Recensioni di Satomi

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Recensione alla storia Poteri e doveri - 17/04/16, ore 09:49
Capitolo 8: Ricordi
E così ci lasciamo Balgruuf per il gran finale. Un po' me l'aspettavo, dai.
A proposito di aspettative... probabilmente erano le mie a essere un po' troppo "alte", fatto sta che questa fic mi ha un pochino deluso, sia dal punto di vista stilistico che da quello dei contenuti. E' scritta bene e riesce a non essere prolissa ma... non "brilla", non è incisiva, ti scivola via come sabbia dalle dita. In genere rileggo le tue flash due o tre volte di fila per approfondire la mia analisi, questa volta l'ho fatto nella speranza che qualcosa in più di ciò che avevi scritto mi rimanesse in mente (escluso il troll che ha tentato di fare il tenero con Galmar :D )
Passiamo al contenuto. Galmar è il solito Galmar, Ulfric non è il solito Ulfric. Non sembra proprio il tipo che si mette a rimuginare sulle proprie azioni, eppure è un uomo anche lui e non è fatto di pietra come le pareti di Hrothgar Alto. Non mi è dispiaciuta affatto l'idea di mostrare un lato diverso di questo controverso (ma forse neanche tanto) jarl, ma personalmente non l'avrei ambientato qui. (da qui in poi seguono pareri personalissimi, niente di oggettivo, quindi non vederci un giudizio ai tuoi headcanon).
Non penso che tornare presso i Barbagrigia, ripercorrere quei luoghi pieni di storia e ricordi l'avrebbe intimorito, pensi anzi che avrebbe trovato un nuovo coraggio per le sue motivazioni, di conseguenza non credo "tema" il giudizio di Arngeir (cosa che comunque tu stessa hai fatto durare ben poco, giacché Ulfric non impiega molto a liquidare la questione con un "vive isolato, non può capire"). Credo che a fargli avere dei ripensamenti, o dei sensi di colpa, sarebbero altre cose: i bollettini di guerra con gli elenchi dei morti, la fame e la crisi che imperversano nel suo feudo; le conseguenze concrete delle sue scelte, non il monito di storie antiche da cui, anzi, prenderebbe esempio.
Ulfric mi sembra il tipo di uomo che, pur non curandosi troppo del giudizio altrui, in qualche modo cerca l'approvazione di alcune persone: non è drastico come Galmar che vedrebbe negli jarl non pro-Manto dei semplici cani imperiali, lui vorrebbe che capissero ciò che sta facendo e perché. "E' un vero nord, cambierà idea" dice riferendosi a Balgruuf, e ci spera per un bel pezzo finché alla fine la pazienza ha ceduto. La stessa morte di Torygg è stata una dimostrazione, della potenza di Ulfric come della debolezza di un re succube dell'impero.
Galmar ha un ruolo in tutto questo? Come te penso che come consigliere dello jarl abbia fatto fin troppi danni e, senza di lui ad alitargli sul collo come un cane irrequieto, Ulfric si sarebbe mosso in maniera un po' diversa. A volte mi sono interrogata sulle motivazioni di Galmar...non so, la semplice fedeltà nei confronti del suo signore (nei confronti del quale, comunque, sembra avere molta confidenza) mi sembra troppo poco. Forse Galmar è più incazzato di Ulfric nei confronti dell'impero e ha riversato su di lui i propri desideri e aspettative, come una sorta di "padre"? Chissà.

Alla prossima,
Satomi

PS: la flashfic non mi è piaciuta, lo avrai capito da te. Ho messo comunque bandiera verde perché le motivazioni sono più soggettive che oggettive, il componimento è scorrevole e non presenta errori, mentre di solito uso le altre bandiere quando vi sono mancanze più o meno gravi. Non è questo il caso.
Recensione alla storia Poteri e doveri - 10/04/16, ore 13:17
Capitolo 7: Crisi
Stilisticamente la flashfic mi piace. La trovo equilibrata, senza tempi morti e parole di troppo che ne appesantiscano il ritmo (non troppe, almeno... una decina e più potrebbero venir via con una limatina XD). Trovo tu riesca a gestire sempre meglio i tempi della narrazione per non far "ristagnare" i periodi, anche quando non ci sono dialoghi a snellire il testo. Ti chiedo scusa per la ripetizione dei commenti circa lo stile, ma alla fine penso che i parametri per giudicare le flashfic da questo punto di vista siano più o meno sempre gli stessi.

