Queste descrizioni, queste parole, sono splendide. Hai un'abilità linguistica davvero notevole e la naturalezza con cui l'adoperi è straordinaria. Sono vicende molto delicate, assistenti sociali, perdita di figli e figlie, eppure le trasmetti come se le avessi vissute sulla tua pelle. Trovo che sia la storia del padre a toccarmi più da vicino, così realistica e vivida. Lui, cosciente del dolore e della mancanza della sua bambina, si trova suo malgrado costretto ad essere fautore di quegli stessi sentimenti. La frase finale mi ha messo letteralmente i brividi.
Nella parte inziale noto qualche influenza aristotelica, e in generale di molti altri filosofi e scrittori, secondo cui la cultura, la ragione, ci distinguono dagli animali. Anche nel primo capitolo ti eri soffermata sull'ambito scolastico, sul fatto che in primis un professore dovrebbe trasmettere la propria passione per la materia che insegna ai suoi studenti, un compito che quasi sempre non viene portato a termine. Su questo mi trovo assolutamente d'accordo con te e il carattere "peperino" della ragazzina non può che far sorridere.
Mi piace molto questo racconto di vite parallele, Carmen che vive la sua vita spensierata, convinta che al mondo non ci sia niente di brutto, piena di gioia di vivere [anche se la storia del treno lascia sottindere qualcosa che non va], e il padre, al quale non è rimasto più nulla e la cui vita, invece, non ha più spazio per la felicità, perduta negli anni.
Bravissima |