Complicated Love... di _YeongWonhi_ (/viewuser.php?uid=106393)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAMBIO DI VITA ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: CONOSCENZE ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: MERAVIGLIA ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: AL MIO FIANCO ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5:CONFUSIONE ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: ATTRAZIONE ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: RIFLETTERE ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: SOLI IO E TE ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: IN PISCINA ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10: OPPORRE RESISTENZA ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: AMICIZIA ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12: SPIEGAZIONI ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13: SOVRACCARICO ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14: IMPREVISTI ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15: ABBANDONO TOTALE ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16: FORSE STO IMPAZZENDO ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17: RINASCERE ***
Capitolo 18: *** AVVISO ***
Capitolo 1 *** CAMBIO DI VITA ***
CAPITOLO
1:
Mia
madre rientrò in
casa con un sorriso stampato in faccia,rendendola più bella
di quel che già
era. Io,personalmente, non la sopportavo da quando avevo perso la
persona per
me più importante,ovvero mio padre. Era passato un anno
ormai,ma mia madre
sembrava già essersene dimenticata,io la odiavo per questo.
Come poteva non
pensare più a lui? Io ogni sera continuavo a piangere con i
singhiozzi che si
facevano largo nel mio petto,e lei se ne stava tranquilla in
sala,facendo finta
di non sentire il mio dolore. Lei aveva cominciato a pensare solo ai
soldi,e
stava costruendo una barriera di emozioni su di sé. Prima
eravamo una cosa
sola,io lei e papà. Io mi confidavo sempre con mia madre,le
dicevo i miei
problemi,i miei primi amori,e lei mi raccontava della sua vita,di
quanto le era
stato difficile accudirmi a soli 13 anni,e ricordava con le lacrime
agli occhi
di quanto l’avesse aiutata mio padre,anche lui giovanissimo.
Mi hanno avuto
presto,troppo presto,mia madre aveva 13 anni,mentre mio padre ne aveva
già 16. La
loro relazione non piaceva a nessuno,né dalla parte di
lei,né da quella di lui.
Lei era cresciuta in un ambiente non adatto all’infanzia,suo
padre si ubriacava
di continuo,sua madre gli urlava sempre contro,dando vita ad animate
litigate. Lei
era stufa,e cercò conforto nel suo ragazzo. Il giorno in cui
scapparono,avvenne
il mio concepimento,quasi senza che se ne rendessero conto,erano troppo
distrutti dal dolore della consapevolezza di ciò che
avveniva nelle loro
famiglie. Quando rientrarono a casa furono insultati dai genitori di
lei e la
cacciarono di casa prima che io nacqui. I genitori di mio
padre,nonostante non
approvassero quella situazione,la accolsero in casa,sentendosi
responsabili in
qualche modo. La storia riguardante i miei genitori era fatta
così,piena di
sacrifici e dolore. Io ero la loro unica salvezza,ma a quanto pare per
mia madre
non era più così da quando era avvenuta la nostra
disgrazia. Mio padre perse la
vita in una sparatoria in banca,a causa di una rapina. Da quel momento
mia
mamma smise di parlarne,anzi,di parlare proprio. Mi privò
delle sue
attenzioni,mi privò di tutto ciò di cui avevo
bisogno alla mia età. Ormai ero
quasi maggiorenne e necessitavo di poco,ma quel poco non mi era
concesso. Nel mio
cuore sapevo che non era colpa sua,quel suo comportamento era dovuto
alla
perdita dell’uomo più importante della sua vita.
Ma non contò tanto la
causa,più che altro gli effetti. Ed io ne ero una vittima.
Quella sera mi feci
coraggio e provai ad instaurare un qualche tipo di conversazione,la
odiavo,ma
mi mancava.
-“Come
mai quel
sorriso?” chiesi,sinceramente curiosa.
-“Non
puoi nemmeno
immaginarti quello che è successo!” rispose,cosa
che non mi aspettavo. Pensavo mi
avrebbe ignorata,come era solito fare.
-“Posso
venirne a
conoscenza?” insistetti.
-“Certo!
Anche perché
riguarda anche te in qualche modo.” Quella notizia mi
lasciò interdetta. La mia
mente non era in grado di assimilare quella frase nel pieno del suo
significato. Poi proseguì sfacciatamente:
-“Te
ne avrei dovuto
parlare già tempo fa,ma non ne ero sicura. Comunque fatto
sta che ho cominciato
a frequentare un ragazzo circa tre mesi fa,abbiamo deciso di andare a
convivere.” Se la rivelazione di poco fa mi aveva
sbalordito,questa mi rese
incapace di ragionare. Non riuscivo a capacitarmi del fatto che nel
giro di
qualche mese dalla morte di mio papà aveva già
trovato qualcuno con cui rimpiazzarlo.
-“Quanti
anni ha? Come
si chiama? Chi è? Che fa?” tutte domande che la
mia bocca sputò come un
rantolo.
-“Ha
21 anni,è
famoso,forse lo conosci,si chiama Tom Kaulitz.”
-“L’ho
sentito
dire,dovrebbe fare parte di un gruppo. Ma è troppo giovane
per te!”
-“Solo
nove anni di
differenza!” precisò con disappunto verso la mia
osservazione.
-“Lo
ami? Ti piace? Perché
vuoi fare questo? Mi odi così tanto?”
-“Mi
piace,almeno è
ricco! Sai quanti regali potrò farti? E comunque io non ti
odio!” rispose
sorridendo. La frase “almeno è ricco”
risuonava vigorosamente nella mia mente. Non
potevo sopportare una cosa del genere.
-“Pensi
solo ai
soldi,mi fai schifo! A me non me ne frega dei regali! Io voglio solo
l’affetto!
Come puoi fare questo a Jeremy?!” urlai ormai devastata nel
profondo. Uno schiaffo
mi arrivò preciso al centro della guancia,facendomi bruciare
la parte destra
del volto,in modo alquanto fastidioso.
-“Non
osare
rivolgerti così a me! E quanto meno a nominare tuo
padre!” quando disse così mi
parve di notare un briciolo di sentimento in quella donna,che non
riconoscevo
più come mia madre. Le voltai le spalle,come a cancellare
ciò che era appena
successo,inutilmente,questo momento sarebbe rimasto per sempre nella
mia
memoria.
-“Prepara
le valige. Dopo
domani ci trasferiamo da Tom.” disse in conclusione. Non
volevo che i fatti si
svolgessero in questo modo. Non era giusto,c’era qualcosa che
girava storto.
“Papà,sappi che nel mio cuore rimarrai
sempre e solo tu. Sei l’unico
uomo che io possa mai amare. Mi manchi,mi mancano le tue risate,i tuoi
abbracci,i tuoi baci sulla fronte per darmi la buonanotte. Ti voglio
bene.”
Fu
l’ultima cosa che
pensai,prima di gettarmi a capofitto nelle lenzuola del mio letto con
le
lacrime a rigarmi le guance.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2: CONOSCENZE ***
Grazie
alle recensitrici :memy881, Kyara Agatha Mainlander,Jiada95,Veri_995.... Sono
felice che la storia vi piaccia,spero continuerete a leggerla... ^_^
Grazie anche a chi legge e basta...
BUONA LETTURAAAAAA!! KUSSEN,Alice...
CAPITOLO
2:
Purtroppo
il giorno
che io paragonavo alla mia condanna era giunto. Mia madre mi aveva
costretto a
fare le valigie contro la mia volontà. Non avevo molto da
portarmi dietro,ma mi
ero ostinata tantissimo nel raccogliere tutte le foto di famiglia e
nasconderle
nel diario di scuola. Odiavo questa nuova vita,odiavo tutto
ciò che mi stava
capitando. Il mio unico desiderio era quello di scappare,di farmi una
nuova
vita. Ma ovviamente non mi era possibile,non mi era possibile niente,e
questo
lo detestavo.
-“Sei
pronta?” mi
chiese Jessica,ormai volevo smetterla di considerarla una madre.
-“Si.”
Mi limitai a
dire solo questo monosillabo,lo sconforto mi dominava senza ostacoli.
Ogni speranza
sembrava vacillare ed andare in frantumi. Ogni cosa sembrava perdere
significato. Mi sarebbe toccato voltare le spalle al passato,come stava
facendo
Jessica. Ma lei non sapeva che io non avrei mai dimenticato mio padre,e
non
doveva farlo nemmeno lei. Avrei fatto di tutto per impedirglielo.
-“Andiamo!”
esclamò
altezzosa. Io uscii svogliatamente dalla mia camera,che probabilmente
sarebbe
stata di qualcun altro ora. Stava succedendo tutto troppo in fretta.
Salimmo in
macchina senza proferire una singola parola. Solo che il silenzio mi
deprimeva
ancora di più,così decisi di farmi coraggio.
-“Posso
sapere come
lo hai conosciuto?”chiesi.
-“Non
è importante.” Disse
scontrosa.
-“Io
direi che devo
saperlo!” insistetti.
-“E
va bene! Lui è
chitarrista,fa parte di un gruppo famoso,ed io sono
un’intervistatrice.”
-“Da
quando? Credo di
essermi persa qualcosa.” Rimasi stupita da
quell’affermazione,non mi aveva
detto niente. Così volli approfondire l’argomento.
-“Da
qualche mese! Fatto
sta che l’ho incontrato.”
-“Come
hai fatto ad
ottenere quel lavoro? E come mai lui,un bel ragazzo giovane,avrebbe
dovuto
interessarsi a te?”
-“Ho
ottenuto quel
lavoro grazie a delle conoscenze. E comunque non ha importanza. E si
è
interessato a me per la mia bellezza.” Disse con una smorfia.
-“Che
sei bella non
ci sono dubbi,ma mi sembra strano che punti sulle donne più
grandi.”
-“Noi
donne abbiamo
più esperienza,è normale che i ragazzi rimangano
affascinati da noi.
Soprattutto se abbiamo una certa età e la nostra bellezza
rimane intatta,impedendo
di intuirne l’età.”
-“Se
lo dici te.” Dissi
sgarbatamente. La situazione mi sembrava troppo strana. Lui potrebbe
essere
stato il mio ragazzo in base all’età,non il suo.
Fatto sta che mi stava già
antipatico. Anche se non lo conoscevo ero già ostile a
costui. Solo per il
semplice fatto che avrebbe dovuto sostituire mio padre.
-“Ma
la nostra casa
che fine farà?” chiesi poi,emergendo dai miei
pensieri contrastanti.
-“L’ho
messa in
affitto per guadagnarci qualche soldo,così se qualcosa
dovesse andare storta
potremmo tornare là. Ovviamente non sono così
scema da venderla.” Rispose con
fare ovvio. “Peccato che era scema per altre cose”
mi ritrovai a pensare.
-“Dove
abita?”
domandai.
-“Qui
a Magdeburgo. Ci
vuole solo un quarto d’ora da casa nostra. Quindi stai
tranquilla,Evelyn!”
-“Mai
stata così
tranquilla.” Replicai sarcastica. Poi,ormai stufa della
conversazione,presi l’mp3
e cominciai a lasciarmi cullare dalle note della musica a tutto volume.
Nemmeno
il tempo di ascoltare due canzoni per intero che la macchina si
arrestò di
colpo,facendomi quasi spaventare. La mano di Jessica mi
strappò la cuffia dall’orecchio
per dirmi un semplice:
-“Siamo
arrivati!”. Innervosita
da quel gesto irruente scesi dall’auto prendendo le mie
valige. La casa che
ebbi davanti agli occhi era una villetta dalle modeste dimensioni,e
dovetti
ammettere che era bellissima,ulteriore prova della ricchezza di Tom.
Jessica si
precipitò al cancello,suonando insistentemente il
campanello. Io fossi stata in
lui sarei uscita a l’avrei strozzata. Una faccia a me
conosciuta fece capolino
dalla porta,con uno sguardo felice,troppo felice.
-“Jessica,finalmente
sei arrivata. Ti stavamo aspettando!” esclamò il
ragazzo. L’avevo già visto un
miliardo di volte in televisione,ma vederlo dal vivo faceva un altro
effetto. Era
davvero bello. Giunse a passo lento e armonioso fino a noi e ci
aprì il
cancello. Salutò mia madre con un bacio sulla guancia. Poi
si voltò verso di
me,porgendomi una mano,che io strinsi di malavoglia.
-“Piacere!
Sono Bill
Kaulitz,cantante…” cominciò la sua
presentazione.
-“Si,lo
so chi sei.” Lo
interruppi innervosita “Piacere! Evelyn!”
-“Hai
un bel nome.” Provò
a mostrarsi gentile,ma sapevo che in fondo,dopo la mia rispostaccia,non
gli
stavo più simpatica.
-“Seguitemi!”
aggiunse poi “Mio fratello è dentro e vi stava
aspettando.”
-“Sei
per caso il
maggiordomo?” sbottai divertita,sembrava decisamente un
cameriere.
-“Spiritosa.”
Disse,assumendo
un’espressione contrariata al mio comportamento.
-“Evelyn!
Smettila immediatamente!”
mi rimproverò Jessica.
-“Agli
ordini,capitana.” Ribattei,ero stufa di obbedire ad ogni sua
parola.
-“Che
caratterino!”
borbottò Bill.
-“Qualche
problema?”
chiesi,dimostrando di averlo sentito.
-“No,sono
abituato a
certi atteggiamenti da bimbetta!” rispose pronto. Primo colpo
affondato. Allora
anche lui sapeva rispondere,non lo avrei mai detto.
-“Cominci
a farti intendere.”
Notai sorridendogli amichevolmente. Se prima mi sembrava altezzoso,ora
mi
iniziava a stare simpatico. Lui ricambiò il sorriso e ci
accompagnò all’interno
della casa,sotto lo sguardo infastidito di mia madre. La sala era la
prima
stanza visibile appena entrati,dalle dimensioni piuttosto grandi e dai
colori
accoglienti. Forse non sarebbe stato così tremendo vivere
qui. Ma cambiai
subito idea quando vidi la figura di Tom venirci incontro.
-“Ciao
Jessica!” esclamò
felice,abbracciando calorosamente la donna al mio fianco. Poi il suo
sguardo si
posò su di me,e provai un brivido di rabbia dentro,sembrava
che mi stesse
ispezionando con quei suoi occhi color nocciola.
-“Tu
dovresti essere
Evelyn,giusto?” chiese amichevole.
-“Si,e
tu dovresti
essere Tom.” dissi priva di intonazione.
-“Ehm..si.”
rispose
intimidito dal mio atteggiamento indifferente.
-“Bene,ora
che siamo
tutti insieme parliamo un po’.” Propose Jessica. Io
la fulminai con lo
sguardo,senza guardarla veramente.
-“Io
non ne ho
voglia. Bill,non è che potresti mostrarmi qual è
la mia stanza,per favore?”
chiesi gentilmente. Il gemello moro mi stava simpatico,per il semplice
motivo
che non avrebbe dovuto sostituire nessuno nella mia vita. Tom rimase
allibito
di fronte alla mia contrarietà. Speravo avesse
già capito che con me non
sarebbe mai riuscito ad instaurare un buon rapporto.
-“Certo.
Se vuoi ti
porto anche le valige!” propose.
-“No,grazie.
Faccio da
sola.” Replicai. Poi lo seguii per un lungo corridoio,fino ad
arrivare davanti
ad una porta.
-“Questa
è la tua
stanza,è accanto alla mia.” Disse indicando una
porta laterale a quella di
fronte a me. “Se hai bisogno di qualcosa sai dove
trovarmi.”
-“Perfetto!”
esclamai. “Potresti aiutarmi a sistemare le mie
cose?” domandai poi.
-“D’accordo.
Mi auguro
solo che non siano troppe.” Disse,grattandosi il collo.
-“Tranquillo.”
Insistetti.
Poi aprii la porta trascinando le due uniche valige che avevo al suo
interno. La
camera non era niente male,le pareti erano azzurre e donavano un senso
di pace
estrema. Il letto posizionato al centro aveva l’aspetto di
essere molto comodo
e soffice. Gli armadi ai lati erano in legno chiaro,belli,e spaziosi.
-“Ti
piace?” chiese
speranzoso Bill.
-“Si
si. Va benissimo.”
Risposi,cercando di essere il più gentile possibile. Poi
cominciammo a disfare
le valige. Osservai i modi di fare di Bill e li apprezzai sin da
subito,sembrava un ragazzo a posto,con la testa sulle spalle.
-“Chi
è quest’uomo?”
domandò incuriosito,indicando la persona in una foto
sbiadita dal tempo. Non riuscii
ad impedire che una lacrima attraversasse la mia guancia.
-“Quello
è mio
padre,è morto.” Dissi,asciugandomi velocemente.
-“Oh…lo
so…”
disse,seriamente dispiaciuto di aver sollevato la questione.
-“Non
ti preoccupare.
Non è colpa tua.”cercai di tranquillizzarlo con un
sorriso dolce,e ci riuscii.
-“Continuiamo
a
sistemare le cose!” esclamò lui,riprendendo
vitalità. Non me lo feci ripetere
una volta e riprendemmo il nostro lavoro,che venne portato a termine
nel giro
di mezz’ora nemmeno.
-“Posso
farti una
domanda?” chiesi improvvisamente.
-“Si,anche
più di
una.” Rispose tranquillamente.
-“Come
mai tuo
fratello si è interessato a mia madre?”
-“Oh,bella
domanda. Lui
è sempre stato considerato il donnaiolo della band,insieme a
Georg,il nostro
bassista,i giornali creavano molte fantasie su ciò. Lui
ormai era stufo così ha
deciso di trovare una donna che stesse al suo fianco. I giornali ne
parleranno
molto,facendo sparire la figura del
“sexgott”.”
-“Ma
Jessica le piace
davvero? E poi perchè proprio lei,che è
più grande di nove anni?”
-“Da
come lo conosco
si. Ma non si tratta di amore,non ancora. Comunque perchè
è la donna che ha incontrato al momento giusto,a quanto
pare. Nel senso che quando ha deciso di cercarne una,è
arrivata lei. Come se l'avesse deciso il destino.”
-“Ah...Comunque
menomale che non è amore per ora.” Dissi
sospirando.
-“Perché?”
domandò
incuriosito da tale affermazione. Non volevo che sapesse tutta la
storia,ma mi
ritrovai ugualmente a parlargliene,forse come sfogo.
-“Perché
mio padre è
morto solo un anno fa,e io non voglio che venga rimpiazzato
così facilmente. Mi
dispiace ma io odio tuo fratello,lo odio perché dovrebbe
prendere il posto di
mio padre. Quando scommetto che non sa neanche cosa vuol dire tale
responsabilità!”
-“Ti
capisco,ma non
puoi odiarlo per questo. Non è colpa di Tom.”
-“Non
mi interessa di
chi è la colpa. I fatti sono questi,e non possono
cambiare.”
-“Come
vuoi…Però non
odi anche me,vero?”
-“No..per
ora. Diciamo
che mi stai leggermente simpatico. Almeno questa è un
impressione.” Dissi divertita.
-“Come
leggermente?!”
replicò,fingendosi offeso.
-“Ti
conosco da
appena un’ora,devo ancora identificare il tuo
carattere.” Mi spiegai con
facilità.
-“Hai
ragione.” Disse,per
poi alzarsi dal letto sul quale ci eravamo seduti.
-“Dove
vai?” chiesi
curiosa.
-“A
vedere come
procede di là.” Rispose “Vuoi venire
anche te?”
-“No,grazie.
Rimango in
camera a fissare il soffitto.” Dissi.
-“Come
ti pare…A più
tardi.” furono le ultime parole che sentii,seguite dal
cigolare della porta che
si chiudeva sul pavimento. Poi ripresi l’mp3,mi sdraiai sul
letto e cominciai a
canticchiare le canzoni che si susseguivano lentamente.
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3: MERAVIGLIA ***
Ringrazio,come
al solito,chi mi recensisce:elly__, memy881, Veri_995, emobilla483...GRAZIEEE!!
Ringrazio anche chi legge e basta....
BUONA LETTURAAAA!! KUSSEN,ALICE..
Recensite??!!...xP
CAPITOLO
3:
Andò
a finire che mi
addormentai tra una canzone e l’altra. Ma il sonnellino non
durò per
molto,infatti nel giro di una mezz’oretta da quando mi ero
addormentata
qualcuno venne e bussarmi alla porta. Mi alzai contro voglia e mi
diressi ad
aprire. La figura sovrastante di Tom mi si parò di fronte in
tutta la sua
magnificenza,potevo dire tutto,ma non che era brutto. Feci per
richiudere
automaticamente la porta,ma lui me lo impedì mettendosi tra
essa e lo
stipite,costringendomi a riaprirla. Poi la sua voce mi
inondò la mente in modo
fastidioso,nonostante fosse calda e roca,come piaceva a me.
-“Si
può sapere qual
è il tuo problema?” chiese lui,leggermente
irritato.
-“Siccome
non voglio
fare giri di parole,e quantomeno mentire, te lo dico da subito: il mio
problema
sei tu!” dissi tutto d’un fiato,con tutta la rabbia
che possedevo in corpo. Il
suo sguardo si rabbuiò all’istante,a quanto pare
non si aspettava che io gli
rispondessi così sgarbatamente,ma a me non me ne fregava
niente di come
l’avrebbe presa.
-“Perché?”
domandò
ingenuamente. Strano che il motivo non gli fosse ancora chiaro,allora
era
proprio scemo,o meglio,così lo ritenevo io.
-“Perché
mia madre ha
già rimpiazzato mio padre con te. Lo ha sostituito con te.
Io dovrei
considerare te mio padre. Io dovrei dimenticare mio padre per
te!” dissi tutto
come se le mie parole fossero impregnate di veleno,come se avessi
bisogno di
sfogarmi su qualcuno,e quel qualcuno era proprio la persona a cui erano
dirette. Lui rimase sbigottito di fronte a tanta ostilità,ma
era bene che
sapesse,che venisse a conoscenza del mio odio nei suoi confronti.
Doveva capire
cosa voleva dire non essere considerati,proprio come stava facendo
Jessica con
me.
-“Io
non voglio che
tu dimentichi tuo padre per me,anzi,non voglio proprio che tu lo
dimentichi. E
non voglio nemmeno sostituirlo,io so cosa vuol dire perdere qualcuno,i
miei
genitori si sono separati quando avevo sei anni e con mio padre i
rapporti si
sono fatti sempre più difficili,e l’uomo che mia
madre ha risposato ne ha preso
il posto,ma mio padre rimarrà sempre mio padre. Posso capire
che la situazione
è un po’ diversa,ma il concetto di perdita e
sostituzione più o meno è la stessa.
Comunque non credo di meritarmi tutto questo.” Rispose.
-“Non
importa che
cerchi di fare il comprensivo,tanto io ti odio lo stesso.”
Volli essere sincera
fino alla fine,non pensai alla sua sensibilità,fui egoista
fino in
fondo,estremamente egoista,troppo. Il suo volto divenne una maschera
,il dolore
lo dominava,fino a mandarlo in confusione. Non gli capitava spesso di
essere
rifiutato,di qualunque contesto si trattasse veniva sempre ben accolto.
E
questo rifiuto non gli piaceva,glielo leggevo negli occhi. Lo percepivo
come se
potessi toccarne la consistenza.
-“C
–comunque io
volevo dirti che è pronta la cena…”
disse così,poi se ne andò a passo
svelto,come se volesse sparire dalla mia vista il prima possibile. Lo
avevo
umiliato,e non mi dispiaceva,o forse si,ma ero troppo arrabbiata con
mia madre
per capirlo davvero. Io sistemai velocemente
l’mp3,riponendolo nel cassetto del
comodino,in seguito mi diressi con molta calma verso la sala,sicura di
trovare
qualcuno,dato che non conoscevo ancora la posizione della cucina
all’interno
della casa. Giunta a destinazione Bill mi accolse con calore.
-“Ben
tornata tra
noi!” esclamò divertito “Vieni in
cucina,Jessica e Tom ci aspettano!” A quel
punto lui mi prese per mano,come si fa con i bambini piccoli,e mi
trascinò
letteralmente nella stanza. Al nostro arrivo Tom diventò
bianco in viso,era
ancora frastornato dal nostro ultimo incontro,mentre mia madre fece
finta di
essere felice della mia presenza.
-“Finalmente
ti sei
decisa a degnarci della tua presenza.” Disse. Io le risposi
con un debole cenno
del capo e mi misi a sedere di fianco a Bill,con il quale cominciai a
chiacchierare allegramente. Ogni tanto lanciavo qualche sguardo di
sottecchi a
Tom,per vedere come aveva reagito al mio comportamento nei confronti
del
fratello,e mi parve di notare un leggero sintomo di gelosia.
Infatti,lui
avrebbe dovuto conquistarmi di più,dato che doveva farmi da
patrigno,rispetto a
Bill,che avrebbe dovuto semplicemente farmi da zio,e di zii non ne
avevo mai
avuti,quindi la cosa un po’ mi elettrizzava. Stavo ancora
ridendo alle battute
di Bill,quando scorsi mia madre che baciava Tom,a fior di labbra,ma era
pur
sempre un bacio,e per di più in mia presenza. Quello non
avrebbe dovuto farlo.
Smisi immediatamente di ridere e mi alzai,facendo cadere la sedia con
forza.
Sentii tutti gli sguardi puntati su di me,e non gli diedi nessuna
importanza.
Aspettai circa un minuto,in modo che la mia rabbia si fosse sbollita.
-“Mi
fai schifo!”
urlai. Poi cominciai a correre singhiozzando,diretta nella mia nuova
camera.
Quando arrivai nel corridoio misi male un piede,il quale mi
causò una caduta a
faccia per terra,riuscì a malapena ad attutire il colpo
distendendo le mani in
avanti. Proprio mentre cercavo di rialzarmi mi sentii afferrare da
dietro da
due mani a me sconosciute. Mi voltai di scatto,un po’
riconoscente per il
gesto,un po’ ancora infuriata per quello precedente.
