Recensioni di Yuko majo

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Recensione alla storia Hipnosis - 28/02/16, ore 21:11
Capitolo 4: Epilogo
Settima classificata Malia: il canto delle sirene Hipnosis di Linda.91
 
Grammatica 9 /10:
Eccomi arrivata a valutare anche la tua storia xd. Pian pianino riesco a vedere la luce da questo contest. Ok, la smetto di dire scemenze e faccio la persona seria.
A livello grammaticale non ho riscontrato tanti errori e neppure gravi, ho trovato diverse ripetizione e le ho segnate tutte nel documento che mi hai inviato con la storia, poi se vorrai te lo invio via mail o lo condivido su drive, come ti è più comodo.
Un errore ripetuto è come imposti il discorso diretto, il trattino medio spaziato ha delle regole ben precise che devono essere rispettate, ti faccio un esempio:
 
– Ciao, come stai? (in questo caso la frase non è retta esternamente, quindi non deve essere messo il trattino di chiusura.)
 
– Ciao, come stai? – sussurrò il ragazzo, mantenendo lo sguardo basso. (Qui invece, visto che la frase è retta esternamente, il trattino di chiusura lo devi mettere. Se lo ritieni più comodo e ti piace di più chiudere il discorso diretto ti consiglio di usare le caporali, o le virgolette alte.)
 
Ho segnato anche alcune frasi che andrebbero riviste, e alcuni verbi, che non sono errori, però all’interno della frase sono più eleganti, suonano meglio e rendono meno faticosa la lettura messi in altro modo.
Per il resto ho notato che fai un buon uso della punteggiatura, sia davanti al complemento di vocazione che per gli incisi, quindi non posso fare altro che farti i complimenti e dirti di rivedere quelle due o tre imprecisioni che ci sono all’interno della storia.
 
͞Lessico e stile 8/10:
Sono sincera il tuo stile non mi ha entusiasmato tantissimo. L’ho trovato troppo veloce, troppe botta e risposta a livello di dialoghi, con poche descrizioni e quelle che ci sono decisamente macchinose. L’ho scritto anche a un’altra ragazza, conosco diverse autrici che scrivono con frasi brevi e concise, eppure riescono a far trapelare tantissime emozioni con poche parole, è a livello sì, di lessico, ma anche di come strutturano l’intero racconto. Alternando queste frasi brevi a delle descrizioni ben accurate, non dico che devono essere lunghissime, ma accurate tanto da portarti con gli occhi a vedere un luogo, a osservare il mondo attraverso gli occhi dei personaggi, a sentire le loro emozioni e il loro dolore.
Non è brutto, ma ho come l’impressione che tu abbia buttato giù la storia di fretta, perdendoti alcune parti anche a livello descrittivo.
Il mio consiglio e di rileggerla per bene e rivederla, ampliarla un po’, perché in alcuni casi è veramente troppo veloce. Fai salti da un argomento all’altro senza dare le dovuto spiegazioni su quello che avviene e questo confonde il lettore.
A livello di lessico ne fai un buon uso, conosci le parole, anche se di tanto in tanto ti areni su uno stesso termine e lo sui in continuazione, difatti ecco le ripetizioni di cui parlavo sopra. Non solo le stesse parole, ma anche parole con la stessa radice, in quei casi ti consiglio di rivedere per bene la frase e invece di lasciarne tante molto brevi, di unificarle in un discorso intero e un po’ più lungo e articolato.
Tirando le somme la storia si legge anche bene, ho trovato appropriata la parte in cui si parla delle rapine attraverso il tg, invece ho trovati meno appropriati i salti temporali così veloci, dal momento in cui Mark incontra Erik, a quando escono assieme passano a mala pena due mesi e oltre che parlare nello studio non si conoscono, comprendo che un rapporto fra medico e paziente possa legare due persone, soprattutto se una di queste racconta all’altra i suoi problemi, i suoi più intimi segreti. Però non so, è veramente troppo veloce.
 
