ripresi a espirare ed inspirare ebbi un lieve giramento di testa e vacillai. Tom,accorgendosene,aumentò la stretta su di me,per poi guardarmi ansioso.

 

-“Ehi,piccola. Tutto bene?” mi domandò poi. Le sue sopracciglia erano leggermente incurvate verso il basso, sottolineando la sua evidente preoccupazione per tutto.

 

-“Si,tranquillo. Ma…com’è successo?”

 

-“Ero riuscito a convincerla ad andare in Questura,ma ero dovuto a scendere a un patto. Lei ci sarebbe andata,ma solo a costo che noi non l’accompagnassimo. Così ho accettato affinchè denunciasse quel ragazzo là. Ha fatto un incidente con l’auto mentre si dirigeva dalla polizia,c’era un cane in mezzo alla strada e lei ha cercato di scansarlo,con il risultato che si è capovolta con l’autovettura ed è finita fuori strada. Quando l’ambulanza l’ha raggiunta sul posto stava perdendo molto sangue ed era a malapena cosciente. Poi ci hanno chiamato e io ti sono venuto a prendere a scuola. Quando Bill è giunto qui era già in coma. Non ci hanno ancora fatto entrare,la stavano visitando.”

 

Nel frattempo un infermiera si stava avvicinando,timorosa di disturbarci,o almeno così mi parve. Io alzai di più lo sguardo su di lei,come a darle il permesso di parlarci,quasi sorrisi di tale impressione.

 

-“Qualcuno di voi è imparentato con la signora Jessica?” domandò lei.

 

-“Io sono sua figlia.” Risposi.

 

-“Nell’incidente sua madre ha perso molto sangue. Sarebbe necessaria una trasfusione,altrimenti sua madre rischierebbe di morire,glielo dico senza giri di parole perché in questi casi bisogna essere schietti. Il gruppo sanguigno di tua madre è 0 positivo. Il suo qual è signorina?”

 

-“Il mio è B positivo. Non posso donarle del sangue.” Sull’ultima frase la voce mi si stroncò,rendendola un sussurro disperato.

 

-“Faremo tutto il possibile per salvarla!” esclamò,poi si rivolse ai gemelli “Voi sareste disposti a donarle del sangue?”

 

-“Se avessimo lo stesso gruppo sanguigno si,ma purtroppo non è così.” A rispondere fu Bill.

 

-“Se riusciamo a trovare qualcuno disposto a compiere la trasfusione vedremo come reagisce il suo corpo. Di solito,quando una persona è in coma e ha perso molto sangue,con una trasfusione si cominciano a notare dei miglioramenti. La paziente ha dei genitori?”

 

-“In realtà se n’è andata di casa all’età di tredici anni,non si sono più contattati ed io non so niente di loro.” Solo in quel momento mi resi conto di quanto fosse importante anche l’appoggio dei genitori nelle scelte della vita,cosa che a mia madre era mancata.

 

-“Capisco. Quindi non sono per niente contattabili?”

 

-“No,non so nemmeno il loro nome,e poi non so neanche se sono ancora vivi. E prima che me lo chieda,non ha né fratelli né sorelle,nessun familiare contattabile,nemmeno il marito…è morto.”

 

-“A questo punto sarà meglio se ci mettiamo subito alla ricerca di un donatore.” Disse,cominciando già ad avviarsi lungo i corridoi dell’ospedale. Non appena se ne fu andata cercai sostegno nello sguardo di Tom.

 

-“Rischia di morire. Ti rendi conto? E  non abbiamo nemmeno avuto il coraggio di raccontargli di noi,le abbiamo mentito…non le ho più detto che le voglio bene,se non prima di litigare nuovamente.”

 

-“Eve,stai tranquilla. Jessica si riprenderà presto e noi avremo la possibilità di dirle del nostro amore.”

 

-“E se non si riprendesse? E se i dottori facessero tutto il possibile inutilmente?” ormai ero nel panico,stavo sprofondando nella paura,nel senso d’abbandono totale,nella disperazione.

