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Recensione alla storia Il profumo dei ciliegi - 20/03/16, ore 19:52
Capitolo 1: Il profumo dei ciliegi

Seconda classificata al contest "Most Loved [Seconda edizione] - Il mio personaggio, il tuo personaggio" indetto da Stratovella sul forum di EFP

Grammatica e sintassi: 6/10
Nel complesso la storia è scritta bene. Adoperi le giuste pause e scegli termini molto semplici, ma adatti ad esprimere quello che vuoi dire. Mi è dispiaciuto trovare molti errori di battitura, anche nella stessa riga, per cui ti consiglio di rileggere sempre almeno un paio di volte prima di pubblicare.
Ho notato che ogni volta che vai a capo si forma, credo in automatico, uno spazio di troppo all'inizio della frase. Non so quale software usi per la scrittura, ma credo che word sia il migliore, perché oltre a evitare questo tipo di errore, evidenzia gli errori di battitura in modo che tu possa individuarli facilmente.
Seguono maggiori dettagli:

- Ho notato che vai molto a capo, anche quando non servirebbe. Se la frase che segue ha una connessione diretta con quella appena conclusa non c'è ragione di spezzare il periodo, a meno che tu non voglia dare una svolta alla scena.
Riporto qualche esempio dove questa scelta non serve: […] per scaricare un po' la tensione.
Da lì a sette giorni - Non andrei a capo, anzi: dopo “tensione” metterei i due punti, in quanto stai per spiegare il motivo della tensione di Mariko. Tendi a fare questo errore anche durante i dialoghi: “Bene, allora io vado.” annunciò Kaoru, che cominciava a trovare simpatica quella ragazzina pallida e spaurita.
La squadrò con un po' più di attenzione...” se è sempre di Kaoru a parlare non c'è ragione di spezzare il discorso;
- avrebbe potuto passare alle superiori – Qui mi dilungherò un po', ma lo faccio semplicemente perché si tratta di un errore molto frequente che ho piacere di spiegare a chiunque avrà modo di leggere questo giudizio. In presenza di qualsiasi verbo servile (volere, potere, dovere) la scelta dell'ausiliare che lo precede dipende dal verbo che lo segue: se questo verbo (per esempio “mangiare”) nei tempi composti vuole il verbo avere (ho mangiato, hai mangiato...) sarà corretto utlizzare “avere”, altrimenti si userà “essere”. In questo caso, il verbo giusto è ovviamente il verbo “avere” (non dici “sono mangiato”, a meno che l'azione non sia passiva).
Il verbo “passare” può volere sia “essere” che “avere” a seconda del contesto in cui lo si usa. Nelle frasi “Mariko passa la palla” e “Mariko passa alle superiori” questo verbo ha due significati diversi. Questa distinzione è molto importante perché da essa dipende la scelta dell'ausiliare: si dice “ho passato” e non “sono passato” per dire che hai passato una palla, così come si dice “sono passato” e non “ho passato” per dire che sei passato alle superiori.
Esempi:
1. Avrebbe potuto passare la palla al suo compagno, ma era troppo lontano.
2. Sarebbe potuto passare in serie A, ma doveva ancora allenarsi molto.
Quindi, tornando alla tua storia, la frase corretta è “sarebbe potuta passare alle superiori”;
- Mariko aveva lo sguardo puntato verso la scuole – errore di battitura, “scuola”;
- […] così piena di energia e forza vitale... Indossava – dopo i tre puntini di sospensione ci va la lettera minuscola;
- […] Indossava dei vestiti sportivi, ma per Mariko era elegante come se fosse stata in vestito da sera – ripetizione del termine “vestito”. Metterei “abito da sera”, anche perché è la forma più comune per indicare questo tipo di capo;
- […] o anche solo per poterla conoscere meglio...! - dopo i tre puntini di sospensione ci va sempre uno spazio, anche se vuoi inserire un altro segno di interpunzione come il punto esclamativo;
- Mariko la segu con lo sguardo – errore di battitura: manca la “ì” di “seguì”;
- […] fino a che non riuscì più a distnguerla – stessa frase, altro errore di battitura: manca la “i” di “distinguerla”;
- Mariko era tra quelle che non avevano portato con sé l'ombrella – errore di battitura, “ombrello”;
- Kaoru fece un debole sorriso e disse solo: - Ripetizione: sostituirei “fece” con “abbozzò” in quanto hai usato lo stesso verbo nella frase precedente, quando è Mariko a parlare;
-Mariko si sentiva quasi stupida, nel fare di nuovo quello che aveva fatto – c'è una virgola di troppo tra “stupida” e “nel”.

