Recensioni di Freya_Melyor

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Recensione alla storia The gentle art of making enemies - 19/03/21, ore 13:40
Capitolo 1: The gentle art of making enemies
7° classificata al contest "Titoli a Catena"

Grammatica: 9,99/10
Grammatica perfetta, non ho notato alcun errore se non un minuscolo refuso che ti è sfuggito:
- Erano passati quattro anni e mezzo da quando avevamo cominciato a lavorare insieme […] → avevano (-0,01 pt).
Anche la punteggiatura è stata super azzeccata, utilizzata alla perfezione. Complimenti!

Stile e Lessico: 8,90/10
Prima di ogni cosa, lascia che ti dica quanto ho amato il modo in cui hai deciso di impostare la storia, differenziando i vari focus in base alla diversa impaginazione del testo. L'ho adorato!
Altra cosa che ho adorato da matti, è stato il carattere discorde e tuttavia simile che hai attribuito ai punti di vista (e mi riferisco sia a quelli propri dei due protagonisti che a quello neutrale che li riguarda entrambi): il modo di vederla e pensarla sembrerebbe a primo impatto differente in quanto questi due personaggi si trovano agli antipodi, ma sostanzialmente sono molto più simili di quanto loro stessi credano! Anche il ripetere frasi uguali o analoghe a mo' di rafforzativo per il concetto espresso è stata una trovata geniale, tanto per rimanere in tema e sottolineare la differenza non così distinta che li accomuna.
Ci sono però due cose di cui vorrei parlarti e che, mi duole dirlo, stonano con lo stile fluido, corrente e coinvolgente che hai adottato per questa storia.
La prima riguarda una piccola ripetizione (-0,10 pt) che, pur essendo l'unica notata, appare evidente proprio perché sei stata brava a differenziarti dov'era necessario, facendo invece capire quali fossero le iterazioni volute:
- Jim sembrava avere un talento naturale nel procurarsi dei nemici.
Era difficile comprendere se lo facesse apposta o meno – era difficile affermare qualsiasi cosa su di lui, a dirla tutta.
Nemmeno gli amici che lo conoscevano da anni erano in grado di decifrarlo, introverso com’era, e anche quando decideva di aprirsi non si riusciva a capire se parlasse sul serio o meno.
La seconda cosa che vorrei farti notare non è propriamente un errore (motivo per il quale te ne parlo qui e non nel parametro precedente). Si tratta del possessivo, più nello specifico della terza persona singolare suo e di come sarebbe stato meglio se, in base al contesto, l'avessi differenziato con la forma proprio. Come riportato dal treccani→ Quando il possessore è il soggetto grammaticale della frase, l’aggettivo ➔possessivo proprio (anche al femminile e al plurale) si può usare al posto degli aggettivi di 3a persona singolare suo e 3a persona plurale loro.
Se non vado errata, è stata una sola la volta in cui hai diversificato tra le due forme (Era un tira e molla senza fine, senza tregua – senza nessuno scopo, se non dichiarare guerra al proprio nemico), per il resto non ho trovato distinzioni.
Ciò che mi ha spinta a farti notare questa cosa, è stata una frase che davvero non sono riuscita a mandar giù: […] Erano passati quattro anni e mezzo da quando avevamo cominciato a lavorare insieme e nessuno dei due era riuscito a smussare i suoi difetti. […] → se avessi utilizzato la forma “proprio”, la frase avrebbe assunto tutto un altro sapore, un altro aspetto: Erano passati quattro anni e mezzo da quando avevamo cominciato a lavorare insieme e nessuno dei due era riuscito a smussare i propri difetti.
Questo è stato il passo che più mi ha disturbata, ma nel testo ne sono presenti molti altri che, a mio parere, avrebbero necessitato della forma proprio (-1 pt).

Attinenza al titolo: 5/5
Per quanto riguarda questo parametro, tanto di cappello!
Sei stata geniale, davvero. Praticamente hai costruito l'intera trama intorno al titolo, rendendo palese la cosa sia a inizio (Mike/Jim sembrava avere un talento naturale nel procurarsi dei nemici) che a fine storia (L’unica cosa che avevano guadagnato era un nemico da aggiungere in cima alla lista. Perché l’arte in cui entrambi riuscivano meglio – ancor meglio della musica – era quella di procurarsi dei nemici), argomentando dalla prima all'ultima riga.
Bravissima, sul serio!

