Recensioni per
L'Uomo Senza Nome
di Ignoto

Questa storia ha ottenuto 3 recensioni.
Positive : 3
Neutre o critiche: 0


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Recensore Veterano
03/05/12, ore 20:25

Inquietante e bellissima! È scritta davvero bene (a parte qualche ripetizione, soprattutto all'inizio) e scuote il lettore con la sua brutale eleganza. Questo "Uomo Senza Nome" sembra quasi un'astrazione, simbolo di un disagio, di una mancanza che molti di noi avvertono ben prima del trapasso: una vuotezza interiore che spesso ci affligge e alla quale non riusciamo a dare un senso. Questa, ovviamente, è una mia interpretazione e non so se è effettivamente quello che volevi esprimere, ma, ad ogni modo, trovo il tuo un lavoro superbo!

Nuovo recensore
27/04/12, ore 13:31

Questa storia è claustrofobica dall'inizio alla fine. Già il titolo crea un certo senso di inquietudine, che continua nella parte centrale (interessante l'uso che fai del grassetto, funziona!) e culmina nel finale. Per tutta la durata della lettura mi sono aspettato un qualche risvolto metafisico, magari suggerito da quell' "onorico" che hai messo nella prima riga, ed invece mi sono dovuto ricredere alla fine. Bella, mi è piaciuta

Nuovo recensore
27/04/12, ore 01:40

Ponderata e mirevole la scelta delle parole per quanto concerne l'inizio del brano; segnalo, tuttavia, il termine "informazioni" (secondo e quinto rigo) che trovo alquanto fuori luogo per l'ambientazione meramente introspettiva, onirica appunto, quasi irreale a cui, ritengo, mal si addice. Altra segnalazione, che, insieme alla suddetta, vela un prologo altrimenti impeccabile, è l'espressione "a vedere da degli occhi" (quinto rigo), viziata da un'allitterazione leggermente cacofonica.
Ciò che ho apprezzato, invece, è il modo in cui pian piano, conduci il lettore alla scoperta dell'infame destino di quest'Uomo Senza Nome, il quale ricorda cinematograficamente il personaggio di "Buried". Delicatamente, e con estro, descrivi sapientemente i pochi centimetri intorno a questo corpo come se fossero chilometriche distanze. Pregevole, e di mio gradimento, l'alternarsi, nella parte centrale del testo, tra i dilemmi esistenziali estremamente introspettivi (in grassetto) ed un'attenzione, quasi inquietante, focalizzata sul significato di taluni vocaboli troppo banali per indicare ciò che rappresentano realmente: "vita", "realtà", "paese", "uomo".
Trovo molto estroso, altresì, l'inserimento nell'epilogo di ossimori sapientemente scelti, che conferiscono dinamismo agli ultimi righi. In un climax di sensazioni ed opache ma piacevoli visioni via via più chiare, infine, riveli alquanto bene la triste evanescenza di quest'Uomo Senza Nome vagamente calviniano.
Un consiglio per il futuro: bada sempre a non essere ridondante nelle descrizioni e nella "quantità" di attributi che utilizzi, poichè se da una parte si imbelletta mirabilmente il brano, dall'altra si rischia di tediare e di affrettare la lettura; il giusto è sempre la scelta più saggia.
E, dulcis in fundo, simpaticamente, ti faccio notare che, pur essendo una parola bellissima, nella fattispecie l'hai utilizzata troppo: bagliore.
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