Recensioni di odamei

Queste sono le ultime cinque recensioni che l'utente ha lasciato nella sezione nell'ambito del programma recensioni.


Recensione alla storia Darkness of Desire - Due teli di plastica - 21/01/18, ore 21:54
Capitolo 50: 50
Neanche stavolta scriverò una recensione. Le mie parole al termine di ogni lettura non lo sono mai state perché quello che ho ricevuto non è un racconto, una storia, va oltre. Attraverso le tue Lexa e Clarke, le tue parole e la musica, ho ritrovato un modo di sentire, di emozionarmi diverso, un percepire capovolto, quasi irriverente, che credevo sepolto. La “specialità”, la bellezza di questo dono e di chi lo ha fatto, sono difficili da spiegare a parole, o forse il definirle è inadeguato. Porto e porterò con me questi cinquanta capitoli, non mi limiterò a conservarli, ma avrò cura del loro contenuto come si fa con ciò che è prezioso, perché in qualche modo sarà presente in questo “sentire” che è inevitabilmente mutato da quando ho attraversato per la prima volta quei due teli di plastica con Clarke.
L’ultima immagine racchiude ciò che hanno trovato entrambe e che anch’io auguro a te di trovare. Oso affermare che sono sicura che sarà così, me lo raccontano i tuoi suoni iberici e la tua Sagrada Familia.
Credo di avere già detto che sono una frana in queste cose, ma ci provo con un semplice grazie. Grazie Stefania, per questo viaggio, per tutto. Mi mancherà l’attesa del nuovo capitolo e la rilettura dei precedenti, ogni volta con rinnovata incredulità. Non importa quando sarà, saprò attendere per ritrovarmi, spero, a guardare e poi leggere nuovamente altre tue parole. Adagio un abbraccio.
Recensione alla storia Darkness of Desire - Due teli di plastica - 16/01/18, ore 10:46
Capitolo 49: 49
Oltrepassare le soglie delle SkyCrew, in via ufficiale o come visitatrice, mi ha sempre fatto provare un profondo senso di angoscia misto a rabbia. Per la contenzione, la costrizione, l’incapacità di comprendere le Clarke e le Octavia, da parte di chi aveva ed ha la presunzione che denominare, dire trauma, shock, patologia, sia una sorta di formula magica che arroga il diritto di fornire un mondo, una sua visione e un modo di viverlo confezionato, la cura. Spesso, ignorando del tutto che le funzioni vitali sono state sostituite da altre, vicarianti, di diversa natura e consistenza, che permettono di respirare, di far scorrere e trascorrere, i particolari e i dettagli cruenti. Il genitore, il fratello che si tolgono la vita lasciando un’eredità di immagini e non solo che si posiziona in quel sistema limbico che Aden fa esplodere. Prima di lui, Anya, prima ancora Luna e il padre di Clarke.
Credo a Lexa, credo che sia sempre stato tutto vero. Più che alla fine, penso ad un termine, anzi dovrei dire ad una terminazione che è definitivamente scoperta e che ci riconduce all’inizio. A quei due teli accostati e scostati più volte, che spesso ho immaginato di pietra.
Di recente ho visitato un cimitero monumentale e più delle imponenti statue o di quella sorta di mausolei in miniatura, è stata proprio la pietra a colpirmi. A volte sembrava quasi deturpata dal metallo, reclamava di essere lasciata sola, a custodire, non a celare ma a proteggere, quasi a dover statuire l’importanza della storia che quei resti conservano.
Ho provato a dare una risposta al “perché” di Clarke, che è anche quello di Lexa. Ho accostato con un gioco di parole the End e the Hand, pensando alla mano che accarezza, che tocca, che dona piacere. La stessa che impugna una pistola o una lama, che può provocare dolore, fino alla morte.
Non so se Lexa abbia usato quel tagliacarte, se Clarke sia morta con lei e per tornare a vivere debba abbassare la maniglia ed uscire da quella porta. Se stia vivendo un’allucinazione, un sogno o se lo stiamo facendo noi. Ma c’è qualcosa che in ogni caso è appartenuto ad entrambe e continuerà a farlo. Uso due espressioni, per assonanza e perché, nonostante la traduzione letterale sia diversa, hanno per me lo stesso significato: in Trigedasleng “Ai hod yu in”, e “I hold you in”. Anch’io le ho “tenute” così dal primo capitolo e continuerò a farlo anche dopo l’ultimo, ad ogni Horizonte.
Recensione alla storia Darkness of Desire - Due teli di plastica - 07/01/18, ore 23:44
Capitolo 48: 48
Blood, Brother, Bones. Tre parole risuonate, ripetute, quasi con l’urgenza di essere scritte. Per svelarmene una quarta, scomposta, “Be other”. Vado con disordine.
Brother. Il fratello di Lexa. Clarke ha chiesto solo di Luna, di quella fotografia, sembra essersi dimenticata dell’altra presenza, del terzo vertice della geometria che replica la punta di una freccia. Acuminata, che l’ha trapassata più volte. Non è disattenzione, ma impossibilità di accogliere la risposta ad un’altra domanda. La necessità di mettere insieme i pezzi, i frammenti di Lexa veniva prima di qualsiasi altra cosa, il bisogno di sentirla, di percepirla, primario. Tanto che tutto il resto è rimasto confinato in una sorta di limbo, presenza latente, silente.
Bones. Una parola che ho ricondotto e riconduco a intimità, nudità. Non ho mai avuto la sensazione di intrusione, violazione. Credo mi sia accaduto qualcosa di simile quando per la prima volta ho toccato e analizzato dei resti ossei. La tua scrittura, pur conducendo nel profondo, porta ad una prossimità, ad una vicinanza che non è mai invadenza, insolenza.
