Recensioni di Evakai

Queste sono le ultime cinque recensioni che l'utente ha lasciato nella sezione nell'ambito del programma recensioni.


Recensione alla storia Last Time - 11/05/12, ore 17:57
Capitolo 1: Capitolo unico
Giudizio di Evakai

- Correttezza grammaticale e lessicale: 9/10
- Composizione della trama e plausibilità di quest'ultima: 9/10
- Stile: 9/10
- Caratterizzazione dei personaggi: 9.5/10
- Attinenza agli elementi obbligatori del bando e modalità di inserimento dei prompt: 9/10
- Gradimento personale: 4/5

Totale: 49,5/55

Ho terminato questa storia con un sorriso triste ed amareggiato, l'ammetto.
Ci hai presentato un piccolissimo scorcio di vita da team e da amici, esattamente il giorno prima che partissero per l'ultimo giro di conquista che fosse loro concesso.
Confesso che ho apprezzato molto la sola presenza di Bardak come personaggio secondario, perché in tal modo il lettore ha potuto concentrarsi solo ed esclusivamente sul loro rapporto, tipicamente saiyan, per giunta.
Infatti, trovo che sia il prompt che la caratterizzazione siano eccellenti: per quanto riguarda la prima voce è chiaramente visibile il vincolo che lega i due guerrieri e l'hai trattato in modo estremamente pregevole, senza mai forzare o sminuire taluni piccoli dettagli, come le cicatrici con cui si sono marchiati a vicenda (a tal proposito, davvero ben pensata l'idea di aver attribuito i rispettivi sfregi a loro e non ad un ipotetico nemico, così come ho davvero apprezzato, trovandolo originale, il motivo per il quale Toma si fascia il braccio.).
Inutile dire che anche la caratterizzazione non fa una piega; Bardak risulta assolutamente lui e, per quanto riguarda Toma, è addirittura inutile dirti quanto io l'abbia trovato perfetto.
La trama, nonostante non sia molto lunga, s'incentra in quello che è il primo e, in effetti, l'ultimo dei loro 'allenamenti speciali', spostando il lettore lungo due linee temporali che hai inserito molto bene.
Ho avuto l'impressione che, in poche righe, tu intendessi mostrare al lettore il principio e la fine di un'amicizia poco ortodossa, ma autentica e sentita.
Ammetto però che, soprattutto verso la fine, ho avvertito un calo di intensità; hai concluso la storia con, forse troppa, tranquillità, come se intendessi continuarla o se ci fosse un altro capitolo.
Diciamo che hai lasciato il fiato in sospeso, visto che ci aspettavamo una fine dai toni più gravi.
Gli errorini ci sono, ma sono davvero pochi (in una delle prime parti descrivi un colpo al 'costato' che diviene al 'viso') e non pregiudicano il giudizio finale.
Nonostante certe piccole falle, magari dovute alla fretta e all'ansia, ho trovato questa storia superba che merita assolutamente un posto sul podio e si colloca seconda. Complimentoni!


Recensione alla storia Bloody Splinters - 11/05/12, ore 17:55
Capitolo 1: Bloody Splinters
Giudizio di Evakai

- Correttezza grammaticale e lessicale: 6.5/ 10
- Composizione della trama e plausibilità di quest'ultima:7/10
- Stile: 6.5/10
- Caratterizzazione dei personaggi: 8/10
- Attinenza agli elementi obbligatori del bando e modalità di inserimento dei prompt:7.5/10
- Gradimento personale: 3/5