Trama 7/10:
Siamo arrivati alla trama, qui ho molto da dire. Alcune cose le ho accennate anche nei punti precedenti, ma credo che mi ritroverò a ripeterle.
Innanzitutto devo dire che come storia è decisamente originale. Originale perché, in primis hai centrato il tema del contest, volevo un protagonista cattivo, in questo caso è il coprotagonista, ma sono più o meno sullo stesso livello di importanza all’interno della storia. Il medico, Erik è cattivo, è manipolatore, usa il suo lavoro per derubare banche, per arricchirsi senza farsi troppi problemi nel far arrestare i suoi pazienti, e in seguito nel far uccidere Mark.
Come ho detto la storia sarebbe anche molto originale, il tema del contest è stato raggiunto, ma a livello di trama la trovo veloce e confusa.
Ora userò un termine che odio, mi fa tornare tanto a scuola quando i miei parlavano con i professori, ci sono delle lacune, ma parecchie a livello di trama.
Cosa intendo per lacune, intendo dei vuoti che rendono la lettura confusa, ma soprattutto ti fanno fissare lo schermo chiedendoti ma come è successo questo? Come siamo arrivati a questo punto?
Dunque, Mark incontra o meglio viene indirizzato da un barista verso uno psicologo, verso qualcuno che possa aiutarlo a superare le sue insicurezza, il dolori che gli hanno segnato l’animo e fin qui ci posso stare: se questo barista conosce i suoi clienti, sa bene o male, le loro professioni, soprattutto se sono clienti abituali. Più che altro mi chiedo come il barista si renda conto che questo perfetto sconosciuto abbia bisogno di aiuto, ho sorriso all’affermazione che i baristi devono conoscere le persone, i loro clienti, però da preparare un cocktail a capire che deve finire in analisi è parecchia conoscenza. Poi non so, ho come l’impressione che i depressi, le persone segnate dentro siano molto schive, difficilmente parlano a estranei dei loro problemi. Possono essere giù di morale, ma quello accade a chiunque, non è detto che per un giorno di malumore si ha bisogno di uno psicologo.
Dal momento che si conoscono a quando iniziano le sedute è un attimo, sembrano essere diventati vecchi amici, tanto che molto poco professionale, Erik invita fuori Mark. Fino qui, anche se zoppicante, la storia fila: capisco Mark che si invaghisce del suo medico, di quest’uomo affascinante e all’apparenza gentile pronto ad ascoltarlo, ma quello che mi ha lasciato veramente perplessa è come fa a ipnotizzarlo.
Ora, ribadisco per l’ennesima volta, non sono un’esperta di psicologia, tanto meno di ipnosi, per me l’ipnosi potrebbe essere come la stregoneria, ne so allo stesso modo, eppure non credo che si possa ipnotizzare una persona così all’improvviso. Questa deve essere predisposta, nel senso che non è che dici una parola, una sorta di incantesimo e ecco che l’altro perde conoscenza e fa tutto quello che vuole l’ipnotizzatore. Deve esserci stata una sorta di preparazione, deve averlo provato altre volte, e non su altre persone, ma anche sullo stesso soggetto. Comprendo che tu abbia voluto lasciare tutto sul vago per arrivare al finale a sorpresa, ma in questo modo uno si chiede, quando ha potuto prepararlo per l’ipnosi, o Erik è uno stregone e tu non lo hai scritto da nessuna parte.
Passiamo poi al momento in banca, quando inizia la rapina: nessuno si accorge che Erik e Mark sono arrivati assieme, nemmeno per sbaglio? Nessuno all’esterno li ha notati nella stessa automobile? Ma se anche possono passare inosservati all’arrivo, la parte del bagno potrebbe essere raccontata da qualcuno degli altri ostaggi. Non dico che sanno cosa è accaduto di preciso, però qualcuno avrà intravisto il rapinatore portare Erik nei bagni, si saranno resi conto che non ne è uscito subito e vale lo stesso per il momento in cui lo stesso Mark è tornato nei bagni portando con sé i soldi e poi tornando indietro senza di questi.
Immagino che in una baca sotto rapina, dopo che il suddetto rapinatore è entrato e ha sparato a diverse persone tutti siano impauriti, che tutti sperano di uscire vivi da quella situazione, e soprattutto, che la paura annebbia la mente quindi potrebbero aver rimosso quanto accaduto o anche solo hanno preferito non vedere nulla, ma dopo, quando tutto è passato qualche dubbio, qualche immagine non è rimasta? Qualche domanda non se la pone nessuno, meno che mai coloro che lavorano lì.
Erik è stato un ostaggio, era all’interno della banca ed è quello che ha interagito di più con Mark mentre rapinava, come mai non lo hanno interrogato, come mai a nessuno è venuto in mente di chiedergli qualcosa? Cosa ancora più importante, Erik è uno psicologo, il suo amante, amico, compagno gli mandava le persone più adatte da sfruttare, quelle più facilmente manipolabili e lui le ipnotizzava, poi loro dimenticavano tutto quanto, ma alla fine un legame con questo medico deve pur esserci? Insomma avranno fatto delle indagini, nessuno si è accorto che tutti andavano da uno psicologo, o non è interessato a nessuno questo dettaglio? Probabilmente no, perché il perché si commette un crimine non interessa mai, non a chi svolge le indagini.
Tutti queste cose, per me sono dei vuoti all’interno della trama. Vuoti che poi fanno sorgere delle domande al lettore. Le cose non accadono così tanto per, capisco che per alcune ci si possa arrivare con l’intuizione, comprendo anche che non si può descrivere tutto passo passo, però bisogna dare degli indizi che poi portano il lettore a completare da solo quei vuoti a livello di trama se proprio non ne vuoi parlare.
Mi spiace un sacco essere severa, perché la storia non è brutta, ha delle ottime basi per essere ampliata, per essere più completa.
Ho apprezzato tantissimo il finale, ma perché? Perché hai centrato il tema del contest, e perché hai reso uno dei tuoi protagonisti il cattivo, colui che sfrutta le persone per il proprio tornaconto senza preoccuparsi minimamente degli effetti che avrà sugli altri il suo comportamento, senza essere un minimo dispiaciuto per la morte di Mark.
L’epilogo poi mi ha lasciato a bocca aperta, mi ha sorpreso molto trovare un collegamento con quel barista che in tutta la storia è stato nominato solo una volta. Ovviamente Erik non poteva agire da solo, anche se in qualche modo un aiuto doveva averlo, sfruttare coloro che erano già suoi pazienti probabilmente sarebbe stato troppo rischioso.
 
