End of Time

di Fuuma
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** [capitolo 01] .Incubi nella Notte. ***
Capitolo 2: *** [capitolo 02] .Perso in un'eclissi. ***
Capitolo 3: *** [capitolo 03] .Coma. ***
Capitolo 4: *** [capitolo 04] .Un bacio che significa Desiderio. ***
Capitolo 5: *** [capitolo 05] .Scuse che sanno di Bugie celate. ***
Capitolo 6: *** [capitolo 06] .Non ti amo. ***
Capitolo 7: *** [capitolo 07] .Schegge di cuori infranti. ***
Capitolo 8: *** [capitolo 08] .Notte insonne. ***
Capitolo 9: *** [capitolo 09] .Brividi. ***
Capitolo 10: *** [capitolo 10] .Terra: di nuovo. ***
Capitolo 11: *** [capitolo 11] .Sempre uguale. ***
Capitolo 12: *** .12. ***
Capitolo 13: *** .13. ***
Capitolo 14: *** [capitolo 14] .Vorrei solo che tu sapessi. ***
Capitolo 15: *** [side story 01] .Bornt from Egg. ***
Capitolo 16: *** [capitolo 15] .Tre su Cinque. ***
Capitolo 17: *** [capitolo 16] .Gli occhi del Mondo. ***
Capitolo 18: *** [capitolo 17] .I Cancelli di Zaffiro. ***



Capitolo 1
*** [capitolo 01] .Incubi nella Notte. ***


Titolo: End of Time
Serie: Tokyo Mew Mew
Capitolo: 1 di ?
Rating: Angst
Pairing: MasayaxIchigo inizialmente, poi diverrà una RyouxIchigo e verrà inserita una coppia yaoi.
Note: Ebbene sì, ho casualmente ripreso in mano la fic ed ora la sto addirittura ricorreggendo e sistemando con un italiano più decente, portando un po' di chiarezza.

Fic che avevo in mente da tempo, da quando ho visto un AMV su TMM con la song di McCartney di cui ora non ricordo manco il titolo XD, vabbeh, inizialmente sarebbe dovuta partire proprio con quella song in sottofondo ma poi ho cambiato idea. Ora nelle cuffie ascolto Every Heart del soundtrack di Inuyasha e la trama è un po' cambiata... diciamo piuttosto allungata X3!
Confesso già da subito che tra Ryou e Masaya io preferisco quest'ultimo v_v... e mi secca parecchio che in molte ff che ho letto lui faccia sempre la figura del pirla, incompetente, patetico, traditore e chi più ne ha più ne metta=.=... Non nego che un po' picio lo sia, però anca lui ha il suo fascino XD.. Lui ma soprattutto Deep Blue *ççç*! Ebbene sì, io tifavo per il cattivone >XD! Per cui in questa fic Ryou si metterà sì con Ichy ma è mio desiderio (e dovere*.*) far riscattare anche quel povero sfigato di Aoyama-kun, come? Lo scoprirete XD! Vi avverto solo che ne vedrete delle belle X3!
WARNING: Adoro il genere yaoi ergo sappiate che non mancherò di ficcarcelo *ççç*!
p.s. I nomi sono quelli originali: Ichigo-Strawberry, Masaya-Mark, Ryou-Ryan, Purin-Paddy, Retasu-Lori, Zakuro-Pam, Keiichiro-Kyle


Capitolo#01

.Incubi nella Notte.

Sogni.
Desideri.
Illusioni.
Tutto perso nel marasma delle anime perdute cacciatrici di ricordi.
Ogni cosa inghiottita dal fuoco, sotterrata da mani di petrolio e affogata nel sangue.
Storia.
Mente.
Corpo.
Cancellato dal mondo.
Scacciato dalla memoria.
Artigli come il fuoco affondate nella carne.
Zanne perlacee mostrate con odio e orgoglio.
Sarà la fine di tutto.
Sarà la fine di tutto quanto...

Caldi occhi nocciola si aprirono di colpo scrutando la notte, premendo una mano al petto e respirando con affanno.
- E'... è stato soltanto un incubo... - mormorò con voce spezzata dal timore.
Sospirò togliendo dal viso candido una delle ciocche rossicce imperlate di sudore.
- Per fortuna... -
Si coricò di nuovo a letto, socchiudendo gli occhi.
Non aveva voglia di tornare a dormire.
- E' solo un sogno... - si ripeté, per darsi forza - E' soltanto... un sogno... -
E si riaddormentò mentre le tende bianche della stanza giocavano col vento e si nascondevano alla luna.
Bisbigli lontani soffiarono nella stanzetta accarezzandole la guancia di pesco, posandole baci invisibili sulla fronte per cullare il suo sonno.
Poco distante altri occhi si spalancarono spaventati.
Dello stesso colore nocciola ma più penetrante e, forse, persino più spaventato.
La voce, dal timbro maschile e dalla dolce tonalità, mormorò appena qualche frase sconnessa.
Non parlava di sogni lui, né di incubi.
Eppure quello che aveva visto nel suo sonno infranto non poteva essere altro.
Non era la realtà.
Perché allora era così convinto del contrario?
- No... - bisbigliò, la voce morta in gola, le gocce di sudore che scendevano dispettose per la fronte rosea e lungo il mento, carezzando il collo ed il petto glabro.
Soltanto una maglietta bianca a coprirlo ed un paio di boxer verdastri.
Deglutì.
Più volte.
- Non può essere... -
Chiuse gli occhi con la mano poggiata al viso. Incredulo.
- Non... non può succedere di nuovo... -
Singhiozzò.
Una volta soltanto.
Debolezza.
Poi silenzio.
Riaprì gli occhi e si alzò gettando lontano le lenzuola in un gesto impulsivo e violento.
Si portò allo specchio rettangolare che rigettava a lui il suo riflesso impaurito. Patetico.
Strinse la mano a pugno con le unghie che penetravano nella carne e il sangue che scivolava lungo il palmo, infrangendosi a terra senza rumore.
- Non te lo permetterò. - parlò al riflesso - Non te lo permetterò MAI! -
Un pugno raggiunse con rabbia lo specchio infrangendo il suo riflesso in mille pezzi che si abbatterono sul pavimento freddo.
Mille riflessi di sé spezzati con le proprie mani.
E lui che ansimava rabbioso senza sapere come trattenere quello che stava provando.
Odio.
Paura.
Rabbia.
E tutto per uno stupido sogno.
Tutto soltanto a causa sua...
Si lasciò cadere seduto sul materasso del letto, le dita affondate nei capelli scuri e il cuore che martellava nel petto.
Faceva male.
Cazzo, faceva troppo male!
Ma cosa poteva fare lui?
Impotente.
Inutile.
Serrò i denti trattenendo il respiro, cercando di non piangere.
Miserabile e patetico.
Era un uomo, no? Non aveva senso piangere!
- Non... non te lo permetterò... - bisbigliò triste, eppure con una convinzione che non lo avrebbe abbandonato facilmente - No. Non questa volta. -
Chiuse gli occhi sdraiandosi stancamente sul letto, permettendo all'oscurità della notte di avvolgerlo nel suo sudario, ma non si addormentò più.


.PRIMO CAPITOLO FINE.

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Capitolo 2
*** [capitolo 02] .Perso in un'eclissi. ***


Titolo: End of Time
Serie: Tokyo Mew mew
Capitolo: 2 di ?
Rating: Angst
Pairing: MasayaxIchigo… ma tra tre o quattro capitoli le cose cambieranno..
Note: Confesso che me la sto proprio prendendo comoda XD! Da quel che avevo in mente io Masaya doveva “mollare” Ichigo già da questo capitolo, invece non se ne farà niente per altri due capitoli. Valà valà so che il mondo non aspetta altro che il biondino si faccia avanti con Ichigo... ma può anche continuare ad aspettare XD! Prima le cose importanti >_>! (Ryou: E io non sarei importante é__è??? A: Ehm... Bè.. sicuro che vuoi che ti risponda ò.o? Ryou: No, ora che me l’hai chiesto non ci tengo più guarda=_=!)
Buona lettura.


Capitolo#02

.Perso in un'eclissi.

Il profumo di erba appena tagliata pizzicava le narici.
Avevano camminato per tutto il tempo, mano nella mano, in silenzio, lungo il viale alberato che conduceva al parco di Ueno.
I ciliegi già fioriti lanciavano al vento i loro petali in una danza bianca e rosata ed il parlottare della gente si mescolava dando vita ad un'unica voce.
Tra loro, invece, silenzio.
Non avevano aperto bocca dopo i saluti iniziali.
Si erano sorrisi.
Avevano iniziato istintivamente a camminare verso la meta stabilita il giorno prima, al telefono.

Poi basta.
Silenzio.
I grandi occhi nocciola di lei continuavano a spiare il volto di lui, imprigionato in un'espressione stranamente apatica. Distante.
Era strano, non era difficile per lei capirlo.
Si fece forza, prendendo fiato.
- Aoyama-kun... - mormorò flebilmente, timorosa di essere sentita.
Il ragazzo si voltò verso di lei, prestandole attenzione.
Occhi nocciola puntati in altri occhi nocciola.
- Ah! Ecco... -
Non si aspettava di essere udita.
Raccolse le idee, cercando le parole adatte.
- Bè... c'è.. c'è qualcosa che ti turba per caso? -
- No. -
Troppo veloce quella risposta, come se già l'avesse preparata in precedenza conscio della domanda che la ragazza gli avrebbe fatto.

La conosceva così bene. Forse troppo, anche per esser il suo ragazzo.
- Ah... D'accordo. -
Sorrise, impacciata, e lui ricambiò. Sospirando.
Era strano Masaya.
Era davvero strano.
- Aoyama-kun... - ritentò di nuovo, questa volta con più sicurezza nella voce.
- Ichigo. - fece lui fermandosi.
Il cuore di lei in gola, sentiva che sarebbe soffocata di lì a poco se il ragazzo non avesse parlato.
- S... sì? - chiese, cercando di incitarlo a parlare.
- Non devi preoccuparti, io sto bene. -
Reclinò il capo sorridendole con dolcezza.
Una dolcezza strana.
Falsa.
Bugiardo.
Non stava bene.
Quello non era il Masaya di sempre!
- Però... -
Il dito indice poggiò delicato sulle morbide labbra di fragola di Ichigo e la frase morì a mezz'aria senza mai essere completata.
- Sto bene. - mormorò lui, il sorriso intenerito sulle labbra, il viso più vicino a quello di lei. Molto più vicino. Ancora. Fino a sfiorarle la guancia di pesco lasciandole l'impronta di un bacio.
- Non voglio che ti preoccupi per me. -
La voce di Masaya nell'orecchio, insieme al suo respiro, era calda, soffice.
Ichigo chiuse gli occhi, annuendo di riflesso mentre le braccia si allacciavano al collo del ragazzo e si stringeva di più a lui baciandolo a sua volta, premendo la bocca contro la sua e infilando la linguetta curiosa nel suo antro. Piano. Timidamente.
In un bacio che durò soltanto pochi altri attimi prima che Masaya stesso la allontanasse da sé.
Perché?
Lo guardò stupita ma lui non le diede alcuna spiegazione, si voltò invece indicando uno dei rigogliosi Sakura sotto cui le altre ragazze avevano preso posto e, con loro, anche Ryou Shirogane.
Lo vide subito, come non notare quei biondi capelli, figli dei raggi di sole, e gli occhi, freddi amanti del ghiaccio.
Accanto a lui Retasu aveva già iniziato a versare il tè, ma ogni volta che cercava di cambiare posizione per versare il contenuto della caraffa nelle tazzine rimanenti, finiva per rovesciarne gran parte sulle gambe di qualcuno.
- Ahaaaa, mi dispiace tanto!!! - esclamò per l'ennesima volta mentre il liquido bollente imbrattava i jeans bianchi di Ryou.
- Non.. non fa niente... - borbottò lui trattenendosi dall'urlare per il dolore. Ah, come bruciava, bruciava, bruciava, bruciavaaa!!!
- Ichigo, sei arrivata finalmente! - fece invece Purin, alzandosi e trotterellandole intorno con un largo e allegro sorriso.
- Salve a tutti! - salutò la ragazza, agitando la mano, sedendosi sul plaid steso tra l'erba.
Fu un caso che capitò vicino a Ryou, era l'unico posto libero e non per quello dovette farci caso.
Piuttosto ripensava ancora a Masaya che, salutando pacatamente gli altri, si era seduto a sua volta e volgeva lo sguardo nocciola al cielo.
Azzurro.
Tanto azzurro da sembrare vuoto nella sua immensità.
E, più in alto, la palla dorata del sole brillava intensamente.
Tra pochi minuti sarebbe stato oscurato.
Per quel motivo tanta gente si era data appuntamento al parco di Ueno per ammirare il cielo. Per l'eclissi solare.
- Ormai dovremmo esserci. - asserì Ryou dando un occhiata all'orologio al polso.
- Mhm. - sospirò Masaya, sentendolo appena.
Ichigo si sistemò più vicina al suo ragazzo, Retasu poggiò la teiera sul prato sperando di non farla cadere, Minto si sistemò la frangia bluastra infilando gli occhiali da sole dalle lenti modificate imitata da Zakuro, e Purin batteva le mani a ritmo di una canzoncina cinese, incitando il sole a svanir dietro la luna.
- Ecco guardate, il sole sta scomparendo! - esclamò Ichigo stretta al braccio di Masaya.
Lentamente la sfera solare venne coperta dalla luna e cadde l'oscurità.
Lenta.
Buia.
Impenetrabile.
Masaya fissò la sfera ormai nerastra da dietro le lenti dei suoi occhiali da sole.
Non gli piaceva l'oscurità, la temeva, la detestava.

Quel che non puoi vedere fa paura.
Sentì le mani morbide di Ichigo premere maggiormente intorno al suo braccio.
La guardò, sebbene non potesse che scorgere a malapena la sagoma del suo viso, i delicati lineamenti di un volto nell'ombra. Sorrise poggiandole un bacio sulla fronte liscia.
La sua luce. Che lo aveva sempre tranquillizzato, che amava da sempre.
Poggiò il capo sulla testolina rossiccia di lei e si rilassò.
Stava così bene quando era con lei.
Calmo.
Trasportato in un mondo in cui vi erano soltanto lui e Ichigo.
Splendido.
Sorrise mentre il sole era diventato per qualche istante nient'altro che un ricordo e il suo alone dorato cercava di mostrarsi da dietro una luna che dipingeva ogni cosa di nero, affondandola nelle tenebre per qualche minuto soltanto.

Quando il ciclo della luna proseguì, tornò la luce e l'eclissi scomparve.
- Ahaaa, che bella! - Ichigo sorrise, alzando il visino verso Masaya.
- Sìììì, rifacciamolo! - esclamò Purin, scattando in piedi e alzando le braccia al cielo.
- Oh no, il tè si è rovesciato tutto sull'erba. -
- Tranquilla Retasu, non è un problema. - le fece Zakuro con calma, rialzando la teiera per poggiarla in una posizione più stabile.
- Ma ora non ne abbiamo più! - blaterò l'altra dispiaciutissima.
- Hn! Naturalmente IO ho portato la scorta. - fu la volta di Minto che, compiaciuta, indicò il cestino del pranzo che aveva portato personalmente - Non potevo certo rischiare di rimanere senza far merenda all'ora del tè. -
- Ohooooo, quanta roba! -
- Purin, non mangiartela tutta!!! -
- Mhmmm, quanto è buono! -
- Puuuriiiin!!! -
Zakuro sorrise appena quando Minto si alzò per iniziare una rincorsa contro la loro scimmietta bionda che saltava qua e là agilmente senza mai stancarsi, mentre Ichigo sfiorava con cautela i capelli di Masaya che ancora teneva il capo poggiato sul suo.
Lo guardò con le gote spruzzate di rosso.
Imbarazzata.
Le sembrava che la guardassero tutti.
Beh, infondo non c'era nulla di male, no? Masaya era il suo ragazzo, poteva permettersi di starle così vicino!
Ryou li guardò, un attimo soltanto prima di distogliere gli occhi zaffirini.
Gelosia?
Certo.
I denti perlacei torturavano il labbro inferiore mentre le mani continuavano a sfregarsi l'una con l'altra.
Gelosia?
Sì, cazzo!
Sussultò persino quando Retasu gli rivolse qualche parola balbettata.
Non l'aveva capita ma decise ugualmente di annuire e lei gli sorrise ringraziandolo per qualcosa, qualsiasi cosa tanto lui non l'avrebbe ascoltata comunque.
Poi la voce di Ichigo divenne preoccupata.
Tutto ad un tratto.
Senza che ce ne fosse un apparente motivo.
- Aoyama-kun? - domandò alzando un po' il tono, in attesa di una risposta.
Niente.
Le palpebre del ragazzo erano insistentemente chiuse, calate a coprire iridi nocciola.

- Aoyama-kun! -
Non le rispose.
Sembrava dormire.
Si scansò da lui e allora vide il suo corpo ricadere indietro, sdraiato sul plaid.
Addormentato.
Come morto.

Respirava appena.
Immobile.
Doveva essere svenuto.
Ma perché?
- Aiyama-kun che ti succede?!? - fu più stridula la voce di Ichigo quando lo urlò, con la disperazione che si scioglieva nello sguardo - Perché non apri gli occhi?!? -
Nessuno avrebbe dato risposta a quella domanda, non in quel momento, e Ryou le si fece accanto guardando a sua volta il corpo inerme di Masaya.
Qualcosa di molto simile al piacere si sparse lungo il petto ed il senso di colpa per aver gioito del suo stato affondò più doloroso di un coltello.
Non era il momento di pensare al peggio.
- Si può sapere che diavolo gli è preso? - domandò, forse retorico, mentre gli afferrava il polso per sentire il battito.
Sì, c'era. Debole però.
- Dobbiamo portarlo all'ospedale. - commentò pacato, nessuna emozione gli si sarebbe letta in volto.
Freddo.
Insensibile.
Balle!
Ma perché mai proprio lui avrebbe dovuto mostrarsi dispiaciuto per il quello che era il suo rivale? Non più anzi, perché ormai Ichigo gli era stata rubata lasciandolo senza alcuna speranza.
Fanculo.
Basta pensare a queste stronzate!
Doveva portarlo all'ospedale dove qualcuno avrebbe detto loro che diamine era successo a quello stupido Aoyama.
Sì.
Doveva fare così.
- All'ospedale? Ma stava bene fino a poco fa! -

Ichigo aveva di nuovo urlato senza rendersene conto e le lacrime avevano già iniziato a fare capolino dai grandi occhi color cioccolato, affogandoli e rendendoli tanto lucidi da sembrar che si stessero per sciogliere.
- Calmati, vedrai che non sarà nulla di grave. -
La fissò dritta negli occhi.
Zaffiri e nocciole.
Sguardo intenso.
Respiro trattenuto.
Ichigo annuì con il volto leggermente arrossito, come tutte le volte che fissava Ryou negli occhi a quel modo.
Erano troppo belli i suoi occhi.
Incantatori.
Stregati.
Ma lei doveva pensare ad Aoyama-kun, no?
Perché allora il cuore voleva scoppiarle nel petto?
No, no, doveva pensare ad Aoyama-kun.
Masaya.
- Masaya... -
Ecco brava.
Si alzò in piedi mentre Ryou si caricava in braccio il corpo del ragazzo, storcendo il naso per il fatto che fosse toccato proprio a lui trasportarlo. Forse avrebbe dovuto lasciarlo lì e mandarlo a quel paese dicendo ad Ichigo che ci avrebbe pensato lui a renderla felice, perché quel tipo non ne era in grado, perché Masaya Aoyama non era degno di lei.
Come poteva non essersene ancora accorta?
Lui l'amava tanto, e anche più di quel ragazzo che impersonificava l'assurda perfezione.
Non era giusto.
Non lo era affatto!
Eppure si incamminò per uscire dal parco di Ueno, sotto la danza dei petali di sakura, avvolti dal loro profumo, e chiamarono un'ambulanza che di lì a poco li raggiunse. Quindi via verso l'ospedale, per scoprir cosa fosse successo a Masaya.


Erano rimasti tutti fuori dalla porta chiusa della stanzetta ospedaliera, circondati dal viavai di personale medico che aveva smesso di dar loro retta da tempo e li attraversavano con i loro sguardi quasi fossero invisibili.

Si sentivano come fantasmi tra quelle parete immacolate. Erano come spettri che ancora erravano per il Mondo incapaci di raggiungere la pace o qualsiasi cosa ci fosse stata dopo la Morte.

Qualcuno singhiozzò.

Ichigo.

Che con voce sottile domandò un flebile: - Lui... lui starà bene, vero? -

Minto sospirò tentando un sorriso sforzato e triste.
- Vedrai che andrà tutto bene. -
- Certo che sì, il tuo ragazzo è forte! - aggiunse Purin stringendo i pugnetti e avvicinandosi alla ragazza.
- Sì... -
Eppure non sembrava convinta la sua voce.
Ryou le posò una mano sulla nuca, mentre la frangia le nascondeva gli occhi lucidi di pianto.
- Tranquilla. - mormorò abbassandosi su di lei, rimanendo alle sue spalle - Tra poco aprirà gli occhi e tu potrai parlargli di nuovo. -
Bugiardo.
Se anche pensava che fosse possibile, dentro di lui sperava non li riaprisse più.
Ti prego, non svegliarti. Ti prego, lascia che sia io a rimanere accanto ad Ichigo.

Non faceva altro che pensare a questo, se ne pentiva, certo che se ne pentiva, ma non sapeva come fare per smettere.
Non si può essere così cattivi da desiderare la morte di qualcuno.
Lui non era così, dannazione!
Sospirò.
Avrebbe voluto abbracciare Ichigo.
Soltanto un abbraccio, per sentire il suo calore attraverso i vestiti, per sentire di più il profumo dolce della sua pelle e lo shampoo alla fragola dei suoi capelli. Ma si tirò indietro notando uno dei medici che si era portato vicino al loro gruppo per parlar loro.
- Sta... sta bene? - domandò la ragazza in direzione dell'uomo in camice bianco.
L'uomo annuì.

- Sembra di sì. -

Eppure c'era perplessità sul suo viso, la si poteva leggere chiaramente, come parole in nero stampate su di un libro.
- Come sarebbe a dire sembra? - era stato Ryou ad indagare.
- E' difficile dirlo con certezza. Non si è ancora risvegliato, ma è stabile. Tuttavia non abbiamo ancora scoperto le cause del suo coma. -
In sei sbarrarono gli occhi a quella parola e in sei la ripeterono increduli.
- Coma?! -
Non poteva essere.
- Sì. -
- Cosa? -
- Mi spiace. -
- Ma... Ma... -
- Purtroppo non ci resta che attendere nuovi sviluppi. -
- Ma come... -
- Mi spiace, non sono in grado di dirvi altro. In ogni caso se ora volete potete entrare, ma uno alla volta per favore. -
Se ne andò così, voltando le spalle a sei ragazzi e tornando a pensare ad un altro paziente. Fuori uno avanti il prossimo. E' così che funzionava il suo lavoro.
Ichigo rimase a lungo a fissare le sue spalle allontanarsi, finché non scomparve dietro l'angolo del muro.
Gli occhi sgranati, la bocca aperta.
Non poteva essere vero quello che aveva detto quel dottore, in quel modo, guardandola negli occhi e con la voce ferma di chi non si lascia coinvolgere da niente.
Mentiva.
Doveva mentire.

Aoyama non poteva essere in coma.
Lui stava benissimo!
Lui stava...
- Ichigo! -
Le voci delle sue amiche divennero un flebile sussurro, distante e ovattato quando sentì il suo corpo divenire improvvisamente leggero e trasportato via da una corrente invisibile, galleggiando nell'aria finché non si scontrò contro il pavimento in un tonfo sordo.
- Kami-sama! Ichigo! -
Corsero tutti intorno a lei, inginocchiandosi all'istante quando il suo corpo cadde a terra, svenuta per lo shock.
- Ichigo fatti forza! -
Ma gli occhi di Ichigo si chiusero e allora sognò di Aoyama...
Allora sognò il ritorno di Deep Blue...


.SECONDO CAPITOLO FINE.

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Capitolo 3
*** [capitolo 03] .Coma. ***


Titolo: End of Time
Serie: Tokyo Mew mew
Capitolo: 3 di ?
Rating: Angst
Pairing: MasayaxIchigo
Note: Su, su abbiate pazienza, manca solo un capitolo allo sfacelo della coppia *fissa Masaya* Poor Masa-kun ç.ç! Cmq già dal prossimo potrete ammirare (A: Tsk>_>! Ryou: Che sarebbe quel "tsk" é_è??? A: No nulla v_v.) il bel biondino in azione X3 e, di buono, c'è che questo capitolo in fondo è corto corto... mentre quello che verrà sarà pure fin troppo lungo=.=... ma tralasciamo quanto cavolo ci ho messo a scriverlo che è meglio éOè!
Buona lettura, nya X3!

Capitolo#03

.Coma.

POV ???
Calore sulla pelle.
Lo scrosciare di un torrente a poca distanza.
Il fruscio dell'erba sotto la schiena sdraiata.
E la sua voce che accarezza le orecchie.
- Dormite, mio signore? Il sole è sorto da tempo, è ora di svegliarsi! -
Svegliarsi?
Ma quanto ho dormito?
- Aprite gli occhi. -
No, sono stanco, non ne ho la forza.
Sono così stanco...
- Aprite gli occhi, mio signore, il giorno vi attende. -
Ma che ore sono?
Cos'è successo?
Io... non capisco.
- Aprite gli occhi. -
Non ci riesco.
Perché non riesco ad aprire gli occhi?
- Ecco così, bravo. -
Ma io non li ho aperti!
- Guardate che bella mattina. -
Come posso guardare qualcosa se non riesco ad aprire gli occhi.
Con chi stai parlando?!
Non sono io quello! Io... io sono qui, non mi vedi?!
- Il sole splende più forte ora, anche lui è felice per il vostro risveglio. -
Non è vero! Io non mi sono mai risvegliato! Sto ancora dormendo non lo capisci?!?
Che qualcuno mi svegli!
Che qualcuno mi aiuti!
Che qualcuno... mi ascolti...
Io sono qui!
Io... sono... ancora qui...
Vi... prego...
...
Gocce d'acqua si infransero sulle rocce che delimitavano quella che, ad occhio e croce, somigliava ad una prigione.
Una prigione di roccia e acqua.
E lui in mezzo a tutto quello.
Immobile. Da secoli.
Muto. Da sempre.
Cieco. Da quando lo avevano incatenato in quel luogo, allontanandolo da tutto il resto, dal monto intero.
Eppure riusciva a sentire ogni cosa gli accadesse intorno.
Sentiva sempre una voce.
Parlava.
Parlava con lui e gli augurava il buongiorno con una dolcezza che mai gli era stata rivolta; non era mai riuscito a rispondergli, a parlare, a muoversi...
Rimaneva prigioniero.
Bloccato in qualcosa che doveva essere un sogno ma che lui percepiva come realtà.
Crudele.
Era con lui che parlava quella voce ma c'era sempre qualcun altro che rispondeva al posto suo.
E, dopo un po', lui veniva sempre lasciato indietro.
Abbandonato.
Solo.
No...
Non voleva rimanere in quel luogo.
Non gli piaceva.
Non riusciva a vedere il sole da lì!
Aiuto!
Aiuto!
Che qualcuno mi aiuti!
- I...chi...go... - mormorò una voce che forse era la sua e svanì, rapita dal vento e trasportata distante, dove sarebbe morta lentamente divenendo nient'altro che un flebile sbuffo...

Le pareti bianche dell'ospedale davano sempre un senso di claustrofobia quando veniva a trovare Masaya.
Nell'ultima settimana Minto e Purin l'avevano continuamente tenuta d'occhio, accompagnandola e standole sempre vicino, per evitare che svenisse di nuovo.
Non era più successo naturalmente, ma non per questo la preoccupazione per Masaya era scomparsa.
Anzi...
Giorno dopo giorno la consapevolezza che lui non si sarebbe più svegliato aumentava, lacerandola da dentro come un acido.
Kami-sama, tutte le volte che attraversava la porta della stanza 66 sperando di trovarlo finalmente sveglio, era come morire.

Non si era più svegliato. Non aveva più aperto i suoi occhi. Non aveva più fatto udire la sua voce.
Dormiva così profondamente.
Il bel viso dai lineamenti ancora adolescenti era rilassato, le palpebre sempre chiuse a celare le profonde iridi nocciola. Occhi così sinceri e così dolci che a volte non le sembravano appartenere ad un essere umano.
Particolari.
Anche i suoi erano nocciola, ma quelli di Masaya erano diversi, sembravano screziati d'oro per quanto alle volte brillassero a guardarla.
Non aveva mai visto occhi più dolci dei suoi.
Splendidi.
Ed ora non li avrebbe più rivisti.
Non era giusto!
Deglutì entrando nella stanzetta.
L'odore del disinfettante mandava la nausea.
Accidenti, avrebbe dovuto accettare l'offerta di Shirogane di accompagnarla all'ospedale, invece aveva finto che tutto andasse bene e che lei avesse ormai superato lo shock. Che stupida.
- Ciao Aoyama-kun! - esclamò allegra avanzando nella stanza e sedendosi sulla sedia, accanto al lettino in cui il corpo di Masaya non dava segni di miglioramenti.
- Lo sai, oggi sono passata dal Caffè Mew Mew e Keiichiro-san ha preparato una delle sue squisitissime torte! Era la fine del mondo, io ne ho mangiato addirittura due fette! - affermò orgogliosa di sé, gesticolando con le mani per indicare la grandezza della torta.
- Sì, sì, non sai cosa ti sei perso, ma visto che io sono adorabile te ne ho portato una fetta! E solo perché ti amo tanto! - continuò con gli occhi a forma di cuoricino mentre posava sul comodino un piattino di plastica rivestito di carta velina - Ora, però, svegliati o me la papperò tutta io! -
Rise guardando il ragazzo.
Non si era mosso.
Che si aspettava?
- Aoyama-kun... dai, svegliati... qui c'è... - si fermò un attimo, raccogliendo una lacrima con il dorso della mano - Svegliati o non troverai più la torta... -
Singhiozzò.
- Aoyama-kun... -
E infine pianse ogni lacrima che non pensava d'aver più, poggiando il capo alle lenzuola che coprivano Masaya.
Bianche anch'esse.
Tutto era così bianco che faceva venire il mal di testa.
- Ma perché non ti svegli? -
Nessuno lo sapeva.
I dottori non avevano più scoperto cosa avesse scatenato il suo coma.
E passò un'altra settimana.
Ma la stanza numero 66 di quell'ospedale rimase sempre occupata da Masaya Aoyama, e Ichigo Momomiya non lasciò trascorrere un unico giorno senza andarlo a trovare.
E passò un mese intero.
E tutte le speranze riguardo al suo risveglio si spensero come flebili fiammelle sotto la furia di un vento impetuoso.
I genitori piangevano quando andavano a trovarlo e scuotevano il capo rassegnati.
I suoi compagni di scuola non gli portavano più nemmeno i compiti.
Soltanto Ichigo ancora non si rassegnava.
La speranza è l'ultima a morire..
...ma prima o poi...
Muore anch'essa...
Eppure...
In un soleggiato giorno di d'inverno, la voce impastata dal sonno di Masaya mormorò qualcosa e i suoi occhi tornarono a mostrarsi al mondo.
- I... chi... go... -
Masaya Aoyama si era svegliato.


.TERZO CAPITOLO FINE.

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Capitolo 4
*** [capitolo 04] .Un bacio che significa Desiderio. ***


Titolo: End of Time
Serie: Tokyo Mew mew
Capitolo: 4 di ?
Rating: Angst
Pairing: MasayaxIchigo
Note: Una sola nota, da questo capitolo inizierà a comparire un po' più spesso Mr. Biondino Shirogane XD!

p.s. Per chi lo ha notato e me lo ha fatto gentilmente notare (grazie mille Pfepfer*-*/!) no, nel capitolo prima il nome Ichigo SHIROGANE non era voluto.. è che una mia amica, che ficco spesso in mie storie XD ha questo nick (indovinate un pò che coppia tifa di TMM >XD) e per abitudine ho usato quel cognome^^"... Chiedo venia^^!

Capitolo#04

.Un bacio che significa Desiderio.

Quel pomeriggio si udì soltanto l'urlo di sorpresa mista a gioia di Ichigo Momomiya.
Gridò talmente forte che molti rischiarono di avere un infarto, era una fortuna che già si trovassero in ospedale in effetti...
- Aoyama-kun!!! - ripeté, balzando su di lui con l'agilità di un gatto e gettandogli le braccia al collo.
- Ehy.. piano piccola... - mormorò il poveretto che faticava a stare persino seduto.
Si era appena svegliato da un coma dopotutto, era normale.
I suoi arti erano ancora assopiti, a malapena sentiva di possederli ancora e aveva l'impressione che la sua testa ancora galleggiasse in un mare di petrolio, condotta verso l'oblio più oscuro.
Ma si era svegliato e questo contava più di ogni altra cosa.
- Io! Io... Io sono così felice!!! - esclamò Ichigo asciugandosi una lacrima solitaria.
Aoyama-kun aveva riaperto gli occhi, aveva riaperto gli occhi!
Masaya le sorrise.
Aveva quasi dimenticato quanto bella fosse Ichigo, eppure non era passato giorno in cui non la sentisse accanto, percependo la sua mano nella propria.
Gli era rimasta vicino.
- Ichigo... - chiamò con voce bassa, anche per la fatica di ritornare a parlare.
- Sì? -
Lei gli si fece più vicino, sedendosi sulla sponda del letto, accanto al ragazzo.
La mano di Masaya scivolò tra i suoi capelli acconciati in due codini, le dita accarezzarono i nastrini rossi che li legavano e, tirandoli senza sforzo verso di sé, li slacciò guardando come i capelli ricadevano morbidamente sulle spalle esili di lei in una cascata morbida che profumava di fragole e copriva in parte le spalline della divisa scolastica.
- Ichigo... - ripeté come a voler sentire la dolce consistenza di quel nome sulla punta della lingua - Ichigo... -
Era un piacere. Lo avrebbe pronunciato all'infinito, così, soltanto per ascoltarne il suono che, come piccoli campanelli dorati, trillava allegramente nella sua testa.
E, a proposito di campanellini, sorrise muovendo con l'indice il piccolo campanellino al collo di Ichigo che trillò rumoreggiando per qualche istante.
Ricordava ancora quando glielo aveva messo al collo.
Si avvicinò a lei sorridendole. Più vicino, fino a confondere i loro respiri. Ancora più vicino.
Le gote della ragazza arrossirono, socchiuse gli occhi in attesa che le sue labbra si incontrassero con quelle di Masaya.
Piano.
Ancora più vicino.
Il tempo si fermò.
La bocca così vicina a quella di Masaya. Si sfioravano appena. Soltanto un tocco lieve che non si poteva neppure definir tale.
E lui la fissava intensamente.
Senza muoversi.
Non voleva baciarla?
- Ichigo... - mormorò ancora, come in trance.
- Aoyama-kun...? -
- Ichigo... -
Perché non diceva altro?
Ichigo reclinò la testolina in attesa di una sua qualche altra frase.
Niente.
Masaya non disse nient'altro, invece pensò bene di alzarsi, cercando di non cadere per la debolezza muscolare.
- Ma cosa... cosa stai facendo ragazzino, tu dovresti riposare ancora! -
Una delle infermiere più anziane era entrata nella stanza e, allarmata, aveva tentato di riportare il ragazzo a letto borbottando per quanto incoscienti fossero i ragazzi di oggi e quanta fatica le facessero fare.
- Ma io sto bene. -
- Non dire sciocchezze, tu sei appena uscito dal coma, te ne rendi conto? Non potresti nemmeno camminare, figurarsi! -
Eppure lui stava camminando.
Che cos'era quindi, un miracolo?
- La prego, sono stanco di rimanere a letto. - la supplicò con quel suo candido sorriso che inteneriva anche il più duro dei cuori ed Ichigo sorrise facendoglisi accanto.
- La prego, lo lasci rivestire, lo assisterò io! - esclamò a sua volta sorreggendo il ragazzo per un braccio.
- Tu? E cosa sei un'infermiera per caso? -
- Bè.. no.. ma per oggi posso diventarlo, la preeeegooooo! - miagolò a mani giunte e la donna dovette arrendersi e accettare le richieste dei ragazzi.
- D'accordo, ma che non si sforzi troppo! Abbiamo chiamato i suoi genitori e tra poco saranno qui, mi raccomando. -
- Sìssignora! - esclamarono i due all'unisono. Si guardarono e scoppiarono in una genuina risata. Chissà da quanto nessuno dei due se ne faceva una, uno in coma e l'altra... beh, ma ora era finito. Era tutto finito.
- Sono felice che tu ti sia risvegliato Aoyama-kun. -
Masaya abbassò lo sguardo nocciola su di lei.
- Anche io. -
La guardò a lungo.
Si somigliavano così tanto i loro occhi, come gioielli gemelli.
Ma quelli del ragazzo, ora che Ichigo li guardava bene, sembravano attraversati da scariche dorate... Erano sempre stati così?
Non ci fece caso più di tanto.
Quando Masaya si rivestì, sempre con cauti movimenti, lei si portò alla porta, voltata verso la superficie di legno bianco, con le gote spruzzate di un imbarazzato rosso.
Masaya infilò un paio di blue-jeans ed una felpa a maniche corte di cui fece ricadere il cappuccio sulle spalle.
Ecco fatto.
Un'ultima occhiata allo specchio.
Doveva essere un'occhiata veloce...
Avrebbe dovuto...

"Ben risvegliato, Mio Signore."