Totale: 38,5/55

Parto dalla premessa che, a mio parere, il valore complessivo della storia deve essere diviso fra le parti che utilizzano i prompt da te scelti.
Purtroppo, ci sono molti errori, sia grammaticali, sia di stile, che confondono il lettore e hanno fatto perdere parecchi punti alla trama.
Nonostante il soggetto sia espresso quasi sempre in maniera chiara, hai utilizzato spesso parole o verbi che non sono adeguati alla frase.
Esempi. [... la cui intelligenza era contabile sulle dita.] L'intelligenza non è quantificabile, a meno che non la si esprima in termini di QI.
[... ascoltando la sofferenza che gli procuravano quelle schegge... ] stesso problema, la sofferenza non emette rumori, a meno che non siano gemiti di dolore, ma, in tal caso, avresti dovuto specificarlo.
Per quanto la trama si dimostri plausibile, c'è un netto e chiaro distacco tra la prima parte della storia, dove sembri approfondire tantissimo il prompt "dolore" con flashback e introspezione accurate, e la seconda parte, che invece sembra molto frettolosa, quasi avessi necessità di concluderla al più presto.
Il risultato è che se il prompt "dolore" è reso molto bene, quello "desiderio", a confronto, non è minimamente tracciato.
Per quanto riguarda la caratterizzazione, il tuo Radish mi è molto piaciuto; è malinconico, introspettivo, si denota dalla scena in cui parla con Nappa anche una personalità un po' calcolatrice.
Anche la tua Alerì risulta un personaggio piuttosto gradevole e con un background adeguatamente approfondito. Ho notato alcuni errori nel flashback dove tratti della conquista del suo pianeta: prima dici che la madre è morta ed il padre le sta difendendo, dopodiché ci comunichi che il padre è stato fatto letteralmente a pezzi, ma senza che ci sia un'azione che specifichi la continuità cronologica di certi avvenimenti. Ed infine parli dei suoi genitori come se fossero ancora vivi e con lei, allo stesso livello della sorella minore che invece è inequivocabilmente viva.
Tutto sommato, però, ho trovato la protagonista femminile ben curata e piuttosto credibile.
Chi davvero mi ha perplessa è stato il piccolo intervento di Zarbon: non ho trovato una motivazione plausibile per il quale questi avrebbe dovuto svelate a Radish la verità sull'esplosione di Vegeta-sei, senza contare che il saiyan rimane sempre una piccola pedina, essendo una Terza Classe associata, per necessità, al principe Vegeta e ad un élite come Nappa.
Inoltre, data la risposta molto acida di Radish, ho trovato davvero strano che uno della risma di Zarbon andasse via con la coda fra le gambe invece che render pan per focaccia.
Infine, nonostante abbia davvero apprezzato la presenza della madre e le varie interazioni che ella ha con il figlio, l'ho avvertita troppo "morbida" come genitrice di razza saiyan.
E' stato molto originale sottolineare che il rapporto che li lega sia particolare e segreto, tuttavia non sono riuscita ad associarla completamente all'immagine di donna saiyan classica, ottenendo invece di avvicinarla molto al canone di madre "terrestre" ed affettuosa che abbiamo noi. Ma questo è l'unico punto che mi ha lasciato stranita, per il resto la giovane madre è stata un personaggio piuttosto definito e apprezzabile.
A penalizzare, in ogni caso, la tua storia sono purtroppo uno stile grammaticale piuttosto gergale e vari errori di grammatica che sembrano dovuti molto alla velocità con cui magari desideravi consegnare.
In effetti è stato un peccato che la seconda parte della storia risulti così frettolosa, rispetto alla prima, ma devo comunque ammettere che ci sono frasi che ho molto apprezzato.
"In cui si era trovato con le mani piene di schegge che pungevano e sanguinavano." descrive bene la sensazione di dolore e insofferenza in cui vive Radish. L'ho trovata estremamente evocativa e l'ho molto apprezzata.
Altra nota per cui devo farti i complimenti è questa frase "... desiderava tenerla per se, perché lei era simile a lui." Ho particolarmente apprezzato l'utilizzo della 'consolazione' come mezzo per intraprendere un amplesso. Con originalità ti sei distaccata sia dall'amore che dalla semplice eccitazione, legando i personaggi tramite qualcosa di più profondo e decisamente umano: la solitudine e la sofferenza.
Purtroppo, come ti ho già accennato, i numerosi errori hanno compromesso il punteggio, sminuendo molte delle davvero apprezzabili caratteristiche di questa storia.
Recensione alla storia Bloody Puppets - 09/05/12, ore 16:13
Capitolo 1: Capitolo unico
Ed eccomi qui, pronta per darti le due recensioni che hai strameritato! *^*
Parto subito dal dirti che l'idea della morta/vita come una burattinaia annoiata mi ha colpito sin dall'inizio; alternando due realtà parallele inserisci con un'introspezione spettacolare i sentimenti messi in luce.
Forse hai utilizzato la classica metafora delle Parche come "tagliatrici" dei fili della vita, adattandola ad un contesto molto più violento eppure poetico: nella prima flash fic l'agonia di Toma è palpabile e fa vibrare il cuore. Come ogni saiyan che si rispetti, persino nella morte ha da recriminare sulle modalità, probabilmente pensando che sarebbe stato meglio morire in modo doloroso ma veloce, per non avere il tempo di guardare il cielo e desiderare ancora una vita che gli sta sfuggendo.
E lei è profondamente attratta da quest'orgoglio indomito, che da al filo un colore cangiante, luminoso, che rischiara l'oscurità; decide, per l'appunto che tale, meraviglioso, colore merita un piccolo trattamento di riguardo.
Toma non morirà da solo, con il cielo come unico compagno. Chiuderà gli occhi fra le braccia di un amico.
Così, quella mano piena di fili rossi insanguinati diviene la mano di un compagno. Splendida frase finale per questa flash fic, talmente tanto pregna di significati che sono rimasta senza parole! Splendida.
Dall'assoluzione si passa alla condanna; la seconda flash fic tratta chiaramente del tentativo di Bardak di vendicarsi su Freezer.
Ancora una volta lei pare essere ipnotizzata da quelle sfumature variopinte che s'inseguono nel filo del nostro eroe saiyan; finisce per intrecciarle ad un filo "più oscuro della notte", più scuro del nero.
Bardak sa che la fine è vicina, si veste dei suoi ideali e dei suoi propositi e brucia contro la crudeltà di un traditore; ma il suo spirito è intatto mentre il suo corpo si sfalda. Il filo nero ha vinto ma resta una traccia, luminosa ed indelebile, che chiederà il conto in un futuro, qui, lontano.
Il filo dorato di Bardak si spezza che si agita nel vuoto, trasportato via nell'immenso cosmo, ma un sottile filamento si avviluppa al viscido vincitore, cominciando a scrivere una storia di vendetta e di giustizia.
Lei lo nota e lascia che la storia proceda da sè, perchè l'oro dei leggendari possa regalarle altri attimi di arcobaleno lucente, attendendo il giorno in cui, quel maledetto filo nero, potrà tagliarlo di netto. E la mano insanguinata diverrà la bilancia della giustizia.