Caratterizzazione dei personaggi 17/20:
Siamo arrivati a parlare dei tuoi personaggi. Nella storia ne compaiono tre, uno solo in maniera molto marginale, almeno fino a fine racconto. Credo che inizierò a parlare proprio di questo barista senza nome.
A inizio storia è solo una figura marginale, accennata da Mark nel momento in cui avvicina Erik per la prima volta, ammetto che ci si dimentica in fretta di lui; no, mi sono sbagliata non è che ci si dimentica in fretta di lui, non lo si prende proprio in considerazione. È un barista, sono in un bar è il massimo di associazione che il lettore può fare, forse si immagina che conosca il lavoro dei suoi clienti proprio perché sono clienti abituali, frequentano il locale ogni giorno, parlano fra loro e gli parlano. Nell’epilogo quando appare questa figura che interagisce con Erik, ammetto che ho pensato più al suo amico, a quello che dovrebbe essere un altro medico, non di certo al tipo che serve dietro al bancone, e la cosa mi ha lasciato molto stupita. Piacevolmente stupita.
Ed è proprio nell’epilogo che si notano alcune parti di questa figura senza nome: è privo di ogni tipo di sentimento, per lui quanto hanno fatto con Erik è solamente un gioco, qualcosa di divertente che li ha portati a ottenere quanto desideravano. Eppure l’aver sfruttato delle persone non lo appaga, gli manca l’aver osservato la scena, avrebbe desiderato vedere morire Mark e proprio questa frase mi fa pensare a un uomo privo di ogni sentimento, privo di scrupoli.
Qualcuno che considera gli altri come dei meri oggetti.
 
