Recensioni di Ghevurah

Queste sono le ultime cinque recensioni che l'utente ha lasciato nella sezione nell'ambito del programma recensioni.


Recensione alla storia Il Collare - 23/10/17, ore 20:58
Capitolo 1: Il Collare
Finalmente sono riuscita a tornare in questi lidi e soprattutto a leggere questo tuo racconto. Non sono un'amante delle fanfiction erotiche per ragioni dal  contorno forse un po' naïf (preferisco leggere un confronto verbale, un'introspezione o anche un racconto dallo sfondo più romantico), ma sono stata davvero felice di essermi approcciata a questa storia, storia che mi ha portata a formulare una serie di riflessioni  interessanti riguardo al "tuo" Curvo (che per altro, sotto alcuni aspetti, coincide con il "mio").

Non mi aspettavo che il tutto fosse ambientato in Aman, anzi avrei giurato - come forse ricorderai - che sarebbe stato il Nargothrond l'unico scenario possibile per un ipotetico rapporto fra i due protagonisti. Tuttavia, considerando l'escamotage del sogno, queste mie aspettative hanno perso significato.

Credo tu sia stata molto abile a camuffare quella nota surreale che la presenza di Findaráto così "costretto" nelle stanze di Curvo e la sua richiesta di aiuto hanno: tutto è descritto in modo realistico, con dovizia di particolari concreti e le riflessioni di Curvo, almeno inizialmente, sono razionali, improntate sugli aspetti più tecnici dell'incredibile costrizione di Findaráto. E a tal proposito lasciami dire che provo grande ammirazione per la tua capacità di scrittura.

Il sogno è stata una grande fonte d'interesse per me, in quanto esplicita un aspetto quasi freudiano del racconto e ha contribuito a evocare le sopracitate  riflessioni inerenti la tua visione di Curvo e del suo desiderio. Un desiderio che definirei contorto, in quanto Curvo sembra anelare a un controllo apparente (la costrizione fisica di Findaráto) che cela l'opposto bisogno di essere se non "dominato", in qualche modo guidato (dal mio punto di vista è Findaráto, pur nella condizione in cui si trova, a dettare le "regole del gioco"). E sotto questo punto di vista direi che le nostre percezioni di Curvo convergono sul suo essere controverso e intimamente disonesto per quel che concerne i suoi più intimi sentimenti e desideri. Il sogno, in quest'ottica, diviene un mezzo rivelatore, una forma espressiva. Rimanendo in tema Freud, potrei quasi osare un parallelismo fra il contenuto manifesto del sogno e il desiderio sessuale per Findaráto da una parte, e il contenuto latente e la volontà di essere "indirizzato" dall'altra (qui s'inserirebbe bene anche la necessità della guida paterna)... ma molto probabilmente sto divagando.

Parlando di Curvo con Findaráto, devo ammettere che fatico a immaginarli in una situazione simile: fatico a vederli "assieme", così, ma credo che alcuni tratti della caratterizzazione di Findo siano in linea con certi aspetti di lui che io stessa - o la mia parte più "curviniana" - immagina. Mi riferisco, per esempio, a quell'autocompiacimento per sé e il proprio apparire che Findaráto sembra esprimere attraverso la gestualità. E rispetto alle sue costrizioni... ammetto che non mi sarei mai aspettata di trovare accenni a CP in una storia su Curvo e Findo!

Quanto alle dinamiche più fisiche,  pur non essendo un'esperta posso dire che mi sono sembrate ben descritte e ben inserite nel complesso della storia, anche e soprattutto con riguardo al contesto onirico.

Concludo questa parvenza di commento con una sciocchezza: arrivata alla fine del racconto e svelato l'arcano mi sono ritrovata a dirmi che ci sarebbe proprio voluto Tyelko... e lui, immancabilmente, è giunto a sorprendere chi di dovere. Ovvio.