Comprendo benissimo il perché questa storia sia arrivata prima: hai regalato al lettore, in poche righe, la poeticità di animi rossi come il sangue ma brillanti come stelle. Il declino di una stirpe tracciata in due paia di occhi neri come le tenebre che colpiscono allo stomaco come un pugno ben assestato. E' stata una lettura dolorosa ma anche piena di speranza. Bellissima, davvero! *U*
Recensione alla storia Bloody Black - 16/02/12, ore 20:47
Capitolo 5: CAP4: Into the darkness
E' forse il capitolo più raccapricciante che tu abbia mai scritto. Ovviamente non mi riferisco al tuo stile che è eccelso e sublime come sempre. Ma è proprio per questa tua capacità evocativa che il lettore avverte addosso il disgusto palpabile che Bulma prova.
Pensava che se non avesse fatto nulla per farlo incollerire, sarebbe rimasta al sicuro; e il fatto che lui, dopo quello stupro, non l'avesse più toccata le aveva inculcato a poco a poco una sicurezza, oltre alla rabbia di aver compreso che Vegeta l'aveva violentata non perchè attratto da lei, ma per punirla nella maniera più inconcepibile per una donna.
Questa volta, supera persino ogni più tetra aspettativa.
Bulma prova addirittura a pensare, a "fantasticare" su quale possa essere la sua possibilità vincente di farlo (farli) fuori, cullando per un'istante la soddisfazione di una chance, salvo poi essere catapultata, senza preavviso o motivo, in quel freddo pozzo di angoscia che è divenuto il suo angolino nero della punizione.