Originalità: 2/5
Qui il tasto diventa dolente.
Se è vero che questo titolo è caduto letteralmente a pennello per le vicende da te narrate, è vero anche però che non sono frutto della tua fantasia.
A dispetto di quanto tu stessa credessi, sei stata molto brava a far trasparire l'emotività e l'“incomprensibilità” (come da te chiamata) dei personaggi nel raccontarli e nel farli raccontare, ma ti sei fortemente ispirata a episodi esistenti: non sappiamo come andarono di preciso le cose, se fu Jim ad andarsene o se fu cacciato, se quei due si dissero addio e cosa provarono l'uno nei confronti dell'altro; la scena da te descritta, quella che si svolge nel parcheggio deserto a eccezione del loro tour bus, è nata sì dalla tua mente, ma ha preso spunto da un avvenimento più ampio che sai essere accaduto per davvero.

Gradimento personale: 8,5/10
Eccezion fatta per l'originalità e per la questione delle due forme del possessivo, la storia mi è piaciuta davvero ma davvero tanto.
Trovo tu abbia la capacità di trasportare il lettore tra le righe senza che questo si annoi, al contrario!, fai in modo che s'immedesimi in ciò che legge e che abbia voglia di giungere alla fine passo dopo passo, senza fretta.
C'è stata una cosa che non mi è molto piaciuta, ma si tratta puramente di un gusto personale: per il discorso diretto hai usato le virgolette alte (quando in realtà sarebbero più appropriate quelle basse) e inoltre inserisci il punto all'interno delle virgolette; non si tratta di errori, ma di scelte stilistiche: personalmente, preferisco le virgolette basse e il punto all'infuori di queste ultime, sia per una questione stilistica che estetica. Ma, ripeto, non si tratta di errori; ecco perché non li ho segnalati nel primo parametro.
Ribadisco quanto abbia adorato la tua scelta di diversificare l'impaginazione del testo in base ai focus, trovando che questa decisione rendesse il complesso molto pulito, ordinato e al contempo dinamico.
Ti rinnovo i miei complimenti!

Tot: 34,39
Recensione alla storia Sinfonie d'istanti - 17/03/21, ore 21:25
Capitolo 1: Sinfonie d'istanti
2° classificata al contest "Titoli a Catena", vincitrice del premio speciale per la “Storia che mi è piaciuta di più”

Grammatica: 10/10
La tua è sicuramente una storia bella cospicua, nella quale potrebbe risultare facile perdersi un po' per strada. Invece devo farti i miei complimenti perché, nonostante l'abbia letta e riletta, non ho notato alcun refuso né punteggiatura male inserita.
Bravissima!

