Sullo stile e il testo ho ben poco da dire poiché non ho rilevato errori che mi impedissero la lettura. Anzi il testo era più che scorrevole e ben strutturato e inoltre ho apprezzato molto le descrizioni fatte sia su Ai che sull'ambiente circostante: descrivono bene la solitudine di Ai ma anche il suo essere così estraniata per un mondo che ormai non le appartiene più. Ecco, di tutti i personaggi di Jigoku Shoujo credo che quello di maggior difficile comprensione sia proprio Enma dato e considerato come la ragazza nel corso dei secoli e rivestendo il ruolo della Jigoku Shoujo si sia chiusa in se stessa e sia così difficile capire cosa davvero voglia. Non ho mai creduto che Enma non abbia sofferto per aver traghettato tutte quelle persone all'Inferno, spesso molte delle quali non avevano commesso neanche nulla di male. 

Sì, solitudine è una parola che calza a pennello con Enma Ai e nel tuo scritto questo si coglie appieno, quella solitudine unita alla rassegnazione perché Enma può anche provare ad isolarsi per qualche momento e immaginare cose ma poi arrivano quelle richieste sul suo computer che la riportano alla sua realtà, ossia quella del lavoro che svolge. 

Insomma, quello che io ho colto dalla lettura di questa tua breve storia è una Enma che vorrebbe fuggire ma che non può e l'immagine di Enma che scruta l'orrizzonte tramontato è come un piccolo quadretto, uno di quelli che spesso vengono anche raffigurati nell'anime. 

A presto! 

_Flowermoon_