Ciao!
La tua storia l'ho adocchiata per puro caso, e subito mi ha incuriosito.
La tematica che hai scelto è abbastanza forte, e forse è per questo che mi è piaciuta. Hai descritto bene le varie sensazioni, senza mai perderti in inutili particolari, rendendo la lettura scorrevole e piacevole. Anche se non condivido a pieno il pensiero partigiano in generale, quasi per nulla a onor di vero, non credo ci sia nulla da ridire. Sei rimasto neutrale sulla mentalità, senza sbilaciarti. Mi viene da provar tristezza per il povero Mario, e per come si sia ritrovato solo. Trovare il corpo di suo fratello, che credeva fosse riuscito a scappare ai vili proiettili, non dev'essere stato affatto facile, ma in qualche modo è riuscito a riprendersi e a continuare a camminare. La scena del bisogno di liberarsi è stata descritta bene, così come lo è stato il comportamento del partigiano: si è dimostrato molto (non so che aggettivo dargli, abbi pietà di questo) gentile a sollevarlo e a portarlo in una zona riparata, offrendogli anche il suo fazzoletto rosso. Ben scritte sono anche le domande che Mario pone (o si pone, non ho ancora capito) come: Ma se non possiamo sparare ai tedeschi che ci stiamo a fare?
L'ultimo pezzo della storia non mi è molto chiaro, ma per il resto non mi dispiace per nulla averla letta.
A presto |