Stile e lessico: 8,40/10
Il tuo stile mi piace sempre un sacco, riesce a emozionarmi indipendentemente dall'argomento di cui parli e a prescindere dal modo in cui decidi di strutturare le tue storie.
Come già sai, sei veramente una dei pochi autori le cui righe sono capaci di farmi commuovere di fronte a caratteri romantici e, nonostante in questo testo non vi sia nulla che richiami il romanticismo stereotipato tra due persone, ho ritrovato comunque quell'aspetto “dolcioso” aleggiare nell'aria... o meglio, tra le tue parole! Ho adorato quest'impronta sentimentale, soprattutto se prendiamo in considerazione il fatto che nella tua trama non si fa cenno ad alcuna storia d'amore; si parla invece di un altro tipo di amore, di un sentimento che non so bene come definire ma che, di certo, non manca di far colpo.
Leggendo, credimi, mi hai trasmesso un'immensa voglia di ascoltare tanto i brani di Celentano quanto la musica in generale. Questa è una cosa che ho trovato pazzesca! Le tue parole sono – secondo me – in grado di toccare l'anima del lettore, di fargli percepire tutti i sentimenti e le emozioni provate da Mike e di far riflettere sull'immenso (e a volte sottovalutato) potere che le canzoni, i testi, il timbro vocale di un cantante e la musica in generale possa avere sull'animo della gente.
Detto e ribadito quanto ami il tuo stile, voglio passare a farti notare alcuni punti.
Chissà chi sta cantando, pensò […] → dal momento che ci sono parecchie frasi e parole che hai posto in corsivo in modo da enfatizzarle, avrei preferito che differenziassi il pensiero ponendolo magari tra virgolette alte; il corsivo sarebbe andato bene se l'avessi usato esclusivamente per i pensieri (-0,10 pt).
C'è stata poi una frase che non molto mi è quadrata:
- Il cuore già gli martellava nel petto al solo pensiero che potesse ascoltare le sue parole, riconoscere il suo modo di articolarle anche in un vecchio film che doveva risalire alla fine degli anni Settanta – gli fece piacere rendersi conto che non c’era differenza nella sua voce quando cantava e quando invece parlava normalmente → sebbene il modo verbale in questione non rappresenti un errore – poiché, come riportato dal treccani il congiuntivo indica la volontà, la possibilità, la proiezione nel futuro dell’azione pensata (quindi spesso usato a designare il futuro), quel “potesse” non mi è suonato tanto bene nel complesso. Mi sarebbe suonato meglio se, per esempio, avessi scritto: “ Il cuore già gli martellava nel petto al solo pensiero di poter ascoltare le sue parole, riconoscere il suo modo di articolarle anche in un vecchio film che doveva risalire alla fine degli anni Settanta […]” (-0,10 pt). Non ho segnalato questa cosa nel parametro precedente in quanto, appunto, non si tratta di un vero e proprio errore ma di una scelta personale e di un gusto soggettivo.
Andando avanti, per quanto il testo fosse lungo e per quanto abbia notato l'accuratezza impiegata nel non ripeterti, qualche iterazione ravvicinata ti è però scappata; roba da poco che, tuttavia, stona un po':
- Inizialmente non riuscì a cogliere l’importanza di un brano come Il tempo se ne va.
Si domandava quale fosse il suo significato e cosa volesse comunicare quel brano così bello (-0,10 pt).
- Quella notte, tuttavia, decise di rinunciare al caffè e di compiere un gesto che non era solito fare: accese il televisore e cominciò a fare zapping con fare annoiato tra i pochissimi canali presenti (-0,10 pt).
- Lo riconobbe quasi subito – il volto lo aveva intravisto in alcune copertine di suoi album e il timbro profondo e caldo era lo stesso che ormai gli era entrato nelle ossaAdriano Celentano. Era lui, in carne e ossa […] (-0,10 pt).
- Si ritrovò completamente rapito dalla storia d’amore tra quell’uomo campagnolo e quella donna tanto ricca e attraente, che tuttavia aveva scelto di adattarsi alle abitudini di lui pur di stargli accanto e dimostrargli che lo amava. Tuttavia, lo scenario non era melodrammatico né melenso […] (-0,10 pt).
Infine, per ultimo voglio parlarti del possessivo “suo” e di come questa sia per la maggior parte la forma da te utilizzata. Dal momento che racconti di quanto il protagonista si senta ammaliato e rapito dalla voce di Celentano, a volte sarebbe stato meglio se, riferendoti a Mike, avessi utilizzato la forma del possessivo “proprio” in modo da rendere estremamente palese la differenza in prossimità del possessivo in relazione ad Adriano. Non che tu non abbia distinto per nulla, anzi! Ci sono stati un paio di punti in cui hai usato la forma del “proprio”, eppure se avessi diversificato di più sarebbe stato meglio. Ecco perché t'invito a rileggere il testo e modificarlo, se lo vorrai (-1 pt).