- Eh? - domandò, fissando lo specchio con troppo interesse, scorgendo qualcosa, o qualcuno, che non ci sarebbe dovuto essere in quel riflesso fatto di vetro.
- Come? Hai detto qualcosa, Aoyama-kun? -
Si voltò verso Ichigo, che gli aveva appena chiesto qualcosa.
- N... No... - mentì, tornando per un momento di nuovo rivolto allo specchio.
Qualsiasi cosa vi aveva visto era scomparsa.
Un'allucinazione.
Fece spallucce.
- Credi che se aspetto giù i miei genitori gli verrà un colpo a vedermi così sveglio? - chiese ad Ichigo che gli rispose con un sorriso.
- Io dico che saranno più che contenti! -
- Giusto. -
Le porse il braccio ed insieme scesero al piano terra, fermandosi alle sedie nell'atrio, parlottando del più e del meno, discutendo di quello che si era perso in quasi due mesi di coma o dei progetti che ora avrebbero potuto fare, soprattutto avverare.
Ichigo non faceva che sorridere e pensare a quanto gli fosse mancata Masaya.
Era tornato.
Era tornato davvero.
- Aoyama-kun... -
Aveva poggiato le labbra alla sua guancia, lasciandovi un soffice bacio e poi un altro sulle labbra.
- Daisuki desu. - mormorò a fior di labbra e Masaya si sporse maggiormente sulla ragazza, premendo di più contro le sue labbra, approfondendo quel bacio fino a sentirsene sommerso ed assuefatto, stringendola alla vita con un braccio per tirarla più a sé.
Gli era mancato tutto quello.
Aveva così desiderato poter sentire di nuovo il dolce profumo della pelle di Ichigo e il sapore dei suoi baci.
E, tutte le volte che lei lasciava la sua mano, al termine della visita, andandosene senza che lui potesse dirle alcunché, era come morire.
Una vita intera senza lei, non sarebbe stata tale.
Sarebbe stata meglio la morte piuttosto.
La baciò ancora con questo pensiero, promettendosi che mai, per nulla al mondo, per nessuna ragione, avrebbe permesso a qualcuno di portargliela via.
L'avrebbe protetta per sempre.
Povero stupido.
Povero illuso.
Povero ingenuo.
Ancora non sapeva che ogni singola promessa fatta l'avrebbe infranta con le proprie mani di lì a poco.
Povero Masaya...

Le risate regnavano tra le pareti del Caffè Mew Mew, il risveglio di Masaya aveva al contempo risvegliato l'allegria del luogo e le ragazze non si erano mai sentite così vive. Alle volte se ne rendevano davvero conto, era Ichigo a portare con sé quella ventata di euforia, quella gioia di vivere che contagiava un po' tutti e, quando lei era triste, perfino le pareti del locale parevano grigie invece che bianche.

Ichigo era la fonte dei loro sorrisi.

Rideva infatti, mentre Purin aveva ingaggiato uno spettacolo in onore di Masaya e aveva costretto Retasu ad accompagnarla nelle danze, in movimenti che avevano del ridicolo e attiravano ancora di più l'ilarità dei presenti.
Si stavano tutti divertendo, anche Zakuro che, più calma delle altre, era seduta ad un tavolo e applaudiva compostamente lo spettacolo della più piccola.
- Allora campione come stai? - domandò Ryou, sedendosi alla sedia accanto a quella di Masaya.
Domanda di routine più che altro e Masaya attese prima di rispondere, incerto su quello da lasciar detto. Lui e Ryou non erano mai andati molto d'accordo. Non avevano mai neppure litigato, non si erano mai insultati o cose del genere. Semplicemente erano incompatibili ed entrambi avrebbero perfettamente continuato la propria esistenza anche in mancanza dell'altro.
- Sto bene, ti ringrazio. -
Educato come sempre.
Ryou annuì rivolgendosi poi ad Ichigo dall'altro lato del ragazzo, non aveva smesso un momento di stare appiccicata al suo braccio come un gattino che fa le fusa al padrone.
A stento riuscì ad evitare di mostrare una smorfia di disapprovazione a quella vista.
Con lui di certo non l'avrebbe mai fatto... Non gli avrebbe mai nemmeno detto un semplice "Ti amo" magari sussurrato all'orecchio. Non ora che, dopo il risveglio di Aoyama, sembrava essersi accorta di amarlo ancora di più.
Ma che aveva quello più di lui? Cosa. Cosa... COSA?!
- E tu invece, mi sembri su di giri Ichigo. - commentò con tono sarcastico. Fintamente sarcastico.
- Naturalmente, sono carichissima!!! -
- E' un piacere sentirtelo dire perché domani ti toccano gli straordinari! -
- Cooosaaaa?!? -
Ryou, Ryou, che carognetta.
Ghignò anche mentre dal capo biondo sembravano spuntare due cornina da diavoletto.
- Ryou, non essere così crudele con la principessa ora che il suo principe si è risvegliato. -
Dietro le spalle dei ragazzi Keiichiro sorrideva posando una mano al capo del biondino, scompigliandogli affettuosamente i capelli.
- Bah, guastafeste. - borbottò il giovane.
- Ohooo, Keiichiro-san, arigato! - lo ringraziò invece Ichigo, con due grandi occhi da Bambi, sospirando innamorata mentre pensava a dove sarebbe andata con Masaya il giorno dopo.
Sicuramente sarebbe stato un giorno meraviglioso.
Certo che sì! Masaya era di nuovo con lei, nulla sarebbe più potuto andar male!
Povera sciocca...
Illusa. Ingenua. Accecata dall'amore.
Tutto stava andando a rotoli e lei nemmeno se ne accorgeva.
Sorrise a Masaya e lui la ricambiò. Con più fatica però, come se soffrisse, come se il suo sorriso stesse per andare in mille pezzi senza un motivo preciso.
Era così infatti.
Soffriva.
C'era qualcosa che non andava nella sua testa.
Sogni ad occhi aperti, voci nella mente, buio intorno a sé.
E poi c'era Ichigo, sempre più distante, sarebbe diventata solo un puntino nero all'orizzonte che si mesciava con l'oscurità e lo avrebbe abbandoanto a sè stesso.
Forse stava impazzendo.
Forse invece...
Invece no...
Deglutì, premendosi il capo dolorante con la mano e chiudendo gli occhi, allora il rumore di gocce che si infrangono sulla nuda roccia lo assordò e una voce rintronò nella sua testa.
"Bentornato, Mio Signore."
Di chi era quella voce?
Perchè lo chiamava Mio Signore?
- Ehy, Aoyama ci sei? -
Sbarrò gli occhi alla domanda di Ryou, ritrovando il suo sguardo zaffirino puntato contro.
Gelidi occhi azzurri.
Ed ogni volta che Shirogane lo fissava, il suo sguardo diveniva affilato come pugnali di ghiaccio.
- Eh? - domandò Masaya spaesato.
- Uff. - fece l'altro con fastidio malcelato - Lascia perdere, non era nulla di importante. -
Non aveva voglia di ripetere la sua domanda, tanto era stata solo una battuta ironica priva di qualsivoglia importanza.
- Ah.. d'accordo. -
Certo che Aoyama iniziava ad essere proprio strano.
- Vabbeh, sarà meglio che qualcuno inizi a pulire o domani mattina saremo ancora qui. - riprese il biondino puntando casualmente il suo sguardo zaffirino verso Ichigo.
- Ehm.. Shirogane, perché stai guardando proprio ME? -
- Mah, non lo so, forse perché ti vedo bene con una scopa in mano. -
- Ma brutto...!!! -
- Calma, calma, non è il momento di litigare questo e tu Ryou non importunare Ichigo. -
- Sì, sì, ma fammi il favore Keiichiro, va a spiare qualcun altro, eh? -
Il giovane ridacchiò divertito fingendo di non cogliere il senso della frase.
- A parte gli scherzi, andate pure, qui ci penso io a mettere a posto. - aggiunse quindi in direzione delle ragazze e di Masaya, sorridendo con quel suo solito fare da gentleman, affascinante e galante.
- Evviva! - esclamarono un po' tutti, contenti di non essere costretti a prendere scopa e paletta per ripulire il locale.
Uscirono tutti, chi prima, chi dopo e, ben presto, il Caffè Mew Mew si svuotò.

Vi rimase soltanto Ryou che, pensieroso, era seduto ad uno dei tavoli rotondi fissando un punto imprecisato sulla parete.
- Ryou è tardi. - affermò Keiichiro.
- Mhm, e con questo? - fece lui con un borbottio sommesso.
- Dovresti andare a dormire. -
Il biondino alzò gli occhi oltremare sull'altro storcendo il naso.
- Kei, ti ricordo che non sono più un bambino. -
Eppure il broncio che fece sembrò proprio quello di un bambino.
Infantile.
Tenero.
Sarebbe venuta voglia di tirargli le guanciotte e riempirlo di coccole!
Il giovane comunque rise passando le lunghe dita affusolate tra i capelli castani per sciogliere il nodo al nastro che li teneva legati. Allora lunghi filami del color delle castagne si sparsero per la camicia bianca, carezzando le bretelle scure e finendo inesorabilmente per sfiorare le lunghe gambe.
- Cercherò di tenerlo a mente, Ryou-chan. - mormorò con voce cordiale che, tuttavia, ricordò molto quella di un padre quando cerca di accontentare il proprio figlio.
- Seh, lasciamo perdere và! - sbottò invece il più piccolo. Tanto sapeva che con il moretto sarebbe stata una partita persa in partenza!
- A parte gli scherzi Ryou, dovresti davvero andare a riposare. -
Keiichiro era diventato serio ora e Ryou annuì alle sue parole, ma no, non avrebbe obbedito. Non aveva voglia di riposare, preferiva rimanere un po' ancora lì, al tavolino posto proprio al centro del locale da cui aveva una chiara visione di ogni cosa lo circondasse.
Voleva stare lì e pensare. A tante cose. A qualsiasi cosa. A niente...
- Uff, cocciuto. Beh, allora ti lascio riflettere da solo. -
Alla fine Keiichiro sapeva sempre cosa voleva Ryou, come se gli leggesse nel pensiero o, più probabilmente, lo conosceva meglio di chiunque altro.
Era un rapporto particolare il loro e proprio per questo aveva sempre funzionato perfettamente.
- Buonanotte. - concluse.
- Buonanotte... -
Le luci si spensero al Caffè Mew Mew e Ryou rimase solo insieme al silenzio.
Chiuse gli occhi ascoltando il calmo frusciare delle fronde degli alberi, il sibilo del vento e il cigolare della porta d'entrata.
Trattenne il fiato.
Il cigolare della porta d'entrata?
Riaprì di scatto gli occhi puntandoli alla soglia.
Una sagoma nera si scorse quando la porta si aprì e lui si alzò per raggiungerla e bloccarla.
- C'è nessuno? -
Ma non appena riconobbe la vocetta di Ichigo che sussurrava timorosa si calmò scuotendo la testa.
- Stupida, mi hai fatto venire un colpo! - bisbigliò più per se stesso che per lei, infatti lei non lo sentì e, quando le fu tanto vicino da sfiorarla, fece un salto di qualche metro ritrovandosi il cuore in gola e le urla in bocca.
- Sei impazzita?! Ti sembra il caso di urlare a questo modo?! - la sgridò il biondino tappandosi le orecchie all'istante, assordato dalla sua voce acuta.
- Shi... Shi... Shirogane.... - biascicò con quasi le lacrime agli occhi per la paura.
- Mi hai spaventaaaatoooo! -
- Io ho spaventato te? Non vorrei fare il pignolo Ichigo, ma sei tu quella che è entrata furtivamente nel locale! -
- Ma... ma avevo un buon motivo, ecco! -
- Ma non mi dire! E quale sarebbe? -
Se la luce del locale fosse stata accesa la rossina avrebbe potuto ammirare il sorrisino sarcastico che incurvava le labbra di Ryou.
- Ho dimenticato la mia borsa. -
Il biondino si voltò per guardare il tavolo a cui, pochi minuti fa, la ragazza era seduta.
Nessuna borsa.
Che gli avesse mentito?
Non aveva motivo di farlo... a meno che non avesse avuto il desiderio di rimanere un po' con lui...
Sospirò.
Era un'eventualità impossibile.
- Ok. - disse soltanto.
- Ma come, tutto qui? -
E pensare che lei si aspettava una serie di insulti per la sua stupidità o simile!
- Sì tutto qui. Trovati la tua stupida borsa e poi vattene. -
Si zittì.
Cazzo.
Ma perché diamine aveva dovuto usare un tono tanto duro?
Dannazione!

Tutta colpa della sua maledettissima gelosia!
- Gomen... - borbottò avviandosi verso la porta. Meglio andarsene prima di dire altre cattiverie.
Peccato soltanto che, nel farlo, urtò la spalla della ragazza e lei, al buio, inciampò su una delle sedie impilate contro il muro, finendo inesorabilmente a terra.
Fantastico! pensò lui, cercando di prestarle aiuto.
- Faccio da sola... -
- Non dire scemenze, non vedi nemmeno dove metti i piedi. -
E dai! Lo aveva fatto ancora! Accidenti a lui e alla sua boccaccia!
- Sei... sei uno stupido, Shirogane!!! - se ne uscì Ichigo ad un certo puntò, rialzandosi da sola e pestando un piede a terra.
Stupido! Stupido e ancora stupido!
Che andasse a trattare a pesci in faccia qualcun altro!
Così fece per andarsene mandando al diavolo lui, la sua stupidità e perfino la propria borsa.
- Aspetta. -
Ma Ryou l'aveva fermata stringendole il polso.
- Aspetta... - ripeté con voce sottile. Non sembrava nemmeno la sua voce, somigliava più al soffio della brezza primaverile, fresca e piacevole.
Ichigo deglutì quando lo sentì muovere un passo verso di sé, arrivando a sfiorare la sua schiena con il proprio corpo.
- Cosa... cosa vuoi? - domandò a fatica.
Stupido imbarazzo, che senso aveva arrossire, eh?!
- Mi dispiace... -
Eh?
- Eh?!? -
- Mi dispiace... -
Kami-sama...
Allora aveva sentito bene...
E forse sarebbe stato meglio se non l'avesse fatto.
Se non si fosse fermata.
Se non fosse tornata indietro a riprendere la borsetta che aveva dimenticato, dopo che i genitori di Masaya avevano portato il ragazzo a casa.
Se non avesse incontrato Ryou...
Sarebbe stato sicuramente meglio...
Se lei non gli fosse stata così vicino...
Tanto vicino che avrebbe potuto baciarla.
- Nani?!? -
E lo fece.
Le labbra umide e calde scivolarono al collo sottile e candido di Ichigo.
Un bacio che temporeggiò sulla sua pelle di velluto.
Un bacio sul collo che significava...
Ti Desiderio.


.QUARTO CAPITOLO FINE.

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Capitolo 5
*** [capitolo 05] .Scuse che sanno di Bugie celate. ***


Titolo: End of Time
Serie: Tokyo Mew Mew
Capitolo: 5 di ?
Rating: Angst
Pairing: //

Note: Yo èOé7! Capitolo dedicato INTERAMENTE a Shirogane-kun, per la gioia delle sue fan XD. Il prossimo è l’ultimo capitolo che per ora ho scritto, per cui è probabile che dal capitolo sette gli aggiornamenti saranno leeeenti ò_o... se e quando ci saranno v_v”””... Sono lenta in queste cose, soprattutto per quanto riguarda le fic su serie che non ho mai preso in considerazione^^””...


Capitolo#05

.Scuse che sanno di Bugie celate.

Maglietta senza maniche dalla leggera stoffa nera, strappata al petto da uno squarcio creato apposta che divideva obliquamente a metà il volto di un teschio bianco stampato sul davanti e che lasciava intravvedere la pelle rosea del petto glabro.
Le braccia nude, come al solito. Non faceva particolarmente caldo quel giorno, ma lui aveva sempre preferito così. Era più facile compiere un qualsiasi movimento.
Un nastro di seta era allacciato al collo.
Azzurro brillante era il suo colore, come i suoi occhi.
Non aveva perso l'abitudine di coprirsi il collo anche se ormai il segno della puntura con cui si era iniettato il siero contenente DNA animale era scomparso.
Era passato più di un anno ormai.
Le lunghe gambe snelle erano fasciate da un paio di jeans. Bianco. Il suo colore, perché lui stava bene con qualsiasi abito di qualsiasi colore, ma il bianco esaltava sempre e comunque il suo corpo e compiaceva le sue forme perfette.
Le dita affusolate passarono tra i capelli, lisci filami d'oro scorrevano tra le mani, morbidi come seta e lucenti più del sole.
Le labbra appena socchiuse in un'espressione addormentata e gli occhi, di un azzurro ammaliante, nascosti da un paio di occhiali da sole scuri.
In molti si erano voltati per guardare quel bel ragazzo con le braccia incrociate al petto, poggiato al cofano di una spettacolare Mercedes nera.
Ragazze, ragazzi, adulti, bambini, chiunque finiva per fermarsi ad ammirare una bellezza tanto rara.
Perché Ryou Shirogane non era bello, Ryou Shirogane era infinitamente bello. Di una bellezza angelica, di una bellezza sfacciata.
Sicuramente anche lui sapeva di esserlo ma non vi aveva mai dato peso più di tanto, beh certo, non aveva mancato di approfittarne per avere alcuni piccoli ed innocenti favori -chi non lo farebbe?-, ma il narcisismo era tutt'altra cosa.
Era bello, sì, e allora?
Quella sua fottuta bellezza non gli era servita nemmeno per guadagnarsi l'amore dell'unica ragazza che desiderava, sai che fregatura!
- Ryou, siamo qui! -
Voci dall'altra parte della strada attirarono la sua attenzione ed un gruppetto di ragazzi, quattro in tutto tra maschi e femmine, sventolava in alto la mano per farsi notare.
Lui concesse loro un gesto del capo.
Li aveva visti ma non era sicuro di aver molta voglia di stare con loro.
I suoi "amici".
Almeno così li chiamava Keiichiro.
- Ciao Ryou, come te la passi? Sono mesi che non ti si vede in giro! - gli chiese uno di loro, raggiungendolo di corsa per mostrare un largo sorriso.
- Ho avuto da fare. - rispose sintetico.
In realtà tutte le volte che stava con loro non parlava molto.
Erano noiosi.
Erano gente banale.
Erano ragazzi come ce n'erano tanti altri.
Accidenti a Keiichiro e alle sue strambe idee di creargli una vita sociale! Che voleva che gliene fregasse di trovarsi degli amici e farsi una vita privata come ogni comune adolescente avrebbe dovuto avere?!? E solo perché ormai non avevano più alieni da combattere, un mondo da proteggere ed una missione da portare avanti.
Tsk, preferirei centomila volte ricominciare con il progetto Mew che starmene qui a parlare con loro! pensò, sorridendo alle ragazze che, arrossite, lo salutavano per la seconda volta.
Oddio, ci mancavano soltanto loro. Sara e Meiko, rispettivamente la sorella di Toshio, il rossino che lo aveva salutato per primo, e una tipa che aveva conosciuto in un pub una sera di qualche mese fa. Da allora quella tipa non si era più tolta di torno. Probabilmente si era presa una bella cotta per lui, non c'erano dubbi anzi e, da come lo fissava, presto o tardi gli si sarebbe persino dichiarata.
- Ma ora sei qui, per cui pensiamo a divertirci! - esclamò Toshio dandogli una pacca sulla spalla.
Chissà perché quel ragazzo si prendeva sempre così tanta confidenza con lui.
- Mi spiace ma non posso venire. - confessò Ryou.
- Eh? E perché? -
- Ho un impegno. - mentì.
- Un impegno? Ma come, sei appena arrivato e già te la squagli? -
- Veramente non sono venuto per incontrarmi con voi. -
Figurati se si sognava di fare una cosa del genere, non fosse mai!
- Ah.. Beh, allora ciao! -
Toshio fece spallucce salutandolo. Anche l'altro ragazzo e Sara lo imitarono mentre Meiko sembrò rattristarsi a quella notizia.
Peccato, lei ci teneva davvero a passare un po' di tempo con Ryou.
- Bye-bye. - fece Ryou sollevato dal fatto di esser riuscito a toglierseli dai piedi.
- Ed ora... - mormorò tra sé - Non mi resta che aspettare. -
Quindi sospirò, puntando lo sguardo celeste verso i cancelli in ferro battuto di una delle tante scuole medie di Tokyo.
Alcune ragazzine stavano uscendo ridacchiando tra loro. Indossavano una deliziosa divisa grigia che somigliava molto a quella che tempo prima aveva visto indosso ad Ichigo. Eppure quella aveva la gonna più corta, a pieghe, e ai piedi calzavano delle ballerine nere con un piccolo nastrino bordeaux all'allacciatura del cinturino.
Doveva ammettere che la divisa era decisamente migliorata, aveva un taglio più... adulto? Non proprio, ma si intuiva facilmente che quelle non erano più ragazzine delle elementari.
Sorrise.
Eh no.
Nemmeno Ichigo era più la bimbetta della settima classe che aveva conosciuto un anno e mezzo fa.
Ora frequentava la seconda.
Ora aveva addirittura quindici anni.
- Addirittura? Ahahahah, sì, bella questa! - esclamò ridendo da solo per i proprio pensieri.
Meglio che ridesse in fondo, visto che poi avrebbe dovuto pregare per ottenere il perdono della ragazza.
Il perché?
Presto detto: l'aveva baciata.
Ma no, che andate pensando! Era stato un misero, innocente, piccolo, bacio sul collo... uno di quelli con cui tutte le ragazze sognano di essere sedotte, d'accordo, ma nulla di ché alla fine!
Lei però si era arrabbiata.
O almeno così credeva.
In realtà era corsa via prima che potesse dirle qualcosa, spiegarle, parlarle...
E pensare che per una volta Ryou Shirogane era pronto a rivelarle i suoi sentimenti. Già... Era stato come spiccare un salto nel vuoto, senza rete e con la benda sugli occhi... E lui si era alfine sfracellato.
Aveva tentato di fregare la ragazza di un altro e gli era andata male.
Evviva...
- Merda... -
Ecco, adesso aveva anche smesso di ridere.
Sospirò per l'ennesima volta scorgendo finalmente una chioma rossiccia che usciva dall'edificio scolastico. Erano i capelli di Ichigo che avevano sempre quel colore strano che stava tra il castano ed il rosso, eppure non erano né l'uno né l'altro.
Mah.
Le sorrise quando lei si accorse di lui... ma notò presto che la ragazza aveva girato sui tacchi e stava andando da tutt'altra parte.
Lo stava evitando.
C'era da immaginarselo.
Le corse appresso fiancheggiandola in pochi secondi.
- Ehi, ma dove scappi? - domandò Ryou azzardando un sorriso di circostanza.
Lei non disse nulla.
- Senti, per ieri sera... -
Si fermò.
Ichigo per prima si era fermata e lui aveva fatto lo stesso.
Gli occhi nocciola di lei impressi in quelli zaffirini del più grande.
Fronteggiandoli con malcelato imbarazzo.
Voleva dirgli qualcosa, glielo si leggeva in faccia e, a quel punto, Ryou desiderò con tutto se stesso che lei non aprisse mai bocca.
No.
Sapeva cosa avrebbe detto.
Lo sentiva.
Lo intuiva.
E malediceva ogni singola parola non ancora pronunciata.
- Shirogane-kun. -
No... ti prego non dire nulla...
- Ecco io... -
Ichigo, per favore... non farlo...
- Io amo Masaya. -
No...
Fu più doloroso di un pugno nello stomaco.
Come una lama conficcata nella schiena.
Come spine di rose soffiate negli occhi.
Come un cuore insanguinato...
- Lo... - iniziò lui, le parole che quasi gli morivano in gola, soffocandolo - Lo sapevo benissimo cosa credevi, sciocchina? -
Uno sbuffo sul nasino della rossina.
Un sorriso sul volto del biondino.
E una risata che si scioglieva dalla sua bocca mentre la copriva dietro una mano.
- Nya? -
- Eddai Ichigo, non avrai pensato che ieri sera ti avessi baciato apposta! E' stato un caso furbacchiona! Sono inciampato nei tuoi enormi piedoni e non sono riuscito a mantenere l'equilibrio! -
Il sorriso divenne presto un ghigno birbante e lo sguardo malizioso.
- Dì la verità, ti sarebbe piaciuto, eh? -
- Nani?!? - Era arrossita di botto fin alla punta delle orecchie, un rossore più intenso di quello dei suoi capelli - Non.. Non dire scemenze Shirogane! E' solo che io credevo... credevo... beh... insomma... -
- Sìììì? - miagolò lui con voce maliziosa e divertita.
- Ohoooo, non sono affari tuoi, ecco! -
Ecco fatto.
Tutto tornato alla normalità.
Bravo Ryou Shirogane, proprio un bel lavoro...
- Lasciamo perdere và! - sbottò la rossina con un tenero broncio sul visino candido - Ora però devo andare per cui ciao! -
Temporeggiò prima di andarsene davvero.
Lo stava fissando con insistenza.
Forse sperava di leggere nei suoi pensieri e comprendere se quello che aveva detto, quella -patetica e al contempo geniale- scusa che aveva trovato fosse vera.
Impossibile.
Ryou Shirogane era un attore nato e sapeva mascherare a suo piacimento sentimenti ed emozioni.
Non sarebbe mai riuscita a capire cosa gli passasse per quella testolina bionda... mai...
- Shirogane... -
A meno che...
- Sì? -
- No... niente... -
A meno che...
- Allora ciao! - lo salutò dandogli le spalle, correndo per il viale alberato che conduceva alla propria casa.
- Ciao... - mormorò invece lui, lasciando le proprie parole al vento d'inverno che, pungente, profumava di neve.
Infine sorrise tra sé dirigendosi all'auto.
Missione compiuta, no? Era ora di tornare alla base.
Una volta seduto abbandonò il capo tra le braccia, poggiandole al volante.
- Cazzo! - sbottò, alzando il capo e riabbassandolo più volte.
- Cazzo. Cazzo. Cazzo. -
Andò avanti a lungo, come se sbattere la testa sul volante servisse davvero a qualcosa.
- Cazzo! Cazzo! Cazzo! -
Come se, con tutti quei colpi, prima o poi si fosse tolto dalla mente il faccino sorridente di una rossina dalle labbra di fragola...


.QUINTO CAPITOLO FINE.

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Capitolo 6
*** [capitolo 06] .Non ti amo. ***


Titolo: End of Time
Serie: Tokyo Mew Mew
Capitolo: 6 di ?
Rating: Angst
Pairing: Nessuna ma... da qui smette "quasi ufficialmente" di esistere la MasayaxIchigo ç_ç... voi sarete felici ma io nuuu, poor Masaya-kun T__T!
Note: Altro capitolo dedicato a Ryou-kun che da fine alla storia luv-luv tra Ichigo e Masaya e da inizio agli strani avvenimenti che riguarderanno soprattutto quest'ultimo.

Capitolo#06

.Non ti amo.

Quando gli occhi si riaprirono si rese conto di essere ancora in macchina.
La sera era calata da un pezzo ad avvolgere la città in una cappa di nera oscurità, puntinata solo dalle prime stelle dorate.
Quanto tempo era rimasto in quell'auto?
Spostò lo sguardo celeste al polso per controllare l'orologio, ma le iridi celesti si spalancarono di colpo quando, invece della liscia pelle di porcellana, vide del pelo grigiastro ricoprire una zampetta dagli artigli affilati.
- Miao! - esclamò sorpreso.
Miao?
Ma... Ma cos'era successo?
Era diventato un gatto!
Com'era possibile?!
Scosse la testolina dal pelo bigio chiudendo gli occhietti in cui la pupilla si era allungata, rendendo lo sguardo felino.
Non può essere!

Ormai non avrebbe più dovuto trasformarsi in Art!
Si calmò cercando di fare profondi respiri.
Aprì gli occhi puntandoli di nuovo al braccio.
- Nani?!? -
Ma che...?
Era tornato normale, come se non nulla fosse mai accaduto.
Doveva esser stata solo un'allucinazione dovuta alla stanchezza.
Possibile.
- Bah, sarà meglio tornare a casa. - commentò, accendendo il motore dell'auto che rombò una volta soltanto per poi farla svettare lungo le vie di Tokyo.
Correva veloce quel gioiellino lungo le strade cittadine, non era furbo da parte sua continuare a premere il piede sull'acceleratore. Aveva soltanto diciassette anni, non aveva ancora la patente e, se la polizia lo avesse visto, avrebbe rischiato di farsi ritirare la macchina, di passarsi una bella nottata in carcere e di pagare una multa salata.
E pensare che l'aveva presa solo per farsi un giretto... Per lo meno, questa era la scusa che aveva rifilato a Keiichiro quando quest'ultimo, tutto allarmato, gli avesse chiesto che intenzioni avesse.
Poverino, probabilmente in quel momento era in pensiero per lui.
La suoneria del cellulare suonò insistente imprigionata nel cassetto sotto l'autoradio.
Sicuramente si trattava di Keiichiro.
Ryou guardò il cassetto e poi la strada avanti a sé.
Rispondere o non rispondere? Ah, che dilemma!
Ma il cellulare continuava a suonare.
Che rottura.
- Pronto? -
Alla fine aveva optato per rispondere.
- Ryou, ma dove diavolo sei?! -
La voce dell'amico lo stordì quasi, rischiando di farlo andare fuori strada.
- Abbassa la voce Kei! -
- E tu rispondi, teme baka! -
Ryou sgranò gli occhi.
- Teme baka? -
Succedeva di rado che Keiichiro insultasse qualcuno. A quanto pare doveva essere proprio arrabbiato.
- Sì, teme baka. Doumo Baka! Ed ora dimmi dove sei! - ordinò quello, con tono irremovibile.
Ryou ebbe quasi l'impulso di riagganciargli in faccia e non tornare mai più a casa. Chissà che poteva fargli!
- Ryou, mi hai sentito? -
- Ah, sì, scusa... - ci pensò su, controllando le vie che stava attraversando velocemente - Ehm... sono vicino. - rispose.

O almeno credo. ma questo pensò bene di tenerlo per sé.
- Bene, appena arrivi facciamo i conti! -
Argh! Non era una proposta molto allettante quella.
Stava per dire qualcosa in sua discolpa ma si accorse che dall'altra parte il silenzio aveva sostituito la voce di Keiichiro. Il giovane aveva riagganciato.
- Fantastico... come minimo sarà furioso. -
E non aveva tutti i torti.
Sbuffò, gettando il cellulare sul sedile accanto, dando un'occhiata veloce fuori dal finestrino.
Gli alberi apparivano come macchie di uno scuro verde e tutto rimaneva inesorabilmente indietro.
Poi, occhi come il sangue illuminarono l'oscurità della sera e lui frenò di colpo accorgendosi del semaforo rosso.
- Merda! - imprecò mentre il clacson di una macchina ruggiva contro di lui.
Gli ci volle qualche lungo secondo per riprendersi.
Gli era sembrato di veder qualcosa sulla via, degli occhi che lo fissavano minacciosi.
Si voltò scrutando tra le ombre alle sue spalle.
Nulla.
Due allucinazioni in un giorno solo.
Era messo proprio male, non c'era che dire!
Respirò a fondo e ripartì, questa volta con più calma, arrivando sano e salvo a destinazione.
Sano e salvo, almeno finché Keiichiro non si piazzò davanti alla porta del garage con occhi fiammeggianti e i nervi a fior di pelle.
Tutto il vicinato sentì le sue grida furiose, per una buona mezz'ora andò avanti la sua ramanzina e, se avesse potuto -ovvero se non fosse stato considerato un reato- avrebbe di sicuro tirato il collo a quello scellerato d'un ragazzino che lo aveva fatto stare in pena per tutto il giorno!
E pensare che proprio la sera prima gli aveva detto di non essere più un bambino.
Stronzate!
Era un moccioso maledetto che si divertiva a farlo preoccupare, ecco qual'era la verità!
Ma questa volta gliele avrebbe cantate di tutti i colori!
- Kei, ti prego, smettila, mi stai facendo paura. - azzardò Ryou sperando che il giovane "tutore" finisse di sbraitargli contro.
- Ah davvero?!? Bè ci godo! -
- Eddai, non farne un dramma! -
- Non farne un dramma? Ryou ma ti rendi conto di che ore sono?! Tu hai preso l'auto SENZA AVERE LA PATENTE e te ne sei andato a spasso per Tokyo SENZA NEMMENO AVVERTIRMI O FARMI SAPERE CHE TARDAVI! -
Eccolo che ricominciava a sbraitare.
- D'accordo, d'accordo, ti chiedo scusa! -
- Non mi bastano le tue scuse! -
Era ciò che temeva.
- E allora che vuoi che faccia?! -
Iniziava ad innervosirsi anche lui.
- Voglio che tu... - si fermò con la frase a mezz'aria e gli occhi bigi puntati in quelli di Ryou.
Scosse il capo facendo un cenno della mano, come a lanciar lontano la frase che non aveva più proferito, e gli diede le spalle entrando nel locale per terminare a quel modo il discorso.
Bruscamente.
Non aveva altro da dire, niente che valesse davvero la pena di esser aggiunto.
- Ma che? ...Keiichiro... -
Era inutile ora cercare di parlargli. Era troppo arrabbiato e, quasi certamente, ne aveva tutte le ragioni del mondo.
- Maledizione... - bofonchiò Ryou passandosi una mano tra i biondi capelli.
Questa volta l'aveva fatta davvero grossa...

Occhi rossi come il sangue spiavano la città di Tokyo memorizzando ogni particolare con perizia ed attenzione. Aveva visto una macchina sfrecciare davanti a lui e poi inchiodare al semaforo rosso, un biondino alla guida che si era voltato per guardarlo.

Umpf, non lo avrebbe trovato. Non lo avrebbe visto tanto facilmente.
Morbide labbra si incurvarono in un sorriso.
Candido.
Ingenuo persino.
E capelli candidi come la neve inondati dei riflessi della luna vennero solleticati dal vento.
Le lunghe gambe coperte da corti pantaloncini vecchi e strappati in più punti si mossero verso una direzione a caso, camminando con lente falcate.
Dietro di sé soltanto una candida piuma caduta in terra.
Piuma bianca d'angelo... o piuma di colomba...?

In lontananza si udirono gli ultimi rintocchi delle campane che battevano le undici di sera.
Intorno a loro soltanto il rumore delle prime gocce di pioggia che si infrangevano sul terreno asfaltato.
E poi un flebile singhiozzare.
Qualcuno piangeva.
Qualcun altro invece distoglieva lo sguardo da quelle perle d'argento che avevano il potere di trafiggerlo come aghi acuminati.
- Ti prego, non piangere. - sussurrò.
La voce privata di ogni emozione.
Incolore.
Come poteva essere così insensibile?!
- Ichigo. Non piangere. -
Ancora.
La frase ripetuta con quell'inespressività assurda.
Faceva male! Perché non si mostrava pentito, dispiaciuto, triste?!
Perché?!
Le mani strette a pugno e i denti serrati.
Ostentava sicurezza il ragazzo dai corvini capelli e si alienava dalle lacrime d'argento della rossa ragazza che piangeva innanzi a lui.
- Pe... perchè...? - domandò lei, soffocata dai singhiozzi.
- Mi dispiace. -
Non era questo che gli aveva chiesto.
- Ma.. perchè...? -
Lui tacque, mordendosi la lingua.
Perché?
Non c'era un perché.
Forse perché così doveva essere.
Forse perché quella era la cosa giusta da fare.
Perchè?
...Perchè sì...
- Aoya...ma...kun... - sussurrò lei cercando di trattenere le lacrime.
Inutile.
Lui guardava l'asfalto.
Vigliacco.
Non aveva nemmeno il coraggio di guardarla in faccia mentre le sputava addosso le sue avvelenate menzogne!
- Aoyama-kun.. ti.. ti prego... dimmi almeno.. il perché? -
Glielo doveva infondo.
"Sì, perchè Aoyama-kun, perchè?"

Strinse con più forza i pugni, fino a far diventare le nocche bianche.
Taci dannata voce nella mente!
"Allora Aoyama-kun, non senti che la tua ragazza sta aspettando una risposta?"
Smettila di tormentarmi!
"Smetterla? Mai! Infondo è colpa tua se ora non sono altro che una voce! Quindi non osare darmi ordini!"
Alzò gli occhi nocciola al visino della ragazza ed una morsa si attanagliò al suo petto.
Dolorosa.
"Forza umano, fai quello che devi."
La voce nella sua testa non gli dava pace.
Crudele.
Sadica.
Divertita.
Era come se il Diavolo in persona parlasse dentro di sé, usando la sua stessa voce ma modulandole con sapienza il tono per renderlo gelidamente malvagio.
E lui solo poteva udire quella voce.
Lui solo...
Era come impazzire.
Era come cadere in un pozzo senza fine e venire avvolti da un sudario di oscurità infinita.
E continuare a cadere.
E a cadere...
All'infinito.
Peggio della morte.
- Io... - iniziò con voce tremante.
Fece una pausa.
- Io non ti amo più... -
Ichigo spalancò gli occhi a quelle parole.
Non è vero.
- Mi dispiace. -
Non può essere vero.

- Non ti ho mai amata, Ichigo... -
Bugiardo.
Lei non gli avrebbe mai creduto.
Non era capace di mentire.
- Non è uno scherzo. - insistette con quella voce che era la sua ma che sembrava appartenere a qualcun altro - Non chiamarmi più, non guardarmi più, non parlarmi più... se lo farai... -
Occhi nocciola puntati fissamente in quelli della ragazza.
- Ti ucciderò. -
Pazzo!
Come poteva muovere minacce del genere?
Stupido pazzo umano!
Una volta persa l'avrebbe presa lui, lo sapeva, no? E allora perché la stava gettando tra le sue braccia?!
- E ora vattene ti prego. Non abbiamo più niente da dirci. -
Lui per primo si voltò di schiena, dandole le spalle.
Affondando il coltello nel cuore.
- Addio. -
Oh, Masaya!
Sarebbe morto per le sue scelte.
Stupido umano.
Sarebbe perito per la sua folle bontà e avrebbe trascinato comunque insieme a lui quella ragazza.
Soltanto che ora...
Ora sarebbe stato tutto più doloroso.
Ora lei sarebbe stata sua e lui... Lui avrebbe pagato per l'eternità per i suoi errori!


.SESTO CAPITOLO FINE.


X Francesca Akira: Wawawa, in effetti la canzone è perfetta per Ryou XD... cmq no, non ce lo vedo proprio il biondino a vender droga e sedurre ragazze (bè magari questo sì ò.o...) è troppo buono infondo XD.
X Skiblue: Ewiva, mi fa piacere che nella fic Masaya ti stia simpatico*___*... spero continui ad esserlo... anche se... ho paura che non sarà sempre così T_T"""...
Grazie anche alle altre che leggono la mia fic, soprattutto a Pfepfer XD!!

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Capitolo 7
*** [capitolo 07] .Schegge di cuori infranti. ***


Titolo: End of Time
Serie:
Tokyo Mew Mew
Capitolo:
7 di ?

Rating: Angst
Pairing:
Direi che tra qualche capitolo avrà voce la coppia con un certo biondino v.v
Note:
Mhm… Mhm.. E che noia sta roba inizia ad essere troppo piena di seghe mentali>.< … Bè, comunque spero che nei prossimi tre o quattro capitoli mi levo di torno tutte s'te lagne e inizio con un po’ d’azione, altrimenti questa fic somiglierà sempre di più ad un harmony=.=!


Capitolo#07

.Schegge di cuori infranti.

