Ho letto questa storia in un attimo, perché mi è apparsa nella home di twitter e volevo recensirla prima di scappare a dormire, perché l'ho sentita, sentita davvero.
È una storia breve ma emozionante, una storia che ti entra dentro, uno specchio in cui guardarsi e riconoscersi, perché spesso mi sono sentita così, perché questa è una sentita critica alla società, a tutto ciò che ci distrugge, col tempo; a quella cosa di cui cominciamo a far parte, ma che non riusciamo ad accettare, ma che, anzi, cerchiamo di scacciare, perché non si conforma al nostro essere.
E tutto è sofferenza, persino la più piccola cosa, e cerchiamo di perderci per trovarci, ma non ci troviamo mai. Perché non c'è mai nessuno pronto ad indicarci la via, tutti sono troppo occupati a sbeffeggiarci o a criticarci per come ci vestiamo, per quello che guardiamo, per come ci comportiamo. E intanto noi cadiamo, sempre di più, in quel buio che diventa così opprimente che non riusciamo a sopportarlo.
Cerchiamo sempre una luce, e questa per ognuno è diverso: per me è la scrittura, è sfogarmi con la mia migliore amica, è leggere. Mi aiuta ad evadere, a lasciarmi indietro i sorrisetti e i commenti cattivi, le urla, gli schiaffi, tutto lo sporco di questa società che mi vuole contaminare, che mi vuole cambiare, che vuole che io l'accetti.
Ma, esattamente come scritto nella tua storia, si può accettare una cosa simile, in cui non c'è nulla di buono? In cui non vuole esserci, nulla di buono?
È una flashfic che ti entra dentro, la senti con tutto, ti ci ritrovi. Hai usato delle frasi bellissime: brevi e toccanti, che aiutano il lettore a sentire sulla propria pelle tutto ciò che viene raccontato, a vedere con gli occhi del protagonista, a provare le sue sensazioni. Non è una cosa per nulla semplice, te lo assicuro.
È una one-shot molto bella, che analizza la mente di un'adolescente in maniera sopraffina, che mette in luce i difetti di una società che vogliono essere celati dietro una faccia di finto perbenismo, ma che in realtà ci sono e le prime vittime siamo proprio noi, che sia per un bulletto in classe o ciò che succede nel mondo al di fuori della scuola, poco importa: come ho detto prima, tutto è sofferenza.
Io so che alla fine del tunnel c'è sempre la luce, che quando cadi prima o poi tocchi il fondo e ritorni in superficie, che prima o poi trovi qualcuno che ti ascolti, anche se devi inciapargli ai piedi per incontrarlo, eppure in certi momenti sembra una cosa così lontana, irraggiungibile. La consapevolezza serve a poco, in taluni casi, e ti puoi aggrappare solo al tuo salvagente, cercando di tornare sopra. |