Ha urlato, quando lui l'ha afferrata. Non se l'aspettava, non poteva assolutamente immaginare che davvero non ci fosse alcun pretesto perchè lui usasse il suo corpo a suo piacimento. E non ce l'aspettavamo noi, che siamo sobbalzati e pietrificati quando le intenzioni del principe più nero dell'universo si sono palesate.
Perché?
E' una domanda sensata. Perché Bulma deve subire questo, per quale maledetto motivo è costretta a divenire il giocattolo di un mostro? Per quale colpa terribile la sua vita si è trasformata in una giostra di orrori? Sono domande naturali, istintive e prive di risposta.
E mentre noi chiudiamo gli occhi, prendiamo un respiro, ci facciamo un giro per la casa, fumiamo una sigaretta e cerchiamo di distrarci, Bulma non può. Non può neanche se si sforza con tutta sè stessa. Lo sente, lo avverte: il suo corpo su di lei, il suo odore che la contamia, le sue mani che la spersonalizzano e la rendono una bambola senza diritti.
Ancora una volta, fra le sue cosce avverte la sconfitta bruciante di chi è tanto impotente che potrebbe impazzire. Paradossalmente, poi, è proprio la forza d'animo di Bulma che la condanna a cadere, sempre più giù, giù giù.

Non sei una persona capace di uccidersi. Non sei così debole. Quanto male può fare comprendere che la propria forza diventa un'arma per danneggiarci? Non riesco ad immaginarlo. Forse non voglio neanche provarci.
L'odio si mischia alla rabbia e al disgusto. Persino quando è chiaro che colui che la soggioga ad un atto così meschino e crudele non ha debolezze, un oggetto appuntito diviene l'unico sfogo ad una collera assordante, che rimbomba nel cuore con lo stesso impeto di un gruppo di cavalli impazziti che partono al galoppo.
Non pensa, Bulma, se non a quanto vuole fargli male, con quanta intensità desidera privarlo della vita.

Vegeta è l'emblema di una tortura senza fine. Lo capisci chiaramente quando il suo interesse, che si palesa a piccole, spaventose e nitide, dosi rimescola nuovamente le carte in tavola. Gli piace quel modo dissennato e deciso con cui la terrestre gli tiene testa ed il suo animo malato e sadico vuole renderla ancora più inerme, ancora più sottomessa.
Vuole umiliarla come guerriera e come donna. Per questo decide di fare ciò che davvero fa male al cuore, come una trivella che scava e schizza brandelli ovunque.
Controlla il suo desiderio.
E' angosciante e mi ha fatto tremare vedere come i suoi atteggiamenti ed i suoi gesti si trasformino, ancora una volta, abbandonando quell'egoismo appassionato per la più brutale e sottile delle torture.
Delicato, carezzevole, addirittura pacato, sfiora le sue curve, assedia il suo seno, stuzzica prima il suo collo e poi la sua intimità. Lo fa come un'amante e non come un estraneo, risvegliando in Bulma tutte le sensazione che il piacere provoca.
E' mostruoso all'inverosimile leggere il punto di vista di una donna che si sente spogliata anche della libertà di provare solo ripulsa per un tocco che non ha cercato, mentre il suo corpo la tradisce e si tende verso quel demonio che lo sta risvegliando.
E cede. Singhiozza come una ragazzina mentre Vegeta la penetra e la possiede. Non fa alcun male, anzi, le sue terminazioni nervose le bruciano la pelle ed il cervello per due motivi diversi: il piacere ed il disgusto.
Abominevole. Sbagliato. Inconcepibile. Sentirsi sporca e tradita e violata in tutti i modi comprensibili. La nausea la cattura e ci cattura perchè, diamine, è così crudele ciò che lui le sta facendo che non potrei reputarlo umano neanche sforzandomi con tutta me stessa.

Quando tutto finisce, Bulma si avvolge nel lenzuolo, copre le proprie nudità per la prima volta, dimostrando quanto Vegeta sia stato capace di annichilirla; si avvolge come un baco perchè spera, con tutta sè stessa, di rinascere di nuovo, più forte e più intera di come lui l'ha lasciata.
E, alla fine, arriva anche l'apprezzamento più inopportuno e nauseante possa essere espresso, nonostante non possegga alcuna traccia di volgarità: essere interessante, agli occhi di quel incubo reale, è sfigurarsi il corpo e l'anima con il marchio più infamante che esista. Mi piaci e ti ho mangiato il cuore.

Quell'ombra è sempre più inconsistente quanto bruciante sono i suoi pensieri. Che sono i pensieri anche di lei. Fa tanto male che serra le palpebre, cercando di contentere i milioni di deliri impazziti che gli attraversano il cervello. Pensieri che non sono suoi ma che gli scavano segni indelebili addosso. Poi sparisce perchè forse, anche se è solo un'ombra inconsistente, le emozioni non gli lasciano scampo.