Passiamo a Erik, è il personaggio caratterizzato meglio. Perché dico così, alla fine a livello di introspezione e sentimenti appaiono più quelli di Mark; ma penso che il dottore sia migliore perché in tutta la storia riesce a celare il suo vero carattere, le sue vere intenzioni. Dietro la preoccupazione, la gentilezza e la professionalità, nasconde un carattere freddo. È un uomo calcolatore, che non si preoccupa di cosa accadrà alle sue vittime, alle persone che sfrutta. Se il suo compagno, il barista senza nome gode nel pensare nella sofferenza di Mark, gli sarebbe piaciuto vedere l’attimo della sua morte, quando la pallottola lo ha centrato in pieno, al contrario per Erik è indifferente, non prova nulla di tutto questo, ma non provava nemmeno interesse per le sue vittime, meno che mai per Mark che è morto per colpa sua, nel momento in cui stava commettendo una rapina che avrebbe realizzato il desiderio del dottore e del suo compagno.
Per gran parte della storia come ho detto Erik è rimasto gentile, amorevole, interessato a quanto il suo paziente gli raccontava, per poi dare qualche avvisaglia del suo vero carattere solo quando ha ipnotizzato Mark: il distacco, la freddezza, mentre porta avanti il suo piano.
Sono rimasta sorpresa del suo distacco anche all’interno della banca, stava correndo un rischio, non parlo solo della rapina, sicuramente aveva un modo per far riprendere Mark, ma è stato un rischio quando sono rimasti chiusi dentro, quando è arrivata la polizia e anche quando il cecchino ha sparato al rapinatore, eppure è rimasto impassibile, è andato avanti con il suo piano, probabilmente convinto che nulla sarebbe andato storto. È stato tanto calcolatore da aver anche pianificato come far uscire i soldi dalla banca.
 
Infine arriviamo a uno dei due protagonisti, quello sventurato. Devo dire che Mark mi ha fatto decisamente pena come personaggio. È dolce e sensibile, ma anche terribilmente solo. Ha un passato tragico alle spalle, problematico, un padre tiranno e violento, quando ha avuto la forza di scappare le cose sono migliorate, ma le cicatrici della mente sono rimaste.
Lo hai caratterizzato bene, le sue paure, l’agitazione e quei demoni che anche da adulto continuano a seguirlo. È affranto perché si sente solo, perché è alla ricerca di qualcuno da amare che non trova, fino a quando non si lega troppo al suo medico. Cerca affetto Mark e si legge nella tua storia, non solo dai suoi pensieri, ma anche dai gesti. La sua sfortuna peggiora nel momento in cui conosce Erik, forse morire per lui è stata una liberazione, come avrebbe reagito quando si fosse svegliato dall’ipnosi, quando si sarebbe trovato solo, o magari con Erik che affermava che si era sognato o immaginato tutto e che era malato? La sua mente sarebbe crollata. Lui sarebbe crollato.
 
Arrivando alla fine di questo papiro, posso dirti che hai creato dei personaggi complessi e ben caratterizzati. Personaggi atipici, coloro che in un modo o nell’altro sono dall’altra parte della barricata, non i classici buoni. Sì, considero anche Mark atipico, questo perché è malleabile, è depresso, ha mille paura e mille demoni a inseguirlo, e ho come l’impressione che per la persona amata avrebbe fatto qualunque cosa, anche senza ipnosi. Per un po’ di affetto sarebbe stato disposto a commettere di tutto, perché il coraggio lo ha tirato fuori per ribellarsi al padre, ma in seguito quella scintilla si è affievolita, lasciandolo svuotato e in preda alla solitudine, alla disperazione e agli incubi del passato.
 
 
***
 
 
Eccomi alla fine di questa lunga valutazione. Non mi odi vero? Spero proprio di no.
La tua storia ha del grande potenziale, veramente tantissimo, sistemando e approfondendo la trama, colmando quei vuoti di cui ti parlavo sarebbe veramente perfetta. Ha il giusto mistero per renderla un thriller con i controfiocchi.
 