Il rientro a casa fu traumatico.
Per Ichigo.
Per Masaya.
Ognuno dei due percorse la direzione opposta.
Il capo tenuto basso.
Il cuore sbriciolato in schegge di cristallo insanguinate.
La testa pesante.
E mille domande senza risposta che riecheggiavano con prepotenza nella mente, assordandoli.
- E'... è solo colpa mia... - mormorò Masaya muovendo lenti passi sull'asfalto umido che affondavano nelle pozzanghere inzaccherando i pantaloni.

Non sentiva più neppure il freddo, o la pioggia che si scioglieva su di lui e lo puniva, colpendolo goccia dopo goccia.
Si fermò, osservandosi distrattamente intorno.
A malapena riuscì a riconoscere il proprio quartiere, a malapena riuscì persino a riconoscere la propria abitazione in fondo alla via.
Non si mosse.
Guardò invece la strada alla sua sinistra.

Il rosso scattato per i pedoni.

Le auto che svettavano impazzite divorando l'asfalto.
La velocità sostenuta.
I fari abbaglianti.
I cerchioni che ruotavano a più non posso.
Fece un passo.
Verso la sua sinistra.
Più vicino alla strada.
Pazzo.
Un altro passo.

Disperato.
Lo sguardo nocciola divenuto vacuo e spento.

Stupida patetica vittima delle tue stesse decisioni.
Un altro passo ancora ritrovandosi sul ciglio del marciapiedi, con l'odore degli scarichi delle auto che gli sbattevano in faccia crudelmente. Incuranti della sua presenza, piccolo punto su una strada grigia.
Alzò il capo fissando avanti a sé.
Non vide niente, semplicemente niente.

Prigioniero di una fitta oscurità che lo rendeva cieco sollevò la gamba.

Un altro passo soltanto e tutto sarebbe finito in fretta. La sua vita. Il suo dolore. Tutto.

Patetico. Gettarsi tra le braccia della Morte soltanto per aver distrutto una storia con una ragazza. Patetico!
Si sbilanciò leggermente più avanti.
Ancora un po'.
E poi...
Stop.
Fermo.
Immobile.

Con il riflesso di qualcosa nei profondi occhi nocciola.
Uno sguardo di ghiaccio bollente aveva squarciato le tenebre che spasmodicamente lo abbracciavano e lo fissava.

Immobile come lui.

In uno strano gioco di specchi e riflessi, là, oltre la strada, sull'altro lato.

Lo vide sorridere e per un attimo trattenne il respiro.

Era stato così dolce quel sorriso ed al contempo così fragile, che temette di esserselo solo sognato.

Si convinse di aver appena visto un Sogno effimero. Un Sogno dagli occhi insanguinati che corse verso di lui, per raggiungerlo, senza distogliere lo sguardo magnetico, senza guardare la strada.
- N... No, fa attenzione! -
L'urlo di Masaya non giunse mai a destinazione: l'esile corpo di un ragazzo di quattordici o quindici anni sbatté violentemente sul cofano di una macchina, lasciando udire soltanto il rumore stridente della frenata. Poi il tempo rallentò ed il ragazzino si accasciò a terra, accartocciato come una bambola di porcellana ormai in pezzi.

Come un Sogno distrutto.
- Oh mio dio! - urlò il conducente della macchina, scendendo di corsa dall'auto, allarmato e con l'immagine fissa di quel corpicino frantumato come cristallo.

- E'... è spuntato all'improvviso! Io... Io non l'ho visto... Lui... lui è saltato fuori dal nulla! - soffocato dai sensi di colpa, la bocca si riempiva di giustificazioni, scuse, futilità.

Masaya rimase stordito da quella scena, come se il corpo sdraiato malamente sull'asfalto fosse il suo.

E' così che sarei dovuto morire?
Per uno schifoso, fottuto istante, fu felice di non aver completato quell'unico passo che lo avrebbe mandato a morte certa.

Codardo e crudele.

Forse, semplicemente umano.

Non è vero... gli esseri umani non posseggono l'anima di un Mostro dentro di loro!

Con questo pensiero corse verso il ragazzo, inginocchiandosi accanto a lui per poi venir nauseato dall'odore di sangue, asfalto bagnato e smog.

Nauseante.

Un profondo squarcio tagliava la tempia del ragazzino, graffi e sbucciature ricoprivano la pelle ed il braccio destro era piegato in modo innaturale, sicuramente rotto... Spappolato...

Poi accadde.

Il sangue smise di colare e lenta la ferita alla tempia iniziò a svanire, rimarginandosi come se mai vi fosse stata.

Masaya sbarrò gli occhi.

L'automobilista boccheggiò.
- E'... è un miracolo... - borbottò l'uomo, deglutendo rumorosamente, piuttosto spaventato - E'... è salvo... -

Masaya guardò prima lui, poi il ragazzino a terra, allungano la mano al collo sottile di questi.

Il cuore scandì il suo battito.
- Sembra... di sì... - mormorò.
Era vivo.
Un miracolo?

Scivolò con la mano lontano dal collo di lui e allora lo sentì.
- Mi... mio... signore... -
Era stato un miracolo a cui non fu più sicuro di voler assistere...

Si era persa nella pioggia la città di Tokyo e piano affondava nel suo grigiore accompagnando le lacrime di una ragazza dai capelli castani che ora avevano perso ogni sfumatura del rame e in quella notte nera sembravano cupi e tristi.

Spenti.
Come lei.

Ichigo Momomiya era spenta.

Non stava tornando a casa, non sapeva dove le gambe e la forza d'inerzia la stavano portando.

Camminava e singhiozzava costeggiando i muri della strada.
Singhiozzava e camminava lasciandosi trascinare dalla propria disperazione.

Le luci dei lampioni sparivano e ricomparivano illuminando ad intermittenza il marciapiede.
Il dorso della mano passò sugli occhietti, tentando di asciugare le lacrime. Invano. Ogni volta che le asciugava tornavano a pungere agli occhi ed appannarle la vista, rigando il viso e colando lungo gli zigomi.
Il vento fischiava tra le fronde degli alberi producendo un suono insieme nostalgico e macabro, una sorta di nenia della buona notte e di inno al risveglio dei demoni che regnavano sull'oscurità. Violento e gelido sferzava il suo volto, bagnava i suoi abiti, cercava di affondare anche lei insieme alla città.

Da qualche parte il suo ombrello era caduto, in un momento troppo distante perchè lei potesse ricordare quando.

Era successo e basta.
- Lui... lui non mi ama più... - sussurrò prendendone finalmente coscienza - Perchè...? -

Si coprì il volto con entrambe le mani, accucciandosi contro la muratura chiara di uno degli edifici del centro.
Pianse.
Ancora.
Soltanto.

Senza essere in grado di fare nient'altro.

Soltanto piangere, piangere, piangere.

Così stupida e così infantile.
Versando tutte le lacrime che possedeva mentre il corpicino esile veniva scosso dai singhiozzi.

Così cieca da non aver ancora capito... e da non poterlo fare mai...
- Non è giusto... Non è giusto... perchè...? -
Se solo avessi saputo... se solo avessi provato a capire...
- Ma... ma perchè...? -
Raccolse le gambe tra le braccia, cercando di infondersi un poco di calore.

La camicetta rossa e bianca a maniche corte, su cui candidi coniglietti saltellavano sul petto, completamente incollata alla pelle, mentre la gonna di stoffa leggera lasciava scoperte le cosce bianche ad ogni minima follata di vento.

Singhiozzò.

Sommersa dalla pioggia.

Presto sarebbe sparita e nessuno se ne sarebbe accorto.

Via per sempre da questo mondo Ichigo Momomiya, tanto, se il tuo Cavalier Servente non ti vuole più, chi mai potrà volerti?
Di colpo la pioggia smise di cadere.

Soltanto in quel punto, soltanto sopra di lei.
- Che ci fai tu qui? - le aveva domandato qualcuno.

E quando lei alzò lo sguardo vide un ombrello testo in sua direzione.
Ma non rispose.
Si limitò a fissare intensi occhi di zaffiro e perdervisi per non esser più costretta a tornare a galla. Perché non voleva più sentire il dolore, perché Masaya l'aveva lasciata e perché faceva così male.
Tanto.
Troppo!

Un Mondo in pezzi per esser lasciata da un ragazzo. Umpf, tutta qui la forza di una ex Mew Mew.?
- Ichigo... - mormorò la voce di Ryou.

Fu il modo in cui lo disse a farlo sembrare un'altra persona.

Dolcemente, ed il nome di lei parve sciogliersi sulla punta della lingua di lui.
- Ichigo cosa ti è successo? -
Lei lo guardò soltanto e poi tornò con il visino nascosto tra le gambe, affondato tra le ginocchia.
Ryou sospirò.

Ed una giacca cadde a coprire le spalle esili della quindicenne mentre Ichigo mugugnò qualcosa che perse molto del suo significato.

Passò molto prima che ripetesse la frase.
- Lui... lui non mi... vuole più... bene... - borbottò infine, lasciando accigliato il biondino. Incredulo.
Cos'era uno scherzo di cattivo gusto?
Eppure lei piangeva davvero... e non era tipo da fare certi scherzi.

Vero?
Allora cosa? Cos'era? Perché non poteva essere vero... Insomma, stava parlando di Aoyama, giusto? E diceva che lui non le voleva bene?
Ma no...
Impossibile.
Con tanti difetti che aveva quel tipo -anche se, difficile ammetterlo, non ne aveva poi così tanti... e questo lo rendeva ancor più odioso ai suoi occhi!- non era di certo uno che da un giorno all'altro si disamorava della ragazza per cui avrebbe dato corpo, vita e anima.
Anche per questo lo odiava.
Quindi no, non poteva essere vero.
Eppure...
Ichigo si alzò in piedi, le gambe le tremavano e lo sguardo era tenuta bassa mentre mille goccioline trasparenti cadevano dai suoi capelli bagnati infrangendosi nella pozzanghera sotto ai suoi piedi.
- ...perchè...? - mormorò flebile, con la voce che le moriva in gola ed un nodo che dolorosamente la soffocava.
- Perchè?!? - urlò e mossa dalla semplice ricerca di conforto, si gettò tra le braccia di Ryou affondando il viso nel suo petto e piangendo più forte, stringendo i pugni alla sua maglietta - Perchè non mi ama più?!? -
Lo chiedeva alla persona sbagliata.
Non aveva una risposta a quella domanda ma, in quel momento, mentre stringeva le braccia intorno al corpo infreddolito di Ichigo e le accarezzava gentilmente il capo, guardandola, desiderò soltanto che quel bastardo che l'aveva ridotta a quel modo la pagasse cara!
Maledetto Aoyama, come hai osato farla piangere?! Maledetto stupido Aoyama!
E la strinse forte rimanendo in silenzio.
Abbracciandola soltanto.
Standole vicino.
Perché è così che fanno gli amici, giusto...?
Perché è così soltanto che poteva mostrarle il suo amore...

Bugiardo e Meschino, Ryou Shirogane.

Le luci del Cafè si accesero una per una rivelando un locale nella perfetta immobilità.

Ryou rovesciò una sedia poggiata sul tavolo, indicando alla ragazza di sedersi.
- Ti preparo qualcosa di caldo. - affermò piano, quasi avesse paura di farla andare completamente in pezzi così, soltanto con la voce. Più la guardava alla luce artificiale del Cafè e più aveva l'impressione di avere davanti l'immagine di un puzzle che andava perdendo i propri pezzi ad incastro. Sfaldandosi sotto il suo sguardo.

La lasciò il tempo necessario per portarsi al secondo piano, alla propria stanza, e cercare nel bagno un asciugamano pulito.
Tornò da Ichigo porgendoglielo e, quando lei lo afferrò, portandoselo a circondare le spalle, lui temporeggiò.
- Se vuoi... puoi farti un bagno caldo. - cercò di essere distaccato nel pronunciare la frase.

Disinteressato al solo pensiero del corpo di lei immerso in una vasca da bagno.

Chi è il vero bastardo, eh, Ryou?
Lei scosse appena il capo, ancora i singhiozzi non avevano abbandonato le sue labbra. Si asciugò di nuovo gli occhi e li abbassò al pavimento lucido.
- No... grazie... è... è meglio che torni a casa. - la voce spezzata dal pianto.
- Non puoi tornare a casa in quelle condizioni, ti prenderai una polmonite. - commentò Ryou.
- Ma... -
- Ichigo... - la fermò frugando nelle tasche dei bianchi pantaloni per poi consegnarle un cellulare - Telefona ai tuoi genitori e avvertili che stasera non tornerai. -
Tono gentile.
Come non lo era mai stato.
Lei lo guardò per un momento soltanto.
Era così dolce Shirogane...
- Mhm... - mugugnò, prendendo il cellulare e componendo il numero, inventò qualche scusa con la madre quando le rispose con voce allarmata e stridula e Ryou intanto si portò in cucina armeggiando con una teiera per preparare del tè caldo.
Sospirò quando il fischiare della teiera gli fece intendere che il tea era pronto e aspettò qualche attimo prima di raggiungere la ragazza.
- Dannato Aoyama... che cosa le hai fatto... - borbottò tra sé, per poi portandola nell'altra stanza insieme ad un vassoio con una tazzina dipinta a mano, un'elegante piccola caraffa con del latte fresco e una zuccheriera.
- Tieni. -
- A... Arigatou. -
Non si dissero nient'altro.

Lei sorseggiò piano il tea, soffiando più volte sulla superficie del liquido scuro.

Lui la guardava in silenzio.
Nessuno dei due osò spezzare il silenzio.
Per l'imbarazzo. Perché non c'era nulla da dire. Perché le parole non sarebbero servite a nulla.
Ryou strinse la mano a pugno.
Aveva una gran voglia di andare da Aoyama e prenderlo a pugni fino ad ucciderlo e poi dire ad Ichigo che lui, di certo, non l'avrebbe mai fatta soffrire. Mai! E tante altre sciocchezze di quel genere, le stesse promesse al vento che probabilmente le aveva fatto anche Aoyama. Le stesse promesse che erano state calpestate e fatte marcire.

Quindi, a cosa potevano servire?
- Vieni, ti porto in camera così potrai cambiarti. Dormirai nel mio letto, mentre io... - la mancina passò tra i capelli biondi tirandone indietro parte della franga - Beh, mi arrangerò. -

Lei annuì soltanto. Movimento meccanico. Non aveva compreso quasi nulla della sua frase, non lo aveva ascoltata ed ora lo seguiva camminando come se fosse stata uno zombie senza volontà, senza forza, senza più nulla di importante.

Perchè l'amore è tutto, no? Perché c'è gente che muore per amore e gente che uccide. Tsk!
Il cuore scoppiava nel petto.

Forse è questo che ti meriti, piccola mocciosa.
Conficcava le sue schegge nella carne.

E' colpa tua, perché non riesci che a pensare al fatto che il Tuo Aoyama-kun ti abbia lasciato, che non ti ami più... perché ancora non hai Capito niente!
Serrò gli occhi.
No. Avrebbe pianto di nuovo e non voleva!
- Ecco puoi stare qui. -
Li riaprì quando la voce di Ryou la distolse dai suoi pensieri e si trovò sulla soglia della camera da letto del ragazzo.
- Ma... Ma tu? - domandò tristemente, sentendo come i singhiozzi grattavano la gola.
- Non pensare a me, io lo trovo un altro posto dove dormire. -
- Però così mi sento in colpa... - la testa tenuta bassa.
- L'alternativa è dormire insieme. - asserì Ryou, sperando di vederla saltar su come al solito scuotendo la testa con il volto diventato rosso pomodoro e balbettando urlando qualche parola incomprensibile. Senza malizia. Senza davvero parlare sul serio.

Menti anche a te stesso, eh?
Non avvenne.
Naturalmente.
- Tranquilla scherzavo. - aggiunse scompigliandole piano i capelli e dandole le spalle - Puoi usare i miei vestiti per cambiarti, ti staranno un po’ larghi ma è sempre meglio di quelli che indossi che sono tutti fradici. -

Infine se ne andò lasciandola sola in una stanza arida e spartana che, in un certo senso, rispecchiava perfettamente l'animo di Ryou Shirogane.


.SETTIMO CAPITOLO FINE.

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Capitolo 8
*** [capitolo 08] .Notte insonne. ***


Titolo: End of Time

Serie: Tokyo Mew Mew

Capitolo: 8 di ?
Rating:
Angst
Pairing:
//
Note:
Capitolo corto corto dedicato alla notte dei tre protagonisti: Ryou, Ichigo e Masaya v.v. C’è anche da dire che mi sono divertita ad inserire un insignificante accenno alla KeiichiroxRyou che a me piace tanto*__*… Ovviamente questa coppia non comparirà in questa fic>_>… però apprezzo particolarmente il rapporto tra quei due e li trovo fiQui insieme v.v. Detto questo… buona lettura X3!

Capitolo#08

.Notte insonne.

Si era fermato in fondo al corridoio del primo piano.

Spiando attraverso l'oscurità ferita dal suo sguardo di zaffiro puntato alla porta chiusa di una stanza, labbra dischiuse e una smorfia insofferente a ridipingere il loro colore roseo.
Era così vicina.
Vicina e distante al tempo stesso.
Avrebbe voluto sapere cosa fare.
Avrebbe voluto cancellare le lacrime dal suo viso, abbracciarla, dirle che c'era lui ora e che non doveva preoccuparsi di niente...
Avrebbe voluto...
...che lei amasse soltanto lui...
Invece no.
Soffriva per amore.
Soffrivano entrambi.
Che schifo.
L'amore faceva schifo.
Si poggiò con la schiena alla parete rabbrividendo per il freddo contatto con essa; una maglietta bianco panna senza maniche a coprirlo, un po’ misero come vestiario in quella notte gelida. Si sarebbe dovuto mettere sotto le coperte e lasciare tutti i pensieri alle spalle concedendosi una bella dormita, invece se ne stava lì in piedi come uno stupido.
Ma da quand'è che era diventato così.. così.. così schifosamente sentimentale?!
Lui, Ryou Shirogane, il ragazzo di ghiaccio!
Come aveva fatto Ichigo a sciogliere a quel modo il suo cuore cesellato nelle gelide lande dell'Antartide?
Strinse le dita della mano destra a pugno e colpì la parete. Il rumore si sentì appena ma non giunse nessuno a lamentarsi.
Era tardi, dormivano tutti.
Tranne lui.

Che non sapeva dove andare per fingere di abbandonarsi ad un sonno senza sogni. Aveva pensato di chiedere asilo a Keiichirou ma, dopo il litigio di qualche ora prima, aveva paura di un suo rifiuto. D'altra parte non poteva certo dormire sui tavoli del Cafè Mew.

Deglutì facendo dietro-front.
Poche falcate e aveva raggiunto una porta di legno bianco, chiusa.
Bussò, due volte soltanto, piano, come se avesse avuto il timore di farsi sentire.
Era così, ma dall'interno la voce del suo occupante giunse ugualmente.
- Avanti. - borbottò il tono impastato dal sonno.
Ryou alzò gli occhi al soffitto.
Che razza di sfiga, aveva sperato non lo sentisse.
Aprì la porta e rimase sulla soglia, il corpo completamente avvolto dal sudario del buio e gli occhi puntati sulla figura seduta tra le coperte dell'unico letto della stanza.
- Ryou... - mormorò l'occupante. Non c'era sorpresa nella voce, non si aspettava una "visita notturna" del biondino, ma non poteva dire di non averlo immaginato.

Aspettava ancora le sue scuse.

Così come il ragazzo aveva sempre fatto da piccolo, ostentando sicurezza e maturità anche quando invece erano gli incubi e il ricordo della morte dei suoi genitori a tenerlo sveglio. Infine si rifugiava sempre nel letto di Keiichirou. Al sicuro.
- Ecco... - iniziò il biondino rimanendo sulla soglia.
- Giù ho trovato Ichigo e... -
- Ichigo? - lo interruppe Keiichirou, aggrottando la fronte.
- Sì lei... beh, visto che era tardi e fuori piove a dirotto l'ho fatta dormire in camera mia. - si spiegò senza scendere troppo nei particolari - Solo che ora io sono rimasto senza un letto. -
Keiichirou rimase in silenzio.
Sì, lo aveva intuito, ma non era ancora chiaro il motivo della sua presenza lì, o meglio, lo era, certo, ma avrebbe preferito che fosse l'altro a dirglielo. Pretendeva troppo, vero? Già, forse era anche per quello che, alla fine, mormorò un - Dai, vieni. - piuttosto incolore mentre Ryou finalmente avanzava nella stanza sedendosi sul materasso.
L'altro si lasciò scivolare sdraiato e gli diede la schiena chiudendo gli occhi.
- Buonanotte. - affermò placidamente.
- Notte... - gli rispose Ryou sdraiandosi a sua volta.
Lo ricordava più grande quel letto, immenso mentre il suo corpicino di bambino vi affondava tra lenzuola e piumoni.

Ormai era cresciuto.
- Kei... - sussurrò, rompendo il silenzio.
- Sì? -
La sua voce era così priva di emozione da non sembrare neppure lui. Keiichirou. Solitamente era così gentile, galante, sorridente...
Era ancora arrabbiato con lui?
- Mi dispiace davvero per oggi. -
Lo pronunciò tutto d'un fiato, sinceramente dispiaciuto.
Keiichirou sorrise, anche se l'altro non avrebbe potuto vederlo.

- Lo so, non ha più importanza. Ora fa il bravo bambino e dormi. -
Ryou sbuffò e lui rise per poi lasciarsi condurre nel regno di Hypnos, cadendo addormentato.

- Kami-sama, ma... ma che cosa ti è successo Masaya? -
- Nulla mamma, non ti preoccupare... -
- E... e quel ragazzo?! E' ferito? Dove sono i suoi genitori? E' un tuo amico?! -
- Sì... è... è un mio amico. E' svenuto per un malore e, visto che i suoi genitori non sono in casa, ho pensato che avrei potuto portarlo qui. Non ti dispiace, vero? -
- Ma no, certo che no, caro. Però dovremo asciugarlo, è tutto bagnato. -
- Sì. -
- E anche tu sei zuppo. Ma dove sei stato? Hai preso tutta la pioggia. -
- Io... Io... -
Abbassò lo sguardo nocciola al pavimento macchiato dalle gocce di pioggia incolore scivolate via dal suo corpo e da quello che aveva abbandonato tra le braccia.
Un ragazzo.
Leggero, dalla esile corporatura e dal volto così delicato da sembrare una ragazza.

Fragile. Effimero.

Sembrava una bambola rotta di porcellana.
- E' meglio che lo porti in camera. - mormorò, evitando di rispondere alla domanda della madre.
No, non le avrebbe detto quello che aveva fatto. Non le avrebbe detto che aveva spezzato il cuore alla ragazza che amava.
Serrò i denti chiudendo la porta dietro di sé e poggiò il corpo del ragazzo sul materasso che si bagnò presto. Gli occhi, che pochi minuti prima lo avevano fissati con tanta insistenza, erano ora chiusi. Serrati da palpebre bianche e celati alla sua vista.
Sospirò al loro ricordo.
Occhi rossi come il sangue.
Un brivido attraversò la sua schiena e lui diede la colpa al freddo.
Ne osservò il busto glabro e completamente nudo, che aveva liberato della propria felpa con cui l'aveva coperto prima di entrare in casa. Non aveva vestiti a parte un paio di pantaloncini bianchi, strappati in più punti, non erano certo un vestiario adatto ad una giornata uggiosa come quella.

Come può avere solo questi abiti?
Aggrottò la fronte.

Da dove sei arrivato?
Doveva essere un ragazzino scappato di casa, forse un vagabondo o uno dei ragazzi dell'orfanotrofio del quartiere.
Eppure aveva sentito perfettamente la frase sussurrata da quelle morbide labbra rosee. La stessa frase che gli faceva compagnia nei suoi incubi...
Ne era sicuro.
- Ma tu... chi sei? - domandò al ragazzo addormentato, sfiorando con le dita affusolate una ciocca di quei filami argentati come i raggi della luna.
Il ragazzino ebbe un sussulto e d'istinto mosse la mano a stringere il polso di Masaya che trasalì sorpreso, ma non c'era forza nella presa e presto scivolò lungo l'avambraccio, ricadendo mollemente sul materasso.
Masaya tornò a respirare normalmente ed il cuore riprese a battere regolare.
Inutile porre domande ora, non avrebbe ricevuto risposte, per cui si limitò ad asciugarlo e cambiarlo, facendo lo stesso con i propri vestiti.

Continuava a girarsi e rigirarsi in un letto che non era il suo.
Le iridi nocciola erano fisse all'unica finestra della stanza accarezzata da tende bianche.
Stanza vuota. Tende bianche. Silenzio tutto intorno.
Non riusciva a dormire.
Ma come avrebbe potuto?
La testa le scoppiava e gli occhi bruciavano gonfi e rossi di lacrime, sicuramente il giorno dopo avrebbe avuto delle occhiaie mostruose.
Sorrise tristemente al pensarlo.
Forse avrebbe dovuto davvero distrarsi con futili pensieri e riderci sopra, infondo... infondo non era mica morto nessuno, giusto?
Giusto...
Sì...
Come no...
Chi se ne frega, lei stava male, ok?!?
Si girò dando le spalle alla finestra e chiudendo gli occhi.
Doveva dormire.
In fondo Shirogane gli aveva ceduto il suo posto, era stato così gentile... Sì, doveva dormire.
Il respiro divenne regolare.
Lento.
Calmo.

Buona notte, Ichigo.
Le palpebre sbatterono più volte incontrollate.

Benvenuta nella fase Rem del tuo sonno.

Sognava di tanto tempo fa, accompagnata dall'allegro tintinnare di campanelli dorati e miagolii.
Sognava di lei e Masaya, di quando era una Mew Mew, delle sue amiche, di Art, di Ao no Kishi e anche di Deep Blue.
E poi quei sogni si trasformarono in incubi e voci sconosciute riecheggiarono nella sua testa inondandola in una lingua sconosciuta che non aveva mai sentito prima d'ora.
Lingua arcana.
Lingua aliena.
Comprese una sola frase e allora si svegliò accorgendosi del sole che sorgeva dietro ai grattacieli di Tokyo.
- Io ti porterò via tutto ciò che ti è più caro, piccolo umano... -
Una frase mormorata nella fredda crudeltà da una voce proveniente dalle profondità di un oceano infinito e misterioso.
E poi, più niente.
Soltanto il risveglio.


.OTTAVO CAPITOLO FINE.

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Capitolo 9
*** [capitolo 09] .Brividi. ***


Titolo: End of Time

Serie: Tokyo Mew Mew

Capitolo: 9 di ?
Rating:
Angst
Pairing:
//
Note:
Well, in questo capitolo entrano in scena altri tre personaggini v.v… e finalmente compare pure quel figo di Deep Blue*-*… Ah, come mi mancava XD!
Per il resto… bè, buona lettura^^…


Capitolo#09

.Brividi.

Ichigo correva da una parte all'altra del locale come una cavalletta impazzita: segnava le ordinazioni dei clienti, portava le torte ai tavoli, sparecchiava e chissà quant'altro.
Correva e sorrideva.
Come sempre.

- Minto-chan, oggi non ti sembra strana, Ichigo-chan? -
Forse anche di più.
- In effetti... -
Strano.
- Benvenuti al Cafè Mew! - esclamò la ragazza con un grosso inchino all'entrata di due nuove clienti, poi le accompagnò al tavolo consegnando loro il menù e unì le mani davanti al grembiulino bianco in attesa che ordinassero.
Strana?
No, Ichigo non era strana, era Decisamente Strana!
Ryou sospirò guardandola dietro la porta che dava sulla cucina, la spalla poggiata allo stipite e lo sguardo zaffirino dritto sulla ragazza, senza abbandonarla neppure un secondo.
Dietro ai fornelli Keiichirou armeggiava con terrine, scodelle e pentolini, fischiettando mentre preparava una delle sue deliziose torte lasciando che l'aroma di panna e fragola si sperdesse nell'ambiente, stimolando l'appetito e la golosità.

Sembrava una giornata come tante altre: sorrisi, pasticcini, allegria, torte.
- Benvenuti, prego, accomodatevi pure! -

E con così tanta falsità da parte di Ichigo che ci si sarebbe potuta condire una torta avvelenata.

Era così automatica nei gesti, come un robot impostato solo per dire frasi di benvenuto ed elargire sorrisi di circostanza.
Svuotata di tutte le lacrime, piena solo di rimpianto e rimorso, si sentiva esattamente così. Come un pezzo di metallo mosso dal destino, bastardo e crudele.
Doveva solo distrarsi e il lavoro la distraeva.
- Ichigo, sei sicura di stare bene? -
La voce di Zakuro scivolò lenta nell'orecchio della ragazza, giungendo ovattata sebbene l'avesse pronunciata a poca distanza da lei.
- Eh? Ma certo, perché me lo chiedi? -
Un largo sorriso.

Una spruzzata di falsità qua e là.
Le mani incrociate dietro la schiena mentre reclinava la testolina rossa.
Un grosso sospiro.
Ma certo che stava bene, perché, non si vedeva?
Certo...
- Sicura? - insistette la più grande, con la preoccupazione sciolta nello sguardo d'ametista.
- Sìssì! Non preoccuparti! -
Zakuro annuì soltanto ed Ichigo corse dall'ennesima cliente appena entrata, approfittandone per sfuggire alle sue domande.
No.
Non stava bene affatto.

Una palla arancione tramontava all'orizzonte con i monti dietro cui si nascondeva.
Sospirò stanca, giocando nervosamente con uno dei bottoni della camicetta color lampone.
Era andata via subito dopo la chiusura dal Cafè Mew.

Scappata.
Aveva inventato una scusa qualsiasi e si era volatilizzata, sparendo dietro una nuvola di fumo, superata la soglia del locale.
Puff.
E di Ichigo Momomiya più nessuna traccia.
Forse lo aveva fatto per la voglia di rimanere sola a riflettere.
Forse perché pensava che la sua tristezza fosse contagiosa o perché non voleva vedere i volti afflitti delle sue amiche.
Oppure...
Boh. Chi lo sa. Che importa?

Il vento sbuffava attraverso le fronde degli alberi, fischiando una musica fredda e smuovendone le foglie che cadevano, depositandosi sul terreno con la loro danza.

Ballerine verdi, delicate e silenziose.
Sospirò ancora poggiando la mancina sulle assi bianche della panchina su cui sedeva, in mezzo al parco di Ueno, tra gli alberi di Sakura e l'allegro vociare dei bambini che giocavano. Tra non molto se ne sarebbero andati anche loro portati via dalle madri, allora non sarebbero rimaste che le coppiette di innamorati a baciarsi, tenersi la mano e bisbigliarsi dolci frase all'orecchio.
Come facevano lei e Masaya...
E come ora non avrebbero più fatto.
Ma proprio al Ueno Park doveva andarsi a rifugiare?! Che pessima idea aveva avuto!
Strinse tra le dita i lembi della gonna chiudendo gli occhi per un attimo e tornando alla sera prima, quando Masaya le aveva detto di non amarla più.
Stava mentendo.
Non poteva essere vero.
Quello... quello non era il suo Masaya a parlare!
- Io... non ci crederò mai... - bisbigliò al vento che si portò via la sua frase e la distrusse in mille pezzi per non farla udire ad anima viva.
- Ichigo... -
Alzò il capo di scatto.
La frangia rossiccia le coprì gli occhi nocciola.
E, lentamente, il capo si voltò dalla parte da cui aveva sentito arrivare il suo nome sussurrato.
Masaya?
Occhi penetranti come schegge di zaffiro e diamante si specchiarono nei suoi e la sua espressione ricalcò tutta l'amara delusione che poteva avere quando riconobbe il ragazzo che l'aveva chiamata.
Ryou Shirogane.
Il biondino le sorrise, un sorriso piuttosto sforzato per lo più, e avanzò di un passo per giungere accanto alla panchina.
- Sono tutti preoccupati per te, lo sai? - asserì semplicemente, fingendo che la cosa naturalmente non riguardasse anche lui.

Perchè Shirogane era il ragazzo freddo ed intoccabile.

Sì.

Come no.

Shirogane era l'idiota innamorato della ragazza di un altro che mai, neppure una fottutissima volta, si era accorta del suo fottutissimo amore.

Shirogane era il terzo incomodo.

E ne era dannatamente conscio.
- Davvero? Ma non avete motivo di preoccuparvi. -
Un altro sorriso da parte di lei. Tirato con le molle. Somigliava più ad una smorfia.
- Se lo dici tu. - affermò laconico il biondo prima di decidere di sedersi accanto ad Ichigo, poggiando il gomito sullo schienale e il mento sulla mano, rimanendo a fissarla mentre accavallava le lunghe gambe fasciate da un paio di jeans neri.
- Pe... perchè mi fissi a quel modo? - lei continuò ad ostentare quello stupido sorriso.
- Così. -
Una risposta che non significava nulla.
- Ah. -
E rimasero in silenzio a lungo mentre le gote di Ichigo si coloravano di porpora e gli occhi antartici di Ryou non l'abbandonavano un attimo. Se il ragazzo avesse potuto di certo le avrebbe letto nel pensiero.
Per quanto tempo ancora rimasero gelati in quella posizione nessuno poté dirlo, intorno a loro il giorno si scurì lasciando che le ombre della notte danzassero seducendolo ed accarezzando ogni cosa su cui posavano le loro gelide dita incolore, assecondate dalla luna che brillava prepotente in un cielo di blu cobalto.

Le stelle spuntarono una dopo l'altra, quasi come se si fossero messe d'accordo, bucando il manto celeste mentre il tempo passava, scorreva, ed i minuti ticchettavano su un orologio che costeggiava il selciato.
Soltanto allora Ryou si decise a distogliere lo sguardo dal viso di Ichigo, alzandosi ed infilando le mani nelle tasche dei jeans per lasciarle detto quattro parole soltanto.
- Lui non ti merita. -
Quattro parole e basta...
Lei spalancò gli occhi.

Non lo guardò.

E lui le diede le spalle, lasciandola a riflettere su frasi che non era neppure certa di aver udito.
La sua immaginazione le stava giocando brutti scherzi.
Sicuramente.
Cosa di cui si convinse una volta decisa a tornare a casa, camminando lungo il sentiero di ghiaia che attraversava il centro del parco.

Innaturalmente silenzioso.
D'un tratto fu come se il parco si fosse svuotato all'improvviso e lei fosse rimasta completamente da sola.
Un brivido le attraversò la schiena e lei iniziò a correre per uscire dai cancelli che delimitavano il parco e potersi rigettare nelle strade di Tokyo.
I suoi passi veloci rimbombavano, le fronde degli alberi ondeggiavano furiose mentre il vento si era alzato, sbattendole in faccia in schiaffi incolori. Ombre inconsistenti si ammassavano dietro le cortecce spiandola con visi deformati, dalle bocche cucite e dagli occhi strappati. Così vivida nell'immaginazione, così impossibile nella realtà. Sibili riempivano la notte e, con essi, giunse anche il chiaro suono di risate di fanciulli. Risate allegre, divertite. Risate sinistre.

Risate di demoni e mostri.
Doveva uscire da lì.
Stava succedendo qualcosa di strano.
Pericoloso.
Doveva scappare!
Presto!
Poco distante il latrato dei cani venne superato soltanto dal ringhio di un animale che lei non riuscì a riconoscere, ne vide soltanto gli occhi irradiati di rosso sangue.

E l'animale scomparve subito come se non fosse mai esistito.
Che diavolo stava accadendo?
Era forse impazzita?
Un corvo volò via gracchiando con forza alla luna bianca mentre una delle sue piume nere cadeva in terra.
Corse più veloce.
Se n'era accorta.
Qualcosa la seguiva.
Ne era sicura.
Me perché? Eppure prima era tutto così calmo, così tranquillo... così... surreale.

No, non poteva essere, non poteva succedere, non a lei che ormai non aveva più alcun potere, che aveva già sconfitto gli alieni insieme alle sue amiche e che... che ora Voleva e si Meritava una vita normale.
Insieme a Masaya...
- Noooo!!! -
Fu suo l'urlo.
Squarciò il silenzio con una tale violenza che, chi la seguiva -e stava per afferrarla- fu obbligato a tapparsi le orecchie con una smorfia sul volto.
E allora Ichigo ne approfittò per riprendere la fuga e condursi finalmente al di fuori del Parco di Ueno tornando sulle strade asfaltate e lasciandosi ogni minaccia alle spalle.
Salva.
Continuò a lungo a camminare velocemente per portarsi in fretta alla propria abitazione mentre il cuore tornava a battere regolarmente e il respiro andava rallentando la distanza tra una boccata d'ossigeno e l'altra.
Sì.
Era salva.
- Ma porc... Che rottura! - esclamò irritato il suo inseguitore, fermo, ancora all'interno del parco.
La mano guantata passò tra capelli scuri e un broncio piuttosto infantile ridipinse i tratti di un volto giovane e maschile.
- Te la sei fatta scappare. - affermò un altro con il chiaro rimprovero nella voce pacata.
- Che diavolo vuoi! Non è colpa mia, l'hai sentita anche tu, no? La sua voce mi ha spaccato i timpani! - blaterò il primo, rientrando nell'oscurità da cui era uscito, rifugiandosi ai piedi di un imponente Sakura in fiore.
Un tappeto di petali rosa profumava sotto ai loro piedi, la seconda figura scosse la testa.
- Poche scuse, ora ci tocca aspettare domani. - riprese, mentre un terzo, il più giovane tra tutti, sbuffava annoiato aggrappandosi con un agile balzo felino ad uno dei rami più resistenti dell'albero. Si issò senza alcuna difficoltà per poi sedersi con la schiena poggiata alla ruvida corteccia.
- La prossima volta però voglio farlo io! - esclamò quindi con una voce di bambino.
- Scordatelo, lei è MIA! - fu l'ultima frase del primo che si leccò le labbra sorridendo malizioso e saltando con una straordinaria agilità su uno dei rami. Anche l'altro lo seguì e, ben presto, tutti e tre sparirono inghiottiti dall'oscurità, come ombre tra le ombre.


Sbadigliò stancamente mentre gli stivaletti bianchi calpestavano frettolosi l'asfalto.
Lui non ti merita...
Quella frase riecheggiava ancora nelle orecchie, disturbandolo come un ronzio.
Ma come gli era saltato in mente di dirle una cosa del genere?!
Scosse la testa mentre le dita affusolate scivolarono tra i capelli biondi per spostarne una ciocca dietro l'orecchio.
Spostò lo sguardo sul fondo della strada, circondato dal brusio della folla che riempiva il marciapiedi fermandosi a guardare le vetrine delle boutique costose e parlottando del più e del meno.