Attinenza al titolo: 5/5
Assolutamente punteggio pieno!
Appena scorto questo titolo, ho subito pensato che fosse bellissimo e la curiosità mi ha mangiata viva finché non ho letto la storia che gli hai costruito attorno.
Hai fatto in modo che per tutto il testo riecheggiassero queste sinfonie d'istanti. La cosa bella è che non si fatica affatto a comprenderle. Leggendo, ci si rende benissimo conto di ciò che hai voluto arrivasse al lettore da ancor prima che Mike comprendesse “[…] che in quei brani – in ognuno di essi – si nascondevano sinfonie d’istanti che appartenevano alla quotidianità di chiunque”. Ed è proprio questo il punto spettacolare della tua storia: sei riuscita a parlare di un amore, di un sentimento profondo nei confronti di una cosa apparentemente inanimata – di una cosa che, sebbene non sia biologicamente viva, lo è molto di più di alcuni cuori di pietra che pulsano all'interno di petti aridi.
Hai sfruttato meravigliosamente il titolo proposto da matiscrivo, rendendolo vivo e passionale esattamente come la musica di Celentano di cui tanto hai scritto.
Complimenti, complimenti, complimenti!

Originalità: 4/5
Devo dire che sei stata veramente tanto brava nell'unire il tuo amore per Mike Patton e per Celentano, dando vita a una meravigliosa storia che è emozione allo stato puro.
È stato geniale prendere spunto da quei piccoli indizi che Mike ha disseminato qua e là nei suoi vari lavori: così hai partorito un testo che è assolutamente introspettivo (il mio genere preferito) quanto sentimentale. Hai svolto un lavoro sublime, fattelo dire! Non solo perché l'intera storia fa parte di una gamma di sinfonie d'istanti di una buona lettura, ma anche perché grazie al tuo occhio attento hai tirato su un accurato testo carico di sentimenti. Bravissima!

Gradimento personale: 10/10 – premio speciale per la “Storia che mi è piaciuta di più”
Ti dico prima qual è stata l'unica cosa che non mi è tanto piaciuta, una piccolezza che non è un errore ma una scelta di gusti soggettivi: l'uso del punto all'interno delle virgolette basse nel discorso diretto. Personalmente lo preferisco all'infuori, sia per una questione stilistica che estetica, ma questo è solamente il mio parere che prescinde da tutto il resto.
Ora posso finalmente passare a dirti quanto la tua storia sia stata estremamente toccante ed emozionante per me!
Avevo aspettative altissime per questo titolo e sono stata felicissima di constatare quanto le tue righe le abbiano ampiamente soddisfatte. Hai affermato che questa storia ha molto di te, più di quanto si possa immaginare; non ti conosco se non tramite nickname, ma non fatico affatto a crederti: una storia così bella e intensa non può essere altro che il sincero porre nero su bianco il proprio stato d'animo circa ciò che una grande emozione (in questo caso la musica di uno specifico artista) suscita in noi. Per non parlare del finale... quello è stato da brividi: “Io non so parlar d'amore. L'emozione non ha voce. Eppure Mike non era d’accordo con i primi due versi della canzone: non era vero che quell’uomo non sapeva parlare d’amore. A lui aveva sempre saputo sussurrare a un soffio dal cuore, senza mai invaderlo o risultare banale; gli aveva insegnato cos’era l’interpretazione di una sinfonia e il racconto di un istante, gli aveva mostrato come rendere speciali anche i dettagli apparentemente insignificanti. Non era vero che l’emozione non aveva voce: per Mike l’emozione era quella voce, la sua voce”. Prima d'ora non avevo mai pensato al fatto che non è vero che l'emozione non ha voce. Al contrario, ho sempre trovato questa canzone di Celentano di una bellezza disarmante e mi sono associata alle sue strofe, pensando che a volte un'emozione può essere così bella e intensa da lasciarci senza parole. E invece... invece dovevo leggere la tua storia per intenderla all'opposto, per capire che non è possibile che un'emozione profonda non abbia voce. Il mio è un discorso generale, applicabile a qualsiasi cosa ci faccia emozionare, ma ci sono arrivata grazie al tuo Mike e alle tue parole. Ecco perché ti sono doppiamente grata: non solo per aver scritto una storia così toccante, ma anche per avermi fatto riflettere. Bravissima!

Totale: 37,40/40
Recensione alla storia Take me gently - 11/06/20, ore 16:55
Capitolo 1: Take me gently
7° POSTO: Kim Winternight – Take me gently

Titolo: 5/5
Titolo fluffosissimo, tenero, dolce, romantico ma al tempo stesso – dopo aver letto la OneShot – si capisce quanto carico di dramma sia.
Racchiude il fulcro dell'intera storia, l'ho adorato!