 

-“Eve,guardami negli occhi.” Mi sussurrò all’orecchio. Obbedire fu talmente naturale che mi sorpresi di me stessa. Quando i miei occhi si scontrarono con i suoi,parte della mia angoscia si placò,ma sapevo che si sarebbe trattato di poco tempo prima che l’ansia ritornasse mia protagonista. Tom percepì il mio stato d’animo e mi baciò con disperazione,anche lui non ne poteva più di tutto questo. Le sue labbra si muovevano frenetiche sulle mie,senza darci il tempo necessario per respirare. Le nostre lingue erano più agitate delle nostre menti,mentre si congiungevano dopo tanto. Fui io,poi,ad interrompere il contatto. Il distacco improvviso fu come una fitta lancinante al cuore.

 

-“Non possiamo baciarci qui. Non mentre mia madre sta lottando tra la vita e la morte. Anche se lo abbiamo fatto per disperazione,è un gesto irrispettoso.”

 

-“Hai ragione,scusami,mi sono lasciato trasportare dall’ansia e dalla paura di perdere anche te. So che non c’entra niente,ma è più forte di me.” Così ci limitammo ad abbracciarci,prendendo posto nella sala d’aspetto,di fianco a Bill,in attesa di una notizia. Passarono i secondi,così come passarono i minuti,e poi le ore. Nessuna notizia ci venne recapitata,ed io cominciavo a preoccuparmi. Proprio mentre perdevo ormai ogni speranza,l’infermiera di prima ci raggiunse stanca.

 

-“Abbiamo appena trovato il donatore. Ci serve una firma qua,per il consenso.” Annunciò,porgendomi dei fogli. “Sei maggiorenne vero?”

 

-“In realtà ho solo 17 anni.” Risposi.

 

-“In questo caso la scelta spetta a noi,e siccome lo riteniamo necessario, compieremo la trasfusione immediatamente.” Con ciò ci lasciò un'altra volta soli,mentre continuavamo a sperare in qualcosa di buono. Passò più di un ora,io nel mentre mi ero addormentata con la testa contro il muro,leggermente inclinata verso la spalla di Bill. A svegliarmi fu il dolce tocco di una mano sulla mia fronte. Aprii lentamente gli occhi e la prima cosa che vidi fu il volto di Bill.

 

-“Hanno finito la trasfusione da una mezz’ora piena. Ha detto l’infermiera che puoi andare da lei,se vuoi. Ovviamente è incosciente,i miglioramenti si dovrebbero vedere più tardi.”

 

-“Grazie Bill.” Dissi riconoscente,con la voce un po’ rauca,dovuta dal pianto e dalla dormita. Poi mi alzai lentamente,intenta a raggiungere la stanza dove era ricoverata mia madre. Quando giunsi al suo interno mi misi a sedere nella sedia vicina al suo letto e presi le sue mani tra le mie. Vederla lì,così indifesa, mi faceva male. Sapevo che di solito parlare alle persone in coma ne stimolava il risveglio,così cominciai a raccontarle della nostra vita,di come era bello quando c’era ancora papà con noi,delle giornate che passavamo insieme al mare. Poi decisi di raccontarle di me e di Tom,almeno nel caso che non riuscisse a sopravvivere (cosa a cui non volevo pensare) avrebbe saputo tutto. Le dissi che se lo avevo fatto era perché lo amavo davvero,e sapevo che lei ci si era messa per comodità,e se fosse stato il contrario non mi sarei mai permessa di fare una cosa del genere e poi pronunciai le parole per me più importanti:

 

-“Ti voglio bene,mamma. E sempre te ne vorrò.”

 

Alla fine del mio lunghissimo discorso mi lasciai andare all’ennesimo pianto. Tanto che non mi accorsi che c’era qualcosa che non quadrava. Il monitor a cui era attaccata mia madre aveva cominciato a fare un rumore che conoscevo troppo bene,il bip prolungato si estendeva per tutta la stanza. Nello stesso istante la sala fu riempita dai dottori,e mentre io urlavo a squarciagola cercando di negare ciò che era evidente,fui portata fuori a forza da un infermiere,che mi richiuse la porta in faccia. A quel punto mi lasciai cadere di peso sul pavimento,il duro contatto che ebbero i miei ginocchi per terra mi causò la metà del dolore che provavo dentro. Tom e Bill,avendomi sentito urlare,mi raggiunsero,e quando mi videro inginocchiata in terra Tom mi tirò su,cingendomi in un abbraccio di conforto. Ma sia lui che Bill si stavano lasciando andare ad un lungo pianto soffocato.