Dunque, Los, una lettura davvero peculiare e interessante. Non mi sarei mai aspettata di riflettere così a lungo su questo Curvo preda dei sogni, ma devo ammettere che mi sorprende  non averlo fatto prima, non aver pensato a quanto l'elemento onirico si sarebbe ben spostao alla caratterizzazione di Curvo e alle sue "problematicità".

Un abbraccio.

(Recensione modificata il 23/10/2017 - 09:00 pm)
Recensione alla storia La gemma rubata - 26/05/17, ore 18:41
Capitolo 1: La gemma rubata
Continuo a chiedermi perché ritenessi che questa storia potesse essere poco significativa.
A me è parsa utilissima per comprendere la tua visione dei gemelli: chiarifica quali sono stati i passi intermedi che li hanno portati al rapporto che mostrano di avere in Calano le Tenebre e entra nel dettaglio di alcune dinamiche sorte fra loro.
Inoltre, ma questo è un altro discorso, s’incastra perfettamente fra i tuo racconti, contribuendo a darci una visione d’insieme delle vite dei Fëanárioni in Aman.
 
Credo sia plateale che la tua visione dei gemelli è quanto di più distante dalla mia (basti pensare all’uso dei nomi), ma nonostante questo, come già ho avuto modo di dirti, apprezzo davvero la resa che ne fai.
 
Amo le introspezioni del tuo Ambarussa che pur convinto – ma non troppo – del proprio desiderio di maturità, riesce a essere spassosamente e involontariamente infantile. Inoltre dimostra sempre una certa nota spocchiosa che a mio avviso l’accomuna un po’ Curvo.
In questo brano, poi, ho scoperto che l’ammirazione per Nelyo (sentimento che forse accomuna tutti i Fëanárioni?), lo porta persino a tentare di pettinarsi e atteggiarsi come lui – sempre più divertente.
 
E dall’altra parte, più vicino di quanto Ambarussa non vorrebbe, abbiamo Piyto. Ecco, per me riesci a tratteggiarlo in maniera sublime: possiede una sensibilità particolare, ma in tale sensibilità risiede proprio la sua forza e una maturità che Ambarussa si affanna a cercare altrove.
I tuoi racconti sono sempre narrati dal pov di Ambarussa, pur con qualche leggera e squisita “sovrapposizione”, ma ammetto che mi piacerebbe davvero leggere un tuo pov di Pityo.
Questa tua resa di lui mi porta sempre a chiedermi cosa, nella tua visione, possa averlo indotto a prestare il giuramento, mi parrebbe quasi più probabile che possa aver cercato di dissuadere il gemello in tal senso.
 
Nel racconto in questione mi ha molto colpita anche Curvo – ma sin qui nessuna sorpresa.
Non mi aspettavo il botta-risposta con Pityo, e il fatto che quest’ultimo sappia affrontare Curvo mi ha portata a riflettere su un discorso che avevamo fatto in passato circa una possibile e futura “sovrapposizione” dei tuoi gemelli…  
Ma a parte questo, ho amato il fatto che la discussione tra Curvo e Pityo abbia come fulcro l’assenza di Nerdanel. La reazione di Curvo alle osservazioni del fratello minore è impeccabile, o almeno identica a come io stessa l’avrei immaginato, allo stesso modo ho trovato perfetto il suo cercare di non interrompersi durante il discorso con Tyelko, o quella sofferenza mascherata con riguardo alla “costrizione” di Nerdanel.
(Protesto solo per la scarsa affidabilità di Tyelko che si lascia sfuggire i gemelli da sotto il naso!)
 
