Recensioni per
What it really means to be a country
di Gwen Chan
davvero molto realistica. |
Grammatica: 14,5/15 Molto buona, non ci sono errori. Solo il titolo mi suona sbagliato -credo che la versione corretta sarebbe “What it really means to be a country” o”What being a country really means”. Lessico e stile: 13,5/15 Il lessico è preciso e ricercato, non banale. Lo stile è molto frammentario -il che non è necessariamente un difetto, ma secondo me alcune frasi potevano essere unite. In particolare ho notato questo “effetto spezzato” nelle tre frasi “Sei più forte dei comuni mortali. Però l'indifferenza è un lusso che non ti puoi permettere. Nemmeno nel corpo”. Credo che unirle con delle virgole avrebbe reso il testo più scorrevole, ma è, naturalmente, solo gusto personale. Aderenza al tema: 12/15 Il tema del dolore e quello del silenzio sono molto ben trattati, ma quello della tortura sembra passare un po' in secondo piano, perde la sua centralità. Uso del prompt secondario: 10/10 Inserito molto bene. Caratterizzazione e/o IC: 15/15 Credo che tu abbia caratterizzato Belgio in maniera superba, con pochi tratti precisi e chiari, cosa assolutamente non facile nel limite di parole che era imposto. Originalità: 9/10 Ho già letto storie sul dolore delle Nazioni a causa della guerra, ma questa è molto particolare, quasi poetica. Giudizio personale: 9,5/10 Ho trovato questa storia particolare e molto bella. Tratti un tema doloroso e il lettore percepisce quasi fisicamente il contrasto tra le grida, gli spari e il silenzio. Ottimo lavoro. Per un totale di 83,5/90 punti_ |
Nella sua brevità, questa storia mi ha colpito molto. |