Suggerimenti (non tolgono punti)

- ~~ - Forse li hai inseriti solo a scopo decorativo, però io toglierei questi due trattini in quanto non hanno nessuna reale utilità;
- Incuriosita dai passi che sentiva farsi sempre più vicini, Kaoru, che stava riposando sulla panchina, tenendo la palla da basket tra le mani, appoggiata all'addome, aprì gli occhi e cercò di vedere chi stava arrivando – Ci sono un po' troppi incisi in questa frase, proverei a renderla in modo più semplice, tipo: Incuriosita dai passi che sentiva farsi sempre più vicini, Kaoru, che riposava sulla panchina con la palla da basket fra le mani appoggiata all'addome, aprì gli occhi per vedere chi stava arrivando. “Appoggiata all'addome” è un dettaglio un po' superfluo, poco interessante, ma se vuoi mantenerlo questa è una possibile soluzione;
- […] si puntellò contro lo stipite del portone per evitar di rovinare in terra – non so se l'hai elisa di proposito, ma manca la “e” a “evitare”. Siccome non ho notato altre elisioni simili a questa te la segnalo. Anche l'espressione “rovinare in terra” appartiene a un linguaggio diverso dal resto della fic. La sostituirei con qualcosa di più semplice, come “cadere a terra”. Inoltre, credo si dica “rovinare a terra” e non “in”, anche se ho sentito svariate volte questa versione, ma ho il sospetto che si tratti di un'espressione dialettale, correggimi se sbaglio.

Titolo e introduzione: 6/10
Il titolo non è dei più originali, è stato usato svariate volte in numerosi raconti, ma si adatta bene alla storia e a quello che succede. “Il profumo dei ciliegi” simboleggia per Mariko qualcosa di molto importante: la riporta a un'atmosfera in cui la figura rassicurante di Kaoru gioca un ruolo fondamentale. Probabilmente, quello di questi alberi è l'odore che Mariko riconduce alla ragazza, e non può fare a meno di trasmettere la stessa idea anche al lettore.
L'introduzione è un po' “fredda”, nel senso che spieghi semplicemente di cosa parlerà il racconto senza fare uso di nessun “teaser”, magari una citazione presa dal testo, così, per stuzzicare la mia curiosità, dandomi un'anteprima dell'atmosfera che troverò all'interno. Ci sono svariati bei momenti che si presterebbero a questo ruolo, scegli quello che secondo te rispecchia l'essenza del tuo racconto e vedrai che saprà rendere giustizia a tutto il resto!

IC mio personaggio (Mariko Shonobu): 15/15
Mi piace moltissimo come hai gestito il personaggio di Mariko in tutte le sue sfaccettature. Al di là degli aspetti più ovvi, come l'abitudine di mordersi le labbra, ho saputo riconoscere moltissime caratteristiche che la contraddistinguono. Non ho avuto neanche per un attimo la sensazione che stessimo parlando di un altro personaggio. Quando la vediamo in compagnia di Nanako, Mariko sembra un'altra persona: ci appare come una ragazza smorfiosa e sicura di sé, quando in realtà è una delle personalità più turbate di tutta la serie (basti pensare alla scena dove “sequestra” Nanako in camera sua). È questo che mi piace di lei: la sua capacità di nascondere le proprie sofferenze e turbamenti dietro una maschera di finta sicurezza dipende dalla persona con cui si trova. Con Nanako è facile, è una ragazza molto ingenua, persino più di lei, per questo le riesce bene mentire. Invece, Kaoru, anzi, il “principe” Kaoru la mette in soggezione come nessun altro. Kaoru è il tipo di donna che Mariko vorrebbe essere, così forte e sicura, ammirata da tutti eppure estremamente modesta nel suo modo di fare, non come la ben più arrogante Fukiko. Probabilmente, in una parte molto profonda del cuore, è proprio quest'ultimo aspetto che Mariko ammira di lei: la capacità di rimanere con i piedi per terra in una realtà dove la popolarità è tutto. Kaoru è colei che riesce addirittura a smontare la società tanto ambita quanto falsa della Sorority, un ambiente a cui Mariko mira soltanto perché ha bisogno di attenzioni, quelle stesse attenzioni a cui non pensa quando si trova in compagia di Kaoru.