Grammatica: 7,80/10
Grammatica molto buona!
Per lo più ti sono sfuggiti errori di distrazione/battitura; niente di così grave:
- Roddy sarebbe dovuto essere al settimo cielo, ma quel giorno non era decisamente in vena […], “avrebbe dovuto essere” (-1 pt) → se dopo il verbo servile (dovere) trova posto il verbo essere, l'ausiliare da utilizzare è “avere” (http://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/domande_e_risposte/grammatica/grammatica_221.html );
- Roddy lo conosceva troppo bene, sapeva esattamente cosa avrebbe fatto e come si sarebbe comportato una volta sceso dalla sua auto. glielo aveva sbattuto in faccia senza mezzi termini […], ti è sfuggita la lettera maiuscola (-0,03 pt);
- […] si infilava nel suo letto soio per essere abbracciato […], piccolo refuso (-0,01 pt);
- Il tastierista si sistemò su una sedia che si trovava accantò alla grande portafinestra, stando attendo a non appoggiarsi alla spalliera per non grinzire un indumento abbandonato su di essa […]:
  1. primo refuso, accantò al posto di “accanto” (-0,01 pt);
    secondo refuso, attendo al posto di “attento” (-0,01 pt);
    grinzire → ho capito ciò che volevi esprimere, ma in italiano non esiste tale verbo (-0,50 pt);
- «Sai, oggi mi ha fatto piacere parlare così con te. non lo avevamo mai fatto», hai mancato la lettera maiuscola (-0,03 pt);
- […] Stai attento ai battiti del tuo cuore, alle sensazioni che provi, a ogni singola cosa. sii scrupoloso come quando fai musica […], (-0,03 pt);
- Non mosse un muscolò […], refuso (-0,01 pt);
- […] sistemarsi nuovamene su di lui […], refuso (-0,01 pt);
- Mike, con gesti lenti e delicati, cominciò a penetrarlo con un dito, facendo scivolare tra i suoi muscoli caldi e stretti […], “facendolo” (-0,01 pt);
- Poi si mise a sua volte su un fianco […], “a sua volta” (-0,01 pt);
- […] che li aveva uniti durante qualla bizzarra serata […], “quella” (-0,01 pt);
- «Beh, sarebbe bello stare con te. ma tutto assumerebbe quel sapore dolciastro di ruotine […], (-0,03 pt).
Per quanto riguarda la punteggiatura, molto ma molto curata anche quella. Ci sono stati solamente pochissimi punti in cui è mancata, a mio parere, qualche virgola; ma nulla che creasse grande scompiglio (-0,50 pt).