In tutto questo, la marachella dei gemelli assume significati molto più profondi, e tu sei riuscita a delineare al meglio le reazioni di Ambarussa, che si convince di assecondare Pityo solo in parte, prima prendendo tempo, poi sperando, illudendosi, che sarà Piyo stesso a cambiare idea. A tal proposito, la scalata degli scogli e il lancio della pietra sono descritti in maniera davvero significativa, quasi metaforica.
La marachella (stando ad Ambarussa, “da adulti”), contribuisce a rinsaldare il legame dei gemelli, a riavvicinarli almeno per un poco. E il fatto che sia lo stesso Ambarussa a invitare – a suo modo – Pityo nel proprio letto, mi è parsa una sorta di premessa agli sviluppi di Calano le Tenebre.
Dolcissimo il finale e perfetti, per il mio modo di vedere i gemelli, ma anche e soprattutto per il tuo, quei cuori che battono all’usino, quei confini che si confondono.
 
 
Lasciami aggiungere che apprezzo sempre l’attenzione con cui ti soffermi a descrivere certi particolari (gli arazzi, l’Elessar), credo si sposi benissimo con queste scene di vita quotidiana; nonché le immagini che riesci ad evocare dell’ambiente naturale, degli scogli, del mare.
 
Ci sarebbero un’infinità di altre cosa da aggiungere (anche con riguardo alla ragionevolezza di Fëanáro), ma sono costretta a interrompermi qui. Ci tenevo molto a farti sapere il prima possibile cosa pensavo della storia, e ho deciso di lasciarti subito un parere, per quanto forse un po’ ridotto.
 
Grazie per averci regalato questo racconto, spero vivamente di rileggerti presto.
 
Un abbraccio.
 
(Recensione modificata il 26/05/2017 - 06:46 pm)
Recensione alla storia Il suono del buio - 26/05/17, ore 17:15
Capitolo 1: Il suono del buio
Innanzitutto, Tyel, scusa il ritardo con cui giungo a lasciare un commento a questo piccolo gioiello.

Ciò che più mi ha affascinata del brano è stata la tua scrittura, l’uso dei vocaboli, nonché il modo in cui ha scelto di descrivere i suoni (penso, ad esempio, a quei ticchettii sommessi ma aguzzi). Quest'ultimi, si declinino in voci, rumori o persino nella loro assenza (vedasi il silenzio iniziale), sono insigniti di un significato particolare che contribuisce a rendere la drammaticità delle vicenda, ma ancor più a mostraci quello che poteva essere il punto di vista dei Teleri durante l’assalto ai porti. Inoltre l’importanza data al suono si sposa alla perfezione con le inclinazioni del personaggio originale che qui ci presenti.

Aiarnel spicca per la sua sensibilità e, nella prospettiva del Fratricidio, delle crudeltà che sta per abbattersi sulle banchise, appare del tutto fuori luogo. Stride in maniera significativissima con Fëanáro, rivestendo perfettamente il ruolo di vittima ignara, aliena a ciò che le sta accadendo attorno. E la sua percezione delle spade in quanto oggetti che non hanno motivo d’esistere in Aman, o il fatto che non volesse credere alla loro esistenza, sottolineano l’aspetto sopracitato. Molto bella, anche con riguardo alla considerazione dei suoni, l’osservazione riguardo al loro sibilare di morte anche mentre vengono forgiate.

Su di me, poi, ha avuto presa facile il rapporto tra Aiarnel e Volwë, nonostante venga solo accennato (mi chiedo quale sarà la reazione di quest’ultimo all’assassinio del fratello).
Ho molto apprezzato anche l’uso del termine Ellei, nonché il modo in cui Aiarnel intende l’ispirazione musicale o la musica in sé e per sé che prima di tutto nasce dai rumori, dal loro riprodursi ritmico (i passi del fratello).

Un brano altamente melodico che, con il rallentare dei suoni, vero motore della narrazione, non poteva concludersi più degnamente.

I miei sinceri complimenti, Tyel.

