Oh, ma insomma.
Scrivicelo subito, all'inizio, qualcosa tipo "avvertenze: questa storia uccide dentro". Sì, no, cioè, tipo, perché, insomma. Insomma. È meglio se mi calmo.
Io me ne sto davanti al mio santo pc, con le lacrime impigliate nelle ciglia, ancora indecisa se mettermi a urlare o fare finta di non aver letto questa storia. E, sì, sono perfettamente consapevole di non essere nelle giuste condizioni per scrivere una recensione. Ma lo farò, perché sono antipatica.
Io non so più se sono amante delle storie così fatalmente malinconiche a causa tua o lo ero già di mio. Molto probabilmente tu hai risvegliato l'amante di malinconia in me. Fatto sta che adesso mi nutro con il dolore e la sofferenza mixate a questo amore così grande e sovrano che, puntualmente, trovo nelle tue fic.
Ah, insomma.
Questa storia si è svolta in uno sfondo ben definito, con la tua solita maestria nel contestualizzare un'AU senza dedicarti direttamente a farlo, in una città che, sì, si vede, conosci bene. Ma loro camminano lungo quel grande viale - così breve, cazzo, così breve - senza esserci veramente. Mi è piaciuta questa storia perché si svolgeva tra il confine difficile da trovare e da comprendere che c'è tra realtà e fantasia. Sasori e Deidara camminavano su quel filo e, per quanto sia più facile avanzare dandocisi la mano, è comunque questione di un soffio cadere. E questo Deidara mi è sembrato così precario nella sua avvilente malattia, eppure era ancora lui, esplosivo fino all'ultima energia. Deidara lotta, non si arrende. Ha solo bisogno di un minimo di sostegno, ha solo bisogno di vedere Sasori per cinque giorni, poi può procedere da solo, soffrendo come un cane. Deidara lotta, dice di volersi arrendere, ma lo fa solo per poter sentire quell'incoraggiamento. E Sasori c'è. È lì per lui, starà con lui per tutto il tempo che possono prendersi. E mi piacerebbe moltissimo che quelle frasi da film, della serie "sarò con te per sempre, anche se non sono con te", potessero valere per davvero. No, invece no, la lontananza si tramuterà non solo nella forza per andare avanti, ma in quella fitta costante e insistente che fiaccherà il cuore di entrambi. E ne sono consci, lo ammettono apertamente che soffriranno troppo. Ma questo è quello che hanno, e chi se ne frega del resto. Chi se ne frega degli sguardi ignoranti della gente, ogni istante va vissuto. Sasori e Deidara si prendono tutto quello che possono avere finché possono, perché la vittoria di quella vita dolorosa tra due città, due stazioni e una clinica sarebbe arrivare al traguardo insieme e senza nessun rimpianto. Che esso sia concedersi cinque giorni vicini o un bacio tra la folla.
E poi via, Sasori rimane a terra, Deidara prende il volo verso il suo personale inferno. E poi non rimane che aspettare il prossimo arcobaleno, e non importa quanto durerà, lo osserveranno insieme.
Ho capito sai che tipo è il tuo Deidara. È un anarchico rivoluzionario, come un certo tipo di mia conoscenza.
Detto questo, ti saluto e ti faccio i complimenti per la miriade di emozioni che nascondi nelle tue shot.
Lally
ps. Che poi io sono dell'idea che tu sia portata anche per fluff, solo che non lo dimostri (?)
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