La clavicola, le costole, le ossa di Lexa, come tutto il suo corpo, sono i luoghi in cui va ad inscriversi, ad incidersi Clarke e di rimando la sua risposta. Un’anatomia del fare l’amore che priva della percezione di qualsiasi altra cosa intorno.
Blood, quello rimasto nelle siringhe usate, quello dei tagli, quello un tempo sul sopracciglio di Clarke. Quello sulle mani di Lexa. Un rosso cremisi, un carminio a ricordare quello che scorre dentro le ossa e che sopra ad esse percorre la carne, che significa ferita ma anche legame, che unisce o sgorga da una lacerazione.
Be Other. Il faro. Riapro la scatola di legno del sestante che rappresenta una delle cose più preziose che possiedo.
La lettura dell’ultima parte è stata accompagnata da Teresa Salgueiro con il suo Horizonte.
Adesso che il termine di questo racconto sembra essere vicino, accanto all’interrogativo su cosa accadrà a Lexa e Clarke, poso il pensiero alla tua scrittura fatta di emozioni che custodiscono le emozioni, in quell’alba a est. Ma credo che, come per Lexa e Clarke, di doverne scrivere dopo il faro.
Recensione alla storia Darkness of Desire - Due teli di plastica - 01/01/18, ore 22:59
Capitolo 47: 47
I preparativi che precedono la serata del 31 dicembre non sono solo quelli per un evento importante e nemmeno per l’arrivo di un nuovo anno. Non solo. Sembra approssimarsi un rito di passaggio, che in realtà è iniziato tempo prima, forse nell’attimo esatto in cui Lexa e Clarke hanno fatto la comparsa l’una nella vita dell’altra. L’abito scelto da Lexa riflette ciò che la veste in questo momento e non mi stupisce che sia quello che le lascia la schiena scoperta, senza nascondere le cicatrici. Non c’è nessuna ostentazione, nessuna messa in mostra o forzatura, tutto sembra essere esattamente come viene sentito, non filtrato, spontaneo. Viene varcata una soglia, ma sarebbe meglio dire superata, con decisione e con inevitabile timore. Entrambe corrono dei rischi, la posta in gioco è altissima, anche se quella sul punto di vacillare sembra essere Clarke, nei gesti di Lexa si legge altrettanta paura. Ho la sensazione di aver vissuto con loro, con apprensione, tensione, ogni momento della serata, fino alla “fuga”, all’attimo in cui Lexa ha messo piede nel mare. Ho iniziato a sorridere quando ha scavalcato la transenna. Di nuovo, un altro riferimento metaforico, un altro gesto iniziato tempo addietro. Clarke ha seguito Lexa, l’ha raccolta, l’ha stretta a sé. E più di un reciproco salvataggio, è il risultato dello sviluppo dei negativi in quella camera oscura, una composizione di risvolti. Mi trovo priva di parole adeguate alle emozioni suscitate da questo capitolo. Come mi è accaduto per il Natale di Lexa, che, sì, non sarebbe stato giusto cambiare, che comprendo in quanto anche per me autobiografico, scelto così, anche stavolta.
L’ultima parte, nella casa sulla scogliera, mi colma gli occhi, l’anima e l’animo, down to the bones, mi dona la sensazione di respirare ogni istante trascorso dalle due donne. Ancora, grazie. Buon Nuovo Anno Marlenae.
Recensione alla storia Darkness of Desire - Due teli di plastica - 30/12/17, ore 07:55
Capitolo 46: 46
Il vento di questi giorni scompiglia i capelli e le pagine di quel libro finora aperto solo a metà. Regala nitidezza che svela, scuote i teli con impeto, permettendo loro di fare acrobazie nell’aria. E’ la forza di un bacio che si dispiega in infiniti altri, che non vuole più terminare. Siamo la cassa di risonanza delle emozioni di Lexa e Clarke, il nostro muscolo cardiaco sembra seguire il dettato ritmico dei loro incontri, del loro incontrarsi attraverso la pelle, la bocca, il corpo intero che richiede, reclama, senza pronunciare.
“All your curves and all your edges”. Lexa e Clarke leggono e riscrivono una sorta di nuovo trattato di biologia scheletrica, partendo dalla superficie, apprendendo come sfiorarsi, ancora prima che toccarsi, assaporando il dolce nelle sue declinazioni.
“Come se tu sapessi già tutto, subito, e mi accettassi nella mia totalità. Come se fossi già racchiuso in te, al punto che, quando aprirò gli occhi, ti vedrò sorridere e dire: "Va bene, possiamo cominciare".
C’è ancora chiaramente la “paura”, la sensazione chiara di un equilibrio fragile, ma anche e soprattutto la consapevolezza da parte di Clarke, di cosa significa la mancanza di Lexa. Il suo “incomprensibile” Natale solitario, trascorso nella casa sulla scogliera fa temere a Clarke il peggio, lo svanire dei passi fatti per giungere fin lì, sulla spiaggia innevata, quasi lo scomparire della Lexa che le si sta rilvelando. “Si dovrebbe desiderare di trascorrere il Natale con chi ti vuole bene” mi è stato detto. Ma ci sono fantasmi, ricordi, scatole, abiti e anche cianfrusaglie da abbandonare, che richiedono un congedo indisturbato e spesso coraggioso. E credo che per Lexa sia stato così.
Ognuno dei luoghi, degli scenari di questo capitolo, trasmette quiete. Lexa ha appena iniziato a leggere le lettere di Miriam, noi lo stavamo già facendo. Non abbiamo imitato il ragazzo con gli stivali a molle. Dove siamo ora è racchiuso in quell’ultima frase, non ci importa più e importa e comporta tutto, da quando Lexa bacia Clarke.