A presto.
(Recensione modificata il 26/05/2017 - 05:18 pm)
Recensione alla storia Ombra nella notte - 09/05/17, ore 13:42
Capitolo 1: Ombra nella notte
Mi dicevi di non coltivare aspettative, ma devo ammettere di non esserci riuscita: ho una grande (e ben riposta) fiducia nelle tue introspezioni dei personaggi tolkieniani, nella tue capacità di autrice. Ritengo tu abbia una sensibilità particolare che da una parte ti porta a mettere in luce personaggi sui cui non siamo soliti soffermarci, e dall’altra ti permette di farlo in modo inedito, delineandoli con finezza e senza alcun eccesso di pathos.
 
Leggendo il brano si nota la scelta ponderata che sottostà all’impiego di ogni vocabolo e Thuringwethil, prima di tutto, emerge proprio da questi. Le parole sembrano usate come icone semiotiche, come fonosimbolismi “impropri”, perché attraverso il loro significato e la loro sonorità evocano la primordialità del personaggio.
 
Parlando di Thuringwethil, ammetto di essermi spesso soffermata a immaginare il suo rapporto con Mairon e ho sempre pensato che fra i due non corresse buon sangue (ops): come te vedo Thuringwethil estremamente orgogliosa, sprezzante, tanto da provare gelosia per Mairon e desiderarne il ruolo al fianco di Melkor.
Nel racconto delinei un’ipotesi opposta: Thuringwethil dimostra stima e un’estrema sudditanza nei confronti di Mairon; un particolare che fa da contraltare al disprezzo che prova per tutte le altre creature. E nonostante la mia diversità di visione, ho apprezzato il contrasto che si viene così a creare.
Mi resta solo una curiosità: come mai Thuringwethil dà prova di una simile stima per Mairon? Come mai, data la sua natura, non pensa (o meglio desidera) di essere superiore anche a lui?
 
Infine mi sento di fugare i tuoi timori: tutto è comprensibile, inclusi i riferimenti a Uomini, Quendi, eccetera, tanto che non credo ci fosse bisogno di specificare alcunché.
 
L’unica difetto di questa storia è la brevità. Nel suo complesso è uno spaccato ben calibrato, concluso in maniera ottimale, ma arrivata alla fine ho desiderato calarmi in un’introspezione più lunga di Thuringwethil: un po’ come se il brano fosse stato un “assaggio”.
 
Concludo con complimenti forse scontati ma davvero sentiti, e la speranza di leggere un’altra introspezione dedicata a questo personaggio che, nel suo essere femminile e cattivo, rappresenta una curiosa e stimolante eccezione nel Legendarium.
 
Un abbraccio e… ben tornata!





Ah, stavo dimenticando: il fatto che il sangue più dolce sia quello dei tenaci, ingenui Uomini, è una scelta perfetta; rimarca il legame che quest'ultimi, che il loro risveglio, ha con la Fiamma dell'Ovest da cui Thuringwethil li strappa. E che il sapore del loro sangue dipenda proprio dalla "maturazione" alla luce del sole?



(Recensione modificata il 09/05/2017 - 01:54 pm)
Recensione alla storia Operazione Thangorodrim - 12/01/17, ore 12:19
Capitolo 12: Dove Maedhros torna a casa
Ti devo due commenti che – come mio solito – cercherò di affrontare assieme. Anche perché, nonostante i capitoli siano un’alternanza di pov, hanno una notevole fluidità d’insieme e a me riesce difficile pensare a loro separatamente, a blocchi.

Complimenti per come sei riuscita a gestire la dinamica del salvataggio vero e proprio. Gli accenni al canone, quali la (doverosa) arrampicata di Finno, vanno a braccetto con soluzioni e dinamiche legate al contesto “contemporaneo” (l’allarme, l’auto, la musica dell’Ipod).

E parlando di aspetti che si ricollegano al Legendarium, vorrei spendere due parole sull’incredibile fiducia dimostrata da Finno nei confronti di Nelyo. Come nel canone, si getta in una ricerca folle, contando sul fatto che Nelyo si faccia sentire, trovare. E lui non delude. In Tolkien abbiamo il canto, qui quella finestra in mille pezzi. Rimane il fatto che Finno affronta una missione praticamente suicida, puntando tutto sulla reazione di Nelyo. Un aspetto che per me è sempre stato fondamentale, oltreché estremamente romantico, per cui ti ringrazio di averlo traslato nel contesto in questione.