Totale: 40/50
Recensione alla storia The World Is Yours - 25/02/16, ore 23:11
Capitolo 8: Capitolo terzo - Andrew - parte 1
Ciao,
alla fine sono arrivata alla tua storia, ringrazio lo scambio di recensioni organizzato dal gruppo Io scrivo su efp per avermi spronato a riprendere la tua storia. Giuro non l’ho abbandonata perché non mi piaceva, sapevo fosse lì, ma il mio tempo è drasticamente diminuito e alla fine non ho più avuto tempo per leggere nulla. In questi due giorni invece mi sono messa a leggerla: mentre attendevo mia madre alla stazione e poi gli ultimi capitoli che hai postato come favola della buona notte. Una favola decisamente fuori dagli schemi, ma è una storia che mi ha appassionato tantissimo.
Nelle note prima dei capitoli, a un certo punto parli di flusso di coscienza, fino a ora avevo letto un unico libro scritto in questo modo, ma era decisamente differente dal tuo racconto. Ti dico che mi sono piaciuti entrambi, il tuo forse un po’ di più, riesco a seguirlo meglio.
Ma sto divagando, voglio andare con ordine.
Innanzitutto mi piace il tuo stile, mi piace come scrivi e soprattutto sto adorando il modo in cui hai impostato la storia, proprio con questo flusso di coscienza usato estremamente bene. Scrivi dal punto di vista di Xavier e attraverso i suoi occhi, i suoi pensieri il lettore vede quanto gli sta accadendo, ma al tempo stesso gli tornano alla mente anche i ricordi, il passato e man mano si conosce la sua storia e assieme alla sua quella della sua famiglia e delle persone che ha incontrato e che lo hanno portato dove è in quel momento, prima in uno scantinato in Colombia, in seguito assieme a un Venere nera attendendo Natasha.
La parte che mi ha colpito più di tutte non è tanto lui in quello scantinato, ma quando descrivi la Tailandia, quando parli di Bangkok, quando attraverso gli occhi di Xavier si vedono i vicoli malfamati e le ragazzine comprate dagli stranieri, poco più di bambine, che oramai non lo sono più nel corpo e nella mente, piccole donne con lo sguardo spento che giorno dopo giorno muoiono un po’ di più.
Ho provato un brivido di disperazioni leggendo quella parte, la storia è incentrata su altro, eppure quelle bambine, quello che fanno, quella realtà così vera mi ha colpito.
Anche il mondo in cui si muovono i tuoi personaggi è differente, hanno soldi, sono potenti, eppure attorno a loro girano malviventi, droga e alcol a non finire. Vivono sull’orlo dell’abisso in costante bilico per vedere se cadranno o vivranno ancora un giorno. Tutti i personaggi, nessuno escluso hanno un lato oscuro: mafiosi, spacciatori, un reporter fallito sesso dipendente, ognuno di loro vive oltre quella linea che divide il bene dal male, che separa la vita “normale” da quella che non lo è. Sono protagonisti del tuo racconto e al tempo stesso antieroi, uomini e donne che mai si vorrebbe prendere a modello.
Ho divagato, stavo parlando del flusso di coscienza, dicevo che Xavier racconta, parla del presente, poi man mano sotto effetto di droghe, alcol, ma anche quando è semi incosciente per via delle botte, scivola nel passato ai ricordi, ai momenti che in un modo o nell’altro lo hanno condotto lì. Questo tuo racconto è impostato come fosse un cerchio, si parte da un punto, per poi procedere a ritroso nel passato, fino a tornare nuovamente nel presente, con tutte le spiegazioni, con tutti i personaggi ben presentati con tutti i pregi, pochi e i loro difetti.
I tuoi personaggi li adoro, come ho detto sopra non sono né buoni, né cattivi, loro vivono oltre, in quel lato del mondo dove alcune persone conoscono solo l’esistenza, molte ne hanno solo sentito parlare, altri ancora non vogliono nemmeno avvicinarsene. Tutti loro con un passato doloroso alle spalle, anche se chi, come Xavier teoricamente hanno avuto una vita fra gli agi, ma non è semplice vivere in una famiglia di criminali, con una madre alcolizzata e un fratello che odi, che disprezzi e che man mano scopri non essere così perfetto come credevi.
 
Io so perfettamente che appena posterò la recensione mi verranno in mente mille altre cose che avrei voluto dirti, che avrei voluto scrivere, nel caso accadesse sono sicura che lo farò nei prossimi capitoli quando riprenderai a mettere la storia sul sito.
Io ora ti faccio tutti i miei complimenti, hai creato un racconto stupendo, personaggi fuori dagli schemi e un’ambientazione cruda, talmente reale che mi ha sbalordito.
Ancora bravissima, tutti i miei complimenti e scusami per aver commentato in toto e non capitolo per capitolo, ma il tempo è quello che è.
Alla prossima storia.