Non amava particolarmente la folla, troppe persone tutte insieme e, quando ti abitui all'idea che i nemici potrebbero attaccare da un momento all'altro, li vedi ovunque, in qualunque volto. Non importa chi sia. Per questo odiava la folla, perchè era una cosa che lui, nonostante il suo QI, non poteva gestire.
Le iridi zaffirine si fermarono di colpo assottigliandosi, così come la pupilla che sembrò allungarsi fino a diventare un'unica striscia nera in mezzo al blu.

Occhi di gatto.
Ma non si era trasformato, oh, no, certo che no.
Solo che, chiunque avesse visto quegli occhi, avrebbe tremato per quanto minaccioso fosse il suo sguardo.
Avanzò.

Lento. Togliendo le mani dalle tasche e stringendole a pugno mentre serrava i denti.
Si fece largo tra un gruppetto di ragazzini che occupava gran parte del marciapiedi e puntò dritto dritto verso chi aveva attirato la sua attenzione e la sua ira.
Capelli del colore della notte. Corvini, corti e folti con cui Maestrale amava giocare scompigliandoli e vezzeggiandoli per carezzare anche la pelle di pesco, scivolando alle labbra rosee, lusingandole in mille baci trasparenti ed insapore.
Gli occhi dal taglio a mandorla erano grandi, sinceri, di un brillante color nocciola che si scioglieva in fine sabbia ambrata e al sole luccicavano dei riflessi dorati dei suoi caldi raggi.
Ryou Shirogane strinse più forte il pugno quando finalmente gli fu tanto vicino che avrebbe potuto colpirlo senza alcuna difficoltà.
E lo alzò, contro Masaya Aoyama che, perso nei suoi pensieri, fissava una vetrina che gli rimandava il proprio riflesso.
Ma il colpo, per fortuna -o no-, non lo raggiunse mai.

Il biondo si era fermato con il braccio a mezz'aria e gli occhi spalancati a fissare increduli la figura apparsa alle spalle di Masaya.
Un corpo semitrasparente, come fosse invisibile agli occhi di tutto il resto del mondo tranne che ai suoi.

E sorrideva abbracciato lascivamente al corpo di Masaya, affondava il volto al suo collo, come un vampiro che si ciba di caldo sangue umano.
Non è possibile.
Quella figura... quel giovane dai lunghi capelli corvini che cavalcavano il vento e si scompigliavano all'aria in ragnatele di seta, con gli occhi dello stesso colore del gelo e della morte: azzurri, anzi, blu. Occhi di un Profondo Blu...
- Deep... Blue... - mormorò il ragazzo con la voce che gli morì in gola insieme al battito di un cuore accelerato.
Ma a quel semplice nome fu come se l'incantesimo si sciogliesse e la figura di Deep Blue scemò in una cascata d'acqua trasparente, scomparendo nel nulla, svanita in un altro mondo, in un altro tempo.
Aveva sognato?
No.

Ne era sicuro, quello era Deep Blue.
Fu in quel momento che Masaya si accorse di lui, del pugno a mezz'aria, più precisamente, con cui Ryou non lo aveva ancora colpito.
- Shirogane. - chiamò perplesso.
Ryou abbassò il braccio, lasciandolo disteso lungo il fianco, aggrottando la fronte.
Si può sapere che diamine sta succedendo?
L'altro attese qualche istante, sperando che gli fosse fornita una qualche spiegazione, ma a quanto pare non ne aveva alcuna intenzione. Si limitava a starsene lì a guardarlo con la rabbia negli occhi.
- C'è qualcosa che non va? - gli domandò quindi, la solita gentilezza nella voce, incrinata dalla diffidenza. Non è piacevole scoprire che qualcuno vuole prenderti a pugni.
Il diciassettenne fece per scuotere la testa ma cambiò idea ringhiandogli invece contro, con stizza e rabbia: - Perché non me lo dici tu, Aoyama. -
L'altro lo guardò.
Fisso negli occhi.
E la nocciola si perse nello zaffiro.
E lo zaffiro si sciolse nella nocciola.
In una battaglia di sguardi in cui il primo che lo avesse distolto avrebbe perso.
Fu Aoyama il primo ad abbassare lo sguardo. Si sentiva accusato ed a ragione, ma sapere che era proprio quel Shirogane a farlo rendeva il tutto ancora più spiacevole.
- Non so di cosa parli. - rispose laconico - Ora però è meglio che vada. -

Fece per dargli le spalle, ma Ryou fu più veloce, gli afferrò il polso costringendolo ad ascoltarlo e a tornare ad una lotta di sguardi che lui non aveva la forza di sostenere.
Lo aveva fermato, stringendo il suo polso in una morsa dolorosa, ma non sembrava aver alcuna intenzione di spiegargli quel gesto, né le sue accuse.
Masaya fece per liberarsi dalla presa.

Inutile.
Pensava che volesse accusarlo a causa di Ichigo, ne era sicuro anzi, ma non gli avrebbe detto nulla.

No.
Infine Ryou parlò.
Un sibilo, minaccioso quanto lo sguardo che gli tirò, avrebbe persino potuto trafiggergli il cuore con quello sguardo, più affilato di una lama.
- Se le farai ancora del male, ti ucciderò. -
E mai minaccia fu più fondata di quella.
Perché Ryou lo avrebbe fatto.
Sicuramente.
Masaya non disse nulla, l'altro lo liberò e lui indietreggiò di qualche passo senza distogliere lo sguardo dagli occhi d'acciaio blu del ragazzo. Poi, gli diede le spalle e se ne andò chiudendo occhi che avevano iniziato a bruciare. Correndo via. Scappando come un ladro.
Se le farai del male...
Proprio per questo aveva deciso di lasciare Ichigo.
Per proteggerla.
Eppure... eppure l'aveva ferita ugualmente.
Se le farai del male...

Non voleva, non voleva assolutamente che Ichigo soffrisse...
Ti ucciderò...

Si fermò di scatto una volta svoltato l'angolo, scoprendo di essere entrato in un vicolo cieco.
Il fiato usciva prepotente dalla bocca, i polmoni si gonfiavano e si sgonfiavano impazziti alla ricerca d'ossigeno e le dita della mancina si attanagliarono al petto, dove il cuore batteva per uscire dalla cassa toracica ed esplodere.
- Che qualcuno lo faccia... - sussurrò.

Il tono tanto basso da sembrare che forse lo avesse pensato soltanto.
- Che qualcuno... mi uccida... -
Ed una risata si sparse intorno a lui. Dentro di lui.
Sadica.
Languida.
Crudele.


.NONO CAPITOLO FINE.

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Capitolo 10
*** [capitolo 10] .Terra: di nuovo. ***


Titolo: End of Time
Serie: Tokyo Mew Mew
Capitolo: 10 di ?
Rating: Angst
Pairing: KisshuxIchigo XD, tranquille fan della RyouxIchigo, il biondino non è sparito... anche se l'autrice lo vorrebbe*_*"" (Ryou: Ehy, guarda che ti ho sentito é_è! A: Sarà perchè l'ho detto a voce alta v_v?)

Note: Mwahahaha, finalmente è arrivato tra i piedi anche il vostro alieno preferito: Kisshu*___*! Ah, lui sì che mi da soddisfazioni XD! Infatti invece di seguire le mie istruzioni ha fatto tutto da solo e mi ha mandato a monte le vecchie idee per la fic é_è... così ho dovuto cambiare il suo incontro con Ichigo é_è... Dannato rompiscatole>_>! E poi qualcuno mi dovrà spiegare com'è che in 'sti shoujo tutti i maschietti fighi della serie sono sempre innamorati della protagonista di turno é_è! E' troppo complicata la cosa, mi ci mancava pure lui>___< ! (Tutti: E allora perchè lo hai ficcato? A: Perchè amo complicarmi la vita*_*v! Tutti: E perchè cavolo ti lamenti allora, picia! A: Perchè non avevo nient'altro da fare, ovvio*_*""!).

In realtà il capitolo non doveva essere proprio così... la scena in cui la gente se la prende con Kisshu doveva essere *davvero angst* e lasciarlo *decisamente col morale a terra*, ma poi ho pensato che avrebbe avuto poco senso in quel contesto, per cui mi sono moderata v_v!

Buona lettura^^!

Capitolo#10

.Terra: di nuovo.

Luna bianca che seduce la notte.
Manto oscuro calato a riscaldare il mondo.
E poi di nuovo il sole, sorgente, in un ciclo eterno che nasce dall'alba dei tempi.
Infinito.
Un'altra mattina bussava alle porte di Tokyo trascinando, insieme alla notte passata, i problemi, fingendo di farli sparire insieme alla luna ora eclissata e gettarli nell'Averno per non doverli più affrontare. Mere illusioni per lo più.
Con movimenti sinuosi una figura umanoide si stiracchiò, alzandosi in piedi sul ramo del Sakura su cui aveva passato la notte. Notte in bianco, ma non era stanco, solo un po' intorpidito.
La mano passò tra capelli di un particolare colore. Scuri. Alcuni crini di seta si erano liberati dei lacci e disturbavano i lineamenti di un viso da ragazzo, scivolando languidamente alle labbra; li sciolse del tutto e quelli caddero come il getto di una cascata sulle spalle.
- Uff. - borbottò, raccogliendoli in una ciocca per legarli nuovamente e fare altrettanto con la seconda, sulla sinistra. Dietro invece erano tagliati così corti che non arrivavano neppure a sfiorare il candido collo, dalla pelle quasi cinerea. Bianca e pallida. Non stava male, non era malato, oh no, quello era il suo colore naturale e, forse, anche questo lo rendeva interessante.
- Sono stanco di aspettare. - si lamentò saltando su un manto di petali rosa con un balzello ed atterrando senza alcun rumore, leggero quanto una piuma. Elegante ed agile come un felino.
- E che vorresti fare? -
Era stato uno dei suoi due compagni a parlare. Compagni o fratelli, difficile dirsi, sta di fatto che quei tre si somigliavano. Probabilmente perché erano della stessa razza.
Sì.
Razza.
Perché nessuno di quelle tre figure era umana.

Gli esseri umani non hanno lunghe orecchie a punta.
- Ovvio, vado a cercarla! - esclamò, con voce maliziosamente divertita.
- Voglio venire anche io! - si intromise il terzo. Era il più piccolo, aveva una voce ancora infantile e dei modi da bambino capriccioso che il più delle volte venivano ignorati; aveva perfino alzato la mano per attirare la loro attenzione e fluttuava nell'aria ignorando le normali leggi della fisica sulla gravità. La gravità: sciocchezze umane del tutto irrilevanti. Esistono cose più importanti. Esistono leggi più interessanti.
- Scordatelo, ci vado da solo. -
- Cosa? E perché? -
- Perché tu mi saresti d'intralcio. -
- Eh?! Ma non è vero!!! - si lamentò il più piccolo pestando un piede a terra, o almeno così cercò di fare, ma il piede nudo incontro invece la resistenza quasi nulla dell'aria ed il suo gesto risultò piuttosto grottesco.
- Invece sì, per cui smettila di rompere. -
Il più grande ghignò e, come per magia, scomparve in una nuvola di polvere verde.
Il terzo alieno, l'unico rimasto in silenzio dopo quel breve scambio di battute, scosse il capo portando stancamente una mano al viso.
- Speriamo che non combini qualche casino. - commentò poco convinto e, con il ragazzino rimanente, saltò su un ramo spostandosi di albero in albero, con una velocità disumana, quasi fossero fatti di vento e null'altro, fino ad uscire dal parco e ritrovarsi a volare, letteralmente, sui tetti di Tokyo.

Le calde correnti dell'aria soffiavano placidamente tra le sue braccia come a volerlo aiutare nel volo.
Saltellava di tetto in tetto, nessuno si sarebbe preso la briga di alzare gli occhi al cielo, per cui non ci sarebbe stato pericolo di essere visto.
Tsk, gli umani erano sempre così occupati a pensare soltanto a se stessi, mai nessuno che si fermasse un attimo a riflettere su ciò che li circondava, mai nessuno che si rendesse conto dello sfacelo a cui andavano in contro.
Che razza egoista e disgustosa.
- Siete stati fortunati ad aver avuto la mia gattina a difendervi, o a quest'ora vi avremmo già fatti nostri schiavi! -
Un ghigno incurvò le sue labbra ed iridi dalle prepotenti sfumature dorate scorsero una figura femminile dall'aria familiare.
- Trovata! -
Aprì le braccia lanciandosi nel vuoto. Precipitando. Abbandonandosi alla caduta, dritto contro l'asfalto della strada in un salto verso morte certa.

Fandonie.
Atterrò illeso.
Senza alcun rumore, senza alcun gemito, senza alcun problema.
I pochi che lo videro apparire sul marciapiedi dal nulla lo guardarono come se si fosse trattato di qualche stupido in vena di cosplay e la sua presenza passò più o meno inosservata.
Teneva le braccia incrociate dietro la schiena, ai polsi bende rosse erano legate ben strette mettendo in risalto il fascio di muscoli delle braccia. Non erano particolarmente pronunciati ma, un corpo slanciato come quello sarebbe stato perfetto per l'atletica. Era così difatti, aveva il corpo di un atleta ancora tutto da formare, perfettamente proporzionato, scarso nell'altezza ma magro e piacente, dalla vita stretta e le gambe scattanti.

I passi si fecero di volta in volta più veloci seguendo il ritmo di quelli della sua preda e tra le labbra la lingua maliziosa passò per umettarle, rendendole più lucide.
A parte la pelle più bianca della neve e quei capelli dallo strampalato color verdastro, era un ragazzo decisamente attraente. Assolutamente. Per non parlare di occhi da predatore che attraevano le sue vittime rendendole succubi di un fascino selvaggio.
- Ehy, hai visto quel tipo? - bisbigliò a qualche metro da lui una ragazza, indicandolo.
- Chi? - chiese l'amica seguendo l'indice.
- Quello vestito in modo buffo. -
- Però è carino! -
- Vero, eh? Chissà che cosplay è! -
- Perché non glielo chiediamo? -
Si avvicinarono entrambe all'alieno, con sciocchi sorrisi inebetiti che bastarono per lasciarlo perplesso.

Infastidito da quelle inutili presenze.

Pulci fastidiose, perché non ve ne state al vostro posto?
- Ehm... ciao. - Gli fecero.
Lui le guardò, giusto il tempo di rendersi conto che le femmine umane erano davvero temerarie se cercavano sempre di mettergli i bastoni tra le ruote. Non si era reso conto che quelle nemmeno lo facevano apposta a mettersi sulla sua strada.
- Volete forse morire? - domandò, con un candore disarmante.
- Eh? - fece una delle due, con un mezzo sorriso che morì poco dopo tra le labbra. Preoccupata.
- Se non sparite entro tre secondi vi mangio il cuore. -
Le due deglutirono sentendosi improvvisamente le gambe pesanti.
Lui sorrise: una mezzaluna d'acciaio che piegava le labbra.
Si avvicinò con il viso alle ragazze e poi...
- Bu! -
Urlarono stridule per la paura, scappando a perdifiato tra la folla mentre a lui rimanevano le risate e gli sguardi curiosi della gente che aveva assistito alla scena.
- Ahahahah, che spasso! Che spasso! Gli umani sono così stupidi! Ahahahah! -
Forse non avrebbe dovuto dirlo a voce alta.
- Che hai detto? -

Ops.
Un uomo corpulento, dall'aria poco rassicurante, gli si era piazzato davanti con le braccia incrociate al petto ed una smorfia sul volto maturo.
Lo guardò bene prima di elargire un altro sorriso, impudente e sbarazzino ed evitare volutamente di rispondere alla sua domanda.

Inutile. Non era mai stato un tipo molto socievole e, soprattutto, trovava noioso e futile rispondere a domande stupide.
- Dannato moccioso, ti prendi gioco di me? - gli ringhiò l'uomo, più alto e più grosso di lui. Una cicatrice marchiava dolorosamente il suo collo e, se l'altro avesse vissuto sulla Terra abbastanza a lungo, avrebbe dovuto avere un campanello d'allarme che suonava all'impazzata avvertendolo del pericolo. Peccato che la sua sosta sul Pianeta Azzurro non era durata così tanto.
- Prendermi gioco di te? Credi di essere così importante da arrivare ad interessarmi? - chiese l'alieno, tronfio della sua arroganza, scoccando la lingua contro il palato in una muta sfida.
- Piccolo bastardo, ti insegno io cos'è il rispetto!!! -
Alzò il pugno verso di lui, ma quando lo riabbassò l'altro lo aveva già schivato e si era spostato alle sue spalle. Nessuno si accorse di quel movimento.
- Ohooo, che paura, credo di stare per svenire. - lo denigrò l'alieno.
- Stronzo! Aspetta che ti prenda! -
Un altro pugno mandato a vuoto.

- In effetti sto ancora aspettando. Fammi un fischio quando mi avrai preso, così mi sveglio. -

- Dannato!!! Io ti ammazzo! -
Continuarono a quel modo per un paio di minuti, dando spettacolo, finché l'uomo non rimase con il fiato corto, ridicolo e l'alieno con ancora quella sua risata irritante in mezzo ad una folla accorsa a gustarsi la scena.
Lo trovavano divertente, un break alla monotonia della vita che scorreva loro accanto senza che riuscissero mai a fermarla per farsi dare un passaggio.
C'era chi incitava i due a picchiarsi a sangue, chi si agitava gracchiando un ipocrita "Oh mio dio! Oh no! Ma quelli si stanno picchiando!" senza realmente esserne preoccupato, e chi, invece, insultava e basta facendo eco alle parole dell'omone che per primo aveva attaccato briga.
- Ehy tu, stupido cosplayer, perché non te ne vai un po' a fanculo, eh? - gridò qualcuno dalla folla, irritato dalla risata derisoria del più giovane.
- Sì giusto! Che cazzo continui a ridere come un idiota! Ma guarda come sei vestito, pirla! -
- Sparisci se non vuoi che ti facciamo il culo! E finiscila di ridere! -
- Te lo facciamo vedere noi se gli umani sono stupidi o no! -
Era l'alieno ad essere in vantaggio.

Era stato lui la vittima degli insulti dell'umano.

Era lui quello innocente per una volta.

Ed ora sembrava quello cattivo.

Si guardò intorno, corrucciando la fronte alle bestemmie che gli venivano sputate addosso, senza alcuna pietà.

La gente si accalcava intorno a loro, in un cerchio claustrofobico che lentamente si stringeva attorno a lui. Soffocandolo con le loro ingiurie, i loro pugni alzati.

Ce l'avevano con lui e lui solo.
Ed improvvisamente sentì di essere schifosamente solo contro un Mondo intero.
- Ma... ma non ho fatto niente... - sbuffò irritato.
Dannati esseri umani, come possono essere così ipocriti?!
Lui non era un santo, non aveva buoni sentimenti da sprecar con chicchessia e non aveva un cuore che fosse gentile, dolce o stronzate simili, ma non era giusto. Tutto qui.

E più sentiva la gente urlare più si chiedeva perché mai la sua gattina avesse voluto difendere quella razza di miserabili.
Siete ripugnanti!
Vermi striscianti, il posto adatto per loro era l'inferno!
- Basta, vattene moccioso! -
- Sì, togliti di torno! -
Forse fu davvero il caso di andarsene. La tensione iniziava a divenire pesante e qualche testa calda ne aveva già approfittato per far scemare il tutto nella violenza: un ragazzo aveva preso in mano un sasso e lo aveva lanciato in mezzo alla mischia.
L'alieno lo aveva schivato ma non aveva apprezzato il gesto che, presto, venne imitato da altri perditempo che si firmavano come anarchici.
Non ci volle molto perché le cose degenerassero.
Scappò, rifugiandosi all'interno di una struttura che avrebbe dovuto riconoscere se non fosse stato così impegnato nella fuga.
Prese grosse boccate d'aria riordinando le idee.
- Gli umani sono pazzi... sono completamente pazzi... - concluse scuotendo il capo, per poi sentire ogni fibra del suo essere vibrare.

Fu come se il suo corpo ridondasse segnalando la presenza di qualcosa di familiare.
Succedeva soltanto quando si trovava vicino a lei.
- Kisshu... -
Bingo.
- Ma tu... non è possibile, tu non dovresti essere ancora sulla Terra... -
Ah, il suono della sua voce. Che delizia per le orecchie.
Sorrise sornione, voltandosi lentamente e facendo entrare nella propria visuale il visino stupito di Ichigo Momomiya.
Aveva provato e riprovato quella scena centinaia di volte per essere sicuro su quello che avrebbe detto la prima volta che avesse rincontrato la Mew Mew dai capelli rossi. Ma in quel momento tutte le insulse frasette melliflue con cui si era riempito la testa svanirono e l'unica cosa che gli uscì dalla bocca fu un: - Ti sono mancato, Koneko? -
Decisamente più in tono con la sua persona.
Ichigo aprì la bocca. La richiuse. La riaprì ancora ma la voce non ne volle sapere di diventar suono.
- Ti ho lasciato senza parole? - chiese lui malizioso, carezzandosi le labbra con l'indice.
A quella vista la ragazza pensò bene di indietreggiare di un passo.
- Oh bè, se non parli tu vorrà dire che lo farò io per tutti e due! -
Balzò veloce come un predatore, fermandosi proprio a pochissima distanza da lei, sfiorandole -nemmeno molto casualmente- la punta del naso con il proprio, per poggiare le mani al muro ed imprigionarla tra le proprie braccia.
- Finalmente di nuovo insieme, che ne dici di ricordare i vecchi tempi? - il suo respiro e la sua frase sfilarono caldi tra le labbra morbide di Ichigo, appena dischiuse per poter respirare.
Si sporse appena verso di lei.
Le labbra praticamente a contatto.
Gli occhi dorati socchiusi per godersi ogni espressione di quel bel viso di porcellana.
Ed Ichigo che, alla fine, si riprendeva dallo stupore e lo spingeva via con troppa forza, facendolo cadere sul terreno erboso.
- S-si può sapere cosa ci fai Tu Qui, Kisshu? - domandò lei, cercando di riprendere possesso di ogni facoltà mentale.
Difficile con un alieno che tenta di baciarti.

Il cuore batteva all'impazzata, la pelle era stata attraversata da brividi freddi e lo sguardo non era riuscito ad abbandonare la figura dell'alieno.

Identico a come lo ricordava, sebbene, dopo due anni, i ricordi iniziavano a diventare più sbiaditi.

Si era fatto più alto, si era fatto più bello... ma il carattere non era cambiato.

Sempre la solita carognetta maliziosa che cercava in tutti i modi di portarsela a letto.

Perchè?

Perchè Kisshu si divertiva così, semplice!

La verità è che tu non hai mai capito molto di sentimenti alieni, eh, Ichigo?
- Wow, ti ricordi ancora come mi chiamo, allora è vero che non mi hai dimenticato! - esclamò lui sardonico, schioccandole l'occhiolino.
- Smettila di scherzare e rispondimi. -
- Non mi permetterei mai di scherzare su di NOI, dolcezza. - si guardò intorno come se stesse cercando qualcuno - Strano però, non vedo il tuo principe azzurro. Non mi dirai che finalmente hai capito che non vale niente! -
Questo fece male.

Se ne accorse tardi, quando gli occhi di Ichigo si fecero lucidi ed il suo volto si abbassò per fissare il suolo con insistenza.
Ma che cosa...? Cos'aveva detto di male...? O meglio, che le aveva fatto quel dannato umano?
Si rialzò spolverandosi i pantaloni, portando una mano al viso di Ichigo. Lei fece per ritrarsi ma Kisshu fu più veloce, le afferrò il mento e la obbligò a guardarlo.
La sua espressione era diventata così seria da metterla in soggezione. Le tolse il respiro.
- Quell'umano non merita di farti piangere. - mormorò soltanto prima di raccogliere le sue lacrime con il pollice e leccarlo, per farle sparire tra le proprie labbra.
Ichigo rimase immobile.
Già qualcuno prima di lui le aveva detto una frase simile.

Shirogane.

Umpf...

C'erano troppi uomini nella sua vita.

E lei era una soltanto.

Troppo poca per tutti.
- Pe... perché... - iniziò, imponendosi di comporre una frase di senso compiuto - Perché sei qui? -
Kisshu si abbassò su di lei, temette che volesse baciarla, ma le sue labbra invece si posarono all'orecchio dove vi insinuò la sua frase insieme alla sua lingua avida di lussuria.
- Per te, Koneko. -
Poi scese al collo, stuzzicandolo con i denti, posandovi un lungo languido bacio.
Aveva l'amaro sapore del deja-vu.
La sua voce bagnata di lascivia.
Il suo respiro bollente sulla pelle.
Un bacio sul collo.
Era come quando era tornata al Cafè Mew per recuperare la propria borsetta...
Invece di respingere Kisshu il suo pensiero corse a Ryou.
Chissà, forse stava impazzendo ed il mondo stava andando a rotoli con lei.
- Uff, che seccatura, a quanto pare dobbiamo rimandare i convenevoli! -
Kisshu si era scostato da lei per volgere lo sguardo dorato verso il cancello della scuola in cui qualcosa di non meglio definito si muoveva ondeggiando a destra e sinistra, borbottando parole incoerenti o suoni incomprensibili che mano a mano si facevano più forti. Rochi, come se fosse stata una pentola a pressione sull'orlo di esplodere.
- E quello... che cos'è? -
- Uh? - Kisshu portò le mani incrociate dietro al capo, cadenzando il piede sinistro, pensieroso o forse soltanto indeciso sul da farsi, non era mai stato un tipo avvezzo alle spiegazioni - Mi spiace averti mentito, Koneko. - bugiardo - Ma quello è il vero motivo per cui sono ancora qui. - ghignò divertito - Bè... uno dei tanti. -
Ridacchiò quando lei sbatté le palpebre senza capire, e rise ancora di più quando, prendendola in contropiede, le lasciò un bacio sulla guancia liscia pronto per concentrarsi sulla cosa.
- Visto che hai disturbato il mio idilliaco momento d'amore con la mia Koneko... - gli occhi di Kisshu si assottigliarono, minacciosi - Ti farò rimpiangere di essere nato! -


.DECIMO CAPITOLO FINE.

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Capitolo 11
*** [capitolo 11] .Sempre uguale. ***


Titolo: End of Time
Serie: Tokyo Mew Mew
Capitolo: 11 di ?
Rating: PG-13
Pairing: //

Note: Alè, arriva Kisshukù e pretende pure di farla da protagonista anche in questo capitolo che, per sua sfortuna, è corto-corto^^""! Per quanto riguarda il suo ruolo in realtà bisognerà aspettare il prossimo capitolo per capirlo meglio (bè... non che lui abbia molta voglia di spiegarlo, tanto gli fa più comodo se ci tiene tutti sulle spine e cerca di spassarsela con Ichy XD) e tra un pò vedremo pure di ficcare un pò di azione, sesso (err... questo veramente non credo che ci sarà ò_o) e rock'n'roll XD!

Enjoy^_-!


Capitolo#11

.Sempre uguale.

Era informe.
Schifosamente informe.
Un ammasso di gelatina strisciante che lasciava una scia schiumosa ad ogni metro percorso sull'asfalto, liquefacendolo lentamente come fosse stato acido.
Ichigo lo guardò nauseata.
Mai in vita sua aveva visto una cosa tanto disgustosa. Fu costretta a coprirsi la bocca con la mano per il puzzo nauseabondo che proveniva da quell'essere.
- Ma che cos'è? - domandò di nuovo.
Kisshu fece spallucce.
- Non lo sai? - le era sembrato giusto il contrario fino a pochi secondi prima.
- Perché dovrei fare amicizia con un'immondizia simile? - fece lui con il tono strafottente che non era mai cambiato ed il sorriso sfacciato di chi non si fa problemi a fregarsene del prossimo.

Estrasse le sue armi gemelle, leccandone lascivamente il metallo argento, mentre l'adrenalina iniziava a scorrere nel corpo dell'alieno.

Ichigo lo guardò a lungo prima di riuscire a ritrovare l'uso della parola, deglutendo mentre lo sguardo si soffermava sulle forme di lui, sul suo corpo divenuto più slanciato ed ora coperto da una semplice canotta di un marroncino cupo che tanto contrastava con la sua pelle straordinariamente pallida.

Scapole e parte del petto glabro erano bene in vista sotto quell'indumento e polsini di una sfumatura più scura si arrampicavano per gli avambracci, fermandosi a pochi centimetri dal polso.

I pantaloni erano la cosa più strana. Diversi da quelli che componevano la sua divisa un tempo, due anni fa, ma egualmente strampalati.

Iniziavano come un paio di pantaloncini corti dalla stoffa marrone, terminando poco sopra il ginocchio, quindi lo lasciavano libero per allacciarsi con due strisce di stoffa color prugna alla parte inferiore dei gambali, terminando su un paio di stivaletti scuri.

Bizzarri, un vestiario che soltanto a Kisshu sarebbe donato.

La ragazza scosse il capo, tornando a ciò che era importante: a quel mostro che avanzava strisciando in loro direzione.

- Ma tu prima hai detto di essere qui per lui... - pigolò, piano.
- Uffa, ma quanto sei diventata pignola. Facciamo che ora mi occupo dell'immondizia e poi riprendiamo da dove avevamo lasciato, ok? -
Arrossì, senza mostrarsi concorde con la proposta di Kisshu. Dopotutto non era cambiato, quell'alieno aveva in mente sempre le stesse cose!
Un passo lo portò più vicino alla creatura che non aveva smesso di produrre suoni rochi ed incomprensibili.
Occhietti tondi, molto più simili a biglie cremisi, fissavano l'alieno roteando su sé stessi come piccoli pianeti infuocati.
Alzò quello che somigliava ad un braccio fatto di gelatina e lo riabbassò con violenza, troppo distante perché potesse riuscire a colpire Kisshu, ma il gesto fu talmente brusco che parti del suo corpo si staccarono dirigendosi come proiettili verso di lui. Li schivò saltando di lato e, quando guardò nel punto in cui era prima, scorse grossi buchi bagnati d'acido che prima non c'erano.
- Wow, sei un tipo pericoloso eh? -
Nulla che potesse divertirlo di più.
Strinse maggiormente le dita ai due Sai e si preparò per il suo attacco.
Veloce.
Preciso.
Un fulmine a ciel sereno.
Ichigo non lo vide neppure quando piombò come un falco sul mostro, sventrandolo con gran soddisfazione.
Infine rimase in piedi innanzi ai suoi resti, con un bel sorriso trionfante e le lame delle sue armi sporche di sangue nero, molto più simile a petrolio.
Dell'essere disgustoso non v'era più traccia.
Soltanto due piccole biglie rosse rotolarono ai piedi di Kisshu, scontrandosi tra di loro per poi unirsi muovendosi come avessero avuto vita propria. Le vide contorcersi, amalgamarsi e infine prendere le fattezze di una piuma.
La raccolse.
Una piuma rosso sangue.
E quella si sciolse tra le sue dita, divenendo cenere e venendo trascinata via dal vento.
- Tsk, che noia, speravo sarebbe stato più divertente. - si lamentò l'alieno, sbuffando quando rinfoderò le armi.
- Ma... ma che cos'era quello? -

Oh giusto, quasi aveva dimenticato che a godersi lo spettacolo c'era anche la sua Koneko-chan
Reclinò il capo di lato in cui i capelli dello strano colore verdastro carezzarono la fronte, assumendo un'aria che era insieme curiosa e perplessa. Infantile.
- Lo sai che inizi a diventare monotona, gattina? -
- Spiritoso! - sbottò lei - Se non mi dai una risposta io continuerò a farti la stessa domanda. -
Kisshu mosse il capo all'indietro.
Doveva risponderle, non c'era altro modo per andare avanti nella conversazione.
Tornò a guardarla.
- Sono gli Sekai no Me. -
- Sekai no Me? -
- Esatto. Ora possiamo passare oltre e arrivare direttamente ai baci e abbracci? -

Evidentemente no.

Lei mise le distanze tra loro, indietreggiando in silenzio.
- Certo che sei diventata proprio gelida gattina, stare insieme agli umani non ti fa bene, nonono. - commentò lui incrociando le braccia al petto mentre Ichigo controllava che non ci fosse nessuno nei paraggi e che quindi potessero andarsene a parlare seriamente in un posto più appartato senza essere visti.
Finale: marinò la scuola e trascinò Kisshu fino al Cafè Mew Mew, non senza che questi iniziasse una lunga serie di lamentele infantili che andavano dal "Senti Koneko-chan, un conto è spassarmela con te e un altro è stare in mezzo alle tue amichette eroine con la mania degli animali in via d'estinzione!" al "Ho detto di nooo! Non ci voglio venire, quel posto fa schifo, puzza, è frufru e per di più è disgustosamente pieno di esseri umani petulanti!".

Kami-sama, era peggio di un bimbo di sei anni!
Se non fosse stata troppo occupata a trascinarlo per un braccio cercando di non farsi vedere da nessuno, lo avrebbe trovato persino tenero.

Il locale era deserto.

Presumibile.

Apriva soltanto di pomeriggio, momento in cui le ragazze potevano dare la loro disponibilità, e nemmeno Keiichiro e Ryou sembravano esserci.
- Keiichiro-san? - chiamò la ragazzam, sperando che il giovane si trovasse in cucina, magari al lavoro con qualcuna delle sue prelibatezze.
- Shirogane-kun? - azzardò.
Non ottenne risposta.
- A quanto pare siamo soli. -
Si voltò verso Kisshu, seduto su uno dei tavolini con le mani poggiate alla superficie lignea, tra le gambe, ed il busto leggermente inclinato in avanti, verso di lei.
Sorrideva.
E quando mai.
Sorrideva sornione guardandola come si guarda l'oggetto dei propri desideri: morbosamente.
- N-no... - biascicò lei - Loro... saranno qui... Devono essere qui. - aggiunse con voce implorante quando Kisshu balzò giù dal tavolo avanzando verso di lei con movenze feline.
Iniziava a preoccuparsi per la propria incolumità.
Non era stata una buona idea portare lì l'alieno. Ma che le era saltato in testa!
- Non ci disturberà nessuno. Prometto che sarò gentile... - sembrò pensarci su - ...nei limiti del possibile. - aggiunse ridacchiando.
Parlava sul serio?
- Ki... Kisshu, non avvicinarti. - lo ammonì la ragazza.
L'alieno si mosse più vicino a lei.
- Ti... ti ho detto di stare lontano. -
L'altro non obbedì, avanzò ancora.
- Ora tu non hai più i tuoi poteri, quindi non puoi oppormi resistenza, dico bene? - le ricordò con una frase che, invero, suonava tanto come una minaccia.
Maledizione. Aveva dimenticato che un tempo Kisshu era stato il principale nemico della Terra e che, in veste di Mew Mew, l'aveva combattuto senza tregua.
Aveva combattuto contro Kisshu. Contro gli alieni.
Contro Deep Blue...
Abbassò lo sguardo lasciando cadere mollemente le braccia lungo i fianchi.
- Beh? - fece l'alieno dispiaciuto perché Ichigo sembrava aver perso molta della sua voglia di combattere.
- Kisshu, smettila di scherzare. - tagliò corto lei, sussurrando le parole con un tono stranamente apatico.
- Scherzare? - ripeté lui - Non farmi ridere, Umana! - sbottò d'improvviso, irritato da quella sola parola, offeso per il modo in cui Ichigo sminuiva i suoi sentimenti - Potrei ucciderti anche adesso se volessi, dovresti essermi grata perché ho scelto di risparmiarti! -
Lei alzò finalmente lo sguardo nocciola, puntando nei suoi occhi.
- Ma che...? -
Era da tanto che la vedeva così. Con gli occhi lucidi a causa del pianto incombente che si sforzava di trattenere, le mani che si torturavano a vicenda e la testa che sembraa scoppiarle per quanto pesante doveva essere il fardello che la affliggeva.
- Se vuoi uccidermi fallo, non mi importa. -
Aveva davvero sentito bene?
Quella non poteva essere la stessa Gattina contro cui aveva combattuto due anni prima.
Alzò la mano per sfiorarle una guancia ma la riabbassò subito quando percepì la presenza di un altro essere umano.
- Ichigo-chan! -
Si voltarono tutti e due verso l'entrata del Cafè Mew Mew.

Keiichirou Akasaka la fissava respirando affannato, avanzando verso di lei a passi veloci. Il volto scosso, la camicia appiccicata alla pelle dal sudore che ancora colava lungo la fronte e lo sguardo stanco di chi non sa più dove sbattere la testa.
- Per fortuna sei qui! - esclamò il giovane notando la presenza di Kisshu solo in un secondo momento - E lui che ci fa qui? -
- Che strano, è già la seconda volta che mi fanno una domanda del genere. - ironizzò l'alieno grattandosi il capo.
- Ti ha fatto del male? - indagò Keiichirou rivolto ad Ichigo.
- Io fare del male alla mia Koneko-chan? Non mi permetterei mai. -

Risultò grottesco il modo in cui lo disse, specialmente dopo tutto il tempo passato a cercare di spazzare via gli esseri umani e combattere contro le Mew Mew, all'epoca di Deep Blue.

Divertente, già, davvero divertente.
- Non l'ho chiesto a te! -
- Uhuuu, che tipo permaloso. Dimmi sono tutti così gli umani? -
- Allontanati da lei e sarò felice di mostrartelo. -
- Mi spiace ma non ho mai gradito che mi si dessero ordini! -
Kisshu osò persino mostrargli la lingua mentre Keiichirou serrava i pugni con ogni intenzione di fargli rimpiangere di essere tornato sulla Terra.

Non era mai stato un uomo violento, tutt'altro, era cosa che non ammetteva e a cui preferiva il dialogo, ma ora, con i nervi a fior di pelle, qualsiasi pretesto sarebbe stato buono per portarlo sull'orlo dell'irragionevolezza.

Ichigo, si mise allora tra i due, fermandoli, preoccupata per l'uomo che per la prima volta vedeva perdere la pazienza.
- Keiichirou-san, Kisshu non mi ha fatto niente, l'ho portato qui io. -
Entrambi la guardarono: l'umano stupito e l'alieno con una smorfia di disappunto.
- Per quale motivo hai fatto una cosa del genere, Ichigo-chan? -
- Per quale motivo gliel'hai dovuto dire, gattina? -
I due avevano parlato all'unisono, si fissarono e tornarono indignati a guardarla.

Era stato chiaro perfino a lei.

Era successo qualcosa.
- Keiichirou-san, prima dimmi cos'è successo. -
Keiichirou temporeggiò.
Non si aspettava la domanda.
Le dita avevano nervosamente preso a torturarsi.
- Ryou. - pronunciò alla fine.
- E' successo qualcosa a Shirogane-kun? - indagò lei allarmata.
- E' questo il punto, non lo so. - sospirò pesantemente - Ryou è sparito. -
Ichigo sentì una morsa al cuore.
Keiichirou serrò la mascella.
E Kisshu rimase annoiato mentre le parole dei due non lo toccavano nemmeno di striscio.