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16: FORSE STO IMPAZZENDO ***


Ciao a tutti!!! C'ho messo un pò di tempo a pubblicare questo capitolo perchè non riuscivo a trovare la giusta ispirazione...L'ho scritto ieri sera dopo mezzanotte,quindi se c'è qualcosa che non torna è comprensibile almeno un pò,xD....Grazie,come sempre,a chi mi recensisce e a chi continua a seguirmi e a sopportarmi! Vi lascio al capitolo...

BUONA LETTURAAAAAAAAAA!! KUSSEN,ALICE...

CAPITOLO 16:

 

Era passato un mese esatto da quello schifoso giorno. Io,non so come,avevo perso la voglia di vivere,di andare avanti. Ogni cosa mi sembrava inutile,e automatica. Che senso aveva continuare la mia vita qui,quando tutte le persone che mi tenevano ancora ancorata a questo mondo non c’erano più? È vero,c’era Tom,Bill e anche Ilaria. Ma non mi bastavano,no. Io sentivo troppo la mancanza dei miei genitori,morti ad un anno solo di distanza. Jessica mi aveva fatto soffrire molto,ma era comunque mia madre,e non potevo odiarla,anche se ci avevo provato,ovviamente senza risultati.  Così,nel mio diario vi aggiunsi anche una sua foto,posta di fianco a quella di mio padre. Ero rinchiusa in camera,così come facevo ogni giorno dopo la scuola,non avevo neanche il coraggio di andare al cimitero,avevo paura che sarei crollata. Tom veniva sempre a controllare,provando a farmi uscire,e quando non veniva lui al suo posto c’era Bill. Ilaria era venuta a farmi visita un paio di volte. Ma nessuno di loro era riuscito a placare il mio dolore. Stavo piangendo sulle foto dei miei genitori,quando sentii bussare alla porta,come era solito accadere. Non diedi nessuna risposta,tanto non aveva più senso nemmeno la parola per me. Sentii la porta cigolare insistentemente,ma non alzai lo sguardo per vedere di chi si trattava. Mi bastava cogliere il suo respiro per capire che era lui.

 

-“Eve…” sussurrò,stanco “Io non ce la faccio più.” Si lasciò cadere sul letto, accanto a me,come segno di resa.

 

-“Te,eh?!!” la mia voce tuonò nella stanza ricca di acidità. Lui non se lo meritava di essere trattato così,ma era più forte di me. Non gli diede peso,ormai ci si stava abituando alla mia scontrosità,poi portò la sua mano sulla mia guancia,e con un dito cominciò a tracciare piccole carezze.

 

-“Guardami,per favore.” Disse flebilmente. Io mi costrinsi di fare almeno un piccolo sforzo,e ci riuscii. Quando i miei occhi si soffermarono nei suoi ne approfittò,baciandomi,e riuscendo a distogliermi da quel senso di angoscia sempre presente. Dio,quanto mi mancavano quei baci! Solo ora,dopo un mese che non accadeva più,me ne rendevo conto. Lasciai che le mie labbra si muovessero lentamente contro le sue,senza oppormi,senza reagire,lasciando che lui mi controllasse. Mentre quel bacio si consumava sotto i nostri occhi,altre lacrime si mescolarono all’amara dolcezza del momento.

 

-“Tom..” riuscii a sillabare,con la voce roca.

 

“Eve…sono qui. Non devi sentirti sola,ci sono io! Sempre…per sempre.” Così mi lasciai andare all’ennesimo pianto,con i singhiozzi che mi percuotevano a tratti. Per tutto il tempo le sue braccia mi stringevano con forza a sé,mentre teneva premuto il mento contro i miei capelli,baciandomeli di tanto in tanto.

 

-“Io…voglio andare al cimitero.” Dissi all’improvviso. Mi sembrò di cogliere uno strano luccichio nei suoi occhi,come se fosse speranzoso. Magari si aspettava che avrei ripreso ad uscire,anche in compagnia. “Da sola…” precisai,e quella luce sparì dal suo sguardo.

 

-“Io non posso lasciarti andare da sola in queste condizioni.” Replicò secco.

 

-“Senti,sono quasi maggiorenne,quindi faccio quello che mi pare. Te non sei mio padre.”