-Yuko- 
Recensione alla storia Il Grido Muto - 06/12/14, ore 16:37
Capitolo 1: Il Grido Muto
Quinta classificata: Il grido muto di Nemainn/Ynis
 
Grammatica: 9/10
 
Non ho trovato particolari errori di grammatica all’interno della storia, tutt’altro scorre lineare e piacevole, ci sono solamente alcune imprecisioni, e alcune parole che a mio parere andrebbero sostituite con altre.
Anche la punteggiatura è messa abbastanza bene, non perfetta, ma sono veramente pochissimi gli errori che ho trovato.
 
Bevve un altro sorso, il calore del caffè che non sembrava in grado di sciogliere il ghiaccio che aveva dentro.
(Io toglierei la virgola dopo sorso e metterei i due punti, e dopo toglierei anche quel che, rende la lettura difficoltosa.
Es: Bevve un altro sorso: il calore del caffè non sembrava in grado di scogliere il ghiaccio che aveva dentro.)
 
Continuava con la testa alta nascondendo quello che aveva dentro.” (Riformulerei anche questa frase: Continuava per la sua strada, a testa alta nascondendo quello che aveva dentro.)
 
Lessico, stile, espressività: 10/10
 
La storia si legge bene, è scorrevole e piacevole, certo ci sono alcune frasi un pochino ridondanti, le ho segnate sopra, quelle descrizioni e metafore che ti piacciono tanto, ma che, alcune volte, ti sfuggono e ti portano a creare periodi lunghi e un pochino confusi.
Ammetto che però come storia mi ha sorpreso molto, sarà che sono abituata a leggere soprattutto le tue fantasy, e questa mi ha colpito; rispetto ad altri tuoi lavori c’erano poche descrizioni, ma decisamente molta introspezione. Le parole, attraverso la dottoressa, hanno delineato quanto accaduto, e soprattutto quanto la donna si senta in colpa.
Ogni frase, ogni periodo trasudavano il suo dolore, quel senso di colpa che sembra volersi portare dietro per tutta la vita.
Ti sei mossa bene con le parole, descrivendo le sensazioni della donna, usando i termini adatti, dando la giusta dose d’introspezione, ma anche di disperazione.
Mi sono accorta anche che hai accorciato i periodi, forse per il genere che non ti è consono,  ma non ci sono più questi periodi lunghi che a volte fanno perdere il filo del discorso, non li hai eliminati del tutto, come i paragoni, ma sono molti meno rispetto alla storia dell’altro contest.
Ho apprezzato la semplicità con cui hai impostato la storia, anche il modo in cui hai descritto l’immagine: non ti sei lasciata solo ispirare da questa come avevo chiesto, ma l’hai riportata con una descrizione molto azzeccata all’interno della storia. Ora non so se la storia è nata da quella scena, o l’hai aggiunta dopo, ma l’ho trovata perfetta.
Ci ho messo un po’ a trovare la citazione all’interno del racconto; lo so,  sono tonta, hai leggermente modificato l’inizio e io leggevo e rileggevo ma non riuscivo a trovarla, ma alla fine l’ho avuta vinta io, e bravissima ti faccio tutti i miei complimenti sul modo in cui l’hai inserita, è perfetta e legata al contesto della storia e a quanto sta dicendo la dottoressa.
 