Ammetto di fare molto affidamento sulla mia memoria (potrei dirti che ho riletto i dialoghi che riguardano Laila sulla UESP ma poi sarei io a beccarmi un comodino XD), tuttavia non ricordo di aver mai sentito trasparire l'odio per Maven dalle parole di Laila, tutt'altro. In un dialogo è esplicitamente lusinghiera nel parlare di lei, in un altro, quando si rivolge a Maven personalmente, sembra comunque rispettarla. "È tutta una facciata", potresti ribattere tu, e avresti pure ragione. Laila ha i suoi buoni motivi per odiare Laila ma, paradossalmente, anche uno per "ringraziarla": la distilleria Rovo Nero è una delle poche attività che garantiscono un introito sicuro alla città e hanno un certo nome nel resto del paese (come anche, credo, l'attività di pesca di Bolli), per non parlare del fatto che in qualche modo tenga in riga i ladri della Gilda. Ma forse lei questo non lo sa.
Espongo subito il mio pensiero: per me Laila non è un'impotente con le mani legate ma una povera idiota. È convinta che il figlio minore, sostenitore dell'impero, sia "posseduto" o "maledetto", tanto da farlo esaminare dalla maga di corte (anche se magari vuole proteggerlo "sperando" che sia incapace di intendere di volere, altrimenti passerebbe dei grossi guai e non si limiterebbe a rimanere confinato a palazzo). Il suo problema (ribadisco, è un mio parere personale) è che pur essendo animata da buone intenzioni è circondata da persone che non meritano granché la sua fiducia: Anuriel, il suo sovrintendente, fa il doppiogioco e passa informazioni sia ai Manto che agli imperiali, oltre che a minimizzare quelli che sono gravi problemi della città. Poi ci sono suo figlio maggiore Harrald e il suo huscarlo Unmid che, per quanto animati da buone intenzioni (entrambi hanno a cuore sinceramente, credo, la sicurezza di Laila), non fanno molto per aiutarla a rendersi meglio conto di ciò che accade a Riften; lo stesso Unmid ha un diverbio con Anuriel quando la accusa di illudere inutilmente lo jarl sulla sicurezza della città, salvo poi retrocedere dicendo che comunque si fida di lei. Gira e rigira, nella corte di Riften c'è tutto un gioco di menzogne, illusioni e fiducia malriposta che mina alla base la collaborazione di coloro che, in teoria, dovrebbero occuparsi dei problemi e della salvaguardia di Riften.
Aggiungi il fatto che Laila sostiene Ulfric, per quanto sia poca la fiducia che ripone in quest'ultimo, e che Riften si trova proprio al confine con Cyrodiil (per fortuna che ci sono i monti Jerall a fare da confine naturale)... e la frittata è fatta. Laila mi fa pena, ha a cuore il benessere della sua città, ma le buone intenzioni non bastano a essere uno jarl degno di questo nome.

Alla prossima,
Satomi
Recensione alla storia Poteri e doveri - 03/04/16, ore 12:55
Capitolo 6: Resa
Le mie considerazioni sul personaggio di Elisif si sono molto ridimensionate, specie negli ultimi mesi (sarà anche merito delle nostre conversazioni?). Anch'io inizialmente mi attenevo alla facciata che ci propone il gioco, pur puntando tutto sulla sua inesperienza e sul dolore per la morte del marito - per intenderci, non l'ho mai considerata una donnina frivola che non avesse voglia di imparare, ma una persona resa passiva dagli avvenimenti. Del resto non tutti reagiscono allo stesso modo a lutti e disgrazie -.
Se l'inesperienza e l'immaturità di Elisif sono vere, lo è anche il fatto che viva nella corte più soffocante di Skyrim: il suo sovrintendente, i thane, Tullius la rispettano in quanto jarl ma non nutrono alcuna fiducia nelle sue capacità (nemmeno Sybille, che mi sembra una di quelle dotate di maggior buonsenso; ma è anche vero che lei era legata a Torygg, che ha visto crescere, e a Istlod). Se si trova seduta su quel trono è perché faceva comodo a tutti avere una figurina da comandare a bacchetta e che, in quanto a forza di volontà, non può competere con Ulfric. Che quindi la si lasci occuparsi delle faccende di poco conto, che delle questioni importanti ci pensano quelli che davvero contano ("Elisif! Ho detto che me ne occupo io!" ...vero, Tullius?). Vederla sedere sul trono del Re dimostrerebbe come Skyrim sia sottomessa - in male - al giogo dell'impero. Del resto è a lui che conviene avere un Re e uno jarl facilmente influenzabile, come è stato per secoli.

Stilisticamente parlando regge, nonostante non ci sia un solo filo di dialogo che alleggerisca la narrazione; certo c'è sempre qualche parola di troppo, ma non è un errore così grave considerato che questa è la tua prima esperienza con le flashfic.