 

-“Non sarò tuo padre,ma…ti amo. Ed ho paura per te.” Mi arrabbiai,solo perché mi sentivo in gabbia. Decisi di uscire lo stesso,che lui lo volesse o no. Mi alzai di fretta,senza dargli il tempo di accorgersene quasi. Afferrai la borsa dalla scrivania e mi affrettai lungo il corridoio,correndo. Sentivo dei passi seguirmi,ma non erano abbastanza vicini per fermarmi. Ma quando giunsi davanti alla porta,mentre l’aprivo,sentii delle mani forti afferrarmi per le spalle e chiudere la porta,per poi farmi sbattere contro di essa,sempre con forza.

 

-“Cosa cazzo credevi di fare eh?!!” mi urlò in faccia.

 

-“Te l’ho detto,voglio uscire.” Ribadii con una calma innaturale. “E te me lo lascerai fare.”

 

-“Non credo pr…” lo interruppi con un bacio violento. Il mio scopo era quello di distrarlo,e mi riuscì piuttosto bene. Quando fu abbastanza distolto dal suo vero intento,lo spinsi quel tanto che bastava per togliermelo di dosso. Mi stavo comportando da stronza,e il peggio era che ne ero consapevole. Barcollò indietro,guardandomi sorpreso e frustrato. Sembrava chiedermi perché gli facevo questo. Aprii la porta e mi inoltrai nel buio. Era sera tarda,e faceva freddo,ma non me ne fregava assolutamente niente. Cominciai a correre a perdifiato,perché sapevo che Tom mi avrebbe rincorsa,finchè gli fosse stato possibile. Ma ero in vantaggio,lo vidi uscire con la coda dell’occhio e venirmi incontro,ma inciampò nei suoi stessi pantaloni,così presi ancora più distanza. Il cimitero non era tanto lontano. Ogni tanto mi lanciavo delle occhiate alle spalle,e mi accorsi di non essere più seguita. Ma continuai a correre fino alla mia meta. Quando arrivai,mi concedetti una pausa,e ripresi a camminare,ritrovandomi con il fiatone. A quell’ora il cimitero era chiuso,ma le regole avevano perso il loro interesse per me,così scavalcai il cancello e vi entrai. Inutile dire che,però,una volta dentro cominciai ad avere il terrore. Avevo sempre odiato i cimiteri sin da piccola,mi mettevano a disagio,avevo paura. Raggiunsi le tombe dei miei,senza pensare troppo al luogo in cui mi trovavo,cosa molto difficile dato le lapidi che vedevo ovunque il mio sguardo si posasse.

 

-“Mamma…Papà.” Sussurrai sfinita,con la poca voce che mi era rimasta. Poi crollai sulle ginocchia,fino a cadere sulla ghiaia,provocandomi un dolore lancinante,ero sicura di essermi appena procurata  delle ferite,ma non mi importava. “Mi mancate…troppo. Questa vita comincia a farmi schifo. Non la voglio. La mia vita era con voi,ed ora che non ci siete più,non c’è più nemmeno lei. Mi sento vuota dentro,persa,sola… perché mi avete abbandonato? Perché? Voglio poter stare ancora con voi. Ora siete insieme,come un tempo. Ma io non ci sono!” mi sfogai,urlai contro le loro foto,sapevo che ovunque fossero,nell’aldilà,mi avrebbero sentito. Mi avevano promesso che qualunque cosa fosse successa sarebbero sempre stati al mio fianco. E lo erano,lo sentivo. Forse stavo impazzendo! Li amavo,ma in quel momento ce l’avevo con loro,perché mi avevano lasciata qui,senza più nessuno. Senza ragionare afferrai dei sassi e gli scagliai con forza contro le lapidi,singhiozzando sommessamente. Era ufficiale. Stavo davvero impazzendo! Non ero abituata a gestire così tanto dolore,stavo perdendo il controllo delle mie azioni. Non mi accorsi nemmeno di Tom,che mi aveva raggiunta e mi aveva afferrata,facendo aderire la mia schiena al suo petto e afferrandomi i polsi,impedendomi di lanciare i sassi che stringevo ancora in mano. Mi costrinse a buttarli,aprendomi le mani con forza,facendomi male. Poi mi girò bruscamente verso di lui.

 

-“Evelyn…” cominciò dolcemente ,trattenendo a stento la tristezza,ma la voce gli tremava,e io me ne accorsi. “Calmati..ti prego!” mi abbandonai contro la sua spalla.