Sviluppo della trama: 9/10
 
Ho letto alcune volte la tua storia, riletto diversi passaggi per riuscire a scrivere poi un commento e una valutazione decente.
La trama non è male, decisamente originale, soprattutto per come inizi la storia, con l’affermazione della dottoressa, che mi ha fatto pensare a molte varianti, ma non che non volesse lasciare da solo un cadavere.
Attraverso la voce di una donna in balia dei sensi di colpa narri la storia di un’altra donna, una persona in cerca di aiuto, disperata, ma che al tempo stesso non ha il coraggio o la forza di chiedere apertamente aiuto, nascondendo tutto dietro una facciata di finta allegria e ironia. Come ho detto un’idea originale, anche ben scritta, ma io l’avrei approfondita di più, capisco la difficoltà per quel che chiedevo, e anche l’averla scritta di getto, dopo aver pensato di ritirarti, ha fatto in modo che non approfondissi alcune parti; ma ci sono dei vuoti, dei punti su cui avresti dovuto lavorare di più; non devi aver paura di annoiare chi legge, quando parli di un personaggio devi dargli un carattere, un passato, pregi e vizi, e se non li descrivi il lettore non riuscirà mai a farsi un’idea precisa dei personaggi di una storia.
Più avanti probabilmente mi ripeterò, per un verso sarebbe meglio fare un discorso unico in una recensione; comunque dicevo, la storia è ben scritta, eppure a parer mio mancano alcune spiegazioni.
Hai girato molto attorno al senso di colpa della dottoressa, hai accennato solamente al poliziotto che è lì con lei, ma di Laila hai detto ben poco.
Sì, è morta, ha ucciso il marito, si è portata via la figlioletta ed è stata ricercata a lungo, senza che la trovassero prima che commettesse quel terribile, ultimo atto, eppure non approfondisci il motivo di questo gesto. La dottoressa accenna al disagio di Laila, ai problemi con il marito, più che altro alle manchevolezze dell’uomo, ma senza approfondire cosa faceva lui di così grave da farla star male, da farla soffrire e poi di conseguenza impazzire. O forse non è questo, ma erano solo problemi mentali di Laila, un suo disturbo, ma anche in questo caso non lo approfondisci, non ne parli; accenni alla forza della donna, a come è andata avanti per la sua strada fino a quando non è crollata definitivamente. Ma la domanda che mi pongo è: come mai è crollata, cosa le è accaduto.
Stava così male da dover andare da una psicologa, doveva trovare qualcuno con cui parlare, eppure al tempo stesso non riusciva a confidarsi del tutto nemmeno con la persone che aveva scelto come confidente e medico.
Mi sembra che manchi un passaggio all’interno della storia, un approfondimento su Laila, sul suo rapporto con il marito e man mano sulla sua follia.
Proprio questa mancanza di spiegazioni rende la storia un pochino debole a livello di trama, c’è un vuoto che porta a farsi un sacco di domande alle quali però non dai risposta.
 
Caratterizzazione dei personaggi:8/10
 
Dunque, come ho scritto sopra, a parer mio manca tutta una parte, una buona descrizione su quella che dovrebbe essere la protagonista di questa storia, l’assassina, la donna presa dalla follia che con un raptus, oppressa dal mondo, dalla sua vita e anche da suo marito ha deciso di farla finita.
E sempre come ho scritto sopra, di lei si sa poco, alcuni accenni sul suo carattere, ma nulla di più approfondito.
Hai accennato al marito di Laila, senza però entrare nei particolari, cosa le faceva: la picchiava, la tradiva, le sue erano violenze psicologiche, o la trascurava e basta, mentre lui andava avanti con la sua vita?
Io avrei approfondito molto di più Laila, la donna che per via della sua follia ha commesso un duplice omicidio e poi si è suicidata. Ha ucciso suo marito, e poi sua figlia, l’unica cosa, a sua detta, buona della sua vita.
So che descrivendo tutto tramite gli occhi di una terza persona approfondire è complicato, soprattutto per via di quelle manchevolezze che la dottoressa accenna di aver avuto, ma trovo frustrante non sapere di più di Laila, i motivi, quelli tangibili e reali che l’hanno portata ad un simile gesto.
 
Emily Sirtis, sono rimasta sorpresa nel mondo in cui si è definita, ok, psicologa è il suo mestiere, ma quando ha affermato anche assassina sono rimasta alquanto basita. Andando avanti con la lettura ho compreso il perché: per via del suo senso di colpa. Pensa di aver fallito con il suo lavoro, giudicando una persona dal suo tenore di vita e dall’aspetto che rivolgeva al mondo senza approfondire i suoi disturbi. Ed ora che Laila è morta, sa di essere in colpa, se avesse fatto meglio il suo lavoro forse tutto quello non sarebbe accaduto. Tre vite non sarebbero state recise.
Come personaggio questo è stato ben caratterizzato, non in totale, non tutte le sue sfaccettature, ma dalla tua storia, da come descrivi la dottoressa si avverte in primis il dolore e a seguire il senso di colpa, ma anche la passione per il suo lavoro.
Si sente in colpa per non aver svolto a pieno il suo lavoro, e ora, anche se sembra apparentemente inutile, non vuole lasciare la sua paziente da sola.
Per un verso trovo egoistico il suo atteggiamento, sì, ha commesso un errore, è umano. Lo ha ammesso e non è da tutti, eppure rimanere lì, quando oramai non può fare più nulla è egoista.
È un buon personaggio, come ho detto ben caratterizzato, si avverte la sua disperazione e il senso di colpa.
 