IC tuo personaggio (Kaoru Orihara): 15/15
Non biasimo affatto la piccola Mariko per la sua ammirazone verso quella che l'adolescenza l'ha superata da un po'. In un ambiente popolato da ragazzine che simulano la vita degli adulti, Kaoru è già una donna: lo vediamo dal modo in cui si pone verso gli altri, dall'atteggiamento con cui affronta la vita nel bene e nel male. È una persona che pone se stessa all'ultimo gradino della piramide: prima, ci sono sempre le persone che ama, anche quelle che conosce da poco. Il fatto che si ricordi di Mariko dopo tutto il tempo che è passato dal loro primo incontro è molto da lei, così come il modo che ha di porsi verso gli altri: “che belle labbra rosse” “puoi dirmi anche un semplice ciao”. Lo ammetto: il “principe Kaoru” di carisma ne ha tanto, non mi sorprende che venga ricollegata all'immagine di un uomo galante piuttosto che a una delicata principessa. È ammaliante, uno dei personaggi più riusciti dell'opera originale. Sono felice che tu abbia deciso di mantenere tutti questi aspetti anche in un periodo previo alla sua malattia: quest'ultima, infatti, non fa che accentuare il suo carattere già forte e sicuro, modellando l'immagine che di Kaoru conosciamo nelle pagine del manga. Adoro le frasi che hai scelto per lei nella tua storia, inparticolare l'ultima battuta: “Ci vediamo tra una settimana, allora. E complimenti per quelle labbra rosse, Mariko Shinobu.” come fai a non innamorarti? Come fai a badare al genere quando una si rivolge a te con quel tono tanto ammaliante? L'hai dipinta benissimo, brava!

Originalità situazione trattata: 13/15
Intanto ho apprezzato moltissimo l'idea di narrare un momento della storia che non abbiamo mai visto: un missing moment appunto. Hai reso molto bene l'atmosfera che circonda le due protagoniste, ma soprattutto hai creato una situazione molto credibile: Mariko è così ansiosa di entrare alle superiori, che addirittura l'anno prima di inziare sente il bisogno di recarsi al Seiran, dove succederà qualcosa di molto speciale. È una scena plausibile che vedrei benissimo anche nell'opera originale, così come i dialoghi descritti. Sembrava davvero di vedere una puntata inedita dell'anime, un missing moment che non ho avuto difficoltà a immaginare nella mia testa con tanto di luci, colori e persino odori.
Non ti do un punteggio pieno semplicemente perché l'idea di partenza non brilla di originalità. Il primo incontro è infatti un topos letterario nelle fanfiction, qualcosa che crea un'emozione nel lettore ancor prima che questo si appresti a leggere. Diciamo che è un punto di partenza più semplice di altri, e indipendentemente da quanto lo si possa trattare bene rimane pur sempre una di quelle idee che vanno sul sicuro.