 

-“Sto diventando pazza…” la mia voce risuonava sconvolta,proprio come mi sentivo dentro.

 

-“No,amore…No,non stai diventando pazza. Io ti aiuterò,insieme passeremo anche questa. Hai abbastanza fiducia in me da credermi?”

 

-“Si, si… Io ti credo.”

 

-“Ora lascia che ti porti a casa”. Disse,prima di portare un braccio dietro le mie ginocchia,prendendomi in collo come se fossi una bambina. Si accorse delle mie sbucciature,ma non disse nulla,evidentemente se lo immaginava com’era successo.

 

-“Scusa.” Sussurrai,mentre la sua andatura mi cullava. Rimasi stupita di come riuscisse a portarmi in collo.

 

-“E di cosa,piccola mia…?”

 

-“Per averti fatto assistere ad una mia scenata. Ti giuro che non sono mai stata così. Non capisco…” dissi,prendendomi la testa tra le mani.

 

-“Non devi capire ora. Riposati.” Lo ascoltai subito,addormentandomi tra le sue braccia.

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17: RINASCERE ***


Ciao a tutti!!!! Popolo di EFP,dopo dieci lunghi giorni che non postavo più eccomi tornata!! Vi chiedo scusa se ci ho messo tanto!!! Spero mi perdonerete,e che questo capitolo non vi deluda....Grazie a tutte le mia carissime recensitrici,vi voglio bene ragazzeeeee!!! Ah!! ATTENZIONE: LA FINE SI STA AVVICINANDO INESORABILE,FORSE IL PROSSIMO CAPITOLO SARà QUELLO CONCLUDENTE!! MA NON SONO SICURA!!

BUONA LETTURA!!!!!!!!!!!!!!!!!! Kussen,Alice....

CAPITOLO 17:

Quella sera Bill non era in casa,era andato dalla sua fidanzata. Una ragazza tanto carina e disponibile,ma non riuscivo a spiegarmi come potesse già essere così presa da lui dopo solo un mese,neanche,che si conoscevano. I misteri dell’amore riuscivano sempre a lasciarmi perplessa. Ma l’amore,si sapeva,era un mistero in ogni cosa. Arrivammo a casa dopo qualche minuto di camminata. Io mi svegliai, madida di sudore,eppure non avevo faticato,anzi. La brezza leggera che si innalzava nel cielo mi rinfrescava piacevolmente il volto. Mi strinsi a Tom, aggrappandomi alla sua maglia. Il silenzio dominava,parlando per noi. Lui aprì la porta della casa,posandomi lentamente a terra. Le mie gambe,al contatto con il terreno,fremettero,dovendosi riabituare a muoversi. Così tenni una mano appoggiata su una sua spalla. Mi aiutò ad entrare e mi fece accomodare sul divano,sedendosi accanto a me.

 

-“Eve,come ti senti ora? Hai fame? Vuoi mangiare qualcosa?” mi chiese con premurosità.

 

-“S…sto bene e non voglio mangiare niente. Non ora.” Risposi,ancora tremante. Le sue labbra si avvicinarono con dolcezza all’angolo di un mio occhio,baciandolo delicatamente,come a cancellare il segno delle lacrime secche che si erano raggruppate sopra le mia guance. Al contatto contro la mia pelle,la mia bocca cercò la sua,vogliosa più che mai. Le nostre labbra si cercarono,con sofferenza quasi straziante,fino ad incontrarsi fameliche le une delle altre. Il suo percing premeva contro il mio labbro inferiore,facendomi rabbrividire. D’istinto mi avvinghiai a lui,intrecciando le mie mani dietro la sua nuca,stringendolo a me con più forza possibile,facendo aderire il suo corpo al mio. Ci ritrovammo sdraiati sul divano,bisognosi di sentirsi davvero amati e senza fiato. Mentre il nostro bacio si consumava sotto i nostri occhi,il mio cuore batteva all’unisono con il suo. Le  mani esploravano inesorabili la sua schiena e il suo petto,mentre le sue raggiungevano delicatamente le mie gambe per avvicinarmi di più a sé,quasi con forza. Poi si avvicinò al mio orecchio con il volto.

