Eccomi di nuovo!
Mi sono detta: "Ne recensisco solo una, poi faccio la brava e vado a studiare il rene". Già; come si dice dalle mie parti, ciau bale.
E quindi sono qui che piango con il telefono in mano, mia madre che mi chiede allarmata se Anatomia mi commuove e tutti i fazzoletti di casa in fondo a non so quale cassetto.
Dire che mi hai commosso è dire poco. Ho sempre avuto un debole per il personaggio di Merope; come non commuoversi davanti al suo dramma? Rifiutata dalla famiglia in quanto troppo Babbana, rifiutata dai Babbani come emarginata, poveraccia, fattucchiera. Innamorata dell'idea dell'amore al punto tale da credere che un uomo irretito con l'Amortentia possa, una volta smesso di assumere il filtro, provare sentimenti sinceri nei confronti di chi l'ha stregato.
E quanta pietà anche per quel neonato che non è ancora nulla più che Tom Riddle, abbandonato nel freddo di un orfanotrofio, con due nomi, quello di un vile e quello di un folle, nato da un inganno, destinato a non provare mai il calore di una famiglia.
Mentre la piccola Merope muore, schiacciata da un mondo così disperatamente grande e freddo, comprendiamo il dramma umano che sta alla base di quella crudele illusione che è Lord Voldemort.
Davvero una storia splendida, su un tema non abusato, ben scritta e commovente senza essere patetica. Un unico appunto: il titolo. Lo trovo un po' debole e scialbo, in totale contrasto con il contenuto.
Comunque bravissima! Ire