Gradimento personale: 13/15
La tua storia mi è piaciuta davvero molto. Si percepisce sempre una certa ansia nell'opera originale: ogni volta pare che stia per accadere qualcosa di tragico e irreparabile, e tu che guardi non puoi fare a meno di provare una certa tensione.
La tua fanfiction mantiene il giusto equilibrio fra questo tipo di sensazione e una placida calma. Si intravede una sottile malinconia, ma giusto perché sai già molte cose. Per il resto, è un racconto che lascia un senso di pace nel cuore. Una cosa che ho apprezzato molto è la struttura che hai scelto per la narrazione degli eventi: ci sono tre momenti, e tutti e tre cominciano e finiscono con il tema dei ciliegi, eccetto la parte centrale. In questa fase, infatti, abbiamo un'immagine della primavera decisamente più malinconica e “buia”. È il periodo in cui Kaoru è malata, in cui Mariko non lo sa ma riesce a percepire che qualcosa sta andando storto nella vita della ragazza: non riesce nemmno più a godere di quel profumo che la inebriò il giorno del loro primo incontro. Un profumo che ritroverà solo alla fine del racconto, con il ritorno della Kaoru che aveva conosciuto l'anno precedente. È un finale che, malgrado tutto, ti lascia sereno, così come lo è la piccola Mariko.

Giudizio globale: 68/80
Recensione alla storia Un pugno di cenere e sabbia - 03/11/15, ore 12:29
Capitolo 1: Un pugno di cenere e sabbia
Prima classificata al contest "Make it simple, make it memorable, make it inviting to look at, make it fun to read" indetto da Stratovella sul forum di EFP e vincitrice dei premi "Simple" e "Fun to read"

Grammatica e sintassi: 5/5
Non ho riscontrato nessun errore. Una nota a parte te la faccio per l'uso strategico dei tempi verbali: non è facile ottenere un effetto simile senza fare a pugni con la consecutio temporum, brava!

IC Personaggi: 5/5
Hai scelto dei personaggi non facili, soprattutto considerando quanto poco si sa di loro rispetto alle protagoniste. Takehiko è molto autentico nel modo che ha di parlare: il fatto che tutto il racconto sia impostato in modo simile a una lettera rimanda al suo scriversi con Nanako e rende l'immagine che hai dipinto di lui più familiare, vicina a quella dell'anime. Mi piace che tu abbia ripercorso la sua infanzia, approfondendola con scene che vedrei benissimo come parte dell'opera originale. Alcune immagini in particolare suscitano appieno l'angoscia e la tristezza che deve aver provato in specifici momenti della sua vita, come dopo l'abbandono del padre: Takehiko sente il bisogno di averlo accanto a sé e si illude della sua presenza attraverso piccoli gesti che ne delineano la sensibilità già accennata nell'anime; quel solco sulla poltrona può sembrare nient'altro che un solco, ma per lui è molto di più: è quanto gli rimanga di suo padre, di quella figura che lo ha abbandonato troppo presto, scatenando il forte senso di colpa che dichiara alla fine del racconto.
Anche se la trama in sé è concentrata principalmente sulla figura di Takehiko, Takashi ricopre un ruolo fondamentale nella storia. Sebbene la sua famiglia sia completamente diversa da quella dell'amico, anche lui è vittima di una sorte molto simile e ne condivide i dolori. Della caratterizzazione che ne hai fatto ho riconosciuto il fare sicuro e i toni scherzosi, che traspaiono attraverso piccoli elementi come il gesto di far saltare la mela per poi riacchiapparla e il discorso finale sulla madre, sfociato in una risata. Per non parlare dell'affetto nei confronti di Fukiko e Rei, accennato per un attimo dall'amico eppure così vero nel suo breve passaggio.
Ho molto apprezzato anche la descrizione dei genitori di Takehiko. La figura del padre, in particolare, per quanta sofferenza può aver causato, non riesce a farsi odiare. Non provo alcun tipo di rancore nei suoi confronti, perché il suo abbandono non viene mai, apertamente condannato. Viene condannata la società, il fatto che in quel periodo storico una donna abbandonata dal marito dovesse vergognarsi di se stessa. È questo il vero motivo per cui la madre di Henmi è morta: è stata la società ad ucciderla, non suo marito. Takehiko stesso, rivangando l'immagine di suo padre, pensa di capire come quet'ultimo potesse sentirsi solo, costretto a scegliere fra lui e la sua nuova famiglia, lasciando intuire che forse, in fondo al suo cuore, sia consapevole di quanto la sua scelta non debba essere stata facile. Un altro elemento che ce lo lascia capire è l'orgoglio di cui parla a un certo punto, quando, in riva al mare con Takashi, pensa alle “madri falciate troppo presto dalla morte e i padri allontanati dal nostro orgoglio, dai loro errori.” mettendo prima il proprio orgoglio degli errori del padre, come se si rendesse conto che una piccola parte di quella mancanza non dipenda solo dalle scelte del genitore.