.UNDICESIMO CAPITOLO FINE.


-phrasebook-
Sekai no me = Eyes of world

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Capitolo 12
*** .12. ***


Titolo: End of Time

Serie: Tokyo Mew Mew
Capitolo: 12 di ?
Rating: PG-13
Pairing: //
Note: Well, visto che ero particolarmente ispirata per questo capitolo invece di concluderlo prima perchè iniziava a diventare un pò troppo lunghetto l'ho portato avanti fino al "ritrovamento" di Ryou-kun, are you happy ^_^? Prima di rispondere aspettate di leggere come finisce va, forse è meglio^^"""...

Ci ho messo un pò per decidere l'ultima frase di Ryoucciolo é_è.. e alla fine ho optato per una più stile Kisshu, mi piaceva di più di quella che avevo pensato inizialmente: "Devo prima farti felice." questa suonava eccessivamente buonista e altruista, per carità non che Ryou sia una cattiva persona ma le frasi "alla Kisshu" sono sempre più cool >XD!

Chiedo scusa per gli errori di ortografia che potrebbero esserci, ho riletto il capitolo ma visto che sono stanca è possibile che me ne siano sfuggiti molti^^"""...

Ah, ultima cosa: ho deciso che, per ovvi motivi>_>, la lingua madre di Kisshu e co. sia una lingua aliena e, per questo motivo, compariranno alle volte alcune frasi incomprensibili (Ah, il potere di batter a caso sui tasti del pc >XD) che poi verranno tradotti dagli alieni stessi, quindi non spventatevi^^... (Tutti: Come se davvero poteva fregarcene qualcosa-_-...)

 

12° Capitolo

- Come sarebbe a dire che Ryou è sparito? -
- Finalmente la natura ha fatto il suo corso. Uno in meno. -
Keiichirou e Ichigo si obbligarono ad ignorare il commento di Kisshu e la ragazza ripetè la domanda, come se davvero ve ne fosse stato bisogno.
- Come sarebbe a dire che Ryou è sparito? -
Keiichirou passò le dita tra i capelli che, a differenza del solito, erano spettinati e sciolti. Aveva perso il nastro che solitamente li teneva legati così veniva costretto in continuazione a spostare lunghi ciuffi castani lontani dal viso, per liberarsi la visuale. Ma quelli tornavano sempre a posarsi sulle guance, carezzando lascivamente le labbra e nascondendo in buona parte gli occhi scuri.
Dannati capelli, un giorno o l'altro li avrebbe tagliati del tutto!
- Ieri sera non è tornato a casa. - affermò il giovane cercando di calmarsi, rallentando il respiro e con esso le parole che uscirono sibilate dalle sue labbra - L'ho chiamato più volte al cellulare, non risponde. Sono uscito a cercarlo, ovunque, anche alla sua vecchia scuola superiore ma non ho avuto fortuna. Non so più dove sbattere la testa! -
Sembrava davvero distrutto, doveva aver passato la notte in bianco e, per di più, la scomparsa di Ryou non era nemmeno in cima ai loro problemi, non dopo che Ichigo aveva visto l'essere chiamato Sekai no Me.
Stava succedendo tutto troppo in fretta.
Era come se fosse perseguitata dalla sfortuna ed ogni cosa si fosse rivoltata contro di lei.
Era troppo.
- Ho chiamato persino la polizia ma sembra che siano troppo impegnati per preoccuparsi della scomparsa di un diciasettenne qualsiasi... - confessò Keiichirou amaramente.
La ragazza annuì meccanicamente. In realtà non aveva registrato la cosa e stava ancora lentamente analizzando quello che gli era stato detto in precedenza: che Keiichirou aveva cercato Ryou ovunque, anche alla sua vecchia scuola superiore. Ryou non gliene aveva mai parlato. Non sapeva nemmeno che avresse frequentato la scuola lì in Giappone... Non sapeva quasi niente di lui... Non era cambiato mai realmente nulla tra loro due in due anni trascorsi, erano sempre al punto di partenza.
- Sono preoccupato. -
La voce di Keiichirou la riportò alla realtà.
Ma che stava facendo? Perdersi in seghe mentali riguardanti lei e il suo rapporto con Shirogane in un momento del genere? Kami-sama doveva essere ammattita del tutto!
Le priorità Ichigo, pensa alle priorità!
- Ti aiuto a cercarlo, in due avremo più possibilità! - esclamò portandosi accanto al giovane pasticcere, posandogli una mano sul braccio.
Gesto rassicurante.
Gelosia avviluppata al corpo di Kisshu che si frappose tra i due allontanandoli malamente l'uno dall'altra.
- Che ti importa di quell'umano? - fece avvolto dalla rabbia. Stupida Ichigo che non lo vedeva mai, che non capiva mai quanto lo amava, che sottovalutava la sua folle gelosia.
- Quell'umano è mio amico! - si spiegò lei accendendo la voce di malcelata agitazione.
- E con questo? - domandò l'alieno con la semplicità con cui un bambino strapperebbe le ali ad una farfalla. Ingenuamente crudele.
- Se non vuoi aiutarmi non ha importanza Kisshu, io però vado a cercare Shirogane! -
- Hai dimenticato tutto vero? -
Ichigo sbattè le palpebre un paio di volte, dovette anche voltare seguirlo con lo sguardo perchè Kisshu era letteralmente volato alle sue spalle, incrociando le mani dietro la schiena per sussurrare suadente alle sue orecchie - Ti ho appena salvato la vita e non mi hai nemmeno ringraziato. -
La sua era una voce suadente, dannatamente calda che, il cuore fino a quel momento rimasto in gola, sembrò sciogliersi come burro e colare nello stomaco.
Si rese conto di tremare. Arrossì. Perse la parola. Deglutì.
Com'era possibile che una voce avesse tanto potere su di un essere umano!
- Che cosa significa che le hai salvato la vita? -
Kisshu alzò lo sguardo verso Keiichirou, seccato per l'ennesima interruzione.
Umani rompiscatole!
- Significa che è in debito con me, quindi non può aiutare te con la ricerca del microbo. -
- Attento a come parli. - ringhiò il giovane assottigliando lo sguardo.
- Sai che paura. -
- Ma che cosa sta succedendo qui? -
Pausa.
Non era stato Keiichirou a parlare. Nemmeno Kisshu. Men che meno Ichigo.
- Perchè quell'alieno è ancora qui? -
Capelli lunghi e viola, occhi profondi d'ametista e pelle d'avorio, il tutto su di una ragazza dalla bellezza invidiabile.
Zakuro Fujiwara.
Kisshu le regalò uno sguardo raggelante che non ebbe alcun effetto su di lei. Era sempre stata troppo padrona di sè stessa per lasciarsi intimorire così facilmente.
Rimase immobile in attesa di una risposta.
- Sembra che abbia salvato Ichigo da... *Qualcosa*. - rispose Keiichirou stordito per la gravità della situazione, o almeno così gli sembrava.
Era tutto così irreale che non aveva ancora avuto il tempo di capacitarsene, vagava in un limbo di pensieri sconnessi e contorti, collegati tra loro da uno stesso filo conduttore che portava il nome di Ryou ma che si erano sparsi come pezzi di un puzzle distrutto.
Improvvisamente sentì che aveva bisogno di sedersi.
Calmarsi.
Riflettere.
Anzi no, smettere totalmente di pensare. Staccare la spina per qualche secondo.
- Qualcosa? -
La domanda di Zakuro era rivolta a Kisshu, quello la snobbò ma lo sguardo della ragazza non accennava ad abbandonarlo. Insistente e fastidioso.
- Sono i Sekai no Me, i mangia-anime. - spiegò l'alieno rassegnato, incrociando le braccia al petto per abbandonarsi con le gambe incrociate mentre fluttuava nell'aria imbronciato.
- Perchè si chiamano mangia-anime...? -
Ichigo ebbe paura di sentire la risposta sebbene la domanda l'aveva posta lei.
Si sentiva come intrappolata in un perverso gioco di cui non conosceva le regole e lentamente i partecipanti andavano scomparendo dal tavolo di gioco. Prima aveva perso Masaya, il Suo Masaya, poi era toccato a Shirogane, ed ora a chi altro? Forse la prossima sarebbe stata lei... forse le sue amiche...
Si sedette anche lei, l'espressione sconvolta ed udì la risposta di Kisshu.
Allora desiderò non averla mai sentita.
- Perchè ti divorano l'anima e la trascinano all'inferno con loro. -
Occhi del mondo divoratori di anime.
Shirogane sparito.
Cos'altro doveva accadere?!
- E indovina un pò chi c'è sul menù, mia bella gattina? Tu! -
Ecco cos'altro c'era...
- ...cosa... cosa sighifica...?
- Cosa significa, che fine ha fatto, che ci fai qui. Che barba, basta fare domande! - sbuffò Kisshu battendo le mani sulle gambe - Mi state annoiando, non sono mica venuto qui per dissipare i vostri dubbi sulla storia della vostra prossima disfatta! E' un problema che non mi riguarda! -
- Ah no? Eppure non mi sembra che tu ti stia tirando indietro, Kisshu! -
- Già, già, sembri persino soddisfatto di come stanno andando le cose! -
Kisshu sbuffò ancora a quelle due voci che si erano intromesse senza alcun permesso.
- Taruto, Pai! - esclamò quando i due alieni si mostrarono sulla soglia del Cafè Mew Mew - Perchè non vi fate i fatti vostri?! -
- Perchè dovevi tornare con l'umana da un pezzo ed invece stai qui a perdere tempo, come al solito. - rispose un calmissimo Pai.
- Il solito scansafatiche! - gli fece eco Taruto mentre, avanzando, veniva seguito anche dal resto del gruppo di coloro che un tempo formarono la squadra Mew Mew.
Purin sorrideva ignara della situazione saltellando come una scimmietta.
Retasu si sistemò gli occhiali da vista e Mint corse subito accanto a Zakuro raccontando come, avendo notato due tipi sospetti -gli alieni!-, tutte e tre si fossero precipitate al loro inseguimento preoccupate per ciò che avrebbero potuto combinare.
- Non c'era bisogno che veniste anche voi! -
- Avresti dovuto pensarci prima e spicciarti, Kisshu. -
- Tsk! -
- Scusate, volete spiegare *bene* anche a noi *perchè* voi alieni siete ancora sulla Terra? - domandò Mint attirando l'attenzione su di sè.
Kisshu la ignorò.
Taruto la guardò per un momento ma subito dopo venne attirato dalla mano di Purin che gli mostrava uno di quei dolci umani per cui aveva scoperto di andare matto: una caramella! La afferrò, senza pensarci due volte, e la mise in bocca dopo averla scartata soddisfatto del sapore zuccherino che si scioglieva in bocca.
Fortuna che almeno Pai sembrava avere una qualche intenzione di spiegare meglio la situazione.
- Siamo *tornati indietro*.. - specificò con calma - ...perchè abbiamo sentito la presenza dei Sekai no Me sul vostro mondo e questo significa che siete in pericolo. -
- Di nuovo? - si lamentò Mint alzando gli occhi al cielo e spostandosi con un gesto elegante delle dita una ciocca di capelli dietro le orecchie - Ma se questa volta non siete voi ad attaccarci chi è il nemico? Perchè non vanno a disturbare la vita su qualche altro mondo? Marte per esempio, o Giove! Io avrei anche una vita da vivere e, per inciso, non abbiamo più nemmeno i nostri poteri! -
Pai la guardò come se l'aliena fosse lei, cheidendosi come facesse un essere umano ad avere una parlantina del genere, sapendo persino di essere in pericolo di vita!
Strane tipe quelle Mew Mew... anzi, EX-Mew Mew.
- Forse perchè il VOSTRO pianeta è l'unico ospitale? Forse perchè il VOSTRO pianeta è ricco di vita? E forse perchè ci state già pensando VOI a distruggerlo perciò non vi serve che una piccola spinta per completare il lavoro? - si inserì Kisshu con tono cinicamente sarcastico mentre, al posto della parola *Vostro* era sempre più convinto ci andasse meglio il pronome *Nostro*.
- Molto spiritoso. - commentò Zakuro per nulla divertita.
- Ma noi cosa possiamo fare...? - chiese Retasu.
- Nulla a parte... - Pai si fermò pensandoci.
- A parte? - lo incitò lei.
- Morire! -
- Kisshu!!! -
- Che c'è? Che ho detto? E' la verità, no? -
- Veramente io volevo dire, Combattere! - lo corresse Pai scuotendo il capo per le uscite del suo compagno.
- Ohoooooo, già, non ci avevo pensato. Sono semplici esseri umani, sono senza poteri, massì, certo che possono combattere contro gli Schiavi di Deep Blue! Meno male che ci sei tu Pai a sottolineare certe cose! - ironizzò di nuovo l'alieno - Tanto prima o poi schiatteranno, quindi perchè aspettare giusto? -
- Noi non moriremo tanto facilmente. - asserì Mint rifilandogli un'occhiata di disappunto.
- Questo lo dici tu! -
- Aspettate, fermatevi un momento!!! -
Purin si era messa in mezzo e, alzate le braccia cercava di farsi ascoltare.
Puntò l'indice verso Kisshu, che non apprezzò particolarmente il gesto ma fece finta di niente e sbuffando si prestò ad ascoltare cos'aveva da dire.
- Hai detto Schiavi di Deep Blue?! Quel cattivone che aveva preso il corpo di Aoyama?! -
Kisshu non aprì bocca.
Eppure sì, lo aveva detto.
- Deep Blue? - le fece eco Retasu, intimorita da quel nome - Ma lui... lui non c'è più giusto? -
Gli sguardi degli umani si volsero verso i tre alieni.
Speravano in una risposta positiva.
Ci credevano davvero.
Illusi.
- Sbagliato. -
La voce di Pai giunse come un pugnale nel cuore trafiggendo le loro insulse speranze.
- Ma... ma noi... lo abbiamo sconfitto... - blaterò al vento Retasu.
- Quello che avete sconfitto voi era soltanto una parte della sua anima nascosta nel corpo del vostro amico umano. Ma anche Deep Blue ha un corpo, dormiva nelle recondite profondità del Khir, nel nostro mondo. -
- Che cos'è il Khir? -
- La parola terrestre che più gli si avvicina è "Inferno". -
E nulla poteva somigliarci di più.
- E cos'è successo? -
La risposta era semplice.
Se prima Deep Blue dormiva in quel luogo dimenticato da tutti ora...
- Si è svegliato. -
E come naturale conseguenza ora voleva la sua vendetta.
Semplice.
Persino banale.
Ma dannatamente vero.
- Keiichirou-san, non c'è un modo per farci tornare i poteri?! - chiesero in coro le quattro ragazze al pasticcere, ma soltanto il vento rispose loro e il cigolio di una porta rimasta aperta da lungo tempo.
- Keiichirou-san? Ma dov'è? -
- Ragazze... ma non c'era anche Ichigo con noi fino ad un momento fa? -
Gli alieni si guardarono a vicenda con un pessimo presentimento.
- E Kisshu dov'è finito? -
Quei tre... se ne erano andati!!!

- Ichigo aspetta un momento, cerca di calmarti! -
- Calmarmi? Come posso farlo Keiichirou-san?! Hai sentito cos'hanno detto di Deep Blue? Shirogane potrebbe essere in grave pericolo da quel che ne sappiamo!!! -
- E credi che io non ci abbia pensato? - la rimproverò alzando la voce come raramente accadeva.
Lei si fermò finalmente, frenando quella sua folle corsa verso una meta stabilita a caso.
La verità è che nemmeno lei sapeva dove poteva trovarsi Ryou, ma voleva trovarlo, a tutti i costi. Era importante. Era così importante da dimenticare tutto il resto...
- Scusa, hai ragione.. -
- Bene, ora che ti sei calmata possiamo cercarlo insieme. - le sorrise il giovane.
- E' inutile. -
Si voltarono scomprendo che non erano stati gli unici a correr via dal Cafè Mew Mew abbandonando le ragazze e gli alieni.
Kisshu era infatti in piedi dietro di loro con un mezzo sorisetto poco rassicurante che si incurvava sul suo volto bianco.
- Quando lo avrete trovato sarà troppo tardi. - asserì senza che la cosa potesse toccarlo in un qualche modo.
- Di che stai parlando?!? - gli ruggì contro Keiichirou.
- Di quello. -
Entrambi seguirono l'indice di Kisshu e ciò che si stampò nei loro occhi divenne incancellabile.
Iridi rosse più del sangue, zanne aguzze in una bocca marcita che ruggiva in modo assordante ed un ammazzo di sostanze vischiose che ricoprivano un corpo enorme attorno cui gli insetti avevano iniziato a ronzare attirati dal suo lezzo.
Non era tutto.
Ai piedi di quel gigante c'era un corpo.
Un ragazzo.
I capelli erano biondi come l'oro e gli occhi azzurri come il cielo di primavera.
Era sdraiato ed il sangue imbrattava gran parte del suo corpo, mentre i vestiti erano strappati in più punti.
- Ryou... -
- Ora sapete dov'è il vostro amico umano. -
Il corpo del mostro colava acido e si stava avvicinando a Ryou.
Il ragazzo era in terra, uno dei tralicci dell'elettricità era caduto e aveva trascinato con sè svariati detriti di quello che un tempo era un muro, qualcuno di essi era caduto proprio su di lui e lo stava schiacciando all'altezza del petto.
Riusciva a malapena a respirare.
- Ghe'r' tash'th rìk Shir. - ruggì il mostro avanzando ancora verso di lui.
- Ghe'r' tash'th rìk Shir. - ripetè in una lingua che Ryou, Keiichirou e Ichigo non avevano mai sentito prima.
- Ghe'r' tash'th rìk Shir. -
- Ma che diavolo sta dicendo quel mostro?! - chiese Keiichirou senza riuscire a muoversi.
Nello stesso stato era Ichigo che, disgustata, riusciva soltanto a tenere gli occhi fissi sul Sekai no Me e su Shirogane che ora rischiava la vita.
Nessuno dei due stava facendo qualcosa.
Se ne stavano lì ad assistere alla morte del loro amico.
Frenati dal terrore.
- Significa: Io ti dono la Morte. - disse Kisshu, sussurrandolo come se a quel modo le sue parole avessero assunto un significato diverso o fossero apparse meno tremende.
- No... Shi-Shiroganeeeee!!! - urlò Ichigo inconsciamente quando il mostro alzò il braccio per colpirlo.
Il Sekai no Me si fermò e guardò dalla loro parte, così come fece Ryou accortosi della loro presenza.
- Ichigo.. - sussurrò a fatica spalancando gli occhi - Va... vattene via, stupida! -
Notò anche Keiichirou e Kisshu mentre le immagini iniziavano a farsi più sfocate e il dolore al petto aumentava.
- Portatela... via... -
Ogni cosa rallentò, o almeno fu così che parve agli occhi di Ichigo.
Il pugno del mostro che calava pesantemente sul corpo di Ryou, il ragazzo che chiudeva gli occhi rassegnato alla fine, Keiichirou che urlava in sua direzione. E poi veniva lei. Era diventata una sorta di spettatrice della propria vita, si vedeva mentre correva verso il mostro parandosi davanti a Ryou per gridare parole che pensava di aver dimenticato e sentire il sangue che bruciava nelle vene e il dna che mutava.
- Ribbon Strawberry Check!!! -
Poi tutto riprese più volecemente di quanto non si aspettasse.
Il pugno del Sekai no Me colpì lei invece di Ryou, ma si fermò a mezz'aria senza riuscire ad infrangere quella sorta di campo di forza che lei aveva messo a propria protezione.
Scintille azzurrine si sparsero intorno mentre il mostro insisteva tentando di abbattere quello scudo d'energia.
Lei si inginocchiò, affaticata. Quell'essere era troppo forte. Strinse i denti, tenendo duro e Ryou aprì gli occhi stupito del fatto che ancora non fosse morto.
- Pe... perchè sei qui...? -
Ichigo si sforzò di sorridergli.
- Perchè il dovere di una Mew Mew è proteggere gli innocenti! -
- Stupida... -
Come poteva dire una cosa del genere rischiando la vita per lui?
E poi era chiaro che ormai non riusciva più a reggere la forza del mostro, li avrebbe colpiti tutti e due.
Maledizione, ma come diavolo poteva starsene lì bloccato da quegli stupidi detriti mentre lei combatteva per salvarlo?!
Dannazione!
Dannazione!
- Oh no... - anche Ichiro sentì il suo potere affievolirsi e la barriera svanire di colpo.
Si coprì il volto con le braccia.
Ma poco prima che
Ma non chiuse gli occhi, perchè prima vide la netta figura di un ragazzo in piedi davanti a lei che conficcava un tubo di ferro arruginito nel cuore del Sekai no me e la riparava dalle ultime gocce di acido che colarono sul suo corpo mentre il mostro gracchiava disperato il suo dolore e moriva lasciando soltanto due biglie rosse che divennero piume e poi cenere.
Ce l'aveva fatta dopotutto.
Ryou era riuscito a liberarsi del peso e aveva ucciso il Sekai no me.
Cadde.
Altre ferite si erano aperte sul suo corpo e lui non sentiva più le gambe, le braccia, nulla.
Persino la sua coscienza lo stava abbandonando.
Ichigo si inginocchiò subito accanto a lui sostenendone il capo con le braccia.
- Shirogane, Shirogane, come stai?! - domandò stupidamente. Era chiaro che il ragazzo non stesse bene, ma quello le sorrise alzando stancamente una mano verso di lei e carezzandole la guancia per poi farla cadere mollemente, senza più forza.
- I'm fine... - mormorò, trovando chissà dove il fiato per parlare - E tu invece... perchè... piangi...? -
- Io... io non sto piangendo. -
Se non stava piangendo perchè gli occhi le bruciavano e la vista si era fatta appannata?
- Bugiarda... -
- Shirogane non morirai, vero? -
Lui socchiuse gli occhi.
Era stanco.
- No. - bisbigliò flebilmente - Devo prima... farti... mia... -
E gli occhi si chiusero del tutto.

 

§°°°DODICESIMO CAPITOLO FINE°°°§

 

X Izayoi007: Thank you so much! Purtroppo per la lunghezza dei capitoli dipende dalla mia voglia di scrivere (così come per gli aggiornamenti in realtà^^"""). Come puoi vedere ora il "tuo" Ryou è comparso XD... e visto in che stato è non so se sia effettivamente un bene*_*"""...

X Skyblue: Wako baby^__^! Mi fa piacere che tu abbia recensito anche questo capitolo, grazie, grazie ç_ç! Come personaggio Kisshu piace molto anche a me, soprattutto perchè io tifo sempre per i "cattivi" XD (E non capisco perchè negli anime i buoni vincano sempre, non è giusto eccu ç_ç!) e perchè Kisshukù se ne esce sempre con delle frasi fiQuissime XD!!! Per di più oltre ad essere figo è anche malizioso e questo non guasta mai X3! E poi diciamolo... con Ichigo lui è quello che si da più da fare v_v! Per quanto riguarda Ryou... tadan, eccolo tornato*___*v *scappa prima che la lincino per lo stato in cui è messo il biondino*
See ya^__-!

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Capitolo 13
*** .13. ***


Titolo: End of Time
Serie: Tokyo Mew Mew

Capitolo: 13 di ?

Rating: Angst

Pairing: TarutoxPurin ^O^.. com'è puccia quella coppia*_* il moccioso è troppo kawoso quando sta con la scimmia nana*_* (Purin: Veramente sono una scimmia leonina>.< ! A: E' uguale, non pignolare pure tu che già c'è Ryoucciolo>_>!)
Note: Yuppi, finalmente il caro "albino" che Masa-kun aveva "salvato" si risveglia e, finalmente, Masa-kun torna tra i piedi*___*... Ma so che a voi non è mancato eh>_>... inzenzibili T^T! Scherzi a parte, chiedo da subito scusa per la marea di Orrori ortografici e non che ci saranno in questo capitolo, ma è l'una di notte e di rileggerlo non ne ho proprio voglia.. a parte che non dispongo nemmeno le facoltà adatte per farlo in questo momento @_@...

Dunque, dunque, le fan di Ryou mi sa che cercheranno in massa di farmi fuori, ma suvvia, pensate positivo... Senza Ryoucciolo tra i piedi Masaya sarà il VERO e UNICO protagonista di questa fic*_*v (Fan di Ryou: ARGH!!! Ma noi ODIAMO MASAYA>___< ! A: Ah... Ehm... ops*_*"""...). Su, su, sto scherzando... forse XD!

p.s. Magari si capisce ma lo dico lo stesso^^""... Il "piiiiii" è il suono della macchina attaccata al cuore negli ospedali, insomma... il suono di un cuore che si ferma v_v.

Ryou: Per il tuo bene spero non si tratti di me é_è!
A: ... *si limita a fare gli occhietti dolci*

Ryou: BLEAGH *vomita alla vista degli occhietti dolci dell'autrice*

 

13°Capitolo

Ryou aveva chiuso gli occhi.
Aveva detto qualcosa ma era stato talmente basso che Ichigo non aveva potuto udirlo.
E adesso?
Era morto forse?
Ichigo sfiorò le sue palpebre con le dita, timorosa perfino di fargli male.
Grosse perle d'argento caddero dai suoi occhi infrangendosi sul volto di lui.
Lacrime.
- Shirogane... - sussurrò con voce rotta dal pianto mentre sentiva una dolorosa fitta al petto, lì dove il cuore doveva battere ma sembrava invece essersi fermato.
- Shirogane... tu... tu non morirai, vero? -
Perchè non le rispondeva?
- Shirogane... -
...perchè non le rispondeva...?
- Ichigo alle tue spalle!!! - urlò Keiichirou dall'altra parte della via ma Ichigo non lo sentì e mani informi nacquero dall'asfalto a pezzi che circondava lei e Ryou, poi seguì un viso tozzo e occhi rosso fuoco, un corpo umanoide ed una voce roca che non faceva altro che ripetere parole incomprensibili in una monotona nenia di morte.
- Shir irl'k to quer... Shir irl'k to quer... Shir irl'k to quer... -
Era la lingua di Kisshu e significava: Morte agli umani.
Nacquero altri Sekai no Me dal terreno, cinque in tutto e tutti e cinque sembravano avercela in particolar modo con Ichigo, ora diventata Mew Ichigo.
La accerchiarono, dondolando su loro stessi mentre avanzavano con quella loro macabra cantilena in bocca.
- Voi... - iniziò lei a capo chino - ...voi avete fatto del male a Shirogane... - li fissò irosa - Perchè?! Chi vi ha dato il diritto di fare una cosa del genere, eh?! Noi non vi abbiamo fatto niente!!! -
I Sekai no Me ignorarono le sue parole, nè probabilmente le comprendevano.
- Io vi sconfiggeròòòò!!! -
Alzò la sua campana verso il cielo concentrando tutto il potere e l'energia che le era rimasta.
- Pazza, non ce la farai mai!!! - le urlò Kisshu saltando nel cerchio delimitato dai tre mostri e fermando l'attacco di Mew Ichigo - Loro sono troppo forti per te e, visto il numero, lo sono anche per me... Non ce la farai mai! -
- Ma... ma se non combatto ora... -
- Se non combatti ora potrai continuare a vivere dopo, stupida! -
Schivò per un pelo il colpo di uno dei mostri spostando con sè anche Ichigo e il biondo esanime.
Non c'era tempo per discutere! Accidenti a quell'umana che faceva sempre di testa sua!
La cosa migliore era scappare e abbandonare il corpo di quell'idiota di un umano che aveva pensato di potersela cavare contro esseri del genere, ma già sapeva che un'eventualità del genere non era nemmeno da proporre a quella gattina ribelle.
- Ma perchè sto ancora qui a perder tempo per te... - si disse impugnando i suoi Sai mentre, con una mano, afferrava con forza la spalla di Ichigo e la gettava lontano, attraverso la fessura nella parete di Sekai no Me che si era formata.
In salvo, lontano da loro.
- Cos...? Kisshu!!! Shirogane!!! - urlò Ichigo quando si rese conto di essere fuori dalla portata degli attacchi dei mostri a differenza di Kisshu e di Ryou.
- Kisshu, che cosa vuoi fare?! -
Naturalmente non ebbe risposta.
Keiichirou la raggiunse trascinandola il più lontano possibile.
- Ichigo, da questa parte! -
- No, perchè mi stai allontanando, non vedi che Shirogane è ancora là?! -
- Ci penserà Kisshu! -
- E tu ti fidi di lui?! - gli chiese incredula.
- Non ho scelta. -
Perchè infondo lui non era altro che un inutile essere umano e, come tale, non poteva fare nulla se non sentirsi impotente davanti al nemico.
Bloccato dalla presenza dei cinque giganti di fango e melma Kisshu opponeva resistenza, ma non sapeva quanto ancora sarebbe riuscito ad andare avanti a quel modo.
- Proteggere un amico della MIA gattina, sto proprio rammollendomi! - sbuffò l'alieno puntando le lame dei suoi Sai verso uno qualsiasi dei Sekai no Me, infondo quei cosi si somigliavano tuttti!
- Non mi piace proprio l'idea di morire per questo idiota... -
Eppure non sembrava avere molta scelta.
Morire per proteggere un cadavere, c'era niente di più grottesco?
Un vortice d'aria spazzò via uno dei mostri che avevano ripreso ad attaccarlo e Kisshu alzò gli occhi all'albero su cui due figure familiari sostavano.
- E tu pensi davvero che ti lasciamo morire come un'idiota?! -
- Almeno prima vogliamo prenderti a pugni! -
- Pai! Taruto! Possibile che siate sempre in ritardo! - esclamò Kisshu sorridendo divertito.
- Ma sentitelo, ringraziaci invece perchè ti stiamo salvando la pelle! -
- Veramente non vi ho chiesto proprio niente!!! -
- E' perchè sei scemo! -
- Scendi da quell'albero e ripetilo se hai il coraggio, Taruto!!! -
Pai sospirò saltando dal ramo dell'albero per atterrare a pochissima distanza da Kisshu.
- Vi ricordo che abbiamo dei Sekai no Me da abbattere. - asserì annoiato dalle solite dispute verbali dei due compagni.
- Ha cominciato lui! - esclamò Taruto, battendo sul tempo Kisshu che voleva dire esattamente la stessa cosa.
- Possiamo pensare al combattimento? -
- E' quello che stavo già facendo! - si lagnò invece Kisshu mettendosi in posizione d'attacco una volta raggiunto anche dal più piccolo del gruppo.
I nemici erano rimasti in quattro: quattro enormi masse senza forma, grossi quanto un palazzo di due piani e forti come una mandria di tori scatenati.
E loro erano tre, non-propriamente-comuni alieni.
Forse erano un pochino in svantaggio...
- Se ne usciamo vivi questa volta ti distruggo io Kisshu. - sibilò Pai alzando i suoi ventali.
- E non rompere, non vedi che sono occupato? -
Tuttavia nessuno di loro si mosse.
Erano fermi come se il tempo si fosse cristallizzato attorno a loro.
Non attaccavano nè subivano attacchi.
Si stavano studiando reciprocamente.
La prima mossa avrebbe deciso per la vita o la morte, dunque, era imperativo attendere il momento giusto.
- Al tre? - fece Pai sottovoce.
Taruto annuì.
Kisshu ghignò.
- Tre! - e partì all'attacco per primo saltando come se avesse avuto le ali ai piedi e vorticando su sè stesso portando le lame rivolte verso l'esterno.
- E poi mi chiedo com'è che le nostre missioni falliscono sempre: è ovvio, c'è Kisshu! - brontolò Pai seguendo l'esempio dell'alieno e sbattendo i ventagli per creare vortici d'aria che si diressero verso i nemici, ingoiandone uno e ruotando veloce, più veloce, sempre di più, risucchiando l'ossigendo finchè quello non cadde a terra con un tonfo sordo distruggendosi in mille pezzi.
- Non fate tutto voi, voglio divertirmi anche io! - esclamò Taruto dedicandosi ad un altro dei nemici, colpendolo all'altezza delle braccia che si staccarono dal corpo così come le gambe.
- E fuori due! - esclamò contento del proprio operato.
- Ma che fuori due!!! - Kisshu gli era arrivato alle spalle e lo aveva colpito alla nuca con un pugno.
- Ahi, ma che fai scemo?! -
- Hai dimenticato come si uccidono quei mostri?! Non sono semplici chimeri, stupido! Bisogna colpire all'altezza del cuore altrimenti si rigenerano. -
- Uffa, l'avevo dimenticato! -
Dimenticanza che gli valse un secondo pugno in testa da parte del compagno.
Taruto gli ringhiò dietro ma il tempo di scherzare era terminato da un pezzo e i due Sekai no me che lui e Pai avevano fatto a pezzi si ricomposero come se nulla fosse accaduto.
- Ashr'l't mai'èrd ptehkh. - ruggì il mostro che Taruto aveva attaccato.
- Non ti permetto di darmi del traditore, schifoso mostro! -
Lo colpì di nuovo e questa volta, si accerto di mirare al petto affondando nel cuore di pece nera che si sciolse come burro uccidendolo all'istante.
I due occhi rotolarono via sparendo dalla loro vista e giungendo ai piedi di qualcuno che, nascosto, li stava spiando.
Una mezza luna inclinò le labbra sottile, raccolse le biglie cremisi e queste, a differenza delle altre volte, si riunirono in piume rosse ma non si sciolsero, rimasero nella sua mano diafana e dietro la schiena ali bianche si ersero fin quasi a toccare il cielo.
Poco distante il gruppo degli umani che assisteva al combattimento si arricchì e altre ragazze accorsero verso quella che lui riconobbe come una Mew Mew.
Si leccò le labbra alzando il braccio verso l'alto, nel momento stesso in cui lo riabbassò i Sekai no Me si liquefecero senza lasciar più alcuna traccia.
Fine del combattimento.
Rise, di una risata cristallina ma inudibile a chiunque altro, così come la sua presenza era invisibile a quegli stolti traditori che presto avrebbero pagato per la loro impudenza.
- Nghar no'th lorhfsh, ptehkh. - e tradusse - E giungerà la fine per voi, traditori. - un sibilo che si perse nel vento così e la sua immagina che lentamente andava sfalandosi come un sogno effimero scomparso al risveglio.
- Ehy, ma sono spariti! -
- Complimenti per l'acume, Taruto. - lo schernì Kisshu controllando con la coda dell'occhio che il corpo del biondo umano non avesse subito danni. Non fosse mai che la sua gattina avesse seppellito un cadavere a cui mancavano dei pezzi!
Ma quello... quel dannato biondo.. osò perfino muovere le palpebre, era un movimento impercettibile ma l'aveva comunque fatto no?
Questo significava che...
- Shirogane è vivo, respira ancora!!! -
- Ma che fortuna... - commentò acido Kisshu mentre Ichigo finalmente tornava a respirare come se le fosse stato tolto un peso dallo stomaco.
- Presto portiamolo in ospedale! -
E figurati!
Ma perchè non gliene andava mai bene una a Kisshu? Perchè, perchè, PERCHE'?!
Si allontanò dal gruppo intenzionato a lasciarli.
Taruto e Pai lo seguirono, infondo quello non era posto per loro.
Keiichirou chiamò l'ospedale con il cellulare, mentre Zakuro controllava il nome della via e insieme a Retasu pensava ad una scusa per quando avrebbero dovuto spiegare cos'aveva ridotto così il loro amico.
Ichigo invece teneva stretta la mano di Ryou.
Ricordava che qualche mese prima era capitata una scena del genere.
Aveva stretto la mano di un ragazzo svenuto e aveva atteso settimane al suo capezzale prima che si svegliasse.
Ma ora non si trattava più di Masaya.
Le dita di Ryou si strinsero lievemente intorno alla mano più minuta della ragazza.
Lei sorrise, rincuorata.
Aveva dimenticato che qualche secondo prima Kisshu aveva salvato lei e lui da morte certa.
- Che umana ingrata. - si lamentò Taruto incrociando le braccia dietro la nuca mentre seguiva annoiato Kisshu.
- Taru-Taru!!! -
Si voltò di colpo mostrando i dentini perlati, i canini più lunghi di quelli di un essere umano lo facevano sembrare un gattino che soffiava contro la sua padroncina, e così urlò uno stizzito: - Non chiamarmi a quel modo, stupida mocciosa! -
Purin sorrise strofinando il suo nasino contro quello di Taruto.
Cavolo, non si era accorto di averla così vicino.
Lui divenne più rosso di un pomodoro maturo ed iniziò a balbettare una qualsiasi frase che non aveva nè capo nè coda.
- Arigatou gozaimasu. - fece lei schioccandogli un dolcissimo bacio sulla guancia.
- Cos... cosa?! E perchè mi ringrazi?! -
- Perchè avete aiutato i miei amici Ichigo-chan e Shirogane-kun. - affermò la piccola candidamente.
- Bè... non... non l'ho fatto per te... è solo... - non gli venne in mente nessuna scusa per cui si limitò a spingerla via aggiungendo: - Ora devo andare, ecco! -
- Ci vediamo presto Taru-Taru! -
- Il mio nome è Taruuutoooo!!! -
"Stupida mocciosa..." ma questo lo pensò soltanto mentre il rossore non era scomparso dal suo visino infantile.
Poco dopo l'ambulanza si annunciò con il suo suono acuto e gli uomini del pronto soccorso caricarono Ryou e Ichigo sulla vettura, mentre gli altri li avrebbero raggiunti in macchina.
Furono veloci ed efficenti.
Portarono la barella giù dall'ambulanza e la trascinarono all'interno dell'ospedale correndo insieme ad Ichigo che non aveva ancora lasciato la mano di Ryou. Sentiva che, se mai avesse dovuto lasciarla, quel ragazzo se ne sarebbe andato lontano, per sempre, e lei ne avrebbe sofferto troppo.
Vedere Ryou in quello stato era pietoso, triste e... incomprensibile.
Si sentiva fisicamente male, come se sulla barelle ci fosse anche lei mentre invece era lì al suo fianco che correva verso la sala operatoria e veniva lasciata al di fuori da una porta chiusa su cui una luce rossa lampeggiava in continuazione.
Non si era mai sentita così prima d'ora.
Nemmeno quando Masaya stava per morire insieme a Deep Blue...
Doveva significare qualcosa, giusto?
Rimase lì in piedi tutto il tempo necessario finchè la luce non si spense ed uno dei dottori le disse qualcosa che comprese a stento.
Cosa?
Cos'aveva detto?
- Signorina, è lei Ichigo Momomiya? -
Annuì meccanicamente sentendo in lontananza le voci delle sue amiche e di Keiichirou che finalmente arrivavano.
- Il ragazzo desidera vederla. -
- Allora... sta bene? -
- Sì, è un ragazzo forte, se la caverà, a patto che rimanga in assoluto riposo. Ora però mi segua, lo hanno già spostato in stanza. -
- Va bene. -
Si volse verso i suoi amici che le sorrisero rassicurandola e si apprestò a seguire l'uomo lungo il corridoio, riconoscendo ogni porta che già una volta aveva percorso giorno dopo giorno quando Masaya era stato in coma.
Già.
E dopo non era più stato lo stesso.
Tentennò davanti alla porta bianca della stanza in cui avevano messo Ryou.
E se anche Shirogane fosse cambiato?
No, non lo avrebbe sopportato... non anche lui... sarebbe stato troppo...
- Prego. -
Poggiò la mano alla porta e spinse entrando.
La prima cosa che vide furono splendidi occhi celesti già rivolti verso di lei e soltanto per quello arrossì trovandosi ad indietreggiare.
- Shi-Shirogane-kun, stai bene? - azzardò.
Le labbra di Ryou si mossero ma la sua voce non uscì.
Ichigo si avvicinò al suo letto, piegandosi su di lui e finalmente riuscì a sentire le sue parole.
- Ichigo... stai attenta... -
- Attenta a cosa? -
- Non gli... permetterò di... portarti via... da... -
Da?
- Shirogane? -
Niente da fare, il ragazzo stremato si era abbandonato al sonno e chissà per quanto avrebbe dormito per recuperare completamente le forze.