Un altro elemento che mi ha colpita è stata la tua decisione di mantenere la presenza di Sauron al momento dell’arrivo di Finno. Dipendente dal canone come sono, non me l’aspettavo, ma devo dire che mi ha dato una certa soddisfazione leggere della colluttazione tra lui e Finno. E mi è piaciuto il modo in cui ti sei soffermata sulla forza di Finno: è qualcosa su cui spesso ho ragionato anch’io, dati alcuni dettagli sparsi nel Legendarium. Una forza che nella tua storia ha connotati estremamente fisici, materiali e diviene un contralto perfetto alla forza d’animo e intellettiva dimostrata da Nelyo.
Inoltre ho amato il fatto che sia proprio quest’ultimo a fermare l’assalto di Finno, pronunciando il suo nome, richiamandolo alla lucidità… Si tratta di un particolare che mi piace pensare anche nel canone, per quanto immagino che qui sia Finno solito a richiamare Nelyo ad una certa padronanza di sé. Tu hai pensieri in merito?

Perfetto, adattissimo alla caratterizzazione canonica dei personaggi, nonché alla situazione da te ricreata, quel “Ti amo” atteso per anni e detto così, a bruciapelo, in una situazione a dir poco tragica e concitata, che non ha risposta se non la salvezza. Di entrambi. Assieme.
E a proposito di questo, grazie a Curufin-deus ex machina tornato a salvare la situazione. Non mi aspettavo certo un’aquila, forse un aiuto esterno, provvidenziale e non ben identificato, ma devo ammettere che mi scalda il cuore vedere i Fëanárioni partecipi del salvataggio.

Come già ti ho scritto altrove, non ho potuto che sentirmi incredibilmente soddisfatta dalle scelte di Nelyo riguardo a quell’hard-disk. Vedi, mi sono detta, è proprio proprio lui. Il dovere prima di tutto, anche qui, anche in questa circostanza.
Dunque i collegamenti con il canone ritornano, e io ho letteralmente adorato il modo in cui sei riuscita a richiamare l’abdicazione di Nelyo in favore di Nolofinwë, attraverso la consegna dell’hard-disk. Uno dei momenti che più amo nel legendarium riportato anche qui.
E anche il fatto che Finno, pur non condividendo in toto, esegua le indicazioni di Nelyo mi ha fatto pensare a quelli che credo essere svariati “dietro le quinte” del canone stesso.

Poi, a non voler essere parchi di dettagli (e io cerco di non esserlo, per quanto non sempre riesca a riportare tutto nei commenti), l’attenzione con cui ti sei soffermata a spiegare i ragionamenti di Nelyo sul modo in cui ha celato l’hard-disk, è un ulteriore prova dell’ottima resa del personaggio. Resa di cui la tua scrittura è uno strumento ideale, legata com’è ai dettagli più tangibili (spero si capisca cosa intendo).

In ultimo l’arrivo a “casa”. Ecco, per quanto abbia l’impressione che per Nelyo “casa” sia più che altro al fianco di Finno, mi sono intenerita non poco a vedere le (pur contenute) reazioni dei Fëanárioni al suo ritorno, con tanto di Moryo che da direttive e Curvo che “vigila” dalla porta.

Concludo accennando ai miei (probabilmente inutili) collegamenti tra quella “mano presa per la prima volta”, al concerto, e la mano di Nelyo che rimane al suo posto… forse… o forse no… l’insensibilità e il colorito bluastro sono brutti segnali!

Bene, ora puoi tirare un sospiro di sollievo: sono arrivata al termine di queste riflessioni cucite assieme alla bell’e meglio, che ho avuto la pretesa di chiamare “commento”!


Un abbraccio.