Semplice, conciso, ma terribilmente efficace.
Già il titolo preannuncia una tematica molto difficile da affrontare, più che mai attuale e più che mai vicino a noi giovani.
Trovo sconvolgente la maniera con cui i ragazzi si isolano totalmente dal mondo e con cui si rifiutano di vivere la realtà.
Se ne stanno chiusi nelle loro camerette, orecchie tappate e obiettivo puntato sui bersagli dei loro videogame.
E sotto lo sfondo di questi suoni, di questi rumori artificiali si consuma l'ennesima tragedia, l'ennesimo abbandono della propria esistenza da parte di un giovane, che tu hai giustamente chiamato otaku. Quando si entra nell'hikikomori difficilmente si riesce ad uscirne.
Terrificante nella sua semplicità, brava! |