Recensioni per
I can barely breathe
di Lisa_Pan

Questa storia ha ottenuto 1 recensioni.
Positive : 1
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
27/07/12, ore 09:44

Bene, eccomi. Sono le nove e venti di mattina, io sono in vacanza ma mi sono alzata prestissimo ugualmente. "Devo leggere la storia di Lisa", mi dicevo, e se fossi rimasta ancora un po' con la testa sul cuscino la mia emicrania sarebbe peggiorata drasticamente e non avrei più avuto la sanità mentale (non che di solito ce l'abbia, non fraintendere) per leggere e dirti con un po' di sano cervello cosa penso di ciò che hai scritto. Chiaramente, come ogni volta che scrivi, usare il cervello per parlare di qualcosa che è stato scritto con il cuore e con l'anima risulta difficile, quindi credo che abbandonerò il mio proposito e lascerò che questa recensione si scriva da sola, più o meno come tutte le sante volte in cui riesci a spiazzare la povera Giuggi (quindi sempre).
Ecco, non so nemmeno da dove cominciare. Te lo giuro, vorrei dire così tante cose che per incastrarle tutte insieme credo ci voglia un architetto. Anzi no, meglio un ingegnere. Sai, loro hanno quella visione tutta strana della vita per cui anche un cubo di Rubik risulta una cosa elementare (gli ingegneri veri, chiaramente). E tu forse dovresti essere un ingegnere. Perché io non me lo so spiegare come tutto ciò che scrivi riesca ad essere così terribilmente contorto ma anche così semplice da farti immedesimare completamente nella storia. Io ero lei, ero Lisa. E normalmente, nella vita di tutti i giorni, questo significherebbe tante cose. Mi sentirei onorata di essere te, con quel tuo cervellino cervellotico che riesce sempre a dire la cosa giusta al momento giusto. La Lis della storia, invece, non so se abbia sempre detto quello che Luke e Brad volevano sentirsi dire. Probabilmente Brad avrebbe preferito sentire altre parole, ma Luke, nella sua immensa disgrazia, ha questo rapporto con sua sorella ed è fatto di così tante cose, così tanto affetto oltre ogni limite che mi fa dire che sono fortunati ad aversi entrambi. Nonostante abbiano i giorni contati, nonostante entrambi abbiano fatto delle cose che li hanno portati ad allontanarsi. Anche nella lontananza loro c'erano sempre, si pensavano e si avevano lì. L'unica pecca era quella di non potersi parlare, ma alla fine sono convinta che si siano detti ugualmente tutto ciò che volevano dirsi. Pur essendo distanti.
Quindi credo che, almeno per quanto riguarda Luke, questa Lis sia quella vera, quella che sempre riesce a far stare meglio gli altri anche solo con un sorriso (che purtroppo non ho mai visto dal vivo ma spero che rimedieremo presto) e che fa sentire la sua presenza e con quella presenza è un sostegno enorme.
Poi arriviamo a Brad. Oddio, non mi piace fare le recensioni andando per punti, è così bello dire tutto insieme, riuscire a mischiare tutto, ma io non sono te, io non ho la capacità di amalgamare un sacco di cose assieme per ottenere un risultato formidabile: infatti non sono nemmeno brava a fare le torte, senza la supervisione di mia mamma anzi sono una vera impedita.
Sto divagando. Dicevo di Brad. Lui... ha gli occhi neri. E le converse 42-43, anch'esse nere. Non ho potuto non associarlo a quell'uomo di cui penso che rimarrai sempre innamorata. Perché quando ti innamori di qualcuno basta uno sguardo, no? Basta incrociarsi per il corridoio di una scuola e sbam, ti ha colpita così forte che rimarrai a cullare quei lividi anche quando non l'avrai più davanti. E anche la tua Lis, quella che sei tu ma non sei tu, ha cullato quei lividi quando Brad se n'è andato. La loro storia era una storia diversa, profonda, basata prima di tutto sul sostegno che si davano e di cui erano diventati dipendenti. Loro dipendevano l'uno dall'altra, e quando lui se n'è andato lei, l'ha detto, ha dovuto bastarsi. È stato come se si fosse sdoppiata, come se in lei si fossero create due entità che comunicavano, che si sostenevano a vicenda perché non c'era più quell'entità al di fuori del suo corpo che la completava. E più o meno è quello che facciamo tutti, no? Tutti, mentre cerchiamo qualcuno da cui diventare dipendenti, cerchiamo di bastarci. Arranchiamo, magari. Anche noi ci sediamo al davanzale della finestra, ogni tanto, per indossare le vite di qualcun altro. Per provare qualcosa di diverso, qualcosa di buono. Non lo facciamo magari proprio sedendoci là, ma davanti ad un computer e con le nostre dita che sputano fuori cose, mille storie. E guarda cos'hai prodotto qui! A volte anche la tristezza è un vestito da indossare: è così forte, così potente che non può non risultare bellissima perché poi nella tristezza riesci sempre a cogliere qualcosa che ti fa stare bene. Ed è vero, più sei triste e più serve poco a farti stare un po' meglio. Perché l'apatia è la malattia più brutta, ci vuole davvero troppo per stare meglio se non provi niente.
Quindi, come faccio a dirti che ho pianto come una disgraziata? Quante poche volte capita che io pianga leggendo una fanfiction? Ho smesso di piangere persino quando leggo i libri, sono diventata così insensibile che quando scopro queste storie il mio muro crolla e mi metto a piangere come una bambina. Quello che Luke ha detto a Lis dopo il concerto, quelle parole che lasciavano trasparire un bisogno così disarmante e quella sincerità, altrettanto disarmante, con cui lui non ha avuto paura di spogliarsi della corazza. Dire quelle cose presuppone un legame così forte che solo due persone che condividono il sangue, la vita e le disgrazie possono avere. E un po' mi dispiace di non poter avere qualcuno così, che sarà la mia ancora di salvezza nei momenti peggiori. Mi dovrò bastare, oppure dovrò cercarmi un Brad. Ma io lo so che quando lo cerchi non lo trovi mai. E non perché "le cose arrivano quando meno te lo aspetti", assolutamente. Quella è una frase fatta delle peggiori. Ma perché cercare vuol dire che tu vuoi qualcuno con delle determinate caratteristiche, e quando diventi dipendente da una persona lo fai perché la scopri terribilmente diversa da come la volevi. Ti stupisce, ti attira come una calamita. E poi sbam, ne diventi dipendente. Mi rendo conto che in una storia in cui si parla anche di droga dire che si diventa dipendenti da una persona può risultare quasi ridicolo, ma so che tu capirai, capisci sempre.
Quindi mi defilo, avrei voluto scriverti altre mille cose ma una vecchia maledetta ci ha appena piantato una risata satanica sotto casa mia (hai presente la regina di Biancaneve quando è vecchissima e bruttissima e se la ride?) e ha fatto sfumare tutta l'atmosfera con tanto di incensi virtuali che mi erano serviti per entrare in trance e lasciare che le mie mani parlassero al posto della mia testa.
Ti dico un'ultima cosa, poi me ne vado davvero: sono davvero tanto pentita di non aver letto prima questa meraviglia, non ci sono parole per descrivere quanto sia fantastica e non sto esagerando, non sto facendo la lecchina. Niente di niente. Avrei potuto tranquillamente saltare queste ultime tre righe, non se ne sarebbe accorto nessuno. Ma te lo volevo dire: è meraviglioso, Lis.
Per cui, tante coccole!
Giuggi