Simple (uso del lessico): 10/10 + Premio Simple
Visto che il contest si ispira alle parole di un pubblicitario, non ti dispiacerà se apro una parentesi su questo argomento.
Il problema della pubblicità è che più il tempo va avanti, più è difficile trovare idee che siano in grado di sorprendere un certo tipo di pubblico. Le idee a un certo punto finiscono ed è difficile pensarne di nuove. Quindi, come usare il nostro bagaglio di esperienze per formulare qualcosa che vada comunque a colpire la mente di chi ci osserva?
La risposta è abbastanza banale: bisogna saper lavorare sul linguaggio, sia scritto che visivo.
Una campagna pubblicitaria è efficace quando chi vi assiste si pone questa domanda: “Questa cosa è così vera, come ho fatto a non pensarci prima?”. E infatti, il concetto che si cela dietro una buona comunicazione non è altro che una verità inconfutabile a cui non si è mai pensato prima, almeno non nei termini presenti nella creatività.
Tu con parole semplici, di cui singolarmente chiunque ha già esperienza, hai saputo creare delle immagini in grado di produrre questo effetto a ogni riga. Più volte, durante la lettura, ho dovuto fermarmi un attimo per realizzare quanto alcune frasi fossero così perfettamente combinate da entrarmi dentro e modificare il mio stato d'animo. Mi sono sentita estremamente coinvolta mentre leggevo il tuo racconto, capivo i pensieri di Takehiko come fossero miei. Il modo in cui reagisce dopo l'abbandono del padre cercando il suo calore nei libri e nel solco di quella poltrona è un'immagine così realistica e umana che chiunque, al suo posto, saprebbe riconoscervisi.
“C'è un momento in cui il tempo va in frantumi: cade a terra, spezza la cornice di legno del portafoto, infrange il vetro e lascia scivolare l'istantanea di famiglia. E le facce, imprigionate nella fotografia, non assomigliano più a chi le indossa tutti i giorni: le effusioni e gli abbracci immortalati non sembrano altro che un artificio, una cerimonia da inscenare per parenti e amici superficiali.” È un'immagine banale quella della cornice della foto di famiglia che cade e si rompre, l'abbiamo vista decine di volte in libri, film, cartoni e chi più ne ha più ne metta... ma ti rendi conto di come l'hai descritta? Tutta la seconda parte di questo periodo è la vera creatività della tua idea: non è la foto che cade, bensì l'ipocrisia che si cela dietro di essa quando all'improvviso ti accorgi che non potrai più fingere di fronte agli altri. La copertura è saltata, e tu ce lo dici usando un'immagine riconoscibilissima, qualcosa di cui tutti abbiamo esperienza, ma non nel modo in cui tu hai deciso di mostrarcelo.
“Aveva scelto il silenzio per andarsene: il clamore veniva dalle urla della mamma, dalle cravatte tagliate e dagli abiti che lacerava” le tue non sono banali descrizioni di quello che accade, ma comportamenti umani chiari e precisi che fanno da narratore.
Lo stesso discorso vale per i personaggi: Takashi lancia la mela in aria: ne deduco che debba essere un ragazzo sicuro di sé; gli sconosciuti che si susseguono in casa di Takehiko durante la funzione della madre non le rivolgevano la parola perché consideravano la sua situazione vergognosa: ne deduco che siano degli ipocriti; il padre di Takehiko è descritto come “un pensatore affascinato dalla cultura occidentale, che leggeva Tom Sawyer e amava fumare la pipa”... e non serve aggiungere nient'altro, davvero!
Questo discorso vale anche per alcune situazioni tipiche, come la crescita: l'ingresso nel mondo degli adulti e la paura che questa nuova fase della vita incute è descritta come “la solitudine di essere ormai adulti su vie in procinto di biforcarsi”. Sei andata proprio alla radice della questione, estrapolando quel sentimento umano che è alla base di tutte le nostre insicurezze.
Mi fermo qui. Se sei rimasta delusa dal fatto che non abbia citato la tua parte preferita ti tranquillizzo subito: sicuramente ho notato anche quella, ma qui lo spazio è stretto e devo dedicarmi anche agli altri punti.