-“Grazie.”
Sussurrai debolmente,dovevo
mantenere comunque la mia educazione.
-“Prego.”
Rispose Tom.
“Scusa per prima…” cominciò
poi a dire imbarazzato.
-“Oh…nonostante
non
ti sopporto,ho visto bene da chi è partito tutto,e stavolta
non me la prendo
con te,so che non è stata colpa tua. È stata
Jessica.”
-“Perché
non la
chiami “mamma”?” chiese poi,sempre
più sorpreso.
-“Perché
ultimamente
non si sta comportando da tale.” Risposi con
semplicità.
-“Ma
è pur sempre tua
madre.” Insistette.
-“Una
donna è madre
quando fa la madre,non quando lo è ma non la fa. O almeno
così la penso io.”
-“Capisco.”
Disse.
-“No,te
non capisci! Ma
non ha importanza,tanto non devi capirmi,perché io non
voglio essere capita da
te.” Dopo ciò che dissi lui mi asciugò
le lacrime con una carezza veloce,quasi
avesse paura di toccarmi. Io non appena mi resi conto della confidenza
che mi
stava dando mi scansai con un colpo deciso della testa.
-“Non
farlo mai più. Solo
mio padre se lo permetteva. E tu non sei mio padre!” dissi
tutto come se stessi
sputando le parole.
-“Hai
ragione,non lo
sono,ma ho il compito di comportarmi da tale,e che ti piaccia o no,con
il tempo
ti accudirò come se fossi mia figlia.” Il tono che
acquistò mi stupì,da timido
e imbarazzato che era diventò deciso e secco,non ammetteva
obiezioni. Non riuscivo
a crederci,come poteva rivolgersi a me con quel tono? O forse ero io
che
esageravo? Fatto sta che non capii più niente.
-“Non
sai nemmeno
cosa voglia dire accudire una figlia. Ho solo quattro anni in meno di
te,non
saprai mai farmi da padre. Mai!” replicai,cercando di
riacquistare un po’ di
lucidità.
-“Questo
lo dici
te,vedremo. Sappi che non mi arrenderò tanto facilmente,e
non mi lascerò più
intimorire da te. In fondo,questa è casa mia,e io sto con
tua madre,e devi imparare
ad accettarlo!”
-“Sei
uno stronzo!”
sbraitai in collera.
-“Sono
come sei tu da
quando hai messo piede in casa mia!” ribatté
lui,con il viso a un palmo dal
mio. Quella vicinanza mi innervosiva più del dovuto.
Così,contro ogni logica ed
ogni ragione, mi ritrovai a spingerlo. Non ero mai arrivata alla
violenza,ma il
momento mi indusse a spingerlo via con tutte le mie forze. Lui
barcollò
pericolosamente,rischiando di cadere. Quando mi resi conto del gesto
che avevo
compiuto mi immobilizzai sul posto,cominciando a tremare violentemente.
Rimasi ferma,poi
quello che nemmeno potevo immaginare lontanamente
arrivò,come un lampo a ciel
sereno. La mano di Tom schioccò contro la mia
guancia,cominciando a darmi un
fastidioso dolore,misto tra prurito e bruciore. Portai istintivamente
la mano
al volto e lo fissai allibita.
-“Scommetto
che i
padri puniscono le figlie quando sbagliano.” Quando disse
quella frase non ci
vidi più,mi scagliai contro di lui,fregandomene di
ciò che era giusto e di ciò
che era sbagliato. Ci ritrovammo in terra,io cercavo di schiaffeggiarlo
ovunque
la posizione me lo permettesse,mentre lui tentava di afferrarmi le mani.
-“Non
azzardarti a
mettermi di nuovo le mani addosso!” urlai con tutto il fiato
in gola che avevo.
Si trattò di qualche minuto,poi Bill e Jessica ci
raggiunsero preoccupati. Quando
ci videro sul pavimento,intenti a divincolarsi inutilmente Bill si fece
avanti,afferrandomi per le spalle e tirandomi indietro. Una volta che
ritornai
in piedi le braccia magre di Bill mi circondarono con forza,cercando di
tenermi
ferma. Piano piano costrinsi il mio corpo a smettere di ribellarsi,fino
a
calmarmi totalmente. Nel frattempo Tom si era rialzato e veniva aiutato
da
Jessica. Quest’ultima mi guardò con delusione.
-“Cosa
è successo?”
chiese poi Bill,rompendo il silenzio imbarazzante che si era creato
intorno a
noi.
-“Tuo
fratello mi ha
messo le mani addosso!” esclamai. Mia madre rimase a bocca
aperta e guardò
sconvolta Tom,voleva venire da me,abbracciarmi e proteggermi,lo
vedevo,in fondo
ci teneva ancora a me,ma rimase dove era e non si mosse,e
ciò mi fece dubitare.
-“Quello
che dice
Evelyn è vero?” chiese poi lei,rivolta al ragazzo
che aveva di fianco.
-“Lei
mi ha spinto,e
io le ho tirato uno schiaffo. Lo so,ho sbagliato,ma mi sentivo in
dovere di
farle capire che aveva sbagliato anche lei.”
-“Tirandole
uno schiaffo?”
domandò con voce acuta e sorpresa Bill “Tom,da te
non me lo aspettavo. Le mani
non si alzano mai. Gli errori che una persona compie si fanno notare
verbalmente.” Ero grata a Bill,per essermi venuto in soccorso.
-“Ha
cominciato lei!”
insistette Tom.
-“Tom,non
siete all’asilo.
Hai 21 anni,dovresti saper ragionare meglio di un bambino
piccolo!” replicò il
cantante.
-“Ho
capito,stai
dalla sua parte.”
-“Sto
dalla parte di
chi ha ragione!”
-“Vorresti
dire che
lei ha fatto bene a spingermi?” Ormai la discussione che era
tra me e
Tom,divenne tra quest’ultimo e suo gemello.
-“No,non
dico questo.
Ma te hai peggiorato la situazione,introducendo un comportamento a dir
poco
inadeguato!” Bill cercò di farlo ragionare,e alla
fine ci riuscì.
-“Hai
ragione,non so
cosa mi sia preso. Scusa,Evelyn!” disse,rivolgendo le sue
attenzioni su di me.
Jessica non aveva ancora fatto o detto niente.
-“Scuse
non accettate,ovviamente.
Te,Jessica,non dici niente al riguardo?” domandai io.
-“Io…io…”
mia madre
non era in grado di proferire parola,aveva gli occhi lucidi,e sembrava
confusa,frastornata. Mi rivolse un ultimo sguardo e poi si
voltò,cominciando a
camminare nel senso opposto a dove ero io. Ci rimasi male. Tom la
inseguì,cingendole le spalle con un braccio. Bill,si
scusò con me per via del
fratello,e dopo che io lo ringraziai se ne andò in camera
sua,non sapendo più
cosa fare. Così io rimasi sola con me stessa,nel buio del
corridoio. E pensai
che a volte l’oscurità mi era più amica
che del resto. Perché nel buio non
accadeva mai nulla,se non la tranquillità,mentre quando vi
era la luce
succedeva il finimondo. O almeno,così succedeva a me.
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 4: AL MIO FIANCO ***
Ringrazio
sempre chi mi recensisce,grazieee: memy881, elly__, Veri_995, Layla, emobilla483...
SCUSATE SE CI HO MESSO TANTO A POSTARE MA HO AVUTO DEI PROBLEMI CON IL
COMPUTER....COMUNQUE BUONA LETTURAAA! SPERO CHE IL CAPITOLO VI
PIACCIA,QUESTO L'HO SCRITTO PER FARVI CONOSCERE MEGLIO IL CARATTERE
DELLA PROTAGONISTA....KUSSEN,ALICE...
CAPITOLO
4:
Ancora
immersa
nell’oscurità decisi di andare in camera mia. Ero
ancora scossa da ciò che era
accaduto qualche minuto prima,e non riuscivo a credere che Jessica
fosse
rimasta zitta dopo che io l’avevo interpellata. Mi aspettavo
almeno qualcosa in
più di un monosillabo. Entrai nella stanza e mi buttai a
capofitto su
letto,cercando di riflettere sulla mia vita. Ormai non avevo
più niente per cui
valeva la pena di vivere,mio padre non poteva più
consolarmi,mia madre ormai
non era più mia madre. Non potevo nemmeno dire che il mio
appiglio fossero gli
amici,perché non ne avevo. Conoscevo solo un paio di ragazzi
con i quali
chiacchieravo volentieri ma niente di più. L’unico
motivo per cui dovevo
continuare a vivere era per innamorarmi. Non ero mai stata davvero
innamorata
in vita mia,si era sempre trattato di una cotta,di
un’infatuazione momentanea.
Quindi continuavo a rimanere appigliata alla vita per
quell’unico motivo,volevo
provare cosa significasse amare una persona con il cuore e con
l’anima,volevo
capire se era davvero possibile voler dare la propria vita per salvare
quella
della persona che si amava,se fosse stato necessario. Volevo
vivere,anche se
non avessi molti motivi per farlo. Spensi la luce del comodino per
rimanere
ancora più assorta nei miei pensieri,quando un senso di
irrequietezza mi invase
completamente. Ero agitata,quella tranquillità che avevo
fino a pochi istanti
prima mi abbandonò,lasciandomi un senso di inquietudine
dentro. Accesi
nuovamente la luce e mi diressi all’armadio prendendo il
primo pigiama che mi
capitò a tiro,poi mi cambiai frettolosamente. Una volta che
fui pronta mi
infilai sotto le coperte,tirandomele fin sopra il mento. Tutto era
così
silenzioso,quasi da mettermi i brividi,eppure a me il silenzio mi era
sempre
piaciuto,ma in quel momento dava troppa voce ai miei pensieri. Provai a
dormire
ma non ottenni risultati,così dopo vari tentativi rinunciai
totalmente.
Riaccesi la luce per la millesima volta,mi alzai ed estrassi dallo
zaino il
libro che leggevo in quel periodo. Ritornai a sdraiarmi,stavolta a
pancia in
giù,in modo da riuscire a leggere meglio. Non potei fare a
meno di buttare
un’occhiata all’orologio che con mio stupore
segnava ancora un’ora decente. Il
giorno dopo non sarei nemmeno dovuta andare a scuola,quindi era tutto a
posto.
Cominciai a leggere con passione le prime righe che avevo lasciato in
sospeso
in precedenza, assaporandone il significato e immaginandomi le scene
nella mia
mente. Nei libri era tutto così facile,accadevano fatti
sconcertanti,tragedie,orrori,ma alla fine tutto tornava come era
prima,c’era
sempre un lieto fine. Io amavo nascondermi nella
fantasia,perché quando tornavo
nella realtà ciò che mi aspettava non era nei
miei piani. Ero spesso
identificata come un emarginata anche a scuola, mi vedevano come la
ragazza
introversa che non voleva mai parlare con nessuno,ma il fatto era che
io avevo
paura di non essere accettata e le persone che non mi conoscevano non
si
avvicinavano facilmente a me, a volte quando ce n’era bisogno
però sapevo
tirare fuori la grinta,ma solo nei casi estremi ed opportuni,come in
quel
periodo in famiglia,se così potevo definire le persone che
mi circondavano.
Ripensai al mio primo ragazzo,per lui avevo preso una cotta piuttosto
forte,era
l’unico che riusciva a comprendermi davvero,cosa al quanto
impossibile. Spesso
i ragazzi mi guardavano solo per l’aspetto fisico,ma quando
capivano che ero
troppo “profonda” a livello sentimentale per
loro,mi lasciavano perdere,i
ragazzi cercavano una sola cosa ed io non ero certo disposta a
dargliela.
Interruppi il filo dei miei pensieri per tornare ad immergermi nei
panni della
protagonista. Tra una parola e l’altra la vista mi si
annebbiò dalla stanchezza,così
fui costretta a togliermi gli occhiali da lettura e a coricarmi.
Poi,finalmente,riuscii ad addormentarmi.
Mi
risvegliai di
soprassalto tutta sudata,non riuscivo nemmeno ad intuirne la causa,dato
che non
avevo fatto incubi. Nuovamente il buio mi assalì,facendomi
sentire
soffocata,così accesi la luce di scatto e mi alzai,decisa ad
andare a bere un
bicchiere d’acqua,magari una passeggiata breve mi avrebbe
aiutato a calmarmi.
Uscii silenziosamente dalla stanza,stando attenta a fare il minor
rumore possibile.
Poi,facendomi luce con il cellulare,mi incamminai lungo il
corridoio,fino a
raggiungere la mia meta,ovvero la cucina. Ancora mi sentivo estranea a
quella
casa,ma prima mi comportavo normalmente prima mi sarei adattata. Accesi
la
lampada della stanza e mi guardai intorno,alla ricerca di un
acquaio,quando lo
individuai mi avvicinai ad esso ed aprii gli sportelli
superiori,estraendo un
bicchiere. Mi versai un po’ d’acqua fresca,sperando
con tutte le mie forze che
sarebbe riuscita a calmarmi. Mandai giù la sostanza liquida
con
fervore,concentrandomi sulla sensazione di purezza che essa mi
donava,ma
purtroppo quella sensazione svanì non appena finii di bere.
Ormai in preda allo
sconforto tornai in camera,ma prima di oltrepassare la porta mi venne
un forte impulso.
Volevo bussare alla porta di Bill,forse lui e i suoi modi di fare
spontanei mi
avrebbero aiutato in qualche modo. Ricontrollai l’ora,erano
appena le undici e
mezza. Non volevo disturbarlo se stava dormendo,ma se non avessi almeno
provato
sarei certamente impazzita. Così feci due passi indietro,mi
feci coraggio e
bussai delicatamente. Nessun segno di vita sembrava provenire
dall’interno
della stanza. Stavo per riprovare quando una figura esile e assonnata
mi aprì
la porta.
-“Tom,cosa
ca…Evelyn!” esclamò poi sorpreso.
-“Scusa
Bill,disturbo?” chiesi intimidita.
-“No,no…è
successo
qualcosa?”
-“Diciamo
di no,solo
che… posso entrare?” domandai,rinunciando a dargli
una spiegazione sull’uscio
della porta.
-“Oh,ehm,si…”
rispose
imbarazzato,facendosi da parte per farmi entrare. Mi andai a sedere sul
suo
letto,lasciandomi andare alla forza di gravità.
-“Qualche
problema?”
-“Non
proprio,è solo
che non riesco a dormire,non riesco a stare tranquilla,come se un senso
d’angoscia mi perseguitasse.” Risposi abbassando la
testa,avevo il timore di
sembrare pazza ai suoi occhi. Lui si sistemò accanto a me.
-“Penso
sia una cosa
normale,ti sei appena trasferita qui,la situazione ti torna strana e
non riesci
a crederci. Questa è la prima notte che passi in una casa
che non è più la tua
vecchia abitazione.” Disse lui. Sembrava capace di
comprendere tutto ciò che ti
passava per la mente. Non riuscivo a dire se era un bene o un male.
-“Credo
che tu abbia
ragione.” Ammisi.
-“Ti
va di parlare un
po’? Forse una bella chiacchierata ti fa sentire
più a tuo agio. Magari se mi
conosci meglio e sai che puoi contare su di me non ti
sembrerà così
inquietante.” Propose con un sorriso sulle labbra.
-“Solo
se prima mi
rispondi sinceramente ad una domanda.”
-“Certo.”
Disse.
-“Ti
ho disturbato?
Stavi dormendo?”
-“No,non
mi hai
disturbato,mi ero solo appisolato un po’.” Scoppiai
a ridere,era più forte di
me.
-“Cos’hai
da ridere
tanto?” domandò incuriosito.
-“Quando
hai aperto
la porta sembravi uno zombie,io dico che stavi dormendo.”
-“Come
vuoi. Ora
passiamo alle domande serie!”
-“Mmm,fammi
pensare…”
cominciai “Ecco! Ci sono! Mi faresti ascoltare una vostra
canzone? Io ho sentito
a malapena Monsoon!”
-“Questa
non è una
domanda,è una richiesta.” Replicò.
-“Non
cambia niente.”
Insistetti sorniona.
-“Ma
in che mondo
vivi Evelyn?”
-“Perché,scusa?”
-“Conosci
solo
Monsoon? Ma che musica ascolti? Noi siamo i meglio in
circolazione!” esclamò
dandosi un sacco di arie,ridendo sotto i baffi.
-“Io
ascolto tanti
gruppi…non ho un genere musicale preferito. Posso dirti che
ascolto molto
volentieri i “Thirty Seconds To Mars”, Eminem, i
Bon Jovi…”
-“Capisco,mi
sa che
dovrò insegnarti un po’ di cose sulla
musica.”
-“Ma
smettila! Guarda
che così stai insultando i miei gusti!”
-“Mi
perdoni
mademoiselle! Non era nelle mie intenzioni,stavo solo
scherzando.”
-“Allora
mi fai
sentire qualcosa o no?”
-“Agli
ordini!”
disse,portandosi una mano alla fronte,come facevano i militari. Prese
il suo
mp3 e mi porse una cuffietta,mentre una se la mise lui. Poi
passò in rassegna
tutte le canzoni che aveva e ne scelse una,che già dal
titolo mi incuriosiva.
Partirono i primi accordi di chitarra e mi concentrai solo sulla
musica. Poi la
voce di Bill partì e risuonò nella mia
testa,inondandomi di calore. Era molto
piacevole ascoltarla. Quasi non mi accorsi che Bill aveva cominciato a
canticchiarla a bassa voce anche nella
“realtà”.
-“You
write help with
your blood…” io lo incitai a cantare ancor
più forte. Le emozioni che provai in
quel momento erano indescrivibili,non sapevo come descrivere le mie
sensazione
in quel momento,ero incapace di riflettere. Le emozioni avevano preso
il
sopravvento. Il significato di quella canzone mi toccava le corde
più profonde
dell’anima,facendomi commuovere. Ripensavo a mio padre e a
come ci aveva
abbandonate. Ma sapevo che lui era sempre “al mio
fianco”. Bill mi asciugò una
lacrima, che viaggiava libera e solitaria lungo la guancia, con un dito.
-“Eh
lo so! Faccio
sempre questo effetto anche alle fan. Sono così brutto da
farvi piangere?”
chiese,cercando di alleggerire l’atmosfera.
-“No…”
dissi
sorridendogli.
-“Allora,che
te ne
pare?” domandò con gli occhi che gli brillavano di
curiosità.
-“Bill…è…bellissima.
Poi te canti stupendamente,la tua voce è fantastica,mi
dà un senso di pace.”
Dissi con estrema sincerità. “Non ho mai provato
niente del genere,guarda!”
esclamai,alzando un braccio per fargli vedere che mi era venuta la
pelle d’oca.
-“Stai
un po’
meglio?”
-“Si,e
il merito va
alla canzone. È un peccato che non vi abbia ascoltato
prima.”
-“Lo
so,lo so. Ma se
te vai dietro a quel vecchio di Jared Leto non posso farci
niente!”
-“Non
è vecchio! Ha
solo trentanove anni! “
-“Per
te è vecchio!”
-“Lo
so,tanto non è
mica mio!” sbotto.
-“Vorrei
anche
vedere,hai già metà dei Tokio Hotel!”
-“Non
siete miei.”
-“Giusto,ma
ci conosci.
Sarebbe meglio se tu non ne facessi parola con nessuno a scuola
però.”
-“Tranquillo,non
ho
amici.” Dissi un po’ amareggiata.
-“E
io cosa sarei?”
-“Un
amico…appena
acquisito. E quindi posso definirti solo un conoscente.”
Risposi facendogli una
linguaccia. Era possibile che mi fossi già affezionata a
lui? La risposta che
mi frullava nella testa era positiva.
-“Che
ne dici se ti
canto qualcosa per farti addormentare?”
-“Non
ho tre anni.”
-“Ma
è piacevole
addormentarsi con la melodia di una dolce canzone come quella di
prima!”
insistette facendo gli occhioni dolci. L’idea era piuttosto
allettante,ma
dormire insieme a lui mi metteva un po’ a disagio,appena lo
conoscevo.
-“E
va bene!”
acconsentii,perché sapevo che se fossi tornata in camera mia
da sola avrei dato
di matto. Così mi ritrovai sdraiata al suo
fianco,lasciandomi cullare dalle
dolci note di “By your side” che mi accompagnarono
in un sonno tranquillo.
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Capitolo 5 *** Capitolo 5:CONFUSIONE ***
Grazie
a chi ha recensito recensito ^_^ : memy881,emobilla483, Veri_995,
_tom_mary_ ...GRAZIEEE!!
Ringrazio anche
chi legge e basta....BUONA LETTURAAA!! Scusate se ci ho messo tanto a
postare,ma con il rientro a scuola non mi è facile gestire
la storia,uff! Quindi premetto già che ora
pubblicherò i capitoli meno frequentemente,per
esempio,può darsi che invece di ogni due giorni
può capitare che ne salto quattro o cinque...'sta scuola
è un affarone!...xD...Spero che il capitolo sia di vostro
gradimento...Kussen,Alice...
CAPITOLO
5:
Il
mio risveglio fu
piuttosto piacevole. Ancora non avevo la mente molto lucida,ma non
appena mi
accorsi di non essere nella “mia” camera tutto mi
tornò alla mente. Avevo
dormito in compagnia di Bill,perché durante la notte la
preoccupazione si era
impossessata di me,rendendomi impossibile dormire. Aprii lentamente gli
occhi,scorgendo la figura di Bill al mio fianco,ancora non mi ero
accorta che
con un braccio mi stringeva i fianchi,era davvero premuroso. Scostai
delicatamente il suo braccio,poggiandolo con attenzione sul materasso,
poi mi
alzai di slancio,inciampando nel tappeto e ricadendo di peso sul letto.
All’impatto Bill sobbalzò a si sedette di scatto
spaventato.
-“Cosa
è successo?”
chiese poi allarmato.
-“Oh,niente…scusa
se
ti ho svegliato è solo che sono inciampata
e…”
-“Tranquilla.”
Mi interruppe
con uno sguardo dolce,che mi fece sciogliere il cuore. Era il fratello
che
avrei sempre voluto avere.
-“Stanotte
mentre
cantavo ti sei addormentata come un sasso.”
Rammentò, cogliendomi alla
sprovvista.
-“Menomale!
Ma ti ho
dato fastidio?” domandai.
-“No,figurati!
Anzi è
stato interessante osservarti mentre dormivi.” Ammise senza
rendersi conto di
ciò che aveva appena detto. “Ovviamente non ti
devi fare strane idee.” Continuò
correggendosi.
-“Non
sono il
tipo,non ti preoccupare.” Dissi. “Io vado in camera
mia.” Annunciai subito
dopo,alzandomi.
-“D’accordo,ci
vediamo in cucina per la colazione. Ah! Prima che me ne scordi,oggi
verranno
Gustav e Georg per conoscerti.”
-“Perfetto!”
esclamai
con finto entusiasmo.
-“Vedrai
che ti
piaceranno. Sono dei ragazzi davvero speciali.”
-“Io
fossi in te
comincerei a preoccuparmi.” Sbottai divertita.
-“Perché?”
-“Non
lo so,stamani
stai dicendo cose troppo sentimentali.” Mentre lo dicevo la
porta si
aprì,rivelando la figura di Tom che dovette farsi notare
ovviamente.
-“Fosse
solo
stamani,lui è sempre così! Comunque che ci fai in
camera di mio fratello?”
-“Non
sono cose che
ti riguardano!” sbottai.
-“Io
penso proprio
che mi riguardi,visto che lui è mio gemello!”
replicò Tom.
-“Questo
cosa c’entra
scusa?” s’intromise Bill.
-“Uffa!
Lasciamo
perdere. Ho sbagliato,la mia era solo curiosità!”
-“Se
proprio ci tieni
a saperlo io non riuscivo a dormire per colpa tua e di Jessica,ok?
Così sono
venuta da Bill. Ti fa stare meglio saperlo?” dissi tutto con
pacatezza,per
aumentare l’effetto. Se avessi alzato la voce la mia frase
sarebbe stata
scontata.
-“Se
è per colpa di
quello che è successo ieri pomeriggio mi dispiace,io non
volevo,davvero.
Scusa!” disse tutto d’un fiato,come se avesse paura
di cambiare idea.
-“Sta
dicendo la
verità,non è da lui scusarsi,se lo fa
è davvero dispiaciuto.” Aggiunse Bill. Ma
in quel momento l’unica cosa che riuscivo a percepire era la
strana sensazione
che sentivo dentro mentre guardavo Tom negli occhi. Avevo paura di
fidarmi
delle sue parole,avevo paura di lui di per sé,senza motivo.
Avevo paura e
basta. Ma in quel preciso istante non c’era paura nel mio
stato d’animo,non
riuscivo a capire se era fastidio o cos’altro. Fatto sta che
per tornare alla
realtà dovetti essere richiamata dalla voce di
Tom,un’altra volta.