Stile e Lessico: 8/10
Amo il tuo stile, ma questo non è un mistero!
Benché questa OneShot sia una drammatica/erotica/introspettiva, impazzisco per il romanticismo innato che sgorga dalle tue righe e che riesce a farmi apprezzare il genere, trasformandomi gli occhi a cuoricino senza che io possa rendermene conto. Hai un modo di esprimerti che – sebbene il dramma, percepito forte e chiaro – è molto dolce, introspettivo, riflessivo; nonostante tutto, rendi i dialoghi e l'intreccio più “duri” quando serve, sfoderando qualche parolaccia che non guasta nel contesto, anzi!, sottolinea il concetto che in quel momento vuoi esprimere. Tanto per farti un esempio, ho adorato il cambio repentino di Mike all'inizio della storia, notando una bella differenza tra la confusione/ansia provata mentre rimuginava su cosa fossero lui e Roddy, e la scontrosità con la quale ha risposto al tastierista quando quest'ultimo ha richiamato la sua attenzione. Stesso discorso è valso per Roddy: prima “A Roddy si mozzò il respiro ed ebbe voglia di gettarsi tra le sue braccia e lanciare un grido di gioia. Davvero Mike si era preoccupato per lui?”; poco dopo, invece, ha solo voglia di andarsene a casa e inizialmente rifiuta di dare un passaggio al cantante, consigliandogli di farsi accompagnare da qualcun altro o di chiamare un taxi (il fatto che alla fine ceda è un dettaglio a parte!).
Insomma, stile e lessico si sposano alla perfezione, alternandosi in base alle emozioni provate dal personaggio protagonista di quel dato momento. Ed eccoci a un altro complimento che ti spetta: speravi di non aver creato confusione col continuo cambio del punto di vista. Bene! Ti dico che non solo non c'è stata confusione (e da qui si deduce la grande attenzione e devozione che hai impiegato nello scrivere la storia), ma ho apprezzato da morire il tuo rendere protagonisti entrambi allo stesso modo; non c'è uno che prevale sull'altro, hai donato a entrambi la stessa importanza. L'ho amato!
L'unico appunto che ho da fare, e che vorrei notassi in modo da stare più attenta in futuro, è la ripetizione di alcune parole/espressioni che hanno creato un effetto cacofonico (-2 pt). Li ho riportati tutti qui sotto, affiancando degli esempi coi quali non voglio assolutamente dirti come scrivere le tue storie, sono solo dei semplici suggerimenti per farti vedere come sarebbe stato diverso l'effetto prodotto se non ti fossi ripetuta:
- Poco prima, mentre beveva il suo caffè, (Mike) era arrivato a una conclusione: Roddy meritava una spiegazione, anche se lui non aveva idea di quale fosse quella giusta. Anche lui ne aveva bisogno […] → “Poco prima, mentre beveva il suo caffè, era arrivato a una conclusione: Roddy meritava una spiegazione, anche se lui non aveva idea di quale fosse quella giusta. Anch'esso ne aveva bisogno […]”.
- Con la coda dell’occhio vide il cantante riscuotersi appena e voltarsi a guardarlo, distogliendo lo sguardo dalla strada buia che stavano percorrendo […]; → “Con la coda dell’occhio vide il cantante riscuotersi appena e voltarsi a guardarlo, distogliendo la vista dalla strada buia che stavano percorrendo […]”;
- «Questo sono io, dovresti saperlo. Ho capito che io e te abbiamo priorità diverse» lo interruppe bruscamente il cantante. Roddy sentì il cuore spezzarsi. Ecco, stavano arrivando alla fine di ogni cosa, stavolta era vero. Sapeva che lui e Mike avevano priorità diverse, era consapevole che loro due fossero molto diversi […] → “«Questo sono io, dovresti saperlo. Ho capito che io e te abbiamo priorità diverse» lo interruppe bruscamente il cantante. Roddy sentì il cuore spezzarsi. Ecco, stavano arrivando alla fine di ogni cosa, stavolta era vero. Sapeva che lui e Mike avevano priorità differenti, era consapevole che loro due fossero molto dissimili […]”;
- Roddy lo conosceva troppo bene, sapeva esattamente cosa avrebbe fatto e come si sarebbe comportato una volta sceso dalla sua auto. glielo aveva sbattuto in faccia senza mezzi termini, proprio come lui senza mezzi termini aveva sempre prevalso su di lui, trattandolo come un oggetto […] → qui non solo ti sei ripetuta, ma, non differenziando le due parti, hai creato anche un pochetto di confusione: “Roddy lo conosceva troppo bene, sapeva esattamente cosa avrebbe fatto e come si sarebbe comportato una volta sceso dalla sua auto. glielo aveva sbattuto in faccia senza mezzi termini, proprio come Mike/il cantante senza mezzi termini aveva sempre prevalso su di lui, trattandolo come un oggetto […]”;
- Voleva che Roddy fosse sincero con lui, che gli dicesse cosa provava davvero. E solo incrociando i suoi occhi sarebbe stato in grado di comprenderlo appieno. Il biondo si scrollò di dosso la sua mano e si voltò completamente verso di lui, piantando gli occhi nei suoi […] → considerando che poco dopo ripeti nuovamente la parola “occhi”, tuttavia appropriata per il contesto (Rimase semplicemente a scrutare quella vena furiosa che velava i bellissimi occhi del suo Roddy), magari avresti potuto sostituirla – in modo da non ripeterti eccessivamente – la seconda volta in cui l'hai utilizzata, dicendo, per esempio: “piantando lo sguardo nel suo”;
- Parlare di certe cose lo metteva a disagio, era uno che preferiva dimostrare le cose, se mai ci fosse stato qualcosa da dimostrare […] → “Parlare di certi argomenti lo metteva a disagio, era uno che preferiva dimostrare le cose, se mai ci fosse stato qualcosa da dimostrare […]”;
- Mike sussultò e abbandonò le braccia lungo il corpo, non voleva toccarlo o compiere qualche gesto equivoco. Tuttavia era molto difficile rimanere calmo e immobile mentre il corpo di Roddy era steso sul suo e il suo volto era così vicino […] → “Mike sussultò e abbandonò le braccia lungo il corpo, non voleva toccarlo o compiere qualche gesto equivoco. Tuttavia era molto difficile rimanere calmo e immobile mentre il corpo di Roddy era steso sul proprio e il suo volto (il volto di Roddy) era così vicino […]”;
- Non mosse un muscolò e aspettò finché Mike non si sollevò per poi chinarsi e sostituire con le labbra i suoi polpastrelli, lasciando che questi scendessero sotto il suo mento. Lo baciò piano, proprio come aveva fatto in macchina prima che scendessero […] → “Non mosse un muscolò e aspettò finché Mike non si sollevò per poi chinarsi e sostituire con le labbra i suoi polpastrelli, lasciando che questi scendessero sotto il suo mento. Lo baciò piano, proprio come aveva fatto in macchina prima che salissero in casa […]”;
- E soprattutto stava osservando e percependo attentamente ogni singola reazione del biondo: come la sua pelle chiara si increspava sotto il suo tocco […] → anche qui, oltre alla ripetizione, c'è un po' di confusione: “E soprattutto stava osservando e percependo attentamente ogni singola reazione del biondo: come la sua pelle chiara si increspava sotto il proprio tocco […]”;
- (Mike) Ascoltò Roddy gemere piano mentre gli si offriva maggiormente e si agitava un poco sotto di lui. Si fece strada in lui finché non lo ebbe preparato […] → “Ascoltò Roddy gemere piano mentre gli si offriva maggiormente e si agitava un poco sotto di . Si fece strada in lui finché non lo ebbe preparato […]”;
- Sorrise sghembo a Mike e lui riprese a oscillare lievemente su di lui […] → “(Roddy) Sorrise sghembo a Mike e quest'ultimo riprese a oscillare lievemente su di lui”;
- Mike lo sapeva, sentiva i sentimenti di quel ragazzo scivolargli addosso come dolorose carezze; tuttavia per lui era ancora tutto così confuso, anche se poteva affermare di sentirsi bene con lui e di doverlo ringraziare per averlo amato incondizionatamente ancora una volta. Anche se lui si sentiva un mostro, una merda, una persona orribile […] → “Mike lo sapeva, sentiva i sentimenti di quel ragazzo scivolargli addosso come dolorose carezze; tuttavia per lui era ancora tutto così confuso, anche se poteva affermare di sentirsi bene col giovane uomo e di doverlo ringraziare per averlo amato incondizionatamente ancora una volta. Anche se lui si sentiva un mostro, una merda, una persona orribile […]”;
- Avrebbe potuto farlo, ma ancora una volta si rese conto che non poteva avanzare ancora delle pretese […] → “Avrebbe potuto farlo, ma ancora una volta si rese conto che non poteva avanzare le ennesime pretese […]”;
- Gli sforzi di Roddy non erano serviti a niente, aveva ancora una volta rovinato tutto. Mentre guidava verso casa, Roddy si maledisse perché ancora una volta si era lasciato usare […] → per “Gli sforzi di Roddy non erano serviti a niente, aveva di nuovo rovinato tutto. Mentre guidava verso casa, Roddy si maledisse perché ancora una volta si era lasciato usare […]” o viceversa;