(Recensione modificata il 16/02/2012 - 08:52 pm)
Recensione alla storia Bloody Black - 16/02/12, ore 19:49
Capitolo 4: CAP3: Going under
Mai citazione fu più adeguata per quello che sta accadendo alla nostra povera Bulma.

Quando pensi di aver raggiunto il fondo, scopri di poter morire ancora un po'. Di scavare fino a rendere quella buca ancora più fredda, più profonda e più stretta. Un processo doloroso e progressivo, dove ogni attimo diviene un'agonia feroce e vorace che facogita la tua speranza e la tua vita.
Quell'unico attimo di cedimento, quel abbandono della razionalità momentaneo si è trasformato nella punizione più terribile che si potesse immaginare.
Sicuramente, Bulma, non si sarebbe mai aspettata un risvolto tanto spaventoso e annichilente, visto come fronteggia all'inizio un Vegeta incollerito e minaccioso.

Non puoi ferirmi, non più. Errore madornale che le è costato un'altro pezzo di anima, uno sfregio incurabile sul suo orgoglio di soldato che non ha mai davvero rischiato la vita ma che è sempre stato in prima linea.
Ed è naturale pensare che, mai come questa volta, lei è davvero indifesa e disarmata. In balia di un demone arrivato dallo spazio per divorarle la vita e consumarne la fiamma a piccoli, decisi, morsi.
Obiettivamente fa impressione leggere di uno stupro su una coppia canonica (e con questo, voglio parlare di uno stupro plausibile e sensato, considerato il contesto), poichè non siamo mai stati abituati davvero a vedere la nostra scienziata così vulnerabile e ferita. Forse, per la prima volta, ci sembra una donna qualsiasi che ha perso il controllo della propria esistenza.
Vegeta gioca con lei come un bambino cattivo gioca con una piccola formica disperata; s'impossessa non solo delle sue scelte ma anche di un corpo che, in un'altra vita, lei gli avrebbe donato senza alcuna remora; anzi con il trasporto di chi cerca un'intimità fatta di fusioni e di scambi consensuali.
E' crudele fino all'inverosimile, questo principe guerriero, mentre percorre con una gentilezza stridente e raccapricciante le curve armoniose di un copro prosperoso e delicato, così com'è agghiacciante il modo in cui s'intrufola dentro di lei. Non è estremamente violento, ma neanche rispettoso.
I suoi occhi non posseggono emozioni se non la traccia di un desiderio animalesco e prevaricatorio, la bocca è una smorfia sarcastica di chi sa di aver vinto e gode della caduta del suo avversario.
Non è tanto il rapporto sessuale di per sè ad essere la fonte del disagio che si insinua nel lettore quanto, appunto, il completo rovesciamento di un'immagine che è sempre stata diversa, che ha sempre avuto colori differenti dal nero del terrore, delle tenebre e della disperazione.
Una spinta dopo l'altra vediamo Bulma combattere, ma è sempre più stanca e spaventata. Perde la sua guerra con le lacrime, è vero, ma non emette alcun suono se non urlo che parla di quanto dolore può arrecare il laceramento di un'anima salda e luminosa, che mai si è chinata fino a questo momento. Non un lamento, però, valica le sue labbra.
La guerriera non ha smesso di esistere e di resistere.

E' una scudisciata feroce quella che le da Vegeta quando le ricorda che lui può sempre ferirla. E' vero, spaventosamente vero. Fa un male cane.
Quando l'oscurità ritorna ad essere la sua unica compagna, Bulma si rannicchia su sè stessa e piange le mille lacrime di un mondo perduto e di una storia cancellata parola per parola. Anche quella della sua vita. Soprattutto quella della sua vita.

L'ombra assiste, come sempre. Non può fare altro. Avrebbe voluto avvisarla, avrebbe voluto provare a salvarla per quel poco che poteva, ma non ci sarebbe mai riuscito. Adesso, costretto ad assistere alla disfatta di una donna che era un fiore d'acciaio, ripensa a quanto gli sarebbe piaciuto abbandonare quella stanza, come quel Vegeta senza pietà.
(Recensione modificata il 16/02/2012 - 07:53 pm)