Vince il premio Simple

Memorable (originalità): 10/10
Se non mi sarei mai aspettata un racconto su Caro Fratello, ancor meno avrei pensato di leggere qualcosa su questi due personaggi, sulla loro amicizia ma soprattutto sul dolore che si trovano a condividere. Non credo serva aggiungere altro: l'idea è originale sia nel modo in cui è trattata che nell'approccio che hai deciso di darle. Me ne ricorderò sicuramente, anche perché è stata in grado di lasciarmi delle emozioni molto forti.

Inviting to look at (titolo): 10/10
“Ricordai la piccolezza dell'urna, così lontana dalla figura di mia madre e come le dita faticarono a riversare il contenuto fra gli spruzzi vivaci dell'acqua.” perché in fondo, di creature così complicate come gli esseri umani non rimane che un pugno di cenere e sabbia. Per quanto Takashi la stringa forte nella sua mano, la sabbia è destinata a volare via col vento, così come le vite che hanno fatto parte della nostra esistenza e che torneranno solo nei ricordi.
Trovo che sia un titolo perfetto il tuo. Quadra alla perfezione con il racconto e sottolinea la cruda ironia di come esseri in grado di provare emozioni così complicate possano ridursi a qualcosa di così insignificante come la polvere.

Fun to read (gradimento personale): 10/10 + Premio Fun to read
“Penso che oggi avrebbe tante rughe qui”
Se dovessi scegliere un aggettivo per descrivere il tuo racconto direi vero. Ogni scena e ogni comportamento presente nella tua storia è così realistico che ti mette i brividi. La frase che ho citato sopra è solo uno dei tanti esempi, forse quello che mi è rimasto più impresso nel corso della lettura. Non mi trovo nella stessa situazione dei protagonisti, eppure capisco benissimo quella frase; sono pensieri così naturali e umani.
Quando ho inserito questo fandom nella lista degli accettati non credevo che qualcuno lo avrebbe scelto veramente. Primo, perché non si tratta di un'opera molto conosciuta (almeno non quanto la più celebre “Lady Oscar”, che si può definire il successo maggiore dell'Ikeda), secondo perché Caro Fratello è, in tutti i sensi, un'opera difficile. Le protagoniste vivono situazioni drammatiche portate all'estremo, tanto che molte scene sembrano persino comiche nella loro esagerata esasperazione. È qualcosa che riesci a prendere sul serio solo se riesci a distinguere ciò che vedi da quello che l'autrice vuole comunicare.
Penso che tu abbia capito l'essenza che si nasconde dietro quest'opera, tanto da ruscirne ad analizzare due personaggi complessi come Tekehiko e Takashi.
Ma veniamo al tema trattato: credo sia una pura, ironica coincidenza, ma devi sapere che nell'infinito mondo dell'angst - genere che prediligo - il tema che amo di più è il rapporto, conflittuale o meno, fra padre e figlio maschio. Ho sempre avuto un debole per questo binomio, ne ho scritte e lette di cotte e di crude e ogni volta mi emoziono come fosse la prima. Per cui, oltre agli innumerevoli apprezzamenti sullo stile e sul modo in cui hai trattato i personaggi con i loro complicati sentimenti, una considerazione speciale va all'argomento in sé, alla particolarità con cui hai deciso di affrontarlo e al modo in cui mi sono sentita arrivata in fondo al testo.

Vince il premio Fun to Read

Giudizio globale: 50/50 + Premio Simple + Premio Fun to read