Inserimento del pezzo scelto: 5/5
Mi è piaciuto tantissimo il modo in cui hai inserito il pezzo!
Non solo l'hai fatto in maniera idonea, quindi intessendo le frasi nella trama, ma gli hai anche attribuito una sorta di duplice significato: prima vediamo Roddy arrivare al limite, lamentarsi, dire a Mike come la situazione gli vada ormai stretta («È che sono così abituato a essere usato da te, pensavo che dopo il tour sarebbe tutto finito. Che sarei tornato alla mia normalità, perché so che in quel momento tu avevi bisogno di me e io ci sono stato. Ma adesso non ci sto più, Patton»); poi, invece, lo vediamo tornare sui propri passi e rimangiarsi quanto detto in precedenza – probabilmente parole dettate dall'estrema rabbia («Comunque, preferisco sempre quando i nostri incontri sono inattesi. Amo quando mi chiami inaspettatamente vicino a te o mi salti addosso senza preavviso»). Questa storta di bipolarismo (passami il termine!) mi è piaciuto molto; ho trovato si adattasse alla trama e al dramma vissuto da entrambi, soprattutto a quello vissuto da Roddy: il suo contraddirsi non è altro che sinonimo di un'opera di convincimento attuata su se stesso, convinzione volta a proteggerlo da una situazione che – seppur apparentemente inizi a sbloccarsi – rimane statica nel suo essere complicata (C’era qualcosa di amaro in quelle labbra incurvate appena, qualcosa che forse Roddy stava cercando ancora di nascondere. Ma per quella sera si erano detti e dati tanto, si erano presi cura l’uno dell’altro e quello poteva bastare per il momento. «Va bene così» aggiunse ancora il tastierista, come se tentasse di convincere più se stesso che il suo interlocutore).