 

-“Ti amo Evelyn,ti amo come non ho mai amato nessuno.” Me lo sussurrò, permettendo al suo respiro di riversarsi sul mio viso. Poi tornò a baciarmi il collo,e io lasciai ricadere indietro la testa. In poco tempo ci privammo dei vestiti,che si erano rivelati come un ostacolo fastidioso.

 

-“Ti amo anche io!” dissi stringendomi a lui. Poi diventammo una cosa sola,le nostre anime si fondettero insieme,e i nostri cuori batterono al ritmo del nostro amore,come se facessero parte di una persona sola. Fu la mia prima volta,e non fu come me l’aspettavo,e nemmeno come mi descrisse mia madre. In entrambi i casi a prevalere era l’amore. Ma stavolta non era così,a prevalere erano due cose,si,l’amore c’era,ma era presente allo stesso modo anche il dolore. Fu strano, ma bello. Successivamente andammo nella mia camera,e ci addormentammo uniti in un abbraccio. Il giorno dopo credevo di averlo solo sognato,ma cambiai idea quando vidi Tom dormire beato al mio fianco,mentre un suo braccio mi cingeva dolcemente la vita. Sentii la porta di casa aprirsi,così scesi velocemente dal letto,svegliando Tom.

 

-“Scusa,è arrivato tuo fratello.” spiegai,mentre mi rivestivo.

 

-“Chi se ne frega! Tanto lo sa che stiamo insieme.” Disse lui,afferrandomi per i fianchi e facendomi ricadere accanto a lui. “E poi non ci può vedere,la porta è chiusa a chiave.”

 

-“Ma lo sospetterà.” Replicai preoccupata.

 

-“Ma di cosa hai paura?” domandò,tirandosi su con un braccio.

 

-“Non ho paura,ma mi vergogno.” Risposi arrossendo visibilmente. A quelle mie parole mi abbracciò,affondando la testa nei miei capelli.

 

-“La mia piccola timidona.” Disse,sorridendo e baciandomi.

 

-“Il mio piccolo chitarrista.” Sorrisi anche io,ma feci presto a tornare triste.

 

-“Sei ancora turbata per ieri,vero?”

 

-“Si,non riesco a credere di essermi comportata in quel modo.”

 

-“Tranquilla,con me al tuo fianco non succederà più. Come ti ho già detto,ti aiuterò io e insieme ce la faremo.”

 

-“Grazie. In fondo si vive una sola volta,e sono sicura che mia madre e mio padre vogliono vedermi felice. Mentre io mi sto piangendo addosso. Da oggi voglio cambiare,voglio tornare l’Evelyn di un tempo.” Il volto del mio ragazzo si illuminò di una luce quasi accecante. Tirò fuori un sorriso mozzafiato,che non gli avevo mai visto fare,se non a suo fratello nei momenti più intimi tra loro.

 

-“Non puoi immaginare quanto vogliano dire quelle tue parole per me.” disse. Nel frattempo Bill stava camminando lungo il corridoio,e lo sentii sbattere la porta di camera sua. Guardai Tom con sguardo interrogativo.

 

-“Forse ha litigato con Emily.” Rispose,alzando le spalle.

 

-“Vado da lui.” annunciai,rialzandomi e incamminandomi verso la porta.

 

-“E mi lasci solo soletto qui?” sembrava un cane bastonato a cui avevano sottratto l’osso.

 

-“Si.” Ribattei sorridente “E vestiti nel frattempo!”

 

-“Agli ordini capitano. Anche se secondo me sono molto più bello come mamma mi ha fatto.”

 

-“Sta tornando fuori il vecchio Tom?” ero sbigottita. Nell’ultimo mese sia io che lui sembravano dei semplici fantasmi. Ed ora eccoci lì,riuscivamo a sorridere dopo tanto tempo. Doveva esserci lo zampino dei miracoli amorosi,ancora una volta.

 

-“Forse si,ma non in tutto,che sia chiaro. Se prima avevo una decina di ragazze alla settimana,ora non mi servono. Io ho te.” Dopo quella frase mi diressi verso la camera di Bill e bussai debolmente, aspettando che mi facesse entrare. quando sentii la sua voce simulare una specie di “Avanti”,spinsi la porta,entrando nella stanza. Lo trovai disteso a pancia in giù sul letto,con la faccia immersa nel cuscino,tanto che mi chiesi come facesse a respirare. Gli andai vicino e mi sedetti sull’angolo del letto. Lui girò la testa di lato,e quando mi vide spalancò la bocca. Doveva essere uno sconvolgimento veder tornare in vita un fantasma,quindi non lo biasimai.