Alla prossima,
Satomi
Recensione alla storia Poteri e doveri - 20/03/16, ore 18:38
Capitolo 4: Lamentele
Con questa flashfic confermi il tuo criterio di pubblicazione squisitamente geografico, considerato che questi primi quattro componimenti coprono la fascia settentrionale di Skyrim, Haafingar escluso per ora... o forse è una cosa casuale e io sto qui a farmi l'ennesima pippa mentale.
Trovo questa flashfic equilibrata anche se non incisiva ai livelli della precedente, ma le è inferiore di pochissimo: ai rumori della locanda di Dawnstar e alle parole insensate di Skald contrapponi qui un silenzio teso che si riempie solo del crepitio del focolare e dei pensieri di Korir, così pieno di dubbi e domande laddove invece lo jarl del Pale dimostra una disarmante sicurezza. Se ho sprecato ancora qualche parola per l'odiatissimo Skald è perché ho trovato inevitabile mettere a confronto questi due ultimi componimenti (non so se la scelta di metterli vicini sia stata casuale o meno) e il diverso grado di fedeltà di due dei tre sostenitori di Ulfric. Anche se con la tua versione di Korir non so quanto ancora si possa parlare di fedeltà.
Korir è un poveraccio. Talmente poveraccio che la sua corte è uno sfacelo e va a mangiare col figlio nella stessa locanda della cui clientela si lamenta (evidentemente sua moglie cucina una schifezza. Moglie che tra l'altro non segue lui e Assur). Talmente poveraccio che, se durante il consiglio cedi Winterhold all'impero o comunque quest'ultimo vince la guerra civile, non te lo ritrovi al Palazzo dei Re in esilio a coprirti di insulti come gli altri ma a casa di Brunwulf Libero Inverno, quasi in castigo. Talmente poveraccio che il suo sovrintendente finge di essere chi non è per comodità (e ti manda pure a fregare una staffa di Nelacar. Poraccio come il suo datore di lavoro). Talmente poveraccio che ci sarebbe da farci un meme in cui baby George lo guarda schifato (?)
Non mi sono mai interrogata circa i suoi motivi di unirsi ai Manto della Tempesta: è lo jarl povero di un feudo caduto in rovina e che vede come un ostacolo la sua maggiore fonte di introiti, ovvero l'Accademia; comprensibile per carità, considerato quello che è accaduto, ma è come sputare nel piatto in cui si mangia. Forse non aveva altra scelta, considerato che l'intera fascia nord-orientale di Skyrim è sotto il controllo di Ulfric, e se avesse mostrato simpatie imperiali sarebbe stato isolato; meglio far viso a cattivo gioco e sperare in una buona riuscita della guerra civile per poi raccoglierne i frutti? Chissà. Se Idgrod ha uno sguardo privilegiato sul futuro ma permane col suo sguardo lucido sul presente, Korir è troppo ancorato al passato, e ne pagherà le conseguenze.

Alla prossima,
Satomi
Recensione alla storia Poteri e doveri - 13/03/16, ore 15:48
Capitolo 3: Festeggiamenti
Come te anch'io non sono esattamente di parte quando si tratta di Skald, a prescindere dai motivi che riguardano il mio personale universo di TES; semplicemente quell'uomo non fa nulla per guadagnarsi la simpatia del giocatore: ci sono altri personaggi che supportano apertamente Ulfric ma non dimostrano la sua follia e la sua incoscienza. La colpa di Skald, paradossalmente, sta proprio nel ruolo che riveste: è uno jarl eppure il benessere del suo feudo è l'ultimo dei suoi pensieri, non gli interessa proteggere la sua gente o non manderebbe guardie al fronte a costo di lasciare sguarniti i confini... e se acquisti casa nel Pale si permette pure di dirti che ci sei tu ora a badarci. Non ci è dato sapere il motivo della sua sconfinata ammirazione per Ulfric o del suo desiderio di veder rovinare l'impero; la Grande Guerra e il Concordato Oro Bianco lo hanno deluso troppo, o sconvolto, o segnato (tu conosci il mio headcanon in proposito), o semplicemente è impazzito.
La non-neutralità è un difetto quando un personaggio viene ingiustamente esaltato o demonizzato, cosa che non è quello che fai tu con Skald che ci viene presentato come è nel gioco, un po' più "enfatizzato" perché la notizia della morte di Torygg è fresca, quindi ci sta l'euforia.

Stilisticamente parlando questa flashfic vince sulle altre (e qui parlo in maniera neutrale, prometto... almeno per come posso). La scelta vincente è stata affidare due terzi delle parole ai dialoghi che hanno notevolmente snellito e reso fluida la composizione, lì dove la flashfic di Idgrod si appesantiva a causa dei periodi lunghi. Le parti narrative sono ben dosate e incisive al punto giusto, ho gradito molto la chiusa con Erandur che, pur essendo dunmer, vive a Dawnstar da praticamente tutta la vita; è la sua città, come per Brina, personaggi che pur non essendo nativi di Skyrim fanno molto più dello jarl per quella che è diventata ormai la loro terra.

So di avertelo già detto in privato, ma per me è emblematico che la locanda di Dawnstar sia l'unica dove non viene cantata nessuna delle due versioni della canzone dell'Era: quella dell'aggressione per ovvi motivi (Skald non lo permetterebbe), quella dell'oppressione per protesta. Un segno che è Skald a essere dalla parte di Ulfric, non Dawnstar.

Alla prossima,
Satomi