Recensioni di IamNotPrinceHamlet

Queste sono le ultime cinque recensioni che l'utente ha lasciato nella sezione nell'ambito del programma recensioni.


Recensione alla storia Flipping through the worn out pages - 28/12/14, ore 22:16
Capitolo 1: Flipping through the worn out pages
Carissima! Eccomi qui a recensire anche quest'altra tua perla. O meglio, provare a recensire, perché credo che questa piccola fetta di vita (sono in vena di traduzioni letterali :D) per come ce l'hai presentata dica già tutto e non abbia bisogno di ulteriori parafrasi o spiegazioni. L'espediente delle valigie è perfetto per la carrellata che Eddie fa degli avvenimenti della sua vita, ora che è arrivato ai cinquanta e si trova a voler fare il punto della situazione. Ed è uno stratagemma credibile e realistico perché sappiamo bene che quelle valigie esistono davvero, con tutto il loro prezioso contenuto. Mi piace come hai fissato i punti principali del percorso di vita di Eddie senza soffermarti o appesantirli troppo, ma allo stesso tempo dando modo anche a chi non conosce vita morte e miracoli del cantante di poter comprendere tutto in modo da godersi la lettura. E poi va beh, la parte finale è tenera e gioiosa e lascia il miele in bocca, facendo da contraltare perfetto alle zone d'ombra e amarezza del passato di Eddie.
Insomma, ottimo lavoro come sempre!