La stanza era sempre immersa nell'oscurità amante dei suoi capelli corvini.
Aveva saltato le ultime lezioni di kendo per riuscire ad arrivare a casa prima e poter controllare le condizioni del suo "ospite".
Ma non gli era mai sembrato che cambiasse qualcosa.
Allora se ne stava lì, al buio, a fissare il suo corpo esile al di sotto delle coperte di lana chiedendosi chi mai fosse quel ragazzo.
Non faceva più nemmeno entrare i suoi genitori nella propria stanza, li teneva fuori con una qualsiasi scusa e, se avevano necessità di parlargli andava lui da loro.
Mentiva.
Non l'aveva mai fatto prima.
Se ne vergognava.
Ma continuava a farlo.
E, poco per volta, si rese conto di non provare più dispiacere.
Iniziava persino a sentirsi a suo agio.
Mentiva.
Non l'aveva mai fatto prima.
Eppure gli riusciva così naturale che sembrava essere vissuto tutta la vita in una menzogna.
Tutto per uno sconosciuto che, dal poco che ne sapeva, avrebbe persino potuto volerlo morto!
La notte il suo sonno era tormentato dagli incubi, invaso dalle voci che sibilavano parole arcane che, tuttavia, una parte di sè sapeva di conoscere e quella parte non gli era mai piaciuta, sperava anzi che scomparisse una volta per tutte.
Erano le tre del pomeriggio quando tornò di corsa dalla scuola.
- Sono a casa. - si annunciò per pura formalità anche se era stato avvertito dai suoi genitori che per qualche giorno sarebbero stati via.
Lasciò le scarpe all'ingresso e si diresse verso la propria camera.
Di solito il suo passo era veloce, questa volta invece se la prese con calma.
Aprì la porta e rimase di stucco quando vide le palpebre chiare del ragazzo che dormiva nel suo letto sbattere una, due, tre volte! e la sua bocca dischiudersi per prendere un respiro più profondo degli altri.
La mancina scorse fino al capo insinuandosi tra chiarissimi capelli di un bianco cangiante che, invero, proprio bianco non era.
Finalmente si svegliò e lui entrò in stanza per portarsi accanto al letto e osservare come occhi del colore del sangue si mostrassero, penetranti e ferini, riflettendo la sua immagine.
La pelle era chiarissima, nivea e il corpo esile.
Sembrava un ragazzo di cristallo. Sembrava così fragile che, quando la sua mano si tese per sfiorarlo ebbe il timore di vederlo cadere in pezzi. Invece sentì le sue gelide dita posarsi alle labbra che carezzò con la curiosità di un bambino che scopre un nuovo giocattolo.
- Chi sei? - gli domandò ma il ragazzo si limitò a reclinare il capo di lato. Forse non aveva compreso la domanda.
- Sei stato investito da un auto ma le tue ferite si sono rimarginate all'istante. - ritentò - Sei un alieno? O cos'altro? -
Non ebbe fortuna.
Ad ogni parola il ragazzo batteva le palpebre ma nulla di più.
- Il mio nome è Masaya qual'è il tuo. - provò indicando prima sè stesso e poi l'altro.
Il ragazzo lo imitò nei gesti ma dalle sue labbra non uscì alcun suono.
- Capisci quello che dico? -
No. Non lo capiva.
Poi le sue braccia si gettarono a circondare il suo collo e sentì il suo corpo premere completamente contro di sè, cadergli in braccio mentre strofinava la guancia contro la sua gemendo qualche incomprensibile suono.
- Cos.. Cosa stai facendo? -
Per un momento aveva creduto che volesse ucciderlo.
Lo aveva anche desiderato forse, ma ora riusciva soltanto a guardarlo con la coda dell'occhio.
- Perchè mi stai abbracciando? -
Non aveva ancora capito che il ragazzo non comprendeva una parola di quello che diceva?
E di tutta risposta continuava contento a strusciarsi contro di lui iniziando poi a leccargli la guancia come fosse stato un gattino.
- E-Ehy! No, fermo, aspetta! -
Era chiaramente arrossito.
Tentò di allontanarlo senza ottenere molti risultati finchè, finalmente, il ragazzo si fermò da solo. Lo sguardo cremisi attirato da qualcosa alle spalle di Masaya.
Una foto incorniciata.
Ritraeva lui ed una ragazza dal sorriso raggiante e dai rossicci capelli che lo stringeva per un braccio.
Masaya se ne accorse e si alzò in piedi prendendo in mano la fotografia osservandola per qualche istante prima di sentire una fitta al cuore che lo costrinse a distogliere lo sguardo e riporla sul comodino rivolta verso il basso.
Occhio non vede e cuore non duole, così si dice, giusto?
Sorrise.
Ma quello che comparve sul suo volto somigliò invece ad un ghigno disgustato. Al sorriso di un clown dell'orrore.
Cos'era diventato?
Che schifo.
Che schifo...
Il ragazzo dai capelli d'argento gattonò fino a lui, fermandosi ai suoi piedi e strattonandolo per il lembo della giacca che aveva dimenticato di togliersi quando, entrato, aveva con stupore assistito al suo risveglio.
Masaya abbassò lo sguardo incontrando le iridi purpuree dell'altro, lo sguardo intristito a sua volta, il volto bianco come la neve. Sarebbe stato un albino, se il colore dei capelli fosse stato il bianco. Ma bianchi non erano.
Erano del colore del metallo.
Erano del colore dell'argento.
Sottili e morbidi.
Cercò di concedergli un sorriso che uscì sottoforma di un altro ghigno.
Deprimente.
Ma tanto bastò.
Il ragazzo sorrise di rimando, dolcemente, socchiudendo gli occhi fatti di sangue ed alzandosi per poi ricadere stancamente sulle proprie gambe, ancora troppo deboli perchè potessero sostenerlo.
- Attento. Sei rimasto a lungo a letto, non devi fare movimenti azzardati. - lo rimproverò gentile Masaya, inginocchiandosi al suo fianco.
- Tutto ok? -
L'altro lo guardò.
Non parlò.
E gli gettò di nuovo le braccia al collo.
Teneramente.
- Lo prenderò come un sì... -
Masaya si lasciò circondare da quell'abbraccio, abbandonandosi al calore di un corpo umano stretto al suo.
Era da tanto che non sentiva un così piacevole tepore.
Da quando nella sua testa aveva cominciato a piovere e da allora non aveva più smesso.
Posò la fronte all'incavo tra la spalla e il collo, respirando il profumo della sua pelle.
Che strano...
Aveva l'odore di terre lontane ed insieme il profumo dell'oceano.
Era buono.
Chiuse gli occhi per un momento e allora gli sembrò di venir trasportato in un'altra dimensione. Lontano anni luce dal Pianeta Azzurro, là dove tutto era oscuro e dove qualcosa che gli apparteneva era rimasto intrappolato.
Si sentì galleggiare non pià schiavo della gravità.
E, in un certo senso, fu come tornare a casa.
La sua *vera* casa.

C'era il mare davanti a sè.
O forse era l'oceano?
Non riusciva a capirlo bene ma, in qualche modo, comprese che quello era un mondo a lui sconosciuto.
Era uno straniero in terre lontane.
Il vento profumato dalle diverse essenze di fiori che non aveva mai visto prima continuava divertito a scompigliare i suoi capelli biondi e la sabbia non faceva che venir soffiata nei suoi occhi celesti.
- Ma dove sono? -
Si guardò gli abiti.
Erano strani.
Sembravano abiti ospedalieri.
Guardò altrove.
Non importava dove, tanto in ogni direzione volgesse lo sguardo il paesaggio non mutava.
Sabbia.
Sabbia e null'altro.
A parte il mare -o l'oceano!- davanti a lui.
- Che posto è questo...? -
Guardò in terra scoprendo delle orme che conducevano chissà dove e decise di seguirle.
Orme grandi poco più dei suoi piedi nudi ed orme più piccole, infine venivano le sue che seguivano.
Si fermò quando udì la voce di qualcuno in lontananza scorgendo una sagoma nera all'orizzonte.
No.
Si era sbagliato.
Non era una.
Erano due.
Parlavano una lingua che non conosceva ed era quasi sicuro che si trattasse di due ragazzi, ma non sembravano umani.
Uno dei due aveva grosse orecchie a punta, era rivolto verso di lui e parlava con il secondo che, più piccolo di lui, invece gli dava le spalle.
Si avvicinò ancora un pò nascondendosi dietro una delle piante da cui sbocciavano strani fiori variopinto, dal profumo pungente e dolciastro.
Le voci si erano fatte più forti, così come le sagome divennero più nitide e allora vide bene in volto il giovane dai capelli neri come pece che sorrideva divertito leccandosi le dita sporche di un liquido cremisi.
Sangue.
Caldo.
E l'altra persona con cui credeva stesse parlando era invece stretta dall'altro braccio, abbandonata alla sua presa. I suoi occhi erano spalancati e nello sguardo c'era chiara l'immagine del terrore di chi ha visto in faccia la Vecchia Signora.
Ryou si coprì la bocca con la mano per impedirsi di urlare, cercando anche di trattenere i conati di vomito mentre il suo corpo aveva iniziato a tremare.
Non per paura.
Ma per rabbia.
Quando ciocche di capelli rossicci scivolarono sulla fronte della bambola senza vita retta dall'alieno porcandosi di sangue e coprendo in parte iridi nocciola spalancate d'orrore.
Ichigo...
Ichigo...
Ichigo...
La mente di Ryou non pronunciava altro.
IchigoIchigoIchigoIchigoIchigo.
Come un disco rotto.
Poi l'alieno si accorse finalmente di lui e lo fissò con occhi freddi come il Nulla, soltanto guardarli significava cadere vittima dell'Oblio e non poter più tornare indietro.
Il sangue macchiava le labbra dell'alieno che si distesero in un sorriso crudele. Il sorriso dei demoni peccatori, lascivo e pieno di quello che gli uomini hanno chiamato "male". Suadente, di una sensualità che faceva vibrare i corpi dei mortali donando loro il piacere per poi farlo diventare dolore. Sensuale e pericoloso così come era adatto al Re degli Inferi.
- Non rimarrà più nulla del vostro misero mondo, umano. Più nulla. -
Ryou spalancò la bocca, cercando di urlare ma la voce non uscì mai dalla gola, invece una scarica elettrica scosse con vigore il suo corpo e tutto divenne improvvisamente bianco.

- Carica a trecento! -
- Trecento! -
- Scarica! -
- Ma... Perchè...? Un momento fa stava bene... Perchè il suo cuore ha smesso di battere? -
- Qualcuno faccia uscire di qui quella ragazza!!! -
- Signorina per favore mi segua. -
- No! No, non voglio lasciare Shirogane! -
- Maledizione fatela uscire!!! -
- La prego, esca di qui, il suo amico starà bene ma ora ci lasci fare il nostro lavoro! -
- Presto o lo perdiamo! Carica a quattrocento! -
- Quattrocento! -
- Scarica!!! -
- Dannazione! Forza ragazzo, non mollare! Non mollare! -
Pi...

Pi...

...Piiiiiii...

 

§°°°TREDICESIMO CAPITOLO FINE°°°§

 

X Skyblue: Thanks a lot dear^O^! Tra un pò per la mia Summa giUoia Deep Blue dovrebbe iniziare a darsi una smossa e farsi vedere un pò più spesso*.*, ohohohoh, non vedo l'ora di muovere un pg così affascinante*ç*!

X Izayoi007: Err... come, cosa, promettere che Ryou non muore? Ehm... *punta l'indice verso il cielo* Guarda un asino che vola*____*/ *e scappa alla velocità della luce XD*. A parte questo^^.. la frase che avevo pensato all'inizio in effetti era più idonea al personaggio di Masaya che di bontà ne ha perfino troppa>_>... ecco perchè poi Deep Blue è finito nel suo corpo, per pareggiare il livello di bontà e cattiveria>_>! Infondo gli ha fatto un favore*_*!!! *partita nei suoi vaneggiamenti*

X Lala_g: Arigatou gozaimasu! Credo che per tutti gli autori quanto per me significhino molto le recensioni, per cui ti ringrazio per aver lasciato un segno della tua presenza*.*/... anche se non ho ben chiaro il motivo per cui l'ultima frase ti abbia fatto "morire" dalle risate ò.o... Iu speravo fosse un momento drammatico T^T"""...

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Capitolo 14
*** [capitolo 14] .Vorrei solo che tu sapessi. ***


Titolo: End of Time

Serie: Tokyo Mew Mew

Capitolo: 14 di ?

Rating: Angst, Pg-13
Pairing: RyouxIchigo

Note: Oh, guarda, avevo dimenticato di aver già scritto il 14° chappo*__*"""... Bien, allora pubblico questo e poi entro in crisi perchè ancora l'ispirazione non ha voluto saperne di cadere a strapiombo su di me>_>...
Questo è un po' un songchap XD, un capitolo con un frammento di song in sottofondo (che con mio sommo stupore è cantata da Mccartney O_O... e mia sorella continua a pijarmi per il culo perché le canzoni di quel marmocchio continuano ad ispirarmi fics XD). Ho scelto di aggiungere la prima strofa ed il ritornello in mezzo alla fic per come mi sono immaginata la scena: Tre ragazzi, diversi l'uno dall'altro, la stessa canzone di sottofondo, l'oggetto del loro desiderio che sembra non accorgersi di nessuno dei loro turbamenti, i loro diversi approcci al luv-luv sfigato. Dai, più o meno ci sta dentro, no^^? (Kisshu: Ti odio femmina>_>! Ryou: *fissando l'autrice* Femmina? Sto travestito con la voce da gallina=_=? A: Potresti avere un pochino più di tatto dannato biondo-tinto é_è??? Masaya: E tu potresti smettere di farmi soffrire come un cane>_< ?! Albino: *appeso in versione koala al collo di Masaya che fa perfino le fusa* frrr=^O^=! Ryou & Kisshu: *fissando i due* ... Masaya: *indietreggiando imbarazzato* Ehm... meglio che vada via ^^"""...).

Help me: Dunque, ho bisogno di qualcuno per Kisshu in modo che si dimentichi della gattina>_< !!! Non mi può arrivare alla fine della fic solo come un cane, soprattutto per la "fine" che ho intenzione di fargli fare é_è! Assolutamente no>_>! Avete qualche proposta ç_ç? Dite che devo inventarmi un pg original ç_ç? Oppure ormai è troppo tardi e dovevo pensarci prima **""? E poi non saprei proprio che tipo di pg inventargli, non è che ho sta gran passione per le ragazze original=.=! Non è che qualche fan di Kisshu si offre come modella per un pg*__*"""? Owiamente non verrà pagata >XD!

Disclaimers: I pg di TMM appartengono agli aventi diritto. Il dolce albino è sotto il mio ©. La canzone usata in questo capitolo è Just so you know di Jesse Mccartney.

Capitolo#14

.Vorrei solo che tu sapessi.

- Ehy, Kisshu! Fermati! -
Kisshu aumentò le falcate e la velocità.
- Kisshu, brutto stupido, ti ho appena detto di fermarti! - gracchiò Taruto, correndogli dietro e riuscendo ad afferrarlo per un braccio.
L'alieno si voltò ed il più piccolo desiderò non averlo mai fermato.

Occhi dorati ribollivano di una silenziosa ed assurda rabbia in uno sguardo che si conficcò nella carne, dolorosamente.
- Toccami ancora e ti uccido! - sibilò freddo come l'acciaio.
Rabbrividì il più piccolo, tirandosi indietro di scatto, lasciando la presa al braccio di Kisshu e balbettando qualcosa che perse molto del suo significato originale.
Pai dietro di loro si avvicinò, in falcate lente, dotato di una calma innaturale. Nel momento esatto in cui Kisshu riprese la sua marcia verso una meta ignota lui li raggiunse.
- P-Pai... ma si può sapere... - Taruto deglutì, cercando di riprendere almeno il controllo della facoltà di parlare. Strizzò gli occhietti, si diede qualche schiaffetto sul pallido visino e riprese con un poco più di coraggio: - Si può sapere che diamine è successo a Kisshu? -
Pai fece spallucce, non perché ne ignorasse la causa, semplicemente perchè aveva deciso di estraniarsi completamente dai problemi di quello stupido per eccellenza e concentrarsi in affari più importanti ed impellenti.
- Non preoccuparti di lui e pensiamo ad un modo per trovare in fretta l'Originale. - pronunciò, in completo disinteresse.
Taruto sbuffò, saltellando un paio di pozzanghere quasi del tutto prosciugate; non atterrò con i piedi nudi sull'asfalto, sospeso di qualche centimetro dal suolo sembrò camminare nell'aria.
- E come facciamo a trovarlo? Quelli si somigliano tutti! - borbottò indispettito.
- Sciocco, lui è diverso. Lui è... - fece una smorfia di disappunto terminando lì la frase.
Lui è cosa?
Dannazione!
La verità è che nemmeno Pai sapeva come fosse fatto l'Originale che tanto cercavano, anche lui, come gli altri due, ne aveva sentito parlare molti anni prima sottoforma di favola della buonanotte. Era considerata da tutti gli abitanti del suo mondo una sorta di leggenda metropolitana, un mito senza alcun fondamento e nessuno avrebbe pensato che, un giorno, tre giovani della loro razza, avessero potuto arrivare a tanto.
Taruto allargò le braccia giocando annoiato con il vento che scompigliava i suoi codini castani.
- Se Deep Blue dovesse svegliarsi... cosa faremo noi? - domandò, cercando di farla sembrare una domanda come un'altra, quasi stesse chiedendo al compagno che ore fossero o perché il cielo avesse quel colore.
Pai non rispose.

E Taruto smise di fare domande.
- Muoviamoci, cerchiamo di raggiungere Kisshu prima che decida di fare una stupidata! -


I shouldn't I love you but I want to
I just can't turn away


Boccoli cremisi danzavano intorno al corpo di una ragazza, al di là di una vetrina.
Si fermò posando istintivamente i polpastrelli al vetro reso più opaco dal proprio respiro, il naso completamente schiacciato contro e gli occhi spalancati.

Bambino curioso, non c'erano dolci lì per lui.
Vide la ragazza gettare il capo all'indietro e quella cascata purpurea carezzarle la schiena e poi ridere di gusto.
Strinse il pugno graffiando la vetrina con le unghie.
Sembravano artigli.
E lui sembrava un mostro.
Un alieno anzi.
Era quello il suo ruolo infatti, in fondo, no?
Lei compì una giravolta su se stessa, l'abito azzurrino che indossava frusciò sul suo corpo vezzeggiando le cosce bianche e riposandosi sui fianchi stretti.
Lui serrò la mascella.
I suoi denti sembravano zanne.
E lui sembrava un animale pronto ad attaccare.
Accecato dalla rabbia.
O gelosia.
Come la si preferisce chiamare.
- Stupida umana... - sibilò con voce sottile - Perché non mi guardi? -
Una crepa attraversò il vetro all'altezza della sua mano destra e quella continuò, incrinandolo sempre di più.
- Perché non mi vedi...? -
Si ruppe del tutto e frammenti bagnati del sangue della ferita che si era causato si infransero in terra, sul marciapiede, ed in parte all'interno della boutique.
- PERCHÉ NON MI AMI?! - gridò furioso, distruggendo il vetro della seconda vetrina soltanto grazie al potere che esplose dal suo corpo in un'onda d'urto.
La ragazza dai capelli rossi si voltò dalla sua parte. Inorridì ed urlò.
Un urlo acuto.
Fastidioso.

Assordante.
Anche la negoziante urlò, aggiungendosi al coro in strada, portandosi le mani agli occhi in un'espressione terrorizzata.

Paura e dolore.

Erano cose che conosceva così bene.

Angoscia e disperazione.

Non facevano forse parte di ognuno di loro, alieni cacciati dalla propria terra natia?
Guidati quelle urla, Pai e Taruto erano accorsi trovandosi davanti Kisshu e la sua sciocca morbosa gelosia. Assurda. Così inutile, dopotutto.
- Cos... Ma che sta combinando quell'idiota?! -
- Dovrei lasciare che questo maledetto mondo venga distrutto! - urlò Kisshu ad un interlocutore immaginario, perché era chiaro che tra quegli umani nessuno avrebbe capito di che cosa stesse parlando - Dovrei ucciderti con le mie mani!!! -
Pai alzò gli occhi al cielo.
Era tranquillo.
Intorno a Kisshu sembrava essere scoppiato il finimondo, urla e terrore lo circondavano, ma per lui, abituato a quelle lagne infantili era semplicemente normale amministrazione.
Avanzò. Alzò il braccio e lo riabbassò.

Violentemente.

Direttamente sulla nuca del compagno.

In un pugno che dovette fargli male, molto male.
- Razza di idiota. - aggiunse in un insulto pacato che non lo privò della sua placida calma. Era raro che l'alieno perdesse la pazienza, non con Kisshu. Era così infantile quell'alieno, così stramaledettamente capriccioso e viziato che non aveva senso arrabbiarsi.

Intorno a loro La gente li guardava come se fossero imbattibili mostri venuti a schiavizzare la popolazione e non ci fosse più nulla da fare e Pai semplicemente ruotava gli occhi al cielo.
- Non rompere Pai! Voglio uccidere questi vermi! Voglio distruggere questo mondo schifoso!!! -
- Fai pure ma quell'umana non ti amerà in ogni caso. -

Schietto. Senza peli sulla lingua.

Irritante nella sua sincerità.
- Che cosa?! E questo cosa centra?! - gli ringhiò dietro Kisshu, mostrando i denti perlacei e canini leggermente più lunghi del normale.
Pai sospirò annoiato.
Che almeno non negasse l'evidenza.
Iniziava davvero a stancarlo.
Stupido Kisshu.
Accidenti a lui e al suo amore non ricambiato!
- Era meglio lasciarsi sul nostro mondo, è chiaro che ci sei soltanto di peso. -
Non durò nemmeno il tempo di un attimo.
Fu molto, molto più veloce.
Imprevedibile.
Violento.
Kisshu si avventò contro Pai gettandolo in terra e colpendolo con un pugno diretto al volto.
L'altro assestò il colpo che lo costrinse a voltare il viso, ferendogli il labbro, ma non si mosse per difendersi. Immobile, senza alcun timore.
Era come se quello che rischiava di essere massacrato non fosse lui né qualcuno di cui effettivamente potesse importargli qualcosa.
- Difenditi Pai! - ordinò Kisshu senza ricevere soddisfazione - Difenditi ho detto! -
Gocce di sangue purpureo bagnavano il labbro di Pai, le raccolse con la lingua e puntò iridi grigie come nubi d'inverno in quelle dorate dell'alieno.
Non si difese.
Ma fu seccata la sua voce.

- Finiscila di comportarti come uno stupido moccioso! Sapevi di non aver alcuna possibilità con lei, per cui concentrati sulla nostra missione! Sono stanco di farti da balia! -
- Tu! -
Kisshu aveva rialzato il pugno.
- Tu! -
Eppure temporeggiava.
- Tu... -
Fanculo!
Lo liberò della sua presa, rialzandosi.
Il fuoco nelle vene che andava raffreddandosi, la scintilla nello sguardo che lenta si spegneva, la rabbia che sbolliva sino a scomparir del tutto. Lasciandolo vuoto e stupido, riempiendogli la testa di imbarazzo celato da una smorfia.
Fanculo!
- Tsk. Guai a te se mi dai ancora del moccioso, ti stacco la testa e l'appendo ad una picca! -
Pai sorrise, alzandosi a sua volta e pulendosi i pantaloni con un paio di pacche.
Finalmente quell'idiota si era deciso a mettere un po' di sale in zucca.
- Torniamo da quelle umane e raccontiamo loro anche il resto di ciò che sappiamo. -
Kisshu sbuffò ma quello fu il suo modo per dirsi d'accordo.

Che razza di moccioso. Lo sarebbe rimasto in eterno e nessuno avrebbe mai potuto farci niente.


I shouldn't see you but I can't move
I can't look away


Qualcosa lo solleticava.
Non si era girato per scoprire cosa fosse.
I suoi occhi erano stati imprigionati.
Resi schiavi da altri occhi, nocciola, suoi gemelli, e da quel sorriso radioso.
Kami-sama, quel sorriso che ora gli faceva più male di un proiettile nel cranio.
Qualcosa gli faceva male all'altezza del petto, eppure era convinto che il suo cuore si fosse ormai sciolto nell'acido quando l'aveva lasciata.
Perché ancora soffriva?
Perché cazzo ancora si stava facendo del male guardando la fotografia di un passato che non sarebbe più tornato?


Just so you know
This feeling's taking control of me


Qualcosa pesò all'altezza della sua spalla, continuando a solleticargli la pelle del collo. Piano.

Non mosse la mano per scacciarlo.
Non si voltò per controllare di cosa si trattasse.
Allungò invece la mancina verso il vetro della fotografia e la sfiorò, timoroso persino di toccare il viso di lei stampato su carta fotografica.
Che stupido.
Com'era patetico.
Troppo. Troppo patetico.
Qualcosa di caldo scivolò al suo orecchio.
Socchiuse gli occhi e dita sottili si appesero alla sua felpa blu, di un blu scuro, quasi come il nero, ma che nero non era. Come i capelli di Ichigo che non erano né rossi né castani.
Sorrise inconsciamente, trovandosi subito dopo a fare una smorfia sofferente.
Che razza di masochista! Non riusciva proprio a fare a meno di pensare a lei.

Qualcosa di umido bagnò il lobo del suo orecchio e finalmente si voltò cercandone la causa, muovendosi in uno scatto, trovando spettrali occhi cremisi ad aspettarlo ed un visino bianco-bianco su cui riposava un sorriso tranquillo mentre dentini perlacei avevano iniziato a mordicchiargli l'orecchio.
- Ahaaa! - urlò imbarazzato, o almeno così giustificò quell'eccessiva esplosione di voce - Cosa-cosa-cosa stai facendo?! - balbettò, tirandosi di colpo più lontano dal giovane albino e strisciando sul pavimento fino a trovarsi con la schiena al muro.
Il ragazzino di tutta risposta gattonò verso di lui tornando ad avvicinare il viso al suo, piccolo gattino alla ricerca di coccole e carezze.
Sorrideva teneramente, in modo tanto candido, con tutta probabilità non sapeva nemmeno cosa significassero certi gesti, compiuti così, con l'innocenza di un fanciullo.
- Aspetta. - cercò di fermarlo gentilmente Masaya, portando le mani avanti - Fermati. Non avvicinarti. - ordinò, sempre cordiale nella voce, così come in ogni cosa facesse. Sempre eternamente a preoccuparsi per gli altri, a cercare di farsi volere bene da tutti per paura di ferire le persone e di venire abbandonato.

Spaventato dalla solitudine.
Il più piccolo non gli diede bado, con un eterno sorriso continuava a gattonare verso di lui finché le sue braccia non si furono riallacciate al suo collo e l'alito caldo non scivolò nuovamente sulla pelle di pesco, ricalcandolo e contemporaneamente provocando brividi che si perdevano fin sotto la felpa.
- Certo che sei proprio un tipo affettuoso... - mormorò Masaya, rosso d'imbarazzo, arrendendosi all'evidenza che quel tipo non gli avrebbe mai dato realmente bado.
Faceva solo quello che pareva a lui, quando voleva e come voleva. Non lo ascoltava, non lo capiva e sembrava non preoccuparsene neppure.
Erano due giorni che tentava di spiegargli che lui non era un orsacchiotto di pezza da coccolare ogni volta che ne aveva voglia e che, diversamente da Winnie the Poo l'essere abbracciato da un ragazzo non era esattamente in cima alla sua lista di desideri.
Ma poi l'altro gli mostrava quello sguardo da cucciolo ferito e allora... allora come diavolo facevi a resistere? Come si poteva dirgli di no?
Tutti lo sapevano che Masaya Aoyama era buono. Troppo buono.
Per questo si faceva infinocchiare anche da quel Bambi dagli occhi rossi ed i capelli d'argento.
- Non mi hai ancora detto il tuo nome. - bofonchiò tra le braccia dell'altro, soffocando nel tepore del suo corpicino esile.
La risposta non arrivò, in compenso il ragazzino dai capelli d'argento si tirò un poco indietro per poterlo guardare meglio negli occhi, posizionando il viso di fronte al suo.
Masaya trattenne il fiato per la sorpresa.

Troppo vicini.
La mano bianca dell'albino sfilò al suo viso, sfiorando la sua fronte, le sue guance, le sue labbra e poi si gettò in una lenta discesa che la condusse al petto di lui dove si fermò.
Il cuore batteva.
Ma per chi?
Incurvò le labbra morbide in un sorriso. Strano. Una mezzaluna che brillava sinistra in un volto d'angelo strappato al Paradiso.
E qualcosa si ruppe alle sue spalle.
- Ma cosa? -
Frammenti di vetro di una fotografia che ritraeva Masaya ed Ichigo si erano sparsi in terra.
- Come ha fatto a rompersi? -
Si scostò dall'albino per prendere in mano la foto e studiarla sorpreso.
- Ahi! -
Una scheggia di vetro lo ferì al pollice e gocce di rubino colarono lungo il dito, macchiando la sua pelle di pesco di un porpora intenso.
Con un movimento elegante, la mano del ragazzino si appropriò della sua, portandola alla bocca per leccarne via il sangue.
Masaya deglutì guardandolo ed un brivido discese ancora per la sua schiena.
Sentiva la sua linguetta ruvida lappare morbidamente il pollice, le labbra umide posarsi anche al suo palmo lasciando l'impronta di tanti piccoli baci.
Dischiuse le labbra, inconsciamente.
- Shir Ar... - mormorò senza rendersene conto, in una voce che non pareva la sua.
L'albino alzò soltanto gli occhi su di lui e gli parve annuisse a quella parola.
Lo sguardo di Masaya si perse in quelle gemme purpuree, affondando lentamente in un lago di sangue; il respiro andò rallentando pian piano, fin quasi a scomparire del tutto ed il profumo di una terra aliena lo avvolse in un caldo abbraccio, soffocante, riempiendogli le narici dell'odore di una Patria lontana.
- Liberami, Shir Ar... -
La voce di Masaya.
Le parole di qualcun altro.
Il tono che graffiava la pelle e bruciava l'anima.
Un sorriso che si accese di passionale e totale disprezzo.
Strinse le dita con forza ai capelli d'argento dell'altro, sentendo la sottile consistenza di crini lunari arpionati dalle sue dita, avvicinandone con uno strattone il volto al proprio e sibilandogli direttamente in faccia.
- Liberami da questi traditori, Shir Ar... E liberami... dalla mia prigione! -
- Shir irl'k to ptehkh. - sussurrò la bocca del ragazzino.
- Sì, mio angelo. Morte ai traditori. -
Una risata di morboso sadismo si spanse nella stanza, scivolando su qualunque cosa incontrasse, su qualunque ostacolo trovasse, corrodendolo irrimediabilmente.
- No... -
La risata si spense di colpo e Masaya si premette il capo con entrambe le mani.
- Cosa... cosa... mi sta... no... non... non voglio... - bisbigliò ansimando - Non voglio... -
Il cuore pompava troppo forte.
Il suo corpo bruciava.
- Non voglio... -
Un'altra anima dentro di lui cercava di uscire.
Prepotente.
Come quando dentro un contenitore la pressione è troppo forte.
Allora cosa succede...?
...scoppia...
- NON VOGLIOOOOOOO!!! -


And I can't help it
I wont' sit around, I can't let win him now


Per un momento gli sembrò che la terra sotto ai suoi piedi tremasse.
Allacciò con più forza le mani intorno ai manici verde militare delle stampelle e attese di recuperare equilibrio.
Stupidi affari, con quelli non riusciva a camminare!
Sbottò qualche insulto a casaccio per quelle stampelle e continuò a zoppicare verso il locale, infastidito dalle occhiate che la gente gli rivolgeva e dagli indici che le ragazze puntavano verso di lui.
Embè? Non avete mai visto un ragazzo con le stampelle? Pensò irritato, poggiandone una male e traballando pericolosamente.
- Shit! - esclamò, piantando entrambi i piedi per terra.
Sospirò.

Salvo.
- Fiu, meno male. -
La porta del Cafè color cioccolato si aprì sollecitata dalla sua spinta e le esclamazioni di ragazze impegnate con le pulizie lo colsero impreparato.
- Ma che ci fai qui, Shirogane-kun?! -
- Non dovresti essere in ospedale? -
- Ohooo, le stampelle!!! Che bello voglio provarle anche io! -
- Purin, guarda che non sono un giocattolo! -
Istintivamente mosse un passo indietro alla ricerca di una via di fuga, ma alle sue spalle Keiichirou lo aveva già raggiunto e uno sguardo di rimprovero lo accompagnava.
- Ryou, ricorda quello che ti ha detto il dottore. - gli fece, con tono paterno.
- Non mi devo sforzare troppo. Sì, sì, lo so, ma ora dammi tregua Kei, lo sai che non mi piacciono gli ospedali! -
Il giovane scosse il capo.
Quel moccioso gli avrebbe sempre dato a fare, ormai ne era certo!
- E Ichigo-chan dov'è? Non era venuta all'ospedale per trovarti? - domandò Retasu mentre una chioma rossiccia spuntava a qualche metro di distanza dalla porta e la voce della ragazza si udiva ancor prima di vederla in viso, spaccando i timpani dei presenti.
- SHIROGAAAANEEEEEE!!! Io ti ucciiiiidoooo!!! -
Ryou Shirogane mosse la mano ad indicare dietro di sé, ma non si voltò.

Non ne aveva bisogno, ormai era chiaro di chi fosse quella vocina acuta e furiosa.
- Eccola che arriva gracchiando come una rana. - affermò quindi.
- A chi hai dato della rana?! - gracchiò lei, raggiungendo alle spalle ed alzando le mani nella perfetta imitazione di uno zombie assassino.
- Ranocchia, ricordati che sono appena uscito dall'ospedale e ho bisogno di tranquillità. - disse pacato il biondo con un bel ghigno da perfetta carognetta.
Ichigo borbottò qualcosa ma la ragione prevalse sull'istinto omicida ed imbronciata si aggiunse alle sue amiche, affiancandole.
- Ma che brava bambina. - commentò ironico Ryou.
- Guarda che ti risparmio soltanto perché due giorni fa hai rischiato di morire davvero. -
- Tsk. Che sciocchezza, figurati se io muoio per così poco. -
Alzò entrambe le stampelle per consegnarle a Keiichirou che lo guardò torvo.
- Ryou... - chiamò piano.
- Eddai Kei, non li sopporto più quegli affari e poi non mi servono, so camminare benissimo con le mie gambe! -
- Va bene, va bene, ma guai a te se ti affatichi e stai male di nuovo! -
- Di nuovo? - indagò Zakuro.
Ryou scacciò la frase con un gesto della mano, sbrigativo.
- Lascia perdere, niente di importante. Piuttosto basta perder tempo in chiacchiere. Andiamo giù, ho bisogno di parlarvi. -
Quando disse giù fu chiaro si stesse riferendo alla stanza sotterranea del Cafè: una sorta di rifugio segreto che soltanto loro conoscevano.
Le ragazze annuirono.
Keiichirou si portò alle spalle di Ryou, controllando di volta in volta che non inciampasse-cadesse-vacillasse o che altro, sempiternamente preoccupato per il ragazzo come il migliore dei tutori, come un genitore e forse anche di più.
E la vocetta di Purin accompagnò la discesa dei ragazzi.