 

-“È successo qualcosa?” chiesi.

 

-“Mi sono lasciato con Emily.” Sbuffò,senza dimostrare un dispiacere sincero.

 

-“Cosa? E come mai?” ero stupefatta da quella mancanza di sofferenza,credevo si amassero seriamente.

 

-“Non ci amavamo abbastanza,ed eravamo stufi di continuare una storia priva del vero amore.”

 

-“Non mi sembri tanto toccato dalla cosa.”

 

-“Il fatto è che non lo sono proprio,e questo mi preoccupa. Sto diventando privo di emozioni?” mi guardò con quelli occhioni da cucciolo che solo lui sapeva fare. Involontariamente risi.

 

-“Ma no,tranquillo! Se c’è una persona che non può diventare insensibile,quello sei tu!” esclamai,carezzandogli la schiena. Lui sorrise,sollevato. Bastava poco per fargli cambiare idea e convincerlo del contrario.

 

-“Grazie,Eve!” urlò felice,prima di stritolarmi in un abbraccio micidiale.

 

-“Prego.” Replicai io,quando riuscii a respirare di nuovo. “Credo che il mio lavoro qui sia finito. Scendo a preparare la colazione. Te hai già mangiato?”

 

-“No,quindi ti sarei grato se mi preparassi un caffè,per favore.”

 

-“Ma certo,DivaH!” dissi,con tono canzonatorio. Poi mi precipitai in cucina e preparai la colazione. Era tanto che non lo facevo più,e lo feci con piacere. Era ufficiale: Evelyn stava rinascendo!

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Capitolo 18
*** AVVISO ***


AVVISO: Ciao a tutte/i!!! Mi dispiace avvertirvi che,a causa della scomparsa improvvisa della mia ispirazione,dichiaro ufficialmente che il capitolo diciassette,ovvero l'ultimo che ho postato,è l'ultimo dell'intera storia!... Nel finale Evelyn si sente rinascere dentro,quindi potete immaginarvi un lieto fine... Mi dispiace tantissimo non soddisfare le vostre aspettative,forse... Comunque ci tengo a ringraziare tutte coloro che mi hanno seguito fino alla fine... 

Un grazie va a coloro che l'hanno aggiunta tra le preferite:

1 - Debbuz 
2 - Diiva 
3 - Erchel 
4 - MiLLiMuFFiNGiRL 
5 - Paolina91 
6 - Rebe_Echelon_483 
7 - SchwarzeMeer483 
8 - tomyth 
9 - vavy94 
10 - Veri_995 
11 - _Lucky_ 

A chi l'ha messa tra le seguite:

1 - D o d i 
2 - Erchel 
3 - ErisHope 
4 - GretaTK
5 - indienerd 
6 - jess_th483 
7 - LisaHeiligTk 
8 - Louder_ 
9 - Marty 483 
10 - Marty_483_ 
11 - Rebe_Echelon_483
12 - sasha_fierce_ 
13 - Tomminakaulitz 
14 - trilly1991 
15 - ZoomIntoMe 
16 - _Black_Abyss_ 
17 - _FurImmerJetzt_ 
18 - _Grumpy 
19 - __Shadow__

E chi tra le ricordate:

1 - D o d i 
2 - LaPazza7 
3 - little star 94 
4 - sere_96 

E,ovviamente,ringrazio tutte quelle che hanno avuto la pazienza e la volontà di recensirmi:

1- memy881
2-  _Black_Abyss_ 
3-
  Temils_HugBroken
4-
 Veri_995
5-
 unleashedliebe
6-
 SchwarzeMeer483
7-
elly__
8-  Layla
9-
Saltellina14
10-
Rebe_Echelon_483
11-
Jiada95


Spero di non aver deluso nessuna di voi,anche se io sono rimasta delusa da me stessa,perchè non sono riuscita a portare a termine una storia nel modo giusto...Scusatemi... Comunque non è detto che non potrà esserci un sequel!! *Se ne va di soppiatto,rimanendo sorpresa dall'ultima frase che ha detto lei stessa*.... Chissà....

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