-“Sappi
che ci ho
riflettuto parecchio,e ho capito che non potrò mai
comportarmi da padre con
te,sarebbe assurdo e impossibile. Ma non rinuncio nel cercare di avere
un
rapporto affettivo . Piuttosto mi sforzerò di comportarmi
come fratello
maggiore,ma non come nessuno. So che per te è difficile da
accettare come
cosa,ma in qualche modo dovrò fare parte della tua
vita.” Quelle frasi mi
fecero rimanere di stucco,mentre il cuore cominciò una corsa
frenetica lungo la
mia gabbia toracica. Mi stava manipolando? Si,no,forse… In
me rimaneva solo il
dubbio. Io non volli dire niente,mi incamminai velocemente,passandoli
di fianco
e sfiorandolo incidentalmente con un braccio. Quel breve contatto fu
molto
diverso dall’ultima volta che ci eravamo sfiorati,o meglio
picchiati. Un
piccolo brivido mi percorse la schiena. Non era possibile che con quel
breve
discorso fosse riuscito a suscitare questo in me. Cosa che nemmeno
riconoscevo,era la prima volta che provavo una cosa del genere. Non gli
diedi importanza
e proseguii il mio cammino. Stavo per oltrepassare la soglia della mia
stanza
quando una mano mi afferrò per il braccio e mi fece voltare
con forza. Per
sbaglio finii contro il suo petto,mentre continuava a penetrarmi con il
suo
sguardo.
-“Quando
ti ho detto
quelle cose avrei voluto una risposta.” Il suo respiro
raggiunse il mio
volto,mandandomi in confusione. Ero irritata da quel suo
comportamento,soprattutto da tale confidenza. Mi allontanai
violentemente per
poi guardarlo negli occhi.
-“Io
a te non devo
proprio niente. Non mi hai fatto nessuna domanda.”
-“Allora
te la faccio
ora:sei disposta a instaurare un buon rapporto con me o no?”
Devo ammettere che
la tentazione di dire di si era forte,date le parole che mi aveva
riferito
qualche minuto prima,ma…
-“Senti,te
non sei
obbligato a fingerti mio “amico”,per
così dire.”
-“Io
non mi sento
obbligato,è ciò che voglio.”
-“Se
la metti così…mi
dispiace,ma non sono ancora pronta a perdonare ciò che sta
facendo mia
madre,quindi di conseguenza ti dico di no.”
-“Ma
non è colpa
mia,l’attrazione è forte quasi quanto
l’amore,anzi,certe volte è addirittura
maggiore. La scelta decisiva spettava a Jessica,è lei che ha
deciso di
trasferirsi qui,è lei che ha deciso di cominciare una nuova
storia con me. Lo
so che le cose si fanno in due,ma le sue decisioni erano quelle
più importanti.
Non puoi farmene una colpa.”
-“Io…Tom,per
favore,basta.” Sbottai improvvisamente.
-“Basta
cosa? Non sto
facendo niente. Sto solo cercando di farti ragionare.”
-“Non
so cosa
dirti…io…” feci per voltarmi
dall’altra parte,ma lui mi riprese con il dito
costringendomi a tornare a fissarlo.
-“Segui
ciò che ti
dice il cuore.” Suggerì. Ma come si permetteva di
parlare di cuore quando lui
l’ultima volta non l’avevo usato nei miei confronti!
-“Smettila.
Mi stai
facendo il lavaggio del cervello! Vai a quel paese te e le tue doti
seduttive!”
mi ritrovai a sbraitargli contro. Lui cominciò a ridere.
-“Io
non ti sto
seducendo mia cara Evelyn.” Il modo in cui
pronunciò il mio nome,quasi
sussurrandolo,mi piacque stranamente. Poi arrossii violentemente,allora
perché
mi faceva questo effetto particolare ora? Smisi di farmi domande
compromettenti
e dopo svariati tentativi riuscii a tornare in me.
-“La
risposta è
invariata. È no!”
-“Ti
dico solo una
cosa: la convivenza tra noi non sarà facile.
Ricordalo!” detto ciò girò i
tacchi e se ne andò,mentre io mi diressi silenziosamente in
cucina. Giunta a
destinazione mi misi a sedere di fianco a Bill senza proferire parola.
Ero agitata
per quello che era avvenuto poco fa e lui se ne accorse guardandomi
sospettoso.
-“Dov’è
Jessica?”
chiesi poi.
-“Non
lo so.” Rispose
lui,ma nemmeno il tempo di dirlo che lei apparse nella stanza.
-“Buongiorno!”
disse
sorridente. Io risposi debolmente al saluto. In seguito ci fu solo
silenzio,che
venne rotto dal suono del citofono. Tom si slanciò verso la
porta euforico. Io già
immaginavo chi potesse essere,e le mie intuizioni si rivelarono giuste.
Due figure
ci raggiunsero in cucina,impazienti forse di fare la nostra conoscenza.
Non volevo
sembrare scortese così mi alzai subito da tavola e mi
diressi verso i nuovi
arrivati. Una volta di fronte a loro porsi la mia mano in segno di
saluto. Il primo
ad afferrarmela fu il ragazzo biondo con gli occhiali,ancora non sapevo
i loro
nomi.
-“Piacere,Evelyn!”
dissi sorridendogli amichevole.
-“Piacere,Gustav!”
replicò di rimando lui. Poi fu il turno dell’altro
ragazzo,dovetti ammettere
che era proprio bello,aveva un fascino singolare.
-“Piacere,Evelyn!”
ripetei la tipica frase che dicevo per presentarmi,alzando lentamente
lo
sguardo,fino a incontrare gli occhi verdi di lui.
-“Piacere,Georg!”
ribadì lui,con un sorriso smagliante da togliere il fiato ed
una presa ferrea. Sentivo
che mi sarebbe stato simpatico,in fondo Bill aveva ragione. Con un
po’ di
conoscenza avrei imparato ad apprezzarli.
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 6: ATTRAZIONE ***
Ringrazio le mie carissime
recensitrici per seguirmi ogni volta:
memy881 : Te non mi abbandoni
maiiiiii!!! Menomale....<3 <3 <3...ti voglio
troppo bene!
emobilla483:
Nemmeno te non mi abbandomiiii,che bellooo!!.... Ti voglio tanto beneee!
_tom_mary_ : Scusa
se ho postato così tardi,la colpa va alla scuola...Per
favore non mi uccidere eh!!...xD
Veri_995: Sono
troppo curiosa di sapere quali sono le tue intuizioni,xD....Ciau
ciauuu....
_Kya J_: Luce dei
miei occhi e suono delle mie orecchie,xD....Che bello quando mi
recensisciii ^_^...
GRAZIE A TUTTEEE!!
GRAZIE ANCHE A CHI LEGGE E BASTA....SCUSATE PER IL MEGA RITARDO DI UNA
SETTIMANA,MA LA SCUOLA MI HA FREGATO...SPERO IL CAPITOLO VI PIACCIA,MI
RACCOMANDO RECENSITEEE,MI FA SEMPRE PIACERE RICEVERE NUOVI
CONSIGLI...KUSSEN,ALICE...
CAPITOLO
6:
La
mattinata si
rivelò molto piacevole,cosa di cui dubitavo parecchio.
Scoprii che Gustav era
un ragazzo davvero molto dolce e timido,delle volte anche troppo,mentre
Georg
era un ragazzo leale,sincero e sicuro di sé,o almeno quella
fu la mia prima
impressione. Passammo la mattina tutti insieme,a parte Tom e Jessica
che
decisero di andare a fare la spesa,permettendoci di conoscerci
più tranquillamente.
-“Allora,da
quel che
ho capito sei single. Vero Evelyn?” disse tutto ad un tratto
Georg,distraendomi
di colpo. Rimasi un po’ imbarazzata dalla domanda,ma in fondo
gli fui grata per
avermi rivolto l’attenzione.
-“Diciamo
di si.” Risposi.
-“Ma
ti interessa
qualcuno?”
-“Cos’è?
Un’intervista
privata?” ribattei un po’ infastidita.
-“Se
ti da noia
cambio argomento.”
-“No,va
beh. Comunque
al momento non mi interessa nessuno.”
-“Nessuno
nessuno?” s’intromise
Bill sorridente,indicando con un cenno del capo Georg,senza farsi
notare da
quest’ultimo.
-“Nessuno
nessuno,Bill… anzi,qualcuno ci sarebbe.”
-“E
chi?” chiese
Gustav. Non avevo mai ricevuto tante attenzioni.
-“Jared
Leto.” Dissi con
ovvietà,cominciando a ridere come una stupida. Bill si
portò una mano davanti
agli occhi in segno di demoralizzazione,gli altri mi guardarono
sconvolti. Sembrava
avessi combinato un disastro.
-“Ti
ripeto che è
troppo vecchio!” esclamò Bill.
-“Lo
so…me lo hai già
detto. Ma quando uno è bello è bello! E poi tanto
scherzavo,manco lo conosco!”
-“E
menomale! Perché non
ti guardi un po’ intorno?” insistette Kaulitz.
-“E
chi dovrei
guardare scusa? Te?”
-“Ma
no! Intorno! Non
ho mica detto davanti a te!” replicò.
-“Io
e te dobbiamo
fare un breve discorsino,ora,soli!” dissi,per poi andargli
incontro e prenderlo
da parte. Lui mi guardò interrogativo,chiedendosi cosa mai
avesse fatto di
sbagliato. La sua faccia suscitò in me un risolino strano.
-“Posso
sapere cosa
hai intenzione di fare?” chiesi poi severa.
-“Io?
Niente,volevo
solo farti fare amicizia.”
-“Ti
conviene che si
tratti solo di amicizia,perché voglio che sia già
chiaro,io non frequenterò mai
né Gustav né Georg.”
-“Guarda
che staresti
bene con G…” lo fermai posandogli un dito sulle
labbra,che lui socchiuse
lentamente.
-“Cosa
diamine stai
facendo?” domandai stupita.
-“Questo!”
esclamò
prima di mordermi il dito.
-“Ahia!”
quasi urlai.
-“Così
impari a farmi
tacere. E non ho ancora finito.” Con quella frase
cominciò leggermente a
preoccuparmi. Lui si allontanò velocemente da me,per poi
correre verso gli
altri due ragazzi. Si fermò al loro fianco e poi
aprì bocca,dando aria ai suoi
pensieri.
-“Evelyn,staresti
molto bene con Goerg! Perché non lo frequenti si
è lasciato da tanto con la sua
ultima ragazza! Ora è libero.” disse tutto a voce
alta,senza che ce ne fosse
alcun bisogno. L’interpellato mi sorrise comprensivo,si vede
che anche lui era
abituato agli scherzetti da permaloso di Bill. Io rimasi
immobile,riflettei,e
mi gettai contro il gemello,facendolo barcollare.
-“Come
hai osato!”
disse lui,facendo finta di essere serio.
-“Così
impari a dire
ciò che non dovresti dire!”
-“Uff!
Quanto la fai
lunga!” protestò sbuffando,provocando le risate
generali. Dopo quel breve
episodio ricominciammo a parlare concitatamente,con loro tre mi sentivo
a mio
agio,non occorreva fingersi gentili o carini,mi veniva tremendamente
spontaneo,talmente tanto che forse mi lasciai scappare troppe cose.
-“Ah!
Non ci hai
ancora detto quanti anni hai!” sbottò
improvvisamente Georg.
-“Giusto,comunque
ho
diciassette anni. Voi? A parte Bill,ovviamente.”
-“Io
ne ho ventidue.”
Rispose Gustav per primo.
-“Io
ventitre.”aggiunse
Georg. Li avrei fatti più piccoli,magari la stessa
età dei Kaulitz. Mentre i
discorsi continuavano allegri fummo interrotti dal citofono,segno che
erano
arrivati Tom e Jessica. Io mi alzai e mi diressi verso la porta per
aprire e
aiutarli a portare la spesa dentro casa. Georg mi venne in
soccorso,prendendo
un sacchetto che inizialmente avrei dovuto portare io. Lo ringraziai
con un
sorriso riconoscente. Successivamente ci dirigemmo tutti in cucina e
sistemammo
le cose comprate nei luoghi appositi. Finito il
“lavoro” decisi di uscire per
fare una breve camminata. Mi infilai frettolosamente il cappotto
primaverile e
mi inoltrai nella leggera foschia che si protendeva per tutta la
strada. La
sensazione dell’aria fresca sul viso mi donava un senso di
pace e
tranquillità,facendomi sentire libera da tutto. Senza quasi
rendermene conto
cominciai a fare brevi passi di danza,lasciandomi trasportare dal
rumore delle
foglie che si muovevano elegantemente sui rami degli alberi. Chiusi gli
occhi,continuando a flettere le gambe e a incrociare i piedi al ritmo
del
battito del mio cuore. Tutta l’armonia che mi si era creata
intorno fu spezzata
dal mio scontro con qualcuno. Aprii subito gli occhi,pronta a scusarmi
con
chiunque.
-“Scusi.”
Dissi,prima
di rendermi conto che si trattava di Georg.
-“Di
niente.” Replicò,sorridendomi
per la decima volta. “Stavi ballando?” chiese poi.
-“Diciamo
che mi
stavo dondolando sul posto.”
-“Non
è vero,i tuoi
erano passi di danza. Vai in una scuola?”
-“No,ma
mi piacerebbe
moltissimo. Ci andavo fino a due anni fa,facevo danza moderna e
hip-hop.”
-“Sei
brava. Dovresti
riprendere.”
-“Il
punto è che lo
facevo quando mio padre era ancora in vita,mi ricorderebbe troppo lui
ricominciare in una vera scuola di ballo.”
-“Perché?”
fece l’errore
di chiedermelo,ma non fu grave. Anzi,da una parte mi piaceva parlarne.
-“Perché
mi ci
portava sempre lui,mi incoraggiava quando magari credevo di non
riuscire a fare
un passo,mi sosteneva quando c’erano delle
competizioni.”
-“Capisco…”
disse,guardando fisso nel nulla,con l’espressione
corrucciata. Come se fosse
concentrato nel guardare qualcosa che non era in grado di vedere
veramente. Mi piacque
il modo in cui rimaneva assorto nei suoi pensieri. Forse
l’idea di frequentarlo
non era poi così tremenda. Quando tornò a
rivolgersi a me rimasi incatenata nei
suoi occhi verde chiaro. Erano bellissimi,sapevano comunicare.
-“Ti
va di camminare
un po’?” propose.
-“Volentieri.”
Stavolta
fui io a sorridergli,così ci incamminammo l’uno di
fianco all’altra lungo il
marciapiede della via.
-“Non
hai paura di
farti vedere?” chiesi poi,ricordandomi che era famoso.
-“No,ormai
qui ci
sono abituati,mi conoscono. Non si sconvolgono più nel
vedermi,ed è davvero una
fortuna.” Proseguimmo in silenzio,con lui non era
imbarazzante stare zitti ed
ascoltare solo il rumore della natura. Senza accorgercene arrivammo in
una
piazzetta,così decidemmo di sederci su una panchina.
-“E
quindi tu ti sei
lasciato con la tua ragazza?” domandai poi,cercando di non
essere troppo
intromettente.
-“Si,ma
devo dire che
è stato un bene,era da troppo tempo che le cose non andavano
più come prima. Eravamo
quasi sempre a litigare,a lei non andava mai bene niente.” Il
suo tono
tranquillo mi sorprese ancora una volta. Mentre parlava continuava a
guardarmi
negli occhi,mi mandava in tilt,anche se l’avevo conosciuto da
solo qualche ora
ero in grado di percepire una particolare complicità tra di
noi. Forse mi
sbagliavo,ma mi parve di intravedere lo stesso pensiero nella sua
espressione
profonda e risoluta. Mi sentivo in qualche modo attratta da lui.
-“Ma
è vero che sei
un donnaiolo?” alla mia domanda lui scoppiò a
ridere.
-“Chi
te lo ha detto?”
-“Bill.”
Risposi imbarazzata.
-“Sempre
il solito. Un
tempo lo ero davvero,ora non lo sono più. Non fa per
me,bisogna crescere.”
-“Capisco.
La penso
proprio come te.”
-“Io
credo che tu sia
cresciuta un po’ troppo in fretta per la tua
età.”
-“Oh…non
sei il primo
a dirlo.” Dissi arrossendo e abbassando la testa. Lui mi
alzò il volto con un
dito,in modo dolce,come fece Tom quando piangevo. Quel gesto me lo fece
ricordare,ed una morsa al petto mi fece rabbrividire. Mi ritrovai ad
incontrare
ancora lo sguardo di Georg. Possibile che mi sembrasse di conoscerlo
già da
tanto? Al momento non sapevo darmi una risposta,come sempre a dominarmi
era la
confusione. Era una delle mie caratteristiche principali. Tanto che ero
persa
nei pensieri quasi non mi resi conto che lui stava avvicinando il suo
viso al
mio,non ebbi il tempo per respingerlo se avessi voluto. Così
le mie labbra
sfiorano le sue,con fare delicato. Il contatto mi lasciò
perplessa. Non pensavo
fosse così precoce Georg. Sinceramente non me lo
aspettavo,così come non mi
aspettavo la mia reazione,infatti lasciai che le nostre labbra
rimanessero
incollate per un altro po’ di tempo,erano morbide e
carnose,sapevano di menta. Poi
io mi scostai lentamente. Non era da me baciare un ragazzo subito la
prima
volta che lo incontravo. Mi ero lasciata trasportare dal momento,per un
attimo
volevo agire d’istinto,fregandomene delle conseguenze.
-“Scusa.”
Disse flebilmente
lui.
-“Non
devi
scusarti,se non volevo ti avrei fermato.” Replicai.
-“Sarà
meglio
rientrare in casa,altrimenti cominciano a preoccuparsi.”
-“Hai
ragione.” Aggiunsi,prima
di alzarmi e seguire Georg. La voglia di prenderlo per mano era
tanta,ma
riuscii a resistere all’impulso. Proprio non riuscivo a
capire cosa mi stava
accadendo. Però ero sicura che tra me e Georg
c’era una forte
attrazione,talmente forte da lasciarmi baciare come se niente fosse. La
spiegazione
doveva essere per forza questa.
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Capitolo 7 *** Capitolo 7: RIFLETTERE ***
Ringrazio chi mi ha recensito:
memy881;
_tom_mary_;
Veri_995;
emobilla483.....
GRAZIE RAGAZZEEEEEE!!
RINGRAZIO ANCHE CHI LEGGE E BASTA!!! SE VI PIACE QUESTO CAPITOLO
RECENSITEEE????!! *W*...BUONA LETTURAAAA!! STAVOLTA SONO STATA BRAVA
CON I TEMPI EH!...XD....Kussen,Alice..
CAPITOLO
7:
Il
tragitto di
ritorno mi parve molto più breve,ma allo stesso tempo pieno
di tensione. Io non
riuscii a spiaccicare una parola e Georg si trovava nelle mie stesse
condizioni,ma tanto l’imbarazzo parlava per noi. Non che mi
vergognassi per ciò
che avevo fatto,o che me ne pentissi,solo che avevo reagito
insolitamente,e la
cosa mi lasciava sconcertata. Arrivammo a casa ancora in silenzio,poi
lui lo
interruppe.
-“Credo
sia meglio
non dirlo a nessuno. Anzi,forse la cosa migliore è
addirittura dimenticarsi di
ciò che è successo,sono stato troppo
precipitoso,non ho tenuto in
considerazione le eventuali conseguenze,semmai ricominciamo da
capo.” Disse
guardandomi dritto negli occhi. Le sue parole mi fecero restare
male,credevo
che lui si fosse pentito di avermi baciata,ma in fondo cosa potevo
pretendere
da uno che conoscevo a malapena? Sperai che non notasse il mio
dispiacere e
cercai di rispondere senza tralasciare nessuna emozione.
-“Come
vuoi.” Furono
le uniche parole che uscirono dalla mia bocca,prima di entrare in casa.
Una
volta dentro Bill ci venne subito incontro curioso.
-“Che
fine avevate
fatto?” domandò.
-“Le
ho fatto fare un
giro di perlustrazione,in modo che riesca ad orientarsi
meglio.” Rispose Georg
tranquillo. A quel punto Bill mi osservò attentamente,
cercando di cogliere nel
mio sguardo qualcosa di più,ma non gli fu possibile,dato che
io decisi di
sviarlo abbassando la testa e cominciando ad incamminarmi verso la mia
camera.
-“Dove
stai andando?”
chiese il vocalist,seguendomi.
-“Non
ti riguarda.”
-“Invece
si,perché
potresti andare in camera mia e sfasciarmi la stanza.”
Proprio non riusciva a
non essere sarcastico neanche un secondo.
-“Si
da il caso che
io mi stia dirigendo in camera mia.”
-“Perché?”
-“Ma
cos’è scusa? Un
interrogatorio di terzo grado?” ribattei frustata.
-“Non
è colpa mia se
mi incuriosisci. E comunque sto cercando di conoscerti
meglio.”
-“Sto
andando in
camera mia perché non ho più voglia di stare di
là,aspetterò che sia pronto il
pranzo e verrò da voi.”
-“Non
penso sia buona
educazione.”
-“Lo
so,perché ci
sono degli ospiti,ma non mi sento tanto bene.” Insistetti.
-“Cos’hai?”
chiese
allora,preoccupato.
-“Mi
gira la testa.”
E proprio in quel momento mi resi conto che stavo poco bene davvero.
-“Allora
ti lascio
riposare. Ma prima un’ultima domanda: è successo
qualcosa con Georg?”
-“No,Bill…non
è
successo assolutamente niente.” Ebbi l’impressione
che a quella frase non ci
credeva molto,forse era stata colpa dell’
“assolutamente”,ma me ne fregai
altamente.
-“Ti
vengo a chiamare
io quando è pronto allora.”
-“Ok,grazie
Bill.”
Dissi,prima di entrare in camera mia e riposare un po’. Mi
appisolai per circa
un’oretta e quando mi risvegliai stavo già
bene,per fortuna,anche perché il
giorno successivo avrei avuto il compito di latino,e non potevo certo
essere
assente. Decisi di cominciare a ripassare quando qualcuno
bussò alla porta. Mi
alzai velocemente e corsi ad aprire,sapendo già che si
trattava di Bill.
-“Provo
a
indovinare:è pronto?” domandai sorridente.
-“Esatto.
Mi leggi
nel pensiero. Comunque vedo che stai meglio.”
-“Eh
si,per fortuna.”
Risposi uscendo dalla stanza e richiudendomi la porta alle spalle.
-“Vuol
dire che dopo
puoi parlare con il tuo amichetto Bill!” esclamò.
-“Dipende
da come mi
girano.” Lui sbuffò pesantemente,per sottolineare
che il mio “dipende” non gli
andava per niente a genio. Raggiungemmo la cucina a passo svelto,il mio
stomaco
cominciava a richiedere cibo,dandomi leggermente fastidio. Il brontolio
rumoroso che causava l’appetito era una delle cose di me che
mi davano più
noia. Mi sedetti a tavola e augurai buon appetito a tutti,poi iniziai a
mangiare
affamata. Fui la prima a finire il cibo nel piatto,suscitando la
sorpresa negli
altri.
-“Presuppongo
che
avevi fame.” Si azzardò a dire Jessica,era
già un po’ che non la
consideravo,così come lei non considerava me. In questi casi
mi sentivo del
tutto orfana,e non era una sensazione piacevole,era
tutt’altro.
-“Effettivamente.”
Risposi,sforzandomi di sorriderle. Nonostante tutto e tutti non amavo
essere in
contrasto con l’ultima persona della mia famiglia che mi era
vicina,per modo di
dire. Ma ciò non sminuiva comunque la mia intolleranza verso
il suo rapporto
con Tom. Una volta che ebbero finito tutti io mi diressi in
sala,seguita dal
resto della “famiglia”,dove cominciammo a parlare
per la seconda volta del più
e del meno. Io fui interessata alla conversazione il
giusto,così quando mi
accorsi che l’argomento non era di mio gradimento mi alzai
con la scusa che
dovevo studiare,e tornai in camera. Era incredibile come
quest’ultima fosse già
diventata il mio rifugio. Ripassai brevemente tutto ciò che
avevamo fatto negli
ultimi tempi e poi cercai un'altra cosa da fare. Estrassi il diario
dallo zaino
di scuola e presi tutte le foto che vi avevo nascosto al suo interno,le
perlustrai emozionata,rivivendo i momenti in cui erano state scattate.
In ogni
foto c’era mio padre,la mia preferita era quella in cui ero
vestita con il body
di danza,mentre ero in prima posizione e Jeremy si stanziava dietro di
me,guardandomi ammirato. Avrò avuto all’incirca
sei anni. Mi promisi che prima
o poi l’avrei ingrandita ed incorniciata,riuscivo a percepire
addirittura
l’alchimia che c’era con mio padre osservandola.
Quando finii di guardarle
tutte le riposi nel primo cassetto della scrivania,appoggiandole
accuratamente.
“Mi
manchi maledettamente.”
Pensai.
Successivamente mi venne l’impulso di raggiungere gli
altri,in fondo era bello
stare in compagnia,quando riuscivi ad essere compresa dalle
persone,anche se in
quel periodo non era nel mio caso. Uscii dalla camera e,per colpa della
mia
sbadataggine,andai a sbattere contro qualcuno. Era già la
seconda volta in una
giornata che mi ritrovavo a dover fare i conti con la disattenzione.
Stavolta
la mia vittima non era Georg,ma bensì Tom,ovvero
l’ultima persona che avrei
voluto incontrare.
-“Scusa.”
Mormorai
appena.
-“Tranquilla,comunque
ero venuto a chiamarti perché è pronta la cena e
Georg e Gustav stanno andando
via e volevano salutarti.”
-“Oh,va
bene.”
Replicai,incamminandomi al suo fianco.
-“Hai
finito di
studiare per il compito?” domandò.
-“Si
si,tanto sono
cose che ben o male le so,mi auguro solo di non distrarmi domani. Ah!
Avete
mica delle cornici vuote in casa?”
-“Penso
di si,ma devi
chiederlo a Bill,è lui che si occupa di queste
cose.”
-“D’accordo.”
Dissi,facendo “irruzione” nell’ingresso
dove i ragazzi mi aspettavano.
-“Noi
dobbiamo andare
via. È stato un piacere conoscerti.” Disse Gustav
abbracciandomi,cosa che mi
meravigliò,e non poco.