P.S. Menzione speciale a parte per la caricatura del concerto con Jeff bassista-scimmia-skater, Mike Luke Skywalker e Stone giudice scassaballe di Forum :D
Recensione alla storia Man of the hour - 06/03/14, ore 16:26
Capitolo 1: Man of the hour
Carissima!
Finalmente l'adorabile Kip si decide a lasciarti una recensione per questo piccolo gioiello. Il parallelo Eddie/Andy, come dici tu, è immediato per chi ama questa band e ne conosce l'origine. Credo sia immediato anche per Eddie, nel senso che dal momento in cui ha messo piede per la prima volta in quel di Seattle si sarà IMMEDIATAMENTE ritrovato a fare i conti con la figura di Andy. Una figura non certo discreta, silenziosa, effimera, ma enorme, colorata e chiassosa. Effimera è stata invece la sua esistenza, purtroppo breve e per certi versi diventata poco più di un trafiletto nel paragrafo d'introduzione alla storia di una delle più grandi band di quegli anni, e non solo. Assurdo vero? Eddie in principio si sarà sentito il rimpiazzo di Andy, mentre col tempo Andy è diventato "quello che c'era prima di Eddie". Tra i due, è indubbio che il destino più triste sia stato quello di Wood.
Ma torniamo alla tua storia. Il surf. Eddie Vedder senza surf è come l'oceano senz'acqua, quell'uomo in un'altra vita dev'essere stato una creatura marina, perché altrimenti non si spiega. Eddie colora d'oceano i testi delle sue canzoni da più di vent'anni, parla di oceano nelle interviste, respira oceano. L'oceano è il suo yoga, la sua meditazione, la sua psicoterapia. Mi piace pensare che, proprio come descritto da te nella prima parte del racconto, Eddie faccia riflessioni su se stesso, sulla sua vita e su quella degli altri mentre scivola tra i flutti. Chissà, magari gli capita di pensare pure a cosa mangerà a pranzo, alla multa per divieto di sosta del giorno prima, alla banconota che deve ricordarsi di mettere sotto al cuscino della figlia che ha perso il dentino, a quel riff che lo tormenta da giorni... Questa volta però pensa a Andy, alla sua vita e alla fine della stessa, alle cose che li uniscono e li rendono simili e alle cose che li dividono, a come sarebbe stato conoscersi e confrontarsi. Eddie non è ipocrita nella sua analisi, sa che "dove c’era uno, l’altro non poteva stare", sa che se lui stesso è arrivato dov'è lo deve anche a Wood, che ha dato il via a tutto e che, involontariamente, con la sua fine ha messo in moto quella catena di eventi che ha portato alla nascita dei Pearl Jam e alla realizzazione del sogno di Vedder di vivere di musica. "D’altronde è stato come essere un viandante perso tra la nebbia, la pioggia e i muri scrostati della città: Andy è stato il faro che, in un certo senso, l’ha guidato attraverso tutto quel groviglio di capelli al vento, cavi elettrici e muffa… Andy è la strada, costellata di segnali scalcagnati e arrugginiti dal tempo, ma ancora lì, presente nonostante tutto": questa frase riassume tutto il concetto che vuoi esprimere, credo, col tuo racconto. Andy non è semplicemente "il tizio che c'era prima", Andy c'era e continuerà ad esserci, per i suoi compagni della band, e persino per lui, che non l'ha mai conosciuto.
La seconda parte della storia ci trasporta al concerto alla Key Arena e, uscendo dalla dimensione quasi onirica della prima parte, ci fai tuffare (tanto per non usare termini acquatici) nella realtà di un pre-show dei PJ: Eddie che butta giù la scaletta, il pennarello mordicchiato, la pioggia, il vino, Stone che storce il naso (e chi se no? :D), i fan accalcati. Si torna alla realtà e il sogno di un incontro impossibile con Andy svanisce... e invece no! E' proprio qui che il sogno torna dirompente e si fa più vivido. L'incontro c'è, neve e acqua si trovano, si scambiano un segno d'intesa, rinsaldano il loro legame immaginifico, dopodiché ognuno riprende il suo posto, senza che l'uno si sciolga perdendosi nell'altra.
Infine, ho trovato azzeccatissimo non solo il pezzo, ma anche il modo in cui l'hai "distribuito" all'interno della storia. Non hai semplicemente citato una canzone inserendola a casaccio nel racconto, ma hai creato un ritmo, cadenzato dai pensieri di Eddie alternati ai passaggi delle canzoni ad essi collegati.
Capisci quando dico che io non so scrivere cose serie? Non è da tutti scrivere un tributo a un personaggio scomparso senza scadere nel patetico e nella commiserazione da una parte, o nell'eccessiva mitizzazione dall'altra. Ci vuole una buona dose di delicatezza e destrezza narrativa. E certo, l'amore e il rispetto per il personaggio in questione aiutano :)
Insomma, si è capito che la storia mi è piaciuta? :D
Recensione alla storia Amongst the waves - 08/01/14, ore 17:06
Capitolo 1: Under the milky way
Io odio recensire i primi capitoli. Non che abbia una lunga esperienza in merito, anzi, credo si tratti del secondo caso in assoluto, ma ho già capito che lo odio. Perché mentre recensisco il primo capitolo di una storia, in realtà, tutto quello che voglio è avere il secondo capitolo da leggere! Possibilmente seguito dal terzo e, perché no, dal quarto, in tempi brevi. Perché il primo capitolo è l'aperitivo, anzi, è l'assaggino del tizio alla bancarella della sagra di paese, anzi, è l'assaggino del promoter al supermercato, anzi, è il primo capitolo. E io ho già appetito.
Nella descrizione hai definito questa storia come spin off/sliding doors story di un altro tuo lavoro precedente. Non ho ancora avuto modo di leggere tutto quello che hai scritto in passato, ma da alcuni tuoi riferimenti, Londra, l'album Standing on the shoulder of giants, il bassista con le mani tozze, ecc... mi pare di aver colto un nesso oasisiano, o sbaglio? Ha a che fare con la lunga storia da quasi 50 capitoli che hai scritto tempo addietro e che spero di poter cominciare a leggere a breve? In ogni caso, ho scoperto che abbiamo un altra cosa, una band, in comune :)
Torniamo alle cose serie, cioè a questo capitolo e al perché mi ha messo l'acquolina in bocca, di cui parlavo sopra. Mi piace come scrivi, mi piacciono le allegorie e le immagini che crei ("Ssssssh il rumore della cerniera assomigliava a quello di un serpente che inghiottiva il mio passato come in un quadro di Pacman", per citarne una) e il ritmo serrato che dai alla narrazione. Mi piace il fatto che, ridendo e scherzando, in questo capitolo in una botta sola hai presentato 3 personaggi (quattro col cugino Antonio) e li hai tutti ben delineati e caratterizzati in poche righe. In più, mi piace la situazione presentata in sé: anno nuovo (parallelo con la realtà attuale, quanto mi sembra vicino quel capodanno del 2000?), un viaggio, città nuova, vita nuova, taglio nuovo, un nuovo inizio. Una nuova fanfiction da seguire :)
 
(Recensione modificata il 08/01/2014 - 05:07 pm)