Gradimento personale: 10/10
Amo le tue storie, davvero. E non avevo alcun dubbio neanche su questa da ancor prima di leggerla!
Nonostante tu abbia scritto un'erotica/drammatica/introspettiva, ho trovato (come già detto) del romanticismo; quel romanticismo che solo tu, col tuo stile e le tue parole, riesci a farmi apprezzare appieno.
Mi è piaciuto da matti il sentore dolciastro che, per tutta la storia, mi ha accompagnata; non so se sia una cosa da te voluta oppure una tua personale caratteristica/dote che spontaneamente si riversa in ciò scrivi, ma mi piace. Mi piace perché hai mixato in maniera perfetta – e diversa da ogni altra storia letta (partecipante al contest e non) – amore e dramma/eros; amore inteso nella sua forma più pura e incondizionata, quella più semplice e al tempo stesso più complicata di tutte, fondendolo magnificamente con uno strazio amoroso/rapporto carnale, fortemente drammatico, che altro non è che la semplice conseguenza di tale sentimento.
Credimi, fatico persino a trovare le parole esatte per esprimere ciò che la tua storia mi ha trasmesso... dire che mi sono decisamente immedesimata nel punto di vista di entrambi, è fortemente riduttivo. Hai reso i personaggi maledettamente umani, li hai messi a nudo nelle loro problematiche, paure e ansie. Hai parlato di un Mike consapevole della confusione provata e del male fatto a Roddy; lo hai reso vulnerabile, accomodante alle richieste del tastierista, positivamente meravigliato da cosa significasse fare l'amore, ascoltare l'altro, viverlo e viversi. Ma poi, alla fine, la sua indole distaccata ha prevalso sulla ragione; testa batte cuore.
Allo stesso modo, ho amato il tuo delineare Roddy: è trapelata tutta la sua frustrazione, la voglia di opporsi alla propria arrendevolezza, il pungo di ferro col quale ha affrontato Mike, per poi sciogliersi nuovamente come neve al sole; il suo andare incontro all'amante e cercare pazientemente di abbattere quel muro che non gli permetteva di amarlo liberamente e farsi amare. E poi la contentezza di quel rapporto vissuto con calma, col desiderio bruciante che preme per uscir fuori ma che viene tenuto a bada, regalando loro un'attesa ancor più bella del piacere stesso. Eppure, alla fine dei giochi, anche Roddy ha dovuto fare i conti la realtà, rendendosi conto che Mike non cambierà mai e che lui, per l'ennesima volta, ha ceduto a quella remissività che solo poche ore prima aveva cercato di combattere.
L'epilogo di questa storia è più vero e umano di quanto si possa pensare: se gli angoli vengono smussati solamente da uno dei due, vuol dire che non sono innamorati entrambi.
Dio, quanto dramma!, e che pane per i miei denti affamati di strazio!
Grazie per questo amore tormentato e che, almeno per il momento, non verrà ricambiato.

Tot: 35,80/40