- Sììì, tutti alla Mew Caverna! -


Thought you should know
I've tried my best to let go of you
But I don't want to


La stanza era immersa nella penombra.
Il ronzio del computer faceva da sottofondo e, attaccato alla parete, la scrivania era stata riempita di scartoffie e libri che nessuno aveva mai avuto il tempo di leggere o darvi semplicemente un'occhiata. Non sapevano neppure chi le avesse scritte, sebbene immaginassero fosse stato Ryou a scriverle.
Erano secoli che nessuno dava una pulita lì dentro.
Minto storse il naso.
Ryou la vide ma decise di ignorarla e cominciò con aria cupa.
- Ormai è stato appurato: la terra è ancora in pericolo e gli alieni, questa volta, sembrano persino più pericolosi. -
I suoi occhi celesti brillavano attraversati dalla luce dello schermo del computer.
- Questa volta? -
La voce di Kisshu fece sobbalzare Retasu che inciampò su uno dei cavi in terra e cadde all'indietro.
Pai la fermò appena in tempo, portandosi col petto dietro la schiena esile di lei ed arrestandone la caduta.
- Guarda, pulce, che gli alieni sono sempre stati pericolosi! - commentò Kisshu con arroganza.
Ryou sorrise.
Li stava aspettando.
- Sì. Come vuoi. - continuò, come se stesse dando ragione ad un pazzo - Tornando a noi, non ci resta altro da fare che... ricominciare a combattere. -
- Però ora noi non ce li abbiamo i nostri poteri! - reclamò Minto.
- Ichigo-chan sì. - fece notare Zakuro indicando la ragazza che arrossì in un riflesso condizionato.
- Nya? E' vero... perché io sono riuscita a trasformarmi? - domandò lei, portando la mano alla bocca e reclinando il capo di lato, confusa. Proprio pochi giorni addietro, quando Shirogane era stato attaccato dagli Sekai no Me, lei era tornata ad essere una Mew Mew. Aveva ritrovato i suoi poteri.
Ryou si sedette al bordo della scrivania laccata di bianco, incrociando le lunghe gambe e poggiando le mani sulla sua superficie liscia.
- Ichigo, ricordi cosa ti ho detto la prima volta che mi hai chiesto quando questi tuoi poteri se ne sarebbero andati e tu saresti potuta tornare una persona normale? -
La ragazza cercò di ricordare.
Annuì piano.
- Hai detto che se ne sarebbero andati una volta sconfitti gli alieni... giusto? -
- Esatto. -
- Quindi? - insistette Minto.
- Quindi gli alieni non sono stati del tutto sconfitti. Quindi i vostri poteri non sono andati via per sempre. Quindi potete ancora diventare Mew Mew. -
Ci fu un coro di "Ohoooo!" ad accogliere la sua frase.
- Ora il problema è farli uscire... -
Sembrava decisamente più facile a dirsi che a farsi.
Kisshu ghignò con una luce di malcelato divertimento negli occhi, la stessa che aveva quando idee perversamente sadiche frullavano le loro invisibili ali nella mente.
- Se è per questo, noi abbiamo la soluzione. - miagolò sbarazzino.
Le ragazze lo guardarono.
Non sembrava un'idea allettante quella di affidarsi a tre alieni che nemmeno due anni prima avevano cercato di far fuori l'intera umanità...
- Perché volete aiutarci? - era stata la voce di Zakuro a farsi udire, nel silenzio che aveva irrimediabilmente seguito l'affermazione dell'alieno - Perché siete tornati indietro? Cosa vi importa se la Terra viene distrutta o sottomessa da Deep Blue? -
- Abbiamo le nostre ragioni. - la liquidò in fretta Kisshu.
- Che sarebbero? -
- Che femmina petulante! Senti, fatti gli affari tuoi, ok? Se non volete il nostro aiuto ditelo e basta! -
- Non ho detto che non lo vogliamo. - rispose pacata la ragazza, spostando una ciocca di capelli dietro le spalle con un movimento elegante della mano.
- Allora basta parlare, venite fuori e iniziamo. - concluse Pai.
- Ok! Arriviamoooo! -

Purin corse verso le scale, trascinandosi il braccio di Retasu con la stessa Retasu attaccata che svolazzava dimentica della forza di gravità.
- Mpf. - fu invece la sbuffata di Minto mentre, dietro Zakuro, li seguiva fino all'esterno del locale.
- Forse è il caso che io vada a vedere cosa combinano... - fece Keiichirou preoccupato per l'incolumità delle ragazze.
- Mhm. - non aggiunse altro Ryou.
Rimasero soli.
Lui ed Ichigo.
La rossina si era fatta stranamente silenziosa e, a testa bassa, cercava di spiare il volto del biondo ragazzo, incontrando la sua espressione accigliata.
Sembrava preoccupato per qualcosa in particolare.
Fece un bel respiro e si fece coraggio.
- Shirogane-kun... - lo chiamò piano.
Lui non sembrò averla sentita.
Gli si avvicinò posando una mano sulla sua spalla ed il ragazzo sobbalzò.
- Scusa, non volevo spaventarti. -
- Hn. No, ero solo sovrappensiero. Che c'è? -
La domanda gli uscì con tono scorbutico ed Ichigo tentennò.
Non era più sicura di volergli parlare.
Ma lui raddolcì lo sguardo e lo zaffiro si sciolse come miele in quelle iridi d'oltreoceano.
- Cosa volevi chiedermi, Ichigo? - lo aveva soltanto sussurrato ed il cuore di Ichigo saltò un battito a quella voce che sapeva di Sogni Eterni e Desideri Nascosti.
- Ecco... Io... - abbassò istintivamente il capo - All'ospedale tu... prima di... prima che il tuo cuore si fermasse... hai detto... -
Con la coda dell'occhio spiò il biondino.
Non aveva fatto una piega.
Che non ricordasse niente?
Decise di continuare la frase.
- Hai detto che... ehm... - sentì benissimo il volto iniziare a scaldarsi e fu sicura di stare arrossendo contro la propria volontà, tra poco le sarebbero spuntate le orecchie e la coda. Era questo che succedeva in momenti imbarazzanti come quelli, no? Prima che perdesse i suoi poteri - ...che non avresti permesso di portarmi via da... -
Alzò finalmente lo sguardo su di lui.
- Da? Da cosa? Come finiva la frase? -
Ryou sorrise.
Dolce.
Come poche volte aveva fatto.
La mano si insinuò nella cascata di rame sulla nuca di Ichigo.
- Da me. - rispose.
E la bocca si posò alla sua in un bacio casto.
Uno sfiorarsi di labbra soltanto.
L'assaggio del Paradiso.
Prima che la sua bocca premesse nuovamente contro quella di Ichigo, più a fondo, in qualcosa che sembrava un bacio disperato, passionale, violento, sensuale, rovente. La ragazza aveva dischiuso le labbra per cercare di dare voce alla propria sorpresa e Ryou ne aveva approfittato per infilarvi la lingua, lezioso ed impudente. Assaporando il suo antro e riempire la propria memoria di quello che in quel momento provò. Piacere. Desiderio.

Sogno infinito che presto o tardi uno dei due avrebbe dovuto rompere.
Le mani di lei ci misero tanto ad arrivare a premere contro le spalle più forti del ragazzo, spingendolo indietro. Sciogliendo il bacio.

Rompendo quel Sogno.
Lo guardava.
Sconvolta. Stupita. Confusa. Imbarazzata. Spaventata. Felice. Triste.
Ma che cavolo gli era preso?!
No, non a Shirogane. A lei!
Aveva atteso quel bacio.
Aveva sperato in quel bacio.
AVEVA VOLUTO QUEL BACIO!
Cosa... stava... accadendo...?
Lei...
Lui...
...loro...
Ma prima... prima non esisteva nessun loro...
Perché adesso sì?


I just gotta say it all


"Lui non tornerà più da te."


Before I go


"Ma io invece sono qui ora. Non ha importanza quanto tempo ci vorrà, non mi importa quanto cazzo ci metterai a capire che.. che è giusto così, che devi dimenticarlo, che devi smettere di pensare a lui e che..."
Strinse le mani nei pugni, conficcando le unghie nella carne.
"Ti amo così fottutamente tanto che a volte mi sembra di morire."
Distolse lo sguardo per un attimo.
"Ti amo. Ti desidero. Ti voglio."


Just so you know


Ma quelle furono frasi che pensò soltanto e si maledì per aver sprecato l'occasione che aspettava da una vita.
Si maledì per quel solletichio al naso e per il suo...
- Etchì! -
...starnuto...
- Ah! Shirogane-kun! -
Il mondo si era ingigantito di colpo, cioè no, lui si era rimpicciolito di colpo... il suo corpo!
Era diventato...
- Miao? -
un gatto.
Oh, no!
Era diventato Art.


Just so you know


Dio, perchè ce l'hai sempre con me?


.QUATTORDICESIMO CAPITOLO FINE.


-Thanks to-

X lala_g: Nooooo, Ryou, non morireeeee ç___ç/ (Ryou: Autrice del cazzo, ti ricordo che sei tu che stai scrivendo la fic é__è! A: Come sei volgare>_>!). Mwahahah, tranquy, tranquy, come avrai notato Ryou-kun non crepa... so che molti ne saranno dispiaciuti *le fan di Ryou si preparano a fucilare l'autrice* ma purtroppo dovremmo sorbirci il bel biondino da qui alla fine della fic XD che, in effetti, anche se non si sa quando sarà dovrebbe essere vicina ò.o.. credo... spero.. mah XD!

X Izayoi007: Da-dan\*___*/! Ryou è tornato più vivo e più sfigato che mai*___*v!!! Su, su, non potevo far morire il biondino così, senza un perchè, non sono mica sadica io v_v! *intanto versa benzina addosso a Ryou per dargli fuoco* (Ryou: Ehy, ma che cacchio ti è preso é__è?!? A: Ah, scusa è che ho letto il new capitolo della fic di Ryashiro e non sai che voglia ho di darti fuoco*__*"""... Ryou: Ma vai a dare fuoco a qualcun altro, dannata! A: Giusto... Retasu-chaaan, puoi venire qui*.*/ Tutti: Ma non la si potrebbe rinchiudere da qualche parte sta qua=_=...?). Ma nu che il bacio dell'ameba alla rossina è stato tanto sweet*-*... Ok, lasciamo perdere XD!

X Skyblue: Mi fa piacere che ti sia piaciuta la parte Alieno/Masaya... io poi adoro lo yaoi per cui DOVEVO ficcarci almeno degli accenni shonen ai *///*! Grazie mille per i tuoi commenti, sei troppo gentile >////< !

X Ayako-chan: Io già ti adoro*___*! A mia volta sono una malata dello yaoi (ma proprio malatissima, praticamente io vedo o voglio ficcare yaoi ovunque!!!) per cui tranquilla che di scene shonen ai (o vero e proprio yaoi) non mancheranno di esserci nei prossimi capitoli^__-! E sì, ovviamente una di quelle scene sarà proprio tra Masaya e Deep Blue *ç*! E' da quando ho scoperto che l'alieno se ne stava nel suo corpo che sogno una tresca tra loro >XD!!! Mi sa che sono un caso da ricovero, ma che ci volete fare X3!

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Capitolo 15
*** [side story 01] .Bornt from Egg. ***


Titolo: End of Time
Serie: Tokyo Mew Mew
Capitolo: Side Story -01-
Rating: Nc-14
Pairing: //
Note: Sono secoli che non prendo in mano questa fic, questo pomeriggio mi sono decisa a rispondere alla mail di Miya in cui mi proponeva la sua idea per il nuovo personaggio, e non so come mi è venuta l'ispirazione per questo capitolo. Non è considerato un vero e proprio capitolo della fic perché si tratta più che altro di una side story, di una storia a parte per introdurre per l'appunto la new entry^^. Mi è uscito strano e -manco a dirlo- non centra nulla con l'idea che moooolto inizialmente, mooolto tempo fa, avevo per portare avanti la fic. Pazienza. Va bene anche così, tanto chi lo sa quando mi deciderò a scrivere e postare nuovi capitoli>_>""...

Per i fan di Ryou e di Ichigo mi spiace ma in questa side story non compariranno, per i fan di Kisshu idem con patate v_v e per i fan di Masaya-kun, wè, fatevi sentire che non voglio esser l'unica ç_ç! Ah, comunque non compare neppure lui XD! C'è solo il nuovo pg, totalmente inventato e totalmente sotto il mio ©, almeno per ora, perché non è detto che in futuro, quando lo delineerò meglio non prenda spunto da quello che mi è stato suggerito da Miya XD!

Note aggiuntive sul capitolo: Allora, il capitolo si ambienta nove mesi prima dell'inizio di tutta sta faccenda del ritorno di Kisshu, del coma di Masaya e dell'arrivo del piccolo adorabile albino*_*"... e termina portandosi in avanti di soli sei mesi. Il che, facendo un paio di calcoli significa che la "telefonata" della tizia (leggete e capirete v_v) avviene più o meno tre mesi prima dell'inizio di sta fic. Claro? No? Ma chi se ne frega*_*!

Buona lettura.


Side Story

.Bornt from Egg.

.Nine months ago.
Silenzio.
Immobilità.
Freddo.
Non respiro.
Acqua.
Buio.
Solitudine.
Non vedo niente.
Insensibilità.
Bolle.
Nulla...
Non sento niente...
SVEGLIATI!

- E' un sogno... Sto sicuramente sognando. -
Quando Saki Imura vide quel che stava accadendo decise arbitrariamente di star sognando o, se non altro, di star avendo una visione, una di quelle convincenti, ma sicuramente poco probabili.
- Guarda tou-san, sta nascendo! -
Quando Mai Imura vide quel che stava accadendo decise arbitrariamente che quella ragazza stava nascendo.
Proprio così.
Una ragazza in tutto e per tutto, quindici anni d'apparenza, non dovrebbe nascere. Dovrebbe svegliarsi. Dovrebbe alzarsi. Dovrebbe uscire da un coma, se proprio vogliamo.
No.
Lei stava a tutti gli effetti nascendo.
O, perlomeno, il meccanismo era lo stesso.
Erano da poco passate le due e mezza del mattino quando quello strano affare precipitò nel giardino di casa Imura, provocando un solco di quattro metri d'altezza. Eppure non si ruppe. Fece un gran fracasso, tanto da svegliare tutto il vicinato e toglier il fiato Soichiro, quel dannato cane rompiscatole che, per la prima volta, non ebbe neppure il coraggio di muover un muscolo per abbaiare. Paura. Tanta.
E quando la piccola Mai saltò giù dal suo caldo lettuccio infilandosi le grosse ciabattone bianche e pelose dalle buffe sembianze di coniglietti, correndo fuori sul giardino, la boccuccia si spalancò a formare una "o" per poi chiamare a gran voce il padre. Saki Imura.
Anche lui saltò giù dal letto, sicuramente più allarmato di una bambina di sette anni che poco poteva saperne di quel che accade nel mondo, solo che non perse tempo a infilare le ciabatte, non infilò la vestaglia e neppure si guardò intorno; di corsa impugnò la fidata mazza da baseball e si precipitò in soccorso alla sua adorata Mai, per proteggerla da qualsiasi malintenzionato potesse aver causato le sue urla.
In effetti la scena si dimostrò più buffa di quel che sarebbe dovuta essere.
- E quel... quell'affare che cos'è?! -
Quell'affare era un uovo.
Esattamente.
Un enorme uovo di vetro, circondato da ermetiche chiusure in un metallo argenteo, che racchiudeva al suo interno del liquido amniotico in cui, lo intravide, si trovava un corpo.
Qualcuno urlò.
Ci volle qualche secondo perchè Mr. Imura capisse che si era trattata della sua voce.
Mai fece per avvicinarsi al solco che quell'Uovo-Capsula, o qualsiasi cosa fosse stato, aveva provocato. Voleva toccarlo. Voleva vedere meglio cosa conteneva perchè, a dirla tutta, era convinta si trattasse di un enorme uovo di pasqua, di quelli dove nascono i pulcini però! E quello doveva essere un pulcino bello grosso date le dimensioni.
Due metri, centimetro più, centimetro meno, e quando la parte superiore iniziò a rompersi, un rumore acuto e fastidioso risuonò per la via.
Insopportabile.
La piccola e suo padre furono costretti a tapparsi le orecchie.
Il povero Soichiro, dotato di un udito migliore, abbaiò talmente forte che perse la voce e, in seguito, svenne per il dolore.
Le auto parcheggiate lanciarono nell'aria il grido del loro antifurto e qualche vicino maledisse tutto ciò che gli capitò a tiro, Buddah e tutte le divinità che gli vennero in mente.
Poi, di colpo, tutto smise e fu di nuovo silenzio. Un assurdo silenzio, irreale, mentre dita sottili e affusolate, molto simili a zampe di ragno, si protesero verso il cielo e due braccia si mostrarono uscendo dal liquido amniotico in cui erano prigioniere. Seguì un busto, le gambe ed infine il corpo nudo di una ragazza, completamente bagnato ed infreddolito, venne alla luce senza pudore.
La pelle era liscia e pallida, di un candore molto simile a quello di un Fantasma Errante.
I fianchi erano stretti e le gambe lunghe, il ventre piatto ed il viso dai lineamenti morbidi.
Non aveva un seno prosperoso, tutt'altro, e proprio per questo nessuno -in un'occasione diversa da questa- le avrebbe dato più di quattordici o quindici anni.
Aveva capelli di un colore strano.
Non erano castani.
Non erano corvini.
Non erano rossi.
Forse potevano sembrare biondi, ma non sarebbe stata la definizione adatta.
I suoi capelli erano di un biondo sporco, di un oro spento, di un giallo cupo.
I suoi capelli avevano il colore di un Sole Morto.
Si arricciavano in boccoli ora tutti appiccicosi a causa del liquido amniotico e non arrivavano neppure alle spalle. Incorniciavano un visino giovane che, non appena riuscì a portarsi alla luce flebile di una luna ancora alta nel cielo, aprì i suoi occhi per mostrare iridi vacue e senza alcuna espressioni.
- Tou-san, perchè quella ragazza è senza vestiti? - domandò Mai, puntando il dito piccolo e paffuto in sua direzione e tirando il pigiama dell'uomo.
- Non... non lo so... Ma non è sicuro stare qui fuori... - balbettò invece Saki, prendendo in braccio sua figlia e indietreggiando spaventato. Perchè vide altro in quella ragazza, perchè ebbe l'orribile sospetto di esser finito sul set di un film horror e ricordava che in certi casi i personaggi comuni come lui non avevano mai una bella fine.
- Andiamo dentro... Andiamo via... -
Con queste ultime parole abbracciò stretto sua figlia e corse all'interno della casa, barricandosi dentro, chiudendo con una tripla mandata la serratura, spostando a fatica il grosso divano davanti al portone d'ingresso e controllando che ogni finestra e persiana fosse bloccata.
In salvo.
- Tou-san, chi era quella ragazza? Perchè è uscita da un uovo? Perchè aveva quella cicatrice? -
- Mai-chan... è solo un sogno... è solo un sogno... -
Ecco cos'aveva visto.
La cicatrice.
Uno scempio, un marchio, un taglio. Qualcosa insomma che faceva male soltanto a guardarla e che deturpava il corpo esile di quella figura femminile.
Una cicatrice che sul fianco destro ne divorava la pelle aprendosi dall'altezza del seno e incurvandosi verso l'inguine e verso il fondoschiena a formare il vago disegno di due piume.
Ma non erano davvero piume e quello non era davvero un disegno.
Era un ricordo, brutto, pessimo.
Era il segno di una spaventosa bruciatura.
E poi c'erano le orecchie.
Le aveva visto, ne era sicuro.
Quelle non erano orecchie normali, umane.
Gli esseri umani non hanno orecchie a punta!
- Mai... dimentica quello che hai visto... è solo un sogno... -
E forse lo fu davvero un sogno, perchè dopo qualche ora, quando l'alba permise al sole di sorgere in un nuovo giorno, tutto fu di nuovo come sempre era stato e quando, deglutendo spaventato, Mr. Imura fece capolino con il capo fuori dalla porta, ne rimase totalmente spiazzato.
Soichiro abbaiava al solito contro il postino che non aveva nessuna colpa se non quella di consegnare puntualmente il giornale.
La signora Kamimura stendeva i panni, i soliti da che ricordasse, sempre quelle tre lenzuola bianco panna e la tuta da lavoro di suo marito, di un arancione intenso.
Infine nessun solco, nessun buco nel giardino, nessun Uovo o Capsula, o navicella spaziale super tecnologica e super strampalata. Soprattutto, nessuna ragazza nuda con le orecchie a punta e la cicatrice di una bruciatura.
Niente.
Un giorno come gli altri.
- E'... è stato davvero un sogno...? -
Sì.
No.
Chi lo sa.
A Saki Imura andò perfettamente così...

.Six months later.
- Negativo. Nessuno riuscirebbe a raggiungere la Sorgente, per quanto ci abbia provato neppure io ho trovato un modo per accedervi. -
Una voce femminile si spargeva nell'immensità del luogo, lasciando che i suoi echi ritornassero da una parete all'altra riempiendo la stanza.
- Sìssignore, lo so, per questo sono stata incaricata di rimanere a guardia dei Cancelli di Zaffiro. -
Una morbida cascata di boccoli ricadeva sulle spalle esili di una figura dalle forme longilinee e slanciate, sebbene l'altezza non raggiungesse il metro e sessantaquattro o sessantacinque.
- Sto provvedendo. Presto troverò la Chiave. -
Gocce d'acqua trasparente colavano per il corpo e fumo caldo la nascondeva in parte alla vista mentre il corpo era immerso per metà in una fonte d'acqua termale, al centro di un'enorme stanza dalle pareti di roccia bigia ed un soffitto che pareva di vetro. Naturalmente non era vetro. Era ghiaccio e sempre ghiaccio ricopriva in parte colonnati di pietra sistemati ai quattro angoli di quel luogo.
Dita affusolate erano allacciate intorno ad uno strano trasmettitore, senza fili, senza batteria, difficile capirne il funzionamento, difficile anche credere che funzionasse davvero. Eppure una voce gracchiava al di là, dal tono profondo, in una lingua che non era la stessa di quella della giovane.
Perchè lei parlava una lingua umana, giapponese per la precisione, l'uomo o quello che poteva esser tale, parlava invece una lingua mai sentita prima. Aliena.
- Sìssignore, ho saputo che loro si trovano in questo Mondo. Non tema, farò il mio dovere. -
Un sospiro sfuggì da labbra morbide e carnose quando la voce smise di gracchiare dal trasmettitore e la trasmissione venne chiusa.
Poggiò l'oggetto sul pavimento roccioso e lentamente le gambe si portarono ad inginocchiarsi nell'acqua, immergendo completamente il suo corpo, sino a nascondere nel caldo liquido una dolorosa cicatrice che ne deturpava il fianco destro.
- Shir irl'k to ptehkh. - mormorò la sua voce, in un sussurro che flebile si spense poco dopo.
Lingua aliena.
Condanna di morte.
Shir irl'k to ptehkh.
Morte ai Traditori.


.Bornt from Egg.

THE END

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Capitolo 16
*** [capitolo 15] .Tre su Cinque. ***


Titolo: End of Time
Serie: Tokyo Mew Mew
Capitolo: 15 di ?
Rating: PG
Pairing: RyouxIchigo, sebbene ancora non si siano decisi a fare i seri e Ichigo continui a rompere le scatole con le sue "fughe"=.=. In più c'è un accenno di PaixRetasu, piuttosto platonico v_v.
Note: Ancora non succede molto in sto capitolo, solite seghe mentali di Ichigo (e che palle>_>!) e vago approfondimento sul Sekai no Me, ma visto che sta diventando una rottura pazzesca dal prossimo oltre a muover di nuovo Masaya-kun *O* e l'albino *.*, si inizierà a fare un po' di strage*__*! E magari è la volta buona che Ichigo capisce di amare il rompiscatole biondo>_>... forse... mah, mi sa che faccio prima a mettere Pai e Retasu insieme, sono meno complicati di quei due XD!


Capitolo#15

.Tre su Cinque.

Una palla di pelo grigio, alto sì e no una ventina di centimetri, guardava il mondo attraverso felini occhi azzurro cielo.
Il visino paffuto esprimeva delusione ed il naso all'insù puntava verso il viso stupito di una ragazza dai rossicci capelli: Ichigo.
Nessuno dei due disse niente.
Lei troppo stupita da quell'apparizione e ancora troppo immersa nel ricordo del bacio di Shirogane.
Lui, semplicemente troppo gatto per poter emettere qualche suono che fosse risultato comprensibile. Non ci provò neppure, si limitò ad un sospirò che risultò un buffo tentativo in quel musetto da cucciolo randagio.
Ichigo aveva dimenticato quanto tenero sembrasse con quell'aspetto e, tenero, non era esattamente la descrizione più calzante per un tipo come Ryou, proprio per niente.
Ma quel cucciolo grigio perla, con il pelo appena un po' arruffato e la coda che piano ondeggiava tristemente da una parte all'altra del corpicino con l'inconsapevolezza di chi non ha piena coscienza del proprio corpo, ora era assolutamente adorabile, così come la sua espressione afflitta mentre dischiudeva la boccuccia e faceva filtrare il respiro tra piccoli dentini bianco latte dai canini appuntiti.
Fu sicuramente per questo che Ichigo non riuscì a resistere.
Doveva abbracciarlo.
Stargli vicino.
Coccolarlo.
Ma cosa sto facendo?
Già, cosa stava facendo Ichigo?
Lo stava prendendo in braccio, ecco cosa stava facendo. Stava sollevando Art -o Ryou che fosse!- tra le proprie braccia, facendogli poggiare la testolina al seno e passando l'indice ed il medio sulla nuca, in una carezza lenta e gentile.
Ma cosa sto facendo?
Umpf, cosa stava facendo Ryou?
Si fece prendere in braccio! Si fece coccolare come uno stupido gatto, affilò lo sguardo lucido di piacere rendendo le iridi due sottili lame d'azzurro intenso che catturarono gli occhi di lei e li resero schiavi, impossibile ora distogliere lo sguardo.
E rimase così per tutto il tempo.
Lasciandosi cullare dalle braccia della sua neo-padroncina.
Come uno sciocco che ha dimenticato la propria identità.
Per poi destarsi dal torpore in cui era caduto, appena in tempo per svincolare dalle braccia della ragazza e saltar giù, atterrando sul pavimento con gambe umane. Tornato di nuovo ragazzo.
Le dava le spalle.
Silenzioso.
Come lei.
Che dire?
Nulla. La bocca riempita dall'imbarazzo.
Di entrambi.
Che cosa avevano fatto?
Nulla. Nulla di male. Non è vero?
Allora perchè mi sento così idiota?
Che cosa fastidiosa i sensi di colpa.
- Scusami. - bisbigliò, con voce talmente bassa che lui per primo faticò a sentirsi - Sarà meglio andare a vedere se le ragazze hanno cominciato... -
Ma quando finalmente prese abbastanza coraggio per voltarsi e rincontrare finalmente lo sguardo intimidito di Ichigo, lei era corsa via.
Fuggita da quello che era successo e che aveva fatto.
Shirogane mi ha baciato! Io l'ho preso in braccio! Che cosa... che cosa mi sta succedendo?!
Se solo si fosse fermata un attimo invece di scappare, se solo avesse riflettuto meglio su ciò che sentiva, ora avrebbe capito. Avrebbe ricevuto risposta ad una domanda fin troppo semplice.
Che cosa dovrei fare... Aoyama-kun...?
Se solo si fosse concessa la possibilità di dimenticarlo...

Non era esattamente così che pensava sarebbero andate le cose.
Quando il chimero si diresse verso la scimmietta saltellante, la più piccola delle guerriere dal nome idiota -insomma, chi mai si sognerebbe di chiamarsi Mew Mew?!-, un altrettanto idiota si portò a difenderla, dandole uno spintone abbastanza forte da farla rotolare per qualche metro finendo scontrata contro un albero. Ma subito dopo era di nuovo in piedi, pimpante ed eternamente saltellante, mentre sorrideva in direzione del piccolo alieno che l'aveva aiutata e lo ringraziava.
- Xie xie, Taru-Taru! -
- Maledizione, Taruto, brutto imbecille! La finisci di metterti in mezzo?! - gracchiò, esasperato da tanta idiozia.
- Non mi sono messo in mezzo! - si lagnò l'interpellato, facendo le boccacce in direzione dell'alieno.
- Se lo fai ancora giuro che ti ammazzo! -
- Kisshu, stai facendo troppo casino. - si lamentò invece Pai, annoiato a sua volta per essere costretto a sopportare una tale noiosa incapacità di mantenere la calma.
Era inutile.
Lui sarebbe stato per sempre l'unica persona matura nel loro trio e, anzi, si chiedeva come ci fosse finito a condividere missioni e viaggi con loro. Che razza di fratelli. Che razza di compagni. Che razza di... amici.
Per un momento non riuscì a fare a meno di guardarli con una punta di curiosità e dubbio sul volto.
Amici.
Si potevano definire tali?
Forse.
Scosse il capo.
Inutile pensare a certe futilità!
E le braccia si alzarono contemporaneamente portando con loro i due ventagli per puntarli in direzione di Retasu e Minto, vicine e perfette per essere attaccate. Sì. Attaccate. Era questo il geniale piano proposto da un malefico Kisshu che per tutto il tempo si era divertito a ghignare ed attaccare le quattro ragazze, cercando di far tornare i loro poteri.
Ridicolo.
Grotteschi gli scherzi del destino.
Per un tempo, che definire infinito sarebbe stato riduttivo, avevano cercato il modo di spazzare dalla terra la loro presenza e quei dannatissimi poteri che le ragazze possedevano ed ora si ritrovavano ad aiutarle a recuperarli per salvare loro, quel mondo e l'umanità intera.
Assurdo.
Minto saltò di lato, appena in tempo, evitando il colpo di Pai.
Retasu cadde, inciampando sulle stringhe slacciate di un paio di stivaletti verde prato. La solita maldestra.
- I tuoi poteri! Usa i tuoi poteri! - urlò Pai, superando in volume il fischio acuto provocato dal vento causato dai suoi ventagli.
Lame d'aria divorarono la distanza tra loro.
Ancora pochi metri e Retasu sarebbe stata colpita. Ferita.
No...
Oh sì.
- Io... Io... Non posso... -
- Non stare lì impalata! -
- Ma... -
Lama invisibile che si faceva più vicina.
Inesorabilmente.
Paura.
Mi colpirà!
Il respiro accelerato.
Aiuto...
Cervello sconnesso.
Mani sudate.
Gambe tremanti.
Mi colpirà!
Ricordo di parole che scivolarono alle labbra. Istinto di conservazione.
- Mew mew Retasu metamorphosis! -
Era quello il segreto.
Lasciarsi guidare dall'istinto, dalla memoria che perfettamente conosceva i movimenti adatti. E le mani si abbassarono a coppa verso il terreno asfaltato, penetrando in esso come se fosse divenuto liquido e raccogliendo tra le dita il ciondolo per la trasformazione, posandovi le labbra e dando inizio alla metamorfosi.
DNA che muta. Sangue di Neofocena che scorre nelle vene. Suono di onde che gorgogliano nella mente e tutto intorno al suo corpo, inghiottendo alcune lame d'aria e respingendo le altre.
Canto di sirena, musica di nacchere.
- Ce l'hai fatta! - affermò in un sospiro di sollievo malcelato Pai.
- Attenta! - urlò invece Zakuro, mentre le lame deviate da Retasu si dirigevano verso Minto.
Non ci fu esitazione nei suoi gesti, né dubbio nei suoi pensieri.
- Mew mew Zakuro metamorphosis! -
Eccolo il Canis Lupus, il Lupo Grigio delle lande innevate, risvegliarsi in lei e ruggire per uscire in tutta la sua maestosa eleganza, ridefinendo gli abiti della sedicenne, ricomponendo una divisa che credeva di aver dimenticato, allungando i suoi artigli in una frusta.
- Ribon Zakuro spear! -
E le lame d'aria vennero estinte in un colpo che risuonò con il suo ululato per diversi lunghi secondi.
- Zakuro-san... - bisbigliò Minto, riunendo le mani in una preghiera con sguardo adorante - Mi hai salvato! -
- Ti sbagli! - chiocciò puntando l'indice Purin - Adesso è Mew Zakuro! -
Minto sospirò ancora più ammirata.
Kisshu sbuffò, sempre più annoiato.
Taruto lanciò un'occhiata truce a Purin che ancora non si era decisa a trasformarsi, quasi pensasse che lo stesse facendo apposta per fare un torto a lui.
Pai le guardò, pensieroso.
- Tre su cinque. - affermò pacato - Non c'è male, ma se volete avere qualche speranza contro Deep Blue e l'Originale, dovete trasformarmi tutte. -
E, mentre l'alieno parlava, Ichigo palesava la sua presenza uscendo dal Cafè per raggiungere le proprie amiche, facendo udire la propria voce.
- L'Originale? Chi sarebbe? -
Kisshu borbottò qualcosa che suonò come un: - Certo che voi umani non sapete proprio niente! -
E Taruto gli fece eco: - Che razza ignorante, dovrebbero proprio vergognarsi. -
- Allora spiegatecelo, no? - blaterò lei con una smorfia infantile.
Kisshu rimase per qualche istante di troppo a fissarla, raccogliendo ogni minimo particolare di quel viso delicato e di quell'espressione bambinesca e poi distolse lo sguardo, piccato dal proprio orgoglio. Smettere di pensare a quella gattina, ecco cosa si era ripromesso di fare!
- L'Originale è il Vero Sekai no Me. -
Ichigo si mostrò confusa.
- Pensavo che i Sekai no Me fossero più di uno... non erano quei mostri che hanno attaccato Shirogane-kun? -
- Quelli erano copie. Fantocci mossi dall'originale, per l'appunto. -
Questo voleva dire che oltre a quei mostri c'era qualcuno di ancora più spaventoso che ne muoveva i fili?
Si trovò a tremare a questa eventualità, boccheggiando per dire qualsiasi cosa che invece non disse.
Paura perfino di esprimere il proprio pensiero.
Stava succedendo di nuovo.
Stava di nuovo per venir coinvolta in battaglie che non aveva mai voluto, rischiando di perdere ciò che di più caro aveva.
- Il Sekai no Me in realtà è solo uno. - cominciò a spiegare Pai, riponendo le armi ed osservando uno per uno i volti dei presenti - C'è una leggenda nel nostro mondo che parla di lui. Secoli addietro quando ancora gli umani non dimoravano in questa Terra, esisteva una creatura dagli occhi rossi come il sangue, che rigurgitavano follia, rendendo pazzo chiunque vi si specchiasse. Era in grado di incantare l'anima, soggiogarla e poi strapparla dal corpo per divorarla. Si dice fosse talmente forte che perfino i demoni avessero paura di lui. Poi, un giorno, svanì. Da allora divenne un mito, una creatura leggendaria che ormai si credeva solo tale. -
Doveva essere soltanto una storiella inventata, una leggenda, non sapevano neppure quanto di quel racconto fosse vero e quanto invece fosse frutto dell'immaginazione. Eppure un fondamento di verità lo avevano trovato.
Il Sekai no Me era tornato sul Pianeta Azzurro.
- Ma che cosa centra con Deep Blue? - domandò Purin, portando l'indice alla bocca.
- Lui... deve averlo trovato prima della sua prigionia e da allora il Sekai no Me è diventato il suo schiavo, le sue orecchie ed i suoi occhi. Per questo gli è stato dato quel nome: gli Occhi del Mondo. -
Ora tutto iniziava ad avere un certo senso, seppur vago.
- E perchè Deep Blue è stato imprigionato? - insistette Purin.
Bella domanda.
Perchè?
- E' una cosa che fate anche voi umani, no? - fece Taruto, seccato da tanta ovvietà - Imprigionate chi commette un crimine. -
- E che crimine ha commesso lui? -
- Oltre a tentare di schiavizzare l'umanità e farla fuori, ovvio. - rincarò Minto, con un tono saccente che piacque poco ai tre alieni.
- Lui... - riprese Taruto, incrociando le braccia dietro la nuca, compiendo un balzello indietro - Lui ha ucciso un Angelo. -
Oh, se solo avessero saputo la realtà.
Quel che fece Deep Blue fu molto peggio in realtà.
Lui non uccise un Angelo, lui lo corruppe, lo rese pazzo, ne rubò la coscienza e ne fece un suo schiavo.
Di quel che un tempo era una creatura angelica ne rimase solo l'involucro e Deep Blue lo trasformò in un Mostro: nel Sekai no Me.

- Ryou... - chiamò Keiichiro tornato nei sotterranei, preoccupato perchè il ragazzo era l'unico a non esserne ancora uscito.
Se ne stava lì, guardando l'entrata imbambolato.
- Ryou, tutto bene? -
Il biondo ragazzo aprì la bocca, per dire qualcosa, ma subito dopo la richiuse.
Ichigo...
Sentiva ancora le sue dita sulla nuca, scivolare in una delicata carezza su di lui.
- Ryou! -
Spalancò gli occhi seppure già li avesse aperti e soltanto in quel momento si accorse della presenza del tutore che gli sventolava una mano davanti al volto.
- Kei, che stai facendo? - domandò perplesso, inarcando un sopracciglio biondo.
- Credevo fossi svenuto in piedi. - rispose semplicemente l'altro, con un sorriso fraterno.
- Adesso non esagerare! Stavo solo... -
- Ichigo-chan è con le altre. -
Un flash bianco si dipanò nel cervello di Shirogane a quel nome.
- Glielo hai detto? -
Lentamente lo sguardo seguì i movimenti del giovane pasticcere e la fronte si aggrottò, fingendo di non comprendere ciò a cui si stava chiaramente riferendo.
- Detto cosa? -
Keiichiro sospirò.
- Ti prego Ryou, non trattarmi come uno qualunque. -
Perchè così non era. Lui era Keiichiro, Kei, lui era suo amico da sempre e da sempre conosceva qualsiasi cosa lo riguardasse, probabilmente gli leggeva perfino nel pensiero.
Ryou si lasciò scappare una risata camuffata da un profondo sbuffare e fece spallucce.
- Lei... ancora non sembra volermi dare una possibilità... - distolse lo sguardo per un attimo e cambiò discorso, intraprendendone uno che non riguardasse da vicino i propri sentimenti per Ichigo - Come stanno andando le ragazze? -
- Zakuro-chan e Retasu-chan sono riuscite a trasformarsi. -
- E le altre? -
Non ebbe risposta. Non ce n'era un effettivo bisogno, non era uno stupido, tutt'altro, Genio era il nome adatto a lui.
Ed era stata la sua genialità, i suoi studi ed il suo programma a salvare il mondo la prima volta.
Ora però... cosa gli rimaneva? Dovevano ricominciare da capo. Doveva vedere cinque ragazzine combattere in rappresentanza di un mondo intero. E non era giusto...
- E quello cos'è? -
Si voltò quando sentì la domanda di Keiichiro avvicinatosi ad uno dei computer che ronzavano dati e mostravano qualcosa: una piccola macchietta rosata che si muoveva da una parte all'altra dello schermo.
- E' R2000... Masha. L'ho mandato in ricognizione per cercare un modo per aiutare ad accrescere i poteri delle ragazze. - spiegò il più giovane.
- No, intendo cos'è quello che c'è sullo sfondo. -
Il ragazzo osservò bene il portone che si stagliava alle spalle del piccolo Masha, registrato dalle telecamere del satellite.
- Quella... è l'entrata per la Sorgente! - esclamò e in quello stesso istante qualcosa schizzò a gran velocità contro il piccolo robot.
Un fascio d'energia violacea.
E Masha ricadde in terra. Distrutto.


.CAPITOLO QUINDICESIMO FINE.

-phrasebook-
Xie xie = Thank you

-Thanks to-

Ichi-chan e Izayoi007. Arigatou, minna-san!

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Capitolo 17
*** [capitolo 16] .Gli occhi del Mondo. ***


Titolo: End of Time
Serie: Tokyo Mew Mew
Capitolo: 16 di ?
Rating: PG
Pairing: RyouxIchigo, TarutoxPurin
Note: E Masaya è tornato tra i piedi insieme al mio adorabile albino che vuole ammazzare tutti quanti... non è un amore*O*? Ma certo che sì*__*! Detto questo, non ho nient'altro da dire se non buona lettura^^.