-“Anche
per me è
stato un piacere.” Risposi sincera. Poi fu il turno di
Georg,e l’imbarazzo
totale riapparve,mettendomi in difficoltà. Fu lui a prendere
l’iniziativa
baciandomi sulla guancia.
-“Alla
prossima!”
esclamò poi ridendo di gusto. Forse la mia espressione era
giusto un po’
ridicola. Ancora una volta le attenzioni di Georg mi sopresero.
-“A
presto.” Dicemmo
noi altri all’unisono,scoppiando poi a ridere. Io osservai i
due nuovi
“conoscenti” andarsene e poi seguii Jessica in
cucina,imitata dai Kaulitz.
Cenammo piacevolmente,la convivenza nel giro di due giorni circa stava
migliorando,di poco,ma migliorava.
-“Allora
domani come
ci vai a scuola?” chiese improvvisamente Jessica.
-“Ad
essere sincera
non ci avevo pensato. Potrei andarci a piedi,tanto non dista molto da
qui,mi ci
vorrebbe una ventina di minuti.”
-“Non
se ne parla. La
mattina è freddo. Ti accompagnerò io.”
-“Ma
domani mattina
hai un’intervista.” Le ricordò Bill.
-“Hai
ragione,me
n’ero dimenticata.”
-“Ce
la porto io.” Si
offrì Tom. Io rimasi sorpresa dalla sua proposta,non me lo
aspettavo.
-“Ma
non deve
rimanere segreto che vivo con voi?” domandai.
-“Non
sono mica
l’unico ad avere un’audi R8.” Disse con
ovvietà.
-“Ma
rischieresti di
farti vedere dai finestrini.” Insistetti.
-“Tranquilla,farò
in
modo che non se ne accorgano,e poi potrebbero pensare di avere le
allucinazioni.” Io smisi di controbattere,tanto sapevo che
orma aveva vinto
lui.
-“Grazie,Tom.”
aggiunse Jessica riconoscente. Almeno una cosa positiva
c’era,a quanto pare a
mia madre importava della mia salute. Forse sarei riuscita a instaurare
un
ottimo rapporto tra noi,come lo era un tempo,anche se non le avrei mai
perdonato ciò che aveva fatto. Mi alzai dal tavolo,sentendo
la stanchezza
appesantirmi.
-“Io
vado a letto.”
Informai.
-“Di
già? Aspetta
almeno di aver digerito.” Disse Jessica.
-“Ma
sono stanca!
Vado in camera,rimarrò sveglia per un
po’.”
-“Va
bene.”
Acconsentì.
-“Posso
venire anche
io a farti compagnia?”
-“Certo,Bill.”
Risposi. Giunti in camera mia ci sedemmo sul letto e fui sottoposta per
l’ennesima volta ad un questionario.
-“
Ora ti faccio
alcune domande. Ti piace Georg?”
-“Diciamo
che mi
trovo bene con lui.” Risposi indifferente.
-“Ok,ti
piace. Però
ti piace anche mio fratello.” Constatò quasi
mentalmente. Io spalancai gli
occhi stupita da tale affermazione.
-“Cosa
cosa cosa?”
quasi urlai.
-“Me
ne sono accorto
sai,quando stamani è venuto in camera mia e te gli sei
passata di fianco,o
quando ti parlava,sembravi imbambolata.”
-“Ci
credo,non lo
sopporto,quindi quando mi parla penso ad altro,incantandomi.”
Mi giustificai
con la prima scusa che mi venne in mente,sperando che abboccasse
facilmente.
Anche perché non lo sapevo nemmeno io il perché
del mio comportamento,ma di
certo il motivo non era perché mi piaceva Tom,era escluso.
-“Come
credi.
Comunque,ti ripeto la domanda di oggi,è successo qualcosa
tra te e Georg?”
-“E
io ti ripeto la
risposta:no.”
-“Non
ti credo,lo sai
che a me puoi dirlo.”
-“Prima
voglio sapere
una cosa: perché ti interessa tanto?”
-“Perché
lui è mio
amico.”
-“Che
scusa!”
sbottai.
-“E
va bene,perché
credo che sia lui che te abbiate bisogno di una persona al vostro
fianco.”
-“Lui
ha voi!”
-“Intendo
una figura
femminile.”
-“Ma
te che ne sai se
io ho bisogno di qualcuno al mio fianco?”
-“Andando
in base a
ciò che mi hai detto ti manca l’affetto.”
-“Ma
ci sei già te.”
-“Intendo
una figura
maschile.”
-“E
te cosa sei
scusa?”
-“Una
figura
maschile,quasi fraterna diciamo.”
-“Quanti
problemi ti
fai.”
-“Lo
sto facendo per
te.”
-“Faccio
finta di
crederci. Comunque c’è stato solo un bacio a fior
di labbra, niente di
importante.” Rivelai.
-“Wow!
Precoce il
ragazzo!” esclamò Bill,felice che gli avessi detto
finalmente la verità.
-“Ma
tanto ha detto
di fare finta che non sia successo,quindi…”
replicai rattristandomi.
-“Stai
tranquilla,lo
conosco,non resisterà a lungo.”
-“Ma
perché mi ha
baciata subito,così?” chiesi più a me
che a lui.
-“Perché
c’è
dell’attrazione tra voi,si vede lontano un miglio.”
-“Cavolo
Bill,sei un
osservatore fin troppo attento.”
-“Eh
lo so.”
-“Comunque
è meglio
se mi dimentico davvero il bacio. Lui è troppo grande per
me.”
-“Non
è vero,ci sono
solo sei anni di differenza!”
-“Ti
sembrano pochi?
Lui ne ha già ventitre mentre io ne ho soli diciassette. I
ragazzi a quell’età
vogliono solo una cosa.”
-“Non
lui. Non devi
generalizzare troppo,secondo me dovresti provare a conoscerlo meglio,e
poi
l’età è solo un numero.”
-“Forse
hai ragione.
Ma io non prenderò mai l’iniziativa.”
-“Non
ti
preoccupare,sarà lui a fare il primo passo,e scommetto che
avverrà non troppo
tardi.” disse sorridendomi dolcemente.
-“Ancora
mi chiedo
come faccia a piacergli,sempre se è
così!” un altro mio pensiero detto ad alta
voce incidentalmente.
-“Evelyn,sei
una
bella ragazza.” In quel momento mi chiesi cosa intendeva lui
per bella
ragazza,non che fossi brutta,anzi forse ero carina,ma io non mi vedevo
bella e
nemmeno mi interessava sinceramente. Lui si accorse della mia
espressione
contrariata e volle dire la sua,come al solito. Si
alzò,prendendomi
delicatamente per un braccio e mi portò di fronte allo
specchio.
-“Guardati!”
suggerì.
Io osservai il mio riflesso in quella superficie vetrosa. I miei
capelli
castani ricadevano morbidi sulle spalle,proseguendo lungo la schiena.
Gli occhi
di un blu profondo si osservavano circospetti. Il naso
all’insù pronunciava la
mia fragilità,o almeno era una mia impressione. Poi passai
alle labbra,le avevo
ereditate da mio padre,erano carnose e ben disegnate,forse
l’unica parte di me
che mi piaceva. In seguito mi soffermai sulle lentiggini che si
protendevano sul
mio naso e sulle guance,per fortuna non troppo evidenziate.
Nell’insieme non
ero brutta,riflettendoci bene raccolsi un po’ di autostima e
riuscii ad
ammettere che ero una bella ragazza,forse. Purtroppo non ero in grado
di
abbandonare l’incertezza.
-“Ok,forse
hai
ragione.” Ammisi arrossendo.
-“Brava,è
già un
passo avanti.”
-“Ma
non quando
indosso gli occhiali.” Bill mi guardò
sconvolto,non sapeva più come prendermi.
Io gli sorrisi divertita e lui fece altrettanto.
-“Ora
che sono
riuscito a farti riflettere un po’ penso che tu possa andare
a letto.
Buonanotte!” detto ciò mi diede un bacio sulla
fronte. Con lui era tutto
facile,sembrava di essergli amica da tanto,eppure erano solo due giorni
che lo
conoscevo,o forse tre? Avevo anche perso la cognizione del tempo e mi
ero anche
dimenticata di chiedergli delle cornici. Quando rimasi sola mi cambia
di fretta
e mi addentrai nel mondo dei sogni,dove tutto era apparentemente
tranquillo.
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 8: SOLI IO E TE ***
Ringrazio
chi mi recensisceeeeeee!!! Grazie mille ragazzeee!!
BUONA
LETTURAAA!!! KUSSEN,ALICE..
CAPITOLO
8:
Mi
svegliai con
estrema lentezza,stiracchiandomi piacevolmente. Come risveglio non fu
per
niente male,la luce del mattino illuminava debolmente la mia camera,
dandomi
uno strano senso di familiarità. Una volta che fui
completamente sveglia mi
alzai e mi diressi a passo lento in cucina,intenta a prepararmi la
colazione.
Quando arrivai,però,trovai già la tazza fumante
di latte sul tavolo,cosa che mi
sorprese,e non poco. Decisi di sedermi,aspettando l’artefice
di tutto quanto. Avevo
un’intuizione ben precisa,ma feci presto a ricredermi quando
nella stanza vi
entrò Tom con un sorriso da guancia a guancia.
-“Buongiorno!”
disse
alquanto di buonumore.
-“Buongiorno
anche a
te!” risposi educatamente “Sei stato te?”
-“Si,pensavo
ti
avrebbe fatto piacere trovare già la colazione
pronta,così fai prima a
prepararti.” Gli sorrisi,per mostrargli la mia gratitudine.
-“Ma
Bill non c’è?”
domandai facendo mente locale.
-“No,ha
accompagnato
tua madre a lavoro. Siamo solo io e te.”
-“Perfetto!”
bisbigliai sarcasticamente,sicura che lui non fosse in grado di
sentirmi,ma
anche stavolta mi sbagliai.
-“Ti
ho sentito,e
comunque non sono poi così male come compagnia.”
Disse,facendo gli occhioni
dolci,non pensavo ne fosse in grado,o almeno non con me.
-“Vedremo!
Comunque a
che ora tornano?”
-“Verso
sera.”
-“Come
verso sera? Cosa
devono fare?”
-“Tua
madre ha l’intervista
questa mattina,poi nel pomeriggio deve andare in redazione per
rielaborare il
tutto con la sua assistente.”
-“Capisco,ma
chi deve
intervistare di tanto importante? E Bill perché non torna
prima?”
-“Allora…oggi
deve
intervistare un nuovo gruppo tedesco del quale non
mi ricordo neanche il nome. E Bill non torna
prima perché mentre lei lavora deve andare da David per
discutere alcune cose
per il nostro nuovo album.”
-“Ah,capisco.”
Replicai
rattristandomi.
-“A
parte tutto sarà
meglio che tu beva quel latte,altrimenti diventa freddo e fa
schifo.” Lo ascoltai
all’istante,perché il latte a me piaceva caldo.
Quando finalmente finii di fare
colazione tornai in camera per vestirmi,indossai un semplice paio di
jeans e
una felpa nera,non avevo voglia di pensare a qualcosa di più
carino,non
rientrava nelle mie caratteristiche. I capelli decisi di lasciarli
liberi di
svolazzarmi in qua e là.
-“Eccomi.”
Informai,senza
troppo entusiasmo,una volta che lo raggiunsi in soggiorno.
-“Se
vuoi lo zaino te
lo porto io” propose “Mi sembra troppo
pesante.”
-“Se
ti va mi faresti
un enorme piacere.” Risposi,effettivamente lo zaino con tutti
quei libri mi
rovinava la schiena. Lui mi si avvicinò e io gli porsi con
attenzione lo zaino.
Poi ci dirigemmo velocemente alla macchina. Quando vi entrai una
sensazione
fastidiosa si impossessò di me,odiavo le macchine basse,e
questa era una di quelle.
Mi sentivo alquanto scomoda,ma non mi volli lamentare,anche questo non
era da
me. Per tutto il viaggio nessuno dei due aprì bocca,in auto
si sentiva solo il
rombare del motore e la musica hip hop che proveniva
dall’impianto stereo. Nel giro
di una ventina di minuti nemmeno arrivammo a destinazione. Io feci per
scendere
dalla macchina ma Tom mi afferrò per un
braccio,costringendomi a voltarmi verso
di lui. Lo guardai innervosita,ma quando i miei occhi furono incatenati
dai
suoi l’irritazione mi abbandonò, lasciando lo
spazio alla confusione. E siccome
non era la prima che mi succedeva quando c’era lui nei
paraggi cominciai un po’
a preoccuparmi.
-“Non
si saluta?”
chiese con un’intonazione nuova,che non riuscivo a decifrare.
-“Ciao.”
Ribattei,ancora
in stato di transizione tra il mondo reale e il mondo dei sogni. A quel
punto
lui si protese verso di me e mi schioccò un bacio sulla
guancia,gesto che mi
lasciò spiazzata. Io rimasi impalata per una frazione di
secondo,poi mi ripresi
e scesi una volta per tutte dall’automobile,afferrando lo
zaino con tutte le
mie forze e caricandomelo in spalle. Sentivo già tutti gli
sguardi puntati su
di me,a quanto pare la macchina di Tom era ben appariscente,cosa a mio
svantaggio,non mi piaceva sentirmi osservata. Mi sembrava quasi di
essere in
Twilight,come Bella il primo giorno di scuola. Risi a quello strano
pensiero e
mi diressi verso la mia classe dove mi sedetti al solito posto. Quella
mattina
al mio fianco si sedette una ragazza,cosa che mi lasciò
stupita,dato che il
banco accanto a me di solito rimaneva vuoto. Quest’ultima mi
sorrise,mi
sembrava un sorriso sincero,vero,non falso come ero abituata a vedere.
-“Piacere,io
sono
Ilaria!”disse.
-“Piacere,Evelyn!”
devo ammettere che ero a dir poco imbarazzata,era la prima volta che
ricevevo
quel genere di attenzioni.
-“Scusa
se non mi
sono presentata prima,ma non ne ho mai avuto occasione,ho sempre temuto
di dare
fastidio.”
-“Tranquilla,non
c’è
nessun problema.” Per un attimo temetti che era dovuto tutto
alla macchina di
Tom,ma poi lasciai perdere quell’opzione. In
fondo,quell’Ilaria a pelle mi
piaceva,sembrava una ragazza simpatica.
-“Sei
pronta per il
compito di latino?”
-“Sinceramente
credo
di si,ma non sono sicurissima,studiare ho studiato,ma bisogna vedere
quanto
influirà la distrazione nel compito.” Ammisi.
-“Oh,ti
capisco. Lo stesso
vale per me.” non appena lei ebbe finito di pronunciare la
frase la
professoressa entrò in classe.
-“Separatevi!”
ordinò
autorevolmente. Noi ubbidimmo subito. Quando fummo tutti sistemati
l’insegnante
passò tra i banchi,cominciando a consegnare a ciascuno i
fogli del compito. Quando
fu il mio turno io lo presi frettolosamente,pronta a cogliere qualcosa
che non
mi ricordavo. Ma per mia fortuna mi sembrò di sapere la
maggior parte delle
cose,così cominciai a scrivere senza intralci. Fui la quarta
a riconsegnarlo e
quando tornai al mio posto Ilaria mi sorrise ed io ricambiai con
piacere. Le altre
ore si susseguirono ininterrottamente,fino ad arrivare al suono della
campanella finale,quello che annunciava la fine delle lezioni. Mi
affrettai a
rimettere ogni libro all’interno della cartella e andai fuori
accompagnata
dalla ragazza con cui avevo fatto conoscenza la mattina.
-“Ciao,ci
vediamo
domani.”
-“Ciao.”
Replicai. In
seguito delle mani che non riconobbi subito si posarono sui miei
fianchi,facendomi sobbalzare sul posto. Mi voltai di scatto,pronta a
mettere in
atto qualche mossa basilare di difesa, ma mi tranquillizzai.
-“Mi
hai fatto
spaventare.” Esclamai arrabbiata.
-“Scusa,non
era mia
intenzione.”
-“Te
sei tutto
matto,potrebbero riconoscerti.”
-“Non
penso.”
-“Il
cappuccio in
testa ed un paio di occhiali non impediscono agli altri di capire che
sei Tom
Kaulitz.” Insistetti.
-“Io
dico di si,in
fondo non crederebbero mai ai loro occhi,e poi ripeto,non sono
l’unico a
vestirmi così.”
-“E
va bene,problema
tuo,di certo non mio. Ora però potresti mollare la presa sui
miei fianchi?”
-“Hai
ragione,scusa.”
Disse,liberandomi dalla sua morsa.
-“Ma
la macchina?”
domandai poi.
-“Sono
venuto a
piedi,volevo fare una bella passeggiata in tua compagnia, magari
cercando di
conoscerti meglio.”
-“Come
vuoi,ma lo
zaino ora chi lo porta per tutto il tragitto?”
-“Tranquilla,ci
ho
già pensato io,è venuto Saki con me,lo
porterà lui,tanto non gli farà fatica.”
Rispose
tranquillo. Non riuscivo a credere che facesse venire una persona
apposta per
portare la mia cartella,era una cosa superflua,non lo trovavo molto
giusto. Infatti
un uomo ci venne incontro sottraendo lo zaino dalla mia portata. Quando
ci
incamminammo vidi che Saki era piuttosto lontano da noi,così
chiesi spiegazioni
a Tom.
-“Non
vuole
disturbare. È fatto
così.”disse,scrollando le spalle,con le mani nelle
tasche. Vederlo
così mi faceva tenerezza,sembrava così
“innocuo”.
-“Cosa
ti piace fare?”
domandò poi,facendomi rimanere interdetta.
-“Ballare…”
nel mio
tono di voce si poteva cogliere un senso di nostalgia pura.
-“Andavi
a danza?”
intuì allora lui.
-“Si,fino
a due anni
fa circa,prima che mio padre morisse.”
-“Ah…ti
piacerebbe
ricominciare?”
-“Sinceramente
si,ma
se hai intenzione di pagare tu le lezioni no.”
-“Per
quale motivo
scusa? Ti darei una mano nel coltivare il tuo sogno.”
-“Per
il semplice
fatto che non voglio essere mantenuta da te.”
-“Allora
pagherà tua
madre,io proverò a convincerla,so essere molto persuasivo
quando voglio.”
-“Apprezzo
molto
quello che vorresti fare per me,ma non occorre,grazie
comunque.”
-“Vorresti
dirmi che
abbandoni così il tuo sogno? Ti ho appena proposto di
ricominciare ad andare a
danza e te rifiuti?”
-“Io
non sto
abbandonando il mio sogno! In questi due anni ho continuato ad
esercitarmi ogni
volta che ho potuto,non ho mai smesso di ballare!” sbraitai,
non doveva intromettersi
così nella mia vita. Lui si fermò,girandosi verso
di me.
-“E
allora perché voi
smetterla proprio ora?” mentre me lo chiese fece un passo
verso di
me,avvicinandosi pericolosamente. Il suo tono di voce si
ammorbidì,risultando
quasi dolce.
-“Perché
te l’ho già
detto!” sbottai sempre irritata da quell’intrusione.
-“Tuo
padre sarebbe
felice se tu ricominciassi!” replicò,avvicinandosi
ancora di più.
-“Te
non puoi sapere
se lui sarebbe felice,non ti azzardare a tirare in ballo anche lui! Non
puoi
metterti nei suoi panni! E nemmeno nei miei. Sei
senza…” quasi urlavo,da tanta
che era la ira in me. Ma l’ultima parola fu interrotta dalla
pressione delle
labbra di Tom sulle mie. Momentaneamente mi lasciai andare a quel
contatto,fu
ancor più bello del bacio che ebbi con Georg. Ma appena mi
resi conto che era
sbagliato lo allontanai da me con le braccia,separando la mia bocca
dalla sua. Quando
il bacio fu spezzato dalla mia azione,un brivido mi percosse da capo a
piedi,era la prima volta che mi succedeva una cosa del genere. Ma non
mi
piaceva per niente il fatto che io avevo baciato due ragazzi nel giro
di
quattro giorni,se i miei calcoli erano corretti. E per di
più ragazzi che
conoscevo da pochissimo tempo,dei quali uno era impegnato con mia
madre. Lo guardai
intensamente negli occhi.
-“Cosa
stavi facendo?”
riuscii a domandare.
-“Io…scusa,non
volevo. Non so cosa mi sia preso.”disse,abbassando lo sguardo.
-“Non
provare mai più
a baciarmi!” sbraitai,era impressionante come riuscissi a
cambiare da uno stato
d’animo all’altro in poco tempo.
-“D’accordo,è
stato
uno stupido bacio,ripeto che non volevo. Non farne parola con nessuno
però,mi
raccomando.”
-“Puoi
starne certo
che sto zitta. Non oserei mai mettere casini in famiglia,per ora ne ho
avuti
fin troppi,non voglio ricominciare ad averne,nonostante io non voglio
questa
vita sto cominciando ad adattarmi.” Dopo che ebbi finito di
parlare
ricominciammo a camminare in silenzio,e quando giungemmo a casa io mi
rinchiusi
nella mia stanza,saltando il pranzo. Più tardi mi venne a
chiamare Bill,che era
appena rientrato con Jessica,dicendomi che era pronta la cena. Io lo
seguii
lungo il corridoio,e contro ogni mia speranza,non fui in grado di
scampare il
suo interrogatorio.
-“Sii
sincera,ti
piace mio fratello?”
-“No,ma
come te lo
devo dire Bill?!”
-“Io
dico di si,solo
che ancora non riesci a capirlo,perché sei confusa,e
perché è troppo presto. Però
se devo essere sincero quattro giorni non sono pochi in questo
caso.”
-“Questo
caso…sarebbe?”
-“Nel
senso che
comunque te vivi con noi da ben quattro giorni,ti sarai fatta
un’idea di me e
Tom,hai capito come siamo fatti,e l’attrazione nasce presto
tra due persone. Soprattutto
quando si è giovani. Quindi non mi sorprenderei tanto se
fossi in te.”
-“Potresti
avere
ragione se io non rientrassi tra i personaggi del tuo filmino
mentale.”
-“Presto
ti
accorgerai che a sbagliare non sono io,ma sei te.” Quella
conversazione mi
lasciò ancora più dubbi di prima.
-“Anche
se fosse non
potrei farci niente.”
-“Per
quale motivo?”
domandò.
-“Lui
sta con mia
madre,e poi se a me piacesse non sono ricambiata. E poi
Georg…”
-“Stai
già
considerando la cosa come se ti piacesse,e ciò vuol dire che
ti piace,inconsciamente
si, ma ti piace. Devi accettarlo.”
-“No,e
poi no. A me “piace”
anche Georg.”
-“Ma
non quanto ti
piace mio fratello!” insistette. Ancora non mi ero accorta
che ci eravamo
fermati nell’atrio.
-“Anche
se non mi
piacesse nessun altro all’infuori di lui,cosa
succederebbe??”
-“Non
lo so,ma penso
niente di buono,lui sta con Jessica. Anche se devo dire che se si
piacessero
davvero avrebbero un altro comportamento. Sinceramente non li ho ancora
capiti.”
-“Allora
la cosa
finisce qua! Niente più domande.”
-“Come
vuoi…in futuro,se
posso definirlo così,sarai te a cercarmi per parlare di
questa cosa,ci
scommetto la casa!” io sorrisi alla sua
affermazione,tirandogli una leggera
pacca sul braccio.
-“Ahia!”
si lamentò
lui.
-“Femminuccia!”
replicai,poi fui costretta a correre in cucina,altrimenti Bill non
sapevo cosa
sarebbe stato in grado di farmi.
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Capitolo 9 *** Capitolo 9: IN PISCINA ***
Ringrazio
chi mi recensisce e chi legge e basta! Grazieeeeee!!!
BUONA
LETTURA! KUSSEN,ALICE...
CAPITOLO
9:
I
giorni si
susseguirono ininterrottamente,ormai erano già due settimane
che vivevo con i
gemelli Kaulitz,ed erano altrettanto due settimane che non vedevo Georg
e
Gustav o che tenevo una conversazione con Tom,non dopo quello che era
successo
l’ultima volta che avevamo parlato. A scuola andava tutto
regolarmente,con
Ilaria cominciavo ad esserci davvero amica,cosa per me molto
positiva,mi ci
voleva proprio una persona di cui potermi fidare. Con mia madre i
rapporti
erano sempre li stessi,non ero ancora riuscita a fare particolari
progressi,ma
ero intenta a riuscirci un giorno. Stavo ancora cercando di fare un
riepilogo
mentale di quel periodo quando qualcuno bussò alla mia porta.
-“Avanti!”
dissi con
un tono di voce piuttosto elevato,per assicurarmi che chiunque fosse
riuscisse
a sentirmi.
-“Permesso.”
Azzardò
Tom,entrando lentamente nella stanza. Non mi aspettavo nessuna sua
“visita”,per
così dire,da parte sua,infatti mi meravigliai.
-“Tua
madre è appena
uscita con Bill.” Mi comunicò con imbarazzo.
Questa notizia proprio non ci
voleva.
-“Oh…bene.
E con
ciò?”
-“Beh,ecco…mi
chiedevo se ti andava di fare qualcosa?” propose,nel mentre
le sue guance
cominciavano a raggiungere un colorito più vivace.
-“Dipende
da cosa
intendi per qualcosa. Anche perché non avrei molta voglia di
uscire da sola con
te.” Misi subito in chiaro le cose.
-“La
scelta è tua,se
vuoi uscire,usciamo,se non vuoi uscire,io esco e te stai a casa. Ma non
voglio
lasciarti sola.”
-“Indipendente
dalla
mia scelta,te cosa avresti in mente di fare?”