Il giovane poliziotto, Matt è solo una figura di contorno, qualcuno trovatosi lì per caso, ma ha svolto il suo ruolo alla perfezione. Paziente è gentile è rimasto ad ascoltare la dottoressa e a tenere compagnia a Laila, anche se non comprendeva a pieno le parole della donna e quanto tentava di spiegargli.
Mi è piaciuto che, con poche battute, facendogli dire qualche cosa di sé, anche solo il fatto di doversi sposare da lì a breve, lo abbia reso reale e non solo una figurina pronta a ribattere quanto diceva la dottoressa.
Con lui hai fatto veramente un buon lavoro.
 
Sviluppo della follia:7/10
 
La follia! La storia sarebbe dovuta ruotare tutto attorno ad essa. Come ho scritto avresti dovuto spiegare di più sulla vita di Laila, il suo passato.
Come idea è molto originale, ma approfondirla non avrebbe lasciato dei vuoti.
Rileggendola mi sono chiesta molte volte cosa affliggesse Laila, quali fossero i suoi problemi, se fossero reali o solo nella sua mente.
Descrivendo di più questa scintilla di follia e le azioni che l’hanno portata a commettere due omicidi la storia sarebbe risultata più completa.
 
***
 
Ed eccomi giunta alla fine di questa recensione, è una buona storia, mi è piaciuta moltissimo, ma come ho già scritto molte volta sopra io ti consiglio di rivedere alcune parti; come avrai capito sono curiosa, mi piace comprendere cosa porta i personaggi a commettere determinate azioni, di fatto arrivando alla fine ora ho veramente troppe domande, troppi perché ai quali non hai dato risposta. Lo so, forse sono io a trovarvi qualche piccolo vuoto, proprio perché essendo curiosissima mi piace che tutto venga spiegato alla perfezione. Sono una di quelle persone che più che risolvere un omicidio vuole comprendere il motivo per il quale è stato commesso. Sono matta lo so XD.
La finisco di blaterare e ti faccio i miei complimenti, anche se mi hai lasciato con alcune domande in sospeso, la storia mi è piaciuta tantissimo.
 
Totale: 43/50
Recensione alla storia La linea sottile - 20/08/14, ore 19:02
Capitolo 1: La linea sottile
E se l’altra os era una sorta di ode alla morte, questa sembra più la descrizione di un assassino. Se l’altra era un racconto elegante e delicato, questo è frenetico. Mi ha fatto pensare a quei film e alle riprese che vanno tanto di moda ora, non riprese lente di panorami che si soffermano su un punto, ma qualcosa di veloce, immagini che compaiono e scompaiono, pensieri che corrono.
Descrizioni veloci di questo assassino, dei suoi desideri, di quel che fa.
Totalmente differente dalla prima che ho scritto, eppure molto affascinante.
Rileggila perché ho notato un paio di errori di battitura, Destava, che dovrebbe essere Devasta. E forse un altro.
Veramente molto brava.

-Erika-
Recensione alla storia La ventesima vittima - 20/08/14, ore 18:53
Capitolo 1: La ventesima vittima
Ciao,
eccomi a leggere una delle tue piccole os. Comincio subito a darti un consiglio, prova a usar eun carattere un pochino più grande, io impazzisco con l’ingrandimento di EFP a volte non serve a nulla e deforma solo la pagina. Detto questo passiamo alla recensione vera e propria <3.
Oddio, mi hai colpito veramente, in un certo senso ha questa vena noir, ma si nota anche l’introspezione, i pensieri di questo assassino, di questa persona che lancia una vera e propria ode alla morte e alle sua vittime.
Mi è piaciuta tantissimo, è malinconica, cupa, ma al tempo stesso molto elegante per come è scritta.
Ti faccio veramente tutti i miei complimenti per questo piccolo gioiello.
Bravissima.

-Erika-