Disclaimers: Tokyo Mew Mew ed i suoi personaggi appartengono a Mia Ikumi

Shir Ar è sotto il mio assoluto ©.


Capitolo#16

.Gli occhi del Mondo.

Ansimava stringendosi una mano al petto dove il cuore esplodeva ogni volta in piccole dolorose deflagrazioni.
Gli occhi erano sbarrati, gocce di sudore imperlavano la fronte ed il capo continuava a scuotersi.
- No... No... No... - mormorava in continuazione, mentre una voce continuava ad urlare nella testa ed un'anima ordinava insistente di essere lasciata libera.
- Sta zitto! - urlò premendosi le tempie.
Che diamine stava succedendo?!
Perché quel bastardo non voleva lasciarlo in pace?!
- Mio Signore. -
Qualcuno lo chiamò, la voce di delicato desiderio, come il canto di una sirena che lento spirava intorno a lui, circondandolo in un abbraccio di piacere.
Alzò lo sguardo incontrando il giovane albino che, inginocchiato innanzi a lui sorrideva. Distorto. Innaturale. Pazzo.
Che cosa sei tu?
L'albino parlò, per la prima volta, in una lingua straniera e lui comprese che si trattava di una lingua aliena.
Parlò ancora.
E lui, senza sapere come, comprese ciò che gli venne detto: - Non dovete aver timore, Mio Signore. -
Braccia esili si portarono al suo collo, in un abbraccio che ebbe qualcosa di morboso, e la guancia del ragazzino strofinò piano contro la sua.
- Ora ci sono io con Voi. - una risata di diamante si spezzò nella stanza, macabro suono di un Lucifero ridente - E non permetterò più a nessuno di farvi del male. -
Occhi rosso cremisi scintillarono bagnati dai riflessi di una luna in parte nascosta dalle nuvole, donando ad essi il colore del sangue e lo stesso odore ferruginoso che parve invadere le narici.
Masaya tremò, obbligando se stesso a non credere, a non cedere il posto all'anima dannata che ancora dimorava nel suo corpo.
Era morto Deep Blue. Doveva essere morto!
- Cosa... cosa sei... tu? - balbettò riuscendo finalmente a scacciar lontano quel ragazzino. Ma non avrebbe dovuto farlo, sarebbe stato meglio continuare ad essere abbracciato da lui senza guardare quelle sue iridi purpuree, specchi di lava in cui bruciare, Oblio insanguinato che lo catturò all'istante.
- Sono il vostro Schiavo. - bisbigliò la voce dolcemente cristallina dell'albino - Sono il vostro Sekai no Me. -
E di colpo Masaya riconobbe il suo volto scavando nella memoria dell'alieno, suo secondo ego.
- Shir Ar. - chiamò.
L'altro accentuò il sorriso di tenero crudele bambino, annuendo in un lento movimento del capo mentre con eleganza le mani si portavano al pavimento per permettere al proprio corpo di rialzarsi, portandosi alla finestra in passi percorsi l'uno davanti all'altro come fosse in equilibrio su un'asse di legno.
Piedi nudi e bianchi a contatto con il freddo pavimento della camera da letto.
Ma non camminava. Fluttuava. Non si muoveva. Danzava.
- Dove stai andando? - domandò la voce di Masaya, la stessa di Deep Blue. Ormai non riusciva più quasi a capirne lui stesso la differenza.
Io sono io!
No. Tu sei ME! Sussurro sibillino, alito di ghiaccio.
- Presto starete meglio, Mio Signore. - ancora in lingua aliena. Masaya non lo avrebbe mai ammesso, ma quella lingua era qualcosa di assuefacente.
No, non è vero, non sono io a pensarlo!
Sì invece, solo che sei troppo vigliacco per ammetterlo, Umano!
No!
Sì. Ahahahah!
Conflitto interno.
Gettò in avanti il capo raccogliendolo tra le mani mentre stupidamente scelse di alzarsi per seguire Shir Ar. Fermarlo.
- Shir... - mormorò a fatica - Ti prego, Shir Ar... che cosa vuoi... fare? -
Con movenze sinuose, con lo stesso portamento elegante di un felino, il ragazzo albino compì un balzello che lo condusse sul davanzale della finestra ed il busto ruotò di qualche grado per poter guardare meglio Masaya.
Gli occhi si riempirono di tristezza, lucidi.
- Vi farò stare meglio. - ripeté, con quel tono di bambino che cerca solo un modo per essere utile alla sua mamma troppo malata per badare anche a lui - Ucciderò quegli umani e voi starete presto meglio. Ve lo prometto. -
- Cosa? Stai scherzando? Non è questo il modo! -
Non ricevette altro Masaya se non un sorriso tenero d'infante e poi il corpo dell'albino si spinse oltre la finestra, cadendo sulla strada ed atterrando come un'acrobata senza alcun problema, senza provocare rumore. Leggiadro e leggero, come una piuma bagnata d'argento ed intinta nel sangue.
- Ve lo prometto, Mio Signore. -
E ci credeva in quello che diceva.
Credeva davvero che sarebbe bastato uccidere -sterminare!- chiunque si sarebbe messo sul cammino del suo Signore, perchè lui tornasse a stare bene.

- Ragazze! -
- Ryou! Non correre, il medico ha detto che non devi aff... -
Troppo tardi.
Il mondo girò per un secondo troppo velocemente intorno a Ryou e le gambe del ragazzo tremarono obbligandolo ad aggrapparsi allo stipite della porta sul retro del Cafè Mew, piegando il capo in avanti e cercando di recuperare equilibrio.
- Baka! Sei appena uscito dall'ospedale, te lo ricordi?! - lo rimproverò Keiichirou, corso al suo fianco, sostenendolo per un braccio e controllando che non si fosse fatto male.
Il biondo ragazzo sospirò.
- Ora sto bene. - affermò, tornando eretto, cercando di spostarsi dal giovane che, di tutta risposta, gli rifilò un'occhiata truce e continuò a tenere il suo braccio intorno alla spalla.
Sbuffò Ryou.
Se mai avesse dovuto credere a sciocchezze come Angeli Custodi eccetera, eccetera, allora Keiichirou sarebbe stato sicuramente il suo.
- Shirogane-kun, tutto bene? -
Le ragazze l'avevano raggiunto, gli alieni dietro di loro si guardavano e facevano spallucce scuotendo il capo.
- Sì, Retasu-chan, sto bene. Ma c'è un'emergenza! -
- Nemici? -
Sintetica e dritta al punto, così come soltanto Zakuro sapeva e riusciva a fare.
Lei non parlava molto, ma quando lo faceva era per uno scopo ben preciso: sprecare il minor numero di parole ed ottenere il maggior numero di informazioni.
Lei. La più matura tra le Mew Mew. E, perché no, la più affascinante.
- Non l'abbiamo ancora appurato, ma non è da escludere. -
- Spiegati meglio. -
C'era anche da dire che aveva un bel caratterino la ragazza.
Autoritario. Spiccio. Senza troppi fronzoli.
Aveva dolcezza, in abbondanza, ma era perennemente nascosta sotto una scorza dura che il tempo, l'esperienza ed il suo passato, avevano aiutato a formare.
Che fosse un bene o no, era sicuramente la più indicata come leader.
Ma c'era Ichigo ed Ichigo aveva quel nonsoché in più, quella verve che esplodeva da tutti i pori.
Ryou portò in avanti la mano sinistra, mostrando alle ragazze un palmare; un puntino di un azzurro intenso pulsava più grande di altri, dai colori beige, verde, viola, rosa e nero, il tutto su quella che era una mappa di quattro dei quartieri di Tokyo, uno per la precisione era quello in cui si ergeva il Cafè Mew.
- Che cosa sono tutti quei puntini? Sembra un videogioco. - commentò Purin, ricevendo una gomitata da Taruto.
- Pensi sempre a giocare tu! -
Offeso l'alieno, perché ancora la mocciosa sulla quale aveva "puntato" lui non si era degnata di recuperare i suoi poteri.
- Non è un videogioco, Purin-chan. - iniziò paziente Keiichirou - Il punto rosa indica il potere di Ichigo-chan. - dicendo questo, le rivolse uno sguardo ed un sorriso - Quello viola corrisponde a Zakuro-chan, mentre quello verde appartiene a Retasu-chan. -
- E gli altri? - domandò una sempre più curiosa Purin, che saltellava per riuscire a veder meglio gli ultimi puntini rimasti.
Fu Ryou a riprendere parola, osservando circospetto i tre alieni che fingevano indifferenza a tutto questo.
- I tre puntini beige, quasi certamente appartengono a loro. -
- Ma non mi dire. - gli fece il verso Kisshu, guardando dall'altra parte.
- Ma quello per cui vi ho chiamato è questo. - l'indice si posò al vetro del palpare, vicinissimo alla luce azzurra che pulsava come pregna di vita propria - Questa indica la Sorgente. -
In quell'esatto momento Kisshu, Pai e Taruto parvero irrigidirsi. Un brivido attraversò la loro schiena.
Impossibile. Pensò Pai. Non può esistere ancora...
Ryou li osservò.
A quanto pare aveva fatto centro.
Sorrise.
- Nella Sorgente si trova la Mew Acqua d'Argento. -
Pai serrò i pugni.
Come diavolo fa questo umano a saperlo?
E ancora non era tutto.
- Se l'Acqua Mew era acqua cristallizzata in grado di amplificare i vostri poteri, queste sono invece come perle d'argento ancora più potenti, hanno una forza di almeno tre volte superiore alla normale Acqua Mew. -
- Questo vuol dire che con quella saremo in grado di sconfiggere il Sekai no Me! Dobbiamo andare lì! -
- Mpf, adesso non vagare troppo con la fantasia, gattina. -
- Che vorresti dire, Kisshu? -
Ghignava l'alieno, incrociando le braccia al petto e stendendo la gamba destra per darsi slancio e rimanere sospeso a mezz'aria, fluttuando intorno al gruppetto sul retro del Cafè Mew.
- Non riuscirete mai a sconfiggere il Sekai no Me, neppure se aveste un potere di dieci volte il vostro! -
Sicurezza nella voce.
- Bugiardo! - lo accusò lei.
Era stato loro nemico una volta, poteva star mentendo adesso.
Già.
Ma a quale scopo?
- Se credi che menta fate pure come credete, ma poi non venite a lamentarvi da me. - ci pensò su un po', ma subito concluse - Ah già, tanto non potreste farlo... - ridacchiò - Perché sarete morti tutti! Ahahah! -
Di certo lui sapeva come tirare su il morale alla gente.
- Credevo foste venuti qui per aiutarci. - si intromise Ryou, portandosi istintivamente davanti ad Ichigo, minaccioso verso l'alieno.
- Tsk, aiutare una massa d'idioti come voi, e poi che volete, che vi teniamo anche per mano quando schiatterete? - arrogante e scontroso come sempre, non c'era proprio niente da fare con lui.
- Infatti noi verremo con voi. -
- Eh? -
Occhi sbarrati si fissarono in quelli di Pai che aveva parlato.
- Ma sei impazzito? -
- Finiscila di fare il bambino, Kisshu. Era il nostro compito fin dall'inizio quello di trovare la Sorgente. -
- Sì, ma non dovevi dirlo subito, almeno potevi aspettare che si mettessero a piangere ed implorarci di aiutarli! -
Casualmente tutti, compreso lo stesso Pai, decisero di ignorare il dire di Kisshu.
- Allora è deciso, si va tutti alla sorgente! - esclamò una entusiasta Purin.
- No! -
Ichigo li aveva fermati, lasciando sorpreso perfino Ryou.
Qualcosa le aveva attraversato il petto, come una fitta, come un tremito.
Il presentimento che qualcosa sarebbe andato storto e che qualcuno sarebbe morto...
- Cioè... - tentò di trovare le parole - Voi... voi ancora non siete tornate ad essere Mew e potrebbe essere pericoloso... - senza pensarci ricercò gli occhi zaffirini di Ryou, sperando di trovare in lui sostegno.
Lo trovò.
- Ichigo ha ragione. -
Ichigo l'aveva chiamata.
Solo Ichigo. In un modo che la fece tremare.
Il cuore di lei perse un battito, poi si accorse di quanto vicino era al ragazzo, tanto che riusciva a sentire perfettamente il profumo di muschio bianco dei suoi capelli, allora il cuore batté all'impazzata.
- E' stato Masha a riportare l'ubicazione esatta della Sorgente, ma quando ha tentato di entrare qualcosa... l'ha distrutto. -
- Oh no, povero Masha! -
- Tranquille, sicuramente riuscirò a ripararlo. Il problema è che c'è qualcosa a difesa della Sorgente e ancora non sappiamo cosa sia. Non posso permettermi di lanciarvi alla cieca. -
Denti perlacei torturarono nervosamente il labbro inferiore.
No, non posso... non posso di nuovo dare solo a voi l'onere di combattere per una causa che è di tutti...
Peccato non ci fosse alternativa.
- Andrò io! -
Di nuovo la voce di Ichigo.
Ryou la guardò.
Che strano. Gli era parso di vedere una luce nello stesso momento in cui le aveva parlato, una luce bianca e calda nell'oscurità della notte, proveniente da Ichigo.
Scosse il capo.
- E' troppo pericoloso. -
- Per questo andrò anche io. -
- Ed io pure. -
- Zakuro, Retasu! -
- Siamo Guerriere Mew adesso, il nostro compito è proteggere la terra, nya! -
Taruto alzò un sopracciglio a quel dire e si rivolse verso i suoi consanguinei con un'espressione perplessa.
- Sembra la reclam di uno di quei prodotti umani che si vedono nelle scatole magiche. -
- Si chiamano televisori, Taru-Taru! -
- Wa! Baka saru, non sbattermi così all'improvviso la tua brutta faccia davanti!!! -
Gli altri due ridacchiarono mentre le tre Guerriere Mew si apprestavano ad entrare di nuovo in azione dopo tanto tempo.
- Allora augurateci buona fortuna! - chiocciò Ichigo.
Minto guardò prima lei, poi Zakuro, e si sentì dannatamente inutile.
Purin si limitò a schioccare un bacio portafortuna sulla guancia di un Taruto ora completamente arrossito.
- Che cosa fai, baka saru?! -
- Ti auguro buona fortuna! -
- Stupida, non è così che si fa! -
- Quando tornerai ti darò le caramelle! -
Stupida mocciosa irritante.
E lui adorava quella stupida mocciosa irritante.
Le diede le spalle iniziando ad incamminarsi insieme a Pai e le tre ragazze, ma Ryou allungò il braccio afferrando il polso sottile di Ichigo. Non si era neppure reso conto di averla fermata, per questo quando le iridi nocciola di lei lo sondarono lui non aveva ancora preparato una frase, una qualunque scemenza, da rifilarle per giustificare il suo gesto.
La guardò e basta, desiderando di andare con lei. Desiderando di proteggerla.
Per una volta, nella sua vita, liberandosi di quel suo stupido ruolo di Creatore del progetto Mew e Osservatore dagli spalti di una partita in cui si metteva in gioco la propria vita.
- State attente. - disse invece.
Lei abbozzò un sorriso, arrossendo.
- Seh, seh, tranquillo, ci penso io alla gattina! - esclamò Kisshu, mentre si apprestava sfacciatamente a passare tra i due, costringendo Ryou a staccare la mano da Ichigo, per poi essere lui ad afferrare la gattina e trascinarla via.
Pai ruotò gli occhi al cielo ed Ichigo continuò a tenere fisso lo sguardo negli specchi di cielo di Ryou finché non furono troppo lontani.
Allora anche il ragazzo smise di guardare e ritrovò una dubbiosa Minto che osservava lo schermo del suo palmare.
- Ryou-kun, è da prima che volevo chiedertelo... -
Si avvicinarono anche Purin e Keiichirou.
- Ci hai spiegato a cosa corrispondono tutti i colori, ma hai dimenticato questo. - l'indice affusolato si poggiò al piccolo schermo, indicando un quartiere poco distante dal loro - Che cosa indica il punto nero? -
Il biondo ragazzo temporeggiò.
Keiichirou gli portò la mano sulla spalla e lui alzò lo sguardo di zaffiri scintillanti sulle due ragazze lì rimaste.
- Quello indica Masaya Aoyama. -

Pelle d'avorio, così bianca che, se la neve fosse scesa dal cielo, sarebbe fuggita di vergogna davanti a lui.
Membra sottili ma scattanti: gambe snelle e braccia dalle dita affusolate.
I capelli lasciavano dietro di loro il profumo dolciastro di fiori selvatici ed una terra lontana.
Occhi affogati nel sangue, striati da increspature più scure e alcune più chiare che si mesciavano per dar forma ad uno sguardo che chiunque avrebbe insieme temuto ed amato, desiderato ed odiato.
Correva.
O forse volava, mentre dietro di lui non rimase altro che una piuma bianca.
Come quelle delle colombe.
Come quelle degli Angeli.
Dietro di lui un ragazzo arrancava stringendosi il petto, la fronte imperlata da gocce di sudore freddo e lo sguardo appannato dal dolore.
I nerissimi capelli erano quasi del tutto attaccati alla pelle ed il fiato era ormai rarefatto.
Che cosa... che cosa mi sta... succedendo?
Forse stava morendo.
Forse sto semplicemente rinascendo. Ahahah!

- Masaya Aoyama? Ma... che significa? -
Sapeva che avrebbe attirato lo stupore generale.
- Non l'ho detto davanti ad Ichigo perché non volevo farla preoccupare ma... ho creato un programma che ad ogni colore abbini il potere del cuore delle persone di cui rileva una certa intensità. Il cuore di Ichigo è rosa in quanto è una persona piena d'affetto, che inesorabilmente attrae gli altri con la sua bontà. Quello di Retasu è verde, il suo cuore è legato alla perseveranza ed alla speranza, Zakuro è viola in quanto sempre circondata da un alone di mistero, è il colore della tradizione e della misticità. E così via... fino ad arrivare a Aoyama. Al nero. -
- L'oscurità... -
Minto tacque subito dopo aver parlato.
Non è possibile. Si disse. Aoyama-kun non è più Deep Blue. Non può esserlo.
- Ah! Guardate, si sta muovendo! -
Purin indicò concitatamente il puntino nero che si muoveva piano, a scatti, invisibile ad una prima disattenta analisi, mentre soltanto in quel momento notarono la comparsa di un altro punto.
- Ce n'è un'altro... E' rosso! Si sta muovendo velocissimamente! -
- Sembra che venga verso di noi... - commentò la quindicenne.
- Wow, guardate, man mano che si muove diventa più grande! Come mai, Ryou-kun? ...Ryou-kun...? -
Avevano alzato entrambe lo sguardo dal monitor del palmare al volto di Ryou e lui era di colpo impallidito e fisso guardava verso un punto imprecisato sul fondo della strada, nella direzione che avrebbe imboccato il punto rosso di lì a breve.
- Ryou-kun? - lo chiamò preoccupata Minto.
- Presto... - fece lui, voltandosi di scatto verso gli altri, afferrando immediatamente il polso di Minto e di Purin - Scappiamo! -
- Ma che è successo? - domandò la prima.
- Quel punto rosso è il Sekai no Me! -


- A morte. A morte. A morte. Strapperò loro il cuore ancora caldo. Vi porterò le loro teste, Mio Signore. A morte. A morte. A morte. -


.CAPITOLO SEDICESIMO FINE.


-thanks to-

Kykyou and Onigiri, grazie mille!!!

Ichi-chan: Yo! A dire il vero ho pensato anche di metterlo con Zakuro ma... sinceramente non ce la riesco proprio a vedere lei con l'alieno. Zakuro è matura, ama il silenzio, è un lupo solitario... Kisshu è troppo infantile e capriccioso per lei XD! Comunque io mi chiedo una cosa: com'è che la tipina rossa e gattolosa ha fatto colpo su BEN tre ragazzi della serie e una fiQua come Zakuro non se la fila nessuno>_< ? Io al suo posto mi lamenterei, già, già v_v!

Berry345: Grazie mille per i tuoi complimenti ma... ehm>_>... io sono una fan di Masa-kun mi spiace, se mai lo dovrò annientare lo farò con stile e con tutto il rispetto possibile XP! Per Kisshu... prima o poi pure lui capirà che non c'è storia con Ichigo XD!

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Capitolo 18
*** [capitolo 17] .I Cancelli di Zaffiro. ***


Titolo: End of Time
Serie: Tokyo Mew Mew
Capitolo: 17 di ?
Rating: PG-13
Pairing: //
Note: Wow, sono addirittura al 17° capitolo, quasi non ci credo O.O, comunque è andato anche questo capitolo e con esso... sono andati anche un po' di personaggi, pace all'anima loro ç_ç! XD

Disclaimers: Tokyo Mew Mew ed i suoi personaggi appartengono a Mia Ikumi

Shir Ar è sotto il mio assoluto ©.


Capitolo#17

.I Cancelli di Zaffiro.

Brividi di freddo ricoprivano la pelle di un Fantasma Errante, chiuso in un Castello di Ghiaccio.
La mano pallida, troppo in effetti, si mosse per tirare dietro il lungo orecchio a punta una ciocca di boccoli biondi, ma non quel biondo luminoso tipico dell’oro, bensì un biondo spento, il colore di un Sole in eterno esilio, Morto.
Una casacca senza maniche fasciava stretta il suo busto longilineo, il colore di un lucido grigio perla che terminava in una fascia nera intorno ad un paio di pantaloni argentei, che si intrecciavano sin sotto ai piedi rimasti nudi. Doveva essere una divisa e lei un militare, perché nel momento stesso in cui un rumore attirò la sua attenzione tutto il suo corpo fu pronto a scattare: il corpo ruotò elegantemente, la mano andò a ricercare la propria arma allacciata alla cintura sul fianco destro, il capo venne tenuto alto e lo sguardo fisso ed autoritario.
Con espressione immutata si affacciò ad una bolla violacea che veniva attraversata da riflessi azzurrini e flash bianchi e rilasciava all’esterno scariche elettrostatiche.
Non la toccò, anche il solo sfiorarla avrebbe causato bruciature e violente scosse. Con attenzione quindi si limitò ad osservarne l’interno dove immagini sfocate prendevano vita formando i contorni di una costruzione imponente e, davanti ad essa, su di una strada anonima della città di Tokyo, una stramba bestiola rosa svolazzava troppo curiosa.
Ci vollero tre secondi soltanto.
Uno: i sensori scattarono dando l'allarme ad un computer centrale che rilasciò i suoi comandi alle altre strutture.
Due: armi silenziose, nascoste dall'oscurità serale e dalla loro posizione, ruotarono per agganciare il target, l'intruso.
Tre: fuoco!
Non rimasero che peli rosa e circuiti bruciati di metallo di quello che un tempo era un animaletto.
Un sospiro e la giovane accarezzò languidamente l'elsa di quello che somigliava molto ad un fioretto in cui uno scorpione di rubino si arrampicava sull'impugnatura dorata, incurvando la propria coda formando così parte dell'elsa stessa.
- Sciocchi umani, non imparerete mai a stare al vostro posto. -

Se c'era una cosa che raramente poteva recare un qualche fastidio a Kisshu Ikisatashi, erano i brutti presentimenti.
Non ne aveva.
Non facevano per lui.
Kisshu era quel genere di persona che si gettava nella mischia alla ricerca di più vittime possibili e soltanto dopo essere partito in quarta decideva una strategia, perché sì, alla fine ne trovava sempre una. Ma comunque l'improvvisazione rimaneva il suo forte. Ed era bravo in questo. Dannatamente bravo.
Ecco perché se la cavava sempre.
E forse, era anche sfacciatamente fortunato.
Non importa.
In quel momento, mentre correvano e saltavano da un tetto all'altro di palazzi addormentati ed ammantati dalla notte, Kisshu sentì scorrere un brivido giù per la schiena e fu sicuro, al cento per cento, che si trattasse di un brutto presentimento.
Che cosa c'è? Che cosa diavolo c'è che non va?!
La sua mano aveva abbandonato quasi subito quella di Ichigo, pardon, Mew Ichigo, come se avesse smesso di dar bado alla sua presenza. Più o meno era così, era stanco di doverla ricercare in continuazione, aveva promesso a se stesso che mai più avrebbe pensato alla gattina, ma -per la miseria!- lei sembrava fare di tutto per ossessionarlo! Il solo fatto che gli respirasse accanto era abbastanza per farlo perdere in fantasie più o meno erotiche di cui lei era l'unica protagonista.
Scosse il capo, aumentando la velocità della sua corsa.
- Ehy, aspettaci! - gli urlò dietro Taruto.
- Datevi una mossa, non ho voglia di perdere tempo! - berciò lui, con fare irritato, non che fosse molto differente dal solito. O era arrabbiato, o era annoiato, oppure era totalmente indifferente. Poteva riassumersi a questi tre stati d'animo il carattere di Kisshu.
Fondamentalmente antipatico, già.
- Kisshu, se ci gettiamo senza pensare verso la Sorgente faremo la fine di quel giocattolo degli umani. -
Dall'altra parte però c'era Pai.
Il pacato, mite, rigido Pai.
- Se hai un'idea migliore proponila, invece di parlare a vuoto. -
- Ce l'ho. -
Nonché il più adatto per trovare strategie.
Gli bastò allungare una mano per afferrare il bavero della casacca di Kisshu e dare un freno alla sua corsa sfrenata, rischiando di soffocarlo, ma riuscendo appieno nello scopo.
Si fermarono tutti, chi prima, chi dopo.
L'edificio si stagliava ad un chilometro o meno di distanza, anche da lì, immersi nella cappa oscura senza stelle, riuscivano ad intravvedere la sua forma. Enorme. Tuttavia qualcosa li aveva lasciati straniti sin dall'inizio.
Un palazzo così grande stonava tra gli altri edifici del quartiere, più bassi e quasi tutti in stile orientale, ma nessuno pareva averci fatto caso, anzi, quando tenevano lo sguardo fisso su di esso per più di una dozzina di secondi, era come veder scomparire tra la nebbia i suoi contorni.
Strano.
Molto.
Era come vedere qualcosa che in realtà non c'era.
Impossibile.
- Cosa? Perché io?! - esclamò ad un tratto Taruto, mentre Pai illustrava il suo piano.
Semplice. Lineare, qualcosa che si sarebbe perfettamente potuto definire un gioco da bambini.
- Non sei tu che ti vanti di essere il più veloce? -
- Sì, ma che centra! -
- Centra che se ti sparanno addosso, invece di diventare un colabrodo, sarai soltanto un po' ammaccato e moribondo. - irrise Kisshu, con quella perenne faccia da schiaffi che non rassicurò il più piccolo, tutt'altro.
- Ma non sarebbe meglio se... -
- No. -
Mew Retasu aveva cercato la parola e Pai l'aveva zittita con quel semplice "no". L'aveva anche guardata negli occhi, per dare più enfasi al monosillabo e lei era arrossita chinando istintivamente il capo.
Fine della discussione.
- E adesso andiamo a fare il culo a quei bastardi! -
- Kisshu, dove diamine l'hai imparata un' espressione del genere? - indagò Pai, mentre tutti, inevitabilmente facevano ricadere il loro sguardo sull'alieno che ghignava sardonico.
- Che te ne frega, ciò che conta è che la conosco! -

Due torri precedevano l'edificio scuro ed un cancello in semplice ferro battuto era chiuso a sua protezione.
Per quanto cercassero di vedere oltre, per delineare meglio l'edificio e dargli almeno un colore od una forma più definita, non ci erano mai riusciti.
Era una costruzione, punto.
Nulla di più.
- Sei pronto? -
Il piccolo alieno sbuffò alla domanda, le mani erano sudate e tenevano strette le corde delle sue piccole Bolas rosse.
Prese un profondo sospiro.
- Entro l'anno, Taruto. - lo incitò il solito Kisshu.
- Sto andando, sto andando! - pigolò lui, mettendogli il broncio ed avanzando per primo verso il cancello.
Non c'era nessuno oltre loro.
Le tre Mew Mew aspettavano il momento propizio nascoste dietro il portico di uno degli appartamenti in cui persiane e portoni erano stati ben serrati. Pai osservava dal tetto e Kisshu, beh, lui era l'unico a starsene in bella vista, quasi volesse sfidare il loro nemico -chiunque esso fosse stato- ad attaccarlo.
Taruto avanzò.
- A me comunque non sembra una buona idea... - bofonchiò tra sé - Perché poi devo essere io l'esca? -
Dalle sue spalle la voce di Kisshu si udì sottovoce: - Perché l'esca muore sempre. -
Ed allora Taruto si immobilizzò, spaventato.
Nello stesso istante in cui due piccoli laser nascosti nella parete delle due torri, si muovevano in sua direzione provocando soltanto un sottilissimo ronzio.
L'ho sentito!
Ronzio che non sfuggì al finissimo udito dei tre alieni che in un attimo furono pronti.
Taruto scattò di lato ed il fascio del laser si abbatté nel punto in cui si trovava prima, mancandolo per un soffio.
Atterrò con un agile balzo sulla destra ed il secondo colpo si scontrò lì, obbligandolo a caprioleggiare all'indietro per schivarlo, poi di nuovo a destra, a sinistra, come una cavalletta impazzita che dietro di sé lasciava una scia castana di capelli che si muovevano al vento.
- Pai! - urlò, più per incitarlo a fare in fretta e liberarlo da quei fasci assassini che per dargli un vero e proprio segnale.
- Fuu Rai Sen! -
Tempismo perfetto, su questo non ci fu da discutere: due fulmini soltanto, manifestati dai ventagli di Pai, bastarono per distruggere una volta per tutte i due laser e, con essi, le torri che crollarono come piramidi di carta su se stesse.
- Era ora! - borbottò Taruto, fermando finalmente quello che era stato il suo trottolare. Di sicuro una cosa che a quella Bakasaru di Purin avrebbe trovato divertente.
- Ragazzi, c'è qualcosa di strano. -
Era stata Mew Ichigo a parlare e quello che disse lasciò senza fiato i tre alieni, non proprio per la frase in sé, ma per la parola con cui aveva iniziato: Ragazzi.
Era la prima volta che quell'umana li chiamava a quel modo, con quella confidenza, come se fossero dalla stessa parte, no!, come se fossero amici.
Kisshu trattenne il fiato e lentamente si voltò verso le torri distrutte, soltanto allora, seguito da Zakuro e Retasu e dagli altri due, Vide.
Blu dominante, intenso. Un blu assoluto che ridipingeva enormi cancelli, alti tre metri e mezzo, di una struttura che non poteva avere pari in quanto a grandezza.
Rifiniture dorate si allacciavano a formare arabeschi e, al centro dei due portoni che formavano la cancellata, il disegno sfumava in un azzurro brillante e semitrasparente, sembrava essere fatto di ghiaccio e ritraeva una fenice che richiudeva le ali su di sé.
- Ancora cancelli?! - fece Taruto.
- Mew Ichigo! - urlò invece Mew Zakuro, quando la ragazza dai capelli rosa si mosse per avvicinarsi ai cancelli.
- Che diavolo le prende? - domandò Kisshu, andandole dietro.
- Fermatevi, potrebbe essere pericoloso! -
Inutile il dire di Pai.
Ichigo sembrava come in trance, finché la sua mano sottile non si alzò per sfiorare il centro della cancellata, poggiando le dita proprio al ventre della fenice e sentire la sua composizione. Era vero, era fatta di ghiaccio, in soprarilievo, ed il freddo presto invase anche i suoi arti, dipanando dalla mano per tutto il corpo.
- Mew Ichigo, allontanati da lì, presto! - urlò ancora Zakuro, prendendo slancio per balzare alle sue spalle.
Inutilmente.
Mentre la Mew Mew dal DNA del Lupo Grigio saltava, i Cancelli parvero incurvarsi concavi, per poi gonfiarsi di colpo e far esplodere un'ondata d'urto che colpi tutti. Tutti tranne Ichigo che, incurante di ciò che accadeva, affondò con le dita nel ventre della fenice e venature di ghiaccio si allacciarono al suo braccio, cercando di risalire tutto il suo corpo come serpi impazzite. Soltanto allora si svegliò dalla trance.
- Ma cosa?! No! Lasciami, lasciami!!! - urlò, tentando di opporsi, voltandosi alla ricerca d'aiuto.
Ma da chi?
Mew Zakuro era stata sbalzata contro la parete dell'edificio di fronte, Pai e Taruto avevano evitato l'onda d'urto per puro miracolo e quando Mew Retasu tentò di correre in sua direzione, una seconda onda d'urto li sbatté di nuovo tutti lontani, con una violenza che si scaricò addosso ai loro corpi, sentendo scricchiolare le ossa ed infierendo dolorosamente sulla loro fragilità.
- No! Ragazzi! - urlò di nuovo la Mew Mew, tendendo una mano verso il gruppo.
Che perdita di tempo.
Mentre gli altri ricadevano sull'asfalto, gemendo silenziosamente, la fenice lenta la divorava, ricoprendo quasi interamente il suo corpo di ghiaccio e facendolo così sparire dentro di sé.
- Mew... Ichigo... - pigolò Mew Retasu.
- Maledizione! Lasciami, devo aiutare i miei amici! - gridava ancora lei.
Finché...
- Ora dovete spiegarmi perché alla fine l'unico che serve davvero a qualcosa sono sempre io. -
Kisshu.
Chi altri!
- Kisshu! -
Per l'appunto.
La guardò, incrociando le braccia al petto con fare tronfio, lì, davanti ai portoni che non si mossero alla sua reazione indifferente. A quanto pare aspettavano solo un suo moto d'accatto che, comunque, non avvenne.
No. Se ne stava semplicemente lì con un'espressione tra l'annoiato ed il deluso.
- Kisshu, aiutami! -
Ragazzina ipocrita.
Prima lo ignora e poi gli chiede aiuto.
Ebbe l'irrefrenabile impulso di poggiare il palmo aperto della mano al suo viso e spingerla personalmente ad affondare completamente nella Fenice di ghiaccio. Per non dover più vedere il suo sguardo lucido, per non sentire più la sua voce implorante, per non desiderarla più...
- Promettimi di amarmi e ti aiuterò. -
Spalancò gli occhi Mew Ichigo, se l'avessero sentito probabilmente l'avrebbero fatto anche gli altri.
Passarono secondi preziosi, trasportati nel nulla, nel passato, soltanto per quel suo temporeggiare.
Allora Ichigo, che fai, non prometti?
No. Non poteva. Lei amava...
Chi? Aoyama-kun non ti vuole più, lo hai dimenticato?
Non importa. Lei lo amava ancora. Lo amava ugualmente. Lo avrebbe sempre amato.
Certo... è questo l'amore, no? Un sentimento eterno che resiste a tutto. E Shirogane, allora? Mhm, che ne è di Ryou e di quel che provi per lui? Perché... qualcosa provi per lui, non è così?
No... Sì... Forse...
Shirogane...
Ryou... lui era...
Stai perdendo tempo, Ichigo.
Non sapeva se era stata una sorta di crudele coscienza a parlarle o Kisshu che si divertiva ad offrirle quel patto col Diavolo.
- Non è così difficile... Devi solo promettere... - mormorò l'alieno. Triste. Disilluso. Arrivato perfino ad un ricatto pur di ottenere l'amore di una sciocca bambinetta umana.
Scosse il capo e ghignò, ritrovando quel sarcasmo beffardo che ricolorò le sue labbra sottili.
- Tsè, lasciamo perdere gattina, tanto ormai ho ben altri interessi! -
Bugiardo.
Ma pazienza.
Allungò una mano afferrando le dita di Mew Ichigo e di colpo le spire di ghiaccio che stringevano lei si gettarono anche su di lui, trascinandolo con loro nel ventre della fenice.
- Ma che... E' fatta di ghiaccio! -
Il corpo di Ichigo era ormai del tutto inglobato nei cancelli, sparito nel ghiaccio.
Rimaneva lui che la teneva stretta per il polso, ma la sua forza non era sufficiente per tirarla fuori. Stava per essere ingoiato a sua volta...
Lento. Il ghiaccio che si prendeva i suoi arti inferiori. Risaliva il suo braccio destro e gran parte del suo busto. Ricopriva il suo volto. Non riusciva neppure più a respirare.
Chissà che ne sarebbe stato di loro.
Che morte insulsa...
- Kisshu! -
Fu l'istinto a spingere l'unica parte di lui ancora libera, la mano sinistra, a tendersi quanto più poteva verso l'esterno e dita pallide strinsero la cinghia di cuoio di una frusta, aggrappandosi con tutta la forza rimasta.
Mew Zakuro aveva fatto schioccare la propria arma verso di loro ed ora era in piedi che cercava di sostenere la forza contraria ed evitare di venir trascinata verso i Cancelli.
Peccato.
Perché pur essendo una Tokyo Mew Mew Zakuro restava una ragazza.
Perché il suo corpo formoso non era fatto per sostenere quel genere di sforzo.
Perché ci aveva provato, ma aveva anche fallito.
Ed alla fine anche lei venne trascinata insieme a Kisshu ed Ichigo.
Divorata dalla fenice di ghiaccio di Cancelli color zaffiro.
- Mew Zakuro!!! - urlò Retasu, rialzandosi in piedi e correndo contro i Cancelli - Aprite! Aprite per carità! -
Per quanto urlasse, dei suoi compagni non v'era più traccia.
Erano come spariti.
Erano... morti...
E la stessa sorte probabilmente sarebbe toccata a loro...
- Umana, stai attenta! -
Pai l'afferrò per la vita saltando via appena in tempo per evitare di essere colpiti da.... qualcosa... e lei si aggrappò alle sue spalle, affondando involontariamente il viso al suo petto.
Caldo.
Ma non avrebbe dovuto pensare al calore della pelle di un alieno. Sarebbe stato meglio pensare alla battaglia... a due sfere circolari che, vomitate letteralmente dai Cancelli, ruotarono in loro direzione specchiandosi nei grandi occhi dorati di Taruto che impotente assisteva alla scena.
- Pai!!! -

.DICIASSETTESIMO CAPITOLO FINE.


-Thanks to-

Pinkgirl, Berry345 Grazie mille*__*!

Izaioy007: Per ora stranamente l'ispirazione continua, ma l'americano complessato di nuovo non ce sta XD! Per questo capitolo meglio un Alieno di ghiaccio XD!

Ichy_chan: Well, per la storia degli albini a dire la verità è la prima volta che la sento*_*! Nella mia angstosità quando li metto nelle fic di solito più che per Angeli li faccio passare per Fantasmi^^... però in questa ho fatto un'eccezione così, per puro spirito d'iniziativa (da leggersi= ne avevo semplicemente voglia ed ero ispirata così XD). Comunque come visione è ugualmente interessante ed in questo caso direi anche più o meno azzeccata X3!

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