-“Io
avevo pensato di
andare in piscina.”
-“Sei
matto? In
piscina è pieno di gente! Lì si che possono
riconoscerti.”
-“Penso
che nel
periodo primaverile le piscine al coperto siano frequentate solo da chi
frequenta
dei corsi di nuoto.”
-“Ciò
non significa
che ci sono poche persone.” Insistetti.
-“E
se io ti dicessi
che l’ho prenotata per un paio d’ore?”
non appena lo disse rimasi a bocca
spalancata.
-“Prenotata?
Da
quando in qua si prenotano le piscine? Pensavo fosse possibile solo per
i campi
da tennis!”
-“Evelyn,non
voglio
vantarmene,che sia chiaro,ma sono Tom Kaulitz,si da il caso che i soldi
non mi
mancano,e se chiedo di poter avere la piscina per un paio di ore se
è possibile
mi viene concesso.”
-“Quindi
vorresti
dire che saremmo solo io e te…di nuovo.”
Sottolinei con enfasi la parte
finale,cercando di trasmettergli la mia contrarietà su quel
punto.
-“Ci
sono tre piscine
differenti,non saremo costretti a stare per forza insieme,solo che io
ho
bisogno di un po’ di movimento,ultimamente ne faccio troppo
poco,e la piscina
mi è sembrata un’ottima idea.”
-“Da
quello che
dicono i giornali non pensavo ti piacesse fare sport.”
-“Tutte
bugie,non
sanno più cosa dire su di noi.” disse con
ovvietà.
-“Io
vengo,a patto
che tu mi stia lontano.”
-“Promesso.”
Si
limitò a dire. Poi uscì dalla mia camera con un
sorriso trionfante sul volto.
Così mi fiondai dall’armadio,cercando un costume
qualunque,e mi ritrovai in
mano un bikini viola,con dimensioni piuttosto coprenti,dato che quelli
striminziti non facevano al caso mio. Successivamente presi una borsa e
ve lo
riposi dentro insieme ad un asciugamano. Poi mi diressi,come
sempre,nell’atrio
dove Tom era già pronto ad accogliermi.
-“Sei
stata veloce!”
-“Eh
si,in fondo non
sei l’unico ad aver bisogno di una bella nuotata
rilassante.” In risposta mi
sorrise,e poi inoltrammo la soglia di casa,immergendoci
nell’aria esterna. Rimasi
ancora più stupita quando vidi la macchina di Bill al posto
di quella di Tom.
-“Dov’è
la tua?”
domandai curiosa.
-“Ce
l’ha Bill,oggi
prenderemo la Q7.”
-“Meglio.”
Sospirai,almeno non ero costretta a prendermi il torcicollo.
“Aspetta un
attimo! Come mai ce l’ha tuo fratello?”
-“Perché
sapevo che a
te la mia macchina ti dava noia.”
-“Come
facevi..?” io
non gli avevo mai detto niente al riguardo.
-“Noto
sempre tutto,riesco ad essere peggio di
Bill.” Lo tenni a mente,dovevo stare attenta. Il viaggio fu
molto breve,e in
meno che non si dica arrivammo alla piscina. Una volta entrati ci
separammo per
raggiungere gli spogliatoi rispettivi. Io mi cambiai in fretta e legai
i
capelli in una lunga coda,mi era presa una voglia di nuotare che non
potevo
nemmeno descrivere,e ciò era la dimostrazione di quanto
fossi stata assente nel
mondo esterno ultimamente. Mi diedi una breve occhiata nel primo
specchio che
trovai nel mio cammino,benché non mi importasse molto di
come apparivo,poi mi
fiondai fuori dallo spogliatoio, raggiungendo la piscina. Tirai un
sospiro di
sollievo quando notai che Tom non aveva ancora finito di
cambiarsi,perché
voleva dire che sarei stata sola,anche se per poco,e che avrei scelto
per prima
la piscina e lui si sarebbe dovuto adattare. Mirai subito a quella
più
grande,intenta a farmi cinque vasche,non volevo esagerare dato che era
tantissimo
tempo che non nuotavo più. Scesi con estrema lentezza la
scaletta,un po’
frenata dall’acqua fredda. Poi,con un po’ di
coraggio mi immersi
totalmente,cominciando a prendere confidenza. Quando constatai che
poteva
bastare così raggiunsi il punto di partenza e iniziai a
nuotare a rana,era lo
stile che mi riusciva meglio. Nemmeno il tempo di finire una vasca che
venni
distolta dal nuoto per colpa dell’interruzione di Tom.
Anzi,semmai era la mia
mente che si era lasciata distrarre dalla sua entrata. Non
l’avevo mai visto in
costume,e non potei negare che avevo quasi la bava alla bocca.
Sinceramente non
aveva dei grandi addominali,ma erano giusti. Aveva un fisico
asciutto,proporzionato,tanto bello che a osservarlo mi tolsi il
fiato,ingoiando
una piccola quantità d’acqua. Così
cominciai a tossire,sotto lo sguardo
preoccupato di Tom. Quest’ultimo ,quando vide che ero in
difficoltà
respiratorie, si tuffò per arrivare sino a me. Quando giunse
al mio fianco mi
afferrò per le braccia e mi accompagnò a bordo
piscina,continuando comunque a
sorreggermi,sembrava non volesse interrompere il contatto fisico che si
era
creato tra noi.
“Ti
senti bene?” mi domandò.
-“Si
si,ho solo ingoiato un po’ d’acqua.”
Risposi imbarazzata.
-“La
prossima volta cerca di stare un po’ più
attenta,mi hai fatto spaventare.” Disse tutto fissandomi
intensamente negli
occhi,e io gli credevo,cosa che avrei ritenuto impossibile se non fosse
stato
per l’intensità che aveva il suo sguardo. Nemmeno
mi resi conto della posizione
in cui ci trovavamo,lui era posto di fronte a me con le mani appoggiate
al
bordo,impedendomi di muovermi. Il mio petto sfiorava il suo e i nostri
volti si
distanziavano di qualche centimetro. Non appena me ne accorsi lo
allontanai
lentamente da me,facendo finta di niente,e senza degnarlo di ulteriori
attenzioni ricominciai a nuotare. Inizialmente Tom rimase immobile,non
riuscivo
a identificare la sua espressione,sembrava scocciato. Ma non ero sicura
delle
mie ipotesi,fatto sta che proprio mentre terminavo la prima vasca lo
vidi
uscire dalla piscina. In quel momento mi dispiacque,forse ero stata
esagerata
nel reagire in quel modo. Lo chiamai a gran voce,sgolandomi,ma lui non
sembrava
intenzionato a voltarsi. Così mi precipitai dalle scalette e
le salii
velocemente,rischiando di rompermi una gamba e li corsi incontro,fino a
prenderlo per un braccio.
-“Tom…”
lo richiamai,stavolta debolmente. Lui
si girò,fissandomi per l’ennesima volta negli
occhi.
-“Cosa
vuoi?” chiese acido. Non negai che ci
rimasi male,ma in fondo me lo meritavo,forse.
-“Io…non…come
mai sei uscito dalla piscina?”
-“Non
ti devo nessuna spiegazione,quindi,per
favore,lasciami andare.”
-“Io
penso che invece dovresti dirmi il motivo
per cui te ne sei uscito dal quella cavolo di piscina. E comunque
dov’è che
andresti se io ti lasciassi andare?”
-“Me
ne andrei al bar della piscina,o qualunque
altro posto dove non ci sei tu. Preferisco rompermi le
scatole,piuttosto che
stare in tua compagnia,tanto non mi degni neanche di uno sguardo,non mi
hai
nemmeno ringraziato.” Quella frase mi fece male in modo
malsano,non avrebbe
dovuto scaturire quell’effetto in me.
-“Grazie,e
scusa per prima…ma…” non riuscii a
terminare,anche perché non sapevo come avrei dovuto
continuare,dato che non ero
in grado di decifrare le mie emozioni ogni qualvolta mi trovavo con lui.
-“Ma…?”
domandò.
-“Ma…non
lo so. Forse ho paura.” Dissi l’ultima
parola senza riflettere,mi uscì spontanea dalla bocca.
-“Paura
di cosa? Che io sia un vampiro e che ti
prosciugo del tuo sangue?” l’ultima domanda non mi
piacque per niente,non
volevo del sarcasmo su un argomento per me importante.
-“Sei
un cretino!” sbottai.
-“E
te sei solo una stupida diciassettenne che
non sa cosa vuole davvero dalla vita. Sei completamente inutile,vai a
scuola e
te ne stai sempre chiusa in quella cazzo di camera,senza stare mai con
noi,non
servi a niente e a nessuno interessa di te. Parli solo ed
esclusivamente con
Bill quando sei in casa,a me non mi degni di attenzioni,così
come fai con tua
madre. Non riesci a capire nemmeno se ti piace la tua nuova vita. Non
riesci a
capire proprio niente.” Mi disse tutto scandendo bene ogni
parola,sputando
l’intero discorso come se fosse veleno. Io non seppi
più come controbattere,
forse lui aveva ragione,non capivo niente,non sapevo cosa volesse dire
amare o
vivere. La morte di mio padre mi aveva sconvolta a tal punto da
dimenticarmi di
essere veramente felice,e i momenti in cui lo ero avvenivano solo
quando
smettevo di soffrire. Soffrivo perennemente e per me la
felicità era la
sospensione del dolore,nient’altro. In conclusione quelle
parole mi ferirono
nel profondo,riuscii a stento a trattenere le lacrime. Poi decisi di
voltargli
le spalle per dirigermi nuovamente in acqua,ma stavolta optai per la
piscina
con l’idromassaggio,dovevo rilassarmi,altrimenti sarei
impazzita. Mi resi conto
che Tom mi aveva seguito solo quando le sue mani mi afferrarono per i
fianchi,attirandomi possessivamente a sé. Il contatto fece
traboccare il vaso,e
mi lasciai andare ad un lungo pianto,interrotto a intervalli dai
singhiozzi che
mi percuotevano violentemente,mentre la braccia di Tom mi
abbracciavano,mentre
con le sue labbra mi baciava i capelli. Proprio non ero in grado di
comprendere
il suo comportamento. Prima mi diceva di tutto e di più fino
a farmi piangere e
dopo mi abbracciava?
-“Scusa,non
volevo dirti quelle cose. Mi
dispiace,non le pensavo davvero.” A quelle parole mi girai.
-“E
allora perché me le hai dette?”
-“Perché
ero arrabbiato,ferito,triste…non lo so
nemmeno io.”
-“Mi
hai detto che sono inutile,che non servo a
niente…ed è vero.” Mentre pronunciai
quella frase un’altra lacrima mi
attraversò una guancia,come una dolce carezza.
-“Ho
detto una gran cazzata. Non è vero che non
servi a niente,non è vero che sei inutile.”
-“Però
mi hai anche detto che a nessuno
interessa di me.”
-“Un’altra
cazzata.”
-“Ti
sbagli,non ho amici che possano volermi
bene. Mia madre sembra non ricordarsi di avere una
figlia…forse l’unica persona
che tiene davvero a me è Bill.”
-“Hai
tralasciato una persona.”
-“Sentiamo
di chi si tratta.” Dissi in tono di
sfida,non capendo al volo.
-“Io
ci tengo a te,e anche tanto.”
Sussurrò,avvicinandosi al mio orecchio. Il suo respiro mi
causò dei brividi
intensi. Nessuno,a parte i miei genitori,mi aveva mai detto una cosa
del
genere,o almeno non così direttamente.
-“Ora
mi puoi dire di cosa hai paura?”rammentò.
-“Io…penso
di avere paura…insomma…beh…io ho
paura che tu mi piaci.” Rinunciai a mentire,non ero molto
brava nelle
bugie,sfortunatamente.
-“Non
mi odi?” domandò stupito.
-“Io
non ti ho mai odiato.”
-“Ma…me
l’hai sempre detto.”
-“Io
lo dicevo perché pensavo di odiarti,ma non
ho mai provato odio nei tuoi confronti. Il mio non era altro che
pregiudizio,perché tu stai con mia madre e io non volevo che
lei avesse una
relazione dopo così poco tempo dalla morte di
Jeremy.”
-“Ma
ti piaccio sul serio?” rimasi interdetta
da quella domanda,non me l’aspettavo.
-“Ora
che lo ammetto a me stessa me ne sono
resa conto.”
-“Sarebbe
un si?”
-“Fai
un po’ te.” Risposi,sperando che capisse.
-“Preferisco
che tu me lo dica,per esserne
sicuro.”
-“Si,mi
piaci. Ma questo non cambia le cose.”
-“Quali
cose?” domandò.
-“Come
quali cose! Te stai con Jessica.”
-“Credi
che il nostro sia amore?”
-“Non
saprei…e comunque cosa vorresti dire con
ciò?”
-“Vorrei
dire che io e Jessica stiamo insieme
solo per interessi.”
-“Anche
questo non comporta nessun cambiamento
nei fatti.”
-“
Dipende a cosa ti riferisci.”
-“Io
non ti piaccio,e stai comunque con mia
madre,anche se è solo per interessi.”
-“Hai
ragione ,ma solo sulla seconda parte.
Perché a me piaci tu,non Jessica.” Non riuscii ad
afferrare all’istante il
concetto della frase,rimasi sgomenta, immobile, senza fiatare,come se
fossi in
apnea. Non sapevo se dovevo fidarmi delle sue parole o no.
-“Non
mi credi vero?” intuì.
-“Non
saprei. Non hai un’ottima reputazione.”
-“Sono
solo dicerie. I giornalisti si inventano
la maggior parte delle cose.”
-“Lo
sai vero che nonostante ci piacciamo
reciprocamente,sempre se io ti piaccio davvero,finisce qua la nostra
conversazione al riguardo?”
-“No,non
lo so,perché non voglio che finisca
qui. Sono troppo egoista,mi farebbe male fare finta di niente,sarebbe
impossibile.”
-“Stai
esagerando Tom!” sbottai.
-“No,non
sto esagerando,fin dal secondo giorno
che sei entrata nella mia vita ho capito che non eri una ragazza come
le
altre,mi hai subito incuriosito. La curiosità poi ha finito
con il
diventare…affetto,attrazione…non lo so. So solo
che mi piaci davvero e non
voglio dimenticare questo dialogo!”
-“E
come la mettiamo con gli altri? Con Jessica?
Cosa hai intenzione di fare?”
-“Non
dovremo dire a nessuno di tutto
questo,tanto non si tratterebbe di tradimento,perché ripeto
tra me e Jessica
non c’è amore,c’è solo
attrazione.”
-“E
ti sembra poco l’attrazione? Scommetto te
la sei già portata a letto.”
-“In
confronto a ciò che provo per te si. E
comunque non me la sono già portata a letto,e non ho
intenzione di farlo,e
nemmeno lei.”
-“Perché
nemmeno lei?” lo chiesi non perché
speravo fosse il contrario,ma perché mi tornava strano.
-“Non
vuole,lei ama ancora tuo padre,ma a
quanto pare non sei riuscita a capirlo.” Quella notizia mi
rallegrò,ma ciò non
sminuiva le complicazione che sarebbero nate.
-“E
quindi?” domandai ancora perplessa per come
si erano svolte le cose.
-“Quindi
potremmo provare a frequentarci di
nascosto.”
-“Io
non voglio impegnarmi con te,o meglio,non
posso,mi dispiace.”
-“Ma
non dovrai impegnarti,sarebbero solo
uscite tra due amici. Ti va?”
-“D’accordo,ma
questa situazione non mi piace
per niente. Ho paura che finisca male.”
-“Te
fidati di me.”
-“E
va bene,ma non farci l’abitudine eh!”
dissi,cercando di sorridere.
-“Tranquilla,ti
conosco piuttosto bene,anche se
sono passate solo due settimane di convivenza non è
difficile individuare il
tuo carattere.”
-“Cercherò
di mascherarlo meglio. Ora,se non ti
dispiace,vorrei entrare in acqua.”
-“Oh
si,scusa,hai ragione.” Disse
imbarazzato,poi mi lasciò andare ed io mi immersi nella
piscina a
idromassaggio. Una volta che fui dentro mi lasciai andare alla
pressione
d’acqua che si abbatteva sulla mia schiena in modo piacevole.
Decisi di
chiudere gli occhi,per assaporare meglio quel momento di pace
totale,senza
pensare a niente. Sentii l’acqua smuoversi,segno che anche
Tom aveva deciso di
dedicarsi al rilassamento. Non mi accorsi che il movimento stava
avvenendo
intorno a me sino a quando le labbra di Tom si congiunsero con le
mie,in un
dolce bacio a fior di labbra. La mia reazione fu inaspettata sia da lui
che da
me. Istintivamente portai le mie mani dietro il suo collo e posai con
più forza
la mia bocca sulla sua,fino a dischiudergliela, permettendo alla mia
lingua di
raggiungere la sua per dare vita ad un dolce movimento in sincrono.
Come se il
contatto non mi soddisfacesse gli circondai la vita con le
gambe,attirandolo
totalmente a me. Fino a quel momento lui era rimasto
inerme,permettendomi di
fare ogni cosa,ma quando si riprese m strinse a sé,tenendomi
la testa ferma con
una mano,mentre l’altra scendeva vogliosa lungo la mia
schiena. I nostri corpi
si sfioravano in ogni singola parte mentre le nostre lingue
continuavano a
giocare desiderose l’una dell’altra.
L’acqua della piscina rendeva tutto ancora
più bello. E così passammo gli ultimi venti
minuti,tra un bacio e un
altro,riempiendoci di attenzioni,forse anche troppe. Ma non rimpiansi
neanche
un minimo sfioramento.
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 10: OPPORRE RESISTENZA ***
Comincio
subito scusandomi per l'enormissimo ritardo!!!!! Non riesco a credere
che sia passato più di un mese dall'ultima volta che ho
postato!...O mamma! La colpa va alla scuola,che sia
chiaro,xD....Comunque ho il piacere di dire che sono tornata!! E che
vedrò di non assentarmi più per così
tanto tempo!!...Grazie a tutte le ragazze che mi seguonooo!!! Senza di
voi la storia non avrebbe sensoo!!...Kussen,Alice...
BUONA
LETTURAAAAAAAAAAAAA!!
CAPITOLO
10:
Dopo
l’intensa giornata in piscina tornammo a casa
stravolti dalle tante emozioni vissute quel pomeriggio. Io sinceramente
mi
sentivo anche una traditrice,mi sembrava di aver commesso un grave
peccato,avevo tradito mia madre,ma in quel momento non potei negare che
mi
piacque quella sensazione di vendetta. Ecco,vendetta era la parola
giusta,ma
non dovevo paragonare i miei sentimenti per Tom ad una ripicca nei
confronti di
Jessica. Lasciando perdere ogni ricordo che mi portasse alla donna che
mi aveva
messo al mondo, passai il resto del viaggio di ritorno in
silenzio,rischiando
addirittura di addormentarmi.
-“Ehi,siamo
arrivati.” Annunciò Tom,così aprii gli
occhi
che avevo momentaneamente socchiuso poco prima.
-“E
un altro giorno è passato!” esclamai,accompagnando
la
frase con un sospiro di malinconia. Il calore del corpo di Tom sul mio
già mi
mancava,e non sapevo come avrei fatto nei giorni successivi. Prevedevo
che
sarebbe stato piuttosto difficile da gestire,non ero in grado di
dominare i
miei desideri.
-“Purtroppo
questa giornata è finita,mi piacerebbe tanto
tornare indietro nel tempo.”
-“Anche
a me.” Aggiunsi,abbandonandomi sul sedile.
-“Non
per metterti fretta,ma ripeto che siamo arrivati.
Sei intenzionata a rimanere qui tutta la sera?”
-“No,ehm…scendo.”
Dissi imbarazzata e rossa di
vergogna,eppure non era il caso di intimidirsi tanto per una cavolata
del
genere. Le parole furono subito accompagnate dai fatti,e nel giro di
qualche
secondo mi ritrovai fuori dalla macchina seguita da Tom,così
ci dirigemmo verso
la casa. Prima di entrare ci lanciammo uno sguardo complice,segreto,e
ne
assaporai l’intensità con molto ardore.
-“Che
rimanga tra noi per ora.” Dissi.
-“Troverò
il modo per uscire da questa situazione.”
-“Non
voglio far soffrire nessuno che sia chiaro.”
-“Tranquilla,dubito
fortemente che qualcuno soffrirà.”
Dopo
il nostro breve scambio di parole Tom si fece
coraggio ed aprì la porta di casa,permettendoci di entrare.
Come avevo
sospettato Jessica e Bill erano nel salotto intenti a parlare,ma si
percepiva
chiaramente che ci stavano aspettando.
-“Finalmente!
Ma che fine avevate fatto?” ci chiese
Jessica,ma io fui distratta dallo sguardo che mi lanciò
Bill,inutile dire che
si trattava di uno sguardo indagatore,profondo.
-“Siamo
andati un po’ in piscina e al ritorno abbiamo
trovato un incidente e quindi abbiamo fatto tardi.” Questa
frase fu l’inizio
della recita,la prima bugia per coprire ciò che era successo
davvero. Infatti la
causa del nostro ritardo non era stato l’incidente ma la
voglia di stare più
tempo da soli.
-“Ah,capisco.”
Si limitò a dire mia madre. Successivamente
lasciai che Tom si sedesse con Bill e Jessica mentre io mi diressi in
camera
mia. Meno dovevo stare con tutti loro e meno avrei dovuto fingere,cosa
che per
me era piuttosto impossibile. Arrivata nella mia stanza sistemai la
borsa che
avevo portato in piscina e mi diedi una sistemata veloce,preparando
anche i
vestiti e lo zaino per l’indomani.
Come di
rito sentii qualcuno bussare alla porta,non dovetti nemmeno sforzarmi
di
indovinare chi era da tanto che era prevedibile.
-“Avanti.”
Annunciai. Così Bill entrò a passo svelto e
confuso,guardandomi fin da subito negli occhi.
-“Scommetto
che quello che ha detto Tom è in parte vero e
in parte falso.” Disse. Ancora mi era strano come potesse
intuire così tante
cose.
-“Non
riesco a capire a cosa ti stai riferendo.”
-“Senti
Evelyn,non giocare la carta dell’indifferenza con
me perché non ci riesci,e poi lo sai che di me ti puoi
fidare,o no?”
-“Si
Bill,lo so,ed è proprio per questo che io non ti
mento mai,e non lo sto facendo nemmeno ora,quindi ti ripeto che non so
a cosa
ti riferisci.”
-“Ma…è
impossibile,conosco mio fratello,e so quando mente
e quando dice il vero. E ho l’impressione che oggi sia
successo qualcos’altro
oltre all’incidente,che vi ha impedito di arrivare a casa
prima.”
-“Bill…ti
prego non ti intromettere,complicheresti solo
le cose.”
-“Da
ciò deduco che io ho ragione.”
-“Pensala
come vuoi,tanto non cambierebbe niente.”
-“Ma
perché non ti vuoi confidare con me?” mi
chiese,come
se l’avessi ferito in qualche modo. Come potevo resistere?
Sapevo che lui
sarebbe stato zitto e che avrebbe mantenuto il
“segreto”,e allora perché opponevo
resistenza?
-“Bill,non
è successo niente.” Mentre lo dicevo era come
se lo dicessi anche a me stessa,come se per un istante avessi voluto
che ciò
che stavo dicendo fosse vero.
-“Non
ti credo,mi dispiace
Eve.” Non feci in tempo a giustificarmi ulteriormente che lui
mi voltò le
spalle ed uscì dalla stanza sbattendo la porta con forza
disumana,lasciandomi
sconvolta. Mentendogli non avrei risolto niente,anzi stavo addirittura
rischiando
di perdere il mio unico vero amico,ma per il momento non mi sentivo
pronta di
raccontargli ciò che c’era stato tra me e Tom,tra
un po’ non ero neanche certa
che fosse accaduto davvero.
Era
quasi pronta la cena ma non ero intenzionata a
parteciparvi,avrei mentito dicendo che stavo male e che preferivo
rimanere a
letto,almeno non avrei dovuto fare i conti con Bill,anche se volevo
farci pace
e confessargli ogni cosa per filo e per segno. Nemmeno a farlo apposta
la voce
di Bill mi informò che era pronta la cena
dall’altra parte della porta. Avrei
preferito che ad avvertirmi fosse venuta Jessica.
-“Non
ho fame,sto male.” Dissi,cercando di essere il più
convincente possibile. E,come se il destino mi fosse nemico,Bill
aprì la porta
e mi venne incontro,io mi ero già infilata tra le coperte
del letto per
sembrare più credibile.
-“Cos’hai?”
domandò preoccupato. Forse si era dimenticato
della nostra “discussione”,per così dire.
-“Mi
gira la testa e non ho appetito. Preferisco starmene
a letto.”
-“Vuoi
qualcosa da prendere? Hai bisogno di una medicina?”
-“No,tranquillo,ho
solo bisogno di risposare,grazie
comunque.”
-“Ti
faccio compagnia”. Disse deciso. Questa non ci
voleva,proprio no.
-“Bill,voglio
stare sola,vai a mangiare,per favore.”
-“Non
voglio lasciarti sola.” Ammise,abbassando lo
sguardo.
-“Non
mi succede niente se rimango sola in camera,quindi
vai,o ti butto fuori con le poche forze che ho.” Dissi
cercando di fare la
simpatica per convincerlo ad andarsene.
-“Hai
ragione,anche io se stessi male vorrei stare un po’
da solo a riposare.”
-“Finalmente
hai capito!” esclamai alzando gli occhi al
cielo,dimostrando forse troppo entusiasmo per essere
“malata”.
-“Dopo
cena tornerò comunque a vedere come stai.”
-“D’accordo.”
Acconsentii,tanto con lui non si poteva
discutere. Una volta che rimasi sola,finalmente,mi lasciai andare ai
ricordi e
all’emozioni trascorse nel pomeriggio. Tutto mi sembrava
così lontano e
distante,forse avevo sognato. No,non era possibile che fosse stato
tutto un
sogno,altrimenti avrei avuto una bellissima immaginazione. Mentre
ancora
riflettevo ,nel buio avvertii uno strano rumore,tipo un cigolio,cosa
che mi spaventò
senza motivo. Nel giro di qualche secondo sentii della mani posarsi sul
mio
viso,ed io sussultai spaventata,anche se sapevo perfettamente di chi si
trattava. Subito dopo delle labbra si posarono sulle mie
dolcemente,mentre una
mano mi accarezzava lenta il collo. Poi quando il bacio si interruppe
ebbi il
coraggio di parlare.
-“Tom?!”
chiesi,ma non ottenni nessuna risposta. In seguito
sentii i passi allontanarsi da me,così mi alzai e corsi ad
accendere la luce
sia della stanza che del corridoio,ma non riuscii a vedere nessuno,a
quanto
pare ero arrivata in ritardo. Ma ero sicura che era Tom. Non poteva
essere
altrimenti.
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Capitolo 11 *** Capitolo 11: AMICIZIA ***
Ringrazio
come sempre chi mi recensisce,ragazze senza di voi non saprei come
fare,le mie storie non avrebbero più
senso...Grazieeeeeeeeee.....Beh,cos'altro dire??!! Spero che il
capitolo sia di vostro gradimento!
BUONA
LETTURAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!.....Premetto che in questo capitolo ho
voluto inserire un film che io adoro moltissimo per far capire cosa
vuol dire la parola Amicizia...Chi ha visto il film lo
capirà meglio....
CAPITOLO
11:
Ancora
scossa dal
bacio misterioso ritornai ad infilarmi sotto le coperte, sentendomi
improvvisamente stanca. Non ebbi nemmeno il tempo di pensare a chi
poteva
essere stato che sprofondai in un sonno profondo.
La
mattina non tardò
ad arrivare,lasciandomi a dir poco stordita. Lentamente mi alzai dal
letto e
feci per dirigermi verso la porta,ma un improvviso giramento di testa
mi
obbligò a fermarmi dove ero. Cercai con tutte le forze di
rimanere in piedi ma
persi inevitabilmente l’equilibrio,cadendo in terra di colpo.
Come se non
bastasse la porta di camera mia si spalancò
violentemente,facendo entrare un
Bill alquanto preoccupato.
-“Cos’è
successo?” mi
chiese.
-“Niente
sono
caduta,mi girava la testa.”
-“Ora
stai meglio?”
insistette con premurosità.
-“Si
si,tranquillo. Mi
potresti aiutare a rialzarmi?” domandai. Senza rispondermi mi
porse una mano e
mi tirò a sé.
-“Sicura
di star
bene?” chiese fissandomi negli occhi.
-“Si,sicurissima.”
Come
se non si fidasse di ciò che dicevo portò una
mano alla mia fronte e la tenne
appoggiata per qualche secondo.
-“Eve,sei
caldissima.
Sarà meglio se vieni a misurarti la febbre e niente
scuola.”
-“Stai
scherzando
vero? Io oggi ho un interrogazione sulle declinazioni a
latino.”
-“In
queste
condizioni a scuola non ci vai. L’interrogazione la
recupererai un’altra volta.”
Mi ritrovai a sbuffare tra le braccia di Bill. Forse in fin dei conti
stare a
casa per un giorno non era così male.
-“E
va bene! Andiamo a
misurare ‘sta febbre!” mormorai. Ma lui non si
scostò minimamente da me, e
continuò ad abbracciarmi. Alzai il volto cercando di
attirare nuovamente la sua
attenzione. Ma ciò che trovai dopo fu una sorpresa
sconcertante. Le labbra di
Bill si posarono delicatamente sulle mie. Non appena fui in grado di
ragionare
mi scostai di colpo,rimanendo a bocca aperta.
-“Bill,ma
cosa
diavolo…?” cercai di domandargli.
-“Io…scusami,non
volevo.” Rispose abbassando lo sguardo,mentre il suo volto
assumeva un colorito
un po’ più vivace.
-“Ma…stanotte?”
-“Si,ero
io anche
stanotte.” Ammise,arrossendo ancora di più.
“Non so cosa mi sia preso. Ti chiedo
ancora scusa.”
-“Tranquillo,farò
finta di nulla. Andiamo in cucina,così mi misuro la febbre
una volta per tutte.”
Dissi pacatamente,sentendomi un po’ debole.
-“Hai
ragione. La salute
prima di tutto!” esclamò di nuovo con il suo
solito sorriso abbagliante. Così ci
dirigemmo nella cucina a passo stranamente lento. Una volta raggiunta
la nostra
meta trovammo Tom intento a fare colazione.
-“Buongiorno!”
disse
lui e noi ci ritrovammo a rispondergli.
-“Jessica?”
domandai
poi io.
-“L’hanno
chiamata a
lavoro all’improvviso,dicendole che avevano urgentemente
bisogno di lei.”
-“Capito.
Il termometro?”
chiesi poi,rivolgendomi a Bill.
-“Oh,si,giusto,aspetta
eh! Lo cerco di là in sala tra i cassetti!” e
così lasciò me e Tom da soli in
cucina. Io mi misi a sedere al suo fianco sorridendogli.
-“Termometro?”
domandò,ricambiando comunque il sorriso.
-“Credo
di avere un po’
di febbre,o meglio,Bill crede che io abbia la febbre.”
-“Fa
sentire.” Disse,così
mi avvicinai a lui con la fronte. Ma invece che la mano lui vi
posò le
labbra,prolungando il tempo più del necessario. Solo quel
breve contatto mi
provocò i brividi.
-“Beh,effettivamente
sei piuttosto calda. Quindi oggi stai a casa?”
-“Affermativo.
Voi dovete
andare da qualche parte?” mentre parlavo Bill
rientrò nella stanza,porgendomi
il termometro.
-“In
realtà no,oggi
però dovrebbero venire Georg e Gustav per discutere di
alcune cose per l’album.”
Ascoltai la risposta di Tom mentre mi infilavo cautamente il termometro
sotto l’ascella
e guardavo l’ora per cronometrare il tempo. Ma mi resi conto
di ciò che aveva
detto a scoppio ritardato.
-“Georg?”
chiesi,quasi strozzandomi con la mia stessa saliva.
-“Si,perché
ti
sorprendi?” aggiunse Tom.
-“No,è
solo che è
passato tanto tempo dall’ultima volta che sono
venuti.” Riflettei anche su ciò
che c’era stato tra me e lui,sperando che non si fosse
illuso,ma non credevo
che fosse così,altrimenti si sarebbe fatto vivo prima se gli
interessavo
veramente,non dopo tutto questo tempo. Così mi
rilassai,cercando di non
suscitare sospetti negli altri. Passarono velocemente dieci minuti tra
una
frase e l’altra e quasi mi dimenticai del termometro. Allora
lo estrassi con
attenzione e lo misi in controluce così da riuscire a vedere
meglio la mia
temperatura corporea.
-“Ce
l’hai?”
-“Si,ma
di poco
superiore a 38.” Dissi,rispondendo a Bill.
-“Sarà
meglio se oggi
ti riposi un po’. Che ne dici di guardare un bel
film?” propose Tom.
-“Perché
no? Ce l’avete
Step Up 3?” andai dritta al punto,con speranza.
-“Ehm….no.
Ma se vuoi
Bill potrebbe andare a noleggiarlo.”
-“Oppure
potrebbe
andarci Tom.” replicò il cantante svogliato.
-“Bill,sei
proprio
uno scansa fatiche!” esclamò il chitarrista.
-“Lo
so… non è colpa
mia se sono nato così.”
-“Lasciate
perdere,mi
accontenterò di qualcos’ altro.”
Dissi,cercando di porre fine a quella breve e
inutile discussione tra gemelli.
-“Bene…abbiamo
Twilight,Remember me,Il bambino con il pigiama a righe,
Shinderlist…”
-“Il
bambino con il
pigiama a righe!” esclamai,saltando sulla sedia.
-“Ma
è un film triste…”
protestò Bill.
-“Mica
avrai paura di
piangere?” chiesi.
-“No,ma…i
film così
mi danno noia. Mi vergogno di ciò che hanno fatto i nostri
antenati.”
-“Bill,tu
non sei
come loro,è questo che conta.” Disse
Tom,guardandolo negli occhi. Il legame che
li univa mi meravigliava sempre di più,era qualcosa di
indescrivibile e
stupendo.
-“Ha
ragione tuo
fratello.” Aggiunsi io.
-“
E va bene,vada per
quello.” Si arrese Bill. Così ci alzammo tutti da
tavola e andammo in sala. Tom
mise il dvd e venne a sedersi tra me e suo fratello. Per tutta la
durata del
film nessuno fiatò o aprì bocca,da tanto che
eravamo assorti dalla storia. Sinceramente
vedere Tom così preso da un film del genere mi stupiva
piacevolmente. Quando giunse
poi la fine io non riuscii più a trattenermi e delle lacrime
amare scivolarono
lungo il mio volto e Tom se ne accorse. Quando si girò verso
di me mi stupii
ancora di più,infatti anche lui aveva il viso rigato da una
lacrima solitaria,ma
non se ne vergognò e questo mi piacque moltissimo. Poi con
un dito asciugò le
mie. Intanto nel film c’era la madre del protagonista che
urlava dal dolore
causatogli dalla disgrazia appena avvenuta. Fu allora che mi accorsi
che anche
Bill stava piangendo. Così ci unimmo tutti in un
abbraccio,senza un motivo. Ma quello
fu l’effetto che produsse in noi il film. Vedere
ciò che era accaduto un tempo
ci rese sconcertati
e ci fece sentire il
bisogno di affetto, quell’affetto che manifestammo con un
caloroso
abbraccio,come a ricordare l’amicizia che c’era tra
i due
protagonisti,sentendola un po’ anche nostra.
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Capitolo 12 *** Capitolo 12: SPIEGAZIONI ***
Ringrazio
come sempre le mie carissime recensitrici,senza le quali la storia non
avrebbe senso!....Vi adoroooo!!......E chiedo umilmente scusa anche
stavolta per l'enorme ritardo....
BUONA
LETTURAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!! KUSSEN,ALICE...
CAPITOLO
12:
Successivamente
all’abbraccio mi stiracchiai lentamente. Stare seduti tutto
il tempo sul divano
era comodo solo fino ad un certo punto. Bill fu il primo ad
alzarsi,guardandosi
intorno come se si fosse appena svegliato. Mentre Tom stava ancora
riflettendo,solo lui sapeva su cosa. Io provai ad intercettare un suo
pensiero
ma lui mi tranquillizzò con un cenno del capo.
-“Ora
che facciamo?”
chiese Bill.
-“Ora
credo che sia
l’ora di preparare il pranzo.” Risposi pacatamente.
-“Non
mi ero accorto
che fosse già mezzogiorno e mezzo.”
Esclamò Tom sorpreso. A quanto pareva in
casa non c’era nessuno abbastanza lucido da sapersi orientare
sul da farsi.
-“Eve,sai
cucinare
vero? Noi possiamo tentare ma se muori avvelenata ti assumi le tue
responsabilità.” A parlare fu Bill.
-“Certo,però
mi
limiterò ad un semplicissimo patto di pasta,non sono nelle
condizioni adatte
per architettare qualcosa di migliore. E sarebbe meglio se voi venite
con
me,così capite qualcosa. In fondo cuocere la pasta lo sanno
fare anche i
bambini.” Quando pronunciai l’ultima frase entrambi
abbassarono
contemporaneamente il volto,imbarazzati. In seguito mi seguirono in
cucina e mi
osservarono mentre mettevo l’acqua in una pentola per poi
farla bollire,i loro
occhi scannerizzavano ogni mio gesto. Ma non seppi spiegarmi a fondo
quel loro
comportamento. Finalmente constatai che la pasta era abbastanza cotta
da poter
essere mangiata. Così spensi il gas,e dopo una serie di
piccole azioni preparai
i piatti,per metterli in tavola. Nel frattempo Bill e Tom avevano a
malapena
apparecchiato. Una
volta che ci sedemmo
tutti e tre al tavolo cominciammo lentamente a
mangiare. I gemelli mi fecero i complimenti,ma io
sinceramente non li
trovavo necessari,anzi, secondo il mio parere ero stata fin troppo poco
attenta
alla cottura. Ma in fin dei conti,la pasta era l’ultima cosa
a cui volevo
pensare. Per tutto il pranzo chiacchierammo tra una forchettata e
l’altra,sino
a pulire oziosamente il piatto.
-“Ma
mia madre quando
torna?” chiesi,ricordandomene improvvisamente.
-“Ah,mi
ero
dimenticato di dirti che ha detto che sarebbe tornata solo nel tardo
pomeriggio,a quanto pare la cosa era
piuttosto…impegnativa.” Annunciò Tom.
In
risposta sbuffai,per sottolineare la mia contrarietà. Per i
miei gusti si
lamentava troppo del suo lavoro,Jessica. A distrarci dalla piccola
conversazione appena cominciata fu il suono del citofono. Io sobbalzai
sulla
sedia,e questo avvenne perché il mio pensiero corse subito a
Georg. Bill si
precipitò ad aprire,e quando dico
precipitò,intendo proprio così. Infatti si
alzò di scatto dalla sua postazione,corse fino alla porta e
per poco non cadde
in terra,inciampando nei suoi stessi piedi. Poi,dopo essersi ricomposto
riuscì
finalmente ad aprire la porta,o forse è meglio se dico
“riuscì purtroppo
ad aprire la porta”. Il primo ad entrare con mio sollievo fu
Gustav. Per
educazione mi alzai e mi diressi da lui per accoglierlo con un
abbraccio.
-“Ciao,Eve!”
esclamò
“Quanto tempo che non ci vediamo!”
-“Eh
si,Winnie,hai
proprio ragione!” replicai sorridendogli,nemmeno mi accorsi
di aver usato uno
dei soprannomi affibbiatogli dalle fan. Subito dopo fece il suo
ingresso
Georg,seguito da una ragazza. Avevo visto bene?! Era una ragazza quella
che
stava appiccicata come una zecca a Georg? Beh,i miei occhi ci avevano
visto sin
troppo bene. Sinceramente rimasi un po’ delusa da
ciò,non me l’aspettavo. I
gemelli lo salutarono e poi si soffermarono sulla ragazza con troppa
familiarità,come se già la conoscessero.
-“Lavinia…ma,tu
che
ci fai qui?” domandò Tom.
-“Anche
io Tom,sono
felice di rivederti!” disse lei sarcasticamente. A quanto
pare doveva essere
l’ex di Georg e già mi stava antipatica,non sapevo
il perché,ma mi dava quella
sensazione. “Comunque mi sono rimessa con Georg. È
stata la scelta migliore.
Problemi?” come poteva parlare con così tanta
arroganza senza essere stata
“attaccata” per prima? Per me il suo atteggiamento
era un mistero,e volevo che
rimanesse tale. Non avevo la minima intenzione di darle confidenza.
-“No,assolutamente.
Sono affari vostri.” Replicò Bill,stavolta. Poi il
mio sguardo si spostò da
Lavinia a Georg. Quello fu un errore,perché anche il suo
sguardo era rivolto
verso di me. Mi guardava dispiaciuto ed impotente,come se fosse stato
costretto
a stare con quella ragazza,o forse io interpretavo male quello sguardo.
Per
sminuire quel sottile velo di imbarazzo feci un cenno con la testa a
mò di
saluto,che lui ricambiò. Subito dopo i ragazzi si diressero
nel loro cosiddetto
studio,dove ogni volta si riunivano per poter discutere sul da
farsi,così mi
lasciarono sola tra le grinfie di quella specie di ragazza. Forse
potevo essere
troppo precipitosa su di lei,e avevo qualche pregiudizio,ma
momentaneamente non
me ne accorsi. Feci per andarmene in camera quando lei mi
afferrò con forza dal
braccio.
-“Non
si lasciano da
soli gli ospiti.” Disse con aria strafottente.
-“Oh,ma
tu non sei un
ospite,da quanto ho capito sei una di casa.” Risposi
malamente.
-“Senti,carissima,io
sono arrivata qui prima di te,e non provare a rispondermi in questo
tono.”
-“Altrimenti
cosa mi
fai?” chiesi sarcasticamente.
-“Non
puoi immaginare
cosa sono in grado di fare.” A quelle sue parole rimasi
stizzita. “Ah! Stavo per
dimenticare una cosa,stai lontana da Georg,ho sentito dire che ti eri
avvicinata a lui.” Mentre lo diceva continuava a fissarmi
dall’alto verso il
basso.
-“Tranquilla,è
tutto
tuo. Io ho di meglio.” Replicai senza pensarci. Solo dopo mi
resi conto di ciò
che avevo detto,non era da me comportarmi in quel modo. Non so
perché,ma sentii
che quella serpe di Lavinia sarebbe riuscita a tirare fuori il peggio
di me,e
non era per niente un buon segno. Lei sbuffò sprezzante,come
se non credesse
alle sue orecchie.
-“Scommetto
che ti
sei già fatta entrambi i gemelli vero? Oh,ma non farci
caso,me li sono fatti
anche io prima di stare con Georg.” Detto ciò si
girò,scuotendo altezzosamente
la sua folta chioma nera,e dirigendosi in cucina,come se niente fosse.
Quella notizia
mi aveva mandata fuori di testa. Cosa voleva dire con quelle
cose,com’era
possibile che Bill e Tom fossero stati con una
così…così….così
e basta. Tom…quello
era il pensiero che più mi faceva male. Ormai su tutte le
furie lasciai che
Lavinia andasse dove volesse e facesse quel che voleva,e corsi in
camera mia
sbattendo la porta,accorgendomi lentamente che stavo piangendo. Neanche
il
tempo di andarmi a buttare nel letto che qualcuno bussò alla
porta. Feci finta
di non sentire,ma non servì a niente. Così mi
asciugai velocemente le poche
lacrime che erano appena scese.
-“Eve,lo
so che sei
lì dentro. Per favore,apri la porta,ho bisogno di spiegarti
una cosa.”
riconobbi subito la voce come quella di Georg. Sinceramente non avevo
voglia di
discutere con lui,ma mi arresi,tanto rifiutare non mi avrebbe portato a
nulla.
-“Georg,entra
pure,è
già aperta.” Annunciai. Così lui
entrò,richiudendosi silenziosamente la porta
alle spalle per non farsi sentire.
-“Prima
non ho avuto
l’occasione…” cominciò,ma io
lo fermai con un semplice sguardo che lui captò
subito.
-“Scommetto
che agli
altri non hai detto che venivi qui.” Dissi.
-“Effettivamente
pensano che io sia in bagno.” Rispose,portandosi una mano
dietro il collo.
-“Allora
ti conviene
fare presto.” Dissi,accennando un timido sorriso.
-“Beh,ecco…”
iniziò,venendosi a sedere di fianco a me sul letto
“Volevo spiegarti come mai
io e Lavinia…”
-“Ti
ascolto.” Il mio
sussurro arrivò flebilmente alle sue orecchie.
-“Vedi,io
con te mi
sono comportato male,perché mi sono lasciato trasportare dal
momento,dall’attrazione,dovevo
riflettere prima,ma non l’ho fatto e mi dispiace se ti ho
illusa.”
-“Oh,non
ti
preoccupare,vale la stessa cosa per me.” lo
rassicurai,tirando un sospiro di
sollievo,perché anche io credevo di averlo illuso.
-“E
poi,ci sarebbe
anche un’altra cosa. Lavinia è
incinta,è tornata da me perché il figlio
è
mio,ma non mi ama,e si percepisce lontano un miglio. Lei non
è la classica
ragazza innamorata,purtroppo. Ovviamente te lo sto dicendo
perché ritenevo
giusto darti una spiegazione altrimenti non te l’avrei detto.
Comunque ti
chiedo di non dirlo a nessuno per il momento. Anche se penso proprio
che entro
la fine della giornata lei lo dirà agli altri
ragazzi.” Finì la frase alzando
gli occhi al cielo e sospirando. Io quasi non riuscii a credere a
ciò che avevo
appena sentito. Poi una domanda mi sorse spontanea.
-“Ma,lei
quanti anni
ha?”domandai.
-“Solo
due più di te.
Tra me e lei ci corrono cinque anni di differenza.”
-“E
vi sentite
pronti?” le domande non smisero di uscirmi dalla bocca.
-“Sinceramente
no,o
almeno non con lei. Ma è colpa nostra se è
successo, dovevamo stare più
attenti,ma è successo e quindi ora devo assumermi le mie
responsabilità. E poi
non è giusto porre fine ad una vita che potrebbe
iniziare.”
-“Ok,hai
ragione. Ora
che mi hai fatto capire ti ringrazio. E grazie anche per essere stato
sincero
con me. Spero tu sia felice.”
-“E
io spero che lo
sia tu!” esclamò,alzandosi soddisfatto di come era
andata a finire la nostra
conversazione. “Ora è meglio che vado in
studio.”
-“Lo
credo anche io. Tra
un po’ preparo cena e vi vengo a chiamare. Vi fermate per
cena vero?”
-“Certo.
Semmai fatti
aiutare da Lavinia,almeno si rende un po’ utile.”
-“Si,si,mi
farò dare
una mano.” Ribattei,ma ero più che sicura che non
gli avrei dato ascolto,non
avevo intenzione di chiedere aiuto a lei. Poi,mentre usciva,io mi
alzai,decisa
a riaffrontare Lavinia.
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Capitolo 13 *** Capitolo 13: SOVRACCARICO ***
Ringrazio
come sempre chi mi recensisce,non potete immaginare quanto mi rendono
felice le vostre parole!!!!!!!!!! Quindi GRAZIE A: GretaTK, memy881, Temils_HugBroken, Veri_995, elly__,emobilla483, Best....
Grazie mille anche a chi legge silenziosamente e continua a seguire la
mia storia!!... BUONA LETTURAAA! Kussen,Alice...
Mi raccomando,fatemi sapere se questo capitolo vi è
piaciuto!....Ci tengoo!
SCUSATE PER IL RITARDO COME SEMPRE! ANCHE STAVOLTA UN MESETTO TRA UN
Pò o.O!
CAPITOLO
13:
Mi
incamminai a passo
lento e svogliato verso la cucina,decisa a preparare la cena,e ,se
fosse stato
necessario,a difendermi dalla ragazza di Georg. Non appena vi arrivai
feci
finta di non notare la sua presenza e cominciai ad apparecchiare.
-“Ti
fanno fare anche
la serva?” chiese sprezzante.
-“No,lo
faccio di mia
spontanea volontà. Non mi faccio dire da nessuno cosa devo o
non devo fare.”
Risposi. Lei sbuffò per la millesima volta,roteando gli
occhi verso il cielo.
Solo osservandola mi veniva voglia di strapparle i capelli. Forse stavo
diventando troppo violenta. Così spensi i pensieri della mia
mente,cercando di
placare i miei istinti. Lavinia continuava ad osservarmi mentre se ne
stava
seduta sulla sedia a
non fare nulla. Non
appena finii di sistemare la tavola cominciai a dedicarmi alla cena a
base di
carne,con un piatto vegetariano per Bill. Stranamente,Lavinia non disse
più
niente,anzi rimase tutto il tempo restante in assoluto silenzio,come se
stesse
riflettendo. Quando fu pronta la cena andai a chiamare gli altri nel
loro
studio,seguita da Miss Antipatia. Bussai piano alla loro porta,fino a
quando
non mi dissero di entrare.
-“Ragazzi
è pronta la
cena!” esclamai. Lavinia invece si precipitò tra
le braccia di Georg,baciandolo
sulle labbra. Io mi voltai dall’altra parte,poi aspettai che
tutti uscissero.
-“Te
non vieni?”
chiesi poi a Tom.
-“Sistemo
due cose e
arrivo.” Mi rispose. Così io mi richiusi la porta
alle spalle, quando Tom
riapparve chiedendomi di entrare un attimo. Io lo ascoltai un
po’ imbarazzata
e,facendomi coraggio,entrai.
-“Mi
devi dire
qualcosa?” domandai subito preoccupata.
-“No,volevo
solo
stare un po’ con te,anche se so che si tratta di pochi
minuti.” Disse tutto
fissandomi intensamente negli occhi,il suo sguardo diventava sempre
più
magnetico,tanto che nemmeno mi accorsi che lui si era avvicinato
pericolosamente a me. Il suo naso sfiorava il mio e le nostre labbra si
distanziavano di poco.
-“Tom,per
favore…”
cominciai con voce tremante. Ma lui sembrò non sentirmi e
continuava a
guardarmi insistentemente. Quella vicinanza mi faceva sentire male.
“Tom…”
continuai “Forse tutto questo è
sbagliato.” Non so come successe,ma queste
parole mi uscirono dalla bocca senza volerlo.
-“Eve,ma
cosa stai
dicendo?” domandò improvvisamente ansioso.
-“Io
e te non
possiamo stare insieme,tutto questo è assurdo,davvero. E
poi…”. Lui cominciò a
sbiancare,sbattendo più volte le palpebre,come a scacciare
ciò che avevo appena
detto.
-“E
poi…?”
insistette.
-“E
poi non mi
sentirei mai tranquilla con Lavinia in giro.” Sbottai.
-“Si
può sapere cosa
c’entra ora lei con la nostra relazione?”
-“Mi…mi
ha detto che
lei prima di fidanzarsi con Georg è stata a letto anche con
te e Bill.” Quel
giorno volevo essere sincera fino in fondo,e al diavolo le conseguenze
per una
buona volta.
-“Cosa?”
sbraitò,livido di rabbia. Non riuscii a capire la sua
reazione,poi Tom portò le
sue mani all’altezza della mie spalle e mi
accompagnò delicatamente al
muro,fino a farmi appoggiare ad esso. Il contatto della mia pelle
contro la
parete mi provocò troppi brividi per i miei gusti.
“Non puoi credere a quello
che ti ha detto. Non puoi!” stavolta lo
sussurrò,soffiandomi le parole sul
viso.
-“Tom,io
ho paura,come
faccio a fidarmi totalmente di te se la tua carriera di donnaiolo
è così
rinomata?” forse quella frase fu un errore.
-“Cazzo,Evelyn!
Fidati una buona volta!” urlò,per poi sbattere un
pugno sul muro,vicino al mio
volto. Quella sua reazione un po’ mi spaventò.
-“Io…io
non so se ci
riesco.” Mi limitai a dire flebilmente. In seguito mi
ritrovai le labbra di Tom
premere fortemente sulle mie,ancora stranita dal suo strano
comportamento. Ma
poi,il furore iniziale,divenne un dolce bacio appassionato. Incredibile
come mi
rilassò. Così mi lasciai andare a quella
sensazione,che mi era mancata molto.
Sentire Tom così vicino a me mi faceva impazzire. Lo strinsi
con tutte le mie
forze,facendo aderire il suo corpo al mio,mentre le sue labbra si
spostavano
per continuare la loro attività lungo il mio collo.
-“Tom…basta.”
Riuscii
a dire,riacquistando la lucidità momentaneamente perduta.
Lui si fermò
all’istante,limitandosi a tenere delicatamente appoggiate le
sue labbra sulle
mie,così come le nostre fronti. Proprio in quel momento Bill
sbucò dalla
porta,senza che noi ce ne rendessimo conto.
-“Ehi,ma
quanto ci
mettete,stiamo aspettando solo…” la sua frase si
troncò a metà nel vederci
abbracciati così. Io sapevo che Bill sapeva che tra me e Tom
ci fosse
qualcosa,ma vedendoci di persona rimase stupito,sgranando gli occhi. Io
scansai
subito Tom da me con gentilezza,e poi abbassai lo sguardo intimidita
dall’inattesa visita. Il chitarrista si ricompose,anche lui
imbarazzato
dall’interruzione.
-“Arriviamo.”
Disse
poi,così Bill se ne andò,lasciandoci soli. Noi
due ci prendemmo per mano sino
al corridoio,poi ci limitammo a starci accanto e basta,arrivando in
breve tempo
in cucina. Erano già tutti seduti a mangiare,e il nostro
ingresso non li
distrasse minimamente,solo Gustav ci degnò di un debole
cenno e io mi sedetti
di fianco a lui e a Tom. Mia madre non era ancora rientrata dal lavoro.
La cena
si consumò in un arco di tempo assai breve,con qualche
discussione in qua e là
ma non accadde niente di sconvolgente per una buona volta. Non appena
ci
salutammo con gli ospiti ,e dopo che quest’ultimi se ne
furono andati, arrivò
Jessica. Quando la luce colpì il suo volto rimasi
scioccata,aveva gli occhi
arrossati e riportava due tagli sulla guancia sinistra,per non parlare
dei
lividi che aveva sotto gli occhi. Il mio respiro si
bloccò,mentre Tom e Bill
sgranarono gli occhi con preoccupazione. Poi io mi decisi ad andarle
incontro
per sorreggerla,dal momento che sembrava stesse per cadere in terra da
un
secondo all’altro.
-“Cosa
ti è successo?”
chiesi,portandola vicina al divano per permetterle di sedersi.
-“Io…stavo
andando
verso la macchina per tornare a casa…e…e un
ragazzo mi si è avvicinato con
prepotenza. Poi mi ha picchiata mentre imprecava ad alta voce. Ho
provato ad
urlare ma me lo impediva. E tutto questo solo per prendermi la
borsa.” Finì la
frase e si perse in un pianto a dirotto,sicuramente più per
lo spavento che si
era presa che per altro. Io mi sentivo impotente nel vederla soffrire
così,l’istinto
di consolarla con un abbraccio era fortemente presente in me,ma
qualcos’altro
me lo impediva,e questo qualcosa metteva a tacere l’impulso. Al mio posto ci
pensò Tom. Osservarlo mentre
cingeva delicatamente le spalle di Jessica con un braccio mi fece
capire quanto
stesse diventando importante per me lui. La gelosia mi stava
divorando,nonostante sapessi che quell’innocente abbraccio
era necessario solo
per placare l’angoscia di mia madre e per
nient’altro. Nel frattempo Bill si
era seduto accanto a me e nemmeno mi accorsi che la mia mano era
intrecciata
alla sua,anche questo era un segno di conforto,e bastò a
tranquillizzare il mio
animo.
-“Jessica,mi
dispiace,secondo me dovresti denunciarlo,se ricordi com’era
fatto.” Dissi.
-“Ho
paura che poi si
vendichi. Con queste persone non si può mai
sapere.”
-“Mamma,la
paura è
solo un ostacolo messo lì solo per saltarlo. Domattina,che
tu lo voglia o no,ti
fai portare in questura e lo denunci.” Quella fu una delle
prime volte che
ricomincia a chiamarla mamma guardandola negli occhi. Poi lei si
alzò dal
divano e mi venne incontro abbracciandomi calorosamente,come non faceva
da
troppo tempo ormai. Ed altre lacrime presero possesso del viso di
Jessica. Quando
si scostò da me le asciugai l’ultima lacrima con
il dorso della mia
mano,poi,non riuscendo più a sopportare quel sovraccarico di
emozioni mi voltai
per dirigermi in camera. Lei mi lasciò fare,forse percependo
ciò che accadeva
dentro di me. Mentre procedevo imperterrita verso la mia stanza sentii
dei
passi dietro,ma non mi voltai e feci finta di niente,continuando il mio
percorso. Una volta che arrivai di fronte alla porta mi concessi
un’occhiata
dietro e la persona che mi trovai di fronte non mi stupì
più di tanto.
-“Bill,mi
dispiace ma
ora non ho voglia di parlare e nemmeno di stare in
compagnia.” Lo informai sin
dal principio.
-“Tranquilla,volevo
solo dirti che se vuoi io ci sono.” Mi disse sorridendomi
affettuosamente.
-“Grazie.”
Sussurrai,per
poi abbandonarmi ad un suo dolce abbraccio. “Ti voglio
bene!”
-“Anche
io Eve te ne
voglio.” Ammise stringendomi a sé. Ogni minuto in
più che passavo con lui mi
convinceva che era il mio fratello mancato. Subito dopo le sue braccia
si
sciolsero dalla presa,ricadendo sui suoi fianchi magri.
-“Io
vado a letto,per
oggi ne ho avuto abbastanza. Domattina andiamo in questura per
Jessica.”
-“Ok,vi
ci accompagno
io.” Disse. Successivamente mi lasciai alle spalle la
conversazione e mi
inoltrai nel buio della camera.
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Capitolo 14 *** Capitolo 14: IMPREVISTI ***
Ma
ciao a tuttiii!! Ok,sono sicura che molte di voi mi vorranno uccidere
per la mia lunghissima assenza..E non vi biasimo. Ma la scuola
è stata molto pesante ultimamente,anche perchè la
settimana prossima comincio gli esami,o.O...Quindi mi scuso enormemente
per il ritardo immenso,spero che mi perdoniate,xD....
Grazie
mille a tutte le ragazze che mi hanno recensito e seguito,e che
continuano a farlo...GRAZIEEEE!!
Non
mi resta altro che dirvi: BUONA LETTURA! Kussen,Alice....
CAPITOLO 14
Il
giorno dopo il
risveglio fu tutt’altro che piacevole. Non appena i miei
occhi vennero a
contatto con la debole luce del sole proveniente dalla finestra,capii
che
sarebbe stata una giornata alquanto intensa. Di malavoglia mi alzai dal
letto e
mi diressi subito in cucina,sperando di trovarci qualcuno. Le mie
speranze si
avverarono,infatti nella stanza c’era già Bill che
stava facendo colazione.
-“Buongiorno!”
dissi,con la voce ancora impastata dal sonno.
-“Buongiorno
Eve!”
disse,ricambiando il saluto. “Vuoi qualcosa da
mangiare?”
-“No,grazie,prendo
solo un caffè,non sono in vena di cibo al
momento.” Alle mie parole lui
accompagnò i fatti,porgendomi una tazza e versandoci del
caffè appena fatto.
-“Grazie
Bill.”
Dissi,piena di gratitudine. La sua gentilezza era uno dei suoi pregi
migliori. Mentre
afferrai la tazza mi sedetti di fronte a lui,cominciando a sorseggiare
lentamente il liquido caldo,stando attenta a non scottarmi la lingua.
Il calore
e il vapore che esso emanava mi riscaldava piacevolmente il volto.
-“Hai
dormito bene?”
chiesi poi,mostrandomi interessata.
-“Più
o meno,diciamo
che ho dormito peggio.” Rispose, facendosi improvvisamente
misterioso. Certe
volte proprio non lo capivo. “Te?”
-“Io…credo
di aver
dormito piuttosto bene,è il risveglio che non è
stato dei migliori.”
-“Capisco.
Scommetto
anche che il disagio sia dovuto a ciò che è
successo a tua madre e a ciò che
dobbiamo fare stamani.”
-“Effettivamente
si,è
così.” Ammisi,spostando lo sguardo da lui al
tavolo. Proprio mentre scansavo il
suo sguardo entrò Tom.
-“Buongiorno
a
tutti.” Esclamò,più sveglio del solito.
Nel frattempo prendeva posto al mio
fianco.
-“’Giorno
anche a te
Tom.” ricambiai con educazione.
-“’Giorno.”
Si limitò
invece a dire Bill. Quest’ultimo mi parve un
po’…strano.
-“Jessica?”
domandai
in un istante di ritorno di memoria.
-“Sta
arrivando,si è
appena svegliata.” Ci informò Tom. Neanche il
tempo di dirlo che mia madre fece
il suo ingresso in cucina,il viso era ancora ricoperto da ferite
superficiali e
profonde,a seconda dell’intensità con cui aveva
preso i colpi. Vederla così mi
faceva venire voglia di piangere,ma non lo detti a vedere.
-“Mamma.”
Dissi a mò
di buongiorno,lei ricambiò con un breve cenno del capo.
Forse il momento di
intimità che avevamo riacquistato la sera precedente non si
sarebbe protratto a
lungo. Anche lei si sedette accanto a Tom,prendendosi una tazza di
caffè,aggiungendoci del dolcificante. Il fatto che io amassi
le cose amare
l’avevo ereditato da Jeremy,mio padre. Quel pensiero mi fece
stare ancor
peggio,la sua mancanza era sempre insopportabile,ed ogni pensiero che
ricadesse
sui miei ricordi di lui lo era altrettanto.
-“Pronta?
Appena hai
finito di mangiare preparati,che dobbiamo andare in
questura.” Disse Bill.
-“Ma
che senso ha?
Tanto ormai è passato,io non ci voglio andare,e voi non
potete obbligarmi a
farlo.” Rispose Jessica. Alle sue parole rimasi
più che stupita. Quella donna
era proprio un caso perso.
-“Cosa
vorresti dire
con:tanto ormai è passato? Il passato a volte torna a farti
visita se non lo
blocchi in tempo.” Ribattei.
-“Di
certo non sei te
quella che deve dirmi di bloccare il passato,visto che pensi ancora a
tuo
padre.” Se la frase di prima mi aveva stupita,questa mi
lasciò letteralmente
senza parole,fu come se avessi ricevuto un pugno in pieno stomaco.
Sentii
subito delle lacrime amare premermi agli angoli degli occhi,ma fui
abbastanza
forte da bloccarle,prima che defluissero sul mio viso.
-“Fai
come ti pare.
Io allora vado a scuola,Tom mi accompagneresti,per favore?”
L’interpellato e
suo fratello si riscossero dai loro pensieri,dato che avevano seguito
la scena
in assoluto silenzio e avevano avuto il rispetto di lasciare dello
spazio a me
e mia madre.
-“Certo
tesoro,ti
porto io. Tranquilla.” Non appena pronunciò la
parola tesoro
inconsapevolmente,mia madre alzò lo sguardo sorpresa,ma poi
fece finta di
niente,sicura che avesse sentito male. Il mio cuore perse un
battito,anche lui
spaventato che Jessica avesse colto un messaggio sbagliato in quella
frase
pronunciata dalle labbra “immacolate” di Tom.
Subito dopo mi alzai con rabbia
dalla sedia e mi diressi a passo svelto in camera mia,per potermi
preparare in
santa pace. Fu mentre
mi vestivo che mi
lasciai andare ad un lungo pianto soffocato. Ancora non capivo come
Jessica
potesse ignorare così il ricordo di Jeremy,o me lo faceva
apposta o faceva sul
serio. Una volta che fui pronta mi asciugai le lacrime e tornai in
cucina con
lo zaino in spalla.
-“Eccomi,possiamo
anche andare. Ciao Bill! A dopo!” Annunciai,ignorando lo
sguardo indagatore di
mia madre,senza nemmeno salutarla.
-“Arrivo
subito.”
Disse Tom,alzandosi velocemente dalla sedia. In fondo,il mio desiderio
di voler
stare un po’ da sola con lui era condiviso anche
dall’interessato. Andammo con
calma alla macchina e vi salimmo con estrema tranquillità.
Non amavamo fare le
cose di fretta. Non appena la macchina fu messa in moto Tom mi rivolse
uno
sguardo ispettore.
-“Hai
pianto.” Notò
rattristandosi.
-“Si
vede così tanto?
Dici che Jessica se n’è accorta?”
-“No,tranquilla.
Però
io l’ho capito sin da quando sei tornata in
cucina,così come sono sicuro che
l’ha capito anche Bill. Ma Jessica non ci ha fatto
caso,quindi non
preoccuparti. È per ciò che ti ha detto lei
vero?” quando vide che non otteneva
nessuna risposta,ci pensò lui per me “Non occorre
che tu risponda,ho capito.”
-“Nonostante
tutto.”
Cominciai “Potresti provare a convincerla ad andare in
questura? Ti prego.”
-“Ci
provo,ma non so
se ci riuscirò. Tua madre sa essere molto
testarda.” Alzai gli occhi al
cielo,ricordandomi di quanto avesse ragione Tom,quando lei si metteva
una cosa
in testa era quasi impossibile farle cambiare idea. Alla fine del
tragitto
casa-scuola scesi dall’auto,come se mi fosse morto un
animale,il mio volto era
stravolto,così come lo ero io. Tom scese per accompagnarmi
fino
all’entrata,quando io mi accorsi che non aveva niente addosso
per evitare un
suo riconoscimento.
-“Ma
sei matto!
Perché non ti sei messo niente di
irriconoscibile?” esclamai preoccupata e allo
stesso tempo un po’ adirata con lui per non aver prestato
più attenzione.
-“Perché
sono stufo
di nascondere la mia vera identità. Chi se ne frega!
Tutt’al più ci
trasferiremo.” Finita la frase tirò fuori uno dei
suoi sorrisi
migliori,togliendomi il fiato. Successivamente mi guardai
intorno,cercando di
capire se ci fosse stato qualcuno che l’avesse
riconosciuto,ma per fortuna gli
altri erano impegnati a farsi gli affari loro. Al suono della
campanella
d’entrata Tom si avvicinò lentamente al mio
volto,facendo coincidere dolcemente
le sue labbra sulle mie,e se ne andò lasciandomi un senso di
vuoto dentro. Io
entrai a scuola,sperando vivacemente che nessuno ci avesse
visto,altrimenti
sarei finita nei guai,soprattutto con mia madre. In classe trovai Ilaria prontamente seduta
accanto al mio
banco,intenta ad aspettarmi con occhi curiosi.
-“Buongiorno
Ila.”
Dissi,lei ricambiò il saluto e continuò a
scrutarmi.
-“Chi
era quel
ragazzo?” domandò poi,sorridente.
-“Beh,è
meglio
lasciare perdere. È una storia lunga,ti prometto che appena
avremo tempo te la
racconterò,semmai a ricreazione.” Quella mia
improvvisa disponibilità a parlare
dei fatti miei a una persona mi lasciò di stucco. Ma ormai
con Ilaria ci avevo
legato molto,e dovevo pur parlarne con qualcuno che fosse al di fuori
delle quattro
mura di casa mia. Durante l’intervallo mi confidai con Ilaria
e le raccontai
ogni cosa,le dissi che mia madre si era fidanzata con Tom,ma che alla
fine io
mi ero innamorata di lui e fortunatamente,o sfortunatamente a seconda
dei punti
di vista,ero ricambiata. Lei fu molto comprensiva e mi parve che avesse
capito
tutto. Un'altra mia fortuna fu che non conosceva i Tokio Hotel,quindi
vedeva i
Kaulitz come delle persone normali,e per me era un sollievo. Alla fine
delle
lezioni,uscimmo l’una accanto all’altra da scuola e
trovammo Tom ad aspettarmi.
-“Ti
andrebbe di
venire a casa mia?” le chiesi mentre andavo contro il
“mio” ragazzo,fino a che
non notai che la sua espressione era grave e corrucciata. Se ne accorse
anche
Ila e rifiutò gentilmente l’invito.
-“Non
mi sembra il
caso oggi,semmai un'altra volta. A domani!” io adoravo quella
ragazza.
-“A
domani!”
ricambiai il saluto e mi diressi a passo veloce da lui.
“Tom,è successo
qualcosa?” il suo sguardo mi spaventava.
-“Dobbiamo
andare di
corsa in ospedale. C’è stato un
incidente.” Il suo tono era controllato,ma
delle sfumature di paura e tristezza si percepivano comunque.
-“Tom,chi
c’è
all’ospedale? Chi?” ma non ottenni nessuna
risposta. Salimmo entrambi in
macchina e ci riprovai “Chi
è ferito?
Cazzo,Tom! mi vuoi dire chi è ferito?” urlai,ormai
in preda al panico. Lui
continuò a tenere lo sguardo fisso sulla strada,mentre
procedeva ad una
velocità impressionante. Poi,lentamente,mi disse il nome con
un sussurro. Non
dovette nemmeno dirlo per intero,mi bastò la lettera
iniziale,prima che la
vista mi si annebbiasse.
|
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Capitolo 15 *** Capitolo 15: ABBANDONO TOTALE ***
Sono
riuscita a scrivere un altro capitolo in poco tempo!! Eh lo so! Non
credo nemmeno io!...xD...Spero che sia di vostro gradimento,anche se
non mi sembra l'augurio adatto a questo capitolo,dato che
sarà...come dire??!! triste...Ormai per chi mi conosce lo sa
bene.... Mi fa piacere vedere che nonostante ci metto tanto a postare
continuate a seguirmi ragazze....Quindi vi dico solo una parola che ne
riassuma tante: GRAZIE!!!
BUONA
LETTURA A TUTTI!! Kussen,Vostra Alice,,,
CAPITOLO
15:
Con
la vista ancora
annebbiata appoggiai di peso la testa contro il sedile. Non riuscivo a
crederci,era davvero troppo per me. Nonostante non fosse stato un buon
periodo
tra noi due non potevo sopportare una cosa del genere. Solo ora che
rischiavo
di perdere l’ultima persona della mia famiglia ,capivo che in
realtà non l’avevo
mai odiata,nemmeno quando pensavo che il nostro legame si fosse
consumato sotto
i nostri sguardi carichi di disprezzo. Le lacrime oramai fuoriuscivano
copiose
dai miei occhi,per riversarsi sul mio volto sconvolto. Per tutto il
tragitto
regnò il silenzio,si sentiva solo il rumore dei nostri
respiri pesanti che si
perdevano nell’aria circostante. Persi la cognizione del
tempo,quando
finalmente raggiungemmo l’ospedale. Mi sembrava che fosse
passata un
eternità,quando invece non era passata neanche
mezz’ora. Scesi quasi di corsa,e
seguii velocemente Tom,fino a raggiungere il piano in cui si trovava
Jessica. Fuori
dalla sua stanza trovammo Bill,che appena mi vide mi venne incontro per
poi
stringermi in un abbraccio di conforto,mentre altre lacrime bagnavano
la sua
maglia. Mi aggrappai letteralmente a lui,sfogandomi tra i singhiozzi
sommessi
che emetteva la mia bocca. Bill mi lasciò fare,limitandosi a
tenermi
stretta,quasi avesse paura che scomparissi se mi avesse lasciato
andare. Quando
ritrovai la forza necessaria chiesi come stava.
-“Non
credo che sia
io la persona più adatta a dirtelo.” Mi rispose
Bill,guardando verso suo
fratello Tom.
Quest’ultimo era
rimasto in disparte sino ad
ora,così lo raggiunsi dall’altro lato del
corridoio e non appena la vicinanza
me lo permise lo cinsi in un abbraccio. Lui posò
delicatamente le sue labbra
sui miei capelli e inspirò profondamente il mio profumo. Io
feci altrettanto,tenendo
la testa sulla sua spalla. Poi riformulai la domanda anche con lui.
-“Come
sta mia madre?”
la mia voce,seppure cercassi di controllarla,pareva tremare.
-“Eve,lei
è…è in
coma. Mi dispiace.” Mi
rispose
abbassando lo sguardo,come se non avesse la forza emotiva di guardarmi
negli
occhi mentre lo diceva. Non so perché ma fin
dall’inizio avevo intuito che si
trattava di qualcosa di grave. Il respiro mi si fermò per
vari istanti e quando
ripresi a espirare ed inspirare ebbi un lieve giramento di testa e
vacillai. Tom,accorgendosene,aumentò
la stretta su di me,per poi guardarmi ansioso.
-“Ehi,piccola.
Tutto bene?”
mi domandò poi. Le sue sopracciglia erano leggermente
incurvate verso il basso,
sottolineando la sua evidente preoccupazione per tutto.
-“Si,tranquillo.
Ma…com’è
successo?”
-“Ero
riuscito a
convincerla ad andare in Questura,ma ero dovuto a scendere a un patto.
Lei ci
sarebbe andata,ma solo a costo che noi non l’accompagnassimo.
Così ho accettato
affinchè denunciasse quel ragazzo là. Ha fatto un
incidente con l’auto mentre
si dirigeva dalla polizia,c’era un cane in mezzo alla strada
e lei ha cercato
di scansarlo,con il risultato che si è capovolta con
l’autovettura ed è finita
fuori strada. Quando l’ambulanza l’ha raggiunta sul
posto stava perdendo molto
sangue ed era a malapena cosciente. Poi ci hanno chiamato e io ti sono
venuto a
prendere a scuola. Quando Bill è giunto qui era
già in coma. Non ci hanno
ancora fatto entrare,la stavano visitando.”
Nel
frattempo un
infermiera si stava avvicinando,timorosa di disturbarci,o almeno
così mi parve.
Io alzai di più lo sguardo su di lei,come a darle il
permesso di parlarci,quasi
sorrisi di tale impressione.
-“Qualcuno
di voi è
imparentato con la signora Jessica?” domandò lei.
-“Io
sono sua figlia.”
Risposi.
-“Nell’incidente
sua
madre ha perso molto sangue. Sarebbe necessaria una
trasfusione,altrimenti sua
madre rischierebbe di morire,glielo dico senza giri di parole
perché in questi
casi bisogna essere schietti. Il gruppo sanguigno di tua madre
è 0 positivo. Il
suo qual è signorina?”
-“Il
mio è B
positivo. Non posso donarle del sangue.”
Sull’ultima frase la voce mi si stroncò,rendendola
un sussurro disperato.
-“Faremo
tutto il
possibile per salvarla!” esclamò,poi si rivolse ai
gemelli “Voi sareste disposti
a donarle del sangue?”
-“Se
avessimo lo
stesso gruppo sanguigno si,ma purtroppo non è
così.” A rispondere fu Bill.
-“Se
riusciamo a
trovare qualcuno disposto a compiere la trasfusione vedremo come
reagisce il
suo corpo. Di solito,quando una persona è in coma e ha perso
molto sangue,con
una trasfusione si cominciano a notare dei miglioramenti. La paziente
ha dei
genitori?”
-“In
realtà se n’è
andata di casa all’età di tredici anni,non si sono
più contattati ed io non so
niente di loro.” Solo in quel momento mi resi conto di quanto
fosse importante
anche l’appoggio dei genitori nelle scelte della vita,cosa
che a mia madre era
mancata.
-“Capisco.
Quindi non
sono per niente contattabili?”
-“No,non
so nemmeno
il loro nome,e poi non so neanche se sono ancora vivi. E prima che me
lo
chieda,non ha né fratelli né sorelle,nessun
familiare contattabile,nemmeno il
marito…è morto.”
-“A
questo punto sarà
meglio se ci mettiamo subito alla ricerca di un donatore.”
Disse,cominciando
già ad avviarsi lungo i corridoi dell’ospedale.
Non appena se ne fu andata
cercai sostegno nello sguardo di Tom.
-“Rischia
di morire. Ti
rendi conto? E non
abbiamo nemmeno avuto
il coraggio di raccontargli di noi,le abbiamo mentito…non le
ho più detto che
le voglio bene,se non prima di litigare nuovamente.”
-“Eve,stai
tranquilla. Jessica si riprenderà presto e noi avremo la
possibilità di dirle
del nostro amore.”
-“E
se non si
riprendesse? E se i dottori facessero tutto il possibile
inutilmente?” ormai
ero nel panico,stavo sprofondando nella paura,nel senso
d’abbandono
totale,nella disperazione.
-“Eve,guardami
negli
occhi.” Mi sussurrò all’orecchio.
Obbedire fu talmente naturale che mi sorpresi
di me stessa. Quando i miei occhi si scontrarono con i suoi,parte della
mia
angoscia si placò,ma sapevo che si sarebbe trattato di poco
tempo prima che l’ansia
ritornasse mia protagonista. Tom percepì il mio stato
d’animo e mi baciò con
disperazione,anche lui non ne poteva più di tutto questo. Le
sue labbra si
muovevano frenetiche sulle mie,senza darci il tempo necessario per
respirare. Le
nostre lingue erano più agitate delle nostre menti,mentre si
congiungevano dopo
tanto. Fui io,poi,ad interrompere il contatto. Il distacco improvviso
fu come
una fitta lancinante al cuore.
-“Non
possiamo
baciarci qui. Non mentre mia madre sta lottando tra la vita e la morte.
Anche se
lo abbiamo fatto per disperazione,è un gesto
irrispettoso.”
-“Hai
ragione,scusami,mi sono lasciato trasportare dall’ansia e
dalla paura di
perdere anche te. So che non c’entra niente,ma è
più forte di me.” Così ci
limitammo ad abbracciarci,prendendo posto nella sala
d’aspetto,di fianco a
Bill,in attesa di una notizia. Passarono i secondi,così come
passarono i
minuti,e poi le ore. Nessuna notizia ci venne recapitata,ed io
cominciavo a
preoccuparmi. Proprio mentre perdevo ormai ogni
speranza,l’infermiera di prima
ci raggiunse stanca.
-“Abbiamo
appena
trovato il donatore. Ci serve una firma qua,per il consenso.”
Annunciò,porgendomi
dei fogli. “Sei maggiorenne vero?”
-“In
realtà ho solo
17 anni.” Risposi.
-“In
questo caso la
scelta spetta a noi,e siccome lo riteniamo necessario, compieremo la
trasfusione immediatamente.” Con ciò ci
lasciò un'altra volta soli,mentre
continuavamo a sperare in qualcosa di buono. Passò
più di un ora,io nel mentre
mi ero addormentata con la testa contro il muro,leggermente inclinata
verso la
spalla di Bill. A svegliarmi fu il dolce tocco di una mano sulla mia
fronte. Aprii
lentamente gli occhi e la prima cosa che vidi fu il volto di Bill.
-“Hanno
finito la
trasfusione da una mezz’ora piena. Ha detto
l’infermiera che puoi andare da
lei,se vuoi. Ovviamente è incosciente,i miglioramenti si
dovrebbero vedere più
tardi.”
-“Grazie
Bill.” Dissi
riconoscente,con la voce un po’ rauca,dovuta dal pianto e
dalla dormita. Poi mi
alzai lentamente,intenta a raggiungere la stanza dove era ricoverata
mia madre.
Quando giunsi al suo interno mi misi a sedere nella sedia vicina al suo
letto e
presi le sue mani tra le mie. Vederla lì,così
indifesa, mi faceva male. Sapevo che
di solito parlare alle persone in coma ne stimolava il
risveglio,così cominciai
a raccontarle della nostra vita,di come era bello quando
c’era ancora papà con
noi,delle giornate che passavamo insieme al mare. Poi decisi di
raccontarle di
me e di Tom,almeno nel caso che non riuscisse a sopravvivere (cosa a
cui non
volevo pensare) avrebbe saputo tutto. Le dissi che se lo avevo fatto
era perché
lo amavo davvero,e sapevo che lei ci si era messa per
comodità,e se fosse stato
il contrario non mi sarei mai permessa di fare una cosa del genere e
poi
pronunciai le parole per me più importanti:
-“Ti
voglio
bene,mamma. E sempre te ne vorrò.”
Alla
fine del mio
lunghissimo discorso mi lasciai andare all’ennesimo pianto.
Tanto che non mi
accorsi che c’era qualcosa che non quadrava. Il monitor a cui
era attaccata mia
madre aveva cominciato a fare un rumore che conoscevo troppo bene,il
bip
prolungato si estendeva per tutta la stanza. Nello stesso istante la
sala fu
riempita dai dottori,e mentre io urlavo a squarciagola cercando di
negare ciò
che era evidente,fui portata fuori a forza da un infermiere,che mi
richiuse la
porta in faccia. A quel punto mi lasciai cadere di peso sul
pavimento,il duro
contatto che ebbero i miei ginocchi per terra mi causò la
metà del dolore che
provavo dentro. Tom e Bill,avendomi sentito urlare,mi raggiunsero,e
quando mi
videro inginocchiata in terra Tom mi tirò su,cingendomi in
un abbraccio di
conforto. Ma sia lui che Bill si stavano lasciando andare ad un lungo
pianto
soffocato.
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Capitolo 16 *** Capitolo 16: FORSE STO IMPAZZENDO ***
Ciao
a tutti!!! C'ho messo un pò di tempo a pubblicare questo
capitolo perchè non riuscivo a trovare la giusta
ispirazione...L'ho scritto ieri sera dopo mezzanotte,quindi se
c'è qualcosa che non torna è comprensibile almeno
un pò,xD....Grazie,come sempre,a chi mi recensisce e a chi
continua a seguirmi e a sopportarmi! Vi lascio al capitolo...
BUONA
LETTURAAAAAAAAAA!! KUSSEN,ALICE...
CAPITOLO
16:
Era
passato un mese
esatto da quello schifoso giorno. Io,non so come,avevo perso la voglia
di
vivere,di andare avanti. Ogni cosa mi sembrava inutile,e automatica.
Che senso
aveva continuare la mia vita qui,quando tutte le persone che mi
tenevano ancora
ancorata a questo mondo non c’erano più?
È vero,c’era Tom,Bill e anche Ilaria.
Ma non mi bastavano,no. Io sentivo troppo la mancanza dei miei
genitori,morti
ad un anno solo di distanza. Jessica mi aveva fatto soffrire molto,ma
era
comunque mia madre,e non potevo odiarla,anche se ci avevo
provato,ovviamente
senza risultati. Così,nel
mio diario vi
aggiunsi anche una sua foto,posta di fianco a quella di mio padre. Ero
rinchiusa in camera,così come facevo ogni giorno dopo la
scuola,non avevo
neanche il coraggio di andare al cimitero,avevo paura che sarei
crollata. Tom
veniva sempre a controllare,provando a farmi uscire,e quando non veniva
lui al
suo posto c’era Bill. Ilaria era venuta a farmi visita un
paio di volte. Ma
nessuno di loro era riuscito a placare il mio dolore. Stavo piangendo
sulle
foto dei miei genitori,quando sentii bussare alla porta,come era solito
accadere. Non diedi nessuna risposta,tanto non aveva più
senso nemmeno la
parola per me. Sentii la porta cigolare insistentemente,ma non alzai lo
sguardo
per vedere di chi si trattava. Mi bastava cogliere il suo respiro per
capire
che era lui.
-“Eve…”
sussurrò,stanco “Io non ce la faccio
più.” Si lasciò cadere sul letto,
accanto
a me,come segno di resa.
-“Te,eh?!!”
la mia
voce tuonò nella stanza ricca di acidità. Lui non
se lo meritava di essere
trattato così,ma era più forte di me. Non gli
diede peso,ormai ci si stava
abituando alla mia scontrosità,poi portò la sua
mano sulla mia guancia,e con un
dito cominciò a tracciare piccole carezze.
-“Guardami,per
favore.” Disse flebilmente. Io mi costrinsi di fare almeno un
piccolo sforzo,e
ci riuscii. Quando i miei occhi si soffermarono nei suoi ne
approfittò,baciandomi,e riuscendo a distogliermi da quel
senso di angoscia
sempre presente. Dio,quanto mi mancavano quei baci! Solo ora,dopo un
mese che
non accadeva più,me ne rendevo conto. Lasciai che le mie
labbra si muovessero
lentamente contro le sue,senza oppormi,senza reagire,lasciando che lui
mi
controllasse. Mentre quel bacio si consumava sotto i nostri occhi,altre
lacrime
si mescolarono all’amara dolcezza del momento.
-“Tom..”
riuscii a
sillabare,con la voce roca.
“Eve…sono
qui. Non
devi sentirti sola,ci sono io! Sempre…per sempre.”
Così mi lasciai andare
all’ennesimo pianto,con i singhiozzi che mi percuotevano a
tratti. Per tutto il
tempo le sue braccia mi stringevano con forza a sé,mentre
teneva premuto il
mento contro i miei capelli,baciandomeli di tanto in tanto.
-“Io…voglio
andare al
cimitero.” Dissi all’improvviso. Mi
sembrò di cogliere uno strano luccichio nei
suoi occhi,come se fosse speranzoso. Magari si aspettava che avrei
ripreso ad
uscire,anche in compagnia. “Da sola…”
precisai,e quella luce sparì dal suo
sguardo.
-“Io
non posso
lasciarti andare da sola in queste condizioni.”
Replicò secco.
-“Senti,sono
quasi
maggiorenne,quindi faccio quello che mi pare. Te non sei mio
padre.”
-“Non
sarò tuo
padre,ma…ti amo. Ed ho paura per te.” Mi
arrabbiai,solo perché mi sentivo in
gabbia. Decisi di uscire lo stesso,che lui lo volesse o no. Mi alzai di
fretta,senza dargli il tempo di accorgersene quasi. Afferrai la borsa
dalla
scrivania e mi affrettai lungo il corridoio,correndo. Sentivo dei passi
seguirmi,ma non erano abbastanza vicini per fermarmi. Ma quando giunsi
davanti
alla porta,mentre l’aprivo,sentii delle mani forti afferrarmi
per le spalle e
chiudere la porta,per poi farmi sbattere contro di essa,sempre con
forza.
-“Cosa
cazzo credevi
di fare eh?!!” mi urlò in faccia.
-“Te
l’ho
detto,voglio uscire.” Ribadii con una calma innaturale.
“E te me lo lascerai
fare.”
-“Non
credo pr…” lo
interruppi con un bacio violento. Il mio scopo era quello di
distrarlo,e mi
riuscì piuttosto bene. Quando fu abbastanza distolto dal suo
vero intento,lo
spinsi quel tanto che bastava per togliermelo di dosso. Mi stavo
comportando da
stronza,e il peggio era che ne ero consapevole. Barcollò
indietro,guardandomi
sorpreso e frustrato. Sembrava chiedermi perché gli facevo
questo. Aprii la
porta e mi inoltrai nel buio. Era sera tarda,e faceva freddo,ma non me
ne
fregava assolutamente niente. Cominciai a correre a
perdifiato,perché sapevo
che Tom mi avrebbe rincorsa,finchè gli fosse stato
possibile. Ma ero in
vantaggio,lo vidi uscire con la coda dell’occhio e venirmi
incontro,ma inciampò
nei suoi stessi pantaloni,così presi ancora più
distanza. Il cimitero non era
tanto lontano. Ogni tanto mi lanciavo delle occhiate alle spalle,e mi
accorsi
di non essere più seguita. Ma continuai a correre fino alla
mia meta. Quando
arrivai,mi concedetti una pausa,e ripresi a camminare,ritrovandomi con
il fiatone.
A quell’ora il cimitero era chiuso,ma le regole avevano perso
il loro interesse
per me,così scavalcai il cancello e vi entrai. Inutile dire
che,però,una volta
dentro cominciai ad avere il terrore. Avevo sempre odiato i cimiteri
sin da
piccola,mi mettevano a disagio,avevo paura. Raggiunsi le tombe dei
miei,senza
pensare troppo al luogo in cui mi trovavo,cosa molto difficile dato le
lapidi
che vedevo ovunque il mio sguardo si posasse.
-“Mamma…Papà.”
Sussurrai sfinita,con la poca voce che mi era rimasta. Poi crollai
sulle
ginocchia,fino a cadere sulla ghiaia,provocandomi un dolore
lancinante,ero sicura
di essermi appena procurata delle
ferite,ma non mi importava. “Mi mancate…troppo.
Questa vita comincia a farmi
schifo. Non la voglio. La mia vita era con voi,ed ora che non ci siete
più,non
c’è più nemmeno lei. Mi sento vuota
dentro,persa,sola… perché mi avete
abbandonato? Perché? Voglio poter stare ancora con voi. Ora
siete insieme,come
un tempo. Ma io non ci sono!” mi sfogai,urlai contro le loro
foto,sapevo che
ovunque fossero,nell’aldilà,mi avrebbero sentito.
Mi avevano promesso che
qualunque cosa fosse successa sarebbero sempre stati al mio fianco. E
lo
erano,lo sentivo. Forse stavo impazzendo! Li amavo,ma in quel momento
ce
l’avevo con loro,perché mi avevano lasciata
qui,senza più nessuno. Senza
ragionare afferrai dei sassi e gli scagliai con forza contro le
lapidi,singhiozzando sommessamente. Era ufficiale. Stavo davvero
impazzendo!
Non ero abituata a gestire così tanto dolore,stavo perdendo
il controllo delle
mie azioni. Non mi accorsi nemmeno di Tom,che mi aveva raggiunta e mi
aveva
afferrata,facendo aderire la mia schiena al suo petto e afferrandomi i
polsi,impedendomi di lanciare i sassi che stringevo ancora in mano. Mi
costrinse a buttarli,aprendomi le mani con forza,facendomi male. Poi mi
girò
bruscamente verso di lui.
-“Evelyn…”
cominciò
dolcemente ,trattenendo a stento la tristezza,ma la voce gli tremava,e
io me ne
accorsi. “Calmati..ti prego!” mi abbandonai contro
la sua spalla.
-“Sto
diventando pazza…”
la mia voce risuonava sconvolta,proprio come mi sentivo dentro.
-“No,amore…No,non
stai diventando pazza. Io ti aiuterò,insieme passeremo anche
questa. Hai
abbastanza fiducia in me da credermi?”
-“Si,
si… Io ti
credo.”
-“Ora
lascia che ti
porti a casa”. Disse,prima di portare un braccio dietro le
mie
ginocchia,prendendomi in collo come se fossi una bambina. Si accorse
delle mie
sbucciature,ma non disse nulla,evidentemente se lo immaginava
com’era successo.
-“Scusa.”
Sussurrai,mentre
la sua andatura mi cullava. Rimasi stupita di come riuscisse a portarmi
in
collo.
-“E
di cosa,piccola
mia…?”
-“Per
averti fatto
assistere ad una mia scenata. Ti giuro che non sono mai stata
così. Non
capisco…” dissi,prendendomi la testa tra le mani.
-“Non
devi capire
ora. Riposati.” Lo ascoltai subito,addormentandomi tra le sue
braccia.
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Capitolo 17 *** Capitolo 17: RINASCERE ***
Ciao
a tutti!!!! Popolo di EFP,dopo dieci lunghi giorni che non postavo
più eccomi tornata!! Vi chiedo scusa se ci ho messo tanto!!!
Spero mi perdonerete,e che questo capitolo non vi deluda....Grazie a
tutte le mia carissime recensitrici,vi voglio bene ragazzeeeee!!! Ah!!
ATTENZIONE: LA FINE SI STA AVVICINANDO INESORABILE,FORSE IL PROSSIMO
CAPITOLO SARà QUELLO CONCLUDENTE!! MA NON SONO SICURA!!
BUONA
LETTURA!!!!!!!!!!!!!!!!!! Kussen,Alice....
CAPITOLO
17:
Quella
sera Bill non
era in casa,era andato dalla sua fidanzata. Una ragazza tanto carina e
disponibile,ma non riuscivo a spiegarmi come potesse già
essere così presa da
lui dopo solo un mese,neanche,che si conoscevano. I misteri
dell’amore
riuscivano sempre a lasciarmi perplessa. Ma l’amore,si
sapeva,era un mistero in
ogni cosa. Arrivammo a casa dopo qualche minuto di camminata. Io mi
svegliai, madida
di sudore,eppure non avevo faticato,anzi. La brezza leggera che si
innalzava
nel cielo mi rinfrescava piacevolmente il volto. Mi strinsi a Tom,
aggrappandomi
alla sua maglia. Il silenzio dominava,parlando per noi. Lui
aprì la porta della
casa,posandomi lentamente a terra. Le mie gambe,al contatto con il
terreno,fremettero,dovendosi riabituare a muoversi. Così
tenni una mano
appoggiata su una sua spalla. Mi aiutò ad entrare e mi fece
accomodare sul
divano,sedendosi accanto a me.
-“Eve,come
ti senti
ora? Hai fame? Vuoi mangiare qualcosa?” mi chiese con
premurosità.
-“S…sto
bene e non
voglio mangiare niente. Non ora.” Risposi,ancora tremante. Le
sue labbra si
avvicinarono con dolcezza all’angolo di un mio
occhio,baciandolo
delicatamente,come a cancellare il segno delle lacrime secche che si
erano
raggruppate sopra le mia guance. Al contatto contro la mia pelle,la mia
bocca
cercò la sua,vogliosa più che mai. Le nostre
labbra si cercarono,con sofferenza
quasi straziante,fino ad incontrarsi fameliche le une delle altre. Il
suo
percing premeva contro il mio labbro inferiore,facendomi rabbrividire.
D’istinto
mi avvinghiai a lui,intrecciando le mie mani dietro la sua
nuca,stringendolo a
me con più forza possibile,facendo aderire il suo corpo al
mio. Ci ritrovammo
sdraiati sul divano,bisognosi di sentirsi davvero amati e senza fiato.
Mentre il
nostro bacio si consumava sotto i nostri occhi,il mio cuore batteva
all’unisono
con il suo. Le mani
esploravano
inesorabili la sua schiena e il suo petto,mentre le sue raggiungevano
delicatamente le mie gambe per avvicinarmi di più a
sé,quasi con forza. Poi si
avvicinò al mio orecchio con il volto.
-“Ti
amo Evelyn,ti
amo come non ho mai amato nessuno.” Me lo
sussurrò, permettendo al suo respiro
di riversarsi sul mio viso. Poi tornò a baciarmi il collo,e
io lasciai ricadere
indietro la testa. In poco tempo ci privammo dei vestiti,che si erano
rivelati
come un ostacolo fastidioso.
-“Ti
amo anche io!”
dissi stringendomi a lui. Poi diventammo una cosa sola,le nostre anime
si fondettero
insieme,e i nostri cuori batterono al ritmo del nostro amore,come se
facessero
parte di una persona sola. Fu la mia prima volta,e non fu come me
l’aspettavo,e
nemmeno come mi descrisse mia madre. In entrambi i casi a prevalere era
l’amore.
Ma stavolta non era così,a prevalere erano due
cose,si,l’amore c’era,ma era
presente allo stesso modo anche il dolore. Fu strano, ma bello.
Successivamente
andammo nella mia camera,e ci addormentammo uniti in un abbraccio. Il
giorno
dopo credevo di averlo solo sognato,ma cambiai idea quando vidi Tom
dormire
beato al mio fianco,mentre un suo braccio mi cingeva dolcemente la
vita. Sentii
la porta di casa aprirsi,così scesi velocemente dal
letto,svegliando Tom.
-“Scusa,è
arrivato
tuo fratello.” spiegai,mentre mi rivestivo.
-“Chi
se ne frega! Tanto
lo sa che stiamo insieme.” Disse lui,afferrandomi per i
fianchi e facendomi
ricadere accanto a lui. “E poi non ci può
vedere,la porta è chiusa a chiave.”
-“Ma
lo sospetterà.” Replicai
preoccupata.
-“Ma
di cosa hai
paura?” domandò,tirandosi su con un braccio.
-“Non
ho paura,ma mi
vergogno.” Risposi arrossendo visibilmente. A quelle mie
parole mi
abbracciò,affondando la testa nei miei capelli.
-“La
mia piccola
timidona.” Disse,sorridendo e baciandomi.
-“Il
mio piccolo
chitarrista.” Sorrisi anche io,ma feci presto a tornare
triste.
-“Sei
ancora turbata
per ieri,vero?”
-“Si,non
riesco a
credere di essermi comportata in quel modo.”
-“Tranquilla,con
me
al tuo fianco non succederà più. Come ti ho
già detto,ti aiuterò io e insieme
ce la faremo.”
-“Grazie.
In fondo si
vive una sola volta,e sono sicura che mia madre e mio padre vogliono
vedermi
felice. Mentre io mi sto piangendo addosso. Da oggi voglio
cambiare,voglio
tornare l’Evelyn di un tempo.” Il volto del mio
ragazzo si illuminò di una luce
quasi accecante. Tirò fuori un sorriso mozzafiato,che non
gli avevo mai visto
fare,se non a suo fratello nei momenti più intimi tra loro.
-“Non
puoi immaginare
quanto vogliano dire quelle tue parole per me.” disse. Nel
frattempo Bill stava
camminando lungo il corridoio,e lo sentii sbattere la porta di camera
sua. Guardai
Tom con sguardo interrogativo.
-“Forse
ha litigato
con Emily.” Rispose,alzando le spalle.
-“Vado
da lui.”
annunciai,rialzandomi e incamminandomi verso la porta.
-“E
mi lasci solo
soletto qui?” sembrava un cane bastonato a cui avevano
sottratto l’osso.
-“Si.”
Ribattei sorridente
“E vestiti nel frattempo!”
-“Agli
ordini
capitano. Anche se secondo me sono molto più bello come
mamma mi ha fatto.”
-“Sta
tornando fuori
il vecchio Tom?” ero sbigottita. Nell’ultimo mese
sia io che lui sembravano dei
semplici fantasmi. Ed ora eccoci lì,riuscivamo a sorridere
dopo tanto tempo. Doveva
esserci lo zampino dei miracoli amorosi,ancora una volta.
-“Forse
si,ma non in
tutto,che sia chiaro. Se prima avevo una decina di ragazze alla
settimana,ora
non mi servono. Io ho te.” Dopo quella frase mi diressi verso
la camera di Bill
e bussai debolmente, aspettando che mi facesse entrare. quando sentii
la sua
voce simulare una specie di “Avanti”,spinsi la
porta,entrando nella stanza. Lo trovai
disteso a pancia in giù sul letto,con la faccia immersa nel
cuscino,tanto che
mi chiesi come facesse a respirare. Gli andai vicino e mi sedetti
sull’angolo
del letto. Lui girò la testa di lato,e quando mi vide
spalancò la bocca. Doveva
essere uno sconvolgimento veder tornare in vita un fantasma,quindi non
lo
biasimai.
-“È
successo
qualcosa?” chiesi.
-“Mi
sono lasciato
con Emily.” Sbuffò,senza dimostrare un dispiacere
sincero.
-“Cosa?
E come mai?”
ero stupefatta da quella mancanza di sofferenza,credevo si amassero
seriamente.
-“Non
ci amavamo
abbastanza,ed eravamo stufi di continuare una storia priva del vero
amore.”
-“Non
mi sembri tanto
toccato dalla cosa.”
-“Il
fatto è che non
lo sono proprio,e questo mi preoccupa. Sto diventando privo di
emozioni?” mi
guardò con quelli occhioni da cucciolo che solo lui sapeva
fare. Involontariamente
risi.
-“Ma
no,tranquillo! Se
c’è una persona che non può diventare
insensibile,quello sei tu!” esclamai,carezzandogli
la schiena. Lui sorrise,sollevato. Bastava poco per fargli cambiare
idea e
convincerlo del contrario.
-“Grazie,Eve!”
urlò
felice,prima di stritolarmi in un abbraccio micidiale.
-“Prego.”
Replicai io,quando
riuscii a respirare di nuovo. “Credo che il mio lavoro qui
sia finito. Scendo a
preparare la colazione. Te hai già mangiato?”
-“No,quindi
ti sarei
grato se mi preparassi un caffè,per favore.”
-“Ma
certo,DivaH!” dissi,con
tono canzonatorio. Poi mi precipitai in cucina e preparai la colazione.
Era
tanto che non lo facevo più,e lo feci con piacere. Era
ufficiale: Evelyn stava
rinascendo!
|
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Capitolo 18 *** AVVISO ***
AVVISO: Ciao a tutte/i!!! Mi dispiace avvertirvi che,a causa
della scomparsa improvvisa della mia ispirazione,dichiaro ufficialmente
che il capitolo diciassette,ovvero l'ultimo che ho postato,è
l'ultimo dell'intera storia!... Nel finale Evelyn si sente rinascere
dentro,quindi potete immaginarvi un lieto fine... Mi dispiace
tantissimo non soddisfare le vostre aspettative,forse... Comunque ci
tengo a ringraziare tutte coloro che mi hanno seguito fino alla
fine...
Un grazie va a coloro che l'hanno aggiunta tra le preferite:
A chi l'ha messa tra le seguite:
1 - D o d i
2 - Erchel
3 - ErisHope
4 - GretaTK
5 - indienerd
6 - jess_th483
7 - LisaHeiligTk
8 - Louder_
9 - Marty 483
10 - Marty_483_
11 - Rebe_Echelon_483
12 - sasha_fierce_
13 - Tomminakaulitz
14 - trilly1991
15 - ZoomIntoMe
16 - _Black_Abyss_
17 - _FurImmerJetzt_
18 - _Grumpy
19 - __Shadow__
E chi tra le ricordate:
E,ovviamente,ringrazio tutte quelle che hanno avuto la
pazienza e la volontà di recensirmi:
1-
memy881
2- _Black_Abyss_
3- Temils_HugBroken
4- Veri_995
5- unleashedliebe
6- SchwarzeMeer483
7- elly__
8- Layla
9- Saltellina14
10- Rebe_Echelon_483
11- Jiada95
Spero di non aver deluso nessuna di voi,anche se io sono rimasta delusa
da me stessa,perchè non sono riuscita a portare a termine
una storia nel modo giusto...Scusatemi... Comunque non è
detto che non potrà esserci un sequel!! *Se ne va di
soppiatto,rimanendo sorpresa dall'ultima frase che ha detto lei